And thαt smile plαgued..♥

di vale 98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “La fuga” ***
Capitolo 2: *** Quel lavoro! ***
Capitolo 3: *** “Avrebbe iniziato una nuova vita…” ***
Capitolo 4: *** “Londra portava fortuna” ***
Capitolo 5: *** “Idoli” ***
Capitolo 6: *** “The impossible” ***
Capitolo 7: *** “Emozioni” ***
Capitolo 8: *** “Impazienza” ***
Capitolo 9: *** “You don’t know about me” ***
Capitolo 10: *** “La serata delle confessioni” ***
Capitolo 11: *** “Un posto speciale” ***
Capitolo 12: *** “Non è un sogno” ***
Capitolo 13: *** “Salvatore” ***
Capitolo 14: *** “Dreams are wishes” ***
Capitolo 15: *** “La verità” ***
Capitolo 16: *** “I love you so much” ***
Capitolo 17: *** “Innocenza e amore” ***
Capitolo 18: *** “Gelosia… brutta bestia” ***
Capitolo 19: *** “Tutto finito” ***



Capitolo 1
*** “La fuga” ***


Capitolo 1
“La fuga”

Hope non aveva mai pensato seriamente al suo futuro… ma, di certo, non l’avrebbe mai immaginato come lo è adesso…

Era da poco arrivata a Londra, che si era già trovata nei pasticci; naturale per lei, ma questa sua sfiga cominciava a darle su i nervi. 
In preda alla corsa e all’affanno, si rifugiò in un supermercato, sperando di sfuggire alle persone mandate da suo padre per riportarla in Italia. 
Lei odiava tanto l’Italia. Lì, c’era il suo odiato padre, il quale innalzava delle continue violenze verso l’unica figlia, violentandola e picchiandola; l’Italia, inoltre, le ricordava la defunta madre, morta di cancro, l’unica donna che l’avesse mai capita, che l’avesse mai voluta bene, che l’avesse mai difesa, invano, dalle continue prepotenze di suo marito. 
Ancora con il fiatone, Hope si affrettò ad andare in un qualsiasi reparto di quel grande supermercato di Londra. Girovagò, in cerca di un posto sicuro per lei. 
Lei non era mai al sicuro e, una parte di lei, sapeva che, prima o poi, si sarebbe dovuta arrendere di fronte al padre. La figura del padre le aveva sempre fatto paura, e ciò dipendeva molto dall’atteggiamento di egli.
Si sentiva persa, quando la fortuna, per forse la prima volta, le si presentò davanti, sottoforma di annuncio.
Lei sorrise tra sé e sé, pensando che forse la vita non ce l’aveva tanto con lei. 
Segnò frettolosamente il numero di telefono di quell’annuncio.
Fare la cameriera non era il mestiere più bello che si potesse mai fare, ma lei si accontentava. D’altronde, con i soldi che le rimanevano, avrebbe potuto sopravvivere solo altre due settimane. 
Hope si sentiva felice di questo, ormai, era sicura che non sarebbe tornata più da suo padre… se quel posto di cameriera fosse stato libero, certo… e se quei due uomini, venuti dall’Italia, non l’avessero presa. 
Proprio quel pensiero si schiarì nella mente di Hope, e ella si ricordò da chi stava scappando. Si voltò, pronta per ritornare a correre, l’ansia dominava perennemente il suo corpo, creandole un forte batticuore e un gran fiatone. Appena si fu voltata, però, rimase immobile, quasi impaurita dalle persone che le erano davanti. Non c’era motivo di avere paura, loro erano persone per bene, e lei lo sapeva. Non sentiva più l’ansia, ma una forte emozione: felicità. Felicità di aver incontrato proprio loro: gli One Direction. Liam, Zayn, Harry, Niall e Louis erano al reparto dei dolci. 
Zayn e Liam erano quasi scocciati di stare lì, mentre Niall faceva rifornimento di cioccolate e altro. 
Le scappò un sorriso vedendo quella scena. Il suo volto dalla pelle color porcellana non era mai dominato dal sorriso, a causa del suo brutto passato.
Avanzò lentamente, ancora presa dall’emozione. 
Forse quel reparto portava fortuna.
«Hope!» sentì alle sue spalle. 
Si voltò. Dall’altra parte, a uno dei due estremi del reparto, c’erano quei tre uomini, immobili, ma pronti per un’altra corsa. Quel poco di felicità, che aveva provato fino a quel momento, si trasformò in paura e ansia uniti assieme. Quel richiamo, aveva attirato l’attenzione di Liam e Zayn, i quali parlavano tra loro distrattamente. Zayn rimase curioso e notò subito il tremolio della ragazza, che le era a poca distanza. 
Hope indietreggiò, spaventata. Sarebbe scappata anche da lì. Ella scivolò su dell’acqua e cadde di sedere.
Zayn le si avvicinò subito e le diede una mano a rialzarsi, prendendole il braccio destro e tirandola su. La sua caduta aveva attirato l’attenzione anche di Harry, Louis e Niall. L’unico pensiero di Hope era sparire; sparire per la figuraccia fatta di fronte ai propri idoli; sparire per non essere trovata da quegli individui. 
«Stai bene?» le chiese Zayn, mentre l'aiutava ad alzarsi. 
Hope sentì un dolore tremendo al sedere, ma niente di più. Era un buon segno che non si era fatta male nient’altro, e che non aveva perso i sensi. 
«Tutto bene?» chiese Liam, avvicinandosi a loro. 
L’imbarazzo che Hope aveva, era aumentato ancora di più. Un altro motivo per scappare.
Non rispose alla domanda e corse via. Zayn rimase perplesso dalla reazione di quella sconosciuta. 
“Che strana” pensò Zayn. 
Hope uscì velocemente dal supermercato. Qualcuno l’aveva presa anche per una piccola ladruncola, ma ad altri non passava neanche per la mente quel pensiero, dato il suo bell'aspetto. 
Lei si ritrovò in strada. Benché non conoscesse le strade di Londra, l’istinto la portò a iniziare a correre verso sinistra. Il vento di metà Dicembre cominciò a frustarle le guance, come se migliaia di aghi le si ficcassero nella pelle. Si scontrò con molte persone, a quasi nessuna chiese scusa. Era troppo occupata a scappare, a trovare una via per non farsi trovare. Si rifugiò in un vicolo ceco, e attese che quei tre uomini passassero e andassero via. Con il fiatone attese, fino a quando non vide passarli, correre verso una direzione sbagliata. Tirò un sospiro di sollievo: l’aveva scampata. 
Uscì da quel vicolo, il fiatone non le si era ancora calmato. Si sentiva sollevata però. Sapeva che non era del tutto finita quella storia, e che ben presto l’avrebbero trovata di nuovo. Proprio quello lei odiava: non avere libertà. Ancora con il fiatone, si diresse al suo Hotel, dove alloggiava dal giorno prima, da quando era arrivata. Arrivata lì, chiese alla Hall la sua chiave di camera. Appena ricevuta, si affrettò a salire al quarto piano a piedi: gli ascensori le facevano paura. Aprì la sua camera e la richiuse con cura. Andò in camera da letto, dove si buttò sul materasso. Era esausta dopo quelle corse. Si chiedeva quando sarebbe finito tutto e quando suo padre avrebbe smesso di fare quel che faceva. 
La povera Hope non aveva il coraggio di denunciare il proprio padre, aveva la paura che non avrebbe smesso.
D’altronde, era difficile smettere, per sino, di guardare una ragazza bella come lei. I suoi occhi verdi dicevano tante cose solo a guardarli. I suoi capelli biondi e mossi le coprivano completamente la schiena. Il suo sorriso, benché quel fenomeno non capitasse spesso, non era molto largo, e lasciava sempre intravedere la sua tragica storia, che portava con sé da anni. Il suo corpo magro e aggraziato, dovuto ad anni di danza, era invidiabile.
Era una bella ragazza, lo era sempre stata, ma violata. Violata nel profondo da uno stupido padre. 
Lei era Hope Allen, quella ragazza che spesso si tagliava, piangeva, e voleva morire, e io vi racconterò la sua storia…


*SPAZIO COGLIONA*
Questo è solo il primo capitolo, quindi, non chiedo recensioni. Spero che non vi perderete col tempo, e che la seguirete comunque. 
P.s. lasciate una recensione, per vedere quante lo seguirebbero♥

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Capitolo 2
*** Quel lavoro! ***


Capitolo 2

“Quel lavoro”

E quel raggio di sole avanzò, fino ad infiltrarsi nella tenda semichiusa della camera d’albergo numero 316. Avanzò per il pavimento, fino ad arrivare al viso di Hope, come se la stesse cercando. La ragazza stava dormendo tranquilla e spensierata, caduta nei sogni il giorno prima, dopo quella faticosa giornata fatta di corse e emozioni diverse. Aperti gli occhi, Hope si sentì disorientata e stordita, poi si ricordò che il giorno prima il sonno l’aveva portata via appena si fu appoggiata sul suo morbido letto. Si alzò dal letto e controllò l’orario, piegandosi verso il comodino che era di fianco al letto. La sua vista, appena sveglia, era opaca e le cose non le apparivano chiare. Notò che erano le 09.30 a.m. 
“L’ora giusta” pensò. 
Hope non aveva dimenticato quell’annuncio e quella mattina si sentiva pronta.
Andò in bagno per sciacquare il suo viso. La sua pelle era bianca e lei l’odiava. Avrebbe dato un po’ di colorito al suo viso con del trucco. Uscì dal bagno e aprì le tende, facendo entrare la luce nella sua camera d’albergo. 
Hope aveva in mente di conservare i soldi che avrebbe ricavato dal lavoro per comprarsi un appartamento. Ci sarebbe voluto tempo, molto tempo, ma non si perdeva d’animo. 
Prese la sua biancheria intima e andò in bagno per farsi una doccia. L’acqua calda le accarezzava lentamente la pelle diafana e a lei piaceva quella sensazione. Uscì dalla doccia e si mise la biancheria. Non era abituata a vestirsi in bagno. D’altronde, ognuno ha le sue diverse abitudini. 
Uscì dal bagno e prese i primi vestiti che le capitarono davanti. Mise dei jeans stretti e una felpa grigia con delle converse. 
Lei non amava molto il grigio, ma quel giorno, benché ci fosse il sole, si presentava freddo e il grigio le dava calore. 
Tra le cose che odiava c’era anche il freddo. Le metteva i brividi e in più era terribilmente fastidioso sentire che persone morivano di freddo o sentire il tremolio dei propri denti battenti. Un’altra cosa che odiava era il Natale, non avendolo mai vissuto pienamente da piccola e avendo perso ogni motivo di credere in quella magia tanto amata dai bambini. 
Quando si fu vestita, lasciò la camera. Scese nella Hall e diede la chiave della camera al commesso che era lì, un altro giorno. Hope notò che il commesso era scocciato, forse era stanco di fare quel solito lavoro. Il comportamento del commesso era goffo e pigro. Prese la chiave e si alzò dalla sedia, posandola sulla lunga fila di appendi chiavi in maggioranza vuoti.
Si risedette sulla sua sedia girevole e si rivolse a Hope, che stava per andare via. 
«Torni presto» disse il commesso pigro. 
Hope si voltò e sorrise. Benché quella frase fosse stata detta per obbligo, lei si sentiva quasi felice di sentirsela dire. Non aveva ricevuto molti piaceri nella vita, eccone la causa. 
Uscì dall’albergo e cominciò a camminare nelle strade addobbate da luci natalizie di Londra. Affondò nel suo cappotto, mettendo le mani nelle tasche. La giornata era più che fredda, ma il suo programma era quello di andare in questo bar e ricordò che, oltre al numero, aveva segnato anche l’indirizzo. Non aveva con sé un navigatore, così, l’unica cosa da fare era chiedere in giro. Estrasse dal cappotto, indossato anche il giorno prima, il foglietto dov’era segnato tutto. L’aprì e lesse l’indirizzo. “Bayswater Road 82” c’era scritto. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, a stento conosceva l’indirizzo del suo albergo. La fortuna volle che Hope si trovasse davanti ad un bar e che, proprio lì fuori, ci fosse un vecchietto seduto ad un tavolino. Hope si avvicinò esitante a quel vecchietto. 
«Mi scusi» disse Hope. «Potrebbe dirmi la strada più breve per arrivare qui?» chiese e mostrò il foglietto con l’indirizzo. 
«Ma certo» rispose il vecchietto. «Vada dritto fino al secondo incrocio, giri a destra alla rotonda, si troverà alla Piccadilly Circus; prosegua per qualche isolato verso sinistra e poi chieda. Dovrebbe trovarsi in quei dintorni» 
“Dritto, rotonda, destra, sinistra, dritto e chiedo” cercò di memorizzare Hope. 
«Va bene, la ringrazio» rispose lei. 
«Buon Natale» augurò il vecchio. 
Un brivido percorse la schiena di Hope, e non era il freddo. “Natale”. Lei odiava quella parola, ma, nonostante questo, non poté far altro che augurare lo stesso. 
«Buon Natale» augurò anch'ella con un sorriso. 
Ripiegò il foglietto stropicciato su sé stesso e lo posò nel suo cappotto. Si voltò e cominciò il suo percorso verso, forse, il suo futuro. Ebbene sì, da quel lavoro sarebbe dipeso ogni cosa del suo futuro.
Seguite le indicazioni, le rimaneva solo chiedere. Estrasse ancora una volta il foglietto e lo mostrò alla donna che le sembrasse più per bene.
«Mi scusi, sa dirmi dove si trova?» chiese.
«Certo» rispose la donna. «Si trova lì in fondo. È una buona tavola calda e tutti la conoscono in questo quartiere» commentò positivamente la signora. 
«La ringrazio. Buon Natale» si sentì in debito di dire Hope. 
«Grazie, anche a te» rispose la signora lieta di quell’augurio. 
Poi, la donna riprese la mano del bambino che le era accanto e ricominciò la sua passeggiata. 
Hope ricominciò a camminare, dopo aver riposato il foglietto nel cappotto. Arrivò a destinazione. La grande insegna diceva “Tavolandia”. Nome originale e a Hope scappò una risata. Da fuori, riusciva a intravedere, attraverso il vetro trasparente, che era una buon locale. C’erano molte persone che facevano colazione. Presa da un quasi entusiasmo, aprì la porta e un scampanellio avvisò la sua entrata. Si avvicinò alla cassa, dove l’attendeva una donna con una ventina d’anni.
«Dica» disse la donna sorridendole.
La donna aveva dei lunghi capelli biondi con qualche ciocca castana o nera, racchiusi in una coda di cavallo; degli occhi neri messi in evidenza dalla matita nera; un sorriso largo e con denti splendenti; e un piercing sul naso.
«Vengo qui per l’annuncio sul lavoro» disse imbarazzata Hope. 
«Oh, tesoro, per questo devi chiedere al capo. Vieni, ti porto da lei» si offrì premurosa la donna. 
Hope sorrise imbarazzata. La donna si alzò dalla sedia e condusse Hope in una stanza dove l’aspettava una lunga permanenza…


Ciao ragazze!! Scusate se è corto,ma non ho potuto continuare sono di fretta,ma prometto che il prossimo sarà più lungo!!!
Much love!! <3

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Capitolo 3
*** “Avrebbe iniziato una nuova vita…” ***


Capitolo 3


«Sally, lei è venuta per l’annuncio del lavoro» disse quella donna sconosciuta, che aveva accompagnato Hope in quella stanza, a Sally.
Sally era seduta alla sua scrivania. Su quest’ultima, c’erano diverse cose, molto incasinate. Sally era una donna molto giovane, aveva 32 anni; dei lunghi capelli neri e degli occhi scuri come il carbone; il suo sorriso le dava quel tocco di femminilità che mancava in quel volto. 
Hope pensò che il suo aspetto poco curato provenisse da una vita fatta di troppo lavoro e troppo stress. Pensava che, in fondo, Sally era una bella donna e, magari, anche sposata e con dei figli. 
«Allora siediti ragazza» l’accolse Sally con un sorriso. 
Hope, imbarazzata, si diresse verso la sedia e si sedette. Capì di essere quasi esausta, visto che aveva camminato per venti minuti, circa. 
«Puoi andare, Margaret» permise Sally. 
Margaret annuì e uscì dalla stanza chiudendo la porta. 
L’ufficio di Sally era molto decorato. La sua scrivania, come detto prima, era disordinata e in maggioranza aveva fascicoli che ogni giorno Sally si riprometteva di ordinare; le pareti arancio chiaro reggevano diversi quadri, vecchi e nuovi; nel periodo natalizio, non potevano di certo mancare decorazioni a tema. Ebbene, sulle uniche due finestre, una ad est e l’altra ad ovest, c’erano dei simpatici adesivi con sagome natalizie; sulla scrivania, tra il disordine, si distingueva un piccolo Babbo Natale; le tende ai lati delle finestre, non erano in tema, era semplicemente arancio chiaro. 
Dal colore delle pareti e dal colore delle tende, Hope intuì che a Sally piacesse l’arancio. 
Per Sally era molto importante il suo lavoro, era ciò che le permetteva di vivere e andava anche a gonfie vele. Per questo, voleva un ritmo giusto e permanente, per continuare con il lavoro. Era molto scrupolosa nella scelta degli impiegati, non si fidava molto degli uomini, in seguito a diverse delusioni d’amore. Ecco perché la maggioranza dei lavoratori in quel locale erano donne. Pensava che le donne fossero migliori degli uomini. Era quel tipo di donna che, al tempo d’oggi, si definisce “femminista”. La sua idea di ciò proveniva dal suo passato. 
Tutti hanno un abito nell’armadio che odiano, ma che non hanno il coraggio di buttare…
Non solo la nostra protagonista, infatti, ha una storia tormentata alle spalle. Sally divenne orfana di madre e padre quando aveva nove anni. Per un anno, visse con sua nonna, la quale le impediva di vivere e l’obbligava a rimanere chiusa in casa e a non uscire, se non per andare a scuola. Odiava terribilmente questo, perché non aveva amiche e molte si fermavano all’apparenza solo perché la piccola Sally non aveva genitori. Tutto questo durò solo un anno, perché ben presto Sally si scocciò di quella assurda e oppressiva nonna, così scappò di casa. Ma una povera bambina, vissuta sempre in casa, che non aveva mai visto realmente il mondo fuori e che sognava ancora il principe azzurro, non poteva di certo immaginare le orripilanti persone viventi per strada. Per molto tempo, visse da sola per strada. Capì pienamente la nonna e la sua paura, ma quando lei fu tornata dalla nonna, nessuno rispose alla porta e seppe che la nonna era morta. Fu un duro colpo per lei, che sfogò con la droga. Erano la metà degli anni novanta e la droga andava di moda tra i ragazzi. La nostra quindicenne seguì la moda, trovandosene pentita dopo pochi mesi. E da lì iniziò una disintossicazione che condusse da sola. Fu difficile per lei, non sapeva neanche da dove avesse tirato fuori la volontà e se lo domandava ogni giorno.
Per la sua disintossicazione, non poté vivere l’amore e creò attorno a sé una barriera impenetrabile. A diciannove anni, la fortuna le si presentò davanti, e fu assunta come cameriera. Ebbe diverse promozioni, fino a diventare la direttrice di quel locale. 
Ed ora era lì, pronta per assumere una nuova cameriera, se si fosse mostrata alla portata di ciò che cercava. 
Sally notò l’imbarazzo che aveva Hope, così, cominciò con la prima domanda. 
«Allora, ragazza, come ti chiami?» chiese Sally, a braccia conserte e con l’ombra di un sorriso sulle labbra. 
«Hope Allen» rispose la pretendente cameriera. 
«E sei qui per il posto di lavoro» dedusse Sally. 
«In teoria» 
«Hai un curriculum?» 
«No»
«Hai precedenze come cameriera?»
«No»
A quel punto, Sally rimase perplessa. Una ragazza senza esperienza e senza curriculum le si presentava in studio. Cosa le faceva pensare che avrebbe avuto il posto? Doveva aver un buon motivo per presentarsi lì senza le giuste doti. 
«Dammi un buon motivo per assumerti» chiese Sally, cambiando posizione. 
Infatti, da braccia conserte, passò con i gomiti appoggiati alla scrivania e il viso appoggiato alle mani. Le sue sopracciglia diventarono rotonde e i suoi occhi attendevano una risposta, una risposta valida e sbalorditiva, se si poteva chiedere. 
«Sono venuta qui per un lavoro, non per rispondere ad un questionario. Se mi vuole, va bene; se non mi vuole, vado via. Non voglio raccontare dei miei problemi alla gente» rispose tutto d’un fiato Hope, calma, ma nervosa. 
Sally rimase, sì, sbalordita di quella risposta, ma lieta. Ragazze con carattere come lei non si vedevano spesso e, grazie ai suoi occhi, Sally capì la storia che si trovava alle spalle. Per questo, si sentì in dovere di darle una possibilità. Oltretutto, la sua risposta non l’aveva delusa. 
«Di’ un po’: quanti anni hai tu?» chiese Sally. 
«Diciannove» 
Hope si rese conto che, in fondo, era stata un po’ troppo scorbutica nei confronti di Sally, nel rispondere in quel modo. Se ne pentì all’istante. Ormai era sicura che non avrebbe avuto quel lavoro. 
«Lì, è la porta» informò Sally con un gesto della mano. 
La paura di Hope si confermò. Hope si voltò rassegnata e si diresse verso la porta. Stava per aprire la porta, quando una voce la fermò. 
«Vai da Margaret e chiedile la divisa… Sei assunta, comincerai domani» disse Sally, facendo finta di essere distratta. 
Hope si voltò e le sorrise. Ormai, avrebbe iniziato una nuova vita…


Zaallllveee raagaaazzzeee!! <3
Ecco qui un nuovo capitolo!!!! <3
Spero vi piaccia e vorrei sapere dei vostri pareri su questa storia! Mi farebbe molto piacere!! :-)

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Capitolo 4
*** “Londra portava fortuna” ***


 

Capitolo 4

«Merda» imprecò sottovoce Hope, quando le cadde il caffè a terra. 
Era il suo primo giorno e aveva rovesciato già due caffè. Un disagio per il locale ma Sally insisteva nel darle una possibilità. Col tempo avrebbe imparato e sarebbe diventata brava. Sally ricordava quando lei era giovane e quando era alle prime armi. Si specchiava in Hope e forse per questo voleva aiutarla. 
Hope era stanca di rompere tutto e in più si sentiva imbarazzata e con gli occhi addosso. 
«Lascia, ti aiuto io» disse Jade, l’altra cameriera. 
Jade era una ragazza molto bella: aveva dei lunghi capelli mossi e rossi; degli occhi castani; e un sorriso adorabile. Era molto simpatica e gentile. Hope era lì da poche ore e aveva già fatto molto amicizia con lei. Era anche un po’ il carattere simpatico e sociale di Jade a permettere ciò. Lei non era mai nervosa, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Era una qualità che molte persone accettavano di lei. Ma tutto il suo entusiasmo dipendeva anche dalla sua vita perfetta. Essa, infatti, non aveva mai ricevuto torti nella vita, i suoi genitori erano molto permissivi, ma la ragazza non se ne approfittava mai. 
«Grazie» disse Hope, davvero imbarazzata. 
«Di niente» 
Jade si alzò, dopo aver raccolto i pezzetti di vetro caduti a terra. Anche Hope si rialzò. Si guardò intorno e rimase perplessa. Tutti guardavano la scena. C’erano occhi curiosi, occhi perplessi, occhi interrogativi, occhi schifati. Tutti occhi che irritavano terribilmente Hope. Jade faceva semplicemente finta di non vederli. Non lasciava mai che la giornata andasse storta e non si faceva mettere di cattivo umore da un cliente difficile. 
«Vai al bancone, qui riordino io» ordinò Jade sorridendole. 
Un sorriso di gratitudine nacque in Hope. Si diresse al bancone, mentre Jade puliva il caffè versato sul pavimento.
Hope la osservò: Jade non sembrava arrabbiata, nervosa o irritata; aveva il viso rilassato. Hope la invidiava terribilmente, lei era perfetta.
Il campanello distrasse Hope e il suo sguardo si posò sulla porta aperta. Da quella porta ne apparve un ragazzo. Hope non poteva credere ai suoi occhi. Era la seconda volta e di nuovo quell’emozione di felicità cominciò a dominare il suo corpo. Sul suo viso nacque un sorriso largo e splendente. Quell’angelo dai capelli castani e occhi a cioccolato avanzò fino al bancone. 
«Salve» disse Zayn. 
Zayn ricordava benissimo quella ragazza. Era la ragazza del supermercato, scappata d’improvviso, ma avendo lasciato il suo profumo in quel reparto.
Hope si chiedeva cosa ci facesse lì Zayn Malik. Ultimamente, sembrava che la fortuna la inseguisse. Magari, quel giorno avrebbe anche rimediato un autografo o una foto. 
«C-ciao» balbettò Hope. «Cosa desidera?» chiese.
«Un caffè, grazie» rispose Zayn. 
Hope non era molto pratica nel preparare caffè, anzi, essendo sinceri, lei non era pratica in nulla, ma volle comunque provare. Così cominciò le prese con il caffè. Hope ce la mise tutta, non voleva deludere proprio lui. 
«Sei una nuova assunta?» chiese Zayn. «Non credo di averti mai vista per qui» affermò il ragazzo, picchiettando le unghie sul bancone. 
Zayn notò l’imbarazzo di quella ragazza sconosciuta, ma non volle comunque cambiare discorso. La vedeva alle prese con il caffè e gli scappò una risata. 
«Di’ un po’: tu sai farlo un caffè?» chiese Zayn ridendo. «Ti dirò: non mi sembri tanto pratica» 
«In verità, sono una completa frana» scherzò Hope. 
Zayn rimase perplesso e divertito allo stesso tempo, ma almeno aveva risposto a una domanda. Era una cameriera di quel locale, ma non sapeva fare una beata mazza. Poteva essere rischioso per il locale. 
«Caffè pronto!» disse entusiasta Hope. «Spero sia bevibile» 
Posò la tazza di caffè sul bancone e la porse a Zayn. Dall’aspetto, sembrava buono quel caffè. Si ritrovò fortunata, sapendo che Zayn non era scrupoloso. 
Zayn, però, era intimorito e aveva quasi paura di bere quel caffè, anche se avesse un bell’aspetto. Non credeva, di certo, che fosse veleno, ma doveva ammettere la sua piccola paura. 
Hope attese che Zayn provasse il caffè. Era una tipa parecchio suscettibile e subito pensò che non volesse berlo, poiché proveniente dal suo lavoro. 
Zayn notò anche la faccia delusa di Hope, così decise di rischiare.
Prese la tazza di caffè e la bevve, non tutta ad un fiato, ma lentamente. Quello fu il suo errore. Posò subito la tazza, disgustato.
«Fa schifo, vero?» chiese Hope.
Non si sentiva offesa, anzi, quella situazione era parecchio divertente. Per l’appunto, scoppiò a ridere. Una risata fresca e naturale, che non faceva da tempo. 
Zayn la guardò, perplesso dal suo comportamento. Non si sentiva offesa, anzi, rideva. Scoppiò anche lui in una risata spontanea. 
Hope smise di ridere e osservò quella risata di cui lei era tanto innamorata, quella risata che le rendeva ogni giorno “sopportabile”. 
Anche Zayn smise di ridere, sentendosi osservato. In cambio, però, cadde negli occhi di Hope e sorrise come uno scemo. Scosse la testa, rendendosi conto della sua stupida azione. 
«Sì, in effetti, il caffè non è tanto buono» disse sottovoce, per rompere il ghiaccio. 
«Sono una frana, lo so» rispose Hope. 
Prese la tazza di caffè, ormai mezza vuota, e gettò il caffè, sciacquandola e lasciandola asciugare. 
«Allora, sei nuova?» chiese Zayn. 
Era davvero curioso di conoscere la storia di lei, benché fosse una sconosciuta. Se l’avesse conosciuta meglio, non sarebbe più stata una sconosciuta e avrebbe potuto parlarle molto più spesso. 
«Sì, sono stata assunta ieri» rispose Hope. 
Hope era lieta che proprio Zayn Malik le facesse quelle domande. Lui era un personaggio famoso, non aveva nessun dovere di interessarsi ad una ragazza come lei, eppure lo faceva. 
Zayn sorrise, anche lui lieto che lei avesse risposto alla sua domanda. 
«Ehi, Zayn» disse Niall avvicinandosi. 
La felicità di Hope aumentò ancora: ora non si ritrovava uno dei suoi idoli davanti agli occhi, bensì due. Il suo corpo s’immobilizzò per l’emozione, non sapeva neanche più come respirare! 
Era certa: Londra portava fortuna…




CiauuuuuuuZZ, come va ?
  io sono qui con un altro nuovo capitolo. Non è che mi piaccia tanto, però ç_ç è solo un capitolo di passaggio per farli entrare in scena.! Spero che i prossimi sia migliori. Riguardo a Jade, mi sono ispirata a Jade delle Little Mix, quindi quando la vedete in scena, immaginate lei HAHAHAHAHAHAH.
Al prossimo capitolo!! <3

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Capitolo 5
*** “Idoli” ***


Capitolo 5

Non stava sognando e se ne rese conto subito. Un sogno non può essere così reale, no? In un sogno non puoi sentire così chiaramente un’emozione e non puoi sentire così chiaramente il tremolio della tua mano o il brusio delle persone attorno, no? 
Hope sentiva tutte quelle cose, quindi, aveva capito che era la realtà e che non era svenuta d’improvviso. Se non altro, era successo il meglio. Insomma, solo del semplice tremolio e una forte emozione. Dio, quello era il minimo per i suoi standard. Aveva immaginato la sua reazione parecchie volte e, nella maggior parte dei casi, lei immaginava che sveniva o urlava. Una parte di lei sapeva che, in quel caso, non avrebbe fatto nessuna di quelle scemenze per non rimanere nella loro mente negativamente. 
Si limitò ad osservarli. I suoi occhi verdi osservavano quelle due persone così importanti, anzi, troppo importanti per lei. Il batticuore non accennava a calmarsi e le provocava quasi il fiatone, senza essere affaticata.
Niall osservò Hope per poco, anzi, non la notò neanche. Era fin troppo affamato per vedere qualcuno. Attendeva solo che Zayn si unisse al loro gruppo.
Ma Zayn era troppo occupato a guardare gli occhi nervosi di Hope. Gli piacevano così tanto quegli occhi, anche se li conosceva da poco. Non sapeva, di certo, ciò che gli stava capitando, ma si fidò di quell’emozione. 
Ci fu silenzio per qualche secondo, poi Niall, impaziente e affamato, parlò.
«Zayn!» lo chiamò con voce lamentosa Niall. 
Zayn si voltò verso lui, ma non riuscì a staccare gli occhi da Hope. 
Hope era imbarazzata e si sentiva troppo osservata. Ovviamente, era lieta di quelle attenzioni, ma la mettevano a disagio. 
«Non vuoi unirti a noi?» chiese Niall, velocemente. 
Niall era certo che Zayn avrebbe risposto di sì, quindi, fece tutto velocemente per non perdere altro tempo e non sottrarne altro alla colazione. Più lunga si faceva e più Niall avrebbe avuto più tempo per mangiare. Era un tale mangione. 
Zayn rivenne dalla sua trance. Non sapeva neanche quale domanda avesse fatto Niall. Era stordito, stordito dalla bellezza di Hope. 
Se non altro, era una cosa reciproca. Hope era una Directioner, certo, ma tutte, ogni singola Directioner, ha per uno di quei cinque ragazzi un debole. E per Hope, proprio Zayn era il suo debole. 
Zayn, ancora stordito, osservò Niall, interrogativo. 
Niall non notò neanche lo stordimento di Zayn. Voleva mangiare! Non pensava ad altro. 
«Allora? Vuoi unirti a noi, sì o no?» chiese per la seconda volta Niall. 
Hope era lì, che assisteva alla scena. Non si aspettava, di certo, essere interpellata, ma odiava essere invisibile. 
«Oh, sì, certo» rispose Zayn, alzandosi dallo sgabello. 
Sembrava si fosse ripreso dallo stordimento. Era sempre vicino al bancone e mostrò un sorriso a Hope. Lei ricambiò, non poteva fare altro. 
Zayn picchiettò la mano sul bancone e sorrise ancora: ormai non riusciva più a smettere. 
«La prossima volta, te lo offro io un caffè fatto per bene»
Sussurrò quella frase e andò via, verso il tavolo, dov’erano seduti gli altri componenti del gruppo, ovvero: Liam, Harry e Louis. 
Hope sorrise tra sé e sé, aveva detto: “La prossima volta”; ciò significava che sarebbe tornato qualche volta, no? Ebbene, Hope ci sperava, l’aveva preso come un appuntamento, se così si può chiamare. 
Le si avvicinò Jade che aveva appena finito di riordinare il disastro di Hope. 
«Fatto amicizia con Zayn Malik?» domandò Jade, curiosa. 
Jade posò i pezzi di vetro nel cestino e si sciacquò le mani. 
A Jade non andava molto a genio Zayn, anzi, l’aveva sempre preso per uno troppo superficiale e vanitoso. 
Hope pensava il contrario.
Beh, in fondo, sono punti di vista. 
Se Hope fosse stata una sua amica intima, Jade si sarebbe interessata di più della questione. 
Hope si sentiva tra le nuvole, pensava a Zayn. Finì col graffiarsi con il coltello, senza sapere come. 
«Sei un po’ troppo distratta» notò Jade. «Ti ha detto o fatto qualcosa?»
«Che? Oh, no, non mi ha detto nulla» rispose velocemente Hope. 
Hope non era mai stata brava a recitare e Jade fu la prima a non crederci. 
Jade rimase di sasso alla sua bugia, ma non se la prese. Si conoscevano da poco e capiva Hope se non voleva fidarsi già. 
«Dovresti prendere delle lezioni di recitazione, sai?» le disse Jade, prendendo il blocchetto e la penna. 
Hope rise e Jade uscì da dietro al bancone e si diresse verso il tavolo dei ragazzi. 
«Allora, ragazzi, cosa vi porto?» chiese Jade, pronta per scrivere. 
Jade amava servire proprio loro, le strappavano sempre un sorriso e, inoltre, era chiara la cotta che aveva per Niall. 
Niall la guardò, poi sorrise come uno scemo. 
A Harry scappò una risata, come ogni volta che vedeva Niall incantato come lo era. 
Liam parlò a nome di tutti, dato che si erano già messi d’accordo.
«Allora: cinque cappuccini, tre cornetti e cinque pizzette al pomodoro» rispose Liam velocemente, guardando Jade. «Grazie» ringraziò infine. 
Jade si domandava a chi andavano tutte quelle cose, ovviamente, la maggior parte era per il suo Niall, ne era certa. Jade fece un sorriso cordiale e tornò indietro, verso il bancone. 
Hope, quando la rivide tornare, voleva tartassarla di domande, ma forse era meglio non esagerare. La maggior parte delle domande erano su Zayn, quindi era meglio evitare. Oppure, poteva, magari, chiederlo indifferentemente, senza mostrare troppo entusiasmo o troppo interesse. 
Jade si fermò dietro il bancone e prese le cose chieste dai ragazzi: cinque pizzette e tre cornetti; li posò in un vassoio mettendoci dei tovagliolini dentro, per questioni igieniche. 
«Posso servirli io, se vuoi» si offrì Hope, mentre Jade preparava i cappuccini. 
«Sì, ma aspetta che finisca i cappuccini» disse Jade sorridendo. 
Hope ricambiò il sorriso. Sarebbe andata al loro tavolo. Si stava preparando psicologicamente. Ripromise a sé stessa di essere calma e naturale, ma sapeva che, una volta arrivata lì, non sarebbe stata per niente calma e naturale. Ma tentar non nuoce, no?
Appena anche i cappuccini furono pronti, Hope prese con sé il vassoio. Era tremante e aveva paura di versare tutto a terra. 
«Ehi, non far cadere niente» si raccomandò Jade. 
Hope le sorrise solo, e si avviò verso il tavolo dei suoi cinque idoli…


Hello carrots!!!
Spero che questo capitolo vi piaccia!! :3!
Mi piace molto il fatto che Hope sia molto agitata nel servire i suoi idoli,e a voi??
Aggiornamenti al prossimo capitolo!! <3

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Capitolo 6
*** “The impossible” ***


Capitolo 6

Un raggio di sole accarezzò il bellissimo viso di Hope, come se fosse anch’esso innamorato di tale bellezza impossibile da vedere. 
Zayn stava ridendo con i suoi amici e gli bastò allungare un solo secondo lo sguardo per essere catturato, anch’egli, dalla sua bellezza, come se Hope, con un solo sguardo, avesse messo il cuore di Zayn sottochiave. Zayn smise subito di ridere, ma non di sorridere. Il suo sguardo era incantato, occupato ad osservare quella ragazza che veniva verso il loro tavolo tremante, sperando di non rompere niente. 
«Ehi, Zayn» lo chiamò Louis, notando che non era più partecipe alle loro risate. 
Louis era un tipo molto sociale, ti dava sempre due opzioni da scegliere: o ridevi con lui, o ridevi assieme agli altri. Prendeva la vita alla leggera e, se fosse stato per lui, non avrebbe mai smesso di ridere. 
Zayn non rispose e continuò a guardare Hope, fino a quando lei non arrivò al tavolo. 
Hope si sentiva soddisfatta di sé stessa, era riuscita a portare tutto lì senza rovesciare niente. Era sicura che, col tempo, sarebbe stato anche meglio e che avrebbe imparato alla grande. Quella soddisfazione durò poco, perché si trasformò subito in un sentimento nervoso, le mani cominciarono a sudare. 
«Ciao» le disse Harry sorridendo. 
Harry già aveva adocchiato quella ragazza e gli passò per la mente di flirtare con lei, magari sarebbe stato divertente. 
«S-salve» balbettò Hope. 
Notò subito Zayn, il quale la osservava. Ciò rese Hope ancora più imbarazzata di quanto non lo fosse. Posò il vassoio sul tavolo e diede la roba ai ragazzi. 
Quando la sua mano si scontrò con quella di Zayn, sentì una forte scossa. A quanto pareva, però, quella scossa la sentì anche Zayn, che ritirò subito la mano e guardò Hope con una faccia perplessa, ma anche dolorante. 
Si guardarono per pochissimo tempo, i loro sguardi d’intesa aveva dato fin troppo nell’occhio. Hope spostò il suo sguardo sulla finestra di fronte e rimase di sasso. Avrebbe voluto, magari, dialogare con i propri idoli, ma, da come erano messe le cose, sarebbe stato impossibile. Per quanto volesse iniziare una nuova vita, non poteva. Non poteva, perché c’era quel maledetto padre che non faceva altro che perseguitarla e non lasciarla vivere. 
Oramai il cibo l’aveva dato, il suo lavoro era compiuto. Sarebbe voluta restare per parlare con loro, ma doveva andare e nascondersi, prima che i due uomini, in strada, pedoni del marciapiede opposto, l'avessero vista. 
Prese il vassoio vuoto e si voltò, pronta per trovare un posto e nascondersi. 
Zayn e tutti gli altri notarono perfettamente l’improvviso nervosismo di Hope e rimasero interrogativi. 
Appena Zayn notò che Hope stava per andarsene, le prese il polso e lei si voltò. 
Lo sguardo di Zayn era interrogativo, ma soprattutto curioso. Guardò Hope, già pronto per porle la prima domanda. Lo sguardo di Hope, però, era così spaventato da spaventare lo stesso Zayn. Le lasciò il polso senza dire nulla, ma le domande gli vagavano lo stesso nella mente, e presto o tardi avrebbe saputo. 
Appena Zayn lasciò la sua stretta al polso di Hope, lei andò via. Posò il vassoio sul bancone e corse nel bagno delle donne, dove nessun uomo sarebbe potuto entrare. Si avvicinò al lavandino e si guardò sul grande specchio che prendeva tutta una parete. Sperava con tutto il cuore che non l’avessero vista. Sarebbero stati guai e non le andava di ricominciare con le corse. Rimase a guardarsi allo specchio per qualche minuto, sapendo che sarebbero stati i suoi ultimi momenti di libertà. Abbassò il viso al lavandino e cominciò a piangere. Centinaia di ciocche bionde le coprivano il viso inzuppato di lacrime. Benché lei odiasse mostrarsi debole, in quel momento non poteva fare diversamente. In fondo, piangere non è da perdenti. Nella maggior parte dei casi, è perché sei stremato, alla fine, sei allo scoppio. Hope era arrivata proprio a quel punto. Odiava la sua vita, odiava piangere, odiava tagliarsi, odiava essere ancora viva, odiava tutto; tutto tranne quei cinque ragazzi. 
Alzò il viso e si guardò ancora allo specchio. I suoi occhi erano rossi e così anche il naso. 
Si piegò in avanti a si sciacquò il viso. Dalla porta del bagno, entrò Jade. 
Jade non era amica intima di Hope, ma voleva comunque aiutarla, fare qualcosa per lei.
«Ti va di parlare?» le chiese Jade, avvicinandosi a lei. 
Mise una mano sulla sua schiena piegata e l’accarezzò. L’ultima cosa che cercava Hope era la compassione, proprio quella non la voleva. Si asciugò le lacrime e cercò di sorridere, senza buoni risultati. 
«Sto bene» disse roca. 
«Se ti serve un’amica, io ci sono» rispose Jade, guardando il suo volto piegato di nuovo verso il lavandino. 
Le lacrime ricominciarono a bagnare il viso di Hope e a cadere incessanti nel lavandino. Con tutte le forze, Hope cercò di non piangere, ma non ce la fece. Non fece altro che far cadere le sue lacrime e soffocare i suoi singhiozzi. Fu felice di quella frase detta da Jade, almeno sapeva che poteva contare sul suo aiuto. D’istinto, l’abbracciò. 
Jade rimase immobile al suo abbraccio, ma poi sorrise e la strinse. Capì che Hope stava iniziando a fidarsi di lei, e ne era felice. 
Chissà forse sarebbe nata una bella amicizia…


CiauuuuuuuuuZZZZ , ok, non ho tempo di fare lo spazio cogliona, anche perché a mia madre danno fastidio i tic della tastiera.LOL
Comunque, datemi una vostra opinione. 
MUCH LOVE!! <3

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Capitolo 7
*** “Emozioni” ***


CAPITOLO 7

Il suono del campanello distrasse, ancora una volta, Hope, facendole alzare la testa e guardare verso la porta, ormai, aperta. Sul suo volto, nacque un sorriso, quel solito sorriso che faceva ogni volta che lo vedeva. Anche quel giorno, Zayn si era presentato lì per passare del tempo con Hope. Infatti, da una settimana, Zayn non faceva altro che andare in quel locale, appenaaveva del tempo libero. Gli piaceva passare del tempo con Hope e si rese anche conto che lei gli piaceva. Per questo, quel pomeriggio, era deciso a chiedere a Hope di uscire. 
Zayn, entrato, chiuse la porta e si diresse verso Hope, la quale lo attendeva con ansia dietro il bancone. Zayn sorrise, un sorriso che ricambiò anche Hope. Si avvicinò ad ella e le baciò la guancia. Hope sentì il solito dolce profumo che indossava sempre Zayn. Era un profumo da non potersi descrivere e la rendeva completamente vittima di lui, di quel ragazzo così perfetto. 
Lui si sedette sul solito sgabello e cominciò a guardare la ragazza che, secondo lui, era perfetta e bellissima. Dal punto di vista di un’altra persona, non sarebbe stato sempre lo stesso giudizio, ma nessuno può criticare i gusti degli altri, o sbaglio? 
Hope, come al solito, cominciò a preparare un cappuccino per Zayn, che era diventato un’abitudine, da quando Zayn aveva incontrato Hope. 
Hope era diventata in gamba sul lavoro, grazie all’aiuto di Jade, la quale aveva una grossa pazienza. 
Zayn adorava il caffè di Hope, proprio perché era preparato da lei. E più di ogni altra cosa, Zayn adorava vedere il sorriso sul volto di Hope. Si sentiva, stranamente, innamorato. 
Sai quell’emozione che ti travolge all’improvviso? Magari, che ti travolge al primo sguardo? Quell’emozione che ti fa pensare “Merda, altro che farfalle, qui ho lo zoo nello stomaco”? Quell’emozione che ti mette in ansia e ti dà gelosia, quando, in fondo, è solo paura di perdere la persona importante per te? Quel misto di emozioni che provi nello stomaco, nella mente e nel cuore? 
Tutte queste cose, sopra elencate, le provava di persona Zayn. E, cazzo, quando era geloso, era difficile per lui mantenere la calma. 
Appena il cappuccino fu pronto, Hope lo diede a Zayn e lui sorrise. 
«Allora, cos’hai fatto quest’oggi?» chiese Zayn, bevendo già un sorso del suo cappuccino ancora caldo.
Hope prese un panno e cominciò a passarlo sul bancone. 
«Sempre le solite cose. Il lavoro va alla grande e forse comprerò una casa ancora prima del previsto…» rispose Hope. «… ma non credo sia interessante come cosa…» continuò, rendendosi conto della nullità della cosa.
«Tranquilla, io adoro parlare con te, qualsiasi cosa tu dica. Io adoro solo sentire la tua voce»
«Quindi, ammetti che non ascolti mai i miei discorsi?» 
Hope smise di pulire il bancone e cominciò a fissare Zayn, era uno sguardo incuriosito e perplesso. 
«In parte… e non fissarmi così che mi fai paura» rispose Zayn, un po’ impaurito. 
Hope smise subito di fissarlo e rise, poi ricominciò a strusciare quel panno sul bancone, per farlo diventare lucido.
«Non sono così brutta, dai» affermò Hope, ancora ridendo. 
Zayn scoppiò a ridere; per lui, era davvero divertente ciò che lei aveva detto. 
Hope non ci trovava nulla da ridere e cominciò a irritarsi, ma non perse il buon umore. Jade aveva fatto bene a darle anche qualche lezione per mantenere la calma. 
«Cosa ti fa tanto ridere?» chiese, infine, calma. 
«La tua battuta!» rispose Zayn, soffocando un ghigno. «Come si può dire che una come te sia brutta?» 
«Hai ragione» ragionò lei. «Dovrei dire che sono molto brutta» 
«Non è divertente, ora» informò Zayn, senza perdere il sorriso, però. 
«Non sto scherzando» 
Hope aveva quasi finito di lucidare il bancone. Giunse a Zayn, lucidando quella parte. Zayn le alzò il viso con due dita della mano destra e le sorrise, non appena i suoi occhi si furono intrecciati a quelli di lei. 
«Tu sei stupenda» sussurrò lui. 
Hope, subito, imbarazzata, si allontanò velocemente da Zayn e posò il panno. 
Zayn non rimase meravigliato dalla reazione della ragazza, poiché conosceva già il debole di lei per lui, sapendo che lei era una Directioner. 
«Tu cos’hai fatto, oggi?» chiese Hope, notando il silenzio caduto a picco. 
«Pff…» rispose Zayn, facendo una smorfia. «Ho litigato, di nuovo, con Harry» informò. 
«Perché, ultimamente, litighi sempre con lui? Tu e Harold siete sempre stati come fratelli»
«Troppo complicato» rispose. «Vorrei tanto sapere quando me lo dirai» pensò ad alta voce ironica. 
«Quando sarà il momento» 
A quel punto, i piccioncini furono interrotti da Jade, che aveva portato un nuovo ordine per il cuoco e un nuovo ordine per Hope. 
«Ehi, Zayn, ancora qui?» chiese Jade, nella totale indifferenza, ma sapendo che le importava molto. 
Jade non era innamorata di Zayn, ma era preoccupata per l’amica. Lei e Hope avevano legato molto in una sola settimana e non voleva vedere la sua nuova amica soffrire, perché sapeva che Zayn, prima o poi, l’avrebbe fatta soffrire. 
«Sì, ho del tempo libero, sai?» rispose Zayn. 
«Oh, e lo spendi qui? Non hai, per caso, una madre?» 
«La raggiungerò tra qualche giorno, non preoccuparti per lei»
Ebbene sì: Zayn sarebbe partito per Bradford per passare le vacanze natalizie con la famiglia. 
«A Bradford…» disse Hope, sottovoce.
La sua voce fu udita da Zayn, ma non da Jade, che era occupata a preparare l’ordine. 
«Raggiungila presto, allora. Le mancherai» consigliò Jade, con voce ironica. 
Detto quello, Jade uscì da dietro al bancone e si diresse in cucina, per dare l’ordine al cuoco. 
«Sai che ritornerò, vero?» chiese Zayn, sottovoce. 
Non voleva lasciarla, ma per lui veniva prima la famiglia. 
«E tu sai che mi mancherai, vero?» chiese anche Hope. 
«Sai, ho pensato che, magari, stasera potremmo uscire insieme a mangiare una pizza. Che ne dici?» si fece avanti Zayn. 
Quello era il momento giusto e, subito, colse l’occasione. 
«Sì, perché no» rispose Hope. 
Hope aspettava da tempo quella richiesta. Non si aspettava, di certo, che Zayn s’interessasse a lei, ma sentiva delle speranze dentro sé e sperava che, magari, Zayn si sarebbe innamorato di lei, senza sapere che lui lo era già. 
Sarebbe uscita con Zayn Malik, e non era cosa da poco…


Sssssssssssssssssssssalve c: Che vi sembra questo capitolo ? a me piace *w* Scusatemi se non dice nulla di che, ma ne prossimo capitolo voglio parlare interamente dell’appuntamento, ma non voglio anticipare nulla, quindi sto zitta.
Comincio col dire che ho già in mente tre FF sono un genio,sì LOL. Appena finirò questa, ne comincerò un’altra c: Spero che questo capitolo vi piaccia. 
P.S. nella parte “Sai quell’emozione che ti travolge all’improvviso? …” ho usato il tu, ma capirete alla fine il perché c: ok, basta.
MUCH LOVE!! <3 

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Capitolo 8
*** “Impazienza” ***


CAPITOLO 8

Quelle gambe, rivestite dai suoi jeans stretti, vibravano incessanti, quasi creavano un terremoto; le scarpette toccavano terra ogni mezzo secondo; le mani di lei erano sulle sue cosce, stringendo quest’ultime; la camicetta bianca e semplice che indossava scendeva fino ai fianchi; lei, nervosamente, cominciò a giocherellare con il bordo della camicetta che si posava sulle sue gambe. Si passò una mano tra i capelli biondi, lunghi e, solo per quella sera, liscissimi, poi tornò con le mani alla camicetta. In effetti, era l’unica cosa che lei potesse fare per far passare il tempo. Aspettava Zayn nervosamente, era la loro prima uscita che, forse, avrebbe cambiato le cose. Aveva più che diversi motivi per cui essere nervosa, no? 
In quella stanza d’hotel, non faceva altro che attendere e attendere, le lancette dell’orologio scorrevano incessanti, ma per Hope sembravano, persino, troppo lente. Guardò, forse per la centesima volta, l’orologio a pendolo, che era appeso alla parete di fronte color ocra chiaro, sopra alla porta, e segnava le 08.00 in punto. Di lì a poco, Zayn sarebbe arrivato per prendere Hope. 
Infatti, al locale, egli le aveva detto che la passava a prendere alle 08.00 al suo hotel, dopo che Hope gli avesse dato l’indirizzo e il nome dell’hotel. 
Non si aspettava nessun campanello, era in un hotel, ma non sapeva ancora come funzionasse la cosa. 
Uno squillo di telefono spaventò Hope, che era tutta immersa nel perdere, in qualche modo, tempo. Alla sua destra, c’era quel solito telefono che si trova in camere d’hotel, utilizzato, come regola, per chiedere la colazione a letto o qualcos’altro. In quel momento, era la hall che chiamava Hope e non il contrario. Pensò subito che fosse arrivato il ragazzo da lei tanto atteso, così, non attese un secondo di più per rispondere. 
«Pronto?» rispose la ragazza, lasciando trapelare l’entusiasmo nella sua voce. 
«Signorina, un certo Zayn Malik l’attende nella hall. Lo faccio salire, o scende lei?» parlò una voce cordiale e ben istruita. 
«Gli dica che ora scendo io, grazie» informò Hope, già distratta e pronta per prendere la borsa e scendere. 
«Va bene» affermò la voce cordiale. 
Hope abbassò la cornetta e agganciò. Si alzò, prendendo la sua borsetta color panna, da mettere a tracollo. Si diede, velocemente, una guardata allo specchio per vedere se tutto fosse a posto e lo era: quel poco di trucco che aveva in viso non era sbavato; la camicetta era immacolata; i capelli erano sistemati. 
Prese il suo cappotto beige e lo indossò, poi posò la borsetta sul suo collo e la fece scendere, dolcemente, sul suo fianco destro. Era pronta. 
Spense velocemente le luci e prese le chiavi della camera, ne uscì e chiuse, con cura, a chiave. Si affrettò a scendere le scale, ancora una volta non usò l’ascensore, ma le ne aveva terribilmente paura e non poteva farci niente. Scese tutte le scale, le restava solo raggiungere Zayn nella hall. Così fece. Lo vide da lontano, in tutta la sua perfezione: indossava un jeans scuro, fermato per bene da una cinta marrone; una camicia nera, che non aderiva al suo corpo, ma scendeva larga, e fermata sul gomito, ripiegata su sé stessa; le scarpe classiche e marroni, dondolavano assieme al suo corpo: prima sulle punte, poi sui talloni. 
Zayn era nervoso anche lui e attendeva Hope. Appena si voltò, verso le scale, la vide fermata al passamano. Le sorrise e alzò la mano a mo’ di saluto. 
Lei fece la stessa cosa e si avvicinò a Zayn. 
Appena lei lo raggiunse, Zayn fece un altro sorriso e si chinò per baciarle le guance rosee. Ancora una volta, come tutte le volte che Zayn le dava un bacio, Hope sentì il dolcissimo profumo di lui, quella sera diverso. Lei aveva voglia di inarcarsi contro il corpo di lui e di abbracciarlo e baciare le sue labbra. 
Voleva, ma non poteva; non sempre si può fare ciò che si vuole.
Soffocò quella voglia e si limitò ad assaporare il suo profumo. 
«Ciao» disse Zayn con voce calda e, purtroppo per lei, ammaliante. 
«Ciao» rispose lei, imbarazzata dalla sua voce così poco bella, in confronto a quella di lui. 
«Andiamo?» chiese Zayn, quasi impaziente, rivolgendo uno sguardo all’uscita e poi di nuovo a Hope. 
«Poso le chiavi della camera e andiamo» rispose lei, senza staccare gli occhi da lui. 
Zayn si spostò a destra per far passare Hope. Lei avanzò verso il bancone e posò le chiavi, il ragazzo dietro al bancone sorrise e rivolse a Zayn uno sguardo compiaciuto. Zayn non rispose all’occhiata e fece finta di nulla.
Date le chiavi, Hope si voltò e assieme a Zayn avanzò verso l’uscita. 
«Dove andremo?» chiese la ragazza, guardandosi intorno. 
«Intanto, andiamo nella mia auto, poi saprai» disse Zayn, prendendole il polso e trascinandola. 
In fretta, entrarono nell’auto di Zayn e a lui scappò un sospiro di sollievo. 
«C’era bisogno di prendermi così?» chiese la ragazza, attorniando la sua mano al suo polso. 
«Scusami, avevo visto un paparazzo» si scusò Zayn. 
«E non volevi farti vedere con me?»
«Ho pensato che potesse darti fastidio»
«Ah, beh, allora grazie» ringraziò imbarazzata, abbassando la testa e smettendo di massaggiarsi il polso. 
Zayn partì subito, era molto calmo alla guida, ma allo stesso tempo spericolato: non indossava la cintura di sicurezza; la sua postura era non curante, pendente verso il finestrino, con il gomito appoggiato al poggia braccio della portiera; il viso appoggiato sulla mano; solo una mano sul volante. 
«Sai, non dovresti guidare così» consigliò la ragazza alla sua sinistra.
«Hai la patente?» domandò il ragazzo alla guida, già conoscendo la risposta.
«No» rispose, scocciata, lei. 
«Allora non parlare troppo, piccola» rispose lui con un sorriso divertito. 
«Allora, dove mi porti?» chiese comunque lei.
«È un posto speciale. Lì, mio padre chiese a mia madre di sposarlo» disse Zayn dagli occhi lucidi. 
La dolcezza di Zayn sorprese la ragazza, tant’è che lei rimase muta e sbalordita…

Buonasera c: eccomi qui con un nuovo capitolo. Lo so, anche questo non dice una beata mazza, ma poiché mi soffermo tanto sui particolari, perdo tempo lì. Altrimenti dovrei farli lunghissimi come i rotoloni regina HAHHAAHAHAHAHAH no, seriamente. Mi farebbe piacere se tutte voi mi deste una vostra opinione.
 prometto che il prossimo capitolo sarà migliore *^* mi serve solo concentrazione.
MUCH LOVE <3

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Capitolo 9
*** “You don’t know about me” ***


CAPITOLO 9

«Ma prima…» avvertì Zayn. «… andiamo a mangiare una pizza, perché, non so te, ma io ho una fame da lupi» continuò. 
«Mi pare logico» rispose Hope, sorridendo. 
Scoppiarono a ridere entrambi, senza neanche sapere il motivo. Volevano ridere, le loro risate erano una droga, sia per l’uno che per l’altra ed era impossibile farne a meno. 
«Sai, con te mi sento davvero bene» disse sincero Zayn, ancora ridendo. 
Non faceva che guardare Hope, la quale si sentiva imbarazzata, ma felice di quella frase. Lui rivolse ancora uno sguardo a Hope, poi tornò velocemente alla strada, viceversa, compieva sempre quelle azioni; non riusciva a staccare i suoi occhi dal viso bello e dai lineamenti dolci di Hope. 
«La smetti di fissarmi e, invece, guardare la strada?» chiese Hope, abbassando la testa. 
«Ma la strada non è bella come te, non raggiunge neanche la tua bellezza» si complimentò lui. 
«Se volevi far colpo, Malik, l’hai già fatto da tanto tempo, ma ora smettila, se non ci vuoi morti entrambi» disse agitata lei, che non faceva altro che muoversi sul seggiolino di quell’auto. 
Zayn pareva si divertisse, infatti, più Hope gli diceva di guardare la strada e non lei, più lui si divertiva e passava del tempo a fissarla. 
«Quindi, ammetti che ho fatto colpo su di te?» chiese Zayn, volgendo uno sguardo a lei e poi alla strada.
«Ci vuoi morti entrambi?» chiese la ragazza, più calma, pur di cambiare discorso. 
«Morire con te sarebbe un onore. E poi, non hai risposto alla mia domanda»
«Se ti rispondo, mi prometti che guardi avanti?» chiese la ragazza, dopo aver fatto un sospiro. 
«Non ti assicuro niente» rispose Zayn, guardando ancora lei, e poi la strada.
«Ah, beh, allora scordati la risposta» disse lei, mettendosi seduta, per bene, al suo posto. 
Zayn svoltò a destra e si fece serio. Sapeva già la risposta, ma voleva sentirsela dire, voleva che Hope superasse il suo imbarazzo e che, magari, rompesse quella maschera costruita così bene e impenetrabile da parte di Zayn. 
«Sai perché non riesco a togliere lo sguardo dal tuo viso?» domandò retorico Zayn, guardando la strada. 
«Perché vuoi farmi morire di crepacuore?» optò lei, guardando Zayn.
Zayn imitò il suono di quando si dà una risposta sbagliata. Adorava farla ridere e non amava mostrarsi serio, né con lei, né con nessun altro. 
«Risposta sbagliata» affermò, dopo imitato quel suono. «Ritenta» consigliò.
«Perché vuoi schiantarti contro un palo e morire assieme a me?» optò ancora lei.
Zayn imitò ancora quel suono, aveva sbagliato di nuovo.
«Risposta sbagliata» affermò ancora. «Certo che sei una frana con i quiz. Come hai fatto a superare la maturità?» 
Il sorriso sulle labbra di Zayn non scompariva e ciò rassicurava Hope, che non faceva altro che agitarsi.
«Non ho ancora preso la maturità, ho lasciato la scuola a diciassette anni» rispose Hope, abbassando la testa.
Era troppo imbarazzata per non aver preso la maturità e le lacrime, per lei, era già pronte a cadere, ma cercò con tutto il cuore di fermarle. Zayn fermò l’auto e spense il motore, erano arrivati a destinazione e, di lì a poco, sarebbero scesi dall’auto per andare in quella pizzeria, ma Zayn era fermo, pronto per porle le domande che da tanto voleva farle. 
«Perché non hai terminato la scuola?» chiese Zayn, a testa bassa. 
Aveva le mani appoggiate alle gambe, il viso basso, e respirava lentamente. La sua curiosità quasi dominava in lui, ma la mise a tacere. 
Anche lei a testa bassa, sentiva un impulso: quello di piangere. Strinse con la mano destra il bordo del cappotto beige che aveva indosso. Quando fu certa che avesse risucchiato tutte le lacrime, alzò il viso e guardò Zayn, che era a testa bassa, osservando i suoi jeans. 
«Mia madre è morta di cancro» rispose lei, guardando il profilo perfetto di Zayn. 
Benché fossero passati due anni, la ferita era ancora aperta e mai si sarebbe chiusa, lei lo sapeva. Sua madre era tutto per lei: una mamma; una migliore amica; una nonna; la persona su cui poteva contare. Principalmente, Hope provava grande gratitudine verso la persona che la difendeva dalle violenze del padre.
«Mi dispiace. Perché me l’hai detto solo ora?» rispose Zayn, pieno di compassione e vero dispiacere.
«Ci sono tante cose che non sai di me, Zayn…» rispose con un sorriso finto Hope, a testa bassa, arrotolando su sé stesso il bordo del cappotto. 
«Potrei saperle?» domandò lui, speranzoso di un sì.
Finalmente, forse, avrebbe avuto delle risposte a tutte le sue domande, posate nella sua mente da tempo. 
«Le saprai, ma non ora» rispose lei, intanto che una lacrima scendeva lungo la sua guancia per bagnargliela.
Zayn la guardò e una piccola fitta al suo cuore si fece sentire. L’ultima cosa che voleva era vedere delle lacrime, anche solo una, sul viso di lei. 
«Facciamo un po’ per volta?» chiese per sdrammatizzare, e allungò il suo indice, verso la guancia di lei, per asciugarle quella lacrima. 
Il cuore di Hope batté forte, al solo tocco di Zayn.
«Facciamo un po’ per volta» affermò lei, mentre un sorriso le nacque in volto. 
«Potremmo parlarne mentre mangiamo; che ne dici? Il mio stomaco vuole del cibo» disse Zayn a voce un po’ più alta, per togliere definitivamente quel clima depresso e triste. 
«Forse, Niall ti sta contagiando un po’ troppo» pensò ironica Hope.
«Tu credi?» chiese Zayn, altrettanto ironico, uscendo dall’auto, senza sentire la risposta di lei. 
Anche lei uscì dall’auto e chiuse la portiera. 
«Sì, io credo» rispose, infine, raggiungendo Zayn. 
Lui sorrise, appena l’ebbe al suo fianco. Le cinse le spalle con il suo braccio sinistro e sospirò, guardando la pizzeria di fronte a loro. 
«Eccoci arrivati» disse sottovoce lui, quasi soddisfatto. 
Avanzarono verso l’entrata ed entrarono nella pizzeria. 
Era calda e accogliente; l’aria era invasa da un dolce profumo di pizza; la sala era molto ampia, con pareti interamente bianche, con qualche brillio qui e lì, e con il bordo, che confina con il soffitto, nero; sulla destra, c’era un televisore al plasma gigante; per la sala, c’erano separati diversi tavoli, forse una ventina e, su ogni tavolo, c’era una composizione diversa di fiori. 
Zayn si fermò al banco, per prendere il tavolo. 
«Un tavolo per due, grazie» disse lui, guardando l’uomo dietro al bancone. 
«Certo, fumatori o non fumatori?» chiese l’uomo del bancone. 
«Fumatori» rispose Zayn.
«Non fumatori, grazie» contrastò subito Hope. 
Hope odiava che Zayn fumasse e, se non altro, lo faceva per lui…

Ciaooooooo :3
  eccomi con un nuovo capitolo asdfghjkl questo va meglio , non credete ? E' meno dettagliato e dice più cose. Almeno, spero che vi piaccia. 
P.S. Immaginate Hope così: 
http://tinyurl.com/ar22k9d
M
UCH LOVE! <3

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Capitolo 10
*** “La serata delle confessioni” ***


CAPITOLO 10

«Prego, Karen, accompagnali al tavolo cinque» disse l’uomo dietro il bancone, facendo un gesto, come per proseguire, alla ragazza che gli era accanto. 
La ragazza, molto attraente con il suo vestito rosso e aderente, sorrise a Zayn e non calcolò per niente Hope. Zayn non le fece caso, guardò a stento quella ragazza, perché i suoi occhi era solo per Hope. 
Hope si rese conto della poca attenzione che lui aveva per la ragazza e non poté far a meno che farsi scappare una risatina, che soffocò subito. 
La ragazza, dal vestito rosso aderente, proseguì, verso lo spazio dei non fumatori, offesa e delusa. Di certo, si aspettava qualche attenzione in più da quel ragazzo così perfetto. 
Zayn cinse ancora le spalle a Hope, con il braccio destro, e seguì la ragazza, che sembra che muovesse di più il sedere camminando. 
«Perché ridevi?» chiese sottovoce Zayn, accarezzando la guancia destra di Hope con la sua mano, che scendeva lungo le sue spalle. 
«Per nulla» rispose Hope, imbarazzata da quella domanda. 
Raggiunto lo spazio, la ragazza sorrise ancora e mostrò il tavolo, con un gesto della mano. 
«Ecco il tavolo, tra poco, arriveranno i menu» disse la ragazza, guardando prima Zayn, che non la filava, e poi Hope che rideva, cercando di nascondere il suo divertimento. 
«Grazie» rispose Zayn, sentendosi in debito di ringraziare. 
La ragazza non fece altro che abbassare la testa e andarsene, ancora offesa per il comportamento così poco educato di Zayn.
Appena furono soli e la ragazza si fu allontanata, Zayn tolse il braccio dalle spalle di Hope e le prese la mano, guidandola verso la sedia e invitandola a sedere, come da vero gentiluomo.
«Grazie» disse lei sottovoce, mentre si sedeva. 
«Prego, signorina» rispose Zayn, sorridendo spontaneo e lasciandole la mano, per poi sedersi anche lui a tavola. 
«Ti sei trasformato in gentleman?» chiese lei, notando la cosa strana. 
«Sono così buffo da gentleman?» chiese lui, accennando una risata. 
Lei rise, assieme a lui. Non potevano fare altro, era così innamorati, ma non se ne rendevano conto… o almeno in parte.
«È che… tu sei sempre stato un tipo…» lei si interruppe, non sapendo trovare le parole giuste per descrivere, diciamocela tutta, un tipo “truzzo” come Zayn. 
«Bello? Incredibile? Affascinante? Sexy?» aiutò Zayn, sperando di strapparle, ancora una volta, un sorriso. 
«… sfacciato» trovò la parola giusta lei, provando imbarazzo nel pronunciare le parole consigliate da Zayn.
«E vada per “sfacciato”» si mostrò lui offeso, versando già il primo bicchiere d’acqua. «Acqua?» chiese mostrandole la bottiglia. 
«No, grazie» rispose lei, facendo no con la mano. 
Un cameriere interruppe ciò che Hope e Zayn si stavano dicendo e posò due menu in tavola, sorrise e andò via, senza dire una parola pur di non disturbare ulteriormente i due innamorati. Hope guardò il cameriere mentre andava via. Per carità, nessuna attrazione fisica, solo grande curiosità. Hope era molto curiosa del pensiero della gente, ma, di certo, non era una ficcanaso. Odiava quel genere di persone, era solo curiosa di come funzionasse diversamente la mente umana. 
«Allora, tu cosa prendi?» chiese Zayn, sfogliando il menu. 
Lei aveva appena aperto il menu e disse la prima cosa che lesse. 
«Una mimosa» rispose lei, chiudendo subito il menu e sorridendo appena a Zayn. 
«La mimosa, il fiore delle donne» pensò ad alta voce Zayn. 
Anche lui, chiuse il menu e lo posò sul tavolo. Aveva scelto, già da prima che portassero i menu. Poggiò i gomiti sul tavolo, intrecciando le sue mani, e poggiandosi il viso sopra. 
«Allora…» azzardò lui, giusto per parlare. «… perché diavolo ha detto non fumatori?!» gli venne in mente, dicendolo alzando la testa dalle sue mani e gesticolando. 
«Tu non sei un vero fumatore… e, in fondo, l’ho fatto per il tuo bene, fumare è sbagliato e dovresti smettere» ragionò giustamente Hope. 
«Pensavo che questa sarebbe stata la serata di confessioni» affermò lui, bevendo dell’acqua. 
«Potrebbe esserlo…» rispose lei, guardando ogni movimento che faceva lui. 
«Ed ecco, io divento nervoso e subito voglio fumare una sigaretta» 
«Dovrai trattenerti» 
«Ne voglio già fumare una» 
Il cameriere interruppe ancora i ragazzi, per prendere l’ordinazione. 
Hope non sapeva cosa ordinasse Zayn e per questo era curiosa.
Zayn aveva già tutto un discorso da fare in testa e già sapeva cosa dire. 
«Cosa vi porto?» chiese il cameriere, arrivato lì, prendendo la penna e il blocchetto, su cui avrebbe scritto l’ordinazione. 
«Per favore, porti una pizza mimosa e una diavola, una bottiglia di coca cola e, infine, delle patatine» disse Zayn, prendendo i menu e porgendoli, gentilmente, al cameriere. 
Il cameriere scrisse ciò detto sul blocchetto, poi sorrise e prese i menu, per poi andare via. 
Quando il cameriere se ne fu andato, Hope si voltò verso Zayn e sorrise. 
Zayn ricambiò volentieri il sorriso e avvicinò la sua sedia a quella di lei. 
«Allora, quali sono i tuoi piani per Londra?» chiese il ragazzo, una volta avvicinatosi alla sedia di lei e sporgendosi leggermente in avanti per starle, il più possibile, accanto.
«Vorrei, per lo meno, restare e comprarmi una casa… almeno lo spero» disse la ragazza, sapendo che le probabilità erano abbastanza povere.
«Perché sei venuta qui a Londra?» chiese lui, curioso e desideroso di sapere perché tanto tormento da parte di lei.
«Sono scappata» rispose solo lei, versando dell’acqua nel suo bicchiere.
Si portò il bicchiere alla bocca e bevve un sorso. Lei era curiosa di conoscere la reazione di lui, ma Zayn sembrò prenderla sul ridere.
«Esco con una ricercata… Interessante» pensò ad alta voce, guardando gli occhi profondi di lei. «Per cosa sei ricercata? Hai fatto strage di cuori?» chiese poi.
Hope scoppiò a ridere, vedendo la cosa ridicola. 
«Squallida questa battuta, e non è divertente» rispose lei, guadando ancora gli occhi di lui.
Gli occhi di Zayn si posarono sulle labbra di lei e sentì una voglia incredibile di baciarla, di provare, finalmente, quell’emozione che l’avrebbe fatto sentire completo.
«Però, stai ridendo» disse sottovoce, avvicinando il suo viso a quello di lei.
Il cuore di lei batteva forte, come un tamburo che rimbomba ad ogni tocco…

Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao. Fine capitolo, spero che questo vi piaccia
 :3 chissà che succederà al prossimo lol vabbé a me non piace tanto, ma spero che a voi piaccia un pò!:// Cosa succederà nel prossimo capitolo??? Lo scoprirete presto!
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 11
*** “Un posto speciale” ***


CAPITOLO 11

Hope abbassò subito la testa, appena capì la vera intenzione di Zayn. Di certo, quello non era il luogo giusto e appropriato e, per di più, Hope era abbastanza riservata. Fece distante la sua sedia da quella di Zayn, ma comunque non voleva mostrarsi distaccata nei confronti di lui, così ritornò subito a parlare. 
«Tu che progetti hai con la band?» chiese lei, ritornando a guardare l’espressione delusa di Zayn. 
Zayn, come ogni umano avrebbe fatto, ci rimase male e abbassò la testa. Del resto, aveva avuto un due di picche da una ragazza e ciò non gli piaceva, quindi non avrebbe mollato così facilmente. 
«Per ora, mi godo il Natale. Tu che programmi hai per Natale?» chiese il ragazzo, guardando ancora le labbra di lei, le quali erano nervose per quella domanda. 
«Io non festeggio il Natale» rispose lei, sperando di non apparire strana agli occhi di lui.
«Perché? Non ti piace?» 
«Porta a galla… brutti ricordi»
A quel punto, lei cominciò a giocherellare con il bicchiere, facendolo girare su sé stesso, pur di distrarsi e non mostrare il suo imbarazzo. 
«Oh…» rispose Zayn, per poi sporsi in avanti, verso il tavolo. «Sai, io non dimentico quello che hai fatto» disse poi, puntandole, per un secondo, il dito contro. 
Zayn voleva prenderlo un po’ sul ridere il suo fallimento, ma era sicuro che ce l’avrebbe fatta, sapendo già il debole di lei per lui. 
«Cos’ho fatto?» chiese interrogativa la ragazza, non capendo davvero l’avvertimento di lui.
Zayn scoppiò a ridere, non sapendo se lei facesse finta di non capire o davvero non capisse. Ci rinunciò subito a pensarci. 
«Lascia perdere» disse lui, smettendo di ridere e volendo subito chiudere il discorso, tanto sapeva che, prima o poi, le avrebbe rubato anche un solo bacio. 
Lei era confusa e davvero non capiva, non avrebbe mai immaginato che lui si riferisse a quel bacio fallito, poiché lei lo aveva già dimenticato. 
«No, ora me lo…» la ragazza fu interrotta dal cameriere che portò le pizze. 
«Ecco le pizze» disse Zayn, felice di non dover dare ulteriori spiegazioni. 
Il cameriere posò le pizze e sorrise. 
«Le coca cole arriveranno tra poco» disse il cameriere, cordiale, e pronto per andare via.
Di fatto, girò le spalle e andò via, tornando dopo pochi secondi con le coca cole. 
Quella serata fu molto bella, ma soprattutto divertente, sia per Hope che per Zayn. Hope rideva spesso e di ciò Zayn ne era davvero felice. Sapeva, già vedendo gli occhi di Hope, che lei aveva una storia triste alle spalle e ogni sorriso che faceva gli rallegrava il cuore. Zayn provò per altre due volte a baciarla, ma ci rinunciò definitivamente… o non del tutto. Infatti, sapeva già dove poterla baciare, ma questo lo dirò più avanti. 
Rinunciò a baciarla, ma non a corteggiarla. Spesso le prendeva la mano e le faceva complimenti, sapendo che lei li gradiva. 
Lei, da una parte, era imbarazzata, ma, insomma, Zayn Malik le faceva dei complimenti! Zayn Malik, il suo idolo. Non capitava, di certo, a tutte di uscire con Zayn. Ogni sfioramento che lui le faceva, le imprimeva un nodo allo stomaco e un battito sempre più frequente, ma la cosa che le faceva più paura era il fuoco che sentiva dentro. 
Appena finito di mangiare, Zayn si alzò assieme a lei e andarono alla cassa. Zayn insistette per pagare tutto, era il minimo che un gentleman potesse fare. Dopo aver pagato, Zayn e Hope si diressero verso l’auto e ne entrarono subito. Zayn aveva visto qualche paparazzo e gli saltarono i nervi. Odiava essere fotografato, certe volte. Spesso, non poteva neanche avere una vita privata, senza parlare dei film da Oscar che si facevano i paparazzi o, addirittura, le fan. 
Zayn subito mise in moto e fece retromarcia, finendo in strada. 
«Ehi, che succede?» chiese lei, posando la sua mano sul braccio di lui. 
Zayn le sembrava molto nervoso e accelerava sempre più con la sua auto. Hope era un po’ spaventata da quella reazione di lui, ma cercava di non perdere la calma.
«Paparazzi» rispose con voce nervosa Zayn, stringendo forte il volante e accennando appena uno sguardo a lei.
L’occhio di Hope cadde sul tachimetro, e cominciò a spaventarsi.
«Zayn, ti prego, rallenta» disse la ragazza, già in preda alla paura. 
A Zayn bastò allungare il suo sguardo, per guardare il viso che tanto amava, per calmarsi e la lancetta del tachimetro scese lentamente. 
«Scusami, non dovrei comportarmi così. Ti avrò spaventata» si scusò lui, con un sorriso in volto imbarazzato.
«Va tutto bene» rispose lei per tranquillizzarlo ancora. 
«In certi casi, ci vorrebbe un corso di yoga» ironizzò per far tornare, sul volto di lei, di nuovo il sorriso. 
Così fece, lei ritornò con il sorriso e non poteva fare diversamente. 
«Dove andiamo, ora?» chiese lei, guardando la strada di fronte a lei. 
«È un posto speciale, sarà una sorpresa» rispose lui, sorridendo, guardando la strada e poi la ragazza che le era di fianco. 
«Dobbiamo fare, di nuovo, tutto il casino di prima?» chiese lei, con il sorriso sul volto. «Guarda la strada e non guardare me!»
«Ai suoi ordini, signorina» rispose Zayn sfacciato. 
Lui guardò la strada che gli era davanti, e immaginava la reazione di lei, quando avrebbe visto il posto speciale. Le sarebbe piaciuto, Zayn se lo sentiva.
Dopo poco tempo, Zayn accostò e fermò l’auto. Entrambi, uscirono dall’auto. 
Lei era curiosa, molto curiosa. Guardò ciò che le era davanti: era la spiaggia. 
Zayn arrivò al suo fianco e le prese la mano. 
Il cuore di lei cominciò a battere forte, forte quasi come quando hai paura, ma quella non era paura. 
«Andiamo» disse sottovoce Zayn, trascinandola. 
Prima di entrare in spiaggia e camminare sulla sabbia, Zayn e Hope si tolsero le scarpe. Lui le prese la mano e, insieme, cominciarono a camminare sulla sabbia. I piccoli granelli di sabbia, entravano tra le dita dei piedi di entrambi. Rimasero in silenzio, a fissare la luna di fronte a loro. Un posto più romantico non esisteva. Lei era felice che lui l’avesse portata proprio lì. 
Zayn, ad un certo punto, si fermò. Davanti a sé trovò dei tronchi d’albero e dei rametti già raggruppati. Gli scattò subito l’idea, così, magari, avrebbe creato l’atmosfera giusta per poterla baciare. 
Lasciò la mano di lei e posò le sue scarpe sulla sabbia. 
«Siediti sul tronco» ordinò lui, piegandosi verso i rametti. 
Hope obbedì, anche se non sapeva cosa volesse davvero fare lui. 
Zayn tirò fuori dalla tasca il suo accendino e accese un rametto, e lo lasciò cadere sugli altri e in poco tempo i rametti presero fuoco. Zayn scontrò le mani per togliersi la sabbia dalle dita, poi si sedette accanto a Hope, che osservava il fuoco. 
Non era un fuoco normale, ma di diversi colori: blu, verde, rosso, giallo, arancio. 
«Com’è possibile questo?» chiese lei, totalmente presa da quello spettacolo. 
«È il sale del mare che si è depositato sui rametti» rispose Zayn, sapendone qualcosa. 
«Tu come lo sai?» chiese lei, voltando il capo verso lui. 
«Me lo spiegò mio padre, tempo fa» disse lui, rivolgendo uno sguardo al fuoco. 
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, fino a quando Zayn non inclinò il volto e non avvicinò le sue labbra a quelle di lei…

Tatataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan. Non si sono baciati
 ma chi sa se succederà presto! LOL :3 HAHAAHAHAH che ne pensate di questo capitolo ? A me, non piace molto, perché ho affrettato le cose giusto per arrivare al bacio, e per questo l’ho fatto anche più lungo. Ma voi mi perdonate, vero ? *occhi dolci*
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 12
*** “Non è un sogno” ***


CAPITOLO 12

Un piccolo bacio appassionato cominciò tra i due, un bacio che superava l’immaginabile, un bacio che entrambi desideravano immensamente, così tanto da spaventare i due. Se non altro, si sentivano bene, ma, soprattutto, soddisfatti. Con un piccolo bacio, avevano dimostrato parte del loro amore, perché, per entrambi, era amore, vero amore. 
Labbra e lingue che si intrecciavano, nasi che si scontravano, occhi chiusi che godevano quel momento, fiati nervosi, ma felici.
Lui cercò la sua mano, appena la trovò, intrecciò le sue dita a quelle di lei. Sapeva che ce l’avrebbe fatta, lo sapeva. Lasciò delicatamente le sue labbra, tenendo gli occhi ancora chiusi, ma si staccò per poco, perché un nuovo impulso lo spinse a baciarla di nuovo, così appoggiò, di nuovo, le sue labbra alle sue. Sentiva di amarla, ma, di sicuro, quella piccola frase, “ti amo”, era già troppo azzardata. 
Lei era immobile, nervosa, imbarazzata, ma entusiasta e l’entusiasmo rompeva tutte le cose negative che sentiva, perché era felice. Sì, felice, felice dopo tanto tempo. Le sue mani sudavano, il cuore batteva all’impazzata, ma a lei non importava nulla di tutto questo. Era con lui, lo stava baciando. Sentiva anche di poter morire, ormai era felice. Anzi, stava già morendo, morendo per l’emozione. Il cuore le voleva uscire fuori dal petto e cercava di reprimere tutti i rumorosi battiti, che anche Zayn sentiva. 
Lui le mise una mano sul viso, accarezzandole dolcemente la guancia. La mano di lui aderiva perfettamente con la guancia di lei, come se fossero fatti per combaciare. 
Lui le lasciò il viso, lasciando anche le sue labbra morbide e da mordere, non si staccò definitivamente da lei, ma appoggiò la sua fronte alla sua, e la sua mano destra ritornò al morbido viso di lei. 
«Tu mi piaci» disse lui, sottovoce, con occhi chiusi, mentre lei era imbarazzata. 
«Io ti amo da due anni» rispose lei, cercando di essere naturale, ma con scarsi risultati.
La sua voce era nervosa e imbarazzata, non poteva fare altro. 
Zayn sentì chiaramente quelle parole e, benché gli sembrasse troppo presto, espresse i suoi sentimenti.
«Io credo di amarti» disse lui, sottovoce, guardandola negli occhi. 
Lui credeva davvero in quella frase, ma Hope avrebbe dovuto aspettare per un vero “ti amo” da parte sua, o forse no… Tutto dipendeva da Zayn e i suoi sentimenti, i quali erano molto confusi in quel momento della sua vita, specialmente dopo un certo evento.
Hope sorrise solamente, un sorriso deluso e poco luminoso, che infastidì molto Zayn, che, più che altro, voleva sempre vederla sorridente, voleva sempre vederla con il suo splendido sorriso, visto poco dalle persone, stampato in faccia. 
«Non fraintendermi, tesoro» disse lui, prendendole subito il viso tra le mani. «Tu mi piaci e sei importante per me. Ogni secondo, lontano da te, m’imprime un’angoscia che termina solo quando so che passerò del tempo con te» continuò, guardandola negli occhi. 
La verità che Zayn le aveva detto, l'aveva tirata su di morale; alla sua semplice felicità, per aver baciato proprio lui, si aggiunse la felicità per quell’atto di romanticismo che aveva fatto Zayn. Lei sorrise ancora, quella volta, un sorriso largo e luminoso. Assieme a lei, sorrise anche Zayn. 
Per farla sorridere ancora, Zayn si alzò in piedi e sorrise alla ragazza che era ancora seduta sul tronco d’albero. Le porse la mano e si piego in avanti, sporgendosi verso lei. 
«Allora, signorina, vorrebbe ballare con me?» chiese lui, sorridendo a lei e sapendo che non c’era la musica. 
«Ma non c’è la musica» rispose lei, sottolineando la cosa ovvia. 
«Oh, la musica si crea» rispose lui, come se fosse Jack Sparrow e le sue risposte fossero le migliori. 
Detta quella frase, lui si avvicinò a lei e le prese la mano, facendola alzare dal tronco. 
Strinse il corpo di lei al suo e le sorrise, mentre lei abbassava la testa, per non guardarlo negli occhi, perché si sarebbe sciolta. 
«Your hand fits in mine, like it’s made just for me» cantò, intrecciando le sue mani a quelle di lei.
Così era il suo concetto di “creare la musica”. Con la sua voce, avrebbero ballato. Hope rimase sbalordita, ma, per lo più, immobile e imbambolata. La voce di Zayn, dal vivo, era ancora più bella ed emozionante che registrata. Cominciarono a ballare, anche se non sapevano, di preciso, come ballare. Ballarono sotto al chiaro della luna, e accanto a quel fuoco di diversi colori. Lui guardava lei e lei guardava lui. I loro occhi erano inseparabili uno dall’altra, non potevano fare a meno di guardarsi. Zayn continuò a cantare, dolcemente e sottovoce. 
«Hai qualche richiesta?» chiese lui, baciandole la fronte.
«Vorrei ascoltare They Don’t Know About Us, la mia canzone preferita» rispose lei, guardando, con un sorriso, Zayn, che non faceva altro che sorridere. 
Lui sorrise ancora, quella volta, lieto e cominciò a cantare sottovoce quella canzone e a continuare a ballare con lei. 
Rimasero sotto la luna per molto tempo, fino a quando i loro piedi non si stancarono e il fuoco non si fu spento. 
Andarono via dalla spiaggia, indossando le scarpe ed entrando in auto. Lei era molto soddisfatta di quella serata, e la stessa cosa pensava lui. 
«Zayn…» lo chiamò lei, in auto, guardando il freno a mano. 
«Sì, dimmi, tesoro» rispose lui, voltandosi verso lei. 
Vide che lei era con il viso abbassato, così, non aspetto un attimo per alzarle il viso e sorriderle.
«Dimmi tutto» disse lui, ancora sorridendo, poi guardò la strada.
«Noi, ora… stiamo insieme?» chiese la ragazza, guardando il suo profilo alla guida. 
Zayn si trovò un po’ in difficoltà, allungò lo sguardo verso il viso di lei e sorrise. 
«Solo se vuoi» rispose lui, con un sorriso sghembo.
Lei sorrise. «Sarebbe il mio sogno più grande…» rispose felice. «E, ora, devo solo convincermi che non è un sogno» pensò ad alta voce ridendo. 
Era la ragazza di Zayn, non avrebbe voluto desiderare di più…

Fine capitolo LOL. Questo è romantico, dai *Q* spero vi piaccia,
  nel prossimo capitolo andrò un po’ avanti con i giorni, perché voglio arrivare al primo colpo di scena.
Indizi: 
- Non dimenticate il padre e gli uomini.
- Non dimenticare Sally e Jade.
- Non dimenticate i ragazzi.
Detto questo ci vediamo al prossico capitolo.
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 13
*** “Salvatore” ***


 

CAPITOLO 13

«Devo darti una novità» disse Jade, piombando davanti alla vista di Hope, che era dietro al bancone, triste.
«Dilla» rispose Hope, priva d’interesse riguardo a quella novità che rendeva tanto entusiasta Jade. 
Jade non capiva Hope quel giorno; lei era spenta e non aveva voglia di fare niente e, per lo più, aveva voglia di piangere, ma doveva trattenersi, per non ricevere troppe domande. 
Jade era sicura che Hope, dopo aver ricevuto la notizia, avrebbe partecipato, anche lei, a quell’entusiasmo.
Ma la stessa Hope non guardava nulla e non sentiva nulla, era priva di emozioni, anzi in lei ce n'era solo una: tristezza. 
In fondo, erano passati solo tre giorni, ma a lei mancava immensamente.
«Mi sto sentendo con Niall!» pronunciò tutto ad un fiato Jade, entusiasta della cosa, e in attesa che anche Hope si unisse a lei.
Jade sapeva perché Hope era così priva di vita, non poteva immaginare che tale distanza potesse renderla così. E se si fossero lasciati? Se Zayn non avesse più voluto continuare con lei? 
Jade si poneva quelle domande, ma non sapeva che i due erano inseparabili. 
«Hope…» la chiamò Jade, smettendo di essere entusiasta e diventando seria. 
Hope, che sembrava tra le nuvole, alzò la testa, credendo che qualcuno, lontano, l’avesse chiamata. 
«Oh, dimmi, Jade» rispose lei, capendo che l’aveva chiamata Jade.
«È partito da soli tre giorni, non può mancarti tanto» disse Jade con voce acida e completamente convinta della sua affermazione.
«Non sto pensando a lui» mentì lei, con risultati orribili.
«Infatti, ti ho letto nella mente e so che stai pensando a tuo nonno in costume da bagno» ironizzò, sempre più acida, Jade. «Ti sei iscritta più al corso di recitazione?» chiese poi, con un filo di divertimento, ma senza far sparire l’acidità.
«Consigliarmene uno buono e veloce» disse Hope, smettendo di stare appoggiata con i gomiti sul bancone.
Quel pomeriggio, c’erano pochissimi clienti, poiché era la Vigilia di Natale. 
«Dai, Hope, ti sto dicendo una cosa seria» disse Jade, prendendosela per non essere stata ascoltata. 
«Vuoi davvero che mi iscriva ad un corso di recitazione? Credevo scherzassi» pensò ad alta voce Hope, guardando il viso molto contrariato e nervoso di Jade.
Jade fece silenzio, per capire se Hope scherzasse o no, ma, a quanto pareva, Hope faceva sul serio. 
Era ovvio che non sapesse di quale fatto serio Jade parlasse, poiché non era stata attenta alla notizia ricevuta. 
«Mi stai prendendo in giro?» domandò Jade, mettendo le braccia conserte e guardando Hope con aria nervosa.
«È la Vigilia di Natale, sii buona» pregò Hope, con viso preoccupato, sperando che Jade smettesse di guardarla in quel modo. 
«Ragazze, potete anche andare: tra poco chiuderemo… e buon Natale» disse Sally, spuntando fuori dal suo studio, con l’aria di un sorriso in volto. 
Sembrava che Hope aspettasse solo quello, infatti, appena sentì quelle parole, sospirò sollevata e felice, quel poco, di poter tornare in albergo. Sally tornò nel suo studio, lasciando le ragazze, pronte per andare via e festeggiare il Natale. 
«Prendi la borsa, che ti do un passaggio» ordinò Jade, andando già nella stanza, che si affacciava ad un piccolo giardino, per prendere la sua borsa. 
«No, tranquilla, torno a piedi» rispose lei, seguendo con lo sguardo Jade e voltando, assieme al suo volto, anche il suo corpo. 
«Hope, tu sei una mia amica e io non lascio le amiche tornare a casa con la strada deserta e con il rischio che vengano rapite, comprendi?» rispose Jade, fermandosi con la mano sinistra appoggiata alla maniglia della stanza, dov’erano depositate le borse delle dipendenti. 
«Ha ragione» rispose Margaret, trovandosi a passare, per andare a prendere la borsa, e ascoltando la discussione. «Se non vuoi andare via con lei, potresti venire con me» si offrì lei, pensando che il motivo del “no” di lei fosse personale. 
«State tranquille, andrò a piedi. Volevo restare un altro po’ per parlare con Sally» s’inventò una scusa la ragazza, mentre Margaret andava verso la stanza. 
L’ultima cosa che Hope voleva era dare fastidio, così preferiva tornare a piedi all’albergo, in fondo, quattro passi a piedi non le avrebbero fatto male. 
«Fai come vuoi» ci rinunciò poi Jade, che aprì la stanza e ne entrò, assieme a Margaret, la quale anche lei ci aveva rinunciato. 
“Mi manchi. Ti vorrei qui con me.”; le arrivò questo messaggio, che era di Zayn. 
Sorrise inconsciamente, mentre un vuoto si faceva sentire dentro lei.
“Mi manchi anche tu, vorrei che il Natale passasse subito. A proposito, buona Vigilia di Natale”, rispose lei, sorridendo ancora. 
Jade e Margaret uscirono dalla stanza e andarono subito via. Hope sospirò ancora, sapendo che loro due erano andate via, e che poteva restare un altro po’ lì, a riflettere su tutto ciò che le era capitato da quando era arrivata a Londra. Era sempre dell’idea che Londra portasse fortuna, e non avrebbe cambiato facilmente idea. 
Prese il cellulare, appoggiato sul bancone, e andò nella stanza, dove c’erano le borse. Prese la sua, poi passò da Sally per augurarle buon Natale. 
Uscì dal locale, e cominciò a camminare verso l’albergo. Erano le 07.30 p.m., ma, nonostante questo, la strada era deserta e il sole già tramontato, il percorso era illuminato da un lampione ogni dieci metri. Hope non era di certo spaventata nel tornare a piedi, anche se, da quando stava con Zayn, lei risparmiava tutta la fatica, poiché era lui ad accompagnarla a lavoro ogni mattina. Ma, da tre giorni a quella parte, non faceva altro che tornare in albergo a piedi, e qualche volta, c’era Jade ad accompagnarla. Tra lei e Jade era nata una splendida amicizia, ormai, Jade conosceva tutta la storia di Hope. 
A circa metà strada, Hope si accorse di essere seguita, si voltò, come se fosse distratta, per vedere chi fosse il suo inseguitore. Il cuore le cominciò a battere forte, vedendo ancora quei due uomini che la cercavano da tempo, ancora non rassegnati. 
«Merda» imprecò sottovoce. 
Aumentò il passo, e si diresse in una direzione diversa, per non far scoprire il suo albergo. Le si accostò un auto affianco. Ecco il suo salvatore, che le avrebbe offerto un passaggio…

Eccomi quiii (?) felici o contenti ? LOL Avete poca scelta ewe Anyway, che ve ne pare del capitolo ? A me piace il finale HAHAHAHAHAAHAHAHAHA 
Chi sarà il ‘salvatore’? jade si sta sentendo con Niall *^* lei e Hope entreranno a far parte del gruppo
 harry, ovviamente, in questa FF sarà fidanzato con Taylor (non m’importa se la odiate, lei è perfetta, come cantante…………………………….. non la vedo bene con Harry, ok, ma è fantastica)
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 14
*** “Dreams are wishes” ***


CAPITOLO 14

Hope sospirò di sollievo, appena vide quella figura amica spuntare fuori dal finestrino. Credeva che quella sarebbe stata la fine del suo soggiorno a Londra, ma la fortuna l’aiutò, ancora una volta. Lanciò velocemente uno sguardo alle sue spalle, per vedere a quale distanza i due uomini fossero: erano abbastanza lontani, e camminavano tranquilli. Hope tornò con losguardo sulla sua figura amica. 
«Tu eri quella che sarebbe rimasta ancora un bel po’ a lavoro, eh?» chiese Jade, sorridendole e felice di averla trovata. «Ma dove stai andando? Il tuo albergo è dall’altra parte della città. Vieni, ti do un passaggio» disse, infine, Jade, la quale si chiedeva perché Hope avesse cambiato strada, pur sapendo di sbagliare direzione. 
«Sei la mia salvatrice!» disse Hope, essendo sollevata. 
Andò subito all’altro lato dell’auto per entrarne. Aprì la portiera, lanciando un ultimo sguardo alle sue spalle. Entrò in auto e chiuse subito la portiera, spaventata. 
Jade aveva notato ogni minimo movimento di Hope, di fatto, le sembrava molto spaventata, ma, allo stesso tempo, sollevata per aver trovato proprio lei. In un certo senso, Jade si sentiva anche una vera “salvatrice”, anche senza sapere il motivo, quindi, il suo orgoglio finì subito. 
«Portami dovunque, ma non al mio albergo» disse, velocemente, Hope, voltandosi verso Jade, che era alla guida. 
Il viso di Jade diventò, subito, interrogativo. C’era una sola risposta ad una sola domanda, ma sconosciuta da Jade. 
«Posso sapere che succede?» chiese Jade vedendo Hope agitata, che continuava a lanciare occhiate alle sue spalle. 
«Mi stanno seguendo. Parti!» informò Hope e poi ordinò, senza smettere di essere agitata. 
«Ehi, sì, okay, ma calmati» rispose Jade, perplessa da tutto lo spavento di Hope, mettendo la marcia per partire. 
Partì subito, facendo una strada diversa da quella per arrivare all’albergo di Hope. Durante il percorso, Jade lanciò occhiatacce a Hope, cercando di decifrare la sua espressione. Hope era sollevata, anzi, di più. Prese il suo cellulare e vide che aveva sette chiamate perse, tutte da parte di Zayn, e un messaggio: “Dove diavolo sei?! Ti prego, chiamami appena leggi questo messaggio.” diceva. 
Proprio in quel in momento, Hope non poteva parlare con Zayn, benché lo volesse immensamente, ma sapeva che la paura avrebbe dominato sulla sua voce e non voleva preoccupare per niente Zayn. 
«Mi spieghi cos’è successo?» scoppiò d’un tratto Jade, impaziente di sapere la risposta. 
«Ricordi quando ti parlai di quei due uomini?» chiese Hope, allungando il suo sguardo, come se fosse abitudine, alle sue spalle. 
Era ovvio che i due uomini non avrebbero potuto seguirla, quindi, preoccuparsi, quando era in quell’auto, era ridicolo. 
«Ti stanno seguendo, di nuovo?» chiese Jade, guardando prima la strada, poi Hope. 
La voce di Jade era appena diventata nervosa, poiché preoccupata per l’amica. 
«Sì» rispose subito Hope, che prese il cellulare e compose il numero di Zayn. 
«A chi chiami?» chiese Jade, vedendo Hope con il cellulare in mano. 
«A Zayn, voglio sentirlo» si giustificò, cominciando a stuzzicare le sue unghie. 
Al primo squillo, Zayn rispose, felice di poter sentire, finalmente, la voce del suo amore. 
«Hope, dov’eri? Sono stato preoccupato» rispose Zayn, felice ma preoccupato. 
«Zayn, sto bene» rispose lei, per non preoccuparlo ulteriormente. 
«Solo grazie a me! Zayn, ringraziami!» urlò Jade, in modo che lui potesse sentire.
«Cos’è successo?» Zayn si preoccupò ancora di più. 
«Nulla, mi ero persa e Jade mi ha trovata» mentì Hope, dopo aver mandato un’occhiataccia a Jade, per aver detto quella frase che aveva fatto preoccupare Zayn. 
«Sicura? Stai bene? Mi manchi» 
«Mi manchi anche tu…» rispose Hope, ma s’interruppe, poiché sentì una voce femminile, la voce della madre, che l’avvisava che la cena era pronta. 
«Ora, devo cenare. Buon Natale, tesoro» disse velocemente Zayn, pronto per andare a cenare. 
«Anche a te» rispose Hope, sottovoce, staccando. 
Appena staccò, le scappò un sospiro. 
«Ora dove vuoi andare? Abbiamo fatto il giro di un quarto di Londra. Ma tuo padre non sa farsi i cazzi suoi? No, perché, scusami, ma è davvero un rompi di prima categoria…» disse Jade, tutto ad un fiato, esprimendo la sua opinione. 
Hope aveva saltato la parte delle violenze di suo padre, per questo, Jade non sapeva il vero motivo, per cui suo padre la volesse in Italia. 
«Ora, puoi anche accompagnarmi in albergo, ormai li abbiamo seminati»
Hope si sentiva più tranquilla, sapendo che li aveva seminati, a meno che, quei due uomini non avrebbero voluto farle una “sorpresina” di Natale. 
Jade prese la strada più breve per arrivare all’albergo di Hope. Fermò l’auto, e guardò Hope, che stava per aprire la portiera. 
«Hope?» la chiamò, prima che scendesse dall’auto. 
«Sì?» rispose Hope, voltandosi verso lei.
«Per qualsiasi cosa, anche la più banale, io ci sono per te» disse Jade, con un sorriso amichevole. 
«Grazie di tutto…» rispose Hope. «… lo terrò a mente» disse, infine, uscendo poi dall’auto ed entrando in albergo, mentre Jade andava via. 
Si diresse velocemente verso la hall e prese le chiavi della sua camera. Salì le scale e arrivò alla porta della sua camera. L’aprì e, subito, la richiuse, posando la sua borsa al primo posto libero che trovò. 
Quella sera, Hope non aveva tanta fame e, per lo più, odiava festeggiare il Natale, così si stese sul letto. Accese la tv e cercò un film che fosse, per lo meno, interessante. Ne trovò uno, ma che catturò poco la sua attenzione, di fatto, qualche minuto dopo, si addormentò.
Una dolce carezza sul viso la risvegliò, lei aprì gli occhi e si ritrovò tra le dolci braccia di Zayn, il quale le mancava tanto. 
«Zayn?» chiese lei, con la voce impastata dal sonno, guardando la figura di lui. 
«Sì, tesoro, sono qui» rispose lui, accarezzandole la guancia. 
«Mi sei mancato così tanto» disse lei, sincera. 
«Non preoccuparti, insieme ne usciremo» la rassicurò Zayn. 
«Da dove?»
«Insieme ce la faremo» le disse e poi la baciò. 
Quel baciò, era diverso, come se non fosse reale, brutta immaginazione. 
Hope si svegliò di colpo, era solo un sogno, quello appena fatto. Non era tra le braccia di Zayn e non ci sarebbe stata per altri tre giorni, ma non capiva il significato di quel sogno… o almeno, in parte. 
Ormai, si sa, i sogni son desideri…


Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzalve c: 
Come state ? 
Vi piace il capitolo ? A me un po’, solo il finale. 
HO DA FARE DEGLI ANNUNCI. OCCHI A ME, GRAZIEEEEEEEEEE.
- Nel prossimo capitolo ci saranno delle confessioni, che credo faranno piangere ‘.’
- Il capitolo 16 sarà mlmlml ʘ‿ʘ
- Questa storia finirà al 25esimo capitolo, anche prima forse…
- Il finale sarà asdfghjkl
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 15
*** “La verità” ***


 

CAPITOLO 15

Non poteva far a meno di camminare da destra verso sinistra e viceversa. Controllò, per forse la millesima volta, l’orario. Attendeva Zayn, impaziente, all’aeroporto, sarebbe tornato da Bradford e avrebbero potuto finalmente riabbracciarsi, dopo ben una settimana, passata una senza l’altro. 
Hope allungò il suo sguardo verso la pista di volo, il vetro dell’aeroporto era trasparente e avrebbe potuto vedere quando l’aereo di Zayn sarebbe atterrato. Si avvicinò a quel vetro e restò a fissarlo, poi vide l’aereo, dov’era anche Zayn, atterrare. Non sapeva di preciso se era quello, ma una speranza si accese dentro lei. Sentiva Zayn vicino come non mai e quella sensazione le fece pensare che era su quell’aereo. 
Da quell’aereo, uscirono i passeggeri, tutti erano di fretta e non facevano altro che spingersi tra loro. Una grande delusione si fece spazio tra i sentimenti confusi di Hope, quando vide che i passeggeri erano tutti usciti dall’aereo e che, tra quelli, non c’era Zayn. Eppure, l’atterraggio era previsto per le 11.00 a.m., che erano già passate. 
Lei restò, ancora per un po’, a guardare quella pista. Le mancava tanto Zayn, ormai non faceva altro che pensare a lui, lo amava e non poteva farci nulla. Non che fosse un errore amarlo, certo, ma, quando ami così intensamente una persona, diventa quasi impossibile starle lontano; è come se, al vostro primo incontro, tu gli consegnassi metà del tuo cuore e l’altra metà la tenessi tu, come pegno del vostro amore.
Ma queste due parti di cuore, separate, non fanno altro che autolesionarsi e, quindi, per non soffrire, seguono la propria metà di calamita. 
Due mani morbidi e grandi coprirono gli occhi verdi di Hope, lei, subito, ci sovrappose le sue e sorrise. Aveva capito d’impatto chi fosse e non poté far a meno di girarsi e abbracciarlo, stringendolo forte, come non aveva mai fatto, per recuperare tutti gli abbracci persi e, solo più avanti, tutti i baci che la distanza aveva negato loro. 
Zayn le posò le mani attorno ai fianchi e, anche lui, la strinse forte, dopo aver sentito tanto la mancanza del corpo di lei. 
In quel momento, c’erano solo lei e lui, isolati dal resto del mondo, si godevano quel magico momento che li aveva riuniti; niente paparazzi, niente fan, niente occhi indiscreti. Era come se una barriera li avesse racchiusi nel proprio scudo, per far passate loro uno dei momenti più belli della loro vita. 
Rimasero abbracciati per qualche minuto, senza volersi staccare. I loro corpi dovevano ricominciare a riabituarsi l’uno a l’altra, benché fosse passata una sola settimana. Una settimana che aveva fatto capire ad entrambi l’impossibilità di sopravvivere l’uno senza l’altra. 
Staccarono i loro corpi, ritornando alla realtà e notando i paparazzi che immortalavano quel momento. 
«Diavolo» imprecò lei, notando i paparazzi. 
Hope non amava essere fotografata, solo le ragazze belle venivano fotografate, e lei non riteneva di entrare in quella categoria. Cercò di guardare oltre. 
«Non mi vedi da una settimana e mi accogli così?» chiese lui, con l’ombra di un sorriso sul volto, trovando divertente l’imprecazione di Hope. 
Hope rise e guardò il viso di Zayn. Il viso che amava immensamente, il viso che voleva baciare, il viso che le era mancato, il viso che era diventato una droga per lei. 
«Scusami, avrei immaginato una situazione diversa» rispose Hope, guardando gli occhi di lui, senza staccarne lo sguardo, perché, quando l’avesse fatto, le sarebbero saltati i nervi. 
«Mi sarei aspettato un bel bacio» disse lui, avvicinando il proprio viso a quello di lei, pronto per baciarla. 
A Zayn sembrava non importasse dei paparazzi, la cosa che voleva di più era un bacio da parte di lei, ma lei gli mise una mano sul petto e l’allontanò. 
«Non ora, ti prego» sussurrò lei, sentendosi a disagio. 
Zayn non fece altro che prenderle la mano e portarla con sé fuori dall’aeroporto. 
Passarono tutto il giorno insieme, tra baci, tante risate, dolci carezze e teneri “mi sei mancato”. 
Erano nella camera d’albergo di lei, mentre si baciavano con passione, non potevano finirla, perché si erano mancati. Forse, sarò ripetitiva, ma le parole dette non raggiungono la verità dei loro sentimenti. 
«Ehi, devo dirti una cosa…» disse, d’un tratto, Zayn, staccandosi dalle labbra di lei. 
«Dimmi» disse lei, non sapendo se essere preoccupata o no. 
«In questi giorni ci ho pensato molto e… vorrei farti una domanda importante. Posso?» confessò, tutto ad un fiato, Zayn.
«Devo preoccuparmi?»
«Sono più preoccupato io, per la verità» confessò lui, imbarazzato. 
«Dimmi, allora» rispose lei, quasi impaziente. 
«Cosa c’è del tuo passato che io non so?» chiese lui, incerto, ma allo stesso tempo, deciso. 
Un brivido percorse la schiena di Hope e lei subito scosse la testa. 
«Non posso dirtelo» rispose lei, alzandosi e avvicinandosi alla finestra che affacciava sulla strada affollata di Londra. 
«Non ti fidi di me? So mantenere un segreto» disse, sottovoce, Zayn, senza alzarsi dal letto, dov’era seduto.
Hope non rispose e fece pensare subito a Zayn che lei non si fidasse di lui. Zayn rimase deluso, così si alzò dal letto. 
«Beh, allora, se non ti fidi di me, è meglio che vada!» disse Zayn, offeso, avviandosi verso la porta.
Appoggiò la mano alla maniglia della porta e, in quel momento, Hope si decise a parlare. 
«Aveva quindici anni, quando successe per la prima volta…» ricordò Hope, facendo fermare Zayn, che stava andando via. «Era mattina presto e fui svegliata dalle urla di mia madre, mentre litigava con papà. Rimasi nel mio letto, fino a quando non sentii la porta di casa sbattere, avevano smesso di litigare e uno dei due era andato via…» 
L’immagine davanti agli occhi di Hope era chiara, difficile da dimenticare, fissava il vuoto ricordando quel giorno. Le lacrime, lentamente, cominciarono a scendere sul suo viso e cominciò a tremare, la sua voce era rotta dalle lacrime. 
Zayn tolse la mano dalla maniglia della porta e stette a sentire.
«Mi alzai dal letto e andai in cucina, per fare colazione. Lui era appoggiato al lavabo, era distrutto, lo vedevo dalla faccia. Sai, loro litigavano perché mia madre voleva il divorzio… Mi preparai il latte e mi sedetti a berlo. C’era silenzio in quella stanza, io non avevo neanche il coraggio di parlare, lui era di cattivo umore…» lei fece una pausa, ricordando il peggio. «Sentii la sua mano accarezzarmi lentamente i capelli. La presi come una carezza, una semplice carezza che un padre fa alla propria figlia… ma le sue mani cominciarono a toccarmi sempre più…» continuò, ma si fermò di nuovo. 
Nel frattempo Zayn, si avvicinò a lei, senza toccarla. Nessun contatto fisico c’era tra i due, lui era fermo al letto.
«Quando mia madre tornò, mi trovò stesa, seminuda, sul mio letto. Mi chiese cosa fosse successo, e io risposi che papà era distrutto… e che mi aveva violentata… Fu la fine della nostra famiglia. Pochi mesi dopo, mia madre scoprì di avere il cancro e morì dopo due anni… Le violenze di mio padre sono aumentate… Ecco perché, ora, sono qui a Londra. E mi stanno cercando» concluse lei. 
D’istinto, Zayn l’abbracciò, ormai, conoscendo la storia tragica di lei…

Stegheté stegheté!
Ciauuuuuuxx, che vi sembra questo capitolo ? Ci ho messo un bel po’ a scriverlo, infatti, è anche più lungo del solito. Non so voi, ma io all’ultima parte ho pianto mentre la scrivevo… non so, mi piace
 :3
In sostanza, mi piace tutto il capitolo, perché è romantico *Q* e parla di questo fatto tragico ‘.’ Che forse non vi piacerà, ma comunque sia 
Non so se la parola “autolesionarsi” esista, perché Microsoft Word me la segna come errore, ma comunque sia, voglio i diritti d’autore ʘ‿ʘ
Ok, detto questo… Vi ho già detto che il prossimo capitolo sarà mlmlml ʘ‿ʘ quindi al prossimo capitol!
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 16
*** “I love you so much” ***


CAPITOLO 16

Un semplice abbraccio non poteva farla sentire meglio, ma quello lì, fatto da Zayn, fece l’impossibile. 
Si sentiva così protetta tra le braccia di lui, sentiva di poter affrontare il mondo, sentiva di poter affrontare il mondo per Zayn. 
Lei appoggiò la sua testa sulla spalla di lui, le sue lacrime bagnavano la maglia di lui; passò le sue braccia attorno al petto di lui e si strinse forte lì, per sentirsi ancora più protetta. 
Lui la teneva stretta, le sue mani erano sui fianchi di lei, sul suo viso, c’era qualche lacrima scesa, durante il racconto di lei. Le lacrime di lei gli bagnavano la maglia, ma a lui non importava, voleva solo starle accanto e stringerla tra le sue braccia, perché sapeva che, in quel caso, lei sarebbe stata protetta. 
«Perdonami» disse, sottovoce, Zayn, accarezzandole la testa con la mano destra. «Non volevo portarti a galla brutti ricordi…» si scusò, mortificato. 
«Ora, sto bene, è tutto a posto» rispose Hope, asciugandosi le lacrime, cercando di convincere Zayn, ma più che altro sé stessa.
Lei si staccò dall’abbraccio di Zayn con la forza. Guardò Zayn, che, lentamente, si avvicinava a lei. Lui le prese il viso con una mano e fece un piccolo sorrisetto.
«Ti amo» sussurrò lui, in modo che solo lei potesse sentire. 
Avvicinò le sue labbra a quelle di lei e tra i due cominciò un bacio appassionato e pieno di significato. Il “ti amo” di lui, aveva scatenato in lei una voglia pazza di amarlo sempre più.
Lei mise la sua mano sinistra sul petto di lui, mentre la mano destra era tra i capelli morbidi di lui. 
Lui le mise la mano destra dietro la schiena e con la sinistra le manteneva il viso. 
Lui voleva sentirla sua e lei voleva lui, quanto lui voleva lei. 
Allora perché aspettare? 
Lui indietreggiò verso il letto e cadde di peso, portando con sé anche il corpo di lei. 
Lei capì l’intenzione di Zayn e non sapeva sé tirarsi indietro o passare una delle notti che sarebbero state le più belle della sua vita. 
Nonostante quei dubbi che aveva lei, i due continuarono a baciarsi, senza smettere. 
Zayn le accarezzò, lentamente, la schiena, alzandole la maglietta e, non trovando nessun movimento contrario di lei, gliela sfilò, velocemente, gettandola a terra. 
La spostò, violentemente, sul letto e cominciò a baciarle il collo, anche se, in quello stato, non era “eccitante”. 
Lei tremava un po’, in fondo, lui la stava spogliando. 
Lui si tolse la maglietta e gettò, anche quella, a terra. 
Ritornò a baciarle le morbide labbra rosee di lei e accarezzò quella pelle morbida e diafana di lei, mentre lei cominciava a tremare seriamente. 
«Non avere paura, amore» le sussurrò Zayn, accarezzandole il viso e sorridendole per rassicurarla.
Lei non rispose e lo baciò subito, lui lo prese come un permesso, così, le mani di lui scesero lungo la pancia di lei e trovarono l’aggancio dei jeans, li sbottonò, semplicemente. Lui voleva che quella notte fosse lunga, dolce e, soprattutto, romantica.
Lui lasciò le labbra di lei e cominciò a baciarle la spalla, il braccio, la pancia, fino ad arrivare ai jeans di lei e tirarli giù. Lei era in intimo, mentre lui era, semplicemente, senza maglietta. Lei si fece coraggio e fece anche la sua parte. Spinse Zayn e lo fece cadere di schiena. Lei si mise su di lui e cominciò a baciarlo, poi gli sbottonò i jeans e glieli tolse. 
In intimo, entrambi, si baciavano con tutta la passione che avevano frenato fino a quel momento.
Rimasero per poco in intimo, perché si tolsero anche quello. 
Hope era al massimo dell’imbarazzo, mentre a Zayn piaceva da pazzi vederla e sentirla nuda sotto di sé. In quel momento, provava più gusto a baciarla e ad accarezzarla. Per lui, era cominciato l’eccitamento e il suo pene si faceva sentire sul corpo di lei. Era una cosa normale, ma l’imbarazzo dominava in Hope. Voleva tirarsi indietro, smetterla ancora prima d’iniziare sul serio. 
Zayn con la mano le accarezzò il viso, poi scese lungo il suo collo e le baciò l’angolo della bocca. La bocca di lui scendeva sempre più verso il basso: le baciò la spalla, ancora, il braccio, la mano. 
«Se vuoi che smetta, dimmelo» disse, sottovoce, Zayn, guardandola nel buio della notte. 
Lei non rispose e accarezzò il viso di lui, che era fermo a baciare la sua mano. 
Lui sorrise nel buio e ricominciò; le accarezzò la morbida curva del seno e le baciò il lato sinistro, stuzzicando il suo capezzolo con la lingua, facendolo contrarre.
Le baciò la pancia, con baci umidi.
Scese fino alle parti intime di lei, baciandola per poco lì, e passando, direttamente, all’inguine e baciandole le gambe. 
«Ti amo, ti amo tanto» sussurrò Zayn, una volta tornato al viso di lei. 
«Ti amo anch’io» rispose lei. 
Lui avvicinò le sue labbra a quelle di lei, senza baciarla, le sfiorò il naso, poi appoggiò, leggermente, le sue labbra a quelle di lei, ma le staccò subito. Gli piaceva vedere in lei la voglia di baciarlo. Lei s’inarcò al corpo di lui e lo baciò subito, impedendogli di controbattere. Quel bacio fu un altro di quei baci appassionati che scosse Zayn. 
Voleva sentirla sua, voleva unire il proprio corpo a quello di lei, voleva amarla, voleva avare una parte di lei con sé, voleva essere un’unica persona con lei, voleva poterla amare per sempre. Tutta questione di desideri che erano ingestibili e violenti. 
Zayn, scosso dal desiderio, le aprì le gambe e cominciò la sua penetrazione. Oh, prima o poi, l’avrebbero fatto! 
Zayn non poteva più aspettare e, benché volesse essere dolce e attento, si rivelò violento e imprudente. 
Lei urlò dolorante, ma lui soffocò i gemiti di lei con i baci. Certo, gli dispiaceva di farla male, ma ne sarebbe valsa la pena. 
Cominciò a spingere e a soffocare i gemiti di dolore di lei, baciandola. 
Lei fece un ultimo gemito di dolore, poi raggiunse il piacere. Un’emozione che prendeva dall’anima e le piaceva. 
Rimasero uniti, come se fossero un’unica persona, per molto.
Ormai, sotto le coperte non facevano altro che ridere e darsi dei teneri baci. Erano sazi e soddisfatti di quella notte, della notte più bella della loro vita…

I’m here !
  che ve ne pare del capitolo ? Non è forse mlmlml ʘ‿ʘ
A me non piace l’inizio… ma il resto sì lol insomma, non è tanto porno… no ? D: spero che per voi sia bello, d’altronde, sono punti di vista!  :3
Beh, che dire… <3 ci vediamo al prossimo capitolo!
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 17
*** “Innocenza e amore” ***


 

CAPITOLO 17

Nei sogni, entrambi, ma in mondi diversi, dormivano su quel letto d’albergo della camera 316. Per entrambi, era stata una notte bella, ma terminata. Lei era stesa di lato, verso Zayn, con le gambe piegate in avanti e le lenzuola che le coprivano metà corpo, lasciando scoperto il seno, ma coperto, in parte, dalla mano di lui intrecciata a quella di lei. Il braccio di lui prendeva quasi tutto il letto e si agganciava alla sua spalla; Zayn dormiva a pancia sotto, sempre con la mano intrecciata a quella di lei e con le lenzuola che gli arrivavano ai fianchi. 
Ci fu un raggio di sole ad attraversare le tende semichiuse e ad arrivare al letto, dove loro dormivano, beatamente. Lui si svegliò, sentendo quella luce fioca sul suo viso. Vide Hope, accanto a lui, che dormiva ancora, illuminata da quella debole luce del sole. Con la mano appoggiata sul petto di lei, Zayn poteva sentire, chiaramente, il battito del cuore di lei. Sorrise tra sé e sé, al solo vedere quella scena. Girò il suo corpo e si avvicinò a lei, accarezzandole, delicatamente, il viso con la mano libera. Lei sorrise inconsciamente, essendo ancora dormiente, mentre a Zayn scappò un altro sorriso. 
Sentiva che la sua vita era perfetta, aveva una ragazza che amava immensamente, faceva il lavoro che adorava fare e avrebbe vissuto tutto, fino alla fine. Aveva raggiunto il suo scopo: Hope era sua e di nessun altro. 
Ma l’innocenza e l’amore di entrambi era in serio pericolo e loro non lo sapevano.
Zayn rimase a guardarla per qualche minuto, poi, lentamente, lasciò la mano di lei e si alzò, vestendosi. 
Quando si fu vestito, cercò nei suoi pantaloni il pacchetto di sigarette che aveva comprato il giorno prima. Lo trovò e uscì fuori al balcone, cacciò una sigaretta dal pacchetto e se la portò alla bocca, prese l’accendino e l’accese. 
Aspirò il tabacco e cacciò il fumo che, a quell’orario così mattiniero, sembrava si congelasse, appena uscito da bocca, invece di disperdersi nell’aria pura e fresca del mattino. 
Il panorama, di fronte a lui, era molto bello e ampio: il cielo era azzurro, con qualche nuvola bianca molto schiarita, sembravano masse di zucchero filato; affacciava su una delle strade principali di Londra, e una delle strade, anche, più trafficate; ma, a quell’ora, la strada era ancora vuota e tutti dormivano; il sole era appena spuntato, non scottava, anche perché erano a dicembre, ma riscaldava un pochino. 
Su quel balcone, Zayn cominciò a pensare alla splendida notte passata assieme a lei, ricordò tutte le carezze, tutti i baci umidi, tutti i “ti amo” e tutte le risatine imbarazzate che fecero quella notte. Si sentiva bene, pensando a quei momenti e fu inevitabile che gli scappò un altro sorriso. 
Nel frattempo, lei si era svegliata e, non trovando Zayn accanto a sé, si chiese dove fosse. Si mise seduta sul letto e guardò la stanza con, forse, altri occhi. Si sentiva bene dopo quella notte di piacere. Sorrise tra sé e sé, appena vide l’ombra di Zayn.
Si alzò dal letto e andò subito in bagno, per sciacquarsi il viso e mettersi un accappatoio; così fece. 
Uscì dal bagno e andò fuori al balcone, da Zayn. 
Lui non si accorse di lei, era troppo tra le nuvole. 
Hope si avvicinò a lui e gli accarezzò il braccio, poi si mise al suo fianco, abbracciandolo e vedendo, assieme a lui, il panorama. 
«Ehi, sei sveglia» notò Zayn, accarezzandole il viso, che era appoggiato sul suo braccio. 
«Sì, ma spegni la sigaretta» disse lei, con un sorriso sghembo sulle labbra, ma senza staccare gli occhi dal panorama. 
Zayn rise e spense la sigaretta, come aveva ordinato lei. 
«Prima notte d’amore e già mi dai ordini… Mmh… Mi piace» scherzò lui, per poi stamparle un dolce bacio sulle labbra. 
Entrambi, riassaporarono il sapore delle loro labbra, lontane già da troppo tempo.
«È stata una notte bellissima» le sussurrò Zayn, avendo ancora tra le mani il suo viso e la fronte appoggiata a quella di lei. 
«È stata la notte più bella della mia vita» rispose lei, ad occhi chiusi, avvicinando le sue labbra a quelle di Zayn. 
Si baciarono ancora una volta, lentamente. 
Zayn sapeva che non poteva baciarla, in nessun luogo, per il bene di lei. 
Si staccò subito dalle sue labbra, il suo sguardo era serio e, leggermente, tormentato; uno sguardo che intimorì e preoccupò Hope.
«Che succede?» chiese lei, preoccupata, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Zayn si guardò intorno, cercando di scovare qualche paparazzo che non sapeva farsi gli affari suoi.
Zayn tornò con il suo sguardo sul viso di Hope e sorrise per non preoccuparla ulteriormente. 
«Andiamo dentro, devo parlarti» disse lui, cingendole le spalle con il suo braccio destro. 
Hope si preoccupò seriamente e non sapeva cosa volesse dirle Zayn. 
Quando entrarono in camera, Zayn si sedette sul letto, mentre Hope rimase alzata, pronta per sentire le parole di lui. 
Lui si alzò appena dal letto e prese la mano di Hope, facendola sedere accanto a lui; posò la sua mano sul fianco di lei e cercò di trovare le parole giuste.
«Allora?» domandò, impaziente, Hope, guardando lui.
«Ehm… Ecco, tu sai che io faccio parte di una band e, tra me e te, potrebbero esserci dei disguidi…» disse Zayn, guardando il viso di lei, che era interrogativa. 
«Del tipo?» chiese lei, pur sapendo la risposta. 
«Del tipo che i paparazzi potrebbero fotografarci, potremmo non aver più privacy, potremmo non vederci per tempo» disse Zayn, accarezzandole la gambe, coperta, fino alle ginocchia, dall’accappatoio. 
«Questo lo so benissimo…» disse lei, abbassando la testa. «Ci vedremo poco, per non parlare delle fan che saranno furiose»
«Ti basta sapere che ti amo?» chiese Zayn, appoggiando la sua testa sul capo di lei. 
«Mi basta per tutta la vita» pronunciò, sottovoce, lei. 
Zayn sorrise appena. 
«Ma ora vestiti, perché voglio portarti a fare colazione» disse, infine, lui. 
Lei sorrise e scelse i vestiti, per poi andare a vestirsi in bagno. Zayn l’attendeva seduto sul letto.
Quando lei uscì dal bagno, entrambi sorrisero e si avvicinarono, per poi baciarsi teneramente. Il loro bacio fu interrotto da un “toc toc” della porta. Lei era confusa e non sapeva chi poteva essere. Il servizio in camera o la cameriera erano esclusi. Lasciò l’abbraccio di Zayn e si diresse verso la porta. Zayn si appoggiò alla porta che portava alla camera da letto. Lei aprì la porta…
Ah, non l’avesse mai fatto!

EHI, BELLA GENTE
 <3
COSA VE NE PARE DI QUESTO CAPITOLO ? A ME PIACE, ABBASTANZA…:3  MI PIACE, COME AL SOLITO, IL FINALE LOL. INSOMMA ‘AH, NON L’AVESSE MAI FATTO!’ 
TRA HOPE E ZAYN , POTREBBERO ESSERCI DEI DISGUIDI, SI’, MA VOI NON LI VEDRETE, PERCHE’ FINIRO’ LA STORIA PRIMA. LOL A 19 CAPITOLI FINISCE, QUINDI NE MANCANO ALTRI 2.
EH, INDOVINATE UN PO’? NE COMINCERO’ UN’ALTRA, YEEEEEEEEEEEEEP. ESULTATE CON ME .-. MA N0ON SO ANCORA SU CHI SI TRATTERA',MA MI VERRA' AL MOMENTO! LOL
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 18
*** “Gelosia… brutta bestia” ***


 

CAPITOLO 18

Le gambe di Hope erano immobili, come cemento seccato al primo colpo. 
Non doveva sperarci troppo, non doveva sperare di essere felice. Avrebbe voluto chiudere la porta, ma, pietrificata com’era, non ce la faceva neanche a respirare.
Mosse un passo, indietreggiando. Nei suoi occhi c’era terrore, ma anche voglia di finirla lì. 
Ah, se, qualche volta, avesse fatto un taglio più profondo sul suo polso, magari, non sarebbe stata in quella condizione e, magari, sarebbe stata morta e avrebbe smesso di soffrire.
Ma, infondo, tutte le scelte che ha fatto, finora, l’hanno portata da lui e non poteva pentirsi di tutte quelle scelte, perché le avevano donato una ragione per cui sorridere.
Zayn si accorse, subito, della reazione di Hope e non esitò un attimo ad avvicinarsi a lei, per rassicurarla e capire cosa stesse succedendo.
Le mise una mano sul fianco e cercò di sorreggerla, dato che sembrava volesse svenire. 
I due uomini alla porta, senza neanche un invito amicale, entrarono in camera. I loro sguardi erano minacciosi, ma cauti. Si guardarono attorno, osservando ogni dettaglio di quella stanza, capendo, anche, le buone condizioni di vita di lei. 
Il loro aspetto fisico era molto curato, avevano una trentina d’anni a testa e sembrava stupido che lavorassero per un uomo e che andassero a Londra per trovare “la figlia del capo”.
Zayn non rimase spaventato, anzi, voleva chiarire quella storia.
«Stai bene?» chiese Zayn, accarezzando la morbida curva della guancia di lei.
Lei, invece che annuire, scosse la testa. Non andava per niente bene e Zayn se n’era accorto già da quando lei aveva aperto la porta. Se non altro, aveva detto la verità, invece che mentire. 
«Marco e Angelo» sussurrò lei, spaventata, indietreggiando ancora. 
Zayn la fermò tra le sue braccia, pur di non farla spaventare ulteriormente. La strinse forte tra le sue braccia, senza un preciso motivo: la vedeva spaventata e voleva rassicurarla, perché con lui non sarebbe successo niente. 
«Con me, sei al sicuro, amore» sussurrò Zayn, baciandole il capo, stretto tra le sue braccia e appoggiato al suo petto. 
Lei chiuse gli occhi, tremante, cercava di convincere sé stessa che tutto sarebbe andato bene. 
I due uomini rimasero a guardare quella scena, notando che il ragazzo era, fin troppo, premuroso nei confronti di lei. Si lanciarono, tra loro, occhiate interrogative e curiose. 
«Ti sei trovata un ragazzo, Hope» disse l’uomo a destra, dai capelli lunghi e color castano chiaro, e dagli occhi azzurri come il cielo. 
«Che cosa volete?» chiese Zayn, deciso, stringendo, ancora, tra le braccia Hope.
Negli occhi di Zayn non si notava lo spavento, lui era forte, non amava fare a botte, ma per Hope avrebbe fatto qualsiasi cosa. 
«Noi?» chiese quello dai capelli neri come il carbone e dagli occhi nocciola, simili a quelli di Zayn, ma diversi nell’intenzione comunicativa. «Nulla, eccetto che la tua ragazza» rispose poi, con sguardo minaccioso.
Intanto, Hope, stretta tra le braccia di Zayn, mandava le peggiori bestemmie e le peggiori imprecazioni. 
Gli uomini sentirono le parole soffocate di Hope, dette in italiano. 
Zayn rimase neutro e non rispose, ma cominciò a tenere i denti stretti, come se volesse soffocare un istinto. 
Uno di quei uomini, quello con i capelli color carbone, si avvicinò ai due, stretti l’uno all’altra, e allungò una mano verso Hope, cercando di accarezzarla, ma più che altro, per scoprire la reazione di lui. 
La scoprì subito, di fatto, Zayn si spostò avanti a Hope, pur di non farla toccare. 
«Protettivo…» pensò ad alta voce Angelo, quello dai capelli castano chiaro, che era ben lontano dai tre. 
Zayn lanciò un’occhiataccia a quest’ultimo, fulminandolo con lo sguardo. 
Marco, quello dai capelli color carbone, notò anche quella reazione di Zayn. 
«Ma troppo impulsivo» rispose Marco, osservando, attento, ogni movimento di Zayn. 
«Andate via, perché lei non tornerà mai con voi» disse Zayn, non smettendo di stringere Hope, e nella sua voce si notava un filo di minaccia. 
«Tu credi?» chiese l’uomo di fronte a loro due. «Io credo il contrario» disse, infine, lanciando un’occhiata d’intesa alle sue spalle. 
Angelo scattò subito e si avvicinò a loro tre. Poi, cercò di staccare Hope da Zayn, e ci riuscì. Mantenne Zayn, mentre si dimenava, cercando di liberarsi dalla stretta di Angelo. Appena Hope fu libera, Marco le prese il braccio e la strattonò.
«Non toccarla!» disse Zayn, in presa alla furia.
Marco rise sarcastico, capendo che Zayn non sapeva con chi aveva a che fare.
«Chi sei tu per dirmelo?» chiese poi, ancora ridendo. 
«Non toccarla» disse, di nuovo, Zayn. 
Angelo cercò di trattenerlo e ci riuscì. Zayn si sentiva impotente, non potendola aiutare e non potendo evitare che quello lì la toccasse. 
Hope era scossa, quasi non capiva cosa stesse succedendo. Guardò Zayn, che anche lui la guardava e, contemporaneamente, cercava di liberarsi dalla stretta; poi, guardò Angelo, che cercava di mantenere Zayn.
L’ultima cosa che Hope voleva era far del male a Zayn, per questo, si vide costretta a fare quello che dicevano i due uomini.
Marco le prese, nuovamente, il braccio e la portò in camera da letto, seguito da Angelo e Zayn. La gettò sul letto, violentemente. 
«Prepara le valigie» le ordinò, con voce minacciosa. 
Hope non poté fare altro che fare quel che le disse, per questo, preparò le valigie, sotto gli occhi di Zayn, che voleva ribellarsi. 
Marco, intanto, notò il letto disfatto di quella stanza. 
«Ci hai anche fatto sesso… Ah, quando lo verrà a sapere tuo padre» disse Marco, scuotendo la testa, ma nel suo sguardo c’era la soddisfazione. 
«Noi, in questo letto, non abbiamo fatto sesso, abbiamo fatto l’amore!» urlò Hope, ormai stanca di quella vita. 
«Non urlare!» urlò, invece, Marco, poi rivolse uno sguardo a Zayn. «Che ci trovi in lui?» chiese retorico. «Tu dovevi stare con me!» si lamentò. 
«Tu non sei, di certo, migliore di me» disse Zayn. «Nessuno meriterebbe una ragazza come Hope» continuò. 
«Dolce il tuo ragazzo» disse Marco, con un sorrisetto malizioso. «Si vede che ci tiene a te… Chissà se…» lasciò la frase in sospeso, passando ai fatti. 
Trovava divertente vedere Zayn arrabbiato, così, si avvicinò a Hope e le prese il viso violentemente, baciandola. 
La rabbia di Zayn raggiunse il massimo. 
La gelosia… brutta bestia, ma anche paura di perdere chi più ami.

HI
  :3 VORREI FARE UN COMMENTO GENERALE DEL MIO CAPITOLO, METTENDO ANCHE I MIEI PUNTI DI VISTA, LOL, QUINDI SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSHUT UP :3
ALLORA, QUESTO CAPITOLO NON MI PIACE TANTO, MI PIACE, COME AL SOLITO, IL FINALE. MA NO, NEANCHE LOL MI PIACE LA FRASE CON CUI CHIUDO IL CAPITOLO.
NEL TITOLO HO SCRITTO “GELOSIA… BRUTTA BESTIA” BEH, VOLEVO METTERE IN EVIDENZA ANCHE LA GELOSIA DI MARCO, POICHE’ LUI VOLEVA STARE CON HOPE. OH, AMMETTETELO, ZAYN E’ DOLCE *Q* ASDFGHJK MARCO E ANGELO, CATTIVI U.U SISI. MA MARCO CHE BACIA HOPE… OH, E’ IL MASSIMO LOL CHISSA’ CHE SUCCEDERA’ AL PROSSIMO CAPITOLO LOOOOOOOOOOOOOL EHEH DOVETE ASPETTARE.
MUCH LOVE! <3

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Capitolo 19
*** “Tutto finito” ***


 

CAPITOLO 19

L’impulsività, a volte, crea guai. 
Zayn non ci vide più, cercò di liberarsi dalla stretta alle braccia di Angelo e, con sua grande soddisfazione, ci riuscì. Ma, in quel momento, contava ben poco la soddisfazione. Il punto era un altro: Marco aveva baciato Hope. 
Si verificarono due fenomeni contemporaneamente: Zayn riuscì a liberarsi; Hope lasciò le labbra di Marco e gli mollò un ceffone.
Marco, appena si accorse che Zayn si fu liberato, riprese Hope e la baciò, anche se lei non voleva. 
Marco era molto più forte di lei e comandava. Se non altro, Marco era arrivato al suo obiettivo: Zayn era molto arrabbiato. 
Zayn strappò Marco tra le braccia di Hope e gli diede un gancio destro, molto pesante, infatti, Marco indietreggiò per il colpo ricevuto, ma fu subito pronto a restituirlo. Il pugno mandò sul letto Zayn, gli aveva spaccato il labbro inferiore. Zayn si passò una mano sul labbro spaccato, per togliere il sangue che usciva.
Hope non sapeva cosa fare, voleva fermare Zayn, ma Marco, poi, avrebbe preso il sopravvento. Se, invece, avesse fermato Marco, lei avrebbe avuto conseguenze. Ma ci pensò su, la vita di Zayn era più importante della sua, secondo il suo parere, ovvio. 
Angelo, in un angolo, osservava la scena, senza intervenire. Egli non era spaventato per l’amico, anzi, sorrideva vedendoli battere. 
Zayn non aspettò un attimo a rialzarsi, così sferrò un altro pugno a Marco, il quale, stava già per restituirlo, ma Hope lo fermò, mettendosi tra i due.
«Smettetela!» urlò Hope, mettendosi tra Marco e Zayn, pronta, anche, a prendersi le botte, affinché essi smettessero. 
«Levati da mezzo, se non vuoi farti male» ordinò Marco, prendendole il braccio e spostandola da lì, gettandola su pavimento. 
«Brutto bastardo, ti ho detto che non devi toccarla!» urlò Zayn, avvicinandosi a Marco, con fare minaccioso. 
Entrambi, non passarono alle botte, ma si guardarono fisso negli occhi, cercando di scoprire se, in uno dei due, ci fosse una paura nascosta. In entrambi, non c’era paura. Era da un po’ di tempo che Marco non litigava con qualcuno e quella, per lui, era un’occasione giusta, sapendo che l’avrebbe vinta lui. 
Per Zayn, invece, era tutta questione di principi, ma, soprattutto, rispetto per la propria donna. Era l’unico modo, per difendere Hope, per regalarle, magari, un futuro migliore. Tutto ciò, Zayn lo faceva per amore, nient’altro che amore. 
Quale sentimento più nobile di questo? 
L’amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose. Quando si è innamorati davvero, è difficile riprendersi da quell’amore. Qualche volta, anzi, spesso, esso supera l’impossibile, ma regala emozioni speciali e uniche che non si dimenticano facilmente. 
Era il caso di Hope e Zayn che morivano, anche solo non vedendosi per un giorno.
«Smettetela, vi prego» disse Hope, a terra, guardando i due. 
Zayn le rivolse uno sguardo e, subito, andò verso lei per aiutarla, in qualche modo. Si abbassò e la guardò negli occhi.
Gli occhi di Zayn erano molto arrabbiati, ma, posati sul viso di lei, si calmarono quasi. 
Marco guardò la scena e gli si spezzò il cuore a vederli così: entrambi presi dallo sguardo uno dell’altra; l’ombra di un sorriso sul volto di entrambi; la mano di Zayn che, lentamente, prendeva quella di Hope;
Marco era sempre stato innamorato di Hope e lui era una delle poche persone che voleva il bene di lei, solo che lo nascondeva. Odiava che il padre la picchiasse o violentasse, ma lui era il suo capo e non poteva fare obiezioni, benché, parecchie volte, ci avesse provato. Non era mai stato un tipo violento, ma, abitando per i quartieri Spagnoli di Napoli, aveva imparato a vivere, come facevano i delinquenti. 
Bussarono alla porta. Una bussata che distrasse tutti, che guardarono verso la porta.
«Aspettavi qualcuno?» chiese Marco a Hope, guardando verso la porta. 
Marco e Angelo sembravano quasi spaventati, come se sapessero chi ci fosse dietro la porta. 
Andarono alla porta e aprirono. Di certo, non si aspettavano di trovare quei poliziotti. I poliziotti entrarono e subito presero Marco e Angelo. Nessuno sapeva chi avesse chiamato la polizia, ma, sia Hope che Zayn, tirarono un sospiro di sollievo, vedendo quei tre poliziotti mettere le manette ai polsi di Marco e Angelo. 
«Scusate il ritardo» disse uno dei tre poliziotti, mortificato. 
Zayn si alzò da terra e aiutò anche Hope ad alzarsi. 
«Ci scusi, ma chi vi ha chiamati?» chiese Zayn, curioso, stringendo tra le braccia Hope.
«Una certa Jade Dickens» rispose il poliziotto, per poi andate via con Marco e Angelo. 
Zayn e Hope rimasero confusi, ma erano felici. Zayn prese in braccio Hope e girò su sé stesso. Lei era felice e avrebbe, magari, iniziato davvero una nuova vita. 
Poche settimane dopo, anche il padre di Hope fu arrestato e andò in galera. 
Hope non poteva far altro che essere felice e sollevata. Il sole era ritornato a splendere nella sua vita; ben presto, si trasferì da Zayn e non mollò il suo lavoro, voleva, comunque, essere una donna indipendente. 
Per Zayn, ricominciò il lavoro, spesso, era in pensiero per Hope, ma lei lo rassicurava continuamente: non c’era più nulla da temere.
Non tutto va sempre male, ci sono giorni in cui vorresti, magari, morire, ma, se vivessi un po’ di più, capiresti che la vita è un dono e dovrebbe essere vissuta. Come si dice? Live while we’re young, no?

«E ora? Dove sono? Cosa fanno? Come stanno?»
«Una domanda alla volta! Ora, sono su quell’altare, non li vedi? Si stanno scambiando gli anelli. È passato un anno da allora»
«Non vedo Jade… Dov’è?»
«Ha abbandonato il lavoro ed è andata a via»
«Ma tu chi sei? Come sai di loro?»
«Diciamo che… sono una loro amica…»

Fine
.

Ssssssssssssssalve, bella gente c: Fine della storia asdfghjk che ve ne pare? 
 a me piace il finale *-*’
Se non l’avete capito (lol) la ragazza che racconta è Jade:3
Ci sentiremo presto con la nuova storia che farò!! :-) Spero vi piaccia anche quella!!! 
MUCH LOVE! <3

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