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di ECA90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La telefonata ***
Capitolo 2: *** La trappola ***
Capitolo 3: *** Una prima reazione ***
Capitolo 4: *** L'inizio della vendetta ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** La telefonata ***


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1. LA TELEFONATA

 

 

Quel giorno in centrale, il telefono squillava senza sosta dalla mattina presto. Seduto alla sua solita scrivania, stava il capo questore di tutta la polizia di Osaka. Vestito come ogni giorno con la camicia bianca e la giacca nera con pantaloni in tinta, capelli ricci e corti, baffetti sottili e curati e sguardo severo. Ultimamente era stato molto impegnato: una banda di criminali aveva messo a segno furti nella città senza che nessuno fosse riuscito a fermarli. Come se non bastasse, c’erano stati diversi casi di omicidio, che lui aveva affidato alla squadra del commissario Otaki e nei quali, aveva poi scoperto in seguito, aveva messo lo zampino suo figlio Heiji, risolvendoli anche velocemente. Rispose all’ennesima telefonata; questa volta l’interlocutore era una donna che voleva denunciare la perdita della sua preziosa borsetta in pelle firmata comprata la settimana prima e, pensò l’uomo, pagata una fortuna. Dopo aver consigliato alla donna di recarsi personalmente in centrale per denunciare il fatto, riagganciò spazientito il telefono; aveva cose importanti a cui pensare, senza che una signora troppo pigra per fare due passi e arrivare al loro centralino, interrompesse il filo dei suoi pensieri con una telefonata, si disse. Dopo nemmeno cinque minuti il telefono squillò di nuovo, ma questa volta l’uomo aspettò che l’apparecchio emettesse il quinto trillo lasciando di conseguenza rispondere alla segretaria che stava nell’ufficio accanto. Passarono soltanto alcuni istanti e qualcuno bussò alla sua porta. L’uomo sospirò e disse alla persona al di fuori della stanza di entrare, immaginandosi già di vedere entrare la donna che aveva risposto al telefono;  quello, evidentemente non era il giorno adatto per pensare alla banda di criminali che, ormai da alcune settimane occupava la sua mente.

Come aveva immaginato, una donna sulla cinquantina con gli occhiali e lunghi capelli tinti di nero fece capolino da dietro lo stipite della porta.

SE - Signor Hattori mi scusi, c’è una telefonata per lei, uno strano signore che dice di volerle parlare urgentemente – spiegò la donna.

HE – lo passi pure sulla mia linea Sakura –.

La signora fece un piccolo inchino e richiuse la porta dell’ufficio del suo capo. Dopo una trentina di secondi, la spia rossa del telefono si accese e il signor Hattori alzò la cornetta.

HE – Sono il capo questore di Osaka, mi dica –

X – ciao Heizo.. -

Le sopraciglia dell’uomo si aggrottarono non appena sentì il tono confidenziale del suo interlocutore. A giudicare dal timbro della voce non lo conosceva affatto, quindi non riusciva a capire chi potesse essere così maleducato da chiamarlo per nome senza averlo mai incontrato. Il suo sguardo  si fece immediatamente più serio. Visto il lavoro che faceva, l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta poteva benissimo essere qualcuno che lui aveva arrestato ed era uscito di prigione dopo aver scontato la sua pena. Mentre questi dubbi si facevano largo nella sua mente, Heizo Hattori restò completamente in silenzio e aspettò che la persona che aveva chiamato continuasse a parlare, e quest’ultimo, come se gli avesse letto nel pensiero incominciò:

X – sono Shino.. il capo della banda a cui stai dando la caccia da alcune settimane.. felice di sentirmi? -

I muscoli e i nervi del capo questore si irrigidirono fino all’inverosimile non appena l’uomo si presentò. Cosa poteva volere da lui quell’uomo che più di chiunque altro era ricercato in quel periodo dalla polizia di Osaka che stava ai suoi comandi?? Cercò di rispondere con un tono che non lasciasse trasparire la sua tensione e il risultato fu più che soddisfacente.

HE – lei non immagina nemmeno quanto.. Cosa vuole da me? –

Heizo pose questa domanda con particolare curiosità. In quei brevi secondi al telefono, il suo cervello aveva lavorato senza sosta. Non era mai capitato che un criminale telefonasse a colui che gli stava dando la caccia, e lui voleva essere ben attento a non finire in una trappola.

SH – Vorrei parlarti capo..

HE – Ti sto ascoltano Shino.. parla pure –

La tensione all’interno dell’ufficio era quasi palpabile. Gocce di sudore rigavano le tempie del capo questore e le sue mani stringevano convulsamente l’una la cornetta del telefono e l’altra il bordo della scrivani alla quale stava seduto. Proprio questa mano si staccò e andò ad allentare il nodo della cravatta che sembrava soffocarlo, per poi tornare alla posizione precedente.

SH – Sono alcune settimane che mi dai la caccia.. non sei riuscito a prendermi e mai ci riuscirai.. Hehe – sogghignò l’uomo.

Il signor Hattori dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non infuriarsi. Ormai le nocche delle sue dita erano diventate bianche per la forza con cui stringeva il piano in mogano davanti a lui, ma aveva capito benissimo che il malvivente stava cercando di provocarlo.. e non voleva cadere nel suo tranello, anzi, non doveva proprio!! Così lasciò che continuasse.

SH – non ci riuscirai mai a meno che non sia io a venire da te!! O viceversa..

L’uomo lasciò quest’ultima frase sospesa in modo particolare, con un tono di voce talmente perfido da risultare quasi agghiacciante.

HE – Spiegati meglio – replicò Heizo con un tono curioso ma che lasciava comunque intendere la sua prudenza.

SH – Avrei un piccolo affare da proporti – disse Shino divertito.

HE – che tipo di affare – lo incalzò il poliziotto.

La risposta si fece attendere alcuni secondi, durante i quali il signor Hattori maledì  ripetutamente nella sua testa l’uomo che stava dall’altra parte della cornetta: sembrava quasi che volesse metterlo alla prova, testare la sua tenuta nervosa; e se questa era una sfida, lui non si sarebbe certamente concesso il lusso di perderla.

SH – ora tu vieni giù e ci incontriamo qui sotto davanti al portone della centrale. -

Tutti i buoni propositi del capo questore sparirono immediatamente non appena questa sentì la risposta del ladro.

HE – SMETTILA DI SCHERZARE E DIMMI COSA VUOI!! – ringhiò.

SH – non sto affatto scherzando Heizo.. Ti giuro sulle rapine che ho fatto che ti sto chiamando dalla cabine telefonica qui sotto!! Allora.. vuoi venire? -

HE – Non sono tanto stupido da accettare questa condizione.. Se vuoi farmi scendere hai sicuramente qualcosa in mente.. –

Mentre pronunciava quella frase nella sua mente balenò l’immagine di suo figlio Heiji. Nei pochi secondi che aveva a disposizione, riuscì a fare mente locale sulla sua situazione e si disse che aveva fatto perfettamente bene a tenere quella testa calda fuori da quella indagine mentendogli sulla serietà del caso: impulsivo com’era, avrebbe sicuramente fatto qualche stupidaggine e si sarebbe messo nei guai; oltretutto, vedendo le persone che avevano davanti, completamente prive di coscienza che non si erano fatti problemi ad uccidere e conoscendo suo figlio, era sicuro che con la sua ingenuità e il suo caratteraccio tremendamente orgoglioso, si sarebbe fatto ammazzare. Almeno questo era quello che credeva, totalmente inconsapevole di aver sottovalutato il ragazzo.

HE – tsk, per chi mi hai preso? Non sono così sprovveduto da venire li sotto alle tue condizioni – esclamò con aria sapiente il signor Hattori. Dall’altra parte della cornetta si udì un sospiro, ma non di rassegnazione, anzi: sembrava quello di una maestra delle elementari che spiega pazientemente ai suoi alunni lo stesso argomento per la quindicesima volta. La risposta seguì subito dopo.

SH – No, no.. non ci siamo proprio.. sei più cocciuto di quanto pensassi capo.. forse non hai ben capito in che situazione ti trovi –

Il tono furbo dell’interlocutore fece scappare completamente la pazienza ad Heizo, che si sentiva sempre più preso in giro.

HE – NON DIRE STUPIDAGGINI!! SEI TU CHE NON HAI CAPITO UN BEL NIENTE!! SEI AL TELEFONO SOTTO AD UN EDIFICIO PIENO DI UOMINI AI MIEI COMANDI!! BASTEREBBE UN MIO CENNO DEL CAPO PER FARTI RITROVARE COMPLETAMENTE CIRCONDATO!! COSA CREDI DI POTER FARE? – esplose. Era completamente paonazzo in volto, la collera si era impossessata di lui, riuscendo anche a scacciare la tensione e rendendogli il respiro affannoso. Ora la mano che non stringeva il telefono era chiusa a pugno con le unghie che quasi si conficcavano nella carne. Il delinquente rise divertito alla reazione dell’uomo.

SH – Ha ha ha!! Hai proprio un bel caratterino, non c’è che dire!! Sai essere molto più autoritario di quanto non scrivano i giornali!! Forse dovrei chiamare tuo figlio.. Un mio caro amico lo ha visto all’opera e mi ha detto che è molto coraggioso.. –

Nell’udire quest’ultima frase, i nervi del capo questore tornarono ad irrigidirsi e l’ira di qualche istante prima lasciava nuovamente il posto alla tensione a all’ansia.

HE – lascia Heiji fuori da questa storia.. è solo uno sprovveduto..

SH – come preferisci capo.. ma scendi ora, sono piuttosto stanco di aspettarti – disse l’uomo con voce annoiata.

HE – Non verrò. Ti ho già detto che sei tu quello che si trova in una pessima situazione e non io.. –

Questa volta il malvivente replicò con fare alquanto spazientito.

SH – Non hai capito un bel niente!! Non mi piace ripetermi, ma per te farò un’eccezione, quindi ora vedi di ascoltarmi attentamente!! E prendi appunti se vuoi – disse pronunciando l’ultima frase con un tono di voce derisorio – Io ti sto chiamando dalla cabina qui sotto e ho due pistole in tasca. Cariche. Ora, se non vuoi che io faccia una strage davanti alla tua centrale, ti conviene scendere subito. E da solo anche.. -.

Un’espressione di terrore si dipinse sul volto di Heizo. Gli occhi erano spalancati, la bocca leggermente aperta e aveva ripreso a sudare. Aveva capito che quel farabutto non scherzava.

HE – FERMATI!! – gridò – verrò giù – disse poi rassegnato, quasi sussurrando con il respiro che gli tremava per la tensione.

SH – Oh.. vedo che inizi finalmente a ragionare.. Sapevo che eri un uomo con cui sarebbe stato piacevole fare affari.. Sei veramente in gamba capo.. hehehe – sogghignò il ladro omicida – però sbrigati.. sai, sono uno con poca pazienza.. non mi piace aspettare, e tu mi hai già fatto stare qui anche troppo –

HE – Aspettami; verrò giù da solo, ma tu non sparare!! – disse il signor Hattori con un tono di voce a metà tra l’ordine e la supplica.

SH – Hai la mia parola -.

Detto questo riagganciò il telefono ed uscì dalla cabina, aspettando colui che, da suo inseguitore, era diventato sua vittima. Proprio quest’ultimo, era rimasto nel suo ufficio con la cornetta in mano. Si rese conto solo in quel momento di essersi alzato in piedi durante la conversazione. Con un gesto rabbioso lanciò il telefono sul pavimento. Dopo aver respirato a fondo, si diresse verso la porta del suo ufficio, con piglio deciso che nascondeva la preoccupazione che in realtà provava.

 

 

Note a fine capitolo:

Salve a tutti!! Pur non essendo assolutamente una scrittrice, ho deciso di cimentarmi in quest’opera sul mio adorato HEIJI!!  In teoria doveva essere una one-shot, ma siccome diventava un po’ lunga, ho deciso di spezzettarla..

Spero che vi piaccia, in ogni caso.. commentate!! XD

Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** La trappola ***


2

2. LA TRAPPOLA

 

 

Appena uscito da quella stanza, la sua preoccupazione aumentò a dismisura. Gli sembrava quasi che quelle quattro mura potessero proteggerlo, le avrebbe portate con sé se solo gli fosse stato possibile. Sapeva di andare incontro a qualcosa di molto pericoloso, ma quel farabutto al quale stava dando la caccia non gli aveva lasciato alcuna scelta. Controllò di avere la pistola nascosta sotto la giacca e dopo un altro sospiro di incoraggiamento si avviò al piano inferiore.

Scese le scale con l’aria di un uomo che viene condotto al patibolo: lo sguardo fisso nel vuoto davanti a lui, le braccia lasciate molli lungo i fianchi, il passo lento ma deciso: dopo tutto restava sempre molto orgoglioso. Nei corridoi dell’edificio c’era un gran traffico, ma a lui sembrava di essere solo: riusciva a vedere soltanto la luce che entrava dalla porta a vetri e che gli illuminava l’ultimo pezzo di strada che ancora doveva percorrere prima di ritrovarsi faccia a faccia con l’uomo che più odiava in quel momento.

Appena le mani sfiorarono l’anta a specchio, quest’ultima si aprì lasciando vedere ad Heizo una delle vie principali della città, come sempre piena di gente: se quel pazzo avesse iniziato a sparare, non gli ci sarebbe voluto molto per fare una strage. Il poliziotto guardò prima alla sua sinistra e poi alla sua destra per individuare la cabina telefonica più vicina, e si mosse nell’ultima direzione controllata. Non gli ci volle molto per notare un uomo vestito sportivo con indosso un lungo cappotto nero. Se ne stava appoggiato al gabbiotto del telefono e fissava con sguardo perfido ma divertito il signore in giacca e cravatta che si stava avvicinando a lui scuro in volto. Si alzò dal suo sostegno rivelando di essere veramente alto, circa due metri. Perfino il signor Hattori, dal suo metro e ottantacinque si sentì una formica vicino a lui.

SH – Salve capo.. finalmente ci incontriamo –

HE – smettila e dimmi cosa vuoi!! – replicò deciso. Era sempre più nervoso.

SH – Calmati capo.. non voglio fare niente di particolare.. solo ripagarti per avermi costretto a scappare per tre settimane.. –

Il capo questore aggrottò le sopraciglia e strinse i denti fino a parsi male. L’uomo che aveva di fronte lo stava ricattando e lui non poteva reagire alle prese in giro senza provocare una reazione: aveva le mani legate!! Il malvivente avanzò di un passo verso di lui e la mano destra di Heizo di mosse istintivamente sotto la giacca. Il ladro scoppiò a ridere divertito.

SH – Ha ha ha ha!! Sei proprio divertente lo sai?! – il suo tono si fece poi improvvisamente più serio e malvagio – butta immediatamente la pistola nel cestino qui di fianco o io giuro che ammazzo te e tutti quelli che passano vicino al tuo cadavere!!

Detto questo estrasse una pistola, si avvicinò al poliziotto che aveva di fronte e gliela appoggiò contro il fianco sinistro.

Al signor Hattori non restò altro da fare che obbedire anche questa volta: prese la sua arma estraendola dal fodero nero, e la gettò nel contenitore alla sua sinistra provocando un forte rumore metallico che fece voltare tutta la gente intorno a loro.

Questo fece scattare la rabbia nel gigante vestito di nero.

SH – Fai un’altra cosa del genere e io ti finisco!! Non cercare di attirare l’attenzione su di te perché ti ho già spiegato che non sarai solo tu a pagare le conseguenze delle tue azioni!! Quindi pensa bene a quello che fai.. sai che non mi piace ripetere le cose che ho già detto –

Detto questo, il delinquente estrasse un lungo coltello, dalla lama non più corta di 15 cm e la puntò alla gola della sua vittima cercando di farsi notare il meno possibile. Il capo questore si guardò intorno con la coda dell’occhio. La gente intorno a loro era diminuita e quella che ancora c’era andava così di fretta che sembrava non vedere affatto quello che in realtà si stava consumando sotto i loro occhi.

SH – Ora mi segui senza fare una piega o ti spedisco all’altro mondo.. e se a te non importa, prova a pensare a quanto dispiacerebbe a tua moglie e a tuo figlio.. –

Questa frase fece riflettere Heizo. Nonostante la situazione in cui si trovava, il suo pensiero ebbe la forza di correre, quasi fosse autonomo, a Heiji. Lui era sempre stato molto severo con suo figlio e non avevano un vero e proprio rapporto: lui lo criticava e lo rimproverava spesso per i suoi interventi nelle indagini, e siccome il ragazzo faceva sempre di testa sua, finivano col litigare e, nonostante la testa calda del più giovane, l’ultima parola spettava sempre a lui, Heizo. Venne risvegliato da questi suoi pensieri dalla lama del coltello che premette con più forza contro la sua gola.

AH – Ora andiamo dove dico io..

Con la mano libera, il ladro prese Heizo per le spalle e lo costrinse a voltarsi nella direzione opposta, verso il centro della città.

O – Fermo dove sei!! – Una voce di fronte a loro li fece fermare.

Otaki stava lì, con la pistola puntata verso l’uomo più alto. Quest’ultimo però, non si fece affatto intimorire. Un ghigno divertito si dipinse sul suo volto.

SH – mi sa che ti stai sbagliando.. qui non si ferma proprio nessuno.. – replicò, sempre più divertito e sicuro di sé.

O – Chi sei tu? – chiese nervoso il commissario Otaki. Stava sudando parecchio, ma niente in confronto al suo superiore.

SH – Sono il boss della banda a cui state dando la caccia nelle ultime settimane. Ero venuto a farvi una visitina, ma me ne stavo già andando.. e il capo qui viene via con me..-

Tutta la gente ora aveva capito la situazione, ma per paura di rimanere coinvolta in qualcosa più grande di loro, le persone attraversavano la strada per andare dall’altra parte. Qualcuno di loro aveva chiamato la polizia, ma molti di loro avevano preferito ignorare la situazione. Grazie alle telefonate di alcuni di questi passanti, un gruppo di poliziotti uscì e si mise al fianco di Otaki per dargli man forte.

SH – ho già detto al vostro amico – disse il criminale rivolto proprio a questi ultimi – che io e il capo qui – e fece un cenno indicando Heizo – ce ne stavamo giusto andando..-

O – non ti illudere!! Non ti lasceremo andare così!!

Una risata perfida e agghiacciante uscì dalla bocca dell’uomo e risuonò nella calda aria del mezzogiorno.

SH – Allora voi non avete capito proprio un bel niente!! Siete proprio stupidi!! Se provate a fermarci o a torcermi un solo capello. Il vostro adorato signor Hattori passerà a miglior vita.. – spiegò con tono derisorio e un’espressione come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

Un’ombra di terrore puro comparve sul volto dei poliziotti bloccandoli completamente.

HE – Non sta scherzando Otaki.. lasciatelo stare.. – disse malinconicamente Heizo.

Quasi come se quello fosse stato un segnale, Shino si mosse in avanti spingendo il suo ostaggio e costringendolo a salire in un piccolo furgoncino. Lo chiuse nel rimorchio e, salito al posto di guida, partì sgommando dopo aver lanciato un’occhiata trionfante ai poliziotti immobili sul marciapiedi. Questi ultimi erano congelati dalla rabbia, dal terrore e dallo sconforto per aver visto portar via il loro capo, nonché loro amico, senza poter intervenire.

 

H – Sono a casa.. – disse con voce svogliata un ragazzo entrando in casa. Chiuse con un colpo secco la porta provocando un forte rumore del telaio. Si tolse pigramente le scarpe da ginnastica che dovevano essere state bianche, ma che avevano assunto una netta sfumatura di grigio, e si avviò per il corridoio senza indossare le consuete pantofole. La prima porta sulla sua sinistra si aprì e una splendida donna sulla quarantina, ma che dimostrava almeno dieci anni in meno, uscì. I lunghi capelli castani erano come sempre raccolti dietro il capo e indossava un tradizionale kimono con varie tonalità di rosa. Un profumo di cibo delizioso si sparse nell’aria, ma questo lasciò totalmente indifferente il ragazzo.

S – Heiji caro.. bentornato.. cosa ti preparo da mangiare? –

Il giovane arrestò la sua lenta camminata e, senza voltarsi, disse:

H – Niente per adesso.. voglio solo dormire –

Detto questo proseguì per le scale salendo pigramente i gradini e quasi trascinando i piedi. Gli sembrò che gli scalini non finissero mai, mentre in realtà erano solo una ventina. Aprì la porta della sua camera ed entrò richiudendola pesantemente anche questa volta. Lasciò cadere a terra la sua tracolla dove teneva i libri di scuola e si buttò a peso morto sul suo grande letto.

Sua madre, Shizuka Ikenami, era rimasta al piano di sotto, seguendo con sguardo sorpreso e preoccupato il figlio: era la prima volta che Heiji tornasse a casa senza infilarsi direttamente in cucina, sedersi a tavola e letteralmente gettarsi su quello che aveva nel piatto. Era sempre stato un ragazzo molto vivace e consumava un sacco di energie, e di conseguenza, aveva spesso fame. La donna si ritirò in cucina soprapensiero. L’oggetto dei suoi pensieri, intanto, era ancora sdraiato sul letto, nella stessa posizione in cui era caduto e con gli occhi semichiusi. Non si reggeva in piedi dalla stanchezza. In quel periodo a scuola aveva parecchio da fare, e gli allenamenti di kendo lo impegnavano parecchio, senza contare le varie partitelle che faceva con gli amici di sport come calcio o tennis.

Come se non bastasse, si erano anche verificati un sacco di crimini ad Osaka e lui aveva sempre aiutato la squadra di Otaki a risolverli. Non che ne fosse obbligato, anzi. Solo che li piaceva, e molto anche. Il campo dell’investigazione lo aveva attirato sin da bambino, e grazie alla sua grande intelligenza era sempre stato molto portato. Anche gli ultimi omicidi, li aveva risolti interamente da solo. Quando il padre lo aveva scoperto però, era stato un casino. Gli aveva detto di non avvicinarsi al luogo del delitto o alla vittima, perché col suo carattere entusiasta e sbadato, avrebbe sicuramente compromesso degli indizi, diceva. Non riusciva a sopportarlo quando faceva così. Gli voleva un gran bene, certo. Suo padre era sempre stato un esempio per lui. Nonostante il carattere fiero e severo col quale era entrato, ed entrava tuttora sempre in contrasto, lo ammirava: per la sua abilità e per come si faceva rispettare. A volte esagerava, è vero: soprattutto con lui. Non erano mai riusciti ad avere un rapporto, Heiji si era sempre sentito un po’ respinto dal padre, oppure usato per il suo lavoro, come quando lo aveva picchiato e umiliato davanti a tutti per usarlo come diversivo. Se ci ripensava si arrabbiava ancora. Proprio per questa situazione però, era cresciuto con un carattere molto forte. Sin da piccolo aveva imparato ad arrangiarsi da solo e a fare di testa sua. Se il padre non voleva instaurare un rapporto con lui, si era detto da bambino, allora non poteva nemmeno dargli troppi ordini.

Nonostante questa spaccatura, accentuatasi adesso che lui era cresciuto, se qualcuno gli avesse chiesto di parlare di suo padre, ne avrebbe comunque parlato bene: dopotutto, era sempre “il suo papà”, anche se nemmeno lui, sapeva in fondo spiegarsi il motivo di questa sua devozione. Mentre pensava a tutte queste cose, si rese conto che la stanza non era più perfettamente a fuoco, e che le palpebre gli si stavano chiudendo. La fatica fisica e psicologica di quell’ultimo periodo si stava facendo sentire. Proprio mentre si stava per abbandonare tra le braccia del sonno, gli parve di sentire un leggero bussare alla sua porta, me era così stanco che pensò di ignorare completamente il rumore per lasciare spazio ad un sonno profondo.

E il suo piano sarebbe stato perfetto, se non fosse che, la persona che lo aveva disturbato, aprì la porta ed entrò nella stanza, attirando su di sé alcune maledizioni lanciate dal ragazzo. Quest’ultimo infatti, aveva aperto di scatto gli occhi alzando la testa dalla morbida coperta non appena aveva sentito il telaio in legno scorrere sulla striscia metallica. Con gli occhi mezzi chiusi dal sonno, si ritrovò a osservare sua madre, ferma sull’entrata della camera che lo guardava dolcemente, proprio come una madre guarda il proprio figlio. Al contrario del marito, infatti, la donna mostrava sempre apertamente i propri sentimenti, in particolar modo quelli verso il ragazzo cui, fin da bambino, non aveva mai fatto mancare l’affetto di cui aveva bisogno, colmando anche il parziale vuoto lasciato dal padre del giovane. La donna sorrise vedendo in che condizioni si trovava il figlio.

S – Ma guarda..!! ti stavi addormentando completamente vestito e senza mangiare niente.. mi vuoi dire cos’hai? – lo incalzò dolcemente sperando di convincerlo a parlare.

Data la sua grande autonomia, infatti, il ragazzo non si confidava praticamente mai con nessuno. Heiji si mi se a sedere.

H – Niente ‘.. sono solo un po’ stanco.. a scuola abbiamo un sacco da studiare e pare che questo clima autunnale faccia aumentare i raptus omicidi della gente – disse sarcastico riferendosi a tutti i casi che aveva risolto nelle ultime settimane.

La madre lo guardò comprensiva.

S – avresti veramente bisogno di riposarti un po’.. prima però dovresti mangiare qualcosa.. sai che non fa bene saltare i pasti, specialmente ai ragazzi della tua età: avete bisogno di energie!! – disse facendo la classica predica da mamma.

Siccome era anche affamato, il detective liceale decise di ascoltarla e si alzò dal letto sbadigliando. La donna sorrise compiaciuta per aver raggiunto il suo scopo e si avviò per le scale precedendo il figlio, che scese dopo aver indossato jeans blu e maglietta rossa al posto della divisa scolastica.

Il giovane entrò in cucina ed andò a lavarsi le mani per mettersi a tavola. Prima che iniziasse a mangiare, Shizuka gli chiese:

S – Heiji.. avrei un favore da chiederti dopo.. –

Il ragazzo alzò incuriosito lo sguardo dal tavolo e andò ad incrociare quello della mamma.

S – Tuo padre stamattina è andato al lavoro molto presto e non ho avuto tempo di preparargli il pranzo.. ti dispiacerebbe portargli questo – chiese la signora con sguardo quasi supplichevole con un cestino in mano.

Al liceale scocciava molto a dire la verità eseguire la richiesta, ma per puro senso del dovere cedette alla madre.

H – devo portarglielo subito? –

S – no no.. mangia pure prima.. non c’è fretta –

Il ragazzo ci pensò un attimo e poi rispose che prima sarebbe andato al commissariato, così, quando sarebbe tornato a casa, avrebbe potuto mangiare per poi rilassarsi tra le calde coperte. Shizuka lo ringraziò e gli consegnò il piccolo contenitore di vimini. Heiji si avviò alla porta, si mise pigramente le scarpe da ginnastica e si avviò verso la centrale. Per fortuna, pensò, l’edificio non distava molto da casa perché, col traffico che c’era per le strade, era costretto a raggiungerlo a piedi, o non sarebbe arrivato prima di sera. Sospirò. Sembrava proprio che quello non fosse il periodo per riposarsi. Camminava con lo sguardo basso, l’immancabile cappello portato con la visiera dietro. Era così stanco e assorto nei suoi pensieri che, dopo circa un quarto d’ora di lenta camminata per varie scorciatoie che conosceva fin da bambino, arrivò davanti alla sede della polizia senza nemmeno accorgersene e avrebbe continuato a camminare se un poliziotto non lo avesse chiamato.

Il giovane detective sussultò e voltò il capo di scatto, spaventato dalla voce che lo aveva improvvisamente chiamato. Quando alzò lo sguardo, sorrise stancamente e si diede mentalmente dello stupido per non essersi accorto di essere arrivato e si avvicinò agli uomini ritrovando un po’ di energie per essere insieme a quelli che ormai potevano considerarsi suoi colleghi, nonché amici.

Gli uomini in divisa dall’altra parte della strada lo guardarono con un’aria seriamente preoccupati e quando li raggiunse, il liceale passò in rassegna le loro facce con un’aria stupita. Aveva un aspetto così orribile per essere guardato in quel modo?

H – Hei.. che avete tutti quanti da guardarmi così? – chiese sconcertato, sbattendo le palpebre e con un’espressione idiota sul viso.

Il commissario Otaki aprì bocca per parlare e spiegare al giovane che considerava quasi come suo figlio, il perché erano tutti li sul marciapiede, immobili, con lo sguardo spaventato perso nel vuoto. Prima che però potesse proferir parola, l’ispettore Keiji Toyama, padre della sua amica d’infanzia, fece sentire al sua voce possente.

T – assolutamente niente!! Infatti stavano tutti per tornare a lavorare.. –

I colleghi e subordinati lo guardarono attoniti. Il loro superiore, come tutti loro, sapeva chiaramente in che situazione si trovavano, in quanto era uscito ignaro dalla centrale dopo il sequestro ed era stato immediatamente messo al corrente degli ultimi eventi, prima come amico di Heizo e poi come collega.

E allora perché aveva mentito a quel modo? E proprio a chi aveva più diritto di conoscere la verità per di più. Era calato in quella zona di marciapiedi, un silenzio quasi irreale, interrotto dal giovane detective.

H – Ok!! Io allora vado a portare il pranzo a mio padre!!

Si incamminò verso l’edificio, ma aveva fatto solo un passo che una frase di Otaki lo costrinse a fermarsi e fece mettere tutti i suoi sensi in allerta.

O – forse dovrebbe sapere..- disse gravemente il commissario.

Toyama si girò verso di lui con sguardo severo, ma l’uomo non abbasso gli occhi convinto della sua affermazione. Quelle parole e quello scambio di sguardi, fecero capire al ragazzo che, qualsiasi cosa fosse, doveva essere piuttosto seria, e comunque lo riguardava da vicino. Spostò lo sguardo dall’ispettore a Otaki diverse volte prima di rivolgersi a quest’ultimo.

H – cos’è che dovrei sapere? Cos’è successo? – chiese tornando a fissare Toyama.

O – Heiji.. – cominciò, ma venne immediatamente interrotto.

T – ho detto che non è successo niente!! – disse il padre della sua amica con tono severo.

Heiji stava veramente incominciando a innervosirsi. Non era un moccioso, e aveva diritto di sapere se era successo qualcosa.

O – deve saperlo ispettore! – affermò con voce decisa Otaki, convinto che il comportamento del suo superiore non avrebbe portato a niente di buono.

T – E COME PENSI CHE REAGIREBBE? COSA POTREBBE FARE TANTO?!

Il poliziotto alzò la voce rispondendo al suo subordinato. E probabilmente avrebbe continuato nella sua aggressione verbale, se la discussione non fosse stato interrotto da un tonfo. Il detective diciassettenne aveva scaraventato a terra il cestino contenente il cibo per il padre e stava fissando i due uomini furioso. Non avevano il diritto di giocare con lui così. Adesso stavano veramente esagerando.

H – ADESSO BASTA!! VOLETE SPIEGARMI DI CHE DIAVOLO STATE PARLANDO?! MI AVETE STUFATO!! IO NON HO DIECI ANNI!! HO IL DIRITTO DI SAPERE SE E’ SUCCESSO QUALCOSA CHE MI RIGUARDA!!

Aveva iniziato il discorso stringendo i pugni lungo i fianchi, ma poi la rabbia aveva avuto il sopravvento e alla fine, si era trovato di fronte a Otaki, che sovrastava di parecchi centimetri, col collo della sua giacca stropicciato tra le mani.

Tutti i poliziotti sgranarono gli occhi e si ammutolirono. Sebbene era risaputo chi il ragazzo fosse uno scalmanato, non lo avevano mai visto così arrabbiato, ne tantomeno a trattare il loro commissario in quel modo. Nonostante si conoscessero praticamente da sempre, Heiji lo trattava col massimo rispetto.

Il più stupito di questa aggressione era comunque proprio Otaki, anche se forse poteva capire lo stato d’animo dell’amico. Provò a scrollarselo di dosso, ma le mani dell’altro, benché più giovani, erano irrobustite dai faticosi allenamenti di kendo ed il tentativo fallì miseramente.

T – d’accordo – disse deciso l’ispettore. Poi girò i tacchi e se ne andò.

O – Lasciami andare e ti spiegherò tutto Heiji – mormorò lo sbirro.

Il più giovane, come se si fosse reso conto solo in quel momento di quello che aveva fatto, lasciò la presa di colpo e si allontanò mortificato di qualche passo; quindi, dopo aver piegato leggermente il capo a mo’ di scusa, assunse un’aria interessata, come ad incoraggiare il commissario a continuare. Quest’ultimo, prima di andare avanti, guardò uno ad uno tutti i suoi uomini, come per infondersi un po’ di coraggio, poi posò lo sguardo sulle sue scarpe, incapace di guardare il ragazzo negli occhi.

O – Heiji hanno.. hanno preso Heizo.. –

Il ragazzo sbatté due o tre volte le palpebre.

H – cosa? – chiese confuso.

O – sai quella banda di criminali a cui stavamo dando la caccia?

H – si.. – disse il giovane teso e disorientato

O – ecco.. la faccenda era più seria di quanto tuo padre non ti avesse fatto credere.. e.. beh.. il capo di quella banda ha.. rapito tuo padre –

Le mani del detective dell’ovest, prima strette a pugno, si aprirono lentamente e la bocca si dischiuse. Heiji sentì le budella torcersi per poi formare un nodo stretto e doloroso. Dopo aver boccheggiato un paio di volte, riuscì a sussurrare una sola parola.

H – cosa..? –

I poliziotti intorno a lui lo fissarono in silenzio.

O – mi dispiace – mormorò – non siamo riusciti a fermarlo..

H – dov’è..? – chiese debolmente. Ma non ottenne risposta.

Fu come se quel silenzio avesse fatto scattare qualcosa in lui. Pur avendo ancora lo stomaco sottosopra, riuscì a svegliarsi da quella sorta di “trance” nella quale era caduto.

H – DOV’E’?! – urlò ritornando a tormentare la giacca di Otaki.

Il commissario purtroppo non gli rispose come avrebbe voluto.

O – non lo so – disse, sempre tenendo lo sguardo fisso verso il basso.

Il giovane si staccò e indietreggiò nuovamente di qualche passo. Il suo corpo era scosso dai brividi, gli occhi sbarrati in un’espressione incredula e spaventata.

Poi, come se fosse stato improvvisamente colpito da un fulmine invisibile, si irrigidì. Altrettanto inaspettatamente, si voltò e prese a correre verso l’edificio. Otaki e i suoi uomini, restarono a guardarlo immobili e totalmente sorpresi.

O – Heiji aspetta.. dove vai? Che cos’hai intenzione di fare?? –

Il diciassettenne però, lo ignorò completamente, e continuò la sua corsa all’interno della centrale.

 

 

Rieccomi con la seconda parte della mia fanfic!! Le prime tre parti sono già pronte quindi le posto subito, per le prossime ci metterò un po’ di più. Spero che qualcuno si soffermi a leggerla e ringrazio in anticipo chi lo farà!!

Alla prossima

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Capitolo 3
*** Una prima reazione ***


3

3. UNA PRIMA REAZIONE

 

Le porte scorrevoli si aprirono appena in tempo per lasciarlo passare. Attraversò velocemente l’atrio e salì gli scalini due a due fino ad arrivare al 3° piano. Nel frattempo nella sua mente, nonostante la morsa che gli attanagliava lo stomaco e lo shock per la notizia ricevuto, si susseguirono pensieri molto lucidi: sapeva quello che doveva fare; le diverse situazioni complicate che aveva dovuto affrontare negli ultimi anni gli avevano insegnato a progettare istantaneamente piani di salvataggio, sia per lui che per altri, e questo pregio gli aveva spesso salvato la vita. Un’altra fortuna in quel momento, fu che il giovane detective conosceva praticamente a memoria l’intero edificio, in quanto vi aveva trascorso molto sin da bambino. No fu quindi difficile per lui, trovare la sala computer in fondo al corridoio. Aprì la porta così violentemente da mandarla a sbattere contro la parete provocando un tonfo che rimbombò per la stanza, e si precipitò verso le decine di monitor che gli stavano di fronte, sotto gli occhi terrorizzati dalla sorpresa dell’agente di turno. Si  guardò velocemente intorno e individuò uno schermo nero, con le strade della città tracciate in bianco, e un numero imprecisato di piccoli triangolino rossi sparsi qua e là sul monitor. Si avvicinò a quel computer e iniziò a scorrere velocemente tutti i segnalini alla ricerca del suo obiettivo. Sussultò vistosamente quando vide quello con a fianco la scritta “HH CAPO”.

Si assicurò che il piccolo triangolo fosse immobile sullo schermo, controllò la  via dove era localizzato, e riprese la sua corsa uscendo dalla stanza e ignorando l’agente di prima che gli si era avvicinato chiedendogli se avesse bisogno di una mano, e che ora era sempre più confuso.

Scese le scale in un baleno, rischiando più di una volta di andare a sbattere contro qualche poliziotto che andava in senso contrario. Uscì altrettanto di fretta dalla porta. Otaki e i suoi uomini erano ancora immobili sul marciapiede, sorpresi dal comportamento incomprensibile del ragazzo.

O – dove vai Hei-chan? – gli chiese il commissario quando lo vide passare. Heiji sentì la sua voce, ma reagì istintivamente, pensando che non aveva abbastanza tempo per fermarsi, e continuò la sua corsa lungo l’ampio marciapiedi fino a sparire tra la folla. Nonostante la confusione che lo attorniava, si sentiva completamente isolato. Sapeva esattamente dove andare però, e ora il suo cervello iniziò a formulare un groviglio di pensieri.

H –“ lo sapevo!! Papà porta sempre la ricetrasmittente con sé!! Per fortuna anche se sono in standby hanno il modo di localizzarle!! Se era fermo deve averlo portato in quell’edificio, e non è molto distante da qui!! Devo far in fretta “-

In una situazione normale si sarebbe accorto dello stomaco che brontolava e del fisico che reclamava insistentemente u letto, ma ora sembrava non farci caso. Analizzò un attimo la sua situazione e si scoprì tremendamente spaventato, con i brividi che gli correvano lungo la schiena madida di sudore freddo.

H –“ Accidenti!! Non ho mai avuto paura in tutta la mia vita!! Nemmeno quando volevano ammazzare me!! E adesso sono spaventato a morte all’idea di mio padre tra le mani di quel maledetto!! Giuro che se gli fa qualcosa, se osa fargli del male, lo mando all’ospedale ancor prima che in galera!! “-

Sentiva montarsi dentro una rabbia incontrollabile, e anche se sapeva di dover restare calmo, non ci riuscì affatto. Nonostante gli avessero sempre spiegato di essere razionale, infatti, lui aveva sempre agito seguendo il suo istinto, e i fatti gli avevano sempre dato ragione. Mentre faceva questi pensieri, continuava a correre a perdifiato, rischiando di tanto in tanto di cadere e ricevendo numerosi colpi alle costole involontari dai numerosissimi passanti, ma questo non bastò a fermarlo.

H –“ accidenti papà!! Resisti!! Se ti fai ammazzare non te lo perdonerò mai!! “- continuava a pensare il giovane in preda ad un cieco terrore per la sorte del padre –“ sto arrivando!! Non manca molto cavoli!! “-.

Si arrestò improvvisamente davanti ad un grande edificio abbandonato di colore grigio nel centro di Osaka. Il petto si alzava e si abbassava velocemente a causa della corsa furiosa; la maglietta rossa appiccicata addosso. Le gambe tremavano, un po’ per la stanchezza e un po’ per la paura, le mani si strinsero a pugno lungo i fianchi; in testa l’immancabile cappello con la visiera dietro. Le persone continuavano a passargli vicino schivandolo, mentre alcuni lo maledicevano per occupare il marciapiedi, restando lì immobile con lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, completamente ignari del dramma che il ragazzo stava vivendo. Alzò improvvisamente il capo con una luce di determinazione implacabile negli occhi; fece un passo in avanti sbattendo a terra i piedi quasi come per imporre alle sue gambe di smettere di tremare. Fatto questo, iniziò a dirigersi a passo deciso verso la vecchia porta arrugginita.

Nel frattempo, gli agenti rimasti davanti alla centrale, ricominciarono a entrare nell’edificio scuri in volto: il loro capo era scomparso, e adesso pure suo figlio. Otaki rientrò nel suo ufficio, stanco come se avesse appena terminato una gara di corsa e si accasciò sulla poltrona in pelle asciugandosi con un fazzoletto il viso madido di sudore. I suoi pensieri, rivolti agli ultimi avvenimenti di quell’ormai maledetta giornata, vennero riportati alla realtà da qualcuno che bussò bruscamente alla sua porta. Senza nemmeno aspettare l’autorizzazione, Toyama fece il suo ingresso nella stanza, guardandosi intorno con aria severa.

T – dov’è Heiji? –

Il commissario deglutì e prese un bel respiro prima di rispondere

O – Non lo so.. non ne ho proprio idea – disse fissandosi le punte delle scarpe, non osando guardare negli occhi l’ispettore che gli stava davanti

T – cosa vuol dire? –

O – dopo che te ne sei andato, gli ho spiegato come sono andate le cose. Subito è rimasto un po’ shockato, poi è corso in centrale per uscire dopo cinque minuti come una furia dirigendosi non so dove. Abbiamo provato a fermarlo, ma.. – venne interrotto dalla voce di Toyama profondamente adirato.

T – SEI UN IRRESPONSABILE!! DOVRESTI CONOSCERE HEIJI!! SAI QUANT’E’ IMPULSIVO!! SECONDO TE PERCHE’ TI AVEVO VIETATO DI DIRGLI QUELLO CHE ERA SUCCESSO?! PERCHE’ ERA PREVEDIBILE CHE REAGISSE COSI’!! CHIUNQUE RIMARREBBE SCONVOLTO DA UNA NOTIZIA DEL GENERE!! HAI IDEA DI COSA POTREBBE FARE ORA QUELLA TESTA CALDA?? ANDATE FUORI A CERVARLO!! IMMEDIATAMENTE!! –

Mentre faceva questa sfuriata, si era avvicinato sempre di più al tavolo, sbattendovi sopra le mani. Dal canto suo, Otaki, se ne era rimasto seduto, schiacciandosi sempre di più contro lo schienale della poltrona, impaziente di allontanarsi dal clima teso di quella stanza, e uscì a passo svelto per eseguire il comando che gli era appena stato impartito. Così, sceso nell’atrio, aveva radunato una decina di uomini ed era uscito per le strade di Osaka. Nel frattempo, nell’ufficio del commissario, Toyama era rimasto a fissare il corridoio al dilà della porta aperta con sguardo assente. Sapeva di aver mandato Otaki a cercare un ago in un pagliaio, ma sapeva altrettanto bene che, se la faccenda si fosse conclusa bene per Heizo, quest’ultimo non li avrebbe mai perdonati se avessero lasciato che succedesse qualcosa a Heiji. Era ancora perso in questi ragionamenti quando vide un agente correre trafelato verso di lui. Il poliziotto si fermò sulla porta per riprendere fiato, chinandosi in avanti e appoggiandosi sulle ginocchia.

T – cosa c’è? –

P – Ispettore.. vengo dalla sala monitor.. – disse ansimando – la stavo cercando.. perché poco fa.. è passato il figlio del capo questore.. e dopo poco se n’è andato come una furia.. –

T – la sala monitor? – chiese confuso

P – si signore!!

Improvvisamente Toyama venne colpito dalla stessa idea di Heiji.

T – le ricetrasmittenti della polizia!! – detto questo uscì dalla stanza per recarsi alla sala computer.

T –“ possiamo rintracciarlo così!! Come ho fatto a non pensarci da solo!! Heiji doveva esserci arrivato!! “- pensò.

Non gli fu difficile raggiungere la stanza, in quanto si trovava già al secondo piano. Una volta entrato, si mise ad analizzare lo stesso schermo studiato da Heiji, ma senza fortuna. Poco dopo venne raggiunto dal poliziotto di prima.

T – c’è un modo per identificare dove si trova Heizo? –

Senza dare una risposta, il giovane poliziotto si mise al lavoro eseguendo gli ordini del superiore. A quest’ultimo si gelò il sangue nelle vene quando sullo schermo comparve la grossa scritta lampeggiante “NOT FOUND”.

T – Accidenti!! – tuonò colpendo con un pugno la scrivania che aveva di fronte; poi uusì a passi svelti dalla stanza.

T –“ accidenti “- pensò –“ quel maledetto deve avergliela rotta “-

Poi , come ricordandosi di un particolare fondamentale, si bloccò di colpo e si rivolse all’agente:

T – il giovane di prima ha trovato quello che cercava? –

P – si, direi di si.. –

Una maschera di spavento si dipinse sul volto dell’ispettore e altri pensieri si affollarono nella sua mente

T –“ maledizione!! Ora tu sai dov’è tuo padre Heiji!! E se non mi sbaglio di grosso stai andando da lui!! Non farlo accidenti!! Non fare stupidaggini.. “-

Conosceva bene Heiji, e sapeva che l’impulsività del suo carattere avrebbe potuto metterlo in guai peggiori di quelli in cui si trovava il padre. Nel frattempo, il ragazzo in questione, aveva raggiunto la sua meta e stava per aprire la porta che, sapeva, lo avrebbe portato dal padre.

La pesante lastra metallica si aprì a fatica sotto la spinta del giovane. Heiji entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Dovette sforzare parecchio gli occhi, perché lì dentro no si vedeva niente. Quando riuscì un minimo ad abituarsi all’oscurità, iniziò a guardarsi intorno. Il pavimento era disseminato di rottami, fili di ferro e corde. Era una fortuna che non si fosse mosso, o sarebbe sicuramente inciampato in qualcosa. Iniziò ad avanzare nella stanza guardandosi furtivamente intorno: era sicuro che suo padre fosse lì, e il suo istinto gli diceva che erano molto vicini, perciò era strano che lì non ci fosse nessuno. Eppure per ora, in quelle stanza sembravano esserci solo lui e la sua tensione. Si muoveva silenziosamente sollevando nuvole di polvere ad ogni passo, con il corpo scosso da leggeri brividi. Continuava a guardarsi intorno, con la sensazione di essere osservato.

Come a conferma di questo suo presentimento, sentì un rumore alle sue spalle: aveva fatto appena in tempo a girarsi, che vide una figura parecchio più grossa di lui che  gli piombava addosso lanciandosi da una trave a circa due metri d’altezza. Il giovane non ebbe il tempo di spostarsi, e l’impatto tra i due fu abbastanza tremendo. Il brigante gettò a terra il detective, atterrandogli con le ginocchia sulla schiena. Per il ragazzo fu una cosa piuttosto shockante: sentì due dolorosissimi colpi sulla schiena, così forti che gli sembrò di sentire le sue ossa rompersi. Allo stesso tempo, i polmoni vennero svuotati da tutta l’aria e a lui sembrò di non poter più riprendere a respirare.

Sentì gli occhi uscirgli dalle orbite e tutto il sangue affluire alle tempie. Lasciò cadere la testa sul freddo pavimento in pietra. Nella sua testa, il suono provocato dal volto bagnato dal sudore freddo che si appoggiava sulle piastre dure, provocò un tonfo sordo che rimbombò per tutto l’edificio. Questo contatto gli fece recuperare un briciolo di lucidità, e si accorse che il troglodita, come lo definì lui, che gli era piombato addosso, gli era ancora seduto sopra, e gli stava legando i polsi dietro la schiena con una corda. Heiji si sentiva incredibilmente debole. Era ancora sdraiato a pancia in sotto e boccheggiava cercando di far entrare un po’ d’aria nei polmoni. Quando sentì svanire il peso sopra di lui, gli sembrò di riacquistare un po’ di forze e, strisciando, riuscì a mettersi in ginocchio, ancora chinato in avanti.

Questo movimento gli provocò un conato di vomito e spostò il corpo alla sua destra per rimettere, sentendo in bocca anche il sapore della bile. Rimase qualche istante a fissare il pavimento, il respiro affannoso e gocce di sudore che bagnavano le piastre in pietra dopo avergli rigato il volto. Riuscì faticosamente a rimettersi in piedi, rischiando di ricadere a terra a causa di un giramento di testa che gli fece vedere tutto nero per alcuni secondi. Si sentiva uno straccio, ma quando si voltò barcollando andando a fissare negli occhi l’uomo che lo aveva ridotto in quello stato, si ricordò improvvisamente il motivo per cui era li. Con sua grande sorpresa, tutta la tensione era sparita, lasciando spazio ad una rabbia che sentiva scorrersi nel sangue, ed a una voglia incredibile di lottare per salvare se stesso e suo padre: era tornato il solito ragazzo testardo e determinato.

 

 

 

Eccomi con il terzo, e per oggi ultimo capitolo!! Spero che la mia storia sia riuscita a coinvolgervi!! Volevo fare una precisazione.. se a volte critico il carattere di Heiji, è solo perché il più delle volte Heiji è visto con gli occhi di Heizo, perché io il suo carattere lo adoro!!!!!!!!!!!!! Mi assomiglia anche parecchio!! XD XD XD

Alla prossima

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Capitolo 4
*** L'inizio della vendetta ***


4

4. L’INIZIO DELLA VENDETTA

 

Era animato da uno spirito quasi animalesco e agiva semplicemente usando il suo istinto. Aveva davanti a lui due uomini che lo guardavano con aria vittoriosa, sicuri ormai che il ragazzo fosse spacciato. Lui stava a guardarli, con negli occhi la luce del predatore che sta per azzannare la preda. Improvvisamente, Heiji si mosse verso di loro, con le mani dietro la schiena, per attaccarli. Quando però si avvicinò a uno dei due, quello più grosso, questo si spostò, schivando il tentativo di spallata del ragazzo. Fatto questo, gli mise una mano dietro il collo premendo con forza, e lo mandò a sbattere contro lo stipite della porta. Il giovane vide l’angolo metallico avvicinarsi e fece appena in tempo a chinare la testa prima di vedere un lampo bianco che partiva dal suo cervello e andava ad offuscargli la vista. Ebbe solo il tempo di appoggiarsi su un ginocchio per non cadere a terra, che il senso di smarrimento svanì, per lasciare spazio ad un dolore lancinante. Il detective sentì subito dopo un liquido caldo scorrere sul suo viso.

H – Ah!! – Gli sembrava che la testa gli si fosse rotta in due.

Dopo alcuni istanti, assaggiò il sapore metallico del sangue che era arrivato fino alle sue labbra. Alzò lo sguardo verso quello che lo aveva mandato a sbattere contro lo stipite con il viso deformato dalla rabbia

H – MALEDETTO BASTARDO!! – Si scagliò contro di lui a testa bassa e, cogliendolo di sorpresa, riuscì a colpirlo sullo sterno. Data la ferita che aveva sulla fronte, l’attacco fu piuttosto doloroso anche per lui, ma se non altro, lo scimmione barcollò e cadde all’indietro.

L – maledetto pivello!! – Il malvivente si rimise in piedi inveendo contro il ragazzo.

Heiji provò a muovere le mani per prepararsi alla difesa di un attacco certo da parte del suo avversario, ma i polsi erano ancora saldamente legati da una spessa corda che gli graffiava la pelle ad ogni singolo movimento. Fece qualche passo indietro fino ad appoggiarsi con le spalle al muro, in modo da non perdere l’equilibrio se il ladro gli fosse andato conto; dimostrazione che le diverse disavventure vissute gli avevano insegnato molto su come affrontare un combattimento corpo a corpo. Come previsto, infatti, il troglodita si scagliò verso di lui, tanto velocemente quanto la sua mole enorme gli permetteva. Prima di raggiungere il suo obiettivo però, venne colpito da un violento calcio allo stomaco: Heiji infatti, aveva aspettato di avere l’uomo abbastanza vicino senza far capire le sue intenzioni, e poi lo aveva attaccato prendendolo in pieno!! Le ore passate ad osservare le gare femminili di Aikido della squadra femminile della scuola si rivelarono veramente utilissime. Approfittando del fatto che il nemico fosse in ginocchio, il detective gli andò di fianco e gli assestò un calcio talmente forte dietro la nuca da fargli perdere in sensi: l’uomo, infatti, si accasciò sulle cianfrusaglie metalliche sparse sul pavimento provocando un fastidioso fracasso. I suoni della colluttazione arrivarono anche due piani più in alto, dove due persone stavano chiuse in una stanza, ma in condizioni totalmente diverse. Uno era seduto su una poltrona da ufficio con i piedi sulla scrivania che aveva davanti, masticando in continuazione un sigaro; e guardava con soddisfazione davanti a sé.

Proprio li di fronte, stava un uomo in giacca e cravatta, inginocchiato a terra con mani e piedi legati, e fissava con astio il suo interlocutore.

SH – è una fortuna che io mi sia ricordato di distruggere la tua radiolina.. l’ispettore Toyama avrebbe potuto capire come rintracciarti.. Heizo.. – ghignò soddisfatto.

HE – Se pensi che no ti troveranno sei solo un povero stupido..

Entrambi gli uomini si zittirono sentendo i rumori provenienti dal piano terra

SH – Non ti illudere.. non sono rinforzi per te quelli che senti.. sono i miei uomini, e direi che hanno trovato qualcosa con cui divertirsi, magari una ragazza – disse mentre un sorriso disgustoso si dipingeva sul suo volto – o forse sono semplicemente ubriachi.. tanto per adesso non mi servono più.. io ho te.. ed è tutto quello che mi serve.. –

HE – e si può sapere cosa vuoi da me?!

SH – Niente di che.. diciamo.. protezione – rispose scandendo con cura le sillabe dell’ultima parola

HE – in che senso?

SH – ricatterò la polizia.. dirò loro che se rivogliono il capo vivo.. dovranno smettere di darmi la caccia; e lasciarmi andare tranquillamente in un paese straniero dal quale non farò mai più ritorno in Giappone, e dove potrò godermi le fortune guadagnate negli ultimi tempi.. –

HE – e non pensi che sia un po’ pericoloso per te tenermi qui in ostaggio? Pensi che bastino due corde per fermarmi? – lo pungolò il poliziotto, abbastanza esperto da capire che il piano dell’uomo che aveva di fronte non si fermava a quello che aveva appena detto.

SH – oh.. non temere per quello.. tu non vivrai abbastanza a lungo da poter far niente.. morirai oggi stesso, giusto il tempo di scattare alcune foto da inviare di tanto in tanto alla polizia per far vedere che sei vivo.. – disse il malvivente con un ghigno diabolico sul volto, attirandosi un o sguardo d’odio da parte del suo interlocutore.

Nel frattempo, due piani di scale più sotto, Heiji, dopo aver atterrato uno dei due uomini che aveva di fronte, si era appoggiato contro il muro col fiatone. Con le botte che aveva ricevuto, anche il solo respirare gli costava fatica. In compenso, ormai, i suoi occhi si erano completamente abituati alla semioscurità, e poteva vedere benissimo intorno a lui. L’altro ladro nel frattempo, si era messo in allerta: pensava che il ragazzo fosse ormai fuori combattimento, mentre invece era riuscito a metter KO il suo amico piuttosto velocemente. Decise di attaccare immediatamente, approfittando del fatto che il ragazzo stesse prendendo fiato.

L2 – ora sei spacciato moccioso!!

In tutta risposta, Heiji emise un suono più simile al ringhio di un lupo che non a un suono umano: era ancora fortemente arrabbiato.

Il nuovo avversario, decisamente più minuto e agile del primo, attaccò molto più velocemente, e colpì il liceale con un pugno allo stomaco che gli fece sputare una rilevante quantità di saliva.

H – cough cough.. – il giovane tossi con foga, mentre il suo viso diventava color porpora.

Soddisfatto per la buona riuscita dell’attacco, il ladro si fermò qualche istante di troppo vicino al ragazzo che, guidato dall’istinto e dallo spirito di sopravvivenza, alzò il capo e colpì il nemico con una violenta testata sul volto, sporcandolo del sangue che continuava ad uscire dalla ferita sulla fronte. Il ricercato fece un paio di passi all’indietro barcollando, con le mani premute sul viso.

L2 – maledetto marmocchio!!

Fece solo in tempo a togliersi le mani dalla faccia, che un’altra testata, ancora più forte della precedente, lo colpì sul naso, costringendolo in ginocchio

L2 – AAAAAAAAAAAH!! Ti ammazzo maledetto!!

Approfittando del momento di debolezza del ladro che lo rendeva vulnerabile, Heiji gli assestò un calcio sotto al mento, facendolo cadere all’indietro. Anche quest’ultimo perse conoscenza sbattendo contro le lastre di pietra del pavimento.

Rendendosi conto di aver abbattuto anche il secondo avversario, la furia cieca di Heiji si dissolse, facendo tornare nella testa del ragazzo una maggiore lucidità, e con essa anche il dolore. Il liceale si lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia, e si ripiegò su se stesso appoggiando il capo sulle fredde mattonelle. Il respiro affannoso, i vestiti bagnati di sudore e macchiati di sangue. Alzò la testa di scatto quando di rese conto che stava quasi per addormentarsi per quanto era esausto.

H – Non posso.. non posso dormire.. manca pochissimo per arrivare da papà.. – la fatica e la scarsa razionalità lo portavano anche a parlare da solo, ma lui sapeva che era l’unico modo per farsi coraggio.

H – Avanti Heiji.. MUOVITI!! – si intimò vedendo che i muscoli del suo corpo sembravano non rispondergli. Emettendo gemiti di dolore, si alzò faticosamente in piedi, barcollando e minacciando di crollare nuovamente a terra. Si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che potesse liberargli i polsi dalla corda che gli stava ormai bruciando la pelle. Sussultò quando vide una sedia con un coltello chiuso nel fodero; si avvicinò, cercando di non inciampare. Girò le spalle all’oggetto di legno, piegandosi all’indietro per raggiungere l’arma contundente.

H – Ah!! – Si bloccò improvvisamente quando una fitta lancinante lo attraversò da parte a parte nel punto in cui lo scimmione che aveva messo KO gli era atterrato con le ginocchia. Restò immobile per qualche istante per riprendere un normale ritmo respiratorio, prima di ritentare l’impresa. Si piegò sulle ginocchia per evitare un nuovo attacco di dolore, e riuscì ad afferrare l’oggetto bramato; e siccome sin da piccolo aveva maneggiato piccoli coltelli per aprire porte ed intrufolarsi ovunque, non gli fu difficile estrarre questo dal fodero. Girò, per quanto possibile, i polsi per prendere meglio l’arma e iniziò a tagliare.

Strinse i denti quando sentì la sottile e affilata lama recidergli la pelle all’altezza della mano sinistra, ma non si fermò, in quanto sapeva benissimo che quello era l’unico modo per liberarsi.

H – Ha.. – emise un sospiro di sollievo quando sentì la corda cadere a terra e lasciargli liberi i polsi. Si accucciò in avanti premendosi al petto le parti lese cercando di far cessare le dolorose pulsazioni.

La figura di suo padre, però, tornò a farsi spazio nella sua mente: il ragazzo alzò il capo di scatto e si rimise in piedi. La testa gli faceva incredibilmente male, mentre sentiva fitte dolorose ovunque ad ogni minimo movimento. Sputò per togliersi di bocca il sapore metallico del sangue, e passò la mano destra, non ferita dal coltello, sulle labbra per evitare di ingerirne altro. Si premette il capo tra le mani per alleviare momentaneamente il dolore.

La ferita sulla fronte aveva ormai quasi smesso di sanguinare, e il detective la tamponò con la manica digrignando i denti per sopportare il bruciore.

H – quel cane me la pagherà cara.. – si disse – ma adesso pensiamo a papà!! –

Iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e, individuatane una  nella penombra, iniziò a salirla reggendosi forte al corrimano per non cadere.

 

 

 

 

Rieccomi!! Prima di tutto vorrei ringraziare in modo particolare le mie due commentatrici!!

Viky4ever: grazie infinite per aver lasciato il tuo commento anche qui!! Apprezzo tantissimo i tuoi complimenti!! Aggiornerò presto!! Bacioni!!

Redarcher: hehe.. mi aspettavo il tuo commento!! Eri quasi sotto minaccia di morte!! XDXD scherzo ovviamente!! Anche se tu hai le anticipazioni continuerò sicuramente!! Un bacio!!

Ok.. ora posso ringraziare anche quelli che si sono limitati semplicemente a leggere.. visto che comunque siete in tanti..!! grazie.. e.. se riuscite, lasciate un commento!! Un bacio a tutti

Alla prossima!!

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


Heiji iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e, individuatane una nella penombra, iniziò a salirla reggendosi forte al corrimano per non cadere

Heiji iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una rampa di scale e, individuatane una  nella penombra, iniziò a salirla reggendosi forte al corrimano per non cadere.

Il diretto interessato dei suoi pensieri nel frattempo, a pochi metri da lui, era ancora inginocchiato a terra e legato, con di fronte il suo rapitore che si prendeva continuamente gioco di lui.

SH – mi è sempre piaciuto fare il fotografo.. ma non avevo mai trovato un modello come te, sai Heizo?? Sei venuto davvero bene!! – commentò il sequestratore guardando alcune foto appena scattate al suo ostaggio.

SH – potrebbero anche pensare che ti ho trattato bene durante il tuo soggiorno.. –disse con un ghigno divertito – come potrebbero mai immaginare che il loro adorato capo sia già all’altro mondo..? –

In tutta risposta, il signor Hattori gli lanciò uno sguardo carico d’odio.

HE – Non sperare che vada tutto come credi Shino.. anche se uccidi me non riuscirai mai ad attuare il tuo piano!! Alle centrale non sono stupidi come credi..

SH – HAHAHA!! Ma a chi vuoi darla a bere Heizo?? Tu stai giocando le tue ultime carte??

HE – Non cadranno mai nella tua trappola maledetto!! –

Il malvivente, esaurita la pazienza, si avvicinò minacciosamente al capo questore, facendogli passare negli occhi un lampo di paura

SH – Attento a come parli!! Non sono uno sprovveduto; so benissimo che in tutta la centrale c’è un solo poliziotto in grado di mettermi i bastoni fra le ruote, ed è il tuo caro amico Toyama.. – mentre parlava, aveva preso il poliziotto per il mento stringendolo con forza, e si era portato a parlare ad un paio di centimetri dalla sua faccia.

Poi, come se avesse capito una cosa importante, lasciò improvvisamente andare il volto dell’agente e si alzò dritto in piedi.

SH – tuo figlio.. – mormorò lasciando la frase in sospeso

HE – Heiji starà lontano da questa storia.. non credo che verrà a cercarmi – disse con una nota di tristezza e di rassegnazione nella voce

SH – Eppure dicono che sia molto in gamba.. potrebbe rappresentare un serio pericolo per me.. era con te alla centrale quando ti ho preso? – chiese con un filo d’ansia nella voce.

Heizo sapeva che l’uomo davanti a lui si stava mettendo in allarme, e sapeva altrettanto bene che questo non era un buon segnale per la sua incolumità.

HE – no.. non era con me.. non lavora mai con me.. –

Il sequestratore restò alcuni secondi a fissarlo negli occhi per poi parlare con estrema lentezza.

SH – perché dovrei crederti?? No.. non posso fidarmi di te.. correrei un rischio troppo grande – valutò – quindi, ringrazia il tuo caro figliolo, perché per colpa sua, tu morirai subito.. – disse con tono malefico.

HE – posso darti la mia parola che lui non era con me..

SH – Adesso la tua parola non conta.. faresti di tutto per salvarti la vita; e ti capisco amico!! Ma.. – disse guardando il signor Hattori negli occhi, con sguardo folle e divertito – ora tu morirai.. – terminò estraendo un coltello dal fodero sul fianco destro.

Non aveva però fatto un passo, che un potente frastuono metallico costrinse entrambi a voltarsi verso la porta.

? – Io non credo – disse con voce profonda una sagoma dall’oscurità dietro lo stipite scandendo accuratamente le parole.

Senza farsi pregare, un giovane ragazzo vestito sportivo e con l’immancabile cappello calcato sulla testa, entrò nella stanza guardando serio e determinato l’uomo in piedi armato. Entrambi gli uomini all’interno della stanza erano rimasti a bocca aperta, incapaci di parlare per la sorpresa.

? – Tu non farai proprio niente – continuò il nuovo arrivato con rabbia e coraggio.

Il primo a riprendersi dallo shock fu proprio il prigioniero in ginocchio.

HE – Che diavolo ci fai qui?? Vattene subito via Heiji!! – tuonò.

Il rapinatore spostò lo sguardo incuriosito dall’uomo che aveva parlato al ragazzino appena arrivato.

SH – Dunque sei tu.. – disse mettendosi a scrutare attentamente il più giovane

H – Lascialo andare – rispose quest’ultimo deciso

SH – haha.. hai un bel caratterino anche tu.. come hai fatto a trovarci? – chiese incenerendo con lo sguardo il poliziotto pensando che Heizo gli avesse mentito

H – Puzzi così tanto che ti si segue a distanza – rispose insolente con aria di sfida.

SH – Che caratterino.. e io che credevo che tuo padre fosse interessante.. ma stai attento a come parli.. non sarai solo tu a pagarne le conseguenze.. – detto questo, si girò verso il signor Hattori e gli assestò un man rovescio che gli fece girare violentemente il capo, scatenando nel ragazzo un’ira furibonda che lo fece scattare come una molla.

H – VIGLIACCO!! PRENDITELA CON ME ADESSO!! BASTARDO!! – disse stringendo i pugni e avanzando di un passo mentre il suo viso diventava rosso per la rabbia.

HE- smettila Heiji, vattene!! – gli ordinò Heizo guadagnandosi un’occhiataccia da parte del figlio.

SH – Zitto tu!! Sembra che il tuo figlioletto abbia molto fegato.. mi interessa molto.. anche perché non sembra ridotto molto bene.. sono stati i miei uomini? –

H – ti sei circondato di una manica di idioti..!! in due non sono riusciti a battermi con l’effetto sorpresa.. – disse spavaldo

SH – Vorrà dire che ci penserò io allora, piccolo presuntuoso.. ti assicuro che ti farò pentire di essere nato.. arriverai a pregarmi di ucciderti.. se prima non lo farà tuo padre.. – disse malefico puntando il coltello verso il liceale.

Heizo guardò la scena ad occhi spalancati. Era molto confuso. Non credeva che suo figlio sarebbe venuto a cercarlo. Non erano mai andati molto d’accordo. Nonostante gli volesse molto vene, lui considerava Heiji un ragazzo infantile e ribelle che faceva sempre di testa sua, e che giocava a fare il detective. Adesso però che c’era da tirare fuori il coraggio e da rischiare il tutto per tutto, lui era lì; ferito ma pronto a combattere per far si che lui si salvasse. Tossicchiò leggermente sentendosi un nodo in gola che gli impediva di parlare e sentì le lacrime pungere contro i suoi occhi quando si rese conto che, a parti invertite, lui avrebbe fatto lo stesso per suo figlio. Se prima era molto spaventato per la sua sorte, infatti, adesso era totalmente terrorizzato vedendo suo figlio, da solo, affrontare un pericoloso criminale armato. Iniziò a tremare leggermente e a pregare mentalmente Heiji di andarsene, in quanto le parole non volevano proprio uscire.

La situazione di tensione si spezzò quando il malvivente lanciò il coltello in direzione del giovane. Quest’ultimo riuscì ad evitarlo anche se per poco; un po’ per puro istinto di sopravvivenza, un po’ grazie ai suoi riflessi allenati dal kendo. Guardò il suo aggressore con gli occhi spalancati per la sorpresa, con gocce di sudore che gli scorrevano sul viso come se fosse bagnato dalla pioggia; il respiro reso affannoso per la tensione. Riacquistò il suo autocontrollo tornando a guardare negli occhi con rabbia il suo aggressore.

SH – Sei svelto moccioso.. ma sei spacciato – disse Shino estraendo un coltello a serramanico dalla tasca dei pantaloni- Il giovane iniziò a pensare che l’uomo avesse ragione, ma cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo, un appiglio per sopravvivere.  Sussultò quando, con la coda dell’occhio, vide una sbarra di ferro nell’angolo vicino al lui. Velocemente, la prese senza togliere gli occhi di dosso a Shino e quando brandì la sua arma di fortuna davanti a sé, un sorrisetto sfacciato gli si dipinse in faccia.

H – sei tu ad essere spacciato, adesso – gli disse sicuro di sé.

Era sempre stato eccellente in tutti gli sport, in particolar modo nel kendo: quella che aveva in mano non doveva essere molto diversa da usare da qualsiasi katana o shinai avesse mai usato a scuola; solo un po’ più pesante. Allargò le gambe ampliando la base d’appoggio e regolò bene le mani alla base della spranga. Fu sufficiente un solo colpo per disarmare il suo avversario: veloce, potente e ben assestato. La sbarra comandata dal giovane impattò violentemente con l’osso sporgente del polso destro del sequestratore, che si ruppe con uno schiocco sonoro.

SH – AAAAAAAAAAAAH!!!! – L’uomo si ripiegò su se stesso urlando di dolore. Heiji si avvicinò e con un calcio lanciò lontano il coltello dell’uomo.

Inaspettatamente, il malvivente reagì, prendendo il liceale per la caviglia e facendolo cadere all’indietro. L’impatto con il suolo, viste le tante parti già doloranti, non fu facile da assorbire, e per lo shock momentaneo, il giovane lasciò cadere per terra il suo unico strumento di difesa. Il suo istinto di sopravvivenza lo fece riprendere dal trauma quando Shino gli si avventò addosso come una furia, cercando di fargli il più possibile male. Il detective però aveva il vantaggio di poter ancora usare entrambe le mani. Si tolse di dosso la mano sinistra del suo antagonista facendo perdere a quest’ultimo la base d’appoggio: il sequestratore cadde al suo fianco. Guidato sempre dall’ istinto, Heiji rotolò velocemente sopra di lui e, mentre con una mano gli teneva fermo il braccio che ancora riusciva a muovere, con l’altra gli prese il collo ed iniziò a stringere. Lo sforzo e il dolore alle costole lo costrinsero all’apnea per quasi tutta l’operazione, facendo spuntare sul suo collo diverse vene pulsanti.

Quando l’uomo sotto di lui smise di dimenarsi perché ormai privo di conoscenza, il giovane mollò la presa e ricominciò a respirare affannosamente e rumorosamente. Senza perdere un attimo di tempo, intanto che sentiva ancora l’adrenalina scorrergli nel sangue, recuperò il primo coltello che Shino gli aveva lanciato contro, e tagliò le corde che tenevano legato il padre, liberandolo. Fatto ciò, si sedette a cavalcioni sulla figura inerme davanti a lui e gli legò mani e piedi, per evitare una possibile reazione al suo risveglio. Quando ebbe fatto questo, gran parte della tensione che aveva addosso svanì: avvertì un improvviso bruciore alla mano sinistra ferita mentre si slegava, che aveva sempre continuato a sanguinare; respirare divenne più difficile e sentì un’esplosione di dolore partire dalla fronte che rese sfocati i contorni della stanza.

Si lasciò cadere all’indietro reggendosi sui gomiti: tutti i suoi muscoli avevano ripreso a tremare per la stanchezza, e lo stomaco era assalito dai crampi per la fame. Spaventato, suo padre gli fu subito di fianco. Lo guardò attentamente: il colorito non era pallido solo grazie alla sua carnagione scura, lo sguardo fisso in un punto indefinito e il volto madido di sudore freddo.

HE – Heiji come ti senti?? – chiese scuotendolo delicatamente.

In tutta risposta il giovane indicò il telefono sulla scrivania dall’altra parte della piccola stanza.

H – Chiama la polizia.. potrebbe arrivare qualcun’altro di loro.. –

HE – Si.. – il padre si alzò velocemente per eseguire gli ordini del figlio senza staccargli gli occhi di dosso.

HE – Toyama? Si.. sono io.. sto benissimo.. STAMMI A SENTIRE ORA!! Io e Heiji siamo nel palazzo abbandonato sulla via principale, porta qualcuno e venite il più presto possibile – Riagganciò la cornetta e restò in piedi appoggiandosi alla scrivania.

La centrale distava solo una ventina di minuti a piedi, ma quelli che passarono tra la telefonata e l’arrivo dei rinforzi, furono per Heiji e suo padre i più lunghi della storia.

Restarono chiusi nella stanza senza parlare, con nell’aria solo i rumori dei loro respiri. Il liceale aveva ripreso vicino a sé la spranga di ferro usata per sconfiggere Shino, e se ne stava completamente immobile fissando concentrato la porta e cercando motivazioni che lo spingessero a restare sveglio e cosciente nonostante i dolori e la stanchezza. La grande paura per la sorte del padre era passata completamente, lasciando spazio ad un grande senso di felicità e di sollievo per vederlo in piedi davanti a lui. Heizo, da parte sua, non i sentiva più il groppo alla gola di quando aveva visto suo figlio combattere col suo sequestratore, ma era lo stesso molto preoccupato per Heiji che non esibiva una condizione di salute generale piuttosto brillante.

La porta metallica due piani più sotto si aprì improvvisamente facendo trasalire entrambi. Trattennero il fiato quando sentirono qualcuno salire furtivamente le scale. Il poliziotto si ritirò nella penombra dietro la porta pronto ad un agguato; il ragazzo seduto a terra, strinse più forte l’asta metallica al suo fianco, mentre sentiva l’adrenalina che tornava a scorrere nelle sue vene. La serratura scattò silenziosamente e l’infisso in legno iniziò lentamente a girare sui cardini. Il cuore di Heiji batteva così veloce che il giovane temeva potesse scoppiargli nel petto. Con passo felpato, dalla porta fece capolino l’ispettore Toyama con la pistola puntata davanti a sé. Si bloccò improvvisamente quando vide Heiji a terra. Heizo nel frattempo, riconosciuto il collega, uscì allo scoperto.

HE – Toyama!! Sono qui –

T – Heizo finalmente.. fortunatamente stai bene!! –

Nel vedere arrivare l’aiuto tanto sperato, la tensione abbandonò completamente il corpo del liceale a pochi metri dagli agenti: sentì i muscoli rilassarsi, il dolore aumentare terribilmente in tutto il corpo e si accorse che la stanza si stava annebbiando sempre di più. Sbatté più volte gli occhi cercando di rimettere a fuoco quello che gli stava intorno, ma inutilmente. L’ultima cosa che sentì prima di crollare a terra svenuto, furono i nervi delle braccia, dolorosamente tesi, cedere non riuscendo più a sostenerlo. Il rumore che il suo corpo provocò sbattendo sul pavimento di legno, fece voltare tutti i presenti.

HE – Heiji!!!! – In un attimo fu di fianco al figlio e gli sollevò la testa posandosela sulle ginocchia.

L’espressione angosciata sparì un po’ dal suo volto quando si accorse che il figlio respirava normalmente.

HE – è solo svenuto.. dobbiamo portarlo giù.. –

T – Faccio io.. tu per oggi ne hai già avuto abbastanza.. -

Il capo questore lasciò che il collega prendesse in braccio suo figlio e insieme scesero le scale dirigendosi verso la macchina.

T – dei sequestratori si occuperanno i nostri uomini.. ho già dato l’ordine di portarli in carcere.. –

HE – Perfetto..

Dopo aver caricato Heiji sui sedili posteriori della macchina, i due partirono per raggiungere la centrale. Il viaggio durò dieci minuti durante i quali i due, grandi amici, non dissero una parola, ognuno rispettando il silenzio dell’altro. Quando arrivarono, portarono immediatamente il figlio di Heizo nella piccola infermeria dell’edificio dove un giovane poliziotto specializzato nelle cure più elementari, iniziò ad occuparsi delle ferite del giovane. Il silenzio, durato fino a quel momento, venne rotto da Toyama.

T – è stato molto coraggioso. Sapeva che in troppi avremmo attirato l’attenzione ed è venuto da solo..

HE – già.. anche perché ne ha messi KO tre..

T – è stato lui?? – chiese incredulo l’ispettore. L’amico annuì.

T- proprio figlio tuo e di Shizuka..

HE – Mi ha fatto morire di spavento.. -

T – Credo che sia stato tu ad aver spaventato più lui.. quando Otaki gli ha detto quello che era successo, hanno detto i poliziotti presenti che sembrava di cera.. -

HE – Non credevo che sarebbe venuto.. ha rischiato molto.. –

T – non dovresti stupirti.. ti vuole troppo bene per lasciare che ti succeda qualcosa –

HE – Dici davvero? – chiese voltandosi per la prima volta a guardare l’ispettore, cambiando lo sguardo da serio e impassibile a interessato

T – penso che tu sia l’unico a nutrire dei dubbi su questa cosa sai?? Siete proprio incredibili voi due!! – esclamò sorridendo – lui se possibile è ancora più testardo di te!! Ha preso anche la faccia tosta dalla madre..

HE – Che vuoi dire??

T – che vi volete incredibilmente bene, ma siete così orgogliosi che quasi morireste pur di ammetterlo!! – esclamò scoppiando a ridere. L’ altro, dal canto suo, voltò lo sguardo altrove imbarazzato.

HE – Forse è colpa mia.. sono sempre stato troppo severo con Heiji.. non gli ho mai dato la possibilità di costruire niente insieme a me.. sono proprio un poliziotto.. – concluse sorridendo amaramente.

T – non è mai troppo tardi.. sono sicuro che lui ti darà un’altra possibilità.. –

Brontolando qualcosa in risposta, il capo questore si alzò e uscì dalla piccola stana dicendo che aveva bisogno di un caffè.

Proprio in quel momento, il ragazzo sul lettino, iniziò a prendere coscienza di quello che gli stava succedendo intorno. Strinse lievemente le mani e corrugò la fronte, deglutendo rumorosamente per la fitta di dolore che questo movimento gli procurò. Si sentì come se gli fosse passato sopra un camion: l’attacco del primo scimmione era stato veramente devastante. Aprì pigramente gli occhi e iniziò a guardarsi intorno cercando di capire dove si trovava.

H – dove diavolo.. – mormorò con la voce impastata

T – Sei in centrale.. nell’infermeria.. –

La voce lo fece sussultare e si voltò verso la persona che aveva parlato con lo sguardo allertato, ma si calmò quasi subito vedendo di chi si trattava

H – ispettore.. – si appoggiò sui gomiti per mettersi seduto, impresa che gli costò non poca fatica, tra sussulti e gemiti vari.

T – domani sarai a pezzi.. – disse il poliziotto sorridendo

H – già perché adesso è una favola.. – protestò il ragazzo.

Poi, come se si ricordasse improvvisamente di qualcosa di importante, alzò il capo di scatto e si guardò intorno allarmato

H – Dov’è papà??

Toyama lo guardò dolcemente

T – Sta bene.. è di la a prendersi un caffè.. ne aveva bisogno.. –

Il liceale sospirò rilassandosi proprio mentre la piccola porta bianca si apriva. Quando Heizo entrò, il bicchiere rischiò di scivolargli di mano nel vedere suo figlio seduto sul letto. Si riscosse cercando di recuperare il suo autocontrollo ed entrò nella stanza avvicinandosi con sguardo severo al letto.

H – papà.. – mormorò timidamente il giovane vedendo il cipiglio del padre.

Al suo fianco, Toyama tossicchiò leggermente per ricordare all’amico il discorso che avevano fatto in precedenza.

HE – Sei un incosciente – disse deciso.

Il detective dell’ovest voltò il capo dall’altra parte, arrabbiato e deluso: non aveva certo sperato in un ringraziamento, ma visto lo spavento che si era perso e quello che aveva rischiato, non si era aspettato certo un rimprovero. E invece a quanto pareva si era solo illuso. Eppure era sicuro di aver visto un’ombra d’ansia sul volto del padre mentre era in pericolo. Si morse il labbro inferiore per imporsi di stare zitto: se avesse risposto avrebbero finito col litigare, e lui non era certo in condizione di sostenere una discussione.

HE – però sei stato molto coraggioso.. e mi hai salvato la vita.. sei un ragazzo in gamba.. –

Il giovane si voltò di scatto verso di lui con la bocca leggermente aperta e un’espressione stupida sul volto. Era convinto che il padre avrebbe continuato a rimproverarlo, e anche se non era quello che voleva, tutto si sarebbe aspettato tranne che un complimento. Richiuse le labbra di scatto quando si accorse che erano ancora aperte e sorrise facendo capire che era felice, sia per quanto gli era stato detto, sia per il fatto che entrambi fossero lì sani e salvi-

H – grazie papà..

HE – forza, andiamo a casa adesso!! – disse riprendendo il solito sguardo severo che fece ridere Heiji: quell’uomo non era proprio tagliato per i complimenti.

Tornò serio stringendosi il torace per limitare il dolore alle costole.

HE – Ce la fai da solo? -

H – Si!! Certo!! Ci vuole ben altro per mettermi KO!!

Toyama sorrise e si ritirò di alcuni passi indietro: l’atmosfera tra i due stava finalmente diventando familiare, e lui non aveva alcuna intenzione di rovinare tutto.

Heiji si alzò lentamente dal letto e, insieme al padre, uscì dalla stanza. Si era ormai scordato che nell’infermeria erano in tre: ora che suo padre sembrava essersi avvicinato a lui, aveva tutta l’intenzione di sfruttare la cosa per passare un po’ di tempo insieme. Uscirono dalla centrale e il giovane inspirò a fondo l’aria fresca del tardo pomeriggio. Il tempo era volato senza che se ne rendesse conto: erano già le sette di sera.

H – Cavoli.. la mamma mi ucciderà.. –

HE – Non preoccuparti.. ho chiesto a Otaki di avvisarla.. –

H – Bene!! Così eviterò un’altra aggressione, stavolta dalla mamma preoccupata che mi spaventa di gran lunga di più!! – scherzò il liceale facendo sorridere il padre.

HE – forza.. Sali in macchina.. –

Senza farselo ripetere due volte, il ragazzo aprì la portiera e si abbandonò sul sedile dell’auto. Casa Hattori non era molto distante dalla centrale, ma visto l’orario di punta, non fu possibile raggiungerla in meno di 40 minuti, cosicché Heiji ebbe tutto il tempo di spiegare, sotto richiesta del padre, come si era procurato le varie ammaccature.

Arrivarono parcheggiando silenziosamente l’auto scura nel vialetto.

HE – Forza.. ora hai bisogno di mangiare qualcosa.. –

Non ricevendo alcuna risposta, si voltò verso suo figlio. La scena che si trovò davanti, lo fece sorridere ed intenerire: Heiji stava con il busto eretto e le spalle rilassate, il capo piegato appoggiato contro la fiancata dell’auto. Sul volto aveva un’aria finalmente tranquilla e rilassata, e un’aria infinitamente innocente, in contrasto con la sua vivacità di quando era sveglio. Sulle ginocchia aveva appoggiato l’immancabile cappello, che gli era stato tolto quando aveva perso conoscenza. Il padre restò a guardarlo a lungo. Quella era stata una giornata carica di tensione, ma incredibilmente utile per Heizo. Le ultime vicende, infatti, gli avevano dato modo di capire il profondo affetto e l’amore familiare che lo legavano ad Heiji e finalmente, dopo anni di incomprensioni, aveva iniziato ad abbattere il muro che lo divideva dal figlio, consapevole che avevano tutto il tempo per gettare le basi di un rapporto solido che li avrebbe portati ad un ulteriore avvicinamento.

 

 

 

 

 

Salve a tutti!! Sono tornata con l’ultimo capitolo della mia storia!! Spero tanto che la fine vi sia piaciuta!! Visto il periodo in cui siamo ne approfitto per augurare a tutti un buonissimo Natale e un 2008 fantastico!!

Ringrazio ancora una volta tutti quelli che hanno letto fino ad ora i miei capitoli, grazie mille per avermi dedicato un po’ del vostro tempo!! Un saluto ed un bacione a tutti..

CIAO!!!!

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