Storie di Pokémon

di Sky_Anubis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una storia... infuocata! ***
Capitolo 2: *** Mandragole e Sciagure ***
Capitolo 3: *** Misteri lacustri in Scozia ***
Capitolo 4: *** Streghe e malefici ***
Capitolo 5: *** Incubi di profonda tenebra ***



Capitolo 1
*** Una storia... infuocata! ***


Un bel giorno, nell' isola di Lyon Yang, un contadino si dedicava all'annuale e obbligatoria piantagione del riso.
Ad un certo punto, in lontananza sentì un lamento, una specie di guaito che proveniva dal bosco alle sue spalle, il Bosco Maledetto.
Si diresse dunque verso il bosco, si inoltrò sempre più nella foresta e vide... una fossa con dentro un cucciolo di Pokémon, una specie di cane, con delle striscie nere sul dorso e una folta coda bianca, il primo di quella specie. Riuscì a liberarlo dalla fossa e lo portò nella sua modesta capanna, lo crebbe come figlio suo. 

Il Pokémon si affezionò molto presto al contadino, e altrettanto presto il contadino iniziò a notare dei cambiamenti nel cucciolo: i suoi canini diventarono più spessi, delle fasce di pelo a forma di fiamme iniziarono a comparire attorno alle sue ginocchia, il ciuffo che aveva in testa si trasformò in una specie di criniera, infine cominciò a correre sempre più velocemente e iniziò allegramente a sputare fiamme sempre più calde!

Finchè un giorno, dopo aver mangiato la sua ciotola di carne, il cucciolo venne avvolto da una fortissima luce, poi da delle fiamme e, quando la luce si diradò, al posto del cucciolo apparve un Pokémon grande tre volte di più. Era una visione meravigliosa.
Non appena l'evoluzione fu completa il Pokémon corse ad abbracciare il contadino (si fa per dire, visto che quando gli saltò addosso per poco non lo uccise!).

Per qualche anno il contadino e il Pokémon vissero in pace, ma poi un samurai giunto sull'isola in seguito a un naufragio, dopo aver vissuto per molto tempo sul lato opposto alla capanna del contadino, si avventurò nella giungla e arrivò dall'altra parte, dove trovò la capanna e il contadino, ormai anziano, che dormiva. Il contadino si svegliò e vedendo un intruso nella sua capanna, si scagliò su di lui, ma venne ucciso dal samurai. 
Intanto il Pokémon, tornando dalla caccia nella giungla, vide il suo padrone a terra, morto, senza sapere chi l'avesse ucciso.

Da allora lui e tutti i Pokémon della sua specie, suoi discendenti, corrono in lungo e in largo per tutto il mondo alla ricerca di quell'uomo che si macchiò dell'omicidio di quella persona che fu come un padre per il loro capostipite.

Questa è la mia storia, la storia di tutti gli Arcanine.

Arcanine "Perchè il capitolo sui Pokémon della mia specie è così corto?"
Io "Ehm... non saprei che dire... mancanza di ispirazione?"
Arcanine "Si, si, come no, dillo che lo hai fatto perché i Pokémon come me non ti piacciono..."
Io "Ma no, ma no, che dici? Cercherò comunque di scrivere quanto prima i prossimi capitoli. Ringrazio in anticipo le persone a cui piacerà la mia storia"
Arcanine "Se mai piacerà a qualcuno..."
Io "Ti stai vendicando perchè il capitolo è corto?"
Arcanine "Esatto!"

 

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Capitolo 2
*** Mandragole e Sciagure ***


In onore di Sweetmiki, la mia lettrice più assidua, questo capitolo sarà dedicato a un Pokémon di tipo Erba.

Se andate su Pokémon Central Wiki a cercare informazioni sul Pokémon Oddish, vedrete che quest'ultimo è basato su una pianta, le cui radici si dice che fossero  usate dalle streghe in vari incatesimi, per produrre pozioni e filtri, la pianta di Mandragola. 
La Mandragola è una pianta con bacche rossastre, che, a seconda della dose può curare o avvelenare. Secondo le leggende era difficile da raccogliere perchè quando veniva strappata dal terreno lanciava un grido, che poteva uccidere un uomo.
Ma adesso torniamo alla nostra storia.

Nella Romania del XV secolo d.C. un povero contadino stava preparando il suo campo per la semina. Stava quasi per terminare la mietitura, quando vide una piantina diversa dalle altre. Intorno alle foglie verdissime crescevano minuscole bacche di un bel rosso purpureo. Il contadino pensò bene di raccogliere quella piantina e di portarla in dono alla moglie. Si avvicinò e nell'istante in cui iniziò a tirarla dal terreno, udì un grido così forte da costringerlo a lasciarla. Riprovò e riprovò più volte, ma udì sempre quello strillo trapanatimpani. Allora l'uomo scavò intorno intorno alla pianta e mise quest'ultima in un vasetto da portare a casa. 

"Marito mio, hai terminato la mietitura del campo?"
"Certo, moglie. Ho anche trovato una bella pianta da portarti in dono"
Detto questo, le mostrò la pianta e la moglie non potè fare a meno di essere sorpresa dalla bellezza di quel rametto. La donna si accinse a strapparla dalla terra del vasetto, ma venne subito fermata dal marito.
"Che ti prende?"
"Non farlo. Quando ho provato a farlo io, si è udito uno strillo fortissimo. Domattina la porterò dal nostro feudatario, è un uomo molto colto, saprà di certo che pianta è questa"

Il mattino dopo il contadino si diresse verso il castello e chiese udienza al suo sognore.
"Mio buon suddito, cosa ti porta nel mio castello?"
"Mio signore, ieri ho trovato questa pianta nel mio campo. Voi saprete di sicuro di che cosa si tratta."
"Vediamo un pò... Piccolissime bacche purpuree, foglie verdissime in questa stagione, e dici che, sul punto di estirparla, hai sentito un urlo fortissimo?"
"Si, mio signore, è proprio così."
"Conosco una sola pianta con queste caratteristiche, l'ho vista una sola volta nella mia intera vita e avrei preferito continuare a non vederla"
"Perchè? Che pianta è?"
"Vieni con me"
Attraversato un immenso corridoio si ritrovarono nella ancora più immensa biblioteca del castello.
Qui il feudatario prese un libro e lesse ad alta voce un capitolo:
                                   
"Magicis et venenosum, ut præpares veneficas 
utebantur amore potionibus. Fretus dose
 curationis vel venenum. Hominis figura
 huius radices. Cum possit occidere avellite terram clamoribus."

"Che cosa vuol dire?"
"Aspetta un attimo..."

Magica e velenosissima, veniva usata dalle streghe 
per preparare filtri d'amore. A seconda della dose 
può curare o avvelenare. Le sue radici hanno
 la forma di uomo. Quando si strappa dal terreno
 lancia un grido che può uccidere.

"Fin qui non ci vedo nulla di male, è solo una pianta rara"
"Aspetta a dirlo"
Sotto vi era scritta anche una piccola nota a caratteri fitti. Il feudatario la lesse:

Haec herba apparet solum coram magnum malum.
Absol sub specie apparet, ita ferre, ut fati timeret.
                       
"E' qui che volevo arrivare" disse il feudatario.
"Cioè?" chiese il contadino.
"La scritta dice questo:"
 

Questa pianta appare soltanto prima di una grande sciagura.
Compare poco prima all'apparizione di un Absol, perciò era
temuta come portatrice di sventura.

"Cosa?! Un Absol?! Siete sicuro, mio signore?"
"Purtroppo si. I segni premonitori non lasciano dubbi. L'Absol dovrebbe apparire tra qualche giorno al massimo..."
"No, non è possibile..."
"Invece si. Ti conviene portare la tua famiglia lontano da qui, mio buon suddito. Io, intanto, avviserò il popolo. Scrivanoooo!"
Un paio di minuti dopo nella biblioteca comparve lo scrivano personale del castellano.
"Scrivi: Mio popolo, si avvicina una grande sciagura. Pertanto do a tutti l'ordine di lasciare immediatamente queste terre. Io, del canto mio, farò lo stesso"
"Maestà, che cosa sta succedendo?" chiese lo scrivano con voce tremante. Riusciva a malapena a reggere la penna d'oca in mano.
"Non lo so. So solo che una grande sciagura si abbatterà sulla nostra terra"
"Bene, maestà"
Lo scrivano uscì e insieme a un paio di messi urlò la notizia in tutte le piazze della città. Il popolo fece immediatamente i bagagli, così come il castellano.

"Cara, sei pronta? Porta con te solo lo stretto indispensabile, mi raccomando"
"Certo, caro. Ma mi dispiace così tanto lasciare questo castello, dove abbiamo vissuto per tanti anni"
"Dispiace anche a me"
Nonostante l'allarmante notizia alcuni popolani non andarono via. Tra questi vi era il nostro contadino con la sua famiglia, che attendeva di vedere quale catastrofe si sarebbe scatenata.

Un paio di giorni dopo, di buon mattino, un Absol apparve davanti la porta della casa del nostro amico. La sera di quello stesso giorno qualcuno abbandonò una cesta. Il contadino la trovò e la portò dalla moglie, che aprì la cesta e vi vide dentro un neonato con il musetto sporco di sangue, con dei canini spaventosamente grandi. Sulla cesta c'era scritto un nome: Vlad. Qualcuno aveva lasciato quel neonato lì, in una città ai piedi del Caucaso, nella regione della Transilvania.

Io "Ok, questo capitolo è assurdamente lungo, ma avendo visto una puntata molto avvincente di The Vampire Diares l'ispirazione mi è venuta subito e ho cominciato a scrivere di getto. Ci ho messo un pomeriggio intero, ma credo che mi sia riuscito piuttosto bene."
Oddish "Meno male che lo hai capito. E poi lascia giudicare ai lettori come è il capitolo."
Io "Giusto, hai ragione, ma quella era la mia opinione di scrittore."
Oddish "E poi perchè ci hai dipinti come portatori di sciagure?"
Io "Mi è venuto così. Mi è proprio uscito dal cuore, come il soprannome di Ciuffo d'Erba della mia precedente storia."
Grovyle "Guarda che ti ho sentito!"
Io "Ma come fa a sentire sempre tutto?"

 

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Capitolo 3
*** Misteri lacustri in Scozia ***


Salve a tutti. Quest'oggi ci troviamo in Scozia, sulle rive del lago di Loch Ness.
Molti dicono di aver avvistato qui un mostro, simile a un serpente di mare, nuotare nel lago. Ma siamo sicuri che sia davvero un mostro?


Siamo nella Scozia del XVI secolo d.C.
Un giorno un pescatore di nome William stava gettando le reti nel lago, in compagnia del suo Pokémon Golduck, quando si accorse che un'ombra enorme passava poco vicino la sua barca. William fece finta di nulla, ma dopo qualche minuto l'ombra si presentò di nuovo, e questa volta era giusto sotto l'imbarcazione del nostro amico. William cercò di vedere cosa fosse quella cosa, ma qualcuno, o meglio, qualcosa, diede uno spintone alla barca e, di conseguenza, William cadde nel lago. 
"Che cosa è stato?" chiese il pescatore.
"Poco importa. Golduck, usa lo Psichico per creare una bolla d'aria. Voglio immergermi e andare a vedere che cosa ha provocato questo"
Poco dopo, nelle oscure profondità del lago, William e Golduck stavano esplorando il fondale, ma purtroppo non scovarono nulla.
"Golduck, torniamo a casa"

Tornato a casa, il giovane pescatore vide la madre.
"Mamma, sono tornato"
"William, che cosa hai trovato questa volta?"
"Purtroppo quasi nulla. Non riesco proprio a capire perchè non si trovino più pesci nel lago..."
"E' una cosa davvero insolita. Da qualche settimana l'intero villaggio sta patendo la fame"
"Già, il guaio è che le terre qui intorno non sono neanche fertili e perciò non possiamo coltivare nulla"
"Mi chiedo come faremo a sopravvivere..."
"Non ti preoccupare, troveremo un modo per tirare avanti"
"Lo spero..."
"Ah, a proposito! Poco fa ho visto un'ombra enorme e allungata attraversare il lago. Domani andrò ad esplorare il fondale."

Trascorse la notte, ma William non riusciva a dormire, si chiedeva cosa fosse quell'ombra, e intanto pensava, pensava.

Il mattino dopo, di buon'ora il nostro giovane amico si recò al lago e iniziò a perlustrare il fondo .
"Golduck, hai trovato qualcosa?"
Il Pokémon scosse la testa.
"Ormai sono ore che siamo qui. Ci conviene tornare a casa" disse deluso.
Ma proprio in quel momento un'ombra passò dietro di lui.
"Mh? Che cosa c'è, Golduck?"
Golduck indicò un'ombra dietro il giovane, William si girò di scatto, ma proprio in quel momento qualcosa colpì tutti e due dietro la nuca.

I due amici si risvegliarono parecchio dopo in una insenatura rocciosa, su una sponda. 
"Mmmhhh... Che cos'è successo? Che mal di testa"
"Vi trovate su una spiaggia del lago"
"Eh? Chi ha parlato?"
"Sono stato io"
William non aveva notato la figura serpentiforme che gli stava davanti e che fluttuava a mezz'aria.
"Chi sei?"
"Sono lo spirito del lago, vi ho portato qui perchè stavate minacciando la tranquillità dei miei fratelli"
"Allora sei stato tu a colpirci!"
"Si"
"Perchè lo hai fatto?"
"Con la divinazione ho scrutato il futuro e ho visto il tuo. Tu parlerai a tutti della scoperta che hai fatto e, di conseguenza, le persone del villaggio vorranno catturarmi. In seguito la voce si spargerà e arriverà gente dai luoghi più lontani. Voi umani distruggerete il lago e io non posso permetterlo!"
"M-ma io non ho alcuna intenzione di r-rivelare queste cose"
"Non mi importa! Per il bene del lago non posso lasciarvi andare!"
"No! Aspetta!" lo implorò.
"No! Mi dispiace ma non posso fare altrimen...Uh? Che cosa dici? Il tuo amico non intende farlo?"
"Esatto. Lui non potrebbe mai farlo"
"Ma chi sta parlando?" chiese William.
Già, chi stava parlando? Non c'era nessuno su quella spiaggetta oltre a loro tre.
Ma allora chi poteva essere?
"Golduck? Sei tu?"
"Si, William. Come ti stavo dicendo, il mio amico non potrebbe mai fare una cosa
orribile come questa"
"Mmhh... Capisco. In effetti colpendovi e portandovi qui ho già cambiato il corso degli eventi. Quindi non ho motivo di preoccuparmi"
"Un'ultima domanda. Chi sei tu?"
"Sono un Pokémon, esattamente come te. I miei antenati hanno sempre difeso i laghi e gli oceani di tutto il mondo dagli umani troppo curiosi. Vi prego di mantenere il segreto di questo luogo"
"Lo faremo certamente. Non preoccuparti, con noi sei al sicuro"
"Bene, forse ci rivedremo di nuovo, un giorno"
Detto questo il Pokémon scomparve negli abissi, tornando lì da dove era venuto.

Da quel giorno nessuno venne a conoscenza dei Milotic a causa di William.
Questi magnifici Pokémon sono stati scoperti solo a causa di un altro umano, ma questa è un'altra storia.

Io "Ok, a chi è piaciuto il capitolo?"
Milotic "A me è piaciuto tanto, facevo davvero una gran figura!"
Io "Guarda che quello non eri tu, ma un tuo antenato..."
Milotic "E' lo stesso! Sempre un Milotic come me era!"
Io "Proprio lo stesso no..."

 

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Capitolo 4
*** Streghe e malefici ***


Dedicato a tutti coloro che amano i Pokémon di tipo Spettro.

Una notte, la cui data si perse, in una radura, una strega stava eseguendo un incantesimo malefico, con la sola compagnia del suo Haunter. 
"Haunter" disse "vai a prendere il barattolo ai piedi di quell'albero" Il Pokémon obbedì.
"La Nera Regina sarà contenta del mio operato. Grazie a me provocheremo una guerra tra gli umani. Devo solo stare attenta a non farmi scoprire, questa radura è uno dei luoghi di raccolta dell'Espressione, ma è anche molto frequentato da stolti mortali"
Per chi si stesse chiedendo cosa sia l'Espressione, è un tipo di magia molto potente e illimitata, che attinge alla volontà della strega che la pratica, ma che evoca un'oscurità che nel nostro mondo non è capace di esistere senza divorare qualunque cosa.
"Haunter, sta di guardia, mentre io finisco l'incantesimo e avvertimi se qualcuno si sta avvicinando" 
Ma mentre la strega stava per aggiungere l'ultimo ingrediente, Haunter sentì qualcosa avvicinarsi tra i cespugli.
"Haunter, Haunter!"
"Che c'è? Che succede?"
"Ha-Haunter! Haunter!"
"Oh no! Ci hanno scoperto, dobbiamo andarcene! Ma mi serve del tempo per evocare il portale di teletrasporto. Dovrai cercare di trattenere gli intrusi"
Il Pokémon si diresse verso gli umani, cercando di spaventarli, ma con scarsi risultati.
"Guardate, è un Haunter! E più in là c'è una donna che fa strani gesti!"
"Abbiamo trovato la strega, catturatela!"
Ma il Pokémon non avrebbe mai permesso che venisse fatto del male alla sua padrona, e attaccò gli umani con tutti i suoi poteri. Usò la Maledizione su tre persone, e lo Psichico su tutti gli altri, finchè... fu avvolto da una luce abbagliante. Le mani si saldarono al corpo, gli comparvero le gambe e i piedi, il corpo si arrotondò e smise di levitare e una parvenza di coda fece la sua comparsa, insieme a delle spine sulla schiena. Gli occhi si fecero rossi e più cattivi, e, al posto della bocca, si fece posto un ghigno spaventoso.
"Haunter! Ti sei evoluto!" disse la strega, stupita.
"Geeeeeengaaaaar!"
"Bene, allora... attacca!"
Il Pokémon ubbidì alla padrona e sferrò un attacco Ipnosi, seguito da un devastante attacco Mangiasogni e da uno Psichico, che sollevò in aria gli umani ormai privi di conoscenza e li scaraventò fuori dalla radura, fino agli estremi margini del bosco.
"Gengar," disse la strega "andiamo, il portale di teletrasporto è aperto"
Entrambi entrarono nel portale e si ritrovarono davanti al portone di un enorme castello nero come la pece.
"Cosa vuoi?" gracchiò una voce.
"Ho delle notizie per la Nera Regina. Fammi entrare"
Il portone si aprì con un rumore secco e la strega e Gengar entrarono nel cupo castello (ovvio, sono streghe. Vi aspettavate forse un giardino con fatine intente a raccogliere primule e viole?). Attraversarono un lungo corridoio con le pareti incise di mille e mille e mille formule magiche, per sbucare nella sala del trono, dove la Regina delle streghe, Esther, aspettava entrambi.
"Che notizie mi porti, Ayana?" chiese la regina con voce fredda come il ghiaccio.
"Non buone, purtroppo. Non sono riuscita a completare l'incantesimo. Verso la fine sono stata scoperta da degli umani ficcanaso"
La Regina scese dal trono, sul quale erano appolaiati anche due enormi Honchkrow dalle piume lucenti, e arrivò davanti alla strega Ayana. Fatto questo levò in alto la mano e, pronunciando arcane parole, fece alzare la strega da terra come fosse sollevata dal cappio di una corda stretta al collo.
"Dammi una sola buona ragione sul perchè io non debba ucciderti qui, adesso, e far divorare le tue membra dai miei Honchkrow"
"Il mio... Pokémon... si è evoluto... in Gengar..." disse Ayana, pronunciando le parole come se fosse strangolata.
"Cosa?"
Dopo un attimo di sorpresa, Gengar tentò di attaccare Esther per liberare la padrona, ma non riuscì neanche a smuovere la Nera Regina.
Esther guardò Gengar con occhi sorpresi e pronunciò tre sole parole.
"Non è... possibile..."
Ayana, intanto, liberatasi dalla micidiale stretta cercò di riprendere fiato.
"Interessante" sibilò Esther, squadrando Gengar da testa a piedi.
"Seguimi," disse, dirigendosi verso una porta di rubino chiusa a chiave "nella biblioteca troveremo tutto ciò che ci serve" aggiunse.
Chiusa la porta, la Nera Regina iniziò a cercare tra i volumi di un alto scaffale, levitando grazie alla magia. 
"Questo è troppo generico, quest'altro non va bene, questo non tratta
l'argomento... trovato!" disse scendendo.
"So che è incredibile, ma..."
"Shhh" disse la regina facendo un cenno imperioso con la mano "tu non parlare. Dopo ciò che hai fatto ritieniti fortunata se non uccido te e tutta la tua famiglia" Ayana tacque, spaventata e mortificata.
"Dunque" continuò Esther "da oltre un millennio non si avvistavano Gengar nei Regni di Tramontana, e sai perchè? Perchè gli Spiriti delle streghe buone li convinsero a stringere un'alleanza con loro e a ripudiare quella stretta con noi, più di duemila anni fa"
"Ma perchè tutto questo?" osò chiedere Ayana.
"Perchè gli Spiriti hanno paura del loro potere combinato al nostro. Anche i Gengar possono esercitare l'Espressione, e, senza di loro, noi possiamo rimanere nel mondo degli umani massimo per un'ora, altrimenti diventiamo cenere"
"In effetti sono rimasta nella radura per poco più di mezz'ora, prima che arrivassero quei ficcanaso e mi costringessero a scappare" disse la padrona di Gengar.
"E per questo dovrei torturarti per poi ucciderti nel modo più brutale. Ma oggi, poichè ho avuto questo Gengar davanti agli occhi, voglio graziarti. Ma ricordati, deludimi un'altra volta e nulla potrà rimandare la tua morte" chiarì subito Esther.
"Ce-certo. Non succederà più, mia Regina"
"E adesso sparisci, prima che cambi idea, ma lascia qui Gengar, mi sarà molto utile nei prossimi giorni"
Detto questo, Ayana si dileguò in un batter di ciglia, lasciando il Pokémon con la Nera Regina.
"Ho grandi progetti per te, delizioso Pokémon" disse Esther, covando Gengar con gli occhi.

Un mese dopo...

"Bene" disse Esther "credo proprio che tu sia pronto, Gengar. Mandate subito a chiamare la strega Ayana"
Pochi minuti dopo Ayana si presentò al cospetto della Nera Regina.
"Ora lasciateci sole" ordinò Esther. 
"Vedi, Ayana, ti ho chiamato qui per informarti che Gengar ha imparato completamente l'Espressione. E' davvero eccezionale! E' riuscito a impararla in un solo mese, mentre persino per le migliori streghe ci vogliono anni"
"Sono contenta" rispose Ayana.
"Ma... non ti ho chiamata solo per questo"
"Ah no?"
"No. Ti ho chiamata perchè mi occorre il tuo aiuto"
"In che cosa posso servirti, mia Regina?"
"Vedi, ho deciso di invadere il mondo dei mortali. Ma perchè io e Gengar riusciamo a eseguire il rituale di teletrasporto occorrono due cose che solo tu puoi darci. La prima è il medaglione che porti appeso al collo. E' un potente catalizzatore e servirà per potenziare l'incantesimo"
"Questo?" disse Ayana indicando l'amuleto "ma... apparteneva alla mia antenata Qetsiyah, mi ha dato potere durante tanti riti magici..."
Esther la guardò con occhi di ghiaccio. Ayana a malincuore dovette cedere l'amuleto.
"Bene, passiamo alla seconda prerogativa. E' una cosa che, in effetti, per te ha un certo costo"
"Dimmi di cosa si tratta"
"Della tua... morte!"
"Cos..." Ayana non fece in tempo a terminare la frase che la Nera Regina balzò giù dal trono con l'agilità di un gatto e con uno scatto felino le strappò il cuore dal petto. Gengar assistiva impotente alla scena, con gli occhi sbarrati. In lui si faceva strada un sentimento che era un misto tra collera, tristezza, vendetta e voglia di uccidere.
"Come hai osato!"
"Chi ha parlato?" chiese Esther impaurita.
"Sono stato io!" 
Quando Esther si accorse che era stato Gengar a parlare con la telepatia, sentì un dolore potente e insopportabile al cuore.
"Gengar... che stai facendo?!"
"Tu hai preso la vita di Ayana, e adesso io prenderò la tua e consegnerò la tua anima agli Spiriti, e loro ti tortureranno in eterno!"
"Gengar... No! Noooo!" 
Il corpo senza vita di Esther cade a terra con un tonfo sordo, in un mare di sangue. Due streghe accorsero per vedere cosa stesse succedendo. 
"Mia Regina, che ti è successo?! Svegliati!" gridò una.
"Trova il responsabile, non deve essere lontano! Alla Regina penso io" ordinò l'altra.
"Si!" obbedì la prima, ma Gengar si era già dileguato attraverso un portale di teletrasporto.
Arrivato nel mondo degli umani, iniziò a piangere, versando fiumi di lacrime, poichè aveva perso l'unica persona al mondo che gli voleva bene.
Quando ebbe smesso di piangere, Gengar si alzò e, nella notte del 31 ottobre, pochi minuti prima dell'alba, iniziò a danzare in quella radura dove, un mese prima si era evoluto e aveva difeso la sua padrona da quegli umani che volevano catturarla. Qualcuno lo vide e andò a dire nel paese vicino di aver visto le streghe danzare nella radura del bosco, ma, sorto il Sole, quando quel qualcuno ritornò nella radura insieme ai paesani, non vide nulla. Da allora, anche dopo la sua morte, lo spirito di Gengar appare nella radura, tutti gli anni in quella notte. Per questo si crede che le streghe danzino in notti speciali come quelle di Halloween, e si dissolvano non appena il Sole sorge.

Io "Beeeeene, dopo appena sei mesi rieccomi qui, con una nuova storia sull'origine di questa credenza sulle streghe."
Gengar "Potevi scrivere un capitolo un pò meno lungo, però..."
Io "Mmmmhhh... hai ragione. Eh, che ci vuoi fare, all'ispirazione non si comanda!"
Ayana "Sky ha ragione. Dopotutto ha scritto il capitolo dopo sei mesi di assenza. E' ovvio che sia un pò più lungo."
Gengar "Chi è quella?"
Io "Come?!"
Gengar "Ho detto: chi è quella?"
Io "Ma allora non hai letto il capitolo. Hai detto che era lungo solo guardandolo così!"
Gengar "Ehm... no, no! Assolutamente!"
Io "Il tuo antenato non sarebbe per niente contento di te, lo sai?"
Gengar "..." *Si rintana in un angolino e inizia a leggere il capitolo*
Ayana "Comunque dovresti chiedere scusa ai tuoi lettori. Sei sparito per sei mesi senza dire nulla."
Io "Hai ragione, hai ragione. Scusate!"

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Capitolo 5
*** Incubi di profonda tenebra ***


Una sera, nell'antico Giappone...

"Mamma, ho fatto un brutto sogno" il piccolo era terrorizzato, non aveva mai sognato qualcosa di così brutto.
"Vieni qui e raccontami tutto" disse bonaria la madre, con un grande sorriso sulle labbra. Stava ricamando una nuova coperta per suo figlio.
"Ecco, ho sognato di essere attaccato da un altro Pokémon scuro, solo che io avevo troppa paura per difendermi e Vulpix e Chikorita si sono messi tra me e il Pokémon. Hanno provato a lottare, ma lui era troppo forte e li ha sconfitti subito. Li ha buttati nel fiume"
"Oh, cielo, dev'essere stato terribile per te"
"Si. Ero così spaventato"
"Bene, adesso che mi hai raccontato tutto, che ne dici se chiediamo al Baku di non farti fare più brutti sogni?"
"Va bene"
"Allora ripeti con me: io cedo il mio sogno al Baku perchè lo mangi"
Il bambino ripetè la frase per tre volte, come voleva la tradizione, dopodichè diede un bacio alla mamma e andò a dormire.
La donna era preoccupata, quando sentì un rumore provenire dal giardino. Credendo fosse un ladro, si precipitò in cucina e afferrò un coltello per difendersi. Si avvicinò cautamente alla porta d'ingresso, tenendo l'arma ben stretto in mano, pronta a sferrare il colpo. Quando la porta si aprì, quella alzò il braccio, ma un uomo la fermò giusto in tempo.
"Hey, hey, Sakura, che stai facendo?" chiese.
"Oh, Ryushi, santo cielo, mi hai fatto prendere un colpo! Credevo fosse un ladro!" rispose.
"Sono inciampato in un vaso. Con questo buio non si vede nulla"
"Oh, giusto, ho dimenticato di accendere le lanterne in giardino, scusa"
"Fa niente. Piuttosto, come sta Sasuke? Gli incubi continuano?"
"Si, purtroppo. Poco fa è venuto qui, tutto spaventato. Ha detto di aver visto un Pokémon scuro che voleva fargli del male"
"Sono preoccupato, Sakura" 
Era preoccupato davvero, si leggeva lo sgomento sul suo volto.
"Anch'io, ma non possiamo fare nulla, purtroppo, soltanto pregare" 
"Che ne dici se andiamo a dormire, adesso? Domattina andremo al tempio a pregare il Baku di non far fare più brutti sogni a Sasuke"
"D'accordo"
E la notte trascorse lenta ed insonne per i due genitori, e carica d'angosce. Nessuno dei due riusciva a dormire. Erano troppo preoccupati per Sasuke e per i suoi incubi. Il piccolo si svegliò altre due volte quella notte, ed
entrambe le volte raccontò di aver visto un Pokémon scuro che voleva fargli del male e, anche se tentava di scappare, l'essere lo raggiungeva sempre e lo fissava con i suoi occhi malvagi, incutendogli un terribile timore.

Il mattino dopo, Sakura e Ryushi si alzarono di buon'ora. Sakura andò a svegliare il piccolo Sasuke, che, controvoglia si alzò. In cucina li aspettava
una ricca colazione, preparata dalla donna per tutti e tre. Finito di mangiare, Ryushi ricordò alla moglie di mettersi il kimono delle grandi occasioni. 
"Ricordati," disse "dovrai essere elegante per il giorno della festa in onore del Baku. E' un grande onore essere una delle damigelle del corteo, anche se solo per un giorno"

La città in festa era una cosa fantastica. C'era gente che danzava, che rideva, che sfilava. C'era perfino un enorme dragone di stoffa che girava per il paese a dare la benedizione del Baku. E poi c'erano Pokémon di tutti i tipi che giocavano, si rincorrevano, oppure che accompagnavano i loro padroni al tempio. Già, il tempio. Il posto che a Sasuke proprio non piaceva, perchè lì non si poteva correre, non si poteva giocare, mangiare, parlare, niente. Si doveva stare in silenzio, col capo chino a rendere omaggio agli déi. E lui, a fare questo, proprio non era bravo, non ci riusciva proprio. Ma il bosco vicino il tempio, quello si che era un posto che gli piaceva. Sasuke adorava i boschi, gli piaceva sdraiarsi sull'erba a sentire storie che la madre e il padre gli raccontavano. Gli piaceva giocare coi Pokémon coleottero del bosco, e a loro piaceva giocare con lui. Anche Vulpix e Chikorita adoravano quel posto, ci erano nati. Ogni anno andavano a trovare i loro familiari, infatti all'ingresso del bosco il giorno della festa del Baku, c'erano sempre due Ninetales e due Meganium che li aspettavano. "Mi raccomando, tornate presto e state attenti" diceva ogni volta Sasuke ai suoi due Pokémon, e loro obbedivano. Quando tornavano a casa erano tutti felici e spensierati, specie Sasuke. Ma quell'anno non sarebbe successo tutto questo. No, quell'anno sarebbe stato diverso. Da un paio di mesi a quella parte erano cominciati gli incubi. Lui tentava di restare sveglio, ma alla fine cedeva sempre al sonno. E puntualmente, arrivavano gli incubi. E vedeva quell'essere scuro. Sembrava fatto d'ombra, di tenebre, e aveva quegli occhi, oh quegli occhi così terribili, così malvagi, che gli provocavano un timore assurdo, profondo, tale da scuotergli l'anima, che gli facevano capire che quella cosa era il male.

Ma tutto questo avveniva solo di notte. Di giorno Sasuke era un bambino normalissimo, come tutti gli altri, che faceva le cose che fanno tutti: giocava, rideva, scherzava, si divertiva. Ma questo solo dall'alba al tramonto.

Quella mattina il tempio era strapieno di gente. Si vedeva anche da fuori. Sasuke non ne poteva già più di quel posto, e invidiava Vulpix e Chikorita che stavano con le loro famiglie e giocavano. Vulpix e Chikorita però non avevano visto quell'ombra in un angolino fuori dal tempio, non avevano visto quel pezzo di tenebra che si alzava poco a poco, fino a fluttuare in aria e che apriva gli occhi, rivelando la malvagità pura e la paura che inondavano, e che sembrava non colpire nessuno tranne lui, il piccolo Sasuke, che stava iniziando a piangere a singhiozzi vicino la madre.
"Sasuke, Sasuke, che ti prende?" gli chiedevano i genitori. Ma lui non rispondeva. Non ce la faceva, la paura era troppa per fare qualcosa diversa dal piangere.
"Sasuke, che hai? Perchè piangi?" insisteva la madre. Finalmente il piccolo trovò il coraggio per rivelare ai genitori ciò che aveva visto.
"Mamma, in quell'angolo... in quell'angolo c'è quel Pokémon scuro che vedo quando dormo. I suoi occhi... i suoi occhi... mi fanno così tanta paura..."
E riprese a singhiozzare.
"Sasuke, lì non c'è nulla. Sei sicuro di aver visto il Pokémon scuro?"
Il piccolo non rispondeva, piangeva solamente. Ma il suo pianto voleva dire una sola cosa: "Si". Quella era la risposta alla domanda della madre. Si, lui lo aveva visto, aveva visto il Pokémon dei suoi incubi, quello che la notte lo tormentava così tanto, quello che la notte gli faceva sognare tenebre e oscurità, quello che lo faceva svegliare in preda al panico, tutto sudato. Si, era quello, ne era assolutamente certo.
"Va bene, caro, adesso basta piangere, non preoccuparti, qualunque cosa fosse se n'è andata. Adesso entriamo nel tempio"
"Andiamo, Sasuke" gli disse il padre, prendendogli la mano.

Erano nel tempio, ma Sasuke non aveva ancora smesso di tremare. Non riusciva proprio a togliersi dalla testa quegli occhi malvagi. 
Il corteo stava entrando nell'edificio, e il bambino guardava la madre che sfilava. Si girò un attimo verso il padre e... ancora quegli occhi, ancora quella tenebra. Dietro una colonna c'era quell'essere che lo osservava con quegli occhi che irradiavano tenebra. E Sasuke ricominciò a piangere. 
"Sasuke, di nuovo? Che cosa hai visto?" gli chiese il padre.
"Papà, dietro quella colonna... dietro quella colonna c'è il Pokémon scuro, guarda, girati, è là!"
Ryushi si girò verso la colonna, ma non c'era nulla. Sakura aveva uno sguardo preoccupato. Era vicino all'altare, ma aveva visto la reazione del figlio. Fece cenno al marito di uscire dal tempio.

Fuori, Sakura chiese cosa fosse scuccesso.
"Mamma, ho visto di nuovo quel Pokémon... era dietro una colonna e mi guardava con i suoi occhi cattivi"
"Davvero? Sasuke, mi stai facendo preoccupare"
"Ma mamma, è la verità!"
"Certo, ma adesso entriamo dentro"
"NO! Non voglio tornare lì dentro un'altra volta, con quella cosa che mi fissa!"
"Sasuke, ora basta. Nel tempio non c'è nulla del genere!" Ryushi iniziava ad alterarsi.
"No! Non voglio andare lì!"
"Fermi!" una voce proveniente da un angolo li aveva fatti fermare. Non era una voce qualsiasi. Era profonda e molto roca, come quella di un demone. Da un angolo sbucò un'ombra, ma quell'ombra... si muoveva! Si, si muoveva e si avvicinava ai tre. Arrivò a tre metri di distanza da loro e iniziò a sollevarsi, a prendere forma, a modellarsi da sola, finchè non si rivelò nel suo vero aspetto. Era un Pokémon scurissimo, sembrava per davvero fatto di tenebra, di oscurità.
Il suo corpo sembrava un vecchio mantello strappato ed era completamente nero. Intorno al collo aveva una cresta rossa, le sue mani erano nere e munite di artigli, sulla testa aveva un cappuccio bianco, che copriva uno dei suoi luminosi occhi azzurri, quegli occhi così spaventosi. Era il Pokémon Darkrai.
"E' Darkrai!" urlò Sakura.
"Esatto, e adesso vi porterò nel Mondo delle Tenebre!" e usò Vuototetro.
La sfera nera si avvicinava, si avvicinava, si avvicinava. Arrivò a mezzo metro da Sasuke, ma all'improvviso un Ninetales apparve dal nulla usando Protezione sulla famigliola. 
"Ma cosa..." il bambino era stupito. Ma lo fu ancora di più quando vide Vulpix e Ninetales usare Lanciafiamme contro Darkrai, e Chikorita e i suoi genitori usare Foglielama.
"Vulpix! Chikorita!"
Ma Darkrai non aveva ricevuto il benchè minimo danno. Continuava ad usare Vuototetro e Ninetales continuava ad usare Protezione. Ma, ad un certo punto, il Pokémon Neropesto fu più veloce e riuscì a far andare a segno un attacco. Ninetales e Meganium caddero a terra addormentati. Non c'era più speranza, Darkrai avrebbe portato Sasuke, Sakura e Ryushi nel Mondo delle Tenebre.
Si avvicinò al bambino, scaraventando via Vulpix e Chikorita, che avevano tentato di frapporsi tra lui e il Pokémon.
"Tu verrai con me" gli sussurrò. E aprì un abisso di tenebra sotto di lui.
"No! Fermo!" una voce si fece sentire. Era davvero una voce meravigliosa, cristallina come non mai. Ed un altro Pokémon fece la sua apparizione. Era un Pokémon bellissimo. Aveva un corpo azzurro con il ventre giallo e due ciuffi rosa che formavano due archi ai lati del corpo. La testa era ornata da due protuberanze che le davano la forma di una falce di luna.
"Cresselia... cosa vuoi?" chiese Darkrai.
"Lascia stare quella creatura!"
"Neanche per sogno! Prova a prendermi, se ci riesci! In quanto a te, ragazzino, ti perseguiterò finchè non avrai esalato il tuo ultimo respiro, e ti infonderò una paura così potente, che desidererai poter morire in quel preciso istante"
E sparì nell'ombra. 
Sasuke iniziò a piangere a singhiozzi. Cresselia gli si avvicinò e gli disse: "Stai tranquillo, non ti succederà nulla. Tu sei sotto la mia protezione. Purtroppo non posso curarti. Arceus mi ha maledetto e le mie piume non hanno più il potere di scacciare gli incubi come un tempo. Ma posso dirti questo: al tramonto vai in quel bosco" e indicò il bosco di fianco al tempio "e troverai ad aspettarti un Pokémon speciale. Lui custodisce l'Alalunare di un mio antenato, ma senza di lui l'artefatto non ha effetto. Sarà restio a seguirti, ma tu devi convincerlo con ogni mezzo necessario. E ora vai, ti do la mia benedizione" detto questo Cresselia si dileguò, veloce come era arrivata.
"Mamma..."
"Non ti preoccupare, Sasuke, ci andremo insieme"

Nella parte più profonda del bosco c'era un tempietto, come quello del Bosco di Lecci, ma lì non vi era lo spirito di Celebi. Sakura fu la prima ad avvistare il tempio e ad avvicinarsi. Su un braciere fluttuava l'Alalunare, l'artefatto leggendario. La donna si avvicinò al braciere, ma subito si alzò il vento. Indietreggiò di qualche passo e davanti a lei apparve un Pokémon. Era non molto alto, di colore giallo, con la corporatura simile a quella di un uomo. Intorno al collo aveva una criniera bianca e in mano reggeva un filo a cui era legata una moneta bucata. Sembrava un pendolino.
"Io sono il Baku," disse "cosa volete da me?"
Sasuke si nascondeva dietro la madre, che non riusciva a proferire parola.
Fu Ryushi il primo a parlare: "Ti prego, ci serve che tu usi l'Alalunare su nostro figlio Sasuke. E' stato maledetto da Darkrai e Cresselia ci ha detto che solo tu avresti potuto aiutarlo"
"E perchè dovrei farlo?"
"Cresselia ci ha detto che saresti stato restio ad aiutarci, ma ti prego, ti prego, aiuta Sasuke"
"Potrei anche farlo, ma prima voglio qualcosa in cambio"
"Ma certo, tutto quello che vuoi"
"Io voglio... la vostra vita!"
"Cosa?"
"Esatto. Voglio le vostre vite per guarire vostro figlio. Queste sono le mie condizioni"
"Papà..."
"Ssshhh... va tutto bene. Io e la mamma siamo felici di farlo, vero, Sakura?"
"Certo. Sono felice di morire per mio figlio. Grande Baku, concedici solo un ultimo desiderio"
"Sentiamo"
"Concedici di salutare nostro figlio e di dargli la tua benedizione affinchè cresca sano e forte anche senza noi due"
"Concesso. Usate questo per il sacrificio" gli porse un pugnale finemente decorato con motivi in oro. Ryushi lo guardò bene: sul manico c'era incisa una falce di luna crescente. 
"Dammi, Ryushi. Faccio prima io. Non sopporterei di vedere mio marito togliersi la vita" disse con le lacrime agli occhi.
Si puntò il pugnale al cuore, intenta a trafiggersi. 
"Qualunque cosa ti succeda, Sasuke, sappi che noi siamo con te e che ti vogliamo bene"
E la mano si mosse. Si avvicinava al cuore sempre di più, sempre di più, ma a un millimetro dalla propria pelle il pugnale si fermò.
"Cosa? Che succede?" chiese Sakura. Il pugnale era circondato da un'aura azzurra. 
"Non c'è bisogno che vi sacrifichiate. Ho capito che eravate sinceri" rispose il Baku "Molti stolti sono venuti qui credendo di poter rubare l'Alalunare impunemente per un profitto personale, ma quelle persone non hanno avuto una vita molto lunga"
Sasuke tirò un sospiro di sollievo e corse ad abbracciare la madre.
"Va tutto bene, Sasuke, va tutto bene"
"Sasuke!" chiamò il Baku "avvicinati" il piccolo obbedì.
"Con questo le tue sofferenze hanno fine, Darkrai non ti tormenterà più" e gli appoggiò l'Alalunare sul capo. Quella emise una luce sfolgorante, che scacciò via le tenebre da Sasuke.
Il Baku gli consegnò l'artefatto leggendario.
"Ricordati che tra sette giorni dovrai riportarmi l'Alalunare. Se non lo farai gli incubi saranno perfino peggiori di prima. Ora va' a casa e dormi, farai sogni bellissimi e pieni di luce, senza la minima traccia di oscurità. Ma ricorda, se tra sette giorni non mi riporterai l'Alalunare gli incubi torneranno, e stavolta nulla potrà salvarti, nemmeno muovere a compassione lo stesso Darkrai. Ora andate"
E il Baku sparì.
"Grazie, grande Baku, me lo ricorderò"

Io "Rieccomi dunque al vostro cospetto con un nuovo capitolo dopo appena 6 mesi di assenza! *schiva un pomodoro* Uff... ci è mancato poco."
Hypno "Te lo meritavi quel pomodoro in faccia. Sei scomparso da EFP per la bellezza di 6 mesi. In effetti non è un'assenza più lunga di quella dell'altra volta..."
Io "Uffa, Hypno, ma tu non sei mai dalla mia parte? Mi farò perdonare con il nuovo capitolo, bello lungo (assurdamente lungo) e sudato. Sono stato tre ore al computer a scrivere."
Sasuke "Sky, ma a te capita mai di pensare che farmi ricordare cose di questo genere può essere alquanto sgradevole?"
Io "Ogni tanto, ma è un pensiero che scaccio subito."

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