In A Moment

di Johnee
(/viewuser.php?uid=113132)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stare ***
Capitolo 2: *** Lazarus ***
Capitolo 3: *** Rain Theatre ***
Capitolo 4: *** Through this Fire ***
Capitolo 5: *** Gunship ***
Capitolo 6: *** A Crimson Glow in a Stretch of Ice ***
Capitolo 7: *** Scratches ***
Capitolo 8: *** The Joker ***
Capitolo 9: *** Flies ***
Capitolo 10: *** Bonus Track #001: Shadow Broker's files ***
Capitolo 11: *** Léannan ***
Capitolo 12: *** Give Away ***
Capitolo 13: *** Wrong ***
Capitolo 14: *** Bonus Track #002: Stray Cats ***
Capitolo 15: *** Let it all burn ***
Capitolo 16: *** Break-down ***
Capitolo 17: *** Eabor ***
Capitolo 18: *** Struggle ***
Capitolo 19: *** Prelude to the end ***
Capitolo 20: *** Reusanachd ***



Capitolo 1
*** Stare ***


1. Stare


"Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti,
quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.”
(Johnatan Harker in “Dracula”, B. Stoker, 1897)


 

La distesa di terra brulla delle Highlands si apriva davanti a lei: una coltre di sassi aguzzi e terriccio molle in un panorama arido e monotono, il cielo plumbeo a fare da cornice.
Mosse un passo, scoprendosi a piedi nudi, e inciampò immediatamente in una grossa zolla di erba rossastra.
Le ginocchia picchiarono violentemente a terra mentre il viso si scontrava con il terreno reso viscido dallo spesso strato muschio.
Ancora intontita, sollevò lo sguardo davanti a sé, dove uno specchio troneggiava imponente sulla sua figura, bloccandole la strada.
Osservò la sua immagine riflessa con terrore, circondata com'era da tubi di diverse dimensioni attaccati agli arti e che cingevano le sue giunture; gli occhi che la fissavano erano di un azzurro intenso.

Con un grido strozzato, Shepard si svegliò improvvisamente. Era sul suo letto, nella sua cabina, sulla sua Normandy.
Respirò velocemente per regolarizzare il fiato, sfregandosi le braccia e le gambe di riflesso contro l'immagine che aveva appena visto. Dopo essersi resa conto di aver appena sognato e aver controllato di non essere avvolta da nessun tubo od organismo esterno, trasse un sospiro di sollievo, le mani attorno al collo.
Si buttò sulla prima superficie riflettente che trovò, correndo attraverso la stanza con fare nervoso, e si ritrovò a riprendere tra le labbra il sospiro di sollievo che aveva abbandonato sul suo letto poco prima.
Sì, era stato decisamente un brutto incubo, niente di più.
Il terminale dava il classico segnale di chiamata in entrata, mentre Shepard si apprestava a sedersi alla sua postazione.
Controllò il chiamante sul monitor, passandosi nervosamente una mano tra i capelli corti.
"Dottor Solus”, diceva.
La Comandante premette il pulsante per accettare la chiamata, senza perdere tempo.
-Hai delle buone notizie per me?- domandò, intrecciando le braccia sul tavolo con impazienza.
Il Salarian le sorrise attraverso la finestra di dialogo, armeggiando con il factotum.
“Il tuo corredo genetico è tale e quale a quello registrato negli archivi dell'Alleanza all'epoca del programma N7. Uniche anomalie relative al sistema cardiovascolare. Stato di profondo stress potrebbe esserne la causa.”
-Porca miseria, Mordin! Ti costa tanto darmi una risposta chiara?- eruppe lei, lanciandogli uno sguardo torvo -Il cervello è lo stesso o è il contenitore dei ricordi di qualcun altro?-
Il dottor Solus scosse la testa. “Non ho le risposte che cerchi, Shepard. Neurochirurgia non è il mio campo.”
-Cristo santissimo!- sbottò lei, interrompendo bruscamente la conversazione.
Le sue mani finirono di nuovo tra i capelli, mentre il suo cervello maturava una conclusione drastica dietro l'altra.
Si ritrovò di nuovo nelle Highlands, a specchiarsi con il suo clone. E rifletté su chi diavolo fosse realmente Lenore Shepard.
Lenore Shepard, nata e cresciuta sulle navi dell'Alleanza, donna dal carattere volitivo; quella che aveva vinto a Torfan, che aveva sconfitto Saren e che era sopravvissuta all’attraversamento del portale Omega 4.
Ecco chi era. Quello e nient'altro.
Ma, da qualche giorno, lei iniziava a nutrire dei dubbi al riguardo.

-E se i tuoi ricordi fossero stati contraffatti? Dico, può essere.- le aveva detto per gioco Garrus, mentre osservavano la Normandy attraccare, appoggiati alla ringhiera di uno dei numerosi cantieri navali di Illium.
Erano passati pochi giorni dalla missione attraverso il Portale di Omega 4, ma il ricordo di quella battaglia memorabile sembrava un'eco lontana, dispersa tra le nuvole rosate del cielo di Nos Astra.
La Comandante aveva deciso di lasciare la sua nave in mano alle delicate cure di tecnici che non fossero legati in alcun modo a Cerberus. Il tempo di correre da un capo all'altro della Galassia era finito, in virtù della missione successiva, decisiva per prevenire definitivamente l'Avvento, ma anche meno delineata, in quanto relativa principalmente all'organizzazione.
E mentre tecnici asari e salarian correvano freneticamente attorno alla fregata, Shepard si era ritagliata un momento di stasi per poter avere un confronto diretto con qualcuno che non avesse risentito pesantemente della battaglia finale contro i Collettori.
-Non pensavo che ti piacesse la fantascienza.- aveva replicato Shepard, rivolgendo un sorriso di scherno al suo compagno.
Garrus le aveva rivolto uno sguardo divertito. -Il cervello umano non è altro che un hardware che contiene numerose informazioni relative all'esperienza di un individuo, Shepard. Basta avere l'accesso a tutti i software contenenti le informazioni periferiche e sembra quasi facile riuscire a replicarlo. Ne parlavo con Tali giusto qualche giorno fa: colleghi le varie funzioni a un database che possiede una gamma di azioni preimpostate e poi il Geth replica ciò che quello gli dice di fare.-
Allora Shepard aveva sgranato gli occhi, rivolgendogli un'occhiata allarmata -Mi stai dicendo che forse potrei essere un... un Geth?-
-Non ci avevi mai pensato?-
-Non sono un Geth. Non sono un sintetico, sono... sono-
Shepard… Lenore si era guardata i palmi delle mani, cercando una conferma, ma aveva avuto in risposta delle cicatrici impercettibili sulle giunture tra il palmo e le falangi. Cicatrici che brillavano del solito bagliore arancione. -Oddio... cosa sono?-
Garrus le aveva posato una mano sulla spalla, l'espressione ancora più divertita. -Sei Lenore Shepard, in tutto e per tutto. E io stavo solo scherzando.-
-E se davvero...-
-No, Shepard. Tu sei un essere umano. Hai una tua morale, un tuo bagaglio culturale ed empirico. Non è possibile contraffare così verosimilmente un ricordo, così come non è possibile simulare un sentimento.-
-E se i miei sentimenti e le reazioni che ne conseguono fossero solo una replica coerente alle esperienze che ho avuto in passato?-
-Oh, Spiriti! Perché non sto mai zitto?-
Ma lei lo aveva ignorato, perché stava già formulando la sua personale risposta a quel discorso.


E allora chi era Lenore Shepard? Era un essere organico o sintetico?
Ciò che sapeva del Progetto Lazarus era sommario e indicativo: le erano stati impiantati degli organismi cibernetici per permettere il funzionamento degli organi e la ricostruzione totale dei tessuti. Ma non le era stato spiegato come effettivamente la vita l'avesse di nuovo ispirata.
Il suo cuore aveva smesso di battere, il suo cervello di funzionare, i polmoni di raccogliere l'aria... ma come si può tornare alla vita? È davvero possibile ricostruire le dinamiche interne delle singole componenti di un comportamento emergente?
E con questi interrogativi torniamo al tempo presente.
Shepard, seduta ancora con la testa fra le mani, continuava ad osservare le informazioni raccolte nelle ore precedenti a proposito di medicina legale, funzionamento del sistema cardiovascolare, vita, morte. Le osservava attentamente senza capirle, mentre fluttuavano davanti a lei sotto forma di diverse proiezioni olografiche sopra il terminale.
Chi diavolo era questa Lenore Shepard se non la protagonista ufficiale di un orribile incubo dal quale non riusciva a svegliarsi?


 

"Cosparso di fiori appassiti da tempo,
privati del loro fioritura mortale.
Da solo in una stanza buia,
il Conte
Bela Lugosi è morto, immortale.”
(“Bela Lugosi Is Dead” - Bauhaus, 1979)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lazarus ***


2. Lazarus

 

 

 

 

"Sapere dov'è l'identità è una domanda attualmente senza risposta”
(J. Saramago)
[x]

 

 

 

Il cielo sopra Nos Astra era di un grigio tetro; nuvole scure si radunavano sopra i grattacieli e appesantivano l'atmosfera con la loro ingombrante presenza nello skyline. Il bagliore di qualche lampo rischiarava di tanto in tanto quella composizione di imbarazzante grayscale, mentre il tuono rimbombava lontano di conseguenza.
Shepard aveva fatto una rapida stima dei pochi oggetti che si sarebbe portata nella camera d'albergo che avrebbe occupato durante lo stanziamento forzato della Normandy, radunando il tutto in un borsone di tela. Aveva lasciato libertà completa al suo equipaggio, il tempo di riparare le ferite della sua nave, poi sarebbero ripartiti alla volta di una nuova missione, prima di consegnarsi definitivamente all'Alleanza.
Scese direttamente dall'hangar principale, assieme a Joker, il quale alloggiava nel suo stesso albergo; optarono per fare la strada assieme dato che il percorso che intercorreva tra la darsena e la dimora temporanea dei due era minimo, insomma, non avrebbero dovuto sopportarsi a lungo.
La facciata era quella di un edificio del colore dell'onice con le finestre in un materiale simile al vetrocemento, eccezion fatta per quelle al piano terra occupate da diverse oloproiezioni con prezzi di vitto e alloggio. L'insegna in dialetto Asari significava “Giardino”, anche se di verde c'era solo il riverbero distorto dei cupi nuvoloni attraverso il materiale riflettente della porta.
I due diedero le proprie credenziali al portiere e salirono nelle rispettive stanze, dandosi un cenno sommario con la testa, poco inclini a intrattenersi in una discussione.
Shepard si chiuse la porta alle spalle, poi lanciò letteralmente il borsone sul letto che cigolò rumorosamente prima di stabilizzarsi. Con le mani appoggiate sui fianchi, camminò fino alla piccola finestra che dava su una corte interna, rigorosamente scura e trasandata. Qualche ragazzino bighellonava seduto su un muretto mentre due Salarian gesticolavano impazziti nel mezzo, probabilmente immersi in chissà quale conversazione.
Con un sorriso, Lenore sollevò lo sguardo verso l'edificio davanti al suo, cercando dei punti di interesse prima di perdere definitivamente la voglia di guardare la vita fuori dalla finestra.
Spalancò terrorizzata gli occhi nell'incrociare lo sguardo azzurro brillante nella propria immagine, riflessa nella finestra di fronte alla sua.
Cercò febbrilmente la maniglia di una tapparella, una tenda, un qualcosa. Qualcosa per poter chiudere immediatamente l'ingresso alla luce. Per escluderla da quella proiezione.
Chiuse le persiane quanto più velocemente possibile, cercando a tentoni la pistola nella fondina. Tolse la sicura, caricò un colpo e si abbassò fino a toccare il pavimento con un ginocchio. Allora si sforzò di respirare profondamente, per riprendere il controllo che poco prima aveva inesorabilmente perduto, mentre la pistola tremava convulsamente tra le dita.
Erano passati tre giorni dal discorso che aveva avuto con Garrus, ed erano esattamente tre giorni che quella figura la tormentava, apparendole in sogno, osservandola la mattina mentre si specchiava nel lavandino per lavarsi il viso. E con una viscida delicatezza, la profondità di quegli occhi color lapislazzulo si insinuava nella sua mente quando essa osava distrarsi dall'argomento.
Era davvero giunto il momento di porre rimedio alla cosa, dicevano le profonde occhiaie che solcavano il volto di Shepard.
Ma come? Affrontando di nuovo le risposte vaghe di Mordin? I rimproveri appassionati della Chakwas?
Urgeva un'introspezione, e l'introspezione andava aiutata con una solerte ricerca attraverso degli indizi concreti su quello che era effettivamente il Progetto Lazarus. 
Lazarus, barra di ricerca del browser. Mano che trema e Carnifex a portata di mano per ogni evenienza.
"Lazzaro, Vangelo secondo Giovanni...”
"Lazzaro, opera di Luigi Pirandello...”
"La Morte che ritorna sui suoi passi grazie a un tramite fisico...”
Troppe nozioni, tutto troppo dispersivo. Da dove incominciare? Le informazioni che Lenore aveva raccolto nei giorni precedenti esulavano dalle sue competenze e non riuscivano a darle delle conferme, aumentando il volume delle domande. 
Cosa fare?
Mani tra i capelli per cercare di riprendere il controllo. 
No, lei non è mai stata una persona debole... ma in quel momento aveva bisogno di tutto il sostegno possibile, o di una voce razionale alla quale appellarsi.
-Ho... ho bisogno d'aiuto-
"Len, sii chiara, sei in una situazione pericolosa?”
-No... cioè... non lo so-
"Hai bisogno di qualcosa?”
-Ti... ti prego di raggiungermi-
"Spiriti, Len, dieci minuti. Dammi dieci minuti”
E lei che raggiunse un angolo della stanza quanto più lontano possibile dalla finestra, la pistola tra le mani e una confusione biblica in testa. 
Stette ancorata in quell'angolo per un tempo che a lei parve infinito, ma passarono meno di cinque minuti da quando la comunicazione si era interrotta. Un bussare pesante alla porta e lei sobbalzò di conseguenza, muovendo appena la testa. 
-È aperto- 
Passi veloci. La luce azzurra di un visore unico.
-Len, cosa...?-
-Sto impazzendo- disse lei in risposta, stringendo la pistola al petto -Non so cosa stia succedendo, non so cosa fare, non so come comportarmi, come reagire, come...-
Garrus la raggiunse in poche falcate, chinandosi su di lei, prendendole la Carnifex dalle mani e appoggiandola poco più in là, a terra. Le rivolse un'occhiata preoccupata, posandole le mani sulle spalle -Len... calmati.-
-La... la fai facile, tu... tu non hai quella... quello sguardo che ti perseguita, quei... quei dannati tubi che ti escono dalle giunture e... oh, dio... cosa devo fare?- sollevò lo sguardo verso di lui, nella penombra, l'espressione accigliata -Sono davvero io quella? Io devo scoprirlo, devo essere sicura di essere davvero Lazzaro e non un fantoccio. Ho... ho bisogno d'aiuto perché non riesco più a capire se ciò che è vedo è pura impressione o è il mio subconscio a dirmi che sto toccando un tasto delicato. È come se mi avvertisse che non devo aprire questa porta, che non devo grattare la superficie di questo muro...-
-Non riesco a seguirti Lenore- sbottò Garrus, smuovendola appena -Chi è Lei? Quali tubi? Quale muro? Sii chiara, diamine, mi stai spaventando!-
-Riesci almeno a comprendere la mia angoscia...?-
-Angoscia un cazzo, Len! Sei rannicchiata qui a delirare, questo vedo. Cosa stai cercando? Risposte? Non è di certo così che le otterrai- le carezzò la testa, riavviandole i capelli -E se, come immagino, parte della colpa è mia, allora ti darò una mano nella ricerca...-
La donna chinò lo sguardo per poi annuire debolmente, lievemente tranquillizzata da quell'appoggio.
-Vuoi sapere se tu sei realmente tu e non un fantoccio...- ripeté lui, cercando di fare mente locale -Dobbiamo trovare degli indizi, fare delle analisi, una scaletta... oh, ce n'è di lavoro da fare. E da dove partire? Da dove incominciare?- si passò una mano dietro al collo, sollevandosi in piedi e iniziando così una marcia sequenziale attraverso la stanza. 
-Miranda Lawson!- esclamò, bloccandosi di colpo -Lei era a capo del progetto, di sicuro avrà le risposte che cerchi!-
-Miranda...- ripeté Shepard, sollevando la testa -Mi ha spiegato passo passo il processo di clonazione degli organi, di immissione del sangue nella rete cardiovascolare e della riattivazione del cervello ma... ogni volta che le chiedo qual è il tassello mancante che mi ha permesso di tornare a vivere mi risponde in maniera elusiva-
Garrus spalancò le braccia -Se lei è a conoscenza del tuo tramite, allora interrogala!- ridacchiò -Possibile che tu avessi la risposta sotto al naso e non abbia mai minimamente pensato di affrontarla?-
Il Comandante si passò una mano sul viso -Non è così semplice, Garrus... Miranda sa difendere bene le informazioni che possiede-
-C'ero anch'io quando hai messo in salvo sua sorella, Len, è evidente che ti deve un favore-
Con un sospiro sommesso, Shepard attivò il factotum, aprendo la schermata di comunicazione -La contatterò subito...- disse.
Garrus tornò velocemente verso di lei, sedendosi al suo fianco -A volte la soluzione più semplice è quella che ti sta davanti agli occhi, Shepard...- fece, appoggiando la schiena alla parete -E se vuoi avere un'opinione sincera, Terminator Commander... il tuo atteggiamento di fronte a questa problematica è talmente incoerente con la tua linea caratteriale che sembra quasi umano.-
Shepard sbuffò una risata, scrollando le spalle -Dovrei... insomma, dovrei revisionare il mio codice binario. Com'è che funziona?-
Di conseguenza a quella debole battuta, il Turian scoppiò a ridere -Ecco, vedi? Sei la vergogna di tutta la razza sintetica!- 
Shepard si morse un labbro, puntando lo sguardo verso la tapparella ancora chiusa. No, forse non era ancora arrivato il momento di scherzarci sopra... ma si sforzò di far fronte al problema alla loro maniera, cercando di aggrapparsi a quella consuetudine, per coprire quella ferita che la stava pian piano divorando. 
Qual'era effettivamente il tramite che collegava la mente al corpo? Cosa le stava nascondendo Miranda?
Doveva trovare quel tassello mancante. 
Si voltò verso Garrus, l'espressione accigliata, mentre di nuovo, quelle domande continuavano ad affollarsi dentro la sua testa, premendo per una risoluzione immediata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook

Marzo 2013, 3

Salve a tutti,
eccoci qui ancora una volta! Sono riuscita a ritagliarmi una pausa dal lavoro per revisionare il capitolo e pubblicarlo. Ringrazio per l'affetto profuso nelle recensioni e spero vivamente di non deludere le aspettative di chi legge, con questo (circa meno quasi) prequel. Il prossimo capitolo arriverà puntuale domenica, prometto arcobaleni in scala di grigio e un pilota ben noto.

Un abbraccio domenicale

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rain Theatre ***


3. Rain Theatre

 

 

 

"Attorno a me l'aria è completamente nera,
forse sono dietro le quinte di un teatro durante l'intervallo.
Sento dei tonfi soffocati,
forse i macchinisti stanno cambiando le scene.”
(Evey, “V for Vendetta-Vicissitudini”, A. Moore-D. Lloyd)

[x ]

 

 

 

 

Tecnologia dei Razziatori.

Shepard uscì bruscamente da un locale della periferia di Nos Astra, mentre la pioggia cadeva sonora dal cielo. Strinse i pugni nelle tasche, con occhi sgranati e il rumore sordo e cadenzato degli anfibi che calpestavano le larghe pozzanghere. Si sa, quando si cammina senza pensieri si tende a sentire principalmente il rumore dei propri passi.
Pochi minuti prima, la sua tazza di caffè era franata sul tavolo rovinosamente. Miranda si era voltata verso un cameriere con fare sbrigativo, intimandogli di pulire alla svelta per poter terminare il discorso... ma Shepard aveva sentito fin troppo e, sotto lo sguardo attonito di Garrus, aveva afferrato il soprabito, abbandonando il bar.
Spiegazioni razionali da Miranda Lawson, cercava Shepard, e spiegazioni razionali ebbe.
Lenore Shepard aveva finalmente scoperto di essere tornata in vita grazie alla tecnologia dei Razziatori.
Un segnale che si era insinuato nel suo cervello, aveva recuperato i tasselli della sua precedente esistenza e permesso al suo corpo di collegarsi di conseguenza, trovando il riempimento adatto per il guscio vuoto.
La prima sensazione che Lenore aveva provato, d'istinto, fu relativa all'olfatto: un pungente odore di bruciato. Poi si era alzata da quello squallido bar, infine si era ritrovata a camminare, respirando a ritmo con i suoi passi.
Sembrava un percorso preimpostato, una rotta definita, nonostante la casualità volontaria.
Dentro di lei, Lenore aveva impianti di ciò che aveva sempre combattuto e che, probabilmente avrebbe dovuto combattere in futuro. Era giusto, questo?
Era giusto usare i mezzi del nemico per creare un surrogato di quello che era stata? Piuttosto, aveva un senso cercare di combattere i fautori della propria rinascita?
No, lei non aveva chiesto di tornare in vita, non così, non a questo prezzo!
La pioggia continuava a cadere imperterrita, colorando di grigio l'ambiente circostante e abbassando in maniera sostanziale la temperatura.
Lenore era un puntino rosso in mezzo alla folla multietnica, schivava i passanti e si infilava nelle prime vie che trovava in modo casuale, cercando un senso apparente alla sua esistenza, alle sue battaglie.
Ma non trovava il senso di accettare la sua appartenenza al nemico, quando questa era entrata subdola nella sua esistenza da pochi mesi a questa parte.
Cosa comportava avere delle componenti di tecnologia dei Razziatori dentro il proprio organismo? Una maggiore propensione all'Indottrinamento, forse?
Perché pensarci? Era forse quello un rielaborare le informazioni tramite degli... chessò... strani ricettori?
E se quei ricettori non fossero altro che delle microspie del nemico?
Nemico. Razziatori. Shepard.
Aveva un senso tutto ciò?
Aveva davvero un senso?
Lenore si bloccò davanti al muro di un vicolo cieco, letteralmente.
Appoggiò entrambe le mani su quella parete di mattoni, carezzando la superficie ruvida mentre si mordeva nervosamente un labbro. Solo in quel momento si accorse che il cielo stava vomitando una grande quantità d'acqua che si raggruppava in pozzanghere, che le rigava il viso, che le inzuppava i vestiti...
E le venne in mente la prima volta nella quale aveva visto piovere in quel modo intenso...
Si trovava in una minuscola baia, Cove Bay, provincia di Aberdeen, città natale del padre e dei suoi avi.
Il cielo era completamente grigio mentre lo sciabordare delle onde prevaleva sui passi e sulle voci. Lei aveva appena compiuto sedici anni, i capelli di un rosso intenso, vestita del verde della sua terra.
Un lampo aveva squarciato l'orizzonte, dando il via alle danze e tingendo il mare di un viola puro in lontananza. Il tuono non si era lasciato attendere, facendola sobbalzare di paura.
La prima goccia di pioggia le aveva bagnato il naso, e lei era indietreggiata dalla sorpresa... poi uno scroscio impetuoso si era associato allo sciabordio; il vento del mare scemava mentre un'onda si infrangeva su uno scoglio, sferzando il viso della ragazzina con l'acqua gelida.
Lenore aveva aperto le braccia e chiuso gli occhi mentre le gocce tamburellavano sulla pelle del viso e delle mani. E si ricordò di aver rivolto un sorriso al cielo per quel regalo inaspettato.
Così fece su Nos Astra, Illium. Sorrise, lo sguardo rivolto al cielo.
"Lo senti, Lenore?”
"Che cosa, m'athair?”
"Il rumore delle grida che fra un po' sentirai da mamma, che ti rimprovererà per aver sporcato questo bel cappotto nuovo”
E Lenore rise di nuovo, tempo presente, al ricordo del viso disteso del padre che le cingeva le spalle con un braccio e la conduceva verso la via di casa.
No... quella sensazione, quei ricordi... non poteva essere tutto falso! C'era un limite alla programmazione...
Si era sentita felice di rimando a quella vicenda. Come poteva una riproduzione essere così fedele?
Rabbrividì, stringendosi nelle spalle.
Una mano l'afferrò, costringendola a voltarsi, il sorriso ancora dipinto sulle labbra.

-Shepard?-

Il sorriso scemò.
Una sventagliata di mitra e lei che istintivamente usa il corpo del suo aggressore come scudo e ariete.
Quattro nemici, razza umana, stemma Sole Blu sull'armatura. Shepard estrasse la pistola, trovando riparo dietro un cassonetto alla sua sinistra. Un'altra raffica, stavolta meno precisa.
Il Comandante si sporse brevemente, cercando di capire i ripari esatti dei nemici. Un calcolo sommario dei colpi avversari e una discreta nostalgia degli scudi cinetici e del fucile M-300 Claymore, abbandonato nel borsone nella camera d'albergo.
-Cosa diavolo volete?- urlò, addocchiando il riparo successivo.
-La tua testa-
Il pollice e l'indice di Shepard si unirono, tracciando un segmento sconsolato davanti a lei, prima che lei compisse un balzo, sparasse due colpi, centrasse in pieno il generatore degli scudi cinetici di uno di quei mercenari e rotolasse fino al riparo successivo.
Attivò velocemente il factotum, generando un campo di forza che respingesse almeno in parte i proiettili degli avversari. Infine, si sporse nuovamente. Tre colpi. Il primo prese in mezzo agli occhi un mercenario, il secondo ne disarmò un altro, il terzo colpì la granata adesiva che stava per essere lanciata nella sua direzione, scatenando un'esplosione contenuta che, però, ferì a morte il proprietario e mettendo fuori gioco i restanti.
Una scheggia trapassò l'avambraccio di Shepard, facendole emettere un gemito rumoroso.
Il Comandante si riparò immediatamente, mentre dalla ferita sgorgava una discreta quantità di sangue. Si maledisse per quella disattenzione, riarmando faticosamente l'arma, poi si sporse lateralmente, cercando il via libera mentre lo scudo d'emergenza si ricaricava.
Quattro ne aveva contati e quattro erano caduti, ma la prudenza, per Shepard, non era mai troppa. Tuttavia, si sollevò in piedi, premendo il braccio ferito sul fianco e reggendo la pistola con un braccio, ad altezza uomo, lo sguardo che saettava in ogni direzione, alla ricerca di ulteriori nemici. Fece qualche passo incerto, poi corse di riparo in riparo, la pioggia che batteva attorno a lei.
Il rumore sordo di un Colpo Stordente, proveniente da chissà dove, fece scivolare un nemico fuori dalla sua copertura. Prontamente Shepard sparò due colpi, disarmandolo e ferendolo alla gamba. Poco da dire, gli fu subito sopra, puntando la pistola sopra la testa del mercenario.
-Mandante e generalità- fece, calciando via il fucile d'assalto dalla presa dell'avversario.
Quel Sole Blu diede un gemito sordo, reggendosi la gamba, poi si affrettò ad aggiungere un: -Non lo so...-
-Cazzate, lo sai benissimo.- ribatté Shepard -Dammi quel nome ed eviterai di raccogliere i pezzi del tuo cervello dall'asfalto-
-So solo che è un uomo sulla trentina...-
-Non basta.- intervenne Garrus, raggiungendoli tranquillamente, pistola alla mano. Shepard gli diede un'occhiata di traverso, consapevole già da un po' che quel Colpo Stordente era opera sua.
-Non so altro, era il capo a gestire l'accordo...- replicò il mercenario, premendo la ferita sulla gamba.
-Dove lo posso trovare?-
-Nos Astra...-
-Ma non mi dire...- il Turian si batté la fronte con una mano, sospirando -Essere umano. Trent'anni. Nos Astra. Magari è pure un businessman...-
-Dovevamo incontrarci con lui stasera al porto commerciale e...-
Un colpo di proiettile gli fece saltare la testa, facendo sobbalzare Garrus.
Lenore rivolse al compagno uno sguardo accigliato, mentre rinfoderava la pistola -Cracca quei dannati factotum... questo non sapeva un accidente-
-Era proprio necessario ucciderlo?- protestò l'interlocutore, inclinando la testa in avanti.
-Mercenario, Garrus. Ho detto tutto.-
Il Turian alzò le mani in segno di resa prima di attivare il factotum e iniziare un lavoro minuzioso di violazione e scaricamento dati.
Lentamente, Lenore si tolse il cappotto, stringendo i denti quando il tessuto si ritrovò a sfregare la pelle del braccio ferito. Si sfilò la cintura, poi la usò come laccio emostatico, bloccando così la fuoriuscita di sangue.
-Hai del medigel per me, Garrus?- chiese, mentre la pioggia batteva sul tessuto epiteliale, lavando parzialmente la ferita.
Il Turian le si avvicinò, il factotum attivo sul software di violazione, poi le prese il braccio sano tra le dita, scoprendolo, mentre stappava una siringa di medigel con i denti. Controllò in controluce il liquido, dando un picchiettio con l'indice sul vetro. Un gesto veloce e deciso e premette lo stantuffo sull'arteria, immettendo il medigel direttamente nel sistema di circolazione del sangue di Shepard.
Lei diede un brusco gemito, poi un sospiro profondo. L'occhiata che gli lanciò dopo qualche attimo fu carica di gratitudine.
Il Turian ridacchiò rigirandosi la siringa tra le dita e soffiandoci sopra teatralmente.
Scoppiarono entrambi a ridere.
-Ho lasciato al tuo XO il conto da pagare, sai?- fece poi Garrus, mentre riprendeva in mano i codici da bypassare.
-Che gesto estremo!- ironizzò lei, tenendo il braccio teso per facilitare la circolazione del flusso sanguigno.
Il Turian le lanciò un'occhiata di sbieco, attraverso il visore -Shepard...-
-Non sono un fottuto sintetico Garrus, me lo sento a pelle!- lo interruppe lei, lanciandogli uno sguardo esasperato -Ma dopo quello che ha detto Miranda, ho bisogno di ritrovare me stessa aggrappandomi a tutto ciò che possa darmi conferme... ti sembra stupido?-
Lui la guardò con tanto d'occhi, mentre le informazioni si raccoglievano attraverso il factotum -No, non è stupido, è lecito. Farei lo stesso- ammise, con una nota di dolcezza.
-Mi consola saperlo, companach. Ti proverò che sono la stessa di due anni fa... la stessa che ha sconfitto Saren...- disse lei, con un lieve sorriso -Insomma, te lo devo-
-Non serve che tu mi provi nulla, Shepard... mi sembrava di avertelo già detto- replicò lui, scrollando le spalle.
Il Comandante gli rivolse un sorriso, inarcando un sopracciglio -E allora cos'è quell'espressione scettica?-
Garrus tentennò. Quando fece per parlare, si aprì una schermata sul suo factotum a dividerli.
-Ore 20, Banchina C78, molo 6, proprio di fronte alle navi in partenza...- annunciò Shepard recuperando il cappotto -abbiamo sei ore per la preparazione-
-Togliamoci di qui prima di diventare delle carpe...- bofonchiò il Turian mentre uscivano dal vicolo.
-Non ti piace proprio la pioggia...-
-Tende a... ad infiltrarsi- ammise lui, distogliendo lo sguardo.
-Infiltrarsi?- Lenore gli lanciò un'occhiata perplessa.
Con un gesto repentino, Garrus le afferrò le braccia e si sporse verso di lei. Dal collare fuoriuscì una quantità d'acqua paragonabile a una secchiata, inzuppando Shepard più di quanto già non lo fosse.
Lenore ringhiò un insulto, mentre lui si allontanava quanto più velocemente possibile per non subire le conseguenze delle sue azioni. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Marzo 2013, 7

Amore profondo per due cose: Guano Apes e V for Vendetta.
E sì, ho aggiornato un po' prima... ho qualche difficoltà ad accettare questo capitolo.
Ho l'idiosincrasia per l'allineamento Paragon, non me ne vogliate... trovo più interessante la visione disillusa e brusca del soldato pronto a dare il tutto e per tutto per il completamento della missione.
"
Il fine giustifica i mezzi” diceva qualcuno, e Len non è l'eccezione che conferma la regola, così è e un ci si pole far nulla.
Cosa c'entra questo con la vicenda? Nulla, semplicemente una considerazione.
Mi piacerebbe scrivere del padre di Len, anche se scaletta non lo prevede... è tutt'ora vivo e vegeto, d'istanza ad Edimburgh con il grado di Tenente (<---non cercatelo su wikia perché me lo sono inventato di sana pianta). Nel tempo libero gli piace girare in kilt blackwatch, passeggiare al chiaro di luna e adora le nocipesche affogate in quintali di melassa.
Un personaggio “ammodino”, insomma... penso che, se lui e il padre di Garrus si volessero conoscere, di sicuro uno dei due cercherebbe la soluzione definitiva buttandosi da un burrone (chissà a chi mi riferisco).
Sulla scena finale ho usato questa fan art come reference: [link]. Weissidian è una bravissima disegnatrice, vi consiglio di dare un occhio ai suoi lavori :3
La delucidazione su Jeff è d'obbligo: avevo intenzione di inserirlo nel capitolo, ma ho deciso per dividere il tutto in due parti, dato che risultava una lettura abbastanza pesante, nel complesso <___<'' sì, apparirà a breve, don't worreh!

Ok. Un'ultima cosa: CITADEL DLC. Chiunque ci abbia giocato, sappia che sono dispostissima a prestargli una spalla su cui piangere e un sorriso di conforto nella disperazione.
Un abbraccio commosso e un sonoro pianto per un tango a caso.

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Through this Fire ***


4. Through this Fire

 

 

"Siamo angeli con un'ala soltanto e possiamo volare solo stando abbracciati”
(“Così parlò Bellavista”, L. De Crescenzo)
[
x ]

 

 

 

Lenore afferrò una giacca dalla borsa, i capelli ancora bagnati dalla doccia calda che si era appena fatta.
I pantaloni della vecchia divisa dell'Alleanza erano infilati in un paio di anfibi sgualciti in più punti, l'elastico delle stringhe scoperto.
Stavano affrontando una missione da non inserire nel diario di bordo, che si sarebbe svolta puramente per scoprire chi fosse il mandante di quella banda di Sole Blu.
La maglietta venne coperta da una camicia di flanella pesante, poi da una giacca in pelle senza maniche, dotata all'occorrenza di un cappuccio, di una chiusura di automatici sotto il colletto rigido e di una cerniera laterale con una pattina sottostante per evitare le infiltrazioni della pioggia ancora battente.
La cintura reggeva la fondina a cui la Carnifex era ben assestata mentre una fascia in pelle reggeva il Claymore, ripiegato dietro la schiena di Shepard. Le clip di riserva su una tasca legata a un cosciale, sulla gamba sinistra.
-Ancora non ho capito perché devo assistere al tuo rituale di vestizione- fece Joker, seduto in una poltroncina nelle immediate vicinanze.
-Perché sei il mio fottuto autista ed è richiesta la tua presenza- rispose prontamente Shepard, avvicinandosi a lui.
-Da pilota di fregata ad autista...- bofonchiò lui, passandosi una mano sulla barba incolta -Devo vestirmi anch'io come un Hell's Angel o posso venire in pantofole?-
-Fa' meno lo spiritoso, hai capito qual'è il tuo ruolo?-
Joker le rivolse un'occhiata torva -Scarrozzare te e i tuoi compagni per i moli di Nos Astra con un veicolo civile, atterrare il più vicino possibile nella vostra zona, attendere il segnale, recuperarvi ed essere pronto all'eventualità di un inseguimento... Grande Giove! È passato un sacco di tempo da quando ho guidato spericolatamente... spero davvero che sia una missione importante-
Shepard si accucciò davanti a lui, posando una mano sul bracciolo della poltroncina -Jeff...- principiò -Non è una missione ufficiale, ho bisogno di persone fidate e tu sei una di quelle.-
-Puoi scommetterci- asserì il pilota -Ho già noleggiato tramite factotum una navetta, atterrerà nel giro di mezzora in un piazzale qui vicino, tutto è già disposto per la partenza.- armeggiò velocemente con un datapad che reggeva sulle ginocchia -Inoltre, ho predisposto una linea di comunicazione sicura grazie a IDA, di modo che voi tre possiate comunicare con me senza dover entrare nei canali controllati da Cerberus...-
-Perfetto- Shepard gli rivolse un breve sorriso, poi si rialzò per ultimare le preparazioni -Comunque, saremo in due, Tenente- aggiunse, infilando le mani nel borsone.
Joker ridacchiò -Certo, certo...- poi appoggiò il datapad su un mobiletto, mentre si protendeva in avanti -La tua concezione di appuntamento romantico è molto pittoresca, lasciatelo dire-
-Appuntamento romantico?- il Comandante diede una risata sommessa -Ormai non so nemmeno più cosa sia...-
-Penso che preferireste andare in un club di ballerine asari o a sparare ai gatti in un vicolo, piuttosto che godervi una cena in centro...- esalò il pilota, togliendosi il berretto per passarsi una mano tra i capelli.
-Shepard, ricordami perché devo sopportare questa scimmia impicciona per tutta la durata della missione...- intervenne Garrus, chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle -E comunque, conosco un paio di poligoni di tiro molto di classe dove portarla... sarebbe un appuntamento memorabile-
-Oh, certo, certo... scusa se sbadiglio, ma l'idea di te che le insegni a sparare con un fucile di precisione, stile Ghost, mi attizza quanto osservare un Varren che gioca con un gomitolo di lana. E no, non sono teneri, qualsiasi cosa diciate per comprovare quest'assurda teoria degli animali domestici con zanne e artigli che superino la lunghezza della mia tibia!-
-Insegni a sparare...- ripeté distrattamente Lenore, continuando la sua opera di ricerca nel borsone.
-Almeno lì si divertirebbe! Ce la vedi Shepard vestita elegante, mentre divora tartine a un ricevimento di beneficienza per la salvaguardia delle ostriche in via d'estinzione su Kahje?-
-Inquietante, Garrus, davvero inquietante-
-Ahem... Signori? Sono qui, semmai ve lo foste dimenticato...-
I due tacquero quasi immediatamente. Garrus diede un colpo di tosse, coprendosi la bocca con un pugno mentre Jeff continuava a ridacchiare scuotendo la testa.
Dopo un paio di minuti di silenzio, Joker cedette e, parandosi la bocca con una mano, si allungò verso Garrus, espletando una fanfaronata. L'altro rise sommessamente per poi ricevere un'occhiata torva da Shepard.
-Quella...- agitò l'indice contro di loro -quella era una missione per aiutare Kasumi! Non ammetto che qualcuno la tiri di nuovo in ballo!-
-Certo, Allison-
-Ero bellissima in ogni senso!- protestò lei, voltandosi direttamente verso i due che continuavano imperterriti a ridere -Vi lamentate che non sono femminile e poi quando indosso un abito da cocktail mi prendete in giro come se non ci fosse un domani... dov'è la logica in tutto questo?!-
Garrus alzò le mani in segno di resa -Dillo a lui, io ho gradito-
-Oh, santo cielo!- sbottò Joker -Shepard, ti prego, continua a indossare l'armatura. Fammi questo enorme favore...-
Lenore chinò lo sguardo, contrariata, poi si voltò di nuovo verso la sacca, continuando a cercare un qualcosa -Con queste cicatrici non posso fare altrimenti...- mormorò, recuperando un kit per la manutenzione delle armi.
Joker perse il sorriso, osservandola attentamente estrarre il fucile a pompa dalla fondina. Poi scosse la testa, mentre si aggrappava ai braccioli per sollevarsi in piedi con un gemito.
-Shepard...-
-Finisci i preparativi, vi raggiungerò al punto d'incontro...- lo interruppe lei -Domande?-
Il pilota rimase a bocca aperta per un attimo, un braccio sospeso a mezz'aria. Infine, scosse la testa, rassegnato -No, non...-
-Benissimo, allora preoccupati delle mansioni che ti ho affidato, Tenente.-
Quello, zoppicando, fece come ordinato, mentre Garrus gli rifilava una pacca delicata sul braccio.
-Lee- fece il pilota, appena prima di varcare la soglia -L'intervento era poco felice, vista la situazione... ma qualunque cosa succeda e qualsiasi cosa tu decida di indossare per l'occasione, le cicatrici sarebbero l'ultima cosa che qualcuno noterebbe, stando al tuo fianco-
La donna si morse un labbro, mentre la porta si richiudeva, cercando di limitarsi nell'esprimere qualsiasi tipo di sentimento a voce. Si sedette alla scrivania, sotto l'occhio vigile di Garrus, poi iniziò a smontare velocemente il fucile a pompa per analizzarne le componenti.
-Stai bene?- le venne chiesto, mentre una mano le si appoggiava sulla spalla.
-Riesce sempre a dimostrarmi la sua fedeltà nei modi peggiori...- constatò Shepard, gli occhi puntati sul lavoro -Vi comportate come... come se fossi normale... lo fate per tirarmi su il morale, vero?-
Garrus si distanziò appoggiando le spalle sulla parete su cui poggiava la scrivania. Intrecciò le braccia, fissando il pavimento -Sai bene come la penso su questo... sei Shepard, basta. Non sei un costrutto-
-Non sono io questa, ancora non lo vuoi capire? Probabilmente sono un dannato sintetico! Una macchina!-
-Una macchina attraente.- replicò l'altro, inclinando la testa nella direzione di Lenore -Installati un mirino ed è la volta buona che potrei calibr...- si irrigidì immediatamente -No, non volevo infierire... Spiriti, davvero, dovrei stare zitto-
Lenore scosse la testa, gettando sul tavolo una componente che produsse un rumore secco nell'atterrare poco distante. Si appoggiò allo schienale, portandosi una mano sul viso.
-Non posso fare a meno di non pensarci, Garrus, non mi riesce di venirne fuori... anche se provo a sdrammatizzare, l'immagine che appare nello specchio mi dice che loro sono dentro di me, possono aprire le comunicazioni da un momento all'altro e indottrinarmi, sempre che non lo stiano facendo già gradualmente...- diede un gesto rapido, liberandosi il viso, poi gli rivolse un'occhiata esasperante.
-Certo che non puoi uscirne, è solo l'inizio e tu ti ostini a voler fare tutto per conto tuo- ribatté il Turian, protendendosi in avanti -Abbiamo un punto dal quale partire, ora non resta altro che trovare le informazioni che ci servono e proseguire la ricerca.- intrecciò le braccia -Si è sempre fatto in questo modo, se non sbaglio...-
-No, è diverso... non mi riguardava così profondamente, potevo avere un distacco... se prima avevo l'occasione di poter guardare la situazione con occhi esterni, ora ne sono coinvolta e tendo davvero a irrazionalizzare...- constatò lei, incrociando le gambe sulla sedia -Mi riesce difficile pure scherzarci sopra, diavolo!-
-Per quello valgo io per entrambi, come hai potuto constatare...- replicò l'altro, voltando lo sguardo altrove -E anche per uno sguardo di distacco, in realtà... insomma, puoi contare su di me anche stavolta-
Lenore inspirò con il naso, passandosi la mano sul viso -Garrus, non avrei dovuto coinvolgerti in questa storia...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo- la interruppe, mettendo le mani avanti -Mi sembrava di avertelo detto: qualsiasi problema tu abbia, non esitare a chiamarmi.-
Lei gli rivolse un sorriso tirato, la mano ancora sulla guancia -Grazie- disse solo, osservandolo mentre avvicinava una sedia e si metteva al suo fianco.
Garrus si sporse verso Lenore, il gomito sul bracciolo, mentre lei gli sorrideva tristemente, felice che lui fosse lì, ma anche tremendamente spiacente per non essere riuscita a cavarsela da sola in quel frangente.
-Hai per caso uno scovolino in più?- chiese lui, avvicinando maggiormente la sedia e interrompendo il flusso di pensieri che stava per catalizzare inevitabilmente l'attenzione di Lenore in direzione di un piano tragico -Per carità, ho già fatto manutenzione ma...-
-C'è spazio per entrambi e materiale a sufficienza- replicò Lenore, facendogli spazio -Era da tanto che non ti vedevo indossare un'armatura leggera...-
-Così la mia spalla è abbastanza comoda da essere usata come poggiatesta- ammise lui, mettendosi in grembo il Phaeston per la manutenzione di rito -è tutto calcolato...-
Con un sorriso di sorpresa, Shepard si soffermò a fissarlo smontare il fucile con nonchalanche. Davvero si aspettava un riscontro romantico di quel tipo o era un espediente per concederle di distrarsi? In ogni caso, la sua buffa impresa aveva avuto come risultato una carezza dietro il collo.
Si scambiarono un'occhiata d'intesa prima di scoppiare entrambi a ridere e cingersi le spalle con un braccio.

 

 

 

 

 

 

 

 




J's logbook

Marzo 2013, 10

Salve a tutti,
avevo dannatamente bisogno di dialoghi. Citadel mi ha segnata troppo. Troppi FEELS. Ecco.
E ancora una volta, mi ritrovo ad essere insicura... incrocio le dita dopo aver revisionato questa polpetta per la millesima volta.
Spero le solite cose: di aver caratterizzato bene i personaggi originari, di aver rispettato una buona fluidità e di non aver divagato troppo.
Ringrazio chi segue, chi scrive e commenta, chi mi sostiene virtualmente e chi copincolla.

Un bacione

J.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Gunship ***


5. Gunship

 

 

 

"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto”
(Ramón Rojo, “Per un pugno di dollari”, 1964)

[x]

 

 

Sui sedili posteriori del veicolo preso a nolo aleggiava un pungente odore di muffa, mentre dai sedili anteriori il vetiver si contrapponeva debolmente al puzzo.
Lenore adorava il profumo che usava Jeff: un vecchio dopobarba terrestre di una famosa marca parecchio in voga agli inizi del XXII secolo, dalla confezione completamente blu e dalle note ben distinte. Ma la cosa che l'affascinava maggiormente era l'immissione di quel pizzico di classe nell'atteggiamento forzatamente trascurato di Joker, quasi come se volesse dare una parvenza di quotidianità in una vita di puro impegno e sacrificio. Era bizzarro, sì, ma un uomo non è mai coerente con il suo modo di atteggiarsi... il carattere umano ha duplici aspetti, se non molteplici, e Jeff non faceva eccezione in questo.
Shepard si voltò verso Garrus, seduto al suo fianco, nei sedili posteriori; gli rivolse un sorriso tirato per poi soffermare lo sguardo fuori dal finestrino, dove il panorama del porto commerciale di Nos Astra si distingueva solo grazie una luce flebile, nella notte: vecchi lampioni, alti quanto gli immensi magazzini, spruzzavano le strade di una tenue luce rosata e permettevano la distinzione dei numeri posti sopra gli ingressi principali degli edifici di stoccaggio e raffinerie.
All'orizzonte, si potevano notare delle enormi ciminiere affusolate, come dei giganti di nebbia resi impalpabili grazie al pulviscolo atmosferico che ne segnava le forme ma non li evidenziava, quasi fossero distanti miglia anziché poche centinaia di metri.
Shepard trasse un sospiro sommesso, accompagnata dal sordo rumore della pioggia battente.
Odiava quelle realtà metropolitane con tutta sé stessa, nonostante ci fosse cresciuta; c'era una sorta di ordine malizioso in quel reticolo di strade e container... perché di giorno era un via vai di gente dalla razza e provenienza diverse, mentre di notte tutto si limitava a un traffico nascosto di portuali corrotti e mercenari posti alla sorveglianza degli edifici.
Prima di affrontare l'addestramento per diventare un soldato N7, a Shepard veniva ordinato spesso di proteggere assieme ai suoi commilitoni la nave dove prestava servizio mentre faceva scalo nelle diverse località portuali terrestri e aliene, incappando numerose volte in situazioni simili a sparatorie o regolamenti di conti tra diverse bande mercenarie che volevano imporre un dazio o impadronirsi della nave stessa.
Si era fatta le ossa, in quei posti, imparando presto a fiutare il pericolo ancor prima che quello si presentasse, sfruttando le casse fragili come sostituto momentaneo agli scudi e a disporre i suoi commilitoni in strategie ampie e diversificate.
Shepard trasse di nuovo un sospiro sommesso, attirando gli occhi di Joker sullo specchietto retrovisore.
-Rassegnazione o impazienza, Lee?- chiese, stringendo brevemente le palpebre per poi aprirsi in un'espressione divertita.
Lenore sbuffò una risata, spiegandogli in breve quella parte del suo background, appoggiandosi comodamente sul poggiatesta.
L'autista scosse la testa, tornando a concentrarsi sui comandi mentre Garrus le rivolgeva uno sguardo curioso -Abbiamo affrontato una gavetta simile- ammise, sporgendosi verso i sedili anteriori -Fortunatamente, non ho nostalgia di quei momenti...-
-Eppure vi sto costringendo a un revival...- mormorò lei, tornando a guardare fuori dal finestrino, nella direzione del Turian.
-...e io sono l'autista di questa rievocazione bizzarra- aggiunse Jeff, accendendo l'autoradio -Dieci minuti all'obiettivo.-
Un Rickenbacker suonato nervosamente con i pollici e una voce californiana si alternavano in una melodia sostenuta e disarticolata. 
-Avevo una maglietta dei Primus- sussurrò Lenore, tamburellando le dita sulle ginocchia.
-...I wanna be a fish'aman- la interruppe Jeff, canticchiando.
-...a fisherman- aggiunse Lenore, in stereofonia.
-Che gusti retrò- commentò Garrus, scuotendo la testa mentre quei due cantavano sommessamente accompagnando gli accordi convulsi e nervosi del basso di Les Claypool.
Una virata armoniosa e la navetta atterrò sul tetto di un edificio poco lontano dal punto di ritrovo, mentre Lenore e Garrus estraevano le rispettive armi e si preparavano a scendere.
Si affiancarono l'un l'altro, mentre Jeff gli augurava di “rompersi una gamba” e si rialzava in volo per posizionarsi in una zona più sicura. 
I due scesero velocemente delle scalette laterali e si portarono in un vicolo convogliante nella strada maestra: un decumano perpendicolare alla via per l'hangar di atterraggio delle navi da trasporto.
Nonostante l'ora tarda e la pioggia scrosciante, alcuni operai si affaccendavano lungo la strada che si apriva davanti a loro, avvolti da impermeabili con strisce catarifrangenti per segnalare la loro posizione.
Shepard si infilò sommariamente il cappuccio, poi rinfoderò la Carnifex, dando cenno al compagno di fare lo stesso.
Attraversarono quello sciame di operai, facendo di tutto per passare inosservati, chiusi com'erano nei loro abiti civili.

-Ehi, irlandese-

Shepard strise la mascella mentre un umano avvolto da un impermeabile giallo le si avvicinava -Avete il pass?-
-Pass?- ripeté Shepard, inarcando un sopracciglio.
L'uomo scosse la testa, attivando il factotum -Un identificativo per circolare in questa zona, irlandese... sapete che è illegale transitare senza il pass, vero?-
I due compagni si scambiarono un'occhiata allarmata, poi Garrus fece un passo in direzione dell'uomo, schiarendosi la voce -Siamo appena sbarcati, il Comandante ci ha chiesto di fare un sopralluogo per controllare che la nave fosse al sicuro.-
-Non è un buon motivo per ignorare le leggi di Nos Astra- lo rimproverò l'altro -Dov'è ormeggiata la vostra nave?-
-Molo 6, banchina C qualcosa...-
-Giustamente... magari è quell'incrociatore di Cerberus... si sa, quelli come voi se ne infischiano dei regolamenti...- esalò l'uomo, digitando qualcosa nel factotum.
-Attento a come parli- sbottò Lenore, reggendo il gioco a Garrus, per poi infilare nella lingua galattica un accento comune per un Dubliner, dato che era stata presa per un'irlandese, forse per via del colore di capelli e della stazza -Cerberus- proseguì -Cerberus ha parato il culo a tutte voi formiche contro i fottuti Collettori!- esclamò, fendendo l'aria con un braccio -Se il comandante ci ha dato l'autorizzazione per circolare senza il dannato pass significa che l'ha già inoltrato alle autorità portuali. Chi sei tu, un poliziotto disinformato o un segretario del cazzo che non sa fare bene il suo dovere? Áiméin, vorrà dire che faremo il culo a chi di dovere, vero capo?- si voltò verso Garrus con un'espressione di falso disappunto.
Il Turian scosse teatralmente la testa, intrecciando le braccia -Il comandante si starà chiedendo il perché stiamo tardando... e tutto per una cazzata burocratica...-
L'uomo li fisso entrambi, lievemente indispettito -Va bene, è probabile che la richiesta non sia stata ancora inoltrata...-
Lenore gli rivolse uno sguardo torvo -Féach san abhainn sara dtéir 'na cuilithe! “Guardati bene prima di fare cazzate”. Ecco ciò che dico io.- sfiorò il calcio della Carnifex che sporgeva dal suo fianco -Stai offendendo l'onore del nostro comandante, lo sai questo?-
-Calma... ahem... Molly, calma...- la interruppe Garrus, posandole una mano sulla spalla mentre il portuale deglutiva sonoramente -Quest'uomo sta facendo il suo dovere, che ne sa lui che hai il grilletto facile...-
-Oh, va bene, vi lascerò un lasciapassare temporaneo...- eruppe l'uomo, digitando nervosamente qualcosa in una schermata olografica -I vostri nominativi?-
E così, Molly Malone e Gilbert Vectrum si incamminarono legalmente lungo la via principale, l'espressione divertita.
-Ti riesce bene questo personaggio- ammise Garrus, appoggiandole una mano sulla schiena.
Lenore ridacchiò, facendo spallucce -Ho solo cavalcato uno stereotipo e scazzato un po' di accenti, Gilbert-
-Strano come non abbia fatto domande sul fatto che un Turian fosse imbarcato in una nave di Cerberus...- 
-Vediamo di toglierci dalla strada il prima possibile, allora... perché Molly, poi? Che ne sai tu di leggende irlandesi...-
-Mi piace documentarmi sui miei superiori prima di intraprendere missioni suicide, Molly cara-
-Mi stai offendendo nell'orgoglio, Gilbert: io sono una scot's, non una fottuta dubliner's- 
Garrus diede una risata sommessa, scuotendo la testa. Poi le rivolse uno sguardo divertito -Adoro quando fai l'offesa, Molly cara-
-Oh, Cristo... fottiti!- sbottò lei, allontanandosi di un passo.

 

Il molo 6 era una distesa di cemento, preceduta da una rete di gabbiotti per la sicurezza e lo smistamento delle merci. La luce era maggiore rispetto alle strade del porto in generale, eppure la pioggia schermava ogni tentativo di illuminazione.
Garrus e Lenore aspettarono il contatto dei Sole Blu nascosti dietro una pila di casse, pistola alla mano e sguardo vigile.
Mancava un'ora, eppure il tempo parve dilatarsi e restringersi, in una danza sequenziale d'impazienza.
Ancorate sulla banchina c'erano due navi: un incrociatore di Cerberus e un mercantile Salarian; operai e portuali si affaccendavano a scaricare merci e a rifornire entrambe le navi di carburante.
-Non ti sembra strano, Shepard?- chiese Garrus, passandosi una mano sul viso.
-Intendi il fatto che non ci sia nemmeno un soldato? Sì, è strano...- replicò lei, dando un cenno verso l'incrociatore -O che Cerberus abbia una così bella bestia e io non ne sia assolutamente al corrente...-
-Hanno ricostruito da zero la Normandy, Shepard, di che ti stupisci?- intervenne lui, facendosi più vicino -Di certo hanno degli ingegneri capaci e dei tecnici fuori dal comune. Ne abbiamo avuto la prova sotto gli occhi per mesi...-
-Sanno mettere a frutto le risorse che gli ho procurato, su quello non c'è dubbio...-
-Cerberus stessa è un dubbio, Shepard. Basta pensare a come l'Uomo Misterioso sia riuscito a riportarti indietro...- le strinse un braccio -Ha usato impropriamente la Tecnologia dei Razziatori, sovvertendo l'equilibrio naturale... mi chiedo se le sue vere intenzioni siano quelle di combatterli-
Il Comandante diede un sospiro nervoso, divincolandosi bruscamente dalla stretta -Non siamo qui per questo, Garrus, ma per scoprire chi diavolo ha ordinato la mia esecuzione... capirei se fosse un capoccia dell'Egemonia, incazzato per quella faccenda del Portale Alfa ma... diavolo, la notizia non può essere trapelata così velocemente, è passata meno di una settimana e l'Alleanza sta tuttora mediando con le Forze Speciali Batarian per una soluzione diplomatica. Mi basta un nome, poi posso trarre delle conclusioni accettabili- si zittì, notando che dall'incrociatore stava iniziando a fuoriuscire una truppa armata, a scorta di un uomo sulla trentina.
I due compagni si scambiarono un'occhiata perplessa. Truppe di Cerberus? Aveva dunque un esercito personale?
Le armature parlavano chiaro, quelle erano truppe d'assalto, armate pesantemente con il miglior equipaggiamento sul mercato galattico. 

-Cosa diavolo...-

Un puntatore laser correva preciso sul braccio di Shepard, raggiungendo velocemente la zona circostante il cuore.
Garrus la trasse a sé immediatamente, per poi vedere il colpo esplodere poco dietro di loro. Con un gesto fluido, Shepard raggiunse il collo, dove c'era un sensore per l'attivazione del visore termico sotto il cappuccio.
Di nuovo il laser, stavolta su Garrus. 
Il Turian si buttò di lato mentre Shepard analizzava la situazione quanto più velocemente possibile. I cecchini erano due, purtroppo, e in un punto rialzato, probabilmente sul tetto di un capanno; nel frattempo, la truppa era stata allertata e molti soldati stavano correndo nella loro direzione. Sei uomini, contò.
Riferì il tutto, con fare sbrigativo, a Garrus, ordinando di concentrarsi sui due cecchini mentre lei si sarebbe occupata dell'assalto ravvicinato.
Inferiorità numerica, come al solito. Shepard maledisse di non essersi portata appresso Jack, o Grunt per aiutarla in quell'impresa, ma il pensiero scivolò via assieme al resto delle preoccupazioni mentre il Claymore sostituiva la Carnifex e lei si buttava di rincorsa contro quei soldati. 
Sorpassò le casse con un balzo, si rimise in equilibrio, caricò un colpo e sparò una salva.
Una testa esplose. Ricarica. 
Si spostò lateralmente, prendendo la mira su un altro nemico.
Cerberus la stava realmente attaccando? Ricarica.
Sparò di nuovo, stavolta colpì di striscio il suo avversario mentre i portuali sciamavano attorno cercando un riparo.
In tre le furono addosso e Shepard fu veloce ad allontanarli, premendo uno shortcut sul Claymore che attivò un Colpo Stordente.
Successivo colpo, poi ricarica. Colpo. Ricarica... i tre furono a terra.
Quattro di sei a terra. Shepard indietreggiò, permettendo alle barriere cinetiche di incassare un colpo di pistola. Si era preparata bene, nonostante gli abiti informali, installando sul factotum una mod che permettesse di distribuire degli scudi tramite due relay, uno sito sulla cintura, uno tra le scapole, sorretto da una briglia intrecciata, sotto la maglietta.
Mentre gli ultimi due soldati indietreggiavano per prendere copertura dietro delle casse, Shepard si voltò brevemente verso Garrus.
La canna del Mantis sporgeva da un riparo mentre lui prendeva accuratamente la mira e faceva fuoco sull'ultimo cecchino rimasto. 
Diede un ghigno soddisfatto, Shepard, mentre si metteva anche lei al riparo e appoggiava la schiena su un barile di latta.
Sostituì la clip termica e si buttò fuori dal riparo, andandosi a scontrare verso qualcosa di invisibile che fendette l'aria alla sua destra con un sibilo violento, distruggendo gli scudi di Shepard.
Quando l'occultamento tattico cadde, il nemico venne rivelato. Una lunga lama affilata che roteava tra le mani di un soldato che indossava un'armatura leggera.
Il Comandante corse al suo lato, prendendo sommariamente la mira e sparando nell'immediato. La spada deviò parzialmente il colpo. 
-Che razza di diavoleria è mai questa?!- berciò Shepard, indietreggiando velocemente mentre quel nuovo nemico cercava di attirarla in mischia.
Cerberus aveva delle truppe variegate, non c'era dubbio, ma mai e poi mai lei si sarebbe aspettata di scontrarsi con una spada giapponese.
-Una spada laser? È più maneggevole!- gridò, mentre sparava un altro colpo di Claymore e si ributtava di lato -La katana è demodé, lasciatelo dire!-
Con un gesto improvviso, il nemico le fu quasi addosso, sferzando l'aria a pochi centimetri dal suo naso.
Il Claymore parò fortunatamente il colpo, facendo incastrare la lama sull'alloggio del caricatore.
Shepard colse l'occasione per trarre a sé l'avversario, estrasse la Carnifex con la sinistra, puntandogliela alla testa. Sparò e cercò nuovamente riparo mentre altre truppe scendevano dall'incrociatore. 
-Garrus, sono troppi anche per me- gridò, nella sua direzione -Dobbiamo andarcene!-
Il Turian infilò un'altra clip e ricaricò il Mantis, mentre l'ultimo cecchino cadeva poco distante da lui con un sonoro tonfo.
“Shepard... mi ricevi?”
Il Comandante sgranò gli occhi, corrugando la fronte, poi si gettò in una corsa verso Garrus, prendendolo per un braccio e trascinandolo via da quel posto che ora pullulava di soldati di Cerberus.
-Thane, non è assolutamente il momento- berciò Shepard, mentre lei e il suo compagno correvano a zig zag attraverso le strade del porto, tentando di non farsi colpire.
“Invece sì, Shepard, Cerberus ci sta attaccando. Tali e Kasumi sono con me.”
-Merda!- il Comandante schivò un colpo buttandosi a sinistra, facendo contemporaneamente cenno a Garrus di seguirla in un vicolo.
-È Thane, anche loro sono stati attaccati- fece poi, rivolta al compagno mentre si aggrappava a una scala antincendio e ci saliva velocemente. Il Turian annuì, seguendola a ruota, mentre le barriere cinetiche assorbivano i colpi lontani delle truppe d'assalto -Siamo sotto attacco anche io e Garrus.- proseguì Shepard, rivolta a Thane -Passiamo a una linea sicura e incontriamoci da qualsiasi parte al di fuori del dannato porto!-
“Certo Shepard, aggiorno il tuo NavPoint, c'è un bar carino che dovresti proprio provare...” scherzò l'altro, chiudendo direttamente la comunicazione poco prima che Shepard atterrasse sul tetto dell'edificio e si sporgesse dal cornicione per coprire una salita sicura a Garrus.
La navetta di Joker fluttuò qualche metro più avanti, le portiere spalancate.
-Vai!- Shepard si allontanò dalla ringhiera, mentre Garrus saliva sui sedili posteriori della vettura e Joker dava gas al motore con pressioni regolari all'acceleratore. Quando anche lei fu a bordo, Joker partì a tavoletta, senza aspettare che le portiere si fossero chiuse.
-Ho fatto alcune modifiche temporanee a questo gioiellino- fece il pilota indicando un Hub alla sua destra che indicava dei diagrammi tipici di un veicolo militare, mentre Garrus tratteneva Shepard dallo scontrarsi violentemente sul finestrino -Avete scoperto niente laggiù?-
-A parte che Cerberus ci vuole morti?- gracchiò Garrus, aggrappandosi sullo schienale anteriore e sporgendosi -Veicoli militari dietro di te, Jeff-
-Mi seguono da prima- ammise tranquillamente Joker -Niente che non possa gestire... peccato solo che non possa rispondere al fuoco degnamente. IDA- sollevò la testa verso lo specchietto retrovisore dove un globo azzurro fluttuava irregolarmente -Quanti sono attualmente? Controlla lo status della barriera cinetica che ho applicato prima e calcola una rotta elusiva. Il territorio dei Sole Blu potrebbe essere una destinazione... fruibile-
-Hai installato IDA qui dentro?- gemette Shepard, sporgendo la testa verso il lunotto posteriore.
“Buona sera, Shepard e Vakarian. Attualmente hai un avanzo di tre veicoli kodiak e una cannoniera, Jeff” replicò IDA “Le barriere sono al 70% di caricamento. Elaborazione di una destinazione in corso... le coordinate appariranno nell'apposita finestra fra 5... 4... 3...”
-Tenetevi forte, Shepard, devo seminarli- gridò Joker, sterzando bruscamente e riassettando la linea di volo.
Si buttò in picchiata, fregandosene delle precedenze e del codice della strada, poi si infilò nel traffico, mentre i segnali sonori delle altre vetture prorompevano attraverso il canale radio. 
-SpiritiSpiritiSpiritiSpiriti- 
Joker muoveva velocemente mani e piedi, tirando leve e premendo pulsanti, in un ritmo frenetico ma armonioso mentre la navetta schizzava contromano lungo una strada principale. 
Shepard voltò di nuovo la testa all'indietro, il traffico che le copriva parzialmente la visuale sulla cannoniera mentre sorvolava i veicoli civili. 
-Garrus, i sacchettini sono nella tasca dietro i sedili anteriori... vedi di non macchiare i tappetini, devo restituirla integra- gracchiò Joker con fare divertito -Andiamo bella! Andiamo!- mollò improvvisamente la cloche, facendo partire in discesa la vettura. Poi sollevò bruscamente il piede dalla frizione, premendo a tavoletta sull'acceleratore. Shepard si aggrappò al sedile, ancorandosi con i piedi sulla portiera; Garrus fece di meglio, picchiando sonoramente la testa sul soffitto.
-Whohoo!- Jeff riprese la cloche, tirandola verso di sé e raddrizzando così il veicolo -Ci siamo! IDA, occultamento!-
La vettura sparì nel nulla con un crepitio sonoro, mentre Jeff imboccava un vicolo. Si fermò proprio accanto a un faro segnalatore per illuminare la circolazione stradale, mentre l'occultamento andava via via scaricandosi e i due veicoli Kodiak li superavano di volata.
-Spera che non abbiano una visuale termica- borbottò Garrus, guardandosi nervosamente intorno -Andiamocene da qui...-
-Non essere impaziente...- lo rimproverò Joker con un sorrisetto malizioso -Il faro emana una quantità di calore leggermente inferiore al reattore del veicolo, mettendoci al sicuro per qualche minuto... dobbiamo evitare di farci notare-
-Ho visto un parcheggio poco più avanti- fece Shepard, piazzandosi tra i sedili anteriori -Si trova vicino al luogo d'incontro che mi ha indicato Thane...-
-IDA, la dannata cannoniera?- la interruppe Jeff, indirizzandosi al globo azzurro.
“Sta sorvolando la zona. Per ora siamo coperti. Manovra elusiva perfetta, Jeff”
Garrus diede un sorriso di sollievo, scrollando le spalle -Spiriti, un'altra imbardata e avrei rimpianto di avere uno stomaco...-
Joker riaccese i motori, sollevandosi in volo per dirigersi verso il parcheggio mentre Shepard riprendeva a sedersi composta nei sedili posteriori -Cerberus sta attaccando tutti noi, Jeff...- fece -Non ho idea del motivo, la Normandy è al sicuro, IDA?-
“La Normandy è ancora attraccata ai cantieri navali, Shepard” replicò l'IA, mentre Jeff sorvolava un quartiere completamente buio “Attualmente, Grunt è di ronda all'esterno mentre Jacob è al lavoro sull'installazione della nuova corazza, al deposito munizioni”
-Avverti entrambi a proposito dell'attacco che abbiamo sventato, IDA... digli di restare pronti, partiremo il prima possibile, pronta o meno che sia la nave!- esclamò il Comandante, lanciando un'occhiata eloquente al globo luminoso.
Garrus sospirò debolmente, passandosi una mano sul viso. Joker attivò il pilota automatico e prese a fissare lo specchietto retrovisore -Lee, le armi e gli scudi sono ancora danneggiati, per non parlare dello squarcio che sta mettendo a dura prova la stabilità della nave... faremo davvero poca strada-
-Non senza combattere, il Thanix è alla massima potenza- lo interruppe Garrus, attivando il factotum -Abbiamo distrutto la nave dei Collettori con un solo colpo, un incrociatore di Cerberus è poca cosa, al confronto-
-Se gli incrociatori diventano due, o tre, allora ci sarà anche bisogno di manovre elusive, Garrus, Jeff ha ragione...- intervenne Shepard, calandosi definitivamente il cappuccio -Devo allertare immediatamente Hackett... ho intenzione di portare la Normandy nella stazione di Arcturus e di consegnarmi all'Alleanza.-
Garrus le lanciò un'occhiata perplessa -E finire così la tua ricerca sul Progetto Lazarus? Shepard, finirai di sicuro davanti alla corte marziale per via della distruzione del Portale Alfa, non puoi demandare a nessuno di scoprire le informazioni che cerchi mentre sarai sotto processo!-
-Perfetto...- mormorò Joker, battendo una mano sul cruscotto -Arresteranno anche me, requisiranno la Normandy e finiremo a giocare a mosca cieca davanti a un plotone d'esecuzione. Comandante, se vuoi un'opinione, cerchiamo un piano alternativo prima di buttarci tra le braccia del vecchio-
Shepard si passò una mano sul viso -Sentiamo cos'hanno intenzione di fare gli altri, poi...-
“La Normandy è sotto attacco,” li interruppe IDA “delle truppe di Cerberus sono riuscite a mettere fuori gioco Grunt e hanno preso possesso della nave. Spegnimento dei sistemi in corso...”
I tre fissarono con un'aria agghiacciata il globo azzurro, trattenendo il fiato.
“Sigillo l'accesso al Nucleo dell'IA tramite l'infermeria. Attivazione del campo di forza...”
-IDA, non permettergli di entrare! Chi c'è oltre a Taylor sulla nave?-
“Trasferimento forzato di parte dei dati nell'hard disk esterno... sistemi della Normandy offline...”
-Cazzo, IDA! Fa qualcosa! Fulminali, impedisci loro l'accesso!-
“Troppo tardi, Shepard, sono penetrati dallo squarcio presente nella Stiva... la Normandy è ora nelle mani di Cerberus, devo impedire la condivisione dei dati di vitale importanza per l'Alleanza o un mio riavvio”
-IDA! Dannazione, esegui i fottuti ordini!- berciò Lenore -Dov'è Taylor? Dov'è la difesa che ho organizzato?-
“Taylor è stato trattenuto altro... o... v...”
La comunicazione si chiuse immediatamente, mentre il globo luminoso diventava una semplice scintilla.
-IDA!!- Shepard attivò il factotum -Jeff, riattiva le comunicazioni con la Normandy, io cercherò di contattare quell'idiota di Grunt-

 

 

Il buio regnava su un vasto ambiente interno, composto da un locale alto ed esteso, sorretto da colonne di parallelepipedi. Piccole lampade erano sorrette da un sistema di cavi che percorreva il soffitto in modo regolare, qualche filo scoperto pendeva dall'alto.
Thane era appoggiato a una delle colonne di quell'immenso parcheggio sotterraneo, l'M-12 Locust tra le mani e l'aria vigile. 
Kasumi e Tali sedevano sul cofano di un veicolo, probabilmente noleggiato precedentemente mentre Legion provvedeva ad armeggiare con un'immagine olografica delle immediate circostanze, emettendo un sibilo di tanto in tanto.
Una navetta nera atterrò poco più avanti, mettendo sul chi vive l'assassino.
-Atterraggio del veicolo del Comandante Shepard ultimato. Mordin Solus e Samara nel perimetro.- annunciò Legion mentre dalla navetta scendevano tre figure conosciute -Ancora nessuna traccia di Lawson, Taylor e Jack-
Kasumi balzò agilmente dal cofano e corse incontro a Shepard, mentre Garrus aiutava Joker a scendere dalla vettura.
-La Normandy è sotto attacco- annunciò il Comandante, fattasi più vicina -Dove sono gli altri?-
Legion sollevò le appendici sopra l'oculo, dando un fischio sommesso -Il factotum di Jack non accetta chiamate in entrata. Miranda Lawson e Jacob Taylor risultano irraggiungibili. Grunt...-
Thane portò una mano in avanti, fermando il resoconto di Legion -Shepard, ripeti la prima parte della frase e dacci qualche spiegazione. Essere attaccati da chi poco prima ci era alleato non è facile da comprendere, a meno ché non ci sia una motivazione al riguardo...-
Il Comandante estrasse il Claymore danneggiato e glielo mostrò con un'espressione eloquente -Vorrei anch'io delle spiegazioni, ma mi accontenterò dell'evidenza. Cerberus vuole liberarsi di noi e riprendersi la Normandy... Taylor ha trascinato Grunt al sicuro dopo l'attacco alla Normandy. IDA ha scaricato le informazioni necessarie su un database esterno ed è andata offline. Mi manca il vostro pezzo di trama ma sono sicura che risulterebbe ripetitivo: Cerberus attacca all'improvviso, voi gli fate parzialmente il culo e poi vi ritirate. Insomma, ciò che è successo a noi tre...- indicò Garrus e Joker dietro di sé con il pollice.
Thane chinò la testa, pensieroso, una mano sul mento -Vogliono liberarsi delle prove prima che tu torni all'Alleanza e noi alle nostre precedenti occupazioni-
-Hai centrato il punto, vedo. Peccato che vogliano appropriarsi della Normandy- replicò Shepard, raggiungendo Legion -E forse ci sono pure riusciti. Ora la priorità è recuperarla e portarla al sicuro su Arcturus prima che diventi un'arma utilizzabile contro di noi...-
-Shep- la chiamò Kasumi, mentre Jeff si sedeva accanto a Tali, e Garrus si portava quanto più vicino alla discussione -Abbiamo craccato il database del porto, ci sono almeno due incrociatori di Cerberus e truppe di terra stanziate in tutta Illium...-
-Corretto- intervenne Legion, proiettando un'immagine olografica nel mezzo dei compagni -Siamo riusciti ad individuare le zone in mano a Cerberus e la loro posizione.-
-Bene, Legion, riusciresti ad infiltrarti nel loro sistema di comunicazioni e ad intercettare gli ordini specifici che gli sono stati dati?-
Il geth diede un sibilo, sollevando nuovamente le appendici sopra l'oculo.
Shepard, sorpresa da quel suono improvviso, inarcò un sopracciglio, sventolandogli una mano davanti alla testa -Bene, ora non ci resta che attendere gli altri per avere una visione d'insieme più ampia... io contatterò l'Ombr... ahem... il mio contatto per avere quanto più supporto possibile all'arrivo di tutti.- 
Tali, che finora era stata in silenzio, sollevò la testa, rizzandosi a sedere -Io potrei stabilire un contatto con la Normandy, nel frattempo... ho rilasciato diversi sensori di disturbo nella sala motori grazie a Donnelly e Daniels, per rendere inattive le cimici installate da Cerberus... magari posso usarli come base per permettermi di infiltrarmi nei sistemi di avvio/arresto della nave-
Garrus ridacchiò, passandosi una mano sulla testa -Ce ne sono un paio anche in Batteria Primaria e nella cabina di Shepard. A quanto pare non sono stato l'unico a non fidarmi di Cerberus...-
-Ci sono dei sensori di disturbo nella mia cabina e io non ne sapevo nulla?- Shepard ritrasse la testa, sorpresa, poi diede un cenno con il braccio, minimizzando la cosa -Fate quello che dovete.-
-Nel mio laboratorio c'è un terminale attivo.- intervenne Mordin, mentre li raggiungeva assieme a Samara -Probabile punto d'inizio per interfacciarsi. Numerosi dati, anche personali. Spero non finiscano nelle mani sbagliate.-
Shepard annuì, mentre appoggiava il Claymore sul gabbiotto di un idrante, l'aria esausta.
Kasumi si fece vicina a lei e le posò una mano sulla spalla -C'è un albergo a ore, qui sopra... conviene a tutti riposare prima dell'assalto ai cantieri...-
-Non dormirò mentre la Normandy è nelle mani di Cerberus, Kasumi, se è questo che vuoi da me- replicò Shepard -Questione di principio. Mai mettere le mani sulla mia roba!-
-Dobbiamo avere una base per organizzarci, Shepard,- intervenne Thane -potremmo prenotare un paio di stanze e adibirle a quartier generale. Non è stata una nottata facile e dobbiamo organizzarci bene prima di buttarci alla carica verso il vuoto-
-Sì, su questo hai ragione- ammise il Comandante, passandosi una mano sul viso -Cerchiamo di passare inosservati e di non insospettire nessuno alla reception-
Kasumi diede una breve risata -Niente di più facile... ho già scaricato una mappa dell'albergo e prenotato tre stanze. Ora non ci resta che aspettare il resoconto di Legion e di Tali e attendere l'arrivo degli altri...-
-Perfetto...- esalò Shepard, recuperando il Claymore. Non avrebbe lasciato per niente al mondo la Normandy nelle mani di Cerberus, ora che la loro collaborazione era ufficialmente finita. 
Diede uno sguardo serioso a Garrus, là vicino e gli fece cenno di seguirla mentre gli altri recuperavano l'equipaggiamento e si recavano agli ascensori, posti dall'altro capo del parcheggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Marzo 2013, 13

 

Aggiorno a ore strane.
Ebbene, tentativo playlist numero uno. Sperando che le canzoni piacciano e siano adatte al contesto.
Niente da dire se non... capitolo 6. Che è il prossimo ed è quello che mi turba più di tutti.
Vi lascio con un inchino e con un ringraziamento a tutti quelli che sono passati da queste parti nei giorni scorsi e che hanno lasciato o meno una prova tangibile della loro presenza.

Un bacione

 

J.

 

P.S.: FEEDBACK :D quanto non mi piace questo termine <333

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A Crimson Glow in a Stretch of Ice ***


6. A Crimson Glow in a Stretch of Ice.

 

 

Flashing lights illuminate your halo
And my pounding heartbeat thunders like a drum”
(Hurts- “Only you”)

 

 

[x]

 

Un ronzio sommesso di un'insegna al neon si alzava lungo le pareti umide di un vicolo, rifrangendosi con onde vibranti sui mattoni vivi, noncurante della pioggia.
I colori freddi delle lettere di quella scritta in dialetto Asari si insinuavano ovunque, tingendo il grigio di viola e la pioggia di un azzurro malinconico.
Una luce si spense, una finestra si chiuse.

Un fulmine tagliò l'oscurità del cielo sopra Nos Astra, penetrando con un'intensa luce bianca un interno.
Shepard sollevò la testa, corrugando la fronte in attesa del tuono.
Appoggiò la fronte alla cornice metallica della finestra dove la pioggia batteva convulsamente, costellando il vetro sporco di gocce distinte tra loro. Sospirò sommessamente, lei, mentre disegnava uno smiley su quella superficie appannata.
-Ehi...- seduto sul misero lettino della stanza, Garrus si protese in avanti, lievemente preoccupato -Stai bene?-
Sentendo la sua voce, Shepard si morse un labbro. Gli aveva chiesto di seguirla, chiudendosi la porta della stanza alle spalle e intimando a chiunque di non disturbarla. Era un atteggiamento equivoco, sì, ma l'ultima intenzione di Lenore, in quel momento, era perdersi in atteggiamenti civettuoli.
-No che non sto bene, cazzo!- eruppe, battendo un piede sulla parete, mentre il tuono crepitava poco distante.
Il riverbero violaceo della luce al neon lampeggiò un paio di volte sul suo viso prima di trasformarsi in una miriade di scintille cerulee, penetrando nelle cicatrici e intrecciandosi del rosso luminoso delle iridi cibernetiche.
-Cerberus ha cercato di eliminarmi, Garrus...- gemette, nervosa -Di buttarmi via come un giocattolo usato dopo aver fatto il loro gioco per mesi, dopo aver deciso di tenere integra quella fottuta base a completa disposizione dello staff scientifico dell'Uomo Misterioso, a discapito della mia stessa gente... c'è forse qualcosa di peggio? Ah, aspetta... ho della Tecnologia dei Razziatori nella testa! Ecco cos'è peggiore!- batté violentemente un pugno sul muro.
La battaglia di bagliori e crepitii, che si stava scatenando fuori, cedette il posto a uno scrosciare sommesso, un mormorio incessante e nervoso.
Il Turian si alzò dal letto con un sospiro, portandosi dietro a Shepard e posando entrambe le mani sulle sue spalle -Non piace nemmeno a me, Lenore...- mormorò, facendo una leggera pressione con i pollici sul trapezio -...l'Uomo Misterioso ha passato ogni limite.-
-La cosa che mi distrugge- proseguì lei, irrigidendosi al tocco -è che attualmente non posso davvero farci nulla, se non aspettare che Liara mi dia le informazioni che cerco anzi, che si decida a rispondere direttamente ai miei messaggi!-
Garrus fece scivolare le mani sulle braccia di Shepard, per poi raccoglierle davanti al petto -Non hai ancora sue notizie?-
Lei si morse un labbro, mentre voltava la testa verso di lui, cercando il contatto visivo -Avrei dovuto ordinare a Jeff di attraccare immediatamente in una stazione dell'Alleanza. Sono stata incauta...-
-Ne abbiamo già parlato, ora come ora è la scelta peggiore... sai bene cosa ti aspetta quando riaffiderai il tuo futuro nelle mani dell'Alleanza-
-Notizie di Jack?- Shepard gli lanciò un'occhiata apprensiva.
-Niente, almeno per ora...- replicò l'altro, con uno scatto delle mandibole in avanti -la settimana di libera uscita è stata una mossa un po' avventata...- si bloccò di colpo, accorgendosi dell'errore, poi schioccò la lingua -No, Jack è un'inaffidabile, tu non hai colpe.-
Lei scrollò le spalle, chiudendo gli occhi -Ho fatto casino...-
-No, non... oh, Spiriti!- proruppe lui, sollevando le braccia e facendole ricadere pesantemente sui fianchi -Dovevate togliermi l'uso della parola anziché mezza porzione di faccia!- nell'impeto, le prese pure il viso tra le mani, cercando una connessione negli sguardi -Shepard, basta. Non hai da rimproverarti nulla.-
Lei scosse la testa, appoggiando le mani sul pettorale di Garrus per allontanarlo, l'espressione contrariata sul viso -Non... non dovresti vedermi così... io...-
-Sei semplicemente turbata, non ha importanza cosa vedo...- e, con una dolcezza disarmante, appoggiò la fronte sulla sua.
Diedero entrambi un sospiro sommesso, mentre il ricordo di quello che era successo sulla Normandy, prima di attraversare il portale di Omega 4, ritornò nella mente di Shepard, ricordandole come quello stesso contatto avesse avuto il potere di tranquillizzarla. 
Come la sola presenza di una persona potesse avere tutto quel potere su di lei, Lenore non lo sapeva.
Imprecò sommessamente, divincolandosi con una spinta nervosa, cercando di fuggire da quella situazione imbarazzante ma, con un movimento rapido, lui l'afferrò per un braccio e la riportò davanti a sé, lanciandole uno sguardo truce -Non. Scappare. Da. Me.- scandì.
-Sono teso quanto te- riprese, quando ebbe ritrovato il contatto visivo -ed è da due giorni che cerco invano di farti riprendere conoscenza della tua persona, Lenore, ma non mi riesce. Non posso sopportare di vederti di nuovo rannicchiata in un angolo a lamentarti. Non l'hai mai fatto. Vuoi davvero il mio aiuto? Allora cerca di ascoltarmi, invece di tenermi sulle spine con questo atteggiamento!- prese un respiro, lasciando la presa -E non è un rimprovero... no, lo è. Oh, Spiriti...-
Garrus si batté una mano sulla fronte, cercando di recuperare la grinta che aveva cercato di dimostrare poco prima.
Shepard sbuffò una risata, coprendosi immediatamente le labbra con una mano.
-Quanto sei dispersivo...- disse poi, guardandolo di sottecchi, prima di rivolgergli una carezza.
-Mi dispiace...- replicò lui, strofinando il viso sul palmo della mano di Shepard -Non riesco ad aiutarti come vorrei-
Lenore sospirò, distendendosi in un sorriso -Hai più potere di quanto credi...- ammise, incerta.

Garrus spalancò le palpebre, inclinando lievemente la testa mentre lei continuava a sorridergli. La frustrazione scomparve, l'insicurezza pure, di fronte alle luci al neon che si infrangevano su quel viso.
Luci viola e azzurre, che percorrevano gli zigomi pronunciati di Lenore fino ad accarezzarle le labbra appena dischiuse.
Diede un sospiro nervoso, poi le sue mani le raggiunsero debolmente i fianchi, risalendo piano per permettergli di avvicinarsi maggiormente.
Una strana tensione scivolò attraverso la cortina di gocce del vetro e si materializzò dritta nello stomaco di Lenore, mentre cercava di capire cosa stesse realmente succedendo.
Non era nell'ordine delle idee del Comandante rivolgere un bacio a quello che era il suo migliore amico e soldato, eppure lo fece, stringendo le spalle in risposta a un brivido.
Stavano correndo verso l'ignoto, senza analisi preliminari, nessuna mappa tattica e completamente disarmati. Avrebbero dovuto improvvisare, cercare le risposte con attenzione e valutare accuratamente la strategia da applicare.
Guance contro labbra, mandibole a solleticare il mento di Lenore e mani ruvide che risalgono dal bacino al torace in un massaggio lento e sequenziale.
Garrus ridacchiò, in risposta a un altro bacio, incuriosito da quella pratica, tanto da volerla goffamente imitare, schiudendo le labbra e inclinando la testa.
-Davvero, Shepard?- mormorò, mentre lei si lasciava scoprire il collo.
-Davvero, Vakarian?- rispose lei, scimmiottandolo. Un morso sul labbro inferiore fu la replica adatta a quell'imitazione.
Le carezzò la schiena, artigliandosi sui fianchi, poi la spinse ad appoggiarsi sulla parete.
I polpastrelli di Lenore percorsero il pettorale in kevlar di Garrus, ruvido al contatto, e si congiunsero impazienti dietro il collo, traendo di nuovo quel viso verso di lei. Con un gesto necessario il visore passò dalle mani di Shepard al ripiano della finestra mentre i baci diventavano essenziali per lui, come i delicati morsi sulle labbra per lei.
Toglierle la camicia e la maglietta fu abbastanza facile, anche se il distanziarsi solo per una mossa semplice come quella sembrava difficile da protrarre a lungo. Per lei fu più complessa un'azione di quel tipo, data la statura e i numerosi sensori termici nell'armatura, per non parlare del collare... dopo un paio di tentativi si dovette arrendere, ridendo -Non ho le basi per questo...-
Con una risata, lui fece mezzo passo all'indietro, si sfilò il tutto alla velocità della luce e ritornò a posarle le mani sul collo, mordendole il labbro inferiore con una dolcezza che non gli apparteneva.
Aspettare la prossima mossa, lasciargli il tempo di capire se stesse facendo la cosa giusta, rivelargli dei piccoli indizi affinché scoprisse piano piano come comportarsi di fronte a quel corpo nuovo... per Shepard fu un'attesa estenuante, la schiena ancora inchiodata alla carta da parati.
Quando ebbe finalmente preso abbastanza informazioni per poter osare maggiormente, Garrus congiunse le dita dietro la schiena di lei e cercò a tentoni di capire il meccanismo di apertura dei ganci del suo reggiseno prima di compiere la mossa successiva.
Resasi conto della cosa, Lenore ridacchiò, inarcando lievemente la schiena per facilitarlo, lo sguardo carico di curiosità.
Le sembrò un divertente tuffo nel passato: il “lui” di turno che armeggia, che tira e ritira, lei che infine si stufa e fa da sé.
No, gli ci volle poco, in realtà: si distanziò il tempo di roteare lo sguardo, poi afferrò i due lembi di tessuto e diede uno strattone deciso. Lenore ci mise un po' a riprendersi dalla risata che diede, poi si liberò dall'ingombro e tornò immediatamente tra le sue braccia.
Contatto ruvido del petto sul seno, le mani di Shepard che percorrono le braccia di Garrus e le spalle per raggiungere poi le mandibole e il viso.
Contatto morbido del seno sul petto, le mani di Garrus che percorrono la schiena di Shepard per raggiungere poi il bacino e la chiusura dei pantaloni. Sganciò la fibbia magnetica della cintura... quella scattò e cadde in terra, producendo un rumore secco che li distrasse improvvisamente. Un bagliore cremisi in una distesa di ghiaccio. Una risata sommessa e si strinsero l'una all'altro, sfiorandosi la fronte, in un attimo di indecisione.
-Davvero, Shepard...?- fu il suo turno di imitarla.
-Davvero, Vakarian...- confermò lei, con un sorriso smagliante dipinto sulle labbra.
Senza aspettare ulteriori conferme, il bottone venne slacciato; lei liberò le gambe e calciò lontano anche gli anfibi. Gli artigli graffiarono le cosce e la presa diventò ferrea sull'ultimo ostacolo.
Di nuovo, l'insicurezza tornò a farsi sentire. Garrus deglutì, lanciandole uno sguardo accigliato.
Lei si morse un labbro, sollevando le sopracciglia in tutta risposta.
Scuotendo la testa, il Turian accettò la sfida e percorse con i denti il suo collo, lo sterno, fino a morderle direttamente un morbido fianco, poi l'altro. È estenuante, lei è impaziente.
Finalmente, Lenore poté prendersi un sospiro sommesso, alzando lo sguardo verso il soffitto per poi chiudere gli occhi.
Il tempo accelera, si dilata, entra in un nuovo livello di concezione, al di là della percezione umana. La mente si ferma, il cuore perde qualche battito per poi recuperarne il doppio improvvisamente. Il sangue preme sulle arterie, sembra fermarsi...
Tutto si blocca.
Poi succede.
Succede che il tutto diventa niente e il niente vuole far parte del tutto. Le arterie pulsano, il suono di quella sensazione incredibile inibisce l'udito, il battito diventa martellante, impossibile da gestire, e il tempo diventa reale, prendendo il suo consueto posto nella terza dimensione.
Shepard si sentì umana, si sentì presente e conscia di aver potuto, per un attimo, osservare la pienezza della creazione.
Scivolò a terra, supportata dalla parete, cercando di ricordare come si respira, mentre si aggrappava a due mani che non sembravano nemmeno essere lì, ad accompagnarla nella discesa.
Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, non ebbe il coraggio di lasciare che la realtà prevalesse, eppure sentì che due occhi curiosi e impazienti la fissavano con insistenza... in cerca di conferme.
Allora rise di cuore, incrociandoli e dando una spinta giocosa al compagno che replicò con un sospiro, l'aria soddisfatta.
In un attimo, la prese di peso e la portò sul letto, gettandocela, quasi.
No, Shepard, non è finita, cosa credevi?
E si sentì di nuovo la stessa ragazzina che aspettava con impazienza che il generale ordinasse il riposo per permettere al suo fidanzato di turno di correre ad abbracciarla.
E accolse di nuovo l'abbraccio e il conseguente goffo tentativo di baciarla.
-Chi era quello a cui disturbavano i rapporti interspecie?- chiese, senza ottenere altre risposte al di fuori del rumore di un'altra cintura che piombava in terra.
Due mani la sollevarono per i fianchi, permettendole di inginocchiarsi sul materasso.

Mani che si intrecciano l'un l'altra con difficoltà, armatura che raggiunge il resto dei vestiti in terra.
Shepard diede una risata nervosa, mentre Garrus le chiedeva di voltarsi. Lei gli rivolse uno sguardo perplesso, poi fece come richiesto con una teatrale alzata di spalle.
Aspettò almeno un paio di minuti a braccia conserte prima di decidere di voltarsi; ma lui fu più veloce, circondandola in un abbraccio e poggiando la testa di lato sulla sua spalla.
-Scusa l'attesa...- sussurrò, per poi distrarla con un morso sul collo.
Ma lei era il Comandante Shepard, alla fine, abituata ad avere la situazione sotto controllo, ad anticipare le sorprese e le intenzioni del nemico.
Fece aderire la schiena al suo corpo, noncurante delle placche rigide potenzialmente taglienti, poi gli sussurrò qualcosa a un orecchio, sorridendo maliziosamente.
Garrus scosse appena la testa -Precauzioni.- replicò, secco, appoggiando il mento sul deltoide di Lenore e muovendo appena le mandibole in un'espressione divertita -Siamo in missione, alla fine...-
-E che missione sarebbe?- chiese lei, in tono sommesso.
Lui strinse appena le palpebre, poi le circondò il petto con un braccio, appoggiando un ginocchio sul bordo del materasso.
Il chiarore nevrotico delle luci al neon rischiarava la stanza mentre la pioggia batteva timidamente sul vetro, disegnando un freddo arcobaleno attorno alle sagome degli oggetti, dandogli una forma particolare, proiettando ombre tremule e vibranti.
La sveglia che ticchettava sul comodino parve fermarsi improvvisamente, tanta era l'impazienza di Shepard.
Aspettative... Paura? Dolore? Sentimenti contrastanti.
Contatto ruvido tra le scapole, mandibole che le sfiorano i capelli, impigliandosi.
Un grido, strozzato da una mano premuta a forza sulla bocca di Lenore. Una lacrima le rigò una guancia, in risposta al dolore. Sentì chiaramente il compagno trattenere il respiro per poi appoggiare la fronte sul capo di Lenore, desolato.
Lei scosse la testa, stringendogli forte un polso per infondergli il coraggio di proseguire, di “finire il lavoro”. Giustamente, lui non se lo fece ripetere un'altra volta.
La pioggia riprende a scrosciare, dopo un momento che sembrò essersi attenuata.
Dopo un tempo incalcolabile per entrambi, il respiro di Garrus accelerò, una mano artigliò una coscia di Shepard mentre lui si piegava in avanti, sbilanciato improvvisamente. Lenore poté sentire il cuore del compagno fermarsi un istante, prima della corsa.
Sorrise all'ombra dei due amanti abbracciati, proiettata sulla parete di fronte mentre lui rallentava gradualmente e a cullarla tra le braccia come per cercare di resistere, di continuare quel movimento per protrarlo il più a lungo possibile. Per lei.
Scoppiò improvvisamente a ridere, Shepard, quando l'altro ammise in un sussurro la colpa, scrollando le spalle.
Rimasero abbracciati in quella posizione scomoda, per riprendere un attimo il fiato. Poi crollarono entrambi sul materasso, ridendo, cingendosi in un abbraccio, schiena contro petto.
Garrus si sollevò su un gomito per poterla osservare, avvolta com'era nelle luci multicolore che entravano dalla finestra. Non c'era traccia di nevrosi in quella danza di colori freddi, solo l'armonia di un viso finalmente reso sereno.
Si schiarì la voce, passandole una mano sul braccio -Sembra che sia andata bene-
Lei fece spallucce, lanciandogli un'occhiata divertita.
Lui la scosse per una spalla, mugugnando. No, lasciarlo sulle spine troppo a lungo sarebbe stato crudele... Shepard gli raggiunse il viso, posandogli due dita sul naso -Vuoi una valutazione?-
Garrus ridacchiò, traendola a sé maggiormente -Magari più tardi...-
-Come?-
-Oh, no, Shepard... secondo te è già finita?-

 

 

 

 

Piovve durante la notte e proseguì anche durante la mattinata, accompagnando il sonno necessario di chi non lo visitava adeguatamente da giorni.
Il piumone a fiori si mosse appena mentre Shepard faceva capolino dal di sotto, gli occhi cisposi e l'espressione intontita. Annusò l'aria alla ricerca di qualcosa che le ricordasse la fragranza del bacon fritto o di una tazza di caffè fumante. Rassegnata, tuffò di nuovo la testa nel cuscino, sbuffando sonoramente. Rimase quindi immobile.
Un braccio fuoriuscì sospettoso dal piumone, afferrando un lembo del secondo cuscino e inglobandolo in quel buffo prato di giacinti e quadrifogli. Un naso che inspira profondamente l'odore impresso sulla federa, poi la testa che fa di nuovo capolino, stavolta, intenzionata ad uscire da quel limbo di piume e atteggiamenti da cane da tartufo.
Shepard rotolò fino al bordo del letto, sbrogliandosi da quella matassa, poi trasse un respiro, aspettandosi di trovare almeno una voce a lamentarsi di quanto fosse morbido il materasso o di quanto spazio lei avesse occupato durante il sonno, dato che si era piazzata a stella marina sul letto.
Si sedette e appoggiò i piedi sulla moquette di infima categoria, muovendo le dita per poter riprendere contatto con il pavimento, poi si sollevò in piedi, mosse qualche passo e picchiò le ginocchia a terra.
Di nuovo, non raggiunse i tre metri che subito ricadde a terra carponi. Un momento di perplessità, poi il panico.
Si trascinò verso il comodino, appoggiandoci la schiena faticosamente.
Ferita sul braccio risalente al giorno precedente riaperta, bendatura completamente rossa e appiccicosa.
Spalancò gli occhi mentre tendeva il braccio e si rendeva conto che quello era il problema minore.
Una ragnatela di graffi ed ematomi ricopriva completamente il suo corpo, dalle zone più esposte, come le caviglie o le braccia, alle parti nascoste tranquillamente dai vestiti come le cosce o lo stomaco.
Sonno misto a debolezza la costrinsero a passarsi una mano sul viso, le arterie che pulsavano intensamente sulle tempie.
Gambe doloranti e indebolite, la mano che cerca a tentoni la maglietta.
Shepard riuscì a raggiungerla e a infilarla a fatica, incrociando poi il suo stesso sguardo su una specchiera.
Si soffermò, allibita, a constatare quanto fosse distrutta fisicamente. Non essersi minimamente resa conto del pericolo che stava correndo durante la notte la fece star male. Era talmente concentrata a provare qualcosa, a cercare di definire sé stessa che tutto il resto, dolore compreso, era passato in secondo piano.
L'aveva vista? Lui, dico... l'aveva vista?
A Lenore venne ancora più ansia, se possibile. Se lui, Garrus, l'avesse vista in quelle condizioni avrebbe di sicuro reagito nella maniera più tragica possibile. Si sarebbe colpevolizzato.
Allora prese un respiro, si concentrò e focalizzò l'attenzione sui pantaloni mentre la porta si apriva e si richiudeva, facendole accelerare il battito cardiaco.
-Sei sveglia...- fece il Turian. Il rumore di un sacchetto di carta che viene appoggiato sulla scrivania, Shepard che fatica ad infilare la prima gamba e deve per forza appoggiare la fronte su un ginocchio per tenersi in allerta.
-Len, manchi solo tu. Che ci fai in terra?- chiese lui, sporgendosi verso di lei, l'aria divertita.
-Non avvicinarti- gli intimò lei, con un tono di voce che non ammetteva repliche -Resta là!-
Dopo qualche secondo di silenzio, accompagnato dal fruscio del tessuto dei pantaloni sul pavimento, Garrus diede un gemito -Lenore, quello sul materasso è sangue...-
-Non è nulla, si è solo riaperta una vecchia ferita- cercò di minimizzare la donna, appoggiando il capo sullo spigolo del comodino per riprendere fiato -Hai... hai qualcosa da mangiare lì dentro, vero?-
-Spiriti, Len, che succede?- la interruppe bruscamente, facendo il giro della stanza per raggiungerla. Poi si portò davanti a lei, cercando di capire cosa le prendesse.
Quando vide cosa effettivamente stava succedendo e i tentativi di Len di nascondere le prove, si bloccò dal dire o fare qualsiasi cosa. Rimase congelato sul posto, gli occhi sbarrati.
-Non è nulla, sono solo un po' stordita...- continuò lei, mentre si arrendeva per l'ennesima volta e incrociava le braccia sulle ginocchia per riprendere fiato e coprire i lividi alla meno peggio.
Non ebbe il tempo di finire la frase che lui l'aveva presa tra le braccia e trascinata sul letto, l'aria desolata di chi ha fatto qualcosa di sbagliato e, allo stesso tempo, non riusciva a non arrabbiarsi di fronte alla propria disattenzione. 
-Devo solo applicare del medigel e mangiare qualcosa, G.- ribatté Lenore dopo l'ennesimo sospiro nervoso del Turian -Non è niente...-
-Niente?! Sembra che tu sia stata investita da un mezzo cingolato!- esplose lui, fermando ogni tentativo di replica -Non pensavo di farti...- la indicò sommariamente, l'espressione delusa -...questo, non volevo farti questo. Perché ogni cosa che tocco deve trasformarsi inevitabilmente in tragedia? Non stai già soffrendo abbastanza...?- si distanziò di qualche passo per poi darle direttamente la schiena, portandosi le mani sulla testa -Mi dispiace, Shepard...-
Lenore appoggiò la testa sul cuscino, accompagnando un sospiro sommesso agli occhi chiusi. Si passò una mano sul viso, poi fece spallucce -Aimen...- mormorò, mentre la pioggia intensificava il suo battere sostenuto, facendo voltare lo sguardo ad entrambi verso quel terzo incomodo che si appropriava della conversazione con ingordigia, come se volesse intervenire e, allo stesso modo prendere possesso di un seggio di fronte a quello spettacolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Marzo 2013, 15

Mi scuso profondamente per aver aggiornato in questo modo frenetico, ma l'ansia che mi stava dando questo capitolo era immane. Mi tormentava nella sua imperfezione, nei suoi cambi repentini di atmosfera e nelle carenze che sento di avere a livello di analisi del periodo.
Se fosse rimasto lì, in quel foglio di OpenOffice, avrei potuto pensare di modificarne i tratti per l'ennesima volta, di distruggerlo e conseguentemente distruggermi... mi sento strana.
Strana, ma sollevata.
Ringrazio andromedahawke per tutto il supporto che mi ha dato. Senza di lei questo rischio non me lo sarei mai preso, non mi sarei mai messa in gioco su una tematica che ho sempre avuto timore di affrontare.
Un sonoro grazie per i numerosi feedback che questa storia sta ricevendo. Spero di non deludere nessuno strada facendo.

Cuccioli <3

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scratches ***


7. Scratches

 

 

Perché sono solo una crepa
in questo castello
di vetro”

(“Castle of Glass”-Linkin Park)

[x ]

 

 

 

L'involto di un muffin e la bustina di un analgesico comune giacevano appallottolate sulla superficie sporca del comodino, accanto a una sveglia digitale e una confezione aperta di siringhe di medigel.
Quando si mastica, il rumore delle mandibole si appropria del senso dell'udito, sovrastando i respiri e gli scatti meccanici dell'assemblaggio di un fucile d'assalto Phaeston.
Phaeston è lo Spirito della Creazione, nella mitologia Turian, il cui tempio si erge come un tulipano di metallo rifrangente sopra una ripida collina che sovrasta Cipritine. È collocato in modo che il sole sorga esattamente da dietro la sua imponente struttura, per causare sbigottimento in chi lo guarda per la prima volta e per recare in estasi lo sguardo di chi veramente crede che gli Spiriti siano in contatto mutuale con gli oggetti che la natura dispone.
Possibile associare quest'immagine ad un'arma che, nelle mani di Garrus, aveva falciato una quantità di nemici inverosimile? Lenore smise ufficialmente di masticare mentre, con uno scatto secco, il calcio di Phaeston ritornava alla sua posizione originaria.
Un sorso di caffè freddo le bagnò le pareti della gola, finendo dritto nello stomaco, ormai appagato. La debolezza di poco prima scomparve, in virtù delle responsabilità che lei si era assunta.
Si rialzò dal letto, sforzandosi di trattenere un gemito, poi si inginocchiò a terra, appoggiando le mani per iniziare una serie di piegamenti che di sicuro l'avrebbero rimessa in gioco dal punto di vista fisico; si trattava anche di una pausa mentale, per togliersi definitivamente ogni ragionamento idiota che avrebbe voluto (e dovuto) affrontare con Garrus.
Era il turno del M-92 Mantis ad essere smontato e riassemblato.
Lenore crollò a terra, dopo la terza serie, la guancia attaccata alla rada moquette e il fiatone. Almeno ora era mentalmente sveglia da poter affrontare un briefing con i suoi compagni.
-Rapporto, Vakarian- esalò, mentre si rialzava a fatica dal pavimento.
Il Turian appoggiò momentaneamente il fucile di precisione sulla scrivania che aveva adattato allo scopo di modificare e sistemare le armi, poi si alzò, schiarendosi la voce.
-Mordin proponeva una strategia di incursione, per colpirli dove sono più vulnerabili, ossia sul versante tecnologico- fece, avanzando -IDA è attiva su una piattaforma mobile e sta pian piano raccogliendo informazioni per volgerle a nostro vantaggio mentre Tali e Kasumi si stanno occupando di scansionare la zona d'attracco.-
-Mi stupisce che nessuno abbia fatto decollare la Normandy- ammise lei, recuperando il Claymore dalla scrivania e sfiorando il taglio che ne percorreva il lato, come una cicatrice profonda -Un'incursione, dici?-
-Hai altro in mente?- chiese lui, intrecciando le braccia.
Shepard diede un ghigno malizioso mentre riponeva il fucile, allettata da un'idea che l'avrebbe accarezzata per il resto della giornata -Perché non un attacco diretto?-
Garrus fece oscillare la testa, perplesso -Diretto? Quanto diretto?-
-Tanto da prenderli a calci nel culo e spazzarli via come foglie al vento- fu la replica di Shepard, i cui occhi diedero una scintilla di malsano piacere nel pronunciare quella frase, come se sognasse di dirla da settimane.
-Sono in superiorità numerica, Shepard, non vorrei dimenticartelo- replicò lui, neutro, riprendendo il Mantis e il Phaeston per riporli dietro la schiena.
Indossava un'armatura leggera della Hahne-Kedar, la stessa della sera prima, in kevlar e piastre di ceramica, acquistata in sostituzione alla sua classica tenuta della Kassa Fabbrication, lasciata nella stanza d'albergo di infima categoria dove alloggiava durante i giorni di licenza forzata.
Shepard sbuffò una risata, mentre si rivestiva, al ricordo di quell'armatura Onyx che lo faceva diventare un grosso marshmallow, che rotolava sul campo di battaglia. Sintomo di appetito, nonostante avesse pure mangiato.
-Sai di cos'avrei voglia ora?- mormorò, mentre si infilava gli stivali.
Garrus, che nel frattempo si era affacciato alla finestra, in attesa, replicò con uno sguardo curioso.
-Petit Beurre- si precipitò ad aggiungere lei, con un sorriso malinconico -Petit Beurre con una riga di burro e marmellata...- poi finì di allacciarsi le stringhe malconce degli anfibi e si alzò in piedi, stiracchiandosi -E tu mi devi un reggiseno-
L'altro, che prima dell'ultima affermazione avrebbe voluto replicare, si limitò a tenere la bocca aperta, lo sguardo fisso sull'insegna al neon che la notte prima li aveva accompagnati. Spenta, inattiva, grigia... come un fiore appassito.
Si inerpicava, come una salamandra che scivola dalle crepe di un muro, immobile. Eppure era stata così evocativa... aveva creato l'immagine di una serata perfetta...
La realtà, alle volte, è davvero brusca nel farsi notare.
Lenore sentì un morso allo stomaco, il senso di colpa che diventava una presenza fisica tra di loro, a dividerli.
-Un penny per i tuoi pensieri- fece lei, accostandosi per osservare fuori dalla finestra.
-Possiamo tornare al nostro dovere, Shepard?- replicò lui, con un tono che pareva accusatorio.
-Ho procrastinato per venti minuti, sopportando il tuo silenzio. Una parola, Garrus, solo una-
Il Turian diede un sospiro sommesso, incrociando le mani dietro la schiena -Era buona quella tortina?-
Lenore inclinò la testa verso di lui, inarcando un sopracciglio -Davvero, Vakarian?-
Garrus sbuffò una risata, scuotendo la testa -Davvero, Shepard. Non ho voglia di parlarne...-
Con un gesto istintivo, l'indice di Lenore costruì sul vetro appannato la sagoma di un omino sotto a uno smiley. Presa dalla vena artistica, disegnò pure una pistola stilizzata.
Articolare una risposta non era poi così difficile, e lei aveva davvero voglia di ritrovare un motivo per accanirsi contro qualcosa che era palesemente ingiusto, come il rifiuto di parlarle.
-Promettimi solo una cosa, poi non tornerò più sull'argomento...- fece, trattenendo l'istinto di buttarsi in uno di quei monologhi che la caratterizzavano.
-Ti ascolto- lui si voltò appena verso di lei.
Shepard si morse un labbro, tornando a disegnare sul vetro, come per concentrare il nervosismo che stava provando in qualcosa che non fosse una salva di proiettili o una lotta impari con uno specialista del corpo a corpo.
Il freddo penetrò attraverso lo strato epiteliale dei tessuti, diffondendosi attraverso un brivido sulla sua schiena. Perché perdere tempo in quella questione quando aveva ben altri problemi? Doveva riprendersi la Normandy, riscoprire sé stessa...
Eppure lui aveva il potere. Un potere indefinibile agli occhi di Lenore, che la intimidiva. Nemmeno l'Araldo ne era stato capace.
Formulare una frase che sapeva di sentenza di morte, che odorava di rose ma in realtà era essenza di cicuta. Che sapeva di incoerenza ma che l'olfatto percepiva come un prezioso elisir.
Non mi lasciare da sola.

 

 

I frammenti di immagini olografiche fluttuavano nel tavolo centrale della stanza.
Un quartier generale provvisorio ma dotato di ogni necessità, quello.
Kasumi sedeva su uno dei lettini dove Tali sonnecchiava amabilmente, rannicchiata come un gatto; il cuscino sul petto, avvolto da due braccia esili, un involucro di fibre sintetiche che racchiudeva delle piume consunte che Tali non poteva lasciar andare. Dita che davano fremiti leggeri, quasi impercettibili, dita che bramavano il lavoro per le quali erano state addestrate. Minuscoli sensori termici che monitoravano il battito sui polsi, che registravano ogni cambio di temperatura della Quarian per proteggerla e infonderle la forza.
Un organismo di vetro trasparente, coperto da una muraglia di acciaio e fibra di carbonio, Tali.
Tutto era calmo, notò Shepard, in attesa della risposta di Liara e di notizie di Jack e Miranda.
Dall'altro capo della stanza, Thane osservava la pioggia che scivolava dalla finestra, seduto sul ripiano del davanzale, una tazza di thé tra le dita, la gamba destra che ciondolava verso il pavimento. I profondi occhi neri riflettevano la danza scomposta delle gocce, registrandone i movimenti, carpendone i segreti più reconditi, riconducibili ai brani tratti dalle scritture. Uno sguardo che raccoglieva le metafore dell'esistenza come cristalli di carbonio e li trasformava in diamanti, Thane.
La statua di Grunt, poco più avanti, osservava fiera ogni singola immagine che appariva sulle oloproiezioni che il factotum di Mordin rilasciava, come sbuffi di vapore da una teiera. Grafici che erano sconosciuti, inconcepibili, per Grunt, i cui occhi scorrevano rapidi e curiosi sotto una cortina di impazienza, irrigidita dalla frustrazione. Il rumore del battito cardiaco risuonava come una cruenta lotta delle arterie e del tessuto muscolare contro la morte cellulare. Il mento verso l'alto, l'armatura ammaccata dalla battaglia appena persa, il rammarico che ne consegue, la vergogna di trovarsi al cospetto di Shepard...
Soldati entrambi, lei e Grunt. Gli sembrava una creatura così fragile, Lenore, in piedi davanti a lui, mentre i suoi occhi azzurri, macchiati di rosso dagli impianti, selezionavano le informazioni essenziali per il suo piano.
Si incrociarono improvvisamente. Si scontrarono come due mani nell'applaudire.
Grunt chinò la testa, fissandosi i piedi.
Lei serrò la mascella, distogliendo lo sguardo da lui per riprendere una mappatura utile dell'hangar dove la Normandy aspettava di essere riconquistata.
Lo sguardo attento di Samara raccolse la confessione di Grunt, mentre sedeva a gambe incrociate sul secondo lettino, in attesa della decisione di Shepard. Una Shepard deformata dalle sue decisioni impure, dettate da un animosità inconcepibile. Inconcepibili erano i mezzi con cui afferrava dei risultati altrettanto bruschi.
Un'aura azzurra avvolgeva la Justicar, la postura ritta, dettata da secoli di ferrea disciplina nella meditazione. Scintille e serpentine di energia oscura che scivolavano lungo il suo corpo e variavano a seconda della profondità dei suoi pensieri.
Si ritrovò di nuovo a combattere lo Spettro Turian Nihlus, a frenare una Singolarità mentre lui si faceva scudo dei più deboli per scampare alla sua inseguitrice. Pensava spesso a quello Spettro, associandone i modi poco ortodossi ai metodi decisamente estremi di Shepard. Il Codice avrebbe avuto la sua rivalsa, un giorno o l'altro, Samara ne era allietata e altresì combattuta. Vedere lo sconforto sul viso di chi sconforto non era mai riuscito a provarne la colpì come un intenso formicolio agli arti.
Formicolio che fece sferzare un polso a Jacob Taylor, prima appoggiato di peso sul tavolo di lavoro, al fianco di Garrus.
Rivolse al Turian uno sguardo curioso, associando la sua lunga assenza da quel luogo a pensieri maliziosi, dettati da una punta di incomprensione.
Un esercito di rinnegati dell'Alleanza, erano. L'Uomo Misterioso aveva accettato Jacob, così come Joker, e gli aveva permesso di assistere Miranda nell'educazione di Shepard. Un'educazione che doveva essere necessaria per far sì che il Comandante diventasse il volto ufficiale di Cerberus, organizzazione originariamente vista come terroristica. Jacob credeva negli ideali del suo leader, obbedendo agli ordini fiero e senza fare troppe domande.
Il resoconto di Shepard a proposito del progetto Overlord l'aveva costretto a rivedere le sue opzioni, facendo crollare i suoi ideali come un castello di carte. Quale teatro degli orrori si nascondeva dietro a Cerberus!
Un ragazzino avvolto da una coperta termica e sorretto dalla stessa Shepard, furibonda. Quello era stato il palco dell'opera che gli aveva cambiato la vita.
Il Comandante implacabile del macello di Torfan, che non ci aveva pensato due volte a mandare a morte il Consiglio, circondava dolcemente quell'insieme ossuto di dolore che era David Archer. A protezione dei due c'erano le pistole spianate di Vakarian e Tali'Zorah, partecipi dell'orrore della missione denominata Overlord. In quel frangente, Jacob si era ritrovato a pensare che avrebbe seguito Shepard fin dentro l'inferno, se solo gliel'avesse chiesto. E così era stato.
Chiunque là dentro avrebbe seguito Lenore Shepard fino alla fine, e lei ne era pienamente a conoscenza, anche se ne ignorava le motivazioni. O meglio, gliene importava poco, a lei! Finché quelle macchine da guerra avrebbero seguiti gli ordini, lei sarebbe stata a suo agio.
Kasumi diede una risata limpida mentre Tali poggiava la testa sulla sua gamba, prendendola per un nuovo cuscino.
Lenore si distrasse e si ritrovò a sorridere alla scena, scuotendo la testa -Qualcuno le scatti una foto- mormorò, dolcemente, attirando lo sguardo di Mordin.
-Pessima propaganda.- disse il Salarian, concitato -Popolazione ci crede guerrieri. Valore. Caparbietà. Quarian accoccolati inclini a prese in giro. Picco di reputazione. Shepard testimonial di pillole per insonnia.- scosse la testa, allontanando con un cenno la visione che lui stesso si era provocato.
Thane diede una risata -Avvalendosi di quello sguardo, potrebbe tormentare i sogni di un individuo per mesi- la schernì, per poi tornare a prendere una sorsata del suo thé -Un novello Sandman-
Shepard fulminò entrambi con un'occhiataccia, poco prima che la porta si aprisse e Legion facesse il suo ingresso, accompagnato da un'ospite a lungo attesa.
-Ehi, Shepard-
Jack era avvolta da un bomber, probabilmente vinto a qualcuno, date le dimensioni spropositate del capo d'abbigliamento. Si stagliò come un pugno in un occhio tra Shepard e Joker, un ghigno inappropriato sulle labbra.
-Quando ti do un ordine- principiò il Comandante, evitando accuratamente di guardarla negli occhi -Esigo che venga rispettato. Se non fossimo in una situazione simile, ti avrei già gettata a calci in culo nel buco dal quale sei uscita-
Jack sbuffò, affondando le mani nelle tasche del giubbotto, poi le si fece ancora più vicina, sogghignando -L'ospite d'onore arriva sempre per ultimo-
-L'ospite d'onore potrebbe ricevere una pistolettata nella tempia- ringhiò Shepard, voltandosi di scatto.
Jack corrugò la fronte, reprimendo ogni replica con uno sforzo sovrumano. Una scintilla impercettibile di energia oscura scivolò dalle tempie alla mascella mentre si dirigeva verso il letto dove Tali dormiva e ci si sedeva pesantemente.
La Quarian si svegliò di scatto, liberandosi dal cuscino come se scottasse.
-Ben svegliata- le sussurrò Kasumi, mentre Tali si guardava intorno, disorientata.
-Notizie di Lawson?- chiese Garrus, rivolto a Legion che osservava Tali, le placche al di sopra dell'oculo che svettavano verso il soffitto. Diede un fischio grattato, il Geth, mentre si voltava verso il Turian.
-Non ci è pervenuto alcun segnale dal chip di rintracciamento dati del factotum di Miranda Lawson- disse l'unità -Attualmente, è irraggiungibile-
L'attenzione della squadra raggiunse Shepard, accigliata davanti all'ennesima scansione.
-Ieri notte ho provveduto a rintracciare l'equipaggio e a isolare gran parte di essi- biascicò Tali, passandosi una mano sul visore del casco -Kelly, Ken e Gabby sono in attesa di ordini- aggiunse -Hanno radunato chiunque siano riusciti a rintracciare e sono pronti a tutto pur di aiutarti a riprenderti la Normandy-
Lenore si morse un labbro, mentre cercava di visualizzare mentalmente chi diavolo fossero Ken e Gabby, poi rivolse uno sguardo accigliato verso Garrus.
-Non ci resta che affrontare l'ultima variabile, poi possiamo partire alla carica-
-Modo di dire rischioso, Shepard- fece Mordin, prendendo a camminare avanti e indietro -Converrebbe agire con consapevolezza. Affrontare le truppe con prudenza. Possibile trappola.-
Il Comandante diede lo stesso ghigno che aveva rivolto a Garrus, qualche minuto prima -Non so voi, ma io vorrei spargere più sangue possibile- ammise -Cerberus ci ha attaccati apertamente, e noi attaccheremo apertamente loro. Ci accoglieranno in massa, sicuri nelle loro armature di ultima generazione, convinti che un assalto frontale riuscirà a piegarci... no, non gli riuscirà di metterci un bavaglio, di liberarsi di noi, di schiacciarci come insetti. La squadra è sopravvissuta alla Missione Suicida, non sarà di certo la fanteria pesante ad eliminarci-
-Superiorità numerica. Individui pericolosi con Occultamento Tattico.- sbottò Mordin, battendosi un pugno sul palmo aperto della mano -Scontate le perdite, il risultato finale. Attacco tecnologico ai sistemi di difesa e sabotaggio delle torrette automatiche necessario per crearsi un varco. Conseguente scelta di affrontare i nemici con astuzia.-
Shepard continuava a mantenere un sorriso terrificante mentre il Salarian elencava nervosamente ogni variabile atta a sostenere la sua teoria.
Garrus strinse le palpebre -Conosco quell'espressione- disse, interrompendo l'ondata di monologhi di Mordin -Tu hai in mente qualcosa...-
Lenore constatò con orgoglio di aver catalizzato maggiormente l'attenzione. Con un gesto fluido, passò le dita sul proiettore, ordinando immagini e sovrapponendole, roteando le visuali. Una ricostruzione diversa dalle precedenti, più ampia e ordinata, disposta secondo una logica razionale.
Collocò con garbo ogni singola immagine, palesando passo per passo la sua strategia, lasciando Mordin a bocca aperta. Thane, che finora era rimasto in disparte, si costrinse a poggiare la tazza di thé per raggiungere il tavolo, l'espressione accigliata.
Grunt, da un principio di incomprensione, si ritrovò a ridere sommessamente prima, poi scoppiò, entusiasta, in un elogio a Shepard, alzando i pugni e indicandola con un'aria orgogliosa.
A opera finita, il Comandante intrecciò le braccia, sollevando il mento -Cerberus scoprirà cosa significa mettersi contro il primo Spettro umano, nonché gioiello di punta dell'Alleanza- disse, sollevando un sopracciglio -Lenore Shepard non è la puttana di nessuno-
Grunt batté un pugno sul petto, annuendo, mentre Jack dava un ghigno soddisfatto in direzione del Comandante.

La squadra si unì in circolo, ognuno con un proprio ruolo mentre Shepard estraeva il Claymore e lo poggiava con un tonfo secco sul tavolo.

 

 

La banchina era presidiata da due Centurioni, mentre delle truppe semplici facevano un'estesa ronda su più fronti.
Pioveva ancora intensamente sopra la testa di un ingegnere di Cerberus, mentre riparava una delle torrette poste nei punti d'accesso del molo. Erano stati allertati: Shepard non avrebbe accettato lo smacco e si sarebbe regolarmente presentata al punto di ritrovo, ad armi spianate probabilmente.
Ciò che l'ingegnere non si aspettava, era il colpo di fucile di precisione che gli spazzò via la torretta dalle mani. Fece un balzo all'indietro, cadendo di schiena mentre un altro colpo faceva esplodere la testa al soldato che gli faceva da scorta.
Alzò la testa giusto in tempo per trovare ad aspettarlo la canna di un fucile M-300 Claymore.
-Oh, merda...-
-Bum- fece Shepard, con un ghigno malvagio dipinto sul viso.

E la Guerra ebbe inizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Marzo 2013, 18

Lo dico e lo ribadisco, aggiorno ad orari strani.
Siamo arrivati a più di 100 letture e io sono entusiasta! Entusiasta perché qualcuno si sta sforzando di leggere questa... ahem... cosa.
Ancora una volta: Reference! Reference sovrane! Il paragone relativo al Phaeston (solo gli Spiriti sanno quanto mi sia caro questo fottuto fucile) è vero, documentato dal codex. L'unico permesso che mi sono presa è stato in relazione al tempio. Molti templi dedicati agli Spiriti vengono eretti dai Turian su Cipritine, e vuoi che non ci sia un tempio dedicato allo Spirito della Creazione, magari con un design simile?
Chi se ne frega, J!” eruppe la folla.
Ahem... prima di siglare questo capitolo d'intermezzo, volevo scusarmi con chi non si aspettava un contenuto simile dal capitolo 6. Non succederà più, lo prometto! O almeno, avvertirò prima di compiere dei gesti simili u.u''
*stella marina *
Un abbraccio

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** The Joker ***


8. The Joker

 

 

 

You're fine, so kind
I want to tell the world your mine”

(“Great Balls of Fire”-Jerry Lee Lewis)

 

[x]

 

Il suono martellante della pioggia e degli spari risuonava al di sopra di ogni rumore, nella darsena.
Dal suo nascondiglio, Jeff restava in allerta, scortato da Garrus e da Jack. Il Turian manteneva una posizione sconosciuta agli altri due, che ogni tanto sentivano il rimbombo tipico dell'esplosione di un colpo del suo fucile di precisione, un M-92 Mantis nelle vicinanze, uno scalpiccio e un nuovo sparo.
Ne avrai bisogno” aveva detto Shepard, porgendo al pilota la sua Carnifex.
Non sono addestrato per gli scontri a fuoco, Comandante” era stata la risposta di Joker. Lei allora gli aveva rivolto un sorriso malizioso “In tal caso, atterrali a suon di battute. Buona fortuna, Tenente”.
Jack camminava avanti e indietro, impaziente, l'energia oscura che fluiva dalla sua testa fino alle caviglie in serpentine azzurre. Il fuoco ininterrotto della mitragliatrice di Kasumi attirò l'attenzione dei tre, poi il boato di una granata a frammentazione e si scatenò ufficialmente l'inferno.
Il mirino scorse il campo di battaglia, partendo dall'ingresso all'hangar, a nord, costellato di nemici. Garrus mise a fuoco Grunt, intento a lanciare una torretta appena sradicata dal terreno contro un misero capannello di soldati d'assalto; poi spostò la visuale verso sinistra dove Samara e Jacob finivano un Centurione con una combo biotica.
Al centro, Shepard si apprestava a raggiungere una scaletta, scortata da Thane, Tali e Kasumi, per riprendere il controllo tecnologico della struttura.
Il Claymore spazzò via una Nemesi, con una salva incendiaria, poi Lenore sollevò lo sguardo, alla ricerca di qualcosa. Quando incrociò lo sguardo di Garrus attraverso il mirino mosse le labbra a sorriso, poi diede un cenno.
Il Turian si voltò verso una figura alle sue spalle, nascosta da un lungo cappotto nero, poi le indicò di avanzare. Due occhi completamente neri luccicarono nelle tenebre, mentre il viso di Feron si inarcava in un sorriso.
Una truppa di Sentinelle dell'Ombra si riversò sull'hangar, in una contromossa a tenaglia, l'elemento cardine che avrebbe permesso all'equipaggio di specialisti e tecnici di occupare la Normandy in tempo utile per poter renderla operativa per il decollo.
L'unico elemento di rottura era dato da Joker, che restava leggermente indietro rispetto a loro, Shepard aveva voluto in questo modo e non aveva dato soluzioni logiche a Mordin, che faticava a comprendere quest'azione.
Garrus coprì, con una serie di raffiche del Phaeston, l'ingresso in scena di quei soldati, mentre Feron si faceva vicino a Jack e al pilota per assicurarsi che il perimetro della zona fosse ancora sgombro per permettergli di avanzare.
Dall'altra parte del battlefield, Shepard riuscì a raggiungere l'ingresso dell'hangar navette della Normandy. Dispose Tali a violare gli ingressi e Kasumi a coprirla, mentre Grunt e Mordin la raggiungevano e Thane dava un incessante fuoco di copertura con il mitra o rompeva le fila del nemico con potenti lanci biotici.
Lenore colse un guizzo dietro al varco che Thane aveva appena aperto sulla truppa di Cerberus, davanti a lei. Probabilmente era un Phantom che si avvaleva dell'Occultamento Tattico per prenderli alla sprovvista.
Il Comandante diede ordine a Legion, nascosto tra le retrovie, di occuparsi dei nemici che avrebbero potuto decimare l'equipaggio, poi fece cenno ai suoi compagni di assistere la truppa dell'Ombra nell'assalto, infine armò il Claymore con un gesto teatrale, l'espressione decisa.
Con uno scatto avanzò fino al barluginìo, poi esplose un colpo, schivò un fendente ed espulse una clip termica dal fucile. Il Phantom, celato a malapena dall'espediente tecnologico in suo possesso, diede un affondo, giusto in mezzo alle gambe di Shepard, la quale riuscì ad eluderlo con una capriola laterale.
Il duello, nel bel mezzo dello scontro tra le forze di Cerberus e dell'Ombra, era diventato essenziale, per Shepard, che concentrava le forze principalmente nell'eliminazione di quel nemico temibile che avrebbe compromesso la sua missione. Occuparsi personalmente di una minaccia era nell'ordine delle idee di Shepard, abituata a prendere il toro per le corna e affrontare le situazioni con le armi, piuttosto che con la diplomazia.
Quando intravide la pioggia colpire il generatore di scudi del Phantom, Lenore attivò un Colpo Stordente; il campo di forza invisibile cedette e il nemico si palesò ai suoi occhi, allora Shepard scattò in avanti, lo afferrò per la testa e diede uno strattone deciso, torcendogli il collo di novanta gradi.
Con un calcio ben assestato, lo allontanò da sé, facendolo atterrare in braccio a un Centurione. Ricaricò il fucile, puntò e fece fuoco, coinvolgendo entrambi quegli avversari nel rateo di fuoco.
-Mai- fece, dopo aver soffiato teatralmente sulla bocca del Claymore -E dico MAI ingaggiare una rissa con uno scozzese-.
Garrus scosse la testa, rassegnato, mentre spostava il mirino da Shepard all'equipaggio che si muoveva attraverso l'hangar, spostandosi di riparo in riparo. Come sempre, Len aveva trovato il modo di farsi notare.
-Bel balletto, Comandante- fece, attraverso il comlink -Qui siamo pronti, aspetto un tuo segnale-
Vakarian, manchi solo tu” replicò Shepard, appoggiando un dito all'orecchio “Raggiungi il tavolo e porta le carte”
Garrus ridacchiò per poi voltarsi verso Jack, palesandosi a lei con un cenno.
La ragazza annuì, imbracciando il fucile a pompa e facendo muovere Jeff dalla sua postazione.
-Siamo sicuri sicuri che sia sicuro? Non mi prenderò un proiettile o una scheggia?- borbottò il pilota, contrariato.
-Potrei romperti un femore e giocare a baseball con il tuo cranio- berciò Jack, portandosi in cima alla fila -A te la scelta-
-Spiritosa, Jack, davvero spiritosa!-
Garrus cambiò velocemente il fucile e si portò vicino a Jeff mentre iniziavano a muoversi per raggiungere un passaggio.
Tattica di diversione, ipotizzò mentalmente Garrus. D'altronde, se Shepard aveva affidato il suo pilota migliore alla sua squadra ufficiale per le missioni contro i Collettori, il motivo era plausibile.
Ci teneva, insomma.
Neanche il tempo di formulare quell'ipotesi che un gruppetto di soldati si era allontanato dalla difesa e li aveva facilmente individuati. Garrus afferrò Jeff per il bavero del cappotto, trascinandolo dietro a un riparo per rispondere al fuoco.
Jack lo precedette con un'Onda d'Urto che destabilizzò i nemici tanto da permettere al Turian di finirli.
Muovi il culo, Garrus!” berciò Shepard attraverso il comunicatore “La situazione qui è pessima!”
Le mandibole diedero uno scatto in avanti, Joker restava ancora riparato, in attesa -Resisti Len, ci siamo quasi!- gridò Garrus, afferrando il protetto per un braccio.
Una granata fumogena atterrò poco distante da Jack.
-Oh, merda!-
La visibilità era pari a zero, il visore venne colto da un'interferenza e l'interfaccia olografica si spense, dando il tempo a un soldato d'assalto di coprire il fianco scoperto di Garrus con un teaser, mandandogli in sovraccarico gli scudi. Era troppo esposto, senza Jack a parargli le spalle.
Colpì con il calcio del fucile il nemico che gli stava troppo addosso mentre Jack malediceva in ogni lingua umana e aliena chiunque avesse lanciato quella granata.
Erano intorno a loro, coperti dal fumo, probabilmente c'era un ingegnere o qualcuno che avesse potenzialità tecnologiche tali da mettere KO i loro factotum e mettere a tacere il visore di Garrus.
La classica situazione senza vie d'uscita, insomma.
Joker stava riparato, sollevando la testa di tanto in tanto per controllare la situazione. Si sistemò il bavero del cappotto, stringendo gli occhi per visualizzare almeno Garrus -Andiamo, la stazza vale come catarifrangente- sbottò, nervosamente.
Fece appena in tempo ad abbassarsi che una lama si piantò a pochi centimetri di distanza da lui, facendogli volare il cappello. Un Phantom gli si materializzò davanti, roteando la katana.
-Ommerdamerdamerda!- Jeff recuperò la Carnifex che Shepard gli aveva affidato qualche ora prima e la puntò davanti a sé -Non avvicinarti o sparo!- intimò, convinto.
Con un balzo felino, il Phantom si portò verso di lui, alzando la spada in aria per poi abbassarla di colpo.
La lama fendette l'aria, poi si scontrò con qualcosa di rigido, incastrandocisi. Un M-300 Claymore, per l'esattezza.
Shepard si era frapposta tra il lupo e la sua preda. Con un gemito nervoso spinse via il Phantom, assieme al Claymore e alla lama incastrata nella sua massiccia struttura. Recuperò bruscamente la Carnifex dalle mani di Jeff e sparò un paio di colpi per allontanare il bersaglio.
-Quando vuoi le cose fatte bene, falle da te!- esclamò, mentre si muoveva verso il nemico a passo svelto e sparando ad altezza uomo, approfittando del peso che aveva caricato tra le sue braccia per bersagliarlo incessantemente.
Garrus rizzò le antenne nel sentire la Carnifex esplodere qualche colpo, mentre la cortina di fumo si diradava lentamente, esponendo i nemici ai proiettili perforanti del Phaeston.
Jack fece esplodere un'altra Onda d'Urto, prendendo coscienza della visuale, ora parzialmente più chiara, poi raggiunse Garrus e armò il fucile a pompa, individuando l'ingegnere che stava mettendo fuori uso le comunicazioni.
-Spiriti!- Garrus cambiò velocemente arma, puntò alla testa e colpì. Si voltò verso Jeff e vide il combattimento giusto in tempo per prendere di nuovo la mira e sparare. Sul torso del Phantom si creò un cratere.
Shepard abbassò la pistola mentre il nemico scivolava in terra con ancora il suo fucile a pompa incastrato addosso.
Spari, spari ovunque.
Erano in difficoltà, l'equipaggio della Normandy non avrebbe resistito a lungo, così come i loro difensori. Shepard era costretta a compiere una scelta rapida, ancora una volta.
Si voltò verso Jeff, poi verso i suoi due compagni, infine attivò il comlink -Tali- chiamò, mentre tutti e quattro trovavano riparo -Siamo pronti, IDA è online?-
Shepard, non riusciremo a resistere a lungo, Cerberus ci è superiore!” gridò la Quarian in risposta.
Il Comandante corrugò la fronte, gli occhi brillarono intensamente prima che attivasse una nuova linea -Feron, rapporto!-
Ne perdiamo più di quanti ne abbattiamo, Shepard! Dovete decollare, e subito!”
Con un'occhiata sommaria, il Comandante controllò la distanza che intercorreva tra la loro posizione e il boccaporto della Normandy. Purtroppo c'erano troppi nemici nel mezzo e loro erano ufficialmente da soli contro un battaglione intero.
-Garrus, puoi sistemare i nostri scudi?- domandò, tornando al riparo.
Il Turian scosse la testa -Negativo, ci vuole troppo tempo-
-Non possiamo restarcene qui, Shepard, dobbiamo tornare alla Normandy!- gridò Joker, cercando di sovrastare il rumore degli spari.
Lei continuava ad esitare, le labbra aperte sui denti stretti. Scontrava la lingua sul palato, cercando un modo di uscire da quella situazione.
Garrus l'afferrò per un braccio, traendola a sé -Potremmo creare una bolla biotica, com'è stato nella Base dei Collettori-
Jack annuì, raccogliendo l'energia oscura nei palmi delle mani -Potrei farcela-
-Bene, proviamo a...-
Un accorgimento tecnologico. Incenerimento.
Le casse che fungevano da copertura crollarono, Garrus fece appena in tempo a parare Joker con il suo corpo mentre Shepard afferrava Jack per un braccio. La trasse a sé in ritardo, mentre lo spigolo metallico di una di quelle casse andava a scontrarsi contro la tempia della ragazza, stordendola.
-Spiriti... e ora?- domandò Garrus, aiutando Joker a rialzarsi mentre Shepard si accollava Jack sulle spalle.
-Ora si fa alla maniera dell'Alleanza- eruppe il Comandante, l'espressione accigliata -Ci si ritira-
Jeff diede un gemito sommesso, la bocca aperta dallo stupore -Cosa?!-
Lenore si morse un labbro, attivando il comlink -Tali, sei ancora in linea?- gridò, mentre in tre cercavano un nuovo riparo, gli spari che si facevano sempre più fitti.
Ci sono!” urlò la Quarian.
Shepard diede un'occhiata a mezza via tra la rabbia e la disperazione a Garrus. Lui comprese e mosse le mandibole verso il basso, allibito -Shepard... non...-
-Fatela decollare- fu la risposta secca -Ora-
Joker imprecò, mentre lo sguardo di Shepard si slacciava da quello di Vakarian.
La Normandy attivò il campo di forza, mentre i motori iniziavano a rimbombare lungo tutta l'area dell'hangar.
Meglio morti che sotto assedio, pensò Shepard mentre l'attenzione dei nemici si catalizzava sul reattore della fregata, permettendo ai quattro di compiere una manovra elusiva e fuggire.
Si stavano ritirando, stavano fuggendo. Mai presa decisione più difficile.
Una goccia di sangue scivolò sulla canna martoriata del Claymore, lasciato in terra mentre il capitano abbandonava a malincuore la sua nave.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook

Marzo 2012, 22

Dedico questo capitolo all'M-300 Claymore, compagno di mille avventure.
Un ringraziamento assurdo a chi mi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le Seguite e le Preferite e a chi legge silenziosamente *stella marina sul monitor* 
Altro da dire?
Sì, che aggiorno ad orari sempre più strani e che ho una cotta mostruosa per Lenore e per quei tre DLC che sono la colonna sonora del capitolo (ricordo che per attivare la playlist è necessario che clicchiate la [X] a inizio capitolo <3).
Embrace yourself

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Flies ***


9. Flies

 

 

[x]

 

-Penso di essermi rotto un femore...-
La Normandy si alzò in volo pesantemente e sfrecciò attraverso i cieli di Nos Astra prima di lasciare definitivamente l'atmosfera.
Shepard osservò il cielo per un istante, prima di tornare a salire la scala antincendio che avrebbe portato lei e i suoi compagni su un piccolo parcheggio panoramico, in un quartiere limitrofo al battlefield.
Jack aiutò Joker a issarsi sul parapetto del terrazzo, Garrus salì subito dopo di loro, porgendo un braccio a Lenore per permetterle la salita.
Le truppe di Cerberus avevano perso le loro tracce da almeno un paio d'ore ma, per ogni evenienza, Shepard aveva deciso di rimanere in silenzio radio e disattivare i factotum. Sotto la pioggia, si erano mescolati tra la folla, avevano imboccato vicoli e, infine, avevano deciso di raggiungere una città poco distante, sotto il suggerimento di Feron. Jack aveva ripreso conoscenza e, in breve tempo si era ristabilita per poter camminare sulle proprie gambe.
Attualmente, davanti a loro, in quel parcheggio, c'erano quattro astroauto. Shepard si avvicinò alla portiera di una di quelle, osservandone l'interno; era abbastanza spazioso per tutti loro.
-Avresti dovuto prendere la Normandy e salpare, Comandante!- era scattato Joker, d'improvviso -Perché sei tornata indietro?-
-Vaffanculo, Joker- aveva replicato finemente lei, mentre attivava il factotum per bypassare la serratura del veicolo.
-“Vaffanculo Joker”?!- il pilota aveva schiantato il berretto in terra, ormai zuppo -Prima mi lasci indietro perché temi che l'equipaggio venga maciullato dalle truppe di Cerberus, poi corri in mio soccorso perdendo addirittura le redini della tua nave... dimmi, Shepard, sono davvero così importante?-
Lenore tacque, mentre scansionava la portiera del veicolo.
Sia Jack che Garrus le lanciarono un'occhiata perplessa. Sapeva quello che stava facendo o si era affidata al caso? E se la prima restava perplessa, il secondo si ritrovò di nuovo a sentirsi in colpa per aver avvallato quella strategia senza alcun fondamento, fiducioso.
Con passo deciso, il Turian si mosse verso il Comandante, poi afferrò la pistola dalla fondina e fece cenno a Lenore di spostarsi. Fece fuoco verso la serratura della portiera, facendo scattare l'antifurto. Con un gesto veloce, attivò il factotum e mise a tacere il tutto, mentre Lenore lo osservava con aria accigliata.
Era un atto voluto quello di fare tutto quel casino, oppure era semplicemente uno sfogo per tutto quel nervosismo accumulato durante le ore precedenti?
Garrus spalancò la portiera e si mise al posto di guida, poi diede un'occhiata ai compagni, muovendo le mandibole verso l'esterno -Allora?-
I tre si affrettarono a salire, mentre lui metteva in moto.
Si immise nella circolazione bruscamente, mimetizzandosi tra le auto in corsa e seguendo il traffico per un po' prima di prendere la via per la città che avrebbe fatto da checkpoint per la loro fuga.
Lenore si concesse di rilassare le spalle mentre Jack incrociava le braccia sul lungo schienale anteriore e Joker strizzava il cappello, inondando i tappetini d'acqua piovana.
-Lee- principiò il pilota -Spero davvero che tu sappia quello che stai facendo. Ah... Garrus? Lo sterzo non è lì per bellezza-
Jack ridacchiò nel vedere le mandibole del Generale dare uno scatto di fastidio -Rilassati Joker- fece -anzi, rilassatevi tutti. Prendiamola come una bella gita in famiglia!-
Al ricevere tre paia di occhiate truci, la ragazza alzò le mani in segno di resa -Come non detto...- e si schiantò contro lo schienale del suo sedile, alzando gli occhi al cielo.
Lenore allungò un braccio sul poggiatesta, rivolgendosi a Jeff -Ti scazza che io abbia deciso di venire in tuo soccorso, e questo posso capirlo. Ma eravate in difficoltà e la Normandy sarebbe partita comunque, con o senza di voi. Cos'avrei dovuto fare?-
Il pilota inarcò un sopracciglio -E con ciò?-
-Con ciò incartatela, non so proprio cosa dirti!- berciò lei in risposta, facendo voltare i presenti -Forse ti voglio vivo, Jeff, ecco svelato l'arcano!-
Continuò a fissarlo negli occhi, l'espressione decisa, protraendo il contatto visivo con il suo sottoposto prima che lui scoppiasse a ridere, sistemandosi bene il cappello in testa. Non se l'aspettava nessuno una risposta simile, Joker in primis.
Garrus le sfiorò il braccio, senza distogliere lo sguardo dall'Hub che si apriva sopra la cloche, al ché Lenore si voltò verso di lui -“Non si lascia indietro nessuno”- replicò, brusca, appoggiando la Carnifex sopra il cruscotto -Non venire a farmi la predica...-
-No, non è per questo...-
-Hai individuato degli ostacoli?-
Il Turian le rivolse uno sguardo accigliato, prima di tornare a concentrarsi sulla guida -Mi dispiace per il Claymore- fece, mentre virava lievemente a sinistra, secondo le istruzioni del navigatore satellitare.
Shepard serrò la mascella, corrugando la fronte.
Amava quell'arma. L'aveva amata sin dal primo istante, quando l'aveva recuperata da una pila di rifiuti nella nave dei Collettori; la smontava sistematicamente ogni dodici ore e aveva fatto di tutto affinché fosse aggiornata con le mod più letali sul mercato bellico.
Il Claymore non era solo un ordigno che perpetrava morte e distruzione: era un amico, un compagno, un fratello, con i suoi pregi e i suoi deficit. La ricarica singola l'aveva messa in difficoltà molte volte, invece la salva letale combinata con la mod perforante era stata il suo punto di ancoraggio contro i nemici più potenti, come i Collettori.
Shepard scosse la testa, cercando di mantenere il controllo sui sentimenti -Ha fatto il suo dovere- fece, posando lo sguardo su un punto lontano, attraverso il vetro macchiato dalla pioggia -Piuttosto, quanto manca alla nostra destinazione?-
Garrus sospirò -Un'oretta, alla peggio... devo mantenere i limiti di velocità per... uoh, Jack!-
La ragazza si era comodamente spaparanzata sul sedile posteriore e aveva intrecciato i piedi alla sinistra della testa di Garrus, che ora si ritrovava le suole degli anfibi a pochi centimetri dal viso.
Lenore trattenne a malapena un sorriso nel voltarsi verso Jeff -Come va il femore?-
-Guarirà- mugugnò il pilota, un ghigno dipinto sul viso, poi indicò con il capo Garrus, protendendosi in avanti -Potresti cortesemente dire al Turian che non è una bionda? Di questo passo, al posto dello sterzo ci ritroveremo con un torsolo di mela!-
-Joker, vorrei ricordarti che sono armato-
-Il biondo ti dona, Kitty-
Un trillo del factotum di Lenore interruppe una possibile contromossa di Garrus, che si limitò a gettare a Jeff uno sguardo truce, attraverso lo specchietto retrovisore.
Dopo un attimo di esitazione nel vedere che il mittente usava un numero criptato, Lenore attivò l'interfaccia del programma DDSS che le aveva installato Tali in modo da processare la chiamata su un sistema che le permettesse di non lasciar individuare la sua posizione attuale. Un buon metodo per evitare che l'Uomo Misterioso riuscisse a rintracciare lei e la sua squadra.
Quando il programma le diede il via, Shepard rispose, trovandosi faccia a faccia con Liara T'Soni. Spostò l'immagine olografica davanti a sé, per poterle parlare comodamente, senza dover tenere il braccio come un falconiere.
"
Shepard, stai bene?” fece l'Asari, con un'espressione allarmata.
-Sopravvivo, come al solito- sbottò Lenore, inarcando un sopracciglio.
"
Ho sentito che la Normandy ha decollato senza di te a bordo” Liara si umettò le labbra, la voce roca dall'assenza di sonno. Probabilmente non dormiva da ore, ipotizzò Shepard, che ormai conosceva a menadito la rosa di espressioni facciali della sua vecchia amica e amante.
"
Feron mi ha riferito che vi siete dati appuntamento al porto di Aeternus, a qualche miglia da Nos Astra.” proseguì Liara “Il capitano della nave commerciale Ydra mi deve un favore e sono riuscita a procurarvi un passaggio...”
-Ti ringrazio-
"
Lasciare la Normandy senza nessuno al comando, Len? Da te non mi sarei mai pensata una mossa simile...”
-Non sei la sola- borbottò Garrus, attirandosi uno sguardo tagliente dal Comandante. Poi ridacchiò -Buongiorno, T'Soni- fece, facendo lo gnorri.
Liara rimase in silenzio per un attimo, dando il tempo al Turian di comprendere che, oltre ad aver espletato una frase fuori luogo, era addirittura poco gradita la sua presenza al fianco di Shepard. Il Comandante corrugò la fronte, intrecciando le braccia mentre Liara osservava dovunque pur di non incrociare il suo sguardo.
-Era necessario, la situazione era sfavorevole e ho dovuto agire di conseguenza- affermò Shepard, schiarendosi poi la voce -Joker si è persino rotto un femore...- si voltò brevemente verso di lui, che salutava l'immagine di Liara attraverso lo schermo.
-Oh, niente di ché!- esclamò il pilota -Basta innaffiarlo e ricresce!-
L'Asari ridacchiò, lieta che quell'espediente avesse rotto la tensione “Sei sempre il solito, Joker” disse, sorridente “Ad ogni modo, ho provveduto ad avvisare l'Ammiraglio Anderson della tua fuga, a breve inoltrerò il videomessaggio che hai registrato per lui ieri notte, puoi stare tranquilla”
Lenore sospirò sommessamente, allietata da quella bella notizia, poi raddrizzò la schiena, colta da un ricordo improvviso -Per quanto riguarda quell'altro favore che ti ho chiesto?- chiese, mordendosi poi un labbro.
Dall'altro capo dello schermo, Liara esitò, poi si passò velocemente una mano sullo scalpo, come a riavviarlo; perse il sorriso per assumere un'espressione accigliata, di nuovo “Hai appuntamento con il Dottor Ulrich, in una clinica del distretto di Kenzo, su Omega...” esalò, gli occhi chiusi “Len, sulle decisioni puramente militari non posso giudicarti... ma chiedermi di cercarti un neurologo mi spaventa. Vorrei che mi avvisassi semmai subentrassero problemi di salute, non ti chiedo altro. Spero non sia grave, almeno...”
Lenore posò lo sguardo fuori dal finestrino mentre tre paia di occhi si posavano su di lei, curiosi e preoccupati -Non lo so...- disse, semplicemente -Sono pronta a tutto-
"
Len...”
-Ascolta Liara, me la caverò- la interruppe Lenore, portando le mani avanti nel caso di un'eventuale sfogo interessato -Appena saprò qualcosa di più, ti inoltrerò i referti-
L'Asari dischiuse le labbra, poi le serrò, trattenendole sui denti, quindi diede un cenno con il braccio, a scacciare qualcosa dal suo campo visivo “Va bene.” fece “Solo... vorrei essere al tuo fianco, sostenerti” diede uno sguardo alla sua destra, verso il sedile del pilota, dove Garrus si mordeva la lingua per non replicare a tono all'accusa implicita che la sua vecchia compagna di squadra gli stava muovendo. Si ricordava benissimo dell'uscita poco carina che lei gli aveva fatto pesare qualche tempo prima, in occasione della missione di recupero di Feron e la conseguente battaglia sulla nave dell'Ombra.
"
Sì, sei tornata, Shepard! E Garrus sta facendo qualcosa di più di calibrare i cannoni della Normandy!”
Per rispetto nei confronti di Shepard, lui aveva appallottolato quella frase e se l'era messa in tasca, rimandando quella discussione a tempi più felici. Anche perché era un'accusa insensata a quel tempo, dove lui nemmeno ci aveva mai pensato a rendere il rapporto con Lenore come qualcosa di diverso da un'amicizia.
-Lo apprezzo, Liara- replicò il Comandante, dando un sorriso tirato -Ti contatterò una volta arrivata su Omega-
"
Fa' attenzione, Len” aveva detto l'Asari, prima di chiudere la comunicazione.
Shepard minimizzò la schermata, dando poi un sospiro sommesso -Bene, anche questa è fatta... ora non ci resta che imbarcarci in quella dannata nave...-
Scese il silenzio. Garrus continuava a guidare, il braccio sinistro appoggiato sul finestrino, Jack sbadigliava in sequenza e Jeff si torceva le mani distrattamente.
-C'era un po' di tensione, o sbaglio?- si azzardo a chiedere il pilota, stringendo gli occhi a fessura.
Lenore scrollò le spalle, recuperando la Carnifex per apporre un minimo di manutenzione prima dell'arrivo -Non sbagli...-
Solo allora Jack parve risvegliarsi dal coma, dando una risata sommessa -Valli a capire questi sintetici...-
Prima ancora che Lenore le andasse a chiedere come l'avesse saputo, Joker fulminò la ragazza con un'occhiata e Garrus le fece cadere gli anfibi dal suo schienale con una gomitata violenta.
Shepard intuì che entrambi l'avevano messa al corrente senza chiedere il permesso, solo per far valere quel senso di cameratismo che si era creato tra di loro, un rapporto di odio e amore che li portava a coprirsi le spalle anche in quei casi. Sorrise, tristemente -L'ho detto: il mio sistema binario andrebbe ricalibrato...-
Garrus le rivolse uno sguardo rassegnato, mentre lei iniziava a smontare l'arma meccanicamente.
Scese di nuovo il silenzio, a distanza di pochi minuti. Jeff si era stretto nel cappotto, alzando il bavero, mentre Jack dormiva a bocca spalancata, le braccia incrociate e la fronte appoggiata sul finestrino.
Shepard rinfoderò la pistola e si protese in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e infilando i capelli tra le dita.
Liara era l'ennesima variabile sfortunata che aveva influenzato negativamente quella giornata.
Come se Lenore non avesse abbastanza problemi...
Accese distrattamente la radio, abbassando il volume per non svegliare Jack... un'altra battuta sui sintetici e l'avrebbe presa a schiaffi con una clip termica!

 

"The first flush was upon you when your eyes first met
And I knew that to you and into your life I had to get
I felt light-headed at the touch of this strangers hand
An assault my defences systematically failed to withstand”

[x]

 

-Per gli Spiriti, che tristezza...- borbottò Garrus, lanciandole uno sguardo divertito -Possibile che, ogni volta che ci troviamo in macchina assieme, tu debba infilarmi sempre in testa una qualche stronzata melodica terrestre?-
-Love is only a feeeeeeling- replicò Lenore, canticchiando armoniosamente come il graffio su una lavagna -Drifting aaaaway-
Joker ridacchiò sotto la visiera calata del cappello mentre cambiava posizione per trarre l'esempio da Jack e schiacciare un pisolino prima dell'arrivo.
Shepard continuava a canticchiare, battendo ritmicamente il piede a terra, non avendo niente da dire, complice il fatto che nessuno la stesse prendendo in considerazione.
Al ritornello, si unì anche Garrus, facendola ridere mentre articolava la strofa. No, entrambi avevano una voce pessima.
La canzone finì e lo speaker iniziò a sconclusionare un discorso, mentre i due si scambiavano un'occhiata divertita. Lenore si stiracchiò, per poi appoggiare la testa sullo spallaccio del compagno, sospirando sommessamente.
Lui cambiò alla veloce la marcia, cingendole le spalle con un braccio e traendola a sé.
Non era proprio giornata per contraddirla e se quello era l'unico modo per sostenerla, lui sarebbe andato fino in fondo.

-La frizione...-

-Fanculo Joker-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Marzo 2013, 26


Buonsalve bimbi,
inizio ringraziando per le recensioni: andromedahawke (a cui devo un ringraziamento enorme per il rainymood iniziale <3), Altariah e NeeKaily. Con il loro sostegno e i feedback che mi lasciano, lo scrivere questa storia sarebbe di molto meno entusiastico <3 
E ringrazio chi legge, perché ho raggiunto dei numeri decisamente soddisfacenti, e perciò farò di voi il mio anemone <3

Mi è piaciuto scrivere un capitolo del genere, tanto per allentare un po' di tensione e aggiungere qualche riferimento al passato, per come l'ho giocato e vissuto assieme alla mia Len. Il prossimo non sarà un capitolo vero e proprio, ma un filler, un bonus track o... nel caso videoludico, un Easter Egg.
Tanto per approfondire un paio di eventi che ho citato in precedenza, insomma.
Fagiani e stelle marine. 

 

J.

 

 

 

Coming soon:

 

Un sospiro profondo. Continuare a guardare? Magari aveva frainteso... quel sorriso compiaciuto le strappava un pezzo di anima ogni volta che ci posava lo sguardo. Occhi completamente rossi, nella penombra, occhi malvagi, in attesa di qualcosa, di una preda da azzannare. Il flash della loro prima notte insieme, prima di Virmire.
Liara diede un gemito nervoso e premette il pulsante.”

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Bonus Track #001: Shadow Broker's files ***


 

-Bonus Track #001-
Hagalaz
Nave dell'Ombra

[x]

 

 

 

L'Ombra era stata seduta su quel seggio in gommapiuma e plastica per almeno mezzo secolo, vegliando sulla Galassia e insinuandosi nei suoi segreti più oscuri, scandagliandoli con accuratezza, cibandosene. La nuova Ombra quindi si ritrovava in un ambiente saturo delle informazioni più scottanti, organizzate secondo un metodo diverso dal suo; era logico che entrambe quelle figure avessero una professionalità diversa, nonché obiettivi opposti.
Liara si sedette davanti a un terminale, passandosi la testa fra le mani. Il volto stirato non la ringiovaniva per nulla, piuttosto traslava in vecchiaia lo stress che la stava provando.
Una giornata lavorativa di 48 ore di filtraggio informazioni, per aiutare Shepard a fermare i Razziatori e per trovare un punto di svolta nel recuperare quante più risorse possibili prima dell'Avvento... ecco cos'era il cardine che collegava la nuova Ombra alla Galassia. Ed ecco cos'era che stressava Liara.
Glifo si proiettò al suo fianco, volteggiando nervosamente “Dottoressa T'Soni, ho le informazioni che ha richiesto” gracchiò, con la sua classica voce metallica.
L'Asari diede un sospiro prima di ricomporsi, poi si voltò verso di esso -Grazie. Trasferisci tutto sul server- disse, stancamente... al ché, il drone iniziò a caricare un file dietro l'altro dentro il terminale al quale Liara stava lavorando.
Lei stava facendo qualcosa di sbagliato, stava frugando nel disco rigido del terminale di qualcuno che conosceva, cosa che non aveva mai fatto prima d'ora. Almeno, non nel caso di un amico...
Esitò, prima di aprire la cartella, poi diede un'imprecazione e aprì il pacchetto dati con un gesto nervoso dell'indice.
"
Profilo psicologico, stato di servizio presso la Gerarchia...” chiuse le finestre relative al passato, poi la sua attenzione venne catalizzata da un'icona rossa “Len”.
I grandi occhi azzurri si aprirono sorpresi, mentre la fronte si corrugava.
Len? Da quando Garrus aveva preso a chiamare Shepard in quel modo? Nel modo in cui la chiamava Liara, insomma. Un pizzico di curiosità si manifestò attraverso le iridi, assieme a uno strano disappunto. Indecisione, di nuovo. Poi un gemito nervoso.
Passò alla cronologia del vecchio account di extranet e subito una serie di finestre si aprirono davanti ai suoi occhi: ciò che le interessava era tutto cifrato... evidentemente, tenere nascoste quelle informazioni era volontà di Garrus. Ma nemmeno il più esperto tra i soldati, o il più intelligente, non poteva nulla contro i programmi di decrittazione dell'Ombra.
-Glifo? Procedi...- disse solo, attirando l'attenzione del drone, che subito puntò il canale visivo verso lo schermo, interagendoci.
Le stringhe di programmazione riempirono di verde uno schermo nero, mentre su un'interfaccia olografica a parte, le varie informazioni venivano organizzate metodicamente grazie a un programma apposito, tarato secondo le nuove ordinazioni di biblioteconomia dell'Università di Serrice.
Quando la cronologia venne completamente portata alla luce, Liara aprì uno schermo olografico davanti a sé, recuperò la tazza di caffè gelido preparato qualche ora prima, poi accavallò le gambe.
La sua mezzora di pausa era iniziata. 

 

---

 

SHADOW-BROKER.FILE#001

-Account Extranet: Garrus_Vakarian

 

>>From: Cmdr Shepard, Lenore “Len”; To: Vakarian, Garrus; 00:20 HRC; 20/12/2183

>>Object: R: Re: Addestramento

>>Text.Message: “Garrus,
quante volte ti avrò detto di chiamarmi Lenore, in privato, ormai me lo sono scordato, ma dato che sei un dannato cocciuto eviterò di farti una lavata di capo. Non sei più sotto il mio comando, ricordi? La tua devozione mi confonde, eppure mi rende fiera di averti avuto nella mia squadra, seppure per pochi mesi. Dici che ti ho cambiato? Che ti ho aperto gli occhi? Sono un buon leader, sì... ma un mentore? No, Garrus, ti ho solo mostrato le risposte che già possedevi, non voglio che tu mi ringrazi... potresti, in compenso, erigere una statua che mi rappresenta nei giardini del Presidium, magari che superi in altezza quell'obbrobrio dei Krogan, oppure smetterla direttamente di lodarmi, prendere il culo e impegnarti nell'addestramento.
La risposta tardiva non è voluta. Solo ora Joker ha trovato una boa extranet, pattugliando un sistema vicino: ho deciso di mettere a disposizione il mio portale di connessione all'equipaggio. No, non sto rammollendo, hanno bisogno di avere notizie di casa, la missione è sfiancante, io stessa sono esausta. Fra un poco ricorre il Natale, per noi Umani, e l'Alleanza sembra avere solo la sottoscritta a disposizione per delle missioni ininfluenti ai bordi dei Sistemi Terminus.

Ma il tuo addestramento, Garrus? Nella tua ultima mail mi parlavi di un test fallito, ma sono riuscita a riceverla solo in tempi recenti e mangerei vivo il mio terminale per questo. Non mollare, Garrus, sostieni le tue scelte e procedi secondo esperienza. Se non riesci a saltare l'ostacolo, prendilo a testate finché non crolla. Anche se sei un dannato Turian, hai una mente creativa, un carattere forte, non lasciarti abbattere. Mi fido del tuo giudizio e ti sostengo a distanza. Semmai avessi domande più specifiche, ti prego di pazientare, non so quando potrò occuparmi della corrispondenza... sai, ho dato la priorità alla mail di uno stupido ex-agente Turian (se te lo stai chiedendo, sei tu, idiota) piuttosto che alla mail ridondante dell' Udina di turno. Spero che non sia un altro rapporto su quanto siano stupidi i nuovi membri del Consiglio, perché ne ho le tasche piene.
Mordi il proiettile, qui c'è qualcuno che crede nel tuo successo. Tua, L. Shepard.”

 

 

>>From: Vakarian, Garrus; To: Cmdr Shepard, Lenore “Len”; 00:45 HRC; 23/12/2183

>>Object: Re: R: Re: Addestramento

>>Text.Message: “Lenore (?),
avevo notato delle vetrine addobbate con inquietanti uomini/volus vestiti pesantemente, ma non volevo credere che fosse una festività ufficiale, certo che voi Umani sapete sempre come mettervi in imbarazzo di fronte alle altre specie... salvatori della Galassia, tzé! Sarai reperibile, a Natale? Sento il bisogno di poterti parlare, le mail mi portano a diventare quanto più logorroico possibile, sempre che sia possibile che lo diventi maggiormente. Una statua che ti raffigura, dici? Preferirei stampare la mia firma sulla testa di un mercenario, ho comprato un fucile nuovo con gli ultimi soldi rimasti e vorrei testarlo sul campo. E poi, il tuo ghigno spaventerebbe i bambini di qualsiasi specie...
Non crollerò Shepard, nemmeno se fossi tu stessa ad ordinarmelo. Darò nuovamente quel test di diplomazia alla fine del trimestre, ora come ora vorrei concentrarmi sulla parte pratica, dove mi sento decisamente più sicuro. Rimanderò le domande specifiche a quando ci vedremo, sempre che Udina non ti voglia tutta per sé, ovvio. Vorrei esserti utile, ma aspetterò di aver superato i test preliminari. Volevo parlarti anche di questo, ma non so quando sarai disponibile di persona, quindi sgancerò la bomba prima di pentirmene, ora che l'alcohol sta pian piano facendo effetto... ho inoltrato la domanda per servire sotto il tuo comando, per il periodo di apprendistato necessario dopo l'addestramento base da Spettro... cos'era, un paio di mesi? Devo poter disporre di un mentore e penso che tu sia la persona più adatta, anche se uno Spettro Salarian mi sta facendo una corte spietata da una settimana a questa parte. È inquietante, Lenore, molto più di te. Spero che tu accetti, ricordo che ti ero abbastanza utile, così potresti disporre di un elemento in più nella tua squadra, no?
Dovrei raggiungere l'eccellenza, e con le valutazioni che ho raggranellato finora mi sento di essere a buon punto, il traguardo si fa vicino. Grazie per il supporto, Lenore, grazie di tutto. G.”

 

 

>>From: Vakarian, Garrus; To: Cmdr Shepard, Lenore “Len”; 17:26 HRC; 01/01/2184

>>Object: (nessun oggetto)

>>Text.Message: “Lenore,
spero che il ritardo sia dovuto a una missione, non al mio precedente messaggio. Sto cercando una motivazione ma non la trovo... ho tagliato di nuovo i ponti con mio padre e sono ufficialmente rimasto solo, con ancora i rimasugli del mio vecchio stipendio e un lavoro idiota come galoppino per la Gerarchia... mi sembra di essere tornato ai tempi dell'Accademia Militare. Dammi uno spiraglio di luce, Lenore, dimmi che sono uno stupido a lamentarmi o a pensare anche solo lontanamente ad abbandonare la Cittadella. Non ne posso più della superficialità del Consiglio di fronte all'evidenza... qui sembra che non sia successo niente, la gente non sa ancora niente e i miei compagni di corso sono qualcosa che rasenta l'imbecillità. Non mi credono, non ci credono. Ho il massimo dei punteggi per affrontare il passo successivo, dovrò stare via alcuni mesi per la seconda parte dell'addestramento, ma la burocrazia non mi aiuta... vorrei vederti, vorrei che mi rispondessi, vorrei anche solo una tua risposta prima che parta, dato che non avrò modo di comunicare. Shepard, ti prego.”

 

 

>>From: Alliance Headquarters, Adm. Hackett, Steven; To: (destinatari multipli); 12:23 HRC; 05/01/2184;

>>Object: Commemorazione

>>Text.Message: “Alla cortese attenzione dell'equipaggio della SSV Normandy SR-1,
l'Alleanza ha disposto una commemorazione ufficiale per richiamare alla memoria la figura del Comandante Shepard con una cerimonia su Torfan. Verrà accesa una fiaccola e disposta una cerimonia composta e per pochi intimi, ufficiata dal Capitano David Anderson, suo amico e mentore.” MESSAGE.INCOMPLETE.

 

 

>>From: Vakarian, Garrus; To: Urdnot, Wrex; 01:28 HRC; 17/02/2184;

>>Object: Come.

>>Text.Message: “Come diavolo è successo?

Ho fatto in modo di tornare il prima possibile, non avevo accesso a un portale extranet, né la possibilità di ricevere notizie dal mondo esterno. Il buon cuore del Sergente Tyrus ha pensato bene di ridere della Sua morte per testare la mia resistenza agli stimoli... per valutarmi, insomma. Dopo le prime tre volte che l'ignoravo, ho deciso di staccargli quel ghigno dalla faccia a suon di pugni. Mi hanno cacciato a calci in culo dal programma. Ora, cortesemente, dato che Liara sembra essere troppo impegnata a leccarsi le unghie piuttosto che rispondere alle chiamate, mi puoi dire almeno tu come diavolo sia potuto succedere? Dove cazzo eri? Non eri sulla Normandy, Wrex, dimmi che non eri sulla Normandy perché, in caso contrario... non lo so. Non so nemmeno perché sto scrivendo a te... forse sono solo incazzato nero perché ho dovuto scoprirlo in quel modo. In onore del fatto che ti ho parato il culo in mille modi diversi, fammi questo favore: dimmi cos'è successo veramente. G.”

 

 

SHADOW-BROKER.FILE#002

Personal logbook: Garrus_Vakarian.

REGISTRAZIONE.AUDIO #001

Year: 2185 CE; 11/04; Omega.

Scopro frammenti di te in continuazione, Lenore.” un sospiro profondo segue questa affermazione “Ho imparato tardi a chiamarti per nome, personalmente non lo avrei mai fatto e mai lo farei.” un attimo di silenzio, poi un altro sospiro “Sarà che sento la tua mancanza più delle responsabilità che mi sono assunto, sarà che questo messaggio non verrà mai sentito da nessuno e mi sento sicuro a... a parlarne. Dovevo dar voce a un pensiero con cui non riesco a convivere”
C'è una brusca interferenza, probabilmente la registrazione è stata effettuata in un ambiente esterno.
"
Non mi succede di sentirmi perso in questo modo dall'adolescenza Len...” riprende a dire Garrus, con una punta di nervosismo divertito. Si sente chiaramente il suono di una clip termica che viene infilata nell'alloggio di caricamento di un fucile.
"
Len? Vedi, siamo già entrati in confidenza! È strano come non riesca nemmeno più a fidarmi di nessuno, all'infuori di te... di te mi fido, solo di te. Sei morta, non puoi lamentarti più delle mie debolezze, quindi concedimi di chiamare il tuo nome, di richiamare la tua attenzione in modo così patetico. Più rileggo quello che ti scrivevo, più mi sento stupido. È l'unica debolezza che ho deciso di concedermi, proprio perché non puoi lamentartene... parlarti, dico.
Quel Sidonis mi ha trovato un appartamento, ora lo uso come quartier generale. Siamo pochi, siamo ancora deboli, ma sta iniziando a salire la marea, le bande stanno iniziando già a tremare al nome di Archangel.” una breve risata, poi un sospiro.
"
Archangel. E dire che nemmeno tu credevi... ebbene, ho smesso di credere anch'io. Ti rivedevo troppo spesso, forse, nello Spirito di ciò che rappresentavi, che rappresenti. Cerca su extranet cos'è uno Spirito, Len, non ho il coraggio di lanciarmi in spiegazioni di questo genere.”
Di nuovo una pausa piuttosto lunga, poi un colpo di fucile e l'espulsione di una clip.
"
Insubordinazione? Oh, fammi il piacere, sono sempre stato al tuo fianco, almeno questo concedimelo...
Mi manchi e non mi manchi. Forse la tua morte è stato qualcosa di positivo, perché mi ha costretto a prendere delle decisioni, a capire quali sono le mie forze e le mie debolezze e “metterci una pezza”, come dicevi tu.
Avevi preso a chiamarmi “companach”, questo ricordo... ero davvero al tuo livello, Shepard?
Più espleto fanfaronate, più sento invadente il dolore. E dire che è passato cosa... un anno? No, mi manchi. Lenore, mi manchi, dimentica qualsiasi cosa abbia detto.” passa qualche secondo, poi di nuovo uno sparo. Il messaggio si interrompe bruscamente.

---

 

 

Liara appoggiò la tazza di caffè sulla scrivania. Possibile che non ci fosse altro da spulciare?
Si dice che le informazioni siano come una droga raffinata in maniera talmente sopraffina che, se ben tagliata, crei dipendenza sin dalla prima dose. Quella sabbia di stringhe verdi la faceva sentire potente, indispensabile.
Diede un'occhiata impaziente a Glifo mentre procedeva a craccare i blocchi imposti da Garrus sui documenti che riguardavano Lenore. Erano dannatamente difficili da bypassare... di nuovo, nella mente di Liara si fece largo l'opinione che in quei documenti c'era davvero qualcosa che l'avrebbe compromesso ai suoi occhi, che avrebbe minato ulteriormente la loro amicizia. Ma cosa? C'era davvero una relazione tra quell'idiota e Len?
Liara scosse la testa, imbarazzata. Lo stava già colpevolizzando...
Un file video apparve sulla schermata, con un segnale audio inconfondibile. Gli occhi dell'Asari si spalancarono e lei subito rizzò la schiena e allungò il braccio per portare il tutto a schermo intero.

 

---

 

SHADOW-BROKER.FILE#003

REGISTRAZIONE VIDEO #001. Batteria Primaria. Normandy SR-2. 20/05/2186 CE.

La luce aranciata permette una visione chiara, nonostante le interferenze. Visuale angolare, in alto a destra della porta d'ingresso. Garrus è al terminale principale, monitora accuratamente i valori del Cannone Primario prima della sua installazione. Le mani scorrono veloci sull'ologramma che indica le varie componenti del pacchetto. Si volta improvvisamente quando la porta si apre e Shepard fa il suo ingresso, in una divisa nera e arancione a maniche corte. Lui sembra aver visto un fantasma, la sorpresa improvvisa diventa un velo di brina.
Ti stai ambientando” dice lei, incrociando le braccia, l'interferenza distorce le parole, immetto un filtro che elimini il rumore.
Garrus, nel frattempo scuote la testa “C'è tanto lavoro da fare, Shepard” dice, con una padronanza quieta dell'inglese.
Non ce n'è mai abbastanza per te, Garrus” scherza lei, restando dov'è. Paura nell'avvicinarsi, forse. C'è tensione tra di loro, e come se non bastasse, il file è danneggiato, un graffio si proietta tra di loro, poi scompare.
Garrus ridacchia, nell'allontanarsi di un passo “Se vuoi una nave che possa competere con la nave dei Collettori, allora ti conviene lasciarmi lavorare” dice, dandole le spalle. Non c'è più il contatto visivo, di conseguenza Lenore scioglie le braccia e fa un passo in avanti “Non mi hanno permesso di contattare nessuno, Garrus...” dice, a sua discolpa.
Lui rimane in silenzio, poi da una risata spazientita.
Lei esita.
Nemmeno Liara” aggiunge, poi.
Due anni, Shepard”. Questa è la risposta di Garrus, secca e tagliente; si può vedere tutto il peso degli eventi cadere sulla schiena di Lenore, come una frana. Ma lei resiste al colpo, al solito, e fa per andarsene.
Garrus aspetta che sia uscita per passarsi una mano sul viso, aggrappandosi con l'altra sul terminale. 

 

 

REGISTRAZIONE VIDEO #002. Cabina del Comandante. Normandy SR-2.

La ricezione è orribile, miglioro il segnale. L'immagine proviene da uno degli canali visivi di IDA, accanto all'area relax della cabina di Shepard, appena sopra il tavolo. Visione a 180°. Shepard scende la scaletta, è stravolta, si butta sul letto a faccia ingiù, ci resta qualche minuto. IDA le fa notare la presenza di qualcuno fuori dalla porta, Lenore si ricompone e rivolge un sorriso all'ingresso. Un sorriso raro.
A scendere le scalette è Garrus, Lenore ride sommessamente mentre lui agita una bottiglia di vino.
Dato che nessuno vuole festeggiarti, direi che è il minimo” si giustifica.
Lei ammicca e gli prende la bottiglia dalle mani, per appoggiarla sul tavolo. Primo piano di Lenore. Fermo immagine.

 

---

 

Liara si portò una mano a coprirsi la bocca. Gli occhi erano sgranati, increduli di fronte a quella scena. Lenore e... Garrus? Per la Dea...
Di nuovo l'incredulità, le mani tremarono e lei dovette appoggiare la schiena alla poltrona per reggere il peso dell'evento. No, impossibile...
Loro due? Assieme? Dopo tutto quello che Liara aveva fatto per lei, dopo tutti i sacrifici per recuperare il corpo di Len in un gesto d'amore estremo... la tradiva? Beffeggiava i suoi sforzi consolandosi con la prima persona che osava avvicinarsi?
E lui ne approfittava, ne stava palesemente approfittando! Ecco perché c'erano dei buchi nelle registrazioni di Cerberus, ecco perché quei files erano criptati! Idiota di un Turian che nasconde le prove!
Un sospiro profondo. Continuare a guardare? Magari aveva frainteso... quel sorriso compiaciuto le strappava un pezzo di anima ogni volta che ci posava lo sguardo. Occhi completamente rossi, nella penombra, occhi malvagi, in attesa di qualcosa, di una preda da azzannare. Il flash della loro prima notte insieme, prima di Virmire.
Liara diede un gemito nervoso e premette il pulsante. 
 

---

 

...Lo sguardo di Lenore si addolcisce, mentre afferra due bicchieri dalla mensola. Poi si appresta a versarci quel vino da pochi soldi. Un rosso. Un rosso corposo, che arrossisce le guance e raschia la gola quando la bagna.
Un brindisi al Comandante” annuncia Garrus, alzando quel calice.
Un brindisi al Generale,” prende a dire Lenore, trasformando il ghigno in un nuovo sorriso, stavolta talmente disarmante da essere letale nella sua dolcezza “è stata la scelta giusta affidarti la squadra di diversione, non mi hai deluso”
I bicchieri tintinnano e il primo sorso scivola via.
Len...” prende a dire lui, ma lei lo zittisce.
Abbiamo vinto, possiamo rimandare”
Len, io non so davvero cosa pensare...” la interrompe, prendendole il bicchiere di mano “...vorrei che tu non ti consegnassi all'Alleanza e, allo stesso tempo, vorrei che non fosse successo niente tra noi. Perché può anche darsi che sia stato un momento di debolezza, ma sto iniziando a dubitarlo... quando mi hanno colpito, nella base, ho visto lo smarrimento nel tuo sguardo” appoggia i bicchieri sul tavolo, guardando fisso sull'obbiettivo della camera. Perde il coraggio, le mandibole si muovono al deglutire.
Shepard lo raggiunge e gli posa una mano sul braccio, è indecisa nell'espressione, ma decisa nel prendergli la testa fra le mani e rivolgergli un sorriso dolce. Un bagliore rosso in una distesa di ghiaccio, colori che si intrecciano nello sfrigolare della risoluzione pessima dell'audio.
Ti stavano strappando da me, volevano allontanarci ancora una volta”
Spiriti, Len, sei la persona che rispetto di più in questa dannata Galassia... perché io? Perché hai scelto me?”
Perché mi hai sempre messa al primo posto, Garrus...”
Siamo diversi, è ovvio, e tu non sai niente delle nostre usanze... io non so niente delle vostre usanze”
Cosa c'entra questo con quello che è successo? Credi che fosse nella scaletta degli eventi una debolezza assurda come... come quello che è successo?” si vergogna, Shepard, tanto da allontanare le mani, creare di nuovo una barriera “Forse non lo volevo, è stato un attimo di smarrimento, come hai detto tu” si passa una mano sul viso. È stanca. Lui è stanco.
Lenore riprende il bicchiere e distoglie lo sguardo mentre beve. Uno sguardo accigliato, contornato da profonde occhiaie. Anche lui volta lo sguardo.
L'interferenza segna il silenzio, disturbando l'immagine e deformando i loro volti, già sofferenti.
Non c'è altro che una cacofonia di pensieri di vario genere, di indecisione, prevalentemente.
Perché sei qui?”
La domanda di Lenore aleggia per qualche secondo nella stanza, cercando una risposta, un motivo in più per avvicinarsi al fuoco.
Garrus si volta verso di lei, l'espressione illeggibile “Abbiamo vinto... e nessuno ti ha ancora elogiata... volevo essere il primo, mentre tutti riposano, mentre tu dovresti riposare...” si gratta la testa, è confuso dalle sue stesse parole, forse.
Cosa devo fare con te, Garrus?” esala lei, con un sorriso.
Lui si sporge verso Lenore, le prende la testa fra le mani. C'è il bacio.

 

---

 

La composta Liara T'Soni si passò una mano sulla fronte, senza avere il coraggio di piangere. S'incolpò per non essersi impegnata maggiormente nel loro rapporto, si discolpò immediatamente, perché era Lenore quella in torto.
Pensieri confusi, di rabbia, di incomprensione e comprensione, un lampo di energia oscura che subito scema affinché lo stomaco brontoli, si ribelli.
La corsa in bagno è necessaria, Glifo al seguito. La macchina cerca un input, registra la reazione. Liara però è sconvolta, si regge sul lavandino appena, mentre si asciuga le labbra. Lo specchio deforma la sua immagine mentre l'elemento zero le inonda le tempie di energia oscura e la rilascia in brevi scintille.
Il terminale dava segnali in continuazione, i suoi agenti richiedevano la sua attenzione.
L'attenzione di una donna ferita nell'orgoglio, mentre la risata di Lenore suonava limpida come non era mai stata, riempiendo di dolore la stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Léannan ***


10. Léannan


[x]

 

Il giorno è la culla del rimpianto,
la notte è il talamo del tormento.
(“Ylk'hen”, aforisma Salarian)


 

La navetta che Feron aveva regalato al Comandante Shepard era stata ottima per lasciare l'atmosfera di Illium e raggiungere l'hangar di una nave più grande, di proprietà di una grande ditta di vernici Turian, diretta ai Sistemi Terminus per una consegna.
Fortunatamente, i membri dell'equipaggio si insospettirono poco del fatto che tre umani fossero a bordo, data la grande quantità di alieni che sciamavano tra il ponte principale e la stiva.
I nostri quattro avevano a disposizione una stanza piuttosto misera, nonostante le varie accortezze che Liara aveva avuto nei loro confronti. Si ritrovarono a dividere una cabina quadrangolare, con macchie di umido nel soffitto e due letti a castello posti lungo strette pareti. Una piccola scrivania era incastonata all'altezza delle testiere dei due letti inferiori mentre dal soffitto pendevano un paio di cavi che sorreggevano precariamente una lampadina.
-Io starò sotto, presumo anche te, Garrus...- fece Jeff, buttandosi a sedere su uno di quei lettini.
-Perché? A me piace stare sopra- protestò il Turian, cedendo il passo a Lenore, da fuori.
-...fingerò che tu non mi abbia appena servito una battuta su un vassoio d'argento- mormorò il pilota, osservando Lenore con sguardo divertito.
Jack si arrampicò sulla struttura metallica e sprofondò sul lettino proprio sopra quello di Jeff, posizionandosi a stella marina, le braccia penzolanti -Meno chiacchiere. Ora dormirò, se non vi dispiace...-
Lenore ridacchiò, cercando di salire l'altra scaletta -Non dispiace... anzi, penso che dormirò anch'io-
-Ma come? Non dovevamo fare un sopralluogo?- si lagnò, di nuovo, Garrus.
Shepard si fermò a metà strada, rivolgendogli un'occhiata stanca. Con un balzo fu di nuovo a terra, Joker che roteava gli occhi, esasperato da quella situazione -Davvero, non vi farebbe male dormire, soprattutto a te, Comandante- commentò, sporgendosi in avanti.
-Dormirò quando sarò morta...- esalò Shepard, scivolando al fianco del Turian -Tu cos'hai intenzione di fare, Tenente?-
-Cercherò di imparare le basi di quel programmino di intercettazione che hai nel tuo factotum e forse contatterò IDA...- sollevò appena lo sguardo sul braccio di Jack, sopra di lui -Sempre che madama Misfits mi permetta di lavorare in pace...-
A un -Tappati quella fogna, Joker- di Jack, Garrus e Lenore lasciarono la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Attraversarono silenziosamente un corridoio, raggiungendo in breve tempo una sala che poteva definirsi l'anticamera della cambusa della nave, dove alcuni Turian giocavano a carte con un Asari, ridendo sommessamente e offendendo cose a caso nel perdere ridicolmente mano dietro mano.
Garrus indicò un tavolo a Lenore, facendole cenno di sedersi, poi scomparve, lasciandola momentaneamente sola a guardarsi intorno. Riemerse poco tempo dopo da dietro di lei, con un paio di tazze fumanti, l'espressione compiaciuta.
-Non desteremo sospetti, qui, Generale?- chiese Lenore al suo ritorno, facendogli l'occhiolino.
Il Turian diede una breve risata, appoggiandole una tazza davanti -Chi vuoi che se ne accorga... la nave conta più di cento passeggeri, tra manovali ed equipaggio...- poi diede un'occhiata attorno a sé, mal celando un certo nervosismo.
-Dobbiamo assolutamente discutere.- fece.
Lei incrociò le braccia sul tavolo, sorridendo lievemente, mentre le palpebre si facevano pesanti -Sono tutta orecchi...- esalò.
Al ché, Garrus drizzò la schiena, poi diede un respiro nervoso con il naso, guardandola di sottecchi.
-Allora?- Lenore si protese verso di lui, impaziente di ascoltare quello che lui aveva da dirle.
-Mi è permesso parlare liberamente?- chiese lui, mettendo le mani avanti; quando Shepard ebbe annuito, Garrus diede un altro respiro, raggiungendo il caffè con una mano -Ho sostenuto ogni tua tattica, nel corso degli anni, ma stavolta non riesco ad essere d'accordo con il tuo piano d'azione. Ci sono diverse crepe nella strategia che hai applicato, crepe considerevoli che avrebbero potuto mandare all'aria la missione... Feron ha perso quasi tutti gli uomini di cui disponeva, poco ci mancava che tu rischiassi almeno un paio di elementi della tua stessa squadra. Lasciare Joker indietro, anche se sotto scorta era una falla considerevole...- diede un cenno con il braccio, come a scacciare qualcosa di invisibile davanti a lui -Ma la cosa che mi lascia più perplesso è il modo in cui hai affrontato la missione. Sei tornata sui tuoi passi, non hai concluso il lavoro nonostante fosse palese che noi tre fossimo spacciati... non dico di non essere felice di avere ancora la pelle attaccata alle ossa, ma... Spiriti, Lenore, così mi confondi!-
Il Comandante, che aveva ascoltato attentamente l'opinione del compagno, corrugò la fronte, mantenendo il contatto visivo -Ho considerato male un dettaglio e sono corsa a rimediare, Garrus. Fa parte dei miei doveri nei vostri confronti...-
-Potevi mandare qualcun altro anziché accorrere personalmente-
-Come direbbe Mordin, “qualcun altro avrebbe potuto sbagliare”- replicò lei, dopo aver bevuto un sorso di caffè -Lasciare la mia squadra migliore a crepare assieme al mio pilota non era nei miei piani... così come non era nei miei piani perdere la mia nave e il mio fucile, dammi tregua Garrus-
Lui alzò le mani in segno di resa -Volevo farti sapere la mia opinione, ecco tutto.-
Tornarono entrambi a dedicarsi al caffè, Lenore aveva un'espressione accigliata mentre osservava quella bevanda scura dalla tazza inclinata. Le voci dei Turian e dell'Asari che giocavano a carte davano il rumore di fondo, rendendo meno invasivo il silenzio.
-Quand'è che pensavi di dirmi che hai intenzione di consultare un neurologo, Lenore?- chiese Garrus, rivolgendo uno sguardo perplesso nei riguardi della compagna.
Lenore si voltò appena verso di lui, mentre posava la tazza sul tavolo -Devo andare a fondo della faccenda, Garrus, e l'unico modo per farlo è andare al vertice del problema... se il mio corpo si muove ancora dopo la morte, di sicuro gli organi coinvolti sono due: il cuore e il cervello. Inizierò la mia indagine dal sistema nervoso centrale, poi potrò trarre delle conclusioni nello specifico e decidere se continuare la mia ricerca o rassegnarmi...- rivolse al compagno una breve occhiata per poi tornare a fissare la tazza di caffè fumante davanti a lei -Non te l'ho detto perché volevo occuparmene personalmente. Dopo quello che è successo tra noi, mi sembra ovvio che tu voglia avermi d'intorno il minor tempo possibile...-
Garrus batté un paio di volte le palpebre. Anche lui era stremato, quindi ci mise un po' prima di realizzare che “quello che è successo” era l'argomento tabù che aveva sentitamente deciso di non affrontare.
-Non c'è un “ovvio”, Shepard...- fece, passandosi una mano sulla testa -Ho promesso di aiutarti, e se prometto una cosa, vado fino in fondo, non lascio mai le cose a metà...-
Lenore sorrise nervosamente -Stai svicolando il discorso ancora una volta... molto maturo da parte tua. Sai bene che odio le faccende in sospeso...-
Non sapendo cosa rispondere, Garrus diede un'altra sorsata di caffè, l'aria di chi ha appena preso una gomitata nello sterno. Questo suo indugiare, rese Lenore ancora più nervosa; la donna gemette, voltandosi completamente verso di lui -Non posso permettermi di esitare, Vakarian, né di soffermarmi a riflettere troppo sul contesto... non ora che ho così bisogno di risposte!- disse, afferrandogli un braccio -Cosa ti spaventa, diamine? No, perché ci sono troppe pause nel tuo comportamento, ci sono troppi sguardi di incertezza e di giudizio. Non posso più accettarlo... non mi riesce- scrollò le spalle -E quando mi sembra di farti del bene a volermi occupare personalmente dei miei problemi, ecco che ritorni a farmi pesare di non averti coinvolto, companach... cosa diavolo ti porta ad essere così incerto?-
Lui si passò una mano sulla testa, soffermandosi sul bendaggio della cicatrice -Sono un maldestro, Lenore...- ammise -Non ho mai affrontato così tanti demoni in un periodo di tempo così breve, dammi tempo...-
-Oh, Cristo!- Lenore strinse la presa sul suo braccio -Non sei tu quello che da un giorno o l'altro ha scoperto che forse non è un organico, che si ritrova Cerberus alle calcagna e la sua dannata nave persa nei Sistemi Terminus. Quello che ti chiedo è di sostenermi, non di accollarti i miei problemi!-
-Sono stato io a instillarti il dubbio, Lenore- intervenne deciso lui -Se tu non mi avessi preso sul serio, a quest'ora sarebbe tutto diverso...-
-Smetti di colpevolizzarti!-
-Non mi sto colpevolizzando, è la situazione che ci sta pensando al posto mio!-
-E allora prendi una fottuta granata e lanciagliela! Non è ammissibile, Garrus. Non tollero questo tuo atteggiamento arrendevole!-
-E io non tollero di non poterti essere utile in alcun modo! Non...- si passò una mano sul viso -Non voglio parlarne...-
-Ah, beh...-
Con un gesto veloce, Lenore fece scorrere le mani sulla cerniera del chiodo, per sfilarlo. Dopo che il soprabito fu tolto, passò alla camicia, restando in maniche corte.
Le ferite non erano ancora guarite del tutto, nonostante l'estesa applicazione di medigel e l'alto tasso di rigenerazione di Shepard avessero velocizzato il processo di cicatrizzazione. Una ragnatela di graffi si poteva scorgere tranquillamente mentre sferzava la pelle delle braccia di Shepard, come un disegno irregolare.
-Cosa significa questo?- gemette lui, distogliendo lo sguardo.
-Significa che dobbiamo proprio parlarne- replicò lei, secca.
-Spiriti, Len...-
-Non tirare in ballo gli Spiriti!- sbottò lei, allargando le braccia -Ne ho le tasche piene di aspettare, sul serio-
-Devo constatare l'evidenza?- intervenne lui, indicandola con un cenno della testa -Mi hai affidato la tua vita ancora una volta e io ho deluso le aspettative... non so cosa tu voglia sentirti dire e non penso di essere la persona più adatta nel farlo-
Lenore scrollò le spalle, chiudendo gli occhi, esasperata da quell'atteggiamento che proprio non gli apparteneva.
Non si era mai arreso di fronte a nulla, nemmeno davanti all'idea di rimproverarla, cosa che in molti non si provavano assolutamente di fare per via di ripercussioni legati alla natura inflessibile del Comandante. Perché esitare, allora? Perché la teneva sulle spine in questo modo?
-Quello che è successo...- principiò, distendendo la schiena sulla sedia -Quello che è successo tra noi la notte scorsa mi ha dato speranza. Mentirei se non ti dicessi che ho provato una paura fottuta quando mi sono specchiata e ho visto questi...- alzò i polsi verso l'alto, allungando le braccia -Ma non ho trovato nessun altro in quella specchiera se non me stessa, non una figura estranea circondata da tubi e componenti cibernetiche... ero io, insomma, la stessa persona che ha passato la notte con un suo sottoposto, infischiandosene della gerarchia e dei suoi problemi esistenziali. Mi hai aiutata più di quanto credi.- recuperò la camicia, avvolgendosela al collo a mo di sciarpa -Purtroppo, il problema esiste, e reusanachd mi impone di analizzare la situazione non solo in base a quello che provo, ma anche in base a quello che è palese. È inutile nasconderci dietro a un dito, ma è ancora più insensato svicolare la questione facendo finta che non sia successo nulla...- gli rivolse un'occhiata triste -Non arrenderti con me- sussurrò, per poi mordersi un labbro.
Ancora una volta lo stava pregando, stava sollevando il velo che la divideva dal resto del mondo.
Garrus mosse nervosamente le mandibole. Lenore aveva di nuovo esternato la sua fragilità, appoggiandola debolmente tra le sue mani... e di fronte a una richiesta così disarmante, lui non seppe assolutamente cosa rispondere.
Si accorse che il caffè era diventato gelido, che le voci attorno a loro erano scomparse per permettere al silenzio di innalzare una barriera di incertezza. Ed era quello il problema fondamentale che non gli dava scampo: l'insicurezza.
Per combattere contro sé stessi non ci sono armi specifiche, non c'è una mod per il factotum che ti permette di sovraccaricare gli scudi o incenerire le corazze... è uno scontro virtuale, composto da ciò che si vuole veramente e le conseguenze che le proprie azioni avranno verso la problematica sottoposta.
Le variabili sono troppe, incalcolabili. L'unico modo per avere il controllo della situazione è sperimentare.
-Non eravamo padroni delle nostre azioni, Shepard- fu ciò che disse -Non sapevamo quello a cui stavamo andando incontro, e io ne sono responsabile... parli di reusanachd, ragione, ma io vedo solo due persone che compiono gesti avventati in un momento dove non è possibile sbagliare. Non voglio che succeda di nuovo.-
Lenore sbuffò, intrecciando le braccia -Ti stai arrendendo, Garrus-
-Non...- proruppe lui, sollevando una mano, poi si ricompose, abbassando il tono di voce nel protendersi verso di lei -Non mi sto arrendendo, Shepard, sto valutando la situazione nella sua interezza... e non vedo altre soluzioni se non quella di mantenere le distanze-
-Appunto, ti stai arrendendo- replicò lei, ridacchiando nervosamente -Sei troppo precipitoso, come al solito...-
-Prudente, Shepard, prudente-
-Chiamami con il mio dannato nome, testa di cazzo- sibilò lei, lanciandogli un'occhiata tremenda -Da quando sei diventato un codardo? Da quando ti nascondi dietro un dito per svicolare quello che per te è un problema? Dimmi le cose come stanno e io ti lascerò in pace Garrus, ma stavolta sii diretto, perché ne ho le tasche piene di scusanti. Hai paura di ferirmi o è qualcos'altro?-
-Non ho paura di ferirti Lenore: ho il terrore di ferirti!- eruppe lui, nervosamente -E semmai te lo stessi chiedendo, perché è la logica conseguenza di questa tua fretta: no, non mi è mai passato per la testa di collegare quello che è successo la notte scorsa alla compassione o al fatto che tu ti credi un dannato sintetico.-
-E allora cos'era? Un modo alternativo per sfogare la tensione accumulata in amicizia?-
-Assolutamente no, lo sai benissimo...-
-No, non lo so, perché è da un tempo infinito che mi ritrovo a battere ripetutamente la testa su un muro e non ho ancora capito dove vogliamo andare a imbarcarci...- sbuffò, stringendosi nelle spalle.
-Spiriti...- esalò Garrus, scrollando le spalle -è difficile...-
-Non dirlo a me...-
-Se fossimo nati Krogan sarebbe stato molto più facile, penso...-
-Uh?-
Il Turian ridacchiò in solitaria per qualche secondo, la mano a fare da visiera, mentre Lenore lo osservava con una punta di perplessità nello sguardo.
-Krogan... battere la testa contro un muro... non riuscire ad afferrare le cose...- agitò una mano, soppesando le singole affermazioni ad ogni variazione del gesto.
Lenore spalancò gli occhi, inclinando lentamente la testa -A volte mi chiedo se ci sei o ci fai...-
Lui continuava a ridere, imperterrito, davanti al fatto che Lenore continuava a non capire il senso di quella battuta. Quando lei ebbe capito il senso di quell'esternazione si batté una mano sulla fronte, scuotendo la testa, rassegnata -Oh. Mio. Dio...-
L'altro afferrò tra le mani la tazza, osservandone il contenuto, l'aria compiaciuta -E poi sono io quello che invoca insensatamente gli Spiriti...-
Shepard gli rivolse un'occhiata stanca -Abbiamo sessant'anni in due e ci stiamo comportando come due adolescenti del cazzo, rendiamocene conto...-
Garrus diede una sorsata al caffè, gelido, e tornò a imprimere nella sua testa quella sua espressione irritata, che la caratterizzava alla perfezione -E' che ci teniamo... a un noi dico...-
Ha poco da fare l'offesa, Lenore Shepard, mentre sente una morsa attanagliarle lo stomaco e trascinarlo di peso verso un abisso di impotenza.
Dopo qualche attimo si voltò verso di lui, scontrandosi con il suo sguardo. La barriera crollò di nuovo e il sorriso apparve sulle sue labbra.
-Ci tengo anch'io, léannan...- sussurrò, sentendo la sua voce attutita, avulsa nell'ossigeno imposto, in un fenomeno simile a un'onda che si infrange.
Léannan circondò ogni fibra del suo essere, percorrendo come una ruvida carezza la sua pelle, fino a sfiorarle le orecchie, coprendole e trascinando la sua testa in un universo dove la preoccupazione non esisteva, dove la missione era secondaria e dove il suo corpo era composto da materia organica.
Esternare una frase che ha poco senso se pronunciata è uno dei sintomi di léannan, il moto più puro e imbarazzante.
In controcampo, il viso di Lenore ha qualcosa di talmente limpido da renderla irriconoscibile nella sua luce bianca, talmente vivida che i contrasti si attenuano per lasciare alla bilancia cromatica una tonalità abbagliante.
Le cicatrici scompaiono violentemente, assieme alle incertezze, c'è solo un'increspatura attorno al suo sguardo... che stringe quello che per un Turian è il corrispettivo dello stomaco. Lo serra in una morsa e gli infonde dolore.
Piccole rughe d'espressione. Léannan ha il potere, non Garrus, né Lenore.
-Léannan, Shepard?- pronuncia lui, facendo scivolare le parole in quell'universo separato, in quella zona franca.
Lei si avvicina maggiormente con la sedia, abbrancando lo splendore di un sole che non esiste nel grattare il pavimento con un suono trascinato. La magia si rompe, tornano a guardarsi nei soliti occhi, senza nessun filtro. Léannan li ha abbandonati.
Garrus batté le palpebre, mentre le afferrava una mano sul tavolo come a sorreggerla. A cercare di nuovo quella luce, quella purezza che forse aveva sentito solo in adolescenza.
Niente, Lenore è la stessa di sempre, con le sue cicatrici e il suo sguardo severo.
-L'inglese ha mangiato il gaelico, nel corso dei secoli, in pochi sono ancora quelli che lo parlano... è una lingua intessuta nella trama di un tartan, povera e diretta come un ago che le donne di altri tempi infilavano nell'arcolaio...- sussurrò lei, sorridendo ancora, piacevolmente imbarazzata -Non lo parlo da molto e le parole si somigliano un po' tutte, perdonami... devo aver detto una cazzata-
Carezzò con il pollice il tessuto dei guanti di Garrus, associandolo meccanicamente al cuoio morbido... ci si soffermò, mentre i polpastrelli diventavano il tramite tra ciò che è materia e ciò che è puro pensiero.
Ciò che non viene detto, è che lei si sente talmente fragile, talmente umana da dimenticarsi per un momento che il suo corpo potrebbe essere un semplice guscio. Si sente anche guscio, guscio che racchiude vita e léannan, pronto a disperderli nell'aria come polline.
Ma quando léannan scende dal suo scranno celeste, nelle profondità della terra reusanachd vibra, sentendosi preso in causa. Vuole partecipare anche lui al banchetto, traendo a sé ciò che è puro ed evidenziandolo in tutte le sue sfaccettature. Come un tratto limpido a matita a cui viene applicata maldestramente la china.
Si ciba dell'insicurezza che le persone hanno nei confronti di léannan, che appare talmente bella da destare quasi sospetto, e lui ne approfitta, instillando il dubbio, dando una domanda ambigua a una risposta ovvia.
E Lenore, come chi affronta per la prima volta léannan, soffre di quest'ambivalenza, dove la domanda prevale e la risposta è inaccettabile.
Sceglie reusanachd, tornando pesantemente con i piedi per terra.
-Lasciamo perdere il discorso e finiamo questo schifo che osano chiamare caffè... ho paura di quello che potrebbe succedere se Joker facesse una domanda inopportuna a Jack...-
-Potrebbe chiederle se invece di appuntarsi i numeri sulla sua rubrica se li tatua direttamente-
-O se fluttua a mezz'aria mentre dorme-
Garrus ridacchiò -Shepard, perdonami... non sai proprio stare allo scherzo-
-Per niente stiamo insieme, companach...- replicò lei, per poi bere il resto del caffè in una sorsata decisa -Ci si compensa...-
-Liara potrebbe non trovarsi d'accordo...- fu la risposta distratta di Garrus, mentre la liberava dalla stretta.
Shepard batté la tazza sul tavolo, corrugando la fronte. Serrò la mascella, lanciandogli uno sguardo raggelante.
Il Turian ritrasse la testa, perplesso, mentre lei, chiusa in un silenzio allarmante, si alzava dal tavolo.
-Len?- la chiamò, muovendo di scatto le mandibole.
Ma lei continuava ad ignorarlo, i denti che stringevano un morso invisibile.
Al ché, si alzò pure lui, affiancandosi a lei.
-Si tratta di Liara, quindi...- pronunciò il suo nome con una nota stridula, colto da un'illuminazione -Shepard, a me risultava che vi foste lasciate... non è così?-
-Non è quello il punto!- ribatté lei, prendendo a camminare -Odio le frecciatine, Vakarian, non è corretto-
Il Turian si portò velocemente davanti a lei, alzando le mani in segno di ferma -Frecciatine? Non ti ho lanciato nessuna frecciatina, Len-
-L'uscita su Liara era involontaria, allora? L'ha detta una voce fuori campo, forse...-
Garrus spalancò le palpebre -Stai scherzando, spero...- poi inclinò lievemente la testa, lo sguardo tagliente -Dopo tutto quel discorso sul... sull'eludere i discorsi, tu stai scappando da una mia lecita esternazione? No, fammi capire... parli di correttezza e poi quando nomino Liara (giustamente, poi) tu fuggi? Non è codardia questa?-
Lenore trattenne violentemente il fiato, poi esplose -Come ti permetti di giudicarmi in questo modo dopo che mi sono esposta?-
-Esposta, Shepard? La tua irritazione mi pare tanto una scusa per svicolare un discorso necessario...- fece lui, intrecciando le braccia.
Ed ecco che la frecciatina diventa ripicca e Shepard questo non lo poteva sopportare.
-Esposta, Vakarian. La mia irritazione proviene dal fatto che io e Liara siamo rimaste in amicizia, eri presente su Hazglaz, quando mi ha- fece il gesto delle virgolette -mollata, perché aveva bisogno di un'amica...-
-Spiriti, Len, non è quello il punto!- l'interruppe Garrus, scrollando le spalle -Il fatto è che ti stai mettendo su un piano diverso ancora una volta, e se tu non puoi sopportare la mia insicurezza, io non posso accettare questo tuo atteggiamento-
-Abbiamo trovato un compromesso, forse- disse Shepard allargando le braccia -Se non possiamo passarci oltre, allora buttiamoci questa cosa alle spalle e facciamo come se nulla fosse successo, torniamo ad essere amici, senza debolezze... che ti devo dire?-
-Se la pensi in questo modo però, non mi resta che abbandonare la presa... non ha senso continuare a illudermi che questa cosa finirà bene. Perché finirà nel sangue, o peggio, con te che sei effettivamente un sintetico e che farai di tutto per tornare ad essere la stronza xenofoba che eri due anni fa'...-
Lenore si morse un labbro. Allora era questo che pensava veramente, aveva solo messo una coperta al suo solito cinismo...
Aveva davvero preso in considerazione che lei fosse un sintetico, o peggio, che volesse sul serio lasciarlo.
Rimasero in piedi a fissarsi duramente, poi Garrus decise che era arrivato il momento di girare i tacchi e abbandonare definitivamente la conversazione. Non aveva senso continuare, non dopo quelle considerazioni, non dopo che lei si era atteggiata a superiore in quel modo.
E Lenore rimase ferma in mezzo a un corridoio, mentre i due Turian perdevano l'ennesima mano e il tintinnare dei crediti nelle tasche dell'Asari riprendevano il loro consueto spazio nell'ambito dei rumori.

 

 

You want a revelation
Some kind of resolution
You want a revelation”

 

 

 

Un sospiro sommesso, accompagnato da una profonda risata. Le mani si chiudono dietro al collo, il fiato rotto da un gemito.

L'attraversamento di un Portale Galattico comporta un buon aumento della temperatura degli ambienti interni di una nave. Le pareti vibrano per un istante, mentre il pavimento sembra diventare il soffitto.
Shepard sentì il materasso sotto di sé vibrare.

Una stretta al braccio prolungata, all'aumentare della spinta. Le gambe di Lenore si intrecciano dietro alla schiena di Garrus.

Il russare di Jeff risvegliò Shepard dal torpore. La donna si morse un labbro. Perché quei ricordi l'assillavano? Perché chiedevano l'attenzione in un momento come quello?
Si passò una mano sullo stomaco, sotto la maglietta, chiudendo di nuovo gli occhi. La testa era altrove, era in un altro posto, rimasta a vegliare su un ricordo. Il corpo però restava nella sua attuale posizione, sconvolgendo l'ambiente per tingerlo di luci vibranti e appesantire il respiro.
Faceva caldo, faceva troppo caldo.
Lenore era abituata al senso di vuoto apparente, dato dall'accumularsi dell'Energia Oscura nel Nucleo della nave e poi dal suo rilascio improvviso. Era nata su una nave militare e aveva passato gran parte dell'infanzia a seguire i suoi genitori; ormai usava, nel sonno, smontare sistematicamente ogni nave, fregata, incrociatore su cui aveva prestato servizio o su cui aveva stazionato più di una settimana.
Ma quella notte, l'Effetto Massa l'aveva distratta da quell'operazione mentale, forse per la prima volta dopo anni. Troppi pensieri che si accavallavano, ma solo uno di loro lottava per essere veramente preso in considerazione.

Un morso leggero sul collo e Lenore perde la concezione del tempo e dello spazio, si aggrappa alle lenzuola e punta i talloni.

Le dita si chiusero a pugno, mentre la lampadina volteggiava sul soffitto, minacciando di cadere da un momento all'altro. Sapere di aver appena litigato con colui che infestava la sua memoria portò Lenore a sospirare sommessamente. Aveva quello sguardo davanti agli occhi, una distesa stiracchiata di ghiaccio, che non sembrava volerla abbandonare.

Il riflesso del viola intenso luccica e si infrange nel blu, e lei si sente quasi impossibilitata a reagire. Si lascia sollevare, per permettergli di sedersi, aderisce a lui, il movimento continua e la ragione l'abbandona. Appoggia la schiena al cuscino, Garrus, afferrandole i fianchi.

Era proprio sotto di lei, a nemmeno un metro di distanza, probabilmente insonne, turbato. Era lì, a un livello inferiore, probabilmente si teneva sveglio, con la pistola a portata di mano, proprio come lei, che teneva la Carnifex sotto al cuscino. Lenore si ritrovò a fissare il soffitto, le palpebre pesanti, mentre un nuovo senso di vuoto s'impadroniva dello stomaco e si diffondeva lungo gli arti inferiori. Risaliva e graffiava le pareti, trascinava ogni costrutto sociale e lo gettava in pasto all'istinto. Non si trattava dell'Effetto Massa.

Le sue mani scivolano verso il basso, stringono sui glutei di Lenore assecondando i suoi movimenti. Forse è l'ora di prendere in considerazione la purezza del grigio, a metà strada tra il giusto e lo sbagliato, un limbo dai toni neutri, che spezza gli ideali e li direziona a un livello umano.

Grigio. Lenore prese davvero in considerazione il grigio, ci si specchiò e lo trovò giusto. Forse era lei il grigio di Garrus, o almeno, voleva esserlo, voleva darsi questo significato...
Ma ogni ragionamento si perse quando un nuovo fremito si contrappose a quelle immagini. Era corretto permettersi una debolezza simile in presenza di altri? Era corretto permettere alla mano di scivolare verso il basso, di rispondere al richiamo?
Lui l'avrebbe accettato? No, si, forse.
Inarcò la schiena e chiuse gli occhi, chiudendo i denti sul labbro inferiore al contatto.
Il richiamo diventa necessità, fa pressione e serra le sue spire sul petto, s'insinua e si fa chiamare “giusto”. 

Len” la chiama, la invoca come se per lui quella sensazione si avvalesse di quel nome per esprimersi: “Lenore”. Lei si sente amata, odiata e voluta, nel fulcro del Verbo, alla fonte dell'Energia che muove la Galassia. E lui non può fare a meno di assecondarla. Léannan è amore, Lenore diventa Léannan.

Lenore tuffò la testa dentro il cuscino, portandosi le ginocchia al petto. Si sentì talmente umana da far ribrezzo, in quel momento.
Talmente debole e disperata per essere stata rifiutata una seconda volta, che concentrarsi su un gesto sconveniente le sembrava la via più facile per scacciare almeno per quegli istanti il vuoto che la teneva sospesa sopra un ricordo che non poteva toccare.
Ci si voleva aggrappare, a quell'immagine, la voleva stringere tra le dita e godere della sua luce, ma l'unica opzione che le restava e a cui poteva appigliarsi era di nuovo sé stessa.
Si bloccò improvvisamente.
Lei stessa non era altro che un guscio vuoto, con ricordi contraffatti.
Che senso aveva appigliarsi a qualcosa che non esisteva? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Aprile 2013, 6

La parola leannan, in gaelico scozzese significa amore. Letteralmente significa “oggetto di affezione”, ed è di genere maschile. Al contrario, reusanachd è “ragione, razionalità”, ed è di genere femminile.
Ho interpellato un'amica che sta finendo l'Erasmus presso un'università in Scozia e ho avuto la possibilità di invaderla di domande sul gaelico e sulle tradizioni scozzesi... lei non se l'è fatto ripetere due volte e mi ha dato un sacco di references.
Evitando di divagare... ho deciso di prendere in prestito léannan e reusanachd e invertire i generi, dando al primo il femminile e alla seconda il maschile. Non è affascinante sapere che la ragione è femmina mentre l'amore è maschio? Io trovo una delicatezza immensa e un profondo orgoglio nel sapere che fin dall'antichità la donna avesse questo potere, quello di detentrice della ragione, dico. Diamine, sto ancora divagando! È che mi piacciono questi approfondimenti ingestibili ç-ç “chiedo scudo” (cit.)
Un'altra cosa che vi farà ridere immensamente...
dato che in quest'ultima settimana non ho fatto altro che poltrire e allenarmi come Rocky in una tecnica che non mi riuscirà mai... ho scritto un foglio word intero di sonetti e aforismi attribuibili alle singole razze. No, non ridere, non... aaaaah! Ci rinuncio!
Per farla breve e indolore, se ogni tanto vedete in cima ai capitoli “aforisma Salarian” o “tratto dal poema epico Turian '...'”, sappiate che l'autrice di tali sconcezze è la sottoscritta. *si applaude da sola *
Un abbraccio un po' impacciato per via della pesantezza del chappy...

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Give Away ***


11. Give Away

 

 

Il sogno dell'eroe è di proteggere la sua amata,
il sogno dell'amata è di essere protetta dal suo eroe.
Il mio eroe non ha sogni, la sua amata non ha sogni,
vivono entrambi in un desiderio di menzogna,
nutrono entrambi un desiderio di sconfitta,
ma sono insieme.” 

(“Vincere, ad ogni costo”, frammento)

[x]

 

11.1 Asleep

 

 

Lenore non dormì per i successivi due giorni di viaggio.
Finse di riposare, distesa su quel materasso duro come il cemento, presa da una riflessione dietro l'altra mentre la nave compiva la sua rotta verso la Stazione Terminus, poco distante da Omega.
Troppe divagazioni avevano fatto sì che il problema andasse a fomentarsi, tormentandola di continuo.
Sintetico od organico? 
Il tempo era trascorso, lentamente, almeno fin quando non avevano attraversato l'ultimo Portale Galattico e Joker aveva recuperato la navetta dall'hangar, approfittando della sosta in una stazione di rilascio del nucleo di eezo della nave per raggiungere Omega in tempo utile.
Seduta sul cofano della navetta che Joker avrebbe guidato, Shepard pensava a come sarebbe stato l'incontro con quel medico. Le avrebbe dato le risposte che voleva o sarebbe stato un fallimento?
Sei un fottuto Sintetico, Shep”
Ecco la risposta che si aspettava Shepard. Niente più paranoie, solo stringhe di programmazione da controllare ogni tanto per modificare un atteggiamento poco piacevole. Sperò di essere uno di quei “programmi” di Matrix, che permettevano l'assimilazione rapida dei concetti tramite una spina infilata nella collottola.
Il Comandante si passò una mano sul viso, esasperato da quei pensieri.
Per tutta la durata del viaggio, aveva cercato di tenersi quanto più distante possibile dallo sguardo preoccupato di Joker e dalle patetiche scusanti che Garrus osava propinarle.
Jack, invece, era stata qualcosa di unico e prezioso in quella transizione. L'aveva aiutata più di quanto Shepard non avrebbe mai immaginato.
Si era stesa accanto a Lenore e le aveva fatto il terzo grado, facendola arrabbiare come non mai, stuzzicandola con battute all'apice della ricercatezza, il tatto di uno scaricatore di porto.
Ma era stata necessaria, e Lenore le aveva permesso di sapere quello che la turbava. La risposta era stata molto fine: un “vaffanculo”, con l'aggiunta di un indispensabile “alza il culo e affronta le tue dannate paure. Se anche fossi un Sintetico? Pazienza, vedi di prendere le cose come arriveranno”.
Joker interruppe bruscamente i suoi pensieri con un cenno della mano, e lei si preparò a salire sulla vettura, forzandosi a dimenticare per un attimo i problemi che l'assillavano per immedesimarsi di nuovo nella figura autorevole che era sempre stata.
-La frizione, Jeff...- fece Garrus, dopo le consuete preparazioni di rito per il decollo -Non sei una bionda-
L'altro diede una risatina di scherno, poi accese il motore, mentre Jack incrociava le braccia tra i poggiatesta anteriori.
La navetta fluttuò fuori dall'hangar, poi Joker acellerò, proiettando il veicolo verso la stazione spaziale.
Un asteroide scialbo, Omega, la cui atmosfera mefitica tingeva lo spazio circostante di un preoccupante alone viola e grigio. Diverse navi erano in stazionamento in alcune stazioni specifiche per il rilascio dell'energia elettromagnetica accumulata nel loro nucleo, causata dall'attraversamento dei Portali Galattici. 
Lenore diede un'occhiata fuori dal finestrino, mentre Jeff sorpassava un paio di mercantili, e si rese conto che la stanchezza data dalla privazione di un giusto sonno aveva fatto sì che si formassero delle occhiaie accentuate sotto uno sguardo particolarmente corrucciato.
Un essere umano, con attitudini sopra la media, può resistere per 264 ore in assenza di sonno. Shepard aveva raggiunto il picco delle 96 ore, durante la sua missione su Torfan per via dello stato di stress, misto alla certezza di stare compiendo una missione persa fino a prova contraria, le fiale di adrenalina e di stimolanti che fluivano nelle sue vene.
Stava andando pericolosamente vicina a uno status di psicosi, la paranoia iniziava già a manifestarsi, sotto forma di sguardi minacciosi in direzione di chi le rivolgeva un'occhiata anche solo di sfuggita.
Le cicatrici brillavano e gli occhi erano completamente increspati del rosso degli impianti cibernetici.
-Ci andrò da sola- sentenziò, rompendo il silenzio -Da quello, specialista, dico...-
Jack aveva sbuffato una risata, facendo spallucce -Come vuoi... poi non venire a lamentarti che il medico ha allungato le mani mentre eri fragile e indifesa-
Joker le aveva lanciato uno sguardo perplesso -Posso almeno vegetare in sala d'aspetto, Shepard?-
-No, dovete pensare a trovare la Normandy. Io sarò da voi nel più breve tempo possibile...-
Il pilota sbuffò sonoramente -Garrus, dille qualcosa, a te darà ascolto-
-Shepa...-
-Si tratta di un problema che devo affrontare da sola- lo interruppe Lenore, controllando velocemente l'equipaggiamento -Mi sareste solo d'impiccio-
-Oh, se è per farti un torto allora ti pedinerò io- sbottò Jack, con un sorriso malizioso -Me ne fotte ben poco dei tuoi problemi... ma se qualcuno deve per forza metterti le mani nel cervello, allora devo essere presente. Vuoi che ti trasformi in una rammollita senza difese, Lee? Ecco, allora avrai bisogno di qualcuno che ti regga il catetere...-
-Fine come al solito- commentò Garrus, osservando distrattamente il panorama noto di Omega fuori dal finestrino.
-Dì quello che vuoi, ma almeno io ho le palle di impormi- replicò Jack, perdendo il ghigno.
Scese di nuovo il silenzio mentre Shepard portava il pollice e l'indice a smuoversi le palpebre.
Il Turian diede un sospiro nervoso con il naso, sentendosi patetico e incazzato allo stesso tempo, mentre Jack lo osservava con aria di sfida. Uno sguardo carico di disprezzo.
-Ho un contatto con IDA- fece Jeff, voltandosi verso Lenore con una strana luce di impazienza nello sguardo.
Shepard attivò il factotum, sollevata -Qui Shepard, passo.- fece, rauca.
Connessione stabilita, Shepard” le rispose la voce metallica dell'IA “La Normandy è al sicuro nell'hangar predisposto dalla dottoressa T'Soni. Lawson richiede la parola”
Shepard spalancò gli occhi. Miranda era presente? 
-Passamela pure, IDA-
Shepard?” la voce di Miranda era tutto un programma; una nota acuta di nervosismo lasciò il posto al sollievo “Grazie al cielo siete vivi. Non volevo crederci, almeno finché IDA non mi ha avvisato del contatto. Ho in attesa una chiamata dell'Ammiraglio Anderson da più di un giorno... te la passo o preferisci aspettare di riprendere definitivamente il comando?”
Shepard lanciò un'occhiata a Jack, come a rimarcare l'ovvio, ossia che le sue insinuazioni sul fatto che Miranda li avesse venduti erano completamente errate -Preferisco aspettare, Miranda. Quanto manca all'atterraggio, Joker?-
-Una decina di minuti- aveva annunciato il pilota, con un sorriso sulle labbra -Torno finalmente a casa, dalla mia piccolina!- esternò, sfregandosi le mani prima di rimettersi al lavoro con la cloche.
Shepard gli posò una mano sulla spalla per poi rivolgergli un sorriso sbilenco -Vale la pena di vivere per poter assistere a questi momenti...-
-Bacerà il cemento dell'hangar, o dici che si fionderà nel nucleo dell'IA ad esprimere il suo amore in termini più carnali?- scherzò Garrus, facendo definitivamente perdere la maschera di serietà a Lenore.
-Ridete pure di questo sentimentale- eruppe Joker -Se non sbaglio, io e lei vi abbiamo salvato il culo più di una volta, oltre Omega 4...- 
-Una sola parola: Thanix- intervenne Garrus -Prendimi ancora in giro per quella storia del palo nel cu...-
-Miranda, sei ancora in linea?-
-...lo o per le calibrature e lo disinstallo definitivamente-
Sì, Shepard” aveva risposto Miranda, ridacchiando, sollevata quanto loro “Bentornati a casa”

 

Scesero dalla navetta e subito Tali diede una corsa sfrenata attraverso l'hangar, seguita da un applauso composto dei membri dell'equipaggio e della squadra, i quali accolsero i quattro superstiti con un sorriso e parecchie parole di benvenuto.
Grunt saltellava sul posto, in una danza scomposta mentre Tali abbracciava Lenore di slancio.
Con ancora la Quarian attaccata al collo, Shepard osservò la silhouette maestosa della Normandy SR-2, con un sorriso compiaciuto tra le labbra.
Era più bella che mai, nonostante qualche graffio. La commosse sapere che nessuno era riuscito a metterci mano, se non per trarla in salvo.
Garrus le posò una mano sulla schiena, lanciandole un'occhiata carica di sollievo. E Lenore gli rivolse finalmente un sorriso... non era più il tempo della rabbia o dell'incomprensione, erano tornati a casa, e nessuno avrebbe mai più provato a mettere le sue manacce sulla loro nave.
-Rendi operativa la Batteria Primaria, Garrus, voglio che tutto sia pronto, per qualsiasi evenienza- fece Lenore, sciogliendosi dalla presa della Quarian che preferì correre ad abbracciare Jeff piuttosto che continuare ad appendersi invano a qualcuno che poco conosceva e gradiva gli slanci d'affetto.
Il pilota aveva lanciato un grido di dolore mentre Jacob e l'ingegnere Donnelly lo avevano sollevato in aria, portandolo in trionfo un po' ovunque nel cantare canzoncine militari di dubbio gusto.
-Len, va tutto bene?- chiese Garrus, distogliendo momentaneamente lo sguardo dalla scena. Lei sbuffò una risata, dandogli una pacca sul braccio per poi indietreggiare, mentre Grunt lo placcava per caricarselo sulle spalle e trascinarlo come un sacco dai suoi compagni, che già stavano facendo le feste a una Jack piuttosto imbarazzata. 
Lenore si passò una mano sul viso, poi camminò velocemente verso il portellone d'ingresso della nave per poter riprendere ufficialmente lo scettro del comando, infine.
Non appena varcò la soglia, ogni pensiero svanì improvvisamente, così com'era nato. Tornò invece a farsi largo quella sensazione di potere misto a eccitazione che le provocava entrare nella Sala Tattica...
Shepard sentì un piacevole brivido scorrerle lungo la schiena mentre percorreva lentamente il corridoio est del ponte principale. Niente era fuori posto, se non qualche macchia indimenticabile sul rivestimento delle pareti, risalente all'attacco dei Collettori... 
Scorse la mano sui vari monitor che circondavano la mappa galattica, poi si ritrovò a salire le scalette della sua postazione, aggrappandosi alla ringhiera che le permetteva di sovrastare chiunque, in quella sala.
Da lassù era potente, superiore a qualsiasi essere all'interno di quella nave. Una sensazione meravigliosa, senza paragoni.
Riprese la sua solita postura decisa, tornando ad essere l'implacabile Comandante Shepard, al comando della fregata più potente dell'intera Alleanza dei Sistemi, rinata dalle ceneri della vecchia Normandy SR-1 e modificata da Cerberus per rasentare la perfezione tattica sul campo di battaglia.
Lenore Shepard sollevò il mento, sfiorando le oloproiezioni sull'interfaccia di comando.
-Qui parla il Comandante Shepard- annunciò, attraverso l'interfono -La Normandy torna ufficialmente in servizio. Prossima tappa: Stazione di Arcturus.- ebbe un momento di dubbio nel pronunciare quelle parole, ma proseguì, con il suo solito tono incisivo -É stato un viaggio lungo e periglioso, soldati, abbiamo sconfitto i Collettori e dimostrato a Cerberus che gli inganni a cui ci ha sottoposto non sono valsi a piegarci. Vi chiedo di prendere in mano le vostre vite e decidere il da farsi entro la data di domani, poi la SR-2 solcherà i cieli per l'ultima volta sotto questa bandiera e tornerà nelle mani dell'Alleanza.- prese un respiro, distogliendo momentaneamente lo sguardo dalla Mappa Galattica, poi tornò a parlare, decisa. 
-Qui Shepard, fiera dell'alacre e fedele equipaggio che le è stato assegnato, e dei passi enormi che questa nave ha compiuto grazie alla vostra fermezza- concluse, chiudendo poi le comunicazioni.
Scese le scalette, dopo essersi presa un momento per osservare la Sala Tattica in tutta la sua bellezza ordinata.
Davanti a lei, Miranda Lawson le rivolse un sorriso tirato, solito di chi non è abituato ad esprimere quello che pensa. Il marchio di Cerberus sulla sua tenuta era stato rimosso, al suo posto c'era una bruciatura piuttosto evidente.
-Ho passato la comunicazione nel terminale sito nella tua cabina, Shepard- disse, tendendo la mano –É stato un piacere lavorare al tuo fianco, Comandante.-
Shepard ricambiò la stretta, evitando il sorriso e concentrandosi sulla forza da imprimere alla mano nel contatto -Altrettanto, Ufficiale-
Si scambiarono un'occhiata carica di significato, poi Shepard prese la via dell'ascensore, premette il pulsante relativo alla sua cabina e si voltò verso le porte, le mani intrecciate dietro la schiena.
Non appena le porte si furono chiuse, crollò a terra sulle ginocchia, scoppiando a piangere convulsamente. La mano a tapparle la bocca per lasciare che nemmeno un gemito trapelasse attraverso le pareti metalliche dell'ascensore.
Si trascinò fino nel suo bagno e aprì il rubinetto della doccia, ancora vestita.
L'angolo dell'incontro tra due pareti fu il suo rifugio per quei pochi minuti che le servirono per calmarsi, poi riprese il contatto con sé stessa e chiuse il rubinetto.

 

11.2 Virgil

 

Contenere i propri scagnozzi non era mai stato un problema per Aria T'Loak. Quel giorno però aveva avuto qualche problema nel reperire uno dei suoi sottoposti più fedeli, la cosa la stava turbando non poco.
Tamburellava nervosamente il piede sul pavimento lustro del suo privé, all'Afterlife, mentre uno dei suoi uomini proiettava l'immagine di due incrociatori di Cerberus appena usciti dal Portale Galattico del Sistema di Sahrabarik.
Che diavolo ci facesse lì Cerberus era un mistero, piuttosto lei era interessata alla bustarella che un capoccia dell'Alleanza le aveva passato per permettere il transito della SSV-Caporetto nei cieli di Omega e il successivo atterraggio di un veicolo da sbarco Kodiak nell'hangar dove pochi giorni prima era atterrata la nave di Shepard.
La settimana a venire si prospettava essere interessante, insomma...
Aria si voltò verso la pista da ballo, incrociando lo sguardo di uno dei suoi buttafuori krogan, poi gli rivolse un gesto significativo: per la prima volta, dopo anni, l'Afterlife chiudeva.
All'esterno, un Turian sorseggiava un caffè da una contenitore di cartone, appoggiato a una colonna. Di tanto in tanto controllava l'ora, probabilmente era in attesa di qualcuno.
Quel personaggio vestiva elegante, con una casacca nera decorata da elementi di un bianco latte, le frange e i marchi colonici erano curati e lucidi nel loro motivo caffellatte. 
Quando intravide la persona che stava aspettando, subito si ricompose, dando un cenno con la testa e affidando il contenitore in cartone tra le mani di un ignaro passante Batarian.
-Saranno passati mesi dall'ultima volta che ci siamo visti- disse, mentre rivolgeva un breve inchino al nuovo venuto -Ti ricordavo meno inquietante... sarà colpa di quella brutta cicatrice?-
-Buongiorno Virgil- esalò l'altro, tendendogli una mano che non venne stretta -Scusa il ritardo...-
Il Turian elegante sbuffò una risata -Se dovessi ricordare ogni qualvolta sei arrivato in ritardo, Garrus, dovrei ricorrere a un contenitore di memoria esterno!-
Garrus ridacchiò sommessamente, poi gli fece un cenno -Camminiamo-
-Come preferisci-
Si diressero verso i mercati, zona il più affollata possibile, per mantenere una buona dose di discrezione. Con un gesto cortese, Virgil fece cenno a Garrus di passargli davanti, poi si incamminò al suo fianco.
-Ho saputo cos'hai combinato oltre il Portale di Omega4... le Forze Speciali della Gerarchia sono riuscite a penetrare nei server della Normandy SR-2 molto facilmente... c'è per caso il tuo zampino, Garr?-
L'altro ridacchiò -Disponi di ingegneri fin troppo abili, non sopravvalutarmi-
-Mi piacevi di più quando le mie lusinghe ti indispettivano- commentò Virgil, schioccando teatralmente le mandibole -Sai, senza di te a coprirmi le spalle mi sento, come dire...- gli rivolse uno sguardo malizioso -...fragile-
-Detto da uno che attiva la corazza tattica anche per dormire suona come un controsenso- fece l'altro, ritornandogli uno sguardo altrettanto sornione -...o era questo un modo indiretto per corteggiarmi?-
Virgil sospirò sommessamente, le palpebre socchiuse -Attento, Garr, non svegliare il can che dorme!-
Garrus alzò le mani in segno di resa, ridacchiando. 
-Avevi qualcosa di importante da chiedermi?- chiese Virgil, mentre si soffermava ad analizzare un manichino attraverso la vetrina di un costoso negozio.
Garrus lo affiancò, rivolgendo uno sguardo perplesso al vestito che il Turian aveva addocchiato -Lavori ancora per Aria?-
L'altro lo prese sottobraccio, sospirando -Saltuariamente, sir... mentire sulla tua presunta morte l'ha insospettita non poco. Meno male ho svicolando dicendo che quell'informazione mi era stata confermata da una fonte poco affidabile, sennò ora troveresti uno spezzatino di tofu, anziché il tuo caro amico Virgil...- schioccò di nuovo le mandibole -Ho fatto in modo che i miei ingegneri installassero un bug nel sistema video della stazione, per far sì che non mi inquadrino mai... non so quanto durerà questo espediente, ma ora ho la possibilità di gestire il lavoro alla Gerarchia come ufficiale e passargli le informazioni relative ad Aria in maniera molto più tranquilla...-
-Sei un genio del male, insomma...-
-Non stuzzicarmi, Garr, sotto la mia corazza tecnologia sono un essere di carne...- gli rivolse di nuovo uno sguardo malizioso, poi sospirò di nuovo, sciogliendolo dalla stretta -Ad ogni modo, perché questa domanda?-
-Il mio Comandante è inseguito da Cerberus, Virgil, ho paura che si facciano vivi anche qui, su Omega...- replicò Garrus, distogliendo lo sguardo -Ci è mancato poco che ci restassimo secchi, su Illium... se dovesse succedere qualcosa anche qui, mentre ci crediamo al sicuro, non possiamo sperare di farcela ancora una volta. Ho bisogno di aiuto e di idee per poter salvaguardare la mia squadra... non ho intenzione di replicare l'esperienza di ritrovarmi da solo, accerchiato da truppe ben più preparate di qualche legione di mercenari- gli rivolse uno sguardo accigliato -Saresti disposto ad aiutarmi, anche stavolta?-
Virgil scrollò le spalle, poi appoggiò la testa su un polso -Come posso dire di no a questa richiesta così sentita, Garr?-
-Potresti... sarebbe l'ennesimo favore che non saprei come ricambiare-
-Quegli occhioni da cucciolo smarrito valgono ogni mio sforzo...-
-Non scherzare, Virgil, è importante-
-Allora diciamo che mi piace vedere un Turian supplicarmi in ginocchio, ecco...- scherzò di nuovo l'altro, posando una mano sulla spalla dell'amico -Avrai il mio aiuto, sentiti libero come un fringuello, nel frattempo...-
-Fringuello? È un altra stupidaggine umana, Virgil?-
-è un uccello-
-Virgil...-
-Oh, andiamo, c'è il doppio senso solo perché ce lo vuoi vede...- 
Garrus lo interruppe, afferrandolo bruscamente per il bavero e lo trascinò dietro un muretto, prima che la detonazione di una granata a frammentazione trapassasse il muro del suono.

 

11.3 rEM Stage

 

Shepard, sono preoccupato per quello che è successo, non posso negarlo”
Anderson apparve sul monitor eccezionale della cabina del Comandante, svettava sopra il terminale e ricopriva la grandezza del vetro che conteneva i modellini delle navi. Il suo volto era qualcosa tra una maschera di perplessità e apprensione.
-Ha ricevuto i miei rapporti, Signore?- aveva chiesto Shepard, sull'attenti, davanti alla figura del suo mentore.
Sì, Lenore, li ho ricevuti” esalò l'uomo, invecchiato di vent'anni nel giro di pochi minuti “Tralasciamo momentaneamente quello che è successo con Cerberus e parliamo piuttosto di quel ragionamento disarticolato a proposito del fatto che potresti essere una minaccia per l'Alleanza a causa degli impianti che gli scienziati di Cerberus ti hanno iniettato per farti tornare in vita...”
-La chiami con la terminologia appropriata, Anderson.- lo redarguì Shepard -Tecnologia dei Razziatori-
Qual'è la tua teoria a tal proposito?”
-Signore, io penso di essere una macchina. Ecco tutto.-
Anderson corrugò la fronte, perplesso “Potresti per favore dirmi dove vuoi arrivare, Shepard?”
-Sappiamo tutti che Cerberus ha sviluppato un bagaglio scientifico sufficiente per adattare delle componenti sintetiche a un corpo organico, io ne sono l'esempio, dato che ho entrambe le caratteristiche.- Lenore indicò palesemente le cicatrici sul suo viso -La dottoressa Lawson mi ha confermato che il tramite che ha permesso ai ricordi e alle terminazioni nervose del mio cervello di ricollegarsi con le funzioni fisiologiche del mio organismo è Tecnologia dei Razziatori. Ebbene, questo catalizzatore ha dato la possibilità ai dati immagazzinati nel mio cervello di “riprendere vita” e di simulare coerentemente le funzionalità di un organismo organico.- prese un respiro, passandosi una mano sul viso -Anderson, questo dualismo mi deconcentra e sta mettendo a dura prova la mia comprensione, ho bisogno di risposte-
L'ammiraglio ascoltò attentamente il resoconto di Shepard, a braccia incrociate, pesando parola per parola con precisione. Non appena lei ebbe terminato, portò le mani in avanti, segno di fermata.
Shepard, è impossibile che tu sia un'IA. Può essere che tu fossi semplicemente in coma quando la dottoressa T'Soni ti ha consegnato a Cerberus e che le tue funzioni vitali fossero state in qualche modo ibernate in attesa di una scossa elettrica che le riattivasse. È possibile.”
-Signore, con tutto il rispetto, si sta attaccando a delle stronzate.- intervenne Shepard, senza evitare di far trapelare il suo nervosismo -La cessazione dell'attività cerebrale, confermata nel fascicolo che sono riuscita a recuperare, non aiuta la sua teoria, aggiunga pure anche i vari criteri di diagnosi che determinano la mia morte e si faccia i suoi calcoli. Ho assistito a parecchi decessi, e non ho mai sentito di persone che si rialzavano dalla lettiga in seguito ad accertamenti della cessazione cardiocircolatoria, respiratoria e nervosa... è impossibile! Come può Cerberus essere andato oltre a questo ordine naturale? L'unico dato certo che abbiamo ci è fornito dalla Tecnologia dei Razziatori, di cui attualmente non sappiamo nulla se non che porta a un degrado fisico e mentale in grado di minare le menti più solide. L'esempio lampante è la Matriarca Benezia, o peggio, Saren.-
Shepard, così mi spaventi” la interruppe Anderson, visibilmente infastidito da quell'analisi lucida “Non abbiamo dati sufficienti a diagnosticare il tuo decesso, solo negli archivi di Cerberus è possibile trovare dei riscontri diversi e tu non hai l'accesso, a quanto ho capito”
-Devo ripeterle ancora una volta che sono in possesso del fascicolo riguardante la mia morte?- eruppe Shepard -Non vede la verità, Anderson, qui ci sono tutti i presupposti per fare di me un sintetico e lei non li vuole prendere in considerazione!-
Perché non sei un dannato sintetico, Shepard!” replicò fermamente Anderson “Ci dev'essere un'altra spiegazione e sta a te e al tuo equipaggio trovarla. Mi spaventa questa tua arrendevolezza, Lenore, mi spaventa e mi intristisce. Non sei in te ed è palese.”
-Ho contattato direttamente Hackett anche per questo, Signore- ammise lei, secca, sperando che la frecciatina desse l'effetto sperato -Non sono in grado di autogestirmi, dovete sottopormi a dei test il prima possibile, è di vitale importanza-
No, l'Ammiraglio non deve sapere nulla di tutta questa storia, Shepard. Sei in una posizione pericolosa per via della distruzione di quel Portale Galattico, non peggiorare le cose prima del processo” le lanciò uno sguardo di rimprovero “Lascia che sia io a gestire i tuoi ordini”
-Non faccio più parte dell'Alleanza, Signore, non vorrei rimarcare un fatto ovvio-
Fanculo”
Lenore sgranò gli occhi -Come?-
Soldato, è questo il modo di atteggiarsi?” berciò Anderson dall'altro capo dello schermo “Prendi quel culo e va' a fare quei test che ti servono, senza distrarre Hackett, che ha fatto fin troppo per supportare una pigra nullafacente che non pensa ad altro che lamentarsi! Dov'è finito l'addestramento Shepard? Dov'è il simbolo N7 che portavi fiera appuntato al petto? È ora di svegliarsi, non sei più nel limbo dorato al quale ti ha abituato Cerberus, devi la tua fedeltà all'Alleanza e il tuo superiore qui presente ti sta ordinando di prendere in mano le palle che hai perso nel vuoto cosmico e di mettere fine a queste teorie assurde, in quanto scusanti per la tua pigrizia!”
Shepard si era messa maggiormente sull'attenti, lo sguardo attonito davanti al suo vecchio Capitano e mentore.
-Sì, Sissignore, Signore- aveva gridato in risposta, non vedendo altro modo di reagire.
Era evidente che il periodo d'istanza presso Cerberus l'avesse infiacchita mentalmente. Quel rigore penetrò nelle sue vene come etere, ricordandole il piacere di sentire l'adrenalina di un rimprovero circolare, come nutrienti per il suo organismo.
L'espressione di Anderson si addolcì, pur mantenendo sempre un certo velo di disappunto “Shepard, vedi di farti trovare in forma al nostro prossimo incontro, con o senza le risposte che cerchi...”
-Signore...- Shepard chinò la testa, poi gli rivolse uno sguardo deciso -Grazie-
Perché devo sempre urlare, con te?” esalò lui, passandosi una mano sulle labbra, poi mosse le sopracciglia lievemente, deglutendo per riprendere un tono di voce consuetudinario “Vedi di non deludermi, Lenore”
-Nossignore- replicò lei, increspando le labbra in un lieve sorriso -Io e la Normandy saremo su Arcturus ancor prima che lei possa pensare di sedersi.-
Fra mille anni, insomma” scherzò Anderson “Ho provveduto a mandarti una scorta d'eccezione, Shepard... sarà su Omega in poco tempo. Ti darà il sostegno che cerchi e ti condurrà al processo”
Il Comandante inarcò un sopracciglio -Commilitoni, Signore?-
L'Ammiraglio diede una risata sommessa “Il Tenente Shepard ti comunicherà la data del suo arrivo a breve, Comandante, qui Anderson, chiudo.”
-Aspetti!- Shepard si appoggiò al tavolo, mentre la comunicazione s'interrompeva di botto.
No, non era possibile. Non ora, non così. Non quando lei era in questo stato...
Nemmeno sua madre l'aveva vista con quelle cicatrici, figuriamoci il padre, che non metteva piede fuori da Aberdeen da anni! 
Lenore si portò entrambe le mani sul viso, cercando di scacciare il calore che le aveva pervaso le guance.
L'imprecazione che conseguì fece il giro della Normandy fino al sistema solare più vicino.

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Aprile 2013, 10

Non so cosa diamine sia uscito dalle mie mani con questo capitolo, fattostà che anche in questo caso ne ho diverse versioni, tutte sistemate ammodino e riviste miliardi di volte, ma rileggendole mi danno sempre la stessa impressione: ribrezzo completo.
Sono dubbiosa su Anderson, parecchio dubbiosa.
Finalmente si ritorna in rotta di collisione con quello che è il tema dell'intera storia, ossia il Progetto Lazarus. Ho introdotto un nuovo personaggio, è vero, perché amo follemente le figure di disturbo.
Figure di disturbo? Chi ha detto disturbo?
Ed ecco a voi Virgil, Virgil Viridis, Sentinella Turian con atteggiamenti apparentemente stereotipati.
E che sarà successo davanti alla vetrina di quel negozio? E cosa c'entra con la trama?
Tutte le domande avranno la loro risposta.

Un abbraccio.

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Wrong ***


12. Wrong

 

 

"Il tempo di cui disponiamo ogni giorno è elastico:
le passioni che proviamo lo dilatano, quelle che ispirano lo restringono, e l'abitudine lo riempie”

(“La Recherche”, M. Proust)

[x]

 

 

 

Garrus alzò appena la testa dal riparo mentre Virgil, alla sua destra, attivava la corazza tecnologica.
La vetrina dove stavano poco tempo prima era andata completamente distrutta. I frammenti di vetro giacevano davanti a due Centurioni di Cerberus che prendevano di mira qualsiasi cosa si muovesse, aiutati da due fucili M-96 Mattock.
Con un movimento fluido, i due Turian si portarono ai lati del muretto dietro la quale si erano riparati, con tutta l'intenzione di rispondere al fuoco e porre fine a quella situazione limite.
Due soldati del loro calibro sapevano comportarsi alla perfezione in evenienze ben peggiori, quindi non esitarono nemmeno un secondo nella reazione, muovendosi svelti e agendo in base all'etichetta: un uomo per ciascuno, senza sprecare nemmeno un millesimo di secondo in riflessioni di tipo tattico. Ormai certi percorsi erano subentrati in automatico.
Virgil aveva lanciato una Deformazione verso il primo nemico, mentre attivava le lame factotum su entrambi i polsi per buttarsi in un attacco in mischia; Garrus rimase al riparo, concentrandosi a mirare il secondo bersaglio con il Phaeston, quindi esplose una serie di colpi che mandarono in frantumi il generatore di scudi della corazza pesante del suo Centurione. In poco tempo, i due Turian riuscirono facilmente a stordire gli avversari e a renderli inoffensivi.
Con una presa decisa, Virgil afferrò il casco del suo soldato di Cerberus, in fin di vita, strappandoglielo dalla testa.
-Spiriti...- esalò, mentre, con un'espressione schifata, voltava la testa altrove.
Garrus, dopo aver finito il suo avversario, fu subito partecipe di quella macabra sorpresa.
Il soldato era completamente ricoperto d'impianti cibernetici luminescenti, come i Mutanti creati dai Collettori... l'espressione era vacua, ma il barlume di raziocinio per permettergli di articolare delle frasi c'era.
Garrus mosse nervosamente le mandibole, proiettando la descrizione della visione di Shepard sul viso mutato di quell'uomo, che uomo non era più. Che razza di esperimenti stava conducendo l'Uomo Misterioso, riparato dalla bella facciata che Shepard si era operata a fornirgli? Esperimenti sui suoi stessi soldati... probabilmente usando tecnologia dei Razziatori. Probabilmente la stessa che gli scienziati di Cerberus avevano usato per far tornare in vita Lenore.
-Cosa ci fa Cerberus su Omega?- chiese Virgil, prendendo il soldato per il collare dell'armatura.
Quello tossì un paio di volte, poi diede un sorriso inquietante e sollevò appena il braccio.
Tra le dita aveva un detonatore.

 

 

Lenore sollevò appena lo sguardo dalla rivista che stava leggendo.
-Che succede?- le chiese Jack, voltandole una pagina per poter continuare la lettura.
Si trovavano in una spoglia sala d'aspetto, nella clinica del celebre neurologo Vladimir Ulrich. Non c'era nessuno, a parte due Asari e un Volus, eppure, entrando in quella stanza, Lenore si era sentita come nel bel mezzo di un campo da biotic ball strapieno di tifosi urlanti. “Pensiero indotto dall'ansia” avrebbe detto Mordin.
C'era una sola finestra, lì dentro, e il climatizzatore andava a scatti, l'aria era satura di odori diversi, predominante era quello di sigari, misto a comune disinfettante a base di cloro.
Shepard passò la rivista direttamente a Jack, appoggiando le braccia sulle ginocchia -Forse sono solo tesa...- fece, mentre la sigla di Galaxy News rompeva il silenzio dal factotum del Volus.
La carta sfrigolava tra le dita della ragazza, che lisciava i bordi consunti della rivista, mentre Lenore osservava distrattamente la sua espressione: un misto di concentrazione e sorpresa. Il Comandante si ritrovò a pensare che forse non era stato un male portarsela appresso, anche solo per poterle donare un futile diversivo dal consueto fissare le umide pareti della Stiva. Sfogliare delle vecchie pagine di giornale era cosa rara di quei tempi, e Jack sembrava rapita da quelle immagini sbiadite raffiguranti le prime pubblicità dell'Alleanza, o le notizie relative allo scioglimento di qualche gruppo pop del ventiduesimo secolo.
Pensieri più dolorosi le ricordarono che non avrebbe voluto lei al suo fianco, bensì Garrus, che ora peregrinava chissà dove nel distretto di Gozu.
...Gozu è stato vittima... terroristico... Cerberus...”
Shepard si voltò di scatto verso il Volus, che teneva l'audio a un'altezza moderata, facendo eco alle voci dei giornalisti con dei sospiri affannosi.
-Puoi alzare?- chiese lei, brusca come al solito, mentre le due Asari restavano in silenzio per sentire la notizia.
...pochi minuti fa, un attacco suicida della celebre organizzazione pro-umana Cerberus. Due esseri umani si sono fatti esplodere vicino al distretto commerciale, causando un discreto numero di vittime” recitò la cronista “ancora nessuna notizia dai vertici dell'organizzazione, ma pare che l'attentato non sia stato ancora rivendicato.”
Jack afferrò un braccio a Lenore -Ci hanno trovati presto- mormorò.
Il Comandante deglutì, stringendo la mascella, poi le lanciò uno sguardo allarmato, tentando di articolare una frase.
-Non pensarci nemmeno- aggiunse subito la ragazza, frenando ciò che scorreva nella testa di Lenore -Tu farai questa visita. La nave è ben protetta, l'equipaggio pure... stavolta nessuno abbasserà la guardia.-
-Jack...- Shepard si passò una mano sul viso mentre con l'altra attivava il factotum -Ho firmato un permesso a Garrus, qualche ora fa... doveva andare presso il distretto commerciale...-
Le casse della filodiffusione vibrarono sopra le loro teste, mentre una profonda voce maschile dava un colpo di tosse.
Malone, Lenore” gracchiò “Lenore, è il suo turno”
Nel sentire chiamato in causa il suo nuovo pseudonimo, Shepard spalancò gli occhi, come se la sua anima fosse appena stata risucchiata via da una forza sconosciuta. Provò qualche istante di panico prima di rivolgere uno sguardo spaventato verso Jack.
-Lee...- fece l'altra, rinnovando la stretta -Fagli il culo.-
-Jack, tu cerca di capire cosa sta succedendo...- Dimmi che sta bene.
Dopo aver farfugliato diverse cose, tra ordini e richieste, Lenore si sollevò in piedi e si diresse con passo pesante verso la porta d'ingresso dello studio del neurochirurgo. Si voltò un attimo, come per puntualizzare qualcosa, ma Jack era tornata a sfogliare la rivista, come se si fosse dimenticata tutto ciò di cui avevano parlato pochi secondi prima.
Il vuoto cosmico, l'impazienza, la voglia di rimandare qualcosa che si aspetta da tempo... quello deviava Lenore dal suo solito atteggiamento sicuro.
Una porta si apre e dentro c'è un infinito di variabili, ciascuna più pesante dell'altra.
Il medico era dietro a una scrivania satura di documenti e chincaglierie, sopra di lui fluttuava una nuvola di fumo, illuminata nel suo volteggiare da una luce fredda, proveniente da due lampade al neon che percorrevano il soffitto.
Si potevano notare diversi attestati sulle pareti, mentre una serie di macchinari, in disuso da anni, stavano giusto davanti alla postazione del neurologo.
Lenore non si annunciò, né si avvicinò troppo, preferendo rimanere a pochi passi dall'uscita.
Un viso rugoso e trascurato la osservava attentamente da dietro il monitor di un terminale, gli occhi di un colore indefinibile e un sigaro tra le labbra.
-Vogliamo aspettare dell'altro?- fece costui, con voce stanca. Poi indicò una poltroncina davanti a sé, dando un cenno con il capo -Si sieda.-
Lenore annuì docilmente, facendosi avanti. Non si sedette subito, piuttosto stette ad osservare l'oggetto, studiandone la forma e carezzando l'idea di poterlo usare per distruggere quella stanza e poter trovare una scusa plausibile per potersene andare da lì, fingendo che tutto era al suo posto, che lei era la stessa di due anni prima e che niente e nessuno avrebbe più messo in dubbio la sua identità.
Ma si sedette, e giunse le mani tra le cosce.
-Qual'è il suo problema, signorina?- chiese il medico, incrociando le braccia sul tavolo.
-Ah...- lei alzò appena lo sguardo, perplessa -Liara non le ha detto nulla...?-
-Chi è Liara?-
-Quella che... oh, non importa. Vede, io vorrei fare una visita approfondita al mio cervello...-
Il neurologo continuò a fissarla, dritta negli occhi, poi diede un sospiro -Per quale motivo?- chiese.
-Ho fatto un'operazione, di recente, e ho paura che... che ci sia qualcosa che non vada-
-Parli liberamente, Lenore, quali sono i sintomi?-
-Sintomi? Oh... a volte ho come l'impressione di non essere più in me.- replicò lei, riavviandosi i capelli dietro l'orecchio -L'operazione di ricostruzione è stata parecchio invasiva...-
-Mi spieghi nel dettaglio di cosa trattava quest'operazione, così potrò meglio identificare il problema-
La donna si morse un labbro, corrugando la fronte, quindi esalò un respiro nervoso -Oh, andiamo, non può farmi una visita e basta? Non la pago per un dannato interrogatorio!-
Il dottore sbuffò una risata, raccogliendo il sigaro dalla bocca -Lenore, è vero che ho fatto il giuramento di curare il prossimo, a inizio carriera, ma nulla mi vieta di rifiutare un paziente... e lei è sulla buona strada. Non le faccio tutte queste domande per divertimento, ma per poterle dare una mano. Dentro queste quattro pareti può dirsi al sicuro, non vedo il motivo per il quale si ostina a restare sul vago. Cos'ha paura che trovi nella sua testa?-
Lenore s'ammutolì, dando poi un respiro dal naso. Infine si decise e attivò il factotum.
-Deve promettermi di mantenere il massimo riserbo sulla faccenda, doc, o dovrò provvedere io stessa ad aprirle un buco in testa-

 

 

-Dannazione...-
Garrus si massaggiò la testa, cercando di fare mente locale, mentre Virgil accanto a lui allertava i suoi contatti tramite factotum.
-Cerberus, ti dico... sì, ero con un amico ai quartieri commerciali... no, niente scuse, trova il modo di scoprire il perché di quest'azione plateale! Viridis, chiudo.-
Camminava avanti e indietro in un vicolo piuttosto buio, Virgil, il vestito strappato sotto la corazza tecnologica ancora attiva; Garrus era seduto sopra un cassonetto ribaltato, ancora intontito dall'esplosione che li aveva appena coinvolti.
Erano riusciti a salvarsi per un pelo, buttandosi entrambi dentro la vetrina infranta di un negozio d'abbigliamento. Dei provvidenziali pilastri di supporto li avevano protetti, ma l'esplosione era riuscita comunque a ferire Virgil e a far perdere i sensi a Garrus, troppo vicini per potersi permettere un riparo più efficace.
-Come procede l'emicrania?- chiese il primo, disattivando il factotum -Per un attimo ho pensato che ci avresti lasciato le creste-
-Sono sopravvissuto a peggio- commentò Garrus, con una risata -Non me l'aspettavo-
-Che cosa? Che ti avrebbero preso di mira? Andiamo, “per arrivare alla testa, mira alle gambe”, il primo insegnamento che ci danno nell'esercito- Virgil gli posò una mano sulla spalla -Hai già allertato il tuo Comandante?-
-Ho mandato un avviso al suo secondo in comando, provvederà lei a tutto... Shepard ora è...-
Un lampo attraversò il cervello di Garrus -Spiriti, la visita! Devo andare!-
Si alzò di scatto, per poi barcollare qualche passo e cadere dritto tra le braccia della sentinella.
-In queste condizioni?- Virgil lo trascinò di nuovo sul cassonetto, appoggiandocelo di peso -Manderò un paio di uomini a controllare che tutto vada bene. Tu non ti muovi di qui, non con un'organizzazione terroristica alle calcagna-
Garrus scosse la testa -Non puoi capire, è una questione della massima urgenza, avrei dovuto essere lì minuti fa...-
-Posso capire che sia una questione importante, ma se Cerberus fosse ancora sulle tue tracce? Se avessero messo le tue comunicazioni sotto controllo? Garrus, è un rischio, devi aspettare che la strada sia sgombra prima di attraversare!- gli rivolse uno sguardo accigliato.
Il nostro Turian rimase in silenzio, osservando di sottecchi il compagno d'armi. E come dargli torto? Se fosse andato di rincorsa da Lenore, l'avrebbe messa con le spalle al muro.
Lei era sull'orlo di uno di quei precipizi dai quali è difficile non distogliere lo sguardo, e lui non voleva essere né la mano che spinge, né la persona che avrebbe compromesso quel delicato equilibrio.
Non gli restava che attendere, ma quando si stava rassegnando all'inevitabile, Virgil gli tese una mano, facendogli cenno di alzarsi.

 

 

-Doc...- mormorò Lenore -Doc?-
Si trovavano in una stanza attigua alla sala destinata alle visite, dove una serie di macchinari giacevano sparsi lungo le pareti. Lenore si era dovuta infilare un camice sterile in carta e aveva passato una serie di esami di routine prima che il dottor Ulrich la infilasse in un apparecchio molto simile a una camera iperbarica.
-Mi dica, Lenore, c'è qualcosa che non va nel trattamento?-
La donna diede un respiro, osservandosi il petto mentre si alzava. Il macchinario, di tanto in tanto, dava dei rumori sommessi, ma era completamente isolato dal mondo esterno, quindi la voce di Lenore e il suo respiro risuonavano particolarmente.
-No, solo una riflessione...-
-Vuole un po' di musica mentre aspettiamo?-
Di nuovo, Lenore s'infastidì nel sentirsi respirare, mordendosi un labbro per l'impazienza -Di solito... questi esami, dico, una persona li fa da sola...?-
Si sentiva come protetta dai giudizi, riparata da quel guscio di metallo e polimeri plastici, quasi volteggiasse in un universo parallelo. Si chiese se Samara provasse quelle stesse sensazioni mentre meditava, se si sentisse in una specie di involucro che permetteva di essere qualcosa di diverso da una semplice persona. Sembrava una delle celle simili a quella che usavano i Collettori per...
-Devo uscire di qui- gemette Shepard, appoggiando le mani alle pareti -Mi faccia uscire, la prego-
-Si rilassi, Lenore, ancora cinque minuti e avrò finito le scansioni della corteccia cerebrale... cosa intende per: “una persona li fa da sola”?-
Shepard cercò di focalizzarsi sulla voce del medico per riuscire ad uscire da quella situazione d'ansia, poi cercò di articolare una frase -Non c'è la possibilità di permettere a un famigliare, o a un amico, di accompagnare la persona in questione?-
-Se il paziente lo richiede, sì.- fece il dottore -Ma nel suo caso... lei è da sola, Lenore, e ha poco tempo-
La donna chiuse gli occhi -Una mia sottoposta si è offerta di accompagnarmi ma... non me la sento di farla entrare...-
Dall'altro capo della comunicazione, ci fu un breve silenzio, poi un sospiro -Vuole fare una pausa, più tardi? O preferisce continuare con gli esami?-
-Preferirei continuare.- replicò lei, decisa -Senta... ahem... se davvero fossi quello che non vorrei essere...-
-Non ci pensi, d'accordo? Ora come ora siamo solo a metà strada, preferirei avere tutti i dati prima di trarre delle conclusioni- replicò il dottore.
-Ora che sa chi sono non si è fatto problemi a dire alle persone in sala d'aspetto di levare le tende...-
-Pare che se ne sia andata anche la sua amica, Lenore...-
Shepard schiuse le labbra. Se lo aspettava, d'altronde Jack era sempre stata un lupo solitario... ma la notizia le fece comunque un certo effetto, dato che ora era effettivamente da sola...
Trasse un sospiro nervoso, intrecciando le mani sullo stomaco -Non è importante. C'è pur sempre lei a tenermi compagnia, no?-
-Che strano...- commentò il dottore, esalando.
Lenore inarcò un sopracciglio -Che cosa?-
-Le devo aver iniettato una quantità di liquido di contrasto superiore alla norma...- replicò il medico -Ci vorrà un attim... oh, Cristo!-
Lenore chiuse gli occhi, traendo un respiro sommesso:
Il dottore aveva appena individuato il problema.

 

 

Camminare silenziosamente nelle gallerie di Omega, questo stavano facendo Garrus e Virgil.
Le gallerie erano buie, umide e sature di polvere e detriti calcarei che al passaggio si sollevavano subdolamente creando una sorta di nebbiolina densa e fastidiosa.
Un luogo che Omega teneva ben nascosto, come lo scrigno per il re dei pirati, luogo che per anni era stato teatro di intrighi, peregrinazioni, rifugio per le menti criminali più efferate... ogni parete era intrisa di un ricordo bestiale, come la fitta poltiglia che lo ricopriva e che strisciava infima verso la pavimentazione. Gallerie che sembravano il rifugio di Nosferatu, demone dell'inganno, che permeava e fuoriusciva come un liquame denso e viscido tra le giunture delle piastrelle, nere come l'abisso. Là sotto, non c'era una maschera dai mille volti, c'era solo ciò che la modesta criminalità della superficie aveva paura a mostrare... e lì aveva tutta la libertà possibile per esprimersi.
Virgil aveva ancora attivata la corazza tecnologica e tra le mani reggeva una Talon completamente nera, dotata di silenziatore, ottima per l'evenienza. Garrus teneva il Phaeston tra le mani, a ridosso dell'armatura, sicuro di riuscire a colpire i nemici sia nelle medie che nelle lunghe distanze, semmai si fossero avvicinati... beh, come aveva detto a Shepard in uno dei loro dialoghi più celebri, lui era uno specialista del corpo a corpo, di sicuro li avrebbe schiantati al suolo con una presa. Erano entrambi in allerta, insomma, consci del pericolo che stavano correndo.
-Mi stai davvero accompagnando da Shepard?- chiese Garrus, sussurrando. Non era a suo agio negli ambienti stretti e bui come quello e parlare di sicuro lo avrebbe riparato dall'ansia che rischiava di assalirlo.
-Non fare domande di cui sai già la risposta- replicò l'altro, con lo stesso tono di voce -con me hai qualche probabilità in più di uscire indenne dalla situazione nella quale sei costretto.-
-Perché dobbiamo attraversare queste gallerie, Virgil? Non sarebbe stato meglio attraversare i mercati e prendere una navetta?-
La sentinella si volse appena verso di lui, dato che apriva la pista -Il distretto di Kenzo è pieno di telecamere, la nostra navetta non sarebbe passata inosservata... i miei ingegneri hanno localizzato un punto morto vicino alla clinica, dove le telecamere non guardano... quando darò il via, smetteranno di funzionare, concedendoci 15 secondi per uscire dalla galleria, raggiungere le porte della clinica ed entrare.- mosse nervosamente le mandibole -Spero ne valga la pena, Garrus...- aggiunse, lanciandogli un'occhiata in tralice.
L'interlocutore tacque, preferendo che fosse Virgil a trarre le dovute conclusioni del caso. Si concentrò piuttosto su tre Vorcha che complottavano ai bordi di una delle gallerie, mentre si apprestavano a spogliare un essere umano appena assassinato brutalmente.
-Non è cambiato poi molto, su Omega...- commentò, indispettito.
Virgil gli indicò un pertugio alla loro sinistra, poi ci si infilò, strisciando fino a quello che una volta avrebbe dovuto essere un condotto di ventilazione.
Scivolarono lungo quelle gallerie per quelle che a Garrus parvero ore, finché non furono colpiti da un fascio di luce a scacchiera, proveniente da una grata sull'unica volta a botte del condotto.
-Ci siamo- annunciò Virgil, risalendo una scaletta -Al mio via, tieniti pronto a correre...-
Entrambi i factotum si illuminarono, segnale inequivocabile di una connessione stabilita.
-Uno... due...-
La grata si aprì improvvisamente, mentre un'ombra si stagliava nella luce viola dei cieli di Omega.
Virgil puntò automaticamente la Talon davanti a sé, pronto a detonare la corazza in caso di attacco mentre Garrus balzava all'indietro e atterrava con un tonfo secco sul pavimento umido del condotto.
-Siamo amici!- gridò una voce femminile -Siamo dell'Alleanza!-
Garrus trasse un sospiro di sollievo, mentre lo scanner del visore confermava ciò che la donna aveva appena annunciato. Salì la scaletta, subito dietro al vecchio commilitone, socchiudendo gli occhi per riabituarsi a una tale quantità di luce.
I due personaggi che li accolsero fecero in modo di lasciare ai due Turian il giusto spazio per emergere e prendere fiato, prima di presentarsi ufficialmente. Erano vestiti completamente di nero, fasciati in corazze anonime, fatta esclusione per il rank N7 alla sinistra del pettorale. Due esseri umani, una femmina e un maschio.
-Sono il tenente Ketty Fisher- annunciò la prima, tendendo la mano verso Garrus -Lui è il sergente Howard Whyte, Marina dell'Alleanza!-
Era alta, longilinea e portava una strana custodia sulla schiena, le sue gambe erano avvolte da degli schinieri e dei cosciali solidi, connessi grazie a una fitta maglia in fibra di carbonio. L'altro soldato era piuttosto basso rispetto a lei, eppure ben piazzato, con un'armatura pesante della Kassa Fabrication. Dell'originaria armatura N7, i due mantenevano poco, se non gli spallacci e i guanti con la classica fascia rossa cinta da due strisce bianche. Entrambi erano armati solo di pistola.
-Tu devi essere uno degli uomini di Shepard... la descrizione corrisponde.- fece la donna, dopo la consueta stretta di mano.
Virgil diede un'occhiata perplessa verso il compagno d'armi, poi attivò velocemente il factotum e controllò l'andamento della violazione della telecamera. Con un'imprecazione, si appiattì lungo una parete -Mancano sette secondi!- gridò.
-Non c'è tempo per le spiegazioni! Venite!- il nostro Turian diede un cenno e si fece seguire dai due fin dentro una porta di lì poco distante, richiudendola quando tutti furono all'interno dell'edificio.
Si ritrovarono nella medesima sala d'attesa dove qualche ora prima era approdata Lenore, solo che ora era completamente vuota, se non per una vecchia rivista, strappata, in terra.
Garrus si guardò velocemente attorno, mentre Virgil metteva al corrente il tenente Fisher dell'azione a cui avevano appena assistito.
-Abbiamo fatto bene a venirvi incontro, allora- commentò la donna, battendo una mano sulla spalla al commilitone -Penso che Lee sarà contenta di vederci... che cosa ci fa poi in una clinica di questo tipo?- si rivolse a Garrus, che cercava invano di attirare l'attenzione di qualcuno dietro al bancone delle accettazioni.
-Più tardi avrete le spiegazioni che cercate...- replicò Garrus, voltandosi verso di loro, teso come una corda di violino.
-Si tratta di qualcosa di grave?- intervenne l'altro umano, che fino ad allora era rimasto in silenzio -Il nostro ufficiale superiore non ci ha messo al corrente della sua situazione fisica, dicendoci che avremmo dovuto semplicemente venirle incontro... se Lee sta male abbiamo il diritto di saperlo!-
-Siete suoi amici?- chiese Garrus, passandosi una mano sul viso.
-Abbiamo in comune l'addestramento...- rispose il tenente Fisher, facendosi vicina al nostro Turian -Eravamo al suo fianco, prima che venisse promossa. Su Torfan, io stessa ho acceso la sua fiaccola commemorativa...-
D'un tratto, una porta dall'altro capo della stanza si aprì e ne uscì Lenore, un datapad tra le mani e l'espressione corrucciata.
-Shepard!- Garrus fu subito al suo fianco -Scusa il ritardo! Novità?-
Lei batté un paio di volte le palpebre prima di sollevare la testa verso di lui, gli occhi spalancati -Avevi torto...- disse, solo.
-Avevi torto-

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook

Aprile 2013, 15

Una cosa velocissima, così da non farvi perdere ancora troppo tempo su questi lidi: Auguri!! Come sicuramente saprete (e anche se non ne eravate al corrente, non è un dramma) l'11 ricorreva il compleanno di John e Jane Shepard, quindi... boh, angurie :3
Un messaggio veloce, prima di perder definitivamente favella... sarò assente per un po', per le classiche magagne di computer che affliggono l'umanità intera! Non so quando potrò pubblicare il prossimo aggiornamento quindi, o voi lettori che attenderete pazienti, vi auguro buone cose nel frattempo :3 non mancherò di mettermi alla pari in breve una volta recuperato il mio esserino cibernetico, è una promessa!
Ah, volevate vedermi leggere quanto sia insoddisfatta del capitolo? Stavolta ve lo risparmio perché non mi dispiace, nonostante tutto, ha un ritmo che mi diverte! Virgilio bello mi diverte e con lui quelle due piccole figure con l'N7 sul pettorale che ho nel cassetto fin da troppo tempo. Troppi personaggi nuovi quando nel cassetto png ce ne sono a valanghe da pescare? No, va bene così, sono stati nel mio moleskine per troppo tempo e ora che sono finalmente riuscita a dar loro una classe e un ruolo nella vicenda non posso che essere stramaledettamente felice di potere usare sia Cat che i suoi amici/colleghi/compagni u.u/
E con ciò, vi auguro un buon proseguimento e buone cose.

Un'entusiasta

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Bonus Track #002: Stray Cats ***


-Bonus Track #002-
Stray Cats

[x]

 

 

Su Omega non si verificavano fenomeni atmosferici, come su Illium, essendo quella un asteroide.
Il mercato rionale Onigiri (Tihu District), il cui nome derivava da un classico piatto di provenienza umana, si stendeva lungo una strada alquanto trafficata.
Bancarelle, stand, Salarian intenti a perpetrare i loro traffici, Krogan che vendevano servizi di dubbio gusto e misura... Questo era Onigiri: la culla del commercio su Omega.
E Jack si trovava ad attraversarlo.
Vedere Lenore scomparire dietro una porta era stato un duro colpo, portandola a desiderare la fuga. Aveva provato a resistere all'impulso, ma il suo istinto non le aveva dato scampo e lei si era ritrovata a peregrinare altrove, i sentimenti altalenanti...
Si trovò davanti alla porta di un locale piuttosto anonimo, le scalette in metallo davano su una porta in vetro colorato e l'insegna recitava una scritta in un dialetto che non riuscì ad identificare.
Magari lì dentro non avevano nemmeno qualcosa per lei, essere umano nel fulcro della civiltà aliena.
Rovistò mentalmente le opzioni che avrebbe dovuto affrontare prima di prendersi una birra che, probabilmente, l'avrebbe messa KO perché piena di amminoacidi, o sostanze, a lei nocivi.
Entrò nella bettola, e istintivamente si portò a controllare le uscite di sicurezza, le scappatoie e i ripari. Una vecchia e sana abitudine, causata da una vita di esperienze devastanti.
Gli avventori erano cinque, due Salarian che giocavano a una variante tutta loro di battaglia navale, due mercenari Krogan che si stavano riposando in un angolo distante dal bancone, e infine un Turian, seduto in uno dei tavoli centrali, una birra scura e un datapad alla mano.
Il bancone era a ridosso della parete alla sinistra di Jack, mentre i tavoli erano disposti nell'ampia stanza, tutti a destra.
Ordinò una birra, lei, posando un gomito sul ripiano di fronte a un barista Salarian, iperattivo nel cercare di tenere tutto a lucido con un panno lercio.
Il Turian le rivolse uno sguardo di sfuggita, scorrendo gli occhi felini sui tatuaggi che ricoprivano le braccia di Jack, vestita solamente dei suoi soliti pantaloni e un'innocua t-shirt di un gruppo hardcore.
La ragazza se ne accorse e gli rivolse uno sguardo truce -E tu cos'hai da guardare, ragazzino?-
La clamorosa differenza tra quell'essere e Garrus stava in un paio di elementi: le creste, che in quel caso erano limitate al solo muso, e le mandibole, che posteriormente protendevano verso l'esterno. Ecco un'altra persona che pensa che i Turian sviluppino le creste solo in adolescenza, così come la voce profonda per gli Esseri Umani.
Il datapad scivolò dalle mani del Turian fino alla tasca dello spolverino in pelle nera e al suo posto apparve miracolosamente un portasigarette in metallo, da cui fuoriuscì un tubicino completamente bianco. Dopo esserselo incastrato tra le labbra, quell'avventore si voltò direttamente verso Jack, appoggiando i gomiti sulle ginocchia -Corre una bella differenza tra un ragazzino e una trentenne- fece.
Jack inarcò un sopracciglio, prendendo dal sottobicchiere la sua birra -I maschi della vostra specie sono orribili, ma voi femmine di sicuro li battete in sgradevolezza-
La Turian diede una risata sommessa, facendo ciondolare la testa, poi si rivolse di nuovo all'umana, stringendo le palpebre, divertita -Hai da accendere, campione?- chiese, facendole cenno di sedersi al suo tavolo.
Jack la guardò con circospezione, poi recuperò un accendino a petrolio dalla cintura e glielo lanciò.
Quella l'afferrò al volo, aprendone il cappuccio in maniera teatrale, facendo in modo che la pietra focaia sfregasse direttamente sul tessuto ruvido dei pantaloni. Si accese tranquillamente la sigaretta, guardando di sottecchi la ragazza umana, poi chiuse con uno schiocco deciso l'accendino e lo appoggiò sul tavolo, lentamente, come se si trattasse di un'arma letale.
Jack inarcò un sopracciglio nell'avvicinarsi, cercando di mantenere le distanze. Niente da perdere, si disse, al massimo una nuova esperienza interspecie.
-Il tuo nome?- chiese la Turian, buttando una nuvola di fumo densa davanti a sé.
-Prima tu- Jack strinse le palpebre, poggiando la birra sul tavolo.
-Come siamo cordiali- commentò l'altra, protendendosi verso la sua nuova compagna di bevute -Scommetto settanta testoni che riuscirò a indovinare il tuo nome entro fine giornata-
Attraverso la cortina di fumo, Jack sorrise maliziosamente -Ti interessano gli umani, Turian?- gracchiò, intrecciando le mani sul tavolo -Rilancio di 100 e ci metto anche quel tuo bel portasigarette-
-Perché ti sei seduta qui, Carmen? Tendi a fidarti spesso delle persone? Spiriti, potrei essere un fottuto malintenzionato- la Turian prese il suo boccale dai bordi superiori, agitandolo appena, come se si trattasse di un liquore, l'espressione che non tradiva emozioni, così come la conformazione facciale della sua specie comandava.
Jack schiuse le labbra in un sorriso -Forse sto rammollendo-
-Sei un sicario, o un mercenario?-
-Non sono affari tuoi, Turian-
-Era per capire il tuo background, Annette- l'aliena si tolse la sigaretta di bocca con un gesto fluido per buttare in terra la cenere -Non sei di Omega, immagino... sei una gatta randagia, una di quelle che non si fermano in un posto per più di un giorno, per evitare di lasciare le tracce del loro passaggio, per evitare di creare qualsiasi tipo di legame-
Jack inarcò un sopracciglio -Che ne vuoi sapere tu?-
La Turian fece spallucce, distogliendo lo sguardo -Sono andata per esclusione. Sei qui contro la tua volontà, immagino...- ipotizzò, posando i profondi occhi verdi sui due Krogan che, nel frattempo, avevano iniziato a litigare sonoramente -Hai uno shotgun piuttosto difficile da maneggiare, degli impianti per la distribuzione dell'elemento zero nel tuo corpo... per non parlare delle cicatrici! Probabilmente, avrai uno pseudonimo...- poggiò la birra, i suoi gomiti si allontanarono dal tavolo mentre lei si stiracchiava sonoramente, la sigaretta ancora tra le labbra -Gillian?-
L'altra scosse la testa -Ancora non ci siamo- ammise, prendendo una sorsata di birra -Sono qui per aiutare una persona. Le devo un favore...-
I bordi dello spolverino si aprirono, scoprendo appena i fianchi della Turian, evidenziati da un paio di cinghie che le percorrevano il petto per reggere la fondina di un'arma. Il manico in avorio e acciaio di un revolver attirò l'attenzione dell'umana, che lo indicò con un cenno del capo -Bella-
L'alieno femmina batté le palpebre, tenendo alzato il braccio sinistro per controllare che l'arma stesse al suo posto -Oh, questa...- disse, distrattamente -Pura precauzione. Tihu è un distretto strano, ti porta ad abbassare la guardia facilmente...-
-La tratti bene- fece Jack, stringendo le palpebre.
In risposta, la Turian diede una risata, afflosciandosi quasi. Poi si dedicò di nuovo alla sigaretta, inclinando la mascella per espellere una serpentina di fumo a lato, una misura che ogni fumatore deve prendere per non lanciare il fumo in faccia all'interlocutore.
Quest'ultima si sporse maggiormente -Ti ho appena dato un elemento interessante su cui ricamare e tu che fai, temporeggi?- le rivolse uno sguardo sornione, per poi appoggiare il boccale di birra a pochi centimetri dall'altro.
-Hai fretta, ragazzina?- domandò la Turian, agitando le mandibole in risposta a quello che avrebbe dovuto essere la simulazione di un sorriso -Da chi stai scappando, Lita? Anzi...- portò la testa in avanti, abbassando la voce -...da cosa stai scappando...?-
-Io non scappo!- si affrettò a rispondere Jack -Sono scappata solo una volta, e nel farlo mi sono assicurata di mietere quante più vittime possibili... affinché non sopravvivessero per raccontarlo-
Se la femmina Turian avesse potuto, avrebbe dato un fischio sommesso, sorpresa da quella fanfaronata. Cercava di spaventarla, quella umana con la metà dei suoi anni -Ma che brava- disse, con un tono che sembrava sarcastico.
-Non ci credi?-
La Turian alzò le mani in segno di resa -Oh, no no, ci credo... forse da qualche parte hai pure un tatuaggio che lo ricorda- ironizzò -Dunque, Uma- principiò, raccogliendo l'indizio con le pinze -Perché lo fai?-
-Fai... cosa?-
-Seguire questa persona, dico- chiarificò l'alieno femmina, appoggiandosi di nuovo al tavolo -Un gatto randagio ha un solo principio: l'istinto. Ma l'istinto può essere il suo carnefice, talvolta... spingendolo a fidarsi di chi non dovrebbe... una vecchietta che gli da il cibo, ad esempio. La trova inoffensiva, quell'animale, perché è capace di cavarsela anche senza di lei... eppure, in quella scatoletta comprata al risparmio, il gatto trova il gusto di dipendere da qualcuno, per una volta si fida...- sospirò, prima di continuare -Si affeziona, e il suo istinto trova una nuova priorità, perché qualcuno si è accorto della sua presenza e lui non può fare altro che piegarsi a questo nuovo disegno. Inizia a credere di essere speciale, insomma... la vecchina gli da un nome e quel nome diventa potere. Si apre una connessione, lui diventa più di un semplice archetipo e inizia a nutrire dipendenza verso quella forma di affetto, pura devozione, comportandosi contro natura...- diede un ampio gesto del braccio, mentre il discorso fluiva limpido attraverso una voce fattasi appassionata -Insomma, si comporta diversamente, convinto di poter dare un senso a un'esistenza vuota, imparando a dedicarsi a qualcosa di diverso dal semplice sopravvivere. Oh, e lo spinge anche a compiere atti contronatura... come sedersi al tavolo di una sconosciuta e ascoltarla mentre espleta un discorso lungo e patetico perché allettata dall'idea di poter vincere duecento crediti...- diede una risata sommessa, chinando la testa mentre Jack l'ascoltava, rapita.
Gli occhi grandi della ragazza si schiusero mentre la mascella si irrigidiva. Non aveva mai messo chiarezza nel suo pensiero, forse perché non le interessava, o perché non aveva mai collegato i punti di quel giochino da settimanale, non aveva mai scoperto che, in ogni caso, il viso di Lenore era ciò che la spingeva a credere che forse era diventata persona, non più soggetto zero.
La Turian la osservava, compiaciuta per essere avanzata di una casella in quella scacchiera. Spense la sigaretta sul bordo del tavolo, esalando l'ultima boccata di fumo mentre Jack le lanciava uno sguardo accigliato -Ne uscirà mai da questa dipendenza? Il gatto, dico...- mormorò, come a suggellare quella conversazione disimpegnata come un contratto imprescindibile.
La Turian fece scattare la mascella verso l'alto, accompagnata da un cenno della testa -Può anche essere che la vecchina muoia, Catherine...- fece, rigirando il mozzicone premuto sul tavolo -O che il gatto stesso la uccida per ritrovare la sua indipendenza...- tornò a fissarla dritta negli occhi -Stiamo pur sempre parlando di un essere che non ha coscienza.-
Jack si protese in avanti, sollevando appena le sopracciglia, la fronte aggrottata.
L'aliena ringraziò gli Spiriti per non avere un Turian, di fronte a lei, perché in quel momento si rese conto che la ragazza pendeva letteralmente dalle sue labbra ed essersi abbeverata ancora una volta alla fonte questo affascinante potere aveva proiettato nel suo viso un'espressione compiaciuta.
-Te lo chiederò ancora una volta, Vivianne...- disse, in un sussurro -Da cosa stai scappando? Dalla consapevolezza che questa persona potrà darti qualcosa che tu non hai mai avuto o che pensavi di aver perso? Fossi in te mi prenderei questo rischio... alla buona, potresti anche decidere di ucciderla, tornando ad essere un randagio... ma rimarresti vuota ancora una volta.- riprese il portasigarette dalla tasca, appoggiandolo sul tavolo -Dietro al baratro c'è il sentiero, basta solo avere la forza di voltarsi-
Jack si morse un labbro, voltando la testa verso il bancone. Tutto era chiaro, ora, mentre due sigarette si proiettavano tra le dita della Turian.
La ragazza le osservò attentamente, prima di decidere cosa fare, poi ne afferrò una e l'infilò tra le labbra, pensierosa.
-Hai un nome ambivalente, Andrea?- la voce della Turian tagliò di netto i ragionamenti di Jack, assumendo di nuovo il comando.
-Sì, è maschile...- ammise l'umana, distrattamente, accendendo la sigaretta e porgendo la fiamma viva attraverso il tavolo -Ma non ha importanza...-
-Uhm...- la Turian sporse la testa in avanti e aspirò una boccata di tabacco -Max?- biascicò, alzando lo sguardo verso l'interlocutore.
-Non importa-
-Jack?-
Sentendosi chiamare, la ragazza sollevò le sopracciglia.
La Turian batté un'unica e teatrale volta le mani, indicandola poi con quello che dovrebbe essere l'indice. Poi aprì le braccia, guardandosi attorno, come per compiacere del pubblico invisibile che la stava applaudendo -Sono Batman! Il fottuto Batman!-
Jack scoppiò a ridere, passandosi una mano sulla testa -Oh, Cristo... si può sapere come hai fatto?-
-Andando per esclusione- ammise l'altra, tornando alla sua birra -Uno dei pochi nomi umani che conosco... ammetto che presto avrei finito le cartucce, stavo quasi per dire addio al mio piccolo tesoro...- sfiorò con uno sguardo dolce il portasigarette, chiudendolo definitivamente, mentre Jack le lanciava uno sguardo indagatore, presa da un sorriso. Con una boccata di fumo, l'umana lasciò i duecento crediti sul tavolo, sollevandosi in piedi.
-Puoi anche permetterti di pagarmi la birra, ora...- fece, prendendo la sigaretta tra le labbra -Posso chiedere come ti chiami o devo aprire un'indagine a tal proposito?-
La Turian scosse la testa, appropriandosi della somma, poi prese l'oggetto conteso dal tavolo, rigirandoselo tra le dita -Meglio di no- fece, schiudendo la bocca. Poi lanciò il portasigarette a Jack, che lo raccolse al volo -Non lo ricorderesti...-
Jack indietreggiò verso l'uscita, osservando quell'oggetto e traendolo a sé come un tesoro. Poi si voltò, senza nemmeno salutare e uscì, lasciandosi per sempre alle spalle quella conversazione, assieme alla sua precedente identità di gatto randagio.
La gente che riempiva la strada davanti a lei la avvolse, mentre sfiorava distrattamente l'incisione praticata sul retro dell'oggetto.

Segui l'istinto, prendi alle spalle il problema”
Lt. Cmdr. Adrienne Nastz

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Aprile 2013, 21

Questo bonus track lo dedico ad Ale.
Una persona che è sempre disponibile e paziente ai miei vagheggi e che spero fermamente continui il suo percorso qui dentro. Grazie, sai? Anche a nome di Ennie.
Ringrazio e straringrazio chi mi segue con pazienza, scusandomi per l'attesa. Prometto che in breve mi metterò in pari con le risposte e con le recensioni.
Mi sento come una ragazzina, seduta da sola al bancone di un bar, con un documento falso, mentre aspetta che il suo lui entri dalla porta d'ingresso. Ma il mio lui si chiama Adrienne, e ultimamente mi manca da impazzire...
Perdonate il sentimentalismo di questa povera vecchietta che ama alla follia il suo OC.

Un abbraccio

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Let it all burn ***


13. Let it all burn

 

 

A gran palpiti batteva il cuore d'Eleonora, e combatteva tra la morte e la vita”
(G.A. Bürger, “Lenore”, 1773)

[x]

 

 

 

 

-Avevi torto, Garrus...- disse, un'ultima volta.
Shepard diede un sorriso incerto, mentre scuoteva la testa. 
Lacrime che scorrevano sulle sue guance, accompagnando gli ultimi preziosi frammenti di matita nera. 
Righe che sembravano sferzate, praticate da una mano tremante, insicura.
Ciglia che si scontravano, come il battito d'ali di un albatro. Ottennero il rumore del vento, quelle ciglia... un vento che porta con sé nuvole di pioggia.
Quella pioggia acida che divora le pareti di una casa minuziosamente costruita su fondamenta solide...
Lenore era una donna distrutta, Lenore con quel dannato datapad che tremava tra le sue dita deboli.
Profondi occhi azzurri restavano spalancati e fissi su di lei, mentre si asciugava le guance con la manica della camicia. 
Frammenti di kajal, perle nere che si depositano come cenere sopra le cicatrici, lucide di pianto.
Il silenzio veniva spezzato dall'incessante vibrazione delle ventole dell'aria condizionata e dalla polvere, la quale lentamente si depositava su ogni dovere, su ogni problema esterno alla vicenda personale di Lenore.
Artigli guantati si chiusero attorno al suo viso, i pollici a toglierle di dosso il trucco sbiadito -Avrei dovuto esserci...- mormorò Garrus, mentre lei chiudeva gli occhi, abbandonandosi a quelle mani, stringendole con le proprie.
Il datapad era caduto in terra.
Un tonfo secco, poi il fruscio di una mano che lo recuperava, traendolo a sé e facendolo grattare sul dannato pavimento.
Una trazione che praticarono anche le mani di Garrus, nell'avvicinare il viso di Lenore al suo per sfiorarle la fronte con la propria.
Ci sei ora, avrebbe voluto rispondere lei, ma si stava già mordendo un labbro, il visore che le infastidiva lo sguardo appannato.
-Un tumore?-
Lo squittio del Tenente Fisher squarciò diametralmente la stanza, facendo trasalire Lenore. Aveva visto solo lui, ecco il problema... c'era solo lui in quella stanza? No, c'erano altre persone... c'erano due suoi compagni d'armi. Due di quelli che avevano fatto l'addestramento assieme a lei, che la conoscevano ancor prima che succedesse l'affare di Torfan.
Si divincolò da quel Turian, asciugandosi velocemente il viso e sentendolo caldo e pulsante. Ricomporsi davanti a loro era necessario, era di vitale importanza. Si sistemò i vestiti, lisciandosi nervosamente la camicia sui fianchi.
-Lee, cosa significa questo?- gemette di nuovo Fisher, sollevando il datapad davanti a sé.
Lenore gonfiò il petto, sollevando appena il mento -Non sono affari che ti riguardano, tenente- fece, rauca -Posso sapere cosa vi porta qui?-
Il chiodo era stato abbandonato su una poltroncina, dove prima sedeva Jack. Lei lo recuperò velocemente, stringendo forte la presa sulla pelle rigida.
Garrus si spostò appena, voltando distrattamente la testa verso Virgil, in piedi, addossato alla porta. Lo sguardo che ricevette era carico di sorpresa.
-Siamo la tua scorta- replicò il Sergente Whyte, raccogliendo il datapad dalle mani di Fisher e scorrendo i vari dati clinici relativi al sistema nervoso centrale di Lenore -Il Maggiore Klein ha chiesto espressamente che venissimo a recuperarti noi due, mentre lui e il Tenente Shepard avrebbero preso il comando della Normandy-
Shepard sgranò gli occhi, cercando lo sguardo di Garrus-Il Comando di una nave che non è dell'Alleanza!- ringhiò, tornando a fissare i suoi commilitoni -Come diavolo vi siete permessi?!-
Dalla porta giunse un colpo di tosse, e tutti si voltarono verso Virgil.
-Comandante...- Garrus indicò con un cenno del braccio il Turian -Lui è...-
-Sono in grado di presentarmi da solo, Garrus- scandì quello, visibilmente indispettito. Poi drizzò la schiena, sollevando il mento -Sono il Tenente Comandante Virgil Viridis, Gerarchia Turian. Garrus mi ha allertato del pericolo Cerberus e ho avuto la prova della loro irruenza io stesso. Insieme, siamo stati coinvolti in un attentato dinamitardo nel bel mezzo dei quartieri del mercato, con un'alta percentuale di vittime, e io vorrei sapere le loro motivazioni prima di coinvolgere direttamente i miei superiori.- si avvicinò lentamente, uno sguardo che non ammetteva repliche -Non so cosa voglia Cerberus da lei, Comandante, ma se ci dovesse andare di mezzo anche della gente comune, non esiterò a prendere i dovuti provvedimenti del caso. Ora, visto che abbiamo un minuto di tregua prima che scoprano la nostra posizione, gradirei delle delucidazioni in merito.- detto questo, si sedette su una delle poltroncine dove prima stanziava il Volus, intrecciando armoniosamente le gambe.
Shepard spalancò gli occhi, lo sguardo carico d'ira che si spostava da quel Turian al suo sottoposto -Hai allertato un ufficiale della Gerarchia senza il mio consenso, Garrus?- fece, scandendo parola per parola -Come diavolo ti sei permesso?!-
-Gliel'ho imposto io, Comandante- intervenne Virgil in sua difesa, appoggiando un braccio sullo schienale della panca -Vakarian guarda i vostri interessi, e ha fatto la scelta più giusta a rivolgersi a me piuttosto che ad altri, non è necessario un rimprovero.- contrasse le mandibole in maniera tranquilla -Ora, se fosse così gentile da darmi una spiegazione...-
-Sono dati classificati- intervenne Fisher, appoggiando le mani sui fianchi -Ora è una questione dell'Alleanza.-
-Vediamo di rispettare la gerarchia, Tenente. Da quello che mi risulta, il mio grado non è stato ancora rilevato- ringhiò Shepard facendo un passo in avanti -Se questo Turian è stato coinvolto in un affare classificato senza il suo consenso da un mio sottoposto, sono io responsabile di ciò che ne consegue- intrecciò le braccia, corrugando la fronte -Cerberus mi da la caccia perché sono in possesso di dati che potrebbero comprometterli. Vogliono privarmi delle risorse che ho accumulato durante il corso della nostra collaborazione per distruggere i Collettori, dati che vogliono usare per i loro scopi...-
-Dati sui Razziatori?- domandò Virgil, sostenendo il suo sguardo.
-Esattamente- replicò Shepard, rivolgendo un'occhiata di traverso a Garrus, che si era appena visto crollare le pareti di un dirupo addosso -Ora vorrei sapere io una cosa: in che modo Cerberus l'ha danneggiata e cosa esattamente le ha chiesto Garrus.-
Virgil si osservò gli artigli della mano, studiandone a fondo la lunghezza e la forma -Se non fosse stato per il suo sottoposto, Shepard, ora sarei morto... in quanto alla richiesta che mi è stata fatta, ebbene, lui non mi ha chiesto nulla, se non avvisarmi che forse Cerberus avrebbe sferrato un attacco plateale su Omega. Voleva che mettessi al corrente chi di dovuto per aiutarvi a respingere un eventuale attacco, e così sarà, ora che conosco la posta in gioco. Non allerterò i miei superiori, dato che, da quanto ho capito, ci sta già pensando l'Alleanza alla vostra incolumità...- sospirò teatralmente -Ora dobbiamo solo preoccuparci di come possiamo tornare ai moli senza destare sospetto... due soldati delle Forze Speciali non sono invisibili. Puoi violare una telecamera, ma non nasconderti agli occhi dei passanti...-
-Per questo non dovete preoccuparvi- fece il Tenente Fisher, scambiando un'occhiata d'intesa con Whyte, al suo fianco -Sappiamo essere piuttosto discreti...-
-Con quelle armature?- intervenne Garrus, scettico.
Shepard gli lanciò uno sguardo torvo, poi si infilò il chiodo, calandosi il cappuccio sulla testa -Troviamo una soluzione e torniamo il prima possibile all'hangar... la Normandy deve fare rotta su Arcturus entro sera...-
-Temo sia impossibile- commentò Whyte, fronteggiandola -Ma sarà il Maggiore Klein stesso a spiegarti tutto...-
Di contro, la tonalità della pelle di Shepard perse un grado di rosso, gli occhi sbarrati -Klein...-
A Garrus bastò un'occhiata per vedere che Lenore era visibilmente turbata da quel nome, probabilmente si trattava di un suo vecchio compagno di squadra che le aveva fatto un torto, o viceversa (cosa molto più probabile). Non indagò oltre.
Virgil si sollevò in piedi, attivando il factotum -Vediamo di trovare una soluzione alla svelta, allora...-
Fisher si voltò appena, ancora inacidita dall'essere stata rimproverata da Shepard, che suo superiore non era, ma contraddirla sarebbe stato come ingurgitare una ciotola di cicuta. 
-Possiamo fidarci- fece Garrus, avvicinandosi al suo commilitone.
-Si è visto...- esalò di rimando Virgil, stringendo le palpebre.
Lenore si morse un labbro per non rispondere in maniera poco appropriata mentre Whyte le si avvicinava, porgendole il datapad con un lieve sorriso.
-Ti ringrazio...- replicò lei, strappandoglielo quasi di mano -Ma la prossima volta cerca di rispettare la mia privacy, Strike...-
Il soldato sollevò le mani in segno di resa, ampliando il sorriso -Io non ne so nulla, ma mi piacerebbe che tu rimanessi nel mondo dei vivi ancora per qualche tempo, Lee... abbiamo un sacco di cose da raccontarci.-
Lenore abbozzò un sorriso. Tra tutti i suoi compagni di squadra, Howard “Strike” Whyte era la persona con cui si era meglio trovata, nel corso della sua carriera, lo definiva un individuo, prima che un soldato, infatti.
Gli afferrò una spalla, stringendo appena mentre il Tenente Fisher le si avvicinava, dubbioso.
-Lee, scusa la domanda impertinente...- esordì, aggrottando la fronte -Quel Turian...-
-Quel Turian ha un nome, un grado e un cognome, Catfish- la interruppe Shepard, riavviandole una ciocca di capelli, cercando di non farsi notare da Garrus, intento a discutere con Virgil sulla strategia da adottare -Non intendo discutere della mia vita privata, Cat, non ora che siamo in una situazione così delicata... mi chiedo perché Anderson abbia voluto mettervi di scorta al Tenente Shepard...-
Strike sbuffò sonoramente, passandosi una mano sulla fronte sudata -Odio le cliniche...- sbottò, cercando di spostare l'attenzione altrove.
Catfish, chinò lo sguardo, fissandosi i piedi -Non possiamo dirti nulla, Claymore, gli ordini sono chiari. Non piace nemmeno a noi, a dire il vero...-
-Gli ordini sono ordini, non dispiacetevi, sarebbe illogico- replicò Lenore, storcendo il naso nell'udire il suo vecchio nome in codice. Le mancavano sempre le parole, in quei frangenti, quando si ritrovava a scontrarsi con l'affetto di chi le era caro durante l'addestramento -Parleremo poi...- concluse, dando un taglio netto a quella rimpatriata.
-Shepard, abbiamo un problema...- Garrus estrasse il Mantis, caricando velocemente un colpo in canna mentre Virgil socchiudeva lentamente la porta per osservare l'esterno.
-Che tipo di problema?- domandò lei, sorpassando i suoi commilitoni e portandosi al suo fianco.
-Problema a tre teste- replicò Virgil, facendole cenno di dare un'occhiata attraverso la fessura della porta -Tre di quelli con la spada, una decina di quelli con il Mattock e... Spiriti! È uno scudo, quello?-
Lenore imprecò a denti stretti, mentre osservava la strada davanti alla clinica riempirsi di truppe di Cerberus.
-Maledetta me, che ho lasciato il dannato Claymore su Illium...- mormorò, mentre estraeva dalla fondina la Carnifex e caricava un colpo, prima di voltarsi verso i suoi due commilitoni.
Strike sbuffò una risata -Forse il Turian aveva ragione, dovevamo metterci un frac, nevvero Cat?-
La donna afferrò una pistola Suppressor dal fianco, ridacchiando -Te la immagini Claymore con un frac, Strike?-
-Neanche nei miei più peggiori incubi- scherzò lui, mentre imbracciava un fucile d'assalto N7 Valkyrie. 
Garrus strinse le palpebre, mentre cercava lo sguardo di Shepard per una strategia. Il Comandante diede un sorriso sghembo in risposta -Ecco il piano, io e Strike nel mezzo, Catfish, sai cosa fare... Garrus...-
-A Garrus preferisco pensarci io. Ti copriremo il fianco destro...- fece Virgil, schioccando le mandibole, mentre continuava ad osservare lo scenario di guerra attraverso la fessura della porta -Non vedo l'ora di vedere all'opera questi fantomatici N7 di cui tanto si vanta l'Alleanza...- 
La risposta arrivò da Strike, la cui armatura diede un brusco schiocco all'altezza della spalla destra.
Una risata sommessa, e Shepard spalancò la porta con un calcio.

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Aprile 2013, 24

Un rapido aggiornamento prima di buttarmi a studiare tecniche pittoriche di cui non capisco il senso.
Allungare il brodo? Voglia di interazioni? No, la questione è dannatamente più semplice... smanio per l'incontro/scontro che avverrà durante il prossimo capitolo.
Manca davvero pochissimo all'ultimo capitolo di questa storia e io sono già in assetto di guerra, a bordo della Normandy a pettinare Grunt mentre bevo un caffè corretto con il signor Shepard.
Il prossimo capitolo sarà qualcosa di strano, forse inaspettato, forse scontato. Serata delirante, questa.
Prometto che mi metterò in pari con le risposte nel più breve tempo possibile, portate pazienza ancora un po' :3
Siate forti”

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Break-down ***


14. Break-down

 

 

Oh, madre madre, per me è la fine!
Vada il mondo in rovina!
In Dio non c'è pietà.
Per me mai più felicità”

(G.A. Bürger, “Lenore” 1773)

[x]

 

 

 

Joker sembrava aver preso dieci anni nel giro di qualche minuto, sotto un paio di sguardi gelidi come la ghiaccia del Cocito.
Alla sua destra c'era la copia sputata di Lenore al maschile, alla sinistra c'era direttamente suo padre, ed entrambi fissavano il povero malcapitato con gli stessi occhi duri e freddi.
Il Tenente dell'Alleanza si passò una mano sulla fronte, dando un sospiro sommesso -Signor Moreau, vorrebbe per favore ripetere perché ha lei il comando? Da quello che mi risulta è Miranda Lawson l'ufficiale incaricato di prendere il posto di Shepard in questi casi...-
-Non ho idea di dove sia Miranda- replicò Jeff, aprendo le braccia, esausto da quell'interrogatorio che stava andando avanti da ore, ormai -Ve l'ho detto, Shepard sarà qui a momenti, potrete farle tutte le domande del caso...-
-Fammi capire, pilota- intervenne l'altro soldato -Sei almeno in grado di fare le veci del tuo Comandante in sua assenza? E dire che sei stato addestrato dai più decorati ufficiali dell'Alleanza!-
Era un individuo dalla voce nasale, il Maggiore Logan Klein; nonostante fosse molto alto, manteneva una forma snella e armoniosa, cinta da un'armatura completamente nera e lucida, come se non avesse mai visto il campo di battaglia.
Ma Klein il campo di battaglia l'aveva visto eccome, difatti ne portava una cicatrice evidente sul viso, simile al taglio sul naso e sul labbro superiore di Lenore, solo che quello era diagonale, e divideva esattamente in due parti uguali il suo viso. L'occasione era stata la stessa: Torfan.
Aveva riparato sé stesso e i suoi due compagni dietro al suo scudo tecnologico, ma quello si era sbriciolato in mille scintille, ustionando a morte il suo compagno e distruggendo il casco N7 di Lenore, lasciandoli scoperti davanti a una granata a frammentazione.
Joker sbuffò sonoramente -Ve lo ripeterò un'ultima volta, i miei ordini sono chiari: prendere il comando finché Shepard...-
La porta della sala briefing della Normandy SR-2 si aprì improvvisamente dietro a Jeff che si trovò le spalle abbrancate da due mani conosciute.
-Scusate per l'attesa- esordì Lenore, corrucciata. Dietro di lei c'erano i suoi compagni, sporchi di polvere e sangue, Catfish aveva una ferita da taglio all'altezza della tempia, Strike reggeva ancora tra le braccia un Valkyrie fattosi troppo pesante, il lanciamissili da spalla che ancora fumava. Garrus e Virgil mantenevano un'andatura composta, nonostante fossero entrambi stanchi e malridotti. 
Il Comandante osservò entrambi i suoi ospiti alzarsi, lo sguardo duro di chi non aveva niente da nascondere, né da rimproverarsi.
Il soldato che prima sedeva alla sinistra di Joker si avvicinò a lei, poi squadrò entrambi gli alieni prima di rivolgersi ai suoi due sottoposti -Catfish, Strike, rapporto-
-Maggiore Klein, lei è sulla mia nave, non se lo scordi- intervenne Shepard -i suoi soldati può interpellarli in seguito-
-Una nave senza bandiera è una nave pirata, Lenore. La Normandy SR-2 non è riconosciuta dall'Alleanza dei Sistemi-
-Siamo su Omega, Maggiore, Sistemi Terminus. Le ha controllate le mappe galattiche ultimamente?-
-Non sei mai stata così indisciplinata, che tutti questi alieni ti abbiano corrotta?-
-Sono stati i fottuti esseri umani come te a farmi rendere conto che forse non siamo migliori di loro, Klein... ora, se vuoi farmi il piacere di startene zitto, ho qualcosa da dire, persone da presentarvi e una stazione spaziale da lasciare prima che la situazione si faccia talmente di merda che se ci sommerge anche solo fino al naso siamo fortunati!-.
Nella stanza scese il silenzio, turbato di tanto in tanto dallo sfrigolare delle barriere cinetiche di Virgil e dal grado di apertura delle palpebre del Maggiore. Sembravano cigolare da quanto erano tese.
Lenore diede un sospiro sommesso, poi fece cenno a Virgil di prendere posto nella stanza, chiamandolo con il suo grado per avvisare implicitamente chi aveva intorno che non si trattava di un Turian a caso.
Dopo che tutti ebbero preso posto, Joker compreso, suo malgrado, Lenore diede un sorriso composto verso il padre, per poi chinare appena la testa in segno di saluto.
L'uomo manteneva una compostezza quasi glaciale, la schiena dritta e il volto apparentemente inespressivo. A Garrus venne subito in mente il suo Sergente istruttore, che sembrava davvero una statua del periodo storico turian analogo al nostro neoclassicismo.
-Non fraintendermi, Garr, sono contento che tu abbia deciso di coinvolgermi in una faccenda simile, dopo anni che non ci vediamo ma...- Virgil si era proteso verso di lui, lanciandogli un'occhiata sorniona -...non trovi che ci sia un po' di tensione? No, dico, guardali...- 
-Virgil, ti prego...-
-...sembra che abbiano una medusa infilata nel...-
-Virgil!-
Catfish, dalle spalle del Maggiore, trattenne a stento una risata mentre Shepard scuoteva la testa, rassegnata.
-La Gerarchia è caduta molto in basso, a quanto pare...- commentò il Maggiore, ricevendo un'occhiata di traverso da entrambi gli Shepard.
Virgil mosse appena le mandibole, intrecciando le braccia sul petto, poi rivolse un'occhiata a Lenore, in attesa.
Il Comandante annuì, raccogliendo la palla al balzo -Consegnerò la mia nave all'Alleanza, come stabilito, ma vorrei prima chiarire la situazione in presenza di tutti gli elementi coinvolti in essa- incrociò le mani sul tavolo, rivolgendo lo sguardo verso il padre -Poco meno di una settimana fa, l'Uomo Misterioso ha attaccato me e la mia squadra mentre la Normandy subiva le riparazioni di routine. Le truppe di cui dispone sono potenti e letali, siamo riusciti a sopravvivere solo grazie a una tattica superiore e alla nostra forza d'animo...- digitò qualcosa sul factotum, proiettando al centro del tavolo una scansione dettagliata delle singole truppe che aveva affrontato sul campo di battaglia -...le più letali portano una spada e sono capaci di occultarsi, proprio come Catfish.- ammise, lanciando un'occhiata veloce alla soldatessa -Tenendo i dettagli strategici in ultima, arriverò subito al punto: Cerberus sa che io sono a conoscenza del fatto che utilizzino tecnologia dei Razziatori per i loro scopi, travestendolo con il loro falso intento di mettere l'Umanità al primo posto...-
Il Maggiore diede una risata sommessa, protendendosi verso di lei -Razziatori? Lenore, non sei un po' troppo grande per credere a queste assurdità?-
-E poi è la Gerarchia ad essere caduta in basso...- commentò Virgil, schioccando le mandibole -I Razziatori sono una minaccia effettiva, o la Sovereign per voi non era altro che un'enorme visione olografica? Da quello che mi risulta, avete perso molte navi in quella battaglia...-
-La Sovereign era la nave di Saren, costruita per lui dai Geth, i Razziatori sono una fantasia, non abbiamo le prove per decretare la loro esistenza!-
-Le prove le abbiamo tutti, Gerarchia compresa- ammise Virgil -Sta a noi valutare cosa è meglio fare secondo logica, e lei, Maggiore, non è in grado di analizzare correttamente i fatti!-
-Anche perché non gli ho concesso di esprimere la sua opinione- intervenne tranquillamente Jake Shepard -Mi scuso per il mio collega, Tenente Viridis, una simile mancanza di rispetto non accadrà più. Piuttosto, sarei curioso di sapere qual'è il suo ruolo nell'intera vicenda-
Virgil schioccò di nuovo le mandibole, mentre si abbandonava sullo schienale della sedia -Mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Cerberus ha colpito me e il mio commilitone- indicò con il capo Garrus -mentre stavamo discutendo di affari privati. In seguito, mi sono offerto di scortarlo fino al suo Comandante, per ricevere spiegazioni in merito a un attacco così plateale da parte di un'organizzazione per la quale Shepard lavorava.-
-E perché è salito a bordo della Normandy, di grazia?-
-Uno dei tanti motivi è che Cerberus intende colpire anche quello che è stato il migliore tra i miei sottoposti... e vorrei assicurarmi che esca indenne dalla vicenda.- ammise Virgil, attivando il factotum -La Gerarchia ha bisogno di elementi del suo calibro, che hanno affrontato la furia dei Razziatori sulla loro pelle- fece l'occhiolino a Garrus, di sfuggita.
Lenore si morse un labbro, ripensando al rimprovero che quel Turian le aveva fatto almeno un'ora prima. Perché non la stava sbugiardando pure ora? Che Garrus c'entrasse qualcosa con questo? 
Quella faccenda le puzzava.
Jake Shepard annuì, passandosi una mano sul mento -La ringrazio. Si tratta di una situazione delicata... soprattutto perché non abbiamo le prove che utilizzino questa fantomatica tecnologia dei Razziatori per i loro fini...-
-Presenterò le prove direttamente all'Ammiraglio Hackett, quando sarà giunto il momento-
-Vorrei ricordarti che io e il Maggiore Klein restiamo pur sempre l'unica cosa che ti divide dalla corte marziale, Comandante- replicò Jake Shepard, inarcando un sopracciglio -Non sottovalutare la nostra testimonianza-
-Questa situazione è paradossale, lasciatemelo dire...- esalò Lenore, incrociando le braccia sul tavolo -Non potremmo partire per la stazione di Arcturus e discuterne in presenza di Anderson, o di Hackett stesso? Sembra che mi stiate mettendo sotto processo prima dei tempi-
I quattro soldati dell'Alleanza parvero diventare delle statue di marmo, tese e corrucciate. Lenore scorse lo sguardo prima da suo padre, poi passò in rassegna le espressioni di Catfish e Strike, che evitavano accuratamente il contatto visivo.
Il Maggiore Klein diede un colpo di tosse -Mi è concesso parlare, Signore?-
-Permesso accordato-
Gli occhi profondi dell'ufficiale si posarono su quelli di Lenore -Due incrociatori di Cerberus presidiano il Portale d'accesso al sistema, se non troviamo una via per andarcene, saremo bloccati su Omega a tempo indeterminato. Raggiungere Arcturus è la priorità, ma dobbiamo prima eludere la loro offensiva.-
-Incrociatori?!- Virgil digitò qualcosa sul suo factotum, poi contrasse le mandibole in un'espressione accigliata -La SSV Caporetto ha destato fin troppa attenzione, perché due incrociatori sono passati completamente inosservati agli occhi dell'Intelligence, mi chiedo?-
-Si ricordi che Cerberus utilizza una tecnologia superiore- intervenne Shepard, protendendosi verso di lui -Hanno ricostruito da zero una fregata del calibro della Normandy. Questo in meno di due anni...-
-Due navi di quelle dimensioni non sono state rilevate prima dai radar- constatò Virgil, passandosi una mano sul viso -Cosa diavolo avranno in mente, mi chiedo. Di certo non sono qui per distruggere delle semplici prove di cui l'Alleanza potrebbe essere già in possesso da tempo. No, sono qui per motivi diversi...-
-Che vogliano mettere sotto scacco Omega approfittando del fatto che Shepard sia presente?- Garrus si drizzò in piedi -Prendere due piccioni con una fava-
L'altro Turian spalancò la bocca -Bisogna prendere provvedimenti. Vakarian, dobbiamo...-
-Vakarian non deve nulla, se non rendere operative le batterie missilistiche della Normandy- ringhiò Shepard, stringendo le palpebre -Joker, vale anche per te. Tutti ai vostri posti, non resterò a guardare mentre Omega viene presa d'assalto da una dannata flotta!-
Scese il silenzio, mentre Virgil e Lenore si scambiavano un'occhiata di fuoco. 
Il Turian si alzò lentamente, appoggiando entrambe le mani sulla superficie del tavolo, poi contrasse le mandibole in risposta a uno scatto delle placche del viso -Tenga bene in mente che quando lei sarà su Arcturus, Vakarian tornerà sotto il mio comando, Shepard...- disse, fissandola sempre negli occhi -Non ho idea di quanto ci vorrà per farla fuggire da Omega, ma la Gerarchia deve prepararsi ad un eventuale attacco dei Razziatori... Garrus è necessario alla sua gente, è una risorsa di vitale importanza.-
Shepard spalancò le palpebre, ricordandosi che non era Cerberus il problema di fondo di quella vicenda, né la sua salute. Dopo la distruzione del Portale Alfa, lei aveva regalato dei giorni preziosi all'Umanità e alla Galassia, e non andava sprecato nemmeno un istante.
-Ha ragione, Tenente,- rispose, accompagnata da un respiro profondo -tutti noi dobbiamo prepararci... ma Garrus deve comunque rendere operativi i sistemi missilistici della mia nave, come solo lui è in grado di fare. Si ricordi che Cerberus ha in mente di attaccare Omega-
-Non è detto, Shepard... resta un'opzione che necessita di una convalida.- Virgil si diede la spinta per riprendere una posizione eretta, poi si diresse verso l'uscita -In tal caso, avrei una controffensiva da organizzare...- fece, una volta raggiunta la porta. Si inchinò lievemente, poi rivolse uno sguardo sornione verso Shepard, tendendo la mano verso di lei -Mi ha fatto piacere conoscerla, Comandante...- disse, mentre le afferrava l'avambraccio, come d'usanza nell'esercito della Gerarchia. Lei replicò a quel modo la stretta, osservandolo duramente -Veda di non farsi ammazzare, Viridis, abbiamo una minaccia intergalattica da affrontare.-
-Vale anche per lei, Shepard...- Virgil mosse la mascella verso sinistra, sollevando appena la mandibola corrispondente, la simulazione di un sorriso -E veda di farmelo trovare integro, la prossima volta che ci vedremo...- detto questo, si sciolse dalla presa e uscì, dando un ultimo cenno con la testa verso Garrus.
Jake Shepard e il Maggiore Klein si scambiarono un'occhiata allarmata, per poi alzarsi in sincrono.
-Lenore, due parole, in privato...- fece il Tenente, protendendosi verso di lei -Ora.-
Il Comandante annuì, deciso, mentre le persone presenti in quella stanza si allontanavano. Jeff le rivolse uno sguardo preoccupato mentre zoppicava verso l'uscita, la mano che sfiorava la parete per cercare degli appigli che gli permettessero di velocizzare l'andatura.
Garrus, nel passarle di fianco, si attardò a fissarla. Lei non ci pensò due volte e gli afferrò un braccio, mordendosi il labbro -Signore- disse, rivolgendosi al padre -Vorrei che Garrus fosse presente. È a conoscenza di tutti i dettagli della missione che abbiamo affrontato su Omega4, in più...-
Il padre di Shepard già non l'ascoltava più mentre sigillava le porte della sala briefing, i due che erano rimasti all'interno. Garrus ricambiò la stretta, perplesso, mentre Lenore rimaneva per la prima volta senza parole.
Jake Shepard si sedette direttamente sul tavolo, intrecciando le mani, le gambe penzoloni -Léannan cara, mi vuoi spiegare cosa diavolo ti prende, di grazia?-
Due sguardi sbigottiti lo fissarono.
-Sto aspettando- proseguì lui, drizzando la schiena, lo sguardo glaciale in un viso che non lasciava trapelare alcuna emozione.
Lei trasse un respiro profondo -A cosa ti riferisci, m'athair?- chiese, allontanandosi da Garrus per prendere posto accanto al padre.
Il Tenente si passò una mano sulla testa, riavviandosi i capelli -Anderson mi ha parlato del tuo “problema”... dice che ti credi uno Juggernaut... il tuo comportamento di oggi mi ha dato la prova che sei realmente instabile.- sospirò sommessamente, scrollando le spalle -Léannan... due anni fa mi trovavo su Torfan, assieme ai tuoi commilitoni e ad un'Asari che sosteneva di essere la tua compagna... l'Alleanza ha mentito per mesi prima di dare la notizia ufficiale della tua morte. Vederti mentre facevi promozione nei cinema... oh, che diavolo! Ed eri effettivamente viva! Cosa diavolo sta succedendo?-
Lenore inarcò le sopracciglia, chiudendo gli occhi sotto i polpastrelli. Come poteva trovare le parole giuste per spiegargli tutto il casino che stava succedendo attorno a lei? 
Lasciò che il discorso fluisse, anche senza infilarci un senso... m'athair era l'unica persona che aveva sempre cercato di capirla, in famiglia... le perdonava ogni marachella in infanzia, portandola con sé mentre svolgeva azioni diplomatiche con le varie specie del Consiglio. Un diplomatico, Jake Shepard, abituato ad agire mediante le parole, tutto il contrario della figlia.
Garrus osservò le labbra di Lenore mentre articolavano un discorso complesso, ricordandosi un sorriso che forse non avrebbe più visto. Un bacio di qualche sera prima raggiunse le sue, di labbra, poi uno sguardo che non era più rigato degli impianti, ma azzurro, come il suo. Erano azzurri? Gli occhi di Lenore, dico.
Perché doveva pensare a lei a quel modo, ora che si trovava di fronte a suo padre? 
Voltò la testa verso di lui, trovandolo assorto in qualche pensiero, in qualche giudizio. Un volto esattamente quadrato, gli zigomi pronunciati e diffusi di un leggero strato di lentiggini. Gli occhi erano esattamente quelli di Lenore, il taglio all'inglese, leggermente rivolto verso il basso.
Si ritrovò a pensarli ridere insieme a una qualche battuta, una bottiglia di whyskey di Islay e un braccio sulla spalla. Una canzone dei vecchi tempi, dove i militari ancora marciavano in parate orgogliose e ridicole.

-Non si può tornare in vita, m'athair- decretò Lenore, infine -di Lei c'è soltanto il viso e qualche traccia del suo vecchio carattere, creati ad arte per simulare alla perfezione il Comandante... ma io non sono Lei, sono solo un ammasso di dati e circuiti. La sola cosa che posso fare è onorare la sua memoria combattendo le sue battaglie...-

Garrus smise di pensare, il padre di Lenore smise di respirare. Nessuno voleva prendere sul serio quella notizia, anche se i dati che prima Lenore aveva comunicato loro erano imprescindibili. Erano inattaccabili. Da persone razionali quali erano, avrebbero dovuto prendere coscienza della notizia, valutarne le conseguenze... ma no, loro amavano Lenore; in un modo diverso, ma l'amavano. Sapere che non era lei quella con cui stavano parlando, che Lei non era in quella stanza ma c'era solo la sua... la sua copia... Garrus si portò una mano a coprirsi la bocca, chiudendo gli occhi e trattenendo un respiro forse troppo profondo.
-Va bene- disse, in risposta a quel silenzio, buttando il braccio davanti a sé -Non è un problema- 
Lenore si voltò verso di lui, l'aria perplessa -Hai almeno capito cosa vi ho appena detto?-
-Sì, Len... e come dovrei comportarmi? Abbandonarti?-
Lei si passò una mano sulla testa, reprimendo l'istinto di assumere una smorfia disperata a quella risposta -Direi che sarebbe legittimo, da parte tua...-
-Legittimo per chiunque altro- protestò lui, con una nota di disappunto nella voce -Mi hai già contestato di arrendermi di fronte alla prima difficoltà, Lenore, ma io non mi sono mai arreso... ora più che mai hai bisogno di qualcuno al tuo fianco, e io sono pronto a mantenere la posizione durante questa battaglia. La nostra battaglia...-
Il visore calcolò un accelerazione del battito cardiaco, mentre lei si tastava un polso, indecisa su come replicare. Jake Shepard restava a braccia conserte, osservando Garrus con un'espressione corrucciata.
-Non so proprio come difendermi...- mormorò Lenore, chiudendo gli occhi.
-Per niente sono nella tua squadra, Shepard... chi altro potrebbe farlo?- esternò il Turian, voltando la testa verso l'oloproiezione della Normandy che stava nel centro del tavolo della sala briefing.
Jake Shepard sorrise tristemente in direzione di Garrus, mentre si sollevava in piedi -Sei quel Turian che ha inviato la lettera ad Hannah... ora il quadro mi è chiaro.-
Lenore batté un paio di volte le palpebre, mentre il padre le si avvicinava, cingendola in un abbraccio composto.
-Lettera?- chiese lei, lanciando a Garrus un'occhiata perplessa.
-Una lettera bellissima, Léannan- replicò il padre, afferrandole le spalle per poterla guardare negli occhi -Sei nel corpo di mia figlia... hai il suo stesso modo di parlare, la sua espressività... l'unica cosa che ti distingue da lei sono queste cicatrici- le carezzò il viso, sorridendo dolcemente -Mi concedi di poterti amare? Ci concedi di poterti amare, creatura così simile a mia figlia da incarnare la sua essenza?- un altro sorriso.
Lenore spalancò gli occhi, l'espressione schifata, cercando di divincolarsi e, allo stesso tempo, di permettere alla sua testa di accettare quello che le stava succedendo, elaborando i dati per formulare una risposta da elargire. Quale perversione assurda li spingeva ad agire in quel modo di fronte a lei, non più Lenore ma copia di Lenore?
E quale perversione l'aveva spinta prima a cercare il braccio di Garrus per poter fronteggiare un discorso come quello? Non erano forse esseri organici, quei due esseri? Non erano... diversi?
Era troppo.
Un gemito e una spinta, poi lei a cercare a tentoni il tasto centrale della porta, l'adrenalina che diventava paura vera e propria mentre le cicatrici sul volto minacciavano di allargarsi in numerose crepe, quasi come se fosse una maschera veneziana.
Si sentiva lei stessa di porcellana, mentre le braccia di Garrus si chiudevano su di lei, come in una morsa mentre Lenore sembrava in preda a una frenesia che non sentiva.
Era un limbo fatto di paura, una situazione alternativa in cui lei non c'era, andata chissà dove per lasciare spazio a quello che più temeva: perdere il controllo.
Un esaurimento nervoso, anzi, un vero e proprio break-down psicotico.
Non se ne rese conto, perché lei non era lì, ma Garrus aveva dovuto prenderla di forza e gettarla a terra, bloccandole le braccia sulla schiena e buttandosi di peso su di lei per bloccarla.
-IDA, CHIAMA A RAPPORTO MORDIN. È URGENTE- gridò il Turian, le mani tremanti che ancoravano la testa di Shepard a terra. Il padre era sconvolto, ancora a braccia aperte davanti alla scena del tutto inaspettata che si ritrovava ad assistere.
Mordin entrò poco dopo il richiamo, con una calma quasi innaturale; pochi secondi prima si trovava nel laboratorio, a riordinare la sua documentazione in vista dell'abbandono della nave, per ritornare finalmente su Surk'esh.
Con un gesto fulmineo, il Salarian recuperò una siringa dalla borsa medica e la piantò nel collo di Shepard, come se fosse un pugnale. Un movimento fluido, di chi è abituato ad agire nell'arco di pochi millesimi di secondo, proprio mentre il pensiero si manifesta per trasformarsi in azione.
Garrus stringeva i denti, il ginocchio piantato nella schiena di Shepard e le mani che vibravano sotto gli ultimi brandelli di forza che lei esitava a sprigionare, in risposta al calmante.
Si accasciò su di lei, quando fu calma, appoggiando la fronte sulla sua nuca e sussurrandole qualcosa di incomprensibile.
Mordin si rivolse al padre -Trattasi di comune break-down.- fece, -Esposizione massiccia allo stress. Ore di sonno limitate al dormiveglia. Stile di vita malsano. Probabile causa nella vostra presenza...- si irrigidì, mentre si carezzava il mento puntuto con il pollice -Consiglio riposo. Oltre a una dose massiccia del farmaco che voi chiamate Valium. Particolarmente efficace. Probabile inizio di una patologia psic...-
-Hellebore! Dottore la prego, non sto capendo niente... cosa diavolo le è successo?- berciò Jake Shepard, mentre Garrus mollava la presa su Lenore per poterla distendere in una posizione che fosse comoda per entrambi.
Iniziò una fitta discussione che lei intravide solo, mentre il padre prendeva il dottore per il bavero, indicandola, e Mordin, in tutta risposta continuava un intenso monologo a proposito delle psicopatologie derivanti da un crollo come quello che l'aveva appena assalita. Un crollo? Lei? Quando?
Lei si ricordava di essersi seduta sul pavimento della Sala Tattica, accanto a Garrus. O nemmeno quello era mai successo?
-Garrus...- biascicò, schiudendo le palpebre.
Il Turian le rifilò un'occhiata rassicurante, carezzandole il viso -Resterà tra queste quattro pareti- fece lui, sollevato che il calmante avesse fatto effetto così rapidamente; un altro po' e la situazione gli sarebbe sfuggita di mano. 
-Mi dispiace, Garrus...- riprese lei, adagiandosi contro di lui -Non posso proprio accettare che tu... che tu... penso che Shepard non lo vorrebbe...-
Lui le strinse la testa contro il petto, sedendosi meglio per poterla sorreggere e, al contempo, darle il tempo per potersi riappropriare della sua dignità di comandante.
Ignorò quel commento, soffermandosi a fissarla, a farle coraggio silenziosamente mentre le poggiava la testa sul cuore. 
-Sono innamorata di te, Garrus- 
Il Turian sbuffò una risata leggera, voltandosi per guardare altrove -Quella cosa che Mordin ti ha iniettato ha fatto presto a fare effetto...-
Lei sorrise appena, chiudendo gli occhi, poi respirò profondamente -Allora è una gran bella sensazione... di quelle che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco...-
-Le farfalle?-
-Nello stomaco... cosa dicevi a mia madre, nella lettera?-
Garrus le riavviò i capelli, inclinando appena la testa -Le ho scritto che avrei preso il tuo posto, che avrei combattuto le tue battaglie, ma non è andata esattamente come speravo.-
-Mi dispiace...-
-Sei innamorata di un Turian, Comandante?-
-I miei processi dicono solo che sono innamorata di Garrus Vakarian...-
Il Turian spostò di nuovo lo sguardo, posandolo su Mordin, che brandiva una Scorpion alla rinfusa, mentre Jake Shepard alzava le mani in segno di resa e gli chiedeva di mettere giù l'arma.
-Se me lo dice un Silone così bello, allora non posso fare altro che crederci- e le sfiorò la fronte con il naso, permettendole di rilassarsi definitivamente in un delicato sonno ristoratore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Aprile 27, 2013

Dunque,
ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare: stravolgere la timeline.
Ho anticipato un evento storico, manipolandolo a mio piacimento per inserirci la vicenda e renderla più “movimentata”. È un esperimento, spero vivamente che mi sia riuscito e che nei capitoli successivi renda migliormente. È una cosa che odio fare, di solito... oddio quanto mi sento insicura D: 
Fondamentalmente, provo un odio smisurato per questo capitolo. Esagerata? No, per niente. Lo odio proprio.
E perché lo pubblichi allora, idiota?”
Perché mi serve come anticipazione del prossimo capitolo, che si intitolerà “Eabor”, ecco tutto.
Un abbraccio insicuro e un mare di caramelle a forma di Normandy.

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Eabor ***


15. Eabor

 

[x]

 

 

Odore di caffè.
Una tazza si presentò davanti agli occhi di Lenore, gliela porgeva il Maggiore Klein, proteso verso la branda dove Shepard era stata adagiata, nell'infermeria di bordo. Era stata portata lì poco prima, sorretta sia dal padre che da Garrus.
Una ferita che ha perso troppo sangue” aveva sintetizzato il Dottor Solus, sostenendo lo sguardo di una Chakwas incerta. Il bigliettino contenente la ricetta era scritto in modo sintetico, con le lettere tondeggianti della lingua galattica.
Del Valium, eh? Non è che mi state nascondendo qualcosa?” aveva chiesto la dottoressa, protendendosi in uno sguardo scettico verso il collega.
Poi Lenore aveva grugnito qualcosa e tutto si era risolto con un'alzata di spalle.
-Stai invecchiando, Claymore- constatò il Maggiore, osservandola sorseggiare avidamente quella brodaglia scura -Catfish mi aveva assicurato che non eri rimasta ferita durante lo scontro... dovrò richiamarla all'ordine-
Shepard si ritrovò a dover posare la tazza su un ripiano, in parte soddisfatta dal caffè, in parte disgustata che quella bevanda fosse gelida, quindi intrecciò le dita, sorridendo lievemente -Non l'ho notata nemmeno io, a dire il vero- ammise, per poi rivolgere uno sguardo divertito verso il suo vecchio commilitone -Volevi parlarmi?-
Klein serrò la mandibola, poi si sedette sul bordo della branda, incrociando le mani sulle ginocchia -Cat mi ha riferito di aver visto un tumore, nei tuoi dati clinici, volevo assicurarmi che così non fosse...-
Lenore si morse un labbro, affondando la testa sul cuscino. Klein, di certo, era un individuo molto diretto -Cosa ti ha detto esattamente?-
-C'è una massa maligna nel tuo cervello, ripresa da più angolazioni...- replicò lui, cercando il contatto visivo.
Il sapore di caffè l'aiutò a mettere chiarezza, mentre si umettava le labbra, aiutandosi a cacciare via ciò che restava della bevanda con l'indice.
-Non è un tumore- esalò la donna, puntando uno sguardo stanco altrove. Quegli occhi gelidi sarebbero stati l'ultimo approdo, l'ultima spiaggia che avrebbe raggiunto. Per ora, non se la sentiva assolutamente di incrociarli, l'avrebbero intimorita.
-E che cos'è, un muffin?- ribadì brusco Klein, osservandola con un'espressione palesemente seccata -'via, non cercare di indorarmi la pillola, quanto tempo hai?-
Shepard rise sommessamente, carezzandosi lo stomaco coperto appena da un lenzuolo, infine chiuse gli occhi -Non ne ho la minima idea...- asserì -Penso comunque di riuscire a mantenere il controllo, prima che mi entrino ufficialmente nella testa-
Klein corrugò la fronte -Si è già esteso così tanto?-
Involontario, il parallelismo con un'operazione chirurgica; fattostà che Lenore non poté fare altro che sorridere tristemente, mentre lui iniziava a trarre delle conclusioni che non erano distanti dalla verità, bensì abbastanza simili da poter essere tranquillamente accettate per la loro validità razionale.
-Pensiamo alla battaglia- deviò brusca lei -I tuoi uomini sono pronti?-
-I miei uomini sono sempre pronti, Claymore...- replicò il Maggiore, con una tono di voce seccato, come recuperava il caffè dal ripiano. Poi le rivolse un'occhiata d'impazienza -Senti, se posso fare qualcosa io...-
Fu allora che Lenore decise di guardarlo negli occhi.
-Credimi- lo interruppe.
Klein sollevò un sopracciglio, dubbioso, poi annuì -Quella storia dei Razziatori è pura pazzia-
-Non mi resta altro che combattere, King, questo è il mio scopo- Shepard sorrise lievemente, sollevando appena un braccio -E ho bisogno di persone che ci credano, che vedano con lungimiranza a quello che accadrà... Per i crimini che ho commesso, l'Alleanza mi metterà sotto processo e io non potrò agire liberamente. Ho bisogno di braccia, mani, ombre... persone che prevengano l'invasione, che ci aiutino a contrastarli, a sopravvivere.-
Logan “King” Klein serrò le labbra, assumendo un'espressione pensosa. Evidentemente, riteneva ancora che si trattasse dei vaneggi di uno spirito pazzo... non c'era la volontà di affidarsi, nell'espressione del suo viso, solo una brutta cicatrice che fremeva sopra muscoli scettici.
-Ci proverò...- esalò il Maggiore, dopo qualche minuto di silenzio, perso ad osservare il viso distrutto della sua companach. Un viso che sembrava essere stato ricavato da una roccia calcarea.
-King, fare o non fare, non esiste provare-
Si scambiarono un'occhiata intensa, lui sorrise, avvicinandosi a lei e posandole una mano sul braccio -Vivrai- fece, raggiungendo la sua mano e stringendola. Questa era la sua soluzione definitiva.
Era un uomo che faticava a credere a quei fatti, il Maggiore, non potendo affidarsi ad un malato, per lui, terminale. Quella di elargire una frase consolatoria per aggirare il discorso era l'unica soluzione che gli vorticava in testa: Lenore doveva vivere, doveva rendersi conto dell'errore.
I Razziatori per lui erano solo un modo per identificare un problema di identità, erano la valvola di sfogo che le avrebbe permesso di fare finalmente i conti con il fantasma di Torfan.
Lei diede una smorfia, mentre Klein si sollevava in piedi, poi sorrise a sua volta -Stiamo diventando un po' troppo teneri, qui dentro- replicò, a mezza voce, all'abbarbicarsi del suo sguardo sulla linea perfetta dell'armatura del suo vecchio superiore.
Osservò il profilo della sua schiena mentre lui prendeva la via della porta.
Ecco un frammento di passato che quella guerra l'aveva costretta a lasciare alle spalle. Lo rivide inginocchiato davanti a lei, in occasione del loro primo anniversario, mentre apriva un involto di cartone con l'insicurezza di un adolescente.
Vuoi essere mia...”
No.
L'anello era finito in terra, assieme forse ad un bel progetto, di fronte alla verità che la loro relazione non era nient'altro che un modo per passare il tempo quando non si trovavano ad affrontare una missione. A Lenore parve di risentire dopo millenni il tintinnio di uno zircone da pochi soldi che si stacca dalla montatura in rame, che scivola sotto il divano dov'erano seduti lei e Strike, una birra ciascuno e una sbornia assicurata per l'indomani. Quel ricordo, dalle lise tonalità di una pergamena, fece presente a Lenore che il suo vecchio companach, Logan Klein, aveva deciso per andarsene... dopo quell'incomprensione, lui cambiò priorità, scegliendo di fare carriera, e in quell'impresa volle sotto di sé le uniche persone che nutrivano ancora dell'affetto per Lenore, forse per toglierle ciò che le era di più caro, forse per farle capire che aveva sbagliato. O forse, avevano deciso loro di allontanarsi, per diversi motivi... Lenore non è mai stata una donna facile da comprendere.
Ricominciare una vita daccapo, per Lenore, era diventata una scelta obbligata; aveva scelto di ascoltare i consigli del Capitano Anderson, subentrato dopo Klein al comando della squadra a cui lei era stata assegnata.
Poi la Normandy, Saren, l'investitura a Spettro e la discesa agli inferi.
Aveva potuto scorgere nuovamente i volti dei suoi omicidi, avvolta tra le lingue cremisi del Flegetonte, poco prima che gli occhi azzurri di Miranda le indicassero la pedana dove giaceva un'armatura N7.
La porta dell'infermeria si chiuse con un secco gemito.
Sei una donna patetica, Lenore.
Le donne forti possono anche permettersi di ammettere i propri errori e di chiedere scusa, non possono sempre pretendere. Sei una debole, Lenore.
Ti costringi ad amare quando in realtà non puoi più farlo, perché non sei in te, sei un sintetico.
Sei impregnata di tecnologia dei Razziatori, sei vuota, riempita di dati che simulano con accuratezza quello che senti.
Hai una massa nel cervello che non è altro che una banca dati che elargisce informazioni in tutto il tuo organismo, sei una copia del Comandante Shepard. Non sei tu, non sei lei.
-Non so che farmene...- rispose, di fronte a quei pensieri -Non so che farmene di tutte queste notizie, non so più a cosa pensare... vorrei solo... solo imbracciare un fucile e fare quello per il quale mi sono addestrata...-
Carneficine nel nome di un nemico che forse vedi solo nella tua testa, husk.
Perché hai voluto diventare un soldato N7, Lenore?
-Perché è una responsabilità che mi posso assumere, perché so di essere forte, di riuscire dove gli altri falliscono-
E ora? Ora che hai scoperto che quell'addestramento su cui tanto hai sudato non è il tuo ma quello del tuo predecessore? Che farai?
Lenore gemette, portandosi le mani sul viso -Ho bisogno d'aiuto...-
E a chi lo chiederai, stavolta? Di nuovo a Garrus? Si stancherà delle tue pretese, del tuo chiedere sempre, della tua cocciutaggine e del tuo impuntarti... non puoi dargli una relazione, lo ferirai e basta. Com'è successo con King, con Liara.
-No, siamo diversi... siamo consapevoli...- replicò Lenore, esasperata da quell'interrogatorio -Lui mi aiuterà, mi sosterrà, e io aiuterò lui... l'ho già aiutato e...- perché prendersi in giro... lei non poteva dargli nulla in cambio.
Si ritrovò ad osservare una proiezione del suo subconscio, colei che la costringeva a far fronte a tutti i suoi problemi, alle paranoie, all'insicurezza.
E Lenore in quel momento capì che tutta quella storia non era lei la vittima. Lei era stata creata per un motivo, lei era rinata per un motivo... e guardò dritta negli occhi la sua immagine riflessa nel vetro dell'infermeria, con piglio determinato.
-Io sono il Comandante Lenore Shepard, Marina dell'Alleanza,- pronunciò, a denti stretti -non mi arrenderò davanti alla prima situazione negativa, non mi arrenderò di fronte all'insicurezza o al primo ostacolo. Vincerò.-
Non ne sei esattamente convinta, Leno...
-Chiudi quella cazzo di bocca e ascoltami: non crollerò, non cederò all'ennuie, non ti permetterò di vincermi. Sei un riflesso, che vuole far leva su ciò che temo per farmi distogliere l'attenzione dal vero problema. Io so benissimo chi sono e cosa devo fare, e non sarai di certo tu a fermarmi... mi hai sentito, Shepard?-
Silenzio.
Silenzio scandito dall'incedere della lancetta dei secondi, dal borbottio dell'acqua che raggiunge l'ebollizione.
-Mi hai sentito?-
Di nuovo, il silenzio. Un silenzio che viene risucchiato dalle pareti insonorizzate dell'infermeria, che viene sostituito dall'odore intenso del cloro.
Lenore sorrise, incredula.
Si passò una mano sul viso, trovandosi ridicola a volersi ostinare a parlare con una figura fittizia. Intravide della gente in sala mensa, attraverso i vetri unidirezionali, mentre correvano da una parte all'altra della nave, indaffarati a rendere operativa la sua Normandy.
La sua, non di un vecchio spettro.
Sorrise di nuovo, ricordandosi che doveva assolutamente fare una cosa, prima di buttarsi a capofitto sui doveri, prima di perdersi un'altra volta nell'ombra del Comandante Shepard. Prima che riprendesse di nuovo il comando della sua nuova forma.
Sembrava come essersi risvegliata da un sogno, la povera Eleonora.
Si sollevò a sedere, poi si infilò la camicia, ridendo per come era stesa su quel lettino, ancora a indossare gli anfibi. Era vicina, dannatamente vicina. Loro erano vicini. E lei non poteva perdersi, in virtù della sua nuova e immediata impresa.
Uscì dall'infermeria, sorridendo a uno specialista che le aveva appena fatto il saluto militare. Sorridere.
Anche quella era una sensazione diversa, una sensazione nuova. Era puro benessere.
Shepard avrebbe sorriso in quel modo? No, non davanti a un'inezia come quella.
Salì le scalette che l'avrebbero portata alla Batteria Primaria, le sue gambe le divorarono, così come divorarono la distanza che la divideva dalle batterie.
Spalancò la porta e lo chiamò. Rimase ferma sulla soglia, un sorriso smagliante sulle labbra, le guance tinte di rosso.
Ciò che era gioia scemò. Lo cercò con lo sguardo, scandagliando le pareti, ogni angolo.
-IDA- chiamò, disperata -Dov'è Garrus?-
-Sono qui...- rispose una cassa, a poca distanza da lei. Lenore tornò a sorridere, poi, di nuovo, il sorriso scemò.
-Che succede?- chiese lei, accucciandosi al suo fianco.
Era seduto giusto tra un paio di casse, nascosto alla vista, una bottiglia di qualche liquore di infima categoria tra le mani e una custodia nera in grembo. Le rivolse uno sguardo accigliato, poi appoggiò la bottiglia poco distante, trattenendola per il collo, scavando l'etichetta con il pollice.
-Ho rinunciato a tante cose per ciò che ritenevo giusto fare- annunciò un Turian, scrollando le spalle.
Lenore si sedette al suo fianco, appoggiando la testa sulla sua spalla, poi sospirò sommessamente, in attesa.
-Poter cambiare le cose, rendermi utile- proseguì lui, sollevando appena un braccio. Si passò una mano sul viso -Pensavo di poterci riuscire, a sopportare il peso, per aiutarti nella tua missione contro i Collettori. Mi hai portato via dai miei problemi per una seconda volta... mi hai dato la possibilità di concludere ciò che avevo iniziato, offrendomi di affrontare un percorso che avevo già mentalmente abbandonato. Pensavo di non possedere tutta questa forza...- carezzò la custodia sui lati, laddove c'erano un paio d'ammaccature -Mi hai regalato un periodo significativo, Lenore, mi sono sentito all'altezza- le rivolse uno sguardo triste -Non è giusto che ti mettano sotto processo, non dopo quello che hai fatto per la tua razza, per la Galassia... e in questo, non so proprio come darti una mano. Sono impotente... fare in modo che le nostre genti collaborino... nah, è un utopia!-
-Sei un ottimo leader, Garrus, anche senza di me te la caverai più che bene- lo rassicurò lei, con un sorriso -Mi fido delle tue potenzialità, perché queste insicurezze?-
Garrus sbuffò una risata, per poi voltarsi di nuovo verso di lei. Spostò la custodia per poterla abbracciare, avvicinare il viso e sfiorarle una tempia con il naso.
Poteva sentire delle dita affusolate premere le note gravi di un pianoforte, scivolare sull'avorio dei tasti... e vide di nuovo le iridi azzurre di Lenore, tinte come il mare degli umani. Ora, le ramificazioni in oro avevano sostituito il rosso degli impianti cibernetici. Si muovevano nervosi, quegli occhi, in attesa di una risposta, di una conferma... no, non cercavano più quello, non era quello che voleva, non cercavano più, non pretendevano, semplicemente ammiravano.
Fremevano, come impazienti. Ed erano azzurri, come i suoi.
-Ho fatto delle ricerche, Lenore- fece, la voce roca, mentre la gola si torceva davanti a quella scoperta. Avevano lo stesso colore dei suoi, perché non l'aveva mai notato?
-Mi hai dato più volte la possibilità di risponderti, ma io non l'avevo ancora capito, sono una frana in queste cose... umane.-
Lei strinse appena le palpebre, sfiorandogli le labbra con un bacio, poi si distanziò -E allora, cosa rispondi?- chiese, sorridendo.
Garrus afferrò la custodia e gliela porse -Che forse non sono il tipo di Turian diretto che credi...-
Lenore scoprì i denti, in un sorriso più ampio, poi afferrò l'oggetto, posandolo tra di loro. Non più barriera, ma punto di raccordo.
Krogan Manufacturing”, questo recitava la frase, traslata in dialetto Turian.
Lenore scoperchiò la scatola, poi il sorriso si ampliò di nuovo, portandola a stringere appena le spalle -Tu sai davvero come rendere felice una donna...- fece, estraendo la canna di un fucile M-300 Claymore e carezzandone la superficie in acciaio. Un'incisione sul cane in fibra di carbonio la fece ridere di gioia.
-Léannan- ripeté Lenore, appoggiandosi una mano sulla guancia.
-Te l'ho detto, ho fatto delle ricerche- replicò l'altro, orgoglioso.
-Era a questo che ti riferivi, dunque-
Il Claymore era seminuovo, tranne che per qualche graffio all'altezza dell'alloggio di fuoco, probabilmente il suo precedente proprietario non aveva saputo utilizzarlo a dovere, non come avrebbe fatto Lenore.
Quel fucile era lei, devastante nelle brevi distanze. Ma le salve che esplodeva subivano un contraccolpo talmente forte da far indietreggiare colui che lo maneggiava, dando troppo poco tempo per una ricarica. Nell'evenienza che lo scontro a fuoco fosse tra il possessore del fucile e più avversari, gli scudi dovevano essere perfettamente carichi da resistere al fuoco nemico per il tempo di ricarica. Tendeva ad incepparsi spesso, nel caso di una ricarica sommaria e la concentrazione era un elemento necessario per il suo utilizzo.
Léannan significa più cose, in gaelico... da amore ad amante. Può voler dire anche “al livello degli Spiriti”, una concezione dell'amore talmente alta da essere riconducibile solo e soltanto ad un'entità superiore.
-Hanno un nome?- chiese Lenore, assorta in quel pensiero -Gli Spiriti, intendo...-
Garrus contrasse le mandibole, spostando lo sguardo dal Claymore alla sua Léannan -Diversi Spiriti ne hanno uno, quelli rintracciabili a un particolare numero di seguaci... ma il nome è secondario, conta la materia che rappresentano-
Lenore si morse il labbro inferiore, corrugando la fronte, per poi appoggiare il fucile sopra la custodia, chiusa. L'incisione era minuscola, quasi invisibile, sul lato dove il palmo della mano l'avrebbe coperta. Un piccolo segreto che avrebbe portato con lei in battaglia, il sostegno necessario per muoversi tra le fila dei nemici.
Lui le avrebbe coperto le spalle, come aveva promesso, ma sarebbe stato addirittura alla sua destra. La simbologia di quel gesto era pesante, dietro a quelle lettere tremolanti, praticate forse da un armaiolo poco abile, o da un amante insicuro.
La mente di Lenore viaggiò su Palaven, poi tornò a Cove Bay, infine si scontrò con la realtà del momento e confessò che a lei bastava avere quella persona accanto per sentirsi tranquilla, a casa.
-Sarò persa senza di te...- mormorò, cercando la sua mano per stringerla. Il momento era arrivato, e sotto la voce sicura di Lenore, Shepard non poté fare altro che tacere.
-Ti amo-
La testa di Garrus si appoggiò alla parete della cassa, mentre si portava la mano di Lenore sul viso. Lei non sorrideva, ma gli occhi erano limpidi, senza quel bagliore rosso a corromperli.
Di nuovo, le mani affusolate che sfiorano l'avorio dei tasti di un pianoforte, che le accarezzano con decisione. Due spiriti che, fragili come la porcellana, si completano. Rendere giustizia ad un oggetto regalandogli un'anima, impostando una melodia talmente delicata da portarlo in vita, dargli materia.
Non si può amare un oggetto se non lo si eleva a persona. Davanti a lui c'era un corpo vuoto, mosso da calcoli che lui non poteva comprendere talmente erano complessi.
Il passo successivo che lui doveva compiere era elevare una macchina a persona, elevare l'individuo che gli stava davanti... valutare ogni variabile di quel rischio, però, l'avrebbe di sicuro ferito a morte. Lei era lì, in quel guscio, oppure era ovunque, attorno a lui, sotto forma di Léannan, che divenne il suo personale Spirito dell'amore.
Nella vita bisogna sempre scegliere da che parte stare, c'è bisogno di sacrificarsi per qualcosa di più alto, di coerente. Un segmento che ha un inizio e scorre dritto verso una fine.
Anche una macchina può provare amore? Se la macchina si chiama Lenore, allora è bene rischiare. O è bianco o è nero, non esiste una scelta di mezzo.
-Oh, Spiriti... Spiriti se ti amo anch'io!- mormorò, in un sussurro divertito, mentre lei rilassava le spalle, dopo aver sofferto di un crudele silenzio.
Risero dall'imbarazzo, mentre lui abbassava la testa verso il Claymore, grattandosi il naso.
Lenore gli rivolse un'occhiata perplessa, il sorriso tra le labbra -Perché devo essere sempre io a dover fare il primo passo...?-
Garrus ridacchiò, cingendole le spalle con un braccio e traendola a sé -E toglierti il privilegio di poter utilizzare le tue innate doti diplomatiche?- scherzò, mentre la melodia che si era formata nella sua testa prendeva un ritmo a quattro quarti, come il ritornello di un evergreen, che stordisce la memoria affinché tu canti mentalmente quelle parole all'infinito.
Era bastato il momento, era bastato l'avorio. In un pianoforte non esistono i tasti grigi, solo il bianco o il nero, ma quei due colori possono riflettere l'infinita quantità di note che un compositore può costruire con coerenza, seguendo o meno uno spartito. Il bianco che si mescola al nero non diventa più il grigio, ma una sinfonia di due colori ben distinti che si oppongono eppure si completano...
Lei era bianco e nero, lui era mani.
Loro erano un'unica composizione armoniosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook

Maggio 2013, 1

Un paio di cose brevi, per una volta...
La prima, “eabor” significa avorio. È una parola che suona in maniera esilarante se pronunciata nella nostra lingua, pure con la pronuncia inglese. Se invece inizi a porgerla tra le mani di un francese, un tedesco... oh, che suono meraviglioso. Mi piace come suona, mi piace che non sappia di nulla eppure contenga un così bel significato denso.
La seconda, e più importante: vi ringrazio. Ringrazio chi continua a leggermi, chi aggiunge la mia storia ai preferiti, chi mi sostiene, chi recensisce...
Insomma, unicorni a profusione. Penso di aver gettato un velo di zucchero su questa pagina o_O
(no, niente più lamentele su quanto odi quest... *riceve badilata in testa*)
Un abbraccio sciancato <3

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Struggle ***


16. Struggle

 

 

“L'ira è un ottimo anestetico”
(Zaeed Massani, Mass Effect 2)

[x]

 

 

Gli incrociatori di Cerberus da due divennero tredici.
Tredici sagome scure che si stagliavano nei cieli di Omega, vomitando navette, cannoniere e ogni genere di diavoleria. Sembrava un artificio creato ad arte per dimostrare che neanche l'inespugnabile asteroide poteva dirsi al sicuro dal giogo del cane infernale a tre teste.
Aria osservava inerme la violenta presa suo reame, rinchiusa nello stretto abitacolo di una nave da guerra; il generale Petrovsky, dietro di lei, ammirava la sua opera di sistematica distruzione con un sorriso soddisfatto sul volto. 
La grande scacchiera di Omega era sotto assedio, il Re bianco aveva disposto i suoi pezzi attorno alla torre nera e la Regina era troppo distante per poterla salvare.
Insomma, le navi di Cerberus si muovevano lentamente nell'atmosfera della stazione spaziale, come gigantesche punte di freccia in attesa di essere scoccate su bersagli più grandi di semplici cannoniere.
L'allarme per l'attacco risuonava ancora nei distretti, come a segnare il tempo per una tragica orchestra fatta di attaccanti e difensori che lottavano strenuamente in una battaglia impari. Senza la sua Regina, Omega stava scivolando verso un declino inesorabile, come le pesanti gocce di condensa sul vetro di uno specchio appannato.
Nella zona del Porto Commerciale, il Maggiore Logan “King” Klein si precipitò fuori dal portellone principale della Normandy SR-2 con un M-27 Scimitar sulla destra e un'espressione illeggibile sul viso.
A qualche chilometro da lui, la sua nave dava battaglia a un incrociatore tre volte più grande di essa, King poteva intravederne la sagoma inconfondibile, mentre le batterie missilistiche della SSV Caporetto sembravano avvolgere lo scontro in minuscole scintille bluastre. Polvere magica, o lapilli di un vulcano in attività.
Diede un'imprecazione, voltandosi verso le ringhiere che dividevano il rialzo dove la Normandy stanziava dall'hangar vero e proprio, una decina di metri sottostante.
Qualche soldato di Cerberus rimaneva a distanza, coprendo le posizioni di Nemesi e Centurioni, mentre truppe armate pesantemente avanzavano lungo quel nuovo campo di battaglia, disponendo un facile assedio per la SR-2.
Fortunatamente per l'equipaggio di Shepard, Liara aveva disposto una compagnia di mercenari freelance alla difesa del ripiano dove la Normandy riposava nella sua pachidermica stazza.
C'erano due possibili punti di ingresso, dati da un paio passerelle affiancate proprio a dritta della nave, presidiate dai difensori della nave che cadevano inesorabilmente uno dopo l'altro sotto il fuoco del nemico. Una Nemesi, infatti, continuava a correre da un lato all'altro dell'hangar inferiore, facendo tremare il laser del suo fucile di precisione da una testa all'altra, collezionandole come un'esperta e temibile sacerdotessa voodoo.
Accanto a Klein apparve magicamente Jake Shepard, imbracciando un fucile di precisione M-29 Incisor. Lo puntò davanti a sé, stringendo l'occhio destro sul mirino e facendo scorrere lentamente l'arma sotto le dita.
-Eccola, la puttana- 
Il grilletto dell'arma venne premuto mentre l'occhio del Tenente calcolava brevemente i danni che avrebbe inferto alla sua avversaria. Lei continuava a correre, cercando riparo dal fitto fuoco che l'arma semiautomatica di Shepard produceva. Quando finalmente, la Nemesi abbassò la guardia, sporgendosi per fare fuoco, il grilletto dell'Incisor venne di nuovo trattenuto, offrendo a quel nemico tre colpi letali, uno allo stomaco, uno dritto nel petto e l'ultimo a farle esplodere la calotta cranica.
Il Tenente si voltò verso Klein, l'aria perplessa -Cos'aspettiamo a partire, Maggiore?- chiese, mentre una clip termica prendeva il posto della sorella, consumatasi in quel duello.
-Non possiamo decollare finché la Caporetto non ci darà fuoco di copertura, in più, tutti i sistemi della Normandy devono essere operativi, nell'evenienza di uno scontro a fuoco- spiegò l'altro, aggrappandosi maggiormente alla ringhiera -Fosse stato per me, saremmo già oltre quel Portale Galattico...-
Una mano si appoggiò alla sua spalla, stringendo la presa -Faremo il salto fra un quarto d'ora- esordì Lenore, chiusa nella sua armatura N7, il bagliore della Fortificazione che si estendeva in una trama a nido d'ape dal casco agli schinieri.
Lei e Grunt erano fianco a fianco, già con gli M-300 spianati per dare una mano ai mercenari disposti da Liara.
-Fammi capire bene,- replicò Klein, portandosi le mani sui fianchi -un quarto d'ora è un'eternità... perché ci vuole così tanto per mettere in funzione dei dannati FTL? Non è questa la fregata migliore in tutta la Galassia?-
-Anche i migliori possono subire delle ferite- fece Lenore, controllando che le munizioni incendiarie fossero funzionanti -E le ferite non guariscono da un giorno all'altro. La Normandy ha subito numerosi danni su Illium, danni che sono stati riparati in parte e in tempi ridicoli. Abbiamo bisogno di scudi e di zanne, artifici ai quali stanno lavorando i miei tecnci per renderli completamente operativi... un quarto d'ora è un tempo accettabile, non trovi?-
Klein si voltò verso il Krogan, poi tornò a fissare Lenore -Qual'è il piano?- esalò, poco convinto.
Lenore si rivolse a Grunt, facendogli un cenno con la testa -Far saltare qualche testa e liberarci degli impicci per prendere tempo, la mia squadra sa già cosa fare. Io e il mio companach libereremo le passerelle per avanzare fino all'hangar e distruggere chiunque tenti di avvicinarsi troppo alla nave mentre è in riparazione.-
Con un sospiro seccato, Klein protese la mano verso Lenore, esibendosi in un'espressione che irata è un eufemismo.
-Buona caccia, Comandante- 
-Léannan, se hai dei cecchini è il momento più adatto per disporli- consigliò Jake Shepard, mentre si spostava dietro a una cassa per ricaricare di nuovo il fucile.
Non ebbe il tempo di finire la frase che dal ventre della nave fuoriuscì l'intera squadra di Shepard, Garrus in testa, l'M-92 carico in braccio. Con un gesto veloce della mano attivò il factotum e scagliò un Colpo Stordente giusto addosso a un Centurione, mandando in frantumi le sue barriere cinetiche.
Senza neanche appoggiare lo sguardo al mirino, puntò l'arma e finì il nemico, scambiando uno sguardo d'intesa con Thane, che camminava al suo fianco.
Il padre di Lenore inclinò la testa nell'annuire -Pure bolt action te lo sei scelta...- mormorò, per tornare poi al suo lavoro di repulisti.
Il Comandante, dopo aver stretto la mano a Klein con poca convinzione, prese a correre verso una delle passerelle, Grunt che occupava l'altra. Dividersi era uno dei tanti modi per risparmiare tempo e dare la possibilità ai mercenari di Liara di prendere fiato. La battaglia ebbe ufficialmente inizio quando il Claymore tremò tra le mani della donna, mentre il classico boato dell'arma risuonava sopra ogni sparo.
Un nuovo colpo, una ricarica veloce e la dose di stimolanti che percorreva il corpo di Lenore iniziò a fare effetto, rallentando ai suoi occhi i movimenti dei nemici e permettendole una maggiore velocità di ricarica. Grunt, che correva in parallelo, non aveva ancora sparato, preferendo infliggere delle possenti sberle a chiunque osasse pararsi davanti a lui: un nemico, difatti, venne scagliato distante grazie alla violenza profusa dalle mani del Krogan. 
Una volta che le passerelle furono liberate, Garrus abbandonò il Mantis dietro alla schiena e, per una volta, decise di imbracciare il Phaeston. 
Lenore, intanto, si era gettata all'inseguimento di Grunt, coprendogli le spalle mentre lui entrava in uno stato di cieca furia, sparando e colpendo a testate qualsiasi cosa che avesse il simbolo di Cerberus dipinto sull'armatura. Davanti a quell'esibizione violenta, il Comandante non si pentì nemmeno un istante della decisione di usare Grunt come ariete per sfondare le prime linee nemiche, ringraziando mentalmente gli dei che entrambi avessero attivato la Fortificazione, nuovo gingillo che Shepard aveva scoperto calzare a pennello con il loro stile di combattimento volto a infliggere danni su danni a chiunque si avvicinasse. Quell'applicazione significava non doversi più preoccupare di attendere un'infinità di tempo affinché gli scudi si ricaricassero, oltre a diverse funzioni che avrebbero permesso a Lenore di combattere con maggior tranquillità.
Insomma, quei due combattevano come furie, chi brandendo un fucile e assestando sonori calcioni, chi sgusciando da un riparo all'altro per mantenere l'andatura del compagno e fare in modo che non venissero accerchiati.
Con la coda dell'occhio, Lenore identificò un Ingegnere militare, intento a montare una torretta. Con uno scatto, si portò al fianco di Grunt e glielo indicò. Lui intuì la strategia e si gettarono entrambi in un potente attacco diretto.
Lei sparò, privando il nemico degli scudi, lui lo scagliò altrove con un potente schiaffo, sbriciolandogli il casco.
Nel frattempo, il Phaeston era pronto all'uso, mentre Garrus finiva di ripetere a voce alta quelli che erano gli ordini precedentemente espressi da Shepard. 
-Che non si azzardino a toccarla- scandì a mezza voce, facendo fuoco, poi fece partire un Colpo Stordente su un nemico fattosi troppo vicino a Lenore dall'altra parte del Battlefield, mentre veniva gradualmente circondata.
-Tali, Mordin, Kasumi, pensate a quei dannati ingegneri- gridò il Turian, muovendosi per raggiungere i due berserker nell'hangar -Jacob, Samara, a destra, spazzate via Centurioni e Nemesi- 
Con una sferzata del braccio sovraccaricò gli scudi di uno di quei nemici, voltandosi poi verso Thane -Voi due sapete benissimo cosa diavolo fare. Vedete di coprirmi le spalle-
Il Drell diede un sorriso, fece un cenno a Legion e prese posizione dietro a una cassa, facendo sì che il geth seguisse il suo esempio.
-Affermativo- squittì il sintetico -Vedi di non farti ammazzare, Garrus- recitò quindi, muovendo le placche sopra l'oculo.
Da chi avesse imparato quella frase era notizia ovvia, ma lasciò il Turian a ridere sommessamente dalla sorpresa.
Garrus si voltò infine verso Lenore, determinato a prendersi anche lui le glorie della prima linea, per una volta.
Attaccò una mina di Prossimità su una Truppa d'Assalto e diede una raffica con il Phaeston. 
Lenore lo individuò con la coda dell'occhio, mentre le si affiancava, gli diede un cenno con la testa e si portò nella sua visuale per permettergli di identificare meglio i nemici più pericolosi. 
In risposta a quel gesto di collaborazione, lui sovraccaricò gli scudi di un centurione, permettendo al Comandante di finirlo con la baionetta del Claymore.
Se Garrus era un buon cecchino, come soldato non aveva nulla da invidiare a quei due berserker che calcavano le prime linee come se fossero nati per distruggere e incassar colpi. Aveva adottato una tecnica di combattimento aggressiva, il Turian, alla pari del Krogan e dell'Umana, stordendo i nemici attaccandogli mine e facendo partire un Colpo Stordente dietro l'altro, scandendo la ricarica di quell'applicazione tecnologica con delle raffiche intense del Phaeston, ottimo fucile per le situazioni dove i nemici erano in maggioranza, data la dotazione perforante e la capienza del caricatore.
Grunt passò davanti a Garrus e placcò un Centurione per poi caricarselo di peso sopra la testa e scagliarlo su una Nemesi. Il Turian lo ringraziò con un cenno mentre Thane ridacchiò attraverso il comlink “Rendici onore, Garrus, anche in prima linea un cecchino può farsi valere alla pari di quei due... Krogan” fece, da distante.
Non fece in tempo a finire la frase che un'Onda d'urto spazzò via tre soldati di Cerberus, facendoli piovere dritti tra le braccia di Grunt.
I tre combattenti si voltarono, sorpresi, mentre due figure conosciute entravano nel campo di battaglia: 
Jack brandiva un fucile a pompa con la destra, la sinistra pervasa di energia oscura. Miranda, al suo fianco, correva leggiadra per raggiungere Shepard, schivando proiettili con il sinistro alzato sul viso e la Predator stretta sulla mano destra per liberarsi di chi osava avvicinarsi troppo. 
-Non potevo lasciarti tutto il divertimento- gridò a Lenore, scavalcando un nemico riverso a terra -Siamo una squadra, dobbiamo esserci tutti!- 
Il Comandante le rivolse un ghigno malizioso -Da' supporto a Jacob, non riconoscerebbe di essere circondato nemmeno se glielo disegnassi-
Miranda diede una breve risata, inarcando un sopracciglio -Ricevuto, Comandante-
“Ribadisco: due Krogan” ripeté Thane attraverso il comlink, mentre Garrus e Grunt davano fuoco di copertura a Jack, per permetterle di avvicinarsi a loro.
Convogliò l'energia oscura tra le mani, la ragazza, spingendola poi davanti a sé per creare un'ulteriore Onda d'Urto. Dopo aver acquistato una buona porzione di terreno per muoversi più agilmente, Jack rotolò su un fianco e prese riparo, infine raggiunse Shepard.
-Scusa Lee, sono stata trattenuta da qualche bastardo a tre teste- berciò, con il fiatone per via dello sforzo. 
Le due si scambiarono uno sguardo intenso, divise dalla visiera tattica del casco di Shepard. 
-Non ti abbandonerò, mai più, puoi scommetterci la testa!- sussurrò la ragazza, contenta che gli spari sovrastassero quella sua esternazione affettuosa. Lenore si ritrovò a dover interpretare il labiale, deglutendo sonoramente per riprendere la giusta lucidità per la situazione.
-Parole parole parole!- ringhiò quindi, tornando ad occuparsi dei nemici -Più spari e meno chiacchiere- di nuovo un ghigno, un sorriso d'intesa e le due si ritrovarono a combattere fianco a fianco, il suono sgradevole dei proiettili perforanti di Garrus che scandiva il ritmo tra una salva di fucile a pompa e una sberla di Grunt.
Klein osservava con impazienza il factotum mentre Strike e Catfish facevano il tifo dalle retrovie, desiderosi di prendere parte allo scontro.
-Le comunicazioni con la Caporetto sono interrotte, Shepard, non abbiamo né vie d'uscita, né fuoco di copertura!- gridò il Maggiore via radio.
Thane, lì vicino, gli rivolse un'occhiata preoccupata -Siamo bloccati qui?-
-Pensa a sparare, qualcosa m'inventerò- replicò Klein, entrando nella nave per correre a perdifiato fino alla cabina di pilotaggio. 
-Hai qualcosa per me, Moreau?- esordì, una volta dietro il sedile del pilota.
Joker sollevò un sopracciglio, rivolgendogli un'occhiata scettica -Per chi mi hai preso?- fece, scrocchiandosi le dita teatralmente, poi tornò al quadro comandi.
Shepard sentì il terreno sotto di sé vibrare mentre i suoi compagni mantenevano la linea, d'intorno.
-Che cazzo succede?! Thane, mi ricevi?- sbraitò Garrus, perplesso, mentre veniva affiancato da Strike -E tu?-
-Vi diamo supporto, il Maggiore ha in mente un modo veloce per liberarci dei nemici- gridò il soldato, mentre attivava il lanciamissili da spalla e individuava un Phantom, occultato davanti a sé. Il missile esplose giusto sull'alloggio del relay per la diffusione degli scudi, mandandolo in frantumi. Dietro quel temibile nemico apparve Catfish, che menò un fendente trasversale, conficcando poi la lama della sua katana al petto del nemico.
Un'interferenza, poi una voce sintetica all'orecchio del Turian, che osservava i due soldati dell'Alleanza dominare il campo di battaglia con artifici degni della 26esima Legione Armigeri della Gerarchia. 
“Prendo il comando della tua postazione, Ufficiale Vakarian” esordì Legion.
-Che vuol dire?!- gemette Garrus, approfittando della vicinanza di Shepard che gli forniva una buona copertura. Poi. il Turian intuì la tattica che Klein aveva in mente e non poté fare a meno di sgranare gli occhi, in preda a un attacco d'ansia.
-No, Legion, non ci provare! Il Comandante andrà su tutte le fu...- 
La Normandy si librò per una decina di metri in aria, il castello di prora lievemente ribassato.
Il Thanix vibrò intensamente sotto lo sguardo attonito di Garrus che non ci mise più di un secondo per prendere un braccio di Lenore e voltarla verso la nave. Anche lei rimase a bocca spalancata dalla scena, un'esternazione offensiva nei confronti di Klein che andava formulandosi tra le sue labbra, mentre l'enorme cannone particellare caricava un colpo.
-VIA- gridarono insieme, cercando copertura, mentre i nemici, intimoriti per essersi appena ritrovati davanti a un cannone pachidermico, cercavano la fuga, disperdendosi nell'hangar in attesa di ordini specifici dai loro superiori.
Il raggio particellare scavò un solco profondo nel terreno, sbriciolando qualsiasi cosa si trovasse nel suo raggio d'azione: nemici, casse di sabbia rossa, pavimentazione, ringhiere... 
Garrus diede un grido di soddisfazione, mentre la squadra di Shepard indietreggiava verso la nave, correndo come se non ci fosse un domani.
Il Thanix raccolse le forze per un attacco successivo, frenando la sua furia distruttiva mentre Lenore raggiungeva la scaletta che qualcuno aveva buttato dal portellone della nave per permettere all'equipaggio di Shepard di rientrare a bordo.
-Salite!- gridò Jake Shepard, tendendo la mano verso la figlia -Klein ha un'idea!-
-Quel figlio di puttana potrebbe avvisare prima di corrompere il mio pilota a compiere scemenze!- berciò Lenore, aspettando che tutti fossero a bordo prima di montare lei stessa sulla scaletta.
Garrus fu l'ultimo a salire, dando immediatamente un'occhiata di rimprovero a Legion. Era vero che Legion aveva fatto ciò che era giusto fare in una situazione simile, ma prendere il possesso della postazione del Turian senza nemmeno avvisare era stata una mossa indelicata, oltre che scorretta.
-Krios ha detto “anche in prima linea un cecchino può farsi valere”- disse il geth, in risposta -Volevo constatare empiricamente questa teoria-
Con un'espressione sbigottita, Thane alzò le mani in segno di resa davanti a un'occhiata truce del Turian.
Shepard raggiunse velocemente Klein in cabina di pilotaggio mentre la Normandy si alzava in volo -Allora? Qual'è il piano?-
-Uscire da quel portale galattico con le cattive, Claymore- ringhiò lui, ancorato al poggiatesta di Joker -Non appena saremo in uno spazio abbastanza ampio, attiveremo gli FTL e ci proietteremo giusto a poca distanza dal Portale, dando la possibilità alla Caporetto di contattarci... con i sistemi di comunicazione fuori uso, l'unica opzione è avvicinarsi e sfruttare il Portale per amplificare il nostro segnale radio. Se il tuo pilota è tanto abile come dice, allora potrà fare in modo che entrambe le nostre cavalcature ne escano con meno danni possibili. -
-Oh, puoi scommeterci!- esclamò Joker, con una nota di agitazione nella voce. 
-Tutti ai propri posti!- gridò Shepard, mentre gli specialisti correvano da una parte all'altra della Sala Tattica, intenti a prendere le rispettive posizioni. Garrus lanciò un'occhiata preoccupata verso Thane, poi si fiondarono entrambi dove Miranda stava organizzando una serie di frammenti, profusi dall'oloproiettore della Mappa Galattica. Centrale era la visione anteriore, a prora, mentre lateralmente c'erano quattro portali differenti che davano le immagini esterne provenienti da babordo, tribordo e poppa. Il tutto era unito in un HUB maestoso, che avrebbe potuto benissimo ricoprire una parete intera. Miranda si lasciò affiancare da Jacob, poi da Garrus e Tali, i quali inserirono in un'interfaccia i valori rispettivamente di Corazza, Thanix e Barriere Cinetiche, ciò per avere una visione d'insieme dei sistemi offensivi e difensivi della Normandy, semmai ci fosse stato bisogno di scoprire i denti o incassare i giganteschi colpi di una nave da guerra.
Una volta discesa dalla pedana, Tali si aggrappò a un sostegno laterale assieme a Kasumi, mentre Catfish e Strike cercavano di trattenere Grunt dal buttarsi fuori dal portellone e continuare in solitaria lo scontro.
La Normandy si sollevò verticalmente, finendo bruscamente dentro uno sciame di caccia che i sistemi di intercettazione non avevano identificato. 
Miranda si resse sul corrimano, scorrendo lo sguardo da uno schermo all'altro, Garrus e Jacob ancora al suo fianco, tesi per la situazione nella quale si erano appena cacciati. 
Shepard e Klein caracollarono indietro mentre Jeff ghignava, sfiorando tasti con una velocità considerevole. Accanto a lui, IDA vibrava di una luce rossa, distribuendo le azioni che Jeff indicava in tutta la superficie della nave.
I caccia di Cerberus si portarono al fianco della Normandy, iniziando a intaccare le barriere cinetiche. Jeff puntò i piedi, ancorandosi ai braccioli in pelle, mentre la nave beccheggiava per acquistare stabilità e i reattori imprimevano una spinta tale da farle compiere una spinta in avanti. 
La SSV Normandy schizzava tra gli edifici come se fosse uno squalo, i caccia intenti a diventare le sue remore.
-Batteria missilistica 1, operativa- recitò Garrus, mentre i suoi specialisti gli inviavano i valori della Batteria Primaria in tempo reale attraverso la proiezione che l'XO aveva appena finito di sistemare proprio di fronte alla ringhiera. 
Una volta recuperate le informazioni necessarie, Miranda le ripeteva Shepard, dandole modo di risponderle con un ordine coerente. 
-Attivate l'intero fottuto arsenale, prima che quelle mosche creino una breccia!- gridò Lenore, attraversando di corsa la Sala Tattica per prendere posto alla sua postazione, in cima alla Mappa Galattica.
Garrus diede il via agli ingegneri, poi si voltò verso Lenore -Le zanne sono affilate!- 
-Allora... IDA, FUOCO-
La Normandy virò improvvisamente, travolgendo un paio di caccia nel muoversi, poi si portò in un punto ottimale per poter rispondere adeguatamente al fuoco nemico. L'energia si raccolse negli alloggi di fuoco mentre le batterie iniziavano a bersagliare con un fuoco incessante le cannoniere. 
La calibratura intelligente del Thanix identificò una nave da guerra poco distante mentre i missili distruggevano un caccia dietro l'altro.
“Shepard” la voce di Joker risuonò particolarmente acuta in Sala Tattica “Abbiamo nel mirino l'ape regina”
-Non possiamo permetterci di attirarci il loro fuoco, siamo in inferiorità numerica- contestò il Comandante, lanciando un'occhiata a Miranda -Vediamo di raggiungere la Caporetto e toglierci da questa situazione il pri...-
Un esplosione enorme, il pavimento vibrò e Shepard cadde all'indietro, travolgendo Thane e battendo la testa sullo spigolo del ripiano di Kelly.
Tutto era attutito, sfocato. Il Comandante batté un paio di volte le palpebre, cercando di fare il punto della situazione. 
“...rd...epard...”
Il comlink dava profonde interferenze, notò Lenore, porgendo una mano a Thane, che le aveva involontariamente attutito la caduta.
“Siamo sotto fuoco incrociato!” gridava Klein “Caporetto, mi ricevi? Caporetto, qui Maggiore Klein, resistete!”
Una nuova esplosione e la Normandy si inclinò di novanta gradi a dritta, qualcuno afferrò Shepard per un braccio, poi una caduta brusca e la nave ruotò su sé stessa.
Garrus si aggrappò alla ringhiera della postazione di Shepard, Strike al suo fianco che cercava di tenere in piedi Lenore e Miranda che riusciva miracolosamente ad ancorarsi con le sole gambe al pavimento. 
“Reggetevi!”
Joker riportò la Normandy in assetto prima che succedesse un'altra rotazione, fatale per l'equipaggio.
-Starai scherzando?!- gridò Grunt, abbrancando Tali e spiaccicandola contro una colonna per proteggerla. Kasumi distribuiva cinghie protettive all'equipaggio, aiutata da Jack, che si assicurava personalmente di legare gli elementi che reputava i più fragili.
Garrus si ritrovò una gamba ammanettata alla ringhiera, Miranda il bacino attorno a una colonna. 
“Dobbiamo tentare il salto” gridava Klein, dietro alle proteste di Joker che gli FTL non avrebbero retto e la nave si sarebbe disgregata in mille pezzi per lo sforzo molto più grande delle sue potenzialità effettive.
Lenore li zittì entrambi con un'imprecazione, poi si tolse il casco, lanciandolo direttamente al padre, seduto comodamente in terra, il factotum sintonizzato sull'andamento quantistico del Nucleo a eezo della nave.
-IDA! Rapporto!- gridò il Comandante, appigliandosi a Garrus per mantenere l'equilibrio.
“L'alettone è profondamente danneggiato” recitò calma la voce sintetica “a causa di questo problema, Jeff non riesce ad imprimere la giusta stabilità nell'andatura della nave. Un danno ingente vede costrette le batterie site nell'ala di sinistra a un malfunzionamento diffuso, un'esplosione localizzata nella stiva ha messo fuori uso le condutture degli FTL... non possiamo compiere alcun salto finché non verranno sistemati. Donnelly e Daniels stanno provvedendo in questo senso e presto otterrò le prime scansioni” prese una pausa “Siamo stati appena individuati da un incrociatore pesante e la nave da guerra ci sarà presto addosso. Le barriere cinetiche sono stabili al 20%”
Garrus passò velocemente una mano sulla schiena di Lenore, rivolgendole uno sguardo accigliato. La situazione non era delle migliori, dato che la Normandy era profondamente danneggiata. In più, essere bersagliati da un fuoco incrociato di quelle proporzioni non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose, mandando la Normandy in frantumi e dando l'equipaggio in pasto alla morte. Ci voleva la provvidenza, o qualcosa che rompesse quella catena di cattive notizie... ma Garrus poco ci credeva, abituato a prospettarsi sempre conseguenze catastrofiche per ogni situazione che gli si presentava. 
Quando la provvidenza di manifestò, di lì a poco, il Turian decretò che quello sarebbe stato uno dei momenti più belli trascorsi a bordo di quella nave. 
-Joker- gemette Lenore, ritornando al suo posto -Qui ci vuole uno dei tuoi miracoli, e vedi di fare in fretta-
“Disturbo?” una voce conosciuta risuonò con una nota d'ilarità in Sala Tattica, facendo sgranare gli occhi dei presenti “Qui Tenente Virgil Viridis, Dipartimento Specialisti Tattica e Ricognizione della Cittadella...” il Turian diede una breve risata “Stiamo dando fuoco di copertura alla SSV Caporetto. Vedi di liberarti di quelle due navi che hai alle costole, Comandante, ti sto inviando le coordinate del checkpoint”
-Uno Spettro?!- il viso di Shepard si contrasse in una smorfia di perplessità -Viridis, spero per lei che abbia una flotta, qui le stiamo prendendo e basta!-
Una profonda risata “Bel lavoro, l'Alleanza...” commentò “L'equipaggio della Caporetto è incolume, al contrario della fregata, abbiamo bisogno del vostro fuoco prima di attraversare il Portale, sennò non ne usciremo vivi. La maggioranza della flotta di Cerberus è impegnata nell'attacco, le uniche navi disposte alla nostra distruzione sono quelle alle tue costole e un... Torpediniere? È un Torpediniere, quello? Oh, insomma... una nave enorme che stiamo cercando di abbattere” 
-Che gli Spiriti veglino su di lei, Viridis, perché mi sta dando una notizia meravigliosa!- sorrise Shepard, appoggiando le mani sulla ringhiera -Saremo da lei nel più breve tempo possibile!-
“Spero per lei che non bruci quest'occasione, perché mi ha appena compromesso anni di lavoro come infiltrato” aggiunse Virgil, attraverso il comunicatore nel visore di Garrus, il quale diede uno sguardo compiaciuto ai suoi piedi prima di sbuffare una risata “Spero che il Consiglio non indaghi troppo su questa mia... ehm... gita domenicale con una delle loro navi migliori.” aggiunse lo Spettro, prima di chiudere definitivamente.
Garrus ridacchiò di nuovo, passandosi una mano sul collo mentre Shepard riapriva le comunicazioni con Joker, sollevata di sapere che non era da sola. 
-Hai sentito il Tenente, Joker? Metti un po' di sale in canna e vedi di distruggere l'ape regina- si aggrappò alla ringhiera, un ghigno divertito sulle labbra.
“Ricevuto!” tuonò il pilota, prima di virare bruscamente a babordo, diretto proprio verso la nave da guerra di Cerberus.
La Normandy acquistava velocità di secondo in secondo, schivando edifici, missili e travolgendo qualsiasi caccia si trovasse nella sua traiettoria che veniva sbriciolato dall'impatto con l'imponente corazza della fregata.
Dalla sala tattica, Shepard era l'unica a riuscire a stare in equilibrio sulla sua pedana, aggrappata con un braccio alla ringhiera, il mento appena sollevato e lo sguardo profondo dritto nella proiezione olografica della situazione a prora.
-Lenore! È un suicidio!- gridò Jake Shepard, che condivideva con Thane una cinghia appesa a una colonna -Gli sta andando addosso!- gli occhi azzurri spaventati che correvano a cercare un barlume di razionalità in quella mossa così rischiosa.
-Jeff “Joker” Moreau è il miglior pilota dell'Alleanza, Signore- disse in risposta la figlia, senza voltarsi nemmeno -Sa benissimo quello che sta facendo-
In cabina di pilotaggio, qualcuno sorrise, preso dall'eccitazione per uno scontro così appassionante. 
Il pavimento sotto la Sala Tattica vibrò intensamente, mentre la Normandy sollevava la prua per mantenere una stabilità efficace per il contraccolpo dopo l'espulsione delle cariche particellari del Cannone Primario. 
Klein, accanto a Joker, osservava il vetro davanti a sé farsi sempre più vicino alla nave da guerra di Cerberus 
-Joker... vira. Joker? Ho detto di virare... JOKER!!-
Il Maggiore, con un grido, indietreggiò, per poi appiattire la schiena contro la porta che divideva la cabina di pilotaggio dalla Sala Tattica. La velocità era considerevole, le variabili di fallire in quell'impresa suicida erano troppe, Klein si ritrovò con le mani tra i capelli, mentre la sua breve vita scorreva frenetica davanti alle sue pupille.
Le dita affusolate del pilota sembravano scrivere un romanzo e scorrevano sul quadro comandi come se non ci fosse un domani, la luce aranciata dei numerosi schermi che illuminava il viso corrucciato di Jeff.
-IDA- fece, voltandosi verso il globo azzurro che fluttuava poco distante da lui, per beneficiare della sicurezza profusa da quella proiezione olografica -Ora.-
La nave frenò drasticamente, mentre l'IA portava in posizione il Thanix.
Lenore sentì il classico senso di vuoto mentre piantava in terra i piedi, assecondando l'inclinazione della nave per mantenere l'equilibrio. 
Garrus raggiunse l'obiettivo del suo sguardo, concentrato. Il suo bambino stava decretando la morte della sua seconda nave da guerra, assistere in un religioso silenzio era doveroso. 
Shepard si scansò appena, il sorriso malizioso sulle labbra mentre suo padre gridava improperi alla rinfusa affinché qualcuno lo ascoltasse.
Una lama particellare attraversò come in rallenty la distanza che intercorreva tra la Normandy e la nave avversaria, poi avvenne l'impatto.
Il ponte di prora della nave di Cerberus cedette, mentre quella spada azzurra trapassava la sua corazza imponente, poi il Thanix sparò di nuovo, squarciando le paratie del rivestimento esterno del nemico, frammentandone l'ala di dritta e le batterie missilistiche site giusto al di sotto. 
Un applauso composto di Shepard, con un urlo di incoraggiamento di Kasumi e Grunt nei riguardi di chi aveva amorevolmente installato il cannone primario e aveva fatto le giuste manutenzioni, poi Garrus alzò un pugno in segno di vittoria mentre la Normandy superava la nave nemica, si portava velocemente alle sue spalle e prendeva la via per il Portale Galattico, un solo incrociatore alle calcagna. 
Ora però stava arrivando la parte difficile. Per Cerberus la Normandy andava distrutta, di certo, avrebbero riscontrato di sicuro una resistenza più alta, nonostante le rosee previsioni del Tenente Viridis.
-Non è ancora finita! Tutti ai propri posti!- gridò Shepard, cercando di contenere l'entusiasmo che si stava creando in Sala Tattica. Garrus si ammutolì, tornando a fissare la proiezione.
Joker, di nuovo, diede una brusca frenata. Evitava i colpi che provenivano dall'incrociatore nemico alle sue spalle con grazia, ma in Sala Tattica era il caos: l'equipaggio si ritrovava a caracollare per tutta la durata delle manovre, gridando e imprecando mentre le teste si scontravano contro le colonne e le cinghie protettive risultavano fare più danni che altro.
Le luci del Ponte di Comando impazzirono: i faretti esplodevano uno dietro l'altro, generando una fitta pioggia di scintille. Ma Lenore non si scompose, continuando ad osservare la situazione dalle proiezioni, Garrus al suo fianco tratteneva il fiato, cercando di non sfigurare in sua presenza, ritto e impettito.
“Normandy, qui fregata d'incursione Veela, colonnello Krys” recitò una flessuosa voce femminile attraverso il comlink “Abbiamo individuato l'incrociatore che vi segue. Siete sulla linea di tiro, scansatevi!!”
Neanche a farlo apposta, Joker fece leva sugli smorzatori e virò a babordo, dando l'occasione a una nave di fabbricazione Turian di aprire il fuoco. I colpi andarono a scontrarsi a prora, poi sul fasciame della nave nemica sfracellando buona parte del rivestimento corazzato dell'incrociatore, fino a raggiungere l'alettone. Quello esplose in mille frammenti metallici, disperdendosi nell'atmosfera di Omega.
La Normandy, di contro, si porto a dritta della fregata Turian; Joker portò nuovo fuoco alla linea alleata, attivando le batterie missilistiche sull'ala e bersagliando l'incrociatore con colpi precisi e a raffiche veloci.
“Oh, l'Alleanza ha messo su i dentini” recitò la voce femminile, credendo forse che nessuno la stesse sentendo “Vai piccola, vedi di non farmi sfigurare davanti a questi mollaccioni”
Le batterie della Veela esplosero un'altra raffica di colpi, in combinazione con l'attivazione del Thanix da parte di Jeff, profondamente divertito da quella sbruffonata.
L'incrociatore andò distrutto, con un grido di vittoria di Jeff che risuonò nel diffusore audio.
-Joker, concentrati- gridò Shepard, dando una gomitata a Garrus, che nel frattempo se la rideva come un matto.
“Vale come mio, umano! Ih, Tenente Viridis, non sapevo fosse qui... oh, ok, sto zitta... sì, Tenente, sissignore!”
Shepard si batté una mano sulla fronte mentre una delle proiezioni olografiche vibrava e sostituiva la panoramica di tribordo della Normandy con la visuale di un interno, una cabina di pilotaggio.
Il video era disturbato e i toni cromatici completamente blu. Virgil era in piedi, impettito, dietro al suo pilota, una Turian.
“Sono felice di vederla, Shepard, ora non ci resta che mantenere la formazione con la SSV Caporetto prima di attraversare il Portale” fece lo Spettro, sporgendosi verso l'obiettivo della telecamera “Apriremo la strada noi, vi scorteremo fino al margine dei Sistemi Terminus”
-Vi seguiremo attraverso il portale...- confermò Shepard, passandosi una mano sul viso -C'è altro, prima che il suo pilota riprenda di nuovo la parola e rovini l'atmosfera?-

“Non sapevo comprendesse il significato di atmosfera, Comandante” Virgil intrecciò le braccia, appoggiandosi al sedile del pilota “I miei ingegneri hanno individuato un'anomalia all'interno del portale, è probabile che Cerberus tenga sotto controllo le rotte. Siamo già al lavoro per isolare e debellare il problema.”
-Tali- Shepard si voltò verso la Quarian, l'espressione corrucciata -Tu e Kasumi, date loro una mano. Joker, noi nel frattempo ci terremo vicini al Portale-
Una sequela di “ricevuto” e tutti gli interessati si misero al lavoro.
Garrus sospirò sommessamente -Mi sento inutile...- mormorò, voltandosi verso Legion, apparso magicamente al suo fianco.
-Corretto- replicò il sintetico, sollevando le placche sopra l'oculo.
-Oh, Legion, unisciti al duo, magari puoi capire prima degli altri qual'è il problema...- aggiunse Shepard, trattenendo a stento una risata -Prossimo aggiornamento fra...-
Un fragore improvviso, Virgil che perde l'equilibrio e finisce dall'altra parte della stanza, il suo pilota ad armeggiare con i comandi “Merda! Toglietevi da lì, toglietevi da...”
Di nuovo un boato, seguito da uno stridio, la Normandy che viene tamponata a sinistra dalla stessa Veela, il soffitto della Sala Tattica che diventa improvvisamente il pavimento, Garrus che afferra Shepard per la vita e abbranca la ringhiera della pedana con il braccio intero.
Di nuovo una pioggia di scintille, poi la Sala Tattica rimase isolata dal resto della nave.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook:

Maggio 2013, 16

Chiedo scusa per l'assenza prolungata, sia nella pubblicazione, sia nelle recensioni. Mi rendo conto di aver deluso molti, ma è stato un periodo un po' scemo, complice anche l'ansia pre-esame.
Vedrò di rimediare nel minor tempo possibile, mi siete mancati un sacco.
Cosa dire di questo capitolo? Che è un bel casino. Un intricata selva di terminologia che forse non sta né in cielo né in terra... vi prego di non essere clementi. Se vedete qualcosa che non funziona vi prego di farmelo sapere :3 non me la prenderò, promesso!
Si tratta di una cosa diversa, un'ambientazione necessaria, per testare sul campo un'idea che avevo in mente da qualche mese a questa parte e che non ho mai avuto l'occasione di sviluppare. Ebbene, spero che questa parentesi, che proseguirà nel prossimo, e penultimo, capitolo della storia, sia gradita.

Al massimo boh... *porge cassa di verdura marcia*

Un abbraccio

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Prelude to the end ***


17. Prelude to the end

 

[x]

 

 

Il motivo sconcertate di un blackout improvviso in Sala Tattica derivava dalla collisione improvvisa della nave di Virgil con un considerevole detrito proveniente dall'incrociatore che avevano appena distrutto. Il pilota della Veela aveva virato improvvisamente, trovandosi di fronte a due soluzioni drastiche: la prima era quella di mantenere la posizione e perdere buona parte dell'ala e delle batterie che si trovavano nella parte sottostante, la seconda era quella di virare per attutire lo scontro. La Normandy purtroppo si trovava nel mezzo della manovra e buona parte della parte inferiore dello scafo era stata coinvolta in un incontro ravvicinato con il rivestimento in acciaio e ceramica delle paratie del corpo centrale della Veela. Molti sistemi erano andati offline, persino IDA non riusciva a mantenere il pieno controllo dei danni che si stavano susseguendo all'interno della nave, lasciando a Joker il desiderio di imprecare sonoramente mentre le comunicazioni si interrompevano drasticamente e il quadro comandi veniva frammentato in diversi segnali di errore e disconnessione.
In Sala Tattica era successo il finimondo. Chiunque non era stato assicurato ad una cinghia si era impattato duramente sul soffitto della nave. Lenore, che aveva slacciato velocemente la sua per potersi muovere fino al terminale, aveva rischiato seriamente di fare la stessa fine di alcuni specialisti, che si ritrovavano con qualche osso rotto e commozioni cerebrali come se piovesse. Fortuna che non era da sola in pedana, fortuna che la sua armatura era talmente resistente da poter assorbire impatti decisamente maggiori.
Shepard raggiunse quindi Joker e Klein in cabina di pilotaggio, un'intensa macchia blu che le ricopriva il viso e scendeva verso il collo.
-Rapporto! Le comunicazioni con la Sala Macchine si sono interrotte!- gridò mentre apriva la porta manualmente.
-Stiamo seguendo la Veela attraverso il portale, Shepard!- esclamò Klein, mentre Joker si appiattiva contro il quadro comandi, recuperando una vecchia cloche per pilotare manualmente la nave -La Caporetto è al nostro fianco, ci darà fuoco di copertura... la Batteria Primaria della Normandy è operativa? Le letture relative alle batterie missilistiche sono allarmanti-
Shepard si asciugò la fronte, resa appiccicosa da quel sangue alieno, poi fissò intensamente la sua mano, reprimendo l'istinto di tornare indietro, a dare manforte a Mordin e alla Chakwas mentre si occupavano dei feriti.
-Attualmente l'ufficiale disposto a fare da intermediario tra me e i suoi tecnici è impossibilitato a reperire informazioni...- tagliò corto Lenore, mentre Joker le lanciava un'occhiata spaventata -se ne sta occupando il signor Taylor... saranno operative in un arco di tempo maggiore ma non posso farci nulla, per ora...-
Klein corrugò la fronte mentre il vetro panoramico mostrava loro uno spettacolo che distruttivo era un eufemismo.
Navi di piccole dimensioni, appartenenti alla resistenza di Omega, fronteggiavano compatte il fuoco nemico in uno sciame disordinato. Erano inferiori, sprovviste di tattica, troppo esposte...
Lei non poteva minimamente immaginare cosa stesse realmente succedendo su Omega in quel momento, pensava si trattasse di un bombardamento atto alla distruzione della stazione spaziale, non un vero e proprio assedio per la presa di potere.
-Non possiamo farci niente- decretò Shepard, notando il labbro di Klein fremere -Siamo come una balena arenata su un fianco, dobbiamo varcare quel portale il prima possibile, Aria è una donna forte, se la caverà egregiamente-
-Shepard ha ragione- borbottò una voce alle loro spalle -Però c'è un problema...-
-Cristo, Vakarian!  Ti ho detto di restare dov'eri!- gemette Shepard, lanciando a Garrus un'occhiata disperata.
Il Turian aveva il viso completamente ricoperto di sangue, una fasciatura sommaria sul collo, attaccata alla bell'e meglio per tamponare una ferita da taglio. Ma era in piedi, pronto a combattere, rigido e impettito, lo sguardo determinato che fissava le navi attraverso il vetro panoramico.
-Sto bene- replicò, rauco.
-Che diavolo è successo?!- Klein si sforzò di mantenere la calma alla vista di quella scena, mentre il Generale gli si faceva vicino con piglio deciso.
Lenore si morse un labbro, poi distolse lo sguardo dai due, tornando a fissare Jeff che armeggiava con cloche e comandi manuali. La Normandy si affrettò a virare a babordo, seguendo la scia dei motori della Veela, diretta al Portale Galattico.
-Ventidue minuti all'aggancio- annunciò il pilota, interrompendo qualsiasi tentativo di spiegazione.
Garrus indicò una serie di valori nell'unico terminale funzionante della postazione, giusto alla sinistra di Joker -La Normandy non reggerà l'attraversamento... il rivestimento della chiglia è danneggiato, ci perderemo il Thanix per strada e con lui l'intera sentina...- diede un colpo di tosse, coprendosi immediatamente la bocca. Dopo essersi ripreso, recuperò la schermata, indicando un punto nella zona inferiore della proiezione olografica della Normandy.
-Se mi lasciassi giusto qualche minuto per organizzare i miei specialisti, Comandante, potrei isolare quest'area, evitando che il cannone si porti dietro anche buona parte della nave nel distacco...-
-Fermo là!- Joker gli lanciò un'occhiata allibita -Vuoi davvero abbandonare il Thanix prima del passaggio nel Portale?-
-Abbiamo pochi minuti, vorrei ricordarti... o lasciamo il Thanix, o ci lasciamo la pelle- il Turian si voltò verso Shepard, un rivolo di sangue che gli scorreva lungo la mandibola destra -Scollegarlo tramite IDA è impossibile, ho partecipato io stesso ai lavori per installarlo, è fatto per rimanere stabile nella sua postazione, non c'è modo per staccarlo se non procedere manualmente nell'operazione...-
Sembravano passati anni da quando, entusiasta, Garrus aveva proposto a Shepard l'installazione di quella potente arma di distruzione, gioendo nel poter essere lui stesso disposto a coordinare la sua manutenzione. Al Comandante bastò un'occhiata per capire quanto gli costasse quel gesto, ma sapeva anche che aveva perfettamente ragione. In quel momento i sentimentalismi erano da accantonare, tenere il Thanix significava rischiare la Normandy e l'intero equipaggio... non c'era assolutamente paragone.
Shepard sospirò sommessamente, passandosi una mano sul viso, poi lo prese per un braccio rivolgendogli uno sguardo deciso -Vedi di non fallire, Vakarian, hai venti minuti e carta bianca...-
Garrus annuì, deciso, poi scattò fuori dalla cabina di pilotaggio, raggiungendo una delle scalette per scendere di tre livelli sotto il ponte di pilotaggio.
Shepard si aggrappò al poggiatesta di Joker, passandosi di nuovo una mano sul viso, ritrovandosi nuovamente a fare i conti con quel sangue alieno.
Quando lei aveva fatto per spostarsi, durante la collisione con la Veela, Garrus l'aveva trattenuta a sé, vedendola sprovvista di cinghia. Quando la nave era ritornata in assetto, bruscamente, per permettere a Joker di evitare lui stesso il detrito e seguire la Veela attraverso lo spazio circostante il Portale, erano capitombolati a terra. Lui aveva attutito la caduta di Lenore, evitando che si facesse del male e accollandosi il peso dell'armatura pesante N7 sul collo e sul viso. La ferita non era troppo profonda, ma il sangue che ne era fuoriuscito era parecchio. Mordin era riuscito a tamponare il tutto alla bell'e meglio, iniettandogli un antidolorifico affinché la cicatrizzazione avvenisse in fretta, ma anche se la situazione non era delle più gravi, Shepard aveva dovuto lasciare la stanza per non picchiare la testa di quell'idiota di un Turian sulla ringhiera. Sacrificarsi per lei in quel modo...
-Che i suoi dannati Spiriti lo proteggano...- mormorò, mentre Klein apriva una schermata sul suo factotum, cercando un contatto con la Veela, o direttamente con la Caporetto.
Jake Shepard zoppicò fino a loro, sedendosi al posto del secondo pilota con uno sbuffo. Gli altri gli rifilarono un'occhiata di sfuggita, mentre iniziavano ad arrivare i primi dati di Jacob dalla Batteria Primaria.
Passarono cinque minuti dalla scomparsa di Garrus e Lenore ancora non aveva sue notizie, il Portale Galattico che si faceva paurosamente vicino.
-Aggiornamento, Taylor- chiese, attraverso il factotum.
“Batterie missilistiche pienamente operative... il Thanix è ufficialmente offline da tre minuti e mezzo, circa”
-Notizie di Garrus?-
“Ha rapito mezzo equipaggio nella sua impresa, Shepard, dovresti seriamente pensare di...”
-Le ho chiesto la sua opinione, soldato?- lo interruppe lei, aggrappandosi maggiormente alla poltrona di Joker, lo sguardo fisso su due navi da guerra nemiche che si stavano intromettendo pericolosamente nel loro tragitto.
“No, ma è una missione impossibile, dobbiamo prenderci il rischio di attraversare il portale con il cannone attaccato”
-E correre il rischio di perdere la sentina e gran parte del rivestimento dell'hangar navette, Jacob? Ma come ragioni?-
“La perderemmo comunque, i danni sono troppo ingenti, il Thanix è il problema minore”
-Quella bestia pesa tonnellate, Taylor- intervenne Klein -Un brusco distacco mentre stiamo affrontando il Portale non solo causerebbe danni nella zona inferiore della nave, ma potrebbe causare addirittura una serie di danni all'ala o peggio, ai reattori-
-Le variabili sono troppe- esalò Shepard, passandosi una mano sul viso, il countdown che segnalava che mancavano 10 minuti esatti all'aggancio.
-Notizie di Garrus?- Jake Shepard posò i gomiti sulle ginocchia, passandosi entrambe le mani sui capelli.
Il Comandante si morse un labbro, attivando finalmente il factotum -Garrus, cos'hai per me?-
Un rumore intenso, poi una vibrazione che risuonò per tutta la superficie della nave.
-Era un dannato cenno d'assenso, idiota di un Turian?!- berciò lei.
“Abbi fede, donna” gracchiò una voce flessuosa, in risposta “Ho detto che staccherò quel dannato cannone e così sarà”
Jake Shepard ridacchiò tra sé e sé, lanciando un'occhiata maliziosa verso Lenore, le mani che si sfregavano l'un l'altra -Deamhan, quel Turian ha fegato!-
-Sempre che i Turian ce l'abbiano, il fegato- aggiunse Klein, controllando velocemente le statistiche che Jacob proseguiva ad inviare nel terminale.
-Se quel figlio di puttana riesce nell'impresa, vedrai che se ne ritroverà addirittura due!- esclamò il padre di Lenore, enfatizzando la frase con un cenno che ricordava il bere a canna da una bottiglia.
-Meno chiacchiere- sbottò Lenore, poco convinta, mentre controllava la situazione del battlefield dalla vetrata panoramica della cabina. Era l'unico modo per orientarsi, in quel momento, per Joker, che aveva accantonato i display per calcolare le mosse della Normandy grazie a vecchi programmi di navigazione installati da IDA per le emergenze.
-Lee, cinque minuti- Joker si voltò brevemente verso il Comandante, accigliato -La Veela è pronta all'attraversamento!-
Già il fatto che la chiamasse per nome significava che era realmente preoccupato. Se Garrus avrebbe fallito, Jeff non poteva immaginarsi come poteva andare la situazione al di là del portale.
-Dannazione Vakarian, quanto ti manca ancora?-
“Lasciami lavorare Len” fu la risposta immediata.
Lenore si infilò le mani tra i capelli, i gomiti poggiati sul poggiatesta di Joker.
-Ce la farà- mormorò il padre, intrecciando le dita davanti alla bocca.
Un tonfo sordo e la nave vibrò nuovamente.

“Spiriti, Donnelly!” gridò Garrus, che era ancora in comunicazione con la cabina di pilotaggio “Qualcuno gli butti una cima! Qualcuno gli butti una dannata cima!”
-Che sta succedendo? Garrus? Garrus!-
“Len, mantenete la rotta, non è niente... quando vuoi le cose fatte bene, falle da solo! Passami quella dannata bombola di ossigeno e un cacciavite a stella. Esco io.”
-Garrus, hai sei minuti- gemette Lenore, portandosi una mano sulle labbra, gli occhi fissi sul Portale.
“Me ne basteranno due” detto questo, la comunicazione si interruppe, lasciando i quattro soldati a fissare insistentemente il terminale.
-Cinque minuti e ventisei secondi...- mormorò Klein, mentre camminava avanti e indietro, consumando il pavimento.
Qualcosa si mosse, un clangore, poi di nuovo una forte vibrazione, come se qualcosa si staccasse.
Lenore non resistette alla pressione e voltò la testa verso il portellone d’uscita, tamburellando impazientemente le dita sul berretto di Joker.
Qualcosa oscurò la visuale per alcuni secondi, sfiorando il vetro piombato della cabina di pilotaggio. Quattro paia di occhi seguirono quella sagoma mentre volteggiava nello spazio, attratta dal campo a effetto massa dell'atmosfera di Omega.
-HA!- Jake Shepard batté sonoramente le mani, indicando poi teatralmente Klein -Vedi? Che Giove mi fulmini se quel ragazzo non ne ha almeno tre di fegati!-
Lenore si morse un labbro, poi si ricompose, poggiandosi una mano sull'orecchio -Ce l'hai fatta, quindi- mormorò, mentre le sue labbra si sforzavano di trattenere un sorriso di profondo sollievo.
“Comandante”
Sentire la voce di Donnelly, per Lenore fu come ricevere un'artigliata in pieno petto. Dov’era Garrus?
“Abbiamo un problema consistente”
-Che genere di problema, Donnelly?- sbottò Lenore, protendendosi verso il vetro panoramico -Si tratta del Thanix?-
“No, ma dobbiamo sigillare le paratie al più presto e...” una pausa.
-Muoviti, qual'è il problema?-
“Garrus... Garrus è ancora fuori... temo... temo che non ce la farà a rientrare in tempo. Dobbiamo sigillare, sennò perdere il Thanix non sarà valso a nulla”
Lenore serrò gli occhi, stringendo la mano a pugno sul poggiatesta.
Lo sapeva, lo poteva immaginare sin da quando quell’idiota di un Turian aveva scandito le parole “Esco io”. Perché stava succedendo ciò che lei mai avrebbe voluto succedesse? Perché lui voleva lasciarla proprio ora?
Klein le si fece vicino, lo sguardo spaventato. Jake Shepard si alzò di scatto, raggiungendoli. Chiunque si sarebbe aspettato un momento di esitazione. Lei sapeva cosa fare, e sentì il peso di quella responsabilità enorme condensarsi in un ricordo allarmante: Virmire. O peggio, Torfan.
Nel riflesso del vetro si sovrapposero virtualmente tutte le variabili, infine l'immagine del Portale Galattico le eliminò tutte, portandola a indietreggiare, lo sguardo deciso.
Corse verso la porta e la spalancò con una pedata ben assestata.
-Grunt!- gridò, sporgendosi verso la Sala Tattica -Va' a recuperare il Turian.-
Neanche finì la frase che il Krogan si era lanciato come una furia verso le scalette di servizio, diretto di gran carriera ai depositi della Stiva.
Joker annuì, sospirando di sollievo, mentre Klein si passava una mano sul viso.
Shepard si riavviò i capelli, tornando alla sua posizione originaria -Moreau: tempo.-
-Tre minuti e una manciata di secondi-
-Bene, ce la può fare. Donnelly, getta una cima a Garrus e digli che si muova a tornare a bordo, sta arrivando Grunt a darvi man forte-
“R-ricevuto Shepard”
Il Comandante ritornò a fissare il Portale, stringendo la mascella dal nervosismo.
-Non pensavo avresti scelto di salvargli la vita- borbottò Klein, intrecciando le braccia. Al ché, Lenore strinse un’imprecazione fra i denti.
-Non deve morire, non lui, non oggi- berciò, facendo trasalire suo padre.
In breve, scese il silenzio, mentre nella cabina aleggiavano ancora le parole di Shepard, nervosa come non lo era mai stata in una situazione simile.
-Due minuti e quarantatré- annunciò Joker, con una vena d'agitazione nella voce mentre la Veela privava un incrociatore dell'ala. Schivare i detriti in una situazione precaria come quella era un rischio consistente, Garrus avrebbe potuto perdere la presa, o peggio... no, Lenore non poteva assolutamente mettere in conto una simile evenienza.
Shepard rivolse uno sguardo perplesso verso Klein che batteva nervosamente il piede in terra, mordendosi il pollice del pugno chiuso. Era teso quanto lei, forse per la reazione che Lenore aveva avuto qualche istante prima, parecchio diversa dal solito gelo che ostentava.
-Un minuto e trenta-
Il nucleo a eezo del Portale Galattico illuminava di luce azzurra la cabina di pilotaggio, facendo socchiudere gli occhi ai presenti. A Joker venne intimato di schermare il vetro panoramico mentre IDA iniziava i consueti calcoli per centrare correttamente l'ingresso.
-Cinquanta secondi-
Lenore trattenne il fiato per un tempo interminabile, trovandosi a respirare ansiosamente solo quando il comlink diede una sonora interferenza, facendo vibrare la stanza intera.
“Chiudete tutto! Dammi quella fottuta sparachiodi!”
Lenore esalò finalmente un sospiro mentre i rumori della Stiva sovrastavano le indicazioni dell'IA di bordo. Il padre e il Maggiore si scambiarono uno sguardo d’intesa, rilassando finalmente le spalle.
-Sei un idiota, Garrus...- mormorò lei, attraverso il comlink -Raggiungici in Sala Tattica-.
Era salvo, stava bene, ma la paura era stata tanta. Lenore aveva perso almeno una trentina d’anni nell’arco di nemmeno mezzora.
L'attraversamento del Portale si svolse correttamente. La Caporetto fu l'ultima a varcarlo.
E, finalmente, Omega era un ricordo lontano, come le stelle che si vedono nel cielo notturno.
Garrus tornò in Sala Tattica giusto in tempo per ricevere un pugno nello stomaco.
-Perché?- biascicò, carezzandosi la parte lesa, mentre Lenore agitava la mano dolorante davanti a sé.
-Perché mi hai fatto prendere un accidente, idiota- mormorò lei, sorpassandolo per poter salire di nuovo sulla sua pedana, davanti alla Mappa Galattica -Dove siamo diretti, Jeff?-
Garrus la osservò attentamente, mentre un tracciato rosso attraversava la proiezione virtuale della Galassia e convogliava verso una rotta fattibile per le condizioni della nave.
Sembrava essere invecchiata di vent'anni, ma la pelle stava lentamente riassorbendo le cicatrici, dandole un'aria molto più umana, notò il Turian, cercando di scusarsi telepaticamente con lei per la paura che, evidentemente, si era presa.
Sospirò sommessamente mentre Klein gli posava una mano sulla spalla e Jake Shepard lo prendeva sottobraccio, uno per parte.
-Deamhan...- il padre di Lenore gli rivolse un'occhiata stanca -Dovrò davvero offrirti da bere...-
Garrus sbuffò una risata -E perché? Ho fatto solo il mio dovere...-
Klein batté un paio di volte la mano sulla sua spalla, poi gli porse una mano da stringere -Oggi abbiamo scoperto che i Turian hanno il fegato...-
Jake Shepard sorrise maliziosamente, poi lo sciolse dalla stretta, lanciandogli uno sguardo triste.
Garrus strinse le palpebre, tornando a fissare Lenore mentre berciava qualcosa a Tali, intenta a compiere delle strane rilevature dall'altro capo della Sala Tattica.
-Sai tutto sul suo stato di salute, Turian?- Klein gli si avvicinò con un sussurro -Dico...-
-Sono dati riservati, Maggiore, non sono autorizzato a rispondere- replicò prontamente il Turian, mentre il padre di Lenore si umettava le labbra, consapevole che quella sua affermazione avrebbe portato a un discorso dieci volte più complesso.
-State insieme?-
-Anche questi sono...-
-Oh, 'via, per chi mi hai preso?- con uno sguardo severo, il Maggiore si distanziò di un passo, poi rivolse uno sguardo accigliato al Tenente, poco distante da loro -Sono stato molto paziente con Lenore, all'epoca. Non so se ti ha mai raccontato di...-
-Oh, 'via per chi mi hai preso, Maggiore?- replicò a tono il Turian, facendo scattare le mandibole in avanti -I rapporti su Torfan li ho letti e lei mi ha messo al corrente della vostra relazione, all'epoca... vuoi darmi dei consigli dell'ultimo minuto? Per solidarietà maschile, come dite voi-
Klein si passò una mano sulla testa, sospirando stancamente -Volevo solo augurarti buona fortuna. Forse tu riuscirai dove non sono riuscito io...- di nuovo un sospiro -Nessun rancore, Garrus, davvero... ho abbandonato da anni l'idea di mettere su famiglia con lei-
Il Turian gli rivolse un'occhiata perplessa -Famiglia? Con Lenore?-
Il Maggiore sorrise tristemente -Noi umani amiamo crearci queste aspettative...-
-Oh...-
Si scambiarono un'occhiata rassegnata, poi tornarono a fissarla, mentre decideva finalmente il porto nel quale la Normandy avrebbe fatto un ultimo scalo prima di raggiungere la Corrente di Arcturus.
-Lei è bellissima- ammise il padre –Bellissima ma talmente orgogliosa da non voler ammettere che ha davvero bisogno di qualcuno al suo fianco che sappia realmente il calvario che sta passando…- si voltò verso Klein, poi verso Garrus, stringendo brevemente le labbra –Perché è lei, io lo credo sul serio…-
Il Turian mosse le mascelle in modo impercettibile, poi iniziò a fissare il pavimento insistentemente, come se l’oggetto dei suoi pensieri fosse un semplice batuffolo di polvere. Magari lo fosse stato…
Come poteva ribadire ad un’affermazione simile, Garrus? L’identità di Lenore era qualcosa di talmente vago, in quel momento, che spettava a loro sublimarla, renderla veritiera.
-Bacino di Annos?- chiese Miranda interrompendo i loro ragionamenti e appoggiandosi a uno dei terminali fuori uso che circondavano la Mappa Galattica -Il porto di Elysium ha dei cantieri validi per risistemare la nave...-
-Ed Elysium sia- annunciò Lenore, sospirando rumorosamente.
Rimasero tutti lì, attorno alla postazione di Shepard mentre lei direzionava ordini in base alla zona della nave colpita maggiormente.
Un tintinnio e all'immagine della Mappa Galattica si sovrappose un'immagine olografica.
-Viridis, qual buon vento... mi vuole spiegare il perché di questo silenzio radio?- Lenore era furiosa, gli occhi spalancati sotto la fronte corrugata.
Virgil era in una postazione diversa, decine di specialisti si affaccendavano attorno a lui che si reggeva una borsa del ghiaccio sulla testa.
“Non è stata una mossa voluta... i miei ingegneri hanno dovuto limitare l'energia ai programmi di infiltrazione. Se non fosse stato per quel silenzio, ora saremmo dentro il Portale di Omega4... e no, non è uno scherzo. Non so come diavolo abbia fatto Cerberus a disporre di una tecnologia simile in così poco tempo ma siamo riusciti a bypassare il blocco e a impostare la rotta sullo Spazio dell'Alleanza” trasse un respiro, prendendo la borsa del ghiaccio tra le mani “La Veela è integra, non posso dire lo stesso della Normandy. Era un cannone Thanix quella cosa enorme che ha quasi colpito i nostri reattori a babordo? Oh, lascia perdere...”
Shepard sorrise appena, passandosi una mano sulla fronte, ancora insanguinata.
“Spero che quella sia tintura, Shepard” riprese Virgil, protendendosi verso l'obbiettivo “Perdite?”
-Nessuna, puoi stare tranquillo...- replicò lei, pulendosi la mano sul cosciale -La tua risorsa è sana è salva... piuttosto, siamo in rotta per Elysium, per risistemare la nave prima di approdare su Arcturus... ci scorterete o...-
“Dobbiamo fare scalo anche noi, c'è da ricalibrare tutto il sistema missilistico, vi verremo dietro e, una volta su Elysium, prenderemo la rotta per la Cresta di Apien...” sospirò, lanciando la sacca di ghiaccio da qualche parte attorno a lui.
Lenore deglutì, chiudendo gli occhi. Non doveva girarsi a fissarlo, o sarebbe stata la fine...
“...è sottinteso che lascerai che Garrus venga con noi, vero?”
-Lascerò l'equipaggio libero di agire come meglio crede. Molti di loro devono tornare ai loro affari, prima della partenza per Arcturus- Shepard diede un sospiro profondo con il naso, poi tornò a guardare Virgil attraverso la proiezione olografica -Ci aggiorneremo sulla situazione con intervalli regolari di un paio d'ore, Viridis, qui Shepard, chiudo.-
Una mano che scorre su un viso stanco, ancora sporco di sangue e della polvere del combattimento.
Un nuovo sospiro.
-Shepard?- la voce di Miranda si fece dolce, nel rivolgersi a lei -Va' a riposare... ci penserò io ad organizzare il tutto-
Il Comandante annuì, distanziandosi brevemente dalla ringhiera -Sarò a visionare i lavori alla Stiva... ci riaggiorniamo tra un'ora in sala briefing.-
-Ricevuto- l'XO diede un sorriso, poi sostituì Kelly al terminale, iniziando con l'opera di organizzazione.
Shepard si ritrovò da sola, a scendere le scalette che congiungevano la Sala Tattica alla Stiva di carico, non avendo alcuna intenzione di dialogare, o di intrattenersi con chiunque che non fosse un datapad. La paura che si era presa di recente aleggiava ancora nell’aria, tormentandola come se fosse ancora nell’aria. Lui era sano e salvo, sì, ma chi le avrebbe assicurato che, in sua assenza, sarebbe stato meglio, o al sicuro?

 

[x]

 

 

Il materasso cigolò rumorosamente sotto il peso di Shepard, lanciata a stella marina sulle lenzuola, ancora con l’armatura N7 addosso.
Per poco la Carnifex non le aveva trapassato un cosciale, andandosi a conficcare proprio nella piega della tuta.
Dopo un gemito sommesso, Lenore riuscì ad arrampicarsi fino ai cuscini, affondandoci la testa con tutta l’intenzione di dedicare le prossime tre ore ad un sonno doveroso.
Putroppo, fece appena in tempo a chiudere le palpebre che IDA annunciò la presenza di Garrus fuori dalla porta della sua cabina.
-Qualcuno a caso…- biascicò Shepard, dando una smorfia seccata sul viso –Digli di entrare, non ho alcuna intenzione di alzarmi…-
La porta si aprì con uno stridio acuto, facendola trasalire.
-Oliarla mai, eh?- commentò Garrus, con la stessa smorfia di fastidio sul viso.
-Il mio schiavo Turian è in procinto di partire, non può certo mettersi ad oliare le porte del suo Comandante…- replicò lei, infilando una mano sotto il cuscino, volenterosa ad ignorarlo.
Lui rimase fermo immobile ai piedi della scaletta, dubbioso se ritenere quella una battuta di pessimo gusto o una frecciatina. Decise di fare spallucce, sedendosi su uno dei divanetti di Shepard, estraendo la Talon dalla fondina e poggiandola sul tavolino –Sto fuggendo da tuo padre…-
Lenore schiuse le palpebre, rivolgendogli un’occhiata appannata –Eh?-
Garrus scrollò le spalle, passandosi una mano sul viso –Non è per cattiveria, Len, è che… le sue domande sono davvero troppo insistenti.-
La donna sorrise, divertita da quella situazione –E che domande ti ha fatto?-
Il Turian voltò la testa verso di lei, lanciandole una delle sue occhiate profonde, poi spostò lo sguardo sui modellini, carezzandosi il mento –Non lo vuoi sapere…-
-Nemmeno se me lo dici ad un orecchio?- lo provocò lei, alzando la testa dal cuscino a appoggiando un gomito sul letto. La richiesta di raggiungerla era implicita ma, a dire il vero, non era nemmeno troppo chiara…
Garrus sospirò sommessamente, non capendo il senso di quell’affermazione, poi spalancò le braccia –Non vedo perché dovrei sostituire il Mantis con un Incisor!- si protese verso di lei, l’espressione che stupita era un eufemismo –Sarebbe come chiedere a te di sacrificare il Claymore per uno Scimitar, o peggio, per un Katana!- la guardò con insistenza, come per cercare la sua approvazione.
Ma Lenore aveva un’espressione delusa, quasi rassegnata –Conosco la sensazione…-
-Mi ha preso le misure del braccio!- sbottò lui, battendo sonoramente le mani sui cosciali –Perché, poi? Cosa diavolo intende farci!-
-Vorrà costruirti un arco, che ne so…- ipotizzò Lenore, grattandosi la testa. Quella visita non era ciò che si era prospettata… si sarebbe aspettata delle scuse, una paranoia assurda su quanto lui avesse avuto torto e lei avesse ragione ad odiarlo. Ma, forse non lo conosceva ancora abbastanza, o forse erano tornati ad essere amici… solo che con una complicità maggiore, più acuta.
Le porte del cervello di Lenore si spalancarono, mostrandole un nuovo percorso. E se lui fosse lui proprio per quello e non per portare delle stupide scuse? Ridacchiò tra sé e sé, Lenore, mentre Garrus richiamava la sua attenzione con un cenno del braccio.
-Un cosa?! Oh, Spiriti… no, ma non hai sentito la parte peggiore di tutta questa storia!-
Lenore perse ogni speranza di dormire, mettendosi a sedere a gambe incrociate, le dita a massaggiarsi la fronte –Temo proprio che tu sia nei guai, Vakarian…-
Garrus contrasse le mandibole, abbandonandosi sullo schienale della poltrona. Poi sbuffò dal naso –Non sono mai stato così in imbarazzo come in sua presenza…-
Shepard fece spallucce, poi gli rivolse un’occhiata stanca –Fa parte del suo carattere… mettere in imbarazzo la gente, dico-
Il Turian diede un altro sospiro, raccogliendo il visore tra le mani e osservandolo per qualche attimo prima di riprendere la parola –Sei stata fortunata, Len… voglio dire, non penso che lui ti abbia mai imposto di… di renderlo fiero di te-
La donna batté un paio di volte le palpebre, poi inclinò appena la testa –Non esattamente. Spiriti, dove vuoi andare a parare, Vakarian?-
Un momento di silenzio, per permettere a Garrus di raccogliere le idee, mentre appoggiava il visore sul tavolo e rivolgeva un’occhiata stranita a Lenore.
-Ho solo i miei dubbi su come avverrà l’inevitabile incontro con il mio, di padre…- rispose, buttando un braccio davanti a sé per poi accavallare le gambe.
Lenore drizzò la schiena, appoggiandosi una mano sulla spalla per stiracchiare il braccio. Un espediente per trovare le parole giuste… in effetti, si ricordava di una vecchia conversazione che avevano avuto sulla vecchia Normandy SR-1, dove lui ammetteva di non essere esattamente un figlio ideale.
L’unica informazione della quale lei era in possesso per buttarsi in un discorso rassicurante.
Lenore Shepard non era assolutamente in grado di intraprendere questo genere di discorsi, solo che lei non lo sapeva.
-Oh, avrai tanto da raccontargli… avrete di che discutere…- biascicò, alzando gli occhi verso un punto imprecisato sopra di sé, per raccogliere quante più idee possibili –Di certo non ti misurerà le braccia o non ti prenderà in giro perché usi un Mantis anziché un Incisor…-
-Non mi sei d’aiuto, Léannan- sbottò Garrus, ridacchiando.
Lenore si fermò, scuotendo lievemente la testa, poi gli rivolse un sorriso curioso –Assicurati di avere abbastanza clip termiche a disposizione, allora…-
-Di nuovo, non sei d’aiuto-
-Tua madre non medierà l’incontro? Avrai pure qualcuno nella tua famiglia che sia dalla tua parte!- sbottò, prendendo a ridere.
Garrus perse il sorriso, portandosi una mano a carezzarsi la testa. Lei continuava a ridere, divertita dalla sua stessa imbranataggine in situazioni di quel tipo.
Non si era minimamente accorta del problema che aveva appena sollevato.
No, non doveva accorgersene. Non doveva sapere.
Garrus si sollevò in piedi, uno sguardo stanco quanto il suo, poi si avvicinò al bordo del letto mentre lei ancora continuava a discutere dello stato di crisi delle famiglie Turian vecchio stampo.
Si sedette al suo fianco, guardandola dritta negli occhi, con tutta l’intenzione di perdersi nell’azzurro screziato delle sue iridi. Era da tempo che non vedeva quegli occhi e voleva registrarne ogni singolo dettaglio prima di ritornare sul suo pianeta natale assieme a Virgil. Chissà se li avrebbe più rivisti…
E assieme a quegli occhi c’era una ragazzina che non riusciva a smettere di parlare, come se fosse la prima volta che lo facesse sul serio, come se non avesse mai avuto occasione di godersi un istante a delirare su un argomento che non conosceva.
Lo prese per un braccio, pure, mentre sosteneva che in certe famiglie Turian c’era l’usanza di recitare la preghierina agli Spiriti prima di mettersi a tavola.
Garrus sbuffò una risata mentre lei continuava ad appassionarsi teneramente ad argomenti futili, con una curiosità disarmante, talmente infantile. Una dolcezza che non le apparteneva, insomma.
Vide gli occhi velati di una donna che non dorme da ore, eppure ha ancora la forza di sostenere teorie al limite dell’assurdo, solo perché non ha mai avuto una vera occasione per perdere quell’alone di serietà che la contraddistingueva.
Le carezzò i capelli mentre Lenore si sollevava sulle ginocchia, aprendo le braccia per mimare la grandezza di una stella… Trebia, il sole di Palaven, l’espressione sognante nel sapere che Garrus era nato qualche anno dopo di lei, o forse qualche anno prima.
La commozione quando lui le rivelò che l’avrebbe portata a visitare la sua casa solo se lei l’avrebbe condotto nella terra dei suoi avi. E per la prima volta Lenore pensò a un progetto, a qualcosa di diverso dalla guerra e dalle armi da fuoco.
Si ritrovarono ad aprire una mappa galattica dal factotum, a indicare dei punti a caso nella Traversa di Attica, nei Sistemi Terminus, o meglio, oltre il Velo di Perseo. Posti che avrebbero visto insieme…
Lenore perse il sorriso quasi subito, mentre con la mente tornava al presente, poi al futuro prossimo, ritrovandosi davanti alla Corte Marziale, ritrovandosi da sola in una cella. Che senso aveva sognare?
Perché illudersi che tutto sarebbe andato bene?
Gli carezzò la testa, mentre lui le si adagiava in grembo, sbadigliando sonoramente, accoccolandosi come un gatto per poter finalmente chiudere gli occhi.
La mano tremò, mentre si allontanava per coprirle lo sguardo. Lenore si sentiva una donna distrutta.
E senza dire nulla, senza proferire parola, rincorse di nuovo quei sogni, quei progetti impossibili oltre il Velo.
-Andrà tutto bene- si disse, appoggiando la mano sulle labbra –Andrà bene…- ripeté, mentre gli occhi si tingevano di nuovo di rosso, mentre le cicatrici trattenevano le lacrime, sentenziando che loro erano l’unica certezza che le restava, l’unico appiglio che l’avrebbe mantenuta concentrata nella sua missione.
Doveva mantenere coerenza, lo doveva a lui. Perché Lenore l’aveva trascinato in un abisso, l’aveva costretto a vedere la sua fragilità, l’aveva costretto a fare la mossa sbagliata pur di rincorrere una chimera… lei non era umana, lei non era Shepard, eppure si sentiva di amare come avrebbe fatto la vera Lenore al suo posto. Forse era stata solo una scelta egoistica, la sua, tanto per avere qualcuno che confermasse la sua versione dei fatti, che protraesse quanto più a lungo possibile quella candida bugia.
Perché si era posta quelle domande? Perché su Illium non aveva riso davanti alla stupidità del discorso di Garrus ed era partita subito, lasciando che loro restassero semplicemente amici? Lasciando quel discorso sull’umanità dei sintetici in mano a IDA, o a Legion…
Si sforzò di non emettere alcun suono, mentre distendeva le gambe e si ancorava all’armatura di colui che amava, le mani tremanti. La testa poggiata sulla superficie fredda e metallica e gli occhi fissi in un punto indistinto della stanza, stanchi.
Garrus sospirò nervosamente, cercando di ignorare quelle lacrime, cercando invano una ragione per quel pianto.
Chiuse gli occhi, restando immobile, in ascolto, mentre lei si sforzava di non contrarre troppo lo stomaco, di non tremare.
Era scontato chiederle cosa ci fosse che non andava. Era lei stessa, che non andava.
Le sfiorò un ginocchio per poi afferrarlo.
Il primo singhiozzo, che sembra quasi lo sbuffo di una risata, le dita che si intrecciano per ricevere e dare coraggio.
Aveva deciso di darle supporto, aveva deciso di stare al suo fianco, Garrus. Come farglielo capire se non scegliendo di voltare la testa? Girarsi di fronte a una supplica per permetterle di nascondere le lacrime, aiutarla a mantenere la sua solita dignità di Comandante, dandole il potere di esprimere la sua sofferenza senza esprimere giudizi.
-Andrà tutto bene…- ripeté lei, sorridendo tristemente.
Lui sospirò, rinnovando la stretta e schiudendo le palpebre –Sì, Lenore, andrà tutto bene-.

 

[x]

 

Elysium non abbisogna di descrizioni, Elysium è nome e fama.
Lampioni in rame che cingono strade in cemento, umidità che scivola nelle pareti degli edifici di prima mattina.
La Normandy fece scalo dopo esattamente cinque giorni di viaggio, scegliendo per una rotta che implicasse una tratta commerciale sicura, attraverso la Traversa di Attica.
Virgil aveva garantito il loro passaggio in chissà quale maniera, promettendo a Shepard che non avrebbe dovuto preoccuparsi della fama che quella zona della Traversa aveva, ossia di essere una zona con un alto tasso di abbordaggi.
-Un'amica ha pagato il dazio per noi- aveva detto il Turian, una volta a bordo della Normandy.
Aveva accettato il consiglio del Comandante, che l'aveva accolto in Sala Briefing con una tazza fumante della dextro-miscela personale di Tali, una poltiglia fatta di chicchi di caffè macinati e dal profumo vibrante di menta e agrumi.
-Un'amica?- Shepard si era protesa verso di lui, sorridendo -Viridis, lei ha contatti persino in questa zona sperduta della Galassia? Mi chiedo come faccio a sorprendermi ancora, dopo tutto quello che è successo.-
-Volevo parlarle di persona prima di affrontare una separazione dolorosa, Shepard- aveva ammesso Virgil, prendendo la tazza tra le mani e osservandone il contenuto. Era un gesto che anche Garrus faceva spesso, quando si ritrovava a bere o a mangiare qualcosa. Lenore non resistette e gli chiese da cosa derivasse quell'insicurezza nel bere una comune bevanda.
-Oh...- Virgil aveva schioccato le mandibole, dando un'espressione strana, come se la risposta a quella domanda fosse affare scontato -Per via delle macchie... si depositano sui bordi se la tazza non viene lavata bene. Le macchie mi indispettiscono... dannate macchie!-
Lenore si era ritrovata a sorridere a quella stranezza, che ogni volta che porgeva un caffè a Garrus non poteva fare a meno di non notare. Ecco da chi l'aveva presa...
-Lei e Garrus siete molto legati, ho notato-
Virgil aveva socchiuso gli occhi, sempre alla ricerca di una fantomatica macchia -Vede Shepard, la mia situazione, quando ancora ero un Generale... Garrus non gliel'ha mai raccontato? Oh, capisco...- il Turian, che Shepard non aveva mai visto con un'espressione di sconcerto, si era rabbuiato, mentre continuava ad osservare sistematicamente la superficie della tazza, stavolta dall'esterno.
-Sono stato reintegrato dopo tre anni di congedo forzato, Shepard, perché ho volontariamente disobbedito a un ordine diretto... se lei si ritrovasse davanti a una missione dove ha poche speranze che la sua squadra sopravviva, sceglierebbe di proseguire o ritirarsi?-
La donna gli aveva lanciato uno sguardo di sottecchi, sorridendo lievemente.
-Torfan- avevano recitato, in coro.
Dopo una breve risata liberatoria, Virgil aveva ripreso a parlare -La missione è tutt'ora classificata e non mi è concesso di parlarne... le basti sapere che dovevamo recuperare dei dati. Ha fatto scalpore il fatto che io abbia scelto di non sacrificare i miei uomini perché ritenevo che l'ordine che mi era stato dato fosse sommario e inconcludente, ho fatto di testa mia, reperendo i dati con l'inganno, piuttosto che buttare una legione alla cieca nelle mani dei nemici... insomma, degradato con disonore dalla Gerarchia nel giro di tre giorni.-
-E cosa c'entra Garrus in tutto questo?-
Virgil aveva appoggiato la tazza di caffè sul tavolo, accavallando le gambe in modo elegante -Ha testimoniato in mio favore durante il processo... i ragazzi della legione hanno deciso di non presenziarvi, optando per una via meno complessa, rimanendo nell'ombra per non subire delle ripercussioni da parte del loro nuovo ufficiale superiore. Ebbene, lui si è seduto al mio fianco, mi ha guardato negli occhi e poi ha detto chiaro e tondo ai miei carnefici di andare a farsi fottere- una risata, le dita che si intrecciano sul tavolo, lo sguardo immerso in un ricordo -Per lui ero nel giusto...-
-E come ha fatto a diventare uno Spettro?-
Lo sguardo di Virgil si era fatto cupo, le pupille che cercavano ancora una macchia nello sfondo bianco della tazza; poi si era voltato verso di lei, permettendole di scandagliare la profondità del suo sguardo.
-Ho molti contatti, Shepard, maneggio giornalmente molte informazioni... casualmente, mi è capitato tra le mani un segreto scottante riguardante uno dei Consiglieri-
-Casualmente?- aveva ripetuto lei, scettica.
-Non mi giudichi, Comandante, sa benissimo cosa comporta l'ascesa e sa benissimo che non tutti coloro che meritano hanno la possibilità di diventare qualcuno- un respiro nervoso -L'ho fatto affinché lui e tutti quelli che cercavano giustizia avessero un porto sicuro dove rifugiarsi, un aiuto...-
-Il fine giustifica i mezzi- aveva sentenziato Lenore, mentre Virgil riprendeva la tazza rigirandosela fra le mani.
-Ecco la mia macchia, ed ecco perché l'ho scortata... lei è nel giusto, Lenore, sta combattendo una battaglia che in pochi sono in grado di comprendere. Se gli Spiriti assisteranno me e Garrus, riusciremo a darle supporto mentre lei sarà impossibilitata a muoversi...-
Lenore aveva sbuffato una risata, intrecciando le braccia, poi gli aveva rivolto un'occhiata curiosa -Perché non mi ha sbugiardata davanti al Maggiore, Virgil? Ha craccato il datapad ed è a conoscenza del mio problema, lo so, così come so che Garrus ha inavvertitamente dimenticato di dirmi che le registrazioni che ho compiuto dentro la Nave dei Collettori non erano protette da un firewall...-
-Perché non aveva senso farlo, dato che siamo entrambi consapevoli che, semmai l'Alleanza scoprisse che lei ha della Tecnologia dei Razziatori nel suo stesso corpo, non esiterebbe due nanosecondi a giustiziarla- gli occhi di Virgil ebbero un fremito leggero -Lei è fondamentale per il suo popolo, forse addirittura per la Galassia intera. Veda di difendere quell'informazione con le unghie e con i denti, non voglio trovarmi da solo davanti a una minaccia di quell'entità.-
Attualmente, Lenore si ritrovò a sorridere, mentre osservava il profilo degli edifici di Elysium, stretta in un cappotto pesante, in attesa che la Normandy fosse di nuovo pronta per spiccare il volo.
La fregata del Tenente Viridis era ormeggiata poco distante, assieme alla silenziosa SSV Caporetto, anche lei bisognosa di riparazioni.
Un velo di nebbia artificiale avvolgeva gli edifici, un artificio fittizio per simulare le temperature terrestri.
Lenore sospirò sommessamente mentre il traffico andava via via diradandosi e le luci della città cominciavano ad accendersi, come i fuochi fatui nelle paludi dell'Ithilien.
Strinse le palpebre quando le parve di aver notato un incendio divampare all'orizzonte, macchiando il cielo plumbeo di un rosso vivo, cremisi.
E si aggrappò al lampione sotto il quale sostava mentre la figura imponente di una nave da guerra si stagliava imponente nel cielo davanti a lei.
I cannoni delle difese antiaeree sparavano, la gente gridava e i soldati dell'Alleanza, impreparati di fronte a una simile evenienza, cercavano disperatamente di resistere di fronte a una linea di truppe di Cerberus, implacabile e compatta.
Nel tempo in cui le ciglia battono, Shepard fu pronta a rispondere al fuoco, il Claymore in pugno e una squadra da disporre.
Si voltò verso i suoi compagni, assieme a lei anche in quel momento, e rivolse loro uno sguardo accigliato.
Fu Thane a farsi avanti, mentre Garrus si portava in prima linea assieme a Catfish e a Strike, pronti anche loro a partecipare alla battaglia.
Il Drell soppesò il Viper tra le mani, mentre rivolgeva un sorriso composto a Shepard.
Lei sorrise di rimando, tristemente, come per fargli sapere che non era necessario partecipasse, dato il suo stato di salute e le sue conquiste dolorosamente acquisite.
Grunt diede un grido soddisfatto, poi sollevò il fucile verso il Comandante, ridendo dall'eccitazione di ricevere due scontri duri e glorificanti nel giro di così pochi giorni -Siamo con te, Shepard!-
-Fino alla fine- aggiunse Thane, annuendo.
Lenore caricò un colpo in canna al Claymore, poi perse il sorriso, esprimendo tutta la determinazione possibile con un cenno del capo -Non posso chiedere di meglio- fece, osservando mentre anche lui preparava il suo fucile per lo scontro.
-Qualsiasi cosa succeda- principiò l'altro, mentre i suoi occhi profondi come l'abisso si appropriavano delle condizioni atmosferiche -Dovessi per punizione correre a piedi nudi la distanza che intercorre tra la Via Lattea e la Galassia di Andromeda, io sarei comunque al fianco di Shepard-
Lenore inarcò un sopracciglio, rivolgendogli un sorriso malizioso -Sei sicuro di stare riferendoti al Comandante giusto?-
Di contro, il Drell inclinò appena la testa, sorridendo tristemente, mentre appoggiava lo sguardo sul mirino.
Shepard si voltò verso Garrus, che fissava l'orizzonte con impazienza, poi si voltò verso la sua squadra, incrociando ognuno dei loro sguardi, mentre si alzava il vento, trascinando con sé la polvere accatastata sulle strade.
-Sappiate che non siete costretti a seguirmi- principiò -Ma vorrei comunque darvi la possibilità di riflettere, e con voi, le armi che tenete tra le braccia.- fece una pausa, fissando i suoi occhi dentro lo sguardo sicuro di Jack -Cerberus ci ha usati, traditi... l'Uomo Misterioso ha ordinato ai suoi sicari di disperderci per ucciderci uno ad uno... ma noi non gliel'abbiamo permesso, e abbiamo inferto numerose perdite tra le fila di un esercito corrotto, al soldo di chi inganna l'Umanità sotto la falsa bandiera dell'elevazione di una specie che non è inferiore, ma che è in grado di guadagnarsi il suo posto nella Galassia, senza incorrere nella prepotenza.- si rivolse a Miranda, che restava fiera in prima linea, deglutendo di tanto in tanto, come se le premesse di esprimere un'opinione necessaria, in difesa delle idee nelle quali poco tempo prima si identificava. Shepard colse questa sua insicurezza, ma proseguì diretta nel suo discorso -Noi umani non vogliamo che il paladino della nostra specie sia un prepotente, no, noi vogliamo meritarci giustamente quel posto che tanto abbiamo agognato. Nel corso della mia carriera ho avuto modo di ingoiare troppe volte un boccone troppo grosso per eseguire gli ordini di un capo ingiusto, per permettere alla mia specie di riscattarsi davanti a un torto che non aveva mai compiuto. Sono esausta di essere la bandiera di quest'organizzazione, sono stanca di essere usata come vessillo dall'Alleanza quando in realtà ho compiuto delle crudeltà talmente abominevoli da essere state addirittura stravolte. Ho ucciso a sangue freddo, ho fatto sì che chi ha inferto dolore alla mia gente soffrisse, e tutto perché lo ritenevo giusto. Siamo definiti la feccia delle nostre specie perché riusciamo a vedere più in alto dei loro capi. È giusto venire emarginati per questo? È giusto che voi abbiate dovuto scendere a patti con un'organizzazione criminale per porre fine alla minaccia dei Collettori? No, non è giusto... ci hanno sfruttati, ci hanno deliberatamente usati e manipolati perché sapevano che noi saremmo stati l'unica possibilità che avevano per impossessarsi della Tecnologia che la base dei Collettori custodiva.- la voce si alzò, come una marea impetuosa, poi divenne sussurro, mentre Shepard voltava le spalle a quegli sguardi -Mi hanno riportata in vita, trasformandomi in un abominio...- si passò una mano sul viso, per riprendere le forze di continuare a parlare. Poi si voltò, decisa, e riprese il contatto visivo con ciascuno di loro.
-Oggi ognuno di voi combatterà perché ritiene giusto farlo, contro le oppressioni ideologiche, contro i manipolatori, contro chi usa la scienza per sovvertire l'ordine naturale degli eventi... combattere per poter essere liberi di affrontare i Razziatori senza vincoli, ecco cosa faremo noi oggi. Siete con me, soldati?-
-Signorsì, Signora!- gridarono all'unisono i vecchi compagni dell'Alleanza.
Grunt, che di sicuro aveva capito solo che c'era un combattimento da affrontare, diede un ruggito spaventoso, facendo trasalire Tali, al suo fianco.
La Quarian, determinata, fece un passo in avanti, incerta, mentre la squadra restava in silenzio. Sollevò appena la testa, riponendo la pistola nella fondina, poi intrecciò le mani.
Shepard si portò davanti a lei, l'espressione severa, mentre cercava di individuare i suoi occhi luminosi sotto al casco.
La Quarian sciolse le mani, finalmente, poi batté i tacchi e si mise sull'attenti, portando la destra a un'ipotetica fronte -Sì... Sìssignora?-
-Non ho sentito soldato- berciò Lenore, cercando di trattenere un sorriso.
-Sìgnorsì, Signora! Shepard! Signora-
Tante piccole esplosioni, sicure ma imbarazzate. E Shepard sciolse la schiena, posandole una mano sulla spalla.
Fu il turno di Kasumi di salutare, mentre Lenore si mordeva un labbro, sorpresa da quella presa in giro così plateale. Uno ad uno diedero una loro interpretazione di quel gesto, nei modi più disparati, mentre Lenore iniziava a pentirsi di aver affrontato un discorso così serio di fronte ad una squadra di scapestrati, che di etichetta sapevano ben poco.
Catfish dovette distrarre forzatamente il Maggiore Klein, che osservava la scena allibito, la mascella che quasi gli toccava terra.
Una mano a tre dita si posò sulla spalla di Lenore, costringendola a voltarsi. Sorrise, lei.
-Vuoi fare anche tu il saluto?-
-Non ci penso nemmeno...- protestò Garrus, da dietro la visiera del suo casco -Però volevo...-
-Non morirà nessuno, oggi, smettila di portare guai- lo rimproverò Lenore, a mezza voce, mentre quel gruppo male assortito si preparava allo scontro -Vedi di fare il tuo dovere...- aggiunse -Al resto penseremo dopo...-
-Ti copro le spalle-
-Colpo Stordente Pronto!-
-Andiamo, hai appena fatto un discorso che ha avuto la più alta percentuale di sbadigli che si sia mai registrata! Non prendere in giro me...-
Lenore gli rivolse di nuovo un sorriso, appoggiandogli una mano sul braccio -Niente di meglio che un finale col botto, eh, Vakarian?-
Il Turian ridacchiò, raccogliendo la sua mano tra le proprie -Ti ho abituata troppo bene...-
Legion si fece avanti, inclinando appena la testa -Noi siamo pronti.- recitò, accompagnato da uno squittio.
Shepard lo fissò per qualche secondo, poi diede un cenno con la testa a Klein. Insieme, si mossero attraverso le stradine tortuose che portavano al luogo dello scontro, pronti ad affrontare qualsiasi nemico e a porre fine a quella straziante battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

J’s logbook:

Maggio 2013, 18

Mi rendo conto di essere una donna volubile.
Aggiorno quando mi pare, non rispondo alle recensioni, evito di buttare capitoli che rispecchino cosa davvero io voglia esprimere…
Ma no, dai, voglio essere positiva <3 prima o poi ce la farò.
Niente da dire su questo capitolo, se non che mi dispiace non essere riuscita a dare un certo spazio a certi personaggi. Sono felice di aver introdotto Virgilio, sto tirando un po’ le somme su tutto e… boh, parecchio amore.
Spero si noti la dedica, perché ci tengo davvero un sacco <3
E solita solfa: se notate che c’è qualcosa che non va fatemelo sapere, perché non c’è crescita senza critica.

Un abbraccio

 

J.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Reusanachd ***


18. Reusanachd

 

 

"La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprire l'illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere.
Se domani conclude, è finita.”
(L. Pirandello)

[x]

 

 

La sensazione che qualcosa ti stia sfuggendo è legata con un doppio nodo all'incedere del tempo.
Per accorgersene basta un attimo, come ogni cosa, e quando una persona si rende conto di aver dimenticato per strada ciò a cui teneva, ecco che subentra il rimpianto.
Ho dato tutto quello che potevo dare? Mi è stato concesso abbastanza tempo per risolvere i fatti in sospeso?
Non essendo individui che vivono all'infinito, noi umani tendiamo ad essere infelici.
Infelici per le cose che non riusciamo a controllare, le esperienze che non riusciamo ad acquisire, le vite che non riusciamo a salvare.
Shepard è uno di quegli individui che credono che il mondo giri intorno alle loro azioni, e forse è così. Difatti lei, mentre combatteva al fianco dei suoi compagni, si rese conto che le sue tattiche offensive permettevano a chi la circondava di acquistare un prezioso secondo di vita in più, un minuto, forse un'ora... avulsa dalla brillante texture a nido d'ape della Fortificazione.
La battaglia su Elysium non era stata prevista dall'intelligence dell'Alleanza, nella timeline delle Cronache degli anni a venire nessuno ne parlerà, nessuno dirà che prima dei Razziatori c'è stato un conflitto di quest'entità, una vera e propria guerra civile per l'acquisizione da parte di Cerberus del controllo di zone cardine dei Sistemi dell'Alleanza.
Tutto verrà messo a tacere, perché sarebbe politicamente scorretto condannare un'organizzazione criminale che fino a poco tempo prima aveva così tanto successo tra gli umani perché unico garante nella lotta contro i Collettori. 
Cerberus ha salvato le colonie umane, Cerberus era nel giusto.
Quella Cerberus che assecondava il fratricidio, se c'era la possibilità di acquisire risorse; quella Cerberus che ha colonizzato l'interno del Portale di Omega4, creando i Corrotti.
Le persone possono venire facilmente manipolate se non sono in grado di reperire abbastanza informazioni per costruirsi una propria opinione. Shepard aveva accettato di dare fiducia a Hackett anche per questo motivo... l'immagine dell'Alleanza doveva rimanere illesa per poter permettere agli Ammiragli di lavorare su un piano difensivo per l'Avvento dei Razziatori.
Attualmente, Shepard si ritrovava a percorrere una stradina sterrata, il pavé umido di rugiada. Cerberus aveva optato per una ritirata strategica... era la fine. Il Claymore giaceva scarico tra le mani di Lenore, bollente e soddisfatto, l'armatura N7 aveva subito diversi danni, poco importanti...
Lei stessa, Lenore si sentiva poco importante di fronte ai suoi compagni, che si abbracciavano, si sostenevano l'un l'altro, complimentandosi per qualche mossa azzardata che aveva permesso al nemico di soccombere.
Cosa c'entrava lei in quella gioia, lei che non poteva provarne se non standosene in disparte? Le bastava che tutto avesse finalmente raggiunto una fine, ecco. Di più non poteva pretendere...
E se ne restava in piedi, davanti al corpo di una Nemesi, a pensare a quello che aveva perso e che avrebbe perso d'ora in avanti per assecondare le richieste dei suoi superiori.
Ripose il Claymore dietro la schiena, l'aria fredda e umida della magnifica Elysium che le penetrava nelle ossa, accompagnata da una neve fittizia, fatta delle scintille dei tubi divelti di uno degli edifici teatro dello scontro, giusto al termine della stradina.
Fiocchi luminosi che scendevano dalle tubature fino a posarsi sull'armatura del Comandante.
Attorno a lei grida di vittoria di gente comune e militari. Un Batarian le rivolse un ghigno compiaciuto, annuendo mentre le passava al fianco.
Lenore sorrise appena. Magari quell'individuo aveva pure dei parenti, su Aratoth... 
Un malsano masochismo la portò a pensare di rinfacciarglielo, dire a quel Batarian che non doveva ringraziarla, o ammiccare... Ti ho appena sterminato la famiglia intera, idiota, vuoi ancora sorridermi?
Ma no, non era assolutamente il caso, Elysium era diventata la pace. 
-Che gli Spiriti veglino su di voi, soldati...- mormorò Lenore, socchiudendo le palpebre.
Garrus era sempre stato accanto a lei, ricoperto di lividi e tagli, macchie blu che si confondevano con la sua vecchia armatura. Le posò una mano sulla spalla e l'attirò a sé, prendendole il viso tra le mani. 
Si scambiarono un bacio doveroso e indispensabile.
Era giunta la conclusione, erano all'epilogo di quella vicenda... ed erano sopravvissuti anche quell'ultima volta. Per quanto ancora la fortuna li avrebbe coccolati?
L'attrito di un paio di labbra non pensate per regalarsi vicendevolmente un bacio. 
Quello, ecco, quello era un gesto d'amore imparziale da parte del Turian, pensò Shepard. Assecondare un gesto per lei familiare, facendolo suo in qualche modo.
Si guardarono negli occhi per un istante, poi si chiusero in un abbraccio, si strinsero come se non ci fosse altra scelta, in quel momento.
I fiocchi di luce li avvolsero, poggiandosi leggiadri sulle loro armature, come brandelli di cenere, polvere magica. 
Una risata di cuore mentre lui la sollevava per permetterle di sovrastarlo di pochi centimetri, per poterle dare l'impressione che fosse lei ad attirare la luce delle stelle su di sé, filtrandola attraverso la sua essenza, come un fascio di luce che attraversa una cascata.
Sembrava un velo di bellezza, Lenore, che permetteva al viso di Garrus di illuminarsi. 
Un concetto umano che possiamo paragonare alla concezione Turian degli Spiriti è Apeiron.
La parte diventa il tutto, il tutto si scinde in parti, mantenendone comunque l'essenza.
Ciò che era unito si divide in masse distinte, con la consapevolezza che poi tornerà ad unirsi all'origine della sua particolarità.
"Il fato divide, la morte unisce” recita un vecchio detto romantico. Una carezza che consola un futuro di separazione.
Ma non è facile spiegare al cuore che può smettere di battere furiosamente nel petto e impedire alle lacrime di sgorgare dagli occhi. Non esiste l'addio, Shepard, non è necessario soffrire. In un modo o nell'altro vi rivedrete, in futuro...
Lenore, da anima felice divenne anima vuota, osservando mentre Virgil si avvicinava, muovendosi come i suoi piedi fossero il lento agonizzare di una campana che accompagna la processione funebre.
Quel Turian, quell'intruso appoggiò una mano sulla spalla di Garrus, facendogli chiudere gli occhi. 
-Lasciami qualche minuto, ti prego...- lo supplicò, tornando a guardare lei, stringendola a sé. Abbandonare qualcuno che ami è straziante, soprattutto se ti sorride, comprensivo. Lei sorrideva perché consapevole che l'allontanamento era necessario, sapeva i crimini che aveva commesso per meritarselo, sapeva che si sarebbero riabbracciati in un modo o nell'altro.
-Dobbiamo andarcene- lo incalzò lo Spettro, passandosi una mano sul viso.
-Ti ho chiesto qualche minuto, Virgil, non è troppo... non...- chiuse di nuovo le palpebre, mentre lei gli carezzava la testa, sorridendo tristemente.
-Garrus, va'- gemette Lenore, sorridendo sempre, cercando di non cedere al desiderio di concedergli del tempo, tempo che avrebbe utilizzato per decidere di seguirla negli inferi -Abbiamo una missione, ricordi?- 
O forse era di Lenore il desiderio di seguirlo? Di aiutarlo, di vegliare su di lui... 
No, doveva lasciarlo crescere, camminare sulle sue gambe. Senza di lei, gli altri avrebbero riconosciuto il suo valore, la sua forza, sarebbe stato leader tra i più saggi, tra i più determinati a portare la sua gente in salvo dall'estinzione.
Conscia di avere davanti a sé l'insicurezza, decise di agire dandogli un bacio leggero sulla fronte, un sorriso e una stretta di mano -Sono fiera di averti avuto sotto il mio comando, Vakarian- recitò, facendo scorrere la mano sul bracciale di lui e stringendolo, in un saluto militare affine alla cultura militare di Garrus. 
Lui mosse le mandibole e ritornò a sorridere tramite quel solito sguardo dolce, le palpebre che si chiudono appena per poi riaprirsi, gioviali -È stato un onore, Shepard...-
Anche lui aveva capito.
La stretta al cuore, i polmoni che chiedevano aria e la gente attorno a lei che gridava alla vittoria.
Lui, gradualmente si sciolse dalla presa, lasciandola con un braccio sospeso a mezz'aria, la mano a chiudersi a pugno, mentre la lentezza di quel momento sfracellava ogni intenzione di corrersi incontro, di fermare l'addio e viaggiare finalmente verso la Galassia più vicina, per sfuggire ai Razziatori e alle aspettative che loro stessi si erano creati per salvaguardare le rispettive specie.
Può un organismo sintetico provare dolore?
Il dolore non è un fenomeno sensoriale, è un mezzo che consente al sistema nervoso centrale di riconoscere la presenza di un danno dei tessuti. 
Davanti a quelle sensazioni fisiche, Lenore vedeva la novità, i dati clinici al contrario confermavano una simulazione di processi già registrati dalla sua testa. 
E vedeva una novità anche trovare un'affezione così forte nei confronti di un suo compagno di squadra, cosa che era attaccabile, se osservata nello specifico. Lenore chiedeva fiducia in chi la circondava e Garrus non aveva aspettato un secondo nel darle aiuto. Affezionarsi, poi innamorarsi... è normale.
Anche quella era un'esperienza già affrontata da Lenore. L'oggetto era diverso, ma la sostanza combaciava... 
E la lontananza... oh, la lontananza! La stessa che lei aveva provato quando i suoi amici l'avevano abbandonata. 
È facile mentire a una macchina, darle l'impressione di sentirsi viva. Un'IA registra i dati che arrivano dall'esperienza, li immagazzina e li confronta con i dati preesistenti nella sua banca dati, infine, in base alle situazioni che si presentano, la macchina decide come rapportarsi. 
Libero arbitrio? No, solo l'impressione che le scelte siano dettate da quello.
Shepard aveva mantenuto un codice morale specifico, derivato dalla coscienza. 
Se però la Tecnologia specifica dei Razziatori li accomuna per perseguire uno scopo, allora perché non uniformare la programmazione di Lenore in direzione di quello? Mistero. 
E qual'era lo scopo di Shepard? 
Distruggerli, vivere, avere i giusti mezzi per concedere alle persone attorno a lei di sopravvivere... ecco la risposta. E questa doveva bastare per mettere in pace chi sapeva cos'era in realtà Lenore.
Quando raggiunse suo padre su quel campo di battaglia, Shepard era sicura di essersi svegliata da un brutto incubo, pronta a ricominciare la sua battaglia con determinazione.
Sintetico, organico, macchina, essere vivente... sono semplici epiteti, risultano ininfluenti se si ritiene importante opporsi, sopravvivere alla morte, vivere in funzione di uno scopo.
Lenore si portò su una sporgenza rocciosa, inerpicandosi per avere una visuale più ampia del prezzo che aveva dovuto pagare per la sua lotta. Poteva vedere Elysium allungarsi davanti ai suoi occhi, poteva sognare di afferrarla con le dita e farla sua mentre i difensori di quella piccola roccaforte si riunivano sotto di lei.
Una Turian sollevò lo sguardo, con lei Catfish, poi Klein, addirittura, coprendosi gli occhi con una mano per poterla mettere a fuoco sotto l'invasiva luminosità dell'alba su Elysium.
Lenore estrasse il Claymore, impugnandolo, poi lo sollevò in aria mentre il vociare dei soldati dell'Alleanza diventava un applauso, poi un grido di vittoria.
L'ultima battaglia, prima del raccolto. L'ultima vittoria, prima che le pareti della Galassia collassassero e si tramutassero finalmente in rovine.
La Veela si alzò in volo e passò leggiadra sopra la sua testa, la freccia che viaggia per colpire un bersaglio.
Shepard la seguì con lo sguardo per poi voltare la testa verso la luce del sole mattutino, in direzione della sua scomparsa, i raggi che volteggiavano sulla sua sagoma, in un circolo di fasci di luce.
Un sorriso radioso sulle labbra di Lenore, gli occhi azzurri frastagliati di topazio.
Due mani che si reggono a una ringhiera, osservando la donna allontanarsi dall'obbiettivo della telecamera. Due mani che vogliono strappare il divisorio in metallo per abbracciare un'immagine olografica, dolorosa crocifissione.
Il Cic della Veela restava in silenzio, conscio del dolore che Garrus non riusciva ad esternare, dolore che permeava dal suo sguardo, tragicamente limpido. 
Non è uso dei Turian piangere in questi casi, perché non è una cosa che ha senso. Le lacrime sono associate a motivi puramente fisiologici. 
Garrus si passò una mano sul viso, disperato.
Léannan era arrivata, aveva scalzato Reusanachd, entità che garantiva la sopravvivenza di Shepard e Vakarian nel mondo degli individui razionali, poi si era lentamente insinuata nelle loro vite, chiedendo loro di soffrire, in un momento in cui la sofferenza andava combattuta.
Il Turian staccò le mani dalla ringhiera metallica, voltandosi finalmente a guardare negli occhi Virgil, al suo fianco.
-Torniamo a casa, amico mio- esalò, evitando di prestare attenzione ad ogni scintilla di compassione che andava formulandosi nello sguardo dello Spettro.
Quest'ultimo sospirò appena, cingendogli le spalle con un braccio.
E si volsero entrambi a guardare la sagoma della Normandy alzarsi in volo, pronta a dirigersi verso Vancouver, ultimo porto sicuro prima del nero abisso del raccolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Epilogo

Il cimitero di Cipritine era disposto su un esteso manto erboso, giusto davanti a uno dei maggiori templi dedicati agli Spiriti Turian.
Non aveva importanza sapere a chi fosse dedicato quel maestoso esempio di architettura religiosa, non aveva senso esplicarlo, dato che il caldo era opprimente, quel giorno.
Un caldo umido, che si consolida in lacrime, che rigano le placche del viso fino a solleticare la morbida pelle del collo, proprio dove i vestiti la dividono dal collare metallico.
La credenza che i Turian piangano quando il caldo si fa opprimente è risaputa nell'esercito dell'Alleanza. Quando ci si trova al fianco di uno di quegli alieni e loro sembrano commossi non è mai perché la situazione è drammatica o triste, è perché la temperatura ha raggiunto vette talmente alte che loro sono costretti a espellere in quel modo i sali.
Tombe monumentali aveva il cimitero di Cipritine, tombe che sembravano uscire dal terreno come artigli. L'unica piccola lapide bianca (in quel abuso di marmo e acciaio) era fronteggiata da due Turian, vestiti del colore dell'infinito nelle loro divise militari.
Davanti a loro, dei tulipani terrestri giacevano ritti in un vaso... erano stati geneticamente modificati in serra per poter resistere alle rigide temperature di Palaven.
Garrus aveva voluto così, per onorare sua madre.
Il rosso e il giallo sembravano aver assorbito la luce di Trebia, riposti ordinatamente in una porcellana dello stesso colore del marmo.
Le usanze funebri, secondo la tradizione dei Turian, non prevedono omaggi floreali, bensì l'impiego del fuoco.
Ovunque, in quel cimitero, c'erano delle torce accese, bacchette di incenso sature del loro classico odore pungente e, infine, piccole lanterne a olio site al fianco delle tombe.
Il padre di Garrus non era riuscito a comprendere il perché di quei tulipani, ma aveva accettato comunque quella stranezza, porgendo un candido vaso al figlio e spingendolo a proseguire quel rituale inconsueto.
Se ne stavano lì, osservando quei fiori bere avidamente l'acqua del vaso, turgidi eppure fragili.
Garrus non aveva fatto in tempo a presenziare al funerale della madre, non era stato al suo fianco durante le ultime fasi della sua malattia. In effetti, quella era la prima volta che la vedeva dopo più di due anni.
-Non ti colpevolizzare- 
Suo padre aveva rotto il silenzio con la sua solita voce roca e flessuosa, poi si era chinato ad accarezzare uno di quei tulipani, rosso come Trebia.
-Avevi delle priorità ben più urgenti, Garrus- riprese, riordinando i fiori nel vaso come se non fossero ancora perfetti. Teneva a quell'incontro, il genitore, ed era nervoso forse più del figlio. Rivolse uno sguardo dolce alle incisioni sulla lapide, come per trarre la forza necessaria per continuare a parlare -Lei aveva capito, al contrario mio e di Sol...-
Garrus raggiunse con le dita il visore, prendendolo tra le mani, lo sguardo fisso sulle lettere argentate dell'iscrizione, delicate ed armoniose, come il nome di sua madre.
-Mi potrai mai perdonare?- mormorò.
Suo padre sospirò sommessamente, ancora accucciato. Poi si sollevò in piedi, raggiungendo il figlio e prendendogli il visore dalle dita. Corrucciato, lo osservò brillare per degli istanti, prima di assumere un'espressione carica di dolcezza.
-Vedi, Garrus, tu hai sempre ricercato la giustizia, facendo tutto ciò che era in tuo potere per ottenerla- disse, mentre riponeva l'oggetto sul viso del suo legittimo proprietario -Sei stato un ottimo figlio, hai reso fiera tua madre e hai portato onore nella nostra famiglia... a modo tuo, certo- si allontanò di un passo, mantenendo un'espressione amorevole -Siamo sempre stati fieri di te, figlio mio-
Garrus cercò i suoi occhi, infine scosse la testa, sospirando una risata -Se lo potessi raccontare a Shepard, di certo non mi crederebbe...-
I due si scambiarono un'occhiata intrisa di tenerezza, poi tornarono a fissare i tulipani che danzavano, mossi da una leggera brezza.

 

 

Sedersi dopo anni.
Ecco l'impressione che ebbe Garrus entrando nel suo vecchio appartamento, sito nella periferia di Cipritine. 
Dopo essere tornato in una Palaven sconvolta dalla furia dei Razziatori, aveva scelto di non occupare la sua stanza, nella casa paterna. Lo sguardo indagatore di Solana era qualcosa di insopportabile, mentre lo puntava sulla vistosa cicatrice del fratello, cercando una spiegazione che non avrebbe più ottenuto.
Si ritrovava in una casa polverosa, Garrus, intrisa di vecchi ricordi e piccole ribellioni alla famiglia. Datapad ammucchiati su un tavolinetto rettangolare, circondato da un vecchio divano liso. C'era ancora una tazza, sopra l'impronta di un vecchio caffè spanto.
E poi tanti quadri, quadri di immensa bellezza per lui, ma che in realtà non erano altro che articoli sulle imprese di eroi che suo padre detestava, che sua madre approvava silenziosamente per non andare contro alle idee del marito così incline a discussioni noiosissime sull'ordine e sulla disciplina...
Appoggiò il borsone in un posto dove non sarebbe passato inosservato, sollevando una fitta nuvola di polvere. Tre anni a finestre chiuse rendono una topaia anche l'appartamento più confortevole.
Si ritrovò a pensare Len stesa sul suo divano, mentre si lamentava di qualcosa, brandendo il Claymore contro qualche animaletto che abitava la dispensa.
Non volle pensare alla dispensa, o peggio, alla sua camera. Chissà con quali inquilini avrebbe dovuto condividere l'alloggio, chissà con quanti.
Rabbrividì, mentre raggiungeva il divano, appollaiandosi a gambe incrociate, come faceva Samara nelle sue meditazioni. Si riscoprì nostalgico quando collegò il factotum alla vecchia cornice di olofoto che teneva sul tavolino. Al suo interno c'erano diverse immagini, alcune di posti sconosciuti, altre della leva, altre con un paio di femmine. Si ricordò della sua prima indagine, quando era un adolescente... pensava che suo padre tradisse la madre nei lunghi periodi che segnavano le sue assenze. Alla madre era appena stata diagnosticata la croce che si sarebbe portata avanti negli anni... e lui non ne era ancora al corrente; un olofilm celebre diceva che quando le femmine impazziscono è perché il loro compagno le ha tradite. 
Fu in quell'occasione che Garrus s'interessò di programmazione. Recuperò la documentazione necessaria e si procurò le giuste risorse per infilarsi di nascosto nel factotum di suo padre. Morale della favola, il genitore gli aveva tolto il saluto per almeno due mesi e sua madre, pia donna, l'aveva presa sul ridere, offrendogli dolci e carezze per quella strana dimostrazione d'affetto.
Dopo una risata liberatoria, Garrus continuò a scorrere le varie olofoto... 
Rimase impietrito quando apparve dal nulla una foto di Lenore, scattata in occasione dell'addio alla Normandy SR-1, alla sua destra Wrex, alla sinistra lo stesso Garrus, intenti a lanciarsi qualche insulto dietro alle spalle di un Comandante stravolto dagli eventi.
Garrus spalancò gli occhi. Perché quella foto? Quando mai l'aveva avuta? Non si ricordava nemmeno il momento esatto nel quale era stata scattata.
Una morsa allo stomaco e la sensazione che le sue informazioni erano state estrapolate e inserite nell'esatto ordine nel quale erano state precedentemente inserite. Quella foto era la prova del misfatto. Un'errore dell'hacker o una firma? 
Spiriti, qualcuno sapeva, qualcuno era riuscito a bypassare il suo firewall senza che lui se ne fosse minimamente accorto, raggiungendo i dati temporali e leggendo tutto ciò che si era accuratamente premurato di nascondere.
Le dita scorrevano tremanti nella diagnostica del sistema, cercando almeno una traccia, un segno di quell'individuo misterioso che era entrato nel suo privato.
Un file sconosciuto, probabilmente un virus. Garrus spalancò gli occhi quando vide la scritta, in linguaggio galattico, recante la dicitura “Importante”.
Decise di rischiare. Aprì il suo terminale, sito in una stanza attigua, e collegò il factotum, attendendo con impazienza che i suoi programmi individuassero la percentuale di pericolosità di quel file.
Dopo uno scatto nervoso delle mandibole, Garrus si portò una mano a coprirsi la bocca, mentre vedeva apparire la data di creazione di quel file, un file video.

01/02/2164

Lei era morta in quel giorno.
“Oh, dannazione, eppure dovrebbe essere semplice contattare uno sbirro idio--... oh, sta registrando?”
La voce di Lenore colpì il viso di Garrus come la sferzata di un vento gelido.
Si era dimenticato del suo viso prima della rinascita, il rumore della sua voce così decisa e fredda... il Turian si abbandonò sulla sedia davanti al terminale, gettandocisi, come se le gambe non lo reggessero più.
“Garrus,” la Lenore del messaggio era corrucciata “Non riesco a contattarti in nessun modo...” protestava, mentre regolava la camera del suo terminale.
I suoi capelli stavano già iniziando a ricrescere, notò Garrus, la mano fissa a coprirsi la bocca.
“Volevo avvisarti che sarò di ritorno fra una settimana” fece lei attraverso il video, con un sorriso tra le labbra “Tempo di controllare un ultimo sistema... delle navi sono scomparse e ho paura che ci sia lo zampino dei Geth.” aveva intrecciato le mani sul tavolo, guardandosi attorno. Sembrava quasi in imbarazzo mentre si passava in continuazione una mano sulla testa.
“Faremo scalo alla Cittadella giusto il tempo che tu ritornerai a studiare sui libri e mollerai la pratica sul campo. Mi chiedo il perché di un addestramento sul campo così breve... mah!” aveva assunto una smorfia palesemente contrariata, Lenore, scuotendo la testa.
“Ai miei tempi ti lasciavano sulla luna con un palombaro di un secolo precedente e dovevi sopravvivere anche a costo di perderci la sanità mentale...” dopo esseri morsa il labbro inferiore, aveva sorriso, evitando l'obbiettivo della webcam, persa in chissà quale ricordo.
“Il videomessaggio è il mio ultimo tentativo,” Shepard si era abbandonata sullo schienale della sua sedia “dopodiché, verrò personalmente a tirarti fuori da quel buco che chiami appartamento nella Cittadella e tornerai sulla Normandy... ho cercato di contattarti in ogni modo, Garrus, ma i messaggi venivano rispediti al mittente... Cristo, siamo tornati al paleozoico, companach... e non c'è nemmeno Tali a farmi i fottuti backup... sai che vuol dire ricevere notizie e non riuscire nemmeno a, oddio, a formulare una fottuta risposta?” fece una pausa, osservando per un istante l'obbiettivo, assumendo un'espressione rammaricata.
Poteva Lenore provare del rammarico a quei tempi? Garrus si costrinse a non premere il tasto d'arresto, si costrinse a continuare a guardare. 
“Sì, perché tu stai aspettando un mio segnale da settimane... Cristo...” proseguiva Lenore, coprendosi il viso con una mano
“Ma certo che mi fa piacere averti a bordo, idiota! Una mano in più non fa mai male... sto iniziando ad odiare tutti questi umani... tu e Wrex mi mancate... dannati bastardi, la prossima volta che ci vediamo dobbiamo fare in modo di contattare pure lui... no, forse no.” alzò gli occhi verso un punto alla sua sinistra, spostando le labbra, come per pensare velocemente alle conseguenze di quella frase. Poi ritornò a fissarlo, con un'espressione devastante.
“Non so proprio cosa dirti... mi sono disabituata al suono della tua voce e sembra quasi che stia parlando con un estraneo. Forse è anche questo che mi spinge a parlarti da pari e non da Comandante... mi sento davvero stupida, ma vorrei cercare di... non lo so...”
STOP.
Fermare la riproduzione, una pausa doverosa per Garrus. Doveva respirare, doveva costringersi a guardare negli occhi quell'immagine... eppure si sentiva così vuoto, così colpevole. Perché non era rimasto sulla Normandy? Perché... 
Tante domande, tanti rimpianti. 
PLAY.
“Saremo pari, Garrus, questo mi conforta in parte... perché forse ora potrai capire perché ho dovuto compiere certe scelte, perché ho dovuto affrontare certe decisioni che magari non condividevi. Ecco... non ridere! Ti prego, non ridere... ma ecco... io mi sento molto sola, nemmeno Liara riesce a capire il perché di molte delle mie azioni... mi sta accanto, sì, ma non può capire cosa mi costa. Il fottuto conto alla fine dell'abbuffata...” Lenore si portò i polpastrelli sulle palpebre “sono dannatamente stanca.”
“Non vedo l'ora di chiudermi in un bar con te,” proseguì, riprendendo l'ombra di un sorriso “parlare dei vecchi tempi e ubriacarmi alla salute del tuo nuovo incarico di Spettro...” ridacchiarono insieme, e le loro voci furono per un attimo congiunte nella stessa stanza.
“Quindi, incontriamoci al bar. Offro io. Stammi bene, Turian... e cerca di non morire, intesi?”
Un sorriso, poi una risata mentre cercava di spegnere la webcam, impacciata come non mai. E le immagini continuavano comunque, mentre lei perdeva la pazienza e chiamava chiunque per spegnere la comunicazione.
Fa' che non si fermi... fa' che continui. Questo era quello che pensava Garrus, osservando il suo vecchio Comandante, osservando Len. 
Dopo un buon quarto d'ora, Lenore si ritrovava ad offendere Adams, mentre si occupava di spegnere personalmente il video.
Garrus rimase davanti all'immagine di anteprima del video, la mano tremante a coprirgli il viso.
Chi mai avrebbe potuto fargli uno scherzo simile? Chi mai poteva volergli così male?
E si ricordò, mentre il sorriso di Lenore si allontanava di nuovo dalla sua memoria, si ricordò mentre le labbra scoprivano i denti, mentre si chiudevano sulle sue, arricciandosi, imponendosi in modo fragile. Una sensazione che non avrebbe mai sostituito.
Si ritrovò a fantasticare, svegliandosi assieme a lei in un abbraccio doloroso, nella penombra di uno squallido motel, artigli che percorrono la fronte, le tempie, poi scivolano sulle labbra, schiudendole.
Poi vide sé stesso in una camera più ampia, un comodo letto dalle lenzuola perlacee, una nuova Lenore, priva di impianti e cicatrici, raggomitolata e di schiena.
Inseguì quell'immagine fragile e pacata in una corsa troppo lenta. Questo suo universo di decisioni e di incompletezza stava iniziando a sfocarsi, come una vecchia olofoto che viene eliminata tra le tante perché l'hard-disk non riesce più a leggerla.
L'immagine si sostituì con lo schermo del suo terminale, con quella voce che riprendeva a scusarsi, a dirgli che si sarebbero incontrati presto, davanti a un bicchiere di liquore... davanti a quel fantomatico bar.
Se li poteva immaginare, un Turian sfregiato e una bellissima donna umana, vestiti ancora delle loro armature, un bicchiere tra le dita e tante storie da raccontare.
Non è una notizia risaputa che i Turian abbiano imparato a piangere.
L'evoluzione porta all'acquisizione di nuovi modi per soffrire, nuovi modi per esplicare la sofferenza... nessuno può farci nulla, nemmeno Garrus, le mani ad afferrare qualcosa di invisibile nell'aria e i polsi a scontrarsi sulle palpebre.
“Quindi incontriamoci al bar. Offro io.”
Il terminale si chiuse, così come le palpebre di chi soffriva alla sua vista. 
La cornice sul tavolo brillava dell'intensità del Sole, in un sorriso composto e due occhi azzurri come il limpido mare di Scozia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

J's logbook

Maggio 21, 2013

Ultima pagina del mio logbook, ultimo capitolo di una storia sofferta e sentita.
Non mi sento di aggiungere nulla se non con un ringraziamento a chi c'è sempre stato, a chi c'è stato per poco e a chi ha scoperto la storia solo ultimamente e non ha voglia o tempo di recensirla o di mandarmi affancuore per via dell'editing barcollante (e non solo).
Ho molta paura di riprenderla in mano, ora come ora, nonostante gli errori siano tanti e le correzioni siano doverose. Ho appuntato tutto nel mio diario N7, prometto che, una volta finite le beghe accademiche, revisionerò sia DaY che IaM. Lenore deve camminare da sola e trovare la sua personale conclusione (io terrei d'occhio la sezione fra qualche giorno, fossi in chi ha apprezzato la storia :P). Ho osato parecchio, mi sono data delle tempistiche idiote e a volte ho davvero provato a crogiolarmi in un masochismo estremo. Cose belle! Sono soddisfatta! <---ma guardala come se la dice e se la canta da sola!
Ma 'via, ringraziamenti genuflessi a chi ha messo la storia nelle Preferite e nelle Seguite.
Ringrazio i miei meravigliosi aiutanti, consiglieri, amici, fratelli di Sdrogo: andromedahawke e MrMurkrow, che sono al mio fianco sin dall'inizio con discussioni appassionanti, headcanons a raffica e tanta comprensione. Con voi mi sento in grado di sconfiggere qualsiasi Platino con i Collettori (“my body is ready” cit. Virgil). Ahem... non da subito, però... *saluta Progenie con la manina*
Un ringraziamento speciale va ad Altariah e a shadow_sea, che hanno recensito capitolo per capitolo, sorbendosi i miei vaneggi nelle risposte e trasalendo scompostamente (immagino) per i dannati erroracci grammaticali D: una statua in marmo di carrara in arrivo! (a forma di crostatina giganorme)
Non mi dimentico di lubitina, che ha all'attivo una storia iniziata meravigliosamente ed è una persona altrettanto meravigliosa. Un abbraccio gigantesco!
Manca qualcuno? Uhm... se manca qualcuno vi prego di perdonarmi ç-ç sono sull'emozionato andante, non mi aspettavo che avesse questo successo e non mi aspettavo di finirla così presto.
Vabbè, nota lunghissima... ma non d'addio :3 purtroppo vi toccherà sorbirvi la sottoscritta per dell'altro tempo prima che esaurisca la vena da scribacchina. 
Arrivederci, insomma.
La vostra J. di quartiere.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1644362