I Draghi di ghiaccio

di Fox writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Il potere dei ghiacci ***
Capitolo 3: *** Jennifer ***
Capitolo 4: *** Una strana sfida ***
Capitolo 5: *** Grandi scoperte ***
Capitolo 6: *** La seconda prova ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione
 
Durante una guerra che si scatenò migliaia di anni addietro,
molti reami andarono dispersi e le città furono conquistate.
Era la grande guerra tra il popolo della Luce e quello delle Tenebre.
All’inizio il male sembrava aver conquistato tutto, ma uno spiraglio luminoso si stava aprendo sul Regno della Luce.
Le Fate Floreali avevano concentrato i loro poteri per scacciare il male,
ma dovettero fare un patto con l’Oscuro Potere…
Grazie al primo attacco delle fate il bene stava riprendendosi il suo regno, ignaro dell’accordo tra le fate e il regno delle Tenebre.
Dopo il trionfo del Regno della Luce, un mago creò dei cristalmagic,
dei cristalli che avevano due qualità:
erano capaci di mantenere un po’ di pace nel cuore
di ogni persona del Regno della Luce e, ciascuno dei cristalli, aveva un potere; ghiacci, venti, fuoco e fiamme, ogni potere concentrato in un piccolo cristallo, un potere che avrebbe reso colui che avesse vinto la pietra, più potente, ma non per questo, più avido.
Durante la guerra eventi inspiegabili accaddero, reami splendidi scomparvero senza lasciare traccia; altri, per ragioni ancora oggi sconosciute, cominciarono ad estinguersi, fino a che anche il ricordo non brillò più nelle menti degli abitanti del Regno della Luce. Unici custodi restavano i libri, saggi silenti che conoscono ogni verità.
Un reame, però, non subì la stessa sorte dei compagni; esso fu ospite di un tremendo potere…Il creatore dei cristalmagic aveva studiato i libri alchemici, ma un errore si era intromesso nei suoi esperimenti: una pietra in grado di far acquisire a chiunque la possedesse un potere illimitato fu il frutto del suo sbaglio.
Egli, poiché d’animo buono, cercò di rimediare, ma l’unica soluzione che trovò fu quella di nascondere la pietra. Ma dove? Esisteva un luogo abbastanza sicuro?
No, fu la risposta ed egli fu costretto a creare un terreno disperso tra la materia dell’universo.
Con un potente incantesimo, il reame Glacius salutò per sempre le accoglienti terre del Regno della Luce e i suoi laghi congelati da secoli furono la dimora perfetta per la pietra.
Passarono i secoli, le leggende mutarono fino a celare la storia del mago, ma tre salvatrici stavano giungendo a fermare l’Oscuro Potere che si era ripreso e bramava d’impossessarsi del cristalmagic del potere.
Susan, una Strega della Luce, Leila, una Ninfa dei Laghi e Sofì, un’elfa dei boschi.
Tre grandi amiche con un grande coraggio che si mettono
alla ricerca dei reami scomparsi, riportandoli alla luce uno per volta fino a scoprire Glacius e i sui segreti.
 In quelle terre gelide trovarono anche un’alleata, Jennifer, una Ninfa del Fuoco, con una missione da compiere. Insieme si ritrovarono a combattere contro il regno delle tenebre per salvare la loro casa, il Regno della Luce.
L’oscuro potere, assetato di vendetta e spietato, aveva imprigionato gli abitanti di Glacius e, trattati in una maniera spregevole, erano costretti a condannare da soli il loro reme. Scavare, scavare per trovare la pietra che avrebbe portato loro alla rovina, ecco qual era il loro compito nei piani della regina del regno delle tenebre.
Fu così che le ragazze vennero a conoscenza dei…
 Draghi di Ghiaccio.
 
 
 
 
 
 
 
  

******* Buongiorno a tutti lettori e lettrici, che ve ne pare? Per ora questa è solo l'introduzione ma ben presto sarete sommersi dalle straordinarie avventure delle nostre protagoniste! Facciamo solo un patto: aggiornerò i capitoli solo se riceverò almeno cinque recensioni a capitolo ok? Arrivederci alla prossima puntata XD

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Capitolo 2
*** Il potere dei ghiacci ***


I CAPITOLO
Il potere dei ghiacci
 
 
Susan, Leila e Sofì stavano viaggiando verso il reame dei Folletti per partecipare al torneo che le avrebbe fatte entrare ufficialmente nel regno della magia.
Il reame dei Folletti non era molto distante dal Reame delle Streghe della Luce, reame nativo di Susan. Per raggiungerlo bisognava passare attraverso uno degli Specchi Magici posizionato nel bosco delle scintille.
Gli Specchi Magici erano frutto di un genio dei tempi antichi, essi sfruttavano il magnete che teneva collegati i reami tra loro. Venivano attivati grazie a della polvere di stelle che apriva il collegamento e permetteva di spostarsi da un reame all’altro. In base alla quantità di polvere era più, o meno, rischioso attraversarlo. Poteva, infatti, essere pericoloso viaggiare attraverso gli specchi, vortici temporali attendevano gli incauti viaggiatori. Vortice temporale, cioè una distorsione temporale che ti fa viaggiare tra le pieghe del tempo-spazio, portandoti in epoche passate o future. Ma non sono i vortici temporali la cosa peggiore, sono le zone di non tempo a spaventare coloro che decidono di attraversare gli specchi. Le zone di non-tempo, sono luoghi dove il tempo non passa mai, trascorri il resto della tua vita sospeso nel vuoto più completo, circondato da buio e tenebre, senza invecchiare. L’allegria segnava i volti delle fanciulle, gli occhi sognavano avventure fantastiche, draghi d’argento volavano nelle loro menti regalando momenti indimenticabili. Era la prima volta che si allontanavano così tanto da casa, un viaggio nel loro futuro, come per incanto erano passati i giorni in cui i genitori avevano insegnato loro a camminare e ora muovevano i loro passi sicuri verso la loro vita, una vita fata da scelte, scelte in cui sarebbero state da sole a decidere. Mentre passeggiavano spaziavano nei ricordi, il primo giorno all’accademia di magia, quando si erano conosciute, i primi incantesimi, il giorno in cui Sofì aveva dato fuoco alla tenda della classe perché aveva sbagliato incantesimo, quando avevano nascosto uno sbuffolo nella borsa della maestra ed erano state convocate in presidenza…quante ne avevano combinate! Sempre insieme, amiche inseparabili.
Lo specchio magico si trovava tra un intrico di rami ed edera e degli uccelli dalle piume sgargianti e i becchi luminosi, cinguettavano allegri su di essi, regalando alla giornata ancora più splendore. Susan vi fece cadere sopra della polvere di stelle e lo specchio iniziò ad illuminarsi irradiando l’area circostante di una luce azzurrina, eterea.
  • E se finiamo in un vortice temporale? E se ci perdiamo in una zona di non tempo? E se perdiamo il torneo? E se…- Sofì aveva il difetto di pensare sempre tutto in negativo e, appena ne aveva la possibilità iniziava con la “formula magica” << E se…>>.
  • Non succederà niente di tutto ciò, se perdiamo il torneo ritorniamo al collegio di magia e ripetiamo l’anno, tutto qui. Non preoccuparti.- tagliò corto Susan che ormai era abituata alle premonizioni catastrofiche dell’amica.
Lo specchio, intanto, era diventato sottilissimo, la sua superficie celeste non era altro che un sottile confine verso il reame dei folletti.
Susan saltò dentro per prima e, a seguito, lo attraversarono anche Leila e Sofì.
Per pochi secondi diventò tutto nero, Sofì era già pronta al peggio, ma subito si ritrovarono nel reame dei folletti.
L’aria profumava di rosmarino e dappertutto c’erano piante di fragole selvatiche e di lavanda.
  • Allora, dove hai detto che si tiene il torneo, Sofì?- domando Susan cercando di mascherare l’agitazione
  • Veramente non l’ho detto- la corresse l’amica
Passarono alcuni minuti in cui Sofì si sentì leggermente osservata, fino a che Leila si decise a parlare:
  • Hai intenzione di’illuminarci o dobbiamo rimanere qui tutto il giorno?-
  • Oh scusate…- Sofì arrossì fino alla punta delle orecchie ma alla fine ricordò a tutte dove dovessero andare…
  • Piantagioni di ortiche!?- esclamò sconcertata Leila dopo aver ascoltato l’amica
  • Siamo nel regno dei folletti, serviranno a loro per qualche pozione.- le rispose Sofì.
  • Ah già, dimenticavo che tu sei l’esperta di pozioni e di piante magiche, sentiamo, a cosa servono le ortiche?- ribatté Leila con sarcasmo.
Sofì si mise a spiegare, senza dare troppa importanza all’ironia dell’amica:
  • Le ortiche possono servire per pozioni contro la perdita di memoria o, se accompagnate con bacche di ultramirtillo, possono servire per preparare una pozione soporifera.-
  • Ultramirtillo!? Questa pianta non esiste, te la sei inventata.- Ribatté Leila scoppiando in una fragorosa risata.
Sofì si sentì offesa nell’orgoglio, ma spiegò in ogni caso da dove venisse la pianta, motivo di tanto stuporeall’amica “ignorante”, intanto Susan guardava, in disparte, divertita, adorava quando le sue amiche bisticciavano amichevolmente:
  • A quanto pare non sei stata attenta alle lezioni di poziologia, se no sapresti benissimo che l’ultramirtillo cresce nel Reame delle Ninfe del Fuoco, dove sono presenti zone aride, perché è abituato ad un clima secco. L’ultramirtillo è una pianticella alta sì e no 50 cm con delle foglie carnose e delle bacche dal colore blu intenso dal diametro di 15 cm. Se mangi una di queste bacche diventi, per un’ora circa, più agile. Se invece estrai il succo e lo fai bollire per dieci minuti, potrai ottenere uno sciroppo della giovinezza.-
Leila ascoltò cercando di dissimulare la curiosità, non l’avrebbe mai data vinta all’elfa.
Tra l’erba verde, i folletti correvano affaccendati e per le ragazze era divertente guardare quei piccoli esserini alti circa dieci centimetri correre tra fili d’erba più alti di loro.
Le ragazze si incamminarono verso le piantagioni di ortiche, che risultò essere una vera e propria distesa di piante pruriginose.
A ovest delle piantagioni c’era un sentiero che portava all’arena. Le amiche lo seguirono e dopo una decina di minuti si ritrovarono di fronte all’arena più bella che avessero mai visto: aveva una forma circolare e il pavimento era lastricato di pietre bianche con, al centro, un mosaico di pietre rosse, che rappresentava il simbolo della magia, cioè una stella ad otto punte
 
 
 
 
 
 
 
 
 

                                                                       
 
 
                                                                                                      Simbolo della magia
 
 
 
... tutt’intorno all’arena c’erano dei gradoni bianchi anch’essi con i bordi rossi mentre, per far entrare gli sfidanti nell’arena, c’era un arco attraverso i gradoni.
Gli avversari non erano ancora arrivati e così gli spettatori. Le ragazze decisero, allora, di allenarsi un poco prima che arrivassero gli Elfi Neri. Cercarono di provare gli incantesimi più potenti e quelli più difficili, ma il nervosismo stava prendendo piede, rendendo gli attacchi imprecisi e deboli. Dovevano concentrarsi, non avrebbero certo steso gli avversari a chiacchiere, avevano bisogno di passare quel torneo. Solo dopo un lungo allenamento i risultati cominciarono ad essere accettabili, ma, ormai, il tempo era volato e dall’arco realizzato tra i gradoni stavano avanzando gli Elfi Neri. Dalle loro facce capirono subito che non erano molto socievoli e si prepararono ad uno scontro senza pietà.  
 Anche i tre elfi erano appena usciti dall’accademia dei maghi e si preparavano per il torneo d’ammissione al mondo della magia, perché esiste una legge, emanata nella seconda metà dell’anno di ghiaccio che stabilisce che, per essere maghi o streghe a tutti gli effetti, bisogna riuscire a battere un’altra squadra di maghi che ha appena terminato gli studi.
La squadra vincente avrebbe potuto partecipare ad altri tornei, mentre quella che sarebbe risultata sconfitta, avrebbe dovuto ripetere l’anno all’accademia di magia.
Il re dei folletti, un anziano “signore” dalla lunga e folta barba, prese posto e, tra colpi di tosse e schiarimenti di voce, iniziò a presentare:
  • Cari partecipanti, siete qui per passare l’esame di magia ed entrare ufficialmente nel mondo magico. In palio c’è il cristalmagic dei ghiacci, chi ne assorbirà il potere conoscerà una buona parte dei segreti dei ghiacci, per approfondire ancora di più queste magie bisogna vincere il cristalmagic del ghiaccio eterno. E ora…che il torneo abbia inizio.-
Con un fragore di applausi ad incoraggiarli, gli avversari si posizionarono ai lati opposti dell’arena e diedero il via alla sfida.
  • Cerchio di fuoco- urlò Susan lanciando una fiammata di fronte agli avversari. Il colpo sembrò non aver fatto nulla ma, quando il pubblico e gli Elfi Neri iniziarono a dubitare della preparazione magica di Susan, un cerchio di fiamme avvolse gli avversari.
  • I miei incantesimi colpiscono quando meno te l’aspetti!- esclamò Susan vedendo la faccia stupita degli elfi.
  • Non male, ma ti ricordo che il fuoco si può spegnere.- Articolò un Elfo Nero con sarcasmo.
Detto ciò fece accumulare dell’acqua tra le sue mani e la scagliò tra le fiamme, le quali si spensero immediatamente al contatto dell’acqua magica.
  • Quiete della notte- fu l’incantesimo degli Elfi Neri e una calma innaturale circondò le ragazze che furono avvolte da un sonnolenza insolita.
Un movimento brusco di un elfo, però, attirò l’attenzione di Susan che si riprese dalla magia e spezzò l’incantesimo con uno schiocco di dita.
Un’infinità di scintille scaturì dalle mani di Sofì che si avvicinò all’elfo che pareva più preparato.
  • Non crederai mica che qualche scintilla possa spaventarmi?- sembrava dire la faccia divertita, quasi di compatimento, dell’elfo.
Ma Sofì non si fermò, si avvicinò con aria decisa e, in una frazione di secondo, le scintille si trasformarono in una miriade di insettini che volarono affannosamente intorno al volto del ragazzo provocandogli bruciature e ustioni, ma appena l’elfo si fu ripreso, gli insetti scomparvero in una sbuffo di fumo e una lampo partì in direzione di Sofì che però si gettò di lato, evitando la magia.
Susan era alle prese con un altro del gruppo. Si sfidavano lanciandosi lampi e fiamme, ma ogni volta riuscivano entrambi a schivare, spegnere o bloccare quegli incantesimi. Gli spettatori seguivano attentamente lo scontro, basato su colpi veloci.
Leila cercava di sfruttare l’agilità, incantesimi facili ma mirati, mosse rapide, non stava a perdere tempo cercando di annullare gli incantesimi avversari, preferiva schivarli. Il suo avversario aveva capito la tecnica e cercava di confonderla, sperando che lei sbagliasse direzione, ma non avrebbe mai immaginato la scaltrezza della ninfa, non aveva mai visto nessuno muoversi così rapidamente, come in una danza senza musica, ogni passo preciso, non a caso. Ma dall’altra parte dell’arena, un vortice di acqua e fuoco iniziò ad avvicinarsi sempre più velocemente a Sofì, l’elfa era impegnata a guardare avanti, aspettando il prossimo colpo sferrato dall’elfo e mai si sarebbe aspettata uno sleale attacco alle spalle, ma nei tornei era ammesso anche quello e Sofì fu sbalzata al bordo dell’arena dove perse i sensi. Nelle arene magiche, dove vengono svolti i tornei di magia, il territorio è protetto da un campo d’energia che impedisce ai concorrenti di procurarsi qualsiasi danno permanente, da qualsiasi incantesimo si venga colpiti si perdono i sensi e, una volta che il torneo è terminato, ci si riprende. Anche le ferite superficiali o no, graffi e tagli di ogni genere si rimarginano senza lasciare traccia sui corpi degli sfidanti.
  • A quanto pare è scontato chi sarà il vincitore!- dichiararono gli avversari con un’aria di superiorità.
Susan non sopportava già più quegli Elfi Neri presuntuosi e arroganti.
Bastò un’occhiata d’intesa tra Leila e Susan che subito acqua e fuoco si combinarono, dando vita ad una spirale magica. Il mulinello si mosse velocemente, disorientando gli elfi, per poi buttarsi contro uno di essi che lo fece schiantare contro una bolla magica che dissolse la sua materia. Ma l’incantesimo delle ragazze non poteva essere così semplice, dalle scintille che rimasero a fluttuare nell’aria, si diramarono lingue infuocate che fecero tornare le due squadre in parità, l’elfo, infatti, non aveva avuto il tempo di riprendersi dall’attacco precedente ed era rimasto vittima di quella magia.
  • Adesso siamo di nuovo pari, sei ancora così sicuro che sarete voi a portarvi a casa il potere dei ghiacci?- Susan non si sarebbe mai arresa, specialmente di fronte a quel ragazzo pieno di sé.
  • Immobilus !- l’Elfo Nero scandì bene le parole nel pronunciare il suo incantesimo, una magia semplice, ma molto efficace, in grado di bloccare tutta la materia vivente a lui vicina.
Susan fu rapida a creare un soffio d’aria, che, in quanto agente atmosferico non vivente, non subì l’influsso dell’incantesimo, Leila rimase però bloccata.
Uno contro due, Susan temette per un secondo di non riuscire a battersi, ma la corrente d’aria da lei invocata si gonfiò fino a stordire il secondo elfo.
La strega non riusciva a credere a quel colpo di fortuna e immediatamente si sentì ricaricata di nuova energia e vitalità.
Si mise a guizzare rapida sulle pietre dell’arena, senza soffermarsi sulle urla che provenivano dagli spalti che avevano solo il potere di deconcentrarla.
L’elfo rimanente cercò di calcolare l’imprecisa traiettoria della ragazza e, quando si sentì sicuro, scagliò una sfera rovente che, a metà strada, si scisse in sfere più piccole.
Susan non perse la calma e cominciò a provare un piacevole refrigerio alle mani dove si stavano accumulando migliaia di cristalli di ghiaccio.
Uno, due, tre…i cristalli balenarono per pochi attimi nell’aria fino ad impattare sulla superficie arroventata delle sfere.
Un cristallo più grosso si diresse verso l’elfo, congelando anch’esso e ponendo fine a quello scontro.
Sulle gradinate la folla esplose in un applauso incontenibile; le due squadre si erano battute davvero molto bene. Il re dei folletti si alzò:
  • Congratulazioni a tutte e due le squadre che hanno saputo mettere in pratica tutto ciò che hanno imparato al collegio di magia. Mi dispiace per la squadra degli Elfi Neri che, partita in maniera impeccabile ha cominciato una discesa, forse accecati dalla presunta vittoria?- con un battito di mani il re risvegliò Sofì, ruppe l’incantesimo dell’immobilità e “sgelò” il povero Elfo Nero, che si riprese, ma continuò a tremare per il resto del discorso del re, che continuò a parlare:
  • Elfi Neri, ripeterete l’anno di accademia e la prossima primavera potrete riprovare. Ragazze, adesso fate ufficialmente parte del mondo della magia, secondo il regolamento dovete scegliere un nome alla vostra squadra e un capo che guiderà la squadra correttamente, facendo le scelte più logiche e assicurandosi che non ci siano problemi all’interno del gruppo perché la solidità di una squadra è la ricetta per le future vittorie, non dimenticatelo. Tutti i vostri futuri tornei dovrete affrontarli insieme. Ora non posso fare altro che dirvi buona fortuna!-
Ci fu un altro applauso, le tre amiche non credevano alle loro orecchie:
  • Siamo veramente una squadra, non ci posso credere!- esclamò Sofì al colmo della contentezza.
  • Già, adesso però dobbiamo scegliere un capo squadra e un nome per il nostro team. Avete qualche idea?- Domandò Leila
  • Io l’idea del nome ce l’avrei- iniziò Sofì con voce misteriosa – siamo nate tutte in una notte di luna piena…- Sofì voleva lasciare un po’ di suspense ma le altre non erano molto d’accordo:
  • Muoviti Sofì!!!-
  • D’accordo, d’accordo. Siamo nate tutte e tre in una notte di luna piena e quindi potremmo chiamarci la squadra della Luna Crescente.
L’Elfa dei Boschi aveva avuto una bella idea che fu approvata sia da Susan sia da Leila con entusiasmo.
  • E per il capo squadra?-
Questa volta, la scelta, era più complicata in quanto tutte le ragazze erano meritevoli della qualifica.
  • Tutte tre abbiamo le giuste qualitàper consigliare la squadra per il meglio, non sarebbe giusto assegnare a qualcuna un ruolo di maggiore prestigio.- ragionò Susan
  • Dovete pensare, però, che questa è solo una carica dal punto di vista teorico, in fondo serve solo per essere ammesse nei tornei, possiamo proclamare un portavoce anche se poi saremo tutte e tre insieme a prendere le decisioni.-
Come al solito, i ragionamenti di Sofì, non facevano una piega
  • E quindi?- domando Leila sospettosa, pensava che l’elfa avesse già una risposta anche per quello, e aveva ragione.
Sofì propose di assegnare il titolo a Susan, la quale tentò di dissuadere le amiche, ma non ebbe vittoria.
  • Non contraddirmi, sai bene che io ho sempre ragione!- così Sofì pose fine alla discussione.
Motivo per cui avevano scelto Susan? Era stata lei, ai tempi dell’accademia, ad unire le ragazze e a farle diventare un solido gruppo.
 
Prese le importanti decisioni non rimase altro che riposarsi, anche se erano troppe le emozioni vissute per fa si che si addormentassero in fretta nonostante la stanchezza.
 
 ********
Eccomi di novo qui e grazie a tutti quelli che hanno recensito, spero che tornerete tutti!
Mi scuso se alcune parti risuleteranno sballate, ma nella versine originale c'era un disegno che non sono riuscita a passare qui su EFP.
Come vi sembra questo capitolo? Arrivederci alle prossime cinque recensioni
 
  

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Capitolo 3
*** Jennifer ***


 
 II CAPITOLO
Jennifer
 
In un reame molto lontano da quello di Susan, viveva Jennifer. Era una ragazza che aveva la stessa età della Strega della Luce, e lavorava all’accademia dei draghi.
L’accademia dei draghi era incaricata di prelevare per poco tempo dei draghi da vari reami in modo da poterli studiare.
Jennifer era la migliore “cacciatrice di draghi” perché era capace di diventare amica dei possenti animali e convincerli a subire delle analisi da parte dell’accademia. Jennifer amava quelle lucertolone maestose ed era la più giovane dell’accademia ad aver catturato più di quindici specie di draghi.
Naturalmente, dopo che le analisi sono terminate il drago viene riportato nel suo reame e lasciato libero.
Nella testa di Jennifer aveva preso forma un sogno che l’accompagnava durante le sue “missioni”:il suo scopo, all’interno dell’accademia, era quello di recuperare un esemplare per ogni razza di drago e accompagnarlo fino all’accademia. Questo lavoro, però, la lasciava a contatto con i dragoni giusto per il tempo del prelievo. Desiderava, invece, studiare i draghi nel loro abitat naturale e per fare ciò avrebbe dovuto ricevere una promozione al grado di esploratrice. Naturalmente, per passare di grado, bisognava dare prova delle proprie capacità e il regolamento dell’accademia prevedeva che chi avesse i giusti requisiti e avesse trovato una razza di drago ancora sconosciuta all’istituto, allora sarebbe potuto diventare un esploratore, a patto che, l’esploratore già in carico, avesse finito il suo ciclo lavorativo perché, un altro articolo del regolamento, prevedeva che in ogni accademia può essere presente solo un esploratore, in modo da riuscire a gestire meglio li studi e i viaggi.
  • Ehi Jenny, sei ancora a caccia di una razza estinta? Rassegnati,non diventerai mai un’esploratrice!-
  • Sta zitto Jack, io troverò un drago meraviglioso e potrò finalmente realizzare i miei sogni. Ho qualità migliori di te e tu lo sai. Hai solo paura che il direttore ti sostituisca con me. Sei l’unico esploratore rimasto all’accademia solo perché hai avuto fortuna. Lo sai benissimo che appena diventerò un’esploratrice il direttore ti toglierà dall’accademia!-
Jack era un ragazzo presuntuoso e insopportabile, era diventato un esploratore solo perché aveva rubato a suo padre una pergamena che parlava di un drago che si era rifugiato in una grotta aspettando di morire. Naturalmente quel drago era l’ultimo di una specie rarissima.
Il direttore lo aveva dovuto far diventare un esploratore solo perché le leggi dell’accademia non possono essere trasgredite e poiché l’ultimo esploratore aveva ormai raggiunto l’età pensionabile, il direttore fu costretto a promuovere Jack.
Il direttore non era mai stato felice dei modi del ragazzo, quando faceva il cacciatore obbligava i draghi con la forza a venire all’accademia, però non si erano potuti prendere seri provvedimenti perché Jack era il figlio di un pilastro importante dell’accademia.
Sperava che Jennifer diventasse un’esploratrice in modo da poter cacciare Jack dall’accademia, in quel caso non avrebbe tenuto conto dell’importaanza del padre del ragazzo, era disposto perfino a perdere il posto pur di far si che i draghi venissero trattati nel modo adeguato.
  • Jennifer, tu non capisci niente: sono io il migliore dell’accademia, sono il miglior esploratore di tutto il Regno della Luce. Tu lo sai bene, ma non hai il coraggio di ammetterlo.-
  • Sai Jack, tu sei il ragazzo più presuntuoso, antipatico, vanitoso, sgradevole, insopportabile…-
La litania di Jennifer fu interrotta da un energico sbuffo di Jack che alzò gli occhi al cielo e si preparò a stuzzicarla di nuovo
Jennifer era furibonda, quel ragazzo linguacciuto non perdeva occasione per punzecchiarla.
  • Calma Jenny, voi ragazze non avete ancora capito qual è il vostro posto. Il vostro ruolo è quello della sottomissione, verrà il giorno in cui finalmente capirete che dovete obbedienza assoluta agli esseri superiori –
  • Ah, e chi sarebbero gli esseri superiori?Quelli che come te devono farsi aiutare da papino perché non riescono nemmeno a passare l’esame di ammissione?-
  • Almeno io un padre ce l’ho- le rispose Jack malizioso
  • Questo è troppo!- urlò Jennifer che si sentì attanagliata da una gelida morsa attorno al petto, proprio dove si trova il cuore.  Non riuscì a trattenersi e dalle sue mani fluirono fiammate incandescenti che fecero apparire sul volto di Jack un’espressione di puro terrore; non avrebbe mai immaginato di finire arrosto nelle sale dell’accademia, lui aveva sempre detestato la magia, come suo padre era un ragazzo concreto, non aveva bisogno di sventolii di bacchetta per ottenere ciò che voleva.
Prima che si compisse l’evitabile il volto infuriato del direttore si posò sui ragazzi e, spento l’incantesimi non mancò di rimproverarli:
  • Cosa state combinando!? E tu Jack, cosa ci fai nel territorio dei cacciatori? È vietato agli esploratori recarsi alla sala dei colleghi. Quante volte te lo devo dire? Fila subito nella tua sala! E tu Jennifer, ti ho detto che devi lasciar perdere quel ragazzo. Sei una grande cacciatrice e non aspetto altro che tu trovi una razza in via di estinzione per metterti al posto di Jack. Per questa volta chiuderò un occhio, ma se dovessi trovarti di nuovo a lanciare incantesimi contro i tuoi compagni di accademia ti spetterà una punizione!-
  • Scusi direttore, ma questa volta aveva esagerato.-
  • Non preoccuparti, avrai l’occasione di far vedere quanto vali. Per l’accademia è una vera fortuna che tu ne faccia parte, sei la miglior cacciatrice che l’accademia abbia mai avuto.-
  • Grazie direttore, ora però mi aspetta una missione. Arrivederci.-
Jennifer si incamminò, felice per quanto il professore le avesse detto.
La libreria dell’accademia conteneva centinaia di libri che le avrebbero dato ogni genere di informazioni, e ne raccontavano la storia, di tutti i draghi esistenti o estinti. Era da giorni che consultava minuziosamente ogni volume sperando di trovare, finalmente, un indizio che l’avrebbe aiutata a realizzare il suo sogno.
Voleva trovare un drago stupendo che avrebbe fatto invidia a tutta l’accademia in modo che la disfatta di Jack fosse totale. Non era una persona che serbava rancore, ma più volte Jack aveva rimarcato sul fatto che lei fosse orfana da parte di padre e questa era una cosa che sconvolgeva la ninfa in un modo inimmaginabile. Non sapere chi sia tuo padre può essere al tempo stesso magico e terribile. Da un lato puoi immaginare che sia un eroe, un mito, però, non sapere davvero chi fosse ti provoca delle fitte allo stomaco incontrollabili come se non sapessi davvero chi fossi tu, come se mancasse una parte di te. Inoltre, da quel che si ricordava, sua madre era sempre stata una persona schiva e chiusa, ogni volta che Jennifer provava a salpare verso l’argomento “padre” attraccava sempre su sponde frastagliate e impenetrabili. Ormai da tempo aveva rinunciato ad indagare su suo padre tramite la mamma, ma ancora il vuoto l’avvolgeva da quel lato dell’albero genealogico. Di nonni ne era presente solo uno, da parte di madre e, per via dell’età, era impossibile avere un discorso concreto con lui.
 Con la testa piena di questi pensieri che le inumidivano gli occhi, estrasse dalla libreria un grosso volume impolverato e ne lesse il titolo:
  • I Draghi di Ghiaccio- “forse è la volta buona, sentiamo cosa dice” pensò.
Sollevò la copertina rilegata in cuoio e lesse:
  • I Draghi di Ghiaccio sono degli animali dalle scaglie che variano dal bianco all’azzurro. Sputano dell’acqua che a contatto con la materia si ghiaccia istantaneamente. Vivevano nel reame Glacius che era sempre completamente ghiacciato, era ricco di laghi e grotte. È un reame scomparso durante la Grande Guerra.-
  • Perfetto!- Esclamò Jennifer che aveva trovato la razza da riportare alla luce.
Continuò a leggere tutto quello che poteva servirle; se c’era una cosa che aveva imparato durante la sua istruzione all’accademia è che non c’è niente di più utile se non sapere le abitudini di un drago.
Arrivò presto la sera e Jennifer dovette riporre il libro per raggiungere la sua stanza, la mattina dopo avrebbe continuato le ricerche, ne avrebbe parlato anche con il direttore. La testa piena di informazioni pregustava già un sonno ristoratore, ideale per affrontare al meglio la missione che l’aspettava.
La mattina, la prima cosa che la ragazza fece fu andare dal direttore.
  • Cosa c’è Jennifer?- domandò lui
  • Sono alla ricerca di una razza considerata estinta per poter prendere il posto di Jack. Penso di aver già trovato una traccia!-
  • Questa si che è una bella notizia, avanti racconta-
  • Ieri, dopo che lei ebbe rimproverato me e Jack, andai in biblioteca dove trovai un libro che parlava dei Draghi di Ghiaccio. Il libro diceva che il loro reame è sparito durante la grande guerra.-
  • Quindi?- la incitò il direttore
  • Quindi- continuò lei- prima di essere accettata dall’accademia andavo a scuola di magia e nella lezione di popoli scomparsi il nostro prof aveva  detto che tutti i reami, scomparsi completamente ma non estinti, lasciano una traccia nel regno a cui erano collegati attraverso gli specchi magici.-
  • Che differenza c’è tra un popolo estinto e uno scomparso?- domandò il direttore che aveva studiato fin da subito dragologia e perciò non era esperto su quel genere di argomenti.
  • È una cosa molto semplice, i popoli estinti, prima di diventare estinti anno iniziato una “procedura di estinzione”, cioè, gli abitanti del reame, hanno iniziato via via a scomparire fino a diventare sempre più rari e infine a non esserci più, neanche una razza. I popoli estinti quindi si sa che sono estinti perché hanno iniziato a perdere i propri abitanti molto tempo prima di scomparire definitivamente.
I reami scomparsi, invece, sono spariti da un giorno all’altro, quasi senza che nessuno se ne accorgesse.-
  • D’accordo, ho capito. Hai detto che il tuo professore ti ha spiegato che i popoli scomparsi lasciano una traccia.-
  • Esatto, mi basterebbe solo andare nel regno vicino a quello dove una volta si trovavano i Draghi di Ghiaccio, e con una magia apposita riportare alla luce quella piccola traccia lasciata dal reame scomparso-
Il direttore era soddisfatto delle scoperte fatte da Jennifer e le diede tre giorni di permesso per effettuare le ricerche.
Jennifer pensò che tre giorni non sarebbero bastatati, anche perché sognava di prendersi una pausa dal lavoro estenuante a cui era sottoposta all’accademia; ormai i draghi non ancora studiati dall’istituto erano davvero pochi e ancor meno erano le uscite che Jennifer doveva fare per recuperarli, così era costretta a passare le sue giornate in un susseguirsi di lezioni scolastiche. Preferì., però, non obbiettare; era già tanto che il direttore l’avesse lasciata partire.
Il reame, che un tempo era vicino a quello scomparso, era quello delle Streghe della Luce.
Jennifer stava passeggiando per le vie del Borgo Invisibile ammirando la divertente magia che si era impadronita delle case .
Per captare la traccia doveva recarsi nel bosco delle Scintille, era lì che una volta si trovava il passaggio per raggiungere il reame dei Draghi di Ghiaccio.
  • Secondo la cartina il bosco delle Scintille si trova a est del Borgo Invisibile- si disse Jennifer.
Quel reame le piaceva, era luminoso e aveva dei nomi simpatici, altro che il suo reame. Jennifer era una Ninfa del Fuoco. Le Ninfe del Fuoco sono poco portate per la magia e questo pesava molto sull’ego della ragazze che se non avesse scoperto la passione per i draghi si sarebbe iscritta ad un corso di magia perché amava molto gli incantesimi e l’idea di affrontare dei tornei l’aveva sempre affascinata.
Jennifer era stata scelta dall’accademia per puro caso, era capitato che con la scuola avesse fatto una gita all’accademia dei draghi, a quel tempo Jennifer aveva ancora dodici anni ma restò incantata da quelle creature che variavano di dimensione e colore in base alla razza. Il direttore dell’accademia percepì in lei una strana forza, aveva delle parti della mente strutturate come quelle di un drago. Vedendo che la bambina era interessata all’accademia le propose di entrare a far parte dell’istituto appena avesse avuto l’età adatta. Jennifer accettò e appena raggiunse i quattordici anni (l’età minima, in teoria, era di 18 anni ma in quel caso il direttore fece uno strappo alla regola) lasciò la scuola di magia per iscriversi all’accademia dei draghi. La madre non era per niente d’accordo con quell’idea, trovava i draghi delle creature rozze e sporche, per il semplice fatto che non erano soliti a lavarsi tutti giorni come lei, da vera maniaca della pulizia, reputava indispensabile. Il giorno della litigata, però, si compì un miracolo, o almeno così lo chiama Jennifer, infatti il nonno fece il suo primo, e probabilmente ultimo, discorso sensato della sua vecchiaia. Aveva preso da parte la nipote e l’aveva incoraggiata:
  • Tu tieni davvero a questa storia dei draghi?-
Passato il primo stupore, Jennifer non aveva esitato a rispondere:
  • Dal primo giorno in qui ho visto un drago ho capito che laa mia vita si sarebbe dedicata a loro, tu non puoi capirmi nonno, ma io riesco a comunicare con loro, riesco a parlargli!-
  • E allora non dare retta a quella brontolona di tua madre, che tra l’altro è pure mia figlia, e segui i tuoi sogni, questa è la tua vita, ce né una sola e se non ce la godiamo, che senso ha vivere?-
A quel punto Jennifer aveva abbracciato il nonno ed era corsa in camera a preparare la valigia.“Prima o poi la mamma capirà” aveva pensato e da quel giorno aveva imparato a credere nei propri sogni senza darsi per vinta al primo ostacolo che le si parava davanti. Nei primi mesi sua madre non si era più fatta sentire, ma alla fine aveva ceduto all’amore materno e aveva cominciato a scrivere delle lettere alla figlia chiedendo come si trovasse e se era vero che i draghi non si lavassero. La ninfa era scoppiata a ridere dopo aver letto la prima lettera e si era immaginata la faccia disgustata di sua mamma ma alla fine le aveva scritto una lettera rassicurativa: “ Cara mamma, stai tranquilla, i draghi sono creature stupende, nonostante l’aspetto maestoso sono piacevoli conversatori e animali socievoli. Si, è vero che si lavano molto di rado, ma perché il loro corpo è rivestito da delle squame magnifiche, esse sono in grado di “riflettere” lo sporco che, in questo modo, scivola via e loro risultano sempre puliti e lucidi” da quel giorno la madre si tranquillizzò non poco.
Dal giorno stesso in cui Jennifer si iscrisse, le ricerche dell’accademia andarono sempre meglio. Il direttore non disse mai a nessuno di quello che aveva sentito in Jennifer e l’aveva soprannominata “Ragazza Drago” perché la sua mente metà da ninfa e metà da drago l’aveva resa molto brava ad interloquire con i draghi. Ultimamente aveva iniziato a sviluppare la capacità di comunicare con i draghi telepaticamente, una cosa che sanno fare solamente i draghi tra loro. Tutte le specie di draghi si fidavano a seguire Jennifer perché riconoscevano il drago che c’era in lei.
Tutte queste sue capacità l’avevano accompagnata durante tutta la sua formazione e ora si ritrovava ad un passo dalla promozione, in un bosco di un reame magnifico.
- Sento una debole forza- si disse mentre scandagliava le piante del boschetto.  

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Capitolo 4
*** Una strana sfida ***


 
III CAPITOLO
Una strana sfida
 
Passando attraverso lo specchio magico arrivarono nel reame delle streghe velocemente.
Adesso che erano entrate a far parte del mondo della magia non potevano stare con le mani in mano, si sarebbero informate sui prossimi tornei e avrebbero raggiunto il reame dove si sarebbero svolti.
Erano le otto del mattino e ci voleva un’abbondante colazione, dove andare a mangiare se non a casa di Susan, dove sua mamma avrebbe cucinato un sacco di cose buone.
Susan abitava nel Borgo Invisibile, è chiamato così perché molti anni fa, quando la città delle Scintille (da cui prende il nome il Bosco delle Scintille) venne fondata, un mago volle far diventare un borgo il più bello di tutti i reami. Mentre faceva l’incantesimo, però, sbagliò la formula e, invece di far diventare le case scintillanti come se fossero di cristallo, le rese invisibili. Questa magia non era del tutto perfetta neanche come magia dell’invisibilità, poiché ci sono dei momenti in cui le case ricompaiono e subito dopo spariscono.
Mentre si cammina per le vie di Borgo Invisibile, bisogna fare attenzione a non andare a sbattere contro una casa trasparente.
La casa d Susan si trovava al centro del borgo e quando le ragazze raggiunsero il punto, la casa non c’era.
  • E adesso come facciamo?- domandò Leila che stava morendo di fame.
  • Non vi preoccupate, so io come entrare anche se non vediamo la casa. –
Susan si mise a tastare i muri invisibili della casa finché non venne a contatto della porta di legno sulla quale bussò.
Appena la porta si spalancò, la casa risultò visibile.
Era una piccola catapecchia con una specie di torre, piuttosto bassa, sul lato destro. La torre aveva un tetto conico di tegole in coccio rossiccio. Sulla facciata in pietra della casa crescevano alcune piante rampicanti con i fiori di colore vario.
  • Buongiorno ragazze, entrate, entrate. Mi racconterete com’ è andato il torneo davanti ad una tazza di cioccolata calda e della brioche appena sfornate!-.
  • Ciao mamma, siamo qui solo di passaggio, appena ci saremo informate su dove si svolgerà il prossimo torneo, ripartiremo, perché abbiamo intenzione di sviluppare i nostri poteri al massimo.-
  • Il prossimo torneo si terrà nel reame dei Draghi Nani. È in palio il cristalmagic del fuoco. Dovrete stare attente, ho sentito dire che i draghi nani inventano sempre delle sfide difficilissime e può capitare di rimanere bloccato nella sfida fino a che non giunge l’ora della tua morte, siete proprio sicure che dobbiate correre questo pericolo?- Dorothy, la madre di Susan, era preoccupata al pensiero che sua figlia, e le sue amiche, dovessero rischiare di morire solo per una pietra.
  • Stai tranquilla mamma, sono sfide per ragazzi non credo che siano davvero così pericolose.- cercò di dissuaderla la figlia
  • E invece si, le voci che ho sentito sono attendibilissime!- Dorothy si sentì punto nell’orgoglio, per una mamma, infatti, le storie sentite davanti al fruttivendolo sono più affidabili di quelle trovate sui libri di storia.
  • Non si preoccupi signora, avrà avuto modo di capire che siamo ragazze in gamba, senza contare dell’enorme fortuna che ci accompagna, inoltre siamo anche responsabili, se vediamo che la sfida è troppo pericolosa non accettiamo e cerchiamo un altro torneo.-
  • Già, possiamo sempre informarci prima che cominci la sfida- fece eco Leila all’elfa
  • D’accordo ragazze…quante volte vi devo dire di darmi del tu ragazze? Ci conosciamo da un sacco di tempo. Ora entrate che se no le cioccolate si raffreddano.-
Il torneo si sarebbe svolto due giorni dopo e il reame dei Draghi Nani non era molto distante da quello delle Streghe della Luce.
Per raggiungere lo specchio magico che le avrebbe portate nel regno del torneo sarebbero dovute passare sulle rive del lago delle lacrime. Narra la leggenda che molti secoli fa il lago non esisteva e si formò grazie alle lacrime di una sirena che venne abbandonata sulle terre deserte della piana della Luna e che senza acqua rischiava di morire. Pianse così tanto che si formò il lago nel quale si tuffò e visse felice per sempre. Ancora oggi c’è chi dice che le notti in cui la Luna è oscurata, la sirena torna sulla terra ferma e ripensa alla notte in cui era stata rifiutata.
La mattina seguente le ragazze erano pronte a partire, prepararono lo zaino e si incamminarono dopo aver salutato i genitori di Susan. Dorothy cercò ancora qualche scusa per cercare di trattenerle, ma le ragazze le ricordarono la promessa fatta il giorno prima, alla fine, però, anche il padre di Susan cercò di frenare la moglie che continuò ad elencare catastrofi varie peggio di Sofì.
Il lago delle Lacrime si trovava oltre il bosco delle scintille. Per via dei suoi riflessi stupendi era una meta turistica molto famosa.
Il bosco delle scintille era molto fitto e buio ma non era pericoloso passare al suo interno, era abitato da moltissime lucciole che illuminavano gli alberi.
  • Eccoci, una volta  attraversato il bosco ci basterà semplicemente raggiungere lo specchio magico sulle rive del lago .- Susan si infilò nel bosco seguita da Sofì e Leila.
Comparvero nella radura adiacente alle rive del lago. Sulla spiaggia si trovava il passaggio per il reame dei Draghi Nani.
Non ci misero molto ad attraversarlo e tutto si svolse come la volta precedente.
  • Una volta era molto più complesso raggiungere il reame dei Draghi Nani, circa due anni fa i draghi erano ancora più scontrosi con le creature antropomorfe e non volevano che fosse facile raggiungere il loro reame. Solo quando si iniziò a fare i tornei i Draghi Nani resero facile l’accesso al loro reame perché tornava loro comodo che la gente li raggiungesse. Siccome le persone mangiavano nei ristoranti locali e pagavano l’entrata all’arena i draghi incrementarono i guadagni.-
Sofì sapeva proprio tutto e Leila la punzecchiava sempre:
  • Com’è che sai anche perché i draghi spostarono l’entrata e tutto il resto?
  • Bastava stare attente durante la lezione economia nei reami!- ribatté  Sofì.
Si sentiva puzza di zolfo e l’unica cosa bella del reame era che ovunque svolazzavano draghetti lunghi circa 30 cm e dei colori dell’arcobaleno, più l’esemplare era anziano, più il colore delle sue squame era sbiadito.
In lontananza si intravedeva l’arena,aveva molto da invidiare a quella dei folletti, poco ci mancava che crollasse.
Un sentiero portava proprio in quella direzione e decisero di imboccarlo raggiungendo così un rettangolo di terra battuta e cenere, intorno, invece di esserci i gradoni si trovavano dei rudimentali sgabelli di lava solidificata che parevano anche piuttosto scomodi.
Al centro dell’arena si trovavano dei letti.
  • Che cosa strana!-Esclamò Sofì.
 A dire il vero non era la sola incuriosita, anche Susan e Leila morivano dalla voglia di sapere cosa significassero quei letti.
Su un lato dell’arena c’era il chiosco per le iscrizioni, e le ragazze si avvicinarono per iscriversi.
  • Buongiorno, cosa posso fare per voi?-
Chiese un vecchio drago tutto spelacchiato che emanava sbuffi di fumo dalle narici,  seduto dietro il bancone del chiosco
  • Vorremmo iscriverci al torneo per il cristalmagic del fuoco.-
  • Benissimo, firmate qui e andate a prendere posto sui letti, fra poco arriveranno i vostri avversari e vi spiegheremo cosa dovete fare per vincere.-
La squadra della Luna Crescente si andò a posizionare al centro dell’arena attendendo pazientemente. Non avevano mantenuto la promessa fatta a Dorothy al cento per cento perché, avevano pensato, se è una sfida così tranquilla da poter essere svolta a letto non c’è pericolo.
Gli avversari giunsero poco dopo, erano tre draghi, dalle apparenze molto esperti e di alto livello. Anch’essi prendettero posto e il capo dei draghi, un animale anzianissimo dalle squame color corteccia ed altrettanto rugose, iniziò a parlare:
  • Quest’oggi si sfideranno la squadra della Luna Crescente, con a capo Susan, e i team-fire con a capo Zolfo. Questo torneo non sarà come tutti gli altri, appena vi sdraierete sui vostri letti verrete trasportati in un sogno comune, all’interno di questo sogno dovrete affrontare delle prove molto complesse. Per ogni prova vinta riceverete delle gemme. Ricordate, finché una delle due squadre non avrà recuperato tutte le sei gemme, non potrete uscire dal sogno, inoltre ogni prova ve la costruirete voi, quindi state ben attenti a quello che sognate. E ora: buon viaggio.-
 Appena i componenti delle squadre chiusero gli occhi si sentirono trasportati in un’altra realtà. La Luna Crescente comparì poco dopo in un bosco. Al centro del bosco si trovava una radura e ad ogni angolo della radura c’era uno stregone.
  • Andiamo a parlare con uno di loro- disse Susan e subito si incamminò verso un mago
  • Eccovi, finalmente siete giunte, vi stavo aspettando. Sarete curiose di sapere dove ci troviamo. Siamo nei vostri sogni. Io ho il compito di spiegarvi qual è la prima prova e aprirvi il portale che conduce ad essa.-
Lo stregone continuava a parlare senza neanche stare ad ascoltare ciò che dicevano le ragazze. Infine disse:
  • Dovrete attraversare un labirinto, alla fine del dedalo di corridoi troverete la gemma, ma fate attenzione, non sarà facile prenderla. Orsù, andate, la prima prova vi aspetta!-
Detto questo fece uno strano movimento con la mano e fece comparire una porta.
Susan l’aprì e le tre amiche vi entrarono, subito si trovarono dinanzi al labirinto menzionato dallo stregone.
  • Secondo voi cosà avrà voluto dire con ”non sarà facile prenderla”?- domandò Sofì
  • E chi lo sa!- esclamò Leila
  • Ricordate, in un sogno tutto è possibile- puntualizzò Susan.
Entrarono prudentemente nel labirinto e iniziarono a girare tra i cunicoli male illuminati.
Sulle pareti del percorso c’erano dei disegni antichi, ma le ragazze non si soffermarono per osservarli, e questo fu per loro un grande sbaglio.
Per due o tre volte dovettero tornare indietro ma alla fine ce la fecero.
Sbucarono in una vasta sala con al centro un tavolo su cui era poggiata la gemma.
D’istinto si allungarono per afferrarla, ma quando le loro dita fecero per toccarla si ritrovarono ad afferrare l’aria.
  • Che storia è mai questa!?- Sofì era sbalordita
  • È solo una proiezione, non può essere afferrata- ipotizzò Susan
  • Aspettate un attimo, sulla parete dietro la gemma c’è un disegno-
Disse Leila andando ad osservarlo meglio
  • Rappresenta una strega con in mano la gemma!- Continuò lei.
  • Quindi?- Chiesero Susan e Sofì che non capivano
  • Ma è semplice, sulle pareti del labirinto c’è la spiegazione di come prendere la pietra!-
Susan e Sofì avevano capito, ma avevano compreso anche che dovevano tornare al punto di partenza e decifrare tutti i disegni. Improvvisamente un capogiro costrinse Sofì ad appoggiarsi alla parete: non poteva crederci, rifare di nuovo la strada al contrario e poi di nuovo avanti, una strada tutta curve e svolte, non ce la poteva fare. Ssopirò, ma alla fine lo spirito dell’avventura fu più forte dell’abbattimento iniziale e si affrettò a raggiungere le compagne. Il primo disegno rappresentava sempre la stessa strega che entrava nel labirinto, il secondo disegno la strega che camminava tra i corridoi. Più avanti c’era la strega che cercava di prendere la gemma.
Continuarono a seguire i disegni fino a che si ritrovarono di nuovo nella sala della gemma.
  • Adesso è tutto chiaro- disse Susan – essendo in un sogno l’unica cosa reale qui siamo noi, la gemma è solo una proiezione del nostro cervello.-
  • Ma,quindi come facciamo a prendere la gemma?- chiese Sofì che non riusciva a capire
  • È semplice, dobbiamo “sognare”- rispose Susan
  • Sognare?- Sofì non si spiegava i ragionamenti dell’amica.
  • Sognare noi che prendiamo la gemma- intervenne Leila che aveva capito dove voleva arrivare Susan
Susan continuò la spiegazione:
  • Hai presente quando da piccola la mamma, per non farti fare brutti sogni, ti faceva quella magia che ti permette sognare quello che vuoi di più?-
  • Certo, tutte le mamme fanno quella magia, continua.-
  • Io ho imparato quella magia…-
  • Ho capito!- la interruppe Sofì – vuoi farci quell’incantesimo in modo da farci sognare di prendere la gemma. Noi, essendo reali riusciremo a fare l’incantesimo, ed essendo noi dentro al sogno riusciremo a prendere la gemma!-
  • Esatto- acconsentirono Leila e Susan
Si misero in posizione e Susan recitò la formula magica, istantaneamente le tre chiusero gli occhi e, come attirate dalla gemma, si avvicinarono a lei.
Appena la mano di Sofì toccò la gemma, aprirono gli occhi e videro che la gemma era veramente in mano all’Elfa dei Boschi che la soppesò non credendo ai suoi occhi.
Avevano vinto la prima prova.
Mentre gioivano la sala si dissolse e si ritrovarono nuovamente nella radura. Era il momento di iniziare una nuova prova.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
**** Eccomi di nuovo qua, spero che non abbiate smesso di seguirmi anche se l'ultimo capitolo non ha ricevuto recensioni. Grazie a tutti quelli che leggono! Spero, comunque, di ricevere delle recensioni così da poter migliorare. Grazie ancora a tutti Fx writer

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Capitolo 5
*** Grandi scoperte ***


 
IV CAPITOLO
Grandi scoperte
 
Jennifer aveva trovato una debole traccia lasciata dal reame dei Draghi di Ghiaccio. Era come se ci fosse una forza di attrazione che però era troppo debole per attirare a se le persone. Jennifer, che voleva essere sicura della sua teoria, creò una piccola particella luminosa con un alto potenziale magnetico. La particella volteggiò per un po’ nell’aria fino che accelerò, ci fu un piccolo lampo e la particella sparì, probabilmente risucchiata dalla forza del reame scomparso.
Jennifer doveva assolutamente avvisare il direttore.
Non sapeva ancora come passare attraverso a quella forza magnetica, ma ce l’avrebbe fatta.
Avrebbe voluto riferire subito al direttore ma prima sentì il bisogno di fare un salto in biblioteca.
La biblioteca del reame delle Streghe della Luce era molto vasta e rifornita. Jennifer cercò tra i libri che parlavano di astro-fisica tra i reami.
Il volume che trovò era semi distrutto, gli mancavano delle pagine e la copertina era stata strappata per metà.
Nonostante questo, iniziò a cercare sull’indice il capitolo che faceva per lei
  • Eccolo- esclamò –magnete tra i reami, è proprio quello che mi serve!-
Fece scorrere le pagine fino a che raggiunse quella indicata dall’indice e si mise a leggere:
  • Tutti i reami sono tenuti uniti tra di loro grazie a una forza magnetica. Gli specchi magici agiscono su questa forza creando un varco in essa che permette di attraversarla. Molti studiosi hanno sottoposto il magnete a degli studi senza ricavare informazioni utili al ritrovamento del reame scomparso.-
Jennifer aveva quello che le serviva. Era sicura che sarebbe riuscita a risolvere il mistero dei reami scomparsi e, allo stesso tempo, diventare un’esploratrice.
A quel punto non rimaneva che rimettersi in viaggio verso il suo reame e andare ad informare il direttore.
Così, come era arrivata, se ne andò e nessuno seppe che quella giovane ragazza a cui nessuno aveva fatto caso stava per compiere una grande impresa, certo, ci sarebbe voluto del tempo, ma ce l’avrebbe fatta.
Il direttore la stava aspettando con impazienza e quando la vide arrivare le corse incontro interrogandola:
  • Allora? Hai scoperto qualcosa? –
  • Naturalmente. Lei sa benissimo che i reami del nostro regno sono tenuti uniti da una forza magnetica.-
  • Sì, si studia al liceo, perché?-
  • Ho scoperto che quando un reame scompare, il magnete rimane ad esercitare la sua forza. Quindi, per confermare la mia teoria ho fatto un esperimento, il quale consisteva nel creare una mini particella di materia magica e nel lasciarla fluttuare nell’aria magnetica e ho notato che pian piano la particella aumentava velocità, fino a che, con un lampo, simile a quello che si forma quando si attraversa uno specchio magico, è scomparsa.-
Il direttore sembrava molto soddisfatto della scoperta effettuata da Jennifer e le domandò:
  • Ora cosa farai? Continuerai le ricerche, vero?-
  • Ma certo, però avrei bisogno che mi lasciaste a disposizione la biblioteca dei professori. È possibile?
  • Ma certo, se questo può servire ad aiutarti nelle ricerche, potrai entrarci subito.-
Jennifer percorse il corridoio che portava alla biblioteca dei professori, normalmente gli studenti a quella sala era vietata, ma, se il direttore lo riteneva opportuno, gli studenti potevano servirsi di alcuni volumi. La cacciatrice di draghi era così presa nei suoi pensieri che quasi non si accorse di Jack.
  • Come mai la giovane cacciatrice non è in qualche reame a prelevare delle specie nuove?-
  • Si da il caso che fra poco non sarò più una cacciatrice, ma diventerò l’unica esploratrice di mondi dell’accademia!-
  • Sì, certo- disse lui in modo ironico – e come pensi di farcela, ci sono due motivi per cui tu non puoi diventare un’esploratrice:
    1. Non ci sono più specie di draghi che l’accademia non conosce, tutti i reami esistenti sono stati controllati
    2. Anche se tu trovassi una specie rara non diventeresti comunque un’esploratrice perché sei troppo piccola, l’età minima per diventare esploratori sono i 18 anni e tu non sei ancora abbastanza grande
  • Posso ricordarti che anche l’età minima per entrare all’accademia è di 18 anni, e come mai, io che ho 15 anni sono qui, ed ero già qui l’anno scorso?-
Jack, che aveva capito che il direttore sentiva qualcosa in lei e che avrebbe disobbedito alle regole pur di far arrivare Jennifer al grado di esploratrice, non obbiettò, ma, anzi, se ne andò.
Mentre camminava verso la sua stanza si mise a riflettere:
  • Che cosa ci faceva Jennifer nel corridoio della biblioteca?
Mi sembra troppo sicura di vincere, che abbia scoperto qualcosa?
E, perché il direttore la fece entrare a 14 anni anche se il regolamento lo proibiva?
Cosà  quella ragazzina che io non ho?-
Erano domande alle quali non riusciva a rispondersi, era inutile scervellarsi su quesiti che non avrebbero mai trovato risoluzione, doveva incollarsi a Jennifer e diventare la sua ombra e, naturalmente, come un’ombra non avrebbe dato nell’occhio. Sapeva bene che aveva combinato già abbastanza guai all’accademia e per questa volta l’influenza di suo padre non sarebbe bastata.
Jennifer, nel frattempo, aveva iniziato a girare tra gli scaffali della biblioteca alla ricerca del libro che le serviva.
Il suo piano era quello di tornare nel regno della luce, questa volta con in mente una magia che l’avrebbe fatta diventare leggera e senza materia, un po’ come la particella che aveva lasciato fluttuare nell’aria.
  • Eccolo- disse tirando giù dallo scaffale un grossissimo libro degli incantesimi.
Lo sfogliò con attenzione fino a che trovò l’argomento che le interessava. Iniziò a leggere, ma via via che andava avanti il suo entusiasmo si spegneva come una candela a cui comincia a mancare l’ossigeno. L’incantesimo che le serviva c’era, ma per impararlo avrebbe dovuto potenziare i suoi poteri. La potenza dei poteri di ciascun abitante del Regno della Luce si misura in livelli, alcuni incantesimi sono semplici e anche persone di primo livello possono praticarli.
Esistono, però, degli incantesimi che possono fare solo quelli che hanno sviluppato i loro poteri fino ad un alto livello.
Quando uno va all’accademia di magia, una volta promosso è già al terzo livello. Jennifer, andata subito all’accademia dei draghi, era ancora al livello standard, cioè poco meno di uno, poteva fare infatti, solo tre incantesimi.
La brutta notizia consisteva nel fatto che per fare l’incantesimo che serviva a Jennifer bisognava essere almeno di decimo livello. Sarebbe stata dura migliorare così in fretta. All’inizio aveva sperato di riuscire a concludere quella missione in poco tempo, sapeva che era complicata, ma in pochi giorni aveva già fatto passi da gigante.
Lentamente sistemò il libro sullo scaffale e tornò dal direttore e gli spiegò il problema.
  • C’è una possibilità che tu aumenti di livello abbastanza velocemente, solo frequentando dei tornei. Ogni volta che vinci ad un torneo, oltre che ricevere il cristalmagic, passi di livello.-
  • Ma, dovrò vincere dieci tornei in pochissimo tempo, e io conosco solo tre incantesimi.-
Rispose Jennifer sconsolata, ma il direttore aveva già pronta la risposta:
  • Non c’è bisogno che tu vinca il torneo, basta che lo vinca la tua squadra. Ho moltissime conoscenze nell’accademia dei maghi, potrei chiedere se c’è qualche squadra a cui manca ancora un “giocatore”, d’accordo?-
Certo che Jennifer era d’accordo e il direttore promise che avrebbe contattato il preside dell’accademia dei maghi il giorno dopo e che avrebbe pensato lui a come risolvere la questione della partenza di Jennifer, perché, in teoria, gli accademici non potrebbero lasciare l’accademia se non per scopi scientifici.
La sua partenza era stata programmata per due giorni dopo, se ci fosse stato un gruppo adatto.
Jack si era nascosto vicino alla stanza di Jennifer, attendendo che lei arrivasse. Jennifer si diresse subito verso la sua camera, in attesa del meritato riposo.
Quando entrò in stanza appoggiò sulla scrivania una busta con dentro dei documenti dell’accademia che le aveva dato il direttore. Jack capì subito che doveva impadronirsi di quelle lettere se voleva che la sua indagine cominciasse ad avere prove concrete. Così aspettò pazientemente che Jennifer si addormentasse ed entrò silenziosamente nella stanza, tirò su la busta e scappò.
Si chiuse nella sua stanza e con attenzione scartò le lettere, se non voleva farsi scoprire avrebbe dovuto mettere la busta esattamente come prima.
Il primo documento iniziava con il timbro dell’accademia, era una cosa ufficiale!
Jennifer, da tempo lei è stata tenuta all’oscuro di un fatto troppo importante che non ci permette di non dirglielo.
Quando venne a visitare per la prima volta la nostra accademia, io, direttore, mi accorsi che il suo cervello non era normale, non era solo come quello di una Ninfa del Fuoco, ma anche come quello di un drago. Capii subito che questa diversità
ti avrebbe reso utilissima per la nostra accademia,
essendo metà drago, i draghi ti avrebbero riconosciuta come una
di loro e ti avrebbero seguita. Ti spinsi, quindi, ad iscriverti anche se eri troppo piccola e da quando arrivasti tu, l’accademia fece sempre  più scoperte.
Parlai con il consiglio dell’accademia e decisi di non rivelartelo, sarebbe stato troppo rischioso se tu avessi saputo perché eri stata scelta anche se troppo giovane.
Potevi rischiare di farti scappare qualche informazione con altri cacciatori o esploratori che avrebbero a loro volta parlato con i loro genitori.
Devi sapere che è una cosa rarissima quella successa al tuo cervello, e se i vari genitori avessero parlato con il Grande Istituto della Magia del Regno della Luce, essi ci avrebbero fatto chiudere l’accademia poiché non avevamo rivelato questa importante informazione inoltre ti avrebbero sottoposta a degli esperimenti che avrebbero anche potuto mettere in pericolo la tua vita, perché non si è mai sentito nessuno che avesse mezzo cervello da drago. Abbiamo dovuto rivelarti questa cosa perché adesso che sei presa in un’importante ricerca ti sarebbe potuto essere utile sapere che i draghi ti seguirebbero dappertutto perché si fidano di te come se tu fossi uno di loro.
Ti chiedo solo di non rivelare a nessuno ciò che ti ho detto.
Con affetto, 
James.
  • Senti senti!- esclamò Jack dopo aver finito di leggere la lettera.
Sapeva come far cacciare Jennifer e rimanere l’unico esploratore.
C’erano altre lettere, ma Jack non avrebbe fatto in tempo a leggere prima che iniziasse una lezione e così decise di andare a rimettere la busta dove l’aveva trovata.
Quando Jennifer si svegliò, la prima cosa che fece fu aprire la busta.
I suoi occhi viaggiarono veloci, scorrendo una ad una le parole rivoltele dal direttore. Non riuscì a terminare completamente la lettura, una scarica di emozioni differenti le attanagliò lo stomaco. Ancora una volta si ritrovò a pensare a suo padre: “possibile che lui centrasse qualcosa con quella storia? E sua madre, lo sapeva? Era per questo che non voleva mandarla all’accademia? Temeva forse che avrebbe scoperto la verità? Quante domande le si affollavano nella mente, ciascuna più complessa dell’altra, ma tutte senza apparente risposta. Capì che a volte una verità può farti star peggio di un bugia, sapeva che questo non era corretto, che bisognava essere sinceri, ma come avevano potuto tenerle segreta questa notizia per poi rivelargliela così, nero su bianco? Senza una parola di affetto, un espressione del viso che le avesse fatto capire cosa significasse davvero tutto ciò. Con poche parole si era affacciata su un nuovo orizzonte, pieno di domande come non mai, la consapevolezza di non sapere davvero chi lei fosse la fece sprofondare in un attimo di smarrimento, era sola, senza un padre, diversa dagli altri, ma neanche un drago perfetto. È forse questo il momento peggiore, come essere sul punto di morire ma non essere ancora morti è forse una  metafora un po’ forte per esprimere lo stato d’animo di Jennifer in quel momento. Essere per metà una cosa ma non esserlo completamente.
Poco a poco le forze tornarono e anche l’ultima parola della lettera fu assimilata. Il foglio si accartocciò nelle sue mani per poi scivolare sul pavimento producendo un rumore sordo che in quel silenzio risuonò come lo scoppio di un petardo. Il corpo della ragazza drago scivolò lentamente fino ad accasciarsi sul letto e li rimase fino a che non ebbe più una lacrima da versare.
Il pianto l’aveva liberata; aveva scaricato la tensione. Mentre i secondi scorrevano cominciò a riprendersi dalla notizia. Nonostante tutto, non riusciva a trovare nessuno da incolpare per quel segreto troppo a lungo celato. Si abbassò carponi per recuperare la pallina di carta carica di verità e, una volta aperta, rilesse da capo la lettera.
Questa parte del suo cervello la rendeva in qualche modo unica. Poteva comunicare con i draghi perché si assomigliavano, poteva conoscerli e imparare ad amarli in tutte le loro sfaccettature. Inconsapevolmente cominciò ad accettare quella notizia e dentro di lei risuonò un ruggito, il ruggito di quel drago che a lungo era rimasto nascosto nel suo cuore ma che ora poteva librarsi libero nella sua anima e volare con lei.
Ad un tratto le sembrò di averlo sempre saputo, dentro di se aveva capito perché i draghi si fidassero così tanto di lei, era una di loro, non perfettamente un drago, ma quelle creature dal cuore grande l’accettavano così com’era.
Si rese conto che ormai era tardi e aveva una missione da compiere e solo allora notò che la busta non era ancora vuota. Si preparò ad altre notizie sconvolgenti e ne rimase sollevata quando vide che erano solamente permessi vari, firmati dal direttore, per lasciare l’accademia per un lungo periodo di tempo.
L’ultimo foglio era una raccolta di notizie sul reame Glacius, che il direttore si era preoccupato di procurarle. Descriveva l’aspetto fisico del territorio, in base a come era prima che scomparisse, se nel tempo in cui tutti lo credevano scomparso, era mutato, nessuno poteva saperlo.
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 6
*** La seconda prova ***



                        


V CAPITOLO

La seconda prova

 

Il secondo stregone era di poche parole, disse solo che la seconda prova si sarebbe svolta in un lungo cunicolo pieno d’acqua, dopodiché fece il solito gesto con la mano e fece apparire l’entrata della galleria.

Le tre si affacciarono e videro che fin da subito il cunicolo era pieno d’acqua. Sofì, naturalmente, sapeva che esistevano delle magie per respirare a lungo in spazi sprovvisti di ossigeno, ma erano tutte di livello superiore a quello che loro avevano raggiunto; nonostante il quarto livello fosse del tutto rispettabile, era ancora troppo basso per magie serie e potenti come quella.

  • Ma certo! Le radici dell’albero Acquar! Come ho fatto a non pensarci subito?-

Mentre l’elfa rifletteva scrutando l’acqua, nella sua testa, aveva cominciato a prender forma una piccola idea che, piano piano, era cresciuta, colpendola poi come un fulmine a ciel sereno

Susan e Leila, che sobbalzarono all’urlo di Sofì, chiesero spiegazioni e la ragazza gliele fornì:

  • L’albero Acquar è un albero che fornisce l’acqua agli alberi del bosco, perciò ce ne deve essere uno in ogni bosco o foresta, senza di lui gli alberi normali seccherebbero per mancanza di acqua. Inoltre le radici servono a preparare pozioni per respirare sott’acqua, l’effetto è meno duraturo di quello degli incantesimi, ma dovrebbe bastarci.-

Susan e Leila chiesero ancora:

  • Ma sei sicura che l’albero Acquar ci sia anche in questo bosco? Insomma, questo è solo un sogno.-

  • No ragazze, sono sicura che l’albero ci sia anche qui, venite.- e senza aggiungere altro, fece cenno alle compagne di seguirla.

Sofì si incamminò tra gli alberi con passo deciso, seguita dalle due amiche che si domandavano come facesse l’Elfa dei boschi a sapere dove si trovasse l’albero che le avrebbe aiutate a superare la prova.

Dopo aver camminato per pochi minuti si ritrovarono dinanzi ad un albero stupendo.

L’albero Acquar era un arbusto dal tronco e dai rami sottili, alto poco meno di Sofì, che nel gruppo era la più bassa. Inoltre, per rendere la scena ancor più magica, intorno all’albero si stagliavano otto alberi di maggiori dimensioni e dal corpo intricato che sottolineava quello snello e slanciato di Acquar.

Le ragazze capirono che la disposizione non era casuale, infatti, se si immaginavano delle righe che avessero collegato gli otto alberi tra loro si sarebbe notato che creavano una stella ad otto punte con, esattamente al centro, l’albero Acquar. Tutto ciò, oltre a rappresentare il simbolo della magia, era una stilizzazione dell’universo in cui era immerso il Regno della Luce: al centro, nella sua perfezione, stava il regno con i suoi otto reami rappresentati dagli otto rami maggiori dell’albero Acquar (dal tronco si diramavano altri otto ramoscelli di minori dimensioni, ma le ragazze non ci fecero molta attenzione). Gli otto alberi, ovvero gli otto vertici della stella rappresentavano gli otto pianeti che ruotavano attorno al Regno della Luce, tre cui Saar, o stella di luce, che illuminava il regno grazie alla sua luminosità.

Le foglie dell’alberello erano la parte più straordinaria, assomigliavano ad un involucro trasparente pieno d’acqua che emanava riflessi azzurri e cristallini.

A stargli vicino si percepiva quanta magia ci fosse in quel tronco sottile.

  • Vi chiederete come facevo a sapere dove fosse, è molto semplice: quando ero piccola e non andavo ancora all’accademia di magia, andavo spesso nel bosco vicino a casa con mio padre, un giorno mi separai da lui di nascosto e mi inoltrai tra gli alberi. Mi ritrovai in un luogo esattamente come questo; otto alberi in cerchio e uno, straordinario, al centro.

  • Mi fermai a guardarlo per molto tempo, fino a che mi parve di sentire una voce, non era quella di mio padre, assomigliava ad un fruscio, come il rumore che il vento produce, quando soffia tra i rami degli alberi e accarezza le foglie. Capii che era stato l’albero a parlare e mi aveva detto di avvicinarmi a lui. Dopo che mi fui avvicinata vidi che da un foro nella corteccia stava uscendo un liquido denso e azzurro, la voce frusciante mi disse di prendere la goccia di resina, perché il liquido era resina dell’albero Acquar, e di non separarmi mai da essa; mi sarebbe stata utile per trovare in ogni bosco uno dei suoi fratelli e che se un giorno gli alberi Acquar fossero stati in pericolo, la goccia di resina mi avrebbe suggerito come aiutarli.-

Dopo che Sofì ebbe detto questo infilò una mano nella tasca della sua tracolla ed estrasse una goccia di resina straordinaria, era dello stesso colore delle foglie dell’albero ed emanava gli stessi bagliori, aveva la forma di una lacrima, anche se era grande il triplo di una lacrima normale. Dentro di essa sembravano esserci delle bollicine argentate che volteggiavano leggere.

La lacrima vibrava leggermente, poiché era vicina ad uno dei fratelli del suo creatore.

Susan e Leila erano stupite e meravigliate dalla storia dell’amica, la quale non aveva mai raccontato loro, niente di questa fantastica storia. Avrebbero voluto farle delle domande, ma sapevano che non c’era tempo e così, dopo che Sofì ebbe riposto accuratamente la Lacrima Acquar, si misero a cercare le radici.

Ne estrassero una decina, la quantità minima per creare un infuso che le avrebbe fatte sopravvivere sott’acqua per circa tre ore.

Ci pensò Sofì a preparare la pozione e le altre si stupirono di come si muovesse facilmente ai piedi dell’albero, al quale, loro, mostravano rispetto e sentivano sopra di loro il timore reverenziale ch’egli incuteva. Sofì fece comparire una piccola terrina di terracotta, staccò un paio di foglie acquose e le strizzò sopra la ciotola che si riempì di un liquido fluorescente, come quello che poco prima stava all’interno delle foglie. Infine accese un Fuoco Azzurro, una magia molto semplice che crea un fuoco che non brucia ma ideale per scaldare pozioni magiche, inoltre, una particolarità di quel fuoco è che lo puoi tenere sul palmo della mano senza scottarti. Sofì aspettò che il liquido iniziasse a bollire e ci sbriciolò dentro le radici, l’acqua iniziò a colorarsi di un blu intensissimo.

Le tre ragazze ne bevvero un sorso a testa e tornarono nella radura dove le aspettava la prova.

Susan si tuffò per prima e appurò che la pozione funzionava, poteva respirare benissimo come se si fosse trovata sulla terra ferma.

Mentre nuotavano avevano la percezione di scendere sempre più in profondità e questo le preoccupava leggermente.

Una volta entrate in acqua avevano pensato che il peggio ormai era passato e che sarebbe bastato nuotare un po' per trovare la gemma...come si sbagliavano.

Stavano nuotando velocemente per non sprecare neanche un secondo che la pozione regalava loro, quando sentirono un ruggito. Girarono immediatamente la testa e quello che videro non piacque loro per nulla: dietro di loro c’erano tre tritoni, cioè uomini con la parte inferiore del corpo costituita da una coda che pare quella di un pesce.

Tutti e tre gli inseguitori erano armati di tridenti e guadagnavano velocemente terreno.

Leila provò a creare una barriera che impedisse ai tritoni di passare, ma scoprì con orrore che sott’acqua gli incantesimi non funzionavano, provarono a nuotare più velocemente ma presto si ritrovarono accerchiate. I tritoni agitavano i tridenti contro di loro e quando Leila provò a strapparlo di mano a quello che aveva di fronte, fu colpita alla testa e svenne.

La ninfa riaprì gli occhi poco dopo e si ritrovò accasciata sul fondale di pietra vicino a tre bastoni. Subito le venne un’idea. Prese i tre legni e ne lanciò uno a Susan e uno a Sofì, si stupì del fatto che i bastoni si erano mossi come se non ci fosse l’acqua a bloccarli e che non galleggiassero, ma tutto poteva succedere in un posto del genere.

Le tre ragazze ingaggiarono un combattimento con i tritoni usando i legni come spade. Avevano sempre amato l’arte della spada; spesso, da piccole, si erano trovate al parco per giocare con bastoni simili a quelli che stavano usando. Bastava prenderne uno in mano ed eccole trasformate in cavalieri erranti, pronte a vivere magnifiche avventure. Ma ora era decisamente diverso, i tritoni, grazie ai loro tridenti erano più avvantaggiati, senza contare le punte acuminate e la velocità con la quale li maneggiavano.

Non c’erano stati grossi danni durante la battaglia, a parte per i graffi che un tritone aveva procurato a Susan.

Le ragazze erano decisamente impacciate nei movimenti per via dei vestiti e i legni non erano le armi migliori per un combattimento corpo a corpo.

Leila si basava più che altro su degli affondi, cercando di mettere in difficoltà l’uomo-pesce, al contrario di Sofì che giocava tutto sulla difesa. Susan cercava di tenere il giusto equilibrio tra le due tecniche, ma nemmeno lei ebbe molto successo.

Ad un tratto un potente fragore fece smuovere le acque che si agitarono e sbatterono i combattenti contro le pareti del cunicolo. I tritoni, spaventati, sparirono nuotando rapidi tra le acque, lasciando le ragazze, nuovamente sole, dinanzi ad un nuovo problema.

Una pesante barriera era calata sul cunicolo sbarrando la strada. Era una spessa parete di roccia che ostruiva completamente la strada.

Subito si misero a tastare la fredda roccia, cercando una fessura o una protuberanza che avrebbe potuto aprire un passaggio, ma non c’era niente di niente: era una parete perfettamente liscia e levigata, avevano perso.

Mancava poco allo scadere dell’effetto delle radici e non erano riuscite a trovare la seconda gemma e ormai non sarebbero neanche riuscite a tornare in dietro in tempo. Aveva ragione la mamma di Susan, non sarebbero mai dovute partire per quella prova.

Sconsolate si lasciarono cadere sul fondale e Sofì si sedette su una pietra.

Appena si fu appoggiata ci fu un rumore come se fosse scattato un meccanismo e dalla parete di roccia si staccò un grosso blocco di pietra che rivelò un passaggio.

Vi passarono attraverso velocemente e sbucarono in una specie di stanza sotterranea che, rispetto al resto del cunicolo, presentava solo un sottile strato d’acqua sul pavimento e le ragazze poterono ricominciare a respirare l’aria ricca di ossigeno. Al centro della stanza c’era un’isola, e sullo spiazzo di terra c’era un tavolino con sopra la gemma.

Senza pensarci due volte, salirono sull’isolotto e ripresero fiato.

Dopo che si furono riprese si alzarono e si diressero verso la gemma.

Speravano con tutto il cuore che quella gemma potesse essere presa senza bisogno di usare la magia.

Per una volta la fortuna girò dalla loro parte; toccata la gemma, bastò stringerla per afferrarla.

La gemma l’avevano raggiunta, ma non avevano più fiato per rifare il percorso all’indietro.

Si misero ad ispezionare la stanza alla ricerca di un altro passaggio. Fu Leila a trovare una crepa nella parete nella quale sbucavano delle radici.

  • Se ci sono delle radici vuol dire che qua sopra c’è un albero, e un albero può crescere solo in superficie, queste radici arrivano dal bosco dove si trovano gli stregoni!- enunciò con felicità la ninfa.

Fortunatamente le pietre che formavano la sala erano friabili, e così riuscirono a scavare un buco abbastanza largo per passare. Dovettero scavare per molto tempo, ma riuscirono ad arrivare in superficie.

Infilarono anche la seconda gemma nella bisaccia di Susan e si diressero verso il terzo stregone riflettendo sull’immensa fortuna che avevano avuto.

 

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Eccomi qua, dopo secoli sono tornata cari lettori. Comincio ringraziando tutti coloro che leggono e recensiscono tutti i miei capitoli, grazie mille!



E ora vi chiedo: come vi sembra la storia? Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, il parere dei mie lettori è forse una delle parti più importanti per la stesura di una storia e mi piace ricevere anche recensioni negative perchè, solo riconoscendo i propri errori si può migliorare.



E ora...arrivederci al prossimo capitolo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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