Accade a Mystic Falls

di Claire91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un anno incredibile e spettacolare ***
Capitolo 2: *** Stefan-mi-hai-rubato-i-riflettori-e-ti-ammazzo-Salvatore ***
Capitolo 3: *** Abbiamo tutti un idiota in famiglia ***



Capitolo 1
*** Un anno incredibile e spettacolare ***


Un anno incredibile e spettacolare

Il quadrante segnava le dieci in punto. Tre giovani ragazze se ne stavano sedute a un tavolo, all'aperto. Kate, infatti, era totalmente e irrimediabilmente dipendente dal fumo. Il che era curioso per sua cugina, che ovviamente non fumava. Elena, davvero, non poteva capacitarsi come fosse possibile che Meg nonostante ingollasse tonnellate giornaliere di anidride carbonica potesse stare così bene: era sana come un pesce.

Il cielo era completamente terso, pieno di stelle, ma la luce abbagliante del tondo lampione, che si innalzava proprio sulle loro teste, rubava loro ogni naturale splendore. C'erano fiori ovunque. Qualche coppietta camminava in mezzo alla strada o sul marciapiede oppure se ne stava seduta sulle panchine della piazza principale.

C'era davvero poco da fare in quel buco di città. Davvero poco. Qualsiasi cosa potesse esserle apparsa minimamente interessante, lei l'aveva già fatta. Alla bellezza di 17 anni compiuti la vita sembrava non poterle offrire niente di più interessante di una cittadina dai tremila abitanti o giù di lì, dove ogni sguardo incrociato per strada non era altro che il riflesso di un uomo già conosciuto che niente aveva più da offrirle se non il ricordo di qualcosa ormai sfuocato nella memoria, se non l'impronta di un desiderio inestinguibile che mal si incastrava in quella città troppo piccola per lei.

Eppure, questa era una sera importante, una notte carica di elettricità. Ed eletrizzata se ne stava seduta, abbandonata sulla sedia, con le sue due amiche. Con aria di sfida si accese un'altra sigaretta, flettendo leggermente la testa. Ma se davvero Bonnie pensava di intimidirla con quel suo sguardo tra l'indagatore e il severo, si stava sbagliando di grosso. Nessuno le avrebbe tolto di dosso il buon umore e nessuno poteva dirle che cosa fare o che cosa non fare. O come doversi sedere. “Potresti almeno avere la decenza di coprirti, Kate” notò, indignata. Roteò gli occhi. Per un po' di carne in bella vista, che problema poteva mai esserci.

“Non sapevo fossimo tornati nel 1800...e in ogni caso tu riusciresti ad essere comunque molto più intransigente degli stessi padri secessionisti”. Piegò leggermente la gamba destra e il vestitino giallo scese di parecchi centimetri, lasciando intravedere uno scorcio di slip. “Sono giovane, non lo sarò in eterno", disse, mentre si appoggiava allo schienale della sedia con fare seducente "voglio poter godermi la vita in santa pace”.

E tutte due, all'unisono, scossero la testa, esasperate. Bonnie non rideva, Elena sì. Era davvero piacevole vederla ridere. Ormai si era dimenticata che avesse persino dei denti.

“Sì, ma messa così sembri una sgualdrina”, puntualizzò.

“Solo invidia”, rispose, piegando leggermente la testa "Sii meno impostata, Bonnie: guarda come si diverte Elena". La fulminò: "lo sai bene come andrà a finire...".

"Mi dovrai portare a casa con una paletta", ammise Elena annuendo.

"Per fortuna", disse ridendo "che al contrario di voi due io reggo l'alcool: vederete vi porterò a casa sane e salve". Si guardarono. "Sarà un primo giorno di scuola memorabile: imbottite di farmaci da post-sbornia!". E tutte insieme scoppiarono a ridere.

"Dobbiamo brindare", disse Kate, improvvisamente, sventolando una mano in aria. L'argomento scuola le aveva acceso una lampadina in testa.

Sospirarono sconfitte. Quello del brindisi era una tradizione. Non si scampava.

Elena aggrottò le sopracciglia. Aveva un'espressione perplessa: in effetti che cosa c'era mai da festeggiare, ora? Ma bisognava pur dare uno scossone alla serata.

“Domani è un giorno importante e lo sapete anche voi”. Bonnie roteò lo sguardo. “Domani è il primo giorno di scuola...sai che novità e comunque non possiamo festeggiare senza Caroline...”.

“Con lei festeggeremo domani a scuola”. Si rimise con la schiena appoggiata allo schienale, agitando la sua sigaretta. “Domani non è solamente il primo giorno di scuola, è il primo giorno, il primo giorno di tutto....domani è il primo giorno del nostro nuovo anno e sarà...”.

“Fammi indovinare...incredibile e spettacolare?”.

“Puoi starne certa”, rispose abbandonandosi totalmente sulla sedia, tendendo le gambe appoggiate a un vaso. Domani era il giorno, il primo di tutti quelli che sarebbero venuti poi, il primo di qualcosa che sarebbe stato di certo incredibile. Elena era ancora più perplessa di prima: che cosa poteva esserci mai di così tanto bello nel primo giorno di scuola? In quel primo giorno di scuola per di più? Già si immaginava le espressioni forzatamente contrite dei suoi compagni di scuola.

Le sfiorò leggermente la spalla: qualsiasi cosa le sarebbe successa lei sarebbe stata lì.

“Il fatto è che ogni hanno ripeti sempre lo stesso brindisi”, disse Bonnie con i pugni sotto il mento “e immancabilmente non succede mai niente”. Kate inarcò leggermente le sopracciglia. Dipende sempre da cosa intendi per niente...Quell'anno sfortunatamente erano successe anche fin troppe robe. Robe alle quali preferiva non pensare.

"Qui c'è bisogno di altro alcool", disse Kate alzandosi.

Avevano già finito la loro seconda mandata. Ormai da un po'. Matt stava andando a rilento e qui bisognava mettere un po' di legna sul fuoco altrimenti rischiavano davvero di tornare a casa sobrie.

Scrollò la testa e si appoggiò al bancone, mostrandosi il più gentile possibile. Non era sicura che Matt sarebbe stato abbastanza remissivo da poterle concedere un terzo giro. "Matt...", accennò, con un sorriso caldo e amichevole e uno sguardo pieno di sotto intesi.

"Kate...ti prego", disse lamentandosi.

"Dai...". Lo sguardo triste funziona sempre.

"Va bene", alla fine hai ceduto "ma se vi succede qualcosa tornando a casa perchè siete ubriache fradice, sappi che la colpa è tua".

"Che noioso".

Tutto iniziò così: con un brindisi, il solito brindisi. La solita speranza: che quell'anno potesse essere incredibile e spettacolare. E Kate sentiva che lo sarebbe stato.

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Capitolo 2
*** Stefan-mi-hai-rubato-i-riflettori-e-ti-ammazzo-Salvatore ***


 

Stefan-mi-hai-rubato-i-rflettori-e-ti-ammazzo-Salvatore

 

Era una mattina come tante altre. I raggi del sole perforavano a intermittenza la stanza, mentre una flebile brezza accarezzava le bianche tende.

Era una mattina come le altre. O almeno così sembrava: il tanto atteso primo giorno di scuola era arrivato e la testa le faceva così male che non riusciva nemmeno a tenere gli occhi aperti.

"Caffè, caffè, caffè!!!", gridò estasiata appena vide la caraffa mezza piena.

Elena cercò di azzittirla sventolando una mano. Le medicine non avevano ancora fatto effetto: per nessuna delle due.

"Sono un disatro!", esclamò zia Jenna entrando in cucina "avrei dovuto prepararvi la colazione...sono proprio una disgraziata!". Jeremy si versò del caffè dentro la tazza.

"Zia, il caffè è più che sufficiente, grazie".

"Zia, scusa", disse Elena "non dovresti avere un incontro o qualcosa del genere...". Jenna guardò l'orologio e si allarmò ancora di più. "Oh sì cavoli proprio ora...".

Non era facile tranquillizzarla: si sentiva sempre in dovere per tutto. Come se badare a loro tre fosse una sua responsabilità . E in fondo lo era, ma era successo tutto così in fretta...ma Kate non ci badava a quelle cose. Ne approfittò per strappare via a Jeremy i soldi che aveva preso da Jenna: sapeva bene dove sarebbero andati a finire.

"Grazie", le disse Elena.

"Per cosa?". Appoggiò i soldi sul tavolo e tornò in camera per cambiarsi. Odiava che la gente le leggesse dentro. Persino sua cugina.

Quando arrivò a scuola tutto sembrava al suo posto: il suo regno era ancora lì come l'aveva lasciato l'anno prima. Capo delle cheerleader, senza troppa fatica poteva avere tutto quello che desiderava. Era guardata. Ammirata. Invidiata. Odiata. Ma nonostante questo aveva l'impressione che nel suo sistema perfetto fosse venuta a crearsi una falla.

Un ragazzo nuovo?!?

L'aveva addocchiato immediatamente: non l'aveva mai visto. E lei conosceva tutti lì.

Era carino, medio alto, magro, probabilmente con muscoli pronunciati. Con quegli occhiali da sole, la giacca di pelle...sì, se la tirava e parecchio. E tutti lo guardavano. E già lei lo odiava.

Quello era il suo giorno e lui glielo stava fregando.

"...quindi è nuovo..eh?", si gongolò Bonnie.

"Per quanto mi riguarda", disse Kate "potrebbe anche essere il figo più figo del mondo, e probabilmente lo è, che io lo detesteri comunque". Si rimise gli occhiali da sole aspettando la campanella, ancora con le tempie martellanti. Elena la guardò confusa.

"Un così bel bocconcino?", chiese Bonnie incredula. Lo indicò. "Oggi è il mio giorno: io arrivo, tutti mi guardano e mi prendo la mia dose giornaliera di attenzioni...", disse sbuffando.

"Ti ha decisamente rubato i riflettori", ammise Elena ridendo "...è bello".

"Allora fiondati, Elena", la incitò Kate "perchè non c'è dubbio che io flerti con un mio futuro-già-ruba-attenzioni-nemico!". Prese la borsa ed entrò a scuola.

Vicino all'armadietto c'era Caroline. Si salutarono tutte. Quel cervello da oca di una Caroline e le sue stupide frasi di circostanza. Oh, mi dipiace per i tuoi genitori morti. Grazie Caroline. A conti fatti però non le dispiaceva rivederla: ora poteva usare la sua più fedele informatrice. Nel giro di poche ore avrebbe scoperto vita morte e miracoli di quel ragazzo grazie a Caroline e poi gli avrebbe dato il colpo di grazia. Non c'era spazio per un re nel suo regno.

"Appena saprò qualcosa", disse Caroline "ti dirò tutto....hai intenzione di andarci a letto insieme?". Kate si voltò a guardarla con uno sguardo allucinato e, incredula, sospirò : "La tua finezza Caroline è imbarazzante. Ora vai e torna con qualcosa tra le mani".

Mentre osservava il suo orario, lo rivide. Quel ragazzo che aveva icrociato al Grill la sera prima. Si chiamava John, forse, e giocava a foot-ball. "Ciao, Kate".

"Ciao", disse sorridendo appena. La sera prima si erano scambiati una lunga serie di occhiate, botta e risposta. In quegli sguardi c'era dentro già tutto.

"Stasera? Che fai?". Lo guardò dritto negli occhi con quella sua solita espressione che usava sempre per ammaliare chiunque fosse il fortunato. Si annoiava. Tremendamente.

"Alle dieci al Grill". Si appoggiò al muro e lo tenne impigliato nel suo sguardo finchè non si fu definitivamente annoiata. E lo lasciò andare. Un altro nome da aggiungere alla sua lista.

Ritrovò Elena: era appena uscita dal bagno dei maschi.

"Secondo me ci nasconde qualcosa", disse Kate a Bonnie ridacchiando.

"E' proprio diventata una brutta persona..eh?"

"Irrecuperabile..già". Prese un paio di libri dall'armadietto.

"Sai?...mia nonna dice che sono una veggente", disse Bonnie dal nulla.

"Ah...ok...", rispose Kate volantodosi verso di lei "andrà in porto con John?". Fissò il vuoto facendo qualche strana mossa: "andrai decisamente in porto".

"L'hai visto?".

"C'è mai stata una volta in cui tu abbia toppato?!?", chiese incredula. E tutte e due si misero a ridere.

La lezione di storia fu una palla tremenda: il loro prof aveva una conoscienza storica che rasentava il ridicolo. Si credeva un gran sapientone quando il suo Q.I. rischiava di abbassare la media nazionale.

E c'era il ragazzo. Così lo chiamavano. Nessuno sapeva quale fosse il suo vero nome. Nessuno sapeva da dove venisse. Insomma tutti ne parlavano ma nemmeno uno di loro si era azzardato ad avvicinarlo per parlargli. Kate non aveva la ben che minima intenzione di farlo. Avrebbe aspettato le info di Caroline: lei ce l'avrebbe fatta. E poi non gliene importava nulla: lui era solo un problema di cui disfarsi. Quanto ancora sarebbe stato al centro delle loro attenzioni?!?

Lei viveva di attenzioni. Erano il suo pane quotidiano.

"Ciao". Alzò la testa dal banco. La lezione era finita e il ragazzo le stava parlando. Rimase leggermente frastornata: non se l'aspettava proprio. Con tutte quelle ragazze che non vedevano l'ora che lui rivolgesse loro la parola, quello lì doveva proprio venire da lei?

"Come ti chiami?", continuò. Ma perchè lei?

"Ciao...", non sapeva bene come spiegargli che non c'era proprio nessuna speranza che diventassero amici, "mi chiamo Kate, piacere". E si alzò dal banco.

"Hai una bella collana, Kate", disse. Se la guardò. Per lei non era niente di speciale. Ma se quello era il suo modo di abbordanare la gente, era davvero messo male.

"E magari adesso ci mettiamo a parlare del tempo...eh?", chiese sarcastica prendendo i suoi libri.

"Non ti seguo". Sbuffò fermandosi al suo armadietto.

"Se davvero sei interessato a saperlo...questa collana è un cimelio di famiglia o qualcosa del genere". Si appoggiò vicino a lei. Ti prego...

"Tu sei la cugina di Elena, vero?". Ehm...scusa? Quand'è che avresti conosciuto mia cugina?

"Già...come ti chiami?", chiese. Era meglio tenerlo sott'occhio quello lì.

Si illuminò. "Mi chiamo Stefan e sono felice di conoscerti". Kate si mise a ridere. Evidentemente l'ha aveva fraintesa.

"Stefan...?".

"Salvatore". Ma dai! Contro voglia uscì fuori qualcosa che ricordava vagamente un sorriso. Non ci poteva credere: un Salvatore!

"Sei imparentato con Zach per caso?", chiese.

"E' mio zio!". Scosse la testa: non ci poteva credere.

"Beh...salutamelo allora". Non smetteva proprio di seguirla, eh?

"Perchè lo conosci?", le chiese incuriosito. Ma il suo di sorriso si era già volatizzato da un po'.

"A meno che tu non mi voglia seguire anche in bagno", gli disse "mi sa che ci dobbiamo dividere".

"Alla prossima allora!". Certo...ed entrò in bagno.

Erano le quattro passate. A casa non c'era nessuno. In una situazione normale a quell'ora si sarebbe trovata sul campo a far correre le sue cheerleader a suon di grida e fischiettate.

Ma era il primo giorno di scuola e il giorno dopo ci sarebbero state le selezioni.

Aveva passato le ultime due ore a mettere su un piano d'attacco grazie al quale in seguito sarebbe riuscita a tirare fuori sangue e sudore dalle sue adepte. E poi altre due ore a studiare. Nonostante non sembrasse il tipo. Se qualcuno avesse dovuto descriverla con un solo aggettivo, certamente coscienziosa non sarebbe stato quello. Fuori di testa. Sregolata. Stronza. Ma non coscienziosa. Eppure, nonostante nella vita di tutti i giorni fosse uno strano miscuglio di alcool, fumo e voglie strane, quando si trattava di fare quello che doveva fare, tipo studiare, tipo organizzare la sua squadra, tipo arrivare sempre in orario a scuola, essere sempre in prima fila, Kate era imbattibile.

Servivano ottimi voti e ore di cheerleading per avere tanti crediti. Tanti crediti per poter finalmente fare domanda al college e fuggire da quel buco di città.

Elena non era ancora tornata a casa benché sarebbe dovuta essere lì già da un po'.

-Sei con Elena?-, scrisse a Bonnie. No, non era con lei. Lei e Caroline volevano sapere se dopo sarebbero andate al Grill con loro. Forse: prima doveva recuperare sua cugina.

Alle cinque in punto sentì un porta-chiavi tintinnare.

"Da dove vieni?", le chiese mentre con fare noncurante si fumava la sua sigaretta, distesa sul letto.

Si strinse nelle spalle. "Ero da Bonnie".

Kate sentì una fitta allo stomaco. Non ti curar di lei e va avanti Kate! Ma i suoi moniti non sembravano funzionare troppo quel giorno.

Sapeva che se ne sarebbe pentita. Ma la seguì comunque in camera.

"Come stai?", le chiese appoggiandosi allo stipite della porta.

"Bene", rispose sorridendo. Ma era un sorriso finto e Kate lo sapeva benissimo e cosa peggiore Elena sapeva benissimo che lei sapeva. Il loro dialogo era un'enorme presa per i fondelli.

Ovvio che non stava bene e chissà dov'era stata. Ma Kate decise proprio in quel momento che non le importava niente.

"Va bene", le disse specchiandosi "se hai voglia, io dopo raggiungo Bonnie e Car al Grill".

"Forse...va bene".

Tornò in camera sua. Si cambiò. Si truccò. Si specchiò di nuovo. Aveva così tante cose a cui pensare, non aveva tempo di curarsi anche di sua cugina.

"Ohi bionda! Io sono pronta se ti va di venire al Grill con me!". Non ricevette nessuna risposta.

Ma dove c***o? E quando scese le scale, la vide di fronte alla porta di casa che parlava con...lui. Salvatore rompi palle.

Primo, come faceva a sapere dove abitavano? Secondo com'era possibile che dopo un solo giorno di scuola fossero già così amici da darsi appuntamento a casa loro? Non li aveva nemmeno mai visti parlare!

"Grazie", gli diceva "di avermi riportato il mio diario". Lui sorrise. Maledettto sorriso.

"L'avevi lasciato al cimitero". C***o! Ecco dov'era stata.

"No, non l'ho letto", diceva "a me non piacerebbe se qualcuno leggesse il mio". Oh Buon Dio!

Elena si illuminò, "anche tu hai un diario?!?".

"Mi serve per ricordare". Che palle!

"Ma che emozione", disse Kate appoggiandosi allo stipite della porta "tu hai un diario, lei ha un diario e io ho una compromettente lista di nomi sul muro". Tutti e due si misero a fissarla confusi. Elena era anche leggermente infastidita. Non poteva immaginare quanto lo fosse lei.

"Da quant'è che stavi ascoltando?", chiese.

"Da abbastanza, Elena". Non aveva tempo da perdere con nessuno dei due.

Andò in salotto e prese il casco integrale.

"Comunque", disse Stefan "io sto andando al Grill...volete venire con me?". Gli occhi di Elena si illuminarono.

"Certo", rispose.

"Ho il mio mezzo", gli disse Kate alzando il casco. E uscì di casa e prese la sua ducati nera. Era proprio una di quelle volte in cui aveva voglia di guidare la moto a tutto gas.

Con lei Elena non parlava. Non ci aveva mai fatto caso, ma ultimamente era così. Bene, aveva altro da fare tanto.

Quando arrivò al Grill vide le sue amiche sedute ad un tavolo.

"Ciao!", disse Caroline tutta felice.

"Ciao Car, ciao Bonnie", rispose Kate appoggiando il casco su una sedia e slacciandosi la giacca di pelle.

"Sai", le disse Caroline "ho un sacco di info interessanti sul nostro giovane amico".

"Primo, non è nostro amico e non lo sarà mai; secondo, in questo momento l'unica cosa che voglio è bere così tanto da non ricordarmi nemmeno più il mio nome, ok?", disse esasperata. Ma con Car era tutto inutile.

"Allora si chiama Stefan Slavatore, si è trasferito da poco, i suoi credo siano trapassati o qualcosa del genere ed è per questo che è venuto qui ad abitare da suo zio...".

"Trapassati?", le chiese appoggiando il bicchiere di birra che le aveva fregato "non ti smentisci mai eh?". Kate detestava la sua stupida superficialità. Così come odiava parlare di gente schioppata e robe simili.

"...da suo zio Zach", continuò imperterrita "gli piace il blu, e ci sposeremo presto".

Kate e Bonnie si misero a ridere all'unisono. " Lui almeno lo sa?".

Ma era tutto inutile: quando Caroline si metteva in testa una cosa era irremovibile.

E continuarono a parlare e a parlare e ancora a parlare di lui. Tutto ciò che sapevano di Stefan Salvatore erano 4 cose in croce ma Car e Bonnie erano comunque riuscite a tenere botta per una buona mezz'ora. Mentre Kate faceva di tutto per convincere Matt a portarle tutto l'alcool di cui fosse a disposizione.

"Ok", disse Kate ad un certo punto "ascoltarvi da sobria mi fa venire voglia di infilarmi una stecca del biliardo su per la gola...ci vediamo dopo". Prese e se ne andò.

Al biliardo c'era un ragazzo che frequentava bilogia con lei: meglio di niente. E iniziò a fare un paio di tiri con lui.

"Che fai?", le chiese Matt.

"Sto cercando di non farmi stracciare", le rispose tutta impegnata con una pallina. Ma alla terza volta che, con la scusa di insegnarle a tirare in buca una palla, il tipo abbordato provò a metterle una mano sul culo, decise che aveva dato a sufficienza.

"Jack è un'idiota...lo sai vero?", le chiese Matt.

"Sai...me ne sono accorta. Me la dai sta birra, sì o no?".

"Non sono più in servizio ora".

"Matt, per favore: questo bar è tuo praticamente...non fare lo stronzo".

"Va bene".

"Perchè non sei con loro?", le chiese servendole da bere. Kate si girò. Ottimo! Ora si erano aggiunti anche i due dolci sposini.

"Mi annoio", rispose.

"Strano".

"Non hai proprio niente da fare eh?".

"No".

"Eppure dovresti essere più infastidito di me nel vederli insieme...".

"Non ho detto che non lo sia, ma diversamente da te so nascondere meglio il mio disappunto...e poi se lei è felice...". Lo guardo piegando la testa.

"Matt...lo conosce da meno di ventiquattro ore: credo che sia un po' presto per dire che siano felici insieme, no? E comunque a me girerebbero a mille se fossi in te".

"Certamente", disse offrendole un'altra birra "il vero problema è...perchè tu sei infastidita?".

Chiuse gli occhi a una fessura. Odioso barista di un Matt Donovan.

"Boh". E se ne ritornò al tavolo. Meglio stare lì che aspettare che quel palloso di un uomo smontasse pezzo per pezzo il suo muro ben costruito.

Parlarono di tutto e di più: soprattutto fecero un sacco di domande a Stefan. Ma Kate rimase piuttosto taciturna: si limitava ad osservare Elena per vedere come la sua presenza la influensasse. Se positivamente oppure no. Eppure sembrava rilassata. E anche lei a malincuore fu costretta ad accettare il suo essere lì con loro.

Verso le dieci e mezza era letteralmente sfinita. Si appoggiò al bancone bevendo di tutto o di più. Qualche panca più in là c'era lui. John...Josh...o quello che era.

"Stai bene?", le chiese Matt mentre asciugava un bicchiere.

"Si mi porti qualcos'altro da bere sì". Scosse la testa irremovibile.

"Matt Donovan fai quello che ti dico, grazie", disse appoggiandosi al bancone.

"Perchè non vuoi parlare con me", chiese dopo un po'.

"Perchè non ho niente da dirti", rispose lasciando i soldi sul tavolo.

Lei e Josh uscirono e girarono un po' per la città. Lei conosceva tutti i posti meno rispettabili di Mystic Falls, dove era possibile procurarsi di tutto senza che la gente facesse troppe domande.

I ricordi erano particolarmente confusi. Erano andati in un parchetto desolato a fumare di tutto e di più e indisturbati dovevano aver passato così buona parte della notte.

Ora erano le quattro del mattino e lei si trovava in un letto non suo. I vestiti sparsi per la stanza. Si rivestì velocemente, senza fare rumore. E in cinque minuti era già fuori. E in dieci minuti aveva già raggiunto casa sua. E con una silenziosa maestria si era già arrampicata su per la finestra di camera sua e infilata sotto le coperte.

Il mattino dopo mentre si vestiva, Elena passò a darle il buon giorno.

"Dove sei stata stanotte?", le chiese senza la minima preoccupazione. L'importante era che non la scoprisse Jenna. "Come si chiamava quel tipo del...?"

"Josh Stevens", rispose immediatamente. Elena, diciamo, aveva il triste compito di ricordarle i nomi dei tipi con cui andava.

Aprì un'anta del suo armadio, fece una breve pressione sulle assi di questa che al suo tocco scoccarono e spalancò il suo interno che era cavo e sul nudo tronco segnò vicino ad altri nomi rossi il nome ancor più rosso della sua ultima vittima. Ce n'erano tanti. Ma non erano mai abbastanza.  

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Capitolo 3
*** Abbiamo tutti un idiota in famiglia ***


Abbiamo tutti un idiota in famiglia

 

Si svegliò di buon umore, alle sette in punto del mattino, come suo solito. Ormai non aveva nemmeno più bisogno di puntare la sveglia.

Passare la notte con Josh sembrava proprio averle fatto bene. Si sentiva assolutamente tranquilla e in pace. A momenti si dimenticava anche di quel piccolo problema che era diventato Stefan-ruba-attenzioni-Salvatore. Solo a momenti però, perchè, sebbene la ragione le fosse completamente estranea, non riusciva a pensare ad altro che a quel nuovo ragazzo.

"Ciao zia!", squillò entrando in cucina.

"Ti prego, Kate, potresti metterti qualcosa addosso prima di scendere?".

Sbuffò. "Come se fossi nuda...sono soltanto in desabillé e poi ci sei solo tu".

"E io!", disse Elena entrando vestita di tutto punto. Prese la caraffa del caffè e se ne versò un po' nella sua tazza preferita. Kate in tutto ciò fece spallucce. Amava il suo corpo e amava metterlo in mostra.

"Va bene", disse Jenna di fretta "io devo scappare...ci vediamo stasera a casa, ok?".

"Ok". Come suo solito la zia aveva lasciato un po' di soldi sul canterano, e come suo solito Kate li prese. Poi accese la tv.

"Questi tienili te", disse dando le banconote a Elena "non vorrei che finissero nelle mani sbagliate...". Si scambiarono uno sguardo d'intesa. La vita era già abbastanza difficile senza che suo cugino le diventasse un tossico finito.

"Ciao", grugnì Jer entrando in cucina.

"Vedo che vestirti sempre di nero ti piace, eh Jer?", notò Kate prendendolo in giro.

"Almeno io mi vesto". Kate trattenne a mala pena un sorriso.

"Idiota", disse ridendo ancora per la sua frecciatina.

"Sgualdr...".

"Ok, basta", disse Elena fermando Jer prima che dicesse qualcosa per cui lui e i suoi gioielli di famiglia si sarebbero certamente pentiti "Fate i bravi". Prese il telecomando e alzò il volume della tv. "E questi sono miei", aggiunse quando vide il fratello fiondarsi sui soldi lasciati da Jenna.

"Elena, metti sul cinque", le disse Kate fregandole il telecomando "al mattino c'è quel programma super divertente dove prendono in giro le star di Hollywood".

"Io in realtà volevo vedere il meteo", protestò lei.

"Ma che te frega del meteo: è da mesi che non piove e fanno trenta gradi...sono certa che sarà così anche oggi". Elena finì il suo caffè, scuotendo la testa.

"Io vado", disse Jer provando nuovamente a impossessarsi del denaro sotto il loro sguardo severo "va beh...ci vediamo a scuola".

"Non capisco che cosa ci trovi di tanto interessante in questo progr...", protestò Elena.

Proprio in quel momento la tv si spense e un mezzo busto fece la sua comparsa al posto del suo show preferito.

"Ecco", disse Kate interdetta "ci mancava solo il tg". Elena alzò di più il volume.

-Notizia dell'ultima: nei pressi di Mystic Falls, la polizia ha ritrovato i corpi di due ragazzi-

-Sì, Cameron- diceva l'inviato mandato sul posto -ieri notte, ai margini della foresta a Sud di Mystic Falls è stata trovata una macchina e lì vicino i cadaveri di due giovani ragazzi...i paramedici per ora non si esprimono a proposito, ma secondo alcune indiscrezioni sembra che siano stati attaccati da un animale-. Elena si appoggiò alla sedia e a momenti non faceva cadere la sua tazza.

Kate prese il telecomando e abbassò il volume. Lei, quella che aveva sempre qualcosa di pronto da dire, per un brevissimo momento si sentì persa. E l'unica cosa alla quale riusciva a pensare era: quei due ragazzi potevamo essere io e Josh...

Ma era Kate Pierce, accidentaccio!, e niente poteva turbarla: lei era una roccia. Elena no, ma lei sì.

Spense le tv.

"Katy...volevo guardare", protestò.

"Lascia perdere, Elena", disse Kate alzandosi "non è niente...e comunque oggi abbiamo problemi ben più grossi". Tirò fuori da una borsa due costumi nuovi di zecca.

"Ricordi", disse sventolandoli "il sexy car wash per beneficenza".

"Kate!", esclamò allibita "ma vuoi mettere... sarà ben più un problema quello che è successo ieri notte e comunque a te non te ne frega niente della beneficienza". Kate si mise a ridere.

"Ma del sexy car wash tantissimo!", disse "Cavoli, Elena! In questo buco di città non succede mai niente di interessante". Bevve l'ultima goccia di caffè e diede un morso a un biscotto.

Elena non sapeva più se mettersi a ridere o a piangere e continuava imperterrita ad indicare la tv spenta.

"E comunque se vuoi proprio saperlo", le confessò "ti posso assicurare che oggi, escluso il sexy car wash ovviamente, sarà una giornata più tragica di quello", disse indicando la tv.

"Perchè?".

"Perchè dovrò stare tutto il giorno fianco a fianco con Caroline-non-ho-più-una-cavolo-di-dignità-e-quindi-passo-tutto-il-mio-tempo-a-sbavare-dietro-a-un-uomo-al-quale-non-avrò-mai-nessuna-possibilità-di-darla-Forbes", disse sbuffando e se ne andò. "Ah sto parlando di Stefan...ovviamente", aggiunse affacciandosi sulla porta della cucina. Elena come risposta si spiaccicò una mano sulla faccia. Era basita.

Ma insomma doveva pur trovare un modo per distrarla da quella brutta storia dei tipi trovati morti. Li conosceva anche. Ma le sue regole erano ferree, non andavano mai e poi mai infrante ed erano anche molto semplici. Mai fare doppiette e mai perdere tempo con cose stupidi come morte e robe simili. E non voleva che lo facesse nemmeno Elena.

"Dai", le disse entrando in camera e dandole una pacca sulla spalla "forza e coraggio e fatti bella". Le strizzò l'occhio. Sapevano tutte e due e fin troppo bene per chi si sarebbe agghindata quel giorno. "Va bene". Dovette sterilizzarsi la mano, ma almeno il suo impacciato tentativo di sembrare un po' più tenera del solito aveva sortito l'effetto desiderato. Kate Pierce non era un tipo dolce e compresivo. Odiava dare affetto, odiava riceverlo.

"Però", disse indicando il costume "io questo non me lo metto".

"Ma dai, Elena!", brontolò "sei un maledettissima spezza bolgia...te lo devi mettere, cavolo: si potrà mai fare un sexy car wash senza il sexy?!?".

Ma era tutto inutile: Elena-pudica-Gilbert non era proprio il tipo. Si sarebbe messa una canotta bianca e degli short. Per lei quello era il massimo di sexy a cui potesse arrivare.

Ma lei, invece, sarebbe stata meravigliosamente nuda e, avendo voglia di fare le cose in grande in quel giorno, prese la moto per andare a scuola.

"Salta su bella!", disse ridendo.

"Vai piano ti prego", chiese implorando. "Certo, Elena". Sentiva le sue mani stringersi strette strette a lei. Quella era l'unica accortezza che riusciva ad avere nei confronti di sua cugina: guidare piano quando erano insieme. Più che altro perchè sapeva che se avesse anche semplicemente frenato un po' più bruscamente del solito o corso troppo velocemente, si sarebbe presa un colpo e dopo chi si sarebbe dovuta sorbire tutti i pianti e le grida notturne?!? Sì, proprio lei che malauguratamente dormiva nella camera di fianco.

"Ciao Car", disse non appena arrivò a scuola. Sembrava su di giri. E ora che c'era?

"Ho delle novità sul tipo nuovo", disse saltellando e battendo le mani.

"Oh mio Dio! Davvero?", esclamò Kate saltellando e battendo le mani come lei.

"Non te ne frega niente, vero?", disse cupa "mi stai soltando prendendo in giro".

"Almeno te ne sei accorta", disse sospirando "temevo che non avresti capito...sì, Car ti sto chiaramente prendendo per i fondelli e sai perchè? Perchè il tipo nuovo si chiama Stefan Salvatore, non è più una novità e ieri mi hai già sfracellato le palle a dovere con i tuoi inutili racconti".

"Ciao stronzetta", disse Bonnie avvicinandosi.

"Graize Bonnie", rispose Kate.

"A giudicare dalla faccia di Car devi aver detto qualcosa di cattivo come tuo solito, o sbaglio?".

Car provò a far cenno di sì, ma il terrore per lo sguardo assassino di Kate l'aveva lasciata a metà dell'opera.

"Sei pronta per oggi pomeriggio?", chiese a Bonnie.

"Non mi sono mai sentita sexy come oggi", rispose. Perfetto. E si diedero un pugno di intesa. Finalmente qualcuno che aveva colto lo spirito della giornata.

"Car, mi potresti passare la tabella con i turni del car wash così me la studio prima di andare a lezione?".

Le lezioni furono più pallose del solito, visto il lieto pomeriggio che l'aspettava.

Per pranzo, visto che c'era un solo bellissimo, decisero di mangiare all'aperto.

"Ciao! Visto che tra poco suona la campanella, vi va se andiamo insieme a storia". Sollevò leggermente gli occhiali da sole. Se ne stava distesa su un tavolo in giardino a prendere il sole e bere caffè. Elena studiava. Caroline e Bonnie parlavano del più e del meno.

Elena si illuminò di immenso come suo solito. Kate finse mentalmente un conato.

"Ragazzo nuovo, ciao", gli rispose.

"Stefan", precisò "mi chiamo Stefan". Non me ne frega un piffero di quale sia il tuo nome.

"Senti", gli disse puntellandosi sui gomiti "non mi prendo nemmeno la briga di imparare il nome dei tipi con cui occasionalmente vado a letto, perchè credi che dovrei ricordarmi il tuo nome?".

Stefan la fissò dritto negli occhi. Quel ragazzo aveva un non so che di disarmante. Era fastidioso il modo in cui la guardava. Un modo a cui non era abituata. Solo una persona la guardava così. Matt. Ma lui era quello che aveva di più simile a un migliore amico, sebbene non l'avrebbe mai ammesso.

Si lazò dal tavolo, sistemandosi i vestiti.

"Non volevi andare a lezione,...ragazzo nuovo?". E Stefan si mise a ridere scuotendo la testa.

"Sei un tipo tosto te".

Mentre se ne andavano a storia diede una ricontrollata al turnario.

"Sarai dei nostri per il sexy car wash?", gli chiese.

"Sarebbe grandioso", disse Caroline. Bonnie la prese per un braccio e la portò in classe prima che si sciogliesse sotto lo sguardo di Kate.

"Non so...dovrei?".

"Ho letto il tuo nome nella mia tabella". Sembrava non capire.

"Ce l'ho messo io, sveglione", gli disse entrando in classe "Sei un quaterback ora, devi fare tutte quelle cose stupide e sottostimate che fanno i giocatori di foot-ball".

"Tipo insaponarmi mezzo nudo?", chiese sedendosi nel suo banco. Rimasero tutte a bocca aperta.

E questa sua domanda riuscì a strappare persino un sorriso alla fredda Kate, che in quel momento rideva proprio perchè si stava immaginando quel bel bocconcino tutto nudo. Elena sgranò gli occhi, allarmata: conosceva fin troppo bene l'unico sorriso di Kate.

"Non stavo pensando a una cosa così spinta", disse con la gola secca dal desiderio "ma ti giuro che se lo fai ci renderesti tutte molto felici...ad ogni caso, sì: ti devi prostituire per una buona causa".

"Che sarebbe?".

"Chiedilo ad Elena: io mi protistuisco per noia".

"E questo ti rende felice?", le chiese fissandola di nuovo dritto negli occhi. Si sentì a disagio, di nuovo.

"Bene...ragazzo nuovo", iniziò a dire appoggiando le mani sul suo banco.

"Stefan", la corresse lui. Si mise a ridere.

"Ti piacerebbe: sei appena stato succlassato a ragazzo nuovo. È bene che tu ci sia oggi pomeriggio perchè i tuoi addominali e i tuoi begli occhioni da cerbiatta ci faranno guadagnare tanti soldi".

Finalmente il pomeriggio arrivò e il sexy car wash cancellò ogni preoccupazione.

Dopo aver fatto un giro generale per controllare che tutto andasse per il meglio, si tenne libera per lavare un paio di macchine con le sue amiche.

Si sfilò la canotta bianca che era fradicia di acqua e mise in mostra tutto il ben di dio che aveva. Finalmente era arrivato il momento tanto atteso. Quel nuovo costume era incredibile e riprendeva il colore dei suoi occhi. Due tizi si fermarono e, con le spugne a mezz'aria, la fissavano. E beatamente si prese la sua dose giornaliera di attenzioni.

Al ritmo di musica si mise a lavare la macchina di un povero sventurato che sembrava non aver mai visto una donna prima di allora. La lavò con cura e alla fine si fece lasciare i soldi che fissò tra la pelle e l'elastico degli short.

"Sembra che il car wash stia andando a gonfie vele", disse Bonnie, mentre trasportava un secchio d'acqua.

"Sta andando alla grande! Questa macchina laviamo insieme".

E così insieme a Car, sotto le note martellanti della musica, iniziarono ad insaponare la macchina.

Mentre lavava il parabrezza allungandosi completamente sopra il cofano, il suo sguardo cadde su un bel morettone che non aveva mai visto prima. A un centinaio di metri da lei, se ne stava in mezzo al prato, la fissava e intanto parlava con Stefan. C'era anche Elena con loro.

"Finite voi", disse a Bonnie e a Caroline. Quel ragazzo era terribilmente bello e l'unica cosa alla quale riusciva a pensare, mentre gli si avvicinava, era che sarebbe certamente stato un bel fiore all'occhiello per la sua lunga lista di vittime.

"Forse sarebbe anche l'ora che voi due la smettiate di cazzeggiare e vi metteste a lavare un paio di macchine", disse a Elena e Stefan.

"E' sempre una grande gioia parlare con te", le rispose Stefan. Oh, ma che simpaticone...

"Adesso veniamo...Stefan mi stava presentando suo fratello".

Si voltò a guardare il moro in questione, sospirando. Accidenti! Un altro Salvatore.

"Come se un Salvatore non fosse già abbastanza", disse con un sorriso di scherno a Stefan "non ci hai mai detto di avere un fratello". Quanto amava dargli fastidio.

"Beh", si intromise il morettone "Stefan non ama vantarsi".

Kate lo fissò per una buona manciata di secondi contemplando il suo fiore all'occhiello che con una sola frase si era giocato qualsiasi possibilità di entrare tra le sue lenzuola.

"E ora ho capito", disse rivolgendosi a Stefan "perchè non ce ne hai mai parlato: pensavo che fossi tu il Salvatore più supponente al mondo e invece...io devo proprio andare e tu dimmi che non ti iscrivi qui". Si mise a ridere. Ci mancava solo che anche occhi di ghiaccio le rubasse i riflettori. Ormai la gente stava iniziando ad abituarsi alla presenza di Stefan, se quello lì avesse iniziato a frequentare la sua stessa scuola sarebbe stata una tragedia. Insomma, era la sua versione al maschile. Figo, arrogante e ancora figo.

"Sono un po' più vecchio di voi", disse soffermandosi sul po' "anche se sarebbe davvero divertente tornare al liceo...con tutte queste belle prede". Stefan gli diede una gomitata.

"Forse è meglio che andiamo, non credi?", gli disse.

"Perchè ti agiti fratellino? Io mi trovo così bene qui con le cugine Gilbert".

Kate sospirò: si stava annoiando. Aveva già adocchiato una nuova preda e quel tizio le stava facendo solo perdere tempo.

"Abbi pazienza Stefan: in ogni famiglia c'è un idiota che si rispetti", gli disse Kate, sorridendo al morettone.

"E immagino che tu sia quello dei Gilbert", rispose lui ricambiandola dello stesso sorriso stronzo.

Elena alzò le sopracciglia in modo piuttosto eloquente.

"Ti posso assicurare, Elena, che abbiamo parenti più idioti di me".

"Tipo?".

"Adesso su due piedi non me ne vengono in mente ma l'unica ragione per cui io sembro una perfetta cogliona è che tu sei troppo perfettina". Si mise a ridere.

"L'unica ragione per cui tu sembri un'idiota è che lo sei davvero".

"Ce l'hai ancora con me perchè ti ho costretto a vestirti in bikini, vero?". Elena roteò gli occhi verso l'alto. "Lo sai che detesto queste robe".

"Elena, è un accidenti di sexy car wash, quante volte te lo devo dire che devi essere sexy, se no non ha senso". Il morettone sembrava godersela un mondo.

"Ma siete davvero cugine? Non vi assomigliate per niente".

"Sì, sono cugine, Damon, ora andiamo...", disse Stefan che si stava chiaramente rompendo le palle. Damon? Ma che accidenti di nome è?

"Mio padre era il fratello di sua madre: io sono una Gilbert, lei è una Pierce".

"Una Pierce?", chiese interessato guardando Kate.

"Sì, sono figlia di Jake Pierce". Si voltò a guardare Stefan nella speranza che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che le desse l'opportunità di ritornare al suo meraviglioso pomeriggio di sapone, acqua e soffici spugne. Ma aveva lo sguardo completamente perso nel vuoto.

"E quindi...", lasciò che sua cugina e Damon si intrattenssero come meglio credessero. Era ora di tornare al lavoro.

"Damon, è stato meraviglioso conoscerti", disse Kate facendo per andarsene "ma se potessimo evitare questa superflua cavalcata verso la storia delle nostre famiglie sarebbe grandioso visto che mi sto annoiando mortalmente e ho un sexy car wash da mandare avanti".

"Katherine! Se tu ti fermi è un casino: torna al lavoro!".

"Arrivo immediatamente professoressa Peterson", disse facendole segno con la mano che avrebbe seguito immediatamente il suo ordine "ed è proprio di questo che sto parlando...ciao belli!".

"Tu ti chiami Katherine Pierce", disse il morettone con gli occhi sgranati.

"Così sembra", disse Kate "ora devo andare davvero però", aggiunse sventolando la mano davanti agli occhi di Damon. Ora anche lui si era incantato a guardarlo. Ma che problemi avevano i Salvatore.

Mentre tornava alla sua macchina si voltò a guardarli. Erano ancora lì con Elena. Scosse la testa: era un vero peccato che Damon si fosse dimostrato un vero idiota perchè aveva l'impressione che sotto quella maglietta nera ci fosse tanta roba. Eppure quando lo guardava, anzi, quando li guardava provava una strana sensazione. Un misto tra tensione e pace. Proprio una strana sensazione.

 

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