On my mind.

di GingeRed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** two. ***
Capitolo 3: *** Three. ***
Capitolo 4: *** Four. ***
Capitolo 5: *** Five. ***



Capitolo 1
*** One. ***


One.


"Amare qualcuno non è mai facile, 
ma credo sia una di quelle cose che 
ti fanno capire che stai vivendo davvero."






“In una frazione di secondo tutta la mia vita mi passa davanti:
Qualche anno fa ero solo una ventenne che aveva dato un bacio ad uno sconosciuto, passavo le mie giornate a lavorare e i weekend a distruggermi con i miei amici, non credevo che l’amore, quello vero esistesse davvero, non credevo a quelle cazzate scritte sui libri che divoravo, si, sapete no?
Quelle storielle del “e vissero tutti felici e contenti”, non era decisamente roba per me;
ma, credo, che ci sia stata una cosa nella mia vita che mi ha aiutata ad arrivare dove sono, c’è stata una piccola frase che mi ripetevo sin dai tempi dell’asilo,
che mi ha permesso di prendermi tutte le mie rivincite sul nuoto e sui miei libri, mi sono sempre ripetuta la stessa frase: SOGNA IN GRANDE.
È stato il mio motto di vita e, quella frase che mi ripetevo la notte rannicchiata nel mio letto quando ero una bambina, mi ha portata fino a qui, mi ha fatto scoprire il significato di amore, di amicizia, di lealtà, ho combattuto per portare avanti i miei sogni e alla fine di tutto.. ce l’ho fatta.
 
‘SI!’
Adesso posso dirlo, ho trovato il mio unicorno.
Vedi? Ho sempre avuto ragione cara. Ce l’hai fatta.”

 
 
Fine.

Scrivere quel “ce l’hai fatta” e poi mettere quel punto di conclusione è stato come mettere fine ad una parte di me, come se avessi appena chiuso un capitolo fondamentale della mia vita, come una storia d’amore appena chiusa, o un’amicizia appena terminata; è stato come quando lasci l’albergo dove hai trascorso le vacanze: senti solo un vuoto enorme ed un pezzo di te che se ne va, che rimarrà per sempre lì insieme a quello che hai vissuto, mentre sei in macchina e continui a guardare il paesaggio che si allontana attraverso il finestrino. Ed era esattamente così che mi sentivo io, vuota, smarrita, non avevo più uno scopo.
Avevo iniziato quella storia così, tanto per passare del tempo, ma poi, piano piano, mi ero affezionata ai personaggi, e, senza rendermene conto, avevo descritto nei minimi particolari ciò che desideravo di più al mondo: l’amore, quello vero. Avevo lasciato intendere tra le righe il mio vero carattere, mi ero mostrata al popolo di internet per quella che ero, ma che nessuno nella vita vera, nella vita di tutti i giorni conosceva, avevo espresso tutto l’amore che provavo nei confronti di quel ragazzo che, per quanto possa sembrare surreale, amo con tutta me stessa, forse anche più della mia stessa vita. Avevo scritto su un sito internet tutto quello che avrei voluto diventasse reale, avrei voluto davvero che lui mi trovasse in mezzo ad una folla, avrei voluto davvero dargli il mio cuore e dirgli “ehi, da ora questo è tuo, fanne ciò che vuoi, basta che lo tieni con te”, sapendo benissimo che tutto ciò non sarebbe mai successo. Lui non mi avrebbe mai trovata, non mi avrebbe mai guardata negli occhi, non mi avrebbe mai tenuto la mano, ed io non avrei mai potuto amarlo come avrei voluto, non sarebbe mai successo niente di tutto quello che continuavo ad immaginare, eppure continuavo a sperarci contro ogni logica, continuavo a sperare in un miracolo, nel destino, nel karma, in Dio, e perfino nei folletti irlandesi.. non avrei mai smesso di sperarci, neanche il mio ultimo giorno di vita.
 
Io lo amavo, lo amavo in un modo talmente grande, che anche io ero spaventata da me stessa, credevo che da lì a breve sarei impazzita, ed avrei perso la ragione, se avessi continuato così. Ne ero certa, sarei diventata pazza e mi avrebbero rinchiusa in un manicomio disperso tra le valli scozzesi, ed avrei perso l’occasione, la MIA occasione di incontrare il vero amore.
Non avrei mai incontrato la mia anima gemella, non avrei mai incontrato Niall James Horan.
 
 



 
Niall.
 
Ero annoiato. Annoiato a morte, fuori pioveva, come sempre del resto qui a Londra ed io e i ragazzi avevamo la giornata libera, e l’avevamo passata tutto il giorno a casa davanti ai video games, sprecando quel poco tempo libero che ci era concesso.
 
 Amavo la mia vita, avevo praticamente tutto, se non la cosa che tutti bramano, la cosa per cui mezzo mondo è felice, mentre l’altrà metà passa le sue giornate a casa, con un gelato, a piangere. Avevo tutto, avevo soldi, macchine, vestiti, ero in una band ed ero famoso in tutto il mondo. Avevo tutto, tranne l’Amore. Era quella, l’unica cosa per cui avrei ucciso, l’unica cosa che mi avrebbe fatto sentire davvero vivo. Certo, ero amato da undici milioni di persone, da unidici milioni di fan che avrebbe fatto follie pur di fare anche solo una foto con me o con i ragazzi, sapevo che mi volevano bene, me lo dimostravano in tutti i modi possibili: lettere, cartelloni, regali, ashtag su twitter. Eppure, io sapevo che non era quella, la cosa che stavo cercando; io cercavo quel qualcosa in più, quel qualcosa che può avere soltanto la persona giusta, sempre ammesso che esista, ovvio. Volevo amare qualcuno, volevo svegliarmi la mattina e dovermi inventare qualcosa di carino da scrivere come messaggio del buongiorno, volevo passeggiare per le strade con qualcuno a cui stringere la mano, volevo qualcuno per cui restare la notte sveglio a fissare il soffitto, volevo qualcuno che creasse lo scompiglio in me, volevo che arrivasse la mia tempesta, volevo provare tutte quelle emozioni che si provano sentendo il suo profumo, volevo prendere un cuore e tenerlo con me.
Io volevo amare.
Non mi importava che fosse alta, bassa, bionda, castana, con gli occhi azzurri, marroni o verdi, non me ne era mai fregato nulla, io volevo soltanto che qualcuno mi donasse il suo cuore perché ero Niall, e non perché ero un membro di una band famosa. Volevo amare si, ma volevo anche essere amato, volevo che qualcuno mi amasse nonostante i miei mille difetti, nonostante il mio essere odioso di prima mattina, nonostante le mie piccole manie, nonostante la mia continua voglia di mangiare, nonostante il mio essere così, nonostante il mio essere me.
 
Mi ero rinchiuso in camera mia, col pc sulle gambe a navigare in internet, tra un sito e l’altro, cercando qualcosa di interessante da scovare, fin quando non ero stato attirato da un sito di fanfiction, su di noi.
Avevo passato mezzora a leggere tutte le introduzioni che c'erano sulla pagina, poi ne avevo trovato una che mi attira, ed avevo iniziato a leggere, parola dopo parola, frase dopo frase, capitolo dopo capitolo, fino alla fine, tutto d’un fiato, in meno di un’ora. Avevo letto quella fanfiction come si legge il tuo libro preferito, l’avevo totalmente divorata, dalla prima parola sino all’ultima, ero rimasto colpito, meravigliato, scioccato da quello che leggevo.

“Io lo amo, io amo tutto di lui, dalle facce da cretino che fa quando tenta di corrompermi per un pezzo di pizza al suo modo di guardarmi e scavare dentro di me.
Non c’è una sola cosa che non ami di lui, una.”


Quelle frasi, quelle parole, erano così belle, così piene, che mi sembrava impossibile fossero solamente frutto di una mente fantasiosa.

“e, spero che ti ricorderai di me non per il mio nome, ma perché ti ho lasciato per sempre il mio cuore; è proprio lì, nel palmo della tua mano, se lo stessi cercando, ovunque tu sarai, ovunque io sarò, sarà sempre con te, credo che potrai addirittura ascoltare il suono dei battiti quando lo desidererai.”

Ad un certo punto, leggendo quelle parole, avevo sentito un brivido percorrermi la spina dorsale, era partito dalla testa, ed aveva attraversato tutto il mio corpo, era stato come una scarica di adrenalina pura.

“Ti amerò fino al mio ultimo respiro, fino a quando il sole continuerà a splendere, fino a quando su questo pianeta ci sarà vita, fino a quando i pesci vivranno sott'acqua e gli uccelli voleranno in cielo, fino a quando il per sempre non finirà.”

Continuavo a rileggere quelle parole come se fossero una poesia da dover imparare a memoria per la scuola, cercando di spiegarmi cosa stesse succedendo, eppure non trovavo una risposta logica alle mille domande che stavano passando per la mia testa. Mi sembrava di essere stato buttato in frullatore di emozioni e qualcuno stesse agitando il tutto per bene.
 
“Spero che con questo mio scritto siate riuscite a capire che per me,
quel ragazzo irlandese, non è soltanto il membro di una band, lui è il centro del mio vivere.
Lo so, lo so che è strano; avere 20 anni (quasi 21), avere un lavoro stabile in uno dei pub più belli di Londra, (the albert tavern per chi non lo sapesse) ed amare così tanto qualcuno che non hai nemmeno mai incontrato è qualcosa di strano, di assurdo da spiegare a chi non ti può capire. Eppure per me è così, per me lui è la mia anima gemella non corrisposta, il mio amore grande non ricambiato, il mio desidero non avverato.”

 
Ero rimasto sconvolto da quelle poche righe che l’autrice aveva scritto alla fine dell’ultimo capitolo, aveva detto di amarmi, aveva detto che io ero il suo amore grande non ricambiato, il suo desiderio non avverato, si era aperta su un sito dove nessuno la conosceva, nel completo anonimato, ed aveva aperto il suo cuore a persone che non la conoscevano, si era mostrata per ciò che era, e non si vergognava di quello che diceva.
Aveva scritto una fanfiction bellissima, una fanfiction su di me. Una fanfiction che io avevo interpretato come una piccola Odissea, la MIA Odissea personale, la mia storia d’amore con una ragazza conosciuta grazie alla sorella adolescente, fan scatenata della nostra band.
Mi aveva saputo descrivere proprio per la persona che ero, aveva centrato in pieno il vero Niall, quello che se ne sta nascosto da qualche parte, in un angolino buio della sua stanza, perché l’altro Niall, quello sempre impegnato in interviste, concerti, e quant’altro, ha preso il sopravvento su di lui.
Lei, quella ragazza, ha visto in me il buono e il normale, ha visto la parte semplice di Niall James Horan, e l’ha amata come se fosse l’unica cosa che potesse fare in vita sua, e l’ha fatto nel modo più bello e più dolce che una persona possa fare. Quella sconosciuta non è una fan, non è una semplice ragazzina con gli ormoni in subbuglio. Ha 20 anni, quasi 21, ed ha un lavoro stabile, vive da sola, e mi ama.
Ama me.
Ama Niall James Horan.


 
« Ragazzi, ragazzi, ascoltatemi un attimo »
« Che vuoi, Horan? Se è perché sono finiti i biscotti no, non usciremo a ricomprarteli. »
« No.. Lou. Non è per i biscotti. È che.. ecco, ho trovato una cosa, su internet, e io.. si insomma.. volevo.. »
 
Diciamo che spiegare ai ragazzi quello che avevo trovato, su internet, e dire loro che volevo fare qualcosa, ma che mi serviva un piano, non era proprio una grande idea.
 
« Allora? »
« Ehm, ecco.. holettounafanfictionsudimeehodecisochevogliotrovarelautrice. »
« Niall, non ho capito cosa hai detto, puoi alzare la voce? »
« ho letto una fanfiction su di me e ho.. hodecisochevogliotrovarelautrice »
« Bello, una fanfiction su di te, wow, lo sai che ce ne sono a milioni su internet? Qual è la parte interessante? »
« No, Liam, forse non avete capito. Okay, provo a dirlo più piano: ho letto una fanfiction su di me e ho deciso che voglio trovare l’ autrice. »
« potresti alzare la voce di un tono? »
« ho detto che VOGLIO INCONTRARE L’AUTRICE DELLA FANFICTION CAZZO! »
 
L’avevo detto, più che altro l’avevo urlato come un pazzo, ed i ragazzi erano rimasti basiti per qualche istante, prima di piegarsi in due dalle risate. Tipico. Il piccolo e dolce Niall decide di voler fare qualcosa di folle, e loro che fanno? Ridono.
Louis e Harry si erano praticamente rotolati a terra asciugandosi le lacrime, mentre Zayn continuava a ripetere “la vuole trovare, la vuole trovare”, nemmeno avessi appena detto di voler sposare la Regina Elisabetta, mentre Liam aveva un espressione mista tra “cosa minchia stai dicendo” e “e come la troveresti?”, ma anche lui era sul punto di scoppiare a ridere. Benissimo, mi ero appena sputtanato con le mie stesse mani.
Bel lavoro Niall, davvero un bel lavoro.
 
« Ragazzi, shhh, smettetela, possiamo trovarla. »
 
 Tutto, e dico tutto, in quella stanza in quel momento si era fermato, compreso il mio cuore.
 
« Oh, ovvio papà Liam, spiegami come daresti vita al capriccio del tuo amato figliol prodigo Niall, come? »
« Lou, avanti, sai anche tu che nulla è impossibile. Guarda noi dove siamo.. »
« Penso che Liam abbia ragione. Niall, hai qualche informazione? Un nome? Una città? Qualsiasi cosa? »
 
In effetti no, non avevo un nome. La ragazza non si era firmata, ed il suo nickname sul sito delle fanfiction era Freckles, il che non aiutava molto. Avevo solamente il luogo dove lavorava, e, il fatto che fosse a Londra, era già qualcosa di buono.
 
Avevo detto ai ragazzi le poche informazioni che avevo in mano su quella ragazza, e ci eravamo messi all’opera. Avevamo trovato il pub su internet, non era lontanissimo da dove vivevamo noi, ed era in una zona molto trafficata della città; secondo Harry per scoprire chi era l’autrice della storia bastava andare in quel pub, e, la ragazza che avrebbe avuto un infarto e sarebbe morta sul colpo, sarebbe stata la ragazza che io cercavo. Ma non poteva funzionare così, non potevo presentarmi in un pub pieno di gente, almeno non da solo come una persona normale, perché io, della persona normale ormai avevo ben poco, ero costretto a girare con la guardia del corpo attaccata al culo per ogni singola cosa. Ed era davvero stressante, specie se decidi di voler trovare una ragazza che non hai nemmeno idea di che aspetto abbia. Ma non mi importava, per fortuna Paul era il miglior capo sicurezza della storia, quindi avrei coinvolto solo lui, avevo un piano, avevo idea di cosa fare, dovevo solo agire.
Ero consapevole che quella fosse una cosa davvero stupida e folle, ma l’avrei fatta, avrei davvero cercato quella ragazza, e l’avrei trovata, ci sarei riuscito, anche a costo di andare in capo al mondo, l’avrei fatto, avrei trovato quella ragazza.
 
« Bene allora, troviamola! »







 

***
Alex's Corner.

 

Ehm Ehm Ehm, surprise surprise?!
Si, esatto, sono tornata gente, sono di nuovo qui, a trascrivere quello che la mia testolina elabora. Contente?
Allora, veniamo a noi, questa, purtroppo, non sarà una long da 20 o più capitoli, durerà non più di cinque capitoli, poichè ho davvero poco tempo per poter trascrivere tutto qui, e poichè ho già in mente tutta la storia, ma, sempre meglio di niente, no?
Insomma, volevo precisare che le frasi che l'autrice, nonchè protagonista di uesta storia, scrive su Niall, non sono altro che frasi tratte dalle mie altre due fanfiction
"THE TWO SIDES" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1446378&i=1), e "LOST AND INSICURE, YOU FOUND ME" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1311772&i=1). 
Ed inoltre volevo aggiungere che come scenario della storia, il pub, ho utilizzato per l'ennesima volta il pub dove lavoro io, il
The Albert, per l'appunto.

Volevo anche precisare il fatto che si, ho davvero 20 anni, quasi 21 e si, credo di essere innamorata, il che mi sta conducendo alla pazzia assoluta e che il nickname dell'autrice, 'Freckles', non è nient'altro che il mio nick di twitter. Per chi non lo sapesse significa lentiggini, perchè si, ho le lentiggini c:


Cercherò di aggiornare appena mi è possibile, lo giuro, nel frattempo, grazie a chiunue aprirà questa pagina, grazie a chi apprezzerà i miei lavori e grazie a chi esprimerà un proprio parere.
Grazie.




 

Ciao ciao ciao alle mie principeSe,
Voi, sapete che sto parlando di tre ragazze speciali,
non penso ci sia bisogno di fare nomi.

Alex <3.


 

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Capitolo 2
*** two. ***


Two.


 

"E' che ogni volta che mi immagino al tuo fianco,
io tremo."






 

Alzarsi dal letto a mezzogiorno passato, con la consapevolezza di non dover affrontare l’ennesima giornata di lavoro è una tra le cose che amavo di più. Quando avevo il tanto atteso giorno off, lo dedicavo interamente a me stessa: mi alzavo tardi, ingurgitavo quante più schifezze riuscissero ad entrarmi in bocca, e, se era una bella giornata, me ne andavo al parco con un buon libro, mentre se il tempo era brutto – cosa tipica di Londra – mi rintanavo nel mio piccolo e tanto amato appartamento, col pc sulle gambe, lasciando che la mia mente facesse viaggi lunghissimi e che poi le dita la seguissero, per trascrivere tutto su una pagina di word. Insomma, scrivere era il mio modo, nonché l’unico che conoscevo, per comunicare con le persone.
 
Quella mattina del 13 Maggio faceva un freddo cane, nonostante la primavera sarebbe dovuta arrivare ormai già da un pezzo, quindi mi ero semplicemente rimessa a letto, a pensare che, ora che avevo finito l’ennesima fanfiction, l’ennesima storia, non sapevo più di cosa parlare; ed era strano per me, che avevo sempre così tanto da scrivere, sempre nuovi caratteri da affibbiare ai miei protagonisti e nuove storie che li circondavano. Mi sentivo vuota, ed incompleta, senza poter aprire la mia pagina personale e cliccare su tasto aggiungi capitolo oppure aggiungi nuova storia, mi sentivo come se avessi abbandonato un amico, ecco. Eppure avevo così tanto da dire sull’uomo dei miei sogni, così tanto da fargli fare, avevo in testa centomila modi per farmi trovare da lui, ma niente, non riuscivo a pensare a nulla.
 
Quella, era sicuramente una giornata No.
 
 



 
Niall.

Era il giorno.
Quel giorno.
Oggi, io, Paul e Liam saremmo andati in quel pub e avremmo trovato quella ragazza. Non avevamo un piano definito, sapevamo soltanto che era lì, e che quindi l’avremmo trovata, prima o poi.
 
« Siete pronti? Si va »
Paul era venuto a chiamarci, ed io ero più agitato del solito. Ero più agitato di quando ci sottopongono a quelle terrificanti interviste dove il presentatore è un testa di cazzo che fa domande inappropriate, e tu devi comunque rispondere cortesemente, addirittura più agitato di quando salgo sul palco all’inizio di uno spettacolo, la testa mi scoppiava, avevo un dolore allo stomaco allucinante e la giornata doveva ancora cominciare.
 
Quella, era decisamente una giornata No.
 
Durante il tragitto in auto verso il pub, Liam e Paul non avevano smesso di parlare nemmeno un attimo, nemmeno per riprendere fiato, mentre io ero rimasto zitto a fissare la strada, cercando di immaginare le possibili cose che sarebbero potute accadere di lì a breve:
1.     Lei non vive a Londra, ma in un paesino sperduto del Canada.
Il che non sarebbe nemmeno troppo male, potrei usare Justin come scusa per andare in Canada.
2.   Lei è un lui che si finge lei, per non ricevere insulti.
E in quel caso potrei soltanto fare finta di niente, bere una birra, ed andarmene.
3.   Lei ha un fidanzato alto e muscoloso, che sarebbe pronto a spaccare il muso a chiunque le si avvicinasse.
E sarei fottuto anche in quel caso, poiché il mio fisico da pollo irlandese non sarebbe di grande aiuto.
4.   Lei è una di quelle ragazze in stile ‘ugly betty’.
Si, sono cattivo lo so, ma ammettiamolo, anche l’occhio vuole la sua parte, e mi sembra inutile negarlo. E se fosse davvero tanto tanto tanto brutta? In quel caso scatterei una foto con lei, le firmerei un autografo e poi me ne andrei, decisamente amareggiato.
5.    Lei vede Harry, e si innamora di lui.
In quell’ipotetico caso, farei le valigie, e mi andrei a rinchiudere in un convento di clausura, proclamando la castità a vita, in quanto uomo più sfigato del globo.
6.   Lei è lesbica.
Vedi punti 2 e 4.
7.    Lei non amerà il Niall Horan che gli si presenterà, e sarà delusa dalle aspettative che aveva su di me.
In tal caso, la porterei in Irlanda, precisamente al laghetto dove andavo con i miei amici, nonché mio posto preferito, per farle vedere che sono una persona normale anche io, per quanto sia possibile.
 
« Niall? Niall? Ma mi stai ascoltando? » Liam mi gridava nelle orecchie, ed io ero ripiombato nel mondo reale in meno di due secondi. Lo avevo fissato con l’aria innocente di chi non ha la minima idea di quale sia l’argomento in corso, e lui mi aveva sorriso, con quel suo sorriso da “okay sei nel tuo mondo ma è ora ti tornare fra gli esseri umani”, e poi aveva sospirato rumorosamente, mentre Paul continuava a blaterare da solo di qualcosa di cui non mi interessava minimamente.
« Allora, dicevo, cosa hai intenzione di fare?»
Cosa avevo intenzione di fare?
Bella domanda, davvero.
Il mio piano era arrivato fino al punto in cui arrivavo fuori a quel pub, dopodichè era ancora il buio totale.
Non potevamo entrare come se niente fosse e chiedere ad ogni ragazza che lavorava lì, ‘ei ciao, sei tu Freckles?’ sarebbe stata una follia e saremmo risultati dei pazzi, ma non potevamo neppure fare i personaggi in incognito. L’unica soluzione era entrare e basta, poi quel che sarebbe successo sarebbe successo, amen.
«Okay, siamo arrivati, allora, c’è un entrata posteriore, passiamo da là sperando che non ci sia troppa gente, si va!»
Eravamo scesi dall’auto e per fortuna nessuno ci aveva notati, quindi eravamo entrati dall’ingresso posteriore del pub, prima Paul, poi Liam, ed infine io, che li seguivo senza realmente aver realizzato quello che stavamo, stavo facendo.
 
Una volta dentro, ci eravamo guardati intorno senza dire una parola, davanti a circa dieci persone che ci fissavano incessantemente. L’ambiente sembrava piuttosto carino, era un tipico pub inglese, con gli infissi in legno e i colori profondi. Era bello, mi faceva sentire a casa per qualche strano motivo, mi faceva sentire bene.
 
« Pss, Niall? Che facciamo?? »
 
Liam mi aveva tirato una gomitata in pieno stomaco per farmi tornare sul pianeta terra, ed io lo avevo guardato facendogli capire che non avevo idea di cosa fare, tanto meno di cosa dire, al che aveva riso, come fa sempre, quando entro nel panico.
 
« La vuoi trovare o no? Bene, allora niente storie, si va al bancone, forza, muovete quei culetti dorati! »
 
Ci aveva detto Paul scherzando, sotto lo sguardo di quei clienti seduti ai loro tavoli nella saletta sul retro, che probabilmente non avevano capito chi fossimo, forse ci avevano visti su qualche giornale mentre andavano al lavoro durante il viaggio in metro, ma niente di più, non stavano urlando, non si spingevano, niente.
Mi sentivo in pace e.. normale.
 
Una volta arrivati davanti al bancone, avevo notato che c’erano solo due ragazze: una era bassina e bionda, sui venticinque anni, mentre l’altra aveva i capelli neri ed avrà avuto più o meno la mia età, e, quando ci avevano visti, non avevano fatto una piega, soltanto la mora aveva fatto un sorriso che sembrava rivolto più a se stessa che a noi, per poi tornare a servire gli altri clienti in attesa al bancone. Nessuna delle due si era scomposta, e questo rendeva ancora più difficile capire chi fosse Freckles, le cose stavano diventando complicate, soprattutto perché erano entrambe belle ragazze, ma per nessuna avevo sentito nulla, potevano essere bellissime, eppure nel mio cuore non era successo nulla, nessuna scossa, nessun mal di pancia improvviso, niente, anzi, mi sentivo ancora più vuoto di quanto non lo fossi prima di entrare in quel pub. Potevo giurare che nessuna delle due fosse lei, ne ero quasi sicuro.
 
« Ciao, cosa posso servirvi? »
« Ehm.. tre Guiness, per favore! »
« Niall, lo sai che io non bevo, vero? »
« Facciamo due Guiness e una Pepsi, per favore. »
« Certo.»
 
Il dialogo con la ragazza bionda era durato venti secondi, ed ero sicurissimo che non fosse lei, lei non era la mia Freckles, come ero alquanto sicuro che non lo fosse neppure la mora, che però continuava a sorridere tra se e se, come se avesse qualcosa di davvero importante da dire alla sua migliore amica, e non vedesse l’ora di raccontarglielo.
 
Dopo aver bevuto i nostri drink, seduti tranquillamente ad un tavolo, e dopo aver ascoltato per venti minuti Liam dire “lo vedi? Cosa hai risolto? Niente!”, avevo leggermente perso la testa e mi ero alzato sbattendo il bicchiere sul tavolo con violenza, tanto che parecchie persone si erano girate a guardarmi, per poi uscire sbattendo la porta e rifugiarmi in un angolo a riflettere per qualche istante. Mi ero addirittura acceso una di quelle sigarette che mi conservavo per i momenti decisamente no, non ho mai avuto il vizio del fumo, ma quella volta ne avevo davvero davvero bisogno.
 
«Da quando Niall Horan, popstar amata da tutte le tredicenni del globo fuma?»
 
Avevo sentito una voce dietro di me, tanto che ero sobbalzato, mi ero girato di scatto e mi ero ritrovato davanti alla ragazza dai capelli neri del pub appoggiata al muro a fumare una sigaretta.
 
«Solo quando sono nervoso.»
«E perché saresti nervoso?»
«E tu perché sorridevi da sola prima, quando siamo entrati?»
«Prima rispondi tu, poi io risponderò alla tua domanda.»
«Sono nervoso perché sto cercando una persona, ma non so nemmeno come sia fatta, potresti essere anche tu per quel che ne so.»
«Interessante.. potrei essere io? Cosa te lo fa pensare? E perché sei venuto proprio qui? E come si fa a cercare qualcuno che non conosci poi?»
«Frena frena frena, io ho risposto, ora tocca a te.»
«Okay. Sorridevo perché sei venuto l’unico in giorno in cui una mia amica tua fan non c’è, quando lo saprà mi ucciderà, ne sono sicura, sai, lei non sa che io so che lei scrive cose su di te, pensa che nessuno lo sappia, invece un giorno ho trovato il suo laptop aperto mentre era in pausa e ho trovato questa robba su di te, oddio, non è buffo?»
 
“scrive cose su di te.”
SCRIVE COSE SU DI ME?!
Oh porcaccia di una miseriaccia irlandese, è lei. Deve essere lei per forza, è assolutamente ed indiscutibilmente LEI.
Ed oggi riposa.
Sono o non sono l’uomo più sfigato del globo? Allora?
 
«Come si chiama?»
«Emma, si chiama Emma.»
 
Senza aggiungere una parola avevo buttato la sigaretta ed ero corso dentro a chiamare Liam e Paul, e li avevo scongiurati di tornare a casa, avevo da fare, dovevo organizzare un discorso per domani. Ora sapevo che sicuramente domani avrei potuto vederla, sapevo il suo nome, avrei avuto l’occasione, sarebbe stata la mia occasione per una volta. 

Durante il viaggio di ritorno avevo pensato a Lei per tutto il tempo; avevo pensato al suo nome, Emma, e allora avevo cominciato a fantasticare su come fosse fatta, me l'ero immaginata bella come una principessa delle fiabe, ma buffa come le ragazze nei cartoni animati. 
 
Una volta a casa, avevo acceso di corsa il pc, ed ero andato subito al sito delle fanfiction, sperando di trovare qualche nuova storia su di me, ma l’unica cosa che avevo trovato era stata un messaggio postato da Emma, in cui diceva:
 
“Ciao a tutti,
volevo scrivere qualcosa di bello visto che oggi ne avevo la possibilità, ma la mia mente non ha trovato nulla di interessante da raccontarvi. Scrivo solo questo semplice messaggio al ragazzo che mi ha rubato il cuore, anche se non gli arriverà mai, volevo fargli sapere che non so come sia potuto succedere, non so come spiegarmi tutto l’amore che provo nei suoi confronti, e volevo dirgli che spero che un giorno trovi la donna giusta, quella che lo renderà felice e che lo amerebbe anche se non fosse una star planetaria, perché è quello che farei io. Ecco, Niall, io ti amerei in ogni caso, certe volte penso a quanto sarebbe bello se tu fossi solo un ragazzo normale ed io abitassi a Mullingar, potrei parlarti, magari tu non mi ameresti lo stesso perché non sono niente di speciale, ma io.. beh, io sono sicura che mi sarei innamorata di te lo stesso, già. Penso che ti amerei in ogni caso, ed è strano, troppo strano, perché io non ti ho mai nemmeno visto dal vivo, eppure penso di aver sognato talmente tante volte il tuo profumo, che ora sono convinta di conoscerlo, e se le persone sapessero queste cose verrei chiamata sicuramente pazza. Ma può una persona essere chiamata pazza, solo perché è innamorata? Io credo di no, credo invece che l’amore sia il sentimento che ci fa capire che stiamo vivendo, ecco ciò che credo, e, anche se tu non sai della mia esistenza, io so della tua, e questo mi basta per capire di essere viva, mi basta perché amandoti spesso non dormo, e quando lo faccio ti sogno, mi basta perché se un giorno tu venissi al pub dove lavoro non so cosa succederebbe al mio cuore, mentre per te sarei solo una persona come un’altra, l’ennesimo volto in mezzo a tanta gente.
Mi basta questo perché ti amo, ti amo infinitamente che spero che un giorno troverai una ragazza che possa amarti almeno la metà di quanto lo faccio io.”

 
 
Il mio cuore aveva perso non uno, ma cento battiti. Come poteva una ragazza che non sapeva nulla di me, del vero me, amarmi così tanto? Come poteva amarmi con tutta quella dedizione? Eppure, al leggere quelle parole mi ero emozionato, avevo sentito qualcosa accadere dentro di me; leggere tutte quelle cose su di me mi aveva reso una persona felice.

Caro domani, arriva in fretta, 
con amore
Niall.

 




***
Alex's Corner.

 


Yo.
Si, lo so lo so, ci ho messo un'intera settimana per pubblicare questa merdina, ma non vogliatemene, ho troppe cose da fare, seriamente. 
Comunque, veniamo a noi, che ne pensate, seriamente?

Volevo ringraziarvi di cuore per le 10 recensioni ricevute nel capitolo scorso, non so davvero come facciate ad essere così fantastiche, e di nuovo, GRAZIE.

Poi, ci tenevo a specificare un fatto: Quello che Emma pensa di Niall, tutto ciò che lei scrive riguardo a lui, non è altro che quello che provo
io, sono le mie sensazioni, le mie emozioni ed i miei pensieri, è il fatto che avere 20 anni e provare certe cose per qualcuno che non conosci neppure realmente ti fa sentire strana, diversa da tutte le altre ragazze della tua età, eppure a me il cuore è esploso per lui, cosa posso farci? Nulla, per l'appunto.

Ora scappo, spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile, sul serio, nel frattempo, se avete tempo da perdere fate un giro qua,
 http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=203870 , vi avviso che il 90% delle cose scritte su questo profilo (il mio), sono dedicate a Niall. 

Bene, un saluto grande come sempre a quelle tre ragazze, per cui vorrei esserci di più, ma che mi capiscono, ed una dedica speciale ad una delle persone più belle che abbia mai conosciuto, la persona che ha reso folli i miei weekend in Italia, la mia socia, Clarissa, la parte pazza di me. 
Ti voglio bene Squi.



On twittah: @madstrongirl


Alex 
<3.

 


 

 

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Capitolo 3
*** Three. ***


Three.



“e’ solo che in ogni persona che incontro,
in ogni sguardo che incrocio,
io cerco te.”

 
 
 
 

Codarda, no, forse stupida, o forse idiota, o magari imbecille, spreco di spazio e di aria, asociale. No, ragazza affetta da seri problemi mentali mi sembra la migliore, decisamente.
Perché io quello ero, una stupida ragazza con seri problemi mentali, cosa diavolo mi era passato di mente? Perché l’avevo fatto? Anzi, la domanda era tutt’altra, perché NON l’avevo fatto?
 

 



  
Niall.
 
“Quella mattina mi ero svegliata ed avevo guardato stupida fuori dalla finestra il sole risplendere su tutta Londra, risplendeva raggiante fino all’orizzonte, fino a dove la mia vista poteva arrivare ed un sorrisino involontario era spuntato sul mio volto pallido; si, ero bianchiccia come la maggior parte degli inglesi, ma quella mattina c’era il sole, ed io mi sentivo bene, mi sentivo felice, per una volta, anche se non avevo quello che sognavo ormai ogni notte da un anno a quella parte, anche se non avevo Lui a cui aggrapparmi, Lui che mi stringeva, il Lui reale e non quello dei miei sogni, potevo giurare di stare bene.
 
Mi ero vestita in fretta, volevo uscire il prima possibile e godermi qualche ora di sole, prima di andare a lavorare, così mi ero preparata e con l’ultimo libro che stavo leggendo alla mano, The Darkness and the Light, mi ero diretta al parco vicino casa.
 
Leggere era una di quelle pochissime cose che mi teneva con la mente occupata, mi faceva smettere di pensare.. si, di pensare a Lui. Leggendo, riuscivo con la mente ad andare in posti dove lui non c’era, c’ero soltanto io e le mie avventure, per una volta. Leggere era l’unico modo che avevo per tenerlo fuori dalla mia vita almeno per un po’, era l’unico modo che conoscevo per non farlo essere sempre, troppo, e così costantemente presente nelle mie giornate, nelle mie abitudini, in tutto ciò che facevo. Perché era così: era ovunque. E per ovunque, intendo ovunque davvero, la sua faccia da popstar planetaria era su ogni singolo e dannatissimo cartellone pubblicitario della città, i suoi cd ed i suoi gadget erano acquistabili persino nel supermercato dove facevo solitamente la spesa. Come dicevo, era ovunque io andassi, come se mi volesse perseguitare, era come se ogni volta mi stesse gridando “ehi guardami, sono troppo bello e famoso per accorgermi dell’esistenza di una stupida e normalissima ragazzina come te”, ed io ogni volta morivo, perché sapevo che infondo era vero. Sapevo che lui non si sarebbe mai accorto della mia esistenza, ed io avrei continuato ad amarlo in segreto, magari un giorno avrei conosciuto un qualche bravo ragazzo e lo avrei illuso, gli avrei detto di amarlo, lo avrei baciato continuando a sognare un altro paio di labbra, lo avrei toccato sognando di toccare qualcun altro, mi sarei stretta a lui sognando di stringermi a qualcun altro, avrei intrecciato la mia mano con la mano sbagliata, ed il mio cuore sarebbe stato sempre legato a Lui, sempre troppo lontano per poter amare davvero qualcuno, ed io mi sentivo uno schifo per questo, perché sapevo che un giorno, prima o poi, avrei ferito qualcuno, ed il mio cuore si sarebbe soltanto lacerato di più, la crepa si sarebbe soltanto allargata ogni giorno di più.
 
Al parco, mi ero seduta sotto al solito albero ed avevo letto per non so quanto tempo, e mi ero sentita così libera, così spensierata, come non lo ero quasi mai. In realtà anche se ero totalmente indipendente, mi sentivo spesso soffocare dai mille doveri da persona adulta cui ormai ero; certe volte mi sentivo come sopraffatta dalla mia stessa vita: il lavoro, la spesa, l’affitto, le bollette, e tutte le cose che comporta il vivere da soli. Eppure mi piaceva, vivere così, amavo il fatto che avevo potuto occupare tutti i muri del mio appartamento con foto, poster, quadri e disegni, senza che nessuno stesse a dirmi che non gli piacevano, e quando rientravo la notte, sapevo di essere a casa guardandomi intorno, guardando ciò che avevo creato in appena un anno.
 
Dopo essermi resa conto di aver passato al parco all’incirca tre ore, e quindi di essere stata in un immenso ritardo, ero andata di corsa al lavoro, e, non appena arrivata avevo trovato Amy ad accogliermi con un sorrisino che non lasciava intendere niente di buono stampato in faccia. Sembrava come se fosse successo qualcosa di così eclatante che se l’avessi saputo sarei morta, sembrava come se Lui fosse stato lì, proprio il giorno prima e lei avesse saputo tutto; ma questo era impossibile, nessuno sapeva quello che il mio cuore nascondeva da un anno e ventotto giorni, nessuno sapeva il motivo per cui il mio cuore continuava a battere, neppure lei, forse l’unica vera amica che avevo. Mi aveva salutata con un abbraccio, come se volesse infondermi sicurezza, come se sapesse che stava accadendo qualcosa, uno di quegli abbracci che stanno a dire “andrà tutto bene”, e poi era scappata via, chissà dove, ed io mi ero diretta al bancone, l’unico posto dove riuscivo a mascherare tutta la mia insicurezza, per far felici i clienti.
“se sorridi tu, anche i clienti sorrideranno”, erano le parole che ci diceva sempre il nostro manager, Paul, quindi, secondo lui, anche se stavi passando una giornata di merda, anche se ti era appena morto il pesce, tu dovevi sorridere come un imbecille, per far contenti quelli che venivano al pub proprio per cercare un po’ di conforto.
 
«Una pepsi, per favore» mi era stato chiesto dalla persona dall’altro lato del bancone, ed io con movimenti automatici avevo alzato la testa per “sorridere” al cliente, e, quando avevo alzato lo sguardo, non dico che mi fosse venuto un infarto, ma poco ci era mancato. Liam Payne, avevo davanti a me Liam James Payne, compagno di band, nonché migliore amico del ragazzo che non faceva altro che perseguitarmi. Liam James Payne era davanti a me, aveva appena ordinato una Pepsi, ed io sembravo l’unica ad essere sconvolta dal fatto che lui si trovasse lì. Perchè mi guardava come se fossi una povera caramella pronta ad essere mangiata? Avevo una faccia così traumatizzata? «Niall, tu cosa vuoi?» e all’improvviso era lì. La ragione per cui avevo rifiutato di uscire con altri ragazzi, la ragione per cui dormivo poco, la ragione per cui conoscevo tutti i film romantici esistenti al mondo, il motivo per cui il mio cuore era sempre pieno era lì. Lui era lì, proprio davanti a me, a meno di due metri di distanza. Era lì ed io avevo smesso di respirare, il mio cuore aveva smesso di battere, e la mia mente aveva completamente smesso di funzionare. Ero rimasta per qualche istante a fissarlo con lo sguardo perso in quegli occhi blu che avevo sognato per così tanto tempo, e poi l’unica cosa che ero riuscita a fare era stata scappare via. L’avevo guardato negli occhi ed avevo creduto di aver visto il paradiso per un secondo, ed avevo deciso di scappare per raggiungere l’inferno. Avevo abbandonato il posto di lavoro rischiando il licenziamento immediato per rifugiarmi all’ultimo piano del palazzo, il posto dove andavo a pensare quando qualcosa non andava.
Ero rimasta lì all’aria aperta, seduta con le gambe al petto per un eternità, e la mia mente era diventata di colpo vuota, non c’era più niente dentro, se non il suo sguardo. Lui che per una frazione di secondo aveva guardato me, magari non mi aveva vista davvero, ma mi aveva guardata, avevo sentito il suo profumo, ed era esattamente come lo avevo sempre sognato, sapeva di pulito, sapeva di normalità, sapeva di Lui. Era esattamente come me l’ero sempre immaginato: i capelli arruffati, lo sguardo talmente bello che avrebbe potuto folgorarti e delle labbra perfette. Era lì, avevo avuto tutto ciò che avevo sempre desiderato ad un palmo dal naso ed ero scappata come una codarda, mi ero comportata da coniglio impaurito, quando lui in realtà non mi aveva neanche minimamente calcolata, per lui non ero nulla. Ero scappata come se avessi paura di qualcosa, ma di cosa poi? Ecco, io avevo avuto paura che se mi avesse parlato, se lui si fosse rivolto anche solo per un istante a me, alla ragazza alla quale ogni giorno i suoi poster giganti gridano in faccia la triste realtà dei fatti, mi sarei fatta ancora più male, magari vedendo qualcosa che in realtà non c’era mai stato, avrei potuto interpretare un sorriso di cortesia ad una semplice barista come un sorriso di chi vuole entrare nella tua vita, quando una persona come lui non vuole decisamente entrare nella tua vita, neppure si ricorderà di quella strana ragazza che è scappata quando è andato a prendersi tranquillamente da bere al pub, al massimo avrà riso con i suoi amici di me per qualche istante, per poi dimenticarsi per sempre di quella stramba ragazza. Ma questo è okay, voglio dire, è normale, una persona famosa come lui non può di certo ricordarsi di tutte le persone che incontra lungo la sua strada, non può ricordarsi di ogni singola persona che gli chiede una foto, un autografo o un abbraccio, è così che va, e va bene. Però, ero arrabbiata con me stessa, perché ero una completa imbecille, perché lui era lì, ed io avevo perso la mia occasione, la probabile unica e sola occasione che avevo per fargli capire quanto lo amavo, la mia unica occasione di fargli capire che, per quanto assurdo possa sembrare, lui era la ragione dei sorrisi che regalavo alla gente, la ragione per cui il mio ipod era pieno di canzoni romantiche e che, in ogni frase io ci leggevo un po’ di lui ed un po’ di me; non avrei mai più rincontrato quello sguardo, non avrei mai più avuto un’altra occasione, e l’unica cosa che riusciva a non farmi piangere era che pensavo, troverà qualcuno che lo merita, una ragazza che lo amerà davvero, certo, non quanto lo amavo io, ma qualcuno che lo avrebbe amato sarebbe arrivato anche per lui, ed io sarei stata felice, se lui sarebbe stato felice, anche se il mio cuore sarebbe rimasto inconsciamente legato al suo per sempre.
 
Al contrario di quanto pensavo, non tutte le giornate di sole portano cose belle, alcune volte devi soltanto arrenderti al fatto che la vita si fa gioco di te, sbattendoti in faccia il fatto che i sogni, possono solo restare tali.
 
 
Xx Freckles”

 
 
Appena ero tornato a casa, dopo essere stato al pub, quel giorno, avevo acceso il mio laptop, ed avevo aggiornato il suo profilo fino a quando non era apparso questo testo.
Era esattamente quello che era successo appena 8 ore prima descritto dal suo punto di vista. Leggendo quelle parole mi ero sentito quasi un mostro. Io, anche inconsciamente, la tormentavo, come diceva lei, ero ovunque, e quando mi aveva visto lì, proprio davanti a lei era davvero davvero terrorizzata. Era scappata via così in fretta che non avevo neppure avuto il tempo di realizzare che era lei, avevo incrociato lo sguardo della mia Freckles per un secondo, e l’avevo sentita, la scossa, l’avevo sentita.
E non era vero che non l’avevo vista, in un secondo avevo impresso nella mia mente l’immagine del suo volto nei minimi dettagli, e non mi sbagliavo, il nome Emma le stava a pennello: portava i capelli lunghi castano scuro raccolti in un treccia che le ricadeva su una spalla, aveva una ciocca azzurra che le si intravedeva a malapena, un ciuffo ribelle che le ricadeva sulla fronte, aveva delle labbra perfette, sottili e sicuramente morbide, la pelle bianca e delle lentiggini che non era riuscita a coprire con il trucco le risaltavano sulle guance, mani piccole e curate, portava uno smalto verde scuro ed un anellino d’oro bianco all’anulare destro, ed un tatuaggio col disegno di una libellula stilografata sul polso sinistro. Ma, più di tutto, ero rimasto folgorato dai suoi occhi, erano grandi e profondi, erano color nocciola, con qualche sfumatura di verde, ed io dentro c’avevo visto un mare di parole, anche se l’avevo vista anche solo per un secondo.
 
«Niall, è tutto okay?»
«Liam.. da quanto sei sullo stipite della porta ad osservarmi?»
«Da quanto basta per capire che quello che è successo oggi non ti fa stare bene, sbaglio?»
«No, è solo che.. dice che la perseguito, che sono ovunque, ha detto che sono un mostro.»
«Ed hai pensato al fatto che forse, ma dico forse, è solo innamorata, e una donna innamorata è peggio di una donna con le sue cose
«Magari è come dici tu, o magari sono solo io che sono sempre troppo impulsivo, magari dovevo lasciar perdere tutto, vederla come una delle solite storie su di noi e basta.»
«Niall, ascolta, forse è stato un po’ troppo esagerato pensare che andare al pub e presentarsi sarebbe stata una cosa da niente per lei, non credi? Insomma, hai visto anche tu le parole che usa nel descriverti, non credo sia una semplice cotta..»
 
“non credo sia una semplice cotta”, e se invece lei mi odiasse ora? E se pensasse davvero che sono un mostro? E se adesso che mi aveva visto era rimasta delusa? Perché io ero l’uomo cattivo, che la perseguita, ero ovunque.
 
«Non lo so Liam.. è soltanto che avrei voluto così tanto parlare con lei.»
«Secondo me dovresti darle un po’ di tempo per metabolizzare la cosa, insomma, lasciala stare per un po’, riprovaci tra qualche settimana, adesso sai dove potrebbe scappare se ti vede, quindi puoi sempre raggiungerla, no?»
 
E se facendo così, non avessi fatto altro che peggiorare le cose? E se, inseguendola, non avessi fatto altro che infastidirla? E se lei non si fosse sentita a suo agio avendomi davanti? E se si fosse sentita come se qualcuno stesse invadendo i suoi spazi? Allora avrei preferito non non vederla mai più e lasciarla alla sua vita, avrei preferito che avesse trovato un bravo ragazzo che l’avrebbe amata per quel che è, che l’avrebbe fatta sentire speciale, amata e desiderata. Non avrei  mai voluto che mi odiasse, anche se, probabilmente, già lo stava facendo; lei mi odiava già, perché io ero un mostro, ero ovunque.
 
«Non so se sia una buona idea riprovarci Liam, lei lo vorrebbe? Vorrebbe rivedermi?»
«E tu, tu vorresti rivederla? Vorresti provare a vedere cosa accade? Vorresti sentire com’è la sua voce? Sono queste le domande che devi farti, pensa anche al tuo di bene, per una volta, pensaci, vorresti vederla sorridere? Vorresti che sorridesse a te?»
 
Ma certo, certo che avrei voluto rivederla, certo che avrei voluto sentire com’è la sua voce, certo che avrei voluto vederla sorridere a me, certo. Ero solo tanto spaventato, perché non ero mai stato in grado di pensare prima a me stesso e poi agli altri, era questo quello che mi aveva sempre fregato, “sei troppo buono con le persone Niall”, “devi pensare anche a te ogni tanto”, erano le frasi che i ragazzi mi ripetevano più spesso. Come quella volta che avevo deciso di mettere l’apparecchio ai denti per far contente le fan, come quella volta che avevo detto “no”, alla proposta di essere il volto di una famosa marca di profumi, perché pensavo “o tutti e cinque, o nessuno”, come quando avevo lasciato Holly perché “sapevo che la mia lontananza da Mullingar la faceva soffrire”, quando lei si era già consolata da tempo; era questo quello che mi aveva sempre fregato, ero troppo buono con le persone intorno a me, ed era per questo che nella mia vita non avevo fatto altro che subire, era per questo che i manager mi tenevano incatenato come una marionetta, perché non avevo mai detto no a niente, e forse Liam aveva ragione, magari avrei dovuto solo aspettare un po’ e poi avrei potuto riprovare, avrei dovuto rischiare, anche se sapevo che forse avrei solo peggiorato le cose, avrei dovuto riprovare; perché io quel giorno, davanti ai suoi occhi avevo tremato per un attimo, l’avevo sentita, la scossa, l’avevo sentita.
 
«Si, vorrei.»
 
Ma Liam se ne era già andato, ed io non me ne ero accorto, mi aveva lasciato solo a riflettere su ciò che dovevo fare e su ciò che volevo, perché lui era probabilmente il migliore amico che avessi mai avuto e mi conosceva come nessuno al mondo, e sapeva, lui sapeva quale sarebbe stata la mia risposta, sapeva che ero una di quelle persone che pensa troppo, sapeva che ero una di quelle persone che aveva bisogno di un po’ di tempo per trovare le risposte, sapeva che ero una di quelle persone che si fa interi monologhi nella sua testa; lui lo sapeva già.
Liam James Payne sapeva sempre tutto, prima ancora che quel tutto dovesse accadere.



 

***

Alex's Corner.

Ed eccomi qui, si, di nuovo.

Andrò diretta al punto: Questo capitolo, come il prossimo, l'ho scritto un pò di tempo fa in una magnifica giornata di sole ad HydePark. 
Ci tengo semplicemente a precisare che tutti i sentimenti e gli stati d'animo che vengono fuori daquesta storia, sono tutto ciò che provo io:
l'amore, la paura, la solitudine, il coraggio di provare a cambiare la propria vita; tutto ciò che i due protagonisti provano sono le mie emozioni.

Volevo spiegare che Emma non è una disagiata/drogata/pazza, è solamente innamorata, e spaventata. Ha paura perchè quello che prova nei confronti di Niall, pur non conoscendolo realmente, è così grande che non riesce a controllarlo.


Bene, dopo questa breve parentesi, volevo rivolgermi un attimo a tre ragazze:

F.   Dopo un attesa di 1000 anni, "il momento" è arrivato, e sappi che voglio sapere ogni minima cosa, anche perchè prima o poi dovrò conoscerlo. (u know what I mean).

V.  Tu, pensa ad andare bene all'università, perchè io sto sempre qua ad aspettarti, fallo per il bilocale che poi condivideremo con tu sai chi.

M.  Tu sei un piccolo angelo, e volevo solo dirti che anche se non te lo dimostro come vorrei, sai che puoi contare su di me sempre, basta che mi scrivi, (fallo, sai che non mi scocci).


That's it.


 

Alex <3.



OnTwittah: @madstrongirl

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Capitolo 4
*** Four. ***


Four.



“è che la consapevolezza di non essere abbastanza per la persona che ami può uccidere a volte,
può essere peggio del non essere amati affatto.”

 
 

 
 

27 giorni, 11 ore e 43 minuti.
Erano passati 27 giorni da quando la mia mente si era svuotata, 27 giorni dall’ultima volta che avevo elaborato un pensiero sensato, 27 giorni da quando non facevo altro che vedere quegli occhi, sempre e ovunque, anche mentre dormivo. Sembrava quasi di essere in un terribile incubo dal quale era impossibile svegliarsi; appena chiudevo gli occhi lo vedevo, era lì, davanti a me che mi fissava con quel suo sguardo ghiacciato, ed io ero sempre così stupida da non fare nulla, non riuscivo a cambiare la realtà neppure nei sogni, neppure attraverso la mia fantasia. Continuavo a rivedere e rivedere quella scena ancora e ancora, come un vecchio film rotto, e in ogni sguardo che incrociavo ci rivedevo il suo, era sempre lì, pronto a tormentarmi in qualsiasi momento della giornata: persino tutto i poster e i cartelloni pubblicitari che vedevo per strada sembravano aver cambiato frase, adesso mi gridavano “guardati! Sei una fottuta idiota! Stupida! Sei solo una bambina, ed io non ti amerò mai, non amerei mai una stupida e malata ragazzina come TE!” ed io non potevo fare altro che spostare lo sguardo altrove, cercando di pensare che “infondo è meglio così, per tutti.”
 
Da quel giorno, le mie giornate erano diventate vuote e prive di senso, mi sentivo inutile, una nullità.
Avevo smesso di fare tutto: quando cercavo di scrivere qualcosa rimanevo intere ore a fissare la pagina di word bianca, senza trovare nulla per colorare il pallore di quella che era la mia vita. Avevo smesso di fare tutto, anche il mio cuore aveva cessato di battere. ero al mondo, ma era come se non ci fossi stata realmente, mi sentivo come invisibile, come se fossi stata un fantasma, come se quando parlassi, quando andassi a lavorare o fare la spesa non ci fossi stata davvero, era come se nessuno si accorgesse della mia esistenza sul pianeta terra. Se avessi dovuto scegliere un colore per descrivere la mia vita al momento non avrei scelto ne il grigio, ne il nero, nel il viola, avrei semplicemente scelto il bianco. Il bianco come quando chiudi gli occhi e non vedi nulla, il bianco come quando immagini una stanza completamente vuota, una stanza triste e priva di ogni colore, il bianco come quando immagini un fantasma, non pensi ad una persona in carne ed ossa, immagini un lenzuolo bianco che galleggia nell’aria, il bianco come quando immagini il vuoto, il nulla.
 
Però, ero bravissima a fingere che fosse sempre tutto normale, perfino con Amy, che era l’unica che probabilmente ci aveva davvero capito qualcosa su di me, l’unica persona che aveva capito che parlare non mi piaceva, preferivo ascoltare, l’unica che aveva capito che ero innamorata, anche se non aveva mai osato chiedere di chi, l’unica che non si era mai permessa di fare battutacce sul fatto che fossi dannatamente goffa, l’unica che non mi aveva mai chiesto “chi te l’ha regalato quell’anello?”, lei lo sapeva, se avessi voluto parlare, se avessi voluto confidarmi lo avrei fatto, sarei stata io ad aprire un discorso; lei lo sapeva, non amavo le domande, perché non avevo mai una riposta, e non amavo che mi si chiedesse sempre “come stai?”, perché la risposta era sempre un banale “bene”, perché alla gente non importa dei tuoi problemi, alla domanda come “come stai?” nessuno voleva sentirsi rispondere “non so se sono viva o no, sono innamorata di un ragazzo che non sa neppure che esisto, e la mia vita è completamente vuota”, a nessuno sarebbe interessato. Però lei, sapeva che mi piaceva ascoltarle, le persone, mi piaceva stare lì a sentirla parlare dei suoi problemi con il suo favoloso fidanzato finlandese, mi piaceva chiederle “come stai?”, per poi ascoltare i suoi monologhi infiniti sulle sue convinzioni, mi piaceva ascoltare le sue idee folli. La nostra amicizia era così, lei parlava, ed io ascoltavo; le volevo bene per questo, perché era l’unica ad avermi capita almeno un po’, lei lo sapeva, se avessi voluto raccontarle qualcosa sarei stata io ad iniziare, e sapeva anche che non avrei mai iniziato un discorso, quindi si limitava ad abbracciarmi, ed io le volevo ancora più bene, perché senza che gliel’avessi mai detto, aveva capito che amavo gli abbracci, mi facevano sentire protetta, mi facevano sentire al sicuro, lo vedevo come un modo silenzioso di dirmi “ei, andrà tutto bene.”
Ed io la adoravo per questo, perché lei lo capiva anche solo guardandomi, che avevo bisogno di un abbraccio.
 
27 giorni, erano passati 27 giorni, 11 ore e 43 minuti dall’ultima volta che avevo visto il sole.
 
 




Niall.
 
27 giorni, 11 ore e 43 minuti.
Erano passati 27 giorni da quando avevo sentito uno strano brivido attraversarmi tutto il corpo, 27 giorni da quando avevo incrociato quello sguardo per un secondo, e non ero più riuscito a levarmelo dalla mente, era sempre lì, era ovunque, era negli occhi dei miei amici, delle fan, dei miei famigliari, di tutti quelli che mi circondavano; era ovunque, come se avesse deciso di tormentarmi, c’era sempre, anche quando chiudevo gli occhi. La vedevo lì, che mi fissava impaurita e terrorizzata, e poi la vedevo scappare via, lontano da me, ed io continuavo a sentirmi sempre più uno schifo, per averle fatto questo.
Certe volte però, quando ero solo, cercavo di immaginarla mentre sorrideva, cercavo di immaginarla che mi guardava e poi sorrideva, a me, e silenziosamente sorridevo anche io, perché quello che vedevo era uno spettacolo bellissimo; poi cercavo di immaginare come sarebbe potuto essere il suono della sua voce, magari aveva un tono alto e acuto, o magari basso, ma io ero sicuro che qualsiasi fosse stato quel suono, a me sarebbe piaciuto senza ombra di dubbio, sarebbe diventato il mio suono preferito.
In quei 27 giorni non c’era stato istante che non avessi controllato la sua pagina personale, dove una volta scriveva favole meravigliose, ma adesso, dopo quella volta, non aveva più scritto nulla, era scomparsa. Solo una volta, circa una settimana dopo quel giorno, aveva lasciato un messaggio sulla sua bacheca che recitava:
 
“dovete scusarmi, ma non ci riesco. La mia mente è come svuotata, non c’è nulla, se non un paio di occhi che non riesco a dimenticare. Non so se e quando tornerò, se mai lo farò, ci tenevo soltanto a dirvi grazie, per essere state le mie amiche silenziose per tutto questo tempo, grazie, perché leggendo le mie storie, avete letto anche un po’ di me.
Vi voglio bene,
xx Freckles.”

 
E poi era scomparsa, non aveva lasciato traccia di se su quel sito, ed io avevo continuato con la mia vita super impegnata, tra concerti e interviste, ma la mia mente era rimasta sempre lì, a quel pub, a 27 giorni prima, non ero mai andato avanti realmente. Ci avevo riflettuto giorno e notte, rinunciando anche al sonno più di una volta, cercando in me stesso il coraggio di fare quella mossa azzardata che avrebbe potuto fare la differenza, avrei potuto darci la felicità oppure distruggerci entrambi, ci avevo pensato e ripensato, fino a quando, 27 giorni, 11 ore e 43 minuti dopo mi ero alzato dal letto, avevo spento il laptop, mi ero vestito alla meglio e scendendo le scale avevo incontrato il mio migliore amico, che probabilmente si era solo nascosto in attesa di vedermi deciso a prendere in mano le redini della mia vita, per una volta.
 
«Hai deciso, non è vero?»
 
Mi aveva chiesto sorridente, ed io lo avevo guardato sorridendogli, come una di quelle risposte silenziose che puoi dare solo al tuo migliore amico. perché lui lo sapeva già, sapeva che prima o poi avrei trovato il coraggio di uscire dalla bolla in cui stavo vivendo, per agire sul serio, lui lo sapeva già, lui sapeva sempre tutto.
 
«Vuoi che venga con te?»
«No, devo andare da solo, è una cosa che devo fare da solo, ma.. grazie Liam, grazie.»
«Sapevo che saresti voluto andare da solo, te l’ho chiesto solo perché sono il tuo migliore amico, ma avevo già un altro impegno, comunque, qualsiasi cosa ti prego, chiamami o mandami un messaggio, io faccio il tifo per te.»
 
Come avevo già detto, lui sapeva sempre tutto, prima ancora che quel tutto dovesse accadere.
 
E così, in risposta, gli avevo sorriso silenziosamente un’altra volta ed ero uscito chiudendomi la porta alle spalle.
Durante il viaggio in macchina non ero realmente lì, c’era qualcun altro alla guida, c’era il me del “davanti alle telecamere”, quello sicuro di se stesso, mentre io, il vero me, era seduto sul sedile del passeggero con i piedi sul cruscotto ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere da lì a poco, sapevo dove andare se fosse scappata di nuovo, ma cosa avrei dovuto dirle? Era tutta una domanda e nessuna risposta, stavo facendo un qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, stavo andando a prendere per le palle il destino, ed avrei vinto, questa volta avrei fatto quello che io volevo fare, avrei detto quello che io volevo dire, senza nessun burattinaio a direzionarmi.
 
Quando ero arrivato al pub, ed avevo forse realizzato che lei era lì, a meno di 100 metri da me, e a separarci c’era soltanto una porta, la mia mente si era come annebbiata, volevo soltanto entrare lì e vederla sorridere, niente di più, volevo solamente che guardandomi non si sentisse come terrorizzata, volevo che guardandomi mi sorridesse, nulla più.
 
Ero dentro, al bancone, e per una volta nessuno si era preoccupato della mia presenza. In meno di qualche istante era lì anche lei, erà lì, a pochi passi da me, concentrata su ciò che stava facendo, fino a quando non si era accorta della mia presenza, mi aveva fissato con quegli occhi meravigliosi ed era rimasta ferma senza far nulla, cercando di aggrapparsi alla sua immaginazione, cercando di pensare che non ero veramente io, e che non ero davvero lì; ed invece c’ero, ero lì, a due metri da lei, che continuava a fissarmi senza nessuna espressione, fino a quando non si era girata, dicendo qualcosa alla ragazza mora dell’altra volta, per poi sparire, di nuovo.
 
«Posso parlarti un momento, in privato?»
 
Mi aveva detto la ragazza mora, che mi fissava dalla testa ai piedi come se fossi un killer sotto processo.
L’avevo seguita fino all’uscita sul retro, quando lei aveva iniziato a parlare, senza darmi l’opportunità di replicare.
 
«Perché sei qui, di nuovo? Che cosa vuoi? Ci godi nel vedere qualcuno che soffre per te? Ti piace vedere come riduci le ragazze con il cuore a pezzi eh? Perché le stai facendo questo? Ma non lo vedi che non vuole vederti? Non te ne sei accorto forse che ti ama talmente tanto che preferisce evitarti?»
«Ascolta, non so cosa tu sappia o meno, io so solo che voglio vederla, voglio conoscerla, mi piacerebbe vederla sorridere e magari mi piacerebbe che mi parlasse.»
«Ma tu che ne sai? Cosa ne sai tu di lei?»
«So molto più di quanto tu immagini.»
«Ah si? E lo sai che non le piace parlare, ma preferisce ascoltare? Lo sai che il suo colore preferito è il verde? Lo sai che preferisce un abbraccio ad un “ti voglio bene”? lo sai che scriveva cose su di te, perché ti ama in una maniera talmente grande che non sa neanche lei come controllarla? Allora, le sai queste cose?»
 
«Ho letto tutto ciò che scriveva su di me, ogni singola parola, ogni singola frase, ed ogni singolo e dannatissimo suo pensiero, so tutto. Certo, non conosco i suoi gusti musicali, o il suo piatto preferito, o il suo colore preferito, ma so che quello che ho letto era bellissimo, io credo di essermi innamorato di lei, e la cosa è strana per me tanto quanto lo è per lei, perché siamo entrambi maledettamente innamorati di qualcuno che neanche conosciamo realmente. Adesso credi ancora che io non sappia nulla? Allora?»
«Ti prego, te lo chiedo per favore, non farla soffrire, ha tanti difetti, ma si merita di essere felice, si merita di stare bene, okay?»
«Ed è questo quello che vorrei darle, vorrei renderla felice, vorrei solo che sorridesse guardandomi.. e, vorrei che prendesse il mio cuore e lo mettesse al sicuro.»
«Wow.. non pensavo che Niall Horan avesse anche un cuore, seriamente, non ti facevo così romantico.»
«Forse perché nessuno conosce il vero me, a parte Emma.»
 
La ragazza mora mi aveva sorriso ed aveva capito che le mie intenzioni erano buone, aveva capito che non volevo farle del male, ma tutt’altro, io volevo regalarle il mio cuore, aveva capito quanto desiderassi andarla a prendere e stringerle la mano, aveva capito, forse, che la persona che tutti vedevano davanti alle telecamere non ero io, aveva capito che l’unica cosa che volevo era veder sorridere la sua amica, poiché ero della convinzione che avesse il sorriso più bello del mondo, pur non avendolo mai visto.
 
 «Scommetto che sai già dove trovarla, vero?»
«Te l’ho detto, so molte più cose di quanto tu possa pensare.»
 
E, scambiandoci uno sguardo compiaciuto, ci eravamo salutati.
Adesso c’ero solo io che correvo come un pazzo per le scale di quel palazzo, correvo talmente veloce che credevo avrei rischiato di rompermi nuovamente il ginocchio. Saltavo due, tre scalini alla volta, impaziente di raggiungerla e dirgli tutto ciò che avevo provato in quegli ultimi 27 giorni. Correvo e non pensavo più a nulla, se non al fatto che, almeno questa volta, mi avrebbe ascoltato. Correvo e mi sentivo strano, come se fossi arrivato all’ultima tappa di una caccia al tesoro infinita, mi sentivo come Jack Sparrow quando, dopo quattro cazzutissimi film, trova finalmente la fonte della giovinezza.
Ero arrivato in cima alle scale, ero lì, a separarci c’era solo quella porticina, dopodichè saremmo stati solo io e lei, quindi, senza fermarmi, spalancai la porta e mi ritrovai su di un immensa terrazza, lei era ad almeno 20 metri da me, talmente lontana che non si era nemmeno accorta della mia presenza.
Era lì, seduta sul cornicione del palazzo, persa in chissà quale mondo parallelo, ed anche io ero lì, proprio dietro di lei. Mi ero avvicinato silenziosamente, cercando di non spaventarla, fino a quando non mi ero avvicinato abbastanza, ma lei non si era ancora accorta di me, era ancora assorta nei suoi pensieri.
 
D’un tratto la suoneria dei messaggi del mio telefono aveva preso a suonare a tutto spiano, ed aprendo il messaggio non avevo potuto fare altro che sorridere:
 

“Finalmente hai preso in mano la tua vita, sono così orgoglioso di te :’) ti voglio bene, non combinare casini.
Xx Liam.”

 
Quando avevo rialzato la testa, lei era ancora lì, e mi stava fissando, di nuovo, avevo uno sguardo tra il terrorizzato e il meravigliato, ed io ero rimasto scioccato dalla bellezza dei suoi occhi, ero rimasto senza parole.
Ero lì, lei era lì, e stavolta non sarebbe potuta scappare.
Quella, era la mia occasione, era la mia svolta, era il momento di prendere in mano la mia vita e renderla migliore, era arrivato il momento di strapparmi il cuore dal petto e regalarglielo avvolto da un nastro rosso, con magari sopra un bigliettino che diceva “tieni, da adesso è tuo, fanne ciò che vuoi, l’importante è che tu lo tenga sempre con te.”



 

***
Alex's Corner.

 

Ciao people,
dopo ben 8 giorni di ingiustificata assenza sono di nuovo qui.
Che dire, il capitolo l'ho scritto in uno dei miei momenti in cui penso solo che vada tutto di merda, che sia tutta una merda, e blablabla, e quindi evviva l'allegria proprio.
Devo dire però, che solo quando ho questi "momentacci", riesco a tirar fuori delle cose decenti.
Okay, proseguendo, non so quando arriverà il prossimo, nonchè probabile ultimo capitolo, questo periodo sono troppo impegnata dal lavoro, e devo rilassarmi, anche perchè ho in mente 3 diversi finali.
Voi cosa suggerite,
che genere di finale vi piacerebbe vedere stavolta?
Lo chiedo perchè nell'ultima mia fanfiction "THE TWO SIDES", che NO, chiariamo, non finisce male, molte sono rimaste deluse dal fatto che non ci sia stato il lieto fine, ma ben si un finale aperto, dove lasciavo a voi la possibilità di immaginare come sarebbe andata.
Quindi, io ho in mente tre diversi tipi di finale, anche se devo confessare che il genere "vi lascio con il fiato sospeso" è il mio preferito, voi cosa consigliate?

Per il resto non c'è molto da spiegare, credo si capisca che Emma sia innamorata persa, e non sia una pazza sclerotica. E' solo una di quelle persone che ama gli abbracci, un pò tipo me, anche se io sono decisamente più chiassiosa della super silenziosa Emma.

Per quanto riguarda la mia vita tutto qui va a gonfie vele, a parte il tempo di merda si intende, ed il fatto che mi ero presa una cotta gigantesca per un ragazzo del Texas, che, per l'appunto, è tornato in Texas.

SI, SONO UNA SFIGATA, GRAZIE.

Anche per stavolta è tutto, quindi, ciao a tutte, alla prossima,


Alex <3.



 

ONTWITTAH:@madstrongirl

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Capitolo 5
*** Five. ***


Five.



“se prendi la mia mano e vieni via con me, possiamo scoprire il mondo, insieme.”




 

Era lì, a meno di due metri da me e mi stava fissando, di nuovo.
Era in piedi alle mie spalle, e se non fosse stato per la sua esilarante suoneria neppure mi sarei accorta della sua presenza, non mi sarei resa conto che ce l’avevo lì ad un passo, a respirare la mia stessa aria.
Mille domane viaggiavano come saette nella mia mente; perché era lì? come faceva a sapere dov’ero? E cosa voleva da me?
Domande domande e ancora domande. Risposte: nessuna.
 
Quando l’avevo rivisto, al bancone, avevo pensato che quella fosse la mia punizione divina per il mio essere troppo lunatica, permalosa, silenziosa, paurosa, sognatrice, strana, per il mio essere troppo me. Avevo pensato che quello era solamente un altro dei miei sogni/incubi dove lui era a due passi da me, ma pur sempre troppo lontano perché io potessi raggiungerlo.
Invece, mi ero ritrovata a fare i conti con la realtà, che se ne stava per l’appunto in piedi a due metri di distanza. Era come se mi stesse gridando ‘guarda in faccia la realtà, guarda bene ciò che non avrai mai’, pur stando in silenzio.
 
Perché amare doveva fare così tanto male?
 
E mentre io facevo un monologo interiore, lui era lì, ancora, e continua a fissarmi con uno sguardo che non gli avevo mai visto. Sembrava spaventato da qualcosa, sembrava che avesse paura di spezzare quel silenzio inquietante che faceva da padrone, sembrava che avesse paura di me.
 
Il mio cuore, nel frattempo, si era fermato, poi aveva ripreso a battere all’impazzata e poi si era fermato nuovamente. Era come se il mondo si fosse fermato in quel preciso istante in cui il suo sguardo era caduto su di me. Era come quando sei a cena con la tua famiglia e tu dici qualcosa di davvero tanto inappropriato, e tutti si fermano a fissarti. Era come quando l’unico giorno dell’anno in cui non hai studiato il professore chiama proprio te, e tutti ti guardano mentre vai con le tue gambe verso l’inferno. Era come quando mi mettevo davanti al mio laptop a scrivere, il mondo si fermava, ed era esattamente così, il mondo si era fermato.
 
Ma, credo, che non fosse lui a fissare me, probabilmente ero io a fissare lui con uno sguardo inquietante, e posso giurarlo, non riuscivo a non farlo, avrei voluto guardare quegli occhi per il resto dei miei giorni, avrei potuto viverci così, fissando il blu dei suoi occhi. 
 
«Posso sedermi?»
Mi aveva chiesto.
Si era rivolto a me.
Lui mi aveva chiesto se poteva sedersi.
Vuoi stare seduto vicino a me finchè il per sempre non finirà?
Non aveva aspettato una mia risposta, si era seduto e basta, e quando si era messo vicino a me sul cornicione, accidentalmente aveva sfiorato la mia mano, e tutti i miei pensieri erano svaniti. Avevo sentito i brividi attraversarmi tutta la spina dorsale, e questo, solo per un tocco accidentale.
Ero davvero tanto patetica.


 




Niall.
 
Eravamo rimasti a fissarci senza dire nulla per istanti che erano sembrati secoli, fino a quando, finalmente direbbe Liam, mi ero deciso a sedermi vicino a lei. Avevo cercato un contatto, avevo cercato di toccarle la mano facendolo sembrare solo un tocco accidentale, ma l’avevo fatto per tutt’altro motivo. Volevo toccarla e sentire il mio cuore che esplodeva perché le emozioni erano troppe, volevo stringerla e non lasciarla andare via mai più, volevo che si sentisse speciale, perché lei lo era, anche se non lo sapeva. Sapevo che non eravamo felici, e sapevo anche noi eravamo la soluzione a tutti i nostri problemi, sapevo che potevamo essere felici, insieme.
In quei secondi, mentre cercavo il modo giusto per tirare fuori tutto, avevo notato le sue mani: erano piccole e delicate, portava un anellino d’oro bianco all’anulare destro e aveva le dita laccate di lilla, colore che da quel momento in poi, sarebbe diventato il mio colore preferito. Avrei voluto toccarle i capelli, che sembravano tremendamente morbidi, intrecciati in una treccia che le ricadeva morbida sulla spalla, ed avevo respirato il suo profumo così a fondo, che già lo avevo imparato a memoria.
 
“è ora di prendere in mano la tua vita amico” le parole di Liam mi erano improvvisamente tornate in mente, così, avevo fatto un respirone profondo, le avevo preso la mano, e, spezzando l’imbarazzo e il silenzio, avevo iniziato a dar sfogo al mio fiume di parole.
 
«Emma. Emma aka Frickles, è un nome buffo, lo sai? Mi fa sorridere. A dire il vero, Emma Frickles non conosco il tuo cognome, tu fai spuntare il sorriso sulla mia faccia. Lo sai che il Niall che descrivi nelle tue storie è esattamente la persona che sono, ma che non posso mostrare alle telecamere? E lo sai che ho passato gli ultimi mesi ad arrovellarmi il cervello, cercando di capire come sia possibile amare così tanto qualcuno senza neppure conoscerlo? Già, buffo no? Come faccio ad essere qui è? Sono un lettore attento. Ma la vuoi sapere la cosa più divertente di tutta questa storia, Emma? La cosa più comica in tutta questa storia, è che prima di aprire per sbaglio le tue storie su di me, ero convinto che nessuno mi avrebbe mai amato perché sono Niall, e non perché sono una star planetaria, credevo che prima o poi sarei stato costretto a mettermi insieme a qualche modella, solo per mostrare al mondo che non ero solo, già, proprio così. E devi credermi, la solitudine è la peggiore malattia che possa esserci. Hai presente quando nella tua vita passano miliardi di persone, e nessuna ti rimane impressa nella mente per più di quattro minuti? Ecco, per me era sempre così.
Non avevo nessuno da ricordare, nessuno di cui parlare, nessuno a cui pensare, nessuno da voler amare.
Poi, un bel giorno apro la tua pagina personale con le tue storie e boom. Il mio cuore inizia a fare degli strani movimenti all’interno del mio corpo. Lo sento contorcersi su se stesso, e allora decido di andare a fondo in questa storia. E qualche settimana dopo mi presento nel posto dove lavori, e tu mi guardi con quegli occhi spaventati, quasi fossi un mostro, e poi scappi via, senza neanche darmi la possibilità che so, di fare la figura dell’idiota e presentarmi. Poi, quella sera pubblichi una storia con l’esatto accaduto, e dici che ti perseguito, che sono ovunque, che sono un mostro. Allora io, essendo un mostro cattivo, decido di lasciare stare tutto, e per i ventisette giorni seguenti mi sento una merda e sto di merda. Uno perché quando ti avevo vista lì, dietro al bancone, il mio cuore aveva fatto i fuochi d’artificio, due perché mi ero sentito male all’idea di averti causato così tanto dolore, tre perché mi ero lasciato scappare dalle mani il mio pezzo di felicità, la fetta di torta che spetterebbe a tutti quanti su questo pianeta e, quattro, perché non avevo mai visto occhi più belli di quelli che avevo incrociato quel giorno.
Però, sull’ultimo punto adesso mi devo ricredere. Perché gli occhi che sto guardando adesso sono davvero più belli di quelli che ho visto l’ultima volta, magari mi sbaglio, ma dentro ci vedo un pizzico di incredulità e felicità in più, sbaglio?
Emma, non sono qui per farti ancora più male, questo non è un incubo e tanto meno non me ne andrei mai a ridere in giro di te. Questa è la realtà, io sono qui e tu sei qui, seduta di fianco a me che mi guardi e sicuramente non sai che dire. Siamo solo un ragazzo ed una ragazza, seduti sul cornicione di un palazzo, ed il ragazzo in questione sta parlando e facendo la figura di merda più clamorosa della sua vita. Ed, inoltre, il suddetto ragazzo, non è mai stato emozionato come in questo momento in tutta la sua vita, nemmeno quando ha dovuto cantare per ottantamila persone al Madison Square Garden. Insomma, parliamo di una sola persona, una sola persona può fare questo effetto? Oh certo che può farlo. E tu, Emma non conosco il tuo cognome, ma lo saprò presto, fai questo effetto a me. »
 
Ce l’avevo quasi fatta, ormai avevo sputato tutto quello che sentivo senza riflettere, e ne ero davvero tanto soddisfatto.
Poi, l’avevo guardata di nuovo, e stavolta, stava sorridendo, stava sorridendo guardando me, guardando la persona che sono sempre stato, e che solo lei è riuscita a scovare.
 
«Quindi, Emma. Eccomi qui. A fare la figura dell’idiota davanti al paio d’occhi più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita, e a chiederti un’ occasione, una sola occasione di dimostrarti che posso essere alla tua altezza, una sola occasione per dimostrarti che sei entrata in quella parte del cuore da dove poi è difficile uscire, una sola occasione per dimostrarti che insieme potremmo essere qualcosa, una sola occasione per dimostrarti che la felicità magari non esiste, ma qualcosa che ci si avvicina parecchio c’è. »
 
L’avevo guardata ancora, ed ancora, e lei era arrossita in un modo così dolce che sarebbe venuta voglia a chiunque di prenderla tra le proprie braccia e non lasciarla andare mai più.
Poi, mi aveva guardato negli occhi e finalmente avevo capito cosa provano le persone innamorate. Mi aveva guardato e mi aveva mostrato il sorriso più bello e luminoso che avessi mai ricevuto. Talmente luminoso che avrebbe potuto fare da luce alla terra nel caso in cui il sole si sarebbe spento, lei, sarebbe potuta senza dubbio essere uno spettacolo della natura, una sorta di piccolo miracolo che rendeva felici le persone anche solo guardandole.
Lei, era decisamente il mio miracolo.
 
Poi, aveva fatto quel gesto che credo neppure lei si aspettasse, probabilmente guidata da chissà quale coraggio. Mi aveva guardato, sorriso e preso la mano. L’aveva stretta più forte che poteva e si era alzata in piedi sul cornicione del palazzo, costringendomi ad alzare.
Eravamo mano nella mano, occhi negli occhi, ad alta quota, ed era la sensazione più meravigliosa che avessi mai provato in vent’anni di vita, era come essere in paradiso.
 
«Emma, Emma O’Connor.»
 
Ed in quel momento, avevo anche capito, che il suono della suo voce sarebbe diventato il mio suono preferito. 







 

***
Alex's Corner.

 

Ehm ehm ehm.
Ebbene, dopo più di un mese di ritardo, eccomi qua.
Si lo so, è corto, ma pazienza.
Volevo dirvi solo una cosa divertente: Avevo pensato di far finire la storia con Emma che diceva
"Emma, Emma Styles", e farne un sequel dove Harry subentra e non vuole che la sorella stia con lui,
ma sarebbe stato ambiguo il fatto che Niall non conosca la sorella del suo compagno di band, insomma.
E poi odio i sequel.

Per il resto che dire, 
qua la vita va avanti, tra persone che da un giorno all'altro non te parlano più,
altre che riappaiono dopo anni, innamoramenti costanti su metro, bus, al parco, al lavoro, nei negozi, sere in cui vorrei solo piangere, ed altre in cui invece non vorrei andare mai a dormire, tutto va bene, più o meno. 

Quindi, un grazie a tutte coloro che hanno aperto questa pagina anche solo per sbaglio, un
grazie a chi c'è sempre stato e soprattutto un grazie di cuore va a tutte quelle persone che non credevano che io potessi farcela.
CIAO STRONZI, xoxo.


Ps, non so se e quando, ma tornerò. c:


Alex <3.

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