A Ognuno La Sua Lettera

di Melinda2606
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A ***
Capitolo 2: *** B ***
Capitolo 3: *** C ***
Capitolo 4: *** D ***
Capitolo 5: *** E ***
Capitolo 6: *** F ***
Capitolo 7: *** G ***
Capitolo 8: *** H ***
Capitolo 9: *** I ***
Capitolo 10: *** L ***
Capitolo 11: *** M ***
Capitolo 12: *** N ***
Capitolo 13: *** O ***
Capitolo 14: *** P ***
Capitolo 15: *** Q ***
Capitolo 16: *** R ***
Capitolo 17: *** S ***
Capitolo 18: *** T ***
Capitolo 19: *** U ***



Capitolo 1
*** A ***


A: acqua
 
Akane non aveva mai amato l’acqua.

Dei quattro elementi, era quello che odiava di più.

Insomma, lei non sapeva nuotare, ed ogni cosa bagnata le metteva nervosismo, perché amava il caldo e l’asciutto.

Poi però aveva trovato un motivo per amare l’acqua.

Non l’avrebbe mai ammesso, però c’erano nei vantaggi quando Ranma era costretto a bagnarsi con l’acqua calda per tornare uomo.

Soprattutto quando indossava la canotta bianca.

In quei momenti l’acqua gli faceva appiccicare la maglia addosso, così che era possibile vedere ogni singolo muscolo del corpo del ragazzo.

Ma anche l’acqua fredda non era male.

Facendolo trasformare in donna, Akane riusciva a parlare meglio con il fidanzato, la incantava meno.

Ma nemmeno questo gli avrebbe mai rivelato.

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Capitolo 2
*** B ***


B: borbottii.
 
Ranma Saotoome era quello che generalmente la gente chiama “campione”.
 
A Nerima e dintorni tutti sapevano che lui era uno dei più combattenti più forti del mondo, che era bravissimo in ogni singolo sport  e che nelle rare volte che voleva riusciva anche a strappare buoni voti a scuola.
 
Ma alla gente mancava una sfumatura del suo carattere.
 
Ancora più che con la lotta, lo sport o la scuola, Ranma era un campione in qualcosa che nessuno insegnava.
 
Lui era il re dei borbotti.
 
Borbottava spesso frasi sconnesse quando non sapeva come tirarsi fuori da una situazione spiacevole, come quando le sue ammiratrici gli gettavano le braccia al collo.
 
Quando poi aveva visto scendere Akane con il nuovo vestito bianco che aveva comprato quel pomeriggio, avrebbe potuto vincere una medaglia d’oro, se solo il borbottare fosse stata una disciplina olimpica.
 
Aveva risposto con parole distorte quando Akane gli aveva chiesto come gli sembrasse l’abito, poi se ne era andato.
 
Ma Akane aveva sorriso.
 
Sapeva che l’aumentare del borbottare di quel testone era il segno di quanto quell’abito l’avesse sconvolto. 

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Capitolo 3
*** C ***


C: calore.
 
Quando iniziava l’estate, Akane sentiva il suo umore migliorare notevolmente.
 
Amava immensamente stare al sole, sentendo il calore che le davano i raggi del sole sulla pelle.
 
Era la cosa che più apprezzava al mondo, anche se non lo aveva mai confessato a nessuno per non farsi sentire dire che il sole è una cosa comune, che non c’era niente di speciale nel sentire sulle braccia quella carezza calda.
 
Era sicura che non avrebbe mai trovato niente in grado di trasmetterle un simile calore, nessuna coperta, stufa o golf avrebbe saputo darle quella sensazione.
 
Infatti, quando Ranma le aveva messo una mano sulla guancia per controllare se si fosse tagliata, aveva avvertito sulla pelle un calore che non era paragonabile a quello del sole.
 
Il calore che le aveva trasmesso Ranma era stato diverso.
 
Era stato migliore.

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Capitolo 4
*** D ***


D: donne
 
Ranma non sapeva assolutamente niente delle donne.
 
Suo padre non si era mai preoccupato di insegnargli qualcosa sul sesso femminile, non aveva avuto modo di osservare sua madre né di confrontarsi con loro.
 
Aveva solo tre certezze sulle donne.
 
Primo: definirle il “sesso debole” gli pareva una stupidaggine.
 
Insomma, nessuna delle ragazze che conosceva era debole.
 
Pazze, isteriche, testarde, carine, ma non deboli.
 
Secondo: nessuna donna era uguale a un’altra.
 
E nessuna donna era uguale ad Akane.
 
Nessuna riusciva ad essere contemporaneamente testarda, nevrotica, acida come lei.
 
Nessuna riusciva a essere maledettamente meravigliosa come lei.
 
Terzo: avrebbe potuto viaggiare in lungo e in largo, ma non avrebbe mai trovato una donna come Akane.
 
Mai.

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Capitolo 5
*** E ***


E: egocentrismo
 
Akane aveva più volte pensato di mandare una lettera a chi scriveva i significati delle parole sul dizionario.
 
Una volta aveva cercato la parola “egocentrismo” sul vocabolario e aveva trovato che esso è l'atteggiamento e il comportamento del soggetto che pone se stesso e la propria problematica al centro di ogni esperienza, trascurando la presenza e gli interessi degli altri.
 
Insomma, quello era inchiostro sprecato, dato che l’egocentrismo si poteva definire con una semplice parola: Ranma.
 
A lui non interessavano i problemi degli altri e nemmeno i loro interessi.
 
A lui premeva solo diventare il più grande combattente del mondo, ignorando i sentimenti delle persone che lo circondavano.
 
Akane lo sgridava spesso per questo, gli dava la colpa per ogni singolo avvenimento, anche se molte volte era evidente che il ragazzo non capiva quello che era accaduto, proprio perché era solo uno stupido egocentrico.
 
Poi una mattina Akane, andando a svegliare il fidanzato per la colazione, ebbe un’illuminazione.
 
Vederlo addormentato serenamente le fece capire una cosa importante.
 
Ranma non era uno stupido egocentrico.
 
Era Akane che metteva quello stupido al centro della sua vita.
 
Al centro di tutto. 

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Capitolo 6
*** F ***


F: fiction
 
Da quando Ranma e suo padre erano arrivati a Nerima, Akane aveva l’impressione di essere la protagonista di una di quelle fiction che Kasumi guardava nel pomeriggio.
 
Ogni giorno era una puntata nuova, accadevano sempre cose inaspettate, e la ragazza si era spesso ritrovata a pensare a come dovesse apparire romanzata la sua vita agli occhi di un estraneo.
 
Insomma, apparivano continuamente personaggi sempre più strani, pattinatori ninfomani, ricchi francesi con la lingua simile a quella dei camaleonti, ragazze che tenevano nella borsetta strani intrugli magici invece del rossetto.
 
Ma Akane era l’attrice più brava di tutti.
 
Riuscire a recitare sempre lo stesso copione, giorno dopo giorno, senza mai essere smascherata non era cosa da poco.
 
Ripetere continuamente a un ragazzo stupido, maniaco quando invece avrebbe solo voluto urlargli ma non ti accorgi che ti muoio dietro? non era cosa da poco.
 
Ma il suo ruolo nella grande fiction era quello.
 
Sperava solo un giorno di riuscire ad ottenere un cambio di ruolo.
 
E che anche Ranma cambiasse il suo personaggio.
 
Perché lei ne era sicura, lui recitava.
 
Lo capiva anche adesso: mentre le ripeteva il suo solito repertorio di offese più o meno colorite, Akane aveva visto quegli occhi tanto blu pensarla diversamente.
 
E si sa, nelle fiction tutto è possibile.

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Capitolo 7
*** G ***


G: Gollum
 
A causa dei numerosi viaggi che aveva fatto con suo padre, Ranma non aveva mai avuto l’occasione di crearsi una cultura letteraria e cinematografica.
 
Una volta arrivato a casa Tendo però aveva sentito spesso le tre sorelle parlare di libri e film, e anche se per i primi non riusciva a sviluppare una grande passione, i secondi gli interessavano molto.
 
Dopo cena era piacevole mettersi a guardare un bel film, niente di troppo sdolcinato o romantico comunque.
 
Sarebbe stato troppo imbarazzante guardarli con la fidanzata.
 
Nabiki era riuscita a fargli guardare tre film molto lunghi, una saga chiamata Il signore degli anelli, che gli era piaciuta molto.
 
Aveva capito pienamente uno dei personaggi.
 
Tutti avevano creduto che lui si fosse identificato nell’eroe della situazione, e invece no: Ranma aveva compreso a fondo i sentimenti di un esserino chiamato Gollum.
 
Quel mostriciattolo aveva una passione morbosa per un anello, che lui definiva “il suo tesoro”.
 
Ecco, Ranma aveva capito come mai quell’esserino grinzoso aveva un attaccamento così forte per quell’anello.
Nonostante fosse un oggetto piccolo aveva in sé un enorme potere ed era molto prezioso.
 
E anche Ranma aveva qualcosa di simile: una cosa piccola, ma con un potere enorme, qualcosa che era il suo tesoro.
 
Akane.
 
Ma per il momento era meglio continuare a far finta di aver preferito Aragorn.

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Capitolo 8
*** H ***


H: humus
 
A lezione di biologia, il professore aveva detto che per far crescere una pianta forte, bella e rigogliosa era necessario darle il giusto humus, ovvero il terriccio adatto.
 
In quel momento Akane aveva smesso di prendere appunti ed era rimasta fulminata da un’idea assurda.
 
Insomma, lei non era una pianta, e tantomeno Ranma era un ammasso di terra fertilizzante, ma lei sentiva che in realtà il ragazzo avesse la stessa funzione.
 
Ranma era il suo humus.
 
Ranma la rendeva forte, bella e rigogliosa.
 
Da quando era arrivato lui, Akane aveva sempre cercato di compiacerlo, e nei rari momenti in cui lui le aveva fatto un complimento, lei si era sentita grande, come la pianta di fagioli di Jack.
 
L’unica pecca era che l’humus andava comunque annaffiato: ecco cosa mancava a Ranma, qualcuno che gli desse dell’acqua in modo da svolgere la sua funzione continuamente.
 
E chi diceva che non poteva essere proprio la piantina che lui nutriva ad annaffiarlo?
 
Akane sorrise a questo ultimo pensiero e riprese a prendere appunti, scuotendo la testa alla vista del suo humus che dormiva placidamente con la testa sul banco.

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Capitolo 9
*** I ***


I: intonaco
 
Ranma era il tipo di ragazzo profondo quanto una pozzanghera.
 
Insomma, per lui le cose erano come le si vedeva, né più né meno, non capiva come alcune persone potessero usare tante parole per descrivere qualcosa che a lui sembrava così semplice.
 
Per capirci, lui e Kuno erano il nord e il sud.
 
Per questo era rimasto molto stupito quando gli era venuto in mente di paragonarsi all’intonaco.
 
L’idea gli era venuta guardando i muratori tirare su per la milionesima volta la parete del dojo, distrutta dalle lotte continue che si svolgevano in casa Tendo.
 
Lui era l’intonaco, era lo strato di rivestimento che proteggeva la muratura.
 
A volte non lo si notava, a volte si rompeva perché posto davanti ai suoi limiti, ma si aggiustava facilmente perché doveva sempre essere pronto a proteggere la sua muratura, che nella sua mente era gialla.
 
Come il sole.
 
Come la luce.
 
Come le stelle.
 
Come Akane.
 

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Capitolo 10
*** L ***


L: Leonardo da Vinci
 
Akane era molto brava a scuola.
 
Amava ogni singola materia ed era molto brava ad apprendere velocemente tutti i concetti che gli insegnanti spiegavano.
 
Solitamente si limitava a prendere appunti senza pensare più di tanto, ma un giorno si innervosì durante una lezione di scienze.
 
Il professore parlava delle invenzioni più importanti della storia, soffermandosi particolarmente sulle ricerche di Leonardo da Vinci, uno scienziato e artista italiano.
 
Insomma, lui era stato uno degli uomini più importanti del mondo, dai suoi disegni erano state inventate le più grandi macchine del mondo, come gli aeroplani.
 
Ad Akane però, sentendo la lista infinita di dipinti e di progetti dell’uomo, era venuta una fitta di stizza.
 
Perché mai uno degli uomini più intelligenti e brillanti del mondo non aveva rinunciato a fare un paio di dipinti per dedicarsi invece a progetti più utili, come una macchina per cancellare la timidezza?
 
Se lei lo avesse avuto, lo avrebbe usato ogni singolo giorno su Ranma, in modo che quel testone le facesse qualche complimento non solo nei casi di pericolo.
 
Perché lei lo sapeva che lui la trovava carina, era cresciuta da quando lo aveva conosciuto, e aveva notato che lui la guardava più spesso e intensamente, anche se poi le urlava contro qualche cattiveria.
 
Forse però Leonardo ci aveva provato a inventare qualche macchinario del genere, ma fallendo.
 
Ma lei non si sarebbe arresa, avrebbe fatto ammettere a Ranma quello che provava veramente.
 
Un’impresa degna di essere comparata a quelle di Leonardo da Vinci.

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Capitolo 11
*** M ***


M: musica
 
Ranma non ascoltava mai molta musica.
 
Preferiva passare i pomeriggi ad allenarsi o a dormire nella sua stanza.
 
Le uniche canzoni che conosceva erano quelle scatenate che ogni tanto sentiva provenire dallo stereo nella camera di Nabiki o quelle dolci e romantiche che canticchiava Kasumi girando per la casa.
 
C’era una melodia che però conosceva bene, era quella che preferiva: la musica del suo cuore.
 
Era sempre diversa, cambiava nelle differenti occasioni.
 
Quando combatteva il suo cuore batteva veloce, come se anche quella parte del suo corpo volesse uscire dal suo petto e farsi valere contro i nemici.
 
Quando guardava sua madre il suo battito era lento e regolare, sereno e in pace, come se niente al mondo potesse fargli del male.
 
La musica migliore però era quella che il suo cuore sceglieva di eseguire quando vedeva Akane.
 
Era una musica dolce, quasi struggente, eppure era talmente energica da farlo sentire vivo e pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo.
 
La cercava continuamente e la punzecchiava solo per sentire il suo cuore battere in quel modo.
 
Si, decisamente quella era la sua musica preferita.

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Capitolo 12
*** N ***


N: ninna nanna
 
Akane non aveva molti ricordi della madre, era troppo piccola quando la donna era morta.
 
C’erano poche cose che ricordava davvero.
 
La prima cosa era quel profumo di lavanda che l’accompagnava sempre.
 
Era un odore delicato e dolce che la faceva sentire protetta e sicura, per questo ogni volta che sentiva quel profumo avvertiva una serenità invaderle il cuore.
 
La seconda cosa erano le sue mani impastate di farina.
 
La forza e la decisione con cui preparava l’impasto per fare i biscotti che tanto piacevano alle figlie erano un esempio di dedizione e amore che Akane avrebbe tanto voluto seguire.
 
Il terzo ricordo, quello più intenso e bello che aveva, era quello di sua madre che le cantava la ninna nanna prima di addormentarsi.
 
Le mormorava sempre una melodia dolce che aveva il potere di rilassarle ogni terminazione nervosa, quando sentiva la mamma cantarle quella ninna nanna si sentiva come il burro sotto il sole d’estate.
 
Questa era la cosa che le mancava di più.
 
Aveva provato a farsela cantare da suo padre, ma la voce roca di Soun non era riuscita a darle la stessa sensazione.
 
Da poco però aveva trovato incredibilmente qualcosa che aveva lo stesso potere della madre.
 
Ranma aveva l’abitudine di salire sul tetto la sera, prima di andare a letto.
 
Akane lasciava sempre la finestra socchiusa, in modo da sentirlo canticchiare canzoncine stupide.
 
Quelle canzoncine però per Akane erano diventate le ninna nanna più belle del mondo.
 
Magari un giorno gli avrebbe chiesto di cantargliele vicino al suo orecchio, come faceva la mamma.
 
Ma per ora si sarebbe accontentata.

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Capitolo 13
*** O ***


O: originalità
 
Oltre a ritenersi il combattente più forte del mondo ed estremamente bello, Ranma si riconosceva un altro pregio: l’originalità.
 
C’erano molti aspetti di sé che erano più unici che rari.
 
Ad esempio, la sua trasformazione.
 
Nonostante fosse una maledizione, non conosceva nessuno che con l’acqua fredda diventasse una ragazza, tantomeno nessuno di sua conoscenza sapeva usare una tale disgrazia a suo favore, come per farsi offrire gelati da ignari e sventurati pretendenti.
 
Un altro aspetto più che originale era l’avere per genitori un panda incapace di intendere e di volere e una madre che se ne andava perennemente in giro con una kanata.
 
Chi altri aveva un padre che aveva promesso in sposo il figlio in fasce a quattro o cinque fanciulle di belle speranze solo per scroccare un pranzo o una madre che si chiedeva se uccidere la propria prole solo per una stupida promessa?
 
Promessa fatta tra l’altro dal panda incapace di intendere e di volere.
 
L’occasione in cui lui usava tutta la sua originalità era quando si rivolgeva alla sua dolce fidanzata.
 
Da quando era arrivato a Nerima, aveva sempre sentito una marea di Akane sei bellissima, Akane vuoi uscire con me, Akane sei il sole che illumina la mia giornata e ancora una valanga di sciocchezze.
 
Lui invece la chiamava maschiaccio, sott’olio senza sex appeal, racchia e un sacco di altri epiteti che la sua mente geniale gli suggerivano.
 
Akane però non capiva l’originalità del fidanzato, e perennemente, dopo lo sfoggio di queste sue abilità, lo spediva a far compagnia alla carpa.
 
E anche quel giorno non era andata diversamente.
 
Eppure, mentre stava sott’acqua a testa all’ingiù, Ranma pensò che originalità non voleva dire verità: lui voleva solo essere unico per Akane, voleva distinguersi dalla massa.
 
Ma Akane non riusciva a comprendere quell’originale tecnica di conquista.
 
Chissà perché.
 

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Capitolo 14
*** P ***


P: postumi
 
Akane era brava a scuola perché era curiosa.
 
Faceva spesso domande su ogni argomento, anche se quello che chiedeva risultava spesso inadeguato o segno della sua grande ingenuità.
 
Un giorno, leggendo un bel libro, lesse di un personaggio che si era svegliato con i “postumi della sbronza”.
 
Akane non aveva mai bevuto niente di più forte di un tè nero, quindi non sapeva niente di quello che si provava.
 
Aveva visto più volte suo padre e il signor Saotoome gironzolare per casa dopo una serata di brindisi con il sake, ma quello che aveva notato erano solo le occhiaie e il fastidio per i rumori troppo forti.
 
Aveva provato a chiedere un po’ in giro: ci aveva provato con Kasumi, ma la sorella si era subito scandalizzata e aveva cominciato a indagare sul perché di quella strana domanda.
 
Happosai l’aveva subito invitata a bere qualcosa con lui, per provare in prima persona, ma Akane non si era fidata: lo sapeva che quel vecchiaccio voleva solo approfittarsi di lei!
 
Akane decise allora di chiedere all’unica persona smaliziata che c’era in casa Tendo: Sua sorella Nabiki.
 
Dopo una piccola ricompensa, Nabiki spiegò alla sorellina che quando si hanno i postumi della sbronza ci si sente lo stomaco pesante, come se avessimo ingoiato delle pietre.
 
La testa si svuota, come se il cervello avesse fatto i bagagli per fare un viaggetto alle Hawaii e la realtà appare distorta perché ciò che trionfa è la confusione.
 
Akane la ringraziò e se ne andò sorridendo: lei li aveva avuti eccomi i postumi della sbronza!
 
Tutto quello che aveva descritto Nabiki lei lo provava quando Ranma le diceva o faceva qualcosa di carino.
 
E per lei i postumi erano la cosa migliore del mondo.
 

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Capitolo 15
*** Q ***


Q: quattro
 
Ranma odiava profondamente il numero quattro.
 
La quarta ora di scuola, perché era quella in cui solitamente si addormentava e veniva messo in punizione, i quattro componenti della boyband che piaceva tanto ad Akane e qualsiasi altra cosa associata a quel numero.
 
Non era sempre stato così, questo odio era iniziato dopo poco tempo essersi trasferito a Nerima.
 
Il motivo era semplice: aveva iniziato ad associare il numero quattro alle fidanzate che, volente o nolente, si era ritrovato appiccicato addosso.
 
Quando usciva, anche per una semplice passeggiata, sapeva che prima o poi avrebbe iniziato a contare fino a quattro.
 
Uno: Akane che lo accompagna, accusandolo di chissà che cosa.
 
Due: il campanello della bicicletta di Shampoo che suona e la ruota anteriore del suddetto mezzo che gli si pianta in faccia.
 
Tre: okonomiyaki giganti esplodono intorno facendo scappare anche gli innocenti passanti, mentre Ukyo urla contro la ragazza del numero uno e quella del numero due.
 
Quattro: una risata malsana riempie l’aria, accompagnata da una cascata di petali di rosa nera e Kodachi che con il nastro fa volare via il povero ragazzo.
 
Questo accadeva tutti i giorni, l’ordine di apparizione però poteva variare.
 
Come era possibile riuscire a non odiare quel maledetto numero?
 
Per compensare però amava profondamente il numero due.
 
Uno: lui, il ragazzo con quel buffo codino nero e la forza di un leone.
 
Due: una ragazza con un bel caschetto scuro, che anche quando Ranma contava fino a quattro era sempre al primo posto.

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Capitolo 16
*** R ***


R: rimorso
 
Quando Akane litigava con Ranma correva sempre in camera sua e inondava il cuscino di lacrime.
 
Dal piano di sotto sentiva la disperazione e le urla di suo padre e del signor Genma, che sgridavano Ranma per le offese rivolte alla fidanzata e per averla fatta scappare via in lacrime.
 
Ma quello che non capivano era che lei non piangeva perché Ranma le aveva urlato contro, ma perché lei aveva strillato contro lui.
 
Le lacrime che le cadevano dagli occhi avevano la stessa provenienza: provenivano dal rimorso.
 
Quando Akane offendeva il fidanzato sapeva di colpire esattamente i punti deboli del ragazzo, ma vederlo vacillare per un secondo, vedergli assumere per un attimo quell’espressione ferita non la faceva stare bene, anzi.
 
Per lei quegli occhi velati di tristezza erano una stilettata al cuore.
 
L’orgoglio le impediva di chiedere scusa, ma le lacrime erano più forti di lei.
 
Ranma tornava sempre, alla fine, con naturalezza, magari chiedendole di passargli il riso come se niente fosse successo.
 
E lei si riprometteva di non offenderlo più.
 
Poteva vivere sentendo Ranma chiamarla “maschiaccio”, ma non poteva vivere con il rimorso di averlo fatto soffrire.
 
 

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Capitolo 17
*** S ***


S: sapore
 
Dei cinque sensi quello che sicuramente Ranma amava di più era il gusto.
 
Da quando era entrato in casa Tendo lo usava tantissimo; amava assaggiare i manicaretti di Kasumi, fare spuntini notturni con le leccornie che trovava nella dispensa.
 
Adorava anche mangiare i gustosissimi piatti che gli portavano Shampoo e Ukyo, e in realtà, una frazione di secondo prima di addormentarsi steso da qualche sonnifero, apprezzava anche le portare di alta cucina di Kodachi.
 
Era proprio per l’amore che aveva per il gusto che si rifiutava di assaggiare qualsiasi piatto fatto da quella pazza scappata dal manicomio che portava il nome di Akane.
 
Ci teneva al suo palato, lui!
 
Eppure, strano a dirsi, la cosa che gli aveva lasciato il sapore più buono del mondo gli era stato dato proprio dalla sua fidanzata.
 
Era successo quando lui si era gattizzato per la prima volta e l’aveva baciata.
 
Lui non si ricordava di niente, aveva negato l’evidenza fino allo stremo, ringhiando contro chi osava fare un commento a tale proposito.
 
Ma a se stesso non poteva negarlo.
 
Il sapore che gli era rimasto per giorni sulle labbra aveva avuto la capacità di farlo sentire appagato e in pace con se stesso.
 
Eh sì, avrebbe fatto di tutto per risentire quel sapore, anche rinunciare a una delle prelibatezze di Kasumi.

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Capitolo 18
*** T ***


T: temporale
 
Ecco, avevano litigato.
 
Ancora.
 
Da quando Ranma era entrato nella sua vita, non era passato giorno in cui non avesse pianto almeno una volta per quello stupido, idiota di un finto fidanzato.
 
Akane cominciò a camminare su e giù per la stanza, cercando di calmarsi respirando l’aria calda di quella giornata estiva.
 
Si appoggiò sospirando al cornicione della sua finestra, accigliandosi.
 
Com’era possibile che  il cielo si stesse coprendo di nuvole nere in pieno Luglio e così all’improvviso?
 
Lei odiava la pioggia, ma non potè evitare di sorridere quando vide suo padre e il signor Genma, prontamente trasformato in panda, correre sotto quelle gocce, felici per quel piccolo miracolo che li aveva salvati dalla calura estiva.
 
All’improvviso Akane capì.
 
Ranma era il suo temporale personale in una giornata estiva.
 
Il caldo è bello, ma a lungo andare toglie energie e secca la terra.
 
Ci vuole quindi un bel temporale di tanto in tanto, salva dall’afa e riabilita il terreno.
 
La ragazza si asciugò gli occhi e corse al piano di sotto, in cerca del suo fidanzato.
 
Lo avrebbe preso a pugni per un po’, ma poi glielo avrebbe detto.
 
Sei uno scemo, temporalino mio 

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Capitolo 19
*** U ***


U: uva
 
Ranma mangiava a tutte le ore.
 
Dal mattino appena sveglio alla sera poco prima di andare a dormire la sua bocca era in continuo movimento, soprattutto da quando abitava in casa Tendo.
 
Kasumi, con i suoi manicaretti, contribuiva ogni giorno di più a rafforzare questa sua abitudine, ma per qualche strana legge dell’universo, sotto quel tetto c’era anche Akane, che invece sembrava quasi volesse aiutarlo a smettere di ingozzarsi proponendogli  i suoi piatti mortali.
 
Ogni volta che lei gli proponeva qualche intruglio la storia era la solita: lui la offendeva, Akane lo malmenava per poi scappare infuriata.
 
Ma lei non sapeva che per prenderlo per la gola sarebbe bastato molto meno.
 
A Ranma sarebbe bastato un grappolo d’uva.
 
Aveva imparato ad amare quel frutto proprio da quando si era trasferito a Nerima e aveva conosciuto Akane.
 
L’uva gli ricordava la sua fidanzata.
 
Ogni chicco era duro fuori, ma morbido e dolce all’interno, potevi trovarci a sorpresa dei semi, proprio così come in Akane ogni tanto si poteva trovare qualcosa di inaspettato che lo lasciava stupito.
 
Akane era uva: da lei si poteva creare un prodotto ottimo, bastava solo avere pazienza e cura.
 
E Ranma ne avrebbe avuta, di pazienza.
 
Avrebbe colto il suo piccolo grappolino a tempo debito.
 

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