Fucking perfect

di Cardy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fucking perfect ***
Capitolo 2: *** Show me the way ***
Capitolo 3: *** I believe.... ***
Capitolo 4: *** Remember the name ***
Capitolo 5: *** Twin Flames ***
Capitolo 6: *** Chiar an latha is dheàrrs' na reultan ***
Capitolo 7: *** Smile like you mean it. ***
Capitolo 8: *** You Make Me Go Crazy! ***
Capitolo 9: *** Whisckey in the jar ***
Capitolo 10: *** The verity you’ll find ***
Capitolo 11: *** Jingle Bells... ***
Capitolo 12: *** I, cry, when angels deserve to die ***
Capitolo 13: *** Seven Things ***
Capitolo 14: *** Remember Evething ***
Capitolo 15: *** Wait For me? ***



Capitolo 1
*** Fucking perfect ***


Note dell'autrice: Partiamo dal fatto che questa è la prima raccolta che faccio di questo genere quindi spiego un paio di cose:
1-David, che qua vedrete nel ruolo di Scozia, non mi appartiene e non mi prenderò il merito della sua magnifica esistenza (Perchè che mondo sarebbe senza Dave?*o*). è stato creato da Ast, la quale va premiata per la sua pazienza e la sua bravura ad usarlo nella nostre role infinita. Ed io lo amo! Lo amo. Colin, che qua interpreterà Nord Irlanda, invece è farina del mio sacco. per quanto sia insopportabile, e vedrete che è davvero insopportabile quando ci si metteXD, insieme al rosso forma una coppia decisamente perfetta! Sono stupendi insieme e quindi devo ringraziare ancora la mia Ast!
2-Nella role di cui ho parlato non sono Nazioni, sono persone normali, qui lo saranno per colpa mia ma cercherò di muoverli al meglio! In special modo Dave.
Detto questo spero che vi possano piacere e vi lascio alla lettura. Ah... se volete recensire anche solamente per linciarmi a parole fate pure, anzi, sono ben accetteXD!



Fucking perfect


Si divertiva, lo ammetteva. Si divertiva ad infastidirlo quando lo incontrava, quando lo trovava impegnato con i documenti che quell'idiota di Inghilterra gli portava. Alle volte si domandava se Arthur credesse davvero di averlo sotto al proprio controllo, se alle volte non si rendesse conto che north Ireland fosse molto più indipendete di quanto l'altro pensasse, e dire che alcune cose gli avrebbero dovuto aprire gli occhi. Eppure, per Arthur, Colin non era un problema, era un suo protettorato, cosa assolutamente sbagliata.
Ma Colin si limitava ad un alzata di spalle e a scuotere la testa, infischiandosene e preferendo pensare ai fatti propri, aveva i suoi problemi, il suo popolo non era mai stato contento di Inghilterra e doveva cercare di mantenerlo calmo. Era quello il bello di quel ragazzo. Sembrava calmo, un ragazzo tranquillo sempre pronto a sorridere delicatamente e cambiare discorso ma nelle profondità dei suoi occhi verdi vi leggeva quello che si nascondeva senza alcun problema: libertà! Forse non era così palese come per suo fratello, south Ireland era totalmente opposto, ma lui la vedeva. Non aveva niente a che fare con la sua libertà, con la propria fierezza, di questo David ne era conscio. La Scozia era passata alla storia per la propria guerra d'indipendenza da Inghilterra ed ancora oggi continuava a farglielo presente, mostrandosi libero e selvaggio e totalmente indifferente ai voleri del caro fratellino ma Colin... Oh, Colin era perfetto! Sotto quella sua aria da bravo bambino sentiva scorrere feroce lo stesso sangue che gridava vendetta e libertà, la stessa fierezza, solamente che agiva in maniera differente. Non aveva una propria bandiera ma quella mano rossa che capeggiava in quella precedente, quella tolta dopo la Bloody Sunday. Ricordava quei giorni, ricordava la rabbia feroce che aveva distorto quei lineamenti in quel momento così rilassati mentre le iridi verdi passavano sulle righe del documento, ricordava. E ricordava come Colin avesse promesso ad Arthur di fargliela pagare, ricordava le lacrime per quell'ingiustizia e sulla sentenza assolutamente ingiusta e priva di significato. Era stato tutto insabbiato.
Non avrebbe potuto non cogliere l'occasione! Consolarlo era la scelta migliore, una scelta da fratello, anche se gli intenti non erano altrettanto nobili. Ne aveva schifosamente approffitato ma dopo non c'era stato più modo per infilarsi nuovamente nel letto di quella meraviglia. In molti avrebbero pensato che uno come lui avrebbe preferito Casey, South ireland era ribelle e fiero quasi quanto lui, ma no! Non poteva farci nulla se rimaneva incantato quando incrociava quegli occhi dal colore dei germogli e quando l'altro sorrideva davvero. E quel giorno non era da meno, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, cibandosi della vista di quel corpo che sapeva coperto di cicatrici, di quel visetto pulito da cui lui stesso aveva provveduto a leccare via il sangue di quella domica maledetta, se ne fregava se gli altri se ne sarebbero accorti, decisamente gli interessava molto poco, che si facessero gli affaracci loro, lui preferiva rimanere a fissarlo.
-"Scotland, please, almeno evita di sbavare come un cane con la rabbia."-
La voce di Arthur lo fece sbuffare mentre voltava il viso lentamente.
-"Fatti i cazzi tuoi, England."-
Replicò semplicemente, ignorando il sospiro del biondo che gli stava accanto.
-"Non potresti comportarti civilmente per una volta?"-
-"Se essere civili significa come te, no, grazie."-
si alzò dalla seggiola, tirando giù i piedi dal tavolo senza grazia, incrociando finalmente gli occhi dell'unica persona che gli interessava realmente in quella stanza. Colin aveva storto un sopraciglio, evidentemente irritato da quel suo modo di fare, adorabile!
-"Problemi anche tu, Norlin Airlann?*"-
Sentendo quel nome gli occhi felini del castano si assotigliarono ed una luce minacciosa li animò per un secondo.
-"sarebbe ora, Alba*, che tu iniziassi a comportarti in maniera adeguata al tuo ruolo e non come il solito selvaggio."-
Rabbrividì al suo accento, così spiccato ed al modo in cui lo aveva chiamato. lo preferiva di certo all'inglese Scotland, così come preferiva chiamare l'altro in quella maniera, forse quel dialetto era una delle cose che avevano in comune maggiormente percepibile. Ghignò malizioso, avvicinandosi a lui, chinandosi di fronte al suo viso.
-"Sei forse geloso del fatto che io riesca a dimostrare come sono in realtà senza cercare di accontentare england, fratellino?"-
Aveva pronunciato l'ultima parola con una nota di malizia e pregna del desiderio che nutriva per l'altro ma nulla intaccò l'aspetto apatico del castano. Oh, si... fiero ed orgoglioso sotto tutte le maschere che portava, da orgasmo! Gli veniva voglia di farlo sciogliere sotto alle sue mani, di sentirsi liberare miliardi di gemiti che non sarebbe riuscito a trattenere.
-"Sei patetico, scotland."-
Sorrise nonostante l'insulto, prendendolo per la cravatta e tirandoselo maggiormente vicino, notando la luce sorpresa che per un secondo aveva invaso le iridi dell'altro. Portò le labbra al suo orecchio, facendogli percepire il proprio sospiro.
-"sei perfetto, Col. Io so come sei e sei fottutamente perfetto."-
Lo lasciò sorridendo, stavolta nulla a che vedere con i suoi soliti ghigni, un sorriso autentico degno di un bambino che è riuscito finalmente a prendere i biscotti sulla mensola più in alto della cucina. Il rossore sulle sue guancie candide era anche meglio.
Se aveva capito una cosa, e l'aveva capita parecchio tempo prima, era che con lui doveva andarci con gli stivali di piombo, un pò come i propri coloni avevano fatto mentre prendevano possesso delle sue terra. Un passo alla volta e sarebbe stato suo, allentare un pò la presa per poi riavvicinarsi... e quando si metteva in testa di avere qualcosa non rinunciava mai, in special modo se si trattava della propria libertà o del suo Norlin Airlann!



Note di spiegazioni. Allora... David chiama Colin Norlin Airlann, Irlanda del Nord in Ulster Scots, un dialetto scozzese usato anche in Irlanda. In effetti nel 1610 iniziò una colonizzazione da parte degli scozzese di queste terre, terminata negli anni novanta, arrivarono ad avere un rapporto di 6/7 scozzesi per 1 inglese, in questi territori. Alba invece è semplicemente il nome di Scozia in Gaelico.
Parliamo di storia, anche se lo credo inutile. almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare della Bloody Sunday. Il 30 gennaio 1972 un gruppo di paracadutisti inglesi sparò sulla folla di manifestanti per i diritti civili disarmati, uccidendone 26, di cui uno colpito mentre sollevava un fazzoletto bianco ed altri alle spalle. Il governo inglese prosciolse i militari dall'accusa ed i documenti dell'inchiesta, che dovevano essere consegnati nel 1998, furono consegnati nel 2011! A quanto pare, in molti, dopo questo avvenimento, si arruolarono nell'IRA, Gruppo terroristico, che aveva iniziato una campagna contro il dominio inglese due anni prima della Bloody Sunday.

p.S Ast... questa pazzia è per te e per farti capire quanto ti voglia bene, donna! Spero ti piaccia.

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Capitolo 2
*** Show me the way ***


Show me the way

Ricorda quel giorno, ricorda il viso soddisfatto di Arthur. Era giovane, lui, non si parlava ancora di Irlanda nel vero senso della parola, però ricorda quel momento, quando lo vide trascinare davanti al fratello per assistere all'esecuzione di William, il guerriero prediletto di David, colui che lo aveva spinto di nuovo a lottare. Era agosto, era caldo, per quanto caldo potesse fare lì, l'anno il 1305. E ricorda distintamente il moto di sofferenza che aveva provato quando aveva visto il volto fiero del rosso solcato di lacrime, la pelle bianca solcata da quelle stille di dolore. Wallace fu giustiziato in maniera normale, per quei tempi, l'impiccagione fu forse il momento peggiore.
Se chiude gli occhi può ancora vedere bene David ingoiare a vuoto ed ancora sente risuonare le ultime parole che i due si scambiarono. Le ricorda ogni volta che pensa a quei giorni, quando gli capita, e sinceramente cerca di farlo capitare il meno possibile, gli era vicino. in fondo quello che stava succedendo doveva essere un monito per ognuno di loro, ma lui ricorda di avere capito solamente l'ingiustizia e la crudeltà di cui era capace suo fratello. La sua gente aveva già incontrato quella di David, sapeva che la gente del rosso credeva pazza la sua razza ma che la rispettava e lui rispettava Alba, non Scotland.
Ed in quel momento non riusciva ad associare l'immagine del fiero condottiero, colpito nel cuore. Non gli era stato permesso di concedere un ultimo saluto a William, venduto da altri scozzesi, era fermo, fra la folla, chiamava il nome del suo eroe mentre gli inglesi gli sputavano addosso, incitavano il boia e David piangeva. Lui era giovane, troppo per capire allora, troppo per rendersi davvero conto di quello che stava succedendo, dell'umiliazione e della crudeltà dietro ad ogni gesto. E poi era successo, mentre la lama torturava la sua carne, mentre la sofferenza era troppa non aveva gridato pietà come il torturatore gli stava sussurrando, la parola era ben diversa.
-"Libertà."-
E ricorda di averlo visto fiorire di nuovo, rosa dal colore vermiglio del sangue con spine appuntite pronte a ferire per conquistare ciò che gli spettava di diritto e che troppi avevano pagato per con la propria morte. In quel momento David si era asciugato le lacrime e si era voltato verso Arthur, sputandogli in faccia prima di andarsene. Nel 1314 c'era stata nuovamente battaglia, il figlio di chi aveva tradito Wallace guidò gli scozzese di nuovo contro gli inglesi. Cacciandoli dalle loro terre.
Certo, la storia era nuovamente cambiata da quel momento, i rapporti, seppur freddi, si erano calmati ma lui continua a vedere in David il fiero guerriero che sputò in faccia ad arthur, quello che non si sarebbe mai piegato.
Ed ancora è così in effetti.
Non è un mistero che la gente di Alba voglia la propria indipendenza, questo lo rende probabilmente ancora più fiero ai suoi occhi. Non è mai stato un mistero per lui che Scotland sia interessato in maniera molto poco fraterna, non si fa problemi a dimostrarlo anche con battute forse poco richieste e carine e capaci di rendergli incandescienti le guancie e bollire il sangue dall'indignazione.
Quello che probabilmente non dirà mai e non cercherà mai di mostrare è che l'interesse è ricambiato. Si nota da tanti piccoli particolari, dal fatto che lo chiami pochissimo con il suo nome inglese, preferendo il dialetto oppure quello umano, dal fatto che quando posa i piedi sul tavolo si limita a scostarglieli di mala grazia, buttandoglieli per terra, senza sprecarsi a rispondere alle sue accuse. Perchè alla fine ha capito cosa lo porta a ricordare così spesso quel momento, il momento in cui David si è ripulito il viso rialzando il capo con una nuova luce negli occhi, fiero e bellissimo anche se nel dolore, indomabile.
perchè, quasi sette secoli dopo, quando la terra si era macchiata del sangue della sua gente senza una ragione se non la mera crudeltà di England, quando aveva dovuto vedere mettere in secondo piano l'ingiustizia, la crudeltà, la sofferenza del suo popolo, era stata quell'immagine a dargli la forza di rialzare il viso e non ribattere quando molta della sua gente aveva deciso di unirsi ai terroristi. Era stato il ricordo di quegli occhi che si illuminavano di nuovo a fargli rialzare il viso ancora.
E non gli passava nemmeno per la testa di ammettere che era stato anche per quello che aveva ceduto alle sue braccia, quella volta.
Se ci pensava un attimo, quel giorno d'agosto di secoli passati, David non aveva guadagnato solamente un altra volta la sua fierezza, si era assicurato anche un altra cosa, una piccola aggiunta che non si notava e che non era nemmeno stata richiesta, ma che probabilmente avrebbe reso felice il rosso, se solo se ne fosse mai accorto.
Si era guadagnato la sua ammirazione e la sua attenzione, si era guadagnato Colin. Ma questo lo sapeva solamente lui e non c'era il reale bisogno di dirglielo, così come non c'era bisogno che sapesse che la notte, quella notte subito dopo quella maledetta domenica, le sue carezze, il modo in cui continuava a chiamarlo, il modo in cui le sue labbra strappavano il respiro, il calore che aveva provato era stata una delle cose migliori della sua lunga esistenza... nonostante il dolore che provava nell'anima.
Sospira passandosi una mano fra i capelli, ha appena assistito all'ennesimo battibecco fra England ed Alba, nulla di diverso da quello che succede ogni giorno, per questo ha preferito uscire ed accendersi una sigaretta, aspirandone il fumo. Ed i ricordi erano tornati ad invaderlo.
-"Ah, sei qua!"-
La voce lo fa sobbalzare. David lo fissa con un sopraciglio inarcato, le braccia strette al petto come se stesse per sgridarlo.
-"Non mi interessano le vostre discussioni."-
-"Ma non si sparisce senza dire nulla! Dovresti saperlo, sei abbastanza cresciuto, no?"-
-"Ci pensi mai a quel giorno?"-
-"Mmmmhhh.. stai parlando di giorno quindi dubito che tu stia intendendo l'unica volta in cui mi hai concesso la tua compagnia..."-
Sta per sparare qualche altra stronzata, poi guardandolo negli occhi aveva capito a che giorno si riferiva, tornando serio.
-"Tutti i giorni, ci penso tutti i giorni."-
-"E non pensi mai che forse hai sbagliato qualcosa?"-
-"si."-
La risposta lo sorprende. vede quegli occhi che ama, perchè con se stesso è inutile negarlo, incupirsi per un secondo, prima di tornare a brillare fieri e coraggiosi.
-"Avrei dovuto beccare Arthur negli occhi, non sulla guancia."-
Non è cambiato per nulla. Nasconde in fretta il sorriso, grazie alla sigaretta. Probabilmente non sarebbe mai cambiato ma David andava bene così, ribelle ed indomabile e completamente privo di alcun tatto.
-"Se però vogliamo tornare a parlare di quell'altra notte io sono disposto a replicare quando vuoi!"-
-"no."-
-"Andiamo biondo! un altra volta e poi basta!"-
Alza gli occhi al cielo, schiacciando la sigaretta sotto al tacco dello stivale, avvicinandosi al rosso e posandogli le labbra sulle sue. Un tocco lieve, delicato, nulla di troppo profondo ma che riesce a zittire e stupire il fierissimo Scotland. E non c'è nulla che possa fare per nascondere un ghigno.
-"Impare il mio colore di capelli e se ne riparlerà."-
Mormorò lasciandolo lì. E poco dopo non riesce nemmeno a non scoppiare a ridere, divertito, mentre si chiude nella camera che quella notte occuperà a casa di Arthur.
-"Sei castano! Ehy, Colin! Sei castano!"-
No... David non sarebbe mai cambiato... meglio così, perchè a lui piaceva in quella maniera.

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Capitolo 3
*** I believe.... ***


I believe the world is burning to the ground

Non ci poteva credere. Erano secoli che la loro allenza era finita, ma Francis ancora girava intorno a David! E la cosa lo mandava in ebollizione, non riusciva proprio a non bruciare di rabbia. Francia era un maniaco, ci provava con tutti e metà della sala poteva vantare di essere andato a letto con lui.
Anche David.
Si, anche lui! In quell'unico anno in cui erano alleati contro Arthur quei due non si erano certamente guardati solo negli occhi. Era andato al meeting come al solito, cercando di ignorare la gente che aveva intorno, provando a sopportare quel chiacchericcio che lo circondava. La verità era che stava, in ogni modo possibile, cercando di non posare lo sguardo su quei due. Scozia, la solita sigaretta in bocca, stava sorridendo divertito a qualcosa che aveva detto quell'effeminato, che non sembrava per nulla distinguere la giusta distanza che sarebbe stata d'obbligo mantenere con qualsiasi persona. E lui stava davvero cercando di non guardarli troppo, di evitare di sentire il sangue ribollire nelle vene ogni volta che incrociavo lo sguardo di uno dei due, solo che era impossibile, essendo proprio di fronte a loro! Ed allora cercava di ignorare la mano gelida che gli bloccava la bocca dello stomaco, almeno fino a quando una gomitata non gli arrivò nelle costole.
-"Ma si può sapere che vuoi?"-
Ok... alzare la voce in quel modo non era da lui, proprio per nulla. Quindi nessun mistero se si fosse ritrovato con gli occhi di tutte le nazioni addosso.
-"Qualche problema, nord Irlanda?"-
Ludwig lo fissava perplesso, mentre suo fratello ed Olanda, quei grandissimi stronzi, se la ridevano sotto ai baffi.
-"No, mi ha solo fatto male."-
Boffonchiò, tornando a sedersi. il problema vero era lo sguardo che gli bruciava addosso dopo quella figura, sapeva perfettamente che lo stava guardando, anzi, che lo stavano guardando.
Quando la riunione si concluse fu lesto a correre fuori, dopo avere raccolto le sue carte.
-"Bonjour, petit."-
-"Mi chiamo Colin, Francis."-
Proprio lui! Certo, con la fortuna che aveva era logico che uno dei due si fosse fermato, e di certo non era il grande e forte Scozia, no! Solo perchè non era ancora tornato a letto con lui!
-"Ho visto come ci guardavi, petit, c'è qualche problema? sei geloso che gli dedichi tante attenzioni, mon petit chéri? "-
Ahia! Domanda sbagliata, soprattutto con quella luce negli occhi e quel sorriso malizioso. La rabbia era troppa, non avrebbe potuto sopportarne altra. Fu un secondo, semplicemente lo prese per il colletto e lo sbattè al muro, beandosi del suo sguardo sorpreso ed incredulo.
-"Stammi bene a sentire, sottospecie di pervertito, punto primo, non sono tuo. Punto secondo, se ti rivedo stargli a meno di venti metri, ti giuro che sarà l'ultimo uomo che riuscirai a toccare con le tue luride mani, perchè te le stacco e te le infilo dove ti piace tanto prenderle. Alba è mio, chiaro?"-
Lo mollò di colpo, lanciandogli un occhiata che avrebbe potuto ucciderlo. Francis però sorrise, inclinando appena il viso ed avvicinandosi lentamente a lui.
-"Vuol dire che posso avvicinarmi a te, allora, chéri?"-
Sgranò gli occhi impaurito. come cavolo poteva ritrovarsi in quella situazione? Non era così che doveva finire!
-"No!"-
-"E perchè?"-
-"Perchè sono di Alba."-
Non aveva riflettuto, non ci aveva davvero pensato, aveva semplicemente fatto uscire quello che pensava. E quando due braccia forti gli avvolsero la vita da dietro, capì che in realtà quei due erano molto più bastardi di quello che pensava!
-"Ci voleva tanto a dirlo, Col?"-
Aveva una voce incredibile, dolce, sensuale e quando gli girò il volto ed affogò in quegli occhi verdi, si sentì in trappola.
-"Potevi dirmelo che avevi voglia di me, sai che sono sempre disponibile."-
E David aveva anche un altra particolarità... quella di parlare troppo! Quindi, nessun mistero se si ritrovò con una ginocchiata nelle palle ed a mano vuote. Quando si riprese lanciò un occhiata a Francis.
-"Non è adorabile?"-
francia scosse la testa, divertito. Arthur ancora combatteva contro Scozia, indomabile, ribelle, senza avere capito l'unica maniera per costringerlo ai propri piedi. Se Inghilterra fosse stato almeno un pò meno testardo, avrebbe messo Nord Irlanda su un vassoio d'argento, possibilmente nudo, e sicuramente Scozia sarebbe stato disposto a fare qualsiasi cosa gli venisse ordinato!

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Capitolo 4
*** Remember the name ***


Remember the Name

Inghilterra gli dava sui nervi! Arthur era ancora piccolo e già se la tirava come se fosse il padrone del mondo, quando in realtà stava appena sbocciando, un marmocchio quasi più arrogante del suo amichetto francese. E quindi preferiva stargli lontano, cercare di averci a che fare solo agli orari dei pasti, quello del bagno e quando doveva metterlo a dormire! Per il resto se ne stava fuori, seduto a guardare il cielo.
David era stanco delle repliche del suo fratellino, dei suoi modi di fare, di come si comportava, era solamente stanco! Lo avrebbe preso, infilato in un sacco e spedito ovunque basta che non gli stesse più fra le palle! E dire che di solito lui amava i bambini. Tranne Arthur, chiaro. Alba non sopportava che gli venissero messi i piedi in testa in quella maniera, ma non poteva di certo mettersi a picchiare un bambino, quindi preferiva rinchiudersi in un piccolo angolo di pace, con il vento sul viso e gli occhi chiusi, come in quel momento.
Solo che quel giorno c'era qualcosa di strano, come se si sentisse osservato. Riaprì gli occhi, trovandosi un paio di occhi azzurri e scintillanti davanti. Inarcò un sopraciglio, aveva già visto quel visetto, ma non ci aveva mai fatto poi tanto caso, almeno fino a quando l'altro non si allontanò, chiamando qualcun altro. Sospirò... aveva cercato di evitare un bambino ed ecco che ne compariva un altro.
-"Te lo avevo detto che non era morto!"-
Trillò il biondino, saltellando verso un cespuglio.
-"Morta..."-
Ecco, a quello non poteva non rispondere. sbuffò, tirandosi in piedi e voltandosi, il possesore della nuova voce era ancora nascosto tra le fronde dell'arbusto, non riusciva nemmeno a distinguerlo.
-"Sono un uomo, non una donna."-
Specificò, chinandosi vicino alla pianta, cercando di individuare il suo interlucutore.
-"Porti una gonna."-
Che vocetta adorabile! Anche se sembrava che stesse parlando con un imbecille. Il biondino scoppiò a ridere, annuendo.
-"Non è una gonna, è un kilt."-
-"A me sembra una gonna. Quindi sei una donna."-
-"Giusto! Lui ha ragione!"-
ah! Quindi era un lui, buono a sapersi, poteva essere anche una ragazzina visto quanto parlava piano, come se dovesse scandire le parole, aveva un accento particolare, come del resto anche il piccoletto che gli aveva fatto aprire gli occhi, ma la cosa non lo turbava.
-"E quindi tu sei una pianta, no?"-
-"Io non sono una pianta!"-
-"Ma io vedo un cespuglio, quindi, seguendo la tua teoria, tu sei un cespuglio."-
Gli scappò un ghigno, sentendo il vesetto costernato provenire dall'interno dell'arbusto, ma in fin dei conti era una cosa effettivamente divertente, non come i soliti litigi che aveva con Arthur, totalmente diverso. Non c'erano insulti, semplicemente il piccolo era testardo.
-"Ma io so di non essere un cespuglio, quindi non lo sono."-
-"Ed io so di non essere una donna."-
-"Però lo sembri!"-
-"Ma non lo sono."-
Il biondo si sedette, ridacchiando.
-"Tanto non viene fuori, a lui non piace farsi vedere."-
David annuì, portando una mano a scompigliare i capelli biondi del piccolo, tornando a concentrarsi sul cespuglio, che si stava muovendo come se fosse stato colpito da un temporale.
-"Probabilmente le sue radici non glielo permettono!"-
E prima di capire che cosa aveva ottenuto sentì il peso sullo stomaco ed un urletto. si sbilanciò, visto che era ancora piegato, torvandosi con il culo per terra ed un peso addosso.
Non aveva mai creduto al colpo di fulmine, almeno non in quel periodo, credeva di preferire persone più mature. Eppure, in quel momento si incantò a fissare quel visetto con le guanciotte gonfie ed arrossate, e capì anche come aveva fatto a non scorgere gli occhi. Erano verdi come foglie appena nate, i capelli fra il castano ed il rossiccio, ed era davvero adorabile con quell'aria offesa.
-"Io non sono un cespuglio! Io sono Colin!"-
Adorabile! Forse era ripetitivo, magari anche un pochino pedofilo, però non riusciva a smettere di sorridere come un ebete.
-"Me lo ricorderò. Ed io sono David."-
-"David non è un nome da donna..."-
Vide quel musetto incredibilmente dolce incresparsi nell'incertezza, Dio! Se lo poteva portare a casa e coccolare fino allo sfinimento? Probabilmente si. Decise di lasciare perdere il discorso riguardante il proprio sesso, osservando i due.
-"Se volete potete venire a casa con me, è grande e ci siamo solo io e mio fratello."-
-"Si! Io sono Casey e lui è mio fratello Colin! siamo come te!"-
Un nuovo sorriso gli increspò le labbra, lo aveva immaginato che fossero come loro, ma il nuovo movimento del cucciolo che ancora teneva sullo stomaco gli fece spalancare gli occhi e voltare il viso nella sua direzione, incredulo.
-"Sei veramente un uomo."-
Quella era stata la prima, e praticamente ultima, in cui Nord Irlanda lo aveva toccato spontaneamete. Li aveva portati a casa, li aveva visti crescere, poi Arthur se ne era andato da casa, portandosi dietro Colin, Casey aveva combattuto di più. Però una cosa era sicura. Aveva mantenuto la promessa, si era ricordato il suo nome e non lo aveva mai più scambiato per un cespuglio. Come avrebbe potuto? Il suo nome era inciso sul proprio cuore, marchiato a fuoco, nulla avrebbe potuto cancellarlo, perchè lui per primo non lo avrebbe permesso.

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Capitolo 5
*** Twin Flames ***


Note dell'autrice; Io non cambio il raiting, anche se forse dovreiO.O Ma il mio cervello è troppo ovattato quindi lo lasciò cosìXD Ringrazio tutti quelli che leggono e vogliono recensire^o^

Twin Flames

C'era sangue, quella sera. C'era sangue e c'erano lacrime che gli solcavano il viso, c'era anche la voglia di urlare, di gridare, di odiare. Ma la stanchezza era fin troppo evidente sul suo viso, vedere la sua gente morire era come strapparsi piano piano ogni organo vitale.
E c'era la voglia di buttarsi in ginocchio e piangere fino a che non ci fosse stata più la forza di fare nemmeno quello. Il bisogno più forte però era quello di avere qualcuno accanto, qualsiasi persona, qualsiasi. Suo fratello lo aveva fissato con gelida rabbia, quasi accusandolo della propria debolezza, gli aveva voltato le spalle mentre invece nella mente gli risuonava la risata di Inghilterra, sarebbe rimasta il suo incubo fisso per tutta la vita. Era debole, non riusciva nemmeno a proteggere la sua stessa patria, la gente che credeva in lui e tutto per quieto vivere.
Le lacrime tornarono ad inondargli gli occhi, le sentiva premere per uscire, per essere liberate ma non poteva farlo.
E poi aveva sentito le sue braccia avvolgerlo, spingerselo contro al petto robusto. Non si era mai accorto di quanto David fosse caldo, di quanto gli piacesse il suo odore forte, sapeva di sangue e di libertà, sapeva di David e questo bastava. E si era sentito ancora più debole, quando si era stretto maggiormente a lui ed aveva lasciato uscire gocce di dolore dagli occhi, perchè se lui gli faceva quell'effetto allora significava che avrebbe dovuto allontanarlo, perchè aveva riconosciuto quello che provava nei suoi confronti. Provarlo in quel momento era ancora più terrificante.
-"una tua sola parola, Col."-
Aveva scosse la testa. Aveva capito che cosa intendeva. Una sola parola ed Alba si sarebbe armato di nuovo contro Inghilterra, ma questa volta lo avrebbe fatto per lui, per Colin. E l'amore rende deboli. Ti fà sentire forte ma in realtà sei più debole, l'altra persona diventa il tuo punto debole, sei pronto a combattere battaglie che non ti appartengono. David doveva rimanere come era sempre stato, non doveva macchiarsi per lui. Per questo si era staccato appena da quell'abbraccio e gli aveva posato le mani sul volto, intrappolando nuove parole totalmente inutili, perchè David parlava sempre troppo e sempre a sproposito. Le aveva bloccate con la propria lingua, lo aveva sentito irrigidirsi per un secondo prima che la lingua si intrecciasse con la sua e le braccia lo strigessero maggiormente, tirandoselo contro, come se avesse avuto paura che potesse scappare di nuovo. Ma non lo avrebbe fatto, non quella volta, quella volta voleva solamente sentirlo. Si era lasciato spingere in camera, sentiva il bisogno crescere in entrambi, perchè ne aveva bisogno anche lui, un bisogno disperato, aveva bisogno di non pensare, di non sentirsi ancora debole od inutile. David invece aveva bisogno di lui, voleva divorarselo, e lui si faceva assaggiare poco alla volta, negandogli le labbra proprio quando l'altro cercava maggior contatto, sfiorandogli il petto lentamente, tastando i muscoli sodi, sentendoli tendersi e cercavano lui, nessun altro, quasi quanto lui cercava David ed ogni cosa in lui. I vestiti erano presto finiti sul pavimento della stanza, c'era il bisogno di sentire la pelle accarezzare altra pelle. E bruciava, scottava quasi, era come se lo avessero messo al rogo e lui non si stava ribellando. Aveva sempre pensato ad Alba come un dominatore, un guerriero ed in quanto tale qualcuno che non si sprecava in stupidi preliminari, prendeva quello che voleva, ma aveva sbagliato. David aveva lusingato ogni millimetro del suo corpo, con la lingua, le mani, lo sguardo. Lo aveva trattato come se fosse stato la cosa più preziosa presente sul pianeta, fragile cristallo che poteva rompersi al minimo soffio di vento. E lui lo aveva ripagato con la voce, facendosi scappare gemiti ogni qual volta il tocco diventava più audace, ogni qual volta le fiamme aumentavano di intensità, lambendogli l'anima. Era un amante premuroso, che si occupava più del piacere di Colin che del proprio, lo aveva preparato accuratamente, facendo crescere in lui il bisogno, la fame. Lo voleva, voleva che lo prendesse. Ed ancora si accorse che non si sarebbe mai concesso in quel modo a nessun altro, perchè era solo David che aveva il potere di farlo sentire in quella maniera, certezza che era cresciuta ad ogni spinta, ad ogni centimetro guadagnato nel suo corpo, con ogni ansimo o parola che usciva dalle labbra del rosso. Gli aveva graffiato la schiena, si era spinto maggiormente contro quel corpo teso, gli aveva chiesto di più ed era stato accontentato, fino al limite in cui era esploso, inarcandosi talmente tanto contro quel corpo che aveva creduto la propria spina dorsale si sarebbe spezzata. Aveva riassaggiato le sue labbra, passato le mani fra i fili morbidi e rossissimi dei capelli, ma non aveva saputo rispondere a due semplici parole.
-"Ti amo."-
Lo aveva semplicemente ribaciato, intrappolando ancora la voce.
Aveva aspettato che si fosse addormentato e si era ripreso vestiti e dignità, che secondo lui giaceva per terra insieme agli altri, andandosene da quella stanza. Dopo si era mantenuto alla distanza di sicurezza, ricostruendo, mattone per mattone, la propria facciata da gelido bastardo. Aveva osservato la sua gente unirsi ai terroristi, alzando le spalle quando Arthur lo aveva accusato di non fare niente per impedirlo. Vero, l'unica cosa che aveva fatto era stato bruciarsi grazie a David. E si sentiva i suoi occhi da gatto addosso, però era logico che si comportasse in quella maniera. Dopo le fiamme rimaneva la cenere. Si, sarebbe stato bello che fosse così, però doveva riconoscere una cosa. Sotto la cenere rimanevano le breci ancora ardenti, non si erano mai spente, aspettavano che lui decidesse solamente di fare scatenare altre fiamme.

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Capitolo 6
*** Chiar an latha is dheàrrs' na reultan ***


Chiar an latha is dheàrrs' na reultan
(Day darkened and the stars shone)


Rabbia, rabbia in quelle iridi verdi, rabbia nei tratti del viso. David è furioso, incredibilmente furioso, il suo fuco brucia per divorare, non per proteggere, nessun sentimento positivo lo alimenta. E sà di avere ragione, ne è certo. Quello che vuole è una spiegazione a tanta idiozia! la capirebbe da chiunque, perfino da Arthur, ma non da lui! Da lui non la capisce! Non capisce perchè aiuta quel bastardo di Francisco Franco, non capisce perchè aiuta i nazisti, anche se continua a dichiararsi neutrale! Neutrale! Quando è mai stato neutrale, cazzo? Non è da lui! E lui, coglione, per un momento ci ha creduto!
-"Lasciami."-
Nemmo in quel momento alza la voce, nemmeno inchiodato al muro, con l'altra sua mano stretta al colletto della camicia perde la sua stupidissima dignità! perchè Colin si deve mostrare superiore, certo! Perchè lui è al di fuori di tutto il mondo! Ma non è così! Ha quasi il sospetto del perchè stia permettendo tutto quello, per rivendicare la potenza della sua gente. Colin alle volte gli fà quasi schifo, alle volte vorrebbe prenderlo e picchiarlo fino a farlo strisciare... poi alzarlo e baciarlo, strappargli anche l'ultima traccia di fiato e sbatterselo come la sgualdrina che è! Non che lo pensi continuamente, no, ma alle volte la rabbia è così feroce che gli impedisce di vedere oltre la punta del naso.
E che si sente tradito, tremendamente tradito. L'idea di trovarsi a fronteggiare la gente dell'astro che illumina il suo mondo, perchè Alba non ruota intorno al sole, ruota intorno a Colin, lo disgusta. Ed allora perde le staffe, talmente tanto che desidera solamente fargli del male.
-"RISPONDI ALLA MIA DOMANDA!"-
Ruggisce, in risposta al suo sguardo gelido e distaccato. Per un solo istante vede la paura in quei germogli appena nati, la sofferenza, la stanchezza. E teme di perdere la propria decisione, di allontanare la mano che lo blocca e stringerselo al petto, sussurrargli che tutto va bene, che ogni cosa lui decida va bene. Perchè lo ama, lo ha amato dal primo momento che gli è piombato addosso. Però non può farlo, perchè non capisce. E non può dirgli che tutto va bene, perchè sta aiutando un bastardo a schiavizzare la popolazione di Spagna. La libertà è un bene di tutti, che troppi hanno perso in quel periodo, alimentare altri spargimenti di sangue non porta a nulla. Colin dovrebbe capirlo! Ma gli sembra cieco alle volte.
E per questo che sono arrivati a quel punto, e per questo che vorrebbe fargli male!
-"Non sono affari tuoi!"-
Sta iniziando a spazientirsi, sente le sue mani affusolate puntarsi sul suo petto, per allontanarlo, per scacciarlo. Ma non lo permetterà.
-"E di chi sono? Tuoi? Fammi il favore di smettere di dire stronzate! parla Colin!"-
-"Perchè è quello in cui credo!"-
La risposta lo sconvolge. No! Non può essere! Colin non è così, Colin non può credere in tutto quel mare di stronzate. Lo sà perchè lo fà. Lo fà perchè spera che poi questa nuova pazzia umana riesca a schiacciare Inghilterra, se alimentata a dovere. E prima di ragionare, prima di rendersi davvero conto di quello che sta facendo, la mano è già andata a schiantarsi sulla guancia candida, imprimendo cinque lunghe dita sulla pelle.
Il tempo si ferma, cade il silenzio.
Che cosa ha fatto? Che cosa ha fatto? Fissa la mano che ha colpito l'irlandese, poi l'impronta di essa sulla guancia pallida, sembra un marchio a fuoco. Sgrana gli occhi e si allontana, prima di allungare nuovamente le mani.
-"NON TOCCARMI!"-
Stavolta ha alzato la voce, lo vede. Vede la rabbia, la frustrazione, l'odio che per troppo ha represso, vede che crede sul serio che quella sia l'unica via ed è pronto a percorrerla anche se conosce le conseguenze, la possibilità che, una volta che sia tutto chiaro, Arthur gliela faccia pagare care. Ed anche se trova deplorevole la sua scelta lo capisce.
Ma sa anche che in quel momento toccarlo sarebbe la cosa più sbagliata, lo perderebbe. Ma lo ha mai avuto? No, mai. Le mani scendono lungo ai fianchi, si stringono a pugno. Non capisce più a chi è rivolta tutta la sua rabbia.
-"Colin, io..."-
-"Stai zitto, David. Hai già detto e fatto abbastanza."-
E può solo guardarlo allontanarsi, senza fare nulla. Non si pente di odiare la sua scelta, non si pente di avergli urlato addosso... ma di quello schiaffo si, perchè per una formica è già difficile vedere la distanza che intercorre fra lei e la sua stella, lui ha appena fatto in modo che quella stella si allontani ancora.

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Capitolo 7
*** Smile like you mean it. ***


Smile like you mean it.

Si guardò allo specchio e ci riprovò. No, non andava bene per nulla! C'era qualcosa che stonava proprio, eppure non capiva che cosa. Alla fine c'era sempre una nota stonata, qualcosa che non andava e faceva sembrare il suo sorriso una smorfia assolutamente triste o malinconica. Forse era tutto dovuto al fatto che Arthur lo aveva rimprovarato per quello, forse era perchè vedeva sempre Inghilterra sciogliersi se quell'Alfred sorrideva. Non ne aveva idea.
Si spinse ancora di più sullo sgabello, osservando il proprio viso. Non c'era nulla da fare, non era una gran bellezza, probabilmente il sorriso non donava sui suoi tratti.
Non si accorse nemmeno che il proprio piede stava scivolando, se ne rese solamente quando, per non finire direttamente per terra, fu costretto a tenersi alla mensola, con la pessima conseguenza di tirarla, giù, fare un casino del diavolo e finire a sbattere la testa sulla ceramica, prima di impattare sul pavimento.
Rimase immobile per un paio di secondi, scoppiando immediatamente a piangere.
Così lo trovò David dieci secondi dopo. aveva sentito il caos improvviso e si era quasi aspettato che fosse scoppiato una bomba, invece era molto peggio! Colin era per terra, in pieni crisi di pianto e fra i frammenti di vetro di varie boccette.
-"Porca troia! Colin!"-
Vide il piccolo ritirarsi appena, probabilmente aveva sbagliato le parole, ma si era preso un coccolone, vedendolo in quello stato. Poco dopo lo aveva preso in braccio ed aveva controllato il bernoccolo che stava crescendo sulla testolina, posandoci una pezza bagnata d'acqua fredda.
-"Mi spieghi cosa stavi facendo?"-
Domandò, quando l'altro si fù calmato. il piccolo abbassò lo sguardo, tirando su con il naso. Dio! Odiava vedere quegli occhioni verdi alluvionati, ma da quando Arthur era cresciuto, ed era cresciuto in fretta, li vedeva un pò troppo spesso, soprattutto da dopo l'arrivo di Alfred.
-"Niente..."-
-"E sei salito sullo sgabello per niente? Colin, quante volte devo dirti..."-
-"Tu dici le bugie!"-
Si fermò ad osservarlo stupito, mentre altre lacrime rigavano le guance del piccolo.
-"Come, scusa?"-
-"Tu dici le bugie! Hai detto che sono carino quando sorrido, ma non è vero!"-
Doveva evitare di ridere! Doveva assolutamente evitare di fare quell'enorme stronzata!
-"Era questo che stavi facendo? provavi a vedere se sei carino quando sorridi?"-
Il cucciolo annuì, scoppiando nuovamente a piangere.
-"I-i-il f-f-ratellone d-d-ice che sono brutto! E-e-ed è vero!"-
Gli ci volle un attimo per capire cosa stesse dicendo, ma quando finalmente ci arrivò sorrise allungando le mani per stringerselo addosso.
-"Col, Col, Col. Tu non devi mai dare ascolto a quel coglione di Arthur. Lui ha bisogno di andare oltreoceano per vedere quali meraviglie ha davanti, io no."-
Colin lo fissò, studiandogli il volto.
-"Io sono una meraviglia?"-
-"Assolutamente! Sei stupendo, quando sorridi ti illumini completamente, non devi sempre credere a tutti, alle volte le persone sono così prese da se stesse, intendo testarde e vanitose, che non si rendono conto che basterebbe abbassare lo sguardo per vedere quali sono le cose realmente da proteggere ed ammirare, Arthur è una di queste persone."-
-"E tu?"-
David aumentò il sorriso, baciandogli il capo, cercando di evitare il bernoccolo.
-"Io non vedo l'ora che tu cresca!"-
Almeno avrebbe evitato di sembrare troppo pedofilo! Stava praticamente sbavando su un bambino! E Dio solo sapeva che cosa gli avrebbe voluto fare, almeno stava aspettando che avesse l'età giusto, bisognava apprezzare lo sforzo! Poco dopo sentì le manine stringersi sulla sua maglia.
-"Io sono già grande!"-
-"Certo, certo..."-
-"Oppure vuoi giocare alla cavallina con me come fanno il fratellone ed il dado Francia?"-
Ecco... avrebbe dovuto fare due chiacchere anche con Francis! Avrebbe dovuto spiegargli che doveva evitare di insegnare strani giochi al suo Norlin Airlann!

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Capitolo 8
*** You Make Me Go Crazy! ***


You Make Me Go Crazy.

C'era voluto del tempo, ma sapeva che sarebbe arrivato quel delicatissimo periodo in cui un ragazzo entra nella fase del "NO!". Quello completamente maiuscolo e definitivo, la ribellione era normale. Ci erano passati tutti, anzi, alcuni non ne uscivano mai, come Arthur, altri invece non ne entravano nemmeno, o almeno, così sembrava. E sapeva che entrambi i fratelli irlandesi ci sarebbero caduti in pieno. Quello che non si aspettava di certo era che, nello sbocciare, le cose sarebbero andate meglio di ogni sua rosea aspettativa!
Si, lo ammetteva. Da quando li aveva presi con sè aveva spuntato ogni giorno sul calendario, sperando che quel giorno arrivasse in fretta. Perchè era stanco che gli dessero del pedofilo, in fondo non lo aveva mai toccato, ed aveva aspettato che avesse l'età giusta per provarci!
Era stato un bambino adorabile, con gli occhioni enormi ed i capelli rossastri. Ora Colin era un ragazzo stupendo, si era alzato, il suo corpo aveva assunto un qualcosa di felino, i capelli si erano scuriti, diventando più sul castano, gli occhi si erano allungati. Colin era un gattino dagli artigli affilati e lui non poteva che morirci dietro. Casey era diventato stupendo, ma non riusciva a gareggiare con suo fratello, non c'era competizione! Colin era una stella caduta sul pianeta!
Anche Arthur sembrava essersene accorto, aveva puntato i suoi occhi sul Nord Irlanda e sembrava intenzionato a tenerselo ben stretto, cosa che gli stava veramente sui coglioni.
Poi ecco l'occasione. una giornata normale, il solito temporale dovuta dal tempo mutabile della Gran Bretagna. David si stava dondolando la sedia con aria annoiata, una bottiglia di Whiskey, Dio, era una bella palla! Il rumore della porta che si chiudeva gli fece voltare il viso. Ok, doveva stare calmo e ringraziare qualsiasi divinità gli avesse mandato quel regalo!
Lo sondò con gli occhi, la camicia bianca diventata trasparente, i pantaloni bagnati si erano attaccati alla pelle, disegnando magnificamente quel fondoschieno degno del migliore scultore dell'arte greca. I capelli erano spolti e facevano cadere goccioline sul collo. Dio, poteva seguirle con la lingua? Colin scosse la testa, come un cagnolino, lo aveva già detto che era diventato l'adolescente più dannatamente arrapante che avesse mai messo piede sul pianeta? Decisamente non si era accorto di lui, visto che stava per mettere i piedi su uno dei preziosissimi tappeti di Arthur. Doveva assolutamente impedirlo! Non voleva mica che quel meraviglioso tappeto si rovinasse!
-"Ehy! Ehy! Dove pensi di andare in quelle condizioni?"-
Nord Irlanda aveva sobbalzato, arricciando le labbruccia in una smorfietta sorpresa e puntando gli occhi nella sua direzione.
-"Alba?"-
-"E chi vuoi che sia? Non pensarci proprio a fare un altro passo, altrimenti Arthur ti ammazza!"-
Colin sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Era da un pò che tendeva ad evitare David, ultimamente il rosso aveva strani comportamenti con lui, sembrava quasi che ci provasse, anzi! Ci provava spudoratamente! Certo, David gli piaceva ed anche tanto, ma non voleva finirci a letto! Insomma! Quel maniaco lo avrebbe abbandonato subito dopo avere avuto quello che voleva, ne era certo!
-"E cosa dovrei fare, scusa?"-
-"Spogliati."-
La sua risposta gli aveva fatto strabuzzare gli occhi, era impazzito?
-"D-davanti a te?!?"-
Lo scozzese sorrise, portandosi la bottiglia alle labbra. Di certo lui non voleva perdersi lo spettacolo!
-"Ti avrò già visto un milione di volte nudo, Colin."-
-"Avevo sei anni!"-
-"fatto stà che non hai nulla che io non abbia già visto."-
E non vedeva l'ora di vederlo ancora! A dire la verità sperava di controllarsi abbastanza da non strappargli lui stesso quei vestiti fradici di dosso. Colin non lo guardava più, aveva distolto il viso e le guance si erano tinte di un bel rosso. Adorabile!
-"Poi ti porterò un asciugamano, cucciolo."-
Aveva addolcito il tono, sperando di convincerlo, in realtà aveva paura di avere assunto un tono da maniaco sessuale!
-"Va bene! Stronzo!"-
Oh, si! Lo sapeva! Si aspettava che tenesse gli occhi lontani dai suoi, invece si ritrovò ad annegare in quelle iridi verdi piene di vergogna e di rabbia. Sorrise ancora, alzando la bottiglia nella sua direzione.
-"Ti stai divertendo, immagino!"-
-"Io? Ma quando mai! Non muoio certamente dalla voglia di vederti in mutande, moccioso! Da quando sei così arrogante? Da piccolo eri così tenero e dolce."-
Si portò una mano al cuore, con l'aria rassegnata, scorgendo un piccolo sorriso sulle labbra del suo Colin.
-"Ah, si? Peccato... perchè io morivo dalla voglia di farmi vedere nudo da te."-
Ecco, se in quel momento fossero stati in un fumetto, avrebbe avuto una faccia da idiota, probabilmente l'aveva davvero! Colin sorrise malizioso, portando una mano a sbottonarsi il primo bottone, scivolando lentamente al secondo. Ok... era morto, vero? Morto! Inghiottì a vuoto, incatenato a quel corpo ancora acerbo ma che sarebbe diventato una meraviglia. Le gocce continuavano a scivolare sulla quella pelle candida e, Dio!, voleva asciugarlo a suo modo!
-"Vorrei che lo facessi tu, vorrei sentire la tua mano. Mi farei spogliare da te, poi pretenderei che leccassi ogni centimetro del mio corpo. Sono vergine, ti chiederei di fare piano, so che tu lo faresti per me."-
Un verso strozzato gli sfuggì dalle labbra. Ma che cazzo stava succedendo? E dire che doveva essere lui a gestire il gioco! Invece no, col cazzo! Basta! Ora si alzava e lo sbatteva contro la porta! Purtroppo il suo corpo non rispondeva come voleva!
-"Arriveresti a togliermi i pantaloni, sai, mi sono sempre chiesto come sarebbe farmi legare al letto, ma non te lo chiederei. Mi sfioreresti con il naso, prima di abbassarmi i boxer con la bocca. Tremerei, ma non di paura, tu lo capiresti ed inizieresti a leccarmi dove nessuno mi ha mai sfiorato, nessuno tranne me..."-
-"Oddio, Col!"-
-"Si, pensi che non lo faccia? Naturalmente prima mi assicuro che non ci sia nessuno a sentirmi. TI chiamo, sai? Quando mi sento al limite mi mordo le labbra per non urlare il tuo nome, vorrei che fosse la tua mano, non la mia."-
Quello non era solamente l'adolescente più arrapante che avesse mai visto, ma anche il più maledettamente bastardo! Ed aveva convissuto con Arthur! Basta così! Si alzò per mettere fine a tutto quello!
Peccato che un altra porta si aprì!
-"Che sta succedendo qui?"-
Inghilterra fissò prima Colin e poi David, quest'ultimo terribilmente a disagio. Il castano sorrise, inclinando appena il viso.
-"Niente fratellone. Alba mi ha solo consigliato di togliermi questi vestiti di dosso prima che mi venisse un malanno, vero David?"-
E lui riuscì appena ad annuire, ancora intontito, ascoltando appena Arthur confermare la sua idea, porgendo una giacca asciutta a Colin perchè si coprisse.
-"Ah, David... non so cos'è successo, ma farei qualcosa per quello!"-
Si coprì con le mani, nascondendo la sua eccitazione alla vista del biondo, che scosse la testa rassegnato. Incrociò lo sguardo con Colin, trovando quello del castano troppo divertito. Quel ragazzo lo avrebbe fatto diventare matto!

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Capitolo 9
*** Whisckey in the jar ***


Whiskey in the jar.

Aveva bevuto troppo, lo sapeva da solo. Tornare a casa era stato tremendamente difficile, come trovare la strada per camera propria. Non ci aveva mai fatto caso ma quella casa era fin troppo piena di scale, si trascinò nell'ultima rampa di quei maledetti gradini, fino alla porta della sua stanza, almeno credeva fosse quella. Non era colpa sua se le cose gli sembravano tremendamente diverse quando si era ubriachi ed ammetteva di averci dato abbastanza dentro con il Whisckey. Aprì la porta, sbattendo le palepebre, era stato in grado di salire le scale al buio, ora che la luce gli feriva gli occhi, anche se fievole, fu costretto a battarle ripetutamente. L'occupante della stanza aveva inarcato un sopraciglio- Dio! quanto era sexy quando assumeva quell'espressione?!?- come a volergli chiedere che cosa stesse guardando. La risposta era semplice, stava guardando lui.
-"Camera tua è la porta accanto."-
Una risposta lapidaria, un modo per scacciarlo, perchè per un sedicenne, quella era l'età che dimostrava, la propria camera era un tempio e lui lo aveva appena violato senza una valida ragione. Colin conservava ancora un vago accenno di lentigini, andate sparite con la sua crescita.
-"lo so."-
Era stato l'istinto a portarlo lì, ne era certo. Il piccolo irlandese aveva sbuffato, chiudendo il libro che cercava di leggere, posandolo sul comodino, prima di riportare lo sguardo su di lui.
-"Sei ubriaco."-
-"Non tanto, cioè, sono stato peggio."-
-"Puzzi da fare schifo."-
Forse era la sbornia, era certo fosse quella, perchè in realtà lui non si sarebbe mai permesso di sfiorare il suo piccolo con un dito, eppure era scattato in avanti, spingendolo con la schiena sul materasso. Certo che da così vicino i suoi occhi erano ancora più verdi e meravigliosi.
-"Sei diventato davvero, davvero insolente, lo sai?"-
Lo vede stupito, come se non capisse cosa sta succedendo. Ma lo capisce benissimo, no? Se non avesse fatto quello spettacolino giusto qualche ora prima non sarebbero a quel punto, se l'è cercata.
-"David?"-
La sua voce ha una nuova intonazione, un intonazione che non gli ha mai sentito prima, sembra un misto tra confusione e timore, non lo ha mai trovato così tremendamente invitante.
-"Shhh... va tutto bene, Col."-
Lo tranquillizza, ma intanto non accenna a spostarsi, anzi, infila un ginocchio fra le sue gambe, costringendolo ad aprirle per lui, le mani sono corse ai suoi polsi, tenendoglieli fermi. Continua a specchiarsi in quegli occhioni da cucciolo spaurito, sentendo un sorrisino iniziare a prendergli forma sulle labbra.
-"Non era quello che sognavi?"-
Ecco, la consapevolezza, un lampo veloce in quel verde foglia, ce lo vedrebbe bene vestito di verde, come i suoi occhi, assomiglierebbe tremendamente ad un folletto, peccato che in quel momento stia cercando di dibattersi.
-"Sei ubriaco!"-
ferma per un soffio la gamba che stava per colpirlo ai propri, santissimi, gioielli di famiglia.
-"Ehy, guarda che quelli servono, sai?"-
-"David! Togliti di dosso!"-
Oh, no! Interrompe i successivi insulti -sta inizianzo a passare troppo tempo con Arthur, decisamente!- con la propria bocca, naturalmente il morso se lo aspettava. Staccò una mano, tanto aveva dei polsi così esili che poteva benissimo tenerli con una sola, portandola al viso, stringendo appena in modo che aprisse la bocca per lui, invadendogliela con la propria lingua. Sentì la padrona di casa ritirarsi, ma tutto ha un suo modo ed un suo tempo, sapeva che sarebbe ceduto. infatti dopo poco, e varie lusinghe dell'ospite, eccola andarle incontro, intrecciandosi alla gemella. Aveva un sapore delizioso, Col, un sapore che ricordava quello della menta, ma più speziato, piccante. Si staccò quando i polmoni richiesero a gran voce aria, stupendosi quando il piccolo mugugnò contrariato. Osservarlo non era stata una buona idea, Col aveva il viso rosso, gli occhi socchiusi e le labbra inumidite, da orgasmo.
-"Cazzo, dovresti vederti ora, sei stupendo!"-
E come al solito non riusciva a trattenersi. L'irlandese sorrise, un sorriso malizioso, mentre si spingeva appena contro di lui, come se avesse bisogno di lui. E lui non voleva che accontentarlo.
-"David... lasciami le mani."-
Un sussurro, un sussurro così dannatamente sensuale che non poteva che obbedirgli, perchè era schiavo di un ragazzino! Probabilmente lo era stato dalla prima volta che lo aveva incontrato, quando gli aveva dato del cespuglio. gli liberò i polsi, scendendo con una carezza lungo le braccia, scivolando sui fianchi esili, su quel corpo deliziosamente acerbo, un frutto proibito pregno di peccato che lui non voleva che assaggiare e gustare.
Sentì le sue mani fra i capelli, trascinato nuovamente su quella bocca invitante, sarebbe potuto morire su quelle labbra, e di nuovo sentì la gamba rialzarsi, ma questa volta non lo colpì. Mugugnò appena, sentendo il ginocchio frizionargli l'eccitazione, come se avesse davvero bisogno di una cosa simile per eccitarlo, gli bastava respirare! Portò una mano sul suo petto, pizzicandogli un capezzolo, mentre l'altra mano andava a segare lentamente il sesso del piccolo da soprai pantaloni del pigiama. L'irlandese si staccò, gemendo appena.
-"David..."-
Non rispose nemmeno, scendendo a succhiargli la pelle della gola. Colin aveva portato le mani ai uoi pantaloni, slacciandogli la cintura e togliendogliela, lanciandola via gli parve, sbottonandoli lentamente mentre si spingeva contro di lui. Era come se gli stesse chiedendo di più, se gli stesse permettendo di conquistarlo del tutto, ed era una vita che non aspettava altro!
Sentì un nuovo gemito, un sorriso gli increspò le labbra mentre intrecciava le dita di una mano a quelle del piccolo. Se fosse stato meno ubriaco si sarebbe accorto che tutta quella collaborazione era fin troppo sospetta, che forse c'era un motivo se l'altro gli aveva infilato una mano nei pantaloni, sotto ai boxer per l'esattezza, muovendola allo stesso ritmo con cui lui muoveva quella sul sesso del piccolo, ma non ci prestò attenzione.
Per questo non fece nemmeno storie quando, qualche secondo più tardi, Colin gli premette le mani sulle spalle, dopo avergli tirato su il capo in modo da baciarlo ancora, facendogli capire che voleva andargli a cavalcioni. Si staccò, osservando un filo di saliva che ancora li legava, sistemandosi come l'altro desiderava, tirandoselo sopra prima di baciarlo nuovamente e strusciarsi con forza, bacino contro bacino. Alla fine gli interessava solamente i gemiti che il piccolo stava emettendo, al suo corpicino che si strusciava a sua volta, alle sue mani che si intrecciavano alle sue, portandosi sopra la nuca. Ok... c'era qualcosa che non andava, ma non arrivò a cosa fino a quando l'altro non si staccò con un sorriso vittorioso. Sbattè le palpebre confuso, tirando i polsi e trovandoli stranamente... legati! La sua cintura!
-"Ma cosa?!?"-
Lo fissò perplesso mentre Colin scivolava elegantemente giù dal suo letto, sistemandosi i capelli ed incrociando le braccia al petto.
-"Buonanotte, Dave."-
-"Colin! Colin, cazzo! Se mi lasci qua così te la faccio pagare!"-
Il piccolo rimise il visino dentro alla porta, osservandolo divertito.
-"Magari quando sarai sobrio, Alba. Non mi piace l'odore dell'alcool."-
E lì non potè che sbattere le palpebre prima di accasciarsi sul cuscino. Quel piccolo, infido bastardello. Un ghigno si dipinse sulle sue labbra... Se non fosse stato così sadico non sarebbe stato il suo piccolo, adorato, Colin! E gliel'avrebbe pagata, oh, si! Magari gli sarebbe perfino piaciuto! Per il momento si accontentò di addormentarsi sul suo cuscino, assaporandone l'odore.

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Capitolo 10
*** The verity you’ll find ***


The verity you’ll find

Sera calda, le stelle in cielo. La brezza piacevole scompiglia i capelli rossicci di Nord Irlanda, steso sul prato. La guancia però brucia ancora. David lo ha schiaffeggiato, non lo aveva mai picchiato prima, di motivi ne avrebbe avute a bizzeffe, questa sera lo ha fatto.
E non è solo il fatto che l'impronta della mano capeggia ancora sulla pelle candida, è chi lo ha schiaffeggiato che fà più male, poteva sopportarlo da chiunque altro, da lui no. Mentire a sè stesso non è mai stata la sua scelta migliore, in qualunque caso è durato molto poco, quindi può anche smettere di farlo.
Ama David.
Lo ama dal primo momento che lo ha preso a casa con sè, lo ama da quando si occupava di lui, perchè Alba gli ha sempre dato le attenzioni che chiedeva, alle volte con i suoi modi stupidi, alle volte con semplice tenerezza, quindi ha sempre cercato di stargli accanto, fino a che Inghilterra non lo ha stretto un pò di più nelle sue spire, allontanandolo da quel tornado dai capelli rossi.
David è sostanzialmente diverso da tutti quelli che conosce. le altre nazioni sembrano divertirsi a perdere e riottenere la propria libertà, David no. Alba rimane fiero, non striscierà mai ai piedi di nessuno. Sorride appena, cercando le sigarette e tirandone fuori una, accendendosela. Quasi di nessuno. L'unico per cui David striscierebbe, e ne è sicuro, è lui.
Colin non ha mai tentato di ingabbiare Alba, è stato quest'ultimo a mandare la sua gente nelle terre di Irlanda, colonizzandole, eppure David gli mostra una devozione quasi totale, anzi, un adorazione che non credeva di meritarsi in mille secoli. Quando il rosso lo guarda si sente importante, desiderato, amato... e ne ha paura. Ha paura di dirgli di si, ha paura di stargli accanto e non meritarsi affatto il ruolo di compagno di un condottiero simile. Perchè Colin è, in linea di massima, un vigliacco che preferisce agire nell'ombra piuttosto che alla luce del sole.
E, chiaramente, questo non piace a David.
Sono altri i valori che gli ha inculcato, o almeno cercato, in testa. Sono l'orgoglio, il rispetto per se stesso, il mostrarsi sempre per come si è ed il desiderio sconfinato di libertà. In realtà non riesce ad essere come il rosso desidera.
però David non sembra farci caso.
Continua a seguirlo, ovunque vada è sicuro che girandosi lo troverebbe alle sue spalle, nell'ombra, a vegliarlo come il migliore guardiano dell'universo. E sa perfettamente che se aprisse gli occhi, in quel preciso istante, e guardasse indietro, lo vedrebbe.
-"Puoi avvicinarti, sai?"-
Sente un sospiro e dei passi, percepisce appena che si è seduto di fianco a lui. Quello che percepisce meglio è il suo profumo, dolce e virile allo stesso tempo.
-"Sei ancora arrabbiato?"-
Gli viene quasi da ridere. Alle volte gli sembra un bambino spaurito che è alle prese con i genitori. Scuote la testa, socchiudendo appena gli occhi.
-"Me lo sono meritato."-
-"Scusami, Col. Non ho pensato, ho agito e basta. è che mi sembra così assurdo dovere..."-
-"Ti amo."-
Interrompe le successive parole con un fermo secco ed improvviso. Non lo guarda in viso, sà che gli occhi sarebbero spalancati e le labbra formano una perfetta "o", ma non vuole perdere il momento, l'unico in cui è sicuro di dirgli tutto.
-"Credo di averti sempre amato, anche quando ti prendevo in giro, provocandoti. Sei un idiota, parli sempre a sproposito, alle volte sei anche un pò puttana, si, so di tutti quelli che ti sei portato a letto, Francia compreso. Però sei tu, Dave, so che per tutte le volte in cui potremmo litigare, torneresti sempre da me, con quel sorriso, le tue troppe parole ed il tuo sguardo."-
Si passa una mano fra i capelli, aspirando una lunghissima boccata dalla sigaretta.
-"E davvero, non capisco perchè io."-
-"Davvero non ci sei arrivato?"-
Si volta, osservando il sorriso dolce del rosso, che allunga una mano a sfiorargli una guancia, un tocco delicato.
-"Perchè sei tu, Col, perchè non c'è nulla che io ami di più del buio e della luce che vivono in te. Le trovo stupende, da difendere e proteggere. te lo dissi già una volta, io non ho bisogno di andare oltreoceano per vedere che meraviglie ci sono qua, ti ho sempre avuto accanto ed è tutto ciò che ho sempre desiderato."-
Arrossisce, seguendo appena la carezza.
-"Scemo."-
-"Posso baciarti, Col?"-
Annuisce, avvicinandosi a lui, incontrando le sue labbra. Quando il contatto si amplia leggermente ed il suo sapore lo invade, capisce che alla fine, in fondo, un pò ci sperava che glielo chiedesse, perchè quel bacio, quel sapore o più semplicemente la sua presenza accanto, è tutto ciò che Colin ha sempre desiderato.

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Capitolo 11
*** Jingle Bells... ***


Jingle bells, jingle bells,
Jingle all the way!

 

 

Bene, ormai c'era poco da fare. Tutti gli anni era quella storia, la casa diventava un casino tremendo, si festeggiava con troppo alcool, non che gli dispiacesse, lui amava bere, ma alle volte le persone esageravano, com Arthur l'anno precendete. Inghilterra aveva deciso di deliziare tutti con uno streap tease di cui lui avrebbe fatto proprio a meno, per fortuna Francis quella volta era intervenuto, bloccando suo fratello prima che si privasse dei pantaloni.

Ma quell'anno aveva preso la decisione di non farsi vedere alla festa, preferiva starsene in camera a leggere, almeno avrebbe evitato di dovere stare attento alla miriade di vischio attaccati sopra la porta!

Non che fossero un vero problema, ma l'anno precedente aveva dovuto baciarsi con Bielorussia, sinceramente quella ragazza non gli piaceva proprio per nulla, avrebbe preferito il fratello. Comunque quell'anno ci sarebbe stato un bel bicchiere di thè caldo ed un libro a fargli compagnia mentre dalla stanza di sotto si iniziavano a sentire le prime risate sguaiate ed i primi strilli indignati. Sospirò, scuotendo la testa.

Certo che alcune nazioni erano assurde, forse lui era uno di esse. Non era normalissimo preferire restare in camera a leggere piuttosto che festeggiare, soprattutto per uno che a San Patrizio si riduceva in uno stato pietoso, tanto che doveva strisciare sui gomiti per tornarsene a casa ed infilarsi a letto. Però per lui il natale era diverso, lui credeva ancora che a natale fosse meglio stare solo in famiglia, magari con la persona che si ama.

Un nuovo sospiro gli scappò dalle labbra. Si, certo! Alba era sicuramente al pian terreno a festeggiare, se lo immaginava con un boccale di whisckey in mano ad intonare canzoncine dalla dubbia moralità. Gli fosse passato per una volta... ok, magari anche lui aveva qualche colpa, lui lo aveva sempre e solo rifiutato. Non si piangeva sul latte versato.

Chiuse il libro, alzandosi dalla poltrona per aprire la porta, il vociare divenne estremamente più forte, decisamente avevano iniziato presto ad alzare il gomito. Scese le scale, dopo essersi dato dell'imbecille, sorridendo nonostante tutto quando vide Spagna, Prussia e Francia sul tavolo, intenti a quello che sembrava un can can molto, molto mal fermo, Arthur era collassato sul divano, Alfred e Matthew non si vedevano, probabilmente l'americano aveva deciso che c'erano modi migliori di festeggiare con il proprio fratello. Passò lo sguardo su tutti i presenti, inarcando un sopraciglio. David non era lì? Si guardò intorno, fino a che uno sbuffo di fumo non comparve dalla finestra del balcone aperta.

Si avvicinò, trovando il rosso appoggiato alla ringhiera di pietra, intento a guardare il cielo, o forse la neve che stava iniziando a cadere. Lo fissò per un secondo. Era bello, c'era poco da fare, ma era una bellezza che derivava da tutti quei piccoli difetti che formavano il viso di Scotland, i tratti affilati, i canini più appuntiti del dovuto, tutto quello non faceva che farlo sembrare più desiderabile, più affascinante.

David sembrava un ragazzo pericoloso e quindi erano in tanti quelli che gli sbavavano dietro, come se non lo sapesse, però sapeva anche un altra cosa, l'aveva sempre saputa e nonostante tutto continuava a chiedersi il perchè.

David amava lui, Colin, Irland del nord, ancora tra le mani di Inghilterra, quello che sembrava non avere mai un parere proprio se prima non si confidava con Arthur. Scozia però conosceva la verità, altrimenti non avrebbe perso il proprio tempo dietro di lui. In fondo era cresciuto con Alba, non con England, era più di Alba che di England. Gli scozzese non erano stati degli invasori, ma semplicemente i propietari di una terra che finalmente tornavano ad occuparla. Ed in fondo, sotto sotto, lui era uguale al rosso, anche se non lo ammetteva.

Stessa sete di libertà, stesso bisogno di sentirsi fieri e stesso bramoso desiderio.
Desiderio di stare accanto a quel condottiero dai capelli di fiamma, di farsi abbracciare, di donarsi, cosa che però cercava di non mostrare mai.

-”Fa freddo.”-

Il rosso sobbalzò al suono della sua voce, voltandosi nella sua direzione ed inarcando un sopraciglio.

-”Tu non eri in camera?”-

-”Nessun ubriacone è venuto a bussare, sono scese a controllare.”-

L'altro ridacchiò, tornando a guardare il cielo.

-”Nevica.”-

-”ho visto.”-

-”è bella la neve.”-

annuì, appoggiandosi vicino a lui, alzando il viso verso i fiocchi che cadevano. Non parlarono, di voci bastavano quelle all'interno, non servivano anche le loro, però c'era una cosa che voleva fare. A natale si è tutti più buoni, no?

-”David?”-

-”Mh?”-

-”Siamo sotto al vischio.”-

Il rosso lo fissò perplesso.

-”No, non è vero. Qui non c'è.”-

Alzò gli occhi al cielo, esasperato. Certo che era cretino quando voleva! Allungò una mano, portandola dietro alla nuca del rosso, attirandoselo contro e baciandolo castamente per un attimo, prima di chiedere l'accesso alla sua bocca che gli venne concesso dopo un attimo di stupore. Quando le braccia di David se lo spinsero addosso non fece alcuna resistenza, legando le proprie intorno al collo dell'altro, continuando quel bacio che sembrava volergli strappare tutto, ogni cosa.

Si staccò solamente quando i polmoni gli fecero notare che l'apnea non era il loro sport, sorridendo al rosso.

-”Buon natale, Dave.”-

-”Buon natale, Col.”-

Le labbra tornarono ad unirsi dopo quell'augurio, Dio, avrebbe potuto morirci su quelle labbra, non c'era nessuno che glielo impedisse.

O almeno... quasi nessuno!

Si sa, quando in corso c'è una festa piena di gente esagitata, con la mania di rompere le palle a tutti, trovare un attimo di tranquillità. Specialmente se in giro c'è America, decisamente soddisfatto e pronto ad infastidire Russia!

Quando la palla di neve colpì David sulla nuca, l'altro emise un versetto costernato.

-”Attenzione!”-

-”Di solito si dice prima di lanciare la palla di neve, America.”-

Poi ci fu un attimo di silenzio, mentre lui cercava di ripulire i capelli del rosso, impegnato a lanciare inculti sulla demenza del biondino in giardino.

-”Oh, ho capito! Stavi cercando di scartare il regalo! Continuate pure, noi guardiamo!”-

Ecco, quello non lo avrebbe dovuto dire, perchè lui avrebbe davvero continuato, ma fu costretto ad appoggiarsi al cornicione e guardare l'uomo che amava correre dietro ad un esagitato Eroe che gli gridava che in realtà non ci avrebbe combinato niente perchè era impotente!

Glielo avrebbe dato più tardi il suo regalo... forse.

 

Note:Buon natale in anticipo a tutti!*o*

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Capitolo 12
*** I, cry, when angels deserve to die ***


I, cry, when angels deserve to die.

 

Non credeva di potere mai arrivare a quello, ad odiare così tanto la persona che in realtà avrebbe voluto proteggere e stringere a sé. Non che avesse smesso di crederlo un angelo precipitato in qualche maniera sulla faccia della terra, però lo odiava. Era si un angelo ma con le ali nere come il peccato, in fondo anche il demonio aveva iniziato la sua vita come creatura celeste, perchè anche quel piccolo bastardo non poteva essere un demonio sotto angeliche spoglie? Era così, lo sapeva. Fasciò una delle numerose ferite che lo ricoprivano, stringendo i denti, facevano male ma non quanto lo squarcio nel petto.

I contrasti con Inghilterra erano aumentati, scatenando l'ennesima guerra, quello che non si aspettava era di trovare anche lui al fianco di Arthur, volente o nolente. Colin era al fianco di Arthur e c'erano poche possibilità di come il biondo avesse fatto a fare capire a Norlin Airlann di chi fosse realmente.

Strappò il pezzo di benda con i denti, aguzzando le orecchie nel sentire passi leggeri, puntandogli la spada alla gola.

-”Che cosa ci fai qua?”-

Colin non ebbe una reazione visibile, se anche si fosse spaventato niente sembrò scalfirlo in superficie, come al solito, maledettissimo pezzo di ghiaccio. Mostrava ancora sedici anni, un ragazzino efebico, fin troppo affascinante, sembrava però non accorgersene, lo odiava!

-”Sono venuto a vedere come stavi, Alba.”-

-”Lo hai visto, puoi andartene!”-

L'altro sospirò, posando la mano sulla lama, distogliendola con calma quasi sovranaturale dalla propria gola, mostrandogli quello che non aveva visto e che servì solamente ad aumentare la sua rabbia. Un marchio rosso che capeggiava su quella pelle candida come i petali di un giglio, avrebbe dovuto essere il suo marchio, non quello di Arthur, doveva essere suo, ma Colin non lo aveva mai considerato abbastanza per permetterglielo, lo aveva provocato, ma nulla di più.

-”Vattene, adesso.”-

-”David, siediti.”-

da quando gli dava ordini? Sostenne il suo sguardo gelido con calma, per quanto fosse possibile, prima di scuotere la testa e sedersi, permettendogli di avvicinarsi. Era un pessimo momento per trovarsi davanti quel traditore!

William era appena stato giustiziato, la sua testa in bella mostra su un palo del ponte di londra, uno schifoso modo per cercare di fargli entrare in testa che Inghilterra era il più forte! Bastardo! E per di più era andato oltre, gli aveva strappato qualcosa di più caro della libertà. Perchè per quel ragazzo che si stava assicurando che le ferite fossero state medicate a dovere l'avrebbe persa la libertà, avrebbe perso anche la dignità. Colin invece aveva preferito concedersi a quel bastardo dai capelli biondi.

Digrignò i denti, bloccandogli la mano che stava esaminando una delle tante ferite sul petto, gli occhi incrociarono quelle iridi verdi perplesse e preoccupate.

-”Ti sei divertito?”-

Un sibilo, un affermazione velenosa, voleva fargli del male. Si, voleva fargli provare almeno un decimo del dolore che gli aveva procurato ed una soddisfazione bestiale lo avvolse quando l'altro cercò di liberarsi la mano.

-”Ti ha fatto male? Ti ha preso come desideravi? Perchè inizio a credere che a te piaccia essere trattato da puttana.”-

-”lasciami.”-

Si stava iniziando a ribellare, tanto aveva stretto maggiormente quel polso sottile, bloccando anche l'altra mano.

-”Perchè? Voglio solo sapere come è stata la tua prima volta, che c'è di male? Immagino che con lui non ti sia strusciato per poi andartene, vero?”-

-”Lasciami, David!”-

-”no.”-

Peccato che la sua decisione vacillò quando rialzò gli occhi nei suoi, pieni di lacrime e rancore.

-”Ti prego, lasciami.”-

un sussurro, niente di più. Se lo tirò ancora più vicino, fino a farlo crollare sul proprio petto.

-”Non mi importa... cioè, mi importa, si, è una cosa che mi va abbastanza incazzare, devo ammetterlo. Ma non mi importa. Tu sei mio, Col, è farò di tutto per riaverti indietro, va bene? Devi solo aspettarmi.”-

Perchè, anche se in quel momento lo odiava, anche se ancora provava rabbia nei confronti di quell'angelico demonio, lo voleva. Non poteva più negarlo. La grande Scozia, la terra che da secoli combatteva per la propria libertà ed indipendenza, si era ritrovata ingabbiata in una prigione dal gusto amaro di fiele, ma anche dolce come il miele appena creato. Era logico, per averlo dovevi sopportare i pungiglioni delle api, ma dopo le papille gustative si riempivano di una dolcezza unica ed era certo che anche per lui sarebbe stato così. La presa sui polsi di Colin si sciolse, diventando una carezza lungo tutta la sua schiena, sospirando quando le lacrime del cucciolo gli bagnarono la spalla, sentendolo abbandonarsi su di lui, quasi ricambiando quell'abbraccio un po' assurdo.

Una mano passò fra quei capelli serici e profumati, sapevano di erba e di natura. Colin era un demonietto capace di fargli provare i sentimenti decisamente amplificati, come se si trovasse in una stanza chiusa e dai muri spessi, però era anche vero che lo amava, non lo aveva mai negato.

-”Ti porterò via, Col.”-

Sentì l'altro tirare su con il naso, staccandosi del tutto per ripulirsi il viso.

-”è una promessa?”-

-”Un giuramento.”-

sorrise, vedendolo fissarlo con aria intensa, come se fosse un gattino indeciso se fidarsi della mano che veniva allungata nella sua direzione.

-”Tu non mantieni mai la tua parola, Alba.”-

-”Questa volta si.”-

In quel momento se ne andò, secoli più avanti, quando la sua gente iniziò piano piano a farsi strada fra i magnifici paesaggi del nord irlanda, lo vide sorridere. Ormai era cresciuto, era diventato il magnifico uomo che gli faceva battere il cuore e quando si ritrovò a specchiarsi in quegli occhioni del colore dei germogli potè chiaramente leggervi dentro quello che non gli stava dicendo.

Hai mantenuto il tuo giuramento.

Visto? Sei mio e nessun altro potrà mai farti del male.

 

Note:agrodolce, lo so. Ma oggi va così, spero che vi piaccia^o^

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Capitolo 13
*** Seven Things ***


Seven things.

 

David era un idiota, non stava zitto un momento, aveva la bruttissima abitudine di fumare troppo per non parlare del bere, era invadente, cazzeggiava fin troppo, perdeva la concentrazione con la facilità di un bambino e quelle erano solo sette delle cose che lo infastidivano del comportamento di Scotland. David era assolutamente privo di logica, era impulsivo, tendeva a perdere la testa per nulla, era troppo possessivo, troppo appiccicoso e perfino a tratti irritante con la sua strafottenza. Sembrava che ce lo avesse solamente lui e nessun altro lo possedesse, era un incognita impazzita in un mare di equazioni ordinate. Stargli accanto era difficile, se si finiva a litigare era pressochè impossibile averla vinta, il rosso avrebbe rigirato la frittata così tante volte che alla fine si passava sempre per il cattivo di turno. Sospirò, scuotendo la testa mentre continuava a fissarlo durante uno di quegli interminabili battibecchi che aveva con Arthur. England e Scotland erano chiaramente finiti a letto insieme.

Infastidito dal suo stesso pensiero bussò alla porta, entrambi voltarono lo sguardo nella sua direzione, due paia di occhi verdi addosso. Quella era la caratteristica che più li rendeva simili, quegli occhi da gatto. Si, lo sapeva perfettamente di averli verdi a propria volta ma non in quella maniera. I suoi sembravano foglie, i loro sembravano smeraldi, poteva sembrare la stessa cosa ma avevano una tonalità diversa, un colore diverso... forse Dave preferiva le pietre ai germogli. Di nuovo l'irritazione gli percorse la spina dorsale, portandolo ad evitare gli occhi del rosso.

-”Le carte che mi avevi chiesto, England.”-

-”Grazie, Northen Ireland.”-

-”Non si chiama così.”-

-”è un mio protettorato e si chiama così!”-

-”L'ho scoperto io e quindi decido io, imbecille!”-

-”Idiota!”-

-”Stupido coglione!”-

-”Selvaggio!”-

Sbattè le carte sulla scrivania, facendo sussultare i due. Li gelò con lo sguardo, osservandoli come se fossero due pezzi di carta per terra, senza alcun valore.

-”Io mi chiamo Éire, pezzi di cretini! Non ho bisogno che nessuno dei due mi dia un nome, ho già il mio!”-

Sibilò, lasciando la stanza. Nella sua mente iniziò il lento conto alla rovescia.

-10

Percepì dei passi alle sue spalle.

-9

La porta che si chiudeva mentre la voce di Arthur si alzava in mille improperi.

-8

Lo sentì chiamarlo, accellerò il passo.

-7

La sua voce si fece più petulante, pregandolo di aspettarlo.

-6

Ancora un richiamo.

-5

Lo sentì trarre un sospiro pesante mentre accellerava a sua volta.

-4

Iniziò a percepire nelle narici il suo profumo.

-3

La sua mano si posò sul braccio, fermando il suo avanzare.

-2

Lo fece voltare e lo fissò negli occhi.

-1

-”Mi dispiace, ok? Non volevo importi il nome che ti attribuisco io, anche se...”-

Esattamente nel preciso istante che si era aspettato gli chiedesse scusa.

-”la mia gente ha conquistato le tue terre non dovrei permettermi di importi nulla, Tuaisceart Éireann, mi perdoni?”-

Era la prima volta che lo chiamava in quel modo, usando la lingua di Colin invece che la propria. Sospirò, scuotendo appena il viso e lasciandosi scappare un sorriso dolce, allungandosi sulle ponte e baciandolo lentamente.

-”Mi piace quando lo pronunci in quella maniera, Alba.”-

Sussurrò, staccandosi e lasciandolo lì in stato quasi comatoso.

David era un idiota, un presuntuoso, un invadente e persino un cazzone, ma alla fine non poteva negare una cosa. Amava quel coglione, con lui era sempre protettivo, dolce, lo ascoltava e lo faceva sentire desiderato come non era mai successo. Anche se non era in grado di avere in pari tutto il grafico e le sue caratteristiche negative erano veramente molte di più di quelle positive... bhè, quelle quattro positive nei suoi confronti erano quelle che erano capaci di fargli battere il cuore.

 

Note:rieccomi*o* Era da una vita che non scrivevo su questi cucciolotti e ne sentivo la necessità. Non mi dispiace, lo ammetto, non mi dispiace per nulla, anche se non mi soddisfa del tutto. Ah, éire e tuaisceart éireann vogliono dire Irlanda e Nord Irlanda in Irlandeseu,u

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Capitolo 14
*** Remember Evething ***


Remember Everithing.


In molti l'avevano preannunciato, la fine del mondo, quando tutto si sarebbe spento, o meglio, la fine dell'umanità. Non era stato come si vedeva nei film, nessun apocalisse istantanea, nessun morto che strisciava fuori dalla tomba, era stato tutto graduale. Una nuova guerra fredda, di quelle che c'erano ma non si vedevano, una nuova arma batteriologica sfuggita al controllo degli scienziati, tutto era andato a rotoli in quasi vent'anni. Nessuna esplosione, nessuna meteora dallo spazio. Vedeva semplicemente la propria gente morire, alcuni abbandonati, alcuni circondati da chi amavano, ma alla fine si moriva sempre da soli, anche loro. Una nazione smette d'esistere quando non c'è più gente ad abitarla.
Stava succedendo a tutti loro, la cosa brutta era che non gli importava.
Vedeva la sua gente, quella che aveva sempre cercato di proteggere, quella per cui aveva combattuto, quella per cui aveva fatto sbagli di cui portava le cicatrici addosso, ma non provava nulla, lui aveva perso tutto l'anno prima. Aveva perso la voglia di lottare, la speranza, la propria gioia, ogni cosa, dissolta nel nulla, bruciata su una pira di legna, come il più fiero dei guerrieri, le ceneri si erano disperse nel vento e tutto era finito.
Era finito tutto quando quel sorriso si era spento, quel sorriso leggermente sghembo e malizioso, quando quegli occhi verdi e pieni di forza erano diventati vitrei, privi della gioia, della speranza di vita, quando quella voce non era diventata che un rantolo appena percettibile, quando non aveva potuto ripetergli un ultima volta quanto lo amasse.
Si passò una mano fra i capelli rosicci, sedendosi su un masso, osservando le onde schiantarsi contro le scogliere. La verità era una sola, David non sarebbe tornato questa volta, non gli si sarebbe presentato davanti alla porta bagnato come un pulcino ed un mazzo di fiori in mano dopo una litigata, non si sarebbe più svegliato fra le sue braccia, non avrebbe più cercato di nascondere una risata quando doveva fingersi offeso.
Ed altrettante erano le cose che non avrebbe più potuto dargli, non avrebbe potuto chiedergli scusa per il proprio comportamento lunatico, non avrebbe potuto avvicinarsi e baciarlo a tradimento, accovacciarsi sul suo petto, ascoltare il battito del suo cuore, aveva perso la propria vita quando Alba si era spento, il mare li aveva protetti, ma qualcosa era andato storto sia in Inghilterra che in Scozia, un passeggero di un volo internazionale già ammalato, il virus in incubazione che si era risvegliato, mangiandosi prima il povero uomo, in una stanza d'albergo, ritrovato troppo tardi, era troppo tardi, la morte si era diffusa in fretta, aveva steso le proprie dita scheletriche perfino nel territorio di Alba, lo aveva ghermito e la sua gente aveva iniziato a morire, così come aveva fatto lui. David si era spento lentamente, esattamente come stava facendo lui, no, era stato più fortunato. Se Dio esisteva anche per loro gli aveva perdonato ogni peccato che gli gravava sull'anima, permettendogli di non vederlo morire. E lo ringraziava, non se lo sarebbe mai potuto perdonare se fosse successo il contrario, era stato meglio così, chissà cosa avrebbe potuto combinare quel cretino nel caso inverso. Un sorriso si dipinse sulle labbra, martoriate sia dalla malattia che dai denti. Alzò gli occhi al cielo, osservando il leggero squarcio di blu che si mostrava, capriccioso, fra le cupe nuvole.
-"Il tuo clima è assurdo, Col! Piove sempre e quando non piove tira un vento assurdo!"-
-"Mi rispecchia, no?"-
Ricordava il sorriso che era comparso sul viso del rosso, prima che si chinasse a baciargli il capo, scostandogli una ciocca di capelli delicatamente.
-"Tu sei perfetto."-
Avrebbe dovuto dirgli più spesso che lo amava, avrebbe dovuto assaggiare di più quelle labbra, avrebbe dovuto concedersi ogni istante. Quello che gli rimaneva era solamente un mucchio di rimpianti, parole taciute per uno stupido orgoglio che gli aveva impedito di rendere felici entrambi molto tempo prima di quello che era. Era lui che aveva sbagliato. E pregava che la morte lo reclamasse in fretta, che gli strappasse il fiato dai polmoni e fermasse quel cuore che era lì solo per ricordargli che una volta era stato realmente vivo. Forse aveva mentito, si, in effetti lo aveva fatto. perchè aveva ancora una speranza. Sperava che, nonostante si morisse da soli, se ci fosse stato veramente qualcosa, una volta arrivato lo avrebbe visto lì, magari seduto ad aspettarlo con una sigaretta in bocca, e gli avrebbe sorriso, allora non avrebbe sprecato altro tempo. In fondo, visto da quell'ottica, la morte non doveva essere così male.

note:Io ricompaio dopo un sacco con una cosa simile, me ne rendo contoXD La depressione galoppaXD Naturalmente è ambientata in un mondo alternativo e futuro, siu,u dove tutti stanno morendou,u Che allegriaXD Mi scuso ancora per l'attesa ma sto avendo un periodo difficile, conto di riprendere presto, scusatemi>.<

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Capitolo 15
*** Wait For me? ***


Wait for me?
 
Era seduto lì da tanto, troppo tempo, o forse era poco, non ne aveva la più pallida idea. In quel posto il tempo era relativo, aveva visto passare parecchia gente, forse persino troppo, alcuni di loro li aveva salutati con un sorriso stampato sulle labbra, altri invece semplicemente con un movimento della testa. Non ricordava i loro nomi, avevano semplicemente un viso conosciuto, un viso anche simile al suo, come quel biondo dalle sopracciglia impossibili o quel biondino dagli occhi verdi, altri invece avevano qualcosa che gli sembrava di ricordare. Alcuni di loro si erano fermati a scambiare due chiacchiere, altri erano semplicemente passati, tutti di gran fretta. Un bestione dai capelli così candidi da sembrare di neve si era fermato, chiedendogli che cosa stesse aspettando. Non aveva saputo rispondere, l'unica cosa che aveva ben chiara era che ancora non poteva alzarsi da quel masso per varcare quella porta.
Era necessario che rimanesse lì.
-"Che cosa stai aspettando, tovarich?"-
-"Non lo so, so solo che devo aspettare."-
Gli aveva sorriso, un sorriso dolce ed aperto, allegro, doveva essere stato una persona allegra, se lo sentiva dentro. In un certo senso era quello il peggio, non ricordarsi di chi era in realtà, del perché non stesse ancora seguendo tutti gli altri nella pace. Non si ricordava nemmeno il suo nome, non sapeva chi fosse e quello lo distruggeva appena un pò ogni giorno, ma doveva essere anche stato una persona orgogliosa e fiera, visto che non stava mollando la presa.
Il tempo passava, o forse era solamente il vago ricordo del tempo che doveva per forza scorrere, ma non cambiava assolutamente nulla. C'era solamente erba e vento, alle volte pioggia, alle volte sole, ogni tanto la notte, quando doveva esserci. Eppure rimaneva lì, fermo su quella pietra, le sigarette ai suoi piedi si accumulavano. Sospirò, passandosi una mano fra i capelli rossi e ribelli, li aveva visti perché ne aveva strappato uno, aveva bisogno di riconoscere qualcosa di sè stesse, quel colore gli piaceva, anche se ricordava il colore del sangue che una volta scorreva nelle vene. Era stupido aspettare... Spense l'ultima sigaretta, schiacciandola sotto la suola degli stivali neri, alzandosi e stiracchiandosi. Qualunque cosa stesse aspettando doveva essersi scordata di lui come del resto gli era successo a propria volta.
-"David?"-
Fu una scossa, quella voce, quel nome, un fiume in piena nella sua testa, quasi doloroso, quasi capace di sommergerlo del tutto.
Allora fu tutto chiaro.
Si ghiacciò un secondo, scorgendo quella figura esile, quel corpo sottile che tanto bene si trovava fra le sue braccia, un nuovo sorriso si dipinse sulle sue labbra. Ora sapeva chi era, ora tutto quello che aveva dimenticato tornava alla sua mente. Lui era Alba, fiero condottiero della libertà, selvaggio ed orgoglioso, intoccabile, ma prigioniero... e come tale aveva aspettato fedelmente l'unico carcerieri che avrebbe mai sopportato.
-"Ciao cucciolo."-
lo vide tentennare un attimo, gli occhi verdi come foglie tremanti e lucidi, l'aspetto stanco... era un bastardo, lo sapeva! Aveva fatto qualcosa di imperdonabile, aveva fatto soffrire il suo Colin. Lo stesso Colin che, nonostante in vita non lo avesse mai fatto, gli si era appena gettato fra le braccia, singhiozzando. Lo strinse a sè, tenendoselo al petto, sussurrandogli parole dolci e giurandogli che non lo avrebbe più lasciato. 
Aveva appena capito una cosa. Non ricordarsi di chi fosse era stato tremendo, era stato come se non fosse mai esistito, ma se avesse abbandonato quella speranza che gli urlava di non muoversi da quel masso avrebbe perso qualcosa di molto più importante, qualcosa che era sempre stata la sua stessa vita, in più avrebbe ferito l'unica persona che aveva il potere di togliergli e ridargli tutto.
-"Ho avuto tanta paura di non vederti più, che ti fossi dimenticato di me."-
Sorrise alle sue parole, alzandogli delicatamente il viso, osservandolo negli occhi.
-"Non potrei mai scordarmi del mio cespuglio preferito."-
Quando un tenue sorriso, uno di quelli che era sempre stato capace di scaldargli il cuore, comparve su quel viso, ricordò perché mentre era in vita non aveva mai visto nulla di più bello.
-"Scemo..."-
Le loro labbra si incontrarono unendosi per l'ennesima volta. Decisamente era tutto quello per cui aveva vissuto.
 
Note: E siamo alla fineu,u Agrodolce questa volta, in sintonia con quella di prima, pensavate davvero che David non avrebbe aspettato il suo Colin? E se ve lo state chiedendo, si, questa è la fine di Fucking Perfect e si, ho intenzione di scrivere qualcos'altro su Nord Irlanda e Scozia, perché effettivamente sono fottutamente perfetti insieme. Ringrazio tutti quelli che hanno letto fino a qua, soprattutto Adam_96^o^ grazie tresor, per tutto^o^
E.... Ast, cucciola, grazie per tutto, spero che questa fine ti piaccia, sono i nostri piccoli*o* ti voglio bene, tresor, un bene dell'anima, grazie per sopportarmi.
Ed ora ho finito con  le sdolcinatezze, alla prossima^o^

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