God knows I've fallen in love

di Redwood_L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Bauer aveva una casa striminzita, piccola, sporca ed era solo.


Avete afferrato bene? Perchè Ayan Bauer non aveva nè era niente di tutto ciò.
Viveva in una delle grandissime regge ereditate dal padre della madre del padre dello zio della madre del padre... Insomma, la famiglia Bauer era schifosamente ricca. 
Era circondato da due fratelli viziati che cercavano di essere principini con tanto di calzamaglia, due sorelle acide che si pigliavano a capelli ogni santo giorno per i vestiti più belli, due genitori iperprotettivi fissati con lo studio e un micino adorabile, Lumièr.
Fortunatamente, riuscì a convincere i genitori per l'iscrizione ad una scuola per il suo primo anno di Università, perchè era stanco della solita insegnante privata che si recava nella loro super schifosa reggia e perchè voleva godersi il mondo. 
Voleva poter esplorare le comuni strade, che prima non gli erano permesse percorrere senza il famoso Fahrer Godd, l'autista Godd della famiglia. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Primo giorno di scuola

 
Durante la settimana precedente, fece delle ricerche servendosi del computer del padre, la sera tardi, mentre dormiva (dato che lo considervano "una macchina che rovina la vista e la tua super dotata intelligenza, figliolo").
Scrisse su un piccolo bloc notes tutte le informazioni necessarie: 
1) munirsi di borsa/zaino con almeno quattro quaderni, portapenne e un taccuino;
2) non portarsi dietro la paghetta settimanale (50E), rischi: 10% possibilità di perderli, 90% possibilità di furto;
3) sono concesse assenze -oh mio Dio!-, studi da casa -no, l'insegnante privata no!- ed esami ogni mese -se il Signore mi aiuta-.

Dopo tutte le suppliche della madre per far sì che Fahrer Godd l'accompagnasse, Ayan riuscì a svincolarsene da solo e trovare la classe della sua grande Università.
"Mi pare che tu sia enormemente in anticipo, ragazzo mio." mormorò un signore anziano (probabilmente colui che pulisce la scuola, dicesi bidello).
"Avevo letto che era aperta dalle 07:00, quindi ho pensato di precipitarmi per la prima lezione."
"Sei un novellino primario stupido. Da quando in qua' in una scuola le lezioni iniziano alle 07:00? Se sei stato in tale scuola, beh permettimi di dire che qui le lezioni iniziano verso le 09:00."
Era a corto di parole. L'anziano saggio aveva decisamente ragione. Come poteva essere stato tanto idiota da scordarsi di questo passaggio? Era ovvio che se la prendevano tutti con comodo!
"Mi scusi, io non lo sapevo. E' il mio primo anno di scuola e..."
"Sei stato rinchiuso in paludi raffinate, prima?" lo interruppe.
"Qualcosa del genere." abbozzò un sorriso e ammise che quel vecchietto saggio gli stava proprio simpatico. "Allora ci vediamo dopo, saggio."
"Saggio? Mi piace. Cerca di non perderti, novellino paludoso."

Andò in un bar di fronte la scuola, Chantilly, ricordando di permettersi solamente un latte macchiato per i pochi spiccioli che aveva. Si rilassò bevendo il suo tesoro caldo e decise di chiamare la sua unica amica, nipote dell'insegnante privata di famiglia, Stephanie.
"Ayan, buon giorno!" oh, amava quella dolce voce.
"Mia cara Stephy, come stai? Sto aspettando le 09:00 per la mia prima lezione, a che ora verrai? Io sono al bar di fronte. Mi raggiungi?"
"Mi piacerebbe tanto, ma mia madre ha avuto un'altra delle sue crisi esistenziali e mi sa che in questo momento non posso proprio uscire. Magari verso le 08:00? Ti scrivo un sms."

Si era rassegnato nel passare quell'oretta con dei cruciverba tra le mani, respirando l'aria fresca degli inizi di Settembre, ammirando il via vai della gente spensierata.

Erano quasi le 09:00 e di Stephanie non ce n'era nemmeno l'ombra, quindi decise di incamminarsi verso la sua classe. C'era un professore che leggeva il Quotidiano e un   gruppetto di ragazzi che chiacchieravano. Decise di sedersi non poco distante da loro, per non dare l'aria del tipo nuovo solitario che è appena arrivato in città.
La classe a poco a poco si riempì e arrivò anche la sua amica.
"Finalmente! Credevo di passarmela da solo oggi."
"Scusami, il dovere mi chiamava." gli diede un rapido abbraccio e si sedette vicino a lui.

"Bene, credo che non debba arrivare più nessuno quindi, iniziamo con le presentazioni? Io sono il professore Borrelli e insegno..."
Entrò una ragazza che interruppe il suo discorso. "Scusatemi, sono in ritardo?" 
"A quanto pare." bofonchiò uno dei ragazzi, seguito da dei starnazzi femminili.
"Accomodati, signorina...?"
"Annabella, Turturici Annabella." prese posto e il professore continuò il suo discorso.
"Come dicevo, sono il vostro professore di Lettere. Oggi farete quattro ore con me, poi ci rivedremo domani. Senza perderci in chiacchiere, iniziamo subito un test."

Iniziò a distrubuire dei fogli disponendo dei vocabolari ai primi banchi, in modo che potevano passarli ai compagni dietro e Ayan concluse il test in un batter d'occhio.

All'uscita, Stephanie e Ayan decisero di andare a pranzare in un fast-food.
"Secondo le mie ricerche, durante le prime due ore potevano rubarmi i soldi cosicchè non ne ho portati abbastanza per pagarmi il pranzo." iniziò ad imbarazzarsi per la trovata stupida.
"Oh Ayan, hai quasi vent'anni! Oggi ti offro io il pranzo, ma non devi farti spaventare dal web. In città si vive bene."
Mentre aspettarono il pranzo, Stephanie notò una ragazza della loro classe e decise di farla unire a loro.
"Tu sei quella entrata in ritardo, vero?"
"Annabella, sì." indugiò con i suoi capelli legandoli in una coda.
"Io sono Stephanie e lui è Ayan."
"Che bei nomi che avete! Il mio è uno di quelli tramandati. In realtà mia nonna si chiamava Anna, ma mia madre ha voluto renderlo più moderno. Magari cercava di associarlo a me, con scarsi risultati." ridacchiò.
"Non credo affatto, sei una bellissima ragazza." anche se era sul punto di esplodere per il rossore in viso, Ayan decise di aprire bocca.
"Oh, grazie mille." 
Stephanie notando l'imbarazzo tra i due, decise di cambiare argomento. 
"Com'è andato il vostro test? Lo stuzzichino davanti sembrava non reggesse nemmeno una penna, invece si è dato da fare alla grande!"
"Il mio credo sia andato abbastanza bene. Pure la mia compagna di banco scriveva a montoni. La mia idea ad un certo punto è scomparsa, non so come abbiano fatto gli altri." scoppiarono in una sonora risata, ma Ayan non le seguiva più da un po'. 
Era perso nei suoi occhi color nocciola e nella sua voce così delicata. Il suo modo di gesticolare mentre parlava a casa sua lo consideravano una mancanza d'educazione e per questo ogni volta che lo faceva, abbozzava un sorriso. Non era il massimo dell'eleganza, come Stephanie. Non era nemmeno così fine e garbata come lei. Aveva uno stile tutto suo, sia nel parlare che nel vestire. 
Raccontò che aveva un appartamento tutto suo, non molto lontano dall'Università e che i genitori adottivi la aiutavano con le tasse della scuola e l'affitto per l'appartamento. Inoltre lavorava in un negozio d'abbigliamento.


Dire che era incantato da quell'essere minuto e delicato era poco. 
Più di quanto facesse Stephanie con i suoi dolci 'buon giorno'. 
Più delle sorelle con gli abiti scintillanti.
Più dei quadri dei parenti defunti che si era sempre soffermato a guardare.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***




La prima settimana di super innovata e super dotata scuola passò e Ayan era sempre più contento della sua scelta, ricordando ai genitori quanto agevolasse la vita di città e stare in contatto con la gente. Ovviamente, scuola super innovata e super dotata era una emerita battuta. Mancava di tutto. Il professore di Lettere comprò una scorta di gessetti e cassini e ogni giorno se li portava a casa, prevenendo ai possibili e sempre citati furti.  

Un giorno, Tommaso decise di rispondergli a mo' di battuta, dicendo che non erano ragazzini di scuole medie a corto di bulleschièr (bullate, nel suo linguaggio correggiuto con  tanto di tono francese inventato) e il professore Borrelli si limitò a un "Meglio per voi. Gli acquisti non sono mica gratis."

Dopo l'intrusione ben voluta di Annabella, i tre gironzolavano per l'Istituto sempre insieme. Inoltre, presentò il suo fratellastro (intrusione ben voluta anche per quest'ultimo) e ci spiegò la storia dei suoi genitori.
"Mio padre prima di conoscere mia madre, aveva un'altra vita. Era già sposato e aveva un figlio, Daniel. Poi dopo risolte tutte le scartoffie del divorzio e matrimonio con mia madre, mi adottarono ed eccomi qui a parlare con voi. Adesso lui vive con noi." sorrise.

 
Sabato sera

Ayan, Stephanie, Annabella e suo fratello Daniel organizzarono un'uscita presso un pub.
Stava bene con loro, aveva allargato le sue ideologie e, ormai dotato di un cellulare tutto suo, convinse i genitori che la tecnologia era un gran progresso nel mondo umano, addirittura necessario. Questi ne furono colpiti, tantè che permisero due ore al giorno libero auspicio per quelle macchine parlanti.

"Come vi siete conosciuti tu e Ayan?" chiese Annabella rivolgendosi a Stephanie.
"Mia zia è la loro insegnante privata di famiglia e, dato che eravamo sugli stessi passi scolastici, ci diede una lezione insieme."
"Che caso! Il destino voleva farvi incontrare, magari per una pomiciata usa&getta." bofonchiò il fratellastro, ironico.
"No, assolutamente. Io e Ayan siamo buoni amici, nessuna pomiciata." lo guardò per una rassicurazione e lui annuì. "Siamo buoni amici." ripetè le parole di lei.
"Certo, vi sto credendo in questo preciso istante. Mi passa proprio davanti l'immagine di voi che pomiciate mentre la zia chiede un gentil permesso a mossignore per andare nel vostro prestigioso e dorato bagno." ridacchia.
"Daniel!" lo rimproverò la sorella "Smettila di fare lo stronzo." tutti risero e si scambiarono le loro vicende adolescenziali.
"Spara la cazzata più grossa che tu abbia fatto." iniziò Daniel.
"Merda, dovresti veramente smetterla di usare questo schifoso linguaggio fratello, mi sconvolgi i miei nuovi amici, che cazzarola!" 

Oh e se amava stare in loro compagnia!
Anche se non potevano essere le aspettative dei genitori, ad Ayan piacevano. 
E a quanto pare anche a Stephanie.

Le ragazze andarono in bagno lasciandoli da soli. 
Ayan notò il leggero disagio di Daniel e gli chiese se c'era qualcosa che gli preoccupava, ma lui rispose cogliendolo di sorpresa "Ti piace Annabella? Sai... è mia sorella, potrei avere il diritto di saperlo."
"E' questo che ti turba?" Ayan era alquanto scioccato.
"No... beh. Insomma, sono un fratello molto premuroso."
"Tranquillo, non metterò i miei arti puliti su di lei. Non per ora."
"Non per ora, eh? Sta' attento a quello che fai, novello." lo fissò spaventato.
Annabella e Stephanie tornarono e non ci fu più modo di riprendere quell'argomento. 
Ayan non ne ebbe il coraggio di farlo nemmeno tramite sms, la sera tornati a casa.

Stephanie andò a dormire da loro e, come anticiparono, quella notte sarebbe stata un vero e proprio spettegules. Per un attimo pensò che le donne erano portate su quello, sullo spettegolare. Chissà se avrebbero parlato di lui. Magari l'avrebbe fatto Stephanie, dicendo che era un buon partito. O magari ne avrebbero deriso, di quanto pricipino fosse stato in questi anni nonostante voleva scappare dalle grinfie del castello.

Inaspettatamente, gli arrivò un mms da Annabella.
Un dedica fatta con penne nere e rosse, su una quantità di carta igienica
Dormi un dolce sonno, nostro caro Principino

Ne fu contento, sospettando che l'ipotesi numero uno sul partito fosse stata approvata. 
Se non per altro, lo avevano pensato.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***




Domenica, 08:30

 
Un inquietante musichetta stile film horror svegliò Ayan, facendolo imprecare come mai aveva fatto in vita sua. 
-Merda, è solo il tuo stupidissimo cellulare-, pensò.
"Si da il caso che sia Domenica e, per una volta a settimana, gradirei dormire."
"Oh, cos'è questa storia del dormire quando eri un mattiniero di prima classe?" bofonchiò Stephanie. "Che ne dici se siamo lì tra una mezz'ora? Pretendono la visita guidata nella tua reggia."
"Sì, venite pure. Vi aspetto con una mazza da baseball." interruppe la chiamata.

Ok, era stato poco cortese e lo riconosceva. Ma andiamo, chi non si arrabbierrebe quando sei nel più profondo dei sogni e puoi permetterti di dormire senza avere preoccupazioni sulla scuola?

Abbandonò l'idea di mandare delle scuse e offrire un'accoglienza più voluta, ma -al diavolo- pensò, era stufo di comportarsi per bene. Forse avrebbe preparato sul serio una mazza da baseball.

Pensò di avvertire i genitori di quella visita, magari era ancora in tempo per trovare una scusa e rifilarsela nel letto.
"Certo, così avremo l'opportunità di conoscere i tuoi amici." risposero loro.
Ormai il letto era solo un lontano obiettivo irraggiungibile.

Dopo che la sua buona educazione ebbe la meglio, ospitandoli e offrendo qualcosa da bere, iniziarono a gironzolare per la casa.
"Potremmo fare una festa da sballo in questa casa!" disse Daniel.
"Non ci pensare nemmeno, i miei genitori non ospiteranno cento scimmie ammaestrate che potrebbero distruggere il loro oro prezioso."
"Cento? Qui possiamo ospitare più di quelle che immagini! Avanti, un giorno potremmo organizzarci per bene, magari potrebbe essere la tua occasione di pomiciare con Stephanie."
"E smettila co 'sto pomiciare! Stephanie ed io..." si sentì un urlo proveniente dalla stanza delle sorelle.
"Che minchia ci fate nella mia stanza? A casa vostra non si usa bussare?" urlava stridula.
"Dalila! Regola il linguaggio che se ti sente mamma... Che cazzo ci fai nuda?"
"Si da il caso che questa sia la mia stanza!, punto primo. Punto secondo, senti chi parla del linguaggio" afferrò un vestito e si coprì "e punto terzo, nessuno vi ha dato il permesso di entrare!" continuando a fare ciò che sapeva fare bene: la gallina.
"Scusa, credevo fosse la biblioteca, mi sono confusa." disse a mo' di scuse Stephanie.
"Oh oh" Daniel fece un fischio di apprezzamento "chi sarebbe questo spettacolo?"
"Mia sorella di sedici anni, Daniel, SEDICI!" calcando la sua età.
"Andatevene! Non sono un modello da scattare foto, via!" li sbattè fuori chiudendosi la porta.
"Scusatela, è una chicken free spirit."
Risero tutti, "Guarda che t'ho sentito Wanker!"
"Andiamocene nella vera biblioteca, altrimenti sarete costretti a subire uno spettacolo tra la gallina e il trionfante Ayan in persona." enfatizzò questo.

I quattro ci rimasero per parecchio, leggendo miti sulla Grande Madre Lilith (cosa che scaturiva molta curiosità in Daniel), parlando dell'ipotetica festa e di come sbarazzarsi dei suoi e dei fratelli. Stephanie andò ad avvisare la madre che sarebbe rimasta a pranzare, mentre Ayan sistemava i libri. 
Non era suo solito orecchiare conversazioni altrui, ma quella volta lo fece.
Forse perchè voleva capire cosa nascondeva Daniel, qual era la sua reale preoccupazione.
O forse perchè Annabella le stava realmente a cuore e voleva che per lei fosse lo stesso.
"Smettila di ignorarmi, Daniel. Guardami," gli prese il volto tra le mani "per favore. Non cambiare idea, ho bisogno di te."
Vide che Daniel più che osservare gli occhi lucidi di Annabella, scrutava Ayan stesso. Così che lui si sentì imbarazzato e fece un colpo di tosse per far capire che si sarebbe intromesso.
"Qualcosa non va?" chiese.
"Assolutamente. Possiamo fermarci a cena anche noi?" chiese Annabella, sorridendo.

Annabella e Daniel, a quanto pare, piacevano anche ai genitori di Ayan.
Dalila, dopo l'intrusione nella sua stanza, li teneva a distanza.
L'altra sorella, Allison di diciasette anni, era molto più simpatica.
Era facile amare Allison, si faceva amare con poco.
Nonostante i litigi con la sorella per i vestiti, lei era diversa.
Lei c'era stata quando Ayan ne aveva bisogno. E lo stesso valeva per lei.
Erano molto uniti, più di tutti gli altri.
Poi c'erano i due fratelli, Ezra (gemello di Allison) e Noah, di quattordici anni.

Il padre cercava di esibire le sue nobili battute, scaturendo una risatina contenuta da parte della moglie e niente più.
Quindi decisero di proseguire il pranzo in silenzio.

Ayan sapeva che era successo qualcosa tra Annabella e Daniel.
Cosa avrà voluto dire lei con Non cambiare idea, ho bisogno di te?
Lui voleva forse andare via di casa? Magari da sua madre.
O forse c'era di più? Forse nascondevano qualcosa. 
O semplicemente erano fratelli uniti, proprio come lui ed Allison.
Proprio come gli disse il giorno prima Daniel...
Insomma, sono un fratello molto premuroso
-Sì, e tua sorella ha un reale bisogno di te-, pensò Ayan.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***




Dato che nel pomeriggio Daniel aveva promesso alla madre di fare shopping con lei, dovette andare. Lo stesso per Stephanie, dove casa sua era ormai zeppa di parenti per la solita riunione-famigliare. Così Ayan ne approfittò per parlare con Annabella, per sapere meglio di lei e della sua vita. Probabilmente, bella com'era, aveva una sfilza di corteggiatori che ignorava totalmente con tanto di guardia del corpo, Daniel.

"Non volevo, ma ho sentito la conversazione con tuo fratello, stamattina." lo guardava sorpreso "In biblioteca. C'è qualcosa che non va?"
"E' tutto apposto, noi discutiamo spesso. Credo che qualche volta dovremmo farci una maratona di film, sarebbe stupendo con questo televisore!"
"Oh Annabeauty andiamo, non cambiare argomento." le prese il viso tra le mani, proprio come fece ore fa con il fratello, e la costrinse a guardarlo negli occhi "Dimmi, cosa c'è che non va? Ha forse intenzione di andare a vivere con la madre? Con me puoi parlare, avanti." la incitò.
"Ti ho detto che va tutto bene rospo, non insistere."
"Rospo?!"
"Rospo, hai sentito bene." disse lei orgogliosa. E Ayan capì che era piuttosto orgogliosa della sua tecnica di cambio-argomento. Quindi scelse di adocchiare su qualcos'altro.
"Tu hai un ragazzo? Dico, sei così bella. E tuo fratello è così premuroso."
Il viso di Annabella diventò un misto tra il pallido e il rossore.
"Oh, tu non sai quello che dici." ridacchiò.
"Come scusa? E' la verità!" lei rise sul serio, contagiando anche lui. "Cos'è, non mi credi? Eh, non mi credi?" con un colpo balzò sopra di lei, mettendosi a cavalcioni e iniziò a farle il solletico.
Erano felici, spensierati.
Ad Ayan non importava se era una bambinata.
Non importava nemmeno se quella splendida risata arrivasse alle orecchie di tutta la famiglia, magari infastidendo qualcuno.
Nè importava cosa pensassero di loro due insieme, da soli.
Desiderava che quel momento duresse per sempre.
O di avere una semplice macchina fotografica e immortalarlo.

"OK, basta, ti credo. Ti credo, smettila!" ormai aveva il respiro mozzo per i troppi movimenti.
"Si? E allora di' che sei bella." si avvicinò al suo viso, con aria di sfida.
"Mai!" urlò ridendo.
"Come scusa? Come, come, come?" continuò la sua tecnica di tortura.
"Non dirò mai quest'idiozia, Mr Riccone." disse beffarda.
"E allora io non smetterò di fare questo," continuò veloce "Miss Splendosità."
"Ma esagerato! Dai smettila, smettila ti prego."
"Ma che cazzo?" entrò di colpo Noah.
"Noah, linguaggio!" disse confuso il fratello, recandosi verso la porta.
"Si sentono i vostri starnazzi fino al piano di sopra."
"Scusa, è colpa mia." si intromise Annabella, desolata.
"No, sono stato io. E comunque potevi bussare tu! Va' via, faremo silenzio, vero Annabi?" la guardò malizioso.
"Non faremo niente, sta' tranquillo."
Il fratello cacciò il minore dalla stanza e la chiuse dietro di sè, appogiandoci la schiena e continuando a reggere lo sguardo malizioso verso l'amica.
"Cos'hai da guardare, signorino oro prezioso?"
"Ho da guardare la tua inspiegabile bellosità, fanciulla."
"Ma smettila! Bellosità" rise, scuotendo il capo e lanciandogli un cuscino.
"Sei così bella. Mi piaci tanto." diventò serio. La scrutò attentamente, per capire quale sarebbe stata la sua reazione.
Lei chiuse gli occhi, come per riflettere, poi li aprì e disse "Ayan, sei un bel ragazzo anche tu. Avanti, chi rifiuterebbe un fustaccio pezzo grosso con tanto di occhi verdi? Ma non voglio rovinare la nostra amicizia, nè voglio che tu soffra."
"Non voglio rovinare nulla, tanto meno soffrire." si accigliò.
"Allora scordiamoci di questo, si?" disse speranzosa.
"Hai un ragazzo? Ti piace qualcun'altro? E' questo?"
"Non essere ossessivo!" lo guardò spaventata "Non voglio cominciare una relazione con un amico che mi sta a cuore, tutto qua."

Era confuso.
OK, erano stati bene in questa settimana. Potevano definirsi "compagni", ma non di certo amici. Per di più gli stava a cuore, come amico! Si conoscevano da poco ed era diventato un caro amico, tutto qua. 
Era frustrato.
Era così difficile capire quello che provava? Non credeva affatto alla teoria Niente Fidanzati Se Siamo Amici. Per di più, il suo volto era impassibile. Non scrutava nessuna reazione da parte di lei, così rendeva ancora più difficile la cosa. 
Era triste.
Perchè aveva praticamente ricevuto un rifiuto da parte della ragazza che le piaceva così tanto.
Era anche felice, però.
Perchè lei aveva ammesso che Ayan era un bel ragazzo e che, sotto quell'aspetto, lo approvava. E dato che insieme stavano bene, si direbbe che apprezzava anche il suo aspetto interiore. -Almeno sono un buon partito-, pensò. 

Lei disse che si era fatto tardi ed Ayan si offrì di accompagnarla.
Durante il tragitto regnò un silenzio imbarazzante, che si interruppe solo una volta arrivati a casa. 

Settembre: mese della stagione incerta, dove si verifica il cambio di clima, regnano colori opachi e ogni cosa ci rende tristi. Persino l'umore delle persone peggiora.
E quella stagione iniziava a farsi sentire. 
Il vento diventava più insistente, più freddo.
Il sole a poco a poco spariva più velocemente; a volte era del tutto assente.

"Ci vediamo domani a scuola?" disse lei, sulla soglia della porta.
"Si, a domani. Salutami Daniel."
"Lo farò." sorrise e chiuse la porta.

Settembre era un mese strano, un mese di "inizi".
L'inizio della scuola, del lavoro, della solita routine, dei stupidi show televisivi, delle nuove serie tv, delle nuove compagnie, magari con esse dei nuovi amori.
E con Annabella (e in parte anche il fratello) stava vivendo il mese degli inizi.
E come questo, anche lei era strana. 
Incomprensibile, direbbe Ayan.

Mentre stava percorrendo la strada di ritorno a casa, vide una macchina accostarsi fuori casa dei due e una persona la quale vi scese. Era Daniel, seguito da una ragazza tutto trucco e il suo corpo assomigliava più ad una mazza di scopa che altro. Capelli biondo ossigenato e denti capaci di rispecchiartici su. Ma qualcosa fece balzare il capo ai tre in direzione della casa. 
"Non ti permettere di mettere piede in casa mia, stronzo!" sbattè la finestra, dopo aver urlato.
Lui guardò la ragazza a mo' di scuse, dicendole qualche frase nell'orecchio come se qualcuno potesse sentire (anche volendo, Ayan era abbastanza lontano per sentire cosa si dicessero i due già in tono normale) e lei si rifilò in macchina, andandosene.
Daniel prese un mazzo di chiavi da sotto allo zerbino fuori la porta d'ingresso ed entrò, lasciando la porta aperta. Magari temeva della reazione della sorella.
Sentì i due urlare e si spaventò
Lei urlava disperata, velocemente.
Lui urlava di rimando.
Non capiva cosa si dicessero, dato che c'erano i pianti di lei di mezzo.
La sua preoccupazione aumentò notevolemente, quindi si precipitò sull'uscio e scorse l'immagine di lui: triste, stanco, in lacrime. Aveva il labbro sanguinante ed era seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro.
Lei furiosa, altrettanto triste e stanca, delusa dal proprio fratello, con i pugni serrati ai fianchi in piedi rigida davanti a lui.
"Che cazzo è successo qua?"

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***




"Non dovresti essere a casa tua?" disse Annabella, spaventata.
"Che cosa ti è successo?" si avvicinò a Daniel, inginocchiandosi e guardando la ferita "Come te la sei fatta questa? E perchè urlavate?"
"Non sono affari che ti riguardano Ayan, veramente." era alquanto seccata.
"E invece sì!" urlò di rimando lui, "invece sì! Dato che il MIO amico si è spaccato il labbro e urlavate come indemoniati." lei continua a guardarlo come se fosse un pazzo che aveva avuto il suo primo sclero. "Allora? Ti decidi a prendere un po' di ghiaccio o che?" 
"S-si." si recò in cucina.
"Perchè urlavate? Perchè avete litigato?"
"E' una stupida rincoglionita Ayan, non la calcolare." sussurrò.
"E tu sei uno stronzo psicopatico!" urlò indispettita. "Tieni il tuo ghiaccio." gli porse il sacchetto ad Ayan e restò a guardare.
"Mi dite che vi prende?" si stancò quest'ultimo. "Sono o no vostro amico?" guardò con più enfasi Annabella.
"Io vado via, torno più tardi. Magari ti dai una calmata e fai ritornare la ragione, che ultimamente pernotta altrove anzicchè nella tua testa." si alzò e si chiuse la porta alle spalle, andandosene.
"Adesso mi spiegherai tutto, si o sì."

Annabella lo portò nella sua stanza, offrendogli la sedia e sedendosi lei sul suo letto, a gambe incrociate.
"Allora?"
"Io lo amo, Ayan. E non amore fraterno," lo guardò in cerca di risposta e lui si limitò ad annuire, facendola continuare "siamo stati insieme. Ci amiamo tutt'ora, Ayan, capisci?" annuì nuovamente, ma il punto è che lui proprio non capiva. "Ci siamo innamorati l'uno dell'altro. E stavamo bene insieme! Solo che da poco tempo a questa parte si è messo in testa la strana idea che non è giusto stare insieme, che siamo pur sempre fratelli, sangue dello stesso padre dice lui." 
"E' vero" aprì bocca, finalmente.
"E' vero, lo so, ma ci amiamo! Lui ama me ed io amo lui, perchè non possiamo stare insieme? Chi ci impedisce cosa? Io voglio stare con lui e lo so, lo so!, che anche lui vuole stare con me. Mi capisci, Ayan? E adesso non mi importa se sembro una bambina che cerca di avere il suo giocattolo. Tanto meno mi importa di fare l'Eva&Marco de I Cesaroni. 
"Voglio solo che lui la smetta di dire che è sbagliato, che la smetta di scoparsi ogni settimana una nuova per dimenticare me e per far sì che io mi dimentichi di lui, perchè non accadrà mai! Siamo pur sempre fratelli, no? E questo ci legherà a vita! Stando o no insieme. E che la smetta di ignorarmi, di farci del male. Io voglio solo essere felice con lui, solo questo. Mi capisci, vero?" scoppiò in un pianto desiderato, uno di quelli sfogatori. Andò sul letto e se la strinse forte al petto, facendole capire che lui era lì per lei. Per ascoltare la sua storia. Per aiutarla. Per capirla. 

Le sue lacrime scorrevano ininterrottamente e singhiozzava.
Lui la cullava, offrendole un posto sicuro e caldo: le sue braccia.
Avrebbe voluto essere pronto per offrirgli tutto il suo cuore, ma evidentemente voleva quello di Daniel. E per un momentò provò una fitta di gelosia per i due. Scacciò quel pensiero, ricordandosi che loro erano amici.

Dopo un lungo pianto, alzò il capo e lo guardò negli occhi, scorgendo il viso preoccupato di lui.
"Grazie Ayan, grazie per capirmi."
"Non devi piangere. Dagli tempo." lei annuì "Si accorgerà che sei tu quella che desidera, quella che ama. Non opprimerlo."
"Ho paura di perderlo."
"Non lo perderai, siete legati dalla fratellanza. Ricordi?"
"Ho paura di perderlo in quel modo."
"Se ti ama, capirà."

In realtà non aveva molte parole da offrirle, ma cercava comunque di consolarla.
Aveva sempre la stessa teoria, quella di Il mondo non finisce mica qua! ma certamente non era la cosa giusta da dirle in quel momento, quindi optò per un "Parlerò anche con Daniel, se ti va."
Annuì lentamente, insicura. 
Poi si rialzò, strofinandosi il viso.
"Ritorno a casa, lo chiamerò." le lasciò un baciò sulla guancia. "Non fare pazzie."

Per tutto il tragitto del ritorno a casa provò a chiamare Daniel, ma il suo cellulare era spento. Così gli scrisse qualche sms e gli lasciò un messaggio nella segreteria.
Arrivato a casa, trovò l'amico sul divano con un'aria del tutto assente.
"Quanto ci hai messo! Ti stavo aspettando. Vorrei parlare con te, posso?"

Erano in biblioteca, dato che Daniel gli aveva riportato il libro dedicato alla Grande Madre Lilith.
"Devi fare in modo che s'innamori di te." 
"Tu devi fare in modo di essere meno stronzo." l'amico spalancò gli occhi, stupefatto. "Lo sai che cosa ottieni portandoti a letto una diversa ogni settimana, ignorandola, negando l'amore che c'è tra di voi? La sua sofferenza!, questo ottieni."
Il suo viso ribolliva di rabbia, non voleva affatto che Annabella soffrisse.
"Ma cosa credi? Che è solo lei a soffrire? Che parte della storia ti ha raccontato? Che io sarei il cattivo della situazione e lei l'innocente? Anche lei all'inizio si portava a casa i ragazzi! Forse non a letto, ma mi faceva diventare matto lo stesso. Anch'io ci sto male, ma non possiamo stare insieme! Cazzo Ayan, siamo fratelli. Te ne rendi conto? Cosa direbbero le nostre famiglie? Saremo oggetto di disgusto!"
"Il tuo amore dovrebbe andare oltre queste cose!" urlò lui, seccato "Il vostro amore dovrebbe darvi la forza di stare insieme. Vi amate? E state insieme! Ve ne dovete fregare degli altri."
"Lei deve innamorarsi di te, è la cosa più giusta."
"Smettila di essere così stronzo! Si da' al caso che anch'io abbia dei sentimenti e non voglio essere lo zerbino di nessuno. Lei ama te, vuole te."
"A te piace Annabella, vero? L'ho capito da quella sera al pub. Saresti perfetto."
"Si, e tu eri abbastanza spaventato da questo. E adesso si spiega il premuroso."
"Tu credi che poi non mi faccia morire vedere lei e te insieme?" disse ferito. "E' la cosa migliore, ci abitueremo tutti e dimenticheremo tutta questa merda."
"Il vostro amore non è merda."
"Per le nostre famiglie lo sarebbe." prese il suo giubotto e scappò via.

-Che stronzo-.

 
Lunedì, ore 13:30
 
Ayan, Stephanie ed Annabella erano in un fastfood.
Daniel non si era presentato a scuola, nè aveva fatto ritorno a casa ieri. Aveva avvisato il padre che sarebbe andato a dormire dalla madre, quindi lui e la sorella non si vedevano dal litigio.
"E' un irresponsabile. Cosa ti ha detto ieri?" chiese churiosa Annabella.
"Si è comportato da immaturo. Vuole che tu t'innamori di me." s'imbarazzò.
"Io cosa? L'ultima cosa che farò è innamorarmi di te." disse beffarda; il ragazzo la guardò delusa, così si sentì in vena di dargli altre spiegazioni. "Perchè noi siamo soltano amici, giusto? E io non mi innamoro dei miei amici."
"Però ti sei innamorata di tuo fratello." la zittì.
"OK, ragazzi. Non litigate." s'intromise Stephanie.
"No, non lo faremo." Annabella prese le sue cose dal tavolo e andò via.

 
Nel pomeriggio, Ayan stava cercando di studiare la tesi che aveva assegnato il Professore Borrelli, ma con scarsi risultati. Quando finalmente la concentrazione ebbe la meglio, la sua suoneria serial-killer lo interruppe.
"Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, scusami per prima. Non dovevo comportarmi in quel modo, non voglio assolutamente somigliare a Daniel." rise.
La voce calda di Annabella lo tranquillizzò, facendogli chiudere quaderni e libri presenti sulla scrivania.
"E tu prima di scappare, paga almeno il conto." 
"Scusami, OK?" percepì il suo sorriso.
"Si, è OK. Come stai?"
"Meglio di quanto mi aspettassi, l'assenza di Daniel mi fa pensare ad altro. Non è bello trovarselo gironsolare per tutta la casa."
"Immagino." risero.
"Allora, dato che è tutto perdonato, mi apri? Sono fuori." rise nuovamente.
"Tu sei matta." staccò la chiamata e si precipitò alla porta d'ingresso, dove la ragazza lo aspettava.
"Ho interrotto qualcosa?"
"Niente di importante, se si esclude Lettere."
"Oh, allora decisamente niente di importante."

Mentre s'incamminarono per raggiungere la camera di Ayan, notarono che i due gemelli litigavano.
"Sei un imbecille, tu non capisci!" urlò lei.
Due secondi rapidi per far sì che la mano di Ezra fosse posata pesantemente sul viso di Allison.
"Ezra, che stai facendo?" entrò Ayan mettendosi tra i due.
Allison si riparò dietro Annabella, come se temesse la reazione del fratello.
"Non deve parlarmi in quel modo. Non deve fare la puttana con il mio migliore amico."
Questa volta fu Ayan a mollare un ceffone al gemello.
"Non ti permettere mai più di chiamare tua sorella così, nè di toccarla con un solo dito. Ci siamo intesi?" urlò.
Raggiunge la sorella, ormai con il viso ricoperto di lacrime.
"Vieni con noi, si? Non preoccuparti. Non lo farà più." la abbracciò.

Una volta entrati nella stanza di Ayan, iniziando dai banali complimenti tra ragazze come "Che bello il tuo vestito" e "Quanto hai pagato quelle scarpe?", si scordarono del precedente accaduto. Dopo un po', la sorella disse di dover finire i compiti quindi li lasciò soli.
"Non saprei dirti quale delle due giornate, tra ieri ed oggi, sia stata più intensa di litigi." scherzò Ayan.
"Si direbbe che tuo fratello Ezra sia alquanto geloso del suo amichetto, eh."
"E si è dimostrato anche alquanto aggressivo, oggi."
"E tu ti sei dimostrato un fratello molto premuroso." 
-'Premuroso', di nuovo quella parola- pensò.
"Ho fatto ciò che ritenevo giusto, non deve permettersi di comportarsi in quel modo. Con nessuno." 
"Ayan, per quello che ti ha detto Daniel sull'innamorarti di me..."
"No, Annabi, lascia perdere. Sul serio." la interruppe. "So cosa pensi tu, l'ho capito. Non voglio più ritornare su quest'argomento. Inoltre, tu mi piace davvero e non voglio essere di certo un chiodo."
"Non lo sei assolutamente."
"E non ho intenzione di esserlo." la fissò. "Ricordatelo."

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***




La classe era riunita in una sala più grande, per poter usufruire della lavagna multimediale.

"Non sapevo fossimo muniti di lavagna multimediale e non di gesso comune."
"Questa è l'Università." disse ridendo Annabella.

Dopo una buona mezz'ora di lezione, in classe si presentò Daniel con tanto di ritardo scritto su un foglietto. 
"Si accomodi, Turturici." bofonchiò la professoressa di Matematica.
Prese posto in un angolo, lontano dai suoi amici.
Ayan vide che Annabella lanciò un bigliettino al fratello, che lui ignorò deliberatamente. Così gliene scrisse un altro e lo lanciò nuovamente.
Lui sbuffò, lo lesse e lo buttò a terra.
Poi vide che prese il suo cellulare e subito dopo, la sorella prese il suo.
Ayan aveva capito che i due non si parlarono nè vederono dal litigio e che in quel momento Annabella voleva delle spiegazioni.

La campanellà suonò, segnando la fine delle lezioni.
"Andiamo a mangiare qualcosa? Annabella ha detto che ci raggiungerà dopo." chiese supplicando Stephanie, massaggiandosi lo stomaco in segno di Questa è fame!

Raggiunsero una paninoteca, scelsero il tavolo e ordinarono.
Si sentiva triste, Ayan, perchè voleva che tutto ritornasse alla normalità.
Che ritornavano ad essere i quattro amici che ognuno adorava la compagnia dell'altro.
Che non ci fossero litigi, nè amori deludenti.
Non sopportava il fatto che i due stessero male, perchè erano suoi amici.
E non sapeva da che parte stare. Voleva soltano che loro fossero felici e così lo sarebbe stato pure lui.

"Annabella è con voi?" Ayan ricevette una telefonata, era Daniel.
"No, aveva detto che ci avrebbe raggiunto, pensavamo volesse parlarti."
"Mi aiutate a cercarla? Non la trovo più e non mi risponde nemmeno al cellulare."
"Ma avete parlato? Cosa le hai detto?"
"Niente, le avevo mandato un sms e niente più. Ti prego, non fare storie e cercatela." interruppe la comunicazione.

"Annabella è scomparsa."

Il bidello saggio disse che la scuola era vuota; nella loro casa non c'era nessuno. 
Nemmeno al parco o ai soliti fast-food: nessuna traccia.
Così a Daniel gli venne in mente la biblioteca della città, dove lei lo portò la prima volta.
E' un posto silenzioso, quindi rilassante. E poi ci sono tanti libri, ci vieni con me? ricordò lui.

Si recarono nella biblioteca e la trovarono seduta a terra, con le gambe incrociate e un libro tra le mani. Piangeva.
"Ragazzi, mi lasciate parlare con lei?" disse il fratello.
Lei si voltò di colpo, spaventata e loro se ne andarono.

"Proibito?" si sedette accanto alla sorella. "Di che tratta?"
"Questa è la storia di un amore proibito. Proibito agli occhi degli uomini e vietato secondo le leggi della natura. Uno di quegli amori difficili da comprendere fino in fondo, di quelli che vanno al di là di qualsiasi cosa, al di là di ogni pregiudizio, un amore tra due fratelli."
Lui si sentì imbarazzato, "E' per questo che piangi?"
"La storia è molto commovente. L'autrice è Suzuma Tabitha, l'ha scritto veramente con il cuore. Dovresti leggerlo." glielo porse, mentre lui lo respinse via.
"No, grazie" fece una smorfia "preferisco gli horror. Me ne aiuti a scegliere uno?"
Lei annuì.

S'incamminarono nella sezione degli horror in silenzio, a testa bassa.
"Niente trilogie o similari?"
"No, voglio un libro usa&getta."
"E smettila di usare quell'espressione!" alzò gli occhi al cielo. 
"The Restorer, Amanda Stevens. Un tipo della mio corso di Filosofia lo stava leggendo e me ne ha parlato. Aiutami a cercalo," la guardò, scorgendo la sua espressione infastidita "per favore?"
"Meglio." 

Mentre cercarono, Daniel ne approfittò per parlarle di loro.
"Perchè sei scappata? Eravamo tutti in pensiero."
"Devo chiedere il permesso per venire in biblioteca?" lo guardò scocciata, per poi riposare gli occhi sui libri.
"Non sto dicendo questo: loro ti aspettavano per mangiare."
"Loro? E tu no?"
"Credevo che prima volessi parlarmi."
"Non abbiamo niente da dirci, no? Me l'hai detto tu." trovò il libro che cercava il fratello e lo prese.
La guardò confuso, poi capì. Il bigliettino.

-Senti, non sono mai stato meglio di così, quindi non rompere più. Non abbiamo più niente da dirci, ora, no? Vivi la tua vita, sorella.-

"Non intendevo non parlarci mai più. Siamo pur sempre fratelli."
"Neanch'io intendevo quello" disse con un leggero tono stridulo "solo di non ritornare più su quell'argomento. E' ok Daniel, fottiti tutte quelle che vuoi, non mi interessa più di te." aveva le lacrime agli occhi che si rifiutavano di scendere.
"Non dire così." cercò di accarezzarle il viso, ma lei si spostò.
"Ritorno a casa, si?" diede il libro al fratello e se ne andò.
All'uscita incrociò gli sguardi di Stephanie ed Ayan. Sorrise leggermente, a mo' di saluto e andò via. 
Stephanie disse all'amico che sarebbe stato meglio se lei sarebbe andata da Annabella e Ayan dal fratello, per offrire conforto ad entrambi. Lui accettò, anche se desiderava di nuovo darle conforto tra le sue braccia.

"Annie aspettami!" urlò questa, correndo.
E riuscì a beccarsi anche sguardi contrariati dai commessi e lettori, che esigevano silenzio.

"Hey amico" si accasciò a terra, dove Daniel aveva preso posizione.
Teneva la testa tra le mani, era in una tale disperazione...
"E' la cosa giusta." fece una pausa "Che stiamo lontani, dico."
Ayan non disse niente. Era stanco di ripetergli i suoi punti di vista.
Daniel si alzò prendendo il suo libro horror, e seguito dall'amico andarono nel reparto dove si trovava prima Annabella.
Prese anche il libro che lei aveva poggiato sul tavolo, Proibito, e andarono alla cassa.
Mostrò la sua carta della biblioteca e disse che, quest'ultimo, lo comprava mentre il libro horror era in prestito.
Conosceva quel libro, Allison ne andava matta.
-Quanti pianti ho dovuto sorbirmi per quel libro-, pensò ironico.
Ayan si stupì, ma non perchè non avesse mai visto l'amico leggere un libro o comprarlo. Ma perchè era uno di quei libri strappalacrime, che giudicherebbe da femminuccia se lo vedesse tra le mani di un ragazzo.

"Perchè hai comprato quel libro?" chiese una volta usciti dalla biblioteca.
"Perchè a mia sorella piace e pensavo che potessi fare un gesto carino, per lei."
"Ah, quindi non hai intenzione di leggerlo?"
"Non penso." fece una smorfia di disgusto.

Dopo una lunga pausa di riflessione, Ayan decise di aprire bocca.
"Ritornerai a casa tua?"
"Probabilmente. Ho un'idea:" si illuminò "per alleggerire la situazione, che ne dici di fermarti a dormire a casa mia, stasera?" sorrise.
"Ideona! Passiamo prima da me che mi preparo la borsa per domani e una cambiata." sorrise di rimando.

Per convincere la madre di Ayan ce ne volle un po'.
"Ma domani avete scuola! Farete tardi stasera? Non avete mica ordinato alcolici."
"Mamma!"
"Signora!" dissero in sintonia Ayan e l'amico.
"Mamma, per favore. Sono abbastanza grande per gestirmi da solo. Non era un permesso, era un avviso. Ti sto avvisando che vado a dormire da Daniel, quindi non fare storie. Ci vediamo domani, si?" le lasciò un bacio sulla guancia e se ne andarono, non prima dell'Arrivederci Signora da parte di Daniel.

Arrivati nella sua abitazione, trovarono ancora Stephanie, che preparava un infuso puzzolente.
"Questo è per far abbassare la febbre." si affrettò a dire, notando che i due ragazzi arricciarono il naso.
"Tua madre non ha medicine o un piano cottura?" scherzò Daniel.
"E' Annabella ad avere la febbre." disse lei grave.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***




"Allora non credo che questa roba puzzolente la faccia alleviare." disse il fratello, incamminandosi verso la stanza di Annabella.
"Daniel, non vuole vederti" urlò "e in questa casa non c'è medicina. Quindi se vuoi essere davvero utile, vai in farmacia." 
Lui fece ritorno, acconsentendo. Ayan rifiutò la sua richiesta nell'accompagnarlo, dicendo che avrebbe parlato con la sorella.

"E' permesso?" aprì la porta, stando sulla soglia.
"Entra pure." gesticolò.
"Come ti senti?" chiese lui grave, sedendosi sulla solita poltroncina.
"Con febbre. Però sto meglio." forzò un sorriso.
"Hai mangiato?" lei scosse il capo "Annabi, non voglio vederti così." 
Si sedette sul letto, proprio come l'ultima volta.
"Oh Ayan." 
Le sue lacrime iniziarono a scendere velocemente, rigandole il viso.  Si avvicinò al suo forte petto e ci poggiò le mani, ma quando lui credeva che ne avesse posto anche il capo, lei posò le sue labbre su quelle dell'amico. Lui si scostò, credendo fosse un bacio consolatorio e per quello c'erano le sua braccia. Ma lei esitò.
"Ho bisogno di te, Ayan. Per favore, baciami." 
Era una scena molto triste, dove lei lo spingeva a baciarla, continuando a piangere.
Lui continuava a sentire il suo bisogno di affetto, di consolazione. 
Non voleva essere il chiodo che scacciava l'altro.
Però desiderava tanto baciare Annabella e lei gli stava servendo le sue labbra su un piatto d'argento, pregandolo che lo facesse.
Così si sporse in avanti, baciandola.
Si godè quel bacio, assaporando le sue labbra. Sfiorò con una mano i suoi capelli, per poi accarezzarli. Lei interruppe il bacio per le troppe lacrime e accasciò la testa al petto di Ayan dove, come la prima volta, lui la strinse forte, cullandola. 

"Rimarrò al tuo fianco." disse lui, dandole conforto.
"Lo so, e te ne sarò per sempre grata." 

"Posso?" entrò Stephanie, tossendo.
"Daniel è andato a comprare qualche pastiglia, prendi questa" gliene porse una con un bicchiere d'acqua "Non piangere più, eh?" le asciugò una lacrima.
"Adesso devi riposare un po', OK?" la guardò con fare protettivo "Ayan?" lui si alzò, aiutandola a stendersi sul letto.
"Dormi." le lasciò un piccolo bacio sul naso e uscirono.

Daniel era poggiato con la schiena al muro, fuori la stanza della sorella, aspettando.
"Allora, come sta?" domandò.
"Dobbiamo aspettare l'effetto della medicina, domani mattina le misurerò di nuovo la febbre. Grazie per essere andato in farmacia a quest'ora." disse l'amica, imbarazzata.
"E' mia sorella." rispose lui evidenziando l'ovvio "Grazie a te per prenderti cura di lei." 
Lei annuì.
"Ti va bene se resto qua a dormire? Se avesse bisogno di qualcuno stanotte, ci sarò io a curarla."
Lui acconsentì e lei entrò nella camera dell'amica sistemandosi per la notte.

I ragazzi entrano nella stanza di Daniel, preparando anche loro i letti.
"Dio, quella puzza è entrata fin qui." disse disgustato.
"Odore di ciclamini."
"Eh? Questo è puzza di vomito!"
"Quando un odore non mi piace..."
"Odore? Starai scherzando, questa è puzza!" lo interruppe Daniel.
"Quando una puzza non mi piace" disse scocciato "immagino sia qualcos'altro. E sto immaginando l'odore dei ciclamini."
"Non sapevo che i ciclamini avessero un odore."
"Tutto ha un proprio odore, gradevole o sgradevole che sia."
"Ma come si fa a pensare che questo schifo abbia un odore di ciclamino?" aprì la finestra.
"Volontà. Ogni odore ti riporta a dei momenti. Per esempio, l'odore di ciclamini mi ricorda i capelli di mia nonna. Li spazzolavo sempre, quand'ero piccolo. Mi lasciava giocare con i suoi capelli e così ho imparato a fare le trecce e lei mi diceva che se trattavo bene i capelli di una donna, questa mi avrebbe sempre lasciato toccarglieli. Anche l'ultima volta, avevano lo stesso odore. Erano castano chiaro. Odiava anche un solo capello bianco, faceva sempre la tintura. 
"E veniva a chiedermi se secondo me il parrucchiere avesse fatto un ottimo lavoro e io le dicevo che mancava il tocco dell'esperto, così le facevo la treccia. E lei era felice così. E lo ero anch'io. Non si lamentava che le rovinavo la sua messa in piega. In realtà odiava che i capelli fossero sistemati perfettamente. Quando si scioglieva la treccia, diceva che era quello il tipo di capelli che le piacevano: mossi. Così io una volta provai ad intorcigliarle i capelli con tanti pastelli e quando glieli sciolsi, era molto contenta e fiera del mio lavoro. Non scorderò mai il suo sorriso. Nè l'odore dei suoi capelli."
"Ti manca?"
"Oh, l'unica cosa che mi manca è poterla abbracciare. E lo ammetto, farle i capelli." sorrise. "Perchè lei è nel mio cuore, non mi abbandona mai e di conseguenza non mi manca, perchè la sento con me, sempre al mio fianco. Capito?" 
Daniel annuì.
"Scusa se ti ho raccontato di mia nonna, quando dovrei chiederti come stai per tutto questo casino." disse Ayan.
"No, mi ha fatto molto piacere ascoltarti. Sul serio. E non ho pensato a lei, in quel momento. Mi piace che mi racconti della tua vita, anche perchè non so molto. Beh, che hai una reggia e tanti fratelli, lo so." risero.
"Mettiamoci a dormire va'." gli diede una pacca sulla spalla.

 
La sveglia suonò segnando l'inizio della giornata.
"Che rottura di palle." disse Daniel assonnato, spegnendola.
"Non voglio andare a scuola." mormorò Ayan.
"Concordo." rispose l'altro, coprendosi la testa con la coperta.
"Ecco perchè si gelava, ieri hai lasciato la finestra aperta. Dio, si può essere più stupidi di te?"
"Quella merda mi stava asfissiando!" 
Ayan sbuffò e andò a chiudere la finestra.
"Non saltiamo la scuola, altrimenti mia madre crederà che tu abbia comprato super alcolici." 
"OK pivello, ci andremo." si alzò. "Che vuoi mangiare?" si recarono in cucina.
"Boh, quello che c'è. Quelle due dormono ancora?" 
"Latte, caffè, lattecaffè. Biscotti, merendine. Poi se vuoi un piatto di pasta e fagioli, preparatelo e stammi lontano. Ne ho abbastanza di puzze."
"Un panino peperoni e salsiccia, grazie." 
"O una sberla?"
"Preferisco il panino. O un bicchiere di latte."
"Preparati quello che vuoi, questa è la cucina. Se poi vuoi anche due t-shirt da mettere nello stomaco, sai dove trovarle. Vado a vedere mia sorella come sta." 
Ayan annuì e l'amico andò nella stanza di Annabella.

Bussò alla porta, ricevendo un Aspetta!!! urlato da Stephanie.
"Entra." disse dopo.
"Buon giorno." sorrise questo.
"Ciao, mi stavo vestendo." sorrise anche lei, imbarazzata.
"Tranquilla. Mia sorella?"
"E' nel bagno della camera."
"Febbre?"
"Si, ma rimango io con lei se vuoi."
"No, hai già fatto abbastanza. Ci rimango io." 
Lei lo guardo preoccupata.
"E' OK, sul serio." la rassicurò. "C'è Ayan in cucina che armeggia con il cibo, lo aiuti tu? Ah, di' anche a lui che non ci vengo a scuola."
"Sì. Passo oggi per vedere come sta." lui annuì e Stephanie raggiunse l'amico.

Bussò alla porta del bagno, entrando subito dopo.
"Non vedi che sono in bagno?!" urlò lei scioccata.
"Avanti Nina, ti ho visto così tante volte in bagno." ridacchiò.
Vedendo l'espressione della sorella, si corresse.
"Siamo fratelli, dai."
"Esci dal mio bagno. E non mi chiamare Nina!"
"Volevo dirti che rimarrò qui con te, oggi."
"Non c'è bisogno, fratello, ho quasi vent'anni e so badare a me stessa."
"Voglio rimanere a prendermi cura di te." disse più dolcemente.
"Non c'è bisogno, fratello, ho quasi vent'anni e so badare a me stessa." ripetè lei, con aria di sfida. "Di' che vuoi rimanere qui perchè non hai nessuna voglia di andare a scuola, piuttosto."
"No, voglio rimanere per te."
"Può rimanere Stephanie, se ho proprio bisogno di una baby-sitter."
"No, voglio rimanere io. Sono tuo fratello."
"Ecco, e io da buona sorella insisto con il farti andare a scuola."
"Oh Annabella smettila! Rimarrò qua." sbattè la porta dietro di lui, uscendo.

Quando la ragazza uscì dal bagno, trovò il fratello steso sul suo letto.
"Alzati coglione." gli disse, mentre sistemava il suo pigiama.
"Hai il cartellino da malata febbrile, potevi anche rimanere con quello lì." indicò il pigiama.
"Preferisco la felpa. Alzati" gli tirò un braccio, con scarsi risultati. "dai alzati! L'hai detto tu che sono malata, no? E fammi stare nel mio letto, allora." disse scocciata.
"Puoi sempre metterti vicino a me." rispose malizioso.
"Non mi rendere le cose difficili, alzati." 
"Ti ricordi quando ebbi la febbre? Tu mi curasti. E rimanesti al mio fianco. Voglio ricambiarti il favore."
"Non era un favore, Daniel." lo guardò arrabbiata.
"Per favore, vieni qui." diede dei colpetti al letto, indicando lo spazio libero accanto a lui.
"Stai cercando di contagiarti con la febbre?"
"No, sto cercando di rendermi utile."
"Allora vattene e sarai utile."
"Su, vieni vicino a me."
Lei sbuffò e si sedette a gambe incrociate.
"Stenditi."
"No."
Lui coprì entrambi con la coperta e prese una busta posta a terra, vicino al letto.
"Per te."
"Quando intendevo che non devi rendermi le cose difficili, dicevo sul serio." aprì la busta e cacciò fuori il libro della biblioteca, Proibito.
"Voglio leggerlo insieme a te."
"Non lo voglio."
"Che?" disse questo scioccato "Io l'ho preso per te!"
"Mi spiace che hai sprecato i tuoi preziosi soldi per me, ma non lo voglio."
"Per favore, voglio che lo leggiamo insieme. Magari posso leggertelo io o viceversa."
"Daniel, ascolta" sbuffò "perchè stai facendo questo? Dici che non possiamo stare insieme e che devo dimenticarti, ma stai facendo tutto fuorchè farti dimenticare. E non mettere in mezzo di nuovo che siamo fratelli che ti riempio la faccia di schiaffi!"
"E' che io non voglio."
Lo guardò perplessa.
"Non voglio che mi dimentichi. Non voglio che litighiamo nè che non ci parliamo. Non voglio che ci ignoriamo. Ti ricordi? Me lo dicesti anche tu."
"Sì, e allora tu mi ignoravi. E io ne soffrivo. Visto come ci si sente? Una merda!" urlò.
"Scusami."
"No! Perchè tu continui a pensare che è sbagliato stare insieme."
"Voglio che leggiamo questo libro insieme."
"Leggitelo da solo, Daniel."

Si alzò dal letto e se ne andò dalla stanza, sbattendo la porta.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***




A: Ayan 

Mi sento in colpa per non essere venuta a scuola...

 
Subito dopo ebbe la sua risposta.

 
Da: Ayan

Non hai mica marinato la scuola, hai la febbre!! A proposito, come stai? Scusa se non sono venuto a salutarti, ma S aveva detto che c'era tuo fratello

 
 A: Ayan

Lo so, ma è la prima assenza dell'anno e la devo passare a casa, che palle! Fa nulla, ci vediamo dopo scuola? Venite a fare compagnia a questa povera malata

 
Nel frattempo che si divertiva a messaggiare con l'amico, puliva la sua stanza in compagnia di Mothership, raccolta di CD dei Led Zeppelin regalata il Natale dell'anno passato dai suoi genitori.
Un'altra vibrazione catturò la sua attenzione.

 
Da: Ayan

A patto che il fratello della malata ci prepari un pranzo sano (parole di S)

 
"Sei in grado di cucinare?" raggiunse il fratello nella sua stanza, il quale giocava a X-box.
"Cosa ti preparo?" sorrise.
"I ragazzi vorrebbero che tu cucinassi qualcosa per loro."
Annuì e diventò serio.
"Carbonara?"
"OK, vada per la carbonara."
"Vuoi che ti aiuti a fare qualcosa?"
"No." se ne andò.

Cercava in tutti i modi di evitarlo.
Daniel aveva finalmente capito cosa si provasse ad essere ignorati e si stava comportando da egoista. Così decise di fargliela pagare.

 
A: Ayan

Affare fatto ;)

 
"Annie, svegliati" la chiamò "a mangiare!" era Stephanie.
"Siete già usciti? Che ore sono?" si strofinò gli occhi.
"Sì, sono le tredici passate. Alzati su." le tastò la fronte "La febbre sembra essere scesa un po'."
Raggiunsero la cucina e Ayan si precipitò ad abbracciarla.
"Hey malata" la strinse forte, lasciandole un bacio sulla testa "come ti senti?"
"Bene, adesso." fece un largo sorriso e l'amico ricambiò.
Tutto questo avveniva sotto gli occhi perplessi di Daniel, che nel frattempo distribuiva le porzioni nei piatti.
"Spero che vi piaccia." si sedettero.

Finito il pranzo, iniziarono a dividersi i compiti: chi sparecchiava, chi lavava i piatti, chi li asciugava e chi spazzava. La madre di Annabella teneva molto alla pulizia, proprio perchè la maggior parte del tempo non era presente in casa.

"Prendi la pillola." Stephanie ne prese una con un bicchiere d'acqua "Per stasera dovresti stare meglio." le sorrise.
"Grazie" ricambuò "ma se dovete andare via, non vi preoccupate."
"Devo assicurarmi prima che prendi questa" le porse la pillola e la prese, buttando giù un po' d'acqua.
"Domani starò sicuramente meglio, ci sentiamo più tardi. OK?"
"Va bene." si mise il cappotto, seguita da Ayan.
"Riguardati." lui le disse, guardandola con fare protettivo.
"A domani." salutò Daniel e i ragazzi se ne andarono.

L'umore di Ayan era decisamente alle stelle, dalla sera precedente.
Iniziava a credere che potesse nascere un qualcosa tra Annabella e lui.
"Hai i cosiddetti occhi a cuoricino." Stephanie interruppe i suoi pensieri.
"Tuddici? La Letteratura bisogna amarla." sorrise lui beato.
"Letteratura con tanto di belle e piccole gambe? E con fronte calda?"
"Qualcosa di simile." approvò divertito.
"Beh allora, contagiato, cerca di non fare la stessa fine della malata. Non offrirò un'altra spalla su cui piangere, dato che su quell'altra mi sono venute le rughe come quando ci si sta troppo tempo in ammollo a mare." risero.
"Quindi dovrò accontentarmi del mio Lumièr?"
"Direi proprio di sì." risero nuovamente.

Arrivarono a casa di Stephanie, dove lui l'accompagnò e s'incamminò per raggiungere casa sua.
Una volta arrivato, decise di farsi una doccia.
Gli ultimi due giorni erano stati abbastanza movimentati e tutto ciò che desiderava, in quel momento, era stare in un'oasi e rilassarsi, respirando l'aria pura.
Pace, relax.

Quando ritornò in camera sua, non riuscì a trovare più il suo cellulare.
-Dov'è? DOVE?- si gridò mentalmente.
Fece il resoconto delle ultime ore ed era sicuro di non averlo lasciato a casa dei due. Forse l'aveva lasciato in bagno o dimenticato in cucina.
Niente.
Iniziò a disperarsi e chiese ad Allison di aiutarlo a cercare.
Quando entrò nella camera del fratello Ezra, notò che lui messaggiava liberamente sul letto con il cellulare di Ayan e se la rideva.
"Che cosa vai facendo con il mio cellulare, säumig?"
Gli tolse il telefono dalle mani.
"Mi divertivo." disse beffardo.
"Cos'hai fatto?"
"Esi dalla mia camera." lo spinse fuori il gemello, chiudendo la porta a chiave.
Ricevette un sms inaspettato, mentre controllava la cartella Foto.

 
Da: Daniel

Facevi pure la parte dell'amico
Non farti più vedere. Fottiti, Ayan

 
E contemporaneamente un altro.

 
Da: Annabella

Bastardo, ti credevo diverso

 
Il panico e la rabbia lo invase.
"Che cazzo hai fatto" urlò questo, sferrando un pugno nella porta della stanza e sentendo il sussulto del fratello.
Si precipitò nella sua camera e controllò gli sms inviati: nessun messaggio.
Tutti i messaggi erano cancellati, ad eccezione degli ultimi due.
Così decise di chiamare Annabella e spiegarle cos'era successo, ma non ebbe risposta. Fece lo stesso con Daniel e il risultato fu uguale. Dopo scarsi tentativi, decise di chiamare Stephanie.
"Mi dici che vai combinando, cretino?" rispose lei, arrabbiata.
"No ascoltami, non è come credi..."
"E invece sì" lo interruppe lei "ma che intenzioni hai?"
"E' stato mio fratello, non so cos'abbia scritto."
"Inventati un'altra balla, Ayan."
"NON è una balla." cercò di urlare. "Cazzo, credimi! E' arrabbiato con me perchè gli ho mollato una sberla davanti Allison e Annabella, non so cos'abbia scritto a lei e Daniel! Dico sul serio." sentì lei sospirare "Vorrei parlare con loro, ma non mi rispondono."
"Ci penserò io." 
"Grazie." interruppe la chiamata.

Aspettò e aspettò, ma non arrivò nessun sms e nessuna chiamata.
E lì che iniziava a sentirsi vuoto, con la paura di aver perso i suoi unici amici.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***




"La Letteratura va amata e siamo tutti d'accordo, ma il professore non può assegnarci tutta questa roba!" si esasperò Ayan.
"La Letteratura va amata." ripetè Annabella beffarda.


Gli ultimi giorni erano stati trascorsi con tranquillità, senza discussioni fraterne-amorose e soprattutto senza fratelli ficcanaso.
Daniel cercò di riavvicinarsi ad Annabella ma, ottenendo la reazione opposta dalla desiderata, passava la maggior parte del suo tempo in disparte a leggere i suoi preziosi libri horror.
Ayan e Stephanie passarono molto del loro tempo in compagnia di Annabella, facendola divertire e, quando dovevano, aiutandosi a vicenda con lo studio.


-


Il tanto atteso Venerdì arrivo e, dopo aver passato un pomeriggio insieme a casa dei fratelli come era solito fare, i due rimasero soli. I genitori sarebbero tornati finalmente il Lunedì seguente.
"Che ne dici di andarcene a mangiare da qualche parte?" propose Daniel entusiasta.
"Fuori discussione." disse seccata lei.
"Fuori discussione eh?" riflettè su quelle parole "Cosa preparo?"
"Prepara da mangiare solo per te, io non ho fame." gli rivolse un finto sorriso.
Per un po' di tempo continuarono il battibecco, fin quando Daniel scoppiò silenziosamente in un pianto.
"Non mi ignorare così, Annie. Per favore."
"Daniel non fare queste scenate, sei grande e vaccinato." lo osservò lei di sottecchi.
"Ho bisogno di te al mio fianco, come una volta." fece una pausa "So di aver fottutamente sbagliato, ma io ho bisogno del tuo amore." continuò disperato, con il viso rigato dalle lacrime.
"Smettila dai." 
Iniziò a sentirsi in colpa per aver assunto un atteggiamento così menefreghista, ma infondo gli stava solamente facendo provare quello che lui le aveva fatto. 

Sofferenza.

"Guardami, Nina" le prese il viso tra le mani, guardandola con fare bisognoso "per sopravviere, il corpo umano ha bisogno di un flusso continuo di cibo, di ossigeno e di amore. Senza di lei," si corresse "senza di te, perderei tutte e tre. Distanti, inizieremo lentamente a morire. Sai cosa significa questo?" 
Sapeva che le parole pronunciate le erano arrivate dritte al cuore.
Sapeva che Annabella ci teneva tanto a quel libro, Proibito, al suo significato e alla storia dei due fratelli innamorati, proprio come loro due.
Scrutò attentamente il suo viso, percependo angoscia.
Adocchiò una piccola lacrima scendere velocemente, la quale asciugò con un tenero bacio.
"Non piangere piccola."
"Non mi puoi fare questo. Tiri fuori quattro paroline dettate da un libro e credi che così potrei perdonarti?" fece una piccola pausa "Mi hai fatto star male per troppo tempo e non pretendo assolutamente che tu stia male pari al tempo che ci son stata io. Ma adesso hai capito quanto mi facevi soffrire? Quando ti volevo e tu mi respingevi?" si scostò dalle su grandi mani.
"Ti prego Daniel, ti prego basta." 
Andò via, nella sua stanza probabilmente.
O forse si chiudeva in bagno e si accasciava a terra, piangendo disperamente, proprio come faceva da piccola.
Solo che in passato, il fratello riusciva ad oltrepassare la porta e consolarla.
Questa volta non l'avrebbe potuto fare, nè voluto.
Sapeva che lei non voleva saperne più niente di lui, non in quel senso.
E così lasciò che pian piano le sue lacrime gli consumassero il suo volto.


 
Camminava lentamente, quasi sfiorando il pavimento a piedi nudi. Raggiunse la cucina e notò che il fratello aveva il capo poggiato sul tavolo, dormendo.
Sorrise a quella visione. Dopo le poche volte che lo vide piangere, sapeva che era suo solito addormentarsi con gli occhi e il viso ancora bagnati in qualsiasi parte egli si trovava.
Si preparò una tazza di tè e si sedette di fronte al fratello, ammirandolo.
Rise quando questo farneticava nel sogno, agitandosi sulla sedia.
"Daniel dai svegliati, va' a letto." gli scostò i capelli dalla fronte.
Lui balbettò qualcosa prima di aprire gli occhi e strofinarseli.
Sorrise alzando il capo, notando che la sorella rideva.
"Sono divertente mentre dormo?" ironizzò.
"Parlavi. Dicevi che qualcuno ben presto ti avrebbe divorato." rise.
"Non lo dicevo." disse impassibile.
"No, in realtà no." scherzò "Tè?" gli porse la tazza.
Il ragazzo ne prese una sorsata e gliela restituì, facendo sfiorare le loro dita volutamente.
"Allora, abbiamo deciso che mangiare?" chiese cambiando argomento.
"Credevo non volessi mangiare." 
"Ho cambiato idea, non si può?" disse stizzita.
"OK reginetta del cavolo, non ti arrabbiare." le sorrise.
"Cosa mangiamo?" 



La suoneria della sorella interruppe la conversazione.


"Un attimo." si allontanò da lui. "Ayan!"
"Hey" percepì il suo sorriso dall'altra parte del telefono "stai bene?"
"Sì, meglio."
"Mi fa piacere che in questi ultimi giorni non ci siano stati litigi o quant'altro, è bello stare tutti insieme felici." 
-Oh Ayan.. Povero e innocente Ayan.- pensò questa.
Era ovvio che nessuno avesse sospettato nulla, sapeva come mentire.
"Senti, ho chiamato per dirvi che ho la casa libera. I miei genitori partiranno e saranno di ritorno Domenica sera. Pensavo, dato che domani è il compleanno di Stephanie..." 
Non ebbe il tempo di finire la frase che Annabella si recò saltellando entusiasta dal fratello.
"Domani mega party a casa di Ayan!" urlò contenta.
"Scherzi?" prese il cellulare  e lo avvicinò al suo orecchio.
"Benedizione? Ascesa del Signore? Miracolo? Come lo chiamiamo questo?"
"Imbecille." risero. "L'unico problema è che i gemelli e Dalila rimarranno qui e hanno detto di coprirmi solamente stando alla festa." sospirò.
"E l'altro?"
"E' con i miei." ridacchiò.
"Dalila è la tipa con fisico bestiale che vidi l'altra volta nuda?"
"Si, la tipa con fisico bestiale che vedesti l'altra volta nuda di SEDICI ANNI!" calcò le ultime due parole.
Notò lo sguardo accusatorio sul volto della sorella e tagliò corto.
"Bene amico, sei un grande. I marmocchi non saranno un problema. Domani mattina verremo ad organizzare il tutto, OK?" adocchiò la ragazza dai lunghi capelli per cercare una conferma, ottenendola con un ghigno divertito.
"Ti passo Annabi." le restituì il cellulare e si recò al piano cottura.
"Sono contenta che ci permetti di organizzare una festa. Non te ne pentirai. Sarà la festa più bella che tu abbia mai fatto e che lei abbia mai avuto." sorrise.
"A domani Annie. Non fatemene pentire." 
"Ciao." disse dolcemente.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***




Da: Stephanie

Perdonatemi, 10min e sono da voi


 
"Abbiamo dieci minuti per finire gli ultimi ritocchi, Stephanie sta arrivando!" Informò gli invitati Annabella. "Ragazzi, dovete nascondervi. La porta sarà socchiusa, lei entrerà ed accenderà la luce e..."
"E a quel punto dovremmo gridare: SORPRESA!" la interruppe Daniel annoiato. "E' la quarta volta che lo ripeti." scherzò.
"Se va male la sorpresa, me la prenderò con te." si allontanò, cercando Ayan. "Hey" gli prese le mani "i tuoi fratelli?" 
"Mio fratello cerca di rimorchiare qualcuna e le due ragazze sono ancora in bagno." alzò gli occhi al cielo. 
"Sono pur sempre ragazze." ridacchiò lei.
"Ti dispiace farle uscire? Non vorrei che gli invitati mi distruggessero gli altri bagni." 
"Stai tranquillo, ho tutto sott'occhio. Li ho minacciati." disse fiera, avvicinandosi a lui.
"Mh," acconsentì "così va meglio." le sorrise di rimando.
"Vado a chiamarle." circolò verso il bagno, non prima di aver lasciato un casto e inaspettato bacio sulle labbra umide dell'amico.

Daniel, vedendo quel bacio, si infuriò.
"State insieme?" si avvicinò al volto di Ayan, sussurando.
"No Daniel." disse lui spaventato.
"Oh avanti, ti ha appena baciato." gli mise una mano sulla spalla, avvolgendola.
"No, non so che le sia preso."
"Dimmi la verità." strinse la presa. "Non può essere la prima volta che ti baci, sembravate a vostro agio."
"Lasciami, idiota." colpì la spalla dell'altro. "Sì, ci siamo già baciati prima d'ora." 

Vide lo sguardo di lui andare in fumo.

"Ma è successo solo una volta." fece una pausa. "E no, non stiamo insieme. Non voglio essere io la causa della sofferenza nei tuoi confronti."
"Però l'hai baciata." proseguì subito lui.
"Lei ha voluto, Daniel." spiegò lentamente. "E' OK?"

L'amico annuì poco sicuro. 
Si precipitò verso il bagno, incontrando le due sorelle e Annabella per lo stretto corridoio.
"Tu" disse con aria d'accusa "vieni qui." accostò bruscamente alla parete la sedicenne, Dalila, e la baciò con foga, sotto gli occhi sconvolti di Allison e sua sorella Ab.

"Che ti prende deficiente?!" lo spinse questa.

Allison prese la mano di Annabella e la trascinò dall'altra parte della casa.
Dalila squittì di come fossero state brusche le sue maniere e lui la fulminò con uno sguardo, lasciandola lì da sola a urlare di quanto fosse scostumato.

"Ragazzi sta arrivando, nascondetevi!" sentirono urlare.

Dopo pochi secondi, una figura femminile e aggraziata entrò.
"Ayan!" chiamò lei. "Ma che cazz...?!" inciampò su una gamba, cadendo a terra. 
Accessero subito la luce urlando un sonoro "SORPRESA!", seguito da battiti di mani e vari auguri. La aiutarono ad alzarsi e la abbracciarono in gruppi.

"Questo è da parte mia, di Ayan e Daniel." le sorrise Annabella.
Prese il pacchetto dalla busta, poi lo scartò. 
"Noo, un foto-album digitale!" 
"Accendilo, abbiamo caricato su qualcosa."

Accese l'aggeggio tecnologico e sfogliò le foto: c'erano quelle della sua infanzia, con la famiglia, nel periodo di adolescenza con Ayan, i suoi diciotto anni e infine quelle con i suoi nuovi amici. 
"E' bellissimo, grazie mille." disse commossa.
"Oh basta adesso, ci sono super alcolici che ci aspettano!" disse entusiasta Daniel.
"Super alcolici?" guardò Ayan sorpresa. "Organizzi una festa e ci sono super alcolici? Wow Bauer, ci stiamo dando da fare!" 

Lui fece spallucce sorridendole, a mo' di scusa.
 

 
La festa aveva avuto un successone. C'erano moltissime persone, gruppi che si scatenavano a ballare, altri che si dedicavano prettamente all'alcool, altri ancora che rimorchiavano e infine quelli che facevano tutto insieme.
Stephanie indossava una coroncina e una fascia stile Miss con su scritto "festeggiata". Si stava divertendo parecchio; ballava agitando il suo bicchiere e quando il ragazzo, il quale ballava decisamente troppo vicino a lei, le sussurava qualcosa all'orecchio, lei esplodeva in una sonora risata.

"Scusa se te la rubo fratello, ma adesso la festeggiata balla con me." 

E così cambiava "cavaliere" di ballo in ballo.
Daniel aveva un aspetto peggiore: era steso sul divano impegnato a scolarsi le bottiglie di birra presenti sul tavolo. Ayan aveva provato di togliergli le bottiglie dalla sua portata, ma non ce n'era stato verso.

Annabella era la più sobria tra i tre, ma non batteva di certo Bauer.
Ballava per un po' e dopo si appartava in un angolino della casa a parlare con Allison. Ultimamente c'era più complicità tra le due, cosa che non aveva mai notato. Quando partì un lento, lei si avvicinò ad Ayan, prendendole la mano.
"Balli con me?" 
Prima che lui potesse annuire, lei lo trascinò al centro del grande salone, facendo poggiare le mani del ragazzo su i fianchi di Annabella per poi lei stessa portare le sue braccia al collo di Ayan e avvolgerle delicatamente. Si fecero trasportare dal ritmo lento della musica, avvicinando le loro fronti e chiudendo gli occhi. Lei gli sussurrò qualcosa a pochi centimetri distanti dalle sue labbra che non percepì, dando la colpa al poco alcool che aveva ingerito. 

-Questo è quando non ci si è abituati, vedi Ayan?- riproverò mentalmente a se stesso.

Lei sorrise, notando la fronte aggrottata del ragazzo. Si avvicinò ancora di più, fissando le sue perle.
"Hai dei bei occhi." disse divertita.
"Grazie?" rispose lui confuso.
Si accostò ancora di più a lui, facendo combaciare i loro corpi e sfiorando le labbra.
"Si sente l'alcool dal tuo respiro." disse stavolta, sussurrando.
Ayan avrebbe giurato che il suo respiro, invece, lo stava stendendo. Amava avere certi contatti con lei, ma quell'odore nauseante gli stava invadendo le narici. Decise di non contestare per gentilezza. Quando lei, dopo essersi allontanata di poco e permesso al povero Ayan di prendere una boccata d'aria (anche se ormai la puzza aveva contagiato l'ambiente), questa si riavvicinò ma fu bloccata da delle proteste da parte dei ragazzi. Questi si lamentavano, sorseggiando arrabbiati un bicchiere.

"Stava ballando con me."

"Noi ci eravamo scambiati pure il numero di cellulare."

"Io non sono riuscito nemmeno ad arrivare alla prima base!"

Perlustrando la stanza con gli occhi, i due notarono Daniel e Stephanie decisamente fuori di sè, ubriachi, distesi sul divano intenti a pomiciare, offrendo uno spettacolo disgustoso.

"Woho woho woho, tu!" Ayan si avvicinò al divanetto di famiglia, dove di solito il padre riposava. "Cosa combini?" mise in piedi Stephanie, sorreggendola.
"Hey amico, i cazzi tuoi." disse arrabbiato Daniel, cercando di riprendersi la sua preda. "Io non mi intrometto quando ti strusci con mia sorella e tu non ti intrometti con la mia vita, OK?" lo liquidò. Fece uno scarso tentativo di rialzarsi, ma con scarsi risultati.
Annabella e Allison arrivarono al fianco dei due, portando Stephanie in cucina. Ayan riempì un bicchiere d'acqua e lo porse a Daniel, che lo rifiutò bruscamente.
"Me la stavo lavorando," disse ancora arrabbiato "era un piccolo regalo per il suo compleanno" continuò divertito.
"Smettila e bevi questo." rispose disgustato, forzandogli il bicchiere sulle labbra.
Stavolta lui l'accettò, costretto a berlo.

 
 
"Ha delle labbra da..." Stephanie cadde dalla sedia, esprimendo poi il suo dolore piagnucolando. "...sballo." Si tastò poi la testa. "Mi sta per scoppiare."
"Bevi questo." Annabella le porse un grande bicchiere pieno d'acqua fredda.
"Senti Annie, io non volevo baciarlo." disse con tanto di tono da ubriaca, scusandosi.
"Lo so. Bevi." le ordinò.
"Non volevo, io non volevo." ricominciò a piagnucolare, bevendo e farneticando.
"La festa è finita!" urlò questa. "Ragazzi smammate. Assicurati che siano andati tutti via." si rivolse ad Allison. 
Questa annuì, per poi recarsi alla porta. 
"Andiamo a fare una doccia, sì?" le propose l'amica, rassicurandola.
Mise il braccio di Stephanie intorno alle sue spalle e cercava di sorreggerla, recandosi in bagno con dietro una bottigli d'acqua. Una volta entrate, chiuse la porta a chiave e aprì l'acqua della doccia, regolandola su quella calda e ordinandole di bere ancora. 
Infine la aiutò a spogliarsi e questa entrò sotto il getto d'acqua potente, lamentandosi della temperatura.
"E' bollente!" 
"No, lavati." rispose secca, massaggiandole i capelli.
"Ma ti dico che è bollente!" disse con voce stridula.
Sbuffò, regolandola nuovamente.
Dopo averle lavato accuratamente i capelli e aspettato che si lavasse per bene, le porse un accappatoio e la fece accomodare su un basso sgabello presente dietro la porta.
"Siediti. Bevi ancora un po'."
"Ho bevuto anche sotto la doccia." contestò lei dispettosa.
"Bevi." assunse un tono autoritario.
Le pettinò per bene i capelli, per poi asciugarli. 

Qualcuno bussò alla porta. Allison.

"Sono andati tutti via. La casa è un disastro." disse esasperata. "Ho portato vestiti puliti per lei." indicò la ragazza ancora scossa dall'alcool con un cenno di capo.

Dopo averla aiutato a vestire, la portarono nella stanza della ragazza, sistemandola nel suo letto sotto le coperte.

"Disastro." disse delusa Annabella.
"Nah, solo la parte finale." scherzò Allison.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***




Allison sentì dei colpetti dati alla porta e si svegliò immediatamente.

"Hey" 
Il fratello, Ayan, aspettava dall'altro lato della porta con un vassoio con su la loro colazione.
"Vi ho portato qualcosa da mangiare" glielo porse "e un antidolorifico per lei." indicò Stephanie con il capo. "Stanno bene?"
"Sì, è tutto OK. Grazie." liquidò il fratello con un sorriso, poi questo andò fuori. 
Si concesse un cappuccino, per poi portare una spremuta d'arancia e un altro dei potenti antidolorifici della madre per Daniel.

Aprì la porta, poggiando il succo e la medicina sul comodino accanto al letto.
"Vado a farmi una doccia." disse, senza importarsi se l'amico lo stesse ascoltando.


 
"Come ti senti?" 
"In perfetta forma." rispose Daniel, dopo essersi vestito.
"Ieri hai dato abbastanza spettacolo con Stephy." ridacchiò Ayan.
"Che? Credo che si potesse considerare divertimento, quello."

Ayan fece una smorfia disgustata, senza badare a risponderlo. 

"Anche tua sorella ci sa fare." continuò malizioso.
"Che?" sbottò l'altro, preoccuppato.
"Che?" ripetè lui innocentemente. "Dalila" gli sorrise "anche se non mi considera il massimo dell'educazione."
"Non fare lo stronzo con mia sorella." 
"Non mi permetterei mai." disse ironico e uscii dalla stanza.

Ad Ayan non gli andava giù il comportamento dell'amico, ma non voleva pensarci, non in quel momento. Era intento a trovarsi uno svago, un qualcosa di diverso che gli occupasse la giornata, come il teatro. Una volta sentì Annabella raccontare a Stephanie di quanto fosse bello avere una compagnia teatrale, magari un giorno avrebbe scritto un'opera tutta sua.

 
"Grazie per la colazione." disse infine Annabella, dopo vari minuti di silenzio.
"Daniel è un idiota."
"Sappiamo tutti che Daniel è un idiota." gli ricordò la sorella.
"Mi spiace per ieri sera" fece una piccola pausa, verificando le emozioni che le trapelavano il volto. "Vorrei rendermi utile scoprendo il mondo del teatro, mi aiuteresti?" chiese speranzoso.
"Certamente." si illuminò. "Se vuoi posso portarti oggi, ti faccio conoscere degli amici. Sono bravi, vedrai." disse contenta, recandosi all'attaccapanni e prendendo il suo giubbotto semi invernale.
"Ci conto." le sorrise lui di rimando, salutandola.

"Così vuoi intraprendere la carica di teatrante? Non sai cosa inventarti per starle vicino." rise ironico Ezra.
"E tu non hai capito niente, della vita, se pensi solo a stupidi giochi e ingannare quelle povere ragazze che ti girano intorno." 
Il fratello fece spallucce, troncando l'argomento e piazzandosi nuovamente sul divano con il joystick della super Play Station 3 della famiglia.

Ayan raggiunse la stanza della sorella per verificare che l'effetto dell'antidolorifico su Stephanie avesse funzionato. Rimase con le ragazze, aggiornandosi sulle ultime scempiaggini commesse da Daniel fin quando la sorella Allison propose di accompagnare l'amica a casa. Così gli rimase l'ultimo da fare la cosidetta visita di turno, l'insolito ubriacone ruba baci.

"Allora, stai meglio?"
Questo si lamentò, con il viso rivolto sul cuscino.
"Hai mal di testa?"
Emise ancora una volta lamenti.
"OK, lo prendo come un sì." si avvicinò alla figura accasciata sul letto e gli scosse le spalle. "Stephanie e tua sorella sono andate via, puoi uscire di qui." ironizzò.
"Dov'è andata Annab?" si preoccupò, voltandosi a pancia in su.
"A casa, presumo. Che ti importa?"
"Ha bevuto ieri? Si è ubriacata?" 

Fratello iper protettivo mode on.

"No, affatto. O almeno, non è arrivata al tuo livello. Era più preoccupata che tu avessi rovinato la festa a Stephy che altro, ad essere sincero." si tastò il mento, come per riflettere.
"Meglio così." 
"La parte dell'indifferente non ti si addice." si allontanò dal letto. "Se vuoi collaborare nel fare qualcosa in questa tua insulsa vita, sto per preparare il pranzo."
"Parli come se ne avessi avuta già una o ne dovessi avere un'altra."
"Non ti ho spiegato i miei ideali? Io credo fermamente che tutti noi abbiamo avuto una vita passata e, dopo questa, ne avremo un'altra. Ad esempio, mi piace pensare che in una vita precedente io sia stato Fryderyk Chopin oppure Charles Dickens." fantasticò Ayan.
"Tu sei matto. Ma di quei matti da non farne a meno." gli spettinò i capelli.
"Ideali." sorrise lui, spensierato.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***





Entrammo nel piccolo teatro della cittadina, colmo di persone che provavano varie battute. Alcune ragazze, sorprese dalla visita di Annabella, smisero di provare. 

"C'è una parte da offire?" chiese lei raggiante.
"Che? No, io non..." bisbigliai, prima di essere interrotto dal suo gesto brusco.
"Ovvio, per te c'è sempre una parte." la incitò un ragazzo con un copione tra le mani. 
"Ho portato un mio amico, vorrebbe saperne di più. Magari in futuro potreste offrire una parte anche a lui." sorrise all'amico.
"Sicuro." rispose contento.

Ayan si calmò visibilmente a quelle parole. Il teatro lo aveva sempre affascinato, ma non ne sapeva un granchè.
"Nuova commedia scritta da Paul, ti piacerà. Piacerà a tutti e due, è originale." li assicurò. 
Presero due copioni e si sedettero sulle sedie di fronte al palco e alcuni ragazzi iniziarono con le prove.
 

 
Ayan passò l'intero pomeriggio con Annabella e i suoi amici della compagnia teatrale, parlando delle varie scene che avevano messo su e le varie parti che aveva fatto l'amica. Erano tutti simpatici e disponibili. Johanna, la fidanzata di Paul, si era offerta per aiutarlo ma a quel punto Annabella rispose gelosamente di essere in grado di farlo lei. Era un po' di tempo che si ingelosiva e ad Ayan non andava bene, lei non aveva nessun motivo per esserlo. Quando lui le chiese perchè si comportasse così, lei rispose semplicemente "Mi piaci" senza aggiungere altro, continuando a scarabocchiare sul suo block notes.

Lui aveva paura di rimanerne deluso, temeva che Annabella lo facesse solo per mettere da parte il fratello. Così quando affrontarono la questione, lei gli mise in chiaro che aveva chiuso definitivamente con Daniel, che non ne voleva più sentir parlare. Passavano molti pomeriggi insieme, inizialmente con la compagnia di teatro, poi da soli. Ayan amava osservarla, ormai conosceva tutti i particolari del suo viso. Amava le rughette formatesi sulla fronte quando si concentrava, come amava quelle sotto agli occhi quando sorrideva. Amava quando le ciocche dei capelli le davano fastidio cadendo davanti al viso e la sua piccola mano le riportava con cura dietro un orecchio. O amava semplicemente quando sorseggiava il suo solito milkshake preso al Butterfly Bar

Una settimana dopo che Annabella ed Ayan ufficializzarono il loro fidanzamento, Daniel partì per la Francia. Stephanie iniziò a seguire corsi di violoncello, dove lì conobbe Tim. Tim era un tipo apposto, che lavorava in una biblioteca di mattina e come cameriere in un ristorante la sera. Proveniva da una famiglia ricca di origine portoghese, ma scelse di trasferirsi dai parenti in Italia a soli 19 anni. Sapeva come guadagnarsi da vivere e sapeva farsi rispettare. Un tipo con la testa sulle spalle; per questo Ayan gli lasciava via libera e non provvedeva ad avvertirlo sul dove si sarebbe ritrovato il suo fondoschiena se avesse fatto soffrire Stephanie. Lei era cotta a puntino di lui, sembravano due piccioncini anche se sostenevano di essere "solo amici". 

Una sera andarono tutti e quattro in discoteca e Tim si dimostrò molto protettivo e generoso nei confronti di Stephanie; le piaceva, pensò Ayan. Era il ragazzo giusto per l'amica. Per quanto riguardasse lui ed Annabella, le cose andavano alla grande. Ogni fine settimana chiamavano Daniel per accertarsi che le cose laggiù andassero bene e lui informava sempre che prima o poi avrebbe portato una francesina in Italia, dato che sfoggiava le sue doti da sciupa femmine.

Sembrava che fossero finalmente tutti felici, che Annabella si fosse dimenticata del fratello. Loro due decisero di affittare un appartamento e condividerlo, continuando normalmente gli studi all'università. Quel giorno che Ayan decise di aiutare la fidanzata con l'impacchettare le cose, notò che lei trovò il libro Proibito. Sapevano entrambi quanto quel libro valesse per lei. 

 
"Lo regalerò a Stephy, io conosco ogni singola parola a memoria, ormai." disse, abbozzando un triste sorriso.

 
A parte quel ricordo nostalgico, la loro vita scorreva serena e tranquilla. Ma Ayan viveva con il terrore che qualcosa di brutto prima o poi sarebbe accaduto e, anche se questo suo presentimento non gli facesse godere appieno la vita, magari avrebbe avuto ragione...

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Capitolo 14
*** Epilogo ***




Epilogo 
 

 
Cinque anni dopo.

I tre amici finalmente raggiunsero uno dei tanti obbiettivi più importanti delle loro vite: laurearsi. Passarono l'ultima serata insieme, godendo anche della compagnia di Daniel. Annabella ed Ayan avevano intenzione di girare il mondo, quindi decisero di partire per un mese girando l'Europa. Stephanie e Tim, invece, proggettavano il loro matrimonio, aspettando un bambino. Daniel, come predetto, aveva portato una francesina con sè, Clémentine, che cercava di sembrare un'esperta di italiano.

"Che nomi avete pensato per il bambino?" chiese entusiasta Annabella.
"O la bambina." la corresse Tim, sorridente.
"Vi consiglio un nome francese, sono bellissimi quelli, vero Clémentine?" disse adulante.
"No grazie, passo." 
"Ginevra, se è una femminuccia..." Tim lasciò la frase in sospeso.
"...e Ayan, se è un maschietto." concluse lei, sognante.
"Wow, scegliereste il mio nome?" chiese lui, sorpreso e contento per quel privilegio.
"No, l'abbiamo già scelto." disse felice Stephanie "Comunque siamo contenti in tutti e due casi, non abbiamo certo preferenze." 
"Non vedo l'ora di vedere il tuo pancione." intervenne Annabella.

E così passarono il resto della serata parlando del bambino e del matrimonio.  
Tra Daniel e Annabella filava tutto liscio, si comportavano da fratelli senza alcuna traccia dei ricordi del passato. Non ne aveva dubitato nemmeno per un momento, e poi sembrava che Daniel ci tenesse davvero a quella francesina.

Ayan era finalmente felice. 
Era riuscito ad ottenere ciò che desiderava: la libertà, scegliere cosa fare della sua vita ed era più che soddisfatto di esser riuscito a prendere le rendini in mano e non farsi guidare dai suoi genitori. Fantastici amici, di cui si poteva fidare ciecamente. Una ragazza splendida che amava e che soprattutto lo ricambiava. Una laurea. Una casa tutta per loro, non esageratamente grande, ma con le loro cure amorevoli aveva l'aspetto di una casa perfetta. Presto avrebbe avuto un lavoro, dato che aveva provveduto a spedire il suo curriculum. E, nonostante tutto, una famiglia. 

Non poteva chiedere di meglio. 

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