You and Me

di _Almach_
(/viewuser.php?uid=167806)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Hirosima 22 maggio 2013


Sono seduto al bar dell’hotel dove ultimamente alloggio. La cameriera  mi riempie ancora una volta la tazza del caffè, mentre io osservo fuori la fiera di cavalli che ormai sta avendo luogo da ore.
Ma io non sono venuto qui per quella!
Pago il conto del caffè e prima di posare il portafogli tiro fuori una lettera ormai stropicciata, l’ha scritta mio fratello Ranmaru nove anni prima, il 20 aprile 2004.
Io avevo quattordici anni, lui diciotto.
 
 

Tokyo – nove anni prima

 
La sera del 26 marzo sono andato a dormire presto, ma mi ero svegliato durante la notte non riuscendo più a riprendere sonno.
Erano le sei di mattina, la casa era silenziosa, si sentivano solo i passi di Midorikawa che stava trafficando al piano di sotto.
Tra poco sarebbe venuto a svegliarmi per accompagnarmi all’appuntamento con gli altri.
Osservo il borsone che avevo preparato la sera prima composto da: scii, sacco a pelo e altri aggeggi utili per andare sulla neve.
Peccato solo che non ci sarei andato!
Tra i tredici e i quattoridici anni ero cresciuto tantissimo diventando più alto dei miei compagni. Con l’adolescenza erano cominciati a crescere i primi peli, le prime lentiggini e alcuni lineamenti del viso erano cambiati.
Mi alzo per controllare le ultime cose della mia “settimana bianca” quando sento i passi di Midorikawa, evidentemente stava  venendo a svegliarmi!
Mi ributto sotto le coperte nel momento stesso in cui sento aprire la porta.
Midorikawa comincia a scuotermi e la sua voce dolce mi arriva subito alle orecchie.
“Masaki svegliati!”
“Mhh.. buongiorno.” Affermai facendo il finto assonnato.
“Ti ho preparato la colazione, sbrigati a scendere che dobbiamo andare.”
“E Hiroto?”
“E’ andato alla compagnia, ma ti ha mandato i suoi saluti e ha detto che ti chiamerà presto.
Annuisco, mi alzo e poi scendo insieme al mio tutore per la colazione.
 
Sono appoggiato al finestrino della macchina e osservo ogni minimo particolare della strada e dei palazzi, lo considero come un modo per rilassarmi e non pensare ad altro. Con la coda nell’occhio osservo Midorikawa che sembra accorgersi che lo sto “spiando”, ormai mi conosce troppo bene.
“ Dimmi Masaki.”
Mi stacco dal finestrino e poi gonfio il petto per poi dire.
“Ryuuji dovresti lavarla questa macchina, sembra un porcile che cammina!”
Lui riconosce il tono e sorride.
“Quando smetterai di riempirmi di pratiche lo farò.”
Ci mettiamo a ridere entrambi, mi piace parecchio imitare Hiroto e il bello è che Mido mi asseconda sempre. Queste sono una delle poche cose che il mio rosso tutore non scoprirà mai.
Torno serio! Non devo perdere di vista il mio obiettivo!
Arriviamo  a qualche metro dall’appuntamento. Ci siamo è giunto il momento.
“Lasciami qui.”
“Che cosa?”
“Hai capito bene, lasciami qui!”
Lui si ferma e mi guarda con aria interdetta.
“Masaki questa novità da dove è uscita?”
“Semplice, non voglio farmi vedere con te, tutti gli altri vanno da soli.”
“Ho capito, almeno ringrazia la madre di Shindou per l’invito.”
“Lo farò! Ci sentiamo presto!”
Detto questo scendo dalla macchina, prendo le mie cose e saluto Mido che si allontana!
Cammino fino al luogo dell’appuntamento tanto per accertarmi di alcune cose, ma poi mi allontano.
 
Sul tram sento abbastanza caldo per via dei vari strati che porto addosso, ma quando scendo tiro un sospiro di sollievo, non ce la facevo più.
Ripercorro la strada che averso percorso con la macchina all’andata quando ricevo un messaggio di Midorikawa.
Mi chiede se siamo partiti e se poteva chiamare per ringraziare la madre di Shindou. Io gli rispondo che sta guidando e non può.
Continuo a camminare quando ecco che mi arriva un altro messaggio, dice che mi chiamerà stasera.
Bene ho qualche ora per preparare qualche scusa credibile.
Arrivo in prossimità del mio palazzo e, facendo attenzione a non essere visto da nessuno, mi infilo nell’androne e scendo le scale che portano in cantina.
Apro la porta e mi ritrovo in una grande stanza con varie cose ammucchiate, tra cui quelle che la scorsa settimana avevo portato giù: Acqua, cibo, libri, vari giochi. L’essenziale sopravvivere una settimana.
Ho chiuso la porta.
La mia settimana bianca ha inizio in questo momento.
 








Angolo autrice: Allora questa fic è un crossover con il libro Io e Te di Niccolo Ammaniti ed è dedicata a Clauu per il suo compleanno. Tanti auguri cara ti voglio un mondo di bene <3
Volevo scrivergli una fic per il compleanno e quindi lei mi ha proposto una RanMasa con riferimento a questo libro, che io consiglio di leggere, è piccolo e anche molto carino. Esiste anche il film ma Clauu ve lo sconsiglia perchè non le piace.
Allora questa non è una vera e propria RanMasa, non si indugia a nessun rapporto d'amore in quanto i due protagonisti sono...... ok non ve lo dico.
E non finisce proprio bene in quanto Kirino.... va beh non vi dico nemmeno questo.
Va beh spero che vi sia piaciuta e a domani con il prossimo aggiornamente ^*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Ho cominciato a parlare alla tenera età di tre anni, ma non sono mai stato un gran chiacchierone.
Parlavo solo lo stretto necessario e solo per rispondere a determinate domande.
I miei tutori mi avevano detto subito di essere stato adottato, l’avevano fatto per non crearmi problemi sull'avere entrambi genitori uomini . L’unico contatto che avevo con la mia vecchia famiglia era mia nonna materna, che non vedevo spesso ma che era comunque una persona speciale per me.
I veri problemi per me iniziarono alle elementari.
Non mi facevo notare molto, stavo sempre per i fatti miei, ma quando uno mi infastidiva reagivo, e anche di brutto.
Ricordo di aver mandato un mio compagnetto in ospedale e questo fece convocare i miei tutori che, dopo aver parlato con la maestra, decisero di mandarmi da un dottore per sapere quale era il mio problema.
Io però non avevo proprio voglia di parlare di me e così gli raccontavo di un altro Masaki, tutto il contrario di come ero io.
Qualche settimana dopo, Mido era tornato a casa e lo avevo sentito parlare con Hiroto. Parlavano di me, ma le uniche praole che capivo erano: “disturbo narcisistico”, le risate del rosso e dopodichè l’ho sentito dire che io sono normale.
Almeno mi avrebbero tolto da quel posto, meno male!
Arrivato alle medie sapevo esattamente come comportarmi.
Mi confondevo con la massa, tenendomi in disparte: ma non troppo, altrimenti mi notavano.
Mi sono trovato benissimo.
Ma i miei tutori non erano contenti. Dovevo avere degli amici.
Ho scoperto che Hiroto e Midorikawa erano ex calciatori e così mi avvicinarono a questo sport, ma a me non piaceva. Non ci trovavo per niente gusto a rincorrere una palla, così mi misi in porta e non era affatto male proteggerla dagli attacchi avversari.
Uno dei giorni più belli è stato quando ho parato un rigore difficilissimo, venni acclamato e i miei compagni mi accettarono in squadra.
Avevo degli amici come voleva Mido ma, ogni volta che mi chiamavano, io mi rifugiavo sempre da mia nonna. Mi stancava recitare quel ruolo e non volevo farlo sempre!
Ma le medie stavano finendo e così un giorno Hiroto entrò in camera mia per parlarmi della mia scelta futura.
“Masaki dimmi che storia ti piacerebbe frequentare?”
“Trovo interessante la matematica.”
“Vada per lo scientifico allora.” L
a scelta peggiore che io potessi fare!
Le superiori erano un altro mondo. Ragazzi più grandi che con un solo sguardo ti facevano sentire uno schifo.
Cominciarono a prendermi in giro per come mi vestivo, e venivo sempre preso a colpi di cancellino e gessetto. Un vero inferno!
La scuola non mi piaceva, cercavo ogni possibile scusa per non andare.
Un giorno ero rimasto a casa, per un finto mal di pancia, e stavo guardando un documentario sugli insetti. Scoprii con mio sommo gaudio che alcuni erano imitatori e decisi di seguire il loro esempio.
Mi sono vestito come loro, fatto crescere i capelli e fatto regalare un piccolo motorino. Camminavo e parlavo come loro, insomma ho cominciato a confondermi bene.
Non venni più preso di mira e a casa dicevo che andava tutto bene, che ero simpatico e che avevo molti amici.
Ma per quanto ancora dovevo recitare così? La mia vita era una finzione? Avrei dovuto fare così per tutta la vita? Alla fine tre anni non erano tantissimi, poi sarei tornato come ero.
Un giorno sentii parlare Shindou e altri tre compagni della settimana bianca a Hokkaido. Lui era ricco sfondato e non mi meravigliavo che avesse una casa anche li. Si era circondato di tre idioti che stavano con lui solo per i suoi soldi.
Almeno, questo pensavo io!
Se fossi andato con loro, forse avrebbero visto il mio vero me, ma chi aveva voglia di scomodarsi tanto?
Arrivato a casa mi sedetti a tavola, Mido stava finendo di cucinare mentre Hiroto stava leggendo il giornale.
“Shindou Takuto mi ha invitato a sciare a Hokkaido.”
A quelle parole i miei tutore mi guardarono straniti, poi sorrisero e si batterono il cinque in modo molto soddisfatto.
Ma più li vedevo felici e più sentivo salire dentro di me il senso di colpa per la bugia.
Passarono i giorni e Mido mi aveva ormai comprato tutto l’occorrente per la neve, volevo dirgli la verità ma non ci sono mai riuscito.
Sono perfino arrivato a desiderare che Shindou mi invitasse davvero, cosa che non è mai successa.
Come potevo liberarmi da questa bugia?
Poi ho visto la cantina. Buia, accogliente, dimenticata.
In altre parole, perfetta!






Angolo Autrice: Ed ecco il secondo capitolo ^^
Beh in questo abbiamo la presentazione di masaki e di come ha scoperto la cantina, diciamo che questo capitolo non è tanto importante, o forse si... almeno avete capito perchè si è nascosto li dentro.
Nel prossimo capitolo ci sarà l'arrivo, anzi la telefonata di un certo ragazzino dai capelli rosa che causerà qualche problema al povero Kariya, beh adesso vi saluto, e al prossimo capitolo. ^*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap 3 ***




Nella cantina fa un bel caldo.
Poche cose funzionano la dentro, ma si può sopravvivere.
Infondo una settimana passa in fretta.
Ho passato la mattinata a leggere “Il signore degli anelli” Di Tolkien, adoro questo scrittore ma questo non lo rivelerò mai a nessuno.
Arriva l’ora di pranzo e mi faccio fuori mezza tavoletta di cioccolata fondente, dopodichè tiro fuori dallo zaino dei vestiti, occhiali da sole e autoabbronzante.
Se devo far credere ai miei tutori di essere stato ad Hokkaido devo farlo bene.
Ad un tratto il mio cellulare si mette a vibrare, una chiamata da parte di Mido. Era già sera e lui mi deve chiamare sempre a quest’ora.
“Ciao Mido!”
“Masaki ti stai divertendo? Dove siete?”
“Siamo in pizzeria.”
“Ottimo, c’è tanta neve?”
“Abbastanza per sciare.”
“Va bene allora ti lascio, immagino starai mangiando.
Chiamerò in questi giorni per ringraziare la madre di Shindou”
Detto questo saluto e riattacco. Non me la sono cavata tanto male.
Accendo la play e mi metto a giocare un po’ a Kingdom Hearts, però dopo un po’ mi stanco e butto il joistick da una parte e mi sdraio sul materasso pensando ai miei tutori accoccolati sul divano a vedere qualche film melenso.
Mi metto le cuffie e parte la canzone “Bohemian Rapsody” dei Queen, ma l’ho tolta subito. Non la sopporto più questa canzone. A quel punto mi addormento.

La mattina seguente mi alzo, mi lavo alla cavolo e faccio colazione con la mezza barretta di cioccolato della sera prima.
Non so che fare per passare la mattinata e così mi metto a esplorare per bene la cantina e trovo di tutto: penne, cartoline, lettere, posate arrugginite e perfino una vecchia parrucca spagliata e una tunica color verde mela.
Continuo a girare per la stanza quando, il cellulare si mette di nuovo a vibrare.
Eh no Mido, non di prima mattina!
Guardo il display ma non c’è il suo nome, numero sconosciuto.
Chi può essere?
“Pronto?”
“Ciao Masaki, sono Ranmaru!”
Ci metto qualche minuto per capire che è quel Ranmaru, mio fratello.
“Ah ciao!”
“Come stai?”
“Bene! Tu invece?”
“Anche, senti i tuoi tutori sono in casa?”
I miei tutori? Cosa vuole da loro?
“Non lo so! Sono in settimana bianca.”
“Capito!Scusa il disturbo e non dire a nessuno che ti ho chiamato.”
Detto questo ha agganciato. Ma cosa vuole dai miei tutori?
Va beh non sono affari miei.

L’ultima volta che ho visto Ranmaru è stato quattro anni fa, la domenica di Pasqua.
Lui è figlio della mia vera madre, ma non l’ha avuto con mio padre ma con un altro uomo.
Non so molto sulla mia vecchia famiglia in quanto ero troppo piccolo quando venni affidato a Hiroto e Midorikawa.
So solo che mia mamma non poteva prendersi cura di me perché Ranmaru le dava già abbastanza problemi, a quanto pare è pazzo, combina casini e scappa di casa molto spesso.
Altro non so! I miei tutori non ne parlano spesso.
Due giorni prima di Pasqua ero andato a trovare mia nonna insieme a Hiroto ed è li che l’ho visto per la prima volta, e ho capito che era lui quando il mio tutore lo ha chiamato per nome.
Mi aspettavo fosse bruttissimo e, invece, era una di quelle bellezze capaci di toglierti il fiato, strano a dirsi per un ragazzo.
Capelli rosa raccolti in due lunghi codini e due occhi azzurri spettacolari in cui traspariva una bellezza insolita per chi come lui ha tanti problemi.

Passo il tempo a capire il perché di quella chiamata ma poi dico basta. Ho altri problemi in questo momento e devo risolvere una faccenda ben più grave: la mia!
Si perché Ryuuji chiama per sentire la madre di Shindou e io non so che cosa fare.
Alla fine però decido di mandargli un messaggio, per dirgli che siamo in un rifugio di montagna e che il cellulare non prende bene.
Chiudo il telefono, almeno per oggi sono salvo.
Mi butto sul letto e inizio a giocare a qualche gioco, mangio e poi vado a dormire.
Le mie giornate sono monotone ma, è questa la vita che mi piace!

Apro gli occhi di scatto!
Qualcuno sta armeggiando con la serratura della cantina.
Non avevo pensato mai che qualcuno potesse entrare.
Mi hanno scoperto? Magari i miei tutori!
Mi lancio fuori dal letto, facendomi maleper via dello spigolo, e mi butto sotto al tavolo!
Sento il mio sangue farsi freddo eppure, sono convinto che la serratura, in quanto vecchia, non si aprirà mai da fuori. Ultime parole famose! La porta si apre e sento dei passi.
Adesso chiunque può vedere che la cantina è abitata.
Cerco di concentrarmi sui passi e con mio grande sollievo non sono quelli di Ryuuji e Hiroto, non è la loro camminata. Almeno per questo sono salvo.
“C’è qualcuno?”
E’ una voce maschile, voce che io credo di conoscere ma non sono molto sicuro.
Stringo i denti e trattengo il respiro, non mi deve scoprire.
“Esci da li! Ti ho visto.”
Oh cavolo! La figura misteriosa è seduta sul mio letto.
“Sei sordo?! Muoviti!”
Alla fine mi arrendo ed esco da sotto il tavolo.
La figura che vedo mi fa perdere un battito.

Non ci posso credere: Ranmaru!






Angolo autrice: Eccomi qui con il terzo capitolo ^^ Avete aspettato tanto lo so ma gli esami non mi hanno lasciato un momento per respirare.
Adesso sono diplomata yeeee.... il che vuol dire che oltre a riposare un pò dopo questi mesi passati su questi benedetti libri, mi dedicherò a continuare tutte le fic e a iniziarne di altre...
Intanto ringrazio Micchan per avermi fatto da Beta-Reader. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Adesso vi saluto, e spero a domani con un nuovo aggiornamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




Ranmaru! Ma che cosa ci fa qui?
Poi è talmente diverso rispetto a due anni fa, è dimagrito, volto tirato e stanco, i capelli rosa non sono più raccolti in quei due codini e sono anche più corti.
Una cosa è certa: Non è bello come quando l’ho incontrato.
Lui mi osserva perplesso “Cosa fai qui?”
Io non rispondo subito, mi preoccupo di indossare un paio di pantaloni visto che odio farmi vedere in mutande.
“Perché ti sei nascosto qui?”
Che devo rispondere? In questo momento mi sento così confuso che non so che cosa dire.
“Ok ho capito, senti muovi il sedere e aiutami a trovare uno scatolone. Mia… nostra madre l’ha dato ai tuoi tutori, deve essere qui.”
Comincio ad aiutarlo, ma dello scatolone nessuna traccia.
Alla fine però lo sento parlare e, a quanto pare, lo ha trovato dietro a una consolle. L’aiuto a portarlo al centro della stanza e lui comincia a buttare molte delle cose che c’erano al suo interno.
“Trovato!” Afferma soddisfatto. E’ un grosso libro bianco che inizia subito a sfogliare ma che poi butta a terra incavolato. “Cazzo!” Afferma per poi sedersi a terra con un’espressione sconsolata.
“Posso… posso fare qualcosa per te?”
“Certo… hai soldi?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se hai soldi..”
In realtà Hiroto me li ha dati, ma non so se posso darglieli, non so nemmeno cosa deve fare.
“Ho capito… senti fammi un favore,rimetti tutto nello scatolone. Ciao.” Afferma per poi andare verso la porta.
“A-aspetta!”
“Cosa vuoi?”
“Per favore non dire a nessuno che sono qui!”
Lui ci pensa un attimo poi mi guarda e alza le spalle.
“Va bene, non lo dirò a nessuno.”
“Grazie..”
“Ah una cosa, non esagerare con l’autoabbronzante, hai la faccia tutta arancione.”
Bene! E io che pensavo che passare la settimana qui fosse abbastanza facile come impresa e invece sta facendo acqua da tutte le parti!
Non ho scuse da inventare con Midorikawa, Ranmaru ha scoperto che mi nascondo qui che altro può succedere? Ah già! La faccia fosforescente per quel cavolo di abbronzante.
Rimetto a posto la scatola di mio fratello e devo dire di averci anche curiosato, ci sono davvero molte cose utili, chissà perché non ha voluto portarli con se.
Ci sono anche molto foto sue e tra queste anche una lettera indirizzata a mia madre.
Inizio a leggerla e quando arrivo all’ultima riga rimango basito, non credevo che odiasse così tanto la mamma, ma io non la conosco e non posso sapere che genere di donna è.

Per questo incontro stanotte non sono riuscito a chiudere occhio,sono le tre e sto giocando a un videogioco quando sento un rumore, cerco di non pensarci ed eccolo di nuovo.
Qualcuno sta bussando alla finestra della cantina.
Immediatamente mi alzo dal letto spaventato, prendo la torcia e la punto verso la finestra.
Dietro al vetro c’è Ranmaru che mi fa segno di aprire.
“Che palle!” Affermo sbuffando e spalanco la finestra. “E adesso cosa vuoi?”
“Ho bisogno di ospitalità per la notte fratellino..”
“Che cosa? Non esiste!”
“Perché?”
“Perché romperesti l’equilibrio che ho creato, è studiato per uno, non mi devono scoprire, quindi vattene.”
“Ascoltami… Masaki? Masaki, io sono stato buono. Stamattina ti ho promesso che non avrei detto a nessuno che stai qui, ora vieni e apri.”
“No! Cercato un altro posto.”
“Se la metti così…”
Che cosa vuole fare? Lo vedo andare verso il centro del cortile, prendere un lungo respiro e… oddio non mi dire che?
“Attenzione, attenzione qui in cantina si nasconde Masaki Kariya…”
“Zitto, zitto… ok hai vinto entra…”
Lui mi sorride soddisfatto e va verso il portone, io mi dirigo la di controvoglia e lo apro, e giuro che se mi fa scoprire dai miei tutori non lo faccio uscire vivo da qui.
“Solo per questa notte!” Affermo mentre entra.
“Va bene come vuoi!” Entra nella cantina e mi sorride grato.. “Grazie fratellino!”
Comincio a pensare che si prospetterà una lunga notte!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Ranmaru si siede sul divano, si toglie le scarpe e si appoggia allo schienale rilassandosi un po’.
“Si sta proprio bene qui.” Sussurra e io sorrido di sfuggita.
“Grazie!” Mi viene da rispondere come se questa fosse davvero casa mia.
“Hai per caso delle birre?” Chiede lui
“No! Ho del succo e della Coca-Cola se vuoi!”
“Vada per il succo!” Afferma come quasi fosse all’interno di un bar.
Gli porto la bottiglia e lui ne beve metà con un solo sorso per poi pulirsi la bocca con la manica del maglioncino.
“Ho sonno… ho bisogno di riposare..” Afferma appoggiando la testa sullo schienale del divano per poi guardare il soffitto. Poco dopo lo vedo chiudere gli occhi, chissà se sta davvero dormendo.
“Hai freddo? Vuoi una coperta?” Gli chiedo tanto per accertarmene.
Dopo qualche secondo di silenzio apre gli occhi e mi guarda.
“Si grazie.”
Vado a prendere nell’armadio una coperta vecchia e puzzolente, che se la facci bastare e non si lamenti..
“Ecco è un po’ vecchia, ma sono tutte così.”
“Non importa, grazie lo stesso.”
Sto per dirgli qualcosa ma lo vedo chiudere gli occhi e addormentarsi.
Gli aggiusto la coperta e poi vado a letto anche io, e finalmente scivolo nel mondo dei sogni.

La mattina seguente mi sveglio, il sole è già alto e c’è anche un po’ di vento.
Giro lo sguardo e noto Ranmaru accucciato sul divano mentre abbraccia un cuscino, doveva essere veramente molto stanco ieri.
Apro il cellulare e ci sono due chiamate di Midorikawa e una di Hiroto, li chiamerò dopo però adesso ho un altro problema da risolvere.
Mi metto a giocare al mio solito videogioco quando sento dei passi, Ranmaru si è svegliato, controllo l’ora , esattamente un’ora dopo di me.
Io continuo a giocare per fargli capire che non mi filo proprio nessuno e che sono un vero duro.
Lui si stropiccia gli occhi, si vede che non è in forma per niente.
“Acqua!” Sussurra e io gliela porto subito e lo osservo attaccarsi alla bottiglia per poi risedersi sul divano.
“Mi sento a pezzi, come se avessi del filo spinato dentro i muscoli..”
“Ti sarai preso l’influenza, io purtroppo non ho medicine specifiche, devi andare in…”
“Non posso andarmene!”
“Che? Mi avevi promesso che te ne saresti andato!”
“Bella educazione che ti hanno insegnato i tuoi tutori.”
A quel punto abbasso lo sguardo e me ne sto in silenzio. Ma cosa vuole da me? Non è nemmeno mio fratello, per quanto mi riguarda, si rifugia nella mia tana e pretende pure di restare qui?
“Ok, ho capito, me ne vado, sei troppo stronzo!”
“Ecco bravo, vattene via..”
Lui mi guarda in modo gelido e sta per andarsene, ma poi mi guarda sconvolto e si vomita nelle mani.

Ha continuato a vomitare in bagno per non so quanto, o almeno cerca di farlo.
Si lamenta in continuazione, poi lo vedo uscire dal bagno e camminare a fatica verso il divano.
Comincia ad ansimare con gli occhi lucidi. “Ci siamo, è arrivata.”
Ma che cavolo di malattia ha?
“Cosa è arrivata? La tua malattia si attacca?”
“No… e adesso non mi calcolare, continua quello che stavi facendo e non ti curare di me.”
Non me lo faccio ripetere due volte e cerco di ignorarlo in tutti i modi possibili e immaginabili.
Si, più facile a dirsi che a farsi.
Si gira nel divano, sbuffa, fa versi strani.
Non ti curar di me però non fare tutto questo casino, sembrava quasi lo facesse apposta.
Non stava fermo un minuto, è urtante.
Alla fine non ce la faccio più, mi metto le cuffie al massimo e dopo qualche minuto mi addormento sfinito.

Mi risveglio due ore dopo e lui è seduto sul bordo del divano.
E’ talmente magro che gli si vedono tutte le ossa.
E nelle braccia… ma che ha nelle braccia?
Al centro ci sono macchie violacee costellate di puntini rossi…
Il posto dove mamma voleva mandarla ?
“Hai dormito?”
I soldi?...
“Cosa?”
“Hai dormito?”
“Si…”
I miei tutori che non parlano mai di lui in mia presenza…
“Ho fame… hai del pane o dei biscotti?”
La malattia che non si attacca...
Era come loro, come i barboni del parco, quelli con le birre che chiedevano degli spiccioli…
“Va beh… prima ho bisogno di farmi un bagno..”
“C’è solo acqua fredda…”
“Mi va bene comunque…”
Afferma e si chiude in bagno…
Quando sento l’acqua scorrere mi butto sul suo zaino e comincio a curiosare all’interno.
Ci sono: un telefono, un portafogli consumato, oggetti vari e un sacchetto di plastica con dentro delle siringhe…

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Sono steso sul letto e fisso il soffitto, se smetto di respirare posso sentire Ranmaru in bagno e altri rumori provenienti da fuori.
In questo momento non riesco a non pensare a quello che ho visto, come ha fatto a ridursi in questo modo?
I miei pensieri sono interrotti da un tonfo.
Volgo lo sguardo verso la porta del bagno, è socchiusa.
Immediatamente mi alzo e vado a controllare.
Ranmaru è steso a terra, nudo, cerca di sollevarsi ma non ci riesce, sembra proprio uno zombie.
Lui mi nota e mi rivolge uno sguardo furioso.
“Esci subito! Vattene via!”
Vado a prendere i suoi vestiti e glieli appoggio sulla maniglia, poi chiudo la porta.
Pochi secondi dopo esce, mi guarda e si sdraia sul divano dandomi le spalle.
Mi metto le cuffie in modo da potermi isolare completamente da lui, ma Ranmaru con il passare dei minuti comincia a stare peggio.
Trema come una foglia, non trova una posizione adatta, tiene gli occhi chiusi però continua a lamentarsi sparando mille parolacce tutte insieme.
“Forza Ran ce la puoi fare!” Sussurra, poi si rannicchia sul divano e non si muove più.
Finalmente si è addormentato!
Ultimi pensieri famosi!
Si alza e prende a calci tutto quello che trova, a quel punto non resisto più, mi alzo e ,o afferrò per un polso.
“La vuoi finire? Così mi fai scoprire!”
“Spostati! Giuro che ti ammazzo!”
Prende la prima cosa che trova e me la lancia addosso, fortuna che riesco a schivare.
Immediatamente la rabbia mi assale e non ci vedo più, gli vado addosso.
“No io ti ammazzo! Mi devi lasciare in pace!”
Lo spingo via e lui finisce contro l’armadio, ma questo mi fa arrabbiare ancora di più.
Lui si alza, si avvicina a me e mi tira uno schiaffo. “ Stronzo non ti permettere!”
A quel punto gli salto addosso e lo spingo sul divano. “Vai via drogato di merda!”
Siamo finiti io sopra e lui sotto, Ranmaru cerca di liberarsi in tutti i modi ma io sono più forte di lui.
Alla fine lui crolla, io mi alzo dal divano e mi avvicino al mio zaino, prendo i soldi e glieli lancio.
“Ecco! Volevi i soldi? Prendili e sparisci dalla mia vita!”
“Che bastardo, lo sapevo che li avevi!”
Mi guarda con odio, ma poi fa cadere i soldi a terra e inizia nuovamente a tremare.
“Non posso… ho promesso che avrei smesso… faccio schifo… vi prego… aiutatemi…” Sussurra, poi si accascia a terra in mezzo ai soldi e io perso un battito.
Mi avvicino a lui, lo sollevo e lo scrollo per le spalle per farlo riprendere.
“Non volevo farti male! Ranmaru non morire!”
Alla fine sento un sussurro e avvicino il mio orecchio alle sue labbra.
“Non morirò, ci vuole ben altro per uccidermi.”
Lo abbraccio e, come fossi rinato a nuova vita, i miei occhi si riempono di lacrime e inizio a piangere sulla sua spalla.

Le lacrime non accennano a fermarsi, non so proprio come calmarmi.
Abbasso lo sguardo e noto che Ranmaru sta tremando e sta battendo i denti. Non so che fare!
“Vuoi un panino, una Coca-cola?”
Niente non risponde. “Ranmaru… che cosa posso fare?”
“Ho bisogno di sonniferi… devo dormire.”
Io non ho sonniferi che posso fare?
Alla fine mi ricordo che mia nonna ne ha, ma per andare da lei devo uscire. Guardo mio fratello, trema moltissimo.
Devo andare.
“Ci penso io. Tu stai qui e non ti muovere!”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Esco di fretta dalla cantina, una pioggia leggera mi bagna il viso, mi avvio velocemente alla fermata dell’autobus, fortuna che il numero 55 non tarda molto ad arrivare.
Mi siedo alla fine e mi alzo il cappuccio fin sopra la testa, infondo sono in incognito, devo salvare Ranmaru.
L’autobus dopo un po’ si ferma nei pressi del centro anziani, scendo e mi dirigo velocemente verso l’interno dell’istituto, cerco di non farmi notare da nessuno, in particolare dall’infermiera scorbutica, quella ogni volta che mi vede girare da solo per i corridoi lo va a dire a Hiroto, anche se sono con lui, quindi se mi scopre sono finito.
Entro nella stanza di mia nonna e lei appena mi vede mi rivolge un sorriso radioso.
“Masaki! Sei venuto a trovarmi, che bello!”
“Si nonna, volevo chiederti se hai sonniferi.”
“Certo! Prendili pure, sono nel primo cassetto del comodino.”
Io mi avvicino e ne prendo solo qualcuno.
“Grazie nonna.”
“Masaki prima di andartene mi racconteresti una storia?”
Una storia? Di solito i miei racconti li tengo per me ma, visto che insiste mi siedo accanto a lei e comincio a narrargli uno dei miei racconti immaginati partoriti durante l’ora di storia in classe.
A fine racconto saluto velocemente mia nonna e scappo via, anche perché ho avvertito i passi della scorbutica, non posso rimanere oltre.

Ritorno velocemente a casa e, nel cortile, noto il solito giardiniere che sta lavorando.
Magnifico! E adesso? Come posso andare in cantina senza farmi scoprire?
Poi noto le cuffie, bene non corro il rischio di farmi scoprire.
Percorro velocemente il cortile fino ad arrivare all’interno del mio palazzo, li noto una busta della spesa con delle birre al suo interno, potrebbero rallegrare Ranmaru!
Le prendo, non mi considero un ladro, infondo è per una buona causa.
Quando rientro in cantina affermo felice: “ Sono tornato, ho le bir…”
La mia felicità dura pochi attimi, Ranmaru è disteso sul mio letto a gambe aperte, un braccio sul cuscino e un rivolo di bava che cola dalla bocca.
La stanza è un completo disastro, vestiti sparsi ovunque, cassetti aperti, medicine aperte sotto il letto. “E’ morto!”
Sussurro sconvolto.
Sono stanco, non mi sono sentito così in vita mia, mi tolgo le scarpe e mi sdraio sul divano, rimango a osservare Ranmaru finchè il sonno non si impossessa di me e cado tra le braccia di Morfeo.

Mi sveglio poco dopo, non posso dormire, non in questo momento.
Alzo lo sguardo su Ranmaru e stropiccio gli occhi, sta muovendo il braccio.
Immediatamente scatto verso di lui e lo prendo tra le braccia, lo scuoto e lui inizia a parlare a bassa voce.
“Sei vivo… sei vivo!”borbotto commosso.
Non capisco però cosa dice. Avvicino il mio orecchio alle sue labbra..
“… i sonniferi…”
Forse tra le medicine che ha preso c’erano anche dei sonniferi.
“Ti senti meglio?”
“Molto… ma ho bisogno di dormire ancora...”
“E allora riposati ancora…”
Affermo cullandolo dolcemente finchè non si riaddormenta nuovamente, e io lo faccio sdraiare sul letto, dopodichè me ne ritorno sul divano e mi riaddormento anche io

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Ranmaru ha dormito per due interi giorni, si è alzato solo per bere e andare in bagno.
Sembra stare meglio, ma non parla e se ne sta rannicchiato a dormire, meglio così.
Si sente al sicuro nella cantina, e di questo sono contento.

Alla fine questo è il mio ultimo giorno, domani è previsto il mio ritorno da Hokkaido, di questo sto parlando al telefono con Midorikawa. Gli ho detto anche che ho incontrato Ranmaru e, invento che stava li per fare delle cose.
Alla fine riattacco dicendo prima di non preoccuparsi di venire perché mi avrebbe accompagnato la madre di Shindou.
Ultima bugia della settimana, poi tornerà tutto come prima.

Ranmaru intanto si è ripreso perfettamente ed è appena uscito dalla doccia con i capelli ancora umidi.
“Come festeggiamo la nostra ultima serata?” Chiede lui
“Vediamo… una cenetta a basa di tonno, carciofini sott’olio e wafer come dessert?”
“Perfetto!” Afferma felice.
“Ah… ho una sorpresa per te!” Apro l’armadio e tiro fuori le birre e a Ranmaru gli si illuminano gli occhi immediatamente.
“Sei un grande Masaki!”
“Si ma sono calde.”
“Non importa! Mi è mancato così tanto bere birra che non mi importa se è calda o fredda.”
Prende un coltellino svizzero e ne stappa due, una la porge anche a me, io di solito non ne bevo ma oggi dai faccio un’eccezione.
A quel punto ceniamo e dopodichè ci sediamo sul divano.
Iniziamo a parlare del più e del meno.
Ranmaru in particolare mi racconta di un episodio della nostra prima vacanza insieme, che io nemmeno mi ricordavo.
Della volta in cui ho imparato a nuotare e a sentire quel discorso per poco non mi piego in due dal ridere.
Alla fine lui tira fuori un vecchio giradischi e mette un 45 giri di una canzone romantica ma al tempo stesso malinconica.
“Vuoi ballare?”
“Non so ballare.”
“Andiamo Masaki, sei troppo rigido, sciogliti un po’.”
Mi prende le mani e devo dire che mi diverto davvero tanto, infatti balliamo per un bel po’.

La cantina è buia, Ranmaru si è fatto fuori cinque bottiglie di birra e adesso sento il suo respiro accanto a me.
“Ranmaru sei sveglio?”
“Si!”
“Che farai da domani?”
“Boh! Forse parto..”
“Parti? Per dove?”
“Non lo so! All'avventura forse.”
Rimaniamo in silenzio e in quel silenzio capisco una cosa importante.
“Sai, ho pensato molto questa settimana a questa bugia.”
“Ah si? E hai capito perché?”
“Si… perché io volevo veramente andare con loro, volevo fargli vedere le piste segrete, fargli vedere che anche io sono bravo a sciare. Insomma per una volta volevo tanto essere come loro.”
A quel punto lui mi abbraccia forte, io gli accarezzo un fianco per poi passare alla schiena.
“Ranmaru… me la fai una promessa?”
“Quale?”
“Che non ti droghi più!”
“Te lo giuro, ho smesso con quella roba. E tu mi prometti che ci rivedremo?”
“Te lo prometto!”
A quel punto sia che lui cadiamo nel mondo dei sogni. Quando mi risveglio di Ranmaru non c’è traccia, sul letto una sua lettera…


Hiroshima – 22 maggio 2013

Bevo l’ultimo sorso di caffè e rileggo la lettera.

Caro Masaki.
Mi sono ricordato di una cosa che odio: gli addii.
Perciò sparisco prima del tuo risveglio. Grazie per avermi aiutato. Sono felice di aver scoperto un fratello nascosto in una cantina.
Ricordati la promessa.
Tuo Ran.


Oggi dopo dieci anni finalmente lo rivedrò.
Ripiego il biglietto e lo rimetto nel portafogli, prendo la valigia ed esco dall’albergo.
Seguo la via fino ad arrivare a un grosso portone di pietra.
Entro dentro e un portiere mi indica la direzione ed entro dentro una saletta.
“Mi dica?”
“Sono Masaki Kariya.”
“Mi segua!”
Entro in una sala e mio fratello è steso su un tavolo.
“Posso rimanere con lui?”
“Cinque minuti!”
Mi avvicino a lui e sollevo il lenzuolo, il viso è giallognolo, è magro come nella cantina ma è sempre bellissimo.
Mi chino su di lui e gli metto il naso sul collo.


Ranmaru Kirino è nato a Tokyo il 2 febraio 1986 ed è morto nel bar della stazione di Hisohima il 21 maggio 2013 per overdose.
Aveva 27 anni

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1856068