And after all, you’re my wonderwall.

di Francine_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Principe Mezzosangue. ***
Capitolo 2: *** Pensieri su pensieri. ***
Capitolo 3: *** Aspettare o indagare? ***
Capitolo 4: *** Richiesta d'aiuto. ***
Capitolo 5: *** La comprensione è tutto. ***
Capitolo 6: *** Piccolo litigio. ***
Capitolo 7: *** Quel che è fatto, è fatto. ***
Capitolo 8: *** Sentimenti contrastanti. ***
Capitolo 9: *** Il giorno decisivo. ***
Capitolo 10: *** Vieni via con me. ***
Capitolo 11: *** Scoperte e confessioni. ***
Capitolo 12: *** Ho bisogno di te. ***
Capitolo 13: *** I Doni della Morte. ***
Capitolo 14: *** Villa Malfoy. ***
Capitolo 15: *** La fuga. ***
Capitolo 16: *** Villa Conchiglia. ***
Capitolo 17: *** Verso la Gringott. ***
Capitolo 18: *** La coppa di Tosca Tassorosso. ***
Capitolo 19: *** Il diadema di Priscilla Corvonero. ***
Capitolo 20: *** L'assedio di Hogwarts. ***
Capitolo 21: *** I ricordi di Piton. ***
Capitolo 22: *** Il serpente ed il prescelto. ***
Capitolo 23: *** Lo scontro finale. ***
Capitolo 24: *** Verso la rinascita. ***
Capitolo 25: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Il Principe Mezzosangue. ***


"La vita appartiene ai viventi,

e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti."

- Goethe.

 

Il Principe Mezzosangue.


Quella mattina la luce solare filtrava attraverso le finestre molto più insistentemente del solito, o almeno così sembrava al giovane Draco. Il ragazzo dai capelli biondo platino, infatti, non faceva che rigirarsi nel letto da almeno una decina di minuti cercando di evitare la scia luminosa di quel sole primaverile in qualsiasi modo possibile. Un’altra persona avrebbe optato per premersi il cuscino sul viso, ma in quel frangente il problema era solo uno: dov’era finito il suo cuscino? Frustrato e scocciato decise di terminare quella inutile battaglia e con un sonoro sospiro posò entrambe le mani sul comodo materasso e si tirò su. Si mise a guardare davanti a sé e vide i visi flebilmente illuminati dal sole di Tiger e Goyle chiedendosi per un attimo come facessero a sopportare quella fottutissima luce. Successivamente voltò il busto verso il lato sinistro del letto e posò i propri piedi sul freddo pavimento del dormitorio maschile dei Serpeverde; il cuscino giaceva proprio lì come a volerlo prendere in giro. In effetti la scorsa notte aveva avuto un sonno molto movimentato, anche se non ricordava precisamente il perché, e il cuscino avrebbe potuto benissimo scivolare via da sotto la sua testa.

 Sollevò le braccia verso l’alto e si stiracchiò prima di emettere uno sbadiglio e portare infine la propria mano esile dalla pelle diafana a stropicciarsi un occhio; doveva avere un aspetto davvero terribile in quel momento.

Infilatosi le ciabatte, prese infine il coraggio per alzarsi in piedi e dirigersi verso il bagno per sistemarsi a dovere. Tra poche ore avrebbe dovuto recarsi a lezione di Erbologia e non voleva di certo trovarsi in ritardo e perdersi la colazione.

*

“Giuro che se mi aiuti con questi maledetti compiti farò qualsiasi cosa tu voglia!” era la terza volta che Ron cercava di convincere Hermione a dargli una mano, ma la giovane strega non aveva per niente intenzione di cedere.

“Ti ho detto di no, Ronald Weasley! Devi imparare a cavartela da solo, non ci sarò io ad aiutarti durante i tuoi esami!” Hermione sollevo il dito indice e lo puntò verso Ron con fare minaccioso, ormai spazientita per la sua insistenza. Lo guardò dritto negli occhi come a volerlo fulminare con lo sguardo e poi  sbuffò.

“Miseriaccia, stai calma! Finirai per farmi prendere un infarto un giorno di questi!” Ron deglutì e si allontanò dalla streghetta compiendo un paio di passi indietro e sollevando un sopracciglio stupito per la sua reazione improvvisa.

Harry in quel momento si trovava a leggere un libro accomodato sul divano della sala comune e nel sentire quella discussione roteò gli occhi con fare divertito lasciandosi scappare una mezza risata tra sé e sé. Quei due non sarebbero cambiati proprio mai.

“Beh, forse a me verrà una crisi di nervi invece, la tua insistenza mi innervosisce!” Hermione corrucciò la fronte, arricciando il naso così da assumere un’espressione offesa e imbronciata e si allontanò dal ragazzo dai capelli color carota per raggiungere il suo amico Harry. Ron scosse la testa e senza proferire una parola si avviò verso il quadro della Signora Grassa per poi sparire dietro di esso.

“Non lo sopporto proprio quando fa così.” mormorò Hermione mentre puntava gli occhi su Harry. Notando la sua concentrazione nel leggere, però, la sua espressione imbronciata mutò in una molto più incuriosita. “Cosa leggi?” chiese con discrezione.

“E’ un libro di Pozioni, ma è diverso da tutti gli altri. Guarda.” Harry aprì le prime pagine del libro e puntò il dito su una frase alquanto strana.

“Questo libro è di proprietà del Principe Mezzosangue.” pronunciò Hermione a voce bassa con una punta di stupore. “Il Principe Mezzosangue? E chi è?”

“E’ quello che vorrei scoprire, Hermione. Sai, con tutta la faccenda di Voldemort qualsiasi cosa possa esserci d’aiuto a capire o che sia minimamente collegata a lui è più che importante.”
“In effetti ne sappiamo qualcosa. Come il tuo nome nel calice non è finito lì dentro per puro caso al quarto anno, potrebbe non essere un caso nemmeno questo.” Hermione sospirò e si lasciò cadere contro lo schienale del divano socchiudendo gli occhi. “Tutta questa situazione è un incubo. Finirà mai?”

“Quindi pensi che c’entri con Lui?” la strega inarcò un sopracciglio ponendo quella domanda al giovane Harry con lo stesso stupore di prima.

“Non lo so, ma è comunque molto strano come libro. Ed è ancora più strano il fatto che io lo abbia trovato per caso. Insomma, nulla è un caso no?”

“Lo spero Hermione, lo spero.” Harry strinse i pugni premendo quest’ultimi sulle proprie cosce e voltò il viso verso la finestra. Il sole era di una bellezza accecante quella mattina e i propri pensieri si concentrarono sui suoi genitori; James e Lily. Avevano sacrificato tutto per lui, eppure gli avevano lasciato un bel brutto affare da risolvere.

“Ma com’è che hai trovato questo libro?” Hermione si tirò su con la schiena e pose quella domanda, più che legittima, ad Harry. Quest’ultimo smise di fissare il cielo limpido e scosse la testa come a voler cacciare gli ultimi pensieri che gli avevano attraversato la mente, tornando subito dopo a guardare la sua amica pronto a rispondere alla sua domanda con tutta la sincerità possibile.

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Capitolo 2
*** Pensieri su pensieri. ***


Quest'orrore della solitudine,

questo bisogno di dimenticare il proprio io nella carne esteriore,

l'uomo lo chiama nobilmente bisogno d'amare.

   -Baudelaire.

 

Pensieri su pensieri.

 

“Quindi l’hai semplicemente trovato sul tuo comodino ieri mattina?”

“Semplicemente? Hermione, non credo che sia una cosa così scontata. Insomma, chi può avercelo portato? E questo tizio, come ha fatto ad entrare? E perché nessuno l’ha visto?” tutto quel fiume di parole uscì dalla bocca di Harry tutto d’un fiato. Si teneva dentro questo piccolo segreto da solo un giorno e già gravava su di lui come un macigno gigante.

“Okay Harry, hai ragione.” Hermione terminò lì la discussione, sapeva benissimo che nessuno dei due aveva, almeno per il momento, una risposta a quelle domande.

Harry tirò un sospirò che aveva un che di frustrante e si alzò in piedi di scatto, prendendosi solo un attimo prima di parlare. “Dai, andiamo. Faremo tardi alla lezione di Erbologia.”

In effetti i due avevano ampiamente saltato l’ora della colazione e avrebbero dovuto dirigersi a lezione in fretta e furia se non volevano arrivare in ritardo in aula e venire così ripresi dalla professoressa Sprite.

*

In quello stesso instante un pensieroso Malfoy stava vagando per i corridoi del castello diretto a lezione come tutti gli altri. Da quando era iniziata la scuola non aveva fatto altro che pensare e starsene in disparte; il Signore Oscuro aveva dato lui un compito davvero complicato e aveva una paura terribile di non riuscire a metterlo in atto. Anche perché quel che doveva fare, era un qualcosa che non avrebbe mai voluto compiere in tutta la sua intera vita. Eppure doveva obbligatoriamente portare a termine ciò che Lord Voldemort gli aveva ordinato, se non voleva pagare un fallimento con la sua stessa vita.

Sei anni fa era solo un ragazzino pronto ad iniziare il suo primo anno ad Hogwarts, mentre ora era un ragazzo adulto con dei doveri da compiere e delle regole da rispettare. Regole che gli avevano sempre imposto. Draco era sempre stato un bambino movimentato e parecchio cattivo con gli altri bambini, ma a distanza di anni aveva capito che tutto ciò che lui era, era soltanto ciò che aveva creduto di essere. Aveva sempre vissuto con precisi dogmi da onorare, aveva sempre avuto una determinata educazione da parte della sua famiglia e non aveva mai avuto la possibilità di sviluppare un proprio pensiero, di fare delle scelte che fossero davvero solo sue.

Sentiva di aver bisogno di qualcuno o di qualcosa che avesse deciso lui stesso di fare o avere, ma non sapeva davvero da che parte cominciare. Aveva degli amici che erano solo dei leccapiedi per lui, di solito le conversazioni più elevate le aveva con Zabini o con Nott, ma anche loro avevano degli stereotipi a cui si aggrappavano ciecamente. Lui sentiva solo il bisogno di evadere, di essere se stesso, di diventare qualcun altro. Eppure aveva il compito di uccidere Silente, un compito che non avrebbe fatto altro che renderlo peggiore di quanto già non fosse. Chi mai l’avrebbe capito? Chi l’avrebbe perdonato per un atto del genere? Sarebbe rimasto ancora più solo e sarebbe diventato ancora più incompreso e triste.

*

“Allora, oggi vi spiegherò in che modo annaffiare i diversi tipi di alberi e piante che potete trovare in un giardino comune, quindi niente gita alla serra questa volta.” la professoressa Sprite aveva appena iniziato la lezione. Ron era seduto al secondo banco e accanto a lui il posto di Harry era ancora vuoto. Il ragazzo dai capelli color carota non fece in tempo a chiedersi che fine avessero fatto lui ed Hermione, che i due entrarono correndo nell’aula scusandosi vivamente per il ritardo.

La professoressa Sprite rispose loro con un cenno del capo, mentre Harry si avvicinò al proprio banco e si mise a sedere accanto a Ron, posando i libri scolastici sulla superficie in legno.

“Che c’è?” domandò all’amico che lo stava fissando con un’espressione interrogativa.

“Dov’eravate? Hermione di solito odia fare ritardo!” mormorò piano per non farsi sentire dalla professoressa e per non disturbare la lezione.

“Abbiamo avuto una discussione su un certo libro, dopo te ne parliamo.”
Hermione invece notò che l’unico posto libero in classe era quello accanto a Draco ed iniziò a tremare per l’imbarazzo quando dovette sedersi per forza accanto a lui.

Draco la fissò dalla testa ai piedi con uno dei suoi sguardi penetranti. Aveva degli occhi freddi come il ghiaccio, impossibili da interpretare. Hermione si accorse del suo sguardo puntato su di lei ed abbassò la testa sul banco aprendo il libro e puntando i propri occhi, di un color nocciola caldo, sulle pagine di quest’ultimo. Sperava che Draco demordesse dalla sua attività, ma il mago appartenente alla casata dei Serpeverde non poté fare a meno di notare il cambiamento della mezzosangue in questi ultimi anni. Si era trasformata da una bambina a una ragazza piuttosto attraente, molto più di quella Pansy con cui andava a letto ogni tanto per passare il tempo. Scosse la testa e si preoccupò di ascoltare la lezione, mentre Hermione di sottecchi controllava i suoi movimenti, tirando un sospiro di sollievo quando notò che Malfoy aveva smesso di fissarla e che per fortuna non aveva fatto nessuna delle sue battutine. Gli occhi della strega si posarono sulla mano dalla pelle chiara di Draco ed ella fece subito caso alle vene che la percorrevano e alle ossa ben visibili del ragazzo; era dimagrito parecchio durante questi anni, ma aveva assunto un portamento molto più adulto e il suo fisico si adattava perfettamente al tipo di ragazzo che era, caratterialmente parlando. Sembrava un angelo, un angelo cattivo però.

“Puoi prestarmi la tua piuma?” Hermione azzardò a chiedere al giovane mago un prestito e si stava già preparando ad una risposta cattiva da parte sua, ma straordinariamente Draco prese la sua piuma e la porse alla strega senza proferire parola. Hermione l’afferrò stupita ed iniziò a prendere una serie di appunti sulla pergamena.

“Basta che poi ne fai una copia anche per me.” finalmente Malfoy si decise a dire qualcosa, senza però tornare a fissare Hermione. Lei però voltò il viso verso il giovane mago e restò a bocca aperta per un attimo, prima di balbettare una specie di risposta che non era proprio da lei. Almeno a Malfoy non avrebbe mai risposto così. “Non c’è problema.”

Draco curvò le labbra in un sorriso appena accennato mentre incrociò le braccia al petto continuando a non degnarla di uno sguardo; Hermione dunque tornò a concentrarsi sulla propria pergamena e a quel punto Draco puntò nuovamente gli occhi su di lei, notando inevitabilmente la pelle liscia del suo collo e quei boccoli castano chiaro che le adornavano le spalle e che la rendevano terribilmente divina; improvvisamente avvertì la gola secca e uno strano calore iniziò ad invadergli il corpo.

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Capitolo 3
*** Aspettare o indagare? ***


The worst things in life come free to us.

-Ed Sheeran.

 

Aspettare o indagare?

 

Draco quella mattina non aveva voglia di seguire altre lezioni così decise di tornare direttamente nella sala comune dei Serpeverde dove avrebbe passato il tempo a leggere. Cercava di scacciare il più possibile i pensieri riguardanti suo difficile compito, ma sapeva che prima o poi quel momento sarebbe giunto e che lui non poteva fare proprio nulla per impedire la cosa.

Giunto a destinazione, si lanciò a peso morto sul divano in pelle facendo perfettamente aderire la schiena alla superficie morbida di quest’ultimo. Tirò un sospiro, chiudendo gli occhi e cercò di rilassarsi prendendo a respirare quasi impercettibilmente. La cosa però era alquanto inutile, ormai la sua mente era completamente intaccata da qualsiasi tipo di pensiero su Silente, su Voldemort, su Potter e su… la Granger. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò a fissare il soffitto sopra di sé. Quella mezzosangue aveva acconsentito a prendere appunti anche per lui, ancora faticava a credere che non fosse soltanto un sogno.

Sicuramente l’aveva fatto perché aveva le aveva prestato la sua piuma, eppure non si spiegava il suo comportamento così gentile. I due erano soliti battibeccare ogni volta che gli capitava di incontrarsi; in sala grande, in aula, per i corridoi, sui ponti, nei cortili. Insomma, praticamente ovunque. Ma quella mattina nell’aula di Erbologia era venuta fuori una scena completamente diversa dalle solite. Draco continuò a fissare il soffitto ancora per un po’ e successivamente voltò il capo verso sinistra puntando lo sguardo sulla sua borsa contenente i libri scolastici e tutti i suoi appunti; fissò quell’oggetto come se dovesse prendere fuoco con il suo solo sguardo, prima di allungare la mano e attirare la borsa a sé. La poggiò sul proprio ventre e la aprì tirando fuori la pergamena sulla quale Hermione aveva preso appunti per lui. La rigirò tra le esili mani con molta cura e si concentrò sulla scrittura della giovane strega appartenente alla casata dei Grifondoro; aveva davvero una bella calligrafia, pensò.

Rimise velocemente la pergamena nella borsa evitando di far navigare i propri pensieri verso lande proibite e si alzò di scatto mettendosi a sedere. Scostò via la borsa da sé e si tirò su in piedi; il ragazzo dai capelli biondo platino fissò ancora per un attimo la borsa che ora se ne stava indisturbata sull’angolo del comodo divano in pelle e poi diede le spalle a quest’ultimo avviandosi fuori dalla sala comune; aveva voglia di fare una bella passeggiata, isolato da tutto e da tutti meno che dai suoi pensieri, che non avevano intenzione di lasciarlo solo nemmeno per un attimo.

*

“Com’è stato starsene seduta vicino a Draco per tutta la lezione?” la prese in giro Ron dandole un leggero colpetto sulla spalla, mentre Hermione stava camminando per i corridoi con i suoi due amici di sempre.

“Non sei simpatico, Ronald! Stranamente è stato… gentile.” Hermione calcò molto sull’ultima parola, stupendosi per l’ennesima volta del comportamento strano che aveva avuto Draco con lei.

“Gentile? Forse è malato, avrà avuto la febbre.” commentò Ron ed Harry scoppiò a ridere divertito, sistemandosi con la mano destra i suoi occhiali tondi.

“Sicuramente non capiterà più che io mi sieda accanto a lui, alle prossime lezioni sarò la prima ad arrivare!” Hermione incrociò le braccia al petto e superò i due amici Grifondoro dirigendosi per l’appunto verso l’aula di Trasfigurazione.

“Te l’ho detto che è matta, Harry!”

Harry non rispose, ma fissò Hermione voltare l’angolo e sparire dietro il grande muro in pietra e poi si ricordò dello strano libro che aveva trovato sul suo comodino la scorsa mattina. Avrebbero saltato Trasfigurazione per oggi.

“Ron,” disse. “Devo parlarti.”

“E la lezione?”
“Ci andremo domani.”

Ron sollevò un sopracciglio molto preoccupato per il comportamento che aveva assunto Harry. Il suo tono di voce era diventato serio e misterioso e Ron non poteva fare a meno di essere alquanto incuriosito oltre che preoccupato.

Harry si avvicino al muretto che dava sul cortile e si mise a sedere lì, facendo cenno a Ron di fare lo stesso. L’amico gli si sedette accanto e lo fissò senza proferire parola, pronto ad ascoltarlo.

“Come ho già detto ad Hermione,” e mentre prese coraggio, lasciando uscire le parole dalla propria bocca, nello stesso tempo allungò la mano all’interno della propria borsa tirando fuori quel vecchio libro di pozioni. “Ho trovato questo libro sul mio comodino ieri mattina e sulle prime pagine c’è scritto che è di proprietà di un certo Principe Mezzosangue.” Harry tirò un sospirò ed aspettò un paio di secondi prima di tornare a parlare. “Ora io non so assolutamente chi sia, ma il fatto che io lo abbia trovato sul mio comodino e che non sappia chi ce l’abbia messo, mi fa riflettere e parecchio anche. Ho paura che sia collegato a Voldemort o a chi gli è servitore e ho come la sensazione che mi causerà dei guai.”
“Harry cosa vuoi che ti dica?” Ron era alquanto sconvolto da quella scoperta. “Potrebbe essere come dici, come invece potrebbe solo essere un semplice libro. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che se deve succedere qualcosa, sta sicuro che succederà proprio a noi. E con noi intendo io, te ma anche Hermione.”

“Potremmo fare delle ricerche.” Harry non riuscì a dire altro, Ron aveva completamente tutta la ragione del mondo.
“O potremmo aspettare. Io direi di affidarci al giudizio di Hermione.”
Harry annuì e successivamente si lasciò scappare un sonoro sbuffo, mentre riponeva con cautela il libro nella borsa. “Sono così stanco.”
“E’ normale.” Ron posò la mano sulla spalla di Harry e tentò di consolarlo strofinando quest’ultima su di essa, e nel frattempo, con uno sguardo colmo di apprensione, guardò Harry in viso, il quale però aveva abbassato il proprio puntandolo sul pavimento in mattoni. Chissà cosa sarebbe successo quell’anno, non poteva fare a meno di pensarci.

_____

Allora, ciao a tutti! Questa è la prima volta che faccio sentire la mia voce. Spero che la storia vi stia piacendo o almeno incuriosendo. Ho intenzione di seguire il filo conduttore degli ultimi due libri, ma come avete già potuto notare, ho cambiato un paio di cosette. Purtroppo devo farlo o la Dramione che ho in mente, non potrebbe venire fuori neanche volendolo. Spero che possiate lasciarmi una recensione, consigli e critiche potrebbero spronarmi a fare il meglio del meglio per me e per voi! ;)

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Capitolo 4
*** Richiesta d'aiuto. ***


Because maybe, you're gonna be the one that saves me.

-Oasis.

 

Richiesta d’aiuto.

 

“Severus, non ti chiederei questo favore se non mi fidassi di te.”

“Vuoi davvero che io lo protegga?”

“E’ solo un ragazzo. Non merita tutto questo.” il tono di voce di Narcissa risultò piuttosto disperato in quel frangente. Mai avrebbe creduto di dover chiedere l’aiuto di Severus Piton.

“Non ti aiuterà.” Bellatrix si fece sentire iniziando fin da subito a sputare sentenze sul professore di Hogwarts.

“Invece lo farò. Il Signore Oscuro ha assegnato questo compito a Draco, ma in caso lui fallisca mi assumerò io la responsabilità.” Piton e il suo solito modo freddo di reagire alle cose, rispose all’accusa di Bellatrix Lestrange con una punta di cattiveria nella voce.

Narcissa sembrò rilassarsi a quelle parole e si lasciò scappare un sospiro di sollievo, non riuscendo a fare a meno di distendere le labbra in un lieve sorriso.

“Pronuncia il Voto Infrangibile.” sibilò Bellatrix, fissando Piton con quei suoi occhi colmi di odio e malvagità.

“Non mi creerebbe problemi.” la strega dai capelli corvini rimase sbalordita; mai si sarebbe aspettato una risposta affermativa da Severus.

“Allora cosa aspetti?” a quella domanda Piton sollevò il braccio in direzione di Narcissa e tese la mano in attesa di una mossa da parte della signora Malfoy. Quest’ultima si avvicinò a lui con passo lento e fece la stessa cosa con il proprio braccio, andando a stringere il polso di Piton ed anch’egli ovviamente lo fece, subito dopo. Da quel giorno di metà aprile avrebbe avuto una promessa da mantenere. Era questione di vita o di morte.

*

“Io vado a spedire la lettera di auguri ai miei genitori. Venite con me?” Hermione guardò i suoi due amici negli occhi con uno sguardo penetrante, quello di una persona che non avrebbe di certo accettato un rifiuto, eppure Harry e Ron scossero la testa in senso di diniego, nello stesso momento, provocando nella giovane strega un sonoro sbuffo che in seguito li apostrofò in malo modo. “Non ci si può aspettare proprio niente da voi due!”

Hermione lasciò la sala comune dei Grifondoro e si avviò giù per le scale diretta alla gufaia, aveva intenzione di starsene un po’ per conto suo oltre a spedire quella lettera di auguri. Era metà aprile, domani sarebbe stata la domenica di Pasqua ed Hermione si stava lecitamente chiedendo cosa avrebbero fatto i suoi genitori. Quando era ancora piccola, la portavano sempre a fare un pic-nic al lago. Quei momenti le mancavano molto.

Arrivata in cima alla gufaia si appoggiò con le mani sul muretto in pietra e diede un’occhiata al panorama che si poteva ben scorgere: un’enorme distesa di verde si stagliava in orizzontale davanti ai suoi occhi mentre un bellissimo cielo azzurro, dava al tutto un’aria molto più celestiale. Stranamente quel colore le ricordava tantissimo gli occhi di Draco, ma non avrebbe saputo ben spiegare come mai quel paragone le passò per la mente. Forse perché giorni fa era stato molto gentile a lezione con lei e sinceramente non aveva avuto molto tempo per pensare alla cosa. Ormai erano giorni che lei, Ron ed Harry stavano cercando di scoprire qualcosa di più sul Principe Mezzosangue in biblioteca, ma quelle ricerche non avevano portato ancora a nulla. La cosa la frustrava molto.

Socchiuse gli occhi per un attimo ed inspirò l’aria pulita di quel luogo, lasciando che la brezza primaverile le sfiorasse la pelle e le scompigliasse i capelli, finché non venne interrotta dal suono di una voce alquanto familiare che le entrò nelle orecchie.

“Granger, che fai? Mediti?”

“Malfoy.” Hermione quasi balbettò il suo nome e tentò di ricomporsi, cercando di assumere la sua solita aria seria e diligente.

Il giovane mago la guardò attentamente, lasciando che il proprio sguardo scorresse sulla sua figura, per poi roteare gli occhi ed apprestarsi a salire le scale in direzione dell’ingresso alla gufaia.

“Gli appunti ti sono serviti?” quale domanda più stupida ed ovvia di questa poteva decidere di porgli? Era ciò che Hermione si stava giusto chiedendo, mentre si mise a salire le scale trovandosi esattamente dietro di lui. Draco non si voltò neanche a guardarla. “Direi di sì.” disse freddo varcando la soglia d’ingresso di quel luogo pieno di gufi, così caratteristico di Hogwarts.

“Bene, mi fa piacere.”

“Mhm.” un mugugno d’assenso fuoriuscì dalla bocca di Draco che nel frattempo si guardò intorno alla ricerca del suo gufo.

Hermione tirò fuori la sua lettera e la mise nel becco della sua civetta; poi l’accarezzò ed infine lasciò che essa si alzasse in volo ed uscisse da una delle finestrelle poste nella torre, sparendo in seguito all’orizzonte.

“Non riesco a trovare il mio cavolo di gufo.”
“Non è quello?” la mezzosangue gli stava forse dando nuovamente una mano?

“Ci hai preso gusto? Ad aiutarmi, intendo.” disse Malfoy.

“No, io… semplicemente ricordo qual è il tuo gufo. Era un semplice…”
“Aiuto.” Una mezza risata scoppiò dalle labbra di Draco. Hermione non poté evitare di arrossire e voltò la testa da un lato, cercando almeno di non incrociare i suoi occhi.

Draco si avvicinò finalmente al suo gufo per consegnare la sua lettera e, una volta che quest’ultimo l’ebbe presa e stretta nel becco, lasciò che esso compisse liberamente gli stessi movimenti della civetta di Hermione.

“So che non dovrei affatto parlarti di una cosa, ma ho come la sensazione che tu possa aiutarmi.”

Cosa aveva intenzione di fare? Harry e Ron l’avrebbero sicuramente uccisa.

“Mh?” Draco sollevò un sopracciglio e la fissò curioso, aspettando che la streghetta continuasse a parlare.

“Per caso tu hai idea di chi sia un certo Principe Mezzosangue?”

“Sì.”

“Ah…” Hermione stava già prendendo fiato per poter ricominciare a parlare, quando Draco la interruppe.

“E no, non ho intenzione di aiutare Potter.”

“Aiuta me, allora.” disse seria con un tono supplichevole.

“E perché mai?”
“Perché io ho aiutato te.”
“Ti stai prendendo un po’ troppa confidenza, non credi? Non sono il tipo che fa combriccola con i mezzosangue.”

“Ed io stupida che pensavo fossi un tantino cambiato, la tua gentilezza mi ha solo illusa.” Hermione gli andò incontro, ma invece di fermarsi davanti a lui, prima lo fissò con uno sguardo di disgusto e poi urtò con la propria spalla contro il suo petto varcando infine la soglia della gufaia. Draco fece velocemente un paio di passi ed allungò un braccio verso di lei, stringendole il polso ed impedendole così di muoversi.

“Se te lo dico, devi fare un’altra cosa per me.”

“Cosa?” si voltò, facendo scorrere gli occhi sul suo viso scavato con un pizzico di paura e tremore nella voce.

“Aiutarmi.” Malfoy ricambiò lo sguardo di Hermione e per la prima volta i loro occhi ebbero l’occasione di incontrarsi e scrutarsi.

Non sapeva perché lo stava chiedendo proprio a lei, ma sentiva che Hermione sarebbe stata l’unica capace di comprenderlo ed aiutarlo a portare quel peso che stava gravando su di lui e che lo stava consumando dall’interno. In fondo lei si era fidata, nominandogli il Principe Mezzosangue, perché non avrebbe dovuto fidarsi a propria volta della Granger?

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Capitolo 5
*** La comprensione è tutto. ***


Chi vive, quando vive, non si vede;

vive... se uno può vedere la propria vita,

è segno che non la vive più: la subisce, la trascina.

-Pirandello.

 

 

La comprensione è tutto.

 

In quelle strane e difficili circostanze tutto era lecito, no? I due si stavano ponendo la stessa domanda già da una decina di minuti, mentre insieme camminavano lungo i prati verdi attorno ad Hogwarts, in direzione del castello; voltarono a destra, verso il ponte e lo percorsero a passo lento uno di fianco all’altra.

Non avevano il coraggio di dire niente. Un silenzio imbarazzante, ma allo stesso tempo assordante aleggiava intorno a loro come un fantasma. Draco si schiarì la voce ed Hermione lo guardò. Era veramente un bellissimo ragazzo, peccato che non si potesse dire lo stesso del suo essere interiore. Forse se si fossero conosciuti prima e in un altro frangente, sarebbero potuti diventare amici o addirittura amanti.

La strega scacciò via quei pensieri e sorrise tra sé e sé, immaginando come sarebbe stata sciocca a lasciare la sua mente vagare in quel modo con Draco accanto a lei, solo se quest’ultimo fosse stato in grado di usare l’incantesimo legilimens su di lei, ovviamente.

Draco, dall’altro canto, sentiva quel peso al petto che tanto conosceva bene, impossessarsi di lui molto più del solito. Aveva il timore di stare sbagliando tutto, eppure non riusciva a ignorare quella piccola parte di lui che gli diceva che solo Hermione sarebbe stata capace di dargli una mano. Il ragazzo dai capelli biondo platino deglutì la saliva, cercando di dare un po’ di sollievo alla gola che percepiva terribilmente secca.

*

“Lucius… mi giuri che tuo figlio sarà in grado di uccidere Silente senza esitazione?”
“Mio Signore, Draco sa che il compito che Lei gli ha affidato è di vitale importanza.”

Lucius Malfoy si inchinò al cospetto di Lord Voldemort e il timore lo fece tremare come una foglia, quando egli gli posò la bacchetta sulla spalla.

“E tu sai che se tuo figlio dovesse fallire, io lo ucciderò?”

“E’ un prezzo che sono disposto a pagare per il mio Signore Oscuro.”
“Io però non accetto un fallimento. Voglio che uno dei miei Mangiamorte sia lì con lui, e che intervenga se Draco dovesse venire a meno nel suo compito.”

Lucius deglutì, coraggiosamente sollevò lo sguardo ed incontrò gli occhi penetranti di Voldemort che lo scrutavano dall’alto.

“Bellatrix deve entrare a Hogwarts,” continuò Tom Riddle. “Non mi importa come farete in modo che questo avvenga, ma deve entrare in quel castello. Ora alzati, va. E fa come ti ho detto.”

Il signor Malfoy non disse una parola, si alzò in piedi e smaterializzandosi, sparì nel nulla.

*

“Non c’era un posto migliore della Torre di Astronomia, Malfoy?”

“Nessuno deve sentirci.” disse freddo il ragazzo. Hermione non rispose, rimase lì in piedi come una statua e lo fissò con aria interrogativa. Si stava comportando davvero in modo strano e lei si stava inevitabilmente agitando.

Draco puntò gli occhi color ghiaccio davanti a sé; in quel momento avrebbe seriamente preferito buttarsi dalla Torre, piuttosto che parlare con Hermione. Eppure prese coraggio e, dopo averle dato le spalle per quel periodo limitato di tempo che sembrò ad entrambi terribilmente lungo, si voltò e fissò la strega nei suoi occhi color nocciola.

Draco allungò la mano sul proprio braccio e alzò lentamente la manica della camicia bianca che portava. Gli occhi di Hermione si dipinsero immediatamente di paura e un’espressione terrorizzata iniziò a manifestarsi sul suo volto. Il Marchio Nero, ben visibile sulla pelle bianca di Draco, era proprio lì davanti a lei. Non riusciva a dire una parola, le tremavano le gambe e sentiva che a breve avrebbe potuto benissimo svenire.

“Sono diventato uno di Loro alla fine dell’estate. Sapevo che sarebbe successo, mio padre non parlava d’altro. Non è di certo quello che avrei voluto.”
“Fatico a crederci.” rispose lei in un attimo. Furono le uniche parole che riuscì a dire.

“Capisco il tuo scetticismo… ma guardami. Non sarei qui a parlare con te se tutto questo non mi pesasse.” tirò giù la manica della camicia e si avvicinò ad Hermione a passo lento, la quale fece un paio di passi all’indietro, ancora scossa dalla paura. “Io non sono come mio padre, Granger. E non sono come tutti gli altri servitori di Tu-Sai-Chi. Non avevo scelta, non ho la possibilità di dire di no, non l’avrò mai. O forse ce l’ho, ma rischierei la morte.”

Hermione lo guardò negli occhi, la sua espressione era cambiata. Sembrava come sollevato, come se si stesse togliendo un peso dal cuore parlando con lei.

“Tutto questo mi sta consumando l’anima e come se non bastasse ho un fottutissimo compito da portare a termine.”

“Quale compito?” chiese lei con un fil di voce.

“Devo… devo uccidere Albus Silente.”

Quella risposta la colpì come un pugnale in pieno petto, spalancò automaticamente la bocca dallo stupore e i suoi occhi vagarono sul viso di Malfoy come se fosse alla disperata ricerca di un qualcosa che le facesse supporre che si trattasse solo di uno scherzo, ma in fondo sapeva che era solo la pura e straziante verità.

“Non deve saperlo nessuno, solo tu. Io ti avviserò, ti parlerò di tutto quello che verrò a sapere e tu devi aiutarmi. Se lo dici a qualcuno o avvisi Silente, io sarò morto.”

Non aveva mai visto Draco Malfoy così disperato e spaventato. Certo, non era mai stato così coraggioso, ma stavolta la sua paura era davvero tanta. Così tanta che lo aveva cambiato anche fisicamente; aveva delle occhiaie intorno agli occhi, era dimagrito, il suo viso si era incavato più del solito, i suoi vestiti erano sgualciti e mal messi e il colore della sua pelle era diventato ancora più pallido. Per quanto lo odiasse, non avrebbe mai lasciato che morisse. Era un ragazzo come tutti gli altri e lei non era di certo cattiva.

“Come pensi che possa aiutarti, Malfoy? Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?” Hermione sbraitò arrabbiata e lo guardò sconcertata, scuotendo più e più volte la testa. “Cosa posso fare io?”

“Scoprirci di proposito? Fare in modo che Silente ti veda, che io ti veda e che lui scappi e si metta in salvo?”

“Non lo so.”
“Ti sto chiedendo aiuto, Hermione.”

L’aveva chiamata per nome. Il suo cuore perse un battito. Prese un profondo respiro e buttò fuori l’aria dal naso, prima di annuire lievemente.

“Va bene, ti aiuterò.”

Draco tirò un sospiro di sollievo e le si avvicinò maggiormente, non credeva che l’avrebbe convinta. “Tra una settimana, devo attirarlo proprio qui… su questa Torre e ucciderlo.” lo disse indicando il pavimento con l’indice, senza smettere di fissarla in viso con aria supplichevole.
“E’ tutto quello che sai?”

“Per ora sì, ti cercherò io se dovessi sapere qualcos’altro.”

“Va bene.”
“Non è da me dire queste cose, ma grazie.” Hermione sorrise e Draco ricambiò e pensò che sì, la mezzosangue non era mai stata così bella. Magari la loro collaborazione avrebbe portato davvero a qualcosa di buono. Magari per una volta si sarebbe sentito davvero vivo, e non un burattino nelle mani degli altri. Magari avrebbe apprezzato la vita, ma mai avrebbe potuto immaginare che avrebbe scoperto cosa significa collaborare, avere degli amici e provare amore nei confronti di qualcuno.

_____

Spero che vi piaccia come si sta evolvendo la storia. Vi assicuro che per me si sta rivelando molto difficile cambiare quasi del tutto il filo conduttore degli ultimi due libri, ma ci sto mettendo davvero tutto l'impegno possibile. Lasciatemi una recensione e fatemi sapere; e fatemi notare anche gli errori, se dovessero esserci. Alla prossima! :)

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Capitolo 6
*** Piccolo litigio. ***


Gli incontri avvengono quando arriviamo a un limite,

quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente.

-Coelho.

 

Piccolo litigio.

 

Per due giorni la strega non aveva ricevuto nessuna notizia dal giovane serpeverde. L’ansia la stava mangiando viva e per di più non poteva parlare di nulla con Ron ed Harry. Mentire ai suoi amici era davvero pesante per una come lei, ma aveva giurato a Draco che sarebbe stata zitta e lei era una persona che manteneva le promesse.

Quando ormai credeva che Malfoy avesse cambiato idea o che peggio, le avesse mentito e volesse togliere di mezzo anche lei oltre che Silente, quest’ultimo l’aveva tirata da un braccio, un pomeriggio, trascinandola in uno dei tanti vicoli ciechi e stretti presenti ad Hogwarts. Hermione lì per lì si era decisamente spaventata e stava già cercando di urlare, quando Draco, che l’aveva stretta a sé in modo che la schiena di Hermione aderisse al proprio petto, premette la propria mano sulla sua bocca, impedendole di fiatare.

“Sht, sono io.” disse e il suo respiro caldo si infranse contro l’orecchio della strega, provocandole una serie di brividi piuttosto piacevoli.

“Ti sembra il modo di presentarti?” riuscì a dire lei, quando Draco allontanò la mano fredda dalle sue labbra rosee e calde.

“Non avevo molta scelta. Stai sempre in giro con quei due. In quel momento eri sola e com’è che si dice? Ora o mai più.”

Draco si allontanò appena da Hermione e poggiò la schiena contro il muro e la strega fece lo stesso, sull’altro lato, rimanendo immobile davanti a lui.

“Mio padre mi ha avvisato che ci sarà anche Bellatrix, entrerà da un Armadio Svanitore presente nella Stanza delle Necessità. Ce n’è uno uguale da Magie Sinister.”

“Primo, non mi hai ancora detto chi è il Principe Mezzosangue. Secondo, cosa cambia questa novità?”

“Il Principe Mezzosangue è Piton, l’ho scoperto l’anno scorso. Non credere che quel libro possa aiutarti contro Lord Voldemort, perché sarebbe del tutto inutile. Le vostre ricerche sono inutili, quindi puoi anche dire ai tuoi due schiavetti di smetterla di mettere a soqquadro tutta la biblioteca.”

Hermione tacque. Piton era l’autore di quegli incantesimi e quelle formule presenti su quel libro? E Malfoy come l’aveva scoperto?

“Ora se vuoi lasciar perdere la cosa, gradirei che ti concentrassi su di me.”

“Sono molto concentrata su di te, Malfoy. A quest’ora avrei già dovuto dire tutto ad Harry e Ron e avrei dovuto trovarmi nell’ufficio di Silente per comunicare la faccenda a lui stesso!” rispose seccamente.

Draco incrociò le braccia al petto e digrignò i denti prima di parlare, serrando le mascelle.

“Allora va!” urlò. “Vattene se è quello che vuoi!”

Hermione sobbalzò su se stessa, quell’urlo l’aveva spaventata e colta di sorpresa. Draco con uno scatto tirò un pugno al muro davanti a sé, a pochi centimetri dal viso di Hermione.

“Credi che sia uno scherzo?! Bellatrix è più che un problema, è un incubo! Tu non la conosci!”

“Calmati...”

“Calmati?! Ho sbagliato a chiederti aiuto, pensavo che una persona capace e intelligente come te avrebbe capito e mi avesse davvero aiutato. Invece sei solo brava a giudicare come tutti gli altri!”
“Non mi pare di averti giudicato, Draco!” anche Hermione alzò la voce stavolta e Draco si stupì, ma quello che lo fece veramente rimanere di stucco, fu il suono della voce della strega mentre pronunciava per la prima volta il suo nome.

Il ragazzo dai capelli color platino iniziò a rilassare i muscoli ancora tesi per i nervi e allontanò il pugno dal muro; alcune gocce di sangue colarono sul pavimento ed Hermione se ne accorse.

“Vieni, ti medico la ferita.” disse piano.
“Non è un tuo problema.”

“Stai zitto per una volta.” i loro occhi si incontrarono nuovamente, Draco deglutì e non poté negare ai suoi occhi di posarsi sulle labbra di Hermione. Ella se ne accorse e arrossì distogliendo lo sguardo e allontanandosi da quel piccolo vicolo. Draco la seguì, e senza dire una parola, si lasciò guidare nel bagno occupato dall’ormai rinomata Mirtilla Malcontenta. La grifondoro credeva che lì non sarebbe entrato nessuno; di certo era molto più sicuro degli altri bagni.

 *

“Hermione si comporta in modo strano ultimamente.”
“Harry, Hermione è sempre strana. Non è una novità!” rispose Ron.

“Sì, ma stavolta è diverso. Non si impegna nemmeno nelle ricerche su quel maledetto libro ed è sempre pensierosa.”

“Mi è sfuggito il momento in cui vi ho detto che avevate il permesso di parlare.” Piton comparve dietro di loro con aria minacciosa e scandì bene quella frase, facendo sobbalzare i due ragazzi. L’ex professore di Pozioni, che quest’anno aveva ottenuto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, si allontanò ed Harry fece cenno a Ron di seguirlo, avrebbero ricopiato quel tema sugli gnomi in un’altra stanza; così entrambi lasciarono la sala grande e si diressero verso la sala comune.

“Io proverei a chiederle se c’è qualcosa che non va, sinceramente.” disse Harry mentre saliva le scale. Ron dietro di lui sbuffò e cercò di opporsi. “Harry, quella mi mangia vivo appena oso rivolgerle la parola!” “Sappiamo entrambi che dà più retta a te che a me!” Harry lo guardò con aria di supplica e Ron si lasciò convincere. Avrebbe parlato con la loro amica, facendo così contento Harry. In fondo l’amico aveva ragione.

*

“Hai un po’ di sangue qui.” Draco avvicinò la mano al viso di Hermione e passò il pollice sulla sua guancia, togliendo una goccia del proprio sangue da quest’ultima. Hermione stavolta arrossì vistosamente e Malfoy, che se n’era accorto, sorrise compiaciuto.

“Grazie per avermi medicato la ferita, allora.”

“Figurati.” non riuscì a dire altro che quell’unica parola. Aveva il cuore che le batteva all’impazzata. Draco rimpianse di non aver accettato le lezioni di legilimens da sua padre, avrebbe davvero voluto sapere cosa passava per la testa della mezzosangue in quel preciso momento. Ma poi un altro pensiero si impossessò di lui.

“Mancano solo cinque giorni. Questa domenica…”
“Non pensarci, andrà tutto bene. Ci sono io.”

“Ti sto mettendo in pericolo.”

“Non sono solo una sporca mezzosangue? Se dovesse capitarmi qualcosa, dovresti solo esserne contento!” scherzò lei con l’intenzione di far ridere il giovane Malfoy, ma lui la guardò con uno sguardo cupo, tutt’altro che divertito.

“Per me la linea di sangue è solo una stronzata. Le prese in giro che ti ho rivolto durante gli scorsi anni, erano dovute solo all’educazione che mi hanno dato i miei genitori. Io sono cresciuto, adesso sono in grado di pensare con la mia testa. Non sono più un bambino. E sinceramente parlando, Granger, sei molto più bella di qualsiasi purosangue.”

Hermione rimase piacevolmente sconvolta da quella confessione e si morse imbarazzata il labbro inferiore. Draco la guardò e sentì una morsa stringergli il cuore. Era così bella nella sua ingenuità. Avrebbe preso volentieri il suo viso, così delicato, tra le mani e l’avrebbe baciata seduta stante, se solo non avesse avvertito il proprio Marchio Nero bruciare.

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Capitolo 7
*** Quel che è fatto, è fatto. ***


Si può essere padroni di ciò che si fa, 
ma mai di ciò che si prova.

-Flaubert.

 

Quel che è fatto, è fatto.

 

“Non ho potuto fare altrimenti, professore.”

“Va bene così, Severus. Preferisco che sia tu a fare quel che Voldemort desidera, si fiderà ciecamente di te alla fine. Sai perfettamente che nutre ancora qualche dubbio.”

“Non mi importa dei dubbi che Lui può avere, lo faccio per Draco e sua madre. Anche se il ragazzo avesse il coraggio di farlo, io non glielo permetterò. E’ giovane, non merita un futuro già segnato.”

Silente scrutò il professor Piton attraverso gli occhiali a mezzaluna e sospirò pesantemente. Come poteva aver affidato quel compito ad un ragazzo così giovane? Tom Riddle non avrebbe mai smesso di sorprenderlo, in negativo però. E lo stupì anche vedere per l’ennesima volta come Severus fosse completamente diverso dalla persona che tutti gli altri credevano che fosse.

Mai fermarsi alle apparenze. Sembrava l’unico a tener conto di questo.

“Accadrà questa domenica.” disse freddamente il professor Piton, osservando Silente con circospezione.

“Non ho paura della morte, Severus. Quello che mi spaventa è la cattiveria degli uomini.”

Piton non ribatté, salutò il preside di Hogwarts con una debole alzata di mano ed un cenno del capo e si allontanò dal suo ufficio con discrezione.

*

“Come sarebbe a dire che non lo sai?”

“Non lo so e basta, Granger! Non so perché il Marchio ha preso vita! Li avrà chiamati per una riunione, non lo so!” Draco sputò fuori tutta la rabbia e la preoccupazione che aveva dentro di sé. Se la prese con Hermione, anche se lei non c’entrava assolutamente nulla.

“Dovresti calmarti.”

“Vattene,” rispose lui freddamente, guardandola con uno sguardo colmo di paura e allo stesso tempo di disperazione. “Vattene via. Non ti voglio qui.” ripeté.

“Ma…”

“Ho detto vattene!” il suo urlo tuonò in quel bagno, facendo perdere un battito ad Hermione. La strega a stento riuscì a trattenere le lacrime e si apprestò a correre via, fuori da quel maledettissimo bagno, senza dire altro e senza nemmeno voltarsi a guardarlo.

Malfoy invece prese a fissare la propria figura attraverso lo specchio. Si stava trasformando in un’altra persona, guardava quel suo viso scavato e pallido e non si riconosceva più. Il dolore che provava lo stava consumando, la paura lo stava facendo scomparire. Sentiva di non avere più il controllo del suo corpo, tantomeno delle sue emozioni. Improvvisamente le lacrime iniziarono a scorrergli lungo il viso e in attimo scoppiò in un pianto disperato. Non riusciva a smettere, voleva buttar fuori tutto quello che stava provando, voleva cercare di trovare un po’ di sollievo.

“Draco…” la voce tremolante e titubante di Hermione gli arrivò alle orecchie. La giovane grifondoro era ancora lì, aveva assistito a tutta la scena e qualcosa le aveva toccato il cuore. Voleva consolarlo, voleva che sentisse e capisse che non era solo in tutto quello che gli stava accadendo. La bella strega varcò nuovamente la soglia del bagno e lo raggiunse. Draco si voltò e la fissò, ancora con gli occhi rossi e gonfi per le lacrime.

“Perché sei tornata?”

“Non me ne sono mai andata.”

Le mani di lei gli si posarono sulle guance che prese ad accarezzare con dolcezza, tentando di calmarlo. Gli occhi di Draco percossero tutto il suo viso, soffermandosi sulle sue labbra come la precedente volta. Lei gli sorrise, lui sentì il proprio cuore fare i tripli salti mortali.

“Se vuoi che io ti aiuti, devi lasciarmelo fare.” sussurrò con un fil di voce.

“Sono una persona orgogliosa.”

“L’ho notato.” scherzò lei, soffiando una mezza risata. Lui andò ad adagiare le proprie mani fredde su quelle di Hermione, che ancora si trovavano sulle guance del giovane Malfoy e quest’ultimo le strinse e gliele fece spostare lentamente al centro del proprio petto, coperto dalla sola camicia bianca. Hermione arrossì, sollevò il viso e fece per parlare quando, d’un tratto, le labbra morbide di Draco andarono ad incontrare le sue, impedendole di farlo.

La ragazza rimase come pietrificata per lo stupore e sbarrò gli occhi, Draco sembro non prestarci molta attenzione ed iniziò subito a muovere lentamente la propria bocca sulla sua; all’inizio Hermione non ricambiò, ma poi decise di mandare al diavolo tutti quei pensieri su cosa è giusto e cosa è sbagliato. Circondando così il collo di Malfoy con le braccia, andò a ricambiare quel bacio che ben presto prese ad intensificarsi. Draco lasciò scivolare la lingua nella bocca di lei, non prima di averne sfiorato le labbra con l’estremità di quel muscolo caldo, e lei prese poi a giocare con quest’ultimo usando, con un leggero imbarazzo, la propria. Le loro lingue parvero come danzare, i loro respiri erano uniti insieme e in quel momento i due sentivano di stare facendo la cosa più giusta del mondo. Chiusero gli occhi e per un attimo il mondo si fermò.

Draco scivolò con le mani sulla sua schiena e le fece scorrere verso il basso, mentre con il proprio corpo la spinse verso il muro di quel bagno, senza mai staccarsi dalle sue labbra. Hermione si rese conto della foga con cui lui stava reagendo e, come dopo essersi svegliata da un sogno, interruppe di scatto quel bellissimo bacio, aprendo gli occhi.

“No. Fermo.”

“Che c’è?” sussurrò Draco , mostrando quei bellissimi occhi color ghiaccio ed ansimò flebilmente sulle sua labbra. Hermione non sapeva quale forza divina l’avesse spinta a fermarsi, avrebbe voluto continuare per ore. Sentiva un vibrante calore invaderle qualsiasi parte del corpo e per giunta aveva ampiamente sentito l’erezione del giovane serpeverde premergli contro la coscia; forse fu proprio questo a fermarla.

Draco scrutò il suo viso e capì. “Hai ragione, scusami.” il suo tono era alquanto imbarazzato. Si allontanò da lei facendo un paio di passi indietro ed alzando le mani come in segno di resa. Hermione tentò di ricomporsi, dandosi una sistemata ai capelli e ai vestiti e poi lo guardò. Era veramente bello. Di una bellezza disarmante.

“Ci vediamo domani.” disse e sparì dietro la porta diretta al dormitorio dei Grifondoro, mentre Malfoy pronunciò un lieve ‘grazie’ che ella non poté sentire.

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Capitolo 8
*** Sentimenti contrastanti. ***


Quando uno dice di non voler parlare di qualcosa,

di solito vuol dire che non può pensare ad altro.

-Steinbeck.

 

Sentimenti contrastanti.

 

“Ma dove sei stata?” Ron assalì Hermione non appena la ragazza mise piede nella sala comune dei Grifondoro.

“A studiare, Ron.” fu l’unica cosa che le venne in mente sul momento.

“Sentito, Harry? Lei va a studiare, mentre noi ci scervelliamo per scoprire qualcosa che ci sia utile sul Principe Mezzosangue!”

Harry non disse niente, sapeva che non doveva assolutamente mettersi in mezzo se non voleva essere assalito da entrambi i suoi amici.

“Vuoi abbassare la voce? Si dà il caso che lì seduti davanti al fuoco ci siano Ginny, Seamus e Neville!” rispose di rimando Hermione. “E tu cos’hai da ridere?” stavolta si rivolse ad Harry che stava facendo di tutto per non scoppiare a ridere, ma con scarso successo.

“Tu sei molto strana ultimamente, non è che stai facendo qualcosa di segreto, che non vuoi dire a noi?” il ragazzo dai capelli color carota la scrutò con aria curiosa ed interrogativa ed Hermione non poté evitare di trasalire, evitando il suo sguardo.

“Non sto facendo un bel niente e comunque io ho scoperto chi è il Principe Mezzosangue.”

“E ce lo dici così?”

“Ron, calmati su. Adesso Hermione ci spiegherà tutto, vero?” Harry la guardò con uno sguardo supplichevole e allo stesso tempo complice; Ron sapeva essere molto insistente. La strega fece un profondo sospiro e poi fece segno ai due di seguirla in un angolo un po’ più appartato della loro sala comune.

“E’ Piton. Ma è solo un libro che contiene suoi incantesimi e contro-incantesimi e diversi modi di preparare pozioni. Con Voldemort non c’entra niente e non ci sarà d’aiuto.”

“E tu tutto questo come lo hai scoperto?” dissero in coro i due.

“L’ho scoperto e basta, fidatevi di me.” Harry e Ron non risposero, ma nella loro mente si fece sempre più strada il pensiero che Hermione fosse molto più che strana, era anche piuttosto misteriosa.

*

Il sabato a seguire fu una giornata molto tranquilla per i tre inseparabili amici. Almeno così era per i due ragazzi, ignari che la loro amica avesse tantissime cose per la testa, infatti Hermione era tutto meno che tranquilla. Draco non si era fatto sentire per tre giorni di fila, non l’aveva cercata per niente. Neanche per parlare di quello che era successo tra di loro.

La strega appartenente ai Grifondoro non aveva fatto altro che pensare a quel bacio e a fantasticare ogni notte su cos’altro sarebbe potuto accadere se non lo avesse fermato.

Arrivò persino a maledirsi per averlo bloccato e si vergognò molto per i pensieri tutt’altro che casti che le passavano per la mente. Ed inoltre, come poteva pensare a questi problemi futili, quando il giorno dopo la vita di Silente sarebbe stata in pericolo? La frustrazione era tanta quanto la preoccupazione. Non poter dire niente a Ron ed Harry, oltretutto, peggiorava di molto il suo umore; praticamente si sentiva isolata dal resto del mondo, nonostante avesse intorno a lei una miriade di persone.

Un attimo prima che potesse rendersene conto, Hermione si trovò nella sala grande pronta per consumare un gustoso pranzo. La fame non era poi molta, ma aveva intenzione di sforzarsi un pochino, giusto per non far preoccupare i suoi amici.

Dall’altro lato della sala vide Malfoy intento a parlare con Pansy Parkinson; i due chiacchieravano e ridevano insieme. Hermione non poté fare a meno di notare quanto fosse bello il sorriso che Draco rivolgeva a quella serpeverde, ed una strana sensazione di gelosia iniziò ad invaderle il corpo. Il suo labbro inferiore tremò per la rabbia e con uno scatto si mise a sedere sulla panca, incrociando le braccia e posando quest’ultime sul tavolo; la strega stava fulminando Pansy con lo sguardo e avrebbe fatto davvero qualche magia, se solo Draco non si fosse accorto di lei e non le avesse fatto l’occhiolino.

Hermione arrossì e nel frattempo Harry e Ron presero posto davanti a lei, oscurandole la visuale. Lei non poteva di certo dir loro di spostarsi, quindi cercò di darsi una calmata ed iniziò a mangiare un delizioso piatto di riso, mentre i due amici la guardarono interrogativi.

Poco dopo la sala iniziò a svuotarsi e persino Ron ed Harry annunciarono ad Hermione che sarebbero andati a ripassare Storia della Magia in biblioteca, ella annuì e li salutò con un sorriso.

Ormai erano rimasti solo un paio di studenti di Corvonero e di Tassorosso seduti ai loro rispettivi tavoli, mentre Hermione era rimasta al proprio con Neville e Seamus, impegnati in una bella partita di scacchi magici. Dall’altro lato della sala, invece, Draco era rimasto solo. Hermione lo stava fissando, o meglio, lo stava letteralmente mangiando con gli occhi. Alla fine prese coraggio e si alzò, diretta da lui.

“Allora, hai intenzione di ignorarmi per molto?”

“Non volevo destare sospetti, sai…” rispose lui con noncuranza.

“Io…”

“Quel bacio puoi anche far finta che non ci sia stato, se è questo quello che vuoi.”

“No, io non voglio ignorare il tutto. Volevo solo parlarne.”

“Granger, con tutto il casino che succederà domani, io credo che dovremmo rimandare la nostra discussione ad un altro momento.” la guardò dritto negli occhi; quegli occhi color nocciola che sembravano emanare calore.

“E se ci scappasse il morto? Non credi che dovremmo risolvere quel che c’è tra di noi prima di domani?”

“Perché, cosa c’è tra di noi?” Draco sapeva benissimo cosa Hermione volesse dire, ma aveva una gran voglia di stuzzicarla e metterla in imbarazzo.

“E che diavolo, Draco! Lo sai benissimo!” sbuffò spazientita e ad assunse un’espressione che colpì moltissimo Draco. Quella diventò fin da subito la reazione della Granger che più avrebbe adorato. I lineamenti imbronciati della strega, la rendevano ancora più ingenua e carina e lui adorava quel tipo di comportamento. Gli risvegliava il cuore; lo emozionava.

“Credo che tu mi piaccia, mezzosangue. Questo è tutto quello che ho da dire.” si alzò dalla panca, le fece un sorriso appena accennato e la sorpassò, mantenendo un’andatura lenta ma decisa. Hermione non riuscì né a replicare né a seguirlo, che lui era già sparito dal grande portone d’accesso alla sala grande. ‘Mi piaci anche tu’, avrebbe voluto dire. Ma era davvero così? O erano solo le sensazioni del momento che glielo facevano credere? Il tutto era accaduto così in fretta; Hermione non avrebbe mai creduto possibile una cosa del genere. E nemmeno Draco avrebbe mai pensato che un giorno quella mezzosangue sarebbe diventata l’unica cosa che contava nella sua vita.

_____

La storia sta iniziando a delinearsi, no? Io sono già un po' più avanti con la scrittura e sto trovando parecchie difficoltà, devo essere sincera. Cambiare quello che ha scritto la Rowling ed aggiungere nuove parti, sta diventando molto più arduo del previsto. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! :)

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Capitolo 9
*** Il giorno decisivo. ***


Io non posso fermarlo.

Io posso solo dargli una ragione in più per tornare.

-Baricco.

 

Il giorno decisivo.

 

“Severus, devi fare quello abbiamo concordato. E’ arrivato il momento.”

Piton annuì e senza dire niente, uscì dallo studio di Silente e prese a camminare lungo i corridoi di Hogwarts. Doveva lasciare una lettera ad Harry Potter, una lettera nella quale Silente spiegava l’esistenza degli Horcrux e non solo, era un compito di vitale importanza. Il Prescelto doveva essere pronto alla battaglia e doveva sapere tutto, solo così avrebbe potuto avere una possibilità di vittoria.

Entrò senza problemi nella sala comune di Grifondoro. Tutti gli studenti erano a lezione di Trasfigurazione con la McGranitt, quindi poteva vagare indisturbato come aveva fatto l’ultima volta, per consegnare il suo libro personale di pozioni a Potter. Credeva che quel libro, che conteneva tutti i suoi incantesimi, avrebbe potuto aiutarlo nella sua missione, ma non era necessario fargli sapere che era stato lui a darglielo. L’importante era che l’avesse e che lo utilizzasse al meglio.

* 

Draco intanto si stava preparando, doveva raggiungere la Stanza delle Necessità e far entrare Bellatrix ad Hogwarts. Quasi se n’era dimenticato, stranamente aveva altri pensieri per la testa. Hermione negli ultimi giorni lo aveva fatto sentire un essere umano, cosa che non capitava da molto tempo. Gli aveva fatto per un attimo dimenticare tutto, ma ora era giunto il momento che tanto temeva e non poteva fare niente per evitare la cosa.

Si avviò a passo svelto per i corridoi della scuola e raggiunse in fretta il settimo piano; avvicinatosi alla soglia della Stanza delle Necessità, desiderò ardentemente di poter vedere il suo gufo e questi gli apparve tutto d’un tratto sulla spalla, non appena mise piede in quella stanza. Draco sorrise e gli consegnò velocemente un biglietto che doveva arrivare nelle mani di Hermione il prima possibile; aveva preparato da solo questa parte del piano. Successivamente, un po’ titubante, si avvicinò all’Armadio Svanitore ed aprì lentamente l’anta; sua zia doveva essere già lì e infatti la strega dai capelli neri come la pece e dall’espressione da pazza schizofrenica dipinta sul viso, si apprestò ad uscire da quell’armadio e mettere finalmente piede nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

“Bene, Draco caro. Dov’è che si va?” e scoppiò a ridere in un modo così pungente che a Draco si gelò il sangue nelle vene.

*

Silente si trovava già sulla Torre di Astronomia e Draco lo sapeva grazie ai suoi informatori. Aveva fatto una breve tappa nel suo ufficio solo per incontrare Severus Piton, ma aveva subito raggiunto nuovamente la torre. Era tornato solo qualche ora prima da una missione pericolosa, era andato alla ricerca del terzo Horcrux di Voldemort, che aveva trovato e distrutto. Stando ai suoi calcoli ne mancano solo quattro, ma toccava ad Harry il compito di farli sparire. In fondo il ragazzo c’era riuscito al secondo anno, togliendo di mezzo il diario di Tom Riddle e lui aveva appena distrutto quel maledetto medaglione, oltre all’anello che gli aveva infettato il corpo. Sapeva che da lì a poco non sarebbe più esistito, il che non era poi così grave; Silente, infatti, era a conoscenza della maledizione che il secondo Horcrux gli aveva inflitto e nel giro di anno o poco più, sarebbe morto comunque. Che differenza faceva morire solo dodici mesi prima? Lui era in pace con se stesso e aveva tutto sotto controllo.

Non poteva però prevedere che il trio di Grifondoro, a momenti, si sarebbe trovato su quella Torre insieme a lui. Infatti Hermione non aveva resistito e aveva raccontato tutto a Ron ed Harry. I due erano rimasti senza parole, ma non c’era tempo per i convenevoli, così seguirono la strega che sapeva benissimo dove andare, dato che aveva ricevuto senza intoppi il biglietto di Draco in cui egli le spiegava dove sarebbe avvenuto il tutto. Ron ovviamente non sembrava fidarsi di lui, ma Harry notò che Hermione invece era molto sicura di quello che stava dicendo, lei si fidava e quindi, anche se riluttante, decise di fidarsi a propria volta del giovane serpeverde dai capelli biondo platino.

Hermione aveva al collo una borsa molto piccola, ma dentro conteneva un mondo; la strega infatti aveva messo all’interno di essa qualsiasi cosa potesse servire a lei e ai suoi amici, persino la strana lettera che aveva notato sul comodino di Harry una volta tornati dalla lezione di Trasfigurazione. Gliel’avrebbe consegnata più tardi, l’importante era aver messo al sicuro ogni cosa.

“Io continuo a dubitare.”
“Ron, all’inizio dubitavo anche io proprio come te, ma se ti dico che possiamo fidarci è perché ne ho avuto la conferma.” rispose lei e guardò Harry come in cerca di appoggio.

I tre arrivarono in fretta in cima alla torre e rimasero fermi sulle scale; videro Silente intento a scrutare il cielo e fecero per muoversi, quando Harry all’improvviso tirò i due amici dal braccio facendogli cenno di stare zitti, quando questi tentarono di aprire bocca per chiedere spiegazioni, non prima di aver guardato il giovane Potter con uno sguardo interrogativo. Harry puntò il dito a destra e la bocca di Hermione si spalancò dallo stupore, Draco era in piedi a poco metri da Silente e gli stava puntando la bacchetta contro; al suo fianco, la pazza Bellatrix Lestrange gli stringeva la spalla e lo invitava a procedere. Il cuore di Hermione perse un battito, vedere Draco in quella situazione la faceva stare male; iniziò ad avvertire gli occhi lucidi e per poco non scoppiò a piangere.

“Tu non sei un assassino, Draco. Lascia che ti aiuti.”

“Lei non capisce, devo farlo o lui mi ucciderà.” disse con voce tremante e a stento trattenne le lacrime, che avrebbe voluto lasciar scorrere come un fiume in piena.

“Fallo Draco, fallo.” continuava a ripetere Bellatrix, ma la mano di Draco si fece sempre più tremante e la cosa si amplificò quando i suoi occhi incontrarono quelli lucidi di Hermione; fu come ricevere un pugno in pieno stomaco. Aveva portato anche quelle due palle al piede con lei, ma stranamente la cosa non lo stupì. Pensò che fosse stata la scelta più saggia, quella di confessargli tutto, avrebbero potuto benissimo aiutarli. Draco continuava ad esitare e Bellatrix parve spazientirsi, perché sbuffò sonoramente contro il suo orecchio. Il giovane Malfoy abbassò lentamente la bacchetta e in quel preciso istante, da un angolo della torre spuntò fuori Piton.

“Che ci fai tu qui?” disse Draco. Piton si posò l’indice sulle labbra e gli fece cenno di stare zitto. Bellatrix sapeva già che stava per tener fede al Voto Infragibile stretto con Narcissa. Draco aveva appena fallito e non c’erano dubbi su questo.

“Severus, ti prego.”

“Avada Kedavra!” una luce verde fuoriuscì dalla bacchetta di Piton ed andò a colpire Silente che subito perse i sensi e cadde giù dalla torre, morto. I tre grifondoro riuscirono a trattenere un urlo, anche se a fatica; Bellatrix rise, Piton si smaterializzò, Draco fissò Hermione, avrebbe voluto stringerla a sé e lei lo supplicò con lo sguardo, pregando che la raggiungesse. Era fatta. Anche se non era ancora tangibile, la battaglia fra bene e male era appena iniziata. Ma non era scoppiata solo una guerra; strani sentimenti cominciarono a farsi strada nei cuori del purosangue e della mezzosangue, se n’erano resi conto da quelle brevi occhiate che si erano lanciati poco prima. Mai avrebbero pensato che una cosa del genere sarebbe potuta accadere proprio a loro due.

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Capitolo 10
*** Vieni via con me. ***


Non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai.
E quando accade, sei intoccabile.

-Palahniuk.

 

Vieni via con me.

 

Harry stringeva i pugni con una rabbia sorprendente, Ron credeva che si sarebbe ferito da solo con le unghie se solo avesse stretto più forte. Albus Silente, il suo mentore, non c’era più. Ed era stato ucciso dalla persona di cui si fidava di più al mondo. Era ingiusto e terribile; gli occhi gli si fecero lucidi e ci mancò poco che scoppiasse a piangere proprio lì.

“Dobbiamo andarcene. Ora.” disse Ron. Hermione non batté ciglio, continuò a fissare Draco con uno sguardo tra il perso e il supplichevole e Ron se n’accorse.

“Che hai? Non c’è tempo, non possiamo stare qui!” provò a tirarla da un braccio e lei parve risvegliarsi da un sogno.

“Mh… ah, sì.” fu tutto quello che riuscì a pronunciare.

“Andiamo Draco, a casa ci aspettano per festeggiare.” sibilò Bellatrix all’orecchio del giovane serpeverde, ma Draco rimase lì immobile, tremava come una foglia. Sapeva che avrebbe dovuto prendere tutto il coraggio del mondo per fare quello che aveva intenzione di fare.

“Dobbiamo smaterializzarci.” finalmente Harry si decise a parlare, trattenendo le lacrime. “Non torneremo più ad Hogwarts. Non possiamo stare qui.” concluse con tono deciso.

Ron lo fissava interdetto, non si aspettava una risposta di questo genere dall’amico. Lui pensava più ad una cosa del tipo ‘andiamo dalla McGranitt’, ma in fondo sapeva che le cose erano appena cambiate irrimediabilmente e che la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts non era più un posto sicuro per loro.

All’improvviso Harry uscì allo scoperto sotto gli occhi della malvagia Bellatrix, quest’ultima prese a fissarlo con un sorrisetto compiaciuto stampato in volto ed i suoi occhi brillarono d’odio.

“Harry Potter! Giusto in tempo! Vuoi venire con me anche tu? Il Signore Oscuro ne sarebbe deliziato!” scoppiò in una risata sguaiata e batté la mano sulla spalla di Draco che non aveva ancora smesso di fissare Hermione; all’improvviso si allontanò da sua zia e si voltò a guardare quest’ultima, con tutto il coraggio che avesse mai avuto in vita sua.

Hermione colta dallo spavento e dalla foga del momento, saltò fuori dal nascondiglio e si avvicinò ad Harry, seguita ovviamente da Ron che non avrebbe di certo lasciato i suoi due amici più cari da soli.

“Hermione, stringi la mia mano. Dobbiamo andare, ora.” mormorò Harry, ma la strega non si mosse di un centimetro.

“Aspetta.”
“Non c’è tempo!” Hermione lo fulminò con lo sguardo, Harry capì che c’era qualcosa sotto o la sua amica non avrebbe mai reagito in quel modo. Conosceva Hermione, lei era sempre stata molto cauta.

“Io non vengo.” era proprio quello che Hermione si aspettava di sentir uscire dalla bocca di Draco. Era fiera di lui e sorrise tra sé e sé.

“Come, Draco?” disse Bellatrix, guardandolo con stupore. “Vuoi forse disonorare il nome dei Malfoy? Della tua famiglia?”
“Quella che hanno disonorato il nome dei Malfoy sei proprio tu.” sbottò.

I due ragazzi grifondoro guardavano la scena stralunati, non capivano cosa stesse succedendo, ma Harry fu in grado di intendere, lanciando una breve occhiata ad Hermione, che lei invece sapesse molto di più di quanto sapessero lui e Ron. Malfoy fece una corsa veloce verso di loro, Ron incurvò un sopracciglio non riuscendo ancora del tutto a mettere a fuoco la situazione. Era completamente confuso.

Bellatrix fece per alzare la bacchetta, digrignò i denti presa dalla rabbia e puntò la bacchetta verso il primo che le venne a tiro. Ron.

“Avad…”

Hermione urlò. “Draco, prendimi la mano!” Malfoy lo fece, in un attimo strinse la mano di Hermione e tutti e quattro si smaterializzarono.

“No!” Bellatrix era furiosa, gettò un urlo pieno di rabbia e sparì a propria volta da quella torre. Doveva avvisare il Signore Oscuro.

*

“Io esigo delle spiegazioni e possibilmente ora!” Ron era furioso, non sapeva più cosa pensare e non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che Piton avesse ucciso Silente.

“Calmati Ron, vi spiegherò tutto. Ma prima bisogna fare un incantesimo di protezione. Non siamo più al sicuro.” Hermione ancora scossa, trovò la forza di rispondere all’amico e successivamente fece un profondo sospiro, voltandosi a guardare Draco che stava dando un’occhiata intorno. Si trovavano in un bosco, chissà a quante miglia di distanza da Hogwarts; lì vicino c’era un piccolo laghetto e i raggi del sole si riflettevano nell’acqua dando a quest’ultimo un aspetto molto più bello e delicato.

Harry ancora non sapeva cosa dire agli altri, si allontanò di un paio di passi dal gruppetto e tirò fuori la bacchetta. “Lo faccio io,” disse con voce flebile. “Protego maxima, fianto duri, repello inimicum.” pronunciò quelle formule un paio di volte e poi rimise la bacchetta nella tasca. Hermione nel frattempo aveva tirato fuori una tenda ed un paio di oggetti dalla sua borsetta. Ron la guardava con un’espressione di stupore e nel mentre Draco continuava a fissare l’orizzonte che si stagliava al di là del lago, senza voltarsi. Aveva tradito la sua famiglia, aveva scelto di passare dalla parte del bene. Sentiva che non avrebbe potuto compiere scelta migliore e il fatto che Hermione potesse apprezzare tutto questo, lo faceva sentire felice come non mai.

“Avevo previsto che sarebbe successa una cosa del genere,” iniziò la giovane strega. “Così mi sono preparata. Ho usato un incantesimo per rendere questa borsetta capace di ospitare di tutto e ho preso tutte le nostre cose dai dormitori. Non potevamo di certo scappare senza avere niente in mano.”

“E quello che ci fa qui?” chiese Ron scocciato, puntando un dito verso Malfoy.

“Draco…” mormorò Hermione e lui si voltò. “Sto ascoltando.” disse.

“No, vieni qui.”

Lui fece un paio di passi e si avvicinò ai tre, fissando con disgusto il giovane Ron che di certo non mancò di ricambiare.

“Lui aveva il compito di uccidere Silente e prima che possiate dire qualcosa, ascoltate me.” aggiunse, dato che i due grifondoro stavano già per aprire la bocca e ribattere.

“Mi ha riferito tutto  ed io l’ho aiutato. Avevo promesso di non dire niente a voi due, ma credendo che sarebbe stato meglio avere un appoggio, alla fine ho deciso di portarvi con me sulla Torre di Astronomia.” Hermione prese un profondo respiro e poi continuò. “L’arrivo di Piton non era previsto. Noi sapevamo soltanto che Draco doveva uccidere Silente e che magari noi, uscendo all’improvviso, avremmo distratto Bellatrix e Silente avrebbe avuto il tempo di fuggire. Ma poi è spuntato Piton e… non abbiamo potuto fare niente, non ci ha dato nemmeno il tempo di sbucare fuori.” terminò la frase; gli occhi le si riempirono di lacrime ed Harry strinse forte i pugni. “E’ morto e non potremo nemmeno assistere al suo funerale. Prima Sirius, poi lui. Non è giusto.”

Draco deglutì. Hermione non disse nulla, cosa avrebbe potuto dire per far stare meglio Harry? Assolutamente niente, purtroppo. Quindi prese coraggio e si rivolse a Ron. “Monta la tenda, Ron. Devo dirvi un altro paio di cose.” mormorò e tirò fuori quella strana lettera, trovata sul comodino di Harry, dalla sua strana e capiente borsetta.

_____

Lo so, in questi due ultimi capitoli il Dramione è quasi del tutto assente. Dovendo seguire la storia degli ultimi due libri, non posso parlare solo di Draco ed Hermione, devo seguire un percorso ben preciso. Non preoccupatevi però, le loro scene torneranno molto presto. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate e se c'è qualche errore di distrazione! :)

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Capitolo 11
*** Scoperte e confessioni. ***


Voglio dividere con te tutto quello che hai dentro.

- Murakami.

 

Scoperte e confessioni.

 

Dopo aver preparato la tenda ed essersi messi comodi all’interno di essa e dopo aver preparato ogni sorta di oggetto necessario alla loro sopravvivenza, ormai il tramonto era già giunto da un bel pezzo e a breve sarebbe diventato completamente buio. I ragazzi finalmente si sedettero attorno ad un tavolo pronti a parlare di qualsiasi cosa.

“Io quello non ce lo voglio.” Ron non faceva che fissare Draco con uno sguardo carico d’odio e di sfida.

“Non è che io faccia i salti di gioia per stare vicino a te, Weasley.” la risposta acida di Malfoy non tardò ad arrivare.

“Non fate i bambini. Ci sono cose più serie a cui pensare. E Ron,” Hermione si voltò, fissando il ragazzo dai capelli color carota negli occhi. “Draco non c’entra niente con i Mangiamorte, ha deciso di aiutarci e tu dovresti apprezzarlo.”

Ron sbuffò ed incrociò le braccia al petto, Harry prese la parola. Stava bellamente ignorando Malfoy da quando si erano materializzati in quel posto e per il momento non aveva intenzione di cambiare atteggiamento  nei suoi confronti.

“Cos’altro devi dirci, Hermione?”

“Prima di tutto, Draco mi ha detto che il Principe Mezzosangue è Piton e che quegli incantesimi e tutto il resto sono stati inventati da lui, ma più di quello non hanno nessuno scopo ben preciso. Anche se non sappiamo chi ha messo quel libro sul tuo comodino, Harry, possiamo supporre che sia stata la stessa persona che ti ha lasciato questa.”

Finalmente Hermione mise quella lettera nelle mani di Harry, che subito l’aprì senza indugiare. “Piton? Davvero?” chiese. “Sì.” rispose Hermione. “Ma a questo punto è meglio non pensarci, non c’è di alcun aiuto.”

“Perfetto, giorni e giorni passati in biblioteca per nulla!” sbottò Ron.

Harry lo ignorò; puntò lo sguardo sul foglio in pergamena che aveva tirato fuori dalla busta ed iniziò a leggere.

 

Caro e giovane Harry,

sapevo che sarebbe giunta la fine per me, ma ti prego di non rattristarti per questo. Io sarei morto comunque in breve tempo; una strana maledizione mi ha, ahimè, colpito e stava già iniziando a portare via la vita che c’era in me.

So che quello che sto per dirti ti risulterà strano e confuso, ma non potevo che aspettare solo questo momento per fare a te una confessione:

Voldemort tanto tempo fa creò sette Horcrux. Questi Horcrux sono un pezzetto della sua anima, tu devi trovarli e distruggerli. Ti farà piacere sapere che io ne ho già distrutto due e tu uno (il diario di Tom Riddle), quindi ne mancano solo quattro. Confido in te, Harry, sei la nostra speranza migliore.

Ti starai sicuramente chiedendo quali siano, beh, io non lo so. Ho trovato i due dei quali mi sono già occupato per puro caso, facendo un salto nei miei ricordi e cercando indizi nel passato. Ma sono più che sicuro che il tuo collegamento con Voldemort ti sarà d’aiuto per questa pericolosa, ma importante ricerca. Lui sa che stiamo tentando di distruggerli, per questo ha voluto la mia morte. Fidati di Draco e ricorda che anche le persone più impensabili possono rivelarsi dei fedeli servitori e amici. Presto riceverai anche degli oggetti, ognuno di loro avrà una precisa funzione. Non chiederti come li avrai, ma accadrà. Buona fortuna.

Con affetto e profonda ammirazione,

Albus Silente

 

I quattro ragazzi rimasero senza parole. Harry posò la lettera sul tavolo e guardò tutti negli occhi, in cerca di chiarimenti.

“Ci ha affidato una missione suicida, praticamente.” riuscì a dire Ron.

“Se l’ha fatto, sa che saremo in grado di portare a termine tutto questo. Ed inoltre, io sono l’unico che può sconfiggere Voldemort.” rispose Harry.

“Devi cercare di entrare nella sua mente, Harry. Io credo che Silente intendesse dire questo, quando ha parlato del tuo collegamento con lui. Forse riuscirai a vedere quali sono questi quattro Horcrux rimasti.” mormorò Hermione con un filo di voce.

“Ma non sappiamo come distruggerli. Non ce l’ha detto.” commentò Malfoy.

“Tu stai zitto, nessuno ha chiesto il tuo parere. Dovresti solo vergognarti.”

“Adesso mi hai stufato! Non sono io che devo vergognarmi, ma solo e soltanto la mia famiglia! Essere un Serpeverde non significa automaticamente essere una persona cattiva!” Draco preso dalla rabbia si alzò in piedi, sbattendo con impeto un pugno sul tavolo e si avviò fuori da quella tenda. Hermione aveva già assistito ad una reazione del genere ed era molto preoccupata per lui.

“Io faccio la guardia fuori. Buonanotte!” urlò una volta uscito all’aria aperta.

Il cuore di Hermione fu come oscurato da un’aura negativa. Le dispiaceva per Draco, vederlo reagire così non era per niente gradevole e non voleva che Ron se la prendesse così tanto con lui. Soprattutto non senza un motivo.

“Ron, cerca di apprezzare quello che sta facendo. Davvero. Ci vuole molto coraggio per tradire la propria famiglia e Voldemort a costo di rimetterci la vita. E’ ora che inizi a vedere Draco sotto una luce diversa, come sto facendo io.”

Ron guardò Harry come a voler chiedere appoggio, ma Harry era d’accordo con Hermione. Non c’era proprio niente su cui essere in disaccordo.

“Persino Silente ci ha scritto di fidarci di lui. E poi non si può negare che abbia fatto qualcosa d’ammirevole. Non sarebbe stato da lui; il Malfoy che conoscevamo non l’avrebbe mai fatto. Ci vuole veramente aiutare. E’ sempre stato un nostro nemico in passato, ma adesso è qui per rimediare. E se Hermione dice che ci si può fidare, io le credo.” disse con serietà nella voce, e non sapeva nemmeno da dove gli uscirono quelle parole positive nei confronti di Malfoy. Ron sospirò, doveva cercare di farselo andare a genio o avrebbe litigato ogni momento con i suoi amici più cari e sapeva bene che non era affatto utile discutere in un momento come quello. La guerra era ormai alle porte, era questione di mesi o forse anche di settimane. Improvvisamente una forte paura lo invase, c’erano decisamente cose più importanti a cui pensare. Harry ed Hermione avevano ragione. La sua antipatia nei confronti di Draco, ora come ora, era il male minore.

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Capitolo 12
*** Ho bisogno di te. ***


Ognuno può padroneggiare un dolore, tranne chi l’ha.

-Shakespeare.

 

Ho bisogno di te.

 

“Ehi…” la voce di Hermione gli stuzzicò l’udito, distogliendolo dai suoi pensieri. Ormai era diventato buio da un po’ e la pace e il silenzio che regnava lì intorno stava regalando a Draco un po’ di sollievo, prima che la strega interrompesse quel piacevole momento.

Draco voltò il viso in direzione della sua voce e la vide, lì in piedi, illuminata soltanto dalla luce della luna, bellissima come sempre.

“Ho pensato che avessi fame. Io e gli altri abbiamo già mangiato. Tieni.” disse lei e gli porse un piattino con un po’ di cibo, dopo essersi avvicinata al ragazzo. Malfoy allungò il braccio e lo prese con la mano destra, posandoselo poi sulle cosce. Era seduto a terra, sull’erbetta fresca, con la schiena poggiata contro un tronco di un altissimo albero.

Hermione si avvicinò ancora un po’ a lui e con una mossa veloce, si accovacciò a terra, sedendosi al suo fianco e stringendosi le gambe tra le braccia.

“Mi dispiace per Ron, ma lui è fatto così. E’ bene che tu lo sappia.”

“Tranquilla, non importa. Sono abituato a questo genere di cose.”

Hermione mugugnò qualcosa di incomprensibile e poi prese coraggio per parlare.

“Non ho avuto modo di chiederti, ecco…” farfugliò. “Quel giorno in sala grande, hai detto che credevi che io ti piacessi. Insomma…” la strega abbassò lo sguardo a terra, scossa improvvisamente da un forte senso di imbarazzo e le ci volle un po’ per continuare a parlare. Di certo il fatto che Malfoy guardasse davanti a sé e non la degnasse di uno sguardo, non migliorava le cose. “Lo pensi ancora?” finalmente si decise a continuare, ormai aveva iniziato e tanto valeva finire il discorso.

“No.”

Il cuore di Hermione parve spezzarsi, si morse il labbro inferiore e continuò a fissare il terreno davanti ai suoi occhi. Draco stava mangiando e ci mise un po’ prima di prendere la parola; si era accorto che Hermione taceva imbarazzata e voleva interrompere quel silenzio, altrettanto imbarazzante.

“Non lo credo più.” continuò Malfoy.

“Ho capito, non c’è bisogno che continui ad infierire!” rispose con uno scatto Hermione, furiosa. “La prossima volta evita d’illudermi, allora!”

Draco scoppiò a ridere e finalmente si decise a guardarla negli occhi. “Non lo credo più, perché adesso sono sicuro che tu mi piaccia.” le sorrise e il cuore di Hermione stavolta prese ad accelerare all’impazzata.

“E per dirla tutta, senza di te non avrei mai trovato il coraggio di fare quello che ho fatto.” posò il piatto a terra e portò la mano sinistra a sfiorare delicatamente il viso di Hermione. “Ora come ora, io bisogno di te.” terminò. I suoi amici lo avrebbero sicuramente preso in giro per settimane se lo avessero sentito. Che razza di rammollito stava diventando? Per una donna, poi.

Hermione non sapeva davvero cosa dire e così fece la prima cosa che il suo corpo le suggeriva di fare; in un attimo si avvinghiò al collo di Draco e lo strinse a sé in un abbraccio. Era come se stesse cercando protezione da lui. Draco per un attimo rimase interdetto, ma infine mise le proprie mani sulla schiena della giovane grifondoro e ricambiò quell’abbraccio, sollevando l’angolo della bocca in un sorriso. Si sentiva bene.

Le baciò delicatamente la testa ed inspirò l’odore che emanavano i suoi bellissimi capelli e chiuse gli occhi. Anche Hermione chiuse i propri e dopo un paio di minuti che sembrarono secoli per entrambi, sciolse lentamente l’abbraccio. I suoi occhi si gettarono in quelli di Draco e in un attimo avvicinò le proprie labbra alle sue, sfiorandole, per poi incastrarle con quest’ultime. Improvvisamente Draco prese a baciarla con una foga simile a quella che aveva usato quel giorno in bagno, ma stavolta Hermione ricambiò senza imbarazzo e senza il minimo sentore di volersi fermare.

Un calore molto accentuato al bassoventre colpì i due ragazzi; Draco prese ad accarezzare la schiena di Hermione dall’alto verso il basso, arrivando in un attimo al bordo inferiore della sua maglietta. Infilò entrambe le mani sotto di essa ed iniziò a sfiorare la pelle nuda della sua schiena, tracciandone con le dita la colonna vertebrale, senza smettere di baciarla con impeto e passione. Le loro lingue erano come impegnate in una danza, Draco succhiava avidamente quella di Hermione e lei faceva lo stesso con la sua. Le mani della giovane strega scesero lentamente lungo il petto di Draco e prese immediatamente a slacciare i bottoni della sua camicia, uno per uno. Non sapeva cosa stava facendo, in quel momento aveva del tutto spento il cervello e stava seguendo solo i suoi istinti. I sospiri di entrambi erano uniti in un unico respiro; nessuno dei due aveva la minima voglia di interrompere quel contatto.

Draco portò infine le mani sulle spalle esili di Hermione e la spinse delicatamente verso il terreno, posizionandosi in un attimo sopra di lei, sovrastandola. Hermione inarcò la schiena, presa da un’eccitazione improvvisa e, inevitabilmente, il proprio bacino andò a scontrarsi con quello di Draco. Quest’ultimo, d’altro canto, prese a muoversi su di lei, permettendo così alla propria erezione di strofinare sulla coscia della giovane grifondoro. Hermione si lasciò sfuggire un gemito e finalmente si apprestò a staccarsi dalle labbra di Draco, trovando un attimo per riprendere fiato. Lo fissò vogliosamente negli occhi e poi si avvicinò al suo collo, succhiandone immediatamente un lembo di pelle, arrossandolo. Stavolta fu Draco ad ansimare; Hermione incastrò le dita della mano destra tra i suoi capelli e continuò a riempire il collo di Draco di succhiotti e morsi eccitanti; l’erezione di Draco pulsava ed Hermione la sentì premere contro la propria coscia, più dura che mai. Lui prese a slacciarle i jeans e subito dopo fece lo stesso con i propri. In un attimo entrambi furono privi di tutti gli indumenti, che gettarono ovunque intorno a loro. In quel frangente non gli importava nulla di Ron ed Harry; tanto molto probabilmente stavano già dormendo e non li avrebbero mai scoperti.

E così in quella notte di fine aprile, Draco Malfoy fece sua Hermione Granger. Erano un ossimoro vivente. Entrò in lei con forza e decisione, si spinse in lei fino al limite e le regalò un tipo di piacere che Hermione non aveva mai avuto l’occasione di provare prima. Quella notte, Draco si fece strada in lei con una carica sessuale fuori dal comune e lei gli fece capire quanto apprezzasse, con gemiti ed ansimi acuti ad ogni spinta. Sussurrò più volte il suo nome contro il suo orecchio. Gli cinse la vita con le gambe e si lasciò possedere sul terreno coperto di erbetta di quel bosco paradisiaco; Draco venne in lei, scosso da brividi di piacere lungo tutto il corpo e lei arrivò all’orgasmo subito dopo di lui. Lo fissò negli occhi; avevano appena consumato le loro voglie celate nascoste per giorni, lì all’aria aperta, ma non importava a nessuno dei due. Gli sorrise e lui ricambiò, baciandole nuovamente le labbra a stampo, più e più volte.

“Dovremmo vestirci.” sussurrò.

“Anche io ho bisogno di te. E anche tu mi piaci.” rispose lei, ricordandosi incredibilmente il discorso che avevano tenuto prima di fare sesso. Dopo un attimo che trascorsero abbracciati stretti, e che permise loro di capire che da quel momento in poi non avrebbero potuto fare a meno l’uno dell’altra, finalmente Hermione allungò le mani alla ricerca dei vestiti. Ovviamente Draco si spostò da sopra il suo bellissimo e divino corpo nudo, per lasciarle modo di alzarsi ed entrambi si vestirono velocemente, in silenzio. Hermione lo salutò, sfiorandogli delicatamente la guancia e tornò in tenda. Sì; Draco si sentiva decisamente bene ora.

_____

Finalmente è arrivato il momento fatidico. Non ho potuto descrivere tutto nei dettagli, perché ho scelto di utilizzare il rating arancione, ma spero che abbiate gradito comunque. Come al solito lasciatemi una recensione, ve ne prego! E ditemi se ci sono degli errori che mi sono sfuggiti; ho riletto tre volte, ma non si sa mai.

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Capitolo 13
*** I Doni della Morte. ***


E non c’è via di fuga, per chi vive in fuga.

-Palahniuk.

 

I Doni della Morte.

 

La mattina seguente sia Draco che Hermione si trovavano in una situazione di perenne imbarazzo e praticamente non si degnavano neanche di uno sguardo ogni volta che si incrociavano. La strega era anche piuttosto sollevata, perché aveva potuto appurare che né Harry né Ron avevano sentito qualcosa la scorsa notte; chissà cosa avrebbero pensato di lei se avessero saputo che era andata a letto con Draco Malfoy.

“Com’è stato fare la guardia, Malfoy?” chiese Ron.

“Pensavo sarebbe stato noioso, ma si è rivelato molto interessante.” Hermione capì che stava facendo allusione a lei ed arrossì violentemente, mentre portava a tavola un vassoio con la loro colazione che per poco non le cadde a terra.

“Io ho fatto un sogno stanotte. E sapete già che i miei sogni non sono uguali a quelli di tutti gli altri.” l’affermazione di Harry lasciò tutti di stucco.

Hermione poggiò il vassoio sul tavolo e tutti e quattro presero la loro tazza di latte e la loro porzione di cereali integrali.

“Parla, Harry.” lo incitò Ron.

“Ho visto Voldemort. Era furioso. E poi ho visto la Gringott ed una camera blindata. Suppongo che sia di Bellatrix, perché ho visto anche lei ed era piuttosto preoccupata; Voldemort le urlava contro. Penso che l’altro Horcrux si trovi lì. E dobbiamo andarci.”

“Non sappiamo nemmeno come si distruggono, non possiamo andare lì senza prima avere un’arma tra le mani.” commentò Malfoy.

“Ha ragione, Harry.” Hermione fissò Harry con apprensione e sospirò.

Nessuno dei quattro disse altro, si limitarono a consumare la colazione in silenzio ed ogni tanto il tintinnio dei cucchiai che sbattevano contro le tazze, interrompeva la loro concentrazione ed i loro fitti pensieri.

E poi, in un attimo, un suono simile al verso di un animale arrivò alle orecchie di tutti. Harry sbarrò gli occhi ed in un secondo si alzò e sfrecciò fuori dalla tenda. E lì lo vide, il Patronus di una cerva che si stava allontanando e che sparì nel nulla non appena Harry ci mise gli occhi sopra. Gli altri tre lo raggiunsero poco dopo e si fermarono alle sue spalle.

“Cos’era, Harry?” Ron lo fissava curioso e preoccupato.

“Ho visto un Patronus. Quello di mia madre.” mormorò il giovane mago. Hermione non fece nemmeno in tempo a dire ‘Harry, tua madre è morta.’ che il giovane grifondoro corse nella direzione in cui era apparso e, notando un luccichio a terra, si fermò. Quello che vide lo lasciò a bocca aperta dallo stupore, com’era possibile? Lì davanti a lui c’erano la spada di Godric Grifondoro, il boccino d’oro ed un libro di fiabe. Li prese, ancora decisamente scioccato per l’accaduto e si precipitò nuovamente verso la tenda, correndo.

“Guardate!” disse con affanno. “La spada, un boccino e questo… libro!” diede la spada a Ron, perché la tenesse in mano e mise nelle mani di Hermione quel libro; la strega lo aprì ed iniziò subito a sfogliarlo. Dal libro cadde un foglietto di pergamena e Draco si abbassò per raccoglierlo e porgerlo ad Hermione.

“Grazie.” mormorò Hermione guardandolo negli occhi. Draco non disse niente, accenno un mezzo sorriso ed approfittò del passaggio di quel foglietto per sfiorarle la mano. Aveva una voglia fottuta di toccarla e di farla ancora sua, chissà se ne avrebbe avuto di nuovo l’occasione prima o poi.

La strega lo aprì e lesse in fretta ciò che c’era scritto. “Questo libro vi sarà utile, capirete cos’è che Voldemort sta cercando. Invito la signorina Granger a scrutarlo con cura, facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio. E la spada, beh, quella è la chiave. Per quanto riguarda il boccino, Harry, dovrai aprirlo quando sarà il momento. Capirai come e quando. Una persona a me cara ha fatto in modo che questi oggetti arrivassero a voi senza intoppi. Vi auguro buona fortuna.” Hermione guardò gli altri negli occhi, senza aggiungere altro. Quel foglio non era neanche firmato, ma dalla grafia si poteva supporre che era stato scritto da Silente e che qualcuno aveva portato lì tutti quegli oggetti ed era riuscito a trovarli nonostante gli incantesimi di protezione che avevano pronunciato ima volta arrivati. Non erano al sicuro se erano così facilmente rintracciabili, a meno che Silente non avesse detto a questa misteriosa persona come annullare gli incantesimi per riuscire così a trovarli. Ma perché avevano visto il Patronus della madre di Harry? Possibile che qualcuno potesse avere un Patronus simile a quello di un’altra persona?

“Tutto questo è molto strano e mi sta mettendo anche parecchia ansia.” disse Ron.

“Dobbiamo andarcene da qui. Non sappiamo se solo quest’individuo sia riuscito a trovarci usando qualche strano incantesimo, ma non ci conviene rischiare. Qualcun altro potrebbe fare la stessa cosa. Io propongo di spostarci ogni settimana.” Harry spezzò il silenzio che si era venuto a creare. “E tu, Hermione, dai un’occhiata a quel libro il prima possibile… io cercherò di capire come aprire il boccino.”

“La spada distrugge gli Horcrux, possiamo andare alla Gringott oggi stesso.” tutti si voltarono a guardare Malfoy, inevitabilmente sbalorditi.

“Come lo sai?” chiese Ron.

“Istinto.” mormorò. “E… Hermione, sulla prima pagina del libro c’è uno strano simbolo. L’ho notato prima e credo di averlo visto già da un’altra parte.”

Hermione nel sentire quelle parole aprì nuovamente il libro, fermandosi sulla prima pagina.

“Wow, che occhio.” disse sorpresa e compiaciuta allo stesso tempo. Non credeva che Draco fosse così intelligente e che notasse i dettagli proprio come lei.

“Ah, ecco cos’è!” esclamò, come se l’illuminazione gli fosse venuta dall’alto. “E’ il simbolo dei Doni della Morte. E’ una fiaba contenuta in quel libro, ma non capisco cosa possa c’entrare con Voldemort.” concluse.

“La leggeremo stasera stessa e vedremo cosa può dirci. Prepareremo anche il piano per andare alla Gringott. Ci muoveremo domani mattina. Non possiamo perdere altro tempo.” disse Hermione.

“E come facciamo ad entrarci? E’ impossibile!” sbottò Ron.

“Troveremo un modo, c’è sempre un modo.”

Draco sorrise, non aveva mai visto una donna più determinata e coraggiosa di Hermione Granger. Gli piaceva da morire e voleva assolutamente proteggerla da tutto e da tutti, il suo istinto gli diceva di doverlo fare. E la voleva sua, sarebbe stata sua. Hermione si accorse del suo sguardo e arrossì come aveva fatto poco prima in tenda. Draco le faceva provare delle sensazioni uniche. Lo avrebbe baciato proprio lì, se solo fossero stati da soli. Non era giusto, era fuori da ogni logica, ma era quello che sentiva nel profondo. Forse stanotte si sarebbe proposta lei per fare la guardia ed era più che sicura che Malfoy l’avrebbe raggiunta. Ma a questo ci avrebbe pensato dopo. Hermione infatti, una volta che tutti e quattro ebbero preso posto in tenda, li radunò attorno al tavolo e si mise a leggere quella fiaba, sperando di trovare qualche indizio che li avrebbe aiutati nella loro missione.

“C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo un po' i fratelli giunsero ad un fiume troppo pericoloso da attraversare. Essendo versati nelle arti magiche ai tre fratelli bastò agitare le bacchette per costruire un ponte. Ma prima di poterlo attraversare, trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la morte. Si sentiva imbrogliata perché di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la morte era astuta: finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che meritavano un premio per la loro abilità a sfuggirle. Il maggiore chiese una bacchetta più potente di qualsiasi altra al mondo, così la morte gliene fece una da un albero di sambuco che era nelle vicinanze. Il secondo fratello decise di voler umiliare la morte ancora di più e chiese il potere di richiamare i propri cari dalla tomba, così la morte raccolse una pietra dal fiume e gliela offrì. Infine la morte si rivolse al terzo fratello, un uomo umile, lui chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene da quel posto senza essere seguito dalla morte e così la morte con riluttanza gli consegnò il proprio mantello dell'invisibilità. Il primo fratello raggiunse un lontano villaggio armato della bacchetta di sambuco e uccise un mago con cui in passato aveva litigato. Inebriato dal potere che la bacchetta di sambuco gli aveva dato, si vantò della sua invincibilità... ma quella notte un altro mago rubò la bacchetta e per buona misura gli tagliò la gola. E così la morte chiamò a sé il primo fratello. Il secondo fratello tornò a casa, tirò fuori la pietra e la girò tre volte nella mano. Con sua gioia la ragazza che aveva sperato di sposare prima della di lei morte prematura, gli apparve. Ma presto ella divenne triste e fredda perché non apparteneva al mondo dei mortali. Reso folle dal suo desiderio il secondo fratello si tolse la vita per unirsi a lei. E così la morte si prese il secondo fratello. Riguardo al terzo fratello, la morte lo cercò per molti anni ma non fu mai in grado di trovarlo. Solo quando ebbe raggiunto una veneranda età, il fratello più giovane si tolse il mantello dell'invisibilità e lo donò a suo figlio, poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita da pari a pari.”

“Quindi… come dobbiamo interpretarla?” Ron fu il primo a parlare.

“Io credo che Voldemort stia cercando la bacchetta di sambuco. Insomma, credo che tutto quello che voglia di più al mondo sia essere il più potente di tutti. Non credete?” provò ad azzardare Harry.

“Io sono d’accordo con Potter.” sibilò Malfoy.

“Dovremmo cercarla. Ma non prima di aver distrutto tutti gli Horcrux. Forse se ti colleghi con Voldemort, Harry, riuscirai a capire dove si trova.”

“Hermione, non dipende da me. Non è una cosa che posso controllare. Se mi capiterà di vedere qualcosa, sarete i primi a saperlo. E per quanto riguarda la Gringott, è inutile pensare ad un piano, perché non esiste e lo sapete bene. Andremo lì e vedremo cosa si può fare per riuscire ad entrare.”

Gli altri non dissero niente, Harry aveva ragione, quindi era inutile scervellarsi in cerca di un piano che sarebbe sicuramente andato a rotoli.

Era ormai calata la sera e i quattro consumarono una cena veloce; parlare gli aveva messo molta fame. Verso le undici di sera, Harry e Ron erano già crollati in un sonno profondo ed Hermione invece andò fuori per il suo turno di guardia. Draco non ci mise molto a raggiungerla. Tutti e quattro non sapevano ancora come avrebbero fatto ad entrare alla Gringott, ma sarebbero partiti domani mattina e magari, con un po’ di fortuna, avrebbero capito cosa fare una volta messo piede a Diagon Alley. Draco ed Hermione passarono la notte a parlare del mantello dell’invisibilità, della pietra della resurrezione e di quella bacchetta che avrebbe dovuto essere la più potente di tutte. E poi passarono a ciò che entrambi volevano più di ogni altra cosa, ci avevano pensato praticamente per tutto il giorno; fecero di nuovo l’amore, proprio lì, sotto la luna, come la prima volta. E per un momento, nessun pensiero negativo parve impossessarsi di loro. C’erano solo baci, sospiri, contatti fisici, strani sentimenti e tanta passione.

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Capitolo 14
*** Villa Malfoy. ***


Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno

 e farlo durare, e dargli spazio.

-Calvino.

 

Villa Malfoy.

 

La mattina seguente si svegliarono all’alba, misero da parte tutte le loro cose ed Hermione infilò tutto nella sua magica borsetta, dopo che sia lei che gli altri tre ebbero consumato una colazione veloce. Una volta fuori, una leggera brezza primaverile li sfiorò facendoli rabbrividire. Il cielo era di un giallino pallido, il sole non era ancora spuntato da dietro le montagne ed una lieve luce illuminava i loro volti. Era un’atmosfera quasi surreale. Sarebbe stato bello rimanere lì a godersi quella giornata, se solo non ci fossero stati problemi seri da risolvere, e combattere una guerra era uno di questi.

“Ancora non mi è chiaro perché lui deve venire con noi.” disse Ron indicando Malfoy. Ormai camminavano senza dire una parola da una mezz’oretta buona (Harry aveva deciso che sarebbe stato meglio materializzarsi lontano dal punto in cui avevano alloggiato), e prima o poi qualcuno sarebbe sicuramente sbottato per la tensione che si era venuta a creare.

“Ron, smettila. Draco ci sta aiutando e sta rischiando la vita per questo e lo sai benissimo.” rispose con calma Hermione.

“Ah, scusami se non mi fido di uno che ci ha sempre denigrato!” urlò Ron fermandosi tutto d’un tratto e facendo così fermare anche gli altri. “E poi sei tu che devi smetterla di difenderlo a priori! Stai diventando ridicola!” continuò, puntando il dito in direzione di Hermione e regalandole uno sguardo torvo.

Draco digrignò i denti e strinse i pugni. Prese un profondo respiro, cercò di calmarsi, ma non ci riuscì. Con uno scatto fu addosso a Ron che cadde a terra e Malfoy si posizionò sopra di lui, guardandolo con rabbia dall’alto.

“Preferirei fare altro che starti vicino, Weasley! Se la mia presenza non ti è gradita, puoi prendere ed andartene, perché io di certo non vado da nessuna parte!” strinse forte la maglietta di Ron tra le mani e continuò a fissarlo con disprezzo.

“Basta! Smettetela!” Hermione si avvicinò di corsa a loro e tirò Draco da un braccio. Harry scosse la testa e sospirò, prima di parlare. “Vorrei che ci fosse un’atmosfera calma e tranquilla, così non si può fare niente e mi sarete solo d’intralcio.” Draco sbuffò con un’aria di strafottenza e superiorità e si alzò in piedi, lasciando la presa. Ron era sbalordito; possibile che neanche il suo migliore amico aveva intenzione di stare dalla sua parte?

“Non mi piaci quando ti comporti così.” mormorò Hermione senza farsi sentire, c’era risentimento nella sua voce. Ron nel frattempo si stava rimettendo in piedi; Harry aveva già ripreso a camminare, quando quest’ultimo si sistemò i vestiti prima di seguirlo.

“Non posso diventare come vorresti che io fossi.” rispose Malfoy; successivamente si allontanò da lei ed Hermione sentì il labbro inferiore tremare, ma non sarebbe scoppiata a piangere. Per quanto Draco le piacesse, forse non era giusto per lei. Eppure quando stavano insieme si trasformava in una persona del tutto diversa e anche lei si sentiva molto più forte e coraggiosa in sua compagnia. Magari avrebbe dovuto essere più comprensiva ed accettare quel lato del suo carattere; in fondo tutti hanno dei difetti e nessuno è perfetto. Se lo ripeté un sacco di volte, ma questo non bastò a convincerla del tutto.

“Io direi che è meglio smaterializzarci qui.” propose Harry dopo un’altra decina di minuti di cammino. Gli altri annuirono e si avvicinarono a lui pronti a partire, ma improvvisamente un incantesimo uscì dalla fitta vegetazione e sfiorò la guancia di Harry, facendogli fare un balzo all’indietro. I quattro si guardarono spaventati e subito si voltarono nella direzione opposta e presero a correre tra gli alberi. Dal punto in cui era arrivato quell’incantesimo, uscirono quattro strani uomini che presero ad inseguirli e a lanciare incantesimi a tutto spiano. Anche i quattro ragazzi contrattaccarono usando altrettanti incantesimi, senza però smettere di correre.

Il cuore di Hermione stava battendo all’impazzata, osservava gli altri, lanciava qualsiasi tipo d’incantesimo e correva, ma già sapeva che non sarebbe stato sufficiente.

Alla fine un uomo le si parò davanti, bloccandola per i polsi. Malfoy se ne accorse e si fermò di colpo. “Lasciala!” urlò andandogli incontro, ma questi lanciò un incantesimo che colpì Draco in pieno petto, che non fece in tempo a difendersi.

“Draco!” Hermione si divincolò, mentre osservava il corpo di Draco cadere a terra. Privo di sensi. “Draco!” urlò di nuovo e una lacrima le solcò il viso, scivolando lungo la sua guancia.

Ron ed Harry si fermarono dietro ad un albero. Ron lo guardò, rifletté per un secondo e poi disse. “Scusami, Harry. Ma non dobbiamo correre rischi.” lanciò una fattura pungente su Harry; il viso di quest’ultimo prese a deformarsi e in pochi attimi diventò irriconoscibile.

Due di quei strani tipi trovarono i due grifondoro e li trascinarono vicino ad Hermione, Draco ed agli altri due Ghermidori.

“Cosa ne facciamo di loro, Scabior?” disse quello che teneva fermo Ron, rivolto a quello che doveva essere il loro capo.

“So io dove portarli. Quello è il figlio di Narcissa e Lucius Malfoy.” rispose indicando il corpo inerme che portava tra le braccia un uomo alto e grosso. Hermione non distoglieva un attimo gli occhi dal corpo di Draco; era stato colpito perché aveva cercato di proteggerla. Se questo non era un atteggiamento che lo rendeva diverso dal Malfoy che aveva sempre conosciuto, allora cos’era?

*

“Draco, oddio. Draco.” Narcissa corse incontro al Ghermidore che portava in braccio il figlio non appena ebbero tutti messo piede nell’enorme villa dei Malfoy.

“Li abbiamo trovati nel bosco.” disse Scabior.

Narcissa fece cenno al Ghermidore di posare Draco su una poltrona che si trovava lì in salotto. Lucius e Bellatrix intanto si avvicinarono ai tre giovani grifondoro.

“Qualcosa mi dice che c’è in corso una fattura pungente.” sibilò Bellatrix mentre fissava con attenzione il viso deformato di Harry. “Rianima Draco, ci aiuterà a riconoscerlo.”

Lucius annuì e si avvicinò al giovane Draco e con un incantesimo lo fece risvegliare. Quest’ultimo si sentiva ancora stordito e si riprese pian piano mettendosi a sedere comodamente sulla poltrona. Hermione non poté fare a meno di emettere un sospiro di sollievo, guardandolo. Lui la vide ed accennò un lieve sorriso e lei fece lo stesso, sperando che capisse che quello era un grazie per il tentativo che lui aveva fatto per proteggerla.

“Quello è Harry Potter? Ti conviene parlare. Hai già gettato la nostra famiglia in una brutta posizione, Draco. Lord Voldemort è molto deluso e se dovessimo consegnarli Harry Potter, dimenticherebbe tutto e saremo perdonati per il tuo modo sciocco di agire.”

“Sei tu che hai rovinato la famiglia, papà.” mormorò Draco con un filo di voce, con tutto il coraggio e la rabbia che aveva in corpo e Lucius lo schiaffeggiò, arrossando la sua guancia dalla pelle candida. Hermione trasalì e si portò le mani alla bocca.

“Potete andare.” disse Bellatrix e i quattro Ghermidori lasciarono il salotto, allontanandosi.

“Porta quei due nelle segrete, io penso alla mezzosangue.” la strega dalla chioma corvina terminò la frase rivolgendosi al signor Malfoy; si era accorta delle occhiate che Hermione e Draco si stavano scambiando e aveva in mente un piano più che diabolico per far parlare suo nipote. Narcissa era immobile in un angolo della stanza e non sapeva cosa dire o fare.

Lucius si allontanò dal figlio, regalandogli uno sguardo di disgusto e delusione e trascinò via dalla sala Ron ed Harry, rinchiudendoli subito dopo in una cella. Lì vi si trovava anche il folletto Unci-Unci e, con loro grande sorpresa, Olivander e Luna Lovegood.

*

“Parla Draco, dimmi se quello è Harry Potter.” mormorò mentre tirava fuori la bacchetta e si avvicinava ad Hermione. Lui non disse una parola e Bellatrix mosse con uno scatto la bacchetta, ferendo Hermione ad una guancia. Draco digrignò i denti e la guardò; la Granger aveva gli occhi lucidi e trasalì quando Bellatrix le strinse il polso con forza, facendole male e provocandole un gemito di dolore.

“Se parli, lei non si farà male.”

“Non mi importa niente di lei.” rispose Malfoy con un tono di sfida. Hermione sapeva che aveva detto così solo per non dare a Bellatrix la soddisfazione di avere qualcosa con il quale avrebbe potuto ricattarlo, ma quelle parole le fecero male lo stesso.

Bellatrix scoppiò in una risata sguaiata e terrificante e poi notò la borsetta di Hermione che teneva intorno al collo; la sua espressione divertita mutò subito in una molto seria, il sorriso sparì dalle sue labbra e con un movimento tutto meno che delicato, strappò la borsetta dal collo di Hermione, aprendola ed infilando la mano all’interno di essa.

“E questa come l’hai avuta?!” urlò con rabbia, quando tirò fuori la spada di Godric Grifondoro. “Cos’altro hai preso dalla mia camera blindata, sporca mezzosangue?” la schiaffeggiò così forte che Hermione barcollò all’indietro stordita.

Draco stava cercando di mantenere i nervi saldi, ma quella scena non avrebbe potuto sopportarla ancora per molto. Bellatrix gettò sia la spada che la borsetta a terra e si scaraventò su Hermione, stringendole con forza le spalle.

“Rispondimi!” urlò di nuovo e la spinse facendola cadere a terra e provocandole un forte dolore alla schiena; si mise poi a sedere a cavalcioni su di lei, bloccandole le braccia al pavimento. Hermione scoppiò a piangere disperata e cercò di divincolarsi e liberarsi, ma inutilmente. Draco fece per alzarsi, ma suo padre spuntò da un angolo e con un incantesimo lo bloccò alla poltrona. “Tu rimani qui.” disse e Draco serrò così forte le mascelle che si sarebbero persino spezzati i denti senza problemi, se solo ci avesse messo più forza.

*

“Quella è Hermione! Le stanno facendo del male!” urlò Ron. Harry era impalato in mezzo alla stanza, non sapeva proprio cosa fare. Come avrebbero potuto liberarsi da quella situazione così sgradevole e salvare i propri amici?

La risposta gli apparve come se Dio gli avesse mandato un aiuto dal cielo. Dobby era lì, si era materializzato in quella cella.

“Dobby!” disse e la sua voce risultò così sollevata che si stupì lui stesso per tutta quell’enfasi. “Dobby,” ripeté. “Tu puoi portarci fuori di qui?”

“Dobby può, signore. Dobby è venuto a salvarla. Gli è stato chiesto di venire, ma Dobby non può dire chi l’ha mandato!” l’elfo saltellò sul posto un paio di volte e fissò Harry negli occhi; il ragazzo non aveva di certo il tempo per costringere Dobby a confessargli chi aveva deciso di mandarlo da loro.

“Porta via Luna, il folletto e il signor Olivander… e poi torna per noi due. Prima dobbiamo salvare Hermione.” mormorò con decisione.

“Dove vuole che Dobby li porti, signore?” chiese timidamente l’elfo.

“Villa Conchiglia. Fa presto.” Ron rispose al posto di Harry, ma quest’ultimo non ebbe nulla da obbiettare.

Luna augurò buona fortuna ad Harry e sia lei che Olivander ed Unci-Unci si aggrapparono a Dobby, che in un attimo si smaterializzò insieme a loro davanti agli occhi di Ron ed Harry, che poi si rivolse a Ron.

“Ce la faremo.” Harry aveva incredibilmente riacquistato tutto il coraggio precedentemente perso ed era pronto a salvare la sua amica, anche a costo di sacrificare la propria.

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Capitolo 15
*** La fuga. ***


Un uomo è quello che ha commesso.

Se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso.

-De Luca.

La fuga.

 

“Povera piccola sporca mezzosangue, ti sto facendo male?” le parole di Bellatrix, prive di qualsiasi emozione, arrivarono alle orecchie di Hermione; quest’ultima non riusciva più a trattenere le lacrime. Avvertiva gli occhi gonfi dal pianto e le guance bagnate. Bellatrix aveva utilizzato la maledizione cruciatus su di lei almeno una decina di volte; aveva smesso di tenere il conto da un pezzo. Piegò la testa da un lato e scorse Draco, bloccato su quella poltrona, che la fissava preoccupato e spaventato. Le labbra del ragazzo si mossero; parlò in labiale ed Hermione capì che le aveva appena detto che sarebbe andato tutto bene. Questo parve consolarla un pochino; aveva la possibilità guardare Draco mentre Bellatrix la torturava ed Hermione parve considerare ciò come un piccolo regalo. Era così bello. Si perse nei suoi occhi, si sentiva come immersa in un vortice incontrollabile di gioia e dolore. “Ho detto che non ho preso niente, per favore! Sto dicendo la verità, lasciami!” Hermione la supplicò nuovamente di lasciarla andare, ma Bellatrix non pareva per niente intenzionata a smettere di torturarla. Sfoderò di nuovo la bacchetta e la avvicinò al suo braccio. Iniziò ad inciderle a sangue la pelle, Hermione non faceva che divincolarsi ed urlare. Draco trattenne a stento un grido di rabbia, sentiva il sangue ribollirgli nella vene. Si sentiva impotente, avrebbe voluto salvarla e portarla via da quell’inferno.

“Lasciami, ti prego!” la voce di Hermione soffocata dalle lacrime non fece smettere la malvagia Bellatrix Lestrange; quelle grida di dolore parvero più spronarla a continuare che a fermarsi. Non smise di inciderle la pelle mentre la fissava con malignità e un ghigno crudele si formava sulle labbra.

*

Dobby tornò nella cella in cui Harry e Ron erano rinchiusi. Ron tremava di rabbia ed Harry era sconvolto; le urla sofferenti di Hermione facevano male ad entrambi, si sentivano come indeboliti, ma erano più che decisi a portarla via da lì il prima possibile.

“Dobby, devi portarci fuori dalla cella.” Harry e Ron si aggrapparono alle braccia di Dobby ed in un batter’occhio furono liberi.

“Grazie.” sussurrò Harry, mentre lui e Ron presero a salire lentamente le scale, arrivando subito in cima ad esse. Dobby sparì nuovamente dalla loro vista.

Poterono scorgere la sala. Draco bloccato a sedere, Lucius in piedi al suo fianco. E poi Hermione a terra e Bellatrix sopra di lei.

Ron con un scatto balzò fuori e prese a lanciare incantesimi di disarmo contro Bellatrix, che, una volta in piedi, rispose subito all’attacco. “Credi di poter competere con me, ragazzino?” sibilò crudele. Lucius perse la concentrazione e questo permise a Draco di liberarsi. Il ragazzo si alzò in piedi e corse verso Hermione, inginocchiandosi a terra.

“Hermione…” mormorò. La strega era immobile a terra, le lacrime le scorrevano ancora sul volto. Draco puntò gli occhi sul suo braccio e lesse ‘mudblood’ inciso sulla sua pelle, come una cicatrice indelebile. La rabbia si impossessò di nuovo del suo corpo e fece per alzarsi deciso a colpire alle spalle sua zia.

“No.” riuscì a dire Hermione con un fil di voce. “Non ne vale la pena.”

“Mi dispiace che ti abbia fatto questo. Non avrei mai voluto che ti succedesse una cosa del genere, è colpa mia.” Draco sembrava davvero dispiaciuto e disperato; le stava accarezzando dolcemente la fronte, spostandole qualche ciuffo di capelli dal viso.

Dall’altro lato della stanza Harry e Ron stavano combattendo a suon di incantesimi contro Lucius e Bellatrix, mentre davanti a loro apparve la madre di Draco.

Lui la fissò e alzò la bacchetta contro di lei, ma Narcissa sorrise debolmente.

“Scappate.” mormorò. Con grande stupore di Draco, sua madre non aveva intenzione di bloccargli la fuga. Narcissa allungò la mano verso l’angolo di quella enorme sala ed indicò Dobby; non c’erano bisogno di parole, quell’elfo li avrebbe portati in salvo.

“Abbi cura di te.” Narcissa sorrise nuovamente a suo figlio e si smaterializzò. Non aveva più intenzione di sottostare a quella follia. Draco fissò per un attimo il punto in cui sua madre era sparita e poi tornò a guardare Hermione. Afferrò la sua borsetta lasciata a terra in un angolo della stanza e vi infilò la spada di Godric Grifondoro; poi si alzò in piedi e prese la strega in braccio, stringendola forte a sé. Hermione si aggrappò con le forze che le rimanevano al collo del giovane serpeverde. Draco fece un cenno ad Harry e quest’ultimo annuì; dovevano andarsene subito. Dobby sarebbe tornato nuovamente per lui e Ron. Draco sospirò, avvicinò il proprio viso a quello di Hermione e le diede un leggero bacio a stampo sulle labbra; Hermione sorrise dolcemente e poggiò subito dopo la testa sul petto tonico di Draco. Non importava a nessuno dei due se qualcuno li avesse visti o meno. Hermione svenne e poi Draco lo fece, corse con tutte le proprie forze verso Dobby; Bellatrix e suo padre erano troppo impegnati a combattere contro Ron ed Harry per accorgersene. Draco si aggrappò alla spalla dell’elfo e quest’ultimo si smaterializzò.

*

“Non vincerete mai!” urlò Harry mentre lanciava un ennesimo incantesimo che colpì Lucius alla spalla, ferendolo e facendolo gemere di dolore. Bellatrix invece si avvicinò a Ron e con un potente incantesimo lo vece volare contro il muro; il ragazzo dai capelli color carota sbatté la testa e svenne, cadendo a terra. “Ron!” Harry lo guardò preoccupato e con uno sguardo colmo di paura. Improvvisamente Bellatrix si mise a ridere di gusto.

“Forse non ti sei accorto di avere nuovamente il tuo aspetto di sempre, Potter. Io direi che il Signore Oscuro sarebbe molto lieto di venire a farci una bella visita.” sibilò Lucius. Harry non ci aveva pensato, l’effetto della fattura pungente doveva essere terminato da un bel po’. Il signor Malfoy scoprì la manica e si preparò a chiamare Voldemort, avvicinando lentamente la punta della bacchetta al Marchio Nero che portava inciso sulla pelle, ma proprio in quel momento Dobby tornò, materializzandosi vicino a Ron; l’elfo gli strinse la mano ed Harry, che aveva i riflessi abbastanza pronti, corse verso di loro afferrando la spalla di Dobby e tutti e tre sparirono in un secondo. Bellatrix però, che non avrebbe di certo fatto in tempo a fermarli, aveva scagliato il suo pugnale verso di loro e quest’ultimo sparì smaterializzandosi insieme ai due ragazzi e al coraggio elfo domestico, regalando a Bellatrix un ampio sorriso soddisfatto e crudele. Aveva sicuramente colpito qualcuno di loro e tanto bastava per renderla felice. Lucius digrignò i denti furioso e gettò un urlo colmo di rabbia subito dopo. “Maledetto, Harry Potter!” “Calmo, Lucius. Ci penserà il Signore Oscuro a lui. Potter morirà, è soltanto questione di tempo.” sibilò. Lucius Malfoy non disse niente. Gli veniva soltanto in mente che il suo unico figlio li aveva traditi e che non aveva intenzione di dare retta né a lui né a Voldemort e sapeva bene che il Signore Oscuro non perdonava i traditori. E Narcissa? Dov’era finita sua moglie? Perché non era intervenuta? La testa gli stava esplodendo; troppe domande gli vennero in mente tutte in una volta. Avrebbe riposato un po’ e forse domani si sarebbe sentito meglio. A volte invidiava i modi di fare di Bellatrix; lei sì che era degna di essere una Mangiamorte. Lucius Malfoy era soltanto troppo codardo per ammettere di non esserne all’altezza e che avrebbe preferito scegliere diversamente da giovane ed invece aveva forzato suo figlio a compiere i suoi stessi sbagli. Forse doveva essere fiero di suo figlio; era riuscito a ribellarsi e a lottare per ciò che veramente voleva. Draco era diverso; diverso ma migliore. E così sua moglie. Ed allora perché si sentiva così deluso ed arrabbiato? Magari constatare che lì il peggiore di tutta la famiglia era lui non era un opzione accettabile e si sentiva alquanto egoista a pensarlo. Draco aveva compiuto la scelta giusta, mettendo da parte quella semplice, perseguita così assiduamente da lui per tutta la vita. Come poteva ancora definirsi un padre ed un marito lodevole?

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Capitolo 16
*** Villa Conchiglia. ***


Who will love you? Who will fight?

-Birdy.


Villa Conchiglia.

 

“Dobby, no! Dobby, ti prego!” la disperazione di Harry raggiunse le orecchie degli altri ragazzi che si trovavano già all’interno dell’abitazione di Bill e Fleur, diventata da poco il ritrovo dell’Ordine della Fenice. In un attimo si precipitarono tutti fuori e videro Harry accasciato sulla sabbia che stringeva Dobby al petto. Ron era immobile, in piedi accanto a lui che li fissava sconvolto.

“Dobby è felice. Dobby ha salvato Harry Potter.” sibilò a fatica il piccolo elfo.

“Hermione può curarti. Starai bene, Dobby.” mormorò e poi sollevò il viso, puntando gli occhi sulla sua amica. “Hermione! Fa qualcosa!” urlò, ma quest’ultima prese a singhiozzare disperata; Draco la guardò, le cinse le spalle con un braccio e la tirò a sé e lei posò la testa sul suo petto, stringendo la sua camicia tra le dita. Malfoy le accarezzò dolcemente i capelli e guardò Harry. Quello sguardo gli comunicò tutto senza bisogno di parole; Hermione non poteva far niente per salvare la vita di Dobby.

“Harry Potter non deve preoccuparsi. Questo è un bel posto per stare con gli amici.” mormorò con un gemito soffocato e dopo un ultimo sospiro, Dobby smise di respirare. Harry scoppiò a piangere, tenne fermo il corpo dell’elfo con una mano e sbatté l’altra a terra, con rabbia. Luna gli si avvicinò e si inginocchiò sulla sabbia accanto a lui, posò la mano sugli occhi di Dobby e gli abbassò le palpebre.

“Ora è proprio come se dormisse.”

Harry continuava a singhiozzare, ma alla fine si passò la mano sugli occhi e sul viso, asciugandosi le lacrime; poi si alzò lentamente in piedi tenendo Dobby stretto tra le braccia. “Voglio seppellirlo, ma senza magia.” disse.

Ron scoccò un’occhiata interrogativa e schifata a Draco, che stava abbracciando Hermione, ma poi decise di concentrarsi su ciò che aveva appena detto Harry e lasciò perdere. Non era proprio il caso di fare scenate davanti a tutti in quel momento.

Harry, Ron e Luna ci misero un po’ a scavare una buca in cui seppellire il corpo senza vita di Dobby. Hermione, Draco e gli altri decisero di rimanere dentro. Fleur doveva occuparsi di Olivander ed Unci-Unci, entrambi molto deboli, e Bill aveva deciso di aiutarla. Hermione, dall’altra parte, era ancora molto scossa per l’accaduto e Draco era intenzionato a prendersi cura di lei.

“Mia zia non avrebbe dovuto farti questo. E’ una pazza.” disse mentre le portava una tazza di cioccolata calda. Hermione era comodamente rannicchiata in un angolo del divano; le ginocchia strette tra le braccia. Sollevò lo sguardo e guardò Draco avvicinarsi a lei e sedersi al suo fianco. Sospirò, sciolse la presa attorno alle gambe e prese la tazza tra le mani, dando un sorso alla cioccolata.

“Per lei la purezza di sangue vale molto.” “Sono tutte stronzate.” rispose Draco. Hermione sorrise, le piaceva che Malfoy fosse così deciso a proteggerla ed a cercare di rendersi una persona migliore ai suoi occhi. Ma per quanto le riguardava, c’era già riuscito alla perfezione. Mai come in quel momento fu veramente convinta che aver fatto sesso con lui, per quanto folle ed impensabile, non era stato uno sbaglio. Diede un altro sorso alla sua bevanda calda e poi posò la tazza sul tavolino in vetro posto davanti al divano. “Non mi va.” mormorò flebilmente. “Grazie per avermi salvata, comunque.” “Tecnicamente ti ha salvata il mio ex elfo domestico.” soffiò una mezza risata, incrociando le braccia al petto e posando la schiena contro lo schienale del divano.

“Non vuoi mai prenderti il merito?” chiese e Draco non ebbe da obiettare. “E’ solo che non mi va che pensi che io sia un rammollito, solo perché mi occupo di qualcuno. Ecco.”

“Invece sei più uomo di qualsiasi altro. Dovresti vantarti della persona che sei. Provare affetto e protezione nei confronti di qualcuno, avere coraggio, battersi per uno scopo superiore, è una cosa bellissima. Io non credevo che dietro il Draco Malfoy che ho sempre visto a scuola, ci fosse un ragazzo del genere.” sussurrò ed allungò il braccio fino al viso di Draco, sfiorandogli delicatamente la guancia. Lui accennò un lieve sorriso e lanciò un’occhiata al suo braccio, permettendo agli occhi di posarsi sulla cicatrice di Hermione, per poi distogliere lo sguardo. Si vergognava che un membro della sua famiglia avesse fatto del male all’unica ragazza per la quale avesse mai provato qualcosa, anche se non sapeva ancora bene cosa. “Mi dispiace davvero per quella.” mugugnò facendo un cenno con il capo in direzione di quella maledetta parola incisa a sangue sulla pelle di Hermione e lei annuì. “Lo so.”

Draco in un attimo le prese il viso tra le mani e posò le labbra sulle sue. Usare le parole non era proprio il suo forte, in quello era brava Hermione; comunicare con i fatti invece gli riusciva benissimo. Hermione chiuse gli occhi e lo baciò delicatamente; le loro labbra si muovevano insieme, in una danza sinuosa. I loro respiri erano uniti in un unico e passionale sospiro. Ogni tanto uno schiocco dovuto al contatto delle loro bocche, arrivava alle orecchie di entrambi, deliziandoli. Hermione strinse le spalle di Draco tra le proprie esili mani ed egli non allontanò le proprie dal viso della strega. Infilò la lingua nella sua bocca e continuò a baciarla. Amava quelle labbra, sarebbe rimasto appiccicato ad esse per tutto il giorno, ma Hermione decise di interrompere quel bacio, staccandosi dalle sue labbra con uno schiocco umido. Si morse il labbro inferiore e sorrise imbarazzata, Draco le spostò dolcemente i capelli dal viso. “Sei molto bella, Hermione Granger.” sussurrò, facendola arrossire. “Anche tu.” rispose lei e si stupì di come, stranamente, la voce non le tremò. Rimase ferma in quella posizione e poi gli diede un bacio a stampo sulle labbra ancora impregnate della propria saliva. Era felice, improvvisamente la cicatrice non parve farle così male, guardare Draco era la sua medicina personale.

“Eccoci.” Ron, Harry e Luna misero piede in casa subito dopo. Hermione si allontanò così velocemente da Draco che nessuno si accorse di niente. Draco si schiarì la voce e si alzò in piedi, voltandosi a fissare Harry. “Dovremmo chiedere ad Unci-Unci come si fa ad entrare alla Gringott. E’ l’unico modo.” Harry lo fissò sbalordito e Malfoy notando il suo sguardo aggiunse. “Ci ho pensato mentre eravate fuori.” Harry sospirò e annuì, era un buon piano. “E forse Olivander sa qualcosa sulla bacchetta di Sambuco. Pensiamo che Voldemort cerchi quella, no? Beh, non l’avrà se la troviamo prima noi.”

Fleur stava scendendo le scale e aveva sentito l’ultima parte di conversazione tra i ragazzi, così si avvicinò a loro esponendo la sua. “Ora Olivander ed Unci-Unci stanno dormendo, sono molto deboli. Non potete rimandare il vostro interrogatorio a domani?”

“Non abbiamo molto tempo, Fleur.” disse Harry.

“Qui siete al sicuro, non vi troveranno. Fate una bella cena, dormite un po’ e domani andate a chiedere tutte le informazioni che vi servono.” insistette.

“Io sono d’accordo con Fleur, Harry. Abbiamo bisogno di riposarci.” mormorò Hermione. Harry guardò Ron, Luna e poi Draco, ma loro non dissero niente.

“E va bene, faremo così.” finalmente si convinse. In fondo un po’ di riposo avrebbe fatto bene anche a lui. Ma domani nessuno l’avrebbe fermato.

Più tardi si misero finalmente a tavola per consumare una cena come si deve. Unci-Unci e Olivander avevano già consumato il loro pasto nelle proprie camere. La cena si svolse in silenzio, tra vari sguardi dati di sottecchi e sospiri frustranti. Dopo aver finito di mangiare, fu Bill ad interrompere quel silenzio imbarazzante; diede uno sguardo a Fleur e poi disse. “Io vado a dormire. Mi raggiungi, Fleur?” lei annuì e si alzò in piedi, seguendo il marito su per le scale, non prima di aver dato la buonanotte ai cinque ragazzi ancora seduti a tavola.

“Facciamo un breve punto della situazione. Domani parliamo con Unci-Unci e ci facciamo dire come entrare alla Gringott, poi chiediamo informazioni ad Olivander su quella maledetta bacchetta e, senza trovare altre scuse, ci muoviamo e andiamo in quella benedetta banca a prendere quel fottuto Horcrux che si trova sicuramente nella camera blindata di Bellatrix. Non abbiamo tutto il tempo del mondo. Vi ricordo che gli Horcrux da trovare e distruggere sono quattro.” Harry era più che deciso, non era mai stato così convinto e nessuno ebbe qualcosa in contrario da dire. Rimasero a parlare un altro po’ del più e del meno e poi anche loro si avviarono di sopra, diretti nelle proprie camere da letto. Harry e Ron entrarono insieme nella propria, mentre Luna, Draco ed Hermione avevano delle stanze con un letto singolo. Luna li salutò, sparendo nella propria camera. Hermione fece per raggiungere la sua, ma Draco la prese dal polso, stringendolo. “Vieni con me, mh?” le chiese, sussurrandole caldamente sul collo, prima di posare un delicato bacio su di esso, solleticandole in questo modo la pelle e facendola rabbrividire. Hermione non avrebbe mai potuto dirgli di no. Lasciò perdere qualsiasi tentativo di raggiungere la propria camera ed entrò in quella destinata a Draco per quella notte, che le aveva già lasciato il polso, permettendole così di entrare per prima. Malfoy sorrise maliziosamente ed un ghigno gli apparve sul volto mentre si richiudeva la porta alle spalle; Hermione non riuscì a dire niente; Draco era ancora più bello quando decideva di prendere il comando su di lei in quel modo. La spinse lentamente verso il letto ed Hermione, che si era precedentemente voltata a guardarlo notando, per l’appunto, quel suo ghigno e quella sua malizia, cadette di schiena sul comodo materasso, dopo essersi fatta volutamente spingere senza opporre la minima resistenza. Le piaceva tutto quello, le piaceva da morire. Se non gli avesse permesso di farla nuovamente sua, quando sarebbe accaduto di nuovo? Forse non avrebbe più avuto altre occasioni per stare da sola con Draco e non voleva di certo pentirsi di non aver saputo sfruttare il momento adatto; per l’ennesima volta diede retta al cuore e non al cervello.

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Capitolo 17
*** Verso la Gringott. ***


Voglio una persona con cui riposare l’anima. 

-Kerouac.

 

Verso la Gringott.

 

Hermione lo stava facendo impazzire, stavolta più del solito. La strega si trovava seduta a cavalcioni sul bacino di Malfoy, le mani ferme sul petto di quest'ultimo, le unghie conficcate nella pelle pallida. Si trovavano in una situazione molto rischiosa, potevano essere scoperti, ma invece che preoccuparli, la cosa li rendeva ancora più eccitati. Come si suol dire, il brivido della trasgressione è sempre molto apprezzato dagli essere umani.

Draco la fissava deliziato; il suo sguardo si soffermò dalla curva del collo di Hermione, alle sue scapole, fino alle sue spalle esili. Lei d'altro canto, era impegnata a muoversi sinuosamente sul corpo del giovane serpeverde, permettendo al proprio bacino di sollevarsi ed abbassarsi al ritmo delle spinte che Malfoy ogni tanto le dava, per guidarla. Hermione non poteva gridare, anche se il piacere era tanto, ma quest'ultimo si manifestò in altri modi; curvava la schiena e gettava la testa all'indietro, mordendosi il labbro e conficcando con ancora più forza le unghie nella pelle diafana di Draco. Lui intanto continuava a spingersi verso l'alto, avvertendo il proprio piacere scorrergli attraverso il corpo, provocandogli forti scosse e brividi. Le mani del ragazzo andarono a stringere i fianchi di Hermione, premendola maggiormente contro il proprio bacino. Hermione prese a muoversi su di lui con maggior impeto e passione, sentendosi ormai al limite. Infine con una forte scossa, la strega, dopo essersi chinata a baciare Draco con passione ed evitare così di gettare un forte urlo, raggiunse l'orgasmo, ansimando piacevolmente sulle labbra del ragazzo che venne in lei, inondandola del suo sperma caldo. Hermione cadde sfinita al suo fianco, portò le braccia sopra la testa; respirava affannosamente e sentiva ancora il proprio cuore battere all'impazzata. Draco rimase lì dov'era, soddisfatto e sereno. Poi si voltò su un fianco, avvicinò Hermione a sé e la strinse in un abbraccio, dandole un leggero bacio sulla tempia. Quella notte si addormentarono così e per quanto la loro relazione potesse ancora sembrare strana e confusa ad entrambi, erano inevitabilmente felici insieme e non potevano chiedere di meglio.

*

La mattina seguente Hermione si svegliò all'alba, molto prima di tutti gli altri. Doveva uscire dalla camera di Draco prima che qualcuno potesse scoprire dove aveva passato la notte. E così si rivestì in fretta e furia e, dopo aver dato un leggero bacio a Draco per evitare di svegliarlo, sgattaiolò in punta di piedi fuori dalla stanza. Raggiunse in un attimo la propria camera da letto e scostò le coperte, disfacendo il letto; doveva far sembrare che ci avesse effettivamente dormito.

Un paio di ore dopo sentì Bill e Fleur parlottare tra loro e scendere le scale; sicuramente avevano intenzione di preparare la colazione. Hermione decise di scendere e dargli una mano; si stava già annoiando parecchio, lì tutta sola.

Non passò nemmeno un'ora, che tutti gli altri ospiti di Villa Conchiglia raggiunsero la cucina, sbadigliando e biascicando un buongiorno.

Draco salutò Hermione con un cenno del capo e lei gli sorrise. Harry e Ron presero subito posto a tavola, riempiendosi i piatti di pane tostato ricoperto di marmellata ai mirtilli e uova strapazzate. Fleur portò a tavola un calice di succo di zucca fresco e i due ragazzi se ne versarono un po' nei bicchieri. Poco dopo anche Luna, Draco ed Hermione si sedettero e consumarono la loro colazione.

“Vado a portare qualcosa anche a quei due di sopra, così poi sarete liberi di andare a parlarci tranquillamente.” mormorò Bill e subito sparì su per le scale, con due piatti in mano.

“Dormito bene?” chiese Fleur e i cinque ragazzi annuirono, concedendole un sorriso.

Una decina di minuti dopo erano tutti con la pancia piena, Fleur era uscita fuori a stendere i panni bagnati ed Harry parlò.

“Penso che sia ora di andare a parlare con Unci-Unci, ma forse è meglio se non ci presentiamo tutti nella sua stanza.”

“Sì, penso sia la cosa migliore.” Hermione era d'accordo. “Possiamo andare noi tre, siamo abituati agli interrogatori e Draco e Luna possono aspettarci qui.”

I diretti interessati annuirono e il trio di grifondoro lasciò la tavola, correndo su per le scale. Non appena ebbero raggiunto il piano in cui si trovava la camera di Unci-Unci, videro Bill lasciare quest'ultima e chiudersi la porta alle spalle.

“E' ancora molto debole, ma può parlare.” disse e si avviò giù per le scale che Harry, Hermione e Ron avevano salito poco prima.

Harry bussò alla porta e dopo aver sentito un flebile 'avanti', l'aprì ed entrò, seguito dai suoi due amici.

“Come stai?” chiese Harry.

“Sono vivo.” rispose il folletto.

“Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo entrare alla Gringott, nella camera blindata di Bellatrix Lestrange.” Harry decise che era meglio arrivare dritto al punto, senza troppi giri di parole.

“E' impossibile.”
“Da soli sì, ma con te no.”

Unci-Unci puntò lo sguardo sui tre ragazzi e li scrutò attentamente.

“Volete dunque che io vi faccia entrare alla Gringott?” mormorò ed Harry annuì. “Quello    che potrebbe esserci in quella camera, ci servirà per eliminare Voldemort una volta per tutte.”

Unci-Unci mugugnò. “E...” Harry continuò a parlare. “Perché Bellatrix credeva che avessimo preso la spada di Grifondoro dalla sua camera blindata?”
“Perché ce n'è una identica che è praticamente un falso e solo noi folletti lo sappiamo.”

“E perché un falso di quella spada si trova lì?”
“Ordini di Albus Silente. Voleva mettere al sicuro la vera spada e quale soluzione sarebbe stata migliore che farne trovare una falsa ai seguaci di Voi-Sapete-Chi? Non si sarebbero più messi a cercare quella vera.”

Harry era sconvolto, cosa aveva quella spada di così importante? Perché Voldemort la voleva se poteva maneggiarla solo un vero grifondoro?

“Silente ci disse che questa spada sarebbe stata utile a te, signor Potter. Anche se non ci ha mai spiegato il perché.” Hermione a quelle parole si illuminò. “Draco aveva ragione! La spada distrugge gli Horcrux, Harry! Tu hai distrutto il diario di Tom Riddle con una zanna del Basilisco. Beh, la zanna conteneva del veleno e la spada di Grifondoro con cui hai ucciso il serpente ha assorbito quel veleno!”

“Assorbe ciò che la fortifica, brillante. Dovresti essere in Corvonero, tu.” disse Unci-Unci.

Ron fissò Hermione sbalordito, come poteva arrivare sempre alla soluzione in così poco tempo? Lui ed Harry invece mancavano decisamente di acume.

“E il boccino, invece? A cosa serve?”

“Il boccino ha una memoria tattile, Harry. Pensavo che si sarebbe aperto quando lo hai preso in mano, ma non è stato così. Però non demordere, risolveremo anche questo.” Hermione si sentiva improvvisamente molto positiva.

“Vi porterò alla Gringott, il mio interesse è salvaguardare la pace nel mondo dei maghi. Ma non potete venirci con il vostro aspetto.” Unci-Unci, che era caduto in uno stato di profondo rimuginare, interruppe il loro discorso.

“Ho dei capelli di Bellatrix, mi erano rimasti sulla maglietta e li ho conservati pensando che potevano tornarci utili. Posso preparare la pozione polisucco, accelerare il processo, dato che non possiamo di certo aspettare un mese e trasformarmi in lei!” rispose Hermione.

“Ed io potrei prendere una pozione invecchiante e diventare più grande di un paio di anni. Non mi riconoscerebbe neanche mia madre.” disse Ron.

“Fate prendere la pozione invecchiante anche a Draco, ci servirà una mano in più. Io ed Unci-Unci staremo sotto il mantello. Il piano è perfetto, preparatevi. Io vado a parlare con Olivander e poi andiamo.” Harry uscì dalla camera senza dire altro e raggiunse in un attimo la camera del venditore di bacchette di Diagon Alley.

*

“Allora? Cosa ti ha detto?” “Purtroppo mi ha dato brutte notizie, Ron.” Harry tornò dagli altri in cucina mezz'oretta dopo. Ron e Draco erano già invecchiati, avevano l'aspetto di due uomini quarantenni, ma Harry non aveva problemi a distinguere il rosso dei capelli del suo migliore amico, dal biondo platino di quelli di Draco.

“La bacchetta di Sambuco è già nelle mani di Voldemort. Si trovava nella tomba di Silente, devono averlo seppellito con la sua bacchetta. Non pensavo che ce l'avesse lui, ma è sempre stata sua. Però abbiamo un vantaggio.” aggiunse, notando le facce stralunate e deluse degli altri. “E' stato Piton ad uccidere Silente, quindi la bacchetta non dovrebbe rispondere ai suoi comandi. Troviamo l'Horcrux nella camera blindata di Bellatrix ed avremo un altro vantaggio.”

Draco, Hermione e Ron annuirono; erano spaventati, ma ormai erano in gioco e avrebbero giocato fino alla fine.

“Andiamo.” disse Harry, facendo un cenno ad Unci-Unci seduto su una poltrona che abbandonò subito dopo, raggiungendolo. Hermione, che finora aveva aspettato il momento esatto in cui sarebbero partiti, mandò giù la pozione polisucco e diventò Bellatrix.
“Sei inquietante.” disse Ron.

“Grazie, Ronald. Sei gentilissimo!” scherzò Hermione.

“E' molto meglio il tuo aspetto, che quello di mia zia.” anche Draco commentò. Ron inarcò un sopracciglio con fare interrogativo e Draco cercò di riprendere in mano la situazione.

“Insomma, mia zia è veramente terrificante in tutto e per tutto. Non parlavo di bellezza.”

Hermione ridacchiò, Draco si stava arrampicando sugli specchi, ma anche Ron aveva capito che le aveva appena fatto un complimento.

Harry non si apprestò nemmeno a dire la sua, allungò la mano ed aspettò che tutti la presero, per poi smaterializzarsi da Villa Conchiglia e materializzarsi in un attimo in Notturn Alley. La Gringott si trovava giusto dietro l’angolo, dovevano solo percorrere un piccolo viottolo; con un pizzico di fortuna ce l'avrebbero sicuramente fatta.

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Capitolo 18
*** La coppa di Tosca Tassorosso. ***


L’arte della vita sta nell’imparare a soffrire e nell’imparare a sorridere.

-Hesse.


La coppa di Tosca Tassorosso.


“Harry… ma Luna?” Hermione fece la domanda più ovvia fino a quel momento.

“Ah, giusto. I Mangiamorte l’avevano rapita perché credevano che così il padre gli avrebbe rivelato dove si trova la bacchetta di Sambuco.”

“Cosa? E perché credevano che lui lo sapesse?”

“Perché il padre di Luna porta al collo il ciondolo con il simbolo dei Doni della Morte ed un paio di Mangiamorte avevano visto una sua foto sulla sua rivista, Il Cavillo. Luna mi ha raccontato tutto mentre seppellivamo Dobby e mi ha detto anche che suo padre non sa dov’è questa bacchetta e che portare quel simbolo al collo non vuol dire niente per lui. Loro ovviamente non gli hanno creduto quando lui gliel’ha riferito, così hanno rapito Luna e l’avrebbero liberata solo in cambio di informazioni.” concluse Harry.

“Quindi se non fossimo arrivati noi, l’avrebbero tenuta prigioniera per chissà quanto tempo…” sussurrò Hermione, scuotendo il capo con fare sconvolto.

“Già, visto e considerato che Xenophilius non aveva nessuna informazione da dargli.”

“Se avete finito con le chiacchiere, io direi di andare. L’effetto della pozione polisucco non dura in eterno.” la risposta acida di Malfoy distolse l’attenzione di tutti. Harry annuì. I suoi modi di fare erano pure bruschi, ma aveva comunque ragione. Hermione tirò fuori il mantello dell’invisibilità dalla borsetta e lo diede ad Harry. Unci-Unci si aggrappò alla sua schiena ed Harry coprì entrambi con il mantello; erano diventati del tutto invisibili. “Andiamo.” disse Harry. Uscirono dal vicolo di Notturn Alley e svoltarono a destra in Diagon Alley camminando lentamente e cercando di non attirare l’attenzione dei passanti, diretti finalmente alla Gringott.

*

“Desidero accedere alla mia camera blindata.” Hermione cercò di rimanere più calma possibile, evitando di mostrare insicurezza e rendendo la propria voce forte e decisa. Harry sotto il mantello dell’invisibilità tremava dal nervosismo che l’aveva appena colto e Draco e Ron, invecchiati di una ventina d’anni ed irriconoscibili, si guardavano intorno con aria circospetta, deglutendo più volte quando qualche guardia puntava lo sguardo su di loro.

“Identificazione, prego.” mormorò il folletto.

“Non credo ce ne sia bisogno.” il folletto, prima impegnato a scrivere, sollevò gli occhi dal foglio e si chinò per guardare meglio sotto di sé. “Oh, Madame Lestrange! Buongiorno! Cosa posso fare per lei?”

“Vorrei fare una visita alla mia camera blindata.” ripeté paziente Hermione, cercando di non tremare.

“Spero non sia troppo disturbo per lei mostrarmi la sua bacchetta. Sa, le misure di sicurezza sono aumentate in questo periodo. Capisce?”

“No, non capisco.” Hermione non aveva previsto che le avrebbero chiesto la bacchetta ed improvvisamente iniziò ad agitarsi. Ron stava già sudando freddo; Draco notò che una delle guardie si stava avvicinando a loro con la bacchetta alzata.

“Lo sanno, sanno che siete degli impostori.” sussurrò Unci-Unci. Harry in attimo scivolò verso destra, avvicinandosi al palchetto su cui si trovava il folletto, tirò fuori la bacchetta e mormorò. “Imperio.” subito il folletto assunse un’aria serena, sorrise e si rivolse ad Hermione. “Prego, Madame Lestrange. Venga da questa parte.”

Draco sospirò sollevato, la guardia era tornata al suo posto. Ron era ancora molto agitato, ma seguì Hermione senza parlare; Draco si mise subito dietro di lui ed Harry chiuse la fila.

Raggiunsero la camera blindata di Bellatrix dopo una decina di minuti tra curve, salite e discese. Harry si era tolto il mantello dell’invisibilità da un bel pezzo, ora non gli serviva più. Si trovavano chissà a quanti metri di distanza sottoterra e tutte le guardie tenevano d’occhio soltanto l‘ingresso. Li giù dovettero anche occuparsi di un’enorme drago che stava di guardia e che era addestrato a sentire dolore quando un forte suono raggiungeva le sue orecchie e così agitarono dei campanacci simili a quelli legati al collo delle mucche per calmarlo. Hermione disse che quel comportamento era da veri barbari. Draco soffiò una mezza risata divertita per quella sua affermazione ed Hermione lo fulminò con lo sguardo. Mentre si avvicinavano alla camera blindata, Hermione giurò di aver sentito la mano di Draco sfiorarle la schiena e quando si voltò a fissarlo, lui le sorrise e lei arrossì violentemente. Quei sentimenti le sarebbero costati molto cari durante la guerra, la rendevano debole e vulnerabile, ma non poteva fare niente per evitarli.

“Ecco qui, fate presto.” Unci-Unci posò la mano del folletto che li aveva accompagnati fin laggiù sulla porta della camera blindata di Bellatrix e quest’ultima si aprì con uno scatto, lasciando ai presenti la possibilità di osservarne il contenuto. Era piena di oggetti preziosi; sarebbero stati in grado di trovare l’Horcrux?

“Allora, Harry?” Hermione si avvicinò timidamente al suo amico; Ron nel frattempo aveva già tirato fuori la bacchetta e si stava guardando intorno circospetto.

“Non lo so…” Harry sospirò. Li aveva portati lì inutilmente, non sapeva neanche come trovarlo quel dannato Horcrux, non sapeva cosa fosse, quale forma avesse.

“Prova a concentrarti.” propose Malfoy ed Harry ci provò. Si concentrò con tutte le sue forze, chiuse gli occhi e si lasciò guidare solo dai propri sensi.

All’improvviso lo sentì, un sibilo acuto, quello di un serpente. Aprì subito gli occhi e li puntò in un angolo della stanza. “E’ quella coppa. L’ho sentito, l’Horcrux mi ha parlato.”

“Parlato?” chiese Hermione. “Sì, in serpentese.” Hermione trasalì, ma non disse niente. Sapeva già che Harry conosceva la lingua dei serpenti, ma ricordarselo le provocava dei brividi di angoscia e paura. Harry prese ad arrampicarsi sui calici d’oro, posizionati a piramide sul pavimento della stanza e questi presero a moltiplicarsi a vista d’occhio.

Ron gettò un’occhiata ad Hermione, lei ricambiò il suo sguardo e fece per chiedere ad Unci-Unci cosa stava accadendo, colta evidentemente alla sprovvista. Quest’ultimo neanche aspettò che la strega parlasse, che aprì subito bocca. “Dobbiamo uscire! Ogni cosa che toccate si raddoppia, è un incantesimo! Finiremo sepolti vivi se non ci muoviamo!” detto ciò si avviò subito di corsa verso l’uscita, trascinando con sé anche l’altro folletto.

“Muoviti, Harry!” Ron si era già fatto prendere dal panico. Harry continuava a salire sui calici e alla fine arrivò a prendere la coppa che strinse subito tra le mani.

“Vieni, Hermione!” Draco allungo la mano verso di lei e le strinse il braccio, tirandola a sé; lei fece scorrere lo sguardo pieno d’apprensione da Harry a Ron e poi si decise a seguire Draco fuori da quell’inferno. Il ragazzo la strinse contro il petto e lei gli cinse il collo come in cerca di protezione; una protezione che Draco amava darle. Un attimo dopo la camera blindata si era completamente riempita di calici, coppe, piatti ed altri oggetti di enorme valore. Draco stava accarezzando lentamente il capo di Hermione e lei non aveva ancora avuto il coraggio di voltarsi a guardare, ma alla fine lo fece; fissò l’ingresso di quella stanza e la paura si impossessò di lei. “Perché… perché non sono usciti? Perché non escono?” Subito però, alcuni oggetti caddero e scivolarono nel corridoio in cui si trovavano Draco, Hermione ed i due folletti facendo un gran rumore ed Harry e Ron rotolarono a terra, respirando a fatica. Harry reggeva la coppa tra le mani guardando verso l’alto, ancora incredulo per essere uscito vivo da lì; Ron invece si trovava a pancia in giù sul freddo pavimento di pietra, ancora scosso.

Hermione sorrise felice ed il cuore di Draco si illuminò di gioia nel vederla così sollevata.

Harry si alzò a fatica da terra, seguito da Ron e si avvicinò quasi barcollando ad Hermione. Draco la stava tenendo ancora stretta tra le braccia e quando Ron vide quella scena, gli rivolse un’occhiataccia. Anche Harry se ne accorse, ma era troppo impegnato a pensare all’Horcrux per farsi delle domande, quindi evitò persino di parlare. Ron seguì il suo esempio; evidentemente non aveva voglia di montare un altro casino. Era però convinto che ci fosse qualcosa tra di loro, perché si comportavano in modo stranissimo e non era nemmeno tanto difficile intuirlo.

“Non possiamo uscire dall’ingresso principale.” mormorò Hermione, allontanandosi dalla presa di Draco che incrociò le braccia al petto, ammiccando in direzione di Ron come a volerlo sfidare.

“Ci smaterializziamo, semplice.” rispose Harry. “Unci-Unci.” mormorò, rivolgendosi al folletto. “Grazie per averci aiutati. Le nostre strade si dividono qui, ora.”

Unci-Unci annuì e li salutò, rimontando sul carro insieme all’altro folletto che partì a gran velocità subito dopo. Hermione mise la coppa nella borsetta ed allungo la mano; i tre ragazzi la presero ed in un nano secondo si smaterializzarono fuori dalla Gringott. Si trovavano in una radura deserta, in cima ad una montagna rocciosa.

“E’ il primo posto che mi è venuto in mente.” disse Hermione. La strega gettò la borsa a terra ed ordinò ai ragazzi di montare la tenda, mentre lei si occupava di lanciare degli incantesimi di protezione intorno a loro.

La sera calò in un attimo. Dopo aver consumato una cena leggera, tutti e quattro lasciarono la tenda tornando all’aria aperta. Harry reggeva la coppa in mano; Ron portava la spada di Godric Grifondoro. Hermione e Draco erano dietro di loro.

“Forza, Harry. Prima lo distruggiamo, meglio è.” disse Ron. Harry posò la coppa su un masso piuttosto alto e prese in mano la spada che Ron gli porse subito dopo. Hermione restò con il fiato sospeso per tutto il tempo, finché Harry non usò tutta la sua forza e scagliò la spada sulla coppa. Quest’ultima si distrusse, mandando scie di un nero scuro che li avvolsero come a volerli risucchiare in un vortice simile ad un uragano. La sensazione che provarono fu quasi come quella che davano i Dissenatori quando ti attaccavano per succhiarti via l’anima. Harry barcollò, cadendo all’indietro. Vide Voldemort; lui sapeva che avevano appena distrutto un altro Horcrux… e poi vide Hogwarts, lo stemma di Corvonero, una specie di corona e tanti Mangiamorte che marciavano in direzione del castello.

“Harry… ti senti bene?” il giovane grifondoro si svegliò dopo un paio d’ore, si trovava disteso sul lettino, nella tenda. “Cos’è successo?” le domande di Hermione gli arrivarono alle orecchie, ma aveva le orecchie ovattate; era come se si trovasse con la testa sott’acqua.

“L’altro Horcrux è ad Hogwarts… Voldemort e gli altri Mangiamorte stanno viaggiando verso il castello. Ormai manca poco alla battaglia.” sussurrò.

“Ne sei sicuro?” chiese Hermione.

“Sì. Dobbiamo andare. Io devo esserci.” si tirò su, ma Hermione lo spinse facendolo rimettere sdraiato. “Ora dobbiamo dormire. Domani mattina andremo ad Hogwarts.”

*

“Cosa c’è tra te e Malfoy?” quella notte sarebbe stato Ron a fare la guardia. Harry stava già dormendo, ma il suo sonno era continuamente interrotto da strane visioni. Draco si trovava con lui nella tenda e stava cercando di addormentarsi nonostante i gemiti e gli scalpitii di Harry, senza però riuscirci. Si alzò dal letto e si diresse fuori dalla tenda; in lontananza vide la Granger e Ron Weasley che parlavano. Si avvicinò lentamente a loro, accucciandosi e nascondendosi dietro un alto masso, intenzionato ad ascoltare la loro conversazione. Hermione non avrebbe gradito, ma la sua curiosità era fin troppa.

“Cosa c’è tra me e Malfoy?” ripeté lei, evidentemente imbarazzata.

“Non sono stupido, Hermione. Dimmelo e basta.”

“Tu sei geloso.” mormorò.

“Tra me e te non avrebbe mai funzionato. Ci ho rinunciato al quinto anno. Mi chiedo solo come possa essere successo che tu ti sia affezionata a lui e viceversa, ma pazienza.”

“Non so cosa c’è tra di noi, Ron. E’ successo e basta, per quanto possa essere assurdo. Lui piace a me ed io piaccio a lui, ma non so se la cosa potrà evolversi in futuro. Harry lo sa?”

“Sì, l’ha capito. Ma sai com’è fatto, non vuole mettersi in mezzo a faccende private.”

Draco sorrise tra sé e sé. Era fottutamente pazzo di Hermione Granger e lei non si era fatta problemi a dire ad uno dei suoi amici che provava praticamente lo stesso. Era ufficialmente sua, nessuno avrebbe potuto mettere bocca su questo. Ma una domanda che gli saltò alla mente, lo spaventò a morte. E se si fosse innamorato di lei? Cosa sarebbe successo?

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Capitolo 19
*** Il diadema di Priscilla Corvonero. ***


Chissà se l’amo?

È un dubbio che mi accompagnò per tutta la vita,

e oggidì posso pensare che l’amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.

-Svevo.

 

Il diadema di Priscilla Corvonero.

 

“Ti sei mai sentito sbagliato?”

Era l'alba. Draco era appena uscito dalla tenda per prendere un po' d'aria fresca e stava fissando l'orizzonte che si stagliava davanti ai suoi occhi, quando Hermione gli arrivò in silenzio alle spalle, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

“Sbagliato?” chiese, senza voltarsi a guardarla. Deglutì e prese un profondo respiro. Non era certo uno degli argomenti migliori da voler affrontare.

“Sì. Perché io... io mi sento sbagliata da quando Bellatrix mi ha torturata e marchiata a vita con una cicatrice che non riuscirò mai più a cancellare.” prese coraggio e tirò fuori tutte le parole che avrebbe voluto dire molto prima, ma che per mancanza di tempo non aveva ancora fatto. Anzi, a dire la verità, non credeva che ne avrebbe mai parlato con Ron ed Harry. Credeva che Draco potesse capirla molto più di loro due.

“Non devi sentirti sbagliata. Sai bene che tutta questa faccenda del sangue è una totale stronzata. Tu hai solo subito un trauma ed è per questo che ti senti così. Passerà.”

“Come fai ad essere così calmo?”

“Sono un Serpeverde.” Draco sollevò l'angolo della bocca, accennando un lieve sorriso e sospirò mentre giocherellava con un sasso che teneva in mano.

“A volte è come se tu fossi privo di qualsiasi emozione o sentimento.”
“E tu sai che non è così, non è vero?” chiese, anche se sapeva già la risposta.

“Certo. Lo so, perché ho visto la paura e la preoccupazione nei tuoi occhi quando Bellatrix mi stava facendo del male.” Draco non rispose ed Hermione riprese a parlare. “Cosa provi per me, Draco? Perché non ti volti e mi guardi?”

Draco digrignò i denti e strinse maggiormente il sasso tra le dita della mano, per poi lanciarlo con forza. “Non ti guardo, perché se dovessi farlo mi sentirei in colpa per quello che ti è successo.”
“Ma non è colpa tua!” lo interruppe Hermione.

“Fammi finire, Granger. Io sarò pure silenzioso, ma tu parli decisamente troppo.” soffiò una risata e poi riprese a parlare. “Ed il sentirmi il colpa starebbe a significare che ho una debolezza e quella debolezza sei tu. Io non sono capace di dimostrare affetto. Ma tu, Hermione, sei importante per me e non permetterò a nessuno di farti del male. Sei mia ed è mio dovere proteggerti. Ricordatelo bene, perché non lo ripeterò mai più.”

Hermione rimase a bocca aperta; decisamente non credeva alle sue orecchie. Avvertì gli occhi pizzicargli e senza che potesse impedirlo scoppiò a piangere. Draco la sentì e finalmente si voltò per guardarla.

“Non piangere.” Hermione gli corse incontro e si tuffò tra le sue braccia. “Siamo entrambi marchiati, ma questo non definisce le persone che siamo dentro.” l'allontanò da sé fissandola negli occhi e poggiando le mani sulle sue spalle.

“Guardami.” Hermione, che stava con la testa china e continuava a piangere, sollevò il viso specchiandosi negli occhi di Draco. “Sopravvivremo a tutto questo.” allungò la mano destra per stringere il braccio di Hermione, portandoselo vicino alle labbra e posando poi quest'ultime sulla cicatrice che Bellatrix le aveva inciso. Hermione a quel gesto parve calmarsi e smise di piangere. Draco le lasciò il braccio e lei ne approfittò per fare lo stesso; usò entrambe le mani per sollevare la manica della camicia di Draco, scoprendone il Marchio Nero e si chinò a baciarlo. Poi si allontanò e tornò a guardare il giovane serpeverde negli occhi color ghiaccio, che già avvertiva il cuore più leggero e colmo di una gioia mai provata. “Ci prenderemo cura l'uno dell'altra e saremo sempre pronti a sanare le nostre cicatrici, me lo prometti?”

“Te lo prometto, Hermione.”

*

“Useremo il passaggio segreto di Mielandia per entrare ad Hogwarts. Dobbiamo muoverci, perché sicuramente Voldemort e il suo esercito saranno già per strada.”

“Harry, sei sicuro di quello che fai?”
“Certo che sono sicuro, Ron.”

“Ci servirà aiuto, Harry. Appena metteremo piede ad Hogwarts io direi di cercare Neville, Ginny, Seamus e tutti gli altri.” propose Hermione.

“Tranquilla, ho già detto a Luna di avvertire gli altri e di portarli tutti nella Stanza delle Necessità. Ci aspetteranno lì.” rispose Harry, mentre continuava a mettere da parte la propria roba che Hermione riponeva accuratamente nella borsetta, insieme alle altre cose.

“Okay, siamo pronti. Draco, Ron, avete preso tutto?” i due ragazzi annuirono e Ron aggiunse. “Ti abbiamo già passato tutto.”

Tutti e quattro misero piede fuori dalla tenda ed Hermione con un colpo di bacchetta fece sparire la tenda, si mise la borsetta attorno al collo ed allungò il braccio in attesa che gli altri lo prendessero.

E poi si smaterializzarono, comparendo subito dopo nella via principale di Hogsmeade. Era già piuttosto buio, dato la decisione di Harry di partire nel tardi pomeriggio per evitare di destare sospetti.

“Forza, di qua.” Harry lì guidò verso destra in direzione di Mielandia e tutti e quattro si pararono davanti alla porta chiusa a chiave.

“Devono aver chiuso i negozi da un po'. Qui è tutto deserto. Immagino sia troppo pericoloso persino uscire di casa.” commentò Hermione e quasi come se Draco avesse percepito la sua paura, quest'ultimo posò la mano sulla sua spalla per confortarla.

“Alohomora.” mormorò Harry e la porta si aprì con uno scatto. Entrarono di corsa all'interno del negozio di dolci e tutti gli altri seguirono Harry verso il passaggio segreto che varcarono subito dopo. Harry entrò per primo, seguito a ruota da Ron, mentre Draco permise ad Hermione di entrare prima di lui e lui naturalmente chiuse la fila.

“Casa dolce casa.” mormorò Harry quando entrambi fuoriuscirono dallo stretto passaggio segreto, mettendo così piede ad Hogwarts dopo giorni e giorni d'assenza. “Hermione, mi passi la mappa? E' meglio se teniamo d'occhio Gazza, Mrs. Purr e Piton.”

Hermione non disse niente, aprì la borsetta e sollevò la bacchetta. “Accio Mappa del Malandrino.” mormorò. La mappa saltò fuori ed Hermione la passò subito ad Harry. Quest'ultimo l'aprì e cercò con lo sguardo dove si trovavano le persone che avrebbe sicuramente dovuto evitare.

“Vi rendete conto che Piton è diventato Preside? Si trova nell'ufficio di Silente e non prova nessuna vergogna per quello che ha fatto.”

“Non c'è tempo per pensarci, Harry.” Hermione come al solito tentò di calmare le acque. Harry cercò di calmarsi, preso improvvisamente da un attacco di rabbia, ed annuì. In seguito tutti e quattro si incamminarono verso il settimo piano, in direzione della Stanza delle Necessità.

*

Come volevasi dimostrare anche tutti gli altri furono stupiti dalla presenza di Draco Malfoy. Hermione dopo aver spiegato la stessa storia che aveva già raccontato ad Harry e Ron agli altri ragazzi, che restarono comunque a bocca aperta e non molto fiduciosi, fece cenno ad Harry di dire loro cosa aveva visto. Speravano che potessero aiutarli; non c'era molto tempo ed Harry non sapeva davvero dove poter trovare quella specie di corona che aveva visto in sogno.

“Dobbiamo trovare una sorta di corona nascosta nel castello. L'unica cosa che so è che c'entra Corvonero. Qualcuno di voi ha qualche idea?”

Si guardarono tutti tra loro con aria confusa e nessuno parve avere una minima idea di cosa servisse ad Harry.

“Non è molto su cui basarci.” intervenne Seamus e sia Dean che Neville annuirono, sostenendo le sue parole.

“E se fosse il diadema perduto di Priscilla Corvonero?” la voce sognante di Luna Lovegood interruppe la concentrazione di tutti gli altri presenti. Poi Cho Chang fece un passo avanti e parlò. “Ma è perduto, nessuno sa dove si trova.”

“Io conosco qualcuno che potrebbe saperlo. Vieni con me, Harry?” disse Luna.

Harry parve non avere altra scelta se non fidarsi di lei. “Sì, guidami pure. Ti seguo.”

E poi accadde. Un forte rumore rimbombò nel castello. Esplosioni ed urla invasero l’aria. I seguaci di Voldemort erano appena entrati nel castello. Harry avvertì la cicatrice bruciare e in un attimo cadde atterra privo di sensi.

Vide un serpente. Il serpente di Voldemort.

Si risvegliò di soprassalto. Tutti si erano radunati preoccupati intorno a lui e lo fissavano dall’alto. Harry si mise lentamente a sedere e cercò Hermione con lo sguardo.

“Il serpente è l’altro Horcrux. Trovatelo ed uccidetelo. Io mi occuperò del diadema.”

Si mise in piedi e si sistemò gli occhiali; poi corse fuori dalla Stanza delle Necessità seguito da Luna. Non aveva molto tempo, doveva assolutamente sbrigarsi a trovare quel diadema tanto che non lasciò ad Hermione neanche il tempo di replicare. Una volta fuori permise a Luna di guidarlo lungo i corridoi di Hogwarts, in silenzio. Mentre camminavano, avvertivano soltanto il rumore dei loro passi e dei loro respiri infrangere quel silenzio imbarazzante. Entrambi erano molto tesi e avevano paura che anche una minima discussione tra amici gli avrebbe provocato una crisi di nervi, per cui si tennero quel silenzio per quanto insopportabile potesse essere e percorsero i corridoi del castello che ormai sembrava tutto meno che una scuola di magia e stregoneria.

_____

Mi scuso per il ritardo. La scorsa settimana sono stata alla Convention su The Vampire Diaries qui in Italia e quindi non ho avuto molto tempo per scrivere. Purtroppo ho ancora in mente tutto ciò che è successo e sono ancora scossa per aver incontrato Ian Somerhalder, quindi le idee per questa mia fan fiction sono un tantino offuscate. Cercherò di non farvi aspettare molto! Vi dico soltanto che ormai mancano solo sei capitoli alla fine; ci siamo quasi. Spero che la storia vi stia piacendo. Recensite se potete, per favore! :)

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Capitolo 20
*** L'assedio di Hogwarts. ***


There is nothing left inside, but I am wide awake.

I can hear the devil call my name.

-Breaking Benjamin.

L’assedio di Hogwarts.

 

I rimbombi provenienti da ogni angolo del castello non facevano che rendere tutte le persone presenti nella Stanza delle Necessità incredibilmente nervose. Hermione era sbiancata e non sapeva più cosa dire. Aveva perso la capacità persino di pensare. Però ci pensò Draco a risvegliarla dal suo stato di confusione, riportandola così alla realtà.

“Dobbiamo trovare il serpente di Voldemort, Hermione.” lei lo fissò attentamente gli occhi e lui capì che aveva paura; paura per Harry, paura per la scuola, paura per tutti.

“Non puoi proteggere tutti. Ora dobbiamo pensare al serpente.” cercò di rassicurarla ed Hermione sospirò; sentì il labbro inferiore tremare e gli occhi riempirsi di lacrime.

“Non piangere.” Draco l’attirò a sé e la strinse in un abbraccio. Gli altri si erano già defilati da quella stanza ed erano andati a combattere per proteggere Hogwarts.

“Hai ragione, non c’è tempo per piangere.” Hermione si staccò da lui e si asciugò gli occhi; fece un profondo respiro e si voltò verso l’uscita. Draco era veramente colpito dal suo comportamento. Non aveva mai conosciuto una donna tanto forte e determinata. “Andiamo.” disse lei e prese a correre più velocemente possibile e Draco ovviamente la seguì. In un attimo entrambi raggiunsero il portone d’ingresso della sala grande. C’erano un sacco di studenti in fila uno per uno ai lati di quest’ultima e Piton era in piedi al centro della stanza, davanti al tavolo degli insegnanti, che li fissava con attenzione, scrutandoli.

“Come può stare al posto di Silente senza provare un minimo di vergogna? Lo dica come lo ha guardato negli occhi mentre lo ha ucciso! Silente si fidava di lei!” Hermione non riuscì a trattenersi dal sfogare tutta la sua rabbia; sapeva di star parlando anche a nome di Harry e voleva che tutti sapessero che razza di persona fosse Severus Piton. Draco aveva la testa china, di certo non avrebbe potuto fermarla nemmeno volendo e un po’ era anche preoccupato per quello che tutti i suoi compagni di Serpeverde stavano sicuramente pensando su di lui. Infatti tra le fila verde-argento, Goyle e Tiger erano rimasti a bocca aperta nel vedere Malfoy in piedi a fianco ad Hermione Granger. Pansy Parkinson aveva gli occhi sgranati e Nott e Zabini speravano vivamente che fosse tutto un sogno o che quello non fosse il vero Draco Malfoy. Al ragazzo dai capelli biondo platino non interessava di certo il loro parere; era contento della scelta che aveva fatto, ma non poteva comunque evitare di sentirsi in imbarazzo. Sperò con tutto il cuore che Hermione non se ne accorgesse, perché lei era più importante di qualsiasi altra persona al mondo per lui.

“Signorina Granger, lei non sa cosa sta dicendo.” rispose gelido Piton.

“Se vuole prendere Harry, deve prima passare sul nostro cadavere.” Neville si fece avanti e si avvicinò ad Hermione e subito fecero lo stesso anche Ron, Seamus, Dean, Fred, George, Ginny ed altri ragazzi di Tassorosso e Corvonero. Piton gli scoccò un’occhiata gelida e si smaterializzò dal castello sotto gli occhi di tutti. “Che razza di codardo!” urlò Hermione.

*

“Luna, mi vuoi dire dove stiamo andando?” Harry stava cercando di capire dove Luna volesse portarlo, ma non aveva la minima idea al riguardo. La sala comune di Corvonero si trovava in una torre, ma Luna lo stava portando ben lontano da quest’ultima.

“Dove non possono sentirci.” disse e si fermò in un angolo remoto del quinto piano. “Helena Corvonero. Io credo che lei sappia benissimo dove si trova il diadema, però è un po’ timida. Sono sicura che riuscirai comunque a convincerla grazie alle tue doti. Puoi trovarla vicino al Bagno dei Prefetti, nel frattempo io torno dagli altri. E’ meglio che tu faccia tutto questo da solo.” mormorò, gli sorrise e si avviò saltellando verso le scale per scendere ai piani inferiori. Harry era rimasto a bocca aperta e non aveva neanche avuto il tempo di replicare. Decise di lasciar perdere e si mise subito alla ricerca di Helena, la figlia di Priscilla Corvonero; trovarla era di vitale importanza. Ma come avrebbe fatto? Già gli sembrava alquanto strano che Helena Corvonero potesse trovarsi al quinto piano, nei dintorni del Bagno dei Prefetti, quando la sala comune dei Corvonero era da tutt'altra parte. Era molto scettico al riguardo, ma non poteva che fidarsi di Luna; in fondo era stata l'unica a dargli uno straccio di soluzione.

“Helena, sono Harry Potter e sono un amico di Luna. Mi ha detto che tu puoi aiutarmi e so che sei molto timida, ma se ti facessi vedere mi faresti un grande favore.” sibilò timidamente, guardandosi intorno. Nulla. Non avvertiva neanche un rumore o qualche cambiamento d'aria nei paraggi. Provò a chiamarla di nuovo per nome ed aspettò per l'ennesima volta una sua risposta, ma Helena non si faceva né vedere né sentire.

“Ti prego, Helena. Puoi fidarti di me.” mormorò esasperato.

“Posso davvero, giovane ragazzo?” finalmente la figura volteggiante di un fantasma uscì da uno dei muri che circondavano Harry. Quest'ultimo si illuminò come se fosse il giorno più bello della sua vita. “Sì, puoi. Sono venuto qui per chiederti del diadema di tua madre.”

“Il bellissimo diadema di mia madre... Harry Potter, sei amico di Luna e lei è sempre molto gentile con me, ma io non posso aiutarti.” sussurrò e fece per andarsene, ma Harry continuò a parlare, sperando di fermarla. “So che Voldemort l'ha profanato con la magia oscura, ma io posso aiutarti a distruggerlo.”
“Tanti giurarono di aiutarmi a distruggerlo, ma nessuno l'ha mai fatto davvero. Cosa può farmi credere che tu sia diverso?”

“Devi solo fidarti di me, Helena. Io voglio liberare il mondo da Lord Voldemort, ma per farlo devo eliminare tutti gli Horcrux che ha creato. Dammi una mano.” Harry stava cercando con tutto se stesso di riuscire a convincere la figlia di Priscilla Corvonero ad aiutarlo; non credeva che sarebbe stata un'impresa così difficile come invece stava constatando. Era terribilmente nervoso e voleva trovare le parole giuste da dirle.

Helena non rispose, ad Harry parve che stesse riflettendo sul da farsi e che era molto combattuta nello scegliere quale risposta dargli, ma sperò con tutte le sue forze di ottenere una risposta positiva. Doveva trovare quel maledetto diadema.

“Si trova qui nel castello, nel luogo in cui tutto è nascosto.”
“Cosa...?”
“Se devi chiedere non lo saprai mai, se lo sai devi solo chiedere. Buona fortuna, Harry Potter.” gli sorrise e sparì attraverso il muro di pietra di quell'enorme e vuoto corridoio. Harry rifletté più in fretta possibile. Hermione era brava con gli indovinelli; lui anche se ne aveva risolto uno al suo quarto anno durante l'ultima prova del Torneo Tremaghi, non aveva la minima idea di come riuscire a decifrare un indovinello. Quando gli capitava di riuscirci era solo semplice fortuna. Ma poi un'idea gli guizzò alla mente. Il diadema si trovava nella Stanza delle Necessità; solo lì tutto poteva essere nascosto e solo se desideravi ardentemente qualcosa avevi la possibilità d'entrarci. Prese a correre con il cuore in gola più velocemente possibile in direzione del settimo piano; aveva molto meno tempo di quanto ne avesse avuto prima ed il suono degli incantesimi lanciati fuori e all’interno di Hogwarts si avvertiva sempre più di frequente.

*

Tutti nel castello correvano da una parte all'altra, come se non sapessero né cosa fare né dove andare. Hermione, Ron e Draco seguirono la McGranitt fuori in cortile e le chiesero delle direttive da poter comunicare anche agli altri.

“Ragazzi miei, bisogna agire secondo la nostra coscienza. E' inutile cercare di creare un piano che possa andare a buon fine. Ci sono gli Auror che ci daranno una mano e l’Ordine della Fenice, ovviamente. Dobbiamo solo sperare di vincere.”
Hermione sospirò afflitta. “Ce la faremo?” “Non cantiamo vittoria troppo presto, signorina Granger.” mormorò la McGranitt e poi, agitando la bacchetta, animò le statue di Hogwarts e chiese loro di presidiare il castello e difendere i confini della scuola.

“Io vado a dare una mano a Neville e Seamus, devono far saltare il ponte. Ho sentito che si stavano mettendo d’accordo con mia madre ed il professor Vitious.”
“Va bene, Ron... Io e Draco cercheremo di trovare il serpente.”
“Io non credo che Voldemort stia tanto lontano dal suo animaletto, per cui stai attenta.”

“La proteggerò io.” mormorò Draco, guardando con serietà il giovane Weasley negli occhi e per la prima volta si scambiarono uno sguardo d'intesa. Ron stava cominciando a fidarsi di lui e sapeva che Malfoy avrebbe fatto veramente di tutto per proteggere Hermione.

Nel frattempo delle figure incappucciate e vestite di nero ed un essere dalla pelle bianca e gli occhi rossi se ne stavano su una piccola collina ai confini del castello; un silenzio aleggiava sopra le loro teste, prima che egli si decidesse a parlare. “Sciocchi. Credono davvero di poter battere il grande e potente Lord Voldemort.” sibilò il mago oscuro più forte di tutti i tempi. Bellatrix sorrise beffarda; Lucius e sua moglie si trovano dietro Voldemort e allle loro spalle c'erano una miriade di Mangiamorte pronti all'attacco. Alcuni di loro erano già riusciti ad aggirare gli incantesimi protettivi intorno ad Hogwarts e si trovavano già nel castello, dove gli Auror ed alcuni membri dell’Ordine stavano tentando di scacciarli ed eliminarli.

“Tuo figlio mi ha deluso molto, Lucius. Ucciderlo sarà la prima cosa che farò se dovesse capitarmi davanti.” disse e sorrise beffardo.

Narcissa tremò alle parole di Voldemort e guardò preoccupata Lucius; non poteva permettere che suo figlio morisse solo perché aveva avuto il coraggio di ribellarsi a tutta quella crudeltà ed ingiustizia.

“Credo sia ora di andare, mio signore.” mormorò Bellatrix; Nagini strisciò sull'erba e prese a scendere la collina sulla quale si trovavano tutti quanti non appena Voldemort annuì e diede il permesso di attaccare Hogwarts. Ma il Signore Oscuro aveva altri piani prima di trovare ed uccidere Harry Potter. La bacchetta di Sambuco gli resisteva e la causa era Severus Piton; doveva sbarazzarsi di lui e solo allora sarebbe stato in grado di sterminare chiunque avesse intralciato il suo cammino verso la gloria e la vita eterna.

*

Harry aveva appena varcato la porta della Stanza delle Necessità e si trovava immerso tra un migliaio di oggetti di tutti i tipi. Doveva concentrarsi davvero tanto per riuscire ad individuare l'Horcrux e così chiuse gli occhi, cercando di sentire parole in serpentese provenire da una qualsiasi parte della stanza. Ad un certo punto un sibilo acuto gli arrivò alle orecchie ed Harry si girò di scatto, puntando lo sguardo su una specie di scrigno posizionato su un vecchio tavolo in legno. Si avvicinò lentamente ad esso e lo aprì. Un bellissimo diadema d'argento con una pietra blu incastonata al centro apparve davanti ai suoi occhi. Harry lo prese in mano e la cicatrice iniziò a bruciargli con insistenza.

“La spada.” disse. Come poteva aver dimenticato di farsela dare? L'aveva Hermione nella sua borsetta e doveva assolutamente trovarla. Corse fuori e prese il passaggio segreto dietro un ritratto del settimo piano per scendere più velocemente verso la sala d'ingresso e raggiunse quest'ultima dopo una decina di minuti. Si guardò intorno; centinaia di studenti stavano combattendo contro dei Mangiamorte. Vide Colin Canon inerme e senza vita a terra, in un angolo e il suo cuore si strinse in una morsa di rabbia e frustrazione. Come poteva permettere a tutti loro di morire così? Non era giusto.

“Harry! Harry!” Hermione lo raggiunse; aveva il fiato corto e cercò di riprendersi un po' prima di cominciare a parlare. “Non troviamo il serpente. Dev'essere con Voldemort, ma non sappiamo dove sia andato. Sono tutti qui nel castello tranne lui!”

Draco non disse niente, deglutì notando a propria volta il cadavere di Colin a terra; poi sollevò lo sguardo e vide suo padre colpire alle spalle alcuni studenti di Tassorosso. Come poteva comportarsi in quel modo per una persona che non gli aveva provocato altro che sofferenze? Hermione si rese conto della situazione e si rivolse a lui con tutta la gentilezza possibile. “Non pensarci, Draco. Tu non sei come lui.” lui la fissò negli occhi ed accennò un sorriso e lei ricambiò. Ad Harry quella scena parve la cosa più dolce e bella che potesse esserci in un momento terribile come quello e gli dispiacque doverli interrompere.

“Hermione, mi serve la spada. Devo distruggere il diadema.” mormorò e solo allora Hermione si rese conto che lo portava in mano; si congratulò mentalmente con lui per esser riuscito a trovarlo senza l'aiuto di nessuno e tirò subito fuori la spada dalla propria borsetta, consegnandola ad Harry.

“Ron dov'è?” “Sta aiutando Neville e Seamus, non preoccuparti per lui. Se la caverà.”

“Mi dispiace aver causato tutto questo.”
“Non è colpa tua, Harry.”

Il giovane grifondoro non rispose, ma amava il modo in cui Hermione riusciva a consolarlo o a farlo ragionare. Posò il diadema su uno dei gradini delle scale e sollevò la spada, colpendo in un attimo quell'ennesimo Horcrux. La cicatrice gli bruciò come se gli avessero premuto la fronte sui carboni ardenti e cadde all'indietro sul freddo pavimento di pietra. Vide dell'acqua, delle barche e poi Voldemort con la bacchetta di Sambuco in mano ed il serpente al suo fianco. Davanti a lui c'era una figura vestita di nero, con i capelli unti e il naso adunco che cercava di farlo ragionare; il professor Piton.

Si risvegliò immediatamente come se avesse solo fatto un brutto incubo. Draco ed Hermione lo guardarono preoccupati dall'alto, ma non dissero e fecero nulla.

“Hai visto dov'è?” azzardò Hermione.

“Alla rimessa delle barche.”

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Capitolo 21
*** I ricordi di Piton. ***


La vita è come la tua prima partita di scacchi.

Quando inizi a capire come funziona hai già perso.

-Zafón.

 

I ricordi di Piton.

 

“Ci vado da solo.” “Non esiste proprio, Harry. Io starò con te fino alla fine.” Harry sospirò; perché Hermione doveva essere sempre così testarda? “Non voglio metterti in pericolo.” “Siamo in guerra, Harry. Sarei in pericolo ovunque. Dobbiamo combattere per un futuro migliore; sono sette anni che ti aiuto e non mi tirerò indietro proprio adesso.” Draco faceva scorrere lo sguardo da Harry ad Hermione più e più volte, non sapendo cosa dire. Lui non aveva fatto nulla per anni, aveva deciso di passare dalla parte giusta troppo tardi; anche se avesse detto qualcosa, non avrebbe di certo ottenuto su Harry lo stesso effetto che le parole della giovane strega, della quale era follemente cotto, gli diedero fino a convincerlo.

“E va bene. Tanto non credo di poterti fermare.” “Esatto, non puoi. Muoviamoci.” senza aggiungere altro Hermione si precipitò fuori dal castello e corse verso un grande masso posizionato tra l’erba intorno ad Hogwarts, accucciandosi e facendo segno a Draco ed Harry di raggiungerla. Solo pochi metri più in là, alcuni Mangiamorte stavano combattendo contro un paio di Auror e tra loro c’era anche Remus Lupin. Harry, mentre correva per raggiungere l’amica, provò l’impulso di correre ad aiutarlo. Ma tutti loro erano lì per proteggere la scuola e ogni mago e strega presente all’interno di essa e soprattutto erano lì per permettere a lui di guadagnare più tempo possibile per portare a termine la propria missione. Lupin si sarebbe sicuramente arrabbiato nel vederlo venire a rischiare la vita contro i Mangiamorte invece di pensare agli ultimi Horcrux rimasti e a Voldemort.

“E’ meglio se non ci facciamo vedere o succede un casino.” mormorò Hermione. Draco si mise al suo fianco e la guardò con attenzione. Aveva tutti i capelli arruffati e il viso sporco di polvere; sicuramente dovuta al crollo di alcuni muri. Un lieve graffio le correva lungo tutta la guancia e Malfoy provò una sensazione di tenerezza e protezione ed istintivamente le accarezzò la guancia come a volerla rassicurare. “Andrà tutto bene.” Harry assistette alla scena, ma non disse nulla. Non voleva privarli di quei pochi momenti di serenità e pace, ma Hermione si scostò imbarazzata; non voleva che Harry li vedesse in quegli attimi che ormai considerava intimi e privati.

Successivamente presero a scendere la collina, sempre nascondendosi di tanto in tanto dietro alcuni massi, per evitare che i Mangiamorte li vedessero e dopo un paio di minuti raggiunsero finalmente la rimessa delle barche. Hermione li guidò verso di essa e facendo molta attenzione a non fare rumore, si nascosero accovacciati sotto le finestre, tendendo l’orecchio per ascoltare le voci provenienti dall’interno. Piton era lì dentro insieme a Voldemort; Harry provò una rabbia incondizionata e un forte calore gli invase il corpo. Hermione se ne accorse e gli fece cenno di stare calmo. Per il momento era meglio stare zitti ed ascoltare.

“Hai idea, Severus, del perché questa bacchetta non risponde a me?” Voldemort sembrava davvero adirato; Nagini, come volevasi dimostrare, strisciava fedele intorno a lui.

“Io credo, mio Signore, che quando sarà il momento di uccidere il ragazzo la bacchetta le obbedirà alla perfezione.” la voce di Piton era come al solito ferma e decisa e neanche un minimo segno di paura pareva provenire da lui. “Io invece credo, Severus, che la bacchetta non mi appartiene completamente e sai perché?” chiese, ma Piton già sapeva che Voldemort conosceva benissimo la risposta e quindi non rispose. “Perché sei stato tu ad uccidere Silente e la bacchetta appartiene a te.” “Mio Signore…” “Sei stato un servo fedele, Severus. Ma solo io posso vivere per sempre.” Voldemort sollevò la bacchetta e con un veloce scatto la mosse verso il collo di Piton, tagliandogli la gola. Hermione si portò le mani alla bocca e chiuse gli occhi; non poteva crederci. Piton era stato appena ucciso a sangue freddo da Voldemort. Harry e Draco erano rimasti immobili, a bocca aperta. “Nagini, uccidi.” sussurrò e l’enorme serpente di Voldemort attaccò almeno cinque volte Severus Piton, già a terra inerme, facendolo sbattere con forza contro il muro della rimessa e ferendolo gravemente. Voldemort si smaterializzò e portò con sé il serpente, lasciando quel luogo macchiato ormai del sangue di Piton.

Harry si alzò e corse immediatamente all’interno, seguito a ruota da Hermione e Draco. Si avvicinò titubante al corpo di Piton e si inginocchiò al suo fianco. Era ancora vivo. Severus mugugnò qualcosa di incomprensibile e fu colto da uno scatto d’ira quando non riuscì a pronunciare neanche una parola. Harry allungò la mano alla sua gola e cercò di bloccargli l’emorragia, premendo con forza le dita sul taglio aperto e grondante di sangue. Draco ed Hermione erano in piedi alle spalle di Harry e guardavano la scena l’uno più sconvolto dell’altra. Finalmente Piton riuscì a parlare anche se a fatica. “Prendi… prendila.” ed indicò malamente la lacrima che gli stava scorrendo lungo la guancia. “Hermione, dammi una fialetta! Presto!” Hermione parve risvegliarsi da un coma profondo, puntò la bacchetta vicino alla borsetta che portava sempre al collo e mormorò l’incantesimo di appello, ritrovandosi tra le mani una fialetta di vetro che diede subito ad Harry. Quest’ultimo l’avvicinò al viso di Piton e lasciò che la lacrima scorresse all’interno del contenitore. Non sapeva davvero cosa dire; aveva sempre odiato Piton con tutto se stesso, ma in quel momento provava dispiacere e pena per lui. “Hai gli occhi di tua madre…” sussurrò flebilmente Severus ed un attimo dopo spirò, restando ad occhi aperti. Hermione avvertì gli occhi farsi lucidi e si strinse contro il corpo di Draco che non mancò di stringerla a sé, cercando di consolarla. Harry abbassò lentamente le palpebre di Piton e poi parlò.

“Io devo andare al Pensatoio.”

“Noi cercheremo per l’ennesima volta di uccidere quel serpente.” rispose Draco. Harry annuì e fece un cenno con la testa in direzione di Hermione. Draco capì che gli aveva implicitamente chiesto di occuparsi di lei ed ebbe la risposta pronta. “Ci penso io.”

*

Non ci stava veramente capendo più nulla. Aveva la mente così confusa e colma di pensieri che non si sarebbe stupito se l’avesse colto un terribile mal di testa. Correva così veloce che in un attimo superò tutti i corridoi di Hogwarts e per un pelo impedì che uno Schiantesimo lo colpisse in pieno petto; gli parve di vedere Lavanda Brown a terra che lottava per rialzarsi e riprendere a combattere, anche se inutilmente. La guerra si stava svolgendo proprio sotto i suoi occhi e lui non vi stava partecipando. Si sentì terribilmente in colpa per questo, ma sapeva di avere cose più urgenti e importanti a cui pensare.

Raggiunse l’ufficio di Silente subito dopo. Era rimasto immacolato e nessuno aveva toccato o spostato qualcosa; tutti i suoi oggetti e libri erano al posto di sempre e così il Pensatoio. Harry aprì le ante che lo nascondevano e lo tirò fuori. Era da molto che non lo usava; si ricordò quando per mera curiosità si approfittò dell’assenza di Piton per spiare i suoi ricordi e come quest’ultimo si arrabbiò tanto da rifiutarsi di insegnargli ancora l’Occlumanzia. Adesso si trovava lì per lo stesso motivo; per guardare i ricordi che Piton stesso gli aveva consegnato. Cosa poteva esserci di così importante? Versò il contenuto della fialetta nell’acqua e questa prese a turbinare in un vortice di argento di vivo. Subito dopo Harry infilò la testa all’interno e fu catapultato in un prato verde illuminato dalla luce del sole. Doveva essere estate. Una bambina dai capelli rossi se ne stava al centro di quel prato e un’altra bimba le stava urlando contro di essere un mostro; un ragazzo da i capelli lunghi e neri come la pece si fece avanti e le disse che quella bambina era solo gelosa del dono che avevano sia lui che la ragazzina dai capelli rossi; il dono di fare magie. Li vide stesi sull’erba ad osservare il cielo, felici e spensierati. Poi la scena cambiò; vide la bambina finire in Grifondoro e il ragazzino dai capelli neri fissarla con lo sguardo perso, vide un altro ragazzino fare i dispetti al giovane Piton e sentì il litigio che Harry ebbe con quest’ultimo durante il suo quinto anno ad Hogwarts, quando discussero sui comportamenti di James Potter da adolescente. Poi vide sua madre, accanto alla culla nella quale vi stava lui, da piccolo; sua madre stava cercando di calmarlo quando all’improvviso Voldemort entrò in casa ed uccise suo padre per poi entrare nella stanza e scagliare l’Avada Kedavra contro Lily. Vide ancora una volta Piton supplicare Silente di proteggere Lily e nascondere lei e il piccolo Harry in un posto sicuro e poi rivederli ancora una volta; c’era Piton disperato mentre singhiozzava e chiedeva a Silente perché non aveva fatto di più per proteggerli e Silente rispondergli che i Potter si erano fidati della persona sbagliata per poi aggiungere che Harry era sopravvissuto. “Non gli occorre protezione! Il Signore Oscuro se n’è andato!” urlò Piton. “Il Signore Oscuro tornerà. Allora il ragazzo sarà in un terribile pericolo. Ha gli occhi di lei.” e Piton fissò Silente con la disperazione nello sguardo. “Se l’amavi veramente…” aggiunse il vecchio preside. “Nessuno deve saperlo.” mormorò con serietà. “Non dovrei mai rivelare la parte migliore di te? Quando rischi ogni giorno la tua vita per proteggere il ragazzo?” chiese Silente. E la scena cambiò di nuovo. Stavolta c’era Piton da solo a Godric’s Hollow davanti alla casa di James e Lily. Lo vide entrare e correre fino ad arrivare nel luogo in cui giaceva il corpo senza vita di Lily. Si accasciò a terra disperato, piangendo e stringendo Lily tra le braccia. E per l’ennesima volta la scena cambiò. Vide Piton dire a Silente che la maledizione che lo aveva colpito gli lasciava soltanto un altro anno di vita; li vide mettersi d’accordo, parlare su come Piton avrebbe dovuto uccidere Silente al posto di Draco e poi cambiare argomento. “Verrà un momento in cui ad Harry Potter andrà rivelata una cosa, ma devi aspettare finché Voldemort sia al massimo della vulnerabilità.” “Che cosa gli va rivelato?” “La notte in cui Lord Voldemort andò a Godric’s Hollow per uccidere Harry e Lily Potter si interpose tra loro, la maledizione gli rimbalzò addosso. In quell’istante un frammento dell’anima di Lord Voldemort si agganciò alla sola cosa vivente che riuscì a trovare; Harry stesso. Oh, c’è un motivo per cui Harry può parlare con i serpenti, c’è un motivo per cui può guardare nella mente di Lord Voldemort; una parte di Voldemort vive dentro di lui.” “Quindi quando arriva il momento il ragazzo deve morire?” “Sì, sì. Deve morire.” sussurrò Silente; ormai quasi allo stremo delle forze, come turbato da tutto ciò che aveva appena dovuto rivelare. Rivide Piton piangere e disperarsi e stringere forte sua madre tra le braccia e vide il se stesso neonato nella culla, con le lacrime agli occhi. “L’ha tenuto in vita perché muoia al momento opportuno. Lo ha allevato come una bestia da macello.” fu catapultato di nuovo nello studio di Silente quando sentì quelle parole. “Non dirmi ora che ti sei affezionato al ragazzo.” “A lui?” Piton alzò la bacchetta ed invocò un Patronus; questi si materializzò nella stanza, aveva la forma di una cerva. Fece un paio di giri intorno a loro e poi si tuffò fuori dalla finestra. Ad Harry venne in mente quel giorno in cui trovò la spada di Grifondoro nel bosco insieme agli altri oggetti; anche in quel momento vide una cerva. Era stato Piton ad aiutarlo. “Lily! Dopo tutto questo tempo?” chiese Silente, evidentemente colpito e sorpreso; quasi con le lacrime agli occhi. “Sempre.” disse Piton. “Quindi quando arriva il momento il ragazzo deve morire?” ripeté di nuovo. “Sì, deve morire. E Voldemort in persona deve farlo. E’ fondamentale.” la scena si dissolse davanti ai suoi occhi ed Harry fu catapultato fuori dai ricordi di Piton e dal Pensatoio. Si ritrovò immobile al centro della stanza, sconvolto e sorpreso per tutto ciò che aveva appena visto. Aveva appena avuto tutte le informazioni che gli servivano; lui era un Horcrux, quello che Voldemort non aveva mai avuto intenzione di creare e doveva essere Voldemort stesso ad ucciderlo. Doveva andare a cercarlo, doveva mettere fine a tutta quella storia. Doveva morire per salvare tutti quanti. Se si trovavano in quella situazione era soltanto per colpa sua. Hermione si sarebbe sicuramente arrabbiata; la sua amica odiava quando si prendeva la colpa per tutto, ma non ne poteva fare a meno. E per giunta si era sempre sbagliato su Severus Piton, lo aveva odiato inutilmente quando lui lo aveva sempre protetto e aveva amato sua madre Lily più della sua stessa vita. Piton era morto da vero eroe; lui non sarebbe mai riuscito ad eguagliarlo. Finora due serpeverde erano riusciti a sorprenderlo in meglio e Silente si fidava di entrambi; Severus Piton e Draco Malfoy del quale Hermione si era sicuramente innamorata, anche se ancora doveva capirlo. Harry, almeno su questo, non nutriva il minimo dubbio. E se Draco amava Hermione tanto quanto Piton aveva amato sua madre, non poteva esserci ragazzo migliore per la sua amica più cara.

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Come al solito vi chiedo di segnalarmi gli errori, semmai ci fossero. E mi scuso ancora per il ritardo, prometto che non vi farò più aspettare così tanto, anche perché ormai mi manca soltanto un capitolo da scrivere e gli altri li ho già pronti per voi. Vi ricordo che ci stiamo avvicinando alla fine e credo che siate tutti curiosi, al di là della battaglia, di come finirà tra Draco ed Hermione. Non è così? ;)

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Capitolo 22
*** Il serpente ed il prescelto. ***


Dimmi tu addio, che a me dirlo non riesce.

Morire è facile, perderti è difficile.

-Saba.

 

Il serpente ed il prescelto.

 

“Dobbiamo trovare Ron. Per uccidere quel serpente avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Hai visto anche tu quanto è grosso.”

“Hermione, tu credi che in tutto questo trambusto riusciremo a trovarlo?” Draco non sapeva proprio come far ragionare la giovane strega. Hermione era intenzionata a trovare Ron prima di mettersi alla ricerca del serpente di Voldemort, ma Malfoy aveva ragione. Era alquanto improbabile riuscirci.

“Ti fermi un attimo?” il ragazzo dai capelli biondo platino cercava di stare al suo passo, ma Hermione era più veloce di un fulmine e lui faceva molta fatica a seguirla senza perderla di vista. All'improvviso perse la pazienza e si mise ad urlare. “Sarebbe più facile prendere un boccino con la bocca, che trovare Weasley!” Hermione si blocco di scatto, perché Draco doveva metterle i bastoni tra le ruote in quel modo? Lei voleva solo una mano in più. Non voleva andare da quel serpente e rischiare di perdere la vita o che morisse Draco al posto suo. Si bloccò e si voltò, fissandolo negli occhi con determinazione. “Beh, se è per questo Harry ci è riuscito una volta!” rispose, urlando per farsi sentire dato che esplosioni e fruscii di incantesimi scagliati provocavano rumori piuttosto forti. E poi capì. “Oddio.” mormorò. “Cosa c'è?” chiese Draco. “Il boccino. Quello che ha ricevuto Harry; avrebbe dovuto aprirsi al tatto, visto e considerato che i boccini hanno una memoria tattile. Ma Harry ha preso il suo primo boccino quasi ingoiandolo e quindi deve toccarlo con le labbra per permettergli di aprirsi! Perché non ci ho pensato prima?!” Draco era rimasto a bocca aperta; Hermione avrebbe pure potuto pensarci prima, ma questo non escludeva che fosse davvero una ragazza intelligente e che fosse arrivata ad una soluzione così su due piedi, senza alcun aiuto e solo per puro caso.

“Tu trova Ron e andate voi dal serpente. Io corro da Potter e lo avviso.”

“No, io non vado da nessuna parte senza di te.” sussurrò Hermione, avvicinandosi maggiormente al ragazzo.

“Hermione, vai.” disse lui, non lasciando trasparire la minima emozione. Il labbro di Hermione tremò pericolosamente, ma avrebbe sicuramente evitato di mettersi a piangere; non era né il momento né il luogo adatto. Si sollevò leggermente con la punta dei piedi e piegò il volto, baciando Draco con dolcezza sulle labbra. Lui ricambiò il bacio e poi si staccò, sorridendole quasi impercettibilmente. “Non c'è tempo. Vai e stai attenta.” disse. Hermione annuì, prese il boccino dalla propria borsetta e lo consegnò a Draco; poi si voltò e prese a correre cercando di evitare i crolli improvvisi di qualche muro e gli incantesimi lanciati dai seguaci di Voldemort appositamente per ferire e uccidere la gente. Draco invece sospirò e strinse forte i pugni, correndo in seguito nella direzione opposta.

*

“Dove cavolo sei, Potter?” ormai erano almeno dieci minuti che Malfoy vagava nel castello alla ricerca di Harry e di lui non aveva visto nemmeno l'ombra. D'altro canto vedere i suoi compagni di scuola inermi a terra o in difficoltà, gli provocava una fitta allo stomaco. Non era da lui, era sempre stato un codardo, ma in quel momento avrebbe voluto tanto combattere, dare il suo contributo, aiutare. E pensava ad Hermione, chissà se stava bene e se aveva già trovato Ron. Odiava il fatto di aver dovuto lasciarla da sola, quando aveva promesso ad Harry, ma soprattutto a se stesso di proteggerla da tutto e da tutti. Quella sensazione di senso di colpa lo innervosiva come non mai, Hermione Granger era la sua debolezza più grande, ma paradossalmente la sua unica ragione di vita.

“Potter!” finalmente intravide la figura del giovane mago in cima alle scale. Il corpo di uno studente di Corvonero gli volò quasi addosso, scaraventato con un incantesimo da uno dei Mangiamorte di Voldemort; Draco corse su per le scale e andò incontro ad Harry per rivelargli quello che Hermione aveva scoperto. “Abbiamo capito come aprire il boccino!” urlò, ma Harry aveva lo sguardo vacuo. Guardava Malfoy in viso, ma senza vederlo davvero. “Che succede? Cosa hai scoperto?” chiese, cambiando immediatamente il tono di voce dall'esaltato al preoccupato. “Prima parlami del boccino.” sussurrò.

“Lo devi aprire poggiandoci sopra le labbra, perché durante il tuo primo anno questo boccino lo hai preso quasi ingoiandolo.” disse parandogli la sfera dorata davanti agli occhi.

“L'ha capito Hermione, eh? Senza di lei non dureremmo neanche un giorno.” accennò un mezzo sorriso e sospirò; Draco si accorse che non era felice come avrebbe dovuto essere mentre gli passava il boccino che in precedenza aveva tenuto saldamente stretto in mano.

“L'ultimo Horcrux sono io. Devo morire per mano di Voldemort.”
“Cosa?”

“Già. Per favore, non dire niente a Ron ed Hermione. Ho avuto un'altra visione, ho visto Voldemort e si trova nella foresta proibita. Sto andando lì per mettere fine a tutto questo.”
Draco non disse niente. Lo guardò sconvolto ed Harry parve scorgere la paura nei suoi occhi. “Sei innamorato di lei?”
“Come?” balbettò Malfoy.

“Lo sai.”

“Sì. Io credo di sì.” Draco non aveva ancora avuto modo di riflettere su quello che provava veramente per la migliore amica di Harry Potter, ma quando il giovane grifondoro gli fece la domanda fatidica, fu sicuro di non nutrire più il minimo dubbio al riguardo. In fondo quando ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, non hai già la risposta pronta? Lui, Draco Malfoy, si era innamorato di Hermione Granger.
“Diglielo. Se non ora quando? E prenditi sempre cura di lei.” Draco annuì e prese un profondo respiro prima di rilasciare tutta l'aria fuori dai polmoni. Harry serrò la presa attorno al boccino; superò il giovane Malfoy con uno scatto e corse giù per le scale, in direzione del cortile. Draco lo seguì ed una volta messo piede fuori dalla scuola, lo vide svoltare a destra verso la foresta.

“Draco, Draco!” Hermione stava correndo nella sua direzione ed era in compagnia di Ron. “Hanno fatto saltare il ponte e hanno evitato che anche i Ghermidori raggiungessero Hogwarts!” concluse e poi cercò di riprendere fiato; aveva sicuramente corso dal ponte fino a lì solo per raggiungerlo ed ora era sfinita e non aveva nemmeno la forza per parlare.

“Almeno abbiamo solo i Mangiamorte alle calcagna. Ma credo che quelli riusciranno a trovare una via alternativa.” mormorò Ron. “Dov'è Harry? Hermione mi ha detto tutto. Gli hai dato il boccino?”

“Sì. E' andato da Voldemort.”
“Da solo?!” Hermione non credeva alle proprie orecchie. Sperava di aver sentito male.

“Non vuole che qualcun altro muoia per lui. Se date un'occhiata in giro, ci sono corpi di Auror e studenti ovunque.” rispose Draco.

“Noi dovevamo restare con lui fino alla fine! Dovevi impedirgli di andare!”

“No, Hermione. E' un adulto e sa decidere da solo.”
“Ma dove hai lasciato la sensibilità e l'altruismo?” Hermione stava ribollendo dalla rabbia.

“Quello che ho fatto, l'ho fatto soltanto per te! Se non è abbastanza, puoi anche sparire dalla mia vista. A me non importa degli altri, la mia unica preoccupazione sei tu. Se Potter vuole andare a combattere da solo, io lo lascio andare. Ha la libertà di scegliere.” Draco la fulminò con lo sguardo. Hermione leggeva la sua frustrazione negli occhi color ghiaccio.

“Bene. Credo proprio che sparirò dalla tua vista, allora.” si voltò e gli diede le spalle. Ron era rimasto a bocca aperta, scorreva con lo sguardo da Malfoy ad Hermione senza sapere né cosa dire né cosa fare. E poi seguì la sua amica, che si era già avviata verso il castello, lasciando Draco da solo. Giurò di averla vista asciugarsi le lacrime, ma fece finta di niente.

*

Harry non si era ancora reso conto che a momenti avrebbe dovuto lasciarsi uccidere per mano di Voldemort. Quello che non capiva era il motivo per il quale Silente voleva questo. Una volta morto, chi si sarebbe occupato di eliminare Voldemort per sempre? Eppure sapeva di non avere altra scelta. Persino Piton era morto per proteggerlo e per fare in modo che venisse a sapere del piano di Silente solo alla fine, quindi non poteva essere una cosa tanto sbagliata e insensata. Sospirò pesantemente e si guardò intorno. Ormai era notte fonda, intorno a lui non c’erano che alberi e quella foresta sembrava più cupa e fitta che mai. Aprì la mano e sollevò il braccio, fissando il boccino che Malfoy gli aveva consegnato; lo avvicinò al proprio viso e vide una scritta che prima non aveva mai notato. ‘Mi apro alla chiusura.” Che cosa voleva dire? Se lo portò alle labbra ed appoggiò quest’ultime sulla fredda superficie dorata del boccino. All’improvviso quest’ultimo si aprì con uno scatto, rivelandone il contenuto. Era una pietra. Harry rifletté più velocemente che poteva; non aveva Hermione al suo fianco, doveva arrivare alla soluzione da solo. Non poteva contare sempre e solo sulla perspicacia della sua amica. Chiuse gli occhi e serrò le mascelle, cercando di capire e poi improvvisamente ci riuscì. I Doni della Morte. Quella era la Pietra della Resurrezione. La gettò a terra ed improvvisamente quattro figure apparvero davanti ai suoi occhi. C’erano suo padre e sua madre che gli sorridevano con dolcezza, Sirius e Lupin. “Cosa…? Quando?” Harry era sconvolto. Remus Lupin aveva perso la vita?

“Poco fa, Harry. Un Mangiamorte ha ucciso me e Ninfadora.” “Ma tuo figlio…” mormorò sconvolto Harry. “Altri gli diranno per cosa sua madre e suo padre sono morti. Un giorno lui capirà.” “Non avrei mai voluto che qualcuno di voi morisse per me.” sussurrò quasi in lacrime. I sensi di colpa erano alle stelle, anche se non poteva permettersi una reazione del genere. Poi cercò di riprendersi e si rivolse al suo padrino. “Fa male morire?” “E’ più veloce che addormentarsi.” “Starai con me, papà?” “Fino alla fine.” mormorò l’uomo fisicamente tanto simile a suo figlio. “Stammi vicino.” disse infine a sua madre. “Sempre.” rispose lei.

Harry prese coraggio, non che gliene servisse poi molto, era sempre stato un ragazzo coraggioso di suo. Avanzò a passo lento e fece soltanto un’altra ventina di passi prima di ritrovarsi Voldemort davanti, circondato da un paio dei suoi fedeli Mangiamorte.

“Ma guarda un po' chi c'è. Il ragazzo che è sopravvissuto, venuto a morire.” levò lentamente la bacchetta. Una luce verde fuoriuscì da quest’ultima ad una velocità impressionante; Harry chiuse gli occhi e poi accadde. Il suo corpo cadde a terra, inerme.

Ma perché sentiva ancora il proprio cuore battere? Si sentiva lucido e cosa più importante, vivo. Avvertì i passi di una persona avvicinarsi a lui, restò con gli occhi chiusi persino quando quest’ultima si chinò per sentire se aveva ancora battito.

“Draco è vivo?” era la mamma di Malfoy, Narcissa. Harry mosse lentamente la testa in senso affermativo, cercando di farsi capire e lei ovviamente afferrò il concetto.

“Morto.” disse, sollevandosi e rivolgendo lo sguardo al Signore Oscuro. Quest’ultimo scoppiò in una risata sguaiata ed Harry riconobbe anche quella di Bellatrix Lestrange, che stava inevitabilmente esultando con lui.

“Vieni qui, stupido ibrido.” sibilò Lucius Malfoy, trascinando Hagrid al cospetto di Voldemort.

“Tu avrai il compito di portare il tuo giovane amico morto ad Hogwarts davanti agli occhi di tutti quegli sciocchi che credevano di sconfiggermi!” tuonò crudelmente Voldemort. Harry sentì le lacrime di Hagrid bagnargli il viso, mentre si occupava di prenderlo in braccio. Infine Voldemort iniziò a marciare in direzione del castello, seguito dai Mangiamorte che avevano il compito di sorvegliare Hagrid e il corpo di Harry. Mentre compievano quella breve traversata a passo spedito per raggiungere Hogwarts il prima possibile, il giovane grifondoro capì per quale motivo non era morto. Eppure lo aveva chiaramente sentito quando aveva guardato nei ricordi di Piton, come aveva fatto a non pensarci subito? Voldemort poco fa non lo aveva ucciso, aveva distrutto con le sue stesse mani la parte della sua anima, l’Horcrux che non aveva mai avuto intenzione di creare; quello che viveva dentro di lui, Harry. Ora mancava solo quel maledetto serpente che strisciava sempre accanto a Voldemort; doveva trovare assolutamente il modo di ucciderlo e poi avrebbe potuto finalmente occuparsi di Voldemort, eliminarlo una volta per tutte e far tornare la pace nel mondo magico, tanto attesa e tanto desiderata da tutti quanti.

_____

So che il modo in cui Hermione ha capito del boccino è un tantino banale, ma non sapevo davvero come fare. Magari avrei dovuto lasciare che ci arrivasse Harry, ma ho intenzione di mettere in risalto quanto Hermione sia brillante e quanto Draco sia incapace di dimostrare affetto e amore, nonostante tenga a lei più di quanto potesse immaginare. E' una Dramione, no? Harry è già fin troppo in primo piano.

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Capitolo 23
*** Lo scontro finale. ***


I will fight for one last breath, I will fight until the end.

And I will find the enemy within, because I can feel it crawl beneath my skin.

-Breaking Benjamin.

 

Lo scontro finale.

 

“Fatevi avanti!” la voce di Voldemort fu perfettamente udibile da tutti; sia le persone all’interno del castello che fuori si fermarono paralizzate. Quelle presenti nel cortile nel quale Voldemort aveva appena fatto il suo ingresso, si voltarono a fissarlo, abbassando lentamente le bacchette e quest’ultimo aspettò che tutti quelli che si trovavano ancora all’interno di Hogwarts uscissero allo scoperto, prima di parlare ed annunciare la sua vittoria e la sconfitta di Harry Potter. Una decina di minuti dopo tutti i suoi Mangiamorte gli si erano avvicinati e si erano fedelmente posizionati in fila dietro di lui, in silenzio. Solo Bellatrix, Lucius e Narcissa avevano osato fare un paio di passi avanti, ma se ne stavano anche loro in silenzio alle spalle di Voldemort.

“Chi è quello che Hagrid porta in braccio? Chi è?” Ginny stava tremando e suo padre fece appena in tempo a fermarla quando, dopo aver lanciato un urlo, tentò di correre nella direzione di Harry. “No, no!” scoppiò a piangere ed Arthur Weasley la tenne ferma a sé.

“Harry Potter è morto! Da oggi in poi voi riporrete la vostra fiducia in me!” scoppiò in una risata sguaiata e sorrise, ma quel sorriso era colmo di crudeltà. Non riusciva neanche a mostrare felicità per la vittoria, era un essere completamente privo di umanità.

“Allora, chi è così sciocco da continuare a combattere e chi invece vuole saggiamente decidere di servire me?”

“Non importa che Harry sia morto, la gente muore tutti giorni!” intervenne un ragazzo dai capelli castani che rimase ancora fermo ed immobile tra la folla, in mezzo agli altri. Voldemort stava cercando di capire da dove provenisse la voce, ma non ce ne fu bisogno perché Neville Paciock fece un passo avanti, uscendo allo scoperto. “Sì, abbiamo perso Harry stanotte, ma lui è ancora con noi. Qui dentro!” e così dicendo, Neville portò la mano vicino al proprio cuore battendola con forza sul petto. Tutti lo guardarono sconvolti e sorpresi; aveva osato prendere parola senza che Voldemort lo permettesse e poteva rischiare di morire solo per questo. “Tutti i caduti in questa battaglia non sono morti invano. E tu lo sarai! Il cuore di Harry batteva per noi!” Voldemort scoppiò in una risata amara e Bellatrix fece lo stesso. “Paciock, credi davvero che riuscireste a battere me? Il grande e potente Lord Voldemort?”

“Sì, noi possiamo.” un ragazzo biondo prese coraggio ed uscì a propria volta dalla folla di studenti, insegnanti ed Auror. Era Draco Malfoy. Narcissa lo guardò e la sua espressione faceva ampiamente capire quanto fosse preoccupata e spaventata per lui. “Ma guarda un po’ chi c’è. Il figlio di Lucius, il traditore.” sibilò Voldemort.

“Il serpente, Neville. Il serpente.” Ron, che si trovava esattamente dietro di Neville, gli fece un cenno con il capo perché effettivamente Nagini stava strisciando lì intorno. Il ragazzo che sapeva che Nagini andava uccisa, la fissò con intensità desiderando ardentemente di poterlo fare. Improvvisamente un luccichio gli arrivò agli occhi e riuscì a scorgere la spada di Godric Grifondoro che spuntava dal vecchio Cappello Parlante. Anche Hermione se ne accorse e si chiese come fosse possibile; credeva che la spada si trovasse al sicuro nella propria borsetta. Ma poi capì, la spada appariva quando un vero grifondoro ne aveva bisogno. Poi però distolse l’attenzione da quei pensieri e tornò a guardare Draco che aveva così coraggiosamente sfidato Voldemort. Avevano litigato, ma capì subito che era stata solo una stupida ora che Draco rischiava di perdere la vita. Strinse con forza i pugni e serrò le mascelle; lottò con tutte le sue forze per impedire alla paura di prevalere e alla fine la vinse. Fece un paio di passi in avanti e si avvicinò lentamente a Draco. Lui non si era accorto di niente, ma Voldemort aveva cambiato improvvisamente espressione. Un’altra persona che osava disubbidirgli? Hermione fece scivolare la propria mano accanto a quella di Draco, sfiorandola ed intrecciando poi le dita con le sue. Draco si voltò sorpreso chiedendosi di chi fosse quella mano e sorrise vedendola lì accanto a lei. Nonostante fosse sporca e ferita, era sempre bellissima. “Ti starò accanto. Sempre.” sussurrò lei. Nel frattempo anche Luna, Seamus, Dean, Arthur, Ginny, Fred, George ed un altro paio di persone fecero la stessa cosa di Hermione e si avvicinarono a Draco, provocando in Voldemort una rabbia mai provata prima. “E va bene, morirete tutti allora!” urlò e sfoderò la bacchetta.

Harry stava guardando Nagini con la coda dell’occhio e vide Neville avvicinarsi furtivo alla spada di Grifondoro. Per fortuna era coperto dalle persone che si erano avvicinate a Malfoy una volta che ebbero seguito l’esempio di Hermione e Voldemort non poteva vederlo.

Non appena Neville impugnò la spada e si precipitò ad uccidere Nagini, Harry aprì gli occhi e si catapultò a terra, sfuggendo alla presa di Hagrid. Tutti i presenti si voltarono sorpresi a fissarlo. La gioia invase tutti i suoi amici, mentre Voldemort gettò un urlo di rabbia e frustrazione e prese a lanciare ‘Avada Kedavra’ a raffica, che prontamente Harry schivò. Improvvisamente tutti si sparpagliarono in più direzioni e ripresero a combattere contro i Mangiamorte che avevano seguito l’esempio di Voldemort ed avevano iniziato a lanciare maledizioni contro chiunque gli capitasse a tiro. Harry attirò Voldemort all’interno del castello che ovviamente lo seguì ancora furiosamente arrabbiato per aver scoperto che Harry Potter non era morto. Draco strinse con forza la mano di Hermione e la trascinò fuori dalla folla, posizionandosi insieme a lei dietro un alto muro di pietra. Le fece poggiare la schiena contro di esso e gli si mise davanti, portando le mani ai lati del suo viso, sul muro, impedendole di fuggire. “Draco, non ho intenzione di starmene nascosta mentre gli altri combattono e rischiano la vita.” lo guardò, non distogliendo neanche un attimo gli occhi dai suoi. “Lo so. Ma devo dirti una cosa importante.” mormorò. Hermione non rispose, ma lo invitò a parlare facendo un cenno con il capo. Erano vicinissimi ed Hermione provò una sfrenata voglia di baciarlo. Nel frattempo Neville non era riuscito a colpire Nagini, che era prontamente strisciata nel castello alla ricerca del suo padrone e Draco riuscì a scorgere quella scena, dando un’occhiata veloce al di là del muro. Poi tornò a guardare Hermione, bella come sempre ed improvvisamente avvertì la bocca secca e si sentì terribilmente in imbarazzo. Non era abituato a fare quel genere di cose, non sapeva quali parole usare e nemmeno come comportarsi. Alla fine decise che era meglio smetterla con tutti quei viaggi mentali e la buttò lì, come se fosse una cosa da niente. “Io ti amo.” Hermione lo guardò e sbarrò gli occhi, stava dicendo sul serio o la stava prendendo in giro? Scrutò a lungo i suoi occhi e capì che era più che convinto di quello che diceva, ma Draco non parve capire quali pensieri stavano attraversando la mente di Hermione, così provò a ripeterlo. “Sono innamorato di te, Hermione.” Gli occhi della strega divennero ad un tratto lucidi ed una lacrima scivolò lungo la sua guancia. “Anche io sono innamorata di te.” deglutì e tirò su con il naso, perché sembrò aver perso l’uso della parola in quel momento e si fece coraggio prima di riprendere a parlare. “Ti amo da morire, Draco.” sulle labbra di Malfoy apparve un ampio sorriso e lei, come contagiata da esso, sorrise a propria volta. I due si baciarono dolcemente, le loro labbra si incontrarono per l’ennesima volta, chiusero gli occhi e per un attimo parvero scomparire anche i rumori dovuti al lancio di vari incantesimi e al crollo di muri provenienti da ogni angolo. Le loro lingue si intrecciarono in una danza sinuosa ed Hermione si spinse maggiormente in avanti come a volersi incollare ancora di più alle labbra di Draco che sorrise sulla bocca della giovane strega a quel gesto. Poi però si staccarono e si guardarono negli occhi; erano entrambi accaldati e provavano una felicità immensa che contrastava incredibilmente con l’atmosfera di quel momento. “Non moriremo. Avremo una vita felice insieme.” sussurrò lei e Draco annuì debolmente. Non poteva impedirle di combattere e nemmeno lui si sarebbe tirato indietro, ma l’avrebbe protetta a tutti i costi, perché lei era il suo tesoro più grande. Era stata la sua ancora in un periodo di tristezza e smarrimento, l’aveva salvato ed Hermione aveva iniziato a vederlo con occhi diversi fin dall’inizio e questo li aveva irrimediabilmente legati. Si erano fidati a vicenda l’uno dell’altra, nonostante le circostanze avverse. Draco non aveva mai creduto nel destino, ma faceva fatica a credere che lui ed Hermione non fossero stati destinati a stare insieme da sempre, anche se l’avevano capito tardi.

*

“Neville! Dov’è il serpente?” “Sto cercando di trovarlo, Hermione!” Neville era davvero disperato, credeva che sarebbe riuscito in un attimo ad ucciderlo, ma gli era sfuggito sotto il naso. Hermione aveva il fiatone e con lei era venuto ovviamente anche Draco, seguito inevitabilmente da Ron che li aveva visti correre all’interno del castello. “Ho lasciato Luna fuori, ha detto che se la caverà da sola. Sta combattendo contro un paio di Mangiamorte.” mormorò, cercando di riprendere fiato e quando notò l’espressione sbalordita ed accusatoria di Hermione aggiunse. “C’è anche Dean con lei, non è completamente sola!” Hermione non commentò, ma tornò a rivolgersi a Neville. Draco se ne stava zitto come era solito fare, con le braccia incrociate al petto mentre dava un’occhiata intorno, cercando di scorgere movimenti sospetti e pronto a tirare fuori la bacchetta se fosse stato necessario.

“Eccolo!” urlò Ron. Ed in effetti il serpente se ne stava in cima alle scale, sibilando e scrutando l’ambiente circostante. “Lo distraggo io.” disse Draco e con uno scatto veloce prese a salire le scale, ignorando Hermione che cercava di fermarlo. Subito Nagini iniziò ad inseguirlo; Draco fece appena in tempo a fare un salto cercando di salire le scale che portavano al secondo piano, quando il serpente si sollevò in aria nel tentativo di bloccarlo. Subito Neville inseguì il serpente più velocemente che poteva e alle sue spalle Ron ed Hermione chiudevano la fila. Quando lo raggiunsero, Nagini aveva bloccato la strada a Malfoy che se ne stava con la schiena premuta contro il muro. Hermione si portò le mani alla bocca, preoccupata e spaventata. “State indietro.” mormorò Neville sia a lei che a Ron. Successivamente si avvicinò di soppiatto al serpente che si stava preparando a scagliarsi su Malfoy e proprio mentre Nagini aprì le fauci per morderlo sollevandosi verso l’alto con aria minacciosa, Neville sferrò il suo attacco, tagliando di netto la testa al serpente che cadde a terra, morto. Draco era ancora paralizzato dalla paura ed Hermione gli corse incontro, scavalcando la carcassa del serpente e gettandogli le braccia al collo. Draco si lasciò abbracciare e successivamente le stampò un leggero bacio sulla tempia. Hermione aveva avuto paura di perderlo per sempre e si stava lasciando andare alle emozioni, piangendo sulla sua spalla per scaricare la tensione, mentre Draco se ne stava impassibile fissando Ron e Neville che li stavano guardando in completo silenzio; un silenzio del tutto complice.

*

“Avanti Tom, finiamola come l'abbiamo cominciata: insieme!” Harry afferrò Voldemort con forza e lo trascinò giù da una torre con sé. I due lottarono a mezz’aria per una frazione di secondo prima di ritrovarsi catapultati a terra. Harry fu privato degli occhiali, ma subito allungò una mano tastando il terreno intorno a sé cercando di trovarli, cosa che successe praticamente subito. Se li infilò e si rialzò in piedi puntando la bacchetta in direzione di Voldemort; quest’ultimo lanciò subito l’Anatema che Uccide su Harry. Un lampo di luce verde fuoriuscì dalla sua bacchetta che Harry contrastò prontamente con un lampo di luce rossa. I loro incantesimi si unirono e l’uno tentava di respingere l’altro; Harry usò tutte le sue forze per cercare di resistere e Voldemort faceva ovviamente lo stesso. Dopo un po’, l’energia di Voldemort parve indebolirsi. Ormai tutti i pezzi della sua anima erano stati distrutti e lui era diventato quasi il niente assoluto. Pian piano il suo Avada Kedavra si ritirò verso la punta della sua bacchetta, mentre l’incantesimo di Harry continuava a resistere ed a sopraffare quello di Voldemort. E poi in un attimo Harry riuscì ad annullare il contatto tra le due bacchette, facendo rimbalzare l’Anatema che Uccide direttamente su Voldemort. Il suo corpo cadde a terra privo di vita, gli occhi vitrei e spenti, senza espressione. Proprio nello stesso istante Molly Weasley aveva tolto la vita alla serva più fedele di Voldemort, Bellatrix Lestrange, per salvare la propria figlia, Ginny. Il corpo esanime di quest’ultima cadde a terra; c’era ancora un accenno di risata malvagia presente sul suo volto, che si spense lentamente insieme alla sua anima.

Il silenzio calò tutto intorno, ogni mago e strega presente abbassò la bacchetta e fissò il corpo senza vita di Voldemort senza dire una parola. I Mangiamorte si erano defilati in un attimo; gli unici rimasti erano Lucius e Narcissa Malfoy, alla disperata ricerca di loro figlio. C’erano corpi senza vita ovunque e quella scena recava una disperata tristezza negli animi di tutti. Draco uscì nuovamente in cortile, seguito fedelmente da Hermione. I suoi genitori lo fissarono; si sentivano entrambi orgogliosi di lui, per quanto fosse assurdo. Seamus, Dean, Luna, i gemelli Weasley e tanti altri se ne stavano in piedi, immobili, come se stessero ancora cercando di mettere a fuoco la scena che gli si era parata davanti. Erano increduli e senza parole. Alle spalle di Hermione e Draco c’erano ancora Neville con la spada di Grifondoro in mano e Ron, che guardò subito in direzione di Harry, mentre gli si avvicinava a passo lento, superando gli altri. “Ce l’hai fatta.” disse in sussurro ed Harry sorrise, come se stesse solo aspettando che qualcuno gli confermasse che non era solo un bellissimo sogno. Guardò Ron e si scambiarono uno sguardo complice; entrambi con gli occhi colmi di gioia. Sì, ce l’aveva fatta. Era tutto finito.

_____

Ho solo un piccolo appunto da fare, a parte il solito 'segnalatemi se ci sono errori'. Ho deciso di non far morire Fred, perché tra tutte le morti che ci sono state la sua è stata quella che mi ha sconvolto di più e dato che sto riscrivendo la storia a modo mio, non potevo che prendere questa decisione e lasciare il gemello di George in vita. Immagino che non vi dispiaccia, vero?

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Capitolo 24
*** Verso la rinascita. ***


I tuoi occhi, grandi, scuri e belli, per un istante si sono aggrappati ai miei

e insieme ci siamo raddrizzati e rialzati, grazie quasi alla sola forza dello sguardo.

-Grossman.


Verso la rinascita.

 

“Bambino mio.” Narcissa aveva lasciato suo marito da solo e si era precipitata in direzione di Draco, abbracciandolo e stringendolo forte a sé. “Per fortuna stai bene.” sussurrò; aveva gli occhi lucidi. “Madre, per favore. Mi metti in imbarazzo.” rispose flebilmente Draco, cercando di non farsi sentire da Hermione. Anche Lucius successivamente si avvicinò a suo figlio e quest’ultimo lo guardò con uno sguardo colmo di disprezzo. “Non abbiamo niente da dirci, padre.” disse e Narcissa sciolse l’abbraccio, permettendo ai due di guardarsi in faccia. “Draco, all’inizio non capivo le tue ragioni, ma credimi se ti dico che sono orgoglioso di te.” Draco non rispose, ma si limitò a rivolgere le proprie attenzioni ad Hermione. “Ho bisogno di stare un po’ con la mia famiglia ed avere l’occasione di chiarire, mi farò sentire il prima possibile. Va bene?” le disse con dolcezza nella voce e lei annuì. E poi Hermione, come a voler sfidare i suoi genitori, si avvicinò a Draco e gli stampò un bacio leggero sulla guancia. Narcissa si irrigidì, ma non disse nulla. Lucius invece parve trattenere a stento uno dei suoi commenti acidi. Un minuto dopo si erano già smaterializzati.

*

Ci volle davvero molto tempo perché tutti si riprendessero. Quella contro Lord Voldemort era stata una battaglia difficile e sofferta. Tre giorni dopo l’accaduto avevano organizzato un solo funerale per tutti i caduti in guerra e durante la cerimonia funebre la tristezza si era impossessata del corpo di tutti i presenti. Ognuno di loro ebbe una parola da dire per i propri amici e quasi tutti erano completamente in lacrime, mentre recavano gli ultimi saluti ai defunti. Draco era addirittura riuscito a far venire i suoi genitori; per qualche grazia divina era stato in grado di evitargli di andare ad Azkaban, ma doveva ringraziare solo l’amore di sua madre per questo, perché era stata lei a trattenere anche suo padre, impedendogli di scappare con tutti gli altri Mangiamorte e quello aveva convinto il  Ministero della Magia a considerare la cosa come una sorta di redenzione. I Mangiamorte fuggiti invece erano stati rintracciati e sbattuti ad Azkaban senza possibilità d’appello; ormai regnava la pace che tutti avevano tanto atteso e desiderato.

Due mesi dopo il funerale, in piena estate, Molly Weasley organizzò una rimpatriata alla Tana. Aveva invitato tutti, persino una persona che in altre occasioni non avrebbe voluto vedere la casa di Ronald Weasley nemmeno da lontano; Draco Malfoy. Purtroppo il ragazzo non era riuscito a convincere i suoi genitori a partecipare. I due erano sì cambiati, ma non avevano del tutto abbandonato alcune delle loro convinzioni. Insomma, Lucius e Narcissa Malfoy preferivano di gran lunga cene di lusso e feste in abiti eleganti, non di certo una scampagnata in compagnia di gente povera e grezza. Loro figlio invece era completamente cambiato e ciò si poteva intuire anche dal fatto che aveva deciso di sposare una mezzosangue. Non erano stati molto d’accordo con la sua scelta, ma alla fine, anche se ancora riluttanti, l’avevano accettata. Avevano imparato che suo figlio era capace di scegliere per conto proprio e volevano che facesse ciò che riteneva giusto e buono per se stesso, senza interferenze da parte di terze persone. Alla fine Harry e Ron avevano accettato la loro relazione senza problemi, dato che la loro amica era felice loro non potevano che essere felici per lei. Ed in fondo, anche se non l’avrebbero mai ammesso, sapevano che Draco teneva davvero a lei e che l’amava da impazzire.

Hermione Granger e Draco Malfoy si sposarono in un pomeriggio d’autunno, precisamente il 25 ottobre 1998. Stavolta il giovane serpeverde aveva quasi obbligato i suoi genitori a prendere parte all’evento. Hermione, d’altro canto, aveva invitato quasi tutte le persone che aveva conosciuto di persona e Ginny le aveva fatto da damigella, mentre Blaise Zabini fu l’accompagnatore di Draco; anche lui aveva optato per la redenzione che per la prigione. Hermione portava un semplice vestito di seta bianco, molto stretto in vita ed un lungo velo di tulle. Draco ovviamente aveva indossato uno smoking nero, abbellito da una cravatta verde smeraldo. Fu una cerimonia tranquilla e senza troppi fronzoli, il che turbò particolarmente i genitori di Draco, che alla fine invece parvero divertirsi molto alla festa del dopo-matrimonio. Conobbero i genitori babbani di Hermione ed ebbero una lunga conversazione con Molly ed Arthur Weasley.

Verso la fine della serata, Hermione si congedò e lasciò il proprio marito a parlare con Blaise, Neville ed i gemelli Weasley. La strega aveva bisogno di passare un po’ di tempo con i suoi due amici di sempre, Ron ed Harry.

“Ci credete che siamo finalmente in un clima di pace?” mormorò. Si trovavano tutti e tre seduti su alcuni massi di pietra presenti nel giardino della Tana, rivolti verso l’immenso orizzonte ormai invisibile dato l’ora tarda. La cerimonia nuziale si era tenuta nel capiente giardino di Villa Malfoy, ma Hermione aveva espressamente voluto che il ricevimento si tenesse alla Tana, che considerava un ambiente tranquillo ed amichevole.

“Più che altro, com’è possibile che ti sia sposata con Malfoy?” chiese Ron e scoppiò a ridere; quella risata contagiò anche Hermione ed Harry che ben presto imitarono il loro amico. “Vi voglio bene, lo sapete?” sussurrò Hermione, mentre posava la testa sulla spalla di Harry. “Anche io ti voglio bene.” risposero all’unisono Harry e Ron. Hermione sorrise dolcemente e strinse la mano di Harry mentre Ron le accarezzava delicatamente la schiena. “Sono incinta.” disse ed aspettò la reazione degli altri due. “Seriamente?!” chiese Ron, guardandola con un’espressione di puro stupore. “Sì. L’ho scoperto tre giorni prima del matrimonio, ma lui ancora non lo sa. Ho intenzione di fargli una sorpresa.” gli occhi di Hermione brillarono; le succedeva sempre ogni volta che parlava di Draco. Era l’effetto dell’amore che provava per lui. “Siamo cresciuti ormai e sono contento di averlo potuto fare con voi accanto.” buttò lì Harry. “Siete tutto quello che ho.” Ron ed Hermione si commossero ed avvertirono gli occhi farsi lucidi. “Insieme sempre e per sempre.” sussurrò Hermione, con voce tremante. “Fino alla fine.” rispose Harry e Ron si limitò ad annuire.

*

La mattina seguente Hermione e Draco si svegliarono insieme in un enorme letto matrimoniale. Fuori pioveva e la pioggia batteva insistentemente contro i vetri delle finestre. I genitori di Draco avevano comprato ad entrambi una villa in campagna, a pochi chilometri di distanza dalla loro e costrinsero Hermione ad accettarla come regalo per il matrimonio, dato che insisteva dicendo che non poteva acconsentire e che era troppo per lei.

I due ragazzi erano completamente nudi perché avevano passato la notte a fare l’amore, ma Hermione allungò la mano verso il pavimento per afferrare le mutande e il reggiseno e si rimise in fretta l’intimo, dato che avvertiva abbastanza freddo, per poi infilarsi nuovamente sotto le coperte, il tutto mentre Draco la fissava senza dire una parola, estasiato dal suo corpo e dalla sua bellezza. “Sei stupenda, signora Malfoy.” sussurrò ed Hermione arrossì violentemente. Ancora non si era abituata a non provare imbarazzo e vergogna di fronte a lui, nonostante adesso l’avesse addirittura sposato. Anche Draco decise che era meglio rimettersi l’intimo ed allungò la mano verso il pavimento cercando a tastoni di trovare i propri boxer che infilò un attimo dopo. Successivamente si voltò verso sua moglie e l’attirò a sé stringendola in un abbraccio. Hermione posò delicatamente la testa sul suo petto e chiuse gli occhi; riusciva ad avvertire il respiro regolare di Draco ed il battito del suo cuore. Sorrise nel pensare che quel cuore batteva solo per lei. “Ti amo.” disse. “Lo so.” rispose Draco. “Non hai intenzione di ripetermelo più?” “Sai come sono fatto, Hermione. Trovo difficile dimostrare quello che provo. Ma tu lo sai già, ti basta solo guardarmi negli occhi.” Ed Hermione non disse niente, Draco aveva ragione. Loro due si capivano solo con gli sguardi e non c’era mai stato bisogno di troppe parole. Lei sapeva che Draco l’amava e che banalizzare il ‘ti amo’ non era cosa da lui. Come sapeva anche che nei momenti opportuni gliel’avrebbe detto anche mille volte. Come quando stavano rischiando di morire ed aveva preso il coraggio per confessarle che si era innamorato di lei. Draco era una persona complicata, ma Hermione riusciva a capirlo alla perfezione. Solo lei era in grado di andare oltre la corazza che portava insistentemente addosso e solo lei riusciva a colpire la sua anima. E d’altro canto solo Draco riusciva a rendere Hermione una persona forte, mettendola sempre alla prova e sfidandola anche durante le piccole cose quotidiane; come decidere chi doveva cucinare o meno. Riusciva a rendere interessante e passionale anche quei momenti intimi ed Hermione amava avere un amore del genere; un amore bruciante. Per non parlare di quando facevano l’amore. Ogni volta era un’emozione nuova ed unica. Draco la faceva sentire come se fosse immortale e le provocava un piacere immenso che mai credeva di poter provare. Trovavano sempre l’occasione giusta per farlo; addirittura dopo aver pranzato o cenato. A volte anche in giardino, nonostante andassero lì fuori solo con l’intenzione di prendere una boccata d’aria. E addirittura l’avevano fatto almeno quattro o cinque volte poco più di un mese prima del loro matrimonio, quando Draco decise di portare Hermione in montagna, in una vecchia baita di famiglia. E fu lì, in una notte di settembre, che Hermione restò incinta. La strega se ne accorse una settimana dopo; avvertiva un senso di nausea quasi tutti i giorni ed una mattina, quando Draco uscì per andare a lavoro, lei si recò in segreto a Londra. Entrò in un ospedale babbano e scoprì, dall’ecografia, che era incinta. Portava in grembo il frutto del loro amore.

“Devo dirti una cosa.” mormorò. Draco non rispose, sollevò la testa e le fece cenno di continuare a parlare, che tanto lui era in ascolto. “Sono incinta.” e in quel momento Draco restò a bocca aperta, prese Hermione per le spalle e l’allontanò da sé per guardarla negli occhi. “Stai scherzando?” “No, sono più che seria.” le labbra di Malfoy si stirarono in un ampio sorriso. “Avremo un figlio. Tutto nostro.” “Sì.” mormorò lei. “Quando è successo?” “Sono sicura che sia successo durante la nostra piccola vacanza in montagna.” Draco non disse più nulla; la baciò con passione e la strinse forte a sé. Hermione era il suo tesoro più grande ed era destinata a lui dal primo momento che si videro, nonostante ci volle molto tempo per rendersene conto. Ma alla fine si erano trovati e adesso niente e nessuno li avrebbe mai più separati. Erano sposati e stavano per avere un bambino; sarebbero stati una famiglia normale e felice. Avrebbero accompagnato il proprio figlio a prendere il treno per Hogwarts all’età di undici anni e si sarebbero ricordati come fu quando toccò a loro prendere quel treno. Si sarebbero baciati, mentre il treno partiva; avrebbero incontrato Harry e Ron con le loro rispettive mogli e per un momento avrebbero potuto fare finta di tornare bambini e provare la stessa emozione che provarono quando presero per la prima volta quel treno; quando ancora mai avrebbero immaginato cosa sarebbe successo durante i loro sette anni ad Hogwarts. E poi sarebbero tornati alla realtà e avrebbero capito che almeno i loro figli avrebbero frequentato la scuola senza dover affrontare imminenti pericoli e che sarebbero diventati dei grandi maghi; forse anche più bravi di loro. Li avrebbero salutati e gli avrebbero augurato buona fortuna e poi sarebbero stati lì ad aspettarli al loro ritorno. Ora andava tutto bene; era tutto normale. Voldemort non c’era più, Harry Potter l’aveva sconfitto. Non c’era più pericolo per nessuno di loro.

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Capitolo 25
*** Epilogo. ***


Era l'unico che la conoscesse veramente

e potesse fecondarla con lo sguardo, con la sua sola esistenza.

 Senza di lui lei semplicemente non esisteva,

non aveva vita, quindi era sua, di diritto.

-Grossman.


Epilogo.

 

Era il 1° settembre 2010; Hermione partorì verso la metà di giugno del 1999, esattamente un anno dopo la sconfitta di Lord Voldemort. Quel giorno si era svegliata verso le sette del mattino solo per preparare una buona colazione alla sua famiglia e dare un’ultima sistemata ai bauli. La settimana prima era andata a comprare tutto il materiale necessario per frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e quella mattina niente doveva andare storto. Era un giorno speciale, così come lo era stato vent’anni prima per lei, per Draco e per i suoi due migliori amici.

“Mamma, mamma! La colazione è pronta?” una ragazzina bionda di appena undici anni scese di corsa le scale, reggendo la gabbia con la sua civetta bianca tra le mani. Posò la gabbia sul mobile in corridoio ed entrò velocemente in cucina, dove Hermione aveva appena terminato di cuocere il pane tostato e l’aveva portato a tavola insieme ad un paio di barattoli di marmellata, tazze di latte e varie scatole di cereali. “Sì, tesoro.”

“Papà ha detto che dovrò essere brava come te a scuola.” “Ah sì?” Hermione soffiò una mezza risata e si sedette al tavolo insieme alla figlia che aveva già preso il suo posto; la piccola Eltanin aveva optato per mangiare una fetta di pane tostato con la marmellata di lamponi e una tazza di latte e cereali al cacao. La madre le versò con premura un po’ di succo di zucca in un bicchiere. “Mi raccomando, bevi anche questo.” le disse dolcemente e le avvicinò il bicchiere in modo che potesse prenderlo.

“Lo sai che tuo figlio è ancora in bagno e non vuole degnarsi di aprire la porta?” Draco fece il suo ingresso in cucina; era vestito in maniera molto elegante, portava dei pantaloni neri ed una camicia bianca accompagnata da una cravatta altrettanto nera; reggeva in mano ‘La Gazzetta del Profeta’, ma non l’aprì nemmeno quando si decise a sedersi a tavola insieme alla figlia e ad Hermione; era troppo irritato per riuscire a leggere il giornale. Appoggiò quest’ultimo sulla superficie in legno di quell’enorme tavolo e prese un paio di fette di pane tostato. “Dai, se non esce avrà i suoi motivi.” gli rispose Hermione porgendogli una tazza di caffè, mentre Draco spalmava un po’ di marmellata d’albicocche sul pane e si riempiva un bicchiere di succo di zucca. “Ha la stessa età di Eltanin, ma sembra molto più piccolo quando si comporta così. Sa che potremmo fare ritardo se non si sbriga.” Draco sbuffò e diede un morso alla fetta di pane proprio quando suo figlio fece il proprio ingresso in cucina, raggiungendo il posto accanto a sua sorella. “Sono qui, papà! Non ti arrabbiare!”

Rastaban era tutto il contrario della propria sorella gemella; aveva i capelli castani come quelli della madre, ma gli occhi color ghiaccio del padre. Eltanin invece aveva sì ereditato i capelli biondi di Draco, ma i suoi occhi erano color nocciola con sfumature dorate come il miele, proprio come quelli di Hermione. Undici anni fa, quest’ultima non si sarebbe mai aspettata che avrebbe dato alla luce due gemelli ed invece lei e Draco si trovarono a doversi occupare di ben due figli in una sola volta invece di averne a carico solo uno.

“Tesoro, mangia. Lascia stare tuo padre, lo sai che è un po’ scorbutico.” Draco sollevò gli occhi dal piatto e rivolse ad Hermione un’occhiata di sfida senza dire niente e poi terminò il proprio pane tostato, dedicandosi successivamente al bicchiere di succo di zucca fresco. Eltanin aveva già terminato la propria colazione nel momento in cui Rastaban iniziò a bere la propria tazza di latte priva di cereali, mentre Hermione gli preparava due fette di pane tostato con la marmellata di more mettendogliele successivamente nel piatto.

“Sei sicuro di non volere un animale anche tu? Tua sorella ha preso la civetta, ma tu non hai voluto nulla.” “Gli animali sono per le femminucce!” “Ma senti qua, qualcuno ha preso dal padre o mi sbaglio?” Malfoy scoppiò a ridere e diede una scompigliata ai capelli del figlio. “Papà!” Rastaban fece una smorfia di disappunto ed anche la sua sorellina si mise a ridere una volta appurato che sua madre stava ridendo di gusto. Hermione e Draco in quel frangente si scambiarono un’occhiata e si sorrisero dolcemente. Era passato tanto tempo, ma i due si amavano come la prima volta e si sarebbero sicuramente amati per sempre. Il loro era un amore nato in un periodo difficile e che era sopravvissuto a tante difficoltà e non poteva che essere un amore forte proprio come loro. Mentre questi pensieri si facevano strada nelle loro menti, Draco si limitò a bere il proprio caffè senza aggiungere altro e nel frattempo i loro figli terminarono la colazione in un batter d’occhio, eccitati perché a breve sarebbero partiti per Hogwarts ed avrebbero visto per la prima volta la scuola tanto amata dai loro genitori.

*

“Forza o finisce che perdete il treno!” sia Eltanin che Rastaban stavano trasportando i loro carrelli con i loro rispettivi bagagli lungo la corsia tra i binari nove e dieci. Draco si accertò che non passasse nessun babbano e fece cenno ai suoi figli di passare attraverso la barriera, non prima che Hermione li ebbe rassicurati che sarebbe stato semplicissimo attraversarla. Infatti subito dopo tutti e quattro si ritrovarono sulla piattaforma del binario nove e tre quarti ed una rombante locomotiva scarlatta pronta a partire, che lasciava fuoriuscire il fumo dalla parte superiore, si parò davanti i loro occhi. I due piccoli Malfoy erano ammaliati da quella visione e rimasero a bocca aperta per almeno due minuti, quando furono interrotti da Ginny ed Harry che correvano nella loro direzione. I due si sposarono due mesi dopo Draco ed Hermione (la vigilia di Natale) ed ebbero Albus Severus Potter nel mese di luglio, dato che Ginny era rimasta incinta un po’ prima del matrimonio. Dunque il giovane Albus era più piccolo dei figli di Draco ed Hermione di solo un mese.

“Ciao, Harry!” Hermione gli corse incontro ed abbracciò il suo migliore amico con forza per poi salutare anche Ginny con una stretta di mano. Draco fece un cenno con il capo ad entrambi; non era il tipo da smancerie. “Vostro figlio Albus è già a bordo?” chiese. “Esattamente!” rispose Ginny, sorridendo. “Allora è meglio che andiate.” mormorò Hermione e diede una lieve spinta ai suoi figli che si avviarono verso il treno.

“Vi rendete conto di quanto siano cresciuti in fretta quei monelli?” “Sì, Hermione, però così mi ricordi anche che ci stiamo facendo decisamente vecchi.” rispose Harry. “Parla per te, Potter. Io sono sempre giovane e bellissimo.” Hermione accennò una risata divertita e scosse la testa; Draco era sempre il solito, ma non aveva nemmeno tutti i torti. Suo marito si era trasformato in un uomo meraviglioso, bello forse più di quanto lo fosse da giovane. “E Ron?” “E’ di là. Mi ha detto che si sente un po’ sfigato, perché è l’unico a non avere ancora una moglie e dei figli.” “Ma quanto può essere idiota? Tu cosa gli hai detto, Harry?” “Che è idiota, per l’appunto.” scoppiò a ridere ed Hermione e Ginny fecero lo stesso, mentre Draco fu l’unico che si trattenne, anche se a fatica. I quattro si avviarono infine verso il treno, dato che ormai mancavano solo dieci minuti alla partenza e avevano intenzione di salutare meglio i loro figli, visto e considerato che li avrebbero rivisti solo la prossima estate; sicuramente non sarebbero tornati a casa per Natale e per Pasqua una volta viste le meraviglie di Hogwarts. Raggiunto il vagone sul quale erano saliti Eltanin, Rastaban ed Albus, incontrarono finalmente Ron ed Hermione corse ad abbracciare anche lui come aveva fatto in precedenza con Harry. “Ciao.” sussurrò. “Ehi.” rispose lui e le diede un delicato bacio sulla guancia, per poi sciogliere l’abbraccio e sorriderle. “E comunque ci vediamo quasi tutti i fine settimana ed oggi te ne esci fuori con quella storia?” “Quale storia?” chiese Ron. “Che ti vergogni perché sei l’unico a non avere una famiglia!” Hermione gli diede la borsa in testa e Ron si massaggiò quest’ultima, guardandola in malo modo. “Certo che non sei cambiata proprio!” tuonò e poi si rivolse agli altri tre, salutandoli con una stretta di mano, eccetto per la pacca sulla spalla che riservò solo ad Harry. Hermione non rispose, ma sorrise al ricordo dei loro sette anni trascorsi ad Hogwarts.

Ormai mancavano solo due minuti alla partenza; i loro figli si trovavano proprio davanti ai loro occhi. Eltanin mosse la mano per salutare i genitori e Rastaban si limitò a guardare fuori dal finestrino, mentre Albus gli faceva le corna dietro la nuca, facendo sorridere Harry. Quest’ultimo strinse a sé Ginny e le diede un bacio sulla tempia, mentre il treno fischiò per avvisare tutti i passeggeri che stava per mettersi in marcia verso Hogwarts. Draco piegò la testa da un lato ed osservò Hermione con la coda dell’occhio. Era sempre bellissima e terribilmente sensuale in ogni occasione; allungò la mano verso la sua e gliela strinse, facendo incastrare alla perfezione le dita con le sue. Era incredibile come anche un semplice gesto lo faceva sentire così legato a lei. Hermione sorrise ed avvertì il proprio cuore battere all’impazzata, proprio come accadde la prima volta che baciò Draco nel bagno della scuola e quando fece l’amore con lui per la prima volta. In quell’attimo in cui le loro dita si incrociarono insieme, scoccarono le undici ed il treno prese a partire dal binario nove e tre quarti. Hermione e Draco fissarono i loro figli allontanarsi ed i loro cuori si colmarono di gioia al solo pensiero che avrebbero frequentato quella scuola che tanto avevano amato e protetto. E mentre Harry, Ginny e Ron si avviavano nuovamente verso il muro che li avrebbe riportarti nella stazione di King’s Cross, Hermione Jean Granger e Draco Lucius Malfoy, con un impeto di passione che li colse all’improvviso, si voltarono e si trovarono faccia a faccia; si guardarono negli occhi per un attimo e poi unirono le loro labbra in un bacio passionale. Draco le tenne la nuca con la mano destra, intrecciando le dita tra i capelli di lei ed Hermione gli prese il viso tra le mani, spingendosi contro il suo corpo come a voler creare un unico essere, rendendo quel bacio ancora più impetuoso. E proprio quando il treno svoltò l’angolo e sparì all’orizzonte, i due interruppero quel contatto e come se anche l’ambiente circostante avesse voluto omaggiare il loro amore, le nuvole che fino a poco prima avevano reso il cielo di Londra scuro e privo di luce si sparpagliarono, dando modo ai raggi del sole di illuminarli. Hermione sorrise felice, si specchiò negli occhi di Draco e lui le accarezzò la guancia; successivamente la prese per mano e la guidò verso la barriera che attraversarono subito dopo raggiungendo Ron ed i coniugi Potter. Quel giorno, mentre i loro figli avrebbero scoperto con gioia quanto fosse fantastica Hogwarts, loro avrebbero passato la giornata insieme ai loro amici e la sera magari sarebbero tornati a casa ed avrebbero fatto l’amore ancora e ancora e così il giorno dopo e il giorno dopo ancora, perché ora sì, andava tutto bene e la vita non poteva essere migliore di così.

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Ed eccoci giunti alla fine. Questa storia è stata veramente complicata da scrivere per me, ma mi sono impegnata più che potevo per renderla più bella possibile. Ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto compagnia in questo viaggio che è durato da aprile fino a luglio; quelli che hanno letto e recensito, ma anche quelli che sono rimasti in silenzio. Ringrazio chiunque abbia messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite perché per me conta molto sapere che qualcuno gradisce la mia storia ed apprezza il mio modo di scrivere. Non sono esperta, non ho mai scritto qualcosa di così lungo prima d'ora, ma sono comunque fiera di come è venuta fuori questa mia fan fiction. Per quanto riguarda quest'epilogo, ho scelto di far nascere due gemelli, perché è un'idea che mi è venuta molto ma molto prima che scrivessi la fine. Il nome della bambina mi è stato suggerito dalla mia amica Martina e come regalo per lei ho voluto scrivere di un altro figlio, Rastaban; questo nome però l'ho trovato io e con molta fatica aggiungerei. Sia Rastaban (Beta Draconis) che Eltanin (Gamma Draconis) sono i nomi di due stelle che fanno parte della costellazione del Dragone (quella da cui deriva il nome di Draco), ragion per cui ho deciso che stavano più che bene come nomi per i figli di Draco ed Hermione. Grazie ancora a tutti; ci risentiremo quando avrò una nuova idea. Vi auguro di passare una bellissima estate! :)

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