Mission: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.

di SmartieMiz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Coprifuoco ***
Capitolo 3: *** Makeover ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


Titolo: Mission: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.
Rating: arancione
Genere: azione/commedia/demenziale
Spoiler: personaggi/riferimenti season four 



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



MISSION: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.





CAPITOLO 1
Quando tutto ebbe inizio

 


 

Westerville, 2012
 


Il ragazzo, emozionato, stringeva così forte la lettera tra le sue mani rischiando di stropicciarla.
Non avrebbe mai creduto di poter essere uno dei fortunati studenti a giovare del N.Y.S.A., lo stage offerto dalla Dalton Academy.
 
Gentilissimo signor Nicholas Duval,
le annunciamo lietamente che è stato scelto per partecipare allo stage offerto dalla Dalton Academy, il “New York Secret Agency”, periodo di addestramento concesso agli studenti più meritevoli. È stata esaminata con estrema accuratezza la sua media scolastica e il suo profitto e siamo fermamente convinti che questo corso di specializzazione possa soltanto fruttarle.
Per info, contattare Mr. Peters.
 
La Dalton Academy
 
 
Thaddeus Harwood, meglio conosciuto come Harwood o semplicemente Thad, camminava soddisfatto per i corridoi dell’istituto.
Immerso nei suoi pensieri, si scontrò con un ragazzo alto.
«Scusami», si mortificò Thad, alzando lentamente il volto e incrociando gli occhi di Sebastian Smythe.
«Oltre ad un cervello, segna sulla lista delle cose da comprare anche degli occhi, Harwood», sbottò Sebastian scocciato: «Fa’ attenzione quando cammini».
Avrebbe tanto voluto spaccargli il setto nasale, ma si limitò ad annuire. «Harwood, anche tu hai ricevuto la lettera per lo stage?», gli chiese poi l’altro, squadrandolo da capo a piedi con aria di sufficienza.
Thad detestava quel suo atteggiamento di superiorità e altezzosità e trattenne ancora una volta i suoi istinti omicida; studiava per diventare un agente segreto, non un serial killer. «Sì, Smythe», rispose in modo pacato.
«I miei complimenti», si congratulò Smythe con finto entusiasmo.
«Ti ringrazio, io ora devo proprio andare. Ci si vede», si congedò Thad.
… a mai più.
Thad si voltò e si allontanò dal ragazzo, alzando gli occhi al cielo: non sopportava Sebastian Smythe. Era un acido sbruffone venuto alla Dalton Academy dopo aver frequentato una prestigiosa accademia per agenti segreti a Parigi. Era arrivato lì alla Dalton portando con sé il suo smisurato egocentrismo e la sua elevata autostima, credendo seriamente di poter governare tutto e tutti.
 
Blaine Devon Anderson saltellò per i corridoi, scaraventando tutto e tutti, ma ciò non importava.
Cascasse pure il mondo: doveva annunciare immediatamente la grandiosa notizia ai suoi migliori amici Trent Nixon, Wesley  “Wes” Montgomery e David Thompson.
Arrivò in biblioteca e li trovò, impegnati a studiare qualcosa da Manuale di spionaggio.
«Sono stato preso per il N.Y.S.A.!», annunciò il ragazzo entusiasta: «Diventerò un agente segreto a tutti gli effetti!».
Trent, Wes e David alzarono la testa dal libro e gli sorrisero: «Anche noi siamo stati scelti», parlò Wes per tutti e tre.
Blaine li abbracciò: «Che bello! Divideremo la stanza insieme, andremo a fare shopping, andremo a…».
«Sì!», esultò Trent interrompendolo: «e andremo a fare colazione da Tiffany!».
Sebastian, che nel frattempo era in biblioteca, osservò la scena inorridito.
«Dovrebbero seriamente ritirare la lettera ad Anderson e Nixon», mormorò, accigliato: «Non possono davvero portare a New York dei tipi come loro…».
 
Nick era alla ricerca di Jeffrey Sterling, meglio conosciuto come Jeff, il suo migliore amico e, quando lo trovò, gli disse con un enorme sorriso: «Guarda!».
Jeff si voltò verso di lui e lesse la lettera che aveva ricevuto l’amico: «Sei stato scelto per lo stage?», chiese, sgranando gli occhi.
Nick annuì sorridente e Jeff gli si piombò addosso, stringendolo in un abbraccio: «Oh, Nick, sono così fiero di te!».
«E tu?», domandò Nick: «L’hai ricevuta?».
Jeff si staccò delicatamente dall’abbraccio e, con aria mesta, si guardò le punte delle scarpe: «Ehm, ecco, io… non lo merito, ho una media inferiore alla B».
Nick sospirò: «Mi dispiace», ammise: «Uffa, non sarà la stessa cosa senza il mio amico!».
Jeff chinò il capo: «Te lo meriti, sei uno studente davvero in gamba».
«Ma… ma è il nostro ultimo anno, deve essere speciale per entrambi!», replicò Nick.
«E che cosa posso fare? Devi andarci, io non sono indispensabile», spiegò Jeff: «La tua vita dipenderà anche da questo stage! È importante che tu lo faccia».
«E tu?», chiese Nick: «Mi dispiace, davvero, sono disposto anche a rinuncia…».
«Neanche per sogno!», lo interruppe Jeff, poi lo rassicurò, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla: «Non fa nulla. Devo ripetere per l’interrogazione di mimetizzazione. A dopo!».
 
«Jeff non è stato preso per lo stage, mi dispiace tanto», gli disse Nick.
«Dispiace anche a me», rispose Thad, sincero: «Già immaginavo noi tre a New York a realizzare i nostri sogni».
Nick annuì, mesto. «Non importa quando e come, ma un giorno io, te e Jeff diventeremo tre grandi agenti segreti di New York. Promesso», parlò Thad, cercando di confortare l’amico.
«Speriamo…».
«No, non devi dire speriamo, ma lo so, è così», lo corresse Thad: «Sarà così, d’accordo?».
«D’accordo», confermò Nick accennando un lieve sorriso: «Ora vado. A presto, Harwood».
«Ci vediamo, Duval», Thad rispose al saluto, camminando verso la sua stanza.
Attraversando i corridoi dell’istituto, incontrò nuovamente Sebastian Smythe, questa volta senza sbattergli addosso.
Thad, interessato, volle chiedergli un’informazione: «Hey!», lo salutò.
«Che vuoi, piattola?».
Sempre molto gentile.
«T-tutto bene?», farfugliò Thad intimidito. Non era possibile che qualsiasi cosa Sebastian dicesse, incutesse timore a tutti. Si rivolgeva e rispondeva sempre in modo gelido e aspro.
«Sì, andava tutto a meraviglia prima di sentire la tua splendida voce», rispose l’altro sarcastico.
Thad deglutì leggermente: «Volevo sapere se sai quando si parte per lo stage…».
«Sì», fu la risposta secca di Smythe: «Per info, contattare Mr. Peters, non me», aggiunse, accigliato, andando via.
 
La data di partenza era stata fissata per il 27 settembre. Lo stage sarebbe durato un anno e Nick non sapeva come avrebbe fatto un anno senza il suo amico Jeff, e viceversa. Tuttavia, il biondino aveva insistito affinché il suo amico non rifiutasse quella splendida opportunità.
Il grande giorno arrivò, e il viaggio in aereo non durò a lungo, ma per Thad sembrò durare un’eternità. Aveva paura delle altezze e l’idea di trovarsi sospeso tra le nuvole lo terrorizzava; per poco non rigurgitò addosso al povero Nick che, per tutto il volo, aveva dovuto sopportare pazientemente i suoi deliri e i suoi attacchi di panico. Aveva senza alcun dubbio un futuro da agente segreto quell’Harwood.
Per tutto il viaggio, Sebastian non aveva smesso nemmeno un secondo di ridersela sotto i baffi.
 

 

New York, 2012

 

Arrivarono nella Grande Mela: bella, grande e accogliente, insomma, perfetta per sognatori come loro.
Tramite un pullman, vennero subito condotti all’accademia che avrebbero frequentato lì a New York e vennero subito accolti; vennero mostrati loro gli orari, le regole e vennero distribuite anche le chiavi dei loro alloggi, tutti concentrati in un viale che non distava molto dall’istituto.
La sorte volle che Nick, Thad, Sebastian e Blaine dividessero lo stesso alloggio. Blaine ribollì di rabbia e si lamentò per tutto il tragitto per non essere capitato con i suoi best friends Trent, Wes e David: era capitato con il bisbetico Duval, con quello spaccone di Smythe e con quell’Harwood che era semplicemente un imbecille.
«Non potrò fare i pigiama party».
«Trent mi aveva promesso che avremmo preparato una torta insieme».
«Non andrò a fare shopping con i miei best!».
«Incendieranno la mia collezione di papillon, sono cattivi!».
Sebastian si tappò le orecchie per non sentire Anderson lagnarsi come un bambino, poi inserì le chiavi nella toppa di quello che, ai loro occhi, era a tutti gli effetti un appartamento.
La porta venne aperta e, quando entrarono nella loro nuova “casa”, Blaine smise immediatamente di frignare e tutti restarono a bocca spalancata. Non dovevano dividere un monolocale, ma una sorta di piccola reggia in miniatura.
«Che meraviglia», commentò Nick estasiato.
L’appartamento era enorme e aveva un aspetto moderno: il salotto era spazioso e giovanile, dotato di eleganti divani neri e tavolini. Al di sopra del caminetto, c’era un enorme quadro.
Nick, acuto com’era, intuì che dietro il quadro si nascondesse qualcosa, perciò prese il telecomando che era al di sopra di un tavolino e pigiò un pulsante rosso.
Il quadro si alzò, mostrando un immenso e lucido televisore a plasma.
«Wow!», commentò Thad esaltato: «Avremo anche delle auto superveloci?».
«Ci sarà anche una piscina sotterranea?», domandò Nick.
«Avremo anche un guardaroba nuovo?!», chiese Blaine eccitato.
Gli occhi dei tre ragazzi si illuminarono. Il loro entusiasmo svanì quando Sebastian aprì bocca: «Mocciosi».
«Che cos’hai detto?», chiese Harwood, risentito.
«Mocciosi. Siete infantili. È come se fossimo in missione, non dovete farvi distrarre da questi sfarzi», sbottò Sebastian secco.
«Ah, d’accordo, allora se la pensi così vuol dire che non oserai oziare guardando la tv da quel meraviglioso televisore a plasma in HD spalmato su uno di questi confortevoli ed eleganti divani neri. Vero?», lo sfidò Thad, sedendosi su uno di quei divani.
Sebastian non sapeva se ridere o piangere per lo squallore: «Infatti sono qui per studiare, non diventerò un parassita della società come voi», rispose semplicemente.
«Ah, giusto, dimenticavo che tu diventerai il grande genio del male, conquisterai il mondo e tutto sarà tuo», lo fronteggiò Thad con un sorriso.
«Perché no? Te lo posso dimostrare, Harwood», rispose Sebastian risoluto.
«Ma piantala, al massimo diventerai uno dei cattivi liceali di uno scadente filmetto anni ‘80».
Sebastian gli si avvicinò, minaccioso e, con rabbia, lo sollevò per il colletto: «Mai, sottolineo, mettersi contro uno Smythe, questa è una delle regole che imparerai bene durante quest’allegra e lieta convivenza. È chiaro, Harwood?».
«Metti subito giù Thad!», lo ammonì Nick: «Chiudiamo questo piccolo malinteso e dimentichiamo tutto, okay?».
Sebastian allentò la presa, lasciando cadere Thad sul divano. Lui sì che era un vero duro: avrebbe guadagnato il rispetto di tutti, e tutti lo avrebbero temuto.
Per quanto potesse essere insopportabile e presuntuoso, Blaine trovò Sebastian incredibilmente macho ed eccitante: «Oh, sembrava che stesse recitando in un film!», esultò, battendo le mani.
Thad lo incenerì con lo sguardo. Sebastian si limitò a guardarlo, seccato.
«Bene, per una serena e pacifica convivenza e per evitare di alzare le mani», incominciò Nick, guardando prima Sebastian e poi Thad: «dobbiamo stabilire delle regole».
Nick fece ai ragazzi cenno di seguirlo; ammirarono il resto del grande appartamento, per poi fermarsi in camera da letto.
«Allora, la nott…».
«Io non dormo con nessuno di tutti voi comuni mortali, ho bisogno di un letto tutto per me, naturalmente il mio sarà quello a due piazze», iniziò Sebastian autoritario, interrompendo Nick.
«Giusto, così puoi ospitare tutti i ragazzi che vuoi», asserì Thad con un sorriso irritante.
«Questi sono affari che non riguardano te, e comunque se continui a scocciarmi, sono sicuro che entro la fine del mese ti farò diventare un metro e una vigorsol», rispose Sebastian acido.
«Sto tremando», fece Thad sarcastico.
«Smettetela! Sembrate dei bambini», parlò Blaine.
«Senti chi parla, quello che non è capitato in camera con i suoi best!», rispose Thad facendogli il verso.
«E poi ha iniziato Harwood!», protestò Sebastian.
«Sei tu che mi irriti con il tuo modo di fare! Chi ti credi di essere?», fece Thad.
«Pensa un po’, tu mi irriti soltanto con la tua presenza, dimmi un po’ cosa devo fare io!», parlò Sebastian.
«Basta!», cercò di fermarli Nick: «Calmatevi, non posso sopportare per un anno i vostri litigi da fidanzatini…».
Scoppiò il putiferio.
«Io? Fidanzato con… lui?», disse Sebastian inarcando un sopracciglio e guardando Thad inorridito: «Ma l’hai visto?».
«Infatti, spero tu stia scherzan… hey, ma ti sei visto tu!», si alterò Thad.
«Oddio, l’avevo detto per dire, non intendevo questo!», disse Nick esasperato: «Ora basta, io dormirò qua, Thad lì, Blaine là e Sebastian, come ha espresso poco prima, in quel letto».
Nick portò i ragazzi in bagno: «Allora, per quanto riguarda gli orar…».
«Ah, io sono abbastanza lento, possibilmente vorrei andare prima io in bagno la mattina, a costo di svegliarmi un’ora prima», lo fermò Thad.
«Giusto, hai diciassette anni e ti senti così solo, possiamo comprendere le tue priorità», ammiccò il francese.
«Non è per quello», rispose Thad acido, tenendo a bada i suoi istinti violenti: «Non sono mica come te!».
«Mi dispiace, tesoro, ma io non ne ho bisogno perché so come spassarmela, a differenza tua», ammiccò Sebastian facendogli l’occhiolino: «Ho una vita sociale, io».
«Non mi abbasserò mai al tuo livello», disse Thad accigliato.
«Già, come ti capisco, nessuno è degno e capace di raggiungere il mio livello», disse il francese altezzoso.
Nick alzò gli occhi al cielo: «Sì, okay, come volete», tagliò corto: «Per quanto riguarda la cucin…».
«Non cucinerò, a meno che non mi procuriate un grembiule perché non posso imbrattare i miei vest…».
«Cucineremo tutti», asserì Nick gelido, interrompendo Blaine: «Ci saranno dei turni e nessuno potrà tirarsi indietro».
Sebastian sogghignò maleficamente, spaventando Thad. «Io non mangerò cibo cucinato da Smythe. Ci tengo alla mia vita», asserì Thad.
«Avevo esattamente pensato di avvelenarti. Beh, l’unica cosa positiva è che dimagrirai un pochino», gli sorrise il francese.
Thad e Sebastian incominciarono a battibeccare. Nick, disperato, si portò una mano in fronte.
 

 

Westerville, 2012

 
Era passato un giorno e già gli mancavano terribilmente i suoi amici Nick e Thad. Aveva deciso di trovarsi un lavoretto per accumulare un po’ di soldi, così avrebbe raggiunto i suoi amici a New York, anche se non era stato scelto per lo stage.
Arrangiò in un fast-food, lavorando soltanto di sera poiché la mattina era a scuola. Stava prendendo ordinazioni e servendo ai tavoli quando incontrò alcuni dei suoi docenti.
«Signor Sterling, lei lavora qui», asserì un professore con un sorriso.
«Salve, signor Peters. Sì, lavoro qui… ma voi che ci fate qui?», chiese il biondo, incredulo.
Era insolito vedere dei docenti della Dalton Academy cenare in un fast-food. Solitamente mangiavano stesso a scuola, oppure frequentavano posti chic.
«Oh, è il compleanno del professor Brown e anche noi agenti segreti non sappiamo rinunciare alla tentazione di un buon cheeseburger», rispose il signor Peters con un sorriso.
«Auguri di buon compleanno, signor Brown! Allora? Che cosa desiderate?», domandò Jeff, premendo la penna sul blocchetto.
«Quattro menù completi con cheeseburger», rispose la professoressa Rain.
«Ah, e mi raccomando: a me senza pomodoro. Sono allergico ai pomodori», gli intimò Mr. Peters con un lieve sorriso.
«Tutto chiaro. Attendete soltanto un po’!», rispose Jeff gentilmente, sgattaiolando in cucina.
Si avvicinò al cuoco e riportò le ordinazioni. Ritornò ad occuparsi degli altri tavoli finché non ritornò in cucina per servire le diverse portate.
«Queste sono le ordinazioni per il tavolo 21», gli suggerì il cuoco.
Jeff annuì, dirigendosi verso il tavolo 21 con dei vassoi in mano.
«Ecco a voi! Buon appetito», disse, appoggiando i vassoi al tavolo dei professori che gli sorrisero.
Il biondo si congedò, per poi illuminarsi e ritornare subito indietro: sul cartone del panino di Mr. Peters c’era la foto di un cheeseburger con pomodoro, quindi il cuoco aveva sbagliato panino.
«Oh, signor Peters, mi scusi, ma lei non può mangiarlo!», disse Jeff, tirandogli dalle mani la confezione di cartone.
Il signor Peter aggrottò le sopracciglia: «Perché?», chiese, tirando il cartone verso di sé.
«Perché lei è allergico al pomodoro e quind…».
A causa della goffaggine di Jeff e della prepotenza del professore, il cartone volò in aria, cadendo a terra e aprendosi, disintegrando il panino e facendo fuoriuscire le foglie di insalata, i pomodori e gli altri ingredienti.
E anche un’insolita macchia violacea che decisamente non doveva esserci.
«Mi scusi, sono desolato, raccoglierò tutto in un baleno», si scusò Jeff mortificato, chinandosi a terra.
«Fermo», Mr. Peters lo bloccò, chinandosi verso il panino e osservando la macchia violacea formatasi sul pavimento.
Dopo qualche minuto, asserì: «Una particolare e rara sostanza velenosa. Qualcuno voleva uccidermi».
Jeff sgranò gli occhi. «Qualcuno voleva uccidermi e tu mi hai salvato la vita!», Mr. Peters si alzò e, orgoglioso, appoggiò la sua mano sulla spalla del biondo.
«Questo ragazzo è un eroe!», squittirono alcuni clienti del locale esaltati indicandolo.
«Sono fiero di te, ragazzo. Il criminale che ha tentato di eliminarmi andrà immediatamente in prigione per tentato omicidio. Per te avrei in mente un’altra cosa».
 

 

New York, 2012
 

 
Ecco perché il giorno seguente Jeff Sterling era da solo nella Grande Mela con Mr. Peters e altri docenti, con due bagagli tra le mani e un sorriso enorme stampato sul volto.
Dopo quella prova di temerarietà e intelligenza, Jeff era stato elogiato dai professori e considerato meritevole per poter partecipare al N.Y.S.A.
«Hai qualche preferenza in particolare per l’alloggio o uno vale l’altro? Sai che faremo di tutto per te, ti sarò debitore a vita!», gli disse Mr. Peters cordiale.
Jeff ancora non aveva ben capito cos’aveva fatto di così eroico, ma decise di approfittare della situazione che era soltanto a suo favore: «Come vuole lei, Mr. Peters, anche se mi piacerebbe tanto condividere l’appartamento con Nick Duval e Thad Harwood».
Il professore annuì. Durante l’arco della giornata, le chiavi vennero ritirate e date a Jeff.
«Non le devi perdere assolutamente, intesi?», gli raccomandò la professoressa Rain.
Il ragazzo annuì. «Domattina noi ritorneremo in Ohio. Buona permanenza!», si congedò la donna.
Il biondo salutò i professori, poi, con un sorriso, inserì le chiavi nella serratura della porta dell’appartamento.




Angolo Autrice

Buongiorno a tutti! :)
Eccomi con una nuova long, e non preoccupatevi per le altre: provvederò ad aggiornare le altre mie long appena la scuola termina ufficialmente xD :)
È da tempo che avevo l’idea di una long demenziale (perché lo è assolutamente xD) sui Warblers in versione agente segreto e questo primo capitolo era pronto già da tempo, ma solo ora lo pubblico perché… perché boh (?).
Ah, dimenticavo: da come avete potuto intuire, la battuta di Thad è quella di Santana nella 3x11 (:
Spero vi piaccia, ci vediamo al prossimo capitolo :D

 

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Capitolo 2
*** Coprifuoco ***


Titolo: Mission: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.
Rating: arancione
Genere: azione/commedia/demenziale
Spoiler: personaggi/riferimenti season four



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



MISSION: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.





CAPITOLO 2
Coprifuoco

 

 

Blaine irruppe nello studio, disturbando Sebastian e Nick che stavano leggendo qualcosa per conto proprio: «Ragazzi!», li richiamò, allarmato.
«Non disturbare, piatt… ah, dimmi, Blaine», immediatamente sul volto di Sebastian comparve un lieve sorriso. Cercava di fare il carino con Blaine solo perché era un bel ragazzo, altrimenti non si sarebbe fatto scrupoli.
«Ho udito un rumore sospet…».
«L’avete sentito anche voi?», Blaine venne interrotto da Thad che era comparso magicamente sulla soglia della porta.
«Ma non dovete urlare!», bisbigliò Nick: «Se c’è un pericolo, così vi fate soltanto notare».
Sebastian annuì: ogni tanto quel Duval diceva qualcosa di sensato. Era Sterling a renderlo stupido, gli avrebbe fatto senz’altro bene stare per un po’ lontano da lui. Thad annuì, poi disse: «Dobbiamo agire. Anderson, Smythe, occupatevi dell’ala sinistra, Duval ed io di quella de…».
«Non prendo di certo ordini da te», asserì Sebastian accigliato interrompendolo, poi ordinò, autoritario: «Tu sei soltanto d’intralcio, perciò resti qua. Anderson, fa’ quel che ti pare, ma fa’ qualcosa. Io e Duval ispezioneremo la casa».
Thad sbuffò, ma non protestò.
Sebastian e Nick, determinati, uscirono dallo studio, camminando furtivamente.
Blaine si intrufolò in cucina, cercando qualche arnese da trasformare in una potenziale arma.
«Sento dei passi provenire dal soggiorno», mormorò Nick.
«Quando lo intravediamo, lo blocchiamo da dietro, intesi?», parlò Sebastian.
Duval annuì. Sentirono i passi farsi sempre più vicini. «Ora!», lo incitò il francese.
I ragazzi si mossero velocemente verso il salotto, intenti a stendere a terra chiunque avesse osato entrare nel loro appartamento. Si fermarono esattamente un attimo prima di far del male all’intruso.
«Jeff?», Nick sgranò gli occhi, sbalordito: «Jeff! Ma che cosa ci fai qui?».
«Spero non vi dispiaccia dividere l’appartamento con me», rispose semplicemente Jeff con un enorme sorriso. Nick gli si buttò addosso, stringendolo in un abbraccio: «Ma come hai fatto? Non dirmi che sei fuggito…», gli chiese, apprensivo.
«Oh, no, non preoccuparti, è una storia un po’ bizzarra, te la racconterò, comunque da domani in poi frequenterò anch’io il corso di specializzazione».
Nick sorrise, poi si abbracciarono più forte. «Sono contento che tu sia qui», rivelò Nick entusiasta.
«Lo sono anch’io, non potevo stare neanche un secondo senza di te, già stavo rischiando di impazzire», fece il biondo.
Sebastian rischiò di vomitare. Nemmeno fossero fidanzati, pensò.
«Sì, okay, abbiamo capito. Comunque la prossima volta avresti potuto bussare, Sterling», asserì Sebastian freddo, avvicinandosi ai due ragazzi e dividendoli.
«S-sebastian?», farfugliò Jeff: «Nick, non dirmi che…».
«Sì», lo precedette il moro.
«Se ti dispiace la mia compagnia, puoi anche smammare via, la porta sta lì, prego», lo invitò il francese con un amabile sorriso.
Blaine uscì dalla cucina: «Sono riuscito a scovare dei mestoli che possono essere adatti come arm… Jeff! Che ci fai qui?», chiese, incredulo.
Il biondo si limitò a sorridere. Anche Thad accorse, buttandosi letteralmente addosso al ragazzo.
«Jeff, come sono felice!», esultò Thad.
«Finalmente insieme con i miei best», esclamò Jeff, emozionato.
A quella parola, gli occhi di Blaine si inumidirono. Chissà se i poveri Trent, Wes e David sarebbero vissuti lo stesso senza di lui.
«Harwood, Duval e Sterling nello stesso appartamento è una punizione divina! Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?», asserì Sebastian esasperato, passandosi le mani tra i capelli.
«Esisti, è così semplice», ammiccò Thad facendogli l’occhiolino.
«Stai giocando troppo con il fuoco, Harwood. Sta’ attento», lo intimidì il francese.
Jeff sorrise, quasi intenerito: «Sapete come si dice? Gli opposti si attraggono, e dall’odio nasce l’amore. Sareste carini insieme».
«Non potrebbero mai stare insieme, anche se c’è troppa tensione sessuale tra i due», li studiò attentamente Nick, come se poi Thad e Sebastian non riuscissero a sentirlo.
«Una donna mi ecciterebbe di più, e ho detto tutto», tagliò corto Sebastian, facendo diventare Thad rosso di rabbia e di vergogna.
«Sono etero», disse infine Thad, seccato: «quindi smettetela con queste frecciatine! Tra me e Smythe non c’è assolutamente niente, c’è soltanto tanto odio».
Sebastian rise. «Che c’è?», incalzò l’ispanico irritato.
«Ancora con questa battuta dell’essere etero. Ma è così vecchia, perché non ve ne inventate una nuova?», fece Sebastian divertito.
Thad lo guardò, torvo: «Pensala come vuoi, ma io sono etero».
«Sì, esattamente come io sono vergine», ammiccò il più alto.
Nick sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Si sarebbe prospettata davvero una convivenza coi fiocchi.
Ma ora c’era il suo amico Jeff, e il resto non aveva importanza.
 
O forse,sì.
«Dove dormo stanotte?».
«Nella vasca».
«Spiritoso, Sebastian».
«Ci sono tanti bei sofà in salotto, Sterling, quindi sistemati su quello che più ti si addice e sceglilo come compagno per la notte», rispose semplicemente il francese con un sorriso.
Non c’erano letti a sufficienza poiché l’arrivo di Jeff era inaspettato, ma vista l’efficienza della scuola e dei servizi, al più presto sarebbe arrivato un letto anche per lui.
Tuttavia, erano tutti talmente eccitati per l’arrivo del loro amico da non aveve sonno e perciò si insediarono in soggiorno, fornendosi  di pop-corn e patatine e scegliendo un film da vedere insieme. Un film rigorosamente di spionaggio, per entrare nel vivo della situazione.
Tutti, se non consideriamo Sebastian e Blaine, che erano in camera da letto. Da soli.
«Tra tutti, sei l’unico che mi sta un po’ simpatico», svelò Blaine ad un tratto, distogliendo il volto di Sebastian dal libro che stava leggendo: «Nick e Jeff non mi calcolano e Thad è evidente che mi odia, forse perché per tutti questi anni ho impedito che avesse un assolo al Glee Club. Trent, Wes e David, invece, mi hanno sempre voluto bene. Mi sento solo, incredibilmente solo. Sarò un forever alone per tutta la vita. Sono uno sfigato».
Sebastian trattenne uno sbuffo, non sapendo nemmeno se essere divertito o scocciato da quell’improvviso sfogo: «Ammetto che anche tu sei quello più tollerabile in questa banda di checche isteriche. Duval e Sterling insieme sono micidiali, e Harwood da solo vale per tre».
Blaine annuì, chinando il capo. «E poi sei anche un bel ragazzo, a differenza loro. Duval troppo nasone, Sterling troppo biondo e Harwood troppo basso. Potrebbe essere uno gnomo da giardino».
«Thad è alto esattamente cinque centrimetri in più a me», si rabbuiò Blaine.
«Oh».
Il problema era che Sebastian non riusciva a trovare un difetto estetico di Thad. Era carino, davvero molto carino, non era per niente brutto, il problema era che aveva un bel caratterino che lo faceva sempre impazzire.
«Sì, ma in realtà non si può fare nemmeno il paragone», tergiversò Sebastian: «Forse non te ne rendi conto, ma sei davvero carino. Quando sono arrivato alla Dalton, tutti parlavano di te con occhi sognanti: il moretto sexy con la voce da favola. Mi sono state dette testuali parole».
Blaine arrossì leggermente: «Davvero lo pensi?», chiese, timidamente.
Sebastian accennò un sorriso: «Oh, certo che lo penso».
«Sai, Sebastian, credo proprio che potremmo diventare amici», sorrise Blaine.
Io invece credo proprio che questa sia la strada giusta per portarti a letto.
«Lo credo anch’io», rispose invece il francese, con un sorriso caloroso: «Hey, ho un’idea. Mettiti qualcosa di carino e sta’ a sentire, okay?».
 
Mezzanotte.
Il film in tv, i popcorn sul tavolino, la testa di Jeff sulle gambe di Nick e Thad raggomitolato su se stesso in un minuscolo spazio.
L’unico rumore udibile era il dolce russare dei tre ragazzi, al quale si aggiunse quello lieve dei passi felpati di Sebastian e Blaine.
Blaine urtò contro un vaso. «Ops».
«Piano», gli intimò il francese.
«Scusa, è tutto buio, non riesco a vedere», si scusò Blaine in un sussurro.
«Sappi che tutto questo potrebbe servirti anche in futuro. Gli agenti segreti devono essere estremamente silenziosi», continuò Sebastian sottovoce: «Ora shhh. Seguimi».
Ma avevano già parlato troppo.
«S-smythe? Sei tu?», mormorò una voce.
«No, guarda, sono il lupo cattivo».
«Dove stai andando a quest’ora?», chiese Thad, stropicciandosi gli occhi.
«Dormi, Harwood», rispose Sebastian secco.
«E che ci fai con Anderson?», insistette l’ispanico, irremovibile.
«I fatti tuoi no, eh? Dormi, che è meglio».
Thad sbuffò: «Era una semplice domanda, Smythe».
«Impara a farti gli affari tuoi».
«Infrangerete il coprifuoco, è proibito dal Regolamento uscire così tardi e…»
«Mi sembra di aver già messo in chiaro il fatto che non sono affari che ti riguardano, e comunque smettila di parlare che non voglio sorbirmi anche il terzo grado di Ken e Barbie. Io vado, ‘notte».
Detto questo, Sebastian e Blaine svanirono nel cuore della notte.
 
«Non stiamo facendo qualcosa di sbagliato?», chiese Blaine intimidito, camminando al fianco di Sebastian con le mani nelle tasche dei jeans.
«Oh, Blaine, vivi che sei giovane», gli sorrise Sebastian: «Piuttosto eccitante, no? Infrangere le regole».
«Oh, lo dice Hermione nell’Ordine della Fenice!», esultò Blaine, elettrizzato.
Sebastian forzò un sorriso. «Che ci puoi fare, sono un Potterhead!», si giustificò Blaine, poi disse: «Hai ragione, è eccitante infrangere le regole. Allora, dove mi porti?».
«Aspetta e vedrai», lo rassicurò il francese.
Era già da tre giorni a New York e ancora non aveva avuto l’occasione di farsi qualche bel newyorkese. Era come se stesse in missione, lo sapeva bene, ma l’astinenza sessuale era una cosa inconcepibile per uno come Sebastian Smythe e doveva subito provvedere.
Avrebbe trovato un locale interessante come lo Scandals a West Lima e avrebbe trascorso una bella nottata con Blaine, l’unica cosa positiva di quella convivenza.
Sorrise, con un ghigno.
Dopo aver camminato per un po’, Sebastian intravide un locale dall’aspetto invitante. La musica era assordante e c’erano sia ragazzi che ragazze, quindi non era un bar gay ma una discoteca.
«Potremmo andare lì», suggerì Sebastian a Blaine: «Che ne dici?».
Blaine annuì, titubante. La vita notturna non era da lui, ma perché non provarci?
I ragazzi entrarono nel locale e pagarono il biglietto. Si guardarono intorno: ragazzi e ragazze della loro età ballavano ed urlavano e le luci illuminavano vivacemente il locale.
«Ti offro qualcosa da bere», disse Sebastian a Blaine con un sorriso, conducendolo al bancone: «Due birre, grazie», ordinò al barista.
«Birre?», Blaine sgranò leggermente gli occhi.
«Mai bevuta una birra, Blaine?», Sebastian inarcò un sopracciglio.
Blaine scosse il capo. «Beh, c’è sempre una prima volta», ammiccò il francese, porgendogli la bibita: «Cin cin! A una vita piena di glamour».
Blaine sorrise imbarazzato, sorseggiando lentamente la bevanda fredda.
«Bei jeans, mi piacciono, e bella la camicia, per una volta hai lasciato stare i gilet e i papillon di tuo nonno», sorrise Sebastian.
«Era… era un complimento?», chiese Blaine perplesso, arrossendo leggermente.
Il francese annuì: «Quando vuoi sai vestirti con stile, ti fa bene la mia influenza», scherzò.
«Sai, mi piace stare con te», ammise Blaine con un sorriso, poi disse: «Allora? Ti va di ballare?».
«Con piacere», ghignò Sebastian.
Ancora poco e sarebbe entrato nelle grazie di Anderson.
 
Erano circa le quattro del mattino e nessuna traccia di Smythe e Anderson.
L’istinto paterno di Thad lo aveva tenuto sveglio fino a quell’ora. New York era grande e bella quanto dispersiva, e loro erano studenti giunti lì per uno stage, perlopiù studiavano per diventare agenti segreti e avrebbero potuto rappresentare senz’altro un pericolo per degli eventuali servizi segreti nemici.
Il Regolamento era chiaro: era severamente proibito uscire la notte.
Thad si alzò dal divano, sbadigliò rumorosamente e si recò in cucina, avvicinandosi al frigorifero per prendere qualcosa da mangiare. Tanto valeva fare colazione e andarsi a fare una doccia.
Era il 30 settembre ed era domenica, le lezioni non c’erano ed erano già trascorsi tre giorni. I docenti avevano ufficialmente stabilito che le lezioni sarebbero iniziate il lunedì imminente, e non c’erano nemmeno compiti o ricerche da fare.
Thad sospirò e, siccome secondo i turni stabiliti toccava a lui cucinare quel giorno, incominciò a preparare il latte e il caffè per tutti. Riscaldò la propria tazza e si sedette al tavolo della cucina, degustando lentamente la bevanda calda e godendosi quell’attimo di quiete e solitudine che, ovviamente, non durò a lungo.
«LEVATI DI DOSSO, IMBECILLE!», urlò la voce familiare di Sebastian.
Thad accorse, comparendo in salotto: «Cos’è successo?», chiese incredulo alla vista di Sebastian a terra e Jeff sopra di lui.
«Mi hanno fatto prendere uno spavento!», si giustificò Jeff, alzandosi da terra: «Ho sentito qualcuno entrare in casa e credevo fosse un ladro o un killer, scusatemi tanto se credevo ci volessero derubare o ancora peggio uccidere e se volevo soltanto salvare la vita di tutti, scusatemi ancora, eh».
«Ti fai troppi film mentali. Ti suggerisco vivamente di non guardarti più i film prima di andare a nanna», rispose acido Sebastian.
«Invece di dirgli cosa fare o cosa non fare, sei tu che devi capire bene una cosa», prese posizione Nick severo, affiancandosi a Jeff: «Come ti è saltato in mente di infrangere le regole?! E anche tu, Blaine! Da te proprio non me l’aspettavo!».
Blaine sorrise in un modo inquietante: «Non arrabbiarti, Nick. La vita è beeella e noi siamo tutti giovaaani. Yeah!».
Nick e Jeff si guardarono, perplessi. «Bas mi ha portato in disco ed è stato divertente, uh uh. Best party eveeeeer, whoaaa!», urlò Blaine infervorato, facendo cadere la testa sulla spalla del francese: «Ti voglio bene, Sebbie, voglio che tu lo sappia, hihihi».
Thad, inorridito, rischiò di sputacchiare il latte a terra. «Che?», chiese, sgranando gli occhi: «Ma è ubriaco!».
«Decisamente», rispose Sebastian, seccato: «Lo metto a dormire e poi ne parliamo, okay?», disse, rivolgendosi a Nick e Jeff.
 
Sebastian portò Blaine in camera e questi, non appena si sistemò sul letto, crollò, cadendo in un sonno profondo.
Il francese si recò in cucina, dove vi trovò Nick, Jeff e Thad attorno al tavolo che, con sguardo severo, lo scrutavano.
«Volevate dirmi qualcosa?», chiese Sebastian smorzando un sorriso.
«È pericoloso quello che hai fatto, Sebastian!», iniziò Nick.
«Ma come la fate tragica per un’uscita!», protestò il francese: «Piuttosto fatevi anche voi una vita».
«Tu non capisci in che guai metti tutti noi, e non solo, anche i docenti», aggiunse Thad.
«Tranquillo, non eravamo in divisa, nessuno poteva riconoscerci», rispose Sebastian impassibile.
«Sì, ma i professori ce l’hanno detto più volte di non farlo e tu devi rispettare le regole. Se ci dicono così ci sarà un motivo, non è che vogliono che siamo degli asociali a vita. Capisci, Sebastian? Sei stato un irresponsabile, e poi chiami noi mocciosi», notò Nick.
Sebastian roteò gli occhi al cielo. «Questa volta è andata così, ma mai più, Smythe, okay?», gli raccomandò Nick.
«Siete proprio una palla, è stata una cosa innocua», sbuffò Sebastian, prendendo posto intorno al tavolo.
«E che ci faceva Blaine con te?», chiese Jeff incuriosito.
Thad prestò maggior attenzione alla conversazione: quella era una domanda che si era posto quasi tutta la notte.
«Blaine si scocciava e si sentiva incredibilmente solo e ho deciso di portarlo da qualche parte per farlo divertire un po’, okay?», rispose Sebastian accigliato: «Cosa che non fate voi».
Thad sbuffò: «E lo fai divertire facendolo ubriacare, mm, davvero un bel modo per svagarsi!».
«Beh, a quanto pare Blaine non la pensa come te», rispose semplicemente Sebastian con un sorriso irritante.
Nick sospirò: «Bene, sono le quattro e mezzo, direi di andare tutti a dormire».
«Voi fate quel che volete, almeno io non ho sonno», affermò Thad, riempiendo di nuovo la sua tazza di caffelatte: «Volete?».
Jeff annuì, poi Sebastian parlò: «Allora, Sterling? Ci racconti come hai fatto a finire qui?».
«Certo», sorrise il biondo: «È successo tutto per caso, è stato incredibile!».
Nick si incuriosì: «Racconta», lo incoraggiò.
«Volevo mettere da parte un po’ di soldi per raggiungere Nicky e Thaddy e perciò ho trovato un impiego in un fast-food. Ho incontrato Mr. Peters, Mrs. Rain, Mr. Brown e altri prof.!».
«Agenti segreti in un fast-food?», chiese Sebastian inarcando un sopracciglio: «Non è da loro, solitamente cercano di non saltare troppo nell’occhio».
«Sì, ma era un’occasione speciale, era il compleanno di Mr. Brown», esclamò Jeff, poi disse: «Stavo prendendo le ordinazioni e.. e a proposito, sapevate che Mr. Peters è allergico ai pomodori?».
«Oh, quest’informazione mi cambierà di certo la vita. Continua», fece Sebastian brusco, beccandosi l’occhiataccia di Thad e Nick.
«Insomma, alla fine ho sbagliato ordinazione e ho consegnato il panino con i pomodori a Mr. Peters. Stavo cercando di riprenderlo indietro perché non poteva mangiarlo, ma per farlo è caduto a terra e si è aperto, e indovinate che cosa nascondeva?».
«Dell’insalata, immagino», rispose Sebastian secco.
«Una macchia violacea», rispose invece Jeff: «Mr. Peters se n’è accorto e ha sentenziato che si trattava di una rara sostanza violacea. Qualcuno vuole ucciderlo!».
I ragazzi sgranarono gli occhi. «Perché vogliono uccidere Mr. Peters? Cos’ha fatto?», chiese Nick sconvolto.
«Questo non lo so», fece Jeff: «Tuttavia, ora sono un eroe perché gli ho salvato la vita senza nemmeno saperlo e ha deciso di premiarmi con questo stage, in quanto mi considera capace per poter frequentare il corso!».
«Solo un idiota può pensare questo», disse invece Sebastian, visibilmente divertito.
«Senza Jeff, Mr. Peter sarebbe morto!», gli fece notare Thad accigliato.
«È stata soltanto una coincidenza, Sterling ha appena detto che non lo sapeva nemmeno!», disse Sebastian.
«Io sto ancora pensando al fatto di Mr. Peters», parlò Nick: «C’è qualcuno a Westerville che ha tentato di farlo fuori. Mi chiedo perché! Qui c’è qualcosa che non va».
«Dovremmo parlarne domani con i prof.», propose Thad: «Saranno già stati avvisati, ma possiamo provarci lo stesso».




Angolo Autrice

Buonasera a tutti! :D
Ho scritto/postato il secondo capitolo velocemente e sono così fiera di me u.u xDD Ma per il terzo forse dobbiamo aspettare qualche settimana :/, ma arriverà, don't worry (?) xD
Che dire... Sebastian incomincia ad infrangere le regole e coinvolge anche Blaine e sì, se ve lo state chiedendo sto cercando di metterci anche un po' di Seblaine, nonostante non li shippi affatto ;)
Cucciolo Jeff, voleva soltanto salvare il gruppo! c: 
Bene, tutti incominciano ad avere sospetti su Mr. Peters. Cosa sarà successo? :/
Nel prossimo capitolo avremo l'arrivo di un personaggio, forse vedremo anche i best di Blaine e avremo la prima lezione a New York! :D
Intorno al quarto/quinto capitolo la storia incomincerà a "muoversi"... :)
Citazione ad Harry Potter dovuta <3 e sì, Blaine è un Potterhead u.u <3
Ringrazio BrokenRoses, Diana924 e Sunflower_ che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono! :D
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 3
*** Makeover ***


Titolo: Mission: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.
Rating: arancione
Genere: azione/commedia/demenziale
Spoiler: personaggi/riferimenti season four



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



MISSION: IMPOSSIBLE - Cinque scadenti agenti segreti a N.Y.C.





CAPITOLO 3
Makeover

 

 

Era il 1 ottobre e nessuno era emozionato quanto Jeff Sterling.
Scesero la mattina molto presto con l’unica auto che era stata loro assegnata: un’automobile spaziosa e di un nero lucido che poteva fare invidia persino ad un riflesso d’acqua.
Litigarono anche su chi doveva guidare, ovvero Sebastian e Thad litigarono, in quanto ognuno credeva fermamente di essere quello più adatto per poter posare le mani sul volante di quella splendida auto.
Nick guidava, con un Jeff esaltato e trepidante al suo fianco e con Blaine dietro che divideva Sebastian da Thad e viceversa.
«Vorrei vomitare anche l’anima», mugugnò Blaine rabbuiato.
«E ci credo, dopo i bagordi di ieri notte», gli rispose Thad con un sorriso irritante.
Sebastian sbuffò. «Non berrò mai più. Che schifo», continuò Blaine, sistemandosi meglio gli occhiali da sole neri per coprire gli occhi rossi e gonfi e le occhiaie viola.
«Anch’io dicevo sempre così all’inizio», sorrise il francese.
Thad roteò gli occhi al cielo. «Problemi, Harwood?», gli chiese Sebastian.
«Nessun problema, Smythe».
«A giudicare dalla tua aria, avrei ammesso l’esatto contrario».
«Forse ti sei impressionato».
«Già, potrebbe essere».
Nick sospirò per poi dire la sua: «La prossima volta moderati, Blaine, e non uscire di notte».
«Non ci sarà una prossima volta, promesso», asserì il riccioluto inorridito.
Ci fu un breve silenzio. «Mettiamo un po’ di musica», propose Jeff, accendendo lo stereo dell’automobile.
 
Come up to meet you, tell you I'm sorry,
You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart

 
Nick sorrise: «Oh, amo i Coldplay», disse.
Sebastian storse il viso: «Vecchia questa canzone ed è anche assai deprimente, mettete qualcos’altro».
Thad lo guardò sbieco: «Vecchia?! I Coldplay sono immortali!», asserì, convinto.
Blaine si sporse dal sediolino, premendo i vari canali e fermandosi quando udì Teenage Dream.
«Katy Perry!», esclamò con aria sognante.
«Rimetti The Scientist, Jeff», ordinò Thad.
«No, ma perché?», protestò Blaine.
«La sappiamo a memoria questa», rispose Jeff al posto di Thad, cambiando canale.
 
Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But when you smile at the ground it ain't hard to tell
You don't know oh oh
You don't know you're beautiful

 
Gli occhi di Thad s’illuminarono: «One Direction!».
Sebastian fece una smorfia: «Pessimi gusti musicali, Harwood».
Thad lo guardò storto. Jeff cambiò ancora canale.
 
Never mind, I'll find someone like you,
I wish nothing but the best for you, too,
Don't forget me, I beg,
I remember you said,
"Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead,"
Sometimes it lasts in love,
But sometimes it hurts instead, yeah,
 
«Anche se deprimente quasi quanto The Scientist, è bellissima e Adele canta divinamente. Lasciate questa», asserì Sebastian altezzoso.
«Anche i Coldplay e gli One Direction cantano divinamente!», lo rimbeccò Thad.
Blaine sbuffò, sporgendosi e cambiando di nuovo canale.
«Ma lasciamo una canzone e basta? Santo Cielo, siete proprio dei bambini!», li ammonì Nick: «Non è possibile che litighiate anche per una stupida canzone!».
Quello era soltanto l’inizio. Come avrebbe fatto a sopportarli per un anno intero?
Sarebbe morto prima, ne era certo.
 
Arrivarono a scuola alle otto in punto. La Dalton Academy era molto grande e anche molto bella, ma l’accademia di  New York era semplicemente incantevole; forse già il fatto che si trovasse nella grande metropoli la rendeva un posto ancora più entusiasmante.
All’ingresso i ragazzi vennero fermati dai sorveglianti che chiesero loro la tessera per assicurarsi che fossero davvero studenti della Dalton.
Ognuno aveva il suo orario personalizzato e perciò, per la gioia di Sebastian Smythe, i cinque ragazzi si divisero.
 
Nonostante fosse l’unica ora che aveva in comune con quei quattro scalmanati, Sebastian trovò molto interessante la lezione di autodifesa con Mr. Simmons, insegnante dell’accademia newyorkese.
Alla fine delle lezioni, ogni gruppo venne convocato in presidenza. Fu il turno di Nick, Jeff, Thad, Sebastian e Blaine.
Il preside – Mr. Wellington, così si chiamava – sedeva su una poltrona di pelle nera dietro la scrivania di mogano. Non era molto alto, aveva capelli brizzolati e occhiali a mezzaluna poggiati sul naso.
«Buongiorno, signor preside. Per quale motivo ci ha convocati?», salutò Nick educatamente facendo entrare i compagni in stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
«Salve, ragazzi. Oh, non si preoccupi, signor Duval, stiamo convocando tutti per darvi queste», asserì Mr. Wellington facendo cenno ai ragazzi di avvicinarsi.
Estrasse dal cassetto dello scrittoio un mazzo di chiavi e le appoggiò sulla sua superficie: «Avete presente il quadro rosso che si trova nella cucina del vostro appartamento? Bene, ogni appartamento ne ha uno. Se osservate bene potete scorgere una piccola cavità di lato. Inserite questa chiave e troverete una valigetta. Per aprila, utilizzate quest’altra chiave. Siate cauti perché se usato in modo improprio, il contenuto della valigetta è davvero pericoloso, ma un giorno potrà esservi utile».
I ragazzi non fecero domande; si limitarono ad annuire. «La ringraziamo, signor Wellington», fece Thad per tutti, prendendo le chiavi.
Il preside accennò un sorriso: «Custoditele gelosamente e mi raccomando, ragazzi: ricordate che fate tutti parte di un team. Siete una squadra, siete come fratelli. Intesi?».
«Si, lo sappiamo», rispose Sebastian sbrigativo con un sorriso mellifluo: «Arrivederci».
«Un’ultima cosa e potete andare», li fermò il preside: «Avrei un ammonimento da fare proprio per lei, signor Smythe, e per il signor Anderson: è inutile prendersi gioco dei superiori, non siamo sciocchi, sorvegliamo sempre i nostri alunni, anche quando meno se lo aspettano, e sapete bene di cosa sto parlando. La biblioteca ha sempre bisogno di un aiuto, quindi voi due vi occuperete di sistemare libri ed archivi due ore al giorno per due settimane a partire da domani. Vi è andata più che bene, quindi non accetto lamentele. È tutto chiaro?».
Da sotto gli occhiali scuri, Blaine sgranò leggermente gli occhi. «Chiarissimo», rispose Sebastian freddo.
«Mi scusi, signor Wellington, so che non c’entra, ma avrei una domanda», parlò Nick.
«Mi dica pure, signor Duval», lo incitò il preside.
«Sono sicuro che lei sia già stato informato sul tentato omicidio di Mr. Peters. Bene, volevo semplicemente chiederle se sa dirmi cos’è precisamente accaduto e perch…».
«Affari tra grandi, signor Duval. Ma non si preoccupi: è tutto sotto controllo», lo interruppe l’uomo.
Nick annuì lentamente: «D’accordo, la ringrazio. A presto».
I ragazzi lasciarono la stanza e s’incamminarono verso l’uscita dell’istituto. Con uno scatto fulmineo, Sebastian si impossessò delle chiavi di Thad, mettendole in tasca.
«Ma cosa diavolo combini?!», sbraitò l’ispanico.
«Oh, niente, semplicemente non mi sembri il tipo appropriato per poter custodire al sicuro le chiavi che molto probabilmente servono per accedere a qualcosa di molto prezioso», rispose Sebastian con naturalezza.
Thad ribollì di rabbia: «Parla di sicurezza quello che esce la notte per ubriacarsi e fare cose sconce per i locali!».
«Quello si chiama divertirsi, Harwood. Quando lo vuoi capire?», spiegò il francese accigliato.
Nick trattenne l’ennesimo sbuffo. «Allora? Si va a casa?», chiese.
«Io direi di andare a fare un po’ di compere per New York», propose Jeff.
«Anche se non mi sento pienamente in forma, non mi tirerò mai indietro per fare shopping!», rispose Blaine esaltato: «Potremmo già fare quello che ci ha proposto Mrs. Alcott!».
«Oh, sì!», cinguettò Jeff.
Sebastian fece una smorfia. «Scherzi, Blaine?».
«No, sono serio».
«Ma è una cosa ridicola!», sentenziò Sebastian seccato.
«Prima o poi ci toccherà lo stesso», asserì Thad: «Meglio farlo al più presto, così ce lo leviamo di mezzo».
Il francese sbuffò. «Okay, però andiamo prima a casa per sistemare quella faccenda», parlò Nick, riferendosi alle chiavi.
I ragazzi uscirono dall’istituto e presero l’auto. «Come vi sembra Mr. Wellington?», chiese Nick incuriosito agli amici una volta sedutosi al posto guida.
«Sembra simpatico», commentò Jeff.
«Non mi dice niente», fece Thad.
«A me non piace come tipo», asserì Nick facendo partire il motore: «Non so perché ma mi ha dato una brutta impressione».
 
I ragazzi tornarono a casa e subito si precipitarono in cucina.
«Questo è il quadro rosso?», chiese Jeff stranito.
«Per caso vedi altri quadri rossi, Sterling?», chiese acido Smythe.
«Non ti scaldare, era soltanto una domanda!», parlò Thad.
«Qualcuno ti ha interpellato, Harwood?».
Nick roteò gli occhi al cielo: perché erano tutti così infantili?
«Sebastian, apri, dai», lo esortò Blaine.
Il francese annuì e scelse accuratamente la chiave da infilare nella cavità del quadro. Il quadro si alzò meccanicamente, mostrando un nascondiglio nel quale era posizionata una valigetta nera.
I ragazzi si guardarono, bramosi.
«Secondo me c’è del denaro», parlò Thad.
«Ma che dici? Il denaro non mi sembra pericoloso, io opterei per armi», disse Sebastian.
«Se usato in modo improprio, anche il denaro può rivelarsi pericoloso, genio», Thad sostenne la sua tesi, corrucciato.
«Troppo contorto come ragionamento», fece Sebastian.
«Naaah, non possono essere armi o denaro… dai, soltanto la nuovissima collezione di papillon 2012 può essere nascosta così al sicuro!», disse Blaine sicuro di sé.
«Se non aprite non lo sapremo mai», fece Jeff.
«Ecco, Jeff», fece Nick. Ogni tanto ne diceva una giusta il suo migliore amico!
Sebastian prese la valigetta con estrema attenzione e l’appoggiò sul tavolo della cucina. Tutti i ragazzi si accerchiarono intorno ad essa, incuriositi.
Il francese l’aprì e, come aveva immaginato, la valigetta nascondeva delle armi.
«Wow», esclamò Jeff, sfiorando una pistola: «Come sono nere e lucide…».
«Non incominciamo, Sterling», Sebastian allontanò la sua mano: «Non sono giocattoli, okay? Sono vere».
Jeff sbuffò: «Già avevo immaginato di prenderne una ed urlare sono Blond, Jeff Blond!».
Sebastian inarcò un sopracciglio. Jeff si beccò lo sguardo incredulo di tutti. «Ma come? Non l’avete capita? Blond, Jeff, Blond, anziché Bond, James Bond… dai, sarebbe un nome perfetto da agente segreto! Uffa, ma perché mi guardate così? Perché nessuno mi capisce?».
Sebastian lo guardò seccato: «Andiamo, che è meglio», disse, chiudendo la valigetta e rimettendola a posto.
 
Si erano cambiati con abiti quotidiani e potevano passare benissimo per cinque semplici ragazzi di diciassette anni.
«Un centro commerciale!», esclamò Blaine entusiasta: «Lì potremmo trovare ciò che ci serve».
«Mai ricevuto un compito così ridicolo: trovare un completo d’agente segreto che rappresenti te e il tuo team», sputò fuori Sebastian acidamente.                                                                                                                    
Blaine e Jeff costrinsero gli altri tre ad entrare. Jeff si buttò a capofitto nel reparto dei vestiti; Blaine, invece, rimase incantato alla vista di cravatte e papillon.
Sebastian e Thad si dispersero per aree completamente diverse del centro commerciale; Nick, invece, seguì fedelmente Jeff.
«THAD, BLAINE, SEB! HO TROVATO IL COMPLETO D’AGENTE SEGRETO CHE FA PER N…».
Nick tappò la bocca di Jeff con la mano: «Jeff, ma sei ammattito?!», lo rimproverò, sgranando gli occhi.
«Io invece ho trovato un papillon perfetto per qualsiasi completo da agente segreto, guarda!», disse Blaine mostrando orgogliosamente il papillon che aveva appena messo al collo.
«Che ne dici, Anderson, se urlassi un altro po’?», gli disse Thad sarcastico quando lo raggiunse.
«Sterling, non conosco una persona più imbecille di te, credimi», lo ammonì Sebastian seccato.
«Ma io volevo avvisarvi», si giustificò Jeff.
«E non c’è bisogno di urlarlo ai quattro venti!», sbraitò Smythe, poi commentò: «Comunque fa schifo questo completo, e poi non mi vedrete mai con un papillon, sappiatelo».
«Serve una mano?», chiese una voce limpida e soave.
Un ragazzo era appena sbucato da dietro uno stand di vestiti. Pallido, alto, snello, incantevoli occhi azzurri, capelli castano chiaro e bello da mozzare il fiato.
Blaine rimase senza respiro.
«Sì, grazie, staremo cercando un completo da agente seg…».
Sebastian tappò la bocca del biondo: «Farnetica, non le dia ascolto», disse il francese seccato al commesso.
Il ragazzo ridacchiò. «È… è per Halloween», inventò invece Thad al momento, cercando di risultare credibile: «Stiamo cercando dei completi d’agente segreto per Halloween».
Il commesso scrutò i ragazzi, interessato. «Credo proprio di avere quello che fa per voi», disse, con un sorriso radioso.
Blaine pensò seriamente di sciogliersi. Non aveva ancora aperto bocca, o meglio, non l’aveva ancora chiusa, colpito dalla bellezza del ragazzo. «La ringraziamo», disse Nick gentilmente.
«Comunque potete chiamarmi Kurt», rispose il ragazzo con un sorriso: «Seguitemi».
I ragazzi annuirono, seguendo il bel commesso che li portò… in un camerino.
Sebastian incominciò a farsi i film mentali perché comunque non poteva negarlo: il commesso era davvero affascinante. Thad incominciò ad angosciarsi per lo spazio angusto e Nick e Jeff si guardarono perplessi.
Kurt chiuse le tende e, assicurandosi che nessuno li vedesse e li sentisse, sussurrò con un lieve sorriso: «Dalton Academy».
«Come fai a saperlo?», chiese Jeff incredulo sgranando gli occhi, beccandosi la gomitata di Sebastian.
«Jeff!», lo rimproverò Thad.
«Oh, non preoccupatevi, ho un’amica agente segreto qui a New York, alla NYADA, quindi potete stare tranquilli», cercò di rassicurarli Kurt, poi si rivolse al biondo: «Tu sei diventato famoso, Jeff Sterling. Ero passato in Ohio da mio padre quando hai salvato Mr. Peters. Per i comuni esseri umani sei il cameriere-eroe che ha salvato un docente da un tentato avvelenamento, per noi che sappiamo la verità sei diventato un esempio da seguire. Sei coraggioso, Jeff».
Jeff chinò il capo, e le sue guance si imporporarono leggermente. «Oh, grazie».
Sebastian roteò gli occhi al cielo. Soltanto qualcuno più imbecille di Sterling poteva pensare che era un eroe.
Kurt premette la propria mano contro la parete che inaspettatamente si spostò, aprendo un cunicolo.
«Che razza di stregoneria è mai questa?», commentò Blaine sorpreso, abbassando gli occhiali e sgranando gli occhi per vedere meglio.
Kurt ridacchiò, divertito. «È soltanto una scorciatoia, un passaggio segreto. Non ne avete mai visto uno?».
I ragazzi scossero il capo. Kurt li esortò a seguirli e, una volta entrati, la parete dietro di loro ritornò al suo posto. Era tutto buio, ma un’intensa luce bianca permise loro di vedere: proveniva da un orologio che aveva Kurt al polso.
Qualche minuto più tardi, i ragazzi restarono a bocca asciutta: si ritrovarono in quello che era un enorme centro commerciale a più piani. Le pareti metalliche e il pavimento grigio chiaro davano un’impressione di ordine ed efficacia; manichini dalle tute nuove e scintillanti risaltavano sui ripiani di accessori.
«Un centro commerciale nel centro commerciale? Wow!», Blaine si lasciò scappare un gridolino di gioia e sorpresa.
«Che luogo è questo?», si limitò invece a chiedere Thad, sbalordito.
«È il C.C.S., il Centro Commerciale Segreto per Agenti Segreti», sorrise Kurt: «Lavoro qui, ma anche lì», fece, indicando la parete da dove erano sbucati.
I ragazzi, ancora sorpresi, camminarono per il Centro Commerciale Segreto, capitanati da Kurt.
«Salve!», una donna dall’aspetto amichevole, dagli occhi chiari e dai lunghi capelli biondicci spuntò da dietro uno stand, proprio come aveva fatto Kurt poco prima nell’altro centro commerciale.
«Ragazzi, lei è Isabelle Wright, il mio mentore», la presentò Kurt allegro, con un sorriso.
«Cosa cercate, ragazzi?», chiese la donna con un sorriso affabile.
I ragazzi si guardarono tra loro, un po’ confusi. «Credo abbiano bisogno di un completo», asserì Kurt.
«Sì, un completo, una divisa, una tuta che rappresenti noi, il nostro team. Qualcosa del genere», spiegò Nick, vago.
Isabelle annuì, poi scrutò i ragazzi uno ad uno con attenzione. «Ho forse quello che serve per voi», disse la donna, ispirata, poi si rivolse al commesso: «Kurt, qualcosa di personalizzato, non credi? Qualcosa con quelle stoffe nuove che sono arrivate in magazzino… ho già il modello in testa…».
Kurt annuì, come se fosse ipnotizzato. «Ho delle idee grandiose anch’io», asserì, eccitato.
«Bene, allora provvedi subito!», asserì Isabelle con un sorriso, poi si rivolse ai ragazzi: «Le tute dovrebbero essere pronte per domani, servono per le missioni notturne e per diverse attività, intanto posso consigliarvi un completo semplice ed elegante, solitamente uno smoking nero: è d’obbligo per ogni agente segreto che si rispetti!».
I ragazzi annuirono lentamente. Kurt era scomparso, forse per mettersi al lavoro; Isabelle mostrò ai ragazzi dei semplici completi seri ed eleganti. Jeff, distratto, rimase attratto da un espositore di gadget e accessori per agenti segreti: orologi, luci colorate, rampini magnetici.
«Mi sembra di essere Lara Croft», commentò Jeff estasiato, osservando e prendendo in mano i diversi oggetti.
Nick gli si avvicinò, con sguardo severo. «Non toccare!», lo ammonì, dandogli uno schiaffetto sulle mani. Dalle mani di Jeff cadde un accessorio non identificabile che si ruppe all’istante.
«L’hai rotto tu», protestò Jeff: «L’avrei posato io, se me l’avessi chiesto prima».
Nick sbuffò. «Non sono giocattoli, certe volte Sebastian ha ragione».
Jeff mise su un adorabile broncio, e immediatamente Nick si pentì delle sue parole.
Maledetto dolcissimo Jeff Sterling.
Intanto gli altri ragazzi avevano provato i loro completi nei camerini: il completo calzava a pennello, nero ed elegante, la camicia bianca e la cravatta nera e lucida.
Thad si guardò attorno, spaesato. «Non credo di potermi abituare a tutto questo…», mormorò, inquieto.
«Oh, io invece sì», sorrise Blaine.




Angolo Autrice

Buongiorno a tutti! :D
Eccomi, in ritardo stratosferico come sempre ma ci sono xD
Ancora qualche punto interrogativo sulla questione di Mr. Peters, e in più abbiamo un nuovo personaggio: il preside dell'accademia newyorkese, Mr. Wellington.
Mi dispiace, ancora nessuna traccia dei best di Blaine che sicuramente compariranno, ma abbiamo Kurtieee <3 Sappiamo che lavora al Centro Commerciale Segreto per Isabelle Wright, ma lavora anche nell'altro centro, quello diciamo conosciuto anche dai comuni esseri umani, e sappiamo che ha un'amica agente segreto alla NYADA... non vi dice niente? u.u
Jeff si fa conoscere ovunque, ormai xD Blaine ha tipo un feeling(?) con Sebastian e un colpo di fulmine con Kurt, e i rapporti tra Thad e Sebastian sembrano essere sempre meno rosei... :/
Ringrazio Sunflower_ e Diana924 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono! :D
Al prossimo capitolo ;)

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