child.

di afruittart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sea.- ***
Capitolo 2: *** Food.- ***
Capitolo 3: *** Sleep.- ***



Capitolo 1
*** Sea.- ***


Sea.

 
Louis era seduto sulla sdraio all’ombra della tenda, le gambe sode distese, i piedi a contatto con la sabbia. Il suono del mare e il leggero venticello che gli sfiorava la pelle erano un mix perfetto che lo avrebbe fatto addormentare sicuramente, se non fosse stato per il gran da fare che una piccola figura si dava affianco a lui.
Sue stava trafficando con le molteplici formine colorate, tra palette, rastrelli e secchielli, un cappellino azzurro con dei fiori rosa in testa. Sul suo viso un’espressione concentrata, la bocca leggermente arricciata. I fini capelli castani scurissimi le sfuggivano dalla codina che aveva sotto il cappello, era così buffa.
Il sonno stava prendendo il sopravvento, Louis lo sapeva; il suo corpo lo diceva, o meglio, lo stava urlando. Non si sentiva più le braccia e le gambe gli sembravano così pesanti. Le palpebre si chiudevano senza il suo consenso, ormai.
Louis diede una veloce occhiata affianco a sé e poi
«Papà dorme un pochino, fai la brava?» chiese rivolgendo alla piccola uno dei migliori sorrisi che usava solo per lei. La bambina annuì appena, troppo intenta nel suo grande lavoro di costruzione.
«Non ti devi allontanare, hai capito?» continuò lui, lo sguardo fisso sulla sua figura. Sue alzò il visino verso il padre, il ghiaccio degli occhi di entrambi si scontrò e il dolce sorriso della moretta si fece strada sulle sue minuscole labbra rosse.
«Sì, papà» disse semplicemente mandandogli un leggero bacio con la mano piena di sabbia. Louis rise appena e si accomodò meglio sulla sdraio pronto a godersi un po’ di pace, quella che probabilmente agognava da parecchio tempo.
..che ingenuo.
Un padre esperto avrebbe sicuramente saputo che la parola “dormire” non va mai d’accordo con la parola “figlio”, e Louis non è un padre esperto.
Affatto.
 I bambini hanno come una calamita verso le persone che dormono, o almeno ci provano. Sembra che il loro divertimento sia proprio quello di torturare chi cerca di riposare, e di certo Sue non era l’eccezione.
Louis sentì qualcosa di leggero e fresco scivolargli dal polpaccio fino alla caviglia, poi di nuovo. Socchiuse gli occhi e vide la sua bambina attenta a sotterrargli per bene i piedi e le caviglie con la sua meravigliosa paletta rosa fluo. Un sospiro uscì dalle labbra dell’uomo, non sarebbe mai riuscito a riposarsi un po’.
Con il sorriso sulle labbra, mosse appena un piede e si divertì nel vedere l’espressione stupita della piccola che subito alzò lo sguardo verso di lui.
Rise, Sue.
Quella risata tipica dei bambini, ma speciale e cristallina come nessun altra. Gli occhietti ghiaccio stretti in due fessure, proprio come succedeva al padre.
Louis si sporse in avanti e la tirò su tra le braccia
«Volevi sotterrare il papà?» le chiese sfiorando il nasino della bambina con il suo. Sue annuì divertita, i piccoli dentini bianchi a renderla ancora più bella.
«Beh, non ti libererai mai me!» disse Louis lasciandole un giocoso bacio sulla guancia morbida e profumata. Sue rise ancora e poi, con le piccole mani, lo allontanò piano
«Pungi..» si lamentò riferendosi alla leggera barbetta che Louis portava, arricciando poi la bocca e strofinandosi la guancia con un braccio.
«Chiedo perdono, principessa. Cercherò di rimediare al più presto» si scusò Louis sorridendole, e lei arrossì dolcemente coprendosi il visino con le mani.
«Bene.. chi ha voglia di fare un bel bagno?» chiese l’uomo posando la piccina sulla sabbia. Sue iniziò a saltellare urlando come una pazza, girando poi intorno alle gambe del padre che si era alzato e stava già prendendo il piccolo asciugamano verde della figlia.
«Andiamo papà, andiamo!» disse Sue aggrappandosi alla sua gamba. Louis rise di gusto e le accarezzò la testa, poi le fece cenno di andare e si incamminarono.
La bambina quasi correva poco più avanti di lui, ogni tanto si voltava per incitarlo a muoversi e per dedicarsi a qualche piroetta. La risata simile a quella del padre che correva tra gli ombrelloni fino all’acqua del mare.
Louis pensò che, sicuramente, giocare con la sua bambina in spiaggia, sarebbe stato meglio di un’intera giornata a dormire. Niente può sostituire il proprio figlio, niente può farti star bene quanto il suo sorriso e la sua felicità.
Sue era il suo tutto, immaginarsi la sua vita di sei anni prima gli faceva venire i brividi. Una vita senza di lei, non doveva essere vita. Non poteva.
Lei era il suo regalo più bello, era ciò che di più prezioso poteva esserci e non l’avrebbe mai messa dopo un pisolino. Mai.

***

Angolo Autrice: Hii, babe c:
E' la mia prima raccolta -uahuhauaismfikxmhsr- , sono un po' emozionata (sorry not sorry), e non chiedetemi perché. Forse il fatto che richiede impegno nei giorni mi spiazza un attimo dato che, come ormai si sa, io e ciò che si prolunga nel tempo non andiamo d'accordo. 
However, ce provo.
L'idea è partita da una mia amica che mi ha detto "Visto che sai scrivere bene sui bambini, perché non fai un regalo a me e Vittoria?", e allora ho accettato.
Premessa: sono abituata a scrivere di Harry, non siate cattive se non definisco per bene gli altri ragazzi.. prometto che migliorerò! 
Perdonatemi anche eventuali errori, ho riguardato in fretta.
Okay, basta; sta venendo lunghissimo quest'affare hahah-
Spero vi piaccia, comunque. 
See you soon with Niall. c:

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Capitolo 2
*** Food.- ***


Food. 

 
L’orologio della cucina segnava le 12.44, Elisabeth aveva l’uscita da scuola alle 13 e Niall si maledì mentalmente per essersi addormentato poco dopo aver guardato la partita dell’Irlanda.
Si infilò saltellando le scarpe e il giaccone, pronto ad affrontare una Londra alquanto fredda e caotica.
La sera prima, Ellie, gliel’aveva ripetuto almeno una dozzina di volte che doveva essere in orario di fronte alla scuola elementare e lui, ovviamente, si era addormento come un perfetto coglione.
Se mai la sua compagna fosse venuta a sapere una cosa del genere, sicuramente lui sarebbe finito in ospedale direttamente. L’unica cosa che lo confortava era che conosceva fin troppo bene sua figlia, sapeva che non se la sarebbe mai presa anche se fosse arrivato in ritardo a prenderla.
Parcheggiò la macchina affianco al marciapiede opposto all’istituto, attraversò in fretta e poi la vide, seduta sulle scale di fronte all’ingresso di scuola che sfogliava un libricino colorato. C’erano ancora parecchi genitori nello spiazzo davanti, non era l’unico stupido fuori orario, ma Niall non si fermò a ringraziarli uno per uno solo per non fare ancora più tardi. Le si parò di fronte con un sorriso enorme sul volto, un po’ di fiatone e gli occhi leggermente lucidi.
«Signorina, aspetta qualcuno?» chiese il biondino dolcemente, chinandosi in avanti. La bambina alzò lo sguardo verso la voce familiare, gli stessi occhi chiari della madre che si incrociarono con quelli del padre. Il sorriso subito le spuntò sulle labbra sottili mostrando i dentini e le finestrelle tipiche dei bambini.
«Papà!» esclamò felice saltandogli al collo. Niall la strinse forte al petto accarezzandole i capelli biondo cenere e lasciandole un lieve bacio sulla fronte.
«Hai aspettato tanto, Beth?» chiese il biondo posando la bambina di nuovo per terra e prendendola per mano
«No, papà. Siamo rimasti in classe un po’ di più perché John ha fatto arrabbiare la maestra» rispose Elisabeth assumendo un’espressione alquanto schifata. Non andava molto d’accordo con John, era un bambino troppo agitato per i gusti della biondina.
Niall annuì sorridendo mentre si avviavano verso la macchina
«Che ha combinato questa volta?» si interessò il padre aprendo la portiera anteriore della macchina e facendola accomodare sul sedile.
«Ha litigato con un bambino di un’altra classe per delle carte..» disse con sufficienza, poi
«..roba stupida da maschi.» commentò con la solita faccia disgustata.
Niall rise a quell’affermazione posizionandosi in macchina, infine partì verso casa.
«E tu invece cos’hai fatto oggi?» continuò il biondo dando un’occhiata nello specchietto per vedere la bambina che a quella domanda fece spallucce
«La maestra ha spiegato di nuovo quella cosa di matematica.. ma io già la so perché me l’hai spiegata tu.» affermò sfoderando l’ennesimo sorriso che riempiva Niall di felicità. La sua Beth era davvero intelligente e vispa, non si lasciava sfuggire niente. Era una bambina molto curiosa, come il padre.
 
Erano quasi arrivati a casa e durante il tragitto, Elisabeth, aveva raccontato tutto quello che aveva visto a scuola, tutto quello che era successo senza lasciarsi sfuggire niente. Il silenzio regnava da poco, ma fu subito rotto dalla piccola
«Ho fame, papà..» sì lamentò muovendo le gambe e guardando fuori dal finestrino. Niall svoltò l’angolo e si ritrovarono nella via di casa, ma l’uomo non si fermò e continuò ad andare avanti.
Beth si stupì e subito
«Hai passato casa nostra» affermò guardandolo, lui sorrise dando un’occhiata allo specchietto
«Ce ne andiamo al McDonald’s solo io e te, vuoi? Anche papà ha parecchia fame» rispose alla bambina curiosa che subito si agitò sul sedile ridendo e annuendo.
Non andavano spesso in determinati luoghi, a Ellie non piacevano. Diceva che si riempivano solo di schifezze e che non voleva assolutamente una figlia e un marito gonfi come palloni.
Niall, invece, riteneva che fossero più pratici e veloci, e poi amava quei panini.
Beth non era da meno; le piacevano tutte le salsine e la carne di pollo, per non parlare delle patatine.
L’uomo parcheggiò la macchina sotto i soliti tendoni verde muschio, fece scendere Elisabeth e di nuovo la prese per mano sorridendole. La bambine rise di romando; per lei, uscire con il padre, era sempre meraviglioso.
Si incamminarono verso l’ingresso, Beth stava già elencando al padre ciò che avrebbe voluto e Niall l’ascoltava ridendo e cercando di limitare un po’ le sue scelte. Amava mangiare quella roba, ma se avessero esagerato Ellie non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
Il biondo fece l’ordinazione e poi si accomodò al tavolo dove la bambina era già seduta, un sorriso enorme stampato sulle labbra.
«Sei contenta?» chiese l’uomo sorridendole dolcemente, avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice. Parecchie volte durante la sua vita si era ripromesso di diventare un padre non troppo accondiscende, magari un po’ rigido in fatto di regole e con il si non semplice, ma con Elisabeth era cambiato tutto. Non riusciva a negare quasi nulla alla sua bambina, quei grandissimi occhi azzurri e il sorriso dolce lo riempivano completamente.
«Si» fece Beth allungando le manine verso quelle grandi di Niall e giocandoci. Sì, avrebbe fatto di tutto pur di accontentarla.
«Bene! - esclamò il biondo battendo le mani sul tavolino – adesso mangiamo come se non ci fosse un domani!». Beth scoppiò a ridere, una risata cristallina e pulita tipica dei bambini e iniziò a mangiucchiare le patatine che erano ormai arrivate insieme al resto del loro ordine.
Niall sorrise l’ennesima volta quel giorno, e con il panino in mano
«Un’ultima cosa, tesoro» la guardò notando un po’ di salsa sulle guance che prontamente pulì un con tovagliolino
«..ovviamente la mamma non deve sapere niente, intesi?» propose e Beth rise di nuovo, contenta ed eccitata per quello strappo alla regola che il suo papà le aveva concesso. Di nuovo.

***

Angolo Autrice: Hiii c:
Bene.. non so come scusarmi. E non propriamente del ritardo immane di cui mi macchio (?), bensì dello schifo che ho scritto. Io non ho veramente parole.
L'ho letta e riletta giornate intere, aggiustato una frase di là, modificato una parola di qua. ..niente. Non sono riuscita a far di meglio, perdonatemi.
Sebbene sia uno schifo pazzesco, è comunque per quella cosa curiosa di Vit che boh.. mi odierà ancora di più dopo 'sta cosa oscena.
Non ha neanche una fine decente, cioè.. è preso e buttato dentro tutto quello che mi passava di mente. Chiedo ancora perdono, davvero.
Non mi aspetto visualizzazioni o recensioni perché dai.. no, basta. Se ci penso piango c.c
Okay, chiudo questo angolo di scuse. 
Spero di rifarmi con la prossima, e spero di non avere pressioni *look around* da parte dell'interessata.
See you soon with Zayn. c:

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Capitolo 3
*** Sleep.- ***


Sleep.

 
Era ormai un’oretta buona che Zayn faceva avanti e indietro tra la cucina e il salotto ed era sicuro che se si avesse prestato attenzione, di sicuro, il pavimento sarebbe risultato solcato. Inoltre quel mezzo dondolare con il busto, il leggero movimento della mano e la luce soffusa gli avevano messo solamente sonno e si ritrovò a chiedersi se tutti i padri di venticinque anni si fossero mai trovati nella situazione in cui era lui; stremato e stanco di andare su e giù con l’unico intento di far addormentare il proprio figlio di due anni che, al contrario, sembrava svegliarsi e divertirsi sempre di più ad ogni passo.
Il piccolo William, il visino poggiato alla spalla nuda del padre, continuava a fare versi da almeno mezz’ora e sembrava stesse parlando con uno dei tanti tatuaggi di Zayn. Il moro era inoltre sicuro, lo sentiva, che se non avesse tirato su suo figlio dalla sua spalla sarebbe presto affogato nella sua stessa bavetta da bambino di due anni che era. E così fece, il mulatto; mosse le mani grandi sotto le ascelle del piccolo e se lo portò di fronte, occhi neri fissi in altri due grandi occhi neri.
«Non ne vuoi proprio sapere di dormire tu, eh?» chiese l’uomo, come se il figlio potesse davvero dargli una risposta. William inclinò leggermente la testa, il visino tondo e le labbra piccole e a cuore, allungò una manina verso la guancia di Zayn incontrando una superficie leggermente ruvida da un velo di barba.
«Lo sai che se la mamma ti trova sveglio mi ammazza?» continuò il mulatto, e per tutta risposta il piccolo William fece un verso strano; un miscuglio tra una mezza risata e qualche altra cosa che Zayn non riuscì a definire, poi rise come solo i bambini sanno fare e mise in bella mostra i piccoli dentini bianchi.
«Mamma» ripeté semplicemente, ridendo ancora e toccando i tatuaggi sul petto del padre.
Certo rideva, la faceva facile lui; non doveva preoccuparsi di affrontare una moglie furiosa e isterica perché non era riuscito a far addormentare il proprio figlio.
«Amy non me lo perdonerà mai..» sospirò in un lamento, ormai sconfitto, guardando ancora il visino paffuto del piccolo William, gli occhi neri vispi e la risatina facile.
Zayn riportò al petto il figlio, stringendoselo addosso e poi salì lentamente le scale; aveva pensato che, forse, mettendolo nella culla si sarebbe addormentato e così fece. Entrò nella camera da letto del bambino, si avvicinò alla piccola struttura e vi stese dentro William. Poi lo coprì leggermente con il lenzuolino verde, si calò lasciandogli un premuroso bacio sulla fronte e uscì dalla stanza chiudendo appena la porta.
Si lasciò sfuggire un sospiro affranto; nonostante i due anni di William, Zayn non si sentiva ancora un buon padre, affatto. Insomma, chi non riuscirebbe a far addormentare un bambino di due anni? Probabilmente solo lui.
Sconfitto e sempre più stanco, tornò al piano di sotto e una volta fuori al balcone si accese una sigaretta. Ne aveva bisogno, assolutamente; doveva rilassarsi, togliersi di dosso tutto lo stress mischiato alla stanchezza. Avere un figlio ti stravolge completamente la vita, ti mette di fronte delle scelte, ti ritrovi ad avere molte più responsabilità di prima. Certo, a Zayn piaceva l’idea di essere padre, l’adorava. Aveva voluto William con tutto se stesso, non c’era giorno che non ringraziasse chissà quale Dio o presenza per avergli regalato il bambino più bello al mondo, ma non era ancora riuscito ad adattarsi completamente a quell’importante compito.
..O molto semplicemente non si riteneva un buon cambiatore di pannolini, forse era solo quello.
Rientrò nel salone ancora avvolto nella penombra, diede un’occhiata all’orologio; Amy sarebbe stata a casa non prima di un’altra mezz’ora e appena rientrata, sicuramente, dopo avergli lasciato un veloce bacio si sarebbe catapultata da William. Lei non era cambiata molto, solamente si preoccupava più del normale. Zayn non gliene dava una colpa, era adorabile e comunque, dopo aver visionato la situazione del piccolo, si dedicava completamente anche al marito e a lui non dispiaceva affatto.
L’uomo salì di nuovo le scale diretto in camera, ma sugli ultimi scalini sentì distintamente una vocina che ancora si dava da fare. Neanche il letto era riuscito nel suo compito. Era due imbranati, lui e il lettino di William. Sicuramente.
Zayn entrò nella stanza del bambino, si affacciò un po’ al di sopra della culla e subito due occhietti neri intrappolarono il suo sguardo. L’ennesima risatina e poi un «Daddy» seguito da un altro sorriso immenso.
«Noi due dobbiamo parlare, giovanotto.» aveva detto Zayn prima di prendere di nuovo in braccio suo figlio che si strinse subito al suo collo.
«E’ inutile che fai tanto il carino, sai?» continuò il moro spostanto il bambino di fronte a sé, gli sguardi che si fondevano
«Questi trucchi non funzionano con me, sono arrabbiato.» sbottò piano, una mezza faccia seria sul volto e gli occhi divertiti di William a scrutarlo. Rise, come ormai faceva da ore, vedendo l’espressione del padre.
«Seriamente..» finì con un sospiro Zayn, poco convinto di quello che diceva. Insomma, come si poteva essere arrabbiati con un cosetto del genere? Non si poteva. Fiuriamoci “seriamente arrabbiati”; non gli avrebbe creduto nessuno.
«Adesso ce ne andiamo nella camera di papà e dormiamo, intesi?» aveva chiesto più a se stesso che a William tra le sue braccia. Sì, doveva imporsi. Certo.
Entrò nella sua camera da letto, le lenzuola bianche e candide dove mise a sedere il figlio profumavano di pulito. Accese la piccola lampada sul suo comodino e poi si sedette affianco al bambino che lo guardava sorridendo. Si scrutarono per pochi minuti che però sembrarono infiniti, poi Zayn sospirò stanco
«Dove la trovi tutta questa energia, tu?» disse allungando una mano verso il piccolo che prontamente afferrò e iniziò a studiare. L’uomo seguì per qualche istante i movimenti delle manine del figlio che ad un certo punto lo guardò e diede bella mostra di tutta la bocca con un leggero sbadiglio.
«Ah! Ti ho in pugno, piccola peste.» esclamò mentre l’altro si stropicciava gli occhi con il dorso delle mani.
«Dormiamo, mh?» di nuovo Zayn lo prese delicatamente tra le braccia, si stese e lo poggiò sul suo petto. William si accoccolò lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio questa volta seguito da un verso. L’uomo rimase sveglio un altro po’, giusto il tempo di assicurarsi che il bambino si fosse addormentato, poi, con il sorriso sulle labbra e una grande soddisfazione, si lasciò cullare da Morfeo.

***

Amy aprì la porta di casa cercando di fare il meno rumore possibile, se William si fosse svegliato si sarebbe maledetta tutta la sera. Chi aveva il coraggio di rimetterlo a letto? Lei no, sicuramente.
Notò la penombra nel salotto e così capì che Zayn doveva essere già in camera da letto, magari a leggere un libro oppure a fumare di nascosto affacciato alla finestra. Non voleva che il puzzo di fumo si sentisse in camera, si attaccava ai vestiti e alle lenzuola ed era una cosa che la donna odiava.
Posò la borsa sul divano e, tirandosi indietro i capelli corti con un nastrino, salì le scale. La fioca luce proveniente dalla camera da letto la fece sorridere, così fece capolino per salutare il marito, ma rimase sorpresa. Con delicatezza aprì completamente la porta e guardò Zayn e William dormire beati sul loro letto. L’uomo teneva un braccio intorno alla piccola figura del figlio, attento a non farlo spostare troppo per evitare di farlo cadere; l’altro braccio piegato e poggiato sul ventre con la mano grande vicino a quella minuta di Will. Il bambino stringeva il pollice di quella mano, il visino rilassato e le lunga ciglia come quelle del padre ad accarezzare le guance paffute.
Amy si avvicinò silenziosa, lasciò una carezza sulla manina di William e poso un lieve bacio sulle labbra di Zayn. Erano la cosa più bella che aveva, non sarebbe potuta stare senza di loro. Erano una battaglia continua, entrambi, ma lei li amava anche per quello.
Qual è quel bambino che non ti fa vivere al pieno il fatto di essere una mamma?
..e qual è quel padre e marito troppo perfetto che non ti stravolge le giornate?
Eppure, per lei, loro erano bellissimi così.



Angolo Autrice: Hi c:
Oh Dio santo che fatica. hahaha
Bene, ho postato più in fretta di quanto pensassi, meglio! Mi è venuta in mente stamattina e oggi pomeriggio ho iniziato a buttarla giù, poi stasera l'ho finita.
Che dire.. sono contenta, mi piace un sacco.
Chiedo scusa se avete trovato degli errori di battitura, ma ho Word che non mi avverte più e non so come fare hahah
Questa è dedicata alla rompi palle per eccellenza che amo tanto, gnahff. c:
Basta, credo di aver detto tutto.. spero vi piacciaa!
See you soon with Liam. c:

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