Aria, acqua, terra, fuoco.

di agata74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il vento trasporta voci lontane ***
Capitolo 2: *** Uno specchio d'acqua in cui annegare.... ***
Capitolo 3: *** Quale seme germoglierà? ***
Capitolo 4: *** Sotto la cenere... ***



Capitolo 1
*** Il vento trasporta voci lontane ***


A Tina e Marisa curiose di leggere...
A Frency70 che, con grande gentilezza e sollecitudine, si è impegnata ad accompagnarmi in questa avventura, con i suoi suggermenti, le sue correzioni e, soprattutto il suo incoraggiamento. Grazie.

Vorrei accompagnarti nei tuoi sogni
sorridere al tuo risveglio.
Sarò la tua gioia ed il tuo tormento
la tua quiete ed il tuo vento

 

Il soffio del vento trasporta voci lontane




Non era come Ana lo aveva immaginato, quel posto era ancora piu' bello.
《Non posso crederci Kate, come diavolo ho potuto farmi convincere?》 La voce di Anastasia era ormai tra il piagnucoloso e l'isterico. Per tutto il tragitto in macchina non aveva fatto altro che millantare sicurezza e fiducia in se stessa. Ovviamente ne' Kate, ne' Ethan se l'erano bevuta.
Giunti nelle vicinanze di Bellevue, aveva cominciato a sentire il peso di ciò che stava per fare.
Era sul punto di incontrare il leone sul suo territorio di caccia e lo stava per fare su tacchi a spillo e in abito da sera.
I suoi più cari amici erano in ansia per lei. Lo sapeva e la cosa non le piaceva per niente. Un conto era che la situazione fosse fonte di stress per lei, ma non voleva far stare male anche loro.
Ethan e Kate erano, ormai da tanto tempo, la famiglia che non aveva mai avuto accanto. Su di loro aveva imparato a fare affidamento. Condividevano gioie e dolori, come solo i fratelli ti consentono di fare. Nessuna recriminazione, nessun giudizio, ma solo complicità vera e profonda. Erano i sentimenti con cui Ana aveva imparato ad affrontare la vita, non era più sola. Perciò doveva trovare un modo per superare la serata. Non sarebbe stato facile, lo sapeva.
Scesero dalla macchina e, in sincrono, le due ragazze fecero un profondo respiro,  come a dire "ci siamo, inizia lo spettacolo". Avevano l'aria di ballerine pronte a fare il loro ingresso sul palcoscenico su cui il cigno danza prima di morire....
Guardandole, il dolce Ethan, alzò platealmente gli occhi al cielo. Erano bellissime. Diverse nell'aspetto, simili nel cuore.
Kate indossava un aderente abito dai colori sgargianti. Mille sfumature di rosso fasciavano le sue curve mozzafiato. Molte teste si voltavano al suo passaggio! Sempre!
Ana, dalla bellezza meno consapevole e, per questo, ancora più attraente, era vestita di seta. Il suo abito grigio perla era morbido, scendeva da un taglio sotto il seno a coprirla con grazia. Seppure morbido, l'abito riusciva a mostrare la sua sinuosa figura.
La festa a casa Grey era l'evento che ne anticipava altri, che si sarebbero svolti durante i mesi estivi in tutta Seattle. Si trattava di un esclusivo ballo di beneficenza, il cui ricavato sarebbe stato devoluto in favore di un programma che dava sostegno a madri sole e con problemi di droga, si chiamava "Affrontiamolo insieme".
I Grey erano particolarmente vicini all'associazione. Avevano dovuto affrontare le terribili conseguenze delle violenze subite dal loro figlio, quando questi era ancora un bambino indifeso e viveva con la madre naturale, prima che loro lo adottassero.
La casa sembrava uscita dalle pagine di una favola per bambini, musica, luci, sfarzo. All'esterno fiaccole accese lungo il viale illuminavano il percorso. Gli alberi e le siepi del giardino erano stati decorati con lucine bianche, che conferivano al luogo un'aura incantata.
Si poteva immaginare che da un momento all'altro Cenerentola percorresse lo scalone esterno, spinta a fuggire da dodici sordi rintocchi, lasciando dietro di sé un costernato principe difronte ad una brillante scarpetta.
Anastasia indugio', con un sorriso tirato, su quel pensiero. Anche lei era fuggita all'imprvviso, ma non a causa dei dodici magici rintocchi, bensì per sei brucianti sferzate di cintura sul suo fondo schiena.
Il dolore fisico era sparito, certo, ma quello dell'anima era ancora presente, vivo, pulsante. Quel dolore aveva schiuso le porte alla paura, aveva messo in luce un anfratto buio della sua anima, che non pensava di dover affrontare mai più. 
Ma non poteva pensarci, poiché aveva ben altra battaglia che l'attendeva. I suoi dolorosi ricordi avrebbero avuto un'altra occasione per riaffacciarsi alla sua mente.
Quando in passato aveva immaginato di partecipare a quella festa pensava che sarebbe entrata in un mondo meraviglioso, diverso dal suo, che era fatto di normalità. Avrebbe affrontato quell'universo parallelo al fianco di un uomo magnifico, che con delicata fermezza le avrebbe cinto i fianchi, accompagnandola in quel mondo.
Ma anche nel sogno tutto le era parso oltremodo irreale. Ora ne era consapevole, era totalmente irreale e assurdo.
Trovarsi lì era sbagliato. Avrebbe dovuto andare via, anziché procedere sul tappeto srotolato per facilitarle il cammino. Verso cosa? Verso chi? Lontano da chi?
Il loro capo aveva praticamente imposto a Kate e a lei di partecipare a quella festa. Il Seattle Times, per cui lavoravano, era il giornale che aveva ottenuto l'ambita esclusiva per l'evento benefico e mondano dell'anno. Le donne e gli uomini più in vista della città sarebbero stati presenti e il direttore del giornale stava loro col fiato sul collo da un mese.
Anastasia capiva la necessità che fosse presente Kate, giovane astro nascente del giornalismo della città, che avrebbe intervistato gli ospiti e scritto l'articolo, ma lei? Cosa ci faceva lì, dal momento che il suo settore, arte e letteratura non era particolarmente coinvolto? A meno che le varie starlette di turno non si fossero date alle letture impegnate, senza che il mondo se ne fosse accorto però!
Le era stato detto che lei avrebbe dovuto intervistare il noto pittore Trouton. L'artista aveva donato alcune delle sue tele per l'asta di beneficenza della serata. Anastasia era felice dell'opportunità, ma temeva che dietro a quella curiosa coincidenza ci fosse un abile burattinaio, che muoveva i fili con spregiudicata sapienza.
Kate rivolse subito alcune domande ai padroni di casa e, con grande attenzione, sistemò le altre interviste per dopo cena e durante il ballo. Si sarebbero svolte come amichevoli scambi di impressioni. Niente di più falso. Lei avrebbe cercato e trovato il suo scoop.
Nonostante i tentativi di sottrarsi al supplizio, ad uno di quei sontuosi tavoli, coperti da morbida stoffa color lavanda, c'era ormai seduta anche Ana....
La stessa stoffa, ma di una tonalita' piu' scura, ricopriva anche le eleganti sedie. Al centro di ciascuno di quei palcoscenici, su cui da li' a poco deliziose pietanze avrebbero meravigliato le papille gustative dei numerosi ospiti, erano disposti candelabri da cui scendevano delicate ghirlande, raggi inattesi, verso ciascuno dei commensali.
La musica ammantava, come bruma leggera l'interno della struttura, che ospitava i tavoli, e si diffondeva tutt'intorno.
Certe volte il soffio del vento trasporta voci lontane e cosi', ancor prima che i suoi occhi lo scorgessero tra gli ospiti, il vento lo porto' da lei.
Com'era possibile che dopo tutto il tempo trascorso, gli eventi accaduti, Ana potesse ancora percepire la sua vicinanza in modo così profondo?
D'altronde lui glielo aveva detto "Sarò la tua quiete ed il tuo vento".
Quel vento, ormai da tempo, si era fatto tempesta nel suo cuore.
Si voltò verso l'origine di quel soffio. I suoi occhi, attirati da quel richiamo mai dimenticato, seppero esattamente dove trovare quelli di Christian.
Solo ai loro occhi avrebbe concesso quell'istante di intimo incontro.
Notando il cambiamento della sua espressione e seguendo la direzione dello sguardo di Ana, anche Kate lo vide avvicinarsi. Ana Sentiva sull'amica il peso della sua stessa ansia. "Oh no, ti prego Kate la mia da sola riempirebbe un cargo!" pensò con impeto, sperando che Kate riuscisse a percepire i suoi pensieri. A volte ci riusciva!
Anche Ethan, che sedeva al suo fianco, si irrigidi'. Cerco' con tutte le sue forze di nasconderlo, ma falli' miseramente.
Il suo istinto si mise in allerta, "il predatore si avvicinava". La preda ora era sotto la sua custodia e Ithan, come un perfetto guardia caccia, non avrebbe permesso al predatore di farle del male....
Guardia caccia, preda e predatore...... e la festa divenne giungla.
Come sempre lo stile di Christian era impeccabile. Incredibilmente bello nel suo smoking, appariva perfetto a chiunque lo vedesse. Appariva, certo, perché perfetto, Ana lo aveva scoperto, non lo era.
Possedeva un innato senso dello stile, che lo rendeva affascinante e che, nello stesso tempo metteva in soggezione. Tutti a quel tavolo, chi per un motivo chi per un altro, erano schiacciati dalla sua ingombrante vicinanza. Era sempre così, in sua presenza tutto il resto veniva eclissato. Un bagliore improvviso che cancella le ombre.
《Buona sera, signore e signori》 esordi' Christian appena fu di fianco al loro tavolo.
Rivolse un cenno educato a ciascuno dei presenti, ma fra tutti scelse proprio Ana come referente del suo saluto.
"Che simpatico figlio di puttana!" Penso' lei con un sorriso tirato. Ma non gli avrebbe concesso nulla, nemmeno un tacito rimprovero.
Anzi, fu proprio lei a rispondere per prima:《 Buona sera Christian, come stai?》 Chiese con finta tranquillita'.
Stava battagliando su due fronti: tenere a bada Christian e rassicurare Ethan e Kate. Sarebbe stata una lunga serata! I suoi amici dovevano recepire il messaggio "se io sono tranquilla, dovete esserlo anche voi". Lo avrebbero fatto?
Lo sperava con tutto il cuore. Lo sperava con lo stomaco, che in quel momento stava facendo un'escursione vicino ai suoi piedi.
Gli altri risposero al saluto con un affettato sorriso di circostanza. "Bene, bravi! Ora vediamo di continuare così" pensò ancora Ana.
Nel rispondergli non potè non guardarlo ed i suoi occhi non poterono non incatenarsi a quelli di lui.
Fu solo per un istante. Quanto può durare un istante? Un frullo d'ali? Un soffio nel vento? Quello fu lunghissimo.
"Sono solo i suoi occhi, non è lui", si ripeteva. "Non è lui che mi sta stringendo tra le braccia, togliendomi il respiro. Sono io che gli sto dando questa possibilità". Ormai i suoi pensieri erano un turbine.
Nessun cedimento nella muraglia che cingeva il suo cuore. Mai più breccie avrebbero offerto il passo al dolore.
Doveva smettere subito, Ana lo sapeva.
Se solo avesse allungato la mano lo avrebbe ripreso. Sarebbe stato facile. Era scritto in quegli occhi grigi, che le stavano offrendo, ancora una volta, una muta resa.
Ancora una volta, continuò a combatterlo. Ancora una volta vinse. Ancora una volta, lui non si sarebbe arreso.
《Bene, grazie Anastasia. Felice di rivederti a questa festa dopo.....tutto il tempo trascorso》 Le rispose, indugiando sull'ultima parte della frase, guardandola senza staccare gli occhi dai suoi, senza curarsi di apparire scortese con gli altri.
Le persone intorno a quel tavolo erano, per lui, parte dell'addobbo.
Mentre parlava, il fuoco scorreva negli occhi di quell'uomo consumato dal desiderio per la donna che lo stava sfidando, ancora....
No, non si sarebbe arreso. Stava riorganizzando la sua linea di attacco.
In quel breve momento, che occorse ad Ana per rispondere a quel saluto velato di impudenza, come in un flashback degno dell'omerico Ulisse davanti ai Feaci, tornarono nella mente, nell'anima, nel ventre tutti gli eventi che l'avevano condotta là dove si trovava.
Era trascorso molto tempo da quando i loro sguardi erano incatenati non in una disputa silente e dolorosa, ma in una dolce promessa d'amore.





A chi leggerà.
Grazie per essere arrivati fin qua!
Spero che il primo capitolo della storia, che vorrei raccontare, vi sia piaciuto, se così non fosse vi prego di farmi sapere se c'è qualcosa che posso fare per migliorare nei prossimi....
Un abbraccio
Agata74
 

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Capitolo 2
*** Uno specchio d'acqua in cui annegare.... ***


Se nel tuo mare annegassi non vorrei aiuto alcuno
Se un sole nemico mi combattesse alla tua fonte troverei ristoro
Tu specchio d'acqua ed io Narciso, in te felice mi perderei  
 


 Christian aveva atteso con trepidazione di partecipare a quella festa, come non gli era mai capitato da quando i suoi genitori l'avevano organizzata per la prima volta. Anzi, nella sua vita da adulto non gli era mai capitato di trepidare per qualcosa, nemmeno per affari da milioni di dollari...
Gli ospiti cominciarono ad arrivare sempre più numerosi e, finalmente, giunse al cancello l'auto di Kate, su cui c'era anche Ana.
"Croce e delizia della mia esistenza" pensò Christian, con la punta di quella spada, ormai sempre più conficcata nel cuore, pronta e trapassarlo, nel momento in cui i suoi occhi avessero incontrato quelli di lei, che altera e spietata avrebbe distolto i propri. Nonostante ciò lui l'avrebbe guardata con lo stesso desiderio che prova l'assetato di fronte ad una sorgente, come se lei fosse stata acqua nel deserto, in cui ormai lui arrancava in cerca di ristoro. Lei era la sua acqua, la sua salvezza, senza sarebbe morto.
Christian sapeva che nonostante la prospettiva di incontrarlo la mettesse in ansia, Ana avrebbe fatto la scelta più corretta, avrebbe preso parte a quella festa. Forte di questa consapevolezza aveva fatto pressioni al Seattle Times, ricorrendo a tutti i canali a sua disposizione, ed erano tanti, affinché Ana avesse un motivo importante per partecipare all'evento. Era sicuro che in nessun altro caso loro due avrebbero potuto trovarsi nello stesso luogo, dal momento che in più occasioni Ana aveva fatto in modo di non lasciarsi avvicinare. Ora finalmente avrebbe potuto guardarla senza stratagemmi, nessun vetro oscurato si sarebbe frapposto tra i suoi occhi e la vista di lei.
La seguì con lo sguardo da quando aveva cominciato a percorrere il viale del giardino e, come fanno quelli di un falco con l'indifeso coniglio, i suoi occhi non la lasciarono neanche per un istante. Ma Anastasia non era una preda indifesa, glielo aveva dimostrato più e più volte. Aveva imparato a resistere ai suoi attacchi, dissimulava le sue mosse, cambiava strategia, riusciva a sfuggirgli sempre. No, Anastasia era il predatore, lui la sua preda, rimasta intrappolata nelle maglie del rifiuto e dell'assenza di lei.
Le luci, che rischiaravano il giardino, creavano ombre che sembrava volessero accarezzare quel corpo meraviglioso, che lui tanto bramava. Si sarebbe fatto ombra se avesse potuto sfiorarlo ancora. Quelle stesse luci accendevano mille riflessi tra i suoi meravigliosi capelli, che si lasciavano accarezzare dalla leggera brezza marina, che sapeva di sale e di cose lontane. Christian immaginava le proprie mani perdersi tra quei fili di seta, li vedeva attorcigliati al polso, tirati per aprire un varco alle labbra, che audaci avrebbero percorso quella sensuale curva che risaliva dalla spalla al delicato orecchio di Ana.
La osservava mentre in compagnia di Kate ed Ethan si muoveva con calma, forse con ansia, tra gli ospiti del ricevimento, era evidente che si sentiva fuori posto. "Che sciocchezza", pensò Christian con stizza. Quello era il suo posto. Ana era fatta per stare al centro dell'attenzione. I suoi modi spontaneamente raffinati, quel suo charme naturale unito ad una bellezza disarmante, priva di qualsiasi forzatura, facevano di lei l'oggetto dello sguardo di molte donne e di tutti gli uomini presenti. Christian lo sapeva e non poteva impedirsi di fremere all'idea. Avrebbe voluto incenerire con uno dei suoi sguardi assassini gli uomini che osavano ammirare Ana, ma non ne aveva il diritto, lei non era sua, non più ormai. "Altra enorme sciocchezza" si disse ancora e, come sempre, al pensiero che lei non gli appartenesse più si sentì perso, perciò si mosse per ridurre la distanza. Quella fisica, almeno per la durata della festa, non sarebbe stata una distanza eccessiva. Appena i tre amici si furono seduti, Christian cominciò la sua manovra di avvicinamento. Sapeva che tra lui ed Ana, quella sera, si sarebbe svolta una silenziosa battaglia, che non era più intenzionato a perdere.
Non era l'orgoglio a spingerlo, era il bisogno di lei. Un bisogno che lo stava logorando nel profondo e che si faceva sempre più grande, soprattutto dal momento che sapeva di essere la causa del proprio tormento. "Chi è causa del suo mal pianga se stesso" si ripeté Christian per l'ennesima volta. Mai saggezza antica gli sembrò più appropriata. Quanto aveva pianto? Quanto ancora avrebbe pianto? Era stata colpa sua se Ana se ne era andata, anzi era fuggita lontano da lui.
Le parole con cui era uscita dalla stanza rossa gli risuonarono nella testa ancora una volta, come sempre ineluttabili. Non poteva fermare il loro assalto《È questo che ti piace davvero? Vedermi così? Devi risolvere i tuoi cazzo di problemi, Grey!》Mentre gli sputava in faccia la cruda verità, sconvolta dal dolore fisico, e non solo, che le stava infliggendo, Ana era attraversata da una marea di sentimenti impressi sul suo viso. Vi si potevano cogliere sdegno, rifiuto, odio, perdita e soprattutto paura. Paura di lui. Era quella che lo aveva sconvolto di più. Era quella che temeva, lei non avrebbe mai superato. Negli occhi di Ana, specchio d'acqua che aveva rapito il suo riflesso, Christian aveva colto una scintilla di puro terrore, mentre aveva sperato, dal momento che li aveva incontrati, di saper accendere in essi gioia, passione, desiderio. Mai avrebbe voluto trovarvi la paura.
Se fosse diventata la sua sottomessa non avrebbe mai avuto paura, ma solo timore di non compiacerlo abbastanza, tutto però sarebbe stato sotto il suo più totale controllo e lei non avrebbe corso alcun pericolo. Ma Ana non era la sua sottomessa! Non era una sottomessa per carattere, mai avrebbe potuto diventarlo. Il suo più grande errore, anzi uno dei tanti che aveva commesso con lei, era stato di non aver saputo, o voluto cogliere i segnali, che Ana, con semplicità e innocenza, gli aveva, più e più volte, lanciato. Aveva voluto alzare la posta nel rapporto con quella donna, che per la prima volta, gli aveva fatto sentire il peso dello schifo che si portava dietro. E cosa aveva fatto? Era riuscito a farla fuggire in preda alla più nera paura...
Come aveva potuto anche solo pensare che una creatura dolce e innocente come Ana potesse sopportare l'abisso di depravazione in cui lui amava sguazzare, se ciò che lei aveva sperato di trovare con lui e di potergli donare a sua volta era l'amore, solo quello, puro e semplice amore. Invece lui le aveva offerto, certo su un vassoio d'argento arricchito di diamanti, un dominatore sadico, un figlio di puttana che non sapeva amare, nè tanto meno lasciarsi amare...
"Che stupido bastardo!" si rimproverò Christian per l'ennesima volta. Ana sarebbe mai riuscita a guardarlo senza quel velo di paura, senza lo sdegno che avevano offuscato i suoi meravigliosi occhi? Lo avrebbe fatto? Si sarebbe mai più affidata a lui? Doveva farlo. Christian era deciso a non perderla, ne andava della sua stessa vita, ormai lo aveva capito fin troppo bene. Costringere il mare ad allontanarsi dalla riva anziché tendere verso di essa in eterno, finché il mondo avesse continuato ad esistere, questo significava tenerlo lontano da lei.
Con questi pensieri nel cuore e sul volto si avvicinò al tavolo dove sedeva Ana. Si impedì di guardare verso Ethan, che occupava il posto accanto lei, non voleva che qualcuno nel suo sguardo potesse leggere ciò che provava, mentre guardava quell'uomo al posto che avrebbe dovuto essere suo. "Vuoi forse sostituirmi nel suo letto? Nel suo cuore? Scordatelo! " Pensò Christian con rabbia, mentre rivolgeva un cenno agli ospiti intorno al tavolo, salutando con quel che rimaneva del suo autocontrollo.
Non provò nemmeno a fingere disinteresse verso Ana. I suoi occhi, calamitati da quelli di lei, si accesero di desiderio. Immediatamente fu il vuoto, non c'erano altri a quel tavolo, ma solo lei con quella magnetica attrazione emanata da occhi, corpo, anima a cui lui non sapeva nè voleva opporsi. Christian sentì tutta la potenza di quel legame che lo avvinceva a lei in modo ormai irreversibile. Ana come un fiume in piena aveva sradicato tutto ciò che nella vita di Christian era esistito prima di lei, portandosi via tutto di lui. Dietro si era lasciata desolazione e morte e lui era il fango che rimane dopo l'impeto devastante dell'ondata di piena, niente avrebbe più attecchito nel suo animo ormai sterile, eccetto il seme del perdono...
Sapeva che Ana lo aveva visto. Aveva visto la brama di lei accendersi ad ogni passo che lo avvicinava a quel tavolo. La risposta al suo saluto non lo sorprese, sapeva che, con grande costanza, Ana avrebbe fatto di tutto affinchè la propria inquietudine non avesse modo di essere colta da nessuno intorno a lei. Nessun gesto, nè parola o sguardo alcuno l'avrebbero tradita, era ben allenata nella sottile arte della dissimulazione. Lui ne era stato il mentore inconsapevole...
Lo sorpresero invece parole che uscirono dalla propria bocca . Non avrebbe voluto darle alcun cenno della frustrazione che provava a causa dei suoi continui rifiuti, della volte in cui si era fatta negare o, addirittura, lo aveva evitato, cambiando strada, non appena si accorgeva di lui sulla propria. Eppure non potè evitarlo. Forse in un angolo del suo cervello voleva che lei sapesse, che si rendesse conto di ciò che si era lasciata alle spalle, della disperazione in cui lo aveva fatto cadere con il suo abbandono. Il momento era arrivato, durante la serata Christian le avrebbe parlato e, in un modo o nell'altro, lei lo avrebbe ascoltato, avrebbe saputo... 

~~~  



Ana ebbe l'impressione che il tempo si dilatasse come fosse stato un elastico tirato alle estremità, tra di esse si accalcarono i ricordi, che a fatica era riuscita ad arginare fino a quel momento della serata.
Vedere Christian vicino al tavolo, sentirne la voce profonda, con cui lui aveva pronunciato parole irripetibili su punti del suo corpo ben lontani dalle orecchie, fu l'esplosione che fece crollare la diga eretta per bloccare il fiume di quei ricordi, sempre pronto a travolgerla. Ana rivide chiaramente ciascuno dei dolorosi momenti che erano seguiti all'istante in cui aveva guardato e finalmente visto l'abisso della depravazione di Christian, quell'abisso di cui non poteva immaginare l'oscura profondità. Non era qualcosa che si poteva cogliere da fuori, finché non aveva seguito Christian dentro le sue tenebre, lei ne aveva solo intravisto la superficie.
Sei colpi di cintura erano stati la chiave che aveva schiuso la porta al dolore e, cosa ben peggiore, non sarebbero stati i colpi più dolorosi che Christian le avrebbe assestato. Immediatamente, in ogni singola fibra del suo essere, riverberò, come un'eco mai spenta, il dolore provato da quando aveva deciso di lasciarlo. Ricordò i suoi bellissimi lineamenti distorti dall'angoscia, che, chiara come il sole, traspariva da quel viso, che lei aveva imparato a conoscere così bene e così in fretta. I suoi bellissimi occhi sembrava implorassero perdono, un perdono che non sarebbe potuto arrivare. Non poteva perdonarlo, non solo per il dolore che la cintura le aveva inferto, nè per il piacere che lui ne traeva, nè per aver pensato che lei potesse sopportarlo o, addirittura, volerlo.
Su tutti il motivo più profondo che aveva per non poterlo perdonare era il rifiuto che Christian aveva opposto alla sua offerta d'amore.
《No, non puoi amarmi, Ana. No è sbagliato!》Con queste parole le aveva risposto quando lei gli aveva confessato di amarlo. Aveva anche aggiunto che non poteva renderla felice se faceva quello che voleva fare. Quindi per poter stare con lui, ma senza sperare nell'amore, Ana avrebbe dovuto accettare il suo lato oscuro. No, non poteva farlo! Non lo avrebbe fatto.
Mentre si muoveva lenta verso la porta d'ingresso dell'appartamento, dopo avergli restituito tutti i suoi regali, Ana non gli permise di avvicinarsi, conosceva fin troppo bene l'alchimia che esisteva tra i loro corpi, che rapidi prendevano fuoco, come fossero stati paglia vicina alla fiamma. Sapeva quanto grande fosse il potere che Christian esercitava su di lei, perciò non si concesse alcuna esitazione giunta davanti a quell'ascensore, che l'avrebbe portata lontana da lui.
《Non voglio che tu te ne vada》Non permise che le parole di Christian scalfissero la corazza della sua risolutezza, doveva lasciare quella casa, quel mondo, quell'uomo...
《Non posso rimanere. So cosa voglio e tu non puoi darmelo, e io non posso darti quello di cui tu hai bisogno.》Gli aveva risposto, quasi senza guardarlo...
Era consapevole che la sofferenza sarebbe stata grande, non era stupida. Tutto quello che c'era stato tra lei e Christian non poteva finire senza lasciare profonde e dolorose ferite. "Altro che ferite, il mio cuore sembra un campo arato con vomero in titanio" Pensò in quel momento, con la sua solita ironia, che veniva fuori nelle situazioni in cui più si sentiva esposta. Era da sempre il suo modo di difendersi dagli attacchi frontali del dolore. Solo che dopo l'addio all'uomo che amava, quella stessa ironia se ne sarebbe andata in vacanza per ricomparire molto tempo dopo.
Nella strada verso il suo appartamento la discreta presenza di Taylor non era servita a frenare il fiume di lacrime, che sembrava volesse portarla via. Anche a casa Ana pianse. Pianse tutte le lacrime che in una vita intera non aveva mai mostrato a nessuno. Lanciò, nella solitudine di quella stanza, tutte le urla che non sapeva di poter fare uscire dalla sua gola, dal suo petto, dalla sua anima. La sua anima in quei momenti ruggiva come un leone ferito.
In mezzo a quel mare di dolore, l'unico pensiero positivo che riuscì ad elaborare fu che era felice dell'assenza di Kate ed Ethan. Non avrebbe avuto la forza di affrontare la loro reazione a quanto le stava accadendo. Il giorno ancora a sua disposizione prima del loro ritorno era una manna per la sua devastante angoscia. Non era mai stata una persona facile alle esternazioni, era sempre riuscita a mantenere tutto in grande equilibrio dentro e fuori. Un punto di grande orgoglio ripensando alla sua vita, in compagnia di una madre che non era mai stata la solida roccia che un genitore dovrebbe essere per i propri figli. In realtà nel rapporto con la madre i ruoli erano sempre stati invertiti, Ana era il punto fermo nella vita del genitore.
La propria solidità Ana se l'era costruita  con grande costanza, era riuscita a raggiungere alcune mete che si era prefissa da quando era bambina: laurea, prospettive di un buon lavoro e degli ottimi amici. Tutto era come lei aveva deciso che fosse, almeno fino a quando non aveva conosciuto Christian Grey. Da quel momento il suo mondo fatto di chiarezza e linearità si era tinto di sfumature di cui non conosceva l'esistenza. Non poteva credere che solo qualche settimana prima era la solita Ana, quella che sapeva bene da dove veniva e dove stava andando, che aveva bene in mente, o così almeno credeva, cosa per lei fosse giusto e cosa no. Soprattutto pensava di sapere cosa  volere da una relazione con un uomo, nel momento in cui ne avesse avuta una...
Le sue eroine letterarie le avevano mostrato come dovevano essere gli uomini che amano le donne. Nessuno di loro era come Christian, però! Nel bene e nel male non gli somigliavano. Erano uomini d'inchiostro nati per essere sognati e non vissuti.
Intanto le ore di quella prima notte senza Christian si inseguivano implacabili, testimoni sorde del suo dolore. Ana non capiva come il tempo potesse continuare a scorrere tranquillo, mentre nella sua esistenza, prima serena e ordinata, tutto era caos. Le immagini di un uomo appassionato, tenero, violento, chiuso, sorridente si susseguirono nella sua mente come fotogrammi di un vecchio film, di cui si vedevano le sovrapposizioni.
Chi era Christian? C'era un Christian? Oppure era tutto frutto della sua fantasia? Eppure il dolore che sentiva al fondo schiena non era fantasia, quello era vero e pulsava nella carne e nello spirito. E ancora di più pulsava e doleva il rifiuto dell'amore che lei era disposta, nonostante tutto, a donargli. Lui non lo voleva e forse, davvero, non lo meritava. Quel pensiero cominciò ad attecchire al suo cuore, ad insinuarsi tra i suoi dolorosi pensieri, avvelenandoli con la sua venefica semplicità...
《Christian! Ti ho cercato per tutto il giardino caro, ma non riuscivo a trovarti. Poi qualcuno mi ha detto che eri al tavolo della stampa, ed eccomi qua!》 Quelle parole, il tono della voce, così amichevole e confidenziale, nonché lo schioccare di un bacio sottrassero Ana dal turbinio dei ricordi in cui era caduta. Quando alzò lo sguardo verso la nuova arrivata per poco non si mise a ridere, a piangere ad urlare. Il suo cervello non riusciva ad elaborare una risposta adeguata a tutti quegli stimoli esterni, stava andando in tilt!
"Bene!" Riuscì, con non poche difficoltà, a pensare Ana "Adesso sì che la serata è perfetta, ci siamo proprio tutti. Che la festa cominci!" Effettivamente non mancava nessuno in quel giardino, che sempre più, sembrava una giungla, era giunta le iena, che avrebbe fatto piazza pulita dei resti...
Con fare deciso Ana puntò gli occhi su Christian, che, bianco come un cencio, stava rivolgendo un rapido saluto alla sua amica appena giunta, poi prese il proprio bicchiere e mandò giù quello che non sarebbe stato l'ultimo della serata... 





grazie per aver letto...
chiedo scusa per la lunga attesa, ma il tempo per scrivere non è tanto...
ancora grazie a Frency70, la migliore beta che potessi trovare!

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Capitolo 3
*** Quale seme germoglierà? ***



 
Nessuna roccia pesa sul cuore se non quella portata dalla tua assenza
La terra si apre sotto i piedi che sempre sulla tua strada mi conducono. Maledetti!
Nella terra pianterò il tuo seme, da esso germoglierà un rovo.    
 


Quando Christian voltò lo sguardo verso Ana gli fu subito chiaro che lei sapeva chi fosse la donna che lo aveva salutato e baciato, perciò non gli restò altra strada che fare buon viso a cattivo gioco.《Signori vi presento mrs Lincoln, una mia socia in affari》
La sua voce rimarcò non poco la parola socia e, nel farlo, i suoi occhi puntarono ancora più decisi in quelli di Ana, come a volerle dire molto altro. Ma ad Ana non interessava sapere altro.
Al momento lei desiderava solo alzarsi da quella sedia, che sembrava ardere come fuoco vivo sotto il suo sedere.
Aveva pensato che l'aspetto più difficile di quella serata sarebbe stato affrontare Christian, ma Ana venne ancora una volta presa in contropiede, come le succedeva, sempre più spesso, da quando aveva lasciato entrare nella sua vita l'uomo che ora la guardava come se lei potesse morderlo.
 
La nuova arrivata, da sotto un caschetto platino, perfettamente simmetrico rispetto al suo bellissimo viso, rivolse un educato cenno di saluto agli ospiti di quel tavolo, che risposero in modo altrettanto educato, ma puntò la sua attenzione proprio su Ana. "Ma guarda un pò che coincidenza" pensò lei, senza però distogliere lo sguardo da quegli occhi che, in modo piuttosto evidente, la stavano fissando. "Bene, bene" Pensò ironicamente ancora Ana, "Vediamo chi si stanca per prima, socia in affari dei miei stivali!".
Fu Kate, intuendo un nuovo mutamento nell'umore, già nero, dell'amica, che fissava la nuova arrivata come se con gli occhi potesse colpirla in pieno viso con un gancio destro, a rompere quel silenzio imbarazzante 《Di cosa si occupa mrs Lincoln? Se posso permettermi!》 chiese con quel piglio sicuro che usava sempre quando rivolgeva le sue domande.
Nessuno poteva evitare di provare una certa difficoltà di fronte a quel tono, che, per contro, spingeva a rispondere senza esitare. "Manipolatrice" Quasi ridacchiò Ana, nel vedere che, suo malgrado, quella donna fu costretta a spostare lo sguardo dal suo viso per rivolgere l'attenzione a Kate, che attendeva una risposta.
《Gestisco una catena di saloni di bellezza, di cui sono proprietaria in società con mr Grey.》 Le rispose con mal celato sussiego e chiedendole dopo un istante《 Lei è?》 Kate replicò con tono non meno altero《Miss Kavanagh, del Seattle Times. Non sapevo che mr Grey avesse interessi nel campo della cura della bellezza...》 poi come se nulla fosse, con la modalità "domande a raffica" inserita, Kate continuò, stavolta con vero interesse professionale e non solo per impedire a quella donna di fissare la sua amica.
《Quanti sono i saloni di bellezza di cui siete proprietari?》 Chiese, senza specificare il destinatario della domanda, ma guardando nella direzione di Christian.
 
《Ne possediamo tre, miss Kavanagh, tutti qui a Seattle. Tra l'altro proprio per questa occasione ho messo all'asta due trattamenti completi nel più grande dei nostri saloni, l'Esclava》 Fu mrs Lincoln a rispondere, anche se la domanda sembrava essere stata rivolta al suo socio. Christian era però chiaramente troppo concentrato sulle reazioni di Ana per preoccuparsi dell'interesse che una giornalista poteva avere, in quel momento, per i suoi affari. Non gliene fregava niente di farle sapere quanti cavolo di saloni possedesse! Voleva solo che Ana lo guardasse di nuovo, invece di tenere gli occhi fissi sulle mani incrociate sopra al tavolo. "Maledizione, Ana, guardami!" pensò con impeto, come se lei potesse percepire i suoi pensieri, tanto più questi fossero stati intensi...
 
Era quasi certo di aver capito quali fossero quelli di lei in quel momento: lui ed Elena insieme. Poteva quasi sentirne il tormento nel profondo del suo animo, mentre immaginava ciò che lui le aveva raccontato di loro due insieme...
" Mio dio, cosa le ho fatto e cosa le sto facendo ancora!"
 
Ana cominciò a perdere il senso della discussione. Per quello che ne sapeva quella donna poteva anche avere elencato tutti gli elementi della tavola periodica, piuttosto che i trattamenti eseguiti nei suoi saloni di bellezza. "Esclava? Ma, dai! Mio Dio non è possibile, il salone si chiama Schiava? Che ironici figli di puttana. Voleva che io fossi la sua schiava sessuale, come prima lui stesso lo era stato per quella donna, che gli ha poi ricambiato la cortesia. Ma, Santo cielo, che ci faccio qui! Vaffanculo Christian! Tu e questa stronza, andate all'inferno!" Quello sfogo segreto e scurrile, lontano dal suo modo di essere pacato e tranquillo, le servì per stemperare, almeno un pò, la tensione che pesava sul cuore, come se sopra vi avessero posato un macigno. Fu proprio sull'onda di quel pensiero che alzò gli occhi su Christian. Ana lo sentiva, la stava ancora fissando. Lei ricambiò solo per un attimo quello sguardo pieno di cosa? Rammarico? Non gliene importava, non in quel momento. Poi si rivolse al ragazzo che le sedeva vicino e che, con molta discrezione, stava tenendo d'occhio ciò che le succedeva.《 Ethan, ti va di fare un giro? Non ho avuto modo di visitare la piscina, so che ce n'è una.》
 
Poi aggiunse《Vero Christian?》Nel porgli la domanda quasi non lo guardò, distogliendo lo sguardo da Ethan solo per un frazione di secondo. Christian sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Lei gli parlava senza guardarlo, lo sapeva che questo lo avrebbe fatto arrabbiare, ma evidentemente non gliene importava niente...
Intanto anche mrs Lincoln aveva chiesto qualcosa a Christian, che si voltò e guardarla, rispondendole con un rapido e quasi rabbioso《Certo Elena, ci vediamo dopo.》 Poi tornò a rivolgersi ad Ana, con una tempesta nel cuore e negli occhi. 《Sì, Anastasia c'è una piscina in giardino, è proprio dietro la struttura che ospita l'orchestra.》
 《Bene, grazie ho proprio voglia di vederla!》 Disse lei, sempre con il viso rivolto solo per tre quarti verso Christian. Anche la sua postura la diceva lunga sul suo atteggiamento...
《Se permetti Ana vorrei accompagnarti io.》 Le disse Christian, infondendo nel tono della sua richiesta desiderio e una sorta di gentile fermezza. Voleva stare solo con lei ne aveva bisogno, non poteva lasciare che si allontanasse con Ethan.
 
Lo sguardo che Ana gli rivolse avrebbe fatto arretrare chiunque non fosse stato Christian Grey, era decisamente fuoco quello che si espanse sulle onde luminose tra i loro occhi. Avrebbe voluto incenerirlo. "Ma come può essere così..."
Ana non riuscì a farsi venire in mente un aggettivo abbastanza offensivo per definirlo. Trovò comunque l'autocontrollo necessario per rispondere a quella richiesta《Grazie Christian, ma credo che tu abbia altro a cui pensare stasera! Sono certa che Ethan sarà felice di accompagnarmi. Vero Ethan?》Il suo amico le sorrise, rivolgendole un cenno di assenso.
 
Guardando quella donna che gli stava di fronte Christian non poteva credere che fosse la stessa, che non molto tempo prima era entrata, in modo a dir poco inconsueto, nel suo ufficio, sconvolgendo la sua intera esistenza, oltre che la sua giornata... Quella che aveva di fronte era una donna scostante, provocatoria e, certamente, più consapevole rispetto alla giovane incontrata in precedenza. "L'Anastasia ante e post Christian" Pensò con rammarico. "Sono stato io ad innescare il suo cambiamento. Come vorrei che fosse reversibile. Mio Dio, fa che io possa riavere la mia dolce Ana" Christian si ritrovò a rivolgere quella che sembrava proprio essere una preghiera ad un Dio al quale non si era mai rivolto prima...
 
Quando Ana si mosse per alzarsi Ethan la aiutò con gentilezza e le porse la mano. Poi si rivolse a Christian, che non si era spostato di un millimetro, mentre continuava a fissare Ana《Mr Grey se vuole scusarci, vorremmo passare.》 Disse Ethan in modo educato, ma fermo.
《Certo mr Kavanagh, prego. A più tardi Anastasia.》 Detto ciò si scostò un pò per lasciare loro il passaggio e guardò fisso negli occhi Ethan, come a volergli dire che lo stava tenendo d'occhio. Dopo un attimo voltò loro le spalle e, con la stessa eleganza con cui si era avvicinato, si allontanò da loro. Nessuno si sarebbe accorto di quanta frustrazione lo stesse avvelenando in quel momento. No, non lo avrebbe permesso...
 
Un tremore diffuso e profondo si impossessò di Ana nell'istante in cui Christian si cominciò ad allontanare, ma non lasciò che quella sensazione di vuoto trovasse un nome, continuò a camminare al fianco di Ethan. 《Ana, come va?》 Le chiese l'amico con tono tranquillo《E ti prego, risparmiami la scena della dura, perché, sinceramente, non attacca mia cara. Non stasera! Lo vedo che stai soffrendo Ana.》  "Per la verità lo vedrebbe anche un cieco che stai ancora da schifo per quel bastardo, che è riuscito a piantare rovi nel tuo cuore, laddove avrebbero dovuto fiorire splendide rose…" Pensò Ethan che, però, tenne per sè lo sfogo. Ana non aveva bisogno di sopportare anche la sua rabbia... Per quella sera le bastavano i demoni che si portava dentro a causa di Christian Grey.
Lei si limitò a scrollare le spalle, rivolgendo all'amico un sorriso che, neanche lontanamente, riusciva ad accendere i suoi meravigliosi occhi.《Davvero vuoi andare a vedere quella piscina? O era solo un modo educato per cambiare aria?》 Le chiese ancora Ethan, cercando di spronarla a dirgli qualcosa.
《Oh Ethan, non c'è bisogno che ti dica niente, lo so che hai capito! E so cosa cerchi di fare ogni volta che mi vedi così.》 Ana si poggiò una mano al centro del petto, come a volergli indicare da dove proveniva esattamente ciò che sentiva.
《Ci sto provando, con tutta me stessa, Ethan! Forse un giorno riuscirò anche a stargli vicino senza morire dalla voglia di abbracciarlo, ma per adesso non riesco a fare altro se non impedire che lui lo sappia.》 Detto ciò,  Ana guardò Ethan e piano gli poggiò il capo sulla spalla, come fosse stata stanca dopo un lungo tragitto...
Senza aggiungere altro lui la strinse a sè, continuando ad accompagnarla, non solo verso quella piscina, ma verso qualcosa, che Ana stessa gli avrebbe indicato nel momento in cui anche lei avesse capito cosa fosse. Lui era al suo fianco e non l'avrebbe lasciata fino a quando non l'avesse saputa finalmente felice.
 
Un pugnale penetrò nella carne di Christian nel momento in cui Ana si strinse all'amico, che con grande gentilezza la teneva vicina. Sentì un dolore così pungente che lo spinse ad accarezzarsi, come aveva visto fare a lei, il centro del petto. Lei era sempre più lontana ed era tra le braccia di un altro. Christian se ne rendeva sempre più conto, la stava perdendo o, forse, l'aveva già persa... Solo che non riusciva a rassegnarsi, non poteva. Era qualcosa superiore alle sue capacità, non poteva farcela come chi ha perso un arto, ma lo sente ancora parte del proprio corpo, percependone la presenza fantasma. Ana era il fantasma della sua esistenza oltre che del suo corpo. La sentiva in ogni parte di sé. La sentiva nel proprio letto, ne percepiva l'odore, poteva udirne i sospiri di piacere mentre la vedeva ancora godere sotto il proprio corpo. Ma era evanescente come un fantasma.
 
《Ma insomma, Christian, ho l'impressione che tu voglia evitarmi!》 Quando Christian si voltò per rispondere a quel tentativo di richiamarne l'attenzione, i suoi occhi erano metallo fuso dall'ira.
《Cosa vuoi Elena? La tua non è un'impressione, ti sto davvero evitando! Ti avevo chiesto di stare alla larga da quel tavolo e da lei, ma come al solito non dai retta a nessuno. Sai quanto le cose siano difficili per me in questo momento, ma ancora non ti importa. Vero? Cazzo, Elena! Come devo dirtelo di non crearmi problemi con Ana? Forse non sono stato abbastanza chiaro?》 Le parole gli uscirono così rabbiose che per la prima volta, da quando la conosceva, vide quella donna esitare un istante prima di assumere la sua consueta espressione ferma e decisa, di chi non ha nulla da chiedere o da dare al resto del mondo...
《Sei stato molto chiaro, Christian, non temere. Lo sei sempre! Tuttavia speravo di scoprire che non ti lasci ancora manipolare da quella ragazzina. Invece ti trovo qui a guardarla mentre si stringe ad un altro. Non posso credere che sia tu a comportarti come uno smidollato senza polso. Un adolescente senza spina dorsale, ecco cosa mi sembri.》 Elena gli rispose, come era nel suo stile, senza battere ciglio, senza alcun timore. Pronunciò quelle parole con un tono che dava loro la parvenza di essere quelle di un consigliere, anziché le accuse di un detrattore.
Per Christian, in effetti, molto spesso, lei aveva assunto anche la veste di consigliere, soprattutto durante la loro relazione e nei primi tempi dopo che essa si era conclusa. Negli ultimi anni era solo una buona amica e socia in affari, tuttavia da quando nella sua vita era entrata Ana le cose erano cambiate. Alcune osservazioni che Ana aveva fatto sulla relazione che lui aveva avuto con Elena gli tornavano spesso alla mente "Pensa a come ti sentiresti se si fosse trattato di tuo figlio", cambiando poco per volta la prospettiva da cui aveva sempre guardato a quella parte della propria vita.
《Pensa pure ciò che vuoi Elena, non potrebbe fregarmene di meno in questo momento. Sta’ alla larga da lei! E, se come conduco la mia vita ti dà tanto fastidio, fa’ un favore ad entrambi e stai lontana anche da me! Adesso torna pure alla festa, non ho altro da dirti nè ho voglia di ascoltarti se anche avessi qualcosa da aggiungere. Il tuo pensiero lo hai chiaramente esposto.》
Detto ciò le voltò le spalle, tornando a quel terribile spettacolo di Ana tra le braccia di Ethan...
 Christian si rallegrò del fatto che Elena avesse recepito il messaggio, non avrebbe retto al suo invadente modo di fare ancora per molto. Mentre lui da un inferno fatto di dubbi e paura osservava la bellissima Ana e immaginava il modo di prenderne a calci l'amico, la voce dell'Anfitrione della serata si diffuse per il giardino, attirando l'attenzione di tutti. Il padre di Christian stava invitando tutte le giovani donne ad avvicinarsi al palco, insistendo sul fatto che il motivo dell'adunata sarebbe andato a vantaggio del buon esito della serata, perciò nessuna delle fanciulle presenti poteva esimersi. Tutti risero davanti alle doti persuasive di mr Grey, ma nessuna ragazza rimase lontana dal palco. Ana ed Ethan tornarono al tavolo, poi lei e Kate si avviarono verso il centro del giardino, dove era stato sistemato il palco. Ethan le osservava muoversi tra gli altri ospiti. Sorrise nel notare quanti sguardi maschili furono indotti a trascurare chi avevano al loro fianco per rivolgersi a quelle meravigliose donne, che gli erano così care, l'una sorella, l'altra in modo diverso anche...
 
Carrik cominciò a spiegare che il ricavato della prossima asta sarebbe di certo stato molto alto, ne era sicuro e mentre lo diceva si soffermava, sorridendo furbescamente, sulle ragazze che gli stavano di fronte ai piedi del palco. Un grosso applauso, tutto maschile, si levò dagli ospiti quando il padrone di casa spiegò cosa sarebbe stato messo all'asta《Mie care signorine, metterete all'asta, spontaneamente e con grande zelo sono certo, il vostro primo ballo della serata. Sono sicuro che le offerte saranno proporzionate alla vostra avvenenza. Sarà un'asta senza precedenti, vista la bellezza che ho di fronte!》 Così dicendo, tra gli applausi e le risate, invitò le ragazze a salire sul palco.

Fu in quel momento che Ana e Kate si voltarono, ridendo per la situazione, in cerca di Ethan. Ana smise subito di sorridere quando, invece dello sguardo sempre sereno dell'amico, incontrò quello cupo e infuocato di Christian, che era proprio accanto a Ethan. Si stavano parlando.
Poco prima, mentre rifletteva su quanto affetto provasse per Ana e per la propria sorellina, Ethan era stato raggiunto da Christian, che si era fermato al suo fianco senza dire nulla, limitandosi a guardare ciò che lui stava già osservando...
Dopo qualche minuto di silenzio carico di tensione, fu Christian che per primo rivolse la parola ad Ethan《So che le vuoi bene e sei preoccupato per lei. Non voglio farla soffrire, non più... Se potessi cambiare ciò che è successo lo farei mille volte. Ciò che invece posso e voglio fare è dimostrarle cosa provo per lei e quanto sia diventata importante nella mia vita. Non permetterò a nessuno di impedirmelo... neanche a lei!》 Detto questo cominciò ad allontanarsi, ma la replica di Ethan lo bloccò.
《Non ho mai saputo cosa tu le abbia fatto. Non ha mai raccontato i particolari del vostro rapporto, nè il motivo per cui sia finito. Non ha detto mai una parola che aiutasse me o mia sorella a capire il perchè di tanta sofferenza. Si è limitata a dire che tra voi non poteva funzionare》Disse Ethan con tono di voce perentorio. Rivolse, poi a quell'uomo lo sguardo, che aveva tenuto fisso davanti a sè《Tu non andavi bene per lei e, forse ancora di più, lei non andava bene per te. Questo è stato il massimo che si è spinta a raccontare. Personalmente credo si tratti di una sciocchezza. Ana che non va bene per te o per chiunque altro? Ma in quale universo parallelo? Il problema non è lei! Ma questa come ho detto è la mia opinione. Kate ha provato in tutti i modi a farle raccontare il motivo della sua angoscia, quella che di notte la sveglia facendola tremare in preda al panico, in modo che potessimo aiutarla, ma lei si è tenuta tutto dentro e lo fa ancora. Vorrei cancellare dai suoi occhi la tristezza che impedisce loro di brillare come prima, ma non posso. Ciò che invece posso e voglio fare》 disse ripetendo le parole usate poco prima da Christian《È dirti che non so se tu meriti di avere una seconda possibilità con lei. Quello che le hai fatto l'ha devastata. Non ha lasciato solo te, lei ha lasciato se stessa. È rimasta solo il simulacro della magnifica donna che era. Non so come aiutarla! So che Ana merita di essere felice e, se dovrà esserlo con te, io la sosterrò, ma se così non dovesse essere, non provare mai più a parlarmi come se tu tenessi a lei più di me o di mia sorella.》 Detto ciò fu Ethan ad allontanarsi senza esitare.
 
Ana non riusciva a smettere di guardare verso Ethan e Christian."Cosa sta succedendo tra quei due?" pensò preoccupata. Li osservò parlarsi e non potè fare a meno di notare come le espressioni cambiassero sui loro volti. Ethan, prima sorpreso, mentre ascoltava, le sembrò farsi serio e deciso, quasi arrabbiato, mentre a sua volta parlava a Christian, il quale, per contro, mostrava un'espressione sempre più contrita, man mano che ascoltava le parole dell'altro.
Per Ana fu come essere colpita da un maglio. Aveva visto Christian arrabbiato, allegro, disperato, ma il dolore che vide farsi largo sul suo viso la sconvolse. Era come se le parole di Ethan lo avessero scosso, più di quanto lo stesso Christian non avrebbe mai immaginato possibile...
Per la prima volta dopo tanto tempo Ana sentì la necessità di cancellare il dolore dal viso di quel bellissimo uomo...
 
Tempo dopo si sarebbe chiesta, più volte, come aveva fatto a trovarsi di fronte a lui, senza averlo deciso...
《Christian, cos'è successo tra te ed Ethan? 》 Si sentì dire Ana, sorprendendosi ancora...
Quando lui abbassò lo sguardo su di lei sembrava stentasse a metterla a fuoco, non poteva credere ai suoi occhi. Ana, la sua meravigliosa Ana, gli era vicina, come non lo era più stata da tanto tempo. Poteva sentirne il profumo,  percepiva il calore che il suo corpo riusciva ad emanare.
I suoi occhi... poteva, finalmente, rivedere quelle molteplici sfumature di azzurro, che li rendevano così unici e speciali.
Christian fece appello alla forza rimastagli per vincere la voglia di stringerla a sè mentre cercava le parole giuste, che servissero ad entrambi...
《Anastasia, non è successo niente, abbiamo solo scambiato qualche parola. Forse era tempo...
Tempo che io vedessi le cose... attraverso gli occhi di qualcuno che sa chi sei e che ti vuole bene per questo...》
Ana non riusciva a ritrovare il giusto ritmo di respirazione, tanto era agitata nel sentire le parole dette, con voce stentata e incerta, da Christian. Lui non aveva mai mostrato incertezza in niente.
《Vai, Anastasia, mio padre sta invitando le altre ragazze a salire sul palco, l'asta sta per cominciare. Mi aggiudicherò il tempo del tuo primo ballo. I successivi non saranno destinati al migliore offerente e tu potrai concederli ad altri...》
Detto ciò Christian le regalò uno dei suoi timidi sorrisi, che lei tanto amava. Ana lo guardò per qualche istante e poi si allontanò, ancora...




Grazie per aver letto. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Un grazie sempre molto grande a Frency, che continua ad accompagnarmi...
  

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Capitolo 4
*** Sotto la cenere... ***


Ardi e cancella tutto ciò che fui, sono e sarò mai...
Le tue furiose fiamme non lasceranno alcun segno su di me
Le attraverserò e risorgerò da esse.      



Quando l'asta cominciò Ana era ancora vittima di una sorta di esperienza extra corporea... Era come se avesse guardato se stessa da fuori... Prima aveva avvicinato Christian, gli aveva parlato, se ne era allontanata. "Ma chi è quella?" si domandò Ana.
《Cinquemila dollari e uno, cinquemila dollari e due...》 Carrick si fermò un istante, mentre Ana si destava dal suo sogno ad occhi aperti, e qualcuno aggiungeva, con voce ferma《Diecimila!》 Solo in quel momento Ana si accorse che, non solo l'asta era cominciata, ma c'era chi aveva offerto ben diecimila dollari per Kate, che al suo fianco non riusciva a stare ferma, tanto era eccitata.
《Ma l'hai visto, Ana? Quel bellissimo esemplare d'uomo ha appena offerto diecimila dollari per ballare con me!》
《Di cosa ti sorprendi, tesoro? Sei favolosa! Fossi anch'io un uomo non esiterei a donare bei dollaroni per un ballo con te!》 Kate rise di cuore e baciò la sua migliore amica, che rideva con lei.
Osservando meglio l'uomo che si era aggiudicato il ballo di Kate, per un attimo, Ana non seppe se ridere o mettersi ad urlare... rise!
Quel ragazzo era il frattello maggiore di Christian, il bello e simpatico Elliot, che, notando di essere stato riconosciuto, partecipò alla risata di Ana.《Non indovinerai mai chi è il fusto che ha vinto il tuo ballo.》 Kate guardò Ana aspettando un chiarimento.《Quello è Elliot Grey!》
《Ma dai, non scherzare! Non può essere che in una famiglia siano tutti così belli! Perchè... accidenti, lui lo è proprio tanto...》
《Già, cara, un altro esemplare di casa Grey! 》
Il sorriso di Elliot alleggerì, almeno un pò, l'ansia che attanagliava il cuore di Ana. Le due ragazze si sentirono  più leggere e si voltarono verso il pubblico maschile, in attesa del prossimo lotto...
Quando Carrick cominciò a presentarla, Ana sentì nuovamente il peso di quella situazione colpirla, crescere, espandersi dentro, mentre ricordava le parole che Christian le aveva detto poco prima...
Si sarebbe aggiudicato il suo primo ballo... sarebbe stata tra la sue braccia... avrebbero parlato. E, come se volesse ribadirle ogni singola parola, lo sguardo ardente di Christian non la lasciò un solo istante. Il cuore di Ana cominciò a galoppare, mentre intorno a lei il tempo rallentava.
Lei lo amava... amava ancora Christian e non poteva nasconderlo... non più. Non quando lui l'avesse tenuta ancora tra le sue braccia. Sapeva che le sue capacità di fingere disinteresse verso quell'uomo stavano per svanire, ghiaccio accarezzato da una fiamma ardente. Sabbero state svelate la sue dissimulazioni tanto ben costruite...
L'asta riprese. La prima offerta fu, ovviamente, quella di Christian: diecimila dollari, offerti con tono fermo, convinto. Senza dubbio era il tipo di voce con cui avanzava le sue offerte d'affari, la stessa che un tempo aveva usato per proporle un accordo, che aveva cambiato per sempre la vita di entrambi. "Ci siamo!" Pensò Ana,  convinta che la cosa fosse già fatta, ma si ricredette subito non appena qualcuno rilanciò, offrendo ben venticinquemila dollari. L'offerta veniva da un uomo di bell'aspetto, alto e molto affascinante, che non esitò a sorridere prima ad Ana e poi a Christian, che, a sua volta, rivolse all'uomo un sguardo divertito, mentre si accarezzava il mento.
Ana non sapeva cosa pensare, ma Christian non le diede il tempo di interrogarsi a lungo.《Quarantamila!》 Disse, sorridendo verso l'uomo, che con tranquillità, mentre Carrick lo invitava a rilanciare, offrì ben cinquantamila dollari. "Ho, mio Dio!" Sussultò Ana e non solo lei. Kate, al suo fianco, era a dir poco eccitata da quella prova di forza. Carrick non fece in tempo a cominciare a battere il primo dei tre colpi che Christian offrì centomila dollari.
A quel punto l'uomo allargò le braccia in segno di resa, accompagnando il gesto con un sorriso ed un inchino rivolti a Christian, che, con grande eleganza, rispose al gesto con un cenno del capo, sorridendo a sua volta. 《Che diavolo è successo?》 Domandò Ana, guardando Kate, che, tirando su le spalle, sembrava volesse dirle di non chiedere a lei..
L'asta continuò ancora per un pò di tempo e poi tra gli applausi finì. Il momento era giunto, il primo ballo sarebbe cominciato di lì a poco.
Quando Ana scese dal palco vide il ragazzo che si era aggiudicato il ballo di Kate avvicinarsi. La sua amica le rivolse una silenziosa domanda, a cui Ana rispose con un sorriso.Sapeva che Kate era preoccupata per il ballo, ma Ana le fece capire che era tutto a posto.
《Vai a divertirti Kate, sto bene! Sapevamo che prima o poi doveva succedere. Almeno qui siamo in territorio neutrale...non preoccuparti, sto bene. Ora vai, un bel ragazzo ti sta aspettando. Guarda!》Un giovane uomo dalla corporatura muscolosa e dai bellissimi occhi verdi si era fermato a qualche passo di distanza sorridendo ad entrambe.
《Ciao, Ana, come stai? Avevo sentito dire che forse ti avremmo rivista, ma disperavo che sarebbe successo. Sono lieto di trovarti qui questa sera... in così bella compagnia.》 Il sorriso, per sua natura già luminoso, di Elliot si allargò ancora, mentre puntava lo sguardo su una fremente Kate. "Ma dai, Kate emozionata per un uonmo? non posso crederci!" Pensò Ana, alzando gli occhi al cielo e sorridendo.
《Avrei voluto divertirmi un pò alle spalle del mio fratellino durante l'asta, ma il dottor Flynn mi ha preceduto. Comunque sapevo che nessuno sarebbe riuscito a soffiargli il tuo primo ballo, Ana, lo avevi capito anche tu, vero?》
《Diciamo che il pensiero mi aveva sfiorato, Elliot! 》 Rispose Ana con il sorriso sulle labbra. Poi fece le presentazioni e lasciò i due a scambiare qualche parola prima del ballo. Era curiosa di approfondire il motivo dell'inaspettata reazione dell'amica a Elliot.
Così quando una delle coppie si fu formata Ana distolse lo sguardo e si allontanò. 
Era turbata e in ansia, sapeva di avere poco tempo prima che Christian si presentasse per rivendicare ciò che si era aggiudicato. Non poteva però evitare di provare un senso di intensa euforia, che lentamente, ma inesorabilmente stava crescendo ad ogni istante.    


Mentre camminava verso il punto in cui pensava di aver visto Ethan una voce  la bloccò.《Anastasia, si fermi, le vorrei parlare.》 Quando Ana si voltò non poteva credere ai suoi occhi. Vacillò per un istante di fronte a quella donna, che, con un sorriso di circostanza, la stava aspettando a due passi di distanza. Ana si riprese immediatamente da quell'attimo di smarrimento e sorpresa.《Sì? Mrs Lincoln, mi dica. Cosa posso fare per lei?》 Le disse Ana, con tutta la calma di cui era capace. Mentre quella donna si avvicinava, senza nascondere il dispetto dipinto sul suo volto, Ana sentiva montare un profonda e dirompente rabbia, che le ardeva dentro, ma  che le era sconosciuta. Elena accendeva qualcosa di cui Ana non si credeva capace... la cosa non le piaceva... per niente!
《Non ci girerò intorno, Anastasia, so che lei è la donna che sta facendo soffrire Christian. Sì, mi ha parlato di lei, mia cara! So che se lo sta chiedendo. Comunque credo che sia arrivato il momento che lei la smetta.》
Ana non poteva credere alle sue orecchie. L'insolenza di quella donna non aveva limiti... proprio lei osava dire che qualcuno stava facendo soffrire Christian, quando, molto probabilmente, lei gli aveva incasinato la vita, rendendo ancora più profonde le ferite che il destino gli aveva già inferto da bambino. "Ma come osa, questa stronza!" pensò Ana, irrigidendosi.《Lei non sa niente, di me e Christian. O comunque non sa quello che conta sapere... Mentre, per quanto avrei preferito il contrario, Mrs Lincoln,  sono io a conoscere molte cose di lei e Christian.》 Ana non abbassò lo sguardo, che puntò fiero verso la bionda di fronte a lei. "Non ti farò mai conoscere le paure che sai far nascere nel mio cuore. Mai!" Traendo coraggio da quel pensiero Ana continuò sprezzante.
《So che lei si è approfittata di un ragazzino problematico, che aveva bisogno di aiuto, invece di essere scopato per anni da una depravata che lo ha introdotto al sesso in modo malato! Sa che le dico? Stia lontana da me e non si permetta più di rivolgermi la parola. Non capisco come faccia a guardarsi allo specchio senza sentire repulsione per se stessa.》
Detto ciò Ana si voltò pronta ad andarsene il più lontano possibile da quella donna, che, rimasta in silenzio, la guardava con occhi sempre più furiosi.《Ma come osi, stupida ragazzina, criticare ciò che è successo tra me e Christian? Tu non sai niente! Sei solo una insulsa arrampicatrice sociale, che mira ad accalappiare un uomo decisamente fuori dalla sua portata. Sei patetica! E se fosse per me, Christian avrebbe dovuto...》
《Mrs Lincoln!》 Una voce maschile interruppe quella donna, che si voltò, ancora rossa in viso, per vedere chi la stava chiamando. Ana era un fascio di nervi, ma non mostrò alcuna reazione che la potesse tradire...
《 Credo che Miss Steele debba raggiungere il suo cavaliere, che, sono certo di non sbagliare, non avrebbe piacere di sentire il seguito delle sue parole.》Ana ascoltò la voce dell'uomo che aveva gareggiato con Christian per conquistarsi il primo ballo con lei e gli fu grata... aveva fermato quella strega, che era rimasta a dir poco basita di fronte alla educata fermezza con cui le si era rivolto.
《Dottor Flynn, stavo proprio per lasciare andare Ana, ma sentivo la necessità di una chiacchierata con lei. Ora se volete scusarmi. A presto Ana. Dottore.》 Detto ciò si allontanò, lasciando Ana che riprese a respirare regolarmente, mentre rivolgeva un sorriso pieno di gratitudine al buon dottore.L'uomo che aveva di fronte era l'analista di Christian.
《Vada Ana, Christian la starà cercando, il ballo comincerà tra poco. Se le va, potrebbe riservarmene uno, penso che potrebbe essere interessante per entrambi.》 Disse ciò con un sorriso aperto e sincero, che spinse Ana e fare altrettanto, mentre si allontanava ancora turbata dal confronto con Elena. Su invito del padre di Christian, le coppie per il primo ballo si stavano formando al centro della pista.
Ana si stava spostando verso quel punto della struttura, ripensando allo sgradito incontro di poco prima, quando una mano si posò delicatamente al centro della sua schiena. Quel contatto così profondamente atteso, volutamente sfuggito per tanto tempo, accese ogni fibra del suo essere. Il suo corpo riconobbe quello di Christian e il ritrovarsi fu struggente... Le gambe di Ana tremarono e il suo cuore perse un battito prima di cominciare quella corsa che in passato si arrestava sulla bocca di lui...Questa volta però solo i loro occhi si scambiarono il più profondo dei baci, quello che solo chi si desidera con ogni parte di sé può sperimentare. Anche Christian provò l'immediato dolore del ritrovarsi... non fu capace di trattenere un sospiro quando la sua mano percepì il calore di quel corpo così amato e desiderato, così vicino, ora, e pure così lontano, sempre...
Mai nessun supplizio sarebbe stato tanto straziante, nè tanto desiderato quanto riaverla tra le braccia per poi lasciarla andare, quando la musica fosse finita. Poteva una canzone durare in eterno? Christian avrebbe voluto fermare il tempo, per non temere di vederla andar via. Sarebbe stato per sempre, non ci sarebbe stato un altro ballo per loro. Doveva fare in modo che una canzone fosse la sua migliore alleata...《Ana...》 La voce di Christian, sempre così sicura e piena, tentennò nel pronunciare il nome della donna che gli stava di fronte.
《Vieni, il ballo sta per cominciare. Spero che tu non sia troppo arrabbiata per l'asta...》 Le disse con un timido sorriso, mentre la conduceva verso il centro della pista. Quando giunsero vicino alle altre coppie, che si erano già formate, Christian fece voltare Ana verso di sé mentre le prime note della canzone inondavano lo spazio. Cominciarono a muoversi con esitazione, temendo, entrambi, di non avere la forza di condurre o seguire... era questa capacità che era mancata tra loro... Christian aveva bisogno di condurre, ma Ana era incapece di seguirlo... Un semplice ballo forse li avrebbe aiutati.
Le prime note della canzone riempirono il loro silenzio carico e potente, solo facendo appello a tutto il suo coraggio Ana riuscì a rompere quell'assordante vuoto di parole. Sorprendendo anche se stessa si sentì dire《Christian,  perché? 》
Era un perché semplice e chiaro, ma celava un'infinita gamma di domande, che sarebbe stato troppo doloroso porre in quel momento. Christian la guardò, se possibile, con ancora maggiore intensità di quanto stesse già facendo.
《Perché, Anastasia, volevo parlarti e tu, ancora una volta, non me lo avresti permesso...》 Le parlò con dolce fermezza, mostrandole quel sorriso un pò timido che lei amava tanto. 《Se mi fossi lasciato scappare questa occasione, chissà quando ne avrei avuto un'altra. Non fai altro che allontanarti ogni volta che mi vedi, perciò ho dovuto creare la situazione perfetta. So che lo hai capito, ma non mi hai dato altra scelta...》Ana continuava ad ascoltarlo mentre si muoveva con quella scioltezza che solo tra le braccia di Christian riusciva a trovare.
"Certo che l'ho capito! La festa, l'articolo di Kate, la mia intervista. Ti conosco Grey!" Pensò Ana e non potè trattenere un lieve sorriso, che Christian accolse come fosse aria per i polmoni doloranti di chi sta per annegare.
《Oh, Anastasia, non posso credere che tu sia tra le mie braccia, anche se solo per un ballo. So che le cose che dovrei dirti sono troppe per il poco tempo a mia disposizione, ma devo pur cominciare, e tu devi ascoltarmi!》 Parlò tutto d'un fiato come mai prima aveva fatto davanti a lei.《Quel che è successo tra di noi, Anastasia, non posso dimenticarlo! So che è ciò che vorresti io facessi... dovrei farlo, ma non ci riesco. Ci ho provato, Dio solo sa quanto, ma tu sei sempre con me. Il tuo sguardo, il tuo profumo, la dolcezza del tuo sorriso mi sono compagni non solo nei sogni, ma in ogni istante della mia vita.》
Ana non poteva credere alle sue orecchie, Christian le stava dicendo ciò che aveva nel cuore senza alcun filtro. Non cercava di dissimulare o nascondere, come aveva fatto in passato. "Perché?" Si continuava a chiedere, sempre più consapevole della vicinanza di quel corpo, che riaccendeva dentro di lei quel fuoco che mai era riuscita a spegnere, che covava sotto la cenere della sua solitudine. Il desiderio di Christian non era mai stato tanto forte come in quel momento.
《Christian...io》 La voce di Ana era esitante, nella sua mente forse c'era qualcosa che avrebbe potuto o voluto dire, ma non aveva la capacità di elaborare pensieri logici. C'erano solo tanti se e, altrettanti ma. Nessuno di essi sembrava aver senso...
《Ti prego, Anastasia, fammi finire. Non posso lasciare che il tempo trascorra senza averti offerto le basi per un ragionevole dubbio... sì, vorrei aprire una breccia nel muro delle certezze che hai eretto per difenderti da me. Sto cercando con tutto il cuore di offrirti qualcosa che ti possa indurre a volermi ascoltare anche dopo che il mio tempo...conquistato sarà finito...》  
"Era questo che voleva? Riuscire a farsi ascoltare? Ha speso centomila dollari solo per la possibilità che io voglia ascoltarlo anche dopo il ballo! Ma..." Ana comprese in quel momento che qualsiasi cosa Christian le avesse detto lei lo avrebbe ascoltato. Questa volta non poteva, nè voleva, evitarlo...《So, Anastasia, che ti ho ferita profondamente. Ti ho delusa e spaventata. E quel che è peggio, non ti ho capita fino al momento in cui non ti ho persa. Non avevo capito neanche me stesso fino a quel momento... Ogni colpo che ti ho inferto... io l'ho provato cento volte più forte. Da quando ti ho persa...ogni giorno che passa, senza la speranza che la tua presenza sapeva infondere alla mia anima oscura, è peggiore di un colpo di frusta sulla carne viva. Sento il dolore che si riverbera dal mio cuore a tutto il resto del mio corpo. È un dolore vero, fisico e profondo che ha la capacità di schiacciarmi, ogni maledetto giorno. A volte vorrei avere la forza di lasciarmi travolgere da esso, senza impormi, come faccio sempre, di continuare ad andare avanti, nella speranza che, magari, quel giorno possa incontrarti e riuscire... Ho guardato, Anastasia,  ho guardato dentro di me ed ho visto le brutture che ti hanno allontanata. Nonostante la tenebra che mi avvolge da quando non sei più con me, anzi, forse proprio grazie a quella tenebra, spaventosa e opprimente, sono riuscito a guardarmi e a vedere come ti apparivo... sono un mostro egoista, che non avrebbe dovuto nemmeno osare di posare gli occhi su di te, invece ti ho guardata e in quell'istante ti ho voluta per me... Ma dovrò meritarti, ora lo so!》
Con un respiro profondo, non da lui, Chrstian smise di parlare e puntò gli occhi, che erano ormai metallo fuso, ancora più intensamente in quelli di Ana. Lei era sbalordita dal fiume di parole che Christian aveva pronunciato, mentre ballava tenendola stretta a sè, come se potesse sfuggirgli dalle braccia da un momento all'altro... Ma questo era già successo, lei gli era sfuggita... Non lo avrebbe fatto adesso! Era arrivato il momento...la piccola preda aveva trovato il coraggio...ora, che il suo avversario le aveva offerto, ancora, la resa.
Quando la voce del giovane cantante smise di accompagnarli con la sua intensa interpretazione, Christian e Ana si guardarono ancora per un lungo istante, prima di trovare la forza di interrompere il loro contatto.《Posso sperare di essere riuscito a convincerti a parlare ancora con me, Anastasia?》 Chiese Christian, senza nascondere la nota di supplica che accompagnava quella richiesta. Ana fece un respiro profondo e, guardandolo dritto in faccia, gli rispose senza alcuna esitazione e, sorprendendo se stessa, ancor più di Christian, disse《Va bene, Christian,  parleremo ancora. Credo sia arrivato il momento...sì,  insomma per parlare...》 Un sorriso prima esitante, poi sempre più aperto, si dipinse sul volto di Christian, che non nascose la gioia travolgente che lo stava investendo in quel momento.      


 Erano ancora intensamente concentrati l'uno sull'altra, quando sentirono uno schiarirsi di voce, proveniente da molto vicino, che attirò la loro attenzione. 《Posso avere l'onore del prossimo ballo, Miss Steele?》 Il dottor Flynn rivolse ad entrambi un sorriso impertinente, ma molto complice, che riuscì nel chiaro intento di strapparne loro uno altrettanto rilassato, finalmente! Li aveva osservati durante il lballo e, da esperto qual'era, non gli era sfuggita nessuna delle molteplici emozioni corse sui visi e attraverso i corpi di Ana e Christian. Era il momento di allentare la tensione, concedendo loro una tregua, che, di certo, avrebbe chiarito le idee ad entrambi.Il buon dottore sapeva quale sforzo emotivo era costato al suo paziente la separazione da quella magnifica donna, che in quel momento gli stava sorridendo, mostrando, con un lieve cenno del capo, il suo consenso a concedergli un ballo. "È davvero bellissima... Capisco quanto debba essere stato faticoso per Christian resistere a ciò che provava per lei, mentre era impegnato a guardare in faccia i propri demoni, forse per la prima volta in vita sua!" Christian lasciò, suo malgrado, la mano di Ana in quella, già tesa, del dottor Flynn, non prima di aver rivolto a quest'ultimo uno sguardo carico di significati.《Ti raggiungerò alla fine della tua intervista, Anastasia, ti prego di aspettarmi vicino all'ingresso principale della casa. Spero che non cambierai idea...a dopo!》 Così dicendo si allontanò con quel passo sicuro, che non poteva non indurre chi stava sul suo cammino a scostarsi.
Ana sospirò, e il gesto, a metà tra il rimpianto e il sollievo, non sfuggì al suo attuale cavaliere, che, con sguardo, attento, la osservava con espressione gentile. Ana si accorse di quelle attenzioni che l'avevano scoperta e sorrise. 《Lui la intimidisce, vero?》
《La maggior parte del tempo, sì! Il resto lo trascorro a cercare di capire le mie reazioni a lui. È alquanto stancante!》 Il dottore rise a quella risposta, al contempo, sincera e ironica. Non si aspettava niente di diverso da lei, Christian gli aveva parlato dell'arguzia e dell'intelligenza di quella giovane donna, che si muoveva con esitazione.
《Temevo che non mi avrebbe concesso questo ballo sapendo chi io fossi. Ma mi sbagliavo e ne sono lieto, Miss Steele. Mi pare di aver capito che lei e Christian abbiate deciso di parlare. Bene! Il confronto, quando è onesto, è l'unico sistema a disposizione per superare le incomprensioni. Sono certo che vi farà bene. Questa è la mia opinione professionale...non richiesta, certo, ma offerta di cuore.》Ana guardò esterrefatta il dottore che rideva della propria battuta, cercò di trattenersi, ma poi partecipò alla risata. "Lo dicevo a Christian che il suo strizzacervelli è solo molto costoso..." Pensò Ana con simpatia verso l'uomo che tra un sorriso e l'altro la osservava con attenzione. 《Gli dia la possibilità di parlarle, Ana, sono certo che entrambi abbiate bisogno di dire e di ascoltare molte cose.》  Ana annuì, continuando a prestare tutta la sua attenzione ai consigli di quel dottore, che sicuramente conosceva Christian meglio di chiunque altro e, forse conosceva, un pò, anche lei.Il ballo finì e Ana salutò il suo cavaliere, che con grazia le sfiorò la mano come un perfetto gentiluomo d'altri tempi.  


    
Qualche minuto più tardi Ana iniziò la sua intervista a Trouton, che si rivelò essere una persona affabile e molto simpatica e che apprezzò le domande postegli dalla sua giovane interlocutrice.
Finita quella che si rivelò una chiacchierata molto interessante e ricca di possibili spunti, che avrebbero potuto dar vita a un buon articolo, Ana rivolse la sua attenzione all'ingresso principale della casa, anzi, all'uomo che l'attendeva lì vicino.
La luce che si diffondeva dal portico incornciava la figura di Christian, che in quel momento le ricordò uno dei famosi angeli di Caravaggio.
Con passo sicuro lo raggiunse, consapevole che tutto stava per cambiare...in un modo o nell'altro niente sarebbe più stato come prima di quel ballo. La tristezza della separazione si sarebbe acuita, infiltrandosi, come un cancro, ancora più in profondità nella sua anima, ora che lui l'aveva stretta ancora tra le braccia, riattizzando quel fuoco mai sopito. La gioia del ritrovarsi sarebbe esplosa con una forza tale da far sembrare brezza estiva anche il più potente degli uragani. Ma a questo Ana aveva paura di pensare...
L'una o l'altra strada quella sera le si sarebbe aperta dinnanzi e, inevitabilmente, lei ne avrebbe percorso una...



Grazie per aver letto il capitolo, spero vi sia piaciuto! 
Chiedo scusa per la lunga attesa.
Come sempre un grazie speciale a Francesca... super beta!

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