Nuove prospettive

di JessL_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: come tutto ebbe inizio. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: Cercasi spiegazioni. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: Richieste senza senso. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Guardare ma non toccare. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: Tornare sui propri passi. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: Strani comportamenti. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: Bisogna darsi una possibilità. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette: Elucubrazioni. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto: Andare dritti per la strada scelta. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove: Team Ale o Team Fra? ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci: Pura confusione. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici: Arrivare al dunque. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici: Ho perso le parole. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici: Tutto pare in discesa. ***



Capitolo 1
*** Prologo: come tutto ebbe inizio. ***


Salve a tutti, eccomi qui con una nuova storia, sono piuttosto emozionata, nonostante non sia uno di quei temi particolari che non si è mai visto in questo sito, ma per me è la prima volta che tratto il tema “migliori amici” e spero vivamente di riuscirci bene. 

Prima di lasciarvi, vorrei solo ringraziare la mia Selena, Bec e Greta per il sostegno e per aver dato un'occhiata ai miei strafalcioni. Siete adorabili.
Detto ciò, non ho nient’altro da dire a parte che spero di riuscire ad aggiornare una volta a settimana, il giorno sarà la domenica, ma non vale per i primi due capitolo – cioè questo e il prossimo. 


Per contattarmi, mi trovate su facebook e sul gruppo, dove troverete spoiler e anticipazioni. Ovviamente siete tutti i benvenuti.

Questo prologo, vivetelo quasi come una vostra amica che vi sta raccontando una cosa... dal prossimo vivremo tutto al presente.
Buona lettura! Mi rintano in un angolo con le dita incrociate, sperando che il capitolo vi piaccia! Jess.




Cosa vuoi che sia – Ligabue.



Premesse da tenere sempre a mente:
Regola numero uno: mai fidarsi della cugina pazza; potresti finire seriamente nei guai.
Regola numero due: non pensare mai che potrebbe andare tutto bene, soprattutto se la cugina sopracitata ti chiede di uscire con lei, il suo fidanzato e gli amici di quest’ultimo – ancora di più se sai che ci sono persone che conosci e che ti conoscono.
Regola numero tre: andare sempre oltre le apparenze.



<< Tu non ti rendi conto! Devi esserci, non puoi mancare! >>
Mi veniva da ridere a vedere mia cugina così piena d’inventiva per convincermi, ma cercavo di trattenermi, più che altro perché non volevo ancora acconsentire. Era troppo divertente vederla girarci attorno senza darmi un motivo, anche se sembrava impossibile che io potessi mancare a nemmeno lei sapeva cosa di preciso.
Veronica è sempre stata così, doveva assolutamente ottenere tutto quello che desiderava e con me aveva sempre avuto la strada spianata: ho sempre adorato farla contenta, e quando si trattava di sciocchezze come queste... beh mi veniva facile accontentarla.
Quella sera sarebbe cambiato tutto con il mio sì. Certo, in quel momento non lo sospettavo minimamente, d’altronde avevo vent’anni, il mondo ai miei piedi poiché me ne ero andata a vivere per conto mio da qualche mese, dividendo l’appartamento con due ragazze fantastiche, ma quando mi trovai mia cugina sul pianerottolo quasi in ginocchio a implorarmi di uscire con lei – come se in quel periodo fossi una di quelle ragazze solo casa e lavoro; avevo vent’anni, di certo non rimanevo a casa di venerdì sera – acconsentii, anche se non ero proprio su di giri all’idea uscire con quella pazza di mia cugina, il suo ragazzo e gli amici di quest’ultimo. 

Non ero stata scoppiettante come al solito, più che altro perché era da un po’ che non mi capitava di uscire con gente che non conoscevo o che non vedevo da parecchio tempo, ero abituata a uscire con la mia combriccola di quattro scoppiati e mi andava bene così, ma quando entrai nel solito bar che frequentava mia cugina, capii che le cose sarebbero cambiate – almeno per la sottoscritta – e non perché il ragazzo dagli occhi azzurri scoppiò  a ridere quando mi vide , ma bensì perché quando si alzò e venne verso di me scuotendo il capo, capii che non tutto era cambiato. Almeno, non lui.
<< Jess, mi hai fatto perdere cinque euro, ma sono contento di rivederti. >> Ridacchiai e mi lasciai abbracciare da Francesco. 
Non lo vedevo dalla bellezza di sei anni, praticamente da quando avevamo finito le medie ma... quella sera sarebbe stata cruciale. Non accadde niente di eclatante ma ritrovammo la sintonia che avevamo avuto un tempo, almeno da dopo che la mia cotta nei suoi confronti – all’età di undici anni, preferisco precisarlo – scemò. Mi lasciai trascinare, e mi buttai a capofitto nel loro mondo fatto di partite a carte e insulti di vario genere verso chissà chi e senza un motivo.
Quella sera... avrei scoperto delle nuove prospettive.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: Cercasi spiegazioni. ***


Ma salve! Eccomi qui col nuovo capitolo, o meglio, col primo vero capitolo :) sono davvero molto contenta che abbiate accolto bene il prologo... spero sia la stessa cosa con questo – tengo le dita incrociate!
 
La storia sta uscendo più seria di quanto volessi/mi aspettassi, ma non mi lamento, almeno se non lo farete voi. Detto ciò, vi lascio solo i link per contattarmi sul gruppo di facebook, per parlare con me e delle storie.
 
Detto tutto ciò, grazie di cuore a tutti! Buona lettura...



 
Here with me – Dido.

Due anni dopo il prologo...

 
Sospiro osservando la tazza di caffè, sono talmente stanca che potrei svenire su questo tavolo e non accorgermi nemmeno della botta.
Al momento mi sembra piuttosto allettante come ipotesi, almeno dormirei un po’... da quanto tempo è che non dormo?
<< Sei così pensierosa perché hai già ascoltato la segreteria? >> Mi chiede Lea senza guardarmi, entrando in cucina e servendosi il caffè in una tazzina.
<< Segreteria? Da quando ce l’abbiamo? >> Le chiedo inclinando il capo; la mia coinquilina mi guarda stranita per qualche attimo, poi si sede accanto a me – ovviamente non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo – e infine, con lentezza studiata, appoggia la tazzina sul tavolo.
<< Hai insistito per settimane pur di averla, hai riempito la testa mia e di Rebecca dicendo che dovevamo averla perché ci faceva molto Americane, molto... occupate... e questo è accaduto tipo due mesi fa. >> Mi mordo il labbro inferiore quando riporto tutto alla mia mente.
<< Hai ragione, scusami. >> Lea alza gli occhi al cielo.
<< Se non è per la segreteria, perché mai dovresti essere così frastornata? >> Beve un sorso della sua colazione e io decido di dirglielo, nonostante questo comporti prendermi una bella strigliata alle sette e un quarto di venerdì mattina.
<< Non ho dormito. >> Dico velocemente per poi immergermi nella mia tazza.
I suoi occhi azzurri mi freddano all’istante e io cerco di non soffocarmi con la mia stessa saliva.
<< E perché mai? Eri con Francesco? >>
<< Se ti dicessi di sì, saresti più tranquilla? >>
<< Che cos’hai fatto per farla innervosire di prima mattina? >> Chiede, piuttosto divertita, la nostra cara Rebecca, unendosi a noi per la colazione.
Sbuffo, facendo aumentare il divertimento dell’ultima arrivata. << Non ho fatto niente, sono solo uscita... e tornata praticamente quando lei si è svegliata. >> Bec sgrana gli occhi.
<< Apperò. >> La guardo male: se voleva mettermi ulteriormente nei casini, è sulla buona strada.
<< Non sono affari miei, cioè, non sono tua madre che può sgridarti o dirti cosa fare o non fare ma... ascolta la segreteria e soprattutto non sentirti in colpa nei miei confronti... potrò farti un po’ anche da mamma, ma non lo sono. >> Mi passa una mano tra i capelli mentre si alza e io guardo Rebecca con gli occhi sgranati.
<< Il mondo sta per finire. >> Sussurro facendola ridere ma subito dopo, mi alzo e raggiungo il telefono nell’entrata e mi siedo sulla sedia che si trova là vicino, appoggiando la cornetta all’orecchio e avviando la segreteria.
Ehi... non hai risposto al cellulare, quindi deduco che... o stai dormendo, oppure non sei a casa e visto che è solo mezzanotte, direi che è molto probabile la seconda opzione. Giuro, non vorrei disturbarti ma, avrei bisogno di te: della mia migliore amica. Ho nuovamente litigato con Elisa e non so che diamine fare... sembra che tutto quello che io faccia o dica non sia mai abbastanza o comunque non è la cosa che vorrebbe sentire lei. Sono in confusione e... e solo tu puoi aiutarmi. Chiamami.”
Sospiro rimettendo il telefono a posto e passandomi subito dopo una mano tra i capelli.
<< Mi spieghi una cosa? >> Mi volto sorpresa verso di Lea.
<< Certo, dimmi... >>
<< Come fanno a stare insieme da tre anni? >> Ridacchio.
<< Non lo so. Sotto sotto sono innamorati, è che hanno due caratteri molto... combattivi. >>
<< Francesco, con te, non è molto combattivo. >> Sorrido osservandola mentre si appoggia al muro incrociando le braccia al petto.
<< Perché sa di perdere in partenza, sono molto più testarda di lui, ma Elisa no... sono molto orgogliosi e di conseguenza si battono per ogni cazzata, perché loro non litigano per cose serie, bensì per cazzate. >> Leandra annuisce, ma non pare del tutto convinta.
<< Sì ma... ha detto di essere confuso. >> Aggrotto la fronte.
<< E allora? >> Chiedo non riuscendo a capire il nesso tra le cose.
Piuttosto agitata, Lea, si avvicina non sapendo come iniziare il discorso che vuole farmi, e io temo che si tratti sempre della solita questione che non condivido per niente.
<< Non pensi che magari tu possa essere uno di quei problemi? >> Sputa, infine, lasciandomi di sasso poiché non mi aspettavo di certo una cosa simile.
Incrocio le gambe sulla sedia e la guardo con un punto interrogativo in fronte.
<< Elisa è pienamente a conoscenza della nostra amicizia, dell’affinità che abbiamo e soprattutto non è gelosa. >> Lea quasi mi scoppia a ridere in faccia e mi da le spalle tornando in cucina. Inutile dire che la seguo a ruota con un diavolo per capello. << Scusa, ma, perché te ne sei andata? >>
<< Perché spari solo un sacco di stronzate! >> Schiudo la bocca, lasciando tranquillamente che il bancone della cucina ci dividi. Un rumore mi fa voltare e vedo Rebecca tutta intenta a osservarci mentre mangia i cereali dalla scatola, manca si trattasse di popcorn. La trafiggo per un secondo con lo sguardo ma subito dopo torno ad occuparmi di Leandra.
<< Io non sparo stronzate, dico solo la verità! >>
<< Verità? La verità è che il vostro rapporto è fuori da qualsiasi parametro! E non lo dico perché siete un ragazzo e una ragazza, bensì perché vi nascondete dietro la banale scusa di essere migliori amici. >> Le sue parole mi feriscono più di quanto dia a vedere, cerco di non ridere dal nervoso, ma ci riesco a malapena.
<< Sarebbe una banale scusa? >> Mormoro non distogliendo i miei occhi marroni dai suoi azzurri. << Francesco in questi due anni mi è stato più vicino di qualsiasi altra persona. Mi è stato accanto come fratello, come amico, come bodyguard... non puoi dire che la nostra amicizia non sia sincera. >>
<< No. No. >> Lea sta scuotendo il capo dispiaciuta. << Sai benissimo che non intendevo quello... dico solo che... dal di fuori, potreste sembrare tutto tranne che migliori amici. >>
<< A me di quello che pensano gli altri, non m’importa. >>
<< Ed è giusto che sia così... ma mettiti nei panni di Elisa. >> Non ribatto, sono rimasta piuttosto sconvolta. La guardo come se fosse un’aliena e lei riprende la parola. << Sa di dover combattere con te, perché lui si confida con te, se c’è qualcosa che non va cerca te, se tu hai bisogno di qualcosa, lui vola... tu vieni prima di lei e un paio di volte lui lo anche ammesso. >> Ho le mani tra i capelli, i gomiti appoggiati al bancone della cucina.
<< Dove vuoi arrivare? >> Chiedo infine.
<< Che è giusto che tu stia vicino a Francesco, che tu stia bene assieme a lui e tutto il resto... ma non dimenticarti che ha già una fidanzata. >> Alzo immediatamente lo sguardo.
<< Ma pensi che io non lo sappia? Lui parla spesso e volentieri di lei, anche quando non litigano e non deve sfogarsi. Sono la sua migliore amica: so tutto di lui. >>
<< E la cosa non ti pesa? >> Chiede Rebecca, forse non riuscendo a starsene fuori.
<< No, perché anche lui sa tutto di me. >> Nessuno ribatte e io faccio per uscire dalla cucina.
<< Una volta mi hai detto: “Io e Fra abbiamo questo bel rapporto perché non proviamo attrazione l’uno per l’altro”. Lo pensi ancora? >> Abbasso lo sguardo osservando il pavimento, ma infine mi giro; di certo Lea non avrebbe mai accettato una risposta senza che io la guardassi negli occhi.
<< Sì, lo penso ancora. >>
 
<< Che ci fai qua? >> Mi siedo sul cofano di un’auto e lo osservo muoversi un po’ più agitato del solito. È arrabbiato e non mi è per niente difficile capire che ce l’ha con me.
<< Ho la pausa pranzo, perciò ho deciso di passare questo tempo con il mio migliore amico. >>
<< E ieri sera dov’eri? >> Si è voltato incavolato, e i suoi occhi azzurri sono diventati più chiari. Lo osservo per qualche secondo, ma vedendo che non distoglie lo sguardo, capisco che vuole a tutti i costi una risposta.
<< Sono andata a ballare con Erica, Federica, Stefano, e Alessio. >>
<< E non potevi avvisarmi? >> Sgrano gli occhi.
<< Scusa papà, se mi è passato di mente. >> Dico ironicamente facendolo sbuffare. Con la sua tuta da meccanico, mi si avvicina e mi affianca.
<< Hai ragione, scusami... è che ieri sera è stato un inferno. >>
<< Ok, ci sta... ma non prendertela con me. >> Francesco annuisce e poi mi sorride.
<< Ti sei divertita? >> Faccio una smorfia.
<< Poteva andare meglio, ma non mi lamento. Più che altro mi manca il letto. >> Fra scoppia a ridere.
<< Anche oggi neanche un’ora di sonno? >> Chiede divertito.
<< Non ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che mi sono sdraiata. >> Ridiamo ma subito dopo, guardando il suo profilo dalle linee gentili e perdendomi tra le sue piccole lentiggini vicino al naso, decido di andare dritta al punto.
<< Quanto è stata seria questa discussione? >>
<< Ha detto che per lei è tutto senza senso, ingestibile e che è stufa di litigare. >>
Tengo per me quello che penso, ma lui, praticamente subito, mi sprona. << Se stai in silenzio per fin tempo, significa che c’è qualcosa che vorresti dire. >> Sbuffo.
<< È che... dovrà pur aver avuto dei motivi per dire delle cose simili e tu... tu cos’hai fatto? Cos’hai detto? Non hai cercato di capirci qualcosa? >>
<< Certo che l’ho fatto ma... ma non siamo arrivati a nessun punto. >>
<< Quindi ti ha lasciato? >>
<< No. >> Dice candidamente, più tranquillo di quanto fosse ieri sera quando mi ha lasciato il messaggio in segreteria.
<< E cos’ha fatto? >> Scrolla le spalle.
<< Mi ha detto di parlarne con te, perché la decisione aspetta a me e solo tu puoi aiutarmi. >> Penso che i miei occhi non siano più al posto giusto.
<< Ha messo me in mezzo? Lei non lo fa mai! >> Dico sconvolta, sentendomi in colpa, senza aver fatto nulla, tra l’altro!
<< Lo so! Per questo ero così sconvolto! Che cosa dovresti farmi capire? >>
<< Ah non lo so. >> Stiamo in silenzio per un po’, forse pensando a entrambi alle uscite strambe della sua ragazza.
<< Comunque voi ragazze siete troppo strane. >> Alzo un sopracciglio guardandolo stranita.
<< Perché, voi ragazzi no? >> Sbuffa.
<< Andiamo a mangiare, va! >>
 
<< Come mai qua? >> Chiedo a mia cugina Veronica, trovandomela sul divano una volta che torno a casa dal lavoro. Veronica si alza e sospira scrollando le spalle. E io penso subito al peggio.
<< Valerio ti ha lasciata? È successo qualcosa? >>
<< Cosa? No! >> Tiro un respiro di sollievo e la spingo lievemente rimproverandola per avermi spaventata.
<< Scusa, ma sei sola? Come sei entrata? >> Chiedo sentendo il silenzio che avvolge la casa.
<< Non sono sola... c’è Rebecca di là, ma sta studiando. >> Ah. Annuisco e vado a prendere l’acqua in frigo.
<< Come mai da queste parti? >> Chiedo non guardandola.
<< Si tratta di Elisa. >> Cercando di non sbuffare, mi siedo al tavolo, accanto a lei, e cerco di non risponderle male.
<< Che cosa devi dirmi? >>
<< Vuole parlare con te, solo voi due e non vuole che Fra lo sappia. Pensi di riuscire a tenergli nascosto qualcosa? >>
<< Perché il tuo tono sa tanto di accusa? >> Chiedo sulla difensiva.
<< Non sa di niente, è che... non mi piace vedere la mia amica stare male. >>
<< Io non ho nemmeno capito perché stia male. >> Ammetto lasciandola un attimo a corto di parole. Veronica solitamente non si prende così tanto a cuore una relazione che non è sua, ma fin da quando io e Francesco ci siamo riavvicinati... non lo so, lei mi ha sempre ricordato della presenza di Elisa, come se non l’avessi sempre a mente senza che lei si ostinasse a ripetermelo.
<< Lei... vorrebbe avere il rapporto che tu hai creato praticamente in una sola sera con lui. Non capisce come tu abbia fatto ma... >> La interrompo.
<< Lei vorrebbe essere la sua migliore amica? >> Chiedo stupita.
<< No, certo che no! Ma vorrebbe la vostra complicità, il vostro feeling... >>
<< Io non ho mai capito una cosa: ma voi, pensate che io e Francesco andiamo a letto assieme? Perché posso assicurarti, cara cuginetta, che tutta questa intesa, c’è proprio perché tra di noi non c’è nulla di puramente fisico. >>
<< È tutta una questione mentale, ed è ancora peggio. >> Sospiro scuotendo il capo.
<< È per questo che ho imparato a non farmi influenzare dal parere degli altri o a fare le cose che voglio senza preoccuparmi di quello che potrebbe dire la gente... non farei niente se dovessi pensare a come reagirebbe quello o quell’altro! >>
<< Ma qui si tratta della sua fidanzata! >>
<< Sì, che ha mandato te a fare da piccione viaggiatore! >> Veronica non ribatte subito, e alla fine nemmeno lo fa, mi passa semplicemente un biglietto con su scritto un orario e un posto.
 
<< Non devi andarci. >>
<< Sì, che ci deve andare! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Grazie, care coinquiline, per essere così d’accordo tra di voi. >> Dico ironicamente meritandomi un’occhiataccia da parte di entrambe. << Ci andrò, non ho niente da nascondere, semmai devo solo difendere il mio rapporto con Francesco. >>
<< E pensi che sia una cosa da poco? >> Mi chiede Lea.
<< No, ma devo farlo. Se non mi presentassi sarebbe solo peggio, chissà Elisa che castelli mentali si farebbe. >>
<< Ha ragione. >> Ammette Rebecca, nei miei confronti.
<< Francesco lo sa? >> Scuoto il capo all’ennesima domanda di Lea.
<< Certo che no! Lui non la prenderebbe bene... penso che in quel caso sarebbe lui a lasciare lei per mancata fiducia. >>
<< E allora diglielo! >> Quasi urla Bec, facendomi sgranare gli occhi.
<< Sei pazza? Non ci penso proprio! Adesso è diventata una cosa tra me ed Elisa... e devo anche andare se non voglio arrivare in ritardo. >>
<< Ci farai sapere tutto, vero? >> Sorrido alla loro curiosità.
<< Certo. Ogni minimo, singolo, dettaglio. >> Sorridono e io esco da casa pronta ad andare in contro al lupo cattivo. O forse è meglio dire alla strega cattiva.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: Richieste senza senso. ***


Un caloroso ciao a tutti :) spero stiate bene... purtroppo ultimamente ne stanno accadendo troppe e spero vivamente che chi vive in Emilia Romagna stia bene. 
  
Questo secondo capitolo si è fatto attendere, ma è uscito come volevo; per quanto a Madda non faccia piacere, la notte finalmente ha portato consiglio come al solito :P detto ciò, vi lascio alla lettura, e sappiate che vi ringrazio di cuore per l’appoggio, mi auguro che il capitolo piaccia anche a voi, e per qualunque cosa, contattatemi pure nel gruppo, siete le benvenute! 
Buona lettura, vi lascio a Jessica e Francesco :)



Un amico è così – Laura Pausini.
 
  
Ci sono dei momenti che ti chiedi se quello che stai per fare è la cosa giusta, se non sarà un fiasco totale e dovresti fare finta di niente e mollare tutto. 
Ecco, questo, è uno di quei momenti. 
Sono pronta ad “affrontare” Elisa? Dovrei veramente ascoltarla e difendermi dalle sue accuse? Perché dovrei farlo? Perché dovrei per l’ennesima volta spiegare cosa lega me e Francesco, voglio dire... è così difficile capire che siamo solo amici? 
Certo, Elisa è sicuramente più giustificata degli altri ad avere dei dubbi e delle domande, ma perché farle dopo due anni? Che cos’è accaduto per farle scattare qualcosa? Per parlare direttamente con me? 
Attendere mi fa male se mi ritrovo alle dieci di sera sotto casa sua, nella mia auto, a farmi tutte queste domande. Non è da me farsi complessi o farsi sopraffare dalle incertezze, e perché no, dalla paura. 
Tengo tanto a Francesco, in qualche modo, due anni fa, è riuscito a vedere oltre confronto a tutti gli altri: è riuscito a vedere la vera me stessa. È riuscito a prendermi per mano, a farmi parlare, sfogare, mandare al diavolo tutto e tutti e mi ha fatto affrontare la mia più grande paura: la solitudine. Non che ora questa paura non ci sia più, ma ne sono meno terrorizzata, perché so che lui c’è e ci sarà, nonostante tutto quello che potrebbe accadere. Sì, anche affrontare una fidanzata pazza e gelosa. Non so come abbia fatto, ma in questi due anni lui è sempre riuscito ad andare altre al mio sorriso, ai miei capelli castani e ai miei occhi nocciola, e non potrò mai essergli grata abbastanza. 
Sospiro appoggiando il capo al sedile e picchietto le dita sul volante: Elisa è una terribile ritardataria, questo lo sapevo già, ma non immaginavo tanto. Sono venti minuti che attendo, e di lei nemmeno l’ombra. Sono quasi tentata di mettere in moto e andarmene. Osservo il suo portone, e spero insistentemente che si apra mostrando la sua figura esile. E dopo altri cinque minuti, accade... e io mi chiedo che senso abbia avuto acconciarsi per le feste quando dovremo stare semplicemente nella mia auto a parlare – o a scannarci, ma questo è ancora da vedere. 
<< Ciao, scusa per il ritardo, ma ero al telefono con Angela e non la smetteva più di parlare. >> Sorrido, cercando di farle capire che non fa niente – anche se non è proprio così. 
Angela è una ragazza che esce nel suo gruppo e quello di Francesco, io nonostante oramai sia due anni che conosco tutti loro, non ci esco regolarmente. 
<< Non importa... tutto bene? Perché volevi vedermi? >> Penso che andare dritto al punto possa solo giovarmi, più che altro perché voglio veramente vedere che cosa l’è passato per la testa, e poi perché – per quanto possa sembrare insensibile – ho decisamente bisogno di recuperare qualche ora di sonno, quindi prima finiamo qui, meglio è. 
<< Wow, dritta al punto come al solito. >> Mi sorride, ma questa volta non ricambio, osservo i suoi occhi neri e mi sistemo più comodamente per poterla guardare meglio. D’altronde ho un Citroen C3, non un Chrysler! << Sicuramente sai che io e Fra abbiamo discusso, e sai anche che l’ho lasciato senza parole dopo avergi detto che doveva discuterne con te... >> Annuisco e lei, prendendo fiato, riprende a parlare. << È che... mi sento sempre la seconda priorità, e mi chiedo perché, se è giusto e perché tu debba essere la prima, quando in realtà sono io la sua ragazza e non tu. >> Evito di alzare un sopracciglio e di non farmi sopraffare dal nervosismo, credo sia il caso di parlare in modo tranquillo, come due persone adulte, e diciamo che se dovessi innervosirmi, uno scaricatore di porto mi farebbe un baffo. 
<< Elisa, davvero, posso capire che tu abbia... delle paranoie ma... perché adesso? E perché ne parli a me? >> Ok, di certo sono stata chiara e diretta. Elisa si gratta un attimo al testa e guarda oltre il parabrezza, ed è pochi istanti dopo, mentre continua a guardare il cielo oramai scuro, che riprende la parola. 
<< Con lui non posso parlare, non riuscirebbe a capirmi, direbbe che esagero, che sono paranoica, che la faccio più grossa di quella che è; in pratica finiremo per litigare... >> Torna a incontrare i miei occhi. << Invece con te si può parlare e puoi capire. >> Non so che espressione io possa avere, ma gli occhi di Elisa si abbassano un secondo, meno convinti di qualche attimo prima. 
Mi arrovello le mani cercando le parole esatte da poterle dire. 
<< Tenendoglielo nascosto, intendo questo incontro, beh sbagli. >> Annuisco convinta e lei si morde le labbra rosse per qualche istante.
<< Francesco tiene a te molto più di quanto tu possa pensare, e so benissimo che non mi credi, ma non sta con te per ripiego, sta con te perché ti ama, nonostante i tuoi capricci e le tue paturnie. State insieme da tre anni... dovrà pur significare qualcosa, e il fatto che litighiate... quale coppia non lo fa? Soprattutto dopo tre anni! >> Cerco di farla ragione, di farle capire che non può vedere tutto nero, soprattutto quando non c’è niente del genere all’orizzonte.
 
<< È vero, chiedendoti di vederci a sua insaputa è stato sbagliato, e so benissimo di non poterti chiedere di tacere... ma ho bisogno di chiederti una cosa. >> 
Una parte di me pensa di conoscere già cosa vuole sapere, però attendo, perché potrei sbagliarmi e perché forse sono talmente masochista che voglio sentire le sue parole e cercare di non ridere. 
<< Ho bisogno che tu ti faccia da parte. Ho bisogno di avere il mio fidanzato solo per me, voglio sentirmi la sua prima priorità, voglio che abbia occhi solo per me e che non pensi alla sua migliore amica quando stiamo insieme. >> La sua proposta fa più male di un pugno nello stomaco, e questo forse perché non era la domanda che mi aspettavo. 
<< Come, scusa? >> Chiedo sperando di aver capito male. 
<< Fatti da parte, Jess. Francesco è il mio ragazzo... >> 
<< Ti assicuro che lo so. >> Dico interrompendola. << Lo so perché mi parla in continuazione di te, lo so perché ogni volta che ci vediamo sono la prima a chiedere di te, se va tutto bene, come stai e cosa avete fatto di bello la sera prima o qualche ora prima. Io lo so. E lo sa anche lui. E tu, da persona abbastanza matura, dovresti sapere che la tua richiesta è... non so nemmeno dire che cos’è! Mettiti nei miei panni, se Francesco ti dicesse di non vedere più la tua migliore amica, che cosa faresti? >> Elisa ha abbassato da un pezzo lo sguardo, io ho cercato di non urlare, di non farmi vedere troppo scioccata e offesa ma il mio gesticolare di certo non ha agito a questo fine. 
<< Lo so, lo so che non è una cosa carina da chiedere, e capisco anche che per te, Francesco, sia una delle persone più care che hai, >> Ora i suoi occhi sono di nuovo nei miei, e la cosa non mi fa di certo piacere, perché vederla con gli occhi lucidi, come se la sua proposta le fosse costato cara farmela, non mi scaturisce nulla, non mi fa pena né tantomeno riesce a intenerirmi. << ma, ripeto, mettiti nei miei panni... io ho una migliore amica, non un migliore amico. >> 
<< E questo cosa cambierebbe? >> Chiedo irritata, alzando lievemente la voce, aumentando la gesticolazione e soprattutto sporgendomi leggermente verso di lei. 
<< Cambierebbe tutto! Tu sei una bella ragazza, Jess, e Francesco è un ragazzo che ha più di due splendidi occhi azzurri! Voi passate molto tempo assieme, avete feeling, parlate tanto, riuscite a capirvi facilmente e sembra quasi che vi estraniate senza rendervene conto quando siete insieme... non è facile da digerire, per me. >> Le sue parole, di per sé, non mi stupiscono, è il concetto finale che ha lasciato sottintendere che quasi mi fa ridere, e non per il divertimento. 
<< Oh mio Dio... tu credi che andiamo a letto assieme? >> Le chiedo stupita, con gli occhi sgranati e finalmente con le mani ferme. Elisa arrossisce lievemente ma non abbassa il suo sguardo dal mio. 
<< In questi anni ho fatto tanti errori, ci saremmo potuti evitare tante ma tante litigate... e per quanto lui non sappia che io ne sia al corrente, so precisamente che và spesso a ballare a mia insaputa, o che esce con gli amici a bere una birra o che ti vede più spesso di quanto mi dice... ma queste cose hanno iniziato a darmi fastidio da poco, più che altro perché... l’ho dato per scontato per tanto tempo. Inizialmente ero persino contenta che tu fossi entrata a far parte delle nostre vite; Francesco era felice, anzi, mi correggo, è felice. Quando ci sei tu nei paraggi, lui s’illumina, riprende a sorridere e non sembra quasi lui... non posso permettere che mi venga portato via, e poco importa se non fate sesso... tu potresti farlo allontanare ancora di più da me. >> 
Le sue parole, a questo giro, mi fanno ridere... certo, non di gusto, ma sicuramente mi fanno ridacchiare. Non so più dove e cosa guardare, so solo che non ce la faccio a guardarla in faccia. Non riesco a credere di non averla ancora presa per i capelli. 
<< Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? >> Guardo fuori dal parabrezza, dopo essermi messa nella posizione corretta, e stringo il volante con più forza del dovuto. << Sei talmente stupida e impaurita da voler allontanare una delle poche persone che continua a spronarlo per farlo stare con te, che gli dici di fregarsene degli ostacoli e affrontarli perché se ti ama, è giusto che andiate oltre a tutto e a tutti? Ti rendi conto che tu, ora, mi stai dicendo che lo hai dato per scontato... come se si trattasse di un paio di scarpe? >> Mentre pongo l’ultima domanda, i miei occhi si scontrano con i suoi, sempre più lucidi e quasi sconvolti. Eppure, nemmeno ridotta in questo stato mi fa tenerezza. 
<< Scendi da questa macchina. Subito! >> Fanculo l’essere maturi. 
Elisa quasi si scaraventa fuori, io metto in moto l’auto e mi ripeto più volte che non c’è bisogno che la metta sotto... dovrei pure pagarle i danni, ed è proprio l’ultima cosa che vorrei fare. 
  
<< Il tuo telefono è illuminato. >> Mi dice Rebecca, osservando il mio cellulare con uno sguardo omicida. Stiamo, in teoria, pranzando, ma è inutile dirlo: Rebecca è nervosa quasi quanto me. Solo che lei a causa di un esame, io perché non sono ancora riuscita a far scemare la rabbia di ieri sera. 
Per farla contenta, capovolgo il mio cellulare, così da non farle vedere quante volte s’illumina e cerco di sorriderle. 
<< Così va meglio? >> Le chiedo mentre addento un pezzo del panino alla milanese che sto mangiando. Rebecca annuisce mentre manda giù il suo boccone. 
<< Meglio, grazie. Potrei sapere perché s’illumina ininterrottamente? >> 
Già, ieri sera, una volta tornata a casa con un diavolo per capello, mi sono avventata su una vaschetta di gelato al pistacchio e mi sono chiusa nella mia stanza. Rebecca dormiva, e praticamente non si è resa conto di nulla, Lea poiché era nel dormiveglia mi ha beccato in piena fase “mi abbuffo pur di distruggere tutto”, perciò mi sono un po’ sfogata con lei, ma è stato inutile, più che altro perché il suo consiglio finale è stato di parlarne con Francesco, di metterlo al corrente degli ultimi svolgimenti e soprattutto di non far passare troppo tempo a ragionarci su perché non concluderei nulla tranne che mandare al manicomio tutti a causa del mio malumore. So perfettamente che ha ragione, ma non è facile. 
Francesco ha perdonato tante cose ad Elisa, ma non penso che le lascerebbe passare anche questa. Non quando è così confuso da non capire i suoi pensieri e incapace di scegliere cosa fare perché non sa cosa vuole. 
<< S’illumina perché Francesco mi chiama un minuto sì e l’altro pure. >> Ammetto dopo un minuto di silenzio. Rebecca mi guarda stranita e dopo qualche attimo, sbatte le braccia sul tavolo e mi guarda malissimo. 
<< So cosa stai facendo, e sappi che lo trovo enormemente stupido. >> Aggrotto la fronte ma non pongo nessuna domanda: Rebecca è scoppiata, di conseguenza mi dirà tutto senza farmi spiccicare una singola parola. << Non so alla perfezione che cosa ti abbia detto quella piccola subdola bambola, ma allontanarlo, non farà altro che farlo incazzare come una belva e visto che lo conosci meglio di me, saprai perfettamente che in serata passerà e ti chiederà informazioni sul tuo strano comportamento, e io devo studiare, non ho tempo da perdere dietro la tua vita che è più complicata di una sitcom! >> Ok, ho gli occhi sgranati e sono praticamente terrorizzata e non per le parole e il tono usato dalla mia amica, sono più che altro sconvolta dalla tonalità rossa che ha assunto il suo viso mentre “esponeva” i suoi pensieri. 
<< Ok, ok... hai ragione, non posso tenerlo fuori e devo parlargli. >> Bec sospira contenta e quasi sgrana gli occhi quando suona il campanello.
<< No, ti prego, dimmi di no. >> Supplico io mentre guardo i suoi occhi marroni. La disgraziata cerca di non ridere, e velocemente si alza.
 
<< Beh, è stato più veloce di quanto pensassi... ti conviene aprire, sarebbe in grado di buttare giù la porta. >> Mi fa l’occhiolino e divertita esce dalla cucina, lasciandomi al tavolo con i miei dubbi e lo scazzo a mille. 
Dopo l’ennesimo suono del campanello, decido di andare ad aprire... più che altro perché non voglio che mi venga mal di testa e perché ci tengo ad avere una porta d’ingresso. Con lentezza apro la porta, e non mi stupisco di vedere Francesco con la parte laterale del corpo appoggiato al muro mentre ha ancora una mano a mezz’aria per continuare a bussare. 
<< Oh, noto con piacere che sei ancora viva. >> Mi dice sarcasticamente facendomi fare una smorfia tra un sorriso e una linguaccia. Senza che gli dica nulla, entra in casa e si accomoda sul divano. 
<< Certo, fai pure come se fossi a casa tua. >> Dico chiudendo la porta. 
<< Eri così impegnata da non potermi rispondere? >> Mi chiede una volta che entro nel salotto; sbuffando lo affianco e lo guardo come se potessi fucilarlo con un’occhiata. 
<< E tu non avevi niente da fare che tartassarmi di chiamate e cercare di buttarmi giù la porta? >> 
<< In effetti no. >> Dice sorridendo guardando un attimo il soffitto mentre parlava. 
<< Beh sono contenta che tu non abbia mai un cazzo da fare. >> Dico sorridendo fintamente ma facendo ridacchiare lui. Si passa una mano tra i corti capelli castani chiari e increspo le labbra. << Come mai non sei a lavoro? >> 
<< Dovevo assicurarmi che la mia migliore amica stesse bene. >> Alzo un sopracciglio e senza farmi problemi gli tiro uno schiaffo sul petto divertendolo maggiormente. 
Mi metto lateralmente per vederlo meglio e lui si mette di conseguenza più comodo. << Ok, verità? >> Annuisco. << È da ieri sera che non mi rispondi, e sinceramente ero un po’ preoccupato... più che altro perché non mi risultava che dovessi uscire con qualche ragazzo, ma poi ho visto che non ti degnavi di farti viva nemmeno quest’oggi... quindi eccomi qui. >> 
<< Eri preoccupato? >> Chiedo scettica e stupita. 
<< Beh, preoccupato forse è troppo, ma di certo non ero tranquillo. Dov’eri finita? >> I suoi occhi azzurri riescono praticamente sempre a leggermi fin dentro l’anima, e non riesco a mentirgli, perciò abbasso lo sguardo, ma subito dopo con delicatezza, una sua mano mi fa rialzare il capo e mi tocca rispecchiarmi in quei bellissimi occhi azzurri. 
<< Ero con Elisa ieri sera. >> Ammetto in un sussurro. Le sue dita, lentamente, si allontanano dal mio viso. Il suo, di viso, si contrae mostrandomi un’espressione confusa. 
<< La mia Elisa? >> Annuisco e subito dopo inizio a torturami le pellicine delle dita. << Come mai? >> Scrollo le spalle abbassando nuovamente lo sguardo. 
<< Ma no, niente, volevamo parlare un po’. >> 
<< Sì, certo. >> Dice ironicamente portando gli occhi al cielo. << E dovrei crederci? >> Sbuffo e incrocio le braccia al petto mettendomi seduta composta. 
<< Credi a quello che vuoi. >> Mormoro, e dopo la mia frase regna per un po’ il silenzio. 
<< Dimmi che non ti ha chiesto quello che penso... >> Giro il viso verso il suo e osservo la sua espressione seria. Ho paura a rispondergli, non voglio essere io a doverlo aiutare a decidere su cosa deve fare con lei. 
<< Se ti riferisci alla domanda “ma andate a letto assieme?”, no. >> Si rilassa leggermente ma subito dopo torna all’attacco – forse più agitato di prima. 
<< E allora cosa ti ha chiesto? >> 
<< Perché vuoi saperlo? E poi... non potrei essere stata io ad averla cercata? >> Alza un sopracciglio. 
<< Ok, Jess, io ti voglio bene... ma non hai mai nascosto che non vedi di buon occhio la mia ragazza, perciò... scusami se non riesco a crederci che sei stata tu a contattarla per vedervi. >> Sospiro, ha ragione, come sempre. 
<< Davvero, Fra, è tutto a posto. >> Scuote il capo afferrandomi una mano. 
<< Non mi rispondi al telefono da più di dodici ore, e ieri sera eri con lei... dubito fortemente che sia tutto a posto. >> Mi fissa intensamente e sono in momenti come questi che mi chiedo come faccia ad esistere un colore così... penetrante. Repentinamente abbasso gli occhi, non riesco a tenerli troppo ancorati ai suoi, non quando mi guarda così. 
<< Fra, non posso dirtelo. Non deve essere compito mio. >> Sussurro senza guardarlo. Velocemente si ritrova in piedi, la sua mano non stringe più la mia, i suoi occhi non si fanno trovare nemmeno quando li cerco. 
<< Per non dirmelo vuol dire che è grave, e sappilo, quando verrò a saperlo, perché sai perfettamente che ne verrò al corrente, non pensare che mi toglierò il muso tanto facilmente. >> Con passo spedito va verso la porta, e com’è apparso, se ne va. 
E io rimango sul divano con lo stomaco stretto dalla paura di perderlo. 
Perché sì, adesso un po’ di paura ce l’ho.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Guardare ma non toccare. ***


In questo nuovo capitolo conosceremo un nuovo personaggio. Un personaggio a cui tengo tanto, anche se non sarà il massimo dello spessore in questa storia, ma comunque farà una certa differenza.

Vorrei ringrazio di cuore per seguire questa storia, non avete idea di quanto mi facciate contenta.
Cerco di non perdermi in chiacchiere inutili, quindi vi saluto... spero che il capitolo vi piaccia! Buona lettura.




Luca Dirisio – Nell’assenzio.
 
<< Quale sarà la tua nuova preda? >> Mi chiede Sara in modo complice. Sorrido divertita ma non le rispondo, continuo a bere il mio vodka lemon tramite la cannuccia e continuo a guardare i ragazzi che si trovano come noi nel pub.
Nessuno è veramente degno di nota, tranne il solito che si trova dietro il bancone con cui mi diverto sempre e purtroppo a non fare quello che mi passa per la testa ogni qualvolta che lo guardo o mi parla.
<< Ancora non lo so. >> Dico infine facendola sorridere e scuotere il capo.
Conosco Sara da circa sei mesi, l’ho incontrata per puro caso tra i corridoi del posto in cui lavoriamo, ci siamo praticamente andate a scontrare. Si è scusata come non mai e infine ci siamo ritrovate a parlare di libri e ragazzi... amore a prima vista, in pratica. Da quel momento non ci siamo più separate, anche se ci capita di vederci maggiormente nei weekend, ma d’altronde lei è fidanzata, ha un lavoro e studia per prendere la patente di guida, io... io sono un caso patologico che si crea problemi di ogni genere.
<< Perché non ti fai sotto con Alessandro? >> Mi chiede ammiccando e facendomi ridacchiare abbassando la testa.
<< Lo sai, è fidanzato e comunque non gli interesso. >> Mormoro guardando di sfuggita il ragazzo dietro il bancone di cui stiamo parlando e giocando a girare il drink con la cannuccia.
Alessandro è più grande di noi, ha ventiquattro anni, ha i capelli di un castano molto chiaro e gli occhi sono marroni ma tendenti al verde.  Per non parlare delle sue labbra... da mordere, decisamente!
<< Certo, secondo il tuo parere non interessi mai a nessuno, però chissà come mai negli ultimi quattro giorni sei uscita con quattro ragazzi diversi e soprattutto non ci sei solo uscita. >> Faccio una smorfia portando il mio sguardo sul tavolo in legno su cui sono appoggiati i nostri drink e ora anche le mie braccia.
Lentamente mi volto verso Sara e la osservo bere mentre i suoi capelli neri le accarezzano le spalle e i suoi grandi e stupendi occhi cioccolato si scontrano con i miei.
<< Ho esagerato, vero? >> Le chiedo senza umorismo. Sara si allontana dal suo drink e sospira incrociando le mani attorno al bicchiere, lasciandole sul tavolo.
<< Sì, nel senso che hai reagito male e nel modo sbagliato... ma ti ha fatto stare bene, no? >> Me lo chiede sperando in una risposta positiva.
<< No. Cioè... non vedo e non sento Francesco da cinque giorni oramai e... ho reagito male, è stato più semplice uscire con altre persone e farci... beh dall’altro per non pensare ma so che è sbagliato. Non sono di certo una facile o comunque una poco di buono, anche se ho dimostrato il contrario. >> Sara mi sorride e mi afferra una mano.
<< Perché non lo chiami? >>
<< Che cosa lo chiamo a fare? Gli ho lasciato dei messaggi ma non mi ha risposto. >> Ammetto tenendo lo sguardo basso. Sara rafforza la stretta sulla mia mano e per un po’ stiamo in silenzio.
<< Non capisco perché Elisa ti abbia fatto una richiesta del genere. >> Sputa dopo un po’, sciogliendo la nostra stretta e appoggiandosi al sedile della sedia. Io sbuffo e mi muovo agitata per poi risponderle, ovviamente guardandola in faccia.
<< Per Rebecca è fuori di testa, secondo Lea è questione di essere immaturi e di non avere le palle di affrontare le proprie paure, perché secondo lei fuori io, il campo è libero. >>
Sara non conosce Elisa, ne ha sempre e solo sentito parlare dalla sottoscritta e ha visto qualche foto tramite facebook. << Ma a te Francesco non interessa in quel senso... o no? >> Cerco di non sorridere di fronte alla sua curiosità. Tutte le persone, in questi anni, che ci hanno visto assieme – a me e a Francesco – hanno sempre pensato che fossimo fidanzati, perciò non mi stupisco della sua domanda.
<< Per me, Francesco, è un amico. Un semplice amico a cui voglio un mondo di bene. >> Lo dico specchiandomi nei suoi occhi, sperando veda la mia sincerità.
Sara apre bocca per ribattere, ma Alessandro – il barista – ci affianca e ci sorride.
<< Allora, ragazze, va tutto bene? Come mai sole solette? >> Sorrido divertita e osservo i suoi capelli sparati per aria.
<< Stiamo aspettando gli altri, ma lo sai, Erica è la solita ritardataria. >> Ale alza gli occhi al cielo.
<< Ma io dico, a Stefano lo ha già conquistato, perché ogni volta deve sempre farsi attendere? >> Ridacchiamo e lui appoggia le mani sui suoi fianchi.
<< Sai meglio di me che lei non prova niente per lui. >>
<< Sì, è vero, ma lui è cotto a puntino. >>
<< Secondo me, a furia di stare sul fuoco si è bruciato. >> Mormora Sara per poi riprendere a bere.
<< Povero ragazzo. >> Dice infine Alessandro guardando oltre di noi, al di fuori dal locale. << Vi porto altro da bere? >> Chiede osservando il mio drink praticamente finito.
<< No grazie, aspettiamo gli altri. >> Gli dico facendolo annuire sorridendo. Mentre si allontana, mi volto lievemente e gli osservo il sedere; questa sera indossa dei jeans che glielo incorniciano proprio bene, Sara, beccandomi, inizia a ridere e mi colpisce al braccio.
<< Un po’ di dignità! >> Ridendo mi volto verso di lei e le faccio una linguaccia, infine finisco di bere il mio drink e la obbligo a seguirmi fuori dal locale per fumarmi una sigaretta.
 
<< Che venerdì sera di merda! >> Sgrano gli occhi.
<< Ciao anche a te, coinquilina. >> Dico sorridendo, affiancando Lea fuori dal nostro portone di casa. Leandra sospira e si volta verso di me, con ancora le chiavi in mano.
<< Ciao. Spero che a te sia andata meglio che a me. >> Scrollo le spalle per poi appoggiarmi al muro accanto al portone.
<< Non mi lamento. >> Lea mi squadra bene dalla testa ai piedi e socchiude leggermente gli occhi per poi portarsi al punto giusto gli occhiali.
<< Non sei ubriaca. >> Deduce.
<< No... anche perché se no non mi sarei messa alla guida. >>
<< Brava, mai guidare se si ha bevuto. >> Alzo gli occhi al cielo. Dice tanto di non essere mia madre, ma quando fa certi discorsi mi sorge il dubbio.
<< Ho bevuto, ma non sono ubriaca, se lo fossi stata, avrei aspettato che mi passasse la sbronza e poi sarei tornata a casa. Proprio come ho fatto. >> Le dico, giusto per farle capire il mio ragionamento.
<< Stai sempre a precisare. >> Dice sorridendo scacciando chissà cosa con la mano destra, ma subito dopo mi osserva attentamente. So che vuole chiedermi qualcosa, ma a quanto pare non sembra pronta. << Stasera si sta bene fuori. >> Dice infine, spostandosi i capelli lunghi e biondi da davanti alle spalle. Annuisco e aspetto che trovi il coraggio per dirmi quelle che deve, infatti dopo qualche secondo sospira e inizia a gesticolare. << Ok, io te lo dico... e poi fai quello che vuoi. >> Alzo un sopracciglio ma continuo ad aspettare. << Sono andata con le altre in una gelateria in centro, dopo cena e... ho beccato Francesco. Era con Elisa e gli altri, stavano passeggiando per il Centro. >> Non so come si aspettava che reagissi, in realtà... non penso di fare qualche faccia strana. So solo che non so come dovrei reagire. Come dovrei sentirmi?
Francesco esce quasi tutte le sere, non è che perché ora non si sta sentendo con me, dovrebbe segregarsi in casa...
<< E...? >> Chiedo, appoggiandomi meglio al muro, non capendo se c’è dell’altro. Lea si appoggia accanto a me e fa toccare le nostre spalle, anche se veramente io sono qualche centimetro più bassa di lei – ma questo è un dettaglio.
<< E niente... mi ha chiesto di te, ovviamente sotto l’occhio – e le orecchie – vigili di Elisa. >> Mi umetto le labbra e la guardo speranzosa, perché sì... speravo chiedesse di me, e spero abbia chiesto anche altro. Mi manca, è il mio migliore amico, non potrei mai fare finta di niente.
<< Cosa gli hai risposto? >> Sorride fin troppo divertita.
<< Che ti stai dando fin troppo alla pazza gioia. >> Alzo gli occhi al cielo ridacchiando.
<< Oh sì, certo, era proprio quello che sperava di sentirsi dire. >> Lea continua a ridacchiare.
<< In realtà ha reagito in modo strano. >> Dice facendosi seria incollando i suoi occhi azzurri con i miei nocciola. Aggrotto la fronte, cercando di capire.
<< In modo strano? >>
<< Scusate? >> Alziamo le teste e troviamo Rebecca affacciata al balcone. << Che ne dite di aggiornare anche me? >> Sorrido e rubo dalle mani di Lea le chiavi per poi entrare in casa e raggiungere Rebecca nella sua stanza.
Rebecca è quella che ha il balcone più spazioso, che tra l’altro da’ sulla strada, quindi non mi stupisco di trovarla mentre apre una terza sedia di plastica su di esso.
Abbandono la borsa sul letto, mi levo le scarpe e la raggiungo sul balcone, ma subito dopo torno dentro prendendo una sigaretta e l’accendino – ovviamente sotto l’occhio fulminante di Lea, ma faccio finta di niente.
<< Quindi hai visto Francesco? >> Mi chiede, contenta, Bec, una volta che torno a sedermi, però vicino alla ringhiera, così da poter buttare la cenere di sotto.
<< No, è Lea che lo ha visto. >> La smorfia che fa, mi fa sorridere. Sono oramai tre giorni che continua a ripetermi di fregarmene della “stronza” e di chiamarlo... alla fine – sempre a detta sua – io sono l’unica innocente in tutta questa situazione.
<< E cosa vi siete detti? >> Le chiede, sperando in qualche pettegolezzo succulento.
<< In realtà niente di che, mi ha chiesto come stava e io le ho detto che se la sta spassando e come stavo per aggiungere poco fa, lui ha fatto un’espressione strana del tipo “ah, bene, quindi sta una meraviglia anche senza di me”. >> Uno sbuffo di Bec, fa interrompere Lea e strappa l’ennesimo sorriso a me, che però blocco per accendermi la sigaretta.
Adoro Rebecca, sarà anche vero che tende a credere solo quello che dice e vede lei, ma una volta che la conosci meglio e sai come prenderla... beh è la persona più buona del mondo. Beh, magari non quando ha degli esami imminenti, come in questi giorni, in quel caso una vipera le fa’ un baffo, ma io l’adoro lo stesso. Riesce sempre e comunque a trovare un po’ di tempo per ascoltarmi e sorbirsi le mie lagne.
<< È scemo... cioè... non la cerca, non risponde ai suoi messaggi e poi osa anche solo fare qualche faccia strana? Vuole essere picchiato dalla sottoscritta? >> Cerco di non ridere ma mi è piuttosto difficile, e in effetti lo è anche per Lea che si trova a ridacchiare con una mano di fronte la bocca. Inspiro la sigaretta e spero che Rebecca non mi faccia nuovamente ridere: non mi va di strozzarmi a causa del fumo.
Mi perdo ad osservare Lea, e noto che si è legata i capelli e che è scalza, indossa però l’abitino blu che aveva anche poco fa. Doveva andare a ballare, almeno mi aveva detto prima che uscissimo entrambe per cena, ma evidentemente i piani sono cambiati visto che non sono nemmeno le quattro e ci troviamo tutte e tre a casa a raccontarci le nostre solite sventure.
<< Beh resta il punto che mi ha detto che magari si farà sentire. >> Facciamo tutte e tre una smorfia, non credendo minimante alle sue parole.
<< Secondo me dovrai farti viva tu se ci tieni. >> Dice Bec, dando il suo verdetto. Io incrocio le gambe sulla sedia e osservo il cielo scuro e fingo di non avere i loro occhi addosso e che la sigaretta non si stia praticamente fumando da sola.
Una risposta del genere non è da lui... ma non è nemmeno da lui non farsi sentire per giorni interi...
<< Secondo te lo ha detto perché c’era lei? Per quello è rimasto così vago? >> Mi chiede Lea, sicuramente più razionale di Rebecca. Scrollo lievemente le spalle.
<< Magari devo solo abituarmi a vivere senza la sua presenza. >> Mormoro per poi voltarmi verso di loro. Vedere le loro facce dispiaciute mi fa sentire ancora peggio, perciò sorrido... e poco importa che entrambe sappiano che è un sorriso finto, nessuno dice niente.
 
**
È passata un’altra settimana, niente di rilevante da dire, solo tanta noia e una stretta continua allo stomaco ogni volta che il pensiero di Francesco mi è passato per la mente.
Non si è fatto vedere, non si è fatto sentire... su facebook sembra la felicità fatta a persona, ha fatto un sacco di foto con la sua ragazza e non è stato una sera a casa.
Questa sera sarebbe dovuto venire da me come ogni giovedì per vedere un film e ingozzarci di popcorn, ma non si è presentato nemmeno il giovedì prima, quindi sicuramente non si farà vivo nemmeno oggi, eppure una parte di me continua a sperarci.
Non può mandare all’aria un’amicizia del genere.
<< Ciao, faccino triste. >> Sara intreccia un suo braccio col mio e sorrido osservandola per un istante. Quest’oggi porta gli occhiali e ha tirato in su i capelli: non sembra nemmeno lei. Non sono abituata a vederla in questo modo... ma rimane bellissima lo stesso.
Stiamo per uscire dall’ufficio, e a quanto pare la signorina vuole essere un po’ aggiornata.
<< Ciao, pandina, come mai stai uscendo a quest’ora? >> Le chiedo incuriosita.
<< Ti stavo aspettando... volevo avere qualche notizia di Alessandro. >> Alzo gli occhi al cielo ridacchiando.
<< Ti prego, sai meglio di me che non è successo nulla. >> Dico fermandomi e premendo il pulsante dell’ascensore. La osservo e lei mette il broncio incrociando le braccia al petto.
<< Non ci credo, l’altra sera sembravate nella vostra bolla fatte di risate e... >> La interrompo.
<< E tequila, almeno la sottoscritta. >> Sorrido e lei sbuffa entrando nell’ascensore.
<< Non sa cosa si perde. >> Per l’ennesima volta alzo gli occhi al cielo.
<< Non si perde niente, anzi, più mi sta lontano, più è sicuro che non si metta nei guai. >>
<< Dici questo perché sei presa di Francesco e quindi non vuoi mettere di mezzo un altro ragazzo o perché... ti è più facile dire una cosa del genere? >> La guardo con la bocca spalancata e senza rendermene conto la seguo verso l’uscita dell’edificio.
<< Ma... non ha senso quello che dici. >> La fermo afferrandola per un braccio e lei mi guarda con un sorriso diabetico.
<< Ok, continua pure a mentire a te stessa... buona serata, Jess. >>
<< Io non mento a me stessa. >> Sussurro guardando il vuoto, una volta che Sara è già piuttosto lontana da me.
<< Può anche essere, però parli da sola... non sembri proprio una ragazza affidabile e sana di mente in questo momento. >> Mi volto velocemente e mi specchio negli occhi azzurri di Francesco. La stretta allo stomaco si rafforza, ma non fa’ più male. I miei occhi cercano di inumidirsi ma non glielo permetto, proprio come impedisco al mio corpo di buttarsi sul suo per stritolarlo in un abbraccio.
<< Oh, ma guarda un po’ chi si rivede... >> Cerco di far uscire la mia voce più sarcastica possibile. E detto sinceramente, mi è venuto piuttosto facile.
Francesco si passa una mano tra i capelli corti e biondi e sospira stiracchiando le labbra in un mini sorriso. << So di essere sparito, e mi dispiace. >> Incrocio le braccia al petto, come se stessi cercando di proteggermi e lui fa un passo avanti – quasi come se volesse superare la protezione che mi sono imposta di usare.
<< Elisa dove l’hai lasciata? In macchina? Magari nel bagagliaio, chiusa con una benda sulla bocca per farla stare un po’ zitta? >> Non mi risponde, evita il mio sguardo mentre fa’ una smorfia strana con la bocca. Lentamente si mette le mani nelle tasche anteriori dei jeans che indossa.
<< È a casa di una sua amica. >>
<< Oh, quindi poiché hai avuto finalmente un’ora d’aria, ti sei ricordato di me? >> Sputo gesticolando con le mani. Francesco sbuffa e si avvicina ulteriormente, ma io faccio un passo indietro riportando le braccia a incrociarsi sul mio petto.
<< Hai tutte le motivazioni per essere arrabbiata... ma fammi spiegare. >> Non vedendo una mia reazione e non sentendo le mie urla, riprende a parlare in modo più tranquillo, appoggiando persino le sue mani calde sulle mie braccia. << Magari davanti a uno, due o tre panini del Mc, ci stai? >> Cerco di non sorridere e distolgo lo sguardo.
<< Ok, ma prendiamo la tua macchina. >> Ridendo annuisce e infine fa passare un suo braccio dietro le mie spalle.
<< Sappi che dopo cena ho voglia di vedermi un film con la mia migliore amica. >> Sorrido abbassando lo sguardo e mentalmente mi dico che la stretta allo stomaco non c’è più.
E che Francesco deve assolutamente avere delle buone motivazioni per farsi perdonare del tutto dalla sottoscritta.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: Tornare sui propri passi. ***


Buongiorno a tutti! Ci ho messo un po’ ad aggiornare, ma questo solo perché volevo dedicarmi un attimo all’altra storia che ho in corso, e poi perché la vita di tutti i giorni mi ha catturato lasciandomi stare solo ieri e oggi... quindi eccomi qui, con un capitolo più lungo del solito e soprattutto sotto pov di Francesco. Ebbene sì, adesso scopriremo i suoi pensieri, ed è per questo che non ho risposto alle recensioni, non volevo anticipare nulla, né tantomeno dire cose che poi magari non ci sarebbero state nel capitolo, però sappiate che le ho lette e rilette tutte, e vi ringrazio di cuore! La canzone per questo capitolo è perfetta, ed è il mio tormentone in questo periodo xD
 
Spero per chi sta dando la maturità, che stia andando tutto bene, e lo stesso spero valga per chi è all’università ed è stressato a causa dei mille esami! Un “in culo alla balena a tutti!” vi lascio al capitolo, sperando vi piaccia :)
 
Per spoiler. Per chiacchiere
.

*L'html al momento non è perfetto, ma devo scappare, scusatemi.





  Calvin Harris - We'll be coming back.

'’Probabilmente hai ragione, sono troppo paranoica, ma sono due giorni che non ti fai vivo e inizio a pensare che mi stai evitando... spero non sia così, perché se no, quando ti avrò di fronte, ti riempirò di botte.‘’

 
‘’Ok, mi sento tanto presa per il culo, forse è perché non ne sono abituata ma... questo gioco deve finire, se ti reputi veramente il mio migliore amico, sappi che stai sbagliando... e alla grande anche! Fatti vivo, scemo.‘’
 
<< Cosa stai facendo? >> Mi chiede Elisa, sedendosi vicina a me, velocemente metto via il cellulare e le sorrido afferrando una sua mano sul piccolo tavolo del bar in cui ci troviamo. Sinceramente non mi va di dirle che stavo rileggendo per l’ennesima volta i messaggi che mi ha mandato Jessica; non reagirebbe bene, e nemmeno capirebbe.
Mi manca la mia migliore amica, mi manca udire la sua risata, ricevere i suoi schiaffi amichevoli e scherzosi, o le sue spinte per farmi cadere – quando poi è sempre lei l’unica a farsi male. Mi manca... e non penso ci sia niente di male in questo.
<< Niente, mi era arrivato un messaggio. >> Le dico cercando di mostrarmi tranquillo e sereno, ma non mi ricordo nemmeno più come ci si sente, poiché sono quasi due settimane che sono inquieto e con i sensi di colpa che mi stringono lo stomaco.
<< Di Jessica? >> Mi chiede scontrosa, cercando di togliere la mano dalla mia.
<< No, veramente no. >> Elisa si rilassa subito e mi sorride.
<< Lo so che non è facile, per te, ma è la cosa migliore. E comunque hai sentito Lea, no? Si sta divertendo anche senza di te. Quindi non le sei così essenziale. Invece per me sì. >> Non riesco a spiegarmi del tutto perché le sue parole m’irritino tanto, so solo che vorrei azzittirla e andarmene. Ma per l’ennesima volta non lo faccio.
Amo Elisa, davvero, ma odio il fatto che non comprenda quello che c’è tra me e Jessica. Ci vogliamo bene, siamo migliori amici, anche se siamo di due sessi opposti, ma a quanto pare, lei, non vuole proprio capirlo. Sembra ostinarsi per non farsi piacere questa cosa.
<< Eli, quello che non capisci, è che Jessica in questo momento non è una ragazza ferita perché il suo ragazzo ha scelto un’altra a lei, bensì si sente ferita come amica, perché il suo, di migliore amico, la sta evitando. Non riesci proprio a metterti nei suoi panni? >>
Non so che tono io abbia usato, so solo di aver un po’ gesticolato e di averla lasciata senza parole e con gli occhi leggermente sgranati.
<< No, non riesco e nemmeno voglio. Lei è innamorata di te, e se tu non lo capisci, sei un vero idiota! >> Si alza di scatto e io scuoto la testa guardandola.
Il solo pensiero di me e Jessica insieme mi stranisce, non che in tanti anni di conoscenza non ci abbia mai pensato, ma non da quando c’è Elisa. Quando ero più piccolo, mi piaceva pensare che avrei potuto dare una possibilità, ai tempi delle medie, a quella ragazzina simpatica e con un bel sorriso che mi faceva fare tante risate durante le ore scolastiche... ma una volta che ho trovato Elisa, quel pensiero si è volatilizzato, anche dopo che Jessica è tornata a far parte della mia vita.
Per i miei amici, sono il ragazzo più fortunato del mondo; dicono che mi ritrovo due gnocche che litigano per me, quello che non comprendono è che i triangoli non sono mai belli, né tantomeno piacevoli. E per quanto questo non sia un triangolo amoroso nel vero senso del termine, ci sono comunque troppi aculei che fanno male – in questo periodo soprattutto.
<< Se n’è andata, puoi anche smettere di battere le dita sul tavolo in modo frenetico. >> Mi dice sorridendo e sedendosi accanto a me il mio caro amico Luca.
Conosco Luca dal liceo, abbiamo frequentato per cinque anni la stessa scuola e per non si sa quale miracolo, anche la stessa classe. Sarà anche vero che confronto agli altri istituti, il meccanico, è uno dei più semplici, ma ci siamo stupiti entrambi, anno dopo anno, di ritrovarci sempre assieme. Puro culo, sicuramente.
<< Non sto fingendo, riesce a farmi saltare i nervi come nessun altro. >> Non lo sto guardando in faccia, sono certo che se lo facessi, o mi farebbe sorridere, o mi farebbe innervosire a causa di qualche faccia strana. Lo conosco troppo bene.
<< Se riesce a farti incazzare così tanto, perché la sopporti ancora? >> Sbuffo e alzo gli occhi al cielo per poi farli rispecchiare nei suoi verdi.
Luca è più alto di me, ed è anche un po’ più spesso. Se non fosse mio amico, penso che gli starei alla larga... incute timore facilmente, ma in realtà è un pezzo di pane.
<< Forse perché la amo? >> Scuote il capo e prende a giocare col piercing che ha sulla lingua.
<< No. Ami anche Jessica, eppure la stai evitando. >> Gli punto in dito contro.
<< Io non amo Jessica. >> Quasi mi scoppia a ridere in faccia.
<< Certo, ed è per questo che come ogni giovedì guardi l’orologio in modo frenetico perché dovresti andarla a prendere per mangiare assieme e guardare un film, vero? >>
<< Ma che c’entra! >> Dico infervorato. Respiro per rilassarmi un attimo e infine riprendo la parola, cercando di non sbranarmelo. << È la mia migliore amica. >>
<< È una vita che te lo sento dire, ma sono del parere che non sappiate che significa essere amici, perché voi non vi comportate come tali. E non tratti nemmeno Elisa come la tua fidanzata, non sempre e non davanti a tutti. >>
<< Hai finito? >> Gli chiedo scocciato, Luca schiocca la lingua e incrocia le braccia al petto mentre si appoggia allo schienale della sedia.
<< Diciamo di sì. Comunque... ok, >> Torna con la schiena dritta e le braccia sul tavolo.
<< Sarà anche vero che la vita è tua, e le ragazze anche, ma... dovresti decidere, perché così facendo, rischi di perderle entrambe, e so che ora mi dirai, “Jessica è una mia amica, Elisa la mia ragazza, non c’è niente da perdere o da scegliere.” Ma la tua ragazza, invece, pensa proprio che tu debba prendere una decisione. >> Sbuffo per l’ennesima volta e incrocio le braccia sul piccolo tavolino, Luca si mette nella mia stessa posizione, ora siamo vicini, ed è la cosa giusta, poiché devo dirgli una cosa.
<< Gliel’ha detto. >> Aggrotta la fronte, e io cerco di essere più comprensibile. << Elisa, lo ha detto Jessica. Le ha detto di farsi da parte. >> Luca sgrana gli occhi.
<< E tu ci esci ancora assieme? >>
<< No, sono quasi due settimane che non la vedo. >> Mi colpisce alla spalla e me la massaggio cercando di non mettermi a piagnucolare dal dolore.
<< Scemo, parlavo di Elisa! Non puoi ancora uscire con una così! Non deve decidere lei di chi devi o non devi essere amico! Anche se a parer mio, e anche suo, Jessica non è una semplice amica, ma questo è un dettaglio. >> Non gli rispondo e abbasso il mio sguardo sul tavolo. Una sua manona, si posa sulla mia spalla. << Ok, Jessica cos’ha detto a riguardo? Di certo non se n’è stata zitta... o sì? >>
<< Non lo so. La sua versione non la conosco, non le ho dato l’opportunità di raccontarmela. Ho sentito solo la versione di Elisa. >>
<< Beh già il fatto che te lo abbia detto, è apprezzabile. >> Annuisco.
<< Però non mi sono fatto sentire con Jessica. >> Mormoro, ancora non guardandolo.
<< Già... a proposito, perché? Non puoi veramente farlo per non litigare con Elisa. Tanto alla fine lo fate lo stesso. >> Sorrido e lui mi segue a ruota; ha ragione, forse da quando non vedo Jessica regolarmente, discutiamo persino di più.
<< Non lo so... quando mi ha fatto intendere che Elisa le avesse detto qualcosa, ma che lei non poteva dirmelo... sono andato su tutte le furie, non comprendevo come potesse non raccontarmelo. Per un attimo ho visto il tutto come un “tradimento”, e lo so che è una cosa stupida. Ma io sono stupido, no? >>
<< No, tu sei scemo. Comunque ora va’ da lei, e fate pace. >> Apro bocca per rispondere ma lui mi fulmina con uno sguardo. << Non voglio sentirti dire niente. Devi solo andare da lei, e vedrai che farà la stronza all’ennesima potenza, ma ti ascolterà. >>
<< A quanto pare la conosci bene anche te. >> Scoppia a ridere.
<< Che fai, t’ingelosisci? >> Senza rispondergli, esco dal bar e salgo in macchina raggiungendo il suo posto di lavoro.
Jessica lavora in una redazione di un piccolo giornale locale, che funziona maggiormente online. Le piace il lavoro che svolge, quindi non si lamenta del fatto che la paga non sia proprio il massimo, ma almeno riesce tranquillamente a pagare le bollette, l’affitto e vivere.
Sarà anche vero che divide l’appartamento con due persone, e che quindi dividono tutte le spese, ma quella casa costa troppo, decisamente troppo.
Una volta fuori dall’edificio, esco dall’auto e mi appoggio allo sportello, in modo da vederla non appena esce, e non devo aspettare troppo.
Sta parlando con una ragazza mora, più alta di lei... se non mi sbaglio, si tratta di Sara, ma l’ho vista solo due o tre volte; la mia attenzione è tutta sulla mia amica: sembra stanca, ha i capelli scompigliati, anche se legati in una coda ed è vestita quasi in tuta – cosa strana.
La sua amica/collega si allontana in fretta, ma Jessica non farci veramente tanto caso, lentamente mi avvicino con le mani nelle tasche dei jeans e la sento mormorare:
<< Io non mento a me stessa. >> Aggrotto la fronte, e per un millesimo di secondo penso che mi abbia visto e che quella frase sia rivolta a me, tanto che il mio cuore prende a battere più forte senza un motivo, ma capisco velocemente che stava parlando da sola, tanto che decido di smorzare la tensione che c’è in me con una battuta.
<< Può anche essere, però parli da sola... non sembri proprio una ragazza affidabile e sana di mente in questo momento. >> Mi dico di essere pronto a ogni sua battutina.
Amo il fatto che sia sarcastica e cinica, riesce sempre a stupirmi con le sue battutine, e la maggior parte delle volte mi lascia anche senza parole, ma questa è decisamente una cosa da lei, quindi non mi stupisco quando mi risponde per le rime, ma la conosco talmente tanto bene che appena le dico che voglio giustificarmi e che potremmo cenare assieme al McDonald’s, non riesce a dirmi di no.
Mi è mancata, perciò acconsento a usare la mia auto, e soprattutto la stringo forte a me mentre ci avviciniamo alla macchina. Solo ora mi rendo conto di quanto mi sia mancato il suo profumo.
 
<< Hai davvero intenzione di mangiare tutta quella roba? >> Dico incredulo.
<< Paghi tu, al massimo li finirò di mangiare mentre guardiamo un film. Sempre se ce la farai a farti perdonare del tutto dalla sottoscritta. >> Dice con un sorrisino bastardo prima di azzannare un Cheeseburger. Annuisco e scarto il mio panino.
Il McDonald’s che ho scelto non è molto conosciuto, per lo meno non a quest’ora, il che è perfetto. Meno casino c’è, meno probabilità ci sono che Jessica si distragga solo per farmela pagare.
<< Carina... ok, deduco che questo fosse il tuo modo per dirmi che è meglio che io inizi a parlare, vero? >> Cerca di non sorridere e annuisce continuando a masticare. Acconsento anch’io col capo e mi gratto lievemente il mento mentre penso a come iniziare, ma sorprendendomi, mi pone una domanda.
<< Cosa ti ha detto Elisa? >> I suoi occhi castani non si staccano dai miei azzurri, e mi dico mentalmente che anche il suo sguardo sempre intenso mi è mancato.
<< Che ti ha chiesto di farti da parte. >> Sgrana gli occhi.
<< È stata sincera. >>Mormora facendomi sorridere.
<< Anche Luca ha detto la stessa cosa. >>
<< Questo, comunque, non spiega la tua reazione. >> Dice ricomponendosi, tornando la dura che in realtà non è. Almeno non con me.
<< Hai ragione. Mi sono comportato come una merda. >>
<< Dici? >> Cerco di non attaccarmi alle sue battutine, cerco di ricordarmi che è più che giustificata a comportarsi così.
<< Ok, sono stato molto peggio, resta il punto che non sapevo cosa fare... lei mi ha detto che le hai risposto che la decisione non aspettava a nessuna delle due e in effetti hai ragione, ma io ho paura. Ho paura di perdere te ma anche di perdere lei. >> Ammetto, forse, per la prima volta ad alta voce.
<< Sappi che non hai dimostrato di avere paura di perdermi. >> Dice con voce sottile, quasi con gli occhi lucidi. Si sta sciogliendo, e un po’ – forse – si sente ferita.
<< Non voglio trovarmi a fare una scelta. Non c’è niente da scegliere, tu sei la mia migliore amica e lei è la mia ragazza. >>
<< E a lei lo hai detto? >> Mi chiede concentrandosi sul movimento dello scartare un altro panino. Non so cosa risponderle, ma non perché io non conosca la risposta, ma perché ho paura di una sua reazione.
<< Jess, io ti voglio bene, davvero, e non voglio perderti. >> A queste mie parole, alza lo sguardo, e il mio cuore aumenta maggiormente il battito. << Ma Elisa non capirebbe. >>
Jessica sta per un po’ in silenzio, non mangia nemmeno, mi guarda, ma è come se non mi vedesse, e io ho persino paura a fare qualsiasi movimento.
<< No. >> Dice infine. << Se mi devi tenere nascosta come se fossi un’amante... no, non ci sto. Non esiste. >> Sgrano gli occhi, ma capisco subito che è meglio che io non faccia battute, è seria, ed è veramente incazzata.
<< Non intendevo quello. >> Dico, cercando di afferrarle le mani, ma una volta che riesco a prenderne una, quella libera me la schiaffeggia e, io, così, la ritraggo guardandola pensando “dici sul serio?!”
<< Ah, davvero? E cosa intendevi? >>
<< Intendevo che dobbiamo andarci con calma, io sto cercando di capire se mi fa bene stare con Elisa, perché io per quanto possa amarla, non mi sento mai del tutto soddisfatto. E stare con una persona deve significare stare bene. Cosa che con lei non accade quasi mai. Quindi devo capire se vale la pena stare male senza di lei, e ho bisogno che la mia amica mi stia accanto, perché ho capito che di lei non posso farne a meno, ok? >> Sì, ok, il mio tono di certo non è stato basso, ma l’importante è che abbia capito il perché non mi sono fatto vivo. Dovevo capire se potevo stare con Elise ma senza Jessica, e la risposta è no. E una parte di me, però, sa’ perfettamente che con Jessica ma senza Elisa starei benissimo. Certo, rinuncerei al sesso, ma di certo avrei meno problemi e soprattutto mi sentirei meno... meno in trappola. E so benissimo che non è una cosa bella da dire, ma negli ultimi mesi, Elisa, mi sta troppo con il fiato sul collo, e io non penso di reggere ancora per molto.
<< Ok. Ma rimani comunque un coglione, e il film lo scelgo io. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Ti prego, no, non una commedia romantica. >> Prego con le mani che mi coprono gli occhi. La lieve risata di Jessica, mi fa togliere immediatamente le mani dal viso, osservo le piccole fossette che si creano ai lati della sua bocca e non posso non sorridere anch’io come un demente.
<< Oh no, caro mio, non sono Elisa, guardo di rado quei film. >> Oh, oh. Sgrano gli occhi. << Oh no. >> Dico, sperando non sia come penso.
<< Oh sì, ci guarderemo un horror, e non potrai fiatare. >> Scrolla le spalle, e chiudendo il discorso, si rimette a mangiare.
Abbattuto, dopo qualche istante, in cui sbuffo come una locomotiva, prendo a mangiare anch’io.
 
<< Oh mio Dio! >> Dico schifato coprendomi il viso con un cuscino, Jess ride della mia reazione e continua a mangiare pop corn come se quel pazzo schizofrenico del killer non stesse tranquillamente tirando fuori dal cadavere tutte le budella. Che schifo.
<< Non fare il bambino! È tutto finto! >> Giro il viso verso di lei, e la trovo con gli occhi puntati sullo schermo e le mani che fanno avanti e indietro dalla ciotola alla bocca.
<< Come diamine fai a mangiare? >> Sorride.
<< Dovresti esserci abituato. >>
<< No, mi spiace. È finita la scena? >> Chiedo facendola ridere ma poi annuire.
Qualche istante dopo, la luce del salotto si accende e io sobbalzo voltandomi verso la porta trovando Lea e Bec che ci guardano stranite.
<< Davvero vuoi fargliela pagare guardando un semplice film horror? >> Chiede Bec mentre Jess mette pausa.
<< Beh, veramente questo è il secondo. >> Annuisco alle parole della mia amica mentre Lea si siede accanto a me e inizia a parlare.
<< Non t’invidio affatto. E sappi che sei un po’ verdognolo. >>
<< Grazie. >>
<< Ben ti sta. >> Dice Bec sedendosi sulla poltrona, sorridendomi. Le faccio una smorfia, e il suo divertimento aumenta.
<< Uh! >> Dice Jessica, saltando sul divano, verso Rebecca, schiaffeggiandole una coscia.
<< Com’è andato l’esame? >> Mi volto verso Lea e ho quasi paura a dire qualcosa, ma infine oso.
<< Le hai detto dell’altra sera? >>
<< Certo. >> Sussurriamo, ma questo è un dettaglio.
<< Lo immaginavo. >>
<< Non avrei dovuto dirglielo? >>
<< No, no... non è quello. È che dovevo aspettarmelo. >> Dico passandomi una mano tra i capelli. Un altro urlo di Jessica mi fa voltare e la vedo praticamente addosso a Bec, evidentemente l’esame è andato bene. E questo significa solo una cosa:
<< Domani sera andiamo a festeggiare! Ho un assoluto bisogno di ubriacarmi... e magari grazie a te non paghiamo tutto. >> Fa’ l’occhiolino rivolto a Jess, ma io non comprendo.
<< In che senso? >> Chiedo fin troppo curioso. Ovviamente non è Jessica a rispondermi, anche se ci ha tentato.
<< Beh secondo me Alessandro sta cedendo, di conseguenza se Jess si decide a farsi avanti e il barista cede, berremo sicuramente più cocktail gratis! >> Spiega Bec, tutta esaltata.
In realtà sono contento che l’esame sia andato bene, vuol dire che per un po’ staremo tutti tranquilli senza Bec che spara veleno e urla, ma... Alessandro? Da quando?
<< Quindi... >> Inizio ma Jess mi blocca subito.
<< Non c’è niente da dire. >> Mi dice divertita, sedendosi accanto a me, nuovamente sul divano.
<< Davvero? Da come la sta mettendo Bec... non si direbbe. >>
<< E tu le dai veramente retta? Avranno bevuto fino adesso. >> Dice guardando Lea.
<< No, io sono sobrissima, lei... ha festeggiato durante la cena, è uscita con Francesca. >> Jess annuisce e a me arriva un messaggio.
Il silenzio scende per la stanza mentre io leggo.
‘’Dove sei? Io sono al bar, ma mi hanno detto che non ti sei presentato per tutta la sera.‘’
’Sono con Jess.‘’ Più conciso di così non potevo essere.
<< Tutto bene? >> Incontro solo un attimo lo sguardo di Jess.
<< Non lo so. >> Non mi pone altre domande, ma il suo sguardo dice tutto: vuole sapere altro. Scuoto il capo, e osservo il mio cellulare illuminarsi nuovamente.
<< Non penso sarà contenta. Ma non m’interessa. >>
‘’Sei con lei? Beh, questo significa che non ci tieni poi molto a me.‘’
Sbuffo e appoggio la testa allo schienale del divano, Lea e Bec escono dal salotto con la scusa di voler mangiare un ghiacciolo e che nel congelatore ce ne sono ancora tre.
<< Devi andare da lei. >> Mi dice Jess, avvicinandosi maggiormente e accarezzandomi i capelli. È una cosa che odio, il fatto che qualcuno me li accarezzi ma... Jess, Jess ha un modo tutto suo, non sembra quasi che li tocchi, e non mi da fastidio, in un certo senso mi rilassa.
<< Cosa? No. Non ho voglia di litigare. >>
<< Se non la raggiungi adesso... ti toccherà litigarci domani. >> Chiudo gli occhi esausto.
<< Non ce la faccio più. >>
<< Non starò qui a dirti cosa fare e cosa dire, devi fare quello che ti senti. Litighi tanto con lei, e vi lasciate altrettante volte. Devi decidere te se mettere un punto definitivo o continuare in questo modo, ma se decidi di proseguire, non potrai poi lamentarti. >> Il suo ragionamento non fa’ una piega, e la cosa da una parte mi fa’ rabbia, perché anch’io vorrei vederla in modo così semplice, ma in realtà non lo è, almeno non quando ci sono i sentimenti di mezzo.
<< Tu la fai troppo semplice. >>
<< Sì, lo so, io vedo o bianco, o nero. Lo so, ma almeno mi faccio meno paranoie. >> Giro il viso e apro gli occhi.

<< A volte mi chiedo come tu faccia a non trovare un ragazzo, poi mi ricordo che non lo vuoi. >> Aggrotta la fronte e io sorrido. << Intendo che saresti la ragazza perfetta. >>
Sorridendo, mi spiaccica una sua mano in pieno viso e scoppiamo a ridere come dei deficienti.
<< Sì, come no. Vai dalla pazza, e spera che non ti faccia fare la stessa fine di quello senza budella. >> La guardo con gli occhi sgranati.
<< Non me le dire queste cose, però! >> Scoppia a ridere mentre vado a salutare le altre due in cucina e poi vado al patibolo.
Però sono positivo: almeno ho fatto pace con Jess.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: Strani comportamenti. ***


Ebbene sì, sono ancora viva. Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare prima, però l’importante è che ora io sia qui, no?
Bene, questo è un capitolo importante, nonostante non si direbbe... ma fidatevi.
Come ho detto nel gruppo di facebook, entrerà un nuovo personaggio in gioco, e soprattutto vedremo sotto una nuova luce il rapporto di Jessica e Francesco.
Bando alle ciance, vi lascio al capitolo. Spero vi piaccia. E grazie a tutti per le belle parole del capitolo precedente. Grazie grazie grazie!!



 
Modà – Mia.
 
<< Lo hai lasciato andare? Davvero? >> Alzo un sopracciglio.
<< No, per finta. >> Dico ironicamente per poi bere un sorso di caffè.
Sono a lavoro, in pausa, e sto chiacchierando con Sara.
<< Però che tenero! È geloso di Alessandro. >> Quasi mi strozzo e Sara ridacchia.
<< Non dire cavolate! Era solo curioso. >>
<< Certo, certo. >> Dice sedendosi sul bancone di quella sottospecie di cucina/sgabuzzino.
<< Non puoi pensare che sia geloso. >> Dico affiancandola, però appoggiandomi solo al bancone senza sedermici sopra, così da non guardarla in faccia.
<< Invece lo penso. Voglio dire... non si fa’ vivo per quasi due settimane e alla fine, dopo che si è fatto “perdonare”, te lo ritrovi seduto sul divano con una smorfia perenne mentre si parla di Alessandro. Se non è gelosia questa! >> Sospiro e guardo il muro giallognolo di fronte ai miei occhi. Francesco non può essere geloso, sa che a me Alessandro “piace”, e non ha mai fatto facce strane... ma d’altronde la smorfia perenne di cui parla Sara non l’ho notata io, bensì Bec, quindi potrebbe averla sempre fatta e, io, non averla mai notata.
<< Dai, non parliamone più. Stasera sei dei nostri? >> Vedo nitidamente i suoi occhi ingrandirsi e illuminarsi.
<< Non potrei mai perdermi Francesco geloso! Certo che ci sono. >> Scoppio a ridere scuotendo il capo e mentre mi avvio alla porta per tornare a lavoro, butto il bicchierino di plastica nel cestino.
 
<< Ok, già solo il fatto di aver trovato la casa silenziosa è stato traumatico, se ci aggiungiamo il fatto che vi trovo a frugare nel mio armadio... beh... che diamine state facendo? >> Chiedo in modo isterico quando vedo i miei vestiti sparsi un po’ ovunque per la stanza. Potrei svenire, davvero, soprattutto perché so perfettamente di dover mettere a posto io il casino che hanno combinato le mie pazze coinquiline.
Lea e Bec si voltano verso di me spaventate, con gli occhi sgranati, le labbra socchiuse e soprattutto con dei miei vestiti in mano.
<< Non pensare male! >> Mi dice subito Bec, cercando di tranquillizzarmi, ma in realtà mi metto maggiormente sulla difensiva, con le labbra strette e le braccia conserte sulla porta della camera. << Stiamo semplicemente decidendo come devi vestirti. >> Un mio sopracciglio svetta verso l’alto e Lea prende la parola, sperando di tranquillizzarmi poiché ha capito subito che Bec non ci è riuscita.
<< Avevamo pensato che sarebbe stato carino farti trovare tutto pronto, in modo che tu dovessi solo lavarti e vestirti dopo una faticosa giornata di lavoro. >> Sbuffo e Lea si azzittisce.
<< Mi avete smontato l’armadio, come potrei rimanere tranquilla e pensare di andare a lavarmi e farmi bella per questa sera? Soprattutto perché... perché diamine dovrei farmi bella per questa sera? >> Chiedo nuovamente isterica. Le mie amiche si scambiano un’occhiata e non sanno che dire, tanto che io, capendolo, inizio a far battere ritmicamente il piede sul pavimento. Lentamente porto nuovamente le braccia conserte, senza rendermene conto mentre parlavo, hanno iniziato a muoversi di volontà propria.
<< Beh, ecco... >> Lea cincischia senza guardarmi e Bec parlando sopra di lei – ovviamente senza dire qualcosa di concreto – gesticola facendo volare dalle sue mani l’ennesimo abito che aveva tra le mani.
<< Ok. Ok. Devo respirare perché se no vi strangolo... perché siete nella mia camera? >> Chiedo guardandole e sperando in una confessione. Sospirando, tornano a guardarsi e prende Lea la parola.
<< È vero che questa è la serata di Bec, poiché ha superato l’esame... ma noi vogliamo che tu faccia cedere una volta per tutte Alessandro. >> Sgrano gli occhi.
<< Come, scusa? >>
<< Beh sì, >> Dice Bec, prendendo la parola. << Ti piace, tu piace a lui... >>
<< È fidanzato. >> Dico mormorando. All’unisono, scrollano le spalle.
<< Ok, non mi state dicendo qualcosa. >> Le loro spalle si afflosciano e capisco di aver fatto centro.
<< Ci sarà anche Elisa stasera, e vogliamo farla schiattare. E non perché pensiamo che tra te e Francesco ci sia più di un’amicizia, semplicemente perché non la sopportiamo e forse, e ripeto forse, vedendoti civettare con Alessandro, la smetterà di stare col fiato sul collo a te e a Fra. >> Dice tutto d’un fiato Bec.
<< Purtroppo sono certa di aver capito tutto... e dico che siete completamente pazze. >> Volto loro le spalle ma le sento seguirmi, quindi di colpo mi fermo e mi rigiro verso di loro.
<< Oh no! Voi state qui e mettete tutto a posto! Io vado a preparare la cena... e voglio che mettiate tutto in ordine, sono stata chiara? >> Annuiscono con gli occhi sgranati e velocemente iniziano a raccogliere tutta la roba per terra. Chiudendo gli occhi, faccio un gran respiro e torno in cucina, agguantando il cellulare che avevo nella borsa.
Avvio la chiamata per poi incastrare il telefono tra il collo e l’orecchio e prendere una pentola da riempire con l’acqua per la pasta.
<< Dica. >>
<< Dica un corno! >> Esclamo chiudendo l’acqua e posando la pentola sul fuoco.
<< Quando avevi intenzione di dirmi che stasera ci sarebbe stata anche Elisa? E poi... chi ti ha invitato? >>
<< Wow, deduco che tu stasera sia veramente contenta di vedermi. >> Mormora offeso.
<< Oh no, non ti permetto di fare l’offeso! Non pensavo che volessi uscire con noi, tutto qui. >>
<< Ma sì, che c’è di male? >> Scoppio quasi a ridere.
<< Per me niente, per la tua fidanzata, invece? >>
<< Tasto dolente. >> Alzo gli occhi al cielo e mi appoggio al bancone della cucina.
<< Fra... >>
<< No, senti... stasera passeremo la serata assieme. Tanto tu non avrai occhi che per Alessandro, di conseguenza Elisa capirà che non deve temere nulla, no? >>
<< Io non ho occhi solo per Alessandro! Io non faccio la civetta in sua presenza, non divento rossa come un pomodoro e non balbetto! Non sono un’oca! >>
<< Non urlare, ti prego. >> Mormora e me lo immagino massaggiarsi una tempia.
<< Perché non dovrei urlare? >> Chiedo più tranquilla.
<< Perché mi sono bastate le urla di Elisa. >> Ridacchio.
<< Nemmeno lei è contenta, eh? >>
<< No, per niente... tra l’altro c’è ancora una cosa che non sai. >> M’irrigidisco smettendo di sorridere. Chissà perché, ma penso che sarà una cosa che non mi piacerà...
<< Cioè? >> Chiedo già con gli artigli di fuori.
<< Stasera ci sarà anche tua cugina Veronica. >>
 
<< Adesso tu respira... non farti problemi... >>
<< Non farti venire ansie, né tantomeno devi agitarti. >> Stringo gli occhi ed evito di guardare le mie amiche che sono più nervose di me. Nel frattempo che loro continuano a parlare – cercando di agitarmi, invece di tranquillizzarmi – mi preoccupo di parcheggiare senza occupare troppo spazio e di non colpire il marciapiede.
<< Ragazze, vi voglio bene... ma adesso basta! Perché mai dovrei essere agitata? Non sono di certo innamorata di Alessandro... >>
<< Ma noi ci stavamo riferendo a Francesco ed Elisa. >> Mi dice Lea, meritandosi una mia occhiata sbalordita.
<< Non è mica la prima volta che passo una serata con entrambi. >> Dico confusa spegnendo l’auto e tenendo le chiavi in mano mentre guardo la mia amica, seduta accanto a me.
<< Sì, ma è la prima volta dopo che lei ti ha voluto vedere. >> Ah già.
<< Dovrebbe fare qualche differenza? >> Chiedo ancora non capendo.
<< Certo che sì! >> Dice, Bec, sbucando tra i due sedili. << Questa sera è lei ad essere in territorio nemico. >> Lea annuisce alle parole di Bec, ma purtroppo sono maggiormente confusa. Non ci sto capendo un cavolo!
<< Territorio nemico? >>
<< Ma sì! Solitamente sei tu che esci con loro, e quindi con i loro amici... invece, questa sera, è lei ad essere in mezzo ai tuoi amici... >> Alzo gli occhi al cielo, capendo il discorso di Rebecca.
<< Non farò niente di male, non ho intenzione di graziarmela, ma nemmeno di farmi odiare maggiormente. È pur sempre la fidanzata del mio migliore amico. >> Mormoro per poi scendere dall’auto, seguita immediatamente da loro.
<< Non ti abbiamo detto una cosa. >> Sussurra Lea, affiancandomi. Mi fermo, poco lontana dal dehors che si trova fuori dal locale e la guardo in attesa. << Ci sarà Greta, la ragazza che se a te piace, occuperà l’altra camera libera della casa... >>
<< Perché non me lo avete detto prima? >> Chiedo sconcertata – più che altro perché non so come prendere questa notizia.
<< Per non metterti ulteriore ansia addosso. >> Alzo gli occhi al cielo e l’afferro per le spalle guardandola divertita, con un sorriso lieve sulle labbra.
<< Lea, tesoro, siete voi quelle agitate, non io. >> Lea arrossisce lievemente e borbotta qualcosa d’incomprensibile e si allontana facendomi ridacchiare della sua reazione.
 
<< Smettetela di guardarvi attorno! >> Mormoro inviperita a Lea e a Bec che senza rispondermi, prendono il loro drink e sorseggiano come se non avessi aperto bocca. Scuoto il capo e cerco di rilassarmi sulla sedia.
Siamo fuori dal locale, occupiamo tre tavoli del gazebo e... c’è molto imbarazzo. E non saprei dire perché. Ok, il perché lo so benissimo... ma non è un po’ esagerato?
Elisa si fa’ gli affari suoi non degnandoci di un’occhiata e mandando messaggi a raffica col suo cellulare di ultimissima generazione, Sara mi guarda sperando in continuazione che io dica qualcosa, lo stesso Bec e Lea... e Fra... beh lui sembra non staccare gli occhi da Alessandro che fa semplicemente il suo lavoro portando dei drink ai tavoli.
Bella serata. Una noia mortale.
Senza contare che mia cugina Veronica non si è ancora vista e lo stesso vale per Greta che non ho nemmeno letteralmente idea di che faccia abbia.
Lea la conosce da quasi due anni, abita in Liguria, ma studia a Pisa, ma a quanto pare ha deciso di portare avanti i suoi studi qui a Torino; forse per poter rimanere in qualche modo più vicino ai suoi parenti.
<< Quindi... il tuo fidanzato? >> Chiedo a Sara che tira un respiro di sollievo.
<< Sta bene, ed è in giro con i suoi amici. Sai, no? Una sera del weekend ce la prendiamo per stare con gli amici, e gli altri giorni stiamo insieme senza problemi. >> Annuisco, capendo totalmente perché abbiano bisogno di una serata per loro stessi... stare sempre insieme potrebbe diventare monotono e noioso. << Ah! Ti saluta. >> Dice, pochi secondi dopo, con un sorriso che ricambio.
<< Che gentile. Ricambia. >>
<< Quanto tempo è che state insieme? >> Oh! Elisa parla.
Sara tentenna nel risponderle, ma infine lo fa con abbastanza scioltezza.
<< Tre anni, quasi. >> Elisa annuisce e riporta subito dopo i suoi occhi sullo schermo del cellulare. In quello stesso momento, una ragazza riccia, con gli occhi scuri, molto alta e magra, si avvicina al nostro tavolo; io la guardo incuriosita, ma Lea si alza immediatamente abbracciandola e iniziando a parlare. Capisco subito che si tratta di Greta.
<< Chi è? >> Mi sussurra Francesco, sporgendosi verso di me.
<< Forse la nuova coinquilina. >> Sussurro senza staccare gli occhi dalla persona ancora sconosciuta. Francesco annuisce, lo intravedo con la coda dell’occhio.
<< È una serata piuttosto noiosa. >> Mormora subito dopo facendomi sorridere.
<< Che cosa ti aspettavi? >> Gli chiedo, finalmente guardandolo. E i suoi occhi azzurri per un momento m’ipnotizzano.
<< Beh, non tutto questo imbarazzo. >> Dice in modo divertito, facendo quasi rilucere i suoi occhi. Sbatto le palpebre cercando di riprendermi e mi passo una mano tra i capelli che ho stirato con la piastra.
<< Io, invece, mi aspettavo proprio questo. >> Sussurro facendogli sorgere una smorfia.
<< Fra... mi ordini un altro drink? >> Chiede Elisa, guardandomi malissimo. Le restituisco pan per focaccia. Le sorrido fintamente e appoggio le braccia sul tavolo, facendomi in qualche modo più vicina a lei che mi è praticamente di fronte, poiché Francesco è tra di noi, seduto a capotavola.
<< Allora Elisa... come mai non sei con le tue amiche? >> Chiedo cercando di essere gentile, ma in realtà è una frecciatina sul fatto che ha dovuto “sottomettersi” al volere del suo fidanzato.
<< Perché preferivo passare la serata col mio fidanzato. >> Risponde nello stesso modo, afferrando immediatamente la mano del mio amico senza staccare i suoi occhi dai miei.
Alessandro raggiunge il nostro tavolo, forse vedendo Francesco con una mano alzata cercando di attirare la sua attenzione, e il mio sguardo, si posa sulla sua figura.
Indossa la maglia nera del locale, con il piccolo logo praticamente all’altezza del cuore, il grembiule che gli circonda i fianchi – anch’esso nero – e dei jeans chiari.
<< Cosa posso fare per voi? >> Chiede guardandomi e facendomi un occhiolino; non riesco a trattenere un sorriso. È il solito burlone.
Una parte di me registra il fatto che il mio stomaco non si sia capovolto e che le farfalle non stiano volando nel mio stomaco. Ma i miei ormoni ballano la lambada, quello sì.
<< Vorrei un altro Malibù. Con più ghiaccio per favore. >> Sputa tra i denti, senza guardarlo, la cara Elisa. Alessandro annuisce appuntandolo sul suo taccuino, subito dopo i suoi occhi si posano su di me. Cerco di non ridere e scuoto leggermente il bicchiere che ho in mano, facendogli capire che sono a posto, ma subito dopo, mordendomi un secondo il labbro inferiore decido di ordinare già altro.
<< Mi potresti portare un chupito? >> Quasi scoppia a ridere. Sa benissimo che adoro berlo, e soprattutto lo tormento perché lo voglio bere in modo classico: rum e pera, ma lui si diverte a propormelo sempre in diverse combinazioni.
<< Vuoi provarlo al cioccolato? >> Faccio un’espressione schifata.
<< No grazie. >> E lui sorride.
<< Mi è arrivato un nuovo tipo di rum, vuoi provarlo? >> Ridacchio, non riuscendo a trattenermi.
<< Sì, basta che non mi faccia diventare imbevibile il mio amato chupito. >> Alessandro alza gli occhi al cielo.
<< Vuoi per caso dirmi che ti ho mai dato da bere qualcosa di schifoso? >> Mi mordo un attimo il labbro inferiore.
<< In effetti sì. >> Lui fa’ una faccia scandalizzata e se ne va, fingendosi offeso, lasciandomi ridere. Al tavolo regna il silenzio, perciò Lea ne approfitta per presentarci Greta, e grazie al cielo, in poco tempo tutto diventa calmo e divertente.
Greta è una ragazza tranquilla, ma divertente se riesci a prenderla bene.
Francesco sembra strano, e lo nota anche Sara – che me lo fa capire mandandomi un messaggio, ovviamente non le rispondo e la guardo male.
Elisa, dopo che Alessandro torna a portarci i drink, sembra quasi un’altra persona... quasi... sopportabile. E non saprei dire il perché, però va bene così. Mi spiace solo per Francesco che sembra su un altro mondo.
<< Ciao a tutti! >> Esclama mia cugina, arrivando alle spalle di Elisa. Tutti la salutiamo e lei e il fidanzato si siedono con noi, subito dopo ordinano e infine iniziano varie conversazioni. Il clima si è rilassato e io non riesco a smettere di ridere con Greta per ogni cavolata. Sì, la serata si è decisamente aggiustata.
<< Devo andare in bagno. >> Esclamo asciugandomi una lacrima a causa delle troppe risate, mia cugina – forse l’unica che mi ha sentita – si alza per accompagnarmi. Con un sorriso entro nel locale e Alessandro, quando mi vede, mi fa nuovamente l’occhiolino – facendo ovviamente ingrandire, di conseguenza, il mio sorriso – ma una volta in bagno, prima di chiudermi la porta alle spalle, guardo mia cugina che si osserva allo specchio.
<< Va tutto bene? >> Le chiedo, essendo un po’ stranita che abbia acconsentito subito ad accompagnarmi. Il bagno è costituito da due porte, una la sto praticamente tenendo in mano io, che sarebbe quella dove si trova il gabinetto, l’altra divide il locale da questo spazio, ed è chiusa, in modo da non sentire la musica.
<< Certo. Anche se... hai notato Elisa? >> Chiede senza guardarmi, tirando fuori il mascara dalla sua microscopica borsa. Cerco di non fare facce strane e scuoto il capo. << È tranquilla... nonostante non sia contenta che tu e Francesco abbiate fatto pace. >>
<< Non è che avessimo litigato, comunque... sì, adesso è tranquilla, ma se fossi arrivata circa un’ora fa, avresti detto che al Polo Nord faceva più caldo. >> Ridacchia e mi guarda divertita tramite lo specchio.
<< Addirittura? >> Annuisco. << È carino Alessandro. >> Mormora dopo qualche istante. Io alzo gli occhi al cielo e m’infilo in bagno senza risponderle.
 
<< Wow, c’è fila. >> Mi dice nell’orecchio Francesco, che sorprendendomi me lo trovo accanto mentre faccio la fila al bancone. Annuisco guardandolo di sfuggita, e non perché c’è Alessandro dietro il bancone, bensì perché stasera è strano, e non mi è per niente chiaro il motivo. << Non mi parli? >> Mi volto e lo guardo confusa.
<< Perché non dovrei? >> Lui scrolla le spalle.
<< Non lo so, stasera... >>
<< È tutto strano. >> Annuisce alle mie parole. << Fra, senti... io ti voglio bene, lo sai... ma se ci tieni veramente ad Elisa... >>
<< Non pensare di concludere la frase. >> Mi ferma con un tono gelido e io m’impietrisco, stupita dal fatto che abbia subito capito dove volessi andare a parare.
<< Fra, dico sul serio. >>
<< Non ho intenzione di vederti meno per salvare la mia relazione. Relazione senza senso, tra l’altro. >> Aggrotto la fronte e lui riprende a parlare passandosi distrattamente una mano tra i capelli. << Beh sì, l’hai vista? Si è rilassata solo una volta che ha visto che ti piaceva più guardare il biondino dietro il bancone che me. >> Mi gratto una guancia leggermente imbarazzata, paurosa che Alessandro possa sentire la nostra conversazione, ma Francesco non ci fa caso, se ne strafrega.
<< Ehm... penso sia normale, poiché è convinta che tra noi ci sia qualcosa. >>
<< Non si fida di me. >> Leggo il labiale perché la musica è forte e lui lo ha sussurrato.
<< Ti ho già detto che non posso dirti che cosa fare. >> Dico afferrandogli una mano. Approfittando del contatto, me la stringe maggiormente a guarda per terra.
<< Lo so, ma mi devi promettere solo una cosa. >> Alza i suoi magnifici occhi azzurri, e io mi trovo ad annuire come in trans. << Qualsiasi cosa succeda, non mi lasciare. >> Il cuore mi batte più forte e lo stomaco si stringe in una morsa.
<< Non c’è nessun pericolo. >> Il suo sorriso spensierato fa’ capolinea sul suo bel viso e sempre tenendomi per mano, ci avviciniamo maggiormente al bancone e ordiniamo stuzzicandoci e prendendoci in giro.

***
Qui, trovate il link per vedere com'era vestita Jessica durante la serata.

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: Bisogna darsi una possibilità. ***


Buonasera a tutti! Ebbene sì, dopo quasi un mese sono tornata a farmi viva. Scusatemi, ma tra il caldo, l’estate, le vacanze e le uscite continue, mettersi al pc è stato complicato. Resta il punto che ora sono qui.
Non voglio perdermi molto in parole, voglio solo dirvi che questo è un capitolo importante, pieno di eventi... le conclusioni le lascio a voi. Buona lettura.
 
Per avere spoiler delle mie storie, o semplicemente informazioni -> qui.
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<< Ho una novità! >> Esclama Lea, entrando in cucina di un fin troppo fresco lunedì mattina di fine novembre. Svogliatamente alzo lo sguardo dalla mia tazza di caffè, e attendo che parli, ma la signorina – con un sorriso a cinquantadue denti – prima si siede di fronte a me e poi incrocia le braccia sul tavolo.
<< Sarebbe? >> Decido di chiederle, giusto perché questa mattina sono nervosa a causa del ciclo mestruale che ha deciso di venire a farmi visita in piena notte.
<< Giovedì, alla Taverna, ci sarà una band a suonare... e noi dobbiamo assolutamente andarci! >> La guardo sbigottita, chiedendomi dove abbia trovato tutto questo entusiasmo alle sette del mattino.
<< Wow. >> Mormoro senza convinzione, meritandomi un’occhiataccia.
<< Non tutta quest’allegria, ti prego! >> Esclama col broncio afflosciandosi sulla sedia.
Non riuscendo a vederla così, mi stampo un sorriso sulle labbra.
<< Hai ragione, scusa. Una band? Che musica faranno? >> Lea, torna a sorridere, ma solo per un attimo perché subito dopo si porta un dito a un angolo della bocca.
<< Sinceramente non lo so. Ma saranno musicisti... >> Alza le sopracciglia in modo complice e io scoppio a ridere.
<< Musicisti. Wow. >> Lea mi colpisce una mano e io torno a ridere. Ok, il mio entusiasmo è inesistente, quindi ha ragione ad avercela con me.
<< Suvvia, Jess! Saranno sexy, magari abbastanza adulti da non sembrare dei bambini e soprattutto... faranno bella musica. >>
Lentamente mi alzo e mi avvicino al lavandino con la mia tazza in mano.
<< Quanta positività. Chi ti assicura che invece non siano vecchi... con tanta pancia e pelati? >> Lea mi guarda male e io mi volto per non incontrare il suo sguardo.
<< Figurati se alla Taverna fanno entrare gente del genere! >> Senza farmi vedere alzo gli occhi al cielo. Forse non ha ancora capito che in quel posto ci entrano cani e porci, basta che bevono e pagano.
<< Hai ragione. >> Dico infine, più che altro per farla contenta e magari cambiare discorso. Lea, capendolo, stringe le labbra tra di loro ma non dice nulla. << Ehm... hai sentito la tua amica? Greta? >> Chiedo tornando al tavolo e sedendomi; Lea quasi fa un salto per aria battendo le mani. Con gli occhi sgranati la guardo ma non emetto nessun suono, aspetto semplicemente che torni in sé.
<< Sì... e spera che tu ti faccia viva presto. A proposito, hai deciso? >>
<< Beh, è simpatica. Da quello che mi hai detto, cucina bene, è abbastanza ordinata e non occupa troppo spazio. Per me non è un problema che venga ad abitare qua, ma sempre che vada bene anche a Bec. >> Lea muove la mano quasi come per scansare un animale.
<< Ho già parlato con Bec, e per lei va benissimo. Quindi posso chiamare Greta e dirle di venire quando vuole? >> Annuisco, tramortita da tutto il suo buonumore.
<< Vado a vestirmi per andare a lavoro. >> Mormoro alzandomi dalla sedia per poi dirigermi in camera.
<< Mentre ti vesti, trova anche il sorriso! >> Mi urla, facendomi ridacchiare.
 
<< A che numero sei arrivata? >> Sobbalzo per poi voltarmi e vedere Sara che mi affianca accanto alla macchinetta del caffè.
<< Che cosa intendi, scusa? >> Chiedo confusa, aspettando trepidante che quella stupida macchina abbia finito di mettere il caffè nella tazzina.
<< Di caffè. Quanti ne hai bevuti da quando sei sveglia? >> Faccio una smorfia, guardandola.
<< Penso di essere arrivata a tre. Proprio come le Buscopan che ho preso per farmi passare i dolori. >> Ora una smorfia appare anche sul suo viso.
<< Arrivato oggi? >> Chiede riferendosi al ciclo. Annuisco afferrando la tazzina e lasciando campo libero alla mia amica.
<< Elisa non è così male, quando non cerca di marcare il territorio. >> Dice dopo un po’, affiancandomi contro il muro dell’immenso corridoio in un cui ci troviamo. La guardo male e lei quasi sputa tutto il caffè che stava sorseggiando. << Non guardarmi così! Sono solo sincera. >> Aggiunge ridendo.
<< Già il fatto che si sia data una calmata solo dopo che ha visto chissà che cosa, non ha senso... e poi... dai! Lei non è male? E allora io che cosa sono? Una sottospecie di clown? >> Sara si passa la lingua sulle labbra.
<< Partiamo dal presupposto che tu hai una paura fottuta dei clown, poi... dai, tutto sommato è sopportabile. Almeno finché non vede che te e Francesco comunicate con la forza del pensiero. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non penso la comprenderò mai. >> Dico buttando il bicchierino di plastica nell’immondizia. Sara m’imita e insieme ci avviamo verso l’ascensore.
<< Comunque non so quanto dureranno, ancora. >> Mormoro mentre aspettiamo. Sara si volta con gli occhi quasi fuori dalle orbite in cerca di scoop.
<< No! Cosa sai? >> Trattengo un sorriso.
<< So solo che Francesco non ne può più, e che non gli è piaciuto il comportamento di Elisa. Non ha molto apprezzato il cambiamento che ha avuto dopo che ha visto Alessandro flirtare con me. >>
<< O forse non ha semplicemente apprezzato che Alessandro flirtasse con te, perché si trattava... guarda caso, di te! E mi riferisco a Francesco, Elisa, sì, ne è stata contenta. >> La guardo un secondo e subito dopo mi volto.
<< Prendo le scale, che è meglio. >> Sara scoppia a ridere e mi richiama, ma oramai io sono troppo lontana.
 
Che cosa ci faccio qui? Dovrei essere a casa, sotto la doccia, a rilassarmi e maledire il mio essere donna. Invece no! Sono qui... davanti alla Taverna, e non so nemmeno bene il perché.
Tra le mani ho il mio cellulare, con un messaggio scritto da Francesco dove mi chiede se stasera sono libera. Non gli ho ancora risposto. E questo solo perché non so che cosa fare, e soprattutto perché sono ancora chiusa nella mia macchina, davanti al locale.
Sospirando scendo dall’auto quando vedo Alessandro voltare l’angolo e avvicinarsi al pub. Quando mi vede, sorride, e mi si avvicina a passo svelto.
<< Ehi! Che ci fai qua? >> Mi chiede. Sorrido e infilo le mani nelle tasche anteriori dei jeans.
<< Volevo chiederti una cosa. >> Alessandro inclina leggermente la testa e i suoi occhi chiari brillano di curiosità. Ok, sarà anche vero che non ho le farfalle nello stomaco, ma di certo non posso negare che mi fa un certo effetto guardarlo.
<< Tutto quello che vuoi. >> No, decisamente qualcosa mi fa sentire. Sorrido, e cerco di non rispondergli in modo malizioso.
<< Sei ancora fidanzato? >> Gli chiedo a bruciapelo. Lui sgrana gli occhi e si passa velocemente una mano tra i capelli.
<< Veramente... no. Non pensavo t’interessasse la mia vita privata... >> Insinua, cercando di tastare il terreno, ma io non gliene do occasione.
<< Tu con me ci scherzi solo o... ? >> Non concludo la frase e Alessandro cerca di mascherare un sorriso accarezzandosi il lieve strato di barba che ha sulle guance.
<< Jess, tu mi piaci. Mi piace ridere e scherzare con te. Mi diverto a prenderti in giro e a farci battutine maliziose o sarcastiche... ma lo sai, o almeno, pensavo lo avessi capito. >> Il mio cuore batte leggermente più veloce e ora non so più che cosa dire.
Gli piaccio.
Potrei mai dargli una vera occasione?
Fisso il marciapiede mentre le mie mani si arrovellano tra di loro.
<< Quindi... cosa aspetti a chiedermi di uscire? >> Mormoro senza guardarlo. Una sua mano ferma e afferra le mie, il mio sguardo vola nel suo e noto con fin troppo nitidezza quanto il suo sorriso sia abbagliante.
<< Jess, ti ho detto più volte, in una delle nostre conversazioni a cuore aperto e ad alcool in circolo, che io sono un ragazzo da storie serie... >> Deglutisco ma non allontano i miei occhi dai suoi.
So benissimo che cosa vuole dirmi con quest’avvertimento. E io ho voglia di non dargli retta, voglio mettermi in gioco, voglio... provarci.
<< Che cosa aspetti a chiedermi di uscire? >> Chiedo nuovamente, con voce sempre più lieve; Alessandro sorride e afferra entrambe le mie mani con le sue, facendomi automaticamente avvicinare mentre porta le nostre mani ai lati dei nostri corpi. I petti si sfiorano. Le sue labbra sono increspate in un sorriso, i suoi occhi ardono e io vorrei solo essere stretta e baciata. Ma niente di tutto ciò accade.
<< Mercoledì non lavoro. Ti va di venire a cena fuori con me? >>
<< Un appuntamento? Mi stai veramente chiedendo di uscire? Cavolo... non me lo sarei mai aspettata. >> Dico, cercando di mascherare l’agitazione e fingendo di non sentire i battiti forsennati del mio cuore. Alessandro ridacchia e abbandona una mia mano portandola sul mio viso, accarezzandomi una guancia.
<< Ebbene sì, un appuntamento. Pensi di essere pronta a una cosa del genere? >>
Sono pronta? Me la sento?
Prendo un respiro profondo, e infine annuisco. Alessandro sorride mostrando i denti e si avvicina velocemente baciandomi la fronte, senza lasciare la presa sulla mia guancia. Chiudo gli occhi e mi beo del contatto, sempre con le palpebre abbassate, rabbrividisco quando mi parla direttamente nell’orecchio.
<< Ti passo a prendere alle sette e mezza. >>
 
<< Cosa? Quando? >> Mi sento come se mio padre mi stesse sgridando. Sono seduta sul mio divano, con le gambe incrociate e un cuscino in grembo che avvolgo con le braccia. Francesco continua a fare su e giù e spara a raffica domande senza darmi il tempo di rispondere.
E pensare che il terzo grado me lo hanno fatto anche le ragazze ieri... ma da loro è una cosa del tutto normale! Che sia Francesco a straparlare, a fare mille domande e che sembra quasi un cane con la rabbia... beh no.
<< Fra, respira, ti prego. E fermati! >> Lo imploro e finalmente mi da’ ascolto. Solo che non viene a sedersi accanto a me, rimane in piedi, con il tavolino a dividerci.
<< E tu gli hai detto sì? >> Mi chiede, guardandomi fisso negli occhi, quasi ipnotizzandomi con quelle gemme blu.
<< Beh sì... anche perché in un certo senso l’ho spinto io a chiedermelo. >>
<< Non mi avevi detto che volevi uscirci o avere qualcosa con quello. >>
<< “Quello”, ha un nome. E comunque... che te frega? Dovresti essere contento che la tua migliore amica stia cercando di mettere la testa a posto. >>
<< Sì, ma con quello? >> Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli castani che ho lasciato sciolti dopo aver fatto la doccia.
<< Detto sinceramente? Non sono affari tuoi. E poi è un bravo ragazzo. Non so di che cosa ti preoccupi. >>
<< Mi preoccupo per te. >> Mi dice gentilmente, gesticolando. Mi addolcisco all’istante e mi alzo in piedi raggiungendolo, buttando chissà dove il cuscino. Gli afferro una mano e sporgo il labbro inferiore.
<< Ma tu mi vuoi bene, quindi devi appoggiarmi. >> Mi sorride e scuote il capo.
<< Lo faccio. Solo che... Dio! Con lui? >> Mi chiede, nuovamente agitato, allontanandosi da me. Lo guardo stranita e cerco di non badare alla piccola delusione che alberga nel mio stomaco da quando si è allontanato lasciando la mia mano ricadere accanto al mio fianco.
<< Se fosse stato un altro, ti saresti fatto lo stesso questa scenata. >> Dico sicura, senza porgergliela come una domanda. Francesco si ferma, rimanendo di spalle e quasi irrigidendosi.
<< Sì, probabilmente avrei fatto così anche se si fosse trattato di un altro. >> Cautamente mi avvicino.
<< Bene, perché? >> Si volta e quasi ci scontriamo. Sì, il mio cuore batte a mille, ma non fa niente. Cerco di non farci troppo caso.
<< Perché si tratta di te, che sei la mia migliore amica, che potrebbe prendersi un’enorme cantonata. Chi ti assicura che in realtà lui non sia una sottospecie di dongiovanni? >>
<< Non lo è. E comunque... chissene! Nella vita bisogna provare a far tutto... le emozioni forti le provi solo se ti butti. E chi lo sa, magari Alessandro oltre ad essere un bravo ragazzo, mi farà anche innamorare e mi farà vivere una grande storia d’amore. >>
<< Sì, e vissero tutti felici e contenti. >> Esclama con le braccia aperte, in modo esasperato. Lo trucido con lo sguardo.
<< Ok, è vero... forse sto esagerando. Ma devo dargli una possibilità. Tanto che senso potrebbe mai avere conoscere dei ragazzi per puro caso, andarci a letto e non scambiarsi nemmeno il numero di telefono? Sai benissimo che sono la prima a non farsi castelli per aria, a non sognare una favola e a non desiderare il principe azzurro... ma resta il punto che sono arrivata a ventidue anni e non ho mai avuto una relazione seria, non mi sono mai data la possibilità di provare qualcosa oltre l’attrazione fisica. >>
<< Ok, ok. >> Mi blocca, passandosi una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi. << Hai ragione, e comunque io non posso impedirti niente. >>
<< Giusto. >> Dico incrociando le braccia al petto. << Però resta il punto che non mi hai detto perché sei qui. >> Francesco apre gli occhi e s’inumidisce le labbra. E io come una deficiente continuo a fissargliele anche dopo che ha preso a parlare.
<< Ieri sera mi sono ritrovato a casa mia da solo con Elisa... >> Inizia e una volta che percepisco appieno le sue parole, sospiro e gli do le spalle ritornando sul divano. Lentamente mi affianca.
<< Quindi? Che cos’è successo? >>
<< Quello che accade sempre: abbiamo litigato. >> Mi mordo il labbro inferiore e cerco di tacere. Non penso sia il caso di dirgli che sembra tutto un copione visto e rivisto.
<< Ci siamo lasciati. >> Mormora non guardandomi, prendendo a giocare con le cuciture del cuscino del divano. Mi passo una mano sul viso, non sapendo cosa dire.
<< Addirittura? >> Dico infine, forse un po’ troppo acidamente. Francesco alza lo sguardo e inarca un sopracciglio.
<< Sì, addirittura. La scenata che si è fatta l’altro giorno mi ha fatto... dire basta. Suvvia! Puoi mai mostrarti tranquilla, serena, divertente e disponibile, solo una volta che vedi la mia migliore amica avere a che fare con un altro ragazzo? Dai! >>
<< Vi siete lasciati per me? >> Dico sorpresa, con gli occhi a palla e le spalle afflosciate.
Francesco s’irrigidisce e sposta nuovamente lo sguardo.
<< Sì, in un certo senso sì. Sono uscite parole pesanti... ma non m’interessa, sinceramente mi sono stufato. Avere una relazione vuol dire fidarsi, vuol dire avere pazienza e scendere a compromessi. E con lei, tutto ciò, non c’è. Non aveva più senso stare insieme. >>
<< Ma tu la ami. >> Sussurro, nuovamente con la stretta allo stomaco. Ma questa volta non a causa dell’ansia o delle farfalle. Sono confusa. E ammettere che il mio migliore amico provi dei sentimenti così forti verso quella serpe... beh non è bello e nemmeno facile.
<< Amare? Davvero? Sono veramente innamorato di una persona così subdola e delle volte cattiva? Non lo so più. Ultimamente ho tante cose per la mente, e la confusione regna sovrana nella mia testa. >> Aggrotto la fronte ma non gli faccio domande.
Confuso? Per cosa? Per chi? Cosa ti passa per la testa?
<< Beh... allora goditi questo tempo da ragazzo single. >> Dico sforzandomi di sorridere, appoggiandogli una mano sulla spalla.
 
<< Wow! Tutta in tiro! >> Mi prende in giro ridacchiando, la mia cara Bec.
<< Ebbene sì. >> Dico continuando a rimirarmi allo specchio, pronta e agitata come forse non lo sono mai stata. Ho un vero appuntamento. Non che io non ne abbia mai avuti primi, ma solitamente si sapeva che dopo saremmo finiti a letto e poi non ci saremmo più visti.
<< E il fortunato chi è? >> Chiede Greta, affiancando Bec sul telaio della porta. La guardo un attimo e sorrido. È bello averla in casa, e per dirlo io che non mi è facile dividere il mio spazio vitale, vuol dire che questa ragazza è una sottospecie di angelo vivente.
È buffo dirlo, ma per quanto sia da soli due giorni che abita qui, è tutto diverso. La casa sembra più ordinata, profuma sempre e già non ci sono più scatoloni in giro.
<< È Alessandro. Il ragazzo del bar. >> Dico tornando a guardarmi allo specchio.
<< Finalmente si è decisa a dargli un’occasione. A cena, io e Lea, ti racconteremo tutto. >> Le fa l’occhiolino Rebecca, facendomi sorridere. Quando vuole, sa essere peggio di una peppia. Ma è una peppia che adoro, quindi può benissimo continuare a farla. Da quando ha superato l’esame, sembra un’altra persona. In realtà è semplicemente la solita Bec che adoro.
<< A proposito di Lea, dov’è? >> Chiedo voltandomi, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi a causa dei tacchi un po’ troppo alti, ma tremendamente belli.
<< Sotto la doccia. >> M’informa Greta.
Il campanello suona e io prendo un gran respiro per calmarmi. Le mie amiche mi guardano divertite e io cerco di rilassare i muscoli.
<< Ok, posso farcela. Andrà tutto bene... >>
<< Pensi che... si concluderà come al solito? >> Mi chiede Bec, seguendomi verso la porta.
<< No. Non penso. In realtà spero che sia tutto diverso dal solito. >> Dico prima di aprire ad Alessandro e sorridergli.
 
<< Lo mangi il pesce? >> Mi chiede quasi imbarazzato Alessandro, una volta che siamo scesi dall’auto e siamo davanti a un ristorante non molto lontano dalla Taverna, chiamato John Joy.
Scoppio a ridere coprendomi la bocca con una mano e lui si spettina maggiormente i capelli – che stasera sono più in disordine del solito – e ridacchia, non molto convinto.
<< Se invece di riempirmi di complimenti me lo avessi chiesto prima, probabilmente non ti saresti fatto questa gaffe una volta davanti al ristorante. >> Dico ancora divertita; Ale arrossisce lievemente.
<< Hai ragione. Però non hai risposto. >> Lentamente mi avvicino, facendo risuonare i miei tacchi rossi sull’asfalto, e intreccio un mio braccio con il suo.
<< Sì. Lo mangio volentieri. >>
<< Oddio! Meno male, poiché ho prenotato. >> Riscoppio a ridere, ma questa volta lui mi segue a ruota.
 
Il ristorante è carino, molto particolare, le pareti sembrano fatte di roccia e le luci non danno fastidio, sono tenue, ma non troppo da non farci vedere. È veramente un bel ristorante, perfetto per il primo appuntamento.
<< Come hai conosciuto questo posto? >> Chiedo mentre aspettiamo il secondo, tra una chiacchiera e l’altra.
<< Per puro caso... ne avevo sentito parlare a lavoro, quando mi hanno detto che era vicino, sono andato a piedi a vedere dove si trovasse. È stata una bella sorpresa, e poi le recensioni erano buone. Quindi ho detto “perché no?” >> Sorride e io faccio altrettanto.
<< Sono la prima che ci porti? >>
<< Non sono solito a rifare gli stessi passi con tutte le ragazze. >> Ah. Abbasso lo sguardo e sorrido.
Abbiamo parlato tanto, mi ha detto che ha un fratello più grande, che vorrebbe tanto aprirsi un locale suo, che sua madre cucina veramente bene, che non vede l’ora di potersene andare a vivere da solo, anche se il solo pensiero di doversi mantenere tutto da solo un po’ lo blocca. Mi ha raccontato dei vecchi aneddoti delle scuole, del lavoro e soprattutto di famiglia facendomi piegare in due dal ridere.
Parlare e scherzare con lui è facile, talmente tanto che il tempo vola senza rendercene conto. Uscire da lì non lo è stato altrettanto, più che altro perché abbiamo bevuto due bottiglie di vino – anche se in realtà è come se me le fossi bevuta da sola. Fare le scale per arrivare alla cassa è stato esilarante, ma Alessandro è stato carino e mi ha aiutato afferrandomi una mano.
Non si è mai spinto troppo oltre, sembra quasi che non voglia... ma in realtà mi ha fatto capire che vuole semplicemente andarci con calma, farsi conoscere. E l’ho apprezzato veramente tanto. Non si trovano facilmente ragazzi del genere... in questo momento mi ritengo fortunata.
 
<< Lea mi ha detto che domani sera ci sarà una band a suonare, da voi... >> Butto lì, una volta che siamo parcheggiati sotto casa mia. Una parte di me non vorrebbe scendere dall’auto, e Alessandro forse lo ha capito, ma non me lo fa pesare, anzi, ha continuato a parlare, quasi come se anche lui non volesse farmi andare via.
<< Sì, è una novità... sinceramente non so chi siano, e come, cosa suonino... ma il leader della band è il figlio di un amico di Gianluca... diciamo che gli sta facendo un piacere per farsi conoscere. E poi... può solo essere un qualcosa in più per il locale, visto che il giovedì essendo serata sconti, viene sempre più gente. >> Annuisco e mi giro meglio verso di lui, appoggiandomi allo sportello dell’auto e infilando una mia gamba sotto l’altra per essere più comoda.
<< Allora ci vedremo anche domani sera. >> Mormoro guardandolo di sfuggita. Lo intravedo sorridere.
<< Speravo lo dicessi. >> Un piccolo sorriso increspa le mie labbra. << Si è fatto tardi... e domani devi andare a lavoro. >> Metto il broncio e lui mi accarezza una guancia.
<< Anch’io non vorrei farti scendere dall’auto, ma è giusto che tu vada. Tanto ci vediamo domani sera. Magari ti riempierò di messaggi. >> Ridacchio divertita.
<< Sei uno di quelli che tempesta di messaggini dolci? >> Ci pensa un po’.
<< In realtà no... solitamente mando messaggi divertenti. Sai, in realtà il mio secondo lavoro è fare il clown. >> Sgrano gli occhi ma faccio finta di niente. So che sta scherzando, e di certo non gli andrò a dire al primo appuntamento della mia fobia per quei cosi brutti e truccati da fare schifo.
<< Wow... farai furore vestito con scarpe enormi, e faccia truccata da scemo. >> Scoppia a ridere e io mi rilasso. Mi piace la sua risata, non è squillante, non è fastidiosa... è... carina. E mi piace farlo ridere.
<< Oh sì, non hai idea dello stuolo di ragazze che mi lascio alle spalle. >> Dice sarcasticamente. Mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lo vedo allungare una mano per riaccarezzarmi una guancia.
<< Hai la pelle soffice. Mi piace sfiorarti. >> I suoi occhi chiari sembrano brillare, e nel mio stomaco torna ad esserci una festa.
Voglio che mi baci. Ma una parte di me non pensa lo farà.
<< Cos’altro ti piace? >> Chiedo in un sussurro.
<< Le tue labbra. >> Dice sfiorandomi quello inferiore. << Il tuo sorriso, il suono della tua risata... e i tuoi occhi che fanno capire quasi sempre cosa stai pensando o provando. Sei molto espressiva, e la cosa mi piace parecchio. >> Ho il cuore che batte velocemente. E non so cosa replicare.
<< Posso baciarti? >> Mi chiede dopo qualche secondo di silenzio dove i nostri occhi non si sono allontanati nemmeno per un attimo.
<< Pensavo volessi andarci con calma. >> Ale fa un sorriso strano ma che per qualche strambo motivo mi fa accelerare i battiti.
<< Beh... non con così tanta calma. >> Mormora praticamente sulla mia bocca, prima di farla combaciare con la sua. Inizialmente le nostre labbra si sfiorano solo, ma quando le mie mani s’intrecciano ai suoi capelli, facendolo avvicinare maggiormente, il bacio si approfondisce e diventa meno casto e delicato.
Bacia bene. Ma non riesco nemmeno a rendermene conto, perché per qualche motivo, non riesco veramente a pensare... mi godo solo il momento.
 
<< Deve essere stato tutto quel rosso, ad averlo fatto accendere come un toro. >> Scoppio a ridere alla frase di Rebecca, e cerco di non andare fuori strada. Lea e Greta, sedute nei sedili dietro della mia auto, ridono tenendosi praticamente la pancia e io, ferma a un semaforo, colpisco lievemente Bec, facendola sghignazzare.
<< Devo smetterla di raccontarvi tutto: mi prendete sempre in giro! >> Mi lamento, ma ovviamente non dico sul serio, e loro, sapendolo, rincarano la dose.
<< Peccato che la signorina, così pudica e dolce, lo abbia fermato e sia entrata in casa di corso come Cenerentola allo scoccare della mezzanotte... se no chissà cosa avrebbero combinato in quella macchina. >> Socchiudo la bocca scandalizzata, rimettendomi in marcia.
<< Lea! >> Scoppiano tutte a ridere e volto verso destra cercando un parcheggio.
È giovedì sera, e come avevamo deciso, stiamo andando alla Taverna a sentire questo gruppo. Beh, io ho anche insistito per esserci per poter vedere Alessandro... ma questo è un dettaglio.
Non riesco a evitare alla mia mente di perdersi nei pensieri, mentre le mie amiche parlano. Francesco non si è fatto vivo da martedì... non mi ha chiesto com’è andata, non mi ha nemmeno chiesto cosa facevo questa sera... niente. Non ho nemmeno la minima idea se abbia fatto pace con Elisa. In questo periodo non lo capisco, ma non importa, so che tanto tornerà sempre da me e m’implorerà di perdonarlo. Capitano a tutti periodi in cui si preferisce stare soli. Devo lasciargli il suo spazio, non posso chiuderlo... non sono sua madre, e nemmeno la sua fidanzata.
<< Ehi, ti sei ammutolita. >> Mi dice Greta, affiancandomi sul marciapiede, facendo andare avanti con disinvoltura le altre due pazze mentre raggiungiamo il locale, da cui proviene già musica.
<< Sì, scusa... stavo pensando. >>
<< A cosa? Al bel ragazzo del pub? >> Ridacchio.
<< Veramente no. Stavo pensando a Francesco. Mi sta dando troppi pensieri ultimamente. >> Mi guarda incuriosita ma non si espone, quindi decido di continuare.
<< Non pensare male, è solo un amico, cioè è il mio migliore amico... e vedere che si sta un po’ distaccando mi stranisce. Tutto qua. >>
<< Lea dice che in realtà provate dei sentimenti l’uno per l’altro, ma che non volete ammetterlo. Io vi ho visti insieme solo una volta, e posso dire che vi guardate in modo... strano. Ma in senso positivo. Non mi era mai capitato di vedere due persone che sembrano riescano a comunicare solo con lo sguardo. >> Arrossisco ma non ribatto.
<< Siamo solo amici. >> Annuisce e non dice altro. Non so se dipenda dal fatto che siamo di fronte al locale e la musica è ad alto volume, so solo che ringrazio il tempismo.
Una volta dentro, veniamo accolti dallo staff che lavorano come dei razzi e aspettiamo il nostro turno per ordinare i cocktail.
A prendere l’ordinazione, è Alessandro, che quando mi vede mi fa l’occhiolino.
Ci perdiamo un attimo a parlare tutti insieme e aspettiamo che facciano i nostri cocktail. Mi volto verso Lea, la più silenziosa di tutte, e noto che sta guardando verso il piccolo palco che hanno messo nel locale.
<< Che cosa guardi? >> Le chiedo praticamente nell’orecchio per farmi sentire.
<< Penso di essermi innamorata. >> Sgrano gli occhi; devo aver capito male.
<< Come scusa? >> Chiedo, e lei si volta verso di me con quei suoi occhioni azzurri quasi fuori dalle orbite.
<< Jess... lo hai visto? >> Mi chiede quasi in trans, e io inizio a spaventarmi. Scuoto semplicemente il capo, e lei, riprendendosi, mi afferra e mi appiccica praticamente al suo corpo.
<< Il batterista. Guardalo. È un figo della Madonna! >> Ridacchio e sobbalzo quando sento la voce di Alessandro dietro di noi.
<< Ecco i cocktail... e lui si chiama Riccardo. >> Dice a Lea, che lo ringrazia con un sorrisone a settantadue denti. Io scuoto il capo e la lascio perdere mentre torna a guardare il suo batterista con gli occhi luccicanti e il drink in mano. Io afferro il mio, quello che mi porge Ale e quasi indietreggio quando lo vedo abbassarsi alla mia altezza. Mi posa un lieve bacio sulle labbra e io rimango di sasso.
Davvero mi ha baciata davanti a tutti? Oddio.
<< È bello vederti. >>
<< G-già, anche per me. >> Oddio. Ho davvero balbettato? Cavolo! Mi ha presa alla sprovvista.
<< Devo tornare a lavoro. >> Dice accarezzandomi una guancia e ammirando i miei capelli raccolti in una specie di chignon. << Ma durante la pausa vengo a disturbarti. >> Mi fa l’occhiolino e io sorrido, questa volta sentendomi tranquilla.
Mi ha baciata davanti a tutti. Non si è fatto nessun problema... e soprattutto mi è piaciuto.
Mi volto verso le mie amiche, e noto che mi guardano come se in realtà si trovassero al cinema a guardare un film tanto atteso. Scuoto il capo e me le trascino a un tavolo, sotto protesta di Lea. Sì, decisamente questo Riccardo ha fatto rincoglionire del tutto la mia povera amica.
 
 
***
Qui, trovate com’era vestita Jessica all’appuntamento.
Ebbene sì, Francesco sta tornando a essere distante, e soprattutto è confuso. E anche single! Sì, proprio adesso che Jess ha deciso di dare un’occasione ad Alessandro. E di Lea che sembra essersi bevuta il cervello per questo ragazzo? :P
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Scusate ancora per l’enorme attesa... spero ne sia valsa la pena. Il capitolo era lunghissimo, spero non vi siate addormentate a metà.
A presto!
P.S: questo è il mio ultimo aggiornamento da diciannovenne *__* martedì ne compio venti!! Viva meeee :D

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Capitolo 8
*** Capitolo sette: Elucubrazioni. ***


È permesso? Avete intenzione di decapitarmi? Ne avreste tutte le ragioni. Avete intenzione di leggere e poi chiudere immediatamente la pagina? Fareste bene... anche se spero non accadda xD
Sì, sono viva e finalmente sono riuscita a scrivere. Finalmente il mio neurone è tornato a posto e si è sentito di farmi sopraffare dall’ispirazione.
Questo capitolo mi piace, questo capitolo l’ho scritto di getto – come non mi accadeva da più di due mesi – questo capitolo è importante... e spero vivamente che vi piaccia. Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma è dipeso dal criceto del mio cervello, non da me.
 
Se per puro caso pubblicate anche voi su questo sito, e per caso volete una cover per la vostra storia, o comunque una copertina per facebook, potrei esservi d’aiuto, basta farmi una richiesta in questa pagina di grafica che ho aperto qualche tempo fa.
Buona lettura a tutti! :*



 
<< Dovremmo rifarlo, sai? >> Dico appoggiandomi alla porta di casa mia. Alessandro ridacchia e appoggia le mani accanto al mio viso.
<< Non abbiamo fatto niente di così strano o particolare. >> Mi fa notare, ma io scrollo le spalle e continuo a guardarlo divertita, con un sorriso che non riesco a togliermi dalle labbra.
<< Lo so, ma ogni volta che mi è capitato di andare al cinema con qualche ragazzo... beh non ricordo di aver mai visto il finale di un film. >> Alessandro si tappa le orecchie e scuote il capo con gli occhi chiusi.
<< Abbi pietà di me, per favore! >> Rido e gli accarezzo un braccio.
<< Ok, niente dettagli scabrosi. >> Mormoro – sempre con quel sorriso che Bec definisce diabetico.
<< Ti ringrazio. >> Sussurra lasciandomi un lieve bacio sulle labbra.
Al momento mi sento... sospesa. Proprio come quando ci s’immerge nella vasca e ogni suono sparisce, per rimanere solo il fruscio dell’acqua che ti accarezza il corpo o direttamente il silenzio assoluto. Nemmeno il rumore dei propri pensieri riesce a infastidirti in quel momento. Ecco, io mi sento esattamente così, nonostante le mie orecchie non siano immerse nell’acqua.
Alessandro mi fa sentire così. E io adoro sentirmi in questo modo.
<< È meglio che ora te ne torni a casa... sai, la ragazza qui presente domani deve lavorare. >> Gli dico, però tenendolo stretto a me dai fianchi. Alessandro aggrotta la fronte e mi porta all’indietro i capelli facendomi alzare anche il viso.
<< Io dico che questa ragazza lavora troppo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Disse il ragazzo più stacanovista che conosco. >> Ale ridacchia e infine fa toccare le nostre fronti.
<< Va bene, ti lascio andare a dormire. E per favore, non sognare Ted. >> Scoppio a ridere e l’osservo allontanarsi. Siamo andati a guardare l’orso Ted, un film che è uscito da poco al cinema... e devo dire che mi sono fatta delle grasse risate.
<< Non ti prometto niente. >> Gli dico mentre entra in macchina, scuotendo il capo divertito, mette in moto e si allontana.
Ancora con la testa leggera, e il sorriso che oramai mi contraddistingue, entro in casa e mi stranisco di notare praticamente tutte le luci accese. Mi avvio verso il salotto e quasi mi scontro con Lea e Greta che borbottano qualcosa tra di loro.
<< Che succede? >> Chiedo con un tono più basso del normale.
<< Finalmente sei arrivata! >> Esclama Lea, afferrandomi per le braccia e parlando con un tono di voce normale. Annuisco con gli occhi sgranati.
<< Beh sì... che succede? >> Richiedo, sperando in una risposta.
<< Eccotiiii! >> Sobbalzo e guardo subito dietro le spalle di Lea, notando Francesco praticamente ubriaco che non si regge in piedi, mentre cerca di raggiungermi nel corridoio.
<< Francesco? >> Chiedo stranita, scambiandomi uno sguardo confuso con le mie amiche.
<< È arrivato mezzoretta fa. Ovviamente era già ridotto così. Ha chiesto di te, e poi si è buttato sul divano divorando popcorn e guardando qualche sitcom in tv. >> Mi spiega Lea molto velocemente mentre Francesco ci raggiunge per poi abbracciarmi – o meglio stritolarmi.
<< Amica! Amica mia! Cavolo, è una vita che non ci vediamo. >> Il fatto che riesca ancora a scandire bene le parole dovrebbe rasserenarmi, ma purtroppo è tutto il contrario... Francesco non è abituato a bere, almeno non alcolici, preferisce la birra ma il suo alito sa di vodka... o forse Gin.
<< Come sei arrivato qua? >>
<< Mi ha... ppportato Luca. >> Annuisco e cerco di portarlo verso il divano. Sento le mie amiche rintanarsi da qualche altra parte. Facendo attenzione a non cappottarmi per via dei tacchi – e del suo corpo spalmato sul mio che mi fa traballare – lo faccio sedere per poi togliermi le scarpe.
<< Perché sei ubriaco marcio? >> È poco più di una settimana che non lo vedo, ci siamo sentiti veramente poco e soprattutto non ci siamo mai fatti degli “interrogatori”. Devo ammettere di essere sempre stata un po’ fredda, più che altro perché sono ancora un po’ offesa del silenzio stampa in cui si è rintanato. Sono la sua migliore amica, non merito un po’ di rispetto e soprattutto di essere aggiornata sulla sua vita?
<< Perché sono andato a bere! >> Mi risponde come se fosse ovvio, appoggiandosi allo schienale.
<< Certo, che domanda stupida. >> Rispondo ironicamente. << Aspetta che rettifico; perché ti sei ubriacato di mercoledì sera? >>
<< Perché ne avevo voglia! E poi domani non devo mica lavorare. >> Cerco di non ridere.
<< Ah no? Tu di giovedì non lavori? >> Le chiedo curiosa, e divertita.
<< Giovedì? Domani non è giovedì! >>
<< Davvero? Perché io ricordo che dopo il mercoledì viene proprio il giovedì... mi sbaglio? >>
<< Cazzo! >> Esclama schiaffandosi una mano sul viso. Scuoto il capo e mi dico che non c’è bisogno di fargli un cazziatone che tanto non ricorderà, che il dopo sbornia sarà sicuramente più efficace di una mia strigliata.
 
<< Fra? >> Lo chiamo mentre lo osservo bere una tazza di caffè, sperando lo aiuti a riprendersi un po’. Confronto a un’ora fa sembra più tranquillo e meno “fuori”, di conseguenza oso fargli una domanda, ma solo una volta che i suoi occhi blu incontrano i miei. << Perché non ti sei fatto vedere? Che cos’hai fatto in questi giorni? >> Non risponde subito, e mentalmente mi sgrido, perché ora come ora potrebbe tranquillamente dirmi che si è fatto i cazzi suoi, e di non impicciarmi. O almeno... io da ubriaca – molto probabilmente – risponderei qualcosa di simile.
<< Ho rimorchiato. Ho fatto tanto tanto tanto sesso. Sai... avevi ragione: il sesso aiuta a non pensare. Perciò, mentre tu fai la donnina che sogna il principe azzurro... io ho scopato come un coniglio con sconosciute e mi sono mooolto divertito. >> Ok, dovevo farmi i fatti miei, anzi, se mi avesse detto di non impicciarmi, ci sarei rimasta molto meglio di quanto sto adesso.
<< Wow... quindi non sei tornato con Elisa. >>
<< Elisa? Figurati. Ho chiuso con lei, con lei e la sua lingua velenosa. >> Di questo dovrei rallegrarmi, ma almeno quando stava con quella serpe, avevo ancora il mio migliore amico che si reggeva in piedi... e che mi cercava.
<< Quindi ti stai dando alla spensieratezza e alla vita da single. >> Mormoro con tono incolore. Annuisce dopo aver bevuto un altro sorso di caffè.
<< È una figata, sai? Che te lo dico a fare, tu lo sai. Tu hai vissuto! Tu non ti sei mai fatta problemi di abbordare un ragazzo, farci quattro risate anche solo per farti offrire da bere. Tu hai vissuto! >> Lo guardo come se davanti ai miei occhi avessi uno sconosciuto, non lo riconosco e una parte di me ha paura che quello che ha appena detto lo pensi davvero.
È vero, non mi sono mai fatta scrupoli per avere quello che volevo – anche solo un drink in omaggio – ma... ma lui mi ha quasi descritta come un’approfittatrice, una donna di mondo... una poco di buono. E la cosa non mi piace.
<< Già. Io andrei a letto. Sai, io domani lavoro. >> Mi alzo dal tavolo con il suo sguardo stranito e confuso puntato addosso.
<< Ho detto qualcosa di male? >> Mi volto e lo osservo, per qualche secondo non batto ciglio, ma infine scuoto semplicemente il capo.
<< Ti vado a preparare il divano. >> Gli comunico, lasciandolo al tavolo con uno sguardo spaesato.
 
Non so da quanto tempo sto guardando il soffitto buio della mia stanza. So solo che il mio sorriso diabetico è scomparso da quando sono entrata in casa. So solo che il mio migliore amico è un deficiente. So solo che fra tre ore dovrei svegliarmi, ma non ho ancora chiuso occhio.
Il cigolio della porta mi fa immediatamente voltare la testa verso quella direzione, e mi stupisco di vedere Francesco che entra con passo furtivo e si avvia al letto andando a sbattere ovunque. Trattiene qualche bestemmia e si siede sul letto, dandomi le spalle e lo immagino massaggiarsi un piede, se non tutti e due.
<< Se per puro caso stavo dormendo... beh mi avresti svegliato. >> Gli dico candidamente, facendolo sobbalzare. Si volta verso di me e accende l’abatjour ma mettendola molte tenue, in modo da non affaticare i nostri occhi abituati al buio.
<< Sei sveglia. >> Capisco subito che non è più ubriaco, e ne sono contenta, però... cosa ci fa nella mia camera?
<< Sì, non ho chiuso occhio. >> Gli dico, e subito dopo si passa una mano sul viso.
<< Ho detto qualche stronzata che ti ha offesa, vero? >>
<< No... cioè... non proprio. Solo che mi hai destabilizzata, non ti avevo mai visto combinato in quel modo. E poi perché eri qui? Perché eri ubriaco? >> Chiedo mettendomi seduta, ma pur sempre coperta.
<< Troppe domande, e soprattutto abbassa la voce: ho mal di testa! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Avevi solo da non bere. >>
<< Tu bevi sempre! >> Mi rinfaccia.
<< Innanzitutto, io non bevo sempre... non sono mica un’alcolizzata! E poi... io reggo l’alcool, al contrario di te. >>
<< Non mi pare di aver vomitato. >> Mormora, cercando di ricordarsi se lo ha fatto o meno.
<< È un dettaglio! E comunque non hai risposto alle mie domande. >>
<< Avevo voglia di vederti, e sapevo che non mi avresti chiuso la porta in faccia. E poi... eravamo fuori, una cosa ha tirato l’altra e ci siamo messi a bere, non c’è niente di male. >>
<< Sì, se lo si fa in settimana, scordandosi che il giorno dopo si deve andare a lavorare. >>
<< Ok, mamma, hai ragione, ma puoi non farmi la predica? E comunque sono arrivato qua e tu non c’eri. Non ci sei mai! Oramai passi tutto il tuo tempo con quell’altro. >>
<< Oh mio Dio, non ricominciare! Non iniziare a farmi la predica, quando tu, sì, proprio tu, te ne vai in giro a scopare come un coniglio che è uscito dal letargo! >> Ho cercato di non urlare, e ci sono riuscita, ma il mio nervosismo è palese.
<< I conigli vanno in letargo? >> Mi chiede confuso e curioso.
<< Ma che ne so! >> Dico spazientita gesticolando. << Era un esempio, deficiente! >>
<< Ehi! Non insultare... e comunque... hai ragione, non mi sono comportato bene ma sapevo che tu avresti scelto di passare il tuo tempo col principe azzurro, di conseguenza mi sono messo da parte. >> Gli afferro una mano, cercando di non far troppo trapelare il fatto che il mio isterismo sia diminuito.
<< Non devi metterti da parte, sei il mio migliore amico. È vero, sto uscendo con Alessandro, ma non per questo non dobbiamo vederci o sentirci. >> Abbassa lo sguardo e accarezza la mia mano stretta alla sua.
<< Devo solo abituarmici. E comunque... hai un tempismo del cazzo! Ora dovevi impegnarti e mettere la testa a posto? Proprio ora che io sono single? >> Scoppio a ridere.
<< Cos’è, avevi bisogno del supporto? Della spalla che ti facesse rimorchiare di più? >> Ride anche lui.
<< Beh sì, perché no... sarebbe stato divertente. >> Lo spingo ma lui non si muove di una virgola; mi sdraio e lui mi affianca. Entrambi fissiamo il soffitto.
<< Alessandro mi fa stare bene, mi fa ridere e mi coccola senza esagerare. >> Dico una volta che ha spento la luce.
Non ribatte subito, e io mi volto per osservarlo.
<< Mi fa piacere. Meriti questo e molto di più. >> Sorrido nell’oscurità e mi avvicino dandogli un bacio sulla guancia, ma lui si volta e i nostri nasi si sfiorano. Nonostante attorno a noi ci sia solo oscurità, vedo benissimo i suoi occhi, il suo viso, il suo corpo coperto solo da una maglietta e dai boxer. Ho il cuore che batte a mille.
<< Buonanotte Fra. >> Mormoro, ma nonostante questo, non riesco a tornare sdraiata e nemmeno a distogliere lo sguardo dal suo.
<< Sì, buonanotte batuffolo. >> Sorrido dolcemente del mio nuovo nomignolo e gli accarezzo una guancia.
<< Tu non sei normale. >>
<< Nemmeno tu, ma è anche per questo che ti voglio bene. >> Sento le mie guance colorarsi, ma non dico e non faccio niente. Francesco sorride e infine si mette di lato, verso di me. I nostri visi sono più vicini e sento il suo respiro rompersi contro le mie labbra.
Devo allontanarmi. Devo dargli le spalle e cercare di dormire un po’... ma invece sto ferma. Lo guardo e aspetto. Aspetto non so cosa, ma attendo.
<< Sai... è difficile dire cosa vorrei fare adesso... >> Sussurra, il mio cuore riprende a battere forsennato, perché lui sa, capisce di cosa sta parlando il mio amico. Ma proprio perché è mio amico, sorrido e pensando ad Alessandro, mi volto dandogli le spalle e chiudo gli occhi maledicendomi perché per un momento, ho pensato – anzi no – sperato che il mio migliore amico mi baciasse. Sì, nonostante ci sia Alessandro che mi faccia stare bene.
Sono veramente pessima.
 
<< Hai un uomo nel tuo letto. E non è quella sottospecie di fidanzato che ti ritrovi. >> Mi fa notare Bec non appena metto piedi in cucina.
Mi sento letteralmente rimbambita, non ho chiuso occhio, alla fine ho continuato a rimuginare e rimuginare, e non sono venuta a capo di niente, tanto che alla fine mi sono voltata verso Francesco e l’ho guardato russicchiare. Sono un caso disperato.
<< Ne sono al corrente. >> Le dico sedendomi sul bancone della cucina.
<< Sai anche che è solo in boxer? >> Mi chiede e io la guardo male.
<< Non è accaduto niente. Assolutamente niente. >> Asserisco facendola sorridere.
<< Non ancora. >> Sussurra, ma io la sento, però non ribatto. Non ho nemmeno il coraggio di dirle i pensieri che mi hanno tormentato tutta la notte. Non ne ho la forza.
<< Ragazze! Ragazze! Ragazze! Ho passato la notte a messaggiare con Riccardo! >> Esclama Lea, arrivando di corsa dalla sua stanza, ovviamente svegliando Greta che appare come uno zombie, guardandola male.
<< Riccardo chi? >> Chiede Bec con una tazza di caffè in mano.
<< Il batterista! >> Dice Lea trafiggendola con lo sguardo. Io sorrido.
<< Dove avete messaggiato? >> Chiede Greta, seduta al tavolo, con un braccio sulla superficie legnosa e una mano tra i ricci neri e ribelli.
<< Su facebook. Finalmente ho iniziato ad apprezzare quel social network! >> Continuo a sorridere, contenta per la mia amica e aspettando qualche succulento scoop.
<< Quindi? Uscite? Fate sesso? >> Chiede, con molta delicatezza, Bec.
<< Ma va! >> Risponde Lea, arrossendo.
<< Di cos’avete parlato? >> Chiedo, intromettendomi cautamente, accettando la tazza che mi porge Rebecca.
<< Di tante cose, ha detto che stasera mi devo fare avanti, devo salutarlo... vuole vedermi di persona. Oddio! Sono agitata... sono in ansia! Cosa mi metto stasera? >>
<< Ma fin dalla mattina parlate di queste cose? >> Chiede Francesco, entrando in cucina e sedendosi al tavolo.
<< Ebbene sì! Soprattutto quando si tratta di me e della missione “cattura il batterista”. >>
<< Ma la missione non era “fai innamorare il batterista”? >> Chiedo confusa. Lea scrolla le spalle.
<< È la stessa cosa. >> Ah. Annuisco e mi scambio un’occhiata spaurita con Francesco.
<< Scusa ma... te che ci fai ancora qua? >> Chiede, un attimo tornando lucida, la mia cara Lea, ovviamente rivolta a Francesco.
<< Devi ancora ringraziare che ho sentito le tue urla di giubilo e sia riuscito ad aprire gli occhi. Arriverò in ritardo. Tanto l’importante è che io mi presenti. >>
<< Certo... come no. Comunque... che cosa mi metto stasera? >>
<< Anche nuda, faresti un figurone. >> Le dico passandole accanto e facendole l’occhiolino. Lea arrossisce e m’inveisce contro, ma non sto ad ascoltarla e mi catapulto in bagno afferrando il mio cellulare, dove trovo un messaggio di Alessandro.
“Ciao piccola, passa una bella giornata. Ci vediamo stasera. Ah! Ti ho sognata ;)”
Ecco... e io posso mai farmi venire strani pensieri quando ho un ragazzo del genere?
No, non posso e non devo. Soprattutto se quel ragazzo che mi fa’ fare pensieri strani è il mio migliore amico.

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Capitolo 9
*** Capitolo otto: Andare dritti per la strada scelta. ***


Buongiorno a tutti... ebbene sì, non sono scappata ai Tropici – purtroppo. Semplicemente la vita mi ha occupato tutto il tempo che avevo e la voglia di scrivere è scemata man mano. Ma ieri non ho dato tregua alla tastiera e non ho fatto altro che scrivere. Tanto che questo che segue è il capitolo più lungo che questa storia abbia mai visto.
Accadono tante cose, forse troppe. Ci sono ancora tante cose da chiarire e di certo il finale non aiuta, ma spero che piaccia a voi come piace a me.
Ho dato un paio di riletture, non di più, ma mi auguro non ci siano duemila strafalcioni e che sia leggibile. Detto ciò, vorrei solo ricordarvi il gruppo degli spoiler, dove ovviamente siete tutti i benvenuti e soprattutto la mia pagina di grafica su facebook.
Ora, vi auguro buona lettura. E grazie a tutti, di tutto. Come sempre:)
Questo link, vi porta a vedere com'era vestita Lea. Leggendo il capitolo capirete.




 
<< Quel vestito lo conosco. >> Esclamo entrando in camera mia e guardando Lea che si ammira allo specchio con un mio vestito. << Da quando mi freghi la roba da vestire? >> Chiedo divertita, sedendomi con le gambe in crociate sul letto e continuando a guardarla.
<< Da adesso. >> Mi risponde distratta, ma subito dopo si volta quasi spaventandomi.
<< Non è un problema, vero? >> Ridacchio di fronte alla sua espressione da cucciolo spaurito.
<< No, tranquilla. E comunque è risaputo che l’azzurro e il blu donano più a te che a me. >> Lea mi sorride grata e torna a rimirarsi. Vorrei prenderla in giro, ma non ci riesco, più che altro perché non mi degnerebbe di considerazione – e quindi non ci sarebbe nessun divertimento – ma soprattutto perché la capisco. Ogni volta che esco con Alessandro, ci passo ore davanti al mio amato armadio. E non era mai capitato prima che iniziassi a uscire con lui. Accurata sì, ma maniaca no.
<< Sono agitata, è normale? >> Mi chiede con voce rotta continuando a guardarsi allo specchio e lisciandosi in modo incontrollato e ripetitivo il vestito.
Mi viene da sorridere, tra tutte sono quella che ha sempre cercato di tranquillizzare le amiche e che desse consigli saggi, ma non avevo mai capito quanto si potesse impazzire a causa dell’ansia che viene prima di un appuntamento.
<< Sì, è assolutamente normale, significa solo che questo ragazzo ti piace. >> Lea mi ha osservato tramite lo specchio, non mi risponde subito, lo fa dopo aver sospirato.
<< Ho paura di non piacergli. Facebook permetterà anche di conoscere nuova gente, ma le foto non rendono giustizia, possono farti sembrare più bella o più brutta di quanto si è normalmente. E ho paura che lui mi abbia visto più bella di quello che sono. >> Lentamente mi alzo e rimanendole dietro, le accarezzo le braccia nude.
<< Ti fai troppi problemi. E non lo dico perché sono dell’idea che ai ragazzi basti vedere un bel seno prosperoso per farli innamorare, bensì perché con lui ci hai parlato. Sarà anche vero che non ti ha visto, ma ha scoperto quanto tu sia geniale e fantastica... non puoi non piacergli. >> Sospira nuovamente e le sue labbra si stirano in un sorriso.
<< Riesci sempre a calmarmi. Come fai? >>
<< Non si svelano i trucchi del mestiere. >> Le dico divertita facendole un occhiolino; Lea ridacchia e finalmente si volta verso di me.
<< Come mai non sei ancora pronta? >>
<< È presto. >> Lei quasi sbianca e io cerco di non farmi vedere troppo preoccupata.
<< Non è presto, vedi di prepararti e di sbrigarti! Ho un appuntamento! >> Quasi scoppio a ridere ma senza ribattere e farmelo ripetere, prendo il suo posto davanti all’armadio.
 
La Taverna è caotica come sempre, però c’è qualcosa di diverso, come se la gente lo facesse a posta a spostarsi per farci passare. Mi fa quasi sentire la protagonista di un film. Lo so, è stupido, ma preferisco perdermi in pensieri insensati che stare a rimuginare su cose che mi hanno accompagnato tutto il giorno.
Come il bacio che avrei voluto di Francesco.
<< Ehi! >> Alessandro ci affianca e io mi sforzo di rendere il più sincero possibile il mio sorriso. Lui non si merita una deficiente come me che non è in grado di tenere in piedi una relazione. Per quanto mi piaccia... ho la mente confusa e non so che diamine voglio.
Anche se sono più che certa di una cosa: non posso desiderare il mio migliore amico.
Sarebbe decisamente una cosa banale, come in un film o in uno di quei telefilm che adoro.
<< Hai visto Riccardo? >> Gli chiede subito Lea, strappandogli un sorriso malizioso.
<< Sì, è nel retro che accorda non so cosa... penso ti stia semplicemente aspettando. >> Lea arrossisce e io cerco di non farmi beccare mentre sorrido divertita. La mia amica borbotta qualcosa d’incomprensibile e infine sparisce dalla nostra vita facendoci scoppiare a ridere.
<< È bello vederti. >> Mi dice ancora sorridendomi accarezzandomi un braccio. Ricambio il sorriso e ringrazio che una ragazza dietro il bancone lo richiami a lavoro. Guardandomi dispiaciuto mi lascia e io gli do subito le spalle, mi guardo attorno e mi dico che stare da sola come una deficiente, in mezzo al locale, non è per niente divertente. Ma non ho nemmeno il tempo di sbuffare che vedo Francesco entrare con un paio di suoi amici mentre stanno ridendo.
Il cuore inizia a battermi un po’ più forte ma trovando la forza do le spalle anche a lui facendo finta di niente, ma so benissimo che Francesco mi noterà, infatti nemmeno un minuto dopo mi affianca tirandomi una ciocca di capelli.
<< Che ci fai tutta sola? >> Gli sorrido e cerco di mostrarmi tranquilla.
<< Sara deve ancora arrivare, Erica anche... e Lea è scappata da Riccardo. >> Annuisce.
<< Beh allora aggregati a noi. A Marco e Luca non dispiacerà. >>
<< Ne sei sicuro? >> Chiedo guardando i diretti interessati che ridono e parlando al bancone aspettando che qualcuno li servi.
<< Certo. Lo sai che ti adorano... e poi non posso mica lasciarti qui da sola come un’anima in pena! >>
<< Oh che carino! Ti preoccupi di non avermi sulla coscienza. >> Dico ironica facendolo ridere.
<< Dai, scema, vieni. Ti offro da bere. Ovviamente perché mi fai sempre pena. >> Lo colpisco a un braccio mentre ci avviciniamo al bancone e lui mi fa una linguaccia.
Contieni i pensieri, Jessica. Contieni i pensieri e non fantasticare troppo con la mente.
<< Cosa posso servirvi ragazzi? >> Alzo un sopracciglio in direzione di Alessandro.
<< Tutt’un tratto sono diventata un ragazzo? >> Chiedo per provocarlo e lui mi sorride seducente.
<< Mai dire mai, poi magari controlliamo. >> Dice ridendo e io lo seguo a ruota. Ovvio, la sua battuta, forse, è un po’ troppo pesante ma... chissene! È una battuta.
Francesco si raschia la gola e cerco di far di tutto per non voltarmi.
<< Due vodka lemon. >> Dice senza guardarlo, afferrando il portafoglio e pagando lasciando un attimo smarrito Alessandro che mi guarda in cerca di una risposta, ma io scrollo le spalle.
Anche gli altri due ragazzi ordinano e infine Alessandro si rivolge a me.
<< Cosa posso prepararti? >> Mi chiede gentilmente, sicuramente più di quanto abbia fatto con i ragazzi.
<< Ha ordinato Francesco per me, non preoccuparti. >> Annuisce senza guardarmi e si mette a preparare i cocktail, noi andiamo a sederci a un tavolo libero e nessuno fiata per qualche attimo.
<< Allora Jessica, come ti butta? A parte il fatto di aver messo la testa a posto. >> Mi dice in modo gentile Luca. Peccato che la sua domanda mi metta agitazione, poiché... ho davvero messo la testa a posto? Uscire con Alessandro significa questo?
<< Tutto bene, grazie. >>
Iniziamo a parlare, ridere e scherzare mentre aspettiamo che ci venga portato quello che abbiamo ordinato e continuiamo anche dopo che una cameriera ce li porta.
La serata prosegue in modo tranquillo, ma mi sembra di essere quasi troppo meccanica. Una parte della mia mente continua a pensare a Francesco, a quello che vorrei, a quello che sarebbe potuto accadere e il perché mi senta continuamente sotto pressione ora che lo vedo o ci parlo, e un’altra parte del mio cervello continua a chiedersi “ma dove cazzo è finita Lea?!”
<< Buonasera. >> Lea si accomoda tra di noi, e noi smettiamo di parlare, i ragazzi la salutano e io mi perdo a osservarla.
Ha le labbra gonfie, questo potrebbe significare solo una cosa, e non riesco a impedire alle mie labbra di stendersi in un sorriso. Quando i suoi occhi azzurri incontrano i miei castani, non riusciamo a non ridacchiare.
A volte non servono le parole, basta un semplice sguardo.
 
<< Sbaglio o ti sta evitando? >> Mi chiede Lea, raggiungendomi fuori mentre fumo una sigaretta. Non ho il coraggio di chiederle a chi dei miei due “spasimanti” si riferisca.
<< In effetti sì. >> Lei ridacchia e mi affianca appoggiandosi come me alla ringhiera del dehors inutilizzato a causa del periodo invernale.
<< Non mi chiedi neanche a chi mi riferivo? >> La guardo in modo neutro.
<< Mi stanno evitando entrambi. Uno è offeso perché non si reputa importante come l’altro – arrivato dopo di lui, praticamente uno sconosciuto... l’altro... non lo so perché non mi ha minimamente calcolata. Non mi ha nemmeno baciato stasera. >> Ammetto senza preamboli. Non mi va di tenermi tutto dentro, non ce la faccio più.
Lea mi si avvicina maggiormente e le nostre braccia si sfiorano.
<< Riccardo è simpatico. Carino. Giocoso. Bacia bene. Però penso non voglia cambiare le sue abitudini. Magari non sarò l’unica che bacerà stasera, magari invece di venire a casa con me andrà a casa con un’altra. Non ha voluto parlarne, e io non ho tirato minimamente in mezzo il discorso. Alla fine lo conosco appena, però mi piace. >>
<< Certo che siamo messe male tutte e due. >> Ammetto facendola ridacchiare e annuire.
<< È successo qualcosa ieri sera, vero? >> Mi chiede senza preamboli, facendomi un attimo irrigidire e buttare la sigaretta subito dopo.
<< Avrei voluto baciarlo. Penso lo volesse anche lui. >> È inutile fare nomi, e comunque non devo dargli troppa importanza, come “avvenimento”.
Mi metto le mani in tasca, cercando di scaldarle, e aspetto che la mia amica mi consigli qualcosa, nel frattempo guardo dentro il locale e osservo le mie amiche scherzare e ridere tra di loro, mentre poco più in là noto Francesco che flirta con una ragazza. E non provo niente. Né sorpresa, né delusione. Semplicemente li osservo. E non so se avrei preferito essere infastidita.
<< Ti piacciono entrambi ma... con Alessandro ci stai andando con calma. Non è da te, e non significa che tu lo faccia perché ci tieni di più. >>
<< Quindi pensi che per quanto mi piaccia, non ci sia ancora andata a letto perché non lo reputo importante come vorrei e ho paura di deluderlo? >> Ci scambiamo un’occhiata e non serve che lei annuisca. So benissimo che intendeva quello, e per aver concluso la frase, so per certo che la pensa nello stesso modo anche una parte di me.
 
<< È stata, decisamente, una serata interessante. >> Commenta Francesco una volta davanti alla mia porta di casa. Annuisco e continuo a chiedermi perché abbia insistito per accompagnarmi, la macchina ce l’avevo, ma ha detto che avrebbe preferito che Lea tornasse a casa da sola poiché doveva parlarmi.
Ovviamente in auto non ha fiatato una mosca.
<< Quindi... mi aspettavo che te ne andassi con la biondina. >> Commento, forse, un po’ troppo aspramente. Francesco sorride ma non un vero sorriso, semplicemente stende le labbra senza alzare fin troppo gli angoli, e il mio stomaco si chiude in una morsa a cui non riesco a dare un senso.
<< Ho preferito concludere la serata con te. >> Fino a qualche settimana fa, o forse sarebbe meglio dire fino a ieri sera, la sua frase mi avrebbe semplicemente fatto ridere e lo avrei spintonato dandogli dell’idiota, ma ora, invece... non riesco a trovare un senso alla sua frase.
<< Sei stato gentile ad accompagnarmi. >> Ammetto, ma nei suoi occhi passa un lampo che non so decifrare.
<< L’ho fatto volentieri. D’altronde mi hai detto che non c’è bisogno che io mi metta da parte nonostante ci sia quell’altro, no? >> Il mio cuore manca un battito.
<< Alessandro. Non quell’altro. >>
<< Sì, beh... lui. >> Infila le mani nelle tasche anteriori dei jeans e fa un passo avanti. Vorrei tanto farne uno indietro, ma i miei piedi decidono di non muoversi.
Testa e cuore stanno facendo a pugni, e non ho la minima idea di chi vincerà.
<< Fra... Elisa? >> Noto che s’irrigidisce, e per mia fortuna si ferma.
<< Te l’ho detto: abbiamo chiuso. Mi vedo con altre, non la sento, non la vedo. Perché me lo chiedi? >> Già, perché ho tirato in ballo la carina e gentile Elisa?
Semplice, volevo far in modo che si fermasse.
<< Non lo so, mi è passata per la mente. >> Una sua mano vola ad accarezzarmi una guancia e sento dei brividi attraversarmi. Cerco di deglutire ma inutilmente.
Di nuovo quella strana sensazione.
Quella sensazione che mi fa sentire dannatamente viva.
<< Pensi troppo. Dovresti assolutamente pensare meno. >> I suoi occhi color ghiaccio continuano a spostarsi dalle mie labbra a cercare il mio sguardo e viceversa, e io... io mi sento una statua di sale.
Come se stessi guardando un film, lo vedo avvicinarsi e nello stesso tempo m’irrigidisco nonostante una parte di me desideri che sposti la sua mano dalla mia guancia per incastrarla tra i miei capelli e spingere il più velocemente possibile le sue labbra contro le mie. Ma una volta che i nostri nasi si sfiorano – e il mio cuore quasi mi scappa dalla gabbia toracica – sento nitidamente la porta aprirsi e dentro di me scoppia tutto come se fino ad ora mi fossi trovata in una bolla di sapone. Mi volto velocemente, dando le spalle a Francesco e incontrando lo sguardo sorpreso e dispiaciuto di Greta.
<< Sentivo delle voci, scusatemi. >>
<< No, no. >> Dico farfugliando e passandomi fin troppo nervosamente le mani tra i capelli. << Stavo per entrare. >> Francesco incastra una sua mano alla mia e il mio viso si volta verso di lui. Mi sta pregando con lo sguardo di non andare. Ma io non posso fare altrimenti, perciò gli faccio un veloce sorriso e abbandonando la sua stretta entro in casa.
Ho bisogno di bere. E di fare sesso. Sì, soprattutto quest’ultima.
 
<< Elisa è distrutta. >> Commenta Veronica, una volta sedutasi al tavolo della mia cucina. Le verso il caffè in una tazzina senza zucchero e la raggiungo posandogliela davanti.
<< Sei venuta qua per parlarmi di Elisa? >> Le chiedo con un tono neutro, sperando mi dica di no, che ha tirato in ballo la cosa solo per fare conversazione.
<< Non esattamente. Sono qui per chiederti se c’è qualcosa tra te e Francesco. >> Sospiro e la guardo attentamente nei suoi occhi verdi.
Inevitabilmente mi ritorna alla mente il quasi bacio di due sere fa.
<< Vero, io ti voglio bene... ma... anche se ci fosse qualcosa – e bada bene, non sto dicendo che ci sia – dovresti farti gli affari tuoi. Capisco anche che Elisa sia tua amica, ma io sono tua cugina. >>
<< Una cugina cui voglio un mondo di bene, e che penso che se dovesse accadere qualcosa con il suo migliore amico non se lo perdonerebbe mai. Sarà vero che Elisa e Francesco non stanno più insieme ma tu sai che lui prova qualcosa ancora per lei. Non puoi metterti in mezzo. >>
<< E non ho intenzione di farlo. Non c’è niente tra me e lui, e non c’è nemmeno più qualcosa tra di loro. Devi smetterla di preoccuparti. E di metterti in mezzo. E poi io sto uscendo con Alessandro. >>
<< Sì, e per quanto ancora? Non sei felice con lui. Quanto tempo è che non ti fai una sana scopata, eh? Sei sempre pensierosa ultimamente... e non mi piace, soprattutto perché non ti confidi più con me. >> Mi spiace vederla stare male per me, ma non sono affari suoi. Non posso confidarmi con lei sapendo come la pensa. Non ho intenzione di venire sgridata, non sono più una bambina e nella mia testa c’è già abbastanza confusione così.
<< Vero... >> Le afferro una mano e cerco di sorridere. << Preoccupati solo della tua relazione, starai meglio a non fare la spia per conto di qualcun altro. Non ne vale la pena e Francesco ed Elisa non torneranno comunque insieme. >>
<< Perché? Che cosa te lo fa pensare? >> Chiede ritirando la sua mano dalla mia. Cerco di non offendermi per la sua sottrazione e sospiro appoggiandomi allo schienale della sedia.
<< Forse il fatto che Francesco scopi come un coniglio con la prima che gli capiti a tiro, o il fatto che non l’ha più menzionata... sono tante piccole cose che fanno capire che il loro rapporto è finito. >> Lei si ammutolisce e dopo un po’ cambia discorso e finalmente torno a sentirmi serena e tranquilla a parlare e scherzare con mia cugina.
 
<< Ho bisogno di fare sesso. Sesso vero. Vivace. Audace. Che ti lasci pienamente soddisfatta, sfinita e con la mente vuota. >> Tre paia d’occhi si voltano verso di me con un punto interrogativo in faccia.
<< Ti rendi conto che stiamo guardando una sitcom poliziesca e non un porno, vero? >> Mi chiede Bec facendomi ridacchiare e passare una mano tra i capelli.
<< Sì, me ne rendo pienamente conto ma ho bisogno di svuotarmi la mente. >>
<< Francesco ti sta facendo impazzire, eh? >> Mi chiede Greta in modo malizioso. Sbuffo e annuisco.
<< Al contrario di Alessandro. >> Mormoro facendole incuriosire maggiormente.
<< Ancora niente? >> Mi chiede sempre lei e io faccio una smorfia.
<< Già. Tra l’altro è da venerdì che sembra quasi che mi eviti. La cosa mi fa infuriare maggiormente.  >>
<< Hai detto o fatto qualcosa di male? >> Mi chiede distrattamente la cara Lea che continua a imperterrita a pigiare i tasti del suo Blackberry azzurro. La guardo con il broncio e incrocio le braccia al petto mentre in tv inizia una sparatoria.
<< Non mi risulta. E comunque non sarebbe una giustificazione valida per trovare scuse per non vedermi. Se fosse adulto e maturo come dice di essere, beh non dovrebbe evitarmi. >>
<< Sì, ma questo non spiega perché tu abbia voglia di fare sesso. >> Mi dice candidamente Bec, senza mezzi termini e aspettando incuriosita una risposta.
<< Avere una sottospecie di relazione è una fregatura. Devi preoccuparti di quello che vuole l’altro, non puoi fare o dire quello che più desideri e soprattutto devi scervellarti per stare dietro a quell’altra persona. Ora io voglio fare sesso, però non posso. Non senza di lui, e soprattutto non posso presentarmi a casa sua e farmelo. Prima sì, prima lo avrei fatto. Forse. Avrei comunque trovato un modo. >>
<< Ti manca l’essere libera? >> Mi chiede Greta, non commentando il mio sfogo forse esagerato, ma che ci posso fare? Se non mi sfogo con loro con chi dovrei farlo?
<< Un po’. >>
<< Non è l’essere libera che ti manca, è semplicemente che ti fa andare fuori di testa non essere calcolata da quello che teoricamente è il tuo fidanzato. E quando vai in crisi tu fai sesso. E poiché ti sei autoimposta di fare la brava ragazza, di conseguenza ti senti mancare un qualcosa. >> Guardo Bec ad occhi sgranati.
<< Mi spieghi perché non hai scelto psicologia come studi? >> Scoppia a ridere.
<< Mi basta fare da psicologa a te. >>
 
<< Facciamo un gioco. >> Mi dice Lea, sbucando dal nulla nella cucina e spaventandomi.
Alzo lo sguardo e annuisco, continuando a mescolare la crema pasticcera che si trova in questo momento nella pentola davanti ai miei occhi.
<< Io dico una cosa a te, e tu la dici a me. >> Alzo un sopracciglio ma continuo a tacere, almeno per qualche attimo.
<< Va bene, comincia tu. >> Lea inizia a muoversi abbastanza nervosamente e la osservo aspettando in modo paziente che si decida a dirmi cosa c’è che non va.
<< Riccardo mi piace. >> Ammette infine. Non continua e io capisco che tocca a me. Abbasso il fuoco e appoggio le mani ai lati del piano cottura in modo da potermi appoggiare e non bruciarmi.
<< Mi piacciono sia Alessandro che Francesco. >> Lei non si scompone, io un po’ sì, poiché è la prima volta che lo ammetto ad alta voce.
<< Ieri sera, come sai, sono uscita con Riccardo. E come sai ci siamo già baciati ma... >> Con il respiro spezzato a causa dell’emozione, sento nitidamente i miei occhi sgranarsi, soprattutto dopo che la mia cara coinquilina lascia la frase a metà e sorride maliziosamente.
<< Oh.Mio.Dio! >> Urlo e lei inizia a saltellare continuando a emettere dei “sì” a intermittenza.
<< Mi stai veramente dicendo che... >> Lea annuisce e io rimango letteralmente  a bocca aperta, ma lei cerca di riprendersi al posto mio.
<< Ora tocca a te. >> Mi esorta ma oltre ad essere ancora “sconvolta”, ho qualche domanda prima.
<< Scusa ma... non mi dici niente? Non... non vuoi saziare la mia curiosità? >> Le chiedo facendola ridere. Scuote il capo e incrocia le braccia al bancone continuando a guardarmi. Sospirando, controllo la crema e infine prendo a parlare.
<< Penso che farò sesso con Alessandro. Sarà anche vero che sono due giorni che non lo sento, non lo vedo da quasi una settimana, che Francesco mi è sempre attorno ma... è con Alessandro che sto uscendo. Ed è con Alessandro che voglio fare questo passo avanti. >>
 
Mi sembra di essere tornata piccola, non perché improvvisamente sia diventata più bassa, siano rispuntati i brufoletti o chissà cos’altro... semplicemente sono agitata come il giorno prima del mio compleanno, oppure come alla Vigilia di Natale che non vedevo l’ora di aprire i regali e scoprire cosa mi avesse portato quel Babbo sempre gentile e misterioso.
Sono davanti casa di Alessandro, mi trovo davanti alla porta della sua abitazione ma non riesco a suonare o bussare.
Sono talmente agitata che i battiti del mio cuore mi stanno trapanando i timpani.
Siamo a venerdì, so benissimo che è una settimana che non lo vedo. So benissimo, anche, che fra tre ore deve iniziare a lavorare. Ma so ancora meglio di indossare semplicemente un completino intimo sotto il mio impermeabile da stupratore.
Chiudo gli occhi e respiro cercando di calmarmi e mi do mentalmente della deficiente perché con Alessandro non ho questo tipo di confidenza, e soprattutto non sono una protagonista di un film o di un libro che può permettersi di andare in giro praticamente nuda sperando che le vada tutto bene. Ok, sono arrivata fino a qui senza che mi accadesse niente – ringrazio solo di avere una macchina – ma poi? Se lui mi dovesse dire di no?
Oh mio dio! Se non muoio oggi, è sicuro che non morirò mai più.
Cercando di infondermi coraggio, suono al campanello e la porta si apre subito. Alessandro si appoggia allo stipite e mi guarda divertito e mi viene automatico chiedermi il perché.
<< Pensavo che saresti scappata. >> Arrossisco violentemente e cerco di deglutire.
<< Come hai fatto a beccarmi? >> I suoi occhi castani si posano sui miei piedi e capisco che i tacchi hanno fatto talmente tanto rumore da attirare la sua attenzione.
<< Ah. >> Wow, certo che sono proprio brava a mostrarmi sicura di me. << Ti... ti spiace se entro? >> Gli chiedo avvicinandomi e facendo finta che vada tutto bene. Alessandro mi fa spazio e chiude la porta alle mie spalle. Io mi guardo distrattamente attorno ma in realtà non focalizzo e memorizzo niente, l’unica cosa che faccio – e che capisco di fare – è di voltarmi, di guardarlo negli occhi e di rimanere in intimo di fronte al suo sguardo.
Alessandro non pare scomporsi più di tanto, nonostante le sue mani accanto ai fianchi si chiudano a pugni. Decisamente non è il massimo ritrovarsi praticamente nuda di fronte a un ragazzo che non muove un solo muscolo. Leggendo una scena simile nei libri, l’ho sempre immaginata eccitante come cosa, non così terrorizzante.
<< Tu... ho paura di essere banale. >> Mi dice poco dopo, non sapendo dove e cosa guardare. Mi rilasso lievemente e cerco di sorridere facendo un passo in avanti.
<< Non c’è bisogno che parli. >> Le sue mani, dopo un secondo, volano ad afferrare le mie e io non riesco a interpretare questo suo gesto.
<< Capisco che è da un po’ che usciamo e che sicuramente tu a questo punto voglia qualcosa di più ma... nei sei sicura? Per me andare a letto con una persona deve essere una cosa voluta. Voglio che tu sappia con chi stai per fare una cosa simile. >> Le sue parole mi colpiscono, eppure non riesco a sentirmi offesa, non so nemmeno se dovrei sentirmi così. So solo che le mie mani abbandonano le sue per ritirarsi vicino ai miei fianchi.
<< Pensi veramente che io abbia dei dubbi? Anche vedendomi vestita così? >> So che in realtà in me dei dubbi ci sono. Ma c’è bisogno che lo sappia anche lui?
Alessandro non risponde, e io ne approfitto per avvicinarmi lentamente e accarezzargli le guance e per poi baciarlo. Quando sento che non si tira indietro nel bacio e che mi afferra a sé, canto vittoria mentalmente ma nello stesso tempo mi pongo una domanda: sto facendo la cosa giusta?

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Capitolo 10
*** Capitolo nove: Team Ale o Team Fra? ***


Hello! Vi siete dimenticati di me? Sì, probabilmente sì... e mi spiace. Comunque eccomi qui con il nuovo capitolo. Sinceramente è un po' più corto confronto agli altri, ma c'è da dire che ci sono tante cose, quindi spero vi piaccia.


Nel gruppo, nelle ultime settimen si è discusso tanto su chi dovrebbe scegliere Jessica o comunque si chi preferite voi lettori/lettrici. Beh, Alessandro è in testa nei sondaggi (xD) ma vediamo cos'accadrà dopo questo capitolo. Detto ciò, vi ringrazio come sempre per la pazienza, e soprattutto vi auguro buona lettura :)





<< Smettila di farmi ridere! Se no ti sporco le lenzuola. >> Dico ancora scossa dalle risate. Alessandro mi sorride continuando a guardare il piatto di spaghetti che ha in mano.

Siamo sul suo letto, io con una sua maglietta addosso, lui vestito come prima che mi aprisse la porta. No, non è successo niente... e non saprei nemmeno dire perché o come ci siamo trovati a cenare alle sette di sera sul suo letto, ma va bene così... o almeno cerco di ripetermelo.

<< Posso parlarti in modo molto chiaro? >> Mi chiede seriamente il mio “compagno” di letto facendo scomparire la mia allegria e soprattutto svuotare la mia mente. Annuisco.

<< Non voglio negarti che mi abbia fatto un... certo effetto averti vista di fronte la mia porta di casa e poi in intimo nel mio salotto ma... sappiamo entrambi che per quanto tu possa provare qualcosa per me, provi qualcosa anche per qualcun altro. Bada bene, non voglio che tu mi dica “no, non è così”, non voglio nemmeno che tu mi dia la conferma, voglio solo che tu capisca che non ti ho fermata perché non volessi fare quel tipo di passo, ma semplicemente perché quando lo faremo, voglio che tu sia con me mente e corpo. >> Le sue parole mi destabilizzano e mi fanno sentire quelle stupide farfalle nello stomaco. Il mio cuore sta battendo come un tamburo e non so che dire, l’unica cosa che riesco a fare è accarezzargli una guancia e sorridergli.

Mi sento molto stupida, se devo essere sincera, ma lui ha fatto di tutto e lo sta ancora facendo, per far sì che io mi trovi bene con lui in ogni situazione... e non posso non adorarlo.

 

<< Ok, sono terrorizzata... che cos’è questo spargimento di fogli? >> Alzo lo sguardo dal quaderno che ho appoggiato sul tavolino del salotto e incontro lo sguardo spiritato di Lea; la sua fronte si aggrotta e mi guarda ancora più spaventata. << Da quando porti gli occhiali? >> Sospirando mi levo gli occhiali e gioco con le stecche.

<< Sono confusa, e quando lo sono... beh scrivo. Faccio liste su liste e cerco di organizzarmi. E gli occhiali sono da riposo, non so nemmeno più da quanto tempo sono china a scrivere e a scervellarmi. >>
Lentamente la mia coinquilina mi si avvicina e mi affianca. Afferra un foglio per terra e cerca di trattenersi dal ridere quando legge quello che avevo scritto.

<< Pro e contro: Ale e Fra. >> Volta il viso verso di me. << Scusa se te lo chiedo ma... che cosa c’è da scervellarsi? Alessandro è perfetto per te e Francesco... perderesti solo la sua amicizia se dovessi fare qualche passo falso. >> Ora quella con gli occhi sgranati sono io, e non so nemmeno cosa dovrei replicare.

<< Da quando la pensi così? >> Le chiedo quasi in un sussurro.

<< Da quando non è venuto a letto con te e dal discorsino che ti fatto per farti intendere che a te ci tiene e che spera in un qualcosa di più una semplice relazione di solo sesso. >>

<< Oh mio Dio! Tu sei Team Ale! >> Esclamo alzandomi dal divano puntandole un dito contro. Lea mi guarda veramente terrorizzata con i suoi occhioni azzurri e non sa cosa dire. Io tutt’un tratto mi sento un’emerita idiota.

<< Se la smetti di puntarmi un dito contro, giuro, che cerco di tranquillizzarti e di aiutarti a venirne a capo. >> Le tolgo il dito praticamente dalla faccia e inizio a scuotere il capo.

<< Tu ti sei già schierata, non ho bisogno del tuo aiuto. >> Afferrando il mio quaderno, mi ritiro in camera, non tenendo conto del casino che ho lasciato nel salotto.

 

<< È permesso? >> Sbuffando mi volto verso Bec, che fa spuntare dalla porta solo un suo braccio con un fazzolettino bianco in mano. Nonostante tutto, mi strappa un sorriso e io mi metto a sedere sul letto e aspetto che lei entri, quando lo fa, mi guarda qualche secondo e infine – chiudendosi la porta alle spalle – mi raggiunge velocemente sul materasso e mi dà una spallata facendomi nuovamente sorgere un sorriso sulle labbra.

<< Abbiamo appena finito di mettere a posto il casino che hai combinato di là. Hai idea di quanti alberi hai ucciso? >> Cerco di trattenermi ma scoppio a ridere inesorabilmente, facendole aggrottare la fronte.

<< Scusami, scusami. >> Dico passandomi una mano tra i capelli. << Hai ragione, poveri alberi. Ma io sono confusa. Non so che fare, e cosa pensare. >>

<< Ok, ci può anche stare... ma non trovi che distruggere un’intera foresta sia esagerato? >> Alzo gli occhi al cielo e la guardo severamente.

<< Sei venuta di qua per rimproverarmi? >> Scuote il capo e io aspetto che si spieghi.

<< Siamo in quattro in questa casa, ci siamo sempre intese bene e soprattutto se c’erano dei problemi se ne parlava... perché adesso ti sei ritirata nel tuo guscio? >> Appoggio la testa alla tastiera del letto e stiamo in silenzio per un minuto buono.

<< Alessandro non è voluto venire a letto con me, ma non perché non volesse, semplicemente perché... vuole me, capisci? >> Le chiedo guardandola fissa nei suoi occhi castani. << Vuole me che sono un casino umano, che non ha idea di che cosa voglia e che l’unica cosa certa che so è di fare bene sesso... nemmeno fossi una prostituta. >>

<< Infatti non sei una prostituta e se le parole di Alessandro ti hanno confusa così tanto... beh è perché le hai veramente ascoltate e probabilmente concordi anche. Suvvia, so cos’hai detto a Lea... Team Ale?! >> Chiede prendendomi in giro, automaticamente mi afferro il viso tra le mani senza guardarla.

<< Te l’ho detto: non ci sto più con la testa. Posso mai essere attratta sia da lui che da Francesco? Non è una cosa giusta... e soprattutto non è normale che io provi qualcosa per il mio migliore amico. >>

<< Tu hai sempre provato qualcosa per Francesco, se no... >>

<< Se no, cosa? Fino a che stava con Elisa, non mi è mai importato niente. Non ho mai avuto la voglia o l’impulso di baciarlo. Perché ora sì? >>

<< Proprio perché non sei una prostituta, hai, diciamo, aperto gli occhi su quello che provi per lui solo ora che è libero e che potresti averlo come vorresti; sei solo spaventata. >>

<< Ma io non lo voglio. >> Rispondo automaticamente, meritandomi un’occhiataccia delle sue.

<< Davvero? E allora perché vorresti baciarlo? >> Non le rispondo, e lei canta vittoria mentalmente. << Però d’altra parte, c’è Alessandro... che ti piace, che lo adori... suvvia, quel ragazzo ti venera e cerca di fare tutto il possibile solo per entrare nelle tue grazie e nel tuo cuore. Lui vuole stare con te! Chi ti dà la conferma che sia così anche per Francesco, che tra l’altro non vedi e non senti da tre giorni? Quel ragazzo, al momento, è un’incognita. Non sa cosa vuole, non sa perché fa o dice determinate cose e l’unica scema che cerca di scervellarci per capirci qualcosa... beh sei tu. >> Sono più certa di avere una sottospecie di smorfia stampata sul viso, ma Bec non la commenta e la ringrazio mentalmente.

Probabilmente perché non sono veramente pronta al discorso, cerco di alleggerire la situazione.

<< Mi stai dicendo che sei anche tu Team Ale? >> Ci scambiamo un sorriso complice e lei afferra una mia mano stringendola alla sua.

<< Sinceramente? Non dovrebbe interessarti di che Team facciamo parte noi... dovresti pensare a quello che vuoi tu. Team Ale, o Team Fra? >>

 

Bocche che si cercano, denti che mordono, lingue che esplorano come le mani e le braccia. Gemiti, sospiri, fremiti d’impazienza e di voglia mai assopita.

Mi sento come sospesa, quasi come se fossi uno spettatore; sento mani e bocche ovunque, il mio nome ripetuto in gemiti sussurrati e smorzati.

Tutt’un tratto mi cambia la visuale, vedo i miei occhi aprirsi e incontrare gli occhi azzurri di Francesco, ma subito dopo giro il viso e incontro quelli verdi e particolari di Alessandro.

Oddio!

Mi siedo sul letto e sgrano gli occhi, rilasciando nella mente il mio sogno più che assurdo e cercando di calmare i battiti forsennati del mio cuore.

Non ci si può mettere anche il mio subconscio a farmi brutti scherzi! Non è giusto!

Lentamente mi volto verso l’abat-jour e caccio un urlo quando sulla porta vedo Francesco appoggiato. Velocemente mi si avvicina e appoggia un dito sulla mia bocca.

<< Ma sei pazza? >>

<< Io? E tu, invece? >> Sospira e mi si siede accanto. Io cerco di riprendermi e mi copro il più possibile.

<< Che ci fai, qui? >> Gli chiedo, cercando di non essere sgarbata e di non infastidirlo.

<< Beh... in realtà niente. >> Lo guardo in modo scettico e aspetto che prosegua.

<< Ok, senti... noi dobbiamo parlare, perché è evidente che ci sia qualcosa che non vada. >> Ehm... se gli dicessi che invece per me va tutto bene? Non ci crederebbe, anche perché sarebbe una bugia. Continuo a non parlare e lui si toglie le scarpe per poi sedersi a gambe incrociate al centro del letto.

<< È inutile negarlo, c’è dell’attrazione tra di noi. Non so dire se ci sia sempre stata o se è divampata da quando mi sono lasciato con Elisa, resta il punto che ho sempre te per la mente. E sapere che tu stai con Alessandro mi rende nervoso, geloso e stressante. Ti voglio Jess, voglio te e voglio capire che cosa c’è tra di noi. >> Si azzittisce e io... io penso di star ancora sognando.

Lentamente mi passo una mano tra i capelli e osservo distrattamente la sveglia sul comodino.

<< Fra... sono le due del mattino... e tu vieni qui per... parlare? >> Sospira e i miei occhi incontrano i suoi. Sembrano delusi. O forse... solo stanchi di dover combattere con me.

<< Sì, ho bisogno di capirci qualcosa. Ho bisogno di capire quello che provi e che pensi. >>

<< Adesso? >> Wow. Sono decisamente una codarda.

<< So che hai paura. >> Dice afferrandomi una mano e io percepisco chiaramente il mio cuore riprendere la sua corsa. << Ma non devi. Sono io. Sono il tuo migliore amico. Che beh... sì, prova qualcosa per te, ma sono sempre io. >>

<< Fra. >> Mormoro senza motivo ma lui mi sorride lievemente.

<< Mormoravi il mio nome nel sonno. Jess, ho bisogno di capirci qualcosa. Non posso aver sentito solo io la voglia di baciarti e di saltarti addosso... dimmi che lo hai sentito anche tu. Ti prego. >> Oddio, gli occhi da cerbiatto no!

Non riesco a togliere la mia mano dalla sua, e soprattutto non voglio... come non voglio mettermi a pensare che ho mormorato il suo nome nel sonno. Più che altro perché non desidero riportare alla mente il sogno che stavo facendo.

<< Fra, io sto con Alessandro... non pensi che... sia sbagliato? Intendo... tu sei qui, nel mio letto e mi stai chiaramente dicendo che provi qualcosa per me. Tutto ciò è sbagliato. >> Ok, è risaputo che io appena sveglia ci metto un po' a carburare, ma avere lui, a questa poca distanza, soprattutto dopo quello che mi ha appena detto, mi sta mandando letteralmente in confusione.

<< Lo so, lo so, dannazione, che stai uscendo con Alessandro e che stai facendo di tutto per comportarti bene! Ti stai dando una possibilità, lo comprendo, ma perché non puoi farlo con me? >> Sgrano gli occhi e automaticamente tolgo la mia mano dalla sua. I suoi occhi si posano sulla sua mano oramai priva della mia e tace. Io... io sono senza parole.

<< Non puoi averlo detto veramente. >> Sussurro quasi presa dal panico.

<< L'ho detto. E lo penso. >> Dice facendo scontrare i nostri occhi. Scuoto il capo e le mie mani volano entrambe tra i miei capelli.

<< Sei il mio migliore amico! È sbagliato! >>

<< No, che non lo è! >> Ok, i toni si stanno alzando anche troppo.

<< Lascia che te lo dimostri. >> Mormora in modo più tranquillo, ma nello stesso tempo più agitato.

<< Non posso permettermi una dimostrazione. Che cosa vorresti fare? Farmi vedere che abbiamo chimica? Complicità? Intesa? So già queste cose e... >> Non posso continuare a parlare e mostrare la mia tesi perché Francesco velocemente si è avvicinato e ha posato le sue labbra sulle mie, facendo incastrare una sua mano tra i miei capelli già scompigliati.

Mi rendo vagamente conto di non star rispondendo al bacio, mi rendo lievemente conto che mi si è fermato il respiro ma che il mio cuore sta battendo a mille. E poi la ragione mi abbandona.

Mi sembra di essere tornata nel mio sogno, dove vedo tutto come se fossi una spettatrice; perché non posso credere che le mie mani si siano incastrate tra i suoi capelli, non posso credere di essermi messa in ginocchio come lui e di aver fatto combaciare i nostri corpi come le nostre labbra e le nostre lingue.

L'unica certezza che ho, purtroppo, è che non mi sono mai sentita così viva e desiderata. E tutto ciò perché sono tra le sue braccia.



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Non lo faccio mai, intendo lasciare un mio angolino a fine storia - almeno non ultimamente - comunque... l'unica cosa che vi dico riguardo alla fine del capitolo è... Sì. A buon intenditor, poche parole xD E non insultate Jessica u.u siate buone!

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci: Pura confusione. ***



Buonasera a tutti. Non sono morta, a quanto pare. Anche se probabilmente lo avete pensato. Non voglio giustificarmi del ritardo, non merito nemmeno che leggiate il capitolo - anche se spero che invece lo leggiate, che vi piaccia e che magari vi spinga a commentare. Pretendo troppo, lo so. Comunque questo qua sotto, è un capitolo importante, pieno di dubbi - da parte di Jessica perlomeno, perciò non mi dilungo. Vi auguro buona lettura.


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Nek – Attimi.

 


Caldo. Ho decisamente troppo caldo; cerco di muovermi e ci riesco a malapena, purtroppo non come vorrei. Non riesco a mettermi più comoda. Sbuffo e svogliatamente apro gli occhi, per poi chiuderli un istante dopo e sgranarli quello successivo, per poi incantarmi a guardare il viso di Francesco. Francesco è nel mio letto. Francesco sta dormendo placidamente quasi su di me, bloccandomi i movimenti e di conseguenza facendomi morire di caldo.

Oddio! Mi volto verso la sveglia e vedo che sono le sette meno un quarto, tra poco mi suonerà la sveglia. Tra poco dovrò incontrare i suoi occhi e... e la cosa mi terrorizza.

Non possiamo veramente aver fatto quello che nella mia mente si sta susseguendo come un film. Hard; ma questo è un dettaglio.

Lentamente mi districo dalla sua presa ed esco dal letto. Fingo di non notare le mie nudità e mi butto nella doccia, cercando di non riportare alla mente quello che è successo stanotte e soprattutto evito di pensare alle sensazioni che ho provato. Alle sue parole. Ma soprattutto alle mie.

 

<< Già vestita e pronta per uscire alle sette di mattina? >> Mi chiede Lea, appoggiata al bancone della cucina con una tazza di caffè tra le mani. A malapena la degno di uno sguardo, sono troppo in ansia, e voglio letteralmente scappare.

Come se servisse a qualcosa – mi ribecca il mio subconscio sarcasticamente.

<< Deduco che non ti faccia bene avere un uomo nudo nel letto, se sei così ansiosa di andartene da casa. >> Alzo lo sguardo dalla mia borsa e la osservo ad occhi sgranati, mentre lei – con nonchalance – continua a sorseggiare il suo caffè.

<< Come... >> Cerco di chiedere, ma mi ritrovo a boccheggiare facendola sorridere.

<< Sono venuta a svegliarti... ma ho trovato il sedere nudo di Francesco a darmi il buongiorno. >> È divertita. Perché è divertita?

<< Uhm... possiamo... evitare di parlarne? >> Chiedo in imbarazzo.

Non per le sue domande, o perché c’è un’altra persona nel mio letto... il mio imbarazzo dipende dalla persona che c’è nel mio letto.

<< Come preferisci. Comunque la tua sveglia sta suonando in questo preciso istante... >> Lei s’interrompe – sempre più divertita – e io, nemmeno fossi Flash – mi catapulto fuori di casa prendendo la mia borsa e la giacca.

 

<< Sono letteralmente fuggita da casa mia! >> Esclamo con una tazza di caffè tra le mani. Sara ride senza ritegno e scuote il capo.

<< Dai, Jess, era inevitabile... sapevi che prima o poi sarebbe successo... perché sei così... sorpresa? Lo avevamo predetto tutti. >>

<< Non doveva accadere. >> Mormoro più a me stessa che a lei.

Con la mente torno a ieri notte, mentre le sue labbra erano sulle mie e le sue dita in me; ripenso al piacere che mi ha dato, alle parole sussurrate, alle carezze dolci ma nello stesso tempo decise che non hanno fatto altro che infiammarmi; ripenso ai suoi occhi intensi, così blu, così pieni di piacere... sembravano ardere, sembravano fiamme.

Rammento perfettamente la sensazione di averlo in me, mi sembra quasi di averlo ancora tra le mie gambe, le mie mani sembrano ancora percepire così perfettamente la sua schiena sotto le mani.

<< Sembri sconvolta. >> La voce della mia amica mi riporta al presente.

<< Lo sono, non lo sembro. >>

<< Scusa, eh, ma tu sei single, lui anche... >>

<< Io non sono sigle! >> Esclamo, ma un attimo dopo le mie mani stringono i miei capelli.

<< Ok, sì, lo sono... ma nello stesso tempo mi sto vedendo e sentendo con Alessandro. Non è giusto nei suoi confronti. >> Mi specchio con i suoi occhi castani e ci vedo... me. Sono letteralmente terrorizzata.

<< Ok, senti... siamo sole, quindi se vuoi puoi rispondermi... ti senti così perché non ti è piaciuto? Perché invece è tutto il contrario o semplicemente perché... hai paura di aver rovinato tutto? >>

<< Per essermi piaciuto, mi è piaciuto. >> Mi ritrovo a sussurrare senza guardarla, riportando alla mente i suoi scatti veloci dentro di me, la sensazione della mia testa che vola indietro, le mie palpebre abbassate a causa del troppo piacere e delle mie unghie quasi infilzate nelle sue spalle.

<< Allora parlagli. >> Sbatto le palpebre e la guardo confusa.

A chi? A chi dei due ragazzi fantastici dovrei parlare?

Penso, ma non lo chiedo, e lei, con un mini sorriso che cerca di tranquillizzarmi, lascia la stanza relax e torna a lavorare.

 

Osservando il display del mio telefono, esco dall’edificio e noto con piacere di non aver ricevuto nessuna chiamata e nessun messaggio. Ma il sollievo dura poco – sia perché un po’ mi dispiace, sia perché quando alzo lo sguardo, incontro gli occhi verdi di Alessandro, che ha un sorriso a incorniciargli le labbra e si avvicina a me. Mi sento un sasso, non riesco più a ricordarmi come si cammina.

Non riesco a respirare, non so come dovrei comportarmi e come reagire. Soprattutto al suo sorriso e al suo buonumore.

<< Ciao! >> Mi abbraccia e io mi plasmo al suo corpo, le mie braccia lo avvolgono completamente e le mie narici si riempiono del suo buon dopobarba.

Mi allontano quando lui mi lascia libera e cerco di sorridergli.

Diamine, mi sento come un automa!

Come dovrei compormi? Cosa dovrei dirgli?

Perché vorrei scappare come ho fatto stamattina? Però in un’altra circostanza, con un altro ragazzo.

<< Ho la serata libera, mi chiedevo se ti andasse di venire da me a mangiare un boccone. >> Alessandro parla con spontaneità, si vede chiaramente che gli fa piacere vedermi e che desidererebbe passare il suo tempo libero con me. E io? Io cosa voglio?

<< Hai la serata libera? >> Mi rendo a malapena conto di ripetere una cosa ovvia, ma Alessandro non pare farci caso e mi sorride dolcemente portando una ciocca di capelli dietro a un mio orecchio.

Il suo tocco non mi fa venire i brividi.

Il pensiero mi è sfuggito di mente senza controllo. Non posso mettermi a fare paragoni, non è affatto carino e soprattutto salutare per la mia psiche.

<< Io... mi piacerebbe... >>

<< Ma? >> Mi precede lui, con una nota dispiaciuta nella voce e un’ombra negli occhi che dimostrano il suo totale dispiacere.

Non rispondo subito, soprattutto perché non so che balla rifilargli, e poi perché non so nemmeno se voglio mentirgli. Voglio passare la serata con lui o preferisco starmene a casa ad aspettare che Francesco si faccia vivo? Chi mi garantisce che lo faccia e soprattutto... perché dovrei stare in attesa?

So benissimo che è tutto nelle mie mani ed è forse per questo che mi ritrovo così piena di dubbi e confusione. Voglio scegliere? Ma soprattutto, ho davvero una scelta da fare? E questa ipotetica scelta, cosa potrebbe comportare?

<< Ho del lavoro da fare, e non posso concedermi nemmeno un attimo libero per respirare. Mi dispiace. È stata... una giornata sfiancante, ho decisamente bisogno del mio pigiama antistupro e di finire il lavoro. >> Alessandro annuisce mentre io ancora snocciolo parole e per quanto la mia mente abbia compreso che lui ha capito... beh continuo a parlare, fino a ritrovarmi senza parole e soprattutto con la mente vuota perché in parte quello che gli ho detto è vero: sono stata tutto il giorno con la testa fra le nuvole e non ho portato a termine niente, la bugia comporta  nel fatto che potrei benissimo uscire e completare il lavoro domattina in ufficio, come in ogni caso farò anche se non passassi la serata con lui.

<< Non preoccuparti... lo capisco. In effetti sembri stanca, hai dormito male? >>

Dormito? E chi ha dormito? Alzo mentalmente gli occhi al cielo per il mio subconscio che è sempre più bastardo e sarcastico e gli dico, ad Alessandro, che in effetti ho dormito poco e male.

<< Allora pensa a riprenderti, ci vediamo un’altra volta. Sono già contento di averti visto e abbracciata. >> E lo rifà, stringendomi tra le sue braccia, inebriandomi nuovamente del suo dopobarba e aumentando, anzi, duplicando i miei dubbi.

Perché non ho sentito il cuore battere a mille, le farfalle nello stomaco e le mani non erano sudaticce?

 

<< Wow, che faccia da funerale. >> È così che Bec mi dà il bentornato a casa e io che cosa posso fare se non fucilarla con lo sguardo? << Pensavo che dopo una sanissima scopata saresti diventata più docile... perché non lo sei? >> Incrocia le braccia al petto, attendendo una mia risposta, nel frattempo Greta l’affianca, mettendosi nella stessa posizione e aggiunge:

<< E soprattutto perché sei scappata stamattina? >> Apro la bocca per replicare, ma infine la richiudo e mi tolgo le scarpe lasciandole nell’androne, così come le mie coinquiline, ma una volta in cucina mi trovo Lea che seguo ogni mio passo, in compenso non apre bocca... ma lo so che sta solo aspettando il momento giusto. E io cosa faccio? Afferro una bottiglia d’acqua e vado a chiudermi in camera con i miei pensieri. Cercando di non riportare alla mente che cos’è accaduto poco più di dodici ore fa tra le lenzuola che ho davanti agli occhi.

 

Francesco – La mattina.

Sospiro quando sento chiudersi lievemente la porta e apro finalmente gli occhi.

Osservo la sveglia e mi dico che ho ancora qualche minuto prima di alzarmi e andare in cucina ad affrontare Lea. Perché lo so, non troverò Jessica. Lei è appena sgattaiolata fuori dalla stanza dopo essere stata chiusa in bagno.

Mi metto supino sul letto e mi copro con il lenzuolo, portando le mani dietro la testa a mo di cuscino. Questa notte... stanotte è stato come tornare a respirare. Tutto il sesso che ho fatto nelle ultime settimane sono state niente, confronto a quello che è accaduto fino a poche ora fa, in questo letto. Jessica... Jessica è molto di più di quanto io mi sia mai immaginato.

È stato tutto perfetto. Forse troppo, no, che dico! Non sarebbe mai troppo, soprattutto quando i suoi occhi sono lo specchio dei miei, almeno in quei momento. Proprio come lo è stata stanotte.

Il suono della sveglia mi riporta al presente e mi dico che posso concederle ancora un paio di minuti per scappare. Non mi aspettavo una reazione diversa, la conosco, Jessica è pur sempre la mia migliore amica e per quanto – forse – ancora non se ne renda conto, in un modo forse un po’ complesso, le ho tirato una trappola ieri sera. Non che mi penti minimamente di tutto quello che è accaduto, ma sono perfettamente conscio che avrei potuto utilizzare altri metodi per farle capire che proviamo la stessa elettricità quando siamo vicini.

Sospirando mi alzo dal letto e vado a chiudermi in bagno, cercando di non pensare ai suoi occhi, ai suoi gemiti, ai suoi baci.

È scappata, forse questo dovrebbe in qualche modo offendermi, forse indignarmi ma lo so perché l’ha fatto... lei scappa sempre. Ha un carattere forte ma quando si tratta di sentimenti è come se... è come se fosse vergine, e di conseguenza non sappia cosa pensare o fare. E poi devo anche tenere conto della presenza non gradita – almeno dal sottoscritto – dell’altro smidollato. Per quanto mi duole ammetterlo, comunque si sta giocando bene le sue carte, quel barista da quattro soldi. Le sta concedendo tempo, non la pressa e soprattutto l’ascolta e cerca di farla affezionare pian piano. Io non posso concedermi di andarci piano, non con lei, perché poi scapperebbe lo stesso, invece così – messa alle strette – dovrà metterci meno tempo a capire cosa e chi deve scegliere.

<< Noto che ora non sei nudo. >> Ridacchio alle parole di Lea e mi siedo al tavolo, continuando a guardarla mentre lei mi sta riempiendo una tazza – penso e spero – di caffè.

Me l’appoggia di fronte e si siede accanto a me.

<< Jessica se n’è andata poco fa. >> M’informa e io annuisco continuando a specchiarmi nei suoi occhi azzurri.

<< Lo so, ho sentito quando è uscita dalla stanza. >> Aggrotta la fronte.

<< E l’hai fatta andare via?>> Annuisco.

<< Non penso avrebbe gradito parlare di ieri sera. E poi la conosco, se l’avessi fermata mi avrebbe pregato di non farlo e soprattutto mi avrebbe guardato con quei suoi occhi supplicanti. Così invece, almeno, pensa di aver rimandato lo scontro perché grazie al cielo ho continuato a dormire, anche se ha fatto cadere tre volte non so cosa mentre era chiusa in bagno. >> Lea sorride e distoglie lo sguardo.

<< La conosci bene. >>

<< È la mia migliore amica. >> I suoi occhi ritornano nei miei.

<< Davvero? E perché... perché è accaduto, allora? >>

<< Intendi il sesso? Perché lo volevamo. E perché sono stufo di essere semplicemente un amico. Voglio di più. >> Sgrana gli occhi. Forse non si aspettava tutta questa sincerità da parte mia, ma che cosa devo fare? Mentirle? Fuggire anch’io? Magari portando Lea dalla mia parte, Jessica prenderà prima una decisione.

<< Sono del parere che hai semplicemente paura di perderla. Mi sembra quasi che in realtà tu sia quasi in lotta con Alessandro, e non perché il premio è Jessica, bensì per puro gusto personale di vincere. >> Alzo un sopracciglio.

<< Non sono in grado di prometterti le montagne, ma posso dirti che Jessica, per me, non è un premio. Non lo è mai stata. >>

<< E allora perché ti stai facendo sotto proprio adesso? >>

<< Perché adesso è il momento propizio. >> Sbuffa, interrompendo il nostro botta e risposta, ma comunque palesandomi quanto non creda alle mie parole. Ed è comprensibile, nelle ultime settimane mi sono comportato come un idiota. Più del solito.

<< Da quando hai lasciato Elisa, hai avuto tutto il tempo che volevi... e tu cosa fai? Ti presenti in questa casa in piena notte, ubriaco, cercando di far impazzire Jessica, mandandola in confusione e infine te la porti anche a letto perché adesso pensi sia il momento propizio per voi. Scusami ma... penso tu stia dicendo un sacco di cazzate. >> Non ribatto subito, più che altro perché rimugino sulle sue parole.

<< Secondo te, se io mi fossi fatto avanti subito, intendo dopo aver lasciato Elisa, Jessica mi avrebbe mai preso veramente in considerazione? >>

<< Cosa ti fa pensare che lo farà adesso? >> Mi chiede quasi con sfida, avvicinandosi con il busto. Le sue parole, dette con sicurezza, mi fanno rabbrividire. Non voglio pensare che Jess non abbia provato le stesse emozioni che ho vissuto sulla mia pelle, questa notte.

<< Forse hai ragione, non è mai stato e mai sarà il momento adatto per noi. Ma mi piace pensare che il destino dobbiamo scrivercelo, non che sia già scritto... quindi credo che mi perdonerai se io voglio combattere per lei. >> Mi alzo e mi allontano lentamente dalla cucina, ma Lea mi ferma prima che io arrivi nel corridoio.

<< Fra... io non so cosa provi, perché stai facendo tutto ciò adesso ma una cosa devo saperla. Elisa aveva ragione? >> La sua domanda mi prende impreparato, ma mi volto lo stesso e mi prendo un paio di secondi prima di aprire bocca.

<< Non proprio. Non l’ho lasciata per Jessica, c’erano problemi tra di noi, e il suo era la nostra amica, i problemi – a parer mio – erano altri. E comunque non ero più innamorato da un po’. >> Detto questo, torno in camera di Jess per poi ritornare sui miei passi.

<< Dille... dille di chiamarmi quando è disposta a parlare. Dille che non scappo. >>

 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici: Arrivare al dunque. ***


Potrebbe sembrarvi un miracolo, ma invece no! Quindi sono qui ^^ l’ho sempre detto che nei momenti più critici della mia vita io scrivo. Bene, questi ultimi giorni non sono stati né facili né tantomeno “belli”, quindi ho scritto... e ho finito il capitolo.

Premetto, è un capitolo importante... e soprattutto vi lascerà duemila dubbi, ma ricordatevi che mi volete bene! Buona lettura. E grazie grazie grazie, siete favolose, ma questo l’ho sempre saputo :)

 

QUI per spoiler e saperne più delle storie.

QUI per visitare la mia pagina di grafica.

 


 



Justin Timberlake - Mirrors


<< Non scappa? >>

<< Non scappa. >> Sospiro e la osservo mentre rimane stravaccata sul divano con il suo portatile sulle gambe. Lea mi ha raccontato del suo dialogo con Francesco, ma solo dopo cena, una volta che mi ha trovata in pigiama e pronta a farmi un’endovena di telefilm.

<< Mi sorprende il fatto che tu mi abbia raccontato tutto... voglio dire, sei team Ale... avresti potuto non dirmelo. >> Ragiono a voce alta, meritandomi un’occhiataccia da parte sua.

<< La vita è tua, quindi sei tu che devi prendere la decisione con cui stare. Ammetto di non apprezzare molto Francesco, almeno ultimamente, ma non sono io che devo avere una relazione con lui. >> Incasso il colpo e mi chiudo a riccio, almeno fisicamente. Mentalmente, invece, sono ingorda d’informazioni.

<< Come dovrei compormi con Alessandro? >> Lea stacca nuovamente gli occhi dallo schermo del pc e mi guarda come se mi fosse spuntato un terzo occhio.

<< Me lo stai chiedendo veramente? >> Cerco di non sospirare e alzare gli occhi al cielo.

<< Sì. >> Mormoro infine. Con pazienza, la mia amica, appoggia accanto a sé il computer e si volta verso di me.

Mi sembra quasi di essere in uno dei miei telefilm preferiti, dove le due amiche si confidano sul divano di casa con dei pigiami antistupro e s’ingozzano per non pensare e rilasciare endorfine per essere il più sincere possibile.

<< Sai cosa penso di lui, cioè che è un bravo ragazzo e che sicuramente non merita di stare male a causa tua... però... >> S’interrompe e mi rendo a malapena conto di star aspettando con trepidazione che continui a parlare. Mi sembra di pendere dalle sue labbra. << Lui ti piace. Certo, non come Francesco... e per quanto la cosa mi sembri assurda... devo ammettere che da una parte lo capisco. Anzi, no! Voglio dire, è un carciofo! Non puoi preferire un carciofo a del cioccolato pregiato! >> La guardo male e lei alza le braccia come per dire che si arrende.

<< Sei di parte. >> Affermo sicura di me, e lei annuisce puntandomi un dito – smaltato di verde – contro.

<< Certo che sono di parte! Alessandro mi piace, è simpatico, tiene a te e ti rispetta! >>

<< Pensi che Francesco non mi rispetti? >> Fa una smorfia.

<< Perché non mi hai chiesto se ero dell’idea che lui non tenesse a te? >> Alzo gli occhi al cielo.

<< So benissimo che mi vuole bene, è il mio migliore amico! Perché avrei dovuto chiedertelo? Non sono così insicura! >> Sbuffa.

<< Senti... la decisione è tua. E soprattutto, non trovo giusto che tu lo prenda in giro. Detto questo, >> Dice alzandosi. << Riccardo mi chiamerà tra qualche minuto su Skype, e io non ho intenzione di farmi trovare ancora qui a parlare con te. >> Sconfitta mi affosso sul divano e ascolto la porta della sua camera chiudersi.

 

<< Ho un’idea! >> Affermo sedendomi al tavolo della cucina, la mattina successiva, dove tutte e tre le mie coinquiline mangiano e mi guardano incuriosite – anche se ancora con la faccia addormentata.

<< Sarebbe? >> Mi chiede Greta, mentre litiga con i suoi ricci indomiti.

<< Un doppio appuntamento. >> Mormoro guardando Lea, che in realtà non mi ha cagata di striscio nemmeno quando sono sbucata nella stanza, ma alle mie parole alza lo sguardo e penso... o almeno spero, che mi abbia capita.

<< Che diavolo significherebbe “un doppio appuntamento”? >> Mi chiede stranita Bec, mentre ritorna ad ingozzarsi del suo primo caffè mattutino.

<< Stasera, io, Francesco, Lea e Riccardo passeremo una serata da qualche parte e domani la stessa cosa... ma con Alessandro. >> Lea apre la bocca per ribattere ma subito dopo la richiude, scuotendo solo il capo e tornando alla tua tazza di caffè.

Mi volto verso le altre mie due coinquiline e vedo Greta che tenta di fare finta di niente ma Bec... beh è Bec, e non può tacere e fare finta di niente.

<< E perché vorresti fare una pazzia così assurda? >>

<< Perché almeno due persone dall’esterno potranno vedere con chi mi trovo meglio e come mi comporto. >>

<< È un’assurdità. >> Dice, infine, Lea, guardandomi severamente.

<< E perché? Tu almeno passerai due sere di fila col tuo bel batterista e io... io cercherò di fare chiarezza. >> Alza un sopracciglio.

<< Non farai affatto chiarezza, ti confonderai ancora di più le idee! >> Dice sicura, ma io non l’ascolto più, perché mentre lei parlava io mi sono alzata e sono andata a stamparle un bacio sulla guancia e subito dopo sono uscita da casa per andare a lavoro.

 

<< E perché vorresti fare una cosa del genere? >> Alzo gli occhi al cielo.

<< Non iniziare anche tu, eh! Tu vuoi vedermi, io voglio vederti... e almeno con altre persone non ci salteremo addosso. >> Sento Francesco mugugnare dall’altra parte del telefono e mi chiedo confusa se dovessi prendere il suono indistinto per un sì.

<< Va bene? >> Chiedo dopo un minuto.

<< No, ma lo farò lo stesso. Ma solo perché sei tu a chiedermelo e soprattutto perché voglio vederti. Non voglio che le cose tra noi cambino. Cioè sì, ma non in peggio. >> Mi rendo minimamente conto di arrossire, e di non riuscire a spicciare parola, perciò Francesco riprende la parola. << Dove dovremmo vederci? >>

<< In un territorio neutro: casa mia. >>

 

Ok, probabilmente ho già vissuto situazioni più imbarazzanti di questa, ma al momento non me ne vengono in mente. Ammetto che Lea potrebbe anche venirmi incontro, aiutandomi e facendoci uscire da questo silenzio estremamente imbarazzante ma... che diamine! Non era così che doveva andare la serata. In compenso, se ora qualcuno mi chiedesse che cosa potrebbero avere in comune un batterista e un meccanico, direi con certezza “assolutamente niente”. Riccardo e Francesco hanno cercato più volte d’intavolare una sottospecie di discorso ma non ci sono riusciti, sono completamente differenti, non hanno nulla in comune... della serie “lo segui il calcio?” “no, preferisco il basket”.

Un incubo, questa serata sta diventando un incubo. E la colpa è tutta mia.

Per non parlare dei messaggi che durante la cena mi ha mandato Alessandro. Ok, non è che non mi faccia piacere, soprattutto il sapere che vuole vedermi, ma... tutto ciò mi manda ancora più in confusione. E non è un bene. Non mi piace non avere le redini e non sapere come comportarmi o cosa fare. Non è da me.

<< Cosa ne dite di fare un gioco? >> Chiedo, più che altro per vedere se riusciamo almeno a dirci più di quattro parole una in fila all’altra.

<< Io pensavo si sarebbe guardato un film. >> Dice Riccardo, un po’ intimidito, guardando Lea. La mia amica non stacca lo sguardo dal mio viso e io cerco di pregarla con gli occhi.

<< Basta che facciamo qualcosa. >> Sorrido e corro ad afferrare Tabù e ci mettiamo a giocare.

Inutile dire che io e Francesco li stracciamo e forse – e ripeto forse – questo non ha aiutato a migliorare la serata, ma che ci posso fare se riusciamo a capirci con poco?

L’epilogo del tutto? Un completo disastro, pieno di silenzi imbarazzanti e momenti di tensioni, concluso con un sospiro generale una volta che ognuno se n’è tornato a casa.

 

<< Cosa farai stasera? >> Cercando di non balbettare, gli fornisco una risposta facendo finta che lui non abbia appena posto la sua “domanda” urlandomela contro.

<< Diciamo che stasera ci sarà un replay di quello accaduto ieri sera... ma con Alessandro... invece che con te. >> Mi preparo a un altro urlo ma dal telefono non proviene nessun suono, tanto che, Sara, quando entra nella sala ristoro, mi guarda stranita.

<< Perché vuoi farmi questo? >> Mormora infine Francesco, facendo sì che il mio cuore si stringa in una morsa. Abbasso lo sguardo, e mi maledico mentalmente per averglielo detto.

<< Fra, ho bisogno di risposte e di pensare lucidamente. >>

<< Sì, ma stai facendo tutto il contrario. Alessandro lavora già con Riccardo, si conoscono... la serata andrà benissimo – anche perché Lea lo adora... non c’è competizione! >> Non rispondo subito, mi ritrovo ad aggrottare la fronte e ripensare alle sue parole mentre muovo i piedi per aria, rimanendo seduta sul bancone.

<< Competizione? Per favore, dimmi che ho capito male. Perché non voglio credere che tu ti senta in competizione con Alessandro! >>

<< NO! Cioè... sì! Ok, l’ho detto. Non puoi pretendere che tra me e il mollusco non s’instauri un po’ di competizione! Sarebbe contro natura e soprattutto dovresti scegliere senza badare a che cosa preferirebbero per te le tue amiche. >>

<< Lea definisce te un carciofo e Alessandro del cioccolato pregiato... non un mollusco. >> Mormoro senza rendermene conto, maledicendomi un secondo dopo. Diamine! Ma perché ho il vizio di non avere filtri con lui?

<< Ah bene... sempre meglio. Penso di iniziare ad odiarla, quasi quanto lei odi me. >> Dice sconfitto, facendomi alzare gli occhi al cielo.

<< Fra, non prendertela. >>

<< Certo che me la prendo! Ma non con Lea, con te! Perché l’idea è stata tua, ne sono certo. E soprattutto perché non mi va che tu stia con il “cioccolato pregiato”! E poi, siamo sinceri, i carciofi fanno bene all’organismo e sono belli da vedere, poiché sembrano dei fiori! >> Aggrotto la fronte.

<< Io sapevo che per quanto facessero bene, dopo un po’, potrebbero dare problemi al fegato. >> Non so perché l’ho detto, e non ricordo nemmeno dove l’ho letto.

<< Ma che c’entra! Almeno non faccio venire la cellulite e i brufoli! >> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli; Sara mi guarda incuriosita e io scuoto il capo.

È ovvio che sia curiosa, il nostro discorso non ha minimamente senso!

 

<< Smettila di torturarti. >> Mi dice Lea, affiancandomi e guardando come me il salotto dove i due ragazzi di stasera parlano e ridono ininterrottamente. Ora, al contrario di ieri sera, se mi chiedessero che cosa potrebbero avere in comune un barista e un batterista, direi “tutto!”

<< Come possono piacermi due persone che sono praticamente l'opposto uno dell'altro? >> Chiedo a bassa voce, passandomi una mano tra i capelli.

<< La mente umana è piuttosto strana, la tua soprattutto, quindi se fossi in te, eviterei di farmi domande come questa e cercherei di rispondere al quesito dell'anno. >> Confusa, la guardo e decido di sedermi sul bancone della cucina.

<< Cioè? >> Chiedo quando capisco che non ha intenzione di continuare.

Lea sgrana gli occhi. << Come cioè? Team Ale o Team Fra?! >> Annuisco dandomi mentalmente della deficiente.

<< Ok, senti... è vero, preferisco Alessandro a Francesco, è palese! Durante la cena non c'è stato un attimo di silenzio, ma sai benissimo che non dipende solo dal fatto che io preferisco il ragazzo seduto sul nostro divano. Dipende proprio da lui. È impossibile stare in silenzio in sua presenza, trova sempre un modo per far ridere e mettere a proprio agio le persone, per non parlare del carisma che ha... e soprattutto va d'accordo col mio fidanzato. >> Non batto ciglio per un attimo, ma alla fine quando recepisco ben bene le sue parole, mi volto verso di lei coprendomi la bocca con le mani.

<< Oh.Mio.DIO! Ho capito bene? Dimmi che ho capito bene! >> Lea scoppia a ridere.

<< Sai, è più facile lasciarsi andare quando ti piace un ragazzo solo e lui sembra volere le stesse cose che vuoi te. >> Faccio una smorfia alle sue parole e torno a guardare i due ragazzi che sembrano piuttosto presi nel parlare di un gruppo musicale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza.

Il telefono che ho nella tasca vibra, avvisandomi di un messaggio.

So già chi me lo ha mandato, e il mio cuore che batte a mille, lo sa forse ancora meglio della mia mente.

Sono certo che la serata stia andando bene. E mentirei se dicessi di esserne contento. Mi manchi. Ti voglio. Non scordarti di me. Io non scappo.

<< Ehi! >> Sobbalzo e metto via il telefono mentre Alessandro mi si avvicina con un sorriso a trecentosessanta denti. Si accomoda tra le mie gambe, accarezzandomi le cosce e... ok, sarei un'ipocrita se dicessi che comunque il suo tocco non mi provochi niente di niente.

Alessandro è un bravo e bel ragazzo. E vuole me. Ha pazienza, si aspetta qualcosa, ma non riguardo al sesso: lui vuole qualcosa di serio.

<< Dieci centesimi per i tuoi pensieri. >> Mi sussurra facendo scontrare i nostri nasi. Inevitabilmente sorrido. Ed è inutile che lo neghi, non so nemmeno quanto tempo fa Lea si sparita dal mio fianco.

<< Valgono così poco i miei pensieri? >> Chiedo, passando le mie braccia dietro il suo collo.

Questi movimenti sono spontanei, tutto al contrario di quello che è accaduto ieri davanti al mio posto di lavoro. È completamente diverso anche da come mi sono comportata con Francesco... con lui, ieri sera, non ci siamo nemmeno sfiorati per puro caso. Eppure, ci sono sempre Lea e Riccardo, ma io e Alessandro non abbiamo fatto altro che stuzzicarci e toccarci – anche con tocchi completamente casuali, non pensati. Come se ne avessimo quasi un assoluto bisogno.

<< Sei tu, per intera, che costi troppo per uno come me. >> Mi sussurra sulle labbra, facendomi sparire il sorriso e mancare un paio di battiti.

<< U-Uno come te? >> Chiedo, travolta dalla sua vicinanza.

<< In queste settimane i miei amici mi hanno avvisato: “attento Ale, alle ragazze, piacciono i cattivi ragazzi... e tu non lo sei”. Ho paura che abbiano ragione. >> Le mie mani si stringono tra le sue ciocche bionde.

<< Ale, per favore... >>

<< No, Jess... sono io che prego te. Non prendermi in giro, ok? So che ieri sera eri con Francesco, in questa casa, e con le stesse persone che ora sono sul divano. Ho sentito Riccardo parlarne con uno della band, ieri, al lavoro. >> Ok, sono decisamente arrossita.

<< Io.... io... >> Non so che diavolo dire. Perché è stato così facile dirlo a Francesco, ma non ad Alessandro?

<< Non devi giustificarti, stai cercando di capire che cosa vuoi, anzi... chi vuoi. Quindi, dammi modo di dimostrarti che se scegliessi me, non te ne pentiresti... >> Mi guarda per qualche attimo negli occhi, e poi, lentamente, abbassa il viso e fa incontrare le nostre labbra.

Ok, c'è decisamente qualcosa che non va. Non possono essere le labbra e le mani di Alessandro a farmi vibrare come una corda di violino tra le sue braccia. E soprattutto non possono essere state le mie gambe a racchiudere i suoi fianchi per avvicinarli ai miei mentre le mie mani bloccano il suo viso in una leggera morsa per non farlo scappare.

Oddio. Tutta la situazione mi sta sfuggendo di mano. Aiuto!

 

<< Dimmi che non stai facendo nuovamente i pro e i contro di quei due zucconi, per favore! Ti prego. >> Lea si siede accanto a me con le mani intrecciate come se stesse pregando e io non posso evitare di ridacchiare. Le afferro le mani e le sorrido.

<< No, tranquilla, niente pro e contro. Stavo semplicemente leggendo alcuni articoli che ho trovato su internet. >> Lea annuisce ma non stacca gli occhi dai miei.

<< Perché sei qui, sul divano, accanto a me alle... due e mezza del mattino? >> Chiedo un po’ confusa, guardandola incuriosita. Scrolla le spalle.

<< Il mio ragazzo dorme. E io volevo sapere come stava la mia amica. >> Sorrido dolcemente.

<< Ti piace tanto dire “il mio fidanzato”, vero? >> Lea ridacchia e incrocia le gambe sul divano mentre annuisce. << Perché eri così sicura che io fossi sveglia? >>

<< Perché dormi al massimo cinque ore a notte. Non era possibile che stessi già dormendo. >> Le sorrido e afferro nuovamente una sua mano, come per ringraziarla di essere qui – al mio fianco – e di conoscermi bene.

<< Ancora dubbi? >> Mi chiede dopo un minuto.

<< No, veramente no... è che... ho una paura fottuta. Ma non perché finirò per far del male a uno, se non a tutti e tre... semplicemente perché è come intraprendere un sentiero sconosciuto. >>

<< Quindi hai deciso con cui stare? >> Mi chiede tranquilla, come se in realtà sapesse esattamente che cosa mi passi per la testa.

<< In realtà? No. È che sono stufa di sentirmi tra l’incudine e il martello, perciò domani – che tra l’altro è sabato – avrò parecchie chiacchierate da fare, e voglio farle, ho bisogno di trovare nuovamente me stessa e voglio non avere ancora qualche nuvolone nero sulla testa, dopo. >>

<< Se ti dicessi che non ci ho capito nulla? >> Ridacchio e le accarezzo una guancia.

<< Ti direi che è colpa dell’ora tarda. E che è ora che tu torni dal tuo batterista – probabilmente nudo – che dorme nel tuo letto. >>

 

Non so come sia andata la tua serata, ma voglio raccontarti la mia. Voglio che sia chiaro, non ti ho chiamata solo perché non volevo disturbarti, e anche perché sono appena tornato a casa, quindi ho trovato giusto scriverti.

Ho passato la serata con quelli del gruppo. Sì, c’era anche Elisa e le battutine sono state infinite, soprattutto da parte di tua cugina, ma non fa’ niente, non m’importa. L’unica cosa che voglio è che ti sia chiara una cosa: tra me e Elisa è finita. Stasera siamo persino riusciti a parlare e scherzare come non facevamo da anni, ma è stato tutto molto normale, come se fossimo due amici. E lo so che questo potrebbe metterti ancora più confusione in quella testolina buffa, ma penso che Elisa abbia capito quello che provo per te, e in un certo senso me lo ha fatto ammettere e non ho saputo come reagire e non ho idea di come potrai reagire tu dopo questo messaggio. Volevo solo che lo sapessi. Voglio – ho bisogno – che tu sappia che per tutta la sera sei stata nella mia mente e nelle parole che dicevo. Ti voglio bene, scemotta. Notte. Il tuo carciofo.

 

Ho passato una gradevole serata, devo anche ammettere che la parte che mi è piaciuta di più è stato baciarti e sentirti sciogliere tra le mie braccia. Non era mai accaduto, ed è stato bellissimo. Non so cosa possa significare per te, ma so che per me è stato importante. Ti sognerò stanotte, spero tu faccia altrettanto. Notte piccola. Ale.

 

Sospirando chiudo gli occhi e butto il telefono accanto a me. Non lo so, a quanto pare il destino sembra avercela con me. Non ho avuto nemmeno il tempo di mettere la testa sul cuscino che questi due favolosi messaggi sono arrivati contemporaneamente... ma io oramai la scelta l’ho fatta, quindi dando le spalle al telefono, mi addormento con un sorriso sulle labbra.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici: Ho perso le parole. ***


Ed eccomi qui con il nuovo capitolo. Molto decisivo, devo ammetterlo.

Non so cosa vi aspettiate da Jessica, so per certo che non tutti la capiranno, ma sinceramente... ha mai avuto scelta? Detto questo, vi ringrazio per essere ancora qui e anche grazie per appoggiarmi sempre, siete uniche, davvero. Manca poco alla fine, questo posso e devo dirlo. Buona lettura <3



 

Ho perso le parole – Ligabue.

 

<< In piedi così presto di sabato? Che ti succede? >> Mi siedo allo sgabello della penisola e sorrido a Riccardo incrociando le braccia al petto mentre mi mette davanti agli occhi una tazza di caffè. Nonostante non lo conosca bene, ho potuto apprezzare, nelle ultime sere, quanto sia simpatico e alla mano. E soprattutto quanto non si faccia problemi stare a petto nudo.

<< Potrei farti la stessa domanda. >> Dico per poi prendere un sorso di caffè. Riccardo mi sorride e annuisce per poi sporgersi un po’ verso di me, poiché si trova dall’altra parte della penisola.

<< Io devo andare a lavorare, devo incontrarmi con gli altri del gruppo, te? >>

<< Devo mettere in chiaro alcune cose nella mia vita. >> Mi guarda assorto.

<< Nel senso che hai scelto chi è il fortunato? >> Mi chiede azzannando una brioche.

<< . Non lo so, devo prima fare delle cose. >>

<< Quanto sei misteriosa, questa mattina. >> Dice Lea, entrando in cucina per poi baciare il suo ragazzo. Le sorrido e torno alla mia tazza.

<< Diciamo che non posso fare niente finché non metto ordine nel mio cervello. >>

<< Sai... >> Dice Riccardo interrompendomi. << Dovresti scrivere un libro, o canzoni... secondo me saresti perfetta. >> Scoppio a ridere e mi alzo lasciando la tazzina del caffè nel lavabo.

<< Sì, certo. Vi lascio, è meglio che mi metta in moto. Ah! Stasera non aspettarmi. >> Dico a Lea, per poi uscire da casa con le chiavi della macchina in mano.

 

Sospiro e mi dico che posso farcela, che di certo non potrà fare casino a lavoro, e soprattutto non ne ha nessun diritto. È già tanto che io sia qui.

Esco dall’auto e mi avvio verso il negozio, pregando il cielo che tutto vada bene e che non finisca in una rissa due contro uno.

Entro e il campanello sopra la porta tintinna avvisando del mio arrivo, Elisa, dietro il bancone, sorride e si congela non appena mi riconosce, ovviamente facendo sparire il sorriso dalle sue labbra. Non so bene perché sono qui, cioè... sì, ma di certo non mi trovo qui per avere il suo benestare, né tantomeno per diventarle amica.

Mi avvicino al bancone e cerco di sorriderle per farle capire che non sono qui con cattive intenzioni.

<< Veronica è nel retro, se vuoi te la chiamo. >> Avevo previsto che mi avrebbe subito informata di dove si trovasse mia cugina, ma no... al momento non ho bisogno di lei.

<< Sono qui per te. Lo so che è strano, poiché non sono mai venuta qui, soprattutto cercando te... ma è urgente. >> I suoi occhi castani si sgranano.

<< Francesco sta bene? >> Mi chiede preoccupata, abbandonando non so cosa aveva in mano sulla scrivania.

<< Sì, sì. Sono qui per te, Francesco... non centra. >> Sul suo viso torna la solita compostezza glaciale, e i suoi occhi indugiano sullo schermo del pc.

<< Non posso esserti utile, non so cosa tu voglia, ma di certo l’ultima cosa che io desidero, è passare del tempo con te. >> Cerco di non alzare gli occhi al cielo e mi guardo attorno, rendendomi conto che probabilmente hanno appena aperto, e che di conseguenza non c’è ancora nessun cliente.

<< Elisa, per favore. Ho bisogno di parlarti, ti chiedo solo un caffè. >> Non mi guarda, ma vedo che è tentata a dirmi di sì, infine, dopo quello che mi sembrano ore, porta il suo sguardo nel mio e annuisce.

<< Ma non in un bar, le macchinette che ci sono nel retro andranno benissimo. >> Acconsento col capo e la seguo, fino al retro, dove mia cugina ci guarda stranita e incuriosita.

<< Ciao, non mi aspettavo una tua visita. >> Mi dice, cercando di leggermi in volto qualcosa.

<< Sono qui per Elisa, ma se ti va, potremmo parlare dopo. >> Annuisce subito, proprio come immaginavo e sorridendo, aspetto che parli con la sua collega e infine vada a sostituirla al banco, mentre noi ci avviciniamo alle macchinette.

<< Ok, ora sputa il rospo. >> Oh, nessun caffè? Penso di averlo scritto chiaro e in lettere maiuscole in faccia, ma Elisa fa finta di niente, incrociando le braccia al petto.

Sospiro e cerco di non mettermi all’attacco.

<< Non so bene cosa ti abbia raccontato Francesco, ieri sera, ma... >> Alzo lo mano per fermarla, non voglio che m’interrompa. << Ma... ho bisogno di spiegarti alcune cose. >>

Stringe le labbra tra loro e vedo che serra i pugni. Devo preoccuparmi?

<< Come ti ho detto l’ultima volta che ci siamo viste, tra me e lui non è successo niente... o meglio, non lo era. E posso giurarti su quello che vuoi che non era mia intenzione ferirti, buttarti fuori, prendere il tuo posto. Non mi era mai passato per la mente che Francesco potesse essere qualcosa di più di un amico. E lo so che non mi crederai, ma è così. >>

<< Perché sei qui? >> Mi chiede non appena mi fermo per respirare.

<< Non per avere la tua benedizione, non me ne faccio niente di quella. Voglio solo che sia chiaro che io... io non so cosa fare. >> Non so cosa veda nel mio sguardo, forse tanta confusione e sincerità, sta di fatto che si rilassa e mi dice di sedermi sui puffi che ci sono contro il muro, mi affianca e aspetta che io riprenda a parlare.

<< Penso tu sappia meglio di me che io e Francesco abbiamo feeling ma... sono spaventata, perché lui... lui ha detto di volere di più. >>

<< Lo so, per poco ieri non mi diceva che era innamorato di te. E che gli dispiace non essersene reso conto prima. Almeno avrebbe evitato per mesi di chiamarmi pazza. >>

<< Non lo sapevo. >> Mormoro sincera, anche se... beh qualcosa mi aveva accennato.

<< Sai perché sono sempre stata gelosa di te? >> Scuoto il capo. << Non perché avevate un passando avendo fatto le medie assieme, non perché tu a quell’epoca avevi una cotta per lui, bensì perché... fin da quando i vostri occhi si sono rincontrati... è scoccata una scintilla. Ed è stato così giorno dopo giorno. Voi avete qualcosa che io e lui non abbiamo mai avuto: complicità. Con un’occhiata a volte riuscite a capirvi e anche quando litigate... cercate di non esagerare. Capisco che tu possa avere paura di perdere tutto questo, ma ora voglio farti una domanda: rinunceresti mai a lui, a causa dei tuoi sentimenti? >>

Non le rispondo, e non perché io non voglia, ma perché non è a lei che devo rispondere, e sinceramente nemmeno mi aspettavo che il presentarmi qui prendesse questa piega.

<< C’è un altro ragazzo. >> Sussurro non guardandola, e desiderando sempre più ardentemente il secondo caffè della giornata.

<< Lo so. Era ubriaco, e ieri ha spifferato qualcosina. >> Mi sorride non molto divertita e io non so come reagire. Cosa dovrei chiederle? Cos’altro sa?

<< Non so chi scegliere, e soprattutto non so nemmeno se sia giusto fare una scelta. >> Ho mormorato questa frase guardando la macchinetta delle vivande, e con la coda dell’occhio la vedo sorridere.

<< Se devo essere sincera, un po’ godo nel vederti così combattuta. >> La guardo incuriosita e lei tira fuori la chiavetta da inserire nella macchinetta. Me la passa e mi alzo velocemente per prendermi un caffè.

<< Se non ci fosse stato di mezzo Francesco, probabilmente saremmo state amiche. >> La sua frase mi congela. Forse perché dice la verità. Forse perché nemmeno in un mondo alternativo riuscirei a sopportare la sua presunzione. Ma in questo momento sembra una ragazza un po’ ferita, ma che cerca di andare avanti a testa alta. Anche se di fronte si ritrova quella che in teoria gli ha strappato dal fianco il suo fidanzato, con le unghie e con i denti.

<< Sono venuta qui per chiederti di stargli vicino questa sera. So che non ho nessun diritto di chiederti una cosa simile, ma ho bisogno che tu lo faccia. So che tutto sommato a lui ci tieni, è stato il tuo primo amore e non riesci ad avercela del tutto con lui. Dai la colpa soprattutto a me, e io posso tollerarlo e accettarlo. Ma tu, per favore, fammi questo piacere. >>

<< Hai ragione, non hai nessun diritto di chiedermi una cosa del genere. >> Rimango immobile, con il mio caffè in mano, mentre lei si alza dalla sua seduta e mi si avvicina lentamente, ma con due fiamme al posto degli occhi. Non ha urlato, ma lo avrebbe voluto fare. << Hai scelto quell’altro? Davvero? Ma non ti vergogni? Hai mandato in fumo un’amicizia, un fidanzamento e ora cosa vuoi fare? Farci tornare insieme? Ti sarai anche presa i miei avanzi, ma io non ho intenzione di riprendermeli. >> La sua furia è più che evidente, ma le sue parole non mi toccano. Lei non sa che cos’ho in mente.

<< Non ho scelto nessuno. >> Dico fissandola negli occhi, per farle capire che non mi sottometterò a lei, e che non può scalfirmi.

<< Davvero? E perché dovrei stare con lui questa sera? Non ci stai bene nella parte della buona samaritana. >> Sbuffo facendole alzare un sopracciglio.

<< Non sono buona, ok? E non sono nemmeno cattiva, sono semplicemente umana: piena di dubbi e che fa più sbagli di quanto dovrebbe permettersi. Non voglio farti tornare con Francesco, al solo pensiero mi sale la carogna ma... stasera stai con lui. Ti chiedo solo questo. >> Le passo il bicchierino intatto ed esco dal retro, lasciandola impalata a pensare alle mie parole.

Trovo Veronica vicino a degli scaffali a mettere ordine, le sorrido quando mi nota e lei fa altrettanto. << Non ho sentito urla, mi devo preoccupare sul serio? >>

<< Ti ricordi quando volevi che non facessi cazzate? Che non mettessi casino tra Francesco ed Elisa? Beh ho evitato di farlo finché sono stati insieme, adesso ho fatto una cazzata di cui non riesco a pentirmi. Tengo troppo a Francesco per perderlo, e tengo troppo a te per farti una promessa che so già di non poter mantenere, quindi voglio essere chiara: stanne fuori. >> Non le do il tempo di ribattere che sono nuovamente chiusa nella mia auto, con le mani che stringono forte il volante e il respiro troppo accelerato. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere contatto con la realtà, ripetendomi che per quanto farà male, è l’unica cosa da fare.

 

<< Problemi in vista! Ale, hai visite. >> Il titolare della Taverna, mi fa l’occhiolino e avvisa Alessandro che ci sono, quando me lo ritrovo davanti, mi rendo a malapena conto di non avere un bell’aspetto. O meglio, mi rendo conto di risultare più pallida del solito, di avere le mani che tremano e gli occhi lucidi. Ale non fa niente per farmelo notare, ma afferra una mia mano e mi porta fuori dal locale.

<< Dillo e basta. >> Non mi guarda in volto e io ritorno ad avere l’affanno. Mi mordo il labbro inferiore e cerco di ritrovare un po’ di pace interiore.

<< Non ti amo. >> Lo sussurro, ma sono più che certa che abbia sentito. S’irrigidisce riportando i suoi occhi nei miei.

<< Non mi pare di averti detto che io invece sì. >> Scuoto il capo.

<< No, no... so che non potrò innamorarmi di te. E non perché potrei essere innamorata di Francesco ma perché... perché tu sei troppo per me. Tu sei... >> Mi fermo per prendere fiato e per scacciare una lacrima da una mia guancia. << Tu sei del cioccolato pregiato, e so che potrei non farne mai indigestione, ma so anche che non posso approfittarne perché... perché so anche che potrei benissimo fare a meno del cioccolato pregiato poiché amo la Nutella. Non so se capisci, non so se il mio ragionamento ha un minimo di senso logico. >> Alessandro blocca le mie parole afferrandomi le mani che stavano girovagando per aria, gesticolando senza freni. Incontro i suoi occhi verdi e fremo. Fremo perché mi sento una merda.

<< Jess, non devi giustificarti. Non devi sentirti in colpa e soprattutto... non devi stare male. Alla fine... che cos’abbiamo avuto? Qualche uscita, qualche risata. Di certo non il cuore a pezzi, no? E poi mi avevi avvisato: non sei fatta per me. E non sto dicendo che non sto male. Ma mi fa più male vederti a pezzi per me. Non dovrebbe essere così... ci abbiamo provato, o almeno... io ci ho provato, anche se sapevo che sarebbe stata una guerra persa in partenza. >> Mi accarezza i capelli e poi le guance, portando via le mie lacrime oramai ingestibili.

<< Mi dispiace. >> Dico tirando su col naso. Un attimo dopo mi ritrovo stretta tra le sue braccia a cercare di contenere i singhiozzi.

Non so spiegare la mia reazione, so di voler bene ad Alessandro, so che lui tiene a me, so che avrebbe voluto un finale alternativo, ma è mai esistito? Ho mai veramente avuto scelta?

<< Dispiace anche a me. Ma non si può vincere contro la Nutella, no? >> Ridacchia e io cerco di fare altrettanto ma con scarso risultato. Lentamente mi allontano dal suo corpo e gli sorrido.

<< Meriti di meglio. Sei un bravo ragazzo, Ale. E per quanto un po’ mi dispiaccia, evidentemente ancora non ho imparato a non farmi ammaliare dal bad boy, ma tu... >> Dico allungando una mano fino ad accarezzargli una guancia. Solo ora noto che anche i suoi occhi sono lucidi, ma lui è molto più forte di me e non si lascerà sopraffare da tutto questo. << Tu sei del cioccolato pregiato. E una ragazza, presto, molto presto, non riuscirà più a farne a meno, e rinuncerà anche alla Nutella o qualsiasi altra cosa per te. Sei speciale Ale, e mi dispiace così tanto. >> Detto questo, cercando di non riprendere a piangere – e ammetto di dovermi impegnare – cerco di allontanarmi ma dopo qualche passo, il mio polso viene fermato dalla sua mano. Incontro i suoi occhi e lo prego di lasciarmi andare ma lui si avvicina e posa lievemente le sue labbra sulle mie. Lo lascio fare, non chiudo nemmeno gli occhi. Si allontana in fretta, mi sorride – con ancora gli occhi lucidi – e mi da le spalle, lasciandomi andare.

 

<< Dove stai andando? >> Sobbalzo e mi volto incontrando gli occhi di Bec.

<< Ehm... via, per qualche giorno. >> Ho ancora la voce roca. E mi chiedo come diamine io abbia fatto ad arrivare a casa sana e salva poiché non ho smesso un attimo di piangere. Non è da me una reazione simile, soprattutto darmi al pianto. Quando mai! Ma evidentemente ne avevo bisogno.

<< Non lavori lunedì? >> Scuoto il capo tornando a mettere della roba da mettere nel borsone.

<< Mi sono presa una settimana di ferie. >> La sento sospirare, ma non me ne preoccupo.

<< Deduco tu abbia fatto la tua scelta. >> Inferocita, più di quanto io debba esserlo, mi volto e scrollo le spalle.

<< Ha qualche importanza? Mi sento una merda, sto male e mi sento in colpa. Dovevate dirmelo di non dover giocare con i sentimenti altrui, anzi! Di non giocare con i miei di sentimenti! Tenere alle persone fa schifo. >>

Mi rivolto, ma Bec, inferocita quanto me, mi riporta a incontrare il suo volto.

<< Oh non pensare di ritornare com’eri qualche anno fa, ok? Ci abbiamo messo una vita a farti credere in noi, all’amicizia e soprattutto in te stessa, quindi scordati il fatto che a volte tenere a qualcuno possa far star male: è la vita! Quando accetterai questo, vivrai meglio. E comunque... non dovresti pensare a chi hai fatto male, dovresti festeggiare, perché finalmente nella tua testa hai fatto chiarezza, è un evento che capita raramente, quindi esulta, cazzo! >> Se ne va sbattendo la porta e io rimango congelata, senza sapere cosa pensare o cosa dovrei fare. Mi ha freddata, cazzo.

 

<< Stai scherzando, vero? >> Lo guardo a malapena e Francesco appoggia le sue mani accanto al mio viso, sulla carrozzeria della macchina, bloccandomi ogni uscita. Tengo le braccia incrociate e non lo guardo. Non ho ancora detto una parola da quando è sceso da casa, in realtà... non me ne ha dato la possibilità. Ha capito tutto guardandomi.

<< Ti prego, dimmi che non hai fatto la scelta sbagliata. Non dirmi che hai scelto lui. >>

<< C’è mai stata veramente possibilità di scelta? >> Mormoro fissando i campanelli del portone.

<< Che diamine vorresti dire? >> Le sue mani tornano accanto ai suoi fianchi e finalmente i miei occhi incontrano i suoi.

<< Non scelgo nessuno. Non sono in grado di scegliere. Evidentemente non sono pronta, e molto probabilmente non merito nessuno dei due. Vado via per qualche giorno, quindi – per favore – non cercarmi. Sono venuta solo per dirti questo. >> Mi volto e cerco di aprire la portiera, ma Francesco me lo impedisce, bloccandomi con la sua schiena all’auto.

<< Jess, sono io che prego te... dimmi che stai scherzando. >> Cerco di non riprendere a piangere, ma ho nuovamente gli occhi lucidi e il cuore che batte a mille. Appoggio la fronte alla carrozzeria e cerco di respirare.

<< Lasciami andare. >> Sussurro come se fosse una preghiera.

<< No! No cazzo, no! >> Colpisce la carrozzeria con un pugno e poi mi volta verso di sé rimanendo un attimo frastornato dalle mie lacrime. << Perché piangi? Se tu che vuoi tutto questo, quindi non piangere! >> Non è veramente incazzato, è la paura di perdermi che gli sta facendo alzare la voce.

<< Io voglio te. >> Dice abbassando la voce e prendendomi il viso tra le mani. Gli occhi azzurri di Francesco sembrano illuminare la strada, ma so benissimo che non è così, che sono solo io che riesco a vedere una cosa simile. Potrei stare ore a fissarlo. << Voglio stare con te. Ho bisogno di te. Non cacciarmi via, non allontanarti, non... non mi scacciare, ti prego. Voglio stare con te. >>

<< Sono esasperante, lunatica, voglio sempre avere l’ultima parola e non mi stanco mai, come potresti voler stare con me? >>

<< È vero, sei esasperante, petulante, orgogliosa, lunatica e isterica... ma sì, voglio stare con te. Con te. Solo con te. >> Le lacrime rigano le mie guance mentre il cuore sembra mi stia per scoppiarmi dal petto.

<< Fra... per favore. >> Le sue labbra si posano sulle mie e come se avessero vita propria, le mie braccia, corrono a intrecciarsi al suo collo e le mani ad immergersi nei suoi capelli.

Non riesco a respingerlo. Probabilmente ha ragione Bec quando mi dice che devo semplicemente vivere, fregandomene degli altri, di quello che potrebbero pensare o che potrebbero dire ma...

<< Fra, ti prego, lasciami andare. >> Non so dove ho trovato il controllo di allontanarlo, ma me lo ha lasciato fare. I suoi occhi bruciano di passione e di possesso, ma continuo a tenere le braccia sul suo petto come divisorio. Lui mi accarezza le mani senza distogliere lo sguardo dal mio.

<< Ok, scappa... scappa pure, ma non pensare che non ti seguirò. Non scappo, non vado da nessuna parte. Non quando si tratta di noi, Jess. Tienilo in mente. >> Fa un passo indietro, e le mie mani cadono nel vuoto, tornando ai miei fianchi, mi sorride e infine va a sedersi sul gradino di fronte al portone del suo palazzo e si accende una sigaretta. Cercando di resistere alla tentazione, rientro in macchina e parto verso dove sono quasi certa non mi troverà.

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici: Tutto pare in discesa. ***


Suvvia! Non cantate l’alleluia solo perché finalmente mi sono decisa a scrivere e a postare! U.U potrei offendermi. No, scherzo, avete ragione, dovevo metterci qualche giorno e invece ci ho messo un mese... MA! Eh sì, c’è un “ma”, ho preso la patente, quindi dovreste essere contente per me e soprattutto fingete di capirmi... l’ultimo periodo è stata tragico, ma vi dirò, le cose sembrano risalire. Quindi... quindi niente, smetto di parlare e vi lascio all’ultimo capitolo di questa storia. Eh sì, dobbiamo salutare Francesco, Jessica, Lea, Bec, Greta, Riccardo e Alessandro... e non scordiamoci di Sara! Ho adorato ogni personaggio e ogni vicenda che è accaduta. Spero anche voi e soprattutto mando un bacio alle persone vere di questa storia... non fate domande xD Buona lettura, ci rivediamo in una nuova avventura! ;)



 
Francesco – la stessa sera.
<< Non riesco a capire perché sono così sorpreso. La conosco, me lo sarei dovuto aspettare... ma Jessica non fa mai quello che ti aspetti. >> Sposto i miei occhi dal vuoto per guardare Elisa che senza fiatare mi affianca sul lurido scalino su cui sono seduto.
Non so quanto tempo sia passato da quando Jess se n’è andata, so solo di non essermi mosso, di essere rimasto su questo schifoso scalino, al freddo a fumare a tutto spiano.
<< Quindi ha scelto l’altro? >> Mi chiede giustamente lei. Inaspettatamente scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli, fregandomi del fatto che siano ingellati e che potrebbero disfarsi. Al momento non riesce a importarmi nulla.
<< No. Non ha scelto nessuno. >> Continuo a ridere e lei non ribatte.
Elisa sbuffa e intreccia le mani tra le sue gambe per scaldarle. Non mi guarda, e sinceramente non so nemmeno che cosa le passi per la testa.
<< Che cosa ci fai qui? >> Le chiedo in un attimo di lucidità. Lei sorride e continua a non guardarmi.
<< Se te lo dico non ci credi. >> Aggrotto la fronte.
<< Mettimi alla prova. >> Ridacchia.
<< Fra, ti ho messo alla prova tante di quelle volte che posso assicurarti che neanche tu fai quello che ci si potrebbe aspettare. >> Abbasso lo sguardo e lei sospira. << Comunque stamattina Jessica è passata dal negozio e mi ha chiesto di passare la serata con te. >> Riporto lo sguardo su di lei e una miriade di pensieri mi affolla la mente.
<< Cosa? Perché? Vuol dire che tu sapevi tutto? >> Avete presente una bolla? Sento come una bolla che sta per scoppiarmi nello stomaco; è ovvio che io stia parlando di una bolla metaforica e che in realtà sia solo la rabbia che sta salendo a galla.
<< No! Secondo te se sapevo che cos’aveva in mente ti avrei chiesto chi ha scelto e come mai non è qui ad amoreggiare con te? Suvvia, non siamo a “Uomini e Donne”, quindi parla francamente e smettila di arrabbiarti con me, io non c’entro nulla! >> Ha ragione, perciò cerco di calmarmi e una volta che ci sono riuscito riporto la mia totale attenzione su di lei.
<< Come ha fatto a convincerti? >> Le chiedo dopo un paio di minuti di silenzio.
<< Non lo so. So solo che ero fuori con Angela e alla fine l’ho lasciata a casa per venire qui. Fra... tu ci tieni a lei, allora perché l’hai fatta andare via? >>
<< Bella domanda. Non lo so. Me lo ha chiesto in lacrime, voleva che la lasciassi andare e l’ho fatto. >>
<< Se ti chiedeva di buttarti sotto un ponte, lo avresti fatto lo stesso? >> Sospira e gesticolando, torna a parlare seriamente. << Senti... se ho imparato una cosa, e che quando tieni veramente a qualcuno, non lo lasci andare. Anche a costo di star male da morire. Vattela a riprendere. >> Alzandosi in piedi, mi sorride e si volta, ma io la fermo subito, afferrandole un polso.
<< Perché lo stai facendo? >> Elisa non mi risponde subito, ma quando lo fa, mi lascia senza parole.
<< Perché non rinnego niente del nostro rapporto, ti ho amato e nell’ultimo periodo sono stata pessima con te e con chiunque altro. Merito di stare bene e lo meriti anche tu. E poco importa se quella persona sarà Jessica. Posso sopportarlo. >>
 
<< Cavolo! Un minuto! >> Allontano il pugno dalla porta e aspetto trepidante che quella lumaca di Lea si decida ad aprire questa maledetta porta.
<< Ecco, ci mancavi giusto tu, quest’oggi! >> Mi volta le spalle e io la seguo guardandomi attorno. La casa sembra vuota e non so se lasciarmi prendere dal panico o meno.
<< Mi dispiace averti disturbata ma... dov’è? >> Lea mi squadra dalla testa ai piedi e allora io faccio altrettanto, notando solo ora che indossa solo l’accappatoio.
<< Ti prego... dimmi che c’è Riccardo di là... >> Lea scoppia a ridere.
<< No! Io, Jess, Greta e Bec abbiamo deciso di darci da fare l’una con l’altra. >> Stringo le labbra e lei alza un sopracciglio per invitarmi a sparare qualche altra stupida domanda.
<< Dov’è? Ho bisogno di vederla. >> Quasi m’irrigidisco quando noto la sua espressione cambiare radicalmente.
<< Non è con te? Non mi stai prendendo in giro? >> Scuoto il capo. << Quando sono tornata a casa, ho trovato un suo biglietto dove diceva che sarebbe stata con te. >>
<< Ci siamo visti ma poi è andata via. >>
<< Pensi sia andata da Alessandro? >>
<< No, a quest’ora sarebbe già tornata. >>
<< E da Alessandro c’è stata oggi pomeriggio. >> Dice Riccardo, attraversando il corridoio in boxer. Ci salutiamo con un movimento del mento e lui sparisce in cucina.
<< No, scusate, quindi cosa vorreste dirmi? Che non ha scelto nessuno? Che è sparita? >> Ora la domanda è: la mando in panico o cerco di sbrigarmela da solo?
<< Ma no, figurati... arriverà. Magari sta solo gironzolando senza meta. >> Mi guarda non convinta ma annuisce, perciò le raccomando di contattarmi subito non appena torna a casa e io mi rintano in macchina, cercando di capire dove sia finita.
 
Jessica.
Mi ero dimenticata quanto verde ci fosse in questo posto. Ma è sempre meglio il verde del bianco. Se avesse nevicato, o lo stesse facendo, probabilmente sarei già scappata a gambe levate.
In questo posto c’è anche troppo silenzio, eppure dovrei esserne contenta: è questo quello che volevo ma oramai è da troppo tempo che non passo interi giorni da sola, dove l’unico suono è quello dei miei pensieri o al massimo della musica del mio MP3.
Sto impazzendo, sono solo passati due giorni, eppure mi sembrano mesi.
Non ho sentito nessuna mia amica, nessun parente, e... beh, non ho sentito Francesco.
Sto cercando di convincermi che questa è la cosa giusta, che ho bisogno di un po’ di pace e che devo stargli lontana.
Quando ho pensato alla mia fuga, il primo posto che mi è passato per la mente è stata la casa dei miei genitori, ma poi sarei scappata anche da lì perché vederli amoreggiare anche alla loro età sarebbe stato un colpo al cuore, perciò sì, sono passata da casa loro, ma solo per prendere le chiavi di questo cottage dimenticato da Dio e mi sono messa in moto.
Quando ero più piccola ci venivamo spesso, ma una volta iniziate le medie... beh, chi aveva più voglia di passare il weekend fuori casa, lontano dagli amici e dai ragazzi?
In questi giorni ho reso questa abitazione fin troppo vivibile, talmente tanto che ora non c’è più niente da fare e mi sto annoiando a morte, perciò – stravaccata su un divano che sembra di un’altra epoca – decido di accendere il telefono e prepararmi ai mille mila messaggi di Lea.
-         Che fine hai fatto?
-         Mi sto preoccupando! Jess, dove sei?
-         Cazzo, ma rispondi?!
Sospiro e non vado avanti, ce n’è una decina, e questi tre mi sono bastati.
Guardo le chiamate perse e noto che ce n’è cinque di Francesco e altre delle mie amiche, ce n’è una anche di mia madre ma la chiamerò più tardi, lei sapeva dove andavo, di conseguenza posso chiamarla anche dal telefono fisso che c’è qui.
Persa tra i pensieri osservo il nome di Francesco che c’è sullo schermo ma non faccio altro che guardare, non pigio il tasto verde e nemmeno quello rosso per tornare alla schermata iniziale del telefono.
Sobbalzo quando sento suonare un clacson, non è molto vicino ma siamo in una strada isolata, che tra l’altro porta solo a questo cottage e ad altri due.
Senza rendermene conto, mi trovo sul portico, avvolta da una felpa di Fra che non mi fa gelare dal freddo e osservo una sottospecie di Jeep che si sta avvicinando. Mi sembra una macchina famigliare ma non saprei dire se la conosco o meno, e poi... nessuno sa dove sono.
O almeno, lo penso... ma la macchina si è fermata proprio nel mio giardino e per quanto io sappia perfettamente di dover tornare in casa e rinchiudermi e fare finta di niente, me ne rimango immobile, sul portico, col cuore a mille.
Quando la portiera si apre e vedo Francesco in piedi, che mi guarda con un’aria contrita, mi maledico per non essere entrata e nello stesso tempo mi faccio i complimenti per non averlo fatto. Lentamente chiude la macchina e mi si avvicina.
E io cosa faccio? Con le mie ciabatte antistupro, me ne rimango ferma, impietrita, e attendo finché non si ferma sul primo gradino del portico.
<< Bella felpa. >> Stringo e le labbra per non rispondergli male e cambio argomento, cercando di non fare i salti della gioia poiché mi ha trovata.
<< Come facevi a sapere dove fossi? >> Francesco sorride, ma non è uno di quei sorrisi belli, pieni e divertiti... è solo uno stiramento di labbra.
<< Non lo sapevo. Ma d’altronde sono la persona che ti conosce meglio. >> È vero, ma nello stesso tempo non gli credo, e quando mi rendo conto di aver alzato un sopracciglio, le sue labbra si stendono un po’ di più – rendendo quel sorriso quasi più vero e divertito.
<< Ok, lo ammetto... ho scongiurato tua madre di dirmelo. E ha funzionato. >>
Mia madre! Ecco perché ha tentato di chiamarmi, voleva avvisarmi.
<< Beh... perché sei qua? Hai fatto un viaggio a vuoto, sappilo. >> Cerco di muovermi, di disincrociare le braccia, ma tutto è inutile, il mio corpo non risponde al mio cervello.
<< Finché si tratterà di noi, non sarà mai un viaggio sprecato. A costo di doverti seguire in capo al mondo. >> Il mio cuore perde qualche battito ma credo – spero – che non traspaia nulla dalla mia espressione.
<< E questa dove l’hai sentita? In un biglietto del biscotto della fortuna? >>
<< Veramente me l’ha detta Elisa. Anche se... non proprio così. Sai, >> Sale di un altro gradino e ora anche il mio respiro si fa più veloce. << aveva ragione. Quando tieni a qualcuno, puoi litigarci, ammazzarti di botte e di parole, ma alla fine non le lasci via d’uscita: la segui. Le stai accanto e cercherai sempre di averla accanto. >>
<< Tipo uno stalker. >> Cerco di buttarla sull’ironia, e stranamente ci riesco, poiché riesco a farlo ridere e a farsi passare una mano tra i capelli. Dio! Quei capelli che sembrano così morbidi. E che in effetti lo sono.
<< Esatto. L’unica differenza è che lo vuoi anche tu. Ti sei rintana qui, quando l’unica cosa che dovresti dirmi è: voglio stare con te. >> Cerco di deglutire.
<< E perché pensi che io voglia dire una cosa del genere? >>
<< Lo so e basta. >> Scrolla le spalle. << Perché siamo amici? Che cos’abbiamo fatto per volerci bene? E perché la nostra amicizia è durata tanto? E perché adesso ti amo e non voglio perderti? >> Ok. Stop. Aspettate. Che cos’ha detto?
<< Mi sono persa un pezzo. >> Francesco sorride e io mi rendo a malapena conto che le mie braccia non sono più attaccate al mio petto, ma bensì a penzoloni accanto al mio busto.
<< Non ti sei persa niente, perché io ora sono qui... e sono venuto per te. Per stare con te. Per iniziare... beh quel che sarà. >>
<< Per iniziare quel che sarà? >> Chiedo divertita. << Quanto sei romantico! >>
Nonostante sorrida, quando riprende la parola, è serio. << Non buttarla sullo scherzo. Ti amo, Jess. E anche se tu non sei pronta per dirmelo... amen. Aspetterò quel momento. Non voglio perderti perché senza vederti arricciare il naso quando qualcosa non ti va a genio, perché non poterti sentir ridere o vederti mangiare come un piccolo maiale... io non posso stare bene. Chiamami egoista, ma voglio stare con te. Voglio viverti a trecentosessanta gradi, anche se questo dovesse significare averti solo come amica. Mi sacrificherò, ma non ti lascio andare. E dovunque andrai, io ti raggiungerò... anche se quest’ultimo pezzo sembra più da stalker che da ragazzo innamorato. >> Scoppio a ridere e percepisco una mia lacrima solcare la guancia. Francesco sale anche l’ultimo gradino e la scaccia delicatamente, guardandomi negli occhi sorridendomi.
I suoi occhi sono luminosi, sinceri e pieni di... amore, o comunque di affetto. E io?
Cosa posso fare?
<< Nella vita bisogna prendere al volo ogni occasione, vero? >> Annuisce, e la speranza sembra avvolgerlo.
<< Promettimi solo una cosa: cerca di non farmi affogare nella Nutella. >> Mi guarda stranito e ride.
<< Anche se non so che diamine possa significare... te lo prometto. >> Con un mega sorrisone, gli butto le braccia al petto e assalgo la sua bocca.
 
Non so cosa mi porterà il futuro. Sicuramente tanta merda... ma perché non credere che possa esserci anche un po’ di beatitudine? Magari con la mia Nutella umana.

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