Colei che protegge

di AliceCutso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


POV Alexis
 
Oggi fa davvero davvero caldo. 
Sarebbe la giornata ideale per andare a fare un bel tuffo nell'oceano ma non ho voglia di tornare a casa a prendere il costume. Preferisco di gran lunga gironzolare ancora un po'.
Poi lo vedo: un ragazzo dai capelli biondi, dall'altra parte della strada, che mi fissa. Girandomi per osservarlo meglio mi ritrovo, con stupore, a pensare che il suo aspetto è affascinate quanto... familiare.
Ha gli occhi scuri, gli zigomi alti ben delineati e dalla maglia nera riesco a intravedere il corpo allenato. Mi sorride e io ricambio il suo sorriso, istintivamente.
Ad un certo punto, quando sto per andarmene e continuare per la mia strada, lui entra nel parco, alle sue spalle. So che non dovrei farlo, so che è forse una delle cose più stupide che potrei fare in questo momento, ma attraverso la strada e lo seguo. Non so bene perchè l'ho fatto, è come se lui fosse un magnete e io un pezzo di ferro.
Quando sono anch'io nel parco lo vedo, di sfuggita mentre si intrufola nella parte in cui gli alberi sono più fitti. Ok adesso dovrei davvero andarmene. Salto la bassa ringhiera e lo seguo.
"quanto sei stupida! Leggo di già il titolo di prima pagina del giornale di domani "ragazza ritrovata morta dentro Central Park"" la mia vocina interiore mi rimprovera e, in effetti, non posso darle torto.
Ormai siamo abbastanza imboscati che se urlassi con tutto il fiato probabilmente nessuno mi sentirebbe. Ma non posso farci nulla, le mie gambe si muovono da sole, spinte da qualcosa che va ben oltre la mia volotà.
Il ragazzo si ferma vicino a un piccolo ruscello e si volta a guardarmi. Sotto il suo sguardo anch'io mi fermo. Sembra sereno, quasi felice.
-mi hai seguito-.
-sì-.
-perchè?-.
Ecco, ora cosa gli dico per non sembrare una stalker fuori di testa? Decido di optare per l'onestà -sentivo di doverlo fare. Non dovevo?-.
Lui mi sorride, un sorriso caldo ed estremamente ammaliante -certo che dovevi. Non ero sicuro che lo avresti fatto, ma nel cuore ero fiducioso-.
Mi si avvicina e io nella più totale confusione non mi allontano, lasciando che mi prenda il volto fra le mani per studiare il mio viso. Mi manca il fiato.
Poi con una lentezza straziante si abbassa su di me. Mi da un bacio leggerissimo, non casto certo, ma neppure passionale. Dopo qualche istante si stacca, prendendomi per mano. 
-vieni- e io per qualche strana e incomprensibile ragione lo seguo. "che ti prende?? Tu non fai mai così! MAI!" lo so, ma non ho mai neanche incontrato un ragazzo come questo.
Mi porta un po' più in profondità nel bosco e io credo che stiamo per arrivare al sodo, qui fra dei cespugli. "Ma guarda che puttana!" Mi rimprovera la vocina interna ma io non voglio ascoltarla. Qui, adesso c'è qualcosa di magico e io voglio catturarlo.
Improvvisamente lui si ferma e mi indica un tronco -vedi nulla di strano?-.
Mi irrigidisco un po', cercando di non darlo a vedere. Eccome se vedo qualcosa di strano: sul tronco ci sono alcuni piccoli esserini blu che salterellano allegri.
-Mm... no niente- mento con disinvoltura. 
-tranquilla, anch'io li vedo- mi sussurra.
Mi volto per guardarlo negli occhi e noto che è serissimo -davvero?- non ho mai incontrato nessun'altro che potesse vederli...
Annuisce -sono delle creature del bosco, comuni e dispettose-.
Quasi a voler confermare quello che ha detto un esserino saltella impavido verso di noi e cerca di slacciarmi una scarpa. Scuoto un po il piede per liberarmene e quando cade a terra il ragazzo lo schiaccia come si fa con una formica. I suoi amici quindi scappano via, disperdendosi nella vegetazione.
-Forza, andiamo- mi costringe a risalire il boschetto finché  non ci ritroviamo di nuovo nel sentiero del parco.
Mi lascia andare e si volta per darmi un altro bacio simile a quello di poco prima. 
-Ora devo andare- mi dice a un centimetro dalle mie labbra.
-perchè?- non voglio che se ne vada, non ora che so che anche lui vede le creature strane! -non farlo-.
-devo-. 
Si allontana da me e io comincio a sentirmi tremendamente vuota e triste. 
-conosci l'"Hell"?-.
Annuisco. 
-Vediamoci li stasera alle 11. Ti aspetterò al bar- detto questo fa per andarsene.
-Aspetta! Come ti chiami?-.
-Sebastian- mi risponde senza voltarsi.
-Io sono Alexis!- gli dico e nonostante sia già lontano mi sembra di sentirlo dire -lo so-.
 
 
                                                                  ***
 
-oh mio Dio Alexis! Ma sei fuori di testa? Poteva essere un maniaco! Poteva UCCIDERTI!- Roxanne è sul mio letto allibita per quello che le ho appena raccontato.
-Lo so, lo so. Poteva fare un sacco di cose ma non le ha fatte-le rispondo mentre vado verso l'armadio.
-Oh ma che bravo! Quindi si meriterebbe un premio per non averti violentata e uccisa a Central Park?- mi dice sarcastica.
Io decido di non ascoltarla, preferendo ispezionate accuratamente i miei vestiti.
Lei lo nota e si mette a urlare -non crederai di andarci per davvero, voglio sperare!-.
-certo che ci vado! Non do mai una buca io-.
-tu sei fuori di testa-.
-Si, forse lo sono, forse sono davvero impazzita ma Roxanne... non mi sentivo così da Jas...-.
Lei si ammutolisce. Sa  quanto abbia sofferto quando, sei mesi fa, ho dovuto lasciare Jas... ufficialmente le ho raccontato che l'ho fatto perchè mi ha tradita ma la verità è che ho dovuto farlo per un altro motivo. Lui è un angelo caduto, un demone. Con me non si è mai comportato troppo male, se vogliamo non considerare i suoi occasionale eccessi d'ira o i suoi problemini di controllo della rabbia (nei confronti di chi mi infastidiva, sia ben chiaro). Dio quanto l'ho amato! Ho amato le sue ali nere, la sua voce e perfino il suo caratteraccio. Non credo di aver mai amato così qualcuno ma ho dovuto lasciarlo perchè lui è immortale, io no. Non appena sarei diventata vecchia mi avrebbe abbandonato per una nuova ragazza più giovane e io non avrei potuto sopportarlo. Ma ovviamente non posso raccontare alla mia normale coinquilina che il mio ex è un demone e che vedo strane creature altrimenti mi crederebbe più pazza di quanto non mi crede già.
-fai come credi Alexis- mi dice infine -ma conciata così non ti faranno mai entrare-.
 
 
                                                                    ***
 
La coda all'entrata è stata infinita e straziante ma finalmente ora sono dentro. Mi tolgo la giacca sfoggiando in tutto il suo splendore il vestito che mi ha prestato Roxanne. è blu, con un top aderente ricamato e la gonna larga e leggerissima.
Anche Roxanne è stupenda. Indossa un vestito aderentissimo verde dalla scollatura molto generosa che mette in risalto il suo petto prosperoso. Con quei boccoli rossi sembra una diva del cinema.
-Ci vediamo qui alle tre ma nel caso qualcosa vada storto sai dove trovarmi- mi dice indicando la pista.
Annuisco e le accenno un saluto. Ci dividiamo cosí io vado subito al bar. Il bancone è molto lungo e pieno di ragazzi ma non lo vedo da nessuna parte.
Mi siedo su uno sgabello e proprio mentre sto per ordinarmi qualcosa un paio di gomiti si appoggiano sul bancone, accanto a me.
-due vodka- dice al barista.
Mi volto verso di lui. Sebastian è bellissimo stasera, più di quanto lo era oggi pomeriggio.
-sei stupenda- mi dice all'orecchio. 
Io arrossisco e lo ringrazio.
Il barista ci serve da bere ma improvvisamente mi è passata la sete.
Lo osservo mentre beve e anch'io di tanto in tanto sorseggio il mio drink.
-di dove sei?-.
-si vede così tanto che non sono di New York?-.
-solo un po'-.
-Vengo dall'europa, mi sono trasferito qui qualche tempo fa con mio padre. Tu invece hai sempre vissuto in zona?-.
Annuisco.
-Vivi coi tuoi genitori?-.
-no, a dire il vero non ce li ho. Sono cresciuta in un orfanotrofio. Qualche anno fa però me ne sono andata, adesso vivo con un'amica-.
-come mai te ne sei andata? Non tu trovavi bene?-.
-per niente. Il direttore era perfido con noi. Certe volte non mangiavamo per giorni perchè perdeva i soldi che gli dava il comune giocando d'azzardo- non so perchè sto raccontando queste cose private a uno sconosciuto ma ormai le parole mi escono dalla bocca come un fiume in piena -inoltre ci picchiava per un nonnulla. Poi quando un ragazzo o una ragazza diventava un po' più grande... bhe cominciavano le molestie-.
Lui si acciglia -ha molestato anche te?-.
-no... ma di tanto in tanto mi guardava strano. Credo di essermene andata appena in tempo-.
Lui sospira e mi sistema un ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-vieni voglio mostrarti una cosa- mi dice.
Mi prende per mano e mi porta vicino alla console. Sposta una tenda rossa per scoprire una porta nera con su scritto "accesso consentito SOLO al personale". La apre e vedo che siamo all'esterno del locale. Davanti a noi c'è solo un muro al quale è appoggiato un ragazzo giovane. Dimostra non più di quattordici anni, indossa abiti larghi quanto logori e, proprio al centro della testa, gli spunta un unico corno viola. Ormai sono piuttosto abituata a vedere questo genere di cose senza stupirmi piu di tanto, facendo credere alle persone che mi sono intorno che sono fuori di me perché mi immagino cose che in realtà non esistono.
-apri il portale- gli ordina Sebastian.
Il ragazzo comincia a disegnare qualcosa sul muro e mentre lo fa borbotta alcune parole che non capisco.
-cosa..?- comincio ma lui mi interrompe -Alexis, quello che starai per vedere potrebbe sconvolgerti e spaventarti ma devi sapere che è tutto normale, come deve essere- dicendo quest'ultime parole mi abbraccia, stringendomi forte.
Mentre lo fa davanti ai miei occhi il disegno fatto dal ragazzo si illumina e le linee si muovono formando una porta.
Sebastian mi lascia e si mette davanti alla nuova porta luminosa -mio padre  ti pagherà- dice al ragazzo, poi si volta verso di me per tendermi una mano -ti fidi di me?-.
"sì, non so perchè ma mi fido ciecamente di te".
Gli afferro la mano e insieme oltrepassiamo il portale. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


POV Alexis
 
Sono in una sala enorme, circolare tutta di marmo e davanti a me sono posizionate diverse decine di file di scaffali pieni di libri dall'aria antica.
-dove siamo Sebastian?- gli chiedo in un sussurro. Questo posto è tanto imponente da farmi sentire minuscola.
-Sei a casa mia-.
-questa è casa tua?- accidenti! credo che neanche la Casa Bianca abbia una stanza così.
-Volevo mostrarti una cosa. Aspetta qui- mi lascia e sparisce dietro alcuni scaffali.
Nel mentre mi guardo intorno, spinta da una curiosità inarrestabile. Il soffitto è altissimo ed è decorato con una pittura molto particolare: metà raffigura delle nuvole scure con degli angeli dalle ali nere e le spade infuocate mentre nell'altra metà ci sono dei meravigliosi angeli circondati da luce che sembrano dominare sui demoni.
-ti piace?- Sebastian è tornato e stringe in mano un libro molto grosso.
-è particolare. Cos'è quello?-.
Lui lo apre e me lo mostra -è il libro che racconta la nostra storia-.
-la nostra storia?- mi acciglio mentre lo prendo.
-si tratta delle origini degli shadowhunters-.
-i cosa?-.
-Noi, Alexis! Alcuni ci chiamano Nephilim, mezzi angeli mezzi umani. Siamo dei guerrieri-.
Sfogliando il libro noto che è scritto tutto fitto e qua e la ci sono delle raffigurazioni di uomini che combattono contro orrendi mostri. Tutto ciò non ha senso... "Sei appena passata attraverso un portale".
-non lo so, Sebastian... mi sembra tutto troppo assurdo- chiudo il libro restituendoglielo.
Lui mi guarda strano che se la mia reazione lo avesse infastidito, anche se non ne capisco il motivo. Voglio dire, questo sconosciuto mi sta dicendo che non sono umana, penso di avere il diritto di essere per lo meno dubbiosa.
Un porta si chiude alle mie spalle -eppure è tutto vero, mia cara Alexis-.
Mi volto e vedo che dietro di me c'è un uomo alto, biondissimo e vestito in cuoio nero. Alla cintura noto che porta due spade. Si avvicina a noi e prende il libro con disinvoltura.
-Chi è lei?-.
-Mi chiamo Valentine Morgenstern. Guarda: qui ci sono tutte le famiglie più antiche e prestigiose che gli shadowhunters abbiano mai visto- mi porge di nuovo il libro e il quale è aperto a una delle ultime pagine. 
In cima vi è scritto con una calligrafia molto raffinata Morgenstern e poi seguono diverse decine se non centinaia di nomi collegati tra loro da linee. Un albero genealogico.
Alistar Morgenstern sposato con Coril Morgenstern con figli quali Mark Morgenstern, Lilith Morgenstern, Mortensia Morgenstern  e così via.
A catturare la mia attenzione è uno degli ultimi nomi del libro: Valentine Morgenstern. Il nome di sua moglie sembra essere stato cancellato con furore ma quelli dei figli no, sono ben visibili: Clarissa Morgenstern, Alexis Morgenstern, Jonathan Christopher Morgenstern.
-Una delle tue figlie si chiama come me- osservo sovrappensiero, con un filo di voce.
-Certo- risponde lui. Lo guardo di sottecchi e vedo che accenna un sorriso sereno -perchè sei tu-.
 
 
                                                           ***
-Non è possibile- dico.
-Tutto è possibile- mi corregge Valentine con tono incolore.
Se questo è vero... se tutto questo è vero... vuol dire che...
Alzo lo sguardo verso di lui e so che il mio volto non nasconde la rabbia -Tu mi hai abbandonata! Mi ha scaricata in quella fogna!- gli ringhio contro, chiudendo il libro di scatto e sbattendolo contro un Sebastian piuttosto sorpreso.
Anche lui mi guarda, socchiudendo un poco gli occhi -Non sono stato io a lasciarti nella casa famiglia, ma tua madre. Io non sapevo nemmeno della tua esistenza. Mi ha tradito ed è sparita nel nulla, incinta di te e di tua sorella- indica il nome accanto al mio, Clarissa Morgenstern.
Aggrotto la fronte -ho una gemella?-.
-eterozigote suppongo. Non vi somigliate per niente, lei è identica a sua madre, tu somigli più a me ma... hai i suoi occhi-.
-perchè ha abbandonato me? Perchè solo una?-.
-Questo non lo so, ma ha importanza infondo?-.
Lei mi ha abbandonato in quel posto, mi ha costretta a un'infanzia piena di dolore e di fame, mi ha costretta a lottare per la sopravvivenza sin da quando ero una bambina e mi ha esposto a ogni sorta di rischio possibile. 
-No, immagino di no- dico.
-Quindi ora ci credi Alexis?- mi chiede Sebastian.
-penso... di sì-.
-Fantastico- ora è Valentine a parlare -ma- mi prende il mento con una mano stringendolo così forte da costringermi a stare sulle punte e facendomi male -Non osare mai più rivolgerti a tuo padre con quel tono, sono stato chiaro?- non sembra arrabbiato, la sua voce è talmente dolce e tranquilla da farmi venire un brivido lungo la schiena -SONO STATO CHIARO, ALEXIS?-.
-Cristallino-.
Mi lascia, quindi, andare così io mi massaggio la mascella dolorante -Jonathan, mostra ad Alexis le sue stanze-.
Sebastian annuisce. Jonathan? Perchè lo ha chiamato Jonathan?
-Adesso devo andare. Noi ci vediamo più tardi- dice Valentine ancora rivolto a Sebastian. Poi se ne va, tornandosene da dov'era venuto.
Il ragazzo mi prende sottobraccio e mi indica una porta secondaria, in fondo alla stanza -vieni-.
-Perchè ti ha chiamato Jonathan?- domando ancora stordita.
-perchè è il mio nome-.
Mi ci vogliono parecchi istanti per capire quello che mi sta dicendo -tu.. sei Jonathan Christopher Morgenstern, mio fratello?-.
-Ciao sorellina- si limita a dire lui rivolgendomi un piccolo ghigno.
-ma... perchè mi hai detto di chiamarti Sebastian?- tutto ciò è ridicolo.
Lui fa spallucce -ero sotto copertura-.
Mi porta su lungo una scala, al secondo piano dove sulla sinistra di dirama un lungo corridoio -questa è la mia stanza- dice indicando una porta.
Continuiamo a camminare a passo svelto senza parlare. Non so cosa dire ne cosa pensare nonostante nella mia testa ci siano milioni di punti interrogativi. 
-Sei silenziosa Alexis-.
Scrollo le spalle -è solo che... ecco sono un po' sconcertata. Non so cosa pensare, voglio dire sono un sacco di notizie e non mi aspettavo davvero niente di simile per stasera- la mia idea era più o meno quella di ballare con il misterioso ragazzo che affermava di vedere quel mondo che anch'io ho sempre visto, mentre adesso mi sono chissà dove scoprendo di avere una famiglia e di non essere umana.
-eccoci arrivati-.
Apre una porta così che noi ci ritroviamo in una stanza enorme dall'arrendo ottocentesco. Davanti a me c'è un letto a baldacchino dalle coperte e tendaggi blu infondo al quale vi giace un voluminoso baule. Sulla parete opposta si apre una finestra altissima che mostra quello che sembra un lago, anche se è difficile dirlo visto il buio. Sulla mia destra c'è una grossa scrivania vicino alla quale sono appoggiate alcune valige. Le mie valige!
-Perchè c'è la mia roba qui?-.
-d'ora in poi vivrai qui, mi sembra logico- Seb.. cioè Jonathan mi liquida con un gesto della mano.
-Cosa? Non posso sparire così! Roxanne impazzirà!-.
-oh non ti preoccupare della tua amica, ci ho già pensato io a lei-.
Sento le sue braccia cingermi da dietro. Ciò mi confonde, ma non quanto le sue labbra sulla mia guancia.
-Cosa stai facendo?- lo allontano  bruscamente e lui sembra esserci rimasto male.
-Non fare così Alexis. Oggi pomeriggio non mi sembrava che ti fosse dispiaciuto-.
-Non sapevo che fossi mio fratello!- gli faccio notare scandalizzata ma lui continua come se non avessi parlato.
-Fra noi c'è  un legame speciale, lo sappiamo entrambi altrimenti perchè mi avresti seguito nel bosco senza remore? Noi siamo uguale, tu sapevi che io ero speciale, diverso come io lo sapevo per te dal primo momento in cui ti ho vista. Noi abbiamo un legame speciale e perfetto-.
Si avvicina e io, disarmata, non mi sposto. So che sembra stupido ma quello che dice ha un senso.
Mi pone una mano sulla guancia -per secoli se non millenni le persone si sono sposate fra fratelli, per mantenere saldo il potere della famiglia. Noi siamo speciali Alexis, il tuo sangue è il mio, le tue ossa sono le mie...-.
Gli poso una mano sul petto -mi sembra tutto assurdo Jonathan, tutta questa storia dei Nephilim. Credo... credo che mi serva solo un po' di tempo... sta succedendo tutto troppo in fretta...- sussurro.
Lui sospira, sollevando le mani con fare innocente e sorridendomi -Va bene, posso capirlo-.
Nonostante le sue parole, però, riesco a percepire come una scintilla nei suoi occhi neri la quale, unita al sorriso affilato, mi fa intuire che mi darà, sì, del tempo, ma non molto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


POV Roxanne
 
-Uuff! Credo di aver bevuto un tantino troppo- ridacchio come una stupida mentre mi accascio su un ragazzo. L'ho appena incontrato e anche lui sembra un po' sbronzo.
Mi sorride beato dai fumi dell'alcol e si avvicina. Ci baciamo, un bacio lungo e appassionato con tanto di piccole tastatine così casuali da risultare quasi innocenti. Lo stringo a me e nel mentre penso che è davvero bello essere single.
Poi lui si stacca e comincia a baciarmi il collo, lasciando qua e la qualche succhiotto. Mentre lo fa qualcosa attira la mia attenzione: un ragazzo biondo e semplicemente bellissimo, sexy dal volto tutto zigomi alle scarpe nere.
Mi allontano dal ragazzo che mi sta baciando pensando "tu sei stato solo l'antipasto, ora voglio il piatto forte". Con passo un po' traballante sui tacchi nuovi mi avvicino al biondo tenebroso che mi fissa. Noto il suo sguardo indugiare senza troppi complimenti sulla mia scollatura. Ottimo.
-Ciao- gli dico cercando di usare il mio tono più sensuale. 
Lui mi sorride ed è un sorriso sincero, non come quelli che fanno alcuni, anzi molti, solo per "divertirsi". è realmente felice di vedermi.
Senza dirmi una parola mi prende per mano e mi porta vicino alla console. Scosta una tenda e mi porta fuori in un angolo.
Non è molto elegante come posto ma al momento sono troppo brilla perchè me ne importi qualcosa.
Mi lascia andare. Prima che potessi gettargli le braccia al collo lui estrae dal nulla una spada.
Comincio a ridere -Carina, magari mi impressioni più tardi con i tuoi trucchi da spadaccino- faccio per riavvicinarlo ma lui fa un sorriso a trentadue denti e mi colpisce. Cado a terra in una pozza di sangue che si è già creata ai miei piedi causata dalla ferita sul collo. Sto per urlare ma lui mi da un secondo colpo. Il mio grido mi muore in gola e mi accascio al suolo. Poi ci fu solo nero.
 
 
 
POV Alexis
 
Non sono riuscita a dormire ieri notte. Ho passato ore e ore a rigirarmi nel letto, troppo sconcertata per tutto quello che era appena successo e per le implicazioni delle cose. Ieri mattina mi ero svegliata nel mio letto nell'appartamento di Roxanne e adesso invece ho un padre, un fratello che cerca di portarmi a letto e il mondo dei mostri di cui si legge nei libri per bambini esiste. E io ne faccio parte.
Tutto ciò è folle. Più volte mi sono data un pizzicotto per vedere se mi svegliavo da questo sogno ma quando riaprivo gli occhi mi ritrovavo sempre nel letto a baldacchino.
Quando il sole comincia a sorgere mi arrendo e vado nel bagno. Mi faccio un lungo bagno nella vasca rilassandomi e affondando nella schiuma.
"Okay. Sappiamo che sembra tutto ridicolo, degno di un fantasy, ma è la realtà. E devi affrontarla" la mia vocina interna ha ragione, non posso nascondermi qui per sempre. Mi alzo e mi avvolgo con attenzione in un asciugamano. Mi inginocchio davanti al baule e lo apro. Non sono proprio di mio gusto ma alla fine trovo una lunga gonna verde e una canottiera nera. Ci sono anche degli stivaletti in pelle.
Mi asciugo e indosso il tutto ma non trovo neanche un phone così cerco di aggiustarli con una passata d'asciugamano e una stretta treccia.
Odio fare le trecce. Non mi vengono mai bene! Mentre cerco di dare un senso ai miei capelli qualcuno bussa alla porta.
-Alexis? La colazione è pronta- mi volto e vedo Jonathan appoggiato allo stipite della porta.
-Arrivo subito- sbuffo irritata e con le braccia dolenti.
Lo sento ridacchiare e in men che non si dica ce l'ho dietro -posso?-.
Mi prende i capelli e me li intreccia abilmente con precisione e velocità.
-Ecco fatto. Stai molto bene così- mi dice con voce calda.
-Potevo farcela anche da sola- mi alzo e mi dirigo verso la porta. 
Lui mi raggiunge con le mani in tasca. Con la coda dell'occhio vedo che sta sorridendo e ciò mi irrita. 
Oggi indossa una semplice maglia a maniche corte e noto che le sue braccia sono ricoperte da cicatrici strane e segni neri, simili a tatuaggi.
-Cosa hai fatto alle braccia?-.
Lui le solleva e le rigira mostrandomi tutti i segni che le ricoprono -Sono Rune, vecchie e nuove. Si tratta di alcuni marchi che mi aiutano a uccidere-.
-a uccidere i mostri?-.
Lui si volta verso di me con un gran sorriso -Anche-.
Aggrotto la fronte -credevo che gli shadowhunters uccidessero mostri-.
-Solitamente è quello che facciamo ma vedi, cara sorellina, adesso siamo in tempo di guerra e capita di uccidere qualche umano o shadowhunters-.
-Guerra? Contro chi?-.
-è una storia molto lunga: nostro padre diciassette anni fa fondò il Circolo, lui e i suoi alleati volevano ribaltare il sistema corrotto che dominava tutti gli shadowhunters e famigliarizzava con abomini come vampiri, licantropi, stregoni e fate- mentre lo dice sembra disgustato -Tutto andava bene ma poi nostra madre lo tradì costringendolo alla fuga. Lui mi ha allevato e ha aspettato che crescessi poi ha cominciato a cercare gli Strumenti Mortali per riuscire a rovesciare il Conclave. Come nostra madre però Clarissa si è rivoltata contro di noi e ci ha quasi ucciso con il suo stupido amichetto-.
-Clarissa? Nostra sorella? Perchè l'ha fatto?-.
-è stata insidiata da Jace, il suo ragazzo, e i suoi amici-.
-e adesso? Qual'è il piano?-.
Sembra molto soddisfatto dalla mia reazione -abbiamo cercato l'appoggio degli angeli, ma loro ci hanno ignorato. Adesso lo cercheremo dagli angeli caduti, votati a Lucifero-.
Mi blocco di colpo. Io conosco un angelo caduto votato a Lucifero! Jas!! 
Jonathan nota la mia espressione e mi posa una mano sul braccio -Lo so, non è esattamente ortodosso ma non abbiamo altra scelta-.
-si- sussurro -immagino che sia così-. 
Non voglio che scoprano di Jas, qualcosa mi dice che non è una grande idea.
-è normale, Jonathan?-.
-cosa?-.
Mi guardo le scarpe improvvisamente imbarazzata -tu ieri notte volevi... insomma volevi fare..- non riesco neanche a dirlo.
-sesso? Se è quello che stai cercando di chiedermi, si è precisamente quello che volevo fare con te-.
-Ed è...normale per i Cacciatori farlo fra fratelli?-.
Lui si ferma e mi attrae a se stringendomi in un abbraccio per guardarmi bene i faccia -noi non siamo esseri umani, Alexis, le loro regole non valgono per noi- mi pone una mano sul viso come per farmi una carezza -noi possiamo fare ciò che vogliamo-. Detto questo mi bacia dolcemente sulle labbra. E a me piace; mi piace sentire le sue labbra premute sulle mie, sentirmi stretta da lui...
Improvvisamente però lui mi lascia, allontanandomi e da una porta sbuca fuori Valentine. Nota le nostre facce arrossate e guarda il figlio il quale scuote la testa sorridendo.
Quindi forse non è così apprezzato l'incesto nel mondo degli shadowhunters come Jonathan vuole farmi credere... eppure sembrava così convinto e appassionato mentre mi parlava prima...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV Alexis
 
-Alexis, voglio che tu mi racconti tutto- Valentine, seduto come capotavola, si condisce una fetta biscottata con una strana marmellata brillante.
Detesto questo genere di domande, sono troppo spiazzanti!
-Non c'è molto da raccontare-.
-io non credo- Jonathan è dall'altro lato della tavola, stando a indicare la sua supremazia -hai avuto una vita molto interessante! Voglio dire prima quell'orrendo orfanotrofio poi la strada e tutto il resto-.
-Si sembra molto avvincente ma a dire il vero io non volevo sapere questo. Mi chiedevo se hai mai visto alcune cose strane per un mondano-.
-Per un... cosa?-.
Valentine non sembra scomporsi -mondano. sono gli esseri umani-.
-Ah, si. Vedevo strani esseri, ovunque. Credo che una mia vecchia compagna di stanza, all'orfanotrofio, fosse un licantropo o qualcosa di simile-.
-cosa te lo fa pensare?-.
-Una notte un'altra ragazza l'ha fatta arrabbiare e lei è andata fuori di testa. Ha praticamente distrutto una scrivania ed è scappata in cucina. Io ero li da quando ha cominciato a esagerare e quando è entrata aveva gli artigli, le zanne, molto pelo e ringhiava-.
L'uomo sembra improvvisamente interessato e ha gli occhi ridotti a due fessure -lei mi si è avventata addosso ma io l'ho infilzata nello stomaco con uno dei piccoli coltelli d'argento del direttore. Mi è caduta addosso, morta e l'ho buttata fuori dalla finestra. Ho pensato che la polizia avrebbe potuto ipotizzare che fosse opera di uno dei tanti criminali che abitavano in zona-.
Negli occhi di Valentine lampeggiò qualcosa. Orgoglio forse? -quanti anni avevi?-.
-dodici.... forse tredici-.
Mi sembra di vedere un piccolo sorriso increspare il volto di mio padre, e ciò, non so perchè, mi turba.
-Come facevi ad avere un coltello d'argento?-  mio fratello mi guarda accigliato -credevo che il tuo direttore fosse malato d'azzardo-.
-molto tempo fa, quando l'orfanotrofio ha inaugurato l'apertura, il sindaco gli aveva regalato un set di posate argentate. La cuoca del tempo era a conoscenza dei problemi del direttore così ha nascosto gli oggetti più piccoli, per giorni particolarmente bui. Un giorno, quando ero molto piccola, siamo rimasti senza elettricità per due settimane e ho visto dove la cuoca nascondeva l'argento. Avevo in mano quel coltello perchè volevo venderlo-.
Jonathan sembra vagamente divertito -quindi stavi rubando?-.
-il direttore ci ha derubato per anni dei soldi che ci dava il comune e dei nostri pochi effetti personali. Mi stavo solo riprendendo una parte di quello che mi deve- sento la mia voce che esce ruvida e graffiante, l'odio ben presente e in bella mostra.
Adesso l'euforia nel volto del ragazzo e palpabile mentre mi sorride -sono felice di sentirti parlare così- poi guarda nostro padre il quale fa un cenno col capo. Jonatha si alza e mi invita a seguirlo. 
Scendiamo le scale e mi porta in quelle che sembrano delle segrete. Apre una porta e davanti e me si ergono due file di armi ordinate, lucenti e dall'aria letale. 
Lui mi prende per le spalle e mi sussurra all'orecchio -sei una shadowhunters. Hai bisogno di un'arma. Scegli quella che più ti piace, quella con cui credi di sentirti più sicura-.
Mi guardo intorno rapita dalla bellezza antica. Il mio occhio cade su un arco e penso che sia meraviglioso. è nero, robusto ma al contempo esprime agilità. Accanto a lui c'è una faretra anch'essa nera con frecce del medesimo colore. Sto per afferrarlo e sceglierlo come mio ma poi mi viene in mente che non ho la minima idea di come si tiri d'arco e Jonathan mi ha detto di scegliere l'arma più adatta a me...
Quasi a leggermi nel pensiero lui si avvicina all'arma e la solleva -ti piace?-.
-non so usarlo-.
-non ti preoccupare, imparerai- si china per recuperare anche la faretra.
-quando?-.
-proprio adesso-.
Mi prende rudemente per mano e mi fa uscire dalla stanza. Attraversiamo il lungo corridoio ed entriamo in un vero salone. Mi blocco sulla porta spaventata perchè sanguinante e legato ad un palo, al centro della sala, c'è il mio vecchio direttore. è cosciente e piange dalla paura ma io non posso non pensare che non è cambiato di una virgola.
-Cosa significa?- sibillo.
-non male come prima lezione, eh?-.
Mi si sgranano gli occhi e improvvisamente anch'io ho paura.
Lui mi fa impugnare l'arco e mi si posiziona dietro, incoccando la prima freccia -è la tua occasione per riscattarti di tutto il male che ti ha fatto in questi anni-.
Sento il mio cuore essere preso e pervaso da una strana fiamma a me fin'ora sconosciuta. Ha ragione, ora posso vendicarmi di tutto le angherie e di tutta la paura che abbiamo dovuto subire! Io adesso toglierò dalla circolazione un mostro... ma non prima di essermi divertita un po'.
Con decisione tendo la corda mentre l'uomo davanti a me mi prega per la mia pietà. Jonathan mi aiuta e aggiusta il tiro. La freccia parte e si conficca nelle palle della mia vittima. Lui urla di dolore e comincia a bestemmiare vigorosamente. Prendo subito un'altra freccia e con l'aiuto di mio fratello la scaglio di nuovo, questa volta verso lo stomaco. Dalla sua bocca esce un fiotto di sangue e capisco che non manca molto. Prendo un'altra freccia e stavolta tutta da sola lo infilzo prima in una spalla, poi nell'altra. Deve soffrire il più possibile. 
Poi però vedo la luce nei suoi occhi diventare sempre più flebile e allora gli scocco un'ultima freccia nel cuore. La luce abbandona definitivamente i suoi occhi.
-Non c'è istruttore migliore dell'odio- dice Jonathan. Mi volto a guardarlo ma lui sta fissando intensamente la pozza di sangue ai piedi del cadavere. Ne sembra affascinato.
-forse è meglio se torniamo di sopra- gli sussurro. 
Lui riposa il suo sguardo su di me e mi fa una carezza facendo correre un dito lungo la linea della mascella. è una di quelle carezze dolci e leggere, un vero soffio.
-Jonatha...- nell'aria c'è una vera e propria energia e so cosa accadrà se non lo allontano.
Ma lui non mi ascolta nemmeno. Sento la sua mano posarsi sul mio fianco e io appoggio le mani sul suo petto, per mantenere le distanze.
-Davvero... non... non credo...-.
-cosa succede qui?-.
Ci voltiamo di scatto allontanandoci perchè sulla porta c'è un Valentine dall'aria arrabbiata.
Fissa il suo sguardo sull'uomo morto e sul mio arco.
-Cosa hai fatto?- con mia sorpresa non si è rivolto a me ma a mio fratello.
Lui scrolla le spalle -ho insegnato a Alexis a usare l'arco. è molto brava, ha un certo talento-.
-e dovevi usare un mondano?-.
-era il vecchio direttore del suo orfanotrofio, un uomo malvagio-.
L'uomo scuote la testa ancora arrabbiato anche se più controllato rispetto a prima -pulisci tutto. Alexis, tu vai in camera tua-.
 
                                                           * * *
 
Sono davanti alla porta della mia stanza. Dovrei entrare, ma non voglio e adesso sono combattuta. Mi ricordo fin troppo bene come Valentine mi ha preso per il collo ieri per aver voglia di disobbedire a un suo ordine, proprio oggi che è arrabbiato fra l'altro, ma non voglio entrare. Sento che mi nascondono qualcosa e questa casa è così grande e antica... sono sicura che in quasi tutte le stanze ci potrebbe essere un indizio.
Poi come in un sogno, mi ritrovo per le scale. Ritrovo la biblioteca senza troppi problemi e mi nascondo tra gli scaffali. 
Osservo i titoli dei libri ma molti hanno l'aria antica e sono scritti in lingue che non capisco. 
Vorrei ritrovare quello che mi aveva mostrato Jonathan ma qui ce ne sono talmente tanti... Ne vedo uno dalla copertina simile e cerco di prenderlo ma nel farlo, un'altro nero infinitamente più piccolo mi cade ai piedi. "Appunti su mio figlio Jonathan".
Aggrotto la fronte e lo raccolgo. Lo sfoglio frettolosamente e alcune parole mi saltano agli occhi: "Sangue di demone", "effetti collaterali", "instabilità".
Sento la porta aprirsi e io mi stringo il libro al petto. Mi volto disperata e vedo che dietro di me c'è un portone...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


POV Alexis.
 
Chiudo sgomentata il libricino. Lo osservo sopra il tessuto blu delle mie coperte. Sento il bisogno di parlare con qualcuno con chiunque ma dubito che potrei farlo con Jonathan... Sulla scrivania vedo dei fogli e alcune piume d'oca.
Prendo il libro e lo nascondo fra la testata del letto e il muro.
Quando mi siedo al mobile in legno mi tremano le mani ma riesco comunque a prendere una piuma e intingerla nell'inchiostro.
 
Caro Diario,
non posso ancora credere a quello che ho appena scoperto... fino a ieri mattina ero un orfana e adesso ho un padre e un fratello. Bello no? C'è solo il piccolo problema che loro sono tipo cacciatori di mostri, da quello che ho capito siamo mezzi angeli...
Mio padre ha fatto degli esperimenti su mio fratello quando era piccolo, lui non è un mezzo angelo "normale", ha il sangue di un Demone Superiore, anche se non so bene cosa voglia dire. Nulla di buono comunque. Sugli appunti di Valentine c'è scritto che a causa di questo suo esperimento Jonathan è un guerriero spietato, incapace di amare qualcuno o qualcosa se non se stesso, e che spesso è scosso da incontrollabili attacchi d'ira, occasionali problemi d'autocontrollo e da capricci.. una volta ha ucciso una coppia di licantropi per noia. 
Ciò mi sembra plausibile perchè combacia con alcuni suoi comportamenti come oggi quando fissava quella pozza di sangue...
Ah, già, ho ucciso un uomo oggi.
 
Alexis.
 
La porta si apre e io nascondo il foglio sotto gli altri.
-cosa fai?-.
-niente. Cosa ci fai qui? Valentine mi sembrava arrabbiato-.
Jonathan mi raggiunge alla sedia e mi prende per le spalle -è uscito qualche minuto fa, starà via per tutto il giorno credo-.
-è andato a cercare qualche angelo caduto?-.
Annuisce -non sono facili da trovare-.
"io non ci ho messo tanto" penso distrattamente ma me ne pento subito perchè sugli appunti di Valentine ho letto che riesce a leggere le persone così bene che a volte sembra captarne i pensieri. Lo osservo con attenzione e mi pare sereno.
-Che c'è?- accidenti, l'ho guardato troppo.
Mi sento avvampare per essere stata scoperta e credo che stia per farmi altre domande ma non lo fa. Al contrario, mi prende il mento fra l'indice e il pollice e si china su di me. 
Le sue labbra si posano sulle mie con leggerezza, come potrebbe fare una piuma. Poi il bacio diviene più spinto e improvvisamente famelico.
"problemi occasionali di autocontrollo"....
Tenendo conto di questo, ma anche degli attacchi d'ira, lo scosto il più gentilmente possibile da me -non credo che nostro padre approverebbe-.
-non importa quello che vuole lui, noi ci apparteniamo, tu sei stata creata appositamente per me e per nessun'altro-.
Improvvisamente però lui si stacca e mi guarda con una luce calda negli occhi. Mi accarezza la guancia e per un secondo io rivedo Sebastian. Non Jonathan il mezzo demone ma Sebastian, il dolce ragazzo. Forse da qualche parte dentro questa sorta di ibrido è ancora vivo... Se è così, allora devo fare tutto quello che è in mio potere per aiutarlo. 
Ma si lascerà aiutare?
Nel libro Valentine spiega quanto lui sia pieno di se, quanto ami l'essere superiore che è. Non mi permetterà mai che lo indebolisca in qualsiasi modo anche se è per aiutarlo.
-Finalmente- mi dice -ho trovato qualcuno che mi assomiglia-.
Quindi è solo di questo che si tratta? Forse è solo un ragazzo disturbato che cerca aiuto in fondo. 
Se crede che non esista nessun'altro al mondo come lui eccetto me allora forse lascerà che lo aiuti, si fiderà di me. Ma devo fargli credere di essere davvero come lui.
 
***
 
Improvvisamente mi guarda come dubbioso e si mette a sedere sul bordo del letto tutto rigido. Che succede?
In preda alla confusione lo seguo nel corridoio fino alla cima delle scale. 
-Jonathan! Aspetta, che succede?-
Lui si ferma di botto a metà della scalinata e si volta lentamente a guardarmi. Il suo volto è calmo e piatto ma i suoi occhi lampeggiano di rabbia -ora vedremo-.
Scendo velocemente gli scalini che ci separano -cosa?-.
I suoi occhi ritornano inespressivi e credo che stia per dirmi qualcosa quando i portoni si aprono dietro di me.
-Credevo di avervi detto di restare in camera vostra tutto il giorno- è Valentine. Il suo tono non è arrabbiato e ciò mi spaventa.
Mi volto e sento il sangue defluire dal mio volto.
Accanto a Valentine c'è un ragazzo pallido, dai capelli neri e gli occhi verdi. 
-Jas-. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


POV ALEXIS

Valentine mi osserva con gli occhi ridotti a due fessure, come il figlio. So che non è una cosa buona, so che dovrei avere paura, ma me ne accorgo a malapena. 
Io e Jas ci osserviamo sorpresi.
Fra tutti i maledettissimi demoni proprio lui doveva trovare?
Lentamente si avvicina a me, calcolando ogni singolo passo. Vorrei indietreggiare, vorrei scappare ma non lo faccio e rimango li imbambolata come una perfetta idiota.
Sale sul mio stesso scalino a pochissimi millimetri da me e con orrore noto la freddezza del suo sguardo. Sento tutto il suo rancore trafiggermi come avrebbero fatto le mie frecce e ciò mi fa trasalire e abbassare lo sguardo.
-Alexis, cosa significa tutto questo?-.
Mi sento un groppo alla gola e non so come dare una ragionevole spiegazione a mio padre. è Jas a salvarmi in tronco.
-Oh, nulla di che Valentine. Puro fascino di demone, i millenni passano ed è sempre più divertente far innamorare le giovani. Comunque vostra figlia è davvero stupenda- mentre parla ha un gran sorriso come se stesse raccontando una barzelletta -come ti chiami carina?-.
Lui sa benissimo che odio essere chiamata "carina" ed è per questo che la mia risposta sembra più un ringhio -Alexis-.
-Laylahel, dobbiamo parlare- dal suo tono di voce capisco che Valentine è molto scocciato da questo piccolo siparietto.
Con mia leggera sorpresa Jas annuisce e lo segue in sala da pranzo. 
Ovviamente non si chiama Jas.... avrà cambiato nome almeno un milione di volte per non destare sospetto. Dopotutto chi passerebbe inosservato se si chiamasse Laylahel?
Scuoto la testa per schiarirmi la mente. Non posso lasciarmi distrarre da lui adesso.
-Jonathan possiamo parlare? Per favore...-.
Ho gli occhi ancora chiusi ma sento una sua mano afferrare la mia. Senza dire nulla mi porta fuori, nell'enorme giardino, e si siede su una panchina.
-Posso chiederti una cosa?-.
Lui non dice nulla e si limita a guardarmi facendomi raggelare sotto il suo sguardo -perchè siete venuti a cercarmi? Perchè adesso?-.
-Dovevamo fare delle ricerche e abbiamo visto per caso che c'era anche il tuo nome nel libro. Sul retro c'è una runa che gli permette di aggiornarsi da solo a ogni nascita. Non sbaglia mai-.
-ma perchè mi avete cercata?-.
-fai parte della famiglia e le famiglie devono stare unite-.
-io però... vorrei potervi aiutare in qualche modo...-.
-beh- i suoi occhi si addolciscono facendomi temere il peggio -una cosa in effetti potresti farla-.
    
***
 
Osservo il ragazzo mentre si rigira fra le mani la sua tazza di caffè. Non ho mai visto un vampiro prima d'ora ma mi ritrovo a pensare che abbia un che di attraente infondo.
Finalmente alza lo sguardo e si accorge di me. Gli sorrido facendogli capire che sono interessata. sento la nuova runa bruciare sulla parte bassa della schiena.
"Questa è un marchio molto antico. Gli antichi greci ritenevano che fosse stato creato da Afrodite" Jonathan mi ha spiegato che mi avrebbe resa quasi irresistibile e avrebbe potuto creare una sorta d'ossessione nei miei confronti. 
Il ragazzo infatti ricambia il mio sorriso con un aria quasi imbambolata.
Soddisfatta mi alzo e vado a sedermi al suo tavolo. Gli tendo la mano e lui me la stringe subito con foga -Alexis-.
-Simon-.
 
 
POV JONATHAN
 
Entro nella sala da pranzo dove mio padre e il demone stanno parlando. Alexis sarà impegnata per almeno un paio d'ore. Sorrido ripensando a come sono riuscito a manipolarla...è così facile e divertente.
-I miei fratelli non hanno il dono della fedeltà, o dell'obbedienza. Per quale motivo credi che ci troviamo qui altrimenti?-.
-Oh bisogno d'aiuto per rovesciare il Conclave-.
-che succede Shadowhunters?  La tua fama non è degna di te?-.
-No, lo è ma anche il più grande cacciatore non può sperare di sconfiggere un'intera popolazione di guerrieri affiancati da Nascosti con solo l'aiuto del proprio figlio. Speravo che voi avreste potuto aiutarmi con le vostre capacità-.
-le mie ombre? Beh, certo potrebbero tornare utili, ma perchè dovrei farlo? Voglio dire, cosa ci guadagno?-.
Valentine estrae con fare rilassato una delle sue spade angeliche (le uniche in grado di poter uccidere il demone) e vi si appoggia -chi non combatte con me, è contro di me-.
L'angelo caduto osserva tranquillo la brillante lama, senza scomporsi minimamente e sorride -e dimmi, figlio di Raziel, se mi uccidi, come credi che riuscirai a convincere i miei fratelli e sorelle a seguirti? Sai non ci piace sentirci minacciati di morte-.
Detto questo la sala diventa improvvisamente più buia e il gelo mi invade fin nelle ossa. Sopra di noi molto vicino all'alto soffitto si erge il demone facendo muovere appena le sue ali nere. Quando tutt'intorno a lui le ombre si animano prendendo la forma di creature animalesche io ho già la mia spada stretta in mano pronto ad attaccare e uccidere. Sorrido perchè penso che sto per divertirmi.
-voi prendete il nome dal mio Signore e lui vi ha tenuto d'occhio durante questi millenni. I Cacciatori della vostra stirpe si sono sempre distinti per le loro abilità e lui era fiero di essere il vostro angelo. Ma poi tu, tu Valentine, hai deciso di creare un abominio andando contro ogni legge della natura. Il mio Signore è disgustato- con leggiadria plana verso terra e la luce ritorna per tutto il salone -ed è per ciò che hai tutta la mia simpatia. Ma io non sono tipo che da nulla per nulla, voglio una cosa in cambio-.
-cosa?- vedo una brillante gocciolina di sudore scendere lungo la sua fronte.
Laylahel sorride -hai una figlia a dir poco deliziosa, mai visto un'anima così accecante-.
-e tu vuoi cibartene?- la voce di mio padre è piatta come se parlasse del tempo.
-no, beh, almeno non subito. Preferisco farlo poco a poco-.
-E allora dimmi, cosa vuoi?- sento con distinzione l'impazienza nella sua voce.
-voglio sposarla-.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV ALEXIS
 
Quando attraverso di nuovo il portale e mi ritrovo in giardino mi posso dire soddisfatta. Credo che la runa abbia fatto il suo dovere e mi abbia aiutato a farmi piacere a quel Simon. Non so bene perchè Jonathan vuole che mi avvicini a mia sorella ma devo accontentarlo. Inoltre sono curiosa di conoscerla, vedere com'è, che tipo di vita conduce. è pur sempre mia sorella.
Sono quasi arrivata alla porta e un paio di mani mi afferrano da dietro. Prima che possa urlare o fare qualsiasi cosa sento i miei piedi staccarsi da terra e il mio corpo comincia a volare. Una sensazione conosciuta.
-Lasciami Jas! O dovrei chiamarti Laylahel?-.
Lui mi ignora e mi porta fin sopra il tetto della villa. Mi metto a sedere per non cadere mentre lui rimane sospeso a mezz'aria.
-No chiamami Jas, è così che mi chiamo in questo secolo-.
- e Laylahel?-.
-quello... sarebbe il mio nome da angelo ma nessuno mi chiama più così, nemmeno i miei fratelli-.
-beh? Cosa vuoi?- non so perchè ma mi sento furiosa con lui.
-devo metterti in guardia Alexis, tuo pad...-.
-Ah- lo interrompo -a proposito, si può sapere cosa diavolo ci facevi con mio padre?-.
-se mi lasci parlare, te lo avrei già spiegato-.
Rimaniamo qualche secondo in silenzio e quando lui capisce che lo sto ascoltando mi spiega; mi racconta di quello che vuole fare Valentine, di quello che ha già fatto e di quello che è capace di fare.  
-So che Valentine è pericoloso non c'è bisogno che tu me lo dica- ripenso al libricino dove raccontava degli esperimenti fatti su Jonathan e trattengo a stento un brivido.
-Ma io voglio tirarti fuori di qui. Devi andartene prima che ti uccidano, ti uccideranno-.
-mio fratello non mi ucciderebbe mai-.
Lo vedo alzare gli occhi al cielo esasperato -certo che lo farebbe! Lui non è umano Alexis, non può amare, non si farà problemi a tagliarti la gola se gli torna comodo o anche solo per divertimento-.
-tu menti! Lo so, so del sangue di demone che gli scorre nelle vene ma so anche che in una parte di lui vive mio fratello. Devi pur aver visto anche debolmente la sua anima-.
-la sua luce era troppo flebile, inesistente praticamente-.
-ma non del tutto! E poi come credi che riusciresti a portarmi via?-.
Lui esita -ho chiesto a Valentine di poterti sposare in cambio del mio aiuto... e lui ha accettato-.
Senza un particolare motivo, la mia mano vola per aria fino a schiantarsi violentemente contro la sua guancia.
 
***
 
Caro diario,
A tavola stasera sono stata silenziosa, un po' perchè ero stanca e un po' per riuscire a contenere la rabbia e la depressione che mi affligge. Non ho mai voluto sposarmi, mai, ma quando stavo con Jas se immaginavo una me più grande era sempre al suo fianco... l'idea in se di sposarlo risveglia in me un'antica felicità, quelle delle bambine che corrono in giro per casa con il loro nuovo costume da principessa, ma...ma non così. Non sono una merce di scambio, non permetto che mi trattino un oggetto. Ma cosa posso fare? 
Jas inoltre mi ha raccontato la storia della mia famiglia in maniera diversa. Secondo Jonathan nostro padre è un valoroso eroe che cerca di salvarci da un governo corrotto mentre a detta dell'angelo Valentine è solo un pazzo molto potente. Non so a chi credere, non so cosa fare, ho la testa in fiamme e come se non bastasse Roxanne non risponde al cellulare. Oggi mentre ero in missione per conto di mio fratello, prima di risaltare nel portale ho provato a chiamarla ma scattava sempre la segreteria... Ho bisogno di un'amica con cui parlare e lei ci è sempre stata per me, mi ha offerto un tetto e soprattutto una famiglia. Sarà sicuramente in pensiero per me, dopotutto sono sparita all'improvviso nel nulla. 
Mi manca.
 
Alexis
 
Faccio cadere la piuma sulla scrivania e mi prendo la testa fra le mani, distrutta.
La runa brucia ancora sulla parte bassa della mia schiena.
 
 
 
 
POV SIMON
 
Alexis Alexis Alexis Alexis. Non riesco a pensare ad altro. Mai nessuno mi ha attratto in questo modo in tutta la mia vita, a parte Clary ovviamente. Un tempo credevo che la ragazza più bella di questo mondo fosse Isabelle ma oggi ho dovuto ricredermi. Alexis Alexis Alexis. 
La rivedo ovunque: la luce che filtra dalla finestra mi ricorda il suo sorriso, il verde della copertina del mio nuovo videogioco è come quello dei suoi occhi, solo non così bello e luminoso. Non l'ho mai sentita ridere ma sono sicuro che abbia la risata più bella di questo mondo.
-Simon! Ehi c'è nessuno in casa? Terra chiama Simon-.
Mi volto sorpreso e mi ritrovo accanto Maia. Mi ero dimenticato che era venuta per provare il nuovo gioco.
-Insomma che ti prende? Ho appena ucciso tre zombi in una sola mossa e non mi hai neanche degnato di uno sguardo-.
-Ehm scusa... Tre zombi dicevi?-.
Mi avvicino a lei cercando di interessarmi a quella che è oggettivamente una bella mossa ma mentre lei descrive con cura e eccitazione la sua tattica il mio sguardo si posa sul suo viso. Una volta pensavo che fosse molto carina nella sua semplicità. Mentre Isabelle era bellissima e attentissima al trucco lei più che altro carina ma senza mai neanche un filo di fondotinta o mascara. Ho sempre ritenuto che fosse un buon compromesso, soprattutto perchè non amo le ragazze che si mettono chili di trucco.
Oggi Alexis era completamente struccata ed era bella come un fiore in primavera.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


POV ALEXIS

-Alza di più il braccio-. 
La spada è pesante e fra me e me mando a quel paese Jonathan mentre stringo i denti ed eseguo l'ordine.
Sono ore ormai che cerca di insegnarmi come maneggiare questo arnese e con poca pazienza devo dire. Insomma, scusa tanto se mentre ero in orfanotrofio non mi è mai venuto in mente di procurami una spada e cercare di allenarmi fin da quando avevo 4 anni!
è una settimana ormai che viene a svegliarmi la mattina prestissimo, prima ancora che ci sia il sole, e mi trascina in questa sorta di palestra per cercare di insegnarmi l'arte di uccidere. I primi giorni si era dedicato per lo più a creare qualche muscolo e rendermi più agile e veloce ma non ci abbiamo perso più di molto tempo perchè, con grande sorpresa di entrambi, gli esercizi che mi assegnava non mi risultavano troppo complicati. Il difficile è stato quando mi ha detto che conosce (e avrei dovuto imparare) più di 560 modi per uccidere senza l'uso di armi... non riuscirò mai a ricordarli tutti.
La sera invece è dedicata per lo più alla teoria. Piano piano sto imparando la storia degli Shadowhunters e a riconoscere i vari tipi di demoni, almeno a grandi linee.
Valentine non c'è mai e quando c'è è sempre rinchiuso in biblioteca e noi abbiamo l'assoluto divieto di entrare o anche solo di avvicinarci. 
Affondo con tutta la forza che ho in corpo un colpo alla gola del manichino in legno creando una profonda tacca.
-Di nuovo!-.
Sollevo di nuovo la spada di alto e la porto oltre la testa. 
Jas (o come diavolo si chiama, non m'importa) non si è più fatto sentire dal nostro colloquio sul tetto. E ha fatto bene.
La spada cala contro il manichino, infrangendo il legno e facendo staccare di netto la testa.
Guardo Jonathan che adesso si sta passando una mano fra i capelli -orribile. Anche un ragazzino di otto anni saprebbe fare di meglio-.
Io gli sorrido -dammi tempo! Fra un po' sarò brava quanto te!-. 
I suoi occhi si incupiscono, ma non per rabbia ma per orgoglio -nessuno è bravo quanto me-.
Distolgo lo sguardo. Ha ragione, nessun Shadowhunter è in grado di sconfiggerlo per via del sangue di demone che gli scorre nelle vene. In lui c'è poco o nulla di umana, è uno strano e unico incrocio fra angelo e demone le cui forze sono intrecciate in un sottile e imprevedibile equilibrio. Lui... non è sempre malvagio. Certe volte riesco a intravedere un barlume di bontà in lui, un raggio, seppur fioco di quello che è mio fratello.
-Senti Alexis, oggi voglio che tu rivada dal vampiro. Dobbiamo velocizzare la questione-.
-Come mai?-.
Lui mi sorride, un sorriso falso e tirato che non coinvolge gli occhi -tu fidati di me. Adesso ripeti l'esercizio e vedi di farlo decentemente stavolta-.
Mi lancia un altro manichino e mentre le rotelle di questo si avvicinano a me io alzo di nuovo la spada pronta a infilzarlo. Lo prendo dritto al cuore e lui me ne lancia altri tre insieme. Estraggo un coltellino che scaglio contro uno, poi salto di lato per evitare il secondo e mentre passa gli pianto nella schiena un altro coltello. Estraggo la spada con un movimento fluido e la pianto nel collo dell'ultimo ma di nuovo creo solo una tacca. Al secondo colpo la testa si stacca.
Le porte della palestra si aprono e ne entra nostro Valentine. 
-come procede?-.
Jonathan incrocia le braccia sul petto mentre Valentine di avvicina ai manichini per esaminare il mio lavoro. 
-non riesce a andare in profondità sia con pugnali che spada, col pugnale tende troppo a destra nel lancio, non riesce a staccare la testa con meno di due colpi e non è sufficientemente fluida nei movimenti-.
Detto così sembra che sia una totale incapace...e io che credevo di andare per lo meno decentemente.
-Vedo, hai molto da imparare Alexis, ma per questo ci sarà tempo- si avvicina a me mentre estrae qualcosa da una tasca -ore che sei una cacciatrice hai bisogno di un tuo stilo-. 
Mi porge una sorta di elegante penna nera con delicati ghirigori in argento simili a rampicanti e con come punta una brillante pietra blu. è bella quasi quanto il mio arco.
La predo e me la rigiro fra le mani osservando i rilievi argentati -grazie-.
-è un antico cimelio della mia famiglia, passato di generazione in generazione-.
-e perchè lo dai a lei?-.
Alzo la testa di scatto. Gli occhi di Jonathan sono diventati dei buchi neri, intrisi di gelosia e rabbia mal celata. Ma Valentine non sembra affatto preoccupato.
-Perchè questo stilo è appartenuto a tutte le donne della nostra famiglia mentre questo- estrae il suo stilo -a tutti gli uomini. è appartenuto a mio padre e quando morirò sarà tuo-.
Adesso entrambi osserviamo lo stilo di Valentine; Anche questo è nero ma non ha alcun fronzolo fatta eccezione per una elegante M in oro. la punta è di una pietra talmente brillante da sembrare un diamante.
Osservo di nuovo il mio e noto che alcuni rametti fogliosi dei rampicanti formano una M.
In qualche modo però lo stilo destinato a mio fratello sembra più importante e questo sembra placarlo.
-sollevati la maglia Alexis-.
-perchè?-.
Rivedo una leggera scintilla negli occhi di Valentine, non dissimile da quella che avevo scorso quella volta che mi aveva afferrato per il collo così mi affretto ad eseguire l'ordine, felice di avere un reggiseno sportivo.
-voglio farti qualche marchio-.
Si posiziona dietro di me e sento la punta del suo stilo sulla base del collo -Brucerà un po'-.
"lo so" ripenso al dolore lanciante che ho provato mentre Jonathan incideva la mia prima runa, adesso coperta dai pantaloncini.
Quella che traccia Valentine è più piccola ma non meno dolorosa, anche se cerco di non darlo a vedere -a cosa serve?-.
-è la runa dell'angelo, la prima che ci è stata donata e che si trova su ogni nostra arma. Esalterà i tuoi poteri da Nephil-.
Senza volere il mio sguardo si posa per un solo secondo su mio fratello. Ho letto negli appunti di Valentine che lui è l'unico shadowhunter privo di questa runa perchè c'è la possibilità che a causa della sua parte demone avrebbe potuto indebolirlo se non ucciderlo.
-Questa invece- si sposta poco più in basso seguendo la spina dorsale -è una runa molto speciale, è una runa di lealtà. Con questa tu ti leghi per sempre a me-.
Quando la punta dello stilo preme sulla pelle mi scappa un brutta smorfia di dolore e sento la pelle sfrigolare. è senza dubbio la più dolorosa di tutte e a stento riesco a trattenermi.
Dopo di questa mi disegna altre due rune sulle spalle per la velocità e la forza.
-Come mai tante rune?-.
-stasera verrai in missione con me e Jonathan-.
Mi volto di scatto a guardarlo -come? che genere di missione?-.
Gli occhi neri di mio padre brillano e so che non vuol dire nulla di buono -voglio presentarti qualcuno-.


***

Quando attraverso il portale mi sento una vera cacciatrice. Indosso una vera uniforme da combattimento, ho i miei marchi, il mio stili in tasca, l'arco e le mie frecce, una spada, un paio di pugnali negli stivali e sento di avere un'espressione dura. Sono perfino riuscita a domare i capelli in una precisa coda, se mi guardassi allo specchio probabilmente non mi riconoscerei.
Ci troviamo in un bosco davanti a una sorta di grotta dall'aria antica.
-è pieno di marchi qui, servono per celare il passaggio. Dovremo concentrarci per trovarlo- dice Valentine esaminando una roccia.
Io aggrotto la fronte mentre osservo mio fratello e mio padre guardasi in torno con attenzione. Sono cechi?
-hem... non è questa?- dico indicando la grotta.
Loro sembrano confusi ma si concentrano sul punto che indico.
-Di cosa parli?-.
-di questa!- mi avvicino e vi ci entro.
Mi volto a guardarli ma loro non stanno guardando me ma punti diversi e indefiniti. Li vedo aggrottare la fronte e venire avanti. Valetine alza una mano e la lascia sospesa li a mezz'aria.
Mi avvicino e capisco che davvero non mi vedono.
-Nel caso non lo sveste ancora capito, siete davanti all'entrata-.
Da dietro un albero spunta una figura alta e snella. Jas. 
Sento il mio volto contrarsi in un'espressione rancorosa. Improvvisamente mi sento come una bambina e ho la grande voglia di girarmi dall'altra parte e ignorarlo.
Lui si avvicina e alza una mano come mio padre. La sua però si illumina di una luce rossa e pochi istanti dopo la barriera invisibile che ci separava scompare.
-Buongiorno Alexis, stai benissimo oggi-.
Io per risposta mi limito a continuare a guardarlo male, sperando di fargli recepire il messaggio.
Mio padre e mio fratello mi guardano strano ma solo per un secondo perchè si avviano subito dentro la grotta.
Man a mano che ci inoltriamo dentro la montagna, il passaggio si fa sempre più stretto e io mi ritrovo dietro  con accanto Jason, così vicino che potrei toccarlo se solo muovessi una mano.
Sento il suo leggero tepore, il suo profumo e ciò mi distrae.
-Sai dove stiamo andando?- mi chiede.
Lo ha detto così piano che solo io l'ho sentito così scuoto la testa.
-e non ti importa?-.
Scuoto di nuovo la testa.
-Hai tendenze suicide sai?-.
Stavolta lo ignoro. Forse ha ragione, avrei dovuto informarmi ma come faccio con Valentine e Jonathan? Da quello che ho visto hanno tendenze maschiliste e non so bene come potrebbero reagire se faccio troppe domande. La migliore strategia è sembrare sottomessa.
è tutto buoi e le uniche fonti di luce sono dovute dalla stregaluce di Valentine. A un certo punto però sento un brivido lungo la schiena e mi fermo. Con cautela porto una mano a una freccia e guardo verso l'alto.
-Che c'è Alexis?-.
Io non rispondo, troppo concentrata.
In lontananza, verso l'alto soffitto scorgo una figura scura muoversi velocemente. Faccio per incoccare la freccia ma qualcosa simile a un filo appiccicoso bianco scende dall'alto, mi avvolge e mi tira su, facendomi sfuggire di mano l'arma. Presa dall'adrenalina e dalla paura estraggo un pugna e recido il filo. Cado a terra di schiena sulle dure rocce e un demone mi si scaglia contro. Vedo le sue otto luride zampe appuntite tendersi verso di me, le sue tenaglie riempirsi di saliva e istintivamente lancio un pugnale verso sinistra. Un secondo prima che il mostro mi atterrasse addosso Jonathan gli lancia contro il coltello che gli avevo dato e il demone sparisce. 
Guardo mio fratello che senza dire nulla mi riporge il pugnale. 
Valentine ci guarda con orgoglio -poche volte ho visto questo genere di affiatamento fra shadowhunters. Lei si è affidata a te, e sapevate esattamente cosa fare prima ancora di farlo, senza dovervi dire niente. Sembrerebbe che tu abbia trovato il tuo Parabatai Jonathan-.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV Alexis 

Inizialmente faceva molto freddo nella grotta, ma mano a mano che ci addentriamo nell'oscurità guidati dalle stregaluce la temperatura si alza. Adesso fa davvero caldo e comincio a sentire la fatica.
Infine, un vicolo ceco.
Valentine estrarre il suo stilo e comincia a incidere una complicata runa sulla pietra recitando sotto voce una formula in una lingua che non conosco.
La runa risplende rossa accecandomi. Jas sussurra -Show time-.
Quando riapro gli occhi mi ritrovo all'inferno. Sono su di una piccola roccia e circondata da lava incandescente. Le parti strette della grotta sono sparite,  adesso c'è solo fuoco e un celo nero. 
Mio padre sembra, come sempre sicuro di se e fa per fare un passo avanti. Improvvisamente la terra comincia a tremare e per poco non cado nel mare di lava.
-La ragazza-. A parlare è stata una voce maschile e possente.
Davanti alla roccia compaiono alcune piccole rocce più piccole a formare un sentiero. 
"ok" Avanzo lentamente facendo attenzione a non precipitare verso una morta sicuramente dolorosa.
Quando sono sull'ultimo coccio, dopo qualche istante, una seconda scossa scuote il terreno e la lava intorno a me si alza in una colonna di fuoco. Un urlo mi muore in gola quando una morte di certo dolorosa mi ricade addosso.

 

POV JONATHAN 

Mia sorella non c'è più, è stata spazzata via dalla lava.
-Padre, è morta?-.
A rispondere è l'angelo caduto dietro di me -No, adesso è dal mio capo-.



Note: lo so sono stata assente per un mese e poi mi ripresento con un capitolo così misero? Nei prossimi giorni pubblicherò il prossimo capitolo, di sicuro molto molto più lungo!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


POV ALEXIS.

Non sono morta. Mi ritrovo di nuovo in una specie di grotta e davanti a me c'è un ragazzo. Ha all'incirca 20 anni ed è bello. Queste sono le prime cose che mi colpiscono di lui: la giovinezza e la beltà perchè non ho mai visto una persona più attraente in tutta la mia vita. è alto, coi capelli scurissimi e gli occhi azzurri. Idossa un completoelegante e scuro dall'aria costosa e ha un sorriso raffinato.
-ciao Alexis-.
-Chi sei?-.
-curioso il tuo nome. Significa "colei che protegge" direi piuttosto azzeccato per la tua natura, non ti pare?-.
In meno di un secondo gli punto contro una freccia, perchè anche se è bellissimo mi trasmette una sensazione a dir poco pessima. Come se incarnasse il male.
Lui si mette a ridere di gusto e spalanca le bracia -avanti colpiscimi-.
la corda dell'arco si tende ancora di più -credi che non ne sia capace? Ho già ucciso un uomo-.
-si ma lui era un mostro, se lo meritava. A me non mi conosci neppure e, diciamocelo, non sei proprio come tuo fratello-. 
Ha ragione, io non sono come Jonhatan.
-prima che perda la pazienza, dimmi chi sei-.
Senza perdere il sorriso mi tende la mano -a dire il vero sono conosciuto in molti nomi- Lucifero, Stella del Mattino, il diavolo, il maligno. Ma visto che in un certo senso siamo imparentati puoi chiamarmi Lucifero-.
Ecco, adesso il mio primo istinto sarebbe quello di piantargli una freccia dritta nel petto ma non lo faccio -perchè sono qui? è l'inferno questo?-.
-Oh no, no cara- ride -se fossimo davvero all'inferno te ne accorgeresti senza dubbi fidati-.
-e allora dove siamo?-.
-un luogo che ho creato per quest'incontro. Suggestivo, non trovi?-.
-come mai sono qui?-.
-Mi sembra logico: hai bisogno del mio aiuto. O Meglio, tuo padre ha bisogno di me e dei miei seguaci-.
-Jas...-.
-si, i fratelli di Jas, come lo chiami tu-.
Gli punto ancora addosso la mia arma per cercare di fargli capire che non scherzo -perchè me? Perchè non hai fatto venire mio padre?-.
-molto semplice cara, perchè tuo padre o tuo fratello non riuscirebbero a usare bene il potere che sto per darti- mi sorride di un sorriso astuto e malvagio -ma tu si-.
-che genere di potere?-.
Lucifero indietreggia di qualche passo e tira fuori da dietro un masso un baule. Con un "Clik" lo apre estraendo qualcosa dal raso rosso che lo ricopre all'interno. Due uova grandi quanto la mia testa.
-Queste sono bestioline molto speciali: draghi dalle fiamme angeliche. Quando tornerai in superfice si sciuderanno e tu diventerai la loro "madre" per così dire. Se li alleverai con cura diventerete tutt'uno, sarai in grado di controllare loro e il fuoco stesso. Sconfiggere il Concolave dovrebbe risultare semplice anche perchè con questi potrai piegare a te i miei seguaci-.
-e in cambio?-.
Lui scolla le spalle rilassato -oh beh, diciamo solo che oggi io faccio un favore a te e domani tu me ne farai uno a me-.
La cosa non mi piace ma non credo di avere molte alternative.
-prima che tu te ne vada c'è niente che vuoi chiedermi?-.
-perchè Jas si è votato a te?-.
Non è pertinente ma quando mai mi capiterà di scoprirne il motivo? è una cosa che mi sono sempre chiesta rrovellandomi il pensiero sulle più orrende congetture.
-Alcuni millenni fa, in una qualche colonia dell'antica grecia se non sbaglio, si innamorò perdutamente di una ragazza. Solo che era umana. Un giorno morì a seguito di un'incidete e lui ha capito quanto la vita fosse profondamente ingiusta perchè sarebbe stato costretto a vivere per sempre senza di lei. Un po' teatrale non ti pare?-.
Quindi è questo il motivo. Si era innamorato... Forse da un certo punto di vista è il peggior motivo per cui potesse essere diventato un demone -Sì, u pochino forse-.
Ripongo l'arco e lui mi porge le uova.
-Adesso vai, Alexis e mi raccomando, porta onore al nome della nostra famiglia-.
Le fiamme appaiono dal nulla e mi avvolgono. 

***

Il terreno è freddo, la grotta stessa è fredda e una leggera brezza mi punge la pelle. Quando riapro gli occhi mi accorgo che sono senza vestiti e qua e la sono ricoperta di fuliggine. I capelli, adesso sciolti e arruffati, mi coprono il seno e in grembo, a pararmi la parte più intima di me, c'è un piccolo fagotto. è tutto blu e squamoso. 
-Alexis-.
Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti mio padre, mio fratello e Jas. 
Quasi nello stesso istante sento qualcosa arrampicarmisi sulla schiena. Volto un poco la testa per vedere una piccola testa squamosa viola fare capolino dalla mia spalla. Un suono, uno strano verso richiama la mia attenzione dal basso. L'altro drago mi si è svegliato e mi guarda curioso.
Un tessuto sulla pelle. Jas si è tolto la giacca e me l'ha posata sulle spalle costringendo il drago ha spostarsi sulle mie gambe, vicino al fratello.
Jonathan sembra turbato -cosa sono?-.
Come li aveva chiamati Lucifero? -Ehm.. draghi dalle fiamme angeliche-.
-Prodigioso! Sono estinti da un millennio- Valentine fa per toccarne uno ma questo diventa aggressivo. Si innervosiscescoprendo gli aculei sulla schiena e sul collo emettendo uno strano stridulio.
Istintivamente parlo, ma in una lingua strana che non sapevo di conoscere -Fermo! è mio padre quello, non devi fargli del male-.
Il piccolo subito si calma e mi si raggomitala di nuovo in braccio.
-da quando in qua parli draghese?-.
A rispondere è Jas -Non è draghese! è la lingua dei demoni, la mia e quella parlata da tutti i miei fratelli-.
Mi aiuta ad alzarmi e i draghi cominciano a svolazzarmi goffamente intorno. 
-cosa ti ha detto lui?-.
-Con loro troveremo un'alleanza con i demoni e ci aiuteranno a sconfiggere il Conclave-.
-e in cambio cosa ti ha chiesto-.
-in futuro dovrò fargli un favore-.
-che genere di favore?-.
-non lo so-.

***

Una volta tornata in camera mia, con i draghetti sulle spalle, noto degli oggetti sulla mia scrivania. Mi avvicino e noto che si trattano di due gabbiette di ferro adornate da drappeggi di stoffe preziose all'esterno, il mio stilo e una divisa da cacciatrice.
C'è anche una lettera:
  Cara Alexis,
  Ti riporto il tuo bel stilo e ti dono due gabbie e una nuova divisa di cacciatrice. Quest'ultima è speciale in quanto ti troverai spesso a contatto con il fuoco e questa non      si distruggerà come quella che avevi prima. Mi scuso per le fiamme che ti hanno bruciato gli abiti ma le uova avevano bisogno di temperature elevate per schiudersi.
   Lucifero

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


POV JONATHAN

Se qualcuno mi guardasse in questo momento probabilmente penserebbe che sto innocentemente leggendo un libro, rilassato sulla poltrona dell'enorme salotto. In realtà davanti ai miei occhi, invece delle pagine vedo solo Alexis dopo che era riemersa dalle fiamme con quelle bestie.
Loro mi somigliano molto più che a mia sorella. Esseri demoniaci con sangue angelico dentro di loro. Il mio esatto contrario ma al col tempo ciò che si avvicina di più a me in questo universo.
Rivedo lo sguardo di mio padre, così fiero, così orgoglioso, così perfetto. Certo, di me è sempre stato molto fiero, molto più di quanto non lo sia di Clary o di Jace comunque, ma c'è sempre stato qualcosa che lo frenava da essere completamente felice del guerriero che aveva creato. Quando ero bambino cercava in ogni modo di istigare in me qualche sentimento, un qualche freno fallendo miseramente ogni volta. Da una parte penso che dovrebbe essere soddisfatto di questo, sono il miglior guerriero mai esistito anche se ho un po' di demone in me.
Ma Alexis... lei ha tutto. Anche se non lo sa dentro di lei c'è più sangue d'angelo del normale ha anche dei poteri delle tenebre. Bene e male si intrecciano in un perfetto equilibrio dentro di lei e non se ne rende neanche conto.
Un movimento coglie la mia attenzione. Oltre la finestra, nel prato c'è proprio Alexis. è in tenuta da combattimento, ha l'arco in spalla e i suoi draghi le svolazzano intorno. Sta andando a caccia. 
Per una qualche ragione sento qualcosa nascere dalla base dello stomaco. è una sensazione che conosco bene e che in passato mi ha portato ad esagerare qualche volta. 
è il fastidio.



POV ALEXIS

La freccia si ficca perfettamente nell'occhio del cervo e i miei draghi ci si fiondano. 
Mi volto perchè non è un bello spettacolo, la prima volta che vi ho assistito infatti ho quasi rimesso.
Sono ancora piccoli ma molto voraci, so che una sola carcassa non gli basterà. 
Mi addentro ancora di più nel bosco cercando una nuova preda. La maggior parte delle creature sono fuggite sentendoci arrivare ma so che qualche sprovveduto ha si è nascosto da queste parti. Lo sento.
Raccolgo un sasso e lo lancio contro un albero, puntando alla cima. Uno stormo di uccelli cerca disperatamente la fuga ma io incocco una freccia. 
Un secondo prima che la scagliassi contro un passero Verde mi precede. 
Con un morso spezza il collo alla bestia che adesso penzola dalla bocca del drago.
-Bel lavoro Verde! Lasciane un po' per tuo fratello però-.
Nero gli si avvicina senza fretta e si litigano un po' l'uccello morto.
Sorrido vedendoli, mi sento proprio come una madre nei loro confronti certe volte.
Poi un rumore attira la mia attenzione, uno sfruscio di figlie. Istintivamente incocco una freccia e mi volto puntandola contro un ragazzo.
Quando vedo chi è però abbasso subito l'arma.
-Jonathan che ci fai qui?-.
Lui mi si avvicina tenendo le mani in tasca apparentemente rilassato, come se fossimo nel salotto di casa invece che nel bel mezzo della foresta.
-volevo dirti che dovrai tornare a fare visita al vampiro, è molto che non lo vedi dopotutto-.
-sì ma... non posso lasciarli-.
Nel dirlo rivolgo di nuovo lo sguardo sui miei draghi che adesso stanno mangiando tranquillamente.
-ci penserò io a loro non preoccuparti-.
-d'accordo allora- non mi fido di lui ma so che non farebbe mai nulla che potrebbe intaccare i piani di nostro padre -quando parto?-.
-subito- con un movimento fluido del braccio indica un portale dietro un albero.
Mi sorride -buona fortuna sorellina-.

***

Quando esco dal portale ho la nausea, come sempre. 
Con una smorfia busso alla porta.
Dopo cinque minuti busso di nuovo. Niente.
Estraggo il mio stilo e con molta cura disegna una runa sulla porta che si apre pochi istanti dopo.
Entro senza troppi complimenti e noto una confusione generale.
I miei muscoli si tendono mentre cammino nell'appartamento non curato.
Con lentezza apro una porta e trovo una stanza più disordinata del salotto. In un angolino una figura accartocciata.
-Simon?-.
La figura si volta con occhi stralunati -Alexis..-.
Un secondo dopo mi appare davanti mentre mi stringe forte.
-Oh Alexis sei venuta a salvarmi!-.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


POV ALEXIS

Con qualche difficoltà riesco a sciogliere l'abbraccio stritolatore ma lui non si allontana di un millimetro, come se sentisse un bisogno fisico di starmi così vicino.
-Cos'è successo?-.
-Oh Alexis... sei così bella... non puoi neanche immaginare quanto ti ho sognato...- fa per accarezzarmi una guancia ma io gli schiaffeggio la mano infastidita.
-Tu non sogni, sei un vampiro! Ora dimmi cos'è successo-.
Lui mi guarda come sconcertato, con gli occhi fuori dalle orbite e finalmente fa un passo indietro.
-Tu... tu lo sai? Come... com'è possibile?-.
Ah già, teoricamente dovrei essere una normale ragazza che non sa niente riguardo all'esistenza di vampiri o demoni -ho fatto due più due. Insomma guardandoti chiunque abbia un po' di cervello ci arriverebbe-.
Simon si acciglia -sei nervosa?-.
-No, vorrei solo sapere cos'è successo-.
-oh, ero così solo, così depresso...  sentivo il bisogno di rivederti di abbracciarti...- poi mi guardo con un enorme punto interrogativo in faccia.
Sospiro e allargo le braccia. Non si fa ripetere due volte l'invito. 
-Non mi sono mai sentito così perso in tutta la mia vita- mi sussurra all'orecchio -ma non hai paura?-.
Ricordo che Jas mi aveva chiesto una cosa simile, molto tempo fa, quando avevo scoperto il suo segreto. Decisi di rispondere come avevo fatto allora. Ricordo con precisione ogni singola parola.
-No, sento che non devo averne. O meglio, forse dentro di me c'è un certo istinto primitivo, che mi urla di scappare... ma ti amo troppo per farlo, non ne sarei mai capace. Simon per te rischierei tutto-.
-Alexis-. Poi si scosta per potermi baciare.
Non bacia affatto male, lo devo ammettere, ma in confronto alla passione di Jas o all'eleganza di Jonathan impallidisce. 
Proprio mentre penso che non dovrei preoccuparmi di come bacia Jas mentre sono qui con Simon un rumore attira la mia attenzione.
Mi scosto da lui, voltandomi di scatto e mi ritrovo davanti una ragazza carina dai capelli rossi e indomabili. Sembra molto sorpresa e imbarazzata nel vedermi.
-Clary! Ho il piacere di presentarti la mia nuova ragazza, Alexis-.
Clary? Quella Clary? Mia sorella Clarissa? I suoi occhi così verdi, così familiari, così simili ai miei. 
Merda, non era previsto che la incontrassi, non con la divisa da cacciatrice addosso.
Lei mi squadra da testa a piedi, sconcertata.
-non sei di qui, da dove vieni?-.
-Italia. Mio zio mi ha addestrato nella sua villetta in campagna-.
-E come mai non ho mai sentito parlare del tuo arrivo?- un ragazzo biondo, bello e armato compare alle spalle di mia sorella. Jace. Merda lui è intelligente. 
Cerco di ostentare calma -mio zio era un mondano sua sorella, mia madre, frequentava un cacciatore che l'ha messa incinta e poi è scomparso. Lei è morta di parto e mio zio non sapeva a chi rivolgersi. Mi ha preparato come poteva, per lo più ci siamo orientati con i libri che mio padre aveva lasciato nella sua magione. Comunque non siamo mai stati molto avvezzi alle formalità che a quanto pare voi tenete tanto. Viaggio come i mondani e vado dove voglio-.
-non puoi farlo!- sentenzia lui incredulo -sei una shadowhunter, dovresti essere iscritta nel libro dell'Angelo, con una veloce occhiata vedremo chi è la tua famiglia e a chi dovrai essere affidata-.
-no la mia voce è ferma -credi davvero che se avessi voluto conoscere la mia "famiglia" non mi sarebbe venuto in mente di guardare nel libro? Non voglio nulla ne da mio padre ne dai miei parenti, per sedici anni me la sono cavata da sola e posso farlo ancora- mi prendo una pausa nella quale sembro passare dalla decisione alla compassione -non pretendo che capiate cosa vuol dire sentirsi soli... beh se non mi hanno voluto prima non mi meritano adesso, ecco-.
Li guardo e capisco di aver colpito nel segno sopratutto con l'ultima parte. Jace crede di riuscire a capirmi. 
Sono una bugiarda eccezionale, devo ammetterlo.
Jace annuisce con lo sguardo fermo -comunque non puoi startene dove vuoi per New York, devi venire all'istituto-.
-non è necessario... e poi adesso devo andare-.
Simon che mi abbraccia da dietro stringe la presa -no! Non puoi farlo, non così presto. Sei appena tornata-.
-Devo, sto cacciando un Divoratore-.
-ti posso aiutare- dice Jace -Simon, tu pensa a Clary-.
Lei per tutta risposta si volta di scatto ma prima che potesse ribattere il biondo la interrompe -Clary non sei pronta, devi addestrarti ancora molto-.
-Non ce n'è bisogno me la posso cavare da sola-.
Faccio per andare verso la porta ma Jace mi afferra per un braccio -Sei stata allevata da un mondano. Non puoi essere capace di affrontarlo-.
-Ne sono perfettamente in grado!- mi scrollo di dosso la sua mano e con uno strattone mi libero. Con passo accelerato vado verso la porta -mi state solo facendo perdere tempo-.
Prima che mi chiuda la porta alle spalle sento Clarissa dire -è lunatica non trovate?-.


POV JAS

Sulla scrivania di Alexis i suoi draghi riposano nelle loro gabbie. Nell'ultima settimana l'ho osservata da lontano, mentre cacciava mentre scriveva il suo diario e ho notato in lei dei cambiamenti da quando ha incontrato il mio signore. Prima era più dolce, più incerta anche se cercava in ogni modo di nasconderlo. Adesso invece anche leggendo il suo diario vedo che ogni tanto sembra più arrabbiata, più insensibile. Alcuni la definirebbero quasi cattiva.
Questa non è la mia Alexis, le fiamme dell'inferno le hanno bruciato l'anima.
In lei male e bene sono in una perenne lotta e alla fine uno dei due avrà la meglio. Nessuno può sapere cosa diventerà, nemmeno Dio penso. 
La porta di apre e vedo una ragazza bionda entrare con fare sollecitato. Subito il suo sguardo va alla scrivania e raggiunge le gabbie. Quando le tocca e vede che i suoi draghi sono perfettamente sani si rilassa visibilmente. Non si è nemmeno accorta di me.
-Perchè li hai chiamati Verde e Nero? Sono blu e viola se non mi sbaglio-.
Deve aver riconosciuto la mia voce perchè non si gira nemmeno -i loro occhi. Sono i colori dei loro occhi- mi dice piano. è ancora arrabbiata con me.
Mi avvicino cautamente a lei. 
Arrivo ad esserle a pochi centimetri di distanza, tuttavia non faccio nulla per estinguere la distanza fra noi due.
-cosa vuoi?-.
-da quando in qua è proibito di vedere la propria promessa sposa?-.
Lei si volta di scatto guardandomi fissa negli occhi -Da adesso-.
Amo la sua testardaggine, nessuna in migliaia di anni è mai riuscita a tenermi testa. La sua astuzia, la sua faccia tosta, il suo coraggio mi affascinano da sempre.
Sento l'impulso di accarezzarle una guancia ma mi trattengo perchè so che mi allontanerebbe.
-Alexis sto solo cercando di proteggerti-. 
-Non ho bisogno della tua protezione o del tuo aiuto. Posso farcela da sola-.
Sospiro -ti sbagli-.
Lei si volta di nuovo, dandomi le spalle -vattene Jas-.
Mi allontano fino ad arrivare alla finestra. Prima di volare via mi volto a guardarla.
Non sa in cosa si è cacciata, tutto questo è più grande di lei. E ciò comincia già a vedersi su di lei. Accarezza uno dei sui draghi con delicatezza e sembra prendere forza da quel singolo contatto. 
Prima quando era arrivata era pallida e sembrava fragile. Adesso è ritornata a essere forte come se stare lontana dalle sue bestie la rendesse sempre più debole.
Devo riuscire a salvarla.
Salto fuori dalla finestra volando sopra il lago nero della magione dei Morgenster.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


POV SIMON

-Ti prego Simon ci vorrano solo cinque minuti, e poi ormai sei già qui-.
Sospiro -va bene Clary, ma cerchiamo di fare una cosa veloce- Alexis potrebbe tornare da un momento all'altro e non vorrei che trovasse l'appartamento vuoto.
Clary mi ha strascinato in una stanza spoglia e circolare, con molte colonne. Da quello che ho capito è collegata all'istituto ma non è consacrata perciò posso entrarvi senza problemi.
Dentro ci sono Jace, Magnus, Isabelle, Alec e Maryse Lightwood.
-che succede?-.
-Simon, dobbiamo parlare della cacciatrice con cui esci-.
-Di Alexis? Come mai?-.
Maryse si fa avanti venendomi vicino -abbiamo fatto delle ricerche e non abbiamo trovato nulla a suo riguardo-.
-In compenso però- fa Magnus -ho rilevato che diversi portali sono stati aperti tramite rune e un giovane stregone morto-.
-cosa vorreste insinuare?-.
Jace, che era appoggiato a una colonna mi si avvicina -mi dispiace Simon, sappi che è per il tuo bene-.
Prima che me ne accorga, con un movimento fluido del polso, fa scoccare una spessa catena verso di me. Il metallo mi avvolge bruciandomi a ogni movimento. Cado in ginocchio sia per la sorpresa che per il dolore.
-Cosa significa?!-.
-Non preoccuparti Simon, crediamo che ti abbia stregato in qualche modo, Magnus ti darà un'occhiata-.
-già già, guarda quanti favori fa ultimamente un certo stregone. Fatti da parte Clary-.
Il sommo stregone dagli occhi di gatto mi si avvicina fissandomi con insistenza e attentamente, sondando il mio sguardo. Mette una mano sulla mia fronte proprio sopra il marchio di Caino. Le sue labbra si muovono ma non ne esce alcun suono.
Improvvisamente un grandissimo dolore al cuore mi irrigidisce. Cosa succede? Dov'è Alexis?
Le poche ma stupende immagini che ho di lei mi ripassando davanti. Quant'era bella mentre si sedeva davanti a me e dolce quando ha detto di amarmi. Oh Alexis, niente di così bello, di così puro può essere cattivo.
Dalla mano dello stregone esce una luce.
Sono certo che non è stata lei a uccidere quel tipo, non ne saresti mai in grado. Alexis.
Il dolore al petto si intensifica e io spalanco istintivamente la bocca. Ho gli occhi sbarrati e il corpo teso e rigido.
-Cos'è?-. 
Mentre lo stregone si allontana tutti fissano i miei occhi.
Maryse mi viene proprio davanti -è il marchio di Afrodite. Antico quanto potente-.
-di cosa si tratta?-.
-Una runa complicata e praticamente sconosciuta. Mi sorprende che sia riuscita a farla. Una ragazza che conoscevo ci ha provato molti anni fa ed è morta a metà del disegno-.
-è così pesante?-.
-oh si, nel 46 si era pensato di bandirla e distruggere ogni manoscritto che ne parlasse. Ha il potere di creare nei confronti di chi si vuole una sorta di ossessione. La persona colpita da questa runa diventerà letteralmente dipendente dallo shadowhunter che la porta. Sentirà crescere il desiderio di stare sempre di più con l'oggetto del desiderio e cadrà in profonde depressioni e paranoie nei momenti in cui saranno lontani-,
-ma perchè dovrebbe averlo fatto?-.
-non lo so, forse per avvicinarsi a noi-.
-pensate che c'entri qualcosa Valentine?-.
Maryse sospira -è possibile, da quando è scomparso dopo la battaglia tutti lo cercano disperatamente ma sembra essersi volatilizzato-.
-Si può sapere di cosa state parlando?-.
Isabelle mi si avvicina porgendomi uno specchietto. Tutto sarebbe normale se non fosse per la strana runa che brilla dentro i miei occhi.
-Magnus, possiamo farlo tornare in se?-.
-Si ma non sarà semplice, una giornata di lavoro come minimo...-.
Sono tremendamente confuso, come può essere vero tutto questo? 
Una macchia bianca dietro una colonna attira la mia attenzione. è Alexis, indossa un morbido abito bianco che fa risaltare i suoi occhi verdi e i capelli biondissimi. è sorridente "non lasciare che ci dividano Simon".
-Cosa stai guardando?- mi chiede Clary. Sembra preoccupata.
"loro non vogliono la tua felicità, ti hanno sempre discriminato prima perchè eri umano e adesso perchè sei un vampiro. Loro si credono superiori a te, per loro non sei niente. Non permettere che ci allontanino".
-non lo farò-.
-Deve avere un'allucinazione, è più grave di quanto pensassi- Magnus fa per prendermi per i capelli ma io gli mostro i denti soffiando.
-è meglio se ti dai una calmata amico- mi dice Jace.
Mi alzo, continuando a mostrare i denti -state lontani da me! Non osate avvicinarvi altrimenti assaggerò qualche collo-.
Jace, che tiene ancora l'estremità della catena, mi da uno strattone. Cado a terra quando sento lo sfrigolare della mia pelle contro il ferro. Il dolore è accecante e presto perdo i sensi.
L'ultima cosa che vedo sono un paio di scarpe poi niente più.


POV ALEXIS

-quindi quando attaccheremo?-.
Valentine mi appoggia all'enorme tavolo da pranzo scrutando l'angelo sul lato opposto.
-Direi che fra un paio di settimane potrebbe andare... prima però ritengo che sarebbe il caso conoscere il mio esercito-.
-Il tuo esercito?- Jas si mette a ridere di gusto continuando a osservare mio padre. Lui rimane piuttosto innervosito da questo atteggiamento ma non fa niente perchè Jas gli serve.
-Cosa trova di così divertente?-.
-beh- anche Jas si appoggia con un braccio al tavolino -semplicemente che i miei fratelli non la seguiranno mai-.
-avevi detto..-.
-so cosa avevo detto ovvero che avrebbero seguito chi avrebbe avuto l'appoggio del mio signore e tu di certo non ce l'hai-.
Tutti gli sguardi dei presenti si spostano su di me. Mi ci vuole un minuto per capire che sono io ad avere l'appoggio di Lucifero.
-io?-.
-vedi qualcun'altro qui che ha come animali domestici un paio di adorabili draghi dalle fiamme angeliche?-.
Istintivamente guardo verso mio fratello, davanti a me e vedo il suo sguardo incupirsi.
Anche mio padre sembra parecchio innervosito ma cerca di controllarsi -poco male... riferirai i miei ordini-.
-non posso passargli semplicemente il comando?-.
Jas fa spallucce -come vuoi ma loro staranno a te prima che a chiunque altro. Certo se riuscirai a convincerli-.
-Convincerli?-.
-Ovvio! Il fatto che tu abbia l'appoggio del mio signore ti da solo un vantaggio, anche perchè se ti credono una ragazzina qualunque non ti seguiranno mai-.
Alla parola ragazzina sento una scossa lungo la spina dorsale di risentimento.
-quindi cosa dovrei fare?-.
-io fossi in te mi preparerei un discorsetto. Dovrai caricarli. E magari portati i tuoi draghetti-.
-Quando andiamo?-.
-Domattina all'alba-.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


POV ALEXIS

-Hai paura?-.
Jas mi appare da dietro, sussurrandomi all'orecchio.
-no-.
-e sai cosa dirai?-.
-no-.
-fantastico-.
Sospiro scostandomi un po'. A essere sincera un po' di paura ce l'ho: non ho idea di cosa dire, come dirlo ne di cosa mi ritroverò davanti. Jas ha detto che non verranno tutti gli angeli caduti ma solo alcuni suoi amici e conoscenti. 
Che aspetto avranno? Mi immagino gloriosi uomini e donne dalle ali e i capelli neri come la pece che calano su di noi. 
cosa succederà se non li convinco?
-stai tranquilla, tu si te stessa... alcuni sanno già quanto puoi essere pericolosa quando ti arrabbi- sento un sorriso nella sua voce.
-che vuoi dire?-.
-beh, alcuni di loro sono miei cari compagni d'avventura, mi è capitato di raccontargli di qualche nostra piccola scenetta-.
-tipo?-.
Ora sono preoccupata. Jas ha l'incredibile capacità di mandarmi fuori di testa e ciò mi ha portato a esagerare qualche volta... ripensandoci oggi mi vergogno un po' di alcuni momenti.
-Oh cose varie... di quella volta che mi hai lanciato un vaso contro oppure di quando hai gettato sotto un taxi quella cameriera-.
Ancora con questa storia!
-allora senti, per l'ultima volta, non l'ho spinta è lei che vuole mettere tacchi assurdi per andare a lavoro anche se poi ha l'equilibrio di un elefante su un monociclo. Inoltre non si è fatta niente, e poi gli sta bene! Ti faceva una corte sfacciata-.
Jas mi viene davanti cingendomi la vita e ridendo. 
-sei adorabile quando fai così-.
-e tu sei insopportabile... sempre!- lo allontano lanciando un'occhiata preoccupata a mio padre e mio fratello ma loro non ci guardano nemmeno.
Sono a qualche metro di distanza che parlano concitatamente fra di loro. Mi chiedo cosa stiano tramando e se in qualche modo c'entri con mia sorella.
L'altro giorno, quando l'ho incontrata per caso, ero sorpresa ma non ho potuto metabolizzare subito il fatto, dovevo inventarmi tempestivamente inganni e storie convincenti. Dopo, una volta tornata a casa, ho avuto tempo di pensare. Valentine ha ragione, non ci somigliamo affatto se non fosse per gli occhi comunque mi piacerebbe poterla conoscere. Insomma anche Jonathan non è proprio perfetto ma siamo tutti pur sempre fratelli. Come si può disprezzare una persona con cui si condivide così tanto?
Improvvisamente una strana brezza.
Alzo la testa di scatto verso l'alto dove delle nubi nere si stanno formando. Nero e Verde, dietro di me, si agitano un po'. 
-calmi- dico loro.
Alcuni puntini nel cielo.
Jonathan e Valentine ci raggiungono proprio mentre i primi demoni atterrano.
Jas, con mia disapprovazione, va a sedersi su di una roccia a metà strada fra noi e loro. Lo vedo incrociare le braccia intento a godersi lo spettacolo.
Quando anche l'ultimo angelo atterra mi rendo conto che sono si e no una quindicina. Pensavo fossero di più... ma infondo un po' me l'aspettavo. I demoni non sono molto legati e poi non ce ne servono tanti. Jas da solo può sicuramente annientare almeno 7 shadowhunters senza fatica.
C'è silenzio e capisco che devo parlare.
Mi faccio avanti, superando mio padre e mio fratello.
-Buongiorno- decido di parlare nella lingua dei demoni -Sappiamo tutti perchè siamo qui oggi quindi non dilunghiamoci in inutili discorsi-.
-è sorprendente che tu parli così bene la nostra lingua ma cosa ci dice che se ti seguiamo non andremo verso la morte?- a parlare è stata una ragazza dai capelli dorati e gli occhi azzurri e dal volto angelico.
-Mio padre è uno dei migliori shadowhunters mai esistiti, secondo solo a me e a mio fratello. Noi due siamo qualcosa di più, qualcosa di soprannaturale mai visto ne esistito. è vero, ci sono anche mia sorella Clarissa e Jace, ma quali sono le loro capacità? Clary qualche scarabocchio e Jace qualche salto particolarmente alto. Ma volete conoscere la verità? Loro ci hanno messo un'intera vita per scoprire le loro capacità e tutt'oggi non le sfruttano e sapete perchè? Loro temono il potere, non sanno ne come usarlo ne cosa può farne di loro. Io e Jonathan invece lo esaltiamo!- Uno dei miei draghi, Nero penso, emette uno strano stridulo -Noi non temiamo i nostri doni, noi sappiamo usarli. Nostro padre è stato tradito e ingannato. Mio fratello è stato pugnalato alle spalle da Isabelle Lightwood. Adesso però ci sono anch'io. Non'appena i miei draghi saranno cresciuti annienteremo i nostri nemici, distruggeremo chi ci ha fatto del male!- anche Verde emette quello strano suono -Ci riprenderemo ciò che è nostro, col fuoco e col sangue!-.
Un'incredibile vampata di calore alle miei spalle. Non mi volto perchè so cos'è successo: il fuoco che adesso mi brucia dentro sta uscendo dalle fauci dei miei draghi verso il cielo ormai nero.
Mai un'alba fu più gloriosa per le tenebre. 
Gli angeli-demoni spalancano le loro ali sguainando in alto le loro spade, un urlo di battaglia fra i denti, esaltati dalla mia convinzione. 
Alcuni se ne vanno subito chissà dove mentre altri mi si avvicinano.
-Sarà uno scontro interessante, non è mai successo nulla di simile nei secoli- mi dice uno.
-Jas aveva ragione, questa ragazza non è una semplice umana scialba- fa un'altro.
Poi la ragazza che prima aveva parlato mi si accosta -credo che sia chiaro, ma puoi contare su tutti noi-.
-vi ringrazio-.
I tre fanno un'inchino con la testa per congedarsi prima di raggiungere i loro fratelli.
Mi volto verso la roccia, Jas è ancora li. Ha un'espressione strana in faccia, qualcosa che non gli ho mai visto: un misto fra preoccupazione e orgoglio. Mi accenna un sorriso ma infine sparisce anche lui nel cielo. 
Mentre osservo le sue ali nere, così familiari, così care allontanarsi diventare velocemente sempre più piccole ho il volto inespressivo. La tempesta si è calmata.
-Cos'è successo?-.
Mi ero dimenticata che ne Valentine ne Jonathan non potevano capire una parola di quello che dicevo.
-A quanto pare sono appena diventata il comandate di un esercito di demoni-.
Mi volto a guardarli. Mio padre sta cercando come suo solito di contenersi ma i suoi occhi luccicano di fierezza ed eccitazione. Mio fratello invece è più cupo. Conoscendolo mi verrebbe da dire che è geloso del mio potere appena acquisito.
Sono stanca e sto per suggerire di tornare a casa quando un dolore assurdamente intenso mi colpisce nella parte bassa della schiena. La bocca mi si spalanca senza che ne esca alcun suono e con gli occhi sbarrati cado a terra, agonizzante. In lontananza sento i miei draghi lamentarsi, come se anche loro soffrissero con me e il suono dei loro versi mi fanno bruciare le orecchie e la testa.



POV JONATHAN 

Quando vedo Alexis stramazzare a terra provo un misto di sorpresa e felicità anche se mostro solo lo stupore. Le sta bene, trovo profondamente ingiusto che abbia tutto questo potere in così poco tempo e così facilmente. Insomma io sono più preparato di lei, so far fare alle persone ciò che voglio, sono un comandante nato, perchè lei?
La soddisfazione però lascia presto il posto all'ansia nel momento in cui mio padre si china su di lei scoprendole la schiena.
La runa di Afrodite emette una luce rossa mentre piano piano scopare.
-e questa cos'è?-.
Alexis non risponde, non emette nessun suono al contrario dei suoi draghi che fanno un fracasso insopportabile.
-è stata una mia idea, per farla piacere di più all'angelo-.
Valentine si alza di scatto, furioso come non l'ho mai visto -questo genere di rune non funzionano sugli angeli e comunque non sarebbe servito a niente, tanto lui la vuole già! Ti rendo consto di cos'hai fatto? E se se ne fosse accorto?! Ci avrebbe potuto abbandonare!-.
-se se ne fosse accorto avrebbe pensato che era semplicemente il gesto di una ragazzina insicura-.
Si volta di nuovo a guardala. La runa è praticamente sparita, ne rimane solo un pezzetto.
-è una runa permanente, com'è possibile che se ne stia andando?- chiedo.
-solo uno stregone molto potente potrebbe farlo... tutto ciò non ha senso-.
Maledizione! Clary e i suoi amichetti devono aver capire il nostro trucco e chiesto a quel disgustoso Bane di aiutare il vampiro.
Alexis è svenuta, forse il dolore era troppo per lei.
"non rovinerai tutto, sorellina".






Note:
Pubblico questo capitolo extra perchè ci stiamo avvicinado ad una parte cruciale... per il monologo di Alexis mi sono ispirata a un video su visto su youtube "Il Trono di Spade - 2^ stag. CASATA TARGARYEN" 
http://www.youtube.com/watch?v=H9vo5bi5oxU
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


POV Alexis

Cerco debolmente di aprire gli occhi. Inizialmente ho la vista annebbiata ma presto comincio a sentirmi meglio.
A svegliarmi è stata una leggera musica. Qualcuno sta suonando un pianoforte.
Dalla finestra penetra solo la luce della luna. Ho dormito tutto il giorno?
Mi alzo per affacciarmi ma nel farlo una fitta alla base della schiena mi costringe a rimettermi a sedere.
Mi porto una mano dove ci dovrebbe essere la runa di Afrodite chiedendomi cosa sta succedendo.
Con un po' di fatica riesco ad alzarmi e raggiungo la finestra.
Ne apro un anta per prendere un po' d'aria. Fuori c'è solo il lago nero e l'ombra dei miei draghi che volano nel cielo.
Emetto un leggerissimo fischio ma è sufficiente. Nero e Verde mi raggiungono subito aggrappandosi con gli artigli al muro di roccia della casa. Si fanno accarezzare il muso, portandomi un po' di irrazionale sollievo. Il loro contatto è rassicurante.
-come state piccoli?-.
Loro in risposta emettono un qualche suono e strusciano il loro naso contro le mie guance.
Sorrido ma richiudo la finestra, lasciandoli giocare nella notte.
In lontananza la musica continua insistente. è un ritmo dolce ma lento, quasi malinconico.
Esco dalla stanza e scendo le scale seguendo le note.
La ricerca mi porta in un'ala sconosciuta. 
Sembra più trascurata rispetto alle altre parti della casa. Qua e la ci sono antiche armature o quadri di antenati ricoperti di polvere e dimenticati.
Infine giungo davanti a un grosso portone. La maniglia è arrugginita e mancano almeno un paio di viti perchè quando la stringo per un momento temo che mi rimanga in mano.
Creo un piccolo spiraglio e vedo le spalle di Jas. è seduto a un vecchio pianoforte e suona.
Ha sempre amato la musica, mi ricordo che nel suo appartamento c'erano diverse chitarre, elettriche e classiche, bassi, una batteria, e una tastiera. In un primo momento avevo pensato che era l'angelo della musica ma poi lui mi ha spiegato che, Milor, appunto l'angelo protettore dei musicisti è anch'egli un fedele seguace del diavolo ma che ha gusti assurdamente più noiosi. Per lo più preferisce il genere classico da quello che ho capito. 
A Jas piace variare invece. Non sarebbe strano trovarlo ad ascoltare un minuto prima vivaldi e uno dopo i Queen.
Decido di entrare cautamente. Lui ovviamente si accorge della mia presenza.
-Buongiorno bella addormentata! Certo che te ce n'è voluto per riprenderti-.
Mi avvicino con un sospiro -quanto precisamente?-.
-circa 18 ore. Il tuo caro fratellino si stava quasi per preoccupare-.
-davvero?-.
-no, è tutto il giorno che è fuori a fare non si sa bene cosa-.
Mi siedo vicino a lui sulla panca proprio mentre la melodia raggiunge le ultime note. Lui però non smette, attaccando subito con un'altra musica. Questa la conosco anch'io, dev'essere moderna.
-E tu cosa ci fai ancora qui?-.
Si stringe nelle spalle -aspettavo che ti svegliassi-.
-e se non mi fossi mai svegliata?-.
Per un attimo le sue agili dita si bloccano a mezz'aria, ma dura solo un'istante. 
-non è successo mi pare di vedere-.
-ma se fosse successo?-.
Sospira -sai che non mi piace parlare di queste cose-.
-e tu sai che prima o poi succederà. Prima o poi andrò a dormire e non mi sveglierò mai più-.
-è un futuro molto lontano fidati. Forse dovremmo pensare ad avvenimenti più prossimi-.
-per esempio?-.
-i miei fratelli sono rimasti molto colpiti da te e sono disposti a seguirti tuttavia c'è ancora una faccenda da sistemare. Il nostro matrimonio..-.
Mi si stringe la bocca in una smorfia profondamente irritata -è proprio necessario?-.
-molte ragazze ucciderebbero per potermi avere come marito, Alexis-.
-e io ucciderei loro-.
-quindi saresti così gentile da illustrarmi perchè non dovremmo diventare marito e moglie?-.
-perchè... così è una costrizione e non dovrebbe succedere in questo modo. Mi sposeresti per contratto nulla di più e non voglio essere usata ancora di più da mio padre-.
-le tue motivazioni sono molto valide- le sue mani smettono di suonare ma la melodia continua imperterrita, adesso seguita anche da un violoncello, abbandonato in un angolo della stanza (non mi ero accorta che ci fossero altri strumenti) -ma temo di dover insistere- si avvicina a me accostando le labbra la mio orecchio. Il suo familiare profumo mi da alla testa -pensaci bene, io ti potrei proteggere Alexis, saresti al sicuro da ogni male con me-.
Gli pongo una mano sul petto -stai giocando sporco-.
-dimentichi forse che sono un demone?-. 
Con una rapidità soprannaturale mi solleva adagiandomi sopra al piano con lui in mezzo alle mie gambe, i volti vicinissimi.
-ti chiedo solo una possibilità-.
Con lui così vicino  non riesco a pensare lucidamente, mi sento la testa pesante e l'unico mio desiderio adesso sarebbe baciarlo.
Lui sembra leggermi nella mente avvicinandosi ulteriormente, con una lentezza straziante.
Infine le nostre labbra finalmente si tocca per la prima volta dopo quasi un anno.
Quella sensazione così familiare e piacevole mi fa venire come una sensazione di vertigini e in me cresce un'antica voracità, dimenticata da tempo. Mi aggrappo a lui mentre faccio diventare il bacio più profondo e appassionato.
Solo ora mi rendo conto di quanto mi è mancato lui e come mi faceva sentire e di come sia stata stupida pensando che sarei potuta resistere senza di lui. Infondo non ho mai smesso di amarlo.
Sento il bisogno di stringerlo il più possibile a me e anche lui sembra ricambiare il mio desiderio.
è lo sbattere della porta a indurci a staccarci. 
-vedo che ti sei svegliata-.
Valentine è sulla porta e, poco dietro di lui, c'è anche Jonathan. Devono aver sentito la musica. 
Io divento immediatamente rossa ma Jas sembra tranquillo, come se quella non fosse una delle situazione più imbarazzanti per una coppia. Ma noi siamo davvero una coppia? Insomma io ormai so con certezza di amarlo ma lui cosa prova realmente per me?
-è un piacere vederti a dire il vero- dice Jas -avevo giusto intenzione di chiederti il permesso di portare fuori tua figlia più tardi-.
Mio padre alza un sopracciglio sorpreso -un'appuntamento? E tu credi veramente che la lascerei uscire con te dopo il bello spettacolino a cui ho assistito?- mentre lo dice il suo tono di voce è invariato ma riesco a scorgere una certa scintilla nei suoi occhi. Dovrei aver paura di quello che potrebbe farmi per punirmi ma non ci riesco, non posso pentirmi di aver baciato Jas.
-se hai paura che la deflagri- fa lui con un sorriso sghembo -troppo tardi, spiacente-.
Istintivamente la gamba destra scatta contro il ragazzo con un movimento secco -Jas!!- sussurro scandalizzata.
Lui in risposta mi fa un largo sorriso -tanto prima o poi lo avrebbero scoperto- poi si rivolge ai miei familiari, entrambi pietrificati per la sorpresa -vedete in realtà noi ci conoscevamo già da un annetto, siamo stati insieme alcuni mesi poi però lei mi ha lasciato anche si io ovviamente non l'ho mai dimenticata- detto questo mi prende la mano dandogli un leggero bacio. Il mio sguardo automaticamente si addolcisce dimenticando per un momento l'imbarazzo e lo stupore.
-non adirati con lei- continua poi Jas- le ho chiesto io di non dirvi che ci conoscevamo già. Temevo che avreste potuto usarla come ricatto così ho deciso di precedervi-.
Mio padre è senza parole. è strano vederlo così. Il suo sguardo freddo è puntato su Jas, il quale non batte ciglio.
-puoi passare a prendere Alexis alle nove- dice infine. Nella sua voce c'è qualcosa di strano, come se si stesse trattenendo a stento.
-Meraviglioso- si volta a darmi un leggero bacio -a dopo allora-.
Dopo di che si volta, sorpassando mio padre e mio fratello. Noi tre aspettiamo immobili che l'angelo lasci la casa prima di dire qualunque cosa. So che non la passerò liscia. 
-Alexis- alzo lo sguardo per incontrare quello impassibile di mio padre -vieni qui-.
Obbedisco raggiungendolo. Lui mi costringe ad inginocchiarmi davanti a una delle colonne, ponendo le mani su di essa. Presto però Jonathan mi afferra per i polsi.
-hai compiuto atti di ubbidienza cieca e di slealtà nei miei confronti- Dietro di me Valentine una un pugnale per lacerarmi la maglia -e per questo meriti una punizione-.
La stretta si mio fratello sui polsi si fa più salda.
-Gabriel-.
La lama si incendia mentre si posa sulla mia pelle ustionandola, squarciandola.
Non voglio gridare, ma non è facile trattenersi.
La mia schiena trema a ogni centimetro percorso dalla lama che continua inesorabile.
Adesso sono grata a Jonathan che mi tiene ferma perchè ogni spostamento, anche se minimo, provoca ulteriore dolore. Chissà quante volte ha dovuto sopportare una tortura simile... lui sa, lui capisce.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


POV ALEXIS

-stai ferma-.
Sussulto mentre mio fratello cerca di bendarmi le nuove ferite.
-L'iratze dovrebbe far svanire le cicatrici entro domattina-.
-Un'altra runa li dietro e avrò la spina dorsale piena-.
-è meglio così. Detesto le ragazze che si ripieno il corpo di cicatrici. Dietro il collo almeno sono nascoste dai capelli-.
Sospiro -Se lo dici tu.. ahi!-.
-scusa, le rune non sono il mio forte-.
-non è vero, sei riuscito a fare la runa d'Afrodite. Non c'è nulla che tu non sappia fare-.
-non posso darti torto- sento un sorriso nella sua voce.
Si stacca un po' da me, la runa che brucia sul mio collo.
Prendo la maglietta abbandonata sul letto e me la infilo.
-grazie-.
-Sei o no la mia Parabatai  ?- da un'occhiata rapida alla finestra -fra non molto saranno le nove, forse è il caso che ti cambi-.
Improvvisamente un vecchio istinto femminile si risveglia dentro di me facendo sorgere una domanda: Cosa mi metto?
Mi inginocchio davanti al baule aprendolo. Sono molto emozionata perchè sono secoli che non ho un appuntamento con Jas e voglio fare bella figura.
Jonathan si siede sul mio letto osservandomi -dove credi ti porterà?-.
-oh non so- questo vestito assolutamente no, rischio di esagerare -gli piace essere imprevedibile. Comunque nulla sul genere discoteche o cose così, non ama quei posti-.
Estraggo un paio di jeans. Sono neri e strappati sulle cosce e sui ginocchi. Ricordo che a Jas piaceva infilare le dita sotto la stoffa sfilacciata e che a me piaceva quando lo faceva.
Sorrido e li metto da parte.
-ti faceva divertire?-.
-certo! Una volta mi ha portato in un vecchio luna park e l'ha azionato solo per noi-.
-romantico- mi sembra di aver scorso una smorfia sul suo viso ma lo ignoro.
Potrei mettere questa camicia, adoro il blu ma non mi sta molto bene. La metto nel mucchietto del forse.
-e poi cosa avete fatto?-.
Tiro fuori una vecchia camicia a quadri rossi. è leggera ed è una delle mie preferite. Potrei metterla con quel top grigio scuro e le applicazioni nere.
-nulla di che, mi ha riportato a casa di Roxanne... è tanto che non la sento chissà come sta- dico soprapensiero mentre mi interrogo su come potrei truccarmi. Di sicuro il rossetto rosso, a Jas piace tanto.
-Sono certo che sta benissimo- sento lo sguardo di lui su di me mentre prendo i vestiti e corro in bagno.
-comunque non mi riferivo a quello- dice attraverso la porta.
-e a cosa?-.
Apre la porta del bagno senza bussare appoggiandosi allo stipite. Mi guarda con freddezza.
Per un istante mi immobilizzo. Mi volto coprendomi il viso coi capelli -mi pare che Jas sia stato abbastanza chiaro a riguardo-.
Sento i suoi passi, si sta avvicinando con lentezza, con una calma controllata. Mi prende il mento fra le dita costringendomi a posare il mio sguardo su di lui.
Il suo volto è inespressivo -provi vergogna- sorride -non preoccuparti sorellina, non sono arrabbiato-.
-perchè no?-.
-perchè- con un movimento rapido di un braccio mi stringe violentemente a se -finché sai di essere solo mia non m'interessa quello che fate-.
Un lungo momento di silenzio.
Vuole che dica qualcosa ma non mi viene in mente niente così lo abbraccio.
Non si aspettava questa mossa, riesco a percepire la sua iniziale rigidità dovuta alla sorpresa ma poi mi afferra per i fianchi facendomi aderire a lui.
Ha bisogno di me quanto dell'aria.
è strano sentirlo così adesso. Nelle settimane precedenti, dal ritorno di Jas per essere precisi, i nostri contatti erano limitati agli allenamenti o a lui che mi curava.
Fra noi, di quando in quando, riesco a percepire un legame particolare. Di solito questo avviene quando mi cura o poco prima, quando Valentine mi ha punito. Quando per un momento vedo davvero mio fratello, non il mezzo demone. 
Jonathan è puro sole. Sole nero certo, ma pur sempre sole. Anche adesso la sua pelle è così calda, bollente quasi, da riuscir a riscaldare anche la mia. Lui ha una luce tutta sua, sconosciuta fin'ora a ogni essere vivente, in grado di contagiare chi gli sta attorno. Io ne sono caduta vittima, è come una droga ormai. Sempre di più, sempre di più.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


POV ALEXIS

La luna è alta nel cielo e illumina tutto il parco giochi. Saranno circa le 2 ma non mi sento affatto stanca. 
Per prima cosa Jas mi ha portato in un pub: abbiamo bevuto qualcosa di strano, una sorta di bevanda argentea che mi ha messo di buon umore. 
"se avessi saputo che eri una shadowhunter ti avrei portato prima in posti come questo. I cibi delle fate se presi con moderazione possono essere... divertenti" mi aveva detto.
Poi mi ha portato a fare un giro per le strade illuminate. Ci siamo tenuti per mano tutto il tempo, un gesto naturale come se le nostre mani fossero state create per stare insieme.
Quando ha cominciato a farsi tardi e le persone normali andavano a letto, abbiamo deciso che avevamo voglia di infrangere un po' la legge. Ci siamo introdotti dentro un centro commerciale, Jas ha disattivato con semplicità le telecamere e abbiamo fatto shopping. O meglio, io ho fatto shopping mentre lui mi portava i sacchetti. 
"mi ci voleva proprio qualcosa di nuovo, i miei sono praticamente tutti distrutti. Non immaginavo che gli allenamenti fossero così... realisti diciamo".
-Sei silenziosa stasera-.
Jas è appoggiato alla struttura in metallo dell'altalena e mi osserva con un sorriso.
-Scusa- mi dondolo un po' -è solo che sono preoccupata per lo scontro-.
-non devi- mi blocca in passaggio, abbassandosi al mio livello rimanendo in equilibrio sulle punte dei piedi -ci sarò io a proteggerti... non che tu ne abbia realmente bisogno-.
-non farò combattere tutto il tempo i miei draghi, non so quanto sono resistenti-.
-non mi riferivo a loro. Hai grandi capacità anche senza l'aiuto degli inferi-.
Rido di gusto, facendo oscillare l'altalena.
-Si certo! Come Jonathan-.
-Grazie al cielo no! Passeremmo tutto il tempo a litigare... e poi tu hai sangue di angelo, non di demone-.
-e quindi?-.
-quindi- mi prende il viso fra le mani, catturando i miei occhi nei suoi -tu hai dei poteri. Come mai hai paura del buio Alexis? E non guardarmi così, sappiamo entrambi che ce l'hai ed è così perchè tu senti il male prima di chiunque altro. Sei un Rivelatore, percepisci la presenza dei demoni anche se sono lontani, riesci a vedere senza alcuno sforzo ciò che ai normali Shadowhunters rimane nascosto. Per questo ti senti così vicina a me, per questo il mio signore ti ha scelto-.
-io ti amerei anche se non avessi queste doti Jas-.
-lo so- si china su di me, baciandomi con dolcezza e leggerezza. Ma a me non basta. Gli infilo le mani nei capelli stringendolo a me e facendo diventare il bacio più appassionato. Lui sposta le mani dal mio viso alle catene che reggono l'altalena e sento un piccolo sobbalzo. Mi stacco e vedo che i punti dove Jas ha serrato la presa il ferro è tutto accartocciato.
-ne deduco che ti sono mancata-.
I suoi occhi verdi risplendono nell'oscurità come smeraldi -non immagini quanto-.
-Stasera mio padre dovrebbe essere fuori a tramare vendette e la distruzione del mondo come lo conosciamo oggi- faccio scivolare le braccia intorno al suo collo -ti va di rievocare i vecchi tempi?-.
-Lady Mongerstern, non mi starà chiedendo di giacere con lei, perchè sarebbe assolutamente indecoroso per l'erede di una così nobile casata -.
Prima che possa andare oltre premo le mie labbra sulle sue -stai zitto-.





POV JONATHAN

Alexis è tornata.
Sento il suo cuore battere nel corridoio. Sto per andare a darle il bel tornato sulla porta quando noto che c'è qualcun'altro con lei. Ha un passo più deciso di quello della ragazza e li sento ridacchiare come stupidi ragazzini.
A quanto pare la mia cara sorellina non ha in programma di andare a dormire molto presto... non da sola comunque.
Il sentire la porta di camera sua sbattere mi provoca un enorme fastidio. è una sensazione spiacevole che parte dalla bocca dello stomaco e si dirama per tutto il corpo facendomi venire la gran voglia di rovinare la festa agli innamorati.
Il solo pensiero di quell'essere, di quel demone che tocca e bacia mia sorella in quel modo, la carne della mia carne, sapere che lo stesso sangue che scorre dentro di me adesso in lei ribolle per qualcun'altro è insopportabile.
Lei è mia sorella, la mia diletta, la mia sposa. Noi siamo stati creati per stare assieme, che diritto può avere quella patetica creatura?
Alexis ha detto che mi capisce, lei sente quello che c'è fra di noi. Lei non ha colpa. è una solo ragazza e lui un demone della Cerchia che ama portarsi a letto le mortali, incantandole. Ciò nonostante, non riesco a non provare un certo risentimento nei confronti di lei. Mi sento quasi tradito.
Dopo tutto quello che ho fatto per lei è questo il ringraziamento?
Forse devo ricordarle che lei non appartiene a quell'essere ma a me.
E, per l'Angelo!, mi prenderò ciò che è mio, fosse l'ultima cosa che faccio. Che Alexis sia volente o meno. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


POV Simon

-Clary, starà bene. Torna a casa, ti prego-.
-No. Magnus ha detto che si sarebbe dovuto svegliare dopo poche ore invece è così da quasi un giorno ormai-.
-tua madre ha ragione. Non puoi fare nulla per lui e non ti riposi da quando tutta questa storia è saltata fuori- dice Jace -vai a casa, dormi un po' e poi se vuoi torna-.
-Ci sarò io con lui-.
Mi sorprende sentire l'ultima voce perchè è quella di Izzy.
Mentre torno lentamente nel mio corpo sento la testa dolermi e il cuore bruciarmi. Un vampiro può avere un attacco cardiaco? 
Debolmente cerco di aprire gli occhi.
Mi trovo nell'infermeria dell'istituto. Sul comodino la lampada è accesa illuminando debolmente l'ambiente antico intorno a me. Fuori dalla finestra le luci arancioni della prima alba.
-cosa succede?- sento la mia voce lontana e debole.
Mi volto un poco e vedo Clary, visibilmente sollevata -niente, va tutto bene adesso. Tu come ti senti?-.
-come se fossi stato investito da un camion-. 
Mi metto a sedere ma improvvisamente percepisco una fitta lanciarne alle tempie. Istintivamente mi prendo la testa fra le mani.
-Posso capire che adesso puoi sentirti frastornato ma dobbiamo farti delle domande. Vado a chiamare mia madre- Isabelle si alza dal letto vicino al mio e fa per lasciare la stanza. Per un istante rimango incantato nell'osservare i suoi capelli corvini ondeggiarle sulle spalle mentre si avvia verso la porta. 
-hai visto tesoro? Sta bene, vai a dormire-.
Clary sembra titubante perciò cerco di rassicurarla con un sorriso -tranquilla, vai a riposarti, ti chiamo più tardi-.
-Torno a trovarti questo pomeriggio... ti porto un po' di sangue se vuoi-.
-grazie-.
Le due rosse sono quasi alla porta ma presto, a parargli la strada, compaiono Izzy e Maryse. Quest'ultime due le superano e mi si avvicinano con passo svelto e deciso.
-Dobbiamo farti delle domande riguardo alla ragazza con la quale hai parlato in queste ultime settimane-.
-cosa volete sapere?-.
-per cominciare ti ha dato il suo nome?-.
-Alexis. Non mi ha mai detto il suo cognome solo che si chiama Alexis-.
-cosa?-.
Tutti ci voltiamo verso Clarissa e sua madre che si sono appena fermate. La donna ha un'espressione terrorizzata.
-che aspetto ha?-.
-mamma cosa..?-.
-che aspetto ha?! I capelli e gli occhi di che colore sono?-.
Agrotto la froNte confuso -è tutto molto annebbiato... ma aveva i capelli chiarissimi, voluminosi e mossi. Era piuttosto pallida... per questo risaltavano gli occhi che erano verdi.. o verde acqua.. un po' come i tuoi Clary-.
La signora Frey ormai è completamente sbiancata e sembra essere sul punto di svenire -il neo. Aveva un neo sul braccio? Piccolo a forma di stella-.
-ehm...- scavo nella mia memoria e trovo un'immagine di Alexis mentre si sistema i capelli dietro l'orecchio. Una piccola macchia spicca sulla pelle candida del braccio -sì, mi pare di si-.
-mio Dio-. 
Jocelyn fa per appoggiarsi a un letto ma si accascia comunque a terra, una mano a coprirle la bocca spalancata.
Clary le si abbassa vicino spaventata -Mamma!-.
-non posso crederci.. non può essere vero- borbotta la donna.
Maryse le si avvicina accigliata -tu conosci questa ragazza?-.
La rossa alza lo sguardo verso l'imponente donna davanti a lei con un misto di terrore e vergogna sul viso -si... oh Clarissa- adesso guarda la figlia- non sai quanto mi spiace. Ogni giorno mi maledico e mi pento per la decisione che ho preso... ma avevo così paura e lei avrebbe rovinato tutto-.
-si può sapere chi è questa ragazza?-.
Osservo la tensione di Jocelyn mentre si concede un respiro prima di abbassare nuovamente gli occhi verso le sue mani e guardarle come se non le riconoscesse -si chiama Alexis Morgenstern. è mia figlia-.


***

Tutti i presenti, me compreso, rimaniamo impietriti. 
-mamma... com'è possibile?-.
Un singhiozzo muore nella gola della donna, evidentemente tormentata da un vecchio dolore -quando ero incinta di te Clary non sapevo di aspettare due gemelle... ma la pancia cresceva sempre di più fino ad arrivare ad essere il doppio di quella che avevo mentre aspettavo Jonathan. Io ero contenta, molto contenta, speravo di poter ricominciare da capo con le mie nuove figlie. Ma poi siete nate e lei... lei gli somigliava già così tanto... tutte le volte che osservavo il suo volto mentre dormiva mi ricordava Valentine e Jonathan e tutto il male che mi aveva fatto mio marito. Ho cercato d'ignorare, di amarla nonostante tutto... dopo due anni però lei gli somigliava sempre di più, aveva addirittura il suo sguardo... quando faceva i capricci mi guardava in quel modo, come solo tuo padre è capace di fare e io mi sentivo raggelare dentro. Un giorno vi ho portato a Central Park e mentre giocavate lei si era messa a inseguire un Pixy. Aveva già sviluppato la vista così l'ho portata da Magnus ma nemmeno lui era riuscito a impedirle di vedere. Ero disperata, avrebbe rovinato tutto, così...- un'altro singhiozzo la interrompe scuotendole violentemente le spalle -io.. io l'ho abbandonata. L'ho lasciata davanti alla porta di una casa famiglia e... e me ne sono andata-. 
Si nasconde il viso fra le mani, ormai incapace di trattenere le lacrime -la mia bambina, la mia bambina...-.


POV Alexis

Le luci della prima alba fanno capolino dalla finestra. 
Io sono già sveglia, o meglio, non sono mai andata a dormire, ma non mi sento stanca. 
Jas è dovuto andare via un'ora fa per organizzarsi coi suoi fratelli per il grande scontro... ma adesso non voglio pensare a questo. Adesso sono in quello stupendo momento post-sesso dove i problemi sembrano essere svaniti nel nulla o comunque meno preoccupanti.
Sento che se mi alzo tutta questa pace svanirà.
Qualcuno però bussa alla porta e mio fratello entra senza che nessuno gli abbia dato il permesso. Ciò non mi piace sopratutto perchè a coprirmi c'è solo un lenzuolo disordinato, ma cerco di fargli un sorriso -buongiorno-.
Lui alza un sopracciglio e fa scorrere lo sguardo languido su tutto il mio corpo, dalle gambe nude alle braccia strette sulla coperta che mi copre il seno.
-Buongiorno. Pronta per l'allenamento?-.
-oggi non ho voglia... possiamo rimandare solo di qualche ora?-
-penso... penso che si possa fare-.
Credo che stia per andarsene perciò mi giro sulla pancia affondando la testa fra i cuscini.
Sto così bene...
Improvvisamente però sento una leggera brezza sulla pelle: Jonathan mi ha tolto il lenzuolo con un unico, rapido strattone.
Automaticamente mi irrigidisco e fisso lo sguardo sul muro davanti a me.
-Hai una bella schiena Alexis- percepisco la sua mano scorrervi sopra per fermarsi sulla parte più bassa -adoro il modo in cui si incurva qui- sussurra.
Io non dico niente, imbarazzata. Lui mi ha sempre solo visto in biancheria intima che in qualche modo rappresentava una sorta di scudo protettivo dal suo tocco e i suoi sguardi. Ma adesso non c'è nulla a proteggermi, sono completamente inerme, impotente davanti a lui.
Con una mano mi afferra il fianco e mi costringe a voltarmi.
Subito incontro i suoi occhi neri incombere su di me osservando e registrando ogni singolo particolare del mio corpo. So di essere arrossita.
Anche se non fosse mio fratello, questa situazione sarebbe a dir poco orribile. Insomma fino a poche ore fa stavo facendo l'amore con Jas... 
Le sue mani seguono il profilo del mio corpo. La sua è una carezza lieve, leggera come il battito di ali di un colibrì. La tensione si potrebbe tagliare con un coltello.
Vedo una strana scintilla nei suoi occhi: esitazione, desiderio e qualcosa di estremamente calcolatore. Come se fosse combattuto, come se con tutte le sue forze stesse cercando di convincersi a fare qualcosa...
La sua mano risale sino alla mia guancia dove afferra una piccola ciocca di capelli per risistemarmeli dietro l'orecchio.
Si china un poco su di me e mi bacia con delicatezza la fronte -riposa bene, sorellina. Rimandiamo l'addestramento a dopo pranzo-.
Detto questo si alza e io con lui, puntellandomi sui gomiti. 
Jonathan coglie il mio sguardo sorpreso e fa un mezzo sorriso sghembo, tremendamente simile a un ghigno -non è ancora il momento ma non preoccuparti... arriverà molto presto-.
Fingo un timido sorriso -lo spero-.
Lui ricambia ed esce dalla porta.








Note:
Mi rendo conto che il capitolo non è scitto benissimo e può non piacere... ma adesso che mancano 18 gironi alla fine della scuola ho molto da fare e praticamente dormo piedi... comunque ci tenevo a pubblicare nei tempi senza saltare questo mese. Spero di non aver inorridito nessuno ne per i contenuti che nella parte finale magari possono essere un po' azzardati ne per il modo in cui ho scritto... in ogni caso mi riscatterò presto..

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Pov Alexis

Il cielo è completamente grigio e l'aria ha quella leggera freschezza eccessiva, tipica dell'autunno.
Ci troviamo in una radura, io sulla sinistra di Valentine mentre mio fratello sulla sua destra.
In lontananza li vediamo arrivare. Un'intero esercito di lupi, fate, vampiri e shadownters in tenuta da combattimento. Sono un numero incalcolabile e sembrano una distesa infinita di nemici.
Li abbiamo convocati qui un paio di giorni fa attraverso una sorta di ologramma. Gli siamo apparsi proprio durante una delle loro riunioni, mentre discutevano su cosa mai stessimo tramando. Ricordo con chiarezza stupore e la paura che comparve sul volto di alcuni quando videro mio padre. Dietro di lui c'eravamo io e Jonathan, entrambi armati, entrambi impassibili e implacabili mentre Valentine segnava la condanna dei suoi nemici. é stato molto chiaro a riguardo; loro avevano una scelta: potevano vivere nel nostro nuovo mondo o morire nel loro. E adesso hanno scelto.
Mio padre alza una mano sorridendo, come per invitarli a unirsi a noi per un'amabile cena e alle notre spalle compaiono i 15 angeli. Non mi volto a guardarli ma so che hanno le ali spiegate e percepisco il calore delle loro spade infuocate.
I nostri nemici esitano vedendoli ma la maggior parte di loro non si ferma.
è il momento. Fischio leggermente e Nero e verde ruggiscono in lontananza.  
Presto volano sopra le nostre teste sotto lo sguardo sbalordito dei presenti. Stavolta tutti si fermano senza parole mentre i draghi librano in aria per poi atterrare nello spiazzo che ci separa. Avanzo salendo velocemente sulla schiena di Verde passando per l'ala senza esitare e senza smettere di tenere d'occhio ogni movimento dell'esercito davanti a me. Jonathan mi ha addestrato bene, fino a qualche mese fa ero solo una ragazzina con un passato difficile... adesso invece ho imparato a essere forte e a rimanere concentrata sull'obbiettivo. 
Uno shadowhunter alza la sua lancia dietro la testa e con un urlo la scaglia contro l'ala di Verde. Noi però spicchiamo il volo appena in tempo, fuggendo dalla battaglia che si scatena sotto di noi.
Con la coda dell'occhio vedo Jas. Anche lui ha una spada angelica e splende di gloria. Vorrei baciarlo e metterlo al sicuro, nasconderlo dal mondo e ogni male anche se, in un certo senso, è lui a rappresentarlo. Il mio forse è più un desiderio egoistico, come se nessun'altro avesse il diritto di poter ammirare tanta forza.
Ma ora non ho tempo per questo.
Incocco una freccia e guardo verso la radura. 
La guerra è già nel vivo, ovunque c'è sangue e urla di vendetta.
Scaglio la prima freccia contro un licantropo, centrandolo alla testa e abbattendolo.
Una dopo una le mie vittime cadono a terra. Una fata dai capelli corvini, un vampiro, un paio di altri lupi e anche qualche shadowunters. Presto però finisco le frecce.
-Fuoco-.
I miei draghi veleggiano verso il basso, scansando frecce, asce e coltelli volteggiando. Dalle loro fauci fuoriescono delle fiamme che inceneriscono chiunque incontrino.
Gli angeli se la sono cavata bene. Grazie ai loro poteri e alle loro doti da combattenti, affinate in migliaia di anni, hanno ucciso la maggior parte dei nostri avversari così ora ne rimangono poco più di due centinaia in totale. 
Salto giu, fra il sangue e il fango.
Estraggo la mia spada puntandola contro una fata che ho davanti. 
-Gabriel!-.
La spada si incendia e io comincio a fronteggiare la fata.
è un'abile combattente ma Jonathan è stato il mio maestro perciò nel giro di pochi minuti la trapasso da parte a parte.
Mi volto e vedo Clarissa. è china sul corpo di uno shadowhuter e cerca di rianimarlo. Ti pareva, cos'altro poteva fare la ragazza angelo?
Le tiro un calcio facendola cadere di lato ma lei rotola e mi guarda stordita.
-combatti! Fammi vedere quello che sai fare angioletto-.
Improvvisamente Jace mi si para davanti e mi prende per il collo, issandomi senza fatica. Ha uno sguardo freddo e omicida. 
"il mio modo preferito per uccidere è senza dubbio lo strangolamento " mi aveva detto Jas "è pulito ed estremamente intimo".
Poi però un pugnale lanciato lo infilza nella spalla, costringendolo a mollarmi.
-non esiste proprio più la cavalleria, ti sembra il modo di trattare una ragazza? Siete quasi parenti per giunta-.
Jonathan è poco distante da noi e ci sorride avanzando tranquillamente come se intorno a lui non si stesse massacrando nessuno.
I due si guardano in cagnesco e nel mentre io e clary ci rialziamo.
Noto che si è creato dello spazio intorno a noi e che a qualche metro di distanza ci sono anche Valentiene e Jocelyn.
Capisco che lo scontro vero e proprio sta per cominciare.
Jonathan ci raggiunge posizionandosi davanti a Jace, che nel mentre si è allontanato affiancando la sua ragazza. 
Quindi è così che doveva andare: Moglie contro marito, sorella contro sorella, fratello contro fratello in uno scontro fino alla morte.
Ho appena il tempo di scambiare uno sguardo con Jonathan prima che Jocelyn si scagli contro Valentine. Nel farlo urla, piena di odio e rancore verso quell'uomo di cui si era innamorata e che le ha rovinato la vita.
Mio fratello e Jace si fronteggiano pochi istanti dopo, eleganti in ogni affondo.
Io e Clary invece esitiamo. Ci avviciniamo osservandoci e tendendo le nostre spade ben salde.
Mentre osservo quei suoi maledetti capelli rossi penso che potrei ucciderla con un solo schiocco di dita, i miei draghi l'avrebbero ridotta in cenere in pochi secondi. Ma non voglio che vada così. Se la devo uccidere lo dovrò fare di persona.
Improvvisamente lei scatta in avanti, tentando un colpo ma io la evito all'ultimo secondo con una piroetta. Mentre volteggio le infilzo la spalla con la mia spada, senza però invocare nessun nome. Devo ancora pensare.
La vedo cadere in ginocchio, con i denti digrignati per il dolore e una mano verso la ferita sanguinante.
Chino la testa di lato. 
è veramente questo ciò che voglio?
Insomma se posso provare affetto per Jonathan perchè non posso farlo anche per Clary?
Ah già! si è presa la mia vita.
Alzo di nuovo la spada sopra la testa, pronta a trapassarla da parte a parte quando lei si volta di scatto. La tuta da cacciatrice è completamente zuppa di sangue sulla spalla, ha la bocca piegata in una smorfia di dolore e gli occhi verdi pieni di paura e frustrazione. Quegli stupidi occhi così dannatamente simili ai miei e la sua reazione, paura ma sopratutto frustrazione, identica a quella che avrei avuto io al suo posto. 
"Al diavolo". La spada cala su di lei ma si conficca nel terreno.
Assurdo! Non riesco a uccidere questa stronza perchè mi somiglia troppo. 
Lei mi guarda confusa ma prima che una di noi due possa fare qualunque cosa, tutt'intorno si crea un gran trambusto. 
Alzo lo sguardo e vedo che sia Jonathan sia Valentine sono spariti insieme ai loro avversari. Adesso di nuovo tutti combattono contro tutti.
-Ritieniti fortunata principessina- dico a Clarissa -ma stai attenta, potresti non esserlo due volte-.
Poi me ne vado, cercando Jas o Jonathan per poterli aiutare. 
Non riesco a trovarli da nessuna parte e nel mentre un licantropo mi attacca. 
è grosso e dal pelo marrone. Mio fratello mi ha insegnato che c'è un punto nella cassa toracica che se centrato con la giusta forza ti permette di abbattere un lupo con un colpo solo.
Estraggo un pugnale in argento e aspetto. Lui mi salta addosso e all'ultimo io lo infilzo nel torace, riuscendo ad evitare le costole. La mano affonda sino al polso facendomi sentire tutto il suo sangue caldo e alcune interiora. Trattengo a stento la voglia di rigettare e vado più in profondità.
La sua carcassa mi crolla addosso e io con qualche stento riesco a farlo rotolare a terra.
Improvvisamente gli angeli spiccano il volo andandosene. 
-che succede?-.
Uno dai capelli rossi si volta verso di me con l'aria delusa -Valentine è stato ucciso, abbiamo perso-.
Cosa? So di avere la bocca spalancata... insomma com'è possibile?
Osservo i nostri alleati nel cielo, sempre più lontani ma subito mi salta all'occhio che Jas non è fra di loro. 
Improvvisamente mi sale il panico.
-Jas! Jas!-.
Mi guardo intorno correndo fra carcasse e sangue disperata. 
Poi eccolo, in lontananza un mucchio di polvere nera, verde smeraldo e argentea. I suoi colori.
"gli angeli quando muoiono non lasciano il corpo come fate voi" mi aveva detto "i nostri si inceneriscono trasformandosi in un cumulo di brillantini. Voi non lo fate perchè l'anima è solo una parte di voi e sopravvive alla morte. Noi invece siamo pura energia celeste perciò quando moriamo nulla sopravvive. A dire il vero non era previsto che gli angeli morissero per questo non abbiamo un aldilà. Semplicemente smettiamo di esistere".
No...
Mi avvicino lentamente con le gambe tremanti. La faretra mi scivola dalla spalla, seguita dal pugnale. Mi inginocchio danti al cumulo di polvere brillante. Il verde è troppo simile a quello degli occhi di Jas, il nero a quello dei suoi capelli, l'argento alla sua carnagione pallida ma luminosa. Non è possibile. Jas non può morire, Jas è immortale, Jas è invincibile. Una volta l'ho visto strangolare un uomo che aveva cercato di aggredirmi senza batter ciglio. Jas è spietato, Jas non perde mai, Jas è un angelo caduto non può... non può essere morto. 
-Non sei morto, ti prego, non puoi essere morto-. 



Pov Jonathan. 

Gli angeli stanno battendo la ritirata. Erano questi i loro ordini: andarsene nel caso Valentine venisse ucciso.
Salgo sul mio cavallo ma non vedo Alexis da nessuna parte. Dobbiamo andarcene, dov'è finita?
Tutto ad un tratto i suoi draghi cominciano a emettere urli sfonda-timpani, volando in maniera confusa come se fossero in preda a forti dolori.
Poi la trovo. è inginocchiata davanti al mucchietto di ceneri del suo ragazzo ma non piange. Sembra solo sconvolta e i suoi occhi vagano lungo la polvere come se non riuscisse realmente a vederla. Non bada ai suoi draghi, e sapendo che è iper protettiva nei loro confronti, ciò mi stupisce. è come se non li sentisse nemmeno.
Il suo drago viola, Verde se non sbaglio, collassa a terra. Non si muove più, morto.
Una figura si avvicina ad Alexis. è Maryse Lightwood. è accompagnata da due uomini che afferrano mia sorella per le braccia. Lei non oppone alcuna resistenza. Si lascia sollevare continuando a fissare le ceneri dell'angelo caduto.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


POV Alec

I nostri passi nelle segrete risultano come appiccicosi a causa delle numerose pozzanghere createsi nei secoli.
-Ti ringrazio ancora Marck, so che ti è assolutamente vietato far vedere a chiunque dove l'hanno messa-. 
-Non c'è di che... dopotutto non sarei qui se non fosse per te. Dopo la Battaglia degli Angeli sono tuo eterno debitore-.
Scambio un sorriso con la giovane guardia mentre insieme ci avviamo per i sotterranei con alle calcane Clary e Jace.
-è vero quello che dicono? Che non spiccica parola voglio dire-.
Lui annuisce con uno sguardo improvvisamente cupo -Il Conclave non riesce a farle dire niente, nemmeno la spada Mortale sembra funzionare. Il tuo ragazzo sta cercando un'incantesimo che possa tornare utile altrimenti si dovrà ricorrere alla tortura-.
-Sì, Magnus me ne aveva parlato-.
-la cosa più strana è che non... non fa mai niente. Non mangia mai, non la sento mai parlare, se ne sta sempre seduta in un angolo a fissare il vuoto. Quando la vogliono interrogare sono costretta a prenderla di peso e trascinarla. Ogni tanto mi avvicino per controllare che sia ancora viva... sono già due giorni che non si nutre, domani potrebbe morire disidratata-.
-3 minuti senza aria, 3 giorni senza acqua, 3 settimane senza cibo- fa un Jace sardonico dietro di noi -3 modi per uccidere-.
-o per morire- gli faccio notare -credi che stia tentando il suicidio per paura di ciò che il Conclave le potrebbe fare?-.
Marck scuote la testa -non ne ho idea amico-.
Il corridoio giunge infine in una stanza lunga e stretta, molto buia e con cinque celle. Vicino a una di queste una torcia è accesa e rappresenta l'unico spiraglio di luce fatta eccezione per la stregaluce stretta nella mano della guardia.
Jace stringe un poco il braccio a Clary guardandola bene in faccia -sicura di volerlo fare?-.
Lei corruga la fronte -è mia sorella... avrebbe potuto uccidermi ma non l'ha fatto- dice con decisione.
-in compenso ti ha lasciato un ricordino- il ragazzo sfiora la bendatura sulla spalla di lei che, al suo tocco, sussulta senza però perdere la sua testardaggine, tant'è che si scrolla di dosso la mano di Jace per avvicinarsi alla cella semi-nascosta dalle tenebre.
-Smettila di cercare di dissuadermi!-.
Quando la raggiungiamo Marck illumina l'ambiente con la stregaluce mostrandoci una piccola cella scavata nella roccia, con un po' di pagliericcio in terra, un secchio e una piccola branda piena di buchi e prossima alla rottamazione. Accasciata contro la parete c'è una ragazza dall'aria piuttosto consumata: i capelli quasi bianchi le ricadono davanti al viso spettinati e sporchi, le labbra sono completamente screpolate, il volto è grigio, privo di vita e sotto gli occhi spenti risiedono un paio di profonde occhiaie. La cosa più agghiacciante però è senza dubbio lo sguardo che si ostina a fissare il vuoto come se fosse morta. Fra me e me mi chiedo come sia possibile ridursi così in una manciata di giorni.
Clary sembra piuttosto turbata alla vista delle condizioni della sorella ma si accuccia comunque così che ora sono allo stesso livello e si possono guardare negli occhi.
-Alexis?-.
Lei non risponde, non dando alcun segno di averci notato ma la rossa non si perde d'animo -senti io... so che non sei come loro. So che non volevi fare del male a quelle persone, che eri costretta a causa di Valentine e Jonathan ma devi confessare al Conclave tutto ciò che sai-.
La prigioniera continua a non considerarci tant'è che per un istante mi chiedo se sia ancora viva. 
-Senti- fa Clary con un sospiro -so come ti senti, anch'io fino a qualche mese fa non sapevo niente di tutto questo... vivevamo la nostra normale vita e all'improvviso niente era più come prima...- improvvisamente si interrompe perchè Alexis accenna quello che sembra una sorta di ghigno divertito che però non coinvolge gli occhi. La sua cassa toracica ha come un sussulto... sta ridendo? Poi, finalmente, ci guarda ma la sua attenzione è tutta per sua sorella che rimane spiazzata da un comportamento del genere.
Le due si squadrano per qualche istante senza parole ma infine Alexis fa uno scatto in avanti rapidissimo arpionando Clary per la maglietta e schiacciandola contro le sbarre della prigione.
-non osare venirmi a dire che mi capisci Clarissa Frey perchè non è così! Tu hai avuto tutto dalla vita: un'infanzia felice e normale, per un periodo vedevi ciò che dovevi vedere credendoti normale, senza temere che in te ci fosse qualcosa di sbagliato, che fossi uno scherzo della natura, che fossi pazza. Hai avuto una madre, una sorta di padre, e adesso anche un ragazzo che ti ama e che, Dio santo!, è risorto. Io non ho avuto assolutamente niente di tutto questo. Sono cresciuta nel degrado più totale, ho dovuto lottare ogni singolo giorno della mia esistenza, vedevo cose che non dovevo vedere, nessuno pensava a me, potevo contare solo su me stessa; Un bel giorno scopro che ho un fratello e un padre i quali però, guarda un po' il caso, sono due pazzi sanguinari e le uniche persone, che erano più o meno tutto ciò che avevo in questo schifoso mondo, sono morte. Jas è morto e puoi scommetterci tesuruccio che non tornerà mai più. Perciò non venirmi a dire che mi puoi capire perchè fidati, non ne hai proprio idea-.
Marck e Jace estraggono i loro pugnali all'unisono ma nello stesso istante Clarissa viene liberata. 
-Provaci un altra volta e ti ammazzo- la minaccia Marck ma lei non gli presta più di tanta attenzione, i suoi occhi sono solo per la sorella.
-non pensare che il fatto che ti abbia risparmiata significhi qualcosa. Odio te e quella puttana di tua madre e stai pur certa che il giorno in cui Jonathan toglierà la vita ad entrambe io festeggerò anche dall'inferno-.
Finita la sua proclamazione d'odio, la ragazza si accascia nuovamente contro la branda rovesciando la testa all'indietro, esausta.
-adesso basta- Jace fa per tirare su Clary ma lei oppone resistenza, continuando ad osservare Alexis.
-perchè fai così?-.
Lei ovviamente non risponde così la rossa accetta di andarsene, delusa e stanca. Siamo quasi alla porta quando dietro noi sentiamo una voce singhiozzare disperatamente. 
-è morto, Jas è morto... Oh mio Dio, è morto-.
Tutti ci fermiamo sulla soglia guardando preoccupati verso la cella. 
-Beh- fa Marck -pare che qualcuno si sia svegliato, per lo meno forse adesso mangerà o risponderà alle domande dell'interrogatorio-.
-lo spero per lei- Jace sospinge una turbata Clarissa nel corridoio per poi rivolgersi a noi a bassa voce in modo che la ragazza non lo possa sentire -ho letto che quando il Conclave usa la tortura non va tanto per il sottile...-.
Marck annuisce serio -si usano queste tecniche di rado ma quando succede abbiamo l'ordine di non risparmiarci. Io non l'ho mai visto fare ma temo che potrebbe non superare le prime domande nelle condizioni in cui si ritrova adesso-.
-non possono ucciderla così- dico a denti stretti improvvisamente arrabbiato -non puoi fare nulla per lei?-.
-dura lex, sed lex- mentre lo dice però noto qualcosa di come amareggiato nella sua voce, qualcosa che mi fa sperare che magari cercherà di aiutarla.



POV MARCK 

-alzati!- la ragazza mi rivolge un piccolo sguardo oltre i capelli. I suoi occhi verdi mi scrutano, analizzando e calcolando ogni mia possibile mossa.
-Perchè?-.
A questo punto le afferro il braccio, leggermente scocciato e la costringo a seguirmi oltre la cella -gli ho detto che hai ritrovato la parola, ti rifaranno le solite domande-.
-chi?- la sento dare degli strattoni cercando di liberarsi così la stringo più forte.
-Non so, magari il gruppo di cacciatori che ha tentato di interrogarti per 17 ore di fila?-.
-io...io non mi ricordo niente-.
-certo, come no-.
Per tutto il tragitto attraverso i corridoi delle prigioni lei oppone resistenza, cercando in ogni occasione di fermarsi o scappare. Non ho mai avuto tanti prigionieri da sorvegliare ma questa... questa è senza dubbio la più testarda, fastidiosa e capricciosa che sia mai esistita. Fin dal primo giorno ho dovuto sudare sette camicie per riuscire a portarla su e giù per i tre tentati interrogatori e il fatto che ogni volta si limitasse a fissare il vuoto mi irritava infinitamente. 
Quando entriamo nella Sala dell'Angelo la luce del sole che passa per le vetrate sembra accecarla momentaneamente e per poco non inciampa nell'ultimo gradino. Dio, quant'è imbranata! In tutta la mia vita non ho mai visto uno shadowhunter tanto impacciato. Certe volte è così... mondana.
Al centro dell'ampia stanza c'è la solita sedia alla quale la lego, accertandomi di stringere bene i nodi.
-grazie mille Marck-.
Dalla porta principale entra l'intero Conclave sistemandosi a semicerchio intorno alla ragazza. Il Console Lightwood si avvicina a lei accompagnato dallo stregone Magnus Bane. I suoi occhi da gatto mi osservano per un attimo con scarso interesse per poi concentrarsi su Alexis Morgenstern.
-sei sicuro che funzionerà? Mi sembra un po' inverosimile-.
Lo stregone annuisce accennando un sorriso e passandosi una mano fra i capelli pieni di glitter -è un incantesimo complicato ma potente. Mi ci vorrà una notevole energia per riuscire a compierlo, tuttavia è fattibile-.
-cosa volete farmi?-.
Gli sguardi di tutti si puntano sulla ragazza sentendo per la prima volta la sua voce. Lei si guarda intorno ma non sembra ne spaesata ne impaurita. è più che altro incuriosita senza però perdere la concentrazione. Osserva con attenzione le persone intorno a lei e l'edificio come se fosse la prima volta che vede tutto questo. Ciò mi confonde facendomi aggrottare la fronte. Voglio dire, è già stata qui, ha già visto queste persone.
Il figlio di Lilith le si avvicina ulteriormente ponendole una mano sulla spalla -ho scovato un incantesimo che ti costringerà a parlare, in un certo senso. Ci permetterà di entrare nella tua testa e tutti i tuoi ricordi diventeranno anche i nostri, inclusi quelli di quando stavi con il tuo caro fratellone schizzato e tuo padre-.
-non potete farlo!- Alexis si dimena cercando di allontanarsi ma lo stregone riesce ad agguantarla di nuovo, stavolta tenendola per entrambe le spalle, e comincia a recitare una formula in una lingua a me sconosciuta -no...-
Improvvisamente dalle mani di Magnus esce una fortissima luce blu che invade tutta la sala, costringendomi a chiudere gli occhi.
Quando li riapro i cacciatori, il nascosto, la bionda e perfino l'intera Sala dell'Angelo sono spariti. Non mi trovo più ad Alicante ma in una vera e propria topaia. Tutto, dal parquet impolverato alle tende verdi piene di bruciature di sigarette, trasmette squallore. Vicino alla finestra compare una bambina di circa 4 anni: ha i capelli biondissimi, quasi bianchi, raccolti all'indietro con un cerchietto blu e una piccola salopette in jeans con una T-shirt viola troppo grande per lei. Gli occhi, di un verde intenso e brillante, stanno scrutando una piccola creatura del mondo fatato verde e arancione che saltella allegramente sul davanzale della finestre facendole la linguaccia.
-Sei un vero maleducato esserino!- dice la bambina con fare sdegnato anche se sembra piuttosto divertita.
Ad un tratto una vocina dietro di me ride con cattiveria avvicinandosi. Lei si volta di scatto e sul viso le appare un'espressione colpevole vedendo il ragazzino paffuto che la osserva maligno.
-Guardatela! Parla di nuovo da sola, sei proprio strana- una ventina di altri bambini appaiono intorno a me ridendo sguaiatamente -sei ritardata o cosa, stupida?-.
A questo punto parte un piccolo coretto "stupida!stupida!" e dentro di me sento tutto l'immenso imbarazzo e la rabbia della piccola Alexis che adesso guarda il ragazzino paffuto con occhi colmi di lacrime.
-Tu sei stupido!- urla lei avventandosi come una furia sul bulletto. In un secondo gli è sopra e gli tira i capelli con rabbia fino a quando una signora sulla quarantina magra come un chiodo e dal lungo mento appuntito li separa cominciando poi a strattonare Alexis per il braccio.
-quante volte ti ho detto che non si fa, eh?-.
-ha cominciato lui!-.
-sei la solita bugiarda! Sono stanca di dover sentire le tue storie, fra un po' mi verrai a dire che è tutta colpa di un altro essere rosa-.
La signora trascina la bambina oltre una porta vicino all'entrata. Io non entro ma so che sta per prendere una lunga riga di legno per poi batterla con forza sulle mani di Alexis.
L'immagine a questo punto svanisce in tante ombre fluttuanti ma subito ne appare un'altra. Qualcosa mi dice che sono nello stesso edificio, solo in una stanza diversa. Intorno a me ci sono una decina di letti tutti occupati da ragazze che, visto l'ora probabilmente tarda, dormono. Sulla mia sinistra spunta da sotto le coperte una piccola testolina bianca. Sembra un po' più grande rispetto al ricordo di prima ma non arriva comunque ai sette anni.
Dietro di me compaiono dei passi molto pesanti e strusciati ed un uomo corpulento sui quaranta mi passa letteralmente attraverso arrancando fino al letto accanto a quello di Alexis dove dorme una ragazza di circa quindici anni dai capelli corvini. Gli da una scrollata e lei immediatamente si sveglia puntellandosi sui gomiti. L'uomo comincia a slacciarsi la cintura mentre la ragazza di abbassa sulla patta dei pantaloni di lui. In quell'istante la bambina si desta e, capendo la scena davanti a lei, fa per voltarsi imbarazzata e spaventata.
-No. Guarda- l'uomo deve averla vista svegliarsi e le concede una piccola occhiata da oltre la spalla -quanti anni hai?-.
-6- la sua voce sembra più uno squittio.
-6- ripete lui -la nostra Jasmine qui è la migliore ma fra non molto ci lascerà. Guarda bene quindi, lo studio rende perfetti-.
Provo disgusto sentendo quell'uomo pronunciare simili parole tant'è che la mia mano si avvicina istintivamente a dove tengo il pugnale ma la stanza sparisce di nuovo.
Adesso mi trovo in una sorta di cucina e, anche se fuori splende la luna, dentro c'è un Alexis di 13 anni e una signora corpulenta che le porge una fetta di torta.
-Merci, Madame Cuois-.
-Mon trésor! Sai che rimani la mia preferita. Ora gustati ta tarte così farai bei sogni- la donna parla con un marcato accento francese, segno che probabilmente non ha mai imparato per bene l'inglese.
La tipa se ne va ancheggiando verso la porta sul retro con addosso il cappotto e un piccolo capellino mentre la ragazzina si gusta il suo dolce con foga. Quando la torta è finita però, invece di andarsene, si mette a trufolare in un cassetto scoprendo un doppio fondo dal quale estrae una piccola scatola in legno. Ne preleva un piccolo ma affilato coltello in argento.
Nello stesso istante dalla porta principale irrompe una ragazza con addosso dei vestiti stracciati e un sacco di peli. Noto gli artigli che le spuntano dalle mani e capisco che si sta trasformando in lupo. 
-Molly- Alexis si spaventa vedendola sopratutto perchè, ancora prima che io riesca ad estrarre la mia spada, il licantropo si avventa ferocemente su di lei. Per un attimo temo il peggio ma un istante dopo le braccia del lupo le ricadono ai fianchi ciondoloni. Alexis si sposta di lato scrollandosi di dosso il corpo di quella che forse era una sua amica. Osserva il cadavere con orrore e sconvolgimento mentre il coltellino le scivola di mano macchiando il pavimento di sangue.
L'immagine si dissolve nel nulla un'ennesima volta ma, al contrario di prima, adesso non ne appare solo un'altra ma molte in rapida successione. Alexis che corre lontano dall'orfanotrofio stretta nella sua felpa nera, che trema di freddo contro un lampione, che dorme su di una panchina, che si affaccia alla finestra di una palestra dove dei ballerini stanno provando, che parla con una rossa dal seno prosperoso che le offre un panino ed infine lei che balla con gli altri ballerini felice e piena di talento. 
Improvvisamente mi ritrovo in un pub pieno di mondani intenti a bere birra e ascoltare una musica martellante.
Alexis è seduta ad un tavolo con la rossa di prima mentre chiacchierano insieme. Devo dire che è piuttosto carina: si è data una ripulita, e per la prima volta la vedo con dei bei vestiti, i capelli in ordine e un filo leggero di trucco sugli occhi. 
La sua amica le si avvicina all'orecchio -qualcuno di parecchio sexy ti sta guardando, tesoro-.
Lei si volta allora, nella direzione indicatagli dalla rossa facendomi notare in un angolo un ragazzo appoggiato contro il muro. Ha i capelli di un nero intenso, gli occhi verde smeraldo brillanti e la carnagione pallida ma luminosa. Quando Alexis lo vede riesco a percepire il suo tuffo al cuore, il battito di lei accelerare e l'ansia impastarle la bocca -sì- dice -è abbastanza carino-. Nel dirlo però si concede un'altra occhiata alle spalle e quando i loro sguardi si incrociano ho la sincera consapevolezza che più niente sarà come prima.
Di nuovo appare una rapida successione di immagini. Un paio di ali nere, promesse d'amore sussurrate sotto la pioggia, lenzuola bianche che coprono un paio di corpi abbracciati, il tutto adornato dalla costante presenza di occhi verdi e luminosi. 
-Quindi tu sei quella nuova-.
Intorno a me ci sono solo altissimi alberi che coprono il cielo. A parlare è stata una donna di straordinaria bellezza ed eleganza che osserva con superiorità Alexis. Lei non può saperlo ma si trova di fronte alla regina della corte Seelie. 
-Jas mi ama, non sono come le altre puttane che ha avuto-.
-oh, non ne dubito. Ma pensi veramente che non ce ne siano mai state altre come te, prima? Ha migliaia di anni dopotutto ed è assolutamente bellissimo. Chi non ucciderebbe per averlo? E sai cosa succedeva quando le sue ragazze mortali morivano o invecchiavano diventando delle nonnette dalle tette flosce?-.
-cosa?-
La regina sorride, piena di cattiveria -andava avanti, veniva da me e io lo aiutavo a dimenticare quelle scialbe mondane. Non crederai mica che starete insieme fino alla tua morte? Voi mortali siete solo un'insignificante distrazione perchè è nel mio letto che torna ogni singola volta-.
Riesco a sentire tutto il dolore provato dalla ragazza mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime -tu menti!-.
-mi spiace ma mi è impossibile mentire. è la condanna di noi fate: qualunque cosa ci esca dalle labbra non sarà mai altro che la pura verità. Temo proprio che ti stia usando, tesorino-.
Percepisco con chiarezza il cuore di Alexis spezzarsi come se fosse il mio ed improvvisamente mi ritrovo in un vicolo. Lei sta piangendo mentre l'angelo caduto si allontana nel cielo. Lo ha lasciato. La luna accanto alla figura del demone si distorce prendendo la forma di capelli bianchi sotto i quali si forma un corpo di un ragazzo dagli zigomi alti e gli occhi neri. Vedendolo mi irrigidisco perchè lo riconosco subito come Jonathan Morgenstern. Penso che finalmente ci siamo, stiamo per scoprire i piani dei cattivoni ma presto capisco che Alexis non ne è mai stata messa del tutto al corrente. L'hanno usata, approfittandosi della sua ingenuità e del fatto che fosse indifesa. Jonathan in particolar modo ha cercato di confonderla fingendo affetto. Ma lei non è stupida come pensano. Da quando trova il libro con gli appunti sugli esperimenti fatti sul fratello riesce meglio a gestirlo facendomi provare un'insensato orgoglio per lei. Improvvisamente ricompare anche l'angelo caduto permettendomi di sentire la confusione nella testa della ragazza quando lo rivede. Confusione che poi si trasforma in amore. Lei quando sta con lui si sente così... leggera. 
Poi tutto viene invaso da fiamme, ruggiti di draghi, sangue, odio, vendetta e fango. Ad un tratto tutto sparisce ma stavolta non riappare niente. Intorno a me c'è il vuoto assoluto fatta eccezione per Alexis in ginocchio davanti ad un cumulo di polvere brillante. So che si tratta dell'angelo caduto. Non mi arriva però il dolore di una perdita... anzi non mi arriva proprio nulla...è come se mi fossi come annullato. 
La polvere scompare ma Alexis no, rimanendo completamente sola nell'oscurità.
Una tremenda fitta al cuore mi costringe portami una mano al petto e a chiudere gli occhi. Cosa succede? L'incantesimo è andato storto?
Quando mi riprendo mi rendo conto di essere tornato nella Sala dell'Angelo. Tutto è tornato come prima ma riesco a capire dalle espressioni dei cacciatori che tutti hanno visto i ricordi di Alexis. Il mio sguardo si posa su di lei che è accasciata contro la sedia, il viso teso. Una minuscola lacrima sfugge al suo controllo e io comprendo che anche lei ha rivissuto quei momenti.
-Abbiamo molto su cui discutere. Marck riporta la prigioniera nelle segrete-.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


POV Marck

-la ragazza è totalmente inutile-.
Per tutta la Sala dell'Angelo si diramano dei borbottii disconnessi riguardanti la sorte di Alexis.
-Dovremmo torturarla!-.
-Cosa ne facciamo di lei?-.
-potremmo usarla come esca-.
-Non ha già sofferto abbastanza?-.
-Sei un pazzo se pensi che lei non ti ucciderebbe!-.
-è troppo rischioso-.
Il Console Lightwood è costretto a salire sulla sedia dedita all'interrogatorio accanto a me per riuscire a riportare l'ordine -silenzio! Silenzio!-.
I cacciatori si calmano un poco ma la tensione si potrebbe comunque tagliare con un coltello. E come biasimarli? Io stesso non so bene cosa pensare.
-credo- comincia il Console -credo che sia chiaro a tutti che Alexis Morgenstern non sia a conoscenza dei piano del fratello ne di dove possiamo trovarlo-.
Istintivamente trattengo il fiato, come faccio sempre quando sono nervoso, perchè io so dove si trova il nostro caro Jonathan. Certo, per gli spostamenti la ragazza ha sempre utilizzato portali, ma io ho riconosciuto la magione dove abita. è poco distante dal lago di Lyn, ben nascosta grazie alla foresta. Da ragazzino sentivo un sacco leggende intorno a quella zona, che era piena di demoni e creature ostili ma all'epoca ritenevo che fossero favole per bambini. A 14 anni ho deciso di esplorare da quelle parti; mi sono armato della mia spada e un pugnale e sono partito alla ricerca dell'avventura sperando di poter tornare indietro con qualche storia emozionante. Mi sono imbattuto in un paio di demoni stranissimi, mai visti prima con bocche dentate sulle zampe e la pancia piena di pungiglioni,  ma sono riuscito a ucciderli entrambi senza troppe difficoltà. Dopotutto sono un Shadefaire, una dinastia tra le più antiche e caratterizzata da cacciatori di grande talento e destinati a finire suoi libri di storia se non fosse che la mia famiglia ha fatto del concetto "agire nell'ombra" un vero mantra. Tutti noi siamo eccellenti guerrieri e abbiamo sempre un certo successo diventando guardie rispettabili ma senza tuttavia creare scalpore. Non rivendichiamo mai un merito e disprezziamo chi trova piacere nello stare sotto le luci della celebrità, per questo non sempre la gente si ricorda di noi. Non è raro che qualcuno si dimentichi che sono in una stanza se non parlo per un po'. Ad ogni modo, dopo aver ucciso i demoni ricordo di aver proseguito per un centinaio di metri per poi aver trovato un grande giardino molto curato in fondo al quale c'era la villa dei ricordi di Alexis. Ero molto tentato di andare a vedere chi ci abitava ma era tardi così ho preferito rientrare.
-quindi l'aiuteremo?- una donna sulla trentina mi riporta alla realtà approfittando di un momento di silenzio.
Un uomo dai capelli brizzolati si fa avanti spintonando chi gli intralcia la strada con sguardo esterrefatto -aiutarla? AIUTARLA!? Spero che tu stia scherzando femmina-. 
La cacciatrice si volta verso di lui frustando l'aria con la rigida coda castana -è solo una ragazzina, non ha colpe. è una vittima!-.
-cosa vuoi che me ne importi? Ha ucciso mio figlio durante la Battaglia degli Angeli con una delle sue maledette frecce e i sui draghi lo hanno praticamente carbonizzato insieme a molti altri di noi. Mi ci sono volute ore per riconoscerlo!-.
Un'altra signora dall'aria piuttosto anziana affianca l'uomo -non solo ha ucciso dei cacciatori ma non ha mostrato rispetto nemmeno verso i morti-.
-ma cos'altro poteva fare? Suo fratello e suo padre avrebbero anche potuto ucciderla-.
-Non possiamo mostrare pietà contro un'assassina! Ha ucciso a sangue freddo mio figlio per l'Angelo!- nel dire l'ultima frase il cacciatore punta il suo sguardo verso il console, sfidandolo.
Accanto a me Lightwood cerca di ostentare calma ma dalla postura eccessivamente rigida capisco che è nervoso.
-La legge è molto chiara, lo stesso Jonathan Shadowhunter ci ha dato questo comando: "Non mostreremo alcuna pietà verso chi ci ha tradito o ha ucciso i nostri fratelli, poichè chi lo ha fatto si è alleati con le forze maligne contro la luce del Cielo"-.
L'anziana signora annuisce citando un altro passo -"la morte è cosa sacra, insulta un morto e insulti l'Angelo Raziel che ci ha donato il fardello di proteggere i mondani fino alla fine, perendo in battaglia se necessario"-.
-Non dimenticate però- fa la cacciatrice di poco prima -che "Gli shadowhuters sono soli contro universi interi di demoni, per questo devono restare uniti, sostenersi e aiutarsi per la causa"-.
-Basta così- sentenzia il Console giustamente stufo di tutte quelle citazioni-ho già preso la mia decisione- egli si prende una piccola pausa per essere sicuro che per tutta la Sala regni il silenzio -Domattina all'alba Alexis Morgenstern verrà giustiziata in piazza così che in tutto il mondo si veda che destino spetta a chi ci minaccia, a chi si crede superiore al Conclave. Questo è quanto-.
Detto ciò si ritira oltre una porta dal lato opposto rispetto a quella che conduce nelle prigioni, lasciandosi alle spalle un mare di borbottii e proteste.

 
* * *

-svegliati-.
Alexis, che si è fatta piccola piccola sul suo materasso mentre cercava di riposare dopo giorni e giorni, si muove un po' ma con la pigrizia di quando sei ancora fra le braccia di Morfeo sicchè le do una scrollata.
-Che c'è?!-.
-ti vogliono morta-.
I suoi occhi si spalancano improvvisamente animati da una strana luce -e tu... sei venuto a uccidermi?-.
-no, lo vogliono fare tra qualche ora in piazza. Probabilmente sarà il Console ad avvedersi di questo onore- rispondo scuotendo la testa -te ne devi andare-.
Mentre le tiro su prendendola per il braccio lei mi guarda come scandalizzata -cosa?! Sei un alleato di Jonathan?-.
-Assolutamente no- la trascino fuori dalla cella e solo davanti al portone le consegno la mia stragaluce -diciamo che faccio ciò che ritengo giusto e per il momento sei più al sicuro con tuo fratello-.
Alexis mi osserva di sottecchi illuminata dalla luce verde, sotto la quale i suoi occhi sembrano fatti di pietre preziose, come quelli di alcune pitture di tigri cinesi -come faccio a sapere che non mi seguirai? che non è solo una scusa per trovare Jonathan e ucciderci insieme?-.
Sapevo che avrebbe detto una cosa del genere anche se speravo di sbagliarmi. Con un sospiro mi sfilo il mio fedele pugnale, porgendoglielo.
-Dammi una botta in testa con il manico, io vado nel mondo dei sogni e tu ti salvi-.
-non capisco... perchè fai questo? Se il Conclave lo scopre ti ucciderebbe di sicuro-.
-sento che devo aiutarti è... più forte di me-.
Improvvisamente il suo sguardo si accende di una certa ira, mentre la sua postura si irrigidisce -se è per quello che hai visto ieri ne faccio anche a meno. Non mi serve la tua compassione-.
-non vederla come pietà. Fa parte del mio addestramento, in famiglia siamo piuttosto fissati col "fare la cosa giusta"-.
Sembra piuttosto incerta ma afferra comunque il pugnale. Lo osserva per qualche istante ma poco dopo la sua stretta si fa più salda.
-Prosegui tutto a dritto, dopo circa 700 metri svolta a destra. Troverai una botola, attraversala e spunterai in una stalla. Prendi un cavallo e corri più veloce che puoi verso il bosco... ad un certo punto incapperai in demoni, ordinagli di portarti a casa e loro lo faranno. Dovrai fare molta attenzione, se qualcuno ti vede è la fine-.
-Come ti chiami cacciatore?-.
Esito incerto se dirglielo o meno -Marck Shadefaire-.
"la giustizia nell'ombra".
-Allora grazie Marck Shadefaire-.
Il pugnale si solleva oltre la sua testa ed io chiudo gli occhi.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


POV Jonathan

 

è stata una giornata molto lunga: gli angeli mi hanno voltato le spalle, rifiutandosi di seguire chiunque altro al di fuori di mia sorella, e per giunta non riesco a pensare a un modo per riuscire a bruciare questo maledetto mondo. Ieri pomeriggio ho incontrato mia madre, mi ha promesso il suo aiuto ma in futuro. Adesso, mi ha detto, non sono pronto... mi manca ancora qualcosa ma presto l'avrò. Non ho idea a cosa Lilith si riferisca ma mi fido ciecamente di lei.
L'unica cosa buona in tutta questa faccenda è che il drago un paio di giorni fa si è risvegliato e se ne sta buono vicino al lago. Magari fra un po' si lascerà domare ma al momento non me ne voglio preoccupare. L'unica cosa che desidero è farmi una doccia e magari andare in Francia per trovare una bella ragazza. Mi piacciono molto le francesi, sono così sciolte...
Quando apro la porta ed entro in camera mia però, seduta sul letto, trovo ad attendermi una bionda dai capelli semi-umidi e con solo una larga e morbida camicia bianca in un tessuto estremamente leggero portata a mo' di vestito che le lascia le gambe candide e magre in bella mostra.
Non appena si accorge di me alza lo sguardo, sondandomi, cercando di capire cosa deve dire.
-Ciao-.
-Alexis- con sorpresa la raggiungo, sedendomi accanto a lei -come ci sei riuscita?-.
Fa spallucce guardandosi le mani in grembo -ho tramortito la guardia e le ho sfilato le chiavi della cella... per il resto ho avuto fortuna, credo. Non preoccuparti sono sicura che nessuno mi ha seguita, nessuno sa dove siamo e io non gli ho detto nulla-.
Appoggio il palmo della mano contro il suo mento, in una sorta di carezza, costringendola a voltarsi -sei tornata da me-.
-certo-. Trovo i suoi occhi sempre grandi, verdi e stupendi ma sento che qualcosa è cambiato. Alexis stessa è cambiata.
-Perchè?- le chiedo.
-perchè... perchè...- la vedo aggrottare la fronte cercando le parole più adeguate -perchè è giusto così. Sei mio fratello, dobbiamo stare assieme, no?-.
Sorrido e mentre lo faccio lei si accoccola contro di me, sommergendomi il mento nei suoi capelli. Io l'abbraccio, stringendola a me ripensando con piacere a quando ho trafitto il suo stupido angelo sorprendendolo alle spalle. Non è mai stato degno di mai sorella... lei è solo mia.
-ormai mi rimani solo tu, Jonathan-.
Mi allontano un po' per poterla osservare bene trovandomi davanti una ragazza fragile come un calice di cristallo. Assolutamente perfetto.
Le afferro i capelli sulla nuca continuando a stringerla a me.
-dimmi che mi ami-
-no- corruga la fronte- il nostro non è amore, è qualcosa di diverso, di migliore. Ti ricordo cosa mi avevi detto? amare vuol dire distruggere. Quello che c'era fra me e Jas era amore, la sua morte mi ha distrutta. Quello che c'è fra noi è diverso-.
-non saresti distrutta se morissi?-.
La sento ridere pacatamente -non riesco nemmeno a immaginare un mondo dove non esisti-.
-e allora cosa c'è fra di noi?-.
-Adorazione. Devozione. Jonathan io ti adoro e ti sono eternamente devota e niente potrà mai cambiare questo-.
Nelle sue parole non c'è nulla di calcolato come poteva essere nelle settimane precedenti perchè finalmente ha veramente capito, adesso sa la verità ovvero che siamo stati creati per stare insieme.
-Io sono tuo, tu sei mia-.

 

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


POV Clarissa

-io non capisco-.
Da quando sono tornata a casa da Idris, non sono riuscita a rivolgere parola alla mamma perchè Marck ci ha raccontato cosa ha visto nei ricordi di Alexis e io non riesco a crederci. Mia madre è sempre stata ultra protettiva con me, una volta all'anno riversava fiumi di lacrime sullo scrigno coi ricordi di Jonathan... com'è possibile che abbia lasciato così mia sorella, in un luogo tanto orrendo, senza mai spendere nemmeno una lacrima per lei?
Lei, che sta sorseggiando un caffè, alza lo sguardo su di me mentre la osservo sulla soglia del corridoio.
-Che c'è, cara?-.
Mi avvicino a lei lentamente continuando ad osservarla -come hai potuto lasciare Alexis in quel posto?-.
La sua espressione improvvisamente s'indurisce e gli occhi si colmano di un'antica tristezza -l'ho già spiegato, Clarissa. Vorrei non tornare sull'argomento-.
-Io invece si- mi siedo proprio davanti a lei guardandola con serietà -non capisco. Ogni anno piangevi pensando a Jonathan, come mai per Alexis non hai fatto lo stesso? E perchè l'hai lasciata in un posto del genere?-.
-Non esagerare- mi dice con un sospiro -la casa famiglia non era così male. Aveva un giardino dietro l'edificio dove i bambini potevano giocare e comunque non c'è restata a lungo; quando aveva quattro anni una bella coppia di New London l'ha adottata. Non piangevo per lei perchè sapevo che era ancora viva e stava bene. Ogni sei mesi facevo una donazione alla casa famiglia così loro mi mandavano foto di lei, anche se teoricamente non avrebbero potuto- improvvisamente si alza per andare a prendere la borsa, abbandonata sul divano. Ne estrae un piccolo sacchetto in velluto verde che mi porge -è brava gente-.
Ne rovescio il contenuto nella mano e davanti a me si sparpagliano una ventina almeno di fototessere. Alcune, quelle che raffigurano una bambina piccola, sono un po' sfocate e poco chiare ma nelle altre una ragazza biondissima mi sorride. Sì, ha i capelli chiari, gli occhi verdi e somiglia molto ad Alexis ma di certo non è lei.
-mamma...- mi si impasta la bocca perchè non so bene come dirglielo -mamma questa non è Alexis... lei non è mai stata adottata e l'orfanotrofio era in un ghetto-.
Per un attimo mi fissa come se non riuscisse a capire poi riprende le foto per osservarle meglio -no, ti sbagli-.
-Una guardia amica di Alec mi ha permesso di incontrarla mentre ero ad Alicante e questa non è lei. Inoltre durante l'ultimo interrogatorio le hanno fatto un incantesimo per appropriarsi di suoi ricordi e... ci hanno detto che dove viveva non era, diciamo, molto carino, a tredici anni ha dovuto uccidere una sua compagna di stanza perchè si stava trasformando in lupo così dopo un po' è scappata e per qualche mese ha vissuto per strada. Però poi si è ripresa, un'amica l'ha ospitata e stava diventando una ballerina di talento-. Aggiungo l'ultima parte per cercare di rincuorarla perchè conosco mia madre ma adesso sul suo volto c'è un'espressione strana che non le ho mai visto. Dolore, frustrazione, incredulità, senso di colpa, ma sopratutto una furia omicida materna.
-Il direttore- mi dice fra i denti -mi ha ingannata, per tutti questi anni si è approfittato di me e di chissà quante persone. Io lo ucciderò non appena avrò riportato mia figlia al sicuro-.
-Non puoi mamma, il Conclave la vuole morta-.
Lei alza le braccia con uno sguardo esasperato -e allora cosa dovrei fare? Lasciarla nelle grinfie di Jonathan? L'ho già abbandonata una volta non posso farlo di nuovo!-.
Mi mordo il labbro avvicinandomi a mia madre. Le poso una mano sulla spalla accarezzandogliela -so che sembra incredibile- le dico -ma al momento forse è più al sicuro con lui. Non la ucciderà per lo meno e se riuscirà a giocare bene le sue carte forse non le farà nemmeno male. Mamma, lei è molto intelligente credo che sia l'unica persona al mondo capace di gestirlo-.
-A parte Valentine-.
-A parte Valentine... ma lui è morto-.
Improvvisamente si affloscia sotto il mio sguardo, come se sentisse sulle spalle un'infinita stanchezza contro cui non può più combattere -non riesco ancora a crederci. è veramente morto. Mi chiedo chi sia stato-.
-Perchè? Non sei stata tu?-.
Lei scuote debolmente la testa mentre fa per alzarsi -l'ho perso nella folla e quando l'ho ritrovato giaceva per terra privo di vita-.
Che strano... durante lo scontro abbiamo perso moltissimi Shadowhunters e alleati ma dei nostri nemici sono morti soltanto l'angelo di Alexis e nostro padre e nessuno sa chi è stato. Di sicuro qualunque cacciatore sarebbe stato contento di prendersi il merito di tale impresa, di essere riuscito a far fuori uno dei migliori guerrieri che si sia mai visto, eppure tutto tace. Mi viene in mente che forse sono stati i draghi di mia sorella che involontariamente lo hanno ucciso ma scarto subito l'ipotesi perchè le loro anime sono collegate perciò se uno di loro lo avesse ucciso Alexis ne sarebbe venuta subito a conoscenza. Che sia stato Jonathan? Ma che motivo ne avrebbe? In fondo era Valentine a mantenerlo e a garantirgli protezione perciò sarebbe stato svantaggioso per lui. Scuoto la testa, imbrogliata in quel rompicapo.
Vedo mia madre andare verso la porta, la giacca già sulle spalle -dove vai?-.
-A uccidere quel verme che mi ha imbrogliato-.
-oh, non preoccuparti... ci ha già pensato Alexis-.
Lei ad un tratto si blocca, voltandosi un poco verso di me. Come ho già detto conosco mia madre perciò riesco a leggere la sua paura, stampatagli in faccia. Teme che Jonathan abbia cominciato a plagiare Alexis, per renderla come lui. Non ho il cuore per dirle che è già a metà strada.

 

POV MARCK

 

-beh, mi sembra molto semplice- dice ad un tratto un cacciatore sulla quarantina con una vistosa cicatrice vicino all'occhio -deve essere tornata dal suo caro fratellino perciò basta trovare lei e avremo anche lui in pugno-.
Un'altro uomo poco distante da lui alza gli occhi al cielo, esasperato -Ma dai? E dimmi un po', una volta che li hai trovati cosa vorresti fare, Julius? Hanno gli angeli e ancora un drago dalla loro... sono troppo forti e non possiamo permetterci di perdere altri Shadowhuters-.
La sala dell'Angelo è piena dei cacciatori più importanti di tutta Alicante, più qualche guardia di particolare talento fra cui io, anche se la fronte mi pulsa ancora nel punto dove Alexis mi ha colpito.
-E allora cosa dovremmo fare?- sbotta il primo alzandosi di scatto -Arrenderci a quei due bambini?-.
-quei due bambini, come li chiami tu, ci hanno praticamente dimezzato... anzi gli angeli e i draghi seguono gli ordini di Alexis perciò è stata lei a farlo. Una piccola ragazzina con solo pochi mesi di addestramento è riuscita a mettere in ginocchio tutti noi. Fa riflettere-.
Devo trattenermi dal far notare che Alexis era completamente controllata da Valentine e Jonathan e che comunque non è affatto una ragazzina ma un'arcere di grande talento.
-Il sangue di angelo che le scorre nelle vene e l'appoggio dell'inferno la rendono tanto pericolosa- dice Julius -senza sarebbe praticamente indifesa-.
-Basta così- il Console si alza dal suo trono e si avvicina, seguito a ruota dalla nuova Inquisitrice. Per tutto il tempo hanno lasciato che i presenti discutessero fra di loro, rimanendo in disparte ad osservarci.
-Alexis Morgenstern aveva l'appoggio degli angeli demoniaci, è vero ma non avendo più subito attacchi dobbiamo pensare che loro abbiano voltato le spalle al fratello. Al momento sono totalmente indifesi perciò dobbiamo agire adesso, prima che la ragazza riesca a mettersi in contatto con loro-.
-e per il drago come facciamo? Gliene rimane ancora uno!-.
-A breve arriveranno degli esperti dalla Cina e dalla Svizzera, ci penseranno loro. Noi dobbiamo solo occuparci di Jonathan Morgenstern e sua sorella. Organizzeremo una squadra scelta e attueremo il piano alle prime luci dell'alba-.
L'Inquisitrice si fa un poco avanti alzando il mento spigoloso -Voi tutti siete cacciatori di nota abilità. C'è qualche volontario?-.
Subito alzo la mano e tutti si voltano a guardarmi -Credo di avere un conto in sospeso con Alexis- spiego indicandomi la fronte.
-Anch'io vengo- fa Julius -sono in debito di alcune vite con i cari Morgenstern-.
-Bene quindi abbiamo Julius e Marck. Nessun'altro?-.
-credo che dovrei partecipare anch'io-.
A parlare è stata una voce conosciuta ma nascosta. Mi volto di scatto insieme ai presenti per vedere spuntare dall'ombra Jace Herondale.
Il Console sembra su tutte le furie -come hai fatto ad entrare?-.
-sono bravo- risponde stringendosi nelle spalle -un'altro motivo per cui dovrei partecipare-.
-stiamo scherzando- dice una donna dalla pelle ambrata -è solo un ragazzino-.
Gli occhi dorati del ragazzo si riducono a due fessure, evidentemente scocciati -non sono un ragazzino, ma il miglior guerriero dell'ultima generazione e lo sappiamo tutti qui. Voglio partecipare -il suo sguardo si punta sul padre adottivo fermo e deciso -quello è mio fratello in un certo senso, Valentine ci ha cresciuto allo stesso modo perciò so come pensa, so come si muove perchè è il mio stesso modo. Inoltre mesi fa mi ha quasi ucciso e mi sembra scortese non rendergli il favore-.
-ok,ok come vuoi! Puoi venire-.
La donna si volta verso di lui scandalizzata -stai scherzando Robert!-.
-Vivo con quel ragazzo da anni ormai e, fidati Aisha, se vuole venire anche lui allora non c'è modo di impedirglielo. Se non fosse così del resto non si troverebbe nemmeno qui-.
-Fantastico- dico a un tratto sinceramente stufo di questo teatrino -abbiamo i volontari, ma come facciamo a scovarli?-.
L'Inquisitrice a questo punto assume un'espressione leggermente disgustata passandosi una mano fra i capelli -lei è rimasta in quella cella per quasi quattro giorni. Deve averci pur lasciato almeno un capello o qualcosa di simile e se così non fosse allora ripescheremo gli avanzi del suo ultimo pasto sperando di trovare della saliva. Se non troveremo nemmeno quella... beh mi spiace per Magnus Bane ma dovremo utilizzare il secchio che aveva in dotazione come gabinetto-.
Aggrotto la fronte, anch'io abbastanza schifato -siamo così disperati?-.
Per tutta la Sala dell'Angelo cala il silenzio finchè non è Jace a rispondermi.
-A quanto, pare sì-.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


POV Alexis

 

Una torrenziale pioggia batte con insistenza contro la finestra di camera mia mentre io aggiorno il mio piccolo diario. Rileggendo i primi fogli, quelli che ho usato all'inizio più per sfogo che per altro, mi sorprendo nel pensare a quante cose sono cambiate in pochi mesi.
Però adesso non ho tempo per questo. Devo trovare un modo per riuscire a rimettermi in contatto con gli angeli ma non ho la minima idea di come fare. Mi viene in mente che magari, fra le poche cose che Jas ha lasciato da me, tutte tenute con cura in un angolo del baule, c'è qualcosa che mi può tornare utile ma la sola idea di frugare tra la sua roba mi lancia una fitta di dolore lungo la spina dorsale. Jonathan mi ha chiesto di gettare tutto ma io proprio non ci riesco. Perfino vedere quelle maglie così familiari mi è difficile tant'è che le ho coperte con un mio maglione.
Scuoto la testa perchè, come ho già detto, non posso permettermi di pensare al passato sopratutto non adesso che un mondo di vampiri, lupi mannari, stregoni e guerrieri esperti mi vuole morta. Quando tutto questo sarà finito potrò crogiolarmi nel dolore dei ricordi ma per il momento questo è un lusso che non mi posso permettere. Almeno ho Jonathan a proteggermi.
Improvvisamente dei rumori provenienti dal corridoio attirano la mia attenzione. La penna mi si blocca in mano mentre aguzzo l'udito. Inizialmente sento dei passi, almeno 2 persone, e poi più niente.
Subito la mia mano va verso un cassetto della scrivania, dove tengo un pugnale ma loro sono più veloci. La porta si palanca con uno schianto e due Shadowhunters irrompono nella stanza, le spade angeliche tese sopra la testa con elegante forza mentre un urlo di battaglia e odio gli esplode fra i denti.
Subito mi scanso, appena un secondo prima che la lama affondi nel legno pregiato dello scrittoio. Indietreggio disarmata fino ad arrivare con le spalle contro la finestra, in trappola. I miei aguzzini si voltano verso di me, sorridenti, mentre il primo di loro estrae la spada dal mobile per poi ripuntarmela contro. Vicino all'occhio ha una vistosa cicatrice e dalla giacca da combattimento nera riesco ad intravedere i muscoli enormi guizzare minacciosamente. È uno degli uomini più massicci che abbia mai visto mentre al contrario il suo compare mi sembra più nella media anche se qualcosa mi dice che deve eccellere in agilità.
-bene, bene- fa il primo -temo che sia finita, piccola Morgenstern-.
La mia mano va disperata verso le tende blu e le strattono così forte da staccare il sostegno in ottone che le sorreggeva. Il tutto mi ricade ai piedi proprio mentre i due cacciatori fanno per ripartire all'attacco.
Io nuovamente li scanso ma stavolta uno di loro mi prende di striscio al braccio procurandomi un profondo squarcio nella carne. Trattengo a stento un urlo di dolore ma impugno comunque con decisione il bastone in ottone cercando di ricordare i trucchi insegnatomi da Jonathan.
La mia arma improvvisata è piuttosto pesante per me però riesco in ogni caso a colpire con una delle estremità lo stomaco dello shadowhunter con la cicatrice. Nel frattempo però l'altro tenta di colpirmi al fianco e io faccio appena in tempo a sollevare l'altro lato dell'asta, parando il colpo. Un istante dopo però il cacciatore con la cicatrice fa per colpirmi allora, estremamente frustrata, con tutta la forza che ho faccio roteare la mia arma colpendolo proprio sulla tempia. Lui collassa al suolo e io mi concentro sull'altro shadowhunter che pare essersi piuttosto arrabbiato. Tenta un colpo furioso dopo l'altro tanto che le braccia cominciano a dolermi per sostenere la forza dei suoi attacchi.
Al momento giusto salto di lato, colpendolo dietro i ginocchi, poi sullo stomaco facendolo cadere a terra. Prima che possa rialzarsi sollevo l'asta sopra la testa prendendolo, una, due volte alla testa finchè pure lui non perde i sensi.
Il mio pensiero va immediatamente a Jonathan, probabilmente anche lui impegnato in qualche combattimento. Abbandono la pensate asta, sporca di sangue, e, ignorando il dolore al braccio sinistro che brucia a causa della ferita fresca, mi chino per recuperare l'arco e la faretra sotto al letto. Per sicurezza prendo anche una delle spade angeliche dei cacciatori legandomela alla cintura.
Subito corro fuori dalla stanza e mi lancio nel corridoio, volando come il vento verso le grida di battaglia che provengono dall'ingresso.
Improvvisamente ho paura. L'adrenalina di poco prima che aveva risvegliato il sangue della guerriera shadowhunter che è in me si sta mano a mano spegnendo lasciando il posto al terrore che stia succedendo qualcosa di male a mio fratello.
Quando arrivo in cima alle scale davanti a me si para la peggiore delle immagini. La prima cosa che vedo sono tre cacciatori che circondano Jonathan e la secondo è che uno di loro è Jace Lightwood. Lui mi da le spalle mentre con un movimento fluido e fulmineo del braccio trapassa il petto di mio fratello.
-JONATHAN!-.
I presenti, Jace escluso, si voltano verso di me mentre una delle mie frecce si pianta nella spalla del ragazzo, mancando di pochi centimetri il mio reale bersaglio ovvero il suo collo.
Dentro la gola percepisco uno strano, amaro sapore e sento che la mia furia potrebbe mandare in cenere l'intero universo.
Ma quel briciolo di razionalismo che rimane lucido in me mi ricorda che loro sono in tre e che se sono riusciti ad uccidere mio fratello, io non ho speranze contro di loro.
-Ci penso io a lei- dice uno.
Non perdo tempo a vedere chi è, mi volto imboccando il primo corridoio che trovo e scappo, corro all'impazzata, più veloce che posso senza sapere bene dove sto realmente andando.
Improvvisamente mi ritrovo nella stanza degli strumenti al cui centro troneggia ancora il pianoforte, meraviglioso cose se Jas avesse appena smesso di suonarlo. Mi sbatto la porta arrugginita alle spalle ma un istante dopo questa si riapre. Il cacciatore che mi ha inseguito si richiude la porta alle spalle e io mi rendo conto di conoscerlo.
Marck, la strana guardia che mi ha aiutato.
I suoi occhi chiari si puntano su di me trasudando determinazione. Mi si avvicina velocemente ma proprio quando penso che voglia attaccarmi lui mi supera, spostando la sua attenzione a una finestra. In un secondo estrae il pugnale e con il manico la colpisce, mandandola in frantumi.
-forza, salta!-.
Mentre lo osservo scuoto la testa sconcertata -tu sei pazzo! Si accorgeranno che non è un caso che riesco a scappare tutte le volte che rimaniamo soli!-.
-Allora vorrà dire che scapperò e mi nasconderò anch'io da qualche parte. Senti, non c'è tempo, stanno arrivando- lui mi vede ancora incerta così mi afferra il braccio stringendolo rudemente -Non ho messo in pericolo tutta la mia carriera e la mia stessa vita per poi vederti uccisa, hai capito? E ora muoviti!-.
Senza aspettare una mia risposta mi spinge oltre la finestra. Purtroppo siamo al secondo piano così, nonostante l'addestramento, non atterro benissimo infatti quando tocco terra le gambe mi cedono e rotolo per un paio di metri. Subito mi rialzo e mi rimetto a correre verso la stalla, cercando di ignorare il dolore che sento per tutto il corpo.
A metà strada volto la testa e vedo che anche Marck è saltato giù e sta già schizzando in direzione della foresta, veloce e aggraziato come un lupo.
Una vola alla stalla non perdo tempo a sellare Caster, l'imponente cavallo nero di Jonathan, e lo monto direttamente a pelo aggrappandomi alla criniera e serrando più forte che posso le gambe intorno alla cassa toracica dell'animale.
Un'istante dopo stiamo sfrecciando fuori dalla stalla con la pioggia che ormai mi ha completamente inzuppata. I vestiti mi aderiscono spiacevolmente al corpo e sento i capelli essersi appiccicati sulle guance e la fronte.
Io però non punto subito verso la foresta prediligendo una strada più lunga.
Il mio sguardo infatti si punta sulle sponde del lago dove un'enorme sagoma scura si dimena, costretta a terra da delle strane funi.
Nero.
Mentre galoppo verso di lui estraggo dalla cintura la spada angelica ed invoco il nome del primo angelo che mi viene in mente.
L'arma si infiamma, illuminandomi nella foschia e mentre passo accanto al drago la abbasso recidendo le corde al mio passaggio.
Lui subito spicca in volo, chiaramente infuriato per essere stato imprigionato.
Fa per seguirmi ma io lo fermo.
-Vattene! Va via!-.
Lui sembra non volermi ascoltare, desideroso di stare con la proprio madre, ma io insisto arrivando persino a lanciargli contro una freccia.Lui la scansa con grazie ma mi ruggisce contro.
E poi se ne va, vola lontano nel cielo pieno di nubi nere, confondendosi fra di esse.
Fa male vederlo andare via ma ho dovuto farlo, se fossimo stati insieme sarebbe stato troppo semplice individuarci e poi adesso non devo preoccuparmi anche della sua di sicurezza.
In sella a Caster mi tuffo nella foresta, lasciandomi alle spalle casa Morgenstern con dentro gli ultimi ricordi di Jas e il corpo di mio fratello.
In un attimo la consapevolezza di essere completamente sola mi colpisce, sola contro un mondo intero che mi odia con tutto se stesso e che farà di tutto per vedere la mi testa su una picca.
Con tutta la forza che ho ricaccio indietro le lacrime, lacrime di dolore e paura, e incito Caster a correre più veloce.

 

Fine Prima Parte

 

La storia continua con "We are Morgenstern", ambientato durante "Città delle anime perdute". Alexis si ritroverà a dover fare i conti con il proprio passato e con Clary mentre dovrà capire se in lei prevale il bene o il male. 
Il primo capitolo è in corso e verrà pubblicato prossimamente, vi aspetto!


Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito e incoraggiato fin'ora in particolare riveraslegs, Bibi_Herondale, ClaryMorgensternFray, Black ace, Mia Morgenstern, akucintakamu e trendyv

 

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