Ci dividono solo un paio di sbarre [1]

di BlackFallenAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Jane la distruttrice ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- La cura ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 - La cura 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3- Mi rivolgerá ancora la parola? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 - Un giorno come gli altri...o forse no? ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5- Il sogno ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6- Un incontro inaspettato ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7- Sorpresa! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8- Che la festa abbia inizio! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 - Dove stai andando? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 - Pt.1 - Dove cavolo sono? Mario POV ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10 - Pt.2 - Dove mi trovo? Dean POV ***
Capitolo 14: *** Spazio dell'autrice ***
Capitolo 15: *** Capitolo 11 - Una visita inaspettata ***
Capitolo 16: *** Capitolo 12 - Barriere ***
Capitolo 17: *** Capitolo 13 - Rientro a casa ***
Capitolo 18: *** Capitolo 14 - Lettere ***
Capitolo 19: *** Capitolo 14 - Lettere 2 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 15 - Tra fughe e flashback ***
Capitolo 21: *** Capitolo 16 - Delitti e Incontri ***
Capitolo 22: *** Capitolo 17 - Siamo solo amici ***
Capitolo 23: *** Capitolo 18 - High Five ***
Capitolo 24: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 20 - Bugie Bianche ***
Capitolo 26: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 34 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***




Introduzione

Caro Dean.
Non avrei mai pensato di ritrovarmi dietro a queste sbarre cosí fredde da impedirmi di raggiungere chi amo. L' unica fonte di calore in questa  cella è la luce che a fatica entra tra la grata posta sulla piccola finestra che si affaccia su quello che loro definiscono un cortile, un minuscolo spazio pieno di erbacce e zone sterrate. Solo un coraggioso albero è riuscito a farsi strada in que
lla terra e a crescere, robusto e rigoglioso, anche se leggermente storto, stanco come me di sopportare cosí tante ingiustizie da parte della vita.

   
NOTE DELL'AUTRICE

Ciao a tutti e grazie per aver letto questa piccola introduzione alla mia prima storia.
Visto che, appunto, è la prima vorrei ricevere delle recensioni positive o negative che siano. 

L' immagine in alto é la copertina, creata da me, per questa mia storia, pubblicata anche su Wattpad con il nickname di KuronekoGirl (sono sempre io) ^-^
Grazie ancora a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Jane la distruttrice ***


Capitolo 1

 

Eccolo lá il mio inconfondibile armadietto marchiato indelebilmente con scritte discriminatorie. Ecco l'immancabile bulletto che mi prende di mira ogni giorno essendo l'unico oggetto di scherno di tutta la scuola... Ogni giorno era sempre lo stesso finchè non lo conobbi. È alto, esageratamente alto rispetto a me che sono minuto e basso di statura; ha dei meravigliosi occhi color del cielo stellato, i miei sono di un monotono color marrone caratterizzato da dei riflessi oro, e le sue labbra mio dio, quanto vorrei baciarle in questo momento! Lui si chiama Dean e io sono Mario, giá sono omosessuale, l'unico dichiarato della scuola, ecco perchè sono preso di mira da tutti.

Mi avvicino furtivamente al mio armadietto controllando che non ci sia nessun aggressore nei paraggi. Sto giusto per aprire lo sportellino che mi ritrovo con il viso premuto contro la superficie fredda e metallica. Faccio una smorfia per il dolore poi sorrido e in tono sarcastico dico:

"Troppo codarda per attaccarmi frontalmente, Jane?" sorrido, so che sto ricevere un bel montante sinistro sulla mascella, infatti neanche dopo uno sbattito di ciglia, arriva dritto sulla mascella che all'impatto si disarticola facendomi urlare per il dolore.
"E ora sgancia il pranzo e gira al largo frocietto! dice in tono di comando.

Io, tenendo insieme i resti della mascella con una mano, con l'altra gli porgo il mio pranzo e lei me lo strappa dalle mani con voracitá e tenendo stretto il suo bottino giornaliero avviandosi verso la sua aula mi saluta in tono minaccioso

" E vedi di non mancare domani che mi serve il tuo pranzo!" e cosí che finisce la mia solita giornata, mascella dolorante e senza pranzo.


NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti spero che questa fan fiction vi piaccia e se è così fatemelo sapere con una recensione. Ciao e ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- La cura ***


Capitolo 2

* Dean pov *

Avevo talmente tanta fretta di scappare dal litigio con Soko, il mio coinquilino giapponese per l'interscambio culturale, che ero uscito troppo in anticipo quindi incominciai ad avviarmi verso la scuola.

Arrivato a scuola lo vedo, mi rendo conto che sto per assistere alla piú grande ingiustizia al mondo, un pestaggio da cui l'offeso non puó difendersi a causa del suo fisico notevolmente piú fragile.

Si stava avvicinando al suo armadietto nonostante sapesse quello che stava per accadere, venne sorpreso da uno forte spintone e successivamnete bloccato, sussurra qualcosa che non riesco a percepire dalla mia posizione, vi starete chiedendo perchè mi sto nascondendo piuttosto che difenderlo da Jane. Dovreste sapere che se vieni preso di mira da lei una volta o difendi uno che è stato preso di mira avrai contro non solo lei ma tutti glialunni che ti emargineranno finchè non riuscirai a tenergli testa. A quel punto Jane sferra un potente pugno sulla fragile mascella di Mario vedo il sangue schizzare sugli armadietti e sento un urlo agghiacciante di dolore. Poi Jane lo minaccia e si dirige verso l'uscita e in quel momento realizzo che si sta dirigendo verso di me.

So che è inutile scappare perchè comunque mi raggiungerebbe quindi decido di stare immobile al mio posto aspettandomi un paio di pugni nello stomaco. Invece quando mi passa accanto mi saluta con un sorriso smagliante come se non fosse accaduto niente.

Appena la vedo girare l'angolo mi avvicino al ragazzo e gli chiedo:

"Hey, tutto ok?" risponde con un cenno del capo poichè non riesce a parlare allora lo accompagno in infermeria.

Ci riceve una signora che ormai dalle multiple e frequenti visite al suo studio da parte Mario sa giá la causa.  Mentre l'infermiera lo aggiusta come un auto che ha continuamente bisogno di essere riparata gli sto accanto per fargli capire che volevo impedire l'accaduto. 

Quando la signora ebbe finito, ci disse che lei aveva fatto il possibile, e che con il suo permesso potevamo assentarci da scuola per andare nell'ospedale vicino per ulteriori accertamenti. 

Senza avvisare il mio coiquilino io e il ragazzo ci dirigemmo verso l'ospedale e visto che ora riusciva a parlare gli dissi:

"Ti senti un po meglio ora?"

Lui: "Bhe senza contare che mi fa ancora male la mascella, sì mi sento meglio!"

Io: "Mi fa piacere che tu ti senta meglio. Ma dimmi noi non ci siamo gia visti da qualche parte?"

"Forse a scuola (?)" dice lui in tono ironico

"Ah già... Ma intendevo fuori da scuola!" gli rispondo in tono altrettanto ironico


* Mario pov *

La risposta è si, ma lui non si ricorderebbe mai di me neanche se glielo dimostrassi con un certificato scritto, quindi mi limito a dirgli: 

"No non credo..."

"Mi sembra di averti già visto da qualche parte! Aspetta... tu non andavi mica da uno psicologo che assomigliava ad un rospo?"

"No mai stato da uno psicologo in vita mia..."

"Oh, strano... no non che tu non sia andato da uno psicologo!"

"Comunque perchè mi hai aiutato? Potevo farcela anche da solo..."

"Volevo saltare le lezioni, mi sembra ovvio!" lo guardo male "Ahaha non guardarmi con quella faccia! Sono molto sensibile su queste cose, per chi mi hai preso, Jane? Quella non fa altro che prendersela con i più deboli!"

"Bhe pensa invece che io e lei eravamo grandi amici una volta! Ora possiamo cambiare discordo perfavore, non ho voglia di parlarne..."

"Certo come vuoi tu!" mi sorrise, e io stavo per sciogliermi... 

Non si ricorda veramente di me, e non so se è un bene o un male...


* Dean pov *

Entriamo in ospedale dove lo affido alle mani esperte dei medici che in un paio di ore effettuano tutti gli esami necessari, per poi rispedirci a casa con la sola raccomandazione di non mangiare cibi solidi.

Per il ritorno prendiamo il pullman, che si ferma proprio davanti casa sua.

Mi ringrazia timidamente e io sapendo che l'indomani sarebbe stato nuovamente aggredito da Jane gli "ordinai" di stare a casa, assicurandogli che ci avrei pensato io a lei. Prima che rientrasse in casa mi diede un bacio sulla guancia come per ringraziarmi ulteriormente per ciò che avrei fatto e in quell'istante ricordai dove lo avevo già visto...

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!
A breve pubblicherò il prossimo capitolo.
Vorrei gentilmente ricevere dei pareri su questa storia ve ne sarei davvero grata.
Ringrazio tutti coloro che l'anno letta e la stanno seguendo.
Bye.

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 - La cura 2 ***


Capitolo 2

* Dean pov *

Avevo talmente tanta fretta di scappare dal litigio con Soko, il mio coinquilino giapponese per l'interscambio culturale, che ero uscito troppo in anticipo quindi incominciai ad avviarmi verso la scuola.

Arrivato a scuola lo vedo, mi rendo conto che sto per assistere alla piú grande ingiustizia al mondo, un pestaggio da cui l'offeso non puó difendersi a causa del suo fisico notevolmente piú fragile.

Si stava avvicinando al suo armadietto nonostante sapesse quello che stava per accadere, venne sorpreso da uno forte spintone e successivamnete bloccato, sussurra qualcosa che non riesco a percepire dalla mia posizione, vi starete chiedendo perchè mi sto nascondendo piuttosto che difenderlo da Jane. Dovreste sapere che se vieni preso di mira da lei una volta o difendi uno che è stato preso di mira avrai contro non solo lei ma tutti glialunni che ti emargineranno finchè non riuscirai a tenergli testa. A quel punto Jane sferra un potente pugno sulla fragile mascella di Mario vedo il sangue schizzare sugli armadietti e sento un urlo agghiacciante di dolore. Poi Jane lo minaccia e si dirige verso l'uscita e in quel momento realizzo che si sta dirigendo verso di me.

So che è inutile scappare perchè comunque mi raggiungerebbe quindi decido di stare immobile al mio posto aspettandomi un paio di pugni nello stomaco. Invece quando mi passa accanto mi saluta con un sorriso smagliante come se non fosse accaduto niente.

Appena la vedo girare l'angolo mi avvicino al ragazzo e gli chiedo:

"Hey, tutto ok?" risponde con un cenno del capo poichè non riesce a parlare allora lo accompagno in infermeria.

Ci riceve una signora che ormai dalle multiple e frequenti visite al suo studio da parte Mario sa giá la causa.  Mentre l'infermiera lo aggiusta come un auto che ha continuamente bisogno di essere riparata gli sto accanto per fargli capire che volevo impedire l'accaduto. 

Quando la signora ebbe finito, ci disse che lei aveva fatto il possibile, e che con il suo permesso potevamo assentarci da scuola per andare nell'ospedale vicino per ulteriori accertamenti. 

Senza avvisare il mio coiquilino io e il ragazzo ci dirigemmo verso l'ospedale e visto che ora riusciva a parlare gli dissi:

"Ti senti un po meglio ora?"

Lui: "Bhe senza contare che mi fa ancora male la mascella, sì mi sento meglio!"

Io: "Mi fa piacere che tu ti senta meglio. Ma dimmi noi non ci siamo gia visti da qualche parte?"

"Forse a scuola (?)" dice lui in tono ironico

"Ah già... Ma intendevo fuori da scuola!" gli rispondo in tono altrettanto ironico

* Mario pov *

La risposta è si, ma lui non si ricorderebbe mai di me neanche se glielo dimostrassi con un certificato scritto, quindi mi limito a dirgli: 

"No non credo..."

"Mi sembra di averti già visto da qualche parte! Aspetta... tu non andavi mica da uno psicologo che assomigliava ad un rospo?"

"No mai stato da uno psicologo in vita mia..."

"Oh, strano... no non che tu non sia andato da uno psicologo!"

"Comunque perchè mi hai aiutato? Potevo farcela anche da solo..."

"Volevo saltare le lezioni, mi sembra ovvio!" lo guardo male "Ahaha non guardarmi con quella faccia! Sono molto sensibile su queste cose, per chi mi hai preso, Jane? Quella non fa altro che prendersela con i più deboli!"

"Bhe pensa invece che io e lei eravamo grandi amici una volta! Ora possiamo cambiare discordo perfavore, no ho voglia di parlarne..."

"Certo come vuoi tu!" mi sorrise, e io stavo per sciogliermi... 

Non si ricorda veramente di me, e non so se è un bene o un male...

* Dean pov *

Entriamo in ospedale dove lo affido alle mani esperte dei medici che in un paio di ore effettuano tutti gli esami necessari, per poi rispedirci a casa con la sola raccomandazione di non mangiare cibi solidi.

Per il ritorno prendiamo il pullman, che si ferma proprio davanti casa sua.

Mi ringrazia timidamente e io sapendo che l'indomani sarebbe stato nuovamente aggredito da Jane gli "ordinai" di stare a casa, assicurandogli che ci avrei pensato io a lei. Prima che rientrasse in casa mi diede un bacio sulla guancia come per ringraziarmi ulteriormente per ciò che avrei fatto e in quell'istante ricordai dove lo avevo già visto...

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Capitolo 5
*** Capitolo 3- Mi rivolgerá ancora la parola? ***


Capitolo 3

Mario pov

-OMG! Non ci posso credere! Io che parlo e trascorro la mia giornata con il ragazzo piú carino della scuola e tutto grazie a Jane-

Il giorno dopo resto a casa fidandomi della promessa fattami da Dean il giorno prima. Il resto della giornata lo passo davanti al mio computer intento a scoprire qualche cosa di più sul suo conto. Hacker, ecco come mi definirebbe tanta gente, ma io non faccio niente di male cerco solo di indagare sulla vita della persona che mi piace. D'altronde chi non lo ha mai fatto? Intendo dire indagare sui gusti del proprio amore usando metodi alternativi. Cotto dal lavoro intenso mi persi in una marea di informazioni digitali. Non capirete il mio stupore quando all'interno del suo computer trovo: foto di abiti e vestitini attillati, ragazzi mezzi nudi (o totalmente) negozi on line femminili dove controllo gli ultimi ordini effettuati di smalti e scarpe col tacco. Inizialmente dubito che sia il suo computer ma penso che sia quello di una ragazza, finché non trovo un blog dove vi è esplicitato il suo nome quindi ora ne sono sicuro. Sono riuscito a trovare il suo computer. Leggo alcuni post, anche se non dovrei, noto che ce ne sono di tutti i tipi: romantici, riflessivi, tristi e alcuni esilaranti ma pochissimi rispetto al suo umore solare e divertente che ha quando è a scuola con i suoi compagni. Ci sono anche alcune foto di lui con un'altro ragazzo dai lineamenti coreani, nella descrizione c'è scritto - io e il mio migliore amico Soko- È l'unica foto in cui sorride ed è con un ragazzo, la maggior parte delle altre invece sono con ragazze in ogni foto una ragazza diversa e in tutte lui lascia trasparire la sua teistezza si vede che non è felice. Ad un tratto salto in aria quando citofonano alla mia porta, spengo di scatto il computer credendo che la polizia mi abbia scoperto e mi dirigo lentamente verso la porta. Do un'occhiata all'orologio che segna le 14. Guardo dallo spioncino e ci manca poco che io non ci rimango secco! Eccolo lí davanti alla mia porta, noto un piccolo livido sul suo zigomo e gli apro.

"Ciao piccolo, come va con la mascella?" mi saluta lui con un sorriso a 32 denti, arrossisco
"Cos'è quel livido? È stata Jane vero?" gli chiedo
"No ho sbattuto contro la porta della mia camera!" dice, lo guardo negli occhi per fargli capire che di me si può fidare e finalmente dice:
"Si è stata lei, credo che non ha apprezzato il pranzo!" lo guardo stupito e lo invito a entrare in casa, in un primo momento esita, ma poi oltrepassa l'uscio di casa.

Gli faccio fare il tour della mi modesta casa lasciando per ultima la mia camera. Poi ricordo quello che stavo facendo poco prima al computer. Quindi prima di farlo entrare mi ci fiondo e sbatto la porta, chiudendomi dentro.

"Perchè mi hai chiuso fuori??"
"La mia stanza è un bordello sembra che ci sia passata una mandria di ragazzine nella stagione dei saldi!" dico con tono spiritoso.

Lo faccio aspettare fuori per 10 lunghi e interminabili minuti poi apro la porta. Lui mi butta le braccia al collo e mi salta addosso senza motivo. Cadiamo uno sopra l'altro sul mio letto e io sbatto la testa contro al muro alle mie spalle.

"Ahi!" esclamo per il dolore provocato dalla botta e lui mi bacia per non farmi piagnucolare come un bambino di cinque anni e intanto mi accarezza la testa.

Mi sento confuso e anche un po' sorpreso, ma sopratutto al settimo cielo. Appena si stacca gli prendo il viso tra le mani e incomincio ad accarezzargli delicatamente lo zigomo ferito stando attento a non fargli male. Lo bacio sulla guancia fino a raggiungere le labbra mentre ci baciamo sento che lui mi disegna sulla schiena delle lettere. Cerco di decifrarle ma sono troppo preso dalla famelicità di quel bacio che vorrei non finisse mai. Mi blocco di scatto quando sento la porta di entrata aprirsi e sbattere alle spalle dell'entrante. Sento la voce di mia madre che mi saluta dalla cucina, ricambio il saluto e faccio segno a Dean si seguirmi. Mentre ci dirigiamo verso la cucina mi prende la mano e alla prima vista, mia madre incomincia ad urlare di gioia:

"Pasticcino non mi avevi detto che avevi un ragazzo!" arrossiamo entrambi per l'imbarazzo,
"Ehm mamma Dean non è il mio ragazzo è solo un amico!"
"A allora è lui il famoso Dean di cui mi parli sempre! È un vero piacere conoscerti, io sono Rosita."

Io arrossisco e imbarazzato ed in tono evasivo dico: "Mamma ora noi dovremo tornare a studiare!" lei ci saluta e mentre saliamo le scale rivolgendosi a Dean chiede:

"Caro ti va di fermarti a cena da noi?" lo fulmino facendogli segno di no col dito.
"Dovrei avvisare il mio coinquilino... Ma accetto è un piacere conoscere la famiglia del mio ragaz... Ehm volevo dire amico!"

"Va bene se faccio i tagliolini?"
"Oh si adoro la cucina italiana!".

Lo prendo per mano e lo trascino in camera sbattendo la porta.

"Come ti è saltato in mente di accettare, mia madre pensa che stiamo assieme!"
"Perchè non lo siamo?"
"Si mi piacerebbe molto ma... Jane..."
"Ormai non è piú un problema gli ho fatto passare la voglia di rubarti il pranzo!"
"Cosa intendi dire?"
"Bhe ecco ho fatto si che lei stia male come lei ha fatto soffrire te per tutti questi anni! Sapevo che lei era allergica ad una spezia e accidentalmente ne è caduta un po' nel panino..." dice sorridendo, lo ringrazio e gli do un bacino sulla guancia. Restiamo in camera mia a giocare ai videogiochi e stranamente parlare di moda finchè mia madre non ci chiama per cenare. Mangiamo tutto di gusto mia mamma è una grande cuoca beh la mamma è sempre la mamma! Aiutiamo entrambi a sparecchiare la tavola e a pulire i piatti. Anche mia mamma apprezza la presenza di Dean, sembra che lo conosca fin quando era piccolo.

"È ora di andare si è fatto tardi!" dice Dean sbadigliando
"Rimani anche a dormire? Piove molto forte e sei a piedi a meno che tu non abbia un jet privato che venga a prenderti ti bagnerai come un pulcino!" chiede mia madre con tono ironico
.
"Se al pasticcino no dispiace rimarrei volentieri, ma non ho i libri per domani!"
"Puoi chiedere a Soko se ti porta i libri cosí ne approfitti per avvisarlo che rimani da un' amico a dormire!" propone mia mamma.

Dean chiama Soko e lo sento parlare ad alta voce in giapponese segno che sta discutendo con lui ma non capisco di cosa visto che non lo so. Ritorna e conferma la sua presenza notturna a casa nostra. Dopo aver salutato mia madre, intenta a vedere vecchi film di Antonio Banderas ci dirigiamo in camera dove porgo a Dean una mia tuta che gli sta molto stretta. Estraggo il letto sottostante al mio e li affianco. Prima di coricarci mi da un bacio sulla fronte e uno sulle labbra augurandomi la buona notte. Notte che buona non è, dopo essere riuscito a prendere sonno ho dei terribili incubi dove Jane picchia con violenza Dean e io sono trattenuto da due bulletti che mi impediscono di proteggerlo. Apro gli occhi di scatto e mi rendo conto che sta dormendo come un bambino. Lo chiamo sottovoce attendendo una sua risposta che non ricevo, a quel punto mi giro con la faccia contro al muro e cerco di riprendere sonno. Quando ad un tratto qualcosa o meglio qualcuno si intrufola nel mio letto e mi cinge la vita stringendomi a sé. È lui che poco dopo sussurra "Grazie per l'ospitalità pasticcino!" arrossisco nel buio. "Senti, prima cosa mi stavi scrivendo sulla schiena?" si stacca da me e riprende a scrivere, ma la stanchezza prende il sopravvento e cado in un sonno profondo.


NOTE DELL' AUTRICE:
Ciao a tutti!!! Finalmente il terzo e forse tanto atteso (??) capitolo di questa storia. Ringrazio come faccio sempre tutti quelli che stanno seguendo la storia e vi prego di recensirla.
Ci vediamo al prossimo capitolo. Bye!

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 - Un giorno come gli altri...o forse no? ***


Capitolo 4

Appena mi svegliai, non sentendo il suo corpo accanto al mio sobbalzai e mi precipitai in cucina. Quello che vidi mi lasció a bocca aperta. Era li in piedi davanti ai fornelli intento a cucinare. In un primo momento non me ne rendo conto, poi realizzo che ha indosso SOLO il grembiule da cucina che lascia intravedere due mezze lune sodissime che farebbero invidia al celebre David di Michelangelo. Mi avvicino lentamente a lui senza farlo saltare in aria dallo spavento, prendo una sedia e mi ci arrampico sopra mettendomi seduto sulle ginocchia raggiungendolo in altezza e gli scocco un bacio sulla guancia. Lui preso di sorpresa fa cadere per terra l'impasto per le crepês.

"Nooo guarda cosa hai fatto!" mi dice in tono severo
"Oh mi dispiace io volevo solo farti una sorpresa!" dico con tono pentito abbassando il capo

"Dai non fa niente, tanto ne avevo giá fatte molte!" mi consola, indicando una alta torre di gustose e soffici crepêps.

Apparecchio il tavolo a penisola della cucina moderna, mentre Dean pulisce il disastro che ho causato. Dopo che abbiamo mangiato ci vestiamo e prepariamo per andare a scuola.

"Chissá se oggi Jane si fará vedere?!" mi dice
"Bhe se lo fará se la dovrá vedere con me perché saró li a proteggerti..." dico con tono autoritario e un po spaventato, mi rivolge un dolce sorriso e prima di uscire mi da un piccolo bacio sulla guancia.

Arriviamo a scuola tenendoci per mano, ma quando arriviamo qualcosa mi blocca dal procedere. Clark e Vito: ecco chi o meglio cosa mi blocca dal procedere. Spunta fuori Jane da un cespuglio, come un predatore pronto ad assalire la preda, e gli si putta contro investendolo con la potenza di un fantastigliardo di gatti furiosi! Lo scaraventa per terra ma prima di atterrare sull'asfalto la trascina giú con lui afferrandola per un braccio. L'impatto è talmente violento che appena il corpo di Dean atterra sull'asfalto si sente il rumore delle costole che si fratturano. Jane si alza illesa dell'impatto forse attutito  dal corpo di Dean. Non credo sia satata una buona idea quella di trascinarla giú con sè, ma probabilmente se non lo avrebbe fatto ora non sarebbe sicuramente su un'ambulanza diretta verso il posto "dove che chi puó essere salvato viene curato".

Anche se non sono un parente stretto mi fanno salire con lui. C'è anche Jane con noi per spiegare la dinamica di un'altro atto di bullismo a scuola ai medici...
Provo un odio profondo per lei e ora piú di prima. Arrivati al pronto soccorso Dean viene trasportato con urgenza in sala operatoria per bloccare l'emorragia formatasi durante il tragitto. Davanti alla sala operatoria mi accorgo che c'è un ragazzo che assomiglia molto a quello che avevo visto nella foto sul blog di Dean.

"Soko?" chiedo titubante, anche sapendo che si tratta di lui
"Si?" risponde il ragazzo dagli occhi verdi e lucidi, si vede che anche lui ha pianto
"Sono Mario l'amico di Dean"
"Com'è successo?" chiede singhiozzando.

Gli racconto la dinamica disperandomi del fatto di non essere nuovamente riuscito a proteggerlo.

"Scusa posso farti una domanda fuori luogo?" gli chiedo imbarazzato, fa un cenno di consenso e proseguo
"Ieri ho sentito che quando ti ha chiamato parlava in coreano, e ora mi stai parlando in americano posso chiederti come mai?"
"Bhe io sono coreano peró so anche la vostra lingua! E Dean mi parla in coreano per non farmi sentire la lontananza da casa. Posso chiederti come mai hai un nome italiano?" "Bhe mia madre è spagnola mentre mio padre è italiano ci siamo trasferiti qui quando ero molto piccolo".

Veniamo interrotti dal medico che ci dice che sono riusciti a bloccare l'emorragia, ma deve ancora essere tenuto sotto controllo per qualche giorno.

"Voglio nascondermi per sempre dopo quello che è successo!" dissi a Soko con le lacrime che scendevano sulle mie guance, con lo sguardo rivolto verso il vetro della sala in cui era ricoverato Dean.
Soko mi guarda e dice "Se vuoi posso darti una mano... Ti posso insegnare come difenderti e come difenderlo. So che ti piace e se non fosse cosí non saresti qui fuori ad aspettare il medico che ci dia l'Ok per entrare in quella maledettissima stanza."
mentre parla arrossisco poi chiedo "Soko mi insegneresti davvero a difendere Dean?"
"Con piacere! peró non voglio che lo sappia, poiché ho già rifiutato la sua medesima richiesta." ci stringiamo la mano in segno d'intesa.

Il silenzio è interrotto ritmicamente dal rumore emesso dal elettrocardiografo posizionato sul lato sinistro del lettino dove Dean riposa sotto l'effetto degli antidolorifici.

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Capitolo 7
*** Capitolo 5- Il sogno ***


Capitolo 5

Dean Pov

Apro gli occhi e mi libero dal mio pesante corpo. Cosa? Non sarò mica morto! Mi alzo dal letto e resto lí a guardare i danni che ho riportato nello scontro.
Cammino lentamente verso il vetro e li vedo uno accanto all' altro, incoraggiandosi a vicenda.
Attraverso il muro e mi avvicino a Mario, nello stesso momento in cui mi siedo accanto a lui gli scende una lacrima sulla guancia.
Mi avvicino per asciugarla con un lieve tocco, quando... Cavolo! La mia mano passa attraverso il suo viso e nello stesso momento cado dalla sedia ritrovandomi tagliato in due da essa, mi alzo massaggiandomi il sedere. Decido di stare in piedi tra i due quando Mario attacca bottone con Soko. Resto lì ascoltando tutta la conversazione e il loro patto ora non più segreto. È molto carino da parte di Mario il fatto di voler imparare a difendersi ma soprattutto che voglia anche difendere me! Sento i battiti del mio cuore accelerare e i medici che entrano velocemente nella mia stanza. Il mio cuore si ferma per pochi minuti e riprende a battere solo dopo essere stato sollecitato dagli impulsi elettrici del defibrillatore. Ritorno nel mio corpo.
Quando mi sveglio sta dormendo su una poltrona accanto a me, tenendomi stretta la mano, appena la muovo lui si sveglia di scatto

"Buongiorno bella addormentata! Non sai quanto mi hai fatto preoccupare!"
"Da quanto..." non mi lascia finire la frase che subito dice
"Sono passati 3 anni!" lo guardo stupito "Ma no dai scherzo, sono passati solo alcuni giorni!"
"Cosa ti è saltato in mente mi hai fatto prendere un colpo!" dico ma in fondo mi fa piacere che sia lì con me.

Sul comodino noto un mazzo di fiori e vicino al mio cuscino c'è un piccolo peluches a forma di panda.
Guardo prima il peluches poi lui come per chiedergli se fosse una sua idea e arrossendo annuisce.
Entra il dottore e ci annuncia con una gioia immensa che potró uscire tra pochi giorni.

NOTE DELL'AUTRICE:

So che il quinto capitolo è mooolto corto, ma mi rifarò col sesto... A presto e mi raccomando voglio ricevere delle recensioni! Ciao :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 6- Un incontro inaspettato ***


Capitolo 6

*Alcuni giorni dopo*

Mi sveglio nel mio lettino caldo svegliato dal dolce profumo di torta proveniente dalla cucina. Scendo dal letto e mi infilo le mie pantofole rosa. Mi dirigo verso la cucina e mia mamma mi saluta avvertendomi che è arrivata della posta per me. Sul tavolino c'è una busta azzurra con dei palloncini disegnati sopra. Prendo un coltello dal cassetto e la apro con cura stando attento a non rovinare il contenuto di essa. Appena la apro non credo ai miei occhi la leggo ad alta voce saltellando per la felicità:

"Sei stato invitato al party di fine anno che si terrà di venerdì 13 in via della sfiga 17 dalle 17. Tema della festa? Il rosa. Spero tanto nella tua partecipazione o la sfortuna ti perseguiterá a vita! I ritardatari dovranno subire una penitenza da cui non avranno scampo."

L'ultima frase mi sembra molto ambigua, ma non gli do tanto peso... Sono stato invitato ad una festa!
Abbraccio piuttosto, stritolo mia madre dalla gioia e ritorno in camera mia per decidere cosa mettermi: voglio essere preparato, d'altronde è la mia prima festa!
Arrivo in camera, spalanco l'armadio e incomincio a tirare fuori ogni tipo di capo di abbigliamento, finché non mi rendo conto che l'ho svuotato tutto e che stranamente non ho niente di particolare per quell'evento epico che forse mi cambierà la vita e che non capiterà mai più. Mentre metto a posto tutto il casino che ho combinato noto un post-it rosa con delle fragole disegnate sopra.
Lo stacco dalla parete e leggo la scritta mentalmente -pasticcino questo è il mio numero quando hai bisogno chiamami pure-
Dean deve averlo lasciato quando è venuto la prima volta. Da quando la nostra esperienza all'ospedale è finita, non abbiamo avuto il tempo per vederci.
Prendo il telefono in mano tremando e compongono il numero che compare sul display man mano che digito i piccoli pulsanti della tastiera.
Finisco di digitare il numero e premo il pulsante della chiamata;  avvicino l'orecchio alla cornetta aspettando di sentire la sua voce.
Al quarto squillo dubito che risponda, sto per interrompere la chiamata quando sento un dolce:

"Pronto?" sono paralizzato non riesco a parlare lui prosegue "pasticcino sei tu?"
"Si, sono io" dico con un filo di voce quasi come se non volessi farmi sentire
"Come stai oggi?"
"Sto meglio in confronto a come stavo l'ultima volta che ci siamo visti!" rido e passa l'ansia che mi era venuta all'inizio della conversazione poi riesco a parlare
"L'hai ricevuto anche tu l'invito alla festa?" si sente un urletto stridulo di gioia provenire dalla cornetta che allontano subito dall'orecchio per non rischiare di perdere l'udito
"Si, è arrivato anche a te? OMG!!" appena finisce di urlare si ricompone e con tono imbarazzato chiedo
"Fragolino ti andrebbe di venirci assieme a me alla festa?"
"Te lo stavo giusto per chiedere io! Comunque si, accetto pasticcino" parlammo per ore finché non avemmo più aria nei polmoni.

Quando misi giù la cornetta del telefono già mi mancava e mi chiedevo quando avrei risentito la sua voce dolce come una confettura di fragole.
Era ora di pranzare, avevo una fame da lupi ma nonostante ciò non riuscivo a mandare giù niente di quello che aveva preparato mia madre.
Ero turbato da qualcosa ma non sapevo a ancora cosa fosse.

"Pulcino cos'hai non ti senti bene? C'è qualcosa che non va con Dean?" chiede mia madre preoccupata del fatto che non riesco a mangiare
"No mamma va tutto e solo che non ho tanta fame" mento sapendo che lei lo sa.

Mi dice che papà verrà a trovarci nel fine settimana, dovrei essere felice ma a lui non piace avere un figlio gay lo trova contronatura e non so come potrebbe reagire al fatto che mi sono fidanzato, mia madre invece mi ha incoraggiato fin da quando l'ho detto pubblicamente. Salgo in camera e accendo il mio migliore amico: il computer.
Questa volta non vado in cerca di informazioni private o pubbliche mi limito a giocare online e conoscere altri giocatori come me. Ricevo un messaggio nella chat di gioco

"Hey giochi bene per essere un ragazza!"
"Mi dispiace deludenti ma non sono una ragazza!" a questo punto penso di aver scelto un nikname troppo femminile: FragolinaAssassina;
"Oh beh chi mi conferma che non lo sei veramente?"
"Io! E se non ci credi ti uccideró nel modo più mascolino e cruento di tutto il gioco!" feci una risata malefica anche se il mio interlocutore non poteva sentirla
"Okkei allora ti sfido in un combattimento on line" la partita comincia e noto che è molto abile e riesce a schivare magistralmente ogni attacco che sferro, utilizzando anche tecniche che non ho mai visto. Dopo un lungo periodo di tempo riesco a bloccarlo a terra e ucciderlo tagliandogli la gola con la mia spada digitale.
Si congratula con me e ammette di essersi sbagliato a giudicarmi dal nickname, come diceva sempre mio nonno, appassionato di videogiochi anche lui, "Non giudicare mai un giocatore dal suo nickname". Dopo aver confermato la mia abilità nei videogiochi decido di mettermi alla prova, voglio cercare la vera identità del mio abile avversario (dato che non avevo nulla di meglio da fare).
Risalgo al computer da cui è molto stato creato il profilo di gioco e incomincio a cercare, cerco qualsiasi cosa mi possa aiutare: un codice, un nome, un azienda mi basterebbe qualsiasi cosa anche la più piccola e banale, poi eccola finalmente la trovo. BINGO!
Ma aspetta quella è la stessa foto sul profilo di Dean!
Che ci fa lì sul computer del mio avversario?

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Capitolo 9
*** Capitolo 7- Sorpresa! ***


Capito 7

Sono sbigottito e incredulo. Però mi fermo a riflettere, c'è una probabilità  che il computer appattenga a uno come me: un ragazzo innamorato o semplicemente un maniaco.
Mi intrufolo facilmente nella casella postale e lì  arriva il problema, tutte le mail in uscita e in entrata sono protette da password.
Avvio il programma per trovare le password e scopro che ogni mail ha una password diversa, bel problema!
L'importante è trovarne una quindi apro la mail più recente e trovo la password.
In un certo senso non mi stupisce trovarmi davanti ai miei occhi un testo in codice binario.
Molto interessante... il mio avversario non è solo molto bravo nei videogiochi ma è anche un esperto di informatica! Mi compiace molto non essere l'unico ragazzo ad essere appassionato di elettronica. Mi aspetterà un pomeriggio molto lungo, quindi inizio a decifrare il codice finché non incomincio a capire di cosa parla il testo...

Parla di un viaggio dal Giappone all'America fatto controvoglia, ma dice anche che grazie a quel viaggio ha conosciuto una persona che non gli ha fatto pesare il distacco dalla sua terra d'origine.
Poi, mi si accende una lampadina nel cervello. Soko!
Lui è giapponese e la persona che lo ha aiutato ad abituarsi alla frenetica vita americana è il mio Dean!
Però ora mi ritrovo a pensare il perché mi abbia scambiato per una ragazza, logicamente non poteva sapere che ero io la fragolina assassina che lo ha battuto nel videogioco.
Mi tranquillizzo all'idea di sapere che era lui è non un maniaco affamato di carne fresca.
Con sollievo distolgo gli occhi dal monitor e mi accorgo che è già sera e mia mamma è andata a letto da un bel po di tempo.
Vado in cucina, in cerca di qualcosa di buono da mettere sotto i denti ma non trovo nulla.
Così vado a letto con lo stomaco vuoto e senza pensieri, anzi uno c'è: quella festa.
Cosa avrò fatto di così speciale e diverso dagli altri anni per essere stato invitato ad una festa?
Forse è perché ora sono fidanzato con il ragazzo più carino della scuola?



NOTA DELL'AUTRICE
So che questo capitolo è corto ma mi rifarò con i prossimi che pubblicherò, anzi facciamo un patto autore/lettore voi recensite e io mi impegnerò a scrivere i capitoli più lunghi possibile e se avete delle domande sulla trama ponetemele e io vi risponderò.

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Capitolo 10
*** Capitolo 8- Che la festa abbia inizio! ***


Capitolo 8


Finalmente arriva il giorno tanto atteso.
Il giorno in cui parteciperó ad una festa di classe come tutti gli altri ragazzi e ragazze del pianeta.
Decido di andare sul classico abbigliamento da fine anno, quindi indosso il mio smoking rosa comprato il giorno prima con mia madre in un negozio di abiti per matrimoni.
Io e Dean ci siamo dati appuntamento a casa mia così mia madre avrebbe potuto fare delle foto al suo bambino e al suo ragazzo agghindati per la festa. Sono in netto anticipo e mi butto sul divano mentre mia madre mi raccomanda di non stropicciare l'abito. Quando sento il trillio del campanello il mio cuore si ferma, i miei piedi scalpitano per andare alla porta e i miei occhi si chiudono per poi riaprirsi solo quando apro la porta e lo vedo dritto davanti a me. Poi do un occhiata al suo abbigliamento alquanto stravagante.
Ha indosso un pigiama a righe bianco e rosa con delle pantofole rosa e sotto braccio un enorme cuscino bianco.

"C'è qualcosa che non va!" dico piegando la testa di lato, mi guarda confuso, poi mi alzo in punta di piedi e gli scompiglio i capelli ed esclamo

"Ecco così si che sembra che ti sei appena svegliato!" ci mettiamo a ridere e prima di avviarsi verso la festa, mia madre ci blocca per rubarci degli scatti fotografici, come dei veri VIP.

Riusciamo a scappare dalle sue grinfie mentre ci urla di tornare a casa presto. Sembriamo due pazzi che dovrebbero essere rinchiusi in un manicomio!
Ci avviamo verso la location della festa tenendoci per mano sotto gli occhi pieni di sdegno delle persone che incontriamo. Io mi chiedo il perché la gente non riesca a capire che è sempre amore anche se è tra due persone dello stesso sesso. Dicono che è contronatura solo perché la loro religione non lo considera normale. Li ignoro come faccio sempre, invece Dean mi stringe a se e mi bacia sotto gli occhi disgustati di chi non apprezza e i sorrisi di approvazione di chi ci capisce; continuiamo per la nostra strada finché Dean non si blocca davanti ad una casa, assomiglia più a una villa che a una casa. Ride vedendo la mia espressione di stupore misto felicità e preoccupazione, mi ricompongo e guardo l'orologio del display del mio cellulare, che segna esattamente le 17:05, siamo in ritardo di 5 minuti chi ci farebbe caso? Appena entriamo veniamo accolti da, indovinate un po': Jane, che con un sorriso stampato sul volto, molto probabilmente forzato, ci accoglie e si e si complimenta con noi per la scelta degli abiti. Non solo lei si complimenta ma tutti e mi rivolgono anche la parola, è una serata magnifica e lo è ancora di più quando finalmente arriva l'ora di mangiare. Tutti gli invitati si siedono all'enorme tavolo nella più grande stanza che io abbia mai visto, ci viene servita della buonissima pizza. Tutti mangiamo e parliamo quando Jane si alza e fa un annuncio:

"Ricordatevi che più tardi ci sarà una grande sorpresa per tutti i presenti".

Dopo questo annuncio inizia la vera festa fatta di luci, balli e bevande alcoliche e non per i comuni mortali non abituati alle feste le bevande analcoliche.
Dopo molto tempo trascorso seduto ad un tavolo a parlare con altri nerd appassionati di computer vengo letteralmente trascinato sulla posta da ballo, ma fortunatamente appena mi alzo la musica si spegne e prende il suo posto una voce maschile quasi terrificante che dice:

"Cari ritardatari di oggi questo è per voi!" poi incomincia a chiamare sul palco qualche altro ragazzo e ragazza, che mi rendo conto di aver incontrato nell'infermeria a scuola.

Ognuno di loro viene sottoposto ad una sfida imbarazzante o un'umiliazione.

"Deeeaan, Maaryy" pronuncia i nostri nomi come per dire 'Hey pensavate che ci eravamo dimenticati di voi?'

rabbrividiamo e sul muro di fronte a noi viene calato un telo dove viene proiettata una scritta 'Questa festa è un paradiso, non è vero? Solo che ora diventerà un inferno!!'

"Cominciamo con un bel video per la nostra Mary" due ragazzi ci fanno sedere su due poltrone in prima fila e la paura inizia ad assalirmi.

'Sei davvero felice Mario? Hai trovato l'amore, sei stato invitato ad una festa... Ma sei sicuro di sapere tutto del tuo innamorato?'

impallidisco, questa è la voce di Jane ogni sua parola mi ricorda un suo pugno sul mio viso e ogni goccia di sangue sputato a terra; però annuisco è vero non so un gran ché su Dean e sinceramente non so neanche se mi ami davvero, è successo tutto così in fretta! Mentre parla sul proiettore appaiono delle foto di me e Dean, di cui non sapevo l'esistenza, dove ci teniamo per mano e ci scambiamo dei baci.

'Sei pronto per la verità? Guarda un po' con chi è il tuo pasticcino in queste foto e poi vediamo se fai ancora lo buffone!'

sullo schermo appare una foto enorme, vedo Dean avvinghiato a quella serpe di Jane. Le lacrime incominciano ad offuscarmi la visuale, mi alzo di scatto dalla sedia, Dean mi blocca, riesco a liberarmi da quella morsa come se mi obbligasse a restare per potermi spiegare la realtà delle cose. Capisce che sono stravolto e che non ho intenzione di ascoltare, di tutte quelle bugie e menzogne che mi racconterà per mascherare quelle già dette. Corro senza una meta precisa per quella casa immensa alla ricerca di un bagno, dove rifugiarmi per asciugare le lacrime in cui sto annegando; mi impatto in un uomo: grande come un armadio incrocio i suoi occhi azzurro cielo, mi asciuga le lacrime e finalmente lo riconosco.

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 - Dove stai andando? ***


Capitolo 9

Credevo che sarebbe arrivato nel fine settimana e invece era lì davanti a me, ad una festa di cui probabilmente era stato avvisato dalla mamma, però ero talmente contento di vederlo che mi dimenticai di quello che era appena successo. Appena ritorno con i piedi per terra, mi accorgo che ha uno sguardo severo di disprezzo per me con un filo di voce gli chiedo:

"Hai visto tutto vero?"
"Si, ora io e te signorino andiamo subito a casa!" sono felice di andarmene da quell'inferno e seguo senza alcuna esitazione mio padre.

Mentre ci dirigiamo verso l'uscita noto che la tortura era finita e in mezzo alla folla scorgo Dean che completa un cerchio di ragazzi che si preparano per giocare, secondo me al gioco più stupido e allo stesso tempo divertente di una festa: obbligo o verità, ma ovviamente la versione alcolica che ogni volta che ci si rifiutava di rispondere ad una domanda o di non svolgere un obbligo si doveva bere un certo numero di bicchieri di vodka o addirittura un'intera bottiglia. Usciamo da quell'inferno e mio padre mi scorta fino all'auto, apro la portiera posteriore e quando sto per salire mio padre mi fa cenno di salire davanti, quindi sbatto la portiera e lascio cadere il mio corpo sul sedile accanto al guidatore.
Tutto il viaggio del ritorno a casa è accompagnato dal solo suono delle canzoni del momento trasmesse alla radio, mio padre tiene fissi gli occhi sull'asfalto bagnato da una lieve  pioggerella estiva senza fare commenti su quella sera, io invece fisso il vuoto cercando di togliermi dalla testa l'immagine di Dean e Jane che si baciano. Penso a cosa dirò per spigare la situazione a mio padre, lui è uno di quelle persone legate alla tradizione... insomma lui odia che io sia gay e fino ad oggi non ho osato pensare a cosa mi avrebbe fatto nel caso avessi trovato un ragazzo che ricambiava quello che provavo. Arrivati a casa stava diluviando e pensavo a come fosse tornato a casa Dean, me lo immaginavo bagnato come un pulcino e il giorno dopo avrebbe avuto un gravissimo raffreddore, scuoto la testa per non pensarci e scendo correndo dall'auto rifugiandomi nel garage dove poco dopo Ettore parcheggerá la macchina. Sgattaiolo nella mia stanza sperando di sfuggire alla ramanzina di mio padre, ma vengo trattenuto da mia madre in cucina e non riesco nel mio intento perché in quel preciso istante entra dalla porta in cucina Ettore che afferra le spalle e mi urla

"Cosa ti è saltato in mente!"
"Ma papà sono solo andato ad una festa!"
"non parlo della festa, parlo delle foto in quel video!" mi schiarisco la voce prima di rispondergli in tono pacato e calmo
"non puoi essere felice per me almeno una volta? E comunque ora ho chiuso con Dean!"
"Ah è così che si chiama? Aspetta che allora chiamo i suoi genitori per dirgli cosa ti ha fatto!"
"Si? E cosa mi avrebbe fatto? Farmi sentire accettato da altre persone oltre mia madre è una cosa negativa? Basta non ne posso più, ora me ne vado!"

Corro su per le scale e butto sul letto il primo borsone che mi capita tra le mani, ci metto dentro il minimo e indispensabile: qualche maglia, un paio di pantaloni, qualche merendina che tenevo nascoste nel cassetto per soddisfare i miei languorini notturni e ultimo ma non meno importante il mio computer; mi precipito alla porta dove  mia madre in lacrime cerca di impedirmi di varcare la soglia di casa mentre mio padre indifferente con un sorrisino stampato sulle labbra osserva la scena da film americano.
Finalmente riesco a uscire e incomincio a camminare senza meta sotto la pioggia, per adesso il mio problema è trovare un posto dove passare la notte. A molti isolati di distanza da casa mia vedo un'insegna di un hotel (non mi sono mai spinto così lontano da casa do solo) apro la pesante porta d'entra e noto che il locale è deserto, suono il campanello sul bancone invano.
Vedendo che non arriva nessuno mi accomodo su un divanetto vicino all'entrata, mi lascio cullare dal suono delle gocce di pioggia che si scontrano contro il vetro e poco dopo cado in un sonno profondo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 - Pt.1 - Dove cavolo sono? Mario POV ***


Capitolo 10
Parte 1

 

Apro gli occhi. Non mi ricordavo che nella hall dell'hotel ci fossero cosí tanti poster di cantanti e locandine di film celebri. Aspetta un attimo! Non c'erano affatto dei poster e questa non è sicuramente la hall dell'albergo in cui mi sono addormentato la scorsa notte. Ora mi chiedo dove diavolo sono finito e sopratutto chi mi ci ha portato?
Appoggio i piedi su un tappeto morbido e verde, mi sembra di camminare sull'erba, indosso ancora gli stessi vestiti che portavo alla festa, cerco il borsone, e noto che è appoggiato ai piedi del letto. Lo apro e metto la prima cosa che mi capita in mano, nel frattempo sento la serratura della porta scattare, ciò vuol dire che chiunque mi avesse portato qui voleva che non me ne andassi, mi affretto faccio in tempo a mettermi dei pantaloncini che un ragazzo entra nella stanza, indossa un enorme felpa nera con il cappuccio tirato sulla testa per impedirmi di scoprire chi fosse e un paio di jeans.

"Ben svegliato, hai dormito bene?" dice mentre mette a posto il letto "Dove sono e perchè mi ci hai portato?"
"Non mi hai riconosciuto vero?" ride come se avessi dovuto riconoscerlo, si toglie il cappuccio, che nascondeva una massa di capelli neri e lisci si volta e mi fissa con due occhi azzurro cielo. "Soko!! Perchè lo hai fatto?"
"Ero sceso nella hall dell'hotel dei miei genitori americani che mi ospitavano a casa loro prima che mi trasferissi da Dean, e ti ho visto allora ho deciso di portarti a casa mia, credo che i miei non sarebbero stati felici di trovare un pulcino rosa nella loro hall!" dice sorridendomi
"Ah ok... Anzi no aspetta un attimo quindi ora sono nell'appartamento di Dean???"
"Si ma sei nella mia stanza non nella sua e lui non entra mai qui dentro!"
"Ora lui è qui?"
"No la sua stanza è come l'ha lasciata ieri: cioè in disordine!" ci mettiamo a ridere e mi accompagna in cucina.
"Hai fame? Se vuoi ti preparo qualcosa da mangiare!"
"Oh no grazie se devi spadellare solo per me non fa niente!"
"No no non ti preoccupare mi sono svegliato anche io poco fá" dice sorridendo, quimdi optiamo per una sana e leggera colazione a base di uova e pancetta.
"Mario"
"Si?" distolgo gli occhi dal piatto
"Ti posso chiedere cosa ci facevi da solo nella hall di un hotel a notte fonda?"
"Bhe...ecco...io..." temporeggio poi proseguo "...me ne sono andato da casa..." dico tutto d'un fiato e sotto voce come per non farmi sentire, in caso che Dean potesse ascoltare quello che dicevamo.
"Cosa? E scusa se te lo chiedo, ma perché lo avresti fatto?"
"Ieri non ti ho visto alla festa perché non sei venuto?"

Cambio discorso voglio raccontargli tutto dall'inizio, ma lui appena finisco la frase abassa gli occhi sul suo piatto arrotola un pezzo di pancetta sulla forchetta e la mette in bocca, poi con la testa fa un cenno di negazione e finito il boccone dice:

"No, non sono stato invitato d'altronde come tutti gli altri ragazzi stranieri! Bhe tu invece sei stato invitato quest'anno! E dimmi com'é stata?"
"Uno schifo! Sai sono contento di non aver partecipato gli altri anni... E poi quella storia della penitenza per i ritardatari una scusa per prendere ancora di piú di mira gli sfigati come me!"
"Cosa puó essere successo di cosí terribile!?"

Sono sul punto di crollare nella mia mente si accumulano tante immagini, troppe dal bacio di Dean prima di andare alla festa a quello sullo schermo tra lui e Jane che era troppo vero per essere un fotomontaggio.

"Beh siamo arrivati in ritardo... e per penitenza mi hanno fatto vedere un video... al'inizio ero felice finché..." *clack* la serratura della porta d'entrata fa uno scatto, poi un'altro.

Io e Soko ci guardiamo in segno di intesa, corro subito in camera sua e chiudo la porta lui invece mette i piatti della colazione a lavare lasciandone solo uno nel lavandino e l'altro riponendolo nell'apposito porta piatti in legno. Mi rifugio dietro la porta, il cuore mi batte all'impazzata per il terrore che sia tornato Dean dalla festa. Sento la porta aprirsi. Soko sta parlando con qualcuno alla porta, sento dei passi, qualcuno si ferma davanti alla porta e bussa. Il mio cuore si ferma.

"Hey puoi aprire non é lui, stai tranquillo!"

Apro lentamente la porta e butto fuori un occhio vedo solo Soko, ma noto che dietro le sue spalle c'é qualcun'altro.

"Chi c'é dietro le tue spalle?"

"É un'amica di lei ti puoi fidare!"

Decido di fidarmi ed esco. Davanti a me si presenta una ragazza magra coi capelli corti e castani ha degli occhi bellissimi e come quelli sono castani senza sfumature particolari.

"Ciao!" "Mario questa é ..."
"So perfettamente chi é!"

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Capitolo 13
*** Capitolo 10 - Pt.2 - Dove mi trovo? Dean POV ***


Capitolo 10
Parte 2


Dove mi trovo?
Mi fá malissimo la testa!
Proviamo ad aprire gli occhi... dai al mio tre. 1, 2, 3!
Ma sono in una camera d'ospedale!
Cosa ci faccio qui?
Ahh che male, non riesco a ricordare niente di quello che é successo ieri, chissá perché sono qui!
Bhe a quanto pare non sono venuto a trovare qualcuno, poiché mi ci trovo io nel letto d'ospedale con una benda alla testa e nessuno accanto al letto a farmi compagnia...
Questo vuol dire che non c'é Mario!
Allora lui dove sará?
L'ultima cosa che ricordo é che stavo vedendo un video e poi il vuoto piú totale.
Vorrei alzarmi ma non saprei dove andare, allora faccio la cosa piú ovvia da fare, suono il campanello delle emergenze e subito nella stanza entra una dottoressa dai capelli rossi raccolti in una coda alta e con una cartella in mano.

"Finalmente ti sei svegliato!" dice con tono ironico
"Cosa mi è successo?"
"Non ricordi nulla vero? Sará colpa ti tutto quell'alchool che hai bevuto ieri sera! Ci hai dato dentro eh?" parla come se mi conoscesse da anni anche con un tono familiare, loro lo fanno con tutti i pazienti per farli sentire a loro agio ma lei è diversa, non lo fá solo per quello lo fà per ottenere qualcosa in cambio me lo sento quindi la anticipo
"Si fidi, non mi ricordo nulla è per questo che l'ho chiamata! Voglio sapere chi mi ha portato qui!"
"Sei stato portato qui insieme ad altri tre ragazzi e una ragazza da degli agenti della polizia, non so cosa abbiate fatto, ma so che uno di quei ragazzi che sono stati portati qui con te uno di loro è deceduto..."
"Cosa??? Sai per caso come si chiamava?" gli chiedo sperando con tutto il cuore che non dica il nome di Mario...
"No mi dispiace questo non te lo so dire, ma piú tardi arriverá un agente per farti delle domande"
"Ma come é possibile non sarei in grado di rispondergli, poichè come ti ho giá detto non ricordo nulla!" dico irritato
"Si me lo hai giá detto, ma non sono io che decido e a loro non cambierá nulla sapere quello che non ricordi..." in quel momento si sente un trillo provenire dalla tasca del camice che ha indosso, estrae il suo cerca persone dalla tasca e con tono rassicurante mi dice "è urgente devo andare, appena posso ritorno a farti compagnia, credo che ne hai bisogno!" con un faccino rattristito la saluto con un cenno della mano e la vedo sparire dietro alla porta grigia della stanza.

Passo le ore successive a fissare il soffitto cercando di ricordare qualcosa sulla scorsa notte. Niente il buio piú totale, è inutile piú cerco di ricordare piú mi fa male la testa. Meglio dormire un po, forse al mio risveglio mi ricorderó tutto e al mio fianco ci sará Mario a prendersi cura di me come io ho fatto con lui.
Quando apro gli occhi sobbalzo, accanto a me c'è un poliziotto intento a leggere una rivista.
Tossisco per fargli notare che mi sono svegliato

"Ehilá ragazzo! Come stai, l'infermiera mi ha detto che ti fa male la testa e che..."
"Non ricordo nulla" lo anticipo prima che finisca la frase
"Allora questo vuol dire che non ricordi neanche un ragazzo che era con te alla festa? Mi pare si chiamasse Mario, giusto?" a quelle parole sgrano gli occhi, per il poliziotto è un chiaro segno di affermazione alla sua domanda "tu ora sai per caso dov'è adesso?"
"No, mi ricordo solo che siamo andati alla festa insieme e poi mi sono risvegliato qui. Perchè lo state cercando?"
"Beh dopo la nostra irruzione alla festa abbiamo preso i nominativi di tutti quelli conciati peggio li abbiamo portati qui gli altri li abbiamo riportati a casa, ma tutti continuavano a confermare che c'era un ragazzo di nome Mario che non era presente al nostro arrivo..."
"E quindi pensate che io vi possa aiutare? Ma mi dica agente..." mi sporgo dal letto per leggere il nome sulla divisa "il mio nome è Tony, agente Tony" mi anticipa e riprendo il filo del discorso "come faccio ad aiutarla se non ricordo nulla?" dopo aver tirato un lungo sospiro si prepara ad un lungo discorso mettendosi comodo sulla poltrona consigliandomi di fare lo stesso.
"Per adesso ti racconteró del perchè sono qui sperando di farti tornare in mente qualcosa... Ieri quando dei vicini piuttosto arrabbiati ci hanno chiamato pensavamo che fosse solo il solito caso di disturbo della quiete pubblica, invece al nostro arrivo abbiamo trovato quattro ragazzi riversi a terra con in mano delle bottiglie di vodka, uno di quelli eri tu, invece nel bagno del piano superiore c'era una ragazza con la nausea, vi abbiamo fatto subito portare in ospedale accompagnati da due agenti. Mentre controllavamo gli altri invitati presenti ci siamo accorti che mancava il tuo amico, e pensiamo che sia stato lui a ridurvi in questo stato, i vostri amici dicono che poteva avere tutti motivi validi per farlo..."
"No! Lui non lo avrebbe mai fatto! Si aveva dei buoni motivi, è vero ma non mi avrebbe mai coinvolto! LUI MI AMA!" lo interrompo bruscamente, le mie urla si propagano in tutto lo stabile, Tony mi guarda sconvolto dalla mia reazione, ritorna il mal di testa che si era placato durante la spiegazione.
"Bene, direi che per oggi basta..."
"No, mi dica un ultima cosa... Chi è il ragazzo di quelli che avete portato qui che è ... morto?"
"Cosa? Non sono stato informato su questo! E anche se lo sapessi non sarei tenuto a dirlo per la privacy"

Premo il pulsante delle emergenze.
Arriva la ragazza di prima.

"Buon giorno Katy!" dice Tony rivolgendosi all'infermiera che ricambia il saluto poi dice
"Allora qual'è l'emergenza qui?"
"Bhe volevo sapere chi era il paziente deceduto..." sono triste anche se dentro di me so che non puó essere Mario, poichè come ha detto l'agente lui non era con noi.
La ragazza chiede a Tony se puó rispondere alla mia domanda e lui acconsente.
"Devo dirti che il paziente che è deceduto in realtá è una paziente... Credo si chiamasse Jessica... No, era Jenny? Ah no! Scusa si chiamava Jane."

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Capitolo 14
*** Spazio dell'autrice ***


Spazio dell'autrice

Cari lettori e lettrici,
mi sento in dovere di sospendere la pubblicazione di questa storia. La causa sono le poche recensioni che non ricevo anche avendo esplicitamente scritto che desideravo riceverne qualcuna positiva o negativa. Quindi se volete sapere cosa succederà nel 10 capitolo vi conviene recensire. Quando riceverò almeno 5 recensioni pubblicherò il 10 capitolo. Mi dispiace arrivare a questo, saluti dalla vostra autrice.



Aggiornamento del 12/7/13

Anche se non ho ricevuto delle recensioni qui, ma le ho ricevute nella vita reale, continuerò a scrivere la storia. Nonostante ciò desidero ugualmente ricevere dei pareri! Ringrazio chi legge, chi ha messo la storia nelle ricordate, nelle preferite e nelle seguite inoltre ne approfitto per ringraziare di cuore crescentmoon494!


Piccoli estratti dal capitolo 10


.... Ben svegliato, hai dormito bene?" dice mentre mette a posto il letto "Dove sono e perchè mi ci hai portato?" "Non mi hai riconosciuto vero?" ride come se avessi dovuto riconoscerlo, si toglie il cappuccio, che nascondeva una massa di capelli neri e lisci si volta e mi fissa con due occhi azzurro cielo ....

....
"Finalmente ti sei svegliato!" dice con tono ironico "cosa mi è successo?" "Non ricordi nulla vero? Sará colpa ti tutto quell'alchool che hai bevuto ieri sera! Ci hai dato dentro eh?" ....

.... Passo le ore successive a fissare il soffitto cercando di ricordare qualcosa sulla scorsa notte. Niente il buio piú totale, è inutile piú cerco di ricordare piú mi fa male la testa. Meglio dormire un po, forse al mio risveglio mi ricorderó tutto e al mio fianco ci sará Mario a prendersi cura di me come io ho fatto con lui. Quando apro gli occhi sobbalzo, accanto a me c'è un poliziotto in divisa che legge una rivista di auto....

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Capitolo 15
*** Capitolo 11 - Una visita inaspettata ***


Capitolo 11 

 

Mario pov

Gli salto al collo è da molto tempo che non la vedevo.

“Fratellino!” urla con entusiasmo, stringendomi tra le sue braccia;
“Fratellino?” dice Soko rimanendo a bocca aperta dallo stupore;
“Oh non te lo avevo detto che avevo un fratello?” dice Maya rivolgendosi a Soko;
“Ehm... Si mi avevi detto che ne avevi uno, ma non pensavo fosse Mario!”
“Si, scusa ma non pensavo vi conosceste! Allora dimmi come vi siete conosciuti?” dice rivolgendosi a me;
“Ci conosciamo perché è il coinquilino di un mio amico, e voi come mai vi conoscete?”
“Ci siamo conosciuti in una chat di un videogioco on line” dice sfoggiando un sorriso angelico che illuminerebbe una stanza buia;
“Vedo che non sei cambiata per niente sorellina!” ricambio il sorriso;
“Però ora che ne dite se ci trasferiamo in sala piuttosto che stare qui nel corridoio?” dice Soko andando verso la sala e lasciandosi sprofondare nel morbido divano in pelle nera, Maya prende posto accanto a lui e io mi accomodo su un enorme poltrona.

Parliamo del più e del meno e di cosa fosse accaduto negli anni in cui Maya si è trasferita in Norvegia per continuare gli studi.
Racconta che è tornata perché ha saputo che papà sarebbe tornato a casa e vedere tutta la famiglia unita (ma credo che non sappia della mia fuga da casa).
Dopo dei brevi attimi di silenzio in cui Soko ci offre degli stuzzichini al formaggio, sembra che Maya ha un illuminazione e esclama:

“Jane! Allora fratellino lei come sta? Siete ancora buoni amici? E la scuola, come va?”
“Non pronunciare il suo nome” dico in modo acido scandendo ogni parola che esce dalla mia bocca
“Come? Perché non vuoi parlare di Jane? Eravate così amici, praticamente inseparabili! Cos’è successo?” dice incuriosita e realmente preoccupata;
“Non voglio parlarne, non voglio più sentire parlare di lei! Per me è come se fosse morta!” 

Gli urlo contro, non ho mai urlato contro di lei neanche quando eravamo piccoli, incomincio a singhiozzare con la nostalgia di quei bei tempi dove ero un ragazzo normale come tutti gli altri... Maya mi guarda allibita per la mia reazione, poi mi si avvicina e mi abbraccia affettuosamente come solo una sorella sa fare. Mi calmo sorseggiando del te fresco portatomi da Soko. Lo ringrazio e vado verso la sua camera, senza dire nient’altro. Appoggio la tazza sul comodino accanto al letto e mi sdraio su quest’ultimo, i ricordi di una vita felice precedente a questa si prendo a pugni nella mia testa con quelli infelici della mia vita attuale, e così ancora più confuso di come quando mi sono svegliato nella stessa camera in cui mi trovo ora, mi addormento senza badare a quello che succede al di fuori della stanza.

Soko pov

“Come mai non vuole più parlare di Jane? Non capisco” mi chiede Maya preoccupata
“Quindi non... non sai nulla?” chiedo stupito, d’altronde è sua sorella! Dovrebbe sapere più di tutti e invece a quanto pare non sa niente...
“No credo che sono stata via il tempo necessario per far accadere l'impossibile e l’inimmaginabile! Tu puoi dirmi cosa è successo?” dice afflitta chiedendomi aiuto
“Certo però non so tanto!” mi rattristo perché so che non posso aiutarla più di tanto, riprendo il mio discorso “Per quanto tempo sei stata via?”
“Due anni e due mesi circa credo” dice fissando il pavimento e mi fa cenno con la mano di proseguire il discorso
“Anche se lo conosco solo da un anno, so che prima che mi trasferissi qui si è dichiarato pubblicamente e quando sono venuti a saperlo a scuola, tutti compresa Jane hanno cominciato a prenderlo di mira... E ora che era felice visto che si era fidanzato con il mio coinquilino, Jane ha fatto in modo che si lasciassero... Bhe questo è tutto quello che so! Non so spiegare il perché lo abbia fatto, ma ci sarà una ragione no?”
“Il mio fratellino, gay? No, non ci credo... Quando? Come? Credevo che a lui piacesse Jane! Insomma sono sempre stati amici, dove andava uno l’altro lo seguiva e ora si odiano a morte?” sospira, mi chiedo se lei davvero non ne sapesse nulla.

A quanto pare Jane prima di diventare così aveva un cuore ed era persino amica di Mario! Mi chiedo se tutto quello che ha fatto non fosse solo per gelosia nei suoi confronti, non voglio indagare sul passato di Jane, ma per aiutare Mario e Maya devo sapere come tutto ha avuto inizio. Maya incomincia a piangere dalla disperazione, forse le troppe cose che sono emerse l’hanno scossa... Gli porgo anche a lei una tazza di te verde, lo beve tutto di un fiato e mi ringrazia. La lascio in sala da sola mentre vado a controllare se Mario si è tranquillizzato. Appoggio un orecchio alla porta, non sentendo alcun rumore la apro lentamente e sbircio al suo interno. È seduto per terra con le ginocchia portate al petto e lo sguardo perso nella tazza vuota appoggiata davanti a sé. Entro con cautela e mi siedo di fianco a lui.

“Ti sei calmato?” chiedo appoggiandogli un braccio sulla spalla, lui annuisce continuando a fissare il fondo della tazza ormai vuota
“Vuoi venire con noi di là a spiegarci perché non vuoi parlare di lei?”
“No, parlerò di lei solo se sarò ubriaco fino al midollo!” risponde quasi divertito
“Ho giusto giusto una bottiglia di liquore in dispensa...” dico con un sorriso malizioso stampato in volto, mi fulmina con lo sguardo ma capisce che scherzo quindi ci alziamo e ritorniamo in cucina dove anche Maya si è ripresa e subito rivolgendosi a suo fratello dice:
“Da quando ti piacciono i ragazzi?”
“Non lo so di preciso, ma forse è stato quando lei mi ha presentato un suo amico, di cui all’epoca ero molto geloso! Ora però possiamo non parlare più del passato?” dice e subito sul suo viso appare un’espressione triste, così accendo la televisione su un programma divertente per distrarlo e subito si rallegra.

Di solito quando incappo in uno di quei programmi cambio subito canale perché non mi interessano oppure li considero troppo idioti, ma vederlo in compagnia è molto più divertente. Non mi capita molto spesso di invitare o di avere amici a casa oltre a Dean, e ora che so che non è male penso che inviterò più spesso degli amici. A sera inoltrata Maya si è appisolata sulla mia spalla e anche Mario si è addormentato sul pavimento, mi scosto lentamente per non farla svegliare, ma al mio minimo movimento lei si sveglia, guarda l’orologio appeso alla parete che segna le undici passate e si alza di scatto. Mi saluta con un bacio sulla guancia e mi dice di salutare da parte sua Mario appena si sarà svegliato, la saluto mentre le mie guance riprendono il loro colore rosa dato che erano diventate rosse dopo quel bacio e la vedo sparire dietro la porta d’entrata. Mi alzo dal divano e mi avvicino a Mario, lo chiamo per svegliarlo ma non succede nulla. A quel punto lo prendo in braccio e lo porto in camera stando attento a non fargli picchiare la testa da qualche parte, una volta raggiunta la camera lo poso sul letto e lo copro con la coperta, gli do un bacio sulla fronte come farebbe una mamma affettuosa al figlio ed esco dalla stanza.

Mario pov

Prima di addormentarmi Maya stava dormendo appoggiata alla spalla di Soko, chissà se c’è qualcosa tra di loro...
Ad un tratto sento una porta sbattere e sussulto, socchiudo gli occhi e tra le palpebre intravedo Soko che si avvicina e mi prende in braccio dopo aver provato a svegliarmi completamente. Sbatto il gomito contro la porta mentre entriamo nella sua stanza, dove mi posa con cautela sul letto coprendomi con la soffice coperta. Poi sento le sue labbra calde appoggiarsi delicatamente sulla mia fronte e successivamente la porta si chiude dietro le sue spalle.
Così mi addormento sentendo le voci della televisione nella stanza accanto.

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Capitolo 16
*** Capitolo 12 - Barriere ***


Capitolo 12


*Tre anni dopo*

Eccomi davanti all'enorme e gelido cancello della prigione.
È da ormai tanti anni che non lo vedo, ma so che se mi ritrovassi faccia a faccia con lui lo riconoscerei di sicuro.
Dopo quella festa eravamo riusciti a perdonare i nostri errori e quelli degli altri, ma non ho il coraggio di oltrepassare la soglia di quel cancello, c'è qualcosa che mi impedisce di farlo.
Quindi faccio per ritornare in macchina dove mi aspetta Soko per ritornare a casa.

"Prima o poi riuscirai a entrare da quel maledetto cancello?"
"Non lo so, muoio dalla voglia di vederlo ma una parte di me ha paura di vedere il suo cambiamento dopo così tanti anni!"
"Ti assicuro che non è cambiato, ogni volta che sono venuto a trovarlo e ci capitava di parlare di te, lui mi faceva intendere che dopo tutto quello che provava non è cambiato per niente!"
"Forse hai ragione, ma comunque oggi non me la sento di entrare, accompagnami a casa per favore!"

Soko accende il motore e si avvia verso casa, mentre io dallo specchietto retrovisore vedo il grande cancello rimpicciolirsi fino a sparire del tutto dopo aver girato l'angolo.

***

Perché non arriva?
Ormai dovrebbe essere già qui da un pezzo!
Oh eccolo!
Mi avvicino al vetro e lui si siede davanti a me.

"Scusa se sono in ritardo, ma non è riuscito ad entrare e l'ho dovuto riaccompagnare a casa!"
"Bhe almeno questa volta è riuscito a salire in macchina ed arrivare fino al cancello!" ridiamo, ma non riesco a nascondere la tristezza nei miei occhi, perché so che lui muore dalla voglia di vederlo e quando ci riuscirà anche se sarà ostacolato da un vetro, che li dividerà per l'ennesima volta, gli salterà al collo dalla felicità.

Parliamo del più e del meno ogni volta che vengo a trovarlo e ogni volta ha sempre una nuova storia da raccontarmi di quando era piccolo, come quando gli anziani ti raccontano dei vecchi aneddoti della loro infanzia e te lì raccontano con la nostalgia negli occhi consapevoli che quei tempi non torneranno indietro. Per lui credo sia meglio non pensare agli avvenimenti più recenti altrimenti cadrebbe in una depressione tale da cui neanche un camion carico di fragole riuscirebbe a distogliere i suoi pensieri dal passato.
Però chissà come mai in qualche modo finiamo sempre per parlare di lui, introducendo il discorso con la tipica frase "a lui piaceva..." accompagnata da singhiozzi e lacrimucce qua e là.
Finito il tempo massimo concesso per le visite lui ritorna alla sua cella fredda non solo perché in questi giorni fa molto freddo, ma anche perché non c'è nessuno che vuole dividerla con lui; mentre io ritorno a casa cercando di convincere il confuso ad entrare con me la prossima volta che verrò a trovarlo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 13 - Rientro a casa ***


Capitolo 13 
Dean POV
Sono combattuto nella mia stanza di ospedale, da quando mi hanno detto che Jane è morta non ho altro che emozioni contrastanti: sono felice perché così non ci tormenterà più, ma sono triste in quanto era comunque una mia amica.... e anche se l'ho utilizzata per arrivare a Mario non mi pento delle mie azioni. Entra nella stanza Katy ormai come di routine durante questa mia settimana di permanenza. Mi aiuta a preparare i borsoni. Esco... Finalmente potrò tornare nella mia tranquilla e spensierata casa... so di certo che non avrò alcuna possibilità di rivederlo né di potergli parlare dopo quello che è accaduto. Esco dalla stanza e salutandola ringrazio Katy per avermi fatto compagnia, fuori dall'ospedale c'è un taxi ad aspettarmi. Carico le borse aiutato dall'autista e salgo indicandogli la destinazione, quando arrivo sotto alla palazzina e citofono al mio appartamento. Mi ricordo che non andava quindi raccolgo dei sassolini nella mano sinistra e prendo la mira verso la finestra del secondo piano, sperando che la memoria non mi inganni... il punto è che non è stata la memoria ad ingannarmi ma la mira, perché il sassolino (che in realtà era più grande di un normale sassolino) ha preso in fronte la signora del piano sottostante al mio appartamento. Tra le urla imprecanti della signora che spingono i vicini ad affacciarsi ai loro balconi per impicciarsi negli affari altrui, io mi nascondo sotto al portico per evitare gli insulti della signora. In quel preciso istante, fortunatamente, dal portone esce Soko che appena mi vede mi abbraccia e saluta chiedendomi come sto, saliamo le scale fino a raggiungere il nostro appartamento. Entro e mi dirigo subito verso la mia camera per abbandonare i borsoni che mi aveva portato Soko con all'interno il necessario per le settimane di recupero, ormai trascorse.
"Allora... Hai trovato Mario?"
"No, non so dove sia... Lo avevo trovato nella hall dell'albergo dei miei e l'ho portato qui, ma non sapevo che fosse ricercato finché non me lo hai detto tu!"
"È ancora qui?"
"No, se né andato dopo che suo padre è stato qui, e di lui non ho saputo più nulla."
"Devo trovarlo! Quanto può essere andato lontano?"
"Non ti preoccupare lo troveremo prima che lo facciano loro!" mi appoggia una mano sulla spalla contraccambio con un sorriso e lo saluto avvisandolo che sarei andato a riposare.
Entro nella stanza e mi butto sul letto morbido e mi avvolgo nelle coperte, sentendomi osservato cado in un sonno senza sogni.
 
Soko POV
Sussulto appena vedo Dean che entra nella mia stanza e non nella sua mettendosi comodo e infine addormentandosi. Vedo Mario ancora pietrificato dall’accaduto.
"Spero non mi abbia visto!"
"E anche se fosse? Non volevi mica rivederlo e chiarire quello che era successo?"
"Ormai è una vecchia storia, e anche se volessi chiarire sarebbe solo un altro punto di scontro tra di noi..."
"Non dirlo neanche, ti sta cercando perché ci tiene a te! Hai sentito vero? La polizia ti sta cercando ovunque e non solo, anche i tuoi ti stanno cercando più tua madre e tua sorella che tuo padre, ma comunque sono preoccupate!”
"Perché la polizia si preoccupa tanto di cercare un ragazzo? Non ci sono problemi maggiori da seguire che il mio?”
"Mario... Sai non ti stanno cercando perché sei scappato di casa, ma perché sei sospettato di omicidio..."
"E chi avrei ucciso?"
"Jane, secondo la polizia e dei testimoni avevi tutti i motivi per farlo e te ne sei andato nel bel mezzo della festa e mi è giunta voce che l'ora della morte coincide con quella in cui te ne sei andato, quindi secondo la polizia sei il maggior sospettato..."
"Molto bene! Quindi sono costretto a stare qui?"
"Se non vuoi, puoi anche andartene ma se stai qui o te ne vai sappi che sarai comunque in pericolo"
“Non l'ho uccisa io! E poi dopo che me ne sono andato... mi ha riportato a casa a mio padre, con cui ho litigato..."
"Se tuo padre testimoniasse a tuo favore, saresti scagionato e non andresti in prigione per un crimine che non hai compiuto! D'altronde un briciolo di amore paterno lo deve avere da qualche parte!"
"Sì ma pochissimo... e di sicuro non lo riserverebbe per il suo figlio degenere di cui non gli importa nulla, ma lo riserverebbe per la sua adorata figliola! In questo momento non mi starà neanche cercando..."
"Sono d'accordo con te sul fatto che tuo padre è molto severo e che ti tratta male, ma è comunque tuo padre!"
"Allora non lo conosci bene come me..."
Ci avvolgono attimi di silenzio interminabili, fino a quando Dean non incomincia a rigirarsi nel letto. Per fortuna non si sveglia.
Cambiamo stanza per paura che si svegli e consiglio a Mario di andare dai miei genitori in albergo poiché è troppo rischioso che venga scoperto da Dean. Decide che è meglio andarci subito, mi saluta e se ne va. Lo vedo dalla finestra che si avvia verso l'hotel e di lui non ebbi più sue notizie.

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Capitolo 18
*** Capitolo 14 - Lettere ***


Cap 14

Ero comodamente sdraiato sul divano quando Soko varcò la soglia di casa esortando con un: "Ehilà Dean, c'è posta per te!" a quel punto mi aspetto di vedere Maria de Filippi che spunta dietro le sue spalle che incomincia a farmi domande sul mio passato, ma per fortuna non accade nulla del genere, al contrario Soko mi porge una lettera. È la prima che ricevo questo mese anche se sul comodino ce ne sono altre simili, ma credo sia la stessa persona che me le manda... Apro la busta estraendo il foglio al suo interno piegato con cura e comincio a leggere mentalmente quella grafia curata e limpida che mi ricorda un volto famigliare.

 

"Caro Dean,

mi manchi tantissimo... Da quando sono in gabbia come un animale, non faccio nient'atro che pensare a te. Però non riesco a capire perché tu non voglia venire a trovarmi, se è per il motivo per cui sono qui dentro ti chiedo ancora scusa, ma ti prego non voglio passare i prossimi mesi qua dentro senza vederti o sentire la tua voce! Per adesso l'unica mia consolazione è poterti scrivere e sperare che tu riceva queste lettere, che ti saranno consegnate da Soko. L'unico che fino ad ora mi è venuto a trovare regolarmente (almeno c'è qualcuno che mi crede ancora!). Oggi con lui ho parlato di quando siamo andati in campeggio, ti ricordi? Ero ancora un fuggitivo quando ci siamo andati... Una sera abbiamo preso la macchina, abbiamo caricato due tende e lo stretto necessario, siamo passati a prendere mia sorella e subito dopo eravamo già partiti. Dopo un viaggio tra risate, scherzi, pisolini e cambi di autisti. Arriviamo a destinazione piantiamo le tende ai piedi di una collinetta, dopo qualche minuto gli si illuminò una lampadina nella testa di mia sorella che propose una gara: chi arrivava per primo in cima alla collina aveva il privilegio di dormire nella tenda dei vincitori (anche se le due tende sono perfettamente identiche) con chi si voleva. Accettammo con entusiasmo la sfida e ci allineammo tutti e quattro ai piedi della collina e quando Maya da il VIA incominciamo a correre come dannati per raggiungere la desiderata cima e annessa vittoria. Inizialmente era in testa lei poi ho recuperato, ho tenuto duro finché potevo poi ho visto Soko che mi superava e allungava la distanza avvicinandosi sempre di più a Maya, ho dovuto raccogliere tutte le mie energie e ricorrere alle mie segrete scorte di ossigeno che riservo per le poche occasioni in cui mi serve una spinta in più. Corro, corro finché non lo supero, per stanchezza lui rallenta e per me non è più un problema ora il mio obiettivo è vincere. Continuo a correre non ho più aria nei polmoni le gambe continuano a correre in automatico si fermano solo quando raggiungo la cima, ero così preso a correre che non mi sono accorto di essere arrivato nello stesso momento di mia sorella.

"Non avevo previsto un pareggio... E bravo il mio fratellino"

"Quindi ora che si fa?"

"Visto che abbiamo vinto dormiremo nella stessa tenda!"

Poi dopo aver scelto quale sarà la tenda dei vincitori, a Maya viene un'altra idea luminosa.

"Potremo fare che ogni giorno che staremo qui faremo una gara per decidere chi dormirà con chi, così nessuno sarà scontento! La prossima volta quando capiterà una situazione di pareggio i due si sfideranno a vicenda, siamo tuti d'accordo?" annuimmo all'unisono pensando cosa ci riserverà la mente malata (in senso buono) di mia sorella per l'indomani.

Sentiamo delle risate provenire dal lato opposto della collina da cui eravamo saliti, decidiamo di andare a dare un'occhiata da più vicino ci nascondiamo dietro ad un cespuglio e osserviamo. C'erano un gruppo di ragazzi che si sparavano con dei fucili e serbavano divertirsi come matti, quando ad un certo punto qualcosa mi colpisce la gamba... La tocco e dirigo il mio sguardo sulla mano, non sentivo dolore infatti quello che vidi fu vernice verde!

"Voi dietro al cespuglio, uscite con le mani in alto o verrete ricoperti da vernice dalla testa ai piedi!"

Ci alzammo con le mani in alto e sfoggiando i nostri più scintillanti sorrisi (alla faccia della pelle vampiresca), ci avvicinammo ai ragazzi in fondo alla collina e ci presentammo. Ci invitarono a giocare con loro, venni colpito più volte finita la partita eravamo ricoperti di vernice dalla testa ai piedi. Sfiniti salutammo e ringraziammo i nostri nuovi amici e risalimmo la collina a caproni, raggiungemmo nuovamente la cima e ci addormentammo per la stanchezza, era stata la più bella giornata che io abbia passato durante la mia costante fuga. Apro gli occhi e davanti a me vedo un bellissimo spettacolo della natura, l'arco celeste solitamente oscurato dalla luce dei lampioni della città, lascia vedere ogni stella anche la più lontana e meno luminosa, passo in rassegna ogni costellazione come un professore fa l'appello dei suoi alunni riesco a trovare le più note dalla cintura di Orione alla stella polare per poi passare all'orsa e al suo piccolo. Non riesco a riprendere sonno, sento dei passi e poi vedo un ombra alle mie spalle. È Sam, uno dei ragazzi che avevamo conosciuto poco fa "Avete deciso di accamparvi fuori?" "Ahahah no, mi sa che ci siamo addormentati qui da quanto eravamo stanchi!"

"Incomincia a far freddo, non è meglio se lì svegliamo così andate a dormire nelle tende?"

"Non ci conviene per la nostra sicurezza  sono molto irritabili se lì svegliamo ora!"

"Allora che facciamo? Non potete stare qui, vi congelereste... E se lì portassimo noi alle tende?"

"A meno che tu non abbia una carriola come pensi di portarli fino alle tende?"

"Ahahah no non ho una carriola!"

"Allora come facciamo?"

"Lì portiamo in braccio?"

"Non è male come idea... Visto che sei più robusto di me puoi portare mia sorella e io porterò Soko, visto che è il più leggero"

"E Dean? Lo lasciamo qua sulla collina?"

"Non riesco a prenderlo in braccio quando è sveglio pensa se lo prendo in braccio ora mi schiaccia a terra!"

"Allora lo porterò io..."

Mi caricai Soko sulle spalle a mo' di koala e Sam fece lo stesso sono Dean poi prese in braccio Maya. Incominciammo la discesa che risultò molto più semplice di quanto mi aspettavo... Arrivati alle tende metto Soko dentro la seconda, quella più vicina al fuoco e Dean nella sua stessa tenda (per rispettare il patto della sfida) quindi in quella più vicina alla collina faccio entrare Mary che si era svegliata durante la discesa. Salutai Sam anche sapendo che doveva affrontare di nuovo quella salita, ma pugnalato dai sensi di colpa gli offro una tenda che avevo portato in più in caso di emergenza, solo dopo che fu entrato riuscì a dormire in pace. Un urlo squarcia il silenzio della notte, mi precipito all’esterno cercando di capire da dove provenisse... Intuisco che proviene dall’altra parte della collina, così incomincio ancora a correre per l'ennesima volta. Raggiungo i nostri nuovi amici sperando che non ci sia un corpo insanguinato a terra. Per mia fortuna non fu così, ma Sara era piuttosto sconvolta e in lacrime.

"È sparito! Non riusciamo a trovarlo da nessuna parte! Aiutateci, vi prego!"

"Calmati. Cosa, non trovate più?"

"Hai presente il nostro amico? Sam. È andato a fare due passi e non è più tornato!"

"Stai calma, non ti preoccupare! So io dov'è..."

"Lo hai portato via tu? Maniaco!"

"Calmati Sara, calmati non è stato lui!"

"Visto? Sta bene! C'era bisogno di darmi del maniaco?"

"Oh Sam!" *gli salta al collo, quasi facendolo cadere*

"Scusa se ti ho dato del maniaco..."

"Ormai mi chiamano in molti modi peggiori!" in quel momento ricevetti una gomitata in un fianco, eri tu che in confronto ai dormiglioni dei nostri amici ti eri accorto del casino e eri venuto a controllare, spiegai cosa era successo tralasciando qualche dettaglio insignificante. Subito dopo calmati gli animi ognuno torna alla sua tenda e torna a dormire, sperando in un proseguimento sereno della nottata. Credo non mi serva raccontarti altro di quella sera, perché per me è scritta con un pennarello indelebile nella mia mente e credo anche nella tua. Concludo augurandoti un buon giorno se stai leggendo questa lettera di mattina e augurandoti la buona notte se è notte e stai per coricarti. Saluta Soko e se la vedi anche mia sorella.

Ciao, Mario"

 

Ripiego la lettera e l'appoggio sul mobile insieme alle altre. È un peccato non ricordarsi nulla di quello che si ha fatto, lui sembra davvero un bravo ragazzo e mi piacerebbe capire com'era il nostro legame, forse solo lui potrà rispondere alle mille domande che ho in testa come: Dove se né andato il mio ragazzo e perché mi ha lasciato? Vorrei davvero saperlo, a detta di Soko mi ha lasciato perché l'ho tradito, ma dentro di me so che non lo avrei mai fatto soprattutto con un ragazzo così. Mi preparo, prendo uno dei miei libri preferiti e mi dirigo verso il parco della nuova città. Qui l'aria è più pulita e meno inquinata, prendo una grande boccata d'aria e m’incammino verso un vecchio olmo al centro del parco, mi siedo vicino ad esso e appoggio la schiena contro la sua corteccia frastagliata e in parte ricoperta da soffice e verde muschio. Riprendo a leggere da dove lo avevo lasciato l'ultima volta, immedesimandomi nella trama e nei personaggi che la tessono come un ragno tesse la propria tela, indosso la tuta da sub e m’immergo sempre più a fondo senza rendermi conto delle persone che passano e del tempo che scorre come un ruscello. Quando distolgo gli occhi dal libro, il sole ha già ceduto il posto alla luna e i lampioni del parco lo illuminano ponendolo sotto una luce diversa dalla solita. Metto il segnalibro all'inizio del capitolo e chiudo il libro.

 

Controllo il display del telefono: ancora nessuna chiamata o messaggio, chissà dove si sarà cacciato questa volta, sicuramente è andato ancora in quel maledetto parco... Gli avevo proposto di trasferirsi di nuovo, ma lui mi rispose che non è sempre la soluzione adatta ad ogni problema che ci si presenta davanti e ha ragione perché i problemi sono tornati nuovamente. Sta lottando per ricordare gli ultimi anni, che per molti sono stati come grandi terremoti e non ne vuole sapere di essere aiutato perché è diventato diffidente anche di se stesso. Quello che si ricorda e che posso confermare a lui non sembra vero che sia accaduto, e cerca di riformulare il tutto comprese le cause e azioni degli altri. Si isola e non parla con nessuno, passa la maggior parte del tempo a leggere in quel parco dove non dovrebbe tornare. Solo io so il perché, non ho ancora avuto il coraggio di dirglielo, sarà una cosa banale ma ogni volta che ci provo mi blocco completamente, forse sarà perché quel parco è più importante per me che per lui...

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Capitolo 19
*** Capitolo 14 - Lettere 2 ***


Cap 14 - BONUS (?)

* Dean pov *

Ero comodamente sdraiato sul divano quando Soko varcò la soglia di casa esortando con un:

"Ehilà Dean, c'è posta per te!" a quel punto mi aspetto di vedere Maria de Filippi che spunta dietro le sue spalle che incomincia a farmi domande sul mio passato, ma per fortuna non accade nulla del genere, al contrario Soko mi porge una lettera.

È la prima che ricevo questo mese anche se sul comodino ce ne sono altre simili, ma credo sia la stessa persona che me le manda... Apro la busta estraendo il foglio al suo interno piegato con cura e comincio a leggere mentalmente quella grafia curata e limpida che mi ricorda un volto famigliare.

«Caro Dean,

oggi ho visto Soko e mi ha detto che stavi riuscendo ad entrare con lui, ma qualcosa ti ha bloccato... Vorrei sapere cosa fosse e risolvere questo problema per poterti riabbracciare. Mi mancano i tuoi abbracci, le tue coccole durante un film proiettato nella grande sala di un cinema incurante della gente che ci sta attorno e il tuo sguardo... Oh quanto mi manca perdermi nel blu intenso dei tuoi occhi.

Chissà come mai ogni volta che ricevo la visita di Soko finiamo sempre per parlare di te, ma parliamo inoltre di come anche in carcere io venga puntualmente preso di mira o anche del mio compagno di cella, che cambio spesso, poiché viene  rilasciato o chiede di cambiare cella perché non vuole stare nella stessa mia.

A pranzo sono isolato,confinato vicino ai cestini dell'immondizia come se io fossi uno di essi, credo che l'unico posto in cui posso stare al sicuro sia la mia cella umida nei giorni di pioggia e rovente come la sabbia sotto i piedi in estate.

Ah la sabbia!

Ti ricordi quella volta che siamo andati in spiaggia?

Avevamo deciso di prendere l'aereo per andare al mare per qualche giorno, tu non avevi mai preso l'aereo, quindi eri agitato e così ti dissi:

"Guarda il lato positivo, ci sono degli stuart carinissimi!" tu mi tirasti un lieve buffetto sulla spalla e facemmo il check-in, di conseguenza ci fecero salire sull'aereo. Appena seduti ti feci notare un ragazzo in divisa che poco dopo si avvicinò a noi chiedendoci se gradivamo qualcosa da consumare durante il viaggio e anche lui nota la tua preoccupazione, con uno sguardo malizioso ti chiese che se avevi bisogno di qualsiasi cosa lui sarebbe stato lì, ti ricordi cosa gli risposi?

Gli dicessi che l'unica cosa di cui avevi bisogno ero io.

Così da quel momento fino all'atterraggio ti tenni la mano anche se ti eri addormentato.

Quando il comandante annunciò l'arrivo a destinazione ti diedi un bacio sulla guancia e tu voltandoti di scatto lo convertii in un dolce bacio sulle labbra interrotto da un'hostess invadente che ci fece scendere dalla aereo.

Dopo aver ritirato i bagagli ci dirigemmo verso l'uscita, dove Soko e Maya ci stavamo aspettando per andare nell'appartamento che avevamo affittato. Era grande con una piccola cucina, due lussuose camere da letto e una sala con un'enorme finestra che dava accesso al balcone da dove si godeva di una vista magnifica del mare.

Appena entrati mi fiondai sul balcone per assaporare il sapore della salsedine e mi ricordo che, con gli occhi che brillavano ti chiesi se uno di quei giorni ci saremmo andati, "Vedremo" mi dissi, ma sapevo con certezza che mi ci avresti portato. Eravamo stanchi quindi chiedemmo a Soko quale delle due stanze era la nostra, ce la indicò e appena mi affacciai  dalla porta notai che all'interno vi era un letto matrimoniale.

"È... È... È uno scherzo vero?" dissi, tu mi risposi con un semplice e spontaneo:

"Perché non ti piace l'idea di dormire nello stesso letto?" io arrosii imbarazzato, poi ti aiutai a portare in stanza le valigie. Preparammo il pranzo e dopo aver mangiato la nostra insalata improvvisata a base di carne pesce e niente insalata, ci buttammo stanchi morti sul divano tra le braccia di Morfeo che ci scortava nel mondo dei sogni.

Non ci svegliammo fino al giorno seguente, stuzzicati dal dolce profumo dei muffin, non siamo mai riusciti a capire chi lì avesse fatti ma di una cosa sono certo: erano squisiti. Bhe direi che per oggi basta con i ricordi...

È arrivato il momento di dirti perché hai bisogno di ricordare...» l'inchiostro nell'ultima frase incomincia a sbiadirsi fino a diventare invisibile, resto confuso ancora sdraiato su quel divano ponendomi un sacco di domande.

*Spazio Autrice*

Ohayoo, Cari lettori :3

Di recente ho trovato questa versione del capitolo 14, spero vi piacerà quanto l'altro e cos'altro vi volevo dire? 

Ah si, grazie per leggere e votare e recensire.

Ci vediamo! :D

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Capitolo 20
*** Capitolo 15 - Tra fughe e flashback ***


Capitolo 15


Rientro a casa salendo molto lentamente le scale, la porta socchiusa e le luci spente mi fanno pensare che è in arrivo una bella predica... Sbuffo e apro la porta senza provocare quei fastidiosi cigolii. Sorpasso il corridoio d'entrata e raggiungo la cucina, appoggio il libro e le chiavi sulla penisola apro il frigo e improvviso una cenetta veloce.

Mangio come se fossi un ladro nella mia stessa casa, poi apro la dispensa prendo qualcosa e la appoggio vicino alle chiavi.

Entro in stanza e prendo un borsone già pronto all'armadio, prendo anche tutti i soldi che Soko aveva guadagnato questo e i due mesi scorsi con il suo lavoro proficuo quindi non avrebbe avuto nessun problema a riguadagnarli, guardo per l'ultima volta il soffitto con le travi in legno e le pareti con pietre a vista. Entro nella stanza di Soko prendo un post-it verde come i suoi occhi, verde come la speranza che c'è in me di ricordare tutto, verde come il semaforo che mi lascio alle spalle allontanandomi da chi so che mi mente e che mi nasconde una verità con la menzogna...

Tiro fuori un bigliettino con su scritto un indirizzo che avevo trovato nei pantaloni di Soko mentre li stavo per mettere in lavatrice, lo consegno all'autista del taxi, non mi importa la distanza che avrei percorso o quanto avrei dovuto pagare l'autista tanto meno quanto ci avrei messo, ovunque io fossi andato sapevo che in quel posto avrei trovato qualcosa o qualcuno che mi aiutasse a ricordare. La strada percorsa era tanta e altrettanto lo era quella che mi aspettava da percorrere quindi l'autista mi consigliò di riposare e così feci. 

***\ un po' di tempo indeterminato dopo /***

L'auto si ferma, apro gli occhi e vengo accecato dal sole che penetra da una fessura tra le tendine parasole, scendo dal veicolo  i miei piedi nudi toccano un soffice tappeto di cuscini che si disperde a vista d'occhio. Man mano che vado avanti il colore del cielo varia le sue sfumature e dal terreno nascono grandi alberi, su ognuno di essi non crescono frutti ma pellicole, le più vicine raffigurano i miei ricordi più limpidi e vivi, mi avvicino ad uno di essi...

*  inizio flashback  * 

Ero seduto fuori dall'ufficio del rospo a testa bassa, con le braccia incrociate piene di lividi e bruciature di sigaretta, il volto basso con lo sguardo fisso sul pavimento aspettando di essere chiamato dalla giraffa. Mi si avvicina una ragazzina della mia stessa età magra, pallida quasi cadaverica, con i capelli lunghi lisci e neri corvini, mi chiede se il posto accanto al mio è libero: si accomoda sulla poltrona accanto a me. Passa il suo dito scheletrico sulle mie bruciature, faccio una smorfia per il dolore, mi chiede come me le sono fatte, non rispondo, non è tenuta a saperlo. Resta a fissare il pavimento fino a quando la giraffa mi fa segno di entrare nello studio del rospo, la ragazza mi porge un sorriso e io oltrepasso la porta dello studio.

Dall'altra parte della scrivania in legno tirata a lucido, seduto su una poltrona in pelle vi è il rospo, un signore sulla sessantina stempiato e con due occhi sporgenti e quasi vitrei che anche non guardandoli direttamente mettono in soggezione ogni paziente... Mi accomodo sulla sedia rigida davanti alla scrivania, e aspetto che il rospo inizi la solita tortura, riempiendo completamente la mia testa di domande a cui pretende risposte.

"Chi è stato a farti tutti quei segni Dean, sei stato tu?" 

-No, come cavolo avrei fatto a farmeli da solo!- 

"Rispondimi, voglio aiutarti!" 

-Ah davvero? Mi ricordo ce l'ultima volta che mi è uscita dalla bocca una rara vicenda negativa accaduta con mia madre, mi hanno allontanato da lei e ora sono costretto a vivere con quello st****o di mio padre, che la picchiava e gli urlava addosso quando era e non era ubriaco, e ora sono io a sopportare tutto questo addosso!- 

"Va bene, se non vuoi parlarne, va bene ci vorrà del tempo perché tu ti riprenda completamente e ne parli con qualcuno..." 

-Finalmente l'ha capito il rospo!- 

"Torna pure a casa almeno sarai al sicuro!" 

-Certo come no... Sicuro come essere in mezzo ad una sparatoria! E lo dice anche in tono rassicurante...-


Mi alzo e esco senza salutare. Vedo la ragazzina ancora seduta allo stesso posto di prima. Mi vado a risedere affianco a lei e porgo la mia mano verso di lei attendendo che la stringa, sento sfiorarla ma non sento nessuna stretta, è talmente debole che non ci riesce.

D:"Che hai fatto per essere qui?"

J:"Sono troppo magra, tu?"

D:"Io niente, è mio padre quello che dovrebbe essere qui..." sospiro

J:"Si risolverà tutto ma devi collaborare, con chi ti vuole aiutare, ho sentito solo il dottore parlare... Questi muri sono meno spessi di un foglio di pellicola trasparente! Scusa se ho origliato ma non lo volevo fare..."

D:"No niente non ti preoccupare! Ora devo andare si è fatto tardi... Ciao" lei ricambia il saluto e poco dopo anche lei è chiamata per entrare nello studio. Io mi preparo per sopportare un altro ritorno traumatico nella mia casa (traumatico nel senso che mi procurerà altre ferite e visite in ospedale). Arrivo a casa, il silenzio mi avvolge come la coperta del letto trasandato e malridotto in cui sono costretto a dormire...

*  fine flashback  *

Mi allontano dall'albero rimanendo un po’ stordito, mi sento stanco ogni ricordo o momento che visualizzo nella mia mente mi rende stanco sempre di più, sempre di più fino ad addormentarmi...

Mi ritrovo avvolto in un sacco a pelo con la schiena appoggiata al fianco del taxi e l'autista mi informa che ho perso i sensi e sono svenuto, sarà perché in questo periodo non ho mangiato molto, ma non mi importa più di tanto. Pago l'autista così cortese da non avermi abbandonato in mezzo alla strada e cerco di focalizzare dove mi trovo. In fondo alla strada che mi si apre davanti c’è un enorme hotel lussuoso, mi incammino verso di esso fino a raggiungerlo. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 16 - Delitti e Incontri ***


Capitolo 16

 

Apro gli occhi, mi sveglio nella stessa posizione in cui mi ero addormentato accanto ad una ragazza col volto più bello di mille raggi di sole. La sveglio accarezzandogli dolcemente la guancia e poi dandogli un bacio sulla stessa. Chiamo la reception dell’hotel e faccio portare in camera una colazione internazionale, per lei non baderei a spese per farla sentire una principessa. Mi vesto indossando una camicia e un paio di pantaloni costosi che mi sono stati regalati dai miei genitori. Lei con tutta la grazia e pigrizia di un bradipo si chiude nel bagno della suite e poco dopo bussano alla porta della camera. Apro la porta e faccio accomodare i camerieri che entrano nella stanza scortando i carrelli della colazione che poco dopo vengono subito svuotati fino a riempire tutta la superficie del tavolo in mogano posto in una stanza adiacente alla camera. Chiamo la ragazza invitandola a unirsi a me per la colazione, poi mi siedo al tavolo dando le spalle alla camera e aspetto Lucy. Aspetto... ma quanto ci mette a prepararsi quella ragazza? Io ho fame... Comincerò senza di lei... Metto sul mio piatto qualche waffle ai mirtilli e due muffin al cioccolato, che sono seguiti da due salsicce e una porzione di uova sbattute, seguite da un altro muffin (n.d.a  ma quanto mangia questo?) ma appena mando giù il boccone mi accorgo che è alle fragole, cavolo, io ho una grave allergia per le fragole! E così ecco che me ne vado ucciso da una fragola...

***

Finalmente quel tipo è crepato, non ne potevo più di fingere di essere Lucy!

Questa parrucca mi dava un fastidio allucinante, ma ne è valsa la pena...

Svesto il cadavere e scambio i miei vestiti con i suoi, ed esco indisturbato dalla stanza cancellando ogni mia traccia. Arrivato in portineria restituisco la chiave della stanza 313.

“Salve signore, passato bene il soggiorno nel nostro hotel?”

“Certamente, grazie Alfred”

“Si figuri! Ma... Mi scusi se mi impiccio nei suoi affari, ma non era in compagnia di una dolce signorina?”

“Ma no, Alfred che dici! Non è che hai alzato un po’ il gomito ultimamente?”

“Mi sarò confuso con qualcun altro allora, grazie per aver soggiornato qui da noi spero che ritorni molto presto.”

“Si vedrà, Arrivederci Alfred”

“Arrivederci, signore”

Oltrepasso l’enorme entrata, sfoggiando il mio sorriso più bello e falso come una principessa sfoggia il suo vestito durante una sera di gran galà, mi ritrovo nel cortile e ci manca poco che svengo appena vedo Dean entrare dall’enorme cancello in ferro battuto (n.d.a. ma in questo hotel è tutto enorme?). Abbasso lo sguardo e cerco di non incrociare il suo sguardo, anche perché mi riconoscerebbe subito... -Sono stato così stupido a non tenermi la parrucca!- Mi passa accanto ma sembra quasi non notarmi. Continuo per la mia via senza voltarmi finché non raggiugo la macchina che avevo parcheggiato poco lontano da li. Quando salgo tiro un lungo sospiro e poi metto in moto. La destinazione non è molto lontana, ma prima devo fermarmi in un altro posto prima di andare a fare la mia solita visita a Mario.

***

Mi avvicino al cancello di fero battuto dell’enorme hotel ed entro raggiungendo la reception, chiedo se hanno avuto come ospite un ragazzo alto con i capelli scuri, occhi verdi e tratti asiatici ma nulla... Esco sconfortato e davanti a me vedo in lontananza una struttura squadrata e grigia recintata. Mi avvicino spinto dalla curiosità, anche perché non avevo idea di cosa fosse. Arrivato lì leggo sulla targhetta accanto al portone che mi dice che la struttura al di là di quel muro è un carcere eppure quel posto, quel cancello mi sembrano così familiari... Qualcosa mi spinge ad entrare, ma non saprei cosa fare una volta dentro... Mi metto a camminare lungo il perimetro del muro in cemento finché non raggiungo una parte in cui c’è solo una recinzione metallica che fa vedere l’enorme campo sterrato dove i detenuti possono passare qualche ora all’aria aperta. Ma il mio sguardo si concentra su un detenuto in particolare, che non è in cortile, bensì in cella dietro le sbarre della finestra da dove riesce a vedere qualsiasi cosa... Il suo sguardo incrocia il mio e poco dopo me lo ritrovo davanti. Indietreggio allontanandomi dalla rete e sedendomi per terra sull’erba, lui fa lo stesso ma sedendosi sul terreno arido al di là della rete, che ci divide.

“Sei tu Dean?”

-E questo come fa a sapere come mi chiamo?-

“S-s-si, ma tu chi sei?”

“Come non ti ricordi? Sono Mario, il tuo ragazzo!”

A quel punto impallidii, finalmente la calligrafia di quelle lettere aveva un volto, ed era stupendo.

Finalmente incontravo una persona che mi avrebbe potuto aiutare a illuminare l’oscurità nella mia testa.

Allungai una mano verso la rete, lui fece lo stesso per raggiungerla ma appena toccò la rete un rumore assordante si propagò per tutta l'area circostante. Il mio istinto mi disse di correre e così feci, corsi fino ad addentrarmi nel bosco che circondava il carcere, mi fermai solo quando non sentii più la sirena assordante che mi aveva quasi fatto diventare sordo. Corsi finché non mi sentii al sicuro, non avevo più fiato e un dolore nel petto, come se qualcuno con un enorme lancia appuntita stesse spingendo dall'interno verso l'esterno aspettando che si veda la punta di essa fuoriuscire dalla carne, porto la mano al petto ma è come se una parte del dolore nel petto si fosse trasferito nel braccio. Le braccia si fanno pesanti come la testa e tutto il resto del corpo, riesco a percorrere  un altro metro trascinando i piedi prima che il mal di testa aumenti  ulteriormente e mi accascio nei pressi di un ruscello. Apro di scatto gli occhi è buio, fin troppo buio, nei dintorni non c'è una luce che mi potrebbe aiutare ad orientarmi -Maledetti sensi umani! Quanto vorrei essere un gatto!- mi alzo in piedi, le gambe reggono solamente fino a quando una puntura d’insetto raggiunge la mia gamba già stanca, come la freccia del cacciatore colpisce la preda.

***

Un grande mal di testa, le braccia costrette a restare immobili dietro la schiena, le gambe portate al petto, una luce diversa, l’aria putrida, di sicuro non mi trovo più nel bosco. Sono in movimento, lo capisco dal mio continuo sbattere ogni parte del corpo contro qualcosa... Non sento più la gravità per qualche frazione di secondo e quando il mio corpo ne riprende il possesso sbatto violentemente la testa contro qualcosa di appuntito, incomincio a sentirmi male. Il mio corpo incomincia a scivolare a destra poi a sinistra ancora a destra in un movimento oscillante, come se fossi su una nave...

Ad un tratto, tutto si ferma e una luce abbagliante acceca i miei occhi, ormai abituati al buio.

Vengo scaraventato a terra da una forza brutale, non c’è una parte del mio corpo che non mi faccia male...

“Ora che ne facciamo del sacco di patate?”

“Lo rispediamo da dove è venuto, mi sembra ovvio!”

*pausa di silenzio*

“Allora che stai aspettando? Muoviti e ricaricalo in macchina!”

“Si tesoro, come vuoi tu!” 

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Capitolo 22
*** Capitolo 17 - Siamo solo amici ***


Capitolo 17

Pov "nuovo" personaggio


Alzo la schiena dal soffice materasso, tirando giù le gambe dallo stesso e poggiando i piedi sul tappeto sottostante. Apro le veneziane della finestra e esco sul balcone. Un respiro profondo dell'aria marina e poi afferro il pacchetto di sigarette sul tavolo esterno, mi rigiro la sigaretta tra le dita e la accendo aspirando una gran quantità di tabacco e rilasciando una nuvola tra i cieli di Barcellona. Guardando il mare in lontananza mi chiedo se ci sia qualcuno come me che in questo momento vorrebbe solo sdraiarsi in spiaggia, mettersi al sole e oziare tutto il giorno: che domande, certo che ci sarà qualcuno così! Ritorno alla realtà, apro il mini-frigo blu e tiro fuori una birra appoggiandola sulla scrivania invasa da disegni e progetti di svariati oggetti, ormai non ci metto più la stessa creatività di una volta, sembra essersi volatilizzata: come mio padre.

*inizio flashback*

"Guarda Sammy le giraffe!"

"Papà ma sono altissimeeeee, perché hanno quelle macchie, sono malate?"

"Ahahah no piccolo non sono malate è la loro pelle" mi prende in braccio e mi fa sedere sulle sue spalle "Hey anche tu sei una giraffa, guarda come sei alto!"

"Sii, sono una giraffa!"

Abbiamo girato tutto lo zoo, che bello, abbiamo visto tanti animali, poi mi ha fatto salire sulle giostre e poi mi ha preso il gelato e ora lo sto aspettando davanti ad un chiosco. Mi fanno male le gambe a stare in piedi, mi vorrei sedere su quella panchina laggiù, ma ho paura che papà non vedendomi se ne vada senza di me. Mi siedo per terra tra il chiosco e un prato, alcuni minuti dopo mi metto a giocare con dei ciuffi d'erba per la noia. Si fa sera e il mio papà non è ancora tornato. Incomincio a piangere disperatamente attirando l'attenzione di due ragazzi, si avvicinano a me e cercano di calmarmi. Mi limito a piangere, voglio andare a casa, voglio il mio papà.

La ragazza si abbassa alla mia altezza: “Piccolino cosa ci fai qui da solo, ti sei perso?..." "...Vieni con noi" disse porgendomi una mano e offrendomi un sorriso dolcissimo. Continuai a cercare tra la folla il mio papà, cercando di non perdere la presa della mano della ragazza che mi porta da una signora in divisa blu. Mi siedo appena fuori dalla struttura in cui sono entrati i due ragazzi lasciandomi con una bambina riccioluta, - sembra il leone che ho visto poco fa! - mi parla ma continuo a cercare nella folla, finché ... eccolo!-  Mi alzo di scatto dalla panchina correndo in contro al mio papà, ignoro i due ragazzi che urlano di tornare lì con loro, lo raggiungo e mi aggrappo alla sua gamba.

"Hey moccioso staccati, per chi mi hai preso? Per un peluche? Torna dai tuoi genitori!"

Mi siedo a terra e ricomincio a piangere.

Non era il mio papà, il mio papà è più gentile, il mio papà è buffo, il mio papà è anche severo ma so che non lo fa con cattiveria vuole che io cresca grande e forte proprio come lui e io non voglio deluderlo.

-Non vorrebbe vederti così, su alzati e ritorna da quelle persone gentili!-

"Piccolino  dove stavi correndo? Hai visto il tuo papà?" scuoto la testa

"Ora stai un po' meglio?" annuisco

"Non puoi stare qui, lo sai vero?"

"E se papà dovesse tornare?"

"Noi lo avviseremo che sei con noi"

"Ok grazie mille" so che non dovrei parlare agli sconosciuti, ma non posso stare qui in mezzo allo zoo tutto da solo, vorrei tanto tornare a casa con papà ma ora la cosa giusta da fare è andare a casa di questa giovane coppia e qualcosa mi dice che è la cosa giusta da fare. "Di niente è un piacere aiutarti"

Salto in macchina sedendomi sul sedile dietro e guardo dal finestrino la città, poi i campi con le mucche e i cavalli, poi la spiaggia e poi...

E poi la macchina si è fermata davanti una casa enorme, la più grande che io abbia mai visto in tutta la mia vita! La ragazza mi aprì la porta dell'auto e scesi mettendo i piedini su dei sassolini, entrammo in casa. Una volta dentro rischiai che mi cadesse la mandibola sul parquet che rivestiva i pavimenti di tutta la casa, ai lati di ogni porta ci sono dei pilastri decorati uno diverso dall'altro, i soffitti sono altissimi e i muri esterni sono per la maggior parte pieni di finestroni che si affacciano sul giardino. Da quando sono arrivato non ho fatto altro che esplorare tutti gli angoli della mia nuova casa temporanea.

*fine flashback*

Decido di abbandonare i disegni al loro destino incompiuto, riservandomi una giornata libera da impegni e dedicata al relax. Raccolgo cellulare, sigarette, chiavi e cuffie; saluto il mio gatto raggomitolato sul divano che ricambia con delle dolci fusa e rigirandosi su un lato appena tolgo la mano da dietro il suo orecchio. Esco dalla porta chiudendo la porta silenziosamente per evitare che la mia anziana vicina mi fermi per scambiare "due chiacchiere" che sarebbero degenerate sicuramente in un invito ad entrare nella sua casa piena di angoscianti gufi impagliati posti in ogni angolo della casa. Per fortuna, dato che oltre ad essere anziana è anche sorda, non mi sente e procedo a passo spedito fino in fondo alla via dove giro l'angolo, da lì proseguo con più calma restando dalla parte più ombrosa delle vie che portano alla spiaggia. Sono un caro amico del proprietario quindi non c'è neanche bisogno che io aspetti l'orario di apertura della spiaggia e non pago nemmeno il costo della sdraio o del servizio bar, è come se fossi il re della spiaggia. Entro, mi siedo sulla mia stessa sdraio da 13 anni, metto le cuffie attivando la riproduzione casuale e chiudo gli occhi  cercando di non addormentarmi. Poco dopo un ombra con dei grandi occhi azzurri e lunghi capelli neri oscura il sole mettendosi tra lui e me.

"Anche oggi hai deciso di venire qui al posto di fare i compiti vero Sam?"

"Mi conosci troppo bene Nath, tu sei qui per la tua abituale meditazione mattutina?"

"Ahahahah certo come no, mi sveglio sempre presto alla mattina per venire in spiaggia a meditare sulla vita, l'universo e tutto quanto!"

"Non preferiresti "meditare" da seduta?"

"Si mi sembra razionale la cosa!" dice mentre distende un telo sulla sabbia accanto alla mia sdraio; il rumore delle onde che si infrangono sulla costa, il silenzio della città che si sveglia, gli uccellini che cinguettano e una pacca sul braccio che mi fa sobbalzare aprendo gli occhi: gli stessi che poco dopo ammirano i primi albori dell'alba.

"È bellissimo, non credi? Intendo quanto sia bella e maestosa la natura, quanto sia eterna e allo stesso tempo così vicina alla fine!"

"Nath ti senti bene? Non è che ti hanno offerto delle caramelle buone al High Five?"

"Ahah no, non ci sono neanche andata questa settimana!"

"Davvero? Ma è come una tua seconda casa!"

"No, ti sbagli la mia seconda casa è la tua!"

"Ma se non ci sei mai venuta a casa mia!"

"Sarebbe ora no? Da quanto tempo ci conosciamo?"

"Saranno tre anni, basta che poi non metti le tende!"

"Ahahah certo contaci Sammy!"

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Capitolo 23
*** Capitolo 18 - High Five ***


Capitolo 18

-La conversazione di alcuni giorni fa con Sam è stata a dir poco strana, ci conosciamo da cinque anni ormai e il nostro rapporto si è fortificato molto, ma non a tal punto da potermi trasferire a casa sua.-

*messaggio in entrata*

"Hey Nath, oggi High Five?

"Non so, non me la sento di venire, andate senza di me..."

"Dai su! Sai che non mi diverto senza di te! :( "

"Davvero Sam non me la sento proprio, ho solo voglia di stare a casa in pace"

"È successo qualcosa Nath? Non rifiuteresti mai un uscita con il sottoscritto all'High Five!"

"Ahahah no non ti preoccupare, ho solo voglia di vedermi un bel film nel mio pigiamone con gli orsi :D"

"Ahahah ok Nath, stai attenta allora ;D Ciao"

"Lo farò, Ciao!"

Naturalmente mi dispiaceva non andare, mi trovo così bene con lui ma oggi è meglio rimanere sobri e coscienti. Mi siedo alla scrivania e scelgo quattro film che mi faranno compagnia durante il pomeriggio e mi metto sotto le coperte nonostante l'afoso calore estivo. Stava per iniziare il terzo film quando una ragazza con l'energia di un tornado mi fece sobbalzare fuori dal calduccio del mio letto.

"NATHHHH!! NATHHH!! NATH! NATH! NATH! NATHHHH!!!"

"Ma sei pazza??"

"Scusa Nath, ma è urgente: la sorella dell'amica della cugina del fidanzato della figlia della padrona della fidanzata del mio gatto si sposa domani e mi ha chiesto di organizzare il suo addio al nubilato! E tu sai molto bene che nell'organizzare sono una frana... "

"E quindi??"

"Beh mi chiedevo se tu mi potevi aiutare"

"Non hai visto come sono conciata?"

"No come? Ah sei nel tuo periodo indeciso, dove ti chiudi nel tuo bozzolo e non vorresti uscire più, vero?"

"Già..." sospiro, e poco dopo Sara ancora più decisa e con la voce più alta di prima dice: "Ma comunque mi aiuti???" quel pomeriggio continuò con l'assidua ripetizione di quella stressante domanda fino a quando non accettai di aiutarla per sfinimento.

Decidemmo tutto nei minimi dettagli in due ore, anche meno. Cioè quasi tutto.

Mancava il posto dove farlo e l'unico locale che conoscevo era l'High Five.

Sapevo che se lo proponevo a Sara sarebbe andata più che bene come proposta, ma io avrei rischiato di incontrare Sam, e questo avrebbe causato un grande disagio e imbarazzo tra di noi. Mi limitai a cercare altri locali nella zona ma l'unico nome che saltava sempre fuori era "High Five", mi arresi quando Sara decise che quello era il posto adatto e telefonò per chiedere se si poteva fare una cosa dell'ultimo minuto.

-Non ho scelta devo andare per forza... A meno che io non abbia dimenticato un importante appuntamento per stasera!-

Decisi di andare e poi all'ultimo momento avvertire che non sarei potuta andare perché stava male il mio criceto immaginario e non potevo assolutamente lasciarlo solo. Ahimè Sara rimase con me finché non era l'ora di andare a prendere la futura sposa.

-Certo che la dea della fortuna è bendata ma quella della sfortuna ci vede benissimo!- Comunque arrivate al locale non facevo altro che guardarmi attorno per vedere se era lì anche lui o se aveva rinunciato ad uscire. -Enorme sbaglio!-

Lo vidi al bancone con tre suoi amici: Ben, Tony e ... E chi era quello? Comunque non importa come si chiamava, l'importante è che nessuno di loro mi vedesse. Incitavo le ragazze per raggiungere il prima possibile il salottino privato per la festa, quando una mano enorme mi si appoggia sulla spalla.

"Siete tutte maggiorenni?..." disse il barista "... Ma Nath che ci fai qui? È da un po’ che non ti si vede qui in giro!"

"Eh eh se ti devo dire la verità non dovrei essere qui neanche stasera; ah e se vedi Sam e i suoi amici non dirgli che sono qui, ti prego!"

"Certo non ti preoccupare, ma non ridurti come l'ultima volta Nath, mi raccomando!"

"Sei l'unico che si preoccupa per i suoi clienti"

"Tu per me non sei solo una cliente, sei come una figlia per me!" a quella frase lo abbracciai, era vero: lui ècome un padre per me; è stato lui che mi ha dato il coraggio di andare avanti, è stato lui ad offrirmi  un posto dove vivere, lavorare e rifugiarsi in ogni momento e non l'ho mai ringraziato abbastanza. Entro nella stanzetta e scopro che quella testa bacata di Sara si è dimenticata di chiedere da bere, e mi ha zavorrato il compito di andarlo a prendere e portarlo al tavolo... -In certi casi non la sopporto!-

Con la minima voglia andare al bancone, lo raggiungo trascinando i piedi e senza seguire il rito della musica. Raggiunta la meta incarico due miei amici camerieri di non far mancare da bere alla saletta privata cosicché io sarei stata libera di abbandonare il locale e tornarmene al mio mini appartamento.

Uscii dall'High Five contenta di non aver incrociato Sam e Co e di essere sfuggita all'addio al nubilato. Non feci in tempo a attraversare la strada che quella che sembrava una padella mi colpì.

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Capitolo 24
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

"Miei cari amici potete accomodarvi, vi starete chiedendo cosa ci fate qui, o come siete arrivati qui o ancora perché siete qui... Le risposte a queste domande sono più facili e scontate rispetto quelle che mi dovrete dare voi durante il simpatico gioco che inizieremo tra poco quando tutti saranno presenti"

Si aprì la porta e entrò Nath massaggiandosi la nuca e guardandosi attorno confusa.

"Vieni Natasha, entra pure e siediti accanto al tuo amico Sam!"

Lei senza esitare prese posto tra me e Sam. Nella stanza entrarono altre persone che non conoscevamo, ma le avevo già viste all'High Five. Ad un tratto la luce posta al centro formato da noi si spense e dal pavimento salì un tavolo rotondo con al centro una parte fissa  con la scritta "Do or Die" e la seconda parte esterna divisa in spicchi, dove su ognuno vi era scritto il nome della persona seduta in corrispondenza.

"Le regole sono semplici: a turno si gira il tavolo, il nome della persona che arriverà sotto gli occhi di chi ha girato sarà messa alla prova; se la persona decide di accettare la prova che gli sarà assegnata sia colui che ha girato inizialmente il tavolo sia colui che si è sottoposto alla prova vivranno e passeranno al turno successivo, invece se la persona selezionata dal giro del tavolo si sottrae dalla sfida dovrà essere uccisa da colui che ha girato il tavolo con un metodo deciso dalla sorte della pesca del biglietto: la vostra fortuna deciderà se avrete una morte lenta e dolorosa o veloce e indolore"

Tutti al tavolo avevano dipinta sul volto la paura: di morire, di assistere alla morte di un loro amico o ancora peggio di uccidere un loro amico.

"Coraggio chi se la sente di aprire le danze?"

Nessuno rispose fino a quando un ragazzo che non avevo mai visto girò il tavolo e chiuse gli occhi finché non senti il tavolo fermarsi, aprì gli occhi e lesse nella mente il nome, fece una faccia confusa e ciò mi fece intuire che quel nome non era tra le persone che conosceva... "Ora alzati e leggi il nome" lo incoraggiò la voce e così fece, lesse il nome di una ragazza che si alzò come per rispondere all'appello.

"Bene ecco qui i primi (s)fortunati, allora incominciamo io dirò che tipo di prova dovrai affrontare e tu deciderai se affrontarla o morire, ok?" entrambi annuirono "Dovrai bere in un solo sorso una bottiglia di rum mischiato con vodka" la ragazza esitò dicendo di essere astemia, ma piuttosto che morire preferì affrontare la sfida superandola, la ragazza rischiò di vomitare un paio di volte ma la sua tenacia le fece superare la prova. Entrambi erano salvi.

La ragazza che era seduta accanto al ragazzo che aveva girato per primo girò nuovamente la ruota, si alza e... E a quel punto sentì un grande vuoto dentro di me, ha pronunciato il mio nome. Mi alzo e la voce sentenzia la mia penitenza, devo camminare lentamente su dei carboni ardenti e chiodi, accetto nonostante sia a conoscenza del dolore e delle ferite che mi procurerò. I miei piedi toccano i carboni e il dolore comincia a farsi sentire, poi i chiodi che segnano la pianta del piede quasi lacerandola ad ogni passo soffoco un urlo di dolore che non riesco a trattenere quando un chiodo ardente entra nella carne e solo a quel punto la voce si degna a dichiarare superata la prova.

-Maledetto! Se riuscirò a capire chi sei e dove abiti ti farò passare i momenti peggiori della tua insulsa vita.- Almeno dopo quello che era successo mi portarono in una stanza dove mi medicarono il piede anche bloccando la fuoriuscita di sangue dalla ferita. Rientrato nella saletta vidi una scena agghiacciante, un ragazzo teneva in mano una pistola che teneva puntata contro una ragazza, entrambi erano in lacrime lui promise alla ragazza che quando avrebbe finito l'avrebbe raggiunta, poco dopo si senti un urlo seguito da uno sparo e il sangue allagava piano piano la maglia della ragazza, la voce non riuscì a pronunciare la frase "Prova superata" che il ragazzo si sparò alla tempia macchiando con il suo sangue alcuni ragazzi.

"Meno due chi saranno i prossimi? Non manca tanto tra poco la ruota girerà ancora portandosi dietro una scia di morte" quando i due cadaveri furono portati via la ruota incominciò a girare.

Uno, ancora un altro e un altro ancora l'oscura mietitrice si portò via altri cinque di noi. Alcuni dei sopravvissuti imploravano la voce di fermarsi ma senza esitazione all'ennesima supplica la voce con tono seccato urlò: “Non ho alcuna intenzione di fermarmi se siete qui è perché ve lo meritate, e ora pagherete per questo!"

Si sentirono altri spari e altri di noi vennero colpiti mortalmente e altri solo di striscio.

"Quelli feriti sono liberi di andare ma se diranno una sola parola di quello che è successo faranno la fine dei loro amici sia chiaro!" quelli presi in causa se ne andarono mentre i cadaveri vennero nuovamente portati via.

Eravamo 33 ora siamo rimasti in 21.

Chi sarà il prossimo?

Qualcuno si salverà?

E quando finirà tutto questo?

Quel gioco iniziato come tale iniziava a mettere in pericolo le vite dei nostri amici e le nostre. La pressione era insopportabile e il provocatore non faceva altro che aspettare la nostra prossima mossa contro la prossima vittima con sorriso beffardo. Il fuoco bruciava e noi come se niente fosse ci stavamo giocando.

"Allora vediamo un po' in quanti siete rimasti! 1, 3, 7, 13, 15, 20..."

"Scusi ma in realtà siamo in ventuno!" intervenne un ragazzo bassino con i capelli biondi, e subito dopo rimanemmo veramente in 20...

"Qualcuno vuole aggiungere qualcosa? Credo di no... Dunque, ecco qua i venti sopravvissuti alla grande ruota, ma ora il gioco si fa più insidioso. Verrete divisi in due tavoli da dieci persone, se avete notato siete dieci ragazze e dieci ragazzi, quindi un tavolo sarà dedicato alle fanciulle e il secondo ai maschietti, prego che il secondo turno abbia inizio".

Nath era l'unica ragazza del tavolo che conoscevo e anche lei sembrava non conoscere nessuna delle sue avversarie sarebbe sicuramente sopravvissuta a questo round, ma io... Non sapevo se ce l’avrei fatta nel mio stesso tavolo c'erano almeno cinque persone che conosco e che sono miei amici e alcuni di loro sono molto forti sia di carattere che di fisico.

"I due tavoli giocheranno in due stanze separate così gli uni non sapranno la sorte degli altri e ognuno penserà per sé, che la fortuna sia con voi!"

-Perfetto! Ora la voce si metteva a fare pure citazioni dai libri... Ci mancava solo questa!-

Sam è il primo a girare la ruota, se gli sarebbe successo qualcosa Nath non lo so sopporterebbe, quindi decisi che se sarei uscito io avrei accettato la prova qualsiasi essa fosse: la ruota si fermò e Sam lesse il nome con un certo sollievo sapendo che non era qualcuno che conosceva, ma in quel gioco eravamo tutti nelle mani di persone che per la maggior parte non conoscevamo. Sam era ancora una volta salvo. Un giro un morto, un altro giro due morti finché al terzo non sentì Tony pronunciare il mio nome. Era finita, anche il mio nome sarebbe stato aggiunto alla lunga lista di morti. Mi allontanai dal tavolo ponendomi di fronte a Tony che mimò con le labbra un “scusa” che mi colpì forte al cuore.

“Ben è il tuo turno, in gioco siete rimasti in quattro, le sfide ora diventeranno più dure e moralmente insostenibili. La tua sfida consiste nel... uccidere il tuo amico” quella frase seguita da una risata e detta con la freddezza di un ghiacciaio mi fece cedere le gambe e cadere in ginocchio davanti a Tony, su un piedistallo poco distante da me fu appoggiata una pistola da una mano spuntata dal nulla. La presi in mano, me la rigirai tra le mani, ad un certo Tony disse: ”Fallo! Tu meriti di vivere non io, non c’è nessuno che mi voglia veramente bene in questo mondo a parte il mio criceto Cuddles anzi forse neanche lui mi vuole bene, andiamo è solo un criceto! L’unica persona per cui vivo in questo momento potrebbe essere morta e se tu mi ucciderai io la raggiungerò come è giusto che sia” non riuscì a trattenere le lacrime, io guardai la pistola che tenevo in mano e feci per posarla sul piedistallo. Non feci in tempo ad evitarlo che mi prese di mano la pistola e prima di spararsi sotto il mento disse: “Addio”. Non ci potevo credere, in qualche modo ero responsabile della sua morte. Non avevo fatto in tempo a salvarlo, a dirgli quanto era importante per me, non era solo un mio amico era il mio Migliore Amico sapevo che soffriva ma non credevo così tanto. Feci per raggiungere il suo corpo ma Sam mi blocco per un braccio e mi diete un lungo abbraccio di conforto, anche per distrarmi dal momento in cui lo portavano via. Dopo Tony un altro morto, rimanemmo in cinque ma ognuno con un grande vuoto...

“Ragazzi che scene commuoventi, mi avete fatto commuovere quasi quanto le ragazze! Comunque vi comunico che solo tre di loro sono sopravvissute!” noi ragazzi ci guardiamo uno più stupito dell’altro, io e Sam stavamo solo sperando che Nath era passata, dopo qualche minuto si apri una porta da cui entrò una ragazza con le gambe completamente fasciate, dopo di lei una ragazza con una benda su un occhio e dopo di lei una ragazza con i capelli rasati... Quest’ultima si avvicina con passo spedito verso Sam e lo abbraccia, Sam non sapendo chi fosse la respinge prendendola dalle spalle e allontanandola da sé: “Sam! Che fai, sono Nath!” a quella frase la stretti forte a me e Sam chiuse l’abbraccio: “Scusa non ti ho riconosciuta senza capelli, scusami, grazie a Dio sei viva!” ci dividemmo dall’abbraccio e la voce ruppe i pianti dei ragazzi che avevano perso le loro ragazze o amiche.

"Ora il gioco diventa più divertente, per me non per voi mi sembrava ovvio, comunque vi dovrò portare allo stesso livello, con ciò intendo dire che per due ragazzi la gara è finita, ragazze allontanatevi un secondo, se non volete essere ferite!" le ragazze si spostano e una pioggia di proiettili ci investe come una grandine estiva, Sam ed io non siamo stati colpiti ciò ci sollevò e preoccupo poiché non eravamo stati feriti, ma eravamo costretti a continuare, noi sei rimasti ci sedemmo forse per l'ultima volta a quel tavolo da cui tutto era cominciato.

"Eh no ragazzi, questa volta non vi dovete sedere a quel tavolo, anzi non vi dovrete sedere attorno ad un tavolo, ma su quelle!" appena pronunciò la parola "quelle" dei faretti illuminano delle sedie elettriche! Non ci potevo credere ci voleva fulminare tutti? E poi dove diamine le avrebbe potute prendere?

"Si ragazzi quelle che avete di fronte a voi sono delle sedie elettriche, quest’ultimo round funziona così: vi farò vedere dei video, diciamo scomodi, registrati in alcuni vostri momenti meno consoni alla reputazione che vi siete fatti, potrei chiamare questo round -sei veramente chi dici di essere?- poi vi farò delle domande a cui dovrete rispondere nel modo più sincero per non far si che una scossa elettrica vi attraversi il corpo”.

Partì il primo filmato.

Una ragazza, quella che ora aveva le gambe fasciate, stava tranquillamente partecipando a una grigliata tra amici ed elogiava le proteine che stava divorando, il filmato finì.

"Sally sei davvero vegetariana come tutti credono?"

"Si quel filmato risale a molto prima di quando sono diventata vegetariana!"

"Ne sei sicura abbiamo altri filmati come questo e sono datati, per esempio c'è ne uno risalente alla sagra del paese dove molti hanno confermato di averti vista mangiare carne..."

"E va bene! Non riesco ad abbandonare la carne, è cosi buona ha un sapore meraviglioso, altro che quelle orribili bistecche vegetali!"

"Sally! Come hai potuto hai tradito tutti non facendoci credere di essere indiscutibilmente una vegetariana, non sarai mai più la benvenuta da noi”.

"Beh non si potrebbe dire che tu sei da meno Paul... Anche tu eri ad una sagra simile, ma era totalmente indicata alla carne, era la sagra della salsiccia e della birra molto lontano da qui, pensavi di scappare ai testimoni ma le telecamere di sicurezza hanno fatto la loro parte riprendendoti... Cosa hai da dire per contro battere?”

“Non ho nulla da dire e non mi pento di quello che ho fatto, quel giorno la birra ha fatto effetto più del dovuto e sono andato contro i miei principi di vegetariano”

Una scossa colpì entrambi, persero conoscenza e vennero portati via.

Partì anche il secondo filmato e mi riconobbi subito in quell'immagine buia e sfuocata

Il filmato mostrò il periodo più orribile della mia vita, ero un tossico e non riuscivo a smettere di bucarmi, non avendo i soldi per comprare la roba entravo nelle case per rubare preziosi, o scippavo insomma facevo di tutto pur di avere un gruzzolo da dare al mio spacciatore di fiducia e se il prezzo era troppo alto e superava di molto quello che ero riuscito a procurarmi addio mondo: andavo in astinenza, diventavo violento con chiunque provava a farmi ragionare e stare calmo è stato un periodo orribile e per fortuna posso dire "sono riuscito ad uscire da quel circolo" -Ahahahaha ma chi voglio prendere in giro!- Non ci sono ancora riuscito completamente, ma almeno ora non rubo più anche perché se ci provo ancora questa volta mi sbattono in prigione e non esco più...

"Ben, ti riconosci in questo video?"

"Si certo che mi riconosco! Posso dirti anche il giorno e che ore erano"

"Bene quindi confessi di essere un ladro a tempo pieno?"

"No, non a tempo pieno!" in quel momento una scossa mi percorse tutta la spina dorsale

"Ok ok, lo faccio anche ora ma solo agli sconosciuti!" un'altra scossa, sapeva che mentivo e anche io, alla prossima non sarei di certo sopravvissuto, decisi di vuotare il sacco

"Attento la prossima menzogna potrebbe esserti fatale!"

"Si cavolo se muoio per una scossa o che muoio la droga non mi fa nessun effetto, tutti dobbiamo morire e quando lo faremo saremo soli!"

" Se volevi così tanto morire potevi dirmelo prima!"

"Non intendevo dire questo!". Una scossa, l'ultima la più forte e fatale. Rimasi ancora cosciente poi il buio.

***

"Eccoli qua i nostri finalisti, tu ragazza con la benda vattene non mi servi più!"

"Ma ... Ma tutto quello che c'è stato tra fi noi?!"

"Ah ah ah era solo una bufala e ora vattene! Sei già fortunata che non ti faccio uscire di qui dentro un sacco nero della spazzatura! E ora torniamo a noi... Bene bene Sam, Nath ora ci diventiamo un po’, per voi niente sedia, dovrete evitare l'ingrediente velenoso al primo boccone nelle portate che vi troverete davanti... Nel primo ce ne sarà uno nel secondo due e così via finché uno dei due non lo troverà! Buon appetito"

Ci sedemmo uno di fronte all'altra e ci venne servito il primo piatto, entrambi non trovammo l'ingrediente velenoso, fu così finché arrivammo alla decima portata. Il problema non era tanto quello di trovare un ingrediente sano ma che la decima portata era una zuppa...

Ci guardammo, non avevamo scampo e le sapevamo, erano i nostri ultimi attimi insieme e l'unica cosa che mi uscì dalla bocca non fu un commovente addio, ma un dolce e sussurrato "ti amo". A Nath gli si riempiono gli occhi di lacrime e rispose con un sussurrato "anch'io", non ci pensai due volte: mi alzai dal tavolo presi tra le mani le sue morbide guance arrossate e la baciai finché la voce interruppe la dolce magia che si era creata tra fi noi...

"Piccioncini vi vorrei ricordare che non siamo qui per dichiararci ma per mangiare e poi morire, grazie!"

Io e Nath ci rassegnammo e prendemmo in mano i cucchiai e di conseguenza anche una porzione di zuppa.

Stavamo per portare i cucchiai alla bocca, quando la porta si spalancò di colpo e si senti urlare:

"Fermi tutti! Posate quei cucchiai e allontanatevi dal tavolo!" ascoltammo saggiamente i due tipi con la pistola e in divisa e ci avvicinammo a loro grazie al cielo siamo salvi! "Voi altri cercate il malvivente! Ragazzi state bene? Vi dovremo portare con noi in centrale, ci dovete spiegare cos'è successo"

"Quello che sappiamo ve lo racconteremo è un nostro dovere vendicare i nostri amici morti!" dissi in tono trionfale

"Morti? Quali morti nessuno ha detto che ci sono stati dei morti! Qui la faccenda si complica..."

"Mi scusi se non è venuto per questo perché siete qui?"

"Perché una ragazza ci ha chiamato dicendoci che un noto criminale stava facendo cose illecite qui, ma non ha parlato di morti e spero per voi che sappiate dirmi almeno dove siamo perché sennò le cose per quel tizio si complicano"

"Mi spiace molto per il nostro quasi assassino ma noi non sappiamo dove siamo e per la cronaca ci stava per uccidere!"

Dopo quella frase mi incominciai ad agitare, ero/eravamo ancora scossi dal tutto.

Venimmo scortati dagli agenti alla centrale e rimanemmo lì finché non finimmo di raccontare tutto nei minimi dettagli all'agente e agli psicologi.

Ci informarono anche che il criminale era riuscito a fuggire, da quel giorno io e Nath non abbiamo più vissuto nello stesso modo, vivevamo finalmente assieme ma con la paura che quel losco tipo tornasse a tormentarci.

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Capitolo 25
*** Capitolo 20 - Bugie Bianche ***


Capitolo 20

Stavo lavando i piatti quando dalla finestra davanti a me udii quell’inquietante voce che ormai mi era stata impressa nella mente da quella sera di Luglio. La sentivo ovunque: al mercato a fare la spesa, negli spot pubblicitari, nel silenzio della notte; non riuscivo più a vivere serenamente da quella sera nonostante ora che vivo assieme a Sam. 

Ricevo un telefonata da un numero sconosciuto: prendo in mano il telefono e rispondo, dall’altro capo del telefono mi raggiunge una voce pacata ma euforica allo stesso tempo che dice:

“Ciao Sam come butta?”

“Ehm in realtà non sono Sam sono la sua ehm ragazza, ora Sam non c’è ma posso dirgli che hai chiamato!” rispondo con tutta la gentilezza e imbarazzo in me come se fossi la sua segretaria;

“Ah tu devi essere Nath che gran piacere sapere che vi siete messi insieme! Tonikaku (*Comunque in giapponese, se non sbaglio) potresti dire a Sam che ho trovato suo padre, ci ho messo un po’ ma..” non lo feci finire di parlare e con tutto lo stupore esistente al mondo

“Cosa??? E Sam quando lo avrebbe "perso" suo padre?”

“Non ti ha detto che suo padre lo ha abbandonato da piccolo in uno zoo e da quel momento ha vissuto con due ragazzi che lo hanno adottato e quando sono morti anche loro per colpa di un incidente stradale lui mi ha contattato per cercare suo padre e andare da lui a chiedergli del perché lo avesse abbandonato e ora lui si trova in America? Merda mi sa che ho detto troppo...” parlò così tanto veloce che le uniche cose che avevo percepito mi bastarono per capire che Sam voleva a tutti i costi ritrovare suo padre e non so per quale motivo non me lo avesse detto, ma non mi importava: se lui voleva riconciliarsi con suo padre io lo avrei aiutato a farlo.

“Hey Nath ci sei ancora?”

“Ehm si si ci sono ancora, scusa sono stata un po’ scossa da quello che mi hai raccontato... Comunque ho pensato che se Sam ci tiene così tanto a ritrovare suo padre potrei comprare i biglietti per andare in America e poi affittare un appartamento e cercarlo!”

“Si ottima idea! Io potrei ospitarvi così sborsereste molti soldi per l’appartamento!”

“Aspetta un attimo vuol dire che tu stai chiamando da li??”

“Si certo vivo qui da un paio di giorni (stramegaiperbufalacolossale)”

“Sei un mito! Aspetta ancora un attimo ma quindi tu chi sei?” sbadata come sono mi ero dimenticata di chiedergli chi era che mi ero già autoinvitata a casa sua...

“Sono l’amico di Dea... Sam, sono l’amico di Sam quello giapponese, bassino enormi occhi verdi...”

“Ah si ti ho visto all’High Five con Sam una volta...”

“Già ero lì per dirglielo, ma poi ho avuto un contrattempo e non ho potuto dirglielo! Bene digli a Sam che ho chiamato e aggiungi che mi può trovare al solito posto. Mi raccomando non dirgli o fargli capire che ti ho detto qualcosa altrimenti mi uccide! (Ahahah non farebbe male manco a una mosca) Ciaooo”

“Si certo non uscirà nulla da questa bocca! Ciaoo” appena chiusi la chiamata entrò, dalla porta di casa, spumeggiante come non mai Sam. Mi diede un dolce bacio sulle labbra e si mise davanti: seduto sul tavolo di vetro a gambe incrociate, prese le mie mani nelle sue, e guardandomi dritto negli occhi con una voce quasi smielata disse:

“Nath stasera ti porto fuori a cena, sarà una cenetta romantica, con candele, petali di fiori ovunque, e saremo solamente io e te...” a quelle parole mi scappò dalle labbra un “Awwn” e una lacrimuccia, ma a quel punto aggiunse: “...e un mio amico.”

E lì tutta la magia creatasi si frantumò in mille pezzi come la vetrina di un negozio sfondata da un auto...

"Cioè tu mi stai dicendo che faremo una cena romantica io te e uno sconosciuto??? Tu sei fuori, ma come ti è saltato un mente?" gli misi il broncio e non gli parlai più per tutta sera finché non uscì con il suo amico; cercò di strapparmi baci e coccole per tutto il giorni successivi a quello ma io glieli negai.

*Uscita tra Sam e il suo amico*

 “Hey ma sei venuto da solo?”

“Lasciamo stare appena gli ho detto che c’eri anche tu non mi ha parlato finché non sono uscito!”

“Beh intanto sediamoci che ti devo parlare...”

“Ok, a proposito ti volevo chiedere se sapevi se quel tuo amico là aveva trovato mio padre...”

“Si era di questo che ti volevo proprio parlare e con piacere ti annuncio che ci siamo quasi! Lui mi ha detto che dovrebbe essere in America e sta cercando dove abita”

“Davvero? Sono molto felice grazie per quello che state facendo non so come ringraziarvi!”

“Nah di nulla, l’importante è trovare tuo padre sappiamo come ti sei sentito e vogliamo aiutarti!”

“Grazie ancora e avvisatemi appena lo trovate!”

Uscimmo dal locale e ci salutammo, decisi di non tornare subito a casa da Nath preferii andare in un pub a bere una birra e vedere la partita di calcio e festeggiare per la vittoria dell’Irlanda... Si lo so è strano ma non sono il solito ragazzo a cui piace tifare per la propria nazionale... Comunque decisi di dire a Nath quello che stavo facendo “dietro le sue spalle” così da togliermi un peso e condividere non solo il mio appartamento con lei.

Ritorno a casa entro in camera da letto e la vedo lì rannicchiata nelle coperte del piccolo letto singolo - Sarà ancora arrabbiata, lasciala dormire in pace e vai sul divano! - Così feci ma prima gli diedi un bacio sulla fronte e poi raggiunsi la destinazione prescelta e mi addormentai nel silenzio della notte.

Ad ogni mio risveglio su quel divano Nath non aveva la minima intenzione di baciarmi o abbracciarmi o fare qualsiasi altra cosa con me... Non ce la faccio più a starle lontana e lei prima o poi crollerà e riprenderà a parlarmi. Ma devo sbrigarmi a chiarire il tutto altrimenti potrei perderla e non ho intenzione di farlo!

Mi avvicinai a lei dopo una settimana di inesorabile silenzio, dove quell’appartamento mi sembrava vuoto come prima che Nath si stabilisse qui, gli dissi che dovevo parlargli di una cosa seria e lei sedendosi sul divano incominciò a piangere.

“Nath, amore, perché piangi!?”

“P-p-perché ora tu mi lascerai, p-p-perché io non ti ho rivolto la parola per una settimana e è tutta colpa mia!” disse tra un singhiozzo e l’altro, le tirai su il volto che guardava il pavimento prendendolo dal mento con il dito indice e la guardai negli occhi - Cavolo, ogni volta che guardavo quei meravigliosi occhi mi scioglievo come un gelato al sole!- senza sciogliermi e con tono dolce e scherzo gli dissi:

“Sei una stupida Nath, la più bella stupida al mondo, come potrei lasciarti? Io non posso vivere senza di te, altrimenti chi mi impedirebbe di confondermi i calzini?” ridemmo entrambi e lei mentre l’ultima lacrima gli rigava la guancia, non riuscii più a trattenermi la baciai, quel bacio dopo una settimana di astinenza da lei era come mangiare zucchero filato o volare o camminare sulle nuvole o addirittura tutte queste cose messe insieme, mi staccai dalle sue soffici labbra ma non feci in tempo a riprendere il discorso e lei mi ritirò a se come una calamita. Passammo tutto il pomeriggio abbracciati sul divano a coccolarci come non facevamo più, ad un tratto ruppi il silenzio:

“Nath ti ricordi che stamattina volevo parlarti?”

“Certo dimmi pure, Sam”

“Ecco io ti ho mentito, sul fatto di mio padre... Lui non è morto, cioè quello adottivo si, ma il mio padre biologico mi ha abbandonato quando ero molto piccolo e recentemente ho chiesto ad un amico se poteva aiutarmi a ritrovarlo, bhe quella sera che mi hai messo il broncio dovevamo uscire con lui e io avevo intenzione di spiegarti il tutto, ma è andata com'è andata e la sera stessa un suo amico mi ha detto che lo ha trovato e vive in America"

"Oh Sam sono così felice e dispiaciuta per non averti lasciato spiegare prima! Scusami tesoro e però come farai ad andare fino in America? E poi l'America è grande come pensi di trovarlo?"

"Bhe sempre il mio amico se ne sta occupando e quando saprà di preciso dove si trova mio padre, mi avviserà e io andrò la per parlargli e chiedergli il perché del suo gesto, lo so che i biglietti aerei non piovono dal cielo ma in qualche modo troveremo per andare là ... E no, non ti perdono" mi girai dall'altra parte dandogli le spalle, ma mi misi subito a ridere per la stupidità che avevo appena detto, non sarei mai riuscito a non perdonarla!

"Aspetta hai detto troveremo?"

"Si beh pensavo ti sarebbe piaciuto conoscere mio padre e poi potremo andare là per ricominciare la nostra vita da zero dimenticandoci completamente di quel giorno di luglio!"

"Si sarebbe stupendo tutto ciò ma io non ho un lavoro e nemmeno tu dove ce lì procureremo i soldi?"

"Non ti preoccupare domani vado subito a cercare un lavoro, e qualsiasi esso sia lo accetterò"  la stretti forte al mio petto prima che un bagliore di pochi millesimi di secondo pervase l'intero appartamento seguito da un violento temporale.

***

"Hey tesoro, il sacco di patate è arrivato a destinazione?"

"Si certo, ora non ci darà più nessun fastidio, il lavoro che avevo iniziato quella sera di luglio è quasi terminato ora mi manca solo un bersaglio da colpire e affondare!"

"Meno male che ti ho conosciuto sennò ora dovevo ancora sopportare tutte le sdolcinatezze che si scambiavano quei due, mi facevano senso ho sempre odiato il mio fratellino Mario e ora che è rinchiuso in quella topaia  lontano dal suo adorato Dean mi procura un immenso piacere. Tutto grazie a te mio amore."


*Spazio Autrice*
Hey come state? Vi piace lo svolgimento della storia?
se la risposta è si ne sono molto contenta :)
Vi ringrazio tutti, un bacio e ci vediamo alla prossima!
Mi raccomando non dimenticate di commentare :D

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Capitolo 26
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

*Soko pov*

"Aspetta! Come Dean? Noi dovevamo rimandare in Spagna suo fratello, Sam! Non lui! Cavolo, ora che si fa?"

"Mmh potremo comunque lasciare là Dean tanto senza memoria e ricordi frammentari non potrà fare molto, e suo fratellino basterà impedirgli di trovare suo padre e così non saprà dell'esistenza di Dean!"

"Ora mi ricordo perché ti amo tanto Maya cara! E il padre dei fratellini non è più un problema ci ho già pensato io..."

"Io l'ho sempre fatto e lo farò per sempre, Soko"

Salimmo in auto ritornammo a casa e come se niente fosse salutammo Nath che stava cucinando la cena, meno male che non sospettava nulla e non accennava a voler sapere qualcosa di Sam. Dopo che l'aveva tradita con una ragazza americana la serata del campeggio, lei non ne ha voluto più sapere di lui e degli altri si è fidata solo di me, Maya e Mario e ora che è in prigione e quasi nessuno lo va più a trovare starà soffrendo di solitudine...

Però la forza di scrivere ancora quelle maledette lettere che poi spedisce a Dean ce l'hai ancora! -Ma non gli potrebbe venire una paralisi alle dita??- Ogni volta che sono a casa e il postino le consegna non fanno in tempo ad entrare in casa che raggiungono subito il fuoco per ravvivare il fuoco del caminetto acceso per riscaldare le giornate con un clima quasi invernale.

***

*** Mario pov ***

Da quel giorno che lo rividi dopo molto tempo fuori dalle mura grigie e vuote di quel carcere, dopo che vidi la sua faccia spaesata oltre la recinzione, dopo che mi misero in isolamento, dopo che risposi agli insulti di quelli grossi il doppio di me, dopo aver accumulato lividi su lividi, dopo essere diventato il doppio di quelli che mi insultavano, dopo l'essere diventato il più rispettato e temuto in tutto il carcere da detenuti e da guardie, dopo tutto quel tempo finalmente arrivò il giorno in cui sarei uscito da quella topaia che è  stata la mia casa per chissà quanto tempo.

Raccolsi quelle poche cose che erano i miei ricordi di quel periodo e lì misi in un sacchetto, arrivai all'uscita del carcere dove mi diedero gli oggetti che avevo con me il giorno dell'arresto: il telefono, le mie amate cuffie, dei vestiti, qualche spicciolo e una foto che appena la vidi tirai un pugno alla colonna accanto a me e con fermezza e compostezza dissi alla guardia che poteva anche buttarla nel cestino e dargli fuoco. Finita tutta la procedura per uscire di lì due secondini mi caricarono su un pullman assieme ad altri ex-detenuti che ci avrebbe portato dove volevamo. Tutti mentre salivano dicevano la loro meta e quando arrivò il mio turno l'autista mi dice con tono inflessibile:

"Tu non stai lasciando il carcere per sempre sei solo stato trasferito in un altro carcere perché il tuo permesso di soggiorno è scaduto!"

-Ci mancava solo questa! Meglio stare calmi, forse è un bene che mi trasferiscano-

sospirai, e mentre prendevo posto sul mezzo di trasporto mi dissi che era meglio così e che questo sia un pretesto per iniziare un nuova vita lontano dal passato. L'autista mise in moto e man mano che scendevano gli altri detenuti che tornavano dalle loro famiglie (?) restavo al mio posto con le cuffie nelle orecchie, finché rimasi solo io su quel micragnoso pullman,  quando finalmente si fermò stavo per gridare di gioia, solo per il fatto di scendere da quel mezzo che con i suoi cigolii che sovrastavano la musica mi stavano facendo diventare pazzo, per non parlare di come guidava l'autista: sembrava che avessero messo alla guida una scimmia ubriaca! Finalmente scesi da quel coso e trovai ad aspettarmi (con molta sorpresa) due poliziotti che mi scortarono su un aereo riservato al mio trasferimento, ovviamente è pieno di guardie e poliziotti, neanche fossi un omicida pazzo! Con tutta la mia disinvoltura salgo sull'aereo per un viaggio quasi interminabile passato a fissare fuori dal finestrino...

Finalmente terminò con il mio arrivo nella patria della pizza e dei maccheroni, ahimè i secondini non mi portarono in una trattoria per mangiare, ma in un altro carcere molto diverso da quello in cui mi trovavo prima. Aveva un cortile ben curato da alcuni detenuti, celle più luminose date le finestre più grandi, ma sempre decorate con delle bellissime sbarre color pece, i letti non cadevano in pezzi e questo era un altro punto a favore, mi sarebbe piaciuto molto passare il resto della pena...

Ma ahimè non fu così ci restai per tre giorni in quella specie di paradiso carcerario e poi mi fecero uscire di lì per buona condotta, ma fui costretto a una libertà vigilata per cui mi affidarono ad una famiglia. Conobbi subito la nonna poi sua figlia e il marito di quest'ultima, per fortuna arrivai dopo pranzo e dopo aver fatto la loro conoscenza, con la scusa di essere stanco andai nella mia nuova stanza.

Non so per quale motivo ma da quella stanza non uscivo da settimane, non mangiavo, dormivo o altro; l'unica cosa che facevo era sedermi in una nicchia vicino alla finestra, da cui vedevo le vaste e popolari aziende vinicole della toscana, mettermi le cuffie per ascoltare la musica e ricaricare il telefono, sarà per la distanza da casa o la nuova ambientazione o perché la mai mente non riesce ad accettare tutto quello che mi è capitato dopo il mio arresto...

*Bussano alla porta*

*pov nuovo personaggio*

"Sei ancora vivo o dobbiamo chiamare qualcuno per portare via il tuo cadavere?" nessuno mi risponde, -Siamo sicuri che ci sia veramente qualcuno là dentro?- riproviamo di nuovo "Hey c'è qualcuno???" ancora nessuno "Vabbè se vuoi ti lascio qualcosa da mangiare qua fuori, in caso ti venisse fame..."

Succedeva così ogni volta che qualcuno veniva ad abitare con noi, ma dopo essersi abituati tutti erano felici e si trovavano benissimo! Mi sedetti accanto al tavolino dove avevo appoggiato un piatto di pasta per il nuovo arrivato e mi misi ad aspettare fino a sera tardi, quando capii che neanche oggi avrebbe mangiato...

Passarono altre settimane e io le passai sempre accanto a quella porta aspettando che qualcuno uscisse, una sera a notte fonda mentre mi ero addormentata sentii sbattere la porta chiedendosi e il piatto era sparito, guardai la porta allibita e poi sorrisi, la mattina seguente lo trovai vuoto e lindo.

Ogni giorno appoggiavo un piatto pieno e la mattina lo trovavo vuoto, finché non decisi di prendere il topo con le mani nel sacco...

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Capitolo 27
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

* nuovo personaggio alias Lily diminutivo di Elizabeth *

Era tutto pronto per mettere in atto il piano, nonna Emilia aveva dato il meglio di sé preparando una formidabile parmigiana fumante, io avevo posizionato un ventilatore sul tavolo accanto alla porta e la parmigiana vicino a quest'ultimo, voi vi chiederete il perché del ventilatore...

È per mandare il profumo della parmigiana verso la stanza! (?), accesi il ventilatore e mi misi ad aspettare l'uscita del topo dalla tana, aspettai fino a sera, mi arresi e spensi il ventilatore, ormai la parmigiana era diventata fredda ed era stata dimezzata dalla sottoscritta...

Incominciai a scendere le scale, ma a metà mi fermai e convinsi me stessa a tornare su e non demordere! Quando tornai su per le scale vidi il topo seduto a terra, dando le spalle alle scale da cui stavo salendo, che mangiava con gusto la divina parmigiana della nonna. Decisi di continuare la mia salita furtivamente e mi infilai nella sua tana...

* Mario pov *

-Mio dio quanto era buona quella parmigiana! Me ne sarei mangiato altre tre teglie e non solo metà...- Ritorno al mio rifugio e chiudo la porta non facendo vibrare nessun rumore nell'aria, capisco che c'è qualcosa di strano, insolito, profumato, mi guardo attorno nel buio della stanza a cui mi sono abituato, percorro tutto il perimetro della stanza più volte, senza trovare nulla -Sarà stata solo una mia sensazione!- mi dirigo verso la cassettiera accanto al letto e dall'ultimo cassetto, prendo il pacchetto di sigarette che avevo trovato sul balcone al mio arrivo, anche in carcere avevo iniziato, ma per colpa dell'asma avevo smesso, ora ho ricominciato è come se non mi importasse di quello che mi succeda o che succeda agli altri, non mi importa più di niente... Mi siedo nella nicchia e incomincio a fumare: alla terza sigaretta sento distintamente una persona nella stanza che tossisce, non ero solo avevo ragione... Ero impaurito, poi un'altra ventata di profumo mi invase...

* Lily pov *

"Tranquillo, stai calmo, non ti voglio fare del male, altrimenti non ti avrei lasciato da mangiare ogni giorno fuori da qui!" gli sorrisi anche se non poteva vederlo al buio

"Ah quindi sei tu che preparavi tutto quel cibo buonissimo?" chiese curioso come un bambino

"Ahah in verità è merito della mitica nonna Emilia! Se ti deciderai a uscire di qui lei cucinerá ogni giorno quei fantastici manicaretti che hai avuto il piacere di assaggiare nei giorni scorsi e sarà contenta nel sapere che lì adori!" risposi incoraggiandolo

"Non so, non ho molta voglia di uscire, ma se lo faccio ti rivedrò?"

"Mmh forse si, dipende se vorrai!" dissi facendogli l'occhiolino, anche se non poteva vedere che lo facevo, comunque l'unica mia intenzione era quella di farlo uscire da quella stanza... Mi sentì sfiorare un braccio e poi con tono gentile mi disse che voleva andare a letto a dormire e che il mattino avrebbe deciso se uscire o no, accettai la sua scelta, almeno non mi aveva aggredito brandendo un coltello come il nostro ultimo ospite e ripensando a quella scena mi rallegrai per il fatto che non fosse accaduto di nuovo, quindi lo salutai e uscì dalla stanza dicendo: "Comunque non è permesso fumare nelle stanze!" e lui per ripicca mi tirò dietro una ciabatta, chiusi rapidamente la porta per schivarla e accostai l'orecchio a quest'ultima, percepii un leggero ridacchiare e poi lo sentii sussurrare la frase: "Quella è tutta matta!" risi e me ne andai in camera mia.

* Dean pov * due settimane prima circa *

Jenny: "Ben svegliato!! Come ti sentì?"

Io: "Uno schifo sorellona, lasciami marcire qui nel mio letto"

Jenny: "Dai Deanuccio alzati così poi andiamo a farci una corsa!"

Io: "Macché corsa e corsa!?! Tu non sei mia sorella!"

Anna: "Dean alza subito il culo da quel letto e ascolta tua sorella!"

Io: "Ma mamma!"

Anna: "Smettila di fare i capricci, ormai hai 19 anni non sei più un bambino!"

Io: "Va bene, va bene mi alzo!"

Jenny:"Finalmente fratellino!"

Io: "Fottiti Jen!"

Mi alzo e ascolto il saggio consiglio di mia madre, mi metto i pantaloncini la canotta e le scarpe poi mi piazzo davanti alla porta di Jen in attesa che sua signoria si prepari per andare a correre poco dopo esce e pieno di gioia gli dico:

"Allora Jen pronta per la bella corsa mattutina!?"

"Ah ti sei deciso a venire?" disse stupita del fatto

"Si, ma lo faccio solo per te sorellona! ..." dissi abbracciandola e ridacchiando sussurrai "... In realtà lo faccio solo perché me lo ha detto mamma!"

"Cosa? Allora ci vado da sola, che forse è anche meglio!"

"Ma dai sorellona stavo scherzando!"

"Ok ti perdono, ora meglio che ci muoviamo se vogliamo fare il giro lungo!"

"Il giro lungo?! No no cara mia sorella si fa il giro panoramico!"

"Ahahah ok, ma la prossima volta il giro lungo!"

"Ok" lo dissi con tono rassegnato non avevo il fisico per sopportare quattro ore (solo per l'andata) di corsa continua su un terreno accidentato, era molto meglio scegliere il percorso che volevo fare io: due ore (totali) di corsa moderata su un terreno piano lungo il lago, mi risparmio di dire che è meno faticosa e si gode di una vista magnifica.

Raggiungemmo la strada che accosta il lago e prima di iniziare la corsa facemmo stretching, dopodiché iniziammo a correre separatamente visto che abbiamo due andature diverse. Io vado molto più lentamente di lei, non solo perché non mi sono ancora del tutto svegliato, ma anche perché voglio veramente godermi la vista. Il lago: una lunga e piatta vasta superficie di acqua, sempre calmo in questa stagione e limpido, da casa nostra se si fa molta attenzione si riesce a vedere anche il fondo; mi trasmette pace e tranquillità una tranquillità che avevo già provato una volta, ma non so quando non sono mai stato lontano dall'Irlanda e non saprei con chi perché vivo solo con i miei genitori, mia sorella, il gatto e il gregge di pecore del nonno... Però per questo poco che ho mi va bene, sono felice, anche se mi piacerebbe avere qualcuno con cui parlare oltre al mio gatto! Qualcuno anche da abbracciare, coccolare e baciare, come si vede nei film strappalacrime di mia madre, ma la vita non è un film, devo riuscire ad andarmene di qui altrimenti l'unica mia storia d'amore sarà con una pecora...

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Capitolo 28
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

*Nath pov*

"Soko, Maya grazie infinite per la vostra ospitalità e per il vostro aiuto, ma proprio non riesco a dimenticarmi il momento che mi avete avvisato del tradimento di Sam, voglio ritornare a casa mia: in Spagna così forse riuscirò a dimenticarmi di Sam una volta per tutte..." 

"Oh cara si anche secondo me è la cosa più giusta da fare... Ci dispiace molto per tutto quello che vi è successo: prima la morte del padre di Sam, poi il suo tradimento. Vieni qui e dammi un bell'abbraccio!" mi disse Maya e io sprofondai nelle sue braccia accoglienti "Vuoi che ti accompagni all'aeroporto?" mi disse Soko dopo avermi abbracciato e asciugato una lacrima triste e amara, gli risposi che ce l'avrei fatta da sola prendendo un taxi e così dopo aver raccolto le mie cose e salutato ancora i due scesi le scale per poi salire sul taxi giallo. Arrivai in aeroporto e feci la coda per acquistare un biglietto per un volo last-minute per la spagna: "Buongiorno vorrei acquistare un biglietto di sola andata per Madrid grazie"

"Siamo spiacenti, ma sul volo per Madrid non c'è più posto disponibile, l'unico e per Dublino, va bene lo stesso?" 

"Si certo! Ho sempre desiderato andarci!"

"Allora è il suo giorno fortunato! Buon viaggio!" mi disse porgendomi il biglietto garantendomì un posto su un aereo che mi porterà lontano di qui.

* Dean pov * 

Mi fa male ogni parte del corpo era da molto che non correvo, in più il nonno si è ammalato perché mentre era al pascolo ha incominciato a piovere e si è preso l'influenza, quindi da oggi toccherà a me occuparmi di quei maledetti e adorabili ammassi di lana... Ero insieme al gregge, faceva molto caldo quel pomeriggio, così le portai vicino ad un ruscello, le lasciai libere e io mi ssdraiai sul prato verde e umido. Guardai il cielo con qualche nuvola sparsa, era blu acceso che mi fece venire in mente un ragazzo carino con indosso una maglia dello stesso colore del cielo, aveva un volto così tenero di quelli che vorresti pizzicargli le guance tra il pollice e l'indice, lui sarebbe il tipo con cui starei ore e ore a parlare e non mi stancherei mai di farlo, poi aprii gli occhi che nel frattempo avevo chiuso e davanti a me vidi una di quelle bestiacce lanose che si limita a belarmi contro!

Passarono veloci quei due giorni che passai con il gregge -Per fortuna!- e poi decisi che era giunto il momento di preparare le valige e andare. 

Prima spiegai a mamma quello che volevo fare e lei approvò preparandomi un bagaglio non tanto ingombrante e la salutai, poi andai da mio padre:

"Papà?"

"Si, Dean?"

"Ho trovato un lavoro come barista in un pub a dublino, ma andando là non posso più curare il gregge del nonno, ecco quello che volevo chiederti era se ..."

"... Se io potevo curare il gregge del nonno mentre tu lavori in questo pub?"

"Ehm esattamente, quindi puoi?"

"Si certo! Ho sempre desiderato farlo ma tuo nonno non me lo lascia mai fare!""Ahah ci sarà un motivo, no? Vabbhe grazie pa, ora vado!""E dove?"

"A Dublino!"

"Ah di già? E mamma lo sa?" 

"Si sa già tutto e ha già pensato lei ha farmi l'elenco di tutte le cose che devo e non devo fare!"

"Bhe ora vado sennò perdo il treno! Saluta Jen appena la vedi da parte mia, vi voglio bene ciaoo!" Così salutai per l'ultima volta mio padre, mia madre, nonni e pecore e quel lago tanto tranquillo.

*Mario pov*

Il mattino successivo mi svegliai molto presto, volevo uscire dalla stanza solo per andare in cucina prendere qualcosa da mangiare e tornare al punto di partenza, ma non ci riuscì, sentì una voce esterna alla stanza: "Buongiornooo, il sole sta sorgendo, gli uccellini cantano e si prospetta un giornata meravigliosaaa!" era indubbiamente la voce della ragazza di ieri, ma come fa ad essere così vivace e sveglia già a quest'ora della mattina? Nessuno se lo sa spiegare...

Comunque anche oggi salterò la colazione, avevo intenzione di farla sì, ma da solo! Domani vedrò di alzarmi più presto di oggi, così forse riuscirò a mangiare in pace... Rimasi seduto sulla ringhiera del balcone per tutto il tempo, mi venne voglia di camminare fuori da quella stanza, notai un albero non molto distante dal balcone di fianco a quello della mia stanza, lo raggiunsi e mi preparai per la mia prima scalata di un albero.

Saltai su un ramo che sembrava potermi reggere e per avere più stabilità continuai a camminare verso il tronco per poi incominciare la discesa alla cieca, per fortuna quell'albero non era molto alto e arrivato al ramo più basso, feci uno scatto e il ramo si spezza sotto il mio peso e io cado a terra, senza farmi molto male.

Il rumore della mia caduta allerta la famiglia che esce dalla veranda per controllare cosa fosse stato, non so perché ma mi misi a correre verso il campo che si apriva al di là della staccionata che divide il giardino dai campi. 

Corro e raggiungo il campo più vicino dove mi siedo a terra per nascondermi, sento dei passi avvicinarsi sempre di più a me fino a quando la stessa ragazza che era riuscita ad entrare nella mia stanza gridò: "Non ti vedo, dove sei?" era evidentemente proccupata, ma non mi fidavo ancora ciecamente di quella famiglia, resto in silenzio, seduto poi altri passi che questa volta si allontanano fino a diventare impercettibili ai sensi. Finalmente sono libero e solo, in quella solitudine pacifica tra le spighe di grano attorno a me, che ad un minimo soffio di vento ondeggiano in una danza ipnotizzante.  

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Capitolo 29
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

* Soko pov *

Erano già passate da un pezzo le due di notte, sono ancora seduto alla mia scrivania e scrivo... Non so cosa, non mi rendo conto di scrivere: prendo in mano la penna e poi lei si muove per me scorrendo sul foglio bianco, non penso alle parole o a cosa devo scrivere, fa tutto lei, come se vivesse di vita propria.

"Tesoro caro, le hai già prese le tue pastiglie?" 

"No, non voglio prenderle, se le prendo non riesco a scrivere!"

"D'accordo, ma domani le prendi, ok?

"Mh mh"

"Bravo il mio Soko!"

Anche ieri io e Maya abbiamo fatto la stessa conversazione.... Anche il giorno prima e quello prima ancora, praticamente sono quasi cinque giorni che non prendo le mie pastiglie, finalmente sono libero di pensare. Quelle pastiglie assomigliano di più ad una droga, quando le prendo non sono più me stesso, penso sempre a cose belle e rosee, al mio futuro con Maya, al mio lavoro, sono sempre felice e non faccio altro che sorridere. Anche se mi capita la giornata più brutta al mondo: sorrido, e nella mia mente appare la scritta "si sistemerá tutto, solo con un sorriso!". 

Non si può essere felici per sempre!

Voglio che la tristezza mi pervada, che mi attraversi tutto il corpo dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi, così che io possa vivere senza quella felicità indotta da un farmaco, senza che io veda arcobaleni e fiorellini ovunque ogni volta che giro lo sguardo a destra e manca. Voglio ritornare me stesso: quello che è più infelice dell'Infelicità fatta persona...

 

* Maya pov *

Non ci credo, sto malissimo, ma lo faccio per il suo bene...

Si è addormentato sulla scrivania. 

Come sempre quando si sveglierá e non si troverà a letto avrà sete.

Come sempre preparo un bicchiere di acqua.

Come sempre faccio cadere nel bicchiere le sue pastiglie.

Come sempre lui berrá dal bicchiere senza sapere nulla.

Dopo averlo lasciato accanto a lui, vengo attratta dal foglio su cui stava scrivendo, e incomincio a leggere:

- Ieri sono uscito a fare quattro passi per la nuova ma vecchia città, da quando sono tornato ad abitare qui è  cambiata molto... 

Ci vivono più persone di prima. 

E sono persone felici...

Persone felici: sono ovunque, hanno sorrisi stampati sui loro volti, increduli della tristezza che lì avvolgerà quando la felicità si dissolverá nel vuoto dei loro cuori felici.

Persone felici che camminano per strada accanto alla persona che amano, senza pensare al fatto che prima o poi essa se ne andrà lasciandole sole.

Persone felici, mi circondano, vogliono colmare la mia tristezza riempiendomi con la loro felicità.

Persone felici.Persone che diventeranno tristi.

Persone che si aggiungeranno all'elenco di morti che mi tiro dietro.

Persone che colmeranno di tristezza cuori felici. -

L'ultimo pezzo mi inquietó molto.... Non avrei mai voluto che succedesse di nuovo come quella volta in Spagna... Le pastiglie non facevano molto effetto prese in questo modo subdolo. Dovevo convincerlo a prenderle a tutti i costi, altrimenti un giorno farò anche io parte di quell' "elenco di morti".

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Capitolo 30
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

* Dean pov *

Ah finalmente Dublino!

Aspettavo questo momento da non so quanto tempo, spero di iniziare una nuova vita qui. Scendo dal treno portando con me la mia piccola valigia e passo sotto l'enorme uscita della stazione e vengo accolto dalla civiltà: finalmente i miei occhi vedono altro oltre alle distese infinite verdi e pecore. Come prima cosa decido di cercare il futuro locale dove lavorerò e vivrò, finché non avrò vita oppure finché non troverò un altro lavoro...

Cerco sulla cartina, che avevo preso in stazione, quanto è distante da dove mi trovo e noto che non è molta la strada che devo fare. Cammino per le vie della città, seguendo meticolosamente la strada che mi ero prefissato di fare finché non mi ritrovo davanti una modesta insegna in legno, intarsiata a mano, con delle splendide decorazioni e porta la scritta "The draft's hill", sì è questo il posto. 

Dall'esterno sembra un normale pub irlandese: finestre dai telai in legno scuro verde, vetrate con decorazioni celtiche colorate, apro la porta e vengo invaso da un dolce profumo di lavanda misto birra. -Se sarà così tutte le volte che entrerò qui dentro credo che potrei abituarmici!- 

Vengo accolto da un ragazzo, credo abbia pochi più anni di me, alto e magro con un taglio di capelli corti di un colore rosso misto all'arancione come il fuoco, che si scontra con il verde prato dei suoi occhi; riprendo in possesso il mio cervello dopo essermi perso nella brillantezza di quel verde e mi presento spiegando an he la motivazione della mia "visita", lui scuote la testa e dice:

"Scusa non ti stavo ad ascoltare, che dicevi?" allibito, ma con tanta pazienza passano dieci minuti buoni rima che io finisca di rispiegargli tutto e quando riprendendo fiato lo guardo, noto che nel frattempo si era addormentato con la testa appoggiata sul bancone. 

Una porta dietro quest'ultimo si apre, esce un ragazzo quasi identico all'altro, che gli butta addosso un secchio di acqua gelata di cui mi arrivano dei piccoli e piacevoli schizzi.

Risate e urla si confondono per il locale.

"Roan che combini! Vuoi far allagare tutto il locale!"

"Ma se ti eri addormentato mentre avevamo un cliente!

"Ehm... E tu, dove eri finito?"

"Ero a scaricare il camion o dovrei dire che ero a fare quello che dovevi fare tu, vero Rogan?"

"Ma io ero di qui! E poi, da quando si va a scaricare un camion con un secchio di acqua?"

tossisco "Ehm scusate?"

"Che c'è??" mi urlano contro troppo presi dalla loro discussione 

Roan: "Ah scusaci, ma sai mio fratello è un idiota" 

Rogan: "Ahah vale lo stesso per il mio! Comunque tu sei venuto per...?"

"Sono il nuovo barista, ci siamo accordati via e-mail!"

Roan: "Ah si! Dean giusto?"

"Si si quando incomincio?"

Rogan: "Ma che? Scusaci un attimo" e così dicendo trascinò suo fratello lontano da me

 

* Rogan POV * 

Rogan: "Non devi dirmi qualcosa?"

Roan: "Si, ecco fratellino, ho pensato che ci serviva una mano qui e allora ho messo un annuncio su internet e..."

Rogan: "Sai ora cosa ti farei?"

Roan: "Mi abbracci dalla felicità per la mia geniale idea e non mi uccidi?"

Rogan: "Esatto! Hai avuto una grande idea, finalmente sei buono a qualcosa!"

Roan: "Ma-ma la mia era un idea geniale!"

Rogan: "Non esaltarti fratellino, ora piccolo genietto vai a spiegare come funziona qui al nuovo arrivato mentre io mi vado ad asciugare!" rivolgendomi a Dean gli dico: 

"Stai attento alla peste!" dico mentre rivolgo a mio fratello un occhiata per rimproverarlo nuovamente del bagno fuori orario, che avevo ricevuto.

 

* Dean pov *

Roan mi spiega quali saranno i miei compiti a partire da domani nel locale, nel frattempo arriva l'ora di apertura e una coda si forma fuori dal locale.

Decido di dileguarmi prima che sia investito da una massa di persone assetata, ma ancora prima che varcassi la porta Roan mi dice: "Se non hai ancora un alloggio puoi vivere qui con noi sopra al locale! così non avrai problemi di puntualità!" disse ammiccando, accettai e ringraziai anche perchè non sapevo davvero dove sarei finito senza un posto prenotato, poi dissi:

"Però la puntualità non è uno dei miei problemi..."

"Ah si? sei sicuro? Rivelazione del mese: Dean è arrivato con tre giorni in anticipo!"

"Ahah non è possibile!"

"Guarda il calendario!" aveva ragione... a meno che il calendario non mi mentiva ero veramente in anticipo di tre gioni...

"Per voi va bene lo stesso, vero?"

"Si non ti preoccupare!" ringraziai nuovamente e mi accompagnò alle scale che portavano al mio nuovo alloggio, da dove iniziava la mia nuova vita.

Salgo le scale fino al primo piano, arrivato sul pianerottolo trovo Rogan con un asiugamano legato in vita che stava entrando in una stanza, e vedendomi esclama:

"Ah Dean che ci fai qui"

"... Ehm"

"No aspetta non dirmelo, mio fratello ti ha detto che puoi vivere con noi..."

"Già... spero di non creare problemi"

"No, altrochè finalmente qualcuno potra affermare quanto sia un piagnucolone mio fratello, ahaha!" segui a ruota la sua risata, poi gli chiesi se avrei vissuto con loro, lui rispose che dovevo ancora salire le scale e sarei arrivato all'attico, dove avrei vissuto da solo. Lo ringraziai e proseguii la mia salita, fino alla porta.

La apro, rimango stupito dalla bellezza di quel piccolo attico, un piccolo pezzo di paradiso solo per me, che occuperò tutto il tempo necessario per metterei da parte un po di soldi, poi sistemo le mie cose e mi lancio sul grande letto. 

***

Il pavimento trema.

Rimbalza su e giù.

Sembra che sta per crollare.

Vado al piano inferiore busso alla porta di Roan e Rogan.

Nessuno risponde.

Scendo al piano terra, il pavimento rimbalza sempre di più.

In lontananza si sente della musica.

Apro la porta che mi separa dal locale.

Su uno dei tavoli del locale c'è un ragazzo, molto robusto, con indosso un paio di boxer pieni di soldi e una maschera anonima, tipo quella di Zorro.

Mi invita a salire sul tavolo con lui.

Mi avvicino al tavolo senza salirci.

Lui si toglie la maschera. 

Roan.

Mi giro, su un altro tavolo alle mie spalle, un'altro ragazzo si toglie la maschera.

Rogan.

Cosa diamine sta succedendo?

Indietreggio, ritorno alla porta e risalgo i gradini al contrario, ritorno nella mia stanza e poi nel mio letto, come se niente fosse accaduto.

* Spazio Autrice *

Buonasera/giorno/pomeriggio cari lettori! 

Cosa ne pensate del nuovo capitolo? I nuovi personaggi vi incuriosiscono? 

Bene.

Spero vi sia piaciuto come sempre :)

Alla prossima ^-^

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Capitolo 31
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

* Soko pov *
È notte.
Sono appena passate le tre.
Chiudo la porta di casa.
Scendo le scale. 
Cammino lungo il marciapiede.
Sono senza meta.
Non cerco niente e nessuno, cammino semplicemente.
Apro la porta di un bar ancora aperto nonostante l'ora.
Mi siedo al bancone, ordino un cocktail: vodka misto rum e succo d'ananas.
1 ... 3 ... 5 ... Il barista non è più disposto a darmi alcolici.
Esco traballante appoggiandomi ad ogni oggetto sulla mia strada. 
A tastoni trovo la porta, la apro ed esco.
Cerco di camminare per una delle quattro strade che vedo davanti a me.
Entro in un altro bar, con l'aria più sobria che potessi avere.
Ordino dell'altra vodka.
1 ... 3 ... Un'altra volta il barista si rifiuta di darmi da bere. 
Sta chiamando un taxi che mi riporti a casa dalla mia Maya.
Esco dal secondo bar senza aspettare il taxi e proseguo verso il terzo.
Poi ancora verso il quarto.
Esco anche dal quarto.
Sbatto contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Divento violento. 
Lancio pugni in tutte le direzioni.
Nessuno va a segno.
Mi accascio.
Buio.

* Nath pov * 
Sono uscita di casa per andare al centro commerciale con una ragazza che avevo conosciuto in aeroporto. Avevo bisogno di un telefono nuovo, un numero nuovo, una vita nuova, per dimenticare e ricominciare. Passiamo accanto ad un televisore, che trasmette il telegiornale, sulla parte inferiore dello schermo si legge: - CANADA, ragazzo ubriaco uccide la fidanzata in preda ad uno scatto di follia, ora è in fuga -. 
Immagini di una casa.
La casa è la stessa che avevo lasciato, da non molto.
Sangue.
Sulle pareti.
Sul pavimento.Ovunque.
Un telo bianco copre il corpo della ragazza ancora disteso a terra in un lago rosso.
Una ciocca di capelli che spunta dal telo.I capelli dello stesso colore rosso vivo di Maya, di quel giorno che glieli avevo tinti.Sono sconvolta.Le lacrime incominciano a scendere come fiumi.Non vogliono fermarsi.Era la mia migliore amica.È stata lei che mi ha aiutata più di tutti.Soko.Perché lo hai fatto?
Eravate felici.
Forse per te troppo...
Ma non c'era motivo di spezzare la sua vita in questo modo.

* Mario pov *

"Dai su esci! É da ormai tre giorni che sei qui fuori, e scommetto che sarai anche bagnato fradicio visto che la scorsa notte ha piovuto!" resto nascosto però ha ragione, sono affamato e bagnato. 
Un profumo che si distingue da quello umido del terreno che mi circonda, stuzzica e chiama a sé il mio stomaco, alzo la testa sopra la linea di orizzonte del grano vedo la ragazza a pochi metri di distanza da me con un teglia in mano.
Parmigiana. Porca puzzola, quella ragazza sapeva come attirarmi... 
Decido di trattenere il mio stomaco.
"Dai vieni fuori che parliamo!"
La voce era più vicina.
"Ho la parmigiana con me, so che la vuoi!"
Ora a meno di un metro da me.
Provo ad allontanarmi, ma non c'è nulla da fare.
Qualcosa mi colpisce il piede e mi cade addosso.
"Eccoti, finalmente ti ho trovato!"
"Ah e così tu mi avresti trovato? Diciamo che se non ti scontravi con la mia gamba ora non eravamo qui una sopra all'altro a parlarci!"
"Ehm scusa... Ma ero talmente presa nel cercati che non ho visto dove mettevo i piedi!" dice mentre si siede davanti a me
"Ti perdono se mi dai la parmigiana!" che per fortuna si era salvata, nonostante la caduta della sua portatrice
"Mmh fammi pensare... No, me la mangio tutta io!" dice canticchiando
"A si? Allora non torno più, rimango qui"
"Dai scemo! Stavo scherzando, ho anche portato le posate" mi porge una forchetta che infilzo subito nella teglia
"Comunque io sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Lily!" 
"Mario, ma tu puoi chiamarmi..." lei sgrana gli occhi in attesa che io deglutisca il boccone per poi finire la frase con: "... Mario"
"Sei strano, ma sei anche divertente e simpatico! Mi piaci!" distolgo di scatto lo sguardo dalla parmigiana per rivolgerlo verso di lei
"No aspetta! Che hai capito?! Dicevo come persona!" le sue guance rubarono il colore rosso alle fragole 
"Ahh ok allora in quel senso anche tu mi piaci, sei buffa" poi scende il silenzio, io continuo a mangiare tranquillamente davanti a quei enormi occhi che mi fissano e che sembrano chiedere un pezzo di quella prelibatezza.
"Ma non è che ne vuoi un pezzo?""No guarda, lascia stare ho portato due forchette per nulla!"
"Ah quindi una era per te? Non pensavo, scusa tieni" dico porgendole la forchetta usata per tagliare la parmigiana e abbandonata nella teglia, che custodisco come un tesoro
"Grazie sei gentile... Poi dopo aver mangiato vuoi tornare a casa o preferisci stare qui? Perché le previsioni dicono che stanotte ci saranno forti temporali e..."
"Non importa voglio stare qui fuori..."
"Ok... Lo vedi quel capanno là? Io stanotte dormirò lì... E se vorrai io sarò là, ok?" sospira, ma io non mi smuovo facilmente dalle mie idee, mi dispiace...
"Mh mh" annuisco e scende di nuovo il silenzio riempito dalle cicale nei dintorni.
Finito di mangiare Lily mi saluta e va nel capanno.
Dopo un bel po di tempo, sento delle gocce che cadono leggere sulla pelle.
Poi le gocce si trasformano lentamente in grandine.
Cerco un riparo.
Ma l'unico vicino è il capanno. 
Non ho altra scelta.
Corro fino alla porta e busso.
Lily mi apre e subito sguscio all'interno del capanno.
Senza dire nulla, mi raggomitolo sul divano, avvolto in una calda coperta, davanti alla finestra a contemplare la furia di una grandinata estiva.

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Capitolo 32
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

* Nath pov *

Giorno 3
Non era passato molto da quando avevo saputo di Maya.
Dopo averlo saputo, mi sono chiusa nella stanza della ragazza con cui mi trovavo al commerciale. E di lì non uscì più e non ho intenzione di farlo.
Sto sdraiata sul letto sul letto, a guardare il soffitto bianco, che mi ricorda il telo sopra il corpo morente di Maya; mi giro su un lato guardo la parete ricoperta di foto tra la mia coinquilina e la sua migliore amica, ripenso all'amicizia che c'era tra me e Maya; chiudo gli occhi il suo volto appare nel buio delle mie palpebre.
Il pensiero di lei riempie le mie giornate.
La sua sola presenza era fondamentale per me.
Mi spronava ad andare avanti, a dare del mio meglio, a non cadere e rialzarsi sempre quando succedeva.
Era la miglior persona che io abbia conosciuto in tutta la mia vita e ora se né andata.

Giorno 10
Mi convincono a scendere per la cena.
Arrivo al tavolo e senza sedermi, alla sola vista della tavola stracolma di cibo mi viene la nausea e ritorno a letto. 
Dimagrisco a vista d'occhio.
Continuo a perdere peso, come l'abitudine di mangiare.

Giorno 15
Mi sveglio e riaddormento in continuazione, ma cerco di tenermi sveglia.
Mi tengo impegnata, cerco di distrarmi disegnando, scrivendo, facendo attività fisica.
Ma il mio impegno dura solo neanche mezza giornata.
Mi rimetto a dormire.

Giorno 25
Ormai non faccio altro che dormire non ho più forze.
Sono debole troppo debole, anche solo per andare in bagno.
Ma devo andarci.
Mi alzo a fatica dal letto e raggiungo il bagno a caproni, visto che le mie gambe non riescono a reggere il peso delle mie ossa.
Riesco a mettermi in piedi, restando appoggiata al bordo del lavandino.
Guardo con ripudio il mio volto scavato, del quale si possono tracciare i contorni delle ossa degli zigomi, sporgenti a causa della quantità di cibo assente nel mio corpo.
Le mie gambe cedono. Cado a terra.
Urlo dal dolore.
Axa, la mia coinquilina, viene in mio soccorso.
Vedendomi in quello stato penoso in cui mi ero ridotta, decise di portarmi in ospedale

Giorno 40
Dopo avermi tenuto in osservazione e fatto recuperare il peso dovuto, mi fanno tornare a casa.
Axa da quel momento, decide che mi resterà sempre accanto, nel senso letterale.
Appena mi allontano da lei un nano secondo mi segue.
E ha ragione, voglio farla finita.

Giorno 55
È notte. Vado nel bagno accanto alla stanza.
Chiudo la porta a chiave lasciandola all'interno della serratura.
Prendo la lametta e mi siedo sul pavimento bianco appoggiandola a terra.
Guardo il braccio pallido. 
Percorro con lo sguardo le vene bluastre che corrono lungo di esso.
Riesco a tracciare il loro percorso dal palmo della mano fino alla spalla.
Prendo saldamente in mano la lametta.
La appoggio sulla prima vena su cui mi cala lo sguardo.
Chiudo gli occhi.
Premo sempre di più.
La lama entra nella pelle.
Incomincio a farla scorrere lentamente.
Sento il sangue che scorre uscire dal taglio.
Le mie urla si diffondono per tutta la casa, il quartiere.
Si svegliano tutti.
Axa, è spaventata lo sento dalla sua voce che mi implora di fermarmi.
Getto la lametta sul pavimento.
Sento dei colpi alla porta.
Qualcuno cerca di sfondarla.
La porta si rompe in mille pezzi.
Altre urla, scatenate dalla vista del mio corpo inerme seduta sul pavimento.
Poi mi hanno portata in ospedale, credo, perché mi sono svegliata lì.
Dicono che se non avrei urlato e di conseguenza nussuno mi avrebbe soccorsa sarei morta.
Era quello il mio intento, farla finita.
Non voglio, non volevo più soffrire.
Ma a quanto pare. Se non ci sono riuscita.
Qualcuno lassù mi vuole talmente tanto bene da riuscire a farmi restare viva, nonostante quella persona se ne sia andata, vuole sostenermi e spronare ad andare avanti e continuare.

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Capitolo 33
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28

* Mario pov *

Piove ancora.
Mi sveglio, con la testa appoggiata sulle gambe di Lily.
Mi alzo di scatto.
"Che fai? Ora ho freddo alle gambe?"
"Ma per chi mi hai preso, un cuscino forse?"
"Sei crudele. Pensavo ti piaceva quando ti accarezzavo la testa stanotte! Mi sembravi così tormentato da qualcosa e non facevi altro che tremare..."
"Ah si? Bhe agisco inconsciamente durante la notte"
"Ma non dirmi!" mi tira un cuscino che mi arriva dritto in piena faccia;
"Come hai osato! Vieni qui, se ti prendo vedi" incomincio a corrergli dietro, e lei scappa da me, ha risvegliato il bambino che c'è in me.
Gli tiro un cuscino anche io e lei per schivarlo cade sul divano e io sopra di lei, perché (?) bho non lo so, sarà stata la legge di gravità! 
Sta di fatto che ora sono sopra di lei.
Fisso intensamente i suoi occhi che mettono a fuoco la mia immagine.
Lei accorcia sempre di più la distanza tra i nostri volti.
Il suo naso si incontra dolcemente con il mio. 
Mi bacia.
Le mie labbra si lasciano travolgere, la mia mente è confusa, il mio corpo pietrificato.
Solo quando le sue labbra si staccano dalle mie per riprendere fiato, il mio corpo reagisce e con lui anche il mio cervello.
Mi scanso prima che lei ricominciasse a prendere il possesso delle mie labbra.
"Mario c'è qualcosa che non va? Non ti è piaciuto?"
"Cosa ti è preso? Fai sempre così con quelli che arrivano a casa tua?"
"No, ovviamente no! Tu mi piaci, mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho parlato!"
"Non ti è passato per la testa che forse, ma dico forse io non ricambiassi?"
"Non sembrava che non ti piacessi... Al contrario, sembra che tu abbia una cotta per me"
"Ah davvero? E quando hai capito? Quando abbiamo diviso la parmigiana nel campo, o quando sono entrato da quella porta ieri sera?"
"Da molto prima, da quando mi hai parlato la prima volta"
"Ok se è sembrato così ti sbagli! Perché a me non piacciono le ragazze, ok?"
"Non ti capisco proprio... Ma per me è ok, posso superarlo, ora dovrei andare di là un momento, scusa" si alza dal divano trattenendo le lacrime e esce dalla stanza andando in quella che doveva essere la cucina.
La sento piangere.
Le ho spezzato il cuore.
Mi sento malissimo, devo trovare il modo per farmi perdonare, non sopporto vederla piangere.
La raggiungo in cucina, cerca evidentemente di nascondere le lacrime e evita il mio sguardo.
"Hey, scusami" non risponde
"Davvero scusami sono uno stupido, ti ho ferita e ne sono consapevole, non sei tu il problema ma io, non evitarmi ti prego! Sei L'unica persona da quando sono entrato dalla porta di casa tua che ha cercato di capirmi, di stanarmi dalla mia condizione, sei l'unica che si è preoccupata realmente, non posso provare lo stesso che tu provi per me, non perché sei tu, ma perché il mio cuore è già stato rubato da qualcuno".
Si gira verso di me e fissa il suo sguardo nel mio, seria poi il suo volto cambia espressione mi fa un sorriso che mi riempie il cuore di un dolce calore, mi avvicino accanto a lei e aggiungo: 
"Sei una persona fantastica, ora asciugati quelle sgraziate lacrime da quel visino e accompagnami a fare un giro della città"
"Vuoi davvero andare in città?"
"Perché no? Così poi posso dare una mano, mentre sono qui!"
"Ahah ok, allora torniamo a casa, facciamo colazione, ci cambiamo e poi andiamo in città!"
"Ai suoi ordini!" dissi facendo un piccolo inchino e ridemmo assieme. 
Il resto della famiglia si stupì nel vedermi vivo e vegeto, e sopratutto in piedi dopo la caduta; il padre di Lily (medico di professione) mi fece una visita fulminea per accertarsi che io sia perfettamente in forma.
Poi ci lasciò andare e incominciammo il giro turistico dai vigneti che sparavano la casa dalla città.

* Rogan pov *
"Hey Roan, cosa gli diciamo riguardo ieri sera al nuovo arrivato?"
"Credevo che glielo avevi detto!"
"E io credevo che facendolo sarebbe corso via a gambe levate..."
"Beh comunque che facciamo?"
"Ah non lo so fratellino credevo che quello delle idee geniali eri tu! Comunque secondo me è meglio far finta di nulla e per un po' sospendere la nostra seconda attività..."
"Noo non possiamo farlo! E i miei fan cosa faranno senza le mie movenze?"
"Ahahah ma se quando ti muovi tu, sembri un criceto con le convulsioni!"
"Non è vero, al massimo tu lo sembri!"
"Ok ok balliamo entrambi male! Ma io lo faccio meglio!"
"Ahah okkei se lo dici tu ci crediamo tutti!"
Dopo essermi vestito scesi al piano inferiore per dare una lucidata al bancone e fare il rifornimento degli spillatori della birra.
Poco dopo arrivò Dean.
"Ben svegliato! Hai dormito bene?"
"Non tanto c'era un casino, spero che sia stato solo stanotte altrimenti non riuscirei a lavorare!" disse dandomi una pacca sulla spalla
"Allora pronto per imparare a spillare una birra?"
"Cosa, di già?"
"Si, si. Sei arrivato prima e quindi ti devi allenare per la festa di San Patrizio!"
"Oh no! Me ne ero completamente dimenticato! Non potrei servire solo ai tavoli?"
"Ahah spiritoso il ragazzo!" disse Roan, che finalmente ci aveva raggiunto
"E io che ci speravo tanto!" gli rispose Dean
"Ehi ragazzi!? Se non vi dispiace potreste darmi una mano..."
"Nahhh" dissero in coro buttandosi sui divanetti all'entrata.
Io mi avvicinai a loro guardandoli con uno sguardo non tanto dolce, e Roan mi disse: 
"Dai non fare la faccia da mamma severa, tanto non funziona noi non ci muoviamo da qui, siamo in sciopero!"
"Ah si e per cosa? Sei stanco di ballare sui tavoli?" mi scappò quella frase dalla bocca, ricevetti un calcetto da Roan, ma subito mi corressi: "Cioè volevo dire di camminare tra un tavolo e l'altro!"
"Dean ti prego, di qualcosa tu!"
"Ehm..."
"Comunque se ora voi non alzate i vostri regali posteriori da quei divanetti, io mi prendo il giorno di San Patrizio come giorno di ferie, così voi vi ritroverete qui, da soli a servire orde e orde di clienti assetati e festaioli!"
"Ok mammina hai vinto tu! Ci penso io a insegnare a Dean come si spilla!"
"Lascia stare fratellino, tu sistemi i tavoli, io gli insegno come si spilla una birra""Mh ok, ma poi quando apriamo il locale servo io al bancone!"
"Ok..." dissi rassegnato alla trattativa quasi infinita con mio fratello; poi io e Dean, dopo essermi assicurato che Roan si mettesse al lavoro, andammo al bancone così cominciai a spiegargli come doveva fare il lavoro.
"Rogan?"
"Si?"
"Ma Roan è sempre così?"
"Ahahah si, ma posso solo sopportarlo! E poi è pur sempre mio fratello, e tu hai fratelli?"
"Si una sorella, ma non credo sia mia sorella biologica... Siamo così diversi e anche i miei genitori non sembrano essere i miei genitori biologici..."
"Dai non dire così"
"No è vero, non mi ricordo niente di quello che è successo prima di un anno fa... E nessuno mi vuole dire nulla, mi nascondono qualcosa, anzi molto di più..."
"Magari è solo un tuo blocco e non riesci a ricordare... Ora scusami, ma è proprio ora di aprire, non pensare al futuro, vivi nel presente!" gli sorrisi e andai ad aprire.
Un'altra giornata di lavoro iniziava, con un elemento in più alla squadra.

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Capitolo 34
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

"Caro Dean,
volevo sognarti ancora questa notte, perché, semplicemente non so il perché. 
Ogni sogno senza di te è solo un incubo.
Stanotte ti ho tradito. 
Non ti ho sognato.
Ho sognato la persona che mi ha fatto più male, persino più di quanto me ne hai fatto tu.
Scherzavamo, giocavamo, ridevamo, cercavamo ogni volta un contatto tra di noi.
Scappavamo quando qualcuno ci vedeva assime, poiché rubava la nostra vicinanza.
Ad un tratto mi sono ritrovato a casa sua.
Non abbiamo fatto nulla di particolare.
Ci siamo chiusi nella sua stanza.
Mi sono seduto in mezzo alle sue gambe e appoggiato la mia schiena al suo petto.
Abbiamo incominciato a giocare ai videogames insieme. 
Lei mette in pausa. Mi giro verso di lei.
Lei mi guarda negli occhi come non aveva mai fatto prima.
Cerca un contatto che non avevamo mai avuto.
Mi sfiora il mento, poi le labbra.
Si avvicina sempre di più, le nostre labbra si toccano dolcemente.
Le mie accolgono le sue, sembrano destinate ad incontrarsi,
sagomate apposta per essere combinate assieme, come una chiave e la sua serratura.
Giro completamente il mio busto, l'unica pausa che ci prendiamo è per respirare.
La danza continua.
Nella mia mente compari tu.
Il tuo volto che sembra stato creato da degli angeli.
I tuoi capelli che fanno da cornice a quello splendido quadro che sei tu.
La tua risata dolce e coinvolgente.
La tua mano che prende la mia, e la stringe.
Ripensando ai momenti passati assime mi faccio schifo.
Sto baciando delle labbra che anche se combaciano perfettamente con le mie, non sono quelle che vorrei realmente baciare.
Stacco lentamente.il mio volto da quello di lei. 
Mi vado a sedere lontano da dove mi trovo ora.
La guardo.
Accanto a lei appari tu, mi fai cenno di venire.
So dove posso trovarti in ogni momento.
Esco di corsa da quella casa, mi trovo subito come per magia nel nostro cortiletto isolato dai negozi affollati del centro.
Ti trovo lì seduto. Mi salti in braccio dalla felicità del vedermi.
Finalmente bacio le labbra che ho sempre desiderato.
Soffici, come lo zucchero filato. Ma tutto finisce come quest'ultimo.
Tutto diventa sfuocato e poi nero. Era un sogno. Non la realtà. Perché entrambi siete irraggiungibili..."


* Dean pov * (cronologicamente molto prima del primo capitolo)

Sono seduto ancora su una di quelle sedie decrepite davanti all'ufficio del rospo, aspetto di entrare anche essendo in anticipo di qualche ora.
Fisso il pavimento seguendo un insetto che cammina sul pavimento. Quando ad un tratto viene schiacciato dal grosso piede del rospo, che rientrava incurante della mia presenza nel suo studio.
Speravo di rivederla anche oggi quella dolce e gracile ragazzina che arrivava anche lei sempre in anticipo rispetto al suo appuntamento.
Ogni frase che diceva poteva avere mille significati e nessuno.
La sua presenza migliorava l'ambiente in cui mi trovavo.
Il tempo passava e io mi ero messo a fissare l'entrata della sala, attendendo che il suo spirito arrivasse. Nulla. Persi la speranza di vederla. Arrivò il mio turno di entrare per la seduta. Entrai il più lentamente possibile sperando nell'apparizione della sua esile figura.
Ancora nulla. Chiusi la porta alle mie spalle e facendolo mi sollevai, vedendola sedersi su una di quelle scomode poltrone. 
Mi misi seduto alla scrivania del rospo.
"Allora Dean, dimmi, come mai hai quel sorrisetto stampato sulle labbra?"
"Non sto sorridendo!"
"Va bene, se lo dici tu, ci credo. Comunque c'è qualcosa che mi vuoi raccontare in particolare oggi?"
"No, ma vorrei chiederle io una cosa questa volta..."
"Dimmi pure" e dicendo quella frase, il rospo mi puntò addosso i suoi occhi sporgenti e inquietanti
"Ehm... La... La ragazzina che entra dopo di me ..."
"Si???" disse avvicinandosi sempre di più 
"Ecco... Lei sta facendo dei progressi?"
"Bhe a dire il vero non potrei dirti nulla... Ma credo che tu, caro mio, ti sia preso una bella cotta per quella ragazza!"
"Ma che dice! Non è vero non mi sono preso una cotta per nessuno!" dissi mentre con la loquacitá di un camaleonte le mie guance diventavano di un rosso accesso
"Dean, dean, dean... Non glielo dirò mica! Qui sei al sicuro"
"Più che a casa di sicuro, dottore, questo è sicuro più del calore del fuoco!"
"Perché cosa succede a casa, dean?" da quella domanda mi chiusi a riccio, ora avevo un po' più di confidenza con il rospo, ma non sono ancora pronto per raccontargli quello che subisco, subiamo io e mia madre a casa...
"Nulla, non succede assolutamente nulla!"
"Però vedo ancora dei lividi sulle braccia... Dean, tu sai che ti puoi fidare, e che noi possiamo aiutarti, quindi dacci la possibilità di farlo" mi limito ad annuire e in qull'istante scade il tempo a disposizione. Esco e prometto a me stesso che la prossima volta che entrerò a quella porta gli racconterò tutto.
Mi avvicino alla ragazzina. Lei tiene lo sguardo fisso a terra e non accenna ad alzarlo.Mi siedo accanto a lei. Le alzo delicatamente il viso e sul suoi viso appare lentamente un flebile sorriso."Allontanati subito da lei! Chi ti credi di essere, eh?" una signora alta e robusta, mi sembrava una montagna che mi crollava addosso... Mi prende violentemente per un braccio spingendomi nel corridoio principale. Cado a terra. La ragazzina cerca di urlargli contro, ma non ce la fa, guarda con aria severa la signora e raccogliendo tutto il fiato possibile le dice: "Mamma, perché lo hai fatto..." una lunga pausa e poi dice "... Lui è un mio amico". La madre imbarazzata si limita a ignorarmi mettendosi a leggere una rivista. La ragazzina, invece, si alza. E viene dalla mia parte. Io ancora seduto sul pavimento dal dolore, cerco di rialzarmi e appoggio sulla faccia la maschera del "sto bene, non ti preoccupare, anche se sto soffrendo dal dolore". "Hey tutto... " e poi affaticata per lo sforzo messo in atto per camminare fino a qui, mi fa segno dell' "ok" per completare la frase.
"Si sto bene, non è niente..." "... Quindi siamo amici?"
Lei annuisce e si appoggia al muro con metà corpo.
"Dean" lei mi guarda interrogativa 
"È il mio nome" ora come per dirmi "che stupida che sono!"
Lei si accascia sul pavimento alla mi stessa altezza.
Sua madre la vede scivolare e comincia subito a urlare terrorizzata.
Con un filo di voce sussurra "Jane" e poi vengo nuovamente spintonato lontano da sua madre...

Tre giorni dopo percorro lo stesso corridoio in cui Jane era svenuta.
Ora come sta? Era la domanda tormentone che mi continuavo a ripetere all'infinito.
Il rospo non accennava a nulla e io avevo rimandato la mia promessa che mi ero fatto.
Ero ritornato in quella stanza più taciturno che mai.
L'unica cosa che mi importava era sapere come stava Jane.

* Jane pov * (cronologicamente molto prima del primo capitolo)

Mia madre è una stronza psicopatica.
Ha attaccato Dean per nulla! Manco mi avesse presa a bastonate. 
Lui invece è l'unico che mostra un minimo di interesse per il mio pensiero.
L'unica persona che posso vedere è Mario il mio migliore amico.
Bhe ora non so se lo siamo ancora.
Sono sparita senza dirgli nulla di quello che stava succedendo.
Quando avrò risolto i miei problemi, gli spiegherò tutto.
Ora penserò solo al mio totale recupero, anche se credo sia un po impossibile.

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Capitolo 35
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

* Dean pov *

Uno scossone e una frazione di secondo dopo la mia faccia tocca bruscamente il pavimento.

Mio padre: ormai l'ha presa come da abitudine anche da sobrio.

Capisco che non c'è più tempo di dormire, mi vesto il più velocemente possibile.

"Deannn, stupido marmocchio vieni subito qui!"

Oh no... Un'altra volta no! Svegliati da questo incubo...

Mi infilo ogni sorta di vestito che mi permetta di coprire la maggior parte del mio corpo.

"Deannn! Muovi il culo, tuo padre ha bisogno di te!"

Corro in salotto più veloce di una gazzella, quel mostro che dovrebbe essere mio padre è seduto su quella che si può definire come poltrona, mi guarda cerca un pezzo della mia pelle di bambino non coperta. Mi fa avvicinare a lui.

"Togliti tutto quello che hai addosso"

Esito, faccio un passo indietro.

"Fallo!"

Sono costretto. Mi sfilo ogni indumento che avevo indossato rimanendo in mutande davanti a quella poltrona.

"Sei un figlio di puttana, lo sai questo Dean?" Annuii, ero costretto a farlo, avevo paura, e la paura stava vincendo.

"Bravo, ora avvicinati che papà ti vuole dare un grande abbraccio" I suoi abbracci, non erano pieni di affetto paterno, no: era piuttosto come essere abbracciati da una medusa gigante, una gigante macchina di morte urticante.

Mi avvicinai.

Mi strinse nella sua presa. Non sembrava un abbraccio dei suoi soliti.

Poi l'odore di carne bruciata si propagò per la stanza. Urlai per il dolore.

Lo aveva fatto di nuovo... E continuava a premere sulla mia schiena il sigaro, non esitava neanche un secondo, era sadico provava un immenso piacere nel vedermi soffrire, nel vedermi spaventato... Anzi dovrei parlare al plurale, perché non ero solo io la vittima: anche mia madre, che secondo mio padre era colpa sua se ero nato.

Invece era colpa sua... Una sera ha deciso che era il momento perfetto per mettere incinta mia madre, strappandola alla sua famiglia, facendola soffrire...

Ora vorrei solo avere il coraggio di urlare al mondo chi è realmente mio padre, raccontare quello che succede tra queste mura, liberare me e mia madre da questa prigionia agonizzante.

***

Sono passati alcuni giorni, mia madre è in ospedale con tre costole fatturate, perché ha cercato di difendermi... Io sono accanto a lei con un braccio fasciato e un occhio nero, oltre ai lividi delle bruciature dei sigari e sigarette.

Ai medici abbiamo detto che abbiamo fatto un incidente in auto...

In un certo senso è vero... Ma c'è da aggiungere che sul veicolo con cui ci siamo scontrati è mio padre.

Ho deciso che è il momento giusto per dire tutto al mio psicologo. Non ne posso più. E forse potrò rivedere Jane, lei è l'unica cosa che mi è capitata di bello e buono dalla mia nascita, trova sempre la forza per andare avanti e non si arrende mai, ma soprattutto: riesce a tenere testa a sua madre. La ammiro per questo. Per fortuna lo psicologo in cui sono in cura è nello stesso ospedale...Vado e il rospo mi riceve quasi subito, grazie ad un paziente che ha annullato il suo appuntamento. Gli racconto tutto, senza tralasciare dettagli. Esco soddisfatto di me, del mio coraggio, con il dolce sapore di vendetta sulla punta della lingua.

***

Mio padre non c'è, sarà in qualche bar ubriaco fradici, pregando il barista per un'altra birra. Bussano alla porta. Un brivido mi percorre le gambe come se qualcuno stesse premendo sui lividi ancora doloranti.

Mi avvicino alla porta e mia mamma appare alle mie spalle per controllare.

Guardo dallo spioncino.

Un uomo e una donna in giacca e cravatta, chiedo chi sono.

Servizi sociali. Finalmente, ci tireranno fuori di qui!

Apro senza pensarci un secondo di più.

E un attimo dopo vedo mia madre in manette, mio padre con un sorriso stampato sulla faccia che ha un espressione come per dire: "Volevi fregarmi? E io, invece, ho fregato te!". Che figlio di una brava donna che passeggia per le strade di notte! Era questo il suo piano fin dall'inizio...

Ora io sono andato in affidamento a lui...

Hanno dichiarato mia madre inferma di mente e incapace di prendersi cura di me...

Voglio andarmene da qui e al più presto!

***

Continuo ad andare dallo psicologo.

Spero di vedere Jane anche oggi.

Vado lì solo per vedere lei.

Eccola.

Ci salutiamo da lontano mentre si avvicina noto che ha ripreso peso, sono molto contento per lei e spero riesca a riprendersi totalmente.

La giraffa ci avvisa che il rospo ha cancellato tutti i suoi appuntamenti per un emergenza, quindi decidiamo di farci un giro nel parco dietro l'ospedale.

Le racconto quello che è successo e alla fine aggiungo: "Voglio andarmene"

Lei mi guarda con quegli occhioni e poi mi dice: "Se vuoi puoi stare per un po'a casa mia, che ne dici? Mi piacerebbe davvero tanto avere un amico in più"

E come potrei dirle di no? È un occasione per staccare la spina per un po' e non pensare che praticamente mi è stata appena servita su un piatto d'argento...

E non mi sarebbe neanche servito il consenso di mio padre, visto che non noterebbe nemmeno la mia assenza.

Accetto al volo e la ringrazio infinitamente.

E continuiamo a parlare per tutto il resto della giornata finché non arriviamo a casa sua.

Mi presenta suo padre che sembra apprezzare la mia presenza mentre sua madre non mi considera, quando Jane mi fa cenno di seguirla in camera sua, sul mio collo percepisco uno sguardo di sfida mista alla rabbia.

Entro in una camera ben arredata e lussuosa. Le pareti di una tonalità neutra, il letto con la struttura di legno scuro intarsiata, l'armadio bianco in stile moderno e le mensole nere accanto ad esso.

"Ti cedo la mia camera, io dormirò in salotto"

"Cosa? Non ci pensare nemmeno, mi piaceva così tanto il tuo salotto!" gli dissi ammiccando;

"Ahah okay se vuoi abbiamo anche un divano letto in taverna, se vuoi stare tranquillo"

"Ah davvero? Allora vada per la taverna"

Restammo in camera sua a parlare, mi piaceva, e ora ero pure a casa sua, nella sua stanza, e avrei vissuto con lei (e i suoi genitori) per un tempo indefinito.

La sera dopo cena mi fece vedere la mia stanza. Inutile dire che in confronto alla mia, sembrava un hotel a cinque stelle... Mi aiutò ad aprire il divano letto, ci salutammo e infine lei tornò nella sua stanza neutrale.

 

* Sam pov *

Mi è dispiaciuto molto lasciare Nath in Spagna, ma non ero riuscito a guadagnare abbastanza soldi per entrambi, per trasferirci qui insieme e poter trovare mio padre.

Sull'aereo per venire qui ho conosciuto un gruppo di ragazzi con cui ho fatto amicizia, saliti alla sosta in Canada. Loro erano tornati da una vacanza che avevano fatto assieme e visto che conoscono bene la città, dove mi hanno indirizzato, mi sono aggiunto al loro gruppo.

 

Vivo in un appartamento con loro siamo in cinque, me compreso.

Dormo in stanza con gli altri due ragazzi, su una brandina.

Ogni notte sento la mancanza di Nath, le nostre gambe intrecciate, la sua schiena che aderisce al mio petto, il profumo di ciliegie sui suoi capelli.

Sospiro nella notte, mi consolo al pensiero che una volta trovato mio padre potrò tornare da lei.

 

I giorni successivi studio il quartiere in compagnia di Sara, una ragazza del gruppo.

Lei dal primo momento che mi ha visto si è subito attaccata a me, anche se ha già un fidanzato... Lui da la colpa a me, dice che ho una calamita per ragazze nel corpo...

Ma non gli do peso. Sono già impegnato e non voglio tradire Nath soprattutto con una come lei.

Le ricerche continuano per ore, giorni, mesi, ma di lui nulla.

Poi una chiamata, la persona dall'altra parte del telefono mi dice di aver trovato con certezza l'indirizzo. È un hotel. Mi ci precipito senza pensare.

Entro chiedo alla reception. Nulla...

Aspetto per giorni nella hall. Nessuno.

Ray mi viene a prendere, mi riporta a casa. Tutti vedendomi stressato propongono di fare una gita tutti insieme per svagarmi un po'.

Nel frattempo non sento più Nath da un bel po' di tempo. E credo che non riuscirò a contattarla ancora per molto.

Facendo le valigie do un occhiata a quella di Ray e solo Dio sa a cosa gli servano dei fucili per il soft-air... Ma uno come lui serve nel gruppo, è il più simpatico e sa sempre come divertirsi e farci divertire.

Partiamo e arriviamo ad una radura ai piedi di una collina.

 

Piantiamo le tende e l'avventura incomincia da qui.

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Capitolo 36
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31


"Caro dean,
ogni tanto ripenso alla prima volta che ti ho visto, anzi quando Jane ti presentò a me come un suo amico...
Un fuoco mi pervase, non volevo che nessun'altro si avvicinasse a lei a parte me.
La volevo solo per me. 
Ogni volta che vi vedevo assieme, ogni volta che lei ti rivolgeva quello sguardo spensierato, volevo prenderti a ceffoni e allontanati da lei.
Qualsiasi cosa poteva danneggiarla anche la più piccola e insignificante. 
Figuriamoci un amore nato nello studio di uno strizzacervelli.
E vogliamo parlare di quando l'hai baciata con una passione esagerata davanti ai miei occhi?
Lì era ufficiale ti odiavo a morte... L'avevi portata via da me. 
Ero rimasto sempre con lei, sin da quando eravamo piccoli.
Non ci vedevamo più tanto spesso come prima, e mi mancava.
Passavi troppo tempo con lei.
Poi un giorno, mentre eravamo tutti e tre insieme, e lei si era allontanata un attimo lasciandoci soli, tu mi dissi che saresti venuto a casa mia per parlarmi...
Non avevo la minima idea del perchè, ma accettai solo pensando che sarebbe stata la giusta occasione per rovinare il vostro rapporto e riprendermi la mia unica migliore amica.
Il giorno dopo eri seduto per la prima volta sul letto della mia camera, io ero in piedi davanti a te e dissi:"Allora cosa vuoi da me?"
"Ho bisogno di un tuo aiuto!"
"E per cosa?"
"Tu sai di certo che tra poco è il compleanno di Jane..."
"E quindi?"
"...volevo organizzargli una festa... con il tuo aiuto"
"Ah, nient'altro?"
"Bhe in realtá ci sarebbe un'altra cosa..."
"E cosa??" chiesi sull'orlo di una crisi isterica
"Ehm vorrei chiedergli di diventare la mia fidanzata..."
Mi cadde il mondo addosso. Ma ricordando gli occhi pieni di gioia di Jane quando parlava con te, non ci ripensai, ti diedi la mia completa disponbilitá. Mi ringraziasti abbracciandomi. Non sapevo se rispondere al tuo abbraccio. Mi lascia stringere dalle tue braccia che mi avvolgevano le spalle e che premevano la mia guancia alla tua spalla.
Iniziammo a buttare giú qualche idea.
E devo dire che all"inizio ho fatto male a pensare tutte quelle cose.
Organizzando la festa ti ho conosciuto meglio, e incominciavi anche a piacermi.
Pensavo di non essere normale... Un ragazzo a cui piaceva un altro ragazzo, ma che provava anche qualcosa per la sua migliore amica... Credevo fosse solo una fase, ma non era così... Una vocina dentro di me, mi spingeva sempre piú vicino all'idea di essere omosessuale, pensavo a come avrebbero reagito i miei genitori, Maya, Jane e te...
E se quel sentimento che nasceva in me, nei tuoi confronti si fosse consolidato sempre di piú? Non ci volevo pensare, decisi di non fare assolutamente nulla a riguardo, avrei solo accantonato le mie emozioni finchè non sarebbero sparite da sole.
"Mario ti va se usciamo un giorno insieme?" 
"Ma lo facciamo giá!"
"Io intendevo un uscita che non riguardasse anche Jane, solo io e te"
A quella tua affermazione, mi sentivo svenire, come una ragazzina al concerto del suo idolo, mi ricordo ancoora le gambe che cedevano e la poca voce che mi uscii dai polmoni per dire di si.
Dopo quel giorno uscimmo sempre piú spesso e ormai facevo fatica a tenere rinchiuse le mie emozioni nella scatola del mio cuore.
Ti ricordi quella volta al centro commerciale? 
Stavamo tranquillamnete camminando quando la mia autonomofobia si fece viva, mi bloccai in mezzo alla folla, mi chiedesti cosa c'era che non andava e io con un dito indicai un cartellone pubblicitario che raffigurava un pupazzo per ventriloqui alquanto terrificante, almeno per me lo era, mi aspettavo di vederti ridere fragorosamente e invece mi prendesti la mano intrecciando le nostre dita e mi dissi di immaginarlo con il tuo volto. In quel momento non era piú così terrificante come prima anzi era bello, un bello pur sempre con un qualcosa di inquietante...
Le nostre mani rimasero intrecciate fino al nostro ritorno a casa..."

***

"... Era tutto pronto per la festa di Jane, anche se mancavano ancora tre giorni.
Ci vedavamo lo stesso e spesso, e mia madre cominciava ad avere dei sospetti, ma poco mi importava, non volevo dirle ancora nulla finchè non sarebbe diventato ufficiale.
Ormai quel centro commerciale era diventato per noi il nostro piccolo rifugio d'amore, dove stringerci uno accanto all'altro, dove con lui mi sentivo libero, mi sentivo me stesso.
Passammo accanto ad un negozio di abiti da sposa, non lo avevo mai notato le altre volte che eravamo venuti, guardai quegli abiti stupendi dalla vetrina lucida.
Ci immaginai all'altare, lui con indosso uno di quei abiti suntusi con uno scollo a cuore e un lungo strascico, e in testa una piccola coroncina di fiori di pesco...
Mi misi a ridere mentre sognavo ad occhi aperti.
Qualsiasi cosa che indosasse era bellissimo.
"Oi ti sei incantato?" mi dissi, la tua voce mi scosse facendomi tornare con i piedi per terra, ti risposi con un "Si" imbarazzato e procedemmo verso l'uscita del centro commerciale..."

* flashback * *Mario pov*

"Ehy Mario guarda, lá c'è un indicazione per una pasticceria, ci andiamo???"
mi chiese guardandomi con occhi da cucciolo, mi sciolsi e con rassegnazione mi feci trascinare da lui in quel vicolo stretto e poco illuminato.
Appena usciti da quel vicolo vedemmo l'insegma della pasticceria, spenta e la vetrina non illuminata. Vidi comparire sul suo volto una piccola sfumatura di tristezza.
"Dean tutto ok? Se vuoi qualcosa di dolce da mangiare potevi dirmelo!"
"Davvero? E dove cel'hai?" disse curioso come un bambino che scarta un regalo
"Aspetta un attimo e chiudi gli occhi"
"Mhn, ma niente scherzi, ok?
"Fidati!" Il mio corpo agii da solo, per conto suo, aveva preso il controllo.
Mi avvicinai a lui, il silenzio del cortiletto creava un atmosfera decisamente dolce (pasticceria a parte...) mi avvicinai sempre di piú accorciando la distanza tra di noi.
Vidi distintamente lui aprire gli occhi e tagliare la distanza che era rimasta.
Quel bacio mi sorprese, anche se era giá previsto nel piano attuato dal mio corpo, sapeva di menta, i nostri nasi si sfioravano delicatamente uno contro l'altro e le nostre labbra si prendevano e lasciavano, la sua lingua incominciava a farsi strada prima leccandomi dolcemente il labbro poi incoraggiando la mia a unirsi con la sua, un momento dopo si ritrasse e subito dopo qualcosa mi morse con decisione il labbro.
Mi ritrassi di colpo per il male, ma nel momento stesso del contatto tra l'elemento contundente e il mio labbro emisi un lieve gemito.
"Ouch, mi hai morso!"
"Ops scusami" mi disse baciando il punto rosso tendente al viola alleviando di poco il dolore "comunque niente male... Davvero niente male, sei una piccola peste! Non me lo sarei mai aspettato..." disse passandomi una mano tra i capelli scompigliandomeli.
Uscimmo dal cortiletto stando piú vicini che mai, lui con un braccio attorno alla mia spalla e io intorno al suo fianco.
Ad un tratto lui si stacca e incomincia a guardarsi intorno, come per cercare qualcosa che si è smarrito.
"Che stai cercando?" 
"Mi sa che mi sono perso la cicca che stavo masticando!"
"Per caso era questa?" dissi mostrandola a Dean trattenendola tra i denti
"Ahaha ma come? Sei davvero una piccola peste, pasticcino!"
"La vuoi indietro?" dissi con aria maliziosa avvicinandomi a lui, ma proprio quando la disanza era minina sentimmo una voce femminile chiamarci fa lontano.
-Merda, è Jane... Ma non doveva mica andare dallo psicologo?-
Ci distanziammo per non farla sospettare di nulla.
Lei si avvicinò a Dean e baciò le stesse labbra che poco prima avevano incontrato le mie.
Mi sentii scosso e sbeffeggiato...
Per la prima volta, sentii una vampata di caldo prendere il possesso delle mie mani che cominciavano a pizzicare. Dentro di me, nel profondo, sentii un qualcosa di scuro che mi tentava, per convincermi a staccare le loro labbra e spingere via lontano da lui Jane.
Tratteni la rabbia che stavo accumulando. E la rinchiusi nella scatole del cuore facendo uscire i miei sentimenti, anche se facendoli aspettare il momento giusto per farli uscire definitivamente.
***
"Quindi stasera vuoi comunque fare quella cosa lá?" gli chiesi, con il morale un po' a terra
"Bhe in teoria si... Ma, non lo so... Forse..." disse lui fissando lo striscione per la festa di Jane, sospirai a quella risposta erano ormai mesi che uscivamo assieme, dovevo sbrigarmi a liberare la mia scatola delle emozioni altrimenti lo avrei perso completamente.
* fine flashback *

 

*Mario pov *

Era tutto pronto.
Il programma era semplice: lei entrava e noi saltavamo fuori da dietro il divano; canzoncina dei tanti auguri e apertura dei regali; 
mettere tutto apposto e far andare via genitori e sorella;
consegnare il regalo di Dean; 
lasciarli soli per il resto della serata e sprofondare nella depressione.
Questa ultima parte era piú un promemoria per me, lui si sarebbe dichiarato (forse), e io lo avrei perso...
Ma se lui era piú felice con lei che con me lo avrei accettato... Quello che mi importava era la sua felicitá.

* Dean pov *

Era davvero difficile... Mi piaceva Jane, lei riusciva a capirmi e sapeva quello che avevo passato; e Mario, lui mi faceva dimenticare tutto, mi mette su un piedistallo, pensa prima a me che a lui. Dovevo scegliere. Scegliendo avrei perso l'altro. 
Da una parte la ragazza che mi aveva trascinato via da quella casa degli orrori e dall'altra il ragazzo che mi ha migliorato ancora di piú la mia vita...

***

Dietro al divano, le nostre mani che si sfiorano, si cercano, si stringono e si rilasciano per applaudire Jane che entra nella stanza, urlai "tanti auguri",
Lei ringraziò tutti, indossava un mini abito verdeacqua con una cintura nera in vita che la faceva sembrare più magra di quando l'avevo vista la prima volta.
Si avvicinò a me e mi amabbracciò.
"Sei bellissima" lei arrossì e mi rimase accanto finchè non arrivò il momento di darle il mio regalo...

* Mario pov *

Aveva fatto la sua scelta... E non ero io.
Trattenni ogni lacrima che urlava per uscire e farsi notare da Dean.
Sfoggiai un meraviglioso falso sorriso per il resto della serata...
Dean se ne era accorto che stavo morendo dentro e non poteva farci nulla perchè da quando gli aveva dato il suo regalo, Jane gli stava continuamemte attaccato anzi da molto prima.
"È stato tutto molto dolce Dean, grazie davvero, e grazie anche a te fratellino" disse rivolgendosi a me, da quando avevo conosciuto Dean aveva cominciato a chiamarmi così, anche se non lo eravamo veramente.
La serata finì.
La madre di Jane mi invitò a restare e non potetti rifiuare, poichè Jane mi supplicò di restare...
Dormii in taverna. 
Con Dean. 
Che mi aveva ceduto il letto per dormire su una poltrona.
Che male c'era se dormivamo nello stesso letto?
Dalla stanchezza mi addormentai facilmente.
*** 
Ormai ero diventato anche io ospite quasi permanente a casa di Jane.
Sentii qualcosa di caldo appoggiarsi delicatamente sulla mia guancia, mi fece aprire gli occhi e sorridere alla vista di Dean, accanto a me.
No, aspetta: accanto a me?? E mi aveva dato un bacio sulla guancia per svegliarmi?
Alzi la schiena dal materasso notando un paio di boxer a terra.
Faccio un controllo veloce alzando le coperte. Non erano le mie. 
Dean si siede sul bordo del materasso e poi si alza.
Il mio sguardo si blocca sul suo sedere nudo. Nudo?? 
Si volta verso di me. Rimango con lo sguardo fisso nello stesso punto di prima.
Mi cade la mascella. Era davanti a me completamente nudo.
"Cosa c'è pasticcino, non ne hai mai visto uno?"
Rimasi stupito dalla sua reazione... 
E distolsi imbarazzato lo sguardo.
"Ti prego puoi vestirti?" gli dico a voce bassa
Lui mettendosi un altro paio di boxer mi dice, quasi urlando:"Allora, ti è piaciuto o cosa?"
Lo guardai allibito:"Non l'avremo mica fatto?"
"Oh si invece, urlavi e gemevi come una femmina!"
"Cosa??? Ma mi stai prendendo per il culo?"
"Si" dici scoppiando a ridere come un bambino
Gli tiro un cuscino in piena faccia, cioè non è che non vorrei farlo con lui, ma almeno vorrei ricordarmelo!
La giornata contina come al solito.
Lui sta con Jane, la sua ragazza, e quando non c'è ci prova con il sottoscritto.

***

Nascondino.
Che gioco idiota.
Solo i bambini ci giocano ancora.
Ma si vede che Jane lo è ancora, anche perchè forse nel profondo lo è ancora.
Incomincia a contare
Entro nello sgabuzzino al secondo piano.
E non asoetto molto a lungo per sentire i suoi passi avvicinarsi.
Apro la porta e lo trascino dentro.
Incomincio a baciarlo con passione. Mi è mancato troppo il sapore di quelle labbra, il loro calore, i loro movimenti lenti e dolci, e quei morsi a cui ormai avevo fatto l'abitudine.
Non riesco a trattenermi, ho il bisogno di spingermi al di lá del singolo bacio.
Incomincio a baciare dolcemente l'incavo del collo, dove la mia testa aveva preso posto per essere cullata dolcemente dal suono della sua voce molte volte.
Sta per sciogliersi tra le mie mani che andavano a posizionarsi sui suoi fianchi.
È arrivato il momemto della mia vendetta: gli morsi il collo.
"Ahi" 
Lui si ritrae massaggiandosi la porzione di collo dolorante.
Gli metto una mano sulla bocca per zittirlo.
Altri passi si stanno avvicinando allo sgabuzzino.
Si fermani e poi proseguirono la marcia.
Tiriamo un sospiro di sollievo.
Rivolsi uno sguardo al collo di Dean che era diventato bordeaux con al centro dei segnetti piú scuri lasciati dai miei denti.
Jane lo avrebbe sicuramente notato...


Continua ?

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Capitolo 37
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32 

* Soko pov *

Finalmente ho trovato il modo per liberare la scuola dal male fatto persona...

Mi sento quasi un genio... Ma chi prendo in giro?! Io sono un genio!

Mi manca solo un dettaglio, non trascurabile, devo avvicinarmi a lei per entrare.

Come posso fare, come?

Potrei creare un rapporto di fiducia, ma non sarebbe nel mio stile... Trovato!

La ricatterò e cosi facendo potrò attuare il mio piano!

Si è perfetto!

Mi do una pacca sulla spalla per congratularmi con me stesso, devo smetterla, mi sento un cretino quando lo faccio... Mi preparo per mettere in atto il mio piano.

* Jane pov *

Che vita del cazzo... Ai miei non so come spiegarlo... Sto male, e lo nascondo a tutti facendo la dura che non sono... Ho bisogno qualcuno che mi spinga ad abbandonare la bottiglia e mettere l'armatura per iniziare il combattimento... Ho bisogno di qualcuno che capisca la mia situazione... 
Il mio più caro amico d'infanzia se la fa con il mio ex... I miei genitori credono che io sia una buona a nulla... Ho trovato conforto nel dio alcol una volta e non ne riesco più a venire fuori... Bevo alle quattordici, alle diciotto, alle ventitrè, alle tre, alle sette... Ogni ora, ogni occasione è buona per bere e dimenticare, per sentirmi meglio con me stessa, fisicamente e psicologicamente... 
Questo è il mio appello, salvatemi.

***

*notifica* - JapanLover, ti ha mandato una richiesta d'amicizia -

E chi è questo? Niente immagine profilo, nessun post, 1.935 amici, nessun interesse...

*notifica* - JapanLover, ti ha mandato un messaggio privato -

"Ehi J. Come stai?"

E ora che rispondo? Potrei anche non farlo, ma forse questo tipo o tipa è il mio salvatore che risponde alla mia chiamata...

"Ehm... Ehi?! Tu chi sei?" *invia* - visualizzato alle 4:25 -

"Non importa chi sono... Un uccellino, mi ha detto che non ti senti nel pieno delle forze in questo periodo, e pensavo che ne volessi parlare con qualcuno, di estraneo... Quindi, eccomi, S. al tuo servizio..."

Un uccellino? Ma questo chi diamine è? S, come salvatore... Sto impazzendo, l'alcool mi fa brutti effetti...

"Bene S, non so come tu faccia a sapere che io in questo momento ho dei problemi, ma mi farebbe bene parlare con qualcuno, quindi... Eccoti accontentato..." *invia*

"Sono dipendente dall'alcol, odio la mia vita, i miei genitori mi hanno mandato da uno strizza cervelli e lui mi ha definita una malata di cuore, non fisicamente ma mentalmente, dato che il mio ragazzo mi ha tradito con il mio migliore amico... Fuori dal mio antro di solitudine familiare, sono la bulla della mia scuola... Amo veder soffrire la gente, voglio farla soffrire come loro due hanno fatto soffrire me! Ma in fondo non sono cattiva" 

*** Soko pov ***

Ci è cascata...

La fase uno è completa...

Ora conosco anche il suo punto debole, non devo fare gli stessi errori che ho compiuto in passato, non devo lasciare testimoni, e quando sará tutto finito sparirò nel nulla senza lasciare traccia.

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Capitolo 38
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

*
Mario pov *

La mia nuova vita incominciava a piacermi, in fondo, vitto e alloggio gratuito, lavoro pagato, e una nuova famiglia che si prende cura di me. Lily è una ragazza fantastica, sua nonna e le sue pietanze sono divine, i suoi genitori sono gentili e cordiali, sono la famiglia che ho sempre voluto, ovviamente lo dico senza sminuire la mia sorellina e mia madre! 
Però mi manca qualcosa, ho nostalgia del mio passato spensierato con Dean, delle sue labbra sulla mia pelle e i dolci lividi che io lasciavo sulla sua... I nostri discorsi senza senso fino a tarda notte e le nostre piccole fughe d'amore per restare da soli... Non ho più sue notizie da anni ormai, e nonostante questo provo ancora qualcosa per quel ragazzo che è entrato nella mia vita bussando alla porta di casa mia. 
"Mario? Ti sei imbambolato?" 
"Ni, ero immerso nei miei pensieri..." 
"Ti manca la tua famiglia, vero? Per tutti quelli che sono venuti qui era così... C'era a chi mancava la propria casa, i propri amici, i loro figli e alcuni a cui mancava il proprii avvocato... Ma tutti avevano questo senso di vuoto, non è vero?" 
"Non tanto la mia famiglia... Piuttosto il mio ragazzo... O dovrei dire ex" 
"Aw che cosa tenera! Ehm scusa per l'entusiasmo... Ti posso far notare una cosa?" 
"Spara" 
"Quando sei venuto qua, circa un anno fa, quasi lo odiavi... E invece ora ti manca, vedi nonostante tutto quello che è successo sei ancora innamorato di lui!" 
"Cavolo quanto hai ragione Lily... Sai cosa?" 
"Aggiungiamo qualcosa sul braccio?" 
"Sulla schiena, il braccio è giá abbastanza pieno, no?" 
"Hai ragione..." 
"Però voglio farti una sorpresa, quindi stavolta vado da solo" 
"Noo, stronzo! Portami con te, fretellone" 
"Ahahah no cara sorellina... Tu stai qui e quando sará finito potrai vederlo..." 
"Uffa non è giusto però" 
"Ahaha dai torniamo acasa che sennò poi fa buio e ci perdiamo tra i vigneti!" 
"No io sto qui!" 
"Dai Lily non fare la bambina" 
"Io sto qui, punto" 
La sollevai prendendola dai fianchi e caricandomela sulla schiena, il lavoro mi stava ripagando dei miei sforzi, e attraversai i campi salutando i miei colleghi, mentre lei continuava la solita scenata di quando voleva ottenere qualcosa.

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Capitolo 39
*** Capitolo 34 ***


Capitolo 34


* messaggio in entrata *
"Ehi S. ci sei?" *invia*
* messaggio in uscita *
"Ehi J, dimmi tutto"
"Ho un problema"
"A parte quello dell'alcool?"
"Si"
"Spiega"
"No non qui, meglio se ci incontriamo"
"Dove e quando"
"Oggi pomeriggio, alle tre, a casa mia"
"Sei sicura di volermi incontrare a casa tua?"
"Cos'ho da perdere?"
"Ok allora aspettami"
"Non hai bisogno di sapere dove abito?"
"No lo so giá, come sapevo giá che me lo avresti chiesto"
***
Le tre passate.
Sono in ritardo, dovevo tagliare corto con quel tipo...
Un taglio netto, invece quello si divincolava peggio di una trota appena pescata
Gli tiro un pugno tramortendolo e concludo il lavoro.
Le pulizie non spettano a me, quindi tolgo i guanti e esco dalla porta.
Prendo il primo pullman che passa, tutti mi portano a destinazione quando voglio e senza compenso.
Faccio cenno all'autista dandogli un foglio con su scritto l'indirizzo e subito fa una deviazione, un signore anziano se ne accorge, non ci faccio caso e poco dopo l'autista scusandosi cerca di motivare con una scusa la devizione e quello si calma.
Dopo altri dieci minuti di pullman lo faccio fermare e scendo.
Camminando guardo ancora l'orologio, sono quasi le quattro, cavolo.
Arrivo sotto casa sua, nessuno. Merda.
* messaggio in uscita *
"J sono qui, scusa per il ritardo" *invia*
-sta scrivendo...-
"Ti apro, sali"
"Quale onore..."
"Muoviti, prima che qualcuno ti veda"
Entro fulmineo, e quando arrivo davanti alla porta principale la porta si apre da sola, senza che io la spinga..
"Tu??"
"Si io, allora mi fai entrare lo stesso o me ne devo andare?"
"No no vieni"
Entro, il lusso mi avvolge, un brivido mi percorre la schiena da quanta cristalleria c'è in giro...
"Come mai così in ritardo?"
"Dovevo finire un lavoro dell'ultimo momento"
"Cosa? Un nuovo videogioco?"
"Spiritosa come al solito vedo... Ricordati che non sono lo stesso che vedi seduto da solo a scuola... Come te nascondo qualcosa, ma a differenza tua riesco a conviverci"
"Okay ma abbassa le ali piccolo Soko"
-No, Soko, stai calmo, lei ti serve, non puoi ucciderla-
La seguo mantenendo la calma, arriviamo alla sua camera.
Minimalista, sambrava facesse parte di un'altra casa in confronto a tutto il lusso di poco prima... Mi piace tutto quel nero e bianco.
"Allora J. di cosa volevi parlarmi?"
"Di un problema, più grande di quello con gli alcolici..."
"Narrami i tuoi disagi"
"Dean. Lo conosci, vero?"
"Beh direi abbastanza bene... Ma cosa c'entra con tutta questa storia?"
"Voglio farlo fuori... Mi ha pugnalato alle spalle, mi ha tradita con il mio migliore amico... Voglio che soffra, almeno quanto ho sofferto io"
"Non chiedere ciò che non vuoi..."
"Io lo voglio invece... Ogni volta che colpisco Mario è come se volessi colpire Dean... Ogni calcio, pugno, osso rotto e trauma sono per lui... Perchè se uno soffre anche l'altro lo fa... Ma non ho il coraggio di picchiarlo direttamente... È questo il problema..."
"Provi ancora qualcosa per lui... È questo che ti blocca... Ho visto quello che scrivi durante le lezioni al posto di seguire le lezioni, ho sentito quello che hai detto allo psicologo..."
"Ma tu, chi cazzo sei realmente?"
"Io? Io, non sono nessuno... Sono soltanto un'ombra..."
"Praticamente sei la pettegola della cittá..."
"Se vuoi vedermi in questo modo..."
"Ahahah si, così almeno non ho il terrore di vederti in giro"
"Ah grazie, guarda che non ti conviene avermi contro"
"Certo e cosa mi faresti?"
-Soko, mantieni la calma-
"Meglio che non te lo dico"
"Ahah sei ridicolo... So che non mi faresti nulla"
"Perchè non dovrei?"
"Perchè mi ami..."
"Che cazzata immensa, e chi è il coglione che te lo avrebbe detto?"
"Un uccellino"
"Si certo..."
"Controlla la chat, se non ci credi"
"Quale?"
"La nostra, stupido!"
Apro dal telefono, una conversazione di due giorni fa di cui non ne ricordavo l'esistenza. La leggo con voracitá come se stessi leggendo un libro appassionante, realizzo ciò che ho fatto.
Sono un coglione. L'ho sempre detto che non devo prendere il telefono in certe occasioni...
"Scusami, ero stanco e non sapevo ciò che scrivevo..."
"Si certo fai finta di nulla"
"Ti giuro, stavo lavorando da giorni su un progetto e..."
"Dai non ti arrampicare sugli specchi... Non serve..."
"Credi a quello che vuoi... Prima la storia di Dean e ora questo. Tu credi solo a quello che vuoi che succeda, non tieni conto dei significati nascosti"
"Cosa c'entra ora Dean con questa storia?"
"Cazzo. Ehm si è fatto tardi devo andare" dissi alzandomi dal letto dove mi ero seduto
"Siediti e spiega."
"Se lo facessi poi dovrei ucciderti"
"E cosa sei? Una spia, dai smettila con le frasi da film e spiegami"
-È senza speranza...-
"E va bene... Provo qualcosa per te, contenta?"
"Grazie quello lo sapevano anche i muri di casa mia... Devi spiegarmi cosa centra Dean"
Sospiro, posso davvero fidarmi di lei?
No. Decisamente, no.
Però mi aiuterebbe a compiere il mio piano, visto che farei scattare un meccanismo a catena. D'altronde anche lei odia Dean, anche se per motivi diversi... Beh l'importante è concludere questa faccenda.
"Senti, Jane, ora ti dirò ciò che devi sapere su di lui, ma promettimi che non ti farai influenzare... Altrimenti non dirai mai addio all'alcool... Ok?"
"Dici che ce la posso fare?"
"Certo. Sei forte abbastanza per farcela e io ti aiuterò"
"Grazie. Allora puoi continuare"
"Ok. Dean non si è mai voluto fidanzare con te, lo ha fatto solo per poi mettersi con Mario... Me lo ha detto lui. Quando vi siete incontrati dallo psicologo la prima volta, fin da quel momento lui non voleva altro che questo... Sapeva che eravate migliori amici e lui voleva eliminarti. Eri come un'ostacolo per lui, il suo obiettivo è sempre stato Mario. Non tu..."
Mi guarda come se stesse per esplodere in lacrime da un momento all'altro. Gli occhi lucidi e rossi lasciano cadere una lacrima sulle guance rosse. Il carvello manda un impulso al braccio facendo arrivare un pungno sulla spalla.
"E tu credi che io possa superare tutto ciò?"
"Si, e sai perchè? Perchè se io riesco a conviverci pur odiandolo, tu puoi liberare tutta la sua rabbia su di lui, ma non come hai sempre fatto... Questa volta potrai attaccarlo direttamente, anzi lo attaccheremo insieme"
"E come faremo?"
"Giocando in anticipo, noi sappiamo che Mario è sempre stato escluso da tutti e da tutto"
"E quindi?"
"Beh potremmo invitare anche lui alla prossima festa, così da poter attaccare sia lui che Dean..."
"Tu guardi troppi film... Ma mi piace la tua idea!"
"Lo so, dovrei smetterla"
"Bene allora organizziamo questa festa"
"Ci pensi tu? Io ora devo andare sul serio"
"Ok, ci sentiamo dopo, tesoro"
Scendo le scale ed esco dalla porta.
Finalmente il piano sta prendendo forma, così potrò finire il lavoro che avevo iniziato anni fa. Tra non molto lui morirá e io sarò libero da ogni colpa.
Nessuno potrá più collegarmi a quella strage.
Poi lavorerò nell'ombra, senza farmi notare, come ho sempre fatto.

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