Superhuman

di Pterie Scrive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Rose Jay Layer. ***
Capitolo 3: *** Fredda Come Il Ghiaccio. ***
Capitolo 4: *** Paura. ***
Capitolo 5: *** Apri La Mente, Rose. ***
Capitolo 6: *** Il primo di una lunga serie di attacchi. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Superhuman – I
Prologo.


La scuola è odiata dalla maggior parte dei ragazzi. Sarà per le interrogazioni, i compiti a casa, le verifiche, i compagni di classe… I motivi sono molteplici.
Esiste una scuola, però, che possiamo dire che è “l’eccezione alla regola”. È apprezzata, perché lì i ragazzi possono essere quello che vogliono, possono essere loro stessi.
La M&G Academy è la scuola in questione. Cosa avrà di tanto speciale questa scuola? Beh, questo ancora non ve lo posso dire. È una scuola per studenti… “capaci”, più di tanti altri semplici ragazzi. Dove le loro capacità sono apprezzate, stimate, aiutate a crescere. Ogni professore ha il suo ruolo, affinché gli alunni possano apprendere ciò che non esiste. Che frase bizzarra… diciamo che esiste, ma non agli occhi di persone comuni, normali. Non ai tuoi occhi, per esempio.
Ma torniamo a noi. È il momento che sappiate cosa bisogna essere, cosa bisogna avere, per essere accettati alla M&G Academy. Capacità. Capacità più uniche che rare. Capacità che solo i mutanti possono avere.



OKAY.
Allora, molto corto, lo ammetto. Mi prendo tutte le mie colpe oh povera me. sono bravissima a recitare, ditelo, su u.u IL MIO PRIMO OKAY, CHE COMMOZIONE :') cOMMUOVETEVI!! bRAVI! ...
oKAY. oRA BASTA FARE LA CREEEEETIRIRITINA. qUI TROVATE UN'ALTRA FF, FANTASY, UN MISTO DI HARRY POTTER E ROBIN HOOD(?) - Once Upon A Time CON LA SUA RISPETTIVA ONE-SHOT: - Le Cronache di Gomesia: La Leggenda. BUONA LETTURA!!
PS. A PRESTO CON I PROSSIMI CAPITOLI, CHE ARRIVERANNO MOLTOOO PRESTO ESSENDO GIà PRONTI U.U VI VOGLIO BENE!

#NEVERSAYNEVER

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Capitolo 2
*** Rose Jay Layer. ***


Superhuman – II
Rose Jay Layer.


La campanella suonò. Finalmente l’ora di potenziamento era finita! Mi diressi verso il mio armadietto, al numero centouno, sulla fila di sinistra.
La rotella argentata doveva fare tre tocchi a destra e cinque a sinistra, per aprirlo. Una volta spalancata la portiera in alluminio, posai il libro di potenziamento “Mente Aperta”, per prendere poi quello di lettura leggera “Diamond”. Una domanda ricorrente su quella materia: a cosa serve?? Non ho bisogno di leggere leggermente, sempre che volesse dire quello…
Appena posati i libri, mi sistemai un ricciolino fuori posto e chiusi l’armadietto. Il movimento fluido dell’anta scoprì, accanto al mio armadietto, una rossa. Alta, magra, capelli lunghissimi e mossi, con qualche ciocca più scura. La pelle chiara e liscia, il viso perfettamente squadrato, gli occhi verdi e un neo sullo zigomo sporgente. Sembrava un angelo. Ma che ci faceva lì quella visione?!

“La smetti di fissarmi?” chiese gentilmente. La voce era sublime, come il canto di una musa. Dolce, un po’ acuta, ma non troppo.
“Harry Styles, piacere” dissi educatamente.
“Il piacere è tutto tuo” mi rispose con fare indaffarato, mentre chiudeva l’armadietto e se ne andava.

Fu come cadere dalle nuvole. Che botta. Però aveva tutta l’aria di una sfida. E io non so resistere alle sfide.
Sorrisi, prima di iniziare a correrle dietro e raggiungerla.
“Come ti chiami?” dissi, con un tono da bimbo di prima elementare.
“Lasciami in pace” mi rispose, con aria scocciata.
Ok, forse ero insistente, ma lei doveva diventare mia!
“Questo non è il tuo nome…”
“Che osservazione acuta. Se ti insegnano questo in questa scuola, ne è proprio valsa la pena di lasciare New York”
“Oh, e così sei di New York! Com’è la Grande Mela?”
“Abbastanza grande da disorientarti”
“E’ difficile disorientarmi” dissi, dandomi tante arie. Beh, in fondo dovevo conquistarla.
“Senti, mi lasci in pace?!”

Mi fermai un attimo, per lasciarla sospirare di sollievo. Poi la raggiunsi nuovamente.
“Styles! Lasciamo stare!!”
“Sai, io qui sono famoso. Sono il capitano della squadra di baseball”
“Qui si fa baseball? Carino. E comunque, sono Rose, Rose Jay Layer”

Mi fermai. Primo passo completato. Lentamente quella rossa sarebbe diventata mia. Lentamente, ma lo sarebbe stata.
Corsi verso l’aula di lettura, con in mano il mio tomo di cinquecentosettantasei pagine.
Di solito vicino a me si sedeva Liam, ma quel giorno no. Quel giorno volli stare da solo. Volevo avere tutto il banco a disposizione, per poter progettare la partita della Domenica successiva.
Entrò la professoressa Cardigan, affiancata da una nuova studentessa.
‘Ma quanto sono fortunato?!’
“Ragazzi, lei è Rose Layer. Seguirà questo corso con noi. Signorina Layer, la prego di accomodarsi vicino al signor Styles”
Sfoggiai un sorrisetto, appena pronunciò l’ultima frase. La rossa alzò gli occhi al cielo, ma non modificò più di tanto la sua solita espressione seria.
“Ehi, Harry!” mi chiamò sottovoce Niall.
“Cosa vuoi, tappo?”
“Carina la tua compagnuccia”
A quelle parole socchiusi gli occhi e lo avvertii:
“E’ mia, Niall, non provarci nemmeno”.
“Signor Horan, vuole spiegare lei alla nostra nuova compagna come funziona la nostra scuola?” domandò la Cardigan.
“Più che una domanda, mi sembra un’affermazione…” replicò Nialler.
“Bene, allora mi affermi ciò che le ho chiesto. In piedi, per cortesia”
Niall si alzò, pronto a pronunciare le più furbe parole che gli potessero venire in mente. Come se ne avesse una.
Niall era un mio grande amico. Capelli biondi, tinti, con qualche accenno al marrone, occhi azzurri come il ghiaccio, voce roca e dolce ed era un rubacuori.
“Allora… ehm…”
“Entro domani, signor Horan”
“Sì, allora… La M&G Academy accompagna ragazzi capaci a crescere. Ad esempio io riesco a congelare oggetti di piccola stazza, Harry è velocissimo, Louis riesce a comandare per pochi secondi l’acqua, Zayn controlla la fiamma… ehm… Liam è una supermente… non so se capisci”
“Si sieda signor Horan”
La Cardigan si diresse alla lavagna, prese un gessetto e scrisse ‘M&G’.
“M&G – iniziò la spiegazione – sta per Mutazione e Genetica. La mutazione è un errore commesso nella replicazione del nostro DNA. Ogni mutante è unico. Tranne in qualche raro caso ove si possono trovare più individui con la stessa capacità specifica”
Rose alzò la mano, in attesa di poter fare una domanda alla Cardigan, con la sua splendida voce.
La professoressa le diede la parola.
“Qual è la capacità che lei conta di aver visto più spesso?”
Suonò la campanella: era ora di uscire.
“La lezione è finita, ragazzi!”
La Cardigan non era mai stata così gentile. Non avevamo mai avuto il permesso di uscire dall’aula appena suonata la campanella.

Rose prese i libri e corse all’armadietto, io feci lo stesso, ma questa volta non le parlai. Dovevo sembrare distaccato. Per quel giorno era già abbastanza il nome.
Posai i libri, ma non staccai nemmeno per un secondo gli occhi da quella ragazza. Era così misteriosa… M’incuriosiva, m’intrigava. Dovevo conoscerla! Ero pronto a tutto, pur di scoprire il motivo per cui era nella nostra scuola, qual’era la sua forza, il suo punto debole. Volevo sapere chi era.


Ed ecco il primo vero e proprio capitolo. cos'avrà di speciale questa rose? per chi ha letto l'anteprima non sarà difficile rispondere immagino :) allora, per ora i capitoli sono un po' cortini, ma di volta in volta miglioreranno e divernteranno più lunghi, I promise for you u.u
Ecco le altre mie ff con le rispettive one-shot:
Once Upon A Time _ One-shot: Le Cronache di Gomesia: La Leggenda.
Ricatti e Bugie

Al prossimo capitolo, presto presto e:
V. xx

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Capitolo 3
*** Fredda Come Il Ghiaccio. ***


Superhuman – III

Fredda come il ghiaccio.

 
“Harry!! Harry, svegliati!”
Sentii una voce roca a chiamarmi. Era Louis. Oh no, Louis!
“Mi sveglio, mi sveglio! Ma non farlo!!” lo pregai, invano.
Poco dopo mi trovai bagnato fradicio, con uno sguardo feroce verso Louis, portante in viso un sorrisetto malizioso e soddisfatto.
“Aspetta che ti prendo e vedi!”
Ma non ebbi tempo di inseguirlo. Dovevo pensare alla partita dell’indomani.
Il più veloce possibile corsi nella doccia, per lavarmi, mi vestii e iniziai a correre verso il campo da baseball.
Quel giorno a Londra faceva caldo, quindi ci misi un attimo a sudare e a stancarmi di correre, così ripresi a camminare normalmente. Odiavo questi limiti!  

*Rose*

“Rose! Dai, Rose!” mi chiamò Perrie. Non avevo voglia di alzarmi! Era Sabato!!
“Perrie, vatti a fare un giro, va!” dissi scortesemente. Solo dopo poco mi ricordai che forse sarebbe stato meglio che mi alzassi… “e va bene! Mi alzo…”
Perrie era in grado di tenere un contatto con qualsiasi forma di vita vegetale. Questa sua capacità mi aveva sempre spaventata.
Andai in bagno a sistemarmi i capelli. I riccioli rossi spettinati non erano molto carini…
Mi vestii con un semplice paio di jeans e una camicetta bianca.
Sentii bussare alla porta… 

*Harry*

“Perrie! Apri tu!” sentii urlare dalla stanza. “Perrie!!”
Alla fine mi aprii la bella rossa. Avevo cambiato programma. Non più allenamenti, ma ricerche. Dovevo sapere di più su di lei.
Mi appoggiai con la spalla al muro.
“Rose, non sapevo fossi in questa stanza!” naturalmente stavo mentendo.
“Styles. Che fai? Mi segui pure?” mi domandò, certamente scocciata.
“Naaah… ero solo curioso di sapere chi alloggia di tanto carina in questa stanza…”
Tossii.
“Comunque – continuai – ti va di uscire un attimo con me?”
“No, ma mi vedo obbligata, visto che appena uscirò dalla stanza tu mi seguirai…”
Come faceva a conoscermi tanto bene, dopo solo poche ore insieme? 
Uscì dall’alloggio, seguita da me. Sbuffò, si tirò indietro i capelli e si fermò.
“Senti, parliamoci chiaro, Styles. Tu non mi interessi; ho di meglio da fare che stare tutto il giorno con te. Quindi: dimmi cosa vuoi subito e poi lasciami in pace!”
“Va bene. Ci sto. Una birra al bar?” dissi, indicando il chiosco alle mie spalle.
“Anche due” rispose con un sorriso.
Mi aveva sorriso. Quei denti perfetti, coperti di solito dalle labbra rosee. Non l’avevo mai vista sorridere così. Era più bella ancora. 
Ci sedemmo fuori, su un paio di sedie davanti a un tavolino rotondo, con lo sguardo uno incrociato sull’altra.
Il sorriso svanì, quando la ragazza rossa si ricordò di odiarmi.
“Ora, sbrigati. Cosa vuoi?”
“Cosa ci fai nella nostra scuola?”
“Mia madre dice che non è normale vedere cosa accadrà in futuro”
Spalancai occhi e bocca. Era una capacità unica, rarissima. Mi sembrava impossibile averne una portatrice sotto al naso.
“Chiudi la bocca, che entrano le mosche” mi disse, con un tono quasi più acido del solito. “E tu? Che ci fai qui?”
“Nella mia scuola correvo troppo veloce, anche se solo per pochi secondi, e mia mamma chiamò diversi medici, pediatri, finché non si presentò in casa un uomo alto, vestito molto elegante. Come un agente immobiliare. Poi mi dissero di fare i bagagli. Sono qui da nove anni.”
“WOW! Credo che non me ne andrò presto da qui… Almeno Londra è bella?”
“Non l’ho mai visitata davvero… Solo qualche passeggiatina qua e là” 
Non aspettai nemmeno la cameriera. La presi per mano e la obbligai a salire sulle mie spalle. Non cercò di resistermi, forse perché sapeva che sarebbe successo.
“Rose, ti fidi di me?” dissi, iniziando a correre il più veloce possibile.
“No”
Mi aspettavo qualcosa tipo ‘più o meno’ o ‘può darsi’… però non sembrava spaventata.
Entrai nella riserva. Un bellissimo bosco ci circondava.
Iniziò a salirmi il fiatone. Rose si mise a urlare.
“STYLES!! FERMATI, FERMATI!”
“Va bene, mi fermo, calmati però” dissi, iniziando a rallentare.
Scese velocemente dalla mia schiena.
“Non capisci! Dobbiamo tornare giù!”
“Calmati, Rose.. Tranquilla, adesso torniamo indietro.”
Iniziò a correre nella direzione opposta, seguita da me.
Chissà cosa aveva visto da spaventarla tanto… 
Arrivati all’uscita della riserva, prima di farla andare via, le presi una mano.
“Lasciami!” mi gridò.
“Cosa hai visto?”
“Nulla che ti possa interessare” mi rispose acida. Con uno strattone si liberò dalla mia presa e incominciò a correre verso la sua stanza.  
‘Era mia… e l’ho lasciata andare, che stupido.’
Sentii una voce urlare il mio nome. Era Niall.
“Cosa vuoi, tappo?” gli domandai, appena lo raggiunsi.
“Ho visto come ti è corsa via l’americana” disse con un sorrisetto insopportabile sulle labbra.
“Non è come credi” gli confessai. “Eravamo nel bosco e si è spaventata”
“Sì, certo…”
“Ma smettila, tappo!”
“Non chiamarmi così!!”
“Ti chiamo come voglio”
Mi prese la mano e me la circondò di ghiaccio. Quando me ne accorsi era troppo tardi.
“Niall!!”
“Ho imparato a fare lastre più spesse, auguri a liberartene”
Si mise a correre verso il dormitorio, ignorandomi completamente. Non lo stavo inseguendo, stranamente.
Stavo pensando a lei. A Rose. Cosa poteva esserle successo? Cosa aveva visto??
Dopo quel giorno, lo sapevo bene, avvicinarmi a lei non sarebbe più stato molto facile… Forse, tutto il contrario.

okay.

Ed ecco un altro bellissimo capitolo sbucato come sbuca qualcosa a voi quando andate in bagno. cioè penso sia una merda(?). Come vi sembra? Secondo voi chi è veramente questa rose? posso dirvi che ha molte molte cose in comune con il nemico, che apparirà presto :) Bene, allora... innanzi tutto adoro la parte di Niall alla fine ** ammetto che mi è venuta bene hahahahah per il resto vorrei sapere cosa ne pensate davvero, anche perchè questa ff ha solo una decina di capitoli, quindi presto (prima di quanto crediate) harry avrà conquistato rose, in tutti i sensi c: io vado a scrivere il nuovo capitolo di - Once Upon A Time :) a presto dolcezze 

Con affetto, V. xx

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Capitolo 4
*** Paura. ***


Superhuman – iV

paura.

Quella mattina dovevo pensare solo al baseball. Dovevo dimenticarla, non faceva per me. Era troppo misteriosa. Però tutto questo mistero mi opprimeva e lei era diventata come una droga. Quasi avevo paura a pronunciare il nome di quella sostanza così inevitabile per me. Rose. Rose Jay Layer, colei che aveva rubato il mio cuore.
Come potevo dimenticarla? Al diavolo gli allenamenti, al diavolo la scuola. Io avevo bisogno di assaporare il suo profumo, la sua essenza.

Arrivai fino alla famosa stanza duecentoquarantotto, la SUA stanza. Bussai una prima volta, ma nessuno mi aprì. Bussai una seconda volta, ma niente. La terza volta qualcuno aprì. Ma non lei, bensì Perrie.
“Ciao Harry!” mi disse spalancandomi un sorriso.
“Ciao Perrie… Non c’è l’americana?” chiesi, cercando di intravederla, nascosta dietro Perrie.
“No, non è ancora tornata… Pensavo fosse con te, a essere sincera”
“Ma sono le due di notte!”
“Beh, lo sai che il sabato non c’è il coprifuoco”
“Hai ragione… beh se torna avvisami. Ciao Perrie”
Iniziai a correre verso… non sapevo nemmeno io dove iniziare a cercarla!
Forse un posto c’era… Il luogo dove l’avevo persa. Forse era lì che dovevo iniziare le mie ricerche.
Arrivai sulla soglia della riserva. Non ero mai entrato nel bosco a quell’ora della notte. Ma perché ero così sicuro di trovarla lì? L’ultima volta si era spaventata a morte! Però… in fondo lei non era la solita ragazzina “facile” da spaventare. No, non la Rose che avevo imparato a conoscere. Probabilmente aveva visto qualcosa… e voleva capire cosa.
A interrompere i miei pensieri fu un urlo. Qualcuno all’interno del bosco aveva gridato, e sapevo bene chi era.
Iniziai a correre alla ricerca di Rose, poco più su del punto in cui mi ero fermato il pomeriggio prima, vi era un cespuglio. Mi fermai. Avevo corso troppo ed ero sfinito, ma non potevo sostare a lungo. Notai sul cespuglio delle gocce di sangue. Così rosse e pure. Non potevano essere di un umano!
Ero sempre più sicuro che ad aver urlato fosse Rose.
Rincominciai a correre, finché non la vidi.
Era sdraiata a terra, con i jeans e la camicetta sporca strappati. La pelle era pallida, più del solito. Le mani fredde, il battito debole e il respiro affannato. I capelli rossi e spettinati le cadevano sulle spalle. Notai un piccolo tagli sullo zigomo. Ma non era grave quello.
La presi tra le mie braccia e solo dopo poco sentii un liquido caldo sfiorarmi la mano. Un enorme squarcio sulla camicia mostrava una ferita sanguinante sul fianco.
Mi guardai intorno, per assicurarmi che qualsiasi cosa le avesse fatto questo, se ne fosse andata.
Iniziai a correre più veloce che potevo verso l’uscita. La sentivo tra le mie braccia, sempre più debole, sempre più fredda. Il battito diminuiva, il respiro iniziava a lasciarla. Dovevo sbrigarmi.
Uscii dal bosco e iniziai a camminare, in fretta, ma camminavo. Mi stavo stancando.
Evitai di chiedere aiuto, a quell’ora dormivano tutti.
Corsi in infermeria, dove, fortunatamente, ci stava il preside.
La posai sul lettino.
“Faccia qualcosa!!” gridai freddo all’infermiera.
“Calmati, Harry” mi tranquillizzo la vecchia figura del preside Hugmun.
“Come posso calmarmi?! Sta morendo sotto i miei occhi!”
“Starà bene, si riprenderà”
“Lo spero”
Mi posò un braccio sulla spalla.
Albert Hugmun aveva la capacità di leggere nel pensiero e, con il tempo, l’aveva sviluppata. Poteva pure trasmettere i suoi pensieri. Come un nuovo metodo di comunicazione.
Sapeva come mi sentivo, sapeva cosa pensavo. Conosceva le mie debolezze, le mie paure. Sarebbe stato il mio peggior nemico, se non fosse che tutti si fidassero ciecamente di lui.
Improvvisamente entrarono Niall, Liam, Louis e Zayn.
Louis mi spiegò:
“Il professor Hugmun ci ha chiamati. Come stai?”
“L’ho trovata priva di forze nella riserva! Era fredda e… ferma. Il battito quasi non c’era più!”
“Tranquillo Harry, ci siamo noi” mi rassicurò Liam.
“Cosa avrà di tanto speciale, poi!” sbuffò il ciuffo.
“Zayn!” lo rimproverò Niall.
“Insomma! Per lei ha rischiato di rimetterci la pelle!!”
Tolsi lo sguardo dal mio amico, e tornai a guardare quella figura ora innocua.
“Me lo chiedo anche io… Qualcosa mi impedisce di starle lontano” confessai.
L’infermiera uscì, lasciando noi cinque da soli con Albert e Rose, priva di sensi.
“Professore! Perché l’infermiera se n’è andata? Rose sembra ancora una mozzarella!!”
“Rose sta bene, deve solo riposare un po’. Abbi fiducia! Non abbiamo mai fatto morire nessuno…” mi rispose con un sorriso.
Zayn chiuse la porta alle sue spalle, come gli aveva chiesto poco prima il professore.
“Ragazzi – iniziò – dopo quello che è successo stanotte, non posso più nascondervelo. Siete gli studenti più in gamba, e sono sicuro che non trapelerà una sola parola dalla vostra bocca. Sbaglio?”
“No, signore” si affrettò a precisare Liam.
“Bene. Come, spero, avete intuito da tempo, non tutti i mutanti si trovano o si sono trovati nella mia scuola. Qui noi impariamo a vivere come le persone normali. Impariamo a nascondere, ma allo stesso tempo ampliare, le nostre capacità, per poter vivere come loro, con loro, e non perdere nulla”
“Professore, vada al sodo!” insistette Zayn.
“Mio fratello ha preferito ribellarsi alla mia politica. ‘Non dobbiamo nasconderci’ mi ripeteva. Ora lui e chissà quanti altri mutanti, stanno cercando di sopravvalere su di noi. Rose ha una capacità unica. O almeno, unica insieme a quella di mio fratello”
“No! Non può essere! Un mutante del suo livello non può avere un doppio!”
“Pensavo la stessa cosa, finché sua madre non mi contattò. Pochi giorni fa”
“E quindi? Hanno la stessa capacità, ok, ma non ci avete mai parlato di una situazione così”
“Mi sembri uno intelligente, Harry. Pensa un attimo: cosa contiene il DNA di un mutante?”
“Un errore nella replicazione di questo, quindi nuovi caratteri”
“Sì, Harry. Quindi immagina cosa accadesse se un mutante come mio fratello scoprisse di avere qualcuno che, in qualche modo, potesse sconfiggerlo?”
“Lo vorrebbe uccidere…”
“O…?”
“…o farsi che ‘lavori’ per lui”
“Harry, mio fratello vuole Rose, per dimostrare che è il più forte”
“E può averla?”
“Penso che se potesse tu non l’avresti nemmeno conosciuta”
“Cosa glielo impedisce?”
“Penso che non sappia dove trovarla. Lui può vedere il passato, il presente e il futuro, cosa che Rose deve ancora potenziare, ma il fatto che lei abbia la stessa capacità… lo blocca. Come se lei non potesse vedere lui e lui non potesse vedere Rose”
Mi voltai a guardarla, la pelle aveva ripreso colore e il respiro era tornato normale.
“Ancora una cosa non mi torna… lei questo pomeriggio aveva visto qualcosa. Si era spaventata. Ma se lei non può vedere suo fratello, cos’era ad averla spaventata tanto?”
“Parli come se non ti ricordassi chi è Rose Jay Layer. Non un leone la spaventerebbe. Ti sarai immaginato tutto. – mi rispose freddo – Ora andate. E, Harry, porta Rose nella sua stanza. Tra poco si sveglierà.”
“Sì, signore”
Presi in braccio la rossa e m’incamminai verso i lontani dormitori femminili.
Durante il viaggio Rose iniziò a svegliarsi.
“Ho sentito tutto, Styles” mi sussurrò.
“Come stai?”
“Sono distrutta. Mi fa male tutto.”
“Mi spiace…”
“Mettimi giù, cammino benissimo da sola!”
Per fortuna, era ritornata la solita Rose. Acida, senza peli sulla lingua.
“Non resisteresti un secondo”
“Invece ce la faccio!! Mettimi giù, caspita!”
La misi in piedi davanti a me, pronto a riprenderla casomai cadesse. Mi sbagliavo, era in piena forma!
“Posso andarci benissimo da sola fino alla mia stanza”
“Lo so. Potresti. Ma io vengo con te”
“Sei colui che rompe, Styles”
“E te sei colei che mi deve spiegare cos’è successo”
“Un giorno o l’altro, Styles”
Sbuffai. Possibile che doveva avere così tanti segreti con me? Le avevo appena salvato la vita!!

Arrivati davanti alla sua porta, sfoggio la chiave.
“Grazie, Harry”
Mi baciò sulla guancia. Finalmente un segno di riconoscimento. Tutto quello che volevo lo avevo avuto. Le sue labbra calde, rosee… avevano sfiorato la mia pelle. Avevo sentito davvero il suo fiato su di me.
Chiuse la porta.
‘Grazie, rossa’.

OKAAAAAAAAAAAAAY,

bene, chiedo scusa per il ritardo, avevo perso la chiavetta c.c ma finalmente eccoloooooooooooo! allora, com'è? cosa ne pensate? sono curiosaa u.u il prossimo-prossimo (intendo tra due capitoli lol) capitolo sarà molto... "affascinante", nel senso che ci sarà un colpo di scena, e girerà tutt'intorno a questo. Anche se non verrà ancora svelata la visione di Rose MUAHAH. 

un bacino,

Vale xx 

#neversaynever

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Capitolo 5
*** Apri La Mente, Rose. ***


Superhuman – V

Apri la mente, Rose.

 

Eravamo a pranzo. Da qualche giorno Rose iniziava a frequentarci, a stare un po’ di più con noi. Forse perché eravamo gli unici con cui poteva parlare dell’accaduto di pochi giorni prima.

Con me era sempre la solita acida, ma per quanto mi sforzassi di conquistarla, lei non faceva resistenza. Sapeva cosa succedeva, e questo era un problema per i miei tentativi di sorprenderla.

“Ragazzi… ma… voi vedete continuamente quando prevedo il futuro, ma non ho mai visto voi usare le vostre capacità!”

A quelle parole, Zayn non esitò a sfoderare il suo accendino preferito e farlo scattare. Raccolse la fiamma con la mano e ripose l’accendino in tasca. Aprì bene il palmo, su cui la fiamma volteggiava allegramente. Socchiuse la bocca e soffiò verso il vaso di fiori che stava in mezzo al tavolo della mensa. I fiori presero fuoco, che lui spense velocemente con uno schiocco di dita.

“WOW! Zayn, sei forte!” si congratulò Rose.

Fu il turno di Louis, che toccò la superficie d’acqua nel bicchiere. Tracciò un percorso in aria con il dito, che subito venne seguito da una sottile cordicella d’acqua. Tracciò come un cuore, che fece addolcire Rose.

“Che dolce, Lou, grazie!” disse sorridente.

Niall conosceva bene i limiti di Louis. Fu lui, infatti, a gelare con un gesto della mano, il cuore, pronto a infrangersi sotto i nostri occhi.

“Niall?” chiese confusa Rose.

“Louis… deve ancora mettere a frutto il totale controllo” rispose, impaurito della reazione dell’amico.

“Come me! – ne sembrava felice… - E tu? Liam, cosa sai fare?”

Liam fissò per qualche secondo il bicchiere, da cui usciva il pezzo di ghiaccio. Dopo poco questo si rovesciò e iniziò ad avanzare fino a cadere perterra e spaccarsi.

“Non avresti dovuto” gli ricordai.

Tutte le volte che si concentrava su qualcosa di troppo pesante, come ad esempio un bicchiere pieno di ghiaccio, appunto, gli veniva un forte malditesta. Per quanto poco durasse, lo faceva comunque soffrire.

“Harry, tu quanto puoi correre veloce?”

“Per ora raggiungo i cento… all’ora”

“Per lui non è il quanto veloce – precisò a mio sfavore Louis – ma per quanto tempo!”

“Cosa intende, Harry?”

Sembrava divertita dal fatto che anche io avessi dei limiti.

“Beh… diciamo che tre o quattro minuti e sono già sfinito” ammisi sbuffando.

“Come fai a vedere il futuro?” chiese Niall, incuriosito.

“Anche io ho i miei limiti. Faccio fatica a vedere quello che accadrà agli altri, mentre è come naturale poter vedere cosa accadrà a me. Sapere cosa mi riserva il futuro, o anche solo pochi secondi dopo. È come se vivessi in un’epoca lontana, perché mi perdo nello scoprire il mio futuro…”

“Ma il futuro è sempre lo stesso… Non ti stanchi mai di vedere sempre le stesse cose?” chiese intrigato Louis.

“Lou, il futuro cambia a seconda delle decisioni che prendiamo. Cambia la decisione, cambia la visione. E poi io non so mai quando accadrà quello che vedo”

“Ora basta, lei è mia!” dissi avido.

Le presi la mano e la obbligai a seguirmi, sotto gli occhi divertiti dei nostri amici.

Arrivammo fino a un vicolo cieco, nascosto da due edifici. La palestra e l’area ricreazione.

“Cosa vuoi?” mi domandò scocciata.

“Perché con loro sei così dolce e carina, mentre con me sei acida, distaccata e quant’altro?”

“Che ti frega?”

“Tu mi piaci, Rose, mi piaci davvero!”

Abbassò lo sguardo.

“Anche tu mi piaci” sussurrò. “Ma solo un po’” aggiunse.

“Cosa ti costa trattarmi bene, chiamarmi per nome?”

“Non voglio che tu pensa di avere qualche speranza con me!” sembrava stesse gridando.

“Rose! Non mi arrendo io. Voglio sapere perché.”

“Non voglio metterti in pericolo”

“Potevi trovare una scusa più convincente…” dissi sorridendo.

“La prossima volta” disse, spintonandomi e sorpassandomi.

“Rose non mi arrendo!” le urlai, nonostante ormai fosse lontana.

Sentii pulsarmi la testa, una forte fitta, come un ‘bip’ terribilmente lungo e acuto. Non ero l’unico, la vidi in lontananza inginocchiarsi a terra e portare le mani alla testa.

A me passò in fretta, ma non a Rose. Le corsi incontro e la aiutai a rialzarsi, ma non stava affatto bene. Dopo pochi secondi passò anche a lei.

Si scrollò le mie mani di dosso e continuò per la sua strada.

Che pericolo potevo correre? Ormai ci ero dentro, l’avrei difesa finché fiato non avrebbe lasciato il mio corpo, che lei lo accettasse o meno.

Sentì Hugmun contattarmi, quindi certamente aveva chiamato anche gli altri.

Raggiunsi i ragazzi al chiosco e ci avviammo verso la presidenza.

L’ufficio era tipicamente arredato con quadri, scrivania di legno, sedia girevole e chi più ne ha più ne metta! Era molto arieggiato e luminoso.

Rose ci raggiunse quasi subito.

Come l’ultima visita al professor Hugmun, fu Zayn a chiudere la porta antica in legno di acero.

“Poco fa ho provato a contattarvi e, credo, che ci stesse provando anche mio fratello Alvin. Spero che non abbia sentito l’interferenza come l’ho sentita io, ma per essere previdenti, vi aiuterò io stesso ad ampliare più velocemente le vostre capacità. Sarà doloroso, lungo e stancante. Ma non posso permettere che quando lui arriverà voi non siate pronti.”

“Quando incominciamo?” chiesi.

“Ora.”

 

***

 

Eravamo nel vasto campo da baseball dell’istituto. Con molti attrezzi, se si può definirli così, tra cui una pompa dell’acqua, l’accendino di Zayn e delle palle da tennis.

“Louis, incominci tu” sentenziò il prof.

“Cosa devo fare?” chiese disorientato.

“Beh… - raccolse la pompa dell’acqua da terra – devi bloccare l’acqua”

Aprì di colpo la pompa.

Louis posizionò le mani in avanti e la bloccò. Subito dopo Hugmun spense la pompa.

“Louis, tieni l’acqua ferma!” gli ordinò. “Niall ora la devi congelare. Tutta, non solo la superficie. Tu, Liam devi tenerla su, in modo che fluttui, perché appena diventerà ghiaccio Louis non potrà più tenerla”

Niall si concentrò bene sulla bolla d’acqua svolazzante.

“Non ci riesco! Devo toccarla!” supplicò.

Il professore annuì, così Nialler si avvicinò alla bolla e la sfiorò con la punta dell’indice sinistro.

La bolla iniziò a solidificarsi, ma era solo un sottile strato di brina, credo.

Divenne sempre più pensante, a vedere le espressioni di Louis e Liam.

Quando fu un pezzo di ghiaccio ci pensò Zayn a scioglierlo, con l’aiuto del suo accendino.

L’allenamento si riprodusse tale quale per numerosi giorni, ma i miglioramenti erano ben visibili.

Io anche stavo migliorando. Ogni giorno dovevo correre fino a che non rimanevo senza forze, e dopo poche settimane fui in grado di tenere il ritmo più veloce, con Rose alle spalle, per quaranta minuti.

Ma i nostri esercizi erano niente, confronto a quelli che doveva fare Rose. Hugmun la obbligava nel vero senso della parola, a migliorare. Ora vedeva anche ciò che qualcuno aveva subito in passato, ma ad Hugmun interessava il presente, per poter intercettare qualcuno vicino a Alvin.

 

“Harry non ce la faccio più!” mi disse due settimane dopo il primo allenamento.

“Rose, devi riuscirti! Altrimenti non sapremo dove trovarlo!”

“Styles.. non ti ci mettere anche tu, dai!!”

“Mi ci metto eccome! Dobbiamo farlo fuori, prima che diventi troppo forte!”

Sbuffò.

 

Tempo dopo, Hugmun ci lasciò un giorno di meritato riposo. Per me sarebbe anche andata bene una settimana.

“Usciamo?” chiesi a Rose, quella sera.

“Come amici”

“Come amici…” ripetei sbuffando.

Andammo nella sala giochi del campus. Lei si sedette a una machine.

“Non vale!” la sgridai.

“Sshhh, almeno prendo un po’ di gettoni!”

Non avevo mai conosciuto questa Rose. Quella che si divertiva e che barava nei giochi. Me la immaginavo disgustata da una sala giochi, invece eccola lì, a camminare intorno alle varie macchinette ruba-soldi come se si fosse sempre aggirata lì. Era come un luogo conosciuto, familiare, dove poteva mostrare il suo lato mascolino.

La guardavo sorridendo tipo ebete mentre si aggirava tra quelle scatolette di alluminio.

Le sfiorava come per sentire quale fosse quella più fortunata.

Ne scelse una, ci si sedette e tirò la manovella. Senza neanche fingere di essere stupita quando iniziarono a scendere i numerosi gettoni, mi chiese un bicchiere per metterceli dentro.

Passammo la serata a barare e a giocare.

Fu divertente ed esilarante, soprattutto perché ero con lei e questo rendeva tutto più magico.

 

OKAY.
ANCHE OGGI ECCOVI UN CAPITOLO (ok fa schifo). IL PROSSIMO PERO' SARA' PIU' BELLO, SPERO CHE VI PIACCIA. SUCCEDERA' UNA COSA CHE NON CREDO ORA VI IMMAGINIATE.
DI QUESTO CAPITOLO, COSA NE PENSATE? AVETE IMMAGINATO TUTTO? QUALCOSA NON VI E' PIACIUTO O, AL CONTRARIO, VI E' PIACIUNTO PARTICOLARMENTE? SONO MOLTO CURIOSA DI SAPERE COSA NE PENSATE!!!
AL PROSSIMO CAPITOLO, VALE XX

#NEVERSAYNEVER

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Capitolo 6
*** Il primo di una lunga serie di attacchi. ***


Superhuman – VI
Il primo di una lunga serie di attacchi.
 
Come al solito ero in ritardo per le lezioni. Erano passati due mesi dall’inizio degli allenamenti, e ogni volta facevo ritardo alla prima lezione della mattinata, perché dormivo troppo.
Ognuno di noi era terribilmente più forte, tanto da essere quasi temuti dai nostri stessi compagni.
Entrai in classe, ma notai che il banco accanto a Perrie era vuoto. Rose non c’era.
Prima di farmi vedere dalla professoressa chiesi a Perrie dov’era la rossa, ma lei mi rispose con un’alzata di spalle.
Mi nascosi dietro la porta e mi sfilai per il corridoio. Corsi verso l’uscita e andai a cercare Rose. Girai tutto il campus prima di vedere una figura pallida e bellissima, dal viso malinconico e rigato da fiumi di lacrime, che ne bagnavano i bellissimi zigomi. Stava tranquilla, con le gambe piegate, su una tettoia. Entrai nella biblioteca e salii le scale di emergenza, per raggiungerla.
Giunsi a una soffitta impolverata, piena di vecchi libri inutilizzati. Tranne uno, aperto a metà, caratterizzato da una copertina giallastra e le pagine nere di inchiostro, poggiato sul pavimento davanti ad una vecchia poltrona rossa, che si faceva spazio in mezzo alla stanza.
Intorno vi erano solo pile su pile di vecchi libri antichi, alcune coperte da piccole lenzuola sporche, che forse una volta potevano essere bianche.
Notai davanti a me delle tende svolazzare davanti a una grande finestra spalancata.
Uscii sul tetto della biblioteca grazie a questo varco un po’ speciale.
Appena feci spuntare la mia testa fuori dalla finestra. Subito notai due grossi occhi verdi a guardarmi tristi, ma anche incuriositi dalla mia visita in un simile posto.
Rose si asciugò con il palmo della mano le guance umide, poi si rivolse a me:
“Dovresti essere a lezione” mi disse indignata.
“Anche tu, sai?”
“Non fare lo spiritoso. Hugmun mi ha dato il permesso. Io qui ci posso stare, mentre tu no”
“Basta non dirlo a nessuno”
“E se cadi?”
“Sono velocissimo, posso iniziare a correre appena toccato il suolo”
Tornò a guardare davanti a sé. Non c’era nulla. Si vedeva solo benissimo l’orizzonte. Il sole non le sfiorava nemmeno la pelle bianca, e le nuvole stavano lontane, dove poco prima le aveva lasciate la pioggia.
“Perché piangi?” chiesi, senza nemmeno pensare ad avere un po’ di tatto.
“Non sto piangendo”
“Sono le cipolle, allora”
“Non fare lo spiritoso, Styles”
“Scusa”
“Mi manca casa… Il cibo di qui non è nulla confronto alle ottime lasagne di mia madre, alle frittelle di prima mattina, al caffè che prendevo con le mie amiche in centro. Mi manca tutto dell’America. Vorrei vedere te a mollare tutto qui e trasferirti laggiù. Non ha nulla a che vedere con il tuo mondo”
“Lo so”
Si girò verso di me. Gli occhi lucidi mi squadravano, come a controllare se fossi davvero io. Sbatté le palpebre e una lacrima cadde a rigarle il viso.
Avvicinai la mia mano alla sua guancia, che asciugai con la punta del pollice.
La avvicinai a me e ci abbracciammo.
“Batte forte il tuo cuore” notò.
“Succede solo con te”
Lentamente iniziai a baciarle il collo, non fece resistenza. Le spostai leggermente i capelli per arrivare all’orecchio e lentamente raggiungere i lati della bocca.
Rose spostò un piede, muovendo una mattonella. Si mosse ancora.
“Rose!” dissi appena in tempo, quando notai il piede di Rose scivolare verso il suolo. “Devi stare attenta!”
Per poco non sarebbe scivolata.
Il cuore mi batteva a mille. Solo il pensiero che lei potesse morire… sotto i miei occhi… non mi andava giù.
Eppure questo era niente. Niente confronto a quello che sarebbe accaduto se non avessimo sconfitto Alvin Hugmun.
“Come mai non lo hai visto? Di solito tu non corri pericoli perché li prevedi”
“Credo di essermi distratta”
Si mise a posto dietro l’orecchio un ricciolino ribelle, rimasto poco prima sugli occhi.
Le presi la mano e la invitai a seguirmi all’interno della soffitta.
“E’ un posto piuttosto strano, questo”
“Perché? Io lo trovo molto rilassante, mi ricorda la soffitta di casa mia”
“Ma… la tua camera dovrebbe avere dei tratti di casa tua”
“Beh… diciamo che preferisco stare qui”
Mi chinai a raccogliere il libro dalle pagine ingiallite.
Era straordinariamente leggero, come se non fosse vero. Aria pura.
Mi avvicinai a Rose, con in mano quell’oggettino che andava osservato, per essere sicuri che ci fosse ancora. Non lo sentivo sul mio palmo. Poteva dissolversi nell’aria senza che io me ne accorgessi.
“Cos’è?” chiesi a Rose.
“Oh, nulla… Solo un antico manufatto. Me l’ha dato Hugmun, ma credo mi abbia presa in giro”
“Perché dici così?”
“E’ sicuramente un ologramma. Troppo leggero. Come se fosse un’allucinazione. Poi guarda la calligrafia. Non ha nulla a che vedere con una scrittura moderna o qualcosa di simile. È totalmente diversa, come se non fosse neanche del medioevo. Le pagine, poi, troppo sottili, di un materiale che oramai non esiste più da secoli”
“Forte! Sai un sacco di cose sui.. libri?! Credevo di conoscerti…”
“Non mi conosci affatto”
Mi strappò il libro dalle mani e lo andò a posare in uno scaffale molto impolverato, ma quasi invisibile, se non lo si cerca. Era in un angolo, di un colore identico alla parete grigia.
“E’ questo che mi preoccupa – confessai - …più sto con te, più sono sicuro di quanto ti possa conoscere. Eppure non so nulla di te”
“Nulla” ripeté.
“In più – continuai – ti ostini a starmi alla larga. Ma in fondo non lo vuoi”
“Cosa intendi dire?” si voltò di scatto, come se avessi scoperto chissà quale suo segreto.
“Poco fa, quel bacio. È significato qualcosa. Non hai opposto resistenza”
Alzò gli occhi verdi al cielo, fino a tornare ad incrociare i miei.
“Non volevo deluderti troppo”
Sentimmo all’improvviso un botto. Come un tuono o un’esplosione.
“Cos’è stato??” chiesi d’istinto.
Corremmo alla finestra, fino a intravedere un cielo nero, completamente, pieno di nubi. Illuminato appena da qualche fulmine, e alcune fiamme che giravano spaventate, create sicuramente da Zayn.
Ci sporgemmo dalla finestra, finchè una pioggerella fine e fresca non iniziò a sfiorarci la nuca.
“Harry!”
Mi avvertì in tempo Rose, quando un corvo nero come la pece tentò di colpirci.
I tuoni continuavano a suonare a intermittenza.
Chiudemmo svelti la finestra e corremmo al piano di sotto della biblioteca. La donna spaventata correva da una parte all’altra degli enormi scaffali, sistemando libri su libri.
“Cos’ha da spaventarsi tanto per due tuoni?!”
Chiesi ironicamente a Rose.
La rossa mi guardò disgustata e mi accorsi del motivo solo quando anche io iniziai a sentire quella leggera puzza di bruciato, che diventava sempre più forte.
Corremmo verso l’uscita. Quando fummo davanti alla porta principale, una grande fiamma prese il sopravvento, chiudendo la via d’uscita.
“Harry…”
Rose attirò la mia attenzione, quando la vidi massaggiarsi le tempie.
“Non ora, Rose! Dobbiamo scappare da qui!”
Prendemmo un corridoio buio, che stava appena alla sinistra dell’uscio.
Entrammo in una stanza circolare, con scaffali enormi a circondarci.
La quantità di libri colorati era disumana. L’altezza della torre era incalcolabile, non si vedeva nemmeno la fine di quel tunnel verticale!
Chiusi a chiave la porta.
“Harry, ora mi devi stare a sentire…” mi disse Rose.
“Hai visto qualcosa?”
“No Harry. Io sto vedendo qualcosa”
“Cosa intendi, rossa??”
“Fuori c’è il caos! Gli studenti stanno correndo ovunque, e mutanti del nostro livello stanno scatenando paura e terrore”
“Non siamo pronti per affrontare Alvin! I ragazzi? Come stanno i ragazzi??” le domandai in preda al panico.
Lo sguardo era perso nel vuoto, gli occhi non erano più di quel verde che tanto mi faceva sognare. Erano diventati neri e intensi. Completamente vuoti.
“Loro stanno… bene… Stanno aiutando gli studenti del primo anno. Stanno andando alla grande!” disse quasi sorridendo.
“Rose, tu riesci a vedere dove siamo noi?”
“No… Io non vedo nulla e non so come uscire dalla visione!”
Iniziò a spaventarsi anche lei. Stava sudando.
“Okay, allora devi salire sulla mia schiena e reggerti forte. Non ci sono altre vie d’uscita se non attraversare il fuoco”
“Non scherzare, Harry”
L’aiutai a sistemarsi sulla mia schiena.
Aprii la porta; una folata di fumo ci venne addosso. Era impossibile respirare, ormai.
 
*Rose*
 
“Presto, metti il naso nel colletto della maglia!” mi consigliò Harry.
La situazione era delle peggiori. La visione non faceva che darmi alla testa.
Ragazzi innocenti che per colpa mia correvano di qua e di là per sfuggire alla morte certa.
Cercai con la mano il colletto e lo misi fin sopra al naso.
“Chiudi gli occhi, Rose. Il fumo potrebbe rovinarti la vista”
Non capivo se avevo o no le palpebre aperte, così li strizzai, per essere sicura che fossero chiuse.
“Vai, Harry”
Sentii uno scricchiolio della porta e subito dopo un rumore infernale. La biblioteca stava andando a pezzi. Il calore era insopportabile e lo zig zag di Harry mi stava dando alla testa.
Finalmente la visione si fermò, giusto in tempo per vedere Harry saltare ad un’incredibile velocita le fiamme.
Quando fummo fuori l’edificio cadde tra le fiamme.
Harry si fermò. Era senza forze e, senza neanche mettermi giù, si sdraiò a terra. Solo dopo poco mi accorsi che era privo di sensi.
La folla che correva da tutte le parti era in delirio. Spingevano, scappavano. Ma da cosa?
Scossi il ricciolino. Prima leggermente, poi sempre più forte, presa dalla paura.
Era molto sporco. I colori della pelle erano un misto di rosa e cenere.
 
*Harry*
 
Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti la visione più bella.
“Siamo morti?” chiesi mezzo addormentato.
All’improvviso mi ricordai del caos in mezzo a noi e fu allora che capii che eravamo vivi. Vivissimi.
“Harry, tirati su! Dobbiamo andare dai ragazzi! Niall è ferito”
“Cosa?!”
Mi tirai velocemente su fino a posizionarmi davanti ai suoi occhi, che finalmente brillavano di una luce, anche se debole.
“Dobbiamo correre!” sentenziai.
La presi di nuovo a spalle.
“In palestra, Harry, svelto!”
Iniziai a correre velocissimo, schivando qualsiasi personaggio mi capitasse davanti.
Scrutai con la coda dell’occhio l’espressione di Rose. Aveva la testa chinata sul mio collo, con gli occhi chiusi e la cenere che le donava colore al viso.
Arrivai davanti alla palestra e frenai, appena mi accorsi che dei ragazzi non c’era traccia.
“Dove, Rose?”
“Nell’angolo… il vicolo cieco qui vicino”
La misi giù e corremmo insieme verso sinistra, fino a raggiungere il vicolo.
In lontananza vidi Liam, vicino a Niall, sdraiato per terra.
Ci avvicinammo velocemente a loro.
Rose si inginocchiò accanto al biondo.
Era sudatissimo. Gli occhi erano lucidi e sia lui che Liam avevano le mani sporche di sangue.
“Cos’è successo?” chiesi svelto.
Liam girò lo sguardo verso di me. Si alzò in piedi, chiedendo a Rose di mettere la mano sul collo di Niall, sopra la grossa ferita.
Non solo lì sanguinava. Il braccio era bendato e la caviglia era gonfia.
“Uno di loro… era estremamente forte. Lo ha stretto per il collo. L’ha alzato da terra e lo ha praticamente lanciato su una colonna di pietra, una di quelle che teneva su il portico. La colonna si è spezzata, bloccando sotto di essa la caviglia di Niall”
“Menomale che c’eri tu! E gli altri?”
“Non lo so!”
Mi gettai a fianco di Niall. Gli chiesi di stringermi la mano, ma era troppo debole per farlo. La riusciva a malapena a tenerla su.
“Posso chiederti un favore?” mi disse a fin di voce.
“No, Niall”
“Ti prego”
“Tanto non muori”
“Harry” mi chiamò Rose.
“Dimmi”
“Hugmun”
Cavolo!
“Liam, devi stare tu con Niall”
“Voglio venire con voi. Voglio aiutarvi!”
“Non posso lasciare Rose con Niall. Se Alvin fosse qui la cercherebbe, e ci finirebbe di mezzo Niall!”
“Fate in fretta” si raccomandò Liam.

 
Ciao a tutti! Alllora, innanzitutto grazie mille per le recensioni, in secondo luogo spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto! Vediamo se riusciamo a raggiungere le 5 recensioni prima di pubblicare il prossimo! Ciao, vi voglio bene <3

Vale xx

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