Una questione di praticità di NCSP (/viewuser.php?uid=307310)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** 2. Scommesse ***
Capitolo 3: *** 3. Dov'è papà? ***
Capitolo 4: *** 4. Presentazioni ***
Capitolo 5: *** 5. Lo zio Thor ***
Capitolo 6: *** 6. Sorprese e date dimenticate ***
Capitolo 7: *** 7. Nuove relazioni ***
Capitolo 1 *** capitolo 1. ***
«Tony?»
«Sì?» non alza gli occhi dal giornale.
«Volevo chiederti una cosa...» indugia
differentemente dal suo solito e questo
fa preoccupare Stark.
«Cosa?»
«Insomma, é da un po' che sto qui, solo per
praticità, sia chiaro» si affretta
ad aggiungere cercando di darsi un tono «Ma a casa, ad
Asgard, c'é chi mi
reclama.»
«Se si tratta di tuo fratello/non fratello/quel che
è ne abbiamo già discusso:
sono una persona possessiva e...» ripiega il giornale e gli
dedica la sua
completa attenzione ma viene subito interrotto.
«Non si tratta di Thor, non in quel senso. Il fatto
è che non mi fido di lui.»
«Perché?» chiede sollevato per non
essere ricaduto nella Questione Spinosa che
lo ha fatto andare a letto da solo per due settimane.
«Ehm... Tu gli affideresti mai dei bambini?»
«Al biondo col martello, il quoziente intellettivo di un
bradipo rincoglionito
e la grazia di un bufalo? Non penso proprio, piuttosto a Jack lo
Squartatore.
Senza offesa, ma almeno quell'uomo un po'di cervello ce
l'aveva.»
«Appunto, è proprio per questo che te ne sto
parlando.»
«Dove vuoi andare a parare?» assottiglia lo sguardo
cercando di capire qualcosa
dalla sua espressione visto che si mostra così parco di
spiegazioni.
«Preferisco mostrartelo.» e sparisce nella consueta
luce verdina che per settimane
ha preannunciato il suo arrivo e l'inizio di molte ore di piacere,
anche se con
il tempo quella luce si è fatta vedere sempre meno, non
perché il dio si fosse
stufato di lui, ma perché aveva deciso di piantare le tende
in casa sua, o
meglio nel suo letto. Non che la cosa a Stark dispiacesse.
Sospira, ormai abituato a venire tenuto all'oscuro di tutto e riprende
la
lettura del suo giornale.
Un nuovo bagliore verde, questa volta più intenso, lo
distoglie nuovamente
dalla lettura; e riuscito a leggere sì e no cinque righe.
«Beh? Sei andato a prendere il latte ad Asgard
perché quello di qui ti faceva
schifo?» la voce gli muore in gola non appena alza gli occhi
sul compagno:
accanto a lui c'è quello che sembra un cucciolo di husky,
appesa al suo collo
una bambina dai lunghi capelli neri che potrebbe avere quattro o cinque
anni e
a completare il quadretto un serpente simile a un boa avvolto attorno
alle sue
spalle come uno scialle.
Sgrana gli occhi, conscio di avere le pupille grandi quanto palle da
tennis e
la mascella quasi all'altezza delle ginocchia.
«Tony, ti presento Fenrir,» accarezza la testa del
cucciolo chinandosi e questo
scodinzola felice «Hela,-»accenna alla bambina
«e Jormungandr. Fate ciao
bambini.»
«C-ciao.» tenta la piccola, nascondendosi poi
timida contro la spalla di Loki,
seguita da un leggero uggiolio e da un sibilo a dir poco inquietante.
Tony li sta ancora guardando con gli occhi a palla simili a quelli di
un
cartone animato, incapace di proferire parola.
«Tony, i miei figli, bambini, Tony.» finisce le
presentazioni facendo uscire
con il piede il cagnolino che si era rifugiato dietro la sua gamba.
«I tuoi cosa?!»
«Sono i miei figli, ecco di cosa ti stavo parlando
prima.»
Si limita a fissarlo con un'espressione ebete.
«Beh? Dov'è finito l'uomo che si considerava un
genio?»
«È scappato dopo aver saputo che uno: hai dei
figli, e due: un paio di questi
sono animali.»
«Pensavo avresti capito…» mormora deluso
stringendo a sè la bambina e il
serpente, mentre il cucciolo gli sale su un piede.
«No, non fare così.» gli si avvicina
velocemente, cercando di ignorare il fatto
che ha in braccio una piccola anaconda «Non sto dicendo che
sembrate un circo o
qualcosa di simile, sono solo sorpreso e un po'spiazzato,
concedimelo.»
appoggiando la mano sul braccio privo di serpente lo conduce verso il
divano.
«Quindi non pensi che siamo la famiglia più
squilibrata dell'universo?»
«Questo sì, ma lo pensavo già prima di
te, tesoro.»
Il cucciolo prova a saltare sul divano ma viene fermato dalla voce
imperiosa
del padre.
«Fenrir, no. Sul divano no.»
Lo fissa con i grandi occhioni verdi delusi e si acciambella sul
tappeto.
Se Tony credeva che Loki sapesse fare bene gli occhi da cucciolo ora
deve
ricredersi: nessuno può battere l'espressione di quel
cagnolino dal manto
argenteo.
«Ma povero...»
«Non voglio dargli cattive abitudini e poi rovinerebbe il
divano graffiandolo.»
«Questo divano ne ha viste di peggio.» fa un
sorrisetto allusivo suscitando uno
sbuffo e il sollevarsi di un paio delle otto iridi smeraldine che ora
sono
fisse su di lui.
Loki mette giù la bambina e il serpente, che raggiungono il
fratello e ben
presto si mettono ad azzuffarsi, finendo tra i piedi dei due adulti, o
meglio
dell'adulto e del ragazzino troppo cresciuto.
Si guardano per un attimo in silenzio, poi Loki decide che forse
può
dimostrarsi così magnanimo da fornirgli una spiegazione.
«Ho dovuto portarli qui. Ultimamente passo molto del mio
tempo in questo posto
e non posso abbandonarli a casa da soli; Thor si é offerto
di fare da balia, ma
anche se le sue intenzioni sono più che nobili è
inaffidabile, rischierebbe di
far loro del male anche solo abbracciandoli e non lo posso
permettere.»
Deglutisce a fatica «Quindi...?»
«Quindi ti sto chiedendo di ospitarli qui.»
Il fatto che quel "chiedendo" sia in realtà un "sia ben
chiaro
che nonostante tutto sono io quello che decide" è del tutto
tralasciabile.
«Aspetta un attimo. Mi stai chiedendo di tenere in casa mia
tre piccoli
tornadi» indica la massa informe di braccia, zampe e spire
che si dibatte sul suo
tappeto «così, giusto per hobby e
perché c'é spazio?»
«No, te lo sto chiedendo perché non posso
dividermi tra tutti voi, e mi spiace
ma loro sono la mia priorità.»
L'idea di essere stato scavalcato da quei tre mostriciattoli lo
infastidisce e
lo fa sentire tradito, ma poi porta lo sguardo su di loro, vedendo che
hanno
finalmente smesso di azzuffarsi; sono lo spettacolo più
tenero del mondo,
accoccolati uno addosso all'altro stremati per la lotta.
«Quindi vuoi trasferirti qui con tutta la truppa?»
non riesce a distogliere lo
sguardo da quell'ammasso di squame, pelo e pelle nivea che sono i tre
cuccioli.
«Mi sembra l'idea migliore. Se non vogliamo smettere
ciò che facciamo di
solito, e dal canto mio non ne ho voglia, ho bisogno di saperli da
qualche
parte non molto lontana e al sicuro. Non hai idea dei sensi di colpa
quando
vengo qui e li lascio chiusi in una stanza.» i suoi occhi si
scuriscono al
pensiero.
«Non puoi cercarti una tata?»
«Chi mai farebbe da tata a Hela, Fenrir e Jormungandr,
portatori del Ragnarok?»
mormora intristendosi.
«Questa me la spieghi.» lo abbraccia e lo tira a
sè visto che tanto i 'bambini'
si sono addormentati.
«Le leggende del mio popolo raccontano che loro porteranno il
Ragnarok, il
tramonto degli dei. Secondo le Norne Fenrir ucciderà Odino
mentre Jormungandr
farà lo stesso con Thor e Hela porterá pestilenze
e malattie in tutti i mondi
perché è destinata a diventare la Regina degli
Inferi.»
«Ma sono solo leggende.» mormora tra i suoi capelli
corvini.
«È uno dei vari scenari possibili del Destino,
l'ho visto e sto cercando in
tutti i modi di evitarlo, ma gli Asi non vogliono correre questo
rischio. Se li
trovassero li ucciderebbero.» esce dall'abbraccio di Tony per
sedersi accanto
ai piccoli e accarezzarli.
Il genio che in questo momento non riesce a dare un ordine ai propri
pensieri
lo segue «Thor cosa ne pensa?»
«È d'accordo con me e vuole proteggerli, non gli
importa di cosa dicono le
Norne.»
Tony stende cautamente una mano verso il cucciolo fino a posarla sulla
sua
testa e a fargli un grattino dietro l'orecchio «Loro
dovrebbero sterminare gli
dei?» domanda assorto, assorbito dalla contemplazione dei tre
piccoli
addormentati che sembrano l'incarnazione della tenerezza.
«Ora sono piccoli, ma cresceranno. Gli Asi hanno paura di
affrontarli quando
sarà il momento, quindi vogliono stroncarli ora che non
sanno difendersi.»
«Quindi vuoi tenerli qui in modo che siano nascosti... Ma
sono dei quelli che
li stanno cercando, non poliziotti inglesi, possono vederli ovunque,
credo.»
«In teoria sì, ma l'energia del reattore Arc, come
ho potuto sperimentare,
devia i nostri poteri. In sostanza casa tua è un punto cieco
per qualunque essere
divino li stia cercando.»
«Come l'hai scoperto?» chiede mentre un sospetto
inizia a farsi strada dentro
di lui.
«Non l'ho scoperto, sto sperando di aver ragione.»
sospira tornando a posare lo
sguardo sui propri figli.
Il sospetto sparisce proprio come era arrivato: non lo ha usato solo
per
trovare un riparo ai suoi figli, ciò che c'è tra
loro non dipende da quello.
«Spiegami solo una cosa: hai intenzione di venire a vivere
qui in pianta
stabile con i tuoi figli?»
«Ho bisogno di un posto dove possa essere sicuro che i miei
figli non vengano
uccisi, Tony, se poi questo coincide con lo stare con te tanto
meglio.» lo guarda
da sotto le ciglia, gli occhi quasi disperati.
«Stai davvero aspettando una risposta senza fare a modo tuo a
priori?»
Annuisce.
Sospira «Probabilmente me ne pentirò molto presto,
ma potete restare.»
Rialza gli occhi e sorride, un sorriso felice da mozzare il fiato, per
poi
spingerlo contro il divano e baciarlo con forza
«Grazie.» mormora quando hanno
entrambi ormai il fiato corto.
***
«Scendi da quel divano!»
«Lascialo stare, gli ho detto io di venire qui.»
Tony scoppia a ridere mentre
Fenrir gli salta addosso e gli lecca la faccia.
Alza gli occhi al cielo «Perché gli hai detto di
salire?»
«Lotta!»
esclama iniziando a
fare il solletico al cucciolo che uggiola felice dimenandosi e
scodinzolando
freneticamente.
«Allora scendete entrambi dal divano!»
«Stai scherzando»
«No. Niente lotte sul divano, vale per entrambi.»
Fenrir appiattisce le orecchie per il rimpovero e Tony lo accarezza.
«Casa mia, regole mie.»
«Figli miei,
regole mie.»
«Casa mia, regole mie.» ribadisce.
«Scendi dal divano.»
«È il mio divano!»
«Ti faccio scendere io...» sibila minaccioso
ricordando molto Jormungandr che
se ne sta appeso su una pianta portata apposta per lui. Si avvicina con
passo
felino e balza anche lui sul divano, iniziando a lottare contro Tony
per farlo
cadere, ma ben presto entrambi perdono qualunque voglia di suonarsele,
distratti l'uno dallo strusciare del corpo dell'altro sul proprio.
Si fermano appena in tempo, ricordandosi a stento della presenza dei
cuccioli e
si fissano negli occhi, in una tacita promessa che sottintende
"dopo".
«Niente più lotte sul divano.» si alza
dalla vita di Stark, su cui era salito a
cavalcioni creando non pochi problemi a entrambi.
«Se l'effetto è questo non potrei
giurarci...»
«Inventerò qualcosa per convincerti.»
«Devo preoccuparmi?»
«Forse che sì, forse che no.» si china
per guardare Fenrir negli occhi «Non sul
divano, va bene? Puoi suonargliele dove vuoi ma non sul
divano.» spiega con
tono autoritario ma al tempo stesso dolce.
***
«Mi è ancora difficile credere di averti detto di
sì.» sono le prime parole che
riesce a pronunciare, stremato proprio come l'altro che adesso ha la
testa
appoggiata al suo petto e gli occhi chiusi.
«Mmh...»
«Davvero, non so cosa mi abbia fatto accettare, ma forse ho
degli indizi.» fa
scorrere la mano sulla sua schiena nuda.
«Quindi è tutta una questione di sesso e di non
smettere?»
«Non sarai tu quello che cerca un lato sentimentale della
cosa, vero?»
Resta in silenzio.
«Oh no, aspetta, lo stavi cercando, vero?» domanda
allarmato, rendendosi conto
dell'immane cazzata che ha appena fatto.
«Non ho detto niente di simile.» si tira a sedere
incrociando le gambe e
rivolgendogli le spalle.
«Ehi.» gli appoggia una mano sul fianco
«Possiamo parlarne?»
«A che pro? Ho capito come stanno le cose, sei stato
chiaro.» prova ad alzarsi
del tutto ma l'altro lo ferma tenendolo per un braccio.
«No, aspetta. Sai che il più delle volte parlo
senza riflettere, e in
situazioni come queste il mio cervello se ne va alle Bahamas, quindi se
mi dai
un momento per richiamarlo possiamo parlarne come due persone
adulte.»
«Se volessi parlare con una persona adulta non mi rivolgerei
a te.» si arrende
e resta seduto.
«Bene.» deglutisce cercando di prendere tempo, e
nel mentre si tira a sedere
accanto a lui «Che cosa intendevi con quella frase?»
«Niente di cui ti importi a quanto mi pare di
capire.»
«Non è quello che ho detto.»
«Ma é quello che intendi, quindi grazie per
l'ospitalità ma penso che a questo
punto sia ora per noi di togliere il disturbo.» conclude
gelido alzandosi dal letto
e iniziando a rivestirsi.
«Fermo lì e prova a ragionare.« gli si
para davanti «Se per me fosse solo una
questione di sesso ti avrei mai permesso di portarli qui?»
«Considerando che ti ho detto che tra loro e te avrei scelto
loro direi di sí.»
«Ti avrei fatto una scenata non meno di un mese fa, finendo
con l'andarmene a
letto da solo per due settimane?»
«Mi sembra di essermi fatto perdonare al mio
ritorno.»
«Non te lo sto rinfacciando, ti sto esponendo i fatti. Se non
tenessi a te ti
avrei fatto portare qui quel simpatico branco di cuccioli che
é ricercato da un
molto meno simpatico branco di dei?»
Tace.
«Quindi smettila di fare la ragazzina complessata e prova a
ragionare.» gli
poggia le mani sulle spalle per poi farlo tornare sul letto.
«Quindi...» mormora dopo qualche minuto di silenzio.
«Dai che ce la fai.»
«Tu...»
«E tu saresti il cervello più sveglio di Asgard?
Non mi stupisce che i tuoi figli
siano riusciti a scappare.»
«Non è solo una storia di sesso?»
domanda titubante.
«Ma bravo, ci sei arrivato.» smorza la presa in
giro con un bacio sulle labbra,
scendendo poi lungo il suo collo e costringendolo a sdraiarsi di nuovo.
«Ho perso un passaggio.» cerca invano di
controllare il respiro sempre più
accellerato.
«Quale?-
«Prima mi hai chiesto se ero proprio io a cercare un lato
sentimentale nella
cosa, e adesso mi vuoi far passare per cretino perchè non
l'ho capito. I casi
sono due: o tu sei un idiota o io ho perso un passaggio.»
«Lo sai che la mia bocca e il mio cervello sono due parti
completamente separate,
che viaggiano su binari paralleli.» risponde mentre la
suddetta bocca non
smette per un attimo di tormentare la pelle nivea dell'incavo della
spalla
dell'altro.
«Quindi sei un idiota.» mormora intrecciando le
dita tra i suoi capelli.
«Un adorabile idiota.» gli mordicchia piano la
clavicola fino a lasciare un
segno rosso sulla sua pelle e poi spostarsi un po'più in
basso.
«Di questo ne riparliamo.»
«Vuoi dire che non sono adorabile?» interrompe la
sua lenta tortura per
guardarlo negli occhi,
appoggiandosi con le mani ai
lati del suo viso.
«Tu sei tutt'altro che adorabile, sei un grandissimo
bastardo.» sogghigna
mordendogli un labbro fino a veder sgorgare una minuscola gocciolina di
sangue.
«Ma oh!» si alza con un'espressione offesa che fa
ridere l'altro.
«Su, non prendertela, adorabile bastardo.»
Tony si volta e con un sorriso a millemila denti gli salta addosso.
Note della
Vecchia
Volpe
Salve! So che non avrei dovuto
impelagarmi in un’altra shot
o Ironfrost, ma mi facevano troppa tenerezza questi quattro e non ho
potuto
fare a meno di scriverla.
Lo ammetto, ho un dubbio: non so se
scrivere qualche altro
siparietto fluff con i cuccioli o meno, fatemi sapere voi, mi
adatterò al
vostro volere xD
Bene, ora sparisco. Se volete
lasciare un piccolo commento e
farmi sapere cosa ne pensate sappiate già in anticipo che vi
adoro <3
Baci e a presto
|
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Capitolo 2 *** 2. Scommesse ***
Un lampo di luce verde.
Tony non si volta nemmeno per vedere il compagno appena tornato da
Asgard,
troppo preso dallo schermo del televisore.
«Ciao anche a voi.» sbotta dopo un attimo di attesa
in cui si accorge di non essere
degnato di uno sguardo.
«Zitto. Dobbiamo vedere se Will Coyote prende
Beep-Beep.»
«Mi stai prendendo in giro?»
«No, zitto.»
Sbuffa e si dirige verso il divano per sederglisi accanto e farsi
avvolgere dal
braccio che non tiene appoggiato al bracciolo, ma si accorge di essere
stato
spodestato: Hela se ne sta rannicchiata al suo posto al fianco di Tony,
Fenrir
gli sta sulle ginocchia come un bravo cagnolino e Jormungandr
è allungato sulla
spalliera, le pupille verticali rivolte ai disegni sullo schermo.
Tony si accorge della sua espressione delusa e non può
trattenere una risata;
si sposta verso il centro del divano, lasciando a Loki il posto accanto
al
bracciolo anche se è il suo preferito.
Il dio sorride per quel gesto, conoscendo la predilezione dell'altro, e
si
infila nello spazio libero, appropriandosi di una parte del petto di
Tony per
usarla come cuscino.
«Scommetto che sta volta lo prende.» azzarda
gettando un'occhiata allo schermo.
«Cosa ci scommettiamo?»
Si avvicina al suo orecchio e sussurra piano «Stasera. Chi
perde fa tutto ciò che
dice l'altro, non è contemplato il "no".» lo
sguardo malizioso che
gli lancia gli provoca dei brividi che partono da tutto il corpo per
andarsi a
concentrare nel suo basso ventre.
«Andata. Per me lo struzzo scappa.» sa di giocare
sporco, ma non ha intenzione
di sprecare un'occasione simile.
Attendono la fine del cartone e la conseguente sconfitta del coyote e
di Loki,
che sbuffa infastidito.
«Non vale, io non li ho mai visti, tu
sì.»
«Qualcuno qui» accenna a Hela che gli si nasconde
contro il fianco «Prima
faceva notare che se fossi qui un po' più spesso ne sapresti
di più e capiresti
le battute quando parliamo di cartoni.» si fa di lato in modo
che Loki possa
prendere la bambina e portarsela in braccio.
«Ehi, piccolina, lo sai che non posso restare sempre qui, ad
Asgard si
insospettirebbero e dovrei portarvi via di qui, ma tu non vuoi andare
via,
vero?» la guarda negli occhi, identici ai suoi, e la bambina
scuote la testa.
«Bene, nemmeno io,
quindi mi
spiace ma non posso essere sempre qui con voi.» le posa un
bacio sui capelli
che si mischiano ai suoi.
«Sai che non avrei
nemmeno
immaginato che fossi un padre premuroso?» lo distrae Tony
spegnendo il
televisore e provocando un sibilo di Jormungandr che stava guardando la
pubblicità.
«E io non avrei
mai immaginato
che sarebbero sopravvissuti incolumi a anche solo un giorno passato con
te.»
«Ma che
simpatico.» si stizzisce
dirigendosi verso la cucina dove Ferro-Vecchio ha preparato la cena
«Forza,
tutti qui, è ora di mangiare.» porta i piatti in
tavola e aspetta che arrivi
Loki con la sua allegra progenie addosso: Hela gli si è
appesa al collo, Fenrir
ha trovato posto tra il suo braccio e il suo petto e Jormungandr ha
assunto il
suo solito aspetto di scialle addosso alle spalle del padre.
Tony soffoca una risata.
«Che
c’è?»
«Sai, sanno
camminare da soli,
non serve che te li carichi addosso come se foste dei
profughi.»
«A dirla tutta lo
siamo…»
abbassa lo sguardo rattristato, incrociando gli occhi dei piccoli che
lo
fissano curiosi. Ha sempre trovato strano guardarli, trovando il
duplicato
delle proprie iridi in ognuno di quei piccoli occhi, ma dopo il primo
momento
di stupore ha iniziato a provare una sensazione di sicurezza a quella
vista, la
stessa sensazione che prova quando Tony gli passa un braccio attorno
alla vita
per tranquillizzarlo.
«Ma avete trovato
una casa.»
Alza gli occhi su di lui
«Provvisoria.»
Quella parola,
così legata alla
loro situazione, fa di nuovo esplodere quella bomba che si manifesta
con una
voragine di tristezza e abbandono in entrambi loro. Ne hanno
già parlato, sanno
a cosa stanno andando incontro. Tony non ci sarà per sempre,
lo sanno, e
invecchierà, e poi morirà, e lui si
ritroverà di nuovo solo, in compagnia solo
del ricordo di una parentesi felice in cui credeva di aver finalmente
trovato
un posto dove sentirsi a casa.
Sospira «Ne
abbiamo già parlato,
ti prego, non pensiamoci più fino a quando non
sarà il momento.»
«È il
momento ogni minuto che
passa, e ogni minuto che passa è più vicino a
quella che non può che essere la
fine del discorso.»
«Ehi, qui abbiamo
la futura
regina del Regno dei Morti, no?» scompiglia i capelli alla
bambina «Puoi sempre
venire a trovarmi, e noi due» si rivolge a Hela
«potremo continuare a guardare
Tom e Jerry, immagino che abbiano una tv
nell’aldilà.»
Loki tenta un sorriso ma
ciò che
ne esce è una smorfia.
«Ne parliamo poi,
va bene? Per
ora facciamo cena visto che per una volta ci siamo tutti.»
Annuisce e fa scendere i
piccoli
sulle loro sedie.
Mangiano per un attimo in
silenzio, ma poi scoppiano a ridere quando Jormungandr e Tony iniziano
a
tirarsi il cibo, uno utilizzando la punta della coda e
l’altro le mani.
«Non so quale dei
due sia il
bambino.» sospira Loki tornando al proprio piatto,
finché non gli arriva un
pezzo di pane sulla guancia «Chi dei due?» esclama
con una pericolosa luce
negli occhi.
«Kaa,
scappa.»
«Come lo hai
chiamato?»
«Scusa, ma hai
scelto un insieme
di consonanti che sembra il codice fiscale di un arabo per chiamare tuo
figlio,
e visto che l’altro giorno abbiamo visto Il Libro della
Giungla…» la voce gli
muore in gola a vedere lo sguardo dell’altro.
«Lo avete
guardato? Ma volevo
vederlo anche io!» si lamenta.
«Se vuoi lo
riguardiamo…»
«No, ormai lo
avete guardato.»
«Dai, non fare
così.»
«Faccio un
po’come mi pare, ok?»
«Va bene. Bambini,
a nanna.»
In risposta riceve sibili,
uggiolii e borbottii di protesta ma li ignora e dopo essere riuscito ad
agguantarli tutti li porta nella loro camera, che da stanza per gli
ospiti è
stata adibita a nursery/angolo del casino. Si accertano che vadano
ognuno nel
suo letto/cuccia/teca riscaldata poi
chiude la porta e torna nel salone, in cui trova Loki intento a
giocherellare
con il telecomando.
«Se vuoi lo
guardiamo adesso…»
tenta sedendoglisi accanto.
«Non voglio
guardarlo adesso,
volevo guardarlo con voi. Tutti insieme.»
«Mi spiace, ma non
stavano più
buoni e l’alternativa secondo loro era uscire fuori o provare
a sabotare
Ferro-Vecchio, quindi ho evitato che si facessero vedere.»
«Potevi fargli
vedere
qualcos’altro.»
«Non hanno preso
da te solo gli
occhi, sai? Sono spocchiosi e dispotici proprio come te.» lo
prende in giro
posandogli le labbra sulla punta del naso mentre l’altro si
volta.
«Fortuna che hanno
trovato una
persona umile e morigerata come te.» lo prende in giro
appropriandosi delle sue
labbra «Sbaglio o abbiamo una scommessa in sospeso?»
«Non hai mai avuto
così
ragione.» gli passa una mano sulla nuca, stringendoselo
addosso e facendolo
cozzare contro il proprio corpo. Si aspetterebbe una protesta o
qualcosa di
simile, ma l’altro si limita ad cercare una posizione
più comoda sul suo petto
e ad allungarsi verso di lui, alla ricerca quasi disperata della sua
bocca.
«Che ti prende?
Perché non mi
hai ancora insultato negli ultimi cinque minuti?» domanda
provando a riprendere
fiato.
«Prima parlavamo
di rimandare il
discorso, quel discorso, e mi rendo
conto di essere d’accordo. Non abbiamo molto tempo, questo
devi ammetterlo,
quindi godiamocelo finché possiamo e poi penseremo alle
conseguenze, non
importa quali saranno. Io sono andato avanti fino adesso e come me i
piccoli,
quindi potremo aggiustarci.»
«Ma io non voglio
lasciarvi
soli.»
«Non è
qualcosa che puoi
decidere tu, so che non lo faresti se dipendesse dalla tua
volontà, ma non è
così.»
«Se con un siero
abbiamo potuto
conservare Capitan Ghiacciolo potrei riuscire a trovare qualcosa di
simile che
mi consenta di stare con voi.»
«Sarebbe un
esperimento, non c’è
nulla di certo e soprattutto di sicuro.»
«Tutto
ciò che faccio è un
esperimento, Loki, un azzardo. È così che sono
abituato a vivere.»
«Il fatto che sia
una scelta
intelligente non va di pari passo con il tuo stile di vita.»
«Ti adoro quando
fai così, sul
serio.» sibila con sarcasmo.
«Ehi, abbiamo
detto di goderci
il momento, non possiamo farlo davvero, senza finire sempre con
l’urlarci
contro?»
«Tutto quello che
vuoi.» ha
ormai realizzato di non poter resistere quando lo guarda
così, quindi decide
saggiamente di arrendersi subito e di accontentarlo, premendo la bocca
contro
la sua e creandosi con lentezza un passaggio per raggiungere la sua
lingua e
ingaggiare con questa una lotta più simile a una danza
sensuale che a un
combattimento.
Loki gli risponde salendo a
cavalcioni su di lui e iniziando a strusciarglisi contro con diabolica
bravura,
finché l’altro non lo fa cadere contro il divano,
intrappolandogli le mani che
già minacciavano la cintura dei suoi pantaloni sopra la
testa.
«Ho perso una
scommessa se ben
ricordo.» sussurra con un soffio caldo al suo orecchio,
mordicchiandone subito
dopo il lobo e sentendo un gemito trattenuto da parte
dell’altro.
«Ricordi
bene.» restituisce il
morso lasciando un segno rosso sul collo niveo dell’altro e
indugiando a lungo
sulla pelle già arrossata, sentendo il respiro
dell’altro accelerare mentre le
sue mani iniziano a percorrere il suo corpo sempre più
insistentemente,
stringendolo con forza mentre il corpo del dio si inarca per andargli
incontro
«Quindi va’ a lavare i piatti.» mormora
alzandosi e annullando ogni contatto
tra loro.
Note della Vecchia Volpe
Eh sì, come
vedete ho deciso di
andare avanti con questo progetto che era nato come una shot e che come
al
solito andrà a finire con millemila capitoli
Grazie per
l’accoglienza, siete
adorabili <3
Spero che questa shot vi
piaccia
come la precedente e che vorrete farmi sapere cosa ne pensate
Baci e a presto
|
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Capitolo 3 *** 3. Dov'è papà? ***
«Dov'è
papà?»
«Non lo so
piccola, torna a dormire.» prende il braccio la bambina e la
riporta
nella sua cameretta, dove i suoi fratelli dormono tranquilli.
«È
tanto che non torna, tanto più del solito.» si
lamenta con gli occhi, quegli
occhi, che già si stanno
richiudendo.
«Lo so, ma non
posso farci niente. Ora é tardi, se fosse qui non sarebbe
felice
di vederti sveglia a quest'ora, quindi a nanna.»
«Mi
manca.»
"Anche a me."
«Dormi, domattina
probabilmente sarà tornato.» le rimbocca le
coperte e dopo
una manciata di secondi Hela si riaddormenta.
Sospira uscendo cautamente
dalla stanza per non svegliarli e torna nel salone
alla sua bottiglia di whisky.
Se n'è andato.
È una settimana
che non lo vede più.
È sparito dopo
che Tony è stato così stupido da dirgli quelle
due parole che
scalpitavano dal fondo della sua gola per venire a galla.
"Ti amo."
È stato uno
stupido, non avrebbe mai dovuto anche solo pensare di pronunciarle,
non avrebbe mai dovuto pensare di essere ricambiato nonostante tutti i
loro
discorsi e tutto ciò che hanno vissuto.
Quella notte gli erano
uscite così naturali mentre giocherellava con i capelli
di Loki steso sul suo petto, ma ora gli sembrano solo la ratifica di
una
condanna, il suono dell'ascia del boia.
Quando si era svegliato la
mattina dopo non c'era più.
Lo aveva cercato per tutto
l'attico, fino a capire che se n'era andato davvero,
e allora era corso alla stanza dei piccoli, ma almeno loro erano ancora
lì,
addormentati e ignari di tutto.
Avevano continuato a
chiedergli incessantemente dove si trovasse loro padre, ma
non era stato in grado di rispondere, e ogni volta che la domanda
veniva
riproposta dentro gli montava un'incredibile irritazione e voglia di
attaccarsi
a una bottiglia.
Ora se ne sta lì,
solo, sul divano, su quel
divano, come unica compagnia la fedele bottiglia
già vuota per tre quarti.
Non ha idea di cosa fare
adesso. Quei tre piccoli non possono restare lì per
sempre, hanno qualcosa di magico, e hanno bisogno di qualcuno che
insegni loro
come gestire quei poteri. Potrebbe chiamare Thor e dirgli di venire a
prenderseli, ma non ha nessuna voglia di stare a spiegargli come sono
arrivati
lì e come Loki se n'è andato. E poi si
è affezionato a quei teneri
mostriciattoli, non sopporterebbe di separarsi da loro, anche se ogni
volta che
li guarda negli occhi gli sale un groppo in gola che rischia di
soffocarlo e
che lui annega con l'alcool.
Si rende conto che la sua
tolleranza per i liquori è calata, ed è tutta
colpa
di Loki: non che gli avesse chiaramente detto di non bere, ma ogni
volta che
aveva un bicchiere in mano, cioè quasi sempre, si beccava
un'occhiataccia tale
da farglielo posare; bisognava anche dire che in quei casi Loki gli
dava altro
con cui divertirsi. Poi erano arrivati i piccoli, e nemmeno a lui
sembrava
opportuno barcollare per casa rischiando di inciampare in qualche
corpicino che
voleva essere preso in braccio.
In fondo questa disabitudine ha un vantaggio: ora che ne ha bisogno
riesce a
ubriacarsi molto più in fretta, aiutato anche dalle sbronze
precedenti non del
tutto smaltite e dalle circa due ore di sonno che si concede ogni notte.
Un lampo verde davanti a lui.
Sbatte le palpebre, accecato
dalla luce, giusto in tempo per balzare in piedi e
riuscire ad afferrare Loki prima che cada per terra.
«Si può
sapere dove ti eri cacciato?!» gli urla contro, ma quando
l'altro si
volta la voce gli muore in gola. Il viso è più
pallido del solito, solcato da
profondi tagli ancora freschi, e preferisce non far scendere lo sguardo
al
resto del suo corpo per paura di cosa potrebbe trovare.
Con cautela lo fa sdraiare
sul pavimento, per poi venire travolto da una massa
festante di manine, zampe e spire che si mettono a urlare
«Papà!»
«Mandali...via.»
sussurra con un filo di voce e Tony capisce che non vuole che
lo vedano conciato così.
«C-certo.»
non ha nessuna intenzione di abbandonarlo lì, senza sapere
se quando
tornerà respirerà ancora, ma al momento
è più importante che i bambini non si
accorgano della situazione «Via di qui, voi dovreste dormire
a quest'ora.»
«Ma
è...»
«A
dormire!» tuona, non sopportando più di perdere
tempo in quel modo; riesce
ad agguantarli tutti e a portarli nella loro camera «Jarvis,
non devono uscire
di qui per nessun motivo. Leggigli delle fiabe, cantagli qualcosa, non
mi
interessa, basta che non escano.»
«Sì,
signore.»
Tony si precipita nel salone
e trova Loki ancora steso per terra, il respiro
corto e irregolare che gli alza il petto coperto dai vestiti stracciati.
«Che ti
é successo?» gli si siede accanto, provando a
farlo alzare, ma Loki
scuote la testa.
«Scordatelo, non
stai sul pavimento. Qualunque cosa sia successa hai bisogno di
riposo, e ti riposerai in un letto, non su delle piastrelle.»
si fa passare un
suo braccio attorno alle spalle e lo tira su, sostenendo tutto il suo
peso
«Andiamo.» con parecchie difficoltà
riesce a portarlo nella camera da letto da
cui è sparito qualche giorno prima e a farlo distendere sul
letto, dove lo
copre con le lenzuola.
«Che cosa
è successo?-»
Scuote di nuovo la testa,
gli occhi che si chiudono.
«Non pensarci
nemmeno.» gli tira un leggero schiaffo sulla guancia
«Non
chiudere gli occhi, guarda me, resta sveglio.»
Loki lotta per fare come
dice, ma le palpebre sembrano avere una loro forza di
volontà e tendono a chiudersi da sole.
«Questo dovrebbe
tenerti sveglio.» esce e torna poco dopo con dell'acqua
ossigenata e una confezione di cotone. Bagna un batuffolo e inizia a
tamponare
una ferita vicino alla tempia.
Un urlo di dolore.
«Lo so, brucia, ma
quelle ferite vanno pulite e così resti sveglio.»
Annuisce e lascia che
continui
il suo lavoro stringendo i denti.
«Posso sapere che
cosa è successo?» domanda quando gli sembra che il
viso sia
in condizioni quasi accettabili.
«Ho
sonno...» mormora.
«Lo vedo, ma
è meglio se resti sveglio almeno finché non mi
dici perché stai
così.» lo aiuta a sfilarsi gli indumenti sporchi
porgendogli il suo pigiama
preferito.
«Sono solo
stanco.» si appoggia ai cuscini che Tony ha sistemato un
attimo
prima.
«Considerando come
e quando te ne sei andato una spiegazione sarebbe
d'obbligo.» ringhia tra i denti.
Sospira «Lo so, ho
avuto un tempismo schifoso, ma dopo quello che hai detto...»
«Ti è
sembrato più che giusto scappare.» conclude al
posto suo.
«Non sono
scappato, sono andato a prendere una cosa.»
«E ti ci
è voluta una settimana?!»
«Sì.»
«Ok, dormi, a
dopo.» si alza gettando a terra il cotone «Sempre
che io non dica
qualcosa che non è di tuo gusto.»
«Aspetta, non fare
così.»
«Ma cosa pretendi?
Ti dico una cosa simile, tu sparisci per una settimana senza
dirmi nulla, poi torni come se niente fosse e io dovrei accoglierti a
braccia
aperte facendo finta che non sia successo niente?!»
«Non sto dicendo
questo.» si alza faticosamente e lo prende per un braccio
«Ti
chiedo solo di ascoltarmi.»
«Per sentire cosa?
Una qualche menzogna del Dio degli Inganni?» si libera con
uno strattone.
«Ascolta solo cosa
è successo, poi deciderai tu se è una menzogna o
no.» si
allunga ancora verso di lui ma gli sfugge la presa.
«Non eri stanco?
Dormi, ora non sono dell'umore di ascoltarti.»
«Torna
qui.» si alza in piedi tremando «Lasciami solo dire
dove sono stato e
poi capirai.» barcolla rischiando di cadere e istintivamente
Tony lo sorregge,
riportandolo a letto.
«Se vuoi vai pure di là, ma verrò anche
io finché non mi avrai ascoltato.»
«Ho capito, resto
qui.» lo fa infilare sotto le lenzuola e visto che tanto
è
scalzo lo segue, passandogli le braccia attorno al corpo e godendosi
quella
sensazione che tanto gli è mancata «Sentiamo,
allora, qual è la scusa?»
«Non è
una scusa, per una volta sto dicendo la verità. Dopo quello
che mi hai
detto,» si volta appoggiando una guancia al suo petto,
riuscendo così a
guardarlo negli occhi «che mi ha lasciato spiazzato, lo
ammetto, mentre tu
dormivi io non riuscivo a prendere sonno e mi sono messo a pensare alla
discussione dell'altro giorno, sul vivere il momento, e non mi sembrava
più
giusto dopo quello che hai detto, quindi ho cercato una soluzione.
Mentre
ancora dormivi sono andato ad Asgard a cercare notizie di una fonte, la
cui
acqua è più scura e più pura di una
notte priva di stelle. Solo le sacerdotesse
di Frigga sanno dove si trovi, e solo loro possono superare senza
pericolo gli
ostacoli per raggiungerla. C'è un motivo se questa fonte
è così protetta con
mostri e incantesimi: l'acqua che da lì proviene viene fatta
bere ai figli degli
Asi perché dona l'immortalità.» si
interrompe quando l’altro sgrana gli occhi.
«Che
cosa…?»
«Mi ci sono voluti
quattro
giorni per arrivare là, non ho potuto teletrasportarmi e
superare quegli
incantesimi è stato difficile anche per me. Una volta
raggiunta la fonte ho
prelevato un’ampolla di quell’acqua, ma mi sono
indebolito, probabilmente
perché non avrei mai dovuto trovarmi lì. Sono
riuscito ad uscire a fatica dalla
foresta che precede la fonte dopo essere caduto in un paio di
incantesimi ed
essere stato quasi sbranato da un cinghiale a quattro teste; pensavo di
non
riuscire a tornare qui per darti l’ampolla, ma ho dato fondo
alle mie ultime
energie e sono riuscito a teletrasportarmi qui. Per fortuna ti sono
arrivato
vicino, altrimenti mi sarei schiantato per terra visto che credo di
essere
svenuto per qualche secondo.»
Riesce a malapena a finire
di
parlare che si trova coinvolto in bacio molto impegnativo che richiede
tutte le
sue scarse energie.
Tony si separa da lui solo
quando si accorge che non ha più fiato «Quindi non
te ne sei andato per quello
che ho detto.»
«Ma che
bravo.» ansima «Anche se
a dirla tutta è proprio per quello che mi hai detto che sono
partito.»
«Potevi anche non
lasciare che
ti urlassi contro, ora mi sento in colpa.» posa gli occhi su
di lui mordendosi
un labbro.
«Non sembravi
molto intenzionato
ad ascoltarmi, sono stanco e ho preferito evitare discorsi
inutili.»
«Ti lascio
dormire.» gli posa un
bacio sulla fronte lasciandolo adagiare contro i cuscini.
«È una
settimana che non ti vedo,
avevo in mente di meglio.» gli lancia uno sguardo malizioso
che però viene
rovinato da uno sbadiglio.
Sorride «Ora
dormi. Se ho capito
bene abbiamo tutto il tempo del mondo.»
Gli angoli delle labbra di
entrambi salgono verso l’altro.
«A tal proposito:
predi la mia
giacca. Nella tasca interna c’è
l’ampolla.»
«Prima voglio
assicurarmi che tu
dorma.»
«Va bene,
mamma.» lo prende in
giro utilizzando la frase che è solito rivolgergli
l’altro ogni volta che lo
becca con un bicchiere in mano. Chiude gli occhi e dopo un paio di
secondi sta
già dormendo.
Tony si alza sorridendo e
ritrova la giacca ai piedi del letto; la solleva con cautela e vi fruga
dentro,
trovando alla fine la tasca. Tira fuori l’ampolla e si
accorge che al collo di
questa è attaccato un biglietto.
“Ti amo anche
io.”
Note della vecchia Volpe
Sì, lo so, sono
in un ritardo
mostruoso, ma considerando che questa era nata come una shot singola
spero che
mi possiate perdonare.
Grazie mille alle mie
editors, a
chi mette tra le preferite, tra le ricordate, tra le seguite e a chi
recensisce, siete adorabili <3
Baci, a presto.
|
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Capitolo 4 *** 4. Presentazioni ***
«Stark,
ti odio.» grugnisce
Clint entrando nell'attico.
«Che
piacere vederti, Barton.» commenta il moro dal divano.
«Stark,
sono le sei di mattina, che cazzo vuoi?»
«Natasha,
vedo che i tuoi modi eleganti non sono stati fiaccati
dall'ora.»
«Fottiti.»
I
due arrivati si buttano su due poltrone di pelle, dando evidenti segni
di
essere sul punto di addormentarsi.
«Benvenuto
Rogers.» accoglie il biondo che entra sbadigliando
«Buongiorno
Banner.»
«Spero
per te che sia una cosa seria, sai che sono pericoloso se mi
arrabbio.»
«Oh,
questo lo so bene.» la voce di Loki che arriva in vestaglia
con la
caffettiera in mano fa sobbalzare tutti
«Caffè?»
Alternano
sguardi scioccati da lui a Stark in un susseguirsi velocissimo.
«Una
risposta sarebbe gradita.» posa il contenitore su un tavolino
e se ne va,
sparendo in un corridoio.
Il
primo a riprendersi è Clint, che si avvicina a Stark e gli
afferra il viso
con una mano.
«Capisco
di essere affascinante, ma questa reazione è eccessiva,
Clint, c'é chi
potrebbe offendersi.»
«Strano,
le sue iridi sono sempre dello stesso colore, non è sotto
l'influsso
del Tesseract.»
«Mollami.
Non sono sotto l'influenza di nessuno strano incantesimo. Loki, dove
ti sei cacciato?» urla alzandosi.
«Tu
resti qui e spieghi.» Steve gli si para davanti bloccando la
sua avanzata.
«Stavo
giusto andando a...»
«Ora.»
«Okay,
biondo, non ti scaldare, rischi che ti si scongeli anche il
cervello.»
torna a sedersi lanciando occhiate disperate al corridoio in cui
l'altro è
malvagiamente sparito.
«Ora
tu ci spieghi perché la persona che ha provato a ucciderci
tutti e a
conquistare il mondo è a casa tua in vestaglia e ci ha
appena offerto del
caffè.» Clint lo guarda negli occhi «Io
una teoria ce l'avrei, ma spero
vivamente di sbagliarm... Ehi, ma questo cos'è?»
abbassa gli occhi su un
batuffolo di pelo scodinzolante che gli rotola tra le gambe per poi
frenare il
proprio volo contro gli stinchi di Steve.
«Ciao
bello.» il biondo si china per accarezzare il cucciolo ma
dopo un secondo
ritrae la mano come se la pelliccia argentea fosse incandescente
«Quegli
occhi...»
«"Ciao
bello" non lo dici a mio figlio, chiaro?» interviene Loki che
viene subito travolto da Fenrir.
«Tuo
cosa?»
«Mio.
Figlio.» scandisce come se stesse parlando a un ritardato.
«Ma
è...»
«Un
lupo? E allora?»
«Avrei
detto cane.»
Un
lampo omicida si accende nelle iridi smeraldine di Loki e viene fermato
solo
dal tempestivo intervento si Tony.
«Non
ripeterlo se ci tieni ad avere una lingua, è piuttosto
suscettibile
sull'argomento.»
«So
parlare benissimo da solo.»
«Ma
tu avresti strangolato o mutilato, non parlato.» gli poggia
una mano sul
braccio facendola scorrere dal basso verso l'alto come per calmarlo.
«Stark,
ci devi delle spiegazioni.»
«Tuo
figlio?» domanda scioccato Steve, sicuro di non aver capito.
«Sì,
mio figlio.»
«Come
è...?»
«Faccio
quello che voglio.» incrocia le braccia «Fenrir,
vieni qui, da bravo.»
Il
cucciolo abbandona a malincuore il suo nuovo compagno di giochi per
tornare
ai piedi del padre che si china per coccolarlo e prenderlo in braccio.
Tony
allunga una mano per grattarlo dietro un orecchio.
«Vuoi
spiegarci cosa ci fanno qui il pazzo e il suo animaletto?»
«Non
è un animaletto.» questa
volta è Stark a correggere la rossa.
«Ah
no?»
«No.
Secondo me è più facile se vai a prendere gli
altri.» si rivolge a Loki
che annuisce per poi dirigersi nel corridoio con il cucciolo alle
calcagna.
«Cosa
intendi con "gli altri?»
Non
ha il tempo di rispondere che una bambina gli viene incontro correndo
«Tony!» urla con una vocina melodiosa e dolce che
fa sciogliere tutti, alzando
con fare imperioso le mani per essere presa in braccio.
«Ciao,
principessa.» dopo averla sollevata come richiesto le
dà un bacio sui
capelli mentre Loki non può trattenere un sorriso.
I
vari e assonnati Avengers si guardano l'un l'altro sconcertati, senza
sapere
cosa dire nè tanto meno cosa pensare; non riescono a
collegare quei due, non in
quel senso.
Insomma, che Stark si scopi il primo che passa va bene, non li
stupisce, ma che stia ospitando quella che ha tutta una l'aria di
essere una famiglia
entrandone nelle dinamiche affettive no, non può essere.
«Ma...ma
quello è un serpente?!» esclama Steve indicando il
rettile allungato
sulle spalle di Loki.
«Sì,
si chiama Jormungandr.»
«Come?»
chiedono almeno un paio di voci.
«Si
può sapere cosa ci troviate di difficile voi
umani?»
«Nulla,
tesoro, solo che non abbiamo voglia di sputare le tonsille provando a
dirlo.»
«Come
lo hai chiamato?!» la voce stridula di Natasha gli trapassa i
timpani.
«Io,
ehm...» si passa una mano sulla nuca. L'abitudine ha preso il
sopravvento
e non è riuscito a frenare il nome che gli è
uscito spontaneo dalle labbra.
Ormai
l'evidenza è riuscita a fare breccia nella mente dei suoi
attoniti
compagni: non se lo scopa solo, c'è qualcosa di
più.
«Chi
sono?» domanda curiosa la bambina che si tiene ormai solo
più con un
braccio al suo collo per potersi sporgere verso i nuovi arrivati.
«Amici,
Hela. Spero.»
«Loki
la reclama e Tony gliela
porge, intuendo da appena una luce fugace nei suoi occhi quanto tema di
essere
respinto.
«Hela,
loro sono Natasha, Clint, Bruce e Steve. Salutate bambini.»
fa ai
compagni di squadra che continuano a fissarli allibiti.
«Certo
che vi educano proprio bene allo SHIELD.» sbuffa Loki vedendo
l'espressione
delusa della bambina.
«Ciao...Hela?»
azzarda Bruce, incerto di aver capito bene il nome.
Loki
annuisce e Tony riesce ad accorgersi del fatto che si stia leggermente
rilassando.
È
stata un'idea sua, certo, ma trovarsi ora davanti a quattro persone del
tutto
ostili con tre figli piccoli che cercano il suo appoggio non lo
rassicura di
certo.
Se
ne era uscito un giorno con quella proposta, dovuta a una sfuriata di
Fury
contro Tony perchè non poteva ospitare la riunione
settimanale degli Avengers
in casa sua; segretamente ci era rimasto male perchè l'umano
si era beccato
quella sequela di insulti solo per tenerli nascosti, così
aveva deciso di
rischiare. Tony dopo qualche esitazione aveva acconsentito, rendendosi
conto
che tanto Loki avrebbe fatto di testa sua come al solito.
«Sei
tu che hai tirato papà da una parte all'altra della
stanza?» domanda
candidamente.
«L'altro
me, ma in linea di massima sì.» abbassa lo sguardo
imbarazzato.
«Voglio
vederlo. Puoi rifarlo?»
Scoppiano
tutti a ridere e la tensione si smorza.
«No,
piccola, non può.» la riprende Loki.
«Perché
no?»
«Perché
ho già fatto ristrutturare questa sala troppe
volte.» Tony le
scompiglia i capelli resistendo dal fare la stessa cosa con Loki.
«Uffa...»
«Ti
faccio i pancake se stai brava e non chiedi a Hulk di tirare
papà da una
parte all'altra di casa.»
«Oh,
no.»
«Si!»
la bambina si lancia giù dalle braccia di Loki per correre
verso la
cucina e salire come uno scoiattolo sulla sua sedia.
«Non
provarci nemmeno.» lo ammonisce Loki.
«Gliel'ho
promesso.»
«Non
mi interessa. Non ho voglia di sentire puzza di bruciato per i prossimi
tre giorni. Preferisco che mi scaraventi sul pavimento.»
indica Banner che sta
ridacchiando per quella scenetta.
«Tu
vivi qui?» domanda stupito Steve.
«Ma
che ottima deduzione. Penso che il siero con cui l'hanno trasformato
abbia
degli effetti collaterali a lungo termine.»
«Stark,
da quanto sta qui?» Natasha sembra essersi calmata
leggermente, ma
mantiene la sua aria da
tra-un-attimo-ti-ucciderò-e-tu-non-lo-saprai-nemmeno.
«Penso
da circa un mese.»
«Stai
ospitando a casa tua chi ha provato a ucciderci insieme ai suoi figli
che
sono degli animali?!»
«Loro
vivono qui, Natasha.»
sottolinea il verbo, facendone risuonare tutte le implicazioni.
«Tu...
Tu sei pazzo.»
«Questo
è un fatto risaputo.»
«Stark,
sul serio.» si aggiunge
Clint «Ti ha dato di volta il cervello?»
«Non
potete farvi i fatti vostri e basta? Vi ho fatto venire qui per
informarvi, non per ricevere il vostro parere di cui, tra parentesi,
non me ne
frega niente.» incrocia le braccia concludendo il discorso e
stroncando sul
nascere ogni possibile tentativo di risposta.
Sospirano
e scuotono la testa. Conoscono il loro amico: se si mette una cosa in
testa quella è e quella resta.
«Come
hai detto che si chiama il ca...cucciolo?» Steve rompe
l'impasse.
«Fenrir.»
risponde confuso e incerto su cosa il biondo voglia fare.
«Fenrir?
Vieni qui?» domanda gentile accucciandosi per terra e
sporgendo la
mano verso il lupacchiotto.
Sia
Tony che Loki abbandonano il timore che viene sostituito da un sorriso
quando Steve si mette a grattare il lupetto dietro le orecchie.
«Anche
lui é curioso di conoscervi.» annuncia
improvvisamente Loki dopo le
insistenti occhiate che Natasha e Clint hanno lanciato a Jormungandr;
se lo fa
passare oltre le spalle e lo appoggia sul divano, dove i due iniziano a
giocarci, lasciando che si avvolga sulle loro braccia.
Tony
si rende conto di aver perso di vista Banner e si guarda intorno, per
poi
trovarlo accanto al piano cucina con Hela, intento a preparare dei
pancake
mentre la bambina saltella entusiasta.
«Visto?
È andato tutto bene.» sussurra all'orecchio di
Loki dopo avergli
passato un braccio attorno alla vita.
Annuisce
e si volta verso di lui, lasciandogli un bacio felice sulle labbra.
Note della Vecchia Volpe
Sì,
so di essere in un ritardo
imperdonabile, ma avevo detto che la pubblicazione di queste shot non
sarebbe
stata molto regolare, e con la fine della scuola non ce l’ho
fatta ad
aggiornare prima.
Grazie
mille a voi che recensite
<3
|
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Capitolo 5 *** 5. Lo zio Thor ***
Si stanno decisamente godendo questo
momento di solitudine.
Hanno affidato i piccoli a quelli che si sono eletti loro zii e
finalmente
possono starsene un attimo da soli.
Un attimo in due settimane di
capricci e piagnistei che non hanno alcuna
intenzione di sprecare.
Tony si avventa con poca grazia sul
suo collo, quasi mordendolo per la foga con
cui vi poggia la bocca sopra. Loki si lamenta a malapena, stringendo
tra le
dita la canottiera nera dell'altro che usa per costringerlo a stendersi
sul
letto su di lui e che scompare in un battito di ciglia subito dopo.
Il miliardario nota quanto sia
fastidiosa e inappropriata la camicia
dell'altro, così inizia a slacciarla bottone per bottone,
tormentando con la
lingua e con i denti i lembi di pelle che si scoprono al passaggio
delle sue
dita; quando arriva all'altezza dell'addome diventa quasi diabolico,
puntellandosi tra le sue gambe per tenersi in equilibrio e torturando
la sua
pelle nivea tesa allo spasmo mentre Loki si inarca per andargli
incontro.
«Stark sono venuto per...
Loki?»
La voce di Thor li fa sobbalzare e
separare in fretta, Tony impaurito dall'idea
di beccarsi il Mjolnir in testa e Loki spaventato dal fatto che Thor
potrebbe
facilmente prendere a martellate il moro.
«Ehm, ciao
fratello.» accenna lisciando i lembi della camicia che stava
per
finire sul pavimento.
«Che ci fai qui?»
alterna occhiate interrogative a altre sospettose, passando
in rassegna i due colpevoli.
Lancia un'occhiata a Tony che
annuisce cercando di chiudersi discretamente i
pantaloni.
«Io qui ci vivo.»
«Cosa?!»
«Se andassimo a parlarne di
là?» Stark si alza e conduce il biondo nel salone.
«Cosa vuol dire che vivi
qui?» ignora il padrone di casa per rivolgersi al
non-fratello.
«Che la mattina mi sveglio
qui e che ci torno la sera, sentendomi per la prima
volta da quando io abbia memoria a casa.»
Tony gli posa una mano sulla spalla,
conoscendo la storia celata dietro quelle
parole.
«Tu vivi qui?»
«Quella Jane ti ha
instupidito notevolmente, e devo
ammettere che non è un’impresa facile.»
si siede sul divano chiudendosi la
camicia.
«Vivi qui con
lui?» indica Stark che intanto è andato a
prendere dei bicchieri; anche se sa che il biondo darà fondo
alle sue scorte
d’alcool è sempre meglio avere delle bottiglie
vuote e un asgardiano alticcio
che il cranio fracassato da un asgardiano sobrio che ha appena scoperto
che
vive e si porta a letto il suo non-proprio-solo-non-fratello.
Non ha tempo di ricevere una risposta
che le porte
dell’ascensore si aprono.
«Zio Thor!»
esclama una voce argentina che si fionda ad
abbracciare un ginocchio dell’incazzato dio biondo, non
riuscendo ad arrivare
più in alto.
«Hela?» fissa
sconcertato prima la bambina e poi Loki, che
si stringe nelle spalle con un sorriso colpevole.
Presto la bimba viene seguita da
Jormungandr, che
attorcigliandosi attorno alle gambe di Thor riesce a raggiungerne le
spalle
dove si posiziona, trovando che l’ampiezza di queste sia
molto più comoda del
suo solito posto su quelle del padre.
«Fenrir! Torna
qui!» sentono gridare Steve dalle sale, giusto
un attimo prima che la porta di queste si spalanchi e ne fuoriesca il
cucciolo
festante, che si trascina dietro un guinzaglio rosso.
«Si può sapere
che ci fanno tutti qui?»
«Gli hai messo un
guinzaglio?!» esclama Loki, ignorando del
tutto il fratello e precipitandosi a liberare il cucciolo che in
risposta gli
lecca la faccia.
«Sì, ecco,
volevo portarlo a spasso…»
«Gli hai messo un
guinzaglio come a un stupido cane?!» urla
fronteggiando il povero capitano che incassa la testa nelle spalle.
«Pensavo che gli sarebbe
piaciuto uscire…» sussurra
contrito.
«Lo hai legato per il collo
e…» viene interrotto dallo
strangolare Steve solo dall’intervento di Tony che gli posa
le mani sulle
spalle e lo fa indietreggiare di un paio di passi.
«Sono più che
sicuro che Capitan Ghiacciolo avesse delle
buoni intenzioni, vero Rogers?» si volta verso il chiamato in
causa facendo di
sì con la testa e suggerendogli la risposta da dare.
«Sì, certo, non
volevo fargli del male o umiliarlo, volevo
solo portarlo a spasso perché guardava la porta con quegli
occhioni… Sai che
quando fa così è impossibile
resistergli.»
«E dovevi proprio legarlo
come uno stupido cane?» ringhia
cercando di scansare Tony per potersela prendere con il biondo.
«Ora non uccidermi, ma
ammetti che Fenrir sembra un cucciolo
di husky, che è una razza molto simile al lupo.»
aggiunge precipitosamente,
alzando le mani per difendersi alla vista del lampo omicida che si
è acceso
negli occhi del moro.
«Penso che quello che
Rogers stia cercando di dire,» lo
interrompe Tony, conscio che se il capitano continuerà a
parlare sarà costretto
ad asciugarne il sangue dal pavimento «è che
facendo così la gente non si
accorgerebbe del fatto che Fenrir è un lupo proveniente da
un altro pianeta, ma
lo prenderebbe erroneamente solo per un cagnolino molto carino, senza
fare
domande e senza chiuderlo in laboratorio per fargli delle analisi
inumane, e
intanto lui sarebbe felice perché non dovrebbe
più stare sempre rinchiuso qui.»
«È quello che
stavo cercando di dire.» conferma Cap, ringraziando
per una volta la parlantina del genio.
Loki rilassa lievemente le spalle.
«Qualcuno mi vuole spiegare
qualcosa?» interviene Thor, che
per tutto il dibattito è rimasto a fissarli sconcertato, con
Hela in braccio.
«Aspetta.» lo
zittisce Loki con un gesto. Si avvicina
minacciosamente a Steve, che indietreggia spaventato anche se potrebbe
stenderlo dandogli un colpo con un dito «Se le tue intenzioni
erano di portarlo
in giro perché si divertisse bene, sono d’accordo,
ma prova a farli del male»
lo inchioda al muro con lo sguardo, dato che il biondo non
può indietreggiare
di più se non scavando un cunicolo nella parete con la
schiena «E giuro che ti
pentirai di essere nato e di essere sopravvissuto fino ad adesso.
Immaginati la
cosa peggiore e più tremenda che ti passi per quel cervello
ghiacciato, e
quella ti sembrerà piacevole in confronto a ciò
che ti farò io se lo riportassi
a casa con anche solo un pelo fuori posto. Chiaro?»
«Cristallino.»
sussurra terrorizzato più dal tono gelido e
al tempo stesso infuocato del dio che dai suoi occhi che sono diventati
rosso
brace.
«Bene.» si volta
con gli occhi che gradualmente tornano alla
loro tonalità smeraldo «Thor, ti spiego. Io vivo
qui, con Tony che ha deciso di
ospitare non solo me ma anche loro. Li ho portati via da Asgard
perché sarebbe
stata una questione di poco tempo e li avrebbero trovati e poi uccisi,
oltre
che per il fatto che stavo passando sempre più tempo qui e
non potevo più
lasciarli soli.»
«Sempre...più...tempo...qui?»
domanda allibito.
«Esatto.» si
avvicina a Tony rimarcandone il possesso.
Continua a fissarli confuso, senza
sapere bene cosa dire; non si stupisce più
per le abitudini del fratello, è un fatto del tutto normale,
ma quello che lo
sorprende è Stark.
«Io magari me ne
vado.» accenna Steve con voce timida.
«Bravo.» Loki non
si volta nemmeno a guardarlo.
«Ciao Fenrir.» lo
saluta con la mano, non osando avvicinarsi di più e poi
scompare nell'ascensore.
«Perché proprio
qui?» domanda Thor.
Si siede sul divano mentre Stark si
defila con la scusa di preparare la merenda
ai piccoli.
«Questa è casa
mia, Thor, è un posto in cui finalmente vengo amato e tutto
ciò
che provo non è odio o amarezza, è un posto dove
posso vivere ed
essere...felice.» conclude stringendosi nelle spalle.
«Quindi voi...»
«Sì.»
Persino Thor riesce a comprendere il
monosillabo, che nasconde la valanga di
sentimenti che Loki fa già fatica ad ammettere a Tony,
figuriamoci a
qualcun'altro.
«Ma perchè hai
portato anche loro qui?» indica i piccoli che aspettano
impazientemente la merenda.
«Te l'ho detto, ero sempre
più spesso qui e non potevo più lasciarli da
soli.
Inoltre questo posto è speciale: la forza del reattore
Arc» rotea gli occhi
all'espressione confusa dell'altro «La versione grande della
cosa blu che Tony
ha nel petto, allontana i nostri poteri, e gli Asi qui non possono
vederli.»
«Sai che li avrei protetti
se avessero provato a far loro del male.»
«Lo so, ma cerca di capire,
fratello. Ho bisogno di un posto da chiamare casa,
dove possa stare con chi amo senza la paura che qualcuno sfrutti un tuo
momento
di distrazione per far loro del male. Puoi venire quando vuoi a
trovarli, loro
ti vogliono bene proprio come tu ne vuoi a loro, non ho intenzione di
portarteli via.»
«E tu?»
«Io cosa?»
Tentenna, alla ricerca delle parole
giuste, sapendo che una sola parola
sbagliata scatenerà una scenata apocalittica da parte di
Loki «Tu, qui, con
lui...» accenna a Tony che ha abbandonato del tutto la
conversazione
prestandosi come clown per i piccoli.
«Dove vuoi andare a
parare?»
«Prima...» non
riesce a mettere più di due sillabe in fila.
«I tuoi innocenti occhi non
si sono posati su cose che non avevano mai visto
prima, non fare quella faccia.»
«Non intendevo...»
«Allora cosa vuoi
sapere?»
«Mi sembra che Stark la
stia prendendo sul serio, ma non mi fido.» ammette in
un sospiro.
Sorride «Non devi
preoccuparti di questo, so farlo filare dritto se ne ho
voglia, ma guardalo: si sta prendendo cura di loro quasi come se
fossero suoi e
riesce a ignorare il fatto che non abbiano una forma umana; inoltre
anche loro
gli si sono affezionati, non potrei pensare di portarli via.»
«Questo può
essere un problema. Insomma, Stark è un umano, la sua vita
ha una
durata limitata...»
«Anche a questo ho
già pensato.»
«Come?»
Sorride sornione.
«Non dirmi che...»
«Esatto.»
«Tu sei pazzo!»
esclama.
«Abbassa la voce, idiota.
Non deve saperne niente.»
«Non deve sapere che se ti
scoprissero esporrebbero la tua testa su una picca?»
continua con un tono talmente alto che Tony riesce a sentirlo
nonostante si
trovi dall'altra parte dell'immensa sala.
«Che cosa?» si
avvicina a grandi passi ai due che intanto si sono alzati in
piedi, pronti a prendersi a botte.
«Niente,
straparla.»
«Tu ora gli dici cosa hai
combinato.» si impone il biondo.
«Fatti i cazzi tuoi e torna
in New Mexico, e casomai avessi voglia di fare un
salto qui prima cuciti la bocca, visto che è una cosa che
sei tanto bravo a
fare.» ringhia.
«Ti ho giá
chiesto scusa, quante volte dovrò ancora farlo?»
«Mi spiegate che cazzo
c'entrano le teste e le picche?!»
«Fallo e ti
ammazzo!»
«Devi dirglielo!»
«Sono fatti miei, non ti
immischiare.»
«O lo fai tu o lo faccio
io.»
«Vi degnate di
considerarmi?»
«No.» sibila Loki.
«É quello che
sto cercando di fare.» risponde il biondo.
«Ora basta! O mi spiegate
cosa cazzo sta succedendo o dico a Jarvis di darvi un
colpo con il teaser.»
Alla vista del compagno che sta
perdendo le staffe Loki si arrende «Dammi un
attimo e poi lo faccio.» si gira verso il fratello
«Thor, fuori. Tu non c'entri
nulla, quindi non servi qui. Se proprio vuoi renderti utile porta i
tuoi nipoti
a giocare al ventisettesimo piano, lì si
divertiranno.»
«Come ci arrivo?»
«Hela ti
insegnerà.» raggiunge i piccoli e li conduce verso
il dio con il
martello «Ora andate a giocare con lo zio Thor, fate i
bravi.» accompagna i
quattro compagni di merende all'ascensore e aspetta che le porte si
siano
chiuse prima di voltarsi.
«Pensi di fornirmi una
spiegazione decente o no?»
«Sì, ma
sediamoci.» si accomoda sul divano facendogli segno di
venirgli vicino e l'altro dopo avergli scoccato
un'occhiata un po'diffidente e un po'offesa lo accontenta.
«Okay, io te lo dico ma tu
non ti arrabbi, va bene?»
Continua a fissarlo.
«O mi prometti che non ti
arrabbi o non ti dico niente.»
«E va bene, te lo
prometto.» sbuffa esasperato.
«Non sembri molto
convinto.»
«Non pretendere
troppo.»
Sospira «Okay. Allora, sai
l'ampolla che ti ho portato?»
«Sì, e non
finirò mai di ringraziarti, anche se prima mi sono venute un
paio di
idee...»
«Non distrarmi.»
«Mi scusi,
signore.»
«Ecco, l'acqua che vi era
contenuta dentro come sai è magica, e diciamo che ad
Asgard non è propriamente legale portarne via un
po'...»
Sgrana gli occhi «Stai
dicendo che...?» non completa la frase, sperando di
sbagliarsi.
«Esatto, se mi scoprissero
la mia testa finirebbe su una picca.»
«Tu sei pazzo!»
«Perché oggi me
lo dite tutti?»
«Perché lo sei!
Come ti è saltato in mente di rischiare di farti ammazzare
non
solo andando là e attraversando la foresta incantata del
vattelappesca e affrontando
i rispettivi orridi abitanti, ma anche infrangendo delle leggi per cui
potresti
finire decapitato?!»
«Non urlarmi contro, non lo
sopporto.»
«Come posso non urlarti
contro, tu razza di...» conclude l'invettiva
stringendogli il viso tra le mani e baciandolo con forza, una forza
disperata
che l'altro non può che assecondare.
«Meglio ora?»
sussurra Loki dopo essersi trovato premuto contro il divano dal
corpo di Tony che reclamava il suo bruciando di un bisogno disperato.
«Un po'.» mormora
al suo orecchio, avvolgendolo tra le proprie braccia e stringendolo
a sé «Ma non del tutto.»
«Non è successo
nulla di grave.» prova a tranquillizzarlo con un filo di voce.
«Ma potrebbe.»
«Non se non riescono a
prendermi. Comunque ne ho combinate di peggiori.»
«Lo so, e ne hai sempre
pagato il prezzo, non voglio che succeda di nuovo.»
«Se non fossi stronzo
dentro saresti quasi tenero.»
«Per una volta che mi
dimostro preoccupato mi insulti, non vale.»
«Non era un insulto, voleva
essere un complimento. Quasi.»
Lo bacia nuovamente, trovando
particolarmente difficile separarsi da lui anche
solo per prendere aria.
«Che ti prende oggi?
Perché tutte queste effusioni e abbiamo ancora i vestiti
addosso?»
«Come sei volgare. Si
può anche non finire subito a letto, ci si può
prendere
tempo, soprattutto nel nostro caso.»
Accenna un sorrisino, mettendosi a
cavalcioni su di lui e
avvicinando la bocca al suo orecchio «Ecco perché
ho attraversato la foresta
del vattelappesca, affrontato i rispettivi orridi abitanti e infranto
delle
leggi per cui potrei finire decapitato.» sussurra in un
soffio caldo che scatena
dei brividi all’altro.
«Ciò non toglie
che tu sia pazzo. Se lo avessi saputo…»
«Cosa? Non mi avresti
lasciato? Sul serio?» si siede su di
lui inarcando un sopracciglio.
«Esattamente.»
provare a fare un’espressione risoluta dalla
posizione in cui si trova non è facile.
«Forse dimentichi il fatto
che posso viaggiare tra le
dimensioni e i luoghi senza nemmeno dover ricorrere allo squallido
trucchetto
di schioccare le dita.» inizia a far scorrere
l’indice intorno al reattore Arc.
«Perché la luce
verde non è per nulla squallida e
pacchiana.»
«Disse l’uomo con
l’armatura luccicante rossa e oro. Che
scelta pessima di colori.»
«Cosa proporrebbe sua
maestà?» con un colpo di reni lo fa
cadere sotto di lui, sapendo quanto la cosa lo innervosisca. Almeno
fino a
quando non viene distratto da altro.
«Il verde è un
bel colore.» accenna con un sogghigno.
«Questo lo so.»
fa scorrere i pollici poco sotto le sue
iridi smeraldine «Ma scordatelo.»
«Perché
no?»
«Tanto varrebbe esporre dei
manifesti dicendo a tutti che ti
sei trasferito qui.»
«E non ti sembra una buona
idea, vero?» mormora un
po’deluso.
«Sei venuto qui
principalmente per nascondere i piccoli, se
tutti sapessero che adesso vivi qui i tuoi simpatici compatrioti anche
se
fossero tutti come Thor non ci metterebbero molto a fare due
più due e a venire
qui per portarli via.» spiega pazientemente, accompagnando le
parole con dei
leggeri baci.
«Quindi è solo
per questo?» domanda sollevato, le labbra che
tornano a curvarsi verso l’alto.
«No. L’armatura
verde farebbe schifo.»
Note della
Vecchia
Volpe
Ta-da, rieccomi nel mio mantello
verde.
Come ho già detto nelle
note della Stony mi scuso con chi
segue la long Ironfrost, ma come per quella shot anche queste le scrivo
sul
cellulare e quindi sono già belle e pronte da pubblicare
senza che io debba
mettermi a copiarle e quindi ho approfittato di questa serata fredda
per
aggiornare visto che è da tanto che non mi facevo
più sentire qui.
Grazie a tutte come sempre, mi date
la voglia di continuare
a scrivere <3
Baci e a presto (se non mi squaglio
al sole e non mi porta
via il vento)
|
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Capitolo 6 *** 6. Sorprese e date dimenticate ***
Un
odore dolciastro e bruciacchiato gli
punge le narici, svegliandolo.
Allunga
un braccio per cercare Tony e
dirgli che l'attico sta probabilmente prendendo fuoco, ma l'altra parte
del
letto è vuota.
Apre
gli occhi e si tira a sedere di
scatto.
Tony
da qualche parte e un anomalo odore di
bruciato non promettono nulla di buono.
Infila
in fretta i pantaloni del pigiama e
recupera la propria vestaglia mentre già si sta precipitando
fuori dalla
stanza.
«Tony,
sta andando a fuoco qualcosa. Ma che
diavolo è successo qui?» lo sguardo gli cade sulle
pile di stoviglie sporche
che coprono ogni superficie disponibile della cucina, nascondendo
l'uomo alla
vista.
«Che
ci fai qui? Chiudi gli occhi e torna a
dormire, non rovinarmi la sorpresa.» Tony sbuca da dietro un
cumulo di
strumenti non meglio definiti, coperto di farina e altri ingredienti.
«La
sorpresa consiste nel mandare a fuoco
casa?»
«Forse.
È una sorpresa.» gli posa le mani
sulle spalle e lo fa voltare, sospingendolo verso il corridoio.
«Posso
sapere che stai combinando?» lo
asseconda, vedendo che l'altro sembra aver perso tutti i collegamenti
tra i
neuroni, le sinapsi che sono fuggite annodandosi tra loro per formare
un
lenzuolo come nel più squallido telefilm adolescenziale.
«No,
è una sorpresa. Torna a letto e
restaci.»
«Ma
sto bene.» si lamenta.
«So
che stai bene, l'ho sperimentato
piuttosto accuratamente, ma adesso resta qui.» lo fa sedere
sul letto tenendogli
ancora le mani sulle spalle «Resta qui, per favore, senza
fare domande.»
Rotea
gli occhi «Mi spiegherai entro oggi
il perché di questa buffonata?»
«Dammi
una manciata di minuti e lo faccio.
Riusciresti a rimetterti a dormire?» domanda aggrottando le
sopracciglia.
«Primo:
non penso proprio. Secondo: con
questa puzza di bruciato preferirei essere cosciente nel caso in cui
dovessi
scappare se tutto dovesse prendere fuoco.»
«Va
bene, come non detto. Resta qui e fai
il bravo per un po'.»
«Pensi
di sopravvivere al casino di là?»
domanda accontentandolo e tornando a sdraiarsi sotto le coperte.
«Grazie
alla tua gita fuori porta sì.» gli
posa un leggero bacio sulle labbra «Mi prometti di non
sbirciare dalla porta?»
«Non
amo l'orrido, quindi penso che starò
qui.» si tira su le coperte e chiude gli occhi
«Fingi che io stia dormendo.»
Ridacchia
e torna di là prima che l'altro
cambi idea.
Loki
sente dei rumori piuttosto inquietanti
provenire dalla cucina, ma decide di accontentare il compagno e
lasciare che
questo si diverta a combinare qualunque cosa stia combinando; si
riavvolge
nelle coperte consultando l'orologio e scoprendo che è
l'alba delle sette di
mattina.
Scatta
nuovamente a sedere, preoccupato.
Cosa
sta macchinando Tony per essere
sveglio a quell'ora, quando di solito deve tirarlo con la forza
giù dal letto
alle dieci e mezza passate, con la minaccia che se non si
alzerà a breve non
contribuirà più a fargli passare la notte in
bianco?
Si
alza in piedi, indeciso sul da farsi.
Lasciare
che Tony architetti qualunque cosa
stia architettando o andare di là e rovinare quella che lui
ha definito una sorpresa,
sorbendosi poi per tutta la giornata le sue lamentele e quel fastidioso
senso
di colpa che solo lui riesce a scatenargli?
Alla
fine opta per subire il giochetto
inventato dall'altro, tornando sotto le coperte e aspettando
nervosamente di
scoprire i suoi piani.
Non
ha idea di cosa possa stare combinando,
ma già solo l'ora a cui si è alzato per poter
aver creato tutto il casino
nell'altra stanza lo allarma; è strano questo suo
comportamento, di solito
quando sta progettando qualcosa, che sia un nuovo modello dell'armatura
o un
qualche giocattolo per Hela o Fenrir, visto che Jormungandr preferisce
passare
la giornata dormicchiando o provando a stritolare Clint, con sommo
divertimento
di Natasha, passa la notte sveglio in laboratorio finché lui
non si stufa e non
lo va a recuperare quasi trascinandolo via.
Si
rigira tra le coperte, nervoso.
Odia
non sapere cosa stia succedendo, e non
poter ottenere la risposta sebbene questa si trovi dall'altra parte
della porta
è ancora più seccante.
Perché
ha acconsentito a quello stupido
giochetto?
Ah,
già, in un modo o nell'altro Tony
riesce a fargli fare quello che vuole, e la cosa strana è
che questo non lo
infastidisce nemmeno.
Quando
ormai la sua pazienza é al limite la
porta si socchiude rivelando la schiena di Tony fasciata dalla solita
canottiera
nera, ora chiazzata di bianco da una polvere che spera vivamente essere
farina;
l'uomo riesce a entrare nella stanza e alla fine si volta, rivelando un
vassoio
colmo di roba che rischia di cadere.
«Cos'è
quello?» domanda Loki tirandosi a
sedere, pronto a balzare per raccogliere ciò che sicuramente
cadrà di lì a
poco.
«La
colazione.»
«Cosa?»
chiede incredulo.
«La
colazione. Buon compleanno.» sorride
esitante sedendoglisi accanto.
«È
il mio compleanno?»
«Sì,
non lo sapevi?»
«È
passato parecchio tempo dall'ultima
volta che ho festeggiato il mio compleanno, ho perso l'abitudine di
ricordarmene. Ma tu come fai a saperlo?» lo fissa
stupito.
«Me
lo ha detto tuo fratello.» spiega
candidamente.
«Perchè?»
ha gli occhi, quei meravigliosi
occhi color smeraldo, sgranati, increduli per la sorpresa.
«Beh,
gliel'ho chiesto perchè ero curioso.
Vivi qui con me e con i tuoi figli e non sapevo nemmeno il giorno del
tuo compleanno,
mi sembrava strano.»
«E
hai deciso di prepararmi la colazione,
alzandoti all'alba delle sette di mattina?»
«Veramente
le sei. Comunque perchè fai quella
faccia? Sembri sotto shock.»
«C'è
un motivo per cui ho smesso di
festeggiare il mio compleanno: l'unico che se lo ricordava ero
io...» ammette
abbassando lo sguardo.
Tony
posa il vassoio dall'altra parte del
letto e lo stringe a sè, abbracciandolo e confortandolo come
sempre accade
quando Loki decide di raccontargli del suo passato.
«Thor
se lo ricorda però.» gli fa notare.
«Sì,
ma il poveretto è scemo quanto una
zucca, non si ricorda nemmeno che giorno sia quello che sta vivendo,
figuriamoci qualcosa a distanza di un anno.» ridacchia
distratto dal ricordo
triste.
«Per
tua fortuna ho un quoziente
intellettivo più alto e una cosa misteriosa chiamata agenda
su cui segnarmelo.»
gli poggia un lieve bacio sulle labbra «Buon
compleanno.»
Si
appropria della bocca dell'uomo
costringendolo a sdraiarsi su di lui, e lo coinvolge in un bacio
intenso e
passionale.
«Aspetta,
io mi sono dato da fare per
preparare la colazione...» si lamenta provando a separarsi da
lui.
«Mio
compleanno, io decido.» lo riporta
contro di sè.
«Guarda
almeno cosa ho provato a fare e
lasciami spostare il vassoio prima che il succo d'arancia si
versi.»» tenta
ormai del tutto convinto a mandare al diavolo la colazione per passare
direttamente al suo piatto preferito: Loki.
«E
va bene.» sbuffa come se avesse a che
fare con un bambino petulante e si tira a sedere.
«In
effetti la colazione può aspettare.» lo
fa ricadere accanto a sè, salendogli addosso.
«No,
ora voglio vedere cosa hai combinato.»
sguscia da sotto il suo corpo gattonando fino al vassoio.
«Sei
più lunatico di una ragazzina.»
borbotta infastidito, raggiungendolo.
«Tu
invece sei la persona più equilibrata
del mondo. Questo cos'é?» solleva qualcosa di
bruciacchiato, osservandolo da
ogni lato.
«In
teoria una brioche...»
«Come
hai fatto a ridurla così?» domanda
tra il divertito e l'incredulo.
«Volevo
scaldarla ma l'ho dimenticata e
beh, questo è il risultato.» si stringe nelle
spalle con aria colpevole.
«Va
bene, sorvoliamo su questo. Non dirmi
cos'è questa cosa, voglio provare a indovinare. Sono dei
pancake?»
«Veramente
sarebbe una crepe...»
Gli
scoppia a ridere in faccia «Sul serio?
È più spessa di una suola!»
«Non
sono riuscito a fare bene le dosi.»
mormora mortificato, abbassando lo sguardo.
«Ehi,
non fare così.» Loki gli si siede
accanto «Ti sto prendendo in giro ma apprezzo il gesto,
nessuno mi aveva mai
preparato, o provato a preparare, la colazione per il mio compleanno, e
già
solo il fatto che tu abbia scoperto quando è e che abbia
deciso di fare
qualcosa di simile mi rende felice, non mi importa del fatto che se
Gordon
Ramsey passasse di qua ti defenestrerebbe.» gli sfiora
dolcemente le labbra
«Grazie.»
«È
davvero conciata così male?» domanda con
un mezzo sorriso.
«Guarda.»
indica i resti carbonizzati nel
vassoio «L'unica cosa che si salva è la
spremuta.»
«Che
non ho fatto io.» ammette.
«Altrimenti
l'avresti bruciata.» lo sfotte
prendendo un sorso dell'unica cosa commestibile della sua colazione
«Se ti puó
fare piacere questa è buona. Solo una domanda: hai presente
quelle simpatiche
creature che girano per casa e sono solito chiamare miei figli? Dove
sono?»
«Dormono,
è presto, ma si sono inventati
anche loro qualcosa.»
«Cosa?»
domanda, gli occhi che sj accendono
per la curiosità.
«Ho
promesso di non dirtelo e non ho
intenzione di tradire un patto fatto con dei bambini.»
«Dai...»
mugola sbattendo le ciglia.
«Puoi
sempre andare a svegliarli e
chiedere.»
«È
presto, non ho intenzione di svegliarli
ora.»
«Allora
ti toccherà aspettare. Comunque non
mi sembra che tu ti faccia molti scrupoli a svegliare me la mattina
presto o
nel cuore della notte.»
«Non
mi sembra che tu ti possa lamentare
visto che dopo che ti sei messo a piagnucolare per l'ora ti lascio fare
quello
che vuoi.»
«Io
non piagnucolo, mi limito a esporre la
verità dei fatti e a ribadire che persino io ho bisogno di
dormire.»
«No,
tu piagnucoli proprio come un bambino
invece che girarti e tornare a dormire.»
«Solo
perché tanto non mi lasceresti
riaddormentare.» incrocia le braccia come per sostenere la
propria tesi.
«Questo
non è vero.»
«Oh
sì che lo è. Magari non mi diresti
niente, ma mi guarderesti male e io non riuscirei a dormire.»
«Povero
uomo sensibile.» lo sfotte con un
finto tono dolce e preoccupato.
«Questa
è l'ultima volta che ti preparo
colazione.» sbuffa.
«E
questa la chiameresti colazione? Dai, se
andiamo di là magari riusciamo ancora a trovare qualcosa da
mangiare.»
Lo
fissa deluso.
«Che
c'è ora?»
«Niente.»
Gli
si porta davanti e gli poggia le mani
sulle spalle, costringendolo poi con i pollici ad alzare il viso.
«Ok,
va bene, mi sono offeso.» ammette.
Alza
gli occhi al cielo e poi posa le
labbra sulle sue, zittendo ogni protesta e facendolo poi cadere
all'indietro
per potersi posizionare su di lui e guardarlo negli occhi «Ti
ho già detto che
apprezzo il gesto, davvero, non sentirti offeso solo perchè
dico che il tuo
tentativo, tenero anche se un po'goffo, non è
commestibile.»
Sospira
«Va bene, me ne faccio una ragione,
non so cucinare.»
«Bravo.»
gli sfiora di nuovo le labbra «Ora
posso avere la mia colazione»
«Proverò
a cercare qualcosa di non
bruciato, mal che vada andiamo da Starbucks.»
«Ma
fa freddo fuori...»
«E
ti fai chiamare Gigante del Ghiaccio? Ma
per favore!»
«È
gennaio, siamo a New York, sono le sette
e mezza di mattina, io sono in pigiama e non ho la minima voglia di
uscire.»
elenca tenendo il conto delle sue ragioni sulle lunghe dita pallide.
«Ti
stai impigrendo, non va bene, rischi di
ingrassare.» ridacchia pungolandogli la pancia con un dito.
«Dacci
un taglio, mi fai il solletico.» lo
allontana con un spintone ma a causa della reazione dell'altro finisce
con la
schiena sul materasso.
«Sai,
è divertente sapere che qualcuno che
ha provato a conquistare il mondo soffre terribilmente il
solletico.» gli
lancia uno sguardo crudele mentre lo intrappola contro le lenzuola.
«No,
non farlo.» lo avverte provando a
sfuggire come un animaletto in trappola, che per nascondere la propria
debolezza fa la voce grossa nella speranza di spaventare il predatore.
«Solo
perché è il tuo compleanno, ma domani
non te la cavi cosí facilmente.» lo lascia andare
e si alza «Andiamo a cercare
colazione?
«A
patto che non la cucini tu.» gli sorride
e lo raggiunge, avviandosi con lui verso la cucina invasa dalle
stoviglie
sporche.
Frugando
tra vari resti carbonizzati e
residui non meglio identificabili riescono a scovare un paio di brioche
scampate
alla preparazione amorevole di Tony e quelli che decidono di
classificare come
pancake, che innaffiati di qualche litro di sciroppo d'acero o di
cioccolato
fuso si rivelano quasi buoni.
Inutile
dire che nella ricerca anche i
pantaloni del pigiama di seta nera di Loki sono diventati bianchi per
la farina
lanciatagli da Tony e che quest'ultimo sembra essere appena caduto
nella macina
di un mulino.
Mangiano
con calma, godendosi la neve che
cessa di imbiancare Manhattan per cedere il posto a un timido raggio di
sole
che arriva in tempo per l'alba e per infilarsi diabolicamente in un
occhio di
Tony, seduto in direzione est.
«Sicuro
di non voler uscire? È una bella
giornata oggi.» propone ancora una volta Tony.
«Quel
sole promette solo un freddo tremendo
e non ho voglia di diventare blu in mezzo a New York, quindi ne sono
del tutto
sicuro.»
Ridacchia
al ricordo di quando ha scoperto
l'incapacità dell'altro di celare il suo aspetto da jotun a
contatto con il
freddo; una mattina aveva deciso di fargli uno scherzo e di svegliarlo
con un
simpatico cubetto di ghiaccio nel collo, ma non appena questo aveva
sfiorato la
pelle diafana Loki era diventato blu e aveva provato a nascondersi tra
le
lenzuola per la vergogna finché Tony non lo aveva trascinato
fuori dicendogli
che quell'aspetto era incredibilmente affascinante.
«Okay,
restiamo qui, oggi scegli tu.»
«Devo
ammettere che questa storia del
compleanno inizia a piacermi.» commenta inghiottendo un
boccone con un lungo
sorso di caffè per mascherarne il gusto.
«E
non hai ancora visto il mio regalo.»
«Cos'è?»
domanda curioso.
«Te
lo darò stasera.» sorride lascivamente
«Ciao, piccoli.» saluta i tre assonnati cuccioli
che sono
appena
entrati nella stanza, chi
stropicciandosi gli occhi e chi no a causa dell'assenza delle mani.
«Buon
compleanno, papà!» esclama Hela
facendosi portavoce anche dei suoi fratelli.
«Sapevate
tutti del mio compleanno tranne
me?» prende in braccio la bambina e si dirige verso il divano
in modo che anche
gli altri due possano salirgli comodamente addosso.
«Penso
proprio di sì.» Tony gli si siede
accanto «Sì, Kaa, potete dargli il suo regalo
subito.»
I tre
spariscono in un baleno, diretti alla
loro stanza.
«Dimmi
che non li hai aiutati.»
«Sono
piccoli, avevano bisogno di una
mano.»
«Garantiscimi
almeno che non mi esploderà
nulla in faccia.»
Scoppia
a ridere «Parola di scout. Hai mai
pensato di iscrivere Fenrir agli scout? Come "lupetto" sarebbe
fantastico.»
Viene
zittito da uno sguardo capace di
scarnificarlo, ma gli intenti omicidi di Loki vengono fermati
dall'arrivo
dell'allegra combriccola con una scatola piatta. Hela gliela porge con
un
sorrisetto carico di aspettativa.
Un
po' per farli felici e un po'per la
curiosità elimina in fretta la carta per poi rimuovere il
coperchio della
scatola, rivelando una foto di loro cinque insieme. La cornice
è particolare,
decorata con impronte di manine, di zampette e di spire colorate,
insieme a
qualche bottone e carta di caramella reperiti chissà dove.
«È
bellissima...» sussurra.
I tre
piccoli gli saltano in braccio
entusiasti per l'accoglienza del loro regalo, mentre Tony sorride per
la
riuscita del suo piano.
Trascorrono
la giornata in casa, guardando
la tv e prendendo in giro la colazione di Tony che ormai ha deciso di
prenderla
con filosofia ridendoci su; sembrano la famiglia più normale
del mondo e non un
eterogeneo agglomerato di geni miliardari playboy filantropi,
dèi e cuccioli
con intelligenza umana e corpo non necessariamente della stessa forma
della
mente perseguitati dai loro parenti, o quasi.
Ben
presto arriva la sera e dopo aver messo
a nanna i bambini Loki attende poco pazientemente il proprio regalo sul
divano,
gli occhi che seguono Tony in ogni suo movimento nella penombra creata
dalle
luci abbassate; sembra che l'altro lo faccia apposta a girovagare per
il salone
scansando vari giocattoli che si china a mettere a posto.
Dopo
un po' decide di porre fine a questo
gioco e va a sedersi sul divano accanto a Loki, che posa su di lui gli
occhi
involontariamente dilatati per l'attesa.
«Penso
che sia ora di darti il tuo regalo.»
si avvicina lentamente alla sua bocca, ma quando si trova a un soffio
dalle sue
labbra frappone tra loro una scatola con tanto di fiocco.
Loki
lo fissa sconcertato, distolto dalla
sua idea di regalo alla Tony Stark.
«Dai,
aprila.»
Si
decide a sciogliere il nastro e a
eliminare il coperchio, rivelando un qualcosa di non identificato al
suo
interno.
Tony
non aspetta che infili la mano nella
scatola e ne estrae il contenuto, infilandogli il berretto di lana con
un pon
pon verde in testa Ecco il tuo regalo, così non ti
lamenterai più per il freddo.»
sogghigna divertito.
Note della
Vecchia
Volpe
Lo so, sono in un ritardo mostruoso,
ma questa raccolta di
shot non ha un giorno di pubblicazione preciso, e tra vacanze,
demoralizzazione, crisi di idee e altre shot non ce l’ho
proprio fatta.
Ringrazio tutte, mi incoraggiate ad
andare avanti e siete
tenerissime :3
Non commento il capitolo, fatemi
sapere voi che ne pensate.
Baci e a presto <3
|
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Capitolo 7 *** 7. Nuove relazioni ***
«Loki?
Che ci fai qui? Che hai fatto a
Stark?» esclama l'agente Coulson trovando il bel dio
semi-nudo sul divano
mentre guarda la tv con un serpente sulle spalle.
«Ci
vivo, e Stark sta benissimo.» gli
rivolge distrattamente uno sguardo, ma quell'occhiata di sfuggita gli
basta per
accorgersi del teaser puntato contro di lui.
Si
affretta a far scendere Jormungandr
dalle spalle e a nasconderlo dietro di sé «Calma,
non è necessario, non intendo
farle del male.» alza le mani.
«Mi
hai ucciso, di te non mi fido, e devo
dire che in questo momento non vedo perché non dovrei
farlo.» prende meglio la
mira.
«L'ho
anche riportata indietro se ben si
ricorda, ma se ha dei problemi con la memoria posso
rimediare.» si offre con
gentilezza, nascondendo il figlio dietro la schiena.
«Piantala
con questa farsa, non sei
credibile.» poggia il dito sul pulsante per far partire il
colpo.
«Agente
Coulson, che piacere rivederla.
Ehi, giù quel coso.» Tony in accappatoio corre a
deviare il raggio del colpo
che sta per partire mentre Loki si volta e si china su Jormungandr per
coprirlo
nel caso in cui il colpo arrivasse a segno.
«Stark,
stai bene? Che ci fa lui qui e con
addosso a malapena dei pantaloni?»
«Gliel'ho
detto, Agente, qui ci vivo.» alza
la testa giusto per controllare che l'arma non sia più
puntata contro di loro e
poi si rialza.
«Stark?»
domanda impaziente.
«Sì,
vive qui, non sta mentendo.» si
avvicina al divano per dare una carezza a Jormungandr che sibila
felice.
«Cosa
intendi con “vive qui”?» domanda
scioccato.
«Che
vive qui, con tutti gli annessi e
connessi.» posa una mano sul braccio di Loki che sta ancora
fissando il teaser.
Resta
un attimo a fissarli inebetito dalla
rivelazione ma poi riacquista il suo solito applombe «E il
serpente?»
«È
mio figlio, Jormungandr.»
«Ecco,
mi pareva che l'uccisore di Thor non
dovesse aggiungersi a voi due.» si passa una mano sul volto,
e prima che possa
dire altro dall'ascensore escono Bruce e Steve, rispettivamente insieme
a Hela
e a Fenrir. Loki si irrigidisce alla vista del figlio di nuovo con il
guinzaglio, anche se questo è verde come da lui richiesto
con la gentile frase
"se proprio vuoi mettergli un guinzaglio e sopravvivere per raccontarlo
ti
conviene che sia verde".
«Steve?
Che ci fai qui?» domanda l'agente
con un'espressione quasi tradita.
«Potrei
farti la stessa domanda, se mi
avessi detto che saresti passato qui saremmo potuti venire
insieme.» Steve si
china a slegare Fenrir che corre da Loki.
«Perché
sleghi il cane?»
«No...»
sussurra il soldato.
«Non.
È. Un. Cane.» ringhia minacciosamente
Loki stringendosi il cucciolo al petto.
«Ah
no? E cosa sarebbe?»
«Mio
figlio.»
«Tuo...cosa?
Steve...»
«Che
ne dici di sederti?» il biondo lo
prende per un braccio e lo conduce verso il divano su cui si
è spaparanzata la
bambina dopo essersi impossessata del telecomando.
«Noi
non avremo detto proprio tutto, ma voi
due ci nascondete qualcosa.» insinua Tony con una voce
malevola.
«Una
cosa alla volta, Stark.» lo liquida il
biondo senza staccare gli occhi dall'agente sempre più
pallido «Tutto bene,
Phil? Ti prendo dell'acqua?»
«Nella
seconda guerra mondiale facevi la
crocerossina?»
«Ci
stai un po' zitto?»
«Non
penso proprio, è divertente.»
«Tony,
zitto.» si intromette Loki posando
il cucciolo a terra e facendosi apparire addosso una camicia
«Agente, se posso
fare qualcosa visto che l'incantesimo sembra non aver funzionato
così bene...»
si avvicina con un sorriso gentile che nessuno a parte Tony gli ha mai
visto.
«No,
sto bene è solo che... Steve, perché
diavolo porti a spasso Fenrir, il lupo che ucciderà
Odino?» si rivolge al
biondo che ha rilassato le spalle vedendo che si è ripreso.
«È
solo un cucciolo ed era stufo di giocare
dentro, voleva uscire un po'.»
«Ti
rendi conto di chi sono questi?
Suppongo che quella di fianco a me sia la Regina degli
Inferi.» si passa di
nuovo una mano sul viso.
«No
agente.» Bruce si siede su una poltrona
vicina «É una bambina di cinque anni dolcissima,
che forse, in un qualche
scenario del destino, lo può diventare, ma ora sono tutti e
tre dei bambini che
hanno bisogno di affetto proprio come tutti gli altri.»
scompiglia i capelli
alla bimba allungandosi fino al divano.
«Va
beh, lasciamo stare, non voglio nemmeno
sapere.»
«Perfetto,
perché io voglio sapere tutto.»
Tony gli si siede accanto con un'espressione curiosa.
«Tony...» lo riprende
Loki, conoscendo l'abitudine del compagno a fare centinaia di
logorroiche
domande.
«Che
c'è? Voglio solo fare qualche
domanda.» si lamenta come un bambino.
«Loki,
seriamente, come fai a sopportarlo?»
domanda Bruce lasciandosi andare sulla poltrona.
«Abilità
divine.» si stringe nelle spalle «Se
ho sopportato Thor per tutti questi anni posso sopportare
lui.»
«Guarda
che mi offendo.»
«Dovrebbe
offendersi lui, sarà scemo ma
almeno ogni tanto sta zitto.»
«Uno
a zero per lui.» sentenzia Bruce dalla
sua poltrona.
«Banner
zitto. Comunque, non crediate di
averla scampata voi due.» si rivolge ai due che si stanno
guardando nella
speranza di potersene andare senza troppe
domande.
«Perché
dovremmo dirlo a te?»
«Perché
uno: io a voi ho detto cosa stava
succedendo in casa mia, due: vi annoierò talmente tanto con
le mie domande che
alla fine deciderete di rispondermi solo per farmi stare
zitto.»
«É
la tattica che funziona meglio in
effetti.» conferma Loki permettendo a Fenrir di andare dal
suo biondo compagno
di giochi «Rogers, la sapevi quella del biondo e del golden
retriver?» domanda
ancora stizzito per la faccenda del guinzaglio.
«No.»
si presta al gioco grato per il
cambio di argomento.
«Sai
che differenza c'è tra un biondo e un
golden retriver? Il golden retriver ha un cervello.»
«Che
simpatico.» sibila «Stark, devi
piantarla di insegnargli battute squallide.»
«Non
è colpa mia, guarda troppa tv. In
effetti potrei rimediare...» sogghigna lascivo.
«Ecco
quando le mie battute squallide
diventano piacevoli.» si siede esasperato su una poltrona.
«In
effetti...» si lamenta Bruce.
«Ora,
se avete finito di piagnucolare, voglio
sapere la loro versione.»
«Non
dobbiamo dirti niente.» si inalbera
Steve.
«Possiamo
anche dirglielo, tanto ormai
hanno capito tutto.» sospira Phil
«Comunque
Stark, quello che hai combinato
tu è peggio.»
«Io
non ho combinato proprio niente.» si
appollaia sul bracciolo della poltrona su cui è seduto Loki.
«Ah
no? Mi stai dicendo che Loki e i suoi
figli non vivono con te?»
«Questi
sono dettagli. Ora racconta.» esige
come un bambino.
«Ci
siamo trovati, okay? Avevo bisogno di
aiuto dopo essere morto,» guarda storto Loki che lo ignora
accarezzando la
testa di Jormungandr «e Steve c'era, poi da cosa nasce cosa
e... Hai capito.»
si ferma visto che Steve sta diventando praticamente viola.
«Quando
il povero
verginello-non-più-tanto-verginello non sarà
qui... Ahia!» si lamenta per lo
schiaffo che gli arriva sulla nuca.
«Piantala.»
lo rimprovera Loki «Prendili in
giro finché vuoi ma non davanti ai miei figli.»
Alza
gli occhi al cielo, poi guarda negli
occhi il serpente «Tutta colpa tua.» gli
dà un colpetto con un dito sul naso
mentre Loki sorride.
«Che
bella coppietta stile anni '50. Loki,
perché non ti fai una permanente?» chiede Natasha
entrando con Clint.
La
fulmina con lo sguardo «Sei russa, sei
abituata al freddo, potrei trasformarti in una statua di
ghiaccio.» le ringhia
contro.
«Davanti
ai tuoi bambini? Non pensi che
potrebbero scandalizzarsi?» lo sfotte Clint a cui Jormungandr
striscia incontro
per farlo inciampare «Mi mancava quello che cercava di
uccidermi.» commenta
mentre il serpente gli si arrotola addosso fino a salirgli innocuamente
sulle
spalle.
«Potrei
farlo io.» ringhia sempre più
stizzito mentre Tony ridacchia e gli posa una mano sulla spalla.
«Che
poi non capisco,» aggiunge la rossa
sedendosi sul divano e allungandosi per prendere in braccio Hela, unica
presenza femminile in quel covo di pazzi; averla nella squadra
potrà
dimostrarsi utile quando la bimba crescerà «con
voi due in giro per casa come
possono ancora scandalizzarsi di qualcosa?»
«Cosa
intendi?» assottiglia lo sguardo.
«Mi
vuoi far credere che passate le serate
a guardare cartoni con loro e che non li mettete a letto il
più presto possibile?»
fa un sorrisino allusivo mentre Loki si irrigidisce; per fortuna di
Natasha la
mano di Stark lo sta tenendo saldamente ancorato alla poltrona,
altrimenti le
sarebbe già saltato addosso.
«Loro
guardano film che dicono che non ci
piacciono e la tv fa rumori strani.» commenta distratta Hela
facendo scorrere i
canali fino a trovare i suoi cartoni preferiti, mentre Loki arrossisce
di botto
e Tony scoppia a ridere.
«Dimmi,
Hela, che tipo di rumori?» chiede
cercando di trattenere le risate.
Prima
che la bambina possa rispondere Loki
gliela strappa via e la avvolge tra le proprie braccia
«Sta'
lontana da mia figlia.» sibila.
«Papà,»
tossisce la piccola «non riesco a
rispondere alla zia Nat se mi stringi così forte.»
«Non
devi risponderle.» ringhia fulminando
la rossa con lo sguardo.
«Dalla
a me.» sopraggiunge Tony, l'unico
che osi avvicinarlo quando i suoi occhi sono completamente rossi
«Rischi di
farle male.» gli fa notare e a questo Loki accetta di
passargli la bambina che
salta via grata dalla stretta soffocante.
«Ehm,
Loki, non...» cerca di calmarlo
Natasha, ma il colore dei suoi occhi la spaventa.
«Zitta.»
interviene Tony «Loki, calma,
stava solo scherzando.» fa cenno a Steve di posare Fenrir
prima che la
situazione si aggravi.
Gli
occhi di tutti sono puntati su loro
due.
«Sei
protettivo nei loro confronti, ed è
normale, sono i tuoi figli, e dopo quello che avete passato capisco che
tu veda
tutto come una minaccia per loro, ma in questo caso non ti sembra di
esagerare?» gli sfiora la pelle che per la rabbia
è diventata blu; ha la
tendenza a trasformarsi in jotun quando si sente minacciato, e Tony
capisce che
la sua reazione è come un attacco di panico a scoppio
ritardato.
Inclina
la testa di lato e lo guarda come
se non capisse bene dove si trovi o cosa stia succedendo, poi sposta lo
sguardo
sulle proprie mani e rabbrividisce scioccato.
Si
è trasformato.
Davanti
a tutte quelle persone che lo
fissano con gli occhi sgranati e ai suoi figli spaventati per il
mutamento
della sua pelle e per il colore della sua aura, che loro riescono a
percepire,
fino a un momento prima colmo d'ira immotivata.
Si
è trasformato davanti a tutti loro senza
nemmeno rendersene conto, e ora il suo sguardo si sposta freneticamente
da una
parte all'altra della stanza per trovare un posto in cui nascondersi;
l'alternativa più vicina sono le braccia di Tony allargate
per accoglierlo.
Ci si
rifugia vergognandosi a morte.
Stark
fa un cenno agli altri indicando la porta,
e tramite il labiale e l'aiuto di Jarvis riesce a comunicare con gli
altri
senza che Loki se ne accorga.
"Portateli
via di qui."
"Dove?"
"Non
fuori dalla Tower, voglio che siano sotto la protezione del Reattore,
ma a
almeno tre piani da qui."
"Dobbiamo
portarli a dormire da qualche altra parte stanotte?"
"Ve
lo farò sapere poi." con questo li congeda e loro
saggiamente
spariscono, ignorando le domande dei piccoli su cosa sia preso al loro
papà e
sul perché debbano andare a giocare fuori proprio ora che ci
sono i cartoni.
«Loki?»
lo chiama gentilmente «Andiamo sul
divano?»
Annuisce
ancora nascosto contro di lui.
Lo
conduce fin lì e si sdraia, in modo che
possa stare comodamente premuto contro di lui «Mi dici che
sta succedendo?»
Mugola
con gli occhi serrati «Mi sono
trasformato davanti a tutti, davanti a loro.» geme
terrorizzato «E non l'ho
fatto apposta.» torna lentamente al suo colorito normale.
«Lo
so, ma ora calmati.» gli bacia la
fronte e vi lascia sopra le labbra finché lui non decide di
alzare lo sguardo «Ti
sei trasformato, è vero, ma ti sei spaventato per loro,
perché qualcosa che in
astratto ti ha ricordato una minaccia ti ha fatto pensare a una
minaccia
concreta, e così hai reagito.»
«Non
volevo che mi vedessero così...» si
lamenta con un sussurro.
«Chi?»
«Tutti.
E i piccoli soprattutto. Si sono
spaventati.»
«Glielo
spiegheremo e capiranno. Stai
tranquillo.» approfitta del fatto che abbia alzato il viso
per un bacio tenero
a fior di labbra.
«Non
volevo che mi vedessero così. Non
volevo che lo sapessero.»
«Non
lo sapevano?»
«No...»
mugola.
«Prima
o poi lo avrebbero scoperto.» cerca
di rassicurarlo.
«Ma
non così. Hanno scoperto all'improvviso
che loro padre è il cattivo delle fiabe, come pensi che la
prenderanno?»
sospira rifugiandosi ancora tra le sue braccia.
«Capiranno.
Ti vogliono bene, non ha importanza
che cosa tu sia.»
«Sono
l'essere che occupa i brutti sogni,
ecco cosa.»
«Non
i miei.» gli confida «Per me sei
adorabile anche blu puffo.»
Tenta
un sorriso «Davvero?»
«Ma
certo. A quanto ho capito ti sei
lasciato vedere così solo da me senza che dopo ne seguisse
una crisi isterica,
come potrei non trovarti adorabile?»
Sorride
con più sicurezza e gli strappa un
bacio, poi sbadiglia.
«Sonno?»
«La
Trasformazione, quelle poche volte in
cui le permetto di prendere il sopravvento, mi lascia spossato quando
torno a
questa forma.» spiega rannicchiandosi contro il suo petto
«Ma non penso che
riuscirò a dormire.»
«No?»
«Ho
paura che quando mi sveglierò ve ne
sarete andati tutti a causa di cosa sono.» ammette
tristemente.
«Non
so cosa possa fartelo pensare. Ci
saremo. Sempre. Ora ho mandato via i piccoli perché tu
potessi calmarti, ma tra
qualche ora o al più tardi domani mattina, dipende da cosa
vogliamo, saranno di
nuovo qui, e al momento si trovano tutti e tre nella Tower, solo un po'
lontano
da noi, non devi preoccuparti.»
«E
tu?»
«Io
cosa?»
«È
la seconda volta che mi vedi così...» non
finisce la frase ma Tony ha capito.
«A
me non fa nessun effetto vederti così.
Certo, i tuoi occhi mi piacciono molto di più quando sono
verde smeraldo, ma a
parte questo non ci trovo nulla di male. Sei sempre il mio Loki, solo
un po'
più blu e un po' più freddo.» gli
spiega semplicemente.
«Non
mi lascerai per questo?»
«Per
il tuo essere un puffo gigante? No. Al
massimo perché avrai provato a trasformarmi in
rospo.»
Ridono
insieme.
«Vuoi
che mi prenda il pomeriggio libero
per stare un po' qui con te?» chiede e Loki annuisce
timidamente, carezzando
l'idea di quelle ore solo per loro.
«Bene,
ora chiamo Pepper e le dico che sto
poco bene, poi voglio un caffè.» si alza
passandogli una mano sul braccio.
«Tony?»
«Cosa?»
«Ti
amo.» confessa con un sorriso tenero e
imbarazzato.
Note
della Vecchia Volpe
Sono
in un ritardo mostruoso, lo so, ma tra
l’altra long e un’altra cosa strana che ho iniziato
a scrivere non sono più
riuscita a trovare un minuto di tempo per aggiornare questa, scusatemi.
La
prossima settimana sarò in Bretagna,
quindi non vi assicuro un aggiornamento a breve, ma farò del
mio meglio.
Grazie
mille a tutte <3
Baci
e a presto.
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