Bi***, you're crazy

di martipalm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Briarcliff ***
Capitolo 2: *** Friends ***



Capitolo 1
*** Briarcliff ***


“Briarcliff, 2020.
Annata speciale per questo posto. Chiuso dopo il grande scandalo diretto saggiamente dalla giornalista Lana Winters, ora riapre i battenti.
Riprendendo uno spirito di tradizione sarà gestito nuovamente dal clero, in particolare è stato affidato al Monsignore Jared Hamilton che seguirà l’andamento degli eventi, secondo le sue parole, <>.

Nelle varie interviste afferma <>.”
 




Marise Walter, 18 anni.
 
-Sei un pazzo- urlava a squarciagola, in quella casetta di campagna appena fuori città. Nessuno poteva sentirla.
-Oh no, TU, lurida puttanella, tu mi hai fatto incazzare- quell’uomo, più verso i 40 che i 30 anni, teneva in mano una mazza di legno. La maneggiava con semplicità ed eleganza, quasi fosse un nastro di una ginnasta. La fece volteggiare in aria e fece per calarla sul viso della ragazza. All’improvviso si fermò.
-Marise, tesoro, sai che non voglio farti del male- l’espressione corrucciata del volto si spiegò in un sorriso smagliante. Tutta la rabbia di poco prima era sparita e ora al suo posto vi era la serenità più profonda.
La ragazza si alzò lentamente da terra e asciugò le lacrime con una mano.
-Si, Mark, lo so- andò in bagno e si guardò allo specchio. Il viso era pulito, solo gli occhi arrossati, niente di più. Si sciacquò la faccia e rinfrescò il collo.
Tornò con passo svelto in cucina. –Preparo la cena-.
Mentre affettava i cetrioli pensò alla sua vita e alla scelta stupida di fuggire con l’uomo “maturo” della giornata. Innamorata, aveva detto ai suoi. In realtà era solo stupida.
Non era mai arrivato a picchiarla, la terrorizzava solo e poi diceva che non le avrebbe mai torto un capello. Stronzate. Sarebbe stata solo questione di tempo.
Sentiva il suo passo farsi più vicino. La prese per la vita e l’attirò vicino al cavallo dei suoi pantaloni.
-Dai amore, facciamo la pace- le sussurrò.
In quel momento Marise si volse a guardarlo negli occhi. Lo sguardo malizioso e gli occhi pieni di desiderio. Lo spinse sdraiato sul tavolo della cucina senza mai distogliere l’attenzione dal viso di lui.
Iniziò a baciarlo sul ventre e con voce suadente gli consigliò di chiudere gli occhi. Salì a cavalcioni sul suo corpo.
Con una rapidità inafferrabile piantò il coltello che teneva in mano dal principio sul diaframma e seguì con esso il sentiero che portava fino all’ombelico.
-APRI GLI OCCHI ADESSO, STRONZO- urlò in preda da un’euforia quasi ironica.
L’uomo strillò di dolore ma ormai il suo ventre era aperto in due e una quantità esorbitante di sangue ne fuoriusciva. L’ultima cosa che vide fu Marise che sghignazzava.
-Vai all’inferno-.
 
Fu portata nell’istituto una settimana dopo l’omicidio.
Marise non era pazza, aveva perso il controllo, ma lei sapeva di non avere niente che non andava. Era sana. Il problema è che le conveniva essere pazza.
Essere giudicata malata di mente non l’avrebbe fatta finire in prigione. E lei non voleva finire in quel luogo perché non vi apparteneva. Quell’uomo era un pericolo per lei e non meritava di vivere.
Aveva preso il posto del Signore e aveva deciso la sorte di una vita. Qualche volta bisognava arrangiarsi.
Il suo ingresso a Briarcliff fu semplice.
La portarono dentro due poliziotti, nessuno si girò a guardarla, e fu accompagnata nella sala per cambiarsi.
Le diedero un paio di jeans e una maglietta. Vestiti normali, per gente comune. Un’infermiera le tolse la manette e le sorrise. Non era spaventata dal fatto che fosse un’assassina. Quel gesto la tranquillizzò.
Finito questo passaggio fu portata nell’ufficio del Monsignore che l’attendeva affiancato da una donna di mezz’età vestita di nero.
-Salve io sono Monsignore Jared e lei è la dottoressa Caroline- le porse la mano e fu ricambiato con una stretta un po’ preoccupata.
-Ti seguirà nel tuo percorso- concluse.
-Ho ucciso un uomo e voi mi porgete la mano. Sono leggermente confusa- ironizzò Marise.
-Qui non giudichiamo, sei qui per fare un percorso di redenzione. La tua mente e il tuo spirito devono essere curati, mia cara- sorrise l’uomo.
-Niente punizioni corporali? Sa anche io conosco la storia di questo posto-.
Il volto di Jared si rabbuiò. –Nessun passato, signorina. E ora vada, la prego-.
Marise ammiccò e uscì dalla stanza accompagnata dall’infermiera amichevole che l’aveva aiutata a vestirsi. L’accompagnò nella sala comune e in quel momento la ragazza comprese che forse la prigione non era un posto così brutto come credeva.

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Capitolo 2
*** Friends ***


Marise-


Dopo qualche settimana passata in questo posto riuscivo finalmente a vederlo con occhi meno impauriti.
Certo, la prima impressione mi aveva profondamente colpita e di sicuro non ero riuscita a seppellire del tutto il terrore che mi si sprigionava dentro ogni volta che entravo nella sala comune, però avevo fatto finalmente amicizia.
Jenna, si chiamava. Una donna sulla trentina con i capelli scuri e gli occhi azzurri come il ghiaccio. La sua storia mi lasciava sempre con l'amaro in bocca, ogni volta che ci ripensavo.
Aveva avuto un passato difficile, sposata a vent'anni e con un figlio in grembo. Dopo il parto si presentarono i primi segni di depressione e tentò più volte il suicidio o provò anche a uccidere il figlio di appena pochi mesi. Suo marito , un povero coglione più soldi che cervello, non voleva prendersi carico di questa situazione e così, pagando una somma piuttosto folle, la spedì nel manicomio. 
Non nasconderà orrori come quelli del passato, ma Briarcliff ha ancora i suoi scheletri nell'armadio.
In ogni caso, essendo un posto affidato alla Chiesa, non si vive nemmeno così male. Ogni mattina ci alziamo, ci danno qualcosa per colazione, ingeriamo pillole, lavoriamo e al pomeriggio c'è una seduta con lo psicologo.
Inoltre due volte la settimana un prete viene a confessarci. Gran bel prete.
A volte mi chiedo come certi uomini possano rinunciare ai piaceri della vita solo per qualcuno di cui non si ha nemmeno la certezza che esista. Comunque, io non l'ho scelto e quindi il problema svanisce dopo poco che me lo sono domandata.
Beh, quando è il mio turno inizio sempre la conversazione con un -Ehi begli occhioni, ti mancavo?-. Sorride e diplomaticamente annuisce cercando di porre fine al discorso il prima possibile.
La prima volta che mi incontrò la nostra chiaccherata fu illuminante.
-Buongiorno.. Marise giusto?- mi chiese un po' impacciato.
-Eccomi qui! Cosa dovrei fare esattamente?-
-Oh, niente di speciale. Io sono padre Kyle comunque, verrò qui ogni lunedì e venerdì per sentire come stai. Perché non inizi dicendomi cosa ti ha portata qui?-
Sospirai. -Ho ucciso il mio ragazzo e sono pazza-.
A quel punto pensai che si sarebbe spaventato, o almeno un po' scosso. Niente.
-Per quale motivo l'avresti fatto?- si limitò a chiedere.
-Sentivo l'impulso primordiale di staccargli le palle da quel lurido corpo. Non lo fatto apposta-. Sorrisi.
-Marise, non sono il tuo psicologo, non devi sembrare malata di mente qui-. Sussultai di colpo. "Beccata" , sussurrò la vocina dentro la mia testa.
-Avevo paura. E se devo dirla tutta non mi dispiace di averlo fatto. Se lo meritava-. "Uhh, cattiva". Di nuovo lei. La zittii seccata.
-Per oggi può andare. Ci vediamo venerdì-.
Così il prete dagli occhi blu si sbarazzò di me. Da quel giorno non mi chiese più se fossi pentita di quello che avevo fatto. Gliene fui veramente grata.










ANGOLO AUTRICE: Wow, so che è un po' corto ma deve fare da introduzione a quelli che seguiranno. Commenti, critiche, suggerimenti? Lasciate le vostre impressioni perché so di dover migliorare. Del resto che vi posso dire? C'è ancora moltissimo da scoprire. Un bacio :)

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