Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo: come tutto ebbe inizio. *** Capitolo 2: *** Capitolo uno: Cercasi spiegazioni. *** Capitolo 3: *** Capitolo due: Richieste senza senso. *** Capitolo 4: *** Capitolo tre: Guardare ma non toccare. *** Capitolo 5: *** Capitolo quattro: Tornare sui propri passi. *** Capitolo 6: *** Capitolo cinque: Strani comportamenti. *** Capitolo 7: *** Capitolo sei: Bisogna darsi una possibilità. *** Capitolo 8: *** Capitolo sette: Elucubrazioni. *** Capitolo 9: *** Capitolo otto: Andare dritti per la strada scelta. *** Capitolo 10: *** Capitolo nove: Team Ale o Team Fra? *** Capitolo 11: *** Capitolo dieci: Pura confusione. *** Capitolo 12: *** Capitolo undici: Arrivare al dunque. *** Capitolo 13: *** Capitolo dodici: Ho perso le parole. *** Capitolo 14: *** Capitolo tredici: Tutto pare in discesa. ***
Capitolo 1 *** Prologo: come tutto ebbe inizio. ***
Salve
a tutti, eccomi qui con una nuova storia, sono
piuttosto emozionata, nonostante non sia uno di quei temi particolari
che non
si è mai visto in questo sito, ma per me è la prima volta che tratto il
tema
“migliori amici” e spero vivamente di riuscirci bene.
Prima di lasciarvi,
vorrei solo ringraziarela
mia Selena, Bec e Gretaper
il sostegno e per aver dato
un'occhiata ai miei strafalcioni. Siete adorabili.
Detto ciò, non ho nient’altro da dire a parte che spero di riuscire ad
aggiornare
una volta a settimana, il giorno sarà la domenica, ma non vale per i
primi due
capitolo – cioè questo e il prossimo.
Per contattarmi, mi
trovate sufacebooke sulgruppo,
dove troverete spoiler e anticipazioni. Ovviamente siete tutti i
benvenuti.
Questo prologo,
vivetelo quasi come una vostra amica che vi sta
raccontando una cosa... dal prossimo vivremo tutto al presente. Buona lettura! Mi
rintano in un angolo con le dita incrociate, sperando
che il capitolo vi piaccia! Jess.
Premesse da tenere
sempre a mente: Regola numero uno:
mai fidarsi della cugina pazza; potresti finireseriamentenei
guai. Regola numero due:
non pensaremaiche
potrebbe andare tutto bene, soprattutto se la cugina
sopracitata ti chiede di uscire con lei, il suo fidanzato e gli amici
di
quest’ultimo – ancora di più se sai che ci sono persone che conosci e
che ti
conoscono. Regola numero tre:
andare sempre oltre le apparenze.
<< Tu non ti
rendi conto! Devi esserci, non puoi mancare! >> Mi veniva da ridere
a vedere mia cugina così piena d’inventiva per
convincermi, ma cercavo di trattenermi, più che altro perché non volevo
ancora
acconsentire. Era troppo divertente vederla girarci attorno senza darmi
un
motivo, anche se sembravaimpossibileche io
potessi mancare a nemmeno lei sapeva cosa di preciso. Veronica è sempre
stata così, doveva assolutamente ottenere tutto quello
che desiderava e con me aveva sempre avuto la strada spianata: ho
sempre
adorato farla contenta, e quando si trattava di sciocchezze come
queste... beh
mi veniva facile accontentarla. Quella sera sarebbe
cambiato tutto con il mio sì. Certo, in quel momento
non lo sospettavo minimamente, d’altronde avevo vent’anni, il mondo ai
miei
piedi poiché me ne ero andata a vivere per conto mio da qualche mese,
dividendo
l’appartamento con due ragazze fantastiche, ma quando mi trovai mia
cugina sul
pianerottolo quasi in ginocchio a implorarmi di uscire con lei – come
se in
quel periodo fossi una di quelle ragazze solo casa e lavoro; avevo
vent’anni,
di certo non rimanevo a casa di venerdì sera – acconsentii, anche se
non ero
proprio su di giri all’idea uscire con quella pazza di mia cugina, il
suo
ragazzo e gli amici di quest’ultimo.
Non ero stata
scoppiettante come al solito, più che altro perché era da un
po’ che non mi capitava di uscire con gente che non conoscevo o che non
vedevo
da parecchio tempo, ero abituata a uscire con la mia combriccola di
quattro
scoppiati e mi andava bene così, ma quando entrai nel solito bar che
frequentava mia cugina, capii che le cose sarebbero cambiate – almeno
per la
sottoscritta – e non perché il ragazzo dagli occhi azzurri
scoppiò a ridere
quando mi vide , ma bensì perché quando si alzò e venne verso di me
scuotendo
il capo, capii che non tutto era cambiato. Almeno, non lui. << Jess, mi
hai fatto perdere cinque euro, ma sono contento di
rivederti. >> Ridacchiai e mi lasciai abbracciare da Francesco. Non lo vedevo dalla
bellezza di sei anni, praticamente da quando avevamo
finito le medie ma... quella sera sarebbe stata cruciale. Non accadde
niente di
eclatante ma ritrovammo la sintonia che avevamo avuto un tempo, almeno
da dopo
che la mia cotta nei suoi confronti – all’età di undici anni,
preferisco
precisarlo – scemò. Mi lasciai trascinare, e mi buttai a capofitto nel
loro
mondo fatto di partite a carte e insulti di vario genere verso chissà
chi e
senza un motivo. Quella sera... avrei
scoperto delle nuove prospettive.
Ma
salve! Eccomi
qui col nuovo capitolo, o meglio, col primo vero capitolo :) sono
davvero molto
contenta che abbiate accolto bene il prologo... spero sia la stessa
cosa con
questo – tengo le dita incrociate! La
storia
sta uscendo più seria di quanto volessi/mi aspettassi, ma non mi
lamento,
almeno se non lo farete voi. Detto ciò, vi lascio solo i link per
contattarmi
sul gruppo di
facebook, per parlare con me e delle storie. Detto
tutto
ciò, grazie di cuore a tutti! Buona lettura...
Here with me
–
Dido.
Due anni dopo il
prologo... Sospiro
osservando la tazza di caffè, sono talmente stanca che potrei svenire
su questo
tavolo e non accorgermi nemmeno della botta. Al
momento
mi sembra piuttosto allettante come ipotesi, almeno dormirei un po’...
da
quanto tempo è che non dormo? <<
Sei
così pensierosa perché hai già ascoltato la segreteria? >> Mi
chiede Lea
senza guardarmi, entrando in cucina e servendosi il caffè in una
tazzina. <<
Segreteria? Da quando ce l’abbiamo? >> Le chiedo inclinando il
capo; la
mia coinquilina mi guarda stranita per qualche attimo, poi si sede
accanto a me
– ovviamente non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo – e
infine, con
lentezza studiata, appoggia la tazzina sul tavolo. <<
Hai
insistito per settimane pur di averla, hai riempito la testa mia e di
Rebecca
dicendo che dovevamo averla perché ci faceva molto Americane, molto... occupate... e questo è accaduto tipo due
mesi fa. >> Mi mordo il labbro inferiore quando riporto tutto
alla mia
mente. <<
Hai
ragione, scusami. >> Lea alza gli occhi al cielo. <<
Se
non è per la segreteria, perché mai dovresti essere così frastornata?
>>
Beve un sorso della sua colazione e io decido di dirglielo, nonostante
questo
comporti prendermi una bella strigliata alle sette e un quarto di
venerdì
mattina. <<
Non
ho dormito. >> Dico velocemente per poi immergermi nella mia
tazza. I
suoi occhi
azzurri mi freddano all’istante e io cerco di non soffocarmi con la mia
stessa
saliva. <<
E
perché mai? Eri con Francesco? >> <<
Se
ti dicessi di sì, saresti più tranquilla? >> <<
Che
cos’hai fatto per farla innervosire di prima mattina? >> Chiede,
piuttosto divertita, la nostra cara Rebecca, unendosi a noi per la
colazione. Sbuffo,
facendo aumentare il divertimento dell’ultima arrivata. << Non ho
fatto
niente, sono solo uscita... e tornata praticamente quando lei si è
svegliata.
>> Bec sgrana gli occhi. <<
Apperò. >> La guardo male: se voleva mettermi ulteriormente nei
casini, è
sulla buona strada. <<
Non
sono affari miei, cioè, non sono tua madre che può sgridarti o dirti
cosa fare
o non fare ma... ascolta la segreteria e soprattutto non sentirti in
colpa nei
miei confronti... potrò farti un po’ anche da mamma, ma non lo sono.
>>
Mi passa una mano tra i capelli mentre si alza e io guardo Rebecca con
gli
occhi sgranati. <<
Il
mondo sta per finire. >> Sussurro facendola ridere ma subito
dopo, mi
alzo e raggiungo il telefono nell’entrata e mi siedo sulla sedia che si
trova
là vicino, appoggiando la cornetta all’orecchio e avviando la
segreteria. “Ehi... non hai risposto al cellulare, quindi
deduco che... o stai dormendo, oppure non sei a casa e visto che è solo
mezzanotte, direi che è molto probabile la seconda opzione. Giuro, non
vorrei
disturbarti ma, avrei bisogno di te: della mia migliore amica. Ho
nuovamente
litigato con Elisa e non so che diamine fare... sembra che tutto quello
che io
faccia o dica non sia mai abbastanza o comunque non è la cosa che
vorrebbe
sentire lei. Sono in confusione e... e solo tu puoi aiutarmi. Chiamami.” Sospiro
rimettendo il telefono a posto e passandomi subito dopo una mano tra i
capelli. <<
Mi
spieghi una cosa? >> Mi volto sorpresa verso di Lea. <<
Certo, dimmi... >> <<
Come fanno a stare insieme da tre anni? >> Ridacchio. <<
Non
lo so. Sotto sotto sono innamorati, è che hanno due caratteri molto...
combattivi. >> <<
Francesco, con te, non è molto combattivo. >> Sorrido
osservandola mentre
si appoggia al muro incrociando le braccia al petto. <<
Perché sa di perdere in partenza, sono molto più testarda di lui, ma
Elisa
no... sono molto orgogliosi e di conseguenza si battono per ogni
cazzata,
perché loro non litigano per cose serie, bensì per cazzate. >>
Leandra
annuisce, ma non pare del tutto convinta. <<
Sì
ma... ha detto di essere confuso. >> Aggrotto la fronte. <<
E
allora? >> Chiedo non riuscendo a capire il nesso tra le cose. Piuttosto
agitata, Lea, si avvicina non sapendo come iniziare il discorso che
vuole
farmi, e io temo che si tratti sempre della solita questione che non
condivido
per niente. <<
Non
pensi che magari tu possa essere uno di quei problemi? >> Sputa,
infine,
lasciandomi di sasso poiché non mi aspettavo di certo una cosa simile. Incrocio
le
gambe sulla sedia e la guardo con un punto interrogativo in fronte. <<
Elisa è pienamente a conoscenza della nostra amicizia, dell’affinità
che
abbiamo e soprattutto non è gelosa. >> Lea quasi mi scoppia a
ridere in
faccia e mi da le spalle tornando in cucina. Inutile dire che la seguo
a ruota
con un diavolo per capello. << Scusa, ma, perché te ne sei
andata?
>> <<
Perché spari solo un sacco di stronzate! >> Schiudo la bocca,
lasciando
tranquillamente che il bancone della cucina ci dividi. Un rumore mi fa
voltare
e vedo Rebecca tutta intenta a osservarci mentre mangia i cereali dalla
scatola, manca si trattasse di popcorn. La trafiggo per un secondo con
lo
sguardo ma subito dopo torno ad occuparmi di Leandra. <<
Io
non sparo stronzate, dico solo la verità! >> <<
Verità? La verità è che il vostro rapporto è fuori da qualsiasi
parametro! E
non lo dico perché siete un ragazzo e una ragazza, bensì perché vi
nascondete
dietro la banale scusa di essere migliori amici. >> Le sue parole
mi
feriscono più di quanto dia a vedere, cerco di non ridere dal nervoso,
ma ci
riesco a malapena. <<
Sarebbe una banale scusa? >> Mormoro non distogliendo i miei
occhi
marroni dai suoi azzurri. << Francesco in questi due anni mi è
stato più
vicino di qualsiasi altra persona. Mi è stato accanto come fratello,
come
amico, come bodyguard... non puoi dire che la nostra amicizia non sia
sincera.
>> <<
No.
No. >> Lea sta scuotendo il capo dispiaciuta. << Sai
benissimo che
non intendevo quello... dico solo che... dal di fuori, potreste
sembrare tutto
tranne che migliori amici. >> <<
A
me di quello che pensano gli altri, non m’importa. >> <<
Ed
è giusto che sia così... ma mettiti nei panni di Elisa. >> Non
ribatto,
sono rimasta piuttosto sconvolta. La guardo come se fosse un’aliena e
lei
riprende la parola. << Sa di dover combattere con te, perché lui
si
confida con te, se c’è qualcosa che
non va cerca te, se tu hai bisogno di
qualcosa, lui vola... tu vieni prima di lei e un paio di volte lui lo
anche
ammesso. >> Ho le mani tra i capelli, i gomiti appoggiati al
bancone
della cucina. <<
Dove vuoi arrivare? >> Chiedo infine. <<
Che
è giusto che tu stia vicino a Francesco, che tu stia bene assieme a lui
e tutto
il resto... ma non dimenticarti che ha già una fidanzata. >> Alzo
immediatamente lo sguardo. <<
Ma
pensi che io non lo sappia? Lui parla spesso e volentieri di lei, anche
quando
non litigano e non deve sfogarsi. Sono la sua migliore amica: so tutto
di lui.
>> <<
E
la cosa non ti pesa? >> Chiede Rebecca, forse non riuscendo a
starsene
fuori. <<
No,
perché anche lui sa tutto di me. >> Nessuno ribatte e io faccio
per
uscire dalla cucina. <<
Una
volta mi hai detto: “Io e Fra abbiamo questo bel rapporto perché non
proviamo
attrazione l’uno per l’altro”. Lo pensi ancora? >> Abbasso lo
sguardo
osservando il pavimento, ma infine mi giro; di certo Lea non avrebbe
mai
accettato una risposta senza che io la guardassi negli occhi. <<
Sì,
lo penso ancora. >> <<
Che
ci fai qua? >> Mi siedo sul cofano di un’auto e lo osservo
muoversi un
po’ più agitato del solito. È arrabbiato e non mi è per niente
difficile capire
che ce l’ha con me. <<
Ho
la pausa pranzo, perciò ho deciso di passare questo tempo con il mio
migliore
amico. >> <<
E
ieri sera dov’eri? >> Si è voltato incavolato, e i suoi occhi
azzurri
sono diventati più chiari. Lo osservo per qualche secondo, ma vedendo
che non
distoglie lo sguardo, capisco che vuole a tutti i costi una risposta. <<
Sono andata a ballare con Erica, Federica, Stefano, e Alessio. >> <<
E
non potevi avvisarmi? >> Sgrano gli occhi. <<
Scusa papà, se mi è passato di mente. >> Dico ironicamente
facendolo
sbuffare. Con la sua tuta da meccanico, mi si avvicina e mi affianca. <<
Hai
ragione, scusami... è che ieri sera è stato un inferno. >> <<
Ok,
ci sta... ma non prendertela con me. >> Francesco annuisce e poi
mi
sorride. <<
Ti
sei divertita? >> Faccio una smorfia. <<
Poteva andare meglio, ma non mi lamento. Più che altro mi manca il
letto.
>> Fra scoppia a ridere. <<
Anche oggi neanche un’ora di sonno? >> Chiede divertito. <<
Non
ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che mi sono sdraiata.
>>
Ridiamo ma subito dopo, guardando il suo profilo dalle linee gentili e
perdendomi tra le sue piccole lentiggini vicino al naso, decido di
andare
dritta al punto. <<
Quanto è stata seria questa discussione? >> <<
Ha
detto che per lei è tutto senza senso, ingestibile e che è stufa di
litigare.
>> Tengo
per me
quello che penso, ma lui, praticamente subito, mi sprona. << Se
stai in
silenzio per fin tempo, significa che c’è qualcosa che vorresti dire.
>>
Sbuffo. <<
È
che... dovrà pur aver avuto dei motivi per dire delle cose simili e
tu... tu
cos’hai fatto? Cos’hai detto? Non hai cercato di capirci qualcosa?
>> <<
Certo che l’ho fatto ma... ma non siamo arrivati a nessun punto.
>> <<
Quindi ti ha lasciato? >> <<
No.
>> Dice candidamente, più tranquillo di quanto fosse ieri sera
quando mi
ha lasciato il messaggio in segreteria. <<
E
cos’ha fatto? >> Scrolla le spalle. <<
Mi
ha detto di parlarne con te, perché la decisione aspetta a me e solo tu
puoi
aiutarmi. >> Penso che i miei occhi non siano più al posto giusto. <<
Ha
messo me in mezzo? Lei non lo fa mai!
>> Dico sconvolta, sentendomi in colpa, senza aver fatto nulla,
tra l’altro! <<
Lo
so! Per questo ero così sconvolto! Che cosa dovresti farmi capire?
>> <<
Ah
non lo so. >> Stiamo in silenzio per un po’, forse pensando a
entrambi
alle uscite strambe della sua ragazza. <<
Comunque voi ragazze siete troppo strane. >> Alzo un sopracciglio
guardandolo stranita. <<
Perché, voi ragazzi no? >> Sbuffa. <<
Andiamo a mangiare, va! >> <<
Come mai qua? >> Chiedo a mia cugina Veronica, trovandomela sul
divano
una volta che torno a casa dal lavoro. Veronica si alza e sospira
scrollando le
spalle. E io penso subito al peggio. <<
Valerio ti ha lasciata? È successo qualcosa? >> <<
Cosa? No! >> Tiro un respiro di sollievo e la spingo lievemente
rimproverandola per avermi spaventata. <<
Scusa, ma sei sola? Come sei entrata? >> Chiedo sentendo il
silenzio che
avvolge la casa. <<
Non
sono sola... c’è Rebecca di là, ma sta studiando. >> Ah. Annuisco
e vado
a prendere l’acqua in frigo. <<
Come mai da queste parti? >> Chiedo non guardandola. <<
Si
tratta di Elisa. >> Cercando di non sbuffare, mi siedo al tavolo,
accanto
a lei, e cerco di non risponderle male. <<
Che
cosa devi dirmi? >> <<
Vuole parlare con te, solo voi due e non vuole che Fra lo sappia. Pensi
di
riuscire a tenergli nascosto qualcosa? >> <<
Perché il tuo tono sa tanto di accusa? >> Chiedo sulla difensiva. <<
Non
sa di niente, è che... non mi piace vedere la mia amica stare male.
>> <<
Io
non ho nemmeno capito perché stia male. >> Ammetto lasciandola un
attimo
a corto di parole. Veronica solitamente non si prende così tanto a
cuore una
relazione che non è sua, ma fin da quando io e Francesco ci siamo
riavvicinati... non lo so, lei mi ha sempre ricordato della presenza di
Elisa,
come se non l’avessi sempre a mente senza che lei si ostinasse a
ripetermelo. <<
Lei... vorrebbe avere il rapporto che tu hai creato praticamente in una
sola
sera con lui. Non capisce come tu abbia fatto ma... >> La
interrompo. <<
Lei
vorrebbe essere la sua migliore amica? >> Chiedo stupita. <<
No,
certo che no! Ma vorrebbe la vostra complicità, il vostro feeling...
>> <<
Io
non ho mai capito una cosa: ma voi, pensate che io e Francesco andiamo
a letto
assieme? Perché posso assicurarti, cara cuginetta, che tutta questa
intesa, c’è
proprio perché tra di noi non c’è nulla
di puramente fisico. >> <<
È
tutta una questione mentale, ed è ancora peggio. >> Sospiro
scuotendo il
capo. <<
È
per questo che ho imparato a non farmi influenzare dal parere degli
altri o a
fare le cose che voglio senza preoccuparmi di quello che potrebbe dire
la
gente... non farei niente se dovessi pensare a come reagirebbe quello o
quell’altro! >> <<
Ma
qui si tratta della sua fidanzata! >> <<
Sì,
che ha mandato te a fare da piccione viaggiatore! >> Veronica non
ribatte
subito, e alla fine nemmeno lo fa, mi passa semplicemente un biglietto
con su
scritto un orario e un posto. <<
Non
devi andarci. >> <<
Sì,
che ci deve andare! >> Alzo gli occhi al cielo. <<
Grazie, care coinquiline, per essere così
d’accordo tra di voi. >> Dico ironicamente meritandomi
un’occhiataccia da
parte di entrambe. << Ci andrò, non ho niente da nascondere,
semmai devo
solo difendere il mio rapporto con Francesco. >> <<
E
pensi che sia una cosa da poco? >> Mi chiede Lea. <<
No,
ma devo farlo. Se non mi presentassi sarebbe solo peggio, chissà Elisa
che
castelli mentali si farebbe. >> <<
Ha
ragione. >> Ammette Rebecca, nei miei confronti. <<
Francesco
lo sa? >> Scuoto il capo all’ennesima domanda di Lea. <<
Certo che no! Lui non la prenderebbe bene... penso che in quel caso
sarebbe lui
a lasciare lei per mancata fiducia. >> <<
E
allora diglielo! >> Quasi urla Bec, facendomi sgranare gli occhi. <<
Sei
pazza? Non ci penso proprio! Adesso è diventata una cosa tra me ed
Elisa... e
devo anche andare se non voglio arrivare in ritardo. >> <<
Ci
farai sapere tutto, vero? >> Sorrido alla loro curiosità. <<
Certo. Ogni minimo, singolo, dettaglio. >> Sorridono e io esco da
casa
pronta ad andare in contro al lupo cattivo. O forse è meglio dire alla
strega
cattiva.
Capitolo 3 *** Capitolo due: Richieste senza senso. ***
Un caloroso ciao a tutti
:) spero stiate bene... purtroppo ultimamente ne stanno accadendo
troppe e spero vivamente che chi vive in Emilia Romagna stia bene. Questo secondo capitolo si
è fatto attendere, ma è uscito come volevo; per quanto a Madda non
faccia piacere, la notte finalmente ha portato consiglio come al solito
:P detto ciò, vi lascio alla lettura, e sappiate che vi ringrazio di
cuore per l’appoggio, mi auguro che il capitolo piaccia anche a voi, e
per qualunque cosa, contattatemi pure nelgruppo,
siete le benvenute! Buona lettura, vi lascio a Jessica e
Francesco :)
Un amico è
così – Laura Pausini. Ci
sono dei momenti che ti chiedi se quello che stai per fare è la cosa
giusta, se non sarà un fiasco totale e dovresti fare finta di niente e
mollare tutto. Ecco,
questo, è uno di quei momenti. Sono
pronta ad “affrontare” Elisa? Dovrei veramente ascoltarla e difendermi
dalle sue accuse? Perché dovrei farlo? Perché dovrei per l’ennesima
volta spiegare cosa lega me e Francesco, voglio dire... è così
difficile capire che siamo solo amici? Certo,
Elisa è sicuramente più giustificata degli altri ad avere dei dubbi e
delle domande, ma perché farle dopo due anni? Che cos’è accaduto per
farle scattare qualcosa? Per parlare direttamente con me? Attendere
mi fa male se mi ritrovo alle dieci di sera sotto casa sua, nella mia
auto, a farmi tutte queste domande. Non è da me farsi complessi o farsi
sopraffare dalle incertezze, e perché no, dalla paura. Tengo
tanto a Francesco, in qualche modo, due anni fa, è riuscito a vedere
oltre confronto a tutti gli altri: è riuscito a vedere la vera me
stessa. È riuscito a prendermi per mano, a farmi parlare, sfogare,
mandare al diavolo tutto e tutti e mi ha fatto affrontare la mia più
grande paura: la solitudine. Non che ora questa paura non ci sia più,
ma ne sono meno terrorizzata, perché so che lui c’è e ci sarà,
nonostante tutto quello che potrebbe accadere. Sì, anche affrontare una
fidanzata pazza e gelosa. Non so come abbia fatto, ma in questi due
anni lui è sempre riuscito ad andare altre al mio sorriso, ai miei
capelli castani e ai miei occhi nocciola, e non potrò mai essergli
grata abbastanza. Sospiro
appoggiando il capo al sedile e picchietto le dita sul volante: Elisa è
una terribile ritardataria, questo lo sapevo già, ma non immaginavo
tanto. Sono venti minuti che attendo, e di lei nemmeno l’ombra. Sono
quasi tentata di mettere in moto e andarmene. Osservo il suo portone, e
spero insistentemente che si apra mostrando la sua figura esile. E dopo
altri cinque minuti, accade... e io mi chiedo che senso abbia avuto
acconciarsi per le feste quando dovremo stare semplicemente nella mia
auto a parlare – o a scannarci, ma questo è ancora da vedere. <<
Ciao, scusa per il ritardo, ma ero al telefono con Angela e non la
smetteva più di parlare. >> Sorrido, cercando di farle capire che
non fa niente – anche se non è proprio così. Angela
è una ragazza che esce nel suo gruppo e quello di Francesco, io
nonostante oramai sia due anni che conosco tutti loro, non ci esco
regolarmente. <<
Non importa... tutto bene? Perché volevi vedermi? >> Penso che
andare dritto al punto possa solo giovarmi, più che altro perché voglio
veramente vedere che cosa l’è passato per la testa, e poi perché – per
quanto possa sembrare insensibile – ho decisamente bisogno di
recuperare qualche ora di sonno, quindi prima finiamo qui, meglio è. <<
Wow, dritta al punto come al solito. >> Mi sorride, ma questa
volta non ricambio, osservo i suoi occhi neri e mi sistemo più
comodamente per poterla guardare meglio. D’altronde ho un Citroen C3,
non un Chrysler! << Sicuramente sai che io e Fra abbiamo
discusso, e sai anche che l’ho lasciato senza parole dopo avergi detto
che doveva discuterne con te... >> Annuisco e lei, prendendo
fiato, riprende a parlare. << È che... mi sento sempre la seconda
priorità, e mi chiedo perché, se è giusto e perché tu debba essere la
prima, quando in realtà sono io la sua ragazza e non tu. >> Evito
di alzare un sopracciglio e di non farmi sopraffare dal nervosismo,
credo sia il caso di parlare in modo tranquillo, come due persone
adulte, e diciamo che se dovessi innervosirmi, uno scaricatore di porto
mi farebbe un baffo. <<
Elisa, davvero, posso capire che tu abbia... delle paranoie ma...
perché adesso? E perché ne parli a me? >> Ok, di certo sono stata
chiara e diretta. Elisa si gratta un attimo al testa e guarda oltre il
parabrezza, ed è pochi istanti dopo, mentre continua a guardare il
cielo oramai scuro, che riprende la parola. <<
Con lui non posso parlare, non riuscirebbe a capirmi, direbbe che
esagero, che sono paranoica, che la faccio più grossa di quella che è;
in pratica finiremo per litigare... >> Torna a incontrare i miei
occhi. << Invece con te si può parlare e puoi capire. >>
Non so che espressione io possa avere, ma gli occhi di Elisa si
abbassano un secondo, meno convinti di qualche attimo prima. Mi
arrovello le mani cercando le parole esatte da poterle dire. <<
Tenendoglielo nascosto, intendo questo incontro, beh sbagli. >>
Annuisco convinta e lei si morde le labbra rosse per qualche istante.
<< Francesco tiene a te molto più di quanto tu possa pensare, e
so benissimo che non mi credi, ma non sta con te per ripiego, sta con
te perché ti ama, nonostante i tuoi capricci e le tue paturnie. State
insieme da tre anni... dovrà pur significare qualcosa, e il fatto che
litighiate... quale coppia non lo fa? Soprattutto dopo tre anni!
>> Cerco di farla ragione, di farle capire che non può vedere
tutto nero, soprattutto quando non c’è niente del genere all’orizzonte. <<
È vero, chiedendoti di vederci a sua insaputa è stato sbagliato, e so
benissimo di non poterti chiedere di tacere... ma ho bisogno di
chiederti una cosa. >> Una
parte di me pensa di conoscere già cosa vuole sapere, però attendo,
perché potrei sbagliarmi e perché forse sono talmente masochista che
voglio sentire le sue parole e cercare di non ridere. <<
Ho bisogno che tu ti faccia da parte. Ho bisogno di avere il mio
fidanzato solo per me, voglio sentirmi la sua prima priorità, voglio
che abbia occhi solo per me e che non pensi alla sua migliore amica
quando stiamo insieme. >> La sua proposta fa più male di un pugno
nello stomaco, e questo forse perché non era la domanda che mi
aspettavo. <<
Come, scusa? >> Chiedo sperando di aver capito male. <<
Fatti da parte, Jess. Francesco è il mio ragazzo... >> <<
Ti assicuro che lo so. >> Dico interrompendola. << Lo so
perché mi parla in continuazione di te, lo so perché ogni volta che ci
vediamo sono la prima a chiedere di te, se va tutto bene, come stai e
cosa avete fatto di bello la sera prima o qualche ora prima. Io lo so.
E lo sa anche lui. E tu, da persona abbastanza matura, dovresti sapere
che la tua richiesta è... non so nemmeno dire che cos’è! Mettiti nei
miei panni, se Francesco ti dicesse di non vedere più la tua migliore
amica, che cosa faresti? >> Elisa ha abbassato da un pezzo lo
sguardo, io ho cercato di non urlare, di non farmi vedere troppo
scioccata e offesa ma il mio gesticolare di certo non ha agito a questo
fine. <<
Lo so, lo so che non è una cosa carina da chiedere, e capisco anche che
per te, Francesco, sia una delle persone più care che hai, >> Ora
i suoi occhi sono di nuovo nei miei, e la cosa non mi fa di certo
piacere, perché vederla con gli occhi lucidi, come se la sua proposta
le fosse costato cara farmela, non mi scaturisce nulla, non mi fa pena
né tantomeno riesce a intenerirmi. << ma, ripeto, mettiti nei
miei panni... io hounamigliore amica, nonunmigliore amico. >> <<
E questo cosa cambierebbe? >> Chiedo irritata, alzando lievemente
la voce, aumentando la gesticolazione e soprattutto sporgendomi
leggermente verso di lei. <<
Cambierebbe tutto! Tu sei una bella ragazza, Jess, e Francesco è un
ragazzo che ha più di due splendidi occhi azzurri! Voi passate molto
tempo assieme, avete feeling, parlate tanto, riuscite a capirvi
facilmente e sembra quasi che vi estraniate senza rendervene conto
quando siete insieme... non è facile da digerire, per me. >> Le
sue parole, di per sé, non mi stupiscono, è il concetto finale che ha
lasciato sottintendere che quasi mi fa ridere, e non per il
divertimento. <<
Oh mio Dio... tu credi che andiamo a letto assieme? >> Le chiedo
stupita, con gli occhi sgranati e finalmente con le mani ferme. Elisa
arrossisce lievemente ma non abbassa il suo sguardo dal mio. <<
In questi anni ho fatto tanti errori, ci saremmo potuti evitare tante
ma tante litigate... e per quanto lui non sappia che io ne sia al
corrente, so precisamente che và spesso a ballare a mia insaputa, o che
esce con gli amici a bere una birra o che ti vede più spesso di quanto
mi dice... ma queste cose hanno iniziato a darmi fastidio da poco, più
che altro perché... l’ho dato per scontato per tanto tempo.
Inizialmente ero persino contenta che tu fossi entrata a far parte
delle nostre vite; Francesco era felice, anzi, mi correggo, è felice.
Quando ci sei tu nei paraggi, lui s’illumina, riprende a sorridere e
non sembra quasi lui... non posso permettere che mi venga portato via,
e poco importa se non fate sesso... tu potresti farlo allontanare
ancora di più da me. >> Le
sue parole, a questo giro, mi fanno ridere... certo, non di gusto, ma
sicuramente mi fanno ridacchiare. Non so più dove e cosa guardare, so
solo che non ce la faccio a guardarla in faccia. Non riesco a credere
di non averla ancora presa per i capelli. <<
Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? >> Guardo fuori dal
parabrezza, dopo essermi messa nella posizione corretta, e stringo il
volante con più forza del dovuto. << Sei talmente stupida e
impaurita da voler allontanare una delle poche persone che continua a
spronarlo per farlo stare con te, che gli dici di fregarsene degli
ostacoli e affrontarli perché se ti ama, è giusto che andiate oltre a
tutto e a tutti? Ti rendi conto che tu, ora, mi stai dicendo che lo hai
dato per scontato... come se si trattasse di un paio di scarpe?
>> Mentre pongo l’ultima domanda, i miei occhi si scontrano con i
suoi, sempre più lucidi e quasi sconvolti. Eppure, nemmeno ridotta in
questo stato mi fa tenerezza. <<
Scendi da questa macchina. Subito! >> Fanculo l’essere maturi. Elisa
quasi si scaraventa fuori, io metto in moto l’auto e mi ripeto più
volte che non c’è bisogno che la metta sotto... dovrei pure pagarle i
danni, ed è proprio l’ultima cosa che vorrei fare. <<
Il tuo telefono è illuminato. >> Mi dice Rebecca, osservando il
mio cellulare con uno sguardo omicida. Stiamo, in teoria, pranzando, ma
è inutile dirlo: Rebecca è nervosa quasi quanto me. Solo che lei a
causa di un esame, io perché non sono ancora riuscita a far scemare la
rabbia di ieri sera. Per
farla contenta, capovolgo il mio cellulare, così da non farle vedere
quante volte s’illumina e cerco di sorriderle. <<
Così va meglio? >> Le chiedo mentre addento un pezzo del panino
alla milanese che sto mangiando. Rebecca annuisce mentre manda giù il
suo boccone. <<
Meglio, grazie. Potrei sapere perché s’illumina ininterrottamente?
>> Già,
ieri sera, una volta tornata a casa con un diavolo per capello, mi sono
avventata su una vaschetta di gelato al pistacchio e mi sono chiusa
nella mia stanza. Rebecca dormiva, e praticamente non si è resa conto
di nulla, Lea poiché era nel dormiveglia mi ha beccato in piena fase
“mi abbuffo pur di distruggere tutto”, perciò mi sono un po’ sfogata
con lei, ma è stato inutile, più che altro perché il suo consiglio
finale è stato di parlarne con Francesco, di metterlo al corrente degli
ultimi svolgimenti e soprattutto di non far passare troppo tempo a
ragionarci su perché non concluderei nulla tranne che mandare al
manicomio tutti a causa del mio malumore. So perfettamente che ha
ragione, ma non è facile. Francesco
ha perdonato tante cose ad Elisa, ma non penso che le lascerebbe
passare anche questa. Non quando è così confuso da non capire i suoi
pensieri e incapace di scegliere cosa fare perché non sa cosa vuole. <<
S’illumina perché Francesco mi chiama un minuto sì e l’altro pure.
>> Ammetto dopo un minuto di silenzio. Rebecca mi guarda stranita
e dopo qualche attimo, sbatte le braccia sul tavolo e mi guarda
malissimo. <<
So cosa stai facendo, e sappi che lo trovo enormemente stupido.
>> Aggrotto la fronte ma non pongo nessuna domanda: Rebecca è
scoppiata, di conseguenza mi dirà tutto senza farmi spiccicare una
singola parola. << Non so alla perfezione che cosa ti abbia detto
quella piccola subdola bambola, ma allontanarlo, non farà altro che
farlo incazzare come una belva e visto che lo conosci meglio di me,
saprai perfettamente che in serata passerà e ti chiederà informazioni
sul tuo strano comportamento, e io devo studiare, non ho tempo da
perdere dietro la tua vita che è più complicata di una sitcom! >>
Ok, ho gli occhi sgranati e sono praticamente terrorizzata e non per le
parole e il tono usato dalla mia amica, sono più che altro sconvolta
dalla tonalità rossa che ha assunto il suo viso mentre “esponeva” i
suoi pensieri. <<
Ok, ok... hai ragione, non posso tenerlo fuori e devo parlargli.
>> Bec sospira contenta e quasi sgrana gli occhi quando suona il
campanello.
<< No, ti prego, dimmi di no. >> Supplico io mentre guardo
i suoi occhi marroni. La disgraziata cerca di non ridere, e velocemente
si alza. <<
Beh, è stato più veloce di quanto pensassi... ti conviene aprire,
sarebbe in grado di buttare giù la porta. >> Mi fa l’occhiolino e
divertita esce dalla cucina, lasciandomi al tavolo con i miei dubbi e
lo scazzo a mille. Dopo
l’ennesimo suono del campanello, decido di andare ad aprire... più che
altro perché non voglio che mi venga mal di testa e perché ci tengo ad
avere una porta d’ingresso. Con lentezza apro la porta, e non mi
stupisco di vedere Francesco con la parte laterale del corpo appoggiato
al muro mentre ha ancora una mano a mezz’aria per continuare a bussare. <<
Oh, noto con piacere che sei ancora viva. >> Mi dice
sarcasticamente facendomi fare una smorfia tra un sorriso e una
linguaccia. Senza che gli dica nulla, entra in casa e si accomoda sul
divano. <<
Certo, fai pure come se fossi a casa tua. >> Dico chiudendo la
porta. <<
Eri così impegnata da non potermi rispondere? >> Mi chiede una
volta che entro nel salotto; sbuffando lo affianco e lo guardo come se
potessi fucilarlo con un’occhiata. <<
E tu non avevi niente da fare che tartassarmi di chiamate e cercare di
buttarmi giù la porta? >> <<
In effetti no. >> Dice sorridendo guardando un attimo il soffitto
mentre parlava. <<
Beh sono contenta che tu non abbia mai un cazzo da fare. >> Dico
sorridendo fintamente ma facendo ridacchiare lui. Si passa una mano tra
i corti capelli castani chiari e increspo le labbra. << Come mai
non sei a lavoro? >> <<
Dovevo assicurarmi che la mia migliore amica stesse bene. >> Alzo
un sopracciglio e senza farmi problemi gli tiro uno schiaffo sul petto
divertendolo maggiormente. Mi
metto lateralmente per vederlo meglio e lui si mette di conseguenza più
comodo. << Ok, verità? >> Annuisco. << È da ieri sera
che non mi rispondi, e sinceramente ero un po’ preoccupato... più che
altro perché non mi risultava che dovessi uscire con qualche ragazzo,
ma poi ho visto che non ti degnavi di farti viva nemmeno quest’oggi...
quindi eccomi qui. >> <<
Eri preoccupato? >> Chiedo scettica e stupita. <<
Beh, preoccupato forse è troppo, ma di certo non ero tranquillo.
Dov’eri finita? >> I suoi occhi azzurri riescono praticamente
sempre a leggermi fin dentro l’anima, e non riesco a mentirgli, perciò
abbasso lo sguardo, ma subito dopo con delicatezza, una sua mano mi fa
rialzare il capo e mi tocca rispecchiarmi in quei bellissimi occhi
azzurri. <<
Ero con Elisa ieri sera. >> Ammetto in un sussurro. Le sue dita,
lentamente, si allontanano dal mio viso. Il suo, di viso, si contrae
mostrandomi un’espressione confusa. <<
La mia Elisa? >> Annuisco e subito dopo inizio a torturami le
pellicine delle dita. << Come mai? >> Scrollo le spalle
abbassando nuovamente lo sguardo. <<
Ma no, niente, volevamo parlare un po’. >> <<
Sì, certo. >> Dice ironicamente portando gli occhi al cielo.
<< E dovrei crederci? >> Sbuffo e incrocio le braccia al
petto mettendomi seduta composta. <<
Credi a quello che vuoi. >> Mormoro, e dopo la mia frase regna
per un po’ il silenzio. <<
Dimmi che non ti ha chiesto quello che penso... >> Giro il viso
verso il suo e osservo la sua espressione seria. Ho paura a
rispondergli, non voglio essere io a doverlo aiutare a decidere su cosa
deve fare con lei. <<
Se ti riferisci alla domanda “ma andate a letto assieme?”, no. >>
Si rilassa leggermente ma subito dopo torna all’attacco – forse più
agitato di prima. <<
E allora cosa ti ha chiesto? >> <<
Perché vuoi saperlo? E poi... non potrei essere stata io ad averla
cercata? >> Alza un sopracciglio. <<
Ok, Jess, io ti voglio bene... ma non hai mai nascosto che non vedi di
buon occhio la mia ragazza, perciò... scusami se non riesco a crederci
che sei stata tu a contattarla per vedervi. >> Sospiro, ha
ragione, come sempre. <<
Davvero, Fra, è tutto a posto. >> Scuote il capo afferrandomi una
mano. <<
Non mi rispondi al telefono da più di dodici ore, e ieri sera eri con
lei... dubito fortemente che sia tutto a posto. >> Mi fissa
intensamente e sono in momenti come questi che mi chiedo come faccia ad
esistere un colore così... penetrante. Repentinamente abbasso gli
occhi, non riesco a tenerli troppo ancorati ai suoi, non quando mi
guarda così. <<
Fra, non posso dirtelo. Non deve essere compito mio. >> Sussurro
senza guardarlo. Velocemente si ritrova in piedi, la sua mano non
stringe più la mia, i suoi occhi non si fanno trovare nemmeno quando li
cerco. <<
Per non dirmelo vuol dire che è grave, e sappilo, quando verrò a
saperlo, perché sai perfettamente che ne verrò al corrente, non pensare
che mi toglierò il muso tanto facilmente. >> Con passo spedito va
verso la porta, e com’è apparso, se ne va. E
io rimango sul divano con lo stomaco stretto dalla paura di perderlo. Perché
sì, adesso un po’ di paura ce l’ho.
Capitolo 4 *** Capitolo tre: Guardare ma non toccare. ***
In
questo nuovo capitolo conosceremo un nuovo personaggio. Un personaggio
a cui tengo tanto, anche se non sarà il massimo dello spessore in
questa storia, ma comunque farà una certa differenza.
Vorrei ringrazio di cuore per seguire questa storia, non avete idea di
quanto mi facciate contenta.
Cerco di non perdermi in chiacchiere inutili, quindi vi saluto... spero
che il capitolo vi piaccia! Buona lettura.
Luca Dirisio –
Nell’assenzio. <<
Quale sarà la tua nuova preda? >> Mi chiede Sara in modo
complice.
Sorrido divertita ma non le rispondo, continuo a bere il mio vodka
lemon
tramite la cannuccia e continuo a guardare i ragazzi che si trovano
come noi
nel pub. Nessuno
è veramente
degno di nota, tranne il solito che si trova dietro il bancone con cui
mi
diverto sempre e purtroppo a non fare quello che mi passa per la testa
ogni
qualvolta che lo guardo o mi parla. <<
Ancora non lo so. >> Dico infine facendola sorridere e scuotere
il capo. Conosco
Sara
da circa sei mesi, l’ho incontrata per puro caso tra i corridoi del
posto in
cui lavoriamo, ci siamo praticamente andate a scontrare. Si è scusata
come non
mai e infine ci siamo ritrovate a parlare di libri e ragazzi... amore a
prima
vista, in pratica. Da quel momento non ci siamo più separate, anche se
ci
capita di vederci maggiormente nei weekend, ma d’altronde lei è
fidanzata, ha
un lavoro e studia per prendere la patente di guida, io... io sono un
caso
patologico che si crea problemi di ogni genere. <<
Perché non ti fai sotto con Alessandro? >> Mi chiede ammiccando e
facendomi ridacchiare abbassando la testa. <<
Lo
sai, è fidanzato e comunque non gli interesso. >> Mormoro
guardando di
sfuggita il ragazzo dietro il bancone di cui stiamo parlando e giocando
a
girare il drink con la cannuccia. Alessandro
è
più grande di noi, ha ventiquattro anni, ha i capelli di un castano
molto
chiaro e gli occhi sono marroni ma tendenti al verde.Per non parlare delle sue labbra... da
mordere, decisamente! <<
Certo, secondo il tuo parere non interessi mai a nessuno, però chissà
come mai
negli ultimi quattro giorni sei uscita con quattro ragazzi diversi e
soprattutto non ci sei solo uscita. >> Faccio una smorfia
portando il mio
sguardo sul tavolo in legno su cui sono appoggiati i nostri drink e ora
anche
le mie braccia. Lentamente
mi volto verso Sara e la osservo bere mentre i suoi capelli neri le
accarezzano
le spalle e i suoi grandi e stupendi occhi cioccolato si scontrano con
i miei. <<
Ho
esagerato, vero? >> Le chiedo senza umorismo. Sara si allontana
dal suo
drink e sospira incrociando le mani attorno al bicchiere, lasciandole
sul
tavolo. <<
Sì,
nel senso che hai reagito male e nel modo sbagliato... ma ti ha fatto
stare
bene, no? >> Me lo chiede sperando in una risposta positiva. <<
No.
Cioè... non vedo e non sento Francesco da cinque giorni oramai e... ho
reagito
male, è stato più semplice uscire con altre persone e farci... beh
dall’altro
per non pensare ma so che è sbagliato. Non sono di certo una facile o
comunque
una poco di buono, anche se ho dimostrato il contrario. >> Sara
mi
sorride e mi afferra una mano. <<
Perché non lo chiami? >> <<
Che
cosa lo chiamo a fare? Gli ho lasciato dei messaggi ma non mi ha
risposto.
>> Ammetto tenendo lo sguardo basso. Sara rafforza la stretta
sulla mia
mano e per un po’ stiamo in silenzio. <<
Non
capisco perché Elisa ti abbia fatto una richiesta del genere. >>
Sputa
dopo un po’, sciogliendo la nostra stretta e appoggiandosi al sedile
della
sedia. Io sbuffo e mi muovo agitata per poi risponderle, ovviamente
guardandola
in faccia. <<
Per
Rebecca è fuori di testa, secondo Lea è questione di essere immaturi e
di non
avere le palle di affrontare le proprie paure, perché secondo lei fuori
io, il
campo è libero. >> Sara
non
conosce Elisa, ne ha sempre e solo sentito parlare dalla sottoscritta e
ha
visto qualche foto tramite facebook. << Ma a te Francesco non
interessa
in quel senso... o no? >> Cerco di non sorridere di fronte alla
sua
curiosità. Tutte le persone, in questi anni, che ci hanno visto assieme
– a me
e a Francesco – hanno sempre pensato che fossimo fidanzati, perciò non
mi
stupisco della sua domanda. <<
Per
me, Francesco, è un amico. Un semplice amico a cui voglio un mondo di
bene.
>> Lo dico specchiandomi nei suoi occhi, sperando veda la mia
sincerità. Sara
apre
bocca per ribattere, ma Alessandro – il barista – ci affianca e ci
sorride. <<
Allora, ragazze, va tutto bene? Come mai sole solette? >> Sorrido
divertita e osservo i suoi capelli sparati per aria. <<
Stiamo aspettando gli altri, ma lo sai, Erica è la solita ritardataria.
>> Ale alza gli occhi al cielo. <<
Ma
io dico, a Stefano lo ha già conquistato, perché ogni volta deve sempre
farsi
attendere? >> Ridacchiamo e lui appoggia le mani sui suoi fianchi. <<
Sai
meglio di me che lei non prova niente per lui. >> <<
Sì,
è vero, ma lui è cotto a puntino. >> <<
Secondo me, a furia di stare sul fuoco si è bruciato. >> Mormora
Sara per
poi riprendere a bere. <<
Povero ragazzo. >> Dice infine Alessandro guardando oltre di noi,
al di
fuori dal locale. << Vi porto altro da bere? >> Chiede
osservando
il mio drink praticamente finito. <<
No
grazie, aspettiamo gli altri. >> Gli dico facendolo annuire
sorridendo.
Mentre si allontana, mi volto lievemente e gli osservo il sedere;
questa sera
indossa dei jeans che glielo incorniciano proprio bene, Sara,
beccandomi,
inizia a ridere e mi colpisce al braccio. <<
Un
po’ di dignità! >> Ridendo mi volto verso di lei e le faccio una
linguaccia, infine finisco di bere il mio drink e la obbligo a seguirmi
fuori
dal locale per fumarmi una sigaretta. <<
Che
venerdì sera di merda! >> Sgrano gli occhi. <<
Ciao anche a te, coinquilina. >> Dico sorridendo, affiancando Lea
fuori
dal nostro portone di casa. Leandra sospira e si volta verso di me, con
ancora
le chiavi in mano. <<
Ciao. Spero che a te sia andata meglio che a me. >> Scrollo le
spalle per
poi appoggiarmi al muro accanto al portone. <<
Non
mi lamento. >> Lea mi squadra bene dalla testa ai piedi e
socchiude
leggermente gli occhi per poi portarsi al punto giusto gli occhiali. <<
Non
sei ubriaca. >> Deduce. <<
No... anche perché se no non mi sarei messa alla guida. >> <<
Brava, mai guidare se si ha bevuto. >> Alzo gli occhi al cielo.
Dice
tanto di non essere mia madre, ma quando fa certi discorsi mi sorge il
dubbio. <<
Ho
bevuto, ma non sono ubriaca, se lo fossi stata, avrei aspettato che mi
passasse
la sbronza e poi sarei tornata a casa. Proprio come ho fatto. >>
Le dico,
giusto per farle capire il mio ragionamento. <<
Stai sempre a precisare. >> Dice sorridendo scacciando chissà
cosa con la
mano destra, ma subito dopo mi osserva attentamente. So che vuole
chiedermi
qualcosa, ma a quanto pare non sembra pronta. << Stasera si sta
bene
fuori. >> Dice infine, spostandosi i capelli lunghi e biondi da
davanti
alle spalle. Annuisco e aspetto che trovi il coraggio per dirmi quelle
che
deve, infatti dopo qualche secondo sospira e inizia a gesticolare.
<< Ok,
io te lo dico... e poi fai quello che vuoi. >> Alzo un
sopracciglio ma
continuo ad aspettare. << Sono andata con le altre in una
gelateria in
centro, dopo cena e... ho beccato Francesco. Era con Elisa e gli altri,
stavano
passeggiando per il Centro. >> Non so come si aspettava che
reagissi, in
realtà... non penso di fare qualche faccia strana. So solo che non so
come
dovrei reagire. Come dovrei sentirmi? Francesco
esce quasi tutte le sere, non è che perché ora non si sta sentendo con
me,
dovrebbe segregarsi in casa... <<
E...? >> Chiedo, appoggiandomi meglio al muro, non capendo se c’è
dell’altro. Lea si appoggia accanto a me e fa toccare le nostre spalle,
anche
se veramente io sono qualche centimetro più bassa di lei – ma questo è
un
dettaglio. <<
E
niente... mi ha chiesto di te, ovviamente sotto l’occhio – e le
orecchie –
vigili di Elisa. >> Mi umetto le labbra e la guardo speranzosa,
perché
sì... speravo chiedesse di me, e spero abbia chiesto anche altro. Mi
manca, è
il mio migliore amico, non potrei mai fare finta di niente. <<
Cosa gli hai risposto? >> Sorride fin troppo divertita. <<
Che
ti stai dando fin troppo alla pazza gioia. >> Alzo gli occhi al
cielo
ridacchiando. <<
Oh
sì, certo, era proprio quello che sperava di sentirsi dire. >>
Lea
continua a ridacchiare. <<
In
realtà ha reagito in modo strano. >> Dice facendosi seria
incollando i
suoi occhi azzurri con i miei nocciola. Aggrotto la fronte, cercando di
capire. <<
In
modo strano? >> <<
Scusate? >> Alziamo le teste e troviamo Rebecca affacciata al
balcone.
<< Che ne dite di aggiornare anche me? >> Sorrido e rubo
dalle mani
di Lea le chiavi per poi entrare in casa e raggiungere Rebecca nella
sua
stanza. Rebecca
è
quella che ha il balcone più spazioso, che tra l’altro da’ sulla
strada, quindi
non mi stupisco di trovarla mentre apre una terza sedia di plastica su
di esso. Abbandono
la
borsa sul letto, mi levo le scarpe e la raggiungo sul balcone, ma
subito dopo
torno dentro prendendo una sigaretta e l’accendino – ovviamente sotto
l’occhio
fulminante di Lea, ma faccio finta di niente. <<
Quindi hai visto Francesco? >> Mi chiede, contenta, Bec, una
volta che
torno a sedermi, però vicino alla ringhiera, così da poter buttare la
cenere di
sotto. <<
No,
è Lea che lo ha visto. >> La smorfia che fa, mi fa sorridere.
Sono oramai
tre giorni che continua a ripetermi di fregarmene della “stronza” e di
chiamarlo... alla fine – sempre a detta sua – io sono l’unica innocente
in
tutta questa situazione. <<
E
cosa vi siete detti? >> Le chiede, sperando in qualche
pettegolezzo
succulento. <<
In
realtà niente di che, mi ha chiesto come stava e io le ho detto che se
la sta
spassando e come stavo per aggiungere poco fa, lui ha fatto
un’espressione
strana del tipo “ah, bene, quindi sta una meraviglia anche senza di
me”.
>> Uno sbuffo di Bec, fa interrompere Lea e strappa l’ennesimo
sorriso a
me, che però blocco per accendermi la sigaretta. Adoro
Rebecca, sarà anche vero che tende a credere solo quello che dice e
vede lei,
ma una volta che la conosci meglio e sai come prenderla... beh è la
persona più
buona del mondo. Beh, magari non quando ha degli esami imminenti, come
in
questi giorni, in quel caso una vipera le fa’ un baffo, ma io l’adoro
lo
stesso. Riesce sempre e comunque a trovare un po’ di tempo per
ascoltarmi e
sorbirsi le mie lagne. <<
È
scemo... cioè... non la cerca, non risponde ai suoi messaggi e poi osa
anche
solo fare qualche faccia strana? Vuole essere picchiato dalla
sottoscritta?
>> Cerco di non ridere ma mi è piuttosto difficile, e in effetti
lo è
anche per Lea che si trova a ridacchiare con una mano di fronte la
bocca. Inspiro
la sigaretta e spero che Rebecca non mi faccia nuovamente ridere: non
mi va di
strozzarmi a causa del fumo. Mi
perdo ad
osservare Lea, e noto che si è legata i capelli e che è scalza, indossa
però
l’abitino blu che aveva anche poco fa. Doveva andare a ballare, almeno
mi aveva
detto prima che uscissimo entrambe per cena, ma evidentemente i piani
sono
cambiati visto che non sono nemmeno le quattro e ci troviamo tutte e
tre a casa
a raccontarci le nostre solite sventure. <<
Beh
resta il punto che mi ha detto che magari
si farà sentire. >> Facciamo tutte e tre una smorfia, non
credendo
minimante alle sue parole. <<
Secondo me dovrai farti viva tu se ci tieni. >> Dice Bec, dando
il suo
verdetto. Io incrocio le gambe sulla sedia e osservo il cielo scuro e
fingo di
non avere i loro occhi addosso e che la sigaretta non si stia
praticamente
fumando da sola. Una
risposta
del genere non è da lui... ma non è nemmeno da lui non farsi sentire
per giorni
interi... <<
Secondo te lo ha detto perché c’era lei? Per quello è rimasto così
vago?
>> Mi chiede Lea, sicuramente più razionale di Rebecca. Scrollo
lievemente le spalle. <<
Magari devo solo abituarmi a vivere senza la sua presenza. >>
Mormoro per
poi voltarmi verso di loro. Vedere le loro facce dispiaciute mi fa
sentire
ancora peggio, perciò sorrido... e poco importa che entrambe sappiano
che è un
sorriso finto, nessuno dice niente. ** È
passata
un’altra settimana, niente di rilevante da dire, solo tanta noia e una
stretta
continua allo stomaco ogni volta che il pensiero di Francesco mi è
passato per
la mente. Non
si è
fatto vedere, non si è fatto sentire... su facebook sembra la felicità
fatta a
persona, ha fatto un sacco di foto con la sua ragazza e non è stato una
sera a
casa. Questa
sera
sarebbe dovuto venire da me come ogni giovedì per vedere un film e
ingozzarci
di popcorn, ma non si è presentato nemmeno il giovedì prima, quindi
sicuramente
non si farà vivo nemmeno oggi, eppure una parte di me continua a
sperarci. Non
può
mandare all’aria un’amicizia del genere. <<
Ciao, faccino triste. >> Sara intreccia un suo braccio col mio e
sorrido
osservandola per un istante. Quest’oggi porta gli occhiali e ha tirato
in su i
capelli: non sembra nemmeno lei. Non sono abituata a vederla in questo
modo...
ma rimane bellissima lo stesso. Stiamo
per
uscire dall’ufficio, e a quanto pare la signorina vuole essere un po’
aggiornata. <<
Ciao, pandina, come mai stai uscendo a quest’ora? >> Le chiedo
incuriosita. <<
Ti
stavo aspettando... volevo avere qualche notizia di Alessandro.
>> Alzo
gli occhi al cielo ridacchiando. <<
Ti
prego, sai meglio di me che non è successo nulla. >> Dico
fermandomi e
premendo il pulsante dell’ascensore. La osservo e lei mette il broncio
incrociando le braccia al petto. <<
Non
ci credo, l’altra sera sembravate nella vostra bolla fatte di risate
e...
>> La interrompo. <<
E
tequila, almeno la sottoscritta. >> Sorrido e lei sbuffa entrando
nell’ascensore. <<
Non
sa cosa si perde. >> Per l’ennesima volta alzo gli occhi al cielo. <<
Non
si perde niente, anzi, più mi sta lontano, più è sicuro che non si
metta nei
guai. >> <<
Dici questo perché sei presa di Francesco e quindi non vuoi mettere di
mezzo un
altro ragazzo o perché... ti è più facile dire una cosa del genere?
>> La
guardo con la bocca spalancata e senza rendermene conto la seguo verso
l’uscita
dell’edificio. <<
Ma... non ha senso quello che dici. >> La fermo afferrandola per
un
braccio e lei mi guarda con un sorriso diabetico. <<
Ok,
continua pure a mentire a te stessa... buona serata, Jess. >> <<
Io
non mento a me stessa. >> Sussurro guardando il vuoto, una volta
che Sara
è già piuttosto lontana da me. <<
Può
anche essere, però parli da sola... non sembri proprio una ragazza
affidabile e
sana di mente in questo momento. >> Mi volto velocemente e mi
specchio
negli occhi azzurri di Francesco. La stretta allo stomaco si rafforza,
ma non
fa’ più male. I miei occhi cercano di inumidirsi ma non glielo
permetto,
proprio come impedisco al mio corpo di buttarsi sul suo per stritolarlo
in un
abbraccio. <<
Oh,
ma guarda un po’ chi si rivede... >> Cerco di far uscire la mia
voce più
sarcastica possibile. E detto sinceramente, mi è venuto piuttosto
facile. Francesco
si
passa una mano tra i capelli corti e biondi e sospira stiracchiando le
labbra
in un mini sorriso. << So di essere sparito, e mi dispiace.
>>
Incrocio le braccia al petto, come se stessi cercando di proteggermi e
lui fa
un passo avanti – quasi come se volesse superare la protezione che mi
sono
imposta di usare. <<
Elisa dove l’hai lasciata? In macchina? Magari nel bagagliaio, chiusa
con una
benda sulla bocca per farla stare un po’ zitta? >> Non mi
risponde, evita
il mio sguardo mentre fa’ una smorfia strana con la bocca. Lentamente
si mette
le mani nelle tasche anteriori dei jeans che indossa. <<
È a
casa di una sua amica. >> <<
Oh,
quindi poiché hai avuto finalmente un’ora d’aria, ti sei ricordato di
me?
>> Sputo gesticolando con le mani. Francesco sbuffa e si avvicina
ulteriormente, ma io faccio un passo indietro riportando le braccia a
incrociarsi sul mio petto. <<
Hai
tutte le motivazioni per essere arrabbiata... ma fammi spiegare.
>> Non
vedendo una mia reazione e non sentendo le mie urla, riprende a parlare
in modo
più tranquillo, appoggiando persino le sue mani calde sulle mie
braccia.
<< Magari davanti a uno, due o tre panini del Mc, ci stai?
>> Cerco
di non sorridere e distolgo lo sguardo. <<
Ok,
ma prendiamo la tua macchina. >> Ridendo annuisce e infine fa
passare un
suo braccio dietro le mie spalle. <<
Sappi che dopo cena ho voglia di vedermi un film con la mia migliore
amica.
>> Sorrido abbassando lo sguardo e mentalmente mi dico che la
stretta
allo stomaco non c’è più. E
che
Francesco deve assolutamente avere delle buone motivazioni per farsi
perdonare
del tutto dalla sottoscritta.
Capitolo 5 *** Capitolo quattro: Tornare sui propri passi. ***
Buongiorno a tutti! Ci ho
messo un po’ ad aggiornare, ma
questo solo perché volevo dedicarmi un attimo all’altra storia che ho
in corso,
e poi perché la vita di tutti i giorni mi ha catturato lasciandomi
stare solo
ieri e oggi... quindi eccomi qui, con un capitolo più lungo del solito
e
soprattutto sotto pov di Francesco. Ebbene sì, adesso scopriremo i suoi
pensieri, ed è per questo che non ho risposto alle recensioni, non
volevo
anticipare nulla, né tantomeno dire cose che poi magari non ci
sarebbero state
nel capitolo, però sappiate che le ho lette e rilette tutte, e vi
ringrazio di
cuore! La canzone per questo capitolo è perfetta, ed è il mio
tormentone in questo periodo xD
Spero per chi sta dando la
maturità, che stia andando tutto
bene, e lo stesso spero valga per chi è all’università ed è stressato a
causa
dei mille esami! Un “in culo alla balena a tutti!” vi lascio al
capitolo,
sperando vi piaccia :)
Per spoiler. Per chiacchiere.
*L'html al momento non è perfetto, ma devo scappare, scusatemi.
'’Probabilmente hai
ragione, sono troppo paranoica, ma sono due giorni che non ti fai vivo
e inizio
a pensare che mi stai evitando... spero non sia così, perché se no,
quando ti
avrò di fronte, ti riempirò di botte.‘’ ‘’Ok, mi sento tanto
presa per il culo, forse è perché non ne sono abituata ma... questo
gioco deve
finire, se ti reputi veramente il mio migliore amico, sappi che stai
sbagliando... e alla grande anche! Fatti vivo, scemo.‘’ << Cosa stai facendo?
>> Mi chiede Elisa,
sedendosi vicina a me, velocemente metto via il cellulare e le sorrido
afferrando una sua mano sul piccolo tavolo del bar in cui ci troviamo.
Sinceramente non mi va di dirle che stavo rileggendo per l’ennesima
volta i
messaggi che mi ha mandato Jessica; non reagirebbe bene, e nemmeno
capirebbe.
Mi manca la mia migliore amica, mi
manca udire la sua
risata, ricevere i suoi schiaffi amichevoli e scherzosi, o le sue
spinte per
farmi cadere – quando poi è sempre lei l’unica a farsi male. Mi
manca... e non
penso ci sia niente di male in questo.
<< Niente, mi era arrivato un
messaggio. >> Le
dico cercando di mostrarmi tranquillo e sereno, ma non mi ricordo
nemmeno più
come ci si sente, poiché sono quasi due settimane che sono inquieto e
con i
sensi di colpa che mi stringono lo stomaco.
<< Di Jessica? >> Mi
chiede scontrosa, cercando
di togliere la mano dalla mia.
<< No, veramente no. >>
Elisa si rilassa subito
e mi sorride.
<< Lo so che non è facile,
per te, ma è la cosa
migliore. E comunque hai sentito Lea, no? Si sta divertendo anche senza
di te.
Quindi non le sei così essenziale. Invece per me sì. >> Non
riesco a
spiegarmi del tutto perché le sue parole m’irritino tanto, so solo che
vorrei
azzittirla e andarmene. Ma per l’ennesima volta non lo faccio.
Amo Elisa, davvero, ma odio il
fatto che non comprenda
quello che c’è tra me e Jessica. Ci vogliamo bene, siamo migliori
amici, anche
se siamo di due sessi opposti, ma a quanto pare, lei, non vuole proprio
capirlo. Sembra ostinarsi per non farsi piacere questa cosa.
<< Eli, quello che non
capisci, è che Jessica in
questo momento non è una ragazza ferita perché il suo ragazzo ha scelto
un’altra a lei, bensì si sente ferita come amica, perché il suo, di
migliore
amico, la sta evitando. Non riesci proprio a metterti nei suoi panni?
>> Non so che tono io abbia usato, so
solo di aver un po’ gesticolato e di averla
lasciata senza parole e con gli occhi leggermente sgranati.
<< No, non riesco e nemmeno
voglio. Lei è innamorata
di te, e se tu non lo capisci, sei un vero idiota! >> Si alza di
scatto e
io scuoto la testa guardandola.
Il solo pensiero di me e Jessica
insieme mi stranisce, non
che in tanti anni di conoscenza non ci abbia mai pensato, ma non da
quando c’è
Elisa. Quando ero più piccolo, mi piaceva pensare che avrei potuto dare
una
possibilità, ai tempi delle medie, a quella ragazzina simpatica e con
un bel
sorriso che mi faceva fare tante risate durante le ore scolastiche...
ma una
volta che ho trovato Elisa, quel pensiero si è volatilizzato, anche
dopo che
Jessica è tornata a far parte della mia vita.
Per i miei amici, sono il ragazzo
più fortunato del mondo;
dicono che mi ritrovo due gnocche che litigano per me, quello che non
comprendono è che i triangoli non sono mai belli, né tantomeno
piacevoli. E per
quanto questo non sia un triangolo amoroso nel vero senso del termine,
ci sono
comunque troppi aculei che fanno male – in questo periodo soprattutto.
<< Se n’è andata, puoi anche
smettere di battere le
dita sul tavolo in modo frenetico. >> Mi dice sorridendo e
sedendosi
accanto a me il mio caro amico Luca.
Conosco Luca dal liceo, abbiamo
frequentato per cinque anni
la stessa scuola e per non si sa quale miracolo, anche la stessa
classe. Sarà
anche vero che confronto agli altri istituti, il meccanico, è uno dei
più
semplici, ma ci siamo stupiti entrambi, anno dopo anno, di ritrovarci
sempre
assieme. Puro culo, sicuramente. << Non sto fingendo, riesce a
farmi saltare i nervi
come nessun altro. >> Non lo sto guardando in faccia, sono certo
che se
lo facessi, o mi farebbe sorridere, o mi farebbe innervosire a causa di
qualche
faccia strana. Lo conosco troppo bene.
<< Se riesce a farti
incazzare così tanto, perché la
sopporti ancora? >> Sbuffo e alzo gli occhi al cielo per poi
farli
rispecchiare nei suoi verdi. Luca è più alto di me, ed è anche
un po’ più spesso. Se non
fosse mio amico, penso che gli starei alla larga... incute timore
facilmente,
ma in realtà è un pezzo di pane.
<< Forse perché la amo?
>> Scuote il capo e
prende a giocare col piercing che ha sulla lingua.
<< No. Ami anche Jessica,
eppure la stai evitando.
>> Gli punto in dito contro.
<< Io non amo Jessica.
>> Quasi mi scoppia a
ridere in faccia.
<< Certo, ed è per questo che
come ogni giovedì guardi
l’orologio in modo frenetico perché dovresti andarla a prendere per
mangiare assieme
e guardare un film, vero? >>
<< Ma che c’entra! >>
Dico infervorato. Respiro
per rilassarmi un attimo e infine riprendo la parola, cercando di non
sbranarmelo. << È la mia migliore amica. >>
<< È una vita che te lo sento
dire, ma sono del parere
che non sappiate che significa essere amici, perché voi non vi
comportate come
tali. E non tratti nemmeno Elisa come la tua fidanzata, non sempre e
non
davanti a tutti. >>
<< Hai finito? >> Gli
chiedo scocciato, Luca
schiocca la lingua e incrocia le braccia al petto mentre si appoggia
allo
schienale della sedia. << Diciamo di sì. Comunque...
ok, >> Torna con
la schiena dritta e le braccia sul tavolo. << Sarà anche vero che la
vita è tua, e le ragazze
anche, ma... dovresti decidere, perché così facendo, rischi di perderle
entrambe,
e so che ora mi dirai, “Jessica è una mia amica, Elisa la mia ragazza,
non c’è
niente da perdere o da scegliere.” Ma la tua ragazza, invece, pensa
proprio che
tu debba prendere una decisione. >> Sbuffo per l’ennesima volta e
incrocio
le braccia sul piccolo tavolino, Luca si mette nella mia stessa
posizione, ora
siamo vicini, ed è la cosa giusta, poiché devo dirgli una cosa.
<< Gliel’ha detto. >>
Aggrotta la fronte, e io
cerco di essere più comprensibile. << Elisa, lo ha detto Jessica.
Le ha
detto di farsi da parte. >> Luca sgrana gli occhi.
<< E tu ci esci ancora
assieme? >>
<< No, sono quasi due
settimane che non la vedo.
>> Mi colpisce alla spalla e me la massaggio cercando di non
mettermi a
piagnucolare dal dolore.
<< Scemo, parlavo di Elisa!
Non puoi ancora uscire con
una così! Non deve decidere lei di chi devi o non devi essere amico!
Anche se a
parer mio, e anche suo, Jessica non è una semplice amica, ma questo è
un
dettaglio. >> Non gli rispondo e abbasso il mio sguardo sul
tavolo. Una
sua manona, si posa sulla mia spalla. << Ok, Jessica cos’ha detto
a
riguardo? Di certo non se n’è stata zitta... o sì? >>
<< Non lo so. La sua versione
non la conosco, non le
ho dato l’opportunità di raccontarmela. Ho sentito solo la versione di
Elisa.
>>
<< Beh già il fatto che te lo
abbia detto, è
apprezzabile. >> Annuisco.
<< Però non mi sono fatto
sentire con Jessica.
>> Mormoro, ancora non guardandolo.
<< Già... a proposito,
perché? Non puoi veramente
farlo per non litigare con Elisa. Tanto alla fine lo fate lo stesso.
>>
Sorrido e lui mi segue a ruota; ha ragione, forse da quando non vedo
Jessica
regolarmente, discutiamo persino di più. << Non lo so... quando mi ha
fatto intendere che Elisa
le avesse detto qualcosa, ma che lei non poteva dirmelo... sono andato
su tutte
le furie, non comprendevo come potesse non raccontarmelo. Per un attimo
ho
visto il tutto come un “tradimento”, e lo so che è una cosa stupida. Ma
io sono
stupido, no? >>
<< No, tu sei scemo. Comunque
ora va’ da lei, e fate
pace. >> Apro bocca per rispondere ma lui mi fulmina con uno
sguardo.
<< Non voglio sentirti dire niente. Devi solo andare da lei, e
vedrai che
farà la stronza all’ennesima potenza, ma ti ascolterà. >>
<< A quanto pare la conosci
bene anche te. >>
Scoppia a ridere.
<< Che fai, t’ingelosisci?
>> Senza
rispondergli, esco dal bar e salgo in macchina raggiungendo il suo
posto di
lavoro.
Jessica lavora in una redazione di
un piccolo giornale
locale, che funziona maggiormente online. Le piace il lavoro che
svolge, quindi
non si lamenta del fatto che la paga non sia proprio il massimo, ma
almeno
riesce tranquillamente a pagare le bollette, l’affitto e vivere.
Sarà anche vero che divide
l’appartamento con due persone, e
che quindi dividono tutte le spese, ma quella casa costa troppo,
decisamente
troppo.
Una volta fuori dall’edificio, esco
dall’auto e mi appoggio
allo sportello, in modo da vederla non appena esce, e non devo
aspettare
troppo.
Sta parlando con una ragazza mora,
più alta di lei... se non
mi sbaglio, si tratta di Sara, ma l’ho vista solo due o tre volte; la
mia
attenzione è tutta sulla mia amica: sembra stanca, ha i capelli
scompigliati,
anche se legati in una coda ed è vestita quasi in tuta – cosa strana.
La sua amica/collega si allontana
in fretta, ma Jessica non
farci veramente tanto caso, lentamente mi avvicino con le mani nelle
tasche dei
jeans e la sento mormorare:
<< Io non mento a me stessa.
>> Aggrotto la
fronte, e per un millesimo di secondo penso che mi abbia visto e che
quella
frase sia rivolta a me, tanto che il mio cuore prende a battere più
forte senza
un motivo, ma capisco velocemente che stava parlando da sola, tanto che
decido
di smorzare la tensione che c’è in me con una battuta.
<<
Può
anche essere, però parli da
sola... non sembri proprio una ragazza affidabile e sana di mente in
questo
momento. >> Mi dico di essere pronto a ogni sua battutina. Amo
il fatto che sia sarcastica e cinica, riesce
sempre a stupirmi con le sue battutine, e la maggior parte delle volte
mi
lascia anche senza parole, ma questa è decisamente una cosa da lei,
quindi non
mi stupisco quando mi risponde per le rime, ma la conosco talmente
tanto bene
che appena le dico che voglio giustificarmi e che potremmo cenare
assieme al
McDonald’s, non riesce a dirmi di no. Mi
è mancata, perciò acconsento a usare la mia
auto, e soprattutto la stringo forte a me mentre ci avviciniamo alla
macchina.
Solo ora mi rendo conto di quanto mi sia mancato il suo profumo. <<
Hai davvero intenzione di mangiare tutta
quella roba? >> Dico incredulo. <<
Paghi tu, al massimo li finirò di
mangiare mentre guardiamo un film. Sempre se ce la farai a farti
perdonare del
tutto dalla sottoscritta. >> Dice con un sorrisino bastardo prima
di
azzannare un Cheeseburger. Annuisco e scarto il mio panino. Il
McDonald’s che ho scelto non è molto
conosciuto, per lo meno non a quest’ora, il che è perfetto. Meno casino
c’è,
meno probabilità ci sono che Jessica si distragga solo per farmela
pagare. <<
Carina... ok, deduco che questo fosse il
tuo modo per dirmi che è meglio che io inizi a parlare, vero? >>
Cerca di
non sorridere e annuisce continuando a masticare. Acconsento anch’io
col capo e
mi gratto lievemente il mento mentre penso a come iniziare, ma
sorprendendomi,
mi pone una domanda. <<
Cosa ti ha detto Elisa? >> I suoi
occhi castani non si staccano dai miei azzurri, e mi dico mentalmente
che anche
il suo sguardo sempre intenso mi è mancato. <<
Che ti ha chiesto di farti da parte.
>> Sgrana gli occhi. <<
È stata sincera. >>Mormora
facendomi sorridere. <<
Anche Luca ha detto la stessa cosa.
>> <<
Questo, comunque, non spiega la tua
reazione. >> Dice ricomponendosi, tornando la dura che in realtà
non è.
Almeno non con me. <<
Hai ragione. Mi sono comportato come una
merda. >> <<
Dici? >> Cerco di non attaccarmi
alle sue battutine, cerco di ricordarmi che è più che giustificata a
comportarsi così. <<
Ok, sono stato molto peggio, resta il
punto che non sapevo cosa fare... lei mi ha detto che le hai risposto
che la
decisione non aspettava a nessuna delle due e in effetti hai ragione,
ma io ho
paura. Ho paura di perdere te ma anche di perdere lei. >>
Ammetto, forse,
per la prima volta ad alta voce. <<
Sappi che non hai dimostrato di avere
paura di perdermi. >> Dice con voce sottile, quasi con gli occhi
lucidi.
Si sta sciogliendo, e un po’ – forse – si sente ferita. <<
Non voglio trovarmi a fare una scelta.
Non c’è niente da scegliere, tu sei la mia migliore amica e lei è la
mia
ragazza. >> <<
E a lei lo hai detto? >> Mi chiede
concentrandosi sul movimento dello scartare un altro panino. Non so
cosa
risponderle, ma non perché io non conosca la risposta, ma perché ho
paura di
una sua reazione. <<
Jess, io ti voglio bene, davvero, e non
voglio perderti. >> A queste mie parole, alza lo sguardo, e il
mio cuore
aumenta maggiormente il battito. << Ma Elisa non capirebbe.
>> Jessica
sta per un po’ in silenzio, non mangia
nemmeno, mi guarda, ma è come se non mi vedesse, e io ho persino paura
a fare
qualsiasi movimento. <<
No. >> Dice infine. << Se mi
devi tenere nascosta come se fossi un’amante... no, non ci sto. Non
esiste.
>> Sgrano gli occhi, ma capisco subito che è meglio che io non
faccia
battute, è seria, ed è veramente incazzata. <<
Non intendevo quello. >> Dico,
cercando di afferrarle le mani, ma una volta che riesco a prenderne
una, quella
libera me la schiaffeggia e, io, così, la ritraggo guardandola pensando
“dici
sul serio?!” <<
Ah, davvero? E cosa intendevi? >> <<
Intendevo che dobbiamo andarci con
calma, io sto cercando di capire se mi fa bene stare con Elisa, perché
io per
quanto possa amarla, non mi sento mai del tutto soddisfatto. E stare
con una
persona deve significare stare bene. Cosa che con lei non accade quasi
mai.
Quindi devo capire se vale la pena stare male senza di lei, e ho
bisogno che la
mia amica mi stia accanto, perché ho capito che di lei non posso farne
a meno,
ok? >> Sì, ok, il mio tono di certo non è stato basso, ma
l’importante è
che abbia capito il perché non mi sono fatto vivo. Dovevo capire se
potevo
stare con Elise ma senza Jessica, e la risposta è no. E una parte di
me, però,
sa’ perfettamente che con Jessica ma senza Elisa starei benissimo.
Certo,
rinuncerei al sesso, ma di certo avrei meno problemi e soprattutto mi
sentirei
meno... meno in trappola. E so benissimo che non è una cosa bella da
dire, ma
negli ultimi mesi, Elisa, mi sta troppo con il fiato sul collo, e io
non penso
di reggere ancora per molto. <<
Ok. Ma rimani comunque un coglione, e il
film lo scelgo io. >> Alzo gli occhi al cielo. <<
Ti prego, no, non una commedia
romantica. >> Prego con le mani che mi coprono gli occhi. La
lieve risata
di Jessica, mi fa togliere immediatamente le mani dal viso, osservo le
piccole
fossette che si creano ai lati della sua bocca e non posso non
sorridere
anch’io come un demente. <<
Oh no, caro mio, non sono Elisa, guardo
di rado quei film. >> Oh, oh. Sgrano gli occhi. << Oh no.
>>
Dico, sperando non sia come penso. <<
Oh sì, ci guarderemo un horror, e non
potrai fiatare. >> Scrolla le spalle, e chiudendo il discorso, si
rimette
a mangiare. Abbattuto,
dopo qualche istante, in cui sbuffo
come una locomotiva, prendo a mangiare anch’io. <<
Oh mio Dio! >> Dico schifato
coprendomi il viso con un cuscino, Jess ride della mia reazione e
continua a
mangiare pop corn come se quel pazzo schizofrenico del killer non
stesse
tranquillamente tirando fuori dal cadavere tutte le budella. Che
schifo. <<
Non fare il bambino! È tutto finto!
>> Giro il viso verso di lei, e la trovo con gli occhi puntati
sullo
schermo e le mani che fanno avanti e indietro dalla ciotola alla bocca. <<
Come diamine fai a mangiare? >>
Sorride. <<
Dovresti esserci abituato. >> <<
No, mi spiace. È finita la scena?
>> Chiedo facendola ridere ma poi annuire. Qualche
istante dopo, la luce del salotto si
accende e io sobbalzo voltandomi verso la porta trovando Lea e Bec che
ci guardano
stranite. <<
Davvero vuoi fargliela pagare guardando
un semplice film horror? >> Chiede Bec mentre Jess mette pausa. <<
Beh, veramente questo è il secondo.
>> Annuisco alle parole della mia amica mentre Lea si siede
accanto a me
e inizia a parlare. <<
Non t’invidio affatto. E sappi che sei
un po’ verdognolo. >> <<
Grazie. >> <<
Ben ti sta. >> Dice Bec sedendosi
sulla poltrona, sorridendomi. Le faccio una smorfia, e il suo
divertimento
aumenta. <<
Uh! >> Dice Jessica, saltando sul
divano, verso Rebecca, schiaffeggiandole una coscia. <<
Com’è andato l’esame? >> Mi volto
verso Lea e ho quasi paura a dire qualcosa, ma infine oso. <<
Le hai detto dell’altra sera? >> <<
Certo. >> Sussurriamo, ma questo è
un dettaglio. <<
Lo immaginavo. >> <<
Non avrei dovuto dirglielo? >> <<
No, no... non è quello. È che dovevo
aspettarmelo. >> Dico passandomi una mano tra i capelli. Un altro
urlo di
Jessica mi fa voltare e la vedo praticamente addosso a Bec,
evidentemente
l’esame è andato bene. E questo significa solo una cosa: <<
Domani sera andiamo a festeggiare! Ho un
assoluto bisogno di ubriacarmi... e magari grazie a te non paghiamo
tutto.
>> Fa’ l’occhiolino rivolto a Jess, ma io non comprendo. <<
In che senso? >> Chiedo fin troppo
curioso. Ovviamente non è Jessica a rispondermi, anche se ci ha tentato. <<
Beh secondo me Alessandro sta cedendo,
di conseguenza se Jess si decide a farsi avanti e il barista cede,
berremo
sicuramente più cocktail gratis! >> Spiega Bec, tutta esaltata. In
realtà sono contento che l’esame sia andato
bene, vuol dire che per un po’ staremo tutti tranquilli senza Bec che
spara
veleno e urla, ma... Alessandro? Da quando? <<
Quindi... >> Inizio ma Jess mi
blocca subito. <<
Non c’è niente da dire. >> Mi dice
divertita, sedendosi accanto a me, nuovamente sul divano. <<
Davvero? Da come la sta mettendo Bec...
non si direbbe. >> <<
E tu le dai veramente retta? Avranno
bevuto fino adesso. >> Dice guardando Lea. <<
No, io sono sobrissima, lei... ha
festeggiato durante la cena, è uscita con Francesca. >> Jess
annuisce e a
me arriva un messaggio. Il
silenzio scende per la stanza mentre io leggo. ‘’Dove sei?
Io sono al bar, ma mi hanno detto che non ti sei presentato per tutta
la sera.‘’
‘’Sono con
Jess.‘’ Più conciso di così non potevo essere. <<
Tutto bene? >> Incontro solo un
attimo lo sguardo di Jess. <<
Non lo so. >> Non mi pone altre
domande, ma il suo sguardo dice tutto: vuole sapere altro. Scuoto il
capo, e
osservo il mio cellulare illuminarsi nuovamente. <<
Non penso sarà contenta. Ma non
m’interessa. >> ‘’Sei con
lei? Beh, questo significa che non ci tieni poi molto a me.‘’ Sbuffo
e appoggio la testa allo schienale del
divano, Lea e Bec escono dal salotto con la scusa di voler mangiare un
ghiacciolo e che nel congelatore ce ne sono ancora tre. <<
Devi andare da lei. >> Mi dice
Jess, avvicinandosi maggiormente e accarezzandomi i capelli. È una cosa
che
odio, il fatto che qualcuno me li accarezzi ma... Jess, Jess ha un modo
tutto
suo, non sembra quasi che li tocchi, e non mi da fastidio, in un certo
senso mi
rilassa. <<
Cosa? No. Non ho voglia di litigare.
>> <<
Se non la raggiungi adesso... ti
toccherà litigarci domani. >> Chiudo gli occhi esausto. <<
Non ce la faccio più. >> <<
Non starò qui a dirti cosa fare e cosa
dire, devi fare quello che ti senti. Litighi tanto con lei, e vi
lasciate
altrettante volte. Devi decidere te se mettere un punto definitivo o
continuare
in questo modo, ma se decidi di proseguire, non potrai poi lamentarti.
>>
Il suo ragionamento non fa’ una piega, e la cosa da una parte mi fa’
rabbia,
perché anch’io vorrei vederla in modo così semplice, ma in realtà non
lo è,
almeno non quando ci sono i sentimenti di mezzo. <<
Tu la fai troppo semplice. >>
<< Sì, lo so, io vedo o bianco, o nero. Lo so, ma almeno mi
faccio meno
paranoie. >> Giro il viso e apro gli occhi. <<
A volte mi chiedo come tu faccia a non
trovare un ragazzo, poi mi ricordo che non lo vuoi. >> Aggrotta
la fronte
e io sorrido. << Intendo che saresti la ragazza perfetta. >> Sorridendo,
mi spiaccica una sua mano in pieno
viso e scoppiamo a ridere come dei deficienti. <<
Sì, come no. Vai dalla pazza, e spera
che non ti faccia fare la stessa fine di quello senza budella. >>
La
guardo con gli occhi sgranati. <<
Non me le dire queste cose, però! >>
Scoppia a ridere mentre vado a salutare le altre due in cucina e poi
vado al
patibolo. Però
sono positivo: almeno ho fatto pace con
Jess.
Capitolo 6 *** Capitolo cinque: Strani comportamenti. ***
Ebbene sì, sono ancora viva.
Purtroppo non sono riuscita ad
aggiornare prima, però l’importante è che ora io sia qui, no?
Bene, questo è un capitolo
importante, nonostante non si
direbbe... ma fidatevi.
Come ho detto nel gruppo di
facebook,
entrerà un nuovo personaggio in gioco, e soprattutto vedremo sotto una
nuova
luce il rapporto di Jessica e Francesco. Bando alle ciance, vi lascio al
capitolo. Spero vi piaccia. E
grazie a tutti per le belle parole del capitolo precedente. Grazie
grazie
grazie!!
Modà –
Mia. << Lo hai lasciato andare?
Davvero? >> Alzo un
sopracciglio.
<< No, per finta. >>
Dico ironicamente per poi
bere un sorso di caffè.
Sono a lavoro, in pausa, e sto
chiacchierando con Sara.
<< Però che tenero! È geloso
di Alessandro. >>
Quasi mi strozzo e Sara ridacchia.
<< Non dire cavolate! Era
solo curioso. >>
<< Certo, certo. >>
Dice sedendosi sul bancone
di quella sottospecie di cucina/sgabuzzino.
<< Non puoi pensare che sia
geloso. >> Dico
affiancandola, però appoggiandomi solo al bancone senza sedermici
sopra, così
da non guardarla in faccia.
<< Invece lo penso. Voglio
dire... non si fa’ vivo per
quasi due settimane e alla fine, dopo che si è fatto “perdonare”, te lo
ritrovi
seduto sul divano con una smorfia perenne mentre si parla di
Alessandro. Se non
è gelosia questa! >> Sospiro e guardo il muro giallognolo di
fronte ai
miei occhi. Francesco non può essere geloso, sa che a me Alessandro
“piace”, e
non ha mai fatto facce strane... ma d’altronde la smorfia perenne di
cui parla
Sara non l’ho notata io, bensì Bec, quindi potrebbe averla sempre fatta
e, io,
non averla mai notata.
<< Dai, non parliamone più.
Stasera sei dei nostri?
>> Vedo nitidamente i suoi occhi ingrandirsi e illuminarsi.
<< Non potrei mai perdermi
Francesco geloso! Certo che
ci sono. >> Scoppio a ridere scuotendo il capo e mentre mi avvio
alla
porta per tornare a lavoro, butto il bicchierino di plastica nel
cestino.
<< Ok, già solo il fatto di
aver trovato la casa
silenziosa è stato traumatico, se ci aggiungiamo il fatto che vi trovo
a frugare
nel mio armadio... beh... che diamine state facendo? >> Chiedo in
modo
isterico quando vedo i miei vestiti sparsi un po’ ovunque per la
stanza. Potrei
svenire, davvero, soprattutto perché so perfettamente di dover mettere
a posto
io il casino che hanno combinato le mie pazze coinquiline.
Lea e Bec si voltano verso di me
spaventate, con gli occhi
sgranati, le labbra socchiuse e soprattutto con dei miei vestiti in mano. << Non pensare male! >>
Mi dice subito Bec,
cercando di tranquillizzarmi, ma in realtà mi metto maggiormente sulla
difensiva, con le labbra strette e le braccia conserte sulla porta
della
camera. << Stiamo semplicemente decidendo come devi vestirti.
>> Un
mio sopracciglio svetta verso l’alto e Lea prende la parola, sperando
di
tranquillizzarmi poiché ha capito subito che Bec non ci è riuscita.
<< Avevamo pensato che
sarebbe stato carino farti
trovare tutto pronto, in modo che tu dovessi solo lavarti e vestirti
dopo una
faticosa giornata di lavoro. >> Sbuffo e Lea si azzittisce.
<< Mi avete smontato
l’armadio, come potrei rimanere
tranquilla e pensare di andare a lavarmi e farmi bella per questa sera?
Soprattutto perché... perché diamine dovrei farmi bella per questa
sera?
>> Chiedo nuovamente isterica. Le mie amiche si scambiano
un’occhiata e
non sanno che dire, tanto che io, capendolo, inizio a far battere
ritmicamente
il piede sul pavimento. Lentamente porto nuovamente le braccia
conserte, senza
rendermene conto mentre parlavo, hanno iniziato a muoversi di volontà
propria.
<< Beh, ecco... >> Lea
cincischia senza
guardarmi e Bec parlando sopra di lei – ovviamente senza dire qualcosa
di
concreto – gesticola facendo volare dalle sue mani l’ennesimo abito che
aveva
tra le mani.
<< Ok. Ok. Devo respirare
perché se no vi strangolo...
perché siete nella mia camera? >> Chiedo guardandole e sperando
in una
confessione. Sospirando, tornano a guardarsi e prende Lea la parola.
<< È vero che questa è la
serata di Bec, poiché ha
superato l’esame... ma noi vogliamo che tu faccia cedere una volta per
tutte
Alessandro. >> Sgrano gli occhi.
<< Come, scusa? >>
<< Beh sì, >> Dice Bec,
prendendo la parola.
<< Ti piace, tu piace a lui... >>
<< È fidanzato. >> Dico
mormorando. All’unisono,
scrollano le spalle.
<< Ok, non mi state dicendo
qualcosa. >> Le loro
spalle si afflosciano e capisco di aver fatto centro.
<< Ci sarà anche Elisa
stasera, e vogliamo farla
schiattare. E non perché pensiamo che tra te e Francesco ci sia più di
un’amicizia, semplicemente perché non la sopportiamo e forse, e ripeto
forse,
vedendoti civettare con Alessandro, la smetterà di stare col fiato sul
collo a
te e a Fra. >> Dice tutto d’un fiato Bec.
<< Purtroppo sono certa di
aver capito tutto... e dico
che siete completamente pazze. >> Volto loro le spalle ma le
sento
seguirmi, quindi di colpo mi fermo e mi rigiro verso di loro.
<< Oh no! Voi state qui e
mettete tutto a posto! Io
vado a preparare la cena... e voglio che mettiate tutto in ordine, sono
stata
chiara? >> Annuiscono con gli occhi sgranati e velocemente
iniziano a
raccogliere tutta la roba per terra. Chiudendo gli occhi, faccio un
gran
respiro e torno in cucina, agguantando il cellulare che avevo nella
borsa.
Avvio la chiamata per poi
incastrare il telefono tra il
collo e l’orecchio e prendere una pentola da riempire con l’acqua per
la pasta.
<< Dica.
>>
<< Dica un corno! >>
Esclamo chiudendo l’acqua e
posando la pentola sul fuoco. << Quando avevi intenzione di
dirmi che stasera ci
sarebbe stata anche Elisa? E poi... chi ti ha invitato? >> << Wow, deduco
che tu stasera sia veramente contenta di vedermi. >> Mormora offeso.
<< Oh no, non ti permetto di
fare l’offeso! Non
pensavo che volessi uscire con noi, tutto qui. >>
<< Ma sì, che
c’è di male? >> Scoppio
quasi a ridere.
<< Per me niente, per la tua
fidanzata, invece?
>>
<< Tasto dolente.
>> Alzo gli occhi al cielo e mi appoggio al bancone della cucina.
<< Fra... >>
<< No, senti...
stasera passeremo la serata assieme. Tanto tu non avrai occhi che per
Alessandro, di conseguenza Elisa capirà che non deve temere nulla, no?
>>
<< Io non ho occhi solo per
Alessandro! Io non faccio
la civetta in sua presenza, non divento rossa come un pomodoro e non
balbetto!
Non sono un’oca! >>
<< Non urlare,
ti prego. >> Mormora e me
lo immagino massaggiarsi una tempia.
<< Perché non dovrei urlare?
>> Chiedo più
tranquilla.
<< Perché mi
sono bastate le urla di Elisa.
>> Ridacchio.
<< Nemmeno lei è contenta,
eh? >>
<< No, per
niente... tra l’altro c’è ancora una cosa che non sai. >>
M’irrigidisco smettendo di sorridere. Chissà perché, ma penso che sarà
una cosa
che non mi piacerà...
<< Cioè? >> Chiedo già
con gli artigli di fuori.
<< Stasera ci
sarà anche tua cugina Veronica.
>>
<< Adesso tu respira... non
farti problemi... >>
<< Non farti venire ansie, né
tantomeno devi agitarti.
>> Stringo gli occhi ed evito di guardare le mie amiche che sono
più
nervose di me. Nel frattempo che loro continuano a parlare – cercando
di
agitarmi, invece di tranquillizzarmi – mi preoccupo di parcheggiare
senza
occupare troppo spazio e di non colpire il marciapiede.
<< Ragazze, vi voglio bene...
ma adesso basta! Perché
mai dovrei essere agitata? Non sono di certo innamorata di
Alessandro...
>>
<< Ma noi ci stavamo
riferendo a Francesco ed Elisa.
>> Mi dice Lea, meritandosi una mia occhiata sbalordita. << Non è mica la prima volta
che passo una serata con
entrambi. >> Dico confusa spegnendo l’auto e tenendo le chiavi in
mano
mentre guardo la mia amica, seduta accanto a me.
<< Sì, ma è la prima volta
dopo che lei ti ha voluto
vedere. >> Ah già.
<< Dovrebbe fare qualche
differenza? >> Chiedo
ancora non capendo.
<< Certo che sì! >>
Dice, Bec, sbucando tra i
due sedili. << Questa sera è lei ad essere in territorio nemico.
>>
Lea annuisce alle parole di Bec, ma purtroppo sono maggiormente
confusa. Non ci
sto capendo un cavolo!
<< Territorio nemico? >>
<< Ma sì! Solitamente sei tu
che esci con loro, e
quindi con i loro amici... invece, questa sera, è lei ad essere in
mezzo ai
tuoi amici... >> Alzo gli occhi al cielo, capendo il discorso di
Rebecca.
<< Non farò niente di male,
non ho intenzione di
graziarmela, ma nemmeno di farmi odiare maggiormente. È pur sempre la
fidanzata
del mio migliore amico. >> Mormoro per poi scendere dall’auto,
seguita
immediatamente da loro.
<< Non ti abbiamo detto una
cosa. >> Sussurra
Lea, affiancandomi. Mi fermo, poco lontana dal dehors che si trova
fuori dal
locale e la guardo in attesa. << Ci sarà Greta, la ragazza che se
a te
piace, occuperà l’altra camera libera della casa... >>
<< Perché non me lo avete
detto prima? >> Chiedo
sconcertata – più che altro perché non so come prendere questa notizia.
<< Per non metterti ulteriore
ansia addosso. >>
Alzo gli occhi al cielo e l’afferro per le spalle guardandola
divertita, con un
sorriso lieve sulle labbra.
<< Lea, tesoro, siete voi
quelle agitate, non io. >>
Lea arrossisce lievemente e borbotta qualcosa d’incomprensibile e si
allontana
facendomi ridacchiare della sua reazione.
<< Smettetela di guardarvi
attorno! >> Mormoro
inviperita a Lea e a Bec che senza rispondermi, prendono il loro drink
e
sorseggiano come se non avessi aperto bocca. Scuoto il capo e cerco di
rilassarmi sulla sedia.
Siamo fuori dal locale, occupiamo
tre tavoli del gazebo e...
c’è molto imbarazzo. E non saprei dire perché. Ok, il perché lo so
benissimo...
ma non è un po’ esagerato?
Elisa si fa’ gli affari suoi non
degnandoci di un’occhiata e
mandando messaggi a raffica col suo cellulare di ultimissima
generazione, Sara
mi guarda sperando in continuazione che io dica qualcosa, lo stesso Bec
e
Lea... e Fra... beh lui sembra non staccare gli occhi da Alessandro che
fa
semplicemente il suo lavoro portando dei drink ai tavoli.
Bella serata. Una noia mortale.
Senza contare che mia cugina
Veronica non si è ancora vista
e lo stesso vale per Greta che non ho nemmeno letteralmente idea di che
faccia
abbia.
Lea la conosce da quasi due anni,
abita in Liguria, ma
studia a Pisa, ma a quanto pare ha deciso di portare avanti i suoi
studi qui a
Torino; forse per poter rimanere in qualche modo più vicino ai suoi
parenti.
<< Quindi... il tuo
fidanzato? >> Chiedo a Sara
che tira un respiro di sollievo.
<< Sta bene, ed è in giro con
i suoi amici. Sai, no?
Una sera del weekend ce la prendiamo per stare con gli amici, e gli
altri
giorni stiamo insieme senza problemi. >> Annuisco, capendo
totalmente
perché abbiano bisogno di una serata per loro stessi... stare sempre
insieme
potrebbe diventare monotono e noioso. << Ah! Ti saluta. >>
Dice,
pochi secondi dopo, con un sorriso che ricambio.
<< Che gentile. Ricambia.
>>
<< Quanto tempo è che state
insieme? >> Oh!
Elisa parla. Sara tentenna nel risponderle, ma
infine lo fa con
abbastanza scioltezza.
<< Tre anni, quasi. >>
Elisa annuisce e riporta
subito dopo i suoi occhi sullo schermo del cellulare. In quello stesso
momento,
una ragazza riccia, con gli occhi scuri, molto alta e magra, si
avvicina al
nostro tavolo; io la guardo incuriosita, ma Lea si alza immediatamente
abbracciandola e iniziando a parlare. Capisco subito che si tratta di
Greta.
<< Chi è? >> Mi
sussurra Francesco, sporgendosi
verso di me.
<< Forse la nuova
coinquilina. >> Sussurro senza
staccare gli occhi dalla persona ancora sconosciuta. Francesco
annuisce, lo
intravedo con la coda dell’occhio.
<< È una serata piuttosto
noiosa. >> Mormora
subito dopo facendomi sorridere.
<< Che cosa ti aspettavi?
>> Gli chiedo,
finalmente guardandolo. E i suoi occhi azzurri per un momento
m’ipnotizzano. << Beh, non tutto questo
imbarazzo. >> Dice in
modo divertito, facendo quasi rilucere i suoi occhi. Sbatto le palpebre
cercando di riprendermi e mi passo una mano tra i capelli che ho
stirato con la
piastra.
<< Io, invece, mi aspettavo
proprio questo. >>
Sussurro facendogli sorgere una smorfia.
<< Fra... mi ordini un altro
drink? >> Chiede
Elisa, guardandomi malissimo. Le restituisco pan per focaccia. Le
sorrido
fintamente e appoggio le braccia sul tavolo, facendomi in qualche modo
più
vicina a lei che mi è praticamente di fronte, poiché Francesco è tra di
noi,
seduto a capotavola.
<< Allora Elisa... come mai
non sei con le tue amiche?
>> Chiedo cercando di essere gentile, ma in realtà è una
frecciatina sul
fatto che ha dovuto “sottomettersi” al volere del suo fidanzato.
<< Perché preferivo passare
la serata col mio
fidanzato. >> Risponde nello stesso modo, afferrando
immediatamente la
mano del mio amico senza staccare i suoi occhi dai miei.
Alessandro raggiunge il nostro
tavolo, forse vedendo
Francesco con una mano alzata cercando di attirare la sua attenzione, e
il mio
sguardo, si posa sulla sua figura.
Indossa la maglia nera del locale,
con il piccolo logo
praticamente all’altezza del cuore, il grembiule che gli circonda i
fianchi –
anch’esso nero – e dei jeans chiari.
<< Cosa posso fare per voi?
>> Chiede
guardandomi e facendomi un occhiolino; non riesco a trattenere un
sorriso. È il
solito burlone. Una parte di me registra il fatto
che il mio stomaco non si
sia capovolto e che le farfalle non stiano volando nel mio stomaco. Ma
i miei
ormoni ballano la lambada, quello sì.
<< Vorrei un altro Malibù.
Con più ghiaccio per
favore. >> Sputa tra i denti, senza guardarlo, la cara Elisa.
Alessandro
annuisce appuntandolo sul suo taccuino, subito dopo i suoi occhi si
posano su
di me. Cerco di non ridere e scuoto leggermente il bicchiere che ho in
mano,
facendogli capire che sono a posto, ma subito dopo, mordendomi un
secondo il
labbro inferiore decido di ordinare già altro.
<< Mi potresti portare un
chupito? >> Quasi
scoppia a ridere. Sa benissimo che adoro berlo, e soprattutto lo
tormento
perché lo voglio bere in modo classico: rum e pera, ma lui si diverte a
propormelo sempre in diverse combinazioni.
<< Vuoi provarlo al
cioccolato? >> Faccio
un’espressione schifata.
<< No grazie. >> E lui
sorride.
<< Mi è arrivato un nuovo
tipo di rum, vuoi provarlo?
>> Ridacchio, non riuscendo a trattenermi.
<< Sì, basta che non mi
faccia diventare imbevibile il
mio amato chupito. >> Alessandro alza gli occhi al cielo.
<< Vuoi per caso dirmi che ti
ho mai dato da bere
qualcosa di schifoso? >> Mi mordo un attimo il labbro inferiore.
<< In effetti sì. >>
Lui fa’ una faccia
scandalizzata e se ne va, fingendosi offeso, lasciandomi ridere. Al
tavolo
regna il silenzio, perciò Lea ne approfitta per presentarci Greta, e
grazie al
cielo, in poco tempo tutto diventa calmo e divertente.
Greta è una ragazza tranquilla, ma
divertente se riesci a
prenderla bene.
Francesco sembra strano, e lo nota
anche Sara – che me lo fa
capire mandandomi un messaggio, ovviamente non le rispondo e la guardo
male.
Elisa, dopo che Alessandro torna a
portarci i drink, sembra
quasi un’altra persona... quasi... sopportabile. E non saprei dire il
perché,
però va bene così. Mi spiace solo per Francesco che sembra su un altro
mondo.
<< Ciao a tutti! >>
Esclama mia cugina,
arrivando alle spalle di Elisa. Tutti la salutiamo e lei e il fidanzato
si
siedono con noi, subito dopo ordinano e infine iniziano varie
conversazioni. Il
clima si è rilassato e io non riesco a smettere di ridere con Greta per
ogni
cavolata. Sì, la serata si è decisamente aggiustata.
<< Devo andare in bagno.
>> Esclamo asciugandomi
una lacrima a causa delle troppe risate, mia cugina – forse l’unica che
mi ha
sentita – si alza per accompagnarmi. Con un sorriso entro nel locale e
Alessandro, quando mi vede, mi fa nuovamente l’occhiolino – facendo
ovviamente
ingrandire, di conseguenza, il mio sorriso – ma una volta in bagno,
prima di
chiudermi la porta alle spalle, guardo mia cugina che si osserva allo
specchio.
<< Va tutto bene? >> Le
chiedo, essendo un po’
stranita che abbia acconsentito subito ad accompagnarmi. Il bagno è
costituito
da due porte, una la sto praticamente tenendo in mano io, che sarebbe
quella
dove si trova il gabinetto, l’altra divide il locale da questo spazio,
ed è
chiusa, in modo da non sentire la musica.
<< Certo. Anche se... hai
notato Elisa? >>
Chiede senza guardarmi, tirando fuori il mascara dalla sua microscopica
borsa. Cerco
di non fare facce strane e scuoto il capo. << È tranquilla...
nonostante
non sia contenta che tu e Francesco abbiate fatto pace. >>
<< Non è che avessimo
litigato, comunque... sì, adesso
è tranquilla, ma se fossi arrivata circa un’ora fa, avresti detto che
al Polo
Nord faceva più caldo. >> Ridacchia e mi guarda divertita tramite
lo
specchio.
<< Addirittura? >>
Annuisco. << È carino
Alessandro. >> Mormora dopo qualche istante. Io alzo gli occhi al
cielo e
m’infilo in bagno senza risponderle.
<< Wow, c’è fila. >> Mi
dice nell’orecchio
Francesco, che sorprendendomi me lo trovo accanto mentre faccio la fila
al
bancone. Annuisco guardandolo di sfuggita, e non perché c’è Alessandro
dietro
il bancone, bensì perché stasera è strano, e non mi è per niente chiaro
il motivo.
<< Non mi parli? >> Mi volto e lo guardo confusa.
<< Perché non dovrei?
>> Lui scrolla le spalle.
<< Non lo so, stasera...
>>
<< È tutto strano. >>
Annuisce alle mie parole.
<< Fra, senti... io ti voglio bene, lo sai... ma se ci tieni
veramente ad
Elisa... >>
<< Non pensare di concludere
la frase. >> Mi
ferma con un tono gelido e io m’impietrisco, stupita dal fatto che
abbia subito
capito dove volessi andare a parare.
<< Fra, dico sul serio.
>>
<< Non ho intenzione di
vederti meno per salvare la
mia relazione. Relazione senza senso, tra l’altro. >> Aggrotto la
fronte
e lui riprende a parlare passandosi distrattamente una mano tra i
capelli.
<< Beh sì, l’hai vista? Si è rilassata solo una volta che ha
visto che ti
piaceva più guardare il biondino dietro il bancone che me. >> Mi
gratto
una guancia leggermente imbarazzata, paurosa che Alessandro possa
sentire la
nostra conversazione, ma Francesco non ci fa caso, se ne strafrega. << Ehm... penso sia normale,
poiché è convinta che tra
noi ci sia qualcosa. >>
<< Non si fida di me.
>> Leggo il labiale perché
la musica è forte e lui lo ha sussurrato.
<< Ti ho già detto che non
posso dirti che cosa fare.
>> Dico afferrandogli una mano. Approfittando del contatto, me la
stringe
maggiormente a guarda per terra.
<< Lo so, ma mi devi
promettere solo una cosa.
>> Alza i suoi magnifici occhi azzurri, e io mi trovo ad annuire
come in
trans. << Qualsiasi cosa succeda, non mi lasciare. >> Il
cuore mi
batte più forte e lo stomaco si stringe in una morsa. << Non c’è nessun pericolo.
>> Il suo sorriso
spensierato fa’ capolinea sul suo bel viso e sempre tenendomi per mano,
ci
avviciniamo maggiormente al bancone e ordiniamo stuzzicandoci e
prendendoci in
giro.
*** Qui, trovate il link per vedere com'era vestita
Jessica durante la serata.
Capitolo 7 *** Capitolo sei: Bisogna darsi una possibilità. ***
Buonasera a tutti! Ebbene sì,
dopo quasi un mese sono
tornata a farmi viva. Scusatemi, ma tra il caldo, l’estate, le vacanze
e le
uscite continue, mettersi al pc è stato complicato. Resta il punto che
ora sono
qui.
Non voglio perdermi molto in
parole, voglio solo dirvi che
questo è un capitolo importante, pieno di eventi... le conclusioni le
lascio a
voi. Buona lettura.
Per avere spoiler delle mie storie,
o semplicemente
informazioni -> qui.
Per andare alla pagina grafica dove
potermi chiedere di fare
banner per le vostre storie -> qui.
<< Ho una novità! >>
Esclama Lea, entrando in
cucina di un fin troppo fresco lunedì mattina di fine novembre.
Svogliatamente
alzo lo sguardo dalla mia tazza di caffè, e attendo che parli, ma la
signorina
– con un sorriso a cinquantadue denti – prima si siede di fronte a me e
poi
incrocia le braccia sul tavolo.
<< Sarebbe? >> Decido
di chiederle, giusto
perché questa mattina sono nervosa a causa del ciclo mestruale che ha
deciso di
venire a farmi visita in piena notte.
<< Giovedì, alla Taverna, ci
sarà una band a
suonare... e noi dobbiamo assolutamente andarci! >> La guardo
sbigottita,
chiedendomi dove abbia trovato tutto questo entusiasmo alle sette del
mattino.
<< Wow. >> Mormoro
senza convinzione,
meritandomi un’occhiataccia.
<< Non tutta quest’allegria,
ti prego! >>
Esclama col broncio afflosciandosi sulla sedia.
Non riuscendo a vederla così, mi
stampo un sorriso sulle
labbra.
<< Hai ragione, scusa. Una
band? Che musica faranno?
>> Lea, torna a sorridere, ma solo per un attimo perché subito
dopo si
porta un dito a un angolo della bocca.
<< Sinceramente non lo so. Ma
saranno musicisti...
>> Alza le sopracciglia in modo complice e io scoppio a ridere.
<< Musicisti. Wow. >>
Lea mi colpisce una mano e
io torno a ridere. Ok, il mio entusiasmo è inesistente, quindi ha
ragione ad
avercela con me. << Suvvia, Jess! Saranno
sexy, magari abbastanza
adulti da non sembrare dei bambini e soprattutto... faranno bella
musica.
>>
Lentamente mi alzo e mi avvicino al
lavandino con la mia
tazza in mano.
<< Quanta positività. Chi ti
assicura che invece non
siano vecchi... con tanta pancia e pelati? >> Lea mi guarda male
e io mi
volto per non incontrare il suo sguardo.
<< Figurati se alla Taverna
fanno entrare gente del
genere! >> Senza farmi vedere alzo gli occhi al cielo. Forse non
ha
ancora capito che in quel posto ci entrano cani e porci, basta che
bevono e
pagano.
<< Hai ragione. >> Dico
infine, più che altro
per farla contenta e magari cambiare discorso. Lea, capendolo, stringe
le
labbra tra di loro ma non dice nulla. << Ehm... hai sentito la
tua amica?
Greta? >> Chiedo tornando al tavolo e sedendomi; Lea quasi fa un
salto
per aria battendo le mani. Con gli occhi sgranati la guardo ma non
emetto
nessun suono, aspetto semplicemente che torni in sé.
<< Sì... e spera che tu ti
faccia viva presto. A
proposito, hai deciso? >>
<< Beh, è simpatica. Da
quello che mi hai detto,
cucina bene, è abbastanza ordinata e non occupa troppo spazio. Per me
non è un
problema che venga ad abitare qua, ma sempre che vada bene anche a Bec.
>> Lea muove la mano quasi come per scansare un animale.
<< Ho già parlato con Bec, e
per lei va benissimo.
Quindi posso chiamare Greta e dirle di venire quando vuole? >>
Annuisco,
tramortita da tutto il suo buonumore.
<< Vado a vestirmi per andare
a lavoro. >> Mormoro
alzandomi dalla sedia per poi dirigermi in camera.
<< Mentre ti vesti, trova
anche il sorriso! >>
Mi urla, facendomi ridacchiare.
<< A che numero sei arrivata?
>> Sobbalzo per
poi voltarmi e vedere Sara che mi affianca accanto alla macchinetta del
caffè.
<< Che cosa intendi, scusa?
>> Chiedo confusa,
aspettando trepidante che quella stupida macchina abbia finito di
mettere il
caffè nella tazzina.
<< Di caffè. Quanti ne hai
bevuti da quando sei
sveglia? >> Faccio una smorfia, guardandola.
<< Penso di essere arrivata a
tre. Proprio come le
Buscopan che ho preso per farmi passare i dolori. >> Ora una
smorfia
appare anche sul suo viso.
<< Arrivato oggi? >>
Chiede riferendosi al
ciclo. Annuisco afferrando la tazzina e lasciando campo libero alla mia
amica.
<< Elisa non è così male,
quando non cerca di marcare
il territorio. >> Dice dopo un po’, affiancandomi contro il muro
dell’immenso corridoio in un cui ci troviamo. La guardo male e lei
quasi sputa
tutto il caffè che stava sorseggiando. << Non guardarmi così!
Sono solo
sincera. >> Aggiunge ridendo.
<< Già il fatto che si sia
data una calmata solo dopo
che ha visto chissà che cosa, non ha senso... e poi... dai! Lei non è
male? E
allora io che cosa sono? Una sottospecie di clown? >> Sara si
passa la
lingua sulle labbra.
<< Partiamo dal presupposto
che tu hai una paura
fottuta dei clown, poi... dai, tutto sommato è sopportabile. Almeno
finché non
vede che te e Francesco comunicate con la forza del pensiero. >>
Alzo gli
occhi al cielo.
<< Non penso la comprenderò
mai. >> Dico
buttando il bicchierino di plastica nell’immondizia. Sara m’imita e
insieme ci
avviamo verso l’ascensore.
<< Comunque non so quanto
dureranno, ancora. >>
Mormoro mentre aspettiamo. Sara si volta con gli occhi quasi fuori
dalle orbite
in cerca di scoop.
<< No! Cosa sai? >>
Trattengo un sorriso.
<< So solo che Francesco non
ne può più, e che non gli
è piaciuto il comportamento di Elisa. Non ha molto apprezzato il
cambiamento
che ha avuto dopo che ha visto Alessandro flirtare con me. >>
<< O forse non ha
semplicemente apprezzato che
Alessandro flirtasse con te, perché si trattava... guarda caso, di te!
E mi
riferisco a Francesco, Elisa, sì, ne è stata contenta. >> La
guardo un
secondo e subito dopo mi volto.
<< Prendo le scale, che è
meglio. >> Sara
scoppia a ridere e mi richiama, ma oramai io sono troppo lontana.
Che cosa ci faccio qui? Dovrei
essere a casa, sotto la
doccia, a rilassarmi e maledire il mio essere donna. Invece no! Sono
qui...
davanti alla Taverna, e non so nemmeno bene il perché.
Tra le mani ho il mio cellulare,
con un messaggio scritto da
Francesco dove mi chiede se stasera sono libera. Non gli ho ancora
risposto. E
questo solo perché non so che cosa fare, e soprattutto perché sono
ancora
chiusa nella mia macchina, davanti al locale.
Sospirando scendo dall’auto quando
vedo Alessandro voltare
l’angolo e avvicinarsi al pub. Quando mi vede, sorride, e mi si
avvicina a
passo svelto.
<< Ehi! Che ci fai qua?
>> Mi chiede. Sorrido e
infilo le mani nelle tasche anteriori dei jeans.
<< Volevo chiederti una cosa.
>> Alessandro
inclina leggermente la testa e i suoi occhi chiari brillano di
curiosità. Ok,
sarà anche vero che non ho le farfalle nello stomaco, ma di certo non
posso
negare che mi fa un certo effetto guardarlo.
<< Tutto quello che vuoi.
>> No, decisamente
qualcosa mi fa sentire. Sorrido, e cerco di non rispondergli in modo
malizioso.
<< Sei ancora fidanzato?
>> Gli chiedo a
bruciapelo. Lui sgrana gli occhi e si passa velocemente una mano tra i
capelli.
<< Veramente... no. Non
pensavo t’interessasse la mia
vita privata... >> Insinua, cercando di tastare il terreno, ma io
non
gliene do occasione.
<< Tu con me ci scherzi solo
o... ? >> Non
concludo la frase e Alessandro cerca di mascherare un sorriso
accarezzandosi il
lieve strato di barba che ha sulle guance.
<< Jess, tu mi piaci. Mi
piace ridere e scherzare con
te. Mi diverto a prenderti in giro e a farci battutine maliziose o
sarcastiche... ma lo sai, o almeno, pensavo lo avessi capito. >>
Il mio
cuore batte leggermente più veloce e ora non so più che cosa dire.
Gli piaccio. Potrei mai dargli una vera
occasione?
Fisso il marciapiede mentre le mie
mani si arrovellano tra
di loro.
<< Quindi... cosa aspetti a
chiedermi di uscire?
>> Mormoro senza guardarlo. Una sua mano ferma e afferra le mie,
il mio
sguardo vola nel suo e noto con fin troppo nitidezza quanto il suo
sorriso sia
abbagliante. << Jess, ti ho detto più
volte, in una delle nostre
conversazioni a cuore aperto e ad alcool in circolo, che io sono un
ragazzo da
storie serie... >> Deglutisco ma non allontano i miei occhi dai
suoi.
So benissimo che cosa vuole dirmi
con quest’avvertimento. E
io ho voglia di non dargli retta, voglio mettermi in gioco, voglio...
provarci.
<< Che cosa aspetti a
chiedermi di uscire? >>
Chiedo nuovamente, con voce sempre più lieve; Alessandro sorride e
afferra
entrambe le mie mani con le sue, facendomi automaticamente avvicinare
mentre
porta le nostre mani ai lati dei nostri corpi. I petti si sfiorano. Le
sue
labbra sono increspate in un sorriso, i suoi occhi ardono e io vorrei
solo
essere stretta e baciata. Ma niente di tutto ciò accade.
<< Mercoledì non lavoro. Ti
va di venire a cena fuori
con me? >>
<< Un appuntamento? Mi stai
veramente chiedendo di
uscire? Cavolo... non me lo sarei mai aspettata. >> Dico,
cercando di
mascherare l’agitazione e fingendo di non sentire i battiti forsennati
del mio
cuore. Alessandro ridacchia e abbandona una mia mano portandola sul mio
viso,
accarezzandomi una guancia.
<< Ebbene sì, un
appuntamento. Pensi di essere pronta
a una cosa del genere? >>
Sono pronta? Me la sento? Prendo un respiro profondo, e
infine annuisco. Alessandro
sorride mostrando i denti e si avvicina velocemente baciandomi la
fronte, senza
lasciare la presa sulla mia guancia. Chiudo gli occhi e mi beo del
contatto,
sempre con le palpebre abbassate, rabbrividisco quando mi parla
direttamente
nell’orecchio.
<< Ti passo a prendere alle
sette e mezza. >>
<< Cosa? Quando? >> Mi
sento come se mio padre
mi stesse sgridando. Sono seduta sul mio divano, con le gambe
incrociate e un
cuscino in grembo che avvolgo con le braccia. Francesco continua a fare
su e
giù e spara a raffica domande senza darmi il tempo di rispondere. E pensare che il terzo grado me lo
hanno fatto anche le
ragazze ieri... ma da loro è una cosa del tutto normale! Che sia
Francesco a
straparlare, a fare mille domande e che sembra quasi un cane con la
rabbia...
beh no.
<< Fra, respira, ti prego. E
fermati! >> Lo
imploro e finalmente mi da’ ascolto. Solo che non viene a sedersi
accanto a me,
rimane in piedi, con il tavolino a dividerci.
<< E tu gli hai detto sì?
>> Mi chiede,
guardandomi fisso negli occhi, quasi ipnotizzandomi con quelle gemme
blu.
<< Beh sì... anche perché in
un certo senso l’ho
spinto io a chiedermelo. >>
<< Non mi avevi detto che
volevi uscirci o avere
qualcosa con quello. >>
<< “Quello”, ha un nome. E
comunque... che te frega?
Dovresti essere contento che la tua migliore amica stia cercando di
mettere la
testa a posto. >>
<< Sì, ma con quello?
>> Sbuffo e mi passo una
mano tra i capelli castani che ho lasciato sciolti dopo aver fatto la
doccia.
<< Detto sinceramente? Non
sono affari tuoi. E poi è
un bravo ragazzo. Non so di che cosa ti preoccupi. >>
<< Mi preoccupo per te.
>> Mi dice gentilmente,
gesticolando. Mi addolcisco all’istante e mi alzo in piedi
raggiungendolo,
buttando chissà dove il cuscino. Gli afferro una mano e sporgo il
labbro
inferiore.
<< Ma tu mi vuoi bene, quindi
devi appoggiarmi.
>> Mi sorride e scuote il capo.
<< Lo faccio. Solo che...
Dio! Con lui? >> Mi
chiede, nuovamente agitato, allontanandosi da me. Lo guardo stranita e
cerco di
non badare alla piccola delusione che alberga nel mio stomaco da quando
si è
allontanato lasciando la mia mano ricadere accanto al mio fianco. << Se fosse stato un altro,
ti saresti fatto lo stesso
questa scenata. >> Dico sicura, senza porgergliela come una
domanda.
Francesco si ferma, rimanendo di spalle e quasi irrigidendosi.
<< Sì, probabilmente avrei
fatto così anche se si
fosse trattato di un altro. >> Cautamente mi avvicino.
<< Bene, perché? >> Si
volta e quasi ci
scontriamo. Sì, il mio cuore batte a mille, ma non fa niente. Cerco di
non
farci troppo caso. << Perché si tratta di te,
che sei la mia migliore
amica, che potrebbe prendersi un’enorme cantonata. Chi ti assicura che
in
realtà lui non sia una sottospecie di dongiovanni? >>
<< Non lo è. E comunque...
chissene! Nella vita
bisogna provare a far tutto... le emozioni forti le provi solo se ti
butti. E
chi lo sa, magari Alessandro oltre ad essere un bravo ragazzo, mi farà
anche
innamorare e mi farà vivere una grande storia d’amore. >>
<< Sì, e vissero tutti felici
e contenti. >>
Esclama con le braccia aperte, in modo esasperato. Lo trucido con lo
sguardo.
<< Ok, è vero... forse sto
esagerando. Ma devo dargli
una possibilità. Tanto che senso potrebbe mai avere conoscere dei
ragazzi per
puro caso, andarci a letto e non scambiarsi nemmeno il numero di
telefono? Sai
benissimo che sono la prima a non farsi castelli per aria, a non
sognare una
favola e a non desiderare il principe azzurro... ma resta il punto che
sono
arrivata a ventidue anni e non ho mai avuto una relazione seria, non mi
sono
mai data la possibilità di provare qualcosa oltre l’attrazione fisica.
>>
<< Ok, ok. >> Mi
blocca, passandosi una mano tra
i capelli e chiudendo gli occhi. << Hai ragione, e comunque io
non posso
impedirti niente. >>
<< Giusto. >> Dico
incrociando le braccia al
petto. << Però resta il punto che non mi hai detto perché sei
qui.
>> Francesco apre gli occhi e s’inumidisce le labbra. E io come
una deficiente
continuo a fissargliele anche dopo che ha preso a parlare.
<< Ieri sera mi sono
ritrovato a casa mia da solo con
Elisa... >> Inizia e una volta che percepisco appieno le sue
parole,
sospiro e gli do le spalle ritornando sul divano. Lentamente mi
affianca. << Quindi? Che cos’è
successo? >>
<< Quello che accade sempre:
abbiamo litigato.
>> Mi mordo il labbro inferiore e cerco di tacere. Non penso sia
il caso
di dirgli che sembra tutto un copione visto e rivisto.
<< Ci siamo lasciati.
>> Mormora non
guardandomi, prendendo a giocare con le cuciture del cuscino del
divano. Mi
passo una mano sul viso, non sapendo cosa dire.
<< Addirittura? >> Dico
infine, forse un po’
troppo acidamente. Francesco alza lo sguardo e inarca un sopracciglio.
<< Sì, addirittura. La
scenata che si è fatta l’altro
giorno mi ha fatto... dire basta. Suvvia! Puoi mai mostrarti
tranquilla,
serena, divertente e disponibile, solo una volta che vedi la mia
migliore amica
avere a che fare con un altro ragazzo? Dai! >>
<< Vi siete lasciati per me?
>> Dico sorpresa,
con gli occhi a palla e le spalle afflosciate.
Francesco s’irrigidisce e sposta
nuovamente lo sguardo.
<< Sì, in un certo senso sì.
Sono uscite parole
pesanti... ma non m’interessa, sinceramente mi sono stufato. Avere una
relazione
vuol dire fidarsi, vuol dire avere pazienza e scendere a compromessi. E
con
lei, tutto ciò, non c’è. Non aveva più senso stare insieme. >>
<< Ma tu la ami. >>
Sussurro, nuovamente con la
stretta allo stomaco. Ma questa volta non a causa dell’ansia o delle
farfalle.
Sono confusa. E ammettere che il mio migliore amico provi dei
sentimenti così
forti verso quella serpe... beh non è bello e nemmeno facile.
<< Amare? Davvero? Sono
veramente innamorato di una
persona così subdola e delle volte cattiva? Non lo so più. Ultimamente
ho tante
cose per la mente, e la confusione regna sovrana nella mia testa.
>>
Aggrotto la fronte ma non gli faccio domande.
Confuso? Per cosa? Per chi? Cosa ti
passa per la testa?
<< Beh... allora goditi
questo tempo da ragazzo single.
>> Dico sforzandomi di sorridere, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
<< Wow! Tutta in tiro!
>> Mi prende in giro
ridacchiando, la mia cara Bec.
<< Ebbene sì. >> Dico
continuando a rimirarmi
allo specchio, pronta e agitata come forse non lo sono mai stata. Ho un
vero
appuntamento. Non che io non ne abbia mai avuti primi, ma solitamente
si sapeva
che dopo saremmo finiti a letto e poi non ci saremmo più visti. << E il fortunato chi è?
>> Chiede Greta,
affiancando Bec sul telaio della porta. La guardo un attimo e sorrido.
È bello
averla in casa, e per dirlo io che non mi è facile dividere il mio
spazio
vitale, vuol dire che questa ragazza è una sottospecie di angelo
vivente.
È buffo dirlo, ma per quanto sia da
soli due giorni che
abita qui, è tutto diverso. La casa sembra più ordinata, profuma sempre
e già
non ci sono più scatoloni in giro. << È Alessandro. Il ragazzo
del bar. >> Dico
tornando a guardarmi allo specchio. << Finalmente si è decisa a
dargli un’occasione. A
cena, io e Lea, ti racconteremo tutto. >> Le fa l’occhiolino
Rebecca,
facendomi sorridere. Quando vuole, sa essere peggio di una peppia. Ma è
una
peppia che adoro, quindi può benissimo continuare a farla. Da quando ha
superato l’esame, sembra un’altra persona. In realtà è semplicemente la
solita
Bec che adoro.
<< A proposito di Lea, dov’è?
>> Chiedo
voltandomi, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi a causa
dei tacchi
un po’ troppo alti, ma tremendamente belli. << Sotto la doccia. >>
M’informa Greta.
Il campanello suona e io prendo un
gran respiro per
calmarmi. Le mie amiche mi guardano divertite e io cerco di rilassare i
muscoli.
<< Ok, posso farcela. Andrà
tutto bene... >>
<< Pensi che... si concluderà
come al solito? >>
Mi chiede Bec, seguendomi verso la porta.
<< No. Non penso. In realtà
spero che sia tutto
diverso dal solito. >> Dico prima di aprire ad Alessandro e
sorridergli. << Lo mangi il pesce?
>> Mi chiede quasi
imbarazzato Alessandro, una volta che siamo scesi dall’auto e siamo
davanti a
un ristorante non molto lontano dalla Taverna, chiamato John Joy.
Scoppio a ridere coprendomi la
bocca con una mano e lui si spettina
maggiormente i capelli – che stasera sono più in disordine del solito –
e
ridacchia, non molto convinto.
<< Se invece di riempirmi di
complimenti me lo avessi
chiesto prima, probabilmente non ti saresti fatto questa gaffe una
volta
davanti al ristorante. >> Dico ancora divertita; Ale arrossisce
lievemente.
<< Hai ragione. Però non hai
risposto. >>
Lentamente mi avvicino, facendo risuonare i miei tacchi rossi
sull’asfalto, e
intreccio un mio braccio con il suo.
<< Sì. Lo mangio volentieri.
>> << Oddio! Meno male, poiché
ho prenotato. >>
Riscoppio a ridere, ma questa volta lui mi segue a ruota.
Il ristorante è carino, molto
particolare, le pareti
sembrano fatte di roccia e le luci non danno fastidio, sono tenue, ma
non
troppo da non farci vedere. È veramente un bel ristorante, perfetto per
il
primo appuntamento. << Come hai conosciuto questo
posto? >> Chiedo
mentre aspettiamo il secondo, tra una chiacchiera e l’altra.
<< Per puro caso... ne avevo
sentito parlare a lavoro,
quando mi hanno detto che era vicino, sono andato a piedi a vedere dove
si
trovasse. È stata una bella sorpresa, e poi le recensioni erano buone.
Quindi
ho detto “perché no?” >> Sorride e io faccio altrettanto.
<< Sono la prima che ci
porti? >> << Non sono solito a rifare
gli stessi passi con tutte
le ragazze. >> Ah. Abbasso lo sguardo e sorrido.
Abbiamo parlato tanto, mi ha detto
che ha un fratello più
grande, che vorrebbe tanto aprirsi un locale suo, che sua madre cucina
veramente bene, che non vede l’ora di potersene andare a vivere da
solo, anche
se il solo pensiero di doversi mantenere tutto da solo un po’ lo
blocca. Mi ha raccontato
dei vecchi aneddoti delle scuole, del lavoro e soprattutto di famiglia
facendomi piegare in due dal ridere.
Parlare e scherzare con lui è
facile, talmente tanto che il
tempo vola senza rendercene conto. Uscire da lì non lo è stato
altrettanto, più
che altro perché abbiamo bevuto due bottiglie di vino – anche se in
realtà è
come se me le fossi bevuta da sola. Fare le scale per arrivare alla
cassa è
stato esilarante, ma Alessandro è stato carino e mi ha aiutato
afferrandomi una
mano.
Non si è mai spinto troppo oltre,
sembra quasi che non
voglia... ma in realtà mi ha fatto capire che vuole semplicemente
andarci con
calma, farsi conoscere. E l’ho apprezzato veramente tanto. Non si
trovano
facilmente ragazzi del genere... in questo momento mi ritengo fortunata.
<< Lea mi ha detto che domani
sera ci sarà una band a
suonare, da voi... >> Butto lì, una volta che siamo parcheggiati
sotto
casa mia. Una parte di me non vorrebbe scendere dall’auto, e Alessandro
forse
lo ha capito, ma non me lo fa pesare, anzi, ha continuato a parlare,
quasi come
se anche lui non volesse farmi andare via.
<< Sì, è una novità...
sinceramente non so chi siano,
e come, cosa suonino... ma il leader della band è il figlio di un amico
di
Gianluca... diciamo che gli sta facendo un piacere per farsi conoscere.
E
poi... può solo essere un qualcosa in più per il locale, visto che il
giovedì
essendo serata sconti, viene sempre più gente. >> Annuisco e mi
giro
meglio verso di lui, appoggiandomi allo sportello dell’auto e infilando
una mia
gamba sotto l’altra per essere più comoda.
<< Allora ci vedremo anche
domani sera. >>
Mormoro guardandolo di sfuggita. Lo intravedo sorridere.
<< Speravo lo dicessi.
>> Un piccolo sorriso
increspa le mie labbra. << Si è fatto tardi... e domani devi
andare a
lavoro. >> Metto il broncio e lui mi accarezza una guancia.
<< Anch’io non vorrei farti
scendere dall’auto, ma è
giusto che tu vada. Tanto ci vediamo domani sera. Magari ti riempierò
di
messaggi. >> Ridacchio divertita.
<< Sei uno di quelli che
tempesta di messaggini dolci?
>> Ci pensa un po’.
<< In realtà no...
solitamente mando messaggi
divertenti. Sai, in realtà il mio secondo lavoro è fare il clown.
>>
Sgrano gli occhi ma faccio finta di niente. So che sta scherzando, e di
certo
non gli andrò a dire al primo appuntamento della mia fobia per quei
cosi brutti
e truccati da fare schifo.
<< Wow... farai furore
vestito con scarpe enormi, e
faccia truccata da scemo. >> Scoppia a ridere e io mi rilasso. Mi
piace
la sua risata, non è squillante, non è fastidiosa... è... carina. E mi
piace
farlo ridere.
<< Oh sì, non hai idea dello
stuolo di ragazze che mi
lascio alle spalle. >> Dice sarcasticamente. Mi porto una ciocca
di
capelli dietro l’orecchio e lo vedo allungare una mano per
riaccarezzarmi una
guancia.
<< Hai la pelle soffice. Mi
piace sfiorarti. >>
I suoi occhi chiari sembrano brillare, e nel mio stomaco torna ad
esserci una
festa.
Voglio che mi baci. Ma una parte di
me non pensa lo farà.
<< Cos’altro ti piace?
>> Chiedo in un sussurro.
<< Le tue labbra. >>
Dice sfiorandomi quello
inferiore. << Il tuo sorriso, il suono della tua risata... e i
tuoi occhi
che fanno capire quasi sempre cosa stai pensando o provando. Sei molto
espressiva, e la cosa mi piace parecchio. >> Ho il cuore che
batte velocemente.
E non so cosa replicare.
<< Posso baciarti? >>
Mi chiede dopo qualche
secondo di silenzio dove i nostri occhi non si sono allontanati nemmeno
per un
attimo.
<< Pensavo volessi andarci
con calma. >> Ale fa
un sorriso strano ma che per qualche strambo motivo mi fa accelerare i
battiti.
<< Beh... non con così tanta
calma. >> Mormora
praticamente sulla mia bocca, prima di farla combaciare con la sua.
Inizialmente le nostre labbra si sfiorano solo, ma quando le mie mani
s’intrecciano ai suoi capelli, facendolo avvicinare maggiormente, il
bacio si
approfondisce e diventa meno casto e delicato.
Bacia bene. Ma non riesco nemmeno a
rendermene conto, perché
per qualche motivo, non riesco veramente a pensare... mi godo solo il
momento.
<< Deve essere stato tutto
quel rosso, ad averlo fatto
accendere come un toro. >> Scoppio a ridere alla frase di
Rebecca, e
cerco di non andare fuori strada. Lea e Greta, sedute nei sedili dietro
della
mia auto, ridono tenendosi praticamente la pancia e io, ferma a un
semaforo,
colpisco lievemente Bec, facendola sghignazzare. << Devo smetterla di
raccontarvi tutto: mi prendete
sempre in giro! >> Mi lamento, ma ovviamente non dico sul serio,
e loro,
sapendolo, rincarano la dose.
<< Peccato che la signorina,
così pudica e dolce, lo
abbia fermato e sia entrata in casa di corso come Cenerentola allo
scoccare
della mezzanotte... se no chissà cosa avrebbero combinato in quella
macchina.
>> Socchiudo la bocca scandalizzata, rimettendomi in marcia.
<< Lea! >> Scoppiano
tutte a ridere e volto
verso destra cercando un parcheggio.
È giovedì sera, e come avevamo
deciso, stiamo andando alla
Taverna a sentire questo gruppo. Beh, io ho anche insistito per esserci
per
poter vedere Alessandro... ma questo è un dettaglio. Non riesco a evitare alla mia mente
di perdersi nei
pensieri, mentre le mie amiche parlano. Francesco non si è fatto vivo
da
martedì... non mi ha chiesto com’è andata, non mi ha nemmeno chiesto
cosa
facevo questa sera... niente. Non ho nemmeno la minima idea se abbia
fatto pace
con Elisa. In questo periodo non lo capisco, ma non importa, so che
tanto
tornerà sempre da me e m’implorerà di perdonarlo. Capitano a tutti
periodi in
cui si preferisce stare soli. Devo lasciargli il suo spazio, non posso
chiuderlo... non sono sua madre, e nemmeno la sua fidanzata. << Ehi, ti sei ammutolita.
>> Mi dice Greta,
affiancandomi sul marciapiede, facendo andare avanti con disinvoltura
le altre
due pazze mentre raggiungiamo il locale, da cui proviene già musica.
<< Sì, scusa... stavo
pensando. >>
<< A cosa? Al bel ragazzo del
pub? >> Ridacchio.
<< Veramente no. Stavo
pensando a Francesco. Mi sta
dando troppi pensieri ultimamente. >> Mi guarda incuriosita ma
non si
espone, quindi decido di continuare. << Non pensare male, è solo
un amico, cioè è il mio
migliore amico... e vedere che si sta un po’ distaccando mi stranisce.
Tutto
qua. >> << Lea dice che in realtà
provate dei sentimenti l’uno
per l’altro, ma che non volete ammetterlo. Io vi ho visti insieme solo
una
volta, e posso dire che vi guardate in modo... strano. Ma in senso
positivo.
Non mi era mai capitato di vedere due persone che sembrano riescano a
comunicare solo con lo sguardo. >> Arrossisco ma non ribatto.
<< Siamo solo amici. >>
Annuisce e non dice
altro. Non so se dipenda dal fatto che siamo di fronte al locale e la
musica è
ad alto volume, so solo che ringrazio il tempismo.
Una volta dentro, veniamo accolti
dallo staff che lavorano
come dei razzi e aspettiamo il nostro turno per ordinare i cocktail.
A prendere l’ordinazione, è
Alessandro, che quando mi vede
mi fa l’occhiolino.
Ci perdiamo un attimo a parlare
tutti insieme e aspettiamo
che facciano i nostri cocktail. Mi volto verso Lea, la più silenziosa
di tutte,
e noto che sta guardando verso il piccolo palco che hanno messo nel
locale. << Che cosa guardi? >>
Le chiedo praticamente
nell’orecchio per farmi sentire.
<< Penso di essermi
innamorata. >> Sgrano gli
occhi; devo aver capito male.
<< Come scusa? >>
Chiedo, e lei si volta verso
di me con quei suoi occhioni azzurri quasi fuori dalle orbite.
<< Jess... lo hai visto?
>> Mi chiede quasi in
trans, e io inizio a spaventarmi. Scuoto semplicemente il capo, e lei,
riprendendosi, mi afferra e mi appiccica praticamente al suo corpo. << Il batterista. Guardalo. È
un figo della Madonna!
>> Ridacchio e sobbalzo quando sento la voce di Alessandro dietro
di noi.
<< Ecco i cocktail... e lui
si chiama Riccardo.
>> Dice a Lea, che lo ringrazia con un sorrisone a settantadue
denti. Io
scuoto il capo e la lascio perdere mentre torna a guardare il suo
batterista
con gli occhi luccicanti e il drink in mano. Io afferro il mio, quello
che mi
porge Ale e quasi indietreggio quando lo vedo abbassarsi alla mia
altezza. Mi
posa un lieve bacio sulle labbra e io rimango di sasso.
Davvero mi ha baciata davanti a
tutti? Oddio. << È bello vederti. >>
<< G-già, anche per me.
>> Oddio. Ho davvero
balbettato? Cavolo! Mi ha presa alla sprovvista.
<< Devo tornare a lavoro.
>> Dice accarezzandomi
una guancia e ammirando i miei capelli raccolti in una specie di
chignon.
<< Ma durante la pausa vengo a disturbarti. >> Mi fa
l’occhiolino e
io sorrido, questa volta sentendomi tranquilla.
Mi ha baciata davanti a tutti. Non
si è fatto nessun
problema... e soprattutto mi è piaciuto.
Mi volto verso le mie amiche, e
noto che mi guardano come se
in realtà si trovassero al cinema a guardare un film tanto atteso.
Scuoto il
capo e me le trascino a un tavolo, sotto protesta di Lea. Sì,
decisamente
questo Riccardo ha fatto rincoglionire del tutto la mia povera amica.
***
Qui, trovate com’era vestita Jessica
all’appuntamento.
Ebbene sì, Francesco sta tornando a
essere distante, e
soprattutto è confuso. E anche single! Sì, proprio adesso che Jess ha
deciso di
dare un’occasione ad Alessandro. E di Lea che sembra essersi bevuta il
cervello
per questo ragazzo? :P Spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Scusate ancora per l’enorme
attesa... spero ne sia valsa la pena. Il capitolo era lunghissimo,
spero non vi
siate addormentate a metà.
A presto! P.S: questo è il mio ultimo
aggiornamento da diciannovenne
*__* martedì ne compio venti!! Viva meeee :D
È permesso? Avete intenzione
di decapitarmi? Ne avreste
tutte le ragioni. Avete intenzione di leggere e poi chiudere
immediatamente la
pagina? Fareste bene... anche se spero non accadda xD
Sì, sono viva e finalmente sono
riuscita a scrivere. Finalmente
il mio neurone è tornato a posto e si è sentito di farmi sopraffare
dall’ispirazione.
Questo capitolo mi piace, questo
capitolo l’ho scritto di
getto – come non mi accadeva da più di due mesi – questo capitolo è
importante...
e spero vivamente che vi piaccia. Vi chiedo immensamente
scusa per il ritardo, ma è dipeso dal criceto del mio cervello, non da
me.
Se per puro caso pubblicate anche
voi su questo sito, e per caso volete una cover per la vostra
storia, o comunque una copertina per facebook, potrei esservi d’aiuto,
basta
farmi una richiesta in questa pagina di
grafica che ho
aperto qualche tempo fa.
Buona lettura a tutti! :*
<< Dovremmo rifarlo, sai?
>> Dico appoggiandomi
alla porta di casa mia. Alessandro ridacchia e appoggia le mani accanto
al mio
viso.
<< Non abbiamo fatto niente
di così strano o
particolare. >> Mi fa notare, ma io scrollo le spalle e continuo
a
guardarlo divertita, con un sorriso che non riesco a togliermi dalle
labbra.
<< Lo so, ma ogni volta che
mi è capitato di andare al
cinema con qualche ragazzo... beh non ricordo di aver mai visto il
finale di un
film. >> Alessandro si tappa le orecchie e scuote il capo con gli
occhi
chiusi.
<< Abbi pietà di me, per
favore! >> Rido e gli
accarezzo un braccio.
<< Ok, niente dettagli
scabrosi. >> Mormoro –
sempre con quel sorriso che Bec definisce diabetico.
<< Ti ringrazio. >>
Sussurra lasciandomi un
lieve bacio sulle labbra.
Al momento mi sento... sospesa.
Proprio come quando ci
s’immerge nella vasca e ogni suono sparisce, per rimanere solo il
fruscio
dell’acqua che ti accarezza il corpo o direttamente il silenzio
assoluto.
Nemmeno il rumore dei propri pensieri riesce a infastidirti in quel
momento.
Ecco, io mi sento esattamente così, nonostante le mie orecchie non
siano
immerse nell’acqua.
Alessandro mi fa sentire così. E io
adoro sentirmi in questo
modo. << È meglio che ora te ne
torni a casa... sai, la
ragazza qui presente domani deve lavorare. >> Gli dico, però
tenendolo
stretto a me dai fianchi. Alessandro aggrotta la fronte e mi porta
all’indietro
i capelli facendomi alzare anche il viso.
<< Io dico che questa ragazza
lavora troppo. >>
Alzo gli occhi al cielo.
<< Disse il ragazzo più
stacanovista che conosco.
>> Ale ridacchia e infine fa toccare le nostre fronti.
<< Va bene, ti lascio andare
a dormire. E per favore,
non sognare Ted. >> Scoppio a ridere e l’osservo allontanarsi.
Siamo
andati a guardare l’orso Ted, un film che è uscito da poco al cinema...
e devo
dire che mi sono fatta delle grasse risate.
<< Non ti prometto niente.
>> Gli dico mentre
entra in macchina, scuotendo il capo divertito, mette in moto e si
allontana. Ancora con la testa leggera, e il
sorriso che oramai mi
contraddistingue, entro in casa e mi stranisco di notare praticamente
tutte le
luci accese. Mi avvio verso il salotto e quasi mi scontro con Lea e
Greta che
borbottano qualcosa tra di loro.
<< Che succede? >>
Chiedo con un tono più basso
del normale.
<< Finalmente sei arrivata!
>> Esclama Lea,
afferrandomi per le braccia e parlando con un tono di voce normale.
Annuisco
con gli occhi sgranati.
<< Beh sì... che succede?
>> Richiedo, sperando
in una risposta.
<< Eccotiiii! >>
Sobbalzo e guardo subito dietro
le spalle di Lea, notando Francesco praticamente ubriaco che non si
regge in
piedi, mentre cerca di raggiungermi nel corridoio.
<< Francesco? >> Chiedo
stranita, scambiandomi
uno sguardo confuso con le mie amiche.
<< È arrivato mezzoretta fa.
Ovviamente era già
ridotto così. Ha chiesto di te, e poi si è buttato sul divano divorando
popcorn
e guardando qualche sitcom in tv. >> Mi spiega Lea molto
velocemente
mentre Francesco ci raggiunge per poi abbracciarmi – o meglio
stritolarmi.
<< Amica! Amica mia! Cavolo,
è una vita che non ci
vediamo. >> Il fatto che riesca ancora a scandire bene le parole
dovrebbe
rasserenarmi, ma purtroppo è tutto il contrario... Francesco non è
abituato a
bere, almeno non alcolici, preferisce la birra ma il suo alito sa di
vodka... o
forse Gin.
<< Come sei arrivato qua?
>>
<< Mi ha... ppportato Luca.
>> Annuisco e cerco
di portarlo verso il divano. Sento le mie amiche rintanarsi da qualche
altra
parte. Facendo attenzione a non cappottarmi per via dei tacchi – e del
suo
corpo spalmato sul mio che mi fa traballare – lo faccio sedere per poi
togliermi le scarpe.
<< Perché sei ubriaco marcio?
>> È poco più di
una settimana che non lo vedo, ci siamo sentiti veramente poco e
soprattutto
non ci siamo mai fatti degli “interrogatori”. Devo ammettere di essere
sempre
stata un po’ fredda, più che altro perché sono ancora un po’ offesa del
silenzio stampa in cui si è rintanato. Sono la sua migliore amica, non
merito
un po’ di rispetto e soprattutto di essere aggiornata sulla sua vita?
<< Perché sono andato a bere!
>> Mi risponde
come se fosse ovvio, appoggiandosi allo schienale.
<< Certo, che domanda
stupida. >> Rispondo
ironicamente. << Aspetta che rettifico; perché ti sei ubriacato
di
mercoledì sera? >>
<< Perché ne avevo voglia! E
poi domani non devo mica
lavorare. >> Cerco di non ridere.
<< Ah no? Tu di giovedì non
lavori? >> Le chiedo
curiosa, e divertita.
<< Giovedì? Domani non è
giovedì! >>
<< Davvero? Perché io ricordo
che dopo il mercoledì
viene proprio il giovedì... mi sbaglio? >>
<< Cazzo! >> Esclama
schiaffandosi una mano sul
viso. Scuoto il capo e mi dico che non c’è bisogno di fargli un
cazziatone che
tanto non ricorderà, che il dopo sbornia sarà sicuramente più efficace
di una
mia strigliata.
<< Fra? >> Lo chiamo
mentre lo osservo bere una
tazza di caffè, sperando lo aiuti a riprendersi un po’. Confronto a
un’ora fa
sembra più tranquillo e meno “fuori”, di conseguenza oso fargli una
domanda, ma
solo una volta che i suoi occhi blu incontrano i miei. << Perché
non ti
sei fatto vedere? Che cos’hai fatto in questi giorni? >> Non
risponde
subito, e mentalmente mi sgrido, perché ora come ora potrebbe
tranquillamente
dirmi che si è fatto i cazzi suoi, e di non impicciarmi. O almeno... io
da
ubriaca – molto probabilmente – risponderei qualcosa di simile.
<< Ho rimorchiato. Ho fatto
tanto tanto tanto sesso.
Sai... avevi ragione: il sesso aiuta a non pensare. Perciò, mentre tu
fai la
donnina che sogna il principe azzurro... io ho scopato come un coniglio
con
sconosciute e mi sono mooolto divertito. >> Ok, dovevo farmi i
fatti
miei, anzi, se mi avesse detto di non impicciarmi, ci sarei rimasta
molto
meglio di quanto sto adesso.
<< Wow... quindi non sei
tornato con Elisa. >>
<< Elisa? Figurati. Ho chiuso
con lei, con lei e la
sua lingua velenosa. >> Di questo dovrei rallegrarmi, ma almeno
quando
stava con quella serpe, avevo ancora il mio migliore amico che si
reggeva in
piedi... e che mi cercava.
<< Quindi ti stai dando alla
spensieratezza e alla
vita da single. >> Mormoro con tono incolore. Annuisce dopo aver
bevuto
un altro sorso di caffè.
<< È una figata, sai? Che te
lo dico a fare, tu lo
sai. Tu hai vissuto! Tu non ti sei mai fatta problemi di abbordare un
ragazzo,
farci quattro risate anche solo per farti offrire da bere. Tu hai
vissuto!
>> Lo guardo come se davanti ai miei occhi avessi uno
sconosciuto, non lo
riconosco e una parte di me ha paura che quello che ha appena detto lo
pensi
davvero.
È vero, non mi sono mai fatta
scrupoli per avere quello che
volevo – anche solo un drink in omaggio – ma... ma lui mi ha quasi
descritta
come un’approfittatrice, una donna di mondo... una poco di buono. E la
cosa non
mi piace.
<< Già. Io andrei a letto.
Sai, io domani lavoro.
>> Mi alzo dal tavolo con il suo sguardo stranito e confuso
puntato
addosso.
<< Ho detto qualcosa di male?
>> Mi volto e lo
osservo, per qualche secondo non batto ciglio, ma infine scuoto
semplicemente
il capo.
<< Ti vado a preparare il
divano. >> Gli
comunico, lasciandolo al tavolo con uno sguardo spaesato.
Non so da quanto tempo sto
guardando il soffitto buio della
mia stanza. So solo che il mio sorriso diabetico è scomparso da quando
sono entrata
in casa. So solo che il mio migliore amico è un deficiente. So solo che
fra tre
ore dovrei svegliarmi, ma non ho ancora chiuso occhio.
Il cigolio della porta mi fa
immediatamente voltare la testa
verso quella direzione, e mi stupisco di vedere Francesco che entra con
passo
furtivo e si avvia al letto andando a sbattere ovunque. Trattiene
qualche
bestemmia e si siede sul letto, dandomi le spalle e lo immagino
massaggiarsi un
piede, se non tutti e due.
<< Se per puro caso stavo
dormendo... beh mi avresti
svegliato. >> Gli dico candidamente, facendolo sobbalzare. Si
volta verso
di me e accende l’abatjour ma mettendola molte tenue, in modo da non
affaticare
i nostri occhi abituati al buio.
<< Sei sveglia. >>
Capisco subito che non è più
ubriaco, e ne sono contenta, però... cosa ci fa nella mia camera?
<< Sì, non ho chiuso occhio.
>> Gli dico, e
subito dopo si passa una mano sul viso.
<< Ho detto qualche stronzata
che ti ha offesa, vero?
>>
<< No... cioè... non proprio.
Solo che mi hai
destabilizzata, non ti avevo mai visto combinato in quel modo. E poi
perché eri
qui? Perché eri ubriaco? >> Chiedo mettendomi seduta, ma pur
sempre
coperta.
<< Troppe domande, e
soprattutto abbassa la voce: ho
mal di testa! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Avevi solo da non bere.
>>
<< Tu bevi sempre! >>
Mi rinfaccia.
<< Innanzitutto, io non bevo
sempre... non sono mica
un’alcolizzata! E poi... io reggo l’alcool, al contrario di te. >>
<< Non mi pare di aver
vomitato. >> Mormora,
cercando di ricordarsi se lo ha fatto o meno.
<< È un dettaglio! E comunque
non hai risposto alle
mie domande. >>
<< Avevo voglia di vederti, e
sapevo che non mi
avresti chiuso la porta in faccia. E poi... eravamo fuori, una cosa ha
tirato
l’altra e ci siamo messi a bere, non c’è niente di male. >>
<< Sì, se lo si fa in
settimana, scordandosi che il
giorno dopo si deve andare a lavorare. >>
<< Ok, mamma, hai ragione, ma
puoi non farmi la
predica? E comunque sono arrivato qua e tu non c’eri. Non ci sei mai!
Oramai
passi tutto il tuo tempo con quell’altro.
>>
<< Oh mio Dio, non
ricominciare! Non iniziare a farmi
la predica, quando tu, sì, proprio tu,
te ne vai in giro a scopare come un
coniglio che è uscito dal letargo! >> Ho cercato di non urlare, e
ci sono
riuscita, ma il mio nervosismo è palese.
<< I conigli vanno in
letargo? >> Mi chiede
confuso e curioso.
<< Ma che ne so! >>
Dico spazientita
gesticolando. << Era un esempio, deficiente! >> << Ehi! Non insultare... e
comunque... hai ragione,
non mi sono comportato bene ma sapevo che tu avresti scelto di passare
il tuo
tempo col principe azzurro, di conseguenza mi sono messo da parte.
>> Gli
afferro una mano, cercando di non far troppo trapelare il fatto che il
mio
isterismo sia diminuito.
<< Non devi metterti da
parte, sei il mio migliore
amico. È vero, sto uscendo con Alessandro, ma non per questo non
dobbiamo
vederci o sentirci. >> Abbassa lo sguardo e accarezza la mia mano
stretta
alla sua.
<< Devo solo abituarmici. E
comunque... hai un
tempismo del cazzo! Ora dovevi impegnarti e mettere la testa a posto?
Proprio
ora che io sono single? >> Scoppio a ridere.
<< Cos’è, avevi bisogno del
supporto? Della spalla che
ti facesse rimorchiare di più? >> Ride anche lui.
<< Beh sì, perché no...
sarebbe stato divertente.
>> Lo spingo ma lui non si muove di una virgola; mi sdraio e lui
mi
affianca. Entrambi fissiamo il soffitto.
<< Alessandro mi fa stare
bene, mi fa ridere e mi
coccola senza esagerare. >> Dico una volta che ha spento la luce.
Non ribatte subito, e io mi volto
per osservarlo.
<< Mi fa piacere. Meriti
questo e molto di più.
>> Sorrido nell’oscurità e mi avvicino dandogli un bacio sulla
guancia,
ma lui si volta e i nostri nasi si sfiorano. Nonostante attorno a noi
ci sia
solo oscurità, vedo benissimo i suoi occhi, il suo viso, il suo corpo
coperto
solo da una maglietta e dai boxer. Ho il cuore che batte a mille.
<< Buonanotte Fra. >>
Mormoro, ma nonostante
questo, non riesco a tornare sdraiata e nemmeno a distogliere lo
sguardo dal
suo.
<< Sì, buonanotte batuffolo.
>> Sorrido
dolcemente del mio nuovo nomignolo e gli accarezzo una guancia.
<< Tu non sei normale.
>>
<< Nemmeno tu, ma è anche per
questo che ti voglio
bene. >> Sento le mie guance colorarsi, ma non dico e non faccio
niente.
Francesco sorride e infine si mette di lato, verso di me. I nostri visi
sono
più vicini e sento il suo respiro rompersi contro le mie labbra.
Devo allontanarmi. Devo dargli le
spalle e cercare di
dormire un po’... ma invece sto ferma. Lo guardo e aspetto. Aspetto non
so
cosa, ma attendo. << Sai... è difficile dire
cosa vorrei fare adesso...
>> Sussurra, il mio cuore riprende a battere forsennato, perché
lui sa,
capisce di cosa sta parlando il mio amico. Ma proprio perché è mio
amico, sorrido
e pensando ad Alessandro, mi volto dandogli le spalle e chiudo gli
occhi
maledicendomi perché per un momento, ho pensato – anzi no – sperato che il mio migliore amico mi
baciasse. Sì, nonostante ci sia Alessandro che mi faccia stare bene.
Sono veramente pessima.
<< Hai un uomo nel tuo letto.
E non è quella
sottospecie di fidanzato che ti ritrovi. >> Mi fa notare Bec non
appena
metto piedi in cucina.
Mi sento letteralmente rimbambita,
non ho chiuso occhio,
alla fine ho continuato a rimuginare e rimuginare, e non sono venuta a
capo di
niente, tanto che alla fine mi sono voltata verso Francesco e l’ho
guardato
russicchiare. Sono un caso disperato.
<< Ne sono al corrente.
>> Le dico sedendomi sul
bancone della cucina.
<< Sai anche che è solo in
boxer? >> Mi chiede e
io la guardo male.
<< Non è accaduto niente.
Assolutamente niente.
>> Asserisco facendola sorridere.
<< Non ancora. >>
Sussurra, ma io la sento, però
non ribatto. Non ho nemmeno il coraggio di dirle i pensieri che mi
hanno
tormentato tutta la notte. Non ne ho la forza.
<< Ragazze! Ragazze! Ragazze!
Ho passato la notte a
messaggiare con Riccardo! >> Esclama Lea, arrivando di corsa
dalla sua
stanza, ovviamente svegliando Greta che appare come uno zombie,
guardandola
male.
<< Riccardo chi? >>
Chiede Bec con una tazza di
caffè in mano.
<< Il batterista! >>
Dice Lea trafiggendola con
lo sguardo. Io sorrido.
<< Dove avete messaggiato?
>> Chiede Greta,
seduta al tavolo, con un braccio sulla superficie legnosa e una mano
tra i
ricci neri e ribelli.
<< Su facebook. Finalmente ho
iniziato ad apprezzare
quel social network! >> Continuo a sorridere, contenta per la mia
amica e
aspettando qualche succulento scoop.
<< Quindi? Uscite? Fate
sesso? >> Chiede, con
molta delicatezza, Bec.
<< Ma va! >> Risponde
Lea, arrossendo.
<< Di cos’avete parlato?
>> Chiedo,
intromettendomi cautamente, accettando la tazza che mi porge Rebecca.
<< Di tante cose, ha detto
che stasera mi devo fare
avanti, devo salutarlo... vuole vedermi di persona. Oddio! Sono
agitata... sono
in ansia! Cosa mi metto stasera? >>
<< Ma fin dalla mattina
parlate di queste cose?
>> Chiede Francesco, entrando in cucina e sedendosi al tavolo.
<< Ebbene sì! Soprattutto
quando si tratta di me e
della missione “cattura il batterista”. >>
<< Ma la missione non era
“fai innamorare il
batterista”? >> Chiedo confusa. Lea scrolla le spalle.
<< È la stessa cosa. >>
Ah. Annuisco e mi
scambio un’occhiata spaurita con Francesco.
<< Scusa ma... te che ci fai
ancora qua? >>
Chiede, un attimo tornando lucida, la mia cara Lea, ovviamente rivolta
a Francesco.
<< Devi ancora ringraziare
che ho sentito le tue urla
di giubilo e sia riuscito ad aprire gli occhi. Arriverò in ritardo. Tanto
l’importante è che io mi presenti. >>
<< Certo... come no.
Comunque... che cosa mi metto
stasera? >>
<< Anche nuda, faresti un
figurone. >> Le dico
passandole accanto e facendole l’occhiolino. Lea arrossisce e
m’inveisce
contro, ma non sto ad ascoltarla e mi catapulto in bagno afferrando il
mio
cellulare, dove trovo un messaggio di Alessandro.
“Ciao piccola, passa
una bella giornata. Ci vediamo stasera. Ah! Ti ho sognata ;)” Ecco... e io posso mai farmi venire
strani pensieri quando
ho un ragazzo del genere?
No, non posso e non devo.
Soprattutto se quel ragazzo che mi
fa’ fare pensieri strani è il mio migliore amico.
Capitolo 9 *** Capitolo otto: Andare dritti per la strada scelta. ***
Buongiorno a tutti... ebbene
sì, non sono scappata ai
Tropici – purtroppo. Semplicemente la vita mi ha occupato tutto il
tempo che
avevo e la voglia di scrivere è scemata man mano. Ma ieri non ho dato
tregua
alla tastiera e non ho fatto altro che scrivere. Tanto che questo che
segue è
il capitolo più lungo che questa storia abbia mai visto.
Accadono tante cose, forse troppe.
Ci sono ancora tante cose
da chiarire e di certo il finale non aiuta, ma spero che piaccia a voi
come
piace a me.
Ho dato un paio di riletture, non
di più, ma mi auguro non
ci siano duemila strafalcioni e che sia leggibile. Detto ciò, vorrei
solo
ricordarvi il gruppo degli spoiler, dove ovviamente siete tutti i
benvenuti e
soprattutto la mia pagina di grafica su facebook.
Ora, vi auguro buona lettura. E
grazie a tutti, di tutto. Come
sempre:) Questo link, vi porta a vedere com'era vestita
Lea. Leggendo il capitolo capirete.
<< Quel vestito lo conosco.
>> Esclamo entrando
in camera mia e guardando Lea che si ammira allo specchio con un mio
vestito.
<< Da quando mi freghi la roba da vestire? >> Chiedo
divertita,
sedendomi con le gambe in crociate sul letto e continuando a guardarla.
<< Da adesso. >> Mi
risponde distratta, ma
subito dopo si volta quasi spaventandomi. << Non è un problema, vero?
>> Ridacchio di
fronte alla sua espressione da cucciolo spaurito.
<< No, tranquilla. E comunque
è risaputo che l’azzurro
e il blu donano più a te che a me. >> Lea mi sorride grata e
torna a
rimirarsi. Vorrei prenderla in giro, ma non ci riesco, più che altro
perché non
mi degnerebbe di considerazione – e quindi non ci sarebbe nessun
divertimento –
ma soprattutto perché la capisco. Ogni volta che esco con Alessandro,
ci passo
ore davanti al mio amato armadio. E non era mai capitato prima che
iniziassi a
uscire con lui. Accurata sì, ma maniaca no.
<< Sono agitata, è normale?
>> Mi chiede con
voce rotta continuando a guardarsi allo specchio e lisciandosi in modo
incontrollato e ripetitivo il vestito.
Mi viene da sorridere, tra tutte
sono quella che ha sempre
cercato di tranquillizzare le amiche e che desse consigli saggi, ma non
avevo
mai capito quanto si potesse impazzire a causa dell’ansia che viene
prima di un
appuntamento.
<< Sì, è assolutamente
normale, significa solo che
questo ragazzo ti piace. >> Lea mi ha osservato tramite lo
specchio, non
mi risponde subito, lo fa dopo aver sospirato.
<< Ho paura di non piacergli.
Facebook permetterà anche
di conoscere nuova gente, ma le foto non rendono giustizia, possono
farti
sembrare più bella o più brutta di quanto si è normalmente. E ho paura
che lui
mi abbia visto più bella di quello che sono. >> Lentamente mi
alzo e
rimanendole dietro, le accarezzo le braccia nude.
<< Ti fai troppi problemi. E
non lo dico perché sono
dell’idea che ai ragazzi basti vedere un bel seno prosperoso per farli
innamorare, bensì perché con lui ci hai parlato. Sarà anche vero che
non ti ha
visto, ma ha scoperto quanto tu sia geniale e fantastica... non puoi
non
piacergli. >> Sospira nuovamente e le sue labbra si stirano in un
sorriso.
<< Riesci sempre a calmarmi.
Come fai? >>
<< Non si svelano i trucchi
del mestiere. >> Le
dico divertita facendole un occhiolino; Lea ridacchia e finalmente si
volta
verso di me.
<< Come mai non sei ancora
pronta? >>
<< È presto. >> Lei
quasi sbianca e io cerco di
non farmi vedere troppo preoccupata.
<< Non è presto, vedi di
prepararti e di sbrigarti! Ho
un appuntamento! >> Quasi scoppio a ridere ma senza ribattere e
farmelo
ripetere, prendo il suo posto davanti all’armadio.
La Taverna è caotica come sempre,
però c’è qualcosa di
diverso, come se la gente lo facesse a posta a spostarsi per farci
passare. Mi
fa quasi sentire la protagonista di un film. Lo so, è stupido, ma
preferisco
perdermi in pensieri insensati che stare a rimuginare su cose che mi
hanno
accompagnato tutto il giorno.
Come il bacio che avrei voluto di
Francesco.
<< Ehi! >> Alessandro
ci affianca e io mi sforzo
di rendere il più sincero possibile il mio sorriso. Lui non si merita
una
deficiente come me che non è in grado di tenere in piedi una relazione.
Per
quanto mi piaccia... ho la mente confusa e non so che diamine voglio.
Anche se sono più che certa di una
cosa: non posso desiderare
il mio migliore amico.
Sarebbe decisamente una cosa
banale, come in un film o in
uno di quei telefilm che adoro.
<< Hai visto Riccardo?
>> Gli chiede subito Lea,
strappandogli un sorriso malizioso.
<< Sì, è nel retro che
accorda non so cosa... penso ti
stia semplicemente aspettando. >> Lea arrossisce e io cerco di
non farmi
beccare mentre sorrido divertita. La mia amica borbotta qualcosa
d’incomprensibile e infine sparisce dalla nostra vita facendoci
scoppiare a
ridere. << È bello vederti. >>
Mi dice ancora
sorridendomi accarezzandomi un braccio. Ricambio il sorriso e ringrazio
che una
ragazza dietro il bancone lo richiami a lavoro. Guardandomi dispiaciuto
mi
lascia e io gli do subito le spalle, mi guardo attorno e mi dico che
stare da
sola come una deficiente, in mezzo al locale, non è per niente
divertente. Ma
non ho nemmeno il tempo di sbuffare che vedo Francesco entrare con un
paio di
suoi amici mentre stanno ridendo.
Il cuore inizia a battermi un po’
più forte ma trovando la
forza do le spalle anche a lui facendo finta di niente, ma so benissimo
che
Francesco mi noterà, infatti nemmeno un minuto dopo mi affianca
tirandomi una
ciocca di capelli.
<< Che ci fai tutta sola?
>> Gli sorrido e cerco
di mostrarmi tranquilla.
<< Sara deve ancora arrivare,
Erica anche... e Lea è
scappata da Riccardo. >> Annuisce.
<< Beh allora aggregati a
noi. A Marco e Luca non
dispiacerà. >>
<< Ne sei sicuro? >>
Chiedo guardando i diretti
interessati che ridono e parlando al bancone aspettando che qualcuno li
servi. << Certo. Lo sai che ti
adorano... e poi non posso
mica lasciarti qui da sola come un’anima in pena! >>
<< Oh che carino! Ti
preoccupi di non avermi sulla
coscienza. >> Dico ironica facendolo ridere.
<< Dai, scema, vieni. Ti
offro da bere. Ovviamente
perché mi fai sempre pena. >> Lo colpisco a un braccio mentre ci
avviciniamo al bancone e lui mi fa una linguaccia.
Contieni i pensieri,
Jessica. Contieni i pensieri e non fantasticare troppo con la mente. << Cosa posso servirvi
ragazzi? >> Alzo un
sopracciglio in direzione di Alessandro.
<< Tutt’un tratto sono
diventata un ragazzo? >>
Chiedo per provocarlo e lui mi sorride seducente.
<< Mai dire mai, poi magari
controlliamo. >>
Dice ridendo e io lo seguo a ruota. Ovvio, la sua battuta, forse, è un
po’
troppo pesante ma... chissene! È una battuta. Francesco si raschia la gola e
cerco di far di tutto per non
voltarmi.
<< Due vodka lemon. >>
Dice senza guardarlo,
afferrando il portafoglio e pagando lasciando un attimo smarrito
Alessandro che
mi guarda in cerca di una risposta, ma io scrollo le spalle. Anche gli altri due ragazzi
ordinano e infine Alessandro si
rivolge a me.
<< Cosa posso prepararti?
>> Mi chiede
gentilmente, sicuramente più di quanto abbia fatto con i ragazzi.
<< Ha ordinato Francesco per
me, non preoccuparti.
>> Annuisce senza guardarmi e si mette a preparare i cocktail,
noi
andiamo a sederci a un tavolo libero e nessuno fiata per qualche attimo.
<< Allora Jessica, come ti
butta? A parte il fatto di
aver messo la testa a posto. >> Mi dice in modo gentile Luca.
Peccato che
la sua domanda mi metta agitazione, poiché... ho davvero messo la testa
a
posto? Uscire con Alessandro significa questo?
<< Tutto bene, grazie.
>> Iniziamo a parlare, ridere e
scherzare mentre aspettiamo che ci venga portato
quello che abbiamo ordinato e continuiamo anche dopo che una cameriera
ce li
porta. La serata prosegue in modo
tranquillo, ma mi sembra di
essere quasi troppo meccanica. Una parte della mia mente continua a
pensare a
Francesco, a quello che vorrei, a quello che sarebbe potuto accadere e
il
perché mi senta continuamente sotto pressione ora che lo vedo o ci
parlo, e
un’altra parte del mio cervello continua a chiedersi “ma dove cazzo è
finita
Lea?!”
<< Buonasera. >> Lea si
accomoda tra di noi, e
noi smettiamo di parlare, i ragazzi la salutano e io mi perdo a
osservarla.
Ha le labbra gonfie, questo
potrebbe significare solo una
cosa, e non riesco a impedire alle mie labbra di stendersi in un
sorriso.
Quando i suoi occhi azzurri incontrano i miei castani, non riusciamo a
non
ridacchiare. A volte non servono le parole,
basta un semplice sguardo.
<< Sbaglio o ti sta evitando?
>> Mi chiede Lea,
raggiungendomi fuori mentre fumo una sigaretta. Non ho il coraggio di
chiederle
a chi dei miei due “spasimanti” si riferisca.
<< In effetti sì. >>
Lei ridacchia e mi affianca
appoggiandosi come me alla ringhiera del dehors inutilizzato a causa
del
periodo invernale.
<< Non mi chiedi neanche a
chi mi riferivo? >>
La guardo in modo neutro.
<< Mi stanno evitando
entrambi. Uno è offeso perché
non si reputa importante come l’altro – arrivato dopo di lui,
praticamente uno
sconosciuto... l’altro... non lo so perché non mi ha minimamente
calcolata. Non
mi ha nemmeno baciato stasera. >> Ammetto senza preamboli. Non mi
va di
tenermi tutto dentro, non ce la faccio più.
Lea mi si avvicina maggiormente e
le nostre braccia si
sfiorano.
<< Riccardo è simpatico.
Carino. Giocoso. Bacia bene.
Però penso non voglia cambiare le sue abitudini. Magari non sarò
l’unica che
bacerà stasera, magari invece di venire a casa con me andrà a casa con
un’altra.
Non ha voluto parlarne, e io non ho tirato minimamente in mezzo il
discorso.
Alla fine lo conosco appena, però mi piace. >>
<< Certo che siamo messe male
tutte e due. >>
Ammetto facendola ridacchiare e annuire.
<< È successo qualcosa ieri
sera, vero? >> Mi
chiede senza preamboli, facendomi un attimo irrigidire e buttare la
sigaretta
subito dopo.
<< Avrei voluto baciarlo.
Penso lo volesse anche lui.
>> È inutile fare nomi, e comunque non devo dargli troppa
importanza,
come “avvenimento”. Mi metto le mani in tasca, cercando
di scaldarle, e aspetto
che la mia amica mi consigli qualcosa, nel frattempo guardo dentro il
locale e
osservo le mie amiche scherzare e ridere tra di loro, mentre poco più
in là
noto Francesco che flirta con una ragazza. E non provo niente. Né
sorpresa, né
delusione. Semplicemente li osservo. E non so se avrei preferito essere
infastidita. << Ti piacciono entrambi
ma... con Alessandro ci stai
andando con calma. Non è da te, e non significa che tu lo faccia perché
ci
tieni di più. >>
<< Quindi pensi che per
quanto mi piaccia, non ci sia
ancora andata a letto perché non lo reputo importante come vorrei e ho
paura di
deluderlo? >> Ci scambiamo un’occhiata e non serve che lei
annuisca. So
benissimo che intendeva quello, e per aver concluso la frase, so per
certo che
la pensa nello stesso modo anche una parte di me.
<< È stata, decisamente, una
serata interessante.
>> Commenta Francesco una volta davanti alla mia porta di casa.
Annuisco
e continuo a chiedermi perché abbia insistito per accompagnarmi, la
macchina ce
l’avevo, ma ha detto che avrebbe preferito che Lea tornasse a casa da
sola
poiché doveva parlarmi.
Ovviamente in auto non ha fiatato
una mosca. << Quindi... mi aspettavo che
te ne andassi con la
biondina. >> Commento, forse, un po’ troppo aspramente. Francesco
sorride
ma non un vero sorriso, semplicemente stende le labbra senza alzare fin
troppo
gli angoli, e il mio stomaco si chiude in una morsa a cui non riesco a
dare un
senso.
<< Ho preferito concludere la
serata con te. >>
Fino a qualche settimana fa, o forse sarebbe meglio dire fino a ieri
sera, la
sua frase mi avrebbe semplicemente fatto ridere e lo avrei spintonato
dandogli
dell’idiota, ma ora, invece... non riesco a trovare un senso alla sua
frase. << Sei stato gentile ad
accompagnarmi. >>
Ammetto, ma nei suoi occhi passa un lampo che non so decifrare.
<< L’ho fatto volentieri.
D’altronde mi hai detto che
non c’è bisogno che io mi metta da parte nonostante ci sia quell’altro,
no?
>> Il mio cuore manca un battito.
<< Alessandro. Non
quell’altro. >>
<< Sì, beh... lui. >>
Infila le mani nelle
tasche anteriori dei jeans e fa un passo avanti. Vorrei tanto farne uno
indietro, ma i miei piedi decidono di non muoversi.
Testa e cuore stanno facendo a
pugni, e non ho la minima
idea di chi vincerà.
<< Fra... Elisa? >>
Noto che s’irrigidisce, e
per mia fortuna si ferma.
<< Te l’ho detto: abbiamo
chiuso. Mi vedo con altre,
non la sento, non la vedo. Perché me lo chiedi? >> Già, perché ho
tirato
in ballo la carina e gentile Elisa?
Semplice, volevo far in modo che si
fermasse.
<< Non lo so, mi è passata
per la mente. >> Una
sua mano vola ad accarezzarmi una guancia e sento dei brividi
attraversarmi.
Cerco di deglutire ma inutilmente.
Di nuovo quella strana sensazione.
Quella sensazione che mi fa sentire
dannatamente viva.
<< Pensi troppo. Dovresti
assolutamente pensare meno.
>> I suoi occhi color ghiaccio continuano a spostarsi dalle mie
labbra a
cercare il mio sguardo e viceversa, e io... io mi sento una statua di
sale.
Come se stessi guardando un film,
lo vedo avvicinarsi e
nello stesso tempo m’irrigidisco nonostante una parte di me desideri
che sposti
la sua mano dalla mia guancia per incastrarla tra i miei capelli e
spingere il
più velocemente possibile le sue labbra contro le mie. Ma una volta che
i
nostri nasi si sfiorano – e il mio cuore quasi mi scappa dalla gabbia
toracica
– sento nitidamente la porta aprirsi e dentro di me scoppia tutto come
se fino
ad ora mi fossi trovata in una bolla di sapone. Mi volto velocemente,
dando le
spalle a Francesco e incontrando lo sguardo sorpreso e dispiaciuto di
Greta.
<< Sentivo delle voci,
scusatemi. >>
<< No, no. >> Dico
farfugliando e passandomi fin
troppo nervosamente le mani tra i capelli. << Stavo per entrare.
>>
Francesco incastra una sua mano alla mia e il mio viso si volta verso
di lui.
Mi sta pregando con lo sguardo di non andare. Ma io non posso fare
altrimenti,
perciò gli faccio un veloce sorriso e abbandonando la sua stretta entro
in
casa.
Ho bisogno di bere. E di fare
sesso. Sì, soprattutto quest’ultima.
<< Elisa è distrutta.
>> Commenta Veronica, una
volta sedutasi al tavolo della mia cucina. Le verso il caffè in una
tazzina
senza zucchero e la raggiungo posandogliela davanti.
<< Sei venuta qua per
parlarmi di Elisa? >> Le
chiedo con un tono neutro, sperando mi dica di no, che ha tirato in
ballo la
cosa solo per fare conversazione.
<< Non esattamente. Sono qui
per chiederti se c’è
qualcosa tra te e Francesco. >> Sospiro e la guardo attentamente
nei suoi
occhi verdi.
Inevitabilmente mi ritorna alla
mente il quasi bacio di due
sere fa.
<< Vero, io ti voglio bene...
ma... anche se ci fosse
qualcosa – e bada bene, non sto dicendo che ci sia – dovresti farti gli
affari
tuoi. Capisco anche che Elisa sia tua amica, ma io sono tua cugina.
>>
<< Una cugina cui voglio un
mondo di bene, e che penso
che se dovesse accadere qualcosa con il suo migliore amico non se lo
perdonerebbe mai. Sarà vero che Elisa e Francesco non stanno più
insieme ma tu
sai che lui prova qualcosa ancora per lei. Non puoi metterti in mezzo.
>>
<< E non ho intenzione di
farlo. Non c’è niente tra me
e lui, e non c’è nemmeno più qualcosa tra di loro. Devi smetterla di
preoccuparti. E di metterti in mezzo. E poi io sto uscendo con
Alessandro.
>>
<< Sì, e per quanto ancora?
Non sei felice con lui.
Quanto tempo è che non ti fai una sana scopata, eh? Sei sempre
pensierosa
ultimamente... e non mi piace, soprattutto perché non ti confidi più
con me.
>> Mi spiace vederla stare male per me, ma non sono affari suoi.
Non
posso confidarmi con lei sapendo come la pensa. Non ho intenzione di
venire
sgridata, non sono più una bambina e nella mia testa c’è già abbastanza
confusione così.
<< Vero... >> Le
afferro una mano e cerco di
sorridere. << Preoccupati solo della tua relazione, starai meglio
a non fare
la spia per conto di qualcun altro. Non ne vale la pena e Francesco ed
Elisa
non torneranno comunque insieme. >>
<< Perché? Che cosa te lo fa
pensare? >> Chiede
ritirando la sua mano dalla mia. Cerco di non offendermi per la sua
sottrazione
e sospiro appoggiandomi allo schienale della sedia.
<< Forse il fatto che
Francesco scopi come un coniglio
con la prima che gli capiti a tiro, o il fatto che non l’ha più
menzionata...
sono tante piccole cose che fanno capire che il loro rapporto è finito.
>> Lei si ammutolisce e dopo un po’ cambia discorso e finalmente
torno a
sentirmi serena e tranquilla a parlare e scherzare con mia cugina. << Ho bisogno di fare sesso.
Sesso vero. Vivace.
Audace. Che ti lasci pienamente soddisfatta, sfinita e con la mente
vuota. >>
Tre paia d’occhi si voltano verso di me con un punto interrogativo in
faccia.
<< Ti rendi conto che stiamo
guardando una sitcom
poliziesca e non un porno, vero? >> Mi chiede Bec facendomi
ridacchiare e
passare una mano tra i capelli.
<< Sì, me ne rendo pienamente
conto ma ho bisogno di
svuotarmi la mente. >>
<< Francesco ti sta facendo
impazzire, eh? >> Mi
chiede Greta in modo malizioso. Sbuffo e annuisco.
<< Al contrario di
Alessandro. >> Mormoro
facendole incuriosire maggiormente.
<< Ancora niente? >> Mi
chiede sempre lei e io
faccio una smorfia. << Già. Tra l’altro è da
venerdì che sembra quasi che
mi eviti. La cosa mi fa infuriare maggiormente. >>
<< Hai detto o fatto qualcosa
di male? >> Mi
chiede distrattamente la cara Lea che continua a imperterrita a pigiare
i tasti
del suo Blackberry azzurro. La guardo con il broncio e incrocio le
braccia al
petto mentre in tv inizia una sparatoria. << Non mi risulta. E comunque
non sarebbe una
giustificazione valida per trovare scuse per non vedermi. Se fosse
adulto e
maturo come dice di essere, beh non dovrebbe evitarmi. >>
<< Sì, ma questo non spiega
perché tu abbia voglia di
fare sesso. >> Mi dice candidamente Bec, senza mezzi termini e
aspettando
incuriosita una risposta.
<< Avere una sottospecie di
relazione è una fregatura.
Devi preoccuparti di quello che vuole l’altro, non puoi fare o dire
quello che
più desideri e soprattutto devi scervellarti per stare dietro a
quell’altra
persona. Ora io voglio fare sesso, però non posso. Non senza di lui, e
soprattutto
non posso presentarmi a casa sua e farmelo. Prima sì, prima lo avrei
fatto.
Forse. Avrei comunque trovato un modo. >>
<< Ti manca l’essere libera?
>> Mi chiede Greta,
non commentando il mio sfogo forse esagerato, ma che ci posso fare? Se
non mi
sfogo con loro con chi dovrei farlo?
<< Un po’. >>
<< Non è l’essere libera che
ti manca, è semplicemente
che ti fa andare fuori di testa non essere calcolata da quello che
teoricamente
è il tuo fidanzato. E quando vai in crisi tu fai sesso. E poiché ti sei
autoimposta
di fare la brava ragazza, di conseguenza ti senti mancare un qualcosa.
>>
Guardo Bec ad occhi sgranati.
<< Mi spieghi perché non hai
scelto psicologia come
studi? >> Scoppia a ridere.
<< Mi basta fare da psicologa
a te. >> << Facciamo un gioco.
>> Mi dice Lea, sbucando
dal nulla nella cucina e spaventandomi.
Alzo lo sguardo e annuisco,
continuando a mescolare la crema
pasticcera che si trova in questo momento nella pentola davanti ai miei
occhi.
<< Io dico una cosa a te, e
tu la dici a me. >>
Alzo un sopracciglio ma continuo a tacere, almeno per qualche attimo.
<< Va bene, comincia tu.
>> Lea inizia a
muoversi abbastanza nervosamente e la osservo aspettando in modo
paziente che
si decida a dirmi cosa c’è che non va. << Riccardo mi piace.
>> Ammette infine. Non
continua e io capisco che tocca a me. Abbasso il fuoco e appoggio le
mani ai
lati del piano cottura in modo da potermi appoggiare e non bruciarmi.
<< Mi piacciono sia
Alessandro che Francesco. >>
Lei non si scompone, io un po’ sì, poiché è la prima volta che lo
ammetto ad
alta voce. << Ieri sera, come sai, sono
uscita con Riccardo. E
come sai ci siamo già baciati ma... >> Con il respiro spezzato a
causa
dell’emozione, sento nitidamente i miei occhi sgranarsi, soprattutto
dopo che
la mia cara coinquilina lascia la frase a metà e sorride maliziosamente.
<< Oh.Mio.Dio! >> Urlo
e lei inizia a saltellare
continuando a emettere dei “sì” a intermittenza.
<< Mi stai veramente dicendo
che... >> Lea
annuisce e io rimango letteralmente a
bocca aperta, ma lei cerca di riprendersi al posto mio.
<< Ora tocca a te. >>
Mi esorta ma oltre ad
essere ancora “sconvolta”, ho qualche domanda prima.
<< Scusa ma... non mi dici
niente? Non... non vuoi
saziare la mia curiosità? >> Le chiedo facendola ridere. Scuote
il capo e
incrocia le braccia al bancone continuando a guardarmi. Sospirando,
controllo
la crema e infine prendo a parlare.
<< Penso che farò sesso con
Alessandro. Sarà anche
vero che sono due giorni che non lo sento, non lo vedo da quasi una
settimana,
che Francesco mi è sempre attorno ma... è con Alessandro che sto
uscendo. Ed è
con Alessandro che voglio fare questo passo avanti. >>
Mi sembra di essere tornata
piccola, non perché
improvvisamente sia diventata più bassa, siano rispuntati i brufoletti
o chissà
cos’altro... semplicemente sono agitata come il giorno prima del mio
compleanno, oppure come alla Vigilia di Natale che non vedevo l’ora di
aprire i
regali e scoprire cosa mi avesse portato quel Babbo sempre gentile e
misterioso.
Sono davanti casa di Alessandro, mi
trovo davanti alla porta
della sua abitazione ma non riesco a suonare o bussare.
Sono talmente agitata che i battiti
del mio cuore mi stanno
trapanando i timpani.
Siamo a venerdì, so benissimo che è
una settimana che non lo
vedo. So benissimo, anche, che fra tre ore deve iniziare a lavorare. Ma
so
ancora meglio di indossare semplicemente un completino intimo sotto il
mio
impermeabile da stupratore. Chiudo gli occhi e respiro cercando
di calmarmi e mi do
mentalmente della deficiente perché con Alessandro non ho questo tipo
di
confidenza, e soprattutto non sono una protagonista di un film o di un
libro
che può permettersi di andare in giro praticamente nuda sperando che le
vada
tutto bene. Ok, sono arrivata fino a qui senza che mi accadesse niente
–
ringrazio solo di avere una macchina – ma poi? Se lui mi dovesse dire
di no?
Oh mio dio! Se non muoio oggi, è
sicuro che non morirò mai
più.
Cercando di infondermi coraggio,
suono al campanello e la
porta si apre subito. Alessandro si appoggia allo stipite e mi guarda
divertito
e mi viene automatico chiedermi il perché.
<< Pensavo che saresti
scappata. >> Arrossisco
violentemente e cerco di deglutire.
<< Come hai fatto a beccarmi?
>> I suoi occhi
castani si posano sui miei piedi e capisco che i tacchi hanno fatto
talmente
tanto rumore da attirare la sua attenzione.
<< Ah. >> Wow, certo
che sono proprio brava a
mostrarmi sicura di me. << Ti... ti spiace se entro? >> Gli
chiedo
avvicinandomi e facendo finta che vada tutto bene. Alessandro mi fa
spazio e
chiude la porta alle mie spalle. Io mi guardo distrattamente attorno ma
in
realtà non focalizzo e memorizzo niente, l’unica cosa che faccio – e
che
capisco di fare – è di voltarmi, di guardarlo negli occhi e di rimanere
in
intimo di fronte al suo sguardo.
Alessandro non pare scomporsi più
di tanto, nonostante le
sue mani accanto ai fianchi si chiudano a pugni. Decisamente non è il
massimo
ritrovarsi praticamente nuda di fronte a un ragazzo che non muove un
solo
muscolo. Leggendo una scena simile nei libri, l’ho sempre immaginata
eccitante
come cosa, non così terrorizzante. << Tu... ho paura di essere
banale. >> Mi dice
poco dopo, non sapendo dove e cosa guardare. Mi rilasso lievemente e
cerco di
sorridere facendo un passo in avanti.
<< Non c’è bisogno che parli.
>> Le sue mani,
dopo un secondo, volano ad afferrare le mie e io non riesco a
interpretare
questo suo gesto.
<< Capisco che è da un po’
che usciamo e che
sicuramente tu a questo punto voglia qualcosa di più ma... nei sei
sicura? Per
me andare a letto con una persona deve essere una cosa voluta. Voglio
che tu
sappia con chi stai per fare una cosa simile. >> Le sue parole mi
colpiscono, eppure non riesco a sentirmi offesa, non so nemmeno se
dovrei
sentirmi così. So solo che le mie mani abbandonano le sue per ritirarsi
vicino
ai miei fianchi.
<< Pensi veramente che io
abbia dei dubbi? Anche
vedendomi vestita così? >> So che in realtà in me dei dubbi ci
sono. Ma
c’è bisogno che lo sappia anche lui?
Alessandro non risponde, e io ne
approfitto per avvicinarmi
lentamente e accarezzargli le guance e per poi baciarlo. Quando sento
che non
si tira indietro nel bacio e che mi afferra a sé, canto vittoria
mentalmente ma
nello stesso tempo mi pongo una domanda: sto facendo la cosa giusta?
Capitolo 10 *** Capitolo nove: Team Ale o Team Fra? ***
Hello! Vi siete dimenticati di me? Sì,
probabilmente sì... e mi spiace. Comunque eccomi qui con il nuovo
capitolo. Sinceramente è un po' più corto confronto agli altri, ma c'è
da dire che ci sono tante cose, quindi spero vi piaccia.
Nel gruppo,
nelle ultime settimen si è discusso tanto su chi dovrebbe scegliere
Jessica o comunque si chi preferite voi lettori/lettrici. Beh,
Alessandro è in testa nei sondaggi (xD) ma vediamo cos'accadrà dopo
questo capitolo. Detto ciò, vi ringrazio come sempre per la pazienza, e
soprattutto vi auguro buona lettura :)
<< Smettila di farmi ridere! Se no ti sporco
le
lenzuola. >> Dico ancora scossa dalle risate. Alessandro mi
sorride
continuando a guardare il piatto di spaghetti che ha in mano.
Siamo sul suo letto, io con una sua maglietta
addosso, lui
vestito come prima che mi aprisse la porta. No, non è successo
niente... e non
saprei nemmeno dire perché o come ci siamo trovati a cenare alle sette
di sera
sul suo letto, ma va bene così... o almeno cerco di ripetermelo.
<< Posso parlarti in modo molto chiaro?
>> Mi
chiede seriamente il mio “compagno” di letto facendo scomparire la mia
allegria
e soprattutto svuotare la mia mente. Annuisco.
<< Non voglio negarti che mi abbia fatto
un... certo effetto averti vista di fronte la
mia porta di casa e poi in intimo nel mio salotto ma... sappiamo
entrambi che
per quanto tu possa provare qualcosa per me, provi qualcosa anche per qualcun altro. Bada bene, non voglio che
tu mi dica “no, non è così”, non voglio nemmeno che tu mi dia la
conferma,
voglio solo che tu capisca che non ti ho fermata perché non volessi
fare quel
tipo di passo, ma semplicemente perché quando lo faremo, voglio che tu
sia con
me mente e corpo. >> Le sue parole mi destabilizzano e mi fanno
sentire
quelle stupide farfalle nello stomaco. Il mio cuore sta battendo come
un
tamburo e non so che dire, l’unica cosa che riesco a fare è
accarezzargli una
guancia e sorridergli.
Mi sento molto stupida, se devo essere sincera, ma
lui ha
fatto di tutto e lo sta ancora facendo, per far sì che io mi trovi bene
con lui
in ogni situazione... e non posso non adorarlo.
<< Ok, sono terrorizzata... che cos’è questo
spargimento di fogli? >> Alzo lo sguardo dal quaderno che ho
appoggiato
sul tavolino del salotto e incontro lo sguardo spiritato di Lea; la sua
fronte
si aggrotta e mi guarda ancora più spaventata. << Da quando porti
gli
occhiali? >> Sospirando mi levo gli occhiali e gioco con le
stecche.
<< Sono confusa, e quando lo sono... beh
scrivo.
Faccio liste su liste e cerco di organizzarmi. E gli occhiali sono da
riposo,
non so nemmeno più da quanto tempo sono china a scrivere e a
scervellarmi.
>>
Lentamente la mia coinquilina mi si avvicina e mi affianca. Afferra un
foglio
per terra e cerca di trattenersi dal ridere quando legge quello che
avevo
scritto.
<< Pro e contro: Ale e Fra. >> Volta
il viso
verso di me. << Scusa se te lo chiedo ma... che cosa c’è da
scervellarsi?
Alessandro è perfetto per te e Francesco... perderesti solo la sua
amicizia se
dovessi fare qualche passo falso. >> Ora quella con gli occhi
sgranati
sono io, e non so nemmeno cosa dovrei replicare.
<< Da quando la pensi così? >> Le
chiedo quasi
in un sussurro.
<< Da quando non è venuto a letto con te e
dal discorsino che ti fatto per farti
intendere che a te ci
tiene e che spera in un qualcosa di più una semplice relazione di solo
sesso.
>>
<< Oh mio Dio! Tu sei Team Ale! >>
Esclamo
alzandomi dal divano puntandole un dito contro. Lea mi guarda veramente
terrorizzata con i suoi occhioni azzurri e non sa cosa dire. Io tutt’un
tratto
mi sento un’emerita idiota.
<< Se la smetti di puntarmi un dito contro,
giuro, che
cerco di tranquillizzarti e di aiutarti a venirne a capo. >> Le
tolgo il
dito praticamente dalla faccia e inizio a scuotere il capo.
<< Tu ti sei già schierata, non ho bisogno
del tuo
aiuto. >> Afferrando il mio quaderno, mi ritiro in camera, non
tenendo
conto del casino che ho lasciato nel salotto.
<< È permesso? >> Sbuffando mi volto
verso Bec,
che fa spuntare dalla porta solo un suo braccio con un fazzolettino
bianco in
mano. Nonostante tutto, mi strappa un sorriso e io mi metto a sedere
sul letto
e aspetto che lei entri, quando lo fa, mi guarda qualche secondo e
infine –
chiudendosi la porta alle spalle – mi raggiunge velocemente sul
materasso e mi
dà una spallata facendomi nuovamente sorgere un sorriso sulle labbra.
<< Abbiamo appena finito di mettere a posto
il casino
che hai combinato di là. Hai idea di quanti alberi hai ucciso? >>
Cerco
di trattenermi ma scoppio a ridere inesorabilmente, facendole
aggrottare la
fronte.
<< Scusami, scusami. >> Dico
passandomi una mano
tra i capelli. << Hai ragione, poveri alberi. Ma io sono confusa.
Non so
che fare, e cosa pensare. >>
<< Ok, ci può anche stare... ma non trovi
che
distruggere un’intera foresta sia esagerato? >> Alzo gli occhi al
cielo e
la guardo severamente.
<< Sei venuta di qua per rimproverarmi?
>>
Scuote il capo e io aspetto che si spieghi.
<< Siamo in quattro in questa casa, ci siamo
sempre
intese bene e soprattutto se c’erano dei problemi se ne parlava...
perché
adesso ti sei ritirata nel tuo guscio? >> Appoggio la testa alla
tastiera
del letto e stiamo in silenzio per un minuto buono.
<< Alessandro non è voluto venire a letto
con me, ma
non perché non volesse, semplicemente perché... vuole
me, capisci? >> Le chiedo guardandola fissa nei suoi
occhi castani. << Vuole me che sono un casino umano, che non ha
idea di
che cosa voglia e che l’unica cosa certa che so è di fare bene sesso...
nemmeno
fossi una prostituta. >>
<< Infatti non sei una prostituta e se le
parole di
Alessandro ti hanno confusa così tanto... beh è perché le hai veramente
ascoltate e probabilmente concordi anche. Suvvia, so cos’hai detto a
Lea...
Team Ale?! >> Chiede prendendomi in giro, automaticamente mi
afferro il
viso tra le mani senza guardarla.
<< Te l’ho detto: non ci sto più con la
testa. Posso
mai essere attratta sia da lui che da Francesco? Non è una cosa
giusta... e
soprattutto non è normale che io provi qualcosa per il mio migliore
amico.
>>
<< Tu hai sempre provato qualcosa per
Francesco, se
no... >>
<< Se no, cosa? Fino a che stava con Elisa,
non mi è
mai importato niente. Non ho mai avuto la voglia o l’impulso di
baciarlo.
Perché ora sì? >>
<< Proprio perché non sei una prostituta,
hai,
diciamo, aperto gli occhi su quello che provi per lui solo ora che è
libero e
che potresti averlo come vorresti; sei solo spaventata. >>
<< Ma io non lo voglio. >> Rispondo
automaticamente, meritandomi un’occhiataccia delle sue.
<< Davvero? E allora perché vorresti
baciarlo?
>> Non le rispondo, e lei canta vittoria mentalmente. <<
Però
d’altra parte, c’è Alessandro... che ti piace, che lo adori... suvvia,
quel
ragazzo ti venera e cerca di fare tutto il possibile solo per entrare
nelle tue
grazie e nel tuo cuore. Lui vuole stare con te! Chi ti dà la conferma
che sia
così anche per Francesco, che tra l’altro non vedi e non senti da tre
giorni?
Quel ragazzo, al momento, è un’incognita. Non sa cosa vuole, non sa
perché fa o
dice determinate cose e l’unica scema che cerca di scervellarci per
capirci
qualcosa... beh sei tu. >> Sono più certa di avere una
sottospecie di
smorfia stampata sul viso, ma Bec non la commenta e la ringrazio
mentalmente.
Probabilmente perché non sono veramente pronta al
discorso,
cerco di alleggerire la situazione.
<< Mi stai dicendo che sei anche tu Team
Ale? >>
Ci scambiamo un sorriso complice e lei afferra una mia mano
stringendola alla
sua.
<< Sinceramente? Non dovrebbe interessarti
di che Team
facciamo parte noi... dovresti pensare a quello che vuoi tu. Team Ale,
o Team
Fra? >>
Bocche che si cercano, denti che mordono, lingue
che
esplorano come le mani e le braccia. Gemiti, sospiri, fremiti
d’impazienza e di
voglia mai assopita.
Mi sento come sospesa, quasi come se fossi uno
spettatore;
sento mani e bocche ovunque, il mio nome ripetuto in gemiti sussurrati
e
smorzati.
Tutt’un tratto mi cambia la visuale, vedo i miei
occhi
aprirsi e incontrare gli occhi azzurri di Francesco, ma subito dopo
giro il
viso e incontro quelli verdi e particolari di Alessandro.
Oddio!
Mi siedo sul letto e sgrano gli occhi, rilasciando
nella
mente il mio sogno più che assurdo e cercando di calmare i battiti
forsennati
del mio cuore.
Non ci si può mettere anche il mio subconscio a
farmi brutti
scherzi! Non è giusto!
Lentamente mi volto verso l’abat-jour e caccio un
urlo
quando sulla porta vedo Francesco appoggiato. Velocemente mi si
avvicina e
appoggia un dito sulla mia bocca.
<< Ma sei pazza? >>
<< Io? E tu, invece? >> Sospira e mi
si siede
accanto. Io cerco di riprendermi e mi copro il più possibile.
<< Che ci fai, qui? >> Gli chiedo,
cercando di
non essere sgarbata e di non infastidirlo.
<< Beh... in realtà niente. >> Lo
guardo in modo
scettico e aspetto che prosegua.
<< Ok, senti... noi dobbiamo parlare, perché
è
evidente che ci sia qualcosa che non vada. >> Ehm... se gli
dicessi che
invece per me va tutto bene? Non ci crederebbe, anche perché sarebbe
una bugia.
Continuo a non parlare e lui si toglie le scarpe per poi sedersi a
gambe
incrociate al centro del letto.
<< È inutile negarlo, c’è dell’attrazione
tra di noi.
Non so dire se ci sia sempre stata o se è divampata da quando mi sono
lasciato
con Elisa, resta il punto che ho sempre te per la mente. E sapere che
tu stai
con Alessandro mi rende nervoso, geloso e stressante. Ti voglio Jess,
voglio te
e voglio capire che cosa c’è tra di noi. >> Si azzittisce e io...
io
penso di star ancora sognando.
Lentamente mi passo una mano tra i capelli e
osservo
distrattamente la sveglia sul comodino.
<< Fra... sono le due del mattino... e tu
vieni qui
per... parlare? >> Sospira e i miei occhi incontrano i suoi.
Sembrano
delusi. O forse... solo stanchi di dover combattere con me.
<< Sì, ho bisogno di capirci qualcosa. Ho
bisogno di
capire quello che provi e che pensi. >>
<< Adesso? >> Wow. Sono decisamente
una codarda.
<< So che hai paura. >> Dice
afferrandomi una mano
e io percepisco chiaramente il mio cuore riprendere la sua corsa.
<< Ma
non devi. Sono io. Sono il tuo migliore amico. Che beh... sì, prova
qualcosa
per te, ma sono sempre io. >>
<< Fra. >> Mormoro senza motivo ma lui
mi
sorride lievemente.
<< Mormoravi il mio nome nel sonno. Jess, ho
bisogno
di capirci qualcosa. Non posso aver sentito solo io la voglia di
baciarti e di
saltarti addosso... dimmi che lo hai sentito anche tu. Ti prego.
>>
Oddio, gli occhi da cerbiatto no!
Non riesco a togliere la mia mano dalla sua, e
soprattutto
non voglio... come non voglio mettermi a pensare che ho mormorato il
suo nome
nel sonno. Più che altro perché non desidero riportare alla mente il
sogno che
stavo facendo.
<< Fra, io sto con Alessandro... non pensi
che... sia
sbagliato? Intendo... tu sei qui, nel mio letto e mi stai chiaramente
dicendo
che provi qualcosa per me. Tutto ciò è sbagliato. >> Ok, è
risaputo che
io appena sveglia ci metto un po' a carburare, ma avere lui, a questa
poca
distanza, soprattutto dopo quello che mi ha appena detto, mi sta
mandando
letteralmente in confusione.
<< Lo so, lo so, dannazione, che stai
uscendo con
Alessandro e che stai facendo di tutto per comportarti bene! Ti stai
dando una
possibilità, lo comprendo, ma perché non puoi farlo con me? >>
Sgrano gli
occhi e automaticamente tolgo la mia mano dalla sua. I suoi occhi si
posano
sulla sua mano oramai priva della mia e tace. Io... io sono senza
parole.
<< Non puoi averlo detto veramente. >>
Sussurro
quasi presa dal panico.
<< L'ho detto. E lo penso. >> Dice
facendo
scontrare i nostri occhi. Scuoto il capo e le mie mani volano entrambe
tra i
miei capelli.
<< Sei il mio migliore amico! È sbagliato!
>>
<< No, che non lo è! >> Ok, i toni si
stanno
alzando anche troppo.
<< Lascia che te lo dimostri. >>
Mormora in modo
più tranquillo, ma nello stesso tempo più agitato.
<< Non posso permettermi una dimostrazione.
Che cosa
vorresti fare? Farmi vedere che abbiamo chimica? Complicità? Intesa? So
già
queste cose e... >> Non posso continuare a parlare e mostrare la
mia tesi
perché Francesco velocemente si è avvicinato e ha posato le sue labbra
sulle
mie, facendo incastrare una sua mano tra i miei capelli già
scompigliati.
Mi rendo vagamente conto di non star rispondendo
al bacio,
mi rendo lievemente conto che mi si è fermato il respiro ma che il mio
cuore
sta battendo a mille. E poi la ragione mi abbandona.
Mi sembra di essere tornata nel mio sogno, dove
vedo tutto
come se fossi una spettatrice; perché non posso credere che le mie mani
si
siano incastrate tra i suoi capelli, non posso credere di essermi messa
in
ginocchio come lui e di aver fatto combaciare i nostri corpi come le
nostre
labbra e le nostre lingue.
L'unica certezza che ho, purtroppo, è che non mi
sono mai
sentita così viva e desiderata. E tutto ciò perché sono tra le sue
braccia.
--
Non lo faccio mai, intendo lasciare un mio
angolino a fine storia - almeno non ultimamente - comunque... l'unica
cosa che vi dico riguardo alla fine del capitolo è... Sì. A buon
intenditor, poche parole xD E non insultate Jessica u.u siate buone!
Buonasera a tutti. Non sono morta, a quanto
pare.
Anche se probabilmente lo avete pensato. Non voglio giustificarmi del
ritardo, non merito nemmeno che leggiate il capitolo - anche se spero
che invece lo leggiate, che vi piaccia e che magari vi spinga a
commentare. Pretendo troppo, lo so. Comunque questo qua sotto, è un
capitolo importante, pieno di dubbi - da parte di Jessica perlomeno,
perciò non mi dilungo. Vi auguro buona lettura.
Per gli spoiler delle
mie storie, o semplicemente per avere informazioni -> qui.
Per andare alla mia
pagina di grafica, dove potete chiedermi anche i banner per le vostre -
di storie -> qui.
Caldo. Ho decisamente
troppo caldo;
cerco di muovermi e ci riesco a malapena, purtroppo non come vorrei.
Non riesco
a mettermi più comoda. Sbuffo e svogliatamente apro gli occhi, per poi
chiuderli un istante dopo e sgranarli quello successivo, per poi
incantarmi a
guardare il viso di Francesco. Francesco è nel mio letto. Francesco sta
dormendo placidamente quasi su di me, bloccandomi i movimenti e di
conseguenza
facendomi morire di caldo.
Oddio! Mi volto verso la sveglia e vedo che sono le sette meno un quarto, tra poco mi suonerà
la
sveglia. Tra poco dovrò incontrare i suoi occhi e... e la cosa mi
terrorizza.
Non possiamo veramente aver fatto quello che nella
mia mente
si sta susseguendo come un film. Hard; ma questo è un dettaglio.
Lentamente mi districo dalla sua presa ed esco dal
letto.
Fingo di non notare le mie nudità e mi butto nella doccia, cercando di
non
riportare alla mente quello che è successo stanotte e soprattutto evito
di
pensare alle sensazioni che ho provato. Alle sue parole. Ma
soprattutto alle mie.
<< Già vestita e pronta per uscire alle
sette di
mattina? >> Mi chiede Lea, appoggiata al bancone della cucina con
una
tazza di caffè tra le mani. A malapena la degno di uno sguardo, sono
troppo in
ansia, e voglio letteralmente scappare.
Come se servisse a
qualcosa – mi ribecca il mio subconscio sarcasticamente.
<< Deduco che non ti faccia bene avere un
uomo nudo
nel letto, se sei così ansiosa di andartene da casa. >> Alzo lo
sguardo
dalla mia borsa e la osservo ad occhi
sgranati, mentre
lei – con nonchalance – continua a sorseggiare il suo caffè.
<< Come... >> Cerco di chiedere, ma mi
ritrovo a
boccheggiare facendola sorridere.
<< Sono venuta a svegliarti... ma ho trovato
il sedere
nudo di Francesco a darmi il buongiorno. >> È divertita. Perché è
divertita?
<< Uhm... possiamo... evitare di parlarne?
>>
Chiedo in imbarazzo.
Non per le sue domande, o perché c’è un’altra
persona nel
mio letto... il mio imbarazzo dipende dalla persona che c’è nel
mio
letto.
<< Come preferisci. Comunque la tua sveglia
sta
suonando in questo preciso istante... >> Lei s’interrompe –
sempre più
divertita – e io, nemmeno fossi Flash – mi
catapulto
fuori di casa prendendo la mia borsa e la giacca.
<< Sono letteralmente fuggita da casa mia!
>>
Esclamo con una tazza di caffè tra le mani. Sara ride senza ritegno e
scuote il
capo.
<< Dai, Jess, era inevitabile... sapevi che prima o poi sarebbe successo... perché sei
così... sorpresa?
Lo avevamo predetto tutti. >>
<< Non doveva accadere. >> Mormoro più
a me
stessa che a lei.
Con la mente torno a ieri notte, mentre le sue
labbra erano
sulle mie e le sue dita in me; ripenso al piacere che mi ha dato, alle
parole
sussurrate, alle carezze dolci ma nello
stesso tempo
decise che non hanno fatto altro che infiammarmi; ripenso ai suoi occhi
intensi, così blu, così pieni di piacere... sembravano ardere,
sembravano
fiamme.
Rammento perfettamente la sensazione di averlo in
me, mi
sembra quasi di averlo ancora tra le mie gambe, le mie mani sembrano
ancora
percepire così perfettamente la sua schiena sotto le mani.
<< Sembri sconvolta. >> La voce della
mia amica
mi riporta al presente.
<< Lo sono, non lo sembro. >>
<< Scusa, eh, ma tu sei single, lui anche...
>>
<< Io non sono sigle! >> Esclamo, ma
un attimo
dopo le mie mani stringono i miei capelli.
<< Ok, sì, lo sono... ma nello stesso tempo
mi sto
vedendo e sentendo con Alessandro. Non è giusto nei suoi confronti.
>> Mi
specchio con i suoi occhi castani e ci vedo... me. Sono letteralmente
terrorizzata.
<< Ok, senti... siamo sole, quindi se vuoi puoi rispondermi... ti senti così perché non
ti è
piaciuto? Perché invece è tutto il contrario o semplicemente perché...
hai
paura di aver rovinato tutto? >>
<< Per essermi piaciuto, mi è piaciuto.
>> Mi ritrovo a sussurrare senza guardarla, riportando alla mente
i suoi
scatti veloci dentro di me, la sensazione della mia testa che vola
indietro, le
mie palpebre abbassate a causa del troppo piacere e delle mie unghie
quasi
infilzate nelle sue spalle.
<< Allora parlagli. >> Sbatto le
palpebre e la
guardo confusa.
A chi? A chi dei due ragazzi fantastici dovrei
parlare?
Penso, ma non lo chiedo, e lei, con un
mini sorriso che cerca di tranquillizzarmi, lascia la stanza relax e
torna a
lavorare.
Osservando il display del mio telefono, esco
dall’edificio e
noto con piacere di non aver ricevuto nessuna chiamata e nessun
messaggio. Ma il sollievo dura poco – sia
perché un
po’ mi dispiace, sia perché quando alzo lo sguardo, incontro gli occhi
verdi di
Alessandro, che ha un sorriso a incorniciargli le labbra e si avvicina
a me. Mi
sento un sasso, non riesco più a ricordarmi come si cammina.
Non riesco a respirare, non so come dovrei
comportarmi e
come reagire. Soprattutto al suo sorriso e al suo buonumore.
<< Ciao! >> Mi abbraccia e
io mi plasmo al suo corpo, le mie braccia lo avvolgono completamente e
le mie
narici si riempiono del suo buon dopobarba.
Mi allontano quando lui mi lascia libera e cerco
di
sorridergli.
Diamine, mi sento come un automa!
Come dovrei compormi? Cosa
dovrei
dirgli?
Perché vorrei scappare come ho fatto stamattina? Però in un’altra
circostanza, con un altro
ragazzo.
<< Ho la serata libera, mi chiedevo se ti
andasse di
venire da me a mangiare un boccone. >> Alessandro parla con
spontaneità,
si vede chiaramente che gli fa piacere vedermi
e che
desidererebbe passare il suo tempo libero con me. E
io? Io cosa voglio?
<< Hai la serata libera? >> Mi rendo a
malapena
conto di ripetere una cosa ovvia, ma Alessandro non pare farci caso e
mi
sorride dolcemente portando una ciocca di capelli dietro a un mio
orecchio.
Il suo tocco non mi fa
venire i brividi.
Il pensiero mi è sfuggito di mente senza
controllo. Non posso
mettermi a fare paragoni, non è affatto
carino e
soprattutto salutare per la mia psiche.
<< Io... mi piacerebbe... >>
<< Ma? >>
Mi precede
lui, con una nota dispiaciuta nella voce e un’ombra negli occhi che
dimostrano
il suo totale dispiacere.
Non rispondo subito, soprattutto perché non so che
balla
rifilargli, e poi perché non so nemmeno se voglio mentirgli. Voglio
passare la
serata con lui o preferisco starmene a casa
ad
aspettare che Francesco si faccia vivo? Chi mi garantisce che lo faccia
e soprattutto...
perché dovrei stare in attesa?
So benissimo che è tutto nelle mie mani ed è forse
per
questo che mi ritrovo così piena di dubbi e confusione. Voglio
scegliere? Ma soprattutto, ho davvero una
scelta da fare? E questa
ipotetica scelta, cosa potrebbe comportare?
<< Ho del lavoro da fare, e non posso
concedermi
nemmeno un attimo libero per respirare. Mi dispiace. È stata... una
giornata
sfiancante, ho decisamente bisogno del mio
pigiama antistupro
e di finire il lavoro. >> Alessandro annuisce mentre io ancora snocciolo parole e per quanto la mia mente
abbia
compreso che lui ha capito... beh continuo a parlare, fino a ritrovarmi
senza
parole e soprattutto con la mente vuota perché in parte quello che gli
ho detto
è vero: sono stata tutto il giorno con la testa fra le nuvole e non ho
portato
a termine niente, la bugia comportanel
fatto che potrei benissimo uscire e completare il lavoro domattina in
ufficio,
come in ogni caso farò anche se non passassi la serata con lui.
<< Non preoccuparti... lo capisco. In
effetti sembri stanca, hai dormito male? >>
Dormito? E chi ha
dormito? Alzo mentalmente gli occhi al cielo per il mio subconscio
che è
sempre più bastardo e sarcastico e gli dico, ad Alessandro, che in effetti ho dormito poco e male.
<< Allora pensa a riprenderti, ci vediamo
un’altra
volta. Sono già contento di averti visto e abbracciata. >> E lo
rifà,
stringendomi tra le sue braccia, inebriandomi nuovamente del suo
dopobarba e
aumentando, anzi, duplicando i miei dubbi.
Perché non ho sentito il cuore battere a mille, le
farfalle
nello stomaco e le mani non erano sudaticce?
<< Wow, che faccia da funerale. >> È
così che
Bec mi dà il bentornato a casa e io che
cosa posso
fare se non fucilarla con lo sguardo? << Pensavo che dopo una
sanissima
scopata saresti diventata più docile... perché non lo sei? >>
Incrocia le
braccia al petto, attendendo una mia risposta, nel frattempo Greta l’affianca, mettendosi nella stessa posizione e
aggiunge:
<< E soprattutto perché sei
scappata
stamattina? >> Apro la bocca per replicare, ma infine la richiudo
e mi
tolgo le scarpe lasciandole nell’androne, così come le mie coinquiline,
ma una
volta in cucina mi trovo Lea che seguo ogni mio passo, in compenso non
apre
bocca... ma lo so che sta solo aspettando il momento giusto. E
io cosa faccio? Afferro una bottiglia d’acqua e vado a chiudermi in
camera con
i miei pensieri. Cercando di non riportare alla mente che cos’è accaduto poco più di dodici ore fa tra le
lenzuola che ho
davanti agli occhi.
Francesco – La
mattina.
Sospiro quando sento chiudersi lievemente la porta
e apro
finalmente gli occhi.
Osservo la sveglia e mi dico che ho ancora qualche
minuto prima
di alzarmi e andare in cucina ad affrontare Lea. Perché lo so, non
troverò
Jessica. Lei è appena sgattaiolata fuori dalla stanza dopo essere stata
chiusa
in bagno.
Mi metto supino sul letto e mi copro con il
lenzuolo,
portando le mani dietro la testa a mo di cuscino. Questa notte...
stanotte è
stato come tornare a respirare. Tutto il sesso che ho fatto nelle
ultime settimane
sono state niente, confronto a quello che è
accaduto
fino a poche ora fa, in questo letto. Jessica... Jessica è molto di più
di
quanto io mi sia mai immaginato.
È stato tutto perfetto. Forse troppo, no, che
dico! Non sarebbe
mai troppo, soprattutto quando i suoi occhi sono lo specchio dei miei,
almeno
in quei momento. Proprio come lo è stata
stanotte.
Il suono della sveglia mi riporta al presente e mi
dico che
posso concederle ancora un paio di minuti per scappare. Non mi
aspettavo una
reazione diversa, la conosco, Jessica è pur sempre la mia migliore
amica e per
quanto – forse – ancora non se ne renda conto, in un modo forse un po’
complesso, le ho tirato una trappola ieri sera. Non che mi penti
minimamente di tutto quello che è accaduto, ma sono perfettamente
conscio che
avrei potuto utilizzare altri metodi per farle capire che proviamo la
stessa
elettricità quando siamo vicini.
Sospirando mi alzo dal letto e vado a chiudermi in
bagno,
cercando di non pensare ai suoi occhi, ai suoi gemiti, ai suoi baci.
È scappata, forse questo dovrebbe in qualche modo
offendermi, forse indignarmi ma lo so perché l’ha fatto... lei scappa
sempre. Ha
un carattere forte ma quando si tratta di sentimenti
è
come se... è come se fosse vergine, e di conseguenza non sappia cosa
pensare o
fare. E poi devo anche tenere conto della presenza non gradita – almeno
dal
sottoscritto – dell’altro smidollato. Per quanto mi duole ammetterlo,
comunque
si sta giocando bene le sue carte, quel barista da quattro soldi. Le
sta
concedendo tempo, non la pressa e soprattutto l’ascolta
e cerca di farla affezionare pian piano. Io non posso concedermi di
andarci
piano, non con lei, perché poi scapperebbe lo stesso, invece così –
messa alle
strette – dovrà metterci meno tempo a capire cosa e chi deve scegliere.
<< Noto che ora non sei nudo. >>
Ridacchio alle
parole di Lea e mi siedo al tavolo, continuando a guardarla mentre lei
mi sta
riempiendo una tazza – penso e spero – di caffè.
Me l’appoggia di
fronte e si siede
accanto a me.
<< Jessica se n’è andata poco fa. >>
M’informa e io annuisco continuando a
specchiarmi nei suoi occhi
azzurri.
<< Lo so, ho sentito quando è uscita dalla
stanza.
>> Aggrotta la fronte.
<< E l’hai fatta andare via?>>
Annuisco.
<< Non penso avrebbe gradito parlare di ieri
sera. E poi
la conosco, se l’avessi fermata mi avrebbe
pregato di
non farlo e soprattutto mi avrebbe guardato con quei suoi occhi
supplicanti. Così
invece, almeno, pensa di aver rimandato lo scontro perché grazie al
cielo ho
continuato a dormire, anche se ha fatto cadere tre volte
non so cosa mentre era chiusa in bagno. >> Lea sorride e
distoglie lo
sguardo.
<< La conosci bene. >>
<< È la mia migliore amica. >> I suoi
occhi
ritornano nei miei.
<< Davvero? E perché... perché è accaduto,
allora?
>>
<< Intendi il sesso? Perché lo volevamo. E
perché sono
stufo di essere semplicemente un amico. Voglio di più. >> Sgrana
gli
occhi. Forse non si aspettava tutta questa sincerità da parte mia, ma
che cosa
devo fare? Mentirle? Fuggire anch’io? Magari portando Lea dalla mia
parte,
Jessica prenderà prima una decisione.
<< Sono del parere che hai semplicemente
paura di
perderla. Mi sembra quasi che in realtà tu sia quasi in lotta con
Alessandro, e
non perché il premio è Jessica, bensì per puro gusto personale di
vincere.
>> Alzo un sopracciglio.
<< Non sono in grado di prometterti le
montagne, ma
posso dirti che Jessica, per me, non è un premio. Non lo è mai stata.
>>
<< E allora perché ti stai facendo sotto
proprio
adesso? >>
<< Perché adesso è il momento propizio.
>>
Sbuffa, interrompendo il nostro botta e risposta, ma comunque
palesandomi quanto
non creda alle mie parole. Ed è comprensibile, nelle ultime settimane
mi sono
comportato come un idiota. Più del solito.
<< Da quando hai lasciato Elisa, hai avuto
tutto il
tempo che volevi... e tu cosa fai? Ti presenti in questa casa in piena
notte,
ubriaco, cercando di far impazzire Jessica, mandandola in confusione e
infine
te la porti anche a letto perché adesso
pensi sia il momento propizio per voi. Scusami ma... penso tu stia
dicendo un
sacco di cazzate. >> Non ribatto subito, più che altro perché
rimugino
sulle sue parole.
<< Secondo te, se io mi fossi fatto avanti
subito,
intendo dopo aver lasciato Elisa, Jessica mi avrebbe mai preso
veramente in
considerazione? >>
<< Cosa ti fa pensare che lo farà
adesso? >> Mi chiede quasi con sfida, avvicinandosi con il busto.
Le sue
parole, dette con sicurezza, mi fanno rabbrividire. Non voglio pensare
che Jess
non abbia provato le stesse emozioni che ho vissuto sulla mia pelle,
questa
notte.
<< Forse hai ragione, non è mai stato e mai
sarà il
momento adatto per noi. Ma mi piace pensare che il destino dobbiamo
scrivercelo, non che sia già scritto... quindi credo che mi perdonerai
se io
voglio combattere per lei. >> Mi alzo e mi allontano lentamente
dalla cucina, ma Lea mi ferma prima che io
arrivi nel corridoio.
<< Fra... io non so cosa provi, perché stai
facendo
tutto ciò adesso ma una cosa devo saperla.
Elisa aveva
ragione? >> La sua domanda mi prende impreparato, ma mi volto lo
stesso e
mi prendo un paio di secondi prima di aprire bocca.
<< Non proprio. Non l’ho lasciata per
Jessica, c’erano
problemi tra di noi, e il suo era la nostra amica, i problemi – a parer
mio –
erano altri. E comunque non ero più innamorato da un po’. >>
Detto
questo, torno in camera di Jess per poi ritornare sui miei passi.
<< Dille... dille
di
chiamarmi quando è disposta a parlare. Dille che non scappo. >>
Capitolo 12 *** Capitolo undici: Arrivare al dunque. ***
Potrebbe sembrarvi un miracolo, ma invece
no! Quindi sono qui ^^ l’ho sempre detto
che nei
momenti più critici della mia vita io scrivo. Bene, questi ultimi
giorni non
sono stati né facili né tantomeno “belli”, quindi ho scritto... e ho
finito il
capitolo.
Premetto, è un capitolo importante... e
soprattutto vi
lascerà duemila dubbi, ma ricordatevi che mi volete bene! Buona
lettura. E grazie graziegrazie,
siete favolose, ma questo l’ho sempre saputo :)
<< Non scappa. >> Sospiro e la osservo
mentre
rimane stravaccata sul divano con il suo portatile sulle gambe. Lea mi
ha
raccontato del suo dialogo con Francesco, ma solo dopo cena, una volta
che mi
ha trovata in pigiama e pronta a farmi
un’endovena di
telefilm.
<< Mi sorprende il
fatto che
tu mi abbia raccontato tutto... voglio dire, sei team Ale... avresti
potuto non
dirmelo. >> Ragiono a voce alta, meritandomi un’occhiataccia da
parte
sua.
<< La vita è tua, quindi sei tu che devi
prendere la
decisione con cui stare. Ammetto di non apprezzare molto Francesco,
almeno
ultimamente, ma non sono io che devo avere una relazione con lui.
>>
Incasso il colpo e mi chiudo a riccio, almeno fisicamente. Mentalmente,
invece,
sono ingorda d’informazioni.
<< Come dovrei compormi con Alessandro?
>> Lea
stacca nuovamente gli occhi dallo schermo del pc
e mi
guarda come se mi fosse spuntato un terzo occhio.
<< Me lo stai chiedendo veramente? >>
Cerco di
non sospirare e alzare gli occhi al cielo.
<< Sì. >> Mormoro infine. Con
pazienza, la mia
amica, appoggia accanto a sé il computer e si volta verso di me.
Mi sembra quasi di essere in uno dei miei telefilm
preferiti, dove le due amiche si confidano sul divano di casa con dei
pigiami
antistupro e s’ingozzano per non pensare e rilasciare endorfine per
essere il più sincere possibile.
<< Sai cosa penso di lui, cioè che è
un bravo ragazzo e che sicuramente non merita di stare male a
causa
tua... però... >> S’interrompe e mi rendo a malapena conto di
star
aspettando con trepidazione che continui a parlare. Mi sembra di
pendere dalle
sue labbra. << Lui ti piace. Certo, non come Francesco... e per
quanto la
cosa mi sembri assurda... devo ammettere che da una parte lo capisco.
Anzi, no!
Voglio dire, è un carciofo! Non puoi preferire un carciofo a del
cioccolato
pregiato! >> La guardo male e lei alza le braccia come per dire
che si
arrende.
<< Sei di parte. >> Affermo sicura di
me, e lei
annuisce puntandomi un dito – smaltato di verde – contro.
<< Certo che sono di parte! Alessandro mi
piace, è
simpatico, tiene a te e ti rispetta!
>>
<< Pensi che Francesco non mi rispetti?
>> Fa
una smorfia.
<< Perché non mi hai chiesto se ero
dell’idea che lui
non tenesse a te? >> Alzo gli occhi al cielo.
<< So benissimo che mi vuole bene, è il mio
migliore
amico! Perché avrei dovuto chiedertelo? Non
sono così
insicura! >> Sbuffa.
<< Senti... la decisione è tua. E
soprattutto, non trovo giusto che tu lo
prenda in giro. Detto questo,
>> Dice alzandosi. << Riccardo mi chiamerà tra qualche
minuto su Skype, e
io non ho intenzione di
farmi trovare ancora qui a parlare con te. >> Sconfitta mi
affosso sul
divano e ascolto la porta della sua camera chiudersi.
<< Ho un’idea! >> Affermo sedendomi al
tavolo
della cucina, la mattina successiva, dove tutte e tre le mie
coinquiline
mangiano e mi guardano incuriosite – anche se ancora con la faccia
addormentata.
<< Sarebbe? >> Mi chiede Greta, mentre
litiga
con i suoi ricci indomiti.
<< Un doppio appuntamento. >> Mormoro
guardando
Lea, che in realtà non mi ha cagata di
striscio
nemmeno quando sono sbucata nella stanza, ma alle mie parole alza lo
sguardo e
penso... o almeno spero, che mi abbia capita.
<< Che diavolo significherebbe “un doppio
appuntamento”? >> Mi chiede stranita Bec, mentre ritorna ad ingozzarsi del suo primo caffè mattutino.
<< Stasera, io, Francesco, Lea e Riccardo passeremo una serata da qualche parte e domani la
stessa
cosa... ma con Alessandro. >> Lea apre la bocca per ribattere ma
subito
dopo la richiude, scuotendo solo il capo e tornando alla tua tazza di
caffè.
Mi volto verso le altre mie due coinquiline e vedo
Greta che
tenta di fare finta di niente ma Bec... beh
è Bec, e
non può tacere e fare finta di niente.
<< E perché vorresti fare una pazzia così
assurda?
>>
<< Perché almeno due persone dall’esterno
potranno
vedere con chi mi trovo meglio e come mi comporto. >>
<< È un’assurdità. >> Dice, infine,
Lea,
guardandomi severamente.
<< E perché? Tu almeno passerai due sere di
fila col
tuo bel batterista e io... io cercherò di
fare chiarezza.
>> Alza un sopracciglio.
<< Non farai affatto
chiarezza, ti confonderai ancora di più le idee! >> Dice sicura,
ma io
non l’ascolto più, perché mentre lei parlava
io mi
sono alzata e sono andata a stamparle un bacio sulla guancia e subito
dopo sono
uscita da casa per andare a lavoro.
<< E perché
vorresti fare una cosa del genere? >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non iniziare anche tu, eh! Tu vuoi
vedermi, io voglio vederti... e almeno con
altre persone non ci
salteremo addosso. >> Sento Francesco mugugnare dall’altra parte
del
telefono e mi chiedo confusa se dovessi prendere il suono indistinto
per un sì.
<< Va bene? >> Chiedo dopo un minuto.
<< No, ma lo
farò lo stesso. Ma solo perché sei tu a
chiedermelo e
soprattutto perché voglio vederti. Non voglio che le cose tra noi
cambino. Cioè
sì, ma non in peggio. >> Mi rendo minimamente conto di
arrossire, e
di non riuscire a spicciare parola, perciò Francesco riprende la parola. << Dove
dovremmo vederci? >>
<< In un territorio neutro: casa mia.
>>
Ok, probabilmente ho già vissuto situazioni più
imbarazzanti
di questa, ma al momento non me ne vengono in mente. Ammetto che Lea
potrebbe
anche venirmi incontro, aiutandomi e facendoci uscire da questo
silenzio estremamente imbarazzante ma...
che diamine! Non era così
che doveva andare la serata. In compenso, se ora qualcuno mi chiedesse
che cosa
potrebbero avere in comune un batterista e un meccanico, direi con
certezza
“assolutamente niente”. Riccardo e Francesco hanno cercato più volte
d’intavolare una sottospecie di discorso ma non ci sono riusciti, sono
completamente differenti, non hanno nulla in comune... della serie “lo
segui il
calcio?” “no, preferisco il basket”.
Un incubo, questa serata sta diventando un incubo. E la colpa è tutta mia.
Per non parlare dei messaggi che durante la cena
mi ha
mandato Alessandro. Ok, non è che non mi
faccia
piacere, soprattutto il sapere che vuole vedermi, ma... tutto ciò mi
manda
ancora più in confusione. E non è un bene. Non mi piace non avere le
redini e
non sapere come comportarmi o cosa fare. Non è da me.
<< Cosa ne dite di fare un gioco? >>
Chiedo, più
che altro per vedere se riusciamo almeno a dirci più di quattro parole
una in
fila all’altra.
<< Io pensavo si sarebbe guardato un film.
>>
Dice Riccardo, un po’ intimidito, guardando Lea. La mia amica non
stacca lo
sguardo dal mio viso e io cerco di pregarla
con gli
occhi.
<< Basta che facciamo qualcosa. >>
Sorrido e
corro ad afferrare Tabù e ci mettiamo a giocare.
Inutile dire che io e
Francesco li
stracciamo e forse – e ripeto forse – questo non ha aiutato a
migliorare la
serata, ma che ci posso fare se riusciamo a capirci con poco?
L’epilogo del tutto? Un completo disastro, pieno
di silenzi
imbarazzanti e momenti di tensioni, concluso
con un
sospiro generale una volta che ognuno se n’è tornato a casa.
<< Cosa
farai stasera?
>> Cercando di non balbettare, gli fornisco una risposta facendo
finta
che lui non abbia appena posto la sua “domanda” urlandomela contro.
<< Diciamo che stasera ci sarà un replay di
quello
accaduto ieri sera... ma con Alessandro... invece che con te. >>
Mi
preparo a un altro urlo ma dal telefono non proviene nessun suono,
tanto che,
Sara, quando entra nella sala ristoro, mi guarda stranita.
<< Perché vuoi
farmi questo? >> Mormora infine Francesco, facendo sì che il
mio
cuore si stringa in una morsa. Abbasso lo sguardo, e mi maledico
mentalmente
per averglielo detto.
<< Fra, ho bisogno di risposte e di pensare
lucidamente. >>
<< Sì, ma stai
facendo tutto il contrario. Alessandro lavora già con Riccardo, si
conoscono...
la serata andrà benissimo – anche perché Lea lo adora... non c’è
competizione!
>> Non rispondo subito, mi ritrovo ad aggrottare la fronte e
ripensare
alle sue parole mentre muovo i piedi per aria, rimanendo seduta sul
bancone.
<< Competizione? Per favore, dimmi che ho
capito male.
Perché non voglio credere che tu ti senta in competizione con
Alessandro!
>>
<< NO! Cioè... sì! Ok, l’ho detto. Non puoi pretendere che tra me
e il
mollusco non s’instauri un po’ di
competizione!
Sarebbe contro natura e soprattutto dovresti scegliere senza badare a
che cosa
preferirebbero per te le tue amiche. >>
<< Lea definisce te un carciofo e Alessandro
del
cioccolato pregiato... non un mollusco. >>
Mormoro
senza rendermene conto, maledicendomi un secondo dopo. Diamine! Ma perché ho il vizio di non avere filtri con lui?
<< Ah bene...
sempre meglio. Penso di iniziare ad
odiarla, quasi
quanto lei odi me. >> Dice sconfitto, facendomi alzare gli
occhi al
cielo.
<< Fra, non prendertela. >>
<< Certo che me
la prendo! Ma non con Lea, con te! Perché
l’idea è
stata tua, ne sono certo. E soprattutto perché non mi va che tu stia
con il “cioccolato
pregiato”! E poi, siamo sinceri, i
carciofi fanno bene all’organismo e sono belli da vedere, poiché
sembrano dei
fiori! >> Aggrotto la fronte.
<< Io sapevo che per quanto facessero bene,
dopo un
po’, potrebbero dare problemi al fegato. >> Non so perché l’ho
detto, e
non ricordo nemmeno dove l’ho letto.
<< Ma che c’entra! Almeno
non faccio venire la cellulite e i brufoli!
>> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli; Sara mi
guarda incuriosita
e io scuoto il capo.
È ovvio che sia curiosa, il nostro discorso non ha
minimamente senso!
<< Smettila di torturarti. >> Mi dice
Lea,
affiancandomi e guardando come me il salotto dove i due ragazzi di
stasera
parlano e ridono ininterrottamente. Ora, al contrario di ieri sera, se
mi
chiedessero che cosa potrebbero avere in comune un barista e un
batterista,
direi “tutto!”
<< Come possono piacermi due persone che
sono praticamente l'opposto uno dell'altro?
>> Chiedo a
bassa voce, passandomi una mano tra i capelli.
<< La mente umana è piuttosto strana, la tua
soprattutto, quindi se fossi in te, eviterei di farmi domande come
questa e
cercherei di rispondere al quesito dell'anno. >> Confusa, la
guardo e
decido di sedermi sul bancone della cucina.
<< Cioè? >> Chiedo quando capisco che
non ha
intenzione di continuare.
Lea sgrana gli occhi. << Come cioè? Team Ale
o Team
Fra?! >> Annuisco dandomi mentalmente
della
deficiente.
<< Ok, senti... è vero, preferisco
Alessandro a
Francesco, è palese! Durante la cena non c'è stato un attimo di
silenzio, ma
sai benissimo che non dipende solo dal fatto che io preferisco
il ragazzo seduto sul nostro divano. Dipende proprio da lui. È
impossibile
stare in silenzio in sua presenza, trova sempre un modo per far ridere
e
mettere a proprio agio le persone, per non parlare del carisma che
ha... e
soprattutto va d'accordo col mio fidanzato. >> Non batto ciglio
per un
attimo, ma alla fine quando recepisco ben
bene le sue
parole, mi volto verso di lei coprendomi la bocca con le mani.
<< Oh.Mio.DIO!
Ho capito bene? Dimmi che ho capito bene! >> Lea scoppia a ridere.
<< Sai, è più facile lasciarsi andare quando
ti piace
un ragazzo solo e lui sembra volere le stesse cose che vuoi
te. >> Faccio una smorfia alle sue parole e torno a guardare i
due
ragazzi che sembrano piuttosto presi nel parlare di un gruppo musicale
di cui
non sapevo nemmeno l'esistenza.
Il telefono che ho nella tasca vibra, avvisandomi
di un
messaggio.
So già chi me lo ha
mandato, e il
mio cuore che batte a mille, lo sa forse ancora meglio della mia mente.
“Sono certo che la serata stia andando bene. E
mentirei
se dicessi di esserne contento. Mi manchi.
Ti voglio.
Non scordarti di me. Io non scappo.”
<< Ehi! >> Sobbalzo e metto via il
telefono
mentre Alessandro mi si avvicina con un sorriso a trecentosessanta
denti. Si
accomoda tra le mie gambe, accarezzandomi le cosce e... ok, sarei
un'ipocrita
se dicessi che comunque il suo tocco non mi provochi niente di niente.
Alessandro è un bravo e bel ragazzo. E vuole me.
Ha
pazienza, si aspetta qualcosa, ma non riguardo al sesso: lui vuole
qualcosa di
serio.
<< Dieci centesimi per i tuoi pensieri.
>> Mi
sussurra facendo scontrare i nostri nasi. Inevitabilmente sorrido. Ed è
inutile
che lo neghi, non so nemmeno quanto tempo fa Lea si sparita dal mio
fianco.
<< Valgono così poco i miei pensieri?
>> Chiedo,
passando le mie braccia dietro il suo collo.
Questi movimenti sono spontanei, tutto al
contrario di quello che è accaduto ieri davanti al mio posto di
lavoro.
È completamente diverso anche da come mi sono comportata con
Francesco... con
lui, ieri sera, non ci siamo nemmeno sfiorati per puro caso. Eppure, ci
sono
sempre Lea e Riccardo, ma io e Alessandro
non abbiamo
fatto altro che stuzzicarci e toccarci – anche con tocchi completamente
casuali, non pensati. Come se ne avessimo quasi un assoluto bisogno.
<< Sei tu, per intera, che costi troppo per uno come me. >> Mi sussurra sulle labbra,
facendomi
sparire il sorriso e mancare un paio di battiti.
<< U-Uno come te? >> Chiedo, travolta
dalla sua
vicinanza.
<< In queste settimane i miei amici mi hanno
avvisato:
“attento Ale, alle ragazze, piacciono i
cattivi
ragazzi... e tu non lo sei”. Ho paura che abbiano ragione. >> Le
mie mani
si stringono tra le sue ciocche bionde.
<< Ale, per favore... >>
<< No, Jess... sono io che prego te. Non
prendermi in giro, ok? So che ieri sera eri
con Francesco, in questa
casa, e con le stesse persone che ora sono sul divano. Ho sentito
Riccardo
parlarne con uno della band, ieri, al lavoro. >> Ok, sono decisamente arrossita.
<< Io.... io...
>> Non
so che diavolo dire. Perché è stato così facile dirlo a Francesco, ma
non ad
Alessandro?
<< Non devi giustificarti, stai cercando di
capire che
cosa vuoi, anzi... chi vuoi. Quindi,
dammi modo di dimostrarti che se scegliessi me, non te ne pentiresti...
>> Mi guarda per qualche attimo negli occhi, e poi, lentamente,
abbassa
il viso e fa incontrare le nostre labbra.
Ok, c'è decisamente
qualcosa che
non va. Non possono essere le labbra e le mani di Alessandro a farmi
vibrare
come una corda di violino tra le sue braccia. E soprattutto non possono
essere
state le mie gambe a racchiudere i suoi fianchi per avvicinarli ai miei
mentre
le mie mani bloccano il suo viso in una leggera morsa per non farlo
scappare.
Oddio. Tutta la situazione mi sta sfuggendo di
mano. Aiuto!
<< Dimmi che non stai facendo nuovamente i
pro e i
contro di quei due zucconi, per favore! Ti
prego.
>> Lea si siede accanto a me con le mani intrecciate come se
stesse
pregando e io non posso evitare di
ridacchiare. Le afferro
le mani e le sorrido.
<< No, tranquilla, niente pro e contro.
Stavo semplicemente
leggendo alcuni articoli che ho trovato su internet. >> Lea
annuisce ma
non stacca gli occhi dai miei.
<< Perché sei qui, sul divano, accanto a me
alle...
due e mezza del mattino? >> Chiedo un
po’
confusa, guardandola incuriosita. Scrolla le spalle.
<< Il mio ragazzo dorme. E
io
volevo sapere come stava la mia amica. >> Sorrido dolcemente.
<< Ti piace tanto dire “il mio fidanzato”,
vero?
>> Lea ridacchia e incrocia le gambe sul divano mentre annuisce.
<<
Perché eri così sicura che io fossi sveglia? >>
<< Perché dormi al massimo cinque ore a
notte. Non era
possibile che stessi già dormendo. >> Le sorrido e afferro
nuovamente una
sua mano, come per ringraziarla di essere qui – al mio fianco – e di
conoscermi
bene.
<< Ancora dubbi? >> Mi chiede dopo un
minuto.
<< No, veramente no... è che... ho una paura
fottuta. Ma
non perché finirò per far del male a uno, se
non a
tutti e tre... semplicemente perché è come intraprendere un sentiero
sconosciuto.
>>
<< Quindi hai
deciso con cui
stare? >> Mi chiede tranquilla, come se in realtà sapesse
esattamente che
cosa mi passi per la testa.
<< In realtà? No. È che sono stufa di
sentirmi tra l’incudine
e il martello, perciò domani – che tra l’altro è sabato – avrò
parecchie
chiacchierate da fare, e voglio farle, ho
bisogno di
trovare nuovamente me stessa e voglio non avere ancora qualche nuvolone
nero
sulla testa, dopo. >>
<< Se ti dicessi che non ci ho capito nulla?
>>
Ridacchio e le accarezzo una guancia.
<< Ti direi che è colpa dell’ora tarda. E
che è ora
che tu torni dal tuo batterista – probabilmente nudo – che dorme nel
tuo letto.
>>
Non so come sia andata
la tua serata, ma voglio raccontarti la mia. Voglio che sia chiaro, non
ti ho chiamata solo perché non volevo
disturbarti, e anche perché sono
appena tornato a casa, quindi ho trovato giusto scriverti.
Ho passato la serata con
quelli del gruppo. Sì, c’era anche Elisa e le battutine sono state
infinite,
soprattutto da parte di tua cugina, ma non fa’ niente, non m’importa.
L’unica
cosa che voglio è che ti sia chiara una cosa: tra me e
Elisa è finita. Stasera siamo persino riusciti a parlare e scherzare
come non
facevamo da anni, ma è stato tutto molto normale, come se fossimo due
amici. E lo
so che questo potrebbe metterti ancora più confusione in quella
testolina
buffa, ma penso che Elisa abbia capito quello che provo per te, e in un
certo
senso me lo ha fatto ammettere e non ho saputo come reagire e non ho
idea di
come potrai reagire tu dopo questo messaggio. Volevo solo che lo
sapessi. Voglio
– ho bisogno – che tu sappia che per tutta la sera sei stata nella mia
mente e
nelle parole che dicevo. Ti voglio bene,scemotta. Notte. Il tuo carciofo.
Ho passato una
gradevole serata, devo anche ammettere che la parte che mi è piaciuta
di più è
stato baciarti e sentirti sciogliere tra le mie braccia. Non era mai
accaduto,
ed è stato bellissimo. Non so cosa possa significare per te, ma so che
per me è
stato importante. Ti sognerò stanotte, spero tu faccia altrettanto.
Notte piccola.
Ale.
Sospirando chiudo gli occhi e butto il telefono
accanto a me. Non
lo so, a quanto pare il destino sembra avercela con me. Non ho avuto
nemmeno il
tempo di mettere la testa sul cuscino che questi due favolosi messaggi
sono
arrivati contemporaneamente... ma io oramai la scelta l’ho fatta,
quindi
dando le spalle al telefono, mi addormento con un sorriso sulle labbra.
Capitolo 13 *** Capitolo dodici: Ho perso le parole. ***
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo. Molto
decisivo, devo
ammetterlo.
Non so cosa vi aspettiate da Jessica, so
per certo che non tutti la capiranno, ma sinceramente... ha mai avuto
scelta? Detto
questo, vi ringrazio per essere ancora qui e anche grazie per
appoggiarmi
sempre, siete uniche, davvero. Manca poco
alla fine,
questo posso e devo dirlo. Buona lettura <3
<< In piedi così presto di sabato? Che ti
succede?
>> Mi siedo allo sgabello della penisola e sorrido a Riccardo
incrociando
le braccia al petto mentre mi mette davanti agli occhi una tazza di
caffè.
Nonostante non lo conosca bene, ho potuto apprezzare, nelle ultime
sere, quanto
sia simpatico e alla mano. E soprattutto quanto non si faccia problemi
stare a petto nudo.
<< Potrei farti la stessa domanda. >>
Dico per
poi prendere un sorso di caffè. Riccardo mi sorride e annuisce per poi
sporgersi un po’ verso di me, poiché si trova dall’altra parte della
penisola.
<< Io devo andare a lavorare, devo
incontrarmi con gli altri del gruppo, te? >>
<< Devo mettere in chiaro alcune cose nella
mia vita.
>> Mi guarda assorto.
<< Nel senso che hai scelto chi è il
fortunato?
>> Mi chiede azzannando una brioche.
<< Nì. Non lo
so, devo prima
fare delle cose. >>
<< Quanto sei misteriosa, questa mattina.
>>
Dice Lea, entrando in cucina per poi baciare il suo ragazzo. Le sorrido
e torno
alla mia tazza.
<< Diciamo che non posso fare niente finché
non metto
ordine nel mio cervello. >>
<< Sai... >> Dice Riccardo
interrompendomi.
<< Dovresti scrivere un libro, o canzoni... secondo me saresti
perfetta.
>> Scoppio a ridere e mi alzo lasciando la tazzina del caffè nel
lavabo.
<< Sì, certo. Vi lascio, è meglio che mi
metta in
moto. Ah! Stasera non aspettarmi. >> Dico a Lea, per poi uscire
da casa
con le chiavi della macchina in mano.
Sospiro e mi dico che posso farcela, che di certo
non potrà fare casino a lavoro, e
soprattutto non ne ha nessun
diritto. È già tanto che io sia qui.
Esco dall’auto e mi avvio verso il negozio,
pregando il
cielo che tutto vada bene e che non finisca in una rissa due contro uno.
Entro e il campanello sopra la porta tintinna
avvisando del
mio arrivo, Elisa, dietro il bancone, sorride e si congela non appena
mi
riconosce, ovviamente facendo sparire il sorriso dalle sue labbra. Non
so bene
perché sono qui, cioè... sì, ma di certo non mi trovo qui per avere il
suo
benestare, né tantomeno per diventarle amica.
Mi avvicino al bancone e cerco di sorriderle per
farle
capire che non sono qui con cattive intenzioni.
<< Veronica è nel retro, se vuoi
te la chiamo. >> Avevo previsto che mi avrebbe subito informata
di dove si trovasse mia cugina, ma no... al momento non ho bisogno di
lei.
<< Sono qui per te. Lo so che è strano,
poiché non
sono mai venuta qui, soprattutto cercando
te... ma è
urgente. >> I suoi occhi castani si sgranano.
<< Francesco sta bene? >> Mi chiede
preoccupata,
abbandonando non so cosa aveva in mano sulla scrivania.
<< Sì, sì. Sono qui per te, Francesco... non
centra.
>> Sul suo viso torna la solita compostezza glaciale, e i suoi
occhi
indugiano sullo schermo del pc.
<< Non posso esserti utile, non so cosa tu
voglia, ma
di certo l’ultima cosa che io desidero,
è passare del tempo con te. >> Cerco di non alzare gli occhi al
cielo e
mi guardo attorno, rendendomi conto che probabilmente hanno
appena aperto, e che di conseguenza non c’è ancora nessun cliente.
<< Elisa, per favore. Ho bisogno di
parlarti, ti chiedo
solo un caffè. >> Non mi guarda, ma vedo che è tentata a dirmi di
sì,
infine, dopo quello che mi sembrano ore,
porta il suo
sguardo nel mio e annuisce.
<< Ma non in un
bar, le
macchinette che ci sono nel retro andranno benissimo. >>
Acconsento col
capo e la seguo, fino al retro, dove mia cugina ci guarda stranita e
incuriosita.
<< Ciao, non mi aspettavo una tua visita.
>> Mi
dice, cercando di leggermi in volto qualcosa.
<< Sono qui per Elisa, ma se ti va, potremmo
parlare
dopo. >> Annuisce subito, proprio come immaginavo e sorridendo,
aspetto
che parli con la sua collega e infine vada a sostituirla al banco,
mentre noi
ci avviciniamo alle macchinette.
<< Ok, ora sputa il rospo. >> Oh,
nessun caffè?
Penso di averlo scritto chiaro e in lettere maiuscole in faccia,
ma Elisa fa finta di niente, incrociando le braccia al petto.
Sospiro e cerco di non mettermi all’attacco.
<< Non so bene cosa ti abbia raccontato
Francesco,
ieri sera, ma... >> Alzo lo mano per
fermarla,
non voglio che m’interrompa. << Ma...
ho bisogno
di spiegarti alcune cose. >>
Stringe le labbra tra loro e vedo che serra i
pugni. Devo
preoccuparmi?
<< Come ti ho detto l’ultima volta che ci
siamo viste,
tra me e lui non è successo niente... o meglio, non lo era. E posso
giurarti su
quello che vuoi che non era mia intenzione
ferirti,
buttarti fuori, prendere il tuo posto. Non mi era mai passato per la
mente che
Francesco potesse essere qualcosa di più di un amico. E lo so che non
mi
crederai, ma è così. >>
<< Perché sei qui? >> Mi chiede non
appena mi
fermo per respirare.
<< Non per avere la tua benedizione, non me
ne faccio
niente di quella. Voglio solo che sia chiaro che io... io non so cosa
fare.
>> Non so cosa veda nel mio sguardo, forse tanta confusione e
sincerità,
sta di fatto che si rilassa e mi dice di sedermi sui puffi che ci sono
contro
il muro, mi affianca e aspetta che io riprenda a parlare.
<< Penso tu sappia meglio di me che io
e Francesco abbiamo feeling ma... sono spaventata, perché lui...
lui ha
detto di volere di più. >>
<< Lo so, per poco ieri non mi diceva che
era
innamorato di te. E che gli dispiace non essersene reso conto prima.
Almeno
avrebbe evitato per mesi di chiamarmi pazza. >>
<< Non lo sapevo. >> Mormoro sincera,
anche
se... beh qualcosa mi aveva accennato.
<< Sai perché sono sempre stata gelosa di
te? >>
Scuoto il capo. << Non perché avevate un passando avendo fatto le medie assieme, non perché tu a
quell’epoca avevi
una cotta per lui, bensì perché... fin da quando i vostri occhi si sono
rincontrati... è scoccata una scintilla. Ed è stato così giorno dopo giorno. Voi avete qualcosa che io e lui non
abbiamo mai
avuto: complicità. Con un’occhiata a volte riuscite a capirvi e anche
quando
litigate... cercate di non esagerare. Capisco che tu possa avere paura
di
perdere tutto questo, ma ora voglio farti una domanda: rinunceresti mai
a lui,
a causa dei tuoi sentimenti? >>
Non le rispondo, e non perché io non voglia, ma
perché non è
a lei che devo rispondere, e sinceramente nemmeno mi aspettavo che il
presentarmi qui prendesse questa piega.
<< C’è un altro ragazzo. >>
Sussurro non guardandola, e desiderando sempre più ardentemente il
secondo
caffè della giornata.
<< Lo so. Era ubriaco, e ieri ha spifferato
qualcosina. >> Mi sorride non molto divertita e
io non so come reagire. Cosa dovrei
chiederle? Cos’altro sa?
<< Non so chi scegliere, e soprattutto non so nemmeno se sia giusto fare una scelta.
>> Ho
mormorato questa frase guardando la macchinetta delle vivande, e con la
coda
dell’occhio la vedo sorridere.
<< Se devo essere sincera, un po’ godo nel
vederti
così combattuta. >> La guardo incuriosita e lei tira fuori la
chiavetta
da inserire nella macchinetta. Me la passa e mi alzo velocemente per
prendermi
un caffè.
<< Se non ci fosse stato di mezzo Francesco,
probabilmente saremmo state amiche. >> La sua frase mi congela.
Forse
perché dice la verità. Forse perché nemmeno
in un
mondo alternativo riuscirei a sopportare la sua presunzione. Ma
in questo momento sembra una ragazza un po’ ferita, ma che cerca di
andare
avanti a testa alta. Anche se di fronte si ritrova quella che in teoria
gli ha
strappato dal fianco il suo fidanzato, con le unghie e con i denti.
<< Sono venuta qui
per
chiederti di stargli vicino questa sera. So che non ho nessun diritto
di
chiederti una cosa simile, ma ho bisogno che tu lo faccia. So che tutto sommato a lui ci tieni, è stato il tuo
primo amore e
non riesci ad avercela del tutto con lui. Dai la
colpa
soprattutto a me, e io posso tollerarlo e accettarlo. Ma
tu, per favore, fammi questo piacere. >>
<< Hai ragione, non hai nessun diritto di
chiedermi
una cosa del genere. >> Rimango immobile, con il mio caffè in
mano,
mentre lei si alza dalla sua seduta e mi si avvicina lentamente, ma con
due
fiamme al posto degli occhi. Non ha urlato, ma lo avrebbe voluto fare.
<<
Hai scelto quell’altro? Davvero? Ma non ti
vergogni?
Hai mandato in fumo un’amicizia, un fidanzamento e ora cosa vuoi fare?
Farci
tornare insieme? Ti sarai anche presa i miei avanzi, ma io non ho
intenzione di
riprendermeli. >> La sua furia è più che evidente, ma le sue
parole non
mi toccano. Lei non sa che cos’ho in mente.
<< Non ho scelto nessuno. >> Dico
fissandola
negli occhi, per farle capire che non mi sottometterò a lei, e che non
può
scalfirmi.
<< Davvero? E perché dovrei stare con lui
questa sera?
Non ci stai bene nella parte della buona samaritana. >> Sbuffo
facendole
alzare un sopracciglio.
<< Non sono buona, ok? E non sono nemmeno
cattiva,
sono semplicemente umana: piena di dubbi e che fa più sbagli di quanto
dovrebbe
permettersi. Non voglio farti tornare con Francesco, al solo pensiero
mi sale
la carogna ma... stasera stai con lui. Ti chiedo solo questo. >>
Le passo
il bicchierino intatto ed esco dal retro, lasciandola impalata a
pensare alle
mie parole.
Trovo Veronica vicino a degli scaffali a mettere
ordine, le
sorrido quando mi nota e lei fa altrettanto. << Non ho sentito
urla, mi
devo preoccupare sul serio? >>
<< Ti ricordi quando volevi che non facessi
cazzate?
Che non mettessi casino tra Francesco ed Elisa? Beh ho evitato di farlo
finché
sono stati insieme, adesso ho fatto una cazzata di cui non riesco a
pentirmi.
Tengo troppo a Francesco per perderlo, e tengo troppo a te per farti
una
promessa che so già di non poter mantenere, quindi voglio essere
chiara: stanne
fuori. >> Non le do il tempo di ribattere che sono nuovamente
chiusa
nella mia auto, con le mani che stringono forte il volante e il respiro
troppo
accelerato. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere contatto con la
realtà,
ripetendomi che per quanto farà male, è l’unica cosa da fare.
<< Problemi in vista! Ale, hai visite.
>> Il
titolare della Taverna, mi fa l’occhiolino e avvisa Alessandro che ci
sono,
quando me lo ritrovo davanti, mi rendo a malapena conto di non avere un
bell’aspetto. O meglio, mi rendo conto di risultare
più pallida del solito, di avere le mani che tremano e gli occhi
lucidi. Ale
non fa niente per farmelo notare, ma
afferra una mia
mano e mi porta fuori dal locale.
<< Dillo e basta. >> Non mi guarda in
volto e io ritorno ad avere l’affanno. Mi
mordo il labbro
inferiore e cerco di ritrovare un po’ di pace interiore.
<< Non ti amo. >> Lo sussurro, ma sono
più che
certa che abbia sentito. S’irrigidisce riportando i suoi occhi nei
miei.
<< Non mi pare di averti detto che io invece
sì.
>> Scuoto il capo.
<< No, no... so che non potrò innamorarmi di
te. E non
perché potrei essere innamorata di Francesco ma perché... perché tu sei
troppo
per me. Tu sei... >> Mi fermo per prendere fiato e per scacciare
una
lacrima da una mia guancia. << Tu sei del cioccolato pregiato, e
so che
potrei non farne mai indigestione, ma so anche che non posso
approfittarne
perché... perché so anche che potrei benissimo fare a meno del
cioccolato
pregiato poiché amo la Nutella. Non so se capisci, non so
se il mio ragionamento ha un minimo di senso logico. >>
Alessandro blocca
le mie parole afferrandomi le mani che stavano girovagando per aria,
gesticolando senza freni. Incontro i suoi occhi verdi e fremo. Fremo
perché mi
sento una merda.
<< Jess, non devi giustificarti. Non devi
sentirti in
colpa e soprattutto... non devi stare male. Alla fine... che
cos’abbiamo avuto?
Qualche uscita, qualche risata. Di certo non il cuore a pezzi, no? E
poi mi
avevi avvisato: non sei fatta per me. E non sto dicendo che non sto male. Ma mi fa
più male vederti
a pezzi per me. Non dovrebbe essere
così... ci abbiamo provato, o almeno... io ci ho provato,
anche se sapevo che sarebbe stata una guerra persa in partenza.
>> Mi
accarezza i capelli e poi le guance, portando via le mie lacrime oramai
ingestibili.
<< Mi dispiace. >> Dico tirando su col
naso. Un
attimo dopo mi ritrovo stretta tra le sue braccia a cercare di
contenere i
singhiozzi.
Non so spiegare la mia reazione, so
di voler bene ad Alessandro, so che lui tiene a me, so che avrebbe
voluto un
finale alternativo, ma è mai esistito? Ho mai veramente avuto scelta?
<< Dispiace anche a me. Ma
non si può vincere contro la Nutella, no? >> Ridacchia e
io cerco di fare altrettanto ma con scarso risultato. Lentamente mi
allontano
dal suo corpo e gli sorrido.
<< Meriti di meglio. Sei un bravo ragazzo,
Ale. E per
quanto un po’ mi dispiaccia, evidentemente ancora non ho imparato a non
farmi
ammaliare dal bad boy, ma tu... >> Dico allungando una mano fino
ad
accarezzargli una guancia. Solo ora noto
che anche i
suoi occhi sono lucidi, ma lui è molto più forte di me e non si lascerà
sopraffare da tutto questo. << Tu sei del cioccolato pregiato. E
una
ragazza, presto, molto presto, non riuscirà più a farne a meno, e
rinuncerà
anche alla Nutella o qualsiasi altra cosa per te. Sei speciale Ale, e
mi
dispiace così tanto. >> Detto questo,
cercando
di non riprendere a piangere – e ammetto di dovermi impegnare – cerco
di
allontanarmi ma dopo qualche passo, il mio polso viene
fermato dalla sua mano. Incontro i suoi occhi e lo prego di lasciarmi
andare ma
lui si avvicina e posa lievemente le sue labbra sulle mie. Lo lascio
fare, non
chiudo nemmeno gli occhi. Si allontana in fretta, mi sorride – con
ancora gli
occhi lucidi – e mi da le spalle,
lasciandomi andare.
<< Dove stai andando? >> Sobbalzo e mi
volto
incontrando gli occhi di Bec.
<< Ehm... via, per qualche giorno. >>
Ho ancora
la voce roca. E mi chiedo come diamine io abbia fatto ad arrivare a
casa sana e
salva poiché non ho smesso un attimo di piangere. Non è da me una
reazione
simile, soprattutto darmi al pianto. Quando mai! Ma
evidentemente ne avevo bisogno.
<< Non lavori lunedì? >> Scuoto il
capo tornando
a mettere della roba da mettere nel borsone.
<< Mi sono presa una settimana di ferie.
>> La
sento sospirare, ma non me ne preoccupo.
<< Deduco tu abbia fatto la tua scelta.
>>
Inferocita, più di quanto io debba esserlo, mi volto e scrollo le
spalle.
<< Ha qualche importanza? Mi sento una
merda, sto male
e mi sento in colpa. Dovevate dirmelo di non dover
giocare con i sentimenti altrui, anzi! Di non giocare con i miei di
sentimenti!
Tenere alle persone fa schifo. >>
Mi rivolto, ma Bec, inferocita quanto me, mi
riporta a
incontrare il suo volto.
<< Oh non pensare di ritornare com’eri
qualche anno
fa, ok? Ci abbiamo messo una vita a farti credere in noi, all’amicizia
e
soprattutto in te stessa, quindi scordati il fatto
che
a volte tenere a qualcuno possa far star male: è la vita! Quando
accetterai
questo, vivrai meglio. E comunque... non dovresti pensare a chi hai
fatto male,
dovresti festeggiare, perché finalmente nella tua testa hai fatto
chiarezza, è
un evento che capita raramente, quindi esulta, cazzo! >> Se ne va
sbattendo la porta e io rimango congelata,
senza
sapere cosa pensare o cosa dovrei fare. Mi ha freddata,
cazzo.
<< Stai scherzando, vero? >> Lo guardo
a
malapena e Francesco appoggia le sue mani accanto al mio viso, sulla
carrozzeria della macchina, bloccandomi ogni uscita. Tengo le braccia
incrociate e non lo guardo. Non ho ancora detto una parola da quando è
sceso da
casa, in realtà... non me ne ha dato la possibilità. Ha capito tutto
guardandomi.
<< Ti prego, dimmi che non hai fatto la
scelta
sbagliata. Non dirmi che hai scelto lui. >>
<< C’è mai stata veramente possibilità di
scelta?
>> Mormoro fissando i campanelli del portone.
<< Che diamine vorresti dire? >> Le
sue mani
tornano accanto ai suoi fianchi e finalmente i miei occhi incontrano i
suoi.
<< Non scelgo nessuno. Non sono in grado di
scegliere.
Evidentemente non sono pronta, e molto
probabilmente non
merito nessuno dei due. Vado via per qualche giorno, quindi –
per favore
– non cercarmi. Sono venuta solo per dirti questo. >> Mi volto e
cerco di
aprire la portiera, ma Francesco me lo
impedisce,
bloccandomi con la sua schiena all’auto.
<< Jess, sono io che prego te... dimmi che
stai
scherzando. >> Cerco di non riprendere a piangere, ma ho
nuovamente gli
occhi lucidi e il cuore che batte a mille. Appoggio la fronte alla
carrozzeria
e cerco di respirare.
<< Lasciami andare. >> Sussurro come
se fosse
una preghiera.
<< No! No cazzo,
no! >>
Colpisce la carrozzeria con un pugno e poi mi volta verso di sé
rimanendo un
attimo frastornato dalle mie lacrime. << Perché piangi? Se tu che
vuoi
tutto questo, quindi non piangere! >> Non è veramente incazzato,
è la
paura di perdermi che gli sta facendo alzare la voce.
<< Io voglio te. >> Dice abbassando la
voce e
prendendomi il viso tra le mani. Gli occhi azzurri di Francesco
sembrano
illuminare la strada, ma so benissimo che non è così, che sono solo io
che
riesco a vedere una cosa simile. Potrei stare ore a fissarlo. <<
Voglio
stare con te. Ho bisogno di te. Non cacciarmi via, non allontanarti, non... non mi scacciare, ti prego. Voglio stare
con te.
>>
<< Sono esasperante, lunatica, voglio sempre
avere
l’ultima parola e non mi stanco mai, come potresti voler stare con me?
>>
<< È vero, sei
esasperante,
petulante, orgogliosa, lunatica e isterica... ma sì, voglio stare con
te. Con
te. Solo con te. >> Le lacrime rigano le mie guance mentre il
cuore
sembra mi stia per scoppiarmi dal petto.
<< Fra... per
favore.
>> Le sue labbra si posano sulle mie e come se avessero vita
propria, le
mie braccia, corrono a intrecciarsi al suo collo e le mani ad
immergersi nei suoi capelli.
Non riesco a respingerlo. Probabilmente ha ragione
Bec
quando mi dice che devo semplicemente vivere, fregandomene degli altri,
di
quello che potrebbero pensare o che potrebbero
dire
ma...
<< Fra, ti prego, lasciami andare. >>
Non so dove ho trovato il controllo di
allontanarlo, ma me lo ha
lasciato fare. I suoi occhi bruciano di passione e di possesso, ma
continuo a
tenere le braccia sul suo petto come divisorio. Lui mi accarezza le
mani senza
distogliere lo sguardo dal mio.
<< Ok, scappa... scappa
pure,
ma non pensare che non ti seguirò. Non scappo, non vado da nessuna
parte. Non
quando si tratta di noi, Jess. Tienilo in
mente.
>> Fa un passo indietro, e le mie mani cadono nel vuoto, tornando
ai miei
fianchi, mi sorride e infine va a sedersi sul gradino di fronte al
portone del
suo palazzo e si accende una sigaretta. Cercando di resistere alla
tentazione,
rientro in macchina e parto verso dove sono quasi certa non mi troverà.
Capitolo 14 *** Capitolo tredici: Tutto pare in discesa. ***
Suvvia! Non cantate l’alleluia
solo perché finalmente mi sono decisa a scrivere e
a postare! U.U
potrei
offendermi. No, scherzo, avete ragione, dovevo metterci qualche giorno
e invece
ci ho messo un mese... MA! Eh sì, c’è un
“ma”, ho
preso la patente, quindi dovreste essere contente per me e soprattutto
fingete
di capirmi... l’ultimo periodo è stata
tragico, ma vi
dirò, le cose sembrano risalire. Quindi...
quindi
niente, smetto di parlare e vi lascio all’ultimo capitolo di questa
storia. Eh sì,
dobbiamo salutare Francesco, Jessica, Lea, Bec, Greta, Riccardo e
Alessandro...
e non scordiamoci di Sara! Ho adorato ogni personaggio e ogni vicenda
che è
accaduta. Spero anche voi e soprattutto mando un bacio alle persone
vere di
questa storia... non fate domande xD Buona
lettura,
ci rivediamo in una nuova avventura! ;)
Francesco – la stessa
sera.
<< Non riesco a capire perché sono così sorpreso. La
conosco, me lo sarei dovuto aspettare... ma
Jessica
non fa mai quello che ti aspetti. >> Sposto i miei occhi dal
vuoto per
guardare Elisa che senza fiatare mi affianca sul lurido scalino su cui
sono
seduto.
Non so quanto tempo sia passato da quando Jess se n’è
andata, so solo di non essermi mosso, di essere rimasto su questo
schifoso
scalino, al freddo a fumare a tutto spiano.
<< Quindi ha scelto l’altro?
>> Mi chiede giustamente lei. Inaspettatamente scoppio a ridere e
mi
passo una mano tra i capelli, fregandomi del fatto che siano ingellati e che potrebbero disfarsi.
Al momento non riesce a importarmi nulla.
<< No. Non ha scelto nessuno. >> Continuo a
ridere e lei non ribatte.
Elisa sbuffa e intreccia le mani tra le sue gambe per
scaldarle. Non mi guarda, e sinceramente non so nemmeno che cosa le passi per la testa.
<< Che cosa ci fai qui? >> Le chiedo in un
attimo di lucidità. Lei sorride e continua a non guardarmi.
<< Se te lo dico non ci
credi. >> Aggrotto la fronte.
<< Mettimi alla prova. >> Ridacchia.
<< Fra, ti ho messo alla prova tante di quelle volte
che posso assicurarti che neanche tu fai quello che ci si potrebbe
aspettare.
>> Abbasso lo sguardo e lei sospira. << Comunque stamattina
Jessica
è passata dal negozio e mi ha chiesto di passare la serata con te.
>>
Riporto lo sguardo su di lei e una miriade di pensieri mi affolla la
mente.
<< Cosa? Perché? Vuol dire che tu sapevi tutto?
>> Avete presente una bolla? Sento come una bolla che sta per
scoppiarmi nello
stomaco; è ovvio che io stia parlando di
una bolla
metaforica e che in realtà sia solo la rabbia che sta salendo a galla.
<< No! Secondo te se sapevo che cos’aveva in mente ti
avrei chiesto chi ha scelto e come mai non è qui ad amoreggiare con te?
Suvvia,
non siamo a “Uomini e Donne”, quindi parla francamente e smettila di
arrabbiarti con me, io non c’entro nulla! >> Ha ragione, perciò
cerco di
calmarmi e una volta che ci sono riuscito riporto la mia totale
attenzione su
di lei.
<< Come ha fatto a convincerti? >> Le chiedo
dopo un paio di minuti di silenzio.
<< Non lo so. So solo che ero fuori con Angela e alla
fine l’ho lasciata a casa per venire qui.
Fra... tu ci
tieni a lei, allora perché l’hai fatta andare via? >>
<< Bella domanda. Non lo so. Me lo ha
chiesto in lacrime, voleva che la lasciassi andare e l’ho fatto.
>>
<< Se ti chiedeva di buttarti sotto un ponte, lo
avresti fatto lo stesso? >> Sospira e gesticolando, torna a
parlare
seriamente. << Senti... se ho imparato una cosa, e che quando
tieni
veramente a qualcuno, non lo lasci andare. Anche a
costo di
star male da morire. Vattela a riprendere. >> Alzandosi in
piedi,
mi sorride e si volta, ma io la fermo subito, afferrandole un polso.
<< Perché lo stai facendo? >> Elisa
non mi risponde subito, ma quando lo fa, mi lascia senza parole.
<< Perché non rinnego niente del nostro rapporto, ti
ho amato e nell’ultimo periodo sono stata pessima con te e con chiunque
altro.
Merito di stare bene e lo meriti anche tu. E poco importa se quella
persona
sarà Jessica. Posso sopportarlo. >>
<< Cavolo! Un minuto! >> Allontano il pugno
dalla porta e aspetto trepidante che quella lumaca di Lea si decida ad
aprire
questa maledetta porta.
<< Ecco, ci mancavi giusto tu, quest’oggi!
>> Mi volta le spalle e io la seguo
guardandomi
attorno. La casa sembra vuota e non so se lasciarmi prendere dal panico
o meno.
<< Mi dispiace averti disturbata
ma... dov’è? >> Lea mi squadra dalla testa ai piedi e allora io
faccio
altrettanto, notando solo ora che indossa solo l’accappatoio.
<< Ti prego... dimmi che c’è Riccardo di là...
>> Lea scoppia a ridere.
<< No! Io, Jess, Greta e Bec abbiamo
deciso di darci da fare l’una con l’altra. >> Stringo le labbra e
lei
alza un sopracciglio per invitarmi a sparare qualche altra stupida
domanda.
<< Dov’è? Ho bisogno di vederla. >> Quasi
m’irrigidisco quando noto la sua espressione cambiare radicalmente.
<< Non è con te? Non mi stai prendendo in giro?
>> Scuoto il capo. << Quando sono tornata a casa, ho
trovato un suo
biglietto dove diceva che sarebbe stata con
te.
>>
<< Ci siamo visti ma poi è andata via. >>
<< Pensi sia andata da Alessandro? >>
<< No, a quest’ora sarebbe già tornata. >>
<< E da Alessandro c’è stata oggi pomeriggio. >>
Dice Riccardo, attraversando il corridoio in boxer. Ci salutiamo con un
movimento del mento e lui sparisce in cucina.
<< No, scusate, quindi cosa vorreste dirmi? Che non ha
scelto nessuno? Che è sparita? >> Ora la domanda è: la mando in
panico o
cerco di sbrigarmela da solo?
<< Ma no, figurati...
arriverà. Magari sta solo gironzolando senza meta. >> Mi guarda
non
convinta ma annuisce, perciò le raccomando di contattarmi
subito non appena torna a casa e io mi rintano in macchina, cercando di
capire
dove sia finita.
Jessica.
Mi ero dimenticata quanto verde ci fosse in questo posto. Ma è sempre meglio il verde del bianco. Se avesse
nevicato,
o lo stesse facendo, probabilmente sarei
già scappata
a gambe levate.
In questo posto c’è anche troppo silenzio, eppure dovrei
esserne contenta: è questo quello che
volevo ma oramai
è da troppo tempo che non passo interi giorni da sola, dove l’unico
suono è
quello dei miei pensieri o al massimo della musica del mio MP3.
Sto impazzendo, sono solo passati due giorni, eppure mi
sembrano mesi.
Non ho sentito nessuna mia amica, nessun
parente, e... beh, non ho sentito Francesco.
Sto cercando di convincermi che questa è la cosa giusta, che
ho bisogno di un po’ di pace e che devo stargli lontana.
Quando ho pensato alla mia fuga, il primo posto che mi è
passato per la mente è stata la casa dei miei genitori, ma poi sarei
scappata
anche da lì perché vederli amoreggiare anche alla loro età sarebbe
stato un
colpo al cuore, perciò sì, sono passata da casa loro, ma solo per
prendere le
chiavi di questo cottage dimenticato da Dio e mi sono messa in moto.
Quando ero più piccola ci venivamo
spesso, ma una volta iniziate le medie... beh, chi aveva più voglia di
passare
il weekend fuori casa, lontano dagli amici e dai ragazzi?
In questi giorni ho reso questa abitazione
fin troppo vivibile, talmente tanto che ora non c’è più niente da fare
e mi sto
annoiando a morte, perciò – stravaccata su un divano che sembra di
un’altra
epoca – decido di accendere il telefono e prepararmi ai mille mila
messaggi di
Lea. -Che fine hai fatto?
-Mi sto preoccupando! Jess, dove sei?
-Cazzo, ma rispondi?!
Sospiro e non vado avanti, ce n’è una decina, e questi tre
mi sono bastati.
Guardo le chiamate perse e noto che ce n’è cinque di
Francesco e altre delle mie amiche, ce n’è una anche di mia madre ma la
chiamerò più tardi, lei sapeva dove andavo,
di
conseguenza posso chiamarla anche dal telefono fisso che c’è qui.
Persa tra i pensieri osservo il nome di Francesco che c’è
sullo schermo ma non faccio altro che
guardare, non
pigio il tasto verde e nemmeno quello rosso per tornare alla schermata
iniziale
del telefono.
Sobbalzo quando sento suonare un clacson, non è molto vicino
ma siamo in una strada isolata, che tra l’altro porta solo a questo
cottage e
ad altri due.
Senza rendermene conto, mi trovo sul portico, avvolta da una
felpa di Fra che non mi fa gelare dal freddo e osservo una sottospecie
di Jeep
che si sta avvicinando. Mi sembra una macchina famigliare ma non saprei
dire se
la conosco o meno, e poi... nessuno sa dove
sono.
O almeno, lo penso... ma la macchina si è fermata proprio
nel mio giardino e per quanto io sappia perfettamente di dover tornare
in casa
e rinchiudermi e fare finta di niente, me ne rimango immobile, sul
portico, col
cuore a mille.
Quando la portiera si apre e vedo Francesco in piedi, che mi
guarda con un’aria contrita, mi maledico per non essere entrata e nello
stesso
tempo mi faccio i complimenti per non averlo fatto.
Lentamente chiude la macchina e mi si avvicina.
E io cosa faccio? Con le
mie ciabatte antistupro, me ne rimango ferma, impietrita,
e attendo finché non si ferma sul primo gradino del portico.
<< Bella felpa. >> Stringo e le labbra per non
rispondergli male e cambio argomento, cercando di non fare i salti
della gioia
poiché mi ha trovata.
<< Come facevi a sapere dove
fossi? >> Francesco sorride, ma non è uno di quei sorrisi belli,
pieni e
divertiti... è solo uno stiramento di labbra.
<< Non lo sapevo. Ma
d’altronde sono la persona che ti conosce meglio. >> È vero, ma
nello
stesso tempo non gli credo, e quando mi rendo conto di aver alzato un
sopracciglio, le sue labbra si stendono un po’ di più – rendendo quel
sorriso
quasi più vero e divertito.
<< Ok, lo ammetto... ho scongiurato
tua madre di dirmelo. E ha funzionato. >>
Mia madre! Ecco perché ha tentato di chiamarmi, voleva
avvisarmi.
<< Beh... perché sei qua? Hai
fatto un viaggio a vuoto, sappilo. >> Cerco di muovermi, di
disincrociare
le braccia, ma tutto è inutile, il mio corpo non risponde al mio
cervello.
<< Finché si tratterà di noi, non sarà mai un viaggio
sprecato. A costo di doverti seguire in capo al
mondo.
>> Il mio cuore perde qualche battito ma credo – spero
– che non traspaia nulla dalla mia espressione.
<< E questa dove l’hai sentita? In un biglietto del
biscotto della fortuna? >>
<< Veramente me l’ha detta Elisa. Anche se... non
proprio così. Sai, >> Sale di un altro gradino e ora anche il mio
respiro
si fa più veloce. << aveva ragione. Quando tieni a qualcuno, puoi
litigarci, ammazzarti di botte e di parole, ma alla fine non le
lasci via d’uscita: la segui. Le stai accanto e cercherai sempre
di averla accanto. >>
<< Tipo uno stalker.
>> Cerco di buttarla sull’ironia, e stranamente ci riesco, poiché
riesco a farlo ridere e a farsi passare una
mano tra i
capelli. Dio! Quei capelli che sembrano così morbidi. E che
in effetti lo sono.
<< Esatto. L’unica differenza è che lo vuoi anche tu.
Ti sei rintana qui, quando l’unica cosa che dovresti dirmi è: voglio
stare con
te. >> Cerco di deglutire.
<< E perché pensi che io voglia dire una cosa del
genere? >>
<< Lo so e basta. >> Scrolla le spalle. <<
Perché siamo amici? Che cos’abbiamo fatto per volerci bene? E perché la
nostra
amicizia è durata tanto? E perché adesso ti amo e non voglio perderti?
>>
Ok. Stop. Aspettate. Che cos’ha detto?
<< Mi sono persa un pezzo. >> Francesco sorride e io mi rendo a malapena conto che le mie braccia
non sono
più attaccate al mio petto, ma bensì a penzoloni accanto al mio busto.
<< Non ti sei persa niente, perché io ora sono qui...
e sono venuto per te. Per stare con te. Per iniziare... beh quel che
sarà.
>>
<< Per iniziare quel che sarà? >> Chiedo
divertita. << Quanto sei romantico! >>
Nonostante sorrida, quando riprende la parola, è serio.
<< Non buttarla sullo scherzo. Ti amo,
Jess. E
anche se tu non sei pronta per dirmelo... amen. Aspetterò quel momento.
Non
voglio perderti perché senza vederti arricciare il naso quando qualcosa
non ti
va a genio, perché non poterti sentir ridere o vederti mangiare come un
piccolo
maiale... io non posso stare bene. Chiamami egoista, ma voglio stare
con te. Voglio
viverti a trecentosessanta gradi, anche se questo dovesse significare
averti
solo come amica. Mi sacrificherò, ma non ti lascio andare. E dovunque
andrai,
io ti raggiungerò... anche se quest’ultimo
pezzo
sembra più da stalker che da ragazzo
innamorato.
>> Scoppio a ridere e percepisco una mia lacrima solcare la
guancia.
Francesco sale anche l’ultimo gradino e la
scaccia
delicatamente, guardandomi negli occhi sorridendomi.
I suoi occhi sono luminosi, sinceri e pieni di... amore, o
comunque di affetto. E io?
Cosa posso fare?
<< Nella vita bisogna prendere al volo ogni occasione,
vero? >> Annuisce, e la speranza
sembra
avvolgerlo.
<< Promettimi solo una cosa: cerca di non farmi
affogare nella Nutella. >> Mi guarda stranito e ride.
<< Anche se non so che diamine possa significare... te
lo prometto. >> Con un mega sorrisone, gli butto le braccia al
petto e
assalgo la sua bocca.
Non so cosa mi porterà il futuro. Sicuramente tanta merda...
ma perché non credere che possa esserci anche un po’ di beatitudine?
Magari con
la mia Nutella umana.