Anatomia del cuore

di Loveroflife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La fortuna è cieca.. ***
Capitolo 3: *** Chiamate, ansie, timori e pensieri.. ***
Capitolo 4: *** Iniziamo con l'anatomia va'.. ***
Capitolo 5: *** Si esce! ***
Capitolo 6: *** Maledetta vodka! ***
Capitolo 7: *** Fuori tutta la verità. ***
Capitolo 8: *** Amiche, amici, pensieri e... ***
Capitolo 9: *** Febbre.. ***
Capitolo 10: *** Lezione, emozioni e... ***
Capitolo 11: *** Quando la pioggia può risolvere tante cose.. ***
Capitolo 12: *** Tutti a casa.. ***
Capitolo 13: *** Incidente. ***
Capitolo 14: *** Finalmente insieme. ***
Capitolo 15: *** Prime emozioni. ***
Capitolo 16: *** Novità in vista! ***
Capitolo 17: *** Prima volta. ***
Capitolo 18: *** Amici, cambiamenti e.. ***
Capitolo 19: *** Presentazioni. ***
Capitolo 20: *** Chiarimenti e lacrime ***
Capitolo 21: *** Non è un addio, è un arrivederci. ***
Capitolo 22: *** Epilogo, 8 years later.. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Avete presente quando vi alzate la mattina con strani presentimenti? Quando sapete già che la giornata andrà male, cosi come potrebbe andare bene? Ecco, quel lunedi era una giornata di quel tipo. Marika si era alzata presto, aveva fatto la sua solita colazione con i biscotti al cioccolato preparati la sera prima dalla mitica zia amante dei dolci che gliene portava un vassoio pieno appena sfornati, si rinfrescò, si vestì e si truccò. Una passata di piastra non fa mai male, già che c'era. Uno spruzzo di profumo, il tempo di prendere la sua famosa tracolla dei Queen che le portava tanta fortuna ed era pronta. Diretta alla fermata del bus sotto casa per prendere l'autobus che l'avrebbe condotta all'unica Università della sua città. In quella Università c'era di tutto, tutti i corsi, tutte le specializzazioni possibili, infatti era la più grande della regione.
Aveva passato il test di medicina con il massimo del punteggio, aveva studiato giorno e notte, aveva passato ore a leggere libri e libri sulla storia della medicina, sapeva a memoria chi aveva scoperto ogni santo vaccino e in quale anno. Amava quella professione, sin da quando era piccola. Diceva spesso che avrebbe voluto fare il medico in Africa, a curare bambini poveri e denutriti. Per ora si accontentava di aver passato il test e di iniziare le lezioni alla facoltà. Il viaggio in pullman le piaceva. Ama guardare fuori dal finestrino mentre ascolta la sua musica, ama fare viaggi mentali assurdi. Tutt'ad un tratto una frenata brusca la sveglia da quel torpore. L'autista annuncia il capolinea e la fermata per l'Università. Marika prende la sua tracolla abbandonata sul sedile accanto vuoto e scende in tutta fretta. Davanti alla facoltà che prende il nome di un famoso politico morto anni prima, tira un sospiro. E' pronta per questa avventura.


Altra giornata per Victor. Le vacanze lo hanno distrutto e adesso si ricomincia; un altro anno in quell'infermo pubblicamente chiamato Università. Lascia il suo letto, va in bagno a lavarsi la faccia, altrimenti non capirebbe nulla. La madre, brava donna, lo aspetta già in cucina con il caffè pronto e il cornetto val cioccolato accanto, papà è già andato a lavoro. Mangia svogliato, la leggera sbornia della sera precedente con gli amici non ci stava proprio, però si doveva fare. Dovevano festeggiare insieme l'inizio di un altro anno di scuola-università. Si, perchè lui ha amici leggermente più piccoli, tranne uno, il suo migliore amico di sempre che ha la sua età e che è iscritto alla facoltà di ingegneria. Bravo ragazzo il suo amico, Angelo, sassofonista provetto, aspirante ingegnere, insieme a Victor e ad altri 2 amici, Michele e Franco rispettivamente batterista e voce del gruppo, hanno creato una band e suonano ogni tanto. Michele e Franco fanno il liceo scientifico, ultimo anno, e gli altri due sono laureandi al secondo anno. Si perde in questi pensieri Victor, mentre inzuppa il cornetto nel caffè, facendo riversare il liquido marroncino fuori e successivamente imprecando. Asciuga la macchia, beve il caffè rimasto nella tazza e corre a lavarsi. Si veste velocemente, la sua maglietta di Jimi Hendrix è già pronta dalla sera prima,abbandonata sulla sedia, il suo jeans con borchie e le sue mitiche Converse sono li accanto. Saluta il suo cagnolino Slash e prende la sua tracolla, usurata da anni e anni di scuola. Si catapulta in strada, percorre 2 incroci e si siede alla sua fermata. Il bus dovrebbe arrivare a momenti. Il tempo di accendersi la sigaretta ed aspirarne poche boccate che il bus è già all'orizzonte. Butta la cicca rimasta e si riversa ai soliti posti a 4, dove lo aspettano i suoi amici pronti ad iniziare la solita routine. Il viaggio procede velocemente, tra risate, commenti poco consoni a ragazzine che iniziano la scuola proprio quel giorno, commenti mai fatti con malignità, anzi. Franco e Michele scendono poche fermate prima, al capolinea si fermano Victor e Angelo. Quest'ultimo saluta l'amico e va al padiglione di ingegneria. Victor si ritrova solo, in compagnia della solita sigaretta davanti all'entrata dell'Università. Avanti, si comincia!

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Capitolo 2
*** La fortuna è cieca.. ***


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Marika entra in punta di piedi. Ha paura? Forse. Beh, dopo tante delusioni ha la sua occasione di riscatto. Ha paura di svegliarsi e di scoprire che è tutto un sogno. Lei, in medicina. Le avevano sempre detto che se non hai un parente dottore non potevi andare da nessuna parte. Ebbene, lei è li, tra quelle mura, a osservare gente che si muove freneticamente. Non sa esattamente dove andare. Anzi, non lo sa proprio.
 

 

Victor invece entra svogliatamente, è svogliato da un po' di tempo su tutto, tranne che sulla musica. Non si capisce nemmeno lui. Si sente come un'adolescente in piena fase mestruale. Eppure lui è un maschio. Si incammina tra i suoi compagni universitari con fare stanco, deve trovare la sua classe e soprattutto le sue lezioni. Deve andare vicino alla bacheca. Si avvicina, quando all'improvviso scorge una sagoma.


''Cavolo, che confusione davanti al muro. Se magari quella tizia la davanti si sbrigasse a leggere i suoi orari'' Impreca più a se stesso che agli altri. Odia chi fa le cose lentamente, gli fanno saltare i nervi.
''Avanti ti muovi?! Dobbiamo leggere tutti qui!'' Sbotta, avvicinandosi alla ragazza.
''Scusami eh, te lo lascio subito il muro, non scappa.'' Risponde pungente la ragazzina. Fa per voltarsi quando... ''Victor?! O mio Dio, se tu?''
''Marika? Cosa ci fai qui? Cavolo, sei proprio cresciuta, sono due anni che non ti vedo.'' E' stordito, si è svegliato dal suo torpore e ha sentito un leggero brivido sulle spalle. Marika è cresciuta. Molto bene, per i suoi gusti.
''Sono entrata nella facolta di medicina. Lo sapevi che voglio diventare medico no? Ecco, ci sono riuscita, almeno a passare il test...'' Probabilmente è diventata color peperone, Victor le ha sempre fatto questo effetto.
''Wow, complimenti! Che corsi hai? Cosi magari ti aiuto a trovare le classi.''
''Prima lezione Psicologia Generale e Scienze Umane, stanza 24. Seconda lezione Anatomia Umana stanza 25 e poi...''
''Come? Anatomia Umana?!'' La interuppe all'improvviso.
''Si perchè? E' normale per medicina sai..'' Temeva già il peggio.
''No ecco, in pratica anche i laureandi in storia dell'arte dovranno seguire il corso di Anatomia Umana, sai, per fare i quadri...''
''Oh..'' Se c'era un momento giusto nella vita per morire, per Marika era quello. Voleva sotterrarsi in un bunker e restare li per il resto dei suoi giorni.
''Beh, potremmo sempre ripetere Anatomia insieme e aiutarci, darci una mano a vicenda..'' Dopo attimi di silenzio imbarazzante, lui sbotta di colpo con una delle sue battute idiote. Idiote già, ma che la facevano sentire viva.
''Ehm.. certo, ora vado alla prima lezione, ci vediamo alle 11 per la lezione di Anatomia.'' Era diventata certamente viola, stava quasi per inciampare in un gradino, stava sudando freddo e aveva il batticuore. ''Non di nuovo, ti prego, ora che era riuscita a dimenticarlo..'' Riusci solamente a pensare, mentre entrava nell'aula di Psicologia.

 

Victor era rimasto come un ebete davanti a quella bacheca, a sorridere, mentre i suoi compagni entravano nell'aula di pittura. Avrebbe dovuto passare un anno a fare anatomia con Marika. Lei, la ragazza che lo aveva rifiutato per il suo spirito ribelle, per l'animo tormentato; Marika, la stessa ragazza che sognava molte notti, che non vedeva da due anni; lei,che lo faceva stare tremendamente bene. Ora aveva un anno per conquistarla, un anno per farle capire che sotto quella corteccia dura e apatica verso l'Universo interno, si nascondeva un ragazza timido e introverso, dal cuore buono. All'improvviso, l'idea di incominciare di nuovo un anno scolastico in quella triste Università lo allettava più del previsto. Chissà perchè.

 

 

Salve! Sono ritornata! Lo so, è uno sclero unico, la mia mente malata ha partorito questo capitolo che di per sé può sembrare vuoto, ma invece nasconde già la trama centrale. Ce la farà Marika a superare le lezioni di Anatomia con Victor? Se volete scoprirlo, vi do appuntamento al prossimo capitolo! Un bacio sempre più grosso.
M.

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Capitolo 3
*** Chiamate, ansie, timori e pensieri.. ***


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Attenzione, II° capitolo in meno di 8 ore, se non avete letto il primo tornate indietro.

 

 

Tremava Marika, con il cellulare in mano. Il primo giorno il professore di psicologia non si era presentato, quindi aveva due ore di buco. Era fuori al giardino dell'Università, a fumare come un'ossessa, tremante, con il batticuore e batteva nervosamente il numero di cellulare di Erika, sua amica, al momento in servizio per la Marina Militare Italiana in un'altra città. Niente, servizio non disponibile. Evidentemente era in servizio.
''Sara! Lei mi risponderà!'' Si disse, quasi urlando. La gente attorno a lei probabilmente l'avrebbe presa per una nevrotica. Sara era una piccolina fantastica, studiava Matematica in un'altra Università della Regione, aveva sempre avuto il massimo dei voti, era sempre quella più silenziosa e più saggia. Marika si fidava ciecamente.

''Servizio di segreteria telefonica..'' Marika riattaccò ormai arrabbiata e nervosa. Non le rispondeva nessuno.
''Veronica! Lei ci sarà!'' Veronica studiava Scienze Politiche in una cittadina del nord, era la classica ragazza a cui potevi confessare di tutto, tanto lo pensava anche lei.

''Pronto? Marika?'' Rispose in pratica dopo 2 squilli, Veronica era sempre all'erta per il suo cellulare.
''Vero? Dio, non sai cosa è successo!''
''Oh, non farmi preoccupare, che è successo?''
''Tra un po' inizio il corso di Anatomia Umana... Questo corso però lo segue anche un altro ragazzo...'' Tremava Marika, solo al pensiero le veniva la pelle d'oca.
''E chi è questo ragazzo? E' carino?'' Vero non aveva capito niente.
''Studia arte qui all'Università, il corso di Anatomia serve anche a lui...'' Incominciò a dire quando Vero la bloccò di colpo.
''Oh santo cielo, non mi dirai che è Victor vero? Ti prego dimmi di no..'' Veronica assunse quella voce preoccupata che assumeva sempre quando riceveva il compito di matematica alle superiori.
''Ecco, se vuoi non te lo dico...'' Rispose sarcasticamente Marika. Il sarcasmo era parte di lei.
'' Oddio, sai cosa significa questo vero? Un intero anno a studiare Anatomia con la tua croce più grande!''
''Lo so! Non ripetermelo, l'ansia mi sta spappolando lo stomaco.''
''Ascoltami, io ora devo andare a lezione di Scienze Sociali, tu rilassati, bevi un goccio d'acqua, fumati una sigaretta e vai a lezione, lui per te non è che un semplice amico, perchè preoccuparsi? Fai la sostenuta, mantieni il tuo orgoglio e rilassati. E segui la lezione, altrimenti non diventerai mai medico.'' Vero rispose serafica, fredda, quando voleva far capire qualcosa usava sempre quel tono austero, tipico da politico, esattamente ciò che voleva diventare.
''Ok dai, ci provo, ti lascio alla lezione, ci sentiamo dopo.'' Chiude il telefono sconsolata, in una strana sensazione di vuoto, disperazione e ansia. Tra mezz'ora inizia la lezione di Anatomia.


Victor era sorprendentemente tranquillo, seguiva la lezione di pittura con piacere anche se pensava già a cosa sarebbe successo di li a mezz'ora. 3 ore chiuso nella stessa stanza con lei, tre ore a sentire il suo profumo, tre ore in cui avrebbe visto quel sorriso spettacolare, frutto di anni dal dentista, ma pur sempre spettacolare. Tre ore a pizzicare con battute di tutti i tipi la cugina del suo migliore amico Angelo. Tre ore. La giornata sarebbe migliorata senz'altro. Tre ore in cui avrebbe cercato di conquistarla, li dove non c'era riuscito anni prima.


Due anni prima, infatti, Marika e Victor si conobbero grazie al cugino e alla sua band. Lei e le sue 3 amiche seguivano sempre i loro concerti, cosi tra due chiacchere e una birra, Victor e Marika si conobbero, iniziarono a scambiarsi messaggini dal sapore di flirt, iniziarono a chattare, a ridere insieme, a prendersi in giro amichevolmente. Victor ci provò quasi subito, seppur indirettamente, ottenendo un due di picche grande come una casa. Marika non accettava il suo spirito ribelle, trasandato, una vita dedicata solo ed esclusivamente alla musica, non si poteva avere futuro. Victor, dall'altra parte, amava lo spirito pratico della ragazza, la sua serieta nascosta da tanto sarcasmo e da tante risate, si erano scoperti inconsapevolmente compatibili, ma Marika non ci pensò due volte a dirgli no. Victor nel frattempo si era fidanzato con un'altra, una rompipalle di quelle cosmiche, di quelle che ti fanno venire il mal di vivere. L'aveva lasciata dopo un anno e mezzo e ora era felicemente single. Felicemente era una parola grossa, aveva 21 anni e già sentiva la mancanza di una compagna. Non perchè le donne gli mancassero, ma forse aveva bisogno di un po' di stabilità, di quella ragazza che ti da fiducia, che non rompe le scatole di prima mattina e che ti dona sempre un sorriso al momento giusto. Il problema era solo trovarla.

Marika invece era single da sempre, aveva avuto piccole storielle con ragazzi insulsi, che non le facevano provare i tipici brividi, brividi che provava quando vedeva Victor.
''No, un attimo, non posso farmi piacere un fannullone come quello li, basta, devo pensare ad altro. Al premio nobel per la medicina magari.'' Marika parlava da sola, questo si sapeva. Sorrise davanti allo specchio dell'Università pensando a quel sogno quasi impossibile, ma il sorriso si spense subito quando vide l'ora sull'orologio. Cinque minuti alla lezione di Anatomia. Solo cinque minuti. Una passata di burro-cacao, una controllata alla matita per gli occhi( si, Marika era fissata con il trucco) e via, si va.
''Speriamo bene.'' Si disse, entrando nell'aula, in perfetto orario.
La sua croce, come l'aveva definita Vero, stava per iniziare.



Salve, sono ritornata in fretta :) Lo so, pubblico velocemente, ma quando inzio a scrivere non mi fermo più. Voglio ringraziare chi mi ha inserito già nelle storie seguite e nei preferiti e anche chi passa semplicemente per un'occhiata :) Se vado di fretta basta dirlo, mi fermo un po' se volete, anche se ho già la storia in testa e non vedo l'ora di raccontarvela. Nel frattempo vi auguro una buona serata e un buon venerdì. Un bacio.
M.

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Capitolo 4
*** Iniziamo con l'anatomia va'.. ***


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Ore 11 precise, Marika è in classe a mangiarsi le unghie dal nervoso. Il prof arriva, ha un non so che di misterioso. Di inquietante. Ha la tipica faccia da perverso. Sta ufficialmente tremando. La telefonata a Veronica è stata praticamente inutile, è più in ansia di prima. Eccolo che entra Victor. Marika spera davvero che non si sieda vicino a lei e invece...
''Eccoti qua, piccola! Finalmente ti ho trovata!'' Esclama tutto sorridente, sedendosi accanto a lei.
''Che bella cosa.'' Finto sorriso, fintissimo. Un momento. L'ha chiamata piccola? Ma come si permette?! Al solo pensiero Marika diventa color fuoco dalla rabbia. O dalla vergogna, vabbè, fa poca differenza.
In quello stesso istante il prof inizia a spiegare in cosa consiste l'Anatomia di per sé.
''Cari ragazzi e ragazze buongiorno. Benvenuti alla vostra lezione di Anatomia. Sapete cos'è vero? Ecco, in pratica è una branca della medicina e della biologia che studia la forma degli organismi, che siano essi animali, piante o esseri umani. So che ci sono ragazzi del corso per la laurea in arte e in medicina vero? Ecco bene, l'anatomia per queste matierie è più o meno la stessa. Si tende a studiare la componente fisica di una persona, ogni apparato: circolatorio, respiratorio, riproduttivo, praticamente ogni muscolo, osso, organo del corpo umano verranno studiati in queste ore.

 

''Mmmmh interessante, soprattutto quello riproduttivo. Mi sono sempre chiesto da piccolo perchè i maschi avessero il pisellino e le femminucce invece.. Beh lo sai..'' Se ne usci tranquillissimo Victor. Marika in quel momento stava bevendo, per poco non sputo tutto in faccia alla ragazza che aveva davanti.
''Ma ti sembra il caso di parlarne? Dobbiamo studiare tutto il corpo umano, mica solo l'apparato riproduttivo!'' Piccata Marika, come sempre. Però un brivido la attraversò. Chissà cos'era.
''Appunto, meno male che siamo capitati insieme, possiamo darci sempre una mano. Le cose che non capisco me le potresti spiegare tu.. E quelle che non capisci tu, beh, te le spiego io..'' Occhiolino e sorriso. Marika stava per esplodere. Come si permetteva ad essere cosi allusivo?

Intanto il prof continuava a spiegare; le ore volarono in un battito d'ali, Marika si ritrovò distrutta, alla fine della giornata, piena di appunti e desiderosa solo di buttarsi nella sua vasca, in mezzo a tanta schiuma e alla sua musica.
Si stava accendendo una sigaretta, camminando, quando sentì una mano e di seguito un braccio posarsi sul fianco. Sussultò e quasi urlò, ma quando si girò vide il miglior amico di suo cugino che le sorrideva.
''Cosa vuoi Victor?'' Le chiese, quasi sull'orlo di una crisi di nervi.
''Dove vai?'' Perchè continuava a sorridere? Era pazzo?
''A casa, mi sembra ovvio, sono le 5 del pomeriggio e sono a pezzi.'' Tanto valeva farglielo capire.
''Ti andrebbe di andare a prendere una birra stasera? Dai,cosi parliamo un po. Ci siamo rivisti oggi dopo due anni e abbiamo scambiato solo due parole nell'ora di Anatomia. Dai ti prego, non dirmi di no, di nuovo.'' Eccolo, il colpo basso. Aveva rivisitato un fatto avvenuto nel passato. Credeva che non lo ricordasse più. Si sbagliava,evidentemente.
''Mah, non so. Avevo in programma di rilassarmi un po...Sono distrutta.'' Evidentemente non voleva capirlo.
''Dai, ti faccio fare una bella doccia e ti passo a prendere alle nove. Ci ritiriamo presto, promesso, cosi potrai riposarti.'' Non mollava.
''E va bene, mi passi a prendere alle nove allora?'' Aveva dichiarato bandiera bianca.
''Certo piccola, ci vediamo dopo.'' La attirò a sé e le stampò un bacio a meta tra il collo e la guancia. Marika sussultò lievemente e forse lui se ne accorse perchè le sorrise in un modo strano.

 

 

Erano le sei del pomeriggio, Marika era arenata nella sua vasca da bagno, circondata dalle sue candele alla lavanda, con il suo shampoo al cocco vicino e il cellulare che trasmetteva i Queen( si era capito che erano il suo gruppo preferito?!) di fianco. Ad un tratto si riscosse e decise di fare quattro chiacchere con Erika, visto che c'era. Lei le faceva sempre sempre fare due risate.
La sua amica rispose al terzo squillo.
''Ehy amore, tutto ok? Come procede la scalinata verso il premio nobel alla medicina??'' Era frizzante, evidentemente aveva finito il turno alla base navale.
''Una meraviglia, non sai chi ho incontrato...'' Le raccontò cosi della sua ultima giornata, di quell'incontro, delle battute di Victor, dell'imminente uscita insieme.

''Merda. Ahahahahahahahahahahahahah le coincidenze della vita sono terribili eh?'' Erika si stava facendo le migliori risate.

''Belle coincidenze, davvero!'' Ancora il suo sarcasmo, viva le battutine pungenti.
'' Sono due anni che te lo dico, quello è il ragazzo per te, ma tu non te ne rendi conto! Secondo me sono due anni che te lo vorresti fare, ma neghi spudoratamente ahahahah...'' Erika era cosi, senza filtri, con battute sconce e allusioni ovunque.
''Scordatelo! Non fa per me. Non voglio un ragazzo fannullone, che pensa solo a come scrivere una nuova canzone e a come lucidare la sua preziosissima chitarra elettrica.''
''E allora perchè hai acconsentito ad uscire se non ti interessa?'' Erika e le sue domande inutili, non c'era bisogno neanche di risponderle.
''Per fare quattro chiacchere con un amico e svagarmi un po'. Lo sai che amo la birra e non riesco a dirle di no.''
''Certo, certo, e io sono Naomi Campbell. Secondo me un po' ti intriga. Anche quel genio 30enne del tuo vicino di casa ti aveva offerto una birra, ma l'hai rifiutato senza se e senza ma...'' Ok, Erika stava blaterando.
''Quello aveva 30 anni! Ti rendi conto? A papà sarebbe venuto un infarto, e poi scusa eh, cosa c'entra, Victor è un semplice amico, il miglior amico di mio cugino, lo conosco da tanto tempo e ci sto uscendo solo a prendere una birra, stop.''
''Mh, non ti scordare anatomia, tesoro. Ahahah magari la potreste ripassare in macchina.''
''Erika, te lo dico con tutto il cuore, vaff..'' Venne interrotta sul più bello della sua imprecazione.
''Amore, mi stanno chiamando per il contrappello, la vita da militare è dura. Ci sentiamo domani, un bacione, e non saltare addosso al bel chitarrista, fatti desiderare.'' E riattaccò, cosi, lasciandola con uno sguardo da pesce e un'ansia che le stava mangiando ogni organo interno.
''Oh, al diavolo, è solo mio amico!'' E si sotterrò nella montagna di schiuma, pronta a rimanere nella vasca tutta la vita.


 

Victor stava facendosi la barba. O meglio, stava sistemando il pizzetto strano che aveva. I capelli li sistemò alla meno peggio. C'era vento quella sera e per chi ha i capelli ricci come i suoi è sempre un problema. Si vesti elegante, quasi. Una camicia bianca aperta, la maglia dei Pink Floyd , jeans e anfibi. Alla faccia dell'elegenza. Uno spruzzo di profumo, non eccessivo ma delicato, una fraganza forte ma al tempo stesso fresca, il tempo di prendere sigarette, chiavi della macchina e portafogli ed era già in strada. Era relativamente presto, quindi si fermo in macchina un momento e si accese una sigaretta. Sapeva quanto fosse ritardataria Marika, se fosse arrivato prima gli sarebbe toccato comunque aspettare, quindi decise di ingannare il tempo. Prese il telefono e in un lampo chiamò Michele.
''Ehy cretino, che vuoi alle 9 di sera? Sto vedendo la partita del Milan.'' Michele e la sua solita delicatezza. Il sale della vita, in pratica.
''Ciao scemo, indovina chi ho incontrato oggi.'' Quasi gongolava.
''E io che cavolo ne so? Chi hai incontrato, Megan Fox?'' Michele ci sperava da una vita ormai, di incrociarla per sbaglio in strada. Illuso.
''Megan Fox non abita in Italia, rassegnati. Ho incontrato Marika però.''
''Eh?? Marika? La sua cugina di Angelo? Ma dove l'hai incontrata? Oddio, non avrai fatto il cretino come sempre, vero? Ti ha già dato un due di picche grande quando la tua testa, non ti basta?'' Michele partì a razzo appena senti quel nome.
''No scemo, semplicemente all'Università, frequentiamo un corso insieme.'' E iniziò a raccontare la giornata, il corso di Anatomia, le chiacchere e il fatto che di li a dieci minuti si sarebbero visti.''
''Wow, beh che dirti, se riesci a inzuppare il biscotto dopo questa sera diventi il mio mito; adesso evapora, devo vedermi la partita.'' Liquidò la faccenda in un lampo.
''Ma quale biscotto?! Ahahahaha sei veramente un cretino. Ciao bello, buona partita, ti faccio sapere.''
''Ma, guarda, non dormirò stanotte.'' E chiuse la chiamata. Victor rise per le battute del suo amico. Ma cosa gli passava per la testa? ''Inzuppare il biscotto'', Michele era sempre assurdo.
Però ormai aveva anche quell'idea in mente, e non riuscì ad accantonarla tanto presto. Bel guaio, davvero.

 

 

 

 

 

 

 

Buona sera! Sono di nuovo qui :) Vorrei davvero ringraziare chi ha messo la mia storia tra le seguite e le preferite, chi ha recensito e chi semplicemente l'ha visitata( siete davvero tantissimi, sono molto contenta).
Che dire?! Io spero vi piaccia questo capitolo, è il frutto di una giornata di scuola-lavoro. Tra una lezione di arte e una di psicologia ho pensato a questo capitolo e ho deciso di postarvelo subito.
Adesso vi lascio, un bacione a tutti/e e buon sabato! :D
M.

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Capitolo 5
*** Si esce! ***


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Ore 9 precise. Marika era già pronta. Strano, lei faceva aspettare sempre tutti, ritardataria cronica come era. Amiche, amici, parenti, genitori, tutti la attendevano per ore, sempre! Anche al matrimonio di sua cugina dovettero aspettarla. Lei doveva essere la damigella d'onore, doveva accompagnare la sposa all'altare e invece sua cugina si ritrovò ad aspettarla fuori la chiesa, rossa come un pomodoro, sotto un caldo sole di agosto per oltre mezz'ora. Colpa della parrucchiera e dell'estetista che non si decidevano su come truccarla o su che acconciatura farle. O forse era colpa sua dato che si svegliò alle 6 e prontamente si riaddormentò per altre tre ore, svegliandosi alle 9. Il matrimonio era alle 10. Vabbè, ma fu solo una coincidenza. Una delle tante.

Cosi si ritrovò a pensare mentre passava il lucidalabbra. Pensieri che le permisero di non innervosirsi e di non farla agitare nel mettere il mascara, cosa impossibile da fare quando era in ansia.
Il telefono prese a suonare, Marika ebbe quasi un infarto.

''Pronto?!?'' Era Victor, l'aveva visto dallo schermo del cellulare, ma fece finta di niente. Come diavolo aveva ancora il suo numero? Mah.
''Marika, sto giù, ti aspetto.''
''Arrivo, sto scendendo.'' Chiuse il telefono e si preparò ad uscire. Il profumo! Lo stava dimenticando. Il suo mitico profumo al cioccolato non poteva mai mancare. Si guardò un attimo nello specchio. Si piaceva, si era sempre piaciuta. Anche se non era una modella. Era molto alta, forse troppo per una ragazzina, gambe sode, non molto snelle ma slanciate. Fisico normale, non aveva le costole da fuori per quanto era magra, ma aveva quel filino di pancetta che non guastava, frutto di troppo cioccolato e troppe bevande gassate.Seno? Beh, li c'era una piccola pecca. Su quel fisico possente e slanciato, Madre Natura le aveva donato un seno piuttosto piccolo. Una seconda abbondante, per essere precisi. Viso tondo, mai avuti brufoli o acne; amava il suo viso. Era spesso oggetto di invidia da parte delle amiche che si ritrovavano a lottare con brufolini o punti neri. Occhi scuri, color cioccolato fondente, capelli biondi. Tinti. Vabbè, a chi importava, li aveva giusto schiariti un po'.
Era vestita semplicemente, una canottina viola, una giacca di cotone a coprirle le spalle, una gonnellina nera e un paio di stivali con il tacco. Si piaceva, si!

Victor era in macchina, a fumare, stava inserendo un cd nel lettore quando si ritrovò a voltare la testa verso casa di Marika e per poco non gli venne un infarto.
''Merda, merda, merda.'' Si ritrovò a sussurrare alla vista di Marika che usciva da casa. Era splendida. Doveva contenersi se voleva far andare avanti la serata.

 

''Buonasera!'' L'educazione prima di tutto, solo che poi a marika venne l'impulso di baciarlo sulla guancia, con tanto di schiocco. E' sempre educazione.

'' 'sera, dove andiamo signorina?'' Chiese, con quel suo sorriso.
'' Dove vuoi, per me è uguale'' Non aveva davvero preferenze.
''Hanno aperto un nuovo pub non lontano da qui, dista si e no mezz'ora di macchina. Ti va bene?''
''Certo, vai pure.'' In quel frangente partì il cd che aveva inserito Victor.

 

''She's got a smile that it seems to me
Reminds me of childhood memories
Where everything
Was as fresh as the bright blue sky...''

 

Si ritrovarono a cantare insieme, a ridere e a scherzare. Marika penso' che quella canzone fosse il destino, visto che si erano praticamente conosciuti con quel pezzo...

 

 

DUE ANNI PRIMA:
Una fresca sera di agosto, strana per la loro regione del sud, abituata a temperature impossibili anche di notte. Marika, Sara, Veronica ed Erika erano uscite con il cugino di Marika, che aveva portato altri 3 amici, Franco, Michele e Victor. Tutti erano presi a scherzare e a conoscerci, tranne Victor e Marika che bevevano la propria birra placidamente e ascoltavano i discorsi degli amici distrattamente. Quando ad un cento punto, nel pub, parti' quella canzone che li fece cantare contemporaneamente. Victor la osservò. Quella ragazzina conosceva buona musica, già dalla maglietta dei Nirvana ne aveva avuto un presentimento. Cosi si avvicino' e iniziarono a parlare, parlare, parlare, estraniandosi dal mondo circostante, uscendo ogni tanto dal locale per fumare insieme e rientrando sempre insieme, sempre parlando e ridendo. Si scambiorono velocemente i numeri di telefono e da li, beh, tutto il resto è storia.

 

Si ritrovo' a pensare a ciò Marika, mentre Victor cantava un'altra canzone. Aveva una bella voce, belle mani, callose ovviamente poiché suonava la chitarra, ma belle; quelle stesse mani tamburellavano sul volante e spingevano la marcia con una delicatezza inaudita. Aveva anche un bel sorriso, sempre presente, due occhi cervoni e tanti, tanti capelli ricci e scuri. Si ritrovo' ad osservarlo, da maniaca direi quasi, e lui se ne accorse.
''Che guardi?!'' Sorrise, che bel sorriso, mamma mia.
''N-niente, pensavo alla giornata di oggi e al fatto che dopo due anni ti ho incontrato.'' Grossa, grossa bugia. Non seppe mai quanto ci credette, anche per via del suo rossore.

''Gia, che bella fortuna ah?! Meno male, altrimenti sarebbe stata un'ennesima scocciatura li dentro. Tu sei una ventata di aria fresca.'' Si ritrovò a dire, limpido come il cielo di luglio.

Entrarono nel locale e si sedettero, ordinando pizza e birra.
''Allora, che hai fatto in questi due anni?'' Victor e le sue domande. Dove voleva arrivare a parare? Marika decisie di girare il discorso in lungo.
''Ho finito il quarto e il quinto, mi sono diplomata con 95 su 100, ho tentato il test in medicina e sono stata presa con il terzo punteggio più alto. I primi erano i figli del direttore dell'ospedale, stranamente, ho iniziato oggi e ti ho incontrato quando mi hai sgridato dalla fila per la bacheca. Il resto lo sai.''
''Ahahahah sei la solita lenta, non ti muovevi. E dal lato amoroso?!''. Ecco dove voleva andare a parare.

''Se vuoi sapere se mi sono fidanzata ti dico no, ma ho frequentato un po' alcuni ragazzi tra cui il mio vicino di casa, te lo ricordi? Quello che mi riparava il computer.'' Balla colossale, ma si ritrovò a spiattellarla cosi, senza freni. Ma perchè l'ha detto?
''Il trentenne? Quel maniaco?'' Si ritrovo' a stringere il pugno sotto il tavolo. Non lo sopportava. Era un pervertito che le riparava il pc e le fissava il culo. Avrebbe dovuto ammazzarlo due anni prima.
''Ma dai, non è un maniaco. E' un bravo ragazzo.E tu che hai fatto,invece?'' Anche Marika pensava la stessa cosa del tipo, ma fece finta di niente.
''Mah, il solito, ho finito il liceo artistico, ho lasciato Ale dopo quasi due anni, era diventata pesante, irritante, scontrosa e acida. Mi sono iscritto all'Università e dopo un anno sei arrivata tu, per fortuna.''

Divenne probabilmente color prugna, ma ebbe la forza di sorridergli ugualmente. La serata proseguì così. Dopo fiumi di birra e quintali di sigarette, fumate in macchina, con la radio in sottofondo, a ridere e a raccontarsi di tutto.

Verso mezzanotte e mezza la riaccompagnò a casa, la serata era trascorsa piacevolmente, si ritrovo' a baciarlo di nuovo sulla guancia e ad aspirare il profumo. Buonissimo, ma non lo disse. Era brilla ma aveva ancora la facoltà della parola e del pensiero.

Scese dalla macchina e si rintano' subito in casa. Beh, aveva ritrovato un amico, penso' mettendosi a letto.
Victor invece nell'amicizia tra uomo e donna non ci aveva mai creduto e non aveva intenzione di crederci proprio ora. Si mise a letto con il sorriso e continuo' a pensare alla sua serata con Marika fino a quando Morfeo non lo chiamo' tra le sue braccia.

 

Ps: La canzone è Sweet Child O' Mine dei Guns N' Roses.

Buona sera e buon sabato! Lo so, posto velocemente ma non vedo l'ora di tornare la sera a casa e raccontarvi la storia. Spero davvero che questo capitolo vi piaccia, cosi come è piaciuto a me scriverlo. Vi mando un bacione e vi auguro una buona domenica per domani.Ciao a tutti!
M.

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Capitolo 6
*** Maledetta vodka! ***


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La mattina dopo Victor si alzò sorridente. Non aveva lezione di Anatomia ma era sicuro che in facoltà avrebbe rivisto Marika. Cosi decise di mandarle un messagio, sicuro che lei fosse già sveglia.

 

''Ehy piccola, buongiorno! Ci sei oggi all'Università? Ci terrei a fare colazione con te. Se non l'hai ancora fatta ti passo a prendere io e andiamo insieme a farla.''
La risposta non tardò ad arrivare.
''Mi sono svegliata da poco, ancora non so come mi chiamo, figuriamoci aver fatto colazione.. Andiamo a farla insieme?''
Victor sorrise come un ebete e rispose in due secondi netti.
''Tra 20 minuti sono da te, fatti trovare pronta, il cappuccino ci aspetta (lo so che lo adori)''. Effettivamente Marika amava il cappuccino, faceva colazione solo con quello. Victor si preparò in due minuti, e si catapultò in strada in ancor meno tempo. La giornata era iniziata benissimo.



20 minuti. Marika schizzò fuori dal letto in pochi secondi, il tempo di correre in bagno ed era già vestita. Era un record per lei, abituata a fare tutto con calma estrema. Dopo 18 minuti esatti era fuori alla porta, in attesa e col fiatone. Per via delle scale scese di corsa. Semplicemente non voleva far aspettare un amico.
Vide la sua macchina da lontano e le piombò il cuore in gola. Ma cosa stava succedendo? Sarà stata la fame.

''Buongiorno!'' Tutta quella allegria di prima mattina Marika non ce l'aveva mai avuta. Boh.
''Buongiorno a te cara, tutto ok? Ti vedo strana stamattina.''Che insinuava?
''Sto benissimo, ho una fame che mangerei anche questa macchina. Allora, mi porti a fare colazione si o no?!''
''Certo, e poi dritti all'Università.''
Due cornetti, due cappuccini e due sigarette dopo, si ritrovarono entrambi all'Università. Marika pronta per la lezione di Chimica e Biologia, Victor per quella di scultura.

''Ci vediamo dopo piccola, ti accompagno io a casa.'' Sicuro, schietto.
''Ma tu finisci alle 3, io alle 5, non c'è bisogno che mi aspetti due ore, vai pure.'' Si intenerì quasi, ma non poteva permetterlo.
''Ma no, devo fare due commissioni in facoltà, ti aspetto tranquilla, gli amici fanno cosi, no?'' Certo, amici, Victor proprio non sopportava quella parola.
''Ok amico, ci vediamo alle 5.'' Ma prima che Marika potesse fare un passo, Victor l'attirò a se e la bacio sulla fronte.
''Buona giornata tesoro.'' Marika se ne andò sudando e tremando, chissà forse le stava venendo la febbre. Si, come no.

 

La mattinata procedette lenta e inesorabile. Marika quasi morì dopo aver dissezionato un fegato e aver studiato Freud, cosi come faceva al liceo. Si fermò 10 minuti a pranzo, il tempo di mangiare un panino. Stava per avvicinarsi all'aula di Fisica Medica quando le arrivò un messaggino.

''Sto per morire studiando l'arte nel paleolitico, mi manca parlare con te. Ho bisogno di un'AMICA con cui ridere.'' Era Victor. Le aveva scritto quel pensiero dolce mentre varcava l'aula e mentre lui seguiva la lezione. Era dolce. No aspetta, non era dolce, era semplicemente un amico annoiato.
''Dai scemo, aspetta altre 4 ore, poi potremmo parlare e scherzare insieme.''
''Non vedo l'ora.'' E cosi anche Marika si ritrovò ad attendere impaziente le 5 del pomeriggio.


Dopo 4 ore vide uscire Marika dalla porta di Fisica Medica con uno sguardo sconvolto e delle occhiaie grandi come una casa. Però era bellissima ugualmente.
''Allora, come è andata la giornata?''
''Uno schifo, ho aperto in due un fegato, ho studiato Freud seguite da un panino e da 4 ore di Fisica. Sto morendo dal sonno. Tu?''
''Ma, niente di che, scultura, pittura, storia del paleolitico e poi ho fatto alcune commissioni.'' Bugia, l'aveva aspettata due ore in macchina, voleva portarla a casa. Ma lei, questo, non lo seppe mai.
Arrivarono sotto casa di lei dopo circa 10 minuti.
''Vuoi salire? Ti offro qualcosa da bere.'' In preda alla gentilezza Marika proferì queste parole, anche spinta dalla voglia di non stare da sola, visto che mamma e papà erano a lavoro.
''E i tuoi? Non voglio disturbare, tranquilla.''
''Mamma e papà stanno a lavoro, rientrano tra due ore. Dai, fammi un po' di compagnia.''
''Ok allora.'' Non se fece ripetere più, via libera.

Arrivati sopra al quinto piano, Marika si spostò in camera, dicendo a Victor di fare come se fosse a casa sua, intanto lei si spogliava e si metteva comoda. Victor andò un secondo in bagno e disgraziatamente passò dalla camera di lei.

''Oh merda.'' Pensò, appena la vide in mutandine mentre indossava la tuta. Scappo' in bagno, lavandosi la faccia e cercando di dimenticare l'immagine appena vista. Come se fosse semplice.
Era seduto sul divano quando spunto' lei dalla camera, capelli raccolti, canotta verde e pantalone della tuta blu. Abbinamento orrendo ma a lui piaceva. Piaceva ciò che c'era sotto quei pantaloni blu ma cercò inutilmente di non pensarci.
''Vodka?!'' Chiese all'improvviso.

''Si grazie.''
Dopo molti shot di vodka si ritrovarono completamente ubriachi alle 6 di sera, a ridere sul divano mentre guardavano ''Lady Oscar.''
In un momento di stanchezza Marika appoggiò la testa sulla spalla di Victor e si accoccolò vicino a lui. Lo sentì trattenere il fiato e tendere i muscoli delle spalle, ma non ci fece caso.
Victor le massaggiò i capelli, profumavano di cocco. Cavolo, lo mandavano al manicomio. Meglio scappare prima che succeda l'irreparabile.
Sulla sigla finale, si alzò in piedi per andarsene ma scivolò nuovamente sul divano trattenuto da una Marika paurosamente alticcia.
''Dove vai? Non lasciarmi sola, dai..'' Disse in modo sconnesso. Le accarezzo' una guancia e le disse che si sarebbero visti domani.
''Mi hai lasciata sola per due anni, che razza di amico sei se ora te ne vai di nuovo?'' Disse tra i fumi dell'alcool.
''Non ti lascerò lo sai, e poi mi hai spinto tu via dalla tua vita due anni fa. Non me ne sarei mai scappato da te.'' Rivelazione bomba. Ma tanto erano ubriachi, non avrebbero ricordato niente di li a poco.

''Non lasciarmi mai più sola, ti prego.'' Marika si mise a cavalcioni su di lui, lo afferrò dai capelli e lo baciò.

Dopo circa 5 secondi Victor si staccò e la butto' di peso sul divano. Non doveva andare avanti. Non cosi, da ubriachi almeno.
''Ehm.. ci vediamo domani Mari, è meglio. Buona serata.'' Afferrò la sua tracolla e scappo' via. Aveva dovuto fermarsi, altrimenti avrebbe rischiato di farla sua da ubriaco, sul divano dei genitori. Guidò nervosamente fino a casa, torturandosi il labbro dal nervoso. Arrivato a casa si butto' sulla doccia e vegetò sul divano tutta la sera. Ancora sconvolto. Piacevolmente sconvolto. Avrebbe ri-baciato Marika ogni ora, se avesse potuto. La notte, però, quando si addormento', fu un momento tragico. I sogni decisero di tormentarlo.

Marika nel frattempo di era addormenata sul divano, dove si sveglio' verso le 9, svegliata dalla mamma che la avvisava della cena pronta. In un flash si ricordò cio' che aveva fatto, e per poco non si strozzo' con una fettina di carne. ''Che casino immane.'' Pensò, mentre si infilava sotto la doccia. Anche a lei, quella notte, i sogni non diedero tregua, ma questo beh, è un altro discorso.

 

 

Salve, e buona domenica! Capitolo appena sfornato. Spero davvero che vi piaccia. Qui Marika, sotto i fumi dell'alcool combina qualche guaio, ma saprà riparare a ciò? Chi lo sa. Lo scopriremo solo vivendo( sto ascoltando Battisti, si vede? :) ) Vi auguro un buon inizio settimana e una buona serata a tutti. Ciaoooo!
M.

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Capitolo 7
*** Fuori tutta la verità. ***


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Avete presente quando vi svegliate la notte tremando e sudando, più volte, per degli incubi terribili? Ecco, Victor si sveglio tante volte quella notte, ma mai per degli incubi cosi terribili.

Ce l'aveva di fianco, sorridente, e parlavano tanto. Quando ad un certo punto lei inizia a spogliarsi e a spogliare lui, salendogli in grembo e iniziando a torturarlo; ansimava come un dannato, e Marika non era da meno. Inizia a toccarlo, sempre più giù, sempre pià a fondo, sempre più delicatamente. Era ormai arrivata alla molla dei boxer Marika quando, alzando lo sguardo, si lecca leggermente le labbra e inizia a tirare giù quell'inutile pezzo di stoffa, quando ad un certo punto...

*beep-beep, beep-beep'' La sveglia segnava le ore 07:15.
''Porca miseria, proprio ora doveva suonare questa merda?!'' Imprecò ad un certo punto, notando un rigonfiamento del lenzuolo. Era da quando aveva 13 anni che non si svegliava cosi. Toccava andare in bagno a ''smontare'' la situazione.
Dopo qualche minuto andò in cucina e decise di farsi il caffè più forte di tutti i tempi, accendendosi contemporaneamente una sigaretta e osservando il giardino fuori dalla finestra.
''Bel casino, in tutti i sensi.'' Sospiro', per poi accorgersi che la macchinetta del caffè stava per esplodere. Inizia una brutta, bruttissima giornata.


Marika quella notte non riuscì a prendere sonno, colpevole di aver assalito un suo ''amico'' e di avergli fatto quella confessione tanto assurdo quanto non vera. Non gli era mancato Victor, lui era semplicemente sparito dalla sua testa, sia come amico che come il resto, lui si era poi fidanzato e non l'aveva più cercata. Prese sonno verso le 3 di notte, un sonno disturbato, di quelli che ti fanno svegliare con delle occhiaie terribili e con i nervi infuocati.

Era sopra di lei, la stava accarezzando come mai aveva fatto. Non carezze sulla guancia o sul braccio, ma sfioramenti ben precisi e determinati. Baci sul collo, sulle spalle, sulla pancia nuda, lui sapeva come farla sciogliere come ghiaccio al sole. Stava sudando, neanche avesse corso i 1000 metri, e ansimava senza pudore. Lui le tolse i jeans e con un gesto rapido anche i suoi erano spariti; c'erano solo due strati di stoffa a dividerli,e lei sentiva TUTTO. Sentì anche il ''mi sei mancata'' pronunciato tra uno sguardo e l'altro, quando senti nella sua testa il sordido rumore di qualcosa che suonava.

*beeeeeep-beeeeeep'' La sveglia, impostata alle 07:30 martellava nel cervello, facendole venire quasi la nausea. Si alzo' accorgendosi di essere completamente sudata. Eppure in casa si stava bene, papà non aveva acceso nemmeno i termosifoni. Aprì il frigo, prese del latte freddo e lo verso' in un bicchiere con dei cereali. Si sedette sul divano e osservo' insofferente la finestra.
''Sono un'idiota.'' Fu l'unica frase che proferì, fino a quando non arrivo' all'Università.

Nel pullman Victor incontrò Michele e Angelo, che lo aspettavano al solito posto. Gli amici notarono subito che qualcosa non andava, ma lui non doveva cedere.
''Che ti è successo idiota, sei caduto dal letto?'' Michele, il solito delicato.
''No testa di cavolo, ho dormito male, tutto qui.'' Ecco, appunto, meglio girare la frittata.
''Comunque hai una faccia strana che ti è successo?'' Angelo... Se solo l'avesse saputo.
''E' successo qualcosa con Marika?'' Michele, maledetto lui e la sua boccaccia. Victor per poco non svenì.
''Marika? Mia cugina? La mia Marika? Che è successo? Victooooor?!??!'' Oddio, era peggio della Polizia. Victor non reagì. Parlò semplicemente come se niente fosse.
''L'ho incontrata l'altro ieri all'Università. Frequentiamo un corso insieme. Tutto qui. '' Meglio astenersi dal dire che corso, Angelo probabilmente sarebbe morto.
'' Eh allora? Perchè non me lo hai detto? Lo sanno tutti tranne me? Bell'amico, sul serio!'' Merda, era incazzata come una belva.
''Lo so, scusami, dovevo dirtelo ma non mi uscivano le parole dalla bocca. Lunedi sera siamo usciti a prendere semplicemente una birra e stop, nient'altro.'' Stava cedendo, oddio no.
'' Ed è per questo che hai una faccia da funerale? Cos'è ti ha dato un altro no? Ci hai provato di nuovo? Se le hai messo le mani addosso io ti ammazzo lo sai, non ci prov...''
'' Ieri sera mi ha baciato Angelo! Mi è saltata addosso e l'ho dovuta respingere perchè non sono un coglione che salta addosso alle donne, lo sai!'' Mezzo pullman aveva sentito, bella situazione. Michele sbiancò, Angelo si alzò e scese due fermate prima.
''E io dovrei crederti, dopo tante bugie? Che schifo.'' E se andò, Angelo. Il suo migliore amico lo guardò con odio e rancore. Era una brutta persona, lo sapeva.
''Amico, fattelo dire, sei un coglione. Se fossi stato nei tuoi panni me la sarei fatta.'' Sdrammatizzò Michele. Insomma, più che sdrammatizzare, peggiorò la situazione.
''Fanculo Miche'. '' E cosi, molto elegantemente scese alla sua fermata e si avviò all'Università.

 

Marika si ritrovo' nel pullman,senza amiche. L'avevano abbandonata tutte. Veronica era a Siena, Erika a Bologna e Sara studiava in un'altra Università e quindi non prendeva il suo autobus. Decise di chiamare Veronica. Lei poteva darle aiuto.
''Prontoooo?!'' Veronica era spaventosamente veloce a rispondere. Viveva con il cellulare in mano?!
''Ho fatto un casino.'' Dritta al punto.
''Mi fa piacere sapere che stai bene, che diavolo hai fatto?''
''Ieri ho invitato Victor su a casa per bere una cosa, visto che ero sola. Abbiamo esagerato e l'ho supplicato di rimanere con me. Ah, mi sono messa a cavalcioni su di lui e l'ho baciato.'' La signora di fronte a lei la guardò sconvolta.
''Bella situazione di merda. Complimenti vivissimi. Insomma, vado a studiare in un'altra regione e mi combini questi guai? Sei incorreggibile.'' Veronica però stava sorridendo, era evidente.
''Dai smettila, dimmi cosa devo fare, sono quasi arrivata all'Università.''
''Allora, con calma, oggi hai Anatomia?''
''Si. Merda, non ci avevo pensato. Porca miseria!'' Marika stava quasi per svenire.
''Benissimo, ora tu oggi devi ostentare sicurezza, non far trapelare alcuna emozione, fai finta di non ricordare niente. Se lui ti provoca, provocalo anche tu altrimenti devi rimanere IMMOBILE. Adesso devo andare, sto per iniziare la lezione di Diritto. Un bacione, mi raccomando.
''Ok, ci provo. Grazie mille Vero, ci sentiamo.'' Riattaccò e si accese una sigaretta. Mancavano dieci minuti scarsi alle 9. La lezione di Anatomia stava per iniziare. Si sedette nervosa su una panchina e si rilassò quando lo vide scendere dal suo pullman e camminare velocemente. Oddio, si stava avvicinando a lei. Ecco, ora doveva calmarsi se non voleva diventare viola.


''Hai l'accendino per caso?'' Neanche un buongiorno, un sorriso. NIENTE.
''Buongiorno eh! Tieni!'' Gli lanciò l'accendino con tutta la stizza possibile.
''Scusami, sono un po' stanco, buondì.'' Un bacio sulla guancia la sciolse. No, non le piaceva lui, no. Non doveva succedere.
''Dormito bene?'' Si inventò, voleva sapere come avesse dormito. Mossa sbagliata, si ricordò della sua notte e di che sogno avesse fatto e sbiancò.
''Macchè, ho fatto sogni terribili, mi sono svegliato mille volte. Tu?'' Ma era freddo lui stamattina, o era freddo solo con lei? Oppure era semplicemente stanco.
''Anche io, ho dormito malissimo e ho avuto un incubo terribile.'' Bugia, le era piaciuto quel sogno. Però non doveva piacerle, ecco il fatto.
''Che hai sognato?'' Ad un certo punto si avvicinò troppo al suo viso, guardandola negli occhi. Marika stava per collassare.
''Ehm, n-niente, zombie. F-forse, non ricordo bene. Adesso andiamo, è tardissimo.'' Si inventò e si alzò velocemente dalla panchina. Il discorso stava degenerando.
Camminavano nel corridoio, lei avanti e lui indietro di pochi passi, quando un lampo di stupidaggine lo avvolse e la attirò nel ripostiglio del bidello.
''Che cavolo fai? Sei scemo? Dobbiamo andare, muoviti!'' Era nervosa, tesa come le corde della chitarra di lui.
''Voglio solo dirti che quello che hai fatto ieri sera mi è piaciuto da morire, avrei voluto che continuassi, lo sai. Non ti vedo come una semplice amica, sei qualcosa di più. Ma non volevo approfittare delle tue condizioni. Voglio solo dirti che deve continuare tutto normalmente tra di noi, senza rancori.Io sapro' aspettare quanto vuoi.'' E la baciò, di colpo, senza pensarci.

Usci velocemente, lasciandola li con lo sguardo da ebete a fissare lo spray per pulire i vetri. Le tremavano le gambe e le mani, stava sudando freddo e le stava battendo il cuore. Non poteva essere un infarto. Non poteva essere nemmeno amore. Almeno cosi credeva. Sperava.

 

 

 

Buonasera! Ci sono novità sul fronte Victor-Marika, ma non credete che sia tutto rose e fiori eh! La strada è ancora tutta in salita :)
Per ora vi faccio gustare questo momento particolare. Victor alla fine è scoppiato sia con Angelo che con Marika. Ma credo che si sistemerà tutto. Forse. Vi lascio nell'incertezza, con la speranza che la mia storia vi stia piacendo! Un bacio a tutti!
M.

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Capitolo 8
*** Amiche, amici, pensieri e... ***


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Marika sentì un tonfo al cuore, cosa le stava succedendo?
Usci' da quel ripostiglio sconvolta, con le gambe che le tremavano. La lezione era già iniziata, merda, era in ultra ritardo.
''Buongiorno, scusate per il ritardo...'' Stordita, sembrava ubriaca.
''Prego signorina, la prossima volta più puntuale eh?! Per fortuna che sono appena arrivato.'' Il professore era troppo gentile, mah.

Si sedette con calma vicino a Victor che le stava sorridendo maliziosamente.
''Io e te dobbiamo parlare.'' Sicura di sé come non lo era mai stata.
''Dimmi tutto.''
''Senti, probabilmente ti sei fatto idee sbagliate da ieri, e lo so che è colpa mia, ma non ero perfettamente cosciente. Per me sei e resterai solo un amico, è bene che tu lo sappia. Non voglio perderti come amico, ma non voglio nemmeno qualcosa di più. Senza rancori, come hai detto tu.'' Dritta al punto. Wow, Marika era fiera di se stessa.
''Ok, me ne rendo conto. Solo amici, mi sembra giusto.'' Victor fece buon viso a cattivo gioco, ma quello che non seppe mai era che Victor non voleva mollare, non stavolta.

Ognuno per la sua strada, ognuno a casa propria.

Victor si sentiva benissimo, aveva percepito un ennesimo rifiuto ma stavolta non avrebbe abbandonato la spugna troppo presto.

Marika, dall'altra parte, era distrutta dentro e fuori, voleva piangere e gridare. Doveva chiamare Veronica.

''Pronto?! Mari?'' Veronica doveva essere nel suo alloggio all'Università, non si sentiva alcun rumore.
''So-sono una c-cogliona. Ho p-perso un amico..'' Ma da quando stava singhiozzando?
''Marika? Marika ferma, raccontami tutto, con calma, che è successo?''
''Gli ho detto no, di nuovo, dopo che l'avevo assalito, e lui è rimasto fermo, impassibile per tutto il tempo. Mi ha salutato con un misero ciao, neanche una carezza o una battuta, che ho combinato???'' Aveva la voce disperata. Non voleva perdere un amico. Certo, almeno cosi pensava lei.
''Non eri tu quella che non piangeva per i maschi, dicendo che c'erano altri motivi al mondo per piangere?'' Ecco, appunto.
''Io..Io..'' Non sapeva effettivamente come controbbattere.
''Ti stai rendendo conto che per te Victor vale qualcosa di più di un semplice amico? Te lo devo scrivere in arabo? No perchè, sai che ho ragione! Non vuoi stare male perchè lui è un fannullone però stai male perchè ti tratta con freddezza? E' un controsenso! Aveva ragione Erika, nel tuo inconscio lo vorresti vicino a te, ma la tua ragione cosi ferma e razionalista non lo accetta.''
''Non lo so Vero, non lo so, sono confusa e voi mi avete abbandonato! Sono sola e io non ce la faccio!'' Fu in quel momento che inizio' a piangere.
''Tesoro, ascolta, io scendo al sud a novembre, le lezioni finiscono e non inizieranno fino a metà gennaio, dopo di che devo ritornare qui; noi ti siamo sempre vicine, sciocca! E poi tra poche settimane sarò li e affronteremo questa situazione insieme, te lo giuro!'' Dolce, Veronica, molto dolce.
''Ok...vado a farmi una doccia, ci sentiamo dopo magari.''
''Certo, o al massimo ci vediamo in webcam! Ciao tesorino!''

Marika era all'apice della depressione. Le parole di Veronica l'avevano sconvolta, forse aveva ragione, forse no? Cio' che è certo è che da quando Victor era riapparso di colpo nella sua vita, davanti a quella bacheca, Marika si alzava con il sorriso la mattina e non vedeva l'ora di correre all'Università per parlare e ridere con il suo amico. Amico. Si, doveva convincersi che era solo una bella amicizia. Il suono del campanello di casa la desto' da quei pensieri e corse a correre alla porta, non prima di essersi guardata alla specchio e di essersi sistemata i capelli. Ma cosa stava facendo? Era in casa sua, mica in una festa. Quando apri' pero', la sua sorpresa fu abnorme.

''Saraaaaaaaaaa!'' Urlo', abbracciandola con tutta la sua forza.
''Ciao scemaaaaa!'' Sara era talmente piccolina e magrolina che le salto' praticamente in braccio!
''Cosa ci fai qui?'' Marika si era davvero commossa, aveva gli occhi lucidi e le gambe che tremavano.
''Non ho lezione domani e ho preso il primo treno per venirti a trovare e per stare anche un po' in famiglia. Ho voglia di una birra, ce l'andiamo a prendere? Non dirmi di no, potrei offendermi a vita. Avanti, renditi decente, truccati e sistemati i capelli. Voglio bere!'' Era piccolina ma aveva un'energia in corpo non indifferente.
''Ok, arrivo, pochi minuti.''

I pochi minuti di Marika equivalevano esattamente a 31 minuti di orologio. Uscirono di casa e si recarono al bar di fiducia con la piccola macchina di Sara. Marika ci stava leggermente stretta, ma meglio di niente.
Si ritrovarono cosi tra due birre e tante patatine fritte a ridere e a raccontarsi dell'Universita'.

''Allora, Erika mi ha detto che hai incontrato Victor, avanti racconta tutto.'' Sara inizio' di colpo, facendola quasi affogare.
''Si, ti ha detto giusto...l'ho incontrato all'Università, frequentiamo il corso di Anatomia insieme, lui per arte io per medicina. Niente, mi ha invitato a prendere una birra, il giorno dopo stavamo a casa e abbiamo bevuto un po' di più e io gli son saltata addosso, lui si è fatto dei viaggi mentali assurdi e stamattina gli ho ripetuto il mio no che ho detto tipo due anni fa.'' Riassunse brevemente, Sara capi' solo che la sua amica era una cretina.
''Ma sei scema? Quello ti va dietro da una vita, se tu gli dicessi di uccidersi quello lo farebbe, lo provochi e gli dici anche no? Io ti avrei mandato a quel paese senza rancore proprio.''
''Lo so, che schifo di amica.''
''Per lui non sei e non sarai mai un'amica. Lui vuole te, quando te ne accorgerai? Si è fidanzato con la sua ex per disperazione, ma in realtà era te che voleva vicino la notte!''
''Non so che fare.'' Marika divenne triste in pochi istanti.
''Mettilo alla prova indirettamente. Fallo ingelosire, provocalo, parlagli da amica di altri ragazzi e vediamo che fa.''
''Ma è una cosa perfida!'' Marika era allibita.
''Lo so, ma va fatta per capire le sue intenzioni! E adesso beviamo, sennò mi si secca la gola.'' Scherzò, alzando il boccale della birra e brindando a loro due.

Victor era seduto placidamente sul divano di Michele a suonare la chitarra. Michele si impegnava nella batteria, il suo amico Angelo al sax e al pianoforte e Franco cantava. Non aveva voglia di fare niente, nemmeno le prove settimanali con gli amici.
''Ehy cretino, vuoi mettere un po' di spirito in quella cavolo di mano o devo farti suonare il riff a suon di pugni?'' Michele era nervoso, da dietro la sua batteria Victor poteva vedere il volto arrossato e le mani che stringevano le bacchette.
''Facciamo sempre le stesse cose, le so a memoria ormai, potrei farle a occhi chiusi, non rompere le palle.''
''Se tu non ti muovi e suoni decentemente io ti spacco la chitarra in testa!'' Michele era davvero nervoso, oh si.

'' Ma che cazzo di problema hai? Sei nervoso? Non rompere, che non è aria Miche'!'' Bella cosa l'amicizia.
''Basta ragazzi, ha ragione Victor, dobbiamo provare altro, anche io mi sono stancato di cantare sempre le stesse cose. Riposiamoci per oggi, magari da domani potremmo iniziare a provare le nuove canzoni.
''Se Victor ha quella faccia da depresso cronico che non scopa da una vita, io non suono più un cavolo!'' Michele era l'apoteosi della delicatezza.
''Non si risolve tutto al sesso, animale, abbiamo tutti dei sentimenti e delle emozioni, non siamo bestie che vivono solo per quello, come te!'' Pungente, Victor.
''Ha dei sentimenti il nostro bel chitarrista, chi l'avrebbe mai detto! Che c'è, ti è spuntato il sentimento perchè Marika non te la vuole dare? Vai in autostrada, almeno ti sfoghi e ritorni con il sorriso!'' Michele era acido, più del solito.
''Sei un grande coglione, basta, me ne vado. Andate a quel paese tutti quanti!.'' Effettivamente Victor si sentiva depresso, non aveva vitalità, davvero sembrava una donna con il ciclo. E poi Michele lo aveva innervosito, per lui le donne erano buone solo per il sesso. Sperava davvero che avrebbe trovato una donna che gli facesse cambiare idea e soprattutto modi.
Victor pensava anche alla faccia di Angelo, seria e cupa, non gli aveva rivolto la parola e neanche guardato di striscio. Nemmeno un ciao. Che situazione orrenda.
Camminando verso casa pensò tanto, ai due rifiuti in due anni, al perchè non lo volesse, al sorriso di Marika, al suo profumo al cioccolato. Davvero sembrava un fallito? Aveva ventuno anni, si stava laureando, suonava divinamente e cantava discretamente. L'estate lavorava sporadicamente per un architetto della città, i giorni necessari per sistemare le carte nell'ufficio e magari fargli qualche disegno di qualche costruzione, ma niente di più. Voleva lavorare nel mondo dell'arte, magari insegnare chitarra, non era ambizioso, preferiva stare con i piedi per terra e sognare solo cio' che sapeva fare. Marika evidentemente voleva un ragazzo come si deve, che non si vestiva come l'ultimo degli Hippie e che passava la sua vita a suonare e fumare. Voleva uno serio. Victor non aveva mai pensato di cambiare e non lo avrebbe mai fatto, ma magari qualche piccola modifica per essere accettato da lei. Avrebbe fatto di tutto, e stavolta l'avrebbe fatto seriamente.

 

 

Salve a tutti! Capitolo di transito, nessuna novita' sostanziale, ma dal prossimo inizieranno i piani di Marika per mettere alla prova Victor e quelli di Victor per far cedere Marika! Un saluto a tutti e un bacione. :*
M.

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Capitolo 9
*** Febbre.. ***


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Doveva mettere in atto il piano di Sara, farlo ingelosire.
Per questo, quel venerdì mattina si alzo' prima e si preparo' come mai aveva fatto prima di allora. Una minigonna corta abbastanza da essere decente e da far vedere un po' di gambe, una magliettina leggermente scollata e un gilet di pelle. Calze a rete e stivali. Aveva un freddo assurdo ma purtroppo ''se balla vuoi apparire, un po' devi soffrire''. Cosi citava il detto di sua nonna. Stava molto scomoda anche in pullman, lei abituata ai suoi leggings e ai jeans, andava in Università conciata come una groupie di qualche rock band anni'80. Cosa sarebbe successo a Victor?! Lo avrebbe scoperto solo in facolta'.

Victor era arrivato prima. Fumava tranquillo su una panchina e ripeteva dal suo libro di arte la vita di Michelangelo, il suo pittore preferito. Quando vide da lontando il pullman di Marika arrivare. Non l'aveva vista, quindi continuo' a studiare. Ad un certo punto si ritrovo' della gambe chilometriche accanto coperte solo da un pezzo di jeans e da delle calze a rete. Si giro' con una faccia sconvolta e per poco non affogo' con il fumo notando che era Marika.
''Buongiorno! Che fai, studi?'' Marika era raggiante.
''B-buongiorno. Si, sto studiando...'' Victor vagava dalla scollatura alle gambe e viceversa. Stava per sentirsi male.
''Oh beato te, ieri non ho aperto libro, non so praticamente niente. Che studi?'' Marika si sporse leggermente sul libro con fare innocuo ma la vista di Victor calo' sulla sua scollatura. Doveva contenersi.
''Michelangelo...Come mai non hai studiato ieri? Non dovevi fare chimica?'' Meglio cambiare argomento e guardarla negli occhi.
''Oh ecco, è passato un amico e siamo andati a bere una cosa insieme.'' Non poteva dirgli che era uscita con Sara, meglio inventare.
''Che amico?'' Victor drizzo' le antenne.
''Il mio vicino di casa sai no? Te ne ho parlato! Quello che mi aggiusta qualche volta il pc.'' Sorriso smagliante e apparentemente angelico.
Victor sbianco'. Era sul punto di imprecare, non poteva uscire con quel maniaco. Non poteva. Come non poteva farle una scenata.
''Ah bene, spero tu ti sia divertita.'' Calco' moltissimo sull'ultima parola, quasi con sarcasmo.
''Tantissimo, è un vero gentiluomo.''
''Ah, quindi non ti ha messo le mani addosso?'' Che cavolo diceva?
''No, tranquillo, solo qualche toccatina sporadica, sai no? Niente di più ovviamente.Lo sa che ho un amico protettivo.''
''Oh semplicemente io non amo chi mette le mani addosso a ragazze, specie se sono di 11 anni più piccole, ma fa niente, gli uomini di merda esistono ovunque. L'importante è sapersi controllare. Adesso scusa ma inzia la lezione, ciao.'' E fu cosi che Victor si alzo' e se ne ando' a passo di marcia, lasciando li la povera Marika sola e con un sorrisetto furbo in faccia. Non gli avrebbe dato tregua.

Oh insomma, ma cosa voleva da lui? Aveva rischiato di farlo venire nelle mutande come un idiota presentandosi li con quella minigonna da togliere il fiato e con quella maglietta che lasciava ben poco spazio all'immaginazione.

Poi le aveva parlato di quel coglione, cavoli, solo a pensarci Victor diventava pazzo. Lui l'aveva sfiorata probabilmente in luoghi dove lui non aveva avuto neanche il beneficio della vista. Aveva voglia di urlare. Un coglione di 30 anni che sgama il culo alle 20enni si, lui no, era un perditempo. Che ingiustizia. Non riusciva a concentrarsi, era nervoso, aveva voglia di fumare e di scappare via. Di chiudersi in camera e di suonare la sua chitarra, o magari vedersi in tv qualche live di qualche vecchio concerto.
Si ritrovo' in cortile verso le 10 e la ritrovo' su quella panchina a bere un caffè e a rabbrividire.
''Tutto ok? Stai bene? Sei leggermente pallida.''
''S-si insomma, ho un po' freddo ma non fa niente, ora passa.'' La vide tremare e si affretto' a togliersi la giacca di pelle e a mettergliela addosso. Le sfioro' leggermente la fronte e la senti' rovente.
''Tu hai le febbre!'' Osservo', tra lo sconvolto e il preoccupato.
''No! Ma c-che dici. E il calore del caffè che mi ha riscaldata.'' Tento' di rimediare ma se la sentiva anche lei la febbre.
''Ti porto a casa, veloce, ho la macchina.'' Non voleva sentire obiezioni.
''Ma i-io ho lezione, e a-anche tu!'' Non ce la faceva a non tremare.
'' Muoviti, me ne frego delle lezioni.''
''Ok. Si arrese. Aveva bisogno del suo pigiama e del suo letto.

Il viaggio in macchina fu lunghissimo, Marika sentiva le palpebre crollare e i brividi che la percorrevano dai piedi fino alle testa. Ogni tanto Victor le appoggiava una mano sulla fronte e imprecava, sentendo aumentare la temperatura.
Arrivati a casa Victor fece in tempo a uscire le chiavi di casa dal gilet di Marika, prima di vederla collassare. A casa sua non c'era nessuno, evidentemente i suoi erano a lavoro. La prese in braccio, cosa difficilissima vista l'altezza di lei, e la poso' sul letto. Non poteva farla dormire vestita, o meglio svestita, cosi.
Con assoluta calma te tolse gli stivaletti. Con ancor più calma e sbottono' la gonna e la tiro' giu', cercando di non guardare le mutandine con gli orsetti, tanto carine. Le tiro' giu' quelle terribili calze a rete. Appena lo fece la sentì sospirare di piacere. Mossa sbagliata, perchè si eccito'. Con incredibile sangue freddo la fece alzare e le tolse quella magliettina. Scopri inevitabilmente il seno, coperto ovviamente dal reggiseno. Quasi si senti' male. Non aveva un seno prosperoso, florido, ma a lui quella seconda scarsa piaceva ugualmente. Trovo' il pigiama sotto il cuscino e con altrettanta calma glielo infilo'. La fece sdraiare sul letto e ando' in cucina a prendere una medicina. Non sapeva come muoversi ma trovo' miracolosamente un'aspirina abbandonata sul mobile. Poco lontano trovo' l'acqua e un bicchiere. Corse da Marika e la obbligo' a prenderla.
''Fa s-schifo. Non la voglio b-bere.'' Si lamentava peggio di una bimba di 5 anni.
''Bevila e ti sentirai meglio, non voglio averti sulla coscienza.'' Scherzo', ma davvero non se lo sarebbe perdonato se gli fosse successo qualcosa.
''Uff, no dai, voglio dormire.''
''Bevi questo e poi dormi, ti lascio dormire 2 giorni interi, te lo prometto.''
A quella promessa Marika bevve di colpo, sentendo un rigurgito amarognolo salirle in gola. Poco dopo si addormento' e dormi per ore.

Victor non se ne ando', si prese una birra dal frigo, si sedette sul divano e guardo' un po' di tv. La mattina ci sono sempre programmi terribilmente noiosi. Era quasi l'una quando vide un'ombra apparire dalla camera da letto.
''Ciao.'' Marika sembrava morta, camminava a passo lento e si ando' a sedere sul divano, accanto a lui.
''Non dovresti essere in piedi, hai la febbre alta ancora, vai a letto.'' Victor le tocco' la fronte, sentendola calda ma ovviamente non rovente come prima.
''Mi hai spogliato tu? Ricordo che un secondo prima ero in gonna e il secondo dopo in pigiama.'' Se ne usci' cosi, limpida e tranquilla.
''S-si, se non ti dispiace. Non potevo metterti a letto tutta vestita in quel modo. Non preoccuparti, non ti ho nemmeno sfiorata.''
''Io di te mi fido.'' Marika aveva sganciato la bomba, inconsapevolmente.
''E io sono contento di questo.'' Non sapeva cosa altro dire.
''Mi abbracci?'' Poteva dirle di no?

''Certo piccolina, vieni qui.'' E la accolse tra le sue braccia, tra quelle mani cosi forti e cosi ruvide che la facevano sentire protetta.
Victor prese a massaggiarle i capelli e la sentiva stringersi sempre di più tra le sue braccia. Gli batteva fortissimo il cuore, quasi a saltare fuori dal petto, quando lei pronuncio' una frase che lo gelo'.
''Sei il mio migliore amico. Non lasciarmi mai.''
Rimase pietrificato, continuando a guardare il telegiornale e a sentire il suo respiro regolarizzarsi. Probabilmente si era addormentata.
Migliore amico. Solo un amico. Victor voleva essere qualcosa di più, molto di più. Pero' restava il migliore, degli amici. E lei gli aveva scongiurato di non lasciarla mai. Victor lo promise portandola di nuovo sul letto.
''Non ti lascero' mai piccola, puoi starne certa.'' Baciandola sulla fronte decise di uscire a fumare una sigaretta. Lasciando su quella fronte i suoi pensieri e le parole non dette. Victor decise di affidare le sue emozioni alla nicotina.

 

Buonasera! Rieccomi qui :) Spero vi piaccia davvero questo capitolo, per me è il più bello che io abbia scritto. Ho ancora i brividi e spero di farli venire un pochino anche a voi. Vi lascio, buona serata e buon inizio week-end :D Alla prossima!
M.

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Capitolo 10
*** Lezione, emozioni e... ***


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La febbre era andata via, Marika aveva passato una settimana e mezzo a casa perdendosi due lezioni di anatomia più il resto. Era distrutta psicologicamente, voleva uscire di casa.
Quella mattina si vesti abbastanza pesante, per essere ottobre faceva piuttosto freddo. Un maglioncino, i suoi bellissimi jeans, scarpe da ginnastica e cappotto bello pesante. Trucco leggero, sciarpa annodata al collo e via. Sembrava un pupazzo di neve ma almeno cosi non si sarebbe più raffreddata.

Arrivata all'Universita' trovo' Victor che guardava perplesso in ogni angolo del giardino.
''Eccomi qua! Buongiorno!'' Marika lo prese alle spalle e Victor quasi rantolo' a terra per lo spavento.
''Oh mamma, mi hai spaventato.''
''Chi cercavi?'' Domando' curiosa.
''Un'amica, dovevamo vederci qui.'' Grossa bugia, stava cercando lei, ma questo Marika non lo seppe mai.
Marika sbianco'. Non se lo aspettava, era convinta che stesse cercando lei.
''Ah, e non è venuta?'' Quell'idiota, aggiunse mentalmente, ma fortunatamente si trattenne dal dirlo.
''No, forse mi ha visto conte e se ne è andata, le ho detto che ero solo. Mah.'' Marika sorrise. Quella cretina si era allontanata probabilmente perche c'era lei. E a lei stava bene cosi.
''Benissimo, andiamo che facciamo tardi.'' Sorridente e allegra. Victor sapeva perche' Marika era cosi.


''Oh eccoci qua, bentornata signorina Marika. Spero che lei stia meglio, anche perchè tra pochi mesi abbiamo l'esame, subito prima delle vacanze di Natale e lei deve recuperare circa 5 lezioni. Nel frattempo noi abbiamo spiegato l'apparato circolatorio e riproduttivo negli essere umani. Spero che possa trovare qualcuno per chiarire i suoi dubbi del caso.'' Il professore l'accolse cosi. Marika stava quasi per svenire.
''Si professore, anche se non ho bisogno d'aiuto. Dalla prima elementare me la son vista sempre da sola, credo di farcela anche per queste 5 lezioni da recuperare.''
''Oh certo signorina, ma forse è meglio che le venga spiegato cosi come l'ho spiegato io. L'unico capace qui è appunto il signor Victor. Lei è disposto ad aiutarla?'' Il professore non la fece neanche rispondere e lei stava per sentirsi male.
''Certo professore, la spiego io, cosi come lei ha spiegato a noi.'' Victor sembrava quasi felice.
''Perfetto, e adesso inziamo la lezione, c'è tanto da fare! Il corpo umano e' una macchina complessa.''

Dopo due ore e mezza, Marika stava per collassare. Avrebbe dovuto studiare l'apparato circolatorio e soprattutto quello riproduttivo insieme a Victor. Era quel genere di cosa che ti faceva venir voglia di sprofondare 5 metri sotto terra.

 

''Allora, quando vieni da me?'' Victor usci il discorso mentre Marika prendeva un thè caldo alla macchinetta dell'Istituto.

''In che senso?''
''Come in che senso? Quando vieni a studiare da me? Cosa avevi capito?''
Che aveva capito Marika? Le sembrava un doppio-senso, tutto qui.
''N-niente. Comunque quando vuoi tu, voglio proprio vedere il metodo del prof.''
''Ok, allora oggi pomeriggio ti aspetto, verso le 4 più o meno. Ti ricordi dove abito, no?'' Certo che lo ricordava, stranamente. In genere Marika aveva una memoria a breve termine assurda.
''Si si lo ricordo. Ci vediamo alle 4 allora.''
''Certo piccola, a dopo.'' Lo vide allontanarsi, ma non andava in direzione di casa sua. Forse doveva vedersi con quella ragazza della mattina.

Fu con questa convinzione che Marika passo' tutto il resto del giorno, il pranzo e anche meta' pomeriggio, quando arrivo' il momento di prepararsi. Doveva ricordarsi del piano di Sara, farlo morire.
''Cosi vediamo se gli viene ancora in mente quella gatta morta di stamattina'' se lo disse da sola Marika, allacciandosi gli stivaletti alla caviglia con il tacco e sistemandosi la minigonna. Tanto dovevano stare in casa, non avrebbe avuto freddo.

 

Si ritrovo' dopo circa 10 minuti a piedi davanti casa sua, si aggiusto la maglia, un filo di lucida-labbra e suono' al campanello. Prontamente Victor aprì. La casa era come la ricordava, quando ci ando' con Angelo per prendere degli strumenti due anni prima.
''Benvenuta nella mia dimora!'' Co fare solenne la fece accomodare nel meraviglioso soggiorno-cucina.
''Oh grazie mio signore.Ne sono lieta. Avete una dimora superba.'' Scherzo' anche lei, non contenendo le risate.
''Allora, da dove incominciamo?''
''Da dove vuoi tu, principessa.'' Marika divenne un peperone e abbasso' lo sguardo per timidezza. Aveva capito male di nuovo, maledizione. Scelta sbagliata, perche' si ritrovo' con lo sguardo in un punto dove non batte il sole, e Victor aveva un semplice pantaloncino, molto stretto. Oppure era quello sotto a essere troppo...?
Marika avvampo' e distolse lo sguardo, soffermandosi sulla libreria e sullo scaffale dei cd.
''Allora, qual è questo famoso metodo?''
''Mostrare tutto dal vivo, semplice.''
''Come prego? Ma stai scherzando?''
''No, il professore ci ha portato in laboratorio e ci ha mostrato un cadavere. L'ha dissezionato per mostrare l'apparato circolatorio. Il cuore è una cosa formidabile''. Lo disse cosi, tranquillo, come se stesse dicendo cio' che ha mangiato a pranzo.
''Ma è una cosa terribile. Quindi dovrei ucciderti e vedere il tuo cuore?!'' Scherzo', ma era in evidente difficolta'.
''Ahahah non fare la sciocca, mi ha dato un modellino del corpo umano da mostrarti. Gli ho detto che siamo amici e ha affidato il compito a me.'' Usci da una stanza un modello perfetto del corpo umano, con tutti gli organi in esposizione e ogni apparato evidente. Anche quello riproduttivo.

''Non vergognarti, non c'è nulla di vero. Anche perche' nel caso, l'apparato riproduttivo era troppo piccolo per essere vero.''
''Se lo dici tu.''
''Modestamente me ne intendo.'' I doppi-sensi si sprecavano.

Due ore a studiare. Due ore, di cui l'ultima passata sull'apparato riproduttivo.
''Pero non è giusto.'' Stavano bevendo un caffè in un momento di pausa, quando Victor attacco' il discorso.
''Cosa non è giusto?''
''Il prof ci ha dato il modellino al maschile, ma manca quello femminile. Insomma, anche voi avete un apparato riproduttivo, no?''
''Certo che ce l'abbiamo, ma evidentemente dobbiamo iniziare con quello maschile.'' Marika si scotto' con il caffè per la fretta di rispondere.
''Potremmo anche studiarlo dal vivo, quello riproduttivo. Quel modellino serve a ben poco.'' Sembrava davvero convinto e serio.
''Non sarebbero lezioni di anatomia in quel momento allora, sarebbe lezione di sessuologia.''
''Appunto, sarebbe meglio. Non trovi?'' Victor le sorrise. E in quel momento Marika si accorse che stava cedendo. Era bello. Aveva un bellissimo sorriso, era simpatico, la faceva ridere e poteva parlarci senza problemi. E poi, sentiva quella cosa nello stomaco che la scioglieva dentro. Se ne era accorta dalla mattina,quando aveva parlato di quella tipa.
''Ehm s-si. Cioè, no! Esistono i libri, gli hanno inventati apposta.'' Victor si stava avvicinando pericolosamente al mobile della cucina sul quale lei era appoggiata. Non doveva cedere, non doveva.
''Mmmh, hai detto si. La prima parola è quella che conta. E poi, dal vivo, potremmo capire meglio entrambi.'' Le disse, toccandole un braccio con un dito.
''I-io credo di si. Cioè, non lo so.'' Non sapeva cosa dire, era in confusione totale da quando lui aveva appoggiato le sue labbra sul suo collo.
''Io..'' Un bacio dietro l'orecchio.
''..Credo..'' Un bacio sul collo.
''Che potremmo...'' Un bacio sulla clavicola.
''Riposarci un po'...'' Un bacio sul mento. Il tutto condito dalle sue mani che si erano atrofizzate sui suoi fianchi.
''Lo credo anche io...'' Riusci' a proferire quelle parole che sapevano di sconfitta. Ma non fa nulla, lei voleva perdere.
La trascino' con se sul divano, stavolta erano sobri entrambi e lei aveva accettato. Victor stava morendo dalla felicita'. Voleva farle di tutto, ormai era sua, quando tra una carezza e un bacio, la sua eterna stupidita' fece capolino.
''Dimmi che quel vicino di casa coglione non ti ha sfiorata. Ti prego, dimmelo.'' Le ansimo' nell'orecchio e lei si pietrifico'. Lo ricordava ancora, non poteva dire che era una bugia, avrebbe fatto una figura pessima.
''Non mi ha sfiorata, tranquillo. Solo una birra e stop.''
''Mmmh è la cosa più bella che tu potessi dirmi.Tu sei solo mia'' E si riavvento' sul suo seno coperto, ancora per poco.
Solo sua, la senti' tremare e sorridere, per poi guardarla negli occhi e sorriderle nuovamente. Era quasi nel momento clou, quando il campanello decise di suonare.
''Porca miseria, chi cazzo rompe le palle?'' Urlo' Victor.
Fece rivestire Marika della sua maglietta e si sistemo' i pantaloni.
Non sapeva chi avrebbe trovato fuori dalla porta, non poteva minimamente sospettarlo.


Buon pomeriggio e buona domenica! Sono tornata con questo capitolo per rendervi migliore questa domenica a mio avviso noiosa. O almeno lo spero. Spero davvero che sia di vostro gradimento :)
Chi ha suonato alla porta di casa di Victor? Mah, chi lo sa, lo scopriremo presto ;) Bacioni!
M.

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Capitolo 11
*** Quando la pioggia può risolvere tante cose.. ***


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Marika si nascose nella sua camera, non poteva farsi trovare in reggiseno da chissa' chi. Magari era qualche suo parente, magari se ne sarebbe andato presto, quando senti' una voce familiare.
''Ciao Vic! Posso entrare?'' Era Angelo. Bella situazione.
''Angelo?! Cosa ci fai qui? Certo che puoi entrare!'' Victor era all'apice dell'imbarazzo.
''Sono venuto a chiarire con il mio migliore amico, semplice.'' Angelo era sorprendentemente tranquillo.
''Dimmi tutto.'' Victor era un fascio di nervi; voleva chiarire con il suo migliore amico, ma quella era una situazione tanto paradossale quanto assurda.
''Lo so che ho sbagliato a rivolgermi male, a pensar subito che volessi solo una cosa da Marika. Non so, forse le vuoi davvero bene, non so davvero. In genere da quando hai lasciato Ale te ne sei fatte tante senza neanche sapere i loro nomi, avevo paura per lei. Capiscimi, non voglio giudicarti, ma il sangue è sangue, no?''
''Beh, il fatto che io mi sia fatto diverse ragazze non implica che possa provare qualcosa, no?''
''Si ma mi è sembrato strano, tu martedi sei andato a letto con quella che ci porta le birre al bar e il mercoledi mi parli di Marika, il mio istinto protettivo ha predominato.'' Victor si gelo'. Cavolo, Marika stava ascoltando tutto sicuramente.
''Non ti preoccupare, è tutto risolto.'' Victor gli sorrise. Angelo aveva rovinato tutto inconsapevolmente.
''Bene, ora ti lascio studiare. Sempre amici, no?''
''Sempre, ovviamente!'' Victor lo abbraccio' e lo accompagno' alla porta. Fu quando la richiuse che si aspettava il finimondo.

''Stronzo!'' Ecco, appunto.
''Marika, lascia che ti spieghi...'' Cercava di fermarla mentre lei stava mettendo i libri in borsa.
''Non serve, ti fai chiunque, ho capito, ma con me trovi una porta chiusa, mi dispiace. Non entro nella tua lista di donne conquistate e portate a letto.''
''Andiamo Mari, lo sai che ti vengo dietro da due anni.''
''Certo, in due anni pero' ti sei fatto mezzo mondo. Oh certo, eri sempre nell'attesa no? Non dovevo fidarmi di te, dovevo ascoltare il mio cervello. Sono stupida io, mi dispiace.''
''Mari, ascolta, ti prego...'' Le prese un polso con forza ma lei si divincolo' e lo schiaffo' sulla sua guancia arrivo' un secondo dopo.
''Non provarmi mai più a mettermi le mani addosso, ne tanto meno a parlarmi. Siamo conoscenti, cerca di starmi lontano, ho una laurea a cui pensare.'' Usci da casa sua sbattendo la porta.

 

Marika aveva conati di vomito ogni 3 secondi. Martedi' le aveva chiesto di uscire e magari due ore dopo era gia' tra le cosce di un'altra. Che orrore. Non doveva fidarsi, aveva ragione, altrochè. Non doveva mai ascoltare le sue amiche. Le veniva da piangere ma non doveva farlo, non ne valeva la pena. Doveva pensare a se stessa, cosi come faceva da sempre.

''Merda, merda, merda!'' Victor se la prese con se stesso e con il cuscino del divano. Era un completo idiota. Ok era vero che aveva avuto quella tresca di una notte con quella barista, ma per lui valeva meno di zero. Il bello è che aveva rovinato la situazione e stavolta non l'aveva fatto lui. Se Angelo non fosse arrivato a casa sua a chiarire, lui a quest'ora sarebbe stato in un universo parallelo. Doveva parlare con Michele.

Michele era il classico amico che ti dava consigli abbastanza volgari e che ti faceva morire dal ridere, quindi era un toccasana.
''Ciao testa di rapa, cosa vuoi?''
''Ho un problema. Ho rovinato tutto.'' Victor sembrava triste, meglio andarci piano.
''Dimmi tutto, che hai fatto?'' E fu cosi che Michele seppe tutto, dall'incontro della mattina con annessa la bugia sulla fantomatica amica, l'incontro in aula, la mezza pomiciata sul divano, il guaio che aveva fatto Angelo e lo schiaffo che ancora risuonava nella testa.
''Bella situazione di merda amico, fattelo dire. Che poi sei un coglione, ti sei fatto la barista e mo ti attacchi. Sono cavoli tuoi adesso. E poi, minchia Marika, non me l'aspettavo cosi selvaggia. Scommetto che hai ancora il segno delle 5 dita ahahaha'' Michele fini' ovviamente a ridere, era tutto esilarante.
''Non ridere, stronzo! Cosa devo fare?'' Sembrava davvero dispiaciuto, forse non voleva solo farsela.
'' Ah boh, devi riconquistartela sia in amicizia che nel resto, poi la fai crollare con un po' di gelosia. Te la da sicuro!'' Sempre il solito.
''Non voglio solo una cosa, come te lo devo far capire? Mi basterebbe anche parlarci, senza fare niente, anche se mi attira troppo.''
''Cavoli, allora ti stai innamorando! Wow, per quando devo aspettarmi l'invito a nozze? Dovrei comprarmi un abito.''
'' 'Fanculo. Ci vediamo dopo per la solita birra no?''
''Quando c'è birra, c'è Michele, lo sai. A dopo.''
Victor dopo quella chiamata stava peggio di prima. Michele non gli era proprio d'aiuto, magari lo faceva ridere. Ma forse stavolta aveva azzeccato, doveva farla ingelosire, se solo riuscisse a parlarci ancora.

Passo' un mese da quel litigio. Un mese fatto di sguardi, lei che lo ignorava e lui che ogni tanto la sorprendeva a fissarlo. Lui che la guardava da lontano mentre si sistemava la coda o mentre si accendeva la sigaretta e parlava con alcune compagnie del corso di chimica. Lei che si sedeva lontano da lui ad anatomia e lui che scendeva contemporaneamente a lei dall'autobus, provando a sorriderle ma venendo palesemente ignorato.
Un freddo e piovoso pomeriggio di novembre, Marika si ritrovo' a percorrere la strada dall'Università a casa a piedi, visto che i trasporti pubblici avevano ben pensato di indire uno sciopero.
Era bagnata come un pulcino e per giunta le macchine che passavano velocemente la inzuppavano ancora di più, se fosse possibile. La febbre era assicurata. Ad un tratto senti' una macchina fermarsi accanto a lei e procedere a passo con lei. Stava già per chiamare aiuto, denunciando una probabile violenza quando le arrivo' all'orecchio una voce familiare, che le mancava da morire.
''Vuoi salire? Sei tutta bagnata.'' Era Victor, che le parlava dalla sua macchina.
''No, grazie.''
''Dai Mari, sali, ti prenderai un malanno. Forza, in due minuti siamo a casa.''
''Scordatelo, non ci salgo in macchina con te.''
''Ci sei già salita una volta. Cosa preferisci, farti 10 km a piedi sotto il temporale o salire in macchina con me?'' Effettivamente aveva ragione. 10 km erano tantissimi. E cosi sali in macchina.
''Ciao.'' Non disse altro.
''Dietro al tuo sedile c'è un'asciugamano di riserva, prendilo e asciugati un po'.
''Grazie. Sia per il passaggio, sia per l'asciugamano.'' L'educazione prima di tutto. O forse aveva solo bisogno di sentire la sua voce?
''Figurati, tra amici si fa cosi no?''
''Già.'' Marika immerse la testa nell'asciugamano e si friziono' i capelli. Aveva voglia di piangere. Alla parola ''AMICI'' senti' il cuore scendergli fino allo stomaco e poi risalire tutti gli altri organi interni.
''Come ti va la vita?'' Anche Victor voleva sentirla parlare, gli era mancata la sua voce.
''Bene. Tra un po' c'è l'esame di Anatomia e mi sto preparando. E tra qualche settimana ho anche l'esame di Chimica, sto studiando come una matta. Tu?''
''Mah, uguale, prove con il gruppo, esami vari, ah ho preso 29 all'esame di scultura, te l'ho detto?''
''No, complimenti, bravissimo.'' Marika senti' il suo cuore colmo di felicità, come se fosse fiera di lui, ma non lo disse.
''Grazie. Ecco, siamo arrivati.''
Nel frattempo Marika si era persa nella sua borsa, non trovava più le chiavi di casa.
''Merda, merda, che giornata di merda.'' Impreco', sbattendo la borsa sulle sue gambe.
''Che è successo?'' Victor sembrava confuso. E lo era.
''Ho dimenticato le chiavi di casa, mamma torna tra 3 ore, è andata dal medico per papà fuori città, e io sono rimasta chiusa fuori. Fanculo.'' Era arrabbiata e stanca. E infreddolita.
''Vieni a casa mia, ti asciughi un po' e poi tra un po' ti accompagno di nuovo. Devi asciugarti, non voglio che ti ammali.'' Era perentorio, non voleva sentir ragioni.
''Ma, io..'' Voleva andare a casa sua, parlare ancora con lui, ma si sentiva in colpa per un mese in cui l'aveva ignorato alla grande.
''Niente ma, tanto sono solo anche io. Ti presto una mia maglia e mettiamo ad asciugare i tuoi vestiti vicino al camino.'' E mise in moto, andando verso casa sua. Forse tutto si stava aggiustando. E Victor, stavolta, non avrebbe rovinato niente.


 


Salve e buonasera! O dovrei dire buonanotte? Comunque, sono ancora qui. Vi ho abbandonato due giorni, Leopardi mi ha rapito e mi ha costretto a stare sui libri un bel po' di tempo. Pero' ora sono di nuovo qui, a portarvi novità su Victor e Marika. Ritornerà tutto come prima? Mah, chi lo sa. Certo Angelo ha combinato un bel guaio, ma tutto si puo' risolvere. Grazie a chi segue e recensisce. Bacioni!
M.

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Capitolo 12
*** Tutti a casa.. ***


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Era appena entrata a casa sua, dove era accaduto l'irreparabile un mese prima, su quel divano stava quasi per cedere ma poi era successo il caos. Arrossì al pensiero di cosa stava per succedere e le gambe le diventarono come gelatina.
''Puoi usare il bagno, poi vai in camera mia, nel secondo cassetto del mobile ci sono delle maglie, prendi quella che vuoi. Poi dammi i tuoi vestiti, io intanto metto della legna nel camino.''

''Ok, grazie.'' Si rifugio' nel bagno con il cuore a mille. Nel mese appena passato aveva imparato a tener fermo l'istinto di prenderlo e baciarlo, ogni volta che lo vedeva ridere con qualcuna o quando era in cortile a fumare, o quando si fermava con il prof di scultura a bere un caffè. Doveva mantenersi anche stavolta, e doveva cambiarsi, aveva freddo.
Entro' nella sua camera. C'era un odore di sigarette e di menta, si stava benissimo. I poster dei suoi artisti preferiti, le sue 4 chitarre adagiate in un angolo, miliardi di dischi, l'enciclopedia sulla storia della musica, la tv con tutti i live in dvd dei suoi chitarristi preferiti, era tutto perfetto, in un ordine quasi maniacale. Poi c'era il letto. Era enorme, grandissimo, con un cuscino enorme su cui erano stampati Victor, Michele, Franco e Angelo in una foto di gruppo. Penso' distrattamente a come sarebbe stato dormire con lui su quel letto, e quasi si meraviglio' dei suoi stessi pensieri. Scosse la testa e decise di vestirsi, altrimenti una polmonite non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Torno' dopo pochi attimi nel salotto, dove Victor sistemava il jeans e la felpa vicino al camino.
''Dovrebbero asciugarsi cosi, vuoi qualc...oh porca miseria.'' Non fini la frase, perchè la ritrovo' in salotto, vestita solamente con la sua maglietta preferita, quella dei Guns N' Roses e con un suo paio di pantaloncini, precisamente il costume che indossava al mare. Marika era davvero alta, pero' i suoi vestiti le andavano larghissimi. Era una visione che mai avrebbe dimenticato.
''Cosa è successo?'' Marika sorrise, lo capii subito, ma voleva che glielo dicesse.
''N-niente, mi stavo per bruciare con un pezzo di legno.'' Se lo invento', per poi perdersi a osservarle le gambe. Non erano affusolate, erano belle, in carne e anche abbastanza lunghe.
''Ah capisco. Grazie dell'accoglienza, comunque, sei stato tanto gentile con me e si, insomma, io non lo meritavo, visto che per un mese..'' La interruppe sul più bello.
''Sssh, non dire niente, facciamo finta che questo mese non sia mai esistito, va bene?'' Era davvero dolce, Marika stava per abbracciarlo e baciarlo, ma si trattenne.
''Ok...Che facciamo?'' Gli sorrise apertamente, era bella e lui stava per prenderla e portarsela in camera sua, ma non lo fece.
''Ti va se ci guardiamo un dvd? Ci sono i miei film horror e i film romantici di mia sorella, scegli tu.''
''Romantico...'' Ovviamente.
''Che palle! Vabbè, scegli, ti va una birra?''
''Se la bevi tu, la bevo anche io.''
''Potrei non bere birra, io?'' E risero insieme, mentre lei sceglieva un film dalla custodia.
Ritorno' pochi istanti dopo con due birre e una coppa piena di pop-corn.
''Il Diario Di Bridget Jones, ti va bene?''
''Oddio mio, no..''
''Lo prendero' come un si.'' E, mettendosi sul divano, premette play.

I minuti passavano, le risate aumentavano, la birra finiva e i pop-corn erano evaporati in pochi istanti. Marika era rintanata in un angolo del divano e Victor dall'altro lato. Ad un tratto Marika si sdraio', le gambe lunghe tenute costantemente piegate iniziavano a farle male. Non sapeva proprio dove metterle.
''Stendile sulle mie, non mordo.'' E cosi fece. Victor le osservo' per qualche secondo e agi' d'istinto. Prese ad accarezzare i suoi piedi cosi piccoli e delicati; beh, insomma, un 40 non era un piede piccolo, anche se non avrebbe mai superato il suo 44 pieno. Aveva la pelle liscia e profumata di cioccolato, o almeno cosi gli sembrava. Saliva sempre più lentamente, e si fermo' sul ginocchio destro quando senti' una frase che lo innvervosi'.
''Hugh Grant è veramente un figo pazzesco, è l'uomo della mia vita''. Si giro' e trovo' Marika rossa in viso che fissava la tv. Possibile che non avesse sentito niente? Merda, lui si stava eccitando solamente a toccargli un ginocchio e lei pensava a quel vecchio.
''Ha più anni di mio nonno.''
''Ma cosa dici, avrà si e no 50 anni. E poi e' figo comunque.''
''Pensavo avessi dei gusti migliori.'' Sputo' fuori acido. Sentiva la bile che dal suo fegato risaliva in gola. Non poteva essere geloso di un attore di Hollywood, era impossibile.
''Sei geloso per caso?'' E rise. Fu in quel momento che Victor le gattono' addosso e raggiunse il suo viso. O no, non doveva farlo.
''Io? Di quello li? Non scherzare, sono nettamente superiore.''
''Certo, certo, dicono tutti cosi.''
Victor aveva davvero voglia di dimostrarle quanto fosse superiore, ma non potè farlo perchè, finito il film, lei si alzo' di scatto.
''Vado a rivestirmi, ha smesso anche di piovere. Meglio tornare a casa.''
''Aspetta, ti porto io a casa, fammi mettere i jeans.''
''Ok, grazie.''
''Smettila di dirmi grazie, gli amici fanno queste cose.''
Era seduta sul divano, già vestita. Aveva sudato freddo appena lui le aveva toccato involontariamente le gambe. Aveva voglia di saltargli addosso, sentiva una morsa allo stomaco che non la faceva respirare. Poi quel sorriso, moriva ogni volta che le sorrideva. Pero' c'era il fatto che lui andava sempre con tutte, e lei non doveva fidarsi. Aveva passato il mese più brutto della sua vita e non doveva fidarsi. Solo un amico.
''Eccoci, andiamo.'' La strada era bagnata, piovigginava ancora, faceva freddo. Insomma, era tutto molto triste. Arrivati sotto casa, Marika senti' il cuore stringersi. Vide la macchina dei genitori e quindi si tranquillizzo'.
''Che farai stasera?''
''Mah, credo che andro' al solito pub con Angelo, Michele e Francesco. Tu?''
''Misà che studiero' un po', sono un po' indietro.''
''Beh, insomma, quando vuoi uscire lo sai, basta che mi fai uno squillo e io sono sotto casa tua.
''Grazie mille, davvero.'' E si sporse a dargli un castissimo bacio sulla guancia. Non ci poteva giurare, ma era quasi certa di aver visto Victor arrossire.
''Io vado... Mi raccomando.''
''A cosa?''
''Sulla strada. Cioè, non correre, sta piovendo, le strade sono bagnate,meglio andare piano...'' Si stava davvero preoccupando per lui.
''Tranquilla, vado piano.'' E le sorrise, colmo di gratitudine.

Entro' in casa, con sua madre furente perchè non le aveva risposto al telefono.
'' Ma', ho dimenticato le chiavi e sono andata a casa di un'amica, tutto qui.''
'' E non potevi avvisare?''
''Per fare cosa? Cosi vi facevate altre 2 ore di strada per aprirmi la porta?''
''Almeno tenere il telefono acceso!''
''Mamma, si è scaricato all'Università, non è colpa mia. Sono viva, sono sana e sto a casa. Piuttosto, dov'è papà?''
''Sul divano, sta vedendo la partita.''
Vide il padre sdraiato sul divano a vedere la sua amata Juventus, stava dormendo, il che significava che era davvero stanco. Suo padre non dormiva mai quando c'era la partita. Si mise piano sul divano ma il padre, dal sonno leggero come una piuma, si sveglio' di colpo.
''Amore di papà, sei tornata.''
''Si papi, aveva dimenticato semplicemente le chiavi. Che ha detto il dottore? Dovevi farti controllare la schiena no?''
''Tutto ok, tranquilla. L'ernia ogni tanto si fa sentire, ma non è niente di grave. Il tuo papi è sano come un pesce.''
Marika lo abbraccio' di slancio e gli si sdraio' accanto, a vedere la partita dal momento che anche lei era tifosa.

A metà partita, durante la pausa, il padre decise di fare delle indagini.
''E con chi sei stata 3 ore?! Vorrei capire.''
''Un'amica papi, dell'Università. Siamo state a casa a vedere un film e dopo mi ha portato qui.''
''Ah bene. C'è qualche ragazzino che ti fa il filo?''
''No papa', tranquillo, appena ci sarà sarai il primo a saperlo.''
''Voglio sperare che non ti faccia soffrire, altrimenti poi se la vedra' con me, avvisalo.''
''Ahahahah papà, non posso minacciarlo ancora prima di fidanzarmi.''
''Prevenire è meglio che curare, amore mio.'' Ovviamente scherzava. Forse.

Dopo una doccia e una camomilla per riscaldarsi, Marika si mise a letto, dove ricevette un messaggio subito dopo.

 

''Sono sano e salvo, ora sto nel bar con gli altri ma vorrei davvero che tu fossi qui. Con te sto bene.'' Era Victor. Marika stava per urlare dalla felicità.
''Sono contenta che stai bene. Anche io sto bene con te. Pero' adesso dovresti dare retta ai tuoi amici, ne hanno diritto anche loro ahahaha''
''Il fatto è che non voglio più perderti..'' A quella frase Marika sbianco'.
''Non mi perdi, tranquillo. Buona serata :)''

Dopo quei messaggi si sentiva bene, e dormi' tranquilla. Fino a quando un fastidioso rumore le perforo' le orecchie in piena notte.


 

 


Buon pomeriggio gente! Capitolo aggiornato di fretta, prevedo due giorni frenetici e volevo lasciarvi questo regalino. Spero davvero che vi piaccia, cosi come spero anche che la storia sia di vostro gradimento. Non sono un granchè a scrivere, lo so, ma è una valvola di sfogo e poi questa storia ce l'ho dentro da tanto, e voglio raccontarvela tutta. Ci vediamo alla prossima, cosi scopriamo insieme cos'è quel fastidioso rumore. Ciaooo!
M.

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Capitolo 13
*** Incidente. ***


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Era la suoneria del suo telefono. Le martellava nell'orecchio. Sicuramente era una sua amica che le rompeva le scatole perchè non riusciva a dormire. Eppure sapevano che odiava essere svegliata di notte.
''Chi cavolo rompe le palle a quest'ora?''
''Signorina Marika?!'' Non conosceva quella voce.
''S-si, sono io. Chi parla?''
''Sono il comandante dei carabinieri, la chiamo perchè un suo amico o presunto tale è stato coinvolto in un incidente molto grave.
''Come prego? Mi sta prendendo in giro? Se è uno scherzo è di pessimo gusto.''
''Nessuno scherzo signorina, lei conosce Victor Santini per caso?''
''Io? Si, certo che si, ma che c'entra?! Oh mio dio..'' Stava per svenire.
''Il suo amico è stato coinvolto in un incidente e poco fa, prima di perdere conoscenza, ci ha detto di chiamare sua madre e una certa Marika. E' lei vero?''
''Certo che si! Oh merda, come sta? Dove l'hanno portato? La prego me lo dica!''
''Stia calma, non si sa ancora come sta, ora è svenuto, l'hanno portato d'urgenza all'Ospedale San Marco. I genitori sono già stati avvisati, mancava lei.
''Grazie mille.'' E riattacco' subito. Stava tremando, stava per piangere, ma doveva mantenere sangue freddo. Doveva correre da lui. Ma prima doveva svegliare suo padre. Corse per tutto il lungo corridoio, entro' in camera dei suoi e si precipito' accanto al padre.
''Papa' svegliati ti prego, papaaa' '' Il padre apri' gli occhi dopo 2 secondi netti.
''Cosa c'e' amore? Non stai bene? Che hai?''
''Devi portarmi in ospedale. Ti prego.''
''Oh Mari, che hai? Stai male?'' Anche sua madre si era svegliata, preoccupata.
''Papa', un amico ha fatto un incidente, mi hanno appena chiamato i carabinieri. Ti prego, portami li, ti prego.'' E fu cosi che inizio' a piangere.
''O dio chi è?''
''V-Victor, l'amico di Angelo...''
''Mi vesto e andiamo.''
Il tragitto in strada fu confuso. Non riusciva a vedere bene la strada per via degli occhi appannati dalle lacrime, aveva il batticuore e voleva urlare.
Arrivarono in reparto ma vennero bloccati da una guardia.
''Mi dispiace signorina, se non si è parenti non si può entrare, il reparto di terapia intensiva è un reparto particolare.
''Lo so, sto studiando medicina, ma vi prego, fatemi entrare, vi scongiuro. E' il mio fidanzato quello che è li dentro, la prego.'' Singhiozzava fino a non avere più voce. Il padre la guardava sconvolto.
''Mmmh. Va bene, entri pure.''
''G-grazie mille.'' Corse nel reparto, fino a quando non vide Angelo, Franco e Michele seduti accanto ai genitori che piangevano disperati.
''A-Angelooo, c-cosa e' successo??''
''Mari, che ci fai qui?'' Angelo era stordito, con gli occhi lucidi e le guance rosse.
''Mi hanno chiamato i carabinieri, dicendo che Victor prima di svenire ha chiesto di chiamare sua madre e poi me. Ma cosa è successo?''
Fu Michele a parlare.
''Siamo usciti dal locale verso l'una, stavamo tornando a casa, Victor era totalmente sobrio. Sembra che un pazzo ubriaco o drogato abbia invaso la sua corsia e gli sia andato addosso ad una velocita' folle.''
''Oh mio Dio, come sta? Vi prego, ditemelo, senza nascondermi niente.''
''Lo stanno operando da quando siamo arrivati.'' Franco aveva la voce più triste della terra.
In un lampo, Marika si fiondo' sui genitori di Victor ad abbracciarli e a consolare la sorellina poco piu' piccola.
Dopo circa due ore, usci' un gruppo fitto di dottori, capitanati dal primario del reparto.
Si rivolse ai genitori, ma lo sentirono chiaramente tutti.
''L'intervento è andato bene, tutto sommato. E' un ragazzo forte, l'ho notato subito. Ha fratture al setto nasale, la milza a pezzi, un colpo della strega per la botta e diversi lividi sul corpo. Abbiamo risanato le varie emorragie, anche se..'' Divenne ad un tratto titubante.
''Anche se..Allora?'' Il padre di Victor era un fuoco.
''Ha preso una grande botta in testa, sbattendo sicuramente contro il volante. L'emorragia li è estesa, l'abbiamo fatta assorbire ma purtroppo deve aver colpito un punto particolare, perchè è piombato in coma farmacologico.''
La madre di Victor svenne, la sorellina urlo', il padre scoppio' in lacrime, Angelo si pietrifico', Michele impreco' tutti i Santi del paradiso e Franco, da buon ateo, si affido' a Dio per aiutare il suo amico. In momenti di disperazione, si fa anche questo.

Marika non sapeva cosa fare. Voleva gridare, piangere, imprecare, pregare, uccidere i medici e uccidere chi era andato addosso a Victor. La sola cosa che disse pero', in quel momento, colpi' tutti.
''Ce la fara'. Victor si risvegliera' e stara' bene, ne sono certa.''
Il padre di lui le sorrise, con le guance rigate dalle lacrime.
''Ne sono certo anche io.''

Dopo aver sistemato Victor in una stanza speciale, con milioni di macchinari per monitorarlo, la stanza fu accessibile a tutti. Entrarono prima i genitori con la sorella, per poi uscire tristi e sconsolati, con la madre che barcollava visibilmente.
''Signora, andate a prendere un caffè, qualcosa da mangiare, siete distrutti. Stiamo noi con Victor, tranquilli.'' Michele era gentile con loro, che lo avevano cresciuto come un terzo figlio. I genitori titubarono un po' ma alla fine accettarono, il tempo di una sigaretta e di svegliarsi leggermente per poi correre di nuovo dal figlio. Era ormai l'alba.
Michele era sdraiato a terra, con il suo cappotto usato come coperta. Sonnecchiava leggermente sulla spalla di Angelo, anche lui in dormiveglia.
Franco, il più debole dei 4, piangeva ancora, camminando avanti e indietro per la sala d'attesa.
''Franco, smettila, cosi ti verrà la febbre.'' Marika ci provo' a consolarlo, ma era quasi inutile.
''L-lui non voleva uscire, me lo aveva detto che si sentiva triste, aveva bisogno di pensare, e io l'ho convinto con la forza a prendere una birra con noi. E' tutta c-colpa mia se adesso lui è attaccato a quelle maledette macchine, per respirare.'' Cosi facendo, prese a pugni una porta li vicino, rompendosi quasi una mano.

''Smettila, non è colpa tua, è il destino delle volte che è infame. Non hai nessuna colpa, tu volevi solo il tuo amico vicino a te.''
''Il fatto è che sono giorni anzi quasi un mese che è strano, depresso, angosciato, non ha voglia di suonare né di cantare, io volevo solo tirargli su il morale.''
''Hai fatto bene, ma è stata colpa di quel pazzo che gli è andato addosso, non tua.'' Marika sapeva il perchè era angosciato e triste, e si sentiva tremendamente in colpa.
Franco ne approfitto' per andare al piano terra per fumare e Marika si decise ad entrare nella terribile stanza.

Lo vide li, legato ad un respiratore, con una macchinetta che gli controllava il battito cardiaco e la pressione, con due cerotti in testa, un taglio su una guancia, che dormiva beato, o almeno cosi sembrava.
Marika si senti' morire, in quel momento tutta la sua forza ando' a scemare e inizio' a piangere a dirotto. Prese una sedia e la posiziono' alla destra di quel letto, facendo attenzione a non pestare fili o quant'altro.
''V-Victor mi senti? D-dai, rispondimi...Uff, lo so che è colpa mia se per un mese sei stato depresso e angosciato..s-scusa.. Ma adesso svegliati, ti prego. Tua madre ha bisogno di te, tua sorella, tuo padre.. I tuoi amici hanno bisogno di te. Io ho bisogno di te, soprattutto. Non puoi lasciarmi. Io... Io voglio stare con te. M-ma ti prego.. svegliatiiii...'' E non ce la fece più, ricomincio' a piangere.

Victor non mosse un solo muscolo, la macchinetta segnava un aumento della frequenza cardiaca. Il suo cuore stava battendo più forte.
''Allora mi senti. Ti prego, apri gli occhi.'' Gli si avvicino' piano e lo bacio', per quanto possibile, visto che era attaccato al respiratore.

Si appoggio' al comodino vicino al letto e li si addormento'.

 

''Marika? Marika, svegliati, andiamo a casa.'' Era Angelo, con due occhiaie grosse come un panda.
''C-che ore sono? Quanto ho dormito?''
''Sono le 9 di mattina, ti sei fatta si e no due ore di sonno, appoggiata al comodino. Andiamo dai, tanto per ora Victor non si sveglia.'' C'era tristezza nella sua voce.
''Io voglio restare qui. Io resto con lui fino a quando non si sveglia.''
''Tesoro, vai a riposare, sono sicura che Victor vorrebbe cosi.'' La madre le accarezzo' una guancia, riconoscente.

''Ok.. Victor, io torno dopo, nel pomeriggio. Ci vediamo eh?!'' Gli parlo' quasi come se lui potesse sentirla. Gli diede un bacio sulla fronte, sotto lo sguardo di tutti i parenti ed amici, e se ne ando' con Angelo.

''Ci tieni a lui eh?'' Angelo stava guidando tranquillo, cosi come tranquillamente le fece questa domanda.
''Molto. Non riesco a sopportare di vederlo cosi.''
''Non dico quello. Dico, ci tieni nel senso che gli vuoi bene, no?''
''Si Angelo, si. Ci sto pensando da giorni e oggi ne ho avuto la conferma. Non voglio perderlo quando si svegliera' voglio dargli una possibilita'.''
''Sono contento, lui ci tiene a te. Da anni.'' Marika si appoggio' al finestrino. Era distrutta ma questa pseudo-confessione del suo migliore amico nonche' cugino la rese felice. Arrivo' a casa e si butto' sul letto, in uno stato pietoso. Dopo pochi istanti suonarono alla porta. Era distrutta, voleva dormire, ma forse poteva essere qualcuno che aveva notizie di Victor. No, impossibile, era passata un'ora da quando era uscita dall'Ospedale. Si decise ad aprire, incurante delle condizioni da profuga in cui versava.

 

''Veronicaaaaa!'' Marika era sconvolta e felice.
''Marikaaaa!'' Era tornata la sua amica da Siena, citta' in cui studiava Scienze Politiche.
Ora con Veronica tutto sarebbe andato meglio, ora c'era lei a consolarla, a supportarla. Marika si ritrovo' a piangere sulla spalla della sua amica, che ovviamente era all'oscuro di tutto.
''Ehy, tesoro, che è successo? E poi perchè puzzi di Ospedale?''
''Entra dentro, ho tante cose da raccontarti.''
E ne aveva davvero tante. Troppe.



Buonasera! Capitolo tristissimo, lo so. Spero di non aver leso la dignita' di nessuno o di non aver fatto piangere nessuno. E' ovviamente un capitolo di transito, la situazione non rimarra' cosi ovviamente, ma ho voluto dare il colpo di scena con Victor che dice di chiamare lei prima di svenire e lei che gli confessa tutto ( o quasi) quando lui è in un letto, in coma. Avrà sentito? Mah, chissa'! Cio' che e' certo e' che ora c'è Veronica ad aiutarla. E anche con lei ne vedremo delle belle ;) Un bacio a chi recensisce, chi segue, chi ha messo la mia storia tra le preferite o chi semplicemente da un'occhiata ogni tanto. Grazie a tutti!
M.

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Capitolo 14
*** Finalmente insieme. ***


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''M-merda.'' Fu questo cio' che disse Veronica, mangiando un boccone di pasta, dopo il racconto dettagliato del mese passato con Victor, della successiva pace e dell'incidente.
''Già. Vorrei farmi una doccia e vorrei andare di nuovo li.''
''Vengo con te. Ti aspetto, lavati e poi andiamo in macchina, e' qui fuori.'' Marika era l'unica delle amiche a non aver preso la patente, maledetta, ma con gli esami di ingresso per Medicina non aveva avuto proprio il tempo.
''Ok, grazie mille. Fai come se fossi a casa tua, lo sai, io nel frattempo vado in bagno.''

Dopo un'oretta era pronta. Arrivarono all'ingresso dell'Ospedale dopo circa mezz'ora. Era una bella giornata, anche se faceva freddo, quindi non era pesante uscire.
Entrarono nel reparto e videro solo i genitori e la sorella, martoriati da quella notte terribile e da un giorno altrettanto orribile.
''Signor Santini, signora. Lei è Veronica, una mia amica.'' Fatte le presentazioni, Marika si informo' sulle novità.
''Nessuna, i dottori lo osservano, parlottano tra di loro, gli toccano il collo e vanno via. Il battito è stabile, la pressione anche. Il problema è che non si sveglia.'' Il padre era distrutto, glielo si leggeva nel volto e nella voce.
''Possiamo entrare?''
''Certo.'' La madre si abbandono' sulla sedia e quasi Marika scoppio' in lacrime.
Entrando, Marika ando' a baciare la fronte di Victor, sotto lo sguardo amorevole di Veronica.
''Ciao Vic, hai visto? Sono tornata? Guarda chi c'è, Veronica! Sono due anni che non la vedi ma e' sempre uguale, fidati. Come ti senti? Ti vedo gia' meglio, sai?'' Marika parlo' a raffica, come se Victor le stesse per rispondere, non vedendo la risposta, scoppio' a piangere.
''Mari, dai smettila, non vorrebbe vederti cosi Victor. Se lui ci sente adesso, sta ancora più male.''
''Mi fa tristezza vederlo cosi. Perchè proprio a lui?''
''Non so, e' il destino che ci regola la nostra vita.'' Proprio mentre fini' la frase, bussarono alla porta.
''Si puo?'' Un ragazzo mise dentro la testa e si guardo' attorno. Era Michele.
''Ciao Miche', vieni pure.'' In un lampo, Marika vide Veronica illuminarsi.
''Come sta?'' Si rivolse a Marika, non notando la ragazza di fianco.
''Uh, perdonami, che maleducato. Piacere Mich.. Aspetta, io ti conosco! V-Veronica?'' Michele stava per svenire. L'amica di Marika era cresciuta bene.
''Si, ciao Michele. Sono due anni che non ci vediamo. Come stai?''
''Benissimo, anche tu vedo. Sei in perfetta forma.'' Ammicco', il solito spudorato. Veronica divenne color prugna e sussurro' un timidissimo ''Grazie.''
''Ciao cretino, come stai? Stai facendo la bella vita eh? Servito e riverito da infermiere porche. Ti invidio.'' Michele la butto' sul ridere, facendo una carezza a Victor sulla mano. Aveva gli occhi lucidi e gli tremava la voce.
''Sai, stamattina appena uscito di qua ti ho preso un regalo, se ti svegli te lo faccio vedere. Pero' devi svegliarti... Vabbè, quando sei pronto mi avvisi eh.'' Le guance di Michele si rigarono da due lacrime silenziose. Stesero in silenzio per minuti, Michele osservava attentamente Veronica e lei, facendo finta di niente, osservava Victor e le sue condizioni.
''Quindi, Veronica, ora studi a Siena, giusto?''
''S-si, faccio Scienze Politiche. Ora è finita la sessione di esame e sto a casa fino a gennaio.''
''Mh bene, appena si riprende Victor usciamo tutti insieme.'' Non era una proposta, era un'affermazione.
Marika lo guardo' con curiosita', voleva sapere a cosa stava pensando, tutt'ad un tratto senti' qualcosa che la fece quasi urlare.

''S-smettila di fare il cascamorto, sei a-a-atroce.'' Victor parlo' con difficolta' e con sorpresa, mentre Michele era affacciato alla finestra con Veronica e Marika osservava i referti clinici posti sul comodino.
''O mio Dio, Victor?'' Marika voleva saltargli addosso, ma resistette.
''Sono in paradiso? Sei bella come un angelo.''
''N-no, non sei in paradiso, sei ancora qui con me.'' Marika scoppio' in lacrime,baciandoli la mano, mentre Michele correva a chiamare i dottori e i genitori.
''Vi ho fatto prendere un bello spavento eh?'' Victor le sorrideva affaticato, con una lieve forza che gli faceva stringere la mano di Marika.
La madre appena lo vide scoppio' in lacrime, il padre grido' quasi al miracolo.
''Mamma, ho voglia di una birra.'' Riusci' a proferire, facendo ridere tutti.

Il dottore lo visito', facendogli scappare anche qualche gridolino di dolore.
''Allora, l'emorragia sembra si sia riassorbita, l'operazione al naso e alla mascella ha prodotto i risultati sperati, il taglio sulla guancia guarirà in una o due settimane, per il colpo della strega assoluto riposo per una settimana. Nel complesso stai bene. Sei forte, io l'avevo detto.''
''Grazie dottore, grazie per quello che sta facendo per me.''
''Figurati, é il mio dovere.'' Gli accarezzo' la fronte e richiamo' i genitor per parlare con loro di alcuni documenti.
Veronica scese a fumare. Dopo circa 5 secondi netti, Michele balzo' in piedi.
''Beh, una sigaretta ci vuole adesso.'' Fece finta di nulla, stiracchiandosi leggermente.
''Puoi fumare sul balcone della stanza.'' Victor lo osservo', ridendo.
''Mmh, potrei, cosi come potrei anche scendere giu' e fare compagnia ad una ragazza carina.'' Sempre il solito.
''Non fare l'idiota, é troppo intelligente per te.'' Victor stava ormai ridendo.
'''Fanculo, non farmi parlare. Bocca mia taci va'...''
''Vabbè si, abbiamo capito, scendi pure.'' Victor si affretto' a farlo uscire, diventando paonazzo.

Marika gli stava di fianco, guardandolo con dolcezza. Dopo qualche minuto di silenzio, Victor parlo'.
''Sai, mentre ero in coma, mi sentivo come in dormiveglia. Era tutto scuro attorno a me, ma sentivo distintamente le voci, ovattate leggermente.''
''Quindi..?'' Marika sapeva dove sarebbe arrivato.
''Mi è sembrato di sentire che vuoi stare con me, a patto che mi fossi risvegliato... Dimmelo se sbaglio.''
Marika non ci penso' due volte. Si alzo', gli prese la faccia tra le mani e lo bacio'.
''Non sbagli.'' E se ne torno' al proprio posto.
''Cioè, hai dovuto aspettare che io finissi in coma per darmi questo maledetto bacio e per dirmi si?'' Era ironico, ovviamente.
Marika rise di gusto e annuì, facendogli una carezza sulla guancia.
''Quindi adesso stiamo insieme?'' Victor voleva accertarsi che lei non lo stesse prendendo in giro.
''Ti ho detto si! Se vuoi dico no,eh!''
''No, no, no per carita'. Pero', che bel risveglio eh?!'' Le sorrise, finalmente sereno.
''Decisamente..'' E lo bacio' di nuovo.

 

La coppia finalmente si era unita. Eh si, decisamente un bel risveglio per Victor.


Buonasera! Ho aggiornato di fretta, ieri vi ho messo decisamente troppa angoscia con quel terribile incidente, ma adesso le cose vanno molto meglio, vero? E Michele e Veronica, che fine faranno? Mah, chi lo sa. Alla prossima e buonanotte!
M.

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Capitolo 15
*** Prime emozioni. ***


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La settimana successiva Victor la passo' in ospedale, per essere monitorato al meglio. Sarebbe dovuto uscire quel lunedi, ma la domenica ricevette una visita inaspettata.
''Si puo'?'' Oh merda, era Ale, la sua ex.
''Si certo, entra pure.''
''Come stai tesoro? Ho saputo dell'incidente.'' Falsa come una banconota da due euro.
''Meglio, sono stato in coma 12 ore ma mi sono risvegliato subito. Tu come stai?''
''Oh cielo, bene. Beh, insomma, devo dire che mi manchi.'' Victor ci avrebbe scommesso le sue 4 chitarre che lei aveva saputo del suo fidanzamento con Marika e voleva mettergli contro. Ci avrebbe scommesso anche l'anima.
''Non so che dirti, Ale, tu mi hai lasciato per seguire il tuo cuore e andartene al nord a studiare pittura. Poi ho ritrovato una ragazza fantastica, con cui sto bene.''
''Sono davvero felice per te, credimi, ma mi manchi sul serio.'' Gli mancava lui o il sesso che faceva con lui? Victor se lo stava già chidendo quando bussarono alla porta.
''Ciao Vic..tor.'' Marika si pietrifico'. Ale le sorrise e le tese la mano.
''Ciao, piacere, Ale. Tu sei..?!?''
''La ragazza di Victor, piacere, Marika.''
''Marika? Un momento, sei la cugina di Angelo? Oddio come sei cresciuta, mi ricordo quando venivi ai concerti del gruppo, quando stavo con lui. Hai un bellissimo sorriso, complimenti.'' Falsa, falsa,falsa.
''Grazie.'' Si sedette vicino Victor e gli prese la mano con forza, sorridendole falsamente.
''Uhm, dunque, io vado, se vuoi Victor ci vediamo per una birra una sera di queste al pub, siamo ancora amici no?'' Maledetta.
''C-certo.'' Marika gli strinse forte la mano e sorrise amara.

''Come sarebbe a dire certo?'' Ecco appunto, Marika era incazzata.
''Andiamo Mari, non ci andro' sul serio! Era per dirle qualcosa, non potevo mandarla a fanculo!''
''Certo che potevi, anzi, dovevi! Quanto é stronza, dio mio, con che faccia ti invita a uscire davanti a me?'' Marika era diventata color prugna.
''Dai, calmati, dammi un bacio piuttosto.''
''No. Non te lo meriti.'' Lo stava prendendo in giro, pero' lui ci rimase male.
''Ma sto scherzando, cretino!'' E lo bacio' per tutto il viso fino a quando lui non le supplico' di finirla.


I giorni passarono, Victor fece la sua convalescenza a casa. Un pomeriggio erano sdraiati entrambi sul letto a guardare un vecchio live degli anni '80, quando Victor inizio' a stuzzicarla con baci sul collo e carezze sulle gambe.
''Sei ancora convalescente, non puoi fare sforzi.'' Fece finta di nulla, ma stava tremando solo al pensiero di fare qualcosa con lui.
''Mmmh dai, ti stai laureando in medicina, giochiamo alla dottoressa e al malato. Dai, curami...''
Marika rise di gusto, con le lacrime agli occhi.
''Smettitela di fare l'idiota. E poi hai una certa età, non resisteresti molto in queste condizioni.''
Victor si senti' ferito nell'orgoglio, tant'è che ribalto' le posizioni e le si piazzo' sopra, strusciando contro di lei qualcosa che era vivo. Molto vivo. Marika impallidì e inizio' a sudare freddo.
''Secondo me resisterei, sei tu che non dureresti un momento solo.'' Le soffio' sul collo, per poi iniziare a baciarlo e leccarlo, mentre la sua mano vagava distrattamente sotto il maglione di lana.
''Victor...Victor...'' Era accaldata, aveva la gola secca e ne voleva di più, di tutto.
''Mi piace il mio nome pronunciato da te.'' Era eccitato, lo sentiva dalla voce. La mano potente e ruvida ,tipica di un chitarrista, percorreva la pancia di Marika, fino a salire piano vicino al reggiseno che indossava. Le prese un seno con la mano e le usci un respiro strozzato. Ne voleva di più, ma non poteva. Era vergine e per giunta aveva anche il ciclo.
''Victor fermo, non posso.'' Si alzo' di scatto e si risistemo' la canotta e la maglia.
''Ma cosa? Perchè? Non ti piaceva?'' Era confuso e anche preoccupato, sperava di non aver fatto qualcosa che non le piaceva.
''S-si mi piace ma.. ecco.. ho il ciclo.'' Si morse il labbro dalla vergogna. E per di più non gli confesso' neanche della sua verginità.
''Oh. Ok, scusami. Vieni qui, ti faccio due coccole, almeno.'' Se l'attiro' vicino a se e prese a toccarle i capelli e massaggiarle la schiena con piccole carezze. Si addormentarono cosi, sul più bello del concerto, abbracciati e contenti.


Victor conto' i giorni che passarono da quel momento intimo sul letto. Ne erano passati 6, ora Marika non avrebbe dovuto avere ancora il ciclo. O almeno cosi si augurava.
Erano sul divano, Marika stava cercando di studiare Psicologia, pur sentendo addosso gli sguardi affamati di Victor. Non poteva evitarlo per sempre. Erano 6 giorni che non avevano avuto incontri ravvicinati e lei ne sentiva la mancanza.
Victor ripeteva distrattamente la vita di Leonardo da Vinci, pur conoscendola a memoria. Ad un tratto, chiuse il libro e si avvicino' piano all'orecchio della sua fidanzata.
''Voglio fare un gioco con te.''
''Vic, smettila, sto studiando.'' Bugia, stava sudando freddo.

''Io adesso mi spoglio, e facciamo lezione di anatomia eh? Che te ne pare?''
''Mi pare che sei un'idiota, e se non la smetti vado a studiare in bagno.''

Victor inizio' cosi a farle il solletico, facendole dimenticare i suoi pensieri e le sue paure.
Si ritrovarono cosi, ad ansimare e a ridere su un divano, sdraiati su un volume di arte e su uno di psicologia.
''Ahia, aspetta, mi fa male la schiena.'' Marika aveva il suo libro di psicologia conficcato nella spina dorsale.
''Vieni, andiamo dove possiamo stare comodi.'' E se la porto' in camera, quel maledetto. Marika stava tremando, aveva seriamente paura.
Victor la fece sdraiare sul letto e le si sdraio' su un fianco, continuando a baciarla. Fece scendere la sua mano a slacciare i pantaloni e a massaggiare il basso ventre. Stava quasi per sorpassare la biancheria quando lei lo blocco'.
''No aspetta, io non posso.''
''Ma perchè? Non dirmi che hai ancora il ciclo! Se non vuoi farlo con me o almeno stare in intimità dimmelo, me ne faccio una ragione!'' Era incazzato.
''Non è che non voglio..Sono vergine, Vic, ho paura. Per la prima volta, in vita mia, ho paura.'' Le si riempirono gli occhi di lacrime che presero a scorrere lentamente.
''Ah... Sc-scusami.. Io non lo sapevo.. Io non volevo spaventarti. Il fatto è che muoio dalla voglia di stare con te, di toccarti. Adesso capisco perchè mi fermi.''
''Anche io vorrei ma.. forse è meglio se andiamo con calma.''

''Ti fidi di me?'' Victor se ne usci' cosi, dopo alcuni minuti di silenzio.
''Certo!''
''Rilassati...''
La fece sdraiare, le si mise accanto e continuarono a baciarsi per un tempo che sembro' a Marika infinito.
Ad un tratto lui si stacco', guardandola tanto intensamente da farla scogliere come ghiaccio al sole.
''Sei stupenda.'' Marika accenno' un lieve sorriso e gli accarezzo' una guancia.
La mano del chitarrista continuava a vagare sulla sua pancia, quando ad un certo punto si decise e la fece scendere più giù, slacciandole i pantaloni.
Marika tremava, stava per urlare ma miracolosamente resistette.
La sua mano si infilo' piano sotto quell'inutile pezzo di biancheria, e cio' che fece, la rese talmente eccitata che non si trattenne più.

 

''Victor! Oh mio Dio, si!'' Il suo primo, vero, momento di piacere la colse all'improvviso, lasciando Victor sorridente e lei stravolta, confusa, appagata e felice.
''Sei stupenda e sei mia.'' Victor le bacio' la fronte e la abbraccio', in un meraviglioso gesto di spontaneità.
Quel piccolo momento di intimità, consolido' la coppia e la rese più forte, ma questo, loro, non se lo dissero mai.



 


Salve a tutti! Sono imperdonabile, lo so. Sono stata via 6 giorni, divisa tra cresime, cugini che tornano dalla missione in Afghanistan, feste in famiglia e compleanni vari. Il capitolo era pronto da un sacco, ma non ho avuto un secondino di tempo. Adesso pero' sono qui, e spero davvero che vi piaccia, cosi come piace a me. Un bacione!
M.

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Capitolo 16
*** Novità in vista! ***


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Marika si sveglio' di colpo, guardando subito il cellulare sul comodino. Le 5 e mezza del pomeriggio, era inverno quindi fuori era già buio. Ad un tratto si sveglio' da quel torpore e senti' un braccio posato sul fianco sinistro, un respiro regolare, quasi un lieve russare. Era Victor. Si sistemo' meglio e ando' a sbattere contro una cosa che...
''Oh merda.'' Marika lo senti' perfettamente, sbattere contro la coscia. Inizio' a sudare freddo. Probabilmente si era sbagliata, non poteva essere una cosa cosi.. grande, ecco.
''Buongiorno o buon pomeriggio?''
''Victor, sei sveglio?''
''Mmmh si.'' E se l'attiro' sopra di se, giocando con i suoi capelli.
''Me lo dai un bacio?'' Marika lo bacio' con tutta la passione che aveva in corpo e poi lo abbraccio'. Da quel terribile incidente, non voleva più separarsi da lui. Aveva avuto troppa paura e non voleva riaverne ancora.
''Mari, ti devo dire una cosa.'' Ad un tratto divenne improvvisamente serio.
''Dimmi tutto.''
''Ieri sera ho ricevuto una chiamata. 6 mesi fa ho invitato il mio curriculum e alcuni video che avevo fatto con la chitarra a qualche agenzia sia qui al sud che al nord.''
''Beh?'' Temeva già il peggio.
''Ecco, ieri mi ha chiamato il direttore di un Istituto Musicale che è a stretto contatto con importanti case discografiche, le più importanti in Italia.
''Quindi? Arriva al dunque!''
''Mi hanno proposto uno Stage in chitarra classica ed elettrica della durata di 12 mesi.''
''U-un anno? Dove?'' Stava tremando e voleva piangere.
''Milano...'' La guardo' con il dispiacere negli occhi.
''Quando dovresti partire?''
''Tra 2 mesi, ho tempo per pensarci.''
Dopo attimi di silenzio interminabili, Marika decise di parlare.
''Devi andarci, ne va del tuo futuro. E' molto importante per te.''
''Ma cosi starei lontano da te un anno! Lontano dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla band, io non sono sicuro!''
''Tu ci devi andare! E' una cosa fondamentale per il tuo lavoro, per la tua musica, cavolo non devi pensare alla tua famiglia, ai tuoi amici! Per quanto riguarda me... beh, io ti aspetto qui.''
''Davvero mi aspetteresti per un anno intero?''
''Certo! Magari, a distanza, il nostra rapporto potrebbe rafforzarsi di più...'' Non era convinta nemmeno lei, ma non poteva vietargli una cosa del genere.
''Ti pensero' ogni minuto.''
''Anche io.'' E si butto' a baciarlo, altrimenti sarebbe scoppiata a piangere e i suoi buoni propositi sarebbe finito nel water.


Una sera come tante, Marika, Sara, Erika e Veronica si ritrovarono al solito pub, per raccontarsi a vicenda delle novità.
''Cioè, vuoi farlo partire, lontano 1200km da qui senza neanche avergliela data?'' Erika, sempre la solita, almeno pero' fece ridere tutte.
''Non e' una cosa semplice, tremo solo al pensiero!''
''Ma non puoi provocarlo e lasciarlo in bianco! Tra poco lo troveremo in ospedale perche gli sono esplosi i co..''
''Sssssh ci sentono,Erika! Che cavolo! Non lo so, voglio stare con lui pero' se poi mi lascia? Non voglio darla subito, e' una cosa importante.''
''Beh, ha ragione Marika eh, vedete me, l'ho fatto con il mio ex e dopo 2 mesi ci siamo lasciati. E' una cosa seria.'' Veronica ricordava ancora quella storia, e difficilmente l'avrebbe dimenticata.
''Vabbe' che c'entra, quello era davvero un coglione, se solo mi capitasse per le mani lo prenderei ancora a botte.'' Erika era cosi, inutile.
''E' passato ormai, non ci penso piu'. Poi ho deciso di guardarmi intorno.''
''Sai con chi ti vedrei benissimo? Con Michele, l'amico di Victor. Ahahah'' Marika se ne usci' cosi, e Veronica per poco non soffoco' con il drink.
''Con quel tamarro che pensa solo ad una cosa? Ma non scherziamo..'' Veronica divenne rosso fuoco e inizio' a sudare.
''A pensarci, non e' male. E' un figo, specie quando suona.'' Sara, la bocca della verità.
''Beh si, e' uno che Veronica potrebbe farsi senza problemi.'' Erika, la bocca ''sbroccata'' della verità.
''Oh insomma, la smettete di dire cavolate? Basta, beviamoci su e non rompete le palle!'' Veronica alzo' il suo bicchiere, facendolo toccare con quello delle amiche.

 

Tornando a casa, Marika penso' davvero a cosa avevano detto scherzando o non le sue amiche. Non voleva lasciarsi sfuggire Victor e si era stancata di mandarlo in bianco. Non era giusto. Poi insomma, lui l'aveva toccata, ed era stato piacevole. Pero lui era rimasto a bocca asciutta.
Se solo avesse superato quella sua immotivata paura.

Era il solito pomeriggio di prove con gli altri, bevevano birra e strimpellavano qualcosa. In un momento di pausa, decisero di buttarsi nelle chiacchere e nei pettegolezzi.
''Beh, quando te la da?'' Michele si rivolse a Victor, noncurante del fatto che Angelo fosse davanti a loro.Victor infatti divenne bordeaux.
''Ma ti sembra che te lo vengo a dire?''
''Dai, non puoi nasconderci una cosa del genere!''
''Miche' smettila, lo metti in imbarazzo.'' Franco, almeno lui, lo difese.
''Ma che metti in imbarazzo, quello li e' il piu' porco tra tutt'e 4.''
''Sei assurdo Miche', non lo vuole dire perchè ci sono io.'' Persino Angelo scherzava.
''Comunque no,non me l'ha data, contenti? Parliamo di altro, adesso?''
''Ok timidone, pero' appena te la da avvisaci, dobbiamo festeggiare.'' Michele era l'apoteosi dell'indelicatezza.
''Tu invece, da quanto tempo non te ne fai una?'' Franco prese a punzecchiare Michele, che subito divenne muto.
''Da tanto. Tranquilli, work in progress!''
''Ti stai vedendo con una?'' Angelo era il piu' delicato dei 4, forse.
''Mmmh me la sto lavorando. Manca poco e poi crollera' sotto le mie splendide grinfie.''
''Chi e'?'' Stavolta era Victor il curioso.
''Fino a quando non saro' sicuro, non ve lo diro' mai.''
''Michele il privato, adesso basta ricominciamo altrimenti non finiamo piu'.''
Victor aveva in mente una ragazza, ma probabilmente non era lei. Troppo seria per perdere la testa dietro ad un tipo come il suo amico batterista. Ma la vita si sa, e' piena di colpi di scena!



Buon pomeriggio e buon 1°maggio! E' un capitolo APPARENTEMENTE di passaggio, se lo leggete bene c'è anche un incipit per una nuova storia... Notizie brutte per Marika e Victor! Che dire, spero vi piaccia, fatemi sapere se c'è qualcosa che non va e corro subito ai ripari. A presto!
M.

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Capitolo 17
*** Prima volta. ***


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''Allora, mi dici chi e' questa tizia?'' Victor e Michele stavano tornando a casa insieme, e abitando vicini facevano quel breve pezzo di strada a piedi, da casa di Franco fino alla propria.
''Chi?''
''Quella con cui ti stai frequentando.''
''Ma io non mi sto vedendo con nessuna, e' solo un'ipotesi. Cioè, lei non crolla sotto il mio fascino.''
''Dai, dimmi chi e'! Non lo dico a nessuno!''
''Veronica. Cioe', ci sto parlando da giorni e lei non molla!''
''Michele, parlarci significa non chiederle se e' vergine o che tagli di reggiseno porti. Devi essere simpatico e dolce, non volgare.''
''Non sono mai volgare. Le ho chiesto di prendere una birra e mi ha detto che sto correndo troppo!''
''Cavoli, una che veramente ti tiene testa!''
''Già. Ma tranquillo, prima o poi crollerà sul serio e mi supplichera' di portarla a letto.''
''Porco. Sei un porco.'' Ridendo ancora tornarono a casa di Michele, dove si concessero una birra e una sigaretta in pace.

In un pomeriggio di shopping natalizio, si ritrovarono Veronica e Marika in giro per il centro commerciale, gia' alle prese con i regali per parenti e amici.
''Che prendi a Victor?'' Veronica stava mordicchiando un panino al volo, mentre ancora giravano tra i negozi.
''Non so. Ho visto un libro sulla storia del suo gruppo preferito. O forse qualche cd, e' fissato con la musica.''
''Gia', fai bene.''
''Che hai?'' Marika se ne accorse all'istante.
''Niente.''
''Non mentire, non con me.''
''Pensavo che un anno fa, in questo preciso momento stavo comprando i miei regali per lui... '' Una lacrima le usci' appena dagli occhi.
''Ehy, non piangere. E' stato uno stronzo, non ti meritava, ti ha trattato male e tu giustamente l'hai mandato a fanculo.''
''Non è solo questo. Grazie a lui non riesco piu' ad aprirmi con gli altri! Ho paura!''
''Tu non sei paurosa, ti conosco! Tu sei quella che guidava le rivolte al liceo, sei quella che faceva gli scioperi nella scuola, quella che allestiva un'occupazione, non devi aver paura di soffrire di nuovo, non tutti sono bastardi come quello li!''
''Ho conosciuto uno... E' bellissimo, mi fa ridere, e' un po' fuori dalle righe pero' a modo suo e' dolce. E io l'ho rifiutato come una cogliona.''
''E' Michele, vero?''
''C-come lo sai?'' Veronica divenne bordeaux, come volevasi dimostrare.
''Me ne sono accorta dall'altra sera al pub, quando Erika parlava di come tu te lo potresti fare.''
''Non so nascondere le mie emozioni, porca miseria.''
''Non le devi nascondere, specie con noi. Ti dico solo di non rifiutarlo, e' un ragazzo molto simpatico, potrebbe farti sentire davvero meglio.''
''Lo so. Il fatto e' che ho paura. Paura di soffrire, di nuovo.''
''Lo so, è dura, ma ce la faremo. Adesso andiamo, ci mancano i regali a tuo fratello e a mia cugina.'' Marika l'abbraccio', sorridendo appena.
Aveva il suo regalo pronto per Victor, ma quello non poteva dirlo.


Era tutto programmato, doveva fargli una sorpresa, visto che si avvicinava Natale.
Victor era placidamente sdraiato sul letto, a fumare e a strimpellare la chitarra. Marika gli era seduta di fronte, con il volume di anatomia vicino e con un'idea birichina nella mente.
''Vado un secondo in bagno, ora torno.''
''Vai pure.''
Marika si chiuse subito dentro. Si tolse le scarpe da tennis, il jeans, il maglione pesante e le calze. Aveva già indossato preventivamente il reggiseno con il perizoma in coordinato, un completino niente male, pieno di pizzo e fiocchetti vari. Non era volgare, era sexy. Da sopra indosso la camicia da notte piena di tulle e frange, sempre coordinata all'intimo, che aveva nascosto nella sua tracolla. Uno spruzzo di profumo al cioccolato, una sistemata al trucco e piano piano usci' dal bagno.
''Che palle, non mi viene questo assolo, oh porca putt...'' Victor sbianco' a vederla sull'uscio della porta cosi, con quel completino e con quel sorriso.
''Ti piace?'' Gli chiese, avvicinandosi piano e gattonando sul letto.
''M-molto..moltissimo.'' Indugio' troppo sulla scollatura e sulle gambe, lei se ne accorse e lo spinse sul letto violentemente.
''Adesso togli questa chitarra, voglio giocare con te. Tu vuoi?'' Ironica, era ovvio che volesse.
''Certo. Tutto quello che vuoi.''
Gli tolse piano la maglietta, toccando i pettorali e gli addominali, non eccessivi ma delineati da qualche anno di calcetto e di palestra.
Si chino' piano a baciargli il petto, scendendo verso la cintura dei pantaloni, che slaccio' con una calma eccitante e dolorosa, per Victor. Sbottono' piano i pantaloni, indugiando troppo vicino ai boxer. Tolti i jeans, Victor rimase solamente in mutande. Torno' a baciarlo piano, delicatamente e sempre con la solita delicatezza, si avvicino' piano al membro di Victor, massaggiandolo con vigore mischiato alla timidezza.
''N-non ti fermare, ti prego.''
Dopo parecchi minuti, Victor venne, con gli occhi socchiusi e il sorriso che troneggiava sulle sue labbra.
''Porca miseria, sei stata fantastica!'' Victor ribalto' le posizioni, sfilandole subito le mutande per quanto era preso dalla foga.
''Adesso devo ringraziarti. E so come fare.''
La sua mano sapeva dove toccare e come, e dopo pochi minuti lei era gia pronta.

Si alzo' di scatto, prendendo un quadratino argentato dal comodino di fianco al letto.
''Victor aspetta, io ecco...'' Non poteva tirarsi indietro.
''Vuoi fare l'amore con me, Mari?
''Si.''
''Fidati di me, faccio piano.'' Ed entro' piano, sempre più giu', sempre piu' lentamente, fino a strappargli il respiro con un gemito di dolore.
''Lo so che fa male, t-tranquilla, adesso passa.'' Tra un gemito e l'altro Victor la stava consolando e tranquillizzarlo.
''Vai avanti, continua. Non preoccuparti.''
Victor venne dopo alcune spinte più forti ed usci' delicatamente da Marika.
Lei si sentiva davvero donna, amata, anche se leggermente dolorante.
Victor la prese tra le sue braccia e la coccolo' per qualche minuto.
''Scusa se ti ho fatto male, la prossima volta non ti faro' sentire niente, giuro.''
''Non fa niente, sto bene.''
''Sono contento che io sia stato il primo. Cioe', non avrei voluto che qualcun'altro l'avesse fatto al posto mio.''
''Sono contenta anche io.'' Dopo un lunghissimo bacio, Victor le accarezzo' i capelli e la guardo' cosi intensamente da farla sciogliere.
''Ti amo Mari.'' Furono le uniche parole che proferì.
Marika resto' pietrificata, sentendosi percorsa da brividi eterni, ma fu felice.
''Ti amo anche io, Vic.'' Lo abbraccio' con forza, e li si addormento', su quel petto dal quale sentiva il cuore, che batteva forte, all'unisono con il suo.
E Marika, per la prima volta, fu davvero felice.


 


Buona sera! ( O buonanotte? ) Lo so, è tardissimo ma una mia amica mi ha chiesto espressamente il capitolo e io non potevo deluderla. Importantissime novità, spero davvero che vi piaccia. Grazie a chi segue e a chi recensisce. Un bacione a tutti e buonanotte! M.

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Capitolo 18
*** Amici, cambiamenti e.. ***


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Il telefono squillava, erano le otto di sera. Veronica uscì in fretta dalla doccia e lo prese all'istante. Chissà chi sperava che fosse.
''P-pronto?'' Disse, con il cuore a mille.
''Sono io. Devo dirti una cosa importante.'' Era Marika, Veronica stava per svenire.
''Dimmi tutto. Che è successo?''
''Indovina.''
''Mmmm, non saprei. Di che parla?''
''Me e Victor.''
''Oh mio Dio.. L'avete fatto?'' Veronica quasi non ci credeva.
''Siiii! Lui è stato dolcissimo e.. E ti devo raccontare tutto dal vivo.
''Ok, ci vediamo al pub alle 10. Ok?''
''Certo, Erika è in caserma, Sara deve dare l'ultimo esame domani e sta studiando, siamo solo io e te.''
''Benissimo, a dopo.''
Veronica si rivestì con calma e si preparo'. Lei e la sua amica avrebbero dovuto davvero festeggiare.


''Allora, raccontami tutto, nei minimi dettagli.'' Marika e Veronica stavano affondando nella birra e nelle patatine, alla faccia della dieta.
''Mi sono messa l'intimo che ho comprato ieri, l'ho preso alla sprovvista. Lui ci è quasi rimasto secco, pero' è stato dolcissimo, non voleva farmi male. E alla fine mi ha detto che mi ama.''
''Oh porca miseria. Beh, dobbiamo festeggiare. Ci vuole un brindisi!'' Certo, brindare con la birra non era il massimo, però a loro andava bene cosi.
''E tu che mi dici? Michele?''
''Mi ha cercato ieri pomeriggio, appena tornate dal centro commerciale.''
''Beh?''
''Niente, mi ha detto che mi vuole offrire una birra, ma io continuo a posticipare. Non so, ho il terrore.''
''Ma buttati, che ti frega? E' un bravo ragazzo, ti viene dietro. E' quello che ti ci vuole per dimenticare quel cretino!''
''Mah, non lo so. Ho bisogno di un po' di tempo, ancora.'' Vedendo la sua amica con gli occhi lucidi, Marika decise di cambiare argomento, parlando dell'Università e degli esami.


Victor era seduto al tavolo della cucina di Franco e fumava, sorridendo, ripensando ancora al pomeriggio appena trascorso.
Sentiva gli amici provare nell'altra stanza, registrando le parti del Sax di Angelo e la voce di Franco. Lui, al momento, non serviva.
''Ehy cretino, perchè sorridi?''
''Ma tu non dovevi registrare la batteria?'' Michele gli si piazzo' di fronte, accendendosi una sigaretta.
''Ho finito, ora Angelo sta registrando le parti del sax con Franco. Mi dici perchè prima sorridevi come un demente?''
''Non sono affari che ti riguardano.'' Gli sorrise comunque.
''Aspetta, sei troppo contento oggi. Quindi c'è solo una possibilità! Te l'ha data!''
''Ssssh, non gridare!''
''Finalmente hai scopato, santo cielo! Erano 6 mesi che eri acido! Auguri amico mio, veramente, sono fiero di te.''
''Sei un cretino, e' inutile.'' Ovviamente stava ridendo, Michele era troppo buffo.
''Com'è stato? Dimmi la verità, ti ha violentato no? Aggressiva? Dolce? Dai, parla!''
''Non ti diro' niente. E' stato bello, fine del discorso.''
''Mi basta questo.'' Dopo due minuti di pausa, mentre Michele beveva, Victor sparò a zero.
''Nel momento di tenerezza, subito dopo, le ho detto ti amo.'' Detto fatto, Michele sputo' il sorso tutto per terra, quasi strozzandosi.
''Cosa le hai detto? Sei pazzo?''
''Mi è uscito spontaneo, lei aveva gli occhi lucidi. Ha ricambiato, poi mi ha abbracciato per tutto il pomeriggio. Sentivo il suo cuore che andava a mille.''
''Si, si romanticissimo, ma il ti amo, dai Victor! Che squallore!''
''Scusa, non l'hai mai detto?''
''No. Mai detto.''
''Complimenti. Prova a dirlo, ti senti meglio.''
''Donne ancora non ne ho, poi si vedrà. Meglio andare a provare, va'.'' Aveva un espressione talmente sconsolata che Victor si sentì quasi in colpa. Sempre riguardo alla colpa, si ricordo' che non aveva detto ancora a nessuno dello Stage a Milano. Chissà come l'avrebbero presa i suoi genitori e i suoi amici. E a Gennaio sarebbe dovuto partire. Era tutto un grande casino.

 

''Ehm, ragazzi devo dirvi una cosa.''
''Lo sappiamo che hai trombato, non darti arie con noi che siamo in astinenza.'' Franco lo prendeva in giro, cio' poteva significare solo una cosa. Michele aveva parlato. Angelo, nel frattempo, stava piangendo dalle risate.
''N-non e' questo...'' Fulmino' con lo sguardo Michele.
''Ad agosto ho fatto una domanda per uno Stage in chitarra acustica ed elettrica, dovrei andare per un anno in questa scuola che è strettamente collegata con due case discografiche...''
''Cavolo, e' spettacolare!''
''Mitico..''
''Devi andarci assolutamente.'' I tre amici parlarono all'unisono.

''Questo Stage e' a Milano.''
Il silenzio totale piombo' sul gruppo di amici. Michele divenne quasi cadaverico. Angelo si ammutolì e Franco si blocco' di colpo, con il microfono in mano e la bocca che gli era arrivata alle caviglie.
''Devi andarci assolutamente, ne va del tuo futuro.'' Fu Angelo a rompere il silenzio. Sempre buono, il suo migliore amico, Victor lo adorava anche per questo.
''Già, e' un'esperienza fondamentale.'' Franco gli sorrideva appena.
Michele non disse una parola, si limito' a prendere le sue bacchette, il suo zaino e ad uscirsene con un semplice quanto silenzioso ''Ciao!'' in generale.

Michele camminava a testa bassa. Stava per piangere ma non doveva, aveva 19 anni ed era un maschione di un metro e novanta, non poteva piangere come una femminuccia. Ma sapeva già come sarebbero andate le cose. Victor sarebbe rimasto per un anno a 1200km di distanza, avrebbe trovato una casa discografica che lo avrebbe messo sul mercato, si sarebbe dimenticato dei suoi amici del sud e del suo gruppo e la band, tirata su con tanti sacrifici, si sarebbe sciolta. E poi non voleva ammetterlo, ma gli sarebbe mancato da morire il suo amico, quel chitarrista pazzo che ti svegliava la vigilia di Natale con la voglia di giocare alla playstation o che faceva finta di suonare come un chitarrista famoso, dondolando la testa e gridando ''rock n' roooooll'' saltando ovunque. E' il suo migliore amico, quello che, quando dormivano insieme, metteva il condizionatore a livelli tipici siberiani costringendolo a cercare riparo nella notte e ritrovandosi la mattina dopo abbracciati come dei koala ad un albero. Non voleva perderlo, proprio no.


''Esci fuori, sono davanti casa tua.'' Cosi citava un messaggio di Victor. Marika era comodamente in pigiama, sul divano, guardando un vecchio film che sapeva a memoria, con i calzini rimboccati sopra al pantalone e la maglietta completamente infilata sotto quello stesso indumento. Sul suo pigiama c'era una mucca di colore viola che salutava allegramente ed esclamava ''Good Night'' a chiunque la osservasse. Era completamente struccata, i capelli pettinati in una coda oscena. Ah, e aveva delle simpatiche pantofole con due maialini stampati sopra. Insomma, era uno spettacolo inguardabile.
''C'è Victor fuori la porta, sto uscendo un attimo.''
''Perchè non lo fai entrare? Vi frequentate no?'' Il papà, buon uomo, era già sul piede di guerra.
''Papà, non è tempo di presentazioni ufficiali, è presto.''
''Ma non puoi stare al freddo, ti ammalerai!'' La madre, la donna più ansiosa della terra.
''Tranquilla, entro in macchina, poi ho messo il cappotto, il cappello e la sciarpa. Sto benissimo.''
Detto fatto, aprì la porta e il vento siberiano tipico di dicembre la investì in pieno.
''Ciao Vic.''
''Ciao bimba, devo parlarti. Entriamo in macchina, prima che mi muori assiderata.''
'' 'Fanculo.''
Entrati in macchina, c'era già il riscaldamento acceso e donava quel bel tepore che ti faceva sentire bene.
''Si può sapere cosa vuoi? Mi hai costretta a uscire in questo stato pietoso, se passasse ora il WWF mi catturerebbe e mi metterebbe tra le specie protette. Potevi avvisarmi prima.''
''Sei bellissima cosi.'' Il suo commento la gelo'. Non se lo aspettava minimamente, visto le sue condizioni.
''Grazie...Di cosa mi devi parlare?''
''Ho parlato agli altri dello stage.. Erano tutti contenti, persino tuo cugino. Michele pero' si e' ammutolito, ha preso le sue cose ed e' andato via. Che significa secondo te?''
''Boh, ci sarà rimasto male, forse non vuole che vai via...''
''Non e' cosi sentimentale Michele, e' impossibile.''
''Mai dire mai nella vita. Michele fa finta di nascondersi sotto quella corazza da duro, bello e impossibile, tenebroso e sbroccato. Ma in realtà e' un cucciolo dolce, che soffre molto per tutto ciò che lo circonda.''
''Mmmh wow, adesso mi diventi anche psicologa! Ti ci vedrei bene con un taccuino e una penna in mano, ascoltando i miei problemi. Saresti sexy.''
''Si, si specie ora sono proprio sexy!''

''Tantissimo, quel pigiamone di lana e' la cosa piu' arrapante del mondo.''
''Nonfare il cretino!'' Ma si abbandono' comunque ad una grossa risata.
''Se ti bacio tuo padre esce fuori casa con il kalashnikov?''
''Mmmh no, ma potrebbe venirti a prendere per capelli, facendoti chiedere perdono per aver toccato la sua unica figlioletta.''
''Se sapesse cosa ho fatto l'altro giorno mi ammazzerebbe quindi?''
''P-probabilmente.'' Marika si sentiva ancora avvampare ogni volta che ripensava a quel pomeriggio.
Dopo un meraviglioso bacio, Marika era gia' accaldata, nonostante fuori ci fossero poco piu' di due gradi.
''Sara meglio che vada, prima che ricominci a fare ciò che ho fatto l'altro giorno. Non voglio essere ucciso da tuo padre.''
''Va bene... Ci vediamo domani, vero?''
''Certo piccola, a domani.''

Tornando a casa, Victor fu inghiottito dai pensieri.
Quindi, anche Michele aveva un anima? Lo stesso Michele che fischiava dietro ai sederi delle ragazze, lo stesso che ha preso due di picche a volonta'? Lo stesso Michele che provocava la bella prof di matematica appena laureata e si divertiva a vederla arrossire? Era piu' che sicuro che stesse impazzendo dalla voglia di farsi la migliore amica della sua ragazza, colto da un'improvvisa cotta, ma addirittura arrivare a pensare che possa esserci rimasto male per lo stage?! No, era troppo. Michele non era cosi sentimentale. Michele era il classico tipo da una botta e via, quello che insultava gli amici, dimostrando cosi il proprio bene. Sicuramente gli sarebbe passato.

Quella sera Michele stava sfogliando vecchie foto. Lui e Victor al mare, lui è Victor mentre suonavano, lui e Victor sorridenti, con due birre in mano, lui e Victor in gita a Roma per il grande concerto annuale, lui con la maglia dei Nirvana e il suo migliore amico con la maglia dei Led Zeppelin, comprata nello stesso negozio. All'improvviso incomincio' a piangere, senza rendersene conto.
''Non puoi abbandonarmi, stronzo.'' Disse, gettando tutte le foto a terra e buttandosi a peso morto sul letto.

Cosa li stava succedendo? Gli batteva il cuore quando chattava con quella piccoletta di Veronica e ora stava piangendo che Victor. Che stesse cambiando? Forse.
''Sto diventando una checca, devo smetterla.'' O forse no.

 

 

 

 

Buonasera! Capitolo importante, per le più perspicaci qui dentro c'è tutto ciò che c'è da capire per i prossimi capitoli. Spero davvero che vi piaccia, l'ho buttato giù in due giorni, compiti e interrogazioni permettendo. A presto, e buonanotte!
M.

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Capitolo 19
*** Presentazioni. ***


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''Te lo dico subito, adesso quello li se ne va a Milano per un anno, non tornerà piu', diventerà famoso e si scorderà di noi, mi scommetto le mani, e guarda che mi servono!'' Michele stava scagliando tutta la sua rabbia e delusione contro i suoi amici che, impotenti, lo fissavano dispiaciuti.
''Non esagerare! Non possiamo vietargli una cosa del genere! Non sta dicendo nulla Marika, figurati cosa potremmo dire noi.'' Franco era il solito diplomatico.
''Non sparare cazzate. Marika non sta dicendo niente per non tappargli le ali ma, fidati, appena Victor arriverà a Milano inizierà a litigare anche con lei e saranno dolori.''
''Stai tirando i piedi?'' Angelo lo fissava, a metà tra l'ironico e il compassionevole.
''No, anzi, sono una bella coppia ma caro mio il successo da alla testa e Victor la perderà, fidati!''
''Dopo Capodanno dovrebbe partire, ormai non possiamo fare più granchè. Se succedessa a te, una cosa simile, cosa vorresti? Vorresti sentire tutte queste lamentele da parte nostra?''
''Certo che no Fra', ma di certo ne parlerei con voi prima. Siamo la sua band! I suoi migliori amici, porca miseria! Non contiamo un cazzo per lui?''
''Michele, santo cielo, calmati, mi fai venire mal di testa! Contiamo, ma non possiamo impedirgli questo sogno che si sta realizzando per lui. Dovremmo esserne felici e tu invece sei il solito rompi coglioni!'' Anche la diplomazia di Franco era andata via.
''Andate a fare in culo, tanto lo so che dureremo meno di uno sputo!'' Michele raccattò le sue cose e andò via, lasciando Angelo e Franco soli, nella sala prove.
''E' impazzito.'' Sbottò Franco, appena la porta si chiuse.
''No, semplicemente non vuole che Victor vada via. Tiene molto a lui, cosi come a noi.'' Angelo sapeva guardare negli occhi la gente e capirci tante cose.


''Mamma, papà, devo dirvi una cosa.'' Victor entro piano nel salotto, dove la madre e il padre erano abbracciati sul divano a vedere la tv e la sorellina più piccola si stava passando lo smalto sulle unghie.
''Dimmi amore.''
''Ecco ma', avete presente quando ho fatto domanda per lo stage a Milano?''
''Beh?'' Il padre sperava davvero che il figlio fosse stato preso, voleva che lui raggiungesse i suoi sogni, sogni che si erano bloccati per lui anni prima, quando la sua fidanzatina scoprì di essere incinta. Fidanzatina diventata poi moglie.
''Sono stato preso. Andrò un anno a Milano.''
In quel preciso istante, il padre lo abbraccio' con tutta la fora possibile e la madre scoppio' a piangere, dichiarando di essere fiera di lui.

''Quindi mi abbandoni.'' Roberta era triste, certo a 14 anni hai ancora bisogno di tuo fratello, anche se litigate 23 ore al giorno.
''Tornerò tra un anno, scemina.''
''Portami un regalo da Milano, mi raccomando.''
''Tutti quelli che vuoi, piccola.''

 

Il sabato seguente, Marika era a pranzo con tutta la sua famiglia e i suoi innumerevoli parenti. Era il compleanno della nonna, andava festeggiato.
''Quindi ti sei fidanzata. Chi l'avrebbe mai detto.'' Sua zia, quella strega, zittì tutta la tavola, facendo affogare Marika con il brodo.
''Beh si zia cara, sono una donna, un uomo posso averlo anche io no?'' Se lei si era sposata, Marika allora poteva diventare anche una super-modella. Dopo vent'anni Marika ancora si chiedeva per quale droga suo zio, uomo bellissimo, era ceduto sotto le grinfie di quella strega con i baffi. Probabilmente era anche ubriaco quel giorno, effettivamente nel video del matrimonio non aveva una bellissima cera.
''Quando ce lo presenti?'' Il nonno non vedeva l'ora di avere un altro nipote acquisito, dopo tutte le fidanzate e i fidanzati dei cugini di Marika.
''Domani. Nonna, posso invitarlo qui? Tanto domani mangiamo tutti da te, no?''
''Certo che puoi, amore, sono davvero curiosa.''
''Spero davvero che sia un bravo ragazzo.'' Ancora sua zia, quella strega.
''Tranquilla zietta, non mi sono fidanzata con un delinquente.''

La tavola allora riprese a mangiare e a brindare in onore del futuro cugino, o presunto tale.
''E' carino?'' Le sussurrò Niky, sua cugina.
''Molto, domani lo vedi.''
''Non vedo l'ora.'' E brindarono con il vino del nonno.

''Tu hai detto cosa?? Io dovrei mangiare dove??'' Victor non credeva alle proprie orecchie, dopo l'invito di Marika per il giorno successivo.
''Hai capito bene, vieni a mangiare con me da nonna, la mia famiglia ti vuole conoscere, prima che mio padre ti massacri sul serio.''
''Oh mamma mia. Non sono pronto, come mi devo vestire, che tipi sono i tuoi parenti?''
''Devi mostrarti per quello che sei, non mettere maschere sei stupendo anche con la maglietta stappata di Jimi Hendrix.''
''Non credo sia un buon abbigliamento. Specie da come mi hai detto, visto tua zia che già si aspetta di vedere un mezzo barbone per poter fare le critiche.''
''Lo so, é solo lei la parte orribile della famiglia, li altri ti ameranno già. A mia cugina é bastato sapere che sei un figo.''
''Mmmh sono un figo, quindi?'' L'attiro' a se in macchina, iniziando a baciarle il collo, istigandola a ridere sempre più forte.
''Ovvio,altrimenti non staresti con una modella come me.''
''Ma sentila, la ragazza più modesta della terra. Ma vieni qui, piuttosto.'' Se l'attirò su di se, iniziando a baciarla e a spogliarsi a vicenda, rabbrividendo dal freddo ma vogliosi di stare insieme. Dopo poche carezze entrambi erano prontissimi e cosi, senza tanti preavvisi, Victor entrò dentro di lei con una foga inarrestabile.
''Ahia!''
''Oh mamma, scusami, mi sembravi pronta. Ti ho fatto male?''
''Ssh, tranquillo, vai avanti.'' E andò avanti, senza problemi, portando all'apice Marika e sentendo le gambe che gli venivano meno.
''V-Victor, Victor!''
''Si amore, chiamami, mi piace!''
La faccia di Marika a quelle parole sussurrate cosi placidamente divenne quasi color prugna, facendola venire all'istante, seguita a ruota da Victor.
''Mi mancherai tanto.'' Disse Marika con il respiro affannato e con il suo ragazzo ancora tra le sue gambe.
''Anche tu, tantissimo.''
Mentre si rivestivano, il più in fretta possibile, perchè faceva davvero freddissimo, Victor scoppiò a ridere da solo.
''Cosa ridi?''
''Niente, immagino domani, se solo provassi a dire cosa è appena successo, i tuoi parenti mi mangerebbero vivo. Specie tuo padre.''
''Sei proprio scemo, ma ti amo anche per questo.'' Lo prese e lo baciò, sentendo già l'ansia per il giorno delle presentazioni.

 

Quella mattina, all'ora di pranzo, Marika era davanti al portone di casa della nonna, osservando attentamente chi avesse intorno. Venditore ambulante di dolci e noccioline, fruttivendolo, pescheria, macelleria, il supermercato a pochi passi, le abitazioni dei vicini e il giornalaio. Pochi istanti e senti suonare un clacson familiare. Victor parcheggiò velocemente ed usci dalla macchina. Stava benissimo. Una camicia bianca, pulitissima e stirata a dovere, un pantalone nero e un gilet nero in coordinato, scarpe lucide e pulite, capelli tirati indietro con un po' di gel e sorriso smagliante. Ah, e un vassoio carico di pasticcini in mano.
''Ma ciao, chi è che si sposa?'' Marika gli attaccò le braccia al collo e lo baciò, con trasporto, davanti a tutti i clienti del venditore di noccioline.
''Scema, ho messo la cosa più elegante che avessi. Quest'abito l'ho messo la prima e ultima volta al matrimonio di mio cugino.''
''Ti sta benissimo.''
''Grazie piccola, adesso entriamo prima che ti salti addosso qui e adesso.''

Il pranzo domenicale con tutti i parenti era un must, nessuno poteva sfuggire, pena le lamentele della nonna per tutta la settimana.
Marika accompagnò Victor nella grande casa dei nonni, costruita con sacrifici e con anni di lavoro in gastronomia, di proprietà del nonno.
Attraversarono il lunghissimo corridoio che nonna aveva appositamente riempito con migliaia di foto di tutti i nipoti e con un altarino pieno di statuette di santi e foto di parenti defunti.
''Famiglia, zii, cugini, nonni, vi presento Victor, il mio fidanzato.'' In quel momento, nella grande cucina della nonna regnò il silenzio.
I suoi 4 cugini smisero di giocare alla playstation, sua cugina e il fidanzato spuntarono dal giardino, nonno, i suoi due zii e suo padre rimasero incantati mentre discutevano di politica, la nonna si congelò con la teglia delle lasagne in mano, sua madre e le due zie ,che prontamente stavano preparando gli antipasti, rimasero con i coltelli e i piattini in mano.
Sua cugina più piccola era semplicemente rimasta a bocca aperta, con il cellulare in mano, intenta a messaggiare con qualche amichetta.
''S-salve! Mi chiamo Victor..Piacere!'' Tempo 3 secondi e Victor fu assalito da tutti che si presentavano, che lo abbracciavano, dalla nonna che lo spingeva a capotavola, dallo zio che gli offriva una birra. Si ritrovò sballottato a tavola, pieno di rossetto da parte delle zie e della nonna e di abbracci e pacche sulle spalle da parte dei cugini. Si trovava stranamente bene, un tipo calmo come lui pensava di amare la tranquillità, ma anche l'allegria della famiglia di Marika non gli dispiacque, facendolo sentire a casa, ai bei tempi in cui suo nonno stava ancora bene e i pranzi come questo erano un rito.
''Allora, dove hai conosciuto quell'esaurita di mia cugina?'' Fu Mimmo a parlare, il suo cugino più grande, quello con cui Marika andava più d'accordo. Intanto a tavola regnava il silenzio, tutti pronti ad ascoltare tra una forchettata di pasta e un bicchiere di vino.
''E' una storia lunga, ci conosciamo perchè io suono con Angelo, suo cugino, e lei veniva spesso ai nostri concerti o alle prove. Poi io mi sono fidanzato e ci siamo un po' allontanati, l'ho incontrata a settembre all'Università dove studio arte e l'ho convinta a darmi una possibilità.'' Le risate si estesero per tutta la tavola, facendo arrossire Marika.
''E non potevi accorgertene prima della mia nipotina?'' Sua zia ruppe le risate, quella strega chissà cosa pensava.
''Oh ma io me ne sono accorto appena l'ho vista, mi é piaciuta subito. L'ho invitata un milione di volte ad uscire e lei un milione di volte mi ha rifiutato. Ma per fortuna poi si é convinta a darmi una possibilità.'' Victor le sorrise, apertamente, facendola arrossire ancora di più.
''Abbiamo saputo anche dell'incidente, quella notte Marika non si dava pace. Adesso come stai?'' Fu la madre di lei a parlare, attirando i dispiaceri di tutti.
''Oh meglio, mi fanno ancora un po' male le gambe ma sto bene, grazie.''
''Qualche bicchiere di troppo?'' Quella serpe pensò subito che fu colpa sua, maledetta.
''Tutt'altro, non avevo bevuto neanche un goccio d'acqua. Un ragazzo sotto effetto di sostanze stupefacenti ha invaso la corsia dove guidavo e mi è piombato addosso. Per evitarlo ho sterzato bruscamente e sono finito in campagna. La macchina si é ribaltata. Gli artificieri ci hanno messo 2 ore per tirarmi fuori.'' Marika senti una stretta allo stomaco a sentire quel discorso, le sembrava di rivivere quella notte.
''Pensiamo alle cose belle, adesso sei qui con noi e stai mangiando la mia pasta, a proposito, com'è? Ne vuoi ancora?'' La nonna ruppe quel triste momento con la sua solita dialettica e i suoi soliti modi, spostando la conversazione su altri argomenti.
Marika strinse forte la mano di Victor sotto il tavolo, sorridendogli grata e avvicinandosi piano.
Sul bacio che le diede Victor scoppiarono gli applausi e i fischi dei suoi cugini, aumentati dagli sguardi amorevoli della sua famiglia.
''Quindi, hai detto che studi arte, vero? E sei anche un musicista? Forte!'' Suo cugino Enzo era il tipico ragazzo curioso, che amava chiedere tutto su tutti.
''Si, suono la chitarra da sempre, da quando avevo si e no 9 anni. Ho preso arte perchè mi piace molto, anche se tra un mese vado via.'' A quelle parole Marika ricordò il destino che li aspettava e si rattristò.
''Ma come, già abbandoni la mia nipotina?!'' Sua zia, quella serpe continuava a provocare, fino a quando Marika non ce la fece più e sbottò.
''E' il destino di un'artista zia, Victor é stato chiamato direttamente dal direttore di un'importante scuola di Milano che opera con due case discografiche, le più importanti. Un anno di stage a Milano praticamente gratis, con alta possibilità di sbocchi artistici importanti.'' La zittì in pieno, con Victor ancora con la bocca aperta, pronto a parlare.
''Forte, magari tra qualche anno ti vedremo in tv!'' La sua cuginetta sognava cose improbabili, seppur non impossibili.

''Magari, piccola, magari.''
Il pranzo continuò senza troppi intoppi, la zia stette zitta tutto il tempo, i cugini scherzavano e parlavano con Victor come se fosse uno di loro e tutti lo trattavano come se fosse un nipote o un figlio.
Ai saluti finali, dopo pranzo, caffè, dolcetti e discorsi generici a tavola, Victr fu salutato da tutti come se fosse uno di famiglia, con tanto di lacrimoni della nonna e della madre di Marika.
''Mi raccomando ragazzo, fatti valere a Milano. Noi facciamo il tifo per te.'' Fu il nonno a parlare, uomo molto taciturno da come aveva potuto costatare Victor, però molto dolce e buono. Guardava i nipoti come se fossero acqua nel deserto.

''Certo signore, non si preoccupi, ci vedremo comunque quest'estate.''
''Chiamami nonno, ragazzo.''
''Perfetto, nonno. Ci vediamo.'' E si abbracciarono. A Victor mancò molto pronunciare la parola ''nonno''. Suo nonno era molto due anni prima, per una terribile malattia. Era legatissimo, tant'è che poco prima di morire, il nonno chiese al nipote di intonargli una canzone con la chitarra, per poi fargliela cantare visto che il suo nipotino era un grande cantautore e di questo ne faceva vanto con tutti i suoi amici. Il nonno spirò proprio mentre Victor finiva la canzone che più piaceva a lui. Inizio' a piangere impercettibilmente, tant'è che Marika si spaventò.
''Non é cosi terribile la mia famiglia dai, non piangere.''
''Non é per quello scemina, stavo pensando.''
''A cosa?''
''La tua famiglia mi ha trattato come se fossi un altro nipote. Tuo nonno mi ha detto che non devo chiamarlo più signore, ma bensì nonno. Mio nonno é andato via due anni fa e stavo pensando a come sarebbe bello riaverlo qui, magari per presentarlo al tuo. Sarebbero diventati grandi amici.''
''Tuo nonno era uguale al mio?'' Marika si intenerì, sentendo gli occhi colmi di lacrime.
''No, esattamente il contrario. Mio nonno era esuberante, non stava zitto un secondo, é andato a ballare con nonna fino ad una settimana prima della morte. In quell'ultima settimana i suoi nervi non ce la fecero più e lo obbligarono a stare a letto. Però amava danzare, cantare. Mi ha insegnato tutto.''
''Tu sai ballare?'' Non finiva mai di conoscere il suo ragazzo.
''Giusto i balli da sala, valzer, tango, so condurre una donna. Nonno diceva sempre che le donne si conquistano in tre modi. Dedicando loro canzoni, facendole ballare e facendole ridere. Cosi lui ha conosciuto nonna.''
''Ballando? Dio che tenero. Beh io e te ci siamo conosciuti con la musica, fa lo stesso?''
''Oh si, direi che la musica mi ha migliorato la vita, in tutti i sensi.''
Eh si, anche a Marika la musica aveva migliorato la vita. Però la musica l'avrebbe divisa anche da ciò che di meglio aveva. Ormai mancava poco e Marika si sentiva morire ogni giorno di più. Ma forse, non tutto il male viene per nuocere, o sbaglio?



Buonasera! Ho scritto questo capitolo di getto, in 3 ore. Lo pubblico ora perchè penso che domani non potrò pubblicare. Un bel pranzo a casa di Marika vero? Giusto prima della partenza di Victor. Le cose miglioreranno o peggioreranno? Mah, chi lo sa.
Nel frattempo vi invito anche a leggere il prologo della mia nuova storia ''Vorrei che fossi qui.'' incentrata su Michele e Veronica, migliore amico e amica di Marika e Victor. Vi auguro a tutte un buona notte e soprattutto un buon week-end. Bacioni!
M.

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Capitolo 20
*** Chiarimenti e lacrime ***


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Il pomeriggio seguente, era il 23 dicembre. Victor non ce la faceva più, mancavano due settimane alla sua partenza e Michele ancora non gli parlava. Uscì di casa dopo pranzo e si precipitò a casa sua.

Davanti alla porta di casa tirò un grosso respiro e suonò.
''Chi è?'' Era la madre.
''Ehm, signora Marzini, sono Victor, l'amico di Michele.''
''Oh, sali caro, vieni pure.''
La porta gli venne aperta dopo pochi secondi ed entrò nel grande appartamento di casa Marzini.
''Michele è in camera, forse sta provando la batteria, non so. Vai pure.''
Victor attraversò piano il corridoio, sentendo il rumore incessante della batteria dell'amico. Per farsi sentire, bussò con tutto il palmo della mano, sempre più forte.
''Avanti!'' Michele si pietrificò appena vide il suo migliore amico.
''Che ci fai qui?''
''Secondo te? Voglio parlarti.''
''Non abbiamo niente di cui parlare, Victor.'' Era la prima volta che lo chiamava per nome. Lo definiva sempre come ''cretino'', ''scemo'', ''coglione'' ma mai con il suo nome.
''Si che dobbiamo.''
''No, non ho niente da dirti.'' Senza degnarlo di uno sguardo prese il suo pacco di sigarette e usci fuori al balcone.
Victor, che era seduto sul letto, si alzò facendosi leva sulle mani e toccando qualcosa di liscio e sottile da sotto la coperta. La scostò e vi trovò una decina di foto, tutte raffiguranti lui e Michele.
''E queste?'' Usci sul balcone, con le foto in mano. Michele lo guardò con la coda nell'occhio ma non gli diede corda.
''Ti ricordi questa? L'abbiamo fatta a Roma, vicino al Colosseo.'' La foto raffigurava lui e Michele in posizione da gladiatori, vicino ad un mimo che rappresentava Giulio Cesare.
''Questa è fantastica, ce l'ho anche io sul comodino, ricordi?'' Erano lui e Michele con una birra in mano, vicino a due spogliarelliste che ballavano all'addio al celibato del cugino di Victor. Michele la guardò per pochi secondi e rise, senza proferire parola.
''Questa è la mia preferita, ci rappresenta in pieno.'' Era una foto fantastica, Michele stava suonando la sua batteria e Victor gli sorrideva con la sua chitarra elettrica tra le mani.
''Anche a me piace molto quella foto.'' Dopo minuti in silenzio Michele parlò, aveva la voce roca e spezzata.
''Lo so che sei incazzato con me perchè parto ma, comprendimi, è un'opportunità troppo ghiotta per rifiutarla. Io non mi arrabbierei con te se ti proponessero una cosa simile anzi ne sarei felicissimo. Poi si tratta di un solo anno, tra un anno tornerò qui. Mica vi dimentico, figuriamoci.''
''Lo so, il fatto è che ho paura. Il successo da alla testa e sinceramente ho paura che tu possa abbandonarci qui, in questa squallida città del sud dimenticata da tutto e tutti e che tu te ne vada allo sbaraglio. Non so, ma ho questa paura.''
''Devi fidarti di me, Mic. Ci conosciamo da quanto, 10 anni? Ancora non hai capito come sono fatto? Non potrei mai lasciarvi qui. Nel caso ipotetico che io abbia successo è ovvio che vi farei venire da me e potremmo provare a lanciarci nel mondo della musica, seriamente, invece di suonare nelle sagre del paese o alle feste dei licei.''
''Ma non mi interessa essere lanciato o no. A me interessa non perdere il mio migliore amico.'' Victor quasi non credette alle parole sentite, Michele stava facendo il sentimentale; effettivamente era quasi un mese che lo era, non sembrava neanche lui.
''Non mi perderai, scemo.'' Victor lo abbracciò forte, come mai aveva fatto. A Michele uscirono veloci delle lacrime che raccolse in un rapido gesto, abbracciando forte il suo amico.
''Mi raccomando, stronzetto. Non fare danni. Non ti verremo a trovare spesso a Milano, tranquillo. Cosi andiamo a fare follie nei night club.''
''Scemo, sono fidanzato, lo sai.''
''Occhio non vede, cuore non duole.''
''Prova a dirlo a Marika.'' Ormai Victor stava crepando dalle risate.
''Ok, scherzavo.''


Era il 24 dicembre. Sentiva il letto muoversi senza sosta, sembrava di stare in una barca.
''Svegliati, dormigliona, è la Vigilia di Natale!'' Aprì gli occhi e nell'oscurità della sua camera vide Erika, Sara e Veronica ai piedi del letto, tutte vestite, pimpanti e con le borse in mano.
''Che minchia volete? Che ore sono?''
''Le otto e mezza, alzati. Andiamo a fare colazione al bar.'' Erika la stava praticamente comandando a bacchetta.
''Andate a quel paese, non voglio alzarmi prima delle 11. Ma chi vi ha aperto?''
''Tuo padre, ci ha detto di svegliarti.'' Sara stava morendo dalle risate.
''Sparite o vi denuncio.'' Tentò invano di nascondersi sotto lo strato di piumone che però venne alzato dalle sue amiche, lasciandola al freddo e senza coperte.
''Alzati dai, c'è un bel sole fuori, non sembra neanche dicembre. Dai, dobbiamo anche andare a fare shopping, stasera c'è una pseudo-festa.'' Veronica, neanche lei era dalla sua parte.
''Ok ok ho capito, mi alzo. Che rompi palle.''
''Anche noi ti vogliamo bene.''

Dopo mezz'ora erano tutt'è quattro nella macchina di Veronica, che sfrecciava svelta per le vie della città.
''Cos'è questa storia della pseudo-festa?''
''Praticamente il trombamico di Veronica l'ha chiamata dicendo che c'è una serata in discoteca dove mixano brani rock anni 80 e canzoni moderne. Veronica è crollata come una pera cotta, ovviamente.'' Erika era sempre la solita.
''Il trombamico?'' Marika era ancora nel dormi-veglia, non ci capì molto.
''Si Michele, il batterista, quello che lei si fa di nascosto da noi.''
''Erika, smettila, Michele è un mio amico, anzi è amico di tutte. Ci ha invitate ad una serata carina. Fine.''
''Acida, prova a dire a Michele di trombare più spesso, magari diventi dolce.'' Le risate scoppiarono in macchina, tutte ridevano tranne Veronica.
''Molto divertente, adesso ti lascio sul ciglio della strada.''
Marika si svegliò e ricordò che anche Victor le aveva parlato di quella serata, e le aveva proposto di andarci.
''E quindi dovremmo fare shopping per questa serata?''
''Si Mari, ci servono vestiti sexy. A Veronica serve qualcosa di sexy per far eccitare il batterista, e noi siamo senza vestiti.'' Erika non aveva davvero limiti.
''Io ci vado in jeans.'' Veronica si tenne sulle sue, lasciando a bocca aperta tutte.
''Scordatelo! Hai un bel culo e delle belle gambe, quel salame di un batterista dovremmo farlo crollare prima o poi. E non dire che siete amici, ti mangia con gli occhi ogni volta.''
Veronica sbuffò sonoramente, con Erika era inutile parlare. Parcheggiò grazie ad un colpo di fortuna in una viuzza interna alla via centrale.
''Oh santo cielo, che casino.'' Erika era rimasta a bocca aperta, vedendo il centro pieno zeppo di persone.
''Cosa ti aspettavi? E' la Vigilia, genia.'' Sara aveva sempre ragione.
Le 4 ragazze si aggirarono per ore nei milioni di negozi sparsi per il centro, rientrando in macchina piene di buste.
''Ci siamo comprate mezzo mondo.Non abbiamo lasciato neanche un reggiseno.'' Osservò Sara ironica, facendo ridere tutte.
''Stasera andiamo li con la mia macchina, alle 9 fatevi trovare tutte da Marika che passo.'' Erika scese davanti casa sua, salutando le sue amiche.
Le altre nel giro di pochi secondi tornarono alle proprie case, tutte pronte per pranzare con la propria famiglia.

A Marika toccava il solito pranzo con tutta la famiglia. La nonna aveva iniziato a cucinare alle 6 del mattino, per lei la Vigili di Natale era più importante del Natale stesso. Erano tutti a tavola, quando la zia parlò, come sempre.
''Allora, l'hai conosciuta la famiglia del tuo fidanzato?!'' Pronunciò fidanzato come se fosse la parola più brutta della terra, anche se Marika ci stava pensando da un bel po'. Lei gli aveva fatto conoscere la sua famiglia, lui no.
''Ancora no. Al momento è occupato con la storia della partenza.''
''Ma certo, è normale. In fondo è una cosa importante, la partenza.'' Come se la loro storia non fosse seria.
''Però è un bravissimo ragazzo, vero?'' Fu la sorella della madre a parlare,trovandosi d'accordo con tutta la famiglia.
''Molto. E' un bravo ragazzo, si vede da come guarda la mia nipotina.'' Fu suo nonno a parlare, Marika lo ringraziò con un debole sorriso.
''Mamma, stasera esco con lui e le altre, non aspettatemi per cena.'' La cena della Vigilia era sacra, lo sapeva, ma nessuno ebbe da ridire.

La sera si preparò,seppur con mille dubbi. Sua zia era una serpe, lo sapeva. Aveva comprato un vestito stupendo, nero, molto aderente, lungo fino a metà ginocchio e con il mezzo busto pieno di brillantini. Tacco vertiginoso e cappotto pesante. Erika era stata puntuale. Sotto casa c'erano già Sara e Veronica ad aspettarla.
Arrivarono al locale puntuali, i ragazzi erano già dentro. C'era Angelo, Franco, Victor, Michele e altri ragazzi conoscenti di Franco.
Iniziarono timidamente a ballare su una canzone dei Nirvana remixata. Marika non ce la faceva più. Doveva parlare con il suo ragazzo.
''Ciao splendore.''
''Ciao.''
''Che ti succede?''
''Niente, pensavo che domani è Natale e vorrei dare gli auguri alla tua famiglia.''
Victor sbiancò, Marika non aveva mai manifestato l'intenzione di andare a casa sua, non con i genitori almeno.
''Ma perchè? Cioè, li faccio io per te, tranquilla. Natale va passato in famiglia. Non ti preoccupare.''
''Ma dai, è maleducazione. La ragazza del proprio figlio che non da neanche gli auguri per Natale, non sono cosi.''
''Oh ecco. N-non ti preoccupare, faccio io, tranquilla.'' I dubbi crescevano.
''Victor, i tuoi sanno che stiamo insieme?''
''I miei? Ma certo, cosa vai a pensare...''
''Victor, dimmi la verità!'' Victor la guardò per due secondi, per poi abbassare lo sguardo.
''No. Ho detto che ci frequentiamo. Come amici.'' Una doccia freddissima per Marika.
''Ti vergogni di me?''
''Ma figurati!''
''E allora perchè cazzo non l'hai detto, spiegami!''
''Ecco, loro, in pratica, sono legati molto alla mia ex... Cioè, la consideravano come una figlia, non mi sento ancora di dirgli qualcosa di nuovo...''
''Ti sei lasciato un anno fa, stiamo insieme da novembre e ancora non hai detto un cazzo? Sei una merda.'' Marika prese stancamente in cappotto, con le lacrime che le pizzicavano gli occhi.
''Amore, aspetta, ferma...''
''Amore un cazzo! Sei buono solo per portarmi a letto però per dire ai tuoi genitori che hai una cazzo di fidanzata nuova no eh?! Sai che ti dico? Fanculo!'' Gli amici li sentirono e rimasero pietrificati.
''Aspetta, ferma, dai non facciamo scenate, parliamone con calma...'' Non sapeva più che pesci prendere.

''Buon Natale, Victor!'' Lo guardò con le lacrime agli occhi e Victor rimase pietrificato.

 

Marika camminò in fretta, avvolta come un involtino nel suo cappotto. Aveva sempre avuto ragione, non doveva fidarsi. E sua zia, quella strega, ci aveva visto lungo. Non valeva quanto la sua ex? Non era come lei? Cosa ci stava a fare con lei, allora? Sono queste le domande che la tormentarono per tutta la notte, facendola rimanere sveglia fino all'alba, quando, per la stanchezza del pianto crollò in un sonno lungo e senza sogni.



Buonasera! Capitolo di passaggio, tra 1-2 capitoli arriverà la fine di questa storia. Sono davvero felice per tutte quelle che visitano, seguono, mettono tra i preferiti o tra le storie da ricordare questa mia prima fanfiction. Non sono bravissima a scrivere e gli errori non mancano, ma spero che questa mia storia vi abbia coinvolto, cosi come ha fatto con me. Adesso vi lascio, a prestissimo!
M.

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Capitolo 21
*** Non è un addio, è un arrivederci. ***


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Era la mattina di Natale. Fuori c'era un sole fantastico, i genitori erano andati a messa e lei vegetava inerme, sul divano, guardando l'oroscopo in tv. Era veramente uno schifo di Natale. Non sapeva se era ancora fidanzata o meno, aveva solo litigato tremendamente con Victor e lui non si era nemmeno giustificato; in più lui sarebbe partito nel giro di 2 settimane, un anno lontano da lui, con la possibilità di vederlo in estate o a natale, se tutto fosse andato bene.
Ad un certo punto i suoi pensieri furono interrotti dal campanello che suonava senza sosta.
''Un momento! Non rompete i coglioni anche la mattina di Natale, coglioni!'' Magari si sarebbe trovata davanti il prete che faceva la benedizione alle case. Le mancò un battito quando dietro la sua porta trovo Victor.
''Ciao.''
''Che vuoi?''
''Posso entrare? Voglio farti gli auguri.'' Sorriso smagliante, Marika stava quasi per svenire.
''Devo proprio? Non puoi farmeli sulla porta?'' Victor la guardò talmente accigliato che si scostò e lo fece entrare.
''I tuoi dove sono?''
''A messa. Cosa ti serve?''
''Fare gli auguri alla mia fidanzata.''
''Ah sono la tua fidanzata adesso? Peccato, non lo sapevo. Anzi, non lo sapeva quasi nessuno.'' Il sarcasmo era l'arma migliore, da sempre.
''E sono qui anche per invitarti stasera a casa mia. Mamma vuole conoscerti. Anzi, vuole conoscerti tutta la famiglia.''
A quelle parole Marika sbiancò.
''Come prego?''
''Hai capito benissimo. Ho detto alla mia famiglia che mi sono fidanzato e tutti sono impazziti, vogliono conoscerti assolutamente. Scusa anche se non l'ho detto prima, sono un coglione.''
''L'ho notato.'' Però sorrideva. Lei sorrideva. Era ancora arrabbiata con lui ma era felice dell'invito, del fatto che la famiglia volesse conoscerla, del fatto che lui l'avesse finalmente detto.
''Allora, ci sarai?''
''Va bene.'' Le si avvicinò per baciarla ma lei gli mise una mano sul petto, allontanandolo.
''Ehy, non correre, non ti ho ancora perdonato.''
''Oh, vorrà dire che troverò il mezzo per farmi perdonare. Adesso vado, ti passo a prendere alle 7.'' Le lasciò una lieve carezza. Avrebbe trovato il modo per farsi perdonare, ne era certo.

 

 

''Che cavolo mi metto, aiutatemi!'' Le sue amiche non la stavano praticamente ascoltando, Sara messaggiava, Erika metteva lo smalto e Veronica era fra le nuvole, come sempre.
''Oh, mi ascoltate?''
''Non devi mica incontrare il Papa, santo cielo!''
''Grazie Sara, sei proprio d'aiuto.''
''Tanto te lo sei già scopato, anche se non piaci alla famiglia poco importa.'' Le perle di saggezza di Erika erano un toccasana.
''Vero, secondo te?'' Veronica sembrava in catalessi. Non muoveva un solo muscolo e aveva un sorriso stampato sulla faccia da giorni.
''Terra chiama Veronica, terra chiama Veronica.'' Erika imitò i versi degli astronauti, facendo ridere a crepapelle Sara e Marika.
''Oh ma che volete?'' Ecco, si era svegliata.
''Bonjour tresòr! Marika voleva un tuo consiglio per non sembrare una disperata dai parenti di Vic.''

Veronica osservò attentamente l'armadio, indicando un vestito.
''Provati quello, con i tacchi neri nuovi. E' pur sempre Natale, non puoi andar in giro come una barbona.''
Effettivamente stava benissimo. Un semplice tubino nero, lungo fino alle ginocchia con una fascia rossa sotto al seno, giusto perchè è Natale.
''Come sto?'' Sara annuiva, Veronica sorrideva apertamente ed Erika se ne uscì con una delle sue.
''Se fossi Victor ti scoperei nel bagno della nonna.'' Ecco, appunto.

Era avvolta nel cappotto, si gelava. Victor arrivò appena lei aprì la porta di casa. Vide le gambe scoperte ma non disse nulla.
''Buonasera signorina!'' Le aveva addirittura aperto la porta della macchina.
''Ciao!''
''Pronta per conoscere la famiglia Santini al completo?''
''Certo!''
''Attenzione, devo avvertirti, non sono tutti fighi come me.''
''Muoviti, prima che scendo e me ne ritorno a casa.''
''Me lo dai un bacio?''
''No, muoviti che fa freddo.''

Arrivati davanti casa Santini, sembrava di essere in centro. Sui 4 balconi erano attaccate luci e lampadine in segno di festa, Marika adorava tutte quelle luci. Victor la prese per mano e la guidò dentro la sua casa, dove già si sentivano le voci dei cugini e degli zii.
''Salve famiglia!'' Stessa reazione della famiglia di Marika. Tutti incantati a fissarla.
Si avvicinò un bellissimo ragazzo, identico a Victor, sembrava il gemello.
''Piacere, sono Davide, il cugino del disperato che ti sei presa.'' Uno strano baciamano, con Victor che lo fissava.
''Ehm, piacere mio. Auguri a tutti, comunque.''
Si avvicinò ad un certo punto una signora bassina, con i capelli ricci e bianchi e un sorriso mozzafiato.
''Io sono la nonna, tu sei Marika vero? Victor mi ha parlato tanto di te, un po' di tempo fa.'' Non fece in tempo a rispondere che fu sballottata da un parente all'altro fino a ritrovarsi seduta a capotavola. Sembrava di essere a casa sua, anche se mancava il nonno. Victor le aveva detto che era andato via due anni fa e che da quel momento la famiglia non era stata più la stessa. Un velo di lacrime bagnò gli occhi di Marika, quelle storie la commuovevano sempre.
''Che fai, piangi?'' Le chiese una bambinetta sui 4 anni, capelli riccissimi e neri.
''No tesoro, ho un bruciore agli occhi, ora passa.'' La bambina le sorrise, senza i dentini, e a Marika venne spontaneo un sorriso.
''Lei e Daniela, il mio amore.'' Victor le si avvicinò piano, appoggiandole le mani sulle spalle.
''Devo andare un secondo in bagno, dov'è?''
''Seconda porta a sinistra, Victor screanzato, accompagnala tu.''
''Certo nonna.''
Camminavano stretti per tutto il lungo corridoio, fino a quando Marika trovò davanti a se una foto gigantesca, in cui c'erano la nonna di Victor ed un signore sulla cinquantina, capelli ricci e bianchi, occhi verdi ed un sorriso stupendo.
''E' mio nonno.'' Sembrò quasi leggerle nel pensiero.
''Ah. Come si chiamava?''
''Vittorio. Come me.''
''Ma tu ti chiami Victor!'' Che risposta ovvia.
''Mio padre ha scelto la variante straniera, ma io in realtà mi chiamo come lui. Vittorio Santini.''
''Tuo nonno era identico a te.''
''Me lo dicono tutti, ne sono molto orgoglioso. Nonno era davvero speciale, gli saresti piaciuta moltissimo.''
''A proposito, come mai parlavi di me anni fa?''
''Ehm, non mi ricordo.'' Fece il vago, ma Marika con ci cascò.
''Dai dimmelo.''
''Avevo detto a mio nonno che c'era una ragazza che mi piaceva. Lui era in fin di vita e mi spinse a provarci. Due giorni dopo ti ho chiesto di uscire e mi hai rifiutato. Una settimana dopo è morto nonno.''
''Oh Dio...Tuo nonno ti ha spinto a tentare con me?''
''Certo, gli raccontai ogni cosa che sapevo con te, le tue aspirazioni, la tua allegria, e lui mi disse semplicemente ''sposatela''. Ovviamente ero troppo giovane e tu non mi pensavi minimamente. Ecco perchè dopo due anni c'ho riprovato. Nonno ci ha visto lungo.''
''Ci ha visto lungo in cosa?''
''Nel fatto che io debba sposarti prima o poi.' La attirò a sé e finalmente potè baciarla, senza storie da parte di lei.

 

La cena proseguì tranquilla, con tanto di caffè e partite a tombola.
In un momento di solitudine sul divano, la sorella di Victor le si avvicinò piano.
''Ci tieni davvero a mio fratello?''
''Ehm, certo, altrimenti non sarei qui..'' La bambina aveva uno sguardo cattivo, Marika stava sudando freddo.
''Benissimo, anche perchè sei l'unica delle sue ex che mi è simpatica, vedi di non deluderlo. Sono cintura nera di karate.'' Marika sbiancò, per poi ritrovarsi il sorriso di Roberta davanti e le sue braccia attorno al collo.
''Roby, smettila di importunarla, altrimenti fugge via e mi lascia..''
''Non potrei mai farlo..'' Un bacio lento e dolce segui queste parole, lasciando la sorellina arrossire davanti a loro e fuggire via per lasciarli soli.
''Ho da farti il mio regalo di Natale..'' Detto fatto Victor usci una scatolina e gliela diede.
''Non è un anello, te lo dico subito..''
''Cos'è?'' Tutta la famiglia li osservava da lontano, curiosi.
''Apri..''
Le mani tremavano, sentiva il cuore in gola e il respiro venir meno.
Un bracciale, in argento, con incisa una scritta. ''La distanza non ci allontanerà, Vic e Mari.''
''Ti piace? L'ho visto in gioielleria e l'ho fatto incidere per noi..'' Non ebbe il tempo di finire la frase che Marika gli si avventò addosso, baciandolo e abbracciandolo.
''Promettimi che non mi dimenticherai.''
''Te lo prometto. Torno presto.''

Passarono velocemente quei giorni, Marika si trovò tremendamente bene, Victor non le faceva mancare niente, erano felici insieme, ridevano, giocavano, si amavano.
Ma, tutte le cose belle finiscono cosi anche il loro idillio arrivò al capolinea, seppur momentaneo.
Quella domenica pomeriggio era più fredda del solito, Victor aveva preparato tutte le valigie ed era arrivato all'aereoporto in orario, con la famiglia e Marika al seguito.
''Devo andare a fare il check-in, ho l'imbarco tra mezz'ora.'' Riuscì a dirle, dopo aver salutato la famiglia.
''Si capisco... Mi raccomando, studia e divertiti. Non con troppo ragazze eh.''
''E tu non dare retta a coglioni che cercano di ripararti il computer.''
''Promesso. Adesso vai, o farai tardi... Ci vediamo tra un anno, intesi?''
''Sei sicura di volermi aspettare?''
''Certo, ti aspetto qui.''
''Sappi che ti amo.'' E l'abbracciò, dolcemente.
''Ti amo anche io Vic. Vai, stanno per chiudere il check-in.''
''Ciao piccola, a presto.''
E cosi Marika lo vide allontanarsi, con la chitarra sulle spalle, e due valigie in mano. Prima di chiudersi nel gate d'imbarco, si girò un attimo e le lascio un ultimo sorriso. Con la speranza di poterlo rivedere dopo un anno. Le lacrime le uscivano a fiumi, non aveva mai piano cosi tanto. Si era affezionata cosi all'improvviso e adesso la vita la stava allontanando da lui. Però la ruota sarebbe girata presto. Forse.



Salve! Scusate il ritardo ma non riuscivo a trovare l'ispirazione per le ultime frasi. Questa è la fine della storia, ci sarà un ultimo capitolo(tra pochissimi giorni) in cui faremo un salto nel tempo di circa 10 anni e probabilmente ci sarà un seguito, non vi prometto niente :) Per ora spero che la storia vi sia piaciuta, credo di si dato che ha raggiunto le 2000 visite( grazie di tutto, davvero), grazie a tutti per le recensioni, per aver messo la mia storia nei preferiti o nelle seguite. Non sono una scrittrice abile, non ho un lessico ampio e forbito ma ho una fantasia che mi permette di viaggiare e di creare. Era anche la mia prima storia, ovviamente non sarà venuta un granchè ma spero di avervi coinvolto quel tanto che basta per spingervi a continuare a seguirmi. Per ora il mio è un arrivederci, almeno con Marika e Victor, anche se saranno presenti Michele e Veronica. Un bacione e alla prossima.
M.

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Capitolo 22
*** Epilogo, 8 years later.. ***


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''Allora, sei pronta? Tra poco avrai le catene ai piedi.''
''Erika, mi sposo, non vado in carcere.''
''Il matrimonio è un carcere. Scappiamo, finchè siamo in tempo. Fidati di me.''
''Erika, zitta, non farle venire l'ansia che adesso le si scioglie il trucco.'' Veronica le stava sistemando i capelli, aiutata dalla cugina di lei.
''Buongiorno gente! Pronti a festeggiare la nostra amica che si sposa?'' entrò Sara in camera, stile rullo compressore.
''Non continuate a ripetermelo!''
''Beh è una tua scelta, sei proprio convinta? Altrimenti ce ne scappiamo in America!'' Niki, sua cugina, le parlò amorevole, con un pancione all'ottavo mese di gravidanza.
''Non essere stupida, sei sposata a tra poche settimane partorirai.''
''Beh, anche qui dentro se non sbaglio c'è un grazioso frugoletto.'' Erika le toccò la pancia con delicatezza, facendo sorridere tutte.
''Non mi sembra vero, ancora non ci credo. Sapete, ieri notte ho sognato quella giornata a Milano, ricordate?!''
Certo che ricordavano. Le sue amiche si pietrificarono, sua cugina fece finta di nulla e lei iniziò a ricordare, il dolore che provò quel giorno, le settimane, i mesi passati a piangere, in uno stato di depressione assoluta.
''Adesso basta, sei cambiata! Sei la pediatra più famosa dell'Ospedale nonostante tu sia giovanissima ancora, ti stai per sposare, tra 6 mesi partorirai, hai buttato all'aria tutto il passato e sei tornata te stessa. Non stiamo qui a piangere sul latte versato. Il passato ci rende forti e a te ha reso fortissima!'' Niki la tirava sempre su di morale, da un bel po' di tempo a questa parte.
''Giusto, dai che dobbiamo scatenarci fino a notte fonda, ci ubriacheremo come se non ci fosse un domani!'' Santa donna Erika, con lei si rideva sempre.
''E se mi sbaglierò nuovamente? Se soffrirò ancora?''
''Se vivessimo con i se a quest'ora non saremmo qui.'' Veronica, quanto era saggia.
''Adesso basta, stiamo facendo tardi in chiesa, non vuoi mica che quel poverino ti muoia sull'altare dallo spavento, vero? Veronica, muoviti con quella piastra, veloce!''
''Si Sa', ho finito, devo ripassarmi il ciuffo e sono pronta.''
Uscirono dalla stanza, dove c'erano i genitori di lei ad aspettarla, il padre visibilmente commosso e agitato, la madre ormai aveva il trucco sciolto dalle lacrime, neanche a dirlo.
''Sei bellissima amore mio. Sei la più bella di tutte.''
''Grazie papà, davvero mi trovi bella?''
''Meravigliosa, fantastica.''
''Andiamo pa', cosi mi fai commuovere. Forza, devo sposarmi.''
E andarono tutti in chiesa, finalmente, con un leggerissimo ritardo di circa mezz'ora.

Durante il tragitto Marika ripensò a ciò che nella sua vita era andato male e ciò che invece era andato bene.
Si era laureata con il massimo dei voti in medicina, specializzata in pediatria, la sua passione da sempre. Aveva una bella macchina adesso e una casa tutta sua già da un bel po', giustamente a 28 anni una ragazza non puo' stare ancora in casa con mamma e papà. Era diventata un medico di fama in ospedale, nonostante abbia iniziato a lavorare solamente 3 anni prima, fresca di laurea. Stava per sposarsi e stava per avere un figlio, o una figlia. O magari tutt'e due. Queste erano sicuramente le cose positive.

C'era però il lato negativo. Il cuore spezzato, ancora dolorante, l'essersi ritrovata sola quando più aveva bisogno di compagnia. L'essersi rialzata da sola, rimettendo in sesto la sua vita e tornando la ragazza di un tempo. La vita l'ha messa davanti a terribili ostacoli, ma li ha superati tutti alla grandissima.
Adesso doveva superare un ultimo ostacolo. Gli scalini della chiesa.
Veronica, Sara ed Erika le si sistemarono dietro, da brave damigelle. Niki era andata già a piazzarsi dal lato dei testimoni di nozze.
''Sei pronta, piccola mia?'' Il padre la prese per il braccio, era ufficiale. Era nel pallone. Stava sudando freddo, aveva paura di cadere, di ricevere un no davanti all'altare. Ma, ormai, era sicura.
''Si papà. Andiamo, il mio futuro marito mi sta aspettando.'' Tirò un sospiro e si alzo l'abito per salire le scale. Ormai era la fine. Oppure un nuovo inizio, chissà!

 

 

 

Salve! Ecco arrivato l'epilogo di questa storia. Piuttosto corto, è vero, ma non volevo raccontarvi troppe cose, anche perchè sicuramente ci sarà un seguito... Spero di avervi incuriosito davvero, per ora vi saluto con Marika e Victor, e vi do appuntamento alla prossima. Grazie a tutti, davvero, per le recensioni stupende, per aver gradito la mia storiella nata per caso( non che sia venuta benissimo, però era la prima xD) e niente, un bacione a tutti. Ciaooo!
M.

 

 

 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPicVi posto una foto di Marika in abito da nozze, cosi, come ultimo regalo. Baci!

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