When We're Older

di warblerslushie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il primo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 1

 

Blaine chiuse gli occhi aggrappandosi al ripiano del lavandino, cercando di reggersi in piedi e stabilizzare la propria figura vacillante mentre ascoltava il ticchettio del timer che proveniva da oltre le sue spalle.

Aveva combattuto contro la nausea per tutta la mattina, rimettendo la propria colazione non molto tempo dopo che Kurt era uscito di casa per lavoro; ed ora, dopo qualche giorno passato a struggersi in un dibattito mentale, chiedendosi se doveva o meno andare fino in fondo alla vicenda, Blaine si trovava ad aspettare che un certo test gli desse la conferma se la sua malattia era dovuta o meno a qualcosa di più che un semplice caso di influenza.

 

****

 

«Cosa ne pensi sulla possibilità di avere dei bambini?»

La mano sul fianco di Blaine si bloccò.

Kurt era ancora alle sue spalle e Blaine sapeva che, se si fosse voltato, l’espressione sul volto del suo fidanzato probabilmente non sarebbe stata piacevole.

«Perché me lo chiedi?» domandò Kurt, stringendo la mano sull’anca di Blaine prima di rotolare via ed alzarsi dal letto – aspettò a malapena una sua riposta prima di scomparire all’interno del bagno privato della loro camera da letto.

«Stavo solo pensando, tutto qui»

«A proposito di avere dei bambini?»

«Sì, voglio dire... mi è venuto in mente e mi stavo semplicemente chiedendo cosa ne pensi a riguardo»

Kurt rientrò nella stanza con un panno caldo ed umido in una mano ed un asciugamano asciutto nell’altra; gattonò sul letto e sedette a cavalcioni sulle gambe di Blaine.

«Abbiamo appena fatto sesso e tu divaghi sull’avere dei figli?»

«Beh, magari ne vorrei un paio un giorno e mi domandavo se è ciò che vorresti anche tu»

Kurt alzò gli occhi al cielo e cominciò a ripulire le tracce di seme sue e di Blaine prima di emettere un pensieroso “Uhm” e sorridergli, gettando il panno sporco dietro di sé con disinvoltura.

«È solo che è uno strano argomento post-sesso, tutto qui»

«La gente parla di avere figli tutto il tempo, non si tratta di un argomento controverso dopo aver avuto rapporti – voglio dire, nei film succede»

«Sì, e sono quasi sempre coppie eterosessuali che hanno appena avuto un irrealistico amplesso sotto la doccia e poi, nove mesi dopo, boom! La ragazza fa saltar fuori un bambino. Oh, le gioie dei presagi!»

«Quindi, tecnicamente, in questo momento dovrei rimanere gravido visto che abbiamo appena fatto l’amore e, nell’arco di una decina di mesi, dovremmo avere un bambino... sai, basandoci sul fatto che stiamo parlando di averne in futuro»

Kurt alzò gli occhi al cielo di nuovo e scosse la testa.

«Questa conversazione sta diventando strana e voglio tirarmene fuori. Niente più discussioni sull’avere figli»

«Ma...»

«Un giorno mi piacerebbe avere dei bambini, Blaine, ma in futuro, quando sarò un po’ più grande – e questo è tutto ciò che ho intenzione di dire a riguardo»

Mentre Kurt raccoglieva il panno che aveva gettato a terra e tornava in bagno, Blaine sorrise raggiante, incrociò le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi – immagini di piccoli ed adorabili bambini che assomigliavano a Kurt gli attraversarono la mente.

 

****

 

Un suono stridente scoppiò alle sue spalle e Blaine sussultò, girando sui tacchi per afferrare il timer posto sulla tavoletta abbassata del gabinetto.

Girò la manopola, lo disattivò e lo appoggiò di nuovo.

L’ansia andava crescendo mentre lui stava lentamente cominciando a rendersi conto che il timer spento significava una ed una cosa sola.

Il test era pronto.

 

****

 

«Ti ricordi quando Rachel credeva di essere incinta?»

«Parli della volta in cui non era certa se il bambino fosse di Brody o di Finn?»

«Già»

«Sì, lo ricordo, perché?»

Kurt lasciò cadere la busta colma di cibo cinese takeaway sul tavolo ed estrasse un paio di contenitori, posandoli davanti a Blaine, prima di continuare a parlare.

«Beh, pensa di essere di nuovo in stato interessante»

«Lei cosa?» balbettò Blaine, strozzandosi con il sorso d’acqua che aveva osato bere mentre Kurt stava parlando.

Kurt allungò la mano verso di lui e accarezzò la schiena del suo fidanzato, scuotendo la testa mentre lo faceva.

«Attento, tesoro, non voglio che tu muoia prima del nostro matrimonio» attese che le guance di Blaine riprendessero colore, sorridendo appena il suo respiro si regolarizzò «Ora, come stavo dicendo prima che tu decidessi quasi di morire, Rachel pensa di essere incinta»

«E Finn lo sa?»

«No, e non lo saprà finché Rachel non avrà scoperto se davvero aspetta un bambino o se è solo un altro falso allarme»

«Beh, sarebbe bello se lo fosse. Quel bambino verrebbe davvero viziato»

Kurt ghignò.

«Sì, da te e dai papà di Rachel e da chiunque altro»

«Lo vizieresti anche tu, non mentire»

«Mh, credo di non poterti dare risposta in merito, ma... ad essere completamente sincero, spero che non sia incinta»

Blaine inarcò un sopracciglio, la forchetta che stava portando alla bocca sollevata a mezz’aria.

«E perché?»

«Perché è troppo giovane per avere un bambino! Non abbiamo nemmeno ventun anni, Blaine! E ha così tanto da fare e poi ha tutti questi piani... io non posso nemmeno immaginare di cambiare la mia vita per accogliere un altro essere umano nel mondo! Sono troppo egoista in questo momento per avere un figlio e, secondo me, anche Rachel lo è»

«Io penso che sarebbe una madre eccezionale»

«Davvero?» chiese Kurt, il viso stravolto dall’incredulità «Io, invece, penso che tu stia mentendo»

«Affatto. Voglio dire, sì, Rachel è un pochino egocentrica a volte» ignorò la sbuffata di Kurt «E, certo, è un po’ come una bomba ad orologeria quando si tratta dei suoi obiettivi per il futuro e del modo in cui raggiungerli, ma le persone possono cambiare. Sarebbe una fantastica mamma ed attendo con ansia il giorno in cui la vedrò in Dance Moms o Toddlers and Tiaras, ovviamente in una versione di Broadway chiamata Stage Moms o qualcosa del genere»

Kurt scoppiò a ridere e Blaine sorrise appena lo vide ridacchiare dietro la mano.

Quella sera, naturalmente, il resto della loro conversazione fu incentrata sulla crisi di Rachel riguardo la sua potenziale gravidanza e del loro futuro di coppia – con tanto di chiacchierata sui loro futuri figli – e quando Rachel, settimane dopo, li chiamò per raccontar loro che per l’ennesima volta si era trattato di un falso allarme, Blaine non poté fare a meno di sentirsi leggermente deluso dal fatto che non ci sarebbe stato un bebè che lui potesse finalmente viziare.

 

****

 

Quel maledetto test lo stava prendendo in giro.

Beh, a dire il vero c’erano svariati test – non si può mai sapere, si era detto Blaine quando, il giorno prima, ne aveva comprato un’enorme quantità in farmacia.

Ne aveva acquistati una manciata di diversi tipi perché aveva letto su internet che alcune marche potevano dare dei risultati falsi e lui voleva davvero, davvero sapere cosa c’era che non andava in lui in quell’esatto momento.

Quindi eccolo lì, intento a fissare la fila di test di gravidanza con il cuore che minacciava di scappargli dal petto.

«Oh, mio Dio»

 

****

 

«Buon anniversario, tesoro!»

Blaine sorrise quando sentì le labbra di Kurt contro la guancia.

Si accoccolò tra le braccia di suo marito e sospirò felice quando Kurt lo strinse in uno stretto abbraccio e cominciò a tracciare una scia di caldi baci sul suo collo.

«Kurt! Sto preparando la cena!»

Kurt si allontanò dal collo dell’altro e lo schernì giocosamente.

«È il nostro primo anniversario di matrimonio e tu vuoi rimanere a casa e cucinare? Pensavo che saremmo andati a mangiare qualcosa fuori»

«No, sciocco, volevo cenare qui e dopo potremmo... uhm...» abbassò la voce, sbattendo le ciglia per flirtare con lui «Potremmo approfittare della serata e del fatto che abbiamo tutta la notte, come domani, liberi da impegni»

«Sta dicendo ciò che penso tu stia dicendo?» chiese Kurt, ghignando diabolicamente mentre faceva un passo indietro per guardare intensamente negli occhi di Blaine.

«Oh, signor Anderson-Hummel! Che sguardo immorale mi sta rivolgendo in questo momento!» lo prese in giro Blaine, allontanando suo marito mentre mescolava la pasta in ebollizione nella pentola.

Ridacchiò quando Kurt lo avvinghiò di nuovo e ricominciò a tempestargli il collo di baci – non riuscì a trattenere il gemito che gli scivolò fuori dalle labbra appena Kurt premette la bocca contro la sua clavicola.

«Kurt, baby, per favore. Voglio finire di preparare la cena e poi possiamo fare questo per tutta la notte»

Kurt sbuffò e lasciò la presa, voltandosi verso il frigorifero; aprì l’anta e sbriciò al suo interno.

«Devo dire che sono un po’ deluso dal fatto che sei più interessato al cibo che ad avere me ma, visto che anch’io sono piuttosto affamato, non mi lamenterò troppo»

«Sono felice che tu sia comprensivo» Blaine rise, scolando la pasta ormai cotta nell’apposito utensile.

Kurt prese la salsa riscaldata dal fornello.

Raggiunsero la sala da pranzo, dove posarono le pentole prima di servirsi, e qualche minuto dopo stavano godendosi la cena e parlando tranquillamente delle loro rispettive giornate al lavoro e a scuola.

Kurt stava per trangugiare un altro pezzo di pane all’aglio quando si rese conto che Blaine lo stava fissando.

 «Stai bene, tesoro? Sembra che tu voglia mangiare me anziché i tuoi spaghetti – non che mi stai lamentando o che altro»

Blaine scosse la testa e lasciò cadere la forchetta nel piatto.

«Ho intenzione di mandarti in estasi appena avremo finito di cenare... ma stavo solo pensando, tutto qui. Non c’è bisogno di preoccuparsi»

«Un penny per i tuoi pensieri?»

«Uhm... beh, ti ricordi di quella notte di qualche anno fa, quando abbiamo parlato del nostro futuro?»

«Parliamo sempre del nostro futuro, Blaine. L’altra sera hai detto di voler mettere un soffione a cascata nel bagno padronale»

«Sì, ma questa è una cosa diversa»

Kurt alzò un sopracciglio, masticando costantemente il suo pezzo di pane.

«In che senso?»

«Beh, siamo sposati da un anno... e i-io, uhm, mi stavo chiedendo se hai pensato alla possibilità di avere dei bambini»

Il pezzo di pane che Kurt teneva in mano cadde e rimbalzò sul tavolo, rotolando, fino a fermarsi accanto al bicchiere di acqua ghiacciata.

Kurt allungò una mano e se l’appoggiò sul petto – un paio di colpi di tosse gli sfuggirono mentre fissava Blaine con gli occhi spalancati.

«Che cosa?»

«Bambini. Mi chiedevo cosa ne pensavi di averne un paio»

«Vai ancora a scuola, Blaine! Non hai intenzione di avere dei figli ora, vero?»

Blaine arrossì, agitando una mano davanti al proprio viso.

«No, Dio, no. Non ora, almeno. Voglio dire, dovremmo aspettare un paio d’anni o almeno fino a quando non saremo più stabili e più sicuri delle nostre finanze, ma...»

«Parli come un vecchio uomo sposato!» scherzò Kurt.

Respirare divenne un po’ più facile ora che aveva assimilato che Blaine non stava suggerendo di avere un bambino in quel preciso momento delle loro vite.

«Sono un vecchio uomo sposato» ribatté Blaine «Ma, come stavo dicendo, mi piacerebbe avere un bambino nel prossimo futuro. Qualcuno che sia un mix di te e me, intendo»

Kurt alzò lo sguardo, incontrando gli occhi di Blaine, e il suo cuore perse un battito.

Sapeva esattamente di cosa Blaine stava parlando: della recente – e stava usando quel termine con leggerezza – scoperta del gene Reddin.

Era qualcosa che gli scienziati avevano studiato per decenni e solo nel 1994 la ricerca era finalmente decollata.

Durante il secondo anno di liceo di Kurt e il primo di Blaine – non molto tempo dopo che i due erano ufficialmente tornati insieme dopo una brutta rottura –, gli scienziati avevano annunciato di aver trovato prove sufficienti che garantivano che una piccola parte della popolazione maschile era portatrice del gene e tramite qualche test gli uomini, soprattutto quelli gay, potevano scoprire se avevano o meno il gene Reddin.

Se così fosse stato, ricevendo cure mediche adeguate ed iniezioni mensili d’ormoni, si poteva portare a termine una gravidanza con successo.

A quanto dicevano le riviste documentate sulle gravidanze maschili, quello era un processo drammatico per il portatore ma fattibile, e per gli uomini gay avrebbe reso più semplice la possibilità di concepire un bambino che avesse entrambi i DNA dei genitori.

Giusto prima di sposarsi, sia Kurt che Blaine avevano fatto il test ed avevano scoperto che Blaine era portatore del gene.

Ecco perché Kurt si era spaventato a morte quando Blaine aveva parlato di avere dei bambini... perché lui non si sentiva ancora pronto per dei figli.

Entrambi avevano ancora così tanto da fare con le loro vite, come viaggiare e godersi i loro vent’anni. A parere di Kurt, non avevano tempo per dei figli e anche se, in fondo, non gli sarebbe dispiaciuto averne uno, voleva che accadesse tra dieci anni o anche più e non in quel momento.

Motivo per cui entrambi erano particolarmente attenti.

Usavano sempre il preservativo e, quando invece ne facevano a meno, Blaine prendeva una pillola anticoncezionale.

A differenza di quelle prescritte alle donne, dato che gli uomini non avevano periodi mestruali, la pillola non creava problemi a livelli ormonali. Faceva solo in modo che Blaine non rimanesse gravido e Kurt era infinitamente grato a quella dannata piccola pillola grigia-blu, soprattutto durante quelle notti in cui erano eccezionalmente ubriachi, distratti, e finivano per fare sesso senza protezioni.

In quel preciso momento, Kurt non poté fare a meno di notare lo sguardo pieno di desiderio negli occhi di suo marito mentre questi lo fissava.

Sapeva che Blaine amava i bambini ed i bambini si radunavano intorno a lui, non era una cosa strana – Blaine era un tesoro quando si trattava di piccoli frugoletti, era così affettuoso e così giocoso... e loro adoravano il suo modo di fare.

Kurt aveva avuto modo di constatare in prima persona quando Blaine fosse bravo coi marmocchi quando, una volta, aveva fatto da babysitter al figlio dei vicini di casa.

In quell’istante, Kurt realizzò che Blaine, un giorno, sarebbe stato un padre maledettamente bravo.

Ma non così presto.

Kurt non era ancora pronto.

Sorridendo, allungò la mano sul tavolo e prese quella di suo marito, stringendola.

«Un giorno, Blaine, te lo prometto. Magari, quando saremo più grandi, avremo un paio di bambini e saranno perfetti»

«Lo pensi davvero?»

«Lo so per certo. Ma... che ne dici di smetterla di parlare di pargoli e, magari, esercitarci nel farne un paio? So quanto ti piace»

Blaine sbuffò contro la sua mano ma si alzò di scatto dal tavolo, dimenticandosi della cena mentre si precipitava in camera da letto con Kurt alle calcagna.

 

****

 

«Cazzo»

Blaine fissò la fila di bastoncini e sbatté le palpebre rapidamente – le lacrime copiose che gli riempivano gli occhi scivolarono lungo il suo viso.

Alzò una mano e si asciugò il volto dai segni del pianto mentre continuava a studiare i test davanti a lui.

Positivi.

Tutti tranne uno.

Cosa avrebbe pensato Kurt?

 

 

 

 

Note della traduttrice

Non smetterò mai di ringraziare l’autrice per avermi permesso di tradurre la sua storia.

Generalmente mi tengo alla larga dalle fanfictions con tematica MPREG perché il più delle volte le trovo irreali dal punto di vista psicologico e, lo ammetto, un po’ inquietanti sotto ogni altro aspetto.

Quando ho letto la trama di “When We’re Older” mi sono ritrovata ad aprire la pagina senza nemmeno sapere il perché.

E per fortuna l’ho fatto, aggiungerei, perché è stato subito amore.

Adoro lo stile fluido di warblerslushie e la sua straordinaria capacità di dipingere abilmente i personaggi senza mai perdere il contatto con la realtà – e, trattandosi del suo primo tentativo con la MPREG, è una cosa a dir poco sublime: ha tratteggiato i Klaine più umani che abbia mai incontrato, ha fatto sì che mi affezionassi irrimediabilmente ad ogni parola e ad ogni lacrima – e, a proposito di lacrime, questa è stata la primissima fanfiction che mi ha fatta commuovere.

Far ridere è difficilissimo ma emozionare fino a far traboccare il cuore del lettore è, beh, praticamente impossibile dal mio punto di vista.

Spero di ricreare quell’atmosfera anche qui, con questa mia primissimo tentativo di traduzione, e spero che abbiate voglia di seguire me e warblerslushie in quest’avventura.

Siete i benvenutissimi a recensire, all’autrice farà piacere sapere la vostra opinione e a me... beh, a me, essendo troppo timida per postare le mie Klaine, farà piacere avere qualcuno con cui fare la fangirl impazzita. Sì. Eh, vent’anni e non sentirli...

Per qualsiasi domanda, non esitate a contattarmi!

Killing Loneliness.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il secondo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: prima che qualcuno si faccia venire un infarto per le azioni di Kurt, sappiate che le cose verranno spiegate nel prossimo capitolo. Scusate per l’angst.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 2

 

Blaine non riusciva a respirare.

Il cuore gli batteva selvaggiamente nel petto e percepiva un nodo all’altezza della bocca dello stomaco – se questo dipendesse dai nervi o dalla possibilità che potesse esserci un essere umano che cresceva dentro di lui era ancora da stabilire ma, comunque, si sentiva come se stesse per vomitare.

Sporgendosi in avanti si fece forza contro il ripiano, appoggiando le mani su ciascun lato del lavandino.

Un basso gemito gli scivolò fuori dalle labbra.

Era gravido.

Doveva esserlo.

Quei test non mentivano.

 

****

 

«Cazzo, Blaine!» gridò Kurt accasciandosi contro la schiena di suo marito, il corpo ancora scosso dai brividi del recente orgasmo.

Blaine era inginocchiato sotto di lui, i suoi respiri affannosi e tremanti mentre cercava di sorreggere sé stesso – ed ora anche Kurt – sulle proprie braccia stanche.

«Baby, devi staccarti o qualcosa del genere. Non riesco a sostenerti»

Kurt brontolò e lentamente scivolò via dalla schiena di Blaine, sorridendo quando lo sentì gemere sotto di sé.

Gli baciò i riccioli umidi sulla nuca.

«Scusa, tesoro. È solo che è stato troppo bello»

«Sono contento di essere stato di aiuto. Ultimamente, comunque, è tutto quello a cui servo»

«Blaine» lo rimproverò Kurt.

Tirò suo marito per la vita fino a farlo ricadere supino, si abbassò su di lui e gli baciò delicatamente la fronte sudata.

«Smettila di parlare così. Mi dispiace di essermi perso la cena stasera ma ero impegnato. Lo sai che abbiamo un nuovo numero in uscita a breve e dovevo assicurarmi che tutto fosse pronto per il via libera»

«Potevi almeno chiamare» s’imbronciò Blaine, allontanandosi da Kurt.

Si scrollò dalla presa dell’altro appena questi cercò di stringerlo a sé.

«Blaine, per favore, non fare così»

«Perché ogni volta che organizzo qualcosa per noi, mi tiri un bidone? Non sei mai a casa per cena. Non vuoi mai uscire o vedere un film. Non vuoi mai stare in mia compagnia... le uniche volte che mi vuoi davvero è quando vuoi fare sesso!»

«Non è vero»

«Sì, lo è!» urlò Blaine, rotolando fuori dal letto con una smorfia. Incespicò versò l’armadio ed afferrò i boxer abbandonati sul pavimento, indossandoli, facendoli scivolare sopra il proprio delicato fondoschiena. 

«Torni a casa e decidi di scoparmi fino allo stremo anziché sederti e parlarmi di qualsiasi cosa!»

«Beh, non è che tu ti sia lamentato! Se non ricordo male, stavi pregando per avere il mio cazzo fino a due minuti fa!»

«Perché ultimamente quello è l’unico modo in cui posso esserti vicino!»

«Stronzate» sibilò Kurt alzandosi dal letto e seguendo il suo adirato marito nel bagno padronale.

Si fermò sulla soglia, sgranando gli occhi quando vide Blaine infilarsi una manciata di pillole in bocca.

«Cosa sono?»

«Cosa sono cosa?»

«Quelle compresse che hai appena ingoiato. A cosa servono? Non ricordo che tu debba prendere delle medicine»

«Beh, se tu fossi più attento o se fossi a casa più spesso, sapresti che sono andato dal medico la scorsa settimana per via della mia terribile infezione sinusale che, per la cronaca, non era una semplice infezione – è risultato che avevo anche la bronchite, ragion per cui mi hanno prescritto degli antibiotici. Se tu fossi stato qui più spesso, lo sapresti»

«Oh, tesoro. Ho pensato che stessi prendendo dei semplici medicinali da banco. Non sapevo – »

«Non importa» sussurrò Blaine, riponendo il flacone di pillole nell’armadietto.

Provò a superare Kurt, ancora fermo sulla soglia, ma si ritrovò pressato contro il petto di suo marito.

«Kurt, non – »

«No, Blaine. Guardaci. Stiamo litigando ed il nostro anniversario è alle porte... e non voglio discutere anche in quell’occasione. È una cosa piuttosto grande – »

«Dieci anni»

«Sì, e voglio festeggiarlo adeguatamente con mio marito. Basta con queste liti. Mi dispiace di non essere stato presente»

Blaine si accasciò tra le sue braccia, la sconfitta sembrava sprigionarsi dalla sua bassa statura.

«No, non dovresti scusarti. Stai lavorando così duramente ed io... mi sto solo comportando in modo melodrammatico»

«Non sei melodrammatico»

«Mi dispiace di essermi chiuso a riccio e di non averti parlato di come mi sentissi infelice. Ci eravamo promessi che avremmo lavorato sulla comunicazione di coppia e io sto ancora sbagliando tutto»

«Va tutto bene, tesoro. Siamo stati entrambi su di giri nell’ultimo periodo. Dovremmo mettere da parte un po’ più di tempo per rilassarci, non credi?» sorrise quando sentì Blaine annuire contro di lui «Ora che ne dici di andare a coccolarci? Mi manca stringermi a mio marito»

«Okay»

 

****

 

Blaine posò una mano contro lo stomaco piatto.

Il bambino doveva esser stato concepito nella notte in cui lui e Kurt avevano litigato per la mancanza di comunicazione all’interno della loro coppia – Blaine aveva assunto degli antibiotici in quel periodo ed il foglio illustrativo delle pillole anticoncezionali diceva che un cocktail di medicinali avrebbe reso la contraccezione meno efficace, cosa che spiegava la realtà che Blaine aveva dentro di sé.

Strofinando la mano sul ventre, Blaine fissò il proprio riflesso nello specchio, girandosi un po’ per vedere se si notava niente di strano circa il suo profilo.

La sua pancia sembrava tonica come sempre, dunque la gravidanza non era ancora tanto avanti da essere già evidente, ma più guardava e più desiderava che si notasse almeno un pochettino.

Ma se ne sapeva qualcosa – e se la matematica non era un opinione -, probabilmente era solo di sette settimane e la rotondità non si sarebbe vista per almeno un altro mese.

Forse.

In più, non era nemmeno sicuro di essere effettivamente in dolce attesa.

Sì, sette dei suoi otto test erano risultati positivi, ma aveva davvero bisogno di fare un paio di esami del sangue prima anche solo di tentare di parlare con Kurt del bambino.

E – oh, Dio, c’era la questione Kurt in tutto ciò.

Il marito di Blaine stava rinviando l’argomento dei bebè da ormai qualche tempo, nonostante lui non avesse fatto altro che alludervi per mesi.

Avevano celebrato il loro decimo anniversario di matrimonio giusto qualche settimana prima e, quando erano usciti a cena con i loro amici, la discussione sui progetti riguardanti la loro famiglia era stata sollevata da Rachel prima che venisse deviata da Kurt, che aveva cambiato discorso, passando dai bambini a ciò che era successo durante la sua giornata lavorativa.

Nemmeno una volta, durante la conversazione intrattenuta a cena, aveva notato l’espressione ferita che aveva stravolto il viso di Blaine.

Quella notte, dopo essere tornati a casa ed essere scivolati nel loro letto, Blaine aveva messo da parte il dolore per il precedente rifiuto di Kurt, convinto che il suo compagno avrebbe cambiato opinione quando sarebbero tornati sulla questione della loro futura famiglia...

Ma non era successo.

Ed ora Blaine era gravido.

Accigliandosi, Blaine si allontanò dal lavandino ed uscì dal bagno; i suoi occhi perlustrarono la stanza prima di posarsi su ciò che stava cercando: il suo cellulare.

Si avvicinò all’oggetto e lo afferrò, le sue dita fecero scorrere la lista dei contatti fino a trovare il numero del posto di lavoro di Kurt.

La sua mano tremava violentemente ed il nervosismo gli ribolliva nel suo intimo più profondo mentre si chiedeva se dovesse veramente chiamare Kurt per chiedergli di tornare a casa.

«No, gliene parlerò più tardi» sussurrò a sé stesso.

Infilò il telefonino in tasca, lasciò la camera da letto e corse per il corridoio fino al loro ufficio condiviso, dove si lasciò cadere sulla poltrona.

Prima di poter anche solo pensare di dirlo a Kurt, decise di prenotare un vero e proprio appuntamento medico con un’ostetrica specializzata in gravidanze maschili e, per parecchi minuti, scorse diversi elenchi con i nominativi di ostetrici e ginecologi, fino a trovarne uno adatto – e proprio vicino al loro appartamento.

“Dottoressa Aida Banes? Okay, farò un tentativo con lei”

Blaine compose il numero dell’ambulatorio della Dottoressa Banes ed attese pazientemente che il personale alla reception rispondesse. Gli ci vollero solo pochi istanti per fissare un appuntamento e, dopo aver confermato i propri dati, la donna all’altro capo della linea gli ricordò che avrebbe dovuto stare attento alla consegna del pacchetto di documenti che doveva compilare entro i prossimi due giorni.

Sospirando, riattaccò il telefono e si appoggiò allo schienale della poltrona.

Si massaggiò lo stomaco con lenti movimenti circolari.

«Dio, Kurt» mormorò tra sé e sé, con gli occhi che guizzavano da una foto sua e di suo marito all’altra, appese alle pareti della stanza «Cosa devo fare?»

 

****

 

Kurt emise un lamento, lasciando cadere le sue pesanti borse a terra per poi rovistare nella tasca della giacca alla ricerca del suo mazzo di chiavi.

Sapeva che Blaine era a casa ma il povero ragazzo si era sentito malissimo negli ultimi giorni, motivo per cui era probabilmente scivolato in un sonno profondo, e Kurt non aveva nessuna intenzione di svegliarlo.

Bofonchiando tra sé e sé, Kurt inserì la chiave nella serratura e la girò, imprecando sottovoce quando non riuscì ad aprire la porta.

«Dannazione» sibilò, riprovandoci.

Gli ci volle qualche altro tentativo prima di riuscire ad aprire l’uscio con successo ed introdursi dentro casa senza fare nessun rumore, ringraziando di essere addirittura riuscito a mettere piede nell’appartamento.

«Ricordami di chiamare il padrone di casa e fargli sapere di quella problematica maniglia» mormorò Kurt alla loro gatta, JennyTuttaMacchie, mentre appoggiava le buste della spesa sul tavolo.

«Dov’è papà, tesoro?»

Si chinò e grattò l’animale sotto il mento, sorridendo mentre lei gli si strusciava contro e gli faceva le fusa.

«Andiamo a cercarlo»

Cullando Jenny tra le braccia, Kurt percorse il corridoio in punta di piedi e raggiunse la camera padronale, accigliandosi quando notò che Blaine non era sdraiato sul loro letto.

Le lenzuola erano sgualcite a causa di quello che sembrava un agitato pisolino e la camera puzzava leggermente di vomito, cosa che gli fece arricciare il naso.

«Si è sentito male anche questa mattina, vero?» chiese alla gatta, appoggiandola sul materasso mentre si dirigeva verso il bagno.

Sbirciò dalla soglia della porta e si immobilizzò – il suo sguardo cadde immediatamente sull’insolita fila di test di gravidanza che giacevano sparsi sul ripiano del lavandino.

«Mi stai prendendo in giro» sussurrò, avvicinandosi ai bastoncini.

Il suo cuore smise di battere, o almeno così gli sembrò, quando notò i segni positivi su alcuni test, le doppie linee su altri e l’ovvia scritta “Incinta” su un altro ancora.

Solo uno era negativo.

Solo uno su otto.

Oddio, Blaine era gravido.

Kurt si sentì come se stesse per vomitare.

 

****

 

«Cosa diavolo sono questi?»

Blaine trasalì, riemergendo dalla posizione ingobbita che aveva assunto stando sulla poltrona. Nel lasso di tempo tra la programmazione dell’appuntamento con il medico e quel preciso istante doveva essersi addormentato, ma la voce di qualcuno l’aveva svegliato.

Guardò freneticamente per la stanza prima che il suo sguardo cadesse su Kurt e sull’espressione furiosa dipinta sul suo volto.

«Oh, mio Dio, sei a casa – » sgranò comicamente gli occhi quando notò i test che Kurt teneva in mano, sventolandoli.

«Sì, e li ho trovati. Ma che cazzo, Blaine!»

«Stavo per dirtelo. I-io li ho fatti circa un’ora fa»

«Pensavo che prendessi la pillola!»

«Ed è così... deve non aver funzionato. Abbiamo usato i preservativi e tutto, m-ma i test sono risultati ugualmente positivi. Non sono nemmeno sicuro se sia effettivamente vero oppure no, devo fare un paio d’analisi del sangue»

Kurt aggrottò le sopracciglia, sbattendo i test sulla scrivania.

«Usiamo le protezioni regolarmente, Blaine, come diavolo è potuto succedere?»

«Non lo so!» urlò Blaine, alzandosi dalla sedia «Credo che le pillole non abbiano fatto effetto durante la settimana in cui prendevo gli antibiotici, non si dovrebbero – »

«Abbiamo comunque usato i preservativi!»

Blaine arretrò.

Più Kurt urlava e più il suo cuore andava spezzandosi.

E sapeva che stava cominciando a piangere, ne era certo.

«Perché mi urli contro?»

«Perché ne abbiamo parlato, Blaine! Non siamo pronti per un bambino!»

«Noi non siamo pronti o tu non lo sei?» ribatté Blaine mentre la sua mano scivolava verso il basso, a coprire il proprio stomaco.

La faccia di Kurt si contorse in una smorfia.

«Dio, non posso farlo»

«Cosa? Cosa non puoi fare, Kurt?»

Kurt indietreggiò, evitando l’espressione interrogativa e ferita sul viso di Blaine mentre girava sui tacchi e percorreva il corridoio.

Avvertì dei passi alle proprie spalle e lui accelerò l’andatura, non volendo entrare nella questione con Blaine più di quanto avesse già fatto.

Aveva bisogno di aria, aveva bisogno di respirare – in quel preciso momento gli sembrava che il mondo intorno a lui stesse crollando.

Non sono pronto per questo” pensò tra sé e sé, gettandosi la giacca sulle spalle.

«Kurt! Kurt, aspetta! Non andare! Per favore, dobbiamo parlarne»

«Ho bisogno di un po’ di tempo» disse lui con voce strozzata, lottando con la maniglia bloccata della porta per diversi secondi prima di riuscire ad aprirla «Quindi lasciami in pace»

Scappò fuori sbattendo la porta dietro di sé e Blaine crollò a terra, singhiozzando rumorosamente tra le mani che aveva portato al viso.

“Non doveva succedere così”

 

 

 

Note della traduttrice

Nuovo capitolo in tempistica semi-decente, yay!

Grazie a chiunque abbia messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate e soprattutto a chi ha speso due minuti per lasciare il proprio parere.

L’autrice ne sarà felicissima – e anche io, ovviamente!

Spendendo un paio di parole su questo secondo capitolo... beh, sapevamo che Kurt non voleva bambini, ma vi immaginavate una reazione del genere? Credete che ci sia un valido motivo sotto?

Insomma, cosa ne pensate? xD

Siete invitatissimi a farmelo sapere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia chiaro per quanto riguarda la traduzione.

Grazie mille a chi è arrivato fin qui e a chi mi sta supportando.

A presto!

Killing Loneliness.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il terzo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: ora abbiamo sentito un po’ della versione dei fatti Kurt, ma c’è ancora tanto da raccontare a riguardo! Lasciate una recensione, per favore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Grazie a chi ha recensito i precedenti capitoli.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 3

 

La fredda pioggia autunnale investì Kurt mentre camminava per le trafficate strade di New York City.

Tutti gli altri passanti avevano un ombrello con cui proteggersi dall’acquazzone ma Kurt, quando aveva lasciato la propria abitazione, si era scordato delle previsioni metereologiche per quel pomeriggio ed ora si stava inzuppando.

Ad ogni modo, riusciva a malapena a trovare un motivo per cui dovesse importargliene qualcosa.

Era fuggito via nonostante lui e Blaine si fossero promessi l’un l’altro di non andarsene mai nel bel mezzo di un litigio – se mai si potesse etichettare qualsiasi dannata cosa fosse successa nell’appartamento come tale.

Meno di un’ora prima, Kurt era rientrato a casa ed aveva trovato qualche di test di gravidanza sparsi sul ripiano del bagno e, nell’istante in cui aveva notato quelle doppie linee e quei segni positivi sugli stick, era entrato nel panico.

E poi si era infuriato.

Si sentiva come se fosse stato ingannato.

Blaine aveva sempre saputo che l’idea di avere dei figli era fuori discussione in quel momento, Kurt aveva chiarito di non volere creare una famiglia fino a quando non sarebbero stati economicamente più stabili o avessero trovato un posto più grande in cui vivere.

Inoltre non era pronto per un bebè, non quando c’erano ancora così tante cose che aveva progettato di fare con Blaine.

Erano ancora giovani, entrambi poco più che trentenni, avevano un sacco di tempo per pensare ai bambini.

Eppure Blaine poteva essere gravido ed era come se tutti i piani di Kurt fossero stati gettati nello scarico.

Accigliandosi, Kurt si ritrovò schiacciato tra un paio di passanti che si erano staccati dal gruppo omogeneo di pedoni e si strinse nella giacca con più forza, tremando.

Se fosse stato più furbo e meno impulsivo avrebbe potuto prendere una giacca più pesante o un poncho o persino un dannato ombrello ma il suo cervello, in quel momento, era stato logorato dal pensiero di un bambino e se n’era completamente dimenticato.

Ora ne stava pagando le conseguenze.

“Questo non sta succedendo a me. Non adesso”

La sua mente era un vortice di pensieri.

Si riparò sotto il tendone da sole di una caffetteria e prese il cellulare, fissando lo schermo spento.

Blaine non lo aveva ancora chiamato e Kurt era piuttosto certo che suo marito non l’avrebbe fatto tanto presto, non visto il modo in cui si era comportato prima di lasciare la scena.

Con ogni probabilità, Blaine stava ancora piangendo tanto disperatamente da farsi uscire gli occhi dalle orbite e, anche se a Kurt faceva male pensarci – Dio, aveva sentito Blaine scoppiare in lacrime prima ancora di chiudere la porta –, non aveva alcuna intenzione di ritornare a casa.

Non fino a quando non si fosse calmato un po’.

Scrollando la propria fradicia figura, Kurt rimise nuovamente il telefonino in tasca ed entrò in caffetteria, dove ordinò il caffè più forte, nero e lungo che avevano.

Si infilò nel separé in angolo e lasciò cadere il capo tra le mani.

Un forte mal di testa stava sbocciando dietro ai suoi occhi chiusi e, appena ricordò l’espressione ferita di Blaine durante il loro litigio, si sentì nauseato dai suoi stessi sensi di colpa.

Blaine era sembrato spaventato all’idea che Kurt scoprisse della sua gravidanza, come se avesse pensato di nascondergli l’intera faccenda fino a quando non sarebbe stata troppo evidente da poter essere ignorata, cosa che di per sé lo fece stare malissimo e non perché desiderasse davvero un bambino in quel momento, ma perché Blaine aveva paura della sua opinione e di lui.

In quanto suo marito, Blaine non avrebbe mai dovuto temere ciò che Kurt pensava ma era ovvio che fosse così, e di questo Kurt si sentiva un po’ infastidito – per non dire indignato.

Amava Blaine con tutto il cuore e gli aveva liberamente restituito il proprio dopo che lui gliel’aveva brutalmente spezzato durante il suo primo anno a New York e, anche se aveva cercato di non pensare alla passata infedeltà di Blaine, a volte questa strisciava su Kurt come un mostro nel buio.

Ecco perché si vergognava ad ammettere che il primo pensiero che gli era passato per la mente fu che quel bambino non potesse essere suo: perché usavano sempre i preservativi e Blaine prendeva la pillola.

Ma Kurt sapeva che Blaine non lo avrebbe mai tradito di nuovo – e poi la contraccezione non era sempre efficace.

Aveva visto in prima persona quanto il tradimento e la conseguente rottura avevano distrutto emotivamente Blaine, eppure quella terribile idea gli era balenata in testa appena aveva trovato quella fila di test di gravidanza.

Ku si odiò per aver persino preso in considerazione quell’ipotesi.

Sospirando, fece scorrere le dita sullo schermo del cellulare e diede una scorsa ai messaggi tra lui e suo marito, soprattutto a quelli che si erano scambiati negli ultimi due giorni.

Gli sms di Blaine erano corti e dolci, visto che li inviava quando era sveglio e non mentre stava male come un cane, e rileggendo quei messaggini, Kurt non poté fare a meno di sorridere.

Amava Blaine così tanto...

Se solo fosse riuscito a desiderare veramente quel bambino, per quanto terribile suonasse...

 

****

 

«Seriamente, Kurt, dovresti essere grato che tu e Blaine non abbiate ancora dei bambini. La vita cambia quando ci sono dei pargoli di mezzo»

Kurt annuì mentre sorseggiava il proprio Martini, distogliendo per un secondo lo sguardo da Chase per guardare il suo bellissimo marito, che stava chiacchierando con Isabelle all’altro lato della sala da ballo.

Riportò la propria attenzione su Chase, accigliandosi quando si rese conto che non aveva ancora smesso di parlare.

«Voglio dire, quando io e Paul abbiamo parlato di avere dei figli nostri, avevo pensato che magari avremmo potuto aspettare giusto un po’ ma lui era determinato ad averne subito, e quando siamo riusciti ad avere un surrogato e a concepire, sapevo che lui era entusiasta... ma io ero terrorizzato. E quando Anastacia è nata, mio Dio, è stato come se il nostro mondo si fosse capovolto. Tipo, hai idea quanto costa crescere un bambino? Tutta la tua vita ruota intorno a lui... e, beh, io amo Stacia con tutto il mio cuore ma a volte vorrei solo che avessimo aspettato un po’, sai?»

«Mh» mugugnò Kurt, abbassando il proprio drink per succhiarsi il labbro inferiore.

Osservò Blaine per qualche altro secondo prima di tornare alla conversazione.

«Blaine vuole dei bambini, lo so. È un portatore e – »

«Blaine ha il gene Reddin?»

«Mh, l’abbiamo scoperto poco prima di sposarci. Siamo attenti quando si tratta di intimità e Blaine prende la pillola, però a volte fa qualche allusione sull’avere un bambino nonostante gli io abbia già detto che non sono ancora pronto per un passo del genere e che quindi dovremmo aspettare, ma lui sembra riluttante all’idea di posticipare la cosa»

«Dubito che Blaine possa fare niente che metta in pericolo il vostro matrimonio. Mi ricordo della situazione tra voi due e della vostra rottura quando tu eri appena stato assunto come stagista. È impossibile che possa incasinare di nuovo le cose»

«Oh, lo so, ma – » Kurt sorrise quando incontrò lo sguardo di Blaine, ricevendo uno smagliante sorriso di rimando «So che vuole dei bambini... e parecchi. Ogni volta che siamo in compagnia dei figli dei nostri amici, Blaine diventa tutto pimpante ed il suo sguardo si ravviva ed i bambini lo adorano. È strano. So che sarà un padre fantastico... ma più avanti, capisci? Io non sono pronto»

«Ti capisco» disse Chase, facendo tintinnare il proprio bicchiere contro quello di Kurt «Al potere dell’attesa!»

 

****

 

Kurt bevve ciò che rimaneva della sua terza tazza di caffè, ben due ore dopo essere arrivato alla caffetteria.

Dovevano essere passate tre, forse quattro ore da quando era uscito di casa e non aveva ancora sentito niente da parte di Blaine – nemmeno un messaggio del tipo “Stai bene?” o che altro.

“Deve essere incazzato con me” si disse Kurt mentre buttava il bicchiere di carta ed usciva dal locale.

La pioggia aveva da tempo smesso di cadere ma le strade erano ancora bagnate e scivolose; una fredda foschia era calata sulla città e Kurt incrociò le braccia all’altezza del petto mentre si sbrigava a tornare al palazzo in cui viveva.

La gente si affrettava e si agitava sulla propria strada di casa, e le luci della città lampeggiavano vivaci intorno a lui, come se la vita notturna si fosse appena concretizzata.

Girò intorno ad un gruppo di persone che si erano fermate a scattare qualche fotografia e sveltì il passo, praticamente correndo verso l’appartamento.

Gli ci volle un po’ ma aveva finalmente raggiunto la sua destinazione e, dopo diversi tentativi spesi a provare ad aprire quella dannata serratura, spalancò la porta ed entrò...

In una casa avvolta in un silenzio di tomba.

 «Blaine?»

 

****

 

«Blainey?»

Cooper forzò la porta del proprio appartamento ad aprirsi e guardò il proprio fratellino incespicare all’interno, in una mano stringeva saldamente una borsa di lana e nell’altra una piccola valigia.

L’uomo più giovane sembrava completamente distrutto, i suoi occhi erano rossi e gonfi e i capelli erano appiattiti dalla pioggia.

Cooper aspettò che Blaine appoggiasse la sua roba nell’atrio prima di avvicinarsi lentamente alle sue spalle.

«Stai bene? È successo qualcosa con Kurt?»

«So-sono gravido» sussurrò Blaine, incrociando lentamente le braccia sull’addome.

Appena quelle parole gli uscirono di bocca scoppiò a piangere, addossandosi pesantemente contro il muro.

Cooper lo travolse, avvolgendo il fratello in un abbraccio.

«Oh, Blainey! Stai per avere un bambino! O mio Dio!» strinse il ragazzo un po’ più forte prima di bloccarsi e lasciarlo andare «Aspetta... sei qui con le valigie e tutto il resto... no, col cazzo, non dirmi che Kurt ti ha lasciato? Giuro su di Dio che lo ammazzo! Ammazzerò quel piccolo bastardo con la faccia d’angelo il secondo esatto che lo vedo, lo giuro su – »

«Coop, smettila» lo supplicò Blaine, accasciandosi contro il fratello maggiore «Possiamo non parlare di lui per il momento? Ho solo... ho bisogno di stendermi. Mi sento male»

«Certo, come no, fratellino» Cooper fece scivolare un braccio intorno alla vita di Blaine e lo trascinò verso il salotto, abbassandolo lentamente sul divano prima di correre nella propria stanza e raccogliere un paio di coperte di riserva.

«Mi dispiace che tu debba dormire sul divano. Non ho ancora disfatto la mia camera da letto, quindi tutto è un po’ incasinato, ma la pulirò da cima a fondo e domani, se vorrai, potrai dormire là»

Blaine sorrise, guardando il fratello con i suoi grandi occhi lucidi.

«Grazie, Coop» mormorò abbassando le palpebre appena avvertì Cooper rimboccare le coperte calde sul suo corpo stanco «Lo apprezzo tantissimo»

«Riposati un po’, Blainey. Sarò qui al tuo risveglio» Cooper passò gentilmente una mano tra i capelli umidi di Blaine, roteando gli occhi quando sentì il gel bagnato ricoprirgli le dita.

Continuò ad accarezzargli i riccioli ribelli e sospirò leggermente appena avvertì il respiro di Blaine regolarizzarsi.

«Cosa ti ha fatto?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia, mentre osservava le sue palpebre gonfie e le guance rigate dalle lacrime.

Accigliato, si alzò dal divano e si precipitò come una furia in camera da letto, dove prese il telefono dal comodino.

Aveva un conto in sospeso con il marito di suo fratello.

 

****

 

Kurt aveva aperto ogni singola porta dell’appartamento, dagli armadi ai bagni, senza trovare alcuna traccia di Blaine.

La loro camera da letto era vuota, le lenzuola ancora spiegazzate nello stesso modo in cui le aveva viste prima ed i test di gravidanza che Kurt aveva gettato sulla scrivania erano lì, intoccati.

Era come se Blaine fosse sparito e la sola idea gli fece accapponare la pelle.

«Blaine? Blaine, non è divertente! Se sei qui, rispondimi!»

Infilò la mano in tasca ed estrasse il cellulare, premendo il tasto per la chiamata rapida.

La chiamata andò a vuoto e l’ansia artigliò lo stomaco di Kurt.

Provò ancora ed ancora, fermandosi solo quando il suo cellulare squillò tra una telefonata e l’altra.

Cooper.

«Coop? Blaine è – »

«Che cazzo hai fatto a mio fratello?»

«Io non... cosa? Io – »

«Si è presentato a casa mia in lacrime, distrutto e-e mi ha detto di aspettare un bambino! Ho dovuto fare due più due perché non sono riuscito a strappargli una parola di bocca e tu stai cercando di dirmi che non c’entri niente?»

Kurt chiuse gli occhi e si lasciò cadere all’indietro sul letto, il batticuore che andava calmandosi ora che finalmente sapeva dov’era Blaine.

«Sono uscito. Avevo solo bisogno di un po’ d’aria, n-non volevo che se ne andasse!»

«Beh, l’ha fatto ed ora è qui a Providence; sta di merda ed è tutta colpa tua!»

«Lo so, mi dispiace!» gridò Kurt, stropicciandosi gli occhi «Ho bisogno di parlare con lui. Ho bisogno di dirgli che mi dispiace e... aspetta, hai detto che è a Providence? Intendi a Rhode Island?»

«Sì, è qui, e no, non puoi parlare con lui in questo momento. Sta dormendo. Vedrò se vuole chiamarti domattina ma non esiste proprio che io lo svegli per te»

«Cooper, per favore!»

«No, fottiti, Kurt. Non ho idea di cosa tu abbia fatto o detto per sconvolgere Blaine così tanto, ma se ha messo il culo su un autobus o un treno o come diavolo è arrivato fin qui e si è mostrato alla mia porta come un cucciolo abbandonato, sono dannatamente certo di non volerti offrire alcuna comprensione in questo momento»

«Coop – »

La comunicazione si interruppe e Kurt urlò, sbattendo il cellulare sul pavimento.

Sbatté il pugno sul materasso prima di coprirsi il viso con un braccio.

Questa volta aveva davvero mandato tutto a puttane.

 

 

 

 

Note della traduttrice

Ho poco, pochissimo tempo a mia disposizione per cui bando alle ciance e passiamo a ciò che è veramente importante: ringraziarvi.

Grazie mille a chi legge in silenzio, a chi preferisce, a chi ricorda, a chi segue. È sempre bello vedere qualcuno apprezzare e supportare un progetto come questo.

E, come sempre, un ringraziamento davvero sentitissimo va a chi ha speso parte del proprio tempo per lasciarmi un parere su quest’incredibile storia e sulla mia, spero decente, traduzione: ragazze, lasciate che vi dica che “Credo che sia adorabile. Voi siete adorabili” – così, giusto per ficcarci una citazione proprio a caso, eh xD

A questo punto, vi ricordo che siete sempre invitatissimi a farmi sapere la vostra opinione e che per qualsiasi domanda potete inviarmi un messaggio :)

Il prossimo aggiornamento è previsto, tocchiamoci in segno di scaramanzia, per domenica – spero di avere più tempo per scambiare un paio di parole in più!

A presto.

Killing Loneliness.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il quarto capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: ora abbiamo sentito un po’ della versione dei fatti Kurt, ma c’è ancora tanto da raccontare a riguardo! Lasciate una recensione, per favore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Grazie a chi ha recensito i precedenti capitoli.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 4

 

«E non hai sue notizie da tre giorni?»

Chase si sedette pesantemente in un cantuccio della scrivania di Kurt.

Era in pausa pranzo e, trascorrendo il proprio tempo libero nell’ufficio del collega mentre questi sfogliava un opuscolo, lo aveva tempestato di domande sul motivo per cui sembrasse così cupo nell’ultimo periodo, ma inutilmente: Kurt non era in vena di parlarne.

Era passato un giorno o due dal litigio con Blaine.

Il pessimo umore di Kurt l’aveva seguito fino agli uffici di Vogue, e chiunque conoscesse gli Anderson-Hummel aveva capito che qualcosa non andava non appena Kurt si era trascinato al lavoro come se qualcuno gli avesse gettato il cuore in un frullatore.

«Pronto? Terra chiama Kurt Hummel? Ci sei?» gli chiese Chase mentre agitava la mano davanti al suo viso.

Kurt abbassò gli occhiali da lettura e si addossò allo schienale della sedia – gli occhi incollati su una fotografia, che ritraeva lui e Blaine, appoggiata in un angolo del tavolo.

«Non risponde al telefono. L’ho chiamato come un matto e lui non vuole nemmeno tirare su. Ho anche telefonato a Cooper ma non mi ha permesso di parlare con lui!» alzò le mani, esasperato «Ho chiamato Blaine centinaia di volte... ed è come se mi stesse ignorando»

«Sono sicuro che sia effettivamente così»

Kurt fece una smorfia.

«Chase, solo... potresti andartene, per favore? In questo momento non ho nessuna intenzione di entrare nel discorso con te. Sono stanco ed irritato e – » si premette i palmi delle mani sugli occhi ed emise un profondo sospiro, accasciandosi sulla sedia «Per favore, Chase, vai via»

«Okay, okay, ma se hai bisogno di parlare o di altro, mi trovi in fondo al corridoio» si offrì Chase mentre lasciava la stanza.

Una volta che se ne fu andato, Kurt lasciò cadere la testa sulla scrivania.

“Vorrei solo che rispondesse al telefono”

 

****

 

«Oh, Dio – »

«I siti internet dicono che dovresti bere un po’ di Ginger Ale o della Sprite... e magari sgranocchiare un paio di crackers. Vuoi provare?»

«No» gemette Blaine, la voce rotta dai violenti conati di vomito; giaceva intontito sul pavimento piastrellato del bagno di Cooper, con gli occhi chiusi e le mani incrociate sulla pancia.

Cooper se ne stava fermo sulla soglia con gli occhi preoccupati rivolti verso il basso, sul suo fratellino, che aveva appena finito di stare male per la quinta volta in quella mattinata.

«Vuoi che ti prenda un bicchiere d’acqua? Potrebbe aiutarti»

«Non voglio nemmeno provarci. Niente rimarrà giù»

«Quella scodella di brodo di pollo che hai mangiato ieri sera sembrava averti aiutato, no?»

Alla mera menzione del cibo, Blaine si mosse con uno scatto, gettandosi sulla tazza e rimettendo quel che gli rimaneva nello stomaco.

Terribili suoni strozzati gli squarciarono la gola mentre vomitava e Cooper si affrettò a raggiungerlo, cadendo in ginocchio dietro di lui, prima di massaggiargli la schiena e spostargli i riccioli dal viso.

«Merda, scusa, B. Non avrei dovuto parlare di cibo. L’avevo dimenticato. Io – »

«V-vattene!» farfugliò Blaine dopo aver sputato nella tazza.

La sua esausta figura scivolò via da quella di Cooper e si raggomitolò su sé stesso, accasciandosi di nuovo contro il muro con un tonfo.

La sua pelle, solitamente abbronzata, era macchiata, rigata dalle lacrime e pallida.

«Per favore, Cooper, lasciami da solo!»

«Voglio solo assicurarmi che tu stia bene, Blainey. Sei stato così male da quando sei arrivato qui e – »

«Ti prego, va via!»

Un rotolo di carta igienica volò sopra la testa di Cooper e lui sospirò, alzandosi dal pavimento e lasciando la stanza.

Uscì in corridoio e si appoggiò al muro più vicino al bagno, avvertendo lo stomaco attorcigliarsi quando sentì Blaine ricominciare a vomitare ed i suoi singhiozzi soffocati filtrare attraverso la porta chiusa.

Ore dopo, Cooper si ritrovò stravaccato su una poltrona, una parte della sua attenzione rivolta alle battute evidenziate del suo copione ed un’altra focalizzata sul guardare Blaine sonnecchiare di fronte a lui.

C’era voluto un po’ di tempo perché suo fratello si calmasse definitivamente e provasse a riposarsi ma, ogni tanto, questi gemeva nel sonno, rigirandosi, per poi rannicchiarsi in una pallina con le mani protettivamente raccolte intorno alla vita.

Coop osservò Blaine dormire e più lo faceva, più si sentiva arrabbiato nei confronti di Kurt, che non era lì per confortare il marito malato.

Il povero Blaine stava soffrendo, era palese: riusciva a malapena a tenere qualcosa nello stomaco, tra cui nemmeno l’acqua, ed il suo sonno era costantemente interrotto dalle improvvise nausee – un qualcosa che costringeva sempre Blaine ad alzarsi, correre in bagno per vomitare e piangere e ripetere il ciclo più e più volte.

“Kurt dovrebbe aiutarlo” pensò amaramente Cooper.

Un’espressione accigliata si formò sul suo volto quando Blaine emise un mugolio particolarmente pietoso prima di raggomitolarsi ancora di più su sé stesso.

“Non ho idea di quello che sto facendo. È Kurt quello che dovrebbe vegliare su di lui. Si tratta di suo marito e del suo bambino non ancora nato!”

I suoi occhi caddero sull’addome coperto di Blaine ed un’ondata di affetto protettivo ed amore travolsero Cooper.

Si alzò dal suo posto, facendo cadere il copione sul pavimento, per poi avanzare verso la cucina.

Si sedette sul bancone e compose il numero di suo cognato, il piede che batteva nervosamente contro il mobile.

«Cooper? Che succede? C’è qualcosa che non va?»

«Non c’è niente che non va tranne per il fatto che hai spezzato il cuore di mio fratello e non sei ancora venuto qui a ripararlo!»

«E come potrei? Né tu né Blaine mi avete detto dove siete! Riesco a malapena ad essere al corrente del minimo indispensabile quando parlo con uno di voi!»

«Beh, mi risulta difficile fregarmene di ciò che tu pensi quando il mio fratellino piange disperatamente e vomita l’anima ogni cinque secondi per colpa tua»

«Sta davvero così male?» la voce di Kurt si ammorbidì.

«Credo che il piccolo bastardo che hai impiantato dentro di lui lo stia mangiando vivo. In questi ultimi giorni è davvero fuori di testa»

«Oh... povero Blaine. Prima era stato così male ma avevamo pensato che fosse solo per via dell’influenza. I-io... come sta adesso?»

Cooper raccolse il cordone allentato dei pantaloni del suo pigiama.

«Sta dormendo. Non è riuscito a tenere niente nello stomaco per tutto il giorno ma proverò a ficcargli un litro di Gatorade giù per la gola appena si sarà svegliato. Ed è anche un pochino troppo pallido per essere normale – voglio dire, cazzo, è bianco come te»

Kurt sbuffò.

«Ignorerò il tuo commento e ti chiedo invece di darmi il tuo indirizzo, Cooper. Ho davvero bisogno di parlare con Blaine faccia a faccia, se non ti dispiace»

«Non penso che sia una buona idea»

«No, Cooper! Prima o poi deve accadere! Blaine non può si può nascondere da te in eterno. Ho bisogno di vederlo, di parlargli, e non ho alcuna intenzione di lasciarlo scappare senza prima aver discusso su – »

«Sono certo che conosce già la tua opinione sulla questione» ringhiò Cooper, roteando interiormente gli occhi al cognato «Tu non vuoi il bambino e sei arrabbiato perché lui è rimasto gravido»

«Non lo sono»

«Sì, invece, e nonostante io non voglia fare altro che strangolarti per aver ferito mio fratello, ciò che vuole fare è una decisione che, sostanzialmente, spetta a lui, per cui prendi qualcosa sui cui scrivere: ti do il mio indirizzo...»

 

****

 

Nell’istante successivo in cui la penna aveva tracciato l’indirizzo di Cooper sulla carta, Kurt era online, pronto a prenotare il primo volo disponibile per Providence, Rhode Island.

Riuscì a trovarne uno che sarebbe decollato la mattina presto del giorno seguente, così rifocillò JennyTuttaMacchie di cibo ed acqua fresca e si mise a letto, serbandosi di preparare la valigia con le poche cose necessarie l’indomani.

Alle cinque del mattino, la sveglia gli squillò nelle orecchie e lui si alzò di scatto, volando all’interno del bagno per una rapida doccia lampo e per impacchettare i suoi effetti personali.

Infilò in valigia anche un paio di cose da portare a Blaine per poi precipitarsi fuori casa e, appena fu sull’aereo, si ritrovò a riflettere su cosa voleva esattamente dire a suo marito prima che si rivedessero dopo così tanti giorni di lontananza.

 

****

 

Blaine sprofondò nel letto, stringendosi nel piumino.

La testa gli pulsava e il suo intero corpo era tremendamente indolenzito, inoltre gli sembrava che lo stomaco volesse capovolgersi... una cosa per niente confortevole. Non che non si fosse sentito così per settimane, ma la nausea combinata alla sensazione che qualcuno gli avesse pugnalato il cuore con un attizzato era una sensazione a dir poco pessima.

Kurt gli mancava da morire.

Gli mancava potersi rannicchiare tra le braccia di suo marito il mattino, alzare lo sguardo su di lui ed osservarlo dormire, con quelle sue ciglia lunghe e setose che si aprivano a ventaglio sugli zigomi alti.

E, soprattutto, gli mancava sentire Kurt canticchiare quando si spalmava la lozione idratante sulla pelle perfetta.

In pratica, gli mancava lui.

E faceva male.

Spingendo da parte tutti i pensieri che riguardavano suo marito, Blaine sbatté le palpebre prima di aprire gli occhi stanchi e dare un’occhiata alla camera da letto di Cooper.

Suo fratello maggiore non aveva disimballato assolutamente niente da quando si era trasferito, poco più di un mese prima, nell’appartamento – la sistemazione era solo provvisoria dal momento che stava girando una piccola parte in un film – quindi la stanza era semplice e pulita.

Eppure c’erano piccole cose qua e là che semplicemente gridavano Cooper!, ed una di quelle era la bacheca appesa alla parete.

In un angolo, Blaine notò un bigliettino indirizzato a lui:

 

Sono andato al lavoro! Chiamami sul cellulare se hai bisogno di qualcosa! :)

 

Blaine sorrise suo malgrado e si raggomitolò, la trapunta lo avvolgeva nel proprio calore.

“Vorrei che fosse questo Kurt anziché una coperta” pensò, chiudendo nuovamente gli occhi.

A parer suo più rimaneva a letto e meglio era, e stava pregando il bambino di cooperare con il suo stomaco almeno per una volta dal momento che, nonostante la sensazione turbolenta con cui aveva a che fare, era intenzionato cogliere l’occasione per dormire un po’.

Accoccolandosi ulteriormente sul materasso, Blaine cominciò ad appisolarsi di nuovo solo per poi venire svegliato di soprassalto dal martellante bussare di qualcuno contro la porta.

“Ignoralo, probabilmente è il postino” si disse, chiudendo gli occhi.

Il colpi cessarono e poi ricominciarono, questa volta più rumorosi e persistenti.

Il cellulare che Blaine aveva accanto suonò e lui gemette, allungando un braccio per afferrarlo.

 

Sono qui fuori. Fammi entrare!

 

Era da parte di Kurt.

Il battito del cuore di Blaine accelerò immediatamente e lasciò cadere il cellulare sul letto.

Per qualche secondo si chiese se doveva o meno scivolare fuori dal suo comodo bozzolo ma più ci pensava, più Kurt andava intestardendosi – i colpi erano diventati più intensi e fastidiosi.

«Sto arrivando! Aspetta!»

Blaine si alzò dal letto, appoggiando repentinamente una mano sul comodino mentre cercava di mantenere l’equilibrio – ultimamente le vertigini lo coglievano sempre più facilmente.

Massaggiandosi lo stomaco con la mano libera, ordinò mentalmente al proprio corpo di rimettersi in sesto prima di fare quei pochi passi necessari per uscire dalla camera.

Ancora barcollando, percorse lentamente il corridoio, diretto verso la porta di casa, appoggiandosi contro il muro una volta raggiunta la sua destinazione, sfinito.

“Ora o mai più, Blaine”

 

****

 

«Blaine? Tesoro, ti sento. Per favore, fammi entrare»

Kurt si avvicinò alla porta e si accigliò: il respiro affannato di Blaine si poteva sentire dall’altra parte ed un brivido di preoccupazione gli corse immediatamente su per la spina dorsale.

«Blaine?»

Con una lentezza disarmante, la porta si aprì e Kurt abbozzò un sorriso appena il suo sguardo cadde sul marito.

«Ciao»

«Ciao» sussurrò Blaine, i suoi occhi color miele guardavano ovunque tranne che verso il coniuge.

Il volto di Kurt si rabbuiò ed allungò la mano per toccare la guancia di Blaine, solo per graffiare l’aria quando l’altro uomo si spostò.

«Tesoro?»

«Dovresti entrare. Fa freddo»

Kurt annuì, raccolse la sua valigia da terra e seguì Blaine all’interno.

Suo marito si appoggiò pesantemente contro il muro mentre camminava, con una mano tesa per sostenere sé stesso, fino a quando girò l’angolo e raggiunse quello che sembrava essere il salotto di Cooper.

Ansioso, Kurt lo guardò per diversi momenti, chiudendo infine la porta dietro di sé prima di seguire Blaine nella stanza.

«Stai bene?»

«Questa nausea mattutina è violenta, tutto qui» disse Blaine mentre si sdraiava sul divano «Dovresti sederti»

«Certo, ma prima hai bisogno di qualcosa?»

«No. Non riesco a tener niente nello stomaco»

«Nemmeno dell’acqua?» chiese Kurt, un po’ inorridito all’idea che suo marito fosse tanto indisposto.

«No. Sto bene. Smettila di preoccuparti»

Kurt si scrollò di dosso la nonchalance di Blaine e lasciò la stanza.

Si diresse in cucina e prese un bicchiere di Gatorade dal frigorifero per suo marito, tornando di là quasi correndo.

L’apprensione era ancora impressa sul suo volto ma Blaine lo notò a malapena mentre prendeva, tremante, il bicchiere dalla mano tesa di Kurt e lo appoggiava sul tavolino.

«Grazie»

«Cooper ha detto che sei stato molto male»

«È solo nausea mattutina. Starò bene»

«Ed è normale? Sembri davvero sfinito»

Blaine si coprì il volto con un braccio e sospirò.

«Fino a quando i miei ormoni non si regolarizzeranno, sarò stremato tutto il tempo. Ecco perché ho preso un appuntamento con la dottoressa Banes – oddio, i miei documenti sono arrivati? Me ne ero completamente dimenticato»

Kurt annuì.

«Sì, ce li ho con me. Sono nella mia borsa... io, uhm, ci ho dato un’occhiata prima di metterli in valigia. C’è davvero parecchia roba negli opuscoli che ha spedito»

«Hai letto gli opuscoli? Io non sapevo nemmeno che avrebbe spedito qualcos’altro insieme ai moduli che dovevo firmare – »

«Beh, ha mandato delle cose che riguardano la gravidanza maschile e quello che dovresti aspettarti. Non erano niente di speciale, non li ho davvero letti. Li ho solo visti nel pacchetto e – »

Blaine si girò, dando la schiena a Kurt.

«Non vuoi ancora tutto questo, vero? Sei tuttora arrabbiato»

«Blaine, io non... non sono arrabbiato, è solo che... le nostre vite cambieranno per sempre. Non puoi aspettarti che le cose tornino normali quando un bambino è compreso nel quadro. Hai visto come le vite dei nostri amici sono cambiate. Non hanno più tempo per niente»

«A malapena abbiamo tempo adesso. Quasi non ti vedo più. Sei sempre impegnato con il lavoro e quando io sono a casa, tu sei fuori e quando tu sei a casa, io sono fuori, quindi non vedo come puoi dire che un bambino cambierebbe le cose!»

Kurt aggrottò le sopracciglia.

«Non hai sentito quello che tu stesso hai appena detto? Non ci vediamo. Riesci ad immaginare come sarebbe, per noi, cercare di trascorrere un po’ di tempo a casa con il bambino?»

«Speravo che avremmo potuto passare più tempo insieme una volta avuto il piccolo»

«Sì, come se potesse accadere»

«Dio, Kurt! Perché sei così cinico a riguardo? Non è che io abbia concepito questo bambino da solo!»

«Beh, tu non stai prendendo in considerazione il modo in cui io mi sento in merito all’avere un figlio. Ti sei alzato e te ne sei andato quando ti ho detto che avevo bisogno di un po’ di tempo per riflettere e, da quando sono arrivato qui, sei stato distante!»

Blaine si sedette, voltandosi verso Kurt, storcendo la bocca.

«Tu hai dato di matto! Cosa dovevo fare? Sedermi ed aspettare che tu tornassi? Mi hai lasciato là e mi avevi promesso che non te ne saresti mai andato durante un litigio – mi avevi fatto una promessa e non l’hai mantenuta!»

«E tu hai fatto lo stesso quando sei scappato in questa cazzo di Rhode Island senza farmi sapere dove stavi andando!»

«In tutti i casi non avresti risposto al telefono!» urlò Blaine.

Si alzò dal divano ed alzò le braccia, gesticolando selvaggiamente contro suo marito.

«Ti sei imbestialito da morire e te ne sei andato ed io non sapevo cosa fare. Avevo paura, Kurt. Ero terrorizzato e sapevo che tu ce l’avevi con me, per questo sono venuto qui. O qui o tornare in Ohio, ecco le mie opzioni, ma non avevo nessuna intenzione di volare fin là ed affrontare i miei genitori – »

«Blaine – »

«E vederti seduto lì, arrabbiato con me per questo, mi fa davvero incazzare. Non l’ho pianificato. Non ti ho sabotato o che altro – è semplicemente successo e penso che sia incredibile, a prescindere dal tuo parere! Tutto ciò a cui riesci a pensare è a te stesso e ai tuoi piani, ma non hai considerato nemmeno una volta a come io mi senta!»

«Questo non è vero – » cominciò Kurt prima che Blaine lo interrompesse.

«Sì, invece! È sempre così! Le cose si fanno a modo tuo o non si fanno affatto, ed io me ne sono stato seduto qui per dieci fottuti anni a guardare tutti gli altri intorno a noi andare avanti e crescere mentre noi, in qualche modo, siamo ancora rimasti bloccati come due adolescenti. Forse il te diciottenne voleva aspettare per avere dei bambini ma il te trentunenne avrebbe dovuto almeno parlarne con suo marito anziché ignorare completamente l’argomento!»

«Ne abbiamo parlato. Come osi dire che non lo abbiamo fatto!»

«Non abbiamo mai parlato di bambini. Toccavo la questione e tu ti limitavi a dire “Un giorno, Blaine, abbi pazienza”... beh, non posso aspettare per sempre, Kurt! I portatori hanno solo un breve periodo di tempo per concepire, lo sai? Ed io sono quasi al limite, e a te non importa!»

«Non voglio un cazzo di bambino in questo momento, Blaine! Preferisco non averne ed aspettare un paio d’anni! Questo sta rovinando tutto! Non te ne accorgi? Smettila di essere così fottutamente egoista tutte le volte e cerca di capire che questo non riguarda solo te!»

Blaine ansimò, portandosi una mano alla bocca mentre fissava suo marito con gli occhi sbarrati e lucidi.

Kurt era rosso in viso, lo sguardo furente mentre si portava le mani tra i capelli.

Entrambi gli uomini stavano cominciando a piangere ma per ragioni completamente diverse, all’estremo opposto l’una dell’altra – Blaine aveva il cuore spezzato dallo sfogo di Kurt e Kurt era furioso per via dell’insistenza di Blaine sull’avere qualcosa per cui, ne era certo, nessuno dei due era pronto.

«I-io non posso – » disse Blaine con la voce strozzata, allontanandosi da Kurt.

Era sul punto di singhiozzare, le spalle tremanti ad ogni brusco respiro che faceva.

«Non saresti dovuto venire» gridò «D-dovresti andare»

«Non me ne vado senza di te, Blaine»

«Beh, non ho intenzione di venire con te, non se t-tu intendi comportarti in questo modo. Desidero questo bambino e l’avrò, anche se t-tu non lo vuoi»

Kurt portò il pollice e l’indice a pizzicargli il naso mentre prendeva pochi profondi e calmanti respiri.

«Blaine, io... per favore, siediti, così possiamo parlarne senza urlarci contro. Non voglio più litigare con te e – »

«È un po’ troppo tardi per questo, non credi?» sibilò Blaine, incrociando le braccia all’altezza del petto.

Lanciò un ultimo, lungo sguardo a suo marito, scosse la testa ed abbandonò la stanza, lasciando Kurt da solo nel salotto a chiedersi cosa diavolo fosse appena successo.

 

****

 

«Qui dice che il portatore maschio medio ha la possibilità di concepire un bambino tra i sedici e i trentacinque anni d’età. Dopo i trentacinque, il corpo del portatore comincia a mostrare i primi segni della menopausa ed i suoi ovuli diventano sterili»

«Quindi significa che avrai le vampate di calore e tutta quella roba favolosa con cui una donna in menopausa a che fare, come si vede solitamente nei film?»

«Non credo proprio. Penso che significhi semplicemente che non sarò in grado di avere un bambino dopo l’età massima. Niente vampate»

Kurt annuì, rannicchiandosi al fianco del suo fidanzato, sbirciando l’opuscolo su cui Blaine era chinato.

«Quindi dovremo mettere al mondo un bambino o due prima che tu compia trentacinque anni»

«Già. Speriamo di essere pronti per allora»

«Sono sicuro che lo saremo. In ogni caso, abbiamo qualcosa come altri quattordici anni prima che tu raggiunga quell’età»

«Potremmo cominciare adesso»

«Blaine – »

«Sto scherzando! Non dare di matto!»

Kurt alzò lo sguardo verso il suo fidanzato, puntellandosi sui gomiti per poi chinarsi a catturare le labbra di Blaine in un bacio «Non dovresti spaventarmi in quel modo»

«Mai più. Lo prometto. Adesso baciami»

«Se proprio insisti»

 

****

 

L’appartamento era mortalmente silenzioso quando Cooper rientrò.

Aveva appena varcato la soglia quando notò come tutto sembrasse freddo e teso.

Onestamente, si era aspettato di tornare a casa e doversi tappare le orecchie il secondo esatto in cui vi avesse messo piede – non sarebbe stata la prima volta che incappava in una sessione di sesso rappacificatorio tra suo fratello e Kurt.

Ad ogni modo, anziché sentire gemiti di passione o qualsiasi altra cosa che l’avrebbe fatto scappare inorridito, tutto quello che udiva era un completo silenzio.

Sfilandosi le sneakers con i piedi nell’atrio, si accigliò quando notò che le scarpe di Blaine ed un paio di stivali alla moda erano allineati le une accanto agli altri.

Sembrava che Kurt fosse lì... e la cosa non prometteva bene.

Togliendosi la giacca, Cooper raggiunse il salotto in punta di piedi e gemette quando vide il marito di suo fratello curvo sulla poltrona, le mani saldamente strette tra i capelli.

«Avete litigato, vero?»

Kurt non alzò nemmeno lo sguardo ma, anche senza vedere il volto dell’altro uomo, Cooper sapeva che era successo qualcosa di brutto.

«Penso che potremmo lasciarci» gracchiò Kurt, la voce rotta alla fine della frase.

Il cuore di Cooper si fermò all’udire quelle parole.

Scosse la testa, incredulo.

Quello era esattamente ciò che non voleva sentire.

“Merda”

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Come vi avevo promesso, ecco qui il nuovo capitolo!

Blaine si è rifugiato da Cooper e Kurt l’ha successivamente raggiunto a Rhode Island ma, anziché chiarirsi, i due hanno litigato ancora più furiosamente... e certe parole, una volta dette, non sono facilmente perdonabili.

Pensate che si lasceranno davvero? Che i nostri Endgame Sweethearts siano al capolinea?

Se avete un paio di minuti di tempo a disposizione ed avete voglia di farmelo sapere, siete invitatissimi a lasciarmi una recensione con la vostra opinione in merito! :)

Come sempre, passo agli onnipresenti ringraziamenti a chi legge e preferisce e ricorda e segue... e, soprattutto, a chi non perde mai occasione di condividere con me il proprio parere.

È sempre bello leggere le vostre reazioni, ragazze! Grazie mille!

Il prossimo aggiornamento è previsto per mercoledì – e, tanto per farvi soffrire un po’ nell’attesa, vi anticipo che sarà presente la “Voce della ragione”... chissà se Kurt la ascolterà?xD

A presto!

Killing Loneliness

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il quinto capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: Attenzione! Questo capitolo contiene un argomento delicato, l’aborto spontaneo. Siete avvisati.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 5

 

«Non penso proprio che vi lascerete»

Le dita di Kurt rafforzarono la stretta tra i capelli.

«Non eri qui, Cooper. Non hai sentito le cose che ci siamo detti, non hai visto la faccia di Blaine. I-io non voglio mai più vedere quell’espressione sul suo volto. E sapere, poi, che sono stato io a ridurlo così? Mi sento malissimo»

L’uomo si piegò su sé stesso ancora di più e lasciò scivolare le mani dai capelli al volto, le spalle tremanti mentre cominciava a piangere.

«Kurt – »

«Non riesco a volerlo, Cooper. È pessimo, lo so, ma non ci riesco. Sono terrorizzato. Non sono pronto per un bambino»

«Kurt, amico, io non sono la persona giusta con cui discuterne. Voglio dire, vorrei poterti aiutare e quant’altro, ma non sarebbe meglio se di tutto questo ne parlassi con tuo padre? Burt è un tipo fantastico. Dovresti rivolgerti a lui»

«Sarebbe così deluso di me. Anche lui vuole dei nipotini e detesterebbe scoprire che Blaine è gravido e che io... io non lo voglio»

Mentre osservava il cognato, lo stomaco di Cooper si strinse.

Una parte di lui voleva strozzarlo in onore di suo fratello ma un’altra parte di sé poteva capirlo, non che lui non avesse avuto la sua razione di spaventi per la possibilità di una qualche gravidanza con le sue ex fidanzate, tuttavia questo era completamente diverso: Blaine e Kurt erano sposati, avevano precedentemente discusso sulla possibilità di avere dei bambini... ed ora Kurt aveva cambiato opinione.

Nel frattempo, però, era Blaine quello ad essere lacerato dalla situazione: Kurt era arrabbiato con lui per via della gravidanza, stava male da morire e tutto stava cadendo a pezzi.

A Cooper sembrava che entrambi gli uomini stessero crollando, e faceva schifo vederli ridotti così.

«Chiama tuo padre, Kurt. Parlaci e senti cosa dice. Ti farà bene»

Kurt si strinse nelle spalle, asciugandosi velocemente le lacrime dalle guance mentre fissava Cooper.

«Pensi che sia una buona idea?»

«Lo so per certo»

Annuendo, Kurt si alzò dalla sedia e raccolse il cellulare appoggiato sul tavolino, fermandosi quando il suo sguardo si posò su qualcosa al centro del tavolino.

«Coop?»

«Sì?»

«Blaine n-non ha mangiato niente per tutto il giorno. Gli ho portato un bicchiere di Gatorade prima, ma non l’ha bevuto. Potresti... potresti portarglielo appena vai a controllare come sta?»

«Sì, sicuro»

Cooper si abbassò e raccolse il bicchiere intoccato, guardando Kurt con occhi preoccupati mentre questi lasciava la stanza e si precipitava in cucina.

“Spero che Burt faccia ragionare quel ragazzino perché giuro – ”

Scosse la testa e percorse il corridoio fino a fermarsi davanti alla porta chiusa della propria camera da letto.

«Blainey? Sei sveglio?»

Aspettò una risposta ma, dopo alcuni momenti di silenzio, si decise ad aprire l’uscio.

Si intrufolò silenziosamente nella stanza e fece schioccare la lingua contro i denti appena notò che Blaine non era lì.

Dal bagno provenne un rumore di conati e la posizione precisa in cui si trovava il fratellino di Cooper Anderson fu ben presto rivelata.

Dopo aver appoggiato il bicchiere di Gatorade sul comodino Cooper scivolò in bagno, chinandosi dietro Blaine mentre il ragazzo, con un ansito strozzato, tremava contro il gabinetto.

«Oh, Blaine» gorgheggiò, appoggiando una mano ferma sulla nuca di suo fratello, intanto che Blaine vomitava «Mi dispiace di ciò che sta succedendo. Vorrei poterti aiutare»

«Mi sono messo io nei guai» borbottò una volta finito, sputando.

Si alzò di nuovo in piedi prima di cadere contro il petto di Cooper, il corpo apparentemente svuotato di tutta l’energia.

Cooper chiuse gli occhi, mormorando un comprensivo “Mh”, ed avvolse un braccio intorno alla vita sottile di Blaine, stringendo suo fratello il più possibile.

 «Stai rabbrividendo, B. Che ne dici di tornare a letto?»

«No, no, non muoverti, per favore. Ho solo bisogno di... di sedermi qui per un minuto. Ho le vertigini»

«Okay, okay. Siederemo qui. Chiudi gli occhi e respira profondamente, okay, Blainey? Il tuo fratellone ti tiene. Riposati. Io ti tengo»

Cooper lisciò i capelli sudati di Blaine, portandoglieli indietro, ed ascoltò mentre Blaine faceva ciò che gli aveva stato detto.

L’uomo tra le sue braccia si rilassò e si accoccolò contro di lui, ricordando a Cooper di quei giorni di tanti anni prima, quando cercava di confortare un febbricitante Blaine ogni volta che il suo fratellino si ammalava ed i loro genitori erano troppo impegnati con il lavoro per occuparsi di lui.

Sembrava che fossero passati milioni di anni da allora, ma sedere sul pavimento del bagno con  suo fratello indisposto tra le braccia fece sentire Cooper come si era sentito in quelle occasioni: impotente.

Pregò mentalmente che Burt Hummel fosse in grado di mettersi in contatto con Kurt in qualche modo perché, guardando il suo fratellino, Cooper non era sicuro che Blaine potesse sopportare altro stress senza perdere il bambino.

E che fosse dannato se avesse lasciato che una cosa simile accadesse – anche se andava oltre il suo controllo.

 

****

 

Kurt si diresse verso una parte deserta del parcheggio, si sedette sul marciapiede e con una mano cominciò lentamente a cogliere fili d’erba che spuntavano tra le lastre di calcestruzzo.

Fece scorrere la lista dei contatti memorizzati sul cellulare e lasciò che il proprio pollice si fermasse sul nome di suo padre, il cuore gli batteva all’impazzata mentre cercava di trovare il coraggio di chiamarlo ed avere quella difficile conversazione con lui.

Ignorando la fitta al petto che avvertì al semplice pensiero di chiamare suo padre e al fatto che entro nove mesi sarebbe stato padre lui stesso, premette il tasto d’invio chiamata ed aspettò che qualcuno rispondesse.

«Salve, casa Hummel. Parla Burt»

«Papà?»

«Kurt! Sei tu?»

«Sì, papà, sono io»

«Oh, a cosa devo questo onore? Pensavo che fossi impegnato questa settimana, amico. È successo qualcosa?»

«Possiamo dire di sì» mormorò Kurt.

Si portò le ginocchia al petto ed avvolse un braccio intorno alle gambe, piegandosi su sé stesso.

«Papà, d-devo parlarti»

«Oh-oh, riconosco quel tono» disse piano Burt.

Kurt poté immaginarlo mentre sedeva sulla sua poltrona e si tirava una coperta sulle gambe per stare più comodo, in attesa che suo figlio sputasse il rospo.

«Che succede, Kurt?»

«Papà, Blaine ed io... noi... io – »

Non riuscì nemmeno finire quello che stava per dire.

Le lacrime spuntarono dal nulla e lui cominciò a piangere proprio lì, nel parcheggio, senza curarsi che potessero esserci dei passanti intenti a fissarlo mentre entravano nell’edificio o continuavano a camminare per la strada.

In quel momento, tutto ciò che desiderava era essere in Ohio.

Voleva essere di nuovo un adolescente, potersi rannicchiare accanto a suo padre sul divano e piangere disperatamente ma, invece, era seduto in un parcheggio estraneo di Rhode Island mentre il suo matrimonio stava inesorabilmente andando in frantumi... e non si era mai sentito più solo.

Tossendo, liquidò le domande preoccupate di suo padre e continuò.

«Credo che tra Blaine e me sia finita»

«Voi cosa? Come? Cos’è successo?»

Ed eccolo lì, l’inevitabile.

Kurt non poteva ignorare ciò che stava per fare o che stava per dire, non importava quanto deluso suo padre sarebbe stato.

Doveva sfogarsi, far sapere a Burt cosa stava succedendo e perché sentiva che tra lui e Blaine fosse ormai finita, anche se sapeva che suo padre ne sarebbe rimasto disgustato.

Mordendosi un labbro, Kurt si lanciò nella storia e raccontò al genitore del suo rientro a casa e dei test di gravidanza e di come Blaine fosse stato male da morire fino a circa una settimana prima.

Parlò senza sosta del loro litigio e delle cose che si erano detti; quando, dopo parecchi minuti, giunse finalmente alla conclusione della sua versione dei fatti, si fermò, ricacciando indietro un singhiozzo strozzato ed appoggiando la testa sulla mano libera.

La storia sembrava anche peggio dopo averla ripetuta al suo stesso padre.

Burt si sarebbe incazzato da morire.

«Quindi...» disse Burt dopo un momento di silenzio «Blaine è gravido, sta da Cooper perché voi due avete litigato e tu non vuoi il bambino, giusto?»

«Sì»

Oh, Dio, si vergognava così tanto di sé stesso.

«Kurt, i-io non so proprio cosa dire, ragazzo. Voglio dire, tu sei mio figlio ed io dovrei supportarti in qualsiasi circostanza, però non credo proprio che questa sia una cosa che posso tollerare»

Lo sapeva.

Kurt lo sapeva, ma faceva male sentirlo dire ad alta voce da suo padre.

«Kurt, io... un bambino è una benedizione. Quando tua madre ed io scoprimmo della tua esistenza, eravamo in estasi. Sì, io me la facevo sotto, ma tua madre era incredibilmente euforica a riguardo ed è stato fantastico vedere quanto cambiò durante la gravidanza. È vero, stava sempre male, però era così felice di poterti avere ed io ho avuto modo di vederla crescere e cambiare e-e... non è così male come pensi, Kurt»

«Papà, io solo... io non voglio un bambino adesso. Lo so che è terribile da dire ma Blaine ed io... noi non siamo pronti per un figlio. Il nostro appartamento non è abbastanza grande e non abbiamo tutti i soldi del mondo e – »

«Faccio davvero fatica a credere che Blaine non voglia un bambino. Quel ragazzo si eccita così tanto quando voi due siete in Ohio e rivedete i vostri amici ed i loro figli. Dio, ha pianto più di Sam il giorno in cui Whitney è nata. Te lo ricordi? Quando voi due eravate qui in visita e Sam ci ha chiamati dall’ospedale e ci ha inviato le fotografie della bambina? Blaine era allo sbando»

«Era solo eccitato per Sam»

«Sì, è vero, ma era anche un po’ geloso. Non ti ricordi quanto ha continuato a mormorare amorevolmente a quelle fotografie e a dire di voler avere un bambino proprio come lei, un giorno? Non puoi dirmi che te lo sei già scordato»

La verità era che Kurt l’aveva dimenticato.

Durante quel fine settimana, aveva provato a bilanciare il tempo per la famiglia tra i suoi genitori e Blaine; in più aveva cercato di dare gli ultimi tocchi finali ad un’estensione per il sito web di Vogue, la cui data di scadenza era ormai prossima.

Era stato un po’ qui ed un po’ lì per tutto il viaggio e, nonostante si ricordasse di aver ricevuto dei messaggi e delle foto da parte di Sam e Mercedes sulla loro primogenita, rammentava a malapena di quello che Blaine – o chiunque altro – aveva detto quella notte.

Burt ignorò il silenziò di Kurt e proseguì.

«Blaine desidera dei bambini da tantissimo tempo, ragazzo. Ricordo che aveva detto di volere creare una famiglia con te nelle sue promesse di matrimonio... e, ora, sei qui a dirmi che lui aspetta un figlio e che tu non vuoi averci niente a che fare. Kurt, io... ad essere onesto mi sento un po’ ferito, e non posso nemmeno immaginare come si senta Blaine. Per lo più, sono solo scioccato»

«Papà – »

«Non c’è niente di più straordinario in questo mondo che avere un bambino. So che ci sono persone là fuori che dissentirebbero ed altre che non vorrebbero mai e poi mai averne ma, onestamente, Kurt... se tu sei uno di quelle persone, non avresti mai dovuto permettere che Blaine credesse il contrario. Gli stai spezzando il cuore e tutto questo stress potrebbe provocargli un aborto... e non ci voglio nemmeno pensare» fece una pausa e deglutì rumorosamente, allertando Kurt di aver sconvolto suo padre «Se pensi che le emozioni di Blaine siano fuori controllo ora, non vorrai nemmeno prendere in considerazione di come si ridurrebbe se perdesse quel bambino»

«Cosa?»

«Dopo la tua nascita, tua madre ed io perdemmo un bambino. Era passato circa un anno e mezzo dal tuo arrivo quando scoprimmo che stavamo per avere un’altra sorpresa. Faceva paura, perché tu eri ancora una cosina ed inaspettatamente stavamo per avere un altro figlio ma, dopo circa tre mesi, tua madre si ammalò davvero e cominciò a perdere sangue. Era spaventoso, Kurt. Tornai a casa dopo il lavoro e ti trovai nella tua culla ad urlare con tutte le tue forze, e capii che qualcosa non andava, ma dovevo prima occuparmi di te. Poi andai a controllare tua madre e lei stava piangendo disperatamente per qualcosa di terribile»

Kurt trasse un profondo respiro, non proprio desideroso di sentire il continuo della storia, ma sapeva che suo padre sarebbe andato avanti in ogni caso.

Attese col fiato sospeso che il genitore riprendesse a parlare.

Dall’altro capo del telefono, Burt tirò su col naso ed il cuore di Kurt si strinse.

«Tua madre aveva cominciato a sanguinare quella mattina. C’era sangue sul letto e sui vestiti e sulle lenzuola. La trovai sotto la doccia, in lacrime. Perse il bambino e, dopo, non potemmo più averne... ma eravamo stati benedetti, avevamo te! Ma non dimenticherò mai e poi mai quanto tua madre rimase ferita quando perse quel bambino... e non voglio nemmeno pensare all’eventualità che Blaine possa perdere il mio primo nipotino. Tocca ferro»

Si udì un debole picchiettare.

«Sai, proprio l’altra sera, Carole ed io stavamo parlando di voi ragazzi e del fatto che noi siamo ormai abbastanza vecchi per avere dei nipotini, e di come voi siate molto più grandi rispetto a come eravamo noi quando abbiamo cominciato ad avere dei figli – »

«Papà, non – »

«Lasciami finire. Come stavo dicendo, Carole ed io stavamo parlando dell’essere genitori durante i nostri vent’anni e di quanto fosse dura e di come i bambini, oggigiorno, abbiano tutte queste diavolerie, come i diversi tipi di biberon ed il latte in polvere e quei cosi dove gettare i pannolini sporchi, che non sono come i semplici e vecchi bidoni della spazzatura... cose così. Sarà sempre dura crescere un figlio, ma voi ragazzi avete molto più di quanto avessimo noi ai nostri tempi. Ci sono più medicine, più tecnologie... le cose sono diverse ora.

In più, devi guardare il quadro generale. Blaine è gravido. Blaine! Anni fa, agli uomini non poteva succedere. Certo, le persone potevano avere il gene, ma non avevano le risorse necessarie per affrontare una gravidanza maschile, e puoi immaginare quante coppie gay che non sapevano di poter aver figli hanno dovuto sopportare anni d’attesa prima di poterne adottare uno? Blaine porta in grembo il figlio creato dall’amore che l’uno prova per l’altro, e tu non lo vuoi nemmeno»

«Volevo dei bambini, solo non ora – » provò ad intervenire Kurt, solo per poi essere interrotto.

«Faccio fatica a crederci, ragazzo. Ti conosco e so che quando tu vuoi qualcosa, questa diventa la tua passione, è l’unica cosa su cui ti concentri... e non ricordo di averti mai sentito dire qualcosa del genere sui bambini»

«Papà – »

«Ma devi comunque pensare a Blaine. Dovrà passarne tante, i suoi ormoni saranno ovunque, starà male e si sentirà sfinito, e non ha bisogno di questo stress aggiuntivo»

Kurt si passò una mano tra i capelli per la milionesima volta.

«Allora cosa dovrei fare? Non voglio lasciarlo. Non voglio rompere con lui perché non posso perderlo così!»

«Se non vuoi questo bambino, Kurt, allora non so cosa dirti»

«I-io non voglio perderlo»

«Allora non farlo»

 

****

 

Chiudendosi la porta alle spalle, Cooper trascinò il proprio corpo stanco attraverso il corridoio e sbirciò in salotto, per niente intimidito dall’uomo seduto sul bordo del tavolino da caffè.

«Hai parlato con tuo padre?»

«Sì»

Coop si sedette sul bracciolo della poltrona ed appoggiò gli avambracci sulle ginocchia, osservando duramente suo cognato.

«Cosa ha detto?»

«Non è molto soddisfatto di me... e pensa che Blaine ed io dovremmo prenderci una pausa»

«Una pausa?»

Quello non era ciò che Cooper si era aspettato che Burt Hummel dicesse.

Aveva legittimamente creduto che il vecchio Hummel avrebbe preso suo figlio a calci in culo e che gli avrebbe ordinato di baciare e fare pace con Blaine, invece Burt aveva detto qualcosa di completamente diverso.

«Cosa vuoi dire con “una pausa”

«Mio padre pensa che, per Blaine, avermi intorno sia stressante. Pensa che dovrei andare a casa e lasciarlo qui, con te, fino a quando non avrò riflettuto un po’ sulla faccenda»

«E pensi che la tua riflessione ti farà bene?»

Kurt si torse le mani.

«Non lo so»

«Beh, se questo è ciò che tuo padre pensa, allora concordo con lui. Averti qui peggiora solo le cose. Forse dovresti andare a casa. Terrò d’occhio Blainers»

Kurt annuì, le sue spalle cedettero con sollievo.

«Vorrei che non dovesse andare in questo modo»

«Sì, beh, anche io. Ma è per il meglio»

Rassegnandosi a fare ciò che stava per fare, Kurt si alzò dal tavolino e prese il suo bagaglio, gettando la valigia sul divano.

«Ho portato alcune delle cose di Blaine. Qui ci sono i documenti per il medico e dei vestiti. E ho portato anche... ho portato il cane di Margaret Thatcher, in caso ne avesse bisogno... e la sua felpa preferita, quella del team di scherma della Dalton. Tende ad stringersi a queste cose quando si sente male»

Cooper prese gli oggetti dalle mani tese di Kurt e li appoggiò sulla poltrona, guardandolo con gli occhi socchiusi mentre Kurt richiudeva la valigia e si drizzava in piedi.

«Ti chiamerò se succede qualcosa, lo sai, vero?»

Kurt abbassò la testa e guardò il pavimento.

«E questo vale anche per te: se ti serve qualcosa, chiamami, okay?»

«Lo controllerai per me?»

«Ti ho già detto che lo farò, come l’ho fatto anche negli ultimi giorni – »

«Intendevo dire, lo terrai d’occhio per me? Non voglio che vada alla deriva. Lui diventa... lui...»

«Conosco mio fratello, Kurt» spiegò Cooper, seguendo suo cognato alla porta di casa.

Aspettò fino a quando Kurt fu in piedi sulla soglia prima di continuare.

«Spero che tu possa cambiare idea presto, altrimenti ti perderai qualcosa di incredibile»

Fece una pausa per dargli tempo di rispondere ma Kurt semplicemente se ne andò, le mani che asciugavano in fretta gli occhi mentre si allontanava, lasciando Cooper – ed infine Blaine – dietro di sé, a Rhode Island, mentre lui tornava a New York per riflettere.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Ecco Burt, ecco Burt!*-*

Inutile dire che mi riferissi a lui quando parlavo della “Voce della ragione”, perché Burt Hummel sa sempre cosa è meglio per il suo figlio – e per il fandom!

Ebbene, Kurt ha deciso di prendersi una pausa per riflettere sulla situazione... secondo voi gli farà bene? Cambierà idea? Vorrà diventare il padre del bambino suo e di Blaine?

Si accettano scommesse a riguardo.

Dal mio punto di vista, Kurt è un po’ ipocrita: se ama Blaine, a parer mio, dovrebbe amare anche la vita che è dentro di lui – perché c’è un po’ di Blaine in quel bambino, perché è sangue del suo sangue, perché non credo che sia possibile dire di amare una persona ma non desiderare il figlio concepito insieme.

Voi che dite?

Se ne avete voglia, fatemelo sapere in una recensione :)

Grazie a chiunque ha letto, seguito, ricordato, preferito e recensito questa storia: siete gentilissimi, dei cuccioli di pinguino adorabili!

Il prossimo aggiornamento è previsto per sabato.

A presto!

Killing Loneliness

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il sesto capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: non ho mai avuto figli quindi, per i dettagli delle visite mediche e cose del genere, mi sono affidata a quanto letto su internet e a ciò che mi è stato raccontato da amici e parenti. Mi sono anche presa la liberta di stimare approssimativamente l’età di Isabelle basandomi sull’attuale età di Sarah Jessica Parker.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 6

 

Dieci settimane.

Blaine era di dieci settimane.

Le parole erano facilmente scivolate fuori dalla bocca dell’infermiera che l’aveva appena visitato ma, per Blaine, era come se il suo intero mondo si fosse rovesciato sui propri assi e poi riconsegnato a lui.

Era così.

Era reale.

«Hai un feto di dieci settimane dentro la pancia» lo prese in giro Cooper, pungolando Blaine sul fianco mentre il più giovane si agitava di continuo sul lettino.

«Smettila, Coop»

«No, davvero! È una cosa fantastica. Oggi vedrò la mia nipotina o il mio nipotino» fece una pausa «Spero che somigli a me, però. Mi dispiacerebbe per quel povero bambino se assomigliasse a te!»

Blaine roteò gli occhi ed appoggiò un braccio sullo stomaco, muovendo le gambe avanti ed indietro mentre scrutava i grafici ed i poster educativi allineati sulle pareti.

«Pensi che il dottor Thompson sarà gentile?»

Cooper inarcò un sopracciglio.

«Te la stai seriamente facendo sotto?»

«No. È solo... volevo vedere la dottoressa Banes ma – »

«Ma sei qui a Providence anziché essere a New York, lo so. Ma la Banes ha raccomandato questo tizio, quindi non può essere tanto male. Devi dargli una possibilità, B.; è probabilmente un medico fantastico e, inoltre, ha fatto nascere un sacco di bambini – e un numero considerevole da gravidanze maschili, stando a quanto ha detto quell’infermiera super sexy»

«Coop»

«Cosa? Era una gran figa!»

«Ed aveva anche qualcosa, come, venticinque anni. Tu ne hai quarantadue. Datti una calmata, vecchio»

Cooper fece una smorfia.

«Ignorerò il fatto che hai appena insultato la mia età per ricordarti che non tutti possiamo sposare i nostri fidanzatini del liceo e vivere felici e – »

Si bloccò, gli occhi sbarrati appena realizzò quello che aveva detto.

Alzò lentamente lo sguardo per osservare suo fratello, aggrottando le sopracciglia quando notò l’espressione assente sul viso di Blaine.

«Oh, amico, mi dispiace. Non – »

«Va tutto bene» sussurrò Blaine, massaggiandosi lentamente la pancia con movimenti circolari della mano «Non è colpa tua se lui non vuole questo... se non vuole noi»

«Blaine – »

Prima che potesse continuare, un colpo alla porta li avvertì della presenza del nuovo medico di Blaine.

L’uomo sembrava gentile, i suoi capelli erano brizzolati e gli occhi di un tenue e delicato azzurro.

Entrò con un sorriso ed un cenno, porgendo immediatamente la mano a Cooper e poi a Blaine.

«Salve ragazzi, sono il dottor Thompson. Come va?»

«Bene» esclamarono i fratelli all’unisono, la voce di Cooper molto più vivace e forte rispetto a quella di Blaine, ora che  l’altro ragazzo era scivolato di nuovo in un malinconico stato d’animo.

«Beh, signor Anderson, giusto? Monique ha scritto...» indicò la cartella clinica di Blaine «Che crede di essere di dieci settimane e che ha concepito il bambino agli inizi di ottobre, ho ragione?»

«Sì, signore»

«Bene, allora che ne dice di fare un paio di piccoli esami e di pensare a questo bambino, mh?»

 

****

 

«Ti senti bene?»

Kurt inclinò la testa e guardò la donna in piedi sulla soglia del suo ufficio.

Isabelle Wright era entrata a far parte della vita di Kurt dal secondo esatto in cui questi aveva messo piede a New York, ed era sempre stata una delle poche persone, dopo Rachel, a cui poteva rivolgersi nel momento del bisogno.

Tuttavia, dal suo litigio con Blaine, Kurt era caduto in basso.

In sostanza, si era chiuso completamente a riccio e faceva le cose come un automa solo per arrivare a fine giornata... ma anche allora era dura: tornare in una casa vuota e silenziosa era terribile, sentire Jenny miagolare per Blaine era anche peggio.

Quello, però, era niente in confronto a dormire nel loro letto matrimoniale da solo, avvertendo la mancanza del corpo di Blaine rannicchiato contro il suo fianco.

Gli mancava Blaine.

Gli mancava suo marito con ogni fibra del suo essere e sapeva che l’unica ragione dietro l’assenza di Blaine era data dalla sua stessa follia e stupidità.

Poteva prendere il cellulare e chiamarlo, eppure non l’aveva fatto.

Non aveva telefonato, non aveva mandato messaggi, non si era nemmeno preso il disturbo.

Aveva semplicemente spinto da parte tutti le intenzioni di mettersi in contatto con Blaine ed aveva lavorato.

Ecco il motivo per cui, probabilmente, Isabelle stava esprimendo la propria disapprovazione mentre camminava intorno alla sua scrivania.

«Chase mi ha detto di quello che è successo tra te e Blaine, dolcezza» sedette sul bordo della scrivania e gli accarezzò i capelli con una mano «Ebbene, odio essere venuta a saperlo da lui anziché da te, ma non avevo idea di cosa fare e tu sembri così triste, Kurt. Ma... ora lo so e mi dispiace sapere che state litigando però, tesoro, devi tornare in te. Stai battendo la fiacca, so che non stai mangiando e sembri esausto. Ora, non so cosa sia esattamente successo ma – »

«Blaine sta per avere un bambino»

Isabelle rimase a bocca aperta.

«Davvero? O mio Dio, Kurt! Che meraviglia! Non posso credere – oh, oh, okay» posò una mano sulla sua spalla con gentilezza «Non vuoi il bambino?»

«Vuoi la totale sincerità?»

«Lo sai»

«No. No, non lo voglio»

«Okay» disse Isabelle, la voce libera da ogni giudizio.

Kurt si accasciò contro la scrivania con sollievo all’udire quel tono.

Si era aspettato un’immediata reazione di disgusto ma, dopo un secondo di riflessione, si era reso conto che Isabelle non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Lo aveva sempre ascoltato prima di dare alcun tipo di consiglio.

Accarezzandogli il braccio, lei continuò.

«Perché non vuoi un bambino?»

«Non è che i-io... un bambino non era nei programmi in questo momento. Non per noi, almeno. Tutti i nostri amici hanno avuto dei figli e, sì, c’era da aspettarselo. Ma Blaine ed io avevamo... abbiamo ancora delle cose da fare. Dovevamo tornare a Parigi a breve, dovevamo trasferirci in un appartamento più grande e dovevamo andare in seconda luna di miele per festeggiare il nostro decimo anniversario... ma – »

Si fermò.

«Ma cosa?»

«Ma poi Blaine si è sentito male ed abbiamo rimandato il viaggio e l’ultima cosa che so è che è gravido, ed ecco che i nostri piani se ne vanno giù nello scarico» girò la testa ed appoggiò la fronte sulla scrivania «Avevamo fatto così tanti programmi ed ora sembra che io sia l’unico che vuole portare a termine i nostri obiettivi e che lui voglia concentrarsi su qualcos’altro»

«Beh, a parer mio, un bambino è un immenso punto focale»

«Isabelle – »

«No, seriamente, Kurt, ascoltami. So di essere la persona peggiore con cui parlare di bambini, voglio dire: ho quasi sessant’anni, non mi sono mai sposata o avuto figli e sì, è stata per mia scelta personale e, ad ogni modo, non ho mai trovato quel qualcuno speciale come è successo a te. Certo, non l’ho mai davvero cercato – l’amore non è mai stato il mio forte – e non ho mai avuto passione per la vera passione, come invece ho per la moda, ma... guardo te e Blaine e vedo l’eternità. Dimmi che non lo vedi anche tu»

«Lo vedo, ma – »

«Beh, se è così, allora come puoi stare seduto lì e dirmi che non vuoi ciò che lega voi due insieme nel modo più intimo e speciale possibile? Quel bambino è nato dall’amore che voi due provate per l’altro, ed una parte di me sente che Blaine riconosce la cosa e tu, forse, no»

Kurt sospirò.

«Lo capisco, davvero... è solo che io non... non sono pronto. Nessun altro sembra capire che non sono pronto per avere un figlio a in questo momento della mia vita! Mi sento come se avessi appena cominciato, ed ora devo fermarmi a questo punto della scala fino a quando il bambino non sarà cresciuto e fuori di casa– e non è neanche ancora nato!»

Si sedette, appoggiandosi allo schienale della poltrona.

«Is, ti rendi conto di quanto ho lavorato per questo? Ho avuto a che fare con così tanta negatività in Ohio, c’è stato così tanto fallimento e sofferenza ma poi, finalmente, è stato come se avessi avuto una pausa! Ho avuto il mio lavoro qui, sono stato accettato alla NYADA, mi sono laureato, ho partecipato ad un paio di spettacoli, ho avuto la mia promozione qui e sono felice – ero felice – ed ora guarda dove sono! Sono bloccato tra l’incudine e il martello a causa di un bambino non ancora nato»

Isabelle annuì, comprendendo lentamente il punto di vista di Kurt sulla vicenda.

Comunque, mentre lui parlava, la sua mente era esplosa con contrappunti ed idee.

Attese pazientemente che Kurt si calmasse prima di lanciarsi in un discorso.

«Kurt, tesoro, sai che ti voglio tantissimo bene. Lavori con me da anni e ho imparato ad amare te, i tuoi amici, la tua famiglia e soprattutto il tuo bel maritino... ma tutto ciò che mi hai detto potrei relazionarlo anche alla situazione di Blaine»

«Tu cosa?»

«Hai appena precisato che ti sei fatto il culo per arrivare fin qui... ma cosa puoi dire riguardo Blaine? Ascolta, Kurt, non sto cercando di giudicarti o che altro, ma tutto ciò che hai affermato può essere rapportato anche a lui. Non ha lavorato sodo come te? Non ha affrontato le tue stesse ingiustizie al liceo? So che per te, durante il college, può essere stata più dura, ma guardati: hai un posto sicuro qui a Vogue e hai avuto l’opportunità di calcare il palcoscenico. Di Blaine, invece, cosa si può dire? Ha lavorato in quella caffetteria col karaoke dopo la laurea, e ha ottenuto piccole parti negli spettacoli, ma è sempre sembrato che volesse fare qualcos’altro. Anche dopo che ha cominciato a dare quelle lezioni di canto, mesi addietro, ha continuato a comportarsi come se si sentisse confuso.

E poi, al pranzo di qualche tempo fa, mi ha detto di essere elettrizzato al pensiero di poter finalmente creare una famiglia con te. Mi ha confidato che voleva parlartene dopo il vostro anniversario e dopo la luna di miele, perché sapeva che tu non avresti voluto sentirne parlare fino ad allora... ma onestamente, Kurt, Blaine vuole davvero questo bambino. So che è così, e non lo vedo da quel pranzo»

Kurt rimase in silenzio, gli occhi fissi sulla punta delle scarpe, mentre assorbiva ogni parola di Isabelle.

«Anche tu sei disgustata da me, vero?»

«Non ho mai detto questo. Ho solo detto che dovresti guardare al quadro generale e magari guardarlo dal punto di vista di Blaine»

«Ed io, allora? Nessuno vuole provare a guardare dal mio punto di vista. Tutti si schierano automaticamente dalla parte di – »

«Non ho nemmeno detto nulla riguardo prendere posizioni, Kurt. Per favore, non discutiamo. Voglio solo aiutare»

Ma, nonostante le sue rassicurazioni, Kurt aveva sentito abbastanza.

«No, no, ho capito quello che stai cercando di fare, Is. Capisco che pensi di aiutare ma, onestamente, non è così» sibilò quelle parole mentre si alzava dalla poltrona, afferrando la sua giacca «Vado in pausa. Per favore, non seguirmi»

E se andò.

 

****

 

«Cosa diamine è quella?»

Blaine si voltò, lentamente ma con costanza, dato che non voleva farsi venire un altro capogiro – aveva avuto una terribile esperienza collassando addosso a Cooper giusto qualche giorno prima e non voleva ripeterla –, aggrottando le sopracciglia quando notò suo fratello maggiore a bocca aperta, fermo sulla soglia.

«Cosa è cosa?»

«Quella! È ciò che penso che sia?»

«Beh, se tu volessi specificare cosa pensi che sia, magari lo saprei»

«Quella... la tua pancia! Guardala»

Blaine si spostò per fissare il riflesso della propria figura semivestita nello specchio.

«Io non vedo niente... oh!»

Ed in quel momento la notò.

Una lieve protuberanza si stava formando nella parte inferiore dove una volta c’erano i suoi addominali: al posto del suo solito stomaco sodo c’era un duro rigonfiamento di carne che, ad occhio nudo, dava l’impressione che Blaine avesse semplicemente avuto un pasto abbondante, ma ad entrambi i fratelli Anderson era evidente per ciò che era.

«Oh, wow»

«Sì, wow. Guardati! Quella non c’era ieri»

«Lo so» mormorò Blaine.

Fece scorrere la punta delle dita sulla rotondità con un sorriso.

«Ciao, piccolino. Bel modo di sorprendermi!»

 

****

 

«Eccoci qui! Questo è il tuo bambino!»

«O mio Dio, Blainey, sembra una patatina!»

Gli occhi di Cooper si erano spalancati dalla meraviglia mentre fissava l’immagine sul piccolo schermo accanto al letto di Blaine.

La vestaglia di suo fratello era stata precedentemente arrotolata ed il dottor Thompson stava attualmente facendo correre la sonda sulla pancia nuda e ricoperta di gel di Blaine.

Caotiche immagini in bianco e nero ricoprivano lo schermo, ma proprio nel mezzo c’era la più adorabile cosina mai vista, simile ad caramella: fluttuava tutt’intorno, muovendo le piccole membra delle dimensioni di uno spillo e più Cooper guardava, più il suo cuore si gonfiava.

«Oh, Blaine» disse quasi senza fiato, la gola stretta dall’emozione «È tenerissimo»

«Non posso crederci. È così irreale»

«Solitamente lo è per chi diventa genitore per la prima volta» intervenne il dottor Thompson, muovendo la sonda un po’ più in basso «Perché non tossisci per me, Blaine? Vediamo se possiamo svegliare questo piccoletto!»

Blaine tossì; i suoi occhi rimasero incollati allo schermo mentre il bambino che cresceva dentro di lui si agitava, apparentemente irritato per essere stato disturbato.

«O mio Dio – »

«L’hai fatto incazzare» rise Cooper, sporgendosi in avanti ed appoggiando il mento sulle mani, assomigliando più ad un ragazzino curioso che allo zio orgoglioso che era «È fantastico»

Il medico continuò a muovere la sonda, mostrando loro differenti angolazioni.

Continuò la conversazione mentre faceva un paio di foto e poi si voltò verso Blaine, sorridendo ampiamente.

«Vuoi sentire il battito del cuore del tuo bambino?»

Gli occhi di Blaine si spalancarono.

«Sì, o mio Dio, sì, mi piacerebbe»

Respirò, tremante, con le lacrime immediatamente sull’orlo di riversarsi da dietro le sue lunghe ciglia.

Il dottor Thompson gli diede una pacca sulla spalla prima di estrarre la sonda doppler, premendola sul bassoventre di Blaine; la mosse circolarmente per un po’ e poi si fermò, sorridendo quando un pacato fischio riempì la stanza.

«Lo senti? Quello è il battito cardiaco del tuo bambino»

«O mio Dio»

Blaine rimase a bocca aperta, iniziando immediatamente a piangere mentre il suono gli riempiva le orecchie.

La sua mano scattò ed afferrò quella di Cooper, stringendola forte mentre ascoltava il battito del cuore del suo bambino: sembrava forte e sano e, per la prima volta dopo un po’ di tempo, Blaine si sentì felice e più leggero dell’aria.

Era il suono più bello che avesse mai sentito, era la cosa più bella che avesse mai visto... e Kurt non era lì a vivere quell’esperienza.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Avevo detto che avrei postato sabato ed è lunedì... ma facciamo finta che io abbia appena usato un giratempo, okay?

Mia madre ha deciso di dare una rinfrescata alle pareti di casa quindi ho vernice OVUNQUE e pochissimo tempo per tradurre o betare o aggiornare, ergo non so quando il prossimo capitolo sarà postato.

Chiedo scusa.

Intanto, abbiamo avuto un'altra briciola del punto di vista di Kurt e scoperto cos’altro pensa riguardo la gravidanza e, cosa ancora più importante, Blaine ha visto il suo piccino per la prima volta *-*

Emozionante, vero?*-*

Ringrazio, come sempre, chi supporta questa storia in qualsiasi modo – leggendo, preferendo, seguendo, ricordando e soprattutto recensendo.

Vi invito a lasciarmi il vostro parere – perché le recensioni sono amore U.U

Killing Loneliness

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il settimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 7

 

«Signor Hummel, c’è una chiamata per lei sulla linea uno»

Kurt scacciò la stagista e premette il pulsante lampeggiante sul telefono dell’ufficio, appoggiandosi allo schienale della poltrona ed incrociando le braccia all’altezza del petto, in attesa che chiunque l’avesse chiamato dicesse qualcosa.

«Pronto? C’è qualcuno?» chiese infine, dopo diversi secondi di snervante silenzio.

«Ehi, Kurt, sono Carole»

«Oh, ciao Carole. Che succede?»

«Kurt! Non dirmi che te ne sei già dimenticato!»

Le sopracciglia di Kurt si inarcarono.

Si drizzò sulla sedia e spostò da parte il pranzo intoccato, fissando il calendario da tavolo.

Era il 22 dicembre – mancavano giusto un paio di giorni a Natale.

“Oh, merda”

«Cazzo. Carole, avevo completamente dimenticato che il vostro aereo atterrerà questa sera. Merda, mi dispiace»

«Va tutto bene, tesoro. Tuo padre voleva che ti chiamassi per dirti che il nostro volo è in ritardo, abbiamo passato l’ultima ora a terra a causa della neve, ma dovremmo riprendere quota presto»

«Avete ancora bisogno di un passaggio?»

Carole rise.

«Beh, a meno che Finn e Rachel siano ancora in città e non siano partiti con Hiram e Leroy per quella crociera... uhm – »

«No, no, ci sarò. Datemi un po’ di tempo. Qui sono sommerso dal lavoro, ma farò del mio meglio per uscire in orario e incontrarvi in aeroporto»

«Fantastico. Ci vediamo dopo, okay? Ti voglio bene»

«Anche io. Dà un bacio a mio padre da parte mia»

Con parole di commiato, Kurt riattaccò la chiamata e sprofondò nella poltrona, passandosi una mano tra i capelli.

Sapeva che suo padre era ancora sconvolto dal suo comportamento.

Si parlavano al telefono ogni giorno ma Burt, sotto certi aspetti, sembrava essere distante.

Chiedeva ancora di Blaine, aveva nuovamente espresso la propria disapprovazione quando Kurt gli aveva detto che il suo compagno era ancora a Rhode Island ed ogni volta, prima di riattaccare, Burt gli ripeteva “Chiamalo, amico, e parlatene”.

Kurt, però, non ce la faceva.

Non aveva parlato con Blaine da quando era andato via da Providence... ma non c’era un secondo in cui non sentisse la sua mancanza.

Infatti, seduto nel suo ufficio intento a fissare le vuote pareti bianche, Kurt non poté fare a meno di chiedersi esattamente cosa stesse facendo suo marito in quel preciso momento.

 

****

 

«Perché ci siamo fermati qui?»

«Perché, fratellino, ci rimangono solo un paio di giorni prima di Natale e, se non l’hai notato, il mio appartamento è piuttosto scadente per quanto riguarda la tipica allegria delle feste. Quindi prenderemo un albero in svendita! Evviva!»

Blaine alzò gli occhi al cielo e spostò il proprio peso sulla sedia, massaggiando ferocemente l’anca destra.

«Non abbiamo bisogno di un albero, Coop»

«Sì, invece! Non è Natale senza albero»

«Non mi sento come se fosse Natale» mormorò Blaine mentre si riaccomodava.

La sua zona pelvica lo stava uccidendo ed ascoltare Cooper parlare dell’imminente festività lo nauseava, dal momento quello sarebbe stato il primo anno in un’eternità che Blaine non avrebbe passato la vacanza con Kurt.

Erano passati dallo trascorrere ogni Natale, dagli ultimi anni del liceo fino all’anno precedente, insieme... ed ora erano separati.

Solo il pensiero fece dolere il cuore di Blaine, così lo spinse semplicemente da parte.

«Non voglio un albero, Coop. Non possiamo solo andare a casa, per favore?»

Il sorriso di Cooper si spense, ma lui annuì ed uscì dal parcheggio, facilitando la manovra per immettersi sulla carreggiata mentre spostava lo sguardo dalla strada al suo fratellino con un rapidità.

«Non volevo turbarti, B. Scusa»

«Non è colpa tua. Non hai nulla di cui dispiacerti. Io... io non mi sento tanto bene, oggi»

«Certo. Lo capisco» disse Cooper sommessamente, allungando una mano sopra la console centrale per batterla sulla coscia di suo fratello «Andiamo a casa»

 

****

 

«E poi ha fatto cadere l’intero portfolio sul pavimento! È stato orribile, pensavo che Isabelle l’avrebbe uccisa ma lei ha semplicemente riso e la cosa è finita lì»

Kurt aprì praticamente la porta dell’appartamento con un calcio, tenendola aperta con il piede mentre i suoi genitori scivolavano all’interno, trascinandosi dietro i bagagli.

Aspettò che fossero completamente entrati in casa prima di chiudere l’uscio con l’anca e raggiungere la cucina per appoggiare le buste di takeaway di cibo cinese.

JennyTuttaMacchie arrivò di corsa dal salotto, strofinando la testa contro la caviglia di Kurt mentre questi tirava fuori le confezioni di cibo.

«Possiamo mangiare qui o in sala, se volete. A voi la scelta»

Carole mise cautamente piede nella stanza, sorridendo quando Jenny venne a strofinarsi con il muso contro di lei.

«Ovunque tuo padre vuole mangiare a me va bene, Kurt»

«Bene, allora. Papà? Vuoi mangiare qui o in salotto?»

Silenzio.

«Papà?»

Altro silenzio.

Alzando gli occhi al cielo, Kurt disse a Carole di servirsi prima di uscire dalla cucina ed andare alla ricerca del padre.

Mentre camminava si torceva nervosamente le mani, sbirciando di locale in locale per vedere se suo padre si stesse nascondendo oppure stesse appoggiando i loro bagagli nella stanza degli ospiti.

Si bloccò in battuta d’arresto quando notò il genitore in piedi sulla soglia della camera da letto sua e di Blaine.

«Papà?»

«Ho parlato con Cooper qualche ora fa»

«Eh?»

«Voglio sia lui che Blaine qui per Natale»

«Papà, non penso – »

Burt alzò una mano, zittendo efficacemente suo figlio mentre osservava la camera.

Un lato del letto era fatto e a malapena toccato e, solo guardandolo, Burt sapeva che quel lato era la parte del materasso che suo genero era solito frequentare.

«Non sono più giovane, Kurt. Tu lo sai, io lo so. Questo corpo è vecchio. Io sono vecchio. E vorrei solo che questo Natale non fosse drammatico, sai? So che le cose tra te e Blaine non vanno bene al momento, ma vorrei vedere anche lui mentre io e Carole siamo qui. Mi manca»

«Lo so»

«E manca anche a te»

«Io...»

Burt sorrise tristemente.

«Per quel che vale, Cooper ha detto che Blaine sente da morire la tua mancanza. So che voi due non siete dello stesso parere su questa gravidanza ma siete ancora sposati, e vi amate. Magari potete passare una notte o due insieme come una famiglia prima di decidere cosa volete fare riguardo questa situazione»

«Papà – »

«Pensaci, okay, amico? Blaine sarà qui in due giorni e rimarrà almeno per qualche altro giorno. Tutto qui. Abbastanza tempo per vederlo e stare con entrambi»

Kurt si mordicchiò il labbro inferiore coi denti, preoccupato.

Non era sicuro di come si sentisse riguardo il ritorno di Blaine a casa.

Il pensiero era terrificante.

Le ultime parole che si erano rivolti non erano state piacevoli e, durante le ultime settimane, Kurt si era sentito come se il cuore gli fosse stato strappato dal petto e l’avesse lasciato a Rhode Island.

Odiava essere solo nell’appartamento.

Odiava tornare in una casa vuota e non sentire Blaine cantare in cucina o svegliarsi con lui che, rannicchiato al suo fianco, respirava piano contro il suo petto.

Era così difficile non avere suo marito intorno dopo più di dieci anni di convivenza ed ora, sentirsi dire da suo padre che Blaine stava tornando a casa, Kurt avvertì una fitta al cuore.

Perché, in ogni caso, tutto era cambiato tra loro.

Cose erano state dette, sentimenti erano stati feriti, e Kurt non sapeva se sarebbero stati in grado di fare un passo indietro dal punto in cui si trovavano.

E, soprattutto, non sapeva se Blaine sarebbe stato capace di guardarlo in faccia dopo il modo in cui si era comportato giusto qualche settimana prima.

 

****

 

«Non voglio andarci»

«Oh, andiamo, Blaine! Rimarremo solo qualche giorno e poi torneremo qui, e tu potrai deprimerti e fare qualsiasi cosa tu voglia, lo prometto!»

Blaine incrociò le braccia all’altezza del petto e si precipitò fuori dal salotto con suo fratello alle calcagna.

«Non posso credere che tu abbia deciso tutto questo senza prima chiedermi cosa ne pensassi! Sai cos’è successo tra me e Kurt, quindi perché vuoi che passiamo il Natale insieme?»

«È Burt quello che vuole vederti, B. Ha chiamato e – »

«Quindi solo Burt vuole vedermi?»

«Beh, sì... e anche Carole. Voglio dire – »

Blaine sbatté le palpebre, gli occhi nocciola diventarono lucidi mentre faceva correre il palmo della mano sul ventre.

«Kurt non ha detto niente?»

«...no? Non penso – oh, no, Blaine, non volevo – »

«Non dovremmo andare» sussurrò Blaine, la voce nervosa.

Cooper sapeva che l’uomo stava lottando per non piangere e che stava miserabilmente fallendo.

«Voglio stare a casa»

«Se non vuoi andare, allora non andremo, solo... solo pensaci, okay? Burt e Carole vogliono davvero vederti. E magari possiamo portare con noi le fotografie della piccola patatina da mostrar loro»

«Per favore, non chiamare il mio bambino patatina, okay?»

Cooper sorrise, fingendo di colpire Blaine al braccio mentre il fratello gli passava accanto, diretto alla camera da letto. Lo guardò mentre si precipitava in bagno, poi lui tornò in salotto, sperando di esser in grado di piantare il seme della ragione in testa a Blaine e persuaderlo ad andare a New York per incontrare i suoceri.

Inoltre, se fossero tornati a New York City, forse Cooper avrebbe potuto fare il Cupido della situazione e far tornare insieme suo fratello e Kurt.

Perché, a parere di Cooper, chi poteva resistere alla vista di un’ecografia?

 

****

 

Carole chiuse lo sportello del forno e si sporse in avanti, modificando l’impostazione del timer in modo che il tacchino di Natale avesse un’altra ora per cuocersi.

Soddisfatta, si rimise all’opera, mescolando una pentola di fagiolini sul piano di cottura prima di voltarsi verso il figliastro.

Kurt era impegnato a lavorare l’impasto dei panini per la cena, le mani coperte di farina, proprio come il tavolo, mentre batteva continuamente sul composto con i pugni.

Realizzando di essere osservato, diresse lo sguardo verso Carole e le sorrise debolmente.

«Il tacchino è pronto?»

«Serve un’altra oretta, tesoro» lei lo guardò sbattere la mano sulla lavorazione «Va tutto bene lì, Kurt?»

«Sì, tutto bene, sto solo cercando di impastare questo pane»

«Beh, sono sicura che la ricetta non preveda che tu costringa l’impasto in una mossa di sottomissione»

Kurt si fermò, fissando la massa appiattita che aveva davanti.

«I-io non stavo nemmeno prestando attenzione. Mi dispiace, io... questi panini sono probabilmente rovinati»

Carole sorrise tristemente, guidando Kurt con cura perché si spostasse di lato, per poi prendere il suo posto davanti all’isola della cucina ed affaccendarsi per rimettere insieme l’impasto battuto.

«Sono sicura che possiamo sistemarlo, tesoro. Mi passeresti un po’ di farina?»

Kurt si tamponò le mani su un tovagliolo di carta prima di allungare il contenitore pieno di farina alla matrigna, poi volse l’attenzione all’orologio appeso alla parete.

Erano quasi le sette di sera e, stando a quanto aveva detto suo padre, Cooper e Blaine sarebbero arrivati presto.

Si appoggiò al murò e posò le mani in basso sulle anche, osservando Carole che cercava di rimediare ai panini danneggiati.

Mentre guardava, il suo petto si strinse e sentì gli occhi riempirsi di lacrime contro il suo volere.

Blaine stava tornando a casa.

Blaine sarebbe stato lì a breve.

«Kurt, stai bene?»

Carole aveva smesso di armeggiare con l’impasto del pane e si stata ora asciugando le mani su un canovaccio. Lasciò rapidamente cadere lo straccio e si affrettò a prendere Kurt tra le braccia, mormorando affettuosamente mentre lui crollava contro di lei e cominciava a piangere.

«Bla-Blaine sta tornando a casa. È che... non lo vedo da quando noi... io...»

«Lo so» mormorò Carole, sfiorando i capelli di Kurt con le dita «Lo so, tesoro. Sei spaventato e questo è un periodo difficile per entrambi, ma andrà tutto bene. Tu starai bene, lo prometto»

«Ma lui... lui mi odia. E papà mi odia e – »

«No! No, Kurt. Tuo padre non potrebbe mai odiarti. È sconvolto, sì, ma ti ama tantissimo e sarà sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa accada»

«Non riesco ad amare questo b-bambino. Non ci riesco»

«Va tutto bene. Certe persone non sono adatte ad essere genitori»

Kurt pianse rumorosamente, stringendo la presa intorno alla sua matrigna mentre singhiozzava. Detestava sentirle dire una cosa del genere – che lui non era adatto ad essere un genitore – ma era esattamente ciò che sembrava.

Non voleva quel bambino, non era pronto per mettere da parte la propria vita o il proprio tempo per qualcuno a cui non si sentiva legato – però si sentiva anche incredibilmente egoista perché non stava solo mettendo da parte i suoi sentimenti per quel bambino non ancora nato, ma stava anche mettendo da parte Blaine.

Tirando su col naso, si allontanò da Carole e si asciugò gli occhi ed le narici, disgustato dall’essere scoppiato a piangere sulle spalle della sua matrigna.

«Mi dispiace, non volevo rovinare i tuoi v-vestiti»

«Non fa niente» lo calmò Carole, sistemando una ciocca dei capelli castani di Kurt.

Lo guardò dall’alto in basso per un qualche minuto prima di mandarlo via.

«Perché non vai a soffiarti il naso e a lavarti la faccia, tesoro? Ci penso io ai panini»

«Grazie»

Dopo aver dato un ultimo abbraccio a Carole, Kurt si trascinò verso la sua camera e, come mise piede nel corridoio, passò accanto a suo padre e sotto i suoi occhi tristi – e per poco non andò a sbattere contro di lui.

«Stai bene, amico?»

«Starò bene» mormorò, continuando a procedere verso il bagno padronale, il cuore che batteva nel petto mentre camminava.

Burt sembrava nervoso quanto lui per il ritorno di Blaine e, sicuro come lo era Carole sul fatto che Burt sarebbe sempre stato dalla parte del figlio, Kurt si chiese se magari quella sera le cose sarebbero cambiate.

 

****

 

«Non posso credere che lo stiamo facendo»

«Beh, è solo per poche notti e poi possiamo andarcene, se vuoi. Sii semplicemente cordiale con Burt e Carole, e questo è tutto. Non devi nemmeno dire una parola a Kurt se non vuoi»

Blaine sospirò, affondando le mani nelle tasche del suo cappotto.

Camminò leggermente dietro Cooper mentre suo fratello trascinava i loro bagagli alla porta d’ingresso dell’appartamento.

«È quello il problema, Coop. Non ho nessun problema a vedere Carole o Burt... è che s-sono spaventato di rivedere Kurt»

Cooper fece una pausa, voltando leggermente la testa per guardare Blaine.

«Oh, beh, quella è una storia completamente diversa»

«Non dovresti avere paura di vedere tuo marito ma per me è così... e mi sento malissimo»

«Lui ti ha ferito – »

«Lo so, m-ma anche io l’ho ferito»

«Sì, tanto tempo fa, ma voi due vi siete ritrovati da allora e so quanto vi ci è voluto per fare pace, però adesso stiamo parlando del presente. Stiamo parlando del fatto che tuo marito ha dato di matto dopo aver scoperto che tu avrai il suo bambino, Blaine»

«Lo so – »

«Quindi, ora, i tuoi sentimenti sono totalmente giustificati... e se hai bisogno di una pausa o di un po’ d’aria, fammelo sapere ed usciamo. Possiamo fare tutto ciò che vuoi»

Blaine annuì, tenendo gli occhi fissi sui piedi mentre avanzava verso la porta.

Dentro di sé voleva litigare con suo fratello, urlargli che non aveva avuto scelta nella decisione di venire a New York per Natale, ma anche lui aveva riflettuto sulla cosa e deciso che sarebbe stato nei suoi miglior interessi rivedere i suoceri e, magari, mostrar loro anche le foto del bambino.

Ad ogni modo, sapeva che sarebbe stato spaventato a morte all’idea di rivedere Kurt visto quello che era successo tra loro, ma sapeva anche che non parlare con due delle persone che più amava, a lungo andare, l’avrebbe ferito ancora di più.

Sbuffando, si strinse nelle spalle e poi le drizzò, allungando il basso per raggiungere Cooper.

«Ho paura, Coop» sussurrò, fermandosi dietro il fratello mentre questi appoggiava i bagagli a terra per bussare alla porta.

«Lo so. Ma io sono qui, B. Respira»

Con un ultimo colpo, Cooper indietreggiò e prese la mano di Blaine, guardandolo con occhi attenti mentre la porta veniva aperta.

«Cooper! Ciao! Entrate! Oh, Blaine, tesoro, vieni qui ed abbracciami!»

Carole batté le mani ed indietreggiò, dando una pacca sulla schiena di Cooper mentre questi portava i bagagli ed alcuni regali di Natale nell’appartamento.

Blaine sgattaiolò dietro di lui, la testa bassa mentre metteva timidamente piede in casa.

Non sarebbe dovuto essere così.

Quello era anche il suo appartamento, ma solo l’entrarvi l’aveva fatto sentire come un reietto.

Non si sentiva più a casa.

Il profumo della cena di Natale riempì l’aria e, invece del solito odore di bucato fresco, la casa era ricoperta dall’odore di cannella e di pino.

Tutto sembrava così estraneo.

Le cose erano diverse prima che se ne fosse andato ma ora, dopo quasi un mese – cazzo, era andato via giusto dopo il Ringraziamento ed ora era Natale, dov’era finito il tempo? – e sapendo questo, per Blaine fu bizzarro.

Il suo stomaco fece dietrofront quando realizzò quanto tempo era passato dall’ultima volta che era stato a casa.

Accigliandosi al silenzio del genero, Carole si sporse verso di lui e prese con calma Blaine tra le braccia, sorridendo quando l’uomo si sciolse nel suo abbraccio.

«Ciao, tesoro. Mi sei mancato»

«Mi sei mancata anche tu, Carole» mormorò Blaine mentre si accoccolava tra le sue braccia.

Carole si allontanò e passò teneramente le mani sui lineamenti del viso di Blaine, raggiante quando i suoi occhi si abbassarono sulla vita dell’uomo, coperta dal cappotto.

«Perché non togli quel giaccone pesante e vieni ad aiutarmi in cucina? Sto preparando il tuo piatto preferito: patate dolci candite!»

Blaine arrossì.

«Mh, non vedo l’ora»

Si sfilò il cappotto e permise Carole di prenderlo ed appenderlo.

Mentre lei si occupava del suo soprabito, lui avvolse le braccia intorno alla propria vita ed ascoltò il vociare di suo fratello e Burt che chiacchieravano nell’altra stanza.

«Dov’è Jenny?»

«Oh, immagino sia qui in giro» disse Carole, facendo cadere lo sguardo sui fianchi vestiti di Blaine «Tesoro, posso vedere?»

«Vedere cosa? Oh»

Lentamente lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, arrossendo fino alla punta delle orecchie alla sensazione di essere esposto.

Quando Carole fu finalmente in grado di dare un’occhiata al ventre leggermente ingrossato, strillò di gioia.

«O mio Dio, guardati!»

Appoggiò le mani sui gomiti di Blaine e lo fece mettere di profilo per vedere meglio, un risolino di felicità le si sollevò dalla gola.

«Oh, è fantastico. Non posso crederci! Oh, Blaine, tesoro, hai un aspetto incredibile» fissò il suo addome ancora un po’ prima di sollevare lo sguardo su Blaine, gli occhi brillanti di meraviglia «Ti dispiace se... se ti tocco? Vorrei sentire»

Blaine rise.

«Non penso tu riesca a sentire qualcosa, Carole, ma certo»

Prese la mano della suocera e la guidò verso il suo stomaco, rabbrividendo quando il palmo di lei si appoggiò contro di lui.

«Oh, Blaine» sospirò, i suoi occhi si fecero immediatamente lucidi «Oh, wow. Diventerò nonna. Non ci posso credere»

«Non puoi credere a cosa?» chiese una voce dalla soglia del salotto.

Sia Carole che Blaine alzarono lo sguardo.

Burt era lì, gli occhi incollati alla mano della donna posata sul ventre dell’uomo.

«Wow» sussurrò, la voce accesa dall’emozione.

Il cuore di Blaine gli batté rumorosamente nel petto quando notò lo sguardo fiero negli occhi del suocero.

«Ciao, Burt»

«Ehi, ragazzo. Posso – »

«Certo» Blaine prese la mano di Burt e la appoggiò accanto a quella di Carole, guardando stupito come i due ammiravano il suo stomaco «È strano, vero? È saltato fuori l’altro giorno. Io non me n’ero nemmeno accorto ma Coop sì... si è quasi fatto venire un infarto!»

«Hai dannatamente ragione, l’ho fatto» aggiunse Cooper dal punto in cui si trovava della stanza.

Sorrise a suo fratello quando Blaine gli fece una linguaccia ma non appena Blaine tornò a prestare attenzione ai suoceri, Cooper sentì un po’ della tensione dissolversi dalle sue spalle.

“Forse questo viaggio non andrà tanto male, dopotutto”

Ma, ovviamente, Kurt scelse proprio quel momento per uscire dalla camera padronale.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Ammettiamolo, il settimo capitolo si chiude nella maniera più bastarda possibile e lascia col dubbio su quello che accadrà nell’ottavo.

Pensieri? Prognostici? Pistole alla mano?

Secondo voi Blaine ha fatto bene ad accettare l’invito di Burt e Carole? E, vedendo i genitori con la mano sulla pancia di Blaine, credete che Kurt possa avere un ripensamento sulla gravidanza?

Ma soprattutto: avremo un duetto di Natale?xD

Ora, doverosa precisazione sulla traduzione: in questo capitolo, a volte Blaine si riferisce a Carole e a Burt chiamandoli “Mamma” e “Papà”. Io ho, però, preferito utilizzare i loro nomi per non creare confusione inutile durante la lettura.

Il significato è rimasto invariato, come avrete notato, ma mi sembrava giusto dirvelo :)

Come sempre, grazie a tutti per il continuo sostegno – sempre più persone si stanno interessando alla storia e la cosa mi riempie d’orgoglio: è importante per l’autrice e anche per me, non tanto perché sono il povero elfo domestico che traduce, ma perché adoro questa fanfiction e sono felice di condividerla con voi *-*

Ovviamente, soliti baci ed abbracci a chi ha perso qualche minuto per recensire *-*

Chiunque voglia lasciarmi il proprio parere è, ovviamente, più che benvenuto a farlo .

A presto!

Killing Loneliness

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare l’ottavo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 8

 

Kurt sapeva che Blaine era lì.

Era solo andato in bagno per lavarsi il viso e rinfrescarsi un po’ dopo la crisi di pianto avuta con Carole prima ma, nel lasso di tempo in cui si era chiuso di là e l’ultima mezz’ora, Cooper e Blaine erano arrivati e, stando alle risate felici ed alla leggera conversazione che poteva sentire da dietro la porta, Kurt era certo che le cose stessero andando bene.

Lui, però, doveva ovviamente ancora fare la sua entrata e tutti sapevano quanto sarebbe stato imbarazzante.

Dio, era passato così tanto da quando aveva visto Blaine...

L’ultima volta che si erano parlati avevano litigato e Blaine si era precipitato fuori, disgustato dalle parole che Kurt aveva detto.

Ora, poche settimane dopo, erano in procinto di riunirsi e Dio solo sapeva come sarebbero andate le cose.

Usando l’immaginazione, Kurt rimuginò sull’aspetto che suo marito avrebbe potuto avere dopo quel periodo di separazione.

Era probabilmente di diverse settimane di gestazione quindi, forse, poteva già vedersi qualcosa – il che poteva spiegare gli acuti gridolini che Carole emetteva nell’altra stanza – oppure poteva essere emaciato per via dello stress che aveva sopportato nell’ultimo periodo.

In entrambi i casi, Kurt stava morendo dalla voglia di vederlo nonostante il dolore che era stato causato, e non poteva fare a meno di tremare di trepida attesa.

Ingoiando la paura, si precipitò alla loro toeletta e fissò il proprio riflesso nello specchio per un momento, prendendosi un secondo per aggiustarsi i capelli e sistemare la camicia, prima di uscire a nuoto nel mare dell’inevitabile tragedia.

“Vedrò Blaine” pensò, ripetendolo più e più volte come un mantra “Lo vedrò per la prima volta dopo settimane. Puoi farlo, Kurt. Andrà bene”

“Non andrà bene”

Prendendo un profondo respiro, aprì la porta della camera da letto e percorse il corridoio, gli occhi immediatamente incollati alla scena che aveva davanti: Cooper era appoggiato all’arco che portava al salotto e Blaine, il suo bellissimo marito, era in piedi nell’atrio con le mani di entrambi i genitori di Kurt sullo stomaco – quello stomaco leggermente più pronunciato.

“Oh”

Kurt deglutì.

«Ehi, Kurt» mormorò Cooper rivolgendosi con nonchalance al cognato, senza nemmeno guardarlo in faccia «Non ci vediamo da parecchio»

Kurt non disse una parola, si limitò a camminare in avanti con lo sguardo fisso su Blaine, che sembrava guardarlo a sua volta – i suoi occhi dorati erano spalancati e velati di tristezza.

A vedere suo marito così spaventato e sapere che era tutta colpa sua, Kurt avvertì il proprio cuore spezzarsi; come se non bastasse, Blaine dava l’impressione di essere esausto: la sua pelle era cinerea e le labbra un po’ screpolate.

Kurt credeva che la gravidanza avrebbe dovuto rendere il genitore in dolce attesa semplicemente radioso, non farlo apparire malato e stanco, ma Blaine era l’immagine perfetta del contrario – se l’ apparenza poteva dire qualcosa a riguardo.

L’unica cosa che sembrava scoraggiante in tutta quella vicenda era che, prima che Kurt si fosse mostrato al gruppetto nell’atrio, Blaine era felice e sorridente e quant’altro.

Ora pareva addirittura terrorizzato.

«C-ciao, Blaine» disse Kurt a bassa voce, avvicinandosi alla sua famiglia senza mai perdere il contatto visivo con suo marito, nemmeno una volta.

Blaine lo guardò attentamente, le sue braccia andarono ad chiudersi intorno alla vita senza indugio quando sia Carole che Burt fecero cadere le loro mani dal suo ventre.

«Ciao» sussurrò l’altro uomo in risposta, abbassando lo sguardo sul pavimento.

Carole passò un braccio dietro la schiena di Blaine e gli diede un colpetto gentile, guardando alternativamente il figliastro ed il genero.

«Volete che vi lasciamo soli per un po’?»

Kurt si morse il labbro inferiore, attendendo pazientemente che Blaine dicesse qualcosa, ma non accadde nulla.

Era come se suo marito avesse dimenticato come parlare.

Se ne rimaneva lì, con la testa bassa e le labbra contratte.

Aspettò che Blaine parlasse per quella che gli sembrò essere un’eternità prima di decidersi finalmente a rispondere.

«Vi dispiace? È solo che io... ho bisogno di parlare con mio marito»

Con la coda dell’occhio, Kurt poté notare Cooper essere sul punto di protestare all’idea, ma Burt intervenne e lo tirò fuori dalla stanza per un gomito, Carole diligentemente dietro di loro.

Con la loro uscita, fu come se la tensione nella stanza fosse salita alle stelle – sembrava essere molto più pesante e concreta in quel piccolo corridoio.

«Blaine? Hai bisogno di sedere?»

«No, no... sto bene» disse Blaine, liberandosi dall’abbraccio in cui si era chiuso per lasciar cadere una mano sulla minuscola protuberanza del suo addome.

L’intera azione non passò inosservata a Kurt, che non poté trattenersi dal boccheggiare alla vista.

Quando l’aria gli uscì dalla bocca, lo sguardo di Blaine si alzò da terra ed incontrò il suo.

«Io – »

«Di quanto sei?»

«Sarò di undici settimane domani»

Gli occhi di Kurt si spalancarono mentre guardava di nuovo lo stomaco di suo marito.

Momenti delle notti trascorse insieme gli attraversarono la mente, notti dove Kurt aveva fatto scivolare la propria mano sulla pelle soda del torso di Blaine mentre si spingeva dentro di lui.

Poteva perfettamente immaginare lo stomaco di Blaine, il modo in cui gli addominali apparivano quando luccicavano con il sudore, la maniera in cui si contraevano ogni volta che Blaine prendeva un profondo respiro o quando urlava il nome di Kurt e si contorceva sul letto.

Ma ora, da quanto Kurt poteva vedere, nascosto sotto quel cardigan rosso di una taglia troppo grande, il corpo di Blaine era cambiato: la vita stretta, una volta così affusolata e piccola agli occhi di Kurt, si era riempita un po’ e la sua pancia sporgeva giusto un pochino, invisibile all’occhio nudo di chi non era a conoscenza della gravidanza ma, oh!, così evidente per quelli che lo sapevano.

Rendeva tutto più concreto.

Blaine era gravido.

Blaine stava per avere un bambino.

Blaine stava per avere il loro bambino.

Loro.

Di Blaine e di Kurt.

Di Kurt.

Senza dire un’altra parola o guardare il viso di Blaine, Kurt si voltò e corse via, riuscendo a malapena a fare in tempo a cadere di fronte al gabinetto e vomitare.

Non poteva farlo.

Semplicemente non poteva.

 

****

 

«Oh, per l’amor di Dio, Blaine! Cosa stai facendo?»

Blaine sussultò, la maglietta ricadde nella sua normale posizione mentre lui si girava a guardare suo marito con la bocca aperta e grandi occhi spalancati.

Sembrava un cervo spaventato, investito dalle luci dei fanali di una macchina in arrivo.

Kurt avrebbe riso se non fosse stato tanto confuso.

«Cosa sto facendo? Io, uhm, i-io stavo solo guardando i risultati dei miei esercizi per gli addominali!»

Gli occhi di Kurt si assottigliarono mentre fissava il coniuge.

Sapeva esattamente quando Blaine stava mentendo e, basandosi sul fatto che suo marito era arrossito e stava cominciando a sudare, era ovvio che qualcuno non stava dicendo la verità.

«Oh, quindi stavi controllando i tuoi addominali allo specchio... spingendo la pancia in fuori fino al limite possibile? Sembra plausibile»

«Kurt, io – »

«Blaine, tesoro, onestamente... cosa stavi facendo? Entro qui e ti trovo con la maglietta alzata, intento a fissarti nello specchio, tutto gonfio come una donna incinta e... – o mio Dio, Blaine!»

«Non è come pensi!»

«Stavi guardando come sembreresti se fossi gravido?»

Blaine lasciò cadere la testa tra le mani, la faccia completamente rossa e bruciante di vergogna.

«Sì»

«Perché? Cosa diamine – »

«Stavo solo immaginando, okay? Ero su Facebook e Sugar ha postato alcune fotografie del suo pancione e... ha un pancione così carino, Kurt! Mi stavo solo chiedendo se... beh se, quando un giorno rimarrò gravido, la mia pancia sarà adorabile come la sua. Tutto qui» lasciò cadere le braccia lungo i fianchi mentre guardava Kurt con i più tristi occhioni da cucciolo che Kurt avesse mai visto, completi di labbro tremulo.

Era ridicolo, e Kurt scoppiò a ridere.

«Vieni qui, idiota» disse Kurt, facendo cenno al marito di avvicinarsi.

Blaine si fece lentamente spazio tra le sue braccia, stringendosi al suo petto con un sospiro.

«Sei la persona più assurda che io abbia mai conosciuto, ma ti amo lo stesso»

«Uhm, grazie?»

«E sono sicuro che saresti delizioso con il pancione da gravidanza... o da birra. Dipende da quale ipotesi avverrà prima»

Blaine guaì e si allontanò da lui, alzando velocemente la maglietta per guardare l’addome muscoloso.

«Mi sta venendo la pancetta da birra? Oddio! Non bevo nemmeno così tanto! Oddio!»

E, di nuovo, Kurt scoppiò a ridere.

 

****

 

Molto tempo fa, quando Blaine stava fissando il proprio riflesso nello specchio con la pancia in fuori e la schiena leggermente incurvata, Kurt aveva pensato che fosse divertente.

In quel momento, aveva persino pensato che fosse in un certo senso carino.

Ma ora, con la situazione ribaltata e mutata, non era per niente piacevole perché, al posto della rotondità dello stomaco di Blaine dovuta al suo fare lo stupido, questa volta c’era un vero essere umano dentro di lui che stava costringendo il corpo di suo marito ad un cambiamento totale.

Blaine aveva preso peso, sembrava stanco, stava male, era pallido, portava in grembo un bambino... una vita umana.

Senza fiato, Kurt si sporse in avanti e rigurgitò ancora, le dita strette alla fredda porcellana del gabinetto come se ne dipendesse la propria vita mentre si strozzava e vomitava.

Fuori dalla porta del bagno, poteva sentire delle voci e sapeva che la sua famiglia aveva capito che qualcosa era andato storto.

Mentre sputava nella tazza, si chiese se stessero controllando lui o Blaine per primo e, egoisticamente – per quanto doloroso fosse quel pensiero –, sperò che stessero venendo per lui.

 

****

 

«Blaine, tesoro, riesci a sentirmi? Stai bene?»

«Perché non parla? Che c’è che non va?»

«Blaine, amico, guardami. Guardami, figliolo. Andiamo»

C’erano delle voci... così tante voci.

Venivano a lui da tutte le direzioni ma Blaine non riusciva a rispondere, non quando si sentiva come se stesse annegando o quando credeva che stesse per colare a picco sotto tutta la pressione che gli era caduta sulle spalle.

Era stato uno stupido a pensare che vedere Kurt sarebbe stata una buona idea, era stato uno stupido ad aver ascoltato le bugie di Cooper su come le cose sarebbero andate bene e che Kurt voleva vederlo.

Perché Kurt era scappato dalla stanza, completamente verde in faccia, ed era tutta colpa di Blaine... perché lui era , perché era tornato ed era gravido ed era ovvio che Kurt non voleva vederlo.

Che non voleva averci niente a che fare.

E Blaine aveva sentito la necessità di andare via.

Quindi l’aveva fatto... o almeno così credeva.

In realtà, l’unica cosa che aveva fatto era stato collassare sul pavimento.

Il suo braccio si era teso prima di cadere e lui era stato in grado di guidarsi verso il basso fino a sedersi prima di estraniarsi del tutto ma, appena il suo posteriore aveva colpito il suolo, la sua mente si era annebbiata.

“Pensavi davvero che questo incontro avrebbe cambiato le cose? Che Kurt avrebbe cambiato idea solo perché è Natale? Idiota. Lui non ti vuole. Non vuole questo bambino. Hai rovinato il suo Natale, hai rovinato il Natale di tutti. Diamine, tu stai rovinando le loro vite... ci hai mai pensato? Non riesci a fare niente di buono”

Ansimò e si rannicchiò su sé stesso, stringendosi le ginocchia al petto il più possibile, incapace di trattenersi dallo scoppiare in lacrime.

I terribili pensieri che gli correvano attraverso il cervello si fecero più forti e, assieme alle parole delle persone che aveva intorno, si sentiva come se stesse per svenire.

Allungò un braccio per spingere via le mani di qualcuno che cercavano di sollevarlo e singhiozzò, balzando tra le braccia tese di qualcun altro.

Nel secondo in cui queste braccia lo avvolsero, lui seppe chi stava stringendo: Burt.

«Mi dispiace. Mi dispiace così tanto» gemette sulla spalla di Burt, tremando ad ogni affannoso respiro che prendeva tra le parole.

Continuò a mormorare le sue scuse a Burt e a chiunque altro fosse nella stanza e seguitò a blaterare fino a quando Burt gli assicurò che non era colpa sua, che nessuno era arrabbiato con lui e che tutto sarebbe andato bene.

Anche se Burt sembrava sicuro dei suoi sentimenti, Blaine si sentiva ancora come se stesse crollando dall’interno ed era solo una questione di tempo prima che si sgretolasse completamente.

 

****

 

Cooper credette di essere costretto ad uccidere qualcuno nell’istante in cui vide Blaine rannicchiato sul pavimento, il  petto che si alzava ed abbassava ad ogni respiro affannato che esalava.

Pochi momenti prima aveva sentito il rumore di passi affrettati per il corridoio e, con un rapido sguardo d’intesa indirizzato sia a Burt che a Carole, tutti e tre erano saltati in piedi e corsi fuori dal salotto, puntando immediatamente i loro occhi su Blaine.

Carole si mise rapidamente in azione, cadendo in ginocchio accanto all’uomo stravolto sul pavimento e parlandogli quanto più dolcemente poteva.

«Penso che stia avendo un attacco di panico» esclamò, cercando di ottenere l’attenzione di Blaine.

Continuò a parlargli anche dopo che lui si era raggomitolato su sé stesso ed aveva cominciato a guaire, ma ben presto Burt entrò nella mischia, calmando i nervi di Blaine meglio che poteva.

Ci volle solo un attimo prima che Blaine si gettasse tra le braccia di Burt, piangendo e stringendosi al suocero come se questi fosse l’unico che, in quel momento, poteva tenerlo ancorato a terra.

Appena Blaine si fu sistemato accanto a Burt, Carole si voltò verso Cooper e gli rivolse un sorriso triste.

«So che probabilmente non vuoi farlo, però potresti controllare Kurt per me? Lo farei io, ma non voglio lasciare Blaine nel caso capiti qualcos’altro, dato che sono l’unica con una formazione medica e – »

Cooper annuì, alzandosi dal pavimento per dirigersi ovunque Kurt fosse scappato.

«Certo, andrò a vedere che gli è preso. Chiamami se succede qualcosa a B.»

«Lo farò»

Detto questo, Cooper raggiunse la camera da letto padronale, fermandosi fuori dalla porta del bagno quando sentì i bruschi suoni di qualcuno che stava male dall’altra parte.

«Kurt? Posso entrare?»

Non ottenne una risposta ma, onestamente, si sentiva come se non ne avesse affatto bisogno; sgusciò all’interno, ignorando l’espressione scioccata sul viso di Kurt.

«Lasciami in pace, Cooper»

«Penso che l’ultima cosa di cui tu abbia bisogno in questo momento sia essere lasciato da solo, amico. Sei qui a vomitare l’anima, nessuno di noi sa perché, mio fratello sta avendo un attacco di panico nell’altra stanza ed io non ho ancora alcuna idea di cosa sia accaduto, ma sto cominciando a rimpiangere di essere venuto qui»

Kurt gemette e sputò di nuovo nel gabinetto prima di alzarsi dal pavimento ed avvicinarsi al lavandino.

Prese il bicchierino di plastica usa e getta appoggiato sull’erogatore e ci versò un po’ di collutorio, sciacquandosi la bocca con il disinfettante alla menta per poi sputare nel lavandino.

«Questa è stata una cattiva idea. Non sareste dovuti venire»

«Perché? Perché sei ancora incazzato con Blaine o perché – »

«Non sono arrabbiato con Blaine. È solo che... questo è troppo per me»

«È troppo per te? Davvero? Hai intenzione di startene seduto qui e dirmi che questo è troppo per te? Stronzate»

Kurt si voltò e lo fissò, i fiammeggianti occhi blu mentre fissava il cognato.

«Come osi entrare in casa mia e dirmi cosa posso o non posso pensare! È fottutamente spaventoso, Cooper. Non hai idea di cosa vuol dire avere il proprio mondo ribaltato, sottosopra! Avevo dei piani per noi ed ora è tutto andato al diavolo!»

«Oh, quindi solo perché i tuoi piani sono stati rovinati, significa che i sentimenti di Blaine non contano niente?»

«Non ho mai detto – »

«Beh, lo stai insinuando! Sembri pensare di essere l’unico a soffrire così tanto perché tuo marito è rimasto gravido senza che l’aveste prima programmato però, nel frattempo, tuo marito vive con suo fratello, sta sempre di merda ed è iperemotivo perché il suo fottuto marito non lo vuole più, ma è comunque colpa sua perché i tuoi piani sono stati guastati»

«Maledizione, Coop, io non ho mai – io amo mio marito!»

Cooper roteò gli occhi, girando sui tacchi per lasciare la stanza.

Mentre se ne andava, gli lasciò qualche ultima parola.

«Se tu amassi Blaine così tanto come dici, non ti saresti atteggiato in maniera tanto egocentrica e ti saresti comportato come un vero marito del cazzo invece di spezzare il cuore di mio fratello ogni fottuti cinque minuti!»

La porta sbatté alle sue spalle e Kurt picchiò la mano sul lavandino, urlando quando le nocche colpirono la porcellana dura.

«Merda!»

Ritirò l’arto pulsante e se la portò al petto, le lacrime nuovamente nascoste dietro le ciglia mentre usciva dal bagno e spalancava la porta della sua camera da letto per poi percorrere il corridoio fino ad entrare in cucina.

Ignorò completamente il gruppetto nell’atrio e raggiunse il frigorifero, premendo il bottone sulla macchina del ghiaccio perché rilasciasse qualche cubetto sulla sua mano.

Li gettò in un canovaccio e l’avvolse intorno al pugno dolorante, lasciandosi cadere sullo sgabello al bancone della cucina.

“Come cazzo ha fatto tutto questo a diventare la mia vita?”

 

****

 

Un paio di ore dopo il litigio-non litigio nell’atrio, Blaine era rannicchiato sul divano sotto una coperta lavorata a maglia da sua nonna, il viso rigato dalle lacrime ma calmo, ora che si era addormentato.

Burt l’aveva abbracciato per un periodo che era sembrato eterno.

Era stato finalmente in grado di riportare il ragazzo giù da qualunque sporgenza stava vacillando nel suo inconscio e, non molto dopo che Blaine aveva smesso di piangere, si era accasciato contro Burt, completamente esausto.

Così Cooper aveva preso il suo fratellino dalle braccia dell’uomo e l’aveva sistemato sul divano, rimboccandogli le coperte con uno sguardo colmo di malinconia – uno sguardo in cui Burt poté solo leggere un forte senso d’impotenza.

E dunque la famiglia aspettò.

Aspettò che Blaine si svegliasse ed aspettò che Kurt dicesse qualcosa, dal momento che l’uomo si era sistemato sulla soglia del salotto, la mano avvolta in un asciugamano bagnato mentre fissava il marito assopito.

E nessuno disse una parola.

 

****

 

«Il tacchino è pronto. Penso che, però, andrò a controllarlo. Vuoi darmi una mano, Cooper?»

Il più grande dei fratelli Anderson alzò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo ed inarcò un sopracciglio, incuriosito, la lingua guizzò fuori per leccarsi le labbra mentre si scervellava sul perché Carole lo stesse fissando in quel modo.

Lei dovette porgli la stessa domanda un paio di volte prima che Cooper capisse finalmente cosa voleva dire ed annuisse, alzandosi dal suo posto per seguire la donna in cucina.

Dietro di loro, Burt accennò di aver bisogno di un po’ d’aria e così anche lui lasciò il salotto.

Kurt era rimasto da solo con un Blaine sfinito.

Anche quando dormiva, Blaine appariva dieci volte più giovane di come sembrava quand’era sveglio. Diamine, sembrava piuttosto giovane anche quando era vigile e scattante ma, mentre dormiva, Kurt non poteva fare a meno di guardarlo come se fosse ancora il ragazzino adolescente di cui si era innamorato nel secondo esatto in cui aveva posato gli occhi su di lui sulla scalinata della Dalton Academy.

Tuttavia erano passati decenni da quel fatidico giorno ed entrambi avevano passato l’inferno in quei lunghi anni e, se qualcuno avesse osservato abbastanza vicino, sarebbe stato in grado di notare le linee sui loro volti che raccontavano di ogni smorfia e di ogni sorriso.

Kurt pensava che stessero avanzando elegantemente negli anni ma più guardava Blaine, più credeva che magari il suo compagno stesse invecchiando meglio di lui sotto alcuni aspetti o invecchiando più fretta sotto altri.

Per esempio, era dell’opinione che Blaine fosse maturato più di lui.

Certo, il marito di Kurt aveva un talento per essere immaturo quando si trattava di musica o di alcuni vestiti che indossava ma, oltre a quello, Blaine era diventato, giorno dopo giorno, il meraviglioso uomo che tutti vedevano.

Kurt, dal canto suo, si sentiva come se fosse in una situazione di stallo.

Si vedeva come se fosse ancora giovane, solo che doveva lavorare di più ed aveva più responsabilità.

Se non altro era cresciuto molto dopo la brutta rottura con Blaine, risalente al periodo in cui si era appena trasferito a New York, quando lui l’aveva tradito e spezzato il suo cuore.

Dio, sembrava così tanto tempo fa, ma a volte il dolore di quei terribili ricordi strisciava su Kurt come un ladro nella notte, lasciandolo silenzioso e ferito, nonostante fosse acqua passata da parecchio.

Fissando suo marito e pensando a come si era sentito allora, Kurt si chiese cosa stesse esattamente passando Blaine in quel momento.

L’altro uomo era nascosto da una coperta, le braccia strette intorno a sé stesso quasi come un oggetto transizionale, qualcosa che gli dava conforto dopo gli avvenimenti che erano successi prima.

Le sue labbra erano atteggiate in una stretta linea e la fronte era aggrottata mentre dormiva.

Kurt voleva avvicinarsi a lui e far correre la mano sulla mascella di Blaine, solo per vedere se il suo tocco lo avrebbe calmato, ma rimase all’altro lato della stanza e si limitò ad osservare il modo in cui Blaine respirava.

“Perché deve essere così difficile? Perché devi continuare a spezzarmi il cuore in questo modo? E perché io continuo a spezzare il tuo?”

Tanto tempo fa, qualcuno a Vogue aveva canzonato Kurt per aver sposato il suo fidanzatino del liceo.

Nonostante lui avesse spiegato che si erano lasciati e poi ritrovati parecchi mesi dopo, la sua collega aveva riso e detto “Gli amori delle scuole superiori non durano. Vivrà in una fantasia per un po’ prima che tutto crolli e vedrà, signor Hummel. Vedrà”

Naturalmente, dopo che la donna aveva finito il suo sproloquio, Kurt l’aveva corretta dicendole che ora il suo cognome era Anderson-Hummel ed aveva poi liquidato i suoi commenti maleducati con un movimento del polso, non senza che quelle parole risuonassero nella sua testa per qualche tempo.

Per qualche settimana dopo quella conversazione, Kurt si era ritrovato a guardare Blaine in maniera diversa: aveva osservato suo marito fare le faccende domestiche o come si muoveva per casa.

Aveva anche studiato il modo in cui Blaine lo fissava e come il suo viso si illuminava ogni volta che Kurt entrava nella stanza.

Blaine lo amava, lo amava tantissimo e non c’era niente che avrebbe potuto cambiare questo.

O almeno fino a quando Blaine era rimasto gravido e Kurt non voleva il bambino – e, all’improvviso, si erano separati e vivevano in stati diversi.

Sospirando, Kurt agitò le dita intorpidite e sistemò l’asciugamano bagnato sul pugno prima di fare qualche altro passo verso la figura addormentata del compagno.

Si sedette sul bordo del tavolino ed allungò la mano buona, strofinando le dita lungo la linea marcata della sua mascella; poteva sentire il lieve accenno di barba contro la punta delle dita e rabbrividì quando il respiro di Blaine si infranse contro il palmo.

«Ti amo» sussurrò, appoggiando la mano sulla guancia.

Blaine strofinò il naso contro il polso freddo di suo marito, come se stesse soffrendo per avere il suo tocco su di sé, e il labbro di Kurt tremò mentre fissava il suo amore dormiente.

«Mi dispiace, Blaine. Dio, mi dispiace così tanto»

“Ti amo così tanto... ma non posso affrontare questa situazione. Non voglio perderti però è quello che sta capitando e non so come impedirlo. Non posso amare questo bambino, non quando non sono pronto, ma non sono nemmeno pronto a perdere te. Non so cosa fare”

Si chinò e premette le labbra sulla fronte di Blaine, le lacrime caddero tra i capelli del ragazzo mentre piangeva.

«Mi dispiace. Mi dispiace così tanto»

 

****

 

Burt entrò in cucina, gli occhi lucidi di lacrime.

Carole si affrettò immediatamente verso di lui e lo avvolse in uno stretto abbraccio, mormorando sommessamente contro la sua spalla mentre lo stringeva.

Cooper si voltò alla scena, leggermente imbarazzato di essere nella stanza durante un momento così privato.

I suoi stessi nervi erano logori mentre nascondeva le mani tremanti sotto le ascelle e volgeva l’attenzione alle pentole e padelle piene di cibo sul fornello.

«Credete che sarebbe meglio se Blaine ed io ce ne andassimo?»

Burt alzò lo sguardo da Carole e scosse la testa.

«So che c’è stata una battuta d’arresto prima, ma penso che dovremmo dar loro ancora qualche momento. Almeno, se passano un po’ di tempo insieme stasera, potrebbero essere in grado di aggiustare le cose. Se Blaine non è a proprio agio dopo la cena o durante o in qualsiasi altro momento, siete più che liberi di andarvene. Non voglio che la salute del mio primo nipote venga compromessa per questo»

«Okay»

I tre adulti apparecchiarono e portarono il cibo a tavola.

Di tanto in tanto, Burt sbirciava in direzione del figlio e del genero.

Sorrise quando notò come l’espressione di Kurt si era ammorbidita mentre fissava il marito addormentato.

«Burt, potresti dire a Kurt che la cena è pronta e, magari, svegliare Blaine? Cooper ha detto che non ha mangiato niente nelle ultime ore e sarebbe meglio che metta qualcosa sotto i denti prima che si senta troppo male»

«Okay, tesoro»

Burt lasciò la cucina e lentamente sgattaiolò in salotto, fermandosi sulla soglia quando notò la mano di Kurt librarsi sopra la piccola protuberanza dello stomaco di Blaine.

“O mio Dio, sta per – ”

Prima ancora di poter formulare quel pensiero, Kurt strattonò la mano come se fosse stato scottato e la lasciò cadere lungo il fianco, scuotendo brutalmente la testa.

Si alzò dal tavolino e quasi uscì dalla sua stessa pelle quando vide suo padre proprio dietro di lui, in piedi.

«Papà?»

«La cena è pronta, ragazzo. Stavo venendo qui per dirtelo e per svegliare Blaine»

«Oh, okay. Beh, allora, vado a lavarmi le mani»

Burt allungò la sua, intenzionato ad appoggiarla sulla spalla del figlio per fargli capire che era lì per lui, ma Kurt la scrollò di dosso ed uscì dalla stanza, strofinandosi gli occhi con la mano sana mentre si allontanava.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

La cena di Natale è prevista per il prossimo capitolo... sempre se Cooper non sgozza Kurt con il coltello per il burro prima che si siedano a tavola!xD

Siete, come sempre, invitatissimi a lasciarmi un commento con i vostri pensieri e ringrazio sentitamente le anime pie che, aggiornamento dopo aggiornamento, si fanno sempre sentire in un modo o nell’altro!

E, ovviamente, anche chi ha preso coraggio negli ultimi capitoli e ha lasciato traccia del proprio passaggio!

A presto.

Killing Loneliness

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il nono capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: la canzone che canta Blaine nel capitolo è 867-5309/Jenny, su cui non ho nessun diritto.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 9 

 

 

“Povero ragazzo, sembra che sia a due secondi dal cadere di faccia nel suo piatto di purè di patate”

Burt si portò la forchetta alla bocca e prese un morso del proprio tacchino, guardando pensieroso il genero mentre la testa dell’uomo oscillava da lato a lato; le palpebre stanche sbattevano rapidamente, cercando di scacciare il sonno che le appesantiva.

Era uno spettacolo vedere Blaine che provava a rimanere sveglio a tavola, e Carole era sul punto di scoppiare in un attacco di ridarella.

«Schizzo, hai bisogno di stenderti? Sembra che tu stia per crollare da un momento all’altro»

Blaine sbatté le palpebre per guardare il fratello e scosse la testa, infilando la forchetta in un mucchio di fagiolini verdi con scarso entusiasmo.

«No, no, sto bene. Ho solo – » sbadigliò sonoramente e poi arrossì «Ho solo bisogno di mangiare qualcosa. Starò bene»

Cooper parve accettare di buon grado la sua risposta, così il tavolo riprese a mangiare e a fare conversazione.

Burt si infilò in bocca un cucchiaio di broccoli in casseruola mentre osservava il modo in cui Kurt toccava a malapena il suo cibo.

Suo figlio era intento a schiacciare le sue patate in un ammasso con il ripieno, i suoi occhi si posavano un po’ su Blaine ed un po’ sul centrotavola di Natale.

Il suo era uno sguardo colmo di desiderio, qualcosa che Burt aveva visto svariate volte nel corso degli anni quando si trattava del suo ragazzo e di Blaine.

La prima occasione in cui aveva visto quell’espressione rivolta verso il genero era stata quando Blaine era venuto a casa loro per la prima volta, ai tempi della Dalton, nel periodo durante il quale Kurt era follemente innamorato di lui e Blaine aveva ancora la testa tra le nuvole.

Oh, come erano cambiati i tempi.

Sorridendo tra sé e sé, l’uomo più anziano prese un sorso di acqua ghiacciata e lanciò un’occhiata a Cooper senza perdersi l’espressione corrucciata sul suo volto.

Seguì lo sguardo di Cooper verso la fine del tavolo e quasi ridacchiò di pietà a quello che vide: Blaine aveva la forchetta infilzata nel prosciutto, il mento appoggiato al petto.

Le palpebre erano abbassate e la bocca socchiusa.

Il ragazzo si era assopito, alla fine.

«Blaine? Ehi, tesoro» Carole non poté fare a meno di sorridere mentre colpiva l’avambraccio di Blaine con la propria mano, facendo saltare l’uomo assonnato sulla sedia come un coniglio.

I suoi occhi si aprirono e si richiusero per un istante prima che guizzassero ad ogni persona intorno al tavolo, le guance arrossate dall’imbarazzo.

«Oddio, mi dispiace così tanto. No-non mi ricordo nemmeno di essermi addormentato. Oh, Dio, stavo russando?»

«No, tesoro, ti sei solo appisolato ed ero preoccupata che crollassi nel piatto»

Blaine si portò le mani al volto arrossato e si strofinò gli occhi, muovendo la testa avanti ed indietro mentre mormorava tra sé e sé.

«Mi dispiace. Ultimamente sono così stanco, io – »

«Va tutto bene, B. Forse dovresti stenderti per un po’? Possiamo incartare la tua porzione per dopo, e ci saranno sempre degli avanzi» Cooper si alzò in piedi, raggiungendo il fratello in modo da poterlo aiutare ad alzarsi da tavola, ma Blaine agitò la mano, spingendo via Cooper prima che potesse avvicinarsi troppo.

«No, no, sto bene. Rimango. Ho bisogno di mangiare, per cui siediti. Non ho intenzione di rovinare questa cena»

«Non la rovineresti, ragazzo»

Blaine aggrottò le sopracciglia per un momento poi scosse il capo, alzando lo sguardo per incontrare quello di Burt.

«Starò bene. Lo prometto. Se mi addormenterò di nuovo andrò a stendermi... è-è solo che io non voglio fare casini»

Con la coda dell’occhio, Burt poté vedere la mano di Kurt irrigidire la presa sulla forchetta e si chiese cosa stesse esattamente passando per la testa di suo figlio.

Tuttavia non insistette.

Annuì a Blaine e tornò a parlare con Cooper del suo tempo come membro del Congresso, guardando occasionalmente i suoi due ragazzi e sperando che, magari, ci fosse un miracolo di Natale all’opera.

 

****

 

Erano passati almeno venti minuti da quando Blaine si era assopito a tavola la prima volta e Cooper, Carole e Burt stavano ridacchiando sul fatto che Blaine si stesse casualmente addormentando un’altra volta.

La sua testa oscillava in avanti solo per essere poi tirata all’indietro con uno scatto e ricominciare tutto daccapo – il povero ragazzo era completamente prosciugato di ogni energia nonostante cercasse di mangiare almeno un po’.

Tutti si sentivano in colpa per ridere ma era adorabile guardare come Blaine cercasse di rimanere sveglio con tutte le forze.

L’unico che non sembrava divertito era Kurt, che stava osservando il compagno con occhi curiosi ma altrettanto preoccupati e con la forchetta ancora saldamente stretta nel pugno.

«Non hai intenzione di farlo andare al letto?»

«Si metterà a discutere se solo ci provo» disse Cooper, schioccando le dita davanti al viso del suo fratellino «Ehi, ehi Blainey! Alzati, Schizzo! Finirai per farti una maschera al sugo se non smetti d’addormentarti»

«No-non sono stanco – »

«Sì che lo sei! Alzati, ragazzo. Andiamo» Cooper si alzò e fece scivolare un braccio intorno alla vita di Blaine, aiutando il suo stanco fratello ad rizzarsi in piedi «Andiamo a letto»

Guardò verso Kurt ed inarcò un sopracciglio.

«O dovrei metterlo sul divano?»

«Puoi infilarlo nel nostro letto» disse Kurt dolcemente, facendo spalancare le bocche a tutti per via del suo tono di voce.

Stava evitando i loro occhi ma, dal punto in cui era seduto, Burt riuscì a scorgere l’umidità che si stava raccogliendo dietro le lunghe ciglia del figlio.

«Kurt, stai bene?»

«Sto bene. Portalo in camera nostra, per favore... prima che collassi»

Cooper annuì e trascinò il fratello insonnolito fuori dalla sala da pranzo – Blaine rimase accasciato contro di lui mentre camminavano.

Appena furono fuori vista, Carole si voltò verso Kurt ed allungò la propria mano sul tavolo per prendere quella di lui.

«Tesoro, che c’è che non va?»

Kurt lasciò cadere la forchetta nel piatto ed appoggiò la testa sulla mano libera, le lacrime gli solcavano liberamente il volto mentre piangeva.

«Credete che stia facendo un errore a non accettarlo? Credete che mi stia comportando da stupido?»

Burt si accigliò.

«Tu credi di comportarti da stupido?»

«Sì»

«E perché?»

«Perché» singhiozzò Kurt «Blaine è mio marito ed io ho contribuito a concepire quel bambino ma non riesco ad amarlo. Non riesco a volere un bambino che dovrei amare!»

«Tante persone sono intimorite all’idea di diventare genitori per la prima volta, Kurt. Quando mio marito ed io scoprimmo di aspettare Finn, eravamo terrorizzati. Eravamo ancora giovani e c’erano tantissime cose che avevamo in mente di fare: viaggiare, andare alle feste e chi più ne ha più ne metta. Ma capimmo che avere un bambino non era la fine del mondo. Potevamo prendere delle babysitters che lo tenessero d’occhio o potevamo portarlo con noi, ammesso e non concesso che il posto fosse sicuro, ma ce ne assumemmo la responsabilità. Sì, eravamo spaventati a morte, ma vedere Finn per la prima volta dopo la sua nascita è stato il giorno più bello di tutta la mia vita e non lo cambierei per nulla al mondo, né per le feste o né per nient’altro»

Kurt guardò Carole e la fissò per qualche minuto, gli occhi ancora umidi.

Poteva vedere la sincerità nelle sue luminose iridi verdi.

A parer suo, la donna sapeva esattamente ciò che stava dicendo.

Da quello che aveva imparato su di lei nel corso degli anni, sapeva che lei ed il suo primo marito erano stati una coppia piuttosto avventurosa: adoravano andare in giro sulla modo di Christopher, partire casualmente per lunghi viaggi verso Dio sa dove, e Carole, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva un paio di tatuaggi – Kurt li aveva visti diverse volte mentre le faceva provare gli indumenti durante lo shopping.

La seconda moglie di suo padre era una donna deliziosa e lui sapeva di poter rispettare la sua opinione e prendere in considerazione i suoi pensieri sulla vicenda.

E l’avrebbe fatto, non appena i suoi stessi pensieri si fossero fissati.

Tirando su col naso, prese un fazzoletto e si tamponò gli occhi, asciugando le lacrime dalle guance prima che Cooper tornasse nella stanza.

Non voleva che suo cognato sapesse che era appena scoppiato a piangere.

Fortunatamente, qualche secondo dopo che Kurt aveva appoggiato il fazzolettino usato sul tavolo, Cooper mise piede nella sala da pranzo, strofinando le mani insieme con entusiasmo.

«Okay, torniamo a mangiare! Blainey dorme e noi possiamo finire il pasto!»

«Sta bene?» chiese Burt ansiosamente, fissando il più vecchio dei fratelli Anderson.

«Ah, sì. Sta bene, è solo esausto. Credo che una gravidanza maschile sia davvero faticosa. Al nostro ultimo appuntamento, il dottor Thompson ha dato a Blaine questo libretto che parlava di tutto ciò che dovrebbe aspettarsi in queste ultime due settimane del primo trimestre ed è parecchia roba. Tipo, le donne ne affrontano davvero tante durante le loro gravidanze, ma gli uomini devono fare iniezioni e cose del genere perché i loro corpi non sono capaci di avere un bambino senza aiuto, sapete?»

Kurt si morse un labbro, preoccupato, con lo sguardo fisso sul cibo.

«Quindi Blaine ha dovuto fare delle iniezioni?»

«Già» rispose Cooper con la bocca piena di patate «Ne ha fatto un paio l’altro giorno e deve tornarci tra due settimane per un altro paio. È stato male come un cane dopo quelle iniezioni d’ormoni. È stato pessimo. Il dottore ha detto che sarebbe successo, però. Ha anche aggiunto che, dal momento che Blaine è basso di statura per essere un uomo, la pancia si mostrerà più velocemente rispetto ad altre gravidanze maschili e che presumibilmente avrà più difficoltà quando il bambino crescerà, per via dei fianchi stretti e cose del genere. Mi ha spaventato un po’ sentire tutto questo ma Blaine sembrava non badarci»

«Oh, poverino. Ricordo la sensazione di essere incinta. È strano sapere che hai qualcosa che cresce dentro di te che devi nutrire e proteggere ma, al tempo stesso, non puoi dire di poter veramente controllare niente. Quando stavo per avere Finn, ero un fascio di nervi»

Burt annuì alla moglie.

«Già, mi ricordo di quando Kurt stava per nascere. Sua madre ed io cercavamo di assicurarci che tutto fosse pronto per quando sarebbe venuto al mondo e, qualche volta, ero io a dovermi occupare di mettere insieme le cose perché lei era troppo stanca»

«Crescere un bambino è un duro lavoro» disse Carole con una risata, guadagnandosi un paio di sorrisi da chiunque fosse nella stanza.

«Beh, non so voi, ragazzi» cominciò Cooper, sorridendo ampiamente «Ma io sono eccitato per il fatto che il prossimo Natale avrà una nipotina o un nipotino a cui comprare dei regali»

Dal tavolo si levarono dei mormorii d’assenso e tutto ciò che Kurt riuscì a fare fu fissare il proprio piatto, la mente che fantasticava di una piccola versione di Blaine seduta a tavola con loro, battendo le manine nel cibo mentre il tavolo rideva e guardava.

“Questo diverrà presto la norma, Kurt. Quando ti sentirai pronto?”

 

****

 

Ore dopo aver finito la cena ed aver guardato “A Christmas Story”, i vecchi Hummel andarono a letto e Cooper e Kurt si ritrovarono seduti da soli in salotto.

Nessuno dei due parlò o si disturbò di riconoscere la presenza dell’altro, ma il silenzio nella stanza era ancora soffocante.

JennyTuttaMacchie era rannicchiata sulle ginocchia di Kurt, uscita finalmente dal suo nascondiglio nella lavanderia, e lui era impegnato ad accarezzarle la lunga pelliccia.

Cooper sedeva di fronte a lui su di una comoda poltrona, sorseggiando lentamente un bicchiere di zabaione mentre guardava il cognato.

«Quindi, io dormo qui o cosa?»

Kurt fece una pausa mordicchiandosi un labbro, pensieroso.

«Puoi dormire nella mia stanza dato che Blaine è lì»

«Non vuoi dormire con tuo marito?»

«Per favore, Cooper. Siamo lontani dall’essere in rapporti amichevoli ora come ora, e tu lo sai, e poi i-io non so se riuscirei a farlo»

«Cosa? Dormire vicino a Blaine?»

«Sì»

«Mh» mormorò Cooper, scolandosi le ultime gocce del drink prima di appoggiare il bicchiere sul tavolino.

Riservò a Kurt uno sguardo glaciale mentre si alzava e cominciava a stiracchiarsi le membra stanche.

«Beh, se insisti che io dorma in un letto gigante con quel coccolone del mio fratellino, presumo di poterlo fare. Non sarebbe di certo la prima volta da quando l’hai buttato fuori»

«Io non – »

Kurt cominciò a protestare, solo per essere poi interrotto da Cooper mentre questi lasciava la stanza.

«Buonanotte, Kurt. Buon Natale!»

L’uomo fece un cenno con la mano come saluto finale prima di scomparire nel corridoio e lasciare Kurt seduto in salotto da solo, con Jenny come sua unica compagnia.

Borbottando qualche imprecazione, Kurt prese la gatta e l’appoggiò sul pavimento, buttandosi all’indietro sul divano con uno sbuffo.

Per diversi minuti fissò il soffitto e rifletté alle parole di Cooper, chiedendosi se il cognato avesse ragione.

“Ho essenzialmente buttato Blaine fuori casa?”

“No, non l’hai fatto. Blaine se n’è andato di sua volontà. Smettila di incolparti”

La sua mente ronzava di vergogna e lui si pizzicò il ponte del naso, sperando che l’imminente mal di testa che stava cominciando a battere dietro ai suoi occhi se ne andasse.

Le sue palpebre si abbassarono con uno scatto e lasciò che la sua mente vagasse per un territorio proibito: le immagini che aveva visto prima mentre era seduto a tavola, quelle della piccola versione di Blaine, di quello che sembrava essere il loro futuro bambino, seduto accanto a loro per celebrare il Natale.

Non fu dopo molto tempo, con la mente ancora scossa dai pensieri sul loro figlioletto, che si addormentò.

 

****

 

«Oh, Jenny! Eccoti. Non ti ho vista quando sono entrato. Mi sei mancata, tesoro!»

Kurt aprì gli occhi al vociare che proveniva attorno a lui.

Si girò e fissò il muro, lo sguardo sfocato ed ancora assonnato cadde sull’albero di Natale illuminato – le luci lampeggiavano nell’oscurità.

Non aveva dormito troppo, considerando quanto pesante sentisse il proprio corpo e quanto la sua testa doleva, ma qualcosa – o qualcuno, per la precisione – era nella sua cucina a fare rumore e l’aveva svegliato.

Brontolando, si sedette e distese le lunghe gambe sul divano, accigliandosi quando notò la coperta che era stata gettata sulla metà inferiore del suo corpo.

La coperta della nonna di Blaine.

Tirando via il panno, Kurt si alzò e barcollò stancamente verso la cucina, assicurandosi di essere il più silenzioso possibile.

Più si avvicinava, più intensi i rumori diventavano e, da ciò che poteva sentire, sembrava che JennyTuttaMacchie fosse impegnata a fare una tempesta di fusa.

Blaine deve essere qui.

Kurt si fermò sulla soglia ed il suo sguardo cadde sul marito, intento a fare dei piccoli lavoretti in cucina, con Jenny che serpeggiava felicemente tra i suoi piedi mentre lui camminava.

L’uomo gravido aveva tutti i recipienti di avanzi sparsi sul bancone ed aspettava pazientemente che il suo piatto si riscaldasse nel microonde.

«Jenny, Jenny, who can I turn to?» cantò Blaine mentre chiudeva il contenitore ermetico col coperchio «You give me something I can hold onto»

Continuò a ballare, gettando le ciotole di plastica nel frigorifero distrattamente, la voce sempre un pochino più forte man mano che si avvicinava al ritornello.

Dalla soglia, Kurt sorrise.

Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva visto Blaine sorridere in quel modo – Dio, era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva visto Blaine, punto – ma vedere suo marito comportarsi in maniera tanto buffa gli fece gonfiare e dolere il cuore al tempo stesso.

“È così sciocco! Blaine sarà un padre fantastico” pensò tra sé e sé.

Continuò a rimanere coinvolto in quel momento, semplicemente guardandolo piroettare per la stanza, tanto che non si accorse di quando Blaine smise di cantare pochi momenti dopo.

Fu solo dopo che sentì la morbidezza ed il calore di Jenny sfregarsi contro la sua caviglia che si scosse dallo stato di trance e trovò il compagno intento a fissarlo.

«Ciao»

Blaine arrossì, abbassando lo sguardo sul pavimento.

«Non sapevo che ti fossi svegliato»

«Ho sentito qualcosa dalla cucina, così ho dovuto indagare. Continuo a dimenticare di non essere qui da solo al momento, quindi...» si interruppe, incrociando le braccia all’altezza del petto.

Blaine annuì ed andò a prendere il cibo dal microonde, appoggiando il piatto bollente sul tavolo prima di voltarsi verso Kurt.

«Stavo solo preparando qualcosa da mangiare. Mi sono svegliato e mi sentivo di merda e – »

«Non hai avuto modo di farlo, prima»

«Già» disse Blaine con un sorriso, guardando il piatto pieno «Credo di essermi addormentato durante la cena. Mi capita spesso... i-il bambino mi fa sentire stanco»

Alla menzione del bambino che stava crescendo nel ventre di Blaine, gli occhi di Kurt scattarono verso lo stomaco del marito, ora coperto da una felpa della NYADA.

Non poteva vedere il leggero rigonfiamento della pancia come prima eppure, semplicemente sapere che c’era, gli fece male lo stomaco.

«Sei quasi fuori dal primo trimestre, vero?» gli chiese, ignorando l’espressione sorpresa sul viso di Blaine.

«S-sì, è così. Come... come fai a saperlo?»

«Cooper ce l’ha detto a cena»

«Oh» mormorò Blaine, un leggero disappunto nella voce «Beh, mi rimane solo una settimana o due e poi comincia il divertimento»

«Il divertimento?»

Blaine annuì, prendendo il bicchiere di latte ed il piatto.

Si diresse verso la sala da pranzo, Kurt che camminava lentamente dietro di lui mentre aspettava che suo marito rispondesse.

«Sì, il divertimento. Da ciò c’è scritto sull’opuscolo, dovrei aspettarmi di prendere parecchio peso e vari cambiamenti fisici... poi il bambino comincerà a muoversi, ma sono piuttosto eccitato per questo, perché mi sembra fantastico che sarò in grado di sentirlo e – » si fermò e posò la stoviglia, un brivido gli percorse la schiena quando realizzò con chi stava parlando e che suddetta persona stava in assoluto silenzio.

«Kurt?»

«Sai detto “sentirlo”? Il bambino è un maschio?»

«Beh, i-io non conosco ancora il sesso, è troppo presto, ma penso che sarà un maschio. Chiamala intuizione ma io – »

Le parole gli morirono sulla punta della lingua quando Kurt si sporse improvvisamente in avanti e catturò la bocca di Blaine in un bacio.

Il bicchiere di latte cadde sul pavimento.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

So che non scriverò delle note sensate - troppa roba nell’ultimo periodo... in più, fa caldo. I miei neuroni si sciolgono - per cui perdonatemi se non ci sarà grande logica dietro le parole che state per leggere.

Finalmente siamo arrivati ad un punto di svolta!

Che Blaine respinga il bacio di Kurt o che Kurt voglia ricongiungersi al marito ed al bambino che Blaine porta in grembo, sempre di una svolta si tratta!

Che ne pensate? Cosa credete sia più probabile?

Chiedo venia per la lunga attesa ma spero che ne sia comunque valsa la pena.

Grazie a chi recensisce - signore, voi mi lusingate *-* - e a chi legge in silenzio.

Killing Loneliness.

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il decimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 10

 

Blaine ansimò nel bacio e le sue mani corsero immediatamente ad afferrare il viso di Kurt mentre questi lo avvolgeva con le proprie braccia; i palmi di Kurt caddero sui fianchi di Blaine, i pollici sollevarono con cautela l’orlo della sua felpa per accarezzare le ossa iliache nude.

«Ti amo» sussurrò Kurt quando si allontanò, aspettando a malapena la risposta del compagno prima di rituffarsi su di lui e baciarlo di nuovo.

Blaine gemette contro la sua bocca e si premette più vicino, tremando quando le mani dell’altro vagarono sul tessuto ed si posarono infine sulla sua pancia.

«Kurt – »

«I-io sono ancora spaventato, Blaine. Non ho intenzione di indorare la pillola o m-mentirti, ma ci proverò: proverò ad abituarmi ed ad essere un buon padre e tutto il resto, lo giuro. Te lo prometto e-e mi dispiace così tanto... Mi dispiace di come mi sono comportato e di averti trattato così male. Ti amo, lo sai? Ti amo così tanto e... mi dispiace»

Le lacrime rigarono il viso di Blaine mentre lui si stringeva al marito e piangeva contro il suo collo.

Le mani di Kurt erano ancora gentilmente appoggiate a coppa sul suo stomaco, i palmi caldi sembravano estranei contro la pelle liscia del suo ventre.

«Ti amo» boccheggiò Blaine, lottando per catturare le labbra di Kurt con le proprie.

Entrambi gli uomini continuarono a baciarsi ed abbracciarsi, recuperando il mese di tempo che avevano perduto.

Nessuno dei due si accorse di Burt, in piedi sulla soglia, alzatosi per controllare che tutto fosse a posto dopo aver udito il rumore del vetro infrangersi, con gli occhi che brillavano di lacrime non versate.

“Era ora, maledizione” pensò tra sé e sé l’uomo prima di voltarsi e lasciare la stanza per tornare a letto.

 

****

 

Il resto della notte trascorse tra caldi baci e coccole sul divano.

Entrambi gli uomini ripresero lentamente confidenza l’uno con l’altro.

Blaine si ritrovò ad essere più felice in quel momento di quanto non fosse stato per lungo tempo e Kurt sentiva che il pezzo mancante del suo cuore era di nuovo tornato al proprio posto.

«Non posso credere che sia reale» disse Blaine mentre indugiava nel tocco di Kurt, la voce dolce ed ansimante.

Kurt avvertì una fitta al petto a quelle parole e rafforzò la stretta attorno al marito, una mano unita a quella di Blaine in un gesto rassicurante.

«Lo è. Sono qui, tesoro»

«I-io non pensavo... avevo così paura che fosse la fine per noi»

«Lo so. Mi dispiace»

Blaine tirò su col naso e strinse saldamente la mano del compagno, le sue dita spinsero la fede nuziale di Kurt contro il palmo.

I ricordi delle ultime settimane gli invasero la mente e lui si accigliò, avvertendo quel terrore sempre presente insinuarsi lungo la spina dorsale.

«Pensi che le cose andranno bene tra di noi?»

«Non lo so. Spero di sì... alla fine» rispose Kurt, portandosi la mano di Blaine alla bocca per baciargli le nocche.

Onestamente, non sapeva se sarebbe andato tutto bene tra loro ed era certo che ciò che aveva detto probabilmente non era quello che Blaine voleva sentirsi dire, però Kurt aveva bisogno di essere sincero: avrebbe tentato ma nessuno poteva leggere il futuro e, nonostante quanto duramente avesse intenzione di provare ad accettare tutti quei cambiamenti, non poteva promettere o garantire niente... anche se era difficile da ammettere.

«Oh. Okay» la risposta era sottomessa e il cuore di Kurt si spezzò a sentirla.

«Non voglio ferire i tuoi sentimenti, Blaine. È solo... ci sto provando e cercherò di fare di più per essere dove tu vuoi che io sia. Non sono ancora al tuo livello di eccitazione ma spero di raggiungerlo» sentì Blaine annuire contro il suo petto e lui rinforzò la stretta sulla sua mano, premendosela contro il cuore.

«Ti amo e, anche se stiamo guarendo dalle nostre ferite in questo momento e le cose sono cambiate tra di noi, ho intenzione di provare ad essere il marito che meriti di avere. Meriti molto di più di quello che ti ho dato nell’ultimo mese e mi piacerebbe rimediare. Ti amo così tanto ed odio il fatto di averti ferito»

«Anche io ti amo» mormorò Blaine.

L’uomo più giovane abbassò le palpebre, desiderando che la sensazione pungente dietro agli occhi se ne andasse.

“Faremo funzionare le cose e tutto andrà bene” si rassicurò “Kurt ci sta provando e tutto quello che tu devi fare è aspettarlo. Alla fine ce la farà e tutto andrà bene”

Avvertendo l’incertezza di Blaine – e piuttosto innervosito dal silenzio di suo marito –, Kurt appoggiò la testa su quella di Blaine e sospirò.

«Stai bene?»

«Sono solo di nuovo stanco. Sento che dovrei alzarmi e mangiare ma sono esausto» Blaine sbadigliò mentre intrecciava le gambe con quelle di Kurt.

«Fai un pisolino, allora. Ad ogni modo, devo pulire il latte che hai rovesciato e mettere via il cibo»

Blaine fece una smorfia.

«È colpa tua se l’ho rovesciato. Mi hai baciato»

«Non ho potuto farne a meno»

«Sono contento che tu l’abbia fatto, però»

Kurt sorrise contro i capelli di Blaine.

«Sì, anche io»

Lentamente strofinò la mano lungo la schiena del compagno e canticchiò sommessamente, fermandosi diversi minuti dopo quando sentì i lievi, lenti aliti di respiro contro il suo collo, cosa che indicava che l’altro uomo si era finalmente addormentato.

«Ti amo» mormorò, la guancia premuta contro i ricci di Blaine «Ti amo così tanto»

 

****

 

Kurt si svegliò ore dopo, trovando la propria matrigna che lo guardava con affetto dalla soglia.

Lei lo salutò con la mano e sparì per poi tornare con una tazzona di qualcosa di bollente, e da cui il vapore si elevava rapidamente, stretta tra le mani.

«Buongiorno. Caffè?» sussurrò Carole, sorridendo allegramente mentre gli porgeva la tazza.

Il suo figliastro era appoggiato contro il bracciolo del divano, il corpo allungato in modo che Blaine potesse stendersi sopra di lui, entrambe le sue mani appoggiate a coppa sullo stomaco del marito.

Blaine si era addormentato velocemente, la testa infilata sotto il braccio di Kurt – ed il sorriso sul suo viso fece battere il cuore di Carole.

«Come state?»

«Abbiamo parlato» disse Kurt a bassa voce, passando una mano attraverso i capelli di Blaine «Abbiamo intenzione di lavorarci; io non posso vivere senza di lui e lui non dovrebbe affrontare questo da solo»

«Sì, ma tu sei pronto, Kurt?»

«Ci sto provando»

Carole annuì, accarezzando il braccio del figliastro.

«Beh, sono contenta di saperlo. Sono felice per voi, tesoro»

«Grazie. Lo sono anche io»

«Tuo padre e Cooper sono in cucina a preparare la colazione. Sto per andare ad unirmi a loro. Hai qualche richiesta?»

Kurt si morse il labbro, pensieroso, poi scosse la testa.

«Niente che mi venga in mente... beh, a meno che tu non stia per preparare la tua solita colazione di Natale, in quel caso voglio tutto»

«Quello era il piano» disse Carole con un sorriso, sparendo dietro l’angolo per tornare di là.

Appena se ne fu andata, Kurt prese un sorso di caffè ed appoggiò la tazza sul tavolino, voltandosi per baciare la fronte di Blaine ed ammirare i lineamenti riposati di suo marito.

La mano che era premuta contro lo stomaco del compagno cominciò lentamente a strofinare un delicato cerchio sul punto in cui loro bambino cresceva.

Il loro bambino.

Si chiese sarebbe mai riuscito a superare quel pensiero.

 

****

 

«O mio Dio, Tina, guardati!»

Blaine strillò e prese le mani dell’amica, facendo un passo indietro per fissare gelosamente la rotondità del ventre di Tina.

La ragazza rise mentre lui la faceva ruotare su sé stessa prima di fermarla, guardandola con quei grandi e vecchi occhioni da cucciolo che usava così bene.

«Sì, sì, puoi sentire» disse Tina con aria di resa, ridendo appena le mani di Blaine si chiusero sul suo stomaco.

«O mio Dio, non posso credere che aspetti un bambino! È davvero fantastico»

«Blainey Days! Non è che sono la prima dei nostri amici ad avere un figlio»

«Sì, ma qualche tempo fa avevi detto che tu e Mike avreste aspettato fino a dopo le nozze per averne uno e poi, BOOM, sei incinta!»

«Beh, siamo fidanzati, sai! Dobbiamo rimandare il matrimonio di qualche mese, fino alla nascita della bambina, ma quando sarà nata sarà meglio che tu sia pronto»

Gli occhi di Blaine si spalancarono drammaticamente, la bocca si aprì in una O perfetta prima rivolgerle un largo sorriso a trentadue denti.

«È una bambina! Tiiiiiiina! Oh mio Dio!»

Lui batté le mani e poi se le portò alla bocca, con le lacrime che gli traboccavano dagli occhi mentre fissava l’amica.

«Sono così eccitato per te, ragazza. Davvero tanto eccitato»

«Aww, grazie, Blaine!»

Un rapido calcio contro il palmo di Blaine, che lui aveva appoggiato di nuovo sulla pancia della ragazza, lo avvertì della vita presente dentro lo stomaco di lei e l’uomo ridacchiò, osservando Tina con i suoi occhioni brillanti.

«Credo che mi odi»

«Sono sicura che stia solo mettendo in mostra le sue mosse di danza. Mike pensa che sarà una ballerina e non posso dire di non essere d’accordo – la mia schiena e la mia vescica sono la prova vivente delle capacità di break dance di questa bambina»

«Però deve essere divertente... essere incinta, intendo»

Tina sospirò, strofinando una mano sulla parte superiore della propria pancia.

«Di certo è diverso. Onestamente pensavo che Mike ed io avremmo aspettato ancora un po’ prima di avere bambini ma lui ha, tipo, un super sperma o qualcosa del genere... ed eccoci qui» fece un cenno al suo fidanzato, che era dall’altra parte della stanza a parlare con Finn «Però sono eccitata. Avrò questa piccolina da vestire e portare a spasso nel modo in cui mia sorella non mi ha mai permesso di fare con lei, quindi sono euforica»

Diede uno sguardo al ristorante e sorrise quando notò Kurt chiacchierare con Mercedes, i due vecchi amici avevano felicemente ritrovato la loro intesa.

«E tu e Kurt? Siete sposati da dieci anni, Blaine! Quando avete intenzione di avere dei bambini?»

«Oh, uhm... forse presto. Non ne abbiamo ancora parlato davvero, ma ho intenzione di risollevare l’argomento dopo la nostra seconda luna di miele. Kurt ha organizzato questo fantastico viaggio a Parigi e penso che, una volta tornati, sarà abbastanza rilassato per avere questa conversazione»

«Vuoi dire che non avete ancora parlato di avere dei figli?»

«Oh, no, noi... uhm, Tina... non fraintendermi. Ne abbiamo parlato ma abbiamo deciso di aspettare fino a quando saremo economicamente stabili e più sicuri del nostro posto di lavoro»

Un cipiglio si diffuse sul viso di Tina.

Fissò Kurt e poi di nuovo Blaine.

«Ma tu non stai lavorando al momento – »

«Do ripetizioni, sai, come lezioni di canto o di piano alle scuole locali. In più, ho dei turni in panetteria, quindi... non è che abbiamo solo uno stipendio. Sì, è Kurt quello con il lavoro che porta il pane in tavola al momento, ma sono sicuro di poter continuare a lavorare quando decideremo di avere dei bambini. Tante donne e uomini in attesa lavorano fino alla data del parto... perché io dovrei essere l’eccezione?»

«Non stavo cercando di sminuire il tuo lavoro o che altro, Blaine. Ero solo curiosa su ciò che Kurt avrebbe pensato a riguardo. Non mi è mai sembrato una persona da bambini»

«Kurt ama i bambini, è solo che non è molto entusiasta di averli vicino alla sua roba firmata... ma sono sicuro che sarebbe felice di avere il suo stesso bebè sbavare sui suoi vestiti» scherzò Blaine, soffiando un bacio a suddetto marito quando l’uomo gli sorrise.

«Dopo la luna di miele sono sicuro che saremo pronti per raggiungere te e Mike, lo prometto»

«Beh, sono certa che ci abbiate già battuti» rifletté Tina «Voi ragazzi siete sposati da un decennio – e a me e Mike ci è voluto tutto quel tempo per tornare insieme!»

«Ed ora aspetti il suo bambino. Bel colpo!»

«Sta’ zitto» sibilò scherzosamente la donna più giovane, dando un colpetto al braccio di Blaine «Ora, fammi strada verso la torta! Questa piccolina ha fame!»

 

****

 

Dal momento in cui la colazione fu pronta, Blaine era in piedi e pronto per mangiare, pazientemente stazionato sulla soglia della cucina mentre Carole dava gli ultimi tocchi ai suoi pancakes con le mele alla cannella.

Il suo stomaco brontolò rumorosamente e lui arrossì quando gli altri ridacchiarono al suono.

Cooper emise una ridicola risata nasale.

«Dio, Blainey. Forse dovremmo nutrirti prima che il tuo stomaco si mangi da solo!»

«Non ho mangiato niente da ieri, quindi sono affamato. Fammi causa!»

Passò oltre Burt e Cooper e sbirciò oltre la spalla di Carole, leccandosi le labbra mentre la suocera versava le dolcissime mele alla cannella in cima ad ogni pila di pancakes.

«Mio Dio, Carole... hanno un odore delizioso»

«Bene» disse Carole, la voce frizzante.

Aggiunse un po’ di panna montata su ogni pila e ne diede rapidamente una a Blaine.

«Hai bisogno di mangiare, tesoro, quindi la prima porzione è tua» appena lei gli passò il piatto, si voltò e fece una linguaccia sia a Cooper che a Burt, che fissavano Blaine con gelosia «Lui deve mangiare per due, ora, quindi ha diritto di proprietà sui primi pancakes. Scusate, ragazzi»

«Sì, scusate, ragazzi!» li prese in giro Blaine mentre si avviava verso la tavola.

Kurt lo afferrò per un fianco mentre camminava e gli posò un rapido bacio sulla bocca, sorridendo quando Blaine si sciolse contro di lui per un secondo.

«Kurt, faresti meglio a permettere a Blaine di mangiare prima! Non ha toccato cibo da quando è arrivato qui e ha bisogno di mettere qualcosa nello stomaco prima che si senta male» lo rimproverò Carole, guadagnandosi una roteata di occhi da parte di Kurt mentre questi lasciava comunque andare Blaine, prima di aggiungersi alla mischia di uomini affamati che brulicavano la cucina per la colazione.

«Sembra buono, Carole»

«Grazie, tesoro»

La famiglia raccolse tutto il cibo che poteva trasportare e si diresse in sala da pranzo, unendosi ad un Blaine già intento a masticare, dato che l’uomo gravido sbocconcellava felicemente i suoi pancakes.

Carole e Burt fissarono i due ragazzi con eccitazione non appena Kurt si sedette vicino a suo marito e prese la mano dell’uomo nella sua, mangiando attentamente con l’altra.

Cooper, d’altro canto, si infilò in bocca una forchettata di uova, gli occhi socchiusi puntati sul cognato mentre si chiedeva cosa diamine stesse accadendo.

Certo, era felice che Kurt e Blaine si fossero riappacificati, ma era ancora logorato dall’uomo che aveva costretto suo fratello a presentarsi senza preavviso a Rhode Island gravido, spaventato e solo.

«Quindi, Kurt» cominciò Coop, affondando il coltello in una fetta di bacon «Tra te e Blaine va tutto bene, ora? O devo aspettare Blaine sulla porta di casa mia tra un paio di settimane?»

«Cooper – » Blaine rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati per lo shock.

Kurt appoggiò la forchetta nel piatto e strinse la mano del compagno, scuotendo la testa.

«Shh, tesoro. Sì, Cooper, va tutto bene. Lavoreremo sulla cosa. L’altra notte abbiamo parlato e stabilito che il modo in cui le cose sono andate nell’ultimo mese non era il migliore. So di aver ferito Blaine e mi dispiace terribilmente, ma riusciremo a far funzionare la nostra relazione. Blaine merita molto di più e io ho intenzione di darglielo»

Cooper annuì a malapena ed infilzò duramente il pezzo di pancetta.

«Finché Blaine è felice – »

«Lo sono» disse Blaine dolcemente, guardando il fratello con occhi sinceri «In questo momento sono molto felice»

Il più grande dei fratelli Anderson riservò sia a Kurt che a Blaine uno sguardo glaciale prima di sollevare un angolo delle labbra e tornare alla propria colazione.

Intorno a lui, il tavolo si rianimò di vita ed al centro sedevano Kurt e Blaine, le loro mani strette, le dita intrecciate saldamente mentre scivolavano di nuovo nella loro regolare routine maritale.

 

****

 

“Baby, it’s cold outside!”

Kurt si chinò e baciò velocemente la punta del naso di Blaine mentre finivano il loro duetto.

Applausi risuonarono intorno a loro ed entrambi si inchinarono in segno di riconoscenza, allontanandosi dal giradischi per sedersi sul divano.

Carole sorrise loro allegramente prima di cominciare a passare agli altri alcuni dei regali posti sotto l’albero; Burt e Cooper avevano separato ogni pacchetto secondo il nome, in modo che lo scambio fosse risultato più semplice una volta arrivato il momento giusto.

Con un paio di scatole splendidamente incartate accanto a ciascuno di loro, la famiglia strappò la carta dei propri regali – prima quelli ricevuti da parte di Kurt – e si meravigliò di ogni dono.

«Oh, Kurt, questo maglione è stupendo!»

«Si abbina ai tuoi occhi»

«O mio Dio, ragazzo, come hai avuto questi biglietti?»

«Non è stato niente»

«Wow, Kurt! Questo sì che è un orologio di lusso»

«Farà la sua figura quando punterai il dito contro le persone – »

«Stai zitto, ormai non lo faccio più»

Kurt rise.

«Potresti persino ingannarmi»

Si voltò per guardare Blaine e si accigliò, confuso dal trovare suo marito fissare la scatola che teneva tra le mani con altrettanto sconcerto.

«Tesoro, che succede?»

«Come hai fatto a ripararlo?» chiese Blaine a bassa voce, gli occhi colmi di lacrime non versate. Nelle mani teneva un pacchettino – il coperchio attentamente sostenuto col ginocchio, il resto tenuto in equilibrio sulla gamba.

Vi era qualcosa d’oro che scintillava nel mezzo, circondato da velluto blu scuro, e le mani tremanti di Blaine scivolarono nella scatola per poi tirare fuori un luccicante orologio da taschino.

«Wow»

«Quello non è l’orologio del nonno?» chiese Cooper, chinandosi in avanti per ispezionare l’oggetto nella mano del fratello.

Blaine annuì e lo strinse contro il petto, le lacrime scorsero lentamente sulle sue guance per poi cadere nel suo maglione.

«Oh, tesoro, non piangere»

«Come hai fatto a ripararlo?» domandò di nuovo, asciugandosi gli occhi.

Kurt si fece più vicino e tirò a sé l’uomo commosso.

«C’è un orologiaio presso i gioiellieri vicino al mio ufficio. Mi ci sono fermato qualche mese fa con l’orologio e programmavo di dartelo per il nostro anniversario, ma non era pronto in tempo. Spero ti piaccia, però. L’ho fatto pulire, oliare ed il dipendente è riuscito a farlo funzionare di nuovo. Io – »

Il resto della frase fu interrotta dalle labbra di Blaine – suo marito lo stava baciando fino allo stremo per ringraziarlo.

«Dio, lo adoro» soffiò Blaine mentre si allontanava «Grazie mille. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto funzionare di nuovo, e tu sei stato in grado di ripararlo. Grazie, tesoro. Ti amo così tanto»

«Ti amo anche io. Sono contento che ti piaccia»

«Spero che a te piacerà il tuo regalo tanto quanto io amo il mio» sussurrò Blaine, mettendo delicatamente l’orologio da parte per poi prendere tre pacchetti incartati similmente dalle mani di Cooper.

Ne diede uno a Carole, un altro a Burt e l’ultimo a Kurt.

«Sono tutti uguali. Spero vi piaccia»

Carole e Burt aprirono i loro per primi, rimanendo a bocca aperta quando li scartarono completamente.

Più nervoso che mai, Kurt strappò lentamente la carta dal suo regalo ed i suoi occhi si spalancarono quando guardò l’oggetto che teneva tra le mani: un’ecografia incorniciata.

Lì, nel mezzo di una cornice di mezze dimensioni, c’era la fotografia di un qualcosa completamente in bianco e nero.

Nell’angolo in alto, il nome di Blaine ed i suoi dati personali erano scritti in stampatello ed al centro dell’immagine, nel mezzo di un cerchio scuro, si trovava un minuscolo fagottino della grandezza di un rocchetto di filo.

Il piccolo “fagiolo” aveva minuscole braccia e gambe e assomigliava tantissimo ad un bambino, nonostante l’aspetto granuloso della fotografia, e solo guardarla fece battere drammaticamente il cuore di Kurt nel petto.

«Ti piace?» chiese Blaine con esitazione, la voce bassa, terrorizzato di aver fatto la mossa sbagliata ed aver rovinato quella che poteva essere la sua unica occasione di ricongiungersi con l’amore della sua vita.

Kurt sedeva ammutolito al suo fianco e, anche se Carole e Burt stavano attualmente mormorando affettuosamente alle loro copie della fotografia, al momento gli importava solo della reazione del suo compagno.

«Kurt?»

“Eccolo qui. Il nostro bambino. Guardalo, Kurt. È reale. Lui è lì.”

Kurt alzò lo sguardo sul marito, scrutando i lucidi occhi dorati di Blaine, simili ad oro liquido.

Sbatté le palpebre come un gufo e balzò in avanti, catturando le labbra di Blaine con le sue, cominciando a piangere nel momento stesso in cui le loro labbra di si incontrarono.

«Lo adoro» mormorò contro la bocca di suo marito, rabbrividendo quando sentì Blaine aggrapparsi alle sue spalle «È fantastico. Ti amo. Ti amo così tanto.»

«Ti amo anche io. Buon Natale, Kurt»

«Dio, Blaine, io... buon Natale»

“Ti amo.

Ti amo.

Ti amo”

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Lo so, sto rallentando con gli aggiornamenti ma non è colpa mia - i miei vicini di casa non mi lasciano dormire quindi durante la giornata sono iperemotiva, stanca e molto più che smaronata... quindi prendetevela con loro.

Ed anche con Gigi D’Alessio, perché poteva evitare di incidere dei cd e venderli al pubblico, fornendo ai miei vicini un mezzo con cui snervarmi ogni santo giorno.

Ma comunque...

Yay, hanno fatto pace!

Finalmente si intravede la fine di questo tunnel buio e pieno di dolore in cui Blaine e Kurt hanno brancolato per troppo tempo.

Direi che siamo sulla buona strada, non credete? Magari riusciranno a godersi un po’ di meritata serenità di coppia *-*

Ringrazio sentitamente chi legge e chi spende sempre due minuti per far sapere la propria opinione riguardo la storia - l’autrice mi ha informata che legge puntualmente le vostre recensioni (benedetto Google Chrome!) e mi ha detto di essere entusiasta delle vostre reazioni e dei vostri commenti :)

Chi non avesse ancora pensato di lasciare traccia del proprio passaggio, è sempre il benvenutissimo a farlo e a condividere qualche supposizione con gli altri e qualche bella parola per l’autrice di questa storia.

A presto!

Killing Loneliness.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare l’undicesimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: questo è un capitolo lungo ma principalmente di passaggio, almeno a parer mio. Però, se leggete con attenzione, è possibile trovare qualche anticipazione. Spero vi sia piaciuto.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 11

 

Cooper prese Blaine per mano e lo condusse lontano dall’ormai distratta famiglia Hummel, la sua presa un po’ più stretta del solito ma comunque gentile, trascinandolo in cucina.

Lasciò cadere le loro mani congiunte e catturò immediatamente lo sguardo curioso del fratello.

«Sei sicuro di voler rimanere qui con lui?»

«Cosa? Cooper, cosa stai cercando di dire? Ovvio che voglio stare qui con Kurt! È mio marito!»

«Sì, tuo marito, che ha avuto un crollo nervoso poco più di un mese fa e che ti ha buttato fuori dalla tua stessa casa perché era arrabbiato che tu aspettassi suo figlio!»

Gli occhi di Blaine saettarono verso la porta, spaventato che magari Burt o Kurt avessero sentito quello che Cooper aveva appena detto.

«Non mi ha buttato fuori. Kurt ci sta provando, e lo sta facendo per me, Coop. Abbiamo parlato di tutto quanto e abbiamo intenzione di affrontarlo insieme. Potrebbe volerglici un po’ per giungere alla mia stessa pagina ma ci sta arrivando, ed io ho intenzione di stargli accanto, a prescindere da ciò che tu pensi»

«Sai che ti voglio bene, Blaine, e che voglio il meglio per te, ma se Kurt non fosse all’altezza delle sue promesse? E se ti spezzasse di nuovo il cuore?»

«Non lo farà – »

Cooper alzò gli occhi al cielo.

«Non puoi saperlo. Non puoi predire il futuro, B. Tutto quello che sto cercando di dire è che dovresti fare attenzione. Se hai intenzione di rimanere qui con Kurt anziché tornare a Providence con me, allora ho bisogno di sapere che starai bene – »

«Vuoi forse dire che Kurt mi farà del male?» Blaine quasi strillò, i suoi occhi si spalancarono sempre più dalla paura mentre fissava il fratello maggiore «Sei serio?»

«Blaine, calmati!» lo zittì Cooper, appoggiando le mani sulle spalle del suo fratellino «Voglio solo che tu stia bene. Non ho mai insinuato che Kurt possa farti fisicamente del male, se è questo che pensi. Volevo dire che potrebbe farlo emotivamente... come ha fatto prima. Tutto qui»

Il corpo teso di Blaine si rilassò, incurvandosi sotto la stretta di Cooper.

«Non lo farà, Coop. So che non ci credi, ma non mi ferirà di nuovo. Lo conosco, lo amo e l’ho amato sin da quando avevo sedici anni. Conosco mio marito e ciò che è successo un mese fa non era da lui, e non lo farà di nuovo. Mi ama e sta imparando ad amare questo bambino. L’hai visto la mattina di Natale con la foto dell’ecografia. Sarà un fantastico padre, ne sono certo»

«Beh» Cooper sospirò, lasciando cadere le mani dalle spalle di Blaine «Se ne sei sicuro, allora mi fido del tuo giudizio. Ma se qualcosa – ed intendo dire qualsiasi cosa – cambia e hai bisogno che io venga a prenderti, salirò sul primo volo e tu potrai stare con me e risolveremo le cose una volta a Providence»

«Sono sicuro che non verrò spinto fino a quel punto» brontolò Blaine.

«È un suggerimento, fratellino. Solo un suggerimento»

Cooper tirò suo fratello tra le braccia e lo strinse forte, staccandosi solo quando Carole entrò in cucina e chiese loro se fosse tutto a posto.

«Va tutto bene, Care» disse Blaine appena sciolse l’abbraccio «Coop ed io stavamo solo parlando di quando potrò riavere la mia roba dal suo appartamento»

«La spedirò via UPS domattina, quando sarò tornato a casa»

Carole sorrise.

«Fantastico. Beh, se non vi dispiace, Kurt mi ha mandato qui per controllare l’arrosto e voi due siete proprio davanti al forno»

Lei rise quando entrambi i fratelli Anderson sorrisero e schizzarono via.

«Grazie. Dovreste probabilmente tornare in salotto prima che Kurt stesso si precipiti qui a cercarvi»

«Stiamo andando. Grazie, Carole» disse Blaine da oltre la propria spalla mentre camminava per il corridoio, Cooper alle calcagna.

«Non hai niente di cui preoccuparti, Coop» disse a bassa voce quando Cooper si affiancò a lui «Staremo bene»

«Se lo dici tu» borbottò Cooper «Però mi chiamerai se avrai bisogno di qualcosa, vero?»

«Sì, lo prometto»

«Farai meglio»

 

****

 

Cooper – e Carole e Burt – se ne andarono pochi giorni dopo Capodanno.

Per quanto fosse cattivo da dire, Blaine era in un qual senso felice che suo fratello fosse tornato a Rhode Island, soprattutto dopo una settimana di sguardi alquanto discutibili diretti sia a lui che al suo compagno.

Era come se Cooper non si fidasse ancora di Kurt – o del giudizio di Blaine, se era per quello – e fosse spaventato all’idea di lasciare il suo fratellino a New York da solo.

Ma, dopo diversi giorni di serie persuasioni, Cooper si imbarcò sul volo di ritorno per Providence e Blaine si lasciò scappare un sospiro di sollievo quando poté finalmente abbandonarsi contro il corpo di Kurt nella loro casa gloriosamente vuota.

Per giorni, dopo che l’appartamento era finalmente stato svuotato dai suoi ospiti, i due uomini festeggiarono la loro riunione trascorrendo il loro tempo a letto.

Un lento far l’amore e baci appassionati erano in cima alla loro lista del “Tornati insieme” e, nonostante le pause per il bagno ed il fatto che, ogni tanto, dovessero mangiare – o, nel caso di Blaine, anche più spesso –, spesero insieme tutto il tempo possibile.

Ovviamente tutte le cose belle hanno una fine, e Kurt dovette tornare agli uffici di Vogue per aiutare Isabelle a lavorare su una nuova espansione per il sito web, lasciando Blaine a casa solo in compagnia di sé stesso.

Il che spiegava perché questi fosse seduto sul divano, avviluppato sotto un mucchio di coperte, a guardare maratone di reality show con Jenny rannicchiata sul suo grembo.

Era ormai la metà di gennaio e Blaine era poco oltre la quattordicesima settimana di gestazione.

La sua pancia continuava a sporgere, ora un pochino più evidente rispetto a com’era durante il periodo di Natale, ma ancora invisibile ad occhio nudo... a meno che non la si cercasse.

Blaine, però, pensava che fosse incredibile che il suo stomaco contenesse quella che era la vita più preziosa in assoluto per lui e, durante il giorno, strofinava la mano sulla piccola protuberanza, canticchiando tra sé e sé.

Anche Kurt aveva cominciato a toccarla un po’ di più, incredibilmente affascinato dal cambiamento all’interno del corpo di suo marito.

“È incredibile” Blaine sentì Kurt sospirare una notte mentre erano a letto, nudi e sazi di tutto il sesso che stavano facendo.

Anche se assonnato e confuso, Blaine poté sentire il palmo di Kurt correre sul rigonfiamento del suo addome e sorrise, coprendo la mano di suo marito con la propria.

Kurt stava cambiando opinione.

Sapeva che l’avrebbe fatto.

Con un sospiro, Blaine fece scendere Jenny dal proprio grembo e scalciò le coperte, alzandosi dal divano per andare a fare un’incursione al frigorifero – ultimamente aveva avuto delle fortissime voglie di burro di noccioline e, dopo che Kurt aveva fatto scorta di diversi vasetti, Blaine ne aveva mangiati un paio in poche ore.

Uno di quei barattoli avanzati stava chiamando il suo nome in quell’esatto momento per cui, con un senso di vertigine – aveva avuto l’iniezione d’ormoni pochi giorni prima all’ambulatorio del suo nuovo medico, la dottoressa Banes, e ne stava ancora sentendo gli effetti –, incespicò verso la cucina e frugò all’interno della credenza alla ricerca del suo burro di noccioline.

Afferrò il vasetto, mormorò in segno d’apprezzamento, l’aprì e scavò immediatamente con il cucchiaio nel morbido composto prima di ficcarselo in bocca.

«Sto diventando un tale maiale» mormorò spudoratamente a Jenny, la bocca piena della sua bontà cremosa alle noccioline «Ma è così buono... e al bambino sembra piacere, o almeno credo»

Jenny miagolò e si strofinò contro le caviglie di Blaine, facendolo ridacchiare.

«Vieni, Jenny, andiamo a guardare un’altra puntata di “Real Housewives of Las Vegas”»

 

****

 

Kurt spinse la porta con il piede, aprendola, e sbatté duramente le palpebre all’oscurità di casa.

L’intero appartamento era completamente al buio, il che era insolito, considerando quanto Blaine amasse lasciare le luci accese ogni volta che cambiava stanza.

Accigliandosi, Kurt lasciò cadere il suo portfolio sul tavolino contro la parete e, ignorando il fatto che probabilmente avrebbe dovuto sfilarsi gli stivali innevati, andò alla ricerca di suo marito.

La preoccupazione gli ribolliva nell’intestino.

Cercò in girò, senza trovare Blaine da nessuna parte.

“Dov’è?”

Correndo il più velocemente possibile, girò l’angolo e si diresse in camera da letto, accendendo le luci, ed avvertì il rapido battere del suo cuore quasi arrestarsi quando notò Blaine seduto sul pavimento, addossato contro il muro più vicino al bagno padronale.

«Blaine?!»

«Ciao, tesoro. Sei tornato prima?»

«No, a dire il vero sono in orario» disse Kurt mentre cadeva in ginocchio, posando la mano sulla fronte di Blaine.

Il suo povero marito stava bruciando, il suo viso era pallido ma le sue guance erano più rosse che mai.

«Sei febbricitante, tesoro. O mio Dio, sei stato così tutto il giorno?»

«No, no, prima ho fatto un pisolino e mi sono svegliato sentendomi di merda, così sono venuto qui per stendermi. Non lo so, dovevo andare in bagno poco fa e l’ultima cosa che so è che tu sei qui»

«E non sei andato in bagno?»

«Non che io ricordi» mormorò Blaine, cadendo in avanti per nascondere la faccia calda contro il collo di Kurt «Sei gelido»

«Fuori sta nevicando. E tu stai andando a fuoco»

«Ma sento freddo»

Kurt allontanò gentilmente il compagno da sé e lo fece appoggiare di nuovo contro la parete.

«Stai qui. Vado a prendere il termometro e poi ti misuro la temperatura. Se è troppo alta, andiamo in ospedale»

«Non voglio andarci» si lamentò Blaine «Sono appena stato là per le iniezioni e non ho nessuna voglia di tornarci»

Si portò le ginocchia al petto ed appoggiò la fronte contro di esse.

«Sono così stanco»

«Lo so» disse Kurt mentre si piegava, termometro in mano.

Spinse il pulsante per attivare il lettore e lo fece scivolare tra le labbra di Blaine, strofinando gentilmente le gambe di suo marito mentre questi si faceva prendere la temperatura.

«Non vogliamo che tu finisca per ammalarti e che questo possa coinvolgere il bambino, vero?»

«Nuh uh» mormorò Blaine intorno all’indicatore.

Chiuse la bocca non appena Kurt lo zittì.

Serrò gli occhi, aprendoli solo quando l’apparecchiò squillò e Kurt glielo sfilò dalle labbra.

«Cosa dice?»

«O mio Dio, Blaine, hai 39.2 di febbre. Devo chiamare la dottoressa Banes»

Kurt si alzò dal pavimento e corse a prendere il cellulare, lasciando Blaine a rannicchiarsi ed assopirsi.

L’altro fu di ritorno diversi minuti dopo e Blaine si svegliò al contatto con le mani fredde del marito, che gli spostavano i ricci bagnati e sudati dalla fronte.

«La Banes dice che potrebbe essere un effetto collaterale delle iniezioni d’ormoni che hai fatto l’altro giorno. Dovrei riportarti a letto e controllarti la febbre per tutta la notte. Se non si abbassa o, che Dio non voglia, se si alza entro le prossime ore, ti porto al pronto soccorso, okay?»

«Okay» disse Blaine a bassa voce, appoggiandosi contro il petto forte dell’uomo mentre questi lo aiutava a tornare a letto «Ti stendi con me?»

«Certo»

Blaine si addormentò appena si accomodarono entrambi sul materasso, il suo corpo troppo caldo era  strettamente raggomitolato contro Kurt.

Kurt era preoccupato da morire per lui: preoccupato che, forse, Blaine non sarebbe dovuto stargli così appiccicato, nel caso la vicinanza gli avesse fatto salire la febbre; preoccupato che qualcosa andasse storto e, più che altro, era incredibilmente preoccupato per la salute di suo marito e del bambino non ancora nato.

“Oh, come sei arrivato lontano” lo informò la propria mente mentre passava una mano tra i capelli umidi di Blaine “Smettila di preoccuparti. Tutto andrà bene. Blaine starà bene. Il vostro bambino starà bene. Andrà tutto bene”

Fu un mantra che ripeté per ore, quella notte.

 

****

 

La notte in cui Blaine sviluppò quella febbre assurdamente alta, fu la notte in cui Kurt realizzò quanto il suo modo di pensare fosse cambiato.

Era ancora spaventato a morte all’idea di diventare padre ma si stava riscaldando come un matto.

Quando, il mattino seguente, la febbre di Blaine si era finalmente abbassata, dopo diverse ore in cui gli aveva fatto bere bicchieri di acqua ghiacciata e fatto prendere un paio di Tylenol, Kurt si era sentito incredibilmente sollevato.

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, il suo sguardo era rimasto su Blaine per tutto il tempo.

Aveva fissato le lentiggini sul ponte del naso arrossato del compagno e sulle sue guance e, per ore, aveva immaginato il peggio: che Blaine potesse perdere il bambino o che Blaine stesso potesse avere maggiori problemi.

Nel complesso, l’intera esperienza era stata terrificante.

Comunque, sul presto della mattina successiva, quando Blaine si svegliò con uno sbadiglio e guardò Kurt con gli occhi socchiusi ed assonnati, Kurt sapeva che tutto sarebbe andato per il verso giusto.

Blaine diede un’occhiata al viso preoccupato di suo marito e si accigliò.

«Stai bene, Kurt? Che è successo? Cosa c’è che non va?»

Con quelle domande curiose, Kurt cadde contro di lui, tempestando di baci l’umida pelle di rugiada di Blaine, felice che suo marito sembrasse essere nuovamente al cento percento.

«Torniamo a letto, baby. Possiamo parlarne dopo che ti sarai ben riposato, d’accordo?»

«Se lo dici tu»

Blaine si rannicchiò di nuovo sul lato di Kurt e permise all’altro di abbracciarlo stretto.

Kurt non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.

 

****

 

«Blaine ha avuto una terribile febbre l’altra notte, papà» disse Kurt mentre segnava nome e cognome su qualche modulo che la nuova interna di Isabelle gli aveva portato «Sì, si è trattato di un effetto collaterale di quelle iniezioni d’ormoni che ha fatto qualche giorno fa. Credo che non ne abbia mai avuti con la prima serie, si è limitato ad avere la nausea e a vomitare, ma questa volta il suo corpo si è trasformato in un’infernale fornace ambulante. È stato spaventoso»

Dall’altra linea, Burt aggiunse quanto fosse contento che Blaine – ed il suo nipotino – stessero bene e Kurt mormorò, pensieroso.

«Anch’io, papà. Pensavo di essere sul punto di impazzire quando l’ho trovato in quello stato. Mi ha terrorizzato»

Stava ascoltando suo padre raccontargli una storia su qualcosa che era accaduto all’officina quando Rachel arrivò sfrecciando nel suo ufficio, agitando allegramente una mano nella sua direzione mentre aspettava che lui disconnettesse la chiamata.

Con un “Ti voglio bene” ed un saluto sommesso, Kurt appoggiò il cellulare sulla scrivania ed andò ad accogliere Rachel, sorridendo quando lei gli gettò le braccia intorno al collo con uno strillo.

«Mi sei mancato così tanto, Kurt! Avrei voluto che tu e Blaine foste venuti in crociera con me!»

«Lo sai come la penso sulle navi da crociera, e Dio sa che Blaine non sarebbe stato in grado di non dare di stomaco per tutto il viaggio. Soffre di mal di mare e – »

Rachel rimase a bocca aperta.

«Sta ancora male? Povero Blaine, è ammalato da mesi»

«Beh, sì, in un certo senso è ancora ammalato ma non è grave come lo era prima. Ecco perché volevo pranzare con te, oggi. Uhm, Blaine è – »

Gli occhi di Rachel si spalancarono: la ragazza spinse Kurt da parte per poi afferrare una fotografia posata dietro la scrivania dell’uomo, sistemata proprio lì, come se fosse uno dei principali punti focali della stanza.

Fissò l’immagine per diversi secondi, la bocca che si apriva e chiudeva come quella di un pesce intento a respirare.

Si voltò e guardò Kurt con occhi grandi e lucidi.

«Stai per avere un bambino! Tu e Blaine state per avere un bambino! Diventerete genitori! O mio Dio, Kurt! Ecco perché Blaine è stato così male nell’ultimo periodo! Aspetta un bambino!»

«Sì, sì, è così. Il termine della gravidanza è previsto per luglio»

«Luglio?» strillò, rischiando di far cadere la foto incorniciata dallo shock.

Kurt sussultò al suo stupore e quasi urlò lui stesso quando la donna gli puntò un dito contro in segno d’accusa.

«Questo vuol dire che è – cosa? – di quattro mesi e tu non l’hai mai detto a nessuno!»

«Mio padre e Carole lo sanno... e anche Cooper, ma tutto qui. Sei la prima persona a cui l’ho detto che non è un parente stretto»

«Sono sposata con Finn, tuo fratello, Kurt! Quello è un parente stretto! Non credi che anche lui vorrebbe saperlo? Avresti potuto dircelo a Natale, invece hai aspettato quasi un altro mese prima di farlo... e, fammi indovinare, vuoi che sia io a dirlo a Finn?»

Kurt aggrottò le sopracciglia.

«Perché ti stai arrabbiando così?»

«Per-perché potrei giurare che tu, qualche mese fa, mi avessi detto di non volere figli in questo momento... ed ora Blaine è, tipo, quasi a metà della sua gravidanza ed io l’ho appena scoperto e Finn ancora non sa che diventerà zio e... o mio Dio» Rachel si bloccò, fermando il ritmo dei suoi passi mentre portava entrambe le mani alla bocca «O mio Dio»

«Cosa? Rach, che c’è che non va?»

«S-sto per diventare zia! Kurt, sto per diventare zia!»

La tensione scivolò via dalle spalle di Kurt mentre lui guardava la sua migliore amica saltellare su e giù per il suo ufficio, le guance rosate di delizia mentre strillava e rideva, ripetendo continuamente “Diventerò zia, diventerò zia” più e più volte.

«È vero» ridacchiò lui, barcollando all’indietro con un “Omf” quando Rachel sbatté contro di lui, circondandolo con le braccia come un polipo.

«Non posso crederci! Sto per diventare zia! O mio dio, è una notizia incredibile! Devo chiamare Finn!»

«Potremmo dirglielo insieme, se vuoi. Posso chiamarlo e metterci in vivavoce»

«Mi sembra un’ottima idea. Vai, vai, vai!» lo esortò Rachel, mordendosi il labbro per forzarsi al silenzio mentre Kurt componeva il numero di Finn.

Entro pochi momenti, entrambi stavano urlando la novità al telefono, ascoltando eccitati come Finn esultava e sputava fuori le sue congratulazioni al fratellastro – ed al cognato.

«Dobbiamo cenare presto insieme» suggerì Rachel, sedendosi su una delle poltrone dallo schienale alto, posta davanti alla scrivania di Kurt «Voglio vedere la pancia di Blaine e voglio farlo il prima possibile»

«È carina» rifletté Kurt, pensando amorevolmente all’adorabile piccolo stomaco di suo marito «Non è molto evidente ma la dottoressa Banes crede che spunterà fuori abbastanza presto dato che Blaine è un ragazzo così minuto»

«Quando l’avete saputo? Dato che è abbastanza avanti, immagino l’abbiate scoperto piuttosto presto, vero? Sai, posso capire il non volerlo dire a nessuno durante il primo trimestre, perché ho sentito che le persone aspettano solitamente fino a quando non ne sono fuori dal momento che la percentuale di un possibile aborto si abbassa, ma – »

Rachel continuò a dilungarsi oltre ed oltre, parlando di quanti dei suoi amici avessero annunciato le loro gravidanze in breve tempo e di come alcuni di loro non avevano detto niente sino a molto dopo, ma più parlava e peggio Kurt si sentiva... perché era costretto a dirle quello che era successo, di come aveva rifiutato Blaine e di come Blaine aveva vissuto con Cooper per un mese prima che Kurt ritornasse in sé.

E quando Rachel avrebbe finalmente scoperto la verità, Kurt sapeva che sarebbe rimasta delusa.

Ne era certo.

«Uhm, pronto? Kurt? Stai bene?»

Kurt annuì, sedendosi alla scrivania, le braccia incrociate protettivamente sul petto.

«Non l’abbiamo detto a nessuno per un po’, a dire il vero... ed è stato per colpa mia»

«Colpa tua? Perché?»

Prendendo un profondo respiro Kurt si lanciò nella storia, senza tralasciare nessun dettaglio del loro litigio o di come si era comportato quando era andato a Rhode Island per riprendersi Blaine.

Alla fine del suo racconto, Rachel aveva la testa abbassata, gli occhi fissi sul pavimento, e lui poté sentirla tirare debolmente su col naso.

«Rach?»

«Le cose vanno bene tra di voi ora, vero?»

«Penso di sì. Blaine è tornato a casa e stiamo meglio, ora. Quello che è successo prima è stato una terribile battuta d’arresto ma ci stiamo lavorando. Io ci sto lavorando»

Rachel si asciugò attentamente gli occhi.

«E Blaine?»

«Sta meglio. Si è sentito male l’altra notte a causa delle iniezioni, ma questa mattina era giusto in forma»

«E tu sei sicuro di stare bene?»

«Stiamo bene come ci si aspetta, credo. Non è che possiamo semplicemente dimenticare quello che è successo perché era davvero grave e sbagliato e... beh, è stato un brutto momento per noi, soprattutto per me. Ma stiamo lavorando su tutto. Blaine è a casa e siamo insieme ed è molto meglio ora, questo è certo»

«Bene» disse Rachel, alzandosi dalla poltrona.

Si diresse di nuovo verso la foto dell’ecografia incorniciata e poi appoggiò una mano sulla spalla di Kurt.

«Sono contenta che tu mi abbia raccontato tutto... e che tra te e Blaine vada bene, ora» quando Kurt coprì la sua mano con la propria, si interruppe per un momento prima di continuare a parlare «Sei ancora in pausa pranzo, sì? Vuoi andare a prendere un’insalata o che altro? Offro io»

«Mi piacerebbe, Rach. Sto morendo di fame» si alzò dal proprio posto ed afferrò la giacca, seguendo Rachel fuori dal suo ufficio ed attraverso la mischia affrettata di dipendenti di Vogue.

«Grazie per essere passata oggi, Rach. Lo apprezzo»

«Beh, a cosa servono gli amici?»

 

****

 

Un colpo alla porta fece sussultare Blaine dal suo posto in cucina, dove stava brutalmente sfregando un’incrostazione di cibo dalla sua teglia da lasagna preferita.

Lasciò cadere il tegame nell’acqua insaponata e si sciacquò le mani, asciugandole su uno strofinaccio mentre camminava.

Si fermò davanti alla porta, sbirciò nello spioncino e sorrise quando riconobbe la persona sul gradino d’ingresso.

«Rachel!» rise, tirando l’amica in un abbraccio.

Rachel ridacchiò contro di lui e si allontanò, gli occhi guizzarono rapidamente al punto dove la maglietta di Blaine era tesa sulla pancia in crescita.

«Hai il pancione! O mio Dio, Blaine!»

Allungò timidamente le mani verso di lui, desiderando toccare lo stomaco del cognato.

Blaine, notando la sua esitazione, le afferrò entrambe e le mise ai lati del suo ventre.

«Non è tanto, ma è lì»

«È fantastico» soffiò Rachel mentre fissava l’addome di Blaine «Non posso credere che aspetti un bambino. Quando ero inizialmente venuta a sapere che stavi male, Finn ed io avevamo scherzato sul fatto che magari tu aspettassi un bambino, ma poi oggi ho visto l’ecografia nell’ufficio di Kurt e non potevo crederci! Voglio dire, guardati, Blaine! Hai un aspetto adorabile»

Blaine arrossì, coprendo gentilmente le mani di Rachel con le proprie.

«Aww, grazie, Rachel»

I due amici rimasero lì in silenzio per un momento, assaporando il pazzesco ed eccitante avvenimento che stava accadendo nel corpo di Blaine.

Improvvisamente, Rachel alzò lo sguardo ed un sorriso triste le comparve sul viso.

«Kurt mi ha detto di quello che è successo tra voi»

«Davvero?»

«Sì, e voglio che tu sappia che quando ce n’è bisogno, se mai accadrà qualcosa di nuovo, puoi sempre venire a stare con me e Finn anziché andare a Rhode Island. Non penso che succederà ancora ma è solo un’opzione, okay?»

«Grazie, Rachel. So che hai detto che non credi capiterà di nuovo, ed io sono più che d’accordo, ma apprezzo il sentimento»

«Fantastico» Rachel strofinò le dita lungo il girovita di Blaine prima di tirarlo in un altro abbraccio «Volevo solo fermarmi prima delle prove e vederti. Finn ed io stavamo pensando di cenare con te e Kurt una di queste sere infrasettimanali quindi, se hai voglie particolari, dillo a tuo marito così possiamo decidere se andare al ristorante o se preparare qualcosa a casa»

«Beh, l’unica cosa di cui ho voglia è il burro di noccioline... di quello e di cipolle crude, ma non li voglio combinati, sarebbe disgustoso»

«Beh, sono sicura che possiamo improvvisare qualcosa di tuo gradimento» lo prese in giro Rachel mentre si dirigeva alla porta «Sono contenta di averti visto oggi, Blaine. E sono così felice che tu e Kurt stiate finalmente per avere dei bambini!»

«E cosa mi dici di te, Rachel? Tu e Finn quando ne farete un paio?»

«Forse quando non sarò così impegnata con Broadway, sai... ma presto, penso. Quando sarà il momento giusto, no?»

«Certo»

I due si scambiarono un paio di baci sulla guancia per salutarsi e Rachel se ne andò, lasciando un sorridente Blaine ad agitare la mano sulla soglia di casa.

Dopo che se ne fu andata lui tornò alle pulizie in cucina, i pensieri dell’imminente cena con i cognati che gli correvano per la mente mentre strofinava il bancone e finiva di lavare i piatti.

Un paio d’ore dopo, quando Kurt tornò a casa dal lavoro e trovò l’intera casa che profumava di limone e di pulito, seppe che Blaine era stato piuttosto impegnato.

Certo, trovare suo marito addormentato sul divano e rannicchiato vicino a Jenny, provava quanto attivo Blaine era stato durante la giornata.

Sorridendo, Kurt baciò la parte superiore dell’attaccatura dei capelli di Blaine con un quieto “Ti amo”, sussurrato prima di andare a telefonare a Finn per confermare i loro piani per la cena.

A metà della sua chiamata, Blaine cominciò ad agitarsi sul divano, brontolando a bassa voce nel sonno.

«Ehi, Finn, devo andare. Blaine si sta svegliando. Ti faccio uno squillo dopo, okay?»

Riattaccò e si sedette sul tavolino da caffè davanti al divano.

Passò una mano sulla mascella ispida di Blaine, fissando il marito mentre l’uomo sbadigliava e si stiracchiava.

«Tesoro, stai bene?»

«Bene» mormorò Blaine, allungandosi per indugiare nel tocco di Kurt «Ti stendi con me?»

«Il divano è troppo piccolo»

«Ti farò posto» Blaine tirò sul col naso, spostandosi verso il bordo per fare spazio a Kurt, in modo che questi si sdraiasse dietro di lui.

Kurt scavalcò lentamente il marito, rannicchiandosi nel poco spazio tra loro.

Appena si fu sistemato, Blaine si spinse indietro e si rigirò, urtando il mento di Kurt con il naso.

«Grazie per esserti unito a me»

«Sei sicuro che non finirai col cadere giù dal divano?»

«Non ho intenzione di dormire qui. Voglio solo un po’ di coccole» sospirò Blaine, baciando Kurt con lentezza e dolcezza.

Si allontanò con un flebile gemito e strofinò il naso contro la guancia di Kurt.

«Mi sei mancato oggi»

«Il lavoro sta diventando più lungo. Isabelle ha dei piani per il sito web che devono essere correlati con la rivista, così ho degli incontri per tutta la settimana e chissà cos’altro da fare entro il prossimo mese. Il prossimo numero è uno importante e sarò piuttosto impegnato»

«Che palle»

«Non dirlo a me»

Kurt afferrò con una mano il mento di Blaine e lo baciò di nuovo, approfondendo il contatto con la propria lingua.

Blaine gemette sotto di lui ed arricciò le dita nella camicia di Kurt.

«Ugh, Blaine... non penso che sul divano sia una buona idea»

«Allora andiamo in camera da letto. Ho bisogno di te»

Kurt sorrise diabolicamente e si puntellò sui gomiti, aspettando pazientemente che Blaine si alzasse cosicché potesse poi seguirlo in camera.

Appena Blaine fu in piedi, tuttavia, barcollò all’indietro e Kurt si tuffò in avanti per afferrare l’uomo mentre questi incespicava.

«Blaine!»

«Accidenti, scusa. So-sono stato colto dalle vertigini. Credo che io – »

«Siediti, tesoro. Forse è stata una cattiva idea»

«Sembrava una buona idea qualche secondo fa» gemette Blaine, stringendosi tra le braccia di Kurt «Mi dispiace di averti appena mandato in bianco»

«Shh, tesoro. Al momento la tua salute è molto più importante della mia erezione»

Blaine sbuffò e chiuse gli occhi, accoccolandosi contro Kurt.

«Grazie per la comprensione. Ti amo»

«Io di più» sussurrò Kurt mentre si stendeva e manovrava Blaine per sdraiarsi accanto a lui «Riposati, sciocco, e forse dopo possiamo finire quello che abbiamo iniziato»

«Sì. Forse dopo»

Blaine si addormentò non dopo molto e Kurt si ritrovò di nuovo sveglio per ore, chiedendosi per quanto ancora Blaine avrebbe dovuto avere a che fare con l’indisposizione.

“Fortunatamente, non ancora molto. Odio vederlo stare così male”

E poteva solo sperare.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Come ha detto l’autrice, questo è un capitolo principalmente di passaggio e con qualche piccola anticipazione che riguardano i capitoli futuri... voi avete trovato qualcosa?

O avete qualche teoria su come dove possa andare a parare?

Dai, fatemelo sapere con una recensioncina adoro quando mi lasciate le vostre teorie a riguardo, è come avere la certezza che non sono l’unica a farsi viaggi mentali senza ritorno. Mi sento in compagnia!xD

Grazie a tutte le persone che spendono qualche minuto per leggere, ricordare, seguire, preferire e recensire la storia. Che dire, siete formidabili e non posso che adorarvi!

Spero di sentirvi presto!

Killing Loneliness.

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il dodicesimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Note dell’autrice: Attenzione! Questo capitolo contiene una leggera descrizione, assolutamente non dettagliata, di situazioni sessuali.

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 12

 

«Tornerò a lavorare»

Kurt fece cadere la forchetta sul tavolo mentre fissava il marito, scioccato.

Blaine sedeva lì, volto inespressivo come non mai, quasi quanto ciò che aveva appena detto fosse una cosa normale, come chiedere a qualcuno le previsioni del tempo.

«Tu cosa?»

«Ricomincerò a lavorare... al Rhytm‘n Brews‘n Baked Goods Too. Ho chiamato Barbara e le ho chiesto se potevo tornare, e lei ha detto di sì. Quindi inizierò la prossima settimana»

«Mi stai prendendo in giro»

Il viso di Blaine si adombrò; abbassò la forchetta e la appoggiò sul suo piatto di fettuccine, assottigliando gli occhi mentre osservava Kurt.

«Cosa c’è di così sbagliato nel voler riprendere a lavorare?»

«Sei gravido, Blaine!» disse Kurt, e la sua voce risuonò più forte di quanto aveva pensato potesse suonare.

Posò i palmi delle mani di fronte a sé e sospirò.

«Senti, non voglio arrabbiarmi a riguardo ma, onestamente, Blaine, sei serio in questo momento? Vuoi davvero tornare a lavorare?»

«Sì» disse Blaine a bassa voce.

Strofinò una mano sulla sua piccola pancia e sospirò.

«Mi sento come se non stessi affatto aiutando la nostra famiglia. Tu lavori sempre e guadagni per noi e – »

«Tu aspetti un bambino. Sono abbastanza certo che stai contribuendo all’intera vicenda. Io sto semplicemente provvedendo per te e per lui fino a quando non sarà nato» guardò Blaine scuotere la testa «Blaine – »

«Non capisci. Qui è noioso quando tu sei al lavoro, cosa che ultimamente accade spesso. Non ti vedo quasi mai e sedere qui, a casa da solo, non è per niente divertente. Almeno, alla caffetteria, posso rivedere alcuni dei miei amici e guadagnare qualche soldo allo stesso tempo»

«Riesci a malapena a reggerti in piedi senza avere le vertigini, tesoro. I tuoi ormoni sono scombussolati, sei costantemente esausto e non penso che dovresti lavorare intorno ad un gruppo di persone – è stagione influenzale»

«È sempre stagione influenzale» mormorò Blaine, stringendo le mani a pugno intorno al tovagliolo «Perché non puoi supportarmi in questa decisione? Molti degli altri futuri padri sarebbero grati se anche i loro compagni lavorassero»

«E questa dove l’hai sentita?»

«L’ho tirata fuori dal nulla ma seriamente, Kurt, non lavorerò a lungo. Sarà per poche ore al giorno, farò qualche infornata, forse qualche caffè per la gente e poi tornerò a casa. E Barb ha detto che se avrò bisogno di prendere una pausa, sarò più che libero di farlo»

Kurt si morse un labbro.

«Non lo so»

«Se mi sentirò peggio o mi ammalerò o qualsiasi altra cosa del genere, smetterò e non lavorerò nemmeno un giorno fino a quando il bambino non sarà nato, lo prometto. Solo... solo lasciamelo fare, Kurt. Per favore. Voglio sentirmi come se stessi dando il mio contributo a questa famiglia anziché non fare nulla»

Kurt borbottò di nuovo sommessamente.

“Tu porti in grembo il nostro bambino. Quello è un contributo bello grosso”

Chiuse la bocca, però, appena Blaine lo fulminò con lo sguardo.

«Va bene. Ma se ti senti male o ti stanchi troppo, voglio che lasci... e non avrò paura di venire fin là e dire personalmente a Barb di licenziarti»

«D’accordo»

Blaine raccolse la forchetta e la rigirò svariate volte nella pasta, aspettando l’inevitabile suono di Kurt che riprendeva a mangiare.

Tutto quello che sentì per diversi momenti, però, fu il nulla.

Solo il completo silenzio.

Si fermò ed alzò lo sguardo, sorpreso di trovare suo marito intento a fissarlo.

«Cosa?»

«Te. Sto solo pensando a te, tutto qui»

«In bene o in male?» chiese Blaine con un sopracciglio inarcato.

Kurt, davanti a lui, ridacchiò e diede un colpetto al suo piede sotto il tavolo.

«Sempre in bene, tesoro. Sempre in bene»

Blaine arrossì e distolse lo sguardo alle sue parole, prendendo un assaggio della propria pasta.

Con la testa abbassata, si perse completamente l’espressione preoccupata che passò sul viso di Kurt quando questi si alzò da tavola per riempire la brocca d’acqua.

Nonostante le rassicurazioni di Blaine, Kurt era certo che quella fosse una cattiva idea.

 

****

 

«Mh, tesoro, la tua sveglia sta per spegnersi»

Blaine sbadigliò e si stiracchiò, scivolando fuori dall’abbraccio di Kurt con attenzione, mentre si rigirava per zittire il rumoroso apparecchio – Kurt, al suo fianco, brontolò prima di rannicchiarsi di nuovo sotto le coperte calde.

L’altro roteò gli occhi mentre calciava le gambe oltre il bordo del letto, rabbrividendo quando il freddo mattutino viaggiò attraverso il suo corpo.

«Vado a fare una doccia e poi mangio un boccone. Vuoi che ti prepari uno strudel tostato e un po’ di caffè?»

«Sarebbe fantastico» Kurt tirò su col naso, il volto affondato nel cuscino «Grazie»

Blaine si alzò dal letto e raggiunse silenziosamente il bagno, cercando di non pensare a come i suoi piedi gelassero a contatto con il freddo pavimento piastrellato.

Raggiunse la doccia ed accese l’acqua calda al massimo, spogliandosi lentamente del pigiama, e poi si fermò per osservarsi allo specchio: la sua pancia non era grande quanto aveva pensato che sarebbe stata; aveva creduto che sarebbe semplicemente spuntata da un giorno all’altro, ma non era successo.

Kurt ne sembrava ancora affascinato, però.

Occasionalmente abbracciava suo marito alle spalle ed appoggiava le mani sul suo ventre in crescita.

Con i pensieri del compagno e del loro bambino in via di sviluppo, Blaine strofinò il palmo sul proprio stomaco prima di voltarsi e scivolare sotto il getto della doccia, grato che l’acqua si fosse scaldata abbastanza velocemente perché lui potesse godersi il suo calore anziché congelarsi come faceva di solito.

A metà della sua quotidiana routine di farsi lo shampoo e lavarsi il viso, la tenda della doccia venne sollevata e Kurt, nudo come un verme, si unì a lui, sorridendo quando vide il marito sussultare alla sua vista.

«Kurt! Cosa stai facendo? Non devi essere al lavoro fino alle nove»

«Non riuscivo a dormire» mormorò Kurt, premendo il proprio corpo nudo contro quello di Blaine «Il letto è diventato troppo freddo e Jenny ha cominciato a miagolare per il cibo quindi, alla fine, ho deciso di alzarmi. Ho preparato la caffettiera» arricciò una mano sulla pancia di Blaine «Tu puoi fare gli strudels, però»

Blaine rise e si sporse verso suo marito, sorridendo contro le sue labbra quando questi lo baciò profondamente.

Continuarono a baciarsi mentre l’acqua calda cadeva loro addosso, e Blaine era così preso dalla sensazione della bocca di Kurt sulla propria che si accorse a malapena che la mano del compagno aveva lasciato il suo stomaco ed era scesa ad avvolgere il suo membro, che si stava indurendo.

«Kurt – »

«Shh, lascia che mi prenda cura di te»

Kurt cadde in ginocchio e Blaine si accasciò contro la parete, la testa gettata all’indietro mentre piagnucolava di piacere.

«Kurt, tu – » tutto il ragionamento scivolò via quando Kurt mugolò intorno alla sua lunghezza «Oh, cazzo, io – »

Un altro gemito lo zittì completamente e non emise nessun altro suono fino al momento in cui si lasciò andare, le ginocchia deboli per via dell’orgasmo appena avuto.

Kurt si rialzò immediatamente e lo strinse a sé, baciandogli il collo, mentre il compagno smaltiva l’effetto dell’eccitazione.

«Stai bene, tesoro?»

«Io – cazzo, Kurt, io – »

«Lo prenderò come un sì» rise Kurt.

Aspettò che regolarizzasse il respiro prima di lasciarlo e prendere lo shampoo.

Accanto a lui, Blaine sbatteva stupidamente le palpebre contro l’acqua che gli cadeva sul viso; il suo corpo era come gelatina e le sue gambe erano intorpidite – era passato un po’ dall’ultima volta che aveva ricevuto un improvviso pompino a sorpresa sotto la doccia.

Sospirando, si allontanò dal muro ed afferrò Kurt per i fianchi, stupito quando suo marito lo allontanò gentilmente.

«Uh, no, no. Oggi è la tua giornata, Signor Lavoratore»

Blaine arrossì e prese il flacone di shampoo dalle mani di Kurt, spruzzandone una piccola quantità nelle proprie prima di cominciare a passarle tra i folti capelli del coniuge.

«Pensavo che restituissimo sempre il favore»

«Beh, magari io non ho bisogno che il favore venga restituito» disse Kurt semplicemente, reclinandosi all’indietro mentre Blaine lo dirigeva verso il getto d’acqua per sciacquare i capelli dal sapone.

I due continuarono la loro doccia in silenzio e quando furono entrambi completamente puliti e rinfrescati, Blaine uscì nell’aria fredda e si infilò velocemente l’accappatoio, gettandosi un asciugamano sui capelli bagnati, prima di spostarsi in modo che anche Kurt potesse uscire dal box doccia.

Ci misero pochissimo per vestirsi e prepararsi completamente per la giornata e, una volta che Blaine fu sicuro di sembrare almeno decente per il suo primo giorno di lavoro, preparò un paio di paste col tostapane per sé e Kurt.

I due mangiarono in tranquillità, occasionalmente lanciando l’uno all’altro sguardi colmi d’affetto da oltre le loro colazioni.

«Sei pronto per oggi?» chiese Kurt mentre leccava un po’ di glassa dal pollice.

Blaine si infilò il resto del proprio strudel in bocca prima di rispondere.

«Mai stato più pronto. Mi sento piuttosto bene ora, e spero che la sensazione duri per tutto il giorno, sai?»

«Beh, lo spero anche io. Ho odiato vederti così esausto durante queste ultime settimane... ma almeno la nausea è andata via, no?»

«Sì, grazie a Dio» disse Blaine, roteando affettuosamente gli occhi mentre si alzava in piedi ed andava a lavarsi le mani.

Aprì il frigorifero, prese il pranzo già impacchettato e poi si voltò a guardare suo marito per un momento.

«Non pensi che questa sia una cosa stupida, vero?»

«Cosa? Tu che torni a lavorare?»

«Sì» annuì Blaine.

«No. Penso che se è ciò che vuoi fare, allora devi farlo. Io, semplicemente, non voglio che tu ti faccia del male»

«Prometto che starò attento»

«Beh, sarà meglio per te» Kurt sollevò il viso mentre Blaine si chinava a baciarlo sulle labbra «Stai attento mentre vai al lavoro. Fuori è ancora buio e l’altra notte ha nevicato, quindi cammina lentamente e tieni gli occhi aperti»

«Lo farò»

«Prometti?»

«Sì, apprensivo patologico che non sei altro!» rise Blaine «Ti amo»

«Io ti amo di più»

 

****

 

Il primo giorno di lavoro di Blaine al Rhytm‘n Brews‘n Baked Goods Too andò piuttosto bene.

All’inizio era terrorizzato al pensiero di tornare a lavorare con un gruppo di persone che non vedeva da più di un anno ma, nel secondo in cui varcò la soglia del piccolo locale, venne travolto da abbracci e saluti gioiosi.

Barbara, la proprietaria e sua ex datrice di lavoro, lo strinse tra le braccia e strillò di delizia quando vide il suo ventre in crescita.

«O mio Dio, Blaine! Guardati!» gli prese le mani e lo trascinò di nuovo in cucina, abbracciandolo ancora, prima di lasciarlo andare «Non ci sono parole per dirti quanto ci sei mancato. La gente entra sempre chiedendoci dove sei, e abbiamo addirittura perso dei clienti perché le tue barrette vegane ai cereali non erano più in commercio – »

«Davvero?»

«Già. Qualche giorno fa ho detto ad una ragazza che ti avevo appena riassunto e lei si è offerta di spargere la voce, quindi speriamo che la clientela cresca»

Blaine ridacchiò.

«E tutto questo per le mie barrette ai cereali?»

«Puoi scommetterci, tesoro. Ho comprato tutti gli ingredienti che eri solito usare l’anno scorso, quando lavoravi qui. Mi auguro di avere preso tutto; speravo che potessimo mettere in vendita una serie di quelle barrette sin da oggi»

«Si può fare, Barb. Grazie per avermi assunto di nuovo»

«Beh, il piacere è mio»

Con ciò, Barbara lasciò la stanza e Blaine si mise al lavoro, mescolando insieme tutta l’avena, le bacche ed il miele di cui aveva bisogno per preparare le sue famose barrette vegane ai cereali e, entro un’ora, aveva già un’infornata pronta.

Quando fu tutto detto e fatto, andò alla parte anteriore del negozio e preparò caffè per le continue ondate di stanchi e pigri lavoratori che si fermavano al locale prima dei turni ai loro – incredibilmente remunerativi – lavori d’ufficio.

Ogni volta che qualcuno entrava ed ordinava, Blaine si ritrovava ad osservarli con attenzione, chiedendosi cosa facessero giorno dopo giorno e se avessero dei bambini.

Diverse volte aveva sorpreso alcuni dei suoi clienti abituali fissare il rigonfiamento del suo ventre, visibile attraverso il grembiule, ed un paio di volte alcune donne gli avevano chiesto della sua gravidanza – cosa di cui lui parlava con enfasi, raccontando loro del bambino che aveva in grembo.

«Sei di diciassette settimane? Che dolce» commentò una signora, una dei suoi vecchi habitué.

Cinguettò affettuosamente alla sua pancia e poi lasciò una bella mancia nel suo barattolo, portando gli altri baristi a prenderlo in giro circa la sua fortuna.

«Forse dovrei rimanere incinta anch’io» borbottò giocosamente una ragazza in età da college, dando un colpetto sul braccio a Blaine prima di andare a prendere altri muffins.

Anche dopo che l’ora di pranzo era passata ed l’afflusso al negozio si era calmato, Blaine si ritrovò a desiderare di fare qualcosa di più oltre a fare dolci e preparare frappè.

Persino quando stava cantando una canzone o due mentre serviva, cominciava a pensare ai suoi giorni alla NYADA, dove aveva cantato e ballato e programmato di diventare una grande star di Broadway... ma quando il mondo reale aveva preso a calci la sua laurea ed i ruoli per cui aveva fatto l’audizione non lo avevano mai richiamato, Blaine aveva realizzato che la vita che lui pensava avrebbe avuto, probabilmente non sarebbe mai arrivata.

Ora, mentre sedeva nella saletta dei dipendenti, masticando con cura un panino e strofinando lentamente una mano sul proprio stomaco gonfio, si ritrovò a chiedersi come sarebbe stata la sua vita se avesse avuto un ruolo a Broadway come una volta sognava di avere.

 

****

 

Dall’altro lato della città, Kurt era bloccato in una situazione alquanto inaspettata.

Davanti a lui sedeva una bambina che urlava a pieni polmoni, il volto rosso come i suoi capelli raccolti a codini.

Ore prima, Chase era entrato di corsa nel suo ufficio con la bimba sul fianco, le guance pallide e gli occhi spalancati mentre spingeva la piccola tra le braccia di Kurt e pregava il collega di guardare la figlia mentre lui andava ad una riunione con alcuni superiori di Vogue.

Visto che Kurt non doveva prendere parte al meeting era la scelta perfetta per tenere d’occhio la piccola Anastacia, soprattutto dal momento che sarebbe diventato padre lui stesso entro i prossimi mesi.

Ma mentre Kurt fissava la minuscola e singhiozzante bambina – Dio, le sue grida era molto più grande di lei –, si chiese se forse questa cosa del “diventare un papà” fosse davvero così debilitante come sembrava.

Anastacia stava urlando, le mani strette a pugno mentre piangeva e piangeva.

Kurt le corse intorno, facendo facce buffe, parlando il più velocemente e più forte che poteva, e provò addirittura a cantare.

Però non accadde niente.

Lei continuò semplicemente a frignare.

«Per favore, Stacia, per favore... smettila di piangere. Dai, per favore?» sollevò la bambina, portandola su un fianco, e la fece trotterellare, rabbrividendo quando il suo pugno sporco di moccio si strinse sulla sua camicia.

«Oh, Dio»

Appena gemette lei si rannicchiò contro di lui, ancora piagnucolante, e si asciugò il naso proprio sul suo colletto.

«Oh, sto per vomitare» mormorò tra sé e sé, strofinando gentilmente una mano sulla sua schiena.

Ricordando le altre volte in cui era stato intorno a dei bambini, cominciò a canticchiare sommessamente, sperando che i toni rassicuranti l’avrebbero calmata.

Non lo fecero.

La bimba pianse ancora più forte, facendo saltare sul posto un paio di stagisti che passavano per di lì e portandoli a guardare nell’ufficio di Kurt con un forte senso di disagio.

Con un’occhiataccia da parte sua, tornarono velocemente al loro lavoro e Kurt chiuse la porta del suo ufficio con l’anca, zittendo sottovoce Anastacia mentre lo faceva.

«Andiamo, Stacia, smettila di piangere. Sii felice. Sii qualcosa, solo non arrabbiata»

Ma la piccola continuò.

“Non sono adatto per diventare un genitore. O mio Dio, questa è stata una pessima idea. Cosa stavo pensando? È forse un campanello d’allarme? E se il mio bambino sarà così? Se non riuscirò a calmarlo, come con lei? Non posso farlo”

Nel bel mezzo della sua crisi, la porta si aprì e la stagista di Isabelle, Denise, fece capolino.

La giovane ragazza sorrise tristemente a Kurt mentre entrava e chiudeva l’uscio dietro di sé, i suoi brillanti occhi verdi si addolcirono quando diede un’occhiata alla singhiozzante Anastacia.

«Quella è la figlia di Chase?»

«Sì» sbuffò Kurt, facendo trotterellare la bambina ancora un po’.

I suoi singhiozzi crescevano ad ogni rimbalzo e Kurt era certo che i suoi timpani fossero rotti.

«Che ha che non va?»

«Non lo so! Semplicemente, non smette di piangere! Non riesco a fermarla!»

Kurt era certo di essere sul punto di scoppiare in lacrime e che probabilmente sembrava ridicolo, visto come stava diventando isterico, ma la testa gli pulsava e gli stava venendo troppo caldo con quella bambina allacciata intorno a lui, e più pensava alle lacrime e al moccio che la piccola aveva lasciato sulla sua nuovissima camicia di Armani, più si sentiva disgustato di tutto.

Con un sorriso comprensivo, Denise strisciò più vicina all’agitato duo ed allargò le braccia.

«Posso tenerla, signor Hummel?»

«Se riesci a farla smettere di piangere, puoi averla»

Denise ridacchiò e prese gentilmente la piccina dalle braccia di Kurt.

Camminò verso la scrivania di Kurt e vi appoggiò la bambina, spostando con attenzione il vestitino di Anastacia in modo che potesse controllarle il pannolino.

Facendo schioccare la lingua contro i denti, Denise si voltò verso Kurt e sorrise.

«Si è bagnata»

«Cosa?»

«Il pannolino è sporco. Scommetto che si è bagnata mentre veniva qui e che il suo papino non ha nemmeno pensato di menzionarglielo» aggiunse la ragazza con un po’ di linguaggio infantile rivolto alla bambina, già più calma.

Lentamente, la stagista spostò un paio degli oggetti di Kurt dalla scrivania prima di stendervi la piccola e cambiarle il pannolino.

Per tutto il tempo Kurt rimase impalato sullo sfondo, gli occhi spalancati e lo stomaco aggrovigliato, mentre osservava la stagista in età da college di Isabelle usare un po’ di magia voodoo e riuscire a far sì che la bambina, che aveva urlato nelle sue orecchie per più di due ore, si calmasse e ridesse a qualche ridicolo verso animale da fattoria.

“Non sono tagliato per questo. Non posso farlo”

Questi pensieri gli rimasero in testa per tutto il giorno.

 

****

 

Quella sera, quando Kurt rientrò a casa, Blaine era già fresco di doccia e vestito del proprio pigiama, pigramente spaparanzato sul divano mentre guardava Jeopardy e combatteva la stanchezza.

Sentendo il marito lottare con la serratura della porta, Blaine si girò ed aspettò che Kurt entrasse in salotto, bestemmiando tra i denti in poco più di un sussurro circa il loro incompetente padrone di casa e la maniglia rotta.

«Giornata dura?» chiese Blaine, sollevandosi e spostandosi per fare spazio a Kurt.

«Direi lunga, piuttosto. Eravamo sommersi di lavoro. Isabelle voleva che finissi un paio di cose sul tema incentrato sulla Fashion Week del sito web e poi c’è stata questa riunione d’emergenza e – ugh, è stato terribile»

«Vuoi un massaggio alla schiena? Potrebbe aiutarti»

«No» disse Kurt mentre osservava attentamente la sua camicia abbottonata «Ugh, questa ha bisogno di essere lavata a secco»

«È successo qualcosa?»

«Se si può tener conto degli infedeli liberati negli uffici di Vogue, allora sì»

Kurt si sfilò l’indumento e la lanciò sulla poltrona, ignorando deliberatamente le altre domande di Blaine su cosa fosse successo o se stesse bene.

Tutto ciò che lui voleva veramente fare era farsi una doccia ed andare a letto, ma sembrava che Blaine volesse parlare, così Kurt ascoltò senza troppo convinzione mentre si spogliava in salotto.

«Indovina cosa ho fatto oggi?»

«Non lo so, Blaine. Cos’hai fatto?»

Lui sorrise, sedendosi ed incrociando le gambe sotto di sé, vacillando in eccitazione.

«Oggi sono tornato al mio lavoro di tutoraggio»

«Tu cosa?»

«Ho chiamato Moses per vedere se lui ed i ragazzi avevano bisogno di un tutor; lui ha detto che cercavano qualcuno che insegnasse canto e pianoforte, quindi sono andato là e ho schedulato tutti i miei vecchi studenti. È fantastico perché loro si ricordavano ancora di me ed erano eccitati che fossi tornato e, sai, anch’io sono piuttosto entusiasta!»

«Bene» concordò Kurt, afferrando i vestiti sporchi da buttare nella cesta della biancheria in camera da letto.

Diede a Blaine una rapida buonanotte prima di sparire per il corridoio per andare a fare una doccia veloce e, anche mentre usciva dalla stanza, l’immagine di Blaine che lo guardava preoccupato gli rimase impressa nella mente.

 

****

 

«Hai lasciato entrambi i tuoi lavori?»

«Io… sento come se fossi bloccato qui, Kurt. Tu non capisci, tu hai Vogue e tutto ed io ho solo... pensavo che a questo punto sarei stato qualcuno e non lo sono»

Kurt sprofondò nel materasso e si mise a cavalcioni sulla schiena di suo marito, massaggiando lentamente le spalle tese di Blaine con le mani.

«Tu sei qualcuno, stupido»

«Sono un vecchio che non ha combinato niente nella sua vita. Tutti gli altri intorno a me stanno facendo qualcosa delle loro vite e poi ci sono io, il noioso e vecchio Blaine Anderson – »

«Anderson-Hummel»

«Anderson-Hummel, che canta mentre prepara tazze di caffè per la gente o che aiuta a dare un tono a dei bambini sordi che vogliono imparare una melodia»

«Il Blaine Anderson che conoscevo al liceo avrebbe adorato quei lavori, sai? Soprattutto quello dove può aiutare dei bambini che non possono cantare»

Blaine sospirò pesantemente.

«Mi piace stare con quei ragazzi ma sento come se dovessi fare qualcos’altro. Il tuo lavoro porta a casa il doppio di quello che riesco a guadagnare con entrambi i miei e mi sento... mi sento...»

«Ti senti cosa, tesoro?»

«Mi sento inadeguato, come se non stessi contribuendo affatto a questo matrimonio»

«Stronzate» sibilò lui mentre scivolava giù dal corpo di Blaine e lo rigirava, osservando i suoi occhi lucidi «Tu contribuisci così tanto, Blaine, così tanto... e solo perché io guadagno un pochino di più rispetto a te, non significa niente. Sono a Vogue da sempre e sono praticamente uno di quei vecchi rospi che prendevo in giro quando ho iniziato l’internato. Tu, d’altro canto, stai giusto cominciando con questi lavori e stai conquistando cuori di centinaia di persone... proprio come hai conquistato il mio»

«Lo pensi davvero?» chiese Blaine, sbattendo le palpebre lentamente mentre le lacrime che prima brillavano dietro le sue ciglia si liberavano.

Kurt asciugò gentilmente le tracce umide, abbassandosi per premere le sue labbra contro quelle di Blaine in un delicato bacio.

«Sì. Certo che sì. Sei fantastico, Blaine Devon Anderson-Hummel, e ti amo tantissimo»

«Ti amo anche io»

«Bene, e adesso basta con l’autocommiserazione. Che ne dici di divertirci un po’, invece?»

Sotto di lui, Blaine strillò  quando le mani di Kurt gli solleticarono la vita e Kurt si abbassò rapidamente per zittire il marito sorridente con un bacio, avvolgendosi in un amorevole abbraccio l’un l’altro.

 

****

 

Era quasi mezzanotte quando Blaine, finalmente, si alzò dal divano e raggiunse la camera in punta di piedi – aveva dormicchiato per le ultime tre ore e gli ci erano voluto tutto quel tempo per trovare la giusta motivazione per tirarsi su ed andare di là.

Con uno sbadiglio, raggiunse silenziosamente il letto ed osservò la figura dormiente di Kurt: il modo in cui suo marito aveva calciato le coperte oltre i propri piedi ed il modo in cui stava dormendo sulla schiena, con braccia e gambe allargate, lo facevano sembrare un ninja assopito.

Ridacchiando, Blaine recuperò le lenzuola della sua parte del letto e vi si infilò sotto, mettendosi su un fianco per stringersi a Kurt.

Appena si rannicchiò contro suo marito, si addormentò.

Ed il mattino dopo, quando si svegliò e trovò Kurt dormire vicino il bordo del lato opposto del materasso, non ci fece davvero troppo caso, sebbene Kurt fosse sveglio ed avesse lo sguardo fisso sul muro.

No, Blaine non ne aveva alcuna idea.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Ehm... sorpresa?

Posso già vedere alcuni di voi prendere in mano i forconi che avevano precedentemente abbandonato e prepararsi ad una lunga sessione di tortura perché, insomma, un Kurt che prende le distanze e finge di dormire non sembra promettere bene... vero?

E Blaine che riprende a lavorare? Siete favorevoli all’idea?

Fatemi sapere cosa ne pensate in una piccola recensione, se vi va :)

Ringrazio chiunque abbia seguito la storia fino a questo capitolo e chi non ha mai smesso di supportare la storia - so precious!xD

A presto!

Killing Loneliness.

 

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il tredicesimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 13

 

You think I’m pretty without any makeup on...

 

Blaine era seduto al pianoforte, le sue dita solleticavano i tasti d’avorio mentre aspettava che il prossimo studente arrivasse nella minuscola sala di musica.

Il suo primo allievo se n’era andato saltellando, eccitato di poter finalmente suonare Mary Had A Little Lamb al piano, e la sua pupilla, una brillante ragazzina di nome Annette, sarebbe stata lì a breve.

Blaine la adorava –  gli ricordava tantissimo di una sua piccola versione al femminile – e, ogni volta che pensava a quella signorina, si chiedeva se il bambino che portava in grembo sarebbe mai stato simile a lei.

Ancora immerso nei propri pensieri, Blaine non sentì né la porta della saletta aprirsi né una voce morbida e musicale rivolgergli un saluto prima che la persona si sedesse accanto a lui sulla panca.

 

You think I’m funny when I tell the punchline wrong...

 

«Signor Blaine?»

Una manina si appoggiò sulla sua e Blaine smise immediatamente di suonare, guardando con occhi sorpresi la bambina seduta al suo fianco.

Lei ghignò allegramente, mostrando i buchi nel suo sorriso, laddove i denti da latte erano caduti ed altri stavano crescendo.

«Annette! Non ti ho nemmeno sentita entrare!»

«Eri impegnato a suonare, non importa» disse dolcemente Annette.

Si sporse verso il proprio insegnante e sorrise di nuovo.

«Ad ogni modo, cos’era quella?»

«Qualcosa che è troppo vecchio per una bambina come te, signorina» la prese in giro Blaine.

Si alzò dalla panca ed andò a raccogliere gli spartiti per la lezione di Annette.

Quando fu completamente in piedi, la studentessa boccheggiò accanto a lui, puntando un dito alla rotondità del suo busto.

«Signor Blaine, sei ingrassato»

Blaine ridacchiò, appoggiando una mano sullo stomaco mentre scuoteva deliziosamente la testa.

«A dire il vero, non è grasso. Aspetto un bambino»

«Un bambino? O mio Dio, signor Blaine! Un bambino!»

La piccola batté le mani eccitatamente e saltò giù dalla panca.

«Cos’avrai? Mia zia Rosalie ha appena avuto un bimbo e l’ha chiamato Charles Lee ed è tanto, tanto carino ed è anche il mio cuginetto ed io lo amo già, anche se è così piccolo – »

Continuò a parlare del suo nuovo cugino e Blaine rimase lì e le prestò attenzione, felice che una dei suoi allievi preferiti fosse così felice della sua lieta notizia.

Infine, dopo diversi minuti spesi ad ascoltare Annette parlare enfaticamente di bambini, Blaine la zittì e la fece sedere con gli spartiti di Fur Elise.

I due lavorarono duramente per ottenere una corretta esecuzione del brano e, dopo che l’ora di tutoraggio terminò, la bambina espresse la sua tristezza sul dover lasciare la lezione.

«Lo so. Anche io mi sono divertito oggi, signorina Annette, ma ti vedrò giovedì alla stessa ora, vero?»

«Certo che sì, signor B!»

La bambina ridacchiò mentre lo abbracciava e poi corse da sua madre, che Blaine aveva notato essere rimasta ferma sulla soglia per gli ultimi minuti.

La donna riservò a Blaine una fredda occhiata prima di indirizzare lo sguardo altrove, sul rigonfiamento della sua pancia, poi avvolse un braccio intorno alle spalle di sua figlia e la condusse fuori dalla stanza.

Una volta che se ne furono andate, Blaine raccolse le sue cose per prepararsi per tornare a casa.

La sua attenzione stava scemando dal momento che gli stava venendo fame, e sapeva che avrebbe avuto bisogno di un pisolino quando sarebbe arrivato all’appartamento, ma comunque la sua giornata era stata decente ed aveva fatto un po’ di soldi con le mance guadagnate prima alla caffetteria, quindi era tutt’altro che insoddisfatto del lavoro svolto.

Mentre raccattava le sue cose, qualcuno bussò alla porta.

Blaine si voltò, sorridendo quando notò Moses, suo amico e fondatore del gruppo di tutoraggio, entrare nella sala.

«Hey, Mo, che succede?»

«Ti dispiace se ci sediamo?»

Il tono di voce fece stringere lo stomaco di Blaine ed accelerare i battiti del suo cuore.

Toni come quelli non erano mai un buon segno, Blaine lo sapeva per esperienza, e pensò immediatamente al peggio – che fosse capitato qualcosa di brutto a Kurt.

«Che c’è? Che succede?» chiese mentre si accomodava sulla panca del pianoforte.

Moses scelse di non sedersi.

Si appoggiò, invece, al vetro della finestra ed incrociò le braccia al petto.

«La signora Lively è appena venuta da me – »

«La madre di Annette?»

«Sì» Moses abbassò la testa e strascicò i piedi contro il pavimento in cotto, il labbro inferiore tra i denti.

I dreadlocks gli caddero sul viso e resero difficile a Blaine scorgere la sua espressione ma, basandosi su come si stava muovendo, qualcosa non andava.

«Blaine, la signora Lively mi ha chiesto... vuole che io affidi Annette ad un altro insegnante»

«Lei cosa? Ma perché?» chiese Blaine, spostando una mano a massaggiare lo stomaco, ora stretto nella morsa della nausea.

Moses alzò lo sguardo e guardò l’altro dritto in faccia – aveva le lacrime agli occhi.

«Ha detto che non vuole che Annette sia una tua studentessa, che avresti una cattiva influenza su di lei. M-mi dispiace, Blaine»

«Io sarei di una cattiva influenza? Ma perché? Non ho fatto niente. Io – »

Si bloccò, i movimenti circolari che la sua mano compiva sulla sua pancia si arrestarono quando capì esattamente ciò che aveva disgustato la madre di Annette: la sua gravidanza.

Aveva sempre saputo che la donna non era troppo entusiasta che lui fosse sposato con un uomo ma non aveva mai immaginato che sarebbe successo qualcosa del genere.

«Non posso crederci. Io – »

«Mi dispiace tanto, Blaine. Le ho detto che, se aveva intenzione di comportarsi così, allora non era più la benvenuta qui e che poteva portare la figlia altrove per le lezioni. Spero tu non – »

Blaine incrociò saldamente le braccia sul petto, le lacrime gli rigavano continuamente il viso e ricadevano nel suo maglione.

«Non posso credere che abbia fatto questo ad Annette. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lei, h-ha intenzione di fare una cosa simile?» tirò sul col naso «Mi piacevano davvero. Pensavo... pensavo che la signora Lively potesse guardare oltre le nostre divergenze, ma immagino che non sia possibile»

Lentamente, Blaine si alzò e ricominciò a raccogliere le proprie cose, ignorando gli sguardi tristi che Moses gli stava lanciando.

«Penso che cancellerò le mie lezioni per giovedì. Ti-ti dispiacerebbe chiamare i ragazzi per me? Non penso – »

«Non è un problema, Blaine» disse Moses amaramente, dando un colpetto sulla spalla dell’amico prima di lasciare la stanza.

Appena se ne fu andato, Blaine crollò su sé stesso, stringendo le braccia intorno alla vita mentre piangeva.

Pensava di aver finito con quelle stronzate, finito con gli sguardi disgustati e le osservazioni maleducate, ma ovviamente alcune persone non erano cambiate e a causa dei loro pregiudizi e della loro stupidità, aveva perso la gioia di poter insegnare ad uno dei suoi più brillanti studenti.

Aveva il cuore a pezzi.

 

****

 

Erano quasi le dieci quando Kurt entrò nell’appartamento.

Jenny corse rapidamente verso la porta per accoglierlo, serpeggiando spiacevolmente tra le sue gambe e miagolando appena mise piede nell’atrio.

«Gesù Cristo, gatto! Aspetta che entri prima di attaccarmi! Dio» sibilò, gettando il cappotto sull’attaccapanni e sfilandosi gli stivali innevati.

Delicatamente, spinse via Jenny e percorse il corridoio, la mente concentrata sul fatto che la casa era fin troppo tranquilla per essere normale.

Qualcosa non andava.

«Kurt?» lo chiamò una debole voce dal salotto buio quando questi vi passò davanti.

Kurt alzò lo sguardo e sbirciò nell’oscurità della stanza, accendendo la luce della plafoniera.

Là, rannicchiato sul divano, sedeva Blaine, una coperta avvolta intorno al suo corpo e tirata fin sopra la testa – il suo viso era l’unica cosa visibile.

Tracce di lacrime gli macchiavano le guance e sembrava totalmente infelice.

«Cosa ti è successo?»

«Io... lei ha detto... lei...» balbettò Blaine prima di scoppiare in lacrime.

Kurt si immobilizzò sulla soglia, il suo cuore lo incitava ad andare da Blaine ed abbracciarlo ma il resto di lui urlava di stargli lontano.

“Non di nuovo. Non posso fargli questo. Non posso”

Non notando la confusione interiore di suo marito, Blaine continuò a singhiozzare.

«Me l’ha portata via e non posso più insegnarle ed è-è perché sono gay e-e lo odio. N-non capisco perché la gente è-è a-ancora così...»

Seguitò a piangere disperatamente, stringendosi la coperta addosso e, a quella vista, Kurt sentì il proprio cuore spezzarsi un po’ di più.

Ignorando i timori persistenti che gli invadevano il cervello, raggiunse Blaine e si sedette al suo fianco.

Avvolse le braccia intorno al marito e lo tirò a sé, abbracciando il suo amore tremante mentre questi piagnucolava.

«Va tutto bene. Sono qui. Va tutto bene»

«Non… non so cosa fare»

«Calmati, tesoro. Starai bene. Prendi un profondo respiro per me, okay? Respira. Chiudi gli occhi. Andrà tutto bene»

Kurt aspettò che il tremore di Blaine si placasse e che il suo respiro si regolarizzasse prima di lasciare la presa.

«Dovresti dormire un po’, Blaine. Ti sentirai meglio se riposi»

«Verresti con me? Non penso di voler stare da solo in questo momento» sussurrò Blaine, fissando suo marito con gli occhi lucidi ed arrossati, le lunghe ciglia umide intrecciate insieme.

Kurt annuì, spingendo via i pensieri negativi, ed afferrò la mano del compagno, aiutandolo ad alzarsi in piedi prima che entrambi si dirigessero in camera da letto.

Appena riuscì a far sdraiare Blaine, Kurt si spogliò – rimanendo in biancheria intima – e si infilò sotto le calde lenzuola.

La sua pelle prese a formicolare con ferocia quando Blaine si rannicchiò prontamente accanto a lui, la durezza del suo ventre premette contro il suo fianco.

«Ti amo» mormorò il più giovane, nascondendo il viso contro la spalla dell’altro.

Kurt mormorò in accordo, il nodo che avvertiva alla gola era troppo stretto perché potesse ripetere il sentimento, e così giacque completamente immobile, ascoltando il respiro di Blaine affievolirsi.

Come suo marito si fu addormentato, Kurt sollevò le membra dell’altro uomo dal proprio corpo e rotolò giù dal letto, sul pavimento, portandosi le ginocchia al petto mentre lasciava cadere la testa e faticava a respirare.

I pensieri negativi che lo avevano afflitto negli ultimi giorni gli gravavano pesantemente addosso.

Non sapeva cosa fare.

 

****

 

«Grazie a Dio sei stato in grado di badare a Stacia, l’altro giorno. Stavo avendo la più merdosa giornata possibile, Kurt, fino a quanto ho visto te. Spero non ti sia dispiaciuto, però ho pensato che sarebbe stato come fare pratica visto che tu e Blaine ne aspettate uno»

Kurt sorseggiò il suo caffè e firmò un paio di carte.

Chase era seduto sulla sedia di fronte alla sua, intento a masticare una ciambella al doppio cioccolato e con il cellulare bilanciato attentamente sulle ginocchia, mentre svolgeva il doppio compito di scambiarsi messaggini con suo marito e mangiare e, beh, parlare con Kurt… ma quello era un triplo incarico.

«Ma, seriamente, Paul l’ha lasciata a me come se io non avessi niente da fare! Sapeva che avevo questa riunione con Isabelle e gli altri e, anziché assumere la nostra babysitter, se n’è andato in palestra e l’ha lasciata a casa con me. E poi, quando ieri gliel’ho detto, ha affermato che io non passo mai del tempo con lei sì, cazzo, come no. Sono spesso con lei, e lui è solo un idiota se pensa che io non trascorra del tempo con la mia stessa figlia, non credi?»

Chase alzò lo sguardo dal suo cellulare e si accigliò quando notò l’espressione freddissima di Kurt.

Lo sguardo impassibile sul volto del collega lo agitò un po’.

Mosse una mano davanti al suo viso per vedere se poteva avere l’attenzione di Kurt.

«Ehi, amico, stai bene?»

«Com’è... essere un papà?» chiese Kurt, senza guardare Chase nemmeno una volta.

L’altro sospirò.

«Penso sia il lavoro più difficile del mondo. Un milione di volte più duro di tutto questo» indicò i documenti ed il resto degli uffici di Vogue «Tu non vieni più per primo, loro sì. Stacia è il numero uno sulla lista sia per me che per Paul. Non abbiamo quasi più tempo per fare niente sai, come dormire o fare sesso o semplicemente passare insieme un po’ di tempo di qualità. Scommetto che ne avremmo di più se i genitori di Paul vivessero qui vicino o se i miei fossero vivi ma, dato che siamo solo noi, siamo sempre con la bambina. Se io sto lavorando, lei è con Paul. Se lui sta lavorando, lei è con me»

«E la babysitter?»

«Viene almeno una volta alla settimana, quando entrambi dobbiamo lavorare, ma costa denaro e non è che ne abbiamo granché a disposizione. Ci sono i conti per le nostre cose e poi c’è una pila completamente diversa per lei. Tipo, lei ha le ricevute del pediatra e dobbiamo pagare per pannolini e cibo e vestiti perché cresce come una dannata erbaccia, quindi non le sta più niente. Quindi, sai, se tu e Blaine state progettando di fare una piccola luna di miele prima che il marmocchio sia nato, ti suggerisco di farlo presto perché non avrete più denaro una volta che il bambino sarà qui »

Kurt rafforzò la fresa intorno alla penna.

« e puoi scordarti di avere cose belle. Non posso nemmeno contare la quantità di roba che Stacia ha rovinato con le sue mani sporche o quello che ha rotto con i suoi giocattoli. Quando ha cominciato a sgambettare in giro, ha rovesciato l’antico vaso italiano della bisnonna di Paul e l’ha rotto, cadendo dritta sul tavolino. È stato orribile e non per via del vaso frantumato, ma perché si è spaccata la testa e sono stati necessari dei punti e così un paio di giorni sono stati buttati nello scarico»

Mentre Chase parlava senza sosta circa i contro di essere un genitore, Kurt sentì lo stomaco dolergli.

Riusciva a malapena a prendere in considerazione il pensiero di diventare un padre, non dopo quello che stava accadendo nella sua vita in quel preciso istante.

Tutto ciò a cui riusciva a pensare era quello che era successo l’altro giorno con Anastacia, a come non era stato in grado di farla smettere di piangere.

Aveva, poi, avuto un incubo su un bambino che assomigliava a Blaine che continuava ad urlare e a vomitare e a rovinare i suoi vestiti e, quando si era svegliato, Blaine gli era appiccicato come un koala e lui si era sentito soffocare.

Ed ora, seduto nel suo ufficio, intento ad ascoltare qualcuno raccontargli della paternità dopo aver vissuto tutto ciò,  era come se il mondo di Kurt si fosse nuovamente rovesciato sui propri assi.

Tutto il progresso che aveva fatto stava lentamente bruciando: il dubbio stava strisciando dietro di lui come un fuoco scoppiettante che diveniva sempre più grande e che presto sarebbe stato abbastanza grande da consumarlo del tutto.

Non sarebbe mai stato pronto per la paternità. Mai e poi mai.

 

****

 

Blaine si risvegliò lentamente.

Sentiva il proprio corpo come schiacciato da un peso enorme, i bulbi oculari gli bruciavano e le palpebre sembravano essere infiammate per cui, mentre si sedeva, si strofinò gli occhi ed attese di avere chiara visione: Jenny si trovava al suo fianco, rannicchiata in una piccola pallina pelosa ma, oltre a lei, nessun altro dimorava il letto.

Kurt era sparito.

«Kurt? Tesoro?» lo chiamò Blaine mentre scivolava fuori dal letto e cominciava a cercarlo per casa.

Tutto era immerso nel totale silenzio e l’unica illuminazione in tutto l’appartamento era la naturale e tenue luce blu del mattino che filtrava attraverso la finestra.

L’orologio sulla parete del corridoio segnava le 9:52 e Blaine si accigliò, chiedendosi perché la sua sveglia non avesse suonato dal momento che, quella mattina, doveva essere al lavoro alle undici.

Incuriosito, fece capolino in cucina ed alzò gli occhi al cielo quando vide una nota scarabocchiata sulla lavagnetta cancellabile:

 

“Sono stato chiamato al lavoro. Non sarò a casa fino a tardi.

Kurt x”

 

«Sorpresa, sorpresa» disse Blaine tra sé e sé.

Aprì il frigorifero, prese la brocca di latte al cioccolato, se ne versò un bicchiere, sbucciò una banana e poi si sedette per consumare la propria colazione.

Mentre mangiava, studiò lo scarabocchio di Kurt sulla lavagna ed il suo cuore si fece pesante quando rilesse l’ultima frase della nota:

 

“Non sarò a casa fino a tardi”

 

Sembrava che Kurt non facesse altro che quello – lavoro, lavoro, lavoro – e Blaine era preoccupato che il suo povero marito avesse intenzione di lavorare fino alla morte.

Sospirando, finì il suo bicchiere di latte e mise la tazza nel lavello prima di voltarsi per andare a prepararsi per la propria giornata di lavoro.

Nel profondo sperava che ora, con lui che lavorava, forse Kurt avrebbe finalmente capito che non aveva bisogno di affaticarsi fino allo sfinimento e che forse, avrebbe potuto stare a casa un po’ più spesso.

Il suo era un sogno irrealizzabile.

 

****

 

I giorni passavano.

Febbraio stava scivolando via e Kurt spendeva sempre più tempo lontano dall’appartamento.

Il giorno di San Valentino era stato un disastro, Kurt era stato occupato con la Fashion Week e non aveva avuto il tempo di festeggiare adeguatamente con suo marito – o, almeno, questo era quello che Blaine si era sentito dire.

Notte dopo notte Kurt tornava a casa incredibilmente tardi ed andava dritto a letto, senza mai disturbarsi di svegliare il compagno quando rientrava e, quando Blaine si svegliava il mattino dopo e trovava il lato di Kurt vuoto, era come se suo marito non fosse tornato affatto.

Per quanto riguardava il proprio lavoro, Blaine era impegnato ed impegnato ed impegnato... però era anche in difficoltà: le sue creazioni di pasticceria vendevano bene e stava ottenendo mance abbastanza buone, ma sembrava che alcuni dei nuovi dipendenti lo odiassero.

Una sera, mentre stava per staccare dal lavoro, aveva sentito uno dei ragazzi più giovani dire “Perché è così speciale? Quel tipo è vecchio e lavora in una caffetteria con un gruppi di ragazzi che frequentano il college. Devono provare pena per lui”

Quando aveva sentito quelle parole, Blaine aveva afferrato le proprie cose e si era affrettato verso casa, scoppiando in lacrime il secondo in cui aveva varcato la soglia dell’appartamento.

Peccato che Kurt non fosse stato lì per lui né quando aveva bisogno di sfogarsi né quando si era risvegliato sul divano, il mattino dopo.

Quindi, per quanto lo odiasse, Blaine stava cominciando ad abituarsi a non vedere suo marito.

Non era come se non avesse già affrontato quella stessa situazione prima d’allora: la Fashion Week era un affare immenso per Kurt ed il resto del personale di Vogue, ma sembrava che l’uomo fosse più indaffarato che mai, sebbene ora Kurt avesse altre priorità nella sua vita, oltre a tenere il sito web attivo e funzionante e lavorare dietro le quinte durante diverse sfilate di moda.

Una di quelle principali priorità era la gravidanza di Blaine, ovviamente.

Con il passare del tempo, la pancia di Blaine si era gonfiava con il loro bambino in crescita.

Blaine era ormai di diciannove settimane – era sempre più vicino all’essere a metà strada della sua gravidanza – e, come il suo corpo cambiava, si ritrovò a sentirsi strano.

Il suo ultimo ciclo di iniezioni d’ormoni risaliva a settimane fa ed aveva un imminente appuntamento con la Dottoressa Banes che sapeva essere importante, motivo per cui sperava che Kurt potesse prendersi qualche ora libera per andare con lui.

Era quasi il venti del mese quando, quello stesso pomeriggio, l’ambulatorio della dottoressa Banes aveva chiamato Blaine per ricordargli dell’appuntamento che aveva fissato – “Se vuole, a questa visita possiamo scoprire il sesso del bambino, signor Anderson-Hummel” gli aveva detto l’addetta alla reception durante la telefonata, e Blaine era consapevole che doveva informare Kurt della data dell’impegno.

E, quando era finalmente stato in grado di beccare suo marito in una rara pausa e gliel’aveva fatto sapere, Kurt aveva promesso di esserci.

Ma poi quel giorno arrivò e Blaine si ritrovò seduto sul divano a fissare l’orologio, a guardare i minuti scorrere via, ad osservare come l’orario a cui Kurt aveva promesso di essere a casa passava... e non una volta l’altro uomo gli telefonò per dirgli che non sarebbe riuscito a farcela.

Non una.

Quel pomeriggio, con le lacrime agli occhi, Blaine chiamò l’ambulatorio dell’ostetrica e disse che doveva riprogrammare l’appuntamento perché non aveva intenzione di scoprire il sesso del bambino senza suo marito, anche se questo significava che le sue iniezioni d’ormoni avrebbero dovuto essere rimandate di qualche giorno.

 

****

 

«Come mai non hai chiamato?»

Kurt alzò lo sguardo alla voce che l’aveva colto di sorpresa: Blaine era lì, in piedi nel corridoio, una mano sistemata a coppa sopra la parte superiore della sua pancia gonfia – sembrava esausto, la sua figura era curvata e gli occhi leggermente socchiusi mentre fissava Kurt con aria d’attesa.

Per un momento, Kurt sentì il senso di colpa trafiggergli lo stomaco per via dell’aspetto di Blaine ma lasciò che la sensazione si dissolvesse quando il suo sguardo cadde di nuovo sul ventre di suo marito.

“Non posso farlo”

«Cosa vuoi dire? Perché avrei dovuto chiamarti?»

«Avevamo un appuntamento oggi, Kurt! Dio! Avevi detto che saresti venuto! Avevi detto che saresti venuto a prendermi e che ci saremmo andati insieme! Non te lo ricordi?»

«Era oggi?»

«Sì! Sì, era oggi! Ti ho anche mandato un sms per ricordartelo, questa mattina, e tu non mi hai ugualmente chiamato! Perché, Kurt? Perché non hai semplicemente telefonato?»

Kurt sospirò.

«Sono stato sommerso dal lavoro in ufficio, oggi. Isabelle aveva bisogno di qualche modifica sul sito web ed io ero l’unico che poteva – »

«Avrebbe potuto farlo Chase! Voi due fate lo stesso lavoro! Perché non poteva occuparsene lui mentre tu eri via?»

«Ti ho detto che ero impegnato! Me ne sono dimenticato, okay? Fammi causa!»

Le mani di Blaine caddero lungo i suoi fianchi e lui le strinse a pugno.

«Avevi promesso che saresti stato più coinvolto in questa gravidanza, Kurt! Mi sembra di fare tutto da solo!»

«O mio Dio! Stiamo davvero per litigare per questa storia proprio adesso?» brontolò Kurt, passando accanto suo marito ed andando in camera da letto.

Blaine lo seguì a poca distanza.

«Sono appena tornato a casa e sono stanco»

«Lo stesso vale per me! Sono prosciugato di ogni energia, Kurt! Sto lavorando anch’io e pensavo che tu avresti ridotto le tue ore lavorative dal momento che anche io sto portando a casa un po’ di soldi, ma invece ne stai facendo di più e non capisco perché

Kurt si sfilò la camicia e la gettò nella cesta, roteando gli occhi mentre lo faceva.

Dietro di lui, Blaine sbuffò un commento sul suo comportamento immaturo e fu come se qualcosa dentro Kurt fosse appena scattato.

«O mio Dio, Blaine – vaffanculo! Seriamente. Non voglio neanche sentire quelle stronzate su te che lavori. Lavori in una fottuta caffetteria. Prepari del caffè per la gente – qualcosa che potresti facilmente fare qui! Non si tratta di scienza missilistica o che altro! Gesù, non è come se ti servisse una laurea per preparare una tazza di caffè – non che comunque la tua laurea alla NYADA possa esserti d’aiuto – e ti comporti come se fosse il lavoro più difficile del mondo! Diamine, è a malapena un vero lavoro! Addirittura non – » un singhiozzo lo costrinse a fare una pausa in quel suo sproloquio e si pietrificò, le mani ferme nel tirare via i pantaloni «Io – »

Blaine aveva una mano premuta contro la bocca.

Le lacrime gli scivolavano ininterrottamente sulle guance e stava tremando in disgusto – ma soprattutto dolore – per via di quello che Kurt aveva appena affermato.

«Non posso... non posso c-credere che tu m-mi abbia detto una cosa simile!» esclamò con voce strozzata, indietreggiando lentamente verso la porta della camera da letto.

Kurt rimase lì a fissarlo, i suoi freddi occhi blu si scongelarono come realizzò quello che aveva esattamente fatto.

«Blaine – »

Ma suo marito si voltò e corse fuori dalla camera da letto, il rumore della porta dello studio che sbatteva risuonò nella casa non molto dopo.

Appena se ne fu andato, Kurt si buttò a sedere sul materasso e si chinò in avanti, lasciando cadere la testa tra le mani.

In fondo al corridoio, Blaine scivolò sul pavimento, dondolandosi avanti ed indietro mentre piangeva per le cose terribili che Kurt aveva appena sputato fuori dalla bocca.

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Chiunque voglia celebrare un funerale per i propri sentimenti, presi ed accartocciati come fogli scarabocchiati, aggiunga anche i miei alla lista!

A mio avviso, questo è uno dei capitoli più dolorosi della storia uno dei capitoli che fa più male perché, purtroppo, sminuire una persona e quello che fa e quello a cui tiene e quello a cui crede, significa distruggerla... e a Blaine capita esattamente questo, prima con una madre ignorante e poi con un marito freddo.

Si può dire di amare il proprio compagno ma non amare la vita che cresce in lui? :/

Mi era stato chiesto un aggiornamento rapido e ho fatto il massimo per soddisfare la necessità di un nuovo capitolo, quindi spero fortemente che vi sia piaciuto!

Siete invitatissimi a lasciarmi la vostra opinione :)

Grazie a chi ha letto e recensito finora.

A presto!

Killing Loneliness.

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il quattordicesimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 14

 

«Tesoro, stai bene?»

Barbara posò una mano sulla spalla di Blaine mentre questi si addossava contro il bancone – lo sguardo preoccupato di lei cadde sul volto pallido del ragazzo e sulle sue labbra sempre leggermente increspate.

Era passata quasi una settimana dal suo litigio con Kurt e, da quel momento, Blaine si era sentito sull’orlo del baratro, stanco e sconvolto, e in un qual modo pareva aver preso un raffreddore di cui non riusciva a liberarsi.

Kurt, d’altro canto, sembrava stare bene: andava al lavoro in orario e tornava a casa tardi come se niente fosse.

Dalla loro sfuriata, nessuno dei due aveva parlato all’altro e, ogni volta che si passavano accanto nel corridoio senza dirsi una parola, il cuore di Blaine si spezzava un po’ di più davanti alla loro mancanza di comunicazione.

«Blaine, mi hai sentito?»

Riscuotendosi dai suoi pensieri, Blaine alzò lo sguardo sulla datrice di lavoro e le sorrise.

Barb lo fissò scettica, soprattutto visto che l’espressione che lui aveva appena provato a rivolgerle era molto più simile ad una smorfia che ad un sorriso vero e proprio.

Lo prese cautamente per una spalla e lo condusse ad un tavolo vuoto, facendolo accomodare su una sedia con facilità.

«Credo che dovresti prenderti una pausa, tesoro»

«No, no. Sto bene, Barb, davvero. È solo... quell’ultimo cliente aveva appena finito una sigaretta prima di entrare ed immagino che mi abbia dato un po’ fastidio»

Barbara inarcò un sopracciglio, ma poi annuì comprensiva.

«Oh, ti capisco, mi capitava la stessa cosa durante la mia prima gravidanza. Mio marito aveva una buonissima acqua di colonia ma, quando aspettavo Elliot, non riuscivo a sopportarne l’odore in alcun modo. Non penso di aver mai visto Walter tanto spaventato in tutta la sua vita come la notte in cui mi sono sentita male addosso a lui. Stavamo per uscire per cena e lui si era spruzzato la colonia e – »

La donna si lanciò in un racconto sul marito e Blaine chiuse gli occhi, sentendo quel senso di nausea sempre presente sopraffarlo mentre se ne stava lì seduto.

Ad essere sinceri, sembrava che il fumo di sigaretta non fosse l’unica cosa ad infastidirlo ma non aveva intenzione di dire niente.

Era un semplice raffreddore, gli sarebbe passato.

Prima, però, doveva arrivare a fine giornata.

 

****

 

Kurt fece un paio di orecchie alle pagine di un vecchio numero di Vogue ed alzò lo sguardo sullo schermo del computer, stringendo gli occhi quando fissò la homepage del sito web.

La rivista stava celebrando il ritorno degli stili degli anni Sessanta e lui era incaricato di apportare qualche modifica al sito per coordinarlo al prossimo numero, ma niente di ciò che faceva sembrava andare bene.

D’altro canto, per quanto riguardava la sua mancanza d’ispirazione, poteva solo biasimare il fatto che la sua mente fosse altrove – pensava a Blaine, a dire il vero, e a cosa suo marito stesse facendo in quel momento.

A parere di Kurt, al mondo non c’era niente di peggio che sentire Blaine piangere eppure, ogni singola notte durante quella settimana, era stato tutto ciò che aveva udito.

Nonostante il dolore che aveva avvertito nel cuore, non era riuscito a convincersi d’alzarsi e semplicemente controllare suo marito.

Semplicemente chiedergli scusa.

Era rimasto sdraiato ad ascoltare e, qualche volta, aveva pianto con lui.

Persino quella mattina aveva potuto sentire Blaine ansimare alla ricerca d’aria mentre stava male, chino sopra il gabinetto e, nonostante fosse proprio fuori dalla porta chiusa del bagno, non era riuscito a trovare il coraggio di aprirla ed entrare.

Era rimasto ad origliare... e si era odiato un po’ di più ad ogni singhiozzo.

“Perché stai facendo questo, Kurt? Perché lo stai ferendo ancora? Cosa c’è di sbagliato in te?”

Sospirando, chiuse il laptop e si alzò dalla sedia, stiracchiando le braccia verso l’alto mentre si allontanava dalla scrivania ed usciva nella folla frenetici di stagisti, che correvano tutti con pile di fotografie e campioni di tessuto per i loro rispettivi capi.

Mentre li guardava, Kurt ripensò ai giorni in cui era stato un umile tirocinante che portava i caffè ad Isabelle e rispondeva a tutti i telefoni mentre si destreggiava tra le lezioni alla NYADA e viveva in uno spazioso appartamento con Rachel e Santana.

Il suo primo anno a New York era stato pazzesco e il successivo altrettanto stravagante, con Blaine che si era unito alla mischia trasferendosi nell’appartamento assieme a Kurt ed alle ragazze.

A quel tempo, Kurt era stato entusiasta di vivere con il suo – di nuovo – ragazzo e di notte, quando si accoccolava accanto a Blaine nel loro letto, sognava il loro futuro insieme: la loro casa, i loro lavori e le loro vite.

Ma raramente aveva sognato dei bambini.

Qualche volta, un marmocchio o due saltava fuori nelle sue fantasticherie solo per poi sparire nei futuri dopo immaginati, ma questo era tutto.

I bambini non erano mai stati davvero nella sua mente, nemmeno dopo che i suoi amici più cari avevano cominciato ad averne.

L’idea di avere figli era stata, all’epoca, una sorta di opzione quando era più giovane e vivace, appena sposato e pronto a conquistare il mondo con suo marito.

Come il tempo passava, però, si era ritrovato a vedere un futuro diverso – uno dove lui e Blaine viaggiavano per il mondo, o dove Blaine otteneva finalmente quel tanto desiderato e meritato ruolo di immediato successo a Broadway; uno dove entrambi avevano più denaro di quanto immaginassero e vivevano in un grandissimo attico nell’Upper West Side.

A volte lui e Blaine avevano parlato di quei sogni e, in un qualche modo, l’idea di un bambino era strisciata nella sua mente e Kurt aveva immaginato sé stesso ed il suo compagno camminare per Central Park stringendo la mano di una bambina con i codini.

Questo era quanto lontano si era spinto... anche se sapeva che Blaine stava pensando a qualcosa di molto più concreto.

Si era detto di aver bisogno di un po’ di tempo, che si sarebbe scaldato all’idea di avere dei figli in un più tardo momento della propria vita.

Ma, poi, si era ritrovato bloccato in una stanza con uno dei figli di Puck e gli era venuto mal di testa dal loro continuo blaterare, per non parlare di quello che era successo con Anastacia – aveva potuto immaginare tutti i suoi vestiti rovinati da manine sporche e tutto il duro lavoro svolto negli anni per essere in grado di acquistare tale lusso sarebbe finito dritto nello scarico.

Comunque, ogni tanto rimuginava su quello che suo padre aveva detto: che avere un bambino era una cosa meravigliosa e che, dopotutto, essere padre non era tanto male.

Certo, le cose che Chase gli aveva raccontato contraddicevano incredibilmente le lodi di Burt ma, a ben pensarci, Kurt rispettava le opinioni di suo madre molto più di quanto rispettasse un uomo che conosceva solo da una decina d’anni o giù di lì.

“Allora perché stai facendo questo?”

Kurt si passò una mano tra i capelli, la mente ancora in subbuglio, ed entrò nell’ufficio di Isabelle, lanciandole un patetico mezzo sorriso quando lei gli fece un cenno e tornò alla sua telefonata.

Mentre si sedeva sulla sedia davanti a quella della donna, lasciò che la sua immaginazione viaggiasse verso la propria infanzia ed alle splendide giornate che aveva passato con sua madre prima che lei si ammalasse.

Ricordava di tutto il divertimento avuto insieme, il modo in cui lei gli permetteva di sceglierle i vestiti e di metterle il trucco e quanto lui amasse sentirla cantare.

Ricordava il giorno in cui era morta, di come Burt si era finalmente fatto forza dopo mesi di lutto assumendo il ruolo sia di padre che di madre e di come aveva sopportato gli stupidi ricevimenti a base di tè di Kurt e le serate dedicate ai film.

Amava suo padre... e suo padre amava lui, incondizionatamente.

L’uomo l’aveva sempre supportato, era sempre stato al suo fianco nonostante Kurt sapesse che a volte testava i suoi limiti ma, anche se era certo che suo padre gli volesse bene, a volte si chiedeva perché.

Burt gli aveva sempre detto che lo aveva amato fin dal momento in cui aveva scoperto della sua esistenza e Kurt non riusciva a comprendere come fosse possibile, come suo padre potesse amare il semplice pensiero di avere un figlio.

“Un figlio creato dall’amore di due persone”, aveva detto Burt.

Ma Kurt ancora non capiva.

Perché lui, principalmente, sentiva di non amare il bambino che cresceva nello stomaco di suo marito.

Nelle ultime settimane, durante il riaccendersi del suo matrimonio con Blaine, Kurt aveva creduto di essere eccitato per quello che stava accadendo ma, poi, quegli stessi vecchi pensieri colmi di dubbio erano strisciati su di lui come un ladro nella notte e lui si era ritrovato ancora un volta offuscato dalla paura.

Paura che non avrebbe mai amato il bambino, paura che avrebbe provato risentimento nei suoi confronti per tutto ciò che rappresentava: la possibile fine a tutte le cose che Kurt aveva sognato.

Kurt era ancora spaventato di quello che sarebbe successo e spaventato di quello che stava attualmente succedendo, come il fatto che lui e Blaine che si stessero nuovamente allontanando.

“Colpa tua” gli suggerì il cervello e Kurt chiuse gli occhi, cercando mentalmente di schiacciare i raccapriccianti sentimenti che si stavano riversando su di lui “Non raccapriccianti, Kurt. Colpevoli. Molto, molto colpevoli”

Sedette là, perso nei suoi pensieri, fino a quando Isabelle schioccò le dita davanti al suo viso e gli sorrise tristemente.

Lui la guardò, i suoi occhi blu vorticavano con un milione di differenti emozioni fino a quando non sbatté le palpebre, scacciandoli, e rimise la stessa vecchia maschera che aveva usato dalla notte in cui aveva urlato contro Blaine e l’aveva fatto piangere.

Tutto andava bene.

Niente andava bene, e sembrava che le cose stessero solo per peggiorare.

 

****

 

Blaine sbadigliò mentre scioglieva lo stretto grembiule e staccava dal lavoro.

I ragazzi del turno successivo cominciarono a rumoreggiare tutt’intorno a lui, preparando caffè per i clienti dell’orario di punta del pomeriggio e, mentre loro iniziavano a lavorare, Blaine si schiacciò tra loro e lasciò il retro del negozio, stringendosi nel suo cappotto invernale mentre camminava.

Fuori, il cielo era di un bianco brillante e la neve fresca cadeva in fiocchi, ed una dozzina di persone entrarono nella caffetteria lamentandosi dei marciapiedi scivolosi e della ridotta visibilità.

«È davvero così brutto là fuori?» chiese Blaine ad uno dei suoi clienti abituali mentre si chinava contro la finestra anteriore e guardava qualche passante camminare lentamente attraverso la fanghiglia.

«Eh, è più che altro fastidioso. La neve è davvero gelida e c’è vento, quindi quando quella roba ti viene soffiata in faccia è come essere presi a schiaffi da un pezzo di vetro»

“O preso a granite sul muso” Blaine aggiunse mentalmente, ricordando quel momento particolarmente doloroso della sua vita.

Scosse la testa per schiarirsi le idee ed infilò le mani nei guanti.

«Beh, devo tornare a casa in un modo o nell’altro. Penso che lo sopporterò»

«Stai attento là fuori, tesoro. Hai anche un bambino a cui pensare»

«Oh, come se non lo sapessi» disse Blaine con un mesto sorriso, raggiungendo la porta per andarsene.

Era quasi fuori quando qualcuno urlò il suo nome.

«Blaine! Ehi, Blaine!»

Riparandosi gli occhi dalla neve, Blaine alzò lo sguardò ed aggrottò le sopracciglia quando notò Rachel in piedi accanto ad un taxi in attesa, tutta infagottata nel suo cappotto rosso firmato.

«Andiamo, sciocco. Non c’è bisogno di camminare fino a casa mia quando puoi prendere un taxi con me!»

“Camminare fino a casa tua?” pensò Blaine, muovendosi attentamente attraverso la folla di persone per poi salire sul taxi dopo la cognata.

«Stiamo andando a casa tua?» le chiese mentre si sistemava sul sedile ed aspettava che il tassista mettesse in moto.

«Uhm, sì? Ho invitato te e Kurt per cena, ricordi?»

“Kurt non ha detto nulla a riguardo”

«Oh. Oh, sì, l’avevo scordato. Scusa... dimenticanza da gravidanza, sai»

Rachel sorrise e si voltò a guardare la sua pancia, nascosta sotto il cappotto pesante.

«Capisco completamente. Okay, beh, forse non proprio del tutto dato che non sono mai rimasta incinta, ma lo posso capire. Dunque, come stai? Non sono stata in grado di parlare con Kurt ultimamente e l’ultima volta che ho sentito qualcosa da Carole e Burt, voi eravate di nuovo insieme, quindi non ero certa che disturbarvi fosse una buona idea e – »

«Sto bene» mentì Blaine, lasciando cadere le mani contro il proprio ventre «Stanco, perlopiù. Il lavoro è, beh, lavoro e questo è quanto»

Non menzionò come si era sentito turbato nell’ultimo periodo – con i suoi colleghi e con Kurt e con l’umanità in generale.

Rachel si limitò ad annuire ed accettò la sua risposta senza altre domande, cominciando a parlare senza sosta delle sue giornate indaffarate a Broadway e di come adorasse tutto quanto.

Mentre parlava, Blaine non poté fare a meno di provare una fitta di gelosia strisciargli lungo la spina dorsale per come tutto, per lei, sembrasse facile: aveva un bellissimo appartamento – con una serratura che funzionava perfettamente –, un lavoro a Broadway ed un marito che la sosteneva.

Aveva molto di ciò che Blaine desiderava e che, in un qualche modo, non riusciva ad avere.

E la cosa faceva un pochino male.

Strofinandosi lo stomaco, Blaine si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, lasciando che il racconto di Rachel lo cullasse nel sonno mentre il taxi si faceva lentamente strada attraverso l’abbondante nevicata verso l’appartamento degli Hudson.

 

****

 

«Ehi, fratello» lo salutò Finn quando Rachel e Blaine aprirono la porta ed entrarono nel caldo, luminoso ingresso.

A Blaine fu necessario qualche momento per capire dov’era come c’era arrivato però, quando vide Finn venire a dargli un abbraccio, realizzò che nel lasso di tempo tra l’essersi addormentato e quel preciso istante, doveva aver raggiunto l’edificio assieme a Rachel.

Sospirando, salutò Finn e strinse il cognato prima di togliersi il cappotto e permettere ai parenti di lanciarsi in “Ooooh” e “Aaaah” diretti al suo stomaco in crescita prima che questi vi attaccassero rapidamente le mani, sperando di sentire qualcosa, ma Blaine scosse semplicemente la testa.

«Io non ho ancora sentito niente, quindi dubito che ci riuscirete voi. Mi dispiace, ragazzi»

«Non hai ancora avvertito i calci?» chiese Rachel, fissando le proprie mani appoggiate sulla pancia dell’altro.

Blaine mormorò sommessamente e lei aggrottò la fronte.

«Non sei, tipo, di circa venti settimane?»

«A dire il vero, il mio medico ha detto che potrei non sentire niente fino alla ventiduesima settimana. Aveva affermato che avrei potuto cominciare ad avvertire il bambino muoversi tra la sedicesima e la ventiduesima, quindi non sono troppo preoccupato. Spero di sentirlo presto, però. Penso che sia la parte per la quale sono più eccitato – oltre al fatto di averlo, ovviamente»

Rachel sorrise e gli prese la mano, conducendolo verso il salotto per farlo sedere sul loro grande divano.

«Finn ed io cominciamo a preparare la cena però tu puoi sedere qui e riposare, se vuoi, dato che hai passato tutta la giornata a lavorare. Proverò a chiamare Kurt per vedere se è lungo la strada e poi possiamo mangiare. Ma, se ti senti affamato o che altro, chiamami e potrai avere qualsiasi cosa tu voglia, okay?»

Blaine annuì e rivolse un sorriso a Rachel, aspettando che lei si alzasse e lo lasciasse a sistemarsi comodamente sui grossi cuscini.

Non si disturbò di dirle come si sentisse strano, dato che non voleva preoccuparla, ma sinceramente, in quel momento, sentiva un po’ troppo caldo ed avvertiva un po’ di nausea.

Aspettando, ascoltò i rumori di Finn e Rachel che si mettevano ai fornelli e quando li sentì cantare l’uno all’altro mentre tagliavano le verdure, si stese sul divano e si addormentò.

 

****

 

Finn fece capolino in salotto, gli occhi fissi sul cognato addormentato mentre questi giaceva rannicchiato sul divano.

Dalla sua posizione sulla soglia, poteva vedere come scarno Blaine sembrasse, come il viso fosse pallido e sudato e come apparisse stanco.

Blaine non aveva un aspetto sano, quello era certo, e vederlo in quello stato preoccupò infinitamente Finn.

«Ehi, Rach?»

«Mh?» chiese Rachel mentre si avvicinava a lui.

Fece scivolare le braccia intorno alla vita di suo marito e sbirciò oltre il suo bicipite, guardando in salotto.

«Che c’è?»

«Blaine ti sembra ammalato?» sussurrò Finn, attento a non parlare troppo forte nel caso svegliasse accidentalmente il suo amico.

Accanto a lui, Rachel fece un profondo respiro.

«Lo pensi anche tu?»

«Allora l’hai notato anche tu?»

«Non avevo intenzione di dire niente ma Blaine non sembra stare bene come qualche settimana fa. Ricordi quando sono venuti qui a cena che bella cera aveva? Ora... sembra semplicemente malato»

Finn deglutì a fatica, strofinando la mano su quella della moglie.

«Lo so. Penso ci sia qualcosa che non vada»

«Sta probabilmente lavorando troppo. L’ultima volta che ho parlato con Burt, lui ha detto che Kurt gli aveva raccontato che Blaine aveva ripreso entrambi i suoi vecchi lavori, quindi si starà quasi certamente oberando di lavoro. Vorrei che non lo facesse, però. Sta mettendo sé stesso e il bambino in pericolo» scuotendo la testa, la ragazza si allontanò dal marito e tornò in cucina «Proverò a chiamare di nuovo Kurt. Non ha risposto alle mie due ultime telefonate»

«Scommetto che è in riunione. Sarà qui presto» aggiunse Finn mentre lanciava un ultimo sguardo al cognato per poi seguire Rachel.

Intanto che sua moglie componeva il numero di suo fratello, Finn tornò a tagliare i peperoni e le cipolle per la cena, la mente ancora invasa dalla vista di come malaticcio Blaine sembrasse.

 

****

 

«Blaine? Ehi, Blaine?»

Una mano scosse delicatamente la sua spalla e Blaine sbatté le palpebre, aprendo gli occhi e sollevando lo sguardo annebbiato su Rachel, che gli stava sorridendo.

Aprì la bocca per dire qualcosa ma sentì la gola stringersi prima ancora che ne avesse la possibilità.

«Stai bene?» gli chiese Rachel, la voce dolce e genuina.

Lei gli spostò una ciocca di capelli sudati all’indietro e scrutò il modo in cui lui sbatteva le palpebre.

«Bene. Sto bene» gracchiò, sollevando le mani per strofinarsi gli occhi «La cena è pronta?»

«Sì, Finn sta dando gli ultimi tocchi a tutto. Mi ha chiesto di venire qui a svegliarti, vuole sapere se vuoi il pollo nella tua quesadilla o la preferisci con solo verdure come me»

«Mh, il pollo va bene» sussurrò Blaine, lottando contro l’impulso di rannicchiarsi mentre una strana sensazione piombava su di lui: lo stomaco gli faceva terribilmente male, un lento dolore simile ai crampi si stava gonfiando nella parte inferiore dell’addome, e lui si sforzò di non aggrapparsi al proprio ventre a quell’impressione.

«Ti dispiace se uso il vostro bagno?»

Rachel scosse la testa e gli diede un colpetto sul ginocchio, alzandosi dal divano.

«Sai dov’è, Blaine. Io torno di là per dire a Finn che anche tu preferisci il pollo»

«Okay» disse Blaine.

Aspettò che Rachel fosse completamente uscita dalla stanza prima di curvarsi in avanti con un sussulto silenzioso e massaggiare la propria rotondità.

Non c’era nulla che andasse bene.

Il suo corpo era pesante, si sentiva la testa come se fosse piena d’aria e la pressione stava per fargli uscire gli occhi dalle orbite ma la peggiore sensazione era quella che avvertiva dentro lo stomaco.

Si sentiva come se stesse per vomitare o svenire e, in quell’istante, capì che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato.

Si alzò barcollando ed incespicò verso la cucina, cullando la parte inferiore della pancia con una mano; l’altra premuta saldamente contro il muro mentre si trascinava alla ricerca d’aiuto.

«Finn? R-Rachel?» gemette, la sua voce era così debole che trovava difficile udirla persino con le proprie orecchie.

Tremando, Blaine trascinò il proprio corpo dolorante sulla soglia della cucina, sbattendo rapidamente le palpebre contro le luci luminose ed i forti suoni provenienti dalla radio e le voci in coro di Finn e Rachel.

«Ragazzi? Ugh, io – »

Un basso gemito risuonò dalla sua gola e Finn si voltò verso il rumore, gli occhi spalancati quando vide Blaine lì in piedi.

«Blaine?!»

Il suo viso fu l’ultima cosa che Blaine vide prima di collassare in avanti e colpire il pavimento.

 

****

 

«Kurt? Quello è il tuo telefono?»

Isabelle indicò la luce brillante che illuminava la tracolla di Kurt dall’interno e Kurt arrossì, mormorando qualche scusa mentre saltava giù dalla sua sedia di direttore creativo e si affrettava a zittire il cellulare che suonava.

Sibilando alcune imprecazioni a denti stretti, Kurt spense il telefonino completamente, la rabbia raggiunse il culmine quando notò che era di nuovo Rachel a chiamare per quella dannata cena a cui non aveva alcuna intenzione di presentarsi.

Le aveva detto giorni prima che non pensava sarebbe riuscito a farcela e non l’aveva mai detto a Blaine, quindi non era come che Finn e Rachel li stessero aspettando.

Quando fu sicuro che quella dannata cosa fosse stata completamente messa a tacere, tornò a sedersi accanto ad Isabelle e sfogliò gli scatti delle diverse modelle a cui stavano venendo fatte le fotografie.

Accanto a lui, un fotografo stava mettendo un paio di ragazze in varie pose ed Isabelle stava esprimendo la propria opinione su come pensava che le giovani dovessero posare.

«Cosa ne pensi, Kurt? Pensi che quello possa funzionare meglio come copertina per il sito? O dovrebbero essere un po’ più rilassate?»

Kurt considerò entrambe le ragazze, fissando i loro completi ed il modo in cui stavano in piedi.

«Probabilmente un po’ più rilassate. La bionda dovrebbe anche appoggiare il mento sulla mano, sembra più couture»

«Fantastico. Mi hai letto nel pensiero» rise Isabelle, chiedendo altre idee al cameraman.

Mentre lei era assorbita da quanto faceva, Kurt tornò a studiare gli scatti di prova delle modelle e si chiese come sarebbero parse contro la nuova combinazione che stava programmando per il sito web.

Una mezz’ora passò così e, mentre Kurt sfogliava le foto e sceglieva quelle che più gli piacevano, notò a malapena la sua nuova stagista, Shelly, che entrò nel magazzino di corsa; la sua figura coperta di neve ed il suo naso di un rosso brillante per via del freddo.

«Signor Anderson-Hummel! Signor Anderson-Hummel?!»

Kurt alzò lo sguardo, come fece il resto del gruppo che lavorava intorno a lui.

Isabelle gli lanciò uno sguardo confuso e Kurt si alzò, due secondi lontano dal rimproverare la tirocinante per il suo comportamento poco professionale in un’ambiente così importante.

Era a pochi metri da lei quando notò lo sguardo nei suoi occhi – paura – e il suo cuore si fermò immediatamente.

Oddio, qualcosa non andava con suo padre e lui aveva il cellulare spento.

Oddio.

«Signor Anderson-Hummel, per favore non si arrabbi. Sono venuta il prima possibile, e ho provato a telefonarle ma lei non mi ha risposto!»

«Che succede?» chiese Kurt a bassa voce, la mano gli cadde sul petto.

I suoni che lo circondavano cambiarono e tutto ciò che poteva sentire era il suo cuore battere mentre guardava la sua stagista, con gli occhi pieni di lacrime, fissarlo con terrore.

«Che c’è, Shelly?»

«Signore, è suo marito. È successo qualcosa»

 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Giusto per mettervi la pulce nell’orecchio e farvi mangiare le mani durante l’attesa del quindicesimo capitolo: una botta improvvisa allo stomaco, come una caduta, può provocare un aborto... così come il trauma dell’impatto *Traduttrice selvatica appare! Traduttrice selvatica fugge via!*

Ringrazio sentitamente chi ha letto, seguito, ricordato e preferito la storia. Un grazie speciale, però, va a chi ha speso due minuti per lasciare la propria opinione - e, a proposito, mi ha fatto davvero piacere trovare altre voci oltre ai miei soliti affezionatissimi ed instancabili lettori :)

Siete invitatissimi a lasciarmi una recensione e dirmi cosa ne pensate di questo capitolo che, spero, abbiate apprezzato.

A presto!

Killing Loneliness

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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***


Fandom: Glee

Autore: warblerslushie – potete trovare il quindicesimo capitolo in lingua proprio QUI

Titolo: When We’re Older

Pairing: Blaine Anderson/Kurt Hummel

Genere: Drama; Hurt; Comfort

Rating: T

Avvertimenti: MPREG

Disclaimer: non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non scriverei fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è basato sul personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio vederlo se vi piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso, non ho nessun diritto.

Traduzione a cura di Killing Loneliness.

 

 

 

 

 

When We’re Older

 

 

 

Capitolo 15.

 

«Finn! Respira? Ti prego, dimmi che respira!»

Rachel stava singhiozzando, con una mano teneva il cellulare di suo marito all’orecchio e l’altra era premuta sul petto, come se lei stessa faticasse ad ingabbiare l’aria.

Finn era seduto sul pavimento, la testa appoggiata sul torace di Blaine, intento ad ascoltare il cognato prendere un lento e roco respiro.

Non riusciva a tollerare l’idea di dare un’occhiata alla testa di Blaine, al bernoccolo che si stava gonfiando su un lato, e non voleva nemmeno guardargli il braccio, che era sicuramente dislocato o rotto.

Si accertò, invece, che Blaine stesse almeno respirando cosa che stava facendo e di cui Finn era davvero grato.

«Sta respirando, Rach, ma è debole»

«Ha s-sbattuto la testa. O mio Dio, ha sbattuto la testa» Rachel cadde in ginocchio accanto al corpo prono di Blaine e posò la mano libera sul suo ventre «O mio Dio, il bambino. Oh, no, no, no, no, no»

Finn fissò il palmo della moglie contro lo stomaco gonfio di Blaine e deglutì pesantemente, sfiorando l’attaccatura dei capelli dell’uomo con la mano, laddove un brutto bernoccolo si era formato.

«Blaine? Blaine, riesci a sentirmi? Se mi senti, apri gli occhi o che altro o stringi la mano di Rachel. Per favore. Andiamo, amico»

Guardò il braccio di Blaine e sibilò appena notò come era disteso sul pavimento visto il modo in cui era stramazzato al suolo, Blaine aveva colpito il lato destro piuttosto duramente e l’impatto della caduta aveva coinvolto perlopiù la spalla e parte della testa: aveva probabilmente una commozione cerebrale e un braccio possibilmente rotto e, forse, quello non era nemmeno il peggio, nonostante Finn sperasse e pregasse che tutto quello che stava accadendo non fosse vero.

Più che altro, si augurava che il bambino non avesse risentito della caduta e che stesse bene, perché non sapeva come Blaine l’avrebbe gestita se l’avesse perso... non dopo aver visto come era eccitato per la gravidanza.

Asciugandosi qualche lacrima che non si era accorto di star versando, Finn guardò Rachel e la vide comporre dei numeri sul cellulare con frenesia.

«L’ospedale »

«L’ambulanza sta arrivando. Sono ancora in linea con loro ma non riesco a mettermi in contatto con Kurt. Non risponde, Finn! Non risponde!»

«Dammi il tuo telefono» disse Finn, afferrando l’apparecchio dalle mani della moglie prima che anche lui cominciasse a telefonare Kurt ancora ed ancora.

Per diversi minuti lo chiamò sul cellulare e sul telefono di lavoro, ma non riuscì ad avere risposta su nessuno dei due, e stava per ritentare quando Rachel, che non aveva notato lasciare il suo fianco, arrivò con due paramedici.

Questi si inginocchiarono rapidamente accanto a Blaine, sul pavimento, e cominciarono a controllare i suoi segni vitali.

Finn si alzò e prese la moglie in lacrime tra le braccia, zittendo i suoi singhiozzi mentre guardava, impotente, i paramedici fare quel che potevano per aiutare suo cognato.

Appena legarono Blaine sulla barella con le cinghie, Finn lasciò andare Rachel ed afferrò i loro cellulari, spingendo la donna fuori dalla porta cosicché lei potesse andare con Blaine mentre lui si assicurava che tutto in cucina fosse spento prima di seguirla in taxi.

Durante la corsa verso l’ospedale, il ragazzo fece del suo meglio per rintracciare Kurt sia dal proprio cellulare che da quello di Rachel e, quando non riuscì ad ottenere risposta a nessuno dei due, usò il telefono di Blaine per una chiamata d’emergenza all’ufficio principale di Vogue, ringraziando Dio che qualcuno avesse risposto e che avesse preso il suo messaggio per poi passarlo alla stagista di Kurt.

Dopo che fu tutto detto e fatto, telefonò ai loro famigliari: Burt e Carole e Cooper.

Aveva appena riattaccato dopo aver parlato con un agitatissimo Cooper quando arrivò all’ospedale.

Gettò il denaro al tassista prima di correre dentro la struttura, raggiungendo il bancone della reception per vedere se riusciva trovare Blaine o Rachel.

Una donna anziana era davanti a lui, intenta a chiedere delle sorti del proprio marito, e Finn incrociò le braccia sul petto il cuore gli batteva veloce come un ghepardo mentre si interrogava sul benessere di Blaine e della sua nipotina o nipotino.

Chiudendo gli occhi, pregò che tutto andasse bene.

Non voleva che niente accadesse al bambino che Blaine aspettava, non dopo averlo appena scoperto ed aver appena avuto il tempo di eccitarsi all’idea.

Era così pronto per essere uno zio, così pronto di avere qualcuno nella sua vita da viziare, e se fosse capitato qualcosa che gli avrebbe portato via tutto quanto... beh, non sapeva cosa avrebbe fatto.

Era terrorizzato.

 «Per favore, fa che vada tutto bene»

 

****

 

Kurt si catapultò praticamente fuori dal taxi, precipitandosi all’interno dell’ospedale più in fretta che poteva, quasi investendo una manciata di persone durante la corsa.

All’ingresso principale si guardò intorno, i suoi occhi scrutarono ogni persona che potevano individuare, prima di vedere lui: Finn, là in piedi, appoggiato contro un distributore automatico con le palpebre abbassate.

Sembrava fosse invecchiato di diversi anni nel giro di poche ore.

«Finn! Finn, dov’è lui?»

«O mio Dio, dove sei stato?» sibilò Finn, afferrandolo per il bicipite con una mano per trascinarlo verso una fila di ascensori.

Le porte di quello centrale si aprirono e Finn tirò Kurt all’interno – i suoi occhi pesantemente cerchiati fissi sul fratello, tristezza e stanchezza scritte su tutto il suo volto.

«Rachel ed io abbiamo provato a chiamarti per un’eternità e tu non hai mai risposto»

«Il m-mio cellulare era spento» sussurrò Kurt.

Il suo sguardo era fisso sulle porte chiuse dell’ascensore e più la cabina si muoveva, più si sentiva come se stesse per vomitare.

La mano di Finn rimase stretta intorno al suo braccio, ancorandolo lì al suo posto, e quando Kurt fu finalmente capace di distogliere gli occhi dalle ante trovò suo fratello intento a fissarlo.

«Abbiamo chiamato per più di un’ora, Kurt. Un’ora. E non siamo stati in grado di metterci in contatto con te. Rachel è lassù e sta uscendo di testa perché non riesce a sapere niente e tu non hai risposto al telefono – »

«Smettila, Finn!» urlò Kurt mentre strattonava indietro il proprio arto superiore e si premeva contro la parete, le braccia strette intorno alla propria vita «So cos’è successo, okay? Ho spento il mio cellulare e qualcosa è successo a Blaine e nessuno è riuscito a farmelo sapere! L’ho capito e mi sento di merda in questo momento, okay? Quindi non osare iniziare a perdere il controllo con me!»

Lo sguardo di Finn si ammorbidì.

«Fratello, mi dispiace. È solo che io… sono scosso da tutto questo. Vedere Blaine in quel modo e... non essere capace di rintracciarti… è solo che... le cose sono precipitate veramente in fretta e non ho intenzione di prendermela con te, è solo che... sono spaventato»

L’ascensore suonò impercettibilmente e le porte si aprirono.

Kurt lanciò al fratello uno sguardo triste prima di uscire dalla cabina come una furia e raggiungere la reception del reparto senza degnare di una seconda occhiata l’uomo che lo seguiva.

Appena si fermò davanti al bancone, un’infermiera dal viso gentile puntò gli occhi su di lui e sorrise.

«Posso esserle d’aiuto?»

«Mi chiamo Kurt Anderson-Hummel. Io... mio marito, Blaine, è stato portato qui circa un’ora fa. Vorrei vederlo, per favore»

La donna annuì e controllò la cartella dei pazienti, il suo dito scorreva sulla lista mentre cercava il nome di Blaine.

Alle spalle di Kurt, Rachel arrivò di corsa e gli afferrò la mano, sorridendo mestamente appena lui incontrò i suoi occhi.

«Ah! Blaine Anderson-Hummel, giusto?» chiese l’infermiera.

Quando lui assentì, lei gli diede un pass per visitatori e chiamò qualcuno al cercapersone dalla scrivania.

Prima che Kurt avesse la possibilità di correre alla stanza di Blaine, un uomo alto con degli occhiali dalla montatura rotonda entrò nel suo campo visivo.

«Lei deve essere il marito di Blaine, giusto? Salve, sono il dottor Marten, colui che è attualmente incaricato di prendersi cura di suo marito, o almeno fino a quando il suo medico curante potrà occuparsi di lui in prima persona. Mi segua, per favore»

I due uomini camminarono per il corridoio, il medico intento a leggere per sommi capi gli appunti segnati sulla cartella che teneva tra le mani.

Si fermò fuori da una stanza e guardò Kurt, rivolgendogli un sorriso gentile.

«Suo marito è stato ricoverato questa sera con una febbre atipicamente alta ed un aumento della pressione sanguigna. Stando a quanto ha detto sua cognata, Blaine è svenuto e ha sbattuto la testa ed il braccio sul pavimento della cucina. Fortunatamente, vista l’angolazione della caduta, non è stato fatto troppo danno al suo stomaco – »

«Il bambino?»

«Ora come ora, il bambino sembra stare bene. Abbiamo collegato Blaine ad un monitor e le pulsazioni del feto sono un po’ basse, ma stiamo tenendo d’occhio i suoi progressi. Dunque – »

«Aspetti, suoi? Intende dire Blaine o – »

«Suo figlio, signor Anderson-Hummel... oh, io – »

La mano di Kurt cadde sul cuore mentre respirava lentamente.

Un figlio.

Stavano per avere un maschietto e non lui non lo sapeva nemmeno.

D’altronde, non era nemmeno sicuro che Blaine lo sapesse dal momento che avevano mancato il loro ultimo appuntamento, ma...

“O mio dio”

«Aspettiamo un maschio?»

«Sì. Le porgo le mie scuse, signore, pensavo lo sapesse. Spero di non aver rovinato nessuna sorpresa»

«No. No, non l’ha fatto. È solo che... io... come sta Blaine? Sta bene?»

Il dottore guardò di nuovo la cartella e scosse lentamente la testa.

«Suo marito avrà bisogno di moltissimo riposo nelle prossime settimane. Secondo i documenti che l’ambulatorio della sua ginecologa ci ha mandato per fax, Blaine ha saltato un paio di importanti iniezioni ormonali sostitutivi per la gravidanza, e la mancanza di  questi ormoni vitali all’interno del suo organismo l’hanno portato a soffrire di qualche piccolo imprevisto»

«Ovvero?»

«Se suo marito non fosse svenuto a causa della pressione sanguigna ed avesse continuato ad andare avanti senza le sue iniezioni di ormoni per qualche altro giorno, avrebbe potuto perdere il bambino. Ora, non voglio spaventarla, ma devo altresì sottolineare che c’è l’eventualità che il malessere possa provocare un aborto per via del trauma della caduta. Dall’ecografia che abbiamo fatto quando Blaine è stato inizialmente portato da noi, il bambino sta bene e la placenta non si è staccata o ammaccata con la caduta, ma dipende tutto dal corpo di Blaine riprendersi e non rifiutare la gravidanza. Capisce, signor Anderson-Hummel?»

Kurt fissò la porta, avvertendo un nodo alla gola stringersi mentre si grattava il pomo d’Adamo.

«Quindi potrebbe ancora perdere il bambino?»

“No, no, no, no, no. Di tutto quello che può succedere...”

«È una possibilità. Speriamo di essere in grado di dargli gli ormoni abbastanza in fretta da invertire il processo ma, vista la febbre da cui Blaine è tuttora affetto, è solo questione di tempo prima di poter dire cosa succederà. Ho grandi speranze per la sopravvivenza del feto ma a volte la natura cambia il suo corso. Per il momento, Blaine sta riposando e se la sta cavando bene. Gli abbiamo dato le sue iniezioni d’ormoni per ordine del suo ostetrico e abbiamo sistemato il suo braccio – »

«Cosa?»

«Quando è caduto, è atterrato sul lato destro e si è dislocato la spalla. Siamo stati in grado di rimettergliela in sede e stiamo monitorando la pressione e la febbre. Finora, la febbre è calata leggermente ma la pressione rimane un po’ alta, quindi vogliamo di tenerla d’occhio. Inoltre, suo marito ha un bernoccolo sulla testa dovuto alla caduta e abbiamo concluso che potrebbe avere una lieve commozione cerebrale. Non è qualcosa di cui preoccuparsi eccessivamente ma non è comunque da ignorare. Abbiamo intenzione di tenere Blaine sotto sorveglianza per i prossimi giorni, giusto per stare sul sicuro, e la sua ostetrica sarà qui domattina per controllare le condizioni del bambino»

 «P-posso vederlo ora?» chiese Kurt, lo stomaco ancora sottosopra e sopraffatto da un senso di nausea per via di quello che gli era appena stato detto.

Il medico annuì ed aprì la porta della piccola stanza, permettendo a Kurt di entrare prima di seguirlo per rimpiazzare la cartella ai piedi del letto.

Dentro la camera, macchinari ronzavano e suonavano con il loro tipico bip – i rumori provocarono a Kurt un brivido che gli percorse la spina dorsale.

Si guardò intorno prima di posare lo sguardo sul letto su cui Blaine giaceva, nel bel mezzo della stanza.

Il braccio destro di suo marito era fasciato e, proprio sopra l’occhio, c’era un bernoccolo dalle dimensioni di un uovo d’oca.

Macchine e fili erano collegati tutt’intorno a lui, venivano dalle braccia e dallo stomaco; due monitor per il controllo cardiaco erano in funzione, uno per Blaine ed uno per il bambino – il loro figlioletto, precisò la mente di Kurt – e, quando guardò il rigonfiamento all’altezza del ventre delle coperte che coprivano suo marito, Kurt sentì un immenso senso di colpa bruciargli la pelle, le fiamme leccavano la sua carne mentre fissava il marito privo di sensi.

«O mio Dio, Blaine – » esalò.

Il medico dietro di lui disse qualcosa sul concedergli un po’ di tempo da solo e si allontanò dalla stanza, lasciando Kurt con l’uomo che aveva ovviamente ferito in maniera terribile.

Dopo un’occhiata più attenta, Kurt poté vedere quanto Blaine sembrasse fragile – come la sua pelle fosse pallida, come ci fossero le occhiaie sotto i suoi occhi e come apparisse malato.

L’uomo era sembrato spento per giorni e non una volta Kurt si era fermato per controllare come stesse e dov’era, ora? In ospedale, incredibilmente malato e ferito, e c’era la leggera possibilità che potesse perdere il bambino.

Loro figlio.

Kurt sedette su una sedia accanto al letto e prese con gentilezza la mano, sotto terapia endovenosa, di Blaine nella sua.

Fissò i tubi fermati con del nastro che uscivano dalla mano di suo marito e quando notò il sangue che doveva essere scivolato fuori dalle vene mentre infilavano l’ago in lui, cominciò a piangere.

Non si era mai sentito più disgustato di sé stesso in tutta la sua vita che in quell’esatto momento.

 

****

 

Cooper non riusciva a respirare.

Il minuto in cui il suo cellulare era squillato ed aveva scoperto che il suo fratellino era in ospedale, aveva preparato una borsa ed era saltato su un aereo per andare da lui.

Ed ora era là, in piedi nella sala d’attesa assieme al fratello di Kurt e a sua cognata, tutti e tre in attesa di sentire da Kurt cosa c’era che non andava in Blaine.

Stando a quanto diceva Finn, Kurt era sparito dietro le porte principali ore prima e non era mai tornato – e, a tutti loro, la cosa non piaceva.

Dopo aver saputo che Blaine si era fatto male, nella mente di Cooper non c’era stato alcun dubbio che suo cognato avesse qualcosa a che fare con la vicenda, e quando Finn l’aveva chiamato e gli aveva detto che Blaine era svenuto nella loro cucina e che non riuscivano a mettersi in contatto con Kurt, Cooper aveva desiderato di avere il potere di teletrasportarsi a Vogue ed uccidere il marito di suo fratello.

C’era stata molta riluttanza nel lasciare Blaine da solo con quell’uomo dopo quello che era successo mesi prima, nonostante Natale fosse sembrato essere un punto di svolta per Kurt, ma Cooper non era stupido – o accecato dall’amore come era il suo fratellino – e sapeva che Kurt l’avrebbe ferito di nuovo.

Comunque non aveva mai immaginato che avrebbe portato Blaine ad un ricovero in ospedale  ed a mettere a rischio la vita del suo futuro nipotino o nipotina.

«Odio Kurt Hummel da morire» sibilò tra i denti Cooper mentre usciva per darsi una calmata e, per una volta, non gliene fregò un cazzo che qualcuno – appartenente alla famiglia di Kurt o meno – lo sentisse.

 

****

 

«Come sta?»

Kurt osservò il gruppo di persone che si era radunato intorno a lui ed incrociò le braccia sul petto.

Finn e Rachel lo guardavano con aria stanca e Cooper sembrava semplicemente incazzato, gli occhi blu ardevano come impazziti mentre trafiggeva Kurt con lo sguardo.

Erano passate quasi cinque ore da quando Blaine era stato ricoverato in ospedale e tutta la banda era ancora lì, con l’aggiunta del fratello maggiore di Blaine – tutti loro volevano sapere le novità sulle attuali condizioni sue e del bambino.

Sospirando, Kurt si passò una mano sul viso e lo riferì loro.

«Sta riposando. S-si è dislocato una spalla e, in questo momento, stanno monitorando il bambino per essere sicuri che lui stia bene»

«Lui?» chiese Cooper, i cui occhi furiosi si addolcirono immediatamente e si fecero lucidi.

Kurt annuì.

«Aspettiamo un maschio» sussurrò prima che Rachel lo tirasse tra le proprie braccia, sorridendo ampiamente.

Quando Kurt si tirò indietro, incontrò di nuovo lo sguardo di Cooper e si accigliò.

«Il dottore ha detto che Blaine dovrà stare qui per qualche giorno. Ha saltato le ultime iniezioni d’ormoni, cosa che in sostanza ha portato il suo corpo a smettere di funzionare, quindi ha bisogno di riposare. Gli hanno fatto le iniezioni ed ora possiamo solo aspettare»

«E il bambino?»

«La dottoressa Banes arriverà domattina e valuterà tutto quanto. Il dottor Marten ha detto che la caduta di Blaine sarebbe stata molto più pericolosa se non avesse favorito il lato destro però, al momento, il bambino sta bene. Il battito è un po’ debole ma lo stanno tenendo sotto controllo. Pensano che starà bene»

«Grazie a Dio»

Finn e Rachel sembrarono prendere bene la notizia, stringendo l’uno la mano dell’altro ed allontanandosi per un momento per avere un po’ di tempo da soli.

Quando furono fuori portata d’orecchio, Cooper si chinò verso il cognato e parlò con voce bassa e pericolosa.

«Non so cosa sia successo tra voi, Kurt, ma hai un’espressione dannatamente colpevole in questo momento, e se Blaine si sveglia e mi dice che è colpa tua, non ci andrò leggero. Mi hai capito?»

Kurt guardò l’uomo, la sua faccia era stanca e priva d’emozioni.

«Starà bene, Cooper» disse, liberandosi di lui con un’alzata di spalle mentre si voltava e percorreva di nuovo il corridoio, diretto al reparto in cui si trovava Blaine.

Appena fu fuori dalla vista di Cooper, l’uomo più vecchio borbottò qualche imprecazione e si lasciò cadere su una sedia con la testa tra le mani, mentre cercava di calmare il cuore che batteva all’impazzata, prima di fare qualcosa di stupido.

 

****

 

Mercedes si sedette sul divano e prese la ciotola di popcorn al caramello dalle mani di Kurt.

«Scusa se ci ho messo tanto ma mia madre voleva parlarmi di una cosa»

«Non ti ho messa nei guai, vero?» chiese Kurt con esitazione, abbassando la testa cosicché la sua frangetta gli coprisse gli occhi.

Mercedes roteò gli occhi e rise, dando un colpetto alla mano del suo migliore amico.

«No, non parlavamo di te, Kurt. Mi stava solo chiedendo se i pettegolezzi su Quinn Fabray fossero veri. Tutto qui»

«Conosce Quinn?»

La ragazza sospirò, cambiando posizione per permettersi di sprofondare nei cuscini morbidi del sofà.

Una volta che fu abbastanza comoda, distese le gambe e le appoggiò su quelle di Kurt.

«Sa perlopiù quello che io le ho raccontato, e qualcosina saputo dagli altri ragazzi del Glee. Credo abbia sentito Santana e Brittany parlarne quando era venuta a prendermi per il mio appuntamento oculistico l’altro giorno, e voleva sapere se Quinn è davvero incinta o no»

«E tu gliel’hai detto?»

«Certo che sì! Poi mi ha chiesto di noi e ho riso di lei »

Kurt impallidì istantaneamente.

«Non le hai detto che sono »

«No, ma penso che lo sappia. Senza offesa» aggiunse in fretta Mercedes, strofinando un ginocchio di Kurt con il piede coperto dalla calza «Ma mi ha appena detto di proteggermi e che se avrò mai qualsiasi domanda sul sesso, di andare da lei e parlargliene. Mi ha anche detto di preservarmi fino al matrimonio però io ci avevo già pensato, così »

Questa volta fu Kurt a roteare gli occhi prima di rubarle la ciotola di popcorn, ficcandosene una manciata in bocca.

«Sa che Quinn vive con Puck, ora?»

«Gliel’ho menzionato. Voglio dire, è stata buttata fuori casa dai suoi genitori e sta vivendo coi Puckerman! Non riesco nemmeno ad immaginare i miei genitori cacciarmi via in quel modo ma, d’altronde, non riesco nemmeno immaginare di essere un’adolescente incinta»

Kurt rise, anche se sembrava maleducato farlo considerata la difficile situazione di Quinn, ma quando pensò a sé stesso essere un teenager in dolce attesa, gli venne semplicemente da ridacchiare.

Accanto a lui, Mercedes calciò la sua coscia con il proprio piede, la bocca stretta in modo da trattenere un risolino.

«Stai zitto, Kurt Hummel. Scommetto che Quinn sta passando un momento difficile. Non posso nemmeno concepire di essere nei suoi panni e di avere tutto quello stress pesarmi addosso. Non può far bene al bambino»

«Non pensi mai che si è messa da sola in questo pasticcio? È stata lei quella che ha tradito Finn Hudson con, tra tutte le persone, il più grande giovane delinquente ad aver mai graziato Lima, Ohio... ed ora è incinta e senza casa. Non posso fare a meno di vederci una sorta di karma»

«Sai che non perdono il tradimento e sai come la penso su Noah Puckerman» disse amaramente Mercedes, ricordando la sfortunata scappatella che avevano avuto pochi giorni prima «Ma Quinn è una brava ragazza e non riesco ad immaginare di mettermi nei suoi panni in questo momento»

«E come fai a sapere che è una brava ragazza? Voi due non parlate»

«Abbiamo parlato un sacco e questo è quanto, okay? Mi dispiace semplicemente per lei. La gravidanza deve essere difficile e dover affrontare tutto quel dramma per la paternità del bambino ed esser cacciata da casa, senza dimenticare la caduta in disgrazia che ha vissuto a scuola con Sue e tutti gli altri... sai, mi preoccupo un po’ per lei»

Kurt annuì pensieroso, intrecciando le mani sullo stomaco mentre si stravaccava sul divano.

«A volte ti angosci troppo, Cedes»

«Forse è vero, ma le donne gravide ed i loro bambini non ancora nati non meritano così tanto stress, posso dirti questo. Quando avrò dei figli in futuro, dopo aver registrato qualche disco di platino ed aver vinto qualche Grammy, ovviamente » lei sorrise, illuminandosi quando Kurt concordò con lei «Spero di avere una gravidanza facile. Mia cucina Erica ha perso un bambino non molto tempo dopo essere stata licenziata ed è stata dura. È difficile essere stressati e, al tempo stesso, provare a stare in salute. Puoi immaginare cercare di rimanere abbastanza in forze sia per te stesso che per il bambino?»

«Non proprio. Io non posso avere figli. Sono un ragazzo, ricordi?»

«Kurt!»

«Okay, sì, sì, vabbè. Immagino di poter capire di cosa tu stia parlando»

«Bene. Sono contenta. Un giorno, quando tu e qualsiasi uomo fortunato sposerai finirete per avere un surrogato che metta al mondo il vostro bambino, ti ricorderai di questa conversazione e ricorderai di come hai riso di Quinn Fabray e ti sentirai in colpa perché vorrai che la madre biologica di tuo figlio sia completamente in salute per il bene del piccolo»

Kurt sbuffò.

«Okay, okay. Smetterò di scherzarci sopra. Dio, Cedes. Mangia altri popcorn al caramello prima che tu finisca per strapparmi la testa con un morso!»

Accanto a lui, Mercedes ridacchiò e prese la ciotola.

«Era tanto per dire... penso di aver finito di parlare di bambini e di Quinn Fabray, però. Vuoi guardare un film?»

«Niente con i bambini!» disse Kurt, soffocando la risata quando Mercedes gli tirò un cuscino in faccia «Scusa! L’opportunità si è presentata da sola ed io l’ho colta!»

«A volte sei così insopportabile, Kurt Hummel» lo prese in giro Mercedes mentre si alzava ed andava a scegliere un film.

Kurt si stiracchiò sul divano ed,  una volta che Mercedes su assorbita dalla selezione del dvd, andò in estasi al pensiero di avere, un giorno, un marito con cui passare tutto il resto della sua vita, qualcuno con cui parlare della possibilità di avere dei bambini o con cui prendere un gatto o un cane.

E più tardi quella notte, dopo che i titoli di coda di Pretty In Pink scorsero sullo schermo e Mercedes era morta di sonno sul suo lato del divano, Kurt si permise di sognare di avere magari un futuro matrimonio, bambini, l’intera enchilada con qualcuno che assomigliava in maniera inquietante a Finn Hudson.

 

****

 

Kurt fece scorrere la mano lungo il braccio rigido di Blaine, le sue dita correvano lentamente sull’estensione delle vene bluastre-verdastre che si notavano attraverso la pelle pallida.

Aveva rinunciato a dormire ore fa, essendo stato svegliato di colpo da una sorta di sogno sotto forma di flashback che l’aveva riportato a quando era un giovane, ingenuo adolescente che ridacchiava dei spiacevoli errori di Quinn Fabray con la sua vecchia migliore amica Mercedes.

Erano passati anni – più di un decennio – da quella conversazione e sia lui che Mercedes erano sposati da tempo, lei con Sam e lui con Blaine, e Cedes aveva avuto un figlio tutto suo, una bambina chiamata Whitney – ovviamente in onore del suo idolo –, ma le parole che si erano scambiati tanti anni prima lo perseguitavano ancora.

Soprattutto in quel momento.

Guardando Blaine, vedendo come suo marito sembrasse malato steso là in un letto troppo grande per la sua piccola figura, vedendo i tubi ed i fili attaccati a lui per essere sicuri che Blaine ed il suo bambino non ancora nato stessero bene... era un boccone amaro da digerire.

Kurt aveva trascorso le ultime ore incollato al fianco di suo marito, il cuore che doleva per quello che aveva fatto.

Solo il giorno prima aveva oltrepassato Blaine mentre questi, chiuso in bagno, era scosso dai conati di vomito e piangeva a dirotto, e non una volta si era fermato per vedere se stava bene.

Ed ora sedeva lì, su una scomoda sedia accanto ad un letto da cui si elevavano bip e ronzii di macchinari che erano stati sistemati per dirgli se suo marito ed il figlio non ancora nato stessero bene.

Se, addirittura, fossero ancora vivi.

Anni fa – diavolo, forse persino ieri! – avrebbe considerato le lesioni di Blaine come niente di serio ma, mentre sedeva in quella sedia scomoda e stringeva la mano troppo calda di suo marito nella propria, si sentiva incredibilmente colpevole.

La pressione sanguigna di Blaine si era alzata, condizione probabilmente indotta dallo stress, e stava male perché aveva cancellato un appuntamento importate che Kurt era stato abbastanza stupido da ignorare.

Non era che Kurt se ne fosse dimenticato, quel giorno.

Non l’aveva fatto.

Aveva guardato l’orologio per tutta la giornata, guardato come l’ora a cui aveva promesso a Blaine di essere all’appartamento passava e, anche dopo essere uscito dal lavoro, non aveva fatto altro che pensare all’appuntamento di Blaine.

Quando era uscito con Chase e qualche altro dipendente di Vogue per un paio di cocktails, la sua mente era rimasta su suo marito e su cosa stava facendo in quel momento.

Anche dopo che Kurt era incespicato nell’appartamento, leggermente alticcio ed esausto...

Anche dopo aver visto Blaine fissarlo, cullando lo stomaco e con un’espressione chiaramente ferita...

Anche dopo tutto ciò, Kurt aveva mentito spudoratamente ed era finito per dirgli cose tremende e terribili, anche se era stato lui a rovinare tutto.

Tirando su col naso, Kurt si asciugò qualche lacrima con il dorso della mano ed appoggiò la testa sul letto, vicino alla coscia coperta del suo compagno.

Si rannicchiò più vicino che poteva alla mano di suo marito e baciò la punta delle sue dita, respirando il profumo della sua crema per mani e l’insolito odore di antisettico ospedaliero.

Sopra di lui, il respiro dell’uomo incespicava dentro e fuori dal suo petto, roco e debole, e ad ogni sua esalazione le macchine che aveva intorno continuavano a funzionare.

Le lacrime fuoriuscirono dagli occhi di Kurt mentre lui li chiudeva e sussurrava le proprie scuse contro le dita callose di Blaine.

Poteva solo sperare che suo marito lo sentisse e che potesse, un giorno, perdonarlo.

  

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Cooper è tornato con istinti omicidi più forti che mai e Kurt ha scoperto che il bambino che Blaine aspetta è un maschietto...  chissà come la prenderà Blaine quando, una volta che si sarà svegliato, glielo diranno.

Magari questo potrebbe essere un nuovo punto di svolta per la loro famigliola.

O forse no.

Come sempre, ringrazio sentitamente i miei adorati ed instancabili recensori ed anche le ultime voci che si sono aggiunte al coro - davvero, è un’emozione unica trovare nuovi nomi ed opinioni nelle recensioni che lasciate *-*

A presto!

Killing Loneliness.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


"Buongiorno!"

Kurt si mise a sedere, passandosi una mano sul collo dolorante, mentre sbatteva le palpebre assonnato verso la donna ai piedi del letto di Blaine.

L’infermiera, vestita di rosa, stava scarabocchiando alcune note sulla cartellina che stringeva in mano per poi farla cadere nell’apposita fessura ai piedi del letto prima di voltarsi verso Kurt per sorridergli dolcemente.

“Vuole che le faccia portare una sedia reclinabile? Non so perché non lo hanno fatto ieri, sanno che in questa stanza c’è un paziente a lungo termine e hanno comunque lasciato una vecchia e normale sedia qui… mi dispiace per questo” farneticò la giovane donna, fermando il suo sproloquio per fissare il monitor del cuore del bambino prima di riportare lo sguardo su Kurt, “ ero venuta a controllare i parametri vitali del sig. Anderson-Hummel di questa mattina e vedere se era sveglio per fare colazione.

Ovviamente si sta ancora rimettendo ed ha bisogno di tutto il riposo possibile visto la notte che ha avuto, ma… vuole che ordini qualcosa per lei? Stavo per ordinare qualcosa per lui, ma visto che sta ancora dormendo… vuole…”

“Non ho fame” disse a bassa voce Kurt, fissando suo marito e le sue labbra che sembravano così dolorosamente secche, ora molto evidenti grazie alla luce del sole.

L’infermiera notò il modo in cui Kurt stringesse gli occhi alla luce del sole così chiuse le tende oscurando la stanza in modo considerevole.

Dopo un’altra occhiata veloce ai parametri vitali di Blaine, la donna salutò Kurt silenziosamente non prima però di avergli passato il menù della caffetteria dell’ospedale.

Kurt lanciò uno sguardo sbrigativo al menù e lo poggiò sul comodino, cullando la mano attaccata alla flebo di Blaine una volta che l’infermiera ebbe lasciato la stanza.

Quando rimasero solo loro due di nuovo,  Kurt baciò la pelle coperta dal cerotto sulla mano di Blaine ed appoggiò la testa sul bordo del letto, chiudendo riluttante gli occhi mentre continuava nel suo dormiveglia.



Dolore

 Blaine gemette a bassa voce, cercando il più possibile di muovere il suo corpo in una posizione migliore di quella che aveva, quando si accorse che, in verità, non riusciva a muoversi bene come faceva di solito.

Facendo una smorfia, cercò di voltarsi su un fianco sibilando quando sentì  una fitta lancinante alla spalla.

“Ungh oww” piagnucolò, sentendo le lacrime formarsi dietro i suoi occhi chiusi mentre ritornava a stendersi.

Accanto a lui , qualcuno borbottò qualcosa e Blaine individuò immediatamente di chi fosse quella voce: Kurt.

Era passato così tanto da quando aveva sentito l’ultima volta la voce di suo marito, così tanto da quando Kurt gli era stato così vicino, ed immediatamente aprì gli occhi stanchi , sbattendo le palpebre per la luce che colpì i suoi occhi e subito gli salì la nausea.

“Kurt…” gemette, inclinando la testa verso suo marito, che era appoggiato al letto, addormentato.

Kurt non si mosse, il naso si arricciò nel sonno e Blaine lottò contro la voglia di gridare per la sensazione di oppressione che sentiva crescergli in petto.

“Kurt… ti prego…” lo supplicò Blaine, chiudendo gli occhi cercando di fermare tutto dal continuare a girargli intorno.

Mosse le dita della mano sinistra ed allungò una mano per premerla contro lo stomaco dolorante, lamentandosi quando l’improvviso movimento gli causò un forte bruciore dovuto alla pelle strappata della sua mano.

Niente sembrava giusto, qualcosa di umido scorreva dalla sue dita, riusciva a sentire odore di antisettico e l’odore metallico del sangue, e tutta la parte inferiore del suo corpo, soprattutto i fianchi, gli dolevano terribilmente.

Soffocando un gemito, Blaine si toccò la pancia e sbatté le palpebre ancora una volta, e la nausea aumentò sempre peggio a causa delle luci e ai vari colori che vorticavano davanti a lui.

“Puh…”

Tossì , arcuando leggermente la schiena mentre qualcosa di spesso in gola lo soffocava, e la cosa successiva che sentì fu un suono acuto accanto a lui.

La voce di Kurt si unì ai forti rumori e Blaine chiuse di nuovo gli occhi , semplicemente sperando e pregando che il dolore si placasse.

Fa male… fallo smette… ti prego fallo smettere…



“Sta avendo le convulsioni!” una voce gridò, mentre alcune infermiere irruppero nella stanza.

Kurt fu tirato via, allontanato dal marito tremante, impotente a fissare il corpo di Blaine che si dibatteva sul letto ed il sangue che usciva dalla sua mano, quella a cui aveva strappato accidentalmente l’ago della flebo.

Kurt era riuscito solo a svegliarsi e ad alzare la testa quando la porta si era aperta e l’infermiera in rosa di prima era entrata , chiedendo aiuto dopo aver visto le condizioni di Blaine.

Aveva avuto a malapena il tempo di capire cosa stesse succedendo quando venne spinto fuori , ma ora che era lì davanti alla porta, poté vedere il punto in cui Blaine aveva vomitato e dove il sangue aveva macchiato il suo braccio e la parte all’altezza dello stomaco della vestaglie e le coperte.

“Oh mio Dio…”

“Signore… per favore, venga con me” gli chiese un ragazzo, ovviamente uno specializzando, accompagnando gentilmente Kurt fuori dalla stanza, ancora in subbuglio.

“Mio marito…. Non posso…”

“È meglio se aspetta qui fuori, signore… lasci che i dottori controllino suo marito e quando tutto sarà okay può tornare di nuovo dentro”

Kurt portò la mano sulla bocca ed annuì, guardando lo specializzando sparire oltre la porta lasciandolo li solo all’ingresso.

Lacrime scorrevano sul suo viso, sporcandogli sulla camicia e quando Kurt abbassò lo sguardo , realizzò che il sangue di Blaine era anche sulla sua mano e sul polsino della sua camicia.

“Oh dio…”  si sentì schiacciato dalle pareti e barcollò pesantemente, sbattendo le palpebre  quando sentì il suo respiro bloccarsi.

Non riesco a respirare.

Non riesco a respirare.

Una infermiera gli fu subito accanto e lo fece sedere sul pavimento e con voce gentile cercò di calmare la sua ansia disperata mentre Kurt lottava per respirare.

Kurt alzò lo sguardo , gli occhi fissi in quelli della donna ed il suo cuore si fermò quando vide spesse ciglia e occhi luminosi color nocciola.

Così simili a quello di Blaine… Oh dio…

L’infermiera chiamò aiuto quando Kurt svenne contro la sua spalla.



“Kurt?”

“No, figliolo, sono Burt… come ti senti?”

Blaine voltò la testa verso quel calore che sentiva sulla guancia e quando aprì gli occhi fu sorpreso di vedere suo suocero accanto al suo letto, che lo guardava con gli occhi verdi pieni di preoccupazione.

L’uomo più grande gli sorrise sollevato quando Blaine alzò lo sguardo e con una soffice risatina , Burt gli accarezzò la guancia ispida.

“Riposati figliolo, hai avuto un paio di giorni davvero pesanti”

“Dove sono?” sussurrò Blaine, cercando di fare del suo meglio per osservare la stanza.

L’ultima cosa che ricordava bene era l’aver lasciato il lavoro ed essere andato a cena da Rachel… tutto il resto era buio completo.

Sbadigliando, tentò di portare la mano sulla bocca ma si bloccò quando un’altra mano coprì la sua.

“Non muoverti così velocemente, tesoro. Farai riuscire l’ago della flebo.”

Carole era li accanto a Burt, un sorriso triste sul viso e Blaine sbatté le palpebre, una scarica gli attraversò il corpo quando notò il semplice e noioso bianco che li circondava ed il modo in cui la stanza puzzava di disinfettante.

Era in ospedale.

“Carole?” piagnucolò, la voce macchiata dalla lacrime, mentre i suoi occhi stanchi vagavano per la stanza.

Una sensazione di paura gli fece accapponare la pelle dalla punta dei piedi fino alle orecchie e all’improvviso si sentì come un bambino: spaventato e solo.

“Il bambino? È…”

“Sta bene, Blaine… un po’ stanco per questi ultimi giorni , ma bene”.

“Gli ultimi giorni?”

Lottando per schiarire la sua menta annebbiata, Blaine chiuse gli occhi, succhiandosi il labbro inferiore ; l’ansia gli scorreva tra le vene come fuoco e all’improvviso Blaine era terrorizzato.

“Cos’è successo?” disse tra le lacrime , senza nemmeno preoccuparsi di fermare le lacrime che scorrevano dai suoi occhi chiusi.

Una mano dall’ odore dolce e calmante ( il confortevole odore di rose, notò)  gli asciugò le guance bagnate e Blaine si spinse verso il palmo di Carole.

“Mamma…”

“Ti sei sentito male, tesoro… eri a casa di Rachel e Finn l’altra sera e ti sei sentito male, così ti hanno portato qui… la mattina dopo, hai avuto una crisi a causa della febbre e hai dormito quasi per tutta la giornata di ieri; il tuo corpo ne ha passate tante, Blaine… hai solo bisogno di riposare e tornerai alla normalità prima che te ne accorga”.

Non appena Carole finì di spiegargli cosa era successo, Blaine iniziò a singhiozzare ed , ignorando il dolore pulsante alla mano, poggiò le dita sulla pancia gonfia.

Accanto a lui, qualcuno tirò su col naso e Blaine era sicuro che anche loro stavano piangendo, ma non aveva la forza di aprire gli occhi e guardare.

Si sentiva come morto; si sentiva completamente svuotato, come se fosse diventato di piombo e come se muoversi fosse la cosa più faticosa da fare.

Più a lungo rimaneva steso in quel letto, più percepiva le cose che si muovevano intorno a lui.

Primo, c’erano cose attaccate a lui dovunque: sul suo petto, sulle sue braccia, sulla testa e soprattutto sulla pancia.

Le cose attorno a  lui ronzavano e a volte grattavano , risuonavano dei beep appena percettibili mentre inspirava ed espirava, e non appena pensò maggiormente alle macchina a cui era attaccato, più diventava curioso e spaventato.

“Hai detto che il bambino sta bene?”

“Sta meglio… il tuo medico è venuto ieri per farti un controllo dopo quello che è successo e i suoi parametri vitali sono buoni… è un bimbetto forte, questo è sicuro.” Commentò Burt, e più parlava più il cervello assonnato di Blaine si focalizzò sull’uso del pronome “maschile” e sulla sua descrizione.

“È un maschietto?” chiese aprendo gli occhi bagnati di lacrime per guardare i suoi suoceri , per valutare le loro reazioni.

Quando vide entrambi sorridergli con dolcezza, crollò di nuovo, accarezzandosi il pancione con la  mano livida attaccata alla flebo.

Carole appoggiò la mano sulla punta della sue dita e le strinse dolcemente, sorridendogli quando Blaine la fissò.

“Ci avete fatto prendere un bello spavento, ma starete entrambi bene… hai bisogno di riposare questo è scontato, ma al momento giusto, tu e quel dolcissimo piccolo bimbo potrete tornare a casa”

Blaine la fissò, , la sua mente si stava schiarendo lentamente mentre smetteva di piangere e quando Carole e Burt si scambiarono uno sguardo pieno di significati, Blaine chiuse gli occhi e cercò di ricordare gli eventi degli ultimi giorni.

Ricordò di essere andato a casa di Rachel ed un’orribile sensazione lo colpì, seguita da un vago ricordo di aver aperto gli occhi e di aver visto Kurt dormire accanto a lui prima che non sentisse altro che dolore e poi il nulla assoluto.

Aprendo gli occhi , fece vagare di nuovo lo sguardo per la stanza e si accigliò quando realizzò che lui, Burt e Carole erano gli unici in quella stanza.

“Dov’è…”

“Kurt è andato a casa… Ho detto a Finn di portarlo da lui a riposare perché si stava preoccupando troppo tanto da star male e non gli stava facendo bene stare qui… così Finn si sta occupando di lui fino a quando dormirà e poi lo riporterà qui dopo… Cooper è qui in questo momento, però, se vuoi vederlo.”

Blaine guardò la porta, terrorizzato al pensiero di suo fratello ( suo fratello che probabilmente gli avrebbe detto “ te l’avevo detto quando lo avrebbe visto) che entrando lo vedesse in quello stato.

Da qualche parte in ospedale era seduto un meditabondo Cooper Anderson e più Blaine ci pensava più si sentì deluso di se stesso.

“Posso vederlo?” chiese a bassa voce , cercando di muovere il braccio destro solo per notare di essere legato da una fasciatura blu.

“Oh…”

“Quando sei caduto, hai battuto la testa e ti sei slogato la spalla… non potrai muoverti per un po’, ma tornerà come nuova presto… non agitarti”.

Mordendosi il labbro, Blaine chiese di nuovo a Burt di poter vedere Cooper e, riluttanti, i due futuri nonni lo abbracciarono e baciarono prima di uscire a cercare il maggiore dei fratelli Anderson .

Erano usciti da soli due minuti ( Blaine li aveva contati) quando Cooper entrò nella stanza sorridendo tristemente verso il fratello costretto a letto.

Alla vista di Cooper e del suo ridicolo tentativo di sorridere , il suo labbro inferiore iniziò a tremare e poi , Blaine crollò , singhiozzando contro il petto del fratello maggiore, quando Cooper lo abbracciò cullandolo.

“Coop… “

“No… non piangere B… sono qui … sono qui…andrà tutto bene”.

Blaine tremava tra le braccia del fratello ; spostò una mano dalla sua pancia e , afferrando la camicia di Cooper, tirò l’uomo più grande ancora più vicino e pianse.

“Mi dispiace…io…”

“Non ti azzardare a scusarti per qualcosa, Blaine… niente di tutto questo è colpa tua… è sua… è tutta colpa sua”.

Accarezzando la schiena di Blaine con movimenti circolari, Cooper continuò a sussurrare tutto il suo disgusto nei confronti di Kurt trai capelli di Blaine.

Tutti quei commenti arrabbiati non servivano solo a consolare Blaine, ma anche ad impedirgli di lasciare l’ospedale per ammazzare suo cognato.

“Non è colpa tua… è sua… è sua…”



La prima cosa che notò Kurt quando si svegliò fu quanto facesse caldo.

Sbattendo le palpebre assonnate, Kurt fissò la piccola donna dalla pelle ambrata che sedeva accanto a lui sul letto, un libro aperto davanti, mentre canticchiava a bassa voce.

“Rachel?”

“Oh… sei sveglio! Finn! È sveglio!”

Una voce urlò qualcosa di confuso in risposta e Rachel sbuffò, ruotando gli occhi per poi scomparire dalla camera per un momento.

La sua voce squillante si sentì per tutto il corridoio mentre urlava qualcosa a Finn che Kurt non capì.

Sbadigliando si mise a sedere sul letto , spingendo via le coperte che lo coprivano.

Capì subito di essere nella stanza degli ospiti di casa Hudson, visto che era colui che aveva aiutato Rachel a decorare questa dannata stanza; ma, mentre osservava la buia camera da letto in ciliegio , lo colse un’ondata di preoccupazione.

BLAINE….

“Rachel?! Finn?!!”

La coppia si precipitò in camera e Finn superò Rachel per correre da Kurt.

“Cosa? Stai bene? Hai bisogno di un poco d’acqua? “

“No… perché  sono qui? Perché non sono in ospedale con Blaine?”

Rachel scosse la testa arrampicandosi di nuovo sul letto accanto al suo amico.

“Hai dato di matto e sei svenuto, non ricordi? Quando ti sei svegliato eri stravolto ed hai passato tutta la notte rannicchiato accanto a Blaine mentre dormiva… e poi è venuto tuo padre e ci ha chiesto di portarti a casa a riposare… così ti abbiamo portato qui”

“Ma … e se Blaine..:”

“Ahh... in questo momento sta bene… si è svegliato circa due ore fa e ….”

Kurt saltò dal letto.

“Si è svegliato e nessuno ha pensato di svegliarmi?! Ho bisogno di vederlo… forza!! Andiamo!”

Rachel allungò una mano per afferrargli il polso , ma Kurt schivò la sua presa e superò Finn per andare a mettersi scarpe e cappotto.

I due suoi amici corsero dietro di lui; entrambi cercarono di convincerlo a calmarsi per un attimo prima di fuggire dall’appartamento, ma Kurt non gli prestò attenzione e si infilò gli stivali.

Ma mentre allacciava il primo stivale il suo sguardo cadde sul suo abbigliamento… era lo stesso che indossava il giorno prima.

Fissò la manica , ancora macchiata del sangue che era uscito dalla mano ferita di Blaine , e quando vide la macchia scura sul suo braccio, impallidì.

“Kurt! Kurt! Guardami” gli ordinò Rachel , schioccando le dita davanti al cognato , fin quando Kurt sollevò lo sguardo su di lei.

Rachel cominciò a parlargli a raffica , distraendolo mentre Finn cominciò a sbottonare la sua camicia per poi sfilargliela.

Una volta tolta la camicia insanguinata, mise una maglia pulita tra le mani di Kurt.

“Indossa questa”.

Kurt abbassò lo sguardo sulla semplice t-shirt rossa che gli era stata data , ignorando il ricordo dei loro primi giorni di canto corale quando cantarono “Don’t stop believing” e la infilò senza premura.

Passandosi una mano tra i capelli disordinati, si alzò dal pavimento e prese il cappotto , voltandosi a guardare i suoi amici una volta finito di abbottonarlo.

“Dobbiamo andare… ho bisogno di vederlo”

“Vado con lui “ disse Rachel a Finn , a bassa voce , dandogli un bacio sulla guancia prima di prendere sotto braccio Kurt e guidarlo fuori dall’appartamento.

Non appena Finn chiuse la porta, Rachel si strinse ancora di più al suo migliore amico e sospirò.

“Tuo padre ha detto che Blaine era piuttosto scioccato per quello che è successo… ancora non ricorda molto a parte l’essere venuto da noi a cena… immagino ricorderà il resto più in là, una volta che sarà più sveglio”

“Probabilmente si sarà spaventato per essersi svegliato in ospedale… davvero non gli piacciono”

“Gli ospedali?” chiese Rachel, tenendo la porta aperta per Kurt mentre uscivano fuori dall’edificio nelle fredde e rigide strade della città.

Accanto a lei, Kurt incrociò un braccio al petto e si precipitò verso il bordo del marciapiedi per chiamare un taxi con l’altra mano.

Rachel attese fin quando non riuscirono a fermare e salire su di un taxi prima di chiedere a Kurt dell’avversione di Blaine per gli ospedali.

“Penso che Blaine sia stato in ospedale più di chiunque io conosca… beh a parte mio padre… la maggior parte delle volte in cui è stato in ospedale , è stato perché qualcuno gli aveva fatto del male e … beh… semplicemente da di matto ogni volta che deve andarci”.

Rachel annuì pensierosa.

“Ricordo quando si tagliò la mano lavando i piatti l’estate prima del terzo anno… eri così terrorizzato … e Santana! Mio dio! Pensavo che fosse la più forte, invece … una sola occhiata alla ferita e sbiancò! Blaine dovette tenere tutto sotto controllo fino a quando non arrivammo al Pronto Soccorso; era il più calmo di tutti”

“Penso perché è così abituato a cose come questa” disse tristemente Kurt, voltando lo sguardo fuori dal finestrino mentre il taxi si dirigeva , tra la neve, verso l’ospedale.

“Odia essere lì, ma è così abituato che semplicemente l’accetta, sai? Lo odio”

“Anche io”

Rachel afferrò la mano di Kurt tra le sue, stringendola fermamente, per rassicurarlo.

Kurt la guardò e le sorrise leggermente, prima di avvicinarsi di più a lei per poggiare la guancia sulla sua testa.

“Grazie per esserti preso cura di lui, comunque… l’ho apprezzo davvero.”

“È di famiglia … certo che mi prendo cura di lui… sta per avere questo prezioso bambino ed ha bisogno di essere seguito… sono solo felice che fosse con noi quando è successo… odio il pensiero che avrebbe potuto cadere mentre tornava a casa o mentre era nel vostro appartamento da solo prima che tu tornassi da lavoro.”

I suoi commenti non erano scortesi o taglienti , ma appena furono detti, Kurt si bloccò , un senso di colpa si abbatté sulle sue spalle mentre con la mente pensava ad altre situazioni in cui Blaine avrebbe potuto collassare.

Cadere su una affollata ed innevata strada a pochi isolati dall’appartamento… svenendo e battendo la testa sul tavolino a casa… ma in qualsiasi situazione Blaine sarebbe stato … solo.

Mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime, Kurt si voltò e baciò Rachel tra i capelli per ringraziarla, grato che lei c’era stata per suo marito nell’unico modo in cui non c’era stato lui.

Quando ci pensava, si odiava un po’ di più.



Cooper sfogliava le pagine di una logora rivista sull’essere un genitore , l’orecchio puntato su Blaine , mentre dava una veloce occhiata tra gli articoli sul parto e l’allattamento al seno.

Suo fratello si era addormentato non molto tempo dopo il suo crollo , poco più di un’ora prima ed anche se era crollato velocemente , continuava a fare i più sgradevoli suoni nel sonno; deboli gemiti, piccoli grugniti e brontolii mentre il suo corpo si dibatteva per mettersi più comodo.

Appoggiato al davanzale, Cooper poteva vedere i lividi scuri che si erano formati sul lato destro della testa e sulla sua mano sinistra di Blaine .

Era rimasto scioccato nel vedere il bernoccolo sul cuoio capelluto di Blaine , e quando aveva sentito delle sue convulsioni del giorno prima si era sentito male.

Il suo fratellino ne aveva passate così tante nella vita e in quegli ultimi mesi da solo, era come se qualcuno ce l’avesse con lui.

Suo marito non si stava comportando da uomo, il suo corpo non stava collaborando, il suo povero bambino non ancora nato si stava agitando ed il povero Blaine era davvero ad un passo dall’andare fuori di testa.

Cooper riusciva a vederlo chiaramente sul suo viso.

Blaine stava soffrendo, spezzandosi pezzo per pezzo ed ogni volta che succedeva qualcosa si rimetteva in sesto , ma c’era sempre qualche crepa nelle fondamenta che peggioravano ad ogni colpo che prendeva.

Kurt era stato distante, il senso di colpa inciso sui lineamenti del suo viso, ( che sembrava peggiorare quando Cooper era nei paraggi) parlava da solo e Cooper non doveva nemmeno chiedere a Blaine cosa avesse fatto Kurt da quando aveva lasciato New York City ed era tornato a Providence.

Kurt non aveva fatto nulla per suo marito e per il loro bambino non ancora nato… e questo faceva incazzare Cooper più di qualsiasi cosa.

Un altro gemito soffocato uscì dalla bocca di Blaine mentre, il labbro superiore contratto, voltava la testa verso sinistra.

Allungando il collo e grazie alla debole luce che si rifletteva su Blaine, Cooper poté vedere il lieve livido che si era formato sulla sua guancia quando era caduto.

“Dio Blaine” sussurrò Cooper, poi chiuse la rivista, la poggiò sulla sedia accanto a lui .

Si avvicinò al fratello ed accarezzò la pelle scurita , un cipiglio sul viso.

“È tutta una merdata”.

Blaine si lamentò di nuovo e cercò di girarsi su un lato boccheggiando quando colpì con la mano ferita il materasso.

I suoi occhi si spalancarono e si portò, lentamente, la mano al petto.

“Ugh… ow.. ow..”

“Stai bene?” chiese Cooper mentre appoggiava la mano sul braccio di Blaine per accarezzarlo.

“Mi fa male dappertutto”  piagnucolò Blaine, alzando lo sguardo su suo fratello, gli occhi luminosi e umidi.

Sbatté piano le palpebre e le lacrime raccolte tra le ciglia cominciarono a scorrere sulle sue guance.

“Odio tutto questo”

“Lo so” disse Cooper cercando di calmarlo ed allungandosi per asciugargli le lacrime dal mento.

“Devi restare qui solo un paio di giorni ancora… al massimo… e poi , si spera, potrai tornare a casa… vogliono solo assicurarsi che tu ed il bambino stiate bene”

“lo so… solo…odio gli ospedali… odio essere qui.. vorrei non ammalarmi mai”

Blaine chiuse di nuovo gli occhi e rimase in silenzio.

Cooper lo guardò per un momento e poi decise di calmare il fratello accarezzando i capelli mossi di Blaine.

Canticchiò qualcosa a bocca chiusa, una canzone che cantava di solito a Blaine anni addietro quando Blaine si sentiva giù.

A metà canzone, Blaine singhiozzò e Cooper smise di cantare , la mano ferma quando un suono soffocato uscì dalla gola di Blaine.

“B…”

“Io… non posso tornare con lui , Coop” disse Blaine tra le lacrime, afferrando con la mano il polso di Cooper, “ non posso…”

“Non devi”

“Solo… lo…a…amo co… così tanto , ma lui… lui non… non mi …ama … più”

“Blaine”

“Perché n…non mi … mi ama…?”

Blaine piangeva , tirando Cooper più vicino.

Con la mano sana si strinse forte contro il fratello , piangendo sul colletto della camicia di Cooper.

L’Anderson più grande si morse il labbro ed avvolse un braccio attorno la spalle di Blaine, cercando, con attenzione , a non colpire la spalla lussata in via di guarigione.

Tenne Blaine contro il petto, poggiando una guancia sui capelli mossi del fratello.

“Andrà tutto bene, fratellino… puoi tornare con me a Providence e troveremo qualcosa quando il mio contratto d’affitto scadrà a Maggio, okay?”

Cercò di zittire i forti singhiozzi di Blaine, accarezzando su e giù la sua schiena mentre l’altro uomo piangeva forte contro di lui.

“Lo prometto… andrò a prendere tutte le tue cose e ce ne andremo una volta che sarai fuori di qui… non dovrai avere più a che fare con lui, okay? Ci penso io”

Blaine si calmò dopo un paio di minuti , continuando a tremare leggermente tra le braccia di Cooper.

“Lo a… amo ancora, lo amo più di qualsiasi cosa “

“Lo so”

“Vorrei solo … che lui… che non mi odiasse così tanto”

“Non penso che ti odi” sussurrò Cooper, mentre si allontanava per far stendere di nuovo Blaine sul cuscino, “ Kurt è un egoista pezzo di merda e, per quanto abbia voglia di spaccargli quella fottuta faccia, io… io credo che ti ami… è solo incredibilmente stupido su tutta la situazione”

Abbassò lo sguardo e si morse il labbro quando notò la mano di Blaine accarezzare il suo tondo pancione.

“Non dovresti preoccuparti di lui”

“È mio marito… certo che mi preoccupo per lui”

Cooper ruotò gli occhi , ma accarezzò, gentilmente, la mano di suo fratello.

“Vuoi dirgli che tornerai con me a Rhode Island?”

Blaine si toccò, le mani a coppa, la pancia e sospirò.

“Hai appena detto che devi trasferirti a Maggio… non avrebbe senso per me trasferire tutte le mia coso dall’appartamento in un posto che dovrei lasciare comunque”

“Beh… e allora cosa farai? Ti trasferisci in Ohio con mamma e papà?”

“Non parlo con loro da anni, Coop… ed ovviamente non funzionerebbe”

“Duh… c’ero anche io quando litigaste… te lo ricordi?” lo prese in giro Cooper, sedendosi sul bordo del letto.

Afferrò la caviglia coperta di Blaine , tirandola lentamente.

“Se non vuoi trasferirti a Providence, allora… cosa vuoi fare? Non puoi stare con lui, lo hai detto tu stesso  ed io ti proibisco di tornare con lui dopo questa caduta”

“Cooper...”

“No… troveremo qualcosa… anche se dovessi spendere tutti i miei risparmi ed affittare un appartamento qui a New York per te… noi…” si fermò, alzò lo sguardo e guardò Blaine con una scintilla negli occhi, “Oh mio dio schizzo… ho avuto un’idea geniale!”

“Per favore… non chiamarmi così”

“Prenderò in affitto un appartamento qui a New York… ho abbastanza soldi da parte per trovare qualcosa, così non dovrai trasferirti troppo lontano ed ho quasi finito col film così posso annullare il contratto d’affitto o trovare qualcuno che possa subentrarmi… poi posso trasferirmi qui ed essere con te quando nascerà il bambino!”

Sorrise, ovviamente compiaciuto di se stesso.

“Ho trovato la soluzione migliore!”

Blaine ruotò gli occhi.

“Non voglio che usi tutti i tuoi risparmi solo per accontentarmi”

“Cazzate… mi piace questa idea quindi lo faremo…. A meno che tu non voglia più stare nella sua stessa città, perché in quel caso… possiamo assolutamente trovare altro.

Comunque non troppo lontano , sei già abbastanza stressato e non voglio farti affrontare un lungo viaggio per il paese almeno fino alla nascita della piccola peste”

“Intendi qualcosa tipo Los Angeles?”

“È stata la mia casa per anni, Blainey, ed ho sempre avuto un debole per quella città… scommetto che piacerebbe anche a te… e poi quando Chip sarà abbastanza grande…” ignorò lo sbuffo di Blaine a sentirlo chiamare Chip il suo bambino “ … possiamo sempre far fare al piccolo qualche pubblicità o altro… sarà meraviglioso”

Blaine sorrise , quasi senza parole, per le buffonate del suo stupido fratellone, ma riscaldato dall’affetto di Cooper, “ Sei un cretino Coop… ma ti voglio bene”

“Ti voglio bene anche io fratellino” disse Cooper, arruffando i capelli di Blaine, “ Perché non ti riposo un po’? Sembra che ti stia per addormentare addosso a me comunque”

“Sono solo tanto stanco”

“Hai avuto un collasso ieri… ti sentirai stanco per un po’ piccolo… riposati “

“Si papà” scherzò Blaine mentre chiudeva gli occhi, la mano che accarezzava , con movimenti circolari, il pancione in crescita.

Cooper lo sbeffeggiò per il commento, ma sorrise.

Qualche minuto dopo, quando il respiro di Blaine si regolarizzò e la sua mano si fermò sulla stomaco, Cooper spostò i capelli del giovane ragazzo dalla fronte e lasciò la stanza, bloccandosi non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, ritrovandosi faccia a faccia con Kurt e Rachel.

“Cooper...”

“Blaine sta dormendo”

“Vado semplicemente a sedermi accanto a lui” disse Kurt, cercando di superare l’uomo più alto , per dirigersi verso la porta.

“Beh… al momento ha bisogno di riposare e voglio parlare con te , così puoi voltarti e Rachel può andare a sedersi con i tuoi genitori mentre noi due andiamo al bar a prenderci un caffè e a farci una bella chiacchierata”

Rachel aprì la bocca per protestare, ma la richiuse immediatamente quando Cooper le lanciò un’occhiataccia e Kurt scosse la testa.

“Bene… ma non voglio stare via per troppo tempo” aggiunse Kurt, girando i tacchi mentre rimetteva le mani nelle tasche del cappotto.

Rachel li seguì da vicino e Cooper li scortava entrambi, ma Kurt si fermò solo per aspettare che Rachel andasse a sedersi con gli Hummel nella sala d’attesa prima di ritrovarsi accanto al cognato.

“Ti suggerisco di prendere un lungo caffè Kurt… potremo dover restare giù per un po’”

“Ma ho appena detto...”

“Un lungo caffè” ripeté Cooper, la voce bassa e cantilenante, “ sto solo dandoti un suggerimento”

Entrarono in un ascensore vuoto e Cooper spinse il bottone del piano che li avrebbe portati giù in caffetteria.

Non appena l’ascensore si mosse, Kurt sentì lo stomaco annodarsi , così si appoggiò al muro, gli occhi bassi.

Accanto a lui, Cooper stava respirando piuttosto forte, attraverso il naso, dentro e fuori.

Quando l’ascensore si fermò entrambi gli uomini fecero un passo avanti e Kurt uscì per primo e quasi ebbe un attacco di cuore quando Cooper , dietro di lui, disse , dopo aver mormorato qualcosa sul non potersi più trattenere:

“Blaine ti sta lasciando”.


Note

Salve... sono froda e come promesso ho ripreso ( e finirò) questa FF lasciata a metà da troppo tempo...

Pubblicherò un capitolo a settimana, credo ogni giovedi... se dovessero esserci problemi cercherò comunque di aggiornare settimanalmente.

Beh che dire... ( io sono incapace a fare le note scusate ;) )... BUONA LETTURA, (rifatevi anche un ripassino per rimettervi in pari ...) a giovedì!!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


"C…cosa?"

“Non appena starà meglio, Blaine verrà a stare con me fino alla nascita del bambino… o più a lungo, qualsiasi cosa lui voglia fare.

Ne abbiamo parlato e lui non si sente più a suo agio a vivere con te”

“M…ma…”

“Ti ama ancora tanto, okay? Ma tutta questa merda è andata troppo oltre… ti avevo detto , prima di andarmene dopo Capodanno, che se gli avessi ancora fatto del male , non avrei esitato a trascinarlo con me a Rhode Island e sai cosa? Lo hai fatto… gli hai fatto del male… ma sai… forse sei in difficoltà con tutta la storia del diventare padre, ma gettare tutti i tuoi problemi su Blaine o addirittura… semplicemente ignorarlo così come hai fatto… non lo sta aiutando”, Cooper strinse la mano a pugno, “mi sono fottutamente fidato di te, sai? Pensavo fossi cambiato e poi ricevo quell’orribile telefonata… mi hanno detto che Blaine era crollato nella cucina di Rachel  e che poteva esserci qualcosa che non andava con mio nipote e sapevo… sapevo che dovevo venire a prenderlo”

Kurt si pressò contro il muro , le ginocchia deboli troppo agitate per sorreggerlo ancora mentre Cooper lo rimproverava in quel corridoio leggermente affollato.

La gente li fissava, ma Kurt era andato troppo oltre per importarsene; si lasciò cadere sul pavimento con un tonfo, mentre sentiva il cuore battergli forte in gola.

Suo cognato abbassò lo sguardo , gli occhi azzurri in fiamme, e Kurt non riuscì nemmeno a ricambiare lo sguardo ; faceva troppo male.

“Mi dispiace” sussurrò, portandosi le ginocchia al petto ed appoggiando la testa tra le braccia.

La vergogna lo travolse come un’onda, che si abbatté su di lui senza fine, mentre Cooper continuò a strapazzarlo.

“Le tue scuse non bastano questa volta, Kurt… non mi importa se costruisci un fottuto monumento per mio fratello o che dica quanto ti dispiace; non appena starà bene, tornerà da me in modo che non debba più avere a che fare con le tue merdate”

Cooper si voltò e si diresse, a passo di marcia, giù per il corridoio verso la caffetteria, lasciando da solo Kurt a soffrire, pensando a quello che il fratello maggiore di Blaine gli aveva detto.

Tempo fa, Kurt avrebbe reagito, avrebbe urlato contro Cooper per quello che gli aveva appena detto; ma , in quel momento, col senso di colpa che pesava così pesantemente sulle spalle, Kurt non poté fare altro che crollare a pezzi… e concordare con tutto quello che Cooper aveva detto.



Blaine aprì gli occhi, tutto intorno solo buio ed ombre, la sua stanza era poco illuminata dalla luce della luna e da quelle dei monitor.

Non era sicuro di quanto tempo avesse dormito, sebbene si sentisse un po’ meglio rispetto a prima.

Sbadigliando, allungò la testa verso destra, con attenzione, cercando di non urtare la tempia contro qualcosa, accigliandosi quando notò una figura in ombra seduta sulla sedia accanto alla finestra.

Da quello che riusciva a vedere , la persona era un uomo, spalle larghe e magro, con i capelli scuri.

Quando , dalla gola, gli uscì uno strano suono.

La persona si voltò a guardarlo, ed immediatamente Blaine seppe che l’uomo li seduto a guardare fuori dalla finestra era sua marito.

“Kurt?”

“Cooper me lo ha detto” disse Kurt a bassa voce; la sua voce era appena un sussurro ed intrisa di tristezza.

Il cuore di Blaine perse un battito al tono della sua voce e si strinse nel camice, sbattendo le palpebre per il pizzicore agli occhi.

“Mi dispiace”

“Sono io quello che dovrebbe scusarsi… ho causato io tutto questo”

“Non volevo che finisse così” sussurrò Blaine, lasciando il camice per prendere il telecomando del letto.

Tenne premuto un tasto per poter inclinare il letto così da potersi sedere correttamente; una volta sistematosi, batté la mano sulla parte di letto accanto ai suoi piedi.

“Possiamo parlare?”

Kurt annuì e si alzò dalla sedia avvicinandosi lentamente come se avesse paura ad avvicinarsi troppo a Blaine.

Si fermò un secondo prima di sedersi accanto alle gambe incrociate di Blaine.

Esitante, allungò una mano che Blaine prese , stringendola con gentilezza.

“Ti amo ancora” ammise Blaine, guardando il pollice di Kurt accarezzare delicatamente le sue nocche, “ vorrei far funzionare le cose… sai che vorrei… ma… ma non posso farlo da solo… solo… queste ultime settimane sono state un inferno per me, Kurt.

Pensavo che saremo stati bene, ma sembra ancora che io sia l’unico eccitato per tutto questo…”

Kurt aprì la bocca per dire qualcosa, ma Blaine gli strinse un po’ più forte la mano.

 “ Per favore… solo… Kurt, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo… davvero… ma amo anche questo bambino… so che non posso costringerti a volerlo…e so che ci hai provato ma non sei pronto ad avere un bambino… riesco a capirlo ora…

All’inizio pensavo fosse solo nervosismo, ma nelle ultime settimane o giù di li, sei stato così distante nei miei confronti e non posso affrontarlo di nuovo”

“Blaine…”

Blaine tirò su col naso.

Avrebbe voluto poter usare la mano destra per potersi asciugare le lacrime che stavano scendendo velocemente sulla sue guance per poi gocciolare sul suo mento.

Rabbrividendo, alzò lo sguardo su Kurt , focalizzando la sua attenzione su quanto diverso sembrasse suo marito alla luce della luna.

Era sensazionale, gli zigomi alti ed il naso all’insù lo facevano sembrare un angelo nella fioca luce blu e solo fissarlo sapendo quello che stava accadendo tra loro , gli fece male al cuore.

“Anche tu meriti di essere felice, sai? Questo… quello che siamo ora… non ti sta rendendo felice e non mi sta facendo bene… ed è … ed è per questo che devo andarmene”

“Non posso perderti” disse Kurt , tra le lacrime, il volto arricciato quando iniziò a singhiozzare.

Blaine si sporse in avanti più che poté ed appoggiò la testa nell’incavo del collo di Kurt, respirando il suo profumo , mentre il marito lasciò andare la sua mano per avvolgerlo tra le braccia,

“Non voglio che questo ci distrugga”

“Credo che lo abbia già fatto”.

Kurt si bloccò contro di lui.

Le sue dita , che avevano stretto forte la stoffa del camice di Blaine , si staccarono e lo lasciarono andare, mentre Kurt si allontanava da Blaine.

“Kurt?”

“Quindi è così? Hai rinunciato a noi..”

“Come puoi dirlo?” piagnucolò Blaine, allungandosi per afferrare il suo polso.

Trattenne suo marito per il braccio cercando di fare del suo meglio per trattenere l’altro uomo; ma Kurt stava cercando di liberarsi , torcendo avanti ed indietro il braccio così che Blaine lo liberasse.

“Sei tu che hai rinunciato a noi tempo fa”

Kurt non disse nulla.

Semplicemente strattonò di nuovo il braccio e Blaine lo lasciò andare per evitare di far uscire di nuovo l’ago della flebo.

Non appena libero dalla stretta di Blaine, Kurt si alzò ed attraversò la stanza per prendere il suo cappotto, la schiena tremante mentre piangeva.

“Kurt… per favore…”

“Per quale motivo? È finita , no?”

L’altro uomo sibillò con amarezza, sistemandosi il cappotto sulle spalle.

Si voltò e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Blaine ,si diresse verso ala porta.

“Mi dispiace… ti amo” disse sottovoce, aprendo la porta per andarsene il più velocemente possibile , senza aspettare una risposta di Blaine.

Una volta che la porta si chiuse, Blaine singhiozzò, lasciando cadere la testa sulla mano mentre iniziava a piangere.

Kurt se n’era andato, forse per sempre, e nulla sarebbe più stato lo stesso.



Carole scosse la testa , gli occhi tristi osservavano il figliastro che , seduto sul letto, piegava , attentamente, gli abiti da sistemare in un baule aperto.

Era rimasto nella sua camera da letto per ore, impassibile e terribilmente silenzioso, sistemando,  meticolosamente, gli abiti di suo marito, in vista del trasferimento di Blaine da un’altra parte in città; e nessuno della sua famiglia era riuscito a farlo parlare ,e nemmeno fargli cambiare espressione del viso, ormai simile ad una pagina bianca.

Erano  passati un paio di giorni da quando Blaine era stato dimesso dall’ospedale, una settimana da quando Burt e Carole erano saltati freneticamente su un aereo per aiutare il loro figlio ed il loro genero, solo per arrivare e scoprire che tutto stava… che tutto era andato in pezzi.

Erano in città da solo un giorno quando e cose erano crollate completamente.

Quando Blaine aveva detto a Cooper di aver bisogno di allontanarsi da Kurt e poi tutto era diventato un caos.

Burt fu quello che aprì la porta quelle terribile sera quando Kurt entrò in casa piangendo e balbettando che era finita; e, quando il giovane uomo collassò tra le braccia del padre, fu come se Carole fosse tornata indietro nel tempo mentre guardava suo marito cullare il suo piccolo bambino.

Da quel momento, Kurt si sentì perso.

Era come se tutto il suo mondo fosse finito quella sera in ospedale ed anche se Carole sapeva che Blaine stava bene, se qualcuno avesse guardato Kurt in quel momento, probabilmente, avrebbe pensato che Blaine fosse morto… Kurt era così disperato.

Sollevando un sopracciglio, la donna si allontanò dalla porta e si imbatté nell’alto ed imbranato figlio; Finn la guardò e poi la abbracciò e le diede un bacio sulla fronte.

“Ancora niente?”

“Nemmeno una parola”

“Mi dispiace tanto per lui… sembra… distrutto”

Carole annuì tristemente, poi si allontanò dalla stanza e da Finn dirigendosi in cucina dove trovò Burt poggiato contro il bancone con una bottiglia di birra in mano.

“Burt…”

“Come dovrei aiutare mio figlio , Carole? Cosa dovrei farei ora? Non posso… non riesco in nessun modo a comunicare con lui… ci ho provato, lui… solo… è così spezzato, Carole”

L’uomo prese un sorso di birra poi si strofinò frettolosamente gli occhi con la mano libera.

“Odio vederlo così”

“Lo so” mormorò Carole mentre si avvicinava a suo marito per poi avvolgerlo tra le braccia , poggiando la testa sul suo petto.

“La cosa più importante che possiamo fare adesso è essere qui per lui.. immagino”

“Non voglio lasciarlo solo… non posso... solo… so che Kurt è un ragazzo forte, ma questo … questo è qualcosa di completamente nuovo per lui”

“Lo so…”

La coppia rimase li in silenzio; di tanto in tanto Burt tirava su col naso per cercare di nascondere il suo cuore spezzato e per tenerlo insieme.

Carole accarezzava su e giù la sua schiena, la mente in subbuglio, mentre cercava di capire come potevano aiutare loro figlio con questo problema.

Davvero non riusciva a pensare ad altro se non che dovevano aiutarlo… o per lo meno dargli una mano.

Il ragazzo si stava sgretolando davanti ai loro occhi e avevano bisogno di pensare in fretta a qualcosa prima che Kurt crollasse completamente.



“Questa è l’ultima?” chiese Finn mentre sollevava un pesante baule dal pavimento per poi iniziare a portarlo verso la porta della camera da letto .

Dietro di lui, Kurt annuì in silenzio, tornando a fissare una foto incorniciata di lui e Blaine che era stata appesa alla parete.

Era una loro foto del giorno del matrimonio; Blaine stava sorridendo luminosamente alla macchina fotografica, mentre Kurt ridacchiava accanto a lui.

Finn ricordava quando era stata scattata quella foto…probabilmente perché era stato lui, senza volerlo, a scattarla ed era diventata, velocemente, la loro foto preferita tra la marea di foto scattate quel giorno.

A Finn bastò guardarla per sentire un profondo dolore al cuore, così si chiese se Kurt si sarebbe sbarazzato di quella foto ora che tra lui e Blaine era finita.

“Hey Kurt?” chiese, poggiando , con attenzione, il baule a terra.

Quando suo fratello non rispose, Finn si avvicinò e si sedette accanto a lui sul letto.

“Davvero non vuoi questo bambino?”

Gli occhi di Kurt tremarono per un momento, dando a Finn un assaggio dell’angoscia del fratello… Kurt sembrò devastato dalla domanda… e Finn si sentì dispiaciuto di averglielo chiesto.

“Non lo so” rispose il ragazzo onestamente, la voce salda e chiara .

Finn annuì e riportò lo sguardo sulla foto del matrimonio, il cuore triste per suo fratello.

“Non combatterai per questo?”

“Cosa c’è da combattere?”

Finn guardò la coppia felice nella foto e sentì il corpo bruciare dalla rabbia per il fatto che tutto stava finendo in questo modo.

“Per tutto” Dio Kurt! Blaine… lui… solo… stai lasciando andare Blaine come se niente fosse e non capisco come! Hai sempre combattuto duramente per quello che volevi e … non è… non è questo quello che vuoi? Non combatterai solo per colpa del bambino?”

Kurt era mortalmente silenzioso accanto a lui , ma quando Finn si voltò a guardare suo fratello, poté vedere le lacrime tra le ciglia di Kurt ed il modo in cui il suo labbro inferiore stava tremando.

“Kurt...”

“Nessuno sa quello che sto passando in questo momento… loro… pensano che io voglia che questo accada… come se volessi che Blaine se ne andasse e la verità è che… io non voglio… non voglio che se ne vada…

Lo voglio qui con me, ma… poi ve…vedo il suo pancione ed è così reale…

C’è un bambino li dentro e nascerà a Luglio ed è come… come se volessi solo scappare via da lui… ma scappare significherebbe che sto scappando anche da Blaine.”

Finn rimase in silenzio.

“A…amo Blaine più di qualsiasi cosa al mondo … quando eravamo giovani , sapevo che era l’unico per me… an… anche dopo che mi ha tra… tradito e spe…spezzato il cuore , lo amavo ancora.

Quando ci siamo sposati è stato il giorno più felice della mia vita ed ho fatto tutti questi progetti per noi.

Volevo che andassimo in alcuni posti e che avessimo successo e… s… sai cosa significa vedere la persona che ami di più non ottenere successo?”

“Kurt…?”

“Blaine ci ha provato così tanto! Ha fatto audizioni, lavorando e facendosi il culo, e tutti quei fottuti stronzi lo hanno tagliato fuori così tante volte ed io non so il perché.

Sai quante sere sono tornato a casa per trovarlo in lacrime, così sconvolto perché un’altra persona era stata scelta al posto suo?

Ci sono state così tante sere in cui avevo quasi paura di tornare a casa per… scoprire che qualcosa di terribile…”

“Intendi tipo…”

Kurt incrociò le braccia al petto e si chinò, le lacrime che cadevano giù sul naso e poi sopra i pantaloni.

“Blaine non avrebbe mai… non lo avrebbe nemmeno voluto ma… a volte durante la notte, le notti che aveva pianto… era come se stessi per perderlo Finn… e… volevo solo che avesse successo.

Ma poi ha avuto il lavoro come tutore e quello alla caffetteria ed era felice ed amava il fatto che lo fosse, ma non guadagnavamo abbastanza per vivere; così ho cominciato a lavorare di più a Vogue ed ho iniziato anche a fare audizioni per qualche spettacolo e poi quando ho cominciato ad essere preso per qualche ruolo, Blaine ha cominciato ad arrendersi di nuovo.”

Kurt si fermò per asciugarsi il naso con il dorso della mano, così Finn si alzò, sparendo per un secondo in bagno, per tornare con un rotolo di carta igienica.

“Tieni!”

“Grazie” disse Kurt a bassa voce mentre si asciugava gli occhi e si soffiava il naso .

“Solo… aveva questi piani per noi, stavamo lavorando entrambi così tanto e non avevamo nemmeno il tempo di stare insieme e Blaine si stava allontanando da me, così per il nostro anniversario avevo pianificato di andare a Parigi… giusto per staccare un po’, ma abbiamo dovuto rimandare perché Blaine si è ammalato …e poi… abbiamo scoperto del bambino”

Ma Blaine è davvero eccitato per il bambino… perché ti ha irritato così tanto?”

Kurt abbassò lo sguardo sul fazzoletto accartocciato su un mucchietto vicino alla sua gamba.

“Io e Blaine siamo… siamo completamente diversi Finn… Blaine è bravo con i bambini, io no… solo.. a Natale… solo vedere Blaine e stare con lui dopo quello che era successo… mi era mancato così tanto… pensavo di essere pronto per tutto … ma poi sono successe delle cose e dio… ho così tanta paura… non ho nulla per essere un buon padre… sono egoista, snob, presuntuoso e …”

“Sei un ragazzo fantastico, Kurt! Sei tollerante, gentile e divertente ed incredibilmente intelligente.

Non posso nemmeno credere che pensi questo di te, amico… saresti un padre meraviglioso…

Non dovresti sminuirti così…

E poi sei stato cresciuto da Burt… il padre più meraviglioso di tutti i padri”

Voglio dire… non ho conosciuto mio padre, ma paragonato agli altri padri, Burt è il migliore… ed è il suo sangue che scorre tra le tue vene, Kurt…

Saresti altrettanto meraviglioso, ne sono sicuro…”

Kurt scosse la testa scettico , prendendo un altro fazzolettino per tamponarsi gli occhi.

“Sei un’idiota… non potrò mai essere fantastico  come lo è mio padre… non amo come fa lui”

“Si che lo fai… gli Hummel amano intensamente, Kurt… Ami Blaine così come tuo padre ama mia madre…

Alla fine, una volta che avrai conosciuto tuo figlio… sono sicuro che lo amerai così come tuo padre ama te”

“Non puoi saperlo”

Finn sospirò.

“Hai ragione… non posso… ma nemmeno tu… ti sati arrendendo ancora prima di cominciare, Kurt… ti sei fermato a metà gara…e se vogliamo essere tecnici… ti stai arrendendo ancora prima che cominci… sei tu che ti stai buttando giù…

Tutte le tue buone qualità sono oscurate dai tuoi dubbi e ti fanno sembrare il cattivo della situazione; ma per essere completamente onesti , tu sei uno dei ragazzi più speciali che io abbia mai conosciuto, Kurt e non lo dico perché sei mio fratello.”

Kurt alzò lo sguardo su Finn, gli occhi gonfi e rossi per il pianto, e fece un mezzo sorriso , appoggiandosi a lui quando Finn lo strinse in un forte e caldo abbraccio.

Mentre i due ragazzi si abbracciavano, Burt, che tirava su col naso , e Carole, che piangeva silenziosamente, li guardavano dal vano della porta, entrambi pieni di orgoglio per i loro figli.

Quando alla fine Kurt si tirò indietro e vide i suoi genitori che li guardavano, si alzò ed andò ad abbracciare entrambi.

“Ho paura” sussurrò contro il petto del padre, soffocando un singhiozzo, mentre il padre lo teneva stretto.

“Ti aiuteremo, figliolo … non preoccuparti… andrà tutto bene… andrà davvero tutto bene”



Cooper camminava per l’appartamento, agitando le braccia quando scivolò su una piastrella della cucina per fermarsi davanti ad un silenzioso Blaine.

“Questo appartamento è stupendo… sono geloso che vivrai qui da solo mentre non ci sono!”

“Tornerai tra un paio di settimane, Coop… non è così tanto!” mormorò Blaine mentre si accarezzava il pancione.

Da quando era uscito dall’ospedale, Blaine si sentiva semplicemente… spento…

Non tipo malato ma semplicemente… spento in generale, come se qualcosa di vitale gli fosse stato portato via e lui era rimasto con un pezzo mancante.

Kurt…

La sera che Kurt aveva lasciato l’ospedale , Blaine si era sentito come se una parte di lui fosse morta.

Certo, aveva ancora un piccolo bambino che cresceva in lui , che era ovviamente molto di Kurt , ma solo sapere che Kurt se n’era andato per sempre ( per non essere tecnici) , fece sentire Blaine incredibilmente perso e solo.

Sospirando, Blaine si passò le dita sul pancione prima di lasciarle cadere ai fianchi ed alzò lo sguardo su Cooper.

Suo fratello maggiore lo stava guardando con attenzione, gli occhi azzurri cercavano di capire il significato di ogni sua espressione.

“Credo davvero che sia una cattiva idea lasciarti qui mentre torno a Providence. Perché non vieni con me e poi ci trasferiamo qui quando torniamo?”

“Non voglio affrontare il viaggio” brontolò Blaine, ruotando gli occhi,”  sono appena uscito dall’ospedale e sono stanco, Coop… voglio solo che tutte le mie cose sia spacchettate e poi voglio andare a dormire per una settimana e non essere disturbato. È chiedere troppo?”

“ Si … beh… quando i tuoi suoceri e gli addetti al trasloco saranno finalmente qui, potremmo darci da fare con tutta la cosa dello spacchettare … ma fino ad allora… possiamo solo fare il gioco dell’attesa ”

Blaine si trascinò verso il tavolo della cucina per sedersi , grato  di aver potuto comprare e sistemare alcuni dei loro mobili prima che gli Hummel si fermassero a portargli le sue cose.

Si sentì in colpa che Cooper aveva usato i suoi risparmi per tutto ( e si sentì davvero male quando aveva scoperto quando pagassero d’affitto ) ma visto che il suo corpo era ancora molto indebolito, Blaine  sapeva che sistemarsi quanto prima era, probabilmente la cosa migliore.

Sbadigliando , si appoggiò al tavolo col braccio sano e sbatté le palpebre , assonnato, verso Cooper.

“Vorrei che non parlassi così degli Hummel… sono anche la tua famiglia … ed anche se io e Kurt potremmo… essere…siamo… se le cose tra noi non vanno bene… faranno sempre parte della mia vita ed anche della tua… questo è loro nipote e dovresti passarci sopra”.

“Non sto cercando di fare lo stronzo , B… Santo cielo… calmati…cerco solo di capire come mai ci stiano mettendo così tanto… hanno detto che sarebbero arrivati un’ora fa… e sono in ritardo.

“Questa è New York, genio” lo prese in giro Blaine, chiudendo gli occhi e sistemando il braccio sul tavolo per potersi appoggiare, “ avrei bisogno di riposare”.

“Beh, abbiamo appena montato la spalliera e sistemato  la rete ed il materasso… puoi andare a stenderti in camera…”

“Non ho le coperte”

“E di chi è la colpa?” disse Cooper; ruotando gli occhi , si sedette sul bordo del tavolo, ignorando Blaine quando il giovane uomo aprì gli occhi e lo fissò.

“Numero uno… non sederti sul tavolo, lo rompi… e due… voglio la biancheria del mio appartamento. Kurt ha della biancheria diversa sul letto a casa e la mia preferita è in deposito.

Posso tranquillamente usare quelle invece di comprarne di nuove.”

Cooper fissò il fratello minore, il cuore troppo pesante per dire a Blaine che continua a chiamare l’appartamento che condivideva una volta con Kurt, casa, e sorrise.

“Beh… quando arriveranno con tutte le tue cose, possiamo per prima cosa sistemare le lenzuola ed il resto, così potrai riposarti e mi lasci fare l’arredatore d’interni”

Blaine spalancò gli occhi.

“ Beh… allora forse dovrei rimanere sveglio”.

“Sta zitto”.



Ci volle l’intera famiglia ( escluso Blaine , che si era addormentato sul tavolo della cucina) e 4 ore per scaricare tutto il furgone dei traslochi e portare tutto al piano di sopra e nell’appartamento.

Dopo che avevano trascinato tutto in salotto, Carole andò a disfare le valigie con i vestiti e le lenzuola di Blaine ( le si spezzò il cuore alla vista dei piccoli post-it attaccati ad ogni vestito, su cui era segnato dove mettere ogni cosa in base a come Blaine preferiva fossero sistemati i cassetti del comò).

Finn, Burt e Cooper montarono alcuni mobili e sistemarono sui scaffali sia tutti i prodotti da bagno di Blaine sia il cibo che Kurt aveva mandato.

Per tutto il tempo, Blaine aveva dormito, poggiato al tavolo; il collo storto sul gomito e Burt era sicuro che l’uomo si sarebbe svegliato col collo dannatamente rigido e dolorante.

Poi  quando fu abbastanza tardi, tanto che era già cominciato il telegiornale, il gruppo finì e si guadò intorno per ammirare il loro lavoro.

Blaine si svegliò proprio quando Carole si mise a riscaldare un po’ di cibo per una cena davvero tarda, e quando vide tutto sistemato, immediatamente, si lamentò per il non essere stato in grado di aiutare.

“Hai bisogno di riposare, sciocco” disse Carole, poggiando un piatto di pollo, purè di patate ed alcune verdure, davanti a lui, “ ora mangia…. Hai perso un po’ di peso nelle ultime settimane e si vede… mangia…”

Mangiarono tutti in silenzio, mentre il televisore in soggiorno trasmetteva qualcosa su di un festival a Central Park e quando cominciò a parlare di un nuovo musical a Broadway, Blaine smise di mangiare ed alzò lo sguardo verso i suoi suoceri.

“A proposito, dov’è Rachel? Pensavo venisse anche lei”

“Oh… ha deciso di rimanere con Kurt, tesoro…. Ha detto che sarebbe passata un altro giorno”

“Oh...” disse Blaine a bassa voce, riabbassando lo sguardo sul suo misto di verdure, “ come… umm… come sta Kurt a proposito?”

“Lo sta affrontando” rispose Burt.

Guardò suo genero e vide quei due grandi occhi nocciola ricambiare lo sguardo brillare per le lacrime.

“Sta più o meno nelle tue stesse condizioni, figliolo … so che avete bisogno di un po’ di tempo separati, ma…”

Cooper stava per dire qualcosa, ma Carole gli mise una mano sul braccio per fermarlo, scuotendo la testa negativamente, seguendo con lo sguardo la conversazione tra i due uomini.

“Kurt ha il cuore spezzato proprio come te, Blaine… so che ti sembra come se tutto il tuo mondo fosse finito,… ma devi credermi quando ti dico che Kurt prova lo stresso!”

Blaine annuì, posando la forchetta con quanta più delicatezza possibile accanto al piatto.

“Scusatemi… ho … ho bisogno di sdraiarmi” sussurrò, alzandosi da tavola e sparendo dalla loro vista il più velocemente possibile.

Non appena se ne fu andato, Cooper si voltò verso Burt, il disgusto visibile sul suo viso.

“Perché lo hai fatto?”

“Gli ho solo detto la verità, Cooper…Blaine ha bisogno di sapere che non è l’unico che sta soffrendo “

“Oh… okay… quindi va semplicemente bene che Kurt molli mio fratello… ma sta soffrendo anche lui?!...

Va bene allora… si okay…

TUTTE stronzate”

Finn gettò la forchetta.

“Sai cosa?  Non sai cosa sta succedendo a Kurt in questo momento… vedi solo la parte di Blaine  e questo è tutto…. Non hai mai provato a capire i sentimenti di Kurt.”

“L’ho fatto”

“Non lo hai fatto! Kurt sta passando un periodo difficile, così come Blaine; ma sei troppo focalizzato sul fatto che Blaine sia tuo fratello anche solo per capire che stanno soffrendo entrambi ora… Kurt è completamente distrutto per la fine del suo matrimonio, così come Blaine… quindi non ti permettere di comportarti come se i sentimenti di Blaine fossero più importanti di quelli di Kurt! Hanno entrambi il cuore spezzato ed entrambi hanno bisogno del nostro supporto… quindi chiudi quella cazzo di bocca e…”

“Penso sia ora che ve ne andiate” sibillò Cooper, alzandosi da tavola.

Carole lanciò un’occhiata frenetica a Burt ed anche l’uomo più vecchio si alzò.

“Andiamo Finn… Cooper… solo … pensa a quello che ti abbiamo detto, okay? Non farà bene a Blaine se continui ad abbattere Kurt in questo modo… che ti piaccia o no , mio figlio è l’altro padre del bambino e sarà sempre una parte della vostra vita”

Burt prese la mano di Carole e si diressero verso la porta, Finn che li seguiva.

“Mi dispiace molto se le cose si sono surriscaldate così…. Ma devi capire anche i nostri sentimenti su tutto questo… siamo qui per entrambi i ragazzi e spero lo sia anche tu!”

Con queste parole di commiato, gli Hummel lasciarono l’appartamento e Cooper rimase li seduto, mentre ascoltava il telegiornale in sottofondo e i singhiozzi che riecheggiavano per il corridoio dalla camera di Blaine.
 
 
 
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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Kurt si accasciò contro la porta d’ingresso e spostò il ciuffo dalla fronte.

I suoi genitori se n’erano appena andati dopo aver passato poco più di una settimana con lui nell’appartamento; anche se sapeva che dovevano tornare alle loro vite li in Ohio, Kurt avrebbe sentito molto la loro mancanza in casa.

Da quando Blaine si era trasferito la settimana prima, tutto gli sembrava … vuoto.

Il letto a due piazze era troppo grande solo per lui oramai e, sebbene loro due avevano litigato nelle ultime settimane e dormivano in stanze diverse, si sentiva ancora il profumo di Blaine tra le lenzuola, soprattutto dal lato del letto di Kurt… cosa che spezzò il cuore di Kurt quando lo scoprì.

Perché in quella settimana in cui non si erano parlati, Blaine si era sentito tanto solo da accoccolarsi al cuscino di Kurt.

Ora a poco più di due settimane dall’incidente di Blaine a casa di Rachel, tutto in casa Anderson-Hummel era diverso.

In realtà, se Kurt ci pensava abbastanza a lungo, probabilmente avrebbe potuto chiamarla casa Hummel ora ; ma farlo significherebbe che tra lui e Blaine fosse davvero finita per sempre e Kurt non era sicuro di poter essere ancora pronto a pensarlo.

Sospirando, si allontanò dalla porta e si diresse in cucina; si guardò in giro alla ricerca di qualcosa da bere.

Una bottiglia di vodka alla lampone era poggiata sul bancone e Kurt se ne versò un bicchierino, e se lo scolò d’un fiato con una smorfia sul volto prima di mettere il bicchierino nel lavandino e appoggiarsi al bancone.

Jennycat si strusciò sulle sue caviglie, la coda che si muoveva contro le sue gambe mentre camminava.

“Manca anche a te, vero?”

Il gatto strofinò la testa contro i suoi piedi prima di andarsene e Kurt si morse il labbro, mentre guardava l’arredamento della stanza.

C’erano milioni di cose tutte intorno che gli ricordavano Blaine; semplici piccolo puntini di cose che gli urlavano che Blaine era stato li e che lo facevano sentire pessimo ogni volta che li vedeva.

Una note della settimana scorsa era attaccata sul frigorifero con un piccolo magnete a forma di papillon: su cui , scarabocchiato da Blaine,  c’era scritto: “ Non dimenticarti… domani visita importante per il bambino dal dottore! Ti amo – Blaine”

Era la nota che Blaine gli aveva lasciato per l’appuntamento che lui aveva deliberatamente mancato, quello che Blaine aveva cancellato e per questo si era ammalato.

Solo vedere quella nota , fece sentire Kurt disgustato.

Accigliandosi, tolse la nota dal frigorifero, la fece a pezzettini e poi la gettò nella spazzatura mentre lasciava la cucina per andare in camera da letto.

Se solo fossi andato all’appuntamento con lui, tutto questo non sarebbe successo… tuo marito sarebbe qui con te in questo momento invece di vivere dall’altra parte della città.

Voi due sareste felici, invece hai rovinato tutto.

Trattenendo le lacrime, Kurt salì sul letto e si stese, coprendosi fin sopra la testa con le coperte.

Riuscì a sentire Jennycat sistemarsi ai piedi del letto e deglutì a fatica, cercando disperatamente di mandar via il nodo che gli si era formato in gola.

Solo che cominciò a singhiozzare, spezzato,  e rotolando su un fianco si rannicchiò contro il cuscino che ancora odorava di Blaine.

Sono solo.



Quando Cooper tornò a Providence all’inizio della settimana, Blaine ne fu felice.

Non è che non volesse bene a suo fratello ,ma dopo averlo sentito lamentarsi di Kurt ogni cinque secondi, Blaine aveva solo bisogno di stare un po’ di tempo da solo; cosa che stava finalmente facendo ora che Cooper era tornato a Rhode Island per finire di girare il suo film.

Anche se l’appartamento era spazioso ed assolutamente stupendo, per Blaine non sembrava… casa.

Era troppo pulita, troppo grande ( solo per lui in quel momento) ed era troppo silenziosa pe i suoi gusti.

All’inizio aveva supplicato Cooper di lasciargli portare Jenny-tuttamacchie con lui, ma dopo una lunga discussione su quanto fosse pericoloso per una persona incinta possedere un gatto a causa di tutti i problemi con la lettiera e la cacca di gatto e bla bla bla.

Così Jenny rimase da Kurt e Blaine era bloccato in quella casa che aveva un acquario pieno di pesci tropicali noiosi.

Alcune mattine, si preparava solo della crema di cereali e si sedeva sul divano, guardando i pesci nuotare avanti ed indietro nell’acquario.

Poi immaginava Jenny seduta sul bordo della vasca , mentre batteva con le sue piccole zampe sull’acqua e rideva per ore.

Le mancava.

Gli mancava Kurt.

Onestamente, essere solo nel nuovo appartamento era difficile.

Alcune notti si svegliava con la voglia di un bicchierone di latte e finiva per sbattere contro un muro perché ancora non si era abituato a quella casa.

O si svegliava tremante nel bel mezzo della notte per poi rotolare ed accoccolarsi a Kurt, per poi trovare la parte del letto vuota accanto a lui.

In quelle notti , afferrava un cuscino e ci piangeva contro, desiderando che le cose fossero andate diversamente.

Ma non lo avevano fatto e non era come se lui potesse tornare indietro nel tempo per cambiarle.

E non poteva tornare con Kurt , come desiderava fare, non dopo il modo in cui erano finite prima.

Kurt era diventato distante e freddo nei suoi confronti durante le ultime settimane insieme; era ovvio che Kurt non volesse il bambino e che non era per nulla entusiasta della gravidanza ( come Blaine aveva pensato fosse) e dopo tutte le loro liti e l’aumento di stress che aveva sopportato Blaine, avevano bisogno di stare separati.

Ma comunque non tutto andò senza dolore.

Blaine si sente come se qualcuno lo avesse spezzato in due e avesse lasciato l’altra sua metà da qualche altra parte e a volte si chiede se anche per Kurt fosse lo stesso.

“Mi manca il tuo papà” dice con dolcezza al suo ventre, massaggiando il pancione mentre stende le gambe sulla poltroncina abbinata, “ mi manca anche Jennycat”

Sospirando , chiuse gli occhi cercando di immaginare cosa stesse facendo Kurt, se suo marito fosse o meno al lavoro prendendo un caffè con Isabelle; o se stesse ancora dormendo perché aveva il turno più tardi.

Fuori, pioveva incessantemente e lo aveva fatto per tutta la mattinata, così Blaine si chiese se Kurt avesse indossato i suoi stivali da pioggia se doveva davvero lavorare quella mattina.

"Mi manca. Spero stia bene"  pensò mentre si scivolava nel sonno , le mani che ancora accarezzavano lo stomaco.

Un paio d’ore dopo, Blaine si svegliò sentendo qualcuno bussare alla porta.

Sbadigliando, si alzò dal divano , stiracchiando le gambe stanche , dirigendosi piano verso la porta per vedere chi fosse la persona che stava facendo tutto quel casino.

Guardando attraverso lo spioncino, sorrise quando vide chi c’era davanti alla sua porta e, quando l’aprì, Rachel saltellò dentro, un luminoso sorriso sul viso, brandendo una busta piena di cibo.

“Hey! Spero tu abbia fame! Ho portato il pranzo!”

“Come facevi a sapere che non avevo ancora mangiato?”

Rachel rise.

“Solo un’ipotesi… spero che non ci siano problemi… ho scelto italiano… ho preso qualcosa strada facendo ed ho preso un po’ di tutto nel caso avessi la voglia di qualcosa di speciale”.

“Beh….” Iniziò Blaine, sbirciando nella busta quando Rachel le poggiò sul tavolo, “ in realtà ho solo una gran voglia di latte… quello e di patate crude,  ma ho mangiato patate a colazione, quindi questo andrà benissimo perché sto morendo di fame.”

“Patate crude?” chiese Rachel mentre prendeva dei piatti dalla credenza per metterli sul tavolo.

Rachel mise una generosa porzione di pasta e di insalata in ogni piatto mentre Blaine sistemava i panini all’aglio, “ non hai abbastanza amido nella tua dieta?”

“ A dire il vero… è più di schifezze che ho voglia, è strano?”

“Avrei detto di no… ma si… questo è raccapricciante”

“Prenditela col bambino”

“Questa è cattiva! Non è nemmeno qui per difendersi” scherzo Rachel mentre si sedeva a tavola.

Blaine si sedette di fronte a lei e si lanciò immediatamente sul cibo, facendo ridere la sua amica quando lo vide infilarsi un intero panino all’aglio in bocca.

“Devi essere davvero affamato”

“È colpa del bambino” mormorò Blaine con la bocca piena e Rachel ridacchiò.

I due continuarono a mangiare tranquillamente per un po’ dopo questo; Rachel di tanto in tanto faceva qualche domanda sul bambino o su quanto tempo Cooper sarebbe stato fuori.

A metà della loro conversazione sulle abitudini dal sonno di Finn, Blaine si bloccò ed una strana espressione apparve sul suo viso.

“Hey… stai bene?”

“Io…” iniziò Blaine, solo per fermarsi di nuovo, facendo un’altra strana espressione, portandosi poi la mano sul pancione, “ questo è strano”

“Cosa è strano? Stai bene? Hai bisogno che chiamo qualcuno?”

“No, no… non muoverti… solo.. penso .. penso che il bambino abbia appena scalciato”

La forchetta di Rachel tintinnò nel piatto.

Un sorriso radioso apparve sul suo viso e cominciò a battere le mani, eccitata.

“Davvero?! Oh mio Dio…posso sentire?”

“Puoi provarci… non credo che ci riuscirai perché è debole; io riesco a sentirlo visto che… beh.., sai, lui è li dentro”

Blaine si alzò e si avvicinò a Rachel, prendendolo poi la mano per poggiarla sul suo stomaco.

I due aspettarono pazientemente qualche movimento e poi Blaine sorrise.

“Ha scalciato di nuovo”

“Aww… non riesco a sentirlo!”

“Forse quando sarà un po’ più grande ci riuscirai” la consolò Blaine, sorridendo vero il suo pancione, mentre Rachel lo accarezzava dolcemente.

“Comunque… è così eccitante… scommetto che sei davvero felice in questo momento”.

“Si… lo sono” disse , accarezzando il punto un cui riusciva a sentire quei dolci piccoli calcetti.

Abbassò lo sguardo sentendo uno strano formicolio agli occhi, “ solo… vorrei che Kurt fosse qui”

“Oh tesoro”

“Cioè.. so che le cose tra noi non vanno più bene, ma a volte vorrei che lui fosse solo emozionato di tutto questo come lo sono io… capisco che non tutte le persone amano i bambini, ma… quando eravamo più giovani, ha sempre  detto che non gli dispiaceva avere dei bambini quando saremo stati più grandi ed ora… ora se n’è andato”

“Non sei da solo ad affrontare tutto questo, lo sai? Hai me, Finn, Cooper, Burt, Carole… tutti noi… non sai da solo “

“Lo so… solo… è strano non averlo qui , sai?” Blaine si risedette e strofinò i palmi sulle cosce, “ mi siedo qui e guardo tutte quelle trasmissioni sui bambini su TLC e tutte le mamme sono li con i loro mariti che sono eccitati per i loro bambini … ho perfino guardato uno speciale per le gravidanze maschili l’altro giorno e gli altri papà erano al settimo cielo che i loro mariti fossero incinti… non posso fare a meno di sentirmi geloso, credo… mi manca… tanto ed è davvero strano perché è solo a pochi minuti da qui…ma onestamente… sembra che siamo ai due poli opposti del mondo.”

“Blaine…”

“Questo non è un buon argomento per una cena… scusa… continuo a rovinare le cose per noi e tutto ha cominciato a diventare tipo una storia del “me misero” … scusa” .

“Non devi scusarti” disse Rachel , prendendo la mano di Blaine tra le sue, “ sei spaventato in questo momento ed io lo capisco, completamente…. Quello che è successo negli ultimi mesi è davvero orribile e non avresti mai dovuto subire tutto quello stress… voglio dire… voglio bene a Kurt, ma stava sbagliando a trattarti in quel modo e capisco perché te ne sei andato… non ti biasimo, Blaine.

Sei uno dei miei migliori amici e ti voglio un mondo di bene e non mi piace vederti soffrire”

“Anche Kurt sta soffrendo”

“Lo so… Ma lui può badare a se stesso… tu devi pensare alla tua salute e a quella di tuo figlio ancora non nato, Blaine… Kurt starà passando un brutto momento ora… ma anche tu e, onestamente, guardarti svenire l’altro giorno è stato senza alcun dubbio il momento più spaventoso della mia vita”

Strinse la sua mano con fermezza.

“ Io e Finn non avevamo idea di cosa stesse succedendo e Kurt non rispondeva al telefono e poi abbiamo scoperto che ti stava ignorando e questo non sarebbe mai dovuto accadere.

Mai”

“Rachel…”

“Voglio bene a Kurt… davvero… ma alla fine starà bene… e lo sarai anche tu, lo so …

Solo… solo prenditi cura di te , okay? Non preoccuparti di Kurt, non preoccuparti di niente e nessuno… solo … focalizzati su te stesso e sul bambino.

Siamo tutti qui per te e se avessi bisogno di qualcuno, sai… puoi semplicemente chiamare me o Finn , okay? Saremo da te non appena possibile”

“Io… grazie.. lo apprezzo davvero molto” disse Blaine, abbassando timidamente la testa.

Rachel strinse di nuovo la sua mano prima di lasciarla andare e tornare a mangiare la sua pasta.

Sorridendo alla sua amica, Blaine prese un altro morso di pane all’aglio, assaporando quella piccola e luminosa sensazione di vicinanza che sentiva crescere in se.

Non importava quanto lunga fosse l’attesa per quel momento, ne valeva la pena anche se l’unica persona con cui poteva condividerlo era sua cognata.



Passarono diversi giorni prima che Blaine potesse uscire di nuovo di casa.

Aveva l’ordine severo di rimanere a casa e riposare dopo la sua degenza in ospedale e, mentre seguiva gli ordini del medico, aveva cominciato a soffrire di claustrofobia.

Così, dopo due settimane chiuso in casa, Blaine si avventurò tra la gente; per prima cosa, si fermò al caffè dove lavorava per salutare il suo ex capo e gli altri dello staff.

Barbara era dispiaciuta di averlo perso di nuovo, ma era felice che lui ed il bambino stassero bene ora, ed in più Blaine le promise che ogni tanto si sarebbe fermato di nuovo e avrebbe preparato le sue barrette vegane se si fosse sentito bene.

Dopo aver fatto visita al caffè, era passato a trovare i suoi amici al programma di doposcuola ed ebbe anche modo di rivedere alcuni suoi alunni.

Mentre usciva, vide Annette con uno dei suoi amici e quando la ragazzina lo vide, si precipitò da lui e lo abbracciò forte, piangendo per il fatto che non le fosse più permesso di prendere lezioni da lui per colpa di sua madre.

Blaine le accarezzò la guancia e poi parlarono di quanto lui sentisse la sua mancanza e di quanto sperasse che lei facesse del suo meglio, in futuro quando sarebbe stato il suo momento di esibirsi.

Per la fine del pomeriggio, Blaine si stava dirigendo al suo appuntamento col dottore con gli occhi pieni di lacrime dopo la sua conversazione con Annette.

Si stava ancora asciugando le lacrime quando entrò nello studio della ginecologa; l’addetto alla reception lo guardò con comprensione.

“Colpa degli ormoni, tesoro?”

“Non lo so” disse tristemente Blaine, segnando il suo nome sulla lista dell’accettazione.

La segretaria gli sorrise e gli fece un cenno.

“Oggi non siamo molto impegnati… puoi passare”

Una infermiera aprì la porta per Blaine che la seguì nella sala degli esami, rispondendo con attenzione a tutte le sue domande, prima di andare a farsi controllare la pressione ed il suo peso.

Mentre attraversava le varie stanze sulla strada verso la sua, non poté fare a meno di notare le altre persone incinte nell’edificio che avevano i loro mariti accanto come supporto.

Mi manca.



Isabelle sbirciò nell’ufficio di Kurt, aprendo completamente la porta quando vide l’uomo che stava cercando seduto alla sua sedia, il mento poggiato sulla mani mentre fissava una foto incorniciata della prima ecografia di Blaine.

“Scommetto che il bambino è molto più grande ora” commentò, sedendosi dall’altro lato della scrivania di Kurt.

L’uomo la guardò per un millisecondo per poi tornare a guardare di nuovo la foto.

“Blaine è di 22/23 settimane ora… scommetto che il bambino è enorme”

“Probabilmente starà anche scalciando”  Isabelle si abbandonò ai ricordi, “ quando mia sorella era incinta, mia nipote iniziò a scalciare  intorno alla 22 settimana..:”

“È un lui… Blaine sta per avere un maschietto”

“Oh… beh…congratulazioni! Umm… è emozionante”

“Si”  mormorò tristemente Kurt, “ immagino lo sia”

Lanciò un’ultima occhiata alla foto prima di voltarsi completamente verso Isabelle;  i suoi occhi bagnati di lacrime fissarono , ignorandola, il suo capo per qualche secondo prima di spostare lo sguardo verso la finestra.

Isabelle riuscì facilmente a vedere l’angoscia ed il dolore sul suo viso e sospirò.

"Kurt, hai pensato di parlare con qualcuno di tutto questo?"

Fu accolta dal silenzio.

“Voglio dire… come un terapista o altro? Non ti fa bene imbottigliare tutto.

Ho notato che non stai mangiando correttamente, umm… non dormi, non mangi, a malapena sei operativo e, onestamente, odio vederti così

Anche tu meriti di essere ascoltato, sai?”

"Non ho bisogno di uno strizzacervelli."

“Davvero? Perché tutto di te dice il contrario in questo momento” la donna gli fece un cenno , indicando il suo mal assortito abbigliamento.

Tutte le altre volte, Kurt era stato l’immagine della perfezione, ma Isabelle aveva subito capito che qualcosa non andava quando aveva sentito girare la voce che c’era qualcuno del suo staff , nell’edificio, stava indossando qualcosa di atroce e peggio di un pugno nell’occhio.

Naturalmente quando aveva visto Kurt sgattaiolare, in ritardo, quella mattina, aveva capito di chi stavano parlando, doveva intervenire immediatamente.

Accigliandosi, scavò nella sua borsetta e ne tirò fuori un biglietto da visita, che fece scivolare sul tavolo  fino ad urtare la mano di Kurt.

“Questo è il biglietto da visita della dottoressa Gartner. È una donna brillante ed un’ottima ascoltatrice… solo… ti prego Kurt, parla con qualcuno… qualcuno che sarà neutrale su tutto questo… ti stai uccidendo ed io lo odio… solo… per favore… ti prego… chiamala”

Kurt ignorò lo spigolo appuntito che pungeva la sua mano.

Al contrario continuò a fissare fuori dalla finestra, guardando le nuvole muoversi nel cielo tempestoso.

Di fronte a lui, Isabelle si alzò e se ne andò, il suono della porta che si chiudeva annunciò la sua uscita, ed una volta che se ne fu andata, Kurt si voltò e prese il biglietto, girandoselo tra le dita mentre fissava il nome ed il numero di telefono scritto.

Per quanto non  volesse andare da uno strizzacervelli, più ci pensava e più pensava che non avrebbe potuto fargli male.

Raccogliendo un po’ di coraggio, prese il telefono dell’ufficio e compose il numero.

In pochi secondi, aveva preso un appuntamento per il Mercoledì successivo.



Blaine si tirò su a sedere,  usando dei tovaglioli di carta, che gli erano stati dati , per pulirsi dai residui del gel dell’ecografia  dal suo stomaco.

La Dott.sa Banes gli sorrise dolcemente e gli porse alcune copie dell’ecografia del bambino, poi si alzò dalla sedia e si preparò a lasciare la stanza.

“Ricordati Blaine, hai bisogno di andarci piano e di riposarti… non ho bisogno di rivederti prima di due settimane quando devi venire per farti il vaccino, ma se dovessi sentire qualche effetto collaterale dopo quello che ti ho appena dato oggi, non esitare a chiamarmi… l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di riportarti in ospedale.”

“Si dottoressa… grazie “ disse Blaine senza fiato, ancora stupito di quanto fosse cresciuto il suo piccolo ometto .

Abbassò lo sguardo sulle foto che aveva in mano e sentì il cuore gonfiarsi alla vita del piccolo angelo raffigurato in quelle foto.

Guarda quanto sei cresciuto… aspetta che ti vedano i nonni, gli zii e le zie vedano le foto.

Sorridendo, Blaine salutò la dottoressa e finì di sistemarsi per bene i vestiti.

Mentre si sistemava il cardigan sulle spalle, si sentì bussare piano la porta ed una infermiera entrò.

“Blaine? Ciao… il mio nome è Maggie! La dottoressa Banes mi ha chiesto di chiederti di fermarti un attimo prima di andar via… vuole vederti nel suo ufficio prima che te ne vai… quindi…se non è un problema,  seguimi”.

La donna lo guidò attraverso il lungo corridoio dove era l’ufficio della Banes.

La dottoressa era seduta alla scrivania, la sua attenzione era focalizzata solo su delle ecografie, che, per il terrore di Blaine, erano le sue.

Quando Maggie si schiarì la gola, segnalando la presenza di Blaine, l’ostetrica sorrise facendo un cenno del capo, indicando la sedie di fronte alla sua scrivania per far sedere Blaine.

“Scusa se ti faccio tornare tardi a casa, Blaine… voglio solo parlarti delle ecografie fatte oggi.”

Blaine sentì lo stomaco sotto sopra al tono della sua voce ed immediatamente ripensò a quel momento in cui, solo pochi minuti prima, la dottoressa si era fermata ed aveva osservato con serietà al suo bambino prima di scattare uno screenshot dell’ecografia.

“Cosa succede?”

“Beh… so che ti preoccuperai non importa cosa io ti dica, ma, prima di tutto, non c’è davvero nulla di cui preoccuparsi… mentre ti facevo l’ecografia oggi, ho notato qualcosa di strano vicino il midollo spinale del feto.

Ora… il più delle volte non è nulla… ma visti i tuoi precedenti con i malesseri e lo stress durante questa  gravidanza, vorrei dare un’occhiata più da vicino.

Ora, oggi abbiamo fatto tutti gli esami del sangue di cui avevamo bisogno, ma c’è un test che possiamo fare che ci darà una comprensione più approfondita di quello che potrebbe esserci”

“E qual è?” chiese Blaine esitante, le dita che accarezzavano lentamente il pancione.

“Si chiama amniocentesi…”

“Non è quel test con un lungo ago che… che si infila nello stomaco?”

La dottoressa Banes annuì.

“Si, sfortunatamente questo è quello che spaventa molti pazienti quando glielo menziono per la prima volta, ma devo anche dire che è una procedura abbastanza comune, specialmente nelle gravidanze maschili.

Ci permette di controllare se ci sono malformazioni genetiche facendo dei test sul liquido amniotico ed anche se sembra doloroso, il test dura solo pochi secondi e  ti rimetterai in piedi in poco tempo.”

La mano vagante di Blaine si fermò nel punto in cui sentiva suo figlio scalciare frenetico e , dal profondo del cuore, si chiese se il piccolino stesse cercando di mostrare la sua protesta all’idea di un ago infilato nella sua casetta.

“Umm… quando dovremo fare questo test? Ho bisogno di portare qualcuno con me?”

“Possiamo programmarla per questo Giovedì, se sei libero, e ti suggerisco di farti portare qui da qualcuno che poi ti riaccompagni a casa… anche se la procedura è cosa comune, dovrai monitorare la tua temperatura dopo, perché se dovessi avere un po’ di febbre significherebbe che c’è qualcosa che non va… è meglio avere qualcuno con te che possa controllarti per la serata e forse anche rimanere con te la notte.”

“Quindi… vuole rivedermi questo Giovedì?”

“Si” disse la dottoressa con un cenno del capo, segnando qualcosa sul calendario prima di firmare alcuni moduli.

Blaine la guardò firmare le carte con uno svolazzo e si morse , nervosamente, il labbro inferiore.

“Dovrei potercela fare per Giovedì”

“Bene… allora … mando questo giù all’accettazione così possono fissarti subito un appuntamento. Oltre questo… questo era tutto quello di cui avevo bisogno di parlarti questo pomeriggio. Eccoti un opuscolo sull’amniocentesi se sei curioso e ci vediamo Giovedì, okay? Stai attento”

Blaine prese il libretto che gli stava passando e se lo strinse al petto, alzandosi poi lentamente visto che sentiva il corpo indebolito da tutta l’adrenalina che gli scorreva in corpo.

Con mano ferma, si diresse verso l’ingresso e l’accettazione dove, in qualche modo, riuscì a controllarsi e prenotare l’amniocentesi senza problemi.

Quando l’addetta all’accettazione gli augurò una buona giornata mentre se ne andava, Blaine la salutò con la mano e si diresse verso l’ingresso col cuore che gli batteva forte in petto e la paura gli fece venire la pelle d’oca.

Con incertezza, tirò fuori il cellulare dalla tasca posteriore e lo accese, poggiandosi contro il muro perché le sue ginocchia tremanti a malapena riuscivano a tenerlo in piedi.

Dopo alcuni squilli una voce allegra e luminosa rispose.

“Pronto? Blaine?”

“Rachel… posso chiederti un favore?”



NOTE

E siamo arrivati al 18 capitolo...

Ho anticipato il capitolo perché avrei problemi a pubblicare altrimenti .. vado un paio di giorni fuori e non so se avrò un pc... quindi.... BUONA LETTURA come sempre... ( e se vi va... lasciate qualche commentino... )

https://www.fanfiction.net/s/9040511/18/When-We-re-Older link del capitolo originale

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Andare dal terapeuta fu un'esperienza terrificante.

Kurt ebbe il suo primo appuntamento Mercoledì mattina ed anche se la sua terapista sembrava una donna amorevole , aveva paura di raccontarle tutto quello che stava succedendo nella sua vita.

Dire ad una completa estranea che aveva tagliato fuori il marito, incinto e malato, lo faceva sembrare una persona orribile già solo alle sue orecchie e non riusciva ad immaginare come una persona che veniva pagata per ascoltare i suoi problemi ( e rimanere neutrale) avrebbe persino accettato i suoi fallimenti.

Ma, nonostante ciò, andò alla sua prima seduta e parlò un po' con la dottoressa Gartner di quanto gli mancasse Blaine , ma questo fu tutto.

Pensò che ci sarebbe andato piano con la terapia e al suo ritmo; ed in più visto che non si sentiva a proprio agio in quel momento, non aveva intenzione di spingersi oltre.

Ci sarebbe voluto un po' di tempo per imparare a fidarsi della nuova dottoressa e forse, in un futuro non molto lontano, sarebbe stato abbastanza sicuro da parlare del vero motivo che lo aveva portato nel suo ufficio.

Fino ad allora , avrebbe soltanto tergiversato.

Il prossimo appuntamento andrà meglio... parlare con lei diventerà più facile, pensò quel Giovedì mattina, mentre apriva il suo ufficio,.
- Smettila di agitarti -



Blaine stava cercando di non impazzire.

Era Giovedì mattina presto e si stava preparando per il suo temuto appuntamento con la dottoressa Banes.

Era stato nervoso, per tutta la mattinata; aveva dormito troppo, non riusciva a mangiare nulla per la paura che avrebbe comunque vomitato, e mentre si stava facendo la doccia , si rese conto di aver finito il suo bagnoschiuma preferito.

- Stava andando tutto male -

Tuttavia, non importava quanto non volesse uscire di casa quel giorno, doveva farlo per il bene del bambino; quindi si precipitò a finire di vestirsi e nel giro di un'ora fu pronto per uscire.

Tirò su la cerniera della giacca primaverile, si fermò e si guardò allo specchio, lì all'ingresso, passandosi con cura una mano tra i capelli.

Tolse alcuni ricci ribelli dalla fronte, imbronciandosi.

Non riusciva a credere a quanto sembrasse diverso... i suoi capelli erano più lunghi  ( e sembravano ogni giorno più ridicoli) , aveva preso un po' di peso sul viso ( che era evidente solo a lui ) e nessuno dei suoi vestiti gli andava più bene.

Oltre al contrattempo nella doccia , quella mattina, Blaine aveva dovuto lottare per infilarsi i jeans e si era ritrovato a doverseli abbottonare più in basso sui fianchi, ed ora erano poggiati , goffamente, sotto il suo pancione.

A peggiorare le cose, il suo cardigan si abbottonava a malapena sullo stomaco così lasciò semplicemente perdere, realizzando purtroppo che , presto, avrebbe avuto bisogno di comprare dei vestiti nuovi.

- Che palle -

Mettendo da parte il pensiero dei vestiti ormai della misura sbagliata , Blaine afferrò il cellulare , infilandolo nella tasca della giacca, uscì dall'appartamento, chiuse a chiave la porta e si incamminò.

Il suo stomaco gorgogliava per l'ansia , mentre pensava a quello che avrebbe dovuto affrontare quel pomeriggio : L'amniocentesi.

Per fortuna, Rachel gli aveva detto che potevano vedersi in clinica prima del suo esame, così non sarebbe stato solo.

Ma anche se sapeva che lei sarebbe stata lì con lui , non riusciva comunque a fermare quella sensazione di farfalle allo stomaco.

Era spaventato a morte per quell'esame , spaventato che la dottoressa potesse trovare qualche serio problema per il suo bambino e dopo tutto quello che aveva dovuto affrontare nei primi mesi di gravidanza, non era così sicuro di poter affrontare altro.

- Pensa positivo -  ripeteva tra se mentre, col braccio alzato, fermava un taxi.

- Pensieri positivi -



“Sig. Hummel?” chiese cautamente Shelly , facendo capolino dalla porta leggermente aperta dell'ufficio di Kurt.

Kurt smise di fare gli ultimi ritocchi per il titolone primaverile ed alzò lo sguardo , sollevando un sopracciglio verso la giovane stagista.

“Si?”

“C'è una telefonata sulla linea 1 … è una certa signora Berry”

“Ahh.. si grazie” disse Kurt, , facendo un gesto alla ragazza , sbrigativo ma grato.

Salvò il suo lavoro ed afferrò il telefono, premendo il pulsante con l'1 , per prendere la chiamata.

“Rachel? Che succede?”

“Ti prego , dimmi che non hai impegni per questo pomeriggio?” disse col fiatone, la voce in affanno e rauca.

Kurt sollevò un sopracciglio e si appoggiò allo schienale della sua sedia.

“Ma di cosa diamine stai parlando?”

“Kurt... mi sento male e dovrei andare con Blaine dalla dottoressa tra... tipo un'ora, ma non posso... Gli ho promesso che sarei stata lì , ma mi sono appena svegliata .. mi sono svegliata tardi stamattina... e penso di avere un'infezione alle vie respiratorie... non lo so! Ho provato a chiamare Finn per vedere se poteva andare lui, ma non può lasciare il lavoro e tu sei l'unica persona che mi è venuta in mente per andare li... e so che le cose tra voi non vanno bene , in questo momento...ma ha davvero bisogno di un po' di supporto ora e....”

“Perché? Cosa è successo?” chiese Kurt, interrompendo l'incessante blaterare di Rachel.

Strinse più forte la cornetta del telefono e si morse il labbro inferiore , l'immagine di Blaine di nuovo in ospedale riempì la sua mente mentre la preoccupazione gli cresceva in petto.

“È il bambino?”

“Beh... “

“Oh mio dio...”

“Deve solo fare alcuni test preventivi oggi” disse Rachel tossendo.

Kurt provò pena per lei per il suono dei suoi respiri.

“Hanno visto qualcosa durante l'ecografia e la sua dottoressa vuole darci un'occhiata più da vicino... ha anche detto che è necessario che ci sia qualcuno con lui; ed è per questo che sarei dovuta andare ...ma...”

“Vado io...”

“Lo farai?”

“Si... a che ora è l'appuntamento e dove?”.

Kurt scarabocchiò su un foglio tutte le informazioni che Rachel gli stava ripetendo e dopo averla salutata ed averle augurato una pronta guarigione, Kurt attaccò , sprofondando sulla sedia.

Prese un profondo respiro, sprofondando ancora di più e si mise a fissare la foto della prima ecografia del bambino.

Quella mattina presto era andato a lavorare pensando alla sua seduta di terapia e subito , in pochi minuti, stava per andare a vedere il soggetto di quella fotografia per la prima volta di persona.

Per la milionesima volta , in poche ore, si sentiva sopraffatto.



Blaine incrociò le caviglie, una sopra l'altra , e si mise a sfogliare una rivista per bambini, le labbra strette tra i denti per la preoccupazione, mentre l'ora dell'appuntamento si avvicinava sempre più.

Rachel non era ancora arrivata, anche se aveva comunque ancora 10/15 minuti prima che , inevitabilmente, lo avrebbero chiamato per il test.

Ma, anche se sapeva di avere ancora tempo, era ancora preoccupato che non sarebbe venuta.

Si era così abituato ad essere deluso ultimamente e non avrebbe cominciato ora ad avere speranza.

Sospirando, poggiò la rivista sul tavolino accanto ed iniziò ad accarezzare il pancione, le mani che vagavano , attentamente, su e giù sul davanti della stretta maglietta.

Il bambino stava scalciando alla sua sinistra, i piedini che spingevano contro il suo stomaco e Blaine ridacchiò alla sensazione, scavallando le caviglie per sistemarsi meglio sulla sedia per allentare le fitte ai fianchi.

Questo era qualcosa di leggermente nuovo...un nuovo tipo di  dolore.

Aveva sopportato il dolore ai fianchi dall'inizio della gravidanza, ma erano state fitte leggere e poco durature.

Questa sembrava più forte da quando il suo corpo aveva iniziato a prepararsi per l'imminente picco di crescita.

Dio... Sai che divertimento adesso.

Ma ne vale davvero la pena, pensò, mentre poggiava la mano nel punto in cui il bambino stava scalciando.

Non riusciva a sentirlo con la mano perché i calci non erano così forti affinché qualcuno potesse avvertirli se non lui direttamente nel pancione, ma si sentiva come se il bambino avrebbe potuto riconoscerlo anche solo poggiandoci la mano.

Quindi lo fece.

Sorridendo ,si guardò intorno , osservando le varie decorazioni e poi lanciò un'occhiata nel punto in cui erano seduti una giovane donna ed il suo compagno.

L'uomo aveva la mano sul suo pancione , sorridendo e coccolandolo mentre la ragazza accanto a lui ridacchiava.

Solo vedere quella coppia di innamorati ed insieme, fece svanire quella piccolissima sensazione di felicità e sentì una fitta di gelosia corrergli lungo la schiena prima di voltarsi ed abbassare lo sguardo sul cellulare e vide che gli era arrivato un messaggio da parte di Rachel.

- Rachel: Blaine mi dispiace così tanto... mi sono ammalata e non posso venire all'appuntamento oggi” -

Blaine sentì il cuore spezzarsi , mentre fissava il messaggio.

- Avrei dovuto saperlo... oh mio dio… dovrò affrontare tutto questo da solo? -

Lacrime di dolore si formarono tra le sue ciglia e Blaine strinse forte gli occhi cercando di fermare l'inevitabile pianto.

Accanto a lui , riuscì a sentire l'altra paziente sussurrare qualcosa al suo compagno , così strinse il labbro tra i denti.

- Ti prego... non avvicinarti...ti prego... non avvicinarti -

“Signore... sta bene?”

Blaine spalancò gli occhi umidi di lacrime e vide la donna incinta seduta accanto  lui ed il compagno poggiato , con attenzione, alle sue spalle,  così distolse lo sguardo dalla coppia mentre il suo labbro inferiore tremava.

Non voleva sembrare scortese o altro … non quando queste splendide persone stavano solo cercando di assicurarsi che stesse bene; ma, in quel momento, sentiva come se tutto gli stesse crollando addosso di nuovo… quando tutto quello che voleva era essere abbracciato e consolato da qualcuno che conosceva e non da un estraneo.

Tirando su col naso, abbassò lo sguardo sul suo pancione.

“Sto bene... sono solo nervoso , immagino”.

“Sei solo?” chiese la donna, la voce leggermente compassionevole .

“Io...”

“Blaine?”

Il gruppo volse lo sguardo alla porta ed il cuore di Blaine si fermò.

Kurt era lì sulla soglia, le guance ed il naso leggermente arrossati per essere stato fuori nell'aria fredda primaverile.

L'uomo più alto era li fermo, fissando le persone davanti a lui, gli occhi blu spalancati e smarriti, quando vide l'espressione spezzata sul viso di suo marito.

Vederlo li fu uno shock e Blaine sbatté le palpebre molte volte, incredulo, ignorando le lacrime che scorrevano sulle sue guance mentre lo fissava.

- Kurt era lì -

Kurt, suo marito, l'uomo che gli aveva spezzato il cuore in un milione di pezzi, l'uomo che amava più di qualsiasi cosa al mondo , era lì, sulla soglia; vestito con un paio di  eleganti jeans neri, una camicia bianca ed una giacca blu scuro, essendo, ovviamente, venuto direttamente dagli uffici di Vogue e , quando Blaine sollevò lo sguardo su di lui, Kurt gli offrì un patetico tentativo di un sorriso.

“Kurt?”

“Mi ha chiamato Rachel … sta male e non riusciva ad essere qui... io... so che tra noi … le cose non vanno bene in questo momento...ma... sono qui … se mi vuoi... se va bene per te.”

La coppia seduta accanto a Blaine guardò prima l'uno poi l'altro esaminando le fedi , ovviamente uguali sulle loro dita; poi la donna diede una leggera e  gentile pacca sulle spalle di Blaine, sorrise a Kurt e poi tornò insieme al suo compagno al suo posto.

Una volta che se ne furono andati , Kurt fece qualche passo in avanti , dirigendosi verso il punto in cui era seduto Blaine, che aveva gli occhi  pieni di lacrime mentre tremava alla sua vista.

“Hey … non piangere... andrà tutto bene”

“Sono così spaventato” farfugliò Blaine , abbassando la testa tra le mani , mentre Kurt si sedeva accanto a lui, allungando una mano esitante.

Senza pensarci, Blaine si lasciò andare tra le braccia di Kurt, scoppiando a piangere, tutte le emozioni provate nelle ultime settimane vennero fuori insieme alla paura per il test che doveva fare quel giorno.

Kurt tenne stretto il marito che piangeva forte contro il suo petto, appoggiando la guancia sulla testa riccioluta di Blaine, leggermente divertito per la mancanza di gel tra i ricci disordinati.

“Andrà tutto bene... starai bene”

“Non sono preoccupato per me “ piagnucolò Blaine contro il colletto di Kurt, “il bambino... lui... “

“Lo so... ma andrà tutto bene... andrà tutto bene”

Blaine stava per contraddirlo, il corpo sempre più teso per i dubbi e la rabbia per il fatto che Kurt stava cercando di calmarlo per qualcosa che lui non poteva nemmeno capire, quando la porta del reparto esami si aprì ed un'infermiera con un camice con tante paperelle disegnate , ne uscì, con una cartella in mano.

“Blaine Anderson-Hummel”

Blaine si allontanò e si alzò, con Kurt che lo seguì.

Entrambi gli uomini ascoltarono le spiegazioni dell'infermiera prima di seguirla attentamente quando fece loro segno di andare con lei nella sala degli esami.

Kurt rimase qualche passo indietro rispetto al marito, mentre il ragazzo più giovane camminava rigidamente davanti a lui , mentre attraversavano il corridoio.

Kurt percepiva la tensione scorrere in Blaine ad ondate.

Poteva vedere quanto fosse agitato l'altro uomo; quanto fosse serrata la sua mascella ma anche quanto i suoi occhi brillassero per le lacrime e lo sguardo pieno di paura.

Con cautela, toccò la mano di Blaine con la sua, sollevando il palmo e guardando suo marito fissare la sua offerta.

“Kurt...”

Entrambi  gli uomini si fermarono li in mezzo al corridoio, Blaine fissava ancora la mano di Kurt mentre Kurt aspettava di vedere se Blaine l'avrebbe accettata.

Lentamente, Blaine allungò la mano e strinse le dita di Kurt tra le sue, tirando su col naso quando Kurt gli strinse la mano per rassicurarlo.

“Andrà tutto bene”

“Non puoi saperlo” sussurrò Blaine, stringendo la mano di Kurt per un altro lungo momento prima di lasciarlo andare per poi incrociare le braccia al petto, chiudendosi a riccio come forma di protezione.

Immediatamente, riprese a camminare e Kurt lo seguì da vicino ma nessuno dei due uomini parlò più mentre attraversavano il corridoio.

L'infermiera si fermò e si voltò verso di loro, un sorriso luminoso sul viso mentre indicava una stanza alla loro destra.

“Bene... ci siamo... io procedo e controllerò il peso e la pressione di Blaine prima che iniziamo l'esame e poi la dottoressa Banes sarà qui a breve”.

Andò avanti e collegò lo sfigmomanometro pronto all'uso mentre Blaine si toglieva la giacca ed il cardigan.

Quando Blaine si tolse completamente il cardigan Kurt combatté l'urgenza di ansimare per quel che vide.

Dall'ultima volta che lo aveva visto , un paio di settimane prima, il suo pancione era cresciuto molto ed anche ad occhio nudo , era ovvio che Blaine fosse incinto.

Vedere il pancione di suo marito così cresciuto fu molto diverso di quanto era stato prima ; gli venne un groppo in gola così si voltò per un attimo per prendere un profondo respiro.

Dietro di lui, Blaine lo guardava attentamente , i guardinghi occhi nocciola osservavano lo strano modo in cui si stava comportando Kurt, solo per distogliere lo sguardo quando salì sulla bilancia, per controllare il suo peso, e quando gli fu misurata la pressione.

Una volta finiti questi esami, Blaine si sistemò sul lettino , dondolando le gambe avanti ed indietro , mentre aspettava che l'infermiera andasse a chiamare la dottoressa Banes.

Accanto a lui, Kurt stava guardando dei poster del corpo durante una gravidanza, le dita che accarezzavano il colletto della sua camicia mentre li leggeva.

“Non sei obbligato a stare qui lo sai?”

Le dita di Kurt si fermarono e Kurt si voltò verso Blaine , accigliandosi quando vide lo sguardo stanco e rassegnato sul viso di Blaine.

“Hai bisogno di un sostegno”

“Quindi hai decido di darmelo adesso?” sibillò a bassa voce Blaine, afferrando forte i bordi del lettino su cui era seduto.” Sei qui solo perché Rachel non poteva farlo...”

“E tu non volevi stare da solo, quindi perché ti stai arrabbiando con me?”

“Io... Kurt... Dannazione! Forse perché sono spaventato a morte che possano trovare qualcosa che non va nel mio bambino ed invece di avere accanto una delle mie migliori amiche, ho il mio ex incazzato di brutto che non lo vuole nemmeno questo bambino”

“Blaine...”

“No, Kurt! Perché sei ancora qui? Non te ne frega un cazzo di noi due, quindi perché ora? Forse perché vuoi che trovino che abbia qualcosa di veramente grave così che io forse abortirò? Huh? È questo?”

Il tono isterico nella voce di Blaine stava davvero spaventando Kurt che lasciò cadere la mano dal suo collo per portarla al suo petto.

Le cose che gli aveva detto Blaine gli stavano bruciando l'anima e riuscì a sentire le lacrime riempire gli occhi al pensiero che Blaine pensasse che lui desiderasse che il loro bambino morisse.

Poteva aver avuto delle riserve sul diventare padre, ma non voleva questo.

“No Blaine! Smettila!”

“Non lo hai mai voluto … quindi perché adesso ti importa? Perché?”

Kurt scosse la testa e fece un passo in avanti per avvicinarsi al marito, ma Blaine si tirò indietro , rannicchiandosi su se stesso, le braccia strette al petto.

Col cuore spezzato, Kurt afferrò Blaine per le spalle e lo tirò verso il suo petto, avvolgendolo tra le braccia l'uomo che tremava sotto di lui.

Lo tenne stretto , ancora più vicino quando Blaine iniziò ad agitarsi e, mentre lo teneva stretto a lui, fece del suo meglio per calmare l'uomo fuori di se.

“Blaine... ti prego.. solo… calmati... non dovresti agitarti così tanto.”

“Non sarei così agitato se te ne fossi andato!” singhiozzò Blaine contro il collo di Kurt, che sbatté le palpebre, rapidamente, le lacrime che ormai cadevano sui capelli di Blaine.

“Non ti lascio in questo momento... non così, okay? Facciamo solo questo test e ti lascerò solo dopo, okay?”

“Non ho bisogno di te!”

“Blaine ti prego...”

Il suono di qualcuno che bussava alla porta fece sobbalzare entrambi gli uomini , poi la porta si aprì ed entrarono la dottoressa Banes e l'infermiera di prima.

Entrambi le donne si fermarono per fissare la scena davanti a loro ; poi la dottoressa lanciò uno sguardo preoccupato a Blaine.

“Va tutto bene qui?”

Blaine si rabbuiò e distolse lo sguardo, trattenendo a stento l'imminente crollo emotivo che sapeva di stare per avere.

“Va tutto bene” mentì, allontanandosi dall'abbraccio di Kurt, “sono solo nervoso”.

Kurt fece un passo indietro , guardando con attenzione Blaine, osservando cautamente il cambiamento nel suo comportamento.

Era così strano vedere suo marito cambiare rotta così velocemente.

“Blaine?”

“Oh... ciao Kurt!” lo salutò allegramente la dottoressa Banes, riconoscendo Kurt per averlo visto la mattina che si era fermato in ospedale dopo l'incidente di Blaine.

Allungò la mano e Kurt la prese esitante, per poi spostarsi quando la donna si avvicinò a Blaine.

“Non ti avevo nemmeno riconosciuto... scusami per questo...è bello vederti, comunque... Blaine mi ha detto che sei  stato molto impegnato al lavoro , ultimamente... scommetto che sei eccitato di vedere il bambino , nonostante la situazione”.

Kurt a malapena le fece un cenno; la sua attenzione era focalizzata su Blaine, che si era subito calmato e stava fissando il pavimento.

- Blaine ha mentito sui di me così da non farmi apparire un padre negligente... perché? -

 Osservò suo marito asciugarsi gli occhi e poi sospirò.

- Oh Blaine.. -

Per qualche istante , rimase perso nei suoi pensieri , mentre la dottoressa Banes sistemava le apparecchiature per il test.

Nel frattempo, Blaine si rilassò tirando su la maglietta oltre il pancione mentre l'infermiera infilava della carta assorbente nei pantaloni di Blaine così che i suoi abiti non si sporcassero durante il test.

Mentre si preparavano, Kurt guardò attentamente e completamente incantato l'aspetto del pancione di Blaine.

Sembrava così tanto diverso da quella che aveva visto un mese fa, quando lui e Blaine stavano ancora insieme e Kurt aveva un eccitato Blaine pressato contro di lui nella doccia.

Ora la pelle dello stomaco di Blaine era liscia e tonda e non sembrava per nulla simile a quella che aveva prima della gravidanza quando era piatta e ben definita , ma comunque morbida sotto le dita di Kurt.

- Mi chiedo come sia ora -

“Okay... per prima cosa faremo una ecografia... sostanzialmente, voglio solo trovare un punto sicuro dove infilare l'ago e prelevare un po' di liquido.

Vogliamo restare quanto più lontano possibile dal bambino ma abbastanza vicini per poter prelevare sufficiente liquido amniotico.

Ricaveremo un valore e poi abbiamo finito per oggi e puoi andare a casa.

Sei pronto, Blaine?”

Blaine riaprì gli occhi ( cosa che Kurt non aveva notato)  ed annuì lentamente, i suoi occhi si focalizzarono sul piccolo schermo accanto al lettino.

Kurt guardò la dottoressa poggiare una specie di aggeggio sulla pancia di suo marito ed immediatamente lo schermo scuro prese vita con alcune forme bianche e nere.

Mosse la bacchetta in tondo sullo stomaco di Blaine con facilità e poi si fermò, un sorrise illuminò il suo viso.

“Sembra che il piccolino si stia divertendo li dentro” disse, fermando i suoi movimenti per indicare lo schermo e mostrare alla coppia cosa stesse facendo il bambino.

Non appena gli occhi di Kurt si fissarono sul punto che lei indicava, sembrò che il suo cuore avesse smesso di battere.

E quando lei indicò la mano del bimbo con le piccolissime dita allargate, per Kurt fu qualcosa che non aveva mai visto prima.

Riusciva a vedere una chiara differenza con la foto che aveva appeso in ufficio e quello che vedeva in quel momento era un qualcosa di vivo.

Il bambino era cresciuto, sembrava più un vero essere umano piuttosto che una macchia al centro di una foto e , alla vista del piccolo umanoide che si muoveva sullo schermo, Kurt sentì il cuore svolazzare.

- Oh! -

“Oh mio dio...”.

“ È diverso vederlo di persona, vero?” chiese la dottoressa Banes, sorridendo alla reazione di Kurt.

Blaine voltò la testa dallo schermo per un momento per fissare suo marito, sorpreso da quanto sopraffatto sembrasse Kurt.

“Kurt?”.

“ È... è incredibile”

L'infermiera si avvicinò e sussurrò  qualcosa alla dottoressa ed entrambe le donne annuirono; la Banes si allungò per avvicinare il vassoio con gli strumenti.

“Sembra che abbiamo beccato il bambino mentre dormiva... quindi abbiamo un buon posto per prendere il liquido amniotico.

Blaine... ho bisogno che tu metta le mani dietro la testa e che rimani quanto più fermo possibile, va bene? Ti tamponerò un po' la pancia con dell'antisettico prima di infilare l'ago e quando lo avrò fatto... sentirai una leggera pressione, ma sarà tutto finito prima che te ne accorga”

“O...okay” disse a corto di fiato Blaine, sollevando le braccia per poggiarle dietro la testa.

Kurt si avvicinò al lettino ed allungò una mano per prendere quella di Blaine, mentre la dottoressa stendeva dello iodio sullo stomaco di Blaine.

“Va bene... Inserisco l'ago ora, Blaine” disse la Banes, mentre con una mano teneva la bacchetta ferma allineando poi un lunghissimo e spaventosissimo ago contro lo stomaco gonfio di Blaine.

Spinse lo strumento nella sua pelle e Kurt sentì una pressione sulla mano quando Blaine gliela strinse forte.

Un basso sibilo uscì dai denti serrati di Blaine ed i suoi occhi si riempirono di lacrime, due scie di lacrime che scorrevano sul suo volto.

“Stai andando bene, Blaine” commentò l'infermiera mentre bloccava sopra l'ago una fialetta, iniziando poi ad estrarre il liquido dallo stomaco di Blaine, “ molto, molto bene, hun... solo continua a respirare così , lento e leggero... dentro e fuori”.

Blaine seguì le istruzioni dell'infermiera, ma Kurt riuscì a vedere quanto fosse dolorante ed , immediatamente, si sentì in colpa.

- Perché deve sopportare tutto questo -

Accarezzando le nocche della mano di Blaine, Kurt sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime e guardò le due donne finire il loro lavoro , prima di tirar via quell'orribile ago dallo stomaco di Blaine per poi ripulire il suo pancione.

Una volta che tutto fu fatto, la Banes passò ancora un po' di antisettico sulla ferita , pulì per bene tutta la parte e mise della garza sulla minuscola puntura.

Mentre attaccava la garza, si voltò verso Blaine.

“Come ti senti?”

“ Come se fossi stato pugnalato alla pancia” osservò semplicemente Blaine e le due donne ridacchiarono in solidarietà.

“Ti sentirai un po' strano per un po', Blaine... ma non dovrebbe darti troppo fastidio... se dovessi sentire un forte dolore o una forte pressione vicino alla puntura, ti prego... chiama il nostro ufficio o vai al Pronto Soccorso.

Inoltre, se ti dovesse salire la febbre oltre i 38° durante le prossime 24 ore, ti suggerisco di chiamarci immediatamente.

La maggior parte delle persone hanno solo dei piccoli fastidi dopo questa procedura... ma a volte le cose succedono e noi vogliamo solo il meglio per te ed il vostro bambino, okay?

Sei andato benissimo oggi, Blaine... abbi cura di te , va bene?”

Blaine annuì e la dottoressa Banes lasciò la stanza col campione di liquido amniotico, lasciando Blaine e Kurt con l'infermiera.

La giovane donna trafficò intorno per un momento, rimettendo tutto al loro posto prima di voltarsi di nuovo verso di loro per prendere la temperatura di Blaine come riferimento.

Una volta averli informati su quale fosse la temperatura di Blaine ( normale) gli augurò una buona giornata ed aspettò fuori dalla stanza fino a quando Blaine non si fu completamente rivestito , per poi accompagnarli nell'atrio.

Kurt rimase accanto a suo marito, una mano sul gomito di Blaine mentre il ragazzo più giovane camminava lentamente a passi deboli ma saldi.

“Stai bene?”

“Mi sento strano, ma bene” disse Blaine, piano , fermandosi all'accettazione per il check out.

Quando tutto fu detto e fatto, Kurt prese la mano di Blaine per accompagnarlo fuori dall'edificio, fermandosi poi davanti alle porte principali per discutere su cosa fare.

“Vuoi venire a ca... da me o vuoi andare da te?”

“Possiamo … possiamo andare a casa? Mi manca Jennycat”

Kurt sentì il cuore spezzarsi alla parola casa ma annuì, chiamando poi un taxi per farsi portare all'appartamento , dove un tempo entrambi vivevano felicemente insieme.



Ore dopo l'esame, Kurt si ritrovò sulla soglia della sua camera da letto ad osservare Blaine dormire sul loro letto, rannicchiato contro il cuscino di Kurt con Jennycat raggomitolata contro il retro delle sue gambe.

La prima volta che attraversò di nuovo la porta di casa con Blaine era stato terribilmente imbarazzante e quando Jennycat, curiosando in giro, vide Blaine sulla soglia, Kurt pensò che avrebbe perso il controllo per quanto pessimo si sentisse.

- Ho fatto io tutto questo... ho distrutto la nostra famiglia -
Era ovvio che Jennycat fosse il gatto di Blaine per il modo in cui, immediatamente, cominciò a strusciarsi contro le sue gambe e a fare le fusa quanto più forte che poteva.

Blaine stava morendo dalla voglia di abbassarsi per prenderla in braccio, ma a causa del pancione, ci rinunciò, così Kurt prese il gatto in  braccio e glielo passò, ignorando la fitta al cuore quando Blaine alzò lo sguardo su di lui , con i suoi occhi dorati ricchi di emozione.

“Mi è mancato tutto questo” osservò Blaine mentre si strusciava contro il gatto e perfino Kurt capì l'implicazione dietro quella frase: - Mi manca il noi... mi manchi tu -

Ma non poteva rispondere, non ora.

Così osservò Blaine per tutto il giorno , guardando il marito girovagare per casa guardando tutti gli spazi vuoti che una volta contenevano tutte quelle cose che si era portato nel suo nuovo appartamento, e per l'ora di cena, quando sembrava che Blaine stesse per crollare per la stanchezza , Kurt gli poggiò le mani sulle spalle e lo guidò verso la camera da letto.

“Hai bisogno di dormire”

“Sto bene”

“ Riposati solo un po', Blaine... sembra che tu stia per svenire”

“Sto bene”

Ma poi Blaine sparì mentre Kurt era al telefono con Isabelle e quando Kurt, finalmente, lo trovò, Blaine era già crollato sul letto con Jenny.

E la mente di Kurt non poté fare a meno di pensare: - Questo è il posto a cui appartiene -



“Grazie per essere venuto oggi...ma dovrei andare”

“Dovresti davvero restare per questa notte “

“Starò bene...non ho avuto febbre per tutta la notte e si sta comunque facendo tardi 10 e dovrei probabilmente andare via”

“Blaine…”

“Kurt… non posso restare qui, okay? Sei venuto con me dal dottore… woo hoo… ma questo non significa che le cose siano cambiate!

Grazie per aver vegliato su di me, grazie per avermi fatto tornare qui, ma… ma… il mio posto non è più qui.

Non siamo più quello che eravamo, Kurt… e non posso permettermi di ferirmi di nuovo”

Esasperato , Kurt chiuse gli occhi e si strinse la radice del naso con le dita.

“Non sto dicendo che devi restare… solo… la dottoressa ha detto che dovresti avere  almeno qualcuno con te per le successive 24 ore dopo l’esame… sono appena passate 12 ore da allora ed ho appena parlato con Isabello per farmi dare la giornata libera così che tu possa restare e non doverti preoccupare di attraversare la città”

Blaine fissò la porta d’ingresso, il suo viso sempre più corrucciato.

“Perché … perché lo stai facendo? Perché non hai fatto tutto questo prima?”

“Beh… forse perché ho realizzato di aver mandato tutto a puttane prima e non voglio più farti del male, okay?

So che non stiamo insieme in questo momento… lo so… ma onestamente…in questo momento, Blaine… sto solo cercando di proteggerti.

Non mi è piaciuto vederti in ospedale più di chiunque altro e mi ucciderebbe se tu dovessi tornare a casa e qualcosa dovesse succedere quando avrei potuto semplicemente prendermi cura di te”

Nessuno dei due uomini disse nulla per qualche secondo, poi Blaine distolse lo sguardo dalla porta e scrutò Kurt, i suoi occhi nocciola si scurirono mentre lo fisava.

“Perché non hai potuto farlo prima? Perché ti comporti così dopo... dopo tutto questo tempo?

“Io....”

“Lascia perdere” sussurrò Blaine , “grazie per avermi permesso di restare, ma appena passano queste 24 ore, vado via”

“Io... okay... okay

Con questo, Blaine si voltò e si diresse in cucina, con Jennycat che lo seguiva.

Non appena Blaine sparì in cucina, Kurt si sedette sul divano e si prese la testa tra le mani, un milione di pensieri, rimpianti ed idee attraversarono la sua mente mentre ascoltava i rumori che stava facendo il marito mentre trafficava in quella che un tempo era la loro cucina.



NOTE

ecco il capitolo... Kurt ha iniziato la terapia e Blaine ha fatto l'amniocentesi... con il sostegno di Kurt, anche se le cose tra loro non vanno ... e Kurt rimane molto "sorpreso" dal bambino... ( vi assicuro che vederlo è una cosa stupenda)...

Al prossimo capitolo ....  

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Il rombo di un tuono riempì l'aria e Kurt sbatté le palpebre e strizzò gli occhi , mentre con la mente annebbiata dal sonno cercava di capire, come prima cosa, perché si fosse svegliato.

Un altro tuono esplose facendo tremare Kurt fino alle ossa.

Kurt si tirò su e si guardò intorno nella stanza buia e si ricordò di star dormendo sul divano in salotto.

Sotto di lui, poteva vedere una debole luce diffondersi sul pavimento del corridoio accanto, così scalciò le coperte dalle gambe, rotolò giù dal divano con facilità e si diresse verso il corridoio.

La luce filtrava dalla cucina, cosa piuttosto strana visto che Kurt era certo al 100% di aver spento tutte le luci quando era andato a dormire quella sera, ma quando si affacciò in cucina, rimase sconvolto da quello che vide.

Blaine era seduto sul pavimento , appoggiato contro il piano cottura, le gambe strette al petto , quanto più strette potesse ( che non era pochi così tanto visto il suo pancione).

Il suo viso splendeva sotto la luce e quando sentì il rumore dei passi di Kurt , che si fermò sulla porta , alzò lo sguardo , mostrando il luccichio delle fresche lacrime sulle pallide guance.

“Blaine?”

L'uomo più giovane singhiozzò, lasciando cadere la testa tra le braccia mentre piangeva e Kurt , immediatamente, si avvicinò al marito inginocchiandosi.

“Tesoro, cosa c'è?

“Sono così spaventato” disse Blaine, continuando a piangere, le spalle che tremavano per ogni respiro che faticava a prendere.

Kurt scosse la testa e si lasciò cadere sul pavimento , tirando delicatamente Blaine tra le sue braccia, accarezzando , su e giù, la schiena dell'altro uomo.

“Per i risultati dell'amniocentesi?”

“ E se dovessero trovare qualcosa? E se fosse malato... o... o.. se lui... se lui...”non riuscì a finire la frase , scoppiando a piangere ancora più forte, tanto che si sentivano a malapena i rumori esterni.

Il temporale di fine Marzo sembrava adattarsi a tutto quello che stava succedendo nella testa di Blaine ( così come nel loro matrimonio ) e Kurt ci pensò solo per un secondo prima di appoggiare la testa contro i ricci di Blaine e sospirò.

“Blaine... devi pensare positivo... ti stresserai solamente se continui a pensare al peggio”

“Beh... e.... co... cosa posso pensare? Niente è andato per il verso giusto in questa gravidanza finora” piagnucolò debolmente , e per la prima volta, Kurt riuscì a capire quanto fosse spaventato Blaine... suo marito stava letteralmente tremando tra le sue braccia, terrorizzato per la salute del figlio ancora non nato ed era completamente a pezzi per gli eventi passati, completamente colto alla sprovvista dagli orribili eventi che gli erano capitati.

Ogni volta che Kurt era stato accanto a Blaine durante la gravidanza, qualcosa era andato storto ; l'unico lato positivo furono quelle poche settimane in cui avevano  cercato di riconnettersi l'un l'altro... ogni altra settimana era stata un disastro puro.

Non c'era da meravigliarsi se Blaine fosse così agitato; ormai si aspettava il peggio per qualsiasi cosa succedesse.

“Oh tesoro...”

“Voglio solo che stia bene, okay?... lui... lui è tutto quello che ho”.

Il cuore di Kurt andò letteralmente in frantumi.

Le sue labbra si incurvarono e la sua pelle gli stava facendo davvero male per quanto si sentisse disgustato di se stesso.

Blaine stava praticamente tremando contro di lui, piangendo forte sulla sua spalla e tutto quello che riuscì a sentire Kurt fu l'afflusso di bile in gola.

Trattenne le lacrime che avrebbe voluto versare a causa del suo fallimento come marito e strinse, invece, la presa attorno alle spalle di Blaine, abbracciando stretto l'amore della sua vita mentre calde lacrime scorrevano sul suo viso, cadendo poi tra i capelli di Blaine.

“Starà bene, Blaine... starà bene”.

Un altro fragoroso boato risuonò dall'esterno , così forte che sembrò tremare perfino l'appartamento e Blaine si raggomitolo più stretto a Kurt, il suo stomaco schiacciato contro la coscia di Kurt .

Kurt poteva sentire la freddezza delle lacrime sul mento di Blaine così come il battito delle sue ciglia bagnate contro il collo; con la mano a coppa strinse la nuca di Blaine ed accarezzò i suoi capelli, canticchiando sottovoce mentre lo teneva stretto a se.

Il tremore di Blaine iniziò a diminuire dopo alcuni minuti; il brusio calmante della voce di Kurt lo cullò dolcemente e, quando l'ultimo dei suoi singhiozzi riempì l'aria, altrimenti silenziosa, Kurt si allontanò ed abbassò lo sguardo su di lui, strizzando le palpebre per il bruciore agli occhi per poi inchiodare il suo sguardo con gli occhi nocciola , completamente arrossati per il pianto, di Blaine.

“Va meglio?”

“Non lo so... solo... non so cosa pensare in questo momento”

“Non dovresti agitarti così” sussurrò Kurt, passando la punta delle dita sotto gli occhi di Blaine,

Asciugò le lacrime dalla guancia di Blaine e gli lanciò uno sguardo triste quando l'uomo più giovane rabbrividì al suo tocco.

“A che ora ti sei svegliato?”

“Non riuscivo a dormire... mi... mi sono svegliato verso l'1  per colpa del temporale ed ho pensato di prendermi qualcosa da mangiare, ma... ma ha iniziato a scalciare e mi sono ricordato tutto... non so...”

“Ha scalciato?”

“Si” disse Blaine, timidamente, tutto ad un tratto intimorito dallo sguardo di Kurt.

Kurt abbassò lo sguardo sul pancione di Blaine , il cuore gli batteva forte al pensiero che il loro bambino fosse abbastanza grande da permettere a Blaine di sentirlo scalciare e per qualche strana ragione , sentì una vampata di gelosia percorrergli la schiena.

Non poteva nemmeno spiegarla quella strana ed inaspettata sensazione che non meritava proprio, ma mentre fissava la pancia di Blaine e pensava al bambino che si muoveva li dentro, Kurt avrebbe voluto poterlo sentire anche lui.

Blaine abbassò lo sguardo quando Kurt rimase in silenzio, il quale ci mise qualche istante per ricomporsi , prima di alzarsi dal pavimento e di allungare la mano tesa verso Blaine.

“Dovresti provare a tornare a letto” suggerì mentre aiutava Blaine ad alzarsi .

Fu solo quando lo sollevò che Kurt realizzò quante cose fossero cambiate nel corpo di Blaine... era più pesante; il suo corpo una volta era agile e leggero ed era stato facile per Kurt tirarlo a se e gettarlo sul letto o rigirarlo durante una sessione piuttosto bollente di coccole.

Ora il peso del loro bambino , in crescita, poteva sentirsi ( non molto... Blaine sembrava ancora sottopeso per quanto avanti fosse … o almeno Kurt pensava che fosse minuto);  ma sentire ( e vedere) che Blaine aveva comunque preso un po' di peso metteva le cose in un'altra prospettiva.

In pochi mesi, Blaine sarebbe stato incinto di un bambino completamente formato, di 2-3 kg e probabilmente avrebbe messo su altri 7 o più kg... e sarebbe stato adorabile.

Sorridendo al pensiero ed ignorando lo sguardo stranito che gli lanciò Blaine, Kurt allungò una mano per stringere quella del marito, per portarlo, gentilmente, fuori dalla cucina , spegnendo le luci una volta usciti, e poi verso la camera da letto.

Aiutò Blaine a sistemarsi sul letto e poi si sedette sul suo lato del letto e si appoggiò poi alla testata del letto mentre Blaine strizzava gli occhi , fissandolo.

“Cosa stai facendo?”

“Resto qui per assicurarmi che tu dorma... torna a dormire Blaine... e non si discute”

“Okay, mamma” mormorò Blaine, ruotando gli occhi , ma si tirò comunque le coperte sulle spalle e chiuse gli occhi  non molto dopo, il respiro regolare dopo pochi minuti.

Kurt lo guardò dormire , per quanto raccapricciante possa sembrare, e non poté fare a meno di notare quanto fosse cambiato Blaine nell'ultimo mese o giù di lì.

I suoi capelli erano più lunghi e più folti di quanto siano mai stati.

La sua pelle sembrava più idratata e più bella ( nonostante le lacrime) mettendo in risalto la leggera spolverata di lentiggini sul naso e le sue ciglia sembravano ancora più lunghe; la loro generosa lunghezza proiettava lunghe ombre sulle guance sotto la pallida luce della luna.

Col cuore che batteva forte, Kurt allungò una mano ed accarezzò i capelli di Blaine, passando le dita tra i ricci che amava così tanto.

“Ti amo... mio... coraggioso e bellissimo marito dai capelli folti” mormorò nella notte silenziosa; il suono delle fusa di Jennycat ai suoi piedi ed il rumore della pioggia primaverile contro le finestre coprirono la sua sussurrata confessione.



“Pronto?

“Pronto? Blaine?”

“Si?”

“Ciao Blaine! Sono Mary , dello studio della dottoressa  Banes! Ti sto chiamando per i risultati dell'amniocentesi! Tutto è risultato normale... va tutto bene ed il bambino è sano”

Il pesante peso che Blaine percepiva sulle spalle dalla prima volta che aveva sentito di aver bisogno di fare quell'esame sembrò sciogliersi all'istante e Blaine si lasciò cadere sul divano, trattenendosi dal piangere per la felicità mentre l'infermiera continuava a parlare.

“I livelli dell'ultimo esame del sangue erano buoni come sempre e tutto sembra apposto... l'unica cosa che la dottoressa mi ha chiesto di dirti è che vorrebbe che prendessi qualche chilo perché sei un po' sottopeso per questo punto della gravidanza, ma a parte questo... va tutto bene”

Blaine sorrise, asciugandosi le lacrime che bagnavano le sue guance.

“Si... si.. posso farlo...Gr...grazie mille...”

“Nessun problema, tesoro... passa una bella giornata, okay'”
“Anche lei” disse Blaine, chiudendo la telefonata.

Non appena sul suo cellulare riapparve il suo solito sfondo ( una foto dell'ultima ecografia del bambino ) Blaine lasciò cadere la testa tra le mani e pianse, così grato che tutto sarebbe andato bene per il suo bambino.

Mentre tirava su col naso , sentì un rapido ed improvviso movimento sul lato destro del pancione e ridacchiò.

“Ciao anche a te”

Poggiò una mano su quel lato e sorrise luminoso , focalizzando lo sguardo sulla schermata del cellulare ancora illuminato.

Fissò le icone delle varie applicazioni sulla schermata principale e poi aprì i suoi contatti, scrollando tra l'elenco di amici e familiari fino a quando non trovò l'unico nome che voleva vedere.

Ancora sorridendo  luminosamente, premette il pulsante di chiamata e portò il cellulare all'orecchio, ascoltando gli squilli risuonare , fino a quando una voce meravigliosamente musicale rispose dall'altro lato.

“Pronto? Blaine?”

“Kurt...”



Il bambino stava bene.

Kurt posò il telefono sulla scrivania e si appoggiò allo schienale della sedia, affondando tra i morbidi cuscini con un profondo respiro.

Era stato molto preoccupato negli ultimi giorni, soprattutto quando si era svegliato un paio d'ore dopo l'esame ed aveva trovato Blaine seduto in cucina, il volto smunto, che piangeva forte.

Suo marito si era svegliato a causa di un incubo che riguardava i risultati del test e Kurt trascorse il resto della lunga nottata , guardando suo marito dormire accanto a lui, per assicurarsi, con attenzione, che Blaine avesse una decente notte di sonno senza che si svegliasse di nuovo spaventato.

Il pomeriggio seguente, quando Kurt si alzò dopo aver sonnecchiato un paio d'ore dopo l'incidente in cucina , gli si spezzò il cuore quando scoprì che Blaine se n'era andato, non senza che il marito gli lasciasse, però, una nota scribacchiata su di un post-it attaccato al frigorifero... insieme ad una copia dell'ultima ecografia del bambino.

- “ Grazie per ieri notte e per esserti preso cura di me... ti prego dai a Jennycat una doppia dose di coccole per me... mi manca e penso che anche a lei manchino i miei grattini. X Blaine” -

Vedere quella nota e capire che Blaine aveva lasciato la sua parte di letto rafforzò quanto reale e quanto brutta fosse , in realtà, la loro situazione ( malgrado la foto che fu la ciliegina sulla torta).

Tecnicamente, non stavano più insieme.

Erano separati, probabilmente tra loro era finita e le uniche altre opzioni che avevano erano: tornare insieme, vivere separati ma ancora sposati ( ed infelici , cosa che sembrava stupida ma la gente lo fa spesso) o potevano separarsi per sempre.

Kurt non era certo di cosa pensasse Blaine di tutta la situazione  ma, l'idea che loro potessero o meno divorziare, spezzava il suo cuore ancora di più; e Kurt sapeva che non era qualcosa che lui voleva.

Ma non sapeva come sistemare le cose.

Inevitabilmente, sapeva di poter provare a corteggiare Blaine per poterlo riavere, ma sapeva anche che Blaine non era uno stupido né che lo avrebbe perdonato così in un batter d'occhio.

C'era voluta una vita affinché Kurt si rifidasse di Blaine dopo che lo aveva tradito con un altro uomo ed anche se Kurt amava ancora Blaine con tutto il suo cuore, la fiducia dovette essere ricostruita ed i sentimenti aggiustati e risolti  e Kurt non aveva dubbi che anche Blaine era diffidente come lo era stato lui con Blaine dopo quella orribile esperienza.
 
Ti ama ancora... te lo ha detto , in sostanza, l'altra sera a casa... ma ha paura di te in questo momento e ne ha tutto il diritto... merita di meglio di quello che gli hai mostrato tu, Kurt, e se lo rivuoi indietro, devi mostrargli quanto ti importa di lui.

Riprendendo il cellulare, Kurt se lo rigirò tra le dita di nuovo prima di sbloccarlo e di scrollare tra i suoi contatti.

Apparve immediatamente un numero familiare così Kurt inviò una chiamata, sorridendo quando una voce allegra gli riempì le orecchie.

“Salve, vorrei fare un ordine da consegnare, per favore?”



Blaine rientrò nell'appartamento, in mano un meraviglioso e splendente mazzo di fiori.

Il ragazzo delle consegne aveva sorriso quando aveva aperto  la porta e poi gli aveva allungato il bouquet, fissando il suo pancione prima che il suo sorriso diventasse più grande.

“Una consegna per Blaine Anderson-Hummel! Congratulazioni per il bambino” disse mentre Blaine prendeva i fiori e quando la consegna fu terminata, il ragazzo augurò a Blaine una buona giornata ed andò via.

Blaine ebbe a malapena il tempo di concentrarsi sul regalo ricevuto , essendo rimasto scioccato da quanto il ragazzo sembrasse sinceramente felice per lui, quando sentì il dolce profumo dei fiori freschi così abbassò lo sguardo sul regalo che stringeva tra le mani e ne rimase estasiato.

Era un fascio di giacinti viola , legati insieme con un bel nastro bianco.

Blaine se li strinse al petto e ne inalò il profumo, inebriato dal piacevole odore.

Non c'era nessun biglietto ma aveva una vaga idea di chi potesse averglieli mandati.

Sorridendo, si diresse in cucina e, sfilando il nastro bianco, li sistemò con molta attenzione in un alto vaso ornamentale sul bancone dell'isola.

Una volta in ammollo nell'acqua, Blaine prese il telefono ed inviò un messaggio alla persona che era sicuro al mille per cento gli aveva mandato quel dono.

Qualche secondo dopo, il suo cellulare suonò per un :

“ Di niente... ti amo e volevo solo farti sapere come mi sento”.

Fissando i fiori , Blaine cercò su google il significato dei giacinti viola e rimase sorpreso di vedere che uno dei significati poteva essere “addolorato” e che questo tipo di fiori veniva regalato come una scusa per qualcosa di molto doloroso.

Fissò i bei fiori di colore viola per un momento, il cuore gli batteva forte mentre pensava a quello che Kurt gli stava dicendo con questo mazzo di boccioli.

Gli dispiace, Blaine... ti ama e gli manchi ed è dispiaciuto.

Beh era un inizio.



Dopo il dramma che fu l'amniocentesi di Blaine, i giorni volarono.

Kurt fu travolto dal lavoro, impegnato, giorno dopo giorno, per fare delle commissioni per Isabelle che riguardavano il sito ed il lancio della linea estiva.

Era Aprile e tutto era in fiore, comprese le solite piogge primaverili ed , anche se non c'erano spaventosi temporali come settimane prima, era comunque ancora umido e buio fuori, ogni singolo giorno, e Kurt ne odiava ogni singolo istante.

Alcune mattine , Kurt andava al lavoro a piedi , l'ombrello in una mano, un caffè nell'altra ed osservava le famiglie affaccendate, genitori che tenevano per mano i loro figli mentre li aiutavano a saltellare grandi pozzanghere.

Una coppia lesbica gli passò accanto mentre tornava a casa una sera e la loro bambina era assolutamente adorabile nel suo impermeabile giallo limone con degli stivali con dei soli sorridenti disegnati sopra ed un cappello uguale.

Kurt riusciva a vedere i suoi ricci biondi legati in due piccole trecce e quando saltò accanto a lui , schizzandolo praticamente con l'acqua sporca di una pozzanghera , la bimba si fermò e si scusò, un bellissimo sorriso sdentato sul viso.

E Kurt non ne fu nemmeno infastidito.

Invece cominciò a viaggiare con la fantasia, immaginandosi con Blaine mentre camminavano per le strade di New York, con il loro bambino  che trotterellava tra loro, mentre teneva strette le sue piccole  manine.

Il bambino dei suoi sogni aveva i suoi occhi ed i capelli scuri ed ondulati di Blaine ed era la cosa più adorabile che avesse mai visto.

E quella sera, seduto da solo in salotto ad ascoltare il rumore della pioggia , accese il suo portatile e cercò su internet alcuni siti di negozi d'abbigliamento per bambini, permettendo alla sua mente di immaginare il bimbo dei suoi sogni indossare abitini alla marinara o piccoli e carini cardigan con dei disegni a forma di aragosta.

Un paio di giorni dopo; Kurt era dalla sua terapista e continuava a parlare dei suoi sentimenti  su tutta questa situazione.

Parlò di tutto quello che era successo all'inizio... di come avesse urlato contro Blaine l'attimo stesso in cui aveva scoperto il test di gravidanza e di come Blaine fosse scappato a Rhode Island per un mese.

Parlò di come Blaine fosse tornato a casa a Natale e di come , a quel tempo, lui fosse entusiasta di diventare padre ; per vedere poi svanire tutto dopo un terribile pomeriggio trascorso a prendersi cura della figlia di un suo collega di lavoro.

Da li, caddero in quell'orribile settimana di liti e silenzi che ebbe come conseguenza il ferimento di Blaine che quasi perse il bambino; e quando gli raccontò di quando Blaine gli disse che lo lasciava , la sua terapista lo guardò con espressione seria e gli chiese :

“Quando Blaine te lo ha detto, come ti sei sentito?”

E Kurt perse il controllo.

Pianse per quanto orribile si sentisse, per quanto si fosse sentito tradito all'inizio per poi ricordarsi che era colpa sua se erano in quella situazione.

Le raccontò di quanto si sentisse morire quella sera , quando tornò a casa e dovette dare la notizia ai suoi genitori della loro separazione e di come gli fosse sembrato che Blaine fosse morto quando aveva impacchettato tutte le sue cose per poi portarle fuori dalla loro casa.

Mentre stava parlando di Blaine che lo lasciava, la sua terapista iniziò a parlargli di depressione e se sentisse o meno come se le cose fossero cambiate nella sue vita ora che Blaine se n'era andato.

“Lo amo ancora con tutto il cuore” disse asciugandosi gli occhi con un fazzolettino.

Si prese un minuto per soffiarsi il naso poi continuò.

“Non ci parliamo da un po', ma io lo rivoglio con me... so che è spaventato da me. So che ha paura di essere ferito di nuovo , ma io continuo a pensare a tutto il male che gli ho fatto e a quanto io non voglia più fargli passare tutto questo di nuovo... è il mio migliore amico e l'amore della mia vita ed anche se ero terrorizzato di diventare padre all'inizio, sento di volerci riprovare con lui.

Voglio mostrargli che ci sarò per lui e che non lo ferirò mai più...”

“Ma tu non credi che lui ti rivoglia...”

“Si! Mi sta allontanando come ho fatto io prima con lui ed io... semplicemente lo rivoglio con me, ma non so come riguadagnare la sua fiducia”.

La dottoressa Gartman annuì pensierosa e cambiò il suo modo di incrociare le gambe , scrivendo qualcosa sulla sua cartellina, prima di rialzare lo sguardo su Kurt.

“Tu e Blaine avete mai preso in considerazione di andare da un consulente matrimoniale prima di tutto questo? Prima che litigaste dopo quello che è successo in ospedale?”

“io... uh... noi... no...non lo abbiamo mai fatto”.,

“Pensi che Blaine sarebbe, forse, disposto a vederne uno con te? Hai detto che Blaine ti ama ancora molto così come tu lo ami ancora, quindi se è così... probabilmente potrebbe essere meglio per voi se ne vedeste uno .

Una delle mie colleghe è la migliore in questo campo ed è proprio specializzata in matrimoni che stanno finendo male.

Credo che se tu e Blaine ci provaste, lei sarebbe sicuramente in grado di sistemare tutto.

Potrei scrivervi una raccomandazione”

“Io... potrei chiederglielo” disse Kurt a voce bassa, stringendo nervosamente le mani mentre fissava il pavimento.

Di fronte a lui , riusciva a sentire il suono della penna della dottoressa Gartner che stava scribacchiando qualcosa su un foglio e poi quando alzò lo sguardo rimase sorpreso nel vedere che gli stava allungando una scheda.

“Voglio comunque rivederti la settimana prossima, Kurt. Ma penso che sia meglio  per te parlare con Blaine circa l'andare da un consulente matrimoniale... vi potrà essere estremamente  d'aiuto”

“Ok...lo farò... grazie mille”.

“È per questo che sono qui” disse la dottoressa con un sorriso, ignorando il resto della seduta per permettere a Kurt di riprendersi.

Una volta che l'uomo si fu calmato abbastanza , si salutarono e Kurt lasciò l'edificio,  con una scintilla di speranza nel cuore che Blaine avrebbe accettato di andare da un consulente.



“No”

“Cosa?

“Kurt... non ho tempo di andare da un consulente... cioè... okay... ho capito che ti stai facendo aiutare e tutto, ma io ho così tanto a cui pensare adesso”

Blaine unì le mani sul tavolo ed abbassò lo sguardo, evitando quello di Kurt che stava fissando suo marito dall'altra parte del tavolo.

I due erano seduti in un ristorante, in una di quelle catene di ristoranti che cucinano carne alla griglia molto famosi che tanto piacevano a Blaine , e , mentre aspettavano gli venisse portato da mangiare, Kurt  decise di parlargli dell'idea di vedere un consulente matrimoniale... e Blaine l'aveva rifiutata..

“Blaine...”

“Kurt... seriamente... ti amo, davvero... ma sono ormai di sette mesi.

Il tempo stringe  ed io non ho ancora nulla di pronto per il bambino... non gli ho preso ancora nulla, niente per la sua cameretta... nemmeno un vestitino... NULLA... non ho nemmeno programmato nessun corso e la dottoressa Banes l'altro giorno mi ha detto che dovrei fare un corso preparto e delle lezioni di puericultura... semplicemente non ho tempo”

“Quindi non vuoi provare a sistemare le cose tra noi?”

Blaine strinse gli occhi grevemente e Kurt realizzò troppo tardi di aver detto la cosa sbagliata.

“Non ti permettere di cercare di incolpare me, Kurt Hummel... non ti permettere proprio”

“Blaine...”

“No, Kurt! “ sibillò Blaine , la voce così tranquilla ma comunque seria, “ ho lasciato che mi mettessi i piedi in testa dall'inizio della gravidanza perché eri infelice e nemmeno una volta hai cercato di sistemare le cose tra noi... mi hai ignorato, hai ignorato NOI... ed ora il fatto che tu sia qui seduto a dirmi che sono io quello che non ci sta provando è fottutamente da stronzi... come ti permetti?”

“Non intendevo...”

“No... so cosa intendevi”.

Blaine fece per alzarsi da tavola ma Kurt  afferrò il suo braccio trattenendolo, sbattendo le palpebre con gli occhi pieni di lacrime.

Blaine lo fissò  con lo stesso identico sguardo emozionato  e Kurt  scosse la testa , praticamente implorando Blaine di non andarsene.

“Ti prego...non andare via... mi dispiace... non avrei dovuto dirlo...”

“Si, beh... non avresti nemmeno dovuto spezzarmi il cuore... ma lo hai fatto!”

Me lo merito, pensò Kurt mentre indietreggiava di nuovo sulla sedia, la mano perse la presa sul polso di Blaine.

Blaine fissò il suo braccio per un momento prima di tornare a sedersi e Kurt sospirò profondamente , contento che l'altro uomo non se ne stava ancora andando.

“Mi dispiace... solo... mi manchi ok? Ti amo così tanto ed ho iniziato a vedere una terapista perché volevo che le cose tra noi funzionassero di nuovo e non avrei mai dovuto dirtelo... perché è tutta colpa mia...”

“Kurt...”

“...e se vuoi andartene... allora non ti biasimerò per questo ...ma... solo... ti prego, resti? Non ti vedo da un po' e mi manchi e volevo solo poter pranzare insieme senza litigare per un giorno, ti prego”

Blaine sembro scioccato per l'ammissione , ma comunque annuì' e si massaggiò il pancione, lo sguardo sfuggente.

Kurt guardò la mano di Blaine accarezzare il pancione e sorrise.

“Grazie”

“ Se significa qualcosa.... mi... mi manchi anche tu” sussurrò Blaine e Kurt sorrise.

“Significa tutto per me... grazie”

“Non devi continuare a ringraziarmi, Kurt”

“Scusa”

“E smettila di scusarti” il ragazzo incinto rise ed anche  Kurt ridacchiò, prendendo un sorso di limonata quando smise di ridere.

“Allora... com'è andato il tuo ultimo appuntamento?”

“Abbastanza bene... oh... cosa che mi ricorda che devo darti questo” Blaine si allungò a prendere la tracolla che aveva comprato e tirò fuori alcune ecografie e poi le fece scivolare sul tavolo per darle a Kurt.

Kurt sentì il cuore in gola mentre fissava le foto che stringeva tra le mani.

“Hai fatto un'altra ecografia?”

“Lo so... sono scioccato anche io... la dottoressa Banes ha detto che visto che la mia gravidanza è stata molto simile ad un giro sulle montagne russe all'inizio, vuole tenermi sotto controllo per evitare che accada qualcosa... così ora , ogni volta che vado a farmi l'iniezione di ormoni, mi fa anche un'ecografia.

Meno male ho la nostra assicurazione altrimenti sarei povero in questo momento se non avesse coperto tutte queste cose”.

“Si... grazie a dio” sussurrò Kurt, continuando a fissare l'ecografia tra le mani.

Il bambino era enorme ora le sue mani ed i piedi sembravano così lunghi in foto, e Kurt riusciva perfino a vedere il suo piccolo naso ed altre caratteristiche del viso.

“Woow... posso vedere il suo viso”

“Penso che avrà il tuo naso” sussurrò Blaine, guardando Kurt tra le lunghe ciglia ed il cuore di Kurt perse qualche battito.

“Davvero?”

“Beh certamente non assomiglia al mio, questo è più che sicuro”

Kurt rise ed allineò le foto per poterle osservare meglio.

Mentre osservava ogni singola immagine (notando che di alcune c'erano dei duplicati ) Blaine gli spiegò che quelle erano copie per Finn e Rachel, che non era riuscito a vedere da un po', visto che Rachel era impegnata con degli spettacoli e Finn era pieno di lavoro.

Kurt annuì e mise giù le foto accanto alla sua gamba.

“È adorabile”

“Grazie... hai aiutato”

Kurt rise di nuovo e si morse il labbro guardando , con attenzione, attraverso le ciglia Blaine che lo stava fissando a sua volta.

Con cuore che batteva forte, Kurt non riusciva a credere a quello che stava succedendo... stavano flirtando, era decisamente così ma, quando Blaine realizzò cosa stesse facendo, distolse lo sguardo , le guance arrossate.

“Tra l'altro, manchi molto a Jennycat... continua ad affacciarsi nello studio per vedere se sei li, ma tu non ci sei e quando lo realizza comincia a miagolare forte.

È piuttosto dipendente per essere un gatto”

E comunque manchi anche a me, spero che tu lo sappia.

Blaine aggrottò le sopracciglia.

“La mia piccola cucciola...posso passare a trovarla se a te non dispiace”

“Sai che non mi dispiace... puoi venire anche adesso, dopo che abbiamo finito di pranzare se vuoi”

“Oh.. beh... si certo... mi piacerebbe” rispose Blaine, prendendo un sorso della sua acqua ghiacciata.

La cameriera tornò con i loro piatti  ,poggiando un enorme cheeseburgher con pancetta ed un piatto di patatine fritte al formaggio davanti a Blaine.

Kurt fissò il piatto con un sopracciglio alzato, essendosi perso il momento in cui Blaine aveva ordinato quel piatto gigante di cibo, ma Blaine ruotò gli occhi.

“Avevo una voglia matta di qualcosa di grasso e al formaggio e questo sembrava la scelta migliore”

“Ma non te lo davano già con le patatone?”

“Voglia di formaggio, tesoro” disse Blaine, arrossendo quando realizzò che il nomignolo affettuoso aveva usato.

Kurt, semplicemente, gli sorrise e Blaine prese una della sue patatine al formaggio, ignorando la risatina di Kurt quando infilandosi in bocca una patatina questa gli cosparse un angolo della bocca con dell'appiccicoso formaggio.

“Sta zitto, stupido.. è un casino”

“Si vede... avremmo dovuto chiedere uno di quei bavaglini che danno quando ordini le costolette.”

“Sta zitto” rise Blaine, lanciando l'involucro accartocciato della sua cannuccia sulla testa di Kurt .

Kurt si chinò e ridacchiò trionfante quando la carta colpì invece il retro del tavolo.

“Mi hai mancato...mi hai mancato” canticchiò, fermandosi prima di canticchiare anche la parte del “ ora devi baciarmi”.

Blaine lo fissò, i suoi occhi dorati brillarono di mille emozioni, prima di tornare a mangiare le sue patatine e Kurt si tirò il colletto della camicia, accaldato per lo sguardo che gli aveva lanciato il marito.

Dio gli mancava tantissimo Blaine.

I due uomini mangiarono in silenzio; Blaine si abbuffò col suo sudicio hamburgher mentre Kurt masticava le sue polpette di granchio lentamente.

Mentre Blaine mangiava , sembrò perso nel suo mondo cosa che diede a Kurt il tempo di star li seduto a guardarlo.

Lo guardò mentre toglieva il cetriolino dal centro dell'hamburgher e lo vide grattare un pò di formaggio dal bordo del panino per poi infilarselo in bocca.

Di solito Kurt sarebbe stato sorpreso dal modo in cui Blaine stava mangiando ( semmai era Kurt quello più disordinato nel mangiare) , ma vedere Blaine ingozzarsi con noncuranza fu leggermente dolce e sapere che il motivo per cui avesse ordinato qualcosa che mangiava raramente ( Blaine non prendeva cibo spazzatura tanto spesso) era il bambino, fu qualcosa di importante.

Stava ancora guardando Blaine come un falco , quando l'altro uomo lo distolse dai suoi pensieri.

“Le tue polpette di granchio non sono buone? Perché le ho già mangiate una volta, prima che rimanessi incinto , ed erano piuttosto eccezionali”

“Nah... sono buone … stavo solo... non è niente”

“Stai bene? Non sarai ancora arrabbiato per la consulente matrimoniale, vero? Perché io non...”

“No, no... è tutto apposto.. non è nulla...continua a mangiare... non badare a me” disse Kurt , facendo un cenno e Blaine si fermò per studiarlo un po' più a lungo per poi tornare a mangiare il suo hamburgher .

Dopo, Kurt mangiò un po' anche se non aveva fame, ma il tempo passò più in fretta e nel giro di mezz'ora, Blaine aveva completamente finito tutto ( un'altra sorpresa, visto che Blaine era ben noto  per prendere del cibo per poi portarsi a casa , in continuazione, gli avanzi)  per poi rilassarsi sulla sedia mentre Kurt finiva di mangiare il suo riso pilaf ( nota)

“Sono quasi sicuro al 900 % che al bambino queste patatine al formaggio siano davvero piaciute.. sta tipo, ballando il tip tap o qualcosa di simile” disse indicando il pancione .

Kurt fissò il pancione tondo per un momento , prima di rialzare lo sguardo ed incatenarlo a quello del marito.

“Può sentirlo qualcun altro scalciare ora?”

“Non lo so... non ho visto molte persone , a parte i miei medici ultimamente.

Ho visto Barb l'altro giorno ,  ma abbiamo solo parlato ed ho fatto qualche dolce prima di andar via … questo è tutto...uh... puoi... umm.. puoi provare a vedere se li senti se vuoi”.

Kurt esitò per un momento, riportando lo sguardo sul pancione di Blaine.

Pensò a quanto lontano fosse arrivato nelle ultime settimane, a quando fosse stato terrorizzato dal pensiero di avere un bambino e a quanto si stesse affezionando a lui.

Solo vedere quanto fosse cresciuta la pancia di Blaine in quelle ultime settimane gli fece male al cuore pensando a tutto quello che si era perso, e all'aver rovinato tutto, ma sembrava che Blaine gli stesse porgendo una specie di ramoscello d'ulivo , invitandolo as avvicinarsi per provare a sentire loro figlio scalciare.

Ed era la cosa più bella al mondo.

“Se non ti importa...”iniziò Kurt, ma Blaine lo interruppe dicendo: “ no... va bene”

Scivolando dalla sua parte, Kurt fece il giro del tavolo e si avvicinò a Blaine, percependo immediatamente l'odore di hamburgher, di formaggio e dell'inconfondibile acqua di colonia di Blaine.

Fu uno strano mix ma funzionò, facendo desiderare ancora di più a Kurt di tornare con suo marito.

“Posso...”

“Sta scalciando qui” disse Blaine a voce bassa, prendendo delicatamente le mani di Kurt per guidarle verso la parte destra del suo pancione.

Kurt ebbe a malapena il tempo di notare quanto muovesse bene il braccio ferito Blaine, prima di sentire un forte colpo contro la sua mano e si bloccò di colpo.

“Oh mio dio...”.

“È strano, vero? È molto più che strano per me, credo perché lui è li dentro, ma il fatto che lui stia scalciando così forte tanto che tu riesci a sentirlo è piuttosto pazzesco per me” .

“È... dio... è meraviglioso” sussurrò Kurt, la voce così bassa , grazie al fatto che era sicuro che se avesse continuato a parlare avrebbe semplicemente iniziato a singhiozzare.

I piccolo battiti dei calci contro la sua mano sembravano così surreali per lui, ma questo impresse ancora di più nella sua mente che ci fosse davvero un bambino, creato dall'amore che lui e Blaine condividevano, che cresceva li dentro ; che cresceva rigoglioso e vivo.

Kurt ebbe a malapena il tempo di riprendere fiato che Blaine sussurrò:

“Stai bene?”

“Sto bene … è solo... è folle”

“Non dirlo a me ...non riesco a credere che sia già così grande da calciare così... i miei poveri organi stanno per essere maltrattati di nuovo, posso sentirlo...” poi ridacchiò “ Ah... lo sento”

Kurt sorrise , guardando Blaine, catturando il modo in cui le luci fioche del ristorante illuminavano il suo volto e di come lo facessero sembrare ancora più bello.

Il suo viso era liscio come la pelle di un bambino, neanche un ombra, e sembrava come se fosse letteralmente raggiante e per quanto cliché potesse sembrare , lo descriveva alla perfezione.

Sbattendo le palpebre, Kurt focalizzò la sua attenzione sulla bocca di Blaine , notando come Blaine stesse trattenendo il labbro inferiore, pieno e rosa, tra i denti ; cosa che Blaine faceva tempo fa quando moriva dalla voglia di essere baciato... e Kurt non poté trattenersi.

Si chinò...

“Ragazzi, avete bisogno di qualche contenitore?”

Una voce da dietro li interruppe e Kurt sobbalzò, gli venne quasi il colpo di frusta tanto velocemente si era voltato a guardare la cameriera.

Anche Blaine sobbalzò, accanto a lui , scuotendo poi la testa , così come stava facendo anche Kurt.

“No... penso che abbiamo finito... possiamo avere il conto per favore?”

“Niente dolce, ragazzi?”

“No... penso siamo pieni... vuoi qualcos’ altro Blaine?”

Blaine scosse la testa, ancora un po' stordito, “ No … sto bene così grazie”

“Okay... beh” cominciò la cameriera, ignara di quello che aveva appena interrotto, “ vado a prendervi il conto... conto unico o separato?”

“Unico” rispose Kurt nello stesso istante in cui Blaine diceva “separato”

Kurt lanciò un'occhiataccia a suo marito e Blaine scosse la testa.

“Posso pagarmi il pranzo”

“Ti ho invitato io, quindi pago io”

“Kurt...”

“ Conto unico per favore” disse Kurt , con tono definitivo, sorridendo a Blaine quando la cameriera andò via .

Non appena sparì dalla loro visuale, Kurt si girò verso Blaine e , sempre col sorriso sul volto, chiese:

“ Vuoi ancora venire a trovare Jennycat?”

“Se va bene a te”

“Oh... è più che okay per me, pensò Kurt.

“Si , si va bene...”

Va sicuramente bene.



Scusate vado di fretta ... ma non volevo lasciarvi senza capitolo... appena torno a casa sistemo ... promesso!  

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


Kurt sorseggiava il suo Martini , appoggiato al bancone del bar , gli occhi che scrutavano tra la folla di gente che stava socializzando sulla pista da ballo.

Si era rifugiato li al bar da un paio di minuti, dopo essersi , alla fine, troppo infastidito dalle costanti domande sul dove fosse finito suo marito sparito.

Ospite dopo ospite ( i coniugi di altri suoi colleghi di lavoro a Vogue) lo avevano subissato di domande su Blaine e su come stesse e dopo un pò il finto sorriso e le patetiche scuse sull'assenza di Blaine era diventato tutto troppo per Kurt, che andò a prendersi da bere.

Così, per evitare la folla, Kurt sorseggiò il suo drink da solo al bar, guardando i suoi colleghi tormentare qualcun altro.

A metà del suo Martini, Kurt realizzò che ci fosse qualcuno accanto a lui che quasi saltò per la sorpresa.

“Chase mi ha detto che tu e Blaine vi siete lasciati”

Kurt sollevò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con il marito di Chase, Paul.

L'uomo era alto, biondo e bello ( la prima volta che lo aveva incontrato , molto tempo fa, Paul gli aveva ricordato il suo ex alla Nyada, Adam ) ed anche se sembrava piuttosto minaccioso con i suoi enormi muscoli ed il suo aspetto alla Paul Newman da giovane , era davvero molto dolce … fino al midollo.

Kurt non rimase sorpreso dal fatto che Paul commentasse la sua rottura con Blaine; lui e Blaine avevano legato molto, sin dalla prima volta che si erano incontrati, e il solo vedere Paul accanto a lui, Kurt seppe che, quasi sicuramente, era li per chiedergli cosa fosse successo.

“Siamo separati in questo momento”.

“Divorzierete?”

Kurt  strinse più forte il suo bicchiere e contrasse le labbra.

“Non lo so”.

“Mi dispiace sentirtelo dire; tu e Blaine sembravate fatti per stare insieme per sempre”.

“Si beh... le cosa cambiano” disse Kurt , scontroso, finendo il suo drink in un unico sorso.

Paul allungò una mano dandogli delle leggere pacche sulla spalla, comprensivo.

“Chase mi ha detto che state aspettando il vostro primo figlio... Blaine aveva menzionato di essere un portatore, prima....”

“Aspetta un maschietto”.

“È fantastico, ma... hai detto "lui" aspetta un bambino? Tu non voi... tu non vuoi il bambino?”

Kurt appoggiò il bicchiere vuoto sul bancone ed incrociò le braccia al petto.

“È complicato, Paul... solo... davvero non mi va di parlarne”

Paul annuì accanto a lui, finendo il suo drink.

“Sai... la paternità non è la cosa più facile al mondo , ma penso che sia il miglior lavoro che abbia mai avuto. Voglio dire... di certo non vieni pagato per prenderti cura del tuo bambino tutto il tempo, ma vieni ripagato con milioni di cose...”

“Paul davvero non penso...”

“Chase mi ha detto che potrebbe aver contribuito ad aumentare i tuoi dubbi sulla tua idea dell'immediata paternità , qualche settimana fa, Kurt; ed io sono qui per dirti che, pur avendo ragione su alcune cose, ti ha parlato solo e soltanto delle cose negative, mentre ci sono milioni di cose positive a compensarle”.

Kurt tacque e Paul continuò.

“Adottare ufficialmente Anastacia, è stato il giorno più bello della mia vita, sai? Beh … dopo quello in cui ho incontrato Chase e quello in cui l'ho sposato.

Voglio dire... quando ero più giovane , ero leggermente avvilito che né io né Chase avessimo il gene Reddin; ma quando abbiamo deciso di adottare, era qualcosa per cui eravamo molto eccitati, perché stavamo per dare una casa ed un'amorevole famiglia a qualcuno che, se non fossimo arrivati noi, avrebbe potuto non averla mai.

Per fortuna, siamo stati benedetti da una bellissima neonata e mentre le circostanze dietro la sua nascita non sono piacevoli, è ancora la persona più straordinaria di sempre”

Kurt rimase in silenzio, il labbro inferiore tra i denti, ricordando che Chase gli aveva raccontato della madre di Anastacia e di come fosse rimasta incinta mentre si prostituiva.

Aveva dato via la bambina non appena era nata perché non poteva prendersi cura di lei e poi era fuggita e Paul e Chase avevano avuto la bambina.

Era una strana storia , me né Chase né Paul ( soprattutto Paul) si preoccupavano delle circostanze visto che avevano una bellissima bambina di cui occuparsi.

Paul continuò, “Ci sono giorni in cui vorrei avere un po' di tempo in più da solo da passare con mio marito, ma poi Stacia mi sorride o dice “pa-pa” e niente al mondo significa di più per me.

Io e Chase abbiamo le nostre differenze, su alcune cose, e so che ti ha detto alcune cose davvero poco piacevoli, ma Chase è quello che si preoccupa di più nella nostra famiglia.

Da di matto per tutto ed ha sempre paura che possa rovinare qualcosa ed a volte devo solo afferrarlo per le spalle, abbracciarlo e dirgli di prendere un profondo respiro prima che gli venga un attacco di cuore , sai?”

Kurt annuì.

Lui e Chase si davano a volte sui nervi, ma erano simili in così tante cose che era piuttosto inquietante.

“E con Stacia, ogni volta che amoreggia con me e fa quei versetti e da un bacetto a Chase prima che vada a lavorare ed è come... questo è tutto quello attorno a cui gira la vita.

Alcune persone preferiscono passare la vita da soli, ma io amo la mia piccola e frenetica vita domestica.

Amo fare da mangiare per Stacia e guardarle fare pasticci.

Mi piace guardarla imparare mentre guarda i suoi programmi preferiti in tv.

Mi piace guardarla crescere e cambiare e a volte vorrei che fosse ancora una piccola bambina perché cammina e parla e mi sembra come se fosse stato soltanto ieri che l'abbiamo portata a casa ed ora è una bimba e fa paura... ma ne è valsa la pena, Kurt. Ne vale davvero la pena.”

“Paul...”

“So che non dovrei farti una predica sui bambini, soprattutto visto che sei ai ferri corti con Blaine e tutto, ma se il bambino è il motivo per cui vi state separando , solo ricordati che avere un figlio non è poi così male.

Te lo assicuro, certo non è sempre facile come una passeggiata al parco, ma è anche divertimento e non c'è miglior lavoro al mondo che essere genitore.”

Poggiò il bicchiere vuoto sul bancone del bar e si voltò verso il punto in cui c'era Chase accanto ad Isabelle.

“È stato bello parlare con te, Kurt. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami o chiama Chase, va bene? Siamo qui per te”

Kurt annuì e guardò il suo amico andar via, il suo cuore batteva forte grazie all'immagine che gli era apparsa in mente del possibile figlio suo e di Blaine.

Tutto quello che gli aveva appena detto Paul era migliorato nella sua mente ed invece di immaginare Paul e Chase insieme a Stacia, in qualche modo la sua mente li aveva sostituiti con lui e Blaine con un piccolo bambino che sembrava un mix di loro due.

Solo l'idea stessa del loro bambino fece soffrire Kurt .

Voltandosi , fece un segno in aria per richiamare l'attenzione del barman per ordinare un altro drink.

Ne aveva, sicuramente, davvero bisogno.
Xx



Blaine entrò nell'appartamento esitante, ancora nervoso di tornare nella sua vecchia casa, anche se era stato invitato da Kurt per rivedere Jennycat.

Kurt chiamò il gatto, sorridendo quando il gatto, dopo essersi affacciato da dietro l'angolo,  andò , immediatamente, a strusciarsi contro i piedi di Blaine, miagolando quanto più forte poté.

“Oh Jenny, la mia piccola” tubò Blaine, abbassandosi quanto più possibile per prendere in braccio il gatto.

La prese tra le braccia e la strinse a se, godendosi le tenere e rumorose fusa che venivano dal suo petto.

Nel frattempo, Kurt li guardava con affetto, un espressione dolce sul viso alla vista di Blaine e del loro gatto che si rincontravano dopo essere stati separati per settimane.

Era ovvio quanto avessero sentito la mancanza l'uno dell'altro e Kurt voleva disperatamente dire a Blaine di portarla con lui, ma poi ricordò quanto fosse pericoloso per una persona incinta possedere un gatto e anche del fatto che, se Jenny se ne fosse andata, allora tutti i legami tra loro due avrebbero smesso di esistere ( oltre al bambino , naturalmente) e non era sicuro di poter affrontare anche questo.

“Vuoi qualcosa da bere?” chiese Kurt, smettendo di fissare i due per dirigersi verso la cucina.

Blaine lo seguì e scosse la testa.

“No sto bene... beh.. in realtà... potrei avere un bicchiere d'acqua?”

Kurt andò avanti e tirò fuori un bicchiere da riempire con acqua e ghiaccio per Blaine.

Mentre Kurt lo faceva, Blaine iniziò a cantare al gatto, strofinando la testa del gatto con la sua, mentre cantava quelle stupide canzoncine anni '80 che pareva avesse sempre cantato per lei e per lei sola.

“Penso che le manchi sentirti cantare”  disse Kurt, guardando Jennycat colpire col muso il mento di Blaine.

“Mi mancava cantare per lei, questo è sicuro” commentò Blaine mentre baciava la testa della gatta prima di posarla sul pavimento.

Accettò, cortesemente, il bicchiere d'acqua da Kurt e ne bevve un sorso.

“Grazie”

“Di nulla”

Kurt si appoggiò al bancone e sorseggiò il suo bicchiere d'acqua, gli occhi puntati su Blaine, mentre beveva un bel po' della sua acqua per poi pulirsi le labbra bagnate con una mano.

Solo vedere il modo in cui le labbra di Blaine brillavano sotto la luce della cucina, fece  agitare lo stomaco di Kurt  che si morse il labbro.

Dio, desiderava così' tanto baciare Blaine.

“Immagino fossi più assetato di quanto pensassi” Blaine rise e Kurt ridacchiò con lui, accigliandosi quando un forte ronzio interruppe il loro momento.

Il cellulare di Kurt stava vibrando sul bancone della cucina, lo schermo si illuminò con la foto di Isabelle.

“Oh cavolo... devo rispondere... mi dispiace. Is voleva che la chiamassi oggi e me ne sono dimenticato”.

“Va bene” disse dolcemente Blaine, facendo un gesto con la mano per indicare al marito di poter andare, “ rispondi... passerò ancora un po' di tempo con Jenny”

“Okay... grazie.. torno subito”

Con questo, Kurt si precipitò fuori dalla stanza  e Blaine si abbassò con cautela per sedersi sul pavimento della cucina,  allungò le gambe permettendo a Jenny di saltarci in mezzo per  poi sdraiarsi .

Jenny si girò sulla schiena e cominciò a fare le fusa rumorosamente cosa che fece ridere Blaine.

“Oh mio dio , Jenny... ti adoro. Quando il bambino sarà nato , verrai a vivere con me, okay tesoro?”

Giocò col gatto ancora un po' , almeno per 15 minuto dopo che Kurt se n'era andato quando qualcuno suonò alla porta.

Blaine lanciò un'occhiata nel corridoio , per vedere se Kurt andasse a vedere chi c'era alla porta, ma Kurt non arrivò.

“Non avrà sentito” disse Blaine a Jenny, poggiando le mani dietro di se per aiutarsi ad alzarsi dal pavimento.

Ci vollero un paio di tentativi prima che riuscisse ad alzarsi, ma alla fine ci riuscì e si diresse all'ingresso e guardò dallo spioncino.

Un ragazzo con l'uniforme della UPS era davanti alla porta, e Blaine l'aprì , sorridendo quando il fattorino gli sorrise.

“Kurt Anderson- Hummel?”

“Sono Blaine, suo marito....”

“Oh…  Oh okay! Beh... le dispiace firmare qui?”

L'uomo porse un tablet a Blaine che firmò col suo nome, sorpreso quando il fattorino fece un passo indietro mettendo un mostra un carrello.

Sul carrello c'era una scatola gigante, così' come due scatole piccole, e Blaine sentì il cuore balzargli in gola quando notò la scritta “Babies 'R US” scarabocchiata su tutte le scatole.

“Oh mio dio...”

“Congratulazioni per il bambino, comunque!” disse l'uomo dell'UPS, “capisco perché avete bisogno di tutte queste cose”.

Blaine fece un passo indietro per permettere al fattorino di portare dentro l'appartamento il carrello e, con attenzione, l'uomo scaricò le scatole in salotto per poi augurare una buona giornata a Blaine prima di andar via.

Una volta che fu uscito e la porta chiusa a chiave, Blaine tornò in salotto e fece un giro attorno alle scatole, accarezzando con le dita i bordi dei pacchi.

Non aveva idea di cosa ci fosse negli scatoli , ma ovviamente erano cosa per un bambino e, solo al pensiero, Blaine si portò una mano sul pancione cresciuto e si accigliò.

Cosa stava succedendo?



Kurt attraversò il corridoio, con una mano portava il cellulare nell'altra stringeva una lista di cose da fare che aveva scritto , per attaccarla al frigorifero.

Era quasi arrivato in salotto quando qualcosa attirò la sua attenzione così si bloccò e tornò indietro, fermandosi sulla porta.

Tre scatole erano poggiate al centro del salone, tutte etichettate “Babies 'R US” ed accanto a loro , appoggiato al bordo del tavolino, c'era Blaine, gli occhi spalancati dalla sorpresa.

“Oh mio dio...”

“Kurt?”

“Pensavo che tutta questa roba sarebbe arrivata domani. Oh mio dio...”

“Kurt, cos'è tutta questa roba?”

“Sono... sono solo alcune cose che ho ordinato l'altra sera”

Blaine si accarezzò il pancione, stringendo gli occhi dubbioso.

“Hai ordinato delle cose per bambini l'altra sera? Eri ubriaco?”

“Ero... ero un po' brillo ma io... Blaine...”

“Kurt , tutto questo non ha senso”

“Ha senso per me” disse Kurt sulle difensiva, costruendo una tonnellata di muri attorno a lui, mentre aspettava che arrivasse l'inevitabile tempesta.

Blaine non sembrava molto contento; in effetti , Kurt stava avendo molti problemi nel riconoscere le emozioni del marito, ultimamente.

Ormai il suo solito viso,  sempre ricco di emozioni di Blaine sembrava una lavagna vuota e Kurt si preoccupò immediatamente.

“Cosa c'è di sbagliato ad ordinare cose?”

“Lo hai fatto sotto sonniferi? Perché…”

“Ho preso un paio di drink ed un party di Vogue la scorsa notte , okay? Chiamalo coraggio liquido se vuoi, ma questo è quello che è successo.”

“Quindi hai bevuto ed hai ordinato delle cose per bambini?”

“Si”

Blaine si alzò in piedi, le mani che lasciarono il pancione per tastare la fila di scatole.

Kurt lo guardò con curiosità.

“Beh... cos'hai ordinato?” chiese Blaine, fermandosi davanti alla scatola più grande e Kurt ingoiò forte e si avvicinò, lasciando il telefono e la lista sul divano.

Con cautela, Kurt si avvicinò a Blaine e cominciò a strappare le scatole, notando a malapena che Blaine fosse sparito, fin quando l'altro uomo non gli porse un taglierino.

“È più facile così che strappare le scatole con le mani rischiando di rovinarti le dita...”

“Grazie” disse sottovoce Kurt, tagliando col taglierino il nastro adesivo.

Aprì uno scatolo e sbirciò all'interno, lanciando un'occhiata a Blaine per vedere se anche lui stesse guardando nello scatolo.

Lo stava facendo.

Quanto più delicatamente poté , Kurt iniziò a tirare fuori le cose dalla scatola, sistemandolo sul pavimento.

Accanto a lui, Blaine rimase a bocca aperta alla vista di tutto quello che stava venendo fuori dalla scatola...c'era un set di bottigline, scatole di pannolini, ciucciotti, uno scalda biberon e tante altre cose per neonati.

Una volta che lo scatolo fu svuotato, Kurt aprì anche gli altri due , tirando fuori un sacco di abitini .

Blaine si lasciò scappare un piccolo gemito alla vista degli abitini e Kurt , dopo aver lasciato cadere gli abiti nella scatola, si voltò a controllare Blaine.

“Tesoro, cosa...”

Qualsiasi cosa stesse per dire Kurt, fu interrotta quando Blaine si lanciò contro il suo petto, le braccia avvolte attorno a Kurt e la testa poggiata alla sua spalla.

“Blaine?”

“Oh Kurt” Blaine si tirò indietro e Kurt riuscì a vedere i suoi occhi dorati brillare di lacrime non cadute.

Tirando su col naso, il giovane uomo si allontanò e sbirciò nella scatola , tirando fuori i vestitino per il bambino con le sue stesse mani.

Con tenerezza, accarezzò il morbido tessuto ed il ricamo in blu che disegnava un “ amo il mio papà” sul davanti.

“Sono bellissimi”

“Non ho resistito...solo...ho solo pensato che ti sarebbero piaciuti”

“Non avresti dovuto farlo”

“Volevo solo farti sapere che ci sto provando... lo sto facendo, davvero....ti dirò ancora ed ancora quanto mi dispiace per averti trattato così male perché meriti molte più scuse di quando io possa dartene.... ti amo Blaine, e mi sto innamorando ogni giorno di più di questo bambino e di te.. ed anche se è colpa mia se ci siamo lasciati, voglio sistemare le cose tra noi.. se per te va bene”

Blaine accarezzò un minuscolo vestitino rosso e blu che gli ricordò la sua vecchia uniforme dei Warblers e sorrise tristemente.

“Kurt...”

“Non devi dire niente adesso se non vuoi... so che ti ho ferito tanto e so che sei spaventato perché ti ho trattato malissimo, ma... ma farò qualsiasi cosa per provarti che mi dispiace e che ti amo  con tutto il cuore  e che lo faccio dal preciso momento in cui ti voltasti su quelle scale anni fa”.

Blaine tirò su col naso e strinse al petto , con delicatezza, il vestitino, sbattendo le palpebre, mentre Kurt si inginocchiava davanti a lui.

“Kurt, io...”

“Ti amo”

“ Ti amo anche io” sussurrò Blaine chinandosi per poggiare la fronte contro quella di Kurt.

Kurt gli sorrise ed allungò una mano per stringere il suo volto, baciando con leggerezza l'attaccatura dei capelli di Blaine.

“Lo supereremo... abbiamo superato tantissime cose prima di questo e ne verremo fuori, okay?”

Blaine rimase in silenzio, ma non si allontanò dal tocco di Kurt.

In realtà, sollevò la testa e poggiò la guancia contro quella di Kurt ed i due rimasero semplicemente li, respirando l'un l'altro.

Passarono un paio di minuti prima che Kurt , alla fine, si tirasse indietro, sorridendo timidamente a Blaine, prima di tornare a scavare dento lo scatolo per tirar fuori un piccolissimo cardigan.

“Oh mio dio... mi sembra familiare” smaniò Blaine, prendendo il maglione dalle mani di Kurt.

“Sapevo che lo avresti pensato.... avevi un cardigan proprio come questo” rise Kurt mentre guardava Blaine spiegare l'indumento in miniatura.

Era un maglioncino color crema con delle piccole aragoste sparse ovunque.

I due ridacchiarono per quel maglioncino così carino, Blaine stava praticamente ridendo tra le lacrime per quanto fosse adorabile e pensò che avrebbe tanto voluto avere ancora il suo maglione uguale così da potersi vestire come gemelli.

“Forse ne possiamo trovare un altro nuovo ed uguale per te” suggerì Kurt , tirando fuori altri vestiti dalla scatola e sistemandoli sul divano.

Accanto a lui, Blaine si strinse il cardigan al petto ed annuì, sussurrando tra i denti, “ Si... forse potremmo”



“Pensi che sia stupido?”

“Cosa penso che sia stupido?”

“Che chiederò a Blaine di venire da un consulente con me “

“Oh mio dio, Kurt no...non è per nulla stupido. In effetti avresti dovuto farlo anni fa... non so perché non ci ho pensato.... probabilmente perché non sono mai stata sposata, ma sai...”

“Quindi non pensi che sia un'idea stupida?”

“Non te l'ho appena detto? Se pensi che Blaine ti dirà di si, allora non hai nessun motivo di preoccuparti, no? In realtà penso che sarà di sicuro d'accordo con te … ti ama così tanto”

“Lo pensi davvero?”

“Smettila di preoccuparti e mangia prima che debba costringerti” lo avvisò Isabelle, puntandogli le sue bacchette in faccia.

Aspettò fin quando Kurt non prese un morso del suo sushi prima di tornare alla sua ciotola di tempura.

“Un consulente matrimoniale è una meravigliosa idea e voi due ne trarrete beneficio immediatamente.

Se Blaine dice di si.. cosa di cui sono sicura... voi ragazzi potreste avere la possibilità di cancellare tutto e andare avanti prima dell'arrivo del bambino, cosa che sarebbe la cosa migliore, penso”.

“Perché lo pensi?”

“Beh... vuoi essere ancora separato quando nascerà il bambino? Voglio dire ci sono le lezioni pre parto, tutte quelle fantastiche cose da fare prima che nasca e poi devi prepararti per il parto e tutto il resto... se Blaine ti vuole li, devi fare tutto questo... e se voi due siete ancora separati, questo renderebbe le cose ancora più stressanti.”


Kurt spinse via il suo involtino di tonno, appoggiando la guancia sull'altra mano e fissando la maionese speziata all'arancia che era stata spruzzata nel suo piatto.

“Le cose sono già piuttosto stressanti adesso”.

“Ed è per questo che serve un consulente”

“Lo so.... spero solo che dica di si... una parte di me è terrorizzata che rifiuti... perché in quel momento saprò che è definitivamente finita e non sono ancora pronto per questo”

“Tu e Blaine, “ iniziò Isabelle , smettendo di bere il suo tea, “ siete anime gemelle... vi completate a vicenda e nonostante abbiate avuto i vostri alti e bassi , li avete sempre superati e ne siete usciti sempre più forti... non sarei sorpresa se faceste la stessa cosa anche stavolta...”

“Ma gli ho fatto davvero molto male questa volta”.

“Cosa stai facendo adesso Kurt? Stai andando da un terapista e gli stai parlando del bambino.... stai lavorando sui tuoi problemi per migliorarti per lui.

Quello che sta accadendo tra voi due è davvero brutto e doloroso e so che Blaine ne è uscito ferito da tutto questo, ma anche tu avevi dei problemi... ma cercando di risolverli come stai facendo ora... questo mostrerà a Blaine quando tu stia provandoci per lui. Blaine non è un idiota, Kurt... anche se ogni tanto ha i suoi momenti...lui... capirà che lo stai facendo per il bene della vostra relazione.


Ti ama davvero tanto ed anche se avete incontrato qualche ostacolo sulla strada, vedrà che lo stai facendo per sistemare le cose … lo vedrà”.

“Spero tu abbia ragione”.

Isabelle gli lanciò uno sguardo e gli sorrise, ma Kurt  capì il significato dietro a quello sguardo immediatamente: spero anche io di aver ragione.


Xx
“Grazie per essere passato oggi... e grazie per essere venuto a pranzo con me”.

“Grazie per aver pagato il pranzo e per aver preparato la cena... e per avermi lasciato vedere Jenny”.

“È anche la tua gatta..., puoi vederla tutte le volte che vuoi”.

Kurt si fermò davanti la porta del nuovo appartamento e si accigliò quando vide Blaine tirar fuori dalla borsa le chiavi di casa.

Blaine ci mise solo pochi secondi per trovarle ed inserirle nella serratura, aprendo la porta facilmente.

“Non ci hai messo molto”

“Lo so” ridacchiò Blaine, rimettendo in borsa le chiavi, “ questa porta non è per nulla come quella di casa nostra... non si blocca , né si inceppa o altro”.

Aprì la porta e si voltò a guardare Kurt , accigliandosi quando notò lo sguardo triste sul viso di Kurt.

“Kurt?”

“Perché continui a chiamarlo il nostro appartamento?”

Blaine si bloccò.

Onestamente, non aveva idea di aver continuato a chiamare il vecchio appartamento loro e non appena Kurt glielo aveva fatto notare, fu come se qualcuno gli avesse appena gettato addosso un secchio di acqua gelata.

Era così in imbarazzo.

“Io non...”

“Non importa... davvero... solo... non la senti come se fosse casa, vero?”

Blaine abbassò lo sguardo sul pancione e sospirò.

“Kurt...”

“Scusa... continuo a spingerti e non dovrei”

“Non è casa senza di te”

Kurt sollevò lo sguardo, catturando quello di Blaine solo per un secondo, prima che l'uomo più basso abbassasse di nuovo lo sguardo a terra, “ Cosa?”

“Sono qui da settimane ed ancora non la sento come casa mia. Mi manchi... mi manca Jenny... mi manca svegliarmi nel bel mezzo della notte  e trovarti a dormire accanto a me. Mi manca svegliarmi perché Jenny si appoggia alle mie gambe... mi manca poter attraversare il corridoio fino alla cucina per prendermi da bere senza sbattere contro i muri nel frattempo.... semplicemente mi manca... ed è davvero solitario essere qui senza Cooper”

“Oh Blaine...”

“Scusa... non avrei dovuto...”

“Non scusarti … è tutta colpa mia”

Kurt fece un passo avanti, chiudendo la distanza tra loro quando strinse tra le braccia Blaine.

Blaine si accoccolò contro di lui, le braccia strette alla sua schiena e il pancione pressato contro un fianco di Kurt.

La sensazione del bambino che scalciava contro il suo fianco , fece sorridere Kurt, che si allontanò per guardare suo marito.

“Blaine” sussurrò, e afferrando il mento di Blaine si chinò in avanti, facendo sfiorare i loro nasi.

“Voglio solo che tu sappia che sto ancora combattendo per noi e che mi dispiace tanto. Ti amo così tanto e non meriti quello che ti ho fatto. Non lo farò mai più.

Farò tutto il necessario per rimediare a quello che ti ho fatto e per essere di nuovo parte della tua vita.

Non voglio che ti senta mai più solo o che ti senta non amato a causa mia di nuovo”.

Blaine alzò lo sguardo, sbattendo le lunghe ciglia mentre i suoi occhi dorato/ verdi si riempivano di lacrime.

Sbatté di nuovo le palpebre e cominciò a piangere, le lacrime scendevano velocemente sulla sue guance.

Kurt le asciugò col pollice e mentre accarezzava la sua guancia, Blaine si spinse in avanti e pressò le labbra su quelle di Kurt, così calde... gli erano mancate davvero tanto.

La mano di Kurt lasciò la guancia di Blaine per afferrare il retro della camicia di suo marito; mosse la labbra contro quelle di Blaine che lo baciò ancora più profondamente.

“Blaine” ansimò Kurt, allontanandosi solo per un secondo, prima che Blaine lo tirasse indietro per baciarlo ancora.

Le mani vagavano sui fianchi e tiravano capelli , per alcuni emozionanti istanti prima che Blaine si allontanasse, senza fiato ed esitante in quel corridoio altrimenti silenzioso .

Kurt lo fissò , fissò le labbra rosse e gonfie dai baci di suo marito e quanto eccitato sembrasse.

Una visione perfetta per lui , una che a Kurt mancava davvero tanto tanto.

“Amore?” chiese, notando l'espressione sorpresa negli occhi di Blaine mentre era ancora li in piedi all'ingresso.

“Resti con me?” mormorò Blaine, lo sguardo ovunque tranne che su Kurt, ma , anche senza guardarlo negli occhi , Kurt poté capire quanto fosse spaventato Blaine,  quanto terrorizzato sembrasse per la domanda che aveva appena fatto.

Non voleva essere solo ( non è casa senza di te ) e Kurt riuscì a sentire il dolore che provava Blaine, mentre era li, in piedi a cuore aperto. Prendilo è tuo.

Kurt non sapeva cosa fare.

Voleva restare; solo dio sapeva quanto gli fosse mancato stare con Blaine in tutti i sensi, ma riusciva a vedere l'esitazione nello sguardo di Blaine.

Riusciva a vedere quanto perso fosse Blaine in quel momento, quanto gli fosse mancato essere loro ma era spaventato di dare di nuovo tutto il suo cuore a Kurt, considerando quanto glielo avesse spezzato in precedenza.

“Blaine...”

“Non... solo per stanotte ti prego... sono stanco di essere solo”

“Lo so”

Kurt fece un passo avanti , poggiando una mano sul pancione di Blaine, nel punto esatto dove aveva sentito il bimbo scalciare.

Incontrò lo sguardo di Blaine e sorrise, “ Ti amo “

“Quindi resti?”

“Si”

Blaine sorrise in risposta e trascinò Kurt dentro l'appartamento; le loro labbra si incontrarono di nuovo mentre Kurt chiudeva la porta con un calcio.

Era il più grande rischio che Blaine aveva preso in un mese o più da quando si erano lasciati, ma sentire la mano di Kurt sul suo pancione e l'emozione dietro ai suoi baci fece capire a Blaine quante cose stessero cambiando tra loro.

Voleva questo; voleva che la loro famiglia fosse di nuovo unita.

Ed anche se più in la lo avrebbe ferito di nuovo ( lui sperava tanto che non lo avrebbe più fatto ) , sarebbero stati di nuovo insieme anche se solo per una notte.



Note:

Scusate se non ho pubblicato ieri , ma sono stata impegnatissima e non ho avuto proprio il tempo...

 

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Capitolo 22
*** capitolo 22 ***


C'era un'insolita sensazione sul petto di Kurt, una che non sentiva da molto tempo.

Era calore e qualcosa di leggermente pesante ed aveva anche un buon odore, ma stava comunque intorpidendo il suo braccio destro.

Inoltre , era anche sicuro che qualsiasi cosa ci fosse su di lui , era … bagnata, la sua spalla era umidiccia e tipo … appiccicaticcia.

Quella era bava?

Che schifo!

Accigliato, Kurt aprì gli occhi ancora pieni di sonno e voltò il collo dolorante e teso, il volto premuto contro una testa piena di riccioli scuri.

Oh!

Ricordi della notte precedente balenarono nella sua mente …

Blaine che lo tirava nell'appartamento; mani che vagavano sotto le cinture e sotto le camicie, mentre gettavano i loro vestiti per tutto l'ingresso.

Una volta che entrambi furono completamente nudi e si stavano baciando , Kurt cominciò a diventare ansioso per quello che stava per succedere.

Blaine lo stava guardando con gli occhi scuriti dalla passione, le dita intrecciate ai capelli di Kurt, e per un momento, tutte le inibizioni furono gettate fuori dalla finestra.

Poi però la realtà prese il sopravvento, quando Kurt, chinandosi per catturare le labbra di suo marito fu fermato da un pancione largo e rotondo.

Blaine gli aveva assicurato che far sesso non sarebbe stato un problema a quel punto della gravidanza e che  Kurt non doveva preoccuparsi di nulla; ma l'uomo più grande era ancora preoccupato all'idea, fin quando Blaine non ruotò gli occhi, lo spinse sul letto rimanendo sospeso su di  lui

“Ti amo” disse Blaine prima di baciare di nuovo Kurt sulle labbra e con la rassicurazione che tutto sarebbe andato bene, i due continuarono a ricongiungersi l'un l'altro.

E questo spiegherebbe il motivo per cui Kurt si stava svegliando accanto ad un Blaine completamente nudo , col corpo dolorante.

Arrossendo al pensiero di quello che era accaduto la notte precedente, Kurt scivolò via , con gentilezza, dall'abbraccio di suo marito e si mise a sedere, sbadigliando mentre si stiracchiava.

Accanto a lui, Blaine dormiva ancora , comodamente rannicchiato sotto le coperte ed il piumone ; solo i suoi morbidi capelli e la testa spuntavano da sotto le coperte.

Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che Kurt si era svegliato a quella vista, così sorrise allungando una mano ad accarezzare i ricci di Blaine, con affetto.

Rimase li seduto, per qualche minuto, in silenzio, godendosi la sensazione di potersi svegliare di nuovo accanto a Blaine; ma poi uno strano pensiero attraversò la sua mente.

Dov'era Jennycat?”

Poi … tutto crollò...

Questa non era casa sua.

Questo non era il suo letto.

Questo era il posto dove viveva Blaine da quando si erano separati... questa era casa di Blaine, non la loro.

Il pensiero fu come una scosse elettrica.

Kurt tolse la mano dai capelli di Blaine e si guardò intorno, notando quanto scialba fosse la camera... notando la mancanza di qualsiasi arredo sui muri e quanto fosse spoglia.

L'unico mobile era una cassettiera/ toeletta, un impianto audio Tv ed il letto.

Nulla di più.

Era tutto ridotto al limite necessario e difficilmente sembrava un posto vissuto, ma Blaine non era in quell'appartamento da molto tempo.

Tuttavia, per Kurt sembrava un “da sempre”.

Tutte quelle notti passate da solo nell'altro appartamento gli erano sembrate anni rispetto a quello che stava pensando .

Blaine era sparito dalla sua vita ( una specie) per mesi, tuttavia vedere come Blaine viveva fece sembrare a Kurt come se fosse stato via solo pochi giorni , come se fosse una cosa temporanea.

Nel frattempo, nel loro appartamento, tutte quelle piccole cose che ricordavano a Kurt di Blaine, facevano sembrare che Blaine fosse stato via molto più a lungo.

Nel profondo, si chiese se il motivo fosse il vedere la nuova vita di Blaine che scatenava in lui emozioni confuse e spaventose.

Sarebbe stato così per sempre?

Dopo tutto questo, Blaine sarebbe tornato con lui?

Per quale motivo avevano fatto sesso?

Era solo una cosa di una notte o Blaine voleva di più?

Cosa sarebbe successo adesso?

Kurt si sentì come se i muri lo stessero schiacciando , così scalciò via le coperte e rotolò giù al letto per prendere i suoi boxer.

Blaine dormiva, ignaro della crisi che stava avendo Kurt e , per una volta, Kurt era grato del fatto che suo marito avesse il sonno pesante.

Blaine non ha bisogno di vedere Kurt dare di matto.

Non ha bisogno di stress.

Accigliandosi , Kurt uscì in punta di piedi dalla stanza e camminò lungo il corridoio sconosciuto, le braccia incrociate al petto, mentre entrava nel freddo salotto.

Anche il salotto era semplicemente spoglio come la camera da letto.

Non aveva per niente uno stile, a parte il set da caffè coordinato ed il sistema audio tv.

Anche il divano componibile era uguale, ma non c'erano fotografie sui muri e le poche cose, che Blaine aveva portato con se per arredare casa, erano ancora appoggiati al muro.

Kurt le fissò, osservando le foto in bianco e nero di Parigi e New York e ricordò di quando lui e Blaine avevano comprato quei poster.

Per anni erano stati appesi al muro all'ingresso del loro appartamento ed anche se Kurt li aveva rimpiazzati con altre foto, Blaine era rimasto molto legato a loro e Kurt li aveva conservati in deposito, perché li avrebbe riappesi non appena avessero trovato ( e si fossero trasferiti ) in un nuovo appartamento più grande.

Ora però, vedendo le foto semplicemente poggiate contro il muro a prendere polvere, Kurt si chiese perché Blaine non le avesse ancora appese.

Sospirando, passò una mano sulla parte altra della foto di New York , facendo poi una smorfia  quando le dita gli si sporcarono di polvere.

“Ugh!” gemette, pulendosi le dita sui pantaloni.

Si allontanò dalle cornici e continuò a guardarsi intorno , accigliandosi ancora di più, quando notò quanto più grande fosse il nuovo appartamento di Blaine rispetto al loro vecchio e malandato appartamento.

La cucina era il doppio di quella di Kurt e , nel complesso, molto più bella.

L'affitto sarà una rottura, pensò Kurt tra se mentre tornava di nuovo in corridoio, sbirciando nelle stanze con le porte chiuse.

Una era di sicuro quella di Cooper , visto che c'erano i mobili ma nulla di più.

Non c'erano le lenzuola sul letto o altro.

Era come una pagina bianca in attesa di essere decorata e solo sapere che Cooper sarebbe tornato presto in città, fece sentire male Kurt.

Lui e suo cognato non erano più in buoni rapporti, ormai.

Cooper era incazzato nero con lui ora, soprattutto dopo la brutta esperienza in ospedale e, nonostante Kurt non lo biasimasse, gli faceva male vedere la loro relazione sgretolarsi, ma non tanto quanto quello che stava succedendo con Blaine.

Ignorando l'agitazione allo stomaco al pensiero di suo marito che stava ancora dormendo ( si sperava) nella stanza in fondo al corridoio, Kurt riprese a dare un'occhiata alle stanze, meravigliato da tutto quello spazio in più che aveva l'appartamento.

C'era una camera che sembrava uno studio e , naturalmente, entrambi le camere da letto avevano il loro bagno personale, cosa già di per se piuttosto sorprendente ( Cooper doveva pagare una bella somma per tutto questo ) ed in più c'era un bagno lungo il corridoio che fece un po' ingelosire Kurt.

Questo era il tipo di appartamento di cui lui e Blaine parlavano quando discutevano di lasciare il loro squallido e piccolo appartamento per qualcosa di più grande.

A suo tempo, Blaine aveva parlato di prendere un posto abbastanza grande per i loro futuri figli e Kurt aveva lasciato correre; ma ora, riusciva a vedere perché Cooper e  Blaine avessero scelto quel posto.

Era il posto perfetto per crescere il bambino e questo pensiero si consolidò nella mente di Kurt quando aprì la porta sulla sua destra e si ritrovò congelato sulla soglia mentre fissava quella che sembrava essere la stanza del bambino.

Oh mio Dio!




“Blaine! Blaine dove sei? Giuro che ogni volta che mi volto....”

Kurt sbuffò mentre correva tra i corridoi del “Bed, Bath and beyond” *alla ricerca del marito scomparso.

Stavano cercando un nuovo tema per il loro bagno e mentre stavano controllando alcuni schemi per le tende da doccia, Kurt realizzò che suo marito era diventato troppo silenzioso e quando si voltò, non vide altro che asciugamani e tende da doccia … ma di Blaine nessuna traccia.

“Blaine!”

L'altro uomo si era fermato alla fine di un altro corridoio, col corpo proteso in avanti oltre il loro carrello mentre ridacchiava per qualcosa che Kurt non riusciva a vedere.

Ruotando gli occhi, Kurt si precipitò da suo marito e fissò l'uomo quando si rese conto di cosa esattamente avesse attirato l'attenzione di Blaine: c'era un bambino seduto nel carrello di fronte a lui, mentre faceva delle facce buffe e salutava con la manina Blaine che imitava tutto quello che faceva il bambino.

“Oh per l'amor del cielo! Blaine cosa stai facendo?”

“ Guarda quanto è carino!” disse Blaine , tubando, salutando con la mano il piccolo bimbo che salutava di rimando, ridacchiando.

La madre del bambino era impegnata nello scegliere tra alcune tende disegnate, quindi non aveva idea del motivo per cui suo figlio stava ridacchiando; ma dopo un gridolino un po' più acuto, si voltò e sollevò un sopracciglio verso Blaine e Kurt, che era li accanto quanto più annoiato possibile.

“Suo figlio è adorabile” disse Blaine sorridendo, ricevendone uno in cambio dalla donna dall'altra parte del corridoio.

“Grazie! Di grazie , Gavin!”

Il bambino borbottò qualcosa che sembrava vagamente un grazie e Blaine rise, salutando un ultima volta la famigliola prima di spingere il carrello di nuovo verso gli arredi da bagno con Kurt che lo seguiva.

“Beh … sono stati quindici minuti sprecati” brontolò sottovoce Kurt, e Blaine lo derise.

“Non sono passati quindici minuti... forse cinque... smettila di fare il melodrammatico”

“Sai che abbiamo il tempo limitato, Blaine. Dobbiamo scegliere queste cose prima che vengano papà e mamma e tu invece di aiutarmi ti metti a fare le smorfie ad un bambino!”

“Mi ha salutato con la manina e detto ciao! Cosa pensi che avrei dovuto fare? Ignorarlo?”

“Uh... si? Non siamo venuti qui per giocare con i bambini; siamo venuti qui per scegliere un nuovo set da bagno.”

Blaine ruotò gli occhi e sospirò, spingendo il carrello fino a fermarsi nello stesso punto in cui era prima Kurt.

“Ai tuoi genitori non importerà come sarà il nostro bagno... potremmo metterci anche delle scimmie e lo amerebbero lo stesso”

“Scimmie, Blaine? … davvero? Scimmie?”

“Si! Scimmie! Come queste!” Blaine indicò delle tende da doccia poste nella sezione per bambini.

Era di tessuto bianco con delle piccole scimmie, alberi e banane ovunque.

“Guarda come sono carine! Dovremmo mettere le scimmie nel nostro bagno!”

“Si...no...” disse Kurt con tono di rifiuto , tornando a curiosare tra gli scaffali delle tendine da doccia .

Dietro di lui, Blaine sospirò di nuovo e mormorò qualcosa sottovoce.

“Cosa hai detto?” chiese Kurt mentre si voltava sollevando un sopracciglio verso suo marito.

Blaine semplicemente sbatté le palpebre e sorrise innocentemente.

“Uno di questi giorni avrò le mie scimmie... vedrai!”

“Si sicuro... come dici te, hum”




Scimmie.

Erano disegnate sul muro.

La maggior parte dei muri erano un mix di blu e verde, mentre i rivestimenti e il soffitto erano entrambi di un luminoso bianco.

La moquette combaciava con il soffitto e tutta la parte alta del muro , accanto ai rivestimenti, c'erano delle piante rampicanti verdissime che conducevano ad un albero disegnato nell'angolo della stanza.

Tantissime scimmie di varie grandezze erano appese alle piante rampicanti e sui rami dell'albero, e solo guardare tutto questo, riportò indietro Kurt a quel giorno in cui lui e Blaine ebbero una piccola discussione sulle scimmie da Bed, Bath and Beyond.

Ora Blaine aveva gli scimpanzé a decorare la cameretta del bambino.

Aveva avuto le sue dannate scimmie.

Ridacchiando, Kurt si sedette nel bel mezzo della stanza e si guardò intorno, ancora stupefatto da quello che vedeva.

Oltre ai muri decorati, non c'era altro che una sedia a dondolo in ciliegio scuro ed alcuni libri sparpagliati, aperti e contrassegnati, sul pavimento.

Kurt si avvicinò, realizzando che erano dei cataloghi e dei libri sui neonati.

Nel disordine c'erano un paio di ecografie che Kurt accarezzò una ad una, accigliandosi quando capì che alcune di esse non le aveva ancora viste... probabilmente erano del periodo in cui lui e Blaine non si parlavano tra loro dopo il ricovero in ospedale di Blaine.

Lacrime si formarono tra le ciglia di Kurt, mentre fissava queste ecografie del bambino; le piccole istantanee mostravano il bambino che si muoveva nel pancione ed, anche se era più piccolo in queste foto rispetto a quelle che aveva ricevuto il giorno prima , era comunque la cose più bella che avesse mai visto.

Tirando su col naso, Kurt si asciugò le lacrime che ormai scendevano sul viso, poi spostò la foto di lato per guardare la pila di libri che Blaine aveva preparato.

Vari cataloghi erano segnati con delle etichette colorare e c’erano anche dei libri sulla gravidanza.

Uno dei libri si rivelò uguale ad uno di quelli che Kurt aveva ordinato un paio di sere prima; così Kurt si fece , mentalmente, delle note di quei capitoli che Blaine aveva segnato così da poterli leggere anche lui.

Mentre studiava le cose che Blaine aveva cerchiato nel catalogo, ( che per la maggior parte erano tutti oggetti che avevano a che fare con le scimmie) un piccolo rumore lo avvisò che c'era qualcuno, così voltò la testa verso la porta; focalizzando la sua attenzione su Blaine, che era li in piedi fuori dalla porta della stanza, ora completamente vestito e confuso da quello che stava vedendo.

Kurt gli sorrise.

“Buongiorno”

“Buongiorno” sussurrò Blaine, abbassando lo sguardo sul pavimento ed arrossendo.

Incrociò le braccia al petto prima di rialzare lo sguardo su Kurt ed entrò.

“Così hai trovato la stanza del bimbo...”

“Ci crederesti se ti dicessi che stavo cercando il bagno?”

“Non direi, considerando che c'è un bagno nella mia stanza” disse Blaine ridacchiando, abbassandosi poi con cautela, per sedersi accanto a Kurt sul pavimento.

Si sporse verso il marito per sbirciare sul catalogo aperto.

“Hai trovato le mie cose con le scimmie”

“Potrei dire di essere sorpreso per il tema delle scimmie, ma non lo sono, ricordo la nostra discussione al Bed, Bath and Beyond “

Blaine rise , dando una leggera spallata al marito.

“ Non posso credere che te lo ricordi”

“Ricordo molte cose che mi hai detto”

“Evidentemente” sussurrò Blaine, sbattendo le lunghe ciglia flirtuosamente ed appoggiando la testa sulla spalla di Kurt.

Kurt si chinò per baciare Blaine sui capelli.

“Mi piace quello che hai fatto qui”

“So di averti detto di non aver preso nulla, ma onestamente mi ero dimenticato della pittura , ma Coop ha preso la sedia a dondolo.

L'aveva già quando mi sono trasferito... io... mi annoiavo e Coop disse che questa sarebbe stata perfetta come camera per il bambino ed avevo già qui la sedia; così ho deciso di dipingerla.

Probabilmente si incazzerà con me per aver fatto tutto questo mentre era via, ma ero al sicuro , quindi non dovrebbe incazzarsi troppo”.

“Lascia che si incazzi”

Blaine ridacchiò.

“Se dovesse farlo, è un problema suo... non era come se fossi in pericolo.

Ho comprato delle vernici apposta per bambini, ho usato una mascherina ed ho aperto le finestre e tutto. Non mi ha dato fastidio e la stanza è fantastica, modestia a parte, quindi ne è valsa la pena”.

“È bellissima e mi piace lo schema dei colori”.

“Bene! In realtà... ho anche scelto un po' di biancheria  e altre cose da abbinare... anche se il blu dei muri non è esattamente la stessa tinta di blu della foto del catalogo.... a dire il vero, io... il blu che ho usato mi ricorda i tuoi occhi, così...” si fermò , mettendosi a massaggiare il ventre per tenersi occupato.

Kurt rimase senza parole ( molto, molto onorato dal gesto).

Si guardò intono nella stanza, sulle pareti color acqua ( un mix di turchese chiaro e verde)  e poi guardò di nuovo Blaine , trovandolo con le guance rosse.

“Perché i miei occhi?”

“Amo i tuoi occhi... spero che il bambino abbia i tuoi occhi... ed i tuoi capelli... a dire il vero spero che assomigli a te “

“Blaine...”

“ Sei bello, Kurt... spero solo che nostro figlio sia bello come te... immagino lo sarà, ma...”

“Sarà bellissimo perché sei suo padre, Blaine, Spero assomigli a te perché sei tu quello magnifico, sciocchino”

Kurt poggiò gentilmente la mano sulla pancia di Blaine e fissò suo marito, scuotendo la testa quando Blaine ruotò gli occhi per il complimento.

“ Non sto scherzando, Blaine. Sei mozzafiato...”

“Non lo sono, tu lo sei Kurt”

“Possiamo restare qui seduti a discutere per tutto il giorno , quindi dirò solo che nostro figlio sarà il bambino più bello al mondo”

Accanto a lui, Blaine gemette e Kurt sbatté le palpebre per la paura.

“Cosa succede?”

“Nulla... hai appena... hai appena detto nostro figlio; penso di non avertelo mai sentito dire prima”.

“Io... “ Kurt si fermò per un momento, scervellandosi sulle sue precedenti conversazioni con Blaine .

Ci pensò e ripensò , accigliandosi.

“Hai ragione... questa è stata la prima volta... wow... non ci ho nemmeno...”

“Non volevi dirlo, vero?” disse a bassa voce Blaine, tirandosi lentamente indietro, lontano da Kurt.

Kurt fu preso dal panico, sentendo il marito allontanarsi così in fretta; così allungò una mano afferrando, saldamente quella di Blaine.

“No... no... lo intendevo! Lo intendevo per davvero, Blaine! Se me lo permetterai , mi piacerebbe far parte delle vostre vite. Non so se stanotte è stata solo una cosa di una notte o altro, ma io non voglio che lo sia... voglio tornare di nuovo con te.

Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e so di averti fatto molto male e questo mi perseguiterà per sempre; ma farò tutto ciò che serve per farmi perdonare da te e da nostro figlio, lo giuro.

Sono stato un idiota negli ultimi mesi e non merito il perdono che mi stai dando; ma ti prego, devi sapere che lo intendo per davvero quando dico che amo te e nostro figlio.

Mi ci è voluto più tempo di te per arrivare dove siamo ora, ma mi importa davvero di lui... davvero”

Blaine stava mordendosi il labbro inferiore , la testa abbassata, ma Kurt poté vedere le lacrime che bagnavano le sue ciglia per poi cadere giù fin sulla punta del naso.

Strinse un po' più forte la mano di Blaine e si chinò verso di lui, baciandolo su un angolo della bocca; il sapore delle lacrime salate si sparse sulla sua lingua quando si leccò le labbra, sorridendo tristemente.

“Mi dispiace di aver scaricato tutto questo su di te,  so che sei ancora stanco di me e ...”

“Non lo sono... non davvero... non più come prima “ disse Blaine, con voce talmente bassa che Kurt dovette sforzarsi per sentirlo, ma anche se fu più calmo del solito, riuscì a capire  cosa stesse dicendo Blaine.

“Non ti avrei portato qui se non lo avessi voluto... perché lo voglio... non avrei mai voluto che ci separassimo, ma...doveva accadere”.

“Ed ora?”

“Ed ora” iniziò Blaine, alzando un po' di più la voce, “ voglio che torniamo insieme, ma ...”

Il cuore di Kurt si fermò.

Ma?

“Ma non penso di potermi trasferire di nuovo con te... non in questo momento. So che abbiamo passato la notte insieme e so che stai lavorando su te stesso e tutto, ma stai ancora vedendo il tuo terapista, giusto?”

Aspettò fin quando Kurt annuì per continuare.

“Hai ancora tanta strada da fare, Kurt. So che ti dispiace... solo dio sa quello che provi per tutto questo, ma ho ancora bisogno di pensare anche a me stesso. L'ultima volta che siamo tornati insieme, tu...tu sei scappato di nuovo via da me e non penso di poterlo affrontare in questo momento, visto quanta strada ho fatto.”

“Blaine...”

“Lavorerò con te , però. Hai detto di voler andare da un consulente matrimoniale... ci andrò... troverò il tempo... possiamo andarci e parlare col dottore e forse possiamo sistemare le cose al punto da poter tornare a vivere insieme di nuovo, ma non ora.

È meglio se stiamo separati.”

Kurt annuì,  anche se si sentiva come se gli stessero lacerando il cuore a metà.

Calde lacrime scesero dai suoi occhi e Blaine si chinò per asciugargliele.

Piangeva anche lui.

“Lo faremo funzionare,  Kurt. Ci amiamo e sistemeremo le cose. Come hai detto prima, abbiamo affrontato una tonnellata di cose e ne siamo usciti bene.

Possiamo farlo di nuovo.

Ci vorrà solo un po' di tempo affinché possiamo tornare insieme 24 ore su 24 , 7 giorni su 7, sai?

Questo non vuol dire che ti amo di meno... devo semplicemente badare a me e al bambino, sai?”

Kurt serrò le labbra ma annuì di nuovo comunque.

Accanto a lui, Blaine lo tirò in un forte abbraccio ed i due si coccolarono a vicenda; entrambi piangevano per quanto ancora lontani sembrassero, anche se erano , in quel momento, molto più vicini di quanto lo fossero stati negli ultimi mesi.

Era un inizio, ma si sperava che riuscissero a sistemare le cose prima che nascesse loro figlio.




Kurt tornò a casa un paio d'ore dopo aver avuto quella discussione importante nella stanzetta del bambino.

Blaine gli aveva dato una lista con gli appuntamenti dall'ostetrica  ed anche dei programmi di alcune lezioni future sul travaglio e sul parto che Blaine stava pensando di frequentare.

Kurt lesse la lista durante tutta la colazione e quando arrivò a casa, attaccò tutto sul frigorifero così che fossero la prima cosa che avrebbe visto ogni volta che sarebbe entrato in cucina.

Se lui e Blaine sarebbero mai tornati insieme , lui avrebbe fatto tuto quello che poteva per riportare suo marito a casa per sempre.

La cosa migliore da fare per cominciare era andare alle lezioni che riguardavano il bambino, a cui, onestamente, Kurt era davvero molto eccitato di partecipare.




Due giorni dopo che Kurt aveva passato la notte nel nuovo appartamento, Cooper telefonò per avvisare che stava per tornare a New York per sempre.

Avevano finito le riprese del suo film ed aveva sistemato tutto con il suo contratto d'affitto a Providence , così da poter partire il giorno dopo.

Sentendo che suo fratello maggiore stava per tornare, Blaine si sentì immediatamente, ansioso.

Amava suo fratello, davvero... ma sentiva che, in qualche modo, vivere con Cooper sarebbe stato piuttosto difficile, soprattutto ora che Kurt era tornato in giro.

Ma non importava cosa avrebbe detto Cooper, Blaine sapeva che Kurt stava cambiando davvero questa volta.

Nessuno che non avrebbe voluto un loro figlio , avrebbe passato un paio di ore a parlare col pancione della persona amata come aveva fatto Kurt prima di andare via.

Dopo la loro chiacchierata nella stanzetta del bambino e dopo aver fatto una veloce colazione, Blaine era tornato a sdraiarsi e Kurt lo aveva seguito sul letto, alzandogli la maglietta per accarezzare la pelle nuda del suo pancione.

Era un'azione così intima per Blaine ( anche piuttosto strana visto che la sera prima avevano fatto sesso) , ma il fatto che Kurt volesse, deliberatamente, sentire suo figlio scalciare direttamente sulla pelle nuda di Blaine, significò tantissimo per lui.

E sembrava che stesse piacendo molto anche a Kurt.

“La tua pelle è così liscia” aveva commentato mentre passava le mani sulla morbida pelle.

Blaine semplicemente sorrise, coprendo la mano di suo marito con la propria.

Spiegò a Kurt che le iniezioni di ormoni erano state una buona cosa per lui e che la sera prima di dormire passava sulla sua pelle della crema al cocco.

Dopo la sua ammissione sui suoi rituali idratanti per il suo pancione, Kurt gli disse di voler provare a farlo lui.

Cosa che portò Kurt a riempirsi le mani di crema per massaggiare la pelle tesa di Blaine.

“Ti amo” mormorò mentre massaggiava il ventre di Blaine che gli rispose che lo amava anche lui, appisolandosi  poco dopo che Kurt aveva iniziato a massaggiarlo.

Ma poco prima che si addormentasse completamente, sorrise quando sentì Kurt parlare con voce calda e calma al suo pancione.

Ora Blaine era seduto in salotto, un libro sulla gravidanza poggiato sul pancione mentre sfogliava le pagine di un capitolo sulle cose essenziali per la stanzetta del bambino.

Poggiò la mano su un punto del pancione in cui gli sembrava di aver sentito suo figlio danzare e sorrise.

“Ti stai divertendo, piccolino?” scherzò Blaine , punzecchiandosi il fianco, prima di voltare pagina.

Il bambino continuò ad agitarsi ; Blaine sentì come delle farfalle svolazzare nello stomaco, così sospirò , chiuse il libro , lo sistemò di lato e si coprì con una coperta.

Le improvvise nuove energie che aveva guadagnato durante il giorno erano sparite ed ora aveva solo voglia di fare un riposino; così si raggomitolò nella coperta e chiuse gli occhi., lasciando che la sua mente ripensasse al tempo trascorso con Kurt.

Avrebbero fatto funzionare le cose, dovevano semplicemente farlo e non c'era cosa al mondo ( oltre al volere che suo figlio nascesse sano) che Blaine volesse di più al mondo.




“Buongiorno Isabelle! Hey Chase!”

Kurt entrò in sala conferenze e si sedette, facendo poi scivolare sul tavolo un vassoio pieno di caffè caldo verso i colleghi.

Isabelle lo fissò stranita, le labbra serrate per un momento, prima di prendere il suo caffè, ringraziandolo.

Chase, tuttavia, andò dritto al punto, dopo aver notato il sorriso compiaciuto sul viso di Kurt.

“Hai fatto sesso!”

Dal rossore che si diffuse sulle guance di Kurt, Chase capì ed esultò.

Isabelle, invece, sembrava mortificata e sbatté la tazza sul tavolo.

“Ti prego... dimmi che eri con Blaine”

Kurt spalancò gli occhi , battendosi una mano sul petto.

“Scusa? Certo che ero con Blaine!! Con chi altro avrei potuto far sesso?”

“Io... scusami...ero solo preoccupata... voglio dire voi due eravate ai ferri corti e …. scusami. Non dovevo pensare....”

“Va bene” disse Kurt con gentilezza, allungando una mano sul tavolo per accarezzare quella del suo capo.

“Penso che finalmente le cose tra noi si sistemeranno... e non potrei essere più felice di così” e quando Isabelle gli sorrise felice, Kurt le restituì il sorriso e poi continuò a sorseggiare il suo caffè , ascoltando Chase congratularsi con lui prima di iniziare a parlare del loro imminente progetto di creare un sito web.

Kurt ascoltò a malapena le parole del collega, perché i suoi pensieri erano pieni di immagini di lui e Blaine che facevano l'amore un paio di notti fa e di quanto fosse bellissimo suo marito incinto mentre dormiva.

Potrebbe aver dovuto tornare nel suo appartamento, dopo tutto quello che era successo, ma era andato via con la consapevolezza di aver fatto un grande passo avanti nella loro relazione.

Lui e Blaine erano ancora separati, tecnicamente, ma erano ancora profondamente innamorati come lo erano stati dal primo momento in cui si erano conosciuti.

Ora Blaine sapeva quanto Kurt tenesse a lui e al loro bambino e tutto quello che Kurt doveva fare ora era fare qualsiasi cosa per dimostrare a Blaine che lui poteva essere il migliore marito ed il migliore padre al mondo per il loro bambino.

Sarebbero andati da un consulente matrimoniale molto presto ed avrebbero snocciolato tutti i loro problemi; Kurt avrebbe accompagnato Blaine a tutti i suoi corsi per genitori ed alla fine ( si sperava) sarebbero tornati a vivere insieme e a gettarsi tutto questo casino alle spalle una volta e per sempre.

Sembrava che le cose fossero sulla buona strada per migliorare e Kurt era tutto preso da questo per ora.

Avere la possibilità di riconnettersi con suo marito era stato magnifico; ma poter vedere quanto Blaine fosse cambiato e cresciuto per l'imminente nascita di loro figlio , aveva reso tutto ancora più sorprendente.

Blaine era sempre stato brillante e Kurt aveva sempre ammirato la sua amorevole passione per le cose ed il suo naturale talento.

Ma ora, vedere Blaine incinto, radioso e trasformato gli fece capire  quanto fortemente amasse Blaine e quanto volesse tornare con lui.

Ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere Blaine.

E , al momento, gli sembrava di aver preso la strada giusta per farlo tornare con lui.

Sorridendo, Kurt si buttò nella conversazione , aggiungendo le sue opinioni su tutto e gli sembrò come se dalla sua mente ( e dal suo cuore) gli fosse stato appena tolto un peso enorme.

Tutto sarebbe andato bene.

Lui e Blaine avrebbero lavorato su loro stessi e sarebbero tornati insieme; avrebbero formato una bellissima famiglia e tutto sarebbe andato alla grande.

Kurt non era mai strato così felice.



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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Cooper tornò a casa due giorni prima che Blaine e Kurt avessero il loro primo appuntamento col consulente matrimoniale.

Blaine era terrorizzato di rivedere suo fratello, per quanto brutto potesse sembrare, ma dopo aver passato un paio di settimane da solo ed in qualche modo aver fatto pace con Kurt, avere a che fare con Cooper era un pensiero terrificante.

Non è che non volesse bene a suo fratello... gli voleva davvero bene ed apprezzava tutto quello che Cooper aveva fatto per lui da quando lui e Kurt si erano separati... ma Blaine sapeva che una volta che Cooper avesse scoperto la sua riconciliazione con Kurt, tutto sarebbe andato a rotoli.

E fu per questo che , non appena Cooper entrò nell'appartamento, urlando il suo arrivo, Blaine si chiuse a riccio , dimenticandosi, convenientemente, di dire a suo fratello che Kurt  era tornato nella sua vita.

Ma due giorni dopo, le cose di smossero quando Kurt si presentò nell'appartamento, un'ora prima del loro appuntamento e fu proprio Cooper che gli aprì la porta.

Blaine ebbe a malapena il tempo di intervenire mettendosi tra i due uomini, le braccia tese e gli occhi imploranti quando colse lo sguardo ostile di Cooper verso Kurt.

“Mi stai prendendo in giro? Mi stai prendendo davvero per il culo adesso?”

“Coop, no...posso spiegare!”

“Spiegare cosa, Blaine? Perché il tuo irresponsabile marito... questo... questo stronzo è qui sulla soglia di casa sorridente e sembra uno che sta avendo la più bella giornata della sua vita dopo tutta la merda che ti ha fatto passare? Dio! Dovrei spaccargli la faccia “

Dietro Blaine, Kurt mormorò qualcosa sottovoce e Cooper si lanciò di nuovo in avanti , fermandosi solo quando Blaine poggiò entrambi le mani sul petto dell'uomo più grande e lo spinse forte.

“Coop, fermati! Basta ho detto!”

Cooper indietreggiò ma il suo viso era ancora contorto dalla rabbia.

Un volta che Cooper si fu allontanato, Kurt allungò una mano per posarla gentilmente su un fianco di Blaine.

“Stai bene?”

“Si, tutto bene” gli sussurrò Blaine, mentre si accarezzava con una mano il pancione, guardando entrambi gli uomini.

Kurt sembrò preoccupato , le sopracciglia aggrottate, mentre fissava Blaine , mentre Cooper,  invece, sembrava assolutamente livido.

“Cooper... “

“Avete fatto pace!” sibillò , stringendo i pugni alla vista della mano di Kurt su Blaine.

“Siete tornati insieme e non mi hai detto nulla... ma che cazzo, Blaine! È rimasto anche qui? Che bugia ti ha detto stavolta?”

“Cooper per favore...”

“No... al diavolo no... ascoltami Blaine... questo è lo stesso ragazzo che ha gridato ed urlato contro di te quando hai scoperto di essere incinto.

Questo è lo stesso ragazzo che ti ha deliberatamente ignorato più e più volte e che ha spezzato il tuo cuore ancora ed ancora... .

È il ragazzo che ti ha fatto tutto questo così sei finito in ospedale.

Questo è … “

“Basta” strillò Kurt, togliendo la mano dalla vita di Blaine per puntare un dito contro Cooper.

“Okay... Blaine sa cosa è successo... ne abbiamo parlato e mi dispiace e sarò dispiaciuto per il resto della mia vita, ma Blaine lo sa e lavoreremo su questo.

So che mi odi in questo momento, Cooper e ne hai tutti i diritti ma devi capire che ci sto provando.

Io e Blaine andremo da un consulente matrimoniale...”

“E questo dovrebbe rabbonirmi?” ringhiò Cooper, avvicinandosi a Blaine come se essere più vicino al fratello potesse far indietreggiare Kurt.

Kurt non lo fece.

Invece, fu Blaine ad avanzare.

“Non dovrebbe rabbonire te, Coop... questa è la mia vita”.

Kurt afferrò Blaine per un polso, avvicinandolo a se gentilmente, mentre cercava, con calma, di intervenire tra i due fratelli che si fissavano arrabbiati.

“Speriamo che il terapista possa aiutarci a risolvere i nostri problemi, okay? So che Blaine ha ancora paura di tornare con me... lo so questo... ma so anche che Blaine mi ama così come io amo lui ed il nostro bambino con tutto il cuore; e so di aver ferito entrambi , ma sto facendo del mio meglio per rimediare a tutto questo”

“Oh...cazzate...”

“Cooper, stai zitto per un secondo per favore!” sibillò Blaine.

Si allontanò da Kurt ed afferrò le braccia di Cooper, alzando lo sguardo sul fratello maggiore.

“Sono un adulto, Coop... posso prendermi cura di me stesso e so che sei preoccupato per me, e guarda... lo capisco... ma devi lasciarmi vivere la mia vita.

Apprezzo tutto quello che hai fatto per me , soprattutto in questi ultimi 6 mesi da solo, ma Kurt... lui è … lui è l'amore della mia vita ed è il padre di questo bambino e gli credo quando dice che ci sta provando e posso vederlo con i miei occhi.

Ci sta provando, Cooper... davvero!”

“Come sai che questa volta fa sul serio?” chiese Cooper, la voce bassa ed esitante; i suoi occhi azzurri guizzarono avanti ed indietro tra suo fratello minore e Kurt, con espressione preoccupata.

Blaine strinse i bicipiti di suo fratello per rassicurarlo.

“Conosco mio marito... è il mio migliore amico e lo è stato per anni e mi fido di lui”

Kurt emise uno strano suono dietro entrambi gli uomini e Blaine alzò lo sguardo per valutare l'espressione sul viso di Cooper.

“Lo amo Coop e mi fido di lui”

“Ti sei fidato di lui prima e guarda cosa è successo... e se...”

“Se dovesse farmi di nuovo del male , puoi ucciderlo... hai il mio permesso”

Kurt emise un altro strano suono  e Blaine si voltò leggermente per sorridere, dolcemente, al marito prima di voltarsi velocemente per abbracciare Cooper.

“Possiamo riparlarne un po' di più quando torno? Io e Kurt dovremmo essere nell'ufficio del consulente per le ...”

“Si, si okay... ma non è finita, va bene? Io e te faremo una chiacchierata seria quando torni e , una volta a casa, voglio che mi racconti tutto, okay? E fai attenzione... se hai bisogno di me, chiamami , hai capito?”

Cooper avvolse suo fratello in un forte abbraccio prima di lasciarlo andare.

“Ti voglio bene, schizzo”

“Anche io ti voglio bene”

“Ed amo anche Chip”

“Non lo chiamerò Chip, Coop!” strillò Blaine da sopra la spalle mentre usciva dall'appartamento, prendendo la mano di Kurt.

I due uomini camminarono giù per il corridoio verso l'ascensore e Blaine appoggiò la testa sulla spalla di Kurt , i suoi occhi sfrecciavano dall'ascensore alla porta del suo appartamento per vedere se Cooper stesse sbirciando fuori dalla porta per guardarli.

Non lo stava facendo... ma questo non significava che non fosse poggiato alla porta per vedere se riuscisse a sentire Kurt o Blaine parlare di lui.

Sorridendo all'iperprotettività del fratello maggiore, Blaine strinse la mano del marito e sorrise quando Kurt baciò la sua nuca.

“Ti amo” sussurrò mentre la mano libera di Kurt scivolava attorno alla sua vita per accarezzare il pancione.

“Ti amo anche io” mormorò in risposta Kurt , baciandoli poi il collo.

L'ascensore di fronte a loro si aprì e Blaine vi entrò e poi Kurt  lo seguì.

Quando le porte si chiusero; Kurt spinse Blaine contro il muro e lo baciò con fermezza, afferrandolo per i fianchi .

Si allontanò , senza fiato e sorridente.

“Volevo farlo da ore”

“Solo da ore?” scherzò Blaine, baciando rapidamente Kurt per poi cominciare ad accarezzare le nocche di Kurt.

“Sono giorni che desideravo baciarti, ma dovevo mettere le cose apposto con Cooper .

“Mi odia ancora”

“Si , è così... ma alla fine ci arriverà... vedrà gli sforzi che stai facendo per tutto e ti perdonerà prima o poi”

“Solo... non so … eravamo così vicini ed ho rovinato tutto”

“Te l'ho detto Kurt, gli passerà... dagli solo un po' di tempo”

“Lo pensi davvero?”

Le porte dell'ascensore si aprirono e Blaine ne uscì , la mano stretta in quella di Kurt.

Attraversarono l'atrio vuoto ed uscirono nel tiepido solo primaverile.

Una fresca brezza soffiò tra loro, portando con se l'odore della pioggia delle sera prima e Blaine rabbrividì, avvicinandosi di più a Kurt mentre scendevano dal marciapiedi.

“Dagli tempo...Cooper lo supererà e gli piacerai di nuovo, alla fine”

“Se lo dici tu!”



La consulente matrimoniale che la dottoressa Gartman aveva raccomandato a Blaine e a Kurt , aveva l'ufficio non molto lontano dal nuovo appartamento di Blaine, così decisero di fare quattro passi dal complesso di appartamenti fino all'ufficio invece di prendere un taxi.

Una volta arrivati ed essersi registrati, entrambi gli uomini compilarono tutti i moduli per l'addetto all'accettazione e poi aspettarono che arrivasse il loro turno di incontrare la famigerata dottoressa Mayweather.

La donna era alta ed attraente; i suoi lunghi capelli erano acconciati all'indietro in uno chignon lento e portava  degli occhiali cerchiati di oro che nascondevano i suoi occhi castano scuro.

Quando Blaine e Kurt entrarono nel suo ufficio , li accolse con un caloroso benvenuto e li fece accomodare su un elegante divano bordeaux , in un angolo della stanza.

Kurt si sedette immediatamente, la schiena dritta e rigida e le mani sudate sulla ginocchia.

Blaine, invece, si mise a proprio agio , togliendosi le scarpe ed affondando tra i cuscini , incrociando le gambe, in stile indiano.

La dottoressa Mayweather ridacchiò quando alla fine si sedette.

“Hai difficoltà a metterti comodo?

Blaine arrossì.

“I miei fianchi mi stanno uccidendo... è difficile per me mettermi seduto bene ormai”

“Oh... ricordo quei giorni” disse la dottoressa” sei arrivato così avanti nella gravidanza che ormai il tuo corpo non sa cosa fare... ti posso suggerire di provare con un po' di yoga prenatale o di usare una borsa dell'acqua calda? Ha funzionato a meraviglia con il mio ultimo figlio”

“Oh mio dio … grazie... stavo cercando di capire cosa fare, ma sicuramente ci proverò! Grazie!”

La donna sorrise prima di dare un'occhiata ad una pila di documenti sulla sua scrivania.

Per un momento, esaminò alcuni fogli e poi alzò lo sguardo sulla coppia.

“Okay... quindi ho appena fatto due chiacchiere con Blaine, visto che qui c'è scritto che è incinto di quasi 8 mesi; quindi tu devi essere Kurt?”

Strinse la mano di Kurt poi quella di Blaine, prima di accomodarsi su una sedia con lo schienale alto, di fronte a loro.

“Quindi voi due avete avuto dei problemi col vostro matrimonio... perché non cominciamo dall'inizio e partiamo da li, okay? Ditemi cosa succede”.

Kurt iniziò a parlare , le mani strette in grembo, mentre le raccontava della scoperta del test di gravidanza e della sua reazione.

Raccontò alla dottoressa Mayweather della sua riluttanza su tutto, all'inizio, e di quanto  fosse stato terribile stare senza Blaine; solo per tornare insieme e far crollare di nuovo tutto a causa delle sue paure.

Per tutto il tempo in cui parlò, Blaine rimase immobile, accanto a lui, gli occhi color ambra spalancati, mentre ascoltava Kurt parlare dei suoi sentimenti sull'intera faccenda.

Blaine non aveva mai saputo la storia dalla parte di Kurt , della sua paura di diventare padre, di quanto fosse spaventato per la salute di Blaine.

“E poi...” disse Kurt, la voce tremante e piena di lacrime, “Blaine mi disse che voleva andarsene e capii di aver rovinato ogni cosa quella volta.

Ma ero...ero solo così spaventato …tenere Anastacia quel giorno  è stata una specie di terribile campanello d'allarme di che cattivo padre sarei stato in futuro...

Non ero riuscito  nemmeno a capire che aveva il pannolino bagnato e lei non la smetteva di piangere ed avevo  cominciato a pensare al fatto che dopo pochi mesi avrei avuto  un bambino nella mia vita che non avrei potuto restituire come potevo fare con Stacia ed ho dato di matto.

E quindi me la sono presa con Blaine...ho cominciato ad ignorarlo ed ho volutamente saltato uno dei suoi appuntamenti con la dottoressa perché stavo impazzendo ed è allora che Blaine è stato male.

E quando ha cominciato a stare meglio , io avevo già rovinato tutto e... non stiamo più insieme da allora.”

“ E questo è successo due mesi fa, giusto?” la Mayweather finì di scrivere qualcosa e poi si chinò a prendere una scatola di fazzolettini che allungò a Kurt.

Kurt ne prese un paio , ringraziandola silenziosamente e poi la donna fece scivolare la scatola verso Blaine.

“Un fazzolettino?”

Confuso, Blaine sollevò una mano a toccare il suo viso, sorpreso di quanto fosse caldo e bagnato.

 Prese un paio di fazzolettini dalla scatola e si tamponò gli occhi, scioccato da quanto in fretta si fossero bagnati i fazzolettini al contatto con i suoi occhi... non aveva nemmeno realizzato di star piangendo così tanto. .

 “Mi scusi”

“Non è necessario scusarsi; siamo qui per discutere dei vostri problemi e capita spesso che ci siano lacrime come risultato.

Di solito se uno della coppia non piange , mi preoccupo; ma ora, vedere tutte le vostre emozioni venir fuori così... mi fa capire quanto voi ragazzi volete salvare il vostro matrimonio.”

“Lo vogliamo... lo vogliamo davvero” aggiunse Kurt , soffiandosi il naso subito dopo.

Aspettò che Blaine finisse di soffiarsi il suo prima di continuare.

“Blaine... lui sta vivendo in un appartamento con suo fratello maggiore dal giorno che ha lasciato l'ospedale.

Da allora ci siamo visti un paio di volte e poi abbiamo deciso di fare questa terapia, ma siamo ancora separati... e suo fratello mi odia”

La dottoressa Mayweather annuì.

“Puoi parlarmi della relazione di tuo fratello con Kurt, Blaine? Cosa pensi gli passi per la testa per quel che riguarda la tua relazione con tuo marito?”

Blaine parlò di quello che era successo quella mattina, così come delle cose che Cooper aveva detto nei giorni successivi al suo rientro a casa.

Più parlava di Cooper , più Kurt si rimpiccioliva sulla sedia.

A metà del suo racconto sullo stare con Cooper durante le prime settimane dopo aver scoperto di essere incinto, Blaine si allungò ed afferrò la mano di Kurt con la sua, stringendola più forte mentre raccontava di tutte le cose che Cooper aveva fatto per lui.

Il resto dell'appuntamento filò liscio come previsto.

Blaine pianse per la maggior parte del tempo, mentre spiegava di quanto gli avesse spezzato il cuore che Kurt lo aveva , all'inizio, allontanato e che non volesse il loro bambino; ma  per quando Blaine iniziò a parlare di come si era sentito il giorno dell'amniocentesi, il loro tempo era finito e la dottoressa Mayweather promise loro di riprendere dal punto in cui si erano interrotti.

Lasciò la coppia da sola in modo che potessero sistemarsi e calmarsi mentre lei andava a prendersi un caffè e nei primi cinque minuti da quando era uscita, Kurt cullò Blaine tra le braccia, sussurrandogli mille scuse tra i capelli.

Quando la terapista tornò, buoni dieci minuti dopo che era uscita per la sua pausa caffè,  i ragazzi erano andati via.



Blaine sapeva che avrebbero dovuto parlare ancora dopo il loro appuntamento, così non appena lasciarono l'ufficio della dottoressa Mayweather, prese la mano di Kurt e gli disse di voler andare nel loro vecchio appartamento.

Prima di tornare a casa, Kurt si fermò a prendere un po' di cibo da asporto per loro ( una tartare di pesce per lui e del polpettone per Blaine), poi presero un taxi fino a casa.

Purtroppo, Blaine dovette avvisare Cooper che non sarebbe tornato a casa... cosa che Cooper non prese molto bene... ma una volta arrivati al loro vecchio appartamento, Blaine scacciò via il pensiero del fratello arrabbiato, quando Jennycat venne a salutarlo all'ingresso.

Mentre grattava il suo micetto preferito dietro le orecchie, Kurt sistemò il cibo nei piatti ed apparecchiò la tavola, lo sguardo puntato su Blaine mentre pensava a quando fosse bello con Jenny in braccio.

Sembrava che più passasse il tempo più Blaine cambiasse.

L'uomo incinto stava indossando una comoda camicia a righe grigie e nere a maniche lunghe ed un paio di jeans aderenti.

Si era tolto le scarpe un secondo dopo aver varcato la soglia di casa, lamentandosi del dolore ai piedi a causa del gonfiore; così si mise a girovagare per casa in un paio di calzini grigi, ma nel complesso , il suo abbigliamento era carino e lui era bellissimo.

Il suo pancione era molto più gonfio , apparentemente era cresciuto un po' dall'ultima volta che aveva visto suo marito poco più di una settimana prima e vedere tutto ciò fece battere più forte il cuore di Kurt.

Il loro bambino stava crescendo molto velocemente e tra circa due mesi sarebbe nato.

Ed era stupefacente.

Sorridendo, Kurt passò accanto a Blaine e poggiò le posate sulla tavola, fissando attentamente il marito, quando Blaine posò con gentilezza Jennycat sul pavimento per unirsi al marito al tavolo.

“Sembra buono” disse , sedendosi.

Kurt si sedette di fronte a lui e sorrise.

“Sugar Mama fa sempre il miglior cibo al mondo.... non ne mangio da così tanto tempo”

“Ho preso qualcosa li un paio di giorni fa … mi era venuta una voglia matta di cavolfiore, così mi sono fatto una passeggiata fin li e ne ho presi un pò”.

“Oh... avrei voluto saperlo... non ho preso nessuna verdura per te... mi dispiace... io...”

Blaine ruotò gli occhi affettuosamente e fece un gesto con la mano per zittire il marito.

“Va bene... queste voglie passano... sto morendo dalla voglia di ciliege al maraschino però”

“Penso che c'è un barattolo chiuso nel mobiletto... serviti pure”

“Penso che lo farò dopo cena” disse Blaine con la bocca piena di purè di patate.

Kurt gli sorrise ed iniziò a mangiare il suo pesce ed i due cenarono in silenzio; gli unici suoni venivano dall'esterno, dalle persone in macchina o che passeggiavano.

Una volta che Blaine ebbe finito di mangiare, si poggiò allo schienale della sedia, le mani sul pancione, mentre guardava Kurt mangiare.

A metà pasto, Kurt si fermò e guardò Blaine , aggrottando le sopracciglia quando notò l'espressione seria e pensierosa negli occhi di suo marito.

“Qualcosa non va? Il cibo non ti piace?”

“No, no... non è questo. Il cibo era ottimo... stavo solo pensando tutto qui.”

“A cosa?”

“Preferisco parlarne quando hai finito, se non ti dispiace”

Al tono della voce di Blaine, l'appetito di Kurt sparì completamente; così spinse via il piatto.

“In realtà ho finito … possiamo parlarne se vuoi...”

“Kurt...”

“No, no, ho finito...metto via solo gli avanzi”.

Kurt si alzò dalla sedia ed andò a mettere via gli avanzi.

Quando tornò in sala da pranzo, aveva con se un barattolo di ciliege in mano che poggiò davanti a Blaine , con una forchetta.

“Goditele”

“Oh dio... grazie”

Blaine aprì il barattolo e tirò fuori alcune ciliegie con le dita, ignorando i brontolii di Kurt sull'aver portato una forchetta.

“Mmm! Oh mio dio... è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho mangiato le ciliege al maraschino... ti benedico...”

“Sei strano, tesoro... ma … lascia perdere... di cosa volevi parlare?”

“Beh...” Blaine si fermò per ingoiare il frutto che stava masticando , “ Oggi dalla terapista, solo... mi sei sembrato … strano.

Cioè... mi è sembrato come se non le stessi dicendo tutto.

Voglio dire... ho sentito quando le dicevi che eri spaventato di diventare padre, cosa di cui parleremo di più, più tardi; ma onestamente... mi è sembrato come se ti stessi trattenendo un po'... e non voglio che questo accada di nuovo.

Non voglio che... non voglio che trattieni le tue emozioni e poi esplodi come hai fatto prima.

Voglio lavorare su questo e cercare di sistemare le cose della nostra famiglia.”

Kurt allungò le braccia sul tavolo e sospirò.

“Blaine... non so ...”

“Come possiamo tornare completamente insieme se sei ancora spaventato di parlare con me?

Come possiamo sistemare le cose se non parli con me, soprattutto di qualcosa di così serio come la ragione per cui eri così arrabbiato all'inizio?

Cioè ti credo quando dici che eri spaventato di diventare padre... lo sono anche io... ma c'è dell'altro.

La dottoressa Mayweather potrebbe non averci fatto caso o potrebbe non aver voluto dire nulla, ma io sono riuscito a vederlo, Kurt.

C'è sicuramente dell'altro.”

Kurt scosse la testa e tirò indietro le braccia , incrociandole poi al petto, mentre si appoggiava allo schienale della sedia.

“Non voglio dirtelo perché non voglio ferirti”

“Solo... dimmelo” sussurrò Blaine; e Kurt seppe che doveva dirglielo, non poteva più mentirgli.

“Blaine... io...il secondo dopo aver visto quel test di gravidanza sul mobiletto quel pomeriggio, non ero così spaventato dal pensiero di avere un bambino, non inizialmente...

Il mio primo pensiero è stato che... che il bambino potesse non essere mio”

Di fronte a lui, si sentì un rumore di qualcosa di metallo che colpì il pavimento.

Blaine aveva lasciato cadere la forchetta... e Kurt alzò lo sguardo e l'espressione del viso di Blaine mandò in pezzi il suo cuore.

Blaine era ferito, completamente distrutto; gli occhi subito si riempirono di lacrime.

“Hai pensato che ti avessi tradito?”

“Io non... io solo... ero così arrabbiato in quel momento, Blaine.

Pensai a tutti i piani che avevamo fatto ed al fatto che eri rimasto incinto nel momento peggiore e poi ho pensato al fatto che sia io che te usiamo sempre precauzioni e al fatto che non fosse possibile che il bambino fosse mio perché come potevi essere incinto visto che ho sempre indossato il preservativo ogni singola volta che facevamo sesso con te passivo?”

Blaine era silenzioso in modo allarmante al di la del tavolo e Kurt allungò  una mano con la speranza che Blaine la prendesse.

Ma non lo fece e nemmeno guardò suo marito.

Al contrario si allontanò dal tavolo e si raggomitolò su se stesso, rannicchiandosi quanto meglio poté.

La vista fece accapponare la pelle di Kurt per il rimorso di aver perfino detto qualcosa.

“Blaine?”

“Hai pensato che ti avessi tradito di nuovo... tu... non ti fidi di me”

“No!... mi fido di te , Blaine.

È stato solo un orribile pensiero nella foga del momento e me ne sono pentito non appena l'ho pensato; perché so … io SO che non mi avresti tradito di nuovo.... mi fido di te così tanto e ...”

“Se ti fidavi di me... allora perché lo hai pensato? Pensi queste cose solo quando non ti fidi di qualcuno! Ovviamente non lo fai o non puoi o altro con me.... sono così stupido!”

“NO... non lo sei, Blaine. Non avrei MAI dovuto pensare questo di te! Non sei stato altro che fedele e leale in tutti questi anni e SO che non mi avresti tradito di nuovo! Lo so!

È stato solo uno stupido pensiero e me ne sono così pentito, e mi dispiace di averci pensato... mi dispiace così tanto”

Blaine tirò su col naso, togliendo la mano dal pancione per asciugarsi le lacrime dalla guance.

La mano di Kurt era ancora allungata sul tavolo, ma Blaine non riusciva nemmeno a guardarla.

“Ho bisogno di un minuto” singhiozzò; si alzò e corse giù per il corridoio.

Kurt si alzò velocemente e gli corse dietro, supplicandolo di ascoltarlo per un momento; ma l'altro piagnucolò e si chiuse nel bagno, sbattendo la porta dietro di se.

Non appena scomparve alla sua vista, Kurt si bloccò e ci accasciò sul letto, il cuore in gola mentre ascoltava Blaine piangere dall'altra parte della porta.


Blaine crollò sul pavimento e pianse forte; lasciò andare tutto il dolore e l'angoscia che lo avevano travolto negli ultimi minuti con forti e rotti singhiozzi.

Non riusciva a comprendere quello che aveva appena sentito.

All'inizio Kurt aveva pensato che Blaine lo avesse tradito e che il bambino non fosse suo... certo , lo aveva pensato solo per un milionesimo di secondo e se ne era pentito, immediatamente dopo , tantissimo, ma comunque il pensiero aveva attraversato la sua mente... e questo faceva tanto male.

Per anni si era pentito di quello che aveva fatto al liceo.

E ovviamente Kurt ancora non si fidava di lui... e questo faceva male.

Rabbrividendo, Blaine appoggiò uno mano nel punto dove il bambino stava scalciando e strinse gli occhi.

Il suo cuore batteva forte contro la gabbia toracica e sapeva di star completamente tremando.

Sembrava come se stesse andando a picco, come se qualcuno stesse usando un martello per rimettere insieme , con attenzione, il cuore che batteva nel suo petto ; e Blaine non voleva fare altro che raggomitolarsi sul letto da solo.

Da qualche parte al di la della porta c'era Kurt che , probabilmente, sentiva ogni suo singolo lamento ed ogni suo singolo tirar su col naso; ma a Blaine importava a malapena... stava solo facendo del suo meglio per calmarsi per il bene del suo bambino.

Ma ogni volta che riusciva a mantenere il respiro sotto controllo , il ricordo di Kurt che gli diceva che “ il bambino poteva non essere mio” gli ritornava in mente.

Non si fida di te.

Non si è mai fidato di te e non lo farà mai.

Stringendosi tra le braccia , Blaine non riusciva a fermare il suo pianto.

Sarebbe stato sempre tormentato dal suo passato a causa del suo tradimento e non c'era nulla che potesse fare al riguardo, perché Kurt non si fidava più di lui.

Se lo avesse mai fatto innanzitutto.



La fiducia è come uno specchio; lo puoi aggiustare se si rompe, ma potrai sempre vedere la crepa in quel fottuto riflesso – Lady Gaga

 Lady Gaga ha ragione.

Kurt non si fiderà mai più di me.
 
Kurt riusciva a rivedere queste parole che una volta aveva letto scarabocchiate in un diario di Blaine.

Stava aiutando il suo fidanzato ( è capitato non molto tempo dopo che erano tornati insieme) a spacchettare le sue cose al loft quando il diario cadde da uno scatolone , aprendosi.

Dentro Blaine ci aveva  scritto milioni di piccole cose; cose che scriveva su Kurt ed in una delle pagine , in grassetto, c'era questa frase con un commento di Blaine.

All'epoca, a Kurt sembrò come fuoco contro le sue dita.; così rimise il diario bella scatola senza più toccarlo.

Ma ora, quelle parole bruciavano in lui e mentre si sedeva sul letto della loro vecchia camera, ascoltando Blaine piangere , non poté fare a meno di ricordarsi quelle parole scribacchiate con la calligrafia di Blaine.

Non importava cosa Kurt avesse detto a Blaine nel corso degli anni ( soprattutto dopo quel primo anno che erano tornati insieme) su quanto sapesse che Blaine non lo avrebbe tradito di nuovo, a volte Blaine semplicemente si scusava a caso o si buttava giù e dava inizio ad un circolo vizioso senza fine.

Kurt non era uno stupido...sapeva che suo marito aveva problemi di autostima, soprattutto a causa della sua passata infedeltà; ma negli ultimi anni o giù di li, sembrava come se Blaine camminasse sul ghiaccio attorno a Kurt.

Si preoccupava per il suo lavoro, per la sua mancanza di successo e per qualsiasi cosa al mondo.

Il bambino era semplicemente un puntino luminoso nella triste concezione che Blaine aveva di se e Kurt lo capiva solo adesso.

Ed ora seduto sul letto mentre ascoltava Blaine piangere , seppe che non importava quante volte diceva a Blaine che si fidava di lui al 1000% , suoi marito non gli avrebbe mai creduto, soprattutto dopo quello he aveva ammesso Kurt.

La crepa  che Kurt pensava di aver sistemato dozzine di anni prima era tornata in superficie; ma per la prima volta non era Kurt a vederla su quello specchio, ma Blaine.



“Sai che mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto. Per  le cose che ho fatto quando ero alla Dalton... tipo... tipo Jeremiah … e le cose che ti ho detto sulle tue espressioni sexy.

E per le stronzate fatte al McKinley... tipo rubarti il ruolo principale in West Side Story...”

“Blaine...no...”

“E... e per quello che è successo con Eli.

Non mi scuserò mai abbastanza e voglio solo che tu lo sappia.

Passerò il resto della mia vita a farmi perdonare da te perché ti amo così tanto e non avrei mai dovuto ferirti in quel modo.

Sono stato uno stupido e non  ti merito”.

“Blaine smettila”

“No ho mai meritato il tuo perdono … continuo a ferirti e tu continui a perdonarmi  ed io no so perché...”

Kurt attirò a se Blaine e sospirò, baciandolo tra i capelli sudati,” ti ho detto tanto tempo fa che mi fido di te... ci ho messo un po', si... ma ti credo quando dici che ti dispiace  e ti ho creduto le prime cento volte che me lo hai detto e ti crederò le prossime cento; anche se penso tu debba smetterla.

Quel periodo della nostra vita è finito ed ora possiamo creare nuovi e migliori ricordi  che non dovrebbero essere rovinati dai nostri problemi del passato.

Ed in più, sai dannatamente bene che anche io ho la mia buona dose di colpe, quindi smettila di preoccuparti.

Ti amo e mi fido e ti ho perdonato anni fa. Fa tutto parte del passato ora”.

“Ma...”

“Shhh... tesoro.. fa tutto parte del passato... ti amo “

“Ti amo anche io”.

Kurt baciò la punta del naso di Blaine e sorrise quando vide le labbra di Blaine accennare un sorriso.

“Eccolo qua... questo è il mio fidanzato sexy...”

“Non supererò mai il fatto di sentirti chiamarmi così”

“Cosa... sexy?”

“No... tuo fidanzato”

“ futuro marito”

“Non supererò nemmeno questo”

xx

Un'ora  dopo che Blaine sera fuggito in bagno , la porta si aprì cigolando e Kurt si alzò, gli occhi fissi su di essa mentre suo marito usciva , gli occhi gonfi dal pianto, le braccia incrociate sullo stomaco e lo sguardo fisso sul pavimento.

“Oh Blaine...”

“Penso...penso di aver bisogno di tornare a casa per stasera”

Kurt sentì lo stomaco stringersi.
v “Cosa? Perché? Perché non ne possiamo parlare? Non voglio che vai via,... non così..

Non dopo che hai pianto così tanto per un'ora... devi capire quanto mi dispiace che quel pensiero mi sia venuto in mente”

Blaine sbatté le palpebre, rapidamente, fresche lacrime colavano dagli angoli dei suoi occhi giù per le guance.

“Non importa quello che dici; c'è comunque il fatto che ci hai pensato, Kurt... come hai potuto credere questo di me? Dopo tutto questo tempo?

Hai sempre detto che mi credevi quando ti dicevo che non ti avrei mai e poi mai tradito di nuovo ed invece, la prima cosa che hai pensato quando hai scoperto che ero incinto è che avrei avuto il figlio di qualcun altro! Com'è possibile?”

“Ero spaventato, okay? Mi sono pentito di averlo pensato non appena mi è venuto in mente e mi sento male perché non lo penso... ho smesso di sentirmi così dalla sera che noi due siamo tornati insieme anni fa e non mi sono più sentito così fino...”

“Fino a quando non hai scoperto che sono rimasto incinto... si lo so”

Kurt scosse la testa e si alzò, avvicinandosi lentamente al marito sconvolto.

“Non avrei mai dovuto pensarci … so che l'uso del contraccettivo può fallire ma l'ho pensato lo stesso e non so spiegartelo... ma non significa che no mi fido di te...”

“Si invece” urlò Blaine , togliendo le mani dal suo pancione  per gesticolare esageratamente verso Kurt, “ non ti fidi di me! Non lo hai mai fatto! Altrimenti perché avresti pensato che stavo per avere il figlio di qualcun altro se non ti aspettassi di vedermi saltare nel letto di chiunque altro in un batter d'occhio!”

“Blaine! Mi dispiace! Dio... non penso di riuscire ad esprimere quanto sia dispiaciuto, ma devi capire che è stato un pensiero durato un secondo e l'ho subito allontanato”

“Allora, perché non volevi il bambino all'inizio?”

Kurt fece un passo avanti , fermandosi quando Blaine allungò un braccio per tenerlo lontano.

Solo vedere Blaine allontanarlo, fece dolere tutto il suo corpo e riempire i suoi occhi di lacrime.

“Ero spaventato, Blaine.... stavamo per parlare di questo , ricordi? Ma poi tutto questo è venuto fuori e ...”

“No... non penso di poterlo fare in questo momento” lo interruppe Blaine, scuotendo la testa , mentre indietreggiava verso la porta.

Kurt non avrebbe permesso che Blaine scappasse, non in quel momento; non dopo quello che era appena successo e non avrebbe lasciato che uscisse di casa da solo e così sopraffatto.

Non c'era una cazzo di possibilità.

“Non andare Blaine, ti prego... solo … resta e possiamo parlarne”

“Kurt... non posso...”

“Si... puoi... resta solo per stanotte, okay? Possiamo parlare ancora un po' e ti dirò tutto quello che vuoi sapere... solo .. ti prego non andartene... ti prego!”

Implorante, con gli occhi spalancati , Kurt prese la sua tremante mano ( oh dio... stava tremando così tanto) e la strinse forte con entrambi le mani .

“Non volevo farti di nuovo del male... non volevo dirtelo perché avevo paura che sarebbe successo tutto questo... ma devi credermi quando ti dico che non è così... è stato un momento di pura stupidità quando quel pensiero ha attraversato la mia mente e non sarebbe mai dovuto accadere... sei stato il marito perfetto in tutti questi anni ad hai dovuto sopportare le mie cazzate così tante volte da non poterle contare e non hai mai meritato quello che ti ho fatto... o quella orribile cose che ho pensato del bambino”

Sul viso di Blaine c'era un terribile e fisso cipiglio ed assomigliava alla perfetta immagine “ di anima spezzata”.

I suoi occhi erano pieni di lacrime, rossi e gonfi .

Il suo corpo stava ancora tremando per l'adrenalina e Kurt aveva paura a lasciarlo nel caso l'uomo dovesse collassare.

Rafforzando la presa, Kurt tirò , con gentilezza, Blaine a se e avvolse suo marito tra le braccia ; gli si spezzò il cuore quando Blaine cominciò a singhiozzate pietosamente , lasciandosi cadere contro di lui.

Con cautela, Kurt portò il singhiozzante marito verso il loro letto e lo fece sedere, sedendosi poi accanto a lui per poterselo sistemare sul grembo.

Blaine si appoggiò su di un fianco, gli occhi spalancati e lucidi, ma guidato da Kurt, poggiò comunque la testa sulle sue gambe e lasciò che suo marito gli accarezzasse i capelli.

“Mi dispiace, tesoro... mi dispiace così tanto” continuò a ripetere Kurt mentre accarezzava i capelli di Blaine.

Continuò con questa cantilena fino a quando, a notte fonda, alla fine Blaine si addormentò; e quando questo accadde , Kurt sistemò suo marito incinto in una posizione migliore per dormire e si accoccolò dietro di lui, le mani poggiate sul suo stomaco per accarezzargli il pancione liscio.

Rimase steso così per la maggior parte della notte, parlando a bassa voce al bambino ed ogni tanto dava leggeri baci sulla nuca di Blaine mentre suo marito tirava su col naso mentre dormiva.

Si sentiva una persona orribile per aver spezzato il suo cuore ancora una volta e mentre anche lui iniziava ad appisolarsi per la stanchezza, poté solo sperare che Blaine sarebbe stato li steso accanto a lui la  mattina seguente quando si sarebbe svegliato.



Note

ed eccoci al 23 capitolo... le cose si fanno dure, ma se vogliono superare tutto il dolore ed il male che Kurt ha fatto a Blaine....

Alla prossima!!!  

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


Da qualche parte all'esterno, gli uccellini cantavano, facendo un gran bel baccano tanto  da svegliare Kurt.

Kurt rotolò sul letto , tirandosi le lenzuola sulle spalle; ma quando si voltò per accoccolarsi tra le braccia di Blaine, si bloccò e spalancò gli occhi.

Blaine non era li.

La sua parte di letto era sfatta e fredda; il corpo steso , ore fa, accanto a lui, ora era sparito e alla vista delle coperte e del piumone sfatti, Kurt pensò che il suo cuore avesse smesso di battere.

Lottando per trattenere le lacrime, Kurt si mise seduto e si guardò intorno; sconvolto nel vedere che la stanza era semplicemente vuota, come lo era stata il giorno prima quando era uscito per andare a prendere suo marito per il loro appuntamento dalla consulente.

Cazzo.

Blaine se ne era andato.

Era andato via, così come temeva Kurt; e cioè che sarebbe stato solo quando si sarebbe svegliato al mattino.

Non era come se non se lo aspettasse, ma aveva sperato che Blaine sarebbe rimasto così da poter parlare un po' di più.

Comunque, era così...sembrava come se fosse tutto finito per sempre a causa  di uno stupido pensiero durato pochi secondi.

Tirando su col naso, Kurt si morse il labbro e scosse la testa all'idea che lui e Blaine non sarebbero mai più tornati insieme.

Ieri era sembrato che le cose stessero tornando, finalmente, alla normalità.

Erano andati così lontano grazie alla terapia e poi Blaine lo aveva difeso quando Cooper gli si era scagliato contro; ma dopo aver ammesso il primo pensiero che aveva avuto quando aveva scoperto la gravidanza di Blaine, le cose erano andate in fumo.

Ed ora , Blaine se n'era andato... probabilmente per sempre; cosa che fece sentire male Kurt.

Trattenendo il fiato, Kurt si prese la testa fra le mani , combattendo contro l'urgenza di piangere ( di urlare o di gridare).

Gli faceva fisicamente male la pelle per quanto si sentisse male e non c'era nulla di più al mondo che Kurt volesse fare , se non lanciare oggetti e piangere per tutto quello che era successo; ma poi... sentì una voce venire da qualche parte della stanza che lo fece trasalire.

“Kurt?”

L'uomo emotivo alzò la testa, la vista offuscata dalle lacrime non versate, e fissò il punto da cui era venuta l'inaspettata voce.

Sbatté le palpebre, lasciando che le lacrime scorressero e che la sua vista si schiarisse e fu in quel momento che lo vide.

Blaine era li, in piedi sulla porta della camera da letto, sembrando un cucciolo rifiutato ed abbandonato.

Guardava Kurt attraverso le lunghe ciglia e la testa abbassata; fissava rattristato suo marito, con gli occhi lucidi.

“Blaine?” chiese incredulo Kurt, scalciando via le coperte per scendere dal letto.

Non era possibile che suo marito fosse realmente li, non dopo la notte scorsa.

Invece era li in carne ed ossa e Kurt ne rimase completamente stupito.

“Oh mio Dio,...”

Blaine fece dei passi  avanti ed incontrò Kurt a metà strada, gettando le braccia al collo dell'uomo più alto, sussurrando:

“Mi dispiace! Non avrei dovuto sbroccare così contro di te...mi... mi dispiace”

“No! No, non devi... sono io che ho rovinato tutto! io... “

“Ma te l'ho chiesto io di dirmelo e poi ho dato di matto e non avrei dovuto.

Solo... le mie emozioni sono fuori controllo e sono stato sciocco e drammatico!”

Kurt fece un passo indietro per guardare suo marito.

“Devi credermi quando dico che non penso che mi tradiresti di nuovo.

Quel pensiero è durato solo un secondo e me ne sono pentito ogni giorno da allora e non te lo meritavi.

Mai.”

“Ma l'ho fatto” sussurrò Blaine, abbassando lo sguardo sul suo pancione.

Le dita accarezzarono la pelle del pancione gonfio e sospirò.

“Non importa quanti anni abbiamo, quella parte della nostra vita sarà sempre là.

Io sarò sempre quello che ti ha tradito e ha rotto la tua fiducia ed anche se ora dici che ti fidi di me, ci sarà sempre quel piccolo dubbio”

“Blaine, no...”.

“ È così Kurt. Sono io che ho rovinato allora la nostra relazione ed ho rotto la nostra  ultima promessa e non mi sarei dovuto arrabbiare con te ieri; non per quello”.

Smise di accarezzarsi il pancione ed afferrò le mani di Kurt per stringerle tra le sue.

“Solo... voglio solo che tu sappia che non lo farò mai più e mi dispiace se ti ho mai fatto sentire come se avessi potuto rifarlo”

“Non lo hai fatto... solo... “

“Va bene... mi dispiace anche di aver sbroccato così la notte scorsa... ero solo... scosso, credo.

Pensavo avessimo superato quell'esperienza, ma quando mi sono svegliato stamattina e ci ho ripensato bene, ho capito perché ti sei sentito così... voglio dire...hai ragione...usavamo le precauzioni ogni volta e nonostante tutto non importa cosa dici o cosa dico,  ci sarà sempre un dubbio e... e sono io che l'ho creato, quindi...”

Kurt deglutì a fatica ed appoggiò la fronte contro quella di Blaine.

“ Ti ho perdonato tanto tempo fa, e sei stato più che fedele.

Non avrei mai dovuto pensarla in quel modo quando l'ho scoperto.

Non riesco nemmeno  a spiegartelo.

È solo successo e mi sono sentito così disgustato  perché ti conosco e so quanto tu sia stato male all'epoca ed anche se ti ho perdonato un milione di anni fa, la mia mente è comunque finita lì”.

“È il dubbio... sarà sempre là”.

“Penso che forse abbiamo bisogno di parlarne con la nostra terapista anche di questo perché non voglio che questo accada di nuovo, okay? Non voglio che tu pensi che io sto sempre a pensare che mi stai tradendo ogni 5 secondi, perché non lo faccio”.

Blaine annuì, ma l'espressione del suo viso fece capire a Kurt che qualsiasi cosa avesse detto, Blaine avrebbe sempre avuto quell'ombra nera che incombeva su di lui, che lo avrebbe perseguitato per il resto della vita.

Non importava cosa Kurt avrebbe detto, Blaine si sarebbe sempre sentito una cattiva persona e, sotto sotto , Kurt sentiva male allo stomaco , si sentiva una persona orribile per averlo rinsaldato.

Sospirando, lasciò la mano di Blaine e tirò suo marito in un altro abbraccio prima di chinarsi e baciare la sua fronte.

“Da quanto tempo sei sveglio?”

“Un paio di ore... tipo due forse?  Mi sentivo male così mi sono alzato”

“Come mai non ti ho sentito?”

“Sono andato nel bagno degli ospiti... non volevo svegliarti”

“Blaine....” gemette Kurt, prendendo il mento dell'uomo più basso con la mano, “ se non ti senti bene, vorrei saperlo, okay? Non nasconderti in casa perché voglio  essere li con te”, usò l'altra mano per sentire la fronte di Blaine, “ti senti ancora male?”

“Sto bene... era solo nausea, ma ora è passata; sto bene ora”

“Quindi non ti senti più una merda?”

“Oh... mi sento abbastanza una merda” borbottò Blaine, distogliendo lo sguardo da Kurt, per un secondo, “ ma starò bene... sono solo cose della gravidanza, sai?”

Kurt annuì.

“Si okay... “

Ma la verità era che non lo sapeva, non quando Blaine sembrava ancora qualcuno a cui avessero preso il cuore, lo avessero messo in un frullatore per poi versare il tutto tra le sue mani a coppa.

Tristemente, Kurt sorrise a suo marito poi prese la sua mano e lo portò di nuovo a stendersi sul letto.

“Cosa ne dici se riposiamo ancora un po' e poi continuiamo a parlare?”

“Va bene”



Il loro però divenne un riposino lungo un'ora, con Kurt che si risvegliò quando Jennycat saltò sul suo petto, spaventandolo a morte.

Si voltò trovando il posto di Blaine di nuovo vuoto ed andò immediatamente nel panico, inciampando fuori dal letto, per correre verso la porta chiusa del bagno.

Aprì lentamente la porta e si affacciò, accigliandosi quando vide Blaine seduto sul pavimento accanto al water , mentre accarezzava a piccoli cerchi il pancione, reggendosi al water con l'altra mano.

“Hai vomitato di nuovo, vero?”

“È  questa stupida nausea... non capisco cosa sta succedendo”

“Perché non mi hai svegliato?”

“Sono appena corso qui. O vomitavo al bagno o su di te e non penso che lo avresti apprezzato come sveglia” ridacchiò seccatamente Blaine, leccandosi le labbra mentre inclinava la testa di lato.

Chiuse gli occhi e si lamentò per un secondo.

“Starò bene... penso sia solo nausea dovuta al mal di stomaco che ho avuto e tutto.

Cioè... credo sia normale, devo solo abituarmi … era stato troppo bello aver avuto una pausa del vomitare tutto il tempo”.

Kurt sospirò comprensivo, e si sedette sul pavimento accanto a suo marito.

“Sai... stavo cercando  su google cose come questa e dicevano che questi bruciori di stomaco significano che il bambino ha la testa piena di capelli”

“Non ne sarei sorpreso se questa fosse una vecchia diceria...  questo oppure questo bambino ha i miei capelli e se fosse così... mi dispiace per lui”

“Aww... spero che abbia i tuoi capelli” scherzò Kurt , ridendo quando Blaine gemette contro la sua spalla, “ Sarà adorabile... tutto riccio e con gli occhi grandi... troppo bello”

“Sei un idiota... ma ti amo lo stesso”

“Ti amo anche io e mi dispiace che non ti senti bene” disse dolcemente Kurt.

Baciò la tempia di Blaine e tirò suo marito più vicino a se.

“Vuoi che ti porti qualcosa?”

“No... ma se non ti dispiace, non mi dispiacerebbe restare qui seduto accanto a te per un pò”

“Qualsiasi cosa tu voglia, tesoro”



Quando Blaine si sentì un po' meglio, i due uomini decisero di provare a mangiare qualcosa.

Kurt avrebbe tanto voluto cucinare qualcosa fatto in casa, ma Blaine desiderava da morire una pizza; così decisero di ordinarla e mentre aspettavano che arrivasse, si accoccolarono insieme sul letto, con Kurt che accarezzava timidamente il pancione di Blaine che si era appoggiato a lui.

“Kurt?”

“Hmm?”

“C'è altro che non mi hai detto... tipo altro oltre a quello che poi mi hai detto ieri sera?”

“Cosa intendi?” domandò Kurt , mentre accarezzava con una mano tra i capelli di Blaine e con l'altra il suo pancione.

“ Non hai mai davvero...beh... non hai davvero spiegato perché hai dato di matto per la gravidanza, sai... oltre a quello che mi hai detto ieri... a meno che non fosse solo quello il motivo.”

Kurt scosse la testa .

“Penserai che sono un idiota se te lo dico....”

“Scommetto di no”

“Lo farai... è stupido”

“Preferirei saperlo che restare all'oscuro per sempre” sussurrò Blaine.

Si voltò ed avvolse un braccio attorno alla vita di Kurt, sospirando quando suo marito rabbrividì al contatto.

“Non ti costringerò a dirmelo, soprattutto se sei preoccupato che io possa arrabbiarmi per questo, ma ne dovremmo parlare un giorno che sia qui o in terapia”.

Kurt annuì e , voltandosi, si allontanò da Blaine aspettando che suo marito facesse lo stesso.

Quando entrambi si misero seduti faccia a faccia, Kurt prese le mani di Blaine, stringendole forte, iniziando a parlare della sua paura di non essere un buon padre.

Disse a Blaine di quanto fosse spaventato di diventare padre e di quanto non avrebbe mai retto il confronto con quanto fosse stato meraviglioso suo padre e , per tutto il tempo,  l'espressione sul viso di Blaine diventava sempre più triste.

“Kurt...”

“ Mi dispiace... è una cosa stupida … te l'ho detto... ho solo dato di matto perché non sarò mai un buon padre come lo è stato il mio, tipo....e se, dio non voglia, succedesse qualcosa a uno di noi due e nostro figlio dovesse crescere con un solo genitore?

E se … toccando ferro...ti succedesse qualcosa e dovessi crescerlo da solo?

Non potrò mai essere bravo come lo è stato mio padre con me, con nostro figlio.

Solo … non posso...”

“Non lo sai , Kurt...” mormorò Blaine, accarezzando i polsi di Kurt, “ Sarai un padre fantastico, non importa quanto dubbioso tu sia su tutto... Burt Hummel ti ha cresciuto ed hai tutte le sue ottime qualità oltre ad avere tutte quelle di tua madre... ed ho sentito milioni di storie su quanto fosse adorabile... quindi non ho alcun dubbio che ti verrà tutto naturale quando il bambino sarà nato.”

“Blaine...”

“No aspetta...solo ascoltami per un secondo”.

Kurt si zittì e Blaine continuò , chinando il capo quando Kurt cominciò ad accarezzare le sue nocche.

“Vorrei che me lo avessi detto prima perché ne avremo potuto parlare mesi fa... ma ho capito quanto fossi spaventato.

So che pensi che io sia pronto ad avere questo bambino, ma non lo sono.

Non davvero.

Sono incredibilmente emozionato, quello si; ma anche io sono spaventato perché … e se divento come i miei genitori?”

“Non sarai mai ….”

“Non puoi saperlo” ripeté , storcendo le labbra quando Kurt sciolse le loro mani per poggiarle sul suo pancione.

“ I miei genitori sono le persone più strane che io abbia mai conosciuto ed anche se gli voglio ancora bene ... ed anche se sono certo che loro non mi vogliano più bene...io...uh... sono ancora terrorizzato che un giorno mi sveglierò e sarò proprio come mio padre; che una mattina mi sveglierò e, tutto ad un tratto,  mi ritroverò a disprezzare mio figlio e non voglio che questo accada mai.

Quando ero più piccolo, i miei genitori erano attenti e premurosi così come dovrebbe essere un genitore; e poi un giorno, è come se avessero deciso che non ne valesse più la pena.

Non voglio che mio figlio abbia mai a che fare con qualcosa del genere, ma ho paura che ci sia qualcosa nei miei geni o che sia un comportamento acquisito”

“Se c'è una cosa che so , Blaine Devon Anderson-Hummel,  è che tu non sei per nulla come i tuoi genitori.

Gli sono stato accanto un milione di volte, ricordi?

E sei sempre stato più brillante e più amorevole e premuroso di loro due messi insieme...e non capirò mai come sia successo perché perfino Cooper è più premuroso di loro e loro hanno cresciuto voi due!

Solo... sarai un padre fantastico, Blaine... semplicemente lo so!”

“Quindi tu pensi che io sarò un ottimo genitore, ma dubiti di te stesso quando sei seriamente una delle persone più fantastiche che io abbia mai conosciuto?”

“Non ho mai...”

“Kurt, tesoro... essere spaventato di diventare genitore è inevitabile.

Tutti sono spaventati, non importa quanto eccitati siano.

So che mi hai detto che eri arrabbiato perché  , tutto ad un tratto, tutti i nostri piani erano cambiati e lo capisco, ma ce la faremo.

Io e te insieme formiamo un ottima squadra se posso dirlo.

Possiamo gestire questa paura del cambiamento  e la follia di doversi prendere cura di un altro essere umano solo se restiamo uniti ed è per questo che voglio lavorarci su con te”

“Anche io”

“Quindi parlerai alla dottoressa Mayweather di tutte le cose che hai detto a me?”

Kurt si mordicchiò , preoccupato, il labbro per un momento prima di alzare lo sguardo ed incontrare gli occhi preoccupati di Blaine.

“Si... si ne parlerò così come te che parlerai della tua paura di diventare come i tuoi genitori”

“ Lo farò”

“Bene” con un piccolo sbuffo, Kurt si chinò sulle ginocchia e baciò l'angolo della bocca di Blaine, sorridendo quando l'altro uomo restituì il bacio.

“Sono felice che tu sia rimasto stamattina”.

“Anche io”



“Buon Ringraziamento, ragazzi!”

“Buon Ringraziamento mamma!” dissero Blaine e Cooper insieme, sorridendo quando la madre poggiò un vassoio ovale pieno di tacchino sul tavolo.

La donna sorrise dolcemente ai suoi due figli, prima di sedersi a capotavola, passando loro varie ciotole di cibo.

Tutti riempirono i loro piatti e proprio quando tutti stavano per iniziare a mangiare , Cooper fece un'osservazione che fece scattare il finimondo.

“Che peccato che Kurt non possa essere qui con noi oggi”.

“ È molto impegnato col lavoro, ma vorrebbe poter essere qui”

Dall'altro lato del tavolo, qualcuno sghignazzò e Blaine alzò la testa , ruotando gli occhi verso l'uomo seduto li.

Suo padre fece un altro suono scontento, prima di prendere un sorso di vino, guardandosi intorno.

“Devi essere più stupido di quanto pensassi, Blaine”.

Blaine strinse gli occhi, le dita strette alla forchetta mentre fissava suo padre.

“E questo cosa dovrebbe significare?”

“Significa che devi essere abbastanza stupido se credi che Kurt sia impegnato col lavoro quando sai dannatamente bene che a lui non piace venire qui.... il ragazzino è uno snob”

“Okay... prima di tutto , a Kurt non dispiace venire qui tanto quanto non dispiaccia a me, e due, non è uno snob.

È solo davvero impegnato con le scadenze e tecnicamente saremo dovuti rimanere a New York per le vacanze; ma ho insistito per venire a far visita a tutti, così ha accettato anche se è sommerso di lavoro”.

“E non poteva prendersi dieci minuti del suo prezioso tempo per venire a salutare i suoi suoceri?”

Blaine ruotò di nuovo gli occhi e poggiò la forchetta accanto al piatto.

“Ci saremmo fermati domani dopo lo shopping del Black Friday, ma se ti comporti così , penso che resteremo dagli Hummel”

“Certo” brontolò il vecchio Anderson, uno sguardo arrabbiato sul viso, “vai a stare dagli adorati Hummel... come se non ci fossi stato abbastanza nella tua vita”

“E perché pensi che io lo faccia?” sibillò Blaine, sbattendo le mani sul tavolo.

Accanto a lui, sua madre e Cooper sbatterono gli occhi per la sorpresa e per l'irascibilità dei due uomini e la signora Anderson stava per intervenire quando il marito le fece un cenno sprezzante con la mano.

“ Non ti comporterai in questo modo in casa mia , Blaine Devon. Non resterai seduto qui a rovinare il Ringraziamento mio e di tua madre con la tua insolenza.

Sei più che benvenuto ad andartene”

“ Non ho fatto nulla” urlò Blaine, guardando suo padre sconvolto, “ Sei tu che hai cominciato a fare commenti  su Kurt che non è nemmeno qui per difendersi...e non se lo merita nemmeno! Solo perché è mancato a questa cena con noi non significa che non volesse essere qui... sta lavorando davvero molto in questo periodo e sai fottutamente bene il perché , papà!”

“ Non usare quel linguaggio con me, Blaine”

“ Ho 26 anni, papà! E non riesco a capire perché usare la parola fottutamente davanti a te sia un problema”.

“È un problema, quando  non mostri un po' di rispetto per tuo padre!”

“Non ho intenzione di rispettare qualcuno che insulta l'amore della mia vita ogni singola volta che può”

Il signor Anderson disse sarcastico: “Oh ti prego! Da quando hai incontrato quel ragazzo , sei cambiato Blaine”

“E come fai a saperlo? Hai a malapena fatto caso a me da quando ho fatto coming out comunque.

Le uniche volte che mi hai notato erano quando c'era qualcosa di importante per i tuoi interessi o quando trovavi qualcosa di nuovo per cercare di farmi tornare etero... beh... sai una cosa?

Sono adulto ormai e sono sposato ed in futuro creerò una famiglia con mio marito e sarò fottutamente un buon padre perché non farò mai i tuoi stessi errori.”

“Sparisci da casa mia” ringhiò suo padre, indicando la porta, “ Non resterai qui seduto ad insultarmi a casa mia.

In nessun modo.

Alza quello spocchioso culo e vattene dagli Hummel a giocare alla famiglia felice invece di cenare con me, tua madre e tuo fratello”.

“Bene... preferisco comunque essere un Hummel. Almeno loro sanno cos'è una vera famiglia...”

il subdolo commento di Blaine sembrò scatenare la rabbia del padre che sbottò.

“Oh certo... i santi Hummel! Vattene di corsa da loro come fai sempre”

“ Tesoro per favore!” pregò la signora Anderson cercando di impedire che il marito ed il figlio minore si prendessero a botte.

Entrambi gli uomini erano completamente furiosi ed al limite e sembrò che non ci fosse nulla che lei potesse fare; Cooper , d'altra parte, guardava divertito suo padre e suo fratello fissarsi in cagnesco.

“Gli Hummel sono stati più famiglia loro per me che tu in tanti anni , papà; e non resterò qui seduto permettendoti di parlar male di loro, soprattutto di Kurt.

Sai che lo amo più di qualsiasi cosa... è mio marito ed uno di questi giorni sarà il padre dei vostri nipoti e dovresti abituarti al fatto che è qui per restare”

Blaine si alzò dalla sedia e poggiò le mani sul tavolo, chinandosi in avanti per fissare duramente suo padre.

Il signor Anderson fece un suono disgustato e disse: “ Non cominciare a parlarmi di questo abominio”

“Cosa?”

“Gli uomini non dovrebbero poter fare figli insieme... è disgustoso ed immorale!”

“Io...cosa?” chiese Blaine, gli occhi spalancati mentre fissava suo padre.

Era sicuro che suo padre avesse superato la sua omofobia.......soprattutto visto che aveva smesso di fare storie sul fatto che suo figlio minore avesse sposato qualcuno del suo stesso sesso ( faceva ancora dei commenti su Kurt, perché non gli piaceva... ma senza un vero motivo).

Ma Blaine non sapeva le opinioni di suo padre sul gene Reddin né che ne avesse uno.

“ È disgustoso?  Io... cosa?”

“ Mi hai sentito... è già abbastanza brutto che tu abbia quello stupido gene; ma ora vuoi anche fare un figlio con Kurt?

È pieno di bambini li fuori che potete adottare”.

“ E forse un giorno lo faremo; ma mi piacerebbe averne uno che è un misto tra me e Kurt, sai?

Hai... hai almeno realizzato quanto sia importante tutto questo?

Che anche gli uomini gay possano avere un figlio insieme invece di dover aspettare anni per un'adozione o senza dover sborsare centinaia di migliaia di dollari per trovare una surrogato?

È meraviglioso ed io sono fiero di essere portatore di quel gene che mi permetterà un giorno non solo di avere un figlio che sia parte di me ma anche parte di mio marito...  e pensavo che lo avresti apprezzato”

“Il fatto che un uomo debba farsi delle bombe ormonali per poter portare a termine una gravidanza è sbagliato.

Se non può farlo da solo, allora non dovrebbe essergli permesso farlo”

“Scusami?” urlò Blaine, gli occhi indiavolati mentre sbatteva le palpebra per trattenere le lacrime alle parole del padre.

Era rosso in faccia per l'imbarazzo e la vergogna e tremava tutto mentre scuoteva la testa verso suo padre.

“Io che resto incinto perché uso il giusto aiuto per portare avanti la gravidanza non è più immorale o anormale del fatto che tu debba prendere una piccola pillola blu ogni sera perché altrimenti non riesci ad avere un'erezione”.

Cooper ebbe a malapena il tempo di scoppiare a ridere prima che suo padre balzasse in piedi e schiaffeggiasse Blaine in faccia; il giovane Anderson barcollò all'indietro a causa della forza del colpo.

La stanza divenne completamente silenziosa dopo questo, tutti si fissavano l'un l'altro ed ascoltavano il farfugliare di Blaine.

“Blaine?” chiese Cooper, guardando prima suo fratello poi suo padre.

“Blaine, tu...” ma Blaine si precipitò al di la del tavolo , scappò attraverso l'ingresso del salotto, prima di correre all'ingresso di casa.

Nessuno si alzò per seguirlo e nessuno andò a controllare quando lo sentirono infilarsi il cappotto e gli stivali e prendere le sue chiavi dalla ciotola accanto alla porta.

Alla fine, molto tempo dopo aver sentito il suono della macchina di Blaine muoversi sul vialetto di casa, nell'aria notturna , Cooper tornò a guardare , con tristezza, i suoi genitori, accigliandosi quando suo padre e sua madre tornarono a mangiare come se nulla fosse successo.

“Non...” cominciò a chiedere solo per essere zittito sa sua madre.

“Mangia la tua cena, Cooper Jay. Godiamoci questo Ringraziamento, Okay?”

“Ma Blaine...”.

“ È un uomo  adulto e sa quello che ha fatto. Non avrebbe dovuto istigare suo padre così” dichiarò semplicemente sua madre, versandosi un po' di salsa sulle sue patate.

Cooper si morse il labbro e guardò i suoi genitori ancora un po', quasi vergognandosi del fatto che sua madre avesse semplicemente ignorato  l'incidente che era appena accaduto tra suo marito e suo figlio minore.

Quella fu l'ultima volta che tutti e quattro gli Anderson sarebbero stati tutti insieme per molto, molto tempo.




Cooper rizzò le orecchie al rumore di qualcuno che cercava di chiudere la porta d'ingresso senza far rumore.

Si tirò su sul divano ed ascoltò con l'orecchio allenato il suono dei passi che percorrevano il corridoio.

O era appena entrato un ladro taciturno o suo fratello stava cercando ( fallendo) di intrufolarsi senza farglielo sapere.

Ascoltando con attenzione, Cooper si mise a ridere tra se quando sentì Blaine bestemmiare per aver urtato accidentalmente lo spigolo del tavolo all'ingresso.

“Blaine... puoi venire qui un momento?”

Un pancione rotondo apparve sulla soglia prima di tutto il resto del corpo di Blaine e alla vista, Cooper scoppiò a ridere , riuscendo a malapena a calmarsi quando Blaine si fermò sulla porta aperta.

“Numero 1: cosa c'è di così divertente? E due: come facevi a sapere che ero io?”

“Oh mio dio... cristo... non posso fratellino” sbuffò Cooper, stropicciandosi gli occhi prima di tornare a guardare Blaine, “ Oh dio... era così ovvio che fossi tu... sei pessimo ad intrufolarti in qualche posto, schizzo.

E poi, il tuo pancione è così grosso ora... e mentre venivi qui... è arrivato prima lui di te.

Oh mio dio! “ cominciò di nuovo a ridere a spese di Blaine e suo fratello ruotò gli occhi prima di sedersi accanto a lui sul divano.

“Sono contento che il mio essere grasso sia così divertente per te”.

“Non sei grasso... sei tutto pancione, scemo.... smettila di piagnucolare”

Coop si sdraiò di nuovo sul sofà, guardando Blaine muoversi a fatica fin quando non trovò una posizione comoda per sedersi.

“ I fianchi ti fanno ancora male?”

“Mi fanno male sempre ormai.

Ed in più penso di avere un po' di acidità di stomaco... mi sento davvero uno schifo”

“Sembri davvero una merda in effetti... me la sarei presa con Kurt, ma visto che dici di avere un po' di acidità di stomaco...umm...”

Blaine scosse la testa, poggiando entrambi le mani sul pancione, sbadigliando mentre si sistemava meglio sui morbidi cuscini.

“Kurt mi ha messo incinto, ma questo è tutto. Non puoi prendertela con lui per tutto.”

“ Posso prendermela con lui per averti spezzato il cuore”

“Cosa che sta cercando di sistemare, grazie mille”.

L'uomo più giovane sbadigliò di nuovo e chiuse gli occhi , mentre si accarezzava dolcemente la parte superiore del pancione.

“Perché sei così ostinato ad odiarlo?”

“Questa è una domanda stupida e lo sai, Blaine”.

“Non penso sia una domanda stupida” ribatté Blaine, riaprendo gli occhi per fissare Cooper, “ non sei mai stato così arrabbiato prima, credo.

Beh... senza puntare o altro...”

“Oh mio dio, quante volte devo dirti che non “punto” più? È stato anni fa ed ora sono un attore migliore”

“Ringraziando Dio”, lo prese in giro Blaine sorridendo a suo fratello e ridacchiando quando l'uomo più grande gli lanciò un cuscino.

“Sta zitto... ti faccio notare che le mie abilità d'attore sono perfette ora... sono nelle perfette condizioni per vincere un Oscar o un Emmy molto presto e quando lo vincerò, non ti nominerò nel mio discorso.

Menzionerò Chip ma sarà l'unico...”

“Non lo chiamerò Chip, Cooper!”

“Nascerà e non appena gli darai uno sguardo, penserai immediatamente: Chip e rimarrà così... e poi gli potrai raccontare la storia di come lo zio fico abbia inventato il suo nome e mi amerà”

“Sei un idiota”

“Non odiarmi” disse Cooper con un sorriso.

Allungò le lunghe gambe e si riprese il cuscino che aveva lanciato prima a Blaine.

Sospirando, si stese sul divano e sbirciò il fratello tra le lunghe ciglia.

“Com'è andata la sessione di terapia? “

“ È andata bene, credo.

Io e Kurt abbiamo litigato , ma si è trattato solo di qualcosa andata fuori controllo” si interruppe, abbassando la voce e Cooper scosse la testa.

“C'è qualcosa che non mi stai dicendo?”

“Non è niente... ne abbiamo parlato e siamo andati avanti, quindi non c'è più nulla di cui parlare.

Umm, noi... “ si fermò, trattenendo le lacrime.

Sotto sotto, sperava che Cooper non lo avesse notato, ma non si sa come, suo fratello, divenuto un grande osservatore ora, notò lo sbattere delle sue ciglia e si accigliò.

“Non ti obbligherò a dirmelo, ma non è che ti ha ferito di nuovo, vero?”

“La discussione è stata piuttosto difficile, okay? Abbiamo parlato della nostra prima separazione e solo... si sono riaperte delle ferite, questo è tutto”

Blaine non si prese la briga di riferirgli cosa lo avesse ferito; il commento sua sulla infedeltà; ma per come la vedeva lui quella non era una battaglia che doveva combattere Cooper e per lo più era acqua passata ormai, quindi non aveva intenzione di tirar fuori continuamente l'argomento.

“Staremo bene... abbiamo molta strada da fare, ma speriamo che le cose vadano bene prima che nasca il bambino”

Cooper ascoltava pensieroso i commenti di Blaine, mentre poggiava la testa sul cuscino.

Riusciva a sentire la mano di Blaine muoversi sul tessuto della sua maglietta mentre si massaggiava il pancione.

Tirandosi su, Cooper allungò una mano a palmo aperto che Blaine prese per poggiarla sul suo enorme stomaco.

“ Non odierai Kurt per sempre, vero?” chiese Blaine e Cooper  scosse la testa.

“Kurt è come un fratello per me ed anche se ti ha fatto del male, tengo ancora a lui.

Si...voglio ancora la sua testa su un piatto... ma voglio anche che voi due siate felici e lo siete insieme, quindi non posso ucciderlo per davvero no?”

Blaine annuì, ma rimase in silenzio, osservando il modo in cui si muoveva il suo pancione ogni volta che il bambino scalciava forte.

Guardò la mano grande di suo fratello notando come la teneva protettivamente sul suo pancione.

“Come mai sei così protettivo? Non sei mai stato così arrabbiato con qualcuno che non fossi io prima”

Cooper sospirò pesantemente.

Togliendo la mano dall'addome di Blaine, si tirò su sui gomiti e fissò suo fratello, accigliandosi quando notò l'espressione confusa sul viso di Blaine.

“Ho fatto molti errori nella mia vita, Blaine. Tanti.

Io... non sono mai stato un bravo fratello per te.

Mi hai sempre chiesto di supportarti e... anche se l'ho fatto... l'ho sempre fatto da dietro le quinte.

Ti ho supportato al 100% da quando hai fatto coming out ma non ho mai preso le tue parti.

Quando eri un ragazzino ti comandavo a bacchetta che è quello che fanno di solito i fratelli maggiori, si?

Ma poi sei cambiato ed hai fatto coming out ; e poi ti hanno aggredito e lì ho incasinato tutto , vero?”

“Coop...”

“Sei stato in ospedale per mesi, Blaine... e sono stato così stupido allora; avrei dovuto mettere il mio culo su un aereo e venirti a trovare il secondo dopo aver ricevuto quella telefonata; ma invece ho finito quello stupido pilot per la serie tv, poi sono venuto a trovarti per pochi giorni e me ne sono andato di nuovo.

E poi quando ti ho rivisto eri cresciuto ed innamorato ed ho incasinato di nuovo tutto.

E dopo tutto questo.. dopo tutto quello che era successo tra te e Kurt al tuo ultimo anno.. tu eri così distrutto... io non ho tirato fuori le palle per diventare un bravo fratello maggiore”.

Blaine si morse il labbro e Cooper continuò.

“ Si okay... sono venuto al tuo matrimonio e ci siamo visti per ogni vacanza... o almeno ci ho provato.

Ma solo quando hai litigato con papà il giorno del Ringraziamento ho capito di essere stato una merda di fratello.

Cioè, cazzo, papà è stato un completo coglione con te ed io sono semplicemente rimasto li a continuare a mangiare.

Non ho mai detto nulla a lui o alla mamma ed anche dopo che te ne sei andato, sono solo rimasto li.

Mi sono sentito una persona orribile per quello e lo faccio ancora perché meritavi qualcuno al tuo fianco per una volta e non lo hai avuto e … e beh... credo che sia per questo che sono così esplicito su tutto questo casino con Kurt.

Perché sto cercando di farmi perdonare.”

“ Non devi farti perdonare nulla Coop”

“Meriti qualcuno che combatta per te e al tuo fianco; e Blaine... non lo hai mai avuto … non per davvero; e quella sera che sei venuto a Providence per me è stata come la perfetta possibilità di aiutarti...

Tipo... hey... ho davvero distrutto Kurt e non mi sono mai comportato così accanto a te , lo so questo... ma in quel momento ero solo così arrabbiato.

Mi sono sempre aspettato il meglio da Kurt e lui ha tirato fuori tutto questo ed ero solo incazzato.

Ma... mi hai detto , tante e tante volte negli ultimi giorni che voi due ci state lavorando insieme ed io ti credo”

“Davvero?”

“Si... se tornerà nella tua vita e se promette di non farti di nuovo del male, allora andrò avanti e prometto di non ucciderlo... o di minacciare di farlo”

L'uomo più grande si grattò il mento trasandato per un momento prima di tornare a guardare Blaine con espressione pensierosa.

“Ti sta trattando bene, vero?”

“Si lo sta facendo... ci sta davvero provando duramente... umm.. a parte questo intoppo la scorsa notte, è stato perfetto per questo non sono preoccupato.

Mi ha promesso che questa volta avrebbe fatto del suo meglio ed io gli credo.

Mi fido di lui per tutto, quindi...” si fermò, sbadigliando più forte prima di sbattere gli occhi stanchi, “ mi dispiace... sono esausto”

“Beh... allora forse dovremo continuare questa conversazione domani?”

“ Se non ti dispiace...”.

Blaine vide Cooper scuotere la testa ; e quando realizzò che  suo fratello maggiore gli stava dicendo che per lui andava bene terminare li la loro conversazione, si tirò su lentamente dal divano, stiracchiandosi.

“Penso che andrò a letto”.

“Anche io … devo solo pulire in cucina prima di andare, ma ci vediamo domattina, okay fratellino?”

Blaine sorrise ed annuì , voltandosi per dirigersi in camera da letto.

Non appena sparì dalla sua vista, Cooper prese il suo cellulare dal tavolino e digitò velocemente il numero 3 della sua lista di contatti.

Il telefono squillò un paio di volte prima che la voce acuta di suo cognato rispondesse.

“Kurt”

“Cooper?”

“Ti sto chiamando solo per farti sapere che ho parlato con Blaine e mi ha assicurato che la vostra è una relazione duratura; quindi se stai cercando di fare del tuo meglio perché le cose funzionino con mio fratello allora penso di poter provare ad essere gentile con te.

Se non sei troppo impegnato domani, potresti venire qui per pranzo, così poi io e te possiamo parlare mentre Blaine fa il suo riposino pomeridiano o qualsiasi cosa sia quello che fa ora”

“Sembra una buona idea” disse tranquillamente Kurt e Cooper sospirò prima di salutare suo cognato per poi attaccare.

Con noncuranza, Cooper lanciò il cellulare dall'altra parte del divano ed allungò le braccia per stiracchiarsi, gli occhi puntati sul soffitto color crema pensieroso.

Qualche mese fa, non aveva immaginato che avrebbe rivisto Kurt, non dopo quello che era successo con Blaine ed il suo quasi aborto; ma domani avrebbe parlato con suo cognato di tutto , con la speranza che le cose sarebbero andate meglio tra loro due.

In effetti, se Cooper ci pensava bene, era abbastanza sicuro che le cose tra loro sarebbero andate per il meglio prima o poi , soprattutto visto che la data di “scadenza” di Blaine era così vicina.

Sorridendo, si rimise a sedere e rotolò giù dal divano, finì quello che doveva fare in cucina prima di dirigersi giù per il corridoio verso la sua camera da letto;  a metà strada decise di fermarsi a sbirciare nella stanza di Blaine e fu felice di vedere suo fratello minore dormire abbracciato al più strano cuscino che avesse mai visto.

Gliene parlerò domattina , pensò, richiudendo piano la porta per poi dirigersi verso la sua stanza.

Dietro di lui, accoccolato al suo cuscino per la gravidanza, Blaine si rannicchiò ancora di più per respirare l'odore di cui era impregnato: Kurt.

Proprio come doveva essere.



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Capitolo 25
*** capitolo 25 ***


Il tempo sembrò volar via una volta che Blaine e Kurt iniziarono ad andare dalla loro consulente matrimoniale.

La dottoressa Mayweather fece del suo meglio per aiutarli a superare i loro problemi ed anche se ogni vecchio e doloroso ricordo portava di solito molte lacrime, alla fine sembrava come se un grande peso fosse stato tolto dalle loro spalle.

Dopo due settimane di sedute regolari, Blaine parlò a Kurt del corso prematrimoniale a cui si era iscritto per le prossime settimane.

Era di vitale importanza per lui ( e per Kurt) seguirle, visto che la dottoressa Banes aveva raccomandato a Blaine di dare un’occhiata ai corsi per la cura del neonato e di imparare qualcosa sul parto maschile; così si era iscritto e lui e Kurt ebbero la loro prima lezione un paio di giorni prima del compleanno d Kurt.

Naturalmente, quando Blaine realizzò che il compleanno di suo marito si stava avvicinando, cominciò ad agitarsi al pensiero di cosa regalargli.

Kurt insisteva di non aver bisogno di nulla per il suo compleanno quell’anno, considerando che loro figlio sarebbe nato di li a meno di due mesi e quello sarebbe già stato un meraviglioso regalo anche se in ritardo.

Ma , nonostante la sua insistenza, Blaine passò un paio di giorni a spremersi le meningi in cerca di idee… e poi, dopo estenuanti lotte contro la sua smemorataggine causata dalla gravidanza, pensò a qualcosa.

E sarebbe stato stupendo.



“Allora, sei nervoso per questa lezione o cosa?”

Blaine abbassò lo sguardo sulle loro mani unite che dondolavano tra loro e sorrise.

“Non sono così  nervoso; penso di essere più che altro emozionato.

E se ci fosse un’altra coppa di portatori? Forse possiamo fare qualche amicizia ed i nostri figli potrebbero giocare insieme!”

“Sei adorabile” disse Kurt, sorridendo a suo marito quando Blaine ruotò gli occhi accanto a lui, “ma ti amo lo stesso e sono così felice che mi hai chiesto di accompagnarti”

“Sei mio marito ed il padre di nostro figlio, certo che ti avrei chiesto di accompagnarmi, stupido.

Dovresti essere qui come mio supporto e poi così puoi scoprire tutte le meravigliose cose che dovrai fare mentre sono in travaglio”

“E sei nervoso per questo?”

Blaine sollevò un sopracciglio.

“Per cosa? Per il travaglio? Beh si… mmm… l’idea che debba venir fuori da me in qualche modo é fottutamente terrificante se me lo chiedi.

Non so cosa succederà ed ho davvero solo un’idea generale di come nascerà.

Ho dato una veloce lettura in quel libro sulla gravidanza , poi mi sono spaventato ed ho deciso di aspettare fin quando non sarebbero cominciate le lezioni… voglio dire… non lo so … ma l’idea del parto mi spaventa!

“Andrà tutto bene”

“Lo spero” disse Blaine, mormorando per l’apprezzamento quando Kurt strinse la sua mano un po’ più forte, tirandolo più vicino a se.

“ Oh… e comunque ti amo anche io”



La loro prima lezione fu… diversa.

Non c’erano altre coppie di portatori, solo alcune donne incinte ed i loro mariti, così all’inizio Blaine si sentì in imbarazzo li con Kurt accanto mentre tutti gli altri fissavano lui ed il suo pancione.

In tutto il gruppo, sembrava quello più avanti nella gravidanza con un pancione enorme, così visibile ed ormai prossimo al parto e per questo si sentì piuttosto impacciato per essere li , in primo luogo.

Se non era per Kurt e l’incoraggiante mano poggiata sulla sua schiena che lo teneva ancorato al pavimento, Blaine probabilmente si sarebbe voltato ed avrebbe lasciato la stanza per un attacco di panico.

Kurt, tuttavia, sembrò notare la sua paura e si chinò, sussurrandogli all’orecchio:

“ Sono solo gelosi perché siamo la coppia più bella qui”.

Blaine ridacchiò un pò e fece vagare lo sguardo per la stanza, accigliandosi quando notò una smorfia sul volto di una delle mamme.

Era una donna più grande, probabilmente sui 40 anni, e sembrava come se avesse appena sentito un cattivo odore.

Suo marito, un signore della stessa età, era accanto a lei e rivolse un cenno del capo a Blaine e Kurt, prima di voltarsi verso la moglie per trascinarla dall’altra parte della stanza.

Nessuno dei due Anderson-Hummel si perse lo sguardo disgustato che lei lanciò loro prima di voltarsi per seguire suo marito ed  una volta che si furono allontanati, Blaine scosse la testa disgustato anche lui.

“E quello per cos’era?”

“Alcune persone sono solo… ugh… non lo so … non badarci “

“Ma… lui è sembrato apposto con noi e lei ci ha guardati come se fossimo dei mostri o qualcosa di simile … non capisco”

“Non badare a loro, Blaine. Non valgono il nostro tempo”.

Kurt lanciò alla coppia, soprattutto alla donna, un’occhiataccia prima di prendere la mano di Blaine per condurlo verso un posto vuoto davanti alla classe.

Presero posto, con attenzione, sul pavimento dopo che Kurt ebbe srotolato il tappetino e Blaine scivolò all’indietro per sedersi tra le gambe aperte di Kurt.

Una volta che si furono sistemati e messi a proprio agio, Kurt avvolse un braccio attorno a suo marito e baciò la nuca di Blaine, sorridendo contro la sua pelle quando Blaine ridacchiò.

“ Se qualcuno non ci vuole qui può anche andarsene, noi non andremo da nessuna parte “

“Hai ragione… lo so”

I due uomini rimasero li seduti a guardare le altre coppie prepararsi per la lezione.

Un’altra giovane coppia entrò nella stanza e salutò alcune coppe presenti; ma quando gli occhi della donna si posarono su Blaine e Kurt, lei sorrise affrettandosi a sedere accanto a loro.

“Ciao! Siete nuovi?”

Blaine sollevò lo sguardo sorpreso che qualcun altro , oltre Kurt, stesse parlando con lui e quando vide lo sguardo curioso e gentile negli occhi della donna , Blaine sorride timidamente,

“Si… è la nostra prima volta qui. Sono Blaine”

“Ciao… io sono Bailey e lui è il mio fidanzato Jack. E tu sei?” chiese guardando Kurt.

“Kurt, il marito di Blaine”

“Aww… siete così carini. Vi dispiace se ci sediamo accanto a voi?”

Nessuno dei due ragazzi ebbe la possibilità di dire qualcosa prima che Jack aiutasse Bailey a sedersi sul pavimento; una volta che il loro tappetino fu sistemato e loro furono seduti, si voltarono verso la coppia sorpresa ed iniziarono a parlare a raffica.

In pochi secondi, fu come se Blaine e Kurt conoscessero l’intera vita di Bailey e Jack; dal giorno in cui si erano incontrati ( a Time Square durante una visita alla città), fino al giorno in chi avevano scoperto di aspettare un figlio ( cosa che accadde la mattina di Natale ) .

Nel momento in cui la coppia finì di parlare e chiese a Blaine e a Kurt la loro storia, l’istruttrice entrò nella  stanza, zittendo tutti per presentarsi e chiedere a tutte le nuove coppie ( Blaine e Kurt )  di presentarsi anche loro.

Fu Kurt a parlare , visto che Blaine si era bloccato all’idea di parlare davanti ad un gruppo di persone ( cosa molto insolita visto che Blaine è sempre stato un tipo molto socievole), presentando se stesso e Blaine , e dicendo loro a che mese fosse Blaine.

Poi l’istruttrice gli diede il benvenuto ed iniziò la lezione.

Durante l’ora successiva, tutti ascoltarono l’istruttrice parlare degli ultimi mesi di gravidanza e della possibilità di soffrire per le contrazioni di Braxton Hicks.

Poi la donna mostrò loro alcuni video sugli ultimi sviluppi del feto prima di procedere con i video del parto.

“Ok, visto che la maggior parte di voi siete donne, vi mostrerò un video sul parto naturale.

Ora, signor Anderson-Hummel, ho un video anche per lei che, se vuole, posso mostrarglielo in un'altra stanza mentre faccio vedere il video a loro o potete stare qui a guardarlo e poi possiamo andare a vedere l’altro”

Blaine si morse il labbro, e si guardò intorno ; aveva gli occhi di tutti puntati su di lui, così deglutì pesantemente.

“Possiamo guardarlo separatamente, per favore?”

L’istruttrice gli sorrise , così Blaine e Kurt la seguirono in un’altra stanza dell’edificio dove incontrarono un’altra istruttrice al parto.

La donna era più grande dell’altra istruttrice e sorrise loro piuttosto eccitata quando entrarono nella sua classe.

“Non mi hai detto di avere un portatore in classe, Anita?” si lamentò la donna, balzando in piedi per stringere le mani di Blaine e Kurt.

Guardò meravigliata il pancione di Blaine per un momento , prima di voltarsi e battibeccare con la sua collega.

Mentre le due donne parlavano, Blaine indietreggiò e si guardò intorno, studiando attentamente i vari poster ed altri documenti informativi attaccati alle pareti.

Questa classe sembrava più adatta alla gravidanza maschile e Blaine non poté fare a meno di chiedersi perché non fosse stato mandato subito qui, invece di dover partecipare ad un poco confortevole corso per lo più rivolto alle donne in attesa.

“Scommetto che ti starai chiedendo perché non sei stato portato qui prima” chiese una voce dietro di lui e Blaine si voltò catturando lo sguardo della nuova istruttrice.

“Anita è un po’ stupida a volte. Mi scuso per lei… avrebbe dovuto dirmi che eravate qui perché sa, dannatamente bene, che sono la più qualificata con le gravidanze maschili più di lei.

Lei ci prova però, ma sono la più richiesta quindi… eccomi qua! Sono felice, però, che vi abbia portati qui.

Sembri di 8 mesi, ho ragione, giusto?”

Blaine annuì e lei sorrise.

“Fantastico! Hai prenotato i corsi al momento giusto! Non ci vuol molto ancora”

“lo so” disse Blaine a bassa voce e la donna gli sorrise di nuovo.

“Non è necessario essere così silenzioso, dolcezza; non mordo”

Guardò poi Kurt, “Perché voi due non vi sistemate con i tappetini li al centro, mentre preparo i video? Daremo solo un’occhiata ai vari tipi di nascite per i portatori del gene Reddin e poi possiamo parlarne una volta finiti, okay?”

“Okay”

Blaine prese la mano di Kurt ed i due presero posto al centro della stanza, gli occhi fissi sul televisore davanti a loro.

La nuova istruttrice , il cui nome era Laura, si sedette sul pavimento accanto a loro e fece partire il video, facendo, sottovoce, alcuni commenti mentre il video andava avanti.

Per la mezz’ora successiva, Kurt rimase li seduto ad occhi spalancati e sconvolto per quello che vide.

“Succede davvero? Pensavo fosse un mito!”

“Oh no, no, no” disse Laura, facendo un cenno con la mano, “ il canale temporaneo per il parto è molto reale, sebbene raro.

Un parto maschile via canale non è molto comune perché gli uomini sviluppano questo canale solo nella fase transitoria, e  si  dilaterà proprio come fa una cervice; ma ad alcuni uomini il canale non si dilata abbastanza per un parto naturale.

Ora se possono , una volta che il canale si sarà dilatato a sufficienza , più o meno gli stessi tradizionali 10 cm per il parto femminile, l’uomo può iniziare a spingere per far nascere il bambino”.

Blaine rimase seduto in completo silenzio, le labbra serrate mentre l’uomo sullo schermo , urlava mentre faceva nascere suo figlio.

Solo guardare il tutto , fece dolere tutta la parte inferiore del suo corpo e passò lentamente una mano sul suo pancione.

È più spaventoso di quanto pensassi.

Laura continuò, percependo la tensione dei due uomini.

“Negli ultimi mesi , incomincerai a sentire un po’ di dolore ai fianchi e questo significa che il bambino si sta preparando a nascere.

Comincerà a scendere sempre più in basso e visto che un uomo non ha le parti giuste per far nascere un bambino , il gene che hai… insieme a tutte le bombe ormonali che ti sono state date per aiutarti ad avere una gravidanza sana… ti farà sviluppare il canale.

Tutti gli uomini iniziano a sentire il canale formarsi una volta che le vere contrazioni cominceranno ; ma a molti non si dilaterà abbastanza per far nascere così il bambino, quindi è molto comune fare un parto cesareo, come vedremo”.

La scena passò da una in cui si vedeva un padre stringere al petto nudo un bambino appena nato ad una in cui qualcuno stava facendo un taglio sulla pelle del pancione di un altro uomo.

La mano di Blaine si strinse immediatamente a quella di Kurt che baciò la punta del suo orecchio , canticchiando a bassa voce per calmare Blaine.

L’istruttrice rimase a guardarli durante l’ultima parte del video ed una volta finito, si alzò, spense il dvd e si voltò verso di loro con un sorriso gentile sul viso.

“So che quello che avete visto sia scioccante, ma è una cosa naturale in un parto maschile.

Più o meno negli ultimi 10 anni , abbiamo fatto dei grossi passi avanti nel nostro campo e siamo stati in grado di scoprire così tante cose sulle gravidanze dei portatori del gene, che sono… oh… così affascinanti.

So che probabilmente sei spaventato a morte, Blaine , ma ti prometto che quando verrà il momento di partorire il tuo piccolo, andrà tutto bene.

Provare dolore quando si partorisce è inevitabile, ma molte persone pensano che ne sia valsa la pena quando stringono tre le braccia il loro bambino sano e perfetto e sono sicura che proverai le stesse cose”.

“ Mi sento così ora” mormorò Blaine , poggiando la mano su quella di Kurt che stava massaggiando il suo pancione, “ sono solo nervoso per il parto, questo è tutto”.

“Ed è per questo che sei qui. La tua dottoressa sarà colei che si assicurerà che tu sia in salute durante la gravidanza; ma io sono la persona da cui puoi venire quando vuoi parlare del parto o di qualsiasi altra cosa tu abbia bisogno.

Certo, anche la tua dottoressa può rispondere a queste domande ma come ostetrica professionista , io sono qui anche per te se ne hai bisogno”.

Si avvicinò e tirò fuori un fascicolo con alcune cartelline da un contenitore blu e lo allungò alla coppia seduta.

“Per le prossime tue lezioni, dovresti venire prima qui invece di andare nell’altra classe.

Anita avrebbe dovuto portarvi prima dame, ma le è sfuggito di mente, quindi per questa volta  chiudiamo un occhio.

Comunque la settimana prossima quando venite… o se vuoi, puoi venire prima… allora ci vediamo direttamente qui.

Sarò la tua fata madrina per questa gravidanza, se vuoi!”

Blaine guardò il pacchetto tra le mani ed offrì a Laura un mezzo sorriso,

“Grazie… lo apprezzo molto”.

“Bene… lo apprezzo anche io.

È molto tempo che non ho nelle mie lezioni una coppia di portatori e si potrebbe pensare che ce ne siano molte, dato che siamo a New York, ma l’ultima che ho avuto è venuta 4 mesi fa e questo è tutto.

Quindi… vedervi qui … beh… mi fa piacere”

I tre chiacchierarono ancora un po’ e poi il rumore di alcune persone che lasciavano l’edificio li avvisò che l’altra classe ( la loro ex classe) stava andando via; quindi fu ovvio che era tempo di andar via anche per loro.

Kurt tirò su delicatamente Blaine dal pavimento prima di salutare la loro nuova istruttrice e poi uscirono dall’edificio .

Le altre coppie erano accalcate all’esterno dell’edificio, chiacchierando tranquillamente delle loro gravidanze ed altro; ma non appena Blaine e Kurt uscirono dalla porta, tutti si zittirono.

“Okay! Onestamente…” sibillò Kurt, guardando il gruppo, “che problemi avete? Non avete mai visto una coppia gay? O un portatore del gene Reddin? Perché, onestamente, gli sguardi che ci state lanciando sono dannatamente scortesi e stato stressando mio marito e non lo apprezzo per nulla…”

“Kurt…”” iniziò Blaine, solo per essere zittito quando Kurt lo tirò per un braccio per fermarlo.

L’uomo di prima , quello con la moglie acida, uscì dal gruppo.

“Non volevo.. cioè… scusateci se qualcuno di noi vi abbia fatto sentire in imbarazzo, ma… non vediamo un’altra coppia di portatori da…” si interruppe.

“Da cosa?”  chiese Kurt, sollevando un sopracciglio, guardando tutti con sguardo pericoloso.

“Beh, “ iniziò l’uomo , sembrando sempre più agitato, “l’ultima coppia di portatori che abbiamo visto qui , ha causato molti drammi… hanno partecipato ad una sola lezione , ma il padre del bambino era l’ex di una delle mamme e l’aveva lasciata per quel ragazzo … quindi ha creato un sacco di casini”

“E tutto questo cosa ha a che fare con noi?”

“Nulla” disse dolcemente l’uomo.

Sembrava davvero dispiaciuto dal fatto che Blaine e Kurt sembrassero davvero stufi di lui e di quello che stava dicendo , ma prima che potesse aggiungere altro , sua moglie avanzò, l’espressione del viso così rabbiosa da sembrare minacciosa.

“Oh per favore, Robert! Ma guardali… non sono così diversi da quei due froci di qualche settimana fa”

Qualcuno del gruppo sussultò, compreso Blaine, ma la donna non si fermò.

“L’unica ragione per cui Anita li ha spostati è perché così non avremmo dovuto affrontare tutte quelle merdate come abbiamo dovuto fare con l’altra coppia! E ringrazio Dio perché l’ultima cosa che voglio è che mia figlia sia esposta a “questo”” ringhiò mentre indicava il pancione di Blaine, “ non sarei nemmeno sorpresa  se fossero disgustosi come l’altra coppia… il bambino probabilmente non è nemmeno suo” urlò indicando Kurt.

Blaine si gelò sul posto a queste parole e Kurt si lanciò in avanti per poter urlare contro la donna che aveva appena insultato lui e suo marito.

Stava per aprire bocca quando sentì un gemito angosciato dietro di lui e si voltò bruscamente  ed il suo cuore si fermò quando vide l’espressione sul viso di Blaine sgretolarsi in qualcosa di doloroso e spezzato.

“Blaine”

L’altro uomo si girò e se ne andò, scappando nella direzione dell’appartamento così Kurt urlò alcune cattiverie alla donna che aveva appena spezzato il cuore di suo marito.

Dietro di lui, sentì il gruppo in subbuglio, ma non si fermò ad ascoltare ; invece corse quando più veloce poté per raggiungere Blaine.

Non ci mise molto visto che Blaine aveva spesso dolori alle gambe, ma quando raggiunse finalmente suo marito, sentì il proprio cuore andare in frantumi per quello che vide.

Blaine era seduto per terra, poggiato al muro di un edificio, la testa tra le mani e piangeva.

Kurt si inginocchiò immediatamente di fronte a Blaine e tirò tra le sue braccia l’uomo più giovane.

“Oh tesoro”

“Perché lei… perché… perché lei…”

“È una stronza stupida e schifosa, che vorrebbe avere quello che abbiamo noi… che si fotta!”

“Ma perché…perché vorrebbe far nascere un bambino in un mondo così pieno di odio? Non le abbiamo fatto nulla!”

“Lo so…. È stupida Blaine. Non merita nemmeno di essere madre.

Per fortuna il padre del bambino non è un idiota come sua madre!”

Blaine  soffocò un singhiozzo e rabbrividì tra le braccia di Kurt, scuotendo la testa mentre piangeva.

“Possiamo andare a casa?” sussurrò, afferrando la maglietta di Kurt.

Kurt annuì e lo aiutò ad alzarsi, avvolgendo poi  un braccio attorno alla vita di Blaine mentre si dirigevano verso l’appartamento.

Superarono alcuni isolati per tornare a casa, ma una volta che Kurt riuscì ad aprire quella fottuta porta e portare Blaine dentro , si sentì un milione di volte meglio, sapendo che lui e Blaine fossero lontani da quegli stronzi moralisti che pensavano fosse divertente rovinare la vita delle persone.

Più tardi quella sera, dopo che Blaine si fu calmato  abbastanza da mangiare qualcosa, Blaine e Kurt si stesero l’uno accanto all’altro sul divano.

Erano schiacciati l’uno contro l’altro visto che il divano del loro appartamento era più piccolo del divano componibile del nuovo appartamento di Blaine e Cooper; ma nonostante la mancanza di spazio, Kurt si sentiva ancora meglio nell’avere Blaine accoccolato così stretto a lui.

Blaine si era finalmente addormentato dopo aver pianto ancora per quello che aveva detto la donna ma , una volta assopito, continuò a piagnucolare nel sonno; così Kurt si stese, restando in silenzio, a riflettere su quanto incazzato fosse per quello che aveva detto la donna.

Non aveva mai voluto così tanto colpire una donna ( e certo, c’erano state alcune volte in cui avrebbe preso a schiaffi una ragazza, come con Rachel quando erano dei ragazzini ) ma in realtà avrebbe voluto fare in mille pezzi quella donna.

Certo, gli dispiaceva pensarlo visto che era una donna incinta, ma era stata così brutale quello che aveva detto loro ed anche se non sapeva nulla di loro, la donna sapeva che fare delle osservazioni sugli infelici stereotipi che gli uomini gay fossero promiscui li avrebbe feriti… e lo aveva fatto.

Ed aveva ferito Blaine in modo smisurato.

Incazzato , dilatò le narici mentre cercava di calmare il suo respiro.

Blaine stava dormendo accanto a lui, loro figlio stava facendo dei piccoli e leggeri movimenti che Kurt riusciva a sentire contro il suo fianco e loro erano al sicuro nel loro appartamento…ma ancora non si sentiva a suo agio.

Voleva urlare, gridare, lanciare oggetti e tirare pugni , ma non poteva… non quando Blaine ancora combatteva contro gli ormoni stravolti dalla gravidanza e per cercare di superare questi ultimi mesi di gravidanza.
Era tutto troppo drammatico e ridicolo e Kurt odiava che una stronza sconosciuta abbia il potere di rovinare tutti quei progressi che loro due avevano fatto; perché, ovviamente, i suoi commenti sulla paternità del bambino avevano colpito profondamente Blaine, altrimenti non sarebbe scappato in quel modo.

Ma le sue parole avevano ferito Blaine come mille coltelli roventi e Kurt riusciva a vederne i danni proprio sul viso del marito.

Mentre dormiva sulle labbra di Blaine apparve una profonda smorfia  e le sopracciglia erano aggrottate e la vista spezzò il cuore di Kurt.

Negli ultimi giorni , le cose tra loro andavano così bene, scherzavano molto ed altre cose simili; era come se loro stessero tornando alla normalità.

Erano felici, in forma e poi tutto questo era successo… e Kurt poteva solo sperare che una donna qualsiasi non avesse mandato a farsi fottere , di nuovo, il suo matrimonio perché non sarebbe riuscito ad affrontarlo nuovamente.

Sospirando tristemente, Kurt passò le dita tra i capelli ( ora) arruffati in modo ridicolo e poi lasciò la mano sulla nuca di Blaine.

“Ti amo” mormorò tra i ricci del marito, concedendosi finalmente di dormire, spingendo in fondo alla sua mente tutti quei pensieri tormentati di quella notte.

Non aveva intenzione di permettergli di consumarlo ancora;  avrebbe affrontato tutto la mattina dopo.



Quando Kurt si svegliò la mattina seguente, fu sorpreso di sentire odore di bacon .

Blaine non era più accanto a lui sul divano, ma la voce di Beyoncè che risuonava dalla radio , fece capire a Kurt dove esattamente fosse suo marito ( oh… anche il profumo di bacon naturalmente).

Sbadigliando, Kurt si stiracchiò le sue membra doloranti e si tirò su dal divano per dirigersi in cucina, grato quando vide Blaine ai fornelli che toglieva, cautamente, dalla pentola dei pezzi di bacon croccanti e sfrigolanti per poggiarli su un piatto con dello scottex sopra.

 “ Ti sei alzato presto”

“Avevo fame”

Blaine buttò un po’ di grasso dalla padella e poi ci ruppe un paio di uova dentro, girandole agilmente e lentamente con una spatola  mentre friggevano.

Nonostante sembrasse calmo e composto, Kurt poté vedere la spossatezza che gli eventi del giorno prima avevano causato.

Anche se stava preparando la colazione , facendo roteare la spatola come faceva di solito, Kurt poté vedere la tensione tra le sopracciglia e da quanto rigida fosse la sua mascella.

Blaine era sconvolto , giustamente, e Kurt non voleva fare altro che stringerlo tra le braccia e dirgli che sarebbe andato tutto bene.

Perché sarebbe andato tutto bene … alla fine.

“Kurt?”

“Hmm?” chiese Kurt, voltando la testa per guardare Blaine.

Non si era nemmeno accorto di essersi perso nei suoi pensieri fin quando suo marito non lo aveva chiamato.

“Cosa c’è?”

“Quante uova vuoi?”

“Umm... due. Non sono tanto affamato , quindi niente toast per favore”

Blaine annuì e finì di cuocere le uova che aveva nella padella prima di mettere due fette di pane nel tostapane per se.

Per alcuni minuti, rimasero entrambi in silenzio; l’unico suono era lo sfrigolio delle uova nella padella e quando il pane tostato saltò finalmente fuori , Blaine subito lo imburrò e lo mise nel piatto.

Per quando veloce stava andando Blaine, Kurt ebbe paura che suo marito si potesse bruciare.

“Blaine… forse dovresti rallentare…”

“Sto bene, Kurt”

“Non ho… tesoro, rallenta”.

Blaine si voltò per afferrare la padella per togliere le uova ormai pronte, mettendone due nel suo piatto e poi due nel piatto di Kurt.

Ma, mentre faceva scivolare le uova nel piatto di Kurt, una scivolò troppo in fretta e cadde per terra , rompendo il tuorlo all’impatto.

Il viscido liquido giallo si spalmò sul pavimento e Blaine sbatté la padella ed imprecò a bassa voce mentre prendeva dei fogli di scottex.

Dietro di lui, Kurt lo guardò tristemente bagnare lo scottex per poi inginocchiarsi per pulire l’uovo; sconcezze e parolacce confuse uscivano dalla sua bocca mentre puliva.

“Blaine non ti preoccupare, posso farlo io… perché non vai a mangiare?”

“No… ci penso io.. va tutto bene. Mi dispiace solo di aver fatto cadere il tuo uovo. Posso fartene un altro”

“Non devi… va bene”

“Puoi prendere uno dei miei… sono cotti un po’ di più quindi il tuorlo non cola come piace  a te, ma puoi mangiare una della mie. Va bene…”

Kurt scosse la testa, “ Blaine, io..”

“Mangia questa cazzo di uova , Kurt… porca troia!”

Dopo questo scatto, Blaine trattenne un singhiozzo e continuò a pulire l’appiccicaticcio uovo, cercando di grattar via la sporcizia dal pavimento con uno scottex ormai sporco.

Kurt si chinò e tirò su suo marito dal pavimento , prendendo lo scottex sporco e gettandolo nella spazzatura prima di portare Blaine verso il lavandino per lavarsi le mani .

“Chiamerò la dottoressa Mayweather” sussurrò , stringendo Blaine mentre suo marito cercava di non crollare.

Blaine tremava e Kurt sentì la pelle formicolare dalla rabbia e per quanto disgustato fosse che qualcuno avesse ridotto in quello stato Blaine.

Accarezzando col palmo il pancione di Blaine, Kurt portò l’altra mano ad accarezzare il collo di suo marito e sospirò.

“Solo… respira, tesoro . Andrà  tutto bene”.

“Non va bene” disse Blaine, piangendo e scuotendo la testa, “ non va mai tutto bene”.



La dottoressa Mayweather acconsentì  a fare una seduta d’emergenza con loro quel pomeriggio e Kurt non era mai stato così grato per qualcuno in tutta la sua vita.

Non appena le ebbero raccontato tutto quello che era successo, Blaine andò in pezzi e cominciò a piangere per tutto quello che gli era passato in mente quella sera.

Kurt rimase semplicemente seduto accanto a lui, la mano ferma poggiata sul ginocchio di Blaine mentre l’altro piangeva per tutto il dolore causato dal fatto che qualcuno potesse essere così cattivo con loro.

Poi, quando Blaine iniziò a calmarsi, la terapista si voltò verso Kurt , così fu il suo turno di sfogarsi.

E tirò fuori tutto .

Imprecò, si lamentò e raccontò di quanto avesse voluto fare a pezzi quella donna con le parole ( e forse anche con i pugni) e per tutto il tempo in cui Kurt parlò Blaine lo studiò attentamente.

“Volevo… volevo solo colpirla per averlo detto … non stavo nemmeno pensando n quel momento perché so di essermi avvicinato a lei e non posso dirle quello che avrei fatto, perché non lo so… ma volevo solo urlarle contro e dirle che si sbagliava… e poi Blaine è scappato ed ho ricordato quello che lei aveva detto e di come potesse essere sembrato a Blaine ed ero terrorizzato che lo avrei perso di nuovo”

“Non succederà” disse Blaine, la sua voce appena un sussurro.

“Solo… non capisco perché le persone possano essere così crudeli.

Non le abbiamo fatto nulla e quella puttana… lei solo… ha deciso di tirar fuori il suo bigottismo contro di noi , quando tutto quello che doveva fare era semplicemente andar via.… non capisco”

“Beh… in base a quello che mi hai detto, Kurt, “ iniziò la dottoressa Mayweather guardando l’uomo dagli occhi blu così arrabbiato davanti a lei, “ non credo che l’avresti colpita, ma penso che l’avresti aggredita solo verbalmente.

Non mi sembri una persona fisicamente violenta, soprattutto visto che abbiamo discusso di alcuni episodi violenti del tuo passato… e beh… penso che volessi solo vendicarti di quella donna per aver detto quelle parole crudeli a te a e Blaine.

Ora , per quel che riguarda il resto del gruppo, visto che pensi di averli sentiti urlare contro la donna per difendervi... non sarei sorpresa se questo fosse davvero successo.

Non te lo posso garantire, ma… potrebbe essere successo.

Non lo saprete mai”

“Ma cosa possiamo fare? Ho paura di tornare li dopo quello che è successo “

Blaine guardò la terapista scrivere qualcosa prima di tornare a guardarlo.

“Vorrei contattare la vostra istruttrice per raccontarle dell’incidente e vedere se per voi c’è un modo per programmare i vostri corsi nelle serate in cui quelle persone non sono li.

Vuoi che il resto della gravidanza sia il più possibile senza stress e si, so che andare ai corsi dove ci sono delle persone che vi hanno ferito non sia libero da stress… ma se parlate con l’istruttrice potete trovare una soluzione”

Kurt annuì , concordando con lei e l’ascoltò mentre spiegava loro altre opzioni per le loro lezioni.

Per la fine della seduta , nonostante si sentisse ancora arrabbiato per l’intera situazione , Kurt si sentiva un poco meglio , visto che anche Blaine stava molto meglio.

Prendendo la mano di suo marito , Kurt lo condusse fuori dall’edificio e poi a casa di Cooper.

“Vuoi che racconti a Cooper quello che è successo?”

“No… posso farlo io”

“Beh… rimango… possiamo dirglielo insieme”

Blaine annuì, ma rimase in silenzio per tutto il breve tragitto; ed una volta arrivati davanti l’appartamento, Blaine tirò fuori le chiavi ed il cellulare dalla sua borsa a tracolla.

Aggrottò leggermente le sopracciglia , cosa che fece anche Kurt sporgendosi dalla spalla di Blaine per vedere cosa stesse guardando.

“Cosa c’è?”

“Mi ha chiamato Laura”

Blaine portò il telefono all’orecchio ed ascoltò il messaggio in segreteria, il suo cipiglio sparì lentamente mentre serrava le labbra.

“Blaine… cosa succede?”

Il giovane uomo attaccò e si voltò verso Kurt con un piccolo sorriso che illuminò i suoi lineamenti.

“Hanno cacciato quella coppia fuori dal programma per aver causato problemi… penso che non sia la prima volta che quella donna abbia dato problemi così le hanno detto di trovarsi un altro corso prenatale perché non era più la benvenuta”

Kurt sorrise e poi rise, sporgendosi per catturare le labbra di Blaine per un bacio pieno di gioia.

“Le sta bene…stupida puttana”

Blaine ruotò gli occhi affettuosamente alle parolacce di Kurt e cercò di aprire la porta, bloccandosi quando quest’ultima si spalancò , rivelando un sorridente Cooper.

“Blaine! Kurt! Siete a casa … finalmente!”

Kurt guardò suo cognato incredulo , sapendo che anche Blaine aveva la stessa espressione sul viso perché Cooper stava guardando entrambi con lo stesso stupido e malizioso sguardo.

“Entrate! Entrate! Ho preparato la cena e si sta freddando, quindi entrate in casa! Andiamo”

Blaine ruotò gli occhi di nuovo e tirò Kurt dentro casa, lasciandolo chiudere la porta con un calcio prima di seguire Cooper giù per il corridoio.

Quando superarono la cucina, Blaine aggrottò le sopracciglia e stava per mettere in dubbio la sanità mentale di suo fratello ma venne interrotto da un coro di voci che urlava: “ SORPRESA!”

Entrambi gli uomini sobbalzarono e Cooper scoppiò a ridere, risata che si diffuse per tutta la stanza.

Lì, seduti nel salotto di Blaine e Cooper, c’era un bel gruppo di persone… Finn e Rachel, Carole e Burt, Isabelle, Chase e Paul ( e la loro figlia Stacia), il vecchio capo di Blaine, Barbara, ed alcuni vecchi amici della caffetteria, così come alcune persone del suo lavoro di ripetizioni ed altri loro amici sparsi in giro per il salotto.

Blaine spalancò gli occhi alla vista  di tutta quella gente e Kurt strillò correndo ad abbracciare i suoi genitori.

“Cosa ci fate tutti qui?”

“Beh, il tuo compleanno è tra due giorni quindi avremmo preso un aereo per venire qui , ma Cooper ha menzionato di voler fare una “Baby shower” ( festa per il bambino dove si aprono tanti regali)  così… eccoci qui!”

Blaine rimase a bocca aperta.

Si voltò verso suo fratello maggiore.

“Questo è un “Baby shower”?! Oh Cooper…”

“Ovviamente non hai visto le decorazioni” scherzò Cooper, indicando i festoni bianchi e blu e tutte le altre decorazioni, “ te lo meriti, Blaine… spero solo che non ti dispiaccia che abbiamo organizzato tutto questo senza fartelo sapere”

“Oh… sai che non mi dispiace…. Solo… grazie!”

“Non è un problema, fratellino”

Cooper diede scherzosamente delle pacche sulla testa di Blaine, facendo ridere il ragazzo più giovane che cercò di allontanarsi , ma Cooper lo tirò in un abbraccio e lo tenne stretto.

“Spero che ti piaccia la tua festa, schizzo”

“Grazie tanto”

“ È il minimo “

Sorridendo , Blaine si voltò ed andò a salutare tutti gli ospiti mentre Kurt facevo lo stesso.

Per un po’ tutti i pensieri sulle cose orribili che gli erano state dette la sera prima sparirono.

I ragazzi riuscirono a godersi la bella festa per il loro bambino con i loro amici e familiari e Blaine ricevette tantissimi regali per loro figlio, cosa che gonfiò il cuore di Kurt ogni singola volta che Blaine rideva e sorrideva per le cose che gli venivano date.

Verso la fine della serata, quando la festa stava per finire, Kurt si ritrovò accanto a Paul e Chase mentre guardavano Blaine cullare e cantare per far addormentare Stacia, e fu li che Kurt realizzò che non importava cosa le persone dicevano o facevano … non c’era nulla che volesse di più al mondo se non metter su famiglia con Blaine.

Nulla di più.


Scusate il ritardo ...

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Capitolo 26
*** capitolo 26 ***


Il Baby shower che Cooper e gli altri avevano organizzato fu la cosa più divertente che Blaine avesse fatto da molto tempo.

Aveva ricevuto così tante e diverse cose per il bambino e la nursery era praticamente finita ora.

Finn e Cooper montarono la culla in ciliegio che Burt e Carole avevano portato per il bambino  e quando finirono, Carole e Kurt decorarono la stanza con il resto delle cose a tema “scimmia”.

Per tutto il tempo in cui lo fecero, Blaine rimase a guardare in disparte, osservando con curiosità la sua famiglia mentre preparavano tutto per l’arrivo del bambino.

Solo vedere tutto montato e a post rese ancora più reale  il fatto che nel giro di un mese e mezzo, un piccolo neonato avrebbe vissuto in quella stanza.

Il bambino sarebbe dovuto nascere per metà Luglio ed era quasi la fine di Maggio , quindi non restava ancora molto tempo e Blaine riusciva a sentirlo.

In realtà riusciva a sentirlo per tutto il corpo.

Parti del suo corpo si muovevano per aiutare il bambino a prepararsi a nascere ed anche se si stava sempre più avvicinando alla fine ( era ufficialmente incinto da 8 mesi ora ) Blaine sentì che il bambino si stava prendendo il suo tempo per arrivarci.

Era stanco.

Era completamente sfinito ed era per questo che tutti lo avevano fatto sedere mentre sollevavano cose o facevano quelle più stressanti.

Così mentre gli altri facevano tutto il lavoro, Blaine rimase seduto sulla sedia a dondolo sorseggiando un ginger ale , osservando e commentando serenamente ogni cosa.

“Sono adorabili” sussurrò quando vide le lenzuola che Carole stava sistemando sul materasso della culla.

Avevano, come ogni altra cosa nella stanza, della scimmie sopra e quando Kurt le aveva tolte dalla carta, Blaine aveva riso.

“Pensi che tutto quello che è qui sia adorabile ” commentò Cooper, asciugandosi il sudore dalla fronte con la mano.

Guardò il fratello minore per un momento prima di lanciare uno sguardo a Burt e Carole.

Tutti e tre condivisero uno sguardo significativo che Blaine semplicemente non capì, ma era così stanco per cercare di trovare un’idea nella sua mente, così sollevò solo un sopracciglio verso di loro e prese un altro sorso della sua bibita.

“Cosa ne pensi di questa scimmietta di peluche se la metto seduta sul cassettiera?” chiese Finn cercando di bilanciare il peluche accanto ad una lampada a forma di albero della giungla.

Blaine annuì approvando il suggerimento e Finn esultò quando l’animaletto di peluche rimase in piedi.

“Grazie a dio…. Pensavo che questa cosa non sarebbe mai rimasta in piedi”

Non appena pronunciò queste parole , la scimmietta si inclinò in avanti e cadde sul pavimento, con grande divertimento da parte di tutti.

Blaine fu quello che rise di più, grugnendo tanto da sputacchiare il suo ginger ale che finì su tutti i suoi vestiti.

Kurt ruotò gli occhi affettuosamente per il suo sciocco marito e prese un asciugamani dal bagno degli ospiti per aiutare Blaine a pulirsi; quando fu di nuovo tutto asciutto e pulito, Kurt baciò le labbra al sapore di zenzero di Blaine ignorando i dolci cori di “awws” che vennero da tutta la stanza.

“Ti amo” sussurrò a suo marito e Blaine ricambiò le parole, sottolineando i suoi sentimenti con un altro bacio.

Dietro di loro, il gruppo degli Anderson/Hudmels misero un mucchio di vestiti per bambini nel cassettone e finirono di appendere alcuni dipinti di vari animali della giungla.

Nel giro di poche ore , avevano finito l’intera stanza e si misero seduti ad ammirare il loro lavoro mentre Rachel e Finn lasciarono la stanza per preparare qualcosa per pranzo ( visto che avevano finito tutto il cibo del Baby shower la sera prima).

Mentre erano via, Carole e Burt raccontarono agli altri alcune storie di quando Finn e Kurt erano bambini.

“… e poi entrai in camera e Kurt era seduto sul cassettone!

 Sua madre stava ridendo così forte e aveva la macchina fotografica in mano facendogli un foto, e non riuscivo a capire il perché, visto che era sul quel fottuto cassettone!

Ma ho scoperto che Kurt si era avvicinato e aveva aperto tutto i cassetti in modo da potersi arrampicare e potesse spruzzarsi in continuazione col profumo di sua madre  e lei pensò che fosse divertente e non potetti fare a meno di scoppiare anche io a ridacchiare!”

“Quanti anni aveva?” chiese Blaine una volta smesso di ridere e Burt sorrise.

“Poco più di due anni… quindi… penso che se la genetica significa qualcosa sul come si comporterà vostro figlio… avrete di sicuro le mani piene. Soprattutto visto che Cooper dice che saltavi su tutto  e con Kurt che si arrampicava ovunque… vi ritroverete con un piccolo alpinista tra le mani!!

“Oh mio dio” gemette scherzosamente Kurt, facendo ridere tutti per il suo tono.

Una volta che si furono calmati, Carole cominciò a raccontare una storia sulla voglia di Finn di girare nudo in pubblico, ma poi il soggetto di quella imbarazzante storia entrò nella stanza e fissò sua madre.

“Non raccontare quella storia, ti prego! È orribile”

“Oh ma tesoro… questa è la mia storia preferita” scherzò Rachel, entrando dietro al marito e avvolgendo le braccia attorno alla sua vita, “ Sono sicura che Blaine e Cooper amerebbero ascoltare di quando ti togliesti i vestiti e poi cominciasti a correre per tutto il vicinato , salutando tutti.”

Finn ruotò gli occhi borbottando qualcosa sottovoce che sembrò rendere tutto ancora più divertente, così tutti scoppiarono a ridere a crepapelle.

Kurt era praticamente piegato in due con le lacrime agli occhi e Cooper non stava messo meglio.

Blaine, invece, aveva smesso di ridere molto prima degli altri, e quando Carole notò Blaine smettere di ridere, subito si alzò dal posto sul pavimento, accanto alla culla, per andare a controllare suo genero.

“Blaine, tesoro, tutto bene? “

“Io… uh… il bambino… lui…”

Kurt spalancò gli occhi, guardando attentamente suo marito e vide cosa lo avesse lasciato senza parole.

Il pancione di Blaine, che solo a volte veniva spinto verso l’esterno dai calci e pugni del bambino, si stava muovendo piuttosto rapidamente, come se il loro bimbo non riuscisse a trovare una posizione comoda ed avesse bisogno di più spazio.

La mano di Blaine rimase sospesa sul suo pancione come se fosse impaurito di toccarlo nel caso spaventasse suo figlio e tutte le persone nella stanza si ammutolirono, guardando stupiti la parte superiore del pancione di Blaine sollevarsi in una specie di bozzo rotondo che poi continuò a muoversi abbastanza lentamente verso il basso, fino al suo ombelico.

“Oh mio dio.. si sta girando !” disse con voce dolce Carole, mentre Blaine spalancava gli occhi.

“È piuttosto doloroso” disse Blaine , ancora sconvolto da quello che stava accadendo al suo copro e Kurt si tirò su sulle ginocchia per poggiare , con delicatezza, una mano sul punto in cui loro figlio stava cercando di sistemarsi.

“Oh woow… tesoro”

“Questo l’ho decisamente sentito… oh mio dio… penso che potrebbe aver rotto qualcosa… o ammaccato gravemente qualcosa”

Finn e Cooper fecero dei commenti sugli alieni e su quanto tutto quello fosse inquietante, ma Kurt non prestò loro attenzione perché non era mai stato così ipnotizzato da qualcosa in tutta la sua vita come lo era dal loro bambino ancora non nato.

Dopo solo pochi secondi, il bimbo decise che quella posizione fosse scomoda così si ribaltò di nuovo , ma fece un movimento così ampio che l’intera stanza riuscì a vederlo e, nonostante fosse qualcosa di piuttosto doloroso per Blaine, fu comunque la cosa più pazza e bella che Kurt avesse visto in tutta la sua vita.

“Dio… ti amo “ disse, baciando il pancione prima di chinarsi per catturare la bocca di Blaine con la sua.

Attorno a loro, sentirono qualcuno bisbigliare di lasciare la coppia da soli per qualche minuto poi i ragazzi furono lasciati nella silenziosa nursery appena finita.

Blaine sorrise quando si allontanò da suo marito e coprì la mano di Kurt con la sua, sorridendo ancora di più quando Kurt riempì di baci la punta del suo naso.

“Ti amo anche io”

“Non riesco a credere che ha appena fatto tutto questo… è da pazzi”

“ E doloroso… penso che mi abbia rotto la milza”

“La milza?”

“O i miei reni… o i miei polmoni.

Non lo so, ma li ha rotti.

Penso che dovremmo aggiungere futuro ginnasta alla sua lista di successi insieme a ballerino di breakdance e pugile olimpionico.”

Blaine accarezzò la parte alta del pancione dove, in quel momento, il bambino stava scalciano e sospirò.

“Ora sta usando le mie costole come uno xilofono. Fantastico!”

“Oh tesoro” disse Kurt comprensivo.

Poggiò la mano su quella di Blaine e si chinò ancora più vicino al pancione, fermando quando il suo naso quasi lo toccava.

“Hey, bimbo…non dovresti colpire il tuo papà. Non è carino.”

Sorridendo, strofinò la guancia contro il ventre di Blaine e ride quando venne colpito alla mascella dal pugno del bambino.

“Oh mio dio… mi ha colpito!”

“Vuole molestare entrambi. Ho capito come funziona” scherzò Blaine, dando dei piccoli colpetti al suo pancione, quando il bambino scattò di nuovo e Kurt fu allontanato dal ventre per un momento, “ penso che non approvi le effusione dei suoi papà”

Diventerà uno di quei bambini che urla e corre per tutta la stanza ogni volta che ci coccoleremo.

“Oh… non sono mai stato uno di quei bambini. Ho sempre cercato di intrufolarmi tra gli abbracci ed i baci dei miei genitori. E tu?”

Blaine si morse il labbro per un momento e si accigliò.

“I miei genitori non sono persone che fanno queste cose quindi….”

Kurt alzò lo sguardo lanciando un’occhiata a Blaine, una di quelle che solo loro due capivano e quando Blaine lo vide, si sporse in avanti e baciò la testa di suo marito.

“Non saremo come loro… saremo migliori”

“Certo che lo siamo… siamo Kurt e Blaine…siamo migliori di tutti”

“Sei così vanitoso… lo amo”

“So che lo ami… come credi di essere rimasto incinto?”

Blaine scoppiò a ridere e spinse, scherzosamente, via Kurt.

“Sei tremendo!”

Rise alzandosi lentamente per uscire dalla stanza.

“Non prenderò più parte a questa volgare conversazione, vado a prendermi da mangiare”

“Oh si … perché hai lavorato così tanto oggi” li rimproverò, afferrando il bicchiere di soda di Blaine, seguendolo poi fino alla porta.

Prese la mano di suo marito con quella libera e sorrise quando Blaine ruotò gli occhi.

“Cerca di rimanere incinto e poi puoi prendermi in giro”

“Awww… non ho il gene… fa proprio schifo essere me”

Blaine rise di nuovo ,” Si, idiota… fa schifo essere te”



Più tardi quella sera, dopo che Kurt e gli altri erano tornati a casa , lasciando Blaine e Cooper soli nel loro appartamento, Blaine si ritrovò annoiato a morte.

Si sedette nella nursery , solo, dondolandosi avanti ed indietro sulla sedia mentre si guardava intorno nella stanza ormai finita.

I mobili coordinati stavano perfettamente con la vernice che aveva passato qualche settimana prima e tutte le decorazioni con le piccole scimmie facevano sorridere Blaine ogni volta che le vedeva.

Era ormai pronto ad accogliere questo bambino.

Ma nonostante fosse eccitato per l’imminente nascita di loro figli, c’era qualcosa che non andava.

Guardare Kurt andar via con Burt e Carole gli aveva fatto male al cuore.

Avevano passato un bel po’ di tempo ad augurarsi la buonanotte prima che Kurt se ne andasse ma invece di sentirsi contento che si sarebbero rivisti il giorno dopo per il compleanno di Kurt , si sentì come se qualcuno lo avesse spezzato a metà… ed odiava sentirsi così.

Sospirando, si tirò su dalla sedie e scese di soppiatto verso la camera di Cooper, bussando un paio di volte alla porta prima di entrare , trovando suo fratello maggiore sdraiato sul letto intendo a leggere un copione.

“Coop?” chiese , avvicinandosi per sedersi sul bordo del letto, “ possiamo parlare?”

“Certo schizzo… cos’è che ti turba?”

Blaine si sistemò meglio per stare più comodo, stendendosi , rilassato, accanto a suo fratello.

Cooper attesa fin quando Blaine non si rilassò prima di allungare una mano per dare una piccola pacca sulla pancia di suo fratello.

Il bambino scalciò forte al tocco, ma dato che era a testa in giù, il piede colpì il petto di Blaine che ansimò, in cerca d’aria per un secondo prima di alzare lo sguardo per fissare Cooper.

“Mi hai fatto dare un calcio”

“Nah… cercava di dare un calcio a me… ma si è confuso. Povero Chip … mi spiace per lui”

Blaine ruotò gli occhi al soprannome, ma decise di tornare al motivo principale per cui era venuto a parlare con Cooper.

“Sai che domani è il compleanno di Kurt, vero?”

“Umm…si? Non è come se tutti avessero parlato di altro negli ultimi 3 giorni”

“Beh… stavo cercando di capire cose potessi regalargli e lui mi ha detto di non volere nulla perché il bambino nascerà presto… ma vorrei comunque fare qualcosa per lui così stavo pensando che… io… uh… voglio… voglio…”

Vuoi?” lo prese in giro Cooper e Blaine tolse la sua mano dal pancione.

“Sta zitto… solo non so come dirlo”

“Sputa il rospo, fratellino. Se hai qualcosa di darmi… allora fallo… sono tutto orecchie”

Blaine si tirò su a sedere , sbattendo le palpebre a causa delle lacrime che minacciavano di uscire mentre guardava suo fratello.

“Sai che significhi molto per me, Coop.

Sei stato un fratello meraviglioso da molto tempo,  ed apprezzo davvero tanto tutto quello che hai fatto per me in questi ultimi mesi… ma … mi manca davvero tanto Kurt e … e so che sono venuto a stare qui con te perché lui mi ha fatto del male, ma sento che stiamo bene adesso.

Mi manca per tutto il tempo.

Mi manca stare con lui e svegliarmi accanto a lui e solo… mi sento come se fossi stato fatto a pezzi quando sono andato via … io…”

“Vuoi trasferirti di nuovo con lui?”

“Io… si… so che probabilmente pensi che sia una pessima idea, ma è cambiato, Coop! È così emozionato per questo bambino quanto lo sono io e so che ci ha messo un po’ per arrivarci , ma è dispiaciuto per quello che ha fatto ed è pronto per questo. So che lo è…”

“E ne sei sicuro?”

“Al 100%”

Cooper annuì ed abbassò la testa a fissarsi le mani, ancora poggiate sul suo grembo.

Sospirò.

“Sai… Stavo solo aspettando che venissi da me un giorno per dirmi che eri pronto ad andartene”

Blaine mormorò sottovoce accanto a lui e Cooper ridacchiò tra se.

“Tu e Kurt…. Voi due vi siete riavvicinati sempre di più da quando ti sei trasferito qui con me e davvero penso che l’aver vissuto separati ha fatto la differenza nel modo in cui Kurt ha affrontato tutto questo.

Hai ragione… ci sta provando… e non ci vuole un genio per vederlo.

Io… in realtà , l’ho guardato tutto il giorno mentre aiutava a decorare la nursery e perfino io ho potuto notare il cambiamento”

Blaine sorrise ed appoggiò una mano sul pancione, annuendo alle parole di Cooper.

“È cambiato molto”

“L’ho perfino sentito piangere prima mentre parlava a Carole della tua amniocentesi…”

“Davvero?”

“Si… ed ha detto che per lui è stato una specie di campanello d’allarme… che avrebbe potuto esserci qualcosa che non andava nel bambino e che tu avevi già dovuto affrontare tutta la storia dell’ospedale e poi questo e quando l’ho sentito parlarne con Carole, sapevo che le cose erano cambiate.

Ed ora sei qui, che mi dici che vuoi tornare da lui ed io… lo capisco perfettamente.”

“Davvero?”

“Si, ma…. Blaine non voglio che torni nel tuo vecchio appartamento”

“Ma…”

“Voglio che state qui… entrambi”

Blaine spalancò gli occhi

“Cosa?”

“Il tuo vecchio appartamento è così piccolo, Blaine… li non c’è una camera per il bambino!

Inoltre le serrature sono difettose e fa schifo.

Cioè… so che siete legati a quel posto… ci avete vissuto da sempre, ma mi sentire meglio se viveste qui invece.”

“Coop…!”

“Quindi, domani quando passerai la giornata con tuo marito per il suo compleanno e gli dirai che vuoi tornare a vivere con lui… assicurati di dirgli che verrete a vivere in questo appartamento”

“Cooper! Questa è casa tua! Non possiamo semplicemente prendercelo!”

Ti prego. L’affitto di qui non è molto più altro di quello del vostro vecchio appartamento e non provare a dirmi che non stavate già cercando un nuovo appartamento.

Questo posto è perfetto per voi e se non volete stare qui, non dovete, ma già c’è una stanza in fondo al corridoio tutta pronta per il vostro bambino e sarebbe da stupidi portare tutto da qui al vostro vecchio appartamento da cui dovresti comunque andare via perché è troppo piccolo da viverci per chiunque.”

Blaine fissò suo fratello scioccato, lacrime di felicità scorrevano dai suoi occhi mentre si passava le dita sulle guance.

“Non so come ringraziarti…. Ti voglio tanto bene, Coop”

“Ti voglio bene anche io, schizzo” .

Cooper strinse suo fratello minore in un abbraccio e sorrise quando Blaine cominciò a piangere contro la sua spalla.

“Sarò davvero felice quando i tuoi ormoni si stabilizzeranno di nuovo perché sei troppo emotivo per i miei gusti”

Blaine gli diede un colpetto al braccio e Cooper rise, accarezzando l’altro uomo teneramente sulla schiena.

“E se i soldi sono un problema per voi due, posso aiutarvi visto che ho scelto io questo posto…”

“Coop…”

“Ma dopo che Chip sarà nato e voi due vi trasferirete qui completamente, tornerò a LA.

Ho già pianificato tutto”

“Cosa?”

“Lo vedi questo?” Cooper fece scivolare il copione che stava leggendo verso Blaine e vide gli occhi di suo fratello brillare, “ Si… ho ottenuto il ruolo da protagonista”

“Lo stavi studiando quando eravamo a Providence!”

“Si… ed ho ottenuto la parte… ed inizierò a registrare ad Agosto e gireremo in California, quindi devo tornare li e prepararmi”

“Perché non hai detto nulla?”

“Perché volevo vedere come andavano le cose tra te e Kurt. Non volevo darti questa notizia in caso le cose tra voi due non stessero andando bene perché non ero certo di accettare il ruolo altrimenti, ma quando sono tornato qui e vi ho visti insieme di nuovo ed ho visto quanto crescendo Kurt per sistemare le cose, ho capito che le cose sarebbero andate bene.

Così ho accettato il ruolo ed andrò via non molto dopo la nascita di Chip”

“Woow… non so cosa dire”

“Puoi farmi le congratulazioni?”

Blaine sorrise luminosamente e si allungò di nuovo ad abbracciare suo fratello.

“Congratulazioni Coop! È meraviglioso”

“Lo so…vero? Io sto preparandomi per recitare questo nuovo fantastico ruolo e tu stai per avere un bambino.

Anno impegnativo per i fratelli Anderson, giusto?”

“È stato un anno folle, vero?”

“Ci puoi scommettere il culo che lo è stato”

Cooper diede una gomitata a Blaine e Blaine gli cacciò la lingua. Entrambi i fratelli si stavano godendo il loro momento insieme.

Presto non sarebbe stato più così, non con il bambino in arrivo e Cooper pronto a tornare a LA; ma nonostante gli imminenti cambiamenti, sembrò che i due fratelli Anderson fossero più uniti che mai e non avrebbero voluto diversamente.



“Perché continui a bussare ogni volta che vieni qui?” chiese Kurt aprendo la porta per far entrare Blaine.

Jennycat si fece largo tra i due uomini e Blaine la prese in braccio e se la strinse al petto mentre seguiva Kurt in salotto.

Quando i genitori di Kurt lo notarono, subito si alzarono dai loro posti per andare a salutare lui ed il suo pancione, parlando e coccolando il bambino che si stava muovendo.

“È un piccolo ballerino, vero?” chiese Carole poggiando una mano nel punto in cui si sentiva muovere il bambino.

Blaine annuì e baciò la testa di Jennycat prima di lasciarla saltare sul divano.

“Credo pensi  sia divertente spostarsi tanto e tenermi anche sveglio la notte. Giuro non ho dormito bene la scorsa notte ma quando mi sono svegliato stamattina , ha deciso finalmente di addormentarsi e quando ha realizzato che avrebbe ricevuto tutte le attenzioni dei suoi nonni… ha deciso di muoversi di nuovo” .

“Presto la smetterà. Una volta che diventerà più grande, ci sarà meno spazio per muoversi e quindi si rilasserà.

Anche Finn era così; si muoveva per tutta la notte e non riuscivo a riposare e quando ero sveglia e mi muovevo in giro , dormiva.

Penso lo facesse per darmi fastidio”

“Questo è Finn per te” commentò Kurt da sopra le sue spalle mentre spostava alcune cose dal divano e dal tavolino.

Una volta finito di pulire un altro angolo del salotto, si diresse verso Blaine e lo baciò , sorridendo quando sentì Blaine gemere.

“ Stai bene tesoro?”

“Sto bene… solo… mi sei mancato… questo è tutto”

“Mi hai visto ieri sera”

“Ma mi sei mancato lo stesso” disse Blaine, facendo il broncio e colpendo Kurt su una spalla.

Carole e Burt osservavano questo scambio in silenzio, scambiandosi degli sguardi consapevoli e poi si allontanarono per tornare a sedersi.

Una volta che si furono tolti dai piedi, Kurt si avvicinò a suo marito e lo abbracciò baciandolo pienamente prima di allontanarsi e poggiare la fronte contro quella di Blaine.

“Mi sei mancato anche tu, se vuoi saperlo”

“Buon compleanno… come ci si sente ad avere un anno in più?”

“Non mi sento più vecchio. La mia schiena è schioccata stamattina ed ho quasi scherzato sul fatto di dover aver bisogno di un salvavita ma… mi sono ricordato che mio padre è qui quindi…”

Burt protestò dietro di loro e Blaine rise, spingendo scherzosamente suo marito pe una spalla mentre si scusava con suo suocero.

“Non essere cattivo con tuo padre… è energico come una volpe”

“Si… come se qualcuno sapesse cosa significa” lo prese in giro Kurt.

Kurt portò Blaine sul divano e si sedette accanto a lui, poggiando immediatamente una mano sul pancione gonfio di Blaine.

Un calcio veloce colpì il palmo della sua mano e Blaine sbuffò ruotando poi gli occhi.

“Tuo figlio sta cercando di uccidermi.

Morto a causa di tutta l’aria che calciata via dai miei polmoni… ecco come morirò… Kurt, e sarà colpa tua”

“Scusami? È anche parte di te, grazie tante”

“Ma ha preso i suoi calci alti da te, non da me. Io non so calciare così in alto. Non sono così flessibile”

“Mi permetto di dissentire” disse Kurt, uno sguardo malizioso sul viso.

Un colpo di tosse spezzò il loro inesorabile flirtare e Kurt ruotò gli occhi verso suo padre quando notò l’uomo anziano con le guance rosse che li guardava divertito.

“Papà… ho quasi 30 anni e mio marito è incinto. Ho superato l’età in cui mi imbarazzavo su tutto quello che riguarda il sesso.”

“Sto solo cercando di capire dove sia finito quel ragazzo che si infilava le dita nelle orecchie cantando ogni volta che qualcuno parlava di sesso…mi manca quel ragazzo”

“Quel ragazzo…” iniziò Kurt , solo per essere interrotto da Blaine quando l’altro uomo batté le mani per bloccare, efficacemente, l’imminente conversazione imbarazzante.

“Allora … quali sono i piani per oggi?”

“Beh…”  intervenne Carole, capendo che Blaine aveva bisogno di aiuto, “ Io e Burt vogliamo portarci a cena fuori , quindi qualsiasi cosa abbiate pianificato, voi due potete andarci ora e poi possiamo incontrarci qui intorno alle 19 se non vi dispiace.”

“Perfetto” concordò Blaine, voltandosi verso suo marito, “in realtà ho pianificato qualcosa per le 13, quindi se sei pronto, possiamo uscire ora e …”

"Oh, sono pronto. Devo solo mettermi le scarpe e possiamo andare."

“Grande”

Blaine aspettò che Kurt si infilasse gli stivali ed una volta che ebbe finito, entrambi gli uomini salutarono Burt e Carole e lasciarono l’appartamento.

Blaine non riusciva a trattenere l’eccitazione e praticamente saltellò durante tutto il viaggio in taxi dall’appartamento verso il luogo che aveva programmato di visitare per prima quel giorno.

Quando finalmente arrivano alla loro prima destinazione, Kurt sembrò confuso, ma permise a suo marito di condurlo all’interno del piccolo edificio; una volta dentro spalancò gli occhi alla vista delle foto sul muro.

“Stiamo per…”

“Si! Ho pensato che sarebbe stato un bel posto per iniziare I festeggiamenti per il tuo compleanno”.

“Oh Blaine…”

“Spero non ti dispiaccia… mi rendo conto che questo è qualcosa un po’ per entrambi, ma…”

“Lo sai che non mi dispiace…. Solo.. woow tesoro”

Blaine sorrise e si avvicinò all’accettazione, sorridendo alla receptionist quando la donna spostò il vetro per salutarlo.

“Anderson-Hummel abbiamo un appuntamento alle 13”

“Ahh sii… uno dei pazienti della dottoressa Banes… vi chiamerò appena siamo pronti”

“Okay grazie” Blaine portò Kurt verso alcune sedie vuote ed entrambi si accomodarono, con Kurt ancora preso ad osservare le foto sul muro.

"Faremo foto come queste?"

"Sì. Qualunque posa tu voglia… e poi ci saranno altre belle sorprese, quindi…”

Kurt saltellò sulla sedia, sorridendo da un orecchio all’altro mentre sfogliava un catalogo con tutte le diverse pose che i due uomini potevano fare per le loro foto.

Questo era il primo regalo per Kurt, alcune foto “pre-nascita” di loro due così da poter ricordare la gravidanza ed anche se era un regalo per entrambi ( Blaine realizzò che la maggior parte dei suoi piani per la giornata riguardava entrambi così di rattristò un po’) ma a Kurt sembrava non importare affatto.

In realtà il festeggiato sembrava entusiasta per tutto quello che sarebbe successo e fu evidente in tutte le sue foto.

Fecero alcuni scatti di loro due abbracciati, alcuni di Kurt che baciava e toccava il suo pancione ed alcuni solo di Blaine.

Poi fecero alcune foto solo del pancione di Blaine, con le loro mani che lo accarezzavano e alla fine del servizio fotografico, Kurt stava saltellando in punta di piedi, ignorando le foto sul computer.

Blaine gli lasciò scegliere quali foto prendere visto che era il suo compleanno e quando il fotografo diede loro il pacchetto di foto ed alcuni CD con le foto digitali, Kurt baciò Blaine sulla testa e lo ringraziò per il meraviglioso regalo.

“Non è finita qui” gli disse Blaine mentre si dirigevano verso un altro edificio e quando arrivarono alla loro seconda destinazione, Kurt spalancò di nuovo gli occhi.

“Stiamo…”

“Stiamo per vedere se lui ha davvero il tuo naso”

“Blaine…”

E fu così che finirono per fare una ecografia in 3D/4D.

Per tutto il tempo, Blaine fu preoccupato che il bambino fosse sceso troppo in basso per ottenere una buona ecografia, ma fortunatamente per lui, il bambino era in un’ottima posizione per essere fotografato; così fecero alcuni scatti.

Kurt ebbe gli occhi lucidi per tutto il tempo, le mani strette a quelle di Blaine mentre osservavano il tecnico delle ecografia mostrar loro differenti angolazioni del corpo del bambino e quando lei ingrandì il viso del loro bambino, Blaine strillò.

“Quello è il tuo naso, Kurt! Guardalo! Ha il tuo naso!”

“Oh mio dio, davvero!”

“Lo sapevo! Te lo avevo detto che avrebbe avuto il tuo naso!”
 
“Avevi ragione su tutto” sospirò Kurt, la voce bassa per lo stupore.

Il tecnico mostrò loro ancora qualche angolazione e fece alcune foto prima di stampare e dare tutto alla coppia.

Una volta che Blaine si tolse il gel dal pancione e si sistemò gli abiti , baciò Kurt e poi si allontanò ridendo gli occhi strizzati per la felicità.

“Non riesco a credere che sia così bello”

“È adorabile ed il bambino più bello al mondo e non è ancora qui ed io lo amo così tanto”

“Lo so… anche io”

“Ed amo te”

“Ed io ti amo di più. Buon compleanno , Kurt”



Il resto del suo compleanno lo passarono andando a vedere uno spettacolo a Broadway e poi si incontrarono con Burt e Carole per cena.

La cena fu piacevole ed ai genitori di Kurt piacque molto guardare le foto che i due uomini avevano fatto quel giorno.

Burt fu particolarmente entusiasta di guardare le foto in 3D.

“Ha il naso di tua madre, figliolo” disse, la voce incrinata dall’emozione e Blaine si morse il labbro per evitare di mettersi a piangere a tavola per quanto fosse felice che loro bambino avrebbe avuto il naso della madre di Kurt.

“Sarà un vero tesoro. In realtà lo è già” osservò Carole mentre studiava le foto.

Parlarono dell’aspetto del bambino e delle foto che Blaine e Kurt avevano fatto prima e quando arrivarono le loro pietanze, Blaine era così affamato che spazzolò praticamente tutto, sentendosi poi in imbarazzo per quanto avesse mangiato così voracemente mentre gli altri stavano ancora mangiando.

“Non devi sentirti così agitato per aver mangiato così velocemente, tesoro.

Sei incinto e capita”  disse Carole per calmarlo, accarezzando la sua mano.

Blaine le credette e le sorrise, grato che qualcuno almeno lo capisse; più tardi, quando decisero di fare una passeggiata fino a casa per smaltire il cibo le restò accanto parlando di differenti cose legate alla gravidanza.

Una volta arrivati all’appartamento, Burt e Carole scambiarono uno sguardo d’intesa con Blaine e fu così che capì che loro sapevano quale fosse la sua prossima mossa.

Ovviamente Cooper aveva detto loro che Kurt si sarebbe trasferito nell’altro appartamento ed era per questo che continuavano a scambiarsi questi sguardi tra loro.

“Buona fortuna” gli sussurrò Carole entrando nell’edificio e Blaine fece un profondo respiro e si girò verso suo marito.

Kurt lo guardò con curiosità, un bellissimo sopracciglio aggrottato mentre lo fissava.

“Sembri spaventato per qualcosa”

“Non lo sono”

“Allora cosa c’è che non va?”

“Ho un altro regalo per te in realtà”

“Oh mio dio Blaine… cosa ti… ti avevo detto che non dovevi farmi nulla ed hai già fatto così tanto per me oggi! Non mi hai ascoltato?”

“Ovviamente no” scherzò Blaine, avvicinandosi a Kurt per prendere la mano dell’uomo più grande.

Poggiò la mano di Kurt sul suo pancione e si chinò per catturare le sue labbra in un caldo e profondo bacio, “ primo di tutto… buon compleanno… sono così felice di aver potuto celebrarne così tanti insieme a te e ti amo moltissimo”

“Ti amo anche io”

“E voglio dirti che sono così orgoglioso di te per essere andato in terapia per me e per il bambino e per aver lavorato su te e su noi per far funzionare di nuovo le cose e… ed io… solo… grazie.

Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo e queste ultime settimane insieme a te sono state meravigliose.

Ho avuto la possibilità di vederti crescere e mi sono innamorato di te sempre di più ogni giorno e voglio tornare con te di nuovo”

“Tu…”

“Voglio dire… vivere di nuovo insieme.

Non voglio più starti lontano.

Voglio svegliarmi accanto a te di nuovo e passare tutto il tempo con te di nuovo come una volta e… voglio solo stare con te.

Odio il fatto che viviamo separati… voglio che torniamo ad essere noi di nuovo.”

“Oh Blaine”  singhiozzò  Kurt per poi stringerlo tra le sue braccia, piangendo contro la guancia dell’uomo più basso mentre lo teneva stretto a se.

“Blaine, Blaine, Blaine”.

“Ma voglio anche che ci trasferiamo in un posto più grande.

Quindi… voglio che tu e Jennycat vi trasferiate da me”

Kurt indietreggiò un momento, studiando il marito con gli occhi azzurri bagnati di lacrime , “vuoi che ci trasferiamo con te e Cooper?”

“Beh… me, per lo più… Cooper si sta per trasferire a LA”

“Davvero?”

“Si…. E mi ha detto che possiamo farci carico del suo affitto e tutto una volta che sarà andato via.

Il posto è più grande ed è il miglior posto per crescere la nostra famiglia.

Inoltre non dovremmo più combattere con la porta difettosa che non si chiude correttamente o che si blocca e…”

“lo farò… mi trasferisco”

“Davvero?”

“Certo! Oh mio dio Blaine… io… questo è meraviglioso!”

“Quindi ti sono piaciuti i tuoi regali di compleanno?”

“Li ho amati ed amo te così tanto” sussurrò Kurt, sporgendosi in avanti per baciare Blaine.

I due uomini si strinsero l’un l’altro, le braccia avvolte ai loro corpi, fusi insieme come a formare un'unica persona per la prima volta dopo molto tempo.



C’erano voluti mesi per tornare dove erano ora, dal terribile litigio in ospedale e spaventi in abbondanza, ed ora eccoli qui, fuori dal loro vecchio condominio, che si baciavano, piangevano e si stringevano l’un l’altro senza voler mai lasciarsi andare.

Ed era tutto perfetto.

Era stato il miglior compleanno che Kurt Hummel avesse avuto da tanto tempo e, essere li tra le braccia di Blaine, e sentire loro figlio scalciare contro di lui… non voleva che quel momento finisse…mai

NOTE

ed eccoci alla parte più difficile... le note... ahaha...

Allora... Baby shower l'ho lasciato così perché non c'è una parola simile in italiano... è una tradizione americana... e festa del bambino per noi è "altro"... ma se avete qualche suggerimento sono tutta "dita"!

per il resto... ho amato Cooper in questo capitolo!! e i regali di Blaine per Kurt....

Ho pubblicato oggi perché domani non posso ... a giovedì prossimo!!!

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Capitolo 27
*** capitolo 27 ***


Kurt si trasferì nel nuovo appartamento la prima settimana di Giugno, non molto tempo dopo il suo compleanno.

Tutti lo aiutarono a trasferirsi ed in un paio di giorni lasciò il vecchio appartamento e si stabilì con Blaine e Cooper ( il loro vecchio appartamento fu preso abbastanza rapidamente da una giovane coppia che cercava un posto per iniziare una nuova vita in una nuova città e Blaine fu grato che non dovessero più avere a che fare con quel posto, nonostante i tanti ricordi… belli e brutti… che avevano in quell’edificio).

Una volta che si fu sistemato, Kurt si ritrovò travolto dalla ridicola quantità di tempo che aveva da passare con Blaine.

Certo, le cose al lavoro erano in piena attività, ma Isabelle gli aveva detto di prendersela comoda e che lei e Chase si sarebbero occupati di alcuni suoi progetti soprattutto visto che la data prevista per il parto si stava avvicinando e che il tempo che avrebbero potuto passare da soli sarebbe diventato molto raro in futuro.

Perfino Cooper fece del suo meglio per restare fuori dai piedi, andando in giro per la città ed andando a degli appuntamenti con delle donne più giovani ed affascinate dalla sua celebrità e che trovavano il famoso attore di Hollywood, Cooper Anderson, irresistibile.

Diversamente da Cooper , Burt e Carole tornarono in Ohio, promettendo loro di tornare da loro quando la gravidanza sarebbe giunta al termine ( o quando Blaine sarebbe entrato in travaglio a seconda di quale delle due sarebbe arrivata prima).

Quindi, visto che erano tutti fuori dai piedi, i due uomini ebbero la possibilità di passare insieme dei bei momenti, sfruttandoli al meglio… e cioè parlando, facendo sesso e tutte queste cose fantastiche.

Kurt era estremamente felice di essere di nuovo con Blaine, visto che gli era mancato essere accanto al marito per tutto il tempo come al solito ed anche se aveva avuto molte difficoltà a capire come girare per l’appartamento ( come aveva fatto Blaine, aveva l’abitudine di sbattere contro i muri non conoscendo bene il posto) gli piaceva davvero molto la sua nuova casa.

Sembrava piacere anche a Jennycat che era anche molto eccitata di essere di nuovo accanto a Blaine, rifugiandosi costantemente contro il suo pancione mentre dormivano… e Kurt aveva fatto tantissime e bellissime foto come prova.

Tuttavia, una cosa che Kurt non si sarebbe aspettato ( anche se in realtà avrebbe dovuto sapere che sarebbe successo) fu che durante l’ultimo mese di gravidanza, Blaine era diventato piuttosto depresso.

Assolutamente infelice.

Essere incinto durante una calda ed afosa estate era terribile; Blaine non era mai a suo agio nemmeno con l’aria condizionata a pieno ritmo mentre stava sdraiato nella loro camera da letto con indosso solo un paio di slip troppo stretti.

Ma quando la temperatura salì intorno ai 35 gradi , Blaine divenne incredibilmente infelice, lamentandosi continuamente mentre faticava a trovare un posto fresco dove potersi stendere e rilassare.

Per la seconda settimana di Giugno ( Blaine era ormai alla 35 settimana)  le cose tra loro si inasprirono un po’.

Kurt cominciò a tornare a casa da un marito scontroso che si lamentava in continuazione della mani e dei piedi gonfi e di quanto odiasse il fatto che fosse sempre sudato.

Kurt si sentì perfino in colpa quando, entrando in casa, trovò Jennycat chiusa fuori dalla porta della camera da letto su cui era attaccato un biglietto in cui si implorava chiunque fosse arrivato a casa di non lasciarla entrare perché faceva troppo caldo avere un gatto steso su di te con un tempo così terribile.

Un particolare pomeriggio, poi, mentre il sole splendeva e c’erano più di 35 gradi di umidità, Kurt tornò a casa , trovando di nuovo Jennycat appollaiata fuori dalla porta con lo stesso biglietto appiccicato al muro.

Facendo schioccare la lingua contro il palato, Kurt guardò il biglietto e la gatta, prima di sospirare.

“Il paparino cattivo ti ha chiuso di nuovo fuori dalla stanza?” chiese e, prendendo in braccio la gatta, aprì silenziosamente la porta della loro camera da letto.

Blaine era steso sul loro letto di fronte a lui, quasi completamente nudo a parte un paio di boxer della taglia sbagliata.

La pelle luccicava a causa del sudore ed il suo viso era completamente rosso.

“Per favore… non portarla dentro” lo implorò l’uomo incinto, la voce incrinata dalle lacrime.

Kurt si voltò immediatamente per posare il gatto in corridoio prima di chiudere la porta per poi raggiungere l’emotivo marito.

“Aww… tesoro. Cosa c’è che non va?”

“Mi sento uno schifo” piagnucolò Blaine, cercando di trattenere le lacrime e si passò una mano sul pancione e rabbrividì.

“Sono così sudato e puzzo… ed è così difficile per me muovermi e… e guarda il mio stomaco, Kurt! Ho delle smagliature! Delle smagliature!”

Kurt si chinò per guardare il punto che Blaine stava indicando e sospirò, ruotando gli occhi quando vide soltanto delle minuscole linee rosse da entrambi i lati della parte bassa del pancione di suo marito.

Erano solo un paio di linee, ovviamente nuove visto che non c’erano prima, ma ce n’erano abbastanza per far scoppiare Blaine.

“Amore… sono piccole… probabilmente spariranno in un paio di settimane dopo la nascita del bambino”

“Non puoi saperlo! Il mio copro non sarà mai più lo stesso.  Avrò la pancia, floscia e con le smagliature. Diventerò grasso e ti chiederai perché sei rimasto con me”

“Baby, no!” sussurrò Kurt, chinandosi per baciare l’appiccicaticcia guancia di Blaine.

Passò una mano tra i capelli bagnati del marito e sospirò.

“Sei bellissimo, soprattutto ora che sei incinto di nostro figlio… sei così bello e non me ne frega nulla se hai le smagliature o la pancia o altro.

Sarai sempre bellissimo per me”

“Si.. si è facile per te dirlo, Adone” disse Blaine mettendo il broncio e sbattendo rapidamente gli occhi.

Kurt asciugò attentamente il sudore e le lacrime dalle guance di Blaine e poi si stese sul letto accanto a lui, facendo attenzione a non avvicinarsi troppo nel caso stesse esagerando.

“Come mai non vuoi far entrare Jennycat? È qui in corridoio che aspetta che tu la faccia entrare”

“Fa così caldo, Kurt… fa dannatamente caldo e lei vuole stendersi su di me tutto il tempo e… e so che sente la mia mancanza ed anche a me manca… ma lei è così pelosa ed io sono sudato e lei lascia peli dappertutto su di me… e qui dento fa troppo caldo! Mi dispiace per lei che continua a miagolare e a grattare sotto la porta… ma non puoi capire… fa solo troppo caldo per coccolarla!”

Kurt sorrise , concordando col lamentoso marito; dolcemente poggiò una mano sul pancione di Blaine , aggrottando le sopracciglia quando sentì quanto fosse calda la sua pelle.

Il bambino si mosse un po’ al tocco, facendo lamentare Blaine, per poi calmarsi.

Kurt si accigliò.

“Penso che anche lui sia sfinito”

È stretto li dentro… è schiacciato contro tutti i miei organi ed entrambi siamo scomodi.

Onestamente , non vedo l’ora di partorire perché è una rottura”

“Mi dispiace che tu non ti senta bene” disse a bassa voce Kurt, baciando di nuovo i ricci di Blaine, prima di iniziare a togliersi i vestiti per mettersi qualcosa di più fresco.

Blaine lo guardò per un momento prima di girarsi su un fianco per accoccolarsi un po’, poi un piccolo gemito uscì dalle sue labbra.

“Questo ha fatto male”

“Cosa ha fatto male?” chiese Kurt , lasciando cadere sul pavimento i pantaloncini che stava per indossare.

Vide Blaine fare una smorfia prima di attraversare di corsa la stanza per salire, freneticamente, sul letto e poggiare una mano sul pancione di Blaine.

“Cosa ti fa male?”

“Queste stupide contrazioni di Braxton Hicks… ne ho avute un po’ negli ultimi giorni… questa qui… questa qui non è stata piacevole”

“Sei sicuro che non fosse una vera contrazione’”

“Beh… se ne avrò un’altra presto… probabilmente lo era, ma penso che fosse solo una di quelle di Braxton… non devi preoccuparti.

Va a metterti i pantaloncini”

Kurt aspettò qualche minuto nel caso succedesse qualcosa, ma Blaine gli fece cenno di andare per poi stendersi sull’enorme letto, tipo stella marina.

Fuori dalla porta, Jennycat miagolava e grattava con le zampe, facendo sentire in colpa Blaine e Kurt per averla lasciata in corridoio; ma dopo qualche minuto in cui continuò a piagnucolare, la gatta se ne andò in giro a fare altro.

Una volta che se ne fu andata, Kurt salì sul letto accanto a Blaine, che stava quasi per crollare dal sonno, e cominciò a spalmare del burro di cacao sulla pelle tesa del pancione di suo marito.

“Questi segni spariranno, sai? Sei stato davvero bravo a tenere la pelle sempre idratata e sei riuscito a tenerle lontane per molto tempo… ora si sono formate solo perché stai per partorire ed il bimbo sta crescendo molto”

“Uh…Huh…” disse Blaine assonnato, sbattendo gli occhi scuri mentre Kurt massaggiava il suo pancione.

“È bellissimo”

“Bene” sussurrò Kurt.

Passò le mani sui fianchi di Blaine, mordendosi il labbro quanto sentì, sotto le mani, la pelle ancora più calda.

“Sei bollente , tesoro… accidenti, scotti!”

“Sono un’incubatrice umana” borbottò Blaine, chiudendo gli occhi, “ come quelle che si usano per le uova ancora non schiuse dei pulcini… solo che la mia è umana e…”

“Oh Blaine… vai a dormire amore…. Stai iniziando a blaterare.”

“Okay”.

Kurt ridacchiò tra se ed una volta che sentì il respiro di Blaine regolarizzarsi, poco dopo avergli detto di andare a dormire, e che la crema si fu assorbita, Kurt si sentì sfinito.

Sbadigliando, lanciò di lato la bottiglia di burro di cacao e si stese accanto a suo marito, attento a non avvicinarsi troppo per evitare che il calore in più lo svegliasse, ma strinse comunque la sua mano , intrecciando le dita gonfie di Blaine con le sue.

“Ti amo”.



“Tesoro perché non sei a letto?”

Blaine alzò lo sguardo dal libro e sospirò, scivolando sul divano così che Kurt potesse sedersi e accoccolarsi  a lui.

“Il bambino ha il singhiozzo e mi ha svegliato”

“Il singhiozzo?”

“Si.. vieni a sentire”

Kurt si sedette accanto a suo marito e lo tirò sul suo grembo, avvolgendolo con un braccio e poggiò una mano sul pancione.

Immediatamente, sentì questi strani, piccoli movimenti leggermente diversi dai soliti calci o pugni ed in più erano molto frequenti.

Quando sul suo viso apparve un’espressione confusa, Blaine rise, facendo tremare il suo corpo contro quello di Kurt.

“Lo hai sentito? Ha il singhiozzo… povero piccolino”

“È questo quello che senti quando il bambino ha il singhiozzo?”

“Si… lo ha tipo da un’ora , ora… no so come farlo smettere… cioè l’ultima volta che lo ha avuto è passato da solo quindi… spero solo passi presto.

È stanco e lo sono anche io”

Kurt sorrise e strofinò la testa contro il collo di Blaine, respirando il suo profumo mentre Blaine sfogliava un libro di nomi per bambini.

“Hai già trovato qualche nome?”

“No… e tu? Hai pensato a qualcosa?”

“No, niente”

“Questo piccolino nascerà con il singhiozzo e senza nome.

Non lo avrà fin quando non farà un mese. Vedrai!”

“Forse prima di poter scegliere il suo nome, abbiamo bisogno di vederlo .

Sai… come nei film.

La gente decide un nome e poi il bambino nasce e non assomiglia al nome che avevano scelto.

E se fosse così anche per noi?

Cioè… dovremmo sceglierne un paio e quando nascerà… lo sapremo!”

“In realtà è quello che stavo pensando anche io.

Non voglio scegliere un nome che poi non è adatto a lui.

Deve avere un nome degno di lui… cioè… non lo chiamerò Patrick se poi non assomiglia ad un Patrick, sai?”

“Bene… perché a me non piace il nome Patrick comunque!”

“Kurt!”

“Lo sto solo dicendo”

“Ma… e se poi assomiglia a Patrick?”

“Beh… allora dovrà solo assomigliare a qualcun altro”

Blaine ridacchiò e spintonò la gamba di Kurt, chiudendo il libro per lanciarlo di lato e si accoccolò di nuovo tra le braccia di suo marito.

“Non lo chiamerò Junior o Chip… Cooper può andare al diavolo!”

Kurt sorrise.

“Immagino che lo capiremo quando nascerà.

Mancano solo 3 settimane  e mezzo.”

“Si… e non abbiamo ancora finito tutte le lezione del corso prenatale”

“Lo capiremo” lo consolò Kurt, stringendo le braccia attorno a Blaine per stringerlo più forte, “ Altrimenti possiamo sempre chiamarlo Patrick…”

Blaine ridacchiò.

“… Junior o Chip mentre impariamo a fare i genitori”

“Sei un idiota”

“Mi ami”

“Si”



Per le successive due settimane, Blaine dovette affrontare il singhiozzo del bambino, gli orribili crampi alle gambe ( di quelli che erano così atroci da farlo svegliare e piangere dal dolore), che facevano spaventare tanto Kurt, ogni singola volta, ed altri disagi degli ultimi giorni di gravidanza.

Era così vicino al traguardo, poco più di una settimana e mezzo ancora, ma sembrava come se fosse in ritardo.

I giorni e le notti sembravano lunghissimi come se si fossero mescolate insieme per tutto il tempo.

Non riusciva a dormire, aveva sempre forti bruciori di stomaco e quasi tutte le notti restava steso sul letto completamente sveglio, sudato e dolorante, a causa delle contrazioni di Braxton Hicks.

Kurt, cercando di fare attenzione più che poteva,  faceva del suo meglio per aiutare Blaine, ma c’era davvero così poco che poteva fare visto che la maggior parte dei disagi di Blaine erano causati dal peso del bambino dentro di lui e dal modo in cui il suo corpo si stava preparando per il parto.

Il più delle volte, era come se Blaine galleggiasse  tra il dormiveglia e l’essere completamente sveglio.

Cominciò ad addormentarsi la sera tardi per essere poi svegliato da forti crampi allo stomaco o dei terribili crampi al polpaccio che lo facevano gemere di dolore e, per il resto della notte, rimaneva sveglio seduto in salotto con Jennycat mentre Kurt e Cooper dormivano nelle loro rispettive camere.

A volte Kurt si svegliava in un letto vuoto e trovava suo marito addormentato sul divano, così faceva del suo meglio per non disturbare Blaine sapendo quanto fosse raro e prezioso il suo riposo ora che l’uomo incinto soffriva di insonnia ed altri dolori; ma poi Blaine si svegliava a causa di un crampo o perché aveva la sensazione di dover vomitare e quindi tutto era inutile.

Verso la fine di Giugno, quando una corrente d’aria fredda proveniente dal Canada arrivò a New York, portando temperature più fredde e clementi, Blaine passò molto tempo a passeggiare , da e verso l’edificio delle loro sedute di terapia di gruppo ( continuavano ad andare perché sentivano di averne ancora bisogno nonostante le cose tra loro andassero bene) e verso altri posti in giro per la città.

Kurt lo accompagnava ogni singola volta, ma Blaine gli diceva che stava bene e che sarebbe andato tutto bene.

Kurt, naturalmente, andava comunque.

Poi, una settimana prima della data di scadenza ( giusto un paio di giorni dopo il 4 Luglio, che nessuno aveva festeggiato visto che Blaine era esausto e soffriva molto per il dolore ai fianchi) Blaine e Kurt andarono al loro ultimo appuntamento con l’ostetrica prima della nascita del bambino.

La dottoressa Banes vedeva abbastanza spesso Blaine da quando aveva superato la 36 settimana, quindi non è che non si vedessero mai eppure quando entrò nella stanza, quel giorno, sorrise ed elogiò i due uomini.

“È l’ultima settimana. Il bambino nascerà da un momento all’altro”.

“Lo ha detto anche l’ultima volta” borbottò Blaine, piegandosi in avanti quando iniziò una delle contrazioni di Braxton Hicks.

Kurt accarezzò la sua schiena e mormorò: “un’altra contrazione?”

“Le odio… vorrei solo avere quelle vere così che tutto sarà finito”

La dottoressa sorrise comprensiva verso Blaine.

“La maggior parte delle persone non vede l’ora di partorire perché nelle ultime settimane di gravidanza di avviliscono, ma poi… quando nasce il bambino sentono la mancanza della gravidanza.”

“Si come no…” mormorò sottovoce Blaine e la Banes ridacchiò, aiutando il ragazzo a stendersi per poter controllare il battito cardiaco del bambino e fare l’ecografia.

Mentre passava la bacchetta sul pancione incredibilmente gonfio di Blaine, Kurt guardava, con meraviglia, suo figlio muoversi .

Era enorme ora; Blaine pensava pesasse sui 3,5 kg e sembrava così diverso , sullo schermo , dalle precedenti ecografie.

Inoltre, videro anche qualche altra cosa durante l’ecografia: dei piccoli ciuffi bianchi sulla nuca del bambino.

“Quelli sono i suoi capelli” disse la Banes, la prima volta che Kurt indicò quei ciuffi, “ sembra che ne abbia tanti”.

E Blaine si lamentò scherzosamente.

Erano davvero emozionati di vedere quanti capelli avesse il bambino.

Soprattutto Kurt, che sperava tanto che loro figlio nascesse con i capelli neri e con dei ricci ribelli.

Blaine, dall’altra parte, sperava che loro figlio avesse dei meravigliosi capelli castani e lisci come l’altro suo papà.

Naturalmente, non lo avrebbero saputo fin quando il bambino non fosse nato; ma il mistero li eccitava e perfino la loro famiglia aveva cominciato a scommettere sui capelli del loro bambino. ( Stava vincendo Blaine visto che solo lui e Finn pensavano che avrebbe avuto i capelli di Kurt).

Sorridendo, Kurt baciò la mano di Blaine e fece alla dottoressa una semplice domanda, una che avrebbe sicuramente irritato suo marito.

“I suoi capelli sembrano ricci o…”

“Avrà i tuoi capelli, Kurt” mormorò, esasperato Blaine.

Kurt baciò di nuovo la sua mano ed ascoltò la dottoressa dirgli, di nuovo, che era difficile dirlo visto che i capelli stavano fluttuando nel liquido amniotico; ma erano lunghi, quindi il bambino avrebbe avuto, quasi sicuramente, molti capelli.

Sorridendo, Kurt guardò la dottoressa fare tutto quello che doveva e che, una volta che ebbe finito, chiese a Blaine se avesse qualche domanda da farle e poi li salutò una volta che il loro appuntamento era finito.

Sulla strada di casa, Kurt camminava al fianco di Blaine e guardava suo marito che era insolitamente silenzioso e con lo sguardo fisso, come se fosse in un mondo tutto suo.

“Tutto bene?”

Blaine lo guardò per un attimo e poi riportò lo sguardo nel vuoto.

“Pensavo a quando fosse strano per un uomo andare in travaglio”

“Cosa intendi?”

“Beh… sai, ho fatto tutti quei meravigliosi esami per la gravidanza come fa una donna, ma dal momento in cui… beh sai… non c’è ancora nulla li da cui possa uscire il bambino… e non c’è un modo per poter dire se sono in travaglio o meno fin quando non inizieranno le vere contrazioni.

Del tipo…potrei essere in travaglio proprio adesso e fin quando non iniziano le vere contrazioni , il canale temporaneo per il parto non si formerà affatto.

Per lo meno una donna si dilata quando va in travaglio e loro possono monitorarla.

Io devo aspettare fin quando non inizia il vero travaglio anche solo per fare qualcosa.

“Ma la Banes e Laura ci hanno detto che lo capirai sicuramente quando sarai in travaglio… hanno detto che la formazione del canale del parto è molto dolorosa quindi quando comincerà, lo saprai.”

“Oh si… non vedo proprio l’ora”.

“Forse potresti prendere qualche antidolorifico”

“No!” lo interruppe Blaine, guardando Kurt con occhi spalancati.

“So che ne abbiamo parlato durante il corso, la settimana scorsa, ma non voglio usare gli antidolorifici a meno che non abbia davvero bisogno di un cesareo e per questo gli antidolorifici sono obbligatori quindi… ma se posso partorire naturalmente… beh questo è quello che voglio.”

“Ne sei sicuro?”

“Mi hanno dato così tante e diverse medicine mentre ero in ospedale dopo la caduta e non voglio prenderne altre prima di partorire.

È stato già esposto a così tanti medicinali ancora prima di nascere”

“Ma molte persone …”

“Quelle persone non sono me, Kurt!” disse Blaine, fermandosi sul marciapiede per guardare suo marito, “non voglio antidolorifici. Voglio fare la cose in modo naturale e se non funziona allora parleremo di medicine… ma non fino ad allora “.

“Okay”

“Io… solo… non intendevo prendermela con te.

Solo… sono stanco, così tanto, e non voglio essere stanco e sotto farmaci mentre partorisco, sai?

Voglio solo essere sveglio e presente durante il tutto e come posso farlo se sono sfinito dal cocktail di farmaci che avrei in corpo?”

“No, no… hai ragione… lo capisco” concordò Kurt, prendendogli la mano, “nessun antidolorifico. Se questo è quello che vuoi, allora sarà quello che avrai.

Sei tu che partorirà…

Si fa come dici.”

“Sono contento che la pensi così”

“Io sono contento che tu sappia quello che vuoi per quando andrai in travaglio… potrei essere completamente inutile in quel momento”

Blaine lo schernì giocosamente, allontanandosi da lui per colpirlo , dolcemente, sul petto.

“Spero di no… ho bisogno che tu ti assicuri che io non dia di matto per il dolore o altro”

“Farò del mio meglio, ma potrei anche voler vomitare o altro se tu dovessi dare di matto”

“Forse dovremmo darle a te le medicine allora…” scherzò Blaine, intrecciando le dita con quelle di Kurt mentre si dirigevano verso la metropolitana.

Kurt rise e scosse la testa, chinandosi per baciare la nuca di Blaine.

“Si… avrò bisogno di tutte le medicine che vorranno darti… quando partorirai, sarò io quello strafatto”

“Si certo… vedremo”

Entrambi gli uomini ridacchiarono per la loro stupidità e si avviarono nella stazione della metro, stringendosi l’uno all’altro mentre aspettavano, tra la folla, l’arrivo del treno.

Kurt guardava suo marito accanto a lui, ( Blaine indossava una maglietta a tinta unita , troppo aderente, e dei pantaloncini ) e sorrise.

Blaine aveva una mano sul fondoschiena a supporto mentre l’altra era avvolta al braccio di Kurt ed il suo pancione teso e gonfio, era incantevole ed in bella mostra.

Tra una settimana, tutto sarebbe finito e Blaine sarebbe tornato il vecchio se ed avrebbe avuto un bambino e le loro vite sarebbero cambiate per sempre.

Mentre guardava Blaine spostare la mano dalla schiena al suo pancione per accarezzarlo dolcemente, Kurt realizzò quando gli sarebbe mancato vedere Blaine incinto.

Gli sarebbe mancato non potersi più accoccolare a Blaine e tenerlo stretto a se mentre il loro bambino ancora non nato , scalciava al tocco.

Gli sarebbe mancato non poter più massaggiare col il burro di cacao la pelle tesa ed irritata del pancione di suo marito e , più di tutto, gli sarebbe mancata la loro intimità e quanto fossero cambiate le cose tra loro.

Aveva la sensazione che il loro legame fosse diventato ancora più forte e loro più vicini ora che avevano attraversato l’inferno e ne erano usciti.

Quando avevano iniziato questo viaggio, Kurt era stato così immaturo e spaventato, ma ora era pronto.

Blaine era stato agitato e con il cuore spezzato, ed ora era pronto per tutto.

Erano cambiati e cresciuti tutti e due e sembrava che il bambino li avesse riavvicinati, se tutto questo aveva un senso.

Fissare Blaine ora, e vedere tutti i cambiamenti che aveva fatto per poter far nascere il loro bambino ( anche se il bambini non era ancora nato) fece battere forte il cuore di Kurt.

Osservava i cambiamenti nel corpo di Blaine, i suoi ridicolosamente ( ora) lunghi e ricci capelli ( che senza gel si arricciavano sulla fronte e sulle orecchie come se fosse un aureola ed era così bello da restare senza fiato) e a quanto fosse meraviglioso Blaine incinto.

“Ti amo” gli sussurrò , fissando Blaine che gli sorrise stanco e gli ripeteva quelle parole che Kurt amava tanto sentire.

“TI amo anche io”



Cinque giorni prima della scadenza, Blaine si sentì come se fosse stato risucchiato in un vortice e risputato in un mondo sporco, disordinato e sudicio.

Niente , in casa, sembrava abbastanza pulito per l’arrivo del bambino , così passarono tutta la mattina, tutto il pomeriggio e tutta la sera a pulire da cima a fondo , l’intero appartamento.

Spolverò, passò l’aspirapolvere, strofinò, e, quando non riusciva a fare qualcosa, c’erano Kurt e Cooper ad aiutarlo.

Passarono la giornata a pulire l’appartamento per preparare tutto per l’arrivo del bambino e per quando iniziò il telegiornale in tv, i tre uomini erano completamente sfiniti a causa del duro lavoro.

Kurt e Cooper erano stesi sul divano , mezzi addormentati, dedicando poca attenzione al giornalista che continuava a parlare del prezzo della benzina.

Nel frattempo, Blaine era seduto sulla poltrona con le braccia poggiate sul ventre; le dita accarezzavano piano il pancione mentre Blaine lo fissava.

“Grazie per aver lavato i tappeti prima, Cooper”

“È stato un piacere, schizzo. Spero siano abbastanza puliti per i tuoi standard”

“Sono immacolati… ho apprezzato il tuo grande impegno e …e grazie per aver pulito il bagno e la vaschetta di Jennycat, Kurt.

Avrei potuto farlo io ma non mi è permesso fare queste cose, quindi….”

“ Non te lo avrei comunque lasciato fare” disse a bassa voce Kurt, sbattendo lentamente le palpebre mentre lui e Blaine si fissavano l’un l’altro.

Blaine sbadigliò, stropicciandosi gli occhi un attimo, prima di tirarsi su, con attenzione, dalla poltrona e stiracchiarsi; si voltò poi verso Kurt con un dolce sorriso sul volto.

“Vado a letto. Vuoi unirti a me?”

“Ugh… se vuoi due state per far sesso, vi prego… fatelo in silenzio.

Non voglio sentire tutto , stasera… ho bisogno di dormire.”

Blaine lo guardò arrabbiato.

“Non faremo sesso… sono troppo stanco per questo… volevo solo vedere se Kurt voleva venire a letto nella nostra camera da letto prima di addormentarsi sul divano con te.

Smettila di dire cavolate”

Kurt ruotò gli occhi a causa del battibecco tra i due fratelli e poi si tirò su, chinandosi per baciare Blaine prima di lasciare lui e Cooper , in salotto, che continuarono a litigare.

Qualche minuto dopo, Blaine entrò in camera da letto e chiuse la porta, dirigendosi nel bagno privato per lavarsi i denti.

Si chinò verso Kurt, impegnato con la sua routine idratante serale e gli diede un bacio al sapore di menta fresca prima di tornare in camera da letto; salì sul letto e rotolò verso la sua parte di letto in attesa di Kurt per potersi accoccolare a lui.

“Vuoi sistemarti a cucchiaio?” chiese Kurt mettendo un po’ di crema sotto gli occhi.

“Si… se non ti dispiace.

Mi fa male la schiena e forse se ti pressi contro di me, il tuo calore potrebbe farmi sentire meglio.”

“Posso farti un massaggio” disse Kurt, ma Blaine scosse la testa e disse:

“No… è solo uno stupido mal di schiena, passerà.

Penso sia colpa di tutto il lavoro pesante fatto oggi.

Passerò da solo coma al solito.”

“Ok… se ne sei sicuro” disse Kurt si infilò sotto le coperte e tirò Blaine più vicino.

Sistemò le coperte su di loro, grato che quella notte fosse più fresca di quanto non fosse stato nei giorni precedenti e chiuse gli occhi, poggiando il naso contro la nuca di Blaine.

Suo marito sospirò felice e Kurt sorrise, baciando la delicata pelle sotto l’orecchio di Blaine prima di chiudere di nuovo gli occhi e crollare in un sonno profondo.



Quattro giorni prima della data di scadenza, o , approssimativamente alcune ore dopo essersi addormentato, dopo aver passato la giornata a pulire casa il giorno prima, Blaine si svegliò all’improvviso.

L’intero appartamento era mortalmente silenzioso a parte il leggero ronzio del climatizzatore e Blaine sbatté le palpebre per abituarsi al buio pesto della loro camera da letto.

Kurt era accora accoccolato dietro di lui, un braccio avvolto protettivamente alla sua vita, il respiro lento e leggero contro il suo orecchio mentre dormiva.

Ai piedi del letto c’era Jennycat, acciambellata ai piedi di Blaine, e quando lo sentì muoversi, si stiracchiò ed iniziò a fare le fusa avvicinandosi al suo padrone ormai sveglio.

“Che ore sono?” chiese Blaine a nessuno in particolare, la voce ancora assonnata.

Sbatté le palpebre ancora un po’, cercando di far abituare i suoi occhi all’oscurità e poi si allungò sul comodino per prendere il cellulare, accigliandosi quando vide che erano solo le 4 del mattino.

“Mi sono svegliato troppo presto” borbottò , rotolando sulla schiena e poggiando la mani a coppa sul suo pancione.

Non appena toccò la parte superiore del pancione, fu travolto da un’improvvisa sensazione di rigidità accompagnata da un’ondata di dolore.

Oh Dio.

Chiuse gli occhi e piagnucolò, in attesa che il dolore si placasse, prima di provare a muoversi di nuovo.

Una volta che il dolore fu passato, fece dei respiri profondi e spostò Jennycat così da potersi sedere.

Non appena si mise seduto, una sensazione pungente e di bruciore sembrò laceragli la metà inferiore, così ansimò forte, piegandosi in avanti per cercare di lenire il dolore al sedere.

Oh mio dio, Oh dio, Oh dio, Oh dio.

Lamentandosi , si trascinò fino al bordo del letto e poi spostò le gambe di lato prima di collassare sul pavimento in posizione ricurva sulle sue ginocchia, una mano poggiata sul pancione mentre con l’altra stringeva pietosamente la moquette.

Non era sicuro di quanto tempo fosse rimasto in quella posizione prima che un’altra ondata di dolore lo travolse seguito immediatamente da un dolore acuto nelle parti basse.

Incautamente, singhiozzò e boccheggiò quando il dolore cominciò ad affievolirsi.

“Kurt?” piagnucolò, sporgendosi leggermente per vedere se riuscisse a sentire suo marito muoversi sul letto.

Non sentì nulla, quindi provò di nuovo, piagnucolando il nome di Kurt ancora ed ancora fin quando non sentì il letto cigolare.

“T…tesoro? Blaine… dove sei?”

“Kurt...” disse con tono strozzato Blaine ed immediatamente la lampada sul comodino si accese e Kurt rotolò dall’altra parte del letto, gli occhi blu assonnati spalancati per lo shock.

"Oh dio, Blaine!"

L’uomo più giovane si afferrò lo stomaco ed abbassò la testa, vergognandosi per l’espressione di dolore sul viso, ma era insopportabile e riuscì a malapena dal trattenersi dal trasformarsi in un disastro piangente.

Riuscì a sentire Kurt alzarsi dal letto e crollare sul pavimento accanto a lui, ma non si mosse, ma aspettò di sentire le mani di Kurt su di lui, prima di gemere forte.

“Fa male…”

“Tesoro… sei in travaglio?”

“Io… non… non lo so… credo… credo di si… fa così male!”

“Okay amore, resta qui.

Vado a svegliare Cooper e a chiamare la dottoressa Banes… torno subito , okay?”

“Okay”

Blaine sentì la porta sbattere contro il muro quando Kurt la spalancò e dal pavimento riuscì a sentire i passi di Kurt su per il corridoio mentre correva verso la stanza di Cooper.

Un’altra fitta di dolore attraversò il suo pancione così urlò, arcuando la schiena quando sentì’ dolore anche li; dopo qualche secondo un paio di mani forti si poggiarono sulla sua schiena, cominciando ad accarezzare la sua testa.

Blaine alzò lo sguardo e vide Cooper e Kurt che lo fissavano, entrambi con occhi spalancati per la paura.

“Sto chiamando la dottoressa Banes, tesoro… solo… respira, okay?”

“Non appena Kurt finirà di parlare con loro ti porteremo in ospedale, okay piccolo? Stai andando alla grande… continua a respirare.”

Blaine ricacciò indietro le lacrime ed abbassò di nuovo la testa, sibilando per il dolore che gli attraversò il corpo dolorante.

Cooper stava massaggiando la sua schiena, Kurt farneticava al telefono e Blaine riusciva a sentire il suo cuore battere forte nella sua martellante testa.

Era così… era in travaglio.

Il bambino stava per nascere.

E Blaine era fottutamente spaventato.



Note

Ed eccoci al 27 capitolo ... ormai manca poco alla fine e Blaine sta per partorire...

Andrà tutto bene?

Come chiameranno il bambino?

Tutto alla prossima puntata... ops capitolo....

Buona lettura!!!  

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


“Piccolo mio, tra pochi giorni sarai qui e cambierai le nostre vite per sempre.

Io ed il tuo papà siamo davvero eccitati per il tuo arrivo, sai?

I giorni passano e stai crescendo e sei quasi pronto per venire al mondo; ed è davvero sorprendente per me che all’inizio eri solo un piccolo puntino nella pancia del tuo papà e ora sei grande, forte e così bello!

Hai il naso di tua nonna… il naso di mia madre che è anche il mio… e sono sicuro al 1000% che avrai le labbra ed i capelli ricci del tuo papà, così non vedo l’ora di vederti solo per vedere a chi assomigli fisicamente e caratterialmente.

Sei già piuttosto folle; scalci sempre e ti muovi in continuazione; ed anche se so che è molto difficile per il tuo papà portarti in grembo, amo guardarti mentre lo fai.

E sono ancora sbalordito che in una settimana ti starai dimenando tra le mie braccia; ma sono così emozionato di poterti finalmente incontrare ed abbracciare e spero che mi amerai così come ti amo io, piccolo mio.

Stai per entrare a far parte di una famiglia che ti ama così tanto e potrai incontrare tutti una volta che sarai nato, quindi spero tu sia pronto.

Ti amo tantissimo, mio piccolo angelo.

Con amore

Il tuo papi



“Per il mio bambino

Quando ho scoperto di essere incinto, ero emozionatissimo come non lo ero mai stato in tutta la mia vita.

Sei il mio mondo e non sei ancora nato; ma fin da quando ho scoperto di te, ho capito che eri quello che mancava alla mia vita.

Quando ho ascoltato il battito del tuo cuore per la prima volta, ti ho amato così tanto.

La prima volta che hai scalciato… avrei voluto che quella sensazione non finisse mai.

E sono sicuro che non appena ti vedrò e ti avrò tra le mia braccia, ti amerò ancora più di quanto io faccia ora.

Sei tutto per me, tesoro mio.

Hai fatto così tanto per me anche se sei ancora nel mio pancione e non riesco ad esprimere quanto io sia grato di essere stato così fortunato da averti.

Non vedo l’ora di incontrarti e poter vedere il tuo piccolo volto, le tue manine, i tuoi minuscoli piedi… in generale non vedo l’ora di vedere te.

Non vedo l’ora di baciarti e stringerti ed amarti e so che anche l’altro tuo papà e gli altri della famiglia non vedono l’ora.

Li amerai, piccolino.

Hai due fantastici nonni che ti riempiranno di regali, di abbracci e di baci per il resto della tua vita.

Hai una zia straordinariamente talentuosa ed uno zio adorabile ed estremamente alto, oltre ad uno zio che potrebbe affibbiarti nomignoli buffi ma dovresti rispondergli a tono e vedrai che non protesterà.

Ed avrai anche una migliore amica… il suo nome è Jenny e già ti ama.

Sono sicuro che riconoscerai le sue fusa non appena verrai al mondo.

Oh, e c’è anche il tuo papi, che amo tantissimo ed anche lui ti ama.

Entrambi ti amiamo tanto e non vediamo l’ora di vederti, quindi arriva presto ( ed in sicurezza) , okay tesoro?

Ti amiamo tanto e voglio che tu sappia che ti amerò tutti i giorni della ma vita.

Papà ti ama , piccolo.



Kurt non si aspettava che il travaglio fosse qualcosa simile a quello che stava vivendo Blaine.

Non era stupido, sapeva che sarebbe stato doloroso, ma Blaine aveva dolori lancinanti, soprattutto a causa della formazione di questo strano e nuovo ( e ringraziando iddio, temporaneo) canale del parto.

Il viaggio in taxi fino all’ospedale era stato orribile; Blaine non riusciva a stare seduto fermo a causa dei terribili crampi nelle parti basse ed aveva passato l’intero viaggio appoggiate alle spalle del marito mentre gli stringeva forte le mani e la maglietta.

A metà del tragitto, Cooper gli prese la mano per cercare di alleviare la schiacciante pressione sulla mano di Kurt; ma invece di lasciare andare la mano di Kurt, come si aspettavano, Blaine si staccò solo dalla maglietta di Kurt e strinse forte anche la mano di Cooper, così che entrambi gli uomini si ritrovarono con le dita pulsanti fin quando finalmente non le lasciò andare una volta sceso dal taxi e portato all’interno dell’ospedale su una sedia a rotelle.

Questo accadeva ore fa; ora Blaine era seduto in una grande vasca per il parto piena di acqua calda.

Stava partorendo in modo naturale, ma più andava avanti nel travaglio, più diventava doloroso e Kurt odiava vedere suo marito affrontare tutta questa sofferenza.

La dottoressa Banes andò avanti ed indietro per tutta la notte per vederli e quando arrivò il mattino tornò di nuovo per vedere i progressi di Blaine.

Sembrò tutto okay, ma per l’uomo incinto c’era ancora tanta strada da fare prima che potesse cominciare a spingere; così rimasero nella vasca penando anche un po’.

Kurt era seduto dietro Blaine, le braccia avvolte dolcemente attorno a suo marito, mentre Blaine si lamentava contro la sua pelle umida, piagnucolando, a bassa voce, ogni qual volta una contrazione particolarmente forte attraversava il suo corpo.

Sembrava che Blaine stesse arrostendo ed i suoi capelli erano fradici di sudore e a causa dell’acqua nella vasca.

Era sudatissimo, appiccicaticcio e caldo al tatto e Kurt non voleva spostarsi anche se sembravano quasi incollati l’un l’altro a causa di tutto quel sudore.

Dopo una contrazione davvero dolorosa, Blaine si accasciò contro Kurt e, respirando a fatica, poggiò la testa sul petto di suo marito mentre ascoltava il suo cuore battere forte.

“Ti amo” disse Blaine, sbattendo gli occhi mentre Kurt lasciava un bacio sulla sua testa.

“Ti amo anche io, tesoro. Così tanto!

Sei così forte e coraggioso e bellissimo e ti amo tanto!”

Kurt si strinse un po’ più forte Blaine per avvicinarlo a se, strofinando il naso contro il suo orecchio.

“Non manca molto alla nascita di nostro figlio.

Riesci a crederci?”

“Probabilmente no, se non fosse per il fatto che sta cercando di farmi a pezzi per nascere” scherzò debolmente Blaine mentre si allontanava da Kurt per sistemarsi in una posizione diversa.

Quando la sua schiena si pressò contro il petto di Kurt , Blaine scivolò un po’ più giù nell’acqua bassa e sospirò.

“Non so quanto posso ancora sopportare tutto questo. F

Fa così male”

“Oh tesoro…”

“Voglio che sia al sicuro e voglio farlo in modo naturale, ma fa davvero così tanto male… solo… fa male”

“Stai andando così bene, tesoro; ma se vuoi prendere qualche antidolorifico , ti capirei completamente.

Nessuno ti giudicherà… sei tu quello che sta per partorire, amore, non noi”

“Solo… non voglio che gli antidolorifici creino qualche casino”

“Un sacco di persone che partoriscono usano antidolorifici.

Non sarai il primo e di sicuro nemmeno l’ultimo.

Fai solo quello che senti di voler fare, Blaine.

Fai quello che ti renderà le cose più facili”

Blaine annuì per un momento prima di lamentarsi di nuovo, irrigidendosi tra le braccia di Kurt.

Kurt riuscì a sentire quanto teso fosse Blaine , soprattutto attorno allo stomaco e alle parti basse e si accigliò quando Blaine trattenne il fiato a causa del dolore.

“Oh tesoro, respira… dentro e fuori… proprio come abbiamo imparato”

Blaine fece un profondo respiro e poi sibillò, mentre gettava la testa all’indietro e poi piagnucolò contro la mascella di Kurt.

Questa contrazione durò un po’ di più e poi finì, dando a Blaine un momento per respirare normalmente

“Questa è stata orribile” disse, tristemente, mentre dopo averla tirata fuori dall’acqua, si massaggiò con una mano il pancione, in piccoli cerchi.

“Vuoi che ti vada a cercare qualcuno per farti fare un epidurale o altro?”

“No, no… voglio solo fare questo e poi togliermi il pensiero.

Non voglio che l’epidurale rallenti tutto”

“Okay … okay… possiamo farcela”

Kurt poggiò la mano su quella di Blaine ed appoggiò la guancia contro i capelli di suo marito.

“Vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere o dei cubetti di ghiaccio?

Sei davvero bollente”

“Pensi che Cooper andrebbe a prendermi un po’ di ghiaccio?”

Kurt gridò e l’uomo dai capelli neri si affacciò sorridendo e vide che sia Blaine che Kurt lo stavano fissando.

“Cosa posso fare per voi?” chiese Cooper , entrando nella stanza per inginocchiarsi accanto alla vasca.

Accarezzò i capelli di Blaine per un secondo.

“Vuoi qualcosa di fresco da bere?”

“Del ghiaccio… ho bisogno di ghiaccio”

“Vado “ disse Cooper uscendo e, in sua assenza, arrivò un’altra persona.

Un’infermiera, una giovane e gentile donna di nome Carly , sorrise ai due uomini e si sedette sul bordo della vasca per parlare con loro.

Era andata avanti ed indietro per la maggior parte della notte controllando Blaine, facendolo alzare per farlo camminare un po’ per un paio di volte, prima di farlo rimmergere nella vasca; ma, questa volta, mentre si sedeva , sembrò piuttosto contrariata.

“Blaine , tesoro.

Penso che dovremmo farti camminare un po’ di più e soprattutto fuori dalla stanza”

“Fuori?”

Carly annuì.

“Si… sei stato nella vasca per un bel po’ , ma sembra che il canale del parto non si stia formando in fretta quanto dovrebbe.

Visto che il travaglio è così forte, sarebbe meglio se ti facessi un giro per il reparto.

In più ti consiglio di accovacciarti durante le contrazioni… aiuterà l’apertura del canale visto che ti distenderesti di più”

Kurt l’ascoltò attentamente, guardando Blaine diventare sempre più terrorizzato di minuto in minuto; ma, non appena Carly gli ebbe spiegato che camminare avrebbe accelerato il travaglio, Blaine sembrò deciso ad uscire dalla vasca .

Così lo aiutarono ad alzarsi e ad uscire dalla vasca in pochi minuti.

Carly uscì dalla stanza mentre i due uomini indossavano qualcosa di più adatto per camminare nel reparto ( jeans e maglietta per Kurt, un camice ed una vestaglia per Blaine) poi tornarono in camera sorridendo quando videro Cooper, appoggiato alla porta, fare gli occhi dolci ad una Carly arrossita.

“Smettila di flirtare con la mia infermiera” lo avvertì Blaine, avvicinandosi al letto per poggiarsi quando iniziò una contrazione.

Kurt gli si avvicinò alle spalle e massaggiò, gentilmente, la parte bassa della schiena di suo marito.

“Stai bene?”

“Bene” borbottò Blaine, accovacciandosi mentre Kurt si sistemava accanto a lui.

Quando la contrazione finì, Blaine tirò su col naso e Kurt sentì il cuore dolergli per quel gesto.

“Tesoro?”

“Fa male… questo è tutto. Non so perché sto diventando così emotivo”

“Tesoro non succede nulla se piangi… non ti giudicheremo”

“Cavolo … io ho pianto l’altro giorno quando Jennycat mi ha graffiato le nocche.

Quella gatta è una stronza” aggiunse Cooper e Blaine ridacchiò con le lacrime agli occhi.

“Jennycat è un tesoro.

Non le piacciono i pomposi matusa”

Cooper lo schernì per l’offesa ed entrò nella stanza, abbassandosi accanto a suo fratello e a suo cognato, in mano una tazza piena di ghiaccio.

“Ecco il tuo ghiaccio, a proposito.

Scusa se ci ho messo un po’… la tua infermiera è una strafiga”

Qualcuno si schiarì la gola dalla porta ed i tre uomini alzarono lo sguardo per trovare Carly , rosse come il suo camice, e Cooper rise.

Blaine e Kurt, invece, ruotarono gli occhi poi Kurt prese la tazza col ghiaccio e mise qualche cubetto in bocca a Blaine.

“Vado a cercare la dottoressa Banes così possiamo controllarti un attimo e poi voi due potete andare a camminare un po’ per i corridoi per accelerare il travaglio, okay?”

La donna uscì dalla stanza e Cooper sospirò, appoggiandosi contro il letto mentre la guardava andar via.

“Pensi che si offenderebbe se le dessi il mio numero?”

“Mi offenderei io se le dessi il tuo numero” borbottò Blaine, tirandosi su per salire sul letto.

Kurt lo aiutò a sistemarsi e poi aspettarono che l’ostetrica e l’infermiera tornassero.

“Inoltre, sono quasi sicuro che sia spaventata da te”

“Penso di piacerle”

“Tu pensi di piacere a tutti”

“Chip mi amerà!”

“Il suo nome non sarà Chip, fattene una ragione!”

I due fratelli continuarono a battibeccare mentre Kurt se ne stava in disparte; ma quando smisero di litigare a causa di un’altra contrazione, Cooper, alla fine, si zittì e prese la mano di suo fratello, guardando attentamente  il volto del fratello stravolto dal dolore.

“Mi dispiace che stai soffrendo così tanto , schizzo!”

“Anche a me… ma ne vale la pena”

“Certo che vale … Chip sarà qui e tutto sarà fantastico… non vedo l’ora”

“Anche io” sibillò Blaine .

Si raggomitolò su se stesso per un momento e poi espirò lentamente quando il dolore cessò.

“Dio… spero che Carly abbia ragione sul dover camminare… prima finisce tutto, meglio è”

“Aww… non ti mancherà essere incinto?” chiese una voce dietro di loto; tutti alzarono lo sguardo e videro la dottoressa Banes sorridere.

Blaine fece uno strano suono e la dottoressa annuì, avvicinandosi al letto.

Controllò uno dei macchinari per poi mormorare a bassa voce mentre controllava alcuni fogli; poi si avvicinò ai piedi del letto, accarezzando con attenzione le caviglie di Blaine, guardando tutti.

“Faremo una veloce ecografia per vedere dove il bambino si sta spostando e poi controllerò quanto ti sei dilatato. Vuoi che qualcuno vada via o….”

Prima che potesse finire la frase, Cooper gettò le braccia in aria e si alzò velocemente dal letto.

“Non penso di voler vedere come sia fatto il canale temporaneo del parto, quindi passo.

Buona fortuna, fratellino.

Vado ad aspettare in sala d’attesa e chiamo Burt e Carole; se vi serve qualcosa , Kurt vieni a chiamarmi”

Tutti lo salutarono , poi la dottoressa Banes fece sistemare Blaine per poterlo controllare.

L’ecografia mostrò dove si fosse spostato il bambino, ma il canale ( che era la parte più dolorosa di questi controlli) non sembrava si stesse formando velocemente come speravano.

Quando la dottoressa Banes stimolò la zona, Blaine si irrigidì immediatamente e strillò, voltando la testa e poggiandola contro la camicia di Kurt per soffocare i suoi lamenti.

Kurt lo strinse forte, mordendosi il labbro inferiore quando Blaine mormorò un fiume di scuse mentre la dottoressa lo controllava.

“Tutto fatto , Blaine.

Mi dispiace… so che è doloroso, ma deve essere fatto”

Si tolse i guanti e guardò l’infermiera Carly.

“Procedi e rimettigli il monitor e poi può camminare per il reparto per un po’ per vedere se lo aiuta a dilatarsi un po’ di più.

Possiamo ricontrollarlo tra un’oretta o poco più”

Carly annuì e la dottoressa uscì dalla stanza, lasciando che l’infermiera rimettesse il monitor per il battito cardiaco del bambino attorno al pancione.

Una volta finito, Carly disse alla coppia di camminare per i corridoi per aiutare il travaglio e poi se ne andò.

Kurt fece del suo meglio per aiutare Blaine a scendere dal letto, ma l’uomo più giovane era ancora dolorante per l’esame interno, così esitò prima di sedersi per i pochi secondi che gli servivano per rotolare giù dal letto.

“Fa così male”

“Lo so, tesoro. Mi dispiace”

Blaine sospirò e si tirò su dal letto e si poggiò contro Kurt, fermandosi per un attimo per riprendere fiato prima di raddrizzarsi.

“Sono davvero felice che tu sia qui.

Non ce l’avrei mai fatta senza di te”

“Non vorrei essere da nessuna altra parte” sussurrò Kurt mentre baciava dolcemente Blaine; poi prese la sua mano ed uscirono, lentamente, dalla stanza per dirigersi verso il corridoio dove avrebbero passato la prossima ora, camminando avanti ed indietro per velocizzare il travaglio , fermandosi solo quando c’era una contrazione.




“Sono felice che tu e Carole siete arrivati così velocemente”

“Beh, non è stato difficile.

Di solito il primo figlio ci mette davvero tanto per nascere ed il nostro volo non è stato lungo, quindi siamo arrivati in tempo”.

Kurt sollevò la testa per guardare suo marito, accoccolato tra le braccia di Carole ,mentre la donna più grande gli accarezzava su e giù la schiena .

Erano quasi le 4 del pomeriggio ed erano stati in ospedale da sempre e nulla era cambiato.

Blaine era a malapena dilatato ma il dolore era peggiorato sempre più, così che nell’ultima ora o giù di li Blaine era diventato un disastro balbettante.

Era davvero bollente, troppo stanco, stava semplicemente troppo male, in generale e Kurt lo odiava.

Burt e Carole erano appena arrivati e Carole entrò , immediatamente, nel ruolo di mamma ( così come in quello di infermiera) e sostituì Kurt , permettendogli di andare in bagno e di raggiungere suo padre per un momento.

Ora, però, Kurt guardava semplicemente la sua matrigna mentre consolava suo marito sconvolto mentre un’altra contrazione lo travolgeva e Kurt sentì il cuore dolergli per questo.

“Odio che stia provando così tanto dolore”

“È dura da guardare.

Ricordo quando tua madre stava per avere te.

Anche lei voleva che fosse un parto naturale, ma il dolore era così forte per lei da sopportare così le diedero qualcosa per aiutarla.

Ed io ne sono stato felice perché non stava più soffrendo come prima, ma so che non fu molto contenta di se stessa.

Per un po’ l’aveva superata soprattutto visto che aveva realizzato che prendere gli antidolorifici non le fece così male e tu nascesti in salute, ma era comunque arrabbiata “

“Questo è quello che ha detto Blaine.

Non vuole l’epidurale ma penso che potrebbe facilitargli le cose.

Cioè… è il suo corpo ed è lui quello che sta affrontando tutto questo ma…. Sta soffrendo così tanto…”

A riprova di quanto appena detto, un doloroso singhiozzo si sentì per la stanza e Kurt quasi corse da Blaine , bloccandosi quando Carole scosse la testa per poi sentire suo marito borbottare delle scuse per aver urlato.

Con comprensione, Carole massaggiò la schiena di suo genero mentre zittiva , a voce bassa, le sue scuse.

“Tesoro, no… va tutto bene.

Puoi piangere ed urlare se vuoi.

Non nascondere i tuoi sentimenti”

Blaine borbottò  e ruotò leggermente i fianchi per calmare il dolore e Kurt si voltò di nuovo verso Burt con gli occhi pieni di lacrime.

“Visto?” disse Kurt con un nodo in gola, asciugandosi gli occhi.

Burt gli diede una pacca sulle spalle e scosse la testa .

“Blaine starà bene… ha un bel numero di dottori ed infermieri che lo stanno aiutando ed ha un ottimo sistema di sostegno ora.

Starà bene”

“Lo so… solo…”

“Sei preoccupato.

Blaine è l’amore della tua vita, sta soffrendo ed è dura… ma alla fine si risolverò tutto.

Stai per diventare padre, figliolo , e… e …”

Burt tirò su col naso e Kurt si morse il labbro.

“Non iniziare a piangere davanti a me, papà”

“Non sto piangendo… mi è entrato qualcosa in nell’occhio” borbottò Burt, sorridendo quando Kurt gli si avvicinò e lo avvolse tra le braccia.

“Ti voglio bene, figliolo”

“Ti voglio bene anche io papà”

“Sono davvero fiero di te, lo sai? Molto fiero.

E sono molto fiero anche di te, Blaine” disse ad alta voce all’uomo in travaglio dall’altra parte della stanza, ma Blaine non lo sentì perché troppo impegnato ad ansimare affannosamente contro il collo di Carole a causa di un’altra contrazione.

Una volta che i due Hummel sciolsero l’abbraccio, Kurt si tirò indietro e si asciugò le lacrime prima di tornare accanto a Blaine e a Carole.

Abbassandosi, si inginocchiò accanto a suo marito e poggiò una mano ferma sul suo fondoschiena.

“Vuoi rimetterti a letto, tesoro?” . " chiese, sporgendosi  per baciare il collo sudato di Blaine.

Blaine scosse la testa e poi si tirò su, (era ancora accovacciato) , per poggiarsi di peso contro Kurt e Carole mentre si alzava.

“Le mie gambe sembrano di gelatina”

“Hai bisogno di altri cubetti di ghiaccio, tesoro?” chiese Carole, guardando la tazza vuota poggiata sul comodino.

Blaine annuì e Carole fece un cenno a Burt che capì subito quello che stava indicando.

L’uomo più grande prese la tazza e lasciò la stanza alla ricerca di altro ghiaccio e, mentre era via, Carole e Kurt aiutarono Blaine a tornare a letto.

“Vuoi che vada a chiamare la tua dottoressa? Posso andare a cercare qualcuno “

Blaine scosse la testa e rotolò immediatamente su un fianco, poggiando il braccio sul pancione mentre strizzava gli occhi.

“Mi sento come se dovessi vomitare”

Kurt allungò una mano e prese la bacinella rose dal mobiletto accanto al letto.

Lo tenne vicino al volto di Blaine quando l’uomo più giovane cominciò a vomitare abbondantemente.

Carole gli accarezzava la schiena e Kurt si mordicchiò il labbro mentre Blaine vomitava tutto il contenuto del suo stomaco ( che non era altro che l’acqua che aveva bevuto prima ed un po’ di bile) .

Per alcuni strazianti secondi, il povero ragazzo vomitò anche l’anima ed alla fine , dopo aver sputato l’ultima goccia di bile, rotolò sulla schiena con un lamento.

“Mi dispiace”

“Oh no tesoro, no. Va tutto bene” cercò di tranquillizzarlo Kurt, spostando piano la bacinella dal letto per evitare che qualche goccia cadesse su Blaine.

La portò nel bagno interno alla stanza e la sistemò nel lavandino prima di tornare di corsa da Blaine; e mentre guardava attentamente suo marito, si accorse che Blaine stava tremando.

Gli battevano perfino i denti .

“Oh tesoro”

“Vado a cercare l’infermiera. Torno subito” disse Carole, uscendo dalla stanza, oltrepassando un confuso Burt che stava rientrando in camera.

Una volta dentro, Burt arricciò il naso a causa del forte odore di vomito nell’aria.

“Stai bene, Blaine?”

“Sto bene” sussurrò Blaine, battendo ancora i denti.

Scuotendo la testa comprensivamente, Burt si avvicinò al letto ed allungò la tazza col ghiaccio a Kurt , usando la mano libera per accarezzare la spalla tremante di Blaine.

“Sembra che ti stia avvicinando al momento delle spinte, figliolo.

Me la ricorda questa parte.

La mamma di Kurt ha fatto la stessa cosa”

“Vuoi dire che questo potrebbe essere il segnale che è quasi finita?” chiese Kurt , guardando suo marito e suo padre, in stato di shock, col cuore che batteva forte al pensiero che il bambino potesse nascere prima di quanto si aspettasse.

Non è che non era pronto o altro, ma l’idea che il bambino potesse nascere proprio in questo momento, lo stava facendo sclerare.

Sbattendo rapidamente le palpebre, Kurt prese la tazza col ghiaccio dalle mani di suo padre e la poggiò sul tavolo, poi strinse le mani di Blaine.

“Vuoi una coperta o altro, Blaine?”

“Non ho freddo… sono solo spaventato” disse Blaine e Kurt sorrise tristemente.

I due uomini continuarono a guardarsi negli occhi , fin quando non sentirono una voce e l’infermiera Carly, insieme ad altre due infermiere e alla dottoressa Banes non entrarono.

Carly si diresse immediatamente ai monitor per valutare i grafici e la  dottoressa Banes si andò a lavare le mani ed infilò un paio di guanti nuovi

Visto che la stanza divenne piuttosto affollata, Carole e Burt salutarono ed andarono a cercare Cooper all’ingresso.

Kurt li guardò andar via e la paura per l’imminente paternità si insinuò rapidamente in lui, ma la scacciò via quando Blaine boccheggiò , portandosi una mano al petto.

“Tesoro?”

“OH!! Questa era proprio forte” commentò una delle infermiere mentre osservava il macchinario che registrava la quantità di dolore causato dalle contrazioni.

La dottoressa Banes annuì ed aspettò che terminasse prima di chiedere a Blaine di aprire le gambe per controllare la formazione del canale.

Non appena avvicinò le mani alla zona, Blaine inspirò bruscamente e si allontanò rapidamente , balbettando delle scuse per quello che era successo.

Sembrò, tuttavia, che alla dottoressa non importò dicendo che capitava molto spesso e che , quindi, non era una novità per lei; poi tornò al lavoro, ispezionando, con cautela, per assicurarsi che tutto fosse pronto per il parto.

Mentre la dottoressa lo controllava, sembrò che Blaine fosse scivolato in un mondo tutto suo, ma il disagio per tutto questo si poteva leggere su tutto il viso viste le lacrime e le smorfie.

Kurt fece del suo meglio per calmare suo marito, asciugando dolcemente le lacrime che scorrevano sulle guance di Blaine , ma visto che il controllo stava durando un bel po’, il dolore di Blaine aumentava.

“È abbastanza dilatato?” chiese Kurt, odiando il fatto di sembrare troppo impaziente, ma anche davvero preoccupato a causa di tutto il dolore che stava provando suo marito.

La Banes scosse la testa con espressione seria e si allontanò dalle gambe aperte di Blaine , le labbra serrate.

“Non si sta dilatando quanto dovrebbe .

Il bambino si sta preparando ad uscire, ma il canale non si sta formando correttamente.

Ti daremo una supposta emolliente, Blaine, per accelerare le cose sperando che tra un’oretta possiamo cominciare a spingere … se… “

“Dottoressa Banes?” disse Carly fermando l’altra donna dal continuare il suo discorso.

Kurt guardò le infermiere ed il suo cuore perse un battito quando vide l’espressione seria sul viso di Carly.

Oh no

La Banes si alzò e si avvicinò al macchinario, dove si trovava Carly, e lesse velocemente il grafico che le stava allungando l’infermiera.

Oh… oh.. okay” serrò di nuovo le labbra e Kurt deglutì il nido che si era rapidamente formato nella sua gola.

“Che succede?”

La Banes guardò i due uomini preoccupati e sorrise rassicurante ( nessuno dei due pensò fosse un sorriso sincero, ma non dissero nulla) .

“Il battito del cuore del bambino è un po’ basso per i nostri gusti.

Di solito se il battito cala può essere colpa delle contrazioni, ma potrebbe essere anche colpa del cordone ombelicale avvolto attorno al collo de bambino.

Ora… il battito non è pericolosamente basso, quindi proveremo a vedere se riusciamo a portarlo ad un livello più sicuro prima di fare qualcos altro, ma …”

“Come faremo?” chiese Kurt, stringendo lentamente la mano di Blaine , mentre guardava attentamente la dottoressa.

“Beh… per prima cosa faremo voltare Blaine… stare steso sul fianco sinistro aumenta il flusso sanguigno verso il bambino, liberandolo dalla pressione; quindi proveremo prima così, dandoti anche un po’ di ossigeno in più, Blaine… e poi vedremo da qui…”

Kurt annuì e voltò lo sguardo su Blaine per trovare suo marito completamente incredulo.

L’uomo sembrava incredibilmente preoccupato per la notizia appena ricevuta e Kurt aggrottò le sopracciglia , sfiorando la morbida guancia di Blaine.

“Hey tesoro, andrò tutto bene”

“Non… non so come sia potuto accadere… ho fatto tutto bene”

“So che lo hai fatto, ma a volte queste cose succedono.

Andrà tutto bene.

Faremo quello che hanno bisogno che facciamo ed andrà bene”

Ci fu un gran trambusto mentre le infermiere aiutavano Blaine a voltarsi sul fianco sinistro e a stendersi; una volta che si fu sistemato , gli fecero scivolare sul viso una maschera per l’ossigeno.

Poi una delle infermiere si mise a controllare il monitor del battito cardiaco del bambino mentre le altre si diedero da fare per la stanza e pulirono anche il disastro che Kurt aveva lasciato in bagno dopo che Blaine aveva vomitato.

Mentre lavoravano, Kurt si sedette accanto a Blaine e tenne stretta la mano di suo marito, gli occhi azzurri guardavano profondamente preoccupati gli occhi nocciola spalancati di Blaine.

“Ti amo” disse a bassa voce , accarezzando col pollice le nocche di Blaine e suo marito sbatté le palpebre, le lacrime che scorrevano dai suoi occhi , cadendo poi sul cuscino.

Alla vista delle lacrime di Blaine, anche i suoi occhi si riempirono di lacrime così si chinò per baciare la mano di suo marito.

“Andrà tutto bene… te lo prometto… starai bene”

Per alcuni minuti sembrò che tutto si fosse fermato in quella stanza.

L’infermiera Carly rimase accanto al monitor, osservando Blaine mentre aveva un’altra contrazione.

Una volta finita, Blaine si lamentò a voce bassa mentre cercava di calmarsi e respirare l’ossigeno che gli arrivava dalla mascherina sul viso.

Kurt fece del suo meglio per sembrare coraggioso per evitare che Blaine si agitasse, ma non stava funzionando come sperava; tuttavia, Blaine non era ancora crollato completamente, e questo era un bene.

Sorridendo tristemente , Kurt passò una mano tra i ricci ormai duri di Blaine e canticchiò sottovoce.

Accanto a lui, Blaine si lamentò e strinse forte la mano di Kurt, tirando poi il braccio per portarselo al petto e poggiare la mano sul cuore.

“Kurt… ho paura”

“Lo so… andrà tutto bene”

“Non puoi saperlo”

“Tesoro… dobbiamo solo lasciare che i dottori facciano tutto quello che è necessario e tutto andrà bene.

Se continui a preoccuparti, renderai le cose ancora più complicate, ma … ma se ti calmi questo ti aiuterà”

Kurt deglutì pesantemente, sentendo aumentare il senso di colpa perché il tono della sua voce più che calmare Blaine, sembrava quello di uno che stava mentendo spudoratamente; ma sapeva che non poteva far agitare Blaine in questo momento, non col battito del cuore del bambino che diminuiva così tanto.

Leccandosi le labbra secche, si avvicinò al marito agitato, poggiando la guancia contro le loro mani unite.

“Qualsiasi cosa accadrà, starete bene… tu ed il nostro piccolo.

La dottoressa Banes è una delle migliori in questo campo, me lo hai detto tu stesso ed io mi fido di lei e so che lo fai anche tu; e lei sta facendo di tutto per sistemare le cose”

“Lo so” tirò su col naso Blaine e Kurt sentì il cuore stringersi.

Non poteva farlo; star li seduto accanto a Blaine a dirgli cose in cui credeva a malapena  perfino lui.

Ma prima che potesse dire qualcosa sentì l’infermiera fare uno strano verso e poi chiamare una delle colleghe per mandarla a cercare la dottoressa Banes.

“Cosa c’è che non va?” chiese Kurt , cercando di capire gli sguardi preoccupati che si stavano scambiando le infermiere.

“Cosa c’è?”  arrivò la Banes e cominciò a parlare con l’infermiera a bassa voce, un tono che fece rizzare i capelli di Kurt ed immediatamente la sua mano si strinse più forte a quella di Blaine, mentre quest’ultimo cominciò ad andare nel panico.

“Blaine calmati per favore”

“Non posso… è … è colpa mia…”

“Blaine “ iniziò la Banes, entrando nella sua visuale, “il battito del bambino non sta migliorando ; è ancora molto basso e sta scendendo ancora e non vogliamo prendere altri provvedimenti.

Probabilmente sarebbe meglio per tutti noi fare un cesareo”

Alla parola cesareo, Blaine si mise immediatamente a piangere e Kurt si alzò pe prendere suo marito tra le braccia.
v “Va tutto bene, tesoro… va tutto bene”

La Banes poggiò una mano rassicurante su una spalla di Blaine, “ non lo faremmo se non fosse assolutamente necessario, Blaine, ma, in questo momento, col battito cardiaco di tuo figlio che scende con questo ritmo , è meglio se lo facciamo nascere il prima possibile.

Il tuo canale per il parto non si è formato abbastanza da poter farlo nascere naturalmente e se cercassimo di aspettare, potrebbero esserci delle brutte conseguenze”.

“Lo so” disse Blaine piangendo, facendo del suo meglio per non crollare.

Tirò su col naso e singhiozzò per un secondo, prima di annuire.

“Faremo qualsiasi cosa dobbiamo fare per farlo nascere sano e salvo, voglio solo… che sia un bambino sano”

“Okay allora… dobbiamo muoverci più in fretta possibile.

Kurt ho bisogno che tu vada con Carly che ti farà sistemare e lavare per la sala operatoria.

Maria ha già chiamato l’anestesista così che faremo subito l’epidurale a Blaine e da li andremo avanti e ci prepareremo per la nascita.

Faremo di tutto per aiutare questo bambino a nascere”

La camera si animò e Kurt si chinò per sussurrare parole di incoraggiamento all’orecchio di Blaine, prima di baciare le guance bagnate e salate di suo marito.

“Tornerò non appena posso, tesoro, okay? Tornerò ed andremo a far nascere questo piccoletto e tutto andrà semplicemente bene”

“Non voglio rimanere solo, Kurt.

Puoi far venire Cooper o Carole o qualcuno , per favore?” lo pregò Blaine, gli occhi pieni di lacrime spalancati per la paura.

“Vado a chiamarli, okay tesoro?

Arriveranno il prima possibile e poi ci rivediamo in sala operatoria e faremo nascere il bambino.

Ti amo tantissimo”

“Ti amo anche io” sussurrò Blaine, guardando, impotente, Kurt andare via.

Attorno a lui, le altre infermiere fecero diverse cose per prepararlo prima essere portato in sala operatoria, con una sedia a rotelle; così aspettò, sibilando per il dolore quando sentì una dolorosa fitta nelle parti basse.

Una contrazione lo colpì con tanta forza e Blaine si lamentò, piegandosi in avanti ed aggrappandosi al pancione quando il dolore divenne troppo forte da sopportare.

Dopo pochi secondi , un paio di mani fredde si avvolsero al suo viso e Blaine sentì un dolce profumo di rose… Carole… e poteva sentire Cooper parlargli dall’altro lato del letto.

“Stai andando alla grande, fratellino… è quasi finita”

“De… devono farmi … il cesareo”.

La sua voce era appena un sussurro e Carole sospirò, accarezzando i folti capelli di Blaine mentre pronunciava parole rassicuranti nel suo orecchio.

Cooper aggiunse quel che poteva, che non fu poi così tanto visto che era piuttosto scioccato da tutta quella situazione; poi , mentre i due cercarono di calmare Blaine, arrivò l’anestesista così tutti si affrettarono a preparare Blaine per poterlo portare in sala operatoria e poter fare subito l’epidurale.

Carole e Cooper lo abbracciarono forte, cercando entrambi di fare del loro meglio per calmarlo, ed una volta che tutto fu pronto per portarlo in sala operatoria, i due lo lasciarono andare con riluttanza e con Carole che gli urlò: “ Saremo qui quando tu e quel meraviglioso bambino tonerete, tesoro. Buona fortuna! Ti vogliamo bene!”

Poi Blaine fu portato via e loro rimasero nella stanza vuota, entrambi spaventati ed emozionatissimi per quello che sarebbe successo dopo e se Blaine ( ed il bambino) sarebbe stato bene…




Kurt fissò il camice verde/blu che stava indossando e sospirò.

Una sensazione di nausea si insinuò in lui mentre era li fermo, mentre guardava il suo corpo avvolto nel camice dell’ospedale che lo ricopriva da capo a piedi.

In una mano stringeva una cuffietta per i capelli ed una mascherina e si sentì ridicolo a star li fermo da solo con quegli strani abiti.

Fuori dalla stanza, l’infermiera Carly aspettava, pazientemente, che finisse; una volta che Kurt si fu vestito adeguatamente , uscì e guardò imbarazzato l’infermiera, che gli sorrise dolcemente.

“Sta bene Signor Anderson-Hummel. I colori le si addicono e si abbinano ai suoi occhi”

Kurt abbassò lo sguardo sul camice e sospirò

“Ho fatto tutto quello che mi ha chiesto.

Ho messo il camice, ho lavato le mani con quello strano macchinario li… ( e penso che dovrebbe essercene una in ogni luogo pubblico, così che la gente avrebbe la mani davvero pulite se usasse questo macchinario)  e l’unica cosa che devo fare è indossare la cuffietta e la mascherina e poi,…”

“Bene… la indossi e  mi segua.

Suo marito la sta aspettando”

Velocemente e con molta attenzione, Kurt infilò la mascherina sul viso e si mise la cuffietta e seguì l’infermiera che lo guidò nel labirinto di corridoi fino, alla fine, alla sala operatoria n.1.

Entrambi entrarono e Kurt vide subito Blaine, steso sulla schiena col pancione e la parte inferiore completamente esposte mentre indossava ancora il camice ( anche se era completamente tirato su, ammucchiato sotto le ascelle).

Le sue braccia erano divaricate e stava fissando il soffitto; era ovvio, anche da dove era lui dall’altra parte della stanza, che Blaine stesse piangendo e quella vista gli strinse il cuore.

Trattenendo le proprie emozioni , Kurt si diresse verso il centro della stanza e si lasciò cadere su uno sgabello lasciato li, sul lato sinistro di Blaine, per farlo sedere.

Con gentilezza, accarezzò la fronte di Blaine e sistemò alcuni ricci di suo marito che erano usciti dalla sua cuffietta, sorridendo anche se sapeva che suo marito non poteva vederlo a causa della mascherina.

“Ciao tesoro”

“Kurt?”

“Come ti senti?”

“Male… mi sento malissimo”

“Ti hanno già fatto l’epidurale?”

“Si e non sento niente… nulla... non sento nulla”

“Da dove?”

Blaine inclinò la testa e mosse le dita, ma i movimenti erano incostanti e leggermente ridicoli.

“Mi sento tutto intorpidito.

Le mie mani sono strane, non capisco”

Kurt si accigliò e si voltò per guardare gli infermieri che affollavano la stanza ma, invece si ritrovò a fissare uno strano lenzuolo che era stato tirato su per separare la zona dove sarebbe stato operato Blaine.

Si sentirono delle voci al di la del lenzuolo e poi la voce della dottoressa Banes riempì l’aria.

“Blaine, puoi dirmi se riesci a sentire qualcuno di questi tocchi?”

Punzecchiò alcuni punti del suo pancione, alcuni colpi leggeri ed altri più decisi e forti; ma ad ogni tocco, Blaine sbatteva le palpebre, stancamente, verso il muro.

“Non sento nulla”

“Perfetto.

Allora possiamo iniziare.

Il battito del bambino è ancora un po’ basso, quindi faremo del nostro meglio per tirarlo fuori quanto più velocemente e con più sicurezza possibile.

Se senti qualcosa fammelo sapere , okay Blaine?”

“Okay”

“Bene, iniziamo”

Kurt focalizzò la propria attenzione verso il marito ormai esausto e sospirò quando vide gli occhi rossi e pieni di lacrime di Blaine lottare per restare aperti.

“Oh tesoro, puoi riposare se vuoi.

Hai avuto una giornata davvero lunga”.

“Non posso” sussurrò Blaine, sbattendo gli occhi gonfi con forza, “devo stare sveglio per incontrare il nostro bambino.

Non posso dormire adesso”

“Puoi, però, riposare gli occhi… sembri esausto”.

Blaine scosse semplicemente la testa  come meglio poté e fissò il muro, gli occhi nocciola persi nelle mura imbiancate della stanza.

Accanto a lui, dietro al telo stava succedendo qualcosa.

Strani suoni simili ad una spremitura ed un odore di sangue ed antisettico riempì l’aria e Kurt si morse le labbra, continuando ad accarezzare la guancia di Blaine per distrarlo dal pensare troppo a quello che stava accadendo al suo corpo.

Blaine, però, inclinò la testa strofinandola contro il palmo di Kurt, offrendo a suo marito uno sfinito sorriso.

“Ti amo”

“Oh tesoro… ti amo anche io… davvero tanto”.

Blaine mormorò pensieroso e chiuse gli occhi, lasciandosi finalmente andare per un momento, ed una volta che lo fece Kurt lasciò un bacio, attraverso la mascherina, sul naso di Blaine prima di tornare  a sedersi sullo sgabello ed ascoltare gli strani suoni che lo circondavano; i monitor, i macchinari, le voci dei medici e delle infermiere, gli strumenti utilizzati per far nascere il bambino… facevano tutti insieme un gran casino e Kurt si chiese se Blaine riuscisse comunque a sentirli nonostante la sonnolenza.

Mentre i suoi pensieri tornarono su Blaine , Kurt si voltò a guardare il volto di suo marito e sorrise, osservando, attentamente, la pelle sudata della fronte e delle guance di Blaine e quanto lunghe fossero le sue ciglia che ricadevano in ciocche scure.

La sua pelle, solitamente dorata con le sue bellissime e piccolissime lentiggini, ora era eccessivamente pallida a parte le guance arrossate e le labbra screpolate a causa di tutti i morsi e le leccate che aveva fatto durante tutta la giornata.

Mentalmente, Kurt si applaudì per aver avuto l’idea di aver messo in valigia tutte le creme idratanti ed il burro di cacao di Blaine e si disse che, una volta che Blaine si sarebbe ripreso , si sarebbe personalmente assicurato di prendersi cura della pelle e dalle labbra di suo marito.

Sorridendo, Kurt accarezzò la mano di suo marito e si inclinò per sbirciare oltre il lenzuolo.

Un dottore gli impediva di vedere qualcosa ma sentì un fiotto ed un forte sussulto, così capì che qualcosa stava accadendo.

Per fortuna, la dottoressa Banes fu abbastanza gentile da spiegarglielo.

“Abbiamo appena fatto rompere le acque… ci siamo quasi “

Una scarica di eccitazione scorse nelle vene di Kurt, così si avvicinò un po’ di più a Blaine baciandolo con dolcezza per svegliarlo , fin quando le sue lunghe ciglia non si aprirono, mostrando i suoi meravigliosi occhi color ambra arrossati.

“Cosa succede?”

“È quasi qui, tesoro.

Il nostro bambino sta per nascere”

“Davvero?”

“Si… si sono appena rotte le acque e sarà presto qui “

“Spero stia bene” sussurrò Blaine e Kurt annuì, stringendo più forte la mano di Blaine.

“Lo sarà… starà bene”

“Okay ragazzi” li chiamò la Banes al di la del lenzuolo, “ riesco a vedere la testa ed è pieno di capelli incredibilmente scuri…

Blaine… sembra che abbia la tua stessa tonalità”

“Oh mio dio…”

“Eccoci qui … su dai piccolino”

Accanto a lui, i medici tiravano e strattonavano , ma Blaine non sentiva proprio nulla.

Era li steso, gli occhi puntati sul muro, i denti che battevano senza motivo e Kurt stava letteralmente tremando sullo sgabello accanto a lui.

“È quasi qui” disse Blaine con uno stanco sorriso sul volto, sbattendo le palpebre per trattenere le lacrime quando Kurt gli sorrise con gli occhi pieni di lacrime e con il labbro tra i denti.

“Dio Blaine… io…”

Un piccolo grido trafisse l’aria ed entrambi gli uomini si bloccarono.

Blaine guardò Kurt e Kurt guardò Blaine con le lacrime che cominciarono a scorrere bagnando la mascherina.

“Oh Blaine…”

“È un bel maschietto” annunciò la Banes dall’altra parte del lenzuolo, poi sollevò il piccolo, che piangeva e si dimenava nella sua presa, per poterlo mostrare a Blaine e a Kurt.

“Oh mio dio” sussurrò Blaine , gli occhi così pieni di lacrime che era davvero difficile per lui vedere il piccolo esserino che gli veniva presentato, ma non gli importava per niente riuscire a malapena a vederlo.

L’unica cosa che gli importava era che poteva sentirlo … poteva sentirlo piangere e fare versi , la prova che era vivo e sano e Blaine cominciò a piangere ancora più forte.

Ma andava bene perché anche Kurt stava piangendo forte quanto lui; la voce acuta per l’emozione mentre balbettava su quanto amasse Blaine e loro figlio e, quando la Banes passò l’urlante neonato ad una infermiera li accanto, Blaine schiaffeggiò, con la mano intorpidita, il braccio di Kurt.

“Kurt amore… va a controllarlo… per favore, Kurt!”

Kurt abbassò lo sguardo su suo marito e lo baciò velocemente sulle labbra, si alzò dallo sgabello e corse verso un punto della stanza in cui un gruppo di infermiere si stavano occupando del bambino.

Mentre si avvicinava le sentì dire qualcosa sul fatto che il bambino fosse nato col cordone ombelicale avvolto due volte attorno al collo e di quanto fosse blu in un primo momento, ma che aveva comunque un bel paio di polmoni visto quando stesse strillando.

Ancora stordito, Kurt si avvicinò alla piccola culla di plastica in cui stavano pulendo il piccolo e sorrise, il cuore stava per scoppiargli in petto mentre fissava il suo piccolo bambino.

Ed eccolo li in tutta la sua gloria, tutto rosa e con una quantità ridicola di capelli che ricopriva la sua piccola testa.

Era paffuto, cosa che era molto divertente , ed aveva il naso di Kurt e le labbra avevano la stessa forma di quelle di Blaine ed aveva tutte le dita delle mani e dei piedi ( eh si Kurt le contò… solo… per davvero) e quando il bambino sollevò in aria il suo pugnetto e fece un vagito particolarmente alto, Kurt pensò di aver appena sentito una versione più acuta del pianto di Blaine.

“Oh… è perfetto”

“È bellissimo, non è vero? Nove mesi nell’utero e poi ottieni questo miracolo” disse una delle infermiere che sollevò il bambino dalla culla e lo passò ad un’altra infermiera che lo misurò.

Pesava circa 3kg ed era lungo 54 cm.

Kurt spalancò la bocca e guardò il bambino molto colpito.

“È più grande di quando pensavamo” osservò, sorridendo quando il bambino smise di piangere e sbatté le palpebre guadando il soffitto con i suoi meravigliosi occhi blu scuro, incorniciati da piccole e scure ciglia ( anche se piuttosto lunghe per un bambino)

“Hai le ciglia di tuo padre, piccolino” tubò Kurt.

Mentre lo guardava ammirato e l’infermiera puliva il piccolo monello, il bambino pianse ancora un po’ spingendo in altro le piccole braccia e gambe.

E Kurt era così innamorato.




Blaine era steso sul tavolo operatorio, la testa inclinata a destra mentre guardava Kurt aggirarsi nella zone dove stavano pulendo loro figlio.

I dolci vagiti del bimbo riempirono l’aria e si mischiarono alle voci dei medici che lo stavano ripulendo e ricucendo; ma tutto quello a cui Blaine riusciva a pensare era che voleva vedere il bambino.

Kurt doveva essersi già innamorato del piccolo visto che non si era ancora voltato per dire qualcosa a Blaine  e questo lo feriva un pò, ma capiva; erano stati entrambi molto preoccupati per il battito del bambino molto basso.

“Tutto bene , Blaine’” chiese la Banes e Blaine annuì prima di realizzare che lei non poteva vederlo da sotto al lenzuolo, così mormorò un si sotto voce e riportò la sua attenzione al bambino, sbattendo le palpebre per trattenere le lacrime formatesi agli angoli degli occhi.

“Sta bene?”

“Da quello che si vede e si sente direi di si, caro.

Kurt te lo porterà non appena lo avranno pulito, ne sono sicura.

Come ti senti, comunque? Stanco?”

“Molto”

“Beh… puoi riposarti.

Abbiamo quasi finito poi mettiamo i punti al canale prima di rimandarti su per guarire.”

“Voglio vedere prima il bambino”

“Okay… o puoi restare sveglio anche per questo”

La Banes ridacchiò ed il suono della sua risata si mischiò al suono degli strumenti che ricadevano nel vassoio di metallo.

Blaine sbatté gli occhi per tenerli aperti e poi mosse le dita intorpidite e formicolanti, sperando che Kurt lo vedesse muoversi e gli portasse il bambino.

“Kurt?”

L’uomo più grande si voltò per un secondo, un grande sorriso sul viso , poi si voltò di nuovo verso le infermiere.

Non si rivoltò per qualche altro minuto, ma quando lo fece stava stringendo tra le braccia un piccolo fagottino avvolto in una coperta blu, bianca e gialla.

“Hey tesoro” sussurrò Kurt, avvicinandosi a Blaine , “ti presento tuo figlio”

Abbassò le braccia ed il cuore di Blaine si gonfiò alla vista del bimbo con i capelli scuri.

Le lunghe ciglia del bambino si aprirono, rivelando dei graziosi occhi azzurri e Blaine allungò una mano per accarezzare con la punta delle dita i morbidi e soffici capelli.

“È perfetto“

“Lo so…tu… lo hai fatto tu… guarda cosa hai fatto”

“Tu hai aiutato”

“Ma hai fatto tu tutto il lavoro, tesoro.

Lo hai portato al mondo ed io sono  così, così fiero di te.

Dio… ti amo così tanto”

“Ti amo anche io” sussurrò Blaine , distogliendo l’attenzione dal volto del bambino per guardare suo marito negli occhi.

Sul volto di Kurt c’era tanta ammirazione per lui e Blaine si sentì arrossire sotto quello sguardo, ma Kurt si limitò semplicemente a baciarlo.

“Sei bellissimo ed io sono così fiero di te”

Blaine sorrise e riportò lo sguardo sul bambino, osservando suo figlio , amabilmente, mentre si dimenava e faceva dei piccoli versetti mentre ascoltava il suono delle voci dei suoi papà.

“Ora che è nato, ha bisogno di un nome”

Kurt annuì, concordando, avvicinando a se il bambino, ovviamente già affascinato da loro figlio e la vista di loro due insieme riempì il cuore di Blaine di gioia.

“Hai qualche idea? “ chiese Kurt, guardando Blaine per un secondo prima di tornare a focalizzare la propria attenzione sul bambino tra le braccia.

“Ora ho qualche idea… ora che posso vedere il suo volto e tutto il resto”

“Davvero? A quale nome stavi pensando? “

“Beh… per me sembra un Clark”

“Clark? Tipo come… tipo il Clark di Superman?”

“Beh … se la metti così… si, suppongo di si.

Guardalo…

Ha i capelli neri e gli occhi azzurri, proprio come Superman.

E Clark significa studioso, così forse, crescerà e diventerà un giovane uomo intelligente”

Fissò il bambino per un momento e poi guardò di nuovo Kurt.

“Ti piace?”

“Non è male… e capisco il perché ci hai pensato… hmm… Clark” disse Kurt un paio di volte il nome del bambino per provare e poi si accigliò.

“Ha anche bisogno di un secondo nome”

“Umm… non dobbiamo chiamarlo Clark se non vuoi… possiamo comunque parlarne e …” Blaine sbadigliò , il suo corpo gli stava ricordando quanto fosse esausto e quando Kurt lo vide , guardò severamente Blaine.

“Non farlo” borbottò Blaine, “ non vado a riposare fin quando non daremo un nome a nostro figlio”

“Non dobbiamo immediatamente dargli un nome, tesoro… dovremmo pensarci bene”

“E … che ne dici di Ian? Tipo Ian Clark? O Clark Ian? Cosa ne dici?”

Kurt annuì pensieroso e guardò il fagottino tra le braccia , le labbra arricciate , mentre fissava loro figlio.

“Hey piccolo, come ti sembra Clark? Ti piace? Clark Ian Anderson-Hummel; non… ti riempie la bocca…

Cosa ne dici di Ian Clark Anderson-Hummel? Cosa ne dici?”

Il bambino rimase in silenzio e Blaine ridacchiò stanco, sfiorando con le dita la morbida coperta che avvolgeva suo figlio.

“Mi piace anche il nome Owen.. o Tate… o forse Landon.

Non lo so… non so che nome dargli”

“Dovresti riposare e possiamo parlarne dopo una volta che sarai al reparto degenza, tesoro.

Sembra che tu stia per crollare”

“In effetti mi sento come se stessi per svenire” aggiunse Blaine, sbadigliando e Kurt ruotò gli occhi affettuosamente, chinandosi meglio che poté col bambino in braccio e baciò Blaine.

“Riposati , tesoro.

Saremo qui quando ti sveglierai e potremo dargli il nome giusto.

Non voglio dargli un nome che odierà per tutta la vita solo perché il suo papà era troppo esausto per capire qualcosa”

“Il suo papà è stato in travaglio per molte ore ed ha subito un importante intervento chirurgico… penso di avere una scusa” scherzò Blaine.

Vide Kurt sorridergli e più fissava suo marito cullare e tubare loro figlio, più la sua vista si annebbiava.

“Ti amo” disse prima di crollare in un sonno necessario e Kurt semplicemente gli sorrise, l’orgoglio dipinto sul tutto il suo viso mentre guardava le ciglia di Blaine chiudersi.

“Ti amo anche io… più di quanto tu possa immaginare”

 
 
 
Note

E finalmente è nato....

Per il nome ... alla settimana prossima!

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Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


 
Sono padre.

Erano queste le parole che Kurt ripeteva tra se mentre si toglieva il camice e si prepara per comunicare a tutti gli altri che lui e Blaine erano diventati genitori.

Buttò via gli indumenti sterili e poi si guardò allo specchio, sorridendo quando vide quanto stanco sembrasse.

Aveva le borse sotto gli occhi , la pelle leggermente giallastra ed i suoi capelli erano spettinati e gli ricadevano qua e là e davanti agli occhi… ma non era mai stato così felice

Era come se stesse galleggiando per aria.

Sono padre.

Pochi minuti prima, era uscito dalla sala operatoria ed era rimasto a guardare una delle infermiere portare suo figlio verso la nursery con la promessa che sarebbe potuto tornare con il resto della famiglia per vedere il bambino.

I medici e le infermiera si stavano ancora occupando di Blaine, che si era addormentato subito dopo la nascita ( cosa normale visto quanto fosse esausto l’altro uomo, soprattutto ora che Kurt aveva saputo dalla dottoressa Banes che Blaine aveva perso una discreta quantità di sangue durante l’intervento) così Kurt era a solo in questo momento.

Siamo ufficialmente diventati papà.

Appallottolando il camice, la mascherina e la cuffietta, gettò tutto in un bidone , si lisciò gli abiti ( un semplice paio di jeans ed una maglietta ) e tornò a guardarsi allo specchio.

Prima quando era stato in quella stessa stanza per indossare tutto, si era guardato in quello  stesso specchio ed aveva pensato al fatto che la prossima volta che si sarebbe guardato in quello specchio , sarebbe stato un uomo diverso.

Ed era cambiato.

Ora era il papà di qualcuno, il protettore di qualcuno.

Aveva una nuova responsabilità nella sua vita ed , in generale, un ruolo completamente  nuovo.

Non era più solo Kurt Anderson-Hummel, web editor per Vogue e marito di Blaine , ora era anche padre di un perfetto, piccolo essere umano… un figlio.

Sorridendo, Kurt si allontanò dallo specchio ed uscì dalla stanza, voltandosi per attraversare per attraversare il lungo corridoio fino alla sala d’attesa del reparto maternità, dove sapeva esserci la sua famiglia.

Aveva alcune meravigliose novità da condividere con loro e non vedeva l’ora di farlo.



“È un maschietto.. pesa quasi 3kg ed è lungo 54 cm!”

Un paio di facce sorprese ed euforiche si alzarono alle parole di Kurt e , nel giro di pochi secondi,  si sentirono delle urla di gioia.

Burt e Carole si alzarono dalle loro sedie ed avvolsero Kurt tra le braccia, mentre Cooper, Rachel e Finn festeggiavano tra loro la meravigliosa notizia.

Burt non riuscì a fermare le lacrime mentre abbracciava suo figlio, emozionatissimo per essere finalmente diventato nonno.

Anche Carole piangeva eccitata per il figliastro che stava iniziando questa nuova avventura di vita; e dopo essersi tirata indietro dall’abbraccio, si allontanò con un sorriso, felice di permettere al marito di avere un momento solo con suo figlio.

“Kurt sono così felice per te”

“Sono felice anche io, papà”

“A chi assomiglia? Ha il naso di tua madre come sembrava dalla ecografia?”

“Si” disse Kurt arrossendo ed abbassando lo sguardo. “È bellissimo… ha il naso di mamma, le labbra e le ciglia di Blaine ed i suoi occhi a dire il vero mi ricordano un po’ Cooper… oh… ed ha anche i capelli di Blaine.

È così bello.”

Rachel e Cooper urlarono dalla gioia sentendo che il bambino aveva quei “maledetti ricci” e Kurt divenne ancora più rosso per questo.

“Papà” sussurro, sollevando lo sguardo su suo padre, “ sono così innamorato di lui”

“Sapevo che sarebbe successo, figliolo”

“Solo… è… è così perfetto, in tutti i sensi.

In un primo momento ci ha fatto spaventare un po’ perché aveva il cordone ombelicale avvolto attorno al collo, ma ora sta bene e… e quando l’ho visto per la prima volta… è stato come se sapessi che non importa cosa mi accadrà in futuro, nulla sarà più importante di lui.

Nulla.”

Gli occhi di Burt si riempirono di nuovo di lacrime mentre sorrideva fiero verso suo figlio.

“Sono felice di sentirtelo dire, Kurt.

Ci hai fatto preoccupare, sai?”

“Lo so… solo… sono stato così stupido e davvero adesso lo so, specialmente da quando è nato.

Dio… è semplicemente bellissimo, papà.

Dovreste tutti venire a vederlo prima che finisca l’orario di visite”

Il gruppo annuì concordando, eccitati di vedere il bambino , ma prima che si muovessero, Cooper allungò una mano afferrando stretto il polso di Kurt.

“Come sta Blaine? Sta bene?”

Kurt aggrottò le sopracciglia quando si rese conto di non aver detto loro come stava Blaine.

Guardò il gruppo ed in particolar modo Cooper quando parlò.

“Blaine è stato portato in reparto per riprendersi.

Stavano mettendogli i punti quando me ne sono andato  e stava dormendo.

Ha fatto un ottimo lavoro e sono così orgoglioso di lui.

È … è davvero esausto però ed il suo medico mi ha detto che ha perso un bel po’ di sangue a causa dell’intervento e che quindi, probabilmente, dormirà fin quando non si sentirà al 100%.

Quando si sveglierà, decideremo il nome del bimbo”

“Chip non ha ancora un nome?”

“No... sfortunatamente il bimbo non ha ancora un nome.

Semplicemente non riuscivamo a deciderci e Blaine era davvero stanco per il parto, quindi ne riparleremo quando si sentirà meglio.

Voi potete anche dare qualche suggerimento.

Siamo un po’ in difficoltà a dargli un nome”

Mentre parlava, Kurt condusse il gruppo verso la nursery; li si fermarono davanti ad una grande finestra, fuori dalla nursery.

Kurt sparì per andare dal bambino ed un paio di minuti dopo, riapparve dall’altro lato del finestrone con un fagottino avvolto in una coperta.

“Eccolo qua” disse , avvicinandosi più che poté al gruppo di spettatori; la sua voce era leggermente attutita dal vetro spesso che li separava, ma a nessuno importò perché troppo impegnati a fissare quello che Kurt aveva tra le braccia .

Si pressarono tutti contro il finestrone e Carole e Rachel cominciarono immediatamente a tubare col piccolo bimbo accoccolato tra le braccia di Kurt.

“Oh Kurt… è bellissimo” disse Rachel con ammirazione, pizzicando il braccio di Finn mentre il marito scrutava il bambino.

“Assomiglia a Blaine”  disse Finn.

“Lo so! Questo è esattamente quello che stavo pensando io” aggiunse Cooper che prese il cellulare e scattò alcune foto a suo nipote, raggiante.

“Povero piccolo, passerà le pene dell’inferno con quei capelli”

“Mi piacciono i suoi capelli” brontolò Kurt, ma il sorriso sul suo viso dimostrò che non si fosse offeso al commento.
> Cullò il bambino ancora un pò, poi si diresse verso il padre, inclinando leggermente le braccia per dare a Burt una migliore visuale.

“Di ciao a nonno, tesoro… Ciao nonno!”

Burt tirò su col naso e si asciugò le lacrime col pugno chiuso.

Era così strano per lui, vedere il suo piccolo bambino così, vedere suo figlio li in piedi con un neonato tra le braccia .

Quella vista fu tipo il miglior regalo che potesse chiedere , soprattutto quando ripensava al brutto periodo che avevano passato.

Pensò al fatto che Kurt avesse perso sua madre quando era molto piccolo e a quello che aveva affrontato a scuola a causa della sua sessualità.

Ricordò di quando Kurt fece  coming out e di quando suo figlio si innamorò.

Poi, naturalmente, ricordò il cuore spezzato ed i pianti e il dolore e poi la riconciliazione che li aveva poi condotti al matrimonio e ad altri problemi ed ora… questo: suo nipote.

Onestamente, Burt (quando pensò , per la prima volta, che Kurt potesse essere gay molto prima che suo figlio iniziasse perfino l’asilo vista la sua ossessione per il Power Ranger rose ed i tacchi alti) si era sempre chiesto se avesse mai potuto avere dei nipoti da suo figlio.

Egoisticamente aveva anche pensato che Kurt avrebbe avuto delle difficoltà a trovare il vero amore in Ohio per potersi poi creare una famiglia; poi aveva trovato … Blaine; e le cose si erano sistemate… anche se c’era voluto tempo affinché tutto trovasse il proprio posto.

Ora però, suo figlio e suo genero erano diventati genitori di un bellissimo e sano bambino e questo era più di quanto Burt avesse potuto chiedere.

Soprattutto quando era li che fissava suo figlio tenere tra le braccia il suo bambino come se fosse il regalo più caro e prezioso che avesse mai ricevuto e lo era davvero.

Sorridendo, Burt abbracciò Carole ed i due fissarono meravigliati il loro primo nipote.

Carole fece una battutina a Finn e Rachel sul mettersi in pari con Blaine e Kurt , ed i due arrossirono ; ma poi tutti fissarono il nuovo membro della famiglia con così tanto amore e meraviglia da restare senza più parole.

Fu il momento perfetto, il felice momento dello stare insieme di cui tutti avevano bisogno dopo la folle avventura che era stata la gravidanza di Blaine.
 


Cooper uscì dall’ospedale per qualche minuto per prendere una veloce boccata d’aria fresca.

Tutti gli altri erano rimasti a parlare con Kurt ancora un po’, prima di lasciare l’ospedale per una tarda cena e Cooper promise loro che li avrebbe raggiunti non appena avesse finito di fare quello che doveva; così lo lasciarono solo e Cooper sgattaiolò fuori col cellulare in una mano.

Scorse tra le varie foto che aveva fatto di suo nipote e ne allegò qualcuna in un messaggio, le labbra serrate mentre le inviava.

Da Cooper: è nato ed è perfetto. Assomiglia a Blaine.

Dopo alcuni minuti il suo cellulare vibrò e si illuminò e Cooper aprì , tremante, il messaggio sorridendo tra se quando solo pochi secondi dopo il cellulare cominciò a squillare.

“Pronto?”

“Cooper?”

“Hey mamma… ti è piaciuto il mio messaggio?”

Cooper sentì la madre piangere e sorrise.

“Lo prenderò per un si.
 


Ore dopo il parto, Kurt si stava rilassando su una di quelle scomode poltrone che ti danno in ospedale.

Si appisolava e svegliava in continuazione perché nonostante fosse esausto per gli eventi della giornata, non riusciva ad addormentarsi  per quando duramente ci provasse.

Cominciava a sonnecchiare per poi svegliarsi di soprassalto per fissare Blaine per vedere se suo marito fosse sveglio o meno ; ma ogni volta vedeva il volto addormentato di Blaine così sereno e tranquillo ora che finalmente poteva dormire quanto meritava.

Sbadigliando, Kurt avvicinò silenziosamente la poltrona al letto e si sistemò meglio, un braccio appoggiato accanto a quello di Blaine, le loro mani intrecciate mentre finalmente cedeva al sonno.

 

“Ora prenditi cura di tuo fratello, hai sentito?”

Blaine si fermò davanti alla stanza dell’ospedale e fissò sua madre, notato l’espressione triste che apparve sul suo viso prima di sollevare la mano libera ( l’altra stringeva la mano di Blaine) per bussare alla porta.

Una voce roca rispose e poi la porta quando Cooper, gli occhi pieni di lacrime , uscì; il ragazzo emotivo si stava asciugando le lacrime mentre passava accanto a sua madre e al suo fratellino.

“Mamma… perché Cooper sta piangendo?”

“Non preoccuparti di Cooper adesso, Blaine… solo… entra a salutare il nonno”

Blaine entrò nella stanza, accompagnato poi, con dolcezza, verso il letto su cui era sdraiato suo nonno malato.

L’uomo anziano voltò la testa meglio che poté e sorrise alla vista del nipote più giovane.

Con cautela, Blaine si avvicinò al letto per poi fermarsi prima di avvicinarsi troppo.

Suo nonno ruotò gli occhi , battendo il palmo sul materasso.

“Vieni a sederti accanto a me, Blaine”

“Non penso sia una buona idea” intervenne sua madre, ma l’uomo anziano non ne volle sapere e le fece un cenno con la mano.

“Lascia che un povero vecchio veda suo nipote… vieni Blaine… vieni qui e siediti con tuo nonno”

Blaine si arrampicò sul letto e si sedette accanto all’uomo malato.

“Stai bene, nonno?” chiese, gli occhi spalancati quando si accorse quanto pallido e stanco sembrasse il suo nonno preferito.

L’uomo anziano ridacchiò piano e prese le piccole mani di Blaine nelle sue fragili mani, fissandolo con quegli stessi occhi azzurri che aveva ereditato Cooper.

“Il nonno non si sente tanto bene in questo momento, cucciolo… ma volevo passare un po’ di tempo con i miei nipotini…”

“Mamma dice che sei malato… molto malato”

L’uomo guardò male la donna preoccupata sulla porta prima di riportare lo sguardo sul bimbo seduto accanto a lui.

“La tua mamma ha ragione… ma presto starò bene”

“Non mentirgli” lo interruppe la donna che tacque quando suo suocero la zittì.

“Blaine… lo sai che ti voglio bene, vero?”

“Ti voglio bene anche io nonno”

“Beh… questo è un bene… ora… ho qualcosa da darti.

Ho dato qualcosa anche a Cooper, ma questo qui è per te” allungò una mano e prese un piccolo orologio da taschino d’oro dal comodino per poggiarlo nelle piccole mani di Blaine.

“Questo è il mio orologio preferito… voglio darlo a te così che ti possa ricordare di me”

Gli occhi di Blaine si spalancarono mentre fissava l’oggetto tra le mani .

Per anni aveva ammirato quell’orologio ed aveva amato guardare il nonno che lo usava per controllare l’ora; era la sua cosa preferita ed ora era tutta sua.

“Grazie nonno!”

Rimase senza fiato mentre, con entusiasmo, si chinò per abbracciare suo nonno, un ampio sorriso sul volto che mostrò la finestrella tra i denti dopo che quelli da latte erano caduti.

Suo nonno sorrise ed accarezzò con dolcezza la testa del piccolo bimbo.

“Prenditene cura, okay? E ricordati che ti voglio tanto, tanto bene,  mio piccolo Blaine”

Quella fu l’ultima volta che Blaine vide suo nonno.

Due giorni dopo William J. Anderson morì.

 

La stanza era al buio quando , finalmente, Blaine si svegliò.

La sua mano era stretta in qualcosa di caldo e qualcuno russava dolcemente accanto a lui, il suono dei loro respiri mischiato a quello dei molti macchianti collegati  che c’erano in stanza.

Sbadigliando, sbatté le palpebre per abituarsi al buio poi voltò la testa di lato, sorridendo quando individuò Kurt che dormiva accanto a lui, il corpo di suo marito raggomitolato sulla poltroncina , un braccio allungato per stringere la mano di Blaine.

“Kurt?” sussurrò, fermandosi per sbadigliare di nuovo prima di voltarsi nuovamente verso suo marito, “ … Kurt? “

“Hmm… Huh?… cosa?”

“Che ore sono?”

Kurt aprì gli occhi assonnati e si tirò su a sedere con cautela, allungando la mano per accendere la luce sopra il letto di Blaine.

“Sei sveglio”

“Si… che ore sono?”

Kurt allungò una mano per prendere il suo cellulare , sbloccandolo non appena lo trovò.

“Sono la 4 del mattino.

Hai dormito per un bel po’ ora.

Come ti senti?”

“Stanco… davvero molto stanco” ridacchiò Blaine, allungando una mano per stringere un’altra volta quella di Kurt, che il marito strinse felice.

“Dov’è il bambino?”

“È nella nursery.

Avrebbero dovuto portarcelo non appena di fossi svegliato, così visto che ora sei sveglio…vado a cercare qualcuno che possa portarcelo, anche se è tardi.”

Blaine annuì poggiando il braccio sul suo stomaco ormai piatto, facendo poi una smorfia quando notò quanto fosse molliccia ed insolita gli sembrasse ora che il bambino non cresceva più al suo interno.

Ruotando gli occhi, Kurt gli sorrise e lo baciò, mormorando sottovoce quanto Blaine fosse bellissimo e di smetterla di punzecchiarsi la pancia, prima di lasciare la stanza per chiamare qualcuno.

Tornò pochi minuti dopo insieme aduna piccola culla ed una giovane e sorridente infermiera.

“Ciao Blaine! Sono Samantha e sarò la tua infermiera per le prossime ore.

Sono contenta di trovarti sveglio.

Hai dolore?”

“Solo un pò “ ammise Blaine, distogliendo lo sguardo da quello preoccupato di Kurt mentre si toglieva il lenzuolo che ricopriva la sue metà inferiore.

L’infermiera mormorò qualcosa, diede degli antidolorifici a Blaine e gli fece qualche altra domanda mentre Kurt sollevava loro figlio dalla culla tenendolo stretto a se.

Dopo avergli fatto altre domande, l’infermiera mostrò ai due ragazzi come cambiare il bambino così come a dargli da mangiare, a come tenerlo in braccio.

Molte di queste cose le sapevano già grazie al corso prenatale, ma riuscire a cambiare il bambino fu piuttosto pazzesco a causa del pezzo di cordone ombelicale ancora attaccato.

Tuttavia, imparavano in fretta così capirono velocemente e quando Samantha si ritenne soddisfatta dal fatto che i due potessero gestire tutto da soli , li lasciò a legare col figlio e a discutere di nuovo sul nome da dargli.

“Hai avuto qualche altra idea?

Qualcuno ti ha dato qualche suggerimento?” chiese Blaine, passando un braccio sotto al bambino per prenderlo in braccio per la prima volta.

L’infermiera Samantha lo aveva poggiato sul letto proprio davanti a Blaine per fargli cambiare il pannolino, quindi era nella giusta posizione per essere preso in braccio dal suo papà.

Quando prese suo figlio in braccio, il bimbo sospirò lievemente e Blaine sentì il proprio cuore sciogliersi.

“Oh mio dio… è così adorabile”

“Lo so… ed io lo amo già tanto”

Blaine sorrise e strinse suo figlio al petto, appoggiandolo dolcemente a se per poter sentire il profumo del suo bambino.

Ciuffetti di capelli neri erano sparpagliati ovunque e sembrava che i suoi capelli sarebbero diventati ricci, per il dispiacere di Blaine.

Con attenzione, Blaine tolse un braccio da sotto il corpo del bimbo per accarezzare i capelli ondulati del figlio ; il piccolo tra le sue braccia sbadigliò, facendo gonfiare il cuore di Blaine dall’emozione.

“Oh Kurt… guardalo”

“Lo sto guardando” mormorò Kurt, gli occhi fissi sul marito e sul figlio, osservando la sua nuova piccola famiglia.

Solo vedere Blaine col bambino rese tutto migliore.

Non si era reso conto di quanto si sarebbe potuto innamorare ancora una volta di Blaine , ma quella giornata gli aveva dimostrato che si innamorava di Blaine ogni giorno di più.

Vedere suo marito superare il travaglio e tutto il dolore che aveva provato per partorire loro figlio suscitò un’emozione più profonda e più piena nel cuore di Kurt.

Adorava Blaine, lo amava con tutto il cuore ed avrebbe sempre ammirato la forza di suo marito.

“Vi amo entrambi”

“Ti amiamo anche noi” sussurrò Blaine, baciando il piccolo naso all’insù del figlio , poi Kurt si sedette sul bordo del letto semplicemente osservando e legando con la sua famiglia.

La sua famiglia…aveva un suono meraviglioso…



“Ha bisogno di un nome… il povero piccolo è senza nome ed è nato da più di mezza giornata!”

Kurt chiuse la porta del bagno privato e salì sul letto per sedersi a gambe incrociate di fronte a suo marito e a suo figlio, guardando con affetto  Blaine che cullava il piccolino.

Avevano passato buona parte del tempo a legare con loro figlio, così come tra loro ed ora era arrivato il momento di dare un nome al loro bambino.

Era un pensiero preoccupante, ma dovevano farlo e Kurt tenne lo sguardo fisso sul bambino mentre parlava.

“Cooper ha detto che dovremmo chiamarlo Chip… quello ovviamente, o Cooper per suo zio”

Blaine rise, ruotando gli occhi e sollevando il bambino per lasciare un bacio sui suoi soffici ricci neri.

“Tuo zio Cooper è un idiota, tesoro.

Mi dispiace che tu debba avere a che fare con lui… ha buone intenzioni, ma è uno stupido”

Il piccolo aprì gli azzurri occhi e Blaine sussultò.

“Oh mio dio… non mi ero reso conto di  quanto assomigliasse a mio nonno”.

“Quale? Quello che ti ha lasciato l’orologio da tasca?”

“Si… wow… mi ricorda davvero mio nonno… è così strano”

“Vorrei averlo incontrato.

Dai tuoi racconti sembra che fosse una bella persona”

“Lo era… scommetto che ti avrebbe voluto bene anche lui.

Mi piacerebbe pensare che avrebbe accettato il fatto che sono gay; ma è morto prima ancora che capissi perfino che mi piacessero i ragazzi, quindi...”

Blaine si interruppe, fissando il figlio che lo guardava farfugliando.

Anche avvolto ben stretto  nella coperta , il bambino si agitava ed i suoi movimenti fecero sorridere Blaine mentre lo guardava.

“Hey… cosa ne dici di Liam?”

“Liam?”

“Si… mi ricorda molto mio nonno ed il suo nome era William … quindi Liam? Cosa ne dici?”

Kurt si sporse e guardò il piccolo accoccolato tra le braccia di Blaine.

Accarezzò la guancia paffuta del bimbo e sorrise.

“Mi piace… è molto meglio di Clark!”

“Hey… Clark è un bellissimo nome… solo … non era perfetto per lui.

Ora che lo guardo meglio, assomiglia più ad un Liam”

“Beh… ora che questo è deciso, ha bisogno di un secondo nome”

“Che ne dici di Elijah? Può essere una specie di giochino col tuo secondo nome ed anche qualcosa in onore di tua madre” chiese Blaine, sbattendo le ciglia mentre fissava Kurt.

Kurt si strinse le labbra tra i denti mentre , per un lungo momento, studiava attentamente il bimbo.

Il nome di sua madre era Elizabeth ed il suo vero secondo nome era Elijah, ma dopo la morte della madre , aveva chiesto a suo padre di cambiarlo così in suo onore.

Ora, decenni dopo, Blaine stava suggerendo il suo vecchio secondo nome come secondo nome per loro figlio ed era pazzesco… ma anche incredibile.

“Liam Elijah Anderson-Hummel” guardò suo figlio per qualche secondo ancora prima di sorridere.

“Hmmm… non importa quale nome gli metteremo, sarà sempre pazzesco da pronunciare, vero?”

Blaine rise.

“È bloccato col cognome Anderson-Hummel; questo povero piccolo ci odierà quando dovrà imparare a scrivere il suo nome completo”

Entrambi gli uomini ridacchiarono e Kurt si chinò a baciare la fronte di suo figlio.

“Mi piace Liam Elijah… è perfetto”

“Fantastico…

Benvenuto in famiglia, Liam” sussurrò Blaine, “è meraviglioso incontrarti finalmente”

 

Liam passò un’oretta con i suoi papà nella stanza , fin quando Blaine non cominciò di nuovo a sentirsi davvero stanco ed ebbe bisogno di un’altra dose di antidolorifico.

L’infermiera di turno venne a prendersi il bambino per riportarlo alla nursery, promettendo loro che , una volta di nuovo pronti, Kurt potesse andare a prenderlo ; una volta che se ne fu andata , Kurt si rannicchiò di nuovo sulla poltrona e si addormentò accanto a Blaine.

Ore dopo, il telefonino di Kurt cominciò a vibrare incessantemente contro la sua gamba , così si svegliò  per colpa di un messaggio di Cooper che lo avvisava che tutta la famiglia stava andando in ospedale.

Così Kurt si alzò velocemente, si fece una doccia e si preparò per incontrarli.

Blaine si svegliò per mangiare mentre Kurt stava per uscire dalla stanza; gli promise quindi che sarebbe tornato col  bambino dopo essersi incontrato con suo padre e gli altri.

Cooper, Burt e Carole erano all’entrata del reparto maternità quando Kurt li raggiunse, tutti eccitati e rinfrescati quando lo videro apparire di fronte a loro.

“Facciamo prima un salto alla nursery e poi torniamo in camera” disse loro ed il gruppo annuì e seguì Kurt per il lungo corridoio fino alla nursery.

Quando arrivarono accanto al finestrone dovettero fermarsi a causa di un piccolo ingorgo.

Un gruppo d mamme in attesa con i loro compagni erano davanti al finestrone tubando con i bambini al di la del vetro.

Tuttavia, dopo un’occhiata più attenta, Kurt capì che non erano eccitati per tutti quei bambini ma solo da uno in particolare… Liam.

“Oh mio dio… guarda quanti capelli ha!”

“È così bello”

“Che bambino adorabile!”

Sentendo tutti i loro complimenti, Kurt si sentì ridicolosamente orgoglioso, così si avvicinò e si affacciò al di là del gruppetto per vedere cosa stesse facendo suo figlio.

Gli occhi del bimbo erano aperti mentre sbatteva le palpebre stanco a causa delle forti luci della stanza; era avvolto in una coperta bianca e blu, agitava i pugnetti ed aveva i capelli completamente arruffati, lunghi e folti come le ciglia.

Il gruppo di madri con gli occhi dolci, continuarono a tubare così Kurt le superò, un sorriso luminoso sul viso mentre picchiettava contro il vetro e poi mormorò:

“Hey tesoro”

“È il vostro bambino?” chiese una delle donne, sollevando lo sguardo su Kurt con occhi luminosi.

“Si è il mio” disse Kurt, gonfiando un pò il petto.

Il gruppo attorno a lui cominciò a parlare eccitato e poi una voce familiare di sentì tra le altre.

“Kurt Anderson-Hummel? Kurt, sei tu?”

Kurt si voltò e si ritrovò faccia a faccia con nientemeno che Bailey, una delle mamme del loro corso prenatale.

Era “molto” incinta adesso, ma ancora pimpante, allegra e dinamica come lo era quando si sono incontrati qualche mese fa.

Dietro di lei c’era Jack, il suo ragazzo, che , non appena incontrò lo sguardo di Kurt, allungò una mano per stringergli felicemente la sua.

“È davvero bello vedervi di nuovo”

“Altrettanto! Oh… e guardatelo…un papà orgoglioso! Che emozione!” disse Bailey  sorridendo , voltandosi poi per tornare a guardare il ( molto popolare) piccolo Anderson-Hummel, “ Le altre ragazze stanno tubando col tuo bambino  da un po’ , Kurt! Non avevo nemmeno realizzato che fosse vostro… probabilmente avrei dovuto, vista la targhetta col nome sulla culla, ma comunque…

È nato ed è in salute ed è tutto quello che potevate chiedere, giusto?”

“Esattamente”

“Come sta Blaine?” chiese Jack, parlando finalmente.

Kurt si voltò verso il ragazzo e sorrise.

“Sta riposando! Ha avuto una giornata pesante ieri; ha dovuto fare il cesareo per forza ed il cordone ombelicale di Liam era avvolto attorno al suo collo, così il battito del suo cuore era basso.

È stato spaventoso ma capita, sai?”

Bailey annuì, accarezzando il pancione tondo.

“Sono felice che stanno tutti e due bene.

Speriamo non capiti nulla del genere quando nascerà la nostra Ginnifer”

Si voltò a guardare di nuovo Liam , prima di parlare  ancora.

“ Sono felice di averti rincontrato... mi piaceva davvero Blaine… anche tu naturalmente… e sono felice che stiate entrambi bene.

È stato bello rivederti.

Dovremmo rimanere in contatto… scommetto che i nostri figli si divertirebbero tanto a giocare insieme”

“Sarebbe fantastico” concordò Kurt e la coppia gli diede tutti i loro contatti.

Poco dopo il gruppo ( Kurt scoprì che erano donne incinte di altri corsi prenatali che facevano in reparto) se ne andò, lasciando Kurt e la sua famiglia li in corridoio.

“Okay… ora che la folla è sparita, posso vedere mio nipote?” scherzò Burt, dando una pacca a Kurt sul braccio; Kurt ruotò gli occhi, salutando velocemente il gruppetto quando se ne andò a prendere il figlio.

Era andato via solo da pochi secondi quando tornò spingendo una culla davanti a lui ed il gruppo lo accerchiò per salutare il bambino.

“Hey… hey… dateci spazio” disse scherzando Kurt , chinandosi per prendere il bambino in braccio.

Si voltò prima verso suo padre e poi gli si avvicinò sorridendo.

“Liam, questo è tuo nonno… di ciao!”

“Oh figliolo”  Burt tirò su col naso mentre prendere suo nipote dalle braccia di Kurt.

Abbassò lo sguardo sul suo primo nipotino con una tale meraviglia negli occhi e sentì la gola stringersi a causa di tutte le emozioni che stava provando.

Gli occhi del bimbo si aprirono per guardarlo ed anche se Burt sapeva che il piccolino non potesse in realtà ancora vederlo, pensò che Liam sapesse chi lo stava tenendo tra le braccia.

“Ciao Liam… sono tuo nonno”

Mentre Burt legava col bimbo, si incamminarono verso la stanza di Blaine.

Carole rimase incollata al fianco di Burt, farfugliando al piccolo Liam e Cooper camminò accanto a Kurt, mentre suo cognato spingeva la culla giù per il corridoio.

“Blaine è sveglio?”

“Si… dovrebbe essere quasi pronto il pranzo… scommetto che è affamato.

Non ha mangiato nulla da ieri.

Abbiamo provato a fargli fare colazione, ma era così stanco e dolorante per provarci ; così spero che ora mangi qualcosa.”

Kurt aprì la porta della stanza e permise a tutti di entrare, lasciando andare il fiato che non sapeva di star trattenendo quando vide suo marito.

Blaine era seduto sul letto, mentre sollevava, lentamente, il vassoio di cibo che gli era stato messo davanti e quando li sentì arrivare, alzò lo sguardo e sorrise, la stanchezza ancora visibile sul viso ma comunque sorrise a tutti allegramente.

“Hey”

“Come ti senti, schizzo?”

“Stanco, ma felice”

Blaine batté il palmo sul letto così che qualcuno di loro potesse sedersi così Cooper si lasciò cadere accanto a lui.

“Come sta Liam?”

“Si sta pavoneggiando per il nonno” rispose Burt, avvicinandosi al letto per mostrare a Blaine quello che stava facendo suo figlio.

Il neonato stava facendo della faccine carine e si dimenava, mostrando agli altri quanto fosse bello ( anche se non deliberatamente); era solo… troppo adorabile e si sentirono per tutta la stanza tanti “oooh” e tanti “aww” .

“Ti assomiglia moltissimo, Blaine… a parte il naso “

“Mi dispiace un po’ per lui… questo povero bambino mi odierà per i suoi capelli”

Kurt ruotò gli occhi e punzecchiò, gentilmente, la spalla di Blaine.

“Sta zitto… i suoi capelli sono perfetti proprio come i tuoi.”

Baciò la punta del naso di Blaine e si alzò per poggiarsi alla spalla del padre per ammirare suo figlio.

“È strano che mi sento ancora così sbalordito per tutto questo?”

“Cosa?” chiese Burt, guardandolo,” il fatto che Liam sia qui?”

“Si… solo… è così strano.

L’ultima volta che siamo stati tutti insieme eravamo in attesa che nascesse ed ora è qui ed è strano”

“Dillo a me” intervenne Blaine, “ ho passato gli ultimi mesi a trasportarlo ed ora Burt lo sta tenendo in braccio ed è pazzesco”

Carole guardò i due ragazzi e rise, scuotendo la testa mentre li fissava.

“Diventerà ancora più pazzesco, ragazzi. Solo…aspettate e vedrete… aspettate e vedrete


 
Tre giorni dopo la nascita di Liam, Blaine ed il bambino tornarono a casa dall’ospedale.

Burt e Carole  erano rimasti nell’appartamento con Cooper mentre Blaine, Kurt ed il bambino erano via; quindi l’appartamento era completamente immacolato quando la famigliola tornò a casa.

Blaine era grato che i suoceri e Cooper si fossero assicurati che tutto rimanesse pulito come quando Blaine era andato via ( l’appartamento era dannatamente pulito da quando  Blaine era stato in piena modalità nido ore prima di andare in travaglio) e quando entrarono dalla porta, respirando l’odore fresco di limone, Blaine non poté fare a meno di sorridere.

“È bello essere a casa” sospirando queste parole, Blaine si diresse, lentamente, in salotto con Kurt accanto, la mano di suo marito poggiata alla sua schiena.

Nonostante si fosse sentito meglio in ospedale, il viaggio in taxi fino al loro appartamento , così come la passeggiata lungo il corridoio, gli aveva messo sotto sopra lo stomaco.

Il solo muoversi  troppo, lo fece preoccupare che una graffetta o un punto potesse saltare , quindi non vedeva l’ora di guarire completamente, anche se ci sarebbe voluto ancora un mese circa.

“Stai bene, tesoro?” chiese Kurt, quando sentì Blaine sibilare mentre si sedeva sul divano.

“Sto bene… è solo un pò di dolore” rispose Blaine mentre aspettava che Cooper poggiasse il sediolino sul divano prima di chinarsi a prendere in braccio Liam.

Il bambino aveva dormito per tutto il viaggio verso casa , per fortuna, ed ancora dormiva ora che erano arrivati a casa.

Sorridendo all’adorato figlio, Blaine se lo poggiò contro il petto, appoggiò i piedi sul tavolino e si sistemò contro i morbidi cuscini, sospirando felice.

Non era passato molto da quando si era seduto che Blaine si addormentò  e Kurt non perse tempo e tirò fuori il suo cellulare per scattare alcune foto di Blaine e Liam che dormivano sul divano insieme.

Le mani di Blaine cullavano, protettivamente , il figlio contro il suo petto, una poggiata stretta contro la parte bassa del pannolino di Liam e l’altra contro la sua schiena… ed erano assolutamente adorabili.

“È possibile  essere ancora più innamorato di lui?” chiese Kurt a nessuno in particolare, mentre scorreva tra le dozzine di foto sul suo cellulare.

Accanto a lui, Cooper ridacchiò e Burt e Carole si limitarono a sorridere mentre guardavano tutti il turbine di emozioni che apparivano sul viso di Kurt.

“Quando dici “ di lui”, intendi di Blaine o di Chip?”

“Beh… li amo entrambi, ma intendevo Blaine. Solo… ho amato Blaine dal giorno che l’ho incontrato ed è come se… più stiamo insieme più lo amo; ma vederlo ora con Liam mi fa sentire come se mi innamorassi di lui perfino più di quanto abbia mai fatto”

“È diverso vedere l’amore della tua vita con vostro figli; riesci a vedere un suo differente lato quando diventi genitore ed a volte questi lati diversi ti fanno realizzare quanto più lo apprezzi e li adori” finì di parlare Carole e poi prese la sua macchina fotografica per fare alcune foto di Blaine e del bambino, “ Anche quando i tuoi figli si fanno grandi e se ne vanno per crearsi le proprio vite, provi ancora questi sentimenti.

È strano … ma è la vita”

“Concordo con tutto quello che ha detto “ aggiunse Burt e tutti risero.

Finn e Rachel , che si erano incontrati con gli altri quando Blaine era stato dimesso dall’ospedale, annuirono per concordare e Kurt vide quanto tutti fossero felici.

“Sono contento che siete tutti qui con noi, sapete? Condividere tutto questo con voi e tutto il resto.

Ed anche che eravate tutti li per noi… soprattutto per Blaine… quando le cose si sono messe male.

Non so come potrei mai ripagarvi e ringraziarvi abbastanza”

“Il fatto che Chip sia qui sano e salvo è tutto quello di cui ho bisogno “ affermò Cooper, chinandosi per accarezzare con le lunghe dita i folti capelli del bambino.

Gli altri, sostanzialmente, dissero le stesse cose, zittendosi per un momento per fissare il duo padre e figlio sul divano, prima di cominciare a girare per l’appartamento.

“Abbiamo portato del cibo se avete fame” disse Rachel, dirigendosi in cucina.

Finn indicò i vari cibi che avevano portato e Burt, Carole e Cooper decisero di mangiare qualcosa, lasciando così Blaine e Kurt soli in salotto col bambino, anche se Kurt era l’unico sveglio.

Con le labbra tra i denti, Kurt si sedette accanto al marito addormentato, si sporse verso di li ed appoggiò la guancia contro la sua spalla, fissando il viso del piccolo Liam dormire tra le braccia di Blaine.

Il bambino si muoveva al ritmo del respiro del suo papà e le piccole labbra erano all’infuori nel più adorabile broncio; i capelli erano arruffati e le lunghe ciglia si allargavano sulle guance rosee e paffute.

Era la cosa più perfetta al mondo e Kurt era in totale ammirazione.

Distogliendo lo sguardo dal bambino, Kurt si focalizzò sul marito addormentato, un enorme sorrido sul viso mentre guardava Blaine risposare.

Blaine era ancora esausto, lo si poteva notare dalle ombre sotto agli occhi, ma , in quel momento, sembrava comunque felice per tutto.

La sua bocca era leggermente aperta mentre respirava , ma c’era un bellissimo sorriso sul suo volto.

Solo guardarlo dormire , fissare il suo meraviglioso volto e vedere il modo amorevole con cui stringeva loro figlio, fece perdere qualche battito al cuore di Kurt.

Con delicatezza, allungò un amano e la poggiò a metà su quella di Blaine, che era appoggiata sulla schiena di Liam, e metà direttamente sulla schiena del figlio.

Da li, poteva sentire Liam respirare in sincronia con Blaine e gli mancò il fiato per quanto amasse le due persone accanto a lui.

Questo è tutto quello che conta.

Questo è tutto quello che Blaine sognava.

Posso vederlo ora.

“Vi amo entrambi” sussurrò Kurt ai due suoi amori addormentati e quando Jennycat  saltò sul divano sistemandosi sul suo grembo ( non prima di aver lanciato uno sguardo interrogativo al piccolo ometto accoccolato al petto di Blaine) tutto sembrò completo e perfetto, proprio come doveva essere.

Proprio come una famiglia.

 
 
NOTE

E finalmente sappiamo il nome del bambino... in onore di nonno Anderson!

Giovedì prossimo l'ultimo capitolo e ci saranno altre due o tre novità nella storia...

A giovedì!!!  

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


Kurt sentì il suono acuto di un pianto e sospirò, rotolando sul letto mentre si strofinava gli occhi assonnati.

Calciò le gambe di lato e si tirò su, ondeggiando leggermente ancora assonnato; poi si voltò per assicurarsi che Blaine stesse ancora dormendo .

Non lo era.

In effetti, Blaine non era proprio a letto.

“Merda” pensò tra se Kurt mentre si guardava intorno nella stanza da letto al buio, trovando il posto completamente vuoto.

Blaine doveva aver portato il bambino nella nursery, così che non dovessi alzarmi.

Solo poche ore prima , la famiglia si era sistemata per dormire, Blaine e Kurt nel loro letto e Liam dormiva nella sua culla sistemata poco lontana da loro.

Il piano era alternarsi con Blaine che si alzava per prendersi cura del bambino e poi sarebbe toccato a  Kurt; ma in qualche modo il piano doveva essere cambiato perché ora Blaine ed il bambino erano in fondo al corridoio mentre Kurt era rimasto solo a dormire.

Ma come poteva dormire sapendo che Blaine stava avendo problemi a far addormentare loro figlio?

A dire il vero, il povero Liam non si sentiva bene ultimamente.

Il bambino , che ora aveva poco più di un mese, stava avendo problemi nel digerire il latte in polvere ed anche se Blaine era riuscito ad avere un appuntamento con il pediatra di Liam per quel venerdì, dovevano ancora ascoltare loro figlio lamentarsi e piangere per qualcosa che non riuscivano a capire.

Una telefonata a Burt e Carole li informò che avrebbe potuto essere un'allergia di Liam a qualcosa  nel latte in polvere, così Kurt era uscito a comprare diversi tipi di latte da provare fin quando non avessero  visto il pediatra; ma nulla sembrava funzionare e Liam era semplicemente infelice.

Per sottolinearlo, un urlo particolarmente forte si sentì giù per il corridoio e Kurt sentì il cuore dolergli a causa del suono.

Con un sospiro triste si precipitò fuori verso il pianto che sapeva provenire dalla nursery.

Aprì silenziosamente la porta socchiusa e sbirciò dentro, per nulla sorpreso di trovare suo marito che andava avanti ed indietro con Liam tra le braccia, canticchiare sottovoce per cercare di calmare il bambino urlante che teneva stretto contro il suo petto.

I capelli di Blaine erano vaporosi ed arruffati e c'erano delle borse sotto ai suoi occhi, la prova di tutti gli alti e bassi dell'essere genitore  soprattutto durante questo periodo difficile.

La piccola testa di Liam era nascosta sotto il suo mento; Kurt non poteva vedere il suo volto ma sapeva che suo figlio aveva pianto così tanto da essere tutto rosso in volto.

“Gli  fa ancora male il pancino?” chiese Kurt, entrando in camera e Blaine inclinò la testa di lato, sbattendo gli occhi assonnati mentre fissava suo marito.

“Dovresti tornare a letto... devi lavorare domani mattina”

“Mio figlio sta male e mio marito sembra esausto... non vado domani.”

“Ma tu...”

“Isabelle capirà, tesoro”

Kurt si avvicinò a Blaine ed abbassò lo sguardo su loro figlio, accarezzando poi gli scuri ciuffetti ricci di Liam-

“Povero piccolo... da quanto tempo è sveglio?”

“Da circa un'ora... non si sente per niente bene. Ha vomitato tutto il latte ed ho provato ad accarezzargli il pancino per aiutarlo a dormire, ma sta ancora male...ed io... non so cosa fare e lo odio.”

“Potremmo portarlo in ospedale”

“No... solo...” sussurrò Blaine, fermandosi quando Liam si lamentò di nuovo, “odio il fatto che sia così a disagio.

Mi sembra come se non ci fosse nulla che io possa fare, ma se lo portassimo in ospedale e li ci dicono che è solo un po' d'aria nel pancia?

E se poi non lo portiamo ed invece è qualcosa si serio?

Solo... ho paura!”

Kurt fissò suo marito e gli baciò la tempia prima di mettersi davanti all'uomo più basso per pendere delicatamente Liam dalle braccia di Blaine.

Con attenzione, poggiò il figlio contro il petto ed accarezzò la calda schiena del bambino.

“Oh tesoro” sussurrò, baciando la fronte di Liam, “ ti aiuteremo a stare meglio, okay? Andrà tutto bene. I tuoi papà miglioreranno le cose”.

Alzando lo sguardo su Blaine, Kurt smise di accarezzare la sua schiena e allungò una mano per stringere quella di suo marito.

Non rimase sorpreso dal sentire la mano di Blaine tremare.

“Perché non torni a letto a dormire un altro po'? Resto io con lui e se non riesco a calmarlo, ti vengo a svegliare e troveremo insieme una soluzione”

“Ma lui...”

“Carole ha detto di controllarlo per la notte ed io posso farlo.

Non hai dormito bene negli ultimi giorni e ti sentiresti meglio.. diamine , io mi sentirei meglio .. se dormi un po'... per favore? Puoi farlo per me?”

Blaine lo guardò per un momento, sbattendo, lentamente,  gli occhi nocciola prima di annuire comprensivo così diede il bacio della buonanotte al marito ed al figlio.

Esitò solo un attimo sulla soglia fin quando Kurt non lo cacciò via ed una volta che fu lontano, Kurt si lasciò cadere sulla sedia a dondolo , poggiò una mano ferma sulla schiena di Liam dando , con dolcezza, delle pacche sul sedere di suo figlio mentre il bambino si lamentava contro di lui.

“Papi è qui, scimmietta. Shh!”

Per le successive ore, rimase a guardarlo, cullandolo con attenzione continuando a tenerlo d’occhio per tutta la note.

Quando arrivò l'alba, Blaine si trascinò per il corridoio ed entrando nella nursery rimase sorpreso di trovare Kurt e Liam addormentati sulla sedia a dondolo ed anche se sapeva che Kurt avrebbe avuto un dannato torcicollo, era felice che suo marito fosse riuscito a calmare il bambino abbastanza da permettere a tutta la famiglia  di dormire.



I problemi di stomaco di Liam erano causati da un'allergia al lattosio, il cui rimedio fu passare al latte di soia.

Il nuovo latte in polvere funzionava a meraviglia, cosa che fu una manna dal cielo per Blaine e Kurt che furono sbalorditi dal cambiamento di atteggiamento di loro figlio.

Il bambino, però, ora era felice ed in salute ed era tutto quello che potevano chiedere, soprattutto visto che Kurt era tornato a lavorare a tempo pieno e Blaine si stava abituando al suo nuovo ruolo di papà casalingo.

Nonostante le giornate fossero lunghe e stancanti, Blaine sapeva che non c'era nulla al mondo che amava di più che essere padre.

Doveva coccolare Liam e semplicemente divertirsi con lui ogni singolo giorno fino a quando Kurt tornava a casa e Blaine lasciava che legasse col figlio mentre lui riposava.

Tuttavia, non andava mai a dormire visto che amava troppo guardare suo marito parlare o cantare per il loro bambino.

Kurt era entrato nel ruolo di papà davvero bene, proprio come un gioco da ragazzi, un enorme cambiamento rispetto ai terribili mesi in cui aveva rotto con Blaine a causa della gravidanza e la sua paura di diventare padre.

“Ti vuole davvero bene, sai?” mormorò Blaine, una sera a cena; stava mangiando un'insalata di pollo e guardava Kurt dare il latte serale a Liam.

“Hm?”

“Liam... ti adora... fa le faccine più divertenti, tristi ed imbronciate quando lo baci la mattina prima di andare al lavoro; è come se sapesse che non ti vedrà per alcune ore  e penso che lo odi... è adorabile.

Farò una foto per te uno di questi gironi.”

Kurt ridacchiò, muovendo il braccio per tirare Liam un po' più su.

“Ha il tuo stesso broncio, penso.

Nessuno sa fare gli occhi da cucciolo come fai tu”

“Oh sta zitto”

“Cosa? È vero.

Voi due avete le stesse espressioni facciali.

Non vedo l'ora  che sia abbastanza grande da saper parlare; vi farò sfidare per vedere chi sa fare le facce più ridicole... sarà divertentissimo”

Blaine ruotò gli occhi e sorrise quando Kurt squittì perché Liam aveva finito la bottiglina.

“Era affamato”

“Oh si lo era proprio” tubò Kurt , poggiando la bottiglia vuota sul tavolo prima di portarsi il bambino sulle spalle sopra al tovagliolo.

Un paio di pacche sulla schiena ed il bambino  fece un ruttino piuttosto forte ed entrambi gli Anderson-Hummel scoppiarono a ridere.

“È un bravo bimbo” disse Kurt felice che il loro bambino fosse sazio ed avesse anche fatto il ruttino poi si appoggiò allo schienale, continuando ad accarezzare la schiena di Liam, guardando in silenzio Blaine mentre infilava dei piccoli bocconi di insalata in bocca.

“Speriamo prenda anche le tue impeccabili maniere a tavola”.

Blaine ridacchiò.

“Fin quando non guardi suo zio Finn quando mangia e decida che il mio sia il modo giusto per pulire il piatto… stiamo apposto”

Entrambi ruotarono gli occhi e Blaine tornò a mangiare, ignorando gli occhi vigili su di lui.

Dopo alcuni minuti passati a guardare Blaine, Kurt tornò finalmente alla realtà e si alzò da tavola, posando delicatamente Liam nella sua culla 3in1.

“Hai ricevuto una strana lettera, comunque.

Non so perché non me ne sono ricordato fino ad ora”

Una strana lettera?”

“Si”

Kurt uscì per un momento dalla stanza, tornando poco dopo con una grande busta da lettera.

“Penso sia un bigliettino, ma non c’è il mittente quindi non so chi te l’ha mandata… penso sia qualcosa per congratularsi con noi per la nascita di Liam.

Però è indirizzata a te quindi penso che debba aprirla tu.

Scusa se non te l’ho data prima.

Me ne sono completamente dimenticato quando sono tornato a casa”

“Va bene” disse dolcemente Blaine, prendendo la busta dalle mani di Kurt.

Sussultò leggermente quando notò la calligrafia usata per scrivere il suo nome e Kurt sollevò un sopracciglio per questa reazione.

“Tesoro?”

“Quella…. Quella è la scrittura di mia madre… la riconoscerei ovunque”

“Cosa? Davvero?”

“Si” disse Blaine, tenendo la lettera tra le mani, le dita tremanti mentre pensava a cosa potesse contenere.

Sembrava pesante sul suo palmo, leggermente spessa come se ci fosse qualcosa all’interno e Blaine respirò tremante mentre girava la busta per poterla aprire.

Ci riuscì facilmente, nonostante gli tremassero le mani; tirò fuori la lettera dalla busta, scioccato di trovare  anche un biglietto d’auguri blu.

La parte davanti era bianca con la scritta in corsivo  “Congratulazioni” fatta con dei brillantini azzurro pastello.

Una foto di un bambino dentro ad un cesto portato da una cicogna era al centro sotto la scritta e Blaine sentì il cuore balzargli in gola mentre guardava il biglietto.

“Non capisco”

“È un biglietto d’auguri?”

“Si”

Kurt si alzò e si appoggiò alla sedia di Blaine, chinandosi per guardare il biglietto.

Una volta letto, poggiò una mano sulla spalla di Blaine e la strinse, offrendo il suo sostegno al marito mentre il ragazzo più giovane continuava a fissare il biglietto con aria assente.

“Apri il resto”

Con attenzione, Blaine finì di strappare la busta e questa volta sussultò ancora di più quando un pezzo di carta cadde da dentro per finire sul suo grembo.

“Ha mandato un assegno”

Kurt allungò una mano e prese l’assegno, spalancando gli occhi quando notò l’importo scritto.

“Ci ha mandato un assegno di cinque mila dollari, Blaine”

“Oh mio Dio…”

“Credo ci sia anche una lettera” sottolineò , sollevando lo sguardo per controllare l’espressione sul volto di Blaine quando lo sentì prendere un profondo e tremante respiro.

“Tesoro?”

“Non capisco… non riesco a capire”

“Leggi la lettera, tesoro. Ti lascio da solo “

Kurt baciò la spalla di Blaine ed uscì dalla stanza, lasciando Blaine da solo con la lettera ( ed un addormentato Liam, accoccolato nella sua culla).

Una volta che Kurt se ne fu andato, le lacrime che Blaine aveva finora trattenuto, cominciarono a scorrere e Blaine sistemò sul tavolo il biglietto, la lettera e l’assegno; poi poggiò la testa tra le mani mentre piangeva.

Non riusciva a capire; non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

Come aveva fatto sua madre a scoprire che aveva avuto un bambino?

A meno che qualcuno vicino a loro non glielo avesse detto e… Oh… Oh… era stato Cooper.

Doveva essere stato lui.

Dannato Cooper.

Blaine si asciugò le lacrime e si sporse, tirando, con rabbia, la lettera fuori dalla busta.

L’aprì e si accigliò quado vide la perfetta calligrafia di sua madre sulla pagina.

Era difficile dimenticare l’ondulata e sinuosa scrittura di sua madre anche se erano passati cinque anni dall’ultima volta che l’aveva vista o che aveva parlato con lei.

E poi anche se era stato terribilmente arrabbiato con lei per aver lasciato che il marito lo sminuisse durante quella cena del Ringraziamento tanti anni fa, Blaine non poté fare a meno di pensare a quanto gli mancassero i suoi genitori, soprattutto quando vedeva quale meravigliosa famiglia fossero gli Hudmels.

Tirando su col naso, Blaine avvicinò la lettera al viso fissando la calligrafia col cuore che batteva forte quando lesse il saluto con cui iniziava la lettere.

“Mio caro bambino.

È passato molto tempo, vero? Ma è stata tutta colpa mia.

Sono passati più di cinque anni dall’ultima volta che ho sentito la tua voce o che ho visto il tuo volto e sono stata davvero stupida in questi ultimi anni, Blaine.

Sei mio figlio minore, il mio bambino e non sono stata giusta con te né lo è stato tuo padre.

Mentre sono qui seduta a scriverti, non posso fare a meno di pensare a tutte le cose della tua vita che mi sono persa in questi anni sprecati.

Sei cresciuto così tanto, tesoro mio, ed odio il fatto di aver permesso  che accadesse tutto questo.

Ed ora, ora so di essermi persa un’altra enorme pietra miliare  della tua vita e mi si spezza il cuore sapere che è successo.

Ti prego, non arrabbiarti con lui, ma Cooper mi ha detto del bambino.

Il mio primo nipotino: un maschietto.

Un nipote maschio!

Santo cielo, quando Cooper mi ha mandato un messaggio per avvisarci che era nato, ho pianto per giorni, Blaine.

Davvero l’ho fatto.

Perché ho perso il giorno più importante della tua vita: la prima volta che sei diventato papà.

Accidenti, ammetto che la prima volta che hai detto a me ed a tuo padre che eri portatore del gene Reddin, ero spaventata a morte.

Non avevo idea di come anche un uomo potesse rimanere incinto per non parlare di poterlo crescere dentro di se e farlo nascere .

Ma poi ci hai detto di avere quel gene e pensai a quella sera , quando eri più giovane, in cui ci dicesti di essere gay ed al fatto che fossi arrabbiata perché non avresti mai potuto darci un nipotino.

So che è stato un pensiero egoista.

Lo so ora ma era qualcosa a cui avevo pensato e che rimpiango tanto; così come rimpiango il fatto di non fare più parte della tua vita in questi ultimi anni.

Ed ora sei padre, il papà di un bellissimo bambino ( ho visto delle foto solo alcuni scatti di lui nella nursery dell’ospedale ed alcuni che Cooper ha fatto qualche giorno dopo la nascita) e mi si è spezzato il cuore per essermi persa tutto questo a causa della mia stupidità.

Blaine, caro, mi manchi.

Mi sei mancato da quella sera che andasti via e mi dispiace così tanto di non aver lottato per te e di averti lasciato andar via quella sera.

Avrei dovuto lottare più duramente, avrei dovuto dire a tuo padre di chiudere la bocca e di crescere perché non sei stato altro che un figlio perfetto per noi ed invece di focalizzarsi sulle grandi cose che hai fatto, tuo  padre si è focalizzato sul suo bigottismo ed io ho lasciato che ti ferisse.

Mi dispiace così tanto.

So che è troppo tardi per chiedere o implorare il tuo perdono ma voglio solo farti sapere che mi dispiace tanto e che ti voglio davvero tanto bene.

Io e tuo padre abbiamo parlato di quello che accadde quella sera ed anche lui è molto dispiaciuto, Blaine.

Ha capito che quello che aveva fatto era sbagliato e che non avrebbe mai dovuto dirti quelle cose orribili su Kurt e sul tuo gene.

Ci manchi davvero tanto tesoro, ed odiamo il fatto di starci perdendo così tante cose della tua vita e della vita del nostro caro nipote per qualcosa di così stupido che abbiamo fatto così tanto tempo fa.

Quindi, ho incluso un assegno di 5 mila dollari per te, per poter comprare qualcosa di carino per te, Kurt ed il bambino.

Cooper non ha voluto dirmi il suo nome perché mi ha detto di aver già oltrepassato il limite mandandoci la foto e che volevamo saperlo dovevamo chiedere a te, ma ha anche detto che ci sarebbe piaciuto molto.

Penso che amerei comunque lo stesso il suo nome qualunque sia perché è bellissimo , Blaine.

È così bello.

Sembra te quando eri neonato, in realtà.

Ti ho mandato alcune tue foto di quando eri un piccolissimo ometto e puoi confrontarle se vuoi.

Sembra che i geni degli Anderson siano dominanti nel tuo piccolo anche se posso vedere anche un po’ di Kurt in lui… soprattutto il naso!

Quello è sicuramene il naso degli Hummel!

Così carino!

Solo scrivere di quanto bello sia mio nipote senza nemmeno averlo visto di persona, mi spezza il cuore, ma so che non è altro che colpa mia e mia soltanto.

Sono stata orribile con te, Blaine e spero tu possa un giorno accettare le mie scuse e possa permettermi di tornare nella tua vita.

Mi manchi davvero tanto e farò qualsiasi cosa per dimostrarti quanto sia dispiaciuta.

Per favore da un bacio a Kurt da parte nostra e ti prego dai un bacio anche al tuo bellissimo bambino.

Spero un giorno di poterlo incontrare, anche solo per un secondo.

Ti voglio tanto bene, Blaine Devon.

Io e tuo padre siamo molto dispiaciuti e speriamo di sentirti.

Ti voglio bene!

Mamma”


Blaine lasciò cadere la lettera sul tavolo e si chinò in avanti poggiando la fronte sulla mani, respirando a fatica.

Si sentiva come se qualcuno fosse seduto sul suo petto e lo stesse soffocando e sentiva lo stomaco sottosopra mentre pensava al dolore che aveva sofferto quando aveva tagliato fuori dalla sua vita i suoi genitori.

Pensò alle prime settimane di gravidanza quando era solo nell’appartamento di Cooper e a quanto  avesse desiderato chiamare sua madre per parlarle delle sue paure perché tanto, tanto tempo fa era stata una buona ascoltatrice… beh almeno fino al suo coming out… poi quella era una storia diversa.

Aveva pensato a lei mentre era in ospedale con Liam che dormiva sul suo petto, la guancia poggiata contro i folti capelli del bambino e pensò al fatto che c’era una foto nel suo vecchio album di neonato a casa che era molto simile a quella scena; una foto di sua madre che lo teneva tra le braccia proprio così, la guancia poggiata sui ricci di Blaine mentre lo cullava amorevolmente.

In quel momento avrebbe voluto chiamarla per farle migliaia di domande su come prendersi cura di un neonato, ma aveva lasciato perdere ancora ferito dal modo in cui aveva lasciato che suo padre calpestasse i suoi sentimento così tanti giorni del Ringraziamento fa.

Così si era rivolto a Carole che era stata più di una madre per lui, più di sua madre ed aveva lasciato che il dolore che aveva riempito la sua anima  sparisse mentre dimenticava i problemi con sua madre.

Ma ora li seduto , in sala da pranzo, la testa tra le mani, la cena dimenticata davanti a lui, così come la lettera, il pacchetto di foto e l’assegno sparpagliati sul tavolo, Blaine si sentì perso.

“Kurt” lo chiamò, la voce roca e piena di tristezza.

Kurt entrò nella stanza e sospirò , tristemente, quando vide l’espressione disperata sul viso di Blaine.

“Oh tesoro” sussurrò, tirandolo a se e lasciandolo piangere; con una mano accarezzava la testa di Blaine, l’altra era avvolta attorno alle sue spalle.

“Va tutto bene… sono qui; andrà tutto bene”

Accanto a loro, Liam cominciò ad agitarsi, essendosi svegliato a causa di tutto il trambusto e Kurt prese un profondo respiro , il cuore a pezzi nel sentire Blaine crollare e dei piagnucolii che venivano dalla culla.

“Shh! Shh! Ci sono io “

Un paio di minuti dopo, Blaine tirò su col naso e si tirò indietro , sciogliendosi dall’abbraccio di Kurt per andare a prendere Liam.

Tirò su il bambino e lo strinse al petto, accarezzando i morbidi capelli neri di Liam, abbassando la voce e sussurrando parole di conforto al bambino.

“Blaine?”

“Non diventerò come loro, Kurt. Mai”

“Intendi i tuoi genitori?”

“Se dovessi mai ferire Liam, come hanno fatto loro con me, non meriterò di essere perdonato”

“È quello che vogliono?” chiese cautamente Kurt, avvicinandosi lentamente al marito ed al figlio.

Allungò una mano e fece voltare Blaine  in modo da trovarsi faccia a faccia, le mani di Kurt si abbassarono e strinsero la vita di Blaine mentre guardava la sua famiglia.

“Vogliono che li perdoni?”

“Cooper gli ha detto di Liam e vorrebbero far parte della sua vita.

Vogliono conoscerlo , anche se loro… mio padre… lui…anche se ha detto che è un abominio partorire grazie al gene”

“Forse hanno cambiato idea?”

“Kurt, io non…”

Kurt sorrise tristemente, scuotendo la testa per zittire il marito.

Aspettò che Blaine tacesse prima di continuare.

“So che i tuoi genitori ti hanno ferito . Davvero lo so….ma cos’hai appena detto… “come hanno potuto chiedere perdono dopo tutto quello che è successo?”… forse ti stanno allungando un ramoscello d’ulivo.

So che ti hanno ferito davvero molto.

E li odio per quello che ti hanno fatto ma…

Ti dispiace se leggo la lettera?

Forse se potessi leggerla, potrei spiegarti meglio le cose”.

Blaine scrollò le spalle e Kurt annuì, allontanandosi per prendere la lettera gettata.

Gli diede una scorsa, prendendosi qualche minuto per leggere il tutto ed una volta finito, alzò lo sguardo incrociando gli occhi arrossati di suo marito, un sorriso dolce sul viso.

“TI ricordi quando mi hai perdonato per tutto quello che ho fatto?”

“Si”
“Ricordi quanto fossi spaventato di diventare padre? Quanto sono stato egoista allora?”

“Si”

“Ricordi quanto ottuso ero diventato e di come ci abbiamo lavorato insieme?”

“Si … ma Kurt…”

“Non sto dicendo che dovresti perdonare I tuoi genitori per il modo in cui sis ono comportati, ma forse hanno cambiato idea?

Forse, finalmente, hanno realizzato quanto siano stati stupidi ed hanno, alla fine, realizzato di aver incasinato tutto?

Forse sono finalmente rinsaviti?”

“Kurt…”

“Sai… tanto tempo fa mi dicesti che avevi paura di diventare come tuo padre.

Forse ora è il momento di parlare con lui… e con tua madre… e scoprire cosa  diamine è successo perché cambiassero il loro atteggiamento nei tuoi confronti.

Puoi semplicemente parlare con loro una sola volta e vedere come va e se la cosa ti mette a disagio, puoi semplicemente tagliare tutti i ponti con loro.

Ti supporterò al mille per cento, ma onestamente, penso che per te sia un bene anche solo parlare con loro.

Perdonare è una cosa difficile da fare quando sai stato ferito, ma… entrambi, tu ed io… l’abbiamo affrontato e ne siamo venuti fuori bene, giusto?”

Blaine annuì, voltandosi solo per un momento per rimettere Liam, addormentato, nella culla.

Una volta sistemato, Blaine si voltò e si gettò letteralmente tra le braccia di Kurt, poggiando la testa contro la spalla di suo marito, sospirando tremante.

“Pensi davvero che dovrei telefonargli?”

“Non ti farebbe male, tesoro”

“Lo pensi davvero?”

“Chiamali e parla semplicemente con loro.

Se, in qualsiasi momento, ti mettono a disagio o ti sembrerà di non essere pronto o non sono così dispiaciuti come pensi siano… puoi riattaccare e non preoccuparti mai più di loro”.

“Ci parleresti insieme a me?”

“Farò qualsiasi cosa tu voglia che io faccia, Blaine.

Qualsiasi cosa tu voglia”



Ci volle un’intera settimana a Blaine per accettare quello che stava per fare.

Kurt era rimasto accanto a lui, disposto e pronto a cogliere qualsiasi necessità di Blaine.

Passarono tutta la settimana a discutere di tutte le opzioni.

Così come ne parlarono con la loro analista  e quando finalmente ebbero un solido piano, Kurt disse ad Isabelle che aveva bisogno di prendersi una mezza giornata libera per risolvere dei problemi familiari e poi se ne tornò a casa prima; poi si sedette accanto ad un pietrificato Blaine, seduto al tavolo della cucina col cellulare stretto in pugno.

“Sei pronto?”

“Pronto come non mai”

Blaine fece partire la chiamata, mise il vivavoce e si appoggiò allo schienale, stringendosi poi al braccio di Kurt.

Il telefono squillò per un po’ prima che una voce familiare rispondesse, il suo tono calmante riempì l’aria dell’appartamento mentre parlava.

“Pronto?”

Blaine aprì la bocca come per parlare, ma nulla uscì dalle sue labbra e Kurt si accigliò, stringendo la mano di suo marito che scosse la testa.

La signora Anderson continuava a chiedere se c’era qualcuno al telefono ed , alla fine, Kurt rispose, chinandosi per avvicinarsi al telefono e parlare.

“Signora Anderson? Marisol… sono Kurt.  Kurt Hummel”

“Kurt? Oh mio dio Kurt… ciao!

Blaine è con te?”

Blaine prese un respiro tremante e poi espirò, facendosi poi riconoscere.

“Mamma?”

“Blaine… oh mio dio, Blaine… “

“Ciao mamma”

“Oh tesoro. Mi dispiace così tanto… Mi dispiace così tanto…!”

La donna dall’altra parte cominciò a singhiozzare e Kurt si morse il labbro quando sentì Blaine cadere a pezzi accanto a lui; l’altro uomo stava cercando di nascondere il fatto di aver cominciato a piangere  dopo aver sentito la voce di sua madre dopo cinque anni.

“Mamma… “

La signora Anderson iniziò a balbettare, singhiozzando scuse e promesse di non ferirlo di nuovo, mai più.

Blaine a malapena parlò, passò il tempo della conversazione ad annuire con la testa, sebbene sua madre non potesse vederlo e dopo alcuni minuti in cui i due piansero , un debole lamento li fece zittire.

“Oh…”

“Tesoro, vado a pendere Liam…torno subito” sussurrò Kurt, baciando Blaine sulla testa prima di uscire dalla stanza.

Blaine si rivoltò e si accigliò quando non sentì altro che silenzio.

“Mamma?”

“Liam? Lo hai chiamato Liam?”

“Liam Elijah, lo abbiamo chiamato così per nonno… cioè… lui... solo…”

“Lo hai chiamato così per papà?”

Oh… quella era una voce nuova… il signor Anderson.

“Papà?”

“Blaine”

Kurt tornò in cucina con Liam, cullandolo piano mentre i dolci piagnucolii del bimbo si calmavano.

Quando vide Blaine con gli occhi e la bocca spalancati si accigliò ma quando sentì la voce del padre di Blaine venire dal telefono, capì perché il marito fosse così sconvolto.

“Signor Anderson?”

“Ciao Kurt”

Liam piagnucolò di nuovo e Marisol singhiozzò forte, risvegliando Blaine dal suo sogno ad occhi aperti.

Il giovane Anderson alzò lo sguardo su suo marito e su suo figlio e poi di nuovo sul telefono, le dita che tremavano mentre fissava il timer della chiamata.

“Volete vedere Liam?”

“Cosa?”

“Volete vedere il bambino? Con facetime?”

“Oh tesoro… certo”

Blaine si alzò ed aprì Facetime dal loro Ipad, chiamando poi i suoi genitori mentre Kurt si sedeva con Liam e lo preparava ad incontrare per la prima volta gli altri nonni.

In pochi secondi i volti di Marisol e di Nicholas Anderson apparvero  sullo schermo e Kurt osservò quanto la coppia fosse invecchiata.

I capelli castano scuri di Nicholas ora erano brizzolati ed indossava un paio di occhiali dalla montatura scura che proteggeva i suoi occhi azzurri.

I capelli mossi di Marisol erano tirati indietro in una coda di cavallo e c’erano ombre scure sotto gli stanchi occhi nocciola.

Quando i due adulti  videro Blaine sullo schermo , entrambi sorrisero tristemente.

Sei cresciuto” commentò Marisol e Blaine arrossì.

“Sono passati cinque anni, mamma”

“Lo so… ho perso così tanto”.

“Si… io e Kurt siamo genitori ora!”

Kurt si chinò quando sentì il suo nome , salutando con la mano libera i suoi suoceri.

Entrambi gli Anderson risposero al saluto e Blaine riportò la telecamera  su di lui.

“Pronti ad incontrare Liam?”

Assolutamente” disse Nicholas.

Blaine voltò lo schermo verso Kurt che si tirò su , sistemando meglio il bambino tra le braccia così da essere davanti alla fotocamera dell’Ipad.

Quando riuscirono a vederlo , un coro di “aww” e di parole adoranti venne dai nonni che cominciarono poi a tirar su col naso , sempre di più.

Kurt alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare due persone completamente commosse e sconvolte e si scambiò un’occhiata con Blaine, non sorpreso di trovare il marito con il labbro inferiore tra i denti.

“Stai bene?” sussurrò a Blaine , guardandolo annuire lentamente.

Blaine voltò di nuovo la telecamera su di lui e si spostò più vicino a Kurt e a Liam, chinandosi mentre la giovane famiglia guardava i suoi genitori.

Nicholas li guardava con meraviglia e Marisol si stava asciugando le lacrime dagli occhi con un fazzoletto.

Quando Liam sbadigliò, i nonni lo guardarono sbalorditi e Marisol allungò una mano per stringere quella di Nicholas.

“È bellissimo, tesoro”

“Grazie” mormorò Blaine, abbassando lo sguardo sul figlio assonnato.

Kurt sollevò un po’ più su il bambino e lo passò al marito , guardando con amore il modo in cui Blaine prese Liam tra le braccia con così tanta cura.

“È il mio mondo… insieme a Kurt, naturalmente”

“Avete fatto un ottimo lavoro, ragazzi”

“Grazie”

Dopo ciò, la conversazione scemò soprattutto visto che gli Anderson erano rimasti incantati da loro nipote.

I successivi minuti trascorsero quasi in totale silenzio ( a parte i dolci sbuffetti che Liam faceva mentre beveva la sua bottiglina di latte  pomeridiana) e quando Blaine, alla fine, poggiò la bottiglia vuota di lato e gli fece fare il ruttino, Marisol parlò.

“So che siamo stati distanti e che ti abbiamo davvero ferito tanto, tesoro; ma… ci stavamo chiedendo se possiamo venirvi a trovare o forse … voi ragazzi potete fermarvi da noi la prossima volta che venite in Ohio…”

Kurt si morse il labbro, spostando lo sguardo su Blaine per cercare di capire cosa stesse pensando, ma sul viso di Blaine c’era solo un’espressione vuota.

L’uomo più giovane sembrava perso nei suoi pensieri , sbattendo lentamente le palpebre mentre lasciava vagare la mente.

I suoi genitori aspettavano pazientemente dall’altra parte, senza dire una parola, ma Kurt poté vedere la loro preoccupazione quando Blaine non rispose.

“Blaine?”

“Saremo in Ohio per il Ringraziamento”

“È meraviglioso tesoro. Assolutamente meraviglioso”.



“Non posso credere che siamo finalmente qui” sospirò Kurt mentre apriva la portiera della sua macchina e si stiracchiava.

Blaine scese dal lato del passeggero e si arrampicò immediatamente sul sedile posteriore per sganciare Liam dal seggiolino.

Il loro bambino , che aveva 4 mesi ora, dormiva profondamente, essendo stato attirato nel mondo dei sogni durante il viaggio verso casa dei nonni; e quando Blaine sollevò il bambino dal seggiolino, Liam sbadigliò e ricadde contro il petto di suo padre, felice di ascoltare il battito del cuore di Blaine mentre l’uomo lo portava verso casa.

“Questo è stato il viaggio più lungo che abbia mai fatto… ed ero solito usare l’autobus per gli eventi scolastici”

“Come me… ricordi il viaggio a Chicago per le Nazionali durante il mio ultimo anno? È stato abbastanza disgustoso”

Blaine ridacchiò e si fermò davanti alla porta , tenendo Liam  cautamente con una sola mano mentre con l’altra bussava.

La porta si aprì ancora prima che Blaine finisse di bussare ed apparve Carole che strillò alla vista dei suoi cari.

“Ciao ragazzi! Oh… datemi il mio nipotino”

Blaine gli diede il bimbo  poi si voltò per tornare indietro e prendere alcuni dei bagagli che Kurt aveva lasciato sui gradini.

Una volta che lui e Kurt avevano finalmente finito di scaricare la macchina, entrambi si rifugiarono nel tepore della casa dove trovarono Carole e Burt con un Liam ora sveglio che sbatteva gli occhi mentre li guardava imbronciato.

“Probabilmente è arrabbiato perché si è svegliato, ma comunque è meglio se è sveglio adesso.

Ho bisogno che dorma stanotte”

Carole annuì al commento di Blaine e si spostò sul divano permettendo a Burt di sistemarsi accanto a lei mentre l’uomo più grande  faceva dei versi al nipotino.

“Questo è il mio bambino! C’è il mio piccolo Liam! C’è il bimbo del nonno”

“Penso che papà si sia dimenticato come parlare inglese “ lo prese in giro Kurt, sorridendo a suo padre quando Blaine gli diede una gomitata in un fianco.

“Oh… va bene… anche io ho dimenticato come parlare correttamente accanto a Liam”

“Kurt fa versi al bambino a casaccio, quindi ignorerei semplicemente questo cretino!

Usa un linguaggio infantile più di quanto faccia io, quindi non ha il diritto di prenderti in giro, Burt”

“Immagino… di solito parlava in modo infantile anche alla sue scarpe firmate… mi mancano molto quei tempi”

Kurt ruotò gli occhi e si voltò verso Blaine, incoraggiando il marito a seguirlo al piano di sopra per sistemare i loro bagagli.

Una volta arrivati nella vecchia stanza di Kurt ed aver appoggiato le valigie a terra, Kurt attaccò suo marito con un bacio, sorridendo contro le labbra di Blaine quando sentì il marito gemere.

“Scusami” sussurrò quando si allontanò, “ Questa stanza ha riportato indietro molti ricordi”

“Direi” aggiunse Blaine, ridacchiando.

Si sporse e baciò Kurt di nuovo, gemendo contro le sue labbra mentre l’altro uomo accarezzava le sue labbra con la lingua.

I due continuarono a sbaciucchiarsi, lasciando che Burt e Carole passassero un po’ di tempo con il loro nipotino prima di decidere di smettere e di tornare al piano di sotto.

Quando entrarono in salotto, i due nonni non commentarono le loro labbra rosse e gonfie a causa del baci ed il loro aspetto arruffato, ma si notò dai loro sorrisini consapevoli che sapevano cosa stessero facendo al piano di sopra, Blaine e Kurt.

“Allora” iniziò Burt, “ Io e Carole stavamo pensando che potreste lasciarci Liam tutte la notte.

Possiamo sistemare la culla nella nostra stanza in modo che voi possiate dormire ininterrottamente per una notte mentre noi ci occupiamo di nostro nipote.

Cosa ne dite?”

La coppia si scambiò un’occhiata prima di voltarsi di nuovo verso Burt.

“Sarebbe meraviglioso papà. Non abbiamo avuto così tante notti da soli da quando è nato” concordò Kurt.

Nel frattempo, Blaine, dopo aver annuito per concordare con Kurt, si sedette sul divano accanto a Carole, chinandosi verso sua suocera per parlare col figlio.

“Ama davvero la sua nonna!”

“Certo che si! Ed anche la sua nonna lo ama!” sorridendo raggiante al nipotino, Carole gli baciò i ricci sulla testa, ridacchiando quando il piccolo tra le sue braccia, brontolò cercando di divincolarsi dalla presa.

“Sembra un po’ affamato… ti spiace se gli do io da mangiare?”

“No… certo che no. Vado a preparargli la bottiglina”

“Vengo con te” disse Carole alzandosi e seguendo Blaine in cucina, lasciando i due Hummel da soli.

Quando Burt se ne accorse, batté un amano sul divano per dire a Kurt di sedersi.

Nel frattempo, Burt si sedette sulla poltrona, sorridendo quando Kurt si accomodò.

“Sono contento tu sia potuto venire qui per le vacanze, figliolo”

“Sono contento di aver potuto prendermi questi giorni.

Isabelle mi ha detto di venire a casa visto che Liam è ancora piccolo e che voi  meritate di vederlo più spesso”

“Ho sempre saputo che quella donna mi piaceva”

“E con Blaine che va dai suoi genitori questo Venerdì…” si interruppe.

“Come la sta affrontando Blaine? È pronto per tutto questo? È un grande passo”

Kurt annuì e sprofondò ancora di più nel divano.

“Penso che voglia semplicemente farla finita e vedere cosa succede.

So che è preoccupato visto che non li vede da anni , ma credo che voglia far pace con loro per il bene di Liam, sai?

Andremo li, staremo con loro e Cooper per un po’ per poi tornare qui così che le cose non diventino troppo strane”

“Capisco…

Come sta Cooper, a proposito?

Non lo vedo da quando è tornato in California dopo la nascita di Liam”

“Beh… sta andando bene… sta ancora facendo le riprese del suo film.

Sono in pausa per il Ringraziamento, quindi verrà per qualche giorno qui prima di rientrare per le altre riprese.

E so che Blaine è molto eccitato di rivederlo.

Parlano su Skype ed al telefono per tutto il tempo.

Penso che a Blaine manchi”

“Probabilmente si… hanno fatto affidamento l’un l’altro  molto negli ultimi anni”

“Si, davvero”

Il resto della conversazione su Cooper fu interrotta quando Carole tornò in salotto, il bambino in braccio e Blaine al seguito.

Sorrise a Kurt e poi si voltò per dare il bambino a Burt.

“Devo parlare un attimo con Blaine, puoi finire di dare la pappa a Liam?”

“Come se potessi perdermi l’opportunità di dar da mangiare alla mia piccola pulce” brontolò Burt, con voce scherzosa.

Sorrise al piccolo tra le braccia e cominciò a dire, con voce infantile, che gran mangione fosse Liam.

“Cosa state combinando voi due?”

“Non si inizia mai troppo presto a fare le compere di Natale!” urlò Carole mentre trascinava Blaine al piano di sopra.

Mentre sparivano, i due Hummel riuscirono a sentire Blaine ridere.

Era ovvio che Carole aveva qualcosa in mente, ma era un suo segreto così non fecero domande.

Lascia che si diverta.

Una volta che i due furono fuori dalla loro vista, Kurt si voltò verso suo padre, intenerito alla vista dell’uomo più grande che blaterava col nipotino.

“Non è troppo pesante per te, vero papà?”

“Pesante? Ti prego Kurt…è a malapena grande quanto il mio braccio… è leggero come una piuma”

“Dillo ai miei bicipiti”

“È solo un bambino che mangia sano. Questo è tutto! È vero, tesoruccio?

Ti piace fare gnam gnam!”

Kurt ruotò, con affetto, gli occhi poi tornò ad osservare suo padre con suo figlio.

Mentre Burt dava da mangiare al bambino, Kurt parlò di come Liam cresceva e di quanto fosse paffuto.

Il piccolo bimbo era in salute, il che era grandioso, visto che non stava più soffrendo come prima che cambiassero il suo latte in uno senza lattosio; ed in più cresceva come un normale bimbo di quattro mesi.

Liam amava ascoltare Blaine cantare per lui e Kurt leggere per lui, soprattutto quando Kurt cambiava tono di voci per ogni personaggio.

Fondamentalmente amava il suono delle voci dei suoi genitori.

Inoltre amava i sonagli e gli oggetti che stridevano ma amava sopra ogni cosai “giochi sul pancino”… cioè quando uno dei suoi papà lo sistemava su una soffice coperta per poi sistemarsela sulla pancia lasciando che il bimbo si muovesse un po’.

Non faceva molto, ma stava migliorando tanto nell’alzare la testa e nell’agitare gli arti, cosa che faceva pensare a Blaine che presto avrebbe cominciato a rotolare.

“Ahh… rotolare... mi ricordo quando iniziasti a rotolare. Un giorno ti sistemai sul letto per un riposino ed in qualche modo sei rotolato giù, facendomi quasi venire un infarto.

E tua mamma… tua mamma mi ha quasi spellato  vivo perché mi sono voltato per un secondo e boom eri sul pavimento!

Grazie a dio non ti sei fatto male.

Anche se a volte mi chiedo se tu non abbia sbattuto la testa sul pavimento quando sei caduto…”

“Papà!”

“Sto scherzando” ridacchiò Burt , un grande sorriso sul volto mentre scuoteva la bottiglina ormai vuota in mano.

“Qualcuno aveva fame!”

Si chinò in avanti, posò la bottiglia sul tavolino prima di sistemarsi Liam sulle ginocchia iniziando a dargli dei leggeri colpetti alla schiena, sorridendo a Kurt quando Liam fece un mostruoso ruttino.

“Ecco qua! Questo è il mio ragazzo!”

“Onestamente, penso abbia preso da zio Finn il modo di ruttare.

Non è qualcosa che ha ereditato da me o da Blaine”

“Potrebbe averlo ereditato da suo nonno, vero piccolino?”

Liam tubò con nonno ed allungò le manine paffute per afferrare i polsini  della camicia a quadri di Burt.

Gli fece un sorriso senza denti quando Burt rise ed il cuore di Kurt si sciolse alla vista.

Nel guardare i due legare, Kurt non poté fare a meno di ammirare quanto fossero adorabili e quanto fosse emozionato di vedere suo padre così felice.

Un anno prima, non avrebbe mai potuto immaginarsi in una situazione come questa: vedere suo padre tenere in braccio il suo primo nipotino.

Non si sarebbe nemmeno mai immaginato un figlio nato da lui e Blaine… ma ora non poteva immaginarlo in nessun altro modo.

Sospirando felice, si alzò dal divano ed andò a sedersi davanti alla poltrona, bilanciandosi, attentamente, sulle ginocchia mentre si chinava a baciare le guance paffute di Liam.

“Ti voglio bene, tesoro”

Burt sorrise al gesto, togliendo una della mani dalla schiena di Liam per dare una pacca sulla spalla a suo figlio.

“Sai… sono così fiero di te, Kurt.

Sei cresciuto molto in quest’ultimo anno e voglio solo che tu sappia quanto fiero di te io sia.

Ti voglio un mondo di bene, figliolo”

“Grazie papà… ti voglio bene anche io”

I due tornarono a giocare con Liam e dopo alcuni minuti distratti dalla totale dolcezza del bambino, non si accorsero, nessuno dei due, di Blaine a Carole che li guardavano dalla soglia del salotto, entrambi sorridenti per la preziosa vista.

“Dovrei prendere la macchina fotografica?” chiese Carole, estasiata quando sentì Kurt cantare al bambino mentre Kurt lo cullava contro la propria spalla.

Accanto a lei, Blaine scosse la testa e tirò fuori qualcosa dalla tasca: il suo cellulare.

“Ci penso io “



Kurt ruotò su se stesso, facendo scivolare un braccio attorno alla vita di Blaine, avvicinando ancora di più a se il marito addormentato.

Erano a letto da un paio di ore, ora, e dopo aver fatto l’amore, lentamente ma con passione, Blaine si era addormentato subito, ma Kurt era ancora sveglio, la mente vagava mentre fissava il soffitto illuminato dalla luna.

Era così strano non avere Liam in stanza, sia che fosse nella sua culla accanto al loro letto, sia se stesse dormendo insieme a loro.

Il piccolo era stato con loro dal giorno che era tornato a casa dall’ospedale, quindi era strano sapere che stesse dormendo  da qualche altra parte, ma Kurt sapeva che era in buone mani, soprattutto visto quanto fossero sembrati eccitati i suoi genitori di fare un piccolo pigiama party col loro nipotino.

Ed in più non è che Blaine e Kurt non avessero approfittato del tempo da soli che gli era stato donato.

Riuscire a fare sesso senza doversi preoccupare di svegliare il bambino addormentato era stato sorprendente anche se avevano dovuto comunque essere silenziosi  per non disturbare gli altri occupanti della casa.

Tuttavia, i due uomini avevano limitato i loro gemiti e si erano semplicemente goduti l’amore l’uno per l’altro ed il loro tempo insieme senza interruzioni.

Arrossendo al ricordo di come Blaine fosse andato in pezzi sotto di lui, Kurt strinse un po’ troppo forte suo marito e poggiò il volto contro quello di Blaine, strofinando , con dolcezza, la guancia contro quelle trasandata di suo marito.

Al contatto, Blaine mormorò ed aprì gli occhi, voltandosi leggermente tra le braccia di Kurt per fissare, ancora assonnato, il volto di suo marito.

Sbatté le palpebre a causa del buio e sbadigliò, gli occhi socchiusi mentre fissava nell’oscurità.

“Kurt? Sei ancora sveglio? Che ore sono?”

“Sono tipo … le 4 meno un quarto… è tardi.

Torna a dormire, tesoro… io non ho sonno”

“No… no… almeno fino a quando non provi a dormire anche tu. Abbiamo una giornata impegnativa domani” commentò Blaine, ricordando a Kurt la loro giornata di spese per la cena del Ringraziamento prevista tra qualche giorno.

Kurt ruotò gli occhi e baciò la fronte di Blaine , respirando il profumo della pelle di suo marito.

“Non dobbiamo andare a fare spese così presto.

Possiamo prenderci una giornata in piena pigrizia  ed andare più tardi.
Senza fretta”.

“Disse l’uomo a cui piace trascinarmi in giro al mattino per evitare la folla”

“A volte certe azioni devono essere fatte per assicurarci di trovare quello di cui abbiamo bisogno.

Dubito che avremmo problemi nel trovare quello che ci serve qui a Lima, Ohio”

Blaine sbuffò.

“lo dici adesso, ma vedrai:  andiamo a fare compere e non avranno più le patate dolci e di chi sarà la colpa?

Tua.

Perché vuoi prenderti una giornata pigra.”

“Oh ti prego...”

“Ed in più abbiamo promesso ai tuoi genitori che saremmo usciti mentre loro terranno il bambino.

Non vuoi farli arrabbiare, vero?”

“Oh si… perché se non usciamo saranno sconvolti “ lo prese in giro Kurt, baciando la tempia di Blaine proprio nel punto in cui i capelli di suo marito si arricciavano in modo davvero adorabile.

“Una parte di me pensa che quello che si arrabbierebbe saresti tu se non approfittassimo di tutto questo domani!”

“E se lo facessi?”

“Non lo farai perché andremo a cena da Breadstick…” ignorò lo sbuffo di Blaine, “ e tu piacerà. Sarà proprio come ai vecchi tempi”

“Si… a prima che avessimo un bambino e a prima che io fossi grosso come una casa”

“Oh sta zitto!” gemette Kurt,  colpendo Blaine su un fianco.

Nonostante il bambino fosse nato a Luglio , Blaine pensava ancora che il suo corpo non fosse tornato come era prima, anche se aveva già perso tutti i chili presi a causa del bambino ed era semplicemente bellissimo ( affascinante, bellissimo, magnifico, favoloso) per Kurt.

Più e più volte, l’uomo più giovane si girava e rigirava davanti allo specchio e faceva perfino spegnare la luce a Kurt ogni volta che facevano l’amore, cosa che lo infastidiva tantissimo perché amava il corpo di Blaine, ma era ancora un tasto dolente per il nuovo papà.

Sospirando impotente, perché sapeva che era una battaglia che non avrebbe vinto, Kurt continuò.

“Sei perfetto, tesoro.

Hai appena avuto un bambino ed il tuo corpo sta bene.”

“Ho ancora delle smagliature”

“Davvero? Dove? Perché non le ho mai viste “

“Sono ovunque. Semplicemente non ti faccio guardare abbastanza a lungo”

“Beh… ho visto più che abbastanza e non ho mai visto queste smagliature di cui parli, quindi devi essertele immaginate.

Ed in più sei bellissimo.

Hai avuto un figlio quattro mesi fa e sei stato costretto a non poter far molto a causa dei punti.

Sei bellissimo.

Sei perfetto e vorrei che potessi vederlo anche tu”

Blaine sospirò ovviamente perso nei suoi pensieri, così Kurt si arrampicò su di lui con dolcezza, sospirando mentre si chinava per catturare le labbra di suo marito con le sue.

Se non poteva convincere Blaine di quanto fosse sexy, Kurt poteva farglielo vedere, poteva farglielo sentire

Così lasciò che fosse il suo corpo a mostrarglielo, muovendo, lentamente, i fianchi per dimostrare a Blaine che nonostante tutto, Kurt Hummel pensava ancora che suo marito fosse l’uomo più sexy del pianeta.

“Blaine?” gemette Kurt mentre si tirava indietro.

Non voleva interrompere la loro sessione di coccole, ma mentre si spingeva contro la coscia di suo marito, la sua mente era scivolata altrove e tutto ad un tratto ebbe il bisogno di parlare.

“Si?”

“Riesci a crederci che l’anno scorso, in questo periodo… eri incinto? Cioè eri a malapena incinto, ma lo eri comunque”

“Io… lo so. È strano, vero? Continuo a pensare al periodo natalizio dell’anno scorso e a quanto fosse tutto frenetico..”

“Mi dispiace…”

“TI prego, tesoro… no... abbiamo superato  tutto e so che ti dispiace.

Me lo hai detto mille volte e ti ho perdonato tempo fa.

Stiamo bene ora, giusto?”

“Si”

“Allora basta scuse.

Siamo andati avanti ed è tutto quello che conta”

“Lo so… ti amo”

“Ti amo anche io”

Kurt sorrise chinandosi di nuovo per baciare Blaine, la mano che accarezzava il fianco di suo marito prima che le portasse ad accarezzare il petto nudo di Blaine.

Blaine si inarcò al tocco, ansimando quando Kurt cominciò a baciare la sua mascella ed il suo collo.
“Kurt?”
“Sono qui” sussurrò l’uomo più grande, leccando la clavicola di Blaine.

Infilò una mano tra i loro corpi per afferrare il pene duro di Blaine, quando un urlo squarciò l’aria.

Sotto di lui, Blaine rimase immobile per un minuto prima di ridacchiare; poi la sua risata si unì alle urla che provenivano dal corridoio.

Kurt si fermò, scioccato dal cambio di umore ma poi cominciò a ridere anche lui, cadendo con non curanza contro il petto di Blaine mentre i lamenti del figlio si sentivano per tutto il corridoio.

“Siamo stati appena bloccati da nostro figlio e non è nemmeno qui” ridacchiò Blaine, ansimando per le risate e Kurt sbuffò, colpendolo su una spalla.

“Sei tu quello che ha iniziato a ridere! Potevamo continuare”

“Mi dispiace… non ho potuto farne a meno .

È come se sapesse.

Farà… farà questo per il resto delle nostre vite, lo sai questo, vero?”

Kurt sogghignò e si tirò su a sedere, ancora a cavalcioni di Blaine, mentre fissava il viso sorridente di suo marito.

Anche alla luce della luna, Kurt poteva leggere su tutto il viso di Blaine , l’amore che suo marito provava per lui, soprattutto nei suoi straordinari occhi; ed ancora ora, dopo tutti questi lunghi anni ed i momenti difficili, quell’amore, quell’emozione faceva ancora sentire Kurt come se fosse in cima al mondo.

Sbattendo le palpebre, per trattenere le lacrime che cercavano di sopraffarlo, Kurt sorrise a Blaine, accarezzando la sua mascella e guardando l’amore della sua vita ( il padre di suo figlio, il suo tutto) che lo fissava.

Eccoli li:

Kurt Hummel, un uomo di trent’anni, un marito, un padre che aveva superato così tanto nella vita.

Aveva affrontato le avversità, un cuore spezzato, una paura travolgente ed ora stava vivendo ed amando più di quanto avesse mai fatto prima.

Era innamorato di tutto, ora.

Amava la sua famiglia, amava suo marito ed amava suo figlio e dopo un anno così duro e lungo, dopo aver quasi perso due delle persone più importanti della sua vita, sapeva che questo… questo momento, questa volta nella sua vita era tutto per lui.

Col cuore che batteva forte, Kurt guardò Blaine e lo baciò di nuovo sulle labbra.

Mentre si tirava indietro, sentì suo padre cantare a Liam da qualche parte in corridoio ed il suo sorriso si allargò , poi sussurrò la risposta alla domanda di Blaine, nell’aria notturna.

“Certo che lo farà… e a me va bene così”.



NOTE

Ed eccoci alla fine di questa storia... lasciata incompleta per tanto tempo...

Alla prossima traduzione ( ancora non ho deciso quale... mi prendo un paio di giorni di "riposo", per tradurre un paio di articoli per la mia pagina dedicata a Darren su Facebook)...

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