E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.

di SoloSabbiaAlVento
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri? ***
Capitolo 2: *** Preferisco pentirmi degli errori commessi che rimpiangere le occasioni perdute. ***
Capitolo 3: *** Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi. ***



Capitolo 1
*** Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri? ***


 
E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.

             

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte
inciampi nei miei più segreti pensieri?

 
                
Caroline.Lei era sicuramente la ragazza a cui mi fossi interessato di più,per motivi che non riguardassero complotti o semplici piaceri,negli ultimi 1000 anni e anche se a mio sfavore,il mio interesse emotivo nei suoi confronti era diventato,ormai,il mio punto debole. E se qualcuno ne fosse venuto a conoscenza,l’immagine che avevo per anni costruito di me,quella dell’essere immortale di cui tutti hanno e dovrebbero avere paura,cadrebbe,mandando in mille pezzi il lavoro di anni e il sacrificio di molti. Di certo questo non potevo permetterlo,soprattutto quando in giro c’era così tanta gente,a cui di certo non sarebbe dispiaciuto sbarazzarsi di me. Mi guardai attorno. Philip e Gregory erano in piedi accanto alla porta del salone,uno sulla destra e l’altro sulla sinistra,come delle buone guardie,i miei due ultimi ibridi,se ne stavano lì impalati come se niente fosse. Ormai mi era diventato difficile persino fidarmi di loro,nonostante il legame di asservimento. In giro,vedevo solo gente che dopo aver rinunciato ai sogni nel cassetto aveva,ora,come massima aspirazione solo una : togliermi la vita.

-Potete andare ragazzi,riposatevi,domani non dovrete deludermi!- asserì sistemandomi meglio sulla poltrona di pelle nera su cui era accomodato,da ormai 2 ore,a riflettere e rimuginare,domandarmi se quello che stavo per fare mi avrebbe tolto definitivamente ogni minima occasione di apparire migliore agli occhi della bella bionda maniaca del controllo. Probabilmente sarebbe stato così,Caroline mi avrebbe odiato per il resto della mia vita,ed essendo eterno,sarebbe stato un periodo molto lungo e in dolore,considerate le aspettative. I miei due sottomessi abbandonarono la stanza richiudendo la porta alle loro spalle,senza fare il minimo rumore. Fissai per alcuni minuti la fiamma del fuoco bruciare,come eravamo simili. Nessuno poteva avvicinarsi a noi perché eravamo capaci solo di ferire e far del male,eternamente dannato alla solitudine. Il campanello trillò insistente,mi pentì di aver mandato a casa i mie due ‘amici’,che ogni tanto erano utili anche da portieri. Mi diressi verso la porta leggermente scocciato e sbuffante,la spalancai in preda ad un attacco d’ira,odiavo essere interrotto,e chi mi stava intorno lo sapeva bene. La rabbia volo via appena i miei occhi si scontrarono con quelli color miele della fanciulla,inzuppata,che avevo davanti. Non mi ero accorto che fuori si era scatenato un acquazzone. La ragazzina tremante si strinse nella giacca e rabbrividì due o tre volte prima di incominciare a parlare.

-Mi dispiace disturbarla,ma mi sono persa e fa freddo e piove e..- la fermai posandole un dito sulle labbra. –Ho capito,fa come se fossi a casa tua.- dissi sorridendole famelico. Era così piccola che temevo che se fosse rimasta sotto l’intemperie ancora per un secondo non avrebbe superato la notte. Mi ringraziò con un sorriso enorme,il primo sorriso di gratitudine che ricevevo da molto tempo. Mi spostai su un lato per permetterle il passaggio e allora sentì il suo profumo di lavanda invadermi le narici. Mi ricordava quando ero ancora umano,amavo l’odore dei fiori e i loro colori. Quando diventi immortale e vivi per 1000 anni finisci con lo stancarti persino di te stesso. Richiusi la porta mentre lei tremava per l’ennesima volta. Alla luce della stanza riuscì a scorgere meglio il suo volto,la pelle pallida,per via del tempo passato al freddo,gli occhi gonfi e rossi,evidenti segni di chi ha pianto a lungo recentemente,e un espressione triste e dura allo stesso tempo,di chi combatte contro le proprie emozioni. -Dovresti liberarti di quei vestiti,finirai per ammalarti.-dissi con tono paterno. –Al piano di sopra,nella vecchia stanza di mia sorella potrai sicuramente trovare qualcosa.-Mi sorrise ancora una volta. –Grazie.-

Tornò poco dopo,decisamente più asciutta di prima,il colorito pallido e i segni del pianto erano svaniti,lasciando spazio ad una ragazzina sorridente dagli occhi color miele e i capelli rosso fuoco legati in una lunga coda di cavallo. –Ho usato il bagno per farmi una doccia calda,stavo morendo di freddo.- disse affiancandosi al caminetto. –Non preoccuparti. Come ti chiami?- le domandai porgendole una tazza di caffè bollente. –Flame.- sussurrò fissando il liquido scuro. –Flame- ripetei io assaporando ogni singola sillaba. Significava ‘fiamma’,probabilmente il suo nome era dovuto al colore dei suo capelli. –Potresti dirmi perché ti trovavi sotto un temporale?- la guardai mentre prendeva un sorso dalla sua tazza d caffè. –Sono scappata.- la guardai allarmato e non appena se ne accorse si affrettò a continuare –Dopo la morte dei miei genitori,i miei zii mi hanno rinchiuso in un colleggio a Richmond. Non volevo stare lì,vivere in mezzo a persone che sembrano esistere solo per rovinarti la vita è orribile,credimi.- sospirò come se raccontarlo le facesse male. –Ti credo- alzò gli occhi per controllare che non la stessi prendendo in giro,e dopo essersene assicurata continuò –Così sono scappata. Ho preso il primo autobus e ho aspettato l’ultima fermata per scendere. Ho camminato per alcune miglia dopodiché ha iniziato a piovere e la tua è stata la prima casa che ho visto. – terminò con l’ennesimo sospiro. –Quanti anni hai?- domandai curioso di conoscere di più della sua storia. -17.- Posò la tazza di caffè,ormai vuota, sul tavolino e poi si accomodò sulla poltrona accanto alla mia. –Non voglio tornare in collegio. So che dovrei soltanto aspettare un altro anno e poi sarei libera,ma non c’è la faccio! So che non sembra così terribile,ma lo è. Dopo la morte dei miei genitori l’unica cosa che volevo era poter stare accanto alla mia famiglia e invece loro mi hanno sbattuta in quel posto,rendendo ogni  giorno della mia vita un inferno.- sembrava distrutta. In quelle sue parole riuscivo a vederci un po’ di me,nel momento in cui avrei voluto la mia famiglia accanto loro avevano cercato di uccidermi,potevo capirla meglio di chiunque altro. –Tranquilla,non permetterò a nessuno di riportatrici.- Mi sorrise. Ancora. 

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Capitolo 2
*** Preferisco pentirmi degli errori commessi che rimpiangere le occasioni perdute. ***


E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.
 

Preferisco pentirmi degli errori commessi
che rimpiangere le occasioni perdute.


Pov Klaus
Flame era andata a dormire, e io ormai non avevo altro che i rimorsi e la preoccupazione per quello che avrei fatto il giorno seguente. Sapevo che ero ancora in tempo per fermare tutto ma ormai era deciso,Caroline mi avrebbe odiato e nessuno avrebbe più potuto farle del male per fare un torto a me. Saremmo stati tutti meglio,almeno lo speravo.

Pov Flame
Klaus era stato così gentile da ospitarmi in casa sua e fidarsi di me,ma quello che non poteva sapere era che io sapevo tutto di lui,ed ero lì per un motivo,una missione,che avrei portato a termine a costo della mia stessa vita. Aprì l’armadio,in cui avevo riposto la mia borsa,e la tirai fuori posandola sul letto. Ci frugai per qualche minuto all’interno e poi finalmente trovai quello che stavo cercando: la boccetta d’ acqua diluita con la verbena. Il liquido giallastro risplendeva alla luce della stanza e dentro ci vedevo riflessi i miei occhi,chiari,color ambra,come quelli di mia madre. Le lacrime iniziarono a scorrere,rovinosamente,sulle guance senza che potessi controllarle. Chi aveva ucciso i miei genitori avrebbe avuto presto quello che meritava. Svitai il tappo della boccetta e lasciai scorrere il liquido acido giù per la gola,incurante del fatto che avesse un sapore raccapricciante,gettai la boccetta vuota nella borsa. Toc toc! Mi voltai verso la porta.
-Sono Klaus,dormi?- era inutile mentire,poteva sentire ogni mio movimento non c’avrebbe messo molto a capire che non ero nel mondo dei sogni. Sbattei la borsa in fondo all’armadio e mi affrettai ad aprire la porta. –No.-. Sembrava sorpreso dal fatto che non stessi dormendo,forse non stava ascoltando con i suoi supersensi. –Volevo assicurarmi che non ti mancasse nulla. Una coperta,un cuscino in più,qualsiasi cosa! – disse lui leggermente insicuro. Wow,l’essere immortale che faceva il timido. –No,grazie. Non mi serve altro.- sorrisi sinceramente. Annui impercettibilmente e poi fece per voltarsi e andare via ma si fermò di colpo. –Qualcosa non va?- chiesi allarmata dalla sua espressione corrucciata. Silenzio per qualche minuto. –Non riesci a dormire?- mi chiese serio,per la prima volta quella sera. –Veramente non c’ho ancora provato,ma vedrai che mi adatterò.- risposi cercando di rassicurarlo. –Quindi non hai preso nessuna tisana alle erbe,vero?- . Dannazione! Lui era per metà lupo mannaro,stava avvertendo l’odore della verbena nella stanza. Dovevo inventarmi qualcosa! –No. Ma ne ho un po’ nella borsa,se ti servisse non esitare a chiederla!- sospirai applaudendomi mentalmente per quell’improvvisazione. La sua espressione dura sembrò addolcirsi per un attimo,ma non del tutto. –Buonanotte,Flame.- pronunciò quelle parole con una freddezza tale che rabbrividì mentalmente. Si voltò e sparì nell’oscurità del corridoio,prima che potessi pronunciare parola.
Ero ancora turbata dal pensiero della notte scorsa,probabilmente ora Klaus non si sarebbe fidato più di me. Ed era un bel problema considerati i miei piani. Scesi le scale con passo felpato,sperando che non mi sentisse nessuno. Attraversai il salone e vidi,attraverso la porta a vetri,Klaus seduto sulla sua poltrona nera,completamente immerso nei suoi pensieri. –Klaus?- lo chiamai entrando nel salotto. Si voltò e come se non avesse intenzione di prendermi in considerazione ritornò alla sua posizione originale.

Pov Klaus
Non mi importava se avesse della verbena,e non me ne curavo minimamente,l’unico mio pensiero era Caroline. La fiducia che ero riuscito a instaurare in quell’anno,lo stesso giorno,si sarebbe frantumata mandando in mille pezzi l’unica parte buona che lei era in grado di farmi vedere. Strinsi i pugni,dovevo soltanto fare una telefonata e poi tutto sarebbe finito. Sarei ritornato solo,ancora. Flame si posiziono davanti a me,e dopo avermi lanciato un’occhiataccia parlò. –Che hai? – l’aria seria e preoccupata. Sentivo di non potermi fidare,ma ero praticamente disperato. –Sto per fare la cosa più stupida che io potessi fare.- mi guardò corrucciata. –Se è così stupida,e lo sai,allora non farla!- suggerì lei fissandomi con l’aria di chi è troppo sicura di sé. Mi alzai di scatto,ponendo fine alla distanza che ci separa. –Non posso. Devo farlo!- mormorai a qualche centimetro dal suo naso. –Qualcuno ti sta obbligando?- domandò lei respirando lentamente. –No.- ammisi fissandola negli occhi. –Non so cosa tu stia per fare,ma dovresti farlo se qualcuno ti stesse minacciando o cose varie. Ma se è una tua scelta,non è un obbligo. Sei libero di prendere una decisione. Dovere e volere sono due cose ben diverse.- per un attimo desiderai poter darle ragione e non dover fare nulla,ma poi ricordai il dolore che Caroline avrebbe potuto provare se qualcuno l’avesse usata per arrivare a me. –Mi dispiace.-le sussurrai prima di lasciare la casa.

Pov Flame
Quando entravano in gioco i sentimenti,Klaus era particolarmente debole. E se era così turbato da quello che stava per fare,di certo non doveva essere una passeggiata al mare. –Klaus,posso venire con te?-gli domandai seguendo sul viale. –Non oggi.-mormorò lui apatico,mentre si dirigeva verso lo sportello della sua auto. –Fermati!- li bloccai la portiera e lui mi guardò di traverso. Sospirai rumorosamente,stremata dalla corsa che avevo dovuto fare per arrivare li prima di lui. –Io non so niente di te!- bugia! –Ma se c’è una cosa che so è che le persone si piegano facilmente ai sentimenti e alle emozioni,credimi molto spesso lo faccio anch’io. L’emozioni rendono deboli,soprattutto la paura!- ansimai –E molto ci spingono a fare cose che non vorremo,di cui ci pentiamo sempre!-. Mi prese per un polso e mi spinse via. –Io non sono debole!-urlò prima di scomparire nel nulla.
Mi guardai intorno,non c’era più traccia dell’ibrido dagli occhi blu-cenere. Rientrai di corsa in casa,magari nella sua stanza c’era qualcosa che poteva dirmi dove fosse diretto. Mentre attraversavo il salone sentì qualcosa vibrare insistentemente,un cellulare! Entrai nel salone e vidi un telefono posato sul tavolino accanto alla poltrona dove pochi minuti prima Klaus era occupato a rimuginare. Qualcuno stava cercando Klaus. Un numero sconosciuto. Premetti sul tasto verde e una voce metallica inizio a parlare. –Klaus? Io e Philip siamo già qui? Dove sei? Possiamo agire? Lo sceriffo Forbes è appena entrato nell’edificio,dicci quando possiamo ucciderlo!- iniziai a sudare freddo –Pronto? Klaus?!- scaraventai il cellulare per terra e mi misi a correre più veloce che potevo. Klaus volevo uccidere lo sceriffo? Perché? In pochi minuti percorsi tutta la radura che separava la tenuta di Klaus dal centro della città. Mi guardai intorno. C’era troppa gente,come potevo riconoscere i complici di Klaus? Il palazzo del municipio,sede della polizia locale,era dall’altra parte della strada e all’entrata due uomini,spazientiti,sembravano aspettare qualcuno. Molto probabilmente erano loro,possibile che fossi arrivata prima di Klaus? Magari c’aveva ripensato. O magari aveva deciso di fare tutto con le sue mani,lasciando i suoi uomini come guardia. Troppi magari e poche certezze,dovevo agire ed impedirli di fare qualcosa di stupido! Perché? Perché se una persona normale fosse a conoscenza di un omicidio,da persona normale,farebbe il possibile per impedirlo,e io sono una persona normale,o forse voglio solo che Klaus dopo pentendosi del suo gesto non faccia una strage,in cui ci sono anch’io. Attraversai la strada e mi diressi verso il retro dell’antico edificio che fungeva da municipio. Spalancai la porta di servizio e iniziai a esaminare il corridoio in creca di chissà cosa. Sentì qualcuno urlare,una donna! Non era lontana da lì,aprì tutte le porte che c’erano nel corridoio,una ad una. Finchè non fu palese che ormai era troppo tardi. Klaus era in piedi con gli occhi velati dalle lacrime e l’espressione afflitta. Ai suoi piedi il corpo,ormai senza vita,di una donna dai capelli corti e biondi,in divisa. Lo sceriffo,probabilmente. Lo sguardo di Klaus passò dal corpo esanime della donna a me. Gemetti vedendo la disperazione nei suoi occhi,sapeva di aver fatto qualcosa di orribile di cui si sarebbe pentito per il resto dei suoi giorni.

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Capitolo 3
*** Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi. ***


E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore.
 

Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti;
amare profondamente ci rende coraggiosi.

 
Pov Klaus
Lei era lì,gli occhi velati dalle lacrime e le labbra serrate. Ora anche lei conosceva il mostro che ero. Stringeva i pugni e fissava il corpo,senza vita,ai miei piedi. Non riuscivo a capire se fosse arrabbiata o delusa. O entrambe. Ormai avevo messo fine al mio lato buono,alla minima possibilità che poteva avere di essere vicino a Caroline. Come avrei fatto ad affrontarla? Come sarei riuscito a guardarla negli occhi,dopo aver visto quelli di sua madre chiudersi per l’ultima volta,per mano mia?
Pov Flame
Che diamine aveva fatto? Perché? Non riuscivo ad alzare gli occhi,sapevo che avrei incontrato i suoi. Gli occhi di un assassino. Sentivo il suo sguardo su di me,pesante come un macigno. Volevo scappare,avevo paura. E se mi avesse uccisa perché ero una testimone? Sarebbe stato in grado di farlo,dopo avermi ospitato in casa sua e trattato come una sorella? Possibile. Il silenzio si imponeva nella stanza. Perché non arrivava nessuno? Eravamo in una centrale di polizia,dove era stato appena compiuto un omicidio,possibile che nessuno si fosse accorto di niente? Presi un respiro profondo,e dopo aver raccolto tutto il coraggio che avevo in corpo,voltai le spalle a Klaus e mi diressi verso l’uscita,con le gambe che tremavano e le lacrime trattenute a stento.
La piazza era colma di gente,ognuno per i fatti propri. Chissà se qualcuno di loro conosceva lo sceriffo. Chissà se uno di loro avrebbe pianto per lei. Era tutta opera del mio benefattore. L’uomo che mi aveva strappato dal freddo e dalla pioggia aveva tolto la vita ad una persona. Per quale motivo? Mi premeva scoprirlo,ora più che mai. Mi guardai intorno,c’era un pub,dall’altra parte della strada. Sembrava il luogo adatto dove affogare i propri segreti e le proprie paure,nell’alcool.
Mi accomodai su uno sgabello del bancone,portai le mani alla testa,in un gesto di disperazione. –Cosa posso servirle?- una voce maschile richiedeva la mia attenzione. Alzai gli occhi verso l’uomo che aveva parlato. Era di fronte a me,dietro il bancone. Capelli biondo-cenere e gli occhi simili al colore del mare. Scoppiai a ridere. –Sai,ero venuta qui per bere,ma mi sono appena ricordata che sono astemia. – mi derisi per la mia ignoranza. Mi passai una mano tra i capelli rossastri,mi veniva da piangere. –Stai bene?- domandò il ragazzo,che secondo il cartellino sul suo petto,si chiamava Matt. Lo guardai negli occhi,ero brava a capire la gente da quello che vedevo nei loro occhi. Nei suoi ci vedevo : rabbia,paura,rancore e solitudine. Non avevo certo bisogno di altri problemi. –Si.- risposi apatica. Saltai giù dallo sgabello e mi diressi verso l’uscita. Come rovinarsi una bella giornata. Appena fuori dal pub notai che del cielo chiaro e senza nuvole,che c’era pochi minuti prima,non era rimasto niente. Solo un grigiore offuscato e un vento troppo impavido. Tutti correvano per rifugiarsi,sembrava che stesse per arrivare una tempesta. Ma conoscevo troppo bene l’odore della pioggia,e poteva sopraggiungere di tutto quel giorno ma non sarebbe caduta una goccia. La piazza,ora,era desolata e spenta. Stava succedendo qualcosa di strano e non riguardava di certo il meteo.
Camminai per circa 10 miglia,poi finalmente intravidi il vialetto della villa di Klaus. Il cielo si faceva sempre più scuro e terso. La porta era aperta,come l’avevo lasciata,Klaus non era in casa,ne era mai tornato. Salii in camera mia e dopo aver recuperato la borsa mi affrettai a scendere le scale. Gli occhi di Klaus si posarono su di me non appena i suoi piedi toccarono il tappeto persiano sistemato,con cura,sul pavimento della sala d’ingresso. –Andavi da qualche parte?- parlò lui con aria seria e distaccata. Di certo non era il Klaus della sera prima,quello che mi aveva ospitata in casa sua,senza fare troppe domande. Era il mostro che aveva ucciso lo sceriffo,senza alcuna pietà. Gli occhi vuoti e privi di qualsiasi emozione umana. Rimasi in silenzio. Non meritava le mie parole. Si avvicinò e puntò i suoi occhi nei miei. –Hai paura?- sentenziò,la voce dura,con una leggera sfumatura di speranza. –Dovrei averne?- mormorai spingendo le unghie contro il palmo della mano. Dovevo concentrarmi su quel dolore per non sputargli in faccia o prenderlo a sberle. –Non ti farei mai del male.- sussurrò lui sembrando,per un attimo,tornare quello della sera prima. –Come non hai fatto del male a quella donna?!- la voce colma di rabbia e delusione. –Perché?- mormorai implorandolo. Scosse il capo interrompendo il collegamento dei nostri sguardi.  –Klaus!. – abbassò la testa come se pensasse che non fosse degno dei miei occhi. Gli afferrai il volto e lo costrinsi a guardarmi. –Dammi una sola ragione per non correre via e pensare per il resto della mia vita che tu sia solo un mostro.- silenzio. –Ti prego.- lo implorai. Passarono pochi istanti e poi mollai la presa sul suo volto e dopo esserli passata accanto mi diressi verso la porta.
-Caroline è l’unica donna che è riuscita a vedere un lato buono in me,anche quando io stesso credevo che non ci fosse. Purtroppo per lei,sono schiavo dei miei sentimenti,che mi hanno portato ad innamorarmi di lei. Sarei disposto a qualsiasi cosa per lei. Per questo l’ho fatto. Questi miei sentimenti sono solo un punto debole! Potrebbero usarli contro di me! E solo il pensiero che qualcuno possa fare del male a Caroline per arrivare a me,mi distrugge. Per questo dovevo far in modo che lei mi odiasse! Così non sarebbe più stato un problema,nessuno le avrebbe più potuto fare del male,perché tutti dovevano pensare che dopo aver ucciso sua madre non me ne importava più niente di lei. Ma la verità e che io sono un mostro ed è meglio che tu vada,prima che possa fare del male anche a te.- sussurrò in preda ai rimorsi. Forse non era un mostro,forse era solo un buon uomo sulla strada sbagliata. Io non ero lì per lui. Ma qualcosa mi diceva che dovevo riportarlo sulla strada giusta. Forse era pietà,compassione. O qualcosa di più.

 

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