Fight for this love

di Silver_Doe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo X ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I
25 AGOSTO 1976
Quello era un classico e afosissimo pomeriggio di agosto, forse uno dei più caldi dell’intera estate; ormai non si parlava d’altro: un incessante ed estenuante caldo aveva preso il sopravvento; nessuna tregua da un mese, nessun rimedio efficace. Nessuno si trovava fuori casa, nessuno al parco, nessuno per strada: nessuno da nessuna parte, solo sole e tanto, tanto caldo. Ma naturalmente la nostra bella Lily Evans non poteva, anche in questo caso, non differenziarsi dalla massa, dalla comune normalità, certo che no. La sua inconfondibile chioma rosso-scarlatto, era ben visibile, come al solito, anche in lontananza. Sedeva, in tutta eleganza, su una panchina, come se quella fosse stata il suo regale trono: non che lo facesse apposta, questo mai, era solo il suo modo di essere, sempre estremamente composta e rigorosa. Era intenta, come suo solito, a leggere uno dei suoi interminabili libri, l’unico passatempo che aveva, l’unico modo che aveva per allontanarsi dai problemi e smettere, almeno per qualche minuto, di pensare, cosa che il più delle volte le risultava tremendamente difficile. Tuttavia, dopo poco tempo, chiuse il libro con un colpo secco, emettendo un piccolo sospiro. Qualcosa la turbava, era più che ovvio, e il leggero sbuffo che seguì, confermò tale ipotesi. Per quanto si fosse impegnata a chiudere la mente, non ci riusciva mai, era più forte di lei; quel dannato cervello non la smetteva di tormentarla, non le dava un attimo di pace, ma che ci volete fare, la testa di Lily Evans era difficile da spegnere, più difficile di una pozione polisucco!

Le vacanze estive stavano per finire, e Lily, forse per la prima volta dopo tanti anni, voleva che ciò non accadesse: per quanto amasse il mondo magico e la sua doppia vita, quell’anno non se la sentiva proprio di affrontare tutto da sola, un’altra volta. Severus… l’assenza di amici... i compiti… Severus… fare il prefetto… sopportare ogni giorno quell’egocentricopallonegonfiatoquattrocchi di Potter… Severus… Era inutile girarci intorno: il suo più grande problema era il suo ami… EX amico, il suo EX adorato Sev…
Era passato un bel po’ di tempo da quel fatidico giorno dello scorso anno, quando Lily aveva smesso di essere sé stessa, di stare bene, quando aveva smesso di essere felice. Nonostante il trascorrere del tempo, non aveva di certo dimenticato quello che era successo con Severus… quelle parole le rimbombavano ancora nella testa, ogni giorno: “Sporca Mezzosangue!”. Il tono della sua voce, le fiamme nei suoi occhi, quello sguardo carico d’odio e di disprezzo… no, come poteva dimenticarlo… d’altronde, pur volendo, non ci sarebbe mai riuscita.
 Mentre ripensava a quei ricordi, qualcosa si mosse dentro di lei: non sapeva descrivere con precisione cosa fosse, sentiva solo un grande nodo alla gola ed un estenuante bruciore dentro… era sofferenza? Dolore? Nostalgia? Molto probabilmente, anche se Lily era troppo orgogliosa per ammetterlo. Si passò con decisione una mano sugli occhi, che erano diventati lucidi: no, non doveva versare nemmeno una singola lacrima per lui, pensò, non si meritava nemmeno quella. Ormai doveva farci l’abitudine, e per quanto facesse dannatamente male, doveva rendersi conto di essere sola, doveva rendersi conto che Severus Piton non faceva più parte della sua vita, e mai più l’avrebbe fatta. Ripensare a tutto ciò era sempre una pugnalata nel petto, e Lily si ripromise che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe fatto: era decisa a tenerlo fuori dalla sua vita, così come lui l’aveva cacciata dalla sua.
Andare avanti: era tutto quello che doveva fare.
Dopo aver ripensato a quegli amari ricordi non così lontani, la ragazza si alzò dalla panchina dove aveva passato tutto il giorno, o per meglio dire l’intera estate, e si avviò verso casa.
Ormai si era fatta sera, e benché il sole stesse per scomparire, c’erano ancora dei sottili fasci di luce nell’aria. Mentre proseguiva il tragitto, Lily percepì un rumore, pochissimi metri dietro di lei: la mano scivolò quasi meccanicamente dentro la tasca dei suoi jeans, afferrando e stringendo la piccola ma potente bacchetta di salice. Lo fece senza pensare, ormai era diventata un’abitudine: quel pezzo di legno era diventata una parte di lei, la migliore amica di cui aveva costantemente bisogno, l’amica che l’aveva scelta cinque anni prima…
Il fruscio si fece ben presto risentire, e questa volta Lily si girò di scatto, volendo capire l’origine di quel rumore. Pochi attimi dopo ebbe la risposta alla sua domanda: una persona stava avanzando lentamente verso di lei, squadrandola da capo a piedi con un misto di disprezzo e di diffidenza… era Petunia. Cosa ci faceva lì?
- Petunia, per l’amor del cielo! Cosa… cosa ci facevi lì? Mi hai spaventata! – disse subito Lily.
- Che ti interessa? Non vedo perché dovrei dare spiegazioni a TE! – rispose glaciale la sorella maggiore.
- Andiamo Tunia… vuoi smetterla di comportarti così almeno per cinque minuti?! -
- Non chiamarmi così! – sbraitò Petunia adirata, come se Lily avesse detto chissà quale tremenda cosa; d’altronde Petunia ora odiava quando la sorella la chiamava in quel modo, le faceva riportare alla mente i ricordi di quando erano bambine, quando lei era ancora la sua sorellina, e non quel… quel mostro di adesso.
- Perdonami P E T U N I A, - scandì bene Lily – per un momento mi ero ricordata di quanto amassi quel nome un tempo, quando eravamo bambine… -
- Hai detto bene… molto tempo fa! Sarà meglio per te ricordare che quei tempi sono passati, e che ormai hai scelto da che parte stare… quella dei mostri! – concluse Petunia, nella sua voce solo disdegno e ira, per poi scappar via.
Lily rimase lì, ferma, come una statua. Severus, Petunia… non ce la faceva più! Perché la sua vita era così complicata?! Aveva solo 16 anni, dannazione! A quell’età doveva pensare a divertirsi, ai ragazzi, a uscire… non a preoccuparsi di ignorare sua sorella per farla felice, non a pensare costantemente a quanto difficile fosse diventata la sua vita, o a spaccarsi la testa in due ogni volta che pensava a lui… basta, non ne poteva più! Gli occhi le si riempirono subito di lacrime, e questa volta le lasciò scendere, non preoccupandosi di essere vista, o di quanto sarebbe sembrata stupida agli occhi degli altri, lì, immobile, al centro della strada, con il volto bagnato e il cuore a pezzi.
Restò in quella posizione per diverso tempo, per quanto ne sapeva potevano essere stati tre secondi, o forse anni interminabili. L’acqua calda ora le bagnava il viso, rigandole le rosee guance: non si curò nemmeno di asciugarsi, perché doveva farlo poi? Quel pianto aveva per lei una funzione liberatoria… poco dopo difatti, si sentì meglio. Non era una ragazza che dava a vedere le proprie emozioni, ma in quel caso bè… le aveva fatto bene lasciarle fuoriuscire, una volta tanto.
Ormai il sole era tramontato del tutto, lasciando il posto ad una splendida luna. Convinta del fatto di sentirsi un tantino meglio, Lily decise che era arrivato il momento di tornare a casa… non voleva di certo far preoccupare ulteriormente sua madre, che già era impensierita da un bel po’ di tempo, cercando di capire cosa stesse succedendo alla sua dolce figliuola. Riprese perciò a camminare, i capelli che le danzavano sulle spalle come se fossero lingue di fuoco luccicanti. Non ci mise molto ad arrivare a casa, e una volta entrata, salutò sua madre con un affettuoso bacio sulla guancia.
- Ciao mamma… - la salutò abbozzando un flebile sorriso.
- Ciao tesoro… mi hai fatto preoccupare! La cena si sarà ormai freddata… - rispose Ella, con la sua solita, immensa dolcezza.
- Oh, sai mamma, io… io non credo che cenerò stasera… anzi penso di andare su in camera e stendermi un po’ sul letto, non mi sento molto bene e… - non finì nemmeno la frase che la madre le posò una mano sulla fronte.
- Sei un po’ accaldata… vuoi che ti prepari qualcosa di fresco? Lily, ultimamente ti vedo davvero giù di morale… non sarà ancora per quel Piton, vero…? – Chiese incerta: parlare di quel ragazzo con sua figlia era sempre rischioso, non le aveva mai raccontato cosa fosse successo realmente tra loro, ma forse erano cosa da ragazzi… proprio per questo motivo, Ella non aveva mai voluto scavare a fondo in quella questione, ma forse era arrivato il momento di… provarci ecco. Non le piaceva assolutamente vedere la figlia in quello stato, e in quanto madre, si sentiva in dovere di fare qualcosa per lei, per farla sentire meglio. Era la sua bambina e le avrebbe provate tutte.
- No davvero mamma… sono solo un po’ stanca… vad-o, vado di sopra, buonanotte.-
Al solo sentir nominare Severus le si annodò la gola: possibile che doveva sempre essere presente anche quando ero lontano?! Evidentemente si.
Con un sospiro Ella la lasciò andare, seguendola con lo sguardo fin quando non sparì dalla sua vista.
Arrivata nella sua stanza, Lily si chiuse la porta alle sue spalle e si buttò letteralmente sul letto, sprofondando la testa nel morbido cuscino. Non si tolse nemmeno le scarpe. Sentiva premere contro la coscia il legno duro della bacchetta, ma non fece nulla. Perché privarsi anche dell’unica vera amica che le era rimasta? Allungò un braccio solo per spegnere la luce della lampada, e poi, come se non dormisse da anni interi, si addormentò di colpo, come una bambina, cullandosi nel fatto che nel sonno, nessuno le avrebbe potuto fare del male, o almeno lei non sarebbe riuscita a sentirlo.


NOTE
Ciao a tutti! :3 Questa è la mia primissima storia in assoluto! Mi è sempre piaciuto tantissimo scrivere e finalmente qualche giorno fa mi è venuta l’ispirazione! Dovete sapere che amo FOLLEMENTE HP, e ho pensato di scriverne una sui Malandrini e sulla loro generazione, perché li adoro troppo! ** Ho scritto questa storia di getto e spero che ne sia uscito qualcosa di buono! Chiedo troppo se vorrei delle recensioni anche piccine piccine?? E’ la mia prima ff e vorrei tanto sapere cosa ne pensate! Ah e ovviamente spero di farvi appassionare! :D
Fatto il misfatto! **

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II
 
31 AGOSTO 1976
Per l’infelicità di Lily, quegli ultimi giorni di vacanza erano passati troppo in fretta, volati, come se volessero scappare via. Quella mattina la ragazza si alzò molto presto: era risaputo che fosse una mattiniera di prima categoria, ma quel giorno stupì addirittura sé stessa! Erano soltanto le 5.20. Cosa avrebbe fatto?! In realtà quella notte non aveva chiuso occhio: continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, non perché stesse scomoda, ma perché all’una di notte sembrava un buon modo per ammazzare la tensione. Ormai il 1 settembre si avvicinava sempre di più… anzi diciamo che stava bussando alla porta: meno di 24 ore separavano Lily al ritorno ad Hogwarts. Era proprio quello il motivo della sua insonnia, l’agitazione per l’indomani. Non si sentiva così dal suo vero primissimo giorno di scuola: ricordava ancora come fosse dannatamente tesa, il cuore che le batteva a mille e i migliaia di Ohh! che esclamò vedendo tutto ciò che la circondava, un mondo del tutto nuovo, un mondo che non conosceva e che credeva reale soltanto nelle fiabe, un mondo a cui lei apparteneva fin dalla nascita. Ma nonostante tutto, in lei era forte più che mai la gioia, la felicità, l’euforia. Si era sempre sentita una ragazzina continuamente fuori posto… un po’ strana rispetto agli altri, sempre con la testa fra le nuvole e gli occhi sui libri. La spiegazione le arrivò presto: lei non era una ragazza normale, era in qualche modo diversa, ma nel senso positivo. Lei era una strega. Quante emozioni che provò quando venne a saperlo! Ci mise un tempo infinito solo per realizzare che non stava sognando, ma che era tutto vero. Quanto avrebbe dato quella mattina, per risentirsi così! Ora in lei, a differenza di cinque anni prima, c’era solo agitazione, angoscia, preoccupazione… il sentirsi sola ovunque andasse e soprattutto sentiva la mancanza di qualcuno che le stesse sempre accanto. Ma non poteva farci niente, e da buona Grifondoro qual era, si sarebbe fatta coraggio e avrebbe affrontato anche quell’anno, cercando di essere un po’ meno negativa. Era il penultimo anno ad Hogwarts e voleva passarlo serenamente, anche se le circostanze erano quelle che erano. Dopo quel pomeriggio di pianti e angoscia di sei giorni prima, si era ripromessa di non buttarsi più a terra, ma di reagire. Non l’avrebbe avuta vinta lui. E con questi pensieri che le frullavano ancora in testa, scese dal letto, ma pensò che era ancora troppo presto per fare colazione: era praticamente l’alba! Così decise di fare qualcosa di utile: prese il tema che aveva scritto qualche giorno prima sulla Prima Rivoluzione dei Folletti. Erano ben 40 centimetri, e per di più Lily aveva una scrittura molto piccola! Si mise a rileggerlo per vedere se ci fossero errori, ma ovviamente era perfetto, come al solito. Il buon risultato riuscì a strapparle un sorriso. Bene e ora? Pensò tra sé. Poi il suo sguardo si posò sulla valigia aperta, totalmente strapiena di cose… se non altro poteva mettere in ordine e vedere se aveva dimenticato qualcosa. Non le piaceva fare tutto di fretta, e come da anni ormai, Lily preferiva fare la valigia alcuni giorni prima. La prese e la mise sul letto: quanto pesava! Uscì di nuovo tutto, e sparpagliò il contenuto sul morbido materasso qua e là: le divise c’erano, i libri ovviamente erano i primi della lista… c’era tutto. Guardò l’orologio: 6.00. Perlomeno erano passati 40 minuti. D’un tratto sentì il rumore di una porta che si apriva… decise di vedere chi tra i tre componenti della sua famiglia si fosse svegliato. Aprì la porta della sua camera, e catapultò la testa fuori per dare un’occhiata: era Petunia. Strano, molto strano. Sua sorella non era un tipo così mattiniero, preferiva svegliarsi sempre più tardi. Che nascondesse qualcosa? O forse si stava solo preparando al meglio per un’uscita con il suo nuovo… ragazzo? Lei non ne sapeva nulla fino a qualche giorno fa… era stata la madre a raccontarle tutto: Petunia si vedeva ormai da quasi un annetto con un certo Vernon Dursley, un tipo abbastanza ehm… in carne, tale e quale a sua sorella in tutto e per tutto. Era stato alquanto strano per Lily sapere che Petunia si fosse fidanzata… d’altronde non poteva aspettarsi di certo che gliel’avrebbe detto: non faceva parte dei piani di Petunia confidarsi con Lily come se fossero due normalissime sorelle. Il tempo per loro di scambiarsi i segreti era finito: adesso c’era l’indifferenza, ognuna delle due faceva finta che l’altra non esistesse. Andava avanti così ormai del un bel pezzo. 
Lily, dato che non aveva niente di meglio da fare, decise di seguire la sorella al piano di sotto, e magari scoprire cosa stesse combinando: già, anche in Lily Evans si nascondeva a volte quel lato furbesco e alquanto curioso. Si precipitò giù per le scale e raggiunse la cucina attenta a non far rumore. Petunia era lì, seduta al tavolo, mentre beveva un bicchiere di latte. Niente di sospetto. A questo punto, la rossa si fece vedere, e dopo aver ricevuto un’occhiataccia dalla sorella, salutò.
- Buongiorno.-
 Petunia non diede nemmeno segno di averla sentita, come al solito. Decisa a saperne di più, Lily continuò a scrutarla.
- Cosa vuoi? Perché mi guardi? Lasciami in pace una volta tanto! Ti chiedo solo di ignorarmi, proprio come faccio io con te! E’ così difficile da capire? – disse Petunia all’improvviso, alzandosi pericolosamente. 
- Calmati! Volevo solo capire come mai sei già in piedi a quest’ora! – 
- Ripeto: non sono affari tuoi! Non voglio sentirti, né parlarti, né tantomeno darti delle spiegazioni! Và a fare la matta da qualche altra parte! Non voglio i mostri davanti a me! –
Lily chiuse gli occhi per un momento: quella parola le toglieva sempre per un attimo il respiro, proprio come Sporca Mezzosangue, lo stesso identico effetto. All’improvviso poi Ella entrò in cucina, guardando la maggiore della sue figlie con una severità che di certo non le apparteneva.
- Petunia! Chiedi immediatamente scusa a tua sorella! - 
- Mai! Anzi spero che questo giorno passi in fretta, così da domani non dovrò più vederti! – esclamò Petunia, alzando la voce rivolta a quella che un tempo era stata sua sorella. Dopodiché si scaraventò come una furia fuori dalla stanza, quasi correndo, raggiungendo la porta d’ingresso e sbattendola con un boato. 
Ella e Lily rimasero per diversi attimi in silenzio, continuando a guardare il punto dove fino a poco fa sedeva Petunia… ormai non c’era più niente da fare, Lily lo sapeva,  l’aveva persa per sempre. Ormai era diventato un fatto normale per lei perdere le persone che amava, anzi perdere le persone che amava di più al mondo. 
Lo sguardo di Ella si precipitò subito su sua figlia: non sapeva quanto sarebbe riuscita ancora a reggere tutto quello che le stava accadendo. 
- Oh Lily! – corse ad abbracciarla, cingendole le spalle con dolcezza. – Le passerà vedrai, è solo… - 
Lily alzò lo sguardo su sua madre e le sorrise: c’era sempre stata ad aiutarla, a cercare di capirla anche quando non ci sarebbe riuscito nessuno, a confortarla nei momenti peggiori, aveva pianto, giocato, sorriso con lei, l’aveva amata da sempre, senza mai farle del male. C’era sempre stata e ne era sicura, ci sarebbe sempre stata per lei. Era la sua mamma, il suo eroe.  La strinse a sé, cercando di tranquillizzarla.
- Mamma davvero non preoccuparti, ormai ci ho fatto l’abitudine. Però per quanto possa sembrare incredibile, io le voglio ancora bene, troppo, e spero solo che un giorno riuscirà a capirlo… -
- La mia dolce bambina… sempre così buona! Pensavo davvero che tu prima o poi saresti scoppiata, ma come al solito mi hai smentita! Ti amo così tanto piccola mia… - cominciò ad accarezzarle i lunghi capelli. – Ma ora basta, piuttosto pensiamo a domani, il grande giorno! -
Quelle parole, i suoi occhi pieni d’amore… Lily non sapeva come descrivere il bene che provava per quella donna. Decise di non dire niente: in casi come quelli le parole non servivano. Le stampò un bacio sulla guancia.
- Grazie mamma… grazie di esserci… - fu tutto quello che le uscì dalle labbra.
- Non devi ringraziarmi… sono io che devo ringraziare Dio per avermi donato te! – rispose Ella, con gli occhi lucidi: commuoversi per ogni piccola cosa, si, era decisamente da lei.
- Siamo fortunate entrambe, okay? - 
- Okay! -  
- Allora… facciamo colazione? - 
- Pane tostato al burro? – chiese Lily, era risaputo che andasse matta per il pane tostato.
- Tutto quello che vuoi, piccola! -
E così la giornata passò in fretta: l’agitazione che Lily provava non era scomparsa, sarebbe stato impossibile, ma di certo si era placata. Sapeva che ciò che l’attendeva l’indomani sarebbe stato complicato, ma avere qualcuno dalla sua parte, bè non potete immaginare cosa significò per lei in quel momento: finalmente si sentiva pronta ad affrontare tutto, si ce l’avrebbe fatta!

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III

1 settembre 1976
DRIIIIIIIIIIIN ... DRIIIIIIIIIIIN … DRIIIIIIIIIIN
Quanto odiava quel rumore! L’aveva sempre odiato, fin da bambina, ma quel giorno, il primo di settembre… quel giorno lo odiava più che mai. Abbastanza comprensibile il motivo. Nonostante quell’orrendo affare continuasse a strillare, Lily non aveva intenzione di alzarsi: affondò sempre più la testa nel cuscino, decisa a rimanere lì. Perché avrebbe dovuto alzarsi? Sarebbe potuta rimanere lì per sempre… E se ci fosse rimasta, come sarebbe stata la sua vita sotto le lenzuola? Erano queste le domande che frullavano nella testa di Lily Evans quella mattina, domande a cui non sapeva dare certo una risposta.
La luce del sole entrava a spicchi dalla finestra, come mille fasci luminescenti, che espandendosi ovunque, illuminavano la buia stanza che sapeva ancora di sonno.
Suo malgrado, Lily dovette ascoltare quella vocina dentro di lei, che le diceva: Alzati… alzati Lily Evans… altrimenti perderai il treno per Hogwarts! Non è quello che vuoi, vero? Ci pensò un attimo su: voleva davvero rimanere nella sua cameretta per sempre? Crescere, invecchiare… tutto su un materasso? Era davvero pronta a chiudere il mondo fuori e ad allontanarsi da tutto e da tutti? Sarebbe stata una vita quella? Certo che no. E anche Lily lo sapeva,  lo sapeva bene… sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, e sapeva anche che era inutile illudersi del contrario.
- Lily! La colazione è pronta! –
Sentì sua madre gridare dal piano di sotto. Con un piccolo sospiro si mise a sedere.
Avanti Lily, forza e coraggio! Audacia, fegato, cavalleria… non erano forse quelli gli ideali a cui la sua Casa aspirava? Ebbene, era arrivato il momento di metterli in pratica, e dimostrare di che pasta fosse fatta, più a sé stessa che a chiunque altro.

[…]

Ore 10.45 - King’s Cross
Il cuore le batteva a mille. Non si aspettava di provare un’emozione così forte anche quel primo di settembre. Si guardò intorno: nulla era cambiato, e fu principalmente questo a sollevarla. Tutto era come al solito, sempre perfetto e sempre così dannatamente bello: tutto così magico. Ogni cosa sapeva di magia: le folle oceaniche di ragazzini davanti al binario, i carrelli stracolmi di bauli e gufi, e rospi, e gatti e chi più ne ha più ne metta. I genitori occupati ad abbracciare i figli e a salutarli, consapevoli del fatto che sarebbero stati lontani mesi; gli sguardi meravigliati dei ragazzi, molti dei quali si spostavano incessantemente da destra a sinistra, dal basso verso l’alto, non volendosi perdere niente di quello che li circondava, nulla, neanche il più piccolo e insignificante dei particolari, volendosi mangiare con gli occhi quel panorama fantastico, che come ogni anno da sempre, affascinava ognuno. Questo fece sorridere Lily, sorrise come non faceva da tanto tempo, ma non fu un sorriso di circostanza, bensì un vero ed autentico sorriso, uno di quei sorrisi che solo lei sapeva fare: meraviglioso, difficile da non notare. E finalmente si sentì bene: quella era anche casa sua.
Si spostò un ciuffo ribelle dal viso, andandolo ad arrotolare dietro l’orecchio destro. Quante facce nuove, e quante conosciute! Sarebbe riuscita a guardarle tutte?

Intanto, dall’altra parte della stazione, ecco uno degli scenari più belli a cui si potesse assistere: i Malandrini, quei quattro pazzi inseparabili, si erano ritrovati, dopo due mesi passati lontani. James, Sirius, Remus e Peter di nuovo insieme… e chi avrebbe potuto mai separarli adesso? Semplice… nessuno! E chiunque ci avesse provato, avrebbe solo sprecato il suo tempo: il legame che c’era tra quei ragazzi era troppo, troppo forte, troppo bello, troppo magico, impossibile da spezzare.
- I miei Malandrini… per Merlino, quanto mi siete mancati! -  esclamò James Potter, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi. Era risaputo che lui fosse il leader, non solo dei Malandrini, ma un po’ di tutta la scuola. Era visto come un campione: capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, intelligente, talentuoso in tutto, estremamente bello e desiderato da qualunque ragazza, sempre con quei capelli maledettamente fuori posto. Un piccolo Adone.
- Hey Ramoso, vacci piano! Lo sai, non siamo mica persone da sentimentalismi così esagerati! Andiamo contieniti per una buona volta! Quello sensibile qui è Remus… lui si che sarà contento di darti un abbraccio, vero Lunastorta? – rispose sarcastico Sirius Black. Quei due mesi d’estate lo avevano reso, se possibile, ancora più affascinante: i capelli ondulati sempre più scuri e gli occhi azzurri sempre più scintillanti.
- Ebbene non posso negarlo, caro Felpato! Si, sono un tipo alquanto sensibile e in questo momento abbraccerei addirittura te! – Remus Lupin, anche se era il saggio, il bravo ragazzo di turno, il prefetto e tutto, non poteva non voler bene a quei tre sciagurati.
- Hey… ci sono anch’io! A me chi mi abbraccia?! – chiese Peter Minus speranzoso, allargando le braccia grassottelle. Lui era sempre stato un ragazzino goffo, impacciato, quello che per primo veniva preso in giro da tutti; ma quando aveva incontrato loro, bè ogni cosa era cambiata: era entrato a far parte di qualcosa di grande e di meraviglioso e per la prima volta si era sentito importante: si, James, Sirius e Remus lo facevano sentire importante. Con loro poteva essere sé stesso, e sapeva che quei tre lo avrebbero accettato sempre e comunque.
- Ti abbraccio io Codaaaaa! – James si catapultò da Peter e gli buttò le braccia al collo.
Remus guardò la scena sorridendo e solo a quel punto capì davvero quanto gli fossero mancati.
- Ragazzi dovremmo avvicinarci… tra due minuti si parte! – constatò Lunastorta, guardando i tre amici.
- Si… giusto… - disse James, ricomponendosi e passandosi una mano fra i capelli corvini, scompigliandoseli come suo solito. Poi si fermò nuovamente e prese a guardarsi distrattamente intorno… Peter lo guardò.
- James, dobbiamo andare… Che stai guardando? -
- Uhhm? Oh niente, io volevo… -
- … vedere se da qualche parte c’è la Evans! Ti conosco troppo bene Jamie! – lo punzecchiò Sirius dandogli una spintarella.
Remus gli lanciò un’occhiataccia.
- Forse incontreremo Lily sul treno… andiamo! – mise una mano sulla spalla di James, che annuì speranzoso, e insieme si avvicinarono al binario…

Ore 11.00
L’ora di salire sull’espresso per Hogwarts era arrivata: tutti i ragazzi presenti si catapultarono sul treno, sventolando mani e mandando baci volanti.
Lily salutò prima suo padre con un forte abbraccio, e poi andò verso la madre.
- Ciao mamma! Ti voglio bene! – dopodiché si stinsero forte.
- Ciao tesoro! Mi raccomando, forza e coraggio! Ci vediamo a Natale! Ti voglio bene anch’io! -
Dopo essersi sciolte, Lily si girò verso Petunia: non che fosse lì di sua spontanea volontà, ovvio…  Ella e Patrick l’avevano costretta ad andare, ed era stata una lunga lotta riuscire a convincerla.
- Allora… ciao anche a te Petunia… -
Dato che non ricevette alcuna risposta, fece un ultimo sorriso ai suoi genitori e si avviò da sola verso il treno…
Mentre stava issando il baule, i suoi occhi verdi ne incontrarono un paio di un nero così intenso da avere la sensazione di sprofondarvi dentro: di chi altro potevano essere se non i suoi? Ovviamente Severus fece finta di non averla vista, e distolse immediatamente lo sguardo: fu roba di un secondo. Insieme ai suoi amici serpeverde, riprese a camminare come se nulla fosse successo.
Lily al contrario, non riusciva più a muoversi: era come se le sue gambe rifiutassero di fare qualsiasi movimento. No, non di nuovo!  Pensò tra sé, non voleva cadere nuovamente in quell’incubo.
- Serve una mano? – un sorridente Remus apparve di fronte a lei. Il loro era stato sempre un rapporto un po’… indecifrabile. Fin dal loro primo anno, Lily aveva ritenuto Remus un bravo ragazzo, sempre gentile con chiunque, studioso, disponibile… ma in realtà il fatto che fosse nella gang di Potter l’aveva sempre messa un po’ in difficoltà. Si erano ritrovati a parlare diverse volte, ma non sapeva ancora se ritenerlo un amico o meno. Tuttavia gli sorrise di rimando.
- Oh ciao Remus… no, non preoccuparti… sono un’imbranata, sto ferma qui a bloccare il passaggio… - rispose un po’ incerta: non poteva certo dirgli che le sue gambe si erano rifiutate di muoversi non appena aveva visto Severus! Sarebbe sembrata sicuramente più strana di quanto già non fosse.
- Se vuoi ti aiuto col baule, per me è un piacere! -
Il più delle volte la sua dolcezza la metteva in imbarazzo, non sapeva bene come comportarsi.
- Oh… d’accordo… t-ti ringrazio! – poi pensò di chiedergli qualcosa, era sempre lui ad iniziare una conversazione, e almeno per una volta avrebbe anche potuto provarci lei. – Allora… hai passato una bella estate? -
- Si abbastanza! Mi sono rilassato molto, forse troppo! Non vedevo l’ora di ritornare a Hogwarts! E a te Lily? Come sono andate le vacanze? -  rigirò la domanda.
- Tu-tutto bene anche a me… - mentì Lily.
- Oh guarda chi c’è! Finalmente ti ho trovata Evans! Dove ti eri cacciata? Volevo salutarti… mi sei mancata! -
Lo sguardo di Lily si posò su uno sfacciato Potter che avanzava con quel suo sorriso da ebete stampato in faccia. Idiota.
- Piantala Potter! – disse subito la rossa, con il tono glaciale che riservava solo ed esclusivamente a Potter. – Comunque Remus, grazie ancora per il tuo aiuto… ci si vede in giro… - e detto ciò fece per andarsene.
- Hey Lily… aspetta! Mi chiedevo se ti andrebbe di stare… si, di stare con noi, nello scompartimento insieme, a meno che tu non ti sia già sistemata… ci farebbe molto piacere! – azzardò Remus, cercando di riparare ciò che James aveva… guastato.
Lily non ci pensò due volte, e quando vide arrivare gli altri due Malandrini, o come diamine si facevano chiamare, la risposta le uscì dalla bocca quasi automaticamente.
- Ehm… mi dispiace Remus, ma io credo che sia meglio di no…  -
- Avanti Evans! Basta fare la difficile! Come si fa a sciogliere quel tuo cuoricino di pietra? Ci sarà un modo vero? Altrimenti Jamie sarà costretto a rifilarti un filtro d’amore! – ecco che partì alla carica Sirius, con quel suo tono beffardo, per poi fare un sorrisone alla ragazza. Quest’ultima gli lanciò uno sguardo quasi omicida, uno di quegli sguardi che ti entra dentro e al quale è difficile scappare. Sirius si sentì raggelare.
- Hey… stavo solo scherzando! Mmh… che caratterino! James, amico, credo che non riuscirai mai a conquistarla! -
- Si vedrà… io non mi arrendo, questo è sicuro Evans! Arriverà il giorno in cui accetterai il mio invito a Hogsmeade! – disse James, guardando Lily negli occhi, scompigliandosi nuovamente la chioma ribelle.
- Ma la volete smettere?! Potter mettitelo bene in testa: io non uscirò MAI con te, fine della questione. Buon viaggio a tutti. -  e già, Lily Evans non si smentiva mai. Non sapeva perché, ma quando si trovava di fronte James Potter, qualcosa in lei prendeva vita: poteva benissimo essere un piccolo mostro pronto a sbranarlo. Fatto sta che non lo sopportava, non l’aveva mai sopportato e forse mai l’avrebbe sopportato. Era così dannatamente presuntuoso, sempre pronto ad attaccar brighe con chiunque, così desideroso di stare al centro dell’attenzione e di sentirsi sopra tutti. Non poteva essere più lontano da lei. Ogni volta che le rivolgeva la parola, pensava, era per prenderla in giro e metterla in ridicolo: di certo non credeva che lui fosse veramente innamorato di lei, impossibile! Come poteva uno come lui, invaghirsi di una come lei? Semplicemente ridicolo. E poi c’era quel Sirius Black! Le conveniva andarsene subito prima di perdere la testa. Voltatasi, i capelli ondeggianti, si mise quasi a correre, volendo allontanarsi subito. In meno di trenta secondi aveva raggiunto il suo scompartimento: all’interno vi erano già Alice, Sonya e Marlene.
Lily sbatté la porta scorrevole con tutta la rabbia che covava dentro.
- Idiota, stupido, pallone gonfiato, egocentrico, odioso… - cominciò a ripetere a voce un po’ troppo alta, non curandosi del fatto che di fronte a lei ci fossero tre ragazze che la osservavano stupite a bocca spalancata.
Le tre si guardarono e poi con un sospiro, Alice e Marlene esclamarono all’unisono: - Potter… - Chi altro poteva essere se non lui? Chi altro faceva quell’effetto alla loro amica? Nessuno, soltanto lui aveva quella speciale dote.
- Lily… che è successo stavolta? – chiese con premura Alice, la più vicina a Lily delle tre. Non avevano legato subito: il loro rapporto si era fatto più stretto a partire dal terzo anno.
- Che è successo? Che è successo?! Niente, non è successo niente di nuovo! E’ un idiota, questo lo sapevamo già no? – disse come in preda ad un attacco isterico. Si buttò a sedere, incrociando rabbiosa le braccia al petto. – Lo odio! -

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

- Che strano… a me sembra un così bravo ragazzo… mi ha aiutata a trovare il bagno una volta, al secondo anno! – disse Sonya con il suo solito tono vago e sognante. Non era una Grifondoro, bensì una Corvonero del sesto anno che aveva legato con Lily, Alice e Marlene al quarto anno. Era una ragazza alquanto stravagante, sembrava avere la testa perennemente sulle nuvole, con quei suoi strani modi di fare… Tali caratteristiche le si potevano ritrovare soprattutto nel suo aspetto esteriore: il suo viso era seminascosto da una cascata di capelli biondo-platino, i quali le scendevano lungo tutta la schiena, formando talvolta innumerevoli onde dorate; i suoi occhi erano di uno colore molto chiaro, tendente al grigio-azzurrino, quasi come se fossero attraversati da un sottile strato di nebbia... e la sua pelle, era così chiara, un chiarore simile a quello dei raggi lunari, che la rendeva paragonabile ad un fantasma. Stava lì, seduta a gambe incrociate, mentre spostava lo sguardo dalle sue amiche alla finestra, intenta ad osservare il panorama, o forse qualcosa di più.
- Oh si, certo! Un vero e proprio angelo! – ribattè Lily del tutto contrariata. Possibile che tutti lì lo venerassero? Non c’era nessuno che come lei, riusciva a vedere come fosse realmente? Qualcuno c’era, ma era meglio non pensarci…
- Lily, adesso calmati! Non ci hai ancora spiegato cos’è successo… vogliamo sapere! – disse Marlene, fissando la sua amica, curiosa come al solito di sapere cosa fosse accaduto tra quei due. 
- Calmarmi? Come posso calmarmi quando c’è un moccioso patetico che mi ronza sempre intorno? Io davvero, non lo capisco! -
-  Andiamo, come fai a non capirlo?! Lily… James è pazzo di te! Da sempre! E l’unica che ancora non se ne è accorta a quanto pare sei tu! – pronunciò Alice, alzando di un po’ il tono della sua voce. La stupiva il fatto che Lily non avesse ancora capito i sentimenti di quel ragazzo… non era mica una stupida!
- Ragazze voi non sapete quello che dite… Potter innamorato di una come me? Impossibile! Siamo su due mondi opposti! Lui… lui non p-può… state delirando! Comunque preferirei finire qui la discussione… sempre se non vi dispiace! -
- Aah, come sei ingenua Lily Evans! – esclamò Marlene sottovoce, ma riuscendo a farsi sentire benissimo dall’amica, la quale le gettò uno sguardo furioso e sparì sotto la Gazzetta del Profeta.

Intanto nello scompartimento dei Malandrini…
- Dai James, non abbatterti! Devi solo cambiare il tuo modo di porti a lei… sai che Lily non sopporta quando fai lo sbruffone! Visto che così non ottieni risultati, cerca di avvicinarti in un altro modo, diverso… io credo che con lei dovresti far uscire il tuo lato più dolce e sensibile, e in qualche modo stupirla. Per lei non è affatto un momento facile… il litigio con Severus scotta ancora, e penso che ora più che mai abbia bisogno di sentirsi protetta, di avere qualcuno vicino che la capisca, e non che la prenda continuamente in giro… - disse Remus, quasi tutto d’un fiato.
- Però Lunastorta… sembra che tu la conosca molto bene la Evans! – ironizzò Sirius. Nessuno badò alla sua battutina, e questo sembrò infastidirlo: non gli piacevano troppo le conversazioni così serie… erano monotone!
- Il fatto è che credo che a Lily io non piaccia per niente! Cerco di avvicinarla in tutti i modi possibili, ma sembra che lei parta già prevenuta nei miei confronti… Ragazzi a me Lily piace sul serio, e non so come farglielo capire! Credo di impazzire! – rispose James, buttandosi con le spalle all’indietro, sprofondando nello schienale.
- Aah le donne! Più complicate di una trasfigurazione congiunta! – se ne uscì Peter, cercando di partecipare alla conversazione, anche se in piccola parte.
- Per te sicuramente, Codaliscia! – era più forte di lui: Sirius non riusciva a starsene lì fermo e in silenzio, senza mettere un po’ di pepe.
- Sirius… piantala! Stiamo parlando di cose serie qui… -
- Per le mutande di Dippet, che noia! Se qui continuate a parlare di amori impossibili e come capire la razza femminile, credo che andrò a farmi un giro! – e fece per alzarsi.
- Hey Felpato… visto che ci sei và a fare un salto al carrello… compra le cioccorane! – gli gridò Peter, sperando che avesse sentito.
Prima di uscire dallo scompartimento, Sirius alzò un pollice come a dire: Okay!
- Ma che gli è preso? – chiese James, come se fosse stato assente e di colpo fosse ritornato alla realtà.
- Mah James, sai meglio di me come è fatto Sirius… quando si parla di amore e ragazze, va a farsi un giro! – disse Remus con un sorriso. – Allora… dicevamo? -

Mano in tasca e fischiettando, l’affascinante Black incominciò a camminare per i vagoni del treno, cercando di scorgere il carrello di Landy Glenda. Mentre passeggiava, iniziò a pensare a quello che stava succedendo a James: il suo “amore” per Lily e il cercare di avvicinarla sembrava consumarlo dall’interno. E poi si chiese: valeva la pena fare tutto ciò per una ragazza? Una sola ragazza? Ma forse la pensava così solo perché non aveva mai provato nulla di simile per nessuna: non era semplicemente il tipo. No, lui era un Don Giovanni… ma forse era  arrivato il momento di cambiare? Certo che no! Non prendiamoci in giro, lui era il bello e dannato Sirius Black, latin lover di Hogwarts, e questo non sarebbe mai, mai, mai, mai, mai cambiato, aveva pur una reputazione da mantenere!
E mentre era immerso in quei pensieri, si accorse di essere arrivato a destinazione solo quando sentì la classica frase: Qualcosa dal carrello? Qualcosa dal carrello cari?
Si affrettò perciò a raggiunge l’adorabile e grassottella Lady Glenda, o meglio conosciuta con il nome Donna del Carrello.
- Glenda, Glenda, Glendaaa! Per tutte le cuffiette a fiori, ti ho cercata per tutto il treno! – disse Sirius come se stesse parlando a un’amica… ma infondo Lady Glenda era sua amica, era amica di tutti, che tenera! – Allora Lady… - continuò mettendole un braccio attorno alle spalle. – dammi due pacchi di Gelatine, quattro Cioccorane, una manciata di pallini acidi e… ma si, anche un paio di marshmallows giganti! -
- Scusa, ricciolone, vuoi darti una mossa? Sai c’è altra gente che ha fame qui! -
Appena sentì quelle parole, il bel Sirius si girò di scatto: davanti a lui c’era una ragazza che non aveva mai incontrato. Forse l’aveva vista… ma cavoli, avrebbe ricordato sicuramente un… bocconcino come lei.
- Dici a me, baby? – e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più affascinanti, muovendo la testa di lato per spostare un ciuffo che gli toglieva la vista… e che vista ragazzi!
- Si si, a te! Vedi qualcun altro? – rispose scettica la ragazza.
- Che caratterino! Vuoi che ti offra qualcuna di queste per addolcirti un po’? – e detto ciò afferrò una brioche al miele e gliela sventolò davanti agli occhi.
- Se ti levi di torno magari posso comprarmela da sola! -
- D’accordo, d’accordo! Tieni Glenda… - uscì una bella manciata di zellini dalla tasca destra del jeans. – Ecco fatto! Prego… - disse lasciandole il posto.
- Grazie tante, signor…? -  
- Black… ma tu dolcezza puoi chiamarmi Sirius! – e le fece l’occhiolino.
Dopo che la ragazza fece i suoi acquisti, Sirius continuò.
- E io invece come posso chiamarti? -
- Silvie… - rispose lei, abbozzando finalmente un sorriso.
- Silvie… che gran bel nome! Sei una Grifondoro? -
- Certo! Mi sorprende che tu me lo chieda… le più belle sono tutte Grifondoro! -
- Hai ragione, una leonessa come te non può che essere una Grifondoro! -
E dopo quella frase Silvie scoppiò a ridere.
- In verità sono una Corvonero… ma comunque grazie del complimento! – disse sarcastica.
A quel punto Sirius si sentì cadere la faccia a terra, ma ovviamente non lo diede a vedere, anzi riprese subito in mano la situazione.
- Bè anche le Corvonero non sono niente male! –

Il viaggio verso Hogwarts continuava: il treno scarlatto correva veloce, oltrepassando radure, campi coltivati, boschi sterminati… correva veloce, squarciando il buio della sera, come se fosse una fiamma che ardeva nell’oscurità, impaziente di arrivare a destinazione. Ora la natura fuori si era fatta selvaggia: mancava davvero poco.

- Lily non dovresti andare a controllare un po’ il treno? Ormai siamo quasi arrivati, manca poco… - disse Alice, guardando la sua amica.
Lily annuì. Anche lei era un prefetto: le piaceva esserlo, quel distintivo la faceva sentire importante certo, ma soprattutto utile, e credetemi se vi dico che Lily Evans era tagliata per quel ruolo, lo sapevano tutti e lo sapeva lei. E così non poteva mai trascurare i suoi compiti e doveri, anche se più di una volta avrebbe tanto voluto farlo. Ma aveva ragione Alice: il dovere chiamava! E lei doveva dare per prima l’esempio.
- Si, giusto… grazie Alice! Allora ragazze ci vediamo direttamente a Hogsmeade! – rispose, alzandosi e dirigendosi verso la porta scorrevole.
- Va bene, a dopo! -
E così uscì dallo scompartimento. Incominciò ad andare verso gli scompartimenti di quelli del quarto anno, l’altro prefetto si sarebbe occupato dei primi tre. Controllare se fosse tutto in ordine, dire di indossare le divise e comunicare di prepararsi a scendere: alla fine si trattava di poche cose, essenziali, che dovevano essere fatte correttamente. Fece un giro veloce, fin quando non arrivò allo scompartimento di quelli di sesto. E indovinate un po’ di chi era il primo? Dei Malandrini, ovvio. Subito le si contorse lo stomaco ed emise un piccolo sospiro prima di entrare. Afferrò la porta scorrevole e tirò, entrando in un primo momento a testa bassa.
- Se non l’avete già fatto indossate le divise per favo-o… -
Poi alzò lo sguardo. Non potete nemmeno immaginare la scena che le si trovò di fronte: a quella vista nella sua mente cominciarono a  vorticare parole apparentemente senza senso, senza un connesso logico, ma per lei ce l’avevano eccome. Potter… senza maglia… a torso nudo…  pettorali scolpiti… maglia… Potter… senza… pettorali… nudo… a torso… COSA?!
Appena Lily entrò bè… l’atmosfera cambiò di colpo. James rimase per un attimo lì impalato, senza sapere bene cosa dire, o cosa fare. Lui era a petto nudo e con la camicia a mezz’aria. Per la prima volta James Potter si sentì in imbarazzo davanti ad una ragazza.
- Evans…! – fu l’unica cosa che riuscì a dire. 
Gli altri tre Malandrini spostavano lo sguardo da James a Lily, da Lily a James, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Sirius non sapeva per quanto sarebbe riuscito a trattenere le risate. Remus invece volle sprofondare chilometri sotto il livello del mare, e Peter…
- Ehhm… una cioccorana, Lily? – le chiese come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Oddio… sc-cusate! – farfugliò Lily, che divenne ben presto più rossa dei suoi capelli. Si catapultò fuori dallo scompartimento e si chiuse la porta alle spalle, poggiandosi alla parete: stava forse sognando o era tutto reale? Purtroppo per lei era la seconda. Aveva appena visto Potter a petto nudo, e non sapeva né come né perché, ma quella visione non le era affatto dispiaciuta. Com’era possibile? Si sapeva che James avesse un fisico scultoreo, ma a lei non le era mai interessato un accidenti, non era certo quel tipo di ragazza! O forse lo era? Fatto sta che nel giro di trenta secondi non riusciva a calmarsi… per quanto ci provasse, non riusciva a togliersi quell’immagine dalla mente, quella splendida immagine.

James si vestì in fretta e furia, abbottonando solo due bottoni della camicia; doveva parlare con lei. E che diavolo le avrebbe detto? Non lo sapeva neanche lui. Sapeva solo che doveva andare da lei e… e fare qualcosa, qualsiasi cosa!
- Evans! Aspetta…! – si catapultò in corridoio e cominciò a cercarla con lo sguardo: non poteva essere andata così lontano. E poi la trovò: era poggiata ad una parete, rossa quanto i suoi capelli. Le si avvicinò immediatamente. – Lily… - disse fermandosi, sistemandosi gli occhiali che pendevano da un orecchio.
- S-scusa io devo a-andare a controllare quelli del primo anno… sono il p-prefetto, e qu-quello che fa un prefetto è questo… e dato c-che lo sono… - Che diamine stava dicendo? L’avrebbe presa per una pazza, una fuori di testa! E per di più aveva cominciato a balbettare: era la fine, lo sapeva! Maledetto giro di ronda! Perché doveva controllare proprio lei quelli del sesto anno?! La sua solita fortuna spacciata.
- Lily calmati, mi dispiace… scusa… - perché diavolo si stava scusando?  Era lei ad essere entrata come una furia nel loro scompartimento. Ma che importava, doveva fare qualcosa!
- Scusa, a-adesso devo andare… - riuscì a blaterare, e poi corse via, più veloce del vento, mentre sentì la vergogna invaderle il corpo e la mente.
Che idiota che era stato! Perché doveva cambiarsi sempre all’ultimo? Non poteva muoversi con quella camicia? Eppure, non sapeva perché, ma giurò che nello sguardo della Evans c’era qualcosa, qualcosa di positivo! Forse…

E corse, finchè non si fermò per riprendere fiato. Eppure, non sapeva perché, ma giurò che quando lo aveva visto, era scattato in lei qualcosa, qualcosa di positivo! Forse… 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V 

Finalmente l’Espresso di Hogwarts concluse la sua irrefrenabile corsa, arrivato ormai a destinazione: la Stazione di Hogsmeade. Tutto a un tratto si sentì il treno rallentare di colpo, e il suo fischio incessante annunciare a tutti i presenti che era arrivato il momento di scendere e di andare in contro a quel nuovo, freschissimo anno scolastico: già, quel fantastico treno a vapore incitava, come sempre, tutti i giovani maghi ad affrontare quella nuova, splendida avventura che era la vita ad Hogwarts.

Anche Lily si era accorta che oramai erano arrivati: per tutto il resto del viaggio si era nascosta nel vagone del porta-bagagli, sperando con tutto il cuore di non essere vista da nessuno. Almeno lì, pensava, poteva stare tranquilla: era un posto talmente insolito quello! Lì nessuno avrebbe potuto andare a ficcare il naso… era un luogo troppo strano, troppo noioso… cosa c’era di interessante? Assolutamente nulla, ed era questo quello che aveva indotto Lily Evans a nascondersi lì, fra labirinti di zaini e bauli.
Si era seduta a terra, con le ginocchia attaccate al petto, circondate dalle sue esili braccia, la schiena appoggiata ad un baule e la testa leggermente inclinata all’indietro. Sicuramente un’ ottima posizione per riflettere. Si mise a pensare, forse per la decimillesima volta, a quello che era accaduto pochissimo tempo fa: a com’era entrata nello scompartimento dei Malandrini, alle facce stupite di Remus, Sirius e Peter… ma soprattutto a James, o meglio al suo torso nudo, o forse ai suoi addominali scolpiti. La vergogna la invadeva ancora; il rossore non si era del tutto dissolto: sulle sue guance ancora piccole macchie di imbarazzo. Ripensava alla sua reazione, alla sua piccola conversazione balbettante, a quanto poteva essere sembrata stupida, così a disagio solo per aver visto Potter senza camicia! Ma soprattutto in quel breve arco di tempo, si mise a pensare a ciò che aveva provato nel vederlo: non era stata una sensazione negativa, anzi… tutto il contrario! E non capiva come poteva essere stato possibile… ed era questo più di tutto che la infastidiva, ma ancora di più che la metteva in confusione. Eppure credeva di conoscersi! Era sempre così convinta e consapevole delle sue emozioni, come se in qualche modo potesse programmarle lei stessa. Ma in quel caso, bè… era stato tutto diverso. E in men che non si dica, si ritrovò nuovamente a pensarlo… Lily smettila! Ma che diavolo ti prende, per Morgana? si sentì dire da una vocina. Ma in quel momento non volle ascoltarla, ritornò invece con la mente a quella visione, e… cavolo com’era carina quella piccola costellazione di nei sul petto, proprio appena sopra l’addome!

Appena James uscì dallo scompartimento, Sirius scoppiò finalmente a ridere: gli sembrava di aver trattenuto quelle risate per un tempo infinito! E cominciò a muoversi, di qua, di là, in alto, in basso, a destra, a sinistra… non riusciva a star fermo! D’altronde era una delle sue più grandi caratteristiche: quando rideva doveva muoversi, assolutamente.
- No dico… ma avete visto la faccia della Evans?! – riuscì a dire, tra una risata e l’altra.
I suoi due amici lo guardarono, con un misto di stupore e disdegno.
- Sirius! Possibile che tu non abbia un minimo di tatto? Nemmeno in queste situazioni?! – ribattè Remus, del tutto contrariato. Sapeva che Sirius era un gran burlone, uno di quelli che rideva sempre e comunque, e questo a volte era un pregio, ma un po’ di contegno, per tutti i folletti!
- Scusa… scusa… hai ragione Remy… - disse ricomponendosi, o almeno così sembrava. Poi il suo sguardò si posò su Peter e non potè fare a meno di ricominciare. – E tu… “Hey Lily… una cioccorana?” Sei proprio uno Zuccone, Codaliscia! Un giorno mi farai morire! -
Peter lo guardò, indeciso se ridere o sentirsi offeso. Optò per la prima.
- Mi sembrava una cosa ragionevole! Quando si è sconvolti si prende una Cioccorana e la si butta giù… almeno io faccio così! E funziona! Volevo solo essere d’aiuto! -
Sirius continuò ad osservarlo come se stesse guardando un film comico, e a quelle parole gli sventolò una mano di fronte agli occhi per farlo tacere, o altrimenti sarebbe morto… si, di risate.

E James rimase lì, fermo, immobile… continuando a guardare un punto vuoto vicino alla parete di fronte a lui: il punto dove un attimo prima c’era Lily Evans.
Non riusciva ancora a credere a quello che era successo: mentre si stava cambiando, eccola arrivare e guardarlo per un attimo con quegli occhi verde-smeraldo… e poi tutto successe così velocemente… James avrebbe voluto mettere Pausa, o forse sarebbe stato meglio tornare indietro. Rivederla… il suo sguardo… il suo viso rosso così imbarazzato… le sue frasi senza senso… E poi si chiese: è successo davvero, o è solo frutto della mia fantasia? Ma i suoi ricordi erano troppo nitidi, impressi in modo incancellabile nella sua mente. Quanto avrebbe dato per ricevere ogni volta quegli sguardi da Lily! Non l’aveva mai guardato in quel modo, lo sapeva lui e sicuramente lo sapeva lei. Chissà dove si è cacciata! Era scappata via così velocemente… tutto era passato così velocemente! Il tempo… che grandissima fregatura! Pensò.
Poi sentì il treno fischiare e fermarsi di colpo:  un’ondata di ragazzi uscì dagli scompartimenti, dirigendosi verso le uscite. E James capì che dovevano essere arrivati. Era arrivato il momento di muoversi e di raggiungere gli altri. Così si aggregò alla folla e cercò di raggiungere l’uscita, anche se ancora con la testa su un altro, bellissimo pianeta.

- James! Maledetto di un cervo! Dove caspita ti eri cacciato? – fece Sirius, non appena vide il suo migliore amico avanzare verso di loro.
- James! – esclamarono all’unisono gli altri due amici.
- Hey ragazzi! Scusate è che… - farfugliò.
- Non dirmi che sei stato con la Evans per tutto questo tempo! – disse Sirius, guardando l’amico con un sorrisetto beffardo.
- E anche fosse?! Andiamo Felpato, non dirmi che sei geloso! – scherzò James, ricambiando lo sguardo con ironia.
- Geloso?! Macchè! Voglio solo sapere se devo farti gli auguri, nient’altro! -
Peter si mise a ridacchiare guardando la scena fra i due.
- Eh già! Anch’io voglio sapere! Dove sei stato per tutto questo tempo? -
- Ragazzi… ragazzi! Fatelo respirare, per tutti i gargoyle! Anche se lo ammetto Ramoso… sono curioso anch’io! – ammise Remus, che in realtà aveva sempre sperato che James e Lily diventassero amici, o che almeno diventassero… qualcosa.
- E va bene! Vi racconto tutto! In realtà non c’è molto da dire… ci siamo dati un bacio e… -
- C O S A ? ! – un’unica voce si alzò dalle bocche dei tre amici, che rimasero a guardarlo con la bocca a forma di “O”.
- Aah… magari! Magari… No, invece appena sono uscito sono andata a cercarla e l’ho anche trovata, ma è… è scappata! – disse James, lasciando fuoriuscire un sospiro deluso.
- Capperi! Amico, le fai davvero un brutto effetto! Anche se… ehm ehm… non penso che la cara dolce Evans non abbia gradito… ehm… il panorama! -
- Sirius! Però, era così imbarazzata… credo che è normale che abbia voluto stare un po’ da sola… anche io probabilmente avrei fatto lo stesso. Che situazione strana! – intervenne Remus, ragionevole come al solito.
Peter intanto annuiva a qualsiasi frase uscisse dalla bocca dei suoi tre amici, con gli occhietti acquosi che andavano in su e in giù.
- Però ragazzi… non lo so, ma penso di aver visto qualcosa nel suo sguardo… o forse me lo sono solo immaginato! -
- Aah! Vedi Lunastorta?! Non sono l’unico a pensarla così! -
Mentre James raccontava ai tre dell’accaduto, sfortunatamente non si era accorto che una ragazza dai capelli rossi era lì vicino, ed aveva ascoltato tutto. Lily aveva ascoltato ogni parola.

Eccoli lì, pensò, che la stavano prendendo nuovamente in giro! E il peggio era che Potter si era accorto del suo sguardo… diverso dal solito. Sicuramente lo dirà a tutta la scuola e si divertirà a farsi film mentali su quanto io abbia sbavato sul suo corpo da atleta! Ma perfavore! Anche se nel profondo, ma molto in profondità, Lily sapeva che James ci aveva visto giusto, ed era quello a darle più fastidio: il fatto che Potter era riuscito a leggerle dentro, era riuscito a capire cosa le era passato per la testa in quel momento di infinito imbarazzo, era riuscito a capire che forse, in verità, quello che aveva visto non le era dispiaciuto, e aveva ragione.
Decise di fermarsi per aspettare che fossero abbastanza lontani da lei: non voleva ascoltare nient’altro.

Alice si accorse subito di star camminando senza Lily. Perciò si fermò di scatto e si guardò intorno. Benchè la sua amica fosse molto riconoscibile, non riusciva a vederla: c’era troppa gente, una cascata di esseri umani, vestiti con mantelli neri. Ormai l’avevano persa, sarebbe stato impossibile trovarla lì in mezzo. Sospirò. Chissà dove si era cacciata, era con loro fino ad un attimo fa! Che Lily sapesse già materializzarsi? Bè non era certo da escludere!
- Ragazze… ragazze! Lily non c’è! –  disse Alice a Marlene e Sonya.
- Accidenti, è vero! Ma dove sarà andata? Era con noi fino a poco fa! -  rispose Marlene, la quale lasciò intravedere un pizzico di preoccupazione.
- Oh, sarà andata a farsi un giro… - concluse semplicemente Sonya, col suo solito tono.
Alice e Marlene la guardarono alzando un sopracciglio. Un giro?! Certo che quella ragazza era davvero molto strana. Tuttavia decisero di continuare a camminare, e in breve tempo raggiunsero le carrozze e vi salirono. Aspettarono lì sedute per almeno una quindicina di minuti, ma di Lily neanche l’ombra. Convennero che forse era meglio raggiungere la scuola e aspettarla lì… si sarebbe fatta sicuramente viva, doveva farsi viva!

Lily si ritrovò ben presto ad essere una degli ultimi; non che le dispiacesse, anzi. Chissà se Alice, Sonya e Marlene si erano accorte della sua assenza. Non ne era molto sicura: erano così occupate a parlare del nuovo vestito di Alice che non si sarebbero accorte di nulla. Ma anche questa volta si sbagliava

[…]

Hogwarts, cara vecchia Hogwarts! Non sei cambiata di una virgola! Si ritrovò a pensare immediatamente Lily, non appena il suo sguardo riuscì a posarsi sull’immenso castello. Era tutto ciò che di più bello si potesse immaginare, la scuola di magia e stregoneria più bella del mondo, senza alcuna ombra di dubbio: immenso, pieno di torri e torrette, sorgeva imponente su una vera e propria rupe, lì, in mezzo al Lago Nero, che lo circondava totalmente, come se volesse stringerlo in un gigantesco abbraccio.

Lily ricordava ancora, come se fosse stato ieri, la prima volta che lo vide, come poteva dimenticarlo: quello era uno dei ricordi più preziosi che aveva, conservato con cura in un piccolo angolo del suo cuore, che sempre gli avrebbe fatto da dimora. Ricordò come si era sentita piccola e insignificante davanti ad un gigante del genere…  la prima impressione che ebbe, era di star sognando: tutto a un tratto si era ritrovata lì, ed era proprio come se stesse vivendo uno dei suoi sogni, il più bello in assoluto. Le pareva di stare in una delle tante fiabe che suo padre le leggeva da bambina: un favoloso castello pieno di principi e principesse, dove finalmente anche lei poteva sentirsi protagonista assoluta di quella meravigliosa favola…
Rimase a guardarlo con gli occhi spalancati per diverso tempo e si rese conto che rispetto a cinque anni prima non era cambiato poi molto: quel luogo aveva su di lei lo stesso effetto di sempre, lo stesso magico effetto. E finalmente si sentì tranquilla e felice, si felice, perché qualunque cosa era o sarebbe successa, quella rimaneva la sua casa, il suo vero mondo, da sempre e per sempre.
E con gli occhi lucidi per la commozione di ritrovarsi di nuovo lì, Lily attraversò il sentiero e raggiunse l’immenso portone di quercia e lo oltrepassò: tutto in quel momento aveva poca importanza, niente interessava davvero, solo lei e l’enorme gioia nel ritrovare la sua Hogwarts, la sua cara vecchia Hogwarts.

- Lily! Eccoti finalmente! Si può sapere dove sei stata? Ci hai fatte preoccupare! – la rimproverò subito Alice, vedendola arrivare.
- Scusate ragazze, i-io… mi sono fermata e un attimo dopo vi avevo perse di vista… - mentì Lily, decisa a non raccontare niente di quello che le era realmente successo: era convinta che se l’avesse fatto, anche loro l’avrebbero presa in giro… nessuno l’avrebbe capita, perciò era meglio stare in silenzio.
Le tre la fissarono poco convinte, ma conoscendo Lily, non andarono oltre: se aveva deciso di tenere per lei una cosa, qualsiasi fosse, potete starne più che certi, non avrebbe proferito parola.
- L’importante è che sei arrivata! Sta per iniziare il banchetto… è meglio se ci muoviamo… – disse Marlene.
La Sala Grande era sempre qualcosa di meraviglioso, di stupefacente: le quattro tavolate erano disposte verticalmente, una affianco all’altra; il soffitto quella sera era invece di un intenso blu notte, costellato di stelle, le quali parevano piccoli punti luminosi nell’immensità dello spazio… E lì, proprio in mezzo al cielo, una splendida luna faceva da protagonista, così bella e naturale, da sembrare vera. Tutto contribuiva a creare quell’atmosfera così familiare, anno dopo anno; un senso di appartenenza a qualcosa di grande; un’emozione che non smetteva mai di manifestarsi nonostante i secoli. 
- Che fame ragazzi! Ma quando si comincia? – si lamentò Peter, con la testa appoggiata ad una mano, aspettando con ansia l’arrivo del famosissimo banchetto di inizio anno.
-  Sei proprio un troll senza fondo, Codaliscia! Come fai ad avere fame dopo aver sbranato letteralmente l’intero carrello di Lady Glenda?! – ironizzò Sirius.
- M-ma… io ho fame! – quasi scoppiò in un pianto di disperazione.
- Si, cer… - Sirius non riuscì a finire la frase che i suoi occhi caddero quasi involontariamente su un bel paio di glute… di gambe! mozzafiato. Chi altra poteva essere se non quella splendida Corvonero del treno?
Come se avesse letto nei suoi pensieri, lei si girò di scatto sentendosi osservata…
Mentre Sirius la stava praticamente mangiando con gli occhi, si accorse che si era girata… Che si sentisse osservata? Mmh… probabile. Le fece un seducente sorriso, andando a sforzare i suoi tratti del viso già tremendamente pieni di fascino.
… e quando Silvie si girò vide quel mattacchione che aveva incontrato sul treno, vicino al carrello dei dolci. Decise subito di ricambiare il saluto con un piccolo movimento della mano, quasi impercettibile, sfoggiando anche lei uno dei suoi sorrisi, provocatorio ma non troppo. Poi si rigirò e continuò a camminare diretta al tavolo dei Corvonero, ancheggiando decisamente più di prima, consapevole del fatto che quel Black la stesse guardando con la lingua di fuori. Lo stava forse istigando un po’ troppo? Naah!
Arrivata a destinazione, si sedette tra le sue due amiche, e quando cercò di pensare alla sua espressione, le venne più che naturale abbozzare un sorriso.
Silvie lo aveva notato e lo aveva anche salutato. Cosa abbastanza ovvia, chi non avrebbe risposto al suo saluto? Nessuna sana di mente! Tutte le ragazze della scuola avrebbero pagato galeoni solo per vederlo sorridere in quel modo! E quando si rimise a camminare, bè diciamo che i suoi occhi si erano posati involontariamente sul suo… sul suo ancheggiare, ecco! Era sempre un intenditore, e doveva osservare attentamente certe cose e perché no, anche apprezzarle. Si girò con un sorrisino stampato sulle labbra, e non appena lo fece si accorse che i tre lo stavano fissando.
- Felpato… te ne dò atto! E’ davvero… diciamo che è più che soddisfacente! – disse James, continuando ad osservare il suo amico, sorridendo di rimando.
- Sirius… non mi dirai che questa è la volta giusta! Hai per caso messo la testa a posto? – chiese poi Remus, sarcastico ma per un certo verso speranzoso, anche se non troppo.
- Messo la testa a posto?! Naah! Questo mai! Devo tenere alto l’onore dei Malandrini, visto che qui sono l’unico che non abbia infangato questo buon nome! – rispose Sirius goliardico.
- Stà un po’ zitto, cagnaccio! E poi sono io quello innamorato qui… - continuò James, deciso a far uscire dai gangheri il suo amico, che al solo sentirsi dire “Innamorato” fece una smorfia di disappunto.
- Innamorato?! E’ solo una delle tante Jamie… la stavo solo guardando… -
- Una delle tante, eh?! Staremo a vedere! Come hai detto che si chiama? -
- Silvie… credo… -
- Non ci credo! Ragazzi Sirius si è ricordato il nome di una sua preda! Credo che questa sia proprio la volta buona! – disse Peter guardando i due amici con fare stupito. I tre allora si guardarono e scoppiarono a ridere insieme. Sirius li squadrò torvo, per poi girare la testa dall’altra parte, casualmente verso il tavolo dei Corvonero, e ripeto casualmente. Però avevano ragione… si era ricordato il suo nome… no, era solo un caso! Poveri illusi! Pensavano davvero che una ragazza avrebbe potuto cambiarlo! Pffh… che idiozia! Era un’idiozia…giusto?!
- Allora a dopo! -
- Ciao Sonya!
- Si, ci vediamo dopo! -
Alice, Marlene e Lily salutarono così Sonya, che essendo una Corvonero, doveva andare a sedersi al tavolo della sua Casa.
Le tre erano arrivate molto in ritardo rispetto a tutti gli altri, si erano perse addirittura lo smistamento! Difatti i posti liberi dei Grifondoro erano davvero contati… avevano fatto davvero così tardi?!
Fatto sta che si ritrovarono a sedersi in un punto molto spiacevole, proprio di fronte ai quattro Malandrini. Lily non voleva assolutamente passare l’intera serata lì, ovvio, e cercò di far capire alle due amiche di voler cercare un altro posto: qualsiasi sarebbe stato meglio di quello, sicuramente. Ma Alice e Marlene non le diedero retta e si sedettero con incredibile naturalezza, come se fossero quasi felici di trovarsi lì. E per quanto ne sapeva Lily, poteva essere più che probabile… infondo loro non avevano nessun tipo di problema con quelli, ma soprattutto con Potter. E invece lei? Lei era sempre la solita in difficoltà! La solita che si sentiva perennemente a disagio… e quella volta aveva anche un buon motivo, per Merlino!
Nonostante la sua riluttanza, fu costretta a sedersi e trovarsi quel paio di occhioni marroni, coperti da un paio di lenti rotonde, a fissarla incessantemente, proprio di fronte a lei. Che sfortuna!
James, forse per la prima volta, non sapeva bene come comportarsi con lei. Non sapeva se avesse detto quel piccolo avvenimento alle sue amiche, o se l’avesse tenuto per sé, come era solita fare. Perciò si limitò a guardarla in tralice: che sensazione magnifica! Sarebbe rimasto a fissarla per il resto della vita, se solo avesse potuto.
- Buonasera donzelle! Qual buon vento vi porta qui? – recitò Sirius, guardando le tre.
Alice e Marlene si misero a ridacchiare freneticamente, ma Lily rimase impassibile.
- Ciao ragazze! Tutto… ehm… bene? – chiese Remus, sempre estremamente gentile.
Peter si accorse dell’arrivo delle ragazze solo dopo un paio di secondi.
- Oh si… c-ciao! -
La prima a parlare fu Alice.
- Ciao ragazzi! Tutto bene Remus… grazie! Non vedo l’ora di iniziare! E voi? –
Intanto Lily divenne ben presto paonazza: Potter non la smetteva di fissarla, era come se fosse in trance. Ma era possibile?! Maledetto il giorno in cui l’aveva conosciuto, maledetto lui, maledetta lei… maledetto il suo giro di ronda! Ecco che di nuovo si sentì tremendamente in imbarazzo, non sapeva che fare, se ricambiare lo sguardo o se far finta di nulla e continuare ad osservare quelle crepe sul legno come se vi fosse davvero qualcosa di interessante. Alla fine alzò per un secondo lo sguardo, il quale si incrociò inevitabilmente con quello di James. E ora?!
Com’era carina quando si imbarazzava… quelle chiazze rossastre sulle guance… gli occhi che roteavano qua e là… E non potè fare a meno di pensare che quella era la seconda volta  che la Evans si sentiva a disagio per lui, la seconda volta in un giorno! Fosse stato per lui, sarebbe rimasto così per sempre, ma non poteva certo continuare in quel modo…
- Come sei carina stasera, Evans! Mi ero dimenticato quanto ti donasse la divisa… - disse, spedendole un sorriso ammaliatore.
Ci risiamo! pensò Lily… ecco ora era diventata totalmente una grande macchia rossa informe: era uno di quei momenti in cui avrebbe voluto scomparire all’istante, andare metri e metri sotto terra, sotto il Lago Nero sarebbe stato perfetto, in qualche grotta sottomarina inesplorata… Cominciò poi a mordicchiarsi il labbro in preda al nervosismo…
- Non sapevo che io ti innervosissi così tanto Evans… - continuò James, con fare da superiore, scompigliandosi nuovamente la chioma ribelle.
- Innervosirmi? Tu?! N-no! Cosa ti fa pensare che io sia nervosa a causa tua? Non ti do così tanta importanza Potter… s-sei totalmente fuori strada! – Ma quanto era presuntuoso! E il suo spropositato ego, ne vogliamo parlare?!
- Cosa me lo fa pensare? Bè, uhm… vediamo… il fatto che non riesci a guardarmi negli occhi, il tuo morderti freneticamente il labbro… cose del genere! – rispose con tutta la semplicità del mondo. Era più che sicuro che Lily stesse pensando a lui proprio in quel momento, ne era certo!
- Stà z-zitto! Questo… questo non è affatto vero! -
- Ragazzi… ragazzi! Volete abbassare la voce e calmarvi, per l’amore del cielo? Silente vi sta fissando! –
E quando si girarono si accorsero che Marlene aveva ragione: il preside li stava fissando, e Lily ci poteva giurare, sul suo anziano viso si era formato un sottile e dolce sorriso.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI

Lily aveva pensato di voler sprofondare sotto il Lago Nero? In quel momento avrebbe voluto scomparire direttamente, così, con uno schiocco di dita: dissolversi nell’aria come una nuvola di fumo. Tutta colpa sua! Pensò ancora più irritata di prima. Abbassò lo sguardo sotto il peso di quello del preside, e probabilmente di tutta la scuola.
Anche James si accorse dello sguardo di Silente e di quello di tutta la scuola; ma lui era abituato a stare al centro dell’attenzione… era James Potter! Tuttavia, a differenza di Lily, ricambiò lo sguardo del preside con un enorme e sincero sorriso, smettendo di parlare, come se si trovasse di fronte ad un suo amico. Non era imbarazzato, non per quella sciocchezza! Si girò poi nuovamente dalla parte di Lily, la quale non si degnò nemmeno di guardarlo un’altra volta, era semplicemente FURIOSA.
- Bene e ora che tutti ci siamo… ehm… calmati… – e scoccò un altro sguardo divertito  verso la tavola dei Grifondoro – voglio prima di tutto, cari ragazzi e ragazze, darvi dei calorosi saluti e un forte abbraccio! Un gran benvenuto ai nuovi arrivati che per la prima volta siedono qui tra noi, e un gioioso bentornati ai vecchi, che si preparano ad affrontare un altro prezioso anno qui ad Hogwarts! Capisco che per voi potrebbe essere noioso ascoltare il solito, vecchio, barbuto discorso di inizio anno invece di aprire il nostro eccellente banchetto, tuttavia sono più che fiducioso nel vostro autocontrollo! Prima di tutto vorrei partire dalle semplici ma essenziali regole scolastiche, che molto spesso vengono dimenticate dagli alunni troppo facilmente… – un altro sguardo verso i Grifondoro, questa volta rivolto in particolare a James, Sirius, Remus e Peter – Primo: alle 21.30 di ogni sera inizia il coprifuoco e ogni alunno trovato fuori dalla propria sala comune, se non sotto permesso speciale, si troverà in guai seri. Secondo: l’ingresso nella foresta proibita e nella sezione proibita della biblioteca è severamente vietato a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa. Terzo: vorrei ricordarvi che per ogni esigenza non riguardante le materie scolastiche, potete rivolgervi ai Prefetti e ai Caposcuola della vostra Casa, i quali ritengo che siano più che in grado di aiutare chiunque ne abbia bisogno. Prefetti, Caposcuola, personalmente reputo che il compito a voi assegnato sia importantissimo; siete stati scelti per le vostre doti e cercate perciò di usare nel modo più giusto la vostra autorità. Quarto ed ultimo punto: ai ragazzi di primo anno è vietato possedere manici di scopa personali, per le lezioni di volo saranno affidati manici di scopa scolastici. Ho dimenticato qualcosa? Ah si! State molto attenti… alle scale piace cambiare! -
Dopo quel discorso che pareva infinito, quasi tutti gli alunni stavano cominciando a distrarsi, ormai totalmente affamati e stanchi per il viaggio.
- Miei cari ragazzi, so che non è una cosa facile, ma vi prego di prestare attenzione ancora per qualche minuto: c’è qualcos’altro che voglio dirvi, qualcosa, forse, di molto più importante. Quelli che stiamo vivendo oggi sono tempi difficili, estremamente difficili. Credo che voi tutti siate a conoscenza degli avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo magico in questo periodo: il mago che tutti adesso conosciamo con il nome di Lord Voldemort, con le sue idee discriminatorie e i suoi metodi violenti, sta devastando l’opinione pubblica, mettendo tanti, troppi maghi l’uno contro l’altro, per la sua nobile causa, così spregevole che non riesco nemmeno a spiegarvela con chiarezza. Ma io vorrei solo dirvi questo: non lasciate che niente e nessuno vi controlli, non lasciate che le vostre menti siano controllate, non lasciate che i vostri pensieri, le vostre azioni siano controllate da chi credete il vostro capo, ma soprattutto non lasciate che il vostro cuore venga controllato, non dovete permetterlo. Quindi miei cari ragazzi, Coraggiosi Grifondoro, Saggi Corvonero, Furbi Serpeverde ed Altruisti Tassorosso, io vi chiedo di non badare alle differenze che possono allontanarvi l’uno dall’altra, bensì vi chiedo di pensare a quante cose ognuno di voi ha in comune con l’altro: non pensate a quanto siete diversi, ma a quanto non lo siete. Nessuna inferiorità o superiorità. Ci saranno momenti di scontro, momenti in cui le vostre opinioni saranno divergenti, ma non per questo dovete rinunciare alla vostra unità. Sicuramente arriverà il momento in cui ognuno di voi, di noi, dovrà fare una scelta molto importante, e io confido che voi riuscirete a fare quella più giusta. Probabilmente, prima o poi, ci sarà una vera e propria guerra, inutile negarlo, e a quel punto sarete chiamati a mettere in pratica la vostra scelta, qualunque essa sia. Io però voglio dirvi di non aver paura: finchè c’è speranza ed unione niente può fermarci. Spero che le mie non siano state parole vuote, ma che per ognuno di voi abbiano avuto un significato ben preciso, e che abbiano mosso qualcosa nel vostro animo… ma sono sicuro che è così. Se rifletterete su quel che vi ho detto, magari scoprirete che le parole di questo stupido vecchio hanno addirittura un senso! Ed ora penso di avervi annoiato abbastanza… forza, che abbia inizio il banchetto! -

Quello era stato forse uno dei discorsi più belli e toccanti che Silente avesse mai fatto: aveva parlato di una faccenda tremendamente complicata, con una naturalezza ed una calma  impressionante. Poche persone avrebbero parlato come lui, e altrettanto in pochi avrebbero pensato come lui; che Silente fosse un grande mago, forse uno dei più grandi in assoluto, era risaputo, ma quella sera tutta Hogwarts ne ebbe la conferma, per la centomillesima volta. Aveva parlato col cuore in mano, nel vero senso della parola, spiegando chiaramente in che modo combattere quella guerra che ancora non era iniziata, ma che sicuramente sarebbe scoppiata a breve: non con la violenza, con la rabbia… ma con l’unione, la fratellanza, l’amicizia… l’amore. E non erano state parole scelte a caso o dette per circostanza, per fare scena, ma ognuna di esse aveva un significato ben preciso. Ma una delle cose che più stupiva, era che Silente, in quello che aveva detto, ci credeva, ci credeva davvero. Quella luce nei suoi occhi… non sarebbe stata per niente facile da dimenticare. Questo Lily Evans lo sapeva bene.

Alla fine del discorso del preside, i ragazzi parevano essersi risvegliati da quella strana sensazione di trance: tutti, o quasi, si erano persi nelle parole di Silente, non smettendo mai di guardarlo, senza batter ciglio. Quelle parole avevano fatto semplicemente breccia nelle loro anime, era stato inevitabile.

A James venne voglia di applaudire: conosceva ben pochi uomini come lui, e ne era certo, nessuno lo avrebbe mai eguagliato. James avrebbe tanto voluto che il mondo funzionasse come diceva Silente: che tutti mettessero da parte le differenze per costruire un mondo basato su quei grandi valori, ma purtroppo non era così. Addirittura in quella stessa scuola si manifestavano atti di odio, di guerra, ed era inutile negarlo, i principali responsabili erano i Serpeverde. Non era un fatto di principio o di essere prevenuti, era soltanto la realtà dei fatti. E quando vide che i Serpeverde non ascoltavano minimamente quello che il preside diceva, che anzi si facevano beffe di lui, un’ira pazzesca gli si accese dentro: nel suo corpo c’era qualcosa che ribolliva… era odio puro. Non era una bella sensazione, ma non poteva reprimerla, non riusciva e neanche voleva. Continuò a guardarli, e nei suoi occhi solo rabbia e disprezzo.
Anche Lily notò il teatrino dei Serpeverde: c’era chi sbadigliava, chi rideva sotto i baffi… e poi lo vide… Severus, guardare per un attimo dalla sua parte: i suoi occhi neri la stavano scrutando da lontano. Lily ebbe un brivido, e fu proprio in quel momento che lei si accorse di un dettaglio, per altri forse insignificante: Severus si stava toccando il braccio sinistro, proprio lì, sull’avambraccio. No, non può essere, non può essere vero. Lui non può… non può essere uno di loro!
Si diceva che tutti i seguaci di Voldemort, i cosiddetti Mangiamorte, avessero un segno di riconoscimento, un… marchio, sull’avambraccio sinistro: una specie di distintivo, che dichiarava l’appartenenza e la fedeltà a lui. Forse quella era solo una coincidenza, una sciocchezza; tuttavia dopo aver notato quel gesto, non riuscì più a calmarsi: possibile che Severus fosse cambiato così radicalmente? Era davvero possibile? Dov’era finito il suo migliore amico di un tempo? Era morto, svanito, e quella sera Lily ne ebbe un’altra, ennesima conferma.

James stava tremando di rabbia: i suoi occhi ridotti a fessure scrutavano i componenti del tavolo verde-argento. Tutti si accorsero del suo strano comportamento, e per quanto cercassero di non notarlo, non riuscivano a non badarci.
- James… - lo scrollò Remus. – Ti senti bene? Sei così… strano… -
- Uhhm? … No, credo che sia solo il mio odio verso quegli idioti. – rispose lui con un tono di voce deciso e secco.
- Andiamo Jamie, non pensarci… sappiamo benissimo come la pensano e da che parte stanno quegli schifosi… - aggiunse Sirius, guardando anch’egli verso quella direzione. Gli giunse subito all’occhio suo fratello minore, Regulus. Che idiota! Si ritrovò a pensare. Era stato un ragazzino sempre un po’ introverso, zitto zitto, ma con un grande cuore: ma da un paio d’anni a quella parte, Sirius aveva visto in Regulus un lato diverso, oscuro… un lato di cui non si era mai accorto prima. Aveva cominciato a frequentare sempre più spesso quella banda di Serpeverde, che gli aveva messo in testa quelle stupide idee razziste, tirandolo come un mulo, dalla loro parte. E lui si era lasciato trascinare: gli aveva seguiti come un fedele cagnolino, dimenticando di portare con sé il cervello e un po’ di buonsenso.
Il loro rapporto si era ormai congelato da tempo, ma Sirius non smetteva di sperare: era convinto che un giorno Regulus avrebbe ritrovato la ragione, e lui lo avrebbe accolto, era pur sempre suo fratello, e non poteva negarlo, gli voleva ancora un gran bene. 
- Mi fanno solo vomitare! Quanto vorrei schiantarli tutti in un solo colpo! – continuò James, adirato fino alla punta dei piedi.
Lily ovviamente, non mancò di notare quel che stava accadendo di fronte a lei. Da una parte Potter poteva anche aver ragione, ma i suoi modi, quel suo desiderio di fare sempre il paladino della giustizia a suon di fatture e schiantesimi, giusto per far vedere alla gente quanto fosse terribilmente abile, quello si che la mandava in bestia. Decise di controbattere.
- Probabilmente ciò che ha detto Silente non l’hai ascoltato minimamente. Non serve a nulla sguainare la bacchetta e mandare fatture a tutti quelli che non sopporti!  -
James si girò di scatto, sentendo le parole della Evans. Come poteva non capire?!
-  E cosa dovrei fare? Lasciarli fare quello che vogliono? Lily quegli idioti stanno dalla sua parte!  -
- Ma non è un problema tuo! Non puoi farti giustizia da solo! E poi lo sappiamo tutti che ogni duello con un Serpeverde è un modo per metterti in mostra! Non farmi credere che i tuoi siano solo atti a fin di bene, perché so che non è così! -
James spalancò gli occhi a quelle parole: come poteva pensare una cosa del genere? Perché non capiva quello che voleva dire? Arrivò addirittura a pensare che Lily stesse dalla loro parte!
- Un modo per mettermi in mostra? Evans non sai quello che dici! Come puoi pensare una cosa del genere? Ci sarà una guerra e tutto quello che possiamo fare è combattere e io voglio iniziare fin da subito! -
- Oh certo… rispondere alla violenza con la violenza! Credo invece che quello che non capisce sei tu! -
- Neanche a me piace, ma è l’unico modo! -
- Non è vero, ci sono molti altri modi… ma forse il tuo enorme egocentrismo e la tua innata presunzione ti impediscono di vederli! 
James non riusciva a crederci: gli stava parlando con una rabbia tale che non pensava neanche potesse avere. Si sentì ferito, ogni sua parola una pugnalata al petto. Lo credeva soltanto un ragazzino troppo pieno di sé? Bè si sbagliava, e di grosso.
Tutti i Grifondoro ormai si erano girati a guardarli: il loro sguardo si spostava ritmicamente da Lily a James, da James a Lily. Nessuno parlava o intervenne: era come se fossero ipnotizzati e non potessero muovere un muscolo o proferir parola.
Remus e Sirius li guardavano sconcertati; Peter continuava a roteare gli occhi mangiandosi freneticamente le unghie: quella situazione non gli piaceva affatto.
Di fronte, Alice e Marlene avevano le stesse identiche espressioni: incredule, addirittura spaventate. Non pensavano che la loro amica potesse spingersi così oltre: aveva decisamente oltrepassato il limite.
- Mi dispiace che tu la pensi in questo modo Lily… - fu tutto quello che James riuscì a dire. Dopo quella frase, tra i Grifondoro silenzio assoluto.
E tutto d’un tratto Lily si sentì uno schifo. Fino a quel momento non si era resa davvero conto di quello che stesse dicendo, e non pensava nemmeno di avere tutta quella rabbia dentro! Che cosa diavolo le era preso?
Tutti cominciarono a guardarla, a gettarle occhiate di disdegno. Era chiaro che lì nessuno la pensava come lei.
Lily abbassò immediatamente lo sguardo e di colpo si alzò dalla panca, dirigendosi fuori dalla Sala Grande, consapevole che l’intera scuola la stesse guardando.
Alice cercò di alzarsi e seguirla, ma Marlene la trattene e le feci di “no” col capo: aveva bisogno di essere lasciata sola.
James la seguì con lo sguardo finchè gli fu possibile e poi si girò, trovandosi davanti un Sirius fumante di rabbia.
- Lasciala perdere… - gli sussurrò.
- Non ci riesco Felpato… io… non ci riesco… - Voleva farle capire come lui fosse realmente, come fosse sotto quello strato di arroganza e presunzione che forse alle volte lo caratterizzava. Ma nonostante tutto, James non la odiava, non riusciva ad odiarla e mai, ne era sicuro, ci sarebbe riuscito.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII

Erano passati già due giorni da quella sera del banchetto di inizio anno: Lily se lo ricordava bene, così bene che ogni volta, al solo pensarci, le veniva una voglia matta di lasciare tutto e ritornarsene subito a casa, non che lì la situazione fosse migliore, anzi forse sarebbe stata addirittura peggiore…
Da quel primo giorno di scuola, ogni volta che lei passava per i corridoi o per andare a lezione, o semplicemente quando era presente, tutti i Grifondoro cominciavano a fissarla, mandandole occhiatacce storte, talvolta anche puntandole il dito contro e bisbigliando chissà quali parole. Lily era abituata ad essere strana, ad essere giudicata perché in qualche modo diversa dagli altri, ma non le era mai importato granchè, forse perché fino ad all’ora la situazione non si era mai fatta  così tragica. Anche le sue amiche sembravano essersi allontanate da lei, soprattutto Alice e Marlene si erano distaccate, e le poche volte che si trovavano insieme a Lily si comportavano in modo bizzarro, non da loro: stavano in silenzio, alzando lo sguardo verso di lei di tanto in tanto, come per controllarla; non le raccontavano più nulla, inventavano le scuse più banali pur di allontanarsi… era come se la loro amicizia si fosse di colpo frantumata in mille pezzi. Tutto per colpa di Potter! Si ritrovava spesso a pensare, anche se in realtà Lily sapeva benissimo che non era vero: era stata colpa sua, solo colpa sua e della sua boccaccia. Era stata quasi cattiva… una cattiveria che non riconosceva in lei, neanche quando si trovava davanti Potter. Perché si era intromessa? Non poteva lasciar correre un’altra volta…? 
In quel momento credette davvero di non farcela: era come se il destino si fosse ritorto contro di lei, per l’ennesima volta, non volendo lasciarla in pace, mai più.
Quel giorno, finite le lezioni mattutine, si stava recando in Sala Comune: non aveva voglia di pranzare  in Sala Grande, con tutte quelle persone pronte a giudicarla non appena avesse messo piede lì, no preferiva di gran lunga andarsene nel suo tranquillo dormitorio, chiudendosi tutto alle spalle.
Mentre camminava, Lily si sentì chiamare…
- Lily! Hey Lily… devo parlarti! -
… era una voce familiare… era la voce di Remus. Si fermò: non che avesse tutta quella voglia di parlare con lui, ma non voleva essere scortese o maleducata, infondo Remus non c’entrava nulla, anzi era sempre così gentile con lei, lo era stato anche in quei due giorni di inferno: l’unica faccia amica che non le aveva smesso mai di sorridere. Si voltò aspettando che la raggiungesse.
- Ehm… ciao Lily… - la salutò col fiatone.
Chissà per quanto la stava rincorrendo! Si sentì per un attimo in colpa.
- Remus… scusa non… non ti avevo visto… - si scusò lei.
- Tranquilla! Volevo dirti che la McGranitt ci vuole vedere, a noi Prefetti intendo, questo venerdì sera, nel suo ufficio… sai la solita riunione… - le spiegò.
- Oh, la riunione, certo… allora grazie per avermi avvisata… ti devo un favore… -
- Ma no, quale favore! Lo sai per me è sempre un piacere… - aggiunse Remus sorridendole amichevolmente.
Ecco che Lily si sentì nuovamente in imbarazzo: come faceva quel ragazzo ad essere sempre così estremamente gentile? E con lei poi! Lei che due giorni prima si era comportata così male col suo migliore amico… le venne quasi la voglia di colpirlo, di chiedergli perché era così dolce anche con lei, lei che non se lo meritava per niente...
- Lily… so che forse è una domanda troppo scontata, ma… stai bene? – non lo diceva per circostanza, ma si vedeva che era davvero preoccupato.
- Io… si sto… - farfugliò: era ovvio che non stesse bene, si sentiva uno schifo. Sospirò. – diciamo che sono stata meglio… -
Remus la guardò per qualche secondo. Non si era certo dimenticato la discussione fra lei e James di due giorni prima, come poteva… Secondo lui Lily non si era comportata molto bene, quello era ovvio, nonostante tutto però sapeva che James faceva uscire il peggio di lei, aggiungendo poi il fatto che stesse passando un periodo difficile, bè non la difendeva, però poteva capirla. Anche lui aveva passato momenti orribili, eccome! perciò sapeva cosa si provasse….
- Già… - disse semplicemente. Seguì un attimo di silenzio, poi riprese – Lily lo so che probabilmente tu non mi consideri uno dei tuoi migliori amici, però io voglio dirti ugualmente che se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, se hai bisogno di parlare o non so… voglio dirti che io ci sono! -
Quelle parole la sorpresero, non se le aspettava, neanche da Remus. Non sapeva, di nuovo, cosa rispondere.
- Remus davvero, non so come ringraziarti… sei sempre così gentile con me, e io, i-io non me lo merito, non me lo merito affatto… - disse finalmente sincera.
- Lily smettila… smettila di affliggerti! Tutti meritano un amico… perchè tu no? Io posso capire quello che stai passando, e proprio perché lo so voglio darti una mano, se me lo permetti… -
- No, non penso che tu capisca ciò che sto passando, ma grazie ugualmente per averci provato… -
Remus scosse la testa a quelle parole.
- Credimi se ti dico che lo capisco… l’ho provato anch’io… - Remus non voleva certo scendere nei dettagli, ma sicuramente stava dicendo la verità: chi meglio di lui poteva capire cosa significasse essere costantemente giudicato, additato, escluso da tutti, solo perché considerato diverso? Nessuno, probabilmente nessuno meglio di Remus Lupin.
- Come puoi aver mai provato ciò che provo io adesso? Sei sempre così gentile, così… così Remus! Tutti ti considerano un amico qui! – sbottò lei.
Remus sorrise di scatto sentendo quelle parole, un sorriso apparentemente triste: lei non poteva sapere, e non doveva sapere.
- Diciamo solo che a volte l’apparenza inganna… non sono tutto dolcezza e gentilezza… dentro di me si nasconde anche qualcun altro, e quel qualcuno alla gente non piace poi così tanto… - disse. Probabilmente stava dicendo troppo: tuttavia era sicuro che di lei si potesse fidare, lo sentiva… Ma no, non doveva rivelarle niente, avrebbe solo rovinato tutto.
Lily rimase stupita dalle sue parole: dentro di lui si nascondeva qualcun altro? E allora com’era possibile che lei non se ne fosse mai accorta? Aveva come la sensazione che Remus avesse un segreto e che glielo stesse per rivelare involontariamente proprio in quel momento.
- Qualcun altro? No, non ci credo! Cosa può nascondersi in te di tanto brutto? E’ assurdo… -
- E’ una lunga storia… non vorrei annoiarti! – rispose lui con un dolce sorriso sulle labbra, sperando che non insistesse.
Da quelle semplici parole, Lily capì che la conversazione, o almeno quella parte, era conclusa.
- D’accordo, allora… adesso è meglio che vada, devo sbrigare una faccenda e… si, ci vediamo in giro… ah e ancora grazie per avermi avvisata, grazie per tutto… -
- Va bene, ci vediamo! Però Lily… pensa a ciò che ti ho detto… io ci sono! -
- Si… ora lo so… - disse abbozzando un sorriso, per poi voltarsi e raggiungere il suo dormitorio. Finalmente capì che di Remus poteva fidarsi, e soprattutto capì che poteva considerarlo un vero amico.

Sala Grande
James, Sirius e Peter si trovavano tutti e tre in Sala Grande pronti a pranzare. Sedevano, come sempre vicini, al centro della tavola: lì la visuale era perfetta.
- Ma quanto diavolo ci mette Lunastorta?! – si lagnò Sirius.
- Aveva detto che avvisava Lily e tornav… - Peter si interruppe di colpo, avendo colto lo sguardo omicida di Sirius: ma ormai il danno era fatto… e ancora una volta mi sono dimostrato un idiota! Pensò con amarezza.
Intanto James, da buon osservatore qual era, si accorse subito di quello che era appena successo, dell’occhiataccia di Sirius e del successivo imbarazzo di Peter. Sospirò.
- Guardate che potete nominarla eh… - disse con un certo fastidio nella voce.
- Scusa se cerchiamo di non rovinarti la giornata non pronunciando il suo nome… scusa tanto, Jamie! – rispose Sirius.
- Avanti Felpato, non fare il bambino permaloso! Sto solo dicendo che non dovete preoccuparvi per me… mi è capitato molte altre volte, almeno mille, di litigare con la Evans, ci sono abituato ormai... -
- Ma mai in quel modo! Voglio dire… l’hai per caso vista… la rabbia che le traboccava da ogni poro della pelle?! -
- Sir lo sai che effetto le faccio… non è stata poi così diversa da tutte le altre volte… - Era chiaro che James cercasse di difenderla: sapeva che Sirius era completamente contrario a quello che era il suo proposito, ma non poteva farne a meno. E sapeva anche che quella era stata forse una delle liti più brutte: piccola ma estremamente tremenda… ma non voleva ammetterlo, non riusciva ad ammetterlo, né a sé stesso ne ad altri.
- Tu sei impazzito! Letteralmente impazzito! Ti ha trattato come se fossi solo un ragazzino pieno di sé che cerca in tutti i modi di mettersi in mostra, quando invece avrebbe dovuto ammirarti! -
- Tu… tu non capisci Felpato… -
- Hai ragione Jamie… non capisco, non lo capisco proprio! – e detto ciò Sirius fece per alzarsi. Era capitato molte altre volte che litigasse con James, e ogni volta non riusciva a sopportarlo, perché… perché era il suo migliore amico, suo fratello, non di sangue ma di spirito. I Malandrini, ma in particolare James, erano stati per lui un’ancora di salvezza: l’avevano salvato prima che affondasse anche lui nel baratro della famiglia Black. Perciò non riusciva ad essere arrabbiato con lui troppo a lungo, perché aveva bisogno di James, un disperato bisogno. E il fatto che si ostinasse a difendere sempre e comunque quella Evans… lo mandava in bestia. Nonostante lo trattasse peggio di un elfo domestico, lui continuava a proteggerla: incredibile!
Mentre stava per alzarsi, Remus gli mise una mano sulla spalla, premendo un po’ come per farlo risedere. Sirius si girò e vide il suo amico.
- Chi non muore si rivede, Lunastorta! Stavo per mandare una truppa a cercarti! – disse lui tagliente.
Remus si accorse subito del cattivo umore del suo amico e voleva saperne il motivo.
- Scusate per il ritardo, sono stato… trattenuto. Comunque Sirius, che hai? Non ti vedevo così arrabbiato da quando Piton ti ha steso con una fattura orcovolante! – rispose con una certa ironia.
- C’è poco da scherzare! Quindi vedi di piantarla col tuo sarcasmo totalmente inopportuno! – continuò, incrociando le braccia al petto.
- Remus… Sirius è preoccupato per me e cerca di difendermi dalla cattiva strega dai capelli rossi… - rispose James, anch’egli mettendoci la giusta dose di ironia.
- Ah… aaah… ora capisco… - e fece per sedersi – credo che si tratti solo di un po’ di gelosia! -
- Gelosia?! C-ch-che?! Voi state fuori, capito? FUO-RI! E’ possibile che nessuno sia d’accordo con me sul fatto che quella mocciosetta, nonostante tutto, venga sempre trattata come una principessina innocente?! E tu Codaliscia, che dici? – chiese Sirius, alzando la voce di qualche tono, volendo provare a tutti i costi di aver ragione.
Appena Peter si sentì nominare, alzò lo sguardo: per tutto il tempo era rimasto in silenzio ad osservare, come al solito, ma ora doveva dire qualcosa.
- Io… - sillabò incerto. A chi dar ragione? E a chi torto?
- Sirius, adesso calmati. E mangia un po’ di questo… - disse Remus, mettendogli davanti un piatto di purè.
- Bel tentativo Lunastorta… calmarlo con del cibo! E quando mai ha funzionato?! – esclamò James, del tutto goliardico.
- Vi sbranerò tutti, prima o poi… - concluse Sirius, a mezza voce, prendendo il purè e versandosene rabbiosamente un po’ nel piatto.
- Non credo che vinceresti tu, comunque! – ironizzò Remus.
- La vedremo! – e detto questo, si chiuse in un silenzio tombale.
- Allora Remus… vuoi dirci dove sei stato? – chiese James.
- Io sono andato da… Lily. La McGranitt mi aveva chiesto di avvisarla della riunione di venerdì sera… e poi ci siamo fermati a parlare, diciamo… -
- Parlare? E che ti ha detto? – continuò lui, volendo sapere tutto.
- Veramente ho iniziato io… le ho detto che posso capire ciò che sta passando in questo periodo, e che se vuole io ci sono, cioè sono suo amico… tutto qui. -
- Uhmpf! Che dolce! – articolò Sirius, mangiando nervosamente il suo purè.
Tutti lo guardarono, ma nessuno gli rispose.
James si lasciò andare ad un sospiro. - Come vorrei essere in te, Lunastorta! Ti invidio! -
- Non devi invidiarmi James… prova ad andare a parlarle un’altra volta, metti da parte l’orgoglio e provaci… magari questa volta andrà meglio! -
- Si James, và a parlarle… forse adesso Lily si è calmata… - finalmente Peter pronunciò una frase.
- Sarebbe troppo bello! Comunque ragazzi, credo che andrò da lei, è la cosa giusta da fare… -
- Oh si, và da lei! Portale anche un mazzo di fiori e dei cioccocalderoni! Poi mi raccomando, fammi sapere come è andata! – pronunciò Sirius, continuando col suo comportamento da idiota.
- Sarai il primo a cui lo dirò, Felpato! Non ti preoccupare! Le porterò anche i tuoi saluti! -
- Si, e un fortissimo e caloroso abbraccio! -
- Sarà fatto! -
E tutti e quattro scoppiarono a ridere: succedeva così tra loro, dopo una lite o delle incomprensioni, il tutto finiva di colpo com’era iniziato, in una barzelletta, tra scherzi e risate.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII

Il giorno dopo, James aveva deciso: doveva parlare con lei. Non poteva continuare ad andare avanti così, e soprattutto lei non poteva continuare ad ignorarlo o a correre via ogni volta che i loro sguardi, per caso, si incrociavano. Alle lezioni poi, addirittura neanche si guardavano: Lily era la prima ad arrivare e correva subito a prendersi il posto in prima fila, mentre lui… lui era lì, all’ultimo banco, accanto a Sirius e Peter. James riusciva a guardarle solo le spalle, perdendosi nel rosso vivo dei suoi capelli. Lei invece rimaneva dritta, immobile, senza mai girarsi, consapevole che lui la stesse guardando dall’inizio dell’ora, e difatti non sbagliava. Alla fine delle lezioni invece, era la prima ad andarsene, e sistemata la borsa, trotterellava via, veloce come il vento. 

Erano passati quattro giorni, quattro giorni orribili per James. Doveva fare assolutamente qualcosa, e subito. Così quella mattina, appena dopo che la campanella suonasse la fine della lezione di Storia della Magia, lui era già pronto: aveva messo tutto a posto dieci minuti prima, ed ora la aspettava fuori dalla porta dell’aula: dovrà passare per forza di qui, e quando lo farà… pensò James …la fermerò e le parlerò. Semplice. Ma tutto poteva essere tranne che semplice.
Quella prima parte del piano, andò come aveva previsto: Lily, messa la borsa in spalla, si avviava da sola verso l’uscita; probabilmente non si era accorta di nulla, ma meglio così.
Camminava spedita, guardando dritto davanti a sé, e poi all’improvviso… Potter. Oh no, questa non ci voleva, per Merlino! E adesso?! pensò lei immediatamente. Per lo stupore e lo spavento, le cadde la borsa a terra, che aprendosi, sparpagliò al suolo tutti i libri. Idiota, sei un’emerita idiota, Lily Evans. Il viso le si colorò per la centesima volta in quei giorni, e per la novantanovesima a causa sua.
- Posso aiutarti? – le chiese James, con una dolcezza che non prometteva niente di buono.
- Non c’è n’è bisogno… - rispose lei, così freddamente che tutto il castello sembrava essere sprofondato in una lastra di ghiaccio.
James non ci badò, e si piegò comunque, deciso ad aiutarla. Ma nel mentre, la sua mano e quella di Lily si stavano muovendo involontariamente verso lo stesso libro, Guida completa alla Trasfigurazione – Volume 6°,  e, inevitabilmente, si incontrarono.
A quel semplice tocco, Lily sentì un brivido: un tremito le percorse l’intera schiena. Quella mano… così calda, e per quanto potesse sembrare strano, così delicata. Era sempre stato così: quando ce l’aveva davanti, non riusciva a controllare e a dominare le sue emozioni, era più forte di lei, qualcosa glielo impediva.
A quel semplice tocco, James sentì un brivido: un tremito gli percorse l’intera schiena. Quella mano… così esile, e per quanto potesse sembrare strano, così vellutata. Era sempre stato così: quando ce l’aveva davanti, non riusciva a controllare e a dominare le sue emozioni, era più forte di lui, qualcosa glielo impediva.
Fu un attimo, un semplice, meraviglioso attimo. Quel minuscolo contatto li aveva scombussolati dall’interno. Ma dopo poco, la magia finì: Lily ritrasse la sua mano, anche se avrebbe tanto voluto lasciarla lì.
Quando lei la ritrasse, James avrebbe voluto mandare indietro il nastro: ritornare a pochissimi secondi prima, e così risentire quel piccolo ma intenso brivido.
Prese il volume e glielo porse, facendole un sorriso.
- E io ti aiuto ugualmente… - disse lui, come a rispondere alla sua affermazione precedente.
A quelle parole, fu come se Lily fosse ritornata nel mondo dei vivi e dei pensanti. Sentì che dentro di lei era avvenuto qualcosa: si era sciolto un piccolo ghiacciaio… anche se piccolo, uno si era finalmente sciolto. Prese il libro dalle mani di James e lo ripose nella borsa.
 - Grazie… - fu tutto quello che riuscì a dire.
Ben presto James le raccolse velocemente tutti i libri caduti, mettendoli lui stesso nella borsa della ragazza.
- Bene, credo che non ce ne siano più… -
- Si… è tutto dentro… g-grazie, di nuovo… -
- Figurati, è il minimo che potessi fare per farmi perdonare… -
A quella frase Lily rimase stupita: le stava forse chiedendo scusa? Dovrei essere io a scusarmi, non lui…
- Farti… perdonare? – chiese incerta, guardandolo negli occhi.
Lui annuì, ricambiando lo sguardo. – Si… dopo quattro giorni ho finalmente trovato il coraggio di venire a parlarti… non si direbbe proprio che sono un Grifondoro, vero…? – disse lui, cercando anche di sdrammatizzare un po’.
- Non eri tu che dovevi venire da me… e non eri tu quello che doveva chiedere scusa… credo che tu abbia invertito i ruoli… -
- Sbaglio o questo è un modo carino per chiedermi scusa, Lily? -
Aveva detto il suo nome. Di solito la chiamava Evans, o non la chiamava per niente! Ma quella volta… aveva detto proprio Lily. E come suonava bene quel nome, detto da lui! Le sembrò subito strano il fatto che stesse pensando a quanto fosse dolce il suono del suo nome pronunciato da Potter… che diavolo le stava prendendo? La stessa sensazione che ebbe sul treno, quando bè… era successo quel che era successo. Non cercò nemmeno di smentirlo, era vero, stava cercando un modo per chiedergli scusa, perché, lo sapeva, era quello che doveva fare. Perciò annuì in silenzio, abbassando lo sguardo.
- Allora accetto le tue scuse e ti ringrazio per avermele fatte… - disse lui, con estrema gentilezza.
- Dovevo fartele… -
James la guardò: per tutti i folletti, com’era bella! Ma doveva sapere una cosa.
- Spero che tu non mi abbia chiesto scusa solo perché dovevi… preferisco pensare che tu l’abbia fatto perché volevi e ti sentivi di farlo. -
Lui riusciva sempre a metterla in difficoltà, una dote che poche persone avevano. E ora anche nella sua testa fluttuava una domanda: gli aveva chiesto scusa solo perché si sentiva in dovere, o perché voleva davvero farlo? Optò per una risposta che non avrebbe risolto con chiarezza quel quesito.
- Era la cosa giusta da fare… - 
James pensò che quella risposta si avvicinasse di più al dovere, e non al volere. Ci rimase un po’ deluso, ma non poteva pretendere troppo: in pochi minuti avevano già fatto numerosi passi avanti.
- Allora, pensi ancora che io sia solo un ragazzino viziato in cerca di attenzioni? -
- Potter… lo sai ciò che penso di te… e se lo penso c’è un buon motivo… -
- Un pensiero si può sempre cambiare… -
- Non è così facile… -
- So che non lo è… ma può ugualmente cambiare… -
- Probabile… -
- Ma non è il tuo caso, giusto? – chiese James, lasciando trasparire un po’ di sconforto.
- Io… - farfugliò lei. – Come pretendi che il mio pensiero cambi così, da un momento all’altro? -
- Io non lo pretendo… più che altro lo spero… -
E di nuovo si guardarono, l’uno negli occhi dell’altro.
- Ci vuole tempo, Potter… e ci vogliono dei modi per far ricredere le persone… -
- Allora cercherò di darteli… sia tempo che modi… Lily io ci sto provando da cinque anni e non smetterò mai, finchè non ci riuscirò. E ti prego… lo sai che mi chiamo James! – disse lui, dicendo l’ultima frase con un sorriso.
- Si… lo so… - rispose Lily, ricambiando, forse per la prima volta, quel sorriso.
- Cosa? Che ci sto provando da cinque anni o che mi chiamo James? -
Lily emise una leggera ma del tutto autentica risata dopo quella domanda.
- Tutte e due! So tutte e due le cose, Pot-… James. – Si, aveva pronunciato il suo nome. Per lei era davvero un giorno da ricordare quello.
Aveva pronunciato il suo nome, capite?! Aveva detto “James”, proprio così: JAMES.
Che mi prenda un colpo se sto sognando! Senza farsi vedere, si tirò un pizzico sulla coscia sinistra: no, non stava sognando, era tutto reale: lei, lui, le sue labbra che si muovevano e che pronunciavano, probabilmente per la prima volta, il suo nome… tutto reale e così dannatamente bello.
Che qualcosa stesse cambiando?  Ma certo, era ovvio, tutto stava cambiando!

Dopo un po’, tutti e quattro i Malandrini si ritrovarono nella Sala Comune: James stravaccato sulla sua poltrona preferita, quella di velluto rosso davanti al camino; Sirius seduto sul bracciolo della stessa poltrona con le gambe accavallate; Peter completamente sdraiato sul comodo tappeto di feltro, e Remus semi-sdraiato sul divano intento a leggere uno dei suoi infiniti libri sulla letteratura inglese del XVII secolo, Shakespeare probabilmente. Un quadretto perfetto: niente poteva sembrare più in armonia di loro.
In quel momento Sirius prese un cuscino e lo lanciò in direzione di Remus, il quale gli andò a finire dritto in faccia.
- Hey! Ma che diavolo…? – esclamò lui, afferrando il cuscino e mandando un’occhiataccia al suo amico.
- E bastaaa! A furia di leggere diventerai imbecille! Chiudi quel noiosissimo librone, una buona volta!  -
- Correrò il rischio! E comunque questo noiosissimo librone, come lo chiami tu, è William Shakespeare! “Sappiamo chi noi siamo, ma non sappiamo cosa potremmo essere.”  Mai sentito…?! -
- No, mi dispiace, non mi dice nulla! Ora, se non oso troppo nel dire Messere, ci fareste l’incommensurabile onore di dileguarsi dalle sue quotidiane letture per voltare la mente e l’intelletto a più sensati pensieri? – recitò Sirius, con gli occhi semichiusi, una mano sul petto e l’altra intenta a gesticolare animatamente.
- Però Felpato… hai talento! Hai mai pensato di intraprendere una carriera come drammaturgo? – sghignazzò James.
- In tutta onestà ci ho pensato diverse volte, cari ragazzi miei! -
Remus rilanciò il cuscino al suo proprietario, prendendolo in pieno viso.
- Chi di spada ferisce, di spada perisce! -
- Non osare sfidarmi Lupacchiotto, vincerei io, pur non conoscendo tutti quei fisofovi che ammiri con cotanta lode! -
- E’ FI LO SO FI, idiota! – lo ammonì James, dandogli un colpetto dietro la nuca, ricoperta di riccioli.
- Uhmpf! Dettagli! -
- Piuttosto… parliamo di cose più serie… - cominciò Remus – James… com’è andata stamattina? -
- Già! Hai portato i miei saluti alla cara dolce Evans? – fece Sirius.
Anche Peter a quelle parole alzò lo sguardo, piuttosto interessato.
- Ragazzi… credo di essere riuscito a scongelare un po’ quell’enorme iceberg che alberga dentro di lei! Mi ha chiesto, anche se in un modo non molto diretto ed esplicito, scusa… e, per tutti i Lumacorno volanti, mi ha chiamato James! Avete capito? JAMES! E… ha riso ad una mia battuta! Ho pensato di toccare il cielo con una scopa, davvero! Era così bella mentre rideva… aaah – e si lasciò cadere all’indietro, premendo la spalla contro lo schienale morbido della poltrona.
- In questo momento vorrei  tanto avere uno specchio per farti vedere la tua espressione… sembri Piton davanti ad un qualsiasi oggetto abbastanza sporco e unto da farlo innamorare! -
- Ah stà zitto un po’ Sirius! Allora… le chiederai di uscire? -
- Non so Lunastorta… non vorrei rovinare tutto un’altra volta! Ho bisogno di farle qualcosa di speciale… qualcosa che la aiuti a cambiare idea… Ma non so cosa! – si tormentava James.
- Avanti Remy… spara una delle tue romantiche frasi seicentesche! Alle pollastrelle Shakespeare dovrebbe piacere! -
- Sirius… potrebbe funzionare! Ma voi credete che Lily sia tipo da Shakespeare? – chiese Remus, pensandoci un po’ su.
- Non so, non ci ho mai pensato… però lei è Babbana, dovrebbe conoscere bene questo Shakespeare…  -
- “E qualsiasi angoscia che adesso sembra mortale, in confronto al perderti, non sembrerà uguale!” Jamie, amico… così la schianti! Fidati di quel che un tempo era il più seducente latin lover di Hogwarts! Le donne ormai non hanno più segreti che i miei occhi non possano scorgere! – disse Sirius, dando una pacca sulla spalla al suo amico.
- Davvero Sir… questa me la scrivo! Com’è che faceva…? “E qualsiasi angoscia mortale…“ ? -
- James… io ti consiglio di regalarle una Ciambellina Amorina… quest’anno vanno in gran voga! Dicono che funzionano… - propose Peter, cercando di risultare utile.
Tutti e tre lo guardarono incuriositi, ma Sirius più di tutti.
- Ciambellina Amorina?!  Oh si Ramoso… con una di queste la stendi di sciuro! –

- Oggi è stata una giornata davvero straziante! Quelle trasfigurazioni con la McGranitt, l’esercitazione di Pozioni e quella pluffa di lezione di Ruf… Alice credo davvero di star dormendo in piedi! – si lamentava Marlene, seduta sul suo letto a baldacchino, gambe incrociate e mano sulla bocca, intenta a sbadigliare.
- Piantala Marlene! Sto cercando di ripetere… voglio essere preparata domani sull’esercitazione di incantesimi… non dico che deve interessarti per forza, ma almeno potresti fare un po’ di silenzio? -
- Per la barba di Merlino, quanto sei noiosa! Quando fai così mi sembri la gemella di Lily! -
E come se Marlene l’avesse chiamata, in quel momento la porta del dormitorio si aprì con un cigolio. Era proprio Lily.
Lily ormai non sapeva come comportarsi con loro, non sapeva nemmeno se considerarle ancora delle amiche… Le aveva fatto male il fatto che l’avessero abbandonata così, unendosi al gigantesco gruppo di gente che la considerava una pazza; ma forse era stato inevitabile, e lei non aveva neanche fatto niente per far sì che ciò non accadesse.
- Ciao… - salutò un po’ imbarazzata.
Le due la guardarono, neanche loro sapevano più come comportarsi con lei: dal banchetto di inizio anno era tutto cambiato, le aveva quasi spaventate il suo comportamento, quella cattiveria nello sguardo… non gliel’avevano vista mai. Aggiungendo poi il fatto che si era esclusa da tutti e da tutto, bè il risultato era quello che era.
- Ciao… - rispose Alice alzando per un attimo lo sguardo, per poi abbassarlo nuovamente.
Marlene invece la salutò con un cenno.
Lily voleva davvero recuperare il rapporto perduto: per quanto potesse sembrare incredibile, le sue due amiche le erano mancate tantissimo in quei giorni di solitudine. Non era sicura di essere la loro migliore amica, ma comunque era, o meglio era stata, molto vicina ad esserlo.
- Alice, Marlene… tutto bene? -
- Si, non c’è male. -
- Tutto bene, la solita… e a… a te Lily? Stai… meglio? – chiese Alice.
A Lily fece piacere quell’interessamento, anche se minimo e probabilmente di circostanza. Tuttavia abbozzò un sorriso e si avvicinò alle due.
- Si, sto molto meglio… grazie Alice per avermelo chiesto, davvero… -
- Ma figurati… Lily senti, io e Marlene… anzi io, parlo per me, volevo… - ma non finì nemmeno la frase che Lily la zittì.
- No sentite, prima che diciate qualunque cosa… voglio essere io a iniziare. Volevo prima di tutto chiedervi scusa, non mi sono comportata certamente da vera amica. Vi sembrerà banale, ma neanche io so cosa mi sia preso in questi giorni… e quindi, quindi… i-io… mi sembrava giusto dirvelo, e ora bè… ora tocca a voi. – disse Lily tutto d’un fiato.
Alice e Marlene si guardarono: l’ultima cosa che si aspettavano era Lily che venisse a chiedere scusa. La prima a parlare tuttavia fu Alice, di nuovo.
- Lily forse non ci crederai, ma volevo dirti la stessa cosa. Non sei stata l’unica a comportarsi come non avrebbe dovuto, anche noi, io, avrei dovuto starti accanto, e non l’ho fatto, e mi dispiace… -
- No Alice, non correggerti… puoi parlare al plurale, anch’io ho sbagliato… -
Dopo quelle parole, Lily si sentì il cuore più leggero: forse piano piano si stava risolvendo tutto.
- Ragazze, mi siete mancate...! – e detto ciò la rossa si avvicinò al letto dov’erano stese le due e si sedette tra loro.
- Anche tu ci sei mancata, secchiona! -
- Finalmente sei tornata… siamo tornate! Non ce la facevo più! Parlare solo con Marlene è così stressante! -
- Hey! Che hai detto? Se sei una vera Grifondoro prova a ripeterlo! – la minacciò l’altra, gettandole una cuscinata sulla faccia.
- Vuoi la guerra per caso?! E guerra sia! -
E in men che non si dica l’intero dormitorio si ritrovò sottosopra: piume di cuscini volavano dappertutto, lenzuola fuori dai letti, tende sgualcite, baldacchini a terra, e loro tre, stese sul pavimento ancora in preda alle risate.
Solo all’ora Lily si accorse di quanto le era mancato tutto ciò, e di quanto aveva voluto disperatamente riaverlo; e adesso ce l’aveva, e non se lo sarebbe lasciato più scappare, mai più.
- Rimettiamo in ordine? -
- Naah! -
- Certo, ripetimelo domani mattina, però! -

"Grande cosa è l'amicizia e quanto sia veramente grande non lo si può esprimere a parole, ma soltanto provare."


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Capitolo 9
*** Capitolo X ***


CAPITOLO X

La lezione di Pozioni era finalmente finita. Lily non sapeva di preciso cosa avesse fatto in quelle due ore: sapeva solo di essere stata in silenzio per tutto il tempo, tagliando così tante code di rospo che adesso le doleva la mano. Non aveva la minima idea di cosa stessero facendo gli altri, non che la cosa le importasse: era lì… ma in realtà non c’era. Alice e Marlene cercavano di starle il più vicino possibile, ma non c’era stato verso di farla parlare, o di farle fare qualsiasi altra cosa… difficile quanto inutile.
Lumacorno era tornato subito, dopo neanche dieci minuti, comportandosi come se nulla fosse successo, ma con lui non c’erano né Severus, né Black… né James. Ringraziò il cielo: non sapeva come avrebbe reagito vedendo la faccia olivastra di Piton, perciò era stato molto meglio che non ci fosse. Però… c’era qualcosa in lei che la spingeva a volere che almeno Potter tornasse. Non riusciva a spiegarselo, davvero. Aveva sempre odiato quando lui la difendeva da Severus, o da qualsiasi altro: So cavarmela benissimo da sola! gli strillava ogni qualvolta provasse a proteggerla; ma quella volta non le dispiacque, non le dispiacque per niente. Non riusciva a toglierselo dalla mente: il suo viso, i suoi occhi castani, il suo corpo che, ancora una volta, l’aveva protetta, non pensando alle conseguenze delle sue azioni, ma solo a difenderla. Conosceva il disprezzo che James provava nei confronti dei Serpeverde e di Severus in particolare, ma Lily ebbe come la sensazione che quella volta non avesse attaccato per mettersi in mostra o perché gli stavano dando semplicemente un leggero fastidio, no, quella volta era stato diverso, lei lo sapeva e basta.
Per tutto il tempo continuò a pensare a lui e si rese conto che i suoi sentimenti stavano pian piano cambiando, così come lei stessa. Stava cominciando a vederlo sotto un’altra luce, più bella e brillante, e, se prima era decisa a negarlo, adesso stava riuscendo, giorno dopo giorno, ad accettare quel cambiamento, che, poco tempo prima, le sarebbe parso impossibile…
La campanella suonò, annunciando così la fine della lezione.
- Lily… credo che dovresti prenderti una pausa… và a riposarti, avviseremo noi la McGranitt. Le spiegheremo ciò che è successo, sempre se non ne è già al corrente, e… e capirà, vedrai. Non hai un bell’aspetto… - le disse Alice con premura.
- Ma… - cercò di obiettare.
- Niente ma… non morirà nessuno se salterai una lezione, Lily! Vero? – chiese a mo’ di conferma all’altra amica.
- Ma certo! Lily davvero… non hai per niente una bella cera… come potresti! Penseremo a tutto noi… senti, prenderò appunti solo per te, va bene? – disse Marlene facendole un sorriso.
Erano così gentili e premurose: si vedeva che si preoccupavano per lei. Davanti a quei due visi così insistenti non riuscì a trovare nulla da obiettare, infondo avevano ragione. Lily riuscì a muovere le labbra in quello che pareva un sorriso.
- Si… avete ragione… allora avvisate voi la McGranitt? -
- Si!! Non ti preoccupare! Fidati per una volta! -
- Grazie ragazze… - le abbracciò e fatto ciò uscì dall’aula.
Cosa avrebbe fatto adesso? Dove sarebbe andata? La risposta le apparve chiara come le sue acque: il Lago Nero. Era sempre stato così: quando aveva qualcosa che la turbava, quando aveva voglia di schiarirsi le idee, quando non sapeva dove andare… le rive del lago erano la sua meta. Era il suo posto preferito in assoluto: per lei non c’era forse niente di meglio che sedersi lì, farsi cullare dalla pace che regnava in quel luogo e posare lo sguardo oltre le montagne, al di là dell’orizzonte.
Lo raggiunse in fretta e non appena arrivò si sedette su una roccia, appoggiando la borsa a terra e godendosi finalmente quel’attimo di quiete. Era così piacevole restarsene lì, illuminata dai raggi del sole, e farsi accarezzare dolcemente i capelli dal vento… chiuse gli occhi: sarebbe rimasta lì per sempre, se solo avesse potuto.
- Non riesco davvero a capire come si faccia a non perdere la testa per te… -
Lily aprì subito gli occhi e si voltò, non che ne avesse avuto bisogno, sapeva perfettamente di chi fosse quella voce.
- Potter! -
- Posso? – chiese lui, avvicinandosi a dov’era seduta.
Lei annuì, spostandosi un po’ per fargli spazio. Le sembrò quasi assurdo: dovunque lei andasse, lui appariva, appariva magicamente, come se le stesse camminando sempre affianco. Era una cosa così strana… quasi inverosimile. Ma, in quel momento, era felice che fosse arrivato: aveva bisogno di vederlo, di sentire la sua voce.
- Tutto bene? – fu James il primo a parlare.
Cosa doveva rispondere? Doveva mentirgli e dire che stava alla grande? Avrebbe potuto, ma lui non l’avrebbe bevuta.  - No, non credo di stare tanto bene… - decise quindi di essere sincera.
Lui la guardò intensamente negli occhi. - Mi dispiace Lily… non dovresti passare tutto questo da sola, non lo meriti. -
- O forse lo merito, chi lo sa… forse sono stata troppo stupida e ingenua per troppo tempo, e questo è il prezzo che devo pagare… -
- Io credo che tu sia stata solo troppo buona con persone che non se lo meritavano affatto. Capita… -
- Il fatto è che per cinque anni ho trascurato tutto e tutti solo per stare accanto a quello che credevo il mio migliore amico, mentre avrei potuto comportarmi diversamente, magari in modo migliore… -
- Hai fatto un errore, tutti sbagliano, ma non per questo devi affliggerti. Sei umana, siamo umani, e nella vita non tutto va come vorremmo… -
Lily rimase stupita da quelle parole: non sapeva che dentro James ci fosse anche quel lato così dolce, così saggio. Quel ragazzo la stava letteralmente sorprendendo, adesso finalmente in modo positivo.
Lo guardò per diversi secondi, lasciando trasparire un bel po’ di sorpresa.
Lui sembrò accorgersene. – Perché mi guardi in quel modo? -
Lei non seppe cosa rispondere. – Non lo so neanch’io… non mi aspettavo che fossi così… così… -
- Così come? -
- Così saggio… dov’è finito il solito Potter-spaccone? -
- E’ sempre qui, credo… solo che in questo momento sta dormendo… shh! E’ meglio non svegliarlo… -
Lily si mise a ridere.
- Quanti altri personaggi diversi ci sono dentro di te, James Potter? -
-  Non so, non li ho mai contati… -
E un’altra risata uscì dalla bocca di Lily.
James la guardò di nuovo: era impossibile non guardarla.  Aveva una risata splendida, così leggera… quando rideva poi, si muoveva tutta, i capelli che le danzavano sulla schiena…
- Potter io… volevo ringraziarti, si un’altra volta… e questa volta non perché sia la cosa giusta, ma perché me lo sento e voglio farlo. -
Un sorriso gli illuminò il volto. – Ringraziarmi? E perché mai? Per aver schiantato Piton? Pensavo ti desse fastidio! -
- No… si, anche per quello, cioè no… insomma per avermi difesa… certo, avresti anche potuto evitare di schiantarlo a terra… ma grazie, davvero… -
- Ti senti bene? Sei tu Lily Evans? – disse lui ironicamente, ma in realtà felice come una Pasqua. Il suo stomaco ormai era diventato un rifugio per farfalle.
- Si, sono io! Ti capisco, sto sorprendendo perfino me stessa in questi giorni… e non so nemmeno perché ti sto dicendo tutto questo! -
- A me non dispiace, rimarrei qui ad ascoltarti per ore… devo approfittare della tua momentanea gentilezza, non so per quanto durerà! -
Lily non seppe più cosa dire, così si mise ad osservare l’acqua cristallina, e altrettanto fece James. Non servivano parole in quel momento, non ce n’era bisogno.
- Vieni spesso qui? – chiese lui, dopo un po’.
Lei annuì. – Praticamente sempre… credo che sia il mio posto preferito in tutta Hogwarts. -
- Strano, io avrei detto la biblioteca! Comunque… non ti sto disturbando, vero? -
Lily fece finta di pensarci un attimo su. – No, non mi stai disturbando… altrimenti ti avrei già cacciato da secoli! -
- Si… lo so! E mi sembra così strano che tu non l’abbia fatto… -
- Forse perché non voglio farlo… -
- Mi correggo: mi sembra così strano che tu non voglia farlo! -
- Ecco, ora mi stai disturbando! -
- Oh… scusa! Allora sto zitto? -
- Si… se ci riesci…! -
Rimasero lì per tutto il resto  della mattina: forse Lily non aveva saltato solo la lezione di Trasfigurazione… ma in quel momento poco le importava. Non riusciva ancora a credere a ciò che stava succedendo: che lo volesse o no, che ci sperasse o meno, stava accadendo e lei non poteva fare niente per fermarlo, non voleva fermarlo.

- Sirius sono quasi le otto, dovremmo andare… - constatò James.
- Ah già, la punizione! Non soltanto abbiamo fermato da soli una decina di imbecilli razzisti… anche il resto da sopra! Mi sembra più che ovvio… - si lagnò Sirius, come al suo solito.
- Piantala Sirius… avete, abbiamo sbagliato a reagire in quel modo… la punizione ci sta... - disse Remus,  guardando i tre amici.
- Oh certo! E cosa avremmo dovuto fare, sentiamo… Ti ricordo che sei stato tu uno dei primi ad alzarti e a sguainare la bacchetta! -
- Lo so, e me ne pento… avremmo dovuto reagire diversamente, con un po’ più di diplomazia… -
- Diplomazia? Remus per quanto io trovi sempre saggi le tue opinioni, questa volta non sai quello che stai dicendo. Avrei dovuto starmene lì e non fare niente? Mentre quelli si sarebbero mangiati Lily? – anche James si stava scaldando.
- No, dico solo che tipi come loro vanno semplicemente ignorati. Reazioni, sono tutto quello che vogliono, e purtroppo, mi dispiace dirvelo, tu e Sirius gliene regalate a bizzeffe di reazioni, ogni volta. -
- Mi dispiace Remus, ma io non riesco a starmene zitto e fermo, proprio non ci riesco e neanche voglio! Siamo delle persone, non delle piante! Dobbiamo reagire, dobbiamo fermarli! Forse non è chiaro, ma tra poco qui scoppierà una guerra, si una guerra, e mi dispiace ancora, ma non voglio starmene in un angolo mentre tutto quello che amo va a rotoli, proprio no! Io voglio combattere, in prima linea, e se non condividi il mio pensiero, bè mi dispiace, ma io non cambierò. Andiamo Sirius? -
Remus decise di non controbattere: James era fatto così e non sarebbe stato di certo lui con le sue parole a farlo cambiare. A lui dispiaceva il fatto che non riuscisse mai a farlo ragionare, o meglio a farli ragionare… Scosse il capo avvilito, per poi ritornare alle sue letture, con Peter che lo guardava di tanto in tanto.

James e Sirius si trovavano ormai fuori dalla Sala Comune e si stavano dirigendo verso la Sala Grande.
- Quando fa così non lo sopporto… - continuava a ripetere Sirius.
- Già… a chi lo dici! Diplomazia! Pff! -
- Aaah Ramoso, rimarremo solo io e te, a combattere per salvare questo meraviglioso e dannato mondo! Sirius Black e James Potter, i due paladini di Grifondoro! -
- Chi è che salverà il mondo? – quella voce proveniva da lì vicino, molto vicino: una ragazza, una bellissima Corvonero, avanzava verso di loro, in particolare verso Sirius.
Quest’ultimo si zittì di colpo, sgranando gli occhi a quella vista: l’ultima cosa che si aspettava era di vedere Silvie. Non ci avrebbe mai pensato.
- Silvie…! Da quanto che non ci si vede! – rispose lui, cercando di nascondere il piccolo momento di imbarazzo.
- Ti sono mancata? -
- No, certo che no! Sono io a mancare alle ragazze, non viceversa, trèsor! -
- Oh già, mi ero dimenticata per un momento con chi stessi parlando! E comunque… cosa ti fa pensare di potermi chiamare trèsor…? Non ti ho mica dato tutta questa confidenza. -
- Diciamo solo che non c’è bisogno… me la prendo da solo! -
Lei lo guardò con una smorfia di disappunto. – Bè non mi presenti il tuo amico? -
- Sono James, James Potter, anche se mi stupisce il fatto che abbia bisogno di presentarmi. – disse James, ammiccando lievemente.
- Accipicchia… siete identici… ora capisco il perché della vostra leggendaria amicizia! Comunque io sono Silvie… - rispose lei, porgendo la mano.
Lui gliela strinse con un sorriso, per poi guardare in modo furbesco il suo amico.
- Per quanto ci piacerebbe restare, Silvie, io e Sirius andiamo piuttosto di fretta… dobbiamo, ecco… andare... - 
Sirius lo fulminò con lo sguardo per poi muovere le labbra in quello che sembrava tanto un insulto.
- Oh… mi lasciate di già? Che peccato… - 
- Ci rincresce moltissimo, ma abbiamo cose più importanti da fare, sai com’è… -
- E’ un modo carino per dirmi che sono una perdita di tempo? -
- Bè io non l’ho detto, ma ovviamente sei qualcosa di secondario, mi dispiace distruggere i tuoi più intimi sogni… -
- Và al diavolo, Black! Ci si vede in giro, James… quando vuoi, dove vuoi. - e gli fece l’occhiolino, il tutto nell’intento di far innervosire Sirius, era ovvio.
- Sarà un piacere! – rispose James, cercando di stare al gioco. Sirius invece rimase in silenzio, non sapendo come controbattere.
Silvie fece per andarsene, ma prima che potesse fare un altro passo si fermò e si voltò.
- Ah e cerca di non sbavare troppo quando mi vedi… sei pietoso! Ciao ciao! – rivolse a Sirius un ultimo sguardo accattivante e se andò, lasciandoli soli.
- Hai visto la ragazza! Bè direi che è pane per i tuoi denti, caro Felpato! Non potevi desiderare di meglio! – ironizzò James.
- Aah stà zitto! L’ho solo lasciata fare, per una volta… - disse Sirius; il momento della sua rivincita sarebbe arrivato,  prima o poi: come si dice, la vendetta è un piatto che va servito freddo, e seppur congelato, lui gliel’avrebbe servito, eccome! Poteva aver segnato il primo gol, ma non avrebbe acchiappato il boccino!
- Certo… certo… come no! – 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


CAPITOLO IX

Venerdì. Il venerdì significava solo una cosa per i Grifondoro: lezione doppia di Pozioni con i Serpeverde. Che spasso! si ritrovavano a pensare tutti, tutti tranne Lily, ovvio. Si poteva praticamente dire che Pozioni fosse la sua materia preferita, lo era sempre stata, fin dal primo anno… fin da quando aveva messo piede in quella scura aula sotterranea, piena di calderoni fumanti traboccanti di strani infusi e liquidi di ogni colore e profumo. Lily non sapeva bene perché le piacesse tanto quella materia… forse perché quella delle pozioni era un’arte così perfetta, talmente tanto che non accettava errori: se occorrevano due giri orari e uno antiorario, dovevi fare esattamente così, niente scorciatoie o vie d’uscita, solo due orari e uno antiorario. Per diventare un bravo pozionista occorrevano determinazione, pazienza, abilità, diligenza… tutte doti che fortunatamente lei possedeva in grandi quantità. Si poteva dire che fosse sicuramente la più brava, eccelleva sempre, in ogni lezione, e il professor Lumacorno non la smetteva di ricoprirla di complimenti ogni volta.
Quella mattina perciò era abbastanza di buon umore. Con Alice e Marlene al suo fianco, si diresse verso i bui sotterranei. Appena arrivò, un sorridente Lumacorno la accolse a braccia aperte.
- Lily! Ragazza mia, ti stavo aspettando, sai? Senza di te quest’aula sembra vuota! – le disse con quel suo tono da bambino troppo cresciuto. Solo dopo qualche minuto si accorse delle altre due ragazze. – Signorina Prewett… signorina McKitty… - le salutò con fare sbrigativo.
- Scusi signore, è McKinnon, signore… - disse Marlene, diventando subito paonazza. Sapeva di non essere proprio tra le sue pupille preferite là dentro, ma andiamo chiamarla McKitty…
- Uhhm? Che hai detto McKallers? -
Marlene sospirò. – Nulla signore, credo solo che la sua memoria sia partita! -
Alice le diede una gomitata nello stomaco. – No dico, ma sei per caso impazzita? – le sussurrò cercando di non farsi sentire.
- Ahi! Tanto non si ricorderà nemmeno questo, guarda… -
- Partita, quale partita? Quella dei Tornados? Oh si, grande partita! -
- Che ti dicevo? E’ più fuori di un balcone! -
Lily osservò la scena decisamente divertita, le piaceva Lumacorno, ma era un tipo molto molto particolare… Così, dopo quella piccola sosta, le tre si diressero verso la loro postazione preferita, tirando fuori libri e tutto il resto.
Dopo poco l’aula cominciò a riempirsi di studenti…
- Avanti ragazzi, entrate entrate! Prendete posto…. – invitava il professore, accogliendo i nuovi arrivati con allegri sorrisi di benvenuto.
Mentre Lily stava leggendo distrattamente degli appunti sul libro di Pozioni, la sua attenzione fu attirata dall’entrata dei Malandrini… si mise perciò a guardarli, cercando di non farsi notare troppo. Tuttavia non ci riuscì.
- Ciao Lily! – la salutò Remus, avvicinandosi a lei e sorridendo amichevolmente alle altre due.
- Oh ciao, Remus! – rispose Lily. Ben presto si avvicinarono anche gli altri tre.
- Buongiorno Evans! – disse James, appoggiando il gomito sul suo tavolo e guardandola intensamente negli occhi. Gli altri due si limitarono a sorriderle, anche se quello di Sirius sembrava tutt’altro che un sorriso amichevole. Ma prima che Lily potesse rispondere, Lumacorno si precipitò da James, picchiettandogli la spalla col suo grassottello indice destro.
- Ehm ehm… signor Potter, potrebbe gentilmente accomodarsi al suo posto? -
- Oh sicuro, professore! Stavo solo salutando la signorina Evans, oggi è particolarmente deliziosa, non trova anche lei? – disse James, tirando fuori uno dei suoi soliti sorrisi, per poi arruffarsi i capelli.
Lumacorno lo guardò perplesso per un attimo, ma poi sorrise anch’egli.
- Ma certo, certo! Sono assolutamente d’accordo con lei, signor Potter! -
In quel momento Lily divenne paonazza: com’era possibile che, neanche arrivato, le aveva già scombussolato la giornata? Tuttavia non riuscì a trattenersi: un’incurvatura le si aprì all’altezza delle labbra. 
Alice e Marlene la stavano fissando con un sorrisetto stampato in viso.
- Che mi prenda un colpo! Era per caso un sorriso quello??? – le sussurrò ironicamente la seconda.
- Che? No, certo che no! – rispose lei, imbarazzata più che mai.
- Ma a chi vuoi darla a bere ehhh? -
- I-io… oh fate silenzio! –
Anche Severus aveva osservato tutto: un moto d’ira si accese come una fiamma dentro di lui. In quel momento avrebbe voluto uccidere quello stupido di Potter, fargliela pagare una volta per tutte. Spostò il suo sguardo verso Lily, e si accorse che lei non aveva reagito come suo solito, ma aveva addirittura sorriso. Si, sorriso. Avrebbe voluto gridare, rompere tutto, ma per prima cosa la faccia di quel moccioso viziato. Com’era possibile? Nonostante lei non significasse più nulla per lui, non riusciva ancora a controllarsi… ma perché? D’altronde era soltanto una piccola sudicia mezzosangue. Continuò a fissarla, gli occhi ridotti a fessure stracolme di disprezzo.
Lily si accorse subito di quello sguardo… i suoi occhi neri la stavano fissando. Rabbrividì. Stava quasi cominciando a non pensarlo più, dannazione! Prese a mordicchiarsi continuamente il labbro, in preda al nervosismo.
- Hey Potter… credo che tu abbia fatto finalmente colpo sulla Rossa! Sarai soddisfatto! Anche se poi, voglio dire, non è che dovresti andarne molto fiero… no? – sghignazzò Mulciber.
- Gli piace la feccia… una sporca Mezzosangue… - disse Severus, non riuscendo più a controllarsi.
Lily sta calma, non pensarli, non devi. Gli daresti solo troppa importanza. Stai calma.
- Come l’hai chiamata?! Ripetilo se hai il coraggio, ripetilo verme! – sbraitò James alzandosi in piedi. La sua voce tremava di rabbia e una tempia gli pulsava incessantemente.
- L’ho chiamata Mezzosangue. – rispose lui in tono di sfida, guardandolo con un sorrisetto beffardo.
- Stupeficium! – un fiotto di luce scarlatta uscì dalla bacchetta di James e colpì Piton in pieno petto. Quest’ultimo cadde all’indietro, con un sordo boato.
Tutta la classe trattenne il respiro, portandosi una mano alla bocca, con gli occhi fuori dalle orbite.
Lily stava tremando. Tremava  come una foglia. Le sembrava di stare in uno dei suoi incubi, uno dei peggiori in assoluto. Non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi.
Sirius, Remus e Peter scattarono subito in piedi, cercando di difendere James dai numerosi sortilegi scagliati da tutti gli altri Serpeverde.
Intanto Piton si era rialzato, impugnando la sua bacchetta, traboccante di rabbia e di odio allo stato puro, si stava dirigendo verso Potter.
- Bastaaaa! Bastaaaa! Fermi! Siete per caso impazziti tutti quanti?! Che comportamento è mai questo?! Smettetela subito, all’istante! – Lumacorno si mise ad urlare come non aveva mai fatto, probabilmente in tutta una vita.
I fiotti di luce si fermarono, ma erano gli sguardi le vere maledizioni.
- Mi fai schifo Mocciosus. – e James sputò a terra, seguito da Sirius, che si pulì con violenza la bocca con una mano.
Tutti si aspettavano una qualche risposta, ma quella non venne.
- Potter, Piton, Black, Mulciber dritti di filato nell’ufficio del Preside. ORA! Non mi sono mai vergognato tanto dei miei studenti! –
E detto ciò il quartetto, accompagnato dal professore, uscì dall’aula.
Un silenzio tombale era calato tra gli studenti: nessuno sapeva cosa dire. Era successo tutto così velocemente…
Lily intanto non la smetteva di tremare: Alice e Marlene le si precipitarono accanto, cingendole la schiena con le braccia.
- Tranquilla Lily, tranquilla… -
- Si, ci siamo noi… -
Ma pareva che Lily non riuscisse a sentire quelle parole di conforto: sembrava una statua, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Solo un’immagine le appariva nitida nella mente: il volto di James, nient’altro… e quello le bastava, le sarebbe bastato per sempre.
Il quartetto camminava veloce verso l’ufficio del Preside. Sirius accanto a James dietro Mulciber e Piton. Si continuavano a scambiare sguardi di vero odio, l’uno volendo uccidere l’altro a mani nude. E credetemi se vi dico che Sirius e James stavano per farlo, questa volta sul serio. Ma prima che potessero fare qualsiasi cosa, arrivarono a destinazione.
- Ciambellina Amorina! – ululò Lumacorno, in preda alla collera. Il gargoyle di pietra fece un balzo di lato e li lasciò salire sulla piccola scaletta, la quale li avrebbe portati direttamente nell’ufficio di Silente.
Dopo pochissimo tempo si ritrovarono davanti alla porta che venne aperta dal professore con una violenza tale da mandarla quasi in frantumi.
- Oh per l’amor del cielo e della terra, Horace! – esclamò il Preside, guardando allibito la scena che gli si parava davanti: un Lumacorno furioso seguito da Potter, Black, Piton e Mulciber.
- Scusami Albus! Ma io dovevo parlarti assolutamente! Questi quattro signorini… l’hanno combinata davvero grossa stavolta! Non credo che sia mai accaduto niente di simile! Che indecenza! -
- Horace adesso calmati, per favore… Sono al corrente di quel che è successo circa sette minuti fa nella tua aula, ragion per cui desidererei parlare da solo con questi ragazzi, se non ti dispiace. – disse Silente con una calma impressionante.
- Io… si, allora… me ne vado. – rispose Lumacorno, sentendosi in qualche modo messo da parte. Si voltò e se andò, sbattendo nuovamente la porta un po’ troppo forte.
- Non ho mai visto Horace così adirato… ma non posso dargli torto, come potrei, visto il vostro, si signor Black, deplorevole comportamento. Ora se non chiedo troppo, vorrei sentire delle spiegazioni da ognuno di voi. –
James si sentì così piccolo e insignificante sotto lo sguardo di quei familiari occhi azzurri… ma ciò che più lo innervosiva era il fatto che Silente riuscisse ad essere sempre così calmo e pacifico, anche quando tutti si sarebbero messi ad urlare. Ma lui no, lui era diverso… lui era grande. Lo ammirava, lo aveva sempre ammirato, e in quel momento capì che l’aveva deluso, un’altra volta. Si sentì in colpa, ma quando nella sua mente si rifece vivo il viso di Piton… quel senso di colpa lo abbandonò. Aveva agito per giustizia, non poteva lasciare che quei mostri continuassero a parlare di Lily in quel modo, non davanti a lui almeno. Perciò non si pentì: l’avrebbe rifatto, cento e cento volte ancora, l’avrebbe difesa, avrebbe difeso tutti quelli in difficoltà, sempre e comunque. Non era il sentirsi un supereroe che lo faceva pensare in quel modo, no, era soltanto il suo carattere, il suo essere così estremamente cavaliere, la sua anima da Grifondoro. Decise di prendere parola.
- Signore io ho agito secondo il mio impulso… certo, non ho contato fino a dieci prima di agire, ma nessuno al posto mio l’avrebbe fatto. Non potevo lasciare che insultassero in quel modo la signorina Evans, non è giusto e qualcuno doveva opporsi, agire. – disse lui, cercando con lo sguardo Sirius come per chiedergli un appoggio.
- Signor Silente io ho agito per le sue stesse identiche ragioni, e per di più per difendere un amico. All’inizio dell’anno lei ci ha detto che molto probabilmente tra poco scoppierà una guerra e io, noi, saremo chiamati a prendere una decisione importante: oggi io, James, e… questi due… l’abbiamo fatta.  – Nessuno si aspettava una risposta del genere… daSirius! Neanche lui stesso.
A quelle parole, in un primo momento, Silente non seppe cosa rispondere: quei due ragazzi avevano parlato come se fossero degli adulti, desiderosi di giustizia e uguaglianza. Non erano forse quelli gli ideali che tanto si decantavano? Si erano schierati dalla parte del più debole e l’avevano difeso, anche se in modo un po’ rude e poco consono, avevano agito per il bene. Lui lo sapeva.Fece un sorriso quasi impercettibile ai due ragazzi: lui era dalla loro parte. Ma non poteva certo dirlo apertamente… così si comportò come qualsiasi altro professore, e preside, avrebbe fatto.
- Oh… capisco. Tuttavia non posso sorvolare sul fatto che abbiate usato la magia in modo totalmente inopportuno, ancora una volta, in un’aula e nel corso di una lezione. Per quanto nobili potessero essere le vostre intenzioni, sarebbe potuta andare molto, molto peggio e per fortuna questo non è accaduto… Ora signor Piton, signor Mulciber… se non vi dispiace vorrei sentire il vostro parere. – disse il Preside, appoggiando il mento sulle affusolate mani intrecciate.
Era come se Piton non ci fosse in quella stanza: era presente il suo corpo, certo, ma la sua mente era da tutt’altra parte. Guardava la scena in silenzio, appostato in un angolo, con una smorfia di disinteresse, come se quello che era e stava accadendo non gli importasse affatto, non lo tangeva minimamente. Neanche quando fu chiamato a dire la sua, uscì la voce: gli sembrava un’idiozia stare lì solo per aver chiamato lei Mezzosangue. Cosa c’era di sbagliato? Non riusciva a capirlo, o meglio, non voleva. Tuttavia spiaccicò una frase. - Personalmente non penso di aver fatto nulla di male, signore. -
Tutti lo guardarono: Sirius e James con una voglia matta di picchiarlo a sangue.
- Davvero non riesce a comprendere il motivo per cui è qui? Bene allora proverò a spiegarlo io, signor Piton. Lei è qui perché in questa scuola, in quanto Preside, non accetto certi comportamenti, e soprattutto non gradisco un certo tipo di linguaggio. Sono qui soprattutto per difendere i miei studenti e non le sarà recato loro alcun male, né fisico né psicologico. Mi ha capito? Spero vivamente che questa sia l’ultima volta che io debba richiamarvi. Sapete bene quanto io odi fare il severo, ma ho le mani legate, devo farvi comprendere la gravità di ciò che è accaduto, perciò, signor Potter, Black, Mulciber e Piton, sconterete la vostra punizione domani sera: fatevi trovare alle 20.00 in punto davanti all’ingresso della Sala Grande, lì il nostro caro Hagrid vi dirà cosa fare. Bene, credo di avervi detto tutto. Sono sicuro che abbiate capito il messaggio, mi fido di voi. E adesso, hop hop, andate a lezione… e alla svelta! Buona giornata. –
Silente gli aveva sorriso un’altra volta. James ci poteva giurare. I suoi occhi azzurri, dietro quelle lenti a mezza luna, si erano posati per un attimo su lui e Sirius, e gli aveva sorriso. Un sorriso dolce, sincero, quasi di complicità.
Sapeva di essersi meritato la punizione, ma questo non gli importava: se avrebbe dovuto scontare pure mille punizioni, non gli interessava, avrebbe continuato ugualmente a lottare, anche solo, per riuscire a difendere, a difendere lei… nessuno glielo avrebbe impedito, nessuno.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


CAPITOLO XI

- James, Sirius! Da ‘sta parte! – Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, li chiamava a gran voce, agitando l’enorme manona grande quasi quanto una ruota.
Hagrid era un omone gigantesco: aveva il volto quasi nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e aggrovigliata, ma si distinguevano gli occhietti neri che scintillavano come scarafaggi sotto tutto quel pelame. Seppur a prima vista potesse sembrare spaventoso, burbero e rozzo, in realtà era tutt’altro: un uomo buono, sensibile ed emotivo, oltre che un po’ ingenuo. Coraggioso ed estremamente leale con i suoi amici. Hagrid era stato espulso da Hogwarts al suo terzo anno, per motivi sconosciuti: non aveva mai rivelato a nessuno il motivo della sua espulsione e, se qualcuno per caso glielo chiedeva, lui cambiava subito argomento, giustificandosi dicendo che un tempo era stato un ragazzo troppo focoso ed impulsivo. Nessuno, o meglio quasi, conosceva la sua vera storia.
James e Sirius erano diventati suoi amici fin da subito, già dal loro primo giorno di scuola: mentre i due, all’epoca undicenni, inauguravano la loro prima rissa con i piccoli futuri Serpeverde, Hagrid aveva cercato subito di difenderli, e da quella primissima volta, tra loro si era creato un forte legame d’amicizia. Ogni volta che potevano, anche con Remus e Peter, andavano a trovarlo nella sua capanna al limite della Foresta Proibita e passavano con lui un po’ di tempo, nel quale lo aggiornavano sugli ultimi fatti accaduti a scuola o a progettare i loro nuovi scherzi e burle. Anche Hagrid si era molto affezionato ai ragazzi: non molti nella scuola lo vedevano come un amico, il suo aspetto forse ingannava tanti, ma, come al solito, James, Sirius, Remus e Peter, avevano saputo andare oltre l’apparenza e scoprire cosa, o meglio chi, si nascondesse sotto quella corazza da gigante e, fortunatamente, ci erano riusciti.
- Ciao, Hag! – lo salutarono all’unisono i due ragazzi.
- Sempre gli ultimi voi due, eh furbacchioni?! Il professor Silente mi ha detto cos’è successo… Ma come ti viene in mente di attaccare Piton, di nuovo, eh?? Siete sempre i solidi mascalzoni! –
- E fieri di esserlo! Allora Hag… che ci fai fare stasera? – chiese Sirius, alzando la testa per guardare l’omone in faccia.
- Nah, niente scherzi stasera, Sirius! Stasera si lavora, ordini di Silente! -
- E che pluffa! – sbottò Sirius, sbuffando subito dopo.
James si avvicinò ad Hagrid per dirgli qualcosa. – Lascialo  stare Hagrid… stasera Sirius è un tantino nervoso perché si è fatto zittire da una ragazza! -
- Acciderboli! Davvero? E com’è il fatto Sirius? – chiese Hagrid, tutto interessato.
- Ancora con questa storia, Jamie? L’ho solo lasciata fare… avrei potuto stenderla se solo mi fossi impegnato… non mi andava, tutto qui. – rispose lui, spostandosi una ciocca di capelli dal viso, con una smorfia di superiorità.
-  Tu che non ti impegni con ‘na ragazza? Questo è parecchio strano! E ditemi… chi è? -
- Si chiama Silvie, è una Corvonero… - disse pronto James.
- Almeno a Black piacciono le Purosangue. - sghignazzò Mulciber, che fino a quel momento era stato in disparte a confabulare con Piton.
Nonostante tutti l’avessero sentito, nessuno ci badò. Proprio come consigliato da Remus, James cercò di ignorarli, anche se gli risultava tremendamente difficile.
- Possiamo iniziare con questa stupida farsa? – fu l’unica cosa che sentirono dire a Piton.
- Oh… certo… si… dobbiamo iniziare… -
James e Sirius gli lanciarono uno sguardo assassino.
- Oh Mocciosus, buonasera! Quasi non mi ero accorto della tua presenza! Ma ora che hai parlato bè… la fogna che esce dalla tua bocca non si può certo ignorare. - disse Sirius con un ghigno.
Piton lo guardò con disprezzo, ma non si diede la pena di rispondere, d’altronde lo faceva pochissime volte.
- Finitela, okay? Allora... statemi bene a sentire, tutti quanti! Dovete aiutarmi a trovare e recuperare una dozzina di Schiopodi Sparacoda. Stamattina, mentre il professor Clark stava facendo lezione, si sono imbizzarriti e sono fuggiti per tutto il parco. Ehm… tutti voi sapete che sono creature abbastanza pericolose, la loro coda può praticamente scoppiare e hanno un pungiglione, si questi qua dovrebbero essere tutti maschi… quindi appena ne trovate uno lanciategli l’incantesimo Impedimenta per stordirlo e dopo potete metterlo in gabbia… tutto… ehm… chiaro? -
- Chiaro come l’acqua! – esclamò James, che pur non provando una grande simpatia per gli Schiopodi, trovò quella punizione alquanto piacevole, o almeno più di altre che aveva dovuto affrontare, come quella volta che la McGranitt gli fece sgrassare a mani nude un centinaio di calderoni putridi. “Avanti signor Potter, solo olio di gomito e tanta volontà! Vedrà che finirà in un batter d’occhio! Sgrassi bene, mi raccomando!“ Aveva detto proprio così.
Sirius invece storse il naso quando Hagrid rivelò loro il compito che gli aspettava, ma non si lamentò. - Sarà un giochetto. - si limitò a dire.
Mulciber sbuffò sonoramente. – Grandioso! Non poteva trovarseli da solo quell’impedito? - sussurò a Piton, il quale emise un ghigno.
- Allora se siamo tutti pronti possiamo andare… -
Così Hagrid, seguito dal quartetto, si diresse a passo di marcia verso il parco...
- Bene… iniziamo! -
James e Sirius svoltarono subito a destra, mentre Mulciber e Piton, ovviamente, andarono a sinistra.
- Cosa c’è di meglio che catturare Schiopodi Sparacoda nel parco di sabato sera?! – chiese ironico Sirius.
- Niente, assolutamente niente! Anzi no… sono più che sicuro che preferiresti fare una passeggiatina romantica con qualcun altro che non abbia… si... né pungiglione né coda… capisci a me, Felpato! -  disse James facendo l’occhiolino all’amico.
- Quasi quasi stordisco te, sai Jamie? -
- Non ci riusciresti! -
- Proviamo? -
- Quando vuoi! -
- Bene! Uno… due… tr… AAAAAAH! – ululò Sirius.
- Che c’è? Che hai visto? Piton in tanga? -
- Per tutti i folletti Jamie! Che visione rivoltante!  Comunque no… è uno di quei mostriciattoli… -
- Ti facevo più coraggioso, Sirius! -
- Ma se è spuntato all’improvviso! –
- Uuuh quante storie! Impedimenta! – e dalla bacchette di mogano uscì un fiotto di luce dorata, che andò a colpire lo Schiopodo dritto dritto in testa. La creatura si irrigidì e cadde al suolo con un tonfo; James allora la fece levitare e la chiuse in gabbia.
- Facile come un bicchiere di succo di zucca! – disse lui, per poi guardare l’amico con un sorrisetto stampato in volto.
- Uhmpf! Bene! –
- Bene! -
- Bene! -
- Bene! -
- Piantala! – strepitò Sirius.
- Piantala tu! -
- Va bene la pianto… ma mi sto annoiando a morte! Quant’è passato dalla nostra ultima malandrinata? -
- Mmm… cinque minuti? – azzardò ironicamente James.
- No, dico sul serio Ramoso! Quant’è passato dalla nostra ultima, fresca, purissima malandrinata? Io credo un bel po’! Andiamo, dobbiamo tenere alto il nostro nome, o finirà che qui si dimenticheranno chi siamo! -
- Felpato, vorrei ricordati che siamo in punizione… proprio adesso… non credo che si siano dimenticati di noi, no? - 
- La prima e unica punizione dall’inizio dell’anno! Che vergogna… mi sento così tanto Remus… - disse Sirius, per poi emettere un sospiro.
James scoppiò in una sonora risata. - Non credo sia un male… -
- Scusa? Puoi ripetere? Credo di non aver sentito bene… anzi sicuramente non ho sentito bene! -
- Okay, d’accordo! Ritorno me stesso: dov’è Piton? Ho voglia di divertirmi! -
- Aaah questo è il mio Malandrino! – Sirius gli saltò praticamente sulle spalle, scompigliandogli i capelli corvini.
- Andiamo a cercarlo? -
- Sicuro! Però non fare l’egoista come tuo solito… lasciami almeno Mulciber! –
E così James e Sirius cominciarono a girare per il parco, intenti a cercare Piton e Mulciber. Il loro spirito da Malandrini era rimasto a dormicchiare forse per troppo tempo ed era decisamente ora di risvegliarlo. E c’era qualcosa di meglio che aprire la “caccia” proprio con i due Serpeverde che odiavano di più? Assolutamente niente.
- Eccoli lì… - bisbigliò James all’orecchio di Sirius.
- Che razza di imbecilli… guarda Piton! Ma che fa? -
- Che può fare? L’idiota… -
- Bè sei pronto, amico? -
- Sono nato pronto! -
- Questa potevi evitarla! -
- Si… potevo! –
- Bene, vediamo come se la cava Mulciber con questo… Incendio! – Sirius, cercando di non farsi scoprire, fece incendiare volontariamente la coda dello Schiopodo che Mulciber stava cercando disperatamente di acchiappare da chissà quanto tempo.
In quello stesso istante, la creatura fiammeggiante si stava catapultando verso il malcapitato Serpeverde. Quest’ultimo, a quella vista, colto il pericolo imminente, cominciò ad indietreggiare, uno… due… tre passi… e poi via! Si mise a correre come probabilmente non aveva mai fatto in vita sua: gli occhi fuori dalle orbite e la lingua a mezz’aria.
- Pitooon! Fa qualcosa! Muoviti! Piton! – Mulciber si mise a ringhiare, letteralmente. Una significativa dose di saliva gli fuoriusciva pericolosamente dalla cavità orale.
Piton, che fino a quel momento era rimasto immobile a fissare chissà cosa, non si era accorto di nulla, finchè non lo sentì schiamazzare.
Si mise a correre verso Mulciber, ma dopo pochissimi secondo si fermò, come se all’improvviso si fosse accorto di qualcosa. Ma certo…  pensò. Cominciò a guardarsi intorno con circospezione: cosa stava cercando? Semplice, un paio d’occhiali e dei riccioli neri.
- PITON! NON FARE L’IDIOTA E AIUT… AAAAH! – un urlò straziante lacerò il cielo, il tempo, lo spazio, ogni cosa. Lo Schiopodo era esploso, completamente: una sostanza melmosa, di un colore così rivoltante che lasciava libero spazio all’immaginazione di ognuno, ricopriva l’intero viso di Mulciber. Gocce grandi quanto delle noci gli cadevano sui vestiti ormai putridi, emettendo talvolta dei piccoli Pop!
… Pop …
… Pop …
… Pop …

- E’ esploso! -
- Cosa? -
- Mantienimi! -
-  Ma che diavolo blateri? -
- Mantienimi, sto per cadere! Guarda… - 
Non ci riuscivano. Non che provassero a fermarsi, ma anche se lo avessero fatto non ci sarebbero mai riusciti, mai e poi mai. È di James Potter e di Sirius Black che stiamo parlando. Non ci riuscivano.
Le risate continuavano a fuoriuscire dalle loro bocche, incontrollate, incontrastate, incapaci di fermarsi. Ad un tratto Sirius si ritrovò steso sul’erba  a gambe all’aria, con la faccia di James sulla sua pancia, che sghignazzava freneticamente. Stavano piangendo e ridendo: un sacco di risate e una valle di lacrime. 
- Vi state divertendo? Godetevela… almeno finchè potete. – un furibondo Piton era apparso dal nulla, e li guardava, anzi no, li stava letteralmente uccidendo con gli occhi.
Quelle parole non sembrarono toccare minimamente i due Malandrini, ancora sotto l’effetto delle risa.
- Puoi ridere anche tu se vuoi, Mocciosus! Prego! –
- Oh riderò Potter, stanne certo. Riderò a crepapelle quando sarete sbattuti fuori da qui. Eccome se riderò! Per mia fortuna questo accadrà a breve… anzi credo che riuscirò a divertirmi stasera stessa. -
- Cosa ti fa pensare che saremo sbattuti fuori? Da quando ridere è un reato? -
- Taci, Black. So che siete stati voi! -
- Ma davvero? E sentiamo… come pensi di provarlo? -
Piton strinse i pugni e lanciò loro un ultimo sguardo carico d’odio. Avevano ragione: come avebbe fatto? Non aveva prove. Neanche una.

Ormai Mulciber non sembrava neanche più un essere umano: il suo viso era ricoperto da piaghe color violaceo, e sul collo albergavano una dozzina di foruncoli, dai quali continuava ad uscire incessante la stessa melma che fino a poco fa lo ricopriva da capo a piedi. Era immobile, lì in mezzo al parco: non parlava, non sbatteva ciglio. Probabilmente il dolore gli impediva di fare qualsiasi movimento.
Hagrid era arrivato dopo un paio di minuti, con dieci Schiopodi ingabbiati: praticamente li aveva recuperati tutto da solo. Si era fiondato subito dallo sventurato.
- Acciderboli! Questo va portato di filato in infermeria! Voi tre… - e indicò col l’enorme indice i tre ragazzi di fronte a lui – venite con me! Dovete ancora spiegarmi cosa ci è successo a questo qui! -
E così, in men che non si dica, il gruppetto si ritrovò di nuovo all’interno del castello, o meglio davanti alla porta dell’infermeria. La manona di Hagrid bussava freneticamente. Per diversi secondi non vi fu alcuna risposta: più che comprensibile, erano le 22.30, ed era probabile che Madama Chips stesse facendo un… riposino. Ma…
- Arrivo… arrivo! Ti ho sentito! Un po’ di decenza! – strillava lei, cercando di mettersi la cuffietta e allacciandosi la vestaglia. – Ecco! Che è success… -
- Presto… Poppy! Un… letto! – sillabò Hagrid, entrando come un ciclone nell’infermeria.
- Oh santo… oh cielo! Me-mettelo qui… - disse l’infermiera, indicando il letto più vicino; ma fu costretta ad urlare – QUI HAGRID! – dato che il guardiacaccia stava girando in tondo, come se fosse sotto schock.
- Oh si… certo… qui… qui è perfetto… -
- HAGRID! Il ragazzo! – ululò di nuovo.
- Si si… - e adagiò il Serpeverde sulla branda.
- Si può sapere cosa gli è capitato? Ho paura che per rimettersi dovrà rimanere qui almeno una settimana! Aspetta… ma sbaglio o questo è l’effetto di uno… Schiopodo Sparacoda?! -
- Ehhmm… - Hagrid prese a contorcesi le mani.
- HAGRID! – un altro tuono.
- Oh si… d’accordo! Era uno Schiopodo! Ma gli avevo detto di stare attento… -
- Non ci posso credere… NON CI POSSO CREDERE! Certi mostri dovrebbero essere ABOLITI! Tenerli in una scuola… ROBA DA MATTI! E adesso fuori… avanti, fuori tutti… FUORI! – anche se minuta, quando voleva, Madama Chips sapeva essere più dura e più forte di qualsiasi gigante. Agitando le piccole braccia, costrinse il gruppetto a ritirarsi.
- Sono spacciato… mi butteranno fuori un’altra volta! Stupido… stupido… stupido! – piagnucolò Hagrid, dandosi dei colpi sulla fronte ad ogni Stupido.
James e Sirius si guardarono: l’avevano combinata davvero grossa. Si sentivano in colpa, e non perché si erano resi conto di aver fatto una scemenza, ma perché avevano messo in pericolo Hagrid, il loro amico. Doveva essere lui a stare attento a loro, a visionarli, cercando di evitare simili danni… e per colpa loro adesso avrebbe potuto passare dei guai, guai molto, molto seri.

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