Resta viva

di Claudine Delacroix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mentore ***
Capitolo 2: *** Un buon modo per farsi ammazzare ***
Capitolo 3: *** La ragazza in fiamme ***
Capitolo 4: *** La cerimonia di apertura ***
Capitolo 5: *** Addestramento ***
Capitolo 6: *** Passato e presente ***
Capitolo 7: *** Ribelle ***
Capitolo 8: *** Maleducazione! ***
Capitolo 9: *** Lo voglio ***



Capitolo 1
*** Il mentore ***



 


Inspira, espira. Inspira, espira.
Seguendo i consigli di mia madre (che, seppur non ufficialmente, è medico) cerco di calmarmi. Il viaggio è iniziato da un bel po'. Il mio fisico sta lottando per rimanere qui, quando la mia mente vorrebbe essere solo nel Distretto 12, a casa con Prim, o nei boschi con Gale, o a casa di Madge... dovunque con un minimo di familiarità.
Questo treno è grande e lussuoso. Un vagone è esteso quanto la mia casa. Un pasto al ristorante del treno equivale a sei pasti a casa mia. Qui sono fuori posto. Ho già nostalgia di tutto, persino di Ranuncolo. Cosa darei per sentire i suoi soffi arrabbiati, i suoi miagolii patetici o le sue fusa assordanti...

Cerco di pensare ad altro. Guardo fuori dal finestrino e comincio ad escogitare tecniche di sopravvivenza. Questo mi distrae.
Mi sono appena ripresa un po', quando il paesaggio sempre meno Distretto e sempre più Capitol City provoca in me forti ondate di nausea. Decido di volgere la mia attenzione altrove, verso il povero malcapitato che dividerà con me il destino infausto dei giochi. Sembra spaventato quanto me, se non di più. Il ragazzo del pane.
Peeta! Katniss! Oggi sarà una grande, grande giornata, non è vero?
Ecco quella svampita di Effie, penso, roteando mentalmente gli occhi al cielo. Non so come faccia ad essere sempre così maledettamente allegra. D'accordo, non è lei a dover partecipare agli Hunger Games, ma comunque non dovrebbe considerarlo un lavoro del quale essere contenti, dover accompagnare le bestie al macello.
– Ragazzi, come siete silenziosi! È l'emozione, non è vero?  Nemmeno aspettando la risposta che non sarebbe comunque arrivata, comincia a sgallinare su quanto fantastiche saranno le prossime settimane.
– Vedrete, Capitol City vi piacerà un sacco. È tutto un altro mondo, paragonato al vostro... Distretto  Nel pronunciare la parola distretto, arriccia un pochino il naso.
– Dove diavolo è il nostro mentore?  Replico innervosita dall'ultima affermazione di Effie. Che lei sia contenta per gli Hunger Games, gasata per la cerimonia di apertura, impaziente di vederci tirati a lucido per una volta, mi sta bene. Ma che disprezzi il mio Distretto... non lo accetto.
 Ehm, lui... lui sarà qui a momenti. Vi piacerà, vedrete. È... un tipo molto particolare, e...  Mentre cerca di concludere la frase, le porte del vagone si aprono. Fa il suo ingresso un uomo. – Eccoti qui, Haymitch! Stavamo proprio parlando di te!  Effie sembra sollevata che il nostro mentore abbia interrotto il suo vano tentativo di presentarcelo al meglio. E ti credo, penso.
Haymitch è un bell'uomo, sulla quarantina. Nonostante la bellezza naturale, è molto trascurato. Porta i capelli biondi spettinati e lunghi, si vede che non gli interessa curarli. O pettinarli, se è per questo. Ha dei begli occhi grigi, segno inconfondibile del Distretto 12, ma spenti. Forse quello sguardo è stato spento dagli Hunger Games.
I numerosi anni post-Giochi non gli hanno impedito di mantenere il fisico ben impostato e forte. Ma non l'hanno nemmeno aiutato a dimenticare. Come quel bicchiere che tiene in mano, che non è di certo l'ultimo né il primo.
Il nostro mentore è un ubriacone. Siamo fottuti.
Questo è il mio primo pensiero terrorizzato su di lui. Oltre all'aria alticcia causata dall'alcol, sembra che ci sia qualcosa di più profondo a renderlo così arreso in partenza e svogliato.
Ma certo. Una volta che ti nominano alla mietitura, il tuo destino è segnato per sempre. Se perdi, muore il tuo corpo. Se vinci, muore la tua anima. Il lavoro del mentore è un lavoro infame; anno dopo anno, vedi i tuoi tributi morire, e ogni volta, quel senso di colpa, quel realizzare che sei un assassino, non ti lascia più.
Ora capisco l'aggrapparsi di Haymitch all'alcol. Per dimenticare. Non una delusione d'amore, non la morte di qualcuno a lui caro, ma che è un assassino e lo sarà sempre.
Ciò non toglie che io e Peeta siamo fregati. Quest'uomo non è il vero Haymitch, ragazzo forte, scaltro, avventuroso e pieno di vita che una volta dev'essere stato; quest'uomo è patetico e depresso.
Non per colpa sua, certo. Ma lo è. E noi siamo costretti ad affidargli la nostra vita.
Non rivedrò mai più Prim.
 Eeehi, Effie! Oggi sei più Capitol del solito. Quella parrucca, lasciatelo dire, è troppo persino per te. Poi, illuminami; che razza di coso è quello che porti al polso?  Effie fa uno scatto della testa, indignata.
Haymitch entra barcollando un po', un bicchiere semivuoto stretto nella mano. Nel vederci spalanca le braccia, sorridendo a pieni denti.
 Ed ecco i miei tributi! Che carini  Detto questo, si siede sulla poltrona di fronte a un Peeta molto, molto confuso. Ci guardiamo, io accigliata lui perplesso, mentre Haymitch si scola l'ultimo sorso della roba che ha nel bicchiere. Poi lo sbatte sul tavolo. Infine si sbraga sulla poltroncina, mani giunte, sorriso beato. Guarda Peeta, poi me. Si aspetta che parliamo?
Scorge le nostre espressioni scioccate e tenta di nuovo.
 Ragazzi miei, so quanto Effie possa essere una gallina starnazzante e so quanto possa imporre i suoi discorsi strampalati a chiunque non lasciando possibilità di replica  ignora l'"ehi!" stizzito dell'interessata  ma non vi avrà mica mangiato la lingua?
La risposta non arriva. Sospira. Prende una bottiglia  alcol, sicuramente  e riempie fino all'orlo il bicchiere. Se lo porta alla bocca, e prima di bere dice tra sé e sé con voce cupa -Questi due non dureranno nemmeno un minuto lì dentro. Come tutti gli altri.
Questo è troppo. Ma prima che io possa fare qualcosa, Peeta si scaglia su di lui. O almeno, ci prova, perché Haymitch, sempre bevendo rilassato, lo blocca al petto con un piede scalzo. È forte, cavolo. L'uomo interrompe un attimo la sua bevuta; un po' del contenuto del bicchiere è caduto. 
 Mi hai sporcato i pantaloni...  biascica, con un finto tono mogio.
Peeta si rimette a sedere, sconfitto e imbarazzato. Quando l'uomo finisce di bere, è come se non fosse successo nulla. Si alza in piedi, sorride affabile a entrambi, si volta, e, con passo strascicato, esce dalla stanza.
Effie si tiene la fronte con una mano, scuotendo piano la testa. Sapeva sarebbe successo. Non siamo i primi e nemmeno gli ultimi tributi che subiscono l'indifferenza, inefficienza e scarsa voglia di fare del mentore.
Mi alzo in piedi anch'io ed esco senza salutare, tornando nella mia stanza a passi pesanti, sbattendo i piedi, pensando che l'ultimo barlume di speranza di sopravvivenza è andato, pensando che moriremo come tutti gli altri tributi del Distretto 12 da ventitré anni a questa parte, come degli sfigati, dei perdenti, senza uno straccio di sponsor. Sconfitti in partenza.
Lo odio.



















L'ho scritta davvero l'ho scritta davvero l'ho scritta davvero *prende un respiro profondo*
Salve tributi! Sono Taaiga, iscritta dallo scorso agosto qui su efp... che si è svegliata mesi e mesi dopo per scrivere qualcosa. Che dite? Dovevo continuare a dormire?
La coppia KatnissxHaymitch mi intriga non poco. Non fraintendetemi, adoro Peeta. E nemmeno Gale mi dispiace. *si ripara dai pomodori* però avevo voglia di fare una pazzia, e... ecco qui. Cos'altro dire? Ho cercato di scopiazzare il meno possibile dal libro e dal film, per questo i dialoghi e alcune cose non coincidono molto con essi.

Se trovate qualche strafalcione, qualche frase poco convincente, non siate timidi. Ditemelo. Anche per messaggio privato, senza bisogno della recensione.

Grazie a chi la recensirà, la metterà tra le seguite o tra i preferiti e... ehi, dove sono andati tutti?*cri cri cri*
Al prossimo capitolo.
 

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Capitolo 2
*** Un buon modo per farsi ammazzare ***


 

 


Metto il bicchiere a testa in giù per vedere se scende qualcosa. Vuoto.
Sospiro, pensando che dovrò alzarmi dal letto per prendere la bottiglia di whisky nell'armadio della stanza. Non che serva nascondere l'alcol lì, cacciandolo sotto ai vestiti. Tutti sanno chi sono, non hanno mai fatto nulla per fermarmi. Non gli interessa.
Forse lo nascondo a me stesso, penso, mentre decido se alzarmi o no. Nascondo ciò che sono diventato. Assieme all'alcol nascondo che, anche se sono il vincitore dei cinquantesimi Hunger Games, vincitore della seconda Edizione della Memoria, ho perso comunque.
Ho vinto secondo Capitol City, ma che cosa poi? Una vita solitaria, intervallata dall'annuale scortatura di bambini o ragazzi del Distretto 12 in un'arena dove moriranno. Facevo meglio a crepare lì dentro.
A proposito di tributi. I miei non sembrano male. Hanno qualche possibilità di sopravvivere. Per un po'. Gli do' otto ore al massimo.
Lui mi è sembrato combattivo. Lotterà fino all'ultimo, ne sono certo. Ma per paura e disperazione. E per qualcos'altro che non ho ancora colto.
Lei invece... mi sembra tosta. Stranamente tosta, per una ragazza del Distretto 12.
Ha lo sguardo da guerriera. Vuole vivere. Vuole vincere. Potrebbe... no, ma che dico. È solo una ragazza del Distretto sfortunato, per quanto forte, scaltra, bella.
A quel pensiero, ghigno un po'. Per essere gnocca è gnocca. Ridacchio, scuotendo appena la testa.
 Haymitch? Haymitch!  la vocetta stridula di Effie mi riporta alla realtà. Roteo gli occhi ma smetto subito, perché la testa mi fa male. Quella donna proprio non la sopporto. Pensa sia tutto un gioco. Ma non capisce che il lavoro che facciamo è schifoso, infame e deprimente? Cosa iniettano nel cervello delle persone di Capitol City?
 Haymitch, dove sei?  che palle. Non la smetterà finché non le risponderò. Ma la testa mi fa troppo male per urlarle una risposta. Rotolo giù dal letto, godendo del contatto della mia testa dolorante contro il freddo pavimento. Mi rialzo in piedi. La stanza gira, mi aggrappo al letto. Ora va meglio.
Quando esco dalla stanza, Effie mi vede e comincia a ticchettare verso di me. Le sue dannate scarpe fanno un casino tremendo.
 Mentore Haymitch Abernathy al vostro servizio, signora  la saluto, stancamente. Oggi porta una parrucca rosa pallido, in tinta col rossetto. Non c'è giorno che passi senza che mi stupisca del suo strano modo di conciarsi.
 Signorina. E comunque, Haymitch, dove diavolo sei stato?
Come se non lo sapesse.
 A ubriacarmi nella mia stanza!  dico, sorridendole. Non è forse ovvio?
Effie sembra un po' preoccupata. Di sicuro per i miei capelli catastrofici e incredibilmente somiglianti allo straccio che usano qui per pulire.
Ma poi, con voce triste, dice solo:  Li hai abbandonati in partenza, Haymitch. Di nuovo. Ogni anno è così. Lo vuoi capire sì o no che sei l'unico loro appiglio, ora? La vuoi smettere di ubriacarti e chiuderti in te stesso e deprimerti? Puoi cominciare a fare il mentore, per favore?  e lanciandomi un ultimo sguardo di rimprovero, si volta e s'incammina sculettando verso l'altro vagone.
Scuoto la testa scocciato; le ramanzine di prima mattina non sono il massimo, soprattutto con una sbornia da smaltire. Torno in stanza, mi spoglio e mi infilo velocemente la vestaglia. Poi, con un certo languorino, mi avvio verso il vagone ristorante. Trovo il biondino già lì; la tazza fumante, le braccia conserte, composto, che aspetta. Me o la ragazza?
Probabile la prima. Infatti, appena mi vede si alza in piedi.  Ehi, Haymitch. Ci... ci sono le brioches alla crema  si risiede nervoso.
Prendo posto senza guardarlo. Comincio a versare nella mia tazza un po' di whisky. Percepisco lo sguardo del ragazzo su di me. O meglio, sull'abbondante quantità di alcol che sto versando. Abbondante per lui, intendiamoci.
Mi blocco un attimo e alzo gli occhi;  Be'? Cosa c'è? È per svegliarmi  colto in flagrante.
Abbassa immediatamente lo sguardo e comincia a sbocconcellare la sua brioche. Sembra un cucciolo spaventato. Dio, non durerà nemmeno un'ora lì dentro, altroché. Peccato, è così simpatico. Potrebbe persino tirare su qualche sponsor.
 Ecco... Haymitch. Cosa ne dici se parliamo un po'... delle strategie... sì, insomma...
 Trovati un rifugio prima che faccia buio. Le notti possono essere molto, molto fredde  questo dovrebbe tenerlo a bada per un po'.
Mentre intingo la brioche nel latte e caffé corretto, riparte all'attacco.  Be', se ho freddo accendo un fuoco, no?  un grosso pezzo di brioche si stacca e va a finire nella tazza, sprofondando inesorabilmente. Impreco sottovoce.  Ecco, sì, accendi un bel fuoco. Fa' sapere a tutti dove sei! Quello sì che è un buon modo per farsi ammazzare!  cerco di recuperare il recuperabile col cucchiaino.
 Quale è un buon modo per farsi ammazzare?  una voce alla mia destra ci fa girare entrambi. È la tributo femmina. Katniss. Il ragazzo si illumina tutto quando lei entra.
 Oh, che gioia, unisciti a noi  la saluto, sarcastico. Non fa in tempo a replicarmi con uno sguardo irritato, che il biondino comincia a parlarle.
 Buongiorno Katniss! Ecco, io e Haymitch stavamo giusto dicendo di trovare un rifugio prima che faccia buio, di non-
– Sì, insomma, le cose da fare per ingannare il tempo prima che vi facciate ammazzare tutti e due  concludo in fretta, cinico. Non posso nemmeno fare colazione in pace.
Lei mi guarda. Gli occhi sono due fessure. Potrebbe tirarmi un ceffone da un momento all'altro. Per tutta risposta, le chiedo di passarmi la marmellata.  Senti, non è che mentre ti alleni a fare il broncio mi passeresti la marmellata?  non si muove.
 Dimmi quale è un buon modo per farsi ammazzare. Dimmelo. Ora  non le interessa veramente sapere qual è un buon modo per farsi ammazzare. Vuole solo che le risponda. E se lo può scordare, chiedendomelo così.
 Dolcezza. Sono le dieci di mattina, devo ancora svegliarmi. Ora passami quel dannato barattolo  non accenna a muoversi, quindi allungo la mano per prendermelo da solo, quando per poco non mi faccio tagliare un indice da Katniss Everdeen. Ha appena piantato il suo coltello tra le mie dita, sfiorandole. Apposta o per sbaglio?
Effie salta sulla sedia.
 Quello lì è mogano!  piagnucola, più interessata al tavolo che alle mie dita.
Non male. Grintosa la ragazza.  Ehi, hai appena ucciso  faccio una pausa d'effetto  una tovaglietta! Fai la stessa cosa ai tributi, e forse potrai rimanere in gioco abbastanza a lungo per vedere morire qualcun'altro prima di te  lei è ancora lì che impugna saldamente il coltello. Sfilo piano la mano, fissandola. Non voglio rischiare di nuovo l'incolumità delle mie dita.
Se gli sguardi potessero uccidere, sarei già bell'e che morto.
Poi i suoi occhi scendono sul mio petto. La vestaglia allentata fa scorgere un pezzo del torace ben allenato.Modestamente.
Arrossendo, stacca il coltello con un gesto secco. Per tutta risposta mi stringo meglio la vestaglia blu, ammiccandole. Lei rotea gli occhi, infastidita.
Mi odia a morte, penso divertito.





















 


Welà, tributi. Come vedete, il giorno di aggiornamento è il lunedì. E non oltre, state tranquilli, ho già pronti i capitoli 3 e 4. 
Quindi a meno che non mi chiamino per la mietitura e, per cause ovvie, non possa postare, l'aggiornamento è lunedì.
SURPRISE! Come vedete, questo capitolo (e non sarà l'unico) è narrato dal punto di vista di Haymitch. Per il momento, sto procedendo a rima baciata(?) ossia un capitolo lo narro dal punto di vista di Katniss, uno dal punto di vista di Haymitch, uno da quello di Katniss, uno da quello di Haymitch, e così via.
Penso che il 'per essere gnocca è gnocca' sia un po' azzardato, piuttosto volgarotto, però volevo fare in modo che lo dicesse così, alla leggera, non da innamorato. Per il momento, come spero si sia capito, non la ama. Volevo dare l'impressione come di un uomo al bar che vede passare una bella donna. Dai, mi avete capita.
L'ultima parte, uhm ehm. Nel film, se notate, Haymitch ha questa vestaglia blu allacciata alla peggio, che mi ha ispirata. Cioè, quello che si intravedeva sotto più che altro.
LALALALA.
Spero di aver rispecchiato bene la personalità di tutti i personaggi.
recensite, porca paletta
Volevo dire, le recensioni sarebbero da me molto gradite.
Come al solito, se trovate cose strane e non avete voglia di recensire, messaggio privato e me lo fate notare. ^-^

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Capitolo 3
*** La ragazza in fiamme ***


 





Mentre penso che il mio mentore arriverà a Capitol City con un arto in meno, il treno comincia a rallentare. Peeta si avvicina al finestrino emozionato. Haymitch smette di sorridere. Effie ci guarda tutti compiaciuta.
Per quanto mi riguarda, non so se ridere o inorridire. È tutto molto... uhm, vistoso.
Effie Trinket confrontata con questa gente è la classe e la semplicità in persona.
La stazione grigia e severa fa solo da sfondo a un arcobaleno di pacchianità e vistosità; parrucche dai colori a cui non saprei nemmeno dare un nome, abiti strani con stampe assurde, trucchi sgargianti che attraversano tutto il viso e il collo, cani dal pelo tinto di fucsia, unghie lunghe venti centimetri... le mie sopracciglia ormai hanno raggiunto l'attaccatura dei capelli dallo stupore. Appena ci vedono cominciano a indicarci, a salutarci, ad applaudirci. Siamo famosi perché ci ammazzeremo come degli animali.
Guardo Effie, che è gonfia dall'orgoglio e saluta e manda baci; poi mi giro verso Peeta, sicura che lui la pensi come me. E invece no. Sta salutando anche lui tutti, con quel sorriso da bambino meravigliato e innocente che, sono sicura, ha già conquistato decine di sponsor.
Inarcando ancora di più le sopracciglia rivolgo il mio sguardo verso Haymitch. Lui annuisce piano, la pensa come me. Poi però mi fa un gesto esortativo con la mano, a dire 'vai, va' anche tu a leccare il culo ai capitolini'. Io lo guardo inorridita. Non ci penso nemmeno. Il mentore fa spallucce.  Affari tuoi, quando sarete nell'Arena e bramerete un bicchiere d'acqua o una pomata per le ferite e le daranno a Peeta anziché a te.
Ha ragione. Per quanto mi ripugni farlo, devo arruffianarmi questa gente. Tra loro potrebbero esserci i miei futuri sponsor, uguale la mia unica possibilità di salvezza.
Di malavoglia raggiungo il finestrino, mi stampo in faccia uno dei miei sorrisi migliori e comincio a salutare la gente, lanciando baci all'aria ogni tanto.
Ora credo di capire come si sente Ranuncolo quando si struscia sulle mie gambe e fa tutte quelle fusa e quei miagolii che piacciono tanto a Prim per farsi dare la sua razione giornaliera di cibo. È ridicolo e umiliante, ma lo deve fare per sopravvivere. Come me in questo momento.
Quando il treno si ferma, non sento più la mano. Haymitch ci dice  ben fatto  ed Effie concorda con lui, siamo stati bravissimi. Come inizio non è male, penso.
 D'accordo, siete stati molto bravi e tutto il resto, ora però sbrighiamoci  Effie sbuffa infastidita, il nostro mentore ha rovinato il clima di autocompiacimento che si era creato.
Peeta, di buon umore nonostante la smorzata di Haymitch, gli chiede:  Consigli per quello che ci aspetta?  l'uomo ci pensa un po' e dice:  Quello che vi faranno al Centro Immagine non vi piacerà. Per niente. Ma dovrete stringere i denti e subire, senza un fiato. D'accordo?
Io e Peeta annuiamo determinati. Effie guarda il nostro mentore a sopracciglia inarcate.  Esagerato!  dice con la sua voce squillante.
Stiamo scendendo dal treno quando Haymitch si blocca di colpo, girandosi.  Ho un altro bel consiglio per voi. Restate vivi  guarda Peeta, poi me, molto intensamente. Infine si gira veloce e continua a camminare
Io e Peeta ci guardiamo, perplessi. Che razza di consiglio è?
Al mio arrivo al Centro Immagine non ho il tempo di leggere tra le righe del consiglio di Haymitch. Quella dove mi accompagnano è una stanza bianca, asettica, con un lettino pulito dove mi fanno sedere. A parte l'accappatoio sottile che mi hanno dato, sotto sono completamente nuda. Rabbrividisco.
Arriva una donna che gentilmente mi fa stendere, togliendomi prima l'accappatoio. Sento che mi sta spalmando qualcosa di caldo e denso su un pezzettino della mia gamba destra; alzo un po' la testa per capire cosa sta facendo, quando uno dei preparatori me la riappoggia sul lettino.  Ti stiamo facendo la ceretta. Sai cos'è? Serve ad eliminare tutti quei peli poco femminili che ti riempiono il corpo  sorride.
Sto per ricambiare il sorriso un po' perplessa  non capisco che bisogno ci sia di togliermi i peli  quando sento uno strappo, seguito dal bruciore improvviso alla gamba che per poco non mi fa urlare e venire meno alla promessa 'niente lamenti' fatta sul treno. Stringo i denti. È dolorosissimo.
Quando anche l'ultima striscia è stata tolta, mi lavano via tutta la sporcizia. Poi mi spalmano una crema profumata, limano le mie unghie ed estirpano i peli delle sopracciglia e dei baffetti.
La donna-estetista, che scopro chiamarsi Venia, mi guarda soddisfatta. Poi mi fa una carezza.  Sei stata bravissima. Non ho mai visto una ragazza così educata. Ti sei comportata alla perfezione. Cinna, il tuo stilista, sarà qui a momenti  mi schiocca un bacio rumoroso sulla guancia ed esce assieme al resto dello staff dei preparatori.
Dopo un po', Cinna entra. Veste semplice e non porta colori strani sul corpo. L'unica frivolezza che sembra essersi concesso è una riga di eyeliner oro applicato con discrezione sulle palpebre. Decido che mi sta simpatico.
 Ciao Katniss. Come stai? Posso darti un'occhiata?  senza aspettare la risposta comincia ad esaminare ogni centimetro della mia pelle, con uno sguardo privo di malizia o altro. È come se stesse esaminando un manichino. Questo mi tranquillizza e rilasso le braccia.
 Ok, puoi rimetterlo  indica l'accappatoio  ora ti faccio vedere il vestito che ho preparato per te. Ma prima una domanda; per cosa si distingue il Distretto 12? Per il carbone, giusto? E che cosa si fa con il carbone? Lo si brucia  a Cinna brillano gli occhi, ma io continuo a non capire. Cosa... cosa vuole fare? Non sembra il classico costume osceno che gli stilisti sono soliti far indossare a noi tributi del 12.
Tira fuori una calzamaglia nera, semplicissima. La indosso, mi copre dal collo ai piedi. Sembra una seconda pelle, è molto attillata, ma non è indecente.
 Tutto qui?  dico, un po' confusa. Cinna tira fuori un copricapo e un mantello arancione e giallo, il mix dei colori a simboleggiare...  Proprio così. Tu sarai il carbone, e questi il fuoco. Sarai Katniss, la ragazza in fiamme.
A bocca aperta, ammiro il risultato finale. Il mio viso è sempre lo stesso, ma con le ombre che gli hanno donato i truccatori non sembra più sporco e trasandato; il trucco è leggerissimo, ma mi da' comunque quell'aria vissuta tipica di chi vive nei Distretti. La calzamaglia mi fascia senza rendermi volgare. Le 'fiamme' mi avvolgono. Sono... sono bellissima, ma semplice.
Cinna però non ha ancora finito.  Sai, daremo fuoco al copricapo e al mantello, sarà meraviglioso  vedendo la mia espressione terrorizzata aggiunge ridendo  no, no, non dovrai preoccuparti di nulla, è fuoco sintetico!  ma non mi rassicura per niente.
Andiamo giù. Peeta è già lì, con un costume simile al mio. Sta molto bene. Effie ci viene a trovare per darci gli ultimi consigli, asciugarsi una lacrima commossa e dirci  cari, siete i tributi del Distretto 12 più belli che abbia mai visto.
Sento uno sguardo penetrante su di me che mi fa girare. È Haymitch, che mi guarda ammirato. Gli sorrido, ma solo un po'.  Sei uno schianto  mi dice, facendomi l'occhiolino.
Mentre faccio per salire sul carro, mi urla qualcosa.
 Stendili tutti, dolcezza!
Con le guance che hanno preso fuoco, alle quali presto si aggiungerà il costume, penso che è arrivato il momento che Capitol City veda la ragazza in fiamme.
Che la cerimonia di apertura inizi!























 


Happy birthday to me!
Eh sì, oggi è il mio compleanno e anche il giorno in cui aggiorno; tre giugno, capitolo tre. Tra l'altro è il mio numero fortunato!
Ho comprato il dvd di Hunger Games, e sono super super felice. Perché lo sto scrivendo qui? VAAA BEH.
Non ho particolari precisazioni da fare in merito a questo capitolo, spero solo che piaccia. Sta cominciando a venire fuori qualche accenno di Haymiss. Finalmente, no?
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** La cerimonia di apertura ***


 

La cerimonia di apertura




-Buonasera, Capitol City! Immagino sarete tutti ansiosi, ansiosi come me d'altronde, di vedere i nostri nuovi tributi. Che quest'anno sembrano piuttosto promettenti! Non capita tutti i giorni che ci sia un volontario da un distretto remoto, dico bene?
Cosa crede? Che tutti facciano a pugni per entrare in un'Arena dove moriranno?
Alle parole di Caesar, un applauso fragoroso fa tremare l'Anfiteatro. I carri stanno per arrivare.
Non mi unisco all'applauso, ma festeggio a modo mio. Una bella sorsata di brandy è quello che ci vuole.
Percepisco gli sguardi degli altri mentori seduti vicino a me. Ma soprattutto, riesco a sentire quello che si dicono.
-Cielo, guardatelo. Non riesce nemmeno a stare dritto- e cose del genere. Pensano che m'interessi? Non hanno capito che l'unico modo per non impazzire è rifugiarsi in qualcosa? Io ho scelto l'alcol, ma ci possono essere anche altre forme di fuga. Come ad esempio Finnick Odair, mentore dei tributi del Distretto 4, che ha scelto la via del piacere.
Io quella delle bibite un po' più forti dell'acqua, ecco.
-Signore e signori, ecco che intravedo i primi carri! Oh, ma guardateli, guar-da-te-li. Sono uno più bello dell'altro. Come al solito gli stilisti hanno fatto un lavoro strabiliante, complimenti. È incredibile come ogni anno riescano a rappresentare con un costume ogni Distretto, sempre in modo diverso. Sono bellissimi, e... un momento. Quello. Quello, sì, quello cos'è?
Mi raddrizzo a sedere.
-È... è spettacolare! Sono meravigliosi! Sono i due tributi del Distretto 12! Un applauso ai tributi in fiamme!
Il fuoco sintetico di Cinna e Portia divampa attorno a loro, senza bruciarli. Li accompagna.
Katniss è avvolta dalle fiamme, bellissima. Vedo che molti uomini se la stanno mangiando con gli occhi, e non posso far altro che concordare con loro, anche se mi si stringe lo stomaco per... gelosia?
Mica è mia. Ma quando sento la gente acclamare i miei due tributi, non posso fare a meno di guardare gli altri mentori compiaciuto. -Sono i miei, sapete? Distretto 12. Eh già. La ragazza si è offerta volontaria, sapete?- stanno lì guardandomi a bocca aperta, invidiosi, perché i miei tributi hanno sicuramente catturato l'attenzione di tutti gli sponsor nel giro di qualche secondo.
Rido, alzandomi in piedi, spargendo brandy dappertutto e urlando il loro nome. Sarà tutto l'alcol che ho in corpo, ma sono euforico.
Infine i carri si fermano, tutti si siedono e attacca il Presidente Snow.
-Benvenuti, cari tributi. Come ogni anno, approfitto di quest'evento per augurarvi felici Hunger Games, e... possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Ipocrita. Maledetto ipocrita. Tutti lo acclamano, acclamano colui che ha inizato questo schifo, colui che ha le mani sporche del sangue di centinaia di tributi, colui che ha condannato me e gli altri sopravvissuti degli Hunger Games a una vita segnata per sempre dal dolore.
Quando finisce il discorso, non provo nemmeno ad applaudire entusiasta come fanno gli altri. Mi alzo e torno al Centro di Addestramento, dove hanno dedicato una torre per i tributi e il loro staff. Ogni piano corrisponde al numero del Distretto, dunque noi abbiamo l'attico. È lussuosissimo, davvero bello.
Forse sono stato sempre troppo ubriaco per fare caso alle poltrone in pelle di coccodrillo, penso sarcastico.
Mi sono sempre limitato alla dispensa privata, dove premendo un bottone ti arriva quello che vuoi. Non ho bisogno d'altro, dopotutto.
Faccio un giro completo del mio alloggio, per la prima volta dopo anni.
Il bagno è immenso, lindo e profumato; ti fa venire voglia di darti una bella ripulita. Cosa di cui avrei bisogno ora. Puzzo di superalcolici.
La doccia è grande e confortevole, nonché pluriaccessoriata. Premo uno dei tanti bottoni presenti sul pannello e una voce robotica dice -Shampoo. Potete scegliere tra le fragranze rosa, vaniglia, sandalo, pesca, fiori di loto.- non ho idea di come funzioni, perciò, incerto e divertito, provo. -Pesca?
Scommetto che questa doccia vale il corrispondente delle provviste per l'intero Distretto 12 di una settimana.
Comunque, lo shampoo arriva davvero. Quando ho utilizzato anche il bagnoschiuma -disponibile nelle fragranze lime, frutti di bosco e menta- ed esco, trovo un accappatoio già pronto, caldo; un casco che scopro asciuga e mette in piega i capelli; una vasta gamma di prodotti da uomo, dai deodoranti alle creme. Uno spreco assurdo, roba che più inutile non si può.
Mi vesto con i primi abiti che trovo, dei semplici pantaloni e una camicia. Di striscio passo davanti allo specchio, che mi rimanda l'immagine di un uomo pulito, per bene e sobrio.
Scendo per la cena, dove tutti hanno già preso posto. Stanno parlando di come siano stati fantastici i costumi. -Una gran figata di costume. Scusate il ritardo- mi siedo accanto ad Effie, di fronte a Katniss.
-Ohh, Haymitch, sembra che stasera siamo più carini del solito- è Effie.
-Devi parlare sempre per forza, eh, Trinket? Comunque mi sono fatto bello solo per i ragazzi. Per tirare su qualche sponsor, sai.
-Però, Haymitch, non sei da buttare!- è il commento scherzoso di Peeta. -Non ti ci abituare, biondino- Katniss ride, poi scorre ripetutamente lo sguardo su di me. Faccio finta di non accorgermene, ma mi fa piacere. Stasera è bella, molto bella. I capelli sciolti, mossi, mi fanno venire voglia di passarci le dita in mezzo. Non ha un filo di trucco, ma il suo viso provocante basta. Labbra carnose, occhi allungati, zigomi alti.
Meglio tornare alla zuppa. È da giorni che non mangio, non tanto perché non ho da mangiare, ma tanto perché mi dimentico. Un cameriere ci chiede se vogliamo del vino. Lo accetto, le cattive abitudini sono dure a morire. Prendo un bicchiere pieno e lo butto giù tutto in un colpo.
Sento gli sguardi della tavolata su di me. -Ehi, mi sono lavato e vestito da uomo per bene. Più di così non posso davvero- la gente al tavolo ridacchia, persino Effie azzarda un sorrisino.
La serata trascorre piacevole, mentre perdo il conto dei bicchieri di vino che bevo.
Quando ci alziamo, sono un po' barcollante. -Io andrei hic! nella mia stanza.
Katniss ride. -Lascia che ti aiuti, razza di ubriacone- non c'è traccia di rimprovero nella sua voce, solo divertimento. Mi appoggio a lei, è forte e riesce a sostenermi. Per un po'.
-Senti, dolcezza, proseguo da solo. Davvero.
Faccio qualche passo mentre Katniss mi guarda incerta, poi inciampo. Lei riesce a prendermi in tempo e mi sorregge. Mi accompagna in camera, dove senza nemmeno togliermi le scarpe mi accascio sulla poltrona.
Le ultime cose che ricordo sono una coperta appoggiata e una mano calda sulla guancia.
-Buonanotte, Haymitch- sento, mentre sprofondo in un sonno pesante privo di sogni.










School is over yehyehyeh!
Cooomunque. Siamo al quarto capitolo! E io mi sono pentita di aver pubblicato la storia. Non so, non piace a quasi nessuno; oltretutto ho scelto un crack pairing davvero trasgressivo. Mah. Forse è la coppia, forse sono io che scrivo male. O sono i capitoli troppo corti?
Comunque sia... LO SO, che devo scrivere per me stessa e NON  per le recensioni, però la quasi assenza di esse mi porta alla conclusione: 'sarà il caso che cancelli la storia? Occupa solo spazio inutile nel fandom'
Va beh, chiudendo questa piccola parentesi da angolo dei cuorinfranti... questo capitolo mi convince sì e no. Mi sono chiesta spesso 'ma Haymitch sarebbe davvero geloso? Ma Haymitch si farebbe davvero rimboccare le coperte?' e poi mi sono risposta che dopotutto è la mia ficcy e posso fare (nei limiti) quello che mi pare. Spero solo di non averlo reso troppo ragazzino gelosino, ecco tutto.
Non mi sembra ci sia altro da precisare... quindi... ecco, ci si legge al prossimo capitolo!
*a wild Taaiga disappear*

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Capitolo 5
*** Addestramento ***


Addestramento



Haymitch si è addormentato, un ciuffo di capelli gli copre gli occhi. Glielo sposto.
Da un un tipo come lui mi aspettavo che nel sonno ronfasse rumorosamente o sbavasse. E invece tiene la bocca semiaperta respirando piano, in una posa piuttosto sensuale. Mentre gli sposto il ciuffo, vedo che inconsciamente cerca qualcosa sul comodino; scopro che si tratta di un coltellaccio da cucina. Lo stringe forte, quindi mi ritraggo velocemente. Allenta la presa, sempre però trattenendolo.
Gli Hunger Games l'hanno sconvolto fino a questo punto? Fino al punto che per dormire tranquillo deve avere a portata di mano un'arma?
Ci rifletto mentre lo guardo un'ultima volta, e compio i passi che mi separano dalla mia stanza. Quindi è così che sarà la mia vita quando uscirò dall'Arena, ossessionati dalla morte.
Se mai ne uscirò.
Pensare alla mia vita post Hunger Games è prematuro ora, constato mentre mi infilo in un letto dove ci si potrebbe dormire minimo in quattro. Non so nemmeno se domani riuscirò a superare l'allenamento.
Le coperte sono morbide e calde, come i pigiami che hanno qui, la stanza ha il riscaldamento ed è insonorizzata. Nonostante ci siano i presupposti di una sana lunga dormita, le mie palbebre non ne vogliono sapere di abbassarsi. Rimango con gli occhi sbarrati dalla paura per la giornata che mi aspetta fino all'alba, quando finalmente riesco a prendere sonno. Due ore dopo, purtroppo, un'Effie fresca come una rosa entra nella mia stanza battendo le mani. – Buongiorno buongiorno Katniss! Oggi sarà una grande, grandissima giornata!
Imprecando sottovoce – non abbastanza, perché Effie mi dice che prima di venire giù a fare colazione devo sciacquarmi la bocca con il sapone – lancio via le coperte e mi dirigo verso il bagno come uno zombie. Premo pulsanti a caso, scottandomi e gelandomi nel giro di dieci secondi. Un'occhiata allo specchio conferma come mi sento; borse nere sotto gli occhi lucidi dal sonno, smorfia di stanchezza e pelle pallida. Trovo le forze per pettinarmi con una treccia di lato, come al solito, anche se devo rifarla almeno tre volte perché parecchi ciuffi ribelli scappano dalle mie dita stanche.
Come una morta vivente, esco dalla stanza. In ascensore appoggio al muro la fronte e chiudo gli occhi.
Hai fatto le ore piccole, dolcezza? una pesante pacca sulla schiena mi riporta bruscamente alla realtà. Ma che... sei pazzo? Haymitch ride, schiaffeggiandomi leggermente il viso per svegliarmi. Lo spingo via forte e incrocio le braccia guardandolo male.
Anche oggi è vestito da uomo per bene, si è impegnato più del solito. Ha messo anche una cravatta. Non avrei mai pensato sapesse allacciarsele. Sta... sta bene.
È questo il modo in cui saluti la gente? Mi sa che dobbiamo lavorare sul tuo caratteraccio se vorrai avere degli sponsor l'ascensore si ferma. Dopo di te.
Ti preferivo da ubriaco. Almeno stavi zitto e dormivi gli rispondo, scoccandogli uno sguardo tagliente. Ridacchia, per niente offeso dall'insulto. Stamattina sono troppo stanca per litigare; mi limito a scansarlo a labbra strette e a dirigermi verso il soggiorno per la colazione.
Al tavolo tutti hanno preso posto. – Buongiorno dormiglioni – ci saluta un Peeta sorridente, anche se con sguardo interrogativo fissa me ed Haymitch. Cosa... no, questo seccatore me lo sono beccata in ascensore. Rompe già di primo mattino guardo Haymitch con un ghigno stampato in faccia, mentre la tavolata ride. Lui si limita ad alzare un sopracciglio, trattenendo un sorriso. Poi torna serio. Dunque, ho da farvi una domanda. Vi alleno insieme o separatamente? quando pronuncia la parola separatamente mi guarda malizioso. Abbasso la testa arrossendo.
Per me ci puoi allenare insieme. Katniss? dice Peeta, muovendo velocemente lo sguardo da me a Haymitch.
Eh? Oh, sì, ma certo che sì. Sarebbe meglio sorrido a Peeta, rassicurandolo. Haymitch ha di colpo perso tutto il buon umore. Perfetto dice, brusco. Ma voglio anche che, quando andrete giù al Centro di Addestramento, stiate sempre insieme, facciate gli amichetti o i fidanzatini, quello che vi pare; basta che vi presentiate come una squadra.
Protestiamo tutti e due vivacemente; che storia è questa? Una specie di ripicca per averlo costretto a farci da babysitter durante l'allenamento tutti e due insieme anziché a piccole dosi separatamente?
Ascoltatemi bene. Ricordate la cerimonia di apertura? Eh? Ricordate gli applausi, le parole di Caesar, i fiori che vi lanciavano? Non appena vi siete presi per mano, il pubblico è esploso. Sì, il costume ha fatto un grande effetto, ma presentarvi come una squadra piuttosto che come due tributi nemici ha conquistato tutti. Sentivo le voci degli sponsor, io ero lì; hanno adorato il vostro gesto. Quindi non voglio sentire discussioni. Voi due siete una squadra detto questo, si alza ed esce dalla stanza. Peeta mi guarda e alza le spalle. Allora... amici? tende la mano.
Guardo le dita tese verso di me. Amici rispondo impassibile, senza ricambiare la stretta ed alzandomi per entrare nell'ascensore. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, Peeta dice Ascolta, Katniss. Non c'è assolutamente nulla di male nel... nel ricevere aiuto.
Perfetto, se lo ricorda. Con uno scatto della testa lo fisso feroce, costringendolo ad abbassare lo sguardo. Evito di esprimere a voce quello che sappiamo entrambi; io ho un debito verso di lui, uno di quelli grossi. Ed entrare nell'Arena con qualcuno che ha un credito verso di te... be', non facilita certamente le cose.
Nel frattempo, siamo arrivati al Centro. E siamo gli ultimi. Gli altri tributi si girano per osservarci; prima di distogliere lo sguardo dalle ventidue persone che dovrò uccidere – dimenticavo. Ventitré con Peeta – scorgo un paio di favoriti che ci guardano ostili. Cominciamo bene.
Mi concentro sulla voce della donna che sta illustrando le varie postazioni; non trascurare le tecniche di sopravvivenza, non avere scontri diretti con gli altri tributi (per la lotta abbiamo a disposizione un assistente) e non... uno sguardo penetrante mi costringe a girarmi a destra. Un ragazzo dai capelli biondo chiaro, davvero alto e muscolosissimo mi sta fissando col mento alzato, gli occhi stretti in due fessure sottili, le braccia incrociate e un sorrisino cattivo stampato in faccia. Ha l'aria parecchio letale. Dev'essere sicuramente un Favorito; gente che si allena da quando nasce per battersi negli Hunger Games, proveniente dai Distretti 1, 2 e 4.
Distolgo velocemente lo sguardo.
Durante l'allenamento io e Peeta stiamo sempre attaccati e scherziamo amabilmente tra di noi, come ci ha detto di fare Haymitch. Peeta è molto gentile con me. Troppo.
Ho paura che sia una strategia... un modo per farmi abbassare la guardia. Durante l'allenamento mi corregge se vede che sbaglio qualcosa, e paziente me la fa rifare finché non ci riesco, trascurando del tutto i suoi esercizi.
Devo stare attenta.
Terminato l'allenamento, torniamo nel nostro attico dove Effie ci tempesta di domande. Peeta risponde cortesemente ad ognuna, mentre io mi limito a qualche grugnito ingozzandomi di pollo arrosto. Tra qualche giorno mi sognerò di mangiare questa roba, quindi cerco di rimpinzarmi il più possibile.
– So che tiri con l'arco, Katniss – dice ad un certo punto Haymitch. Alzo la testa e goffamente rispondo – Diciamo di sì, abbastanza – dico, cercando di chiudere la discussione, perché se c'è una cosa che non sopporto è il sopravvalutarsi.
– Abbastanza? Andiamo, Katniss, è tua la selvaggina che mangiamo ogni sera. Mio padre dice che centri gli animali tutte le volte in un occhio – dice Peeta con un sorrisone. Mormorii di ammirazione corrono per il tavolo, ed Haymitch fa un verso di approvazione. Odio essere al centro dell'attenzione, quindi, non senza un certo nervosismo, sbatto la forchetta. – E allora tu? Cosa mi dici di quei sacchi di farina pesantissimi che lanci a metri di distanza, che sembra contengano piume? Ti sembra poco, eh? Io non riesco nemmeno a sollevarli! – Haymitch scorre lo sguardo da Peeta a me, divertito.
– Katniss, smettila. Lo sanno tutti che vincerai tu. L'ha detto persino mia madre. Scusate – si alza velocemente dal tavolo, lasciandoci tutti scioccati per ciò che ha detto. Peeta, sempre così allegro e positivo.
Non riesco a reggere l'atmosfera, quindi mi alzo anch'io. – Non ho più fame – e corro via, rendendomi conto solo dopo alcuni passi nel corridoio che ho ancora il tovagliolo in mano. Non ho voglia di tornare a tavola e di affrontare gli sguardi degli altri, proprio non ci riesco.
Sbatto per terra il tovagliolo, frustrata, accasciandomi contro il muro e facendomi scivolare per terra. Mi copro il viso con le mani.
Dei passi mi costringono ad alzare la testa; è Haymitch, che si siede accanto a me e mi mette un braccio sulle spalle, senza dire niente. All'inizio mi irrigidisco per quel gesto, non ho molte occasioni di finire tra le braccia della gente, e nemmeno mi va. Però poi mi rilasso, sentendomi in qualche modo... protetta...
Mi rifugio sul suo petto, bisbigliando – Perché tutto questo? Cos'abbiamo fatto di male?
Haymitch mi accarezza i capelli piano. Per alcuni secondi rimane zitto, pensando alla risposta. E quando finalmente mi parla, non cerca di consolarmi inutilmente con frasi come 'andrà tutto bene', 'non ti succederà niente'.
– Non lo so, dolcezza, proprio non lo so – prende con la mano il mio mento, e mi costringe a guardarlo. Me lo strofina piano con il pollice, poi dopo un po' dice – Ma so una cosa. Io e te faremo di tutto per farti uscire da lì. Parola mia – si alza, rivolgendomi un ultimo sorriso.
Non sei così male, penso quando Haymitch se n'è andato e un flebile sorriso si è fatto strada tra le lacrime.












 

Prima che mi dimentichi; avete presente la famosa vestaglia blu di Haymitch? 
http://25.media.tumblr.com/9131bd74d2699d3aa486d3b40bcbe386/tumblr_mo13p91GU91st59ogo1_1280.jpg
Just saying.
Comunque, rileggendo Hunger Games ieri, ho trovato delle frasi troppo Haymiss. E poi mi chiedete come mai li shippo?
"- Ho sempre saputo che eri la sua preferita - dice Peeta.
- Figurati, ma se non sopporta di stare nella stessa stanza con me! - ribatto.
-Perché siete uguali, voi due - borbotta Peeta.
"
NON VI BASTA? E allora beccatevi questa;
"Corro verso di loro e sorprendo persino me stessa quando, per prima cosa, mi getto tra le braccia di Haymitch.
Quando mi sussurra all'orecchio: - bel lavoro, dolcezza - non suona sarcastico.
"
asdfghjkl ok, la finisco di sclerare. Ma secondo me la Suzie ha pensato a un possibile flirt, quando ha scritto i tre HG.
Sognare è gratis, dai.
Dimenticavo, questo è il mio tumblr 
http://haymitchapprova.tumblr.com/ e questo il mio ask http://ask.fm/Khhaos
Potete trovarmi anche su faccialibro, rispondo al nome di 'Taaiga Efp'. 
Spero il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Passato e presente ***


 

Passato e presente





Un altro e basta
Bevo tutto d'un fiato il bicchiere pieno di... non ricordo più nemmeno io cosa. So solo che più bevo, più riesco a sentirmi meglio.
Oggi è il giorno in cui i tributi mostreranno di cosa sono capaci e verranno valutati individualmente dagli Strateghi.
Spero Katniss si sia tirata un po' su da ieri sera. Le avrei offerto un po' del mio alcol, penso ridendo tra me e me.
Ha possibilità di tornare a casa, me lo sento. È intelligente, furba e sa tirare con l'arco. È più di quanto fossi io quando mi trovavo nell'Arena.
Ventiquattro anni. Sono passati ventiquattro anni da quando sono uscito dall'Arena, ma non dall'incubo che mi perseguita da quell' "Haymitch Abernathy!" pronunciato alla mietitura.
Ripercorro con la mente appannata dall'alcol quel periodo. Io che salgo sul palco, accanto a Maysilee. Lei che mi guarda con gli occhi lucidi, carichi di lacrime. Io che le stringo forte la mano, per infonderle sicurezza... Capitol City mi ha portato via tutto quello per cui valeva la pena vivere. Dalla mia famiglia. Al mio amore.
Ci sono giorni in cui preferirei di gran lunga essere morto, invece sono qui. Vivo, vegeto e ricchissimo, costretto a vedere la gente intorno a me morire anno dopo anno.
Nonostante il piacevole intorpidimento causato dall'alcol, non posso fare a meno di tornare col pensiero alla Seconda Edizione della Memoria, i cinquantesimi Hunger Games. 
I miei Hunger Games.
'Presidente Snow! Allora, ci dica, cos'ha in serbo per noi quest'anno? Non ci faccia stare... sulle spine!' gli spettatori presenti ridono, essendo a conoscenza della passione di Snow per le sue rose candide come la neve, che cura e coltiva personalmente. Il Presidente ride educatamente prima di rispondere. 'Mio caro Caesar' riprende 'e se ti dicessi che quest'anno sarà spettacolare il doppio?' dice .
'Non vorrà dire... intende proprio...' gli occhi del presentatore e del pubblico luccicano dall'eccitazione.
Le fronti degli abitanti di ogni Distretto sono imperlate di sudore. Mani che si aggrappano ai tavoli, che stringono i propri familiari.
Un bel ragazzo biondo stringe a sé la propria madre, i fratelli e un'altra ragazza graziosa, come a proteggerli dalle parole che stanno per essere pronunciate.
Il Presidente piazza i suoi spaventosi occhi da serpente dritto nell'obiettivo della telecamera.
'Panem, Capitol City; per questa Seconda Edizione della Memoria, a ricordarvi che per ogni abitanti di Capitol City morirono due ribelli, nell'Arena saranno inviati il doppio dei tributi'.
L'Anfiteatro scoppia in un applauso fragoroso, la struttura trema.
Nei Distretti tutt'altra reazione. Urla di dolore e pianti strazianti squarciano l'aria.
Casa Abernathy invece è calma, il lugubre silenzio interrotto soltanto dal ticchettio dell'orologio sbeccato ed ormai troppo vecchio poggiato sul tavolo. Lacrime silenziose bagnano il volto della madre. Il ragazzo biondo lancia uno sguardo alla coetanea; non c'è bisogno di esprimere a parole ciò che pensano.
Sentono che quest'anno uno di loro verrà scelto alla Mietitura.

Uno sguardo al grande orologio dorato appeso alla parete mi riscuote. Le nove e un quarto, dovrei essere già da un quarto d'ora in soggiorno per consigliare i miei tributi ed incoraggiarli.
Un'occhiata fugace alle tre bottiglie vuote sparse per il pavimento, e so che stamattina potrei anche rimanere in camera; non sarei in grado di dire nulla di sensato.
Comunque, stranamente, trovo la forza di rialzarmi, sciacquarmi e infilarmi indosso qualcosa di presentabile.
Appena entro in soggiorno mi pento immediatamente di averlo fatto; non faccio in tempo a mettere piede sulla soglia, che Effie mi tempesta di rimproveri.

– Hai dormito abbastanza? Perché noi no, siamo arrivati qui puntuali – si blocca un attimo – quasi tutti – e guarda Katniss che alza le spalle scocciata. – E come se non bastasse, sembri un barbone.
Mi tocco la guancia, che è appena un po' ispida di una barba di tre, al massimo quattro giorni. Mi siedo, ignorandola. Katniss mi saluta. – Ciao, Haymitch – dice esasperata lanciando uno sguardo astioso ad Effie. – Sta' tranquillo, a me ha detto che ho un monociglio in mezzo alla fronte.
La guardo attentamente a metà degli occhi; avrà forse un pelo o due fuori posto tra le sopracciglia.
– Hai ragione, Effie; infatti sappiamo tutti che il venticinque per cento dei tributi morirà per cause naturali, il trentacinque per cento per mano di altri tributi e il restante quaranta per cento a causa di sopracciglia poco curate – dico.
Io e Katniss sghignazziamo, complici, mentre il resto del tavolo tranne Effie si unisce subito a noi. 
– Tornando seri. Peeta, oggi troverai sicuramente oggetti pesanti; lanciali più lontano che puoi, mostra la tua forza. Katniss, tu invece troverai un arco; fai centro, mi raccomando. Non so come dirvelo... fate in modo che si ricordino di voi – 
nel bene o nel male, aggiungo mentalmente.
Dopo che tutti se ne sono andati, sto per alzarmi, quando Effie mi chiama. – Haymitch, è bello vederti sobrio, sai? Mi chiedo solo... come mai quest'improvvisa trasformazione? – dice con la sua voce civettuola sorridendo, facendo luccicare il suo rossetto verde smeraldo.
– I tributi di quest'anno sembrano promettenti – rispondo scrollando le spalle, con espressione indecifrabile.
E devo rifletterci bene anch'io, nelle ore che seguono, del perché di questo miglioramento nel mio lavoro di mentore. Forse è come ho detto a Effie; mi hanno mandato una bella squadra di combattenti, quest'anno. Oppure... non sarà per caso la bella arciera del Distretto 12 a mantenermi sobrio?
Scaccio immediatamente quel pensiero. Da quando hanno ucciso la mia famiglia dopo che Maysilee è morta, non mi è più rimasto nessuno per cui provare qualcosa, e ho fatto in modo di non legarmi a nessuno, tranne forse qualche amicizia superficiale.
Ormai Peeta dovrebbe essere entrato al Centro di Addestramento. Forse sta lanciando quei grossi pesi che ho visto al Centro. E Katniss cosa farà? Qualcosa con l'arco, sicuramente... ma cosa colpirà? Dovrebbero esserci bersagli mobili. Sono sicuro che per lei i freddi e immobili manichini grigi sono troppo facili da colpire.
Qualcuno bussa alla mia porta, è il senza voce che con un cenno mi avvisa che i tributi hanno finito e tutti mi aspettano in soggiorno.
Quando sto per arrivare, sento la voce di Effie che ha assunto un tono tra l'irritato e l'isterico.
– ...è maleducazione! Maleducazione, Katniss! – entrando, vedo la scena di Effie china su Katniss che le punta il ventaglio verde pistacchio. La ragazza sbuffa, spostando il ciuffo da una parte.
– Effie, te l'ho detto, sono stata provocata. E io ho risposto.
– Provocata? Risposto? Tu non hai idea del guaio in cui ti sei cacciata! – si tiene la fronte tra le dita con una mano sul fianco, in una posa melodrammatica.
– Salve a tutti, cos'è successo? Dolcezza, il tempo delle interviste non è ancora arrivato. Non pensavo potessi far danni anche stando zitta – dico, un po' per alleggerire la tensione.
– Eccome se li ha fatti i danni, Haymitch! Ha tirato una freccia contro gli Strateghi!
– Andiamo, ho solo centrato la mela. Non è proprio come se avessi mirato a loro – dice Katniss. La vedo abbastanza preoccupata, anche se cerca di rassicurare Effie.
Sono colpito. Una freccia contro gli Strateghi? Questa ragazza è pazza, o forse troppo coraggiosa.
– Dolcezza! Complimenti. Voglio sentire tutto quello che è successo, nei minimi dettagli. Una freccia contro gli Strateghi, però – sghignazzo, senza riuscire a trattenermi.
Lei mi sorride. – Be', ecco... io tiravo le frecce ai manichini, loro continuavano a parlare e a bere, quindi ho solamente attirato la loro attenzione. C'era questo grosso maiale con una mela in bocca... ed io ho semplicemente usato quella come bersaglio.
Rido di gusto. – Uno di loro è persino caduto nel punch – aggiunge Katniss, arrischiando una risatina.
Le esclamazioni indignate di Effie proseguono per almeno un altro quarto d'ora, e sono rivolte sia a Katniss che alla mia leggerezza nel reagire al suo gesto 'sovversivo e pericoloso'.
– Effie. Cos'altro può accadere a questi poveri ragazzi? Sono già qui. Non basta?
Sulla sala scende un triste silenzio.
Torno a rivolgermi a Katniss. – Sai che ti dico, dolcezza? Avrei dato non so cosa, per essere lì e vedere quella scena. Qualunque cosa – la guardo, ora serio. Ha tutto il mio rispetto, ora. 
Non è semplicemente una ragazza scontrosa e arrogante; lei non ha paura di mettersi contro Capitol City, non ha paura di ribellarsi.
Qualcosa mi dice che questi Hunger Games non saranno come tutti gli altri.









Salve! Vorrei scusarmi per lo scorso capitolo, dove la punteggiatura - non si sa come né perché - è misteriosamente scomparsa. Mah. Spero non accadrà più.
Comunque, spero il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima, dolcezze.

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Capitolo 7
*** Ribelle ***







Rispetto. Leggo quello nei suoi occhi, quando viene a sapere del gesto ribelle che ho compiuto al Centro di Addestramento; rispetto e ammirazione.
Questo mi scalda le guance di orgoglio. E in più sono sollevata, allora il mio gesto non è stato poi così grave. Io e la mia famiglia e i miei amici non rischiamo niente... credo.
– Hanno mai dato uno zero? – chiedo cercando di usare un tono scherzoso, col risultato che la mia voce esce un po' strozzata.
– No, ma sarebbe la volta buona che gli Strateghi ne diano uno – dice Haymitch, dandomi un pugno leggero sulla spalla. Poi sorride e mi fa l'occhiolino.
Comunque, oramai non resta altro da fare che aspettare. Ciondolo un po' per il mio piano, sorprendendomi della grande lussuosità che mi circonda.
È davvero bello, persino i corridoi sono curati nei minimi dettagli. Ogni tre metri c'è un alto vaso pieno di fiori esotici, sempre freschi.
Controllo; non sono finti. Evidentemente li cambiano ogni giorno.
Gli Hunger Games si avvicinano sempre di più. Cerco di non darlo a vedere, ma in realtà ho lo stomaco aggrovigliato dalla paura.
Ho paura di morire, certo, ma più che altro di lasciare la mia famiglia. Ci sarà Gale per loro, è vero, ma ciò che porta a casa basta a malapena a nutrire sua madre e i suoi fratelli. Ci siamo promessi di prenderci cura di entrambe le famiglie se uno di noi fosse stato scelto, però mi rendo conto che, per quanto nobili siano le intenzioni, la cosa non è proprio fattibile.
Raddrizzo la schiena. Io
devo vincere.
Ce l'ha fatta Haymitch, perché non dovrei farcela io?
Quasi come se l'avessi chiamato, lo incontro nel corridoio. Mi fa un cenno di saluto, alzando appena il mento. Sono ancora in riflessione e lui è già andato avanti, quando mi viene un'idea. Mi giro e lo chiamo.
– Ehi, Haymitch! Posso... che ne dici se... – so che chiedergli una cosa del genere è tanto, però tento lo stesso. – Possiamo guardare la Seconda Edizione della Memoria insieme? Per... prepararmi – abbasso in fretta lo sguardo. La mia scelta non è stata casuale. La Seconda Edizione della Memoria sono i
suoi Hunger Games.
Dubito che voglia rievocare quel periodaccio, soprattutto con me, ma lui è l'unico vincitore del 12 in vita, ed è anche il mio mentore. Devo guardare quell'Edizione. Devo capire come ha fatto a sbaragliare tutti gli avversari, Favoriti compresi.
Spalanca la bocca e le sue sopracciglia scattano verso l'alto. – Come, scusa?
– Per piacere. Ti prego. Io... io devo capire come hai fatto.
Scuote la testa e sorride amaramente. Si gira per andarsene. E adesso come faccio? Posso guardarlo di nascosto, ma ho anche bisogno dei suoi consigli. E non so dove trovare il filmato di quell'anno, probabilmente Haymitch l'ha messo sotto chiave da qualche parte...
Faccio per tornare nella mia stanza, sconsolata. Però poi Haymitch mi chiama: – Ehm... dolcezza? – mi giro di scatto. – D'accordo, puoi. Su, andiamo – e si avvia verso la sua stanza. – Però non ti immischiare, se berrò qualcosa durante... – mi avverte.
– No, certo. Grazie, grazie mille Haymitch! E... scusami, so quanto sarà dura. Potrai bere tutto quello che vuoi, non dirò niente! – Haymitch sventola la mano verso di me, come a dire 'figurati, non è niente'. Io so però che per lui sarà come rigirare il coltello in una piaga ancora aperta.
Entrati nella sua stanza – è un putiferio; abiti e bottiglie vuote ovunque – prende la manciata di vestiti buttata alla rinfusa sul divano e la lancia via. Poi mi fa cenno di sedermi. Rovista in un mobile, e mi lancia una cassetta. – Falla partire, mentre cerco da bere – e ricomincia a rovistare, sempre nello stesso mobile.
Accendo la tv proprio quando Haymitch si siede accanto a me. Ha quattro bottiglie diverse in mano; superalcolici costosissimi. Sto guardando lui e le bottiglie un po' sbigottita, quando mi chiede se voglio favorire. – Un goccio, dolcezza? – rifiuto schifata, mentre l'inno di Panem si diffonde per la stanza.
– Allora, Haymitch Abernathy. Questa è la Seconda Edizione della Memoria, cosa pensi del fatto che dovrai affrontare il doppio dei tributi? – Caesar, con lo stesso viso di sempre o quasi ma con un diverso colore di capelli (un verdolino chiaro), domanda allegro a un sedicenne biondo dalla pelle liscia.
Quello... quello era Haymitch?, penso sbalordita. L'Haymitch adulto è un bell'uomo, ma l'Haymitch sedicenne... è più attraente di ogni ragazzo che abbia mai conosciuto.
– Tanto i tributi saranno stupidi il doppio, quindi perché preoccuparmi più del dovuto? – Haymitch sfida il pubblico con la sua ironia arrogante. Saltiamo le altre interviste, ed arriviamo al giorno x. Il conto alla rovescia nella Cornucopia. Mentre tutti gli altri tributi molleggiano da un piede all'altro, si torcono nervosamente le mani o si guardano ossessivamente intorno, Haymitch si rimira le unghie, rilassato, anche se getta fugaci sguardi meravigliati intorno.
Quell'Arena è bellissima; un prato verde (e, a giudicare da come i tributi annusano l'aria, profumato) si estende per molti metri attorno a loro. Dopo il prato, intorno ad esso, una zona vulcanica ed un boschetto rigoglioso che termina con un inquietante dirupo.
Tre secondi prima che il conto finisca torna a guardare la Cornucopia. Ha puntato un'arma, e scopro che si tratta di un grosso coltello, abbastanza vicino a lui. Corre verso quella, quando un altro tributo gli va addosso. Ma Haymitch lo spintona forte, agguanta il coltello e riesce ad ucciderlo tagliandogli la gola. Infine si dirige verso il boschetto.
Scopro che presto stringe un'alleanza con una bella ragazza dai capelli biondi, del suo Distretto. Lo stomaco si stringe in una morsa di gelosia, perché lei è di una velocità e intelligenza straordinarie, oltre al fatto che possiede una grande bellezza. E si vede che quei due si conoscono. Hanno un rapporto di amicizia stretta... o amore? Di sicuro non lo sbandierano ai quattro venti.
Ad un certo punto del gioco si separano – non vogliono essere costretti a rimanere in due e a doversi uccidere – e il gioco procede, con Haymitch che uccide qualche avversario abilmente, e la ragazza, Maysilee, riesce ad ammazzare chiunque incontri nel suo cammino con i suoi dardi avvelenati.
Quando penso che vincerà lei, viene brutalmente colpita. Il tributo non si da' nemmeno la pena di finirla, la lascia lì agonizzante. Haymitch la trova, in fin di vita, e comincia a sussurrarle parole confortanti. Con un ultimo flebile – vinci per me, Haymitch – la ragazza esala il suo respiro finale. Il cannone spara, ed Haymitch si inginocchia colpendo la terra con i pugni per un po'.
Dopo quest'episodio, non c'è più umanità in lui. Diventa atroce, uccide chiunque gli si pari davanti – tributi, animali commestibili e non – e alla fine rimangono lui e un'altra ragazza corpulenta, dove si vedono coinvolti in un combattimento all'ultimo sangue. Haymitch si dirige verso il confine dell'Arena – un grosso dirupo – e, stremato, si accascia a terra proprio quando la sua avversaria lancia l'ascia, evitandola.
L'arma precipita nel dirupo ma dopo qualche secondo ritorna indietro come un boomerang, piantandosi sulla testa di lei. Il cannone suona. Haymitch sviene.
– D'accordo, ora basta – ringhia l'Haymitch accanto a me spegnendo il televisore con un gesto secco.
– Tu... tu... hai usato la loro stessa Arena per vincere? – dico, sorpresa e ammirata. Al confronto, il mio gesto con gli Strateghi sembra una bazzecola.
– Sì. Ho usato l'arma stessa di Capitol City. E questo, Katniss, non gli è piaciuto per niente – conclude cupo. – Hanno ucciso tutta la mia famiglia. Io ho perso tutto per aver fatto il ribelle, fine della storia. Ecco perché Effie è così preoccupata.
– Ma tu mi hai detto...
– Personalmente, Katniss – mi interrompe, fissandomi negli occhi – non mi pento di nulla. Capitol City non può disporre di me come vuole. Ed è meglio una vita così, che da codardo gregario. Ecco perché ho apprezzato il tuo gesto.
Tu non sei una loro pedina; e gliel'hai dimostrato.
Abbasso lo sguardo, capendo finalmente che è meglio perdere da coraggiosa che vincere da vigliacca.
– Grazie, Haymitch – e sa che non mi riferisco solo al fatto che lui abbia rivisto gli orrori dei suoi Hunger Games con me. – Non c'è di che, dolcezza – e quando dice dolcezza, sento che sto arrossendo violentemente. Mi alzo di scatto e faccio per uscire dalla stanza. – I risultati dovrebbero essere pronti, andiamo!
Arrivati nel soggiorno, tutti quanti sono acciambellati sul divano, il televisore acceso e la voce di Caesar pronta a comunicare i verdetti.
– Sbrigatevi! – dice Effie, che è l'unica in piedi.
Mano a mano che i minuti passano, arriviamo al Distretto 12. – Peeta Mellark, Distretto 12 – Caesar fa una pausa d'effetto. – ... otto.
– Ottimo lavoro Peeta! – – Buono, sei stato grande – – Sì, ci si può lavorare.
Abbiamo appena finito di festeggiare Peeta, quando Caesar pronuncia il mio nome. Mentre legge il voto prima di pronunciarlo gli spunta un sorrisino compiaciuto sulle labbra; avrò preso uno zero?
– Katniss Everdeen, dal Distretto 12. Ha appena conseguito un... undici! Complimenti.
Spalanco la bocca; non può essere, ha detto uno. Ho sentito male. Ma gli abbracci e le grida di gioia di tutti i presenti in sala confermano il contrario; ebbene sì, ho preso undici.
Mi giro verso Haymitch interrogandolo con lo sguardo; – gli sarà piaciuto il tuo caratteraccio. Ma vedi di non mostrarlo anche domani sera alle interviste – dice, e mi scompiglia un po' i capelli.
Io, la ragazza in fiamme, ho appena preso un undici, il voto più alto tra tutti i tributi.
E mi rendo conto di una cosa; non vincerò da vigliacca, non perderò da coraggiosa, ma trionferò da ribelle.














 



Salve a tutti!
Sono sorpresa di essere, almeno finora, riuscita a postare puntualmente.
In passato i miei tempi di aggiornamento erano qualcosa come due giorni, un mese, tre secondi, una settimana. x'
Comunque... cosa dire di questo capitolo? Personalmente, mi convince sì e no. La parte in cui Haymitch si trova nell'Arena è incompleta, ma non volevo descriverla tutta. Solo dare un'idea...
Inoltre, almeno a mio parere, ho ficcato taaante cose in un capitolo troppo piccolo per contenerle... boh. Nel complesso però sono soddisfatta. 
Poi, ovviamente, la scena del 'guardiamoci-un-film' non esiste, me la sono inventata io di sana pianta e spero piacerà e si attacchi bene al resto della storia.

Lascio la parola a voi, dolcezze!
(Potete trovarmi su ask http://ask.fm/Khhaos e facebook https://www.facebook.com/taaiga.gi.3)

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Capitolo 8
*** Maleducazione! ***








Apro di scatto gli occhi, spaventato. La mano è un po' dolorante... mi accorgo che sto stringendo convulsamente il mio fido coltello nella destra.
Cerco di ripetermi mentalmente che è stato solo un sogno, uno stupido sogno, seppur così vivido... la mia vecchia Arena, io dentro. Solo che stavolta c'era anche Katniss, e veniva accerchiata dagli stessi tributi che hanno ucciso Maysilee, veniva aggredita e picchiata fino al limite, e poi... Maysilee la finiva.

È stato solo uno stupido sogno.
La luce perenne di Capitol unita ai flebili raggi solari, filtra attraverso la fessura della finestra che ho lasciato scoperta. Ebbene sì; sono un uomo adulto che ha ucciso un sacco di persone, che è sopravvissuto a un'Edizione della Memoria, che potrebbe tranquillamente battere chiunque o quasi in un corpo a corpo, ma che non riesce a dormire al buio completo.
Il buio è ricco di incubi. E gli incubi pullulano di fantasmi.
Mi alzo portandomi una mano alla testa; oggi c'è qualcosa, ma non so che cosa... sposto lo sguardo al comodino, dove l'orologio digitale segna le cinque e mezza del mattino.
C'è ancora tempo, quindi torno disteso sul grande letto. Siccome non riesco più a dormire, lascio perdere e getto via le coperte, alzandomi dal letto e premendo un pulsante per farmi portare la colazione.
Mentre mangio, penso a tutto quello che è successo in questi giorni.
Ho incontrato i miei tributi, ho scoperto che potrebbero vincere, ho visto la loro sfilata trionfale sul carro, hanno preso dei voti altissimi e... le interviste! Ecco cosa c'è oggi... le interviste.
E dovrò preparare Katniss alle domande. Saremo io e lei.
Da soli.
L'ultimo pensiero mi riscalda.
Cerco di non pensarci troppo, mentre mi preparo per la giornata, ma sembra non funzionare. È solo una ragazza piuttosto bella, mi dico, bella e con un carattere diverso dalle altre. Nonostante sia 'solo' quello, perché non riesco a togliermela dalla testa?
Quando scendo per la colazione, sono il primo ad arrivare. Siccome ho già mangiato, ordino una bottiglia di rum bianco. Il liquido pungente mi scivola giù, fino allo stomaco, e comincia a scaldarmi e a stordirmi un po', sebbene ci voglia ben altro per mandarmi ko... purtroppo.
Quando sono a metà della bottiglia, arriva Peeta. Ha tutti i capelli arruffati, gli occhietti lucidi e i vestiti spiegazzati. Sembra un po' un bambino, fa quasi tenerezza così... poveraccio, se penso che domani verrà sbattuto nell'Arena.
– Ciao, Haymitch. Oggi le interviste, eh? – mi saluta, allegro. – Già, biondino, vedremo quale sarà il lato del tuo carattere da far emergere... sempre se troverò qualcosa da far emergere – lo prendo un po' in giro. Lui non se la prende e ridacchia, prendendo posto e cominciando a mangiare.
Io e Peeta parliamo un po' – più che altro è lui a parlare, non la smette mai – e alla fine il discorso cade su... Katniss.
– Certo che però è forte, quella ragazza – dice lui, ammirato – solo che è così... non so, sta tanto sulle sue, non parla con nessuno, non chiede nulla a nessuno. Forse è meglio così, almeno non siamo diventati troppo amici e non avremo nessun rimpianto ad ucciderci nell'Arena – conclude tristemente Peeta. Io annuisco e basta, prendendo un altro sorso per non far vedere la mia espressione. So bene che significa entrare nell'Arena con qualcuno a cui tieni.
– Haymitch... ti devo confessare una cosa. Tu però non devi farne parola con nessuno, capito? – Peeta si allunga verso di me, con fare cospiratorio. Non aspetta nemmeno la mia risposta.
– Sono innamorato di Katniss dal primo anno di scuola – bisbiglia velocemente. Poi si lascia cadere sulla sedia, abbassando lo sguardo. Ha la faccia tutta rossa.
Per poco non mi strozzo col rum; fortunatamente lui tiene lo sguardo basso, quindi riesco a ricompormi e a non far vedere che sto cercando disperatamente di non ridere nel tempo in cui lui non mi guarda.
La cosa è talmente triste da risultare comica. Quel ragazzo mi fa ancora più pena, ora.
Katniss non ha dato il minimo segno di interesse per il biondino, da quando siamo qui. Si limita a trattarlo con la dolcezza che riserverebbe a sua sorella. Insomma, la pensa esattamente come me; povero, piccolo, ragazzo educato, gentile ed indifeso.
Allungo la mano verso Peeta, e gli do' qualche pacca incerta sulla spalla. Non saprei proprio cosa dirgli per consolarlo, ad essere sinceri.
Per fortuna, in quel momento entrano tutti gli altri. Finisco di bere il mio rum e con la coda dell'occhio sbircio Peeta che si ricompone in fretta.
– Dio, Haymitch, se cominci a bere adesso non oso immaginare come sarai messo stasera! – dice Effie, a mo' di saluto. Alzo le spalle.
Katniss entra, gli occhi semichiusi, e con un'espressione sonnacchiosa vaga per il tavolo in cerca di qualcosa da mangiare che la ispiri.
– Basta essere ribelli di giorno, la notte puoi anche dormire – la saluto, scherzando.
Per tutta risposta, lei lancia uno sguardo schifato alla bottiglia ormai vuota che ho in mano. Alzo gli occhi al cielo;
donne.
Comunque, arriva il momento della preparazione alle interviste; Katniss vola via con Effie per provare vestiti lunghi fino alle caviglie e scarpe vertiginose, mentre a me viene affidato Peeta.
– Allora, biondino. Fa' finta che io sia Caesar – mi schiarisco la voce e faccio per tirarmi indietro i capelli, in una pessima imitazione del presentatore. – Raccontami un po' della Mietitura, cos'hai provato quando hanno estratto il tuo nome?
E così andiamo avanti per qualche oretta, e scopro che il ragazzo ha un'autoironia spontanea. Puntiamo su quello, sul suo umorismo delicato; farà un successone alle interviste. È spiritoso, molto divertente, ma in modo gentile.
– Be', devo dire che mi hai sorpreso. Sorprendi anche gli sponsor tra il pubblico ed è fatta – gli sorrido incoraggiante. Risponde al mio sorriso con i suoi occhi dolci e sinceri.
– Sai, Haymitch, penso che le sorprese non siano finite qui. Ma non anticipo niente, vedrai stasera. A presto! – dice enigmatico, uscendo alla svelta.
Cos'avrà in mente? Mah, niente di preoccupante, da uno come lui.
Chi mi preoccupa davvero è... – Katniss! Ma che puntuale, e che bella.
Katniss entra, i capelli elaborati in un'acconciatura complicata che subito scioglie con rabbia. Ha un vestito lungo e bianco, stretto sul seno e sui fianchi. Scalcia via le scarpe dal tacco altissimo, poi vede la mia espressione e incrocia le braccia.
Be'? Cavolo vuoi? È stato un disastro. Non so camminare sui tacchi, come se la cosa mi interessasse o mi potesse servire, e in più – si mette nella classica posizione da rimprovero di Effie – hai un'espressione cattiva, non sorridi mai e tieni sempre lo sguardo verso il basso – finita l'imitazione, fissa con espressione tentata una bottiglia di vodka appoggiata sul tavolo.
– No, no, no, dolcezza, quella roba è mia, e poi è troppo forte per te – dico, cingendo la bottiglia con le braccia. – Figurati se bevo quello schifo – ma in realtà la torna a guardare furtivamente un'ultima volta.
– Allora – si siede, o meglio, getta sulla poltrona, appoggiando i piedi sul tavolino – suppongo che ora tu debba tirare fuori il mio lato spiritoso, o sexy, o gentile, o umile, o aggressivo, insomma, qualcosa da mostrare stasera – sbuffa.
– Ci proverò, dolcezza... non garantisco niente – dico, schivando un cuscino che per poco non mi travolge. È di cattivo umore.
Proviamo a vedere se è comica; qualche battuta esce, non è male, ma lei è troppo arrabbiata per voler far ridere.
Sexy proprio non lo vuole essere, si rifiuta di ancheggiare o mettersi in mostra o leccarsi le labbra.
Tento con la gentilezza; se si posso chiamare i grugniti di risposta che mi rifila 'gentilezza'...
Umiltà; proprio non se ne parla. Non riesce a mostrare la gratitudine o l'arrendevolezza necessaria.
Per essere aggressiva lo è, ma troppo. A me sinceramente piace, ma questo non glielo dico... dopotutto, deve piacere al pubblico di Capitol City. E una personalità troppo aggressiva come quella di Katniss potrebbe seccarli, dato che non è un energumeno minaccioso assetato di sangue, nel qual caso l'aggressività sarebbe perfetta.
Mentre lei sbuffa e si soffia via i capelli dagli occhi, un pensiero che mi serra lo stomaco mi sbatte in faccia la realtà; domani Katniss entrerà nell'Arena.
Non mi sono mai preoccupato più di tanto degli altri tributi, quindi perché darsi tanta pena per lei?
Non lo so. Faccio quello che faccio di solito in questi casi, prendo una bottiglia e annego i sentimenti nell'alcol. Katniss lo prende come segno di noia da parte mia; i suoi occhi sono due fessure quando si alza e mi dice – va' al diavolo, ci vediamo.
Biascico qualcosa come – non andare – ma lei ha già sbattuto la porta.
La sera, ogni dissapore sembra svanito. Quando la vedo, avvolta dal bellissimo vestito rosso luccicante, per poco non mi viene un infarto. È... bellissima. Alzo le sopracciglia e me la mangio con gli occhi ammirato.
Le labbra rese rosso fuoco dal rossetto si schiudono in un timido sorriso, quando mi vede, e mi tentano da matti. Ma mi limito ad un – bel vestito, dolcezza – e so che lei percepisce quello che non ho detto a voce, perché arrossisce e distoglie lo sguardo.
Non le stacco gli occhi di dosso per tutto il tempo delle altre interviste, proprio non ci riesco. E quando sale le scale, l'occhio cade volutamente sul suo fondoschiena rotondo e sodo.
Che vista.
Effie mi tira uno schiaffo in testa, ha capito dove sto guardando. – Maleducazione! – mi rimprovera.













 


Buonasera a tutte/i, perdonate il ritardo (di un giorno, scommetto non se ne sarà accorto nessuno).
Questo capitolo... boh, non ho nulla da dire in merito. Perché lo leggo e non mi piace, lo rileggo e mi piace da morire, lo ri-rileggo e lo considero mediocre... insomma, ai recensitori l'ardua sentenza, a questo punto.
Il sogno iniziale; a me, sinceramente, piace. Mi sa molto di Haymiss, ed è molto probabile che quel gran bel pezzo di mentore faccia gli incubi (c'è scritto persino nel libro che Haymitch ha paura di dormire al buio per gli incubi).
Finalmente ho cagato Peeta, l'ho inserito! Ce l'ho fatta.
Altre precisazioni... uhm, basta direi. Spero non ci siano errori schifosi o roba incoerente.
Quella dannata spilla della ghiandaia imitatrice non arriva, e l'ho ordinata da più di due settimane. HELP. Non comprate la roba su etsy.com, quei maledetti avevano detto '1-2 giorni lavorativi'. AAARGHHH.
Sto malissimo (ecco perché ieri non ho postato, ero occupata a far abbassare la febbre a trentanove, a tenere intera la testa che sembrava stesse per esplodermi e ad invocare la morte), in più mercoledì devo andare a vedere 'The Lone Ranger', e pregopregoprego di stare bene.
Ma chi se ne frega, direte voi. Oh, insomma, questo è lo spazio autrice e ho bisogno di sfogarmi.
So di aver tranciato il capitolo, forse avrei dovuto inserire anche le interviste, ma forse è meglio per il prossimo. Non so.
Vi lascio qua il mio tumblr(?) boh, forse a qualcuno interesserà. L'ho dovuto rifare, perché uno schifoso tema mi ha distrutto il profilo.
http://haymitchapprova.tumblr.com/
Un'ultima cosa; approfitto di quest'angolo per spammare due cosine. La prima è una Haymiss 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1951469, l'altra è una fic su Harry Potter http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1857799. Ve le consiglio, non dico nulla per incuriosirvi(?)
A
 presto, spero (Mietitura e malattia permettendo)

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Capitolo 9
*** Lo voglio ***


– ... l'adorabile, Katniss Everdeeeeeen! – una pioggia di applausi accoglie il mio ingresso sul palco.
La prima cosa che noto; le luci. Sono troppo forti. Con una mano mi riparo la fronte e strizzo gli occhi per vedere meglio.
Seconda cosa; la gente. 
Troppa gente. M'incanto a guardare a bocca aperta quell'arcobaleno di colori ubriaco che è il pubblico di Capitol City, mentre una voce fa una domanda, che arriva ovattata alle mie orecchie.
Con grande dimostrazione di acutezza chiedo: – eh?
Il pubblico ride. Sono un po' perplessa, non ne vedo il motivo, ma ne sono anche contenta. Caesar, dopo avermi sorriso ironico, chiede cos'abbia provato durante la sfilata. Sono sincera quando, con un'espressione seria in volto, rispondo: – intendi dopo che mi è passata la paura di bruciare viva?
Stavolta anche Caesar ride di gusto, imitato dal pubblico. Sono un po' confusa, non intendevo certo farli ridere... ma Haymitch mi sorride radioso, e fa l'ok con il pollice.
L'intervista procede velocemente, quasi non mi accorgo del tempo che passa. Tra le risate del pubblico e Caesar comincio a sentirmi a mio agio.
Quando il tempo scade e io devo lasciare il palco tutti applaudono forsennatamente, e si forma anche qualche coro che recita '
Ragazza in fiamme! Ragazza in fiamme!''; saluto tutti con la mano e scendo dalle scale, inciampando sui tacchi.
Forti braccia mi trattengono. – Dolcezza, sei stata strabiliante! – dice Haymitch, rimettendomi in piedi. Lo ringrazio.
La presa delicata delle sue mani sulle mie braccia è piacevole, ma purtroppo, dopo un momento di esitazione, mi lascia.
Andiamo tutti verso il grande schermo dove Peeta sta letteralmente conquistando tutto il pubblico con la sua gentilezza, il suo candore e la sua sincerità. È anche molto divertente, e racconta un aneddoto spiritoso sulle docce di Capitol City, dove coinvolge anche Caesar.
Ad un certo punto il presentatore chiede a Peeta della sua situazione sentimentale. – Un ragazzo bello come te... ci sarà di sicuro qualcuno! – ammicca verso il pubblico.
Peeta diventa improvvisamente triste. – Sì... ma non mi ha mai notato, prima della Mietitura.
– Brutta storia – dice Caesar solidale – Ma sai che ti dico? Entra nell'Arena e vinci gli Hunger Games, torna da lei e non potrà proprio rifiutarti, sbaglio? – e si rivolge verso il pubblico, che grida risposte affermative applaudendo.
– Temo, Caesar, che tu ti sbagli – il sorriso del presentatore cade improvvisamente. – E perché mai? – mi avvicino allo schermo. Peeta guarda dritto nella telecamera, di conseguenza ho i suoi occhi piantati nei miei quando annuncia: – Perché lei è venuta qui insieme a me.
Un 'ohh!' di sorpresa sale dal pubblico, la bocca di Caesar è un cerchio perfetto, Effie lancia un gridolino, Haymitch ride piano, e io... e io...
Sono furente. Arrabbiata. Infuriata, ma soprattutto umiliata. Come si permette? Mostro un'insolita calma mentre Peeta conclude la sua intervista ed io fisso la punta lucida delle mie scarpe costose mentre qualcuno mi parla.
Ma appena rientra Peeta... mi scaglio su di lui con gli occhi carichi d'odio, lo acciuffo per la maglietta e lo spingo forte contro un vaso, che si rompe in mille pezzi che squarciano i palmi di Peeta. – Cosa credevi di fare, eh? Eh? Rendermi le cose ancora più difficili? Tu, brutto-
Ma prima che mi possa lanciare di nuovo su di lui vengo trattenuta da due mani possenti.
– E mollami! – mentre mi divincolo mi arriva uno schiaffo che mi riporta alla realtà. Haymitch è sorpreso, anche se l'emozione che trapela di più è la rabbia. – Ma sei impazzita? No, sul serio, che diamine ti è preso, ragazza?
Haymitch mi scrolla più volte le spalle. Quando mormoro – mi ha fatta apparire debole! – senza guardarlo negli occhi, la mia scusa non suona molto credibile.
– Idiota. Ti ha fatta apparire 
desiderabile. Adesso ho qualche speranza di raccattare sponsor per te! Posso inscenare il teatrino dei poveri piccioncini che si amano tanto e sono costretti ad uccidersi! Questo lo riesci a capire, sì?
– Ma io non lo amo! E-
Haymitch alza le braccia al cielo scocciato. – Questo è un dannato show televiso, non m'importa un fico secco se lo ami o meno! Ora noi abbiamo la perfetta strategia per tenervi in vita più a lungo di quanto potessimo sperare prima. Ora posso vendere gli sfortunati amanti del Distretto 12.
E quando Haymitch pronuncia l'ultima frase, capisco la genialità del piano. Geniale, ma difficile da mettere in atto. Perché io non amo Peeta... A me piace 
un altro biondo.
Il pensiero viene a galla all'improvviso, prepotente; guardo nervosamente Haymitch per paura che mi abbia sentita. Ma i pensieri non si possono sentire, no?
Eppure... se lui sapesse... 
mi liquiderebbe con una risata, penso io tristemente. La ragazza infiammata per il suo mentore.
Decido di andare a cercare Peeta, per chiedergli scusa e sapere come sta. Dopotutto è stata una mossa astuta da parte sua, un piano salvavita molto intelligente.
Lo trovo sul tetto che ammira il panorama; le sue mani sono fasciate da bende candide, e la vista di quelle provoca in me sensi di colpa e rimorso. – Ciao... scusa – dico, sedendomi accanto a lui e indicando le bende.
Lui sembra felice di vedermi. – Ehi! No, non preoccuparti. Saranno a posto entro qualche ora, le cure qui sono spaventosamente veloci. Comunque era un complimento, lo sai, vero?
Rido imbarazzata. – Senti... è un buon piano. Davvero. Haymitch ha detto che ora vuole vendere gli sfortunati amanti del Distretto 12... in fondo, si tratta di fare i finti innamorati per salvarsi la vita. Ne vale la pena – dico sorridendo. Peeta, quando dico 'finti', si irrigidisce. Però poi torna a sorridere.
– Certo. Per finta, ovvio – e si alza. – Io sono un po' stanco, credo che andrò a dormire. Buonanotte, Katniss. A... domani.
Lo saluto con un sorriso e torno ad ammirare il panorama. Domani. Già. I giorni di pacchia sono finiti.
Sebbene domattina saluterò tutti quanti per bene, c'è una persona che devo vedere nella mia ultima serata da non tributo. Getto un'ultima occhiata alle luci indistinte della città, e mi dirigo verso le stanze.


La porta della camera di Haymitch è chiusa, aspetta solo di essere aperta dalla mia mano tesa verso la maniglia.
Che sto facendo?
Decido di entrare. Trovo Haymitch steso per terra, un braccio dietro la testa e l'altro che tiene la bottiglia inclinata sulla sua bocca. Trovo altre bottiglie vuote sparse per la stanza, che è un disastro assurdo.
– Basta con questo schifo – dico, strappandogli di mano la bottiglia e tenendola lontana da lui. Non mi ha sentita arrivare, dunque si alza sorpreso e deve mettermi un attimo a fuoco, per via dell'alcol che ormai ha già fatto un po' di effetto.
– Ridammela – dice, allungandosi verso di me. – Haymitch, perché fai così? Perché? Io domani entrerò nell'Arena. Domani avrò bisogno di te. Come farai ad aiutarmi in questo stato?
Haymitch ride, una risata amara che riempie la stanza. – Tu credi – biascica, avvicinandosi – tu credi davvero che io possa aiutarti? Credi davvero che abbia il potere di tenerti in vita?
– Ma non ci provi nemmeno! Ti ubriachi e basta! – dico, disperata.
– Ridammela. Ridammi quella bottiglia e vattene – allunga la mano verso di me.
– 
No – E lascio cadere la bottiglia, che si sfracella in mille pezzi non appena tocca il pavimento. I cocci mi pizzicano i piedi e le gambe. – Idiota! Non puoi avere i piedi fuori uso domani! – urla Haymitch, spingendomi forte verso il tappeto privo di vetri rotti. Io cado a terra facendomi male al sedere.
– Tu dovresti essere il mio mentore e aiutarmi. Sai una cosa? Vaffanculo – grido, alzandomi prontamente in piedi. Haymitch si avvicina con occhi furenti. – Tu... – mi punta un dito contro – vaffanculo a chi? Non ti permettere, ragazzina!
– A te, Haymitch. Vaffanculo a te e al tuo stupido alcol.
Lui mi spinge con forza contro il muro e mi scrolla le spalle facendomi molto male. – Cosa credi, stupida ragazza, che sia facile per me? Eh? – cerco di non emettere un fiato mentre mi parla, anche se il dolore comincia a diventare forte.
Ad un certo punto si ferma. Il suo viso è vicino al mio, troppo vicino. – È che io non sopporto l'idea di perderti, dolcezza.
In un secondo le sue labbra premono violente sulle mie. Per un folle attimo ricambio, spinta da chissà quale istinto, poi lo spingo via. – Ma che cavolo fai? Lasciami stare! – dico, cercando di scappare dalla stanza. Lui, dopo un attimo di sorpresa, mi riprende. – Non negare l'evidenza, Katniss – la sua voce roca mi da' il capogiro. – Io non... nego proprio un bel niente! Lasciami. Lasciami! – cerco di divincolarmi, ma non ci riesco. È troppo forte. Le lacrime cominciano a scendere, bagnandomi le guance. – È sbagliato... non possiamo...
Ma so che a lui non interessa, e nemmeno a me importa così tanto, in realtà.
Nonostante il riscaldamento sia acceso ho i brividi. Haymitch lo avverte e mi stringe a sé con forza, cingendomi la vita con le braccia.
Le sue labbra baciano delicatamente le mie una, due, tante volte. Quando mi abbandono totalmente ai suoi baci, diventa più violento. Le sue mani si impossessano presto del mio corpo, Haymitch mi accarezza dolcemente i fianchi, le cosce, le braccia, i glutei. Appoggio i palmi sul suo petto, che si solleva e si abbassa velocemente.
– Ti volevo da giorni. Tu non hai idea – mi sussurra eccitato all'orecchio, senza finire la frase e sollevandomi da terra per i glutei. Allaccio possessiva le mie gambe intorno a lui, sentendo su di me il rigonfiamento dei jeans.
Haymitch interpreta il mio gesto come una conferma, portandomi sul grande letto morbido.

Che sto facendo? penso, per la millesima volta nel corso della serata.
L'uomo biondo si ferma un attimo, guardandomi interrogativo. I suoi occhi formulano una richiesta muta; posso?
Per tutta risposta comincio a smanettare con il primo bottone della sua camicia, presto seguito dagli altri. Ammiro i suoi muscoli allenati, accarezzando lievemente tutto il torace, mentre Haymitch tira giù le spalline del mio vestito, che si trasforma presto in un mucchietto di stoffa ai piedi del letto. Lui affonda il viso nel mio seno, passandoci piano le labbra sopra.
Mentre Haymitch è in contemplazione, ne approfitto per tirargli giù i pantaloni.
Mi blocco un secondo, spaventata dalla mia intraprendenza; fino ad oggi non avevo baciato nessuno, ed ora invece...
– Non farò niente che tu non voglia – una mano è sulla mia guancia, il pollice la strofina piano. Pianto i miei occhi su quelli di Haymitch, che sono seri.
– Tutto questo, Haymitch... – mormoro piano, appena udibile, slacciandomi prima il reggiseno e sfilandomi piano le mutande – tutto questo io lo voglio. Sono tua.
L'uomo mi guarda con un misto di incredulità, trionfo e... amore. Prende il mio viso tra le mani, dandomi un bacio pazzesco che mi lascia senza fiato.
Presto, ciò che ci separa finisce per terra accanto all'abito, e in un attimo è dentro di me. Mi aggrappo con le unghie alla sua schiena, adeguandomi al suo ritmo, gemendo di piacere.
Finisce tutto troppo in fretta, lasciandoci accaldati e ansimanti uno sopra l'altra. Haymitch si gira, appoggiandomi sul suo corpo e tirando un lenzuolo profumato su di noi.
Mentre disegno cerchi immaginari sul suo petto facendogli venire la pelle d'oca, dice: – dolcezza... mi sento in colpa.
Senza smettere di solleticarlo, con la bocca appoggiata sulla sua pelle, chiedo distratta – e perché mai?
– Tu sei piccola. Insomma, per me. Potrei essere tuo padre.
Alzo la testa; i suoi occhi sono abbassati, perciò non vede il mio sorriso quando dico – naa, al massimo mio zio.
E rido, presto raggiunta da Haymitch. Felice. Forse per l'ultima volta.












 



Oddio, non posso crederci. Ci sono riuscita. Ce l'ho fatta, ho scritto la mia prima scena di sesso!
Corta, con pochi dettagli, piena di cliché, credo, veloce... MA L'HO SCRITTA!
Ahem, comunque. Questo è il penultimo capitolo, mi viene da piangere. Va be', manco fosse la nuova promessa di libro... lol. Comunque, è stato bello.
Come al solito, se ci sono errori/schifezze/robaccia/ecc scrivetelo in una recensione, o se proprio vi scoccia va bene anche un messaggio privato.
Le recensioni sono apprezzatissime (ma va'?!).
E niente, ringrazio di cuore i recensitori/seguitori/ricordatori/preferitori. Grazie davvero. È stato bellissimo scrivere la storia, chissà che non mi verrà lo sghiribizzo di fare una one shot rossa(?) sulla mia coppia preferita... non appena riuscirò a scrivere roba rossa lo farò. 
A... all'ultimo capitolo. çwwwç

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