Hai voluto la bici? Ora pedali!

di Valerydell95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Pizza in famiglia (GerIta) *Dedicata a Elfin Emrys* ***
Capitolo 2: *** 2 - Poker, whisky e sigari (FrUk) ***
Capitolo 3: *** 3 - Gita di domenica (Japanada) ***
Capitolo 4: *** 4 - Questioni fraterne (IceLat) ***
Capitolo 5: *** 5 - La terza verità (DeNor) ***
Capitolo 6: *** 6 - Indovina chi viene a cena? (PruAus) ***
Capitolo 7: *** 7 - La borsa della discordia (SwissPol) ***
Capitolo 8: *** 8 - Quando l'alcol ci mette del suo (Spamano) ***
Capitolo 10: *** 9 - Un'offerta irrifiutabile (Nethelarus) ***



Capitolo 1
*** 1 - Pizza in famiglia (GerIta) *Dedicata a Elfin Emrys* ***


 

Be', che dire...
Insomma, tutti a shippare coppie e i cognati, poveracci, non se li fila nessuno?! Be', non è giusto!
Quindi questa raccolta è dedicata appunto ai cognati delle coppie hetaliane, tutti diversi tra loro: cognati rompiscatole, ostili, invadenti, riservati, gelosi o freddi come ghiaccioli. Perché, come ho scritto nella presentazione, in ogni coppia c'è un grande amore, ma è pure vero che intorno c'è almeno un cognato o un suo sostituto con cui fare i conti.

O no? =)

 

 

 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

Pizza in famiglia 

 *Dedicata a Elfin Emrys*

(600 parole)

 

Non è facile mangiare se Lovino Vargas ti fissa con occhi assassini. Ludwig lo scoprì quella sera.

Che Lovino sarebbe stato un parente acquisito problematico lo sapeva bene, come sapeva bene che Lovino non lo avrebbe mai accettato come fidanzato di suo fratello, figuriamoci come cognato. Continuava a fissarlo in silenzio mentre masticava il boccone di pizza, gli occhi fulminanti come quelli di una belva, mentre Ludwig si sforzava di ignorarlo e Feliciano ci provava con scarso successo. Anche la loro posizione a tavola rispecchiava i rapporti interpersonali: Ludwig e Lovino erano seduti uno di fronte all'altro ai lati opposti del tavolo, mentre il povero Feliciano, altresì definibile "pomo della discordia", era posizionato nel lato in mezzo e li fissava sconsolato. Se qualcuno fosse entrato avrebbe pensato che Ludwig e Lovino se lo stessero litigando.

"Passami l'acqua.".

Ludwig lo guardò negli occhi. "Per?".

Lovino stritolò il manico della forchetta. "Per bere." ribatté con un sorriso arrogante.

"Ve, dai, non litigate!". Feliciano fece un sorriso tanto ampio quanto tirato. "Dai, Lovino, ecco l'acqua!".

Lovino afferrò il manico di brocca continuando a fissare Ludwig negli occhi come un gallo che vuole attaccar briga con il rivale. "Grazie, fratellino.".

Quella parola nascondeva un'intero discorso, qualcosa tipo: "Lui è mio fratello, capito, crucco? Anzi, ad essere preciso è il mio fratellino e ho dei diritti su di lui, mentre tu sei solo un estraneo finito qui per caso, quindi non gasarti e sta' al tuo posto, intesi?!". Un fulgente esempio di cordialità e ospitalità, in sintesi.

"Ehi, crucco, quand'è che arriva tuo fratello? Non è che si è perso per strada o roba simile? Perché io non vado a raccattarlo!".

"Non si è perso, arriverà a momenti." rispose Ludwig mentre tagliava la pizza con aria impassibile. "Non devi andare a raccattare nessuno.".

La porta di casa si aprì con violenza.

"Eccomi! Vi sono mancato, vero?!" esclamò la voce di Gilbert dal disimpegno.

"Come la varicella." sibilò Lovino, palesemente felice di avere ospiti il proprio cognato e il di lui fratello.

Gilbert entrò scaricando - per la gioia di Lovino - sei lattine di birra sul tavolo e schioccò un bacio sulla guancia di Feliciano. "Hallo, schatzli!" fece con voce affettuosa neanche stesse parlando con quel damerino del suo cicisbeo austriaco. Lovino gli lanciò la sua occhiata più fulminante mentre veniva colto da funesti dubbi: che quei due, oltre che cognati, fossero amanti alle spalle dell'altro crucco?! Che Feliciano fosse caduto in una sorta di terribile triangolo con annesso incesto?!

Mentre nella testa di Lovino apparivano scene agghiaccianti, Gilbert si piazzò accanto a Feliciano e i due iniziarono a ridere e scherzare in allegria mentre Ludwig si comportava come se nulla fosse, cosa che fece arrabbiare Lovino ancora di più. Ma che razza di pseudofidanzato permetteva al proprio fratello di provarci col proprio ragazzo davanti al di lui fratello?! Si era arrivati alla follia più pura!

"Lovino, piantala di fissarci male!" esclamò Gilbert aprendosi una lattina di birra. "Datti una calmata, su!".

"Ma vaffanculo, cosa vuoi da me?!".

"Vee, dai, non litighiamo!" esclamò Feliciano mentre con lo sguardo invocava l'aiuto di Ludwig. "Dai, fratellone, non è bello litigare con i cognati!".

"Ma che cognati e cognati, ma chi li vuole?!".

"Ah, guarda, se la metti così neanche tu mi stai simpatico!".

"Gilbert, smettila." fece gelido Ludwig. "Lovino, per piacere. Cerchiamo di non comportarci come bambini dell'asilo, per una volta.".

Lovino lo guardò come se avesse voluto sbranarlo ma se la prese invece con la restante fetta di pizza, mentre Gilbert riprese a ridere con Feliciano e Ludwig sospirò piano fissando il proprio piatto ormai vuoto.

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Capitolo 2
*** 2 - Poker, whisky e sigari (FrUk) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

 

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

Poker, whisky e sigari

(740 parole)
 

Ian = Scozia

Oliver = Galles

Samuel = Irlanda del Nord

 

 

"Scala reale! Ho vinto!".

"Oliver, sei un bastardo, hai barato!".

"Non è vero, quindi tutte le fiches sono mie! Sam, passami il whisky!".

"Prenditelo da solo! Ian, spegni quel sigaro di merda, mi stai intossicando!".

Basta! Basta, ti prego, basta!

Francis infilò la testa sotto al cuscino. Erano le undici e quei tre non volevano andarsene, erano lì da quasi tre ore e avevano trasformato il salotto in una bolgia infernale.

Perché, perché in nome di Dio non aveva preso in considerazione quello spinoso aspetto della faccenda?!

Quando lui e Arthur si erano finalmente messi insieme si era sentito la persona più felice del mondo, gli sembrava di camminare ad un metro dal suolo. Peccato si fosse scordato di un fondamentale dettaglio: i fratelli maggiori di Arthur, altresì noti come l'Allegra Consorteria Kirkland.

Il maggiore, Ian, era un presuntuoso insolente con l'orecchino e un sigaro perennemente in bocca. Il secondo, Oliver, era uno scombinato irresponsabile di primo livello. Il terzo, Samuel, era prepotente e sboccatissimo. Presi assieme erano tre bulli sfacciati e arroganti e Francis non li sopportava, li accettava soltanto per amore di Arthur. Neanche lui andava a genio a loro, tanto che si erano divertiti a coniare una bella lista di soprannomi che gli avevano schiaffato addosso senza neanche chiedergli di uscire. Tra i tanti spiccavano "francesina" , "biondina" (particolarmente amato da Ian), "Boccoli d'Oro" e quello che più faceva arrabbiare Francis, cioè "ranocchia". Francis permetteva soltanto ad Arthur di chiamarlo "rana" (e non "ranocchia"), come Arthur permetteva soltanto a Francis di chiamarlo "teppistello". Erano due nomignoli che avevano perso il loro significato originario per assumerne uno particolare che neppure loro sapevano spiegare ed era una cosa di cui erano molto gelosi. Adesso invece se la doveva vedere con quei tre rozzi cafoni che si erano impossessati del salone senza fare troppi complimenti. A coronamento di quella bella serata, Arthur era uscito lasciando Francis da solo a "familiarizzare" -parole sue- con quell'orda barbarica.

"Ian!".

"Che vuoi?".

"Abbiamo finito le noccioline!".

"E quindi?".

"E quindi vai a prenderle, che cazzo di domande fai?!".

Francis si sentì svenire. Sapeva benissimo cosa stava per accadere.

"Non mi va.".

"Vaffanculo! Oliver, vacci tu!".

"A me le noccioline fanno schifo, che mi frega!".

"Siete due stronzi! Ehi, francesina! Francesina, vieni un po' qui!".

No, lo sapevo!

Forti della loro superiorità numerica, volevano costringerlo a far loro da cameriere. Doveva cedere alla prepotenza di quei tre.

D'improvviso gli venne in mente una cosa che gli aveva detto Gilbert una volta.

"Sei troppo buono! Quando t'incazzi devi diventare cattivo, capisci? Devi far evadere la bestia che hai dentro! Fatti rispettare!".

Francis sogghignò. Era tempo di far capire a quei tre cafoni cos'era il rispetto. Senza volgarità. Si alzò, si sistemò i capelli e scese in salone, pronto a combattere all'ultimo sangue.

"Ehi, elegantone, le noccioline sono finite: vai a prenderle!" gli ordinò Oliver versandosi un bicchierino di whisky.

Francis sorrise amabilmente. "Pardonne-moi, ma non ne ho voglia.".

Samuel sogghignò. "Non ti conviene alzare la cresta, tesoro, potresti finire male!" fece alzandosi e andando davanti a lui.

Francis si strinse nelle spalle senza smettere di sorridere. "Forse. Ma non credo che te la caveresti a buon mercato se Arthur venisse a sapere che mi hai messo le mani addosso. Ora, se volete scusarmi, vado a dormire.".

Si girò e fece per raggiungere le scale ma l'altro gli afferrò il braccio. "Tu non vai da nessuna pa...".

Un violento schiaffo colpì la mano di Samuel, che la ritirò lentamente fissandolo ad occhi sbarrati. Dietro di lui, Ian e Oliver guardarono il francese con aria attonita.

"Cari cognati, credo che sia ora di trovare una soluzione al nostro piccolo problema.". La voce di Francis era perfettamente calma e cortese, così come il suo sorriso. "Io non piaccio a voi e voi non piacete a me, questo mi pare chiaro. Quindi io propongo di... per così dire, stringere un patto di non belligeranza. Io non dò fastidio a voi, voi non date fastidio a me e, soprattutto, mi lasciate vivere la mia storia d'amore con vostro fratello in santa pace. Amo molto Arthur, quindi non serve che vi atteggiate a fratelli maggiori gelosi e protettivi, d'accord?".

Li guardò in silenzio e sorridendo amabilmente, mentre i tre lo fissavano allibiti.

"Ora, se non vi dispiace, io vado a dormire. Bonne nuit, mes chers beau-frères*.".

Voltò i tacchi e salì le scale, senza nascondere che il suo sorriso adesso era di trionfo.

 

 

* mes chers beau-frères = "miei cari cognati"

 

Be', che dire? Prima volta che mi cimento con la famiglia Kirkland al (quasi) completo, quindi non so quale sia il risultato. Secondo l'idea originaria questa one-shot doveva essere molto diversa, perché avrebbe dovuto esserci Arthur, sarebbero arrivati Gilbert e Antonio e il tutto sarebbe sfociato in una bella rissa generale. Però anche così mi piace molto.

Quindi a presto con la terza one-shot!
 

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Capitolo 3
*** 3 - Gita di domenica (Japanada) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

Gita di domenica

(645 parole)



"Ragazzi!" strillò Alfred spalancò di botto la porta. "Eccomi, io ci sono, si può andare!".

Nella stanza da letto Kiku si svegliò di colpo rimanendo intontito per qualche secondo, ma quando sentì la voce di Alfred cantare marcette in salone capì quale fosse la situazione. E quanto fosse critica.

"Matt! Matt, svegliati!".

L'altro aprì faticosamente gli occhi. "Kiku, che c'è? E' presto.".

"C'è tuo fratello in salone.".

"Cosa?!".

Prima che potessero fare alcunché, Alfred spalancò la porta della stanza in barba a qualsiasi riservatezza e pudore.

"Ancora a letto?! In piedi, pigroni, si va a scarpinare!".

Sembrava non si fosse accorto del fatto che fossero appena le sei di domenica mattina e non mise in relazione il fatto che Kiku e Matthew fossero nello stesso letto e il fatto che non fossero precisamente vestiti. Anzi, come se nulla fosse iniziò a lanciare indumenti addosso ai due -nella fattispecie due paia di mutande, due paia di pantaloni, una camicia, una felpa e due paia di calzini- gridando: "Vestitevi, è tardissimo!".

"Alfred...".

"Non chiacchierare e accellera, cognato!". E uscì dalla stanza correndo.

Kiku sospirò sconsolato, rendendosi conto per l'ennesima volta del fatto che Alfred aveva preso fin troppo seriamente la relazione tra lui e Matthew. Certo, che fosse una relazione seria era fuor di dubbio, ma forse era eccessivo che Alfred non lo chiamasse più "Kiku" ma bensì "cognato". Come a sottolineare il fatto che fosse suo parente, almeno secondo lui.

Matthew iniziò a vestirsi, decisamente irritato. "Ora vado e gliene dico quattro.".

"Matt, lascia perdere, lui è fatto così.".

Neanche l'avessero evocato, Alfred tornò correndo nella stanza. "Ancora così?! Sbrigatevi!".

"Se tu mi facessi la cortesia di uscire potrei vestirmi.".

"E dai, siamo cognati, non servono pudori! Ormai facciamo parte di un'unica famiglia!".

Per Alfred quel concetto era diventato una vera e propria fissazione. Ogni scusa era buona per appellarsi al fatto che lui e Kiku fossero -sempre secondo lui- cognati, facendo leva sul grande rispetto che il giapponese aveva per i rapporti familiari. "Alfred, per favore, esci.".

"Dai, se ti vergogni mi giro! Certo che a vergognarsi del proprio cognato...".

"Esci.". Matthew guardò il fratello con occhi di fuoco. "Subito.".

Alfred scoppiò a ridere. "Ehi, Mattie, ti sei alzato male? Su, rilassati!".

Una bottiglia di plastica, fortunatamente vuota, partì dal comodino e raggiunse il muro a qualche centimetro dalla faccia di Alfred, seguita dalla voce di Matthew che urlava: "Fuori di qui!". L'americano pensò bene di obbedire scappando in corridoio e chiudendosi la porta alle spalle. Kiku fissò basito Matthew che si rivestiva borbottando qualcosa, mentre dal corridoio Alfred prese a cantare il proprio inno a squarciagola senza alcun rispetto per l'orario.

Avere Alfred come fratello del proprio fidanzato si poteva riassumere in un unico semplice aggettivo: estenuante. Voleva organizzare tutto lui e adorava follemente comandare. Feliciano chiamava quella cosa "sindrome di Filini*", anche se Kiku non aveva mai sentito quel nome prima d'ora. Ma comunque era come se, con la propria presenza, Alfred gli succhiasse via le energie lasciandolo esausto.

E adesso si era pure preso il vizio di fargli visite a sorpresa, che giustificava sempre con la stessa frase: "Siamo cognati!". Quelle due parole erano diventate la scusa universale che usava con Kiku, due parole in base alle quali ogni volta Alfred aveva ragione.

"Ti sei arrabbiato se sono piombato a casa tua mentre eri a cena con Matthew?! Siamo cognati!".

"Non vuoi venire alla mia festa di Natale?! Siamo cognati!".

"Sì, ho preso un tuo libro senza chiederti il permesso! E allora? Siamo cognati!".

E Kiku continuava a cascarci e a perdonargliele tutte.

"Sei troppo buono con lui!" esclamò Matthew. "Devi avere più polso!".

Al contrario, Matthew non cedeva più a suo fratello da quando stava con Kiku. Non gliene faceva passare una, soprattutto se c'era di mezzo la loro relazione. Chissà come faceva. Kiku pensò che avrebbe dovuto imparare da lui.

 

 

 

* Sindrome di Filini = Il geometra Filini è un famosissimo personaggio dell'altrettanto famosa saga di Fantozzi di Paolo Villaggio. Filini cerca sempre di organizzare varie attività di tutti i tipi (dalle gite in camper alle partite a calcetto), sempre con esiti tragicomici. Ovviamente non esiste la sindrome di Filini come malattia, ma dato che America vuole sempre organizzare tutto ma combina sempre casini mi è sembrato divertente che Feliciano dicesse una cosa del genere.

 

 

Ecco dunque il terzo capitolo, con una delle mie OTP!

Non c'è nulla da fare, adoro questa coppia almeno quanto detesto America. E la Japanada appare in tutte le mie fanfiction, quindi fate un po' voi XD Ci saranno altri Crack!Pair, ma non vi anticipo nulla.

A presto con il quarto capitolo!

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Capitolo 4
*** 4 - Questioni fraterne (IceLat) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

Questioni fraterne

(930 parole)

 

A causa della sua radicata timidezza, Raivis non aveva mai avuto legami sentimentali e la sua poca fiducia in se stesso lo aveva reso ancor più chiuso. Fu molto fortunato perciò a incontrare e ad innamorarsi in breve tempo di Emil, il quale seppe, con gentilezza e sensibilità, avvicinarsi a lui fino a farlo uscire dal guscio in cui sembrava essersi chiuso. Ma, se da una parte il loro rapporto era quanto di più idilliaco si potesse immaginare e il loro sentimento aveva tutta la dolcezza del primo amore, le acque circostanti erano tutt'altro che quiete.

Da una parte c'era Eduard, che si preoccupava come il più ansioso dei fratelli maggiori. Aveva il terrore che Emil facesse "qualcosa" di non meglio definito a Raivis, il quale, fisicamente più debole ed emotivamente fragile, sarebbe -a detta sua- rimasto traumatizzato vita natural durante. Non bastava che Raivis ribadisse di continuo quanto Emil fosse serio, maturo e responsabile: Eduard continuava a stare in agitazione e a non fidarsi.

Dall'altra parte c'era la congrega dei Nordici. Timo era gentilissimo e disponibile e faceva di tutto per far sentire Raivis a proprio agio; Matthias era troppo vivace ed espansivo ma anche affettuoso, tanto da considerarlo un fratellino acquisito; Berwald era silenzioso e a tratti inquietante ma lo trattava con molta gentilezza.

Loro tre erano quelli che Raivis chiamava "i cognati buoni". Cognati buoni perché c'era anche il cognato che proprio buono non era.

"Hatskel*, stasera Lukas cenerà con noi.".

Quella frase bastò per gettare Raivis nel panico più assoluto.

Dire che Lukas Bondevik lo terrorizzava era un eufemismo, quando c'era lui si sentiva sempre scrutato e messo sotto esame, come se dovesse superare una prova. Se Emil sopportava stoicamente le ansietà di Eduard, Raivis resisteva a malapena all'atteggiamento sospettoso e arcigno di Lukas. Sapeva bene che, per chissà quali ragioni, il norvegese non vedeva di buon occhio il loro rapporto e che aveva dato il via ad una personalissima guerra dei nervi. Nei rari casi in cui Raivis restava a dormire da loro veniva messo in una stanza rigorosamente separata e distante da quella di Emil e a tavola e sul divano non stavano mai seduti uno accanto all'altro, creando atmosfere non proprio allegre e situazioni alquanto imbarazzanti.

La campagna di boicottaggio di Lukas era tanto silenziosa quanto pesante e Raivis si sentiva continuamente messo sotto pressione. Sapeva da buone fonti -nella fattispecie da Timo- che Emil aveva discusso spesso con il fratello a tal proposito, a volte in maniera molto accesa. L'unica cosa assolutamente certa era il fatto che a Lukas il fatto che Emil e Raivis stessero assieme non piaceva affatto.

Come se tutto ciò non bastasse, quella sera Timo, Berwald e Matthias non c'erano. Raivis si ritrovò quindi a mangiare mentre veniva indagato senza pietà dallo sguardo penetrante e sospettoso di quello che in teoria avrebbe dovuto essere per lui una specie di cognato.

"Lukas, stasera Raivis dormirà qui." lo informò Emil con voce asciutta.

"Va bene.". La voce del norvegese era altrettanto secca. "Allora dopo gli preparerò la stanza.".

"Non sarà necessario, dividerà la stanza con me.".

Raivis si voltò a fissare Emil con occhi sbarrati, mentre Lukas alzò lo sguardo dal piatto con una lentezza e un silenzio che non promettevano nulla di buono.

"E' assolutamente fuori discussione." fece con tono perfettamente neutro.

"Ah. E chi lo decide?".

"Lo decido io.".

"Peccato, a me non interessa.".

"Il fratello maggiore sono io e queste decisioni spettano a me.".

Raivis prese a scuotere lentamente la testa ma Emil lo ignorò. "Mi dispiace, Lukas, ma stasera io e Raivis dormiremo nella stessa stanza.".

"Assolutamente no.".

"Divideremo la stanza, mettiti l'anima in pace.".

"E tu mettiti in testa che è fuori questione.".

Emil sospirò come se fosse dispiaciuto di qualcosa, ma aveva una smorfia strana. Dopo qualche secondo Raivis, con somma sorpresa, capì: stava trattenendo una risata.

"Ah. Peccato. Però io non ho nulla da ridire quando vai a dormire da Matthias o Matthias viene a dormire da te. E tra parentesi, so benissimo che non passate la notte sfogliando margherite.".

Il viso di Lukas mutò lentamente in un'espressione attonita, mentre Raivis fissava Emil più basito che mai. A contrasto, l'islandese sorrideva serafico e malignamente compiaciuto.

"Tu..." mormorò Lukas. "Come...".

"Come lo so?". Emil si strinse nelle spalle. "Ma in fondo che importa? Importa che adesso siamo in quattro a saperlo: tu, Matthias, io e Raivis. Non preoccuparti: Raivis è una persona molto discreta, da lui non lo saprà mai nessuno.". Il suo sorriso si allargò. "A meno che io e lui non ci organizziamo per spargere ben bene la voce.".

Lukas lo fissava sconvolto e decisamente arrabbiato. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Emil lo zittì con un gesto.

"Non fare quella faccia, terremo la bocca ben chiusa, a patto che tu ci lasci in pace e la smetta con il tuo atteggiamento inutilmente geloso. Samningur?*".

Lukas rimase qualche secondo in silenzio, poi sbuffò.

"Iniziate a sparecchiare, così io lavo i piatti." li esortò con voce brusca, per poi alzarsi e andare in cucina.

Emil annuì piano. "E fu così che l'Islanda vinse per K.O. tecnico al primo round." fece compiaciuto.

Soltanto allora Raivis riprese la facoltà di parlare che credeva di aver perso. "Sei impazzito?!" sibilò. "Perché lo hai ricattato?! Adesso chissà cosa farà! Potrebbe prendersela con me, o con te, o con tutti e due!".

Emil gli prese piano il mento e lo baciò intensamente, molto più di quanto avesse fatto fino a quel momento.

"Non preoccuparti, hatskel." sussurrò. "Piuttosto, ora sparecchiamo e dopo andiamo a preparare la nostra stanza.".

 

 

 

* hatskel = "tesoro" in islandese

* Samningur? = "affare fatto?" in islandese

 

 

Ecco il secondo Crack!Pair, nonché un'altra delle mie OTP: la IceLat! Perché sia così sconosciuta, boh, non me lo spiego... XD

Spoiler: la prossima shot sarà sulla DeNor e sarà, in un certo senso, collegata a questa.

A presto con la quinta shot!

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Capitolo 5
*** 5 - La terza verità (DeNor) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

La terza verità

(930 parole)

 

"Den, quello sa tutto.".

Stiracchiandosi, Matthias sbadigliò senza neanche coprirsi la bocca. "Tutto cosa?".

"Di me e te. Lo sa.".

"E allora, qual è il problema? Lui sta con Let*!".

Lukas iniziò a massaggiarsi le tempie. Il fatto che Matthias già chiamasse Raivis 'Let' come se facesse parte della famiglia era, dal suo punto di vista, alquanto preoccupante. "Non è questo il punto, Den. Mi ha ricattato.".

Matthias scoppiò a ridere e passò il braccio attorno alle spalle del suo ragazzo. "Ice?! Ma dai! Guarda, posso credere a tutto ma Ice che si mette a ricattare la gente mi pare strano! Quanto ti ha scucito?".

"Quanto mi ha... Non mi ha estorto denaro, ha detto che se non lascio in pace lui e Raivis dice a tutti di me e te.".

"Aaah, allora è tutto chiaro! E tu lasciali in pace, sono così carini insieme!".

Lukas lo guardò. "... Carini." ripeté con voce neutra.

"Sì, sono una coppia adorabile! Guarda, ne parlavo giusto ieri sera con Timo e lui è d'accordo con me!".

Oh, Dio... "Den, tu non capisci. Ieri sera sono andato a cena da Emil e c'era anche Raivis. E' stato proprio ieri sera che mi ha ricattato. Ha appunto detto che avrebbe riferito a tutti di me e te se non avessi lasciato stare lui e Raivis. E... E non è neanche la cosa peggiore.".

"Perché, qual è la cosa peggiore?".

Lukas sospirò pesantemente. "Emil e Raivis hanno dormito insieme. Nella stessa stanza. Quello è stato terribile.".

Matthias spalancò gli occhi. "Nooo! No, non ci credo! Ma davvero?! Che notiziona! E senti, che hanno fatto? Perché hanno fatto, vero?".

"Ti prego, Den, non rigirare il coltello nella piaga: è stata una serata traumatica.".

"Hanno fatto! Hanno fatto! No, è una cosa troppo assurda! Ma sei sicuro, Nor? Potresti essertelo immaginato!".

"Li ho visti, Den. Per non più di quattro secondi, ma li ho visti.".

"Bomba! Racconta, racconta!".

Altri tempi Lukas si sarebbe fatto inchiodare ad un albero piuttosto che fare certe confessioni a Matthias, ma ormai i tempi erano cambiati. "Era più o meno l'una. Passavo davanti alla porta della loro stanza e mi sono accorgo che la porta era socchiusa, così ho deciso di vedere se la situazione fosse tranquilla. E...".

"E?".

"E ... li ho visti.".

"Sì, ok, li hai visti, ma che cavolo stavano facendo?".

"Den, per la miseria, non voglio raccontarlo: vederlo è stato più che sufficiente!".

"Mamma mia, Nor, a sentirti uno pensa chissà cosa! Guarda, anche se non c'ero posso dirti benissimo come sono andati veramente i fatti.". Matthias tossicchiò.

"Premessa: era l'una di notte, avevi un sonno che non ti reggevi in piedi ed eri in preda alle paranoie, quindi non avresti saputo distinguere una poltrona da un'asse da stiro. Detto ciò, ti dico cos'è successo davvero.".

"Den...".

"Stavi di piantone da là davanti già da un bel pezzo, seduto sulla sedia con la tua brava tazza di caffé nero a fissare la porta con la più allucinata delle facce. Ad un certo punto non hai retto più alla tensione emotiva, te ne sei fregato altamente del fatto che la porta fosse chiusa e l'hai aperta un po' per dare una sbirciata. Guardando dentro hai visto Ice e Let che, come giustamente fanno tutti gli adolescenti di questo mondo, se ne stavano seduti sul letto tranquilli a baciarsi, coccolarsi, dirsi tante paroline carucce e farsi gli occhi dolci. Ma come ho detto nella premessa era l'una di notte, stavi schiattando di sonno, eri in paranoia piena e in più avevi bevuto minimo mezzo litro di caffé, perciò il tuo cervello esaurito non capiva nulla di ciò che i tuoi occhi stavano vedendo. Te ne sei andato in camera e hai passato il resto della notte sveglio a farti film mentali e alla fine ti sei autoconvinto di aver visto Ice e Let che si davano alla pazza gioia, quando così non era. Ho ragione, vero?".

"Sì e no.".

Matthias e Lukas si voltarono. Emil era in piedi, appoggiato allo stipite della porta.

"Come sarebbe a dire 'sì e no'?".

Emil fece un sorrisetto strano. Molto strano.

"Allora, per tutta la prima parte avevi ragione. La porta era socchiusa e mi ero accorto del fatto che il qui presente Lukas stesse facendo la vedetta.".

L'imputato, vedendosi alle strette, pensò bene di tacere, anche se aveva un brutto presentimento.

"E' vero anche che ad un certo punto si è alzato e ha dato una sbirciata, per poi andarsene con la più spiritata delle facce. E' infine vero che io e Raivis eravamo... in atteggiamenti intimi, per così dire. E non stavamo facendo sesso, quello è falso.".

"Visto, Nor?!" esclamò Matthias trionfante. "Lo sapevo! Lo sapevo, non mi sbaglio mai!".

"Ma.".

Lukas e Matthias guardarono Emil.

"Ma?" ripeté il danese. "Ma' cosa?".

Emil sospirò. "Ma... Come dire... Fare sesso con un paio d'occhi stralunati che ti fissano? Che diamine, no! Matthias, riusciresti a fare sesso con mio fratello se io mi sedessi in poltrona a guardarvi?".

"Emil!" esclamò Lukas. "Ma che razza di discorsi sono?!".

"Che domande, non ci riuscirei no!".

"Den, non dargli corda! Signorino, stai oltrepassando i li...".

"Io e Raivis quella sera abbiamo effettivamente fatto sesso. Ma soltanto quando Lukas se n'è andato a dormire. Questo è tutto.".

Se ne andò senza aggiungere altro.

"... Den... Per favore... Portami un bicchiere d'acqua, non sto bene...".

Ma mentre Matthias si alzava per andare in cucina, Emil si affacciò in salone.

"Ah, mi ero dimenticato una cosa importante. Caro Lukas, la prima volta di me e Raivis è stata quattro mesi fa.".

 

 

 

* Let = abbreviazione di "Letland", ovvero "Lettonia" in danese

 

 

 

Ecco qui la DeNor! Devo dire che sono soddisfatta, è venuta molto simpatica! E poi è la DeNor, una delle mie coppie preferite: ma quanto è bella questa coppia, ma quanto è perfetta?!
Ok, scusate il delirio: effetti collaterali...
Comunque, con questa shot abbiamo superato la metà del viaggio, mancano solo quattro capitoli al finale. Un pochino mi dispiace, ma sarebbe la prima volta che porto a termine una long (senza contare quella scritta a quattro mani con Elfin Emrys)
Per la prossima storia... Non vi dico la coppia, ma vi dò il titolo: s'intitola "Indovina chi viene a cena?", il che può significare tutto e niente.
Detto ciò, mi congedo. A presto!


 

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Capitolo 6
*** 6 - Indovina chi viene a cena? (PruAus) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

Indovina chi viene a cena?

(1000 parole)

 

Niente avrebbe rovinato quella serata.

Il loro secondo anniversario sarebbe stato assolutamente perfetto, nulla doveva guastarlo.

Era tutto pronto. La tavola era apparecchiata ad arte con tanto di candeliere centrale, la casa era tirata a lucido e la cena era quasi pronta, cena per la quale Roderich non aveva badato a spese e che lo aveva impegnato per tutto il pomeriggio. Ovviamente aveva curato anche il dopocena: lenzuola fresche di bucato, candele, fragole con panna e, ultimo ma non ultimo, il vinile del Bolero di Ravel nel giradischi pronto a partire.

Mancava soltanto un dettaglio all'appello: Gilbert.

L'appuntamento era alle otto in punto. Erano le otto e due minuti e ancora non si vedeva.

"Arriverà a momenti... Ha avuto un contrattempo ma sta per arrivare, non devo farmi prendere dall'ansia..." si ripeteva Roderich camminando per il salone e controllando mille volte se la tavola fosse in ordine.

Gilbert Beilschmidt amava follemente fare le cose in grande, da lui bisognava aspettarsi di tutto. Si era occupato lui del loro primo anniversario ed era stato capace di prenotare un'intera sala del miglior ristorante di Berlino. Roderich era rimasto completamente allibito, mentre Gilbert contemplava la sua faccia sconvolta sorridendo compiaciuto.

Ma naturalmente le sorprese non erano finite. Fuori dal ristorante li aspettava una limousine che li aveva portati all'hotel più lussuoso di Berlino, dove Roderich scoprì che Gilbert aveva prenotato la migliore delle suite.

"Tu sei pazzo! Come ti è venuto in mente di... di... di sperperare tutto questo denaro?!".

"Ah, come sei palloso! Che ti frega dei soldi, tanto ho pagato tutto io, no?".

Dopo aver detto ciò, Gilbert lo aveva trascinato nella suite. Lì Roderich aveva nuovamente rischiato l'infarto vedendo che la suite avrebbe potuto ospitare comodamente una trentina di persone e notando che le lenzuola del letto -il più grande letto a due piazze che avesse mai visto- erano di un minaccioso rosso scarlatto.

"Bello, eh? Le lenzuola sono di seta vera.".

"Ma... Ma... Non vedo... l'utilità di tutto ciò...".

Senza fare una piega Gilbert aveva spento la luce e, baciandolo sulle labbra, aveva sussurrato: "La serata non è finita, Rod. La parte migliore inizia ora.".

Dopodiché lo aveva preso in braccio -cosa che non aveva mai fatto prima di quel momento- e l'aveva portato a letto. A distanza di un anno, se Roderich ripensava a quello che era successo dopo sentiva la pelle delle braccia accapponarglisi per l'imbarazzo.

Da fuori, una voce che urlava lo fece trasalire.

"Pesaculo! Apri!".

Pesaculo? Ma cosa...

Gilbert non era solo.

Dietro di lui stava Ludwig, che si guardava attorno palesemente imbarazzato.

Ma non c'era solo lui.

Gilbert, quello scriteriato esaltato e fuori di testa, si era scarrozzato dietro i suoi due fidatissimi compari. Francis, chiaramente alticcio, cantava canzoni in francese appoggiato alla spalla di Antonio che, completamente ubriaco, rideva a squarciagola senza alcun motivo apparente.

"... E loro?".

"E dai, pesaculo, non rompere! Piuttosto, dov'è la cena?".

Roderich non poteva crederci. Il giorno del loro anniversario Gilbert gli aveva portato a casa suo fratello e i suoi sgherri, lo stesso Gilbert che l'anno prima aveva organizzato un anniversario da sogno spendendo un capitale senza batter ciglio.

Roderich, da bravo padrone di casa, fu così obbligato ad accogliere i tre inattesi ospiti. C'era da dire però che, mentre Gilbert e i suoi due amichetti ridevano e urlavano neanche fossero all'osteria, Ludwig se ne stava zitto lanciando all'austriaco occhiate di scusa. Come il tedesco fosse finito con quei tre debosciati era un mistero.

Roderich fu trattato per quasi un'ora alla stregua di un cameriere, costretto ad alzarsi più e più volte per servire Gilbert e i due imbucati.

E intanto la sua rabbia cresceva.

"Io vado un attimo in bagno, torno subito." fece Ludwig alzandosi. Dopo un'ora non era ancora tornato e fu chiaro che se l'era svignata.

"Sicuro è andato a spassarsela con Feliciano!" commentò Antonio facendo scoppiare a ridere gli altri due commensali, mentre Roderich, in cucina, contava fino a dieci per non esplodere.

"E che, non lo sai?! Chissà come fa Feli a stare con lui! Ehi, pesaculo!".

... tredici, quattordici, quindici, sedici...

"Pesaculo! Austria! Ma sei morto o vi..."

"Cazzo!".

"Antonio, cos'è successo, mon ami?".

"Porca puttana, ho rovesciato la bottiglia di vino rosso!".

"Guarda che casino! Antonio, sei un deficiente, adesso stiamo senza vino!".

La tovaglia.

La tovaglia migliore che aveva, fatta a mano in tela di Sassonia.

La sua tovaglia, ora da buttare via.

Molto lentamente, con fredda calma, Roderich uscì dalla cucina e andò nel disimpegno, mentre a tavola Gilbert e Antonio imprecavano e Francis tentava di riparare l'irreparabile.

L'austriaco infilò una mano nel portaombrelli.

Il suo frustino. Un po' impolverato, ma c'era.

Rientrò in salone a testa bassa, l'arma nascosta dietro la schiena. Contemplò la sua tovaglia devastata e quei tre idioti che si comportavano come se nulla fosse.

"Pesaculo, è successo un macello, vai a prendere lo smacchiatore! Ehi, pesaculo? Austria? Ci sei?".

Fu un attimo.

"FUORI! FUORI TUTTI E DUE!".

Francis e Antonio riuscirono per un soffio a schivare il frustino e urlando scapparono verso il disimpegno mentre Roderich li inseguiva come una belva.

Un rumore di porta sbattuta. Poi il silenzio.

Gilbert, rimasto in piedi accanto al tavolo, fissò Roderich che veniva dal disimpegno e iniziò a cercare disperatamente con gli occhi una via di fuga.

"Non. Ti. Muovere.".

Il prussiano rimase bloccato lì dov'era.

"Roderich... Rod... Meine liebe*... Ragioniamo... Parliamone...".

L'austriaco si passò il frustino su una mano. Sembrava indemoniato. Guardò Gilbert, il frustino, le scale e il tavolo.

Con una mossa rapida e violenta gettò a terra tutto quello che stava sul tavolo, tovaglia compresa, poi lanciò via il frustino, afferrò Gilbert per la camicia e lo scaraventò sul tavolo.

"Rod! Rod, che fai?!".

L'austriaco si tolse gli occhiali e li gettò sulla tovaglia, per poi bloccare in alto i polsi del prussiano.

"Rod, calmati! Non sei in te!".

Roderich si abbassò su di lui e lo baciò sulle labbra

"La serata non è finita, Gil." sussurrò. "La parte migliore inizia ora.".

 

 

 

* Meine liebe = "amore mio" in tedesco

 

 

Ecco quindi "Indovina chi viene a cena?" e la mitica PruAus!
Mi piace molto questa shot, soprattutto la parte finale, veramente "creepy"! XD (secondo me Austria è un po' Yandere, ma sono opinioni). Ho inserito come "cognati" Francis e Antonio per il semplice fatto che nella mia testa fanno terzetto fisso con Gilbert e quindi come cognati "ad honorem" ci stanno. Ludwig con Roderich non fa molto ridere, però è apparso pure lui essendo il vero cognato di Austria.
Nella prossima shot avremo una coppia Crack, quindi preparatevi.
A presto!

 

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Capitolo 7
*** 7 - La borsa della discordia (SwissPol) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 

La borsa della discordia

(770 parole)

 

"Feliks, no!".

"E dai, kochanie*, non fare tipo lo scorbutico! Cinque minuti e ce ne andiamo!".

"Un minuto dei tuoi dura sempre mezz'ora!".

"E dai, fratellone, ti prego!".

Vash sospirò pesantemente. "Cinque minuti, non di più. E non comprate niente!".

"Sì! Andiamo, szwagierka*!". Feliks e Lily schizzarono nel negozio lasciando Vash e Toris fuori ad aspettare.

"Toris?".

"Sì?".

"Mi spieghi come hai fatto a sopportare Feliks per tanto tempo senza impazzire?".

"Non lo so.".

Vash aveva un rapporto particolare con l'ex storico nonché migliore amico del suo attuale fidanzato. Non gli stava simpaticissimo, ma neanche antipatico. Non era geloso: Toris era estremamente tranquillo ed era chiaro che ormai provava per Feliks soltanto un sentimento fraterno. Ciononostante c'era sempre una buona dose di tensione tra loro due. Vash manteneva sempre un atteggiamento piuttosto sostenuto, mentre Toris in sua presenza si sentiva sempre a disagio.

Invece i timori dello svizzero riguardanti la reazione di Lily si erano rivelati del tutto immotivati: sua sorella aveva con Feliks un rapporto che definire perfetto era un eufemismo. Non faceva che chiedere di lui, era sempre felicissima di averlo a cena e gli aveva addirittura fatto un pigiama rosa perfettamente identico a quello che aveva regalato a Vash. Dal canto suo Feliks adorava Lily, la considerava una sorellina e riusciva sempre a farla ridere e divertire. La prima volta che era venuto a cena a casa Zwingli aveva avuto la brillante idea di rompere il ghiaccio con Lily regalandole un nastro rosa da mettere nei capelli. Si era rivelata una mossa assolutamente vincente perché da quel giorno in poi il rapporto tra i due non faceva che migliorare.

Dopo quasi tre quarti d'ora Feliks e Lily uscirono dal negozio e quando Vash si accorse che il suo ragazzo aveva in mano una busta capì e tremò.

"Kochanie! Guarda! Ho tipo comprato questa bellissima borsa di Gucci! Non è fantastica?! Ho tipo usato la tua carta di credito, ma, cioè, tanto era in saldo!".

"Cos'hai fatto?!".

"E dai, c'era tipo lo sconto del 30% alla cassa! Ho fatto un affare, dovresti essere totalmente felice! Ma cioè, sai chi me l'ha fatta vedere? Lily! Ha visto tipo subito il cartello con la scritta '30% di sconto alla cassa' e mi ha chiamato! Ha l'occhio attento!".

Vash guardò attonito Lily, che invece sorrideva.

Diario mentale di Vash Zwingli, data ventotto giugno. Mai più, mai più, MAI PIÚ portare Lily quando si va nei centri commerciali con Feliks. "E... quanto l'avete pagata, questa borsa... con lo sconto?".

"Poco, cioè, soltanto centocinquanta euro!".

"Cosa?! Centocinquanta euro per una stupida borsa che al mercato ne costa dieci?!".

"Ma kochanie, questa è di Gucci!".

"Gucci o Armani, non m'interessa: centocinquanta euro per una borsa è assolutamente inconcepibile!".

Toris osservò divertito la scenetta, che gli era molto familiare dato che anche lui doveva sopportare i colpi di testa e i capricci di Feliks. La situazione, però, adesso era ben diversa: tanto il polacco era viziato e cocciuto quanto Vash era determinato e volitivo, quindi quei due si davano parecchio filo da torcere a vicenda.

Toris ammirava molto Vash. Non si faceva mettere sotto da Feliks, aveva un carattere d'acciaio e non permetteva all'amore di interferire con la logica, cosa che invece Toris aveva spesso fatto con Feliks e che continuava a fare ancora adesso che erano amici. Gli sarebbe piaciuto essere forte e deciso come lo svizzero, anche se sapeva che non avrebbe mai potuto esserlo.

"Cioè, non posso riportare la borsa in negozio: che figura ci faccio?!".

"Affari tuoi, non m'interessa!".

"No! L'ho comprata e me la tengo!".

"Riportala subito al negozio!".

"No!".

"Va bene, allora la riporto io!". Vash strappò la busta dalle mani di Feliks, che sogghignò.

"No, non potrai.".

Tirò fuori dalla tasca lo scontrino e se lo mise in bocca.

"Feliks!" esclamò Toris.

Il polacco masticò un paio di volte e poi deglutì. "Fatto! Ora, kochanie, non potrai più restituire la borsa! Cicca cicca!".

Vash diventò violaceo per la rabbia e iniziò a respirare profondamente.

"Tu... Tu... Brutto... Piccolo... Disgraziato... E va bene. Stavolta hai vinto tu. Ma io ti giuro, ti giuro che alla prima occasione me la pagherai molto, molto cara, più cara della borsa.".

"E sentiamo, come tipo me la farai pagare, kochanie?".

"Ancora non lo so, ma sta' sicuro che troverò il modo.".

Lily si avvicinò a Toris e lo tirò piano per la manica della giacca. "Ne avranno per molto, almeno per un'oretta." bisbigliò.

"Dici?".

"Sì, ogni volta che discutono è così. Sono uguali: tutti e due vogliono avere sempre l'ultima parola. Andiamo a prenderci un gelato?".

Toris sorrise. "Buona idea. Però offro io.".

 

 

 

 

* Kochanie = "tesoro" in polacco

szwagierka = "cognata" in polacco

 

 

 

Finalmente ce l'ho fatta!
Sebbene la SwissPol sia uno dei miei tre Crack!Pair preferiti (dopo della Japanada e prima della IceLat), è stato piuttosto difficile scrivere questa one-shot, ma alla fine ce l'ho fatta!
La prossima one-shot avrà protagonisti i cognati di una coppia MOLTO famosa, e non dico altro.
Hasta luego!

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Capitolo 8
*** 8 - Quando l'alcol ci mette del suo (Spamano) ***


 

Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo

 


Quando l'alcol ci mette del suo

(890 parole)

 

"GOL! E siamo al due a zero! Vaffanculo! Ahahah! Spero che quel brutto bastardo di un svedese stia guardando e rosicando!". Esultando a squarciagola Lovino afferrò la bottiglia di vino rosso e bevve una generosa sorsata. "Aaah!" sospirò asciugandosi la bocca con il dorso della mano. "Quant'è buono! Un po' di Nero d'Avola ghiacciato con questo caldo ci sta da Dio!".

"Ehm... Lovinito...". Antonio non sapeva come chiedergli di smetterla di bere, dato che si era scolato da solo quasi un litro e mezzo di vino. "Credo che...".

"E chiudi il becco! Dov'è mio fratello?"

"E' andato a comprare la pizza, dovrebbe tornare a momenti!".

"E ce l'hai mandato da solo?!".

"No, con lui sono andati Francis e Gilbert!".

"Cosa?!". Lovino sbatté Antonio sul divano sedendosi su di lui e bloccandogli in alto le braccia. "Brutto rincoglionito, ma che hai nella testa, i vermi?! Non ti puoi fidare di quei due depravati: come possono lo portano in un parco buio, lo buttano su un prato, lo smutandano e tanti cari saluti!" esclamò col viso congestionato dalla sbornia e dalla rabbia.

"Mi amor, non torceranno un capello a Feli! Gilbert lo adora, non gli farebbe mai niente, e Francis sta con Arthur, quindi...".

Lovino sghignazzò. "Ma quanto cazzo sei ingenuo! A Francis non gliene frega un cazzo di essere fidanzato, quello è sempre stato un porco maiale e lo resterà fino alla tomba! Quanto a Gilbert, la sua è tutta una finta: io so benissimo che l'unica cosa che vuole è il culo di mio fratello!".

"E dai, Lovinito, non essere volgare! E poi non è vero: Feli sta con Ludwig, o no?".

L'italiano sogghignò. "Ancora per poco!" fece a bassa voce con tono cospiratorio. "Sto architettando un piano geniale per farli mollare, così quel crucco bastardo la pianterà di scoparsi impunemente Feliciano!".

"Be'... Non vorrei fare speculazioni, ma... mi pare che tuo fratello sia più che consenziente...".

"Perché mio fratello è stupido, ecco perché! Quel mangiapatate gli ha fatto un fottuto lavaggio del cervello, lo ha condizionato! Ah, ma io gli aprirò gli occhi e gli farò capire che grandissima cazzata sta facendo!".

"Lovinito, credo che tu sia ubriaco...".

"Non dire stronzate, sono perfettamente sobrio!".

La porta dell'ingresso si aprì.

"Veee! Siamo tornati con la pizza!".

In un attimo Lovino scese da Antonio e si fiondò nell'ingresso

"Feliciano! Che ti hanno fatto questi due stronzi?!".

"Ve... Mi hanno accompagnato in pizzeria...".

Antonio sospirò e andò nell'ingresso, dove vide Francis, Gilbert e Feliciano con pizze e supplì e Lovino che li guardava con occhi di fuoco.

"Puttanate!" inveì il meridionale. "Lo avete minacciato, gli avete detto che se dice qualcosa lo picchiate! Sta' tranquillo, fratellino, dimmi tutto e ci penso io!".

"Ah, senti, piantala! Non abbiamo fatto nulla a Feli!".

"Vaffanculo, brutto prussiano, non ti credo!".

"Lovino, sei ubriaco.".

"Zitto, mangialumache! Non sono ubriaco!".

"Ve, fratellone, ma ti puzza l'alito di vino rosso!".

"Non sono ubriaco, porca troia! Come ve lo devo dire, in cinese?!".

Antonio afferrò Lovino e se lo caricò in spalla.

"Bastardo!" iniziò a urlare quello prendendolo a pugni sulla schiena e scalciando. "Mollami! Mollami o ti spacco la bottiglia in faccia!".

"Quale bottiglia, quella che hai lasciato in salone?" commentò sorridendo Antonio mentre saliva le scale.

"Stronzo, mettimi giù! Devo vedere la partita! Mettimi giù, pezzo di merda!".

"Tranquillo, cariňo mio*, finiamo di guardarla noi e domani ti diciamo com'è andata: ora tu va' a letto, calmati e smaltisci la sbronza!".

"Non sono ubriaco, brutto deficiente ritardato! Vaffanculo, mettimi giù! E levami le mani dal culo, sennò te le strappo!".

Nell'ingresso Gilbert e Feliciano si guardarono sconsolati mentre Francis sorrideva. "Certo che tuo fratello ne ha di energia, Feli. Scommetto che a letto è un uragano: appena Antonio scende glielo chiedo.".

"Ve, ogni volta che si ubriaca fa così: diventa più irascibile e urla come un pazzo!".

Francis sospirò. "Chissà perché io sono l'unico che col vino ha un rapporto sano...".

In quel momento Antonio scese le scale, mentre dal piano di sopra Lovino imprecava e strillava. "L'ho chiuso a chiave in camera mia, così non si farà male!".

"Ve, ma Antonio, ti devasterà la stanza!".

Lo spagnolo sospirò. "Lo so, lo so, ma non potevo metterlo in bagno: avrebbe allagato casa per ripicca!".

Un rumore di vetri infranti venne dal piano di sopra. "E vaffanculo a questo specchio di merda!" urlò Lovino con aria perfidamente compiaciuta. "Ora pensiamo alla finestra!".

"Ha i vetri infrangibili, non la romperà mai." sussurrò Antonio sorridendo.

"Ehi, Antonio, una curiosità.". Francis gli fece l'occhiolino. "Il tuo caro Lovino non dev'essere tanto tranquillo come amante, o sbaglio?".

"E dai, ragazzi, c'è Feliciano!" esclamò Gilbert tappando le orecchie all'italiano che lo guardò perplesso. "Possiamo evitare di dire porcate almeno per una serata?! Poi Ludwig se la prende con me se Feliciano gli fa domande strane! Ogni santa volta viene e mi fa: 'Eh, Feliciano ha detto così e cosà: può averlo sentito solo da te o da tuoi compari!".

"Vabbe', Antonio me lo dirà dopo a quattr'occhi.".

"Ma che cazzo, 'sta finestra è d'acciaio!".

Antonio sogghignò. "Chissà quando si renderà conto che è infrangibile!" commentò tra se e se.

"Ve, allora, andiamo a mangiare? Sennò le pizze si freddano! E poi c'è la partita da vedere!".

"Giusto! Ehi, chi porta la cena alla iena del piano di sopra?".

"Vaffanculo, francese, ti ho sentito!".

 

 


* cariňo mio = modo per dire "amore mio" in spagnolo. E' usato principalmente nei Paesi latinoamericani, ma mi piace un sacco e quindi l'ho messo

 

 

Ecco la coppia famosa che vi avevo anticipato: la Spamano! Ho scritto questo capitolo di getto in una serata: spero sia venuto bene, anche se è fatto praticamente tutto di dialoghi.
Allora... la prossima è l'ultima. Sarà la più difficile da scrivere e la più particolare da leggere, perché sarà non solo un Crack!Pair ma anche l'unica coppia Het della raccolta. Quindi preparatevi: l'inverno sta arrivando (chi indovina la citazione facile facile?)
A presto con l'ultima shot! Hasta luego!
 

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Capitolo 10
*** 9 - Un'offerta irrifiutabile (Nethelarus) ***


Hai voluto la bici? Ora pedali!

Ovvero: mai lamentarsi dei cognati, visto che ce li scegliamo



Un'offerta irrifiutabile

(1080 parole)



Ivan Braginski, come tutti sapevano, era molto sensibile allo spirito natalizio. Ai vecchi tempi il Natale per lui non era una semplice festa, ma un'occasione per mobilitare tutta l'URSS per organizzare una festa degna di tale nome. Ghirlande e canzoni natalizie in russo riempivano casa Braginski e il gigantesco abete nel cortile antistante il palazzo veniva decorato con estrema cura dai Baltici sotto la severa supervisione del padrone di casa. Ma anche adesso che l'URSS non c'era più il Natale restava per Ivan una festa estremamente importante e si occupava personalmente dell'organizzazione con molto entusiasmo ed energia.

Dire che per Ivan Braginski quello sarebbe stato il Natale più lieto da molto tempo a quella parte sarebbe stato un eufemismo.

La mattina del dieci dicembre ricevette una telefonata da un misterioso individuo che lo trattenne per poco ma che gli cambiò completamente la giornata. Dopo aver attaccato il telefono, infatti, Ivan iniziò a cantare canzoni natalizie e, in preda all'euforia, afferrò la sua attonita sorella Katyusha iniziando a danzare per tutto il salone. La ragazza si liberò solo dopo qualche minuto e prese a piangere dicendo che il suo fratellino era impazzito. Ma Ivan non era affatto diventato pazzo e, dal suo punto di vista, aveva tutte le ragioni di esultare.

Infatti il contenuto di quella fatidica telefonata era il seguente: Natalia, sua nemesi ormai da secoli, aveva rivolto ad altri lidi le sue attenzioni. In poche parole: si era innamorata di un altro. Come se ciò non bastasse, Natalia si era innamorata di un altro che ricambiava pienamente i suoi sentimenti. La persona in questione era Vincent Vermeer, altresì detto Olanda, e nessuno si aspettava che Natalia s'innamorasse di lui, venendo per di più corrisposta.

Inutile dire che Ivan Braginski decise di organizzare una festa sfolgorante in onore di quello che per lui era un sant'uomo e un eroe sceso dal cielo per salvare la Russia dopo secoli di terrore.


"Un invito ufficiale.".

Seduto sul letto, Vincent non credeva a quello che stava guardando. Un sontuoso cartoncino verde e rosso decorato con arabeschi dorati in cui lo si pregava "calorosamente" di accettare l'invito ufficiale "alla cena natalizia con piacere organizzata in Suo onore dalla Madre Russia per il servigio ad Essa resi". Non solo, un post scriptum recitava: "Naturalmente, nel caso volesse portare Sua sorella, ella sarà la benvenuta.".

E da quando lui e Bella stavano così a cuore alla suddetta Madre Russia? Di che servigio parlava? Ma la domanda più importante era: accettare l'invito o no?

Da astuto mercante quale era stato e del quale conservava l'indole, Vincent valutò la situazione.

Avere la benevolenza di Ivan Braginski era ritenuto un onore (o un onere?) che spettava a pochi eletti (o sfortunati?). Rifiutare, seppur cortesemente, quell'invito sarebbe stata una mossa azzardata, dato che Ivan diventava temibile se provocato. Vincent si rese così conto di non avere molta scelta, così prese il cellulare.

"Ciao, fratellone! Che succede?".

"Ciao, Bella. Hai già preso impegni per Natale?".

"No, non ancora. Perché?".

Vincent guardò ancora il biglietto. "Perché Ivan Braginski ci ha ufficialmente invitati a casa sua.".

"Scherzi?!".

"Ho l'invito qui in mano. Nel post scriptum dice che se vuoi venire sarai la benvenuta.".

"Ma perché ti ha invitato per Natale? Nemmeno vi conoscete!".

"Magari lo sapessi. Allora, vieni o no?".

"Tu che fai?".

"Io vado. Non posso rifiutare.".

"Allora vengo anch'io, certe cose vanno affrontate insieme! Tiro fuori il mio vestito migliore!".


"Benvenuti! Sono lieto che abbiate accettato il mio invito!". Ivan abbracciò Vincent lasciandolo sconcertato, per poi fare un perfetto baciamano a Bella che si sentì tanto stupita quanto onorata. "Prego, seguitemi! La cena è pronta in tavola!". Offrì il braccio alla belga, che lo prese ancora più stupita, e li guidò su per le scale.

Vincent non riuscì a non notare che la passatoia rossa stesa sui gradini era disseminata di petali gialli, probabilmente di girasole, e di petali di tulipano. A dire il vero tutto l'imponente salone era sfavillante: pavimento di marmo tirato a specchio, enormi ghirlande di aghifoglio, festoni floreali realizzati intrecciando -ancora una volta- girasoli e tulipani, candelabri dorati accesi ovunque. Bella si perse ad ammirare con occhi sbarrati tutti quei colori e quelle luci, mentre Vincent era decisamente perplesso.

"Natalia, cos'è successo a tuo fratello?" le sussurrò mentre imboccavano il corridoio.

"Ivan è sempre stato così." rispose lei tenendoglisi sottobraccio. "Tiene molto all'ospitalità.".

"Sì, ma... I festoni con i tulipani? Mia sorella sottobraccio? E i petali sui tappeti? E' strano.".

La bielorussa lo guardò e sorrise. "Fa così solo con gli ospiti di riguardo.".

"Se lo dici tu...".

Il grande tavolo della sala da pranzo era apparecchiato in grande stile: stoviglie di porcellana, posate e vassoi d'argento, calici e brocche di cristallo finissimo, persino la tovaglia in broccato di seta.

"Natalia, ma... Tuo fratello pensa che io sia la reincarnazione di Pietro il Grande o cosa?" commentò sottovoce Vincent notando al contempo che i tovaglioli erano di lino.

"In effetti... Stavolta si è superato." ammise lei decisamente colpita. "Era una vita che non vedevo più quella tovaglia. Chissà da dove l'ha ripescata.".

"Vincent, Bella, miei cari ospiti, vorrei presentarvi la mia sorella maggiore, Katyusha Cernenko. Katyusha, loro sono Vincent Vermeer e Bella Yourcenar*, da!".

"B-Buonasera. B-benvenuti.". Lei strinse la mano di Vincent arrossendo vistosamente. Era alto, atletico, con un'espressione fiera e virile: certo, Katyusha sapeva che il fidanzato di Natalia -che in quel momento la guardava torva- era un bel ragazzo, ma non aveva immaginato che lo fosse così tanto...

Ivan fece accomodare Vincent e Bella ai posti d'onore, cioè accanto a lui, su due sedie che avrebbero potuto essere facilmente scambiate per piccoli troni. Non pago di tale gesto, versò lo spumante nei calici dei due, che si lanciarono un'occhiata più basita che mai. Accanto a Vincent sedeva ovviamente Natalia, mentre sul lato di sinistra, accanto a Bella, stava Katyusha, che guardava di sottecchi Vincent arrossendo sempre di più. Natalia le scoccò un'occhiataccia posando la propria mano su quella dell'olandese e stringendola con una certa forza.

"Vorrei fare un brindisi, da!". Ivan si alzò in piedi con un calice di vodka in mano. "Vorrei brindare ai nostri due graditissimi ospiti, in particolare a Vincent, per l'immenso favore e servigio che mi ha reso! A Vincent e Bella!".

Gli altri quattro sollevarono i bicchieri, mentre gli sguardi basiti di Vincent e Bella s'incrociavano per l'ennesima volta. Favore? Servigio? Ma di che parlava?

"Detto ciò," fece Ivan rimettendosi a sedere, "buon appetito e buon Natale a tutti, da!".





* Vincent Vermeer e Bella Yourcenar = spiegazioni sui due nomi che ho scelto. Il nome Bella è quello dichiarato da Himaruya per Belgio, mentre il cognome è quello della scrittrice belga Marguerite Yourcenar. Riguardo a Olanda, il nome che uso è la "combinazione" di due famosissimi pittori olandesi: Vincent Van Gogh per il nome e Jan Vermeer per il cognome. Finché il nome di Olanda non verrà rivelato da Himaruya userò questo.





E infine eccola. La Nethelarus, OlandaXBielorussia.

Delle Crack!Pair da me "scoperte", questa è la più misteriosa. Su Fanfiction.net (per ora) ci sono solo quattro fanfiction su questa coppia, nessuna delle quali in italiano. Qui su EFP questa one-shot è la seconda e la prima è nella mia raccolta "Peccati capitali, vizi quotidiani". Ho quindi portato io questa coppia su EFP e, non lo nascondo, ne vado fiera.

Di questa coppia ignoro totalmente la genesi, nel senso che non ho idea di come mi sia nata in testa la scintilla che mi ha portato a pensare: "Porca miseria, questi due insieme sono una bomba!". Ma eccola qui. E la adoro. Ormai è una delle mie OTP Crack assieme a Japanada, SwissPol e IceLat. Le Magnifiche Quattro, come ho iniziato a chiamarle.

Ho iniziato questa raccolta con la GerIta, la coppia più celebre, e l'ho chiusa con la Nethelarus, una delle coppie più sconosciute. Confesso che mi sono accorta di questa curiosa coincidenza solo ora, mentre scrivo queste righe.

Così siamo alla fine del viaggio. Di questo viaggio, ma a giorni ne inizierà un altro. Un viaggio di otto one-shot che vedranno protagoniste coppie sì... Ma di capitali. Esatto, leggete bene: otto one-shot, ognuna di esse dedicata ad una coppia composta da due capitali di (ovviamente) due Stati diversi. Aspettatevi di tutto.

E dopo questo lungo commiato, vi saluto dandovi appuntamento alla prima one-shot della seconda raccolta! A presto!

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