Gemelli di Sangue... Gemelli di Mente

di summer_247
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo il Buio ***
Capitolo 2: *** Ma quella è.. Shirley Poppy! ***
Capitolo 3: *** Valentine ***
Capitolo 4: *** Hai. Una. Gonna!! ***
Capitolo 5: *** La Profezia ***
Capitolo 6: *** La scuola ***
Capitolo 7: *** Nuovi amici ***
Capitolo 8: *** La prima lezione ***
Capitolo 9: *** Gli oggetti ***
Capitolo 10: *** Invidia ***
Capitolo 11: *** Il cammeo donato ***
Capitolo 12: *** Siamo amici, va tutto bene ***
Capitolo 13: *** Nick o Jace ***
Capitolo 14: *** VERITA'-parte 1 ***
Capitolo 15: *** VERITA'-parte 2 ***
Capitolo 16: *** Ok ***
Capitolo 17: *** Estratti dal diario di Valentine Blackwood ***
Capitolo 18: *** Gemelli di mente ***
Capitolo 19: *** La Profezia assume tutto un nuovo significato ***
Capitolo 20: *** Una famiglia piuttosto grande ***
Capitolo 21: *** Nick ***
Capitolo 22: *** Inviti ***



Capitolo 1
*** Dopo il Buio ***


NdA: avevo iniziato questa storia tanti anni fa, quando ero decisamente più piccola (e più sgrammaticata aggiungerei) e da poco ho rifatto l’accesso nel mio account e ho trovato qualche messaggio che mi chiedeva, giustamente, perché non stessi più aggiornando la storia. So benissimo quanto sia fastidioso iniziare una storia qui su efp e non sapere come va a finire perché l’ “autore” scompare nel nulla. Quindi mi scuso con tutti quelli che avevano letto questo principio di storia e molto gentilmente mi avevano scritto o lasciato recensioni. Ora non vi assicuro che riuscirò a portarla a termine perché sono decisamente più impegnata di quanto non lo fossi anni fa, però vorrei fare un tentativo, più che altro perché sono io la prima a voler sapere come andrà a finire questa storia.
Una cosa che farò comunque sicuramente è correggere i capitoli che avevo già scritto, sia perché sono impaginati in maniera indegna, sia perché mi sono resa conto che alcune cose non sono chiare o non sono molto coerenti, soprattutto dal punto di vista temporale. Non mi va comunque di stravolgere la storia, anche perché è una cosa che ho scritto quando ero più piccola e mi dispiacerebbe modificarla troppo, quindi se dovessero rimanere parti della storia non troppo coerenti o un po’accozzate così a caso chiudete un occhio per favore io comunque ci sto provando ahahahahah.
Altra cosa, ho deciso di lasciare i commenti super trash che scrivevo a inizio e fine capitolo perché mi fanno troppo ridere.
Percui ora vi lascio alla storia sperando che qualcuno la ritrovi per sbaglio mentre stava cerando altro proprio come ho fatto io ed abbia la bella sorpresa di trovare qualche capitolo in più o, nel caso in cui dovessi essere proprio brava, una storia con un finale.
 
 
 
Ciao, sono summer_247 e questa è la prima storia che scrivo.. per favore siate clementi XD
Dopo il Buio
“NO! — gridò — CHE IL BUIO INVADA QUESTA VALLE E I CUORI E SEPARI LE GEMELLE PER SEMPRE!
— AAAH! — gridarono i cittadini spaventati.
Una coltre nera calò all’improvviso su di noi e nascose ogni cosa.”
Il Buio ricoprì completamente la Valle di Verdepiano terrorizzando i cittadini, neppure i magici del buio potevano vedere oltre quella coltre impenetrabile. Poi, dopo un tempo che parve infinito, la luce tornò a risplendere. Il nemico era scomparso. Neppure una traccia. O forse si… cos’era quella macchia scura sulla neve?
- Sembra una scritta, che sia una trappola? - Chiese Tomelilla.
Ortensia, che era la più vicina, si avvicinò lentamente per leggere... sbiancò e svenne sulla coltre di neve. Flox corse ad aiutare la zia mentre il resto del villaggio si avvicinava. Si, Tomelilla aveva ragione, era proprio una scritta: era arhjeg, la lingua antica, quella della magia, delle origini. Da tempo non veniva più insegnata ai giovani poiché serviva per compiere i grandi sortilegi che, oramai, non servivano più. Erano trascorsi gli anni in cui si studiava la magia come se fosse una scienza, un’arte da sviluppare. Un tempo il livello sociale di un mago era proporzionale al potere magico che possedeva ed erano molto comuni i grandi maghi come Barbo Tagix o, per l’appunto, il Terribile 21. Ora invece la magia era utilizzata solo per le piccole cose quotidiane: prendere un libro, lavare i piatti, far fiorire il ciliegio... Erano pochi coloro che studiavano l’arte della magia antica e ne conoscevano i simboli e la lingua, anzi, al villaggio erano solo in tre, Lalla Tomelilla, Duff Burdock e, appunto, Ortensia Pollimon, o almeno così si credeva.
Così tradussero la scritta per i cittadini:
Non è finita. Tornerò a prenderti e insieme regneremo su queste terre.
Gli abitanti rabbrividirono al sentire quelle parole e, dopo appena un attimo di smarrimento, tutti arrivarono alla stessa conclusione: avevano vinto una battaglia, non la guerra e ben presto il nemico sarebbe tornato a prendere colei che da molto tempo ormai era sua alleata.
Pervinca.
Era così bianca che quasi la si confondeva con la neve, era distesa dietro alla collinetta di neve, a fianco alla sorella, entrambe prive di sensi ma completamente illese. Circero e Duff le si avvicinarono e la scossero tirandola per un braccio, lei lentamente aprì gli occhi e subito si coprì il viso con le mani, come se da molto tempo non vedesse la luce del sole, il che era probabile visto che da mesi oramai stava alla Rocca, il regno del Buio. Dopo essersi lentamente abituata riuscì a mettere a fuoco il viso del padre e quello dello zio che, a dir poco furiosi, continuavano a scuoterla come se fosse una bambola di pezza. La ragazza con uno strattone liberò il braccio e si allontanò da loro con uno scatto. I due uomini iniziarono ad inveirle contro accusandola di essere una traditrice, di aver deluso profondamente la sua famiglia, di aver fatto soffrire i suoi cari, di averli venduti al nemico solo per sete di potere. Dietro di loro il resto del popolo dava il proprio consenso alle accuse dei due. Tomelilla corse a fermarli prima che si scagliassero contro Pervinca, mentre l’altra gemella, che si era svegliata a causa del frastuono, si avvicinò lentamente. Su tutto il villaggio calò il silenzio. Vaniglia e Pervinca si guardarono a lungo, poi si volsero verso il resto del villaggio con sguardo sorpreso. Dalia si avvicinò a loro e, presa la giovane strega della luce tra le braccia e allontanatala da Pervinca, chiese con un sussurro a quest’ultima:
-Come hai potuto?
Tre semplici parole che esprimevano tutto il dolore che può provare una mamma dopo il tradimento del proprio figlio, una mamma che mai aveva creduto che Pervinca si fosse alleata col nemico, mai aveva dato ascolto a coloro che, già da tempo, lo sostenevano.
Per un attimo sembrò di essere tornati ai vecchi tempi, quando le bambine facevano tutto insieme, come se fossero un’unica persona. Le gemelle, Vaniglia ancora tra le braccia della madre, si girarono contemporaneamente verso di lei e parlarono all’unisono:
-Scusa… Ma tu chi sei?

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Capitolo 2
*** Ma quella è.. Shirley Poppy! ***


Ma quella è ... Shirley Poppy!
“Scusa… ma tu chi sei?”
Subito pensarono ad uno scherzo di cattivo gusto, ma qualcosa nello sguardo delle gemelle li convinse a prenderle sul serio. Tomelilla, che era rimasta silenziosa dalla comparsa della scritta, spiegò:
-Non è raro che un magico, o in questo caso due, subiscano delle ripercussioni sia fisiche che mentali dopo aver compiuto un incantesimo di questa complessità e che richiede così tanto potere. Probabilmente la perdita della memoria, sia essa parziale o meno, è una di queste conseguenze. Potrebbero essercene anche altre meno evidenti che al momento non siamo in grado di cogliere.
-Ma è una cosa momentanea, vero?- chiese Dalia preoccupata per la sorte delle sue figlie. Di entrambe, si, perché nonostante tutto lei voleva ancora molto bene a Pervinca e probabilmente nulla avrebbe smorzato questo sentimento.
-Questo non lo so Dalia...
La giovane madre scoppiò in lacrime e strinse convulsamente tra le braccia una scioccata Vaniglia che non riusciva ancora a capire cosa stesse succedendo. L’unica cosa che al momento le era chiara era che quei cittadini erano a dir poco lunatici: prima sbraitavano contro a quella povera ragazza e arrivavano addirittura ad alzare le mani, poi quella strana donna l’abbracciava e le impediva di soccorrerla, inoltre parlavano di incantesimi e, ora che ci faceva caso, c’erano anche degli strani esserini svolazzanti che li osservavano… Pervinca diede voce ai suoi pensieri:
-Avete intenzione di dirmi chi diavolo siete? Anzi, no! Lo so chi siete: siete un branco di pazzi! Incantesimi, magici, cosa siamo in una fiaba?! E poi che diavolo sono quelle lucciole giganti?!!!!
-Pervinca calmati. Adesso venite tutte e due con me e vi spiegherò tutto- disse Duff reprimendo a stento l’istinto di ricominciare ad urlare.
-Pervinca? È così che mi chiamo? Perché non mi ricordo niente? E perché dovrei fidarmi di te? Sei un pazzo psicopatico che fino a cinque secondi fa mi stava urlando contro strattonandomi per un braccio e accusandomi di avervi tradito!!
-Temo, Pervinca, che non abbiamo altra scelta- disse Vaniglia con un sussurro, ricevendo un enorme sorriso di gratitudine da Duff che la stranì non poco.
Pervinca, calmatasi, si avviò camminando irrequieta verso casa Burdock insieme a Babù, Ortensia, Duff e Tomellilla, i quali avevano scelto questa destinazione poiché ritenevano che Dalia e Circero avessero bisogno di tempo per metabolizzare la cosa. Mentre camminavano per strada Babù, probabilmente in un tentativo di sopprimere i continui sbuffi e borbottii della gemella, chiese:
-Scusate signor?
-Duff Burdock, ma chiamami pure Duff. Tu invece- disse riferendosi a Pervinca- non chiamarmi proprio se puoi evitarlo.
-Duff!- lo sgridò Tomelilla- Non sappiamo ancora come sono andate le cose, non traiamo conclusioni affrettate. Comunque io sono Lalla Tomelilla vostra emm… zia, ma ne parleremo una volta arrivati. Lei invece è Ortensia Pollimon.
-Piacere. Ecco, è un po’imbarazzante, ma proprio non riesco a ricordarmi il mio nome… - disse Babù arrossendo vistosamente.
-Oh tesoro non preoccuparti e soprattutto non vergognarti, capiamo perfettamente.
-Beh non proprio…
-Comunque il tuo nome è Vaniglia.
-Oh che nome strano… comunque mi piace molto.
In quel momento arrivarono davanti a casa Burdock e si accomodarono attorno al tavolo della cucina, con Duff che guardò in cagnesco Pervinca quando quest’ultima gli soffio il posto a capo tavola con un sorriso furbo in viso.
-Bene- iniziò Tomelilla- credo sia il momento di raccontarvi tutto, vi chiediamo solo di avere pazienza. Sappiamo che per voi sarà difficile capire ed accettare tutto, non è ben chiaro neanche a noi.
-Vi chiamate Vaniglia e Pervinca Periwinkle e, come potete notare da sole, siete gemelle. La signora che prima ti abbracciava Vaniglia è vostra madre, nonché mia sorella, Dalia e vostro padre si chiama Circero. Avete sedici anni e frequentate la scuola di Fairy Oak che è il villaggio in cui vi trovate e nel quale siete nate e cresciute. Poi, prima ci avete chiesto riguardo agli incantesimi. Beh voi due siete magici, anche noi lo siamo. Tu, Pervinca, sei un magico del buio mentre tu sei un magico della luce; non so quanto abbiate dimenticato e se siete ancora in grado di utilizzare i vostri poteri, comunque noi vi aiuteremo- Tomelilla lasciò loro un attimo per metabolizzare la cosa e poi ricominciò a raccontare a grandi linee la loro storia fino alla guerra, di come loro due fossero state fondamentali per la vittoria e di come però questo abbia causato la loro perdita della memoria, disse loro anche della scritta e del presunto tradimento di Pervinca. Parlò a lungo, spesso aiutata da Duff che interveniva ogni qual volta la commozione le impediva di proseguire e da Ortensia che con la sua calma era riuscita addirittura ad acquietare Pervinca, la quale, sentendosi nuovamente accusata di tradimento, si infuriò dicendo che lei non era una traditrice e che se lo aveva realmente fatto, cosa di cui dubitava, era stato sicuramente per una buona ragione. Quando finì le ragazze erano a dir poco scioccate, solo Pervinca aveva ancora una domanda:
-Ma non capisco… tu ed il mago grassone siete sposati?- chiese con malizia e un tono altamente ironico, suscitando un attacco di ridarella a Vaniglia ed Ortensia e ricevendo uno scappellotto e un’occhiataccia dal “mago grassone”. Tomelilla si limitò ad arrossire fino all’inverosimile.
Il sole era già calato all’orizzonte e i cittadini stavano rientrando a casa, così quando sentirono bussare pensarono che fossero Vic e Marta che rientravano ma, aperta la porta, si ritrovarono davanti Shirley Poppy con nientemeno che Mr Berry e Barolo al seguito. La ragazza entrò trafelata e rossa in viso, sventolando una vecchia pergamena e dicendo frasi sconnesse. Ortensia la fece gentilmente accomodare e le chiese cosa le fosse successo, lei, calmatasi, guardò a uno a uno i presenti negli occhi e, prendendo un grosso respiro, disse:
-Ho trovato la Vera Profezia!
 
 
NdA: Buongiorno! Vorrei fare alcuni chiarimenti prima che la storia prosegua. Innanzi tutto le gemelle nella mia storia hanno 16 anni, inoltre ora hanno perso la memoria in seguito all’incantesimo ma, un po’grazie alla spiegazione data da Tomelilla e un po’grazie ai ricordi che cominceranno ad affiorare man mano, vedrete che nei prossimi capitoli le gemelle inizieranno a ricordare sempre più cose.
 
 

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Capitolo 3
*** Valentine ***


Ciao, sono summer_247, questo è il terzo capitolo, dal prossimo inizierà la storia vera e propria. Per favore recensite e ditemi cosa potrei cambiare, i capitoli sono troppo lunghi? Troppo brevi? Non di capisce qualcosa? E’orrendo e dovrei eliminare la storia? Cose così, grazie

Valentine

“Ho trovato la Vera Profezia!”
I tre magici rimasero sconvolti: erano anni che si cercava di risalire alla vera Profezia, ma nessuno c’era mai riuscito e ora una ragazzina veniva lì dicendo di essere riuscita a trovarla, incredibile! Pervinca, scocciata di non riuscir a capire il motivo di tanto entusiasmo (Duff si era messo a piroettare per la stanza tenendo Tomelilla fra le braccia, cosa che non fece altro che avvalorare la sua tesi :D), chiese in modo alquanto scorbutico:
-Qualcuno di voi ha intenzione di spiegare anche a noi cosa diavolo sta succedendo?!
La sua voce irata fece ritornare in sé i presenti e fece diventare Tomelilla e Duff di uno sgradevole rosso acceso dopo aver constatato di star saltellando abbracciati come due bambini. Ortensia si affrettò a spiegare:
-La Vera Profezia non è una profezia qualunque, è quella che racconta il futuro della nostra Valle e forse anche il modo per sconfiggere il Terribile 21. Vede, tanti secoli fa i magici non erano come noi ora, non si mischiavano con i non magici e coltivavano l’arte della magia come se fosse una scienza da studiare e su cui applicarsi con tutte le proprie forze per il bene del mondo. Magici del Buio e della Luce vivevano in armonia e facevano sì che grazie alla magia di entrambi i non magici non venissero a conoscenza della loro esistenza. Erano potenti, molto più di quanto siamo noi ora, potevano controllare ogni cosa e, con un po’di impegno, i magici del Buio riuscivano anche a compiere incantesimi della Luce, anche se con minor forza di quanto potevano farlo i magici della Luce e viceversa, inoltre erano Immortali. Però sono arrivati i non magici. Non si sa come vi fu una falla nelle difese e i non magici riuscirono ad entrare nel mondo dei magici i quali, non potendo cacciarli poiché ormai sapevano della loro esistenza e le difese non potevano più funzionare, si videro costretti a vivere con loro. All’inizio non vi furono grossi problemi poiché i non magici avevano un gran timore dei magici e del loro potere, ma con il tempo iniziarono ad innamorarsi dei magici e nacquero figli che, nonostante avessero il Potere come i loro antenati, non desideravano più studiare l’arte della magia e preferivano vivere una vita “normale” tra i non magici, utilizzando i propri poteri solo per le piccole cose e perdendo per sempre quel dono che era l’immortalità. A causa di questo avvenimento il consiglio dei Magici si riunì per discutere come fare. Era composto dai sette Grandi magici che, oltre ad essere magici della luce e del buio si erano specializzati in un elemento particolare, che li rendeva notevolmente più forti degli altri, si diceva che con un solo sguardo uno di loro potesse far crollare le montagne: Kim Moore, la maga del fuoco, Barbo Tagix, il mago del tempo e Valentine Blackwood, il mago delle ombre erano i magici del buio; Cassandra Gild, la maga dell’acqua, Dean White, il mago della terra e Magnus White, il mago dell’aria erano i magici della luce e poi c’era Seth Dotnut, l’infinito potere, il mago della conoscenza. Valentine e Kim volevano eliminare i non magici per non andare in contro alla perdita definitiva del Potere, tutti gli altri erano contro quest’idea perché non volevano una guerra e soprattutto sapevano che molti magici si sarebbero schierati dalla parte dei non magici perché parenti o amici e che quindi sarebbero stati costretti ad uccidere anche dei magici. Kim rinunciò alla sua idea rivoluzionaria… Valentine no. Così una notte si intrufolò in casa dell’infinito potere e lo uccise nel sonno. La mattina seguente la colpa venne attribuita ai non magici che, spinti dall’invidia, volevano vendicarsi. Solo Dean non credeva a questa versione dei fatti e così, dopo aver convinto Barbo ad aiutarlo, grazie al potere di quest’ultimo tornò alla notte precedente e scoprì la verità. Valentine venne accusato di omicidio, di alto tradimento e venne esiliato, ma questi, non accettando la cosa e credendo di essere nel giusto convinse Kim ad aiutarlo e fuggì con lei. Lei lo amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche sostenerlo nei continui attacchi che organizzava nei confronti del loro vecchio villaggio, sia contro i non magici che contro i magici che non lo appoggiavano. Molti secoli dopo ebbero un bambino il quale, però, si rivelò mortale. Valentine, irato, fece di tutto per rendere suo figlio immortale, incantesimi proibiti, sortilegi, pozioni, ma a nulla servì. Kim era sconvolta: cosa stava facendo a suo figlio, quegli incantesimi erano proibiti, e non poteva fargli bere pozioni con ingredienti maledetti! Sangue di innocenti, spiriti dell’oltretomba… non poteva permetterlo! Inoltre stava iniziando a reclutare sempre più seguaci affamati di potere e si stava impegnando a trovare un incantesimo per rendere le sue armate invincibili. Così cercò invano di farlo ragionare, ma questi divenne violento e intrattabile, così, quando ella scoprì di essere incinta del secondo figlio non ne fece parola con Valentine e fuggì dagli altri grandi maghi, si scusò e chiese loro come fare per fermare Valentine. I magici si riunirono e fecero La Profezia, nella quale vi è scritto come sconfiggere Valentine- terminò Ortensia con un sorriso.
- Fatemi indovinare… Valentine è il Terribile 21?
- Già.
- È un classico.

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Capitolo 4
*** Hai. Una. Gonna!! ***


Hai. Una. Gonna!!

“È un classico”

-E ora Shirley… Shirley, giusto? sta dicendo di avere trovato questa fantasmagorica profezia che si sta cercando da anni, giusto?
-Esattamente
-E dove l’avresti trovata?
-In un vecchio libro di mia madre che ho trovato in soffitta…
-Ma certo!- la interruppe Tomelilla con uno strillo- Ovvio! Come abbiamo fatto a non pensarci prima, è palese!
-Ti scoccia molto spiegare anche a noi cos’è questa cosa palese?- chiese irritata Pervinca.
-È ovvio che la profezia per ristabilire definitivamente l’Antica Alleanza e quindi sconfiggere il Terribile 21 sia da sempre stata in possesso dell’infinito potere e ora che la tua povera mamma non c’è più è passata a te Shirley, che sei il nuovo infinito potere- concluse Tomelilla compiaciuta.
-E allora perché Aberdeen (la madre di Shirley ragazze) non ha mai detto di averla?
-Perché non era il momento adatto, molte carte magiche si possono leggere solo quando arriva il momento di usarle e probabilmente Aberdeen non era riuscita a leggerla, ma nonostante questo aveva percepito la magia proveniente dalla profezia e l’aveva conservata in attesa del momento in cui si sarebbe svelata.
-Quindi questo vuol dire che è giunto il momento?
-Si.
-Ce l’hai qui con te Shirley?- chiese Ortensia, ansiosa.
-No, temevo che trasportandola si sarebbe potuta rovinare, è così vecchia… però se venite con me ve la posso mostrare.
-Cert…-Duff venne zittito dal suono della porta che si apriva. Erano arrivati Vic, Marta e Grisam che entrarono in cucina e, vedendoli ancora intenti a discutere, si offrirono di ritornare più tardi.
-Non preoccupatevi, abbiamo finito e oggi è stata una giornata molto lunga per tutti, soprattutto per le ragazze, ed è meglio riposare. Domani Shirley verremo a vedere quella cosa se non siamo di disturbo e poi decideremo di conseguenza. Hai bisogno di un passaggio Shirley cara?- Disse Tomelilla gentilmente.
-No no, grazie signora Tomelilla e per domani venite pure quando lo riterrete più opportuno, non ci sono problemi.
-Ok, allora buonanotte a tutti!- e così dicendo si alzò e uscì, facendo segno alle gemelle di seguirla. Anche loro si alzarono e salutati i presenti si diressero verso l’uscita, ma nel farlo si scontrarono con Grisam. Il ragazzo, che da quando era entrato era rimasto a fissarle con aria indifferente, le squadrò da capo a piedi e, dopo aver rivolto un breve sorriso a Vaniglia, sparì silenziosamente per le scale. Babù rimase leggermente basita, considerando che ok, da quanto avevano detto lui era un suo amico, ma perché aveva praticamente ignorato Pervinca tranne che per quella breve occhiata? Scrollò le spalle e proseguì per la sua strada, probabilmente anche lui credeva che la gemella li avesse traditi, chissà perché, però, Vaniglia non ci credeva. Era sicura che Pervinca fosse innocente, nonostante non si ricordasse assolutamente nulla di lei. I suoi pensieri vennero interrotti da Tomelilla:
-Strano che Grisam si sia comportato così, di solito è molto gentile e sicuramente non crede alle maldicenze sul tuo conto Pervinca, non ci ha mai creduto.
Le gemelle rimasero stupite, non pensavano neanche che Tomelilla avesse assistito alla scena… è vero allora che quella donna sapeva sempre tutto!
Vaniglia, visto che la gemella sembrava non aver intenzione di parlare, rispose:
-Non so, mi è parso un po’strano quel tipo, ma forse è solo stanco, è appena finita una guerra. Comunque mi ha dato un po’fastidio essere squadrata a quel modo… a te no?
-Non so… ho sentito tipo un brivido lungo la schiena…
-Probabilmente perché il tuo inconscio si ricorda di essere innamorata di lui?- suggerì romanticamente Vaniglia. Eh si, quella parte del suo carattere non era per niente cambiata, pensò Tomelilla con un sorriso. E neanche Vì, che infatti aveva appena fatto una faccia schifata; per venirle incontro suggerì:
-Forse ti sentivi un po’a disagio, è normale.
-No no non è quello.
-Cosa allora?
-…
Intanto erano arrivate a casa e fortunatamente sia Dalia che Circero avevano deciso di rimanere a dormire da degli amici, così da non dover incontrare le gemelle e in particolare Pervinca, sarebbe stato troppo doloroso vivere con in casa una figlia sospettata di tradimento. Tomelilla accompagnò le gemelle nella loro camera e si sorprese non poco quando Pervinca andò a letto senza lamentarsi, da quando era nata non era successo una volta! Diede loro la buonanotte e uscì. Sulla casa calò un profondo silenzio.
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DRIIIIINNNNNNNNN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un fracasso assordante invase la stanza e Pervinca cacciò un urlo. Che diavolo era quel rumore infernale! Tomelilla arrivò di corsa, ricordandosi che la sera prima si era scordata di quel “piccolo” particolare. Se Vì non fosse stata tanto inferocita avrebbe sicuramente riso: dov’era finita la signora austera che aveva conosciuto ieri sera? Tomelilla indossava una vestaglia verde salvia e delle pantofole veramente buffe, inoltre aveva i capelli arruffati con ciuffi ribelli che uscivano disordinatamente dallo chignon. Era davvero ridicola e Pervinca meditò di farle una foto, ma al momento aveva di meglio da fare:
-Cos’era quel fracasso infernale?! Volete per caso farci morire d’infarto?! – e avrebbe continuato a urlare così per ore se in quel momento Vaniglia non avesse deciso finalmente di svegliarsi:
-Perché urli tanto Pervinca?
Quest’ultima la guardò scioccata con gli occhi sgranati, com’era possibile? Non voleva credere alle proprie orecchie. Quest’improvvisa sorpresa fece fermare Vì e diede il tempo a Tomelilla di volatilizzarsi per evitare un’altra sfuriata. Non appena le gemelle si furono preparate scesero di sotto a fare colazione con Tomelilla, Duff e Ortensia che erano lì così da partire tutti insieme per andare da Shirley. Però non appena scesero le scale i tre Saggi rimasero sconvolti. Le gemelle si controllarono a vicenda temendo di avere qualcosa di strano tipo i capelli blu o un sopracciglio giallo, erano a posto, ma perché quelli continuavano a fissarle a bocca aperta? Ad un certo punto Duff parve riprendersi e, indicando Pervinca come se fosse un miraggio, disse:
-Tu. Hai. Indosso. Una. Gonna.
-Si… e allora? Vaniglia. Ha. Indosso. Un. Vestito- rispose facendogli il verso
-È diverso, per costringerti a mettere una gonna dovevamo legarti e imbavagliarti e ora te la metti di tua spontanea volontà! Lo avessimo saputo prima te lo avremmo fatto fare prima quell’incantesimo- scherzò Tomelilla.
-Su ora fate colazione che poi andiamo a Frontebosco
Le gemelle si sedettero e iniziarono a far colazione, con Pervinca che evitava accuratamente ogni cosa proveniente dalla Bottega delle Delicatezze… evidentemente l’incontro della sera precedente non aveva infastidito solo Vaniglia.
Quando giunsero a destinazione trovarono una Shirley che aveva deciso di accoglierli con dei graziosi girasoli parlanti che rivolgevano loro un sacco di complimenti, facendoli ridacchiare e arrossire. Dopo quel breve attimo di divertimento era ora di iniziare: Shirley mostrò loro la Profezia e tutti si avvicinarono per leggere, ma era scritta nella lingua antica, così Tomelilla fece per prenderla per poterla leggere a tutti quando una voce la interruppe:
-Cos’è un cammeo?
Tomelilla sovrappensiero rispose che era una piccola spilla preziosa… poi realizzò: era scritto circa a metà pergamena, nella lingua antica e la domanda… beh la domanda gliel’aveva fatta Pervinca.
 
 
 
NdA: Grazie mille a Calzino a righe per il consiglio e la recensione

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Capitolo 5
*** La Profezia ***


La Profezia

“Beh la domanda gliel’aveva fatta Pervinca”

Tutti si voltarono a fissare la ragazza con gli occhi sgranati.
-Che c’è?!
-Come fai a conoscere questa lingua?
-… io… veramente… non saprei. Non dovrei conoscerla?
-È da secoli che non si insegna più ai giovani magici, solo nelle schiere del nemico si parla ancora.
-E con questo immagino vogliate accusarmi di alto tradimento eccetera, eccetera- sbuffò l’”accusata” e ironicamente aggiunse- sono sicura che nei mesi durante i quali sono stata via Valentine ha passato il suo tempo ad insegnarmi a leggere sta roba, ecco qual era il suo grande piano per me, ed ora io parlando una lingua arcana e sconosciuta ai più dominerò il mondo- finì in modo teatrale levando in alto il pugno.
-Non si scherza su queste cose! Comunque ora non è questo l’importante, ma decifrale la profezia.
-Perché? Voi non sapete leggerla?
-Non intendevo questo Babù: dobbiamo capirne il significato.
Tomelilla prese la Profezia e, avvicinatasi alla finestra per vedere meglio, incominciò a leggerla ad alta voce:
 
 
LA PROFEZIA
Un tempo sette eravamo, uniti, legati, insieme agivamo. Ma poi il potere più oscuro sopraffarà il mago e questo porterà alla divisione.
Il Tutto verrà spezzato e il mago sempre più potente diventerà, fin quando la sua stessa arma non gli si rivolterà contro e darà inizio alla sua fine. Ma il mago non si arrenderà, per anni ha forgiato la sua arma, unita e letale, e quando lo tradirà non di fermerà e la rivorrà. Per allora dovete essere pronti, tempo avete fin quando ella non sarà completa.
Gemelli di sangue, gemelli di mente, uniti potranno. 
Entro allora dovrete trovare un potere per ognuno, un lascito ogni saggio. Per il buio il mio dolce cuore come di tutte, l’altro potere da lui raccolto e la promessa delle tenebre; per la luce il cammeo donato, le radici dell’amore negato e ciò da cui mai si è separato. Solo uniti il sangue potrà usarli, il sogno oscuro negare.
Ma le armate non si fermeranno e la mente, solo unita potrà, l’arma che l’oscuro ha forgiato tutto supererà, nulla la dividerà. Solo su questo posso assicurarvi, ma non da che parte starà. Il suo potere unito più grande del nostro sarà:
Se con voi sarà, le forze fermerà,
ma se dalla parte del Mago starà, non avrete altre possibilità.
Il sangue deve essere forgiato, duramente allenato, o il potere non reggerà.
Un’ultima richiesta aggiungo infine, il mio odiato, abbandonato, diverso da me si rivelerà, puro di cuore, diverso dall’altro. Se il sangue non vincerà, comunque combatterà, ma l’incerta vincita lo distruggerà.
Salva il mio odiato rimpianto, oh coraggiosa, trova con l’oscuro più potere della luce, l’altra metà ti aiuterà, ma soffrire ti farà.
Kim Moore, strega del Fuoco.

 
 
-Questa cosa è spaventosa!
-Non ha un verso!
-Cosa sono tutti quei nomi strani?
-Ma in che cavolo di lingua è scritta!!
-CALMA!!!! Ora, con calma cerchiamo insieme di comprendere, allora: la parte iniziale è abbastanza chiara, fa riferimento ai sette saggi e al tradimento di Valentine. Probabilmente con “il Tutto verrà spezzato” fa riferimento all’assassinio dell’Infinito Potere, o alla rottura del precedente equilibrio, non saprei.
Proseguendo, non è chiaro cosa intenda con “la sua arma”, forse a te, Pervinca, ma dice che vi ha “forgiate” unite, quindi entrambe, e Vaniglia non ha mai avuto a che fare direttamente con il nemico, forse intende il fatto che siete una luce e l’altra buio… comunque l’arma direi che siete voi due.
-Fantastico…- disse ironicamente Pervinca, Duff la ignorò e proseguì:
-“Tempo avete fin quando non sarà completa”, fin quando non siete nate? Ma allora perché siamo ancora tutti qui?
-Intende fin quando non avranno i poteri, fino ai loro vent’anni, quindi abbiamo ancora quattro anni (le gemelle ne hanno 16, per facilitare la storia N.d.A), beh c’è qualcosa di positivo almeno.
-Anche se Valentine non sembra voler aspettare altri quattro anni.
-Gemelli di sangue: beh è evidente, gemelli di mente: forse indica il fatto che percepite l’una quello che prova l’altra.
-Allora questa Kim troverà molto divertente il fatto che abbiamo perso la memoria…
-Inoltre sappiamo di per certo che starete entrambe dalla stessa parte, si spera la nostra perché le conseguenze sono spiegate abbastanza bene… dovete trovare questi sei oggetti e il vostro potere unito sarà enorme a quanto pare, ma dobbiamo allenarvi affinché non succeda come nella scorsa battaglia.
-In effetti non avreste il tempo di rispiegarci sempre chi siamo- scherzò Vaniglia cercando di alleggerire l’atmosfera.
-Se non sarete pronte non perderete solo la memoria mia cara Babù, il potere vi annienterà completamente. Inoltre i sei oggetti servono a eliminare solo “il sogno oscuro”, ma le forze armate del nemico resteranno, non capisco...
-Anche l’ultima parte non è gran che chiara… pare che una di voi, anche se non capisco cosa intenda con “il mio odiato, abbandonato”, combatterà lo stesso, ma se vincerà, e sottolinea il se, verrà annientata…
-Fantastico.
-L’ultima riga direi che è a dir poco…
-Incomprensibile?- suggerì Shirley
-Già…
-Beh almeno due cose sono chiare- disse Tomelilla.
-Cosa?
-Dobbiamo trovare i sei oggetti.
-E?
-E dobbiamo prepararci, le armate del nemico dovremmo sconfiggerle nella maniera classica temo.

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Capitolo 6
*** La scuola ***


La scuola

-E dobbiamo prepararci, le armate del nemico dovremmo sconfiggerle nella maniera classica temo.

Driiiiiinnnnnnn!!!!!
La sveglia di Babù preannunciò l’inizio di un’altra intensa giornata.
-Svegliatevi pigrone! Oggi ricominciate la scuola.- Urlò dalle scale una pimpante Ortensia
-Ma quella donna non dorme mai?! Come fa ad essere sempre qui?- Chiese scocciata Pervinca andando a spegnere la sveglia, ma si scontrò con un’altrettanto pimpante Vaniglia che, sentendo le parole di Ortensia, aveva iniziato a saltellare per la stanza canticchiando:
-Inizieremo la scuola! Inizieremo la scuooooolllaaaaaaa!!!!!
-Piantala!
-Ma dai tu non sei entusiasta Vi?
-Preferirei di gran lunga dormire e poi non voglio incontrare il resto del villaggio che sicuramente mi guarderà male o perché crede che sia una traditrice, o perché gli faccio pena.
-Ma nessuno ti guarda male Pervinca! E se lo fanno tu ignorali e vai avanti a testa alta, noi sappiamo che non sei una traditrice ed è questo che conta!
-Come fai a sapere che non vi ho traditi?
-Lo so… io…mi fido di te- concluse Babù arrossendo e corse in bagno a lavarsi, perciò non poté udire Pervinca che, con la faccia ancora sprofondata nel cuscino, sussurrò mestamente:
-Grazie sorellina.
 
Tomelilla le accompagnò a scuola, non prima di aver discusso con Pervinca che, nonostante apprezzasse stranamente le gonne, non si poteva dire lo stesso della mantella che, come da bambina, rifiutava tuttora di mettere. Una volta arrivati la Preside le condusse nelle rispettive classi, rassicurandole sul fatto che, se non avessero capito qualcosa non si sarebbero dovute preoccupare e che per ogni problema dovevano solo chiedere.
Una tremante Vaniglia bussò gentilmente alla porta della sua classe, che venne prontamente aperta da una sorridente signorina Lilliflora che le presentò i compagni e la invitò a sedersi accanto a chi preferisse. Flox, vedendo lo smarrimento dell’amica che era indecisa non volendo disturbare nessuno, le fece un gesto con la mano invitandola a prendere posto accanto a lei. Vaniglia gliene fu immensamente grata e le donò il vero primo sorriso della giornata. Poi insieme iniziarono a seguire la lezione che non si dimostrò poi così difficile, nonostante avesse bisogno ogni tanto di qualche chiarimento che le arrivava prontamente da Flox che era ben felice di aiutare l’amica.
Pervinca bussò alla porta della sua classe tentando di fermare il tremore della mano nel tentativo di non mostrare alla Preside, che le era accanto, quanto in realtà fosse spaventata. Ad aprirle fu la Professoressa De Transival che, irritata per essere stata interrotta durante un’interrogazione (-chi è quell’arpia che interroga il primo giorno di scuola?!?!?!- pensò Pervinca)(-Ma non è il primo giorno Pervinca!- Nda)(-Ah e secondo te loro durante la battaglia si sono messi a fare i compiti, mi sembra ovvio! Quando il nemico li attaccava gli dicevano “aspetta un attimo che devo finire l’equazione” -.- NdPervinca)(-In effetti…- Nda). Sbuffando e squadrando Vì dall’alto in basso (-Ma perché mi squadrano sempre tutti in questa storia?! Prima il tizio biondo, poi questa vecchia megera!- NdVì )(-La storia la faccio io! E comunque non insultare la tua prof!- Nda)(sbuffo irritato di Pervinca) la De Transival la fece entrare e, dopo aver salutato cordialmente la Preside (-Ah con lei invece è gentile eh!- NdVì), ordinò alla gemella di sedersi in prima fila così da restare più attenta e di riuscire a  recuperare ciò che aveva dimenticato. Pervinca si guardò attorno cercando di capire quale tra i tre compagni di banco potesse essere il migliore, o per lo meno quello che non l’avrebbe disturbata troppo. L’ardua scelta era tra Celastro, Acanti e Scarlet e Vì, dopo aver guardato le mani impiastricciate del primo e aver notato l’aria quasi schifata con cui la guardava la ragazza decise di prender posto accanto ad Acanti, incrociando le dita e sperando in bene. Quando il ragazzo la vide dirigersi verso di lui liberò una parte del banco per farle posto e si presentò con un sorriso timido. “E già per avermi fatto posto guadagna un punto” pensò Vì prima che la De Transilval li interrompesse con tono scocciato e autoritario:
-Le presentazioni rimandatele alla ricreazione! E già che ci siamo Periwinkle perché non vieni alla lavagna così scopriamo quanto ti ricordi?
Nonostante l’avesse posta come una domanda Pervinca intuì che non aveva altra scelta, così si alzò lentamente e, dopo una spintarella datale da Acanti, si avviò verso la lavagna tenendo la testa alta e guardando la strega fissa negli occhi.
-Bene. Ora risolvi quest’equazione- e la scrisse alla lavagna. Ora, qualunque professore avrebbe iniziato con una cosa semplice, se non addirittura dell’anno prima o, se proprio era girato male le avrebbe chiesto l’ultimo argomento affrontato. L’unica cosa certa è che nessun professore, sia severo che non, avrebbe mai chiesto a Pervinca l’argomento che aveva iniziato a spiegare il giorno prima, quando non era presente. E non le avrebbe mai e poi mai detto che il voto avrebbe fatto media. Dopo aver osservato per un po’l’espressione Vì si voltò verso i compagni e, dopo aver studiato per un po’le loro facce basite (probabilmente nemmeno loro sapevano farla) fece un sorrisino alla De Transival e iniziò a risolverla velocemente senza mai interrompersi per allontanarsi qualche minuto dopo e mostrare il risultato ad una scioccata prof che controllò il procedimento almeno cinque volte e poi, resasi conto di avere la bocca spalancata da quando Pervinca aveva iniziato a scrivere, la chiuse di scatto e assottigliando gli occhi gliene dettò un’altra e un’altra ancora. Andò avanti così per almeno venti minuti ma quando comprese che continuando così non sarebbe mai riuscita a metterla in difficoltà passò ai problemi di geometria. Al quarto problema, risolto da Pervinca in pochi minuti, la De Transival pareva quasi si fosse arresa, non poteva neppure toglierle punti con la scusa che il disegno fosse impreciso, erano perfetti anche quelli e non si capacitava neppure di come li avesse fatti così bene senza squadra ne righello, perfino i cerchi erano precisissimi. Quando il resto della classe stava quasi per mettersi ad applaudire Pervinca per essere riuscita a “sconfiggere la strega”, questa si diresse lentamente verso la cattedra e tirò fuori dalla borsa il libro di scienze. Cecilia quasi cadde dalla sedia, Celastro fece cadere il pasticcino che stava mangiando approfittando della distrazione della prof che però lo notò e lo mandò irritata dalla preside, Acanti sgranò gli occhi e guardò la povera Vì cercando di darle coraggio e le augurò sottovoce “buona fortuna”. Ma Pervinca non aveva bisogno di nessuna fortuna: rispose speditamente a tutte le domande che le venivano poste, anche a quelle su argomenti che ancora non avevano studiato; rispondeva a tutto esaurientemente, ma senza mai uscire fuori tema e riuscì in tutti gli esperimenti che le vennero richiesti e fece tutto questo senza mai, neppure per un momento, staccare gli occhi de quelli della De Transival. Il suono della campanella arrivò in sua salvezza. Non di Pervinca, che ormai era tranquilla e avrebbe continuato per ore, ma della prof che oramai non aveva più niente per metterla in difficoltà e stava per arrendersi. Quando suonò mandò a posto Vì dicendole che per fortuna era riuscita a non dimenticare il programma. Ma come! Aveva fatto molto meglio! Pervinca stava per ribattere, ma Acanti la prese per un polso e la costrinse a sedersi:
-Meglio non davle la possibilità di mettevti in punizione quando è ivvitata. In vealtà savebbe meglio non davgliene mai… E comunque sei stata vevamente fantastica! Ma come facevi a sapeve tutto?!?!- chiese meravigliato.
-Non saprei, fortuna immagino- rispose la gemella con modestia.
-Altvo che fovtuna! Sei un genio!
Pervinca ridendo dello sguardo ammirato dell’amico gli sorrise, lo ringraziò e uscì dall’aula per la ricreazione.
 
 
 
NdA: Scusatescusatescusatescusatescusateeeeeeee!!!! Mi dispiace non aver aggiornato prima ma ero in vacanza e non avevo modo di connettermi a internet! Chiedo scusa per quest’enorme mancanza e prometto che aggiornerò presto!

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Capitolo 7
*** Nuovi amici ***


Nuovi amici

Pervinca ridendo dello sguardo ammirato dell’amico gli sorrise, lo ringraziò e uscì dall’aula per la ricreazione.

Vaniglia scese in cortile per incontrare Pervinca e parlare un po’della loro “prima” giornata di scuola e, mentre aspettava, Flox le presentò i suoi vecchi amici: Scricciolo, Celastro, Margherita, Salvia, Francis, tutti la salutarono calorosamente e la invitarono a fare merenda con loro chiacchierando delle lezioni, dei professori, degli altri compagni. Pochi minuti più tardi arrivò anche Pervinca che salutò allegramente la gemella per poi presentarsi a sua volta agli altri che però, al suo arrivo, erano piombati in un silenzio tombale. Vì, notando gli sguardi impauriti di alcuni, minacciosi e diffidenti di altri, si infuriò parecchio, dopotutto chi erano loro per giudicarla di una cosa che manco si ricordava di aver fatto?! Il suo umore, che si era sollevato notevolmente dopo la “vittoria” sulla strega, colò a picco e, quando Scricciolo si spostò davanti a Margherita come per proteggerla, quando lo sguardo di Vì si posò su di lei, decise di levarsi di torno per non rovinare la giornata alla gemella scatenando una rissa nel bel mezzo del giardino della scuola. Così salutò in fretta tutti e si diresse verso l’entrata dell’edifico per ritornare in classe e così avrebbe fatto se mentre attraversava il cortile non avesse incrociato il suo sguardo che la osservava dall’altra parte del giardino. Pervinca, con i nervi a fior di pelle dopo l’”allegra chiacchierata” con i suoi vecchi amici, decise che così proprio non poteva andare e si diresse a passo spedito verso Grisam, con l’intenzione di chiarire il perché del suo strano sguardo della sera precedente. Quando si trovò difronte a lui si fermò con le mani sui fianchi pronta a chiedere spiegazioni, ma lui la prese in contropiede: si alzò di scatto e, dopo averle rivolto la stessa occhiata inquietante del giorno prima se ne andò senza proferir parola e senza curarsi di sembrare maleducato. Lo stesso brivido dell’altra volta. Pervinca era così stupita che continuò a seguirlo con lo sguardo mentre camminava velocemente fino al portone d’ingresso e vi sparì dietro. Grisam, con la sua camminata sinuosa e leggera, le ricordava inspiegabilmente qualcuno, qualcuno d’importante… Rimase a rimuginare con lo sguardo fisso nel vuoto fino a quando una voce accanto a lei la ridestò dai suoi pensieri:
-Non prendertela, ultimamente è girato male, ma di solito è più gentile.
A parlare era stato un ragazzo moro, alto quasi come Grisam, sorridente e con la voce gentile che prima, avendo concentrato tutte le sue attenzioni su “quello girato male”, non aveva notato.
-Comunque sono Thomas Corbirock- si presentò porgendole la mano. Lei gliela strinse e, notando i suoi modi cordiali, si sedette accanto a lui.
-A me sembra proprio che mi eviti…
-Non penso che ce l’abbia con te, è così con tutti, vedrai che tra qualche giorno gli passerà.
-Speriamo, già metà villaggio mi sta alla larga perché pensa che io sia una traditrice, non ho bisogno che qualcun altro mi eviti. Tra parentesi, tu da che parte stai? Pensi che io vi abbia tradito?
-No, sono convinto che tu, così come tua sorella, siate innocenti, ma capisco che alcuni facciano fatica a fidarsi, soprattutto gli adulti. Tu non saresti diffidente sapendo i tuoi figli in costante pericolo?
-In effetti…
-Non badare a loro, sono sicuro che tutti prima o poi si riavvicineranno a te e Vaniglia può aiutarti in questo, devi solo avere pazienza. Comunque se vuoi domani posso presentarti ai miei compagni di classe, loro non hanno ancora preso una posizione chiara e se ti parlano magari si convinceranno che non hai intenzione di strozzarli nel sonno.
Pervinca gli sorrise grata:
-Mi farebbe piacere, anche perché ho tentato di presentarmi a quei ragazzi laggiù, ma non mi pare di star loro molto simpatica- gli disse indicando sua sorella e il gruppo di ragazzi che le stavano attorno.
Thomas seguendo il suo sguardo le rispose:
-Quella è La Banda del Capitano, un gruppo che abbiamo formato in onore del vecchio Capitano che ci ha lasciati l’anno scorso. Ne fate parte anche tu e Vaniglia e sono certa che se riuscirai a convincere le persone giuste poi tutti all’interno del gruppo ti accetteranno. Prova a parlare con Flox o con Shirley, lei sicuramente ti crede e anche io posso influire un po’nella decisione del gruppo.
-Prima, mentre mi avvicinavo, ho sentito che parlavano di chiedere per la ri-ammissione di Babù nel gruppo a Falco Bianco.
-Si, è il Capitano, se riuscissi a convincere lui della tua innocenza saresti a cavallo, ma la vedo ardua.
-Perché?
-Bhe… ecco.
-Non è possibile- lo interruppe Pervinca- Non può essere lui, non posso avere tutta questa sfortuna.
Ma lo sguardo di Tommy le parve una risposta più che sufficiente.
 
 
Le lezioni passarono velocemente e le gemelle tornarono a casa per il pranzo. A tavola c’erano solo loro con Tomelilla, Duff e Ortensia, mentre i loro genitori si erano fermati a mangiare dai Pollimon e questo rafforzò l’idea di Pervinca secondo cui loro non volessero vederla. Comunque Vi non ebbe il tempo di amareggiarsi perché aveva di meglio a cui pensare; infatti Duff aveva annunciato loro che quello stesso pomeriggio avrebbero iniziato ad allenarsi per prepararsi alla battaglia. Così quando tutti ebbero finito di mangiare si spostarono nella stanza degli incantesimi dove Tomelilla aveva scritto sulla lavagna il programma che dovevano seguire e che includeva una preparazione magica, fisica e psicologica: dovevano incrementare il loro potenziale magico per riuscire a compiere l’incantesimo e incantesimi di attacco e difesa erano comunque utili in battaglia; inoltre entrambe dovevano imparare incantesimi base dell’altro elemento, Pervinca piccole magie curative e  Vaniglia alcune d’offesa e dovevano imparare a volare sia di notte che di giorno. Allo sguardo scettico delle gemelle i tre saggi risposero che era possibile imparare magie dell’altro elemento anche se ovviamente non verranno mai bene come quelle del proprio. Inoltre dovevano prepararsi ad una guerra e quindi, insieme al resto del villaggio, dovevano imparare a combattere. Conoscendo le armi del nemico e la sua capacità di creare illusioni mediante le ombre i tre saggi avevano deciso di sottoporre le gemelle anche a prove psicologiche dove dovevano riuscire a distinguere la magia dalla realtà, riconoscere le illusioni e agire anche in stato confusionale e sotto pressione. Le gemelle si guardarono allibite e un po’spaventate dalla quantità di cose che dovevano imparare, ma si fecero coraggio e si sedettero nei due banchi che erano stati posizionati al centro della stanza, su cui erano accatastati libri, quaderni e altri oggetti di dubbia provenienza. Su entrambi vi era un grosso libro diviso in due capitoli, uno riguardante le magie del buio e uno riguardante quelle della luce e quelli erano gli incantesimi “base” (-base è una parola grossa, molti di questi non li so fare anche se sono incantesimi della luce…-NdBabù) che dovevano imparare entrambe. Vi era anche un libro di botanica che, come venne spiegato loro da Ortensia- serviva per creare veleni e pozioni curative e saperli riconoscere anche se miscelati in altre sostanze apparentemente innocue come te o biscotti. Nel banco di Vì vi era un enorme tomo blu notte dall’aria tetra che pareva non fosse mai stato aperto poiché era impolverato e ricoperto di ragnatele, pulendo con un dito Pervinca riuscì a scorgere il titolo: Il Buio, incantesimi proibiti. Sotto c’era una specie di post-it del paleolitico con su scritto nella lingua antica s2e nelle giuste mani può fare grandi cose, se in quelle sbagliate per voi è la fine” (-poco inquietante insomma-NdVì).
Quello di Vaniglia invece si chiamava: La Luce, incantesimi proibiti.
-Non pensavo esistessero incantesimi della luce proibiti- disse Vaniglia sorpresa.
-Oh si che esistono mia cara Babù e forse sono più di quelli del buio.
-Ma se sono proibiti perché dobbiamo impararli?
-A me piace come cosa!- li interruppe Vì.
-Perché- proseguì Tomelilla ignorandola-Vi serviranno durante la battaglia e poi gli altri sono troppo deboli per poter incrementare il vostro potenziale magico, vedete, man mano che voi imparate incantesimi complessi il vostro potenziale magico incrementa un po’e con il tempo sarete in grado di eseguirne di più potenti.
-E se proviamo a fare direttamente quelli potenti?
-Bhe può succedere come la volta scorsa che avete perso la memoria, ma quella è la meno! Potreste perdere i vostri poteri, alcune facoltà fisiche o addirittura la vita!
-È questo che intendeva la profezia con “Il sangue deve essere forgiato, duramente allenato o altrimenti il potere non reggerà”?
-Si Vaniglia.
-E questi altri oggetti cosa sono?
-Allora quella che tieni in mano, Vì, è un orologio che una volta indossato si trasforma in scudo premendo quel piccolo pulsante a sinistra.
-Ed inoltre vi consente di non arrivare in ritardo a lezione.
-Quelle sono due spade che con la vostra magia potrete forgiare come più preferite aggiungendo incantesimi protettivi, anti infrangenti, di offesa e tutto quello che vi viene in mente, inoltre man mano che diventate più potenti il loro colore cambierà e diventerà sempre più nera la tua spada, Vì, e sempre più bianca e luminosa la tua, Babù. Troverete altre armi a casa Pollimon, dove vi accompagneremo più tardi, che possiede un’armeria sotterranea dove abbiamo intenzione di creare una palestra d’allenamento.
-Inoltre in quelle scatole- aggiunse indicando i due graziosi cofanetti si mogano scuro- ci sono tutti gli strumenti che vi serviranno per creare pozioni, veleni e medicine. Le erbe di cui avrete bisogno potete raccoglierle nella serra, nel giardino dei Burdock o andarli a cercare nel bosco o alla spiaggia (Vì la guardò lasciando intendere che piuttosto che entrare nuovamente in casa di Grisam si sarebbe piuttosto infilata nella foresta più oscura). Sotto ai banchi troverete anche due astucci e due diari in cui annotare i progressi e tutti i dubbi che avete e a cui risponderemo il prima possibile, sia che riguardino l’allenamento sia che riguardino la vita di tutti i giorni e i problemi che potete incontrare. Mi raccomando se vi torna alla memoria qualcosa- concluse guardando fisso Pervinca- scrivetelo, anche se a voi può sembrare banale.
 
Dopo la spiegazione e una breve visita della stanza della serra e del giardino dei Burdock (-grazie al cielo non c’era quel ****-NdVì)(-Pervinca!-NdA)  si accorsero che era ormai ora di cena, così si diressero a casa dove (Ovviamente NdVì) non erano presenti i coniugi Periwinkle. Cenarono lentamente e dopo le gemelle dovettero finire i loro compiti, perché la De Transival non aveva gradito particolarmente essere stata ridicolizzata da Vì e aveva deciso di riempire di compiti fino al collo entrambe. Tomelilla e Duff si lanciarono uno sguardo quando Vì raccontò loro dell’interrogazione, ma non commentarono e la mandarono a letto. Entrambe caddero subito in un sonno profondo e privo di sogni.
 
 
 
 
NdA: Grazie mille per i complimenti, siete gentilissimi :’) dal prossimo capitolo inizieranno gli “allenamenti” in preparazione alla battaglia e vi posso anticipare che ci saranno delle sorprese e nuovi misteri. Per rispondere alle vostre recensioni per Pervinca e Gri ma ho già una mezza idea e anche Vaniglia troverà l’amore. Per questo ho una domanda: io non ho mai apprezzato particolarmente la coppia jim/babù, voi preferireste vedere la loro coppia ri-formarsi o magari vi piacerebbe di più vederla con qualcun altro?  Inoltre più avanti nella storia verranno introdotti nuovi personaggi che non appartengono al mondo di fairy oak, ma che avranno dei legami con i protagonisti (tranquilli, non ho intenzione di mettere Babù con uno di loro, non intendo quel tipo di legami…).
                                                                                                                                     Summer_247

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Capitolo 8
*** La prima lezione ***


La prima lezione

Entrambe caddero subito in un sonno profondo e privo di sogni.

Il secondo giorno di scuola andò molto meglio del precedente, soprattutto per Pervinca; infatti non aveva la De Transival e le lezioni scorsero tranquille e senza problemi. A ricreazione, come promesso, Tommy l’accompagnò a conoscere i suoi compagni di classe che, dopo un’iniziale diffidenza, si dimostrarono simpatici e gentili e, con grande piacere da parte di Vi, evitarono di farle domande sulla battaglia, probabilmente su richiesta di Tommy che sembrava essersi accorto di come Pervinca s’irrigidisse ogni volta che si toccava l’argomento. La streghetta del buio era talmente contenta da dimenticare tutti i suoi problemi. O per lo meno fino a quando questi non le si presentarono davanti: appena voltò l’angolo incrociò Grisam Burdock che sembrava stesse litigando con una ragazza che, proprio in quel momento, decise di scappar via in lacrime senza ovviamente guardare dove stesse andando e finì per travolgere Pervinca. Quest’ultima l’aiutò ad alzarsi e, quando lei sollevò il viso, si accorse di conoscerla. Era una sua compagna di classe: le pareva si chiamasse Scarlett. Così, dopo aver fulminato il ragazzo con lo sguardo, l’accompagnò in bagno. Dopo averla aiutata a lavarsi il viso e a cancellare ogni traccia di pianto, Vì le chiese gentilmente cosa fosse successo. Scarlett la guardò sospettosa: da quando la Perwinckle si dimostrava così gentile nei suoi confronti? Poi si ricordò della perdita di memoria e, siccome aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, le raccontò del litigio; di come Grisam l’aveva allontanata dalla Banda del Capitano dicendo che “i suoi commenti acidi non li voleva più ascoltare nessuno”. Iniziarono a parlare della Banda, di come fosse difficile integrarsi in quel gruppo, di come tutti fossero prevenuti e non concedessero mai una seconda possibilità. Tornarono in classe continuando a chiacchierare e la cosa non sfuggì ad Acanti che, non appena Vì prese posto accanto a lui, iniziò a bombardarla di domande sul come ed il perché lei stesse parlando con “Scarlett Pimpernel sua nemica da quando avevano iniziato a respirare”, ma Pervinca, stanca di tutti quei pregiudizi, innalzò un’arringa a favore della compagna e di come chiunque possa cambiare e diventare migliore. Acanti, leggermente sconvolto ma completamente d’accordo, si scusò e l’avvertì solamente di stare attenta che la sua nuova amica non le facesse un brutto tiro.
Le gemelle tornarono a casa e, dopo un pranzo veloce, corsero nell’alula di incantesimi per la loro vera prima lezione.
 
I due banchi erano al centro della stanza, con davanti, disposte a semicerchio, tre cattedre, una per Tomelilla, una per Ortensia e una per Duff.
-Non ti senti leggermente…
-Accerchiata?
-Già
-Bene ragazze- iniziò Tomelilla- oggi, siccome è il primo giorno, inizieremo con degli incantesimi base per vedere se siete ancora in grado di fare magie.
Per prima cosa chiesero a Babù di illuminare un giglio e a Pervinca di bruciarlo poi, vedendo che entrambe le gemelle erano ancora in grado di fare magie, passarono ad altri incantesimi, sempre piuttosto semplici e in cui le gemelle riuscirono senza problemi. Dopo poco più di un’ora decisero di trasferirsi nel giardino dei Burdock per mostrare alle gemelle alcune piante essenziali per pozioni, veleni e antidoti. Se qualcuno notò il fatto che Pervinca camminasse a mani giunte recitando una preghiera non lo diede a vedere. Una volta arrivati si sedettero sul bordo di un grande pozzo al centro del giardino, mentre Duff andava a prendere alcune erbe che poi mostrò loro:
-Sapete cos’è questa?- chiese loro mostrando un fiore arancione che già avrebbero dovuto conoscere grazie alle lezioni di magia e botanica che seguivano prima della guerra.
-È una calendula- rispose prontamente Vaniglia
-E a cosa serve?
-È in grado di coprire il colore reale di una pozione rendendola apparentemente innocua, però non è tossica Ed è…
-un ottimo antidoto per molte malattie, ma non per i veleni magici- concluse Pervinca vedendo la gemella in difficoltà
-Ottimo ragazze, vedo che non avete dimenticato le vecchie lezioni- si congratulò Duff
Continuarono a mostrare loro tutte le piante che avevano già studiato in precedenza e confermarono che le gemelle non avevano dimenticato, poi Duff, per metterle in difficoltà e vedere come reagivano davanti a una pianta che non conoscevano, porse loro della schisandra.
-Questa è schisandra, detta anche pianta dai cinque sapori, ed è in grado di dare ad ogni pozione il sapore di ciò che colui che beve desidera di più. Per questo è molto pericolosa, in quanto potrebbe coprire il reale sapore di un veleno.
Mentre Tomelilla e Ortensia rimasero stupefatte, Duff non trovò che una conferma alla sua teoria e, per accertarsene ulteriormente, continuò a mostrare a Pervinca altre piante che, in teoria, non doveva conoscere e, quando vide che le conosceva, le conosceva tutte, dichiarò conclusa la lezione e disse alle ragazze di seguire Ortensia a casa sua, dove avrebbero iniziato gli allenamenti fisici, mentre lui e Tomelilla le avrebbero raggiunte successivamente. Non appena le gemelle si allontanarono Tomelilla si girò verso Duff:
-Come faceva a conoscerle?!
-Vedi Lillà ci avevo pensato già quando Pervinca mi aveva raccontato dell’interrogazione della De Transival e ora ne ho avuta conferma. Scommetto che sarà bravissima anche quando inizieremo gli allenamenti di combattimento.
-Duff cosa…
-Ricordati che è stata per mesi alla Rocca del Terribile 21
-E allora?
-Lillà, Lui l’ha addestrata.
 

Tomelilla e Duff arrivarono a casa Pollimon dove incontrarono una Flox piuttosto seccata perché sua zia le aveva impedito di restare a guardare, che li condusse nei sotterranei dove le gemelle stavano facendo lezione. Come aveva predetto Duff, la bravura di Pervinca era lampante e non poteva non essere notata come durante la lezione di incantesimi o quella di botanica. Era in grado di tirare calci e pugni, saltare, scartare e si muoveva in modo sinuoso ed elegante, evitando colpi e attaccando con rapidità impressionante. Così passarono alle armi: Babù si dimostrò dotata di grande mira, ma aveva ancora qualche difficoltà a maneggiare le armi, era molto portata per l’arco e per tutte le armi che non necessitavano di vicinanza fisica e, data anche la sua corporatura, non era molto brava nel corpo a corpo, ma poteva migliorare. Invece Pervinca padroneggiava molto bene quasi tutte le armi. E anche con una certa eleganza, diceva Ortensia. Lei, così come la gemella, sembra essere dotata di un’ottima mira, pensava Tomellila guardandola scagliare una freccia esattamente al centro del bersaglio. È incredibile come una ragazzina minuta come lei riesca ad usare un’ascia di quelle dimensioni, questo era, invece, il pensiero di Duff. O per lo meno questa era la descrizione dei tre saggi prima di vederla alle prese con i coltelli da lancio, dopo si trovarono tutti e tre d’accordo con un’unica definizione: micidiale. Perché si, vedere Pervinca che lanciava i coltelli metteva davvero paura. Aveva una precisione e una forza incredibili e pareva non facesse alcuno sforzo.
Pervinca tirava coltelli come Duff mangiava crepes a colazione.
 
Tornarono a casa tutti e cinque distrutti, le gemelle avevano i muscoli doloranti e un mal di testa incredibile, così Tomelilla le spedì in camera dicendo loro che avrebbe portato di sopra latte caldo e biscotti. Le due salirono le scale in silenzio e, mentre Pervinca si buttò a peso morto sul letto, Vaniglia si andò a fare una doccia calda, poi tornò in camera per indossare il pigiama. In quel momento entrò Tomelilla con un vassoio che appoggiò sulla scrivania, poi salutò le gemelle con un bacio sulla fronte e uscì. Pervinca, che fino a quel momento non aveva dato segni di vita, si risvegliò grazie al profumo del cibo e, preso il vassoio, si accomodò sul letto della gemella e le porse una tazza fumante. Mentre mangiavano parlarono della scuola, dei nuovi amici, delle lezioni. Poi andarono a dormire insieme, nel letto di Vì, come facevano da piccole e, mentre Babù si complimentava con lei per la prova con i coltelli, Vì si rese conto che, nonostante non ricordasse nulla del suo passato e che quindi per lei, alla fine, Vaniglia non era altro che una sconosciuta, provava per la gemella la più totale e completa fiducia e sapeva di poter parlare con lei di qualsiasi cosa ed insieme sarebbero riuscite a sistemarla. Quella sera ebbe la certezza, che Babù aveva già da tempo ma che a lei mancava, di non aver mai tradito il suo popolo, perché mai, mai, per nessuna ragione al mondo avrebbe fatto volontariamente del male a Vaniglia. Realizzò che, insieme, sarebbero riuscite a vincere la battaglia e la guerra, se era insieme a lei, le faceva già meno paura. E Pervinca, con gli occhi che le si chiudevano per la stanchezza, glielo disse:
-Ti voglio bene Babù.
 
                                                                                                                                     Summer_247

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Capitolo 9
*** Gli oggetti ***


Gli oggetti

-Ti voglio bene Babù.

Il giorno dopo, quando Pervinca arrivò a scuola, trovò con piacere Scarlett e Acanti che chiacchieravano e sorrise felice al pensiero che almeno loro erano riusciti a mettere da parte i pregiudizi. Quando la notarono le sorrisero e iniziarono a bombardarla di domande riguardo all’allenamento.
-Cosa vi hanno fatto fare?
-Davvero vi dovete allenare anche con la spada? Forte!
-Che incantesimi vi fa studiare Tomelilla?
Pervinca si dovette trattenere dal ridere vedendo l’entusiasmo dei due che continuavano a farle una domanda sull’altra, parlando contemporaneamente e non dandole neppure il tempo di rispondere. Quando alla fine si dovettero fermare per riprendere fiato Pervinca riuscì finalmente a rispondere:
-Ho promesso a Thomas che gli avrei raccontato tutto a ricreazione, venite anche voi! Ora suona la campanella e non abbiamo tempo.
-Ma Vì almeno dicci…
DRINNNNNNNN
Pervinca lì guardò come a dire ‘ve lo avevo detto io’ e si sedette al suo posto.
Contemporaneamente nell’aula accanto accadeva una scena pressoché identica che vedeva come protagonista una Vaniglia che, nel vano tentativo di far apprezzare maggiormente la sorella alla Banda, continuava a predicarsi in lodi su quanto fosse stata brava Vì durante gli allenamenti. E sembrava quasi fosse riuscita nel suo intento, ma quando iniziò a parlare della sua bravura nel lanciare coltelli il suo piccolo tentativo naufragò.
-Sicuramente glielo ha insegnato il nemico!
-Non dovremmo permettere che si alleni, e se poi diventa pericolosa.
-Ci ucciderà nel sonno ve lo dico io.
-Adesso quando vado in giro dovrò sempre guardarmi alle spalle! Mettete che mi prende di mira e mi tira un coltello!!
-BASTA!! FATELA FINITA, Pervinca non vi ucciderà nel sonno e non è un’emissaria del nemico. Ma se continuate a parlarle dietro dovrete avere paura di me, altro che di lei!
 
A ricreazione come promesso Pervinca, insieme a Scarlett e Acanti, si incontrò con Tommy e il suo gruppo e raccontò loro degli allenamenti. Una cosa notò Vì mentre raccontava: in effetti Scarlett era solita fare commentini acidi ogni qual volta qualcuno le rivolgeva la parola. Così mentre rientravano in classe le si affiancò e le chiese il motivo, sperando di non offenderla, visto che al momento non era in una posizione tale da poter perdere un’amicizia, sia pur incerta come quella con Scarlett.
-Vedi Pervinca io… diciamo che mi ci trovo costretta. Hai presente i gruppetti di amici che formi da bambino? Ecco io non ne ho mai avuto uno e non posso negare che la colpa sia la mia. Sin da piccola mi sono sempre comportata come se fossi superiore agli altri, ero viziata e forse lo sono ancora, ero abituata ad essere al centro dell’attenzione ed ero convinta che, in quanto figlia del sindaco, questo fosse un mio diritto. Rifiutavo l’amicizia di coloro che per me non erano “all’altezza” convinta che chiunque mi volesse come amica e che avrei trovato presto il mio gruppo. Ma così non è stato e me ne sono accorta troppo tardi. Così mi sono come dire… imposta, nella Banda del Capitano, ma sentivo gli insulti e le voci che giravano su di me, che non mi volevano tra loro, che ero solo una bambinetta viziata, che non mi sopportavate. Così rispondevo con tono acido ogni volta che mi rivolgevano la parola, perché sapevo, sapevo quello che dicevano alle mie spalle. Poi con il tempo sono diventata quasi paranoica, pensavo che tutti mi odiassero e di conseguenza rispondevo male a tutti, anche a coloro che mi si avvicinavano con le migliori intenzioni. Poi, con il tempo, la gente si è stancata, si è stancata di stare dietro a quella viziata della Pimpernel, quella piattola della Pimpernel, la cornacchia, quella acida. E tutti hanno ricominciato a evitarmi. Solo allora mi sono accorta del mio nuovo errore, il mio nuovo sbaglio. Così ho tentato di mettere da parte i toni bruschi e i commenti acidi, ma come sai…
-Loro non danno mai una seconda possibilità, già… mi dispiace Scarlett, davvero. Soprattutto perché sono sicura che anche io ero come loro e mi chiedo come mai ora mi sei amica, dopo tutto quello che ti ho detto..
-Con te Pervinca è sempre stato un po’diverso. Desideravo essere parte della Banda e odiavo il fatto che mi escludessero, ma volevo essere loro amica, davvero. Invece te… ecco… ti odiavo proprio, non ti sopportavo.
-E questo sarebbe il motivo per cui ora mi sei amica? Va beeene, se lo dici tu- disse Vì ironica, guardandola come se stesse parlando con una pazza.
-Fai poco la simpatica tu! Se mi lasciassi finire. Dicevo, io ti odiavo e mi sono resa conto che lo facevo solo per invidia e non guasta il fatto che tu, una volta che mi hai presa in antipatia, mi rispondessi a tono ogni volta.
-Ancora non capisco, perché ora non mi odi più?
-Perché ora non ti invidio più. Senza offesa Pervinca, ma non sei proprio in una posizione invidiabile.
-Hahahaha, in effetti! Comunque ti volevo chiedere, sabato non ho gli allenamenti e Babù va a studiare da Flox, cioè in realtà esce con la Banda, ma non vuole dirmelo perché ha paura che io ci rimanga male e mi offenda. Ti va di venire da me dopo la scuola? Sarò diventata un asso nelle materie della De Transival ma sono ancora negata in disegno.
-Temo che le tue doti artistiche non verranno mai fuori Pervinca, sempre che esistano, certo.
-Ah ah ah, no non fai ridere -.-
-Ahahahahah si, comunque vengo volentieri Pervinca.
-Ok, allora a domani e… chiamami Vì.
Scarlett le sorrise e si allontanò pensando che, dopo tutto, forse una possibilità era stata concessa anche a lei.


Tornate a casa le gemelle si trovarono davanti i tre saggi seduti al tavolo della cucina che le squadravano in modo inquietante, con davanti parecchi fogli e almeno un centinaio di libri che potevano tranquillamente risalire al paleolitico. Tomelilla fece loro segno di accomodarsi senza proferire parola. Così Pervinca, per rompere quel silenzio quanto mai inquietante domandò:
-Di preciso cosa state facendo con tutta questa roba?
-Una ricerca.
-E cosa state cercando di grazia?
-Quali sono gli oggetti.
-Grazie per essere stati così chiari…
-Allora- iniziò Tomelilla chiudendo di scatto un grosso librone color prugna avariata, che, oltre al colore, ne portava anche l’odore, facendo sobbalzare le gemelle che si erano ormai abituate a quel silenzio spettrale- Vi ricordate la profezia? Vi ricordate cosa diceva a proposito dei lasciti dei saggi?
-Entro allora dovrete trovare un potere per ognuno, un lascito ogni saggio. Per il buio il mio dolce cuore come di tutte, l’altro potere da lui raccolto e la promessa delle tenebre; per la luce il cammeo donato, le radici dell’amore negato e ciò da cui mai si è separato. Solo uniti il sangue potrà usarli, il sogno oscuro negare- disse Pervinca e, mentre parlava, le venne alla mente un ricordo, il ricordo di qualcuno, che le diceva quelle stesse parole…
Ricordava quella voce calda, familiare, che pazientemente le spiegava il significato di quelle parole, come se le conoscesse a memoria, come se gli appartenessero. Ricordava una stanza luminosa, una scrivania di mogano piena di libri, un letto ancora caldo, come se ci si fosse dormito poco tempo prima, ricordava le sue mani calde e piene di calli, come di un soldato. Una cicatrice, sulla spalla destra, la sua mente le dice che è una rondine, ma in realtà sembra più una…
-Pervinca ci sei? Sei ancora tra noi?
-Si si, scusa - sussultò Vì - Ci sono.
Duff la squadrò come per vederla dentro, ma con uno sbuffo rinunciò a capire le stranezze di quella ragazzina.
-Dicevamo che se riuscissimo a capire quali sono questi sei oggetti sarebbe molto più semplice riuscire a trovarli, soprattutto se seppiamo qual è la loro storia.
-È per questo che serve tutta questa roba?
-Esatto e siamo anche riusciti a capire qualcosa, allora: pensando a quali sono i magici del buio siamo convinti che “l’altro potere da lui raccolto” sia quello di Barbo Tagix ed è anche il più facile da trovare, basterà mandare una lettera a Barbo e tra l’altro credo che se lo stia aspettando. Poi “la promessa delle tenebre” si riferisce sicuramente all’anello di Valentine, nelle più antiche leggende si narra dei poteri straordinari di questo anello, si dice che chi lo indossa possa diventare inconsistente come l’ombra, invisibile e che possa scendere negli inferi. È l’anello dei Blackwood, l’anello di matrimonio che passa da padre in figlio dai secoli dei secoli, solo la stirpe dei Blackwood può toccarlo, nelle mani degli altri passerebbe solo attraverso, come una vera e propria ombra.
-Emm esattamente come facciamo a prenderlo se non possiamo emm… prenderlo con le mani?
-Usa i piedi!
-Non sei divertente…
-Comunque questo è il problema minore
-E quale sarebbe quello maggiore?
-L’anello ce l’ha Valentine
-Ah
-Meglio
-Come meglio?!
-Meglio, tanto quando faremo l’incantesimo saremo con Valentine no? Questo vuol dire che ne abbiamo uno in meno da cercare, ce lo porterà lui direttamente
-Ma che cosa gentile da parte sua, a parte il fatto che anche se ce lo porta non potremo toccarlo
-Potremo chiedergli mooolto gentilmente se lo mette lui nel posto giusto per l’incantesimo
-Certo e lui lo farà sicuramente se glielo chiedi mooolto gentilmente, ma molto molto eh!
-Come mai percepisco del sarcasmo nella tua voce?
-Andando avanti- le interruppe Duff- mancano “il cammeo donato”, ”le radici dell’amore negato”, “ciò da cui mai si è separato” e “il mio dolce cuore come di tutte”.
-“Le radici dell’amore negato”- intervenne Babù- potrebbe essere di quello lì della terra, Dean White?
-Tutto è possibile, perché? Cosa hai in mente?
-“Le radici dell’amore negato” mi ha fatto pensare a Shirley, sua madre è stata trasformata in albero, quindi radici, perché ha dato al mondo Shirley, l’amore negato.
-Tu, Babù, sei un G.E.N.I.O!!
-Bene, e per questa dovremo andare a Bosco che Canta e setacciarlo da cima a fondo immagino
-Tanto è piccolo Bosco che Canta (sono ironica-NdVì)
-Forse non ce ne sarà bisogno: se c’è qualcosa di così magico a bosco che canta sicuramente gli alberi lo sanno e sapranno indicarci dove andare
-Allora dobbiamo continuare le ricerche, poi vi faremo sapere ragazze
-Ma non possiamo cercare anche noi?
-No, questi libri sono antichi e preziosi e non possiamo permettere che si rovinino o che magari non vi accorgiate di un particolare fondamentare per le ricerche
-Bella la fiducia che avete in noi…
-Poi voi dovete solo pensare a concentrarvi sugli allenamenti!
-Va beeene zietta- disse Vì con un gran sorriso condiscendente in viso
- Detto questo, andiamo avanti, ad esclusione per i magici del buio rimane solo “Il mio dolce cuore come di tutte” che deve essere della Moore, ma non sappiamo ne cosa sia, ne chi ce l’abbia al momento, ne come contattarla, ne…
-Una collana- lo interruppe Pervinca
-Una collana?
-Si è una collana e ce l’ha Cris
-E chi diavolo è Cris?
-Non ne ho idea, ma ce l’ha Cris
O almeno, pensò Pervinca, chi mi ha parlato della profezia credeva che ce l’avesse Cris.
                                                                                                                                  
Ciaooooooooooo!!!!!!!!! Scusate se non ho aggiornato prima ma ho avuto molto da fare e poi nonostante sappia già come sarà la parte principale della storia questi capitoli iniziali non li ho ancora decisi e certe cose, come l’amicizia di Vì con Scarlett, non erano programmate e ci metto un po’a svilupparle. Inoltre non so chi di voi ha mai letto Shadowhunters, ma siccome ho letto da poco i primi libri mi sono innamorata dei nomi e dei personaggi, anche se la storia in se non mi convince. Così sto prendendo un po’di spunti da li come il nome di Valentine e salterà fuori anche Jace e… . Inoltre volevo scusarmi con coloro che hanno recensito e a cui non ho risposto, perché sono nuova e be.. non sapevo si potesse rispondere alle recensioni, scusate. Comunque da questo capitolo cercherò di rispondere a tutti, anche perché le vostre recensioni sono molto gradite J Soprattutto accetto consigli e critiche perché spero di riuscire a migliorare. Aggiornerò presto anche perché mi è venuta un’idea interessante. Al prossimo capitolo!
Summer_247
                                                                                   
                                                                                                      

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Capitolo 10
*** Invidia ***


Volevo dedicare questo capitolo a Calzino a Righe, che segue la mia storia dall’inizio e mi sta spronando ad andare avanti con le sue gentilissime recensioni. Grazie!

Invidia

O almeno, pensò Pervinca, chi mi ha parlato della profezia credeva che ce l’avesse Cris.

Il giorno seguente Pervinca passò la ricreazione con Tommy, Acanti e Scarlett chiacchierando allegramente fino all’arrivo di Francis che informo il fratello e Acanti che quel pomeriggio ci sarebbe stata una riunione della Banda sotto i rami di Quercia alle quattro. Poi se ne andò ignorando completamente, e volutamente, le due ragazze. Non appena fu abbastanza lontano Tommy dichiarò:
-Io non ci vado
-Come no?!
-No, adoravo stare nella Banda perché ci faceva sentire forti, credevamo uniti di poter fare qualsiasi cosa, anche le imprese più impensabili e pericolose. Ma ora il sentimento che ci ha uniti sta scomparendo, sta diventando un gruppo come tutti gli altri, che permette solo alle persone ritenute “degne” di entrare. Una volta non era così.
-Già- continuò Acanti- Non è sempve stato così. All’inizio accoglievamo nella Banda tutti coloro che evano buoni e ci evano amici. Ova si è pevso lo spivito di unità che avevamo all’inizio.
-E io se è così non voglio farne parte.
-Neppure io.
-Allora avrei una proposta da farvi- disse Pervinca sorridendo all’arringa dei due- Vi va di venire a casa mia oggi pomeriggio? Tanto Babù non c’è perché è con la Banda e rimane a mangiare da Flox e io ho casa libera perché oggi non ho allenamento.
-Cevto, vengo volentievi.
-Anche noi!
-Ok, allora ci vediamo oggi pomeriggio sulle due e mezza ok?
-Va bene, a dopo.
Prima di rientrare in classe però Pervinca fermò Scarlett prendendola per un braccio:
-Scarlett ti va di venire anche a mangiare? Sempre se ti fidi delle mie doti culinarie, perché credo di essere in grado perfino di bruciare l’acqua! Perché vorrei parlarti di una cosa prima che arrivino quei due.
-Certo Vì! – rispose sorridendo l’amica, anche se era un po’preoccupata riguardo a cosa volesse chiederle Pervinca.
Dopo le lezioni Scarlett e Pervinca tornarono a casa insieme e tentarono di preparare della pasta, ma il risultato fu un ammasso colloso di spaghetti con un sugo dal colore non meglio definito ma con un aspetto a dir poco inquietante. Le due si guardarono per un attimo per poi scoppiare a ridere buttando via il loro emm… capolavoro. Dopo essersi fatte due ben più semplici panini al prosciutto andarono a mangiarli sul letto di Vì e Scarlett, leggermente in ansia, chiese:
-Allora, di cosa dovevi parlarmi?
-Ecco… mi chiedevo per quali motivi tu eri gelosa di me, perché sai, io non sono proprio nella posizione adatta per perdere un’amica e non voglio rovinare la nostra amicizia comportandomi magari nello stesso modo che ti aveva portata a detestarmi tanto.
-Emm, non era proprio un tuo comportamento, piuttosto quello che gli altri ti riservavano senza che tu ti dovessi sforzare più di tanto, vedi… intanto io sono figlia unica e ho sempre desiderato una sorella e tu hai addirittura una gemella e vivete quasi in simbiosi, poi oltre a lei hai un sacco di amici…
-?
-… va be li avevi ed io non ne avevo nessuno ed ero completamente sola. Inoltre eri praticamente uno dei capi della Banda e il fatto che ci odiassimo praticamente da quando abbiamo iniziato a parlare non favoriva certo il mio ingresso nel gruppo. E non facevo altro che chiedermi come mai una ragazza come te riuscisse ad avere tutta questa fortuna, insomma! Eri un completo maschiaccio, non mettevi una gonna a pagarla, eri ben poco femminile, anche un po’bruttina a dirla tutta, rispondevi male a chi ti infastidiva, eri ombrosa e ribelle e mi chiedevo come mai, anche se non preferivano me, come mai non preferivano Vaniglia. Lei è dolce, femminile, gentile con tutti, è buona, solare, cerca sempre di aiutarti ed è molto bella.
Forse era meglio se avessi continuato a pensarla cosi, sai Vì? Perché almeno pensavo che tu non meritassi tutte quelle attenzioni, poi con il tempo ho iniziato ad osservarti meglio ed è lì che ho iniziato ad odiarti sul serio.
-Come mai??- chiese Vì sbigottita
-Vedi, osservandoti ho notato che forse in fondo, tu quelle attenzioni le meritavi, anche se inconsapevolmente. Vedi, io ti ritenevo bruttina, un po’un maschiaccio, ma poi sei cresciuta ed è diventato lampate che tu, nonostante continuassi a svalorizzarti con pantaloni e maglie larghe eri bella tanto quanto Vaniglia. Poi mi sono accorta che le tue rispostacce erano riservate solo a chi offendeva chi volevi bene. Mi sono accorta di come fossi invece gentile con i tuoi amici, di come volessi bene a tua sorella. Certo, facevi fatica a dimostrarlo in pubblico, ma era comunque evidente. E comportandoti così hai eliminato ogni possibile insulto che potessi rivolgerti, peggiorando la situazione, perché così mi sentivo inerme.
Forse solo sul fatto che tu fossi così ribelle e testarda potevo pungolarti. E così lo feci, iniziai a prendere in giro i tuoi modi irruenti, da bambina. Continuavo a fare paragoni su quanto fosse calma e posata Vaniglia, mentre tu correvi  per i boschi, ti arrampicavi, ti sporcavi nel fango come una bambina, eri entusiasta per ogni cosa pericolosa che ti si poneva davanti, non facevi come una qualsiasi ragazzina che si rispetti che si sarebbe nascosta impaurita difronte a una tempesta, o che si sarebbe imbarazzata per essersi sporcata, insomma, tu per mangiare una frittella al cioccolato ci buttavi letteralmente la faccia dentro, sporcandoti come se avessi cinque anni e ridevi pure. E io ti prendevo in giro per questo, ma poi vedevo come ti guardava, come sorrideva vedendoti sporca di cioccolato fino al mento, come ti accompagnava a vedere le burrasche, come invece di aiutarti a pulirti dopo esserti sporcata nel fango si buttava insieme a te. Ti trovava fantastica anche mentre saltavi nelle pozzanghere. Per lui eri bella anche con la cioccolata sul viso. E io ero gelosa, perché preferiva te, con tutti i tuoi difetti.
-Ma…?
-Si, Vì?
-A te piace Grisam vero?
-Purtroppo…
 
Suonarono alla porta e Pervinca si affretto a far entrare Acanti e Thomas che, conoscendo le capacita di quelle due ai fornelli, avevano portato un po’di dolci.
-Siete la mia salvezza!- corse loro incontro Scarlett fiondandosi sui dolci.
-Ahahahah immaginavamo li avreste apprezzati
-Con questo cosa intendi esattamente Corbirock?!- disse Pervinca puntandogli contro un dito minacciosa
-Nof sfamo bravfissfme a cucfnare!!- protestò Scarlett mentre si abbuffava di dolci
-Si vede- replicò Acanti inarcando un sopracciglio davanti ai resti del panino dell’amica
-Va bhe perché voi sapete fare meglio!
-Ehi! Guarda che io sono bravissimo a cucinare e ve lo dimostrerò, domani venite da me a pranzo e vedrete!- si vantò orgoglioso Tommy e Vì, ridendo, gli tirò una cuscinata.
-Ma piantala! Piuttosto cosa facciamo?
-Io avvei un’idea- rispose Acanti con aria cospiratoria- che ne dite se vevso le quattvo passiamo casualmente davanti a Quevcia tutti insieme.
-Io ci sto!
-Anche io!
-Ma se ci parlano cosa facciamo? E se ci chiedono perché non siamo lì?
-Bhe…
Passarono il tempo fino alle quattro progettando tutti i possibili casi e dando risposte a dir quanto improponibili fino a quando, arrivati a:
-Facciamo finta di non conoscerli e ci presentiamo a loro come i quattro moschettieri (a parte che i moschettieri erano tre… NdA)
Pervinca decise che era giunta l’ora di partire.
 
Quando arrivarono davanti a Quercia questa li saluto calorosamente (almeno lei non ha dei pregiudizi N(scocciata)dVì), attirando così su di loro l’attenzione della Banda. Il primo a parlare fu Francis:
-Non ti avevo detto di portare anche loro!
-Lo so fratellino, infatti non ho intenzione di venire alla riunione, stavamo solo andando in biblioteca.
Infatti Pervinca aveva raccontato loro degli oggetti e insieme avevano deciso di fare alcune ricerche nel tentativo di aiutare i tre Saggi.
-Fai parte della Banda! Puoi saltare le riunioni solo se sei malato o per cause di forza maggiore
-Con cause di forza maggiore intendi se i nostri genitori ti impediscono di venire perché è tardi e tu sei troppo piccolo?- lo sbeffeggiò, ben consapevo di quando il fratello fosse sensibile all’argomento essendo il più piccolo di sette fratelli.
-Thomas- e il fratellino lo chiamava così solo quando era veramente arrabbiato- se non ti presenti alla riunione non fai parte della Banda, se preferisci stare con loro- e qui lanciò uno sguardo schifato verso Vì e Scarlett- piuttosto che con noi puoi anche levare le tende!
-Bene, io…
-Fino a prova contraria- li interruppe Grisam che fino a quel momento era rimasto in silenzio a squadrare Pervinca – il Capitano sono io e non è tua competenza decidere chi lascia la Banda e chi rimane, Francis. Se Tommy e Acanti desiderano stare con Scarlett e Pervinca- quest’ultima tremò per il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, ma nessun altro parve accorgersene- sono liberissimi di farlo.
Grisam terminò congedandoli ma, mentre si allontanavano nel modo più veloce e soprattutto fiero che avevano dalla Banda, solo Vì parve accorgersi dello scambio di sguardi tra il Capitano e Tommy.
Rimasero in biblioteca per quasi tre ore prima che si decidessero a tornare a casa, ma non prima che ognuno di loro avesse preso almeno cinque libri da portare con sè per poterli consultare a casa, dovevano far tesoro del poco tempo che avevano. Tutti si avviarono a casa, prima accompagnarono Scarlett che abitava praticamente difronte alla biblioteca, poi accompagnarono Acanti. Dopo aver salutato l’amico, Pervinca, sempre più convinta che Tommy le stesse nascondendo qualcosa, chiese:
-Non è che, per caso, devi dirmi qualcosa?
-Cosa intendi Vì?- rispose l’altro inarcando un sopracciglio con un’aria che voleva essere sorpresa ma che, a parere di Vì, lasciava intendere che lui in realtà sapesse che domanda stava per fargli.
- Secondo me tu sai di più riguardo a Grisam, tu sai perché si comporta così vero?
Thomas la guardò attentamente un attimo, ma poi sorrise, conosceva Vì da quando erano piccoli, sapeva quanto fosse intelligente ed era consapevole che non sarebbe riuscito ad ingannarla. Così le disse la verità:
-Sì.
-Si?
-Si. So perché Grisam si comporta così.
-E perché di grazia?
-Questo, Vì, non posso dirtelo. Gliel’ho promesso. Però- continuò, dopotutto lui non era mai stato d’accordo con l’idea dell’amico- potrei aiutarti a capirlo da te.
-Tu mi chiedi perché lui si comporta così, giusto?
-Sì- rispose Pervinca non capendo dove l’amico volesse andare a parare.
-Ma così come? Come si comporta Grisam, cos’è che ti dà fastidio?- intanto erano arrivati davanti a casa Periwinkle
-Bhe intanto mi evita, poi mi guarda sempre, come se mi stesse valutando, ma appena si accorge che lo guardo anch’io mi lancia certe occhiatacce, mi fa venire i brividi.
-I brividi?
-Si, mi fa… ecco- Da quando aveva rincontrato Grisam per la prima volta pensava alle strane sensazioni che le aveva procurato quel primo, freddo sguardo, aveva passato delle notti intere a pensarci, ma solo in quel momento, con Thomas davanti che la guardava come a darle conferma che si, quella era la risposta giusta, quello era il punto, riuscì a dare una risposta a quella domanda che da tempo ormai la teneva sveglia la notte…
-Paura
                                                                                                                                  
Buondì! Avete visto che ho cambiato i colori? Mi era venuta voglia, così. Comunque per farmi perdonare per aver aggiornato così tardi l’ultima volta pubblico subito. Comunque volevo informarvi di alcune cose, allora prima cosa presto, o forse non tanto presto, entreranno in scena nuovi personaggi, poi sia Pervinca sia Vaniglia inizieranno a ricordare cose sul loro passato. Più avanti nella storia ci saranno sorprese anche per Babù, perché mi sembra di starla trascurando un po’troppo. Poi vi volevo chiedere potete suggerirmi dei nomi per un nuovo personaggio maschile? Tra un po’entrerà in scena e non ho ancora deciso che nome dargli e, prima che me lo chiediate no, non è quello che ha raccontato la Profezia a Vì, lui diciamo che entrerà in scena più avanti, più o meno. Bene, dopo questa chiarissima spiegazione vi lascio, al prossimo capitolo
                                                                                                                                                                                          Summer_247

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Capitolo 11
*** Il cammeo donato ***


Il cammeo donato

-Paura.

Quella notte Pervinca non aveva chiuso occhio, continuava a rimuginare sugli avvenimenti della sera prima…
 
-Paura.
Tommy le fece un leggero cenno con il capo, guardandola come se avesse appena capito tutto… ma cosa? Paura, ok. E quindi?
-Perché mai dovrebbe volermi far paura scusa?
-Secondo te perché?
-Forse gli ho fatto un torto e vuole farmela pagare? –lui negò scuotendo la testa- perchè è sadico e si diverte a spaventare la gente?…no? – chiese quando Tommy le lanciò un’occhiataccia- Allora forse gli sto antipatica e non mi vuole tra i piedi...-si interruppe vedendo che l’amico aveva iniziato a sorridere (in maniera un po’inquietante aggiungerei – NdVì).
Pervinca si adombrò, sapeva di non star particolarmente simpatica al Capitano, ma addirittura volerla intimorire per non averla tra i piedi:
-Davvero mi odia così tanto?- sussurrò
-Non era quello che intendevo.
-E allora cosa?
-Ti tratta così perché non ti vuole vicina, non perché ti odia
-E perché non dovrebbe volermi vicina
-Secondo te perché?                               
 
Pervinca passò le prime ore di lezione dormendo “per recuperare le ore perdute ieri notte a causa di quel sadico del tuo amico” così aveva spiegato, o per meglio dire sibilato, ad Acanti quando aveva tentato di svegliarla. Quando suonò la campanella però saltò giù dalla sedia sveglia e riposata e corse in cortile. Scarlett si avvicinò ad Acanti mentre osservava l’amica catapultarsi fuori:
-Avrà iniziato a mettersi le gonne, ma di carattere temo non cambierà mai- disse lui sconsolato
-È il suo bello!
Pervinca chissà come nella sua corsa verso la libertà sentì la risposta dell’amica e si girò sorridendole e facendo una boccaccia al compagno di banco poi, ricordando le confidenze del pomeriggio prima, le due si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Si sedettero insieme agli amici di Tommy sotto un melo, l’argomento principale della giornata era la figuraccia fatta da Dean, Sean… Sid! durante l’ora di Geografia. Pervinca stava seguendo poco il discorso e faceva vagare lo sguardo da una persona all’altra: c’era chi, come Scarlett, seguiva attivamente il discorso (cioè si rotolava a terra dal ridere mentre Matt…o era Rick? Descriveva in modo terribilmente particolareggiato e imbarazzante la faccia che aveva fatto Sid), o chi, come Acanti, cercava di sollevare il morale alla povera vittima. C’era anche chi, come Tommy si guardava attorno disinteressato, probabilmente avevano già sentito la storia. Pervinca incrociò un attimo lo sguardo di Tommy, che le sorrise e scrollò le spalle, come a scusarsi per la stupidità che riuscivano a raggiungere i suoi amici… ma Vì non stava pensando a quello… Tommy, la notte insonne, la sera prima, i loro discorsi, Grisam. Si girò a cercarlo con lo sguardo e lo trovò intento a chiacchierare con Flox vicino ad una panchina. Come se si fosse sentito osservato si girò e le lanciò una breve occhiata. Ma il messaggio era chiaro. Lui sapeva cosa si erano detti lei e Tommy.
 
Dopo pranzo andarono a casa di Thomas che, però, si rese conto di non avere nulla per preparare da mangiare e così decisero di andare a fare la spesa. Durante tutto il tragitto verso il negozio Vì e Tommy rimasero in silenzio, Pervinca persa nei suoi pensieri e Thomas che gentilmente non le chiedeva nulla, mentre Scarlett e Acanti chiacchieravano tra loro tranquillamente, senza rendersi conto di niente. Davanti a Quercia incontrarono Vaniglia che stava giocando insieme a Flox con uno dei tanti gatti della piazza. Pervinca fece per allontanarsi velocemente, non voleva mettere a disagio Babù nel caso in cui Flox non avesse diciamo “apprezzato” il loro arrivo. Ma la gemella la sorprese: quando la vide passare si alzò e, sorpresa di vederla lì, urlò:
-Ei Vì! Cosa ci fate qui? Non dovevate andare a mangiare a casa di Tommy?- le chiese con uno sguardo interrogativo.
Sentendosi chiamare Pervinca non potè fare altro che fermarsi a salutare la gemella (-come se ti dispiacesse!-N.d.A, -è che non voglio metterla nell’imbarazzo di scegliere se difendermi dalle cattiverie dei suoi amici o se stare dalla loro parte!!- N.d.Vì):
-Ciao Babù! Flox…- disse con un sorriso talmente tirato che Tommy si voltò a guardarla inarcando un sopracciglio- Si, in effetti eravamo andati da Thomas, ma poi si è accorto di non avere nulla da preparare e siamo venuti a comprare qualcosa- dopo la spiegazione di Vì seguì un silenzio leggermente imbarazzante.
- Ma io dico, chi è lo sveglione che invita la gente a mangiave da lui e poi non ha da mangiave?!- disse Acanti nel tentativo di alleggerire un attimo l’atmosfera. Scarlett scoppiò a ridere, grata all’amico per aver interrotto quel silenzio, seguita a ruota da Pervinca, Vaniglia e, dopo qualche tempo, anche da un’incerta Flox. Tommy, dopo aver tirato giustamente uno scappellotto ad Acanti (-Giustamente!?-N.d.Acanti), vedendo lo sguardo speranzoso che Pervinca rivolgeva a Flox, decise di tentare:
-Se vi va potete venire anche voi- e, da come la fissava, si capiva che la domanda era rivolta principalmente a Flox che, sorprendendo tutti, rispose allegra:
-Se non è un problema veniamo volentieri! Ti va Babù, vero?
-Certo!- rispose Vaniglia.
-Va bene, allora venite con noi che passiamo un attimo a prendere il pane e poi possiamo tornare a casa.
Pane. Bottega delle Delicatezze. Negozio dei signori Burdock. Burdock. Grisam Burdock. Pervinca si girò verso Tommy sgranando gli occhi.
-Tu puoi aspettare fuori se vuoi- le concesse gentilmente l’amico vedendola in difficoltà, ma questo non bastò a calmare Vì: e se fosse stato li fuori? Se l’avesse vista dalla vetrina? Già cercava di evitarlo il più possibile a scuola, non voleva doverselo trovare davanti anche fuori! Poi ora sapeva che le sapeva! (-un pensiero più contorto no?!- N.d.A) Comunque il problema non si pose neppure, non erano ancora arrivati al negozio che vennero fermati da due signore che volevano sapere come stava la mamma di Acanti, che da poco aveva partorito la sua sorellina Margherita con non poche difficoltà. Il ragazzo stava per rispondere alle due, che erano rispettivamente la moglie del signor Pizzighip, il postino del villaggio e la bibliotecaria, quando Babù, fissando la bellissima spilla che la prima portava appuntata alla mantella, lo interruppe:
-Mi scusi se glielo chiedo, ma dove ha trovato quella spilla?
-Oh! Me l’ha regalata il mio caro marito- disse accarezzandola con dolcezza, come se le portasse alla mente un ricordo particolarmente felice-sapete, lui adora le pietre preziose, ne ha una vera e propria collezione, e quando ha trovato questa spilla con una così bella gemma incastonata non ha saputo resistere e l’ha presa, Ha detto che gliel’ha venduta un mercante ambulante che passava per Fairy Oak, ma io non c’ero quando l’ha comprata, mi ha fatto una bellissima sorpresa!
-Emm…-Vaniglia sembrò incerta- Immagino che ci sia molto affezionata e so che le sto chiedendo molto, ma non è che potrebbe prestarmela, solo per oggi!- si affrettò ad aggiungere vedendo lo sguardo della donna- È che devo vedere una cosa e, se ho ragione, è molto, molto importante che la faccia vedere alla zia- concluse lanciando un’occhiata a Vì che capì al volo e sgranò gli occhi per la sorpresa, non era possibile! Tutti gli altri le stavano osservando allibiti, tutti meno che la signora Pizzighip, che stava contemplando la sua spilla, per poi volgere uno sguardo indeciso a Babù che d’altro canto la fissava decisa. Vedendola così seria la signora la sganciò gentilmente e la consegnò alla gemella, con l’avviso di fare attenzione poiché le era davvero molto cara. Vaniglia rassicurò la signora mentre la riponeva con cura nella tasca interna della mantella, per poi partire di corsa verso casa, seguita a ruota da una Pervinca che non stava più nella pelle (non ci poteva credere! No, non poteva essere!) e dagli altri che continuavano a lanciarsi occhiate interrogatorie e le guardavano come fossero ammattite… solo Tommy sembrava tranquillo e un sorriso appena accennato gli incurvava le labbra. Vaniglia guardò gli altri per un attimo e se ne accorse, che avesse capito anche lui? Allora non era solo frutto della sua immaginazione!
Giunsero davanti a casa Perivinkle con il fiatone e Vì iniziò a tempestare di pugni la porta. Le aprì un’alquanto scioccata Dalia che, trovandosi praticamente per la prima volta faccia a faccia con la figlia, si bloccò e rimase impalata sulla porta. Pervinca non la degnò di uno sguardo e chiese sbrigativa:
-Dalia dove sono quei tre?
Dalia, l’aveva chiamata Dalia, sua figlia la chiamava per nome…
-S…sono in c..cucina- balbettò, voleva aggiungere qualcos’altro, ma non trovava le parole e quando riuscì finalmente a formulare un pensiero di senso compiuto Pervinca l’aveva ormai superata ed era entrata in cucina come un lampo.
-Ehi!- urlò irrompendo nella stanza seguita dagli altri
-Pervinca, l’educazione! Non si entra così!- la rimproverò Tomelilla
-E poi stavamo mangiando- aggiunse Duff sbuffando
-Ma te pensi sempre a mangiare!
-Ehi! Come ti permetti!!
-Scusa Duff ma stavolta gliel’hai offerta su un piatto d’argento!- rise Ortensia ricevendo in risposta uno sguardo torvo e un sorrisetto furbo.
-Comunque perché siete qui, non dovevate mangiare tutte e due fuori?
-È che Vaniglia…
Babù guardò tutti i presenti con gli occhi che brillavano d’orgoglio e poi, togliendo con cautela la spilla dalla tasca, annunciò con tono solenne:
-Credo di aver trovato il cammeo donato.
                                                                                
NdA: Buona sera (: Scusatescusatescusatescusatescusatescusate!!! Mi dispiace per l’enorme ritardo, ma non avevo proprio tempo di scrivere! Comunque cercherò di aggiornare presto e magari di fare capitoli un po’ più lunghi. Grazie per le recensioni e per i consigli, penso proprio che lo chiamerò Nick, mentre alcuni degli altri nomi potrei usarli magari per personaggi secondari. Più aventi avrò un’altra questione da risolvere e vi chiederò consiglio, ma non oggi. Comunque più avanti vi spiegherò come mai hanno trovato l’oggetto così facilmente ;) Un beso.
                                                                                                                                                                                          Summer_247

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Capitolo 12
*** Siamo amici, va tutto bene ***


Siamo amici, va tutto bene

-Credo di aver trovato il cammeo donato.

Dopo un primo momento che servì a tutti per realizzare ciò che Babù aveva detto la reazione fu unanime:
-COOOOOOOSA!!!
Le gemelle evitarono accuratamente di guardarsi per evitare di scoppiare a ridere di fronte a tutti i presenti, avevano della facce impagabili! Se non fosse stata così impaziente di raccontare la loro scoperta, che poi era merito di Vaniglia, Pervinca avrebbe volentieri fatto una foto a Tomelilla, certa che non avrebbe mai più visto un’espressione così buffa sul volto della zia. Babù iniziò a raccontare con gli occhi che le brillavano d’orgoglio:
-Stavamo andando a comprare il pane quando ci hanno fermati la bibliotecaria e la signora Pizighip per chiedere notizie sulla signora Buggle e mentre parlavamo mi è caduto lo sguardo su questa- e così dicendo mostrò nuovamente loro la spilla- ed è stata una cosa strana…- si interruppe cercando di spiegare quella strana sensazione, quell’assoluta e totale certezza che l’aveva invasa quando si era avvicinata alla spilla- come una scossa, un forte calore proprio qui- disse indicando un punto preciso, al di sopra dell’ombelico- e sono stata subito sicura che fosse proprio lui- terminò rivolgendo un sorriso radioso a tutti i presenti.
-Com’è possibile?
-Non ne sono del tutto certa ma avrei una teoria- disse Tomelilla facendo segno ai ragazzi di accomodarsi a tavola con loro- la magia, soprattutto quella potente, lascia tracce su ogni cosa che tocca, non è un caso che i magici si siano riuniti qui attorno a Quercia, che è un albero certamente magico. E non è un caso che giungano dei magici a Fairy Oak o in qualunque altro villaggio magico. I magici riescono a sentire la magia negli oggetti e nei luoghi, come quando voi riuscite a capire se una cosa reale o una magia.
-Ma perché allora se ne è accorta solo Babù?
-Vedete credo sia perché lei è legata a quell’oggetto, è stato creato perché lei li trovi e interrompa la profezia e forse Pervinca non ha provato quello che ha sentito Vaniglia perché è un’oggetto della luce, non del buio. Ma queste sono solo ipotesi, certo.
-Comunque c’è un’altra cosa che mi sembra strana… un oggetto tanto potente e importante non dovrebbe essere nascosto o per lo meno in un luogo sicuro e con degli incantesimi di protezione? E invece era nelle mani di una vecchia signora che tra l’altro vive vicinissimo alla Rocca. Valentine avrebbe potuto trovarlo in qualsiasi momento e distruggerlo!
-In effetti è strano- convenne Duff grattandosi il capo pensieroso- dovremo indagare di più su questa storia…
A quelle parole scese il silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, fin quando Ortensia, cercando di stemprare l’atmosfera, saltò su dalla sedia e esordì:
-Ma vi rendete conto! Abbiamo trovato un oggetto!!
A quelle parole dei sorrisi sempre più grandi iniziarono a dipingersi sui volti dei presenti, orgogliosi di quel loro primo traguardo.
Tomelilla, ricordandosi che i ragazzi non avevano ancora mangiato, li fece sedere a tavola e servì loro lo stufato. Durante il pranzo raccontarono ad Acanti, Scarlett, Tommy e Flox tutta la storia della profezia e degli oggetti e, anche se in realtà l’unica che ancora non sapeva nulla era Flox, si dimostrarono molto interessati e fecero un sacco di domande ai tre saggi. Nel frattempo tutti gli altri si passavano la spilla per osservarla più da vicino e, magari, capire qualche indizio in più che potesse aiutarli. Era uno strano oggetto, sottili fili d’oro si intrecciavano simili a tralci d’edera attorno ad una piccola gemma di un turchese chiaro, quasi incolore e, quando la si prendeva in mano, pareva quasi che l’interno della pietra si muovesse, come in un piccolo vortice. Pervinca, che da dietro il cucchiaio di minestra stava osservando Tommy da quando si erano seduti, si accorse che, quando il cammeo giunse nelle mani del ragazzo, anche la gemella alzò lo sguardo per sbirciare le sue reazioni da dietro la brocca dell’acqua. Thomas però se la rigirò per un attimo tra le mani con aria indifferente e la passò quasi subito a Scarlett che aspettava impazientemente il suo turno tamburellando con le dita in modo irritante. Poi alzò lo sguardo incrociando quello delle gemelle, Babù, colta in fallo, arrossì e si alzò per sparecchiare dandosi della stupida per essersi fatta, ancora una volta, troppi viaggi mentali. Pervinca, al contrario, sostenne lo sguardo dell’amico; anche perché quando aveva preso tra le mani la spilla le era venuta in mente una cosa, non come il ricordo che l’aveva colta quando raccontavano la profezia, nono. Era qualcosa di molto più vago, come un’impressione, come un ricordo di cui, però, riusciva a cogliere solo i contorni sfocati. E sempre quest’impressione le diceva che l’indomani avrebbe dovuto farsi una luuuunga chiacchierata con il suo amico.
 
La mattina seguente, a ricreazione, Pervinca si allontanò da Scarlett e Acanti borbottando una scusa poco credibile e si diresse a passo spedito verso Tommy. L’amico la salutò gentilmente, ma non fece in tempo a finire la frase che Vì lo interruppe:
-Noi due dobbiamo parlare!
-Sai che sei un po’inquietante Vì?
-Sono seria.
-Va bene, dimmi- disse facendole segno di accomodarsi sul muretto accanto a lui.
-Non qui.
Tommy sembrò rifletterci su un secondo e Pervinca poté notare il suo sguardo accendersi un attimo, consapevole e inquieto, salvo poi nasconderlo così abilmente che le venne il dubbio di esserselo solo immaginato:
-Va bene, vieni a pranzo, sta volta sul serio!
-Sei sicuro di avere da mangiare?- chiese lei ironica, felice che l’atmosfera si fosse alleggerita, non le piaceva questa nuova tensione che si era creata con l’amico. Per quanto avesse bisogno di sapere, Tommy era stato uno sei suoi primi amici e l’aveva accolta quando tutti gli altri le chiudevano la porta in faccia. Non l’avrebbe dimenticato e gli sarebbe stata grata, qualsiasi cosa avesse scoperto.
Tornò in classe pensando a una qualche spiegazione da rifilare ad Acanti e Scarlett, infatti aveva deciso di non dir loro nulla fin quando non avesse saputo di più, dopotutto la sua era stata un’impressione in un momento in cui erano tutti sovraeccitati, poteva anche essersi fatta prendere la mano e magari essersi fatta un sacco di paranoie e sbagliarsi di grosso, no!? Anche se nel profondo sapeva che quella non era stata solo un’impressione. Sulle scale incrociò Flox che si dirigeva verso la propria aula. Pervinca la guardò indecisa; non sapeva se il comportamento del giorno prima significasse qualcosa o se fosse stato un caso, magari dettato dal fatto che fosse insieme a Vaniglia… ma non ebbe il tempo di decidere che Flox, sempre con lo stesso tono incerto del giorno prima, la salutò:
-Ciao Pervinca
-Emm… ciao!- rispose Vì leggermente sorpresa, tentando di mettere insieme un sorriso convincente: non capiva perché avesse cambiato atteggiamento nei suoi confronti, ma questo non poteva che farle piacere… che le stesse concedendo un’altra possibilità? Forse si, infatti Flox le rivolse a sua volta un sorriso, sta volta più sicuro e, salutandola con la mano, entrò in classe. Quest’incontro distrasse Pervinca, facendole dimenticare l’ansia che provava al pensiero di parlare con Tommy anche perché onestamente, non aveva la più pallida idea di come spiegarsi, insomma non poteva certo dirgli “sai Tommy l’altro giorno ho provato una strana sensazione nel vedere il cammeo, o forse era un ricordo, o forse me lo sono immaginato non lo so e poi ho l’impressione che tu sappia qualcosa, nonostante tu non sapessi nulla di questa storia e ti abbia coinvolto io senza che tu mi chiedessi nulla sono convinta che tu sappia qualcosa” sisi certo, molto chiaro, sarebbe tanto già se non l’avesse guardata come una psicopatica!
Quando dopo scuola Thomas le venne in contro si ruppe quella bolla di pace che si era creata nella mente di Pervinca dopo l’incontro con Flox e il panico tornò, insieme alla consapevolezza di non aver affatto pensato a cosa dirgli. Il tragitto verso casa Corbirock fu silenzioso e abbastanza imbarazzante, così furono entrambi grati di arrivare finalmente a casa, dove Tommy potè mettersi ai fornelli, avendo così una scusa per non parlare. Pervinca l’avrebbe volentieri aiutato, così da non dover pensare al dopo, ma l’amico, facendole notare che i suoi livelli culinari arrivavano a mala pena allo spalmare il burro sul pane la mattina, disse che poteva farcela da solo e la invitò ad accomodarsi. Così, per distrarsi, Vì iniziò a guardarsi attorno osservando per bene la stanza: la cucina era molto grande, probabilmente perché mamma Corbirock doveva cucinare per sette figli e un marito che mangiava per quattro, sul muro, vicino al lavello, spuntava un’enorme finestra che dava sulla strada, coperta da una tendina bianca che impediva la visione di ciò che accadeva fuori. I muri erano azzurrini, ma nella parte bassa si potevano notare ancora i segni che avevano fatto i bambini da piccoli con i pennarelli. Anche in camera sua c’era una parte del muro dove, sotto l’intonaco bianco, si potevano ancora scorgere i disegni che lei e Babù avevano fatto da piccole… si ricordava la prima volta, aveva iniziato lei per prima, con Vaniglia che cercava in tutti i modi di impedirglielo, fermandole le mani e ripetendole che la mamma si sarebbe arrabbiata ma poi, vedendo come si divertiva la gemella, si arrese e, pennarello giallo alla mano, si sedette accanto a lei e iniziò a disegnare un enorme sole. Stavano mettendo via i pennarelli quando entrò mamma Dalia che vedendo il disastro sul muro per poco non svenne e rimase per cinque minuti buoni a passare lo sguardo dal muro alle bambine e viceversa poi, portandosi una mano alla fronte, si mise a chiamare a gran voce Felì e il marito. Quando arrivarono la prima si prodigò in mille scuse per la sua disattenzione-“Scusatemi, pensavo dormissero!!”- mentre Circerò si rivolse alle figlie- “Ma sarà mai possibile che non possiamo ma lasciarvi da sole senza che combiniate un disastro?! E tu Vaniglia non devi sempre dar retta a tua sorella hai capito? E tu Pervinca smettila di guardarmi così perché so che sei stata tu ad avere questa bellissima idea” terminò puntandole un dito contro- in effetti era stata lei a cominciare, ma non è mai bello se un padre ti tratta così, come se fossi irrecuperabile, della serie sei tu che porti Vaniglia fuori strada, sei la mela marcia della famiglia, perché sei così diversa dalla tua gemella….
A interrompere quei tristi pensieri ci pensò Tommy sbattendo rumorosamente i piatti sul tavolo. Pervinca si riscosse e gli rivolse un sorriso sia per ringraziarlo per averla interrotta anche se inconsapevolmente, sia perché non poteva fare a meno di constatare che in effetti era molto più bravo di lei a cucinare, non potendo impedirsi di paragonare il panino che si era preparata con Scarlett e il piatto di ravioli ai funghi terribilmente invitante che aveva davanti. Tommy le rivolse un sorrisetto della serie “cosa ti avevo detto” e lei per tutta risposta gli tirò in faccia il tovagliolo, recuperando un po’di serenità e ricordandosi che, dopo tutto, lui era pur sempre suo amico e avrebbe compreso le sue paure, non si sarebbe offeso se si fosse sbagliata, avrebbe capito.
Si sedettero uno di fronte all’altra e iniziarono a mangiare, dopo un paio di bocconi Tommy prese un gran respiro e, appoggiando la forchetta, chiese:
-Di cosa dovevi parlarmi Vì?
Sapeva che prima o poi glielo avrebbe chiesto, dopo tutto erano lì per quello, ma sperava lo facesse più tardi. Gli rispose tenendo la testa china sul piatto, incapace di guardarlo in faccia:
-Lo sai
-Emm… veramente non ne ho idea.
-Non fingere di non saperlo, è da quando vi ho raccontato la storia degli oggetti che ti osservo e so- esclamò puntandogli un dito contro- che tu te ne sei accorto
-Si, me ne sono accorto… e quindi?
-E quindi sai che io so che tu sai qualcosa che io non so
La faccia di Tommy spiegava tutto.
-E tu SAI che io non ho capito nulla?
Pervinca realizzò solo in quel momento quello che aveva effettivamente detto e scoppiò a ridere.
-Si hai ragione scusa. Allora intendevo dire che visto che ti sei accorto che ti osservavo, devi aver notato che io mi sono accorta di una cosa, cioè che tu sai qualcosa che a noi altri invece è sconosciuta.
-Mmm, ho capito. E cosa sarebbe esattamente questa cosa che io so e voi no?- chiese con una punta di ironia.
-Se non lo so come faccio a dirtelo!- sbottò Vì non notando l’ironia e facendo una faccia talmente buffa che Tommy nonostante cercasse di trattenersi non potè impedirsi di scoppiare a ridere.
Pervinca, offesa, gli tirò un calcio da sotto il tavolo.
-Ok ok scusa, la smetto! La smetto! Piantala di darmi calci!- disse fermandole un piede- ho capito dai. Io secondo te so qualcosa e immagino che tu voglia che io te la dica, giusto?
-Esatto!-esclamò Vì battendo una volta le mani, felice che l’amico avesse afferrato il suo concetto contorto.
-Ma se non so cosa vuoi sapere è fatica che te lo possa dire…- Vì ebbe l’impressione che lui ci stesse girando attorno, prendendola un po’in giro per evitare di dover rispondere. E in quel momento si rese conto che se c’era qualcosa che lui non le aveva detto non lo avrebbe fatto certo ora che lei era andata lì farneticando motivazioni sconclusionate. Così decise di fargli solo un’ultima domanda convinta che, in onore della sincerità che aveva sempre caratterizzato Thomas, almeno a quella avrebbe risposto:
-Dimmi solo una cosa.
-Va bene.
-Tu sai qualcosa, seriamente, e non me lo dirai, giusto?
Lui la soppesò un attimo con lo sguardo:
-Giusto.
-Mi puoi almeno dire perché non me lo dirai?
-Ho promesso.
-Va bene e…
-Avevi detto una- la interruppe con un sorrisetto, come a scusarsi e spiegarle che, comunque, non avrebbe più detto niente.
Pervinca sbuffò ma poi si arrese e allungò una mano, lui la guardò interrogativo:
-Passami l’acqua va là!
Si guardarono e sorrisero, andava tutto bene, questa storia non avrebbe rovinato la loro amicizia, ma Vì avrebbe continuato a indagare, mentre lui avrebbe continuato a tener fede alla sua promessa, entrambi capivano le motivazioni dell’altro e le accettavano. Andava tutto bene.


Ciao!! Mi sono impegnata a fare questo capitolo e spero che vi piaccia, ho cercato di descrivere un po’di più come mi aveva suggerito Calzino a Righe, spero di esserci riuscita, nel prossimo vedrò di fare meglio! Comunque mi è venuta un’ispirazione mentre scrivevo questo capitolo e sto già iniziando a scrivere quello successivo, così sta volta magari aggiorno prima (; Grazie a tutti quelli che recensiscono, a quelli che seguono la storia e a quelli che le hanno dato anche solo un’occhiata. Al prossimo capitolo.
                                                                                                                                                                                          Summer_247

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Capitolo 13
*** Nick o Jace ***


Nick o Jace

In questo capitolo ci saranno molti “ricordi” di Pervinca che scriverò in arancione, così sarà più facile capire.
Questo, insieme al prossimo, saranno i capitoli “centrali” della storia, in cui le principali domande di Pervinca troveranno risposta e con queste anche le vostre ;) Però andrà avanti ancora per un po’questa storia, anche se non so se farla terminare tra qualche capitolo (cinque o sei, comunque) e iniziare un sequel o se continuare direttamente qui perché, già vi annuncio, ci saranno due battaglie. Voi cosa preferireste? Ah quasi dimenticavo, come avrete dedotto dal titolo, in questo capitolo entrerà in scena Nick. E insieme a lui Jace. Si vede molto che ho preso moooolti spunti da Shadowhunters? Hahaha.

Andava tutto bene.

Dopo aver passato il pomeriggio da Tommy, con il poveretto che aveva tentato di insegnare a Vì a fare le crepes, ma con scarsi risultati- se con scarsi si intende la cucina ricoperta di farina e le loro facce di nutella, non volendo poi nominare il soffitto, da cui pendevano pezzettini di pastella…- lui la riaccompagnò a casa e si salutarono. Pervinca, siccome più che cucinare aveva mangiato- chili e chili di nutella J- dichiarò di non avere molta fame e andò in camera. Si mise in pigiama, quello di pile, largo e molto comodo, e si andò a sedere sul suo letto, accanto alla finestra che, da quando erano tornate in quella stanza, non era mai stata chiusa. A Vì piaceva moltissimo sentire l’aria fresca sul viso e spesso la notte andava in cucina a prepararsi una tazza di latte caldo o di cioccolata e andava a berla sul davanzale oppure prendeva una coperta e andava a sdraiarsi direttamente sul tetto. Seduta sul letto fecce un leggero sorriso pensando a quanto si fosse divertita quel pomeriggio e a quanto fosse negata in cucina! Di quel passo sarebbe dovuta dipendere a vita dalla Bottega delle Delicatezze! E per la prima volta il pensiero di quel negozio- o, meglio, del figlio del proprietario- non la turbò. Sia per il fatto che quella sera si sentiva particolarmente allegra, sia perché si era stancata di tutti quei misteri e cose strane – della profezia, di Thomas, di Flox, di Grisam…- decise di fare una cosa che si riprometteva da tempo ma che non aveva mai avuto il coraggio di fare. Scese dal letto e infilò una mano dietro al comodino, dove aveva scoperto che, prima di perdere la memoria, nascondeva una scatola dove teneva i suoi ricordi, una specie di diario segreto insomma. Prese la scatola e si sedette sul letto a gambe incrociate posandosela davanti. Prese un respiro e l’aprì. C’era di tutto dentro! Sassi, conchiglie, spille, un paio di bretelle, un album di fotografie, un artiglio, una collana, un anellino, una bambola bruciacchiata, un vecchio compito, una pietra che pareva preziosa, una felpa enorme, alcune medaglie…
Rovesciò la scatola sul letto ed uno ad uno rimetteva dentro gli oggetti osservandoli, ogni cosa un ricordo riaffiorava alla sua mente. Dopo poco entrò Babù e, notando la gemella stravaccata sul letto con attorno tutta quella roba, esclamò:
-Finalmente! Ce ne hai messo di tempo per deciderti ad aprirla!
Poi si andò a sedere accanto a lei:
-Mamma mia ma quante cose hai tenuto!
-Un sacco! Non pensavo di essere così sentimentale!
-Non eri sentimentale, infatti hai tenuto solo quelle che ti ricordano le tue “imprese”- precisò Babù mimando con le mani delle virgolette- che più che imprese sarebbe meglio chiamarle bravate.
-Non è vero!
-Ah no? E che cosa sentimentale ti ricorderebbe questa?!- disse sventolandole davanti al naso la bambola bruciacchiata.
Pervinca ricordò l’episodio della grotta, quando Babù aveva scoperto che era stata lei a strappare i capelli alla suddetta bambola, e iniziò a ridere.
-Ok, forse… ahahahahah avresti dovuto vedere la tua faccia! È stata una delle giornate più divertenti della mia vita!!
Vaniglia si dovette trattenere dallo strangolarla e si limitò a tirarle un cuscino in faccia poi, presa dalla curiosità, le chiese impazientemente:
-E il resto? Queste le hai già guardate?- disse sollevando un grosso album di fotografie, molto vecchio e un po’rovinato, come se fosse stato sfogliato molte volte.
-No, quello non l’ho ancora visto, aprilo!
Le foto iniziavano da quando era appena nata, la prima ritraeva lei e Babù nelle loro culle, una accanto all’altra, sotto una nota di Felì, la loro fata tata che se ne era andata da poco più di un anno. Ricordava molte cose di lei, anche perché era stata presente quasi in ogni momento della loro vita e ricordava chiaramente quanto le volesse bene. Chissà cos’avrebbe pensato Felì riguardo a tutta quella storia… una parte di Vì era convinta nel profondo che la fata sarebbe stata dalla sua parte. Quasi tutto l’album aveva delle note, piccole frasi che commentavano le foto, della fatina, di Tomelilla o di Dalia, ma solo nelle prime, quelle dov’erano bambine e l’album probabilmente apparteneva a Felì, da quando era divenuto di Pervinca le note erano solo sue, della gemella, moltissime di Shirley e Flox, che aveva riempito le pagine di bellissimi disegni, uno in particolare la ritraeva mentre tirava per i capelli una ragazza, che una freccina indicava come Scarlett, e rise pensando a com’erano cambiate ora le cose. In una foto c’erano lei, Babù e Flox e guardandola le spuntò un lieve sorriso in viso, ricordando il saluto di quella mattina. Nella foto successiva c’era tutta la banda, con lei che aveva un braccio attorno alle spalle di Tommy e con l’altra mano stringeva quella di Grisam. Tentò di ignorare il capitano per concentrarsi invece su Thomas… erano amici anche prima quindi! La foto dopo ritraeva lei che dormiva con addosso la vecchia felpa grigia che c’era nella scatola, in una camera che, sicuramente, non era la sua. Accanto era attaccato un foglietto:
“Dormivi così bene che mi dispiaceva svegliarti, sono andato al molo ad aiutare mio zio. Non dovrebbe esserci nessuno di sotto, ti ho lasciato dei cornetti sul tavolo. Ci vediamo sta sera al compleanno di tua zia, se riesco ti faccio evadere! Grisam.”
Babù, che aveva letto insieme a lei, si commosse. Pervinca voltò pagina con rabbia. Non c’è assolutamente nulla di romantico in uno che prima è tutto rose e fiori e poi non ti vuole nemmeno vedere perché crede che tu sia una traditrice. Anzi! Il motivo è un altro, ma Tommy non può dirtelo perché gli ha promesso che non ti avrebbe rivelato nulla! Ma vai a quel paese Grisam Burdock!
Nella pagina successiva sta volta c’era Grisam addormentato, sempre in quella camera. Accanto una nota della stessa Pervinca: “Così impari a farmi le foto mentre dormo!”.
-Ma quello li è sempre dappertutto?!
Stufa delle foto, Pervinca chiuse l’album e prese in mano l’anellino di metallo.
-Quello te l’ha regalato Gri…- le fece notare Babù
Pervinca lo tirò contro l’armadio facendo fare un balzo indietro alla gemella. Prese la collana. E, osservandola, venne attraversata da un ricordo, anche se sfocato e non molto chiaro…
…c’era un ragazzo con lei, ma non riusciva a riconoscerlo, i contorni del suo viso e di tutto ciò che c’era nella stanza erano sfocati. Erano seduti su un letto con le lenzuola azzurre, l’unica luce presente proveniva dalla finestra aperta che lasciava entrare fresca aria primaverile. Lui le porgeva la collana, era un regalo. Poi le dava un bacio sulla fronte e si rimetteva a dormire. Portava soltanto i pantaloni del pigiama e tutto il busto e le braccia erano ricoperti da strani tatuaggi. Anche lei si stese al suo fianco. Lui si girò su un fianco e l’abbracciò. Sul braccio destro, all’altezza della spalla, era ora visibile ai suoi occhi una strana cicatrice…
… la cicatrice, la stessa del ragazzo che le aveva letto la profezia, lo stesso che le aveva detto che la collana ce l’aveva Cris, una collana che in quel momento iniziò come ad infonderle uno strano calore, che le fluiva dalla mano per tutto il braccio, fino ad arrivare al petto, proprio intorno al cuore e, insieme a quello strano calore, la certezza di aver trovato un altro oggetto.
Sollevò lo sguardo su Babù sgranando gli occhi, ma lei parve non capire:
-Si Vì, anche quella te l’ha reg…
-Vaniglia!
-Che c’è?!
-È lei! È la collana!
-Cosa in… CHE COSA?!?!
-SI, si! Ne sono sicura! Ho provato proprio quello che hai detto tu! E poi mi è tornato alla mente un ricordo un…
La cicatrice, quella che aveva pensato fosse come una rondine…
…un ragazzo, un profilo sfocato e irriconoscibile, un luogo diverso. Questa volta erano in una stanza dalle pareti grigie e ammuffite, alle spalle del ragazzo si potevano scorgere delle sbarre. Erano in una cella! Ma lui teneva in mano delle chiavi, lui poteva uscire… lei no. Le stava raccontando qualcosa, qualcosa di importante:
-Sia io che Jace abbiamo questa cicatrice, ce l’ha fatta lui, così gli saremo sempre legati, non potremo mai dimenticare. Buffo da parte sua pensarlo, dopotutto come potremmo mai dimenticare? Ce l’ha fatta con un pugnale, lo tiene sempre legato alla cinta. Vedi, è una “V”…

V. V di Valentine. Jace. Jace e Nick. Un altro ricordo.
…Sta volta era Jace che parlava, non riusciva a vederlo bene in volto, come sempre, ma era certa che fosse lui a parlare:
- Non so se puoi fidarti di Nick, è dalla sua parte ora. Io mi fido di lui, è mio fratello, il mio compagno, non posso fare a meno di fidarmi. Ma tu non sei costretta. Anzi, tu non devi. Non fidarti di Nick, Vì-

E un altro…
… Ehi Nick che ci fai nella mia cella?- era lei a parlare sta volta- Ti è venuta voglia di farmi visita o sei riuscito a trovarlo? Pensavo ti fossi dimenticato di me… hai portato il libro? Ehi Nick, perché hai quella faccia? Va tutto bene? Nick- ora sembrava più un gemito- Nick perché mi guardi così? Nick…- Pervinca cercava di strisciare verso il muro, allontanandosi da lì, allontanandosi da lui. Aveva uno sguardo strano Nick quella sera…- Nick!- stava camminando lentamente verso di lei- Cosa stai facendo?- L’aveva bloccata al muro- Nick!- Ora piangeva- No!- Ora aveva capito- Ti prego- Era un sussurro sta volta- Nick- Dolore, solo tanto e semplice dolore, poi il buio e poi nulla.
Poi l’illuminazione, una brutta illuminazione a dirla tutta:
-Babù- chiese, la voce tremava impercettibilmente- cosa stavi dicendo prima?
-Emm… CHE COSA?!?!
-No, non quello… prima.
-Che bella questa foto?
-No, d..do..dopo- disse, temendo la risposta.
-Anche quella te l’ha regalata Grisam?
-Si proprio quello…Babù ascoltami!-saltò su Pervinca facendo prendere un mezzo colpo alla gemella- Tu adesso vai di sotto e porti questa- e così dicendo le cacciò in mano la collana- alla zia.
-E tu cosa hai intenzione di fare? Non vieni con me?
-No, io devo andare!
-Dove?
-Da Tommy!
 
Pervinca correva a perdifiato lungo le vie di Fairy Oak incurante del freddo e dell’orario. Giunta davanti a casa Corbirock bussò con tutta la forza che aveva in corpo contro la porta fin quando una più che sorpresa signora di casa le aprì la porta. Vì la salutò velocemente e sempre velocemente le chiese dove fosse il figlio. La poveretta fece appena a rispondere che si trovava in camera sua che Pervinca si era già fiondata su per le scale. Prese a battere con insistenza alla porta della camera di Thomas fin quando il proprietario non le aprì alquanto sbigottito.
-Che cosa ci fai qui a quest’ora Vì?- le chiese facendo sbucare la testa da dietro la porta semi-aperta.
-Ti devo parlare Tommy! Mi sono ricordata una cosa!
-Senti Vì non mi sembra il momento adatto per parlarne adesso, che ne dici di domani mattina a scuola?- e così dicendo fece per chiudere nuovamente la porta.
-Aspetta  Tom… io so di Jace!- Tommy si bloccò
-E di Nick. Mi ricordo. Mi ricordo di Jace e di Nick!
-Pervinca credo dovresti andare, ne parliamo domani ok?
-Ma io…
-Perché non la fai entrare, Tommy?
Tommy si schiaffò una mano in faccia. Vì sbiancò.
In quel momento la porta si aprì del tutto e alle spalle di Thomas comparve Grisam.
 
Buongiornoooo! Volevo ringraziarvi per le recensioni ed i consigli ;)
   Summer_247

 

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Capitolo 14
*** VERITA'-parte 1 ***


Verità – parte 1

In quel momento la porta si aprì del tutto e alle spalle di Thomas comparve Grisam.

Pervinca fissò terrorizzata Grisam, maledicendosi per non aver ascoltato Tommy quando la pregava di andarsene. Provò a pensare a qualcosa da dire, una qualsiasi scusa per andar via di lì il prima possibile, ma quando incrociò lo sguardo fermo del ragazzo capì di non aver altra scelta che entrare. Non le avrebbe permesso di andarsene, ora che aveva la certezza che Vì sapeva.
Tommy le scoccò uno sguardo della serie “io te l’avevo detto” e, posandole una mano sulla schiena, la spinse gentilmente all’interno della stanza, facendola sedere sul bordo del letto. A fianco a lei c’era un grosso libro rilegato in cuoio con delle strane scritte, simili a quelle della profezia. Forse i due non sapevano che era in grado di leggerle, così si sposto nel modo più furtivo possibile verso il libro e tentò di sbirciare, ma un sonoro “CRIC” la fece sobbalzare. Alzò lo sguardo per capire da dove venisse e gelò sul posto. Grisam aveva appena chiuso a chiave la porta. Brutto segno.
Si sforzò di sollevare lo sguardo, non voleva mostrarsi debole o intimorita. Thomas prese una sedia dalla scrivania, la girò in direzione di Pervinca e si sedette a gambe incrociate poggiando i gomiti sulle ginocchia. Nonostante cercasse di non darlo a vedere aveva le labbra leggermente piegate in un ghigno e aveva tutta l’aria di pregustarsi una scena divertente, gli mancavano solo i pop-corn… e lui doveva essere suo amico! Pervinca con uno sbuffo gli lanciò un’ultima occhiataccia per poi girarsi verso Grisam e quasi cacciò un urlo! Si era mosso così silenziosamente che Vì non si era accorta che, mentre lei guardava irritata il proprio migliore amico, lui si era comodamente seduto accanto a lei. Non aveva neppure sentito il materasso muoversi! Ripresasi da quel piccolo shock si allontanò di colpo, procurandosi i ghigni divertiti dei due ragazzi. L’irritazione per quella piccola presa in giro le infuse un po’di coraggio, sollevò il capo e fissò con orgoglio Grisam. Chi si credeva di essere!
Il ragazzo ricambiò lo sguardo, divertito, e senza tante cerimonie le chiese:
-Cosa sai?
Pervinca rimase per un attimo spiazzata, non si aspettava certo una domanda così di retta e inoltre i suoi ricordi erano confusi e non era del tutto certa della loro veridicità. Inoltre non sapeva se poteva fidarsi o meno…
-Ecco io…- le mancò per un attimo la voce, così prese un respiro profondo e ricominciò, guardando di tanto in tanto Tommy per farsi coraggio o per ricevere un po’di sostegno, ma il ragazzo continuava a guardarla con espressione neutra, anche se a Vì sembrava di sentirlo ridacchiare sotto i baffi quando lei non lo stava guardando- Oggi ho aperto una scatola che ho ritrovato nella mia camera dopo aver perso la memoria. È una specie di scatola dei ricordi con…
-Si ho capito quale intendi- la interruppe Grisam.
-Come fai a conoscerla?- chiese Vì sorpresa- pensavo fosse una cosa segreta, l’avevo nascosta…
Grisam ignorò la domanda:
-Cosa hai trovato?
-Emm…- aveva paura di rispondergli, non sapeva se poteva fidarsi e non poteva di certo dirgli che aveva trovato un altro oggetto!
-Hai trovato la collana.
-Come fai a saperlo!- si lasciò scappare prima di riuscire a fermarsi, poi si coprì la bocca con la mano. Che stupida! E il ghigno sul volto del ragazzo, insieme alla risatina di Tommy parvero essere d’accordo con lei.
Grisam la ignorò di nuovo:
-E quindi ti sei ricordata che te l’ho data io.
Vì si vide costretta ad annuire, che senso avrebbe avuto negare?
-E ti sei ricordata di me e di.. ti sei ricordata di Nick e Jace- Thomas iniziò a ridacchiare talmente forte che ormai cadeva dalla sedia. Vì quasi ci sperò tanto era irritante! E poi se Grisam sapeva già tutto cosa diavolo glielo chiedeva a fare?
-Cosa ti sei ricordata esattamente?
-Io ti rispondo, ma dopo voglio sapere tutta la storia!- si intestardì Pervinca
Il ragazzo le rivolse uno sguardo quasi intenerito:
-Non sei nella posizione di avanzare richieste, ne tanto meno di ricattarmi- le ricordò
Vero, purtroppo.
-Va bene- sbuffò Pervinca- Allora immagino tu sappia della Profezia e tutto il resto, giusto?
Lui annuì.
-Io mi ricordo che un ragazzo mi ha letto la profezia e sono sicura che me l’abbia anche spiegata, ma non mi ricordo cosa mia abbia detto. Non mi ricordo il suo volto, ma solo una strana cicatrice sulla spalla. Inoltre aveva il busto e le braccia ricoperte di tatuaggi.
Così dicendo lanciò uno sguardo a Grisam che indossava una maglia a maniche lunghe. (-Lo ha fatto apposta!! Già lo detesto- N.d.Vì   –Pervinca… è normale che in pieno inverno le persone indossino vestiti pesanti e maglie a maniche lunghe..- N.d.A. –Lo ha fatto apposta lo stesso!- N.d.Vì)
Grisam le fece un sorrisino e si tirò su le maniche. (-Bravo! Mi stai già più simpatico!- N.d.Pervinca). Le braccia immacolate e prive di qualsiasi segno di inchiostro lasciarono Pervinca interdetta. Prendendo un profondo respiro Vì ricominciò a raccontare:
-Questo ragazzo mi ha detto anche che la collana ce l’ha Cris, ma TU mi hai dato la collana. Quindi potrei immaginare che tu sia Cris, ma sono convinta che Cris sia una ragazza…
Non ci aveva ancora pensato prima, era una cosa che aveva dato per scontata da subito e solo ora si era accorta che, effettivamente Cris poteva benissimo essere un ragazzo, poteva benissimo essere Grisam, però era così convinta che fosse una ragazza…
-Si.
-Sei tu!?- Vì quasi iniziò a saltare di gioia.
-No. Intendevo, Si Cris è una ragazza.
Il sorriso di Pervinca svanì di colpo e venne sostituito da un’espressione affranta che doveva essere davvero molto buffa visto che i sue ragazzi iniziarono a ridacchiare, facendola innervosire ancora di più. Odiava non sapere le cose e non capire. E quei due se la ridevano pure!
-Oooook- Un altro profondo respiro per calmarsi- Tu non sei Cris, ma lei aveva la collana e Babù ha detto che la collana me l’hai data tu. Quindi tu hai preso la collana a Cris.
Grisam annuì.
-Gliel’hai rubata o te l’ha data lei?
-Ha importanza?
-Per me si!
-Va avanti
-Ma..
-Va avanti
-Uff… ok allora un ragazzo mi ha raccontato della profezia e mi ha detto della collana. Poi… mi sono ricordata di quando tu mi hai dato la collana!- saltò su Pervinca all’improvviso.
-Ok.
-Ma non puoi essere stato tu!
-No?
-No! Perché il ragazzo che mia ha dato la collana era lo stesso che mi ha detto della profezia! E quindi era pieno di tatuaggi. Tu invece hai le braccia immacolate!
Grisam ridacchiò vedendo Pervinca che andava sempre più in confusione.
In quel momento intervenne Tommy, probabilmente per salvare Grisam da un possibile incenerimento:
-Vì i tatuaggi magici scompaiono dopo essere stati utilizzati.
-Utilizzati?
Entrambi ignorarono la sua domanda e Vì, un po’per impedirsi di maledirli entrambi, continuò a raccontare:
-Quindi tu mi hai raccontato la profezia e mi hai dato la collana?
-Sì.
-Poi mi sono ricordata di Jace e Nick.
-Cosa sai di loro?
-Jace mi ha detto di non fidarmi di Nick, ma che lui si fidava, perché Nick era suo fratello, il suo compagno. Ma che io non dovevo fidarmi.
-Immaginavo.
Pervinca stava per chiedere cosa intendesse ma si trattenne, certa che tanto non avrebbe avuto risposta.
-So che avete entrambi sul braccio destro una cicatrice a forma di “V” che vi ha fatto Valentine così che voi non potrete mai dimenticarvi di lui…- Pervinca rabbrividì, pensando che chiunque avesse a che fare con Valentine sicuramente non era dalla sua parte. D’altro canto Valentine aveva fatto loro una cicatrice, non è una cosa molto carina da fare a qualcuno che sta dalla tua parte… inoltre Nick parlava di Valentine con una certa amarezza, quasi con odio…
-Cos’altro?
-Tutto qui- disse Vì. Non voleva raccontargli dell’ultimo ricordo, di quando Nick era entrato nella sua cella e le aveva fatto male, molto male. In effetti Jace aveva ragione: lei non si sarebbe dovuta fidare di Nick, ma allora perché lo aveva fatto? E inoltre perché lei era in una cella?
-Impossibile.
-Non mi ricordo nient’altro!- insistette Pervinca, per poi essere colta nuovamente dalla sensazione che Grisam sapesse già tutto, ma come…
-Non è possibile. Devi esserti ricordata qualcosa di Nick, qualcosa di brutto su di lui.
-Come fai a saperlo?- che senso avrebbe avuto continuare a fingere se tanto lui sapeva già tutto?
Lui la ignorò.
-Tu ti sei ricordata che io ti ho raccontato la profezia, che ti ho dato la collana. Inoltre sai che Nick e Jace hanno questa cicatrice e sai che ce l’ho anche io, perché se hai visto i tatuaggi devi aver visto anche quella.
Pervinca non potè che annuire e non riuscì a impedirsi di arrossire, nonostante la situazione, ricordando la scena. Grisam se lo notò (-Certo che l’ha notato, sono praticamente viola!! E poi a quello lì non mi sembra sfugga mai niente -.-“ - N.d.Vì) fece finta di nulla.
-Quindi sai che io sono Nick o Jace. Non sai però chi sono dei due.
-Come mai sei così sicuro che io non lo sappia?
(-Oh cielo mi sta rispondendo!!!! Eventooooo- N.d.Vì)
-Perché tu sai di non poterti fidare di Nick e inoltre deve averti fatto qualcosa di brutto…
-Come fai a saperlo?
-Dovresti imparare a nascondere meglio quello che provi- la punzecchiò lui- quando hai nominato Nick avevi un’espressione terrorizzata… non penso ti abbia invitato a prendere il te- ironizzò lui.
Tornarono a scorrere nella mente di Pervinca i ricordi di Nick e di quella sera, quando le aveva fatto così male da non ricordarsi nulla all’in fuori del dolore e del sangue che sgorgava a fiotti da lunghi tagli che le correvano lungo la schiena, le braccia, il viso…
-Ok è vero, va avanti- lo esortò, scimmiottando le sue stesse parole e tentando di scacciare quei ricordi. Grisam la guardò e lei ebbe la certezza che lui sapeva, sapeva cosa le era successo.
-Però non sei sicura al 100% che io sia Nick, perché se no non saresti qui, ma saresti già scappata. E non sei neanche sicura che io sia Jace, perché se no non staresti a un metro da me e non saresti così spaventata.- concluse lui.
Pervinca mentre lui parlava si era alzata in piedi, per tutte le verità del mondo non valeva la pena di patire ciò che le aveva fatto Nick… e se c’era anche solo una possibilità che Grisam fosse Nick… si iniziò a spostare lentamente verso la finestra, la sua unica possibilità di fuga:
-Tu sei Jace.
Grisam inarcò un sopracciglio e si alzò a sua volta:
-Ne sei sicura?
-Sì- rispose con tutta la sicurezza possibile, felice che per lo meno non le tremasse la voce, intanto camminava lentamente all’indietro verso la finestra aperta. Ma per ogni passo che lei faceva Grisam ne faceva uno a sua volta, guardandola come il gatto fa col topo. Sembrava quasi che si stesse divertendo.
-Se ne sei così sicura- così dicendo fece un passo più lungo degli altri e arrivò a sfiorarla- perché non resti qui con noi ancora un po’?
Così dicendo chiuse la finestra con un incantesimo. Pervinca trasalì. Cavolo! E ora? Si guardò intorno alla ricerca di un’altra via di fuga… una qualsiasi.... Non ce n’erano. E comunque non avrebbe avuto alcuna importanza, poiché Nick/Jace la teneva per la vita e, nonostante il suo tocco fosse gentile e delicato, era sicura che se lei avesse tentato la fuga lui sarebbe riuscito a trattenerla. Alla fine si arrese, resasi conto di non aver via di scampo e prese un profondo respiro per farsi coraggio. L’orgoglio vinse sulla paura e sollevò il viso per guardarlo negli occhi. Se proprio doveva fare una brutta fine l’avrebbe fatta dignitosamente.
Quando incrociò i luminosi occhi grigi di Grisam le tornò alla memoria un altro ricordo:
Stavano correndo lungo il bagnasciuga, ridevano. Lei in testa, lui poco più in dietro la rincorreva, bagnato fradicio.
-Dai Jace, non l’ho fatto apposta!- si voltò per gridarglielo a fatica per il fiatone
-Non l’hai fatto apposta?!
-va be forse l’ho fatto un pochino apposta… ma cosa vuoi che sia, è solo un po’d’acqua! Ahahahahah! Dovevi vedere la tua fac..
Lui l’afferrò per i fianchi e la tirò per terra, bloccandola e riuscendo a farla smettere di ridacchiare.
-Cosa c’è come mai non ridi più ora?- le chiese minaccioso, per poi iniziare a farle il solletico.
-No, Jace, ti prego, perfavore… nooooo…. Ahahahahah… guarda che dico a Tommy che ti sei fatto fregare da una “ragazzina” se non la smetti!- minacciò lei
Lui smise immediatamente e la guardò imbronciato facendola scoppiare a ridere. Era troppo buffo. Lì, bagnato come un pulcino, con i capelli attaccati al viso e i begli occhi grigi che la guardavano offesi…

quegli occhi grigi…
Quando Grisam la sentì rilassarsi capì immediatamente che lei doveva aver capito. E infatti…
-Si sono sicura!
Vedendola così contenta non potè fare a meno di sorriderle in risposta. Evidentemente Vì prese quel sorriso come una conferma, perché gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò. Jace non riuscì a impedirsi di rispondere all’abbraccio, guadagnandosi lo sguardo intenerito di Tommy a cui rispose con un’occhiataccia. Pervinca, realizzando cosa aveva appena fatto si staccò immediatamente e arrossì, facendo ridere i due ragazzi. Dopo averli letteralmente fulminati con lo sguardo chiese, con una certa impazienza:
-Avete intenzione di raccontarmi tutta la storia o no?!
-No!- risposero i due in coro per poi guardarsi e ricominciare a ridere. Pervinca da arrabbiata era troppo buffa!
-Ora tu- e così dicendo indicò Jace- mi racconti tutto!
-Perché lui e non io?- le chiese Tommy guardando imbronciato.
-Perché tu riempiresti la storia di commentini imbarazzanti e battutine che entrambi preferiremmo evitare- gli rispose Vì
-In effetti…
-Inizia.
-Allora…- Jace si sedette di nuovo sul letto e si passo una mano tra i capelli con aria stanca e iniziò a raccontare.
 
 
 
Scusatescusatescusatescusatescusate!!!!!! Lo so è da una vita che non aggiorno, ma ho avuto qualche problema a scuola e ho passato tutto il tempo attaccata ai libri! Mi dispiace, spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, quanto basta per essere perdonata J Presto (sta volta sul serio!) aggiornerò di nuovo e spiegherò la storia di Jace e Nick. Spero che si sia capito qualcosa di quello che ho scritto, perché è un po’ingarbugliato, comunque nella prossima storia spiegherò per bene. Poi, siccome ormai sapete chi è Grisam, vi volevo lasciare un altro dubbio…anzi due: chi è secondo voi Nick (è un personaggio del libro, solo che voi lo conoscete con un altro nome… ) ? E come mai Tommy sa? Ok, dopo avervi complicato di più la storia vi lascio J se vi va potete lasciare una recensione e dirmi cosa ne pensate della storia, se si capisce o se c’è qualcosa di poco chiaro e poi se volete tentare di indovinare chi sono.
   Summer_247

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Capitolo 15
*** VERITA'-parte 2 ***


Verità - Parte 2

-Allora…- Jace si sedette di nuovo sul letto e si passo una mano tra i capelli con aria stanca e iniziò a raccontare.
 
-Da che io ricordi ho sempre vissuto con mio padre, in una casa isolata, lontana da qualsiasi villaggio.
-Non sei nato a Fairy Oak?
-No.
-Ma Marta e Vic…- insistette Pervinca visualizzando mentalmente i genitori del ragazzo.
-Se mi lasciassi parlare…
Vì arrossì e con uno sbuffo lo invitò a proseguire.
-Come dicevo, ho sempre vissuto con mio padre, isolato dal resto del mondo. Ma per me andava bene, ero felice, avevo tutto ciò che un bambino potesse desiderare e mio padre era sempre con me, per cui non mi sentivo per niente solo.
-Ma non lavorava, scusa?
Ad un’occhiataccia di Tommy alzò gli occhi al cielo e mimò di cucirsi la bocca.
-In un certo senso… comunque, un giorno, avrò avuto tre o quattro anni, mio padre portò a casa un bambino, più o meno della mia età, molto magro, con i capelli castani arruffati e gli occhi neri irrequieti che mi fissavano sospettosi. Disse che da qual giorno sarebbe stato con noi e di essere gentile con lui. Mi ricordo ancora le sue parole: “Jace, questo bambino ora vivrà qui insieme a noi, sii gentile con lui e fallo sentire benvenuto. Mi fido di te.”  Inizialmente ero incuriosito da qual bambino e poi avrei fatto di tutto per rendere mio padre fiero di me ma, nonostante i miei sforzi, quel marmocchio rimaneva chiuso in se stesso, non parlava mai e a volte non rispondeva neanche quando gli facevamo una domanda. Mio padre aveva detto che si fidava di me e io non riuscivo neanche a fare amicizia con uno stupido bambinetto. Lo odiavo! Così un giorno mandai all’aria tutte le buone maniere e iniziai a gridargli contro, cose da bambini, tipo “sei cattivo!” o “sei proprio antipatico!”, ma lui niente, continuava a guardarmi inespressivo. Così me ne andai infuriato, ma dietro la porta trovai mio padre e guardando la delusione sul suo volto mi sentii immediatamente in colpa, così promisi che mi sarei andato a scusare con lui. Non si presentò a cena, così presi il suo piatto e andai in camera sua. Bussai, ma non ottenendo risposta entrai e lo trovai già addormentato. Così mi avvicinai a lui e lo scossi per un braccio per svegliarlo, ma non appena lo afferrai saltò su come una molla e si coprì il viso con le braccia rannicchiandosi tremante come una foglia. Io cacciai un urlo e lo mollai subito, fissandolo esterrefatto. Appoggiai lentamente il piatto a terra e mi avvicinai a lui con più calma possibile, dovevo scusarmi con lui, non terrorizzarlo a morte. Dal suo angolino mi scrutava sospettoso, ma quando mi avvicinai non fece nulla per fermarmi né si spostò. Mi sedetti di fronte a lui e continuai a fissarlo in attesa di spiegazioni, ma lui si limitò ad abbassare il capo e arrossire, imbarazzato dalla sua reazione o dal fatto che io lo avessi visto così. In quel momento arrivò mio padre, probabilmente attirato dal mio urlo e, vedendoci, capì subito cosa doveva esser successo, così ci fece alzare e ci portò in soggiorno.
-Perché?- Pervinca non potè impedirsi di chiederlo, insomma, non potevano parlare lì?
-Perché si parla in soggiorno, in camera da letto si dorme- arrivò secca e istintiva la risposta di Jace, come di chi impara a memoria una poesia, ripetendo senza in realtà pensarci realmente - comunque, ci portò in soggiorno e ci fece sedere accanto a lui, io alla sua destra e il bambino psicopatico alla sinis… HAI!
Pervinca gli aveva mollato uno scappellotto:
 -Poverino! Non dargli dello psicopatico!
-Ok, ok scusa- disse Jace sollevando le mani in segno di resa. Poi riprese a raccontare:
-Mio padre fece sedere me alla sua destra e il bel bambino alla sinistra, ok?- sbuffò allo sguardo soddisfatto di Pervinca e proseguì- Mi raccontò che i suoi genitori erano due magici del buio, suoi amici di vecchia data, che erano morti a causa della guerra. Sì- disse vedendo che Pervinca stava per interromperlo di nuovo- c’era la guerra, ti ricordo che non eravamo a Fairy Oak. Io e mio padre c’eravamo allontanati dal villaggio proprio per quello, o per lo meno questo mi disse... I genitori del bambino erano morti e così la sorella di sua madre (sua zia) lo prese in custodia. Anche lei era una magica del Buio, ovviamente. Morì in guerra, quando il bambino aveva poco più di un anno, e nel suo testamento dichiarava di volerlo lasciare a suo marito, un non-magico. Quest’uomo, un tale William, impazzì dopo la morte della moglie, l’amava tanto, troppo. Iniziò ad odiare qualsiasi forma di magia, poiché erano stati i magici ad ucciderla. Questo suo odio si riflette sul bambino e iniziò a sfogare su di lui tutta la sua rabbia. Lo trattava male. Gli urlava contro (ecco perché non aveva avuto nessuna reazione quando lo avevo fatto io). Lo sgridava quando parlava senza che lui glielo ordinasse (ecco perché stava sempre zitto). Lo lasciava senza mangiare per giorni (ecco perché era così piccolo). Lo picchiava (ecco il perché della sua reazione esagerata quando lo avevo afferrato per il braccio). Così quando mio padre scoprì come veniva trattalo il figlio di suoi grandi amici decise di portarlo a casa. Finì di spiegarmi la storia e, mentre io mi iniziavo a sentire terribilmente in colpa per quello che avevo pensato di lui, mio padre si girò verso il bambino e gli disse “Di noi ti puoi fidare, non ti faremo del male. Il male è finito, nessuno ti farà più male, ok?” il bambino continuava a guardarlo, indeciso se fidarsi o meno. Anche io se mi fossi trovato al posto suo ci avrei pensato bene. Io, vedendolo così indeciso e desideroso di rimediare a quello che avevo detto quel pomeriggio, mi misi di fronte a lui e, con tutta la delicatezza che può avere un bambino di tre anni, lo abbracciai. Lo sentii rimanere rigido tra le mie braccia, poi però si rilassò e stringendomi forte iniziò a singhiozzare contro la mia spalla. Rimanemmo così abbracciati per almeno un’ora; quando si calmò lo lasciai, lui si alzò in piedi di fronte a me e si asciugò gli occhi con le manine. Mi porse la mano come vedeva fare sempre ai grandi e, con voce ferma e seria, mi disse: “Io sono Nick”.
 
Jace fece una pausa per osservare la reazione di Vì, ma la ragazza annuì soltanto: dopo tutto se lo aspettava. In sottofondo si poteva sentire lo sbuffo scocciato di Tommy che si aspettava di vederla cadere dal letto, urlare, o per lo meno sobbalzare… che delusione! Pervinca se ne accorse e ghignò soddisfatta. Jace ignorò quei due e continuò con la sua storia:
-Da quella sera Nick parlò di più e giorno dopo giorno acquisiva sempre più fiducia in noi. Questo però non gli impediva di avere incubi terribili ogni notte ricordando il suo passato, così mio padre decise di farci dormire entrambi nella mia camera fin quando lui non fosse riuscito a dormire sonni tranquilli. Dopo un paio di mesi gli incubi erano cessati. Nick continuò a dormire nella mia stanza. Quando compimmo cinque anni mio padre ritenne opportuno iniziare a insegnarci qualcosa. Ci insegnò a leggere e a scrivere e fu felice di scoprire che imparavamo in fretta e, soprattutto, alla stessa velocità. Poco dopo iniziò a spiegarci le basi dell’aritmetica e della geometria. La mattina ci insegnava e il pomeriggio, ognuno chiuso nella propria stanza, ci esercitavamo. Un giorno non riuscivo a fare un esercizio, così andai in camera di Nick e gli chiesi aiuto, capii in fretta cosa avevo sbagliato e, siccome non mi piaceva stare da solo, decisi di rimanere li con lui a fare i compiti. Finimmo più di un’ora prima di quanto facevamo di solito. Al che mio padre trasferì tutte le cose di Nick in camera mia e al posto della sua fece una libreria. Da qual giorno vivemmo praticamente in simbiosi, studiavamo insieme, dormivamo insieme, giocavamo insieme, arrivammo al punto di finire uno le frasi che iniziava l’altro- Jace si interruppe un attimo al ricordo- Presto iniziarono anche le lezioni di magia e, insieme a quelle, iniziò l’addestramento con le armi e al corpo-a-corpo, tipo quello che state facendo tu e Babù.
-Come fai a saperlo!?!?
-Non è che sia segreto di stato eh! Poi ti ricordo che ti insegna mio zio
-Ah… è vero
-Iniziò ad addestrarci, mi ricordo la prima cose che mi disse quando entrammo nella palestra: “ Io ora vi insegnerò a combattere, a proteggervi e ad attaccare. Nonostante la guerra sia finita, tornerà e voi dovrete essere pronti. Ci sono milioni di armi, miliardi di tecniche che potete imparare, ma voglio che vi ricordiate un cosa, quella che vi salverà in battaglia: non siete soli, siete in due, e il vostro compagno è la vostra salvezza. Dovete fidarvi l’uno dell’altro, quando tutto vi sembrerà perduto, quando non saprete più a cosa credere, quando vi sentirete soli e traditi, lui sarà il vostro porto sicuro. Non dubitate mai l’uno dell’altro”.                                                                                                                                                                              
Non ce lo siamo mai dimenticati.
Ci siamo allenati duramente, insieme, e insieme siamo migliorati. Siamo diventati forti, più forti di quanto ci si aspettasse da noi, più di chiunque altro. Ci allenavamo tutti i giorni, nonostante la stanchezza, il maltempo o il dolore. Lo facevamo per lui, per nostro padre. Era così fiero di noi e l’unica cosa che desideravamo era compiacerlo. Certo, era un uomo severo e non avremmo mai osato disubbidirgli (certe volte quando si arrabbiava metteva davvero paura), ma era tutto per noi: ci aveva dato una casa, una famiglia, un fratello. Era il nostro modo di ringraziarlo. Poi eravamo bravi, non c’è modestia che tenga, eravamo portati a combattere. Quando compimmo dieci anni iniziò a spiegarci la Lingua Antica (quelle lettere strane- NdA) e iniziammo a studiare testi antichi di magia. Ci spiegò come funzionavano le rune (i tatuaggi- NdA): noi le disegnavamo sul corpo con la magia e queste potevano darci degli “aiuti”, alcune rune ci facevano diventare più forti, alcune più abili con la spada, altre più resistenti alla fatica… ci voleva del tempo per imparare a fare le rune e se si sbagliava i risultati non erano gradevoli (una volta ho fatto venire una colite assurda a Nick nel tentativo di fargli una runa per aumentare la sua agilità- ricordò sghignazzando- Inoltre più usavi la runa più questa si indeboliva, fino a scomparire e le rune più difficili o che conferivano maggiori poteri erano dolorose, molto dolorose, ma ne valeva la pena. Eravamo forti, potenti, l’orgoglio di nostro padre. Consideravo Nick più che un fratello e sapevo che per lui era lo stesso. Fino ai nostri quindici anni tutto andava per il meglio, eravamo felici… poi scoprimmo la verità.
La faccia di Jace fece intendere a Pervinca che, nonostante ormai fossero passati anni, lui non si era ancora capacitato di come tutto il suo mondo potesse essere stato stravolto così. Siccome sembrava non voler aggiungere nient’altro Pervinca, un po’perché voleva togliergli quell’espressione sofferente dal volto, un po’per curiosità, chiese timidamente:
-Cosa avete scoperto?
-Tutto! Tutto ciò che ci aveva raccontato era una menzogna! Ci aveva mentito! Manipolato! Imbrogliato! E tutto per poterci usare per i suoi piani malati! È… è …
Dopo quel piccolo sfogo sembrava non essere più in grado di continuare, così Vì si avvicinò a lui poggiandogli una mano sulla spalla nel tentativo di farlo calmare. Odiava vederlo così.
Jace si calmò presto, con pochi brevi respiri, come chi è abituato a reprimere le amozioni e a mantenere sempre il controllo. Sollevò gli occhi incontrando quelli di Pervinca e, notando il suo sguardo comprensivo e quasi preoccupato (preoccupato per lui!), pensò con malinconia a come in fretta sarebbe cambiato il suo atteggiamento dopo che lui le avesse detto…
-Vì, tu hai capito chi è mio padre vero?
No, non poteva averlo capito, perché se lo avesse capito non lo guarderebbe così…
-Dovrei?- rispose infatti. Nella sua voce l’incertezza e un leggero tremore, che si ha quando si inizia a capire…
Gli teneva ancora la mano sulla spalla e sotto alla stoffa riusciva a sentire la cicatrice…
Jace annuì e le sorrise triste, certo che lei avesse capito. Terrorizzato da come lei avrebbe potuto reagire. Ma la vedeva ancora incerta, probabilmente non voleva crederci. Jace non era mai stato molto paziente e non sopportava di sentirsi così male nel vederla capire e rifiutarlo, odiarlo, per qualcosa che non era colpa sua, non lo era mai stata, ma lo avrebbe macchiato per sempre. Così, siccome è sempre meglio un taglio netto, come diceva sempre zia Ortensia, Jace glielo disse, chiaro e inequivocabile:
-Sì Vì, mio padre è Valentine.
 
 
Chiedo umilmente perdono… lo so sono secoli che non aggiorno, ma in questo periodo non ho avuto il tempo nemmeno per respirare. La prossima volta aggiorno prima, ce la posso fare! Volevo ringraziare chi continua a seguirmi anche se sono così lenta J e chi ha iniziato a seguire la storia e a recensirla! Grazie mille.
   Summer_247

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Capitolo 16
*** Ok ***


Ok

-Sì Vì, mio padre è Valentine.

Probabilmente Pervinca sarebbe saltata via terrorizzata se in quelle parole non le avessero evocato un ricordo... perché non era la prima volta che Grisam le raccontava la sua storia.
-Vì, mio padre è Valentine- glielo disse abbassando lo sguardo, temendo la sua reazione, temendo di farla scappare lontano da tutti quei problemi, dalla Profezia, dal pericolo a cui andava incontro, lontano da lui. Si aspettava in risposta un grido spaventato o per lo meno una faccia schifata. Dopo tutte le cose che le aveva raccontato su Valentine, dopo averlo insultato, incriminato, dopo averle descritto con odio tutte le cose atroci che era in grado di fare quell’essere che si rifiutava di definire uomo, dopo averle dato mille ragioni per le quali bisognava combatterlo, si aspettava come minimo che lei scappasse terrorizzata o che lo incenerisse lì su due piedi. Pervinca d’altro canto non poteva crederci, non era concepibile una cosa del genere, lei... lei... non sapeva cosa fare. Come doveva comportarsi ora? Che doveva dirgli? Poteva ancora fidarsi di lui? Grisam poteva chiaramente vedere i dubbi che le affollavano la mente come se li avesse scritti in viso. Le fece un sorriso triste e fece per alzarsi, togliendole il peso di dovergli dare una qualche risposta e volendo allontanarsi di lì il più in fretta possibile. Sapeva che prima o poi glielo avrebbe dovuto dire, ma non credeva avrebbe fatto così male sentirsi rifiutato da lei. Pervinca lo vide sorriderle e alzarsi come se non fosse successo nulla, ma lei sapeva benissimo che non era così. Sapeva quanto gli fosse costato dirle la verità e poteva vedere chiaramente che dietro quel lieve sorriso lui stava male e aveva paura. Paura del suo giudizio, paura che lei non lo accettasse, paura che la verità le facesse cambiare idea su di lui. Ma dopo tutto lui era Grisam, cosa importava chi era suo padre? Lui rimaneva lo stesso ragazzo. L’unico che era andato oltre le apparenze e aveva capito che lei non era solo una ragazzina che si vestiva e comportava come un maschiaccio, che le si era avvicinato nonostante il suo carattere irritabile, con il quale lei riusciva ad aprirsi e buttare giù quella sua maschera da ragazza a cui nulla faceva male e di cui non importava niente del giudizio degli altri. Quel ragazzo che le era stato accanto quando stava male e che non aveva mai cercato di cambiarla, che la apprezzava così com’era, che apprezzava il suo carattere irruento e i suoi modi di fare da bambina. Che le era stato vicino quando invece i problemi, quelli veri, quelli che fanno paura, erano arrivati. Nonostante tutto lui rimaneva quel ragazzo che l’aveva amata e che lei, a prescindere da chi fosse suo padre, amava ancora. Così, quando aveva quasi raggiunto la porta, Grisam se la vide correre in contro e abbracciarlo, con gli occhi lucidi, ma l’espressione decisa e un sorriso stampato sul volto.
-Ok- gli sussurrò stringendolo forte e nascondendo il viso nel suo petto.
Un’unica semplice parola, ma la parola più bella che Grisam avesse mai sentito.

E se all’epoca (perché a lei sembrava essere passata un’eternità da quei ricordi vaghi e confusi) aveva deciso di fidarsi di Grisam, perché ora avrebbe dovuto fare diversamente?
-Ok- rispose guardandolo negli occhi.
Quando quella sera Pervinca raccontò alla gemella cosa le era successo descrisse il sorriso che le fece Grisam come il più bello che avesse mai visto.
 
 
Sommate gli avvenimenti della sera precedente, il fatto che le gemelle fossero rimaste sveglie fino a tardi per raccontarsi le novità, che fosse lunedì mattina e che si erano svegliate tardi e perciò non avevano fatto colazione e niente colazione uguale niente caffè e otterrete due gemelle versione zombie che si trascinavano verso la scuola. Flox passò le prime ore a tirare pizzicotti a Vaniglia nel tentativo di tenerla sveglia, tentò anche di intavolare una conversazione ma visto che Babù le rispondeva a suon di grugniti decise di lasciar perdere. Nell’aula accanto Acanti aveva già deciso di lasciare dormire Pervinca quando la ragazza aveva risposto con un ringhio al suo buon giorno. Al suono della campanella le trascinarono praticamente di peso giù in giardino, sperando che l’aria fresca le avrebbe fatte svegliare. Speranza vana in quanto non appena si sedettero su una panchina si addormentarono di botto, Pervinca con la testa appoggiata sulle ginocchia di Vaniglia e lei completamente stesa sulle gambe di Flox. Probabilmente le gemelle avrebbero continuato a dormire ancora a lungo se Acanti, vedendo la faccia esasperata di Flox quando Babù la abbracciò, probabilmente credendola un cuscino, non avesse iniziato a ridere così forte da svegliarle. Babù si alzò bella pimpante e sorridente, cosa c’era di più bello che svegliarsi con una risata? (-oh che gioia!  -.-“  - N.d.Vì) e, dopo aver ringraziato una Flox alquanto sollevata, si diresse verso i bagni per sciacquarsi la faccia. Pervinca invece era di un umore nero e Acanti quasi ringraziò il cielo quando la ragazza li salutò per andare da Tommy per chiedergli a che ora si dovevano incontrare quel pomeriggio per parlare di “quella cosa lì” e se poteva portare con sé Vaniglia. Dopo tutto la gemella aveva tutto il diritto di sapere, la Profezia riguardava anche lei!
 
 
Quel pomeriggio, siccome i signori Burdock erano al negozio e Duff era uscito con Tomellilla a fare “non voglio sapere cosa” per usare le parole di Pervinca, le gemelle si diressero verso casa di Grisam, dove si sarebbe tenuta la loro “riunione”. Pervinca aveva paura della reazione di Babù davanti a Grisam, dopo tutto anche se lei lo aveva accettato non voleva dire che lo dovesse fare anche la gemella… però sapeva quanto avrebbe fatto male al ragazzo se Vaniglia avesse reagito male o se avesse avuto paura di lui o se... tutte le paranoie mentali di Vì si infransero quando Grisam aprì loro la porta e Babù rispose allo sguardo incerto del giovane con un sorriso e una carezza gentile. Babù era straordinaria! Riusciva sempre a esprimere ciò che provava con grazia e nel modo giusto, non come lei che quando si trattava di esprimere le proprie emozioni era impacciata e terribilmente goffa. Vaniglia sapeva sempre cosa fare per far sentire gli altri a proprio agio, riusciva sempre a capire cosa provava chi le stava intorno e reagiva di conseguenza, aveva sempre un sorriso o una parola buona per tutti e, se per alcuni la sua era ingenuità, in quel momento era la dote migliore che potesse avere. Grisam, notevolmente sollevato, rispose al sorriso, le fece entrare e le accompagnò in camera sua, dove c’era già Tommy che le aspettava seduto su una sedia, come suo solito a gambe incrociate. La camera era piuttosto grande, con una finestra che occupava quasi tutta la parete destra sotto la quale vi era una scrivania perfettamente ordinata. Vaniglia diede un buffetto alla gemella indicandogliela, come a ricordarle qual era, invece, lo stato della sua di scrivania. Nella parete di fronte era addossato il letto, lo stesso dei ricordi di Pervinca che, vedendolo, diventò di un grazioso color pomodoro ma, fortunatamente, lo notò solo Tommy che fu prontamente costretto al silenzio da un’occhiata assassina di Vì. Tutti i muri, soffitto compreso, erano bianchi, ricoperti interamente da disegni neri, probabilmente fatti con la bomboletta: c’erano alcuni ghirigori senza senso, mentre altri erano chiaramente riconoscibili, c’era Quercia con alcuni dei gatti della piazza, un falco in volo, un ragazzo seduto a gambe incrociate su una sedia che doveva sicuramente essere Tommy, c’era il Capitano a bordo della sua nave che sfidava un mostro marino. A Babù spuntò un sorriso riconoscendo lei, Flox e Shirley che si abbracciavano e Vì arrossì di nuovo, sta volta senza poterlo nascondere, quando si riconobbe nella giovane ragazza seduta sul bordo di una scogliera.
Accanto alla porta da dov’erano entrati c’era un magnifico puff blu su cui si stavaccò Pervinca, mentre Grisam e Vaniglia si accomodarono con più finezza (-Ehi!!- N.d.Pervinca) sul letto. Grisam, sentendosi leggermente osservato, decise di iniziare a raccontare:
-Ok allora- iniziò schiarendosi la voce- Babù immagino che Pervinca ti abbia già detto di ieri sera giusto?
Vaniglia annuì invitandolo a continuare
-Allora quando avevamo quattordici anni io e Nick litigammo, non ricordo neppure più per quale sciocchezza e lui scappò fuori di casa dicendomi di non seguirlo perché voleva stare solo. All’inizio anch’io ero abbastanza arrabbiato, ma non vedendolo tornare iniziai a preoccuparmi, così uscii in giardino a cercarlo ma non lo trovai. Dietro casa c’era una pineta dove… Lui ci aveva categoricamente proibito di entrare perché era troppo pericoloso e, ricordandomi le storie che Lui ci raccontava per convincerci a non entrarci, mi spaventai pensando che poteva essere capitato qualcosa a Nick e, dimenticandomi completamente del litigio, mi inoltrai tra gli alberi. Dopo neanche cinque minuti me lo vidi correre incontro, tutto agitato e completamente dimentico della lite, dicendomi che dovevo assolutamente seguirlo perché aveva trovato una cosa e iniziò a trascinarmi per il braccio. Arrivammo in un punto del bosco ben nascosto dagli alberi dove c’era una catapecchia piuttosto malandata che sembrava sul punto di crollare. Cosa poteva esserci di più interessante per due ragazzini? Nick tutto fiero disse che mi aveva aspettato ed era venuto subito a cercarmi senza neanche dare una sbirciatina da solo.. era il suo modo di chiedermi scusa ed io, consapevole di quanto fosse curioso e del fatto che nonostante tutto avesse pensato a me, lo perdonai all’istante. Però si stava facendo ora di cena e se Lui non ci avesse visto tornare si sarebbe insospettito e sarebbe venuto a cercarci. Noi non dovevamo assolutamente essere lì e nessuno dei due voleva essere punito- qualcosa nello sguardo di Grisam fece intendere che le punizioni di Valentine non erano come quelle che impartiva un normale genitore- Così decidemmo che ci saremmo tornati quella notte. Verso le due di notte prendemmo due torce e alcune corde e tornammo alla casa abbandonata. Come immaginavamo la porta era chiusa a chiave, così ci calammo dal camino.
-Voi cosa?!- lo interruppe Babù incredula. Pervinca invece aveva gli occhi che brillavano, aveva sempre amato le avventure e le cose misteriose.
Grisam ridacchio dell’espressione incredula di Vaniglia e continuò il suo racconto:
-Una volta entrati accendemmo le torce e mai ci saremmo aspettati una cosa simile: all’interno vi era una sorta di studio con un enorme scrivania con aperti sopra centinaia di libri mentre tutt’attorno vi erano paioli con all’interno strane sostanze dall’odore nauseabondo che ribollivano. Io mi avvicinai a quegli strani intrugli mentre Nick iniziò a frugare nella scrivania badando bena a rimettere poi tutto com’era prima. Io dopo aver guardato attentamente riuscii a trovare un armadietto con dentro alcuni barattoli etichettati “occhi di lucertola”, “squame di coccodrillo”, “denti di leone”, “ali di fata” e chiamai Nick per mostrarglieli ma, quando vidi che non mi rispondeva, tornai alla scrivania per vedere qual era il problema. Nick fissava shockato un quadernino rivestito in pelle che aveva trovato dentro un cassetto che doveva essere stato chiuso a chiave (quel ragazzo aveva un futuro come scassinatore ve lo dico io). Così mi sporsi oltre la sua spalla per leggere: era un diario, il diario di Valentine. Ci guardammo un attimo negli occhi ma bastò per capirci al volo, facemmo con la magia una copia del diario e tornammo il più velocemente possibile in camera nostra. Lo nascondemmo sotto un’asse del pavimento con l’intenzione di leggerlo il giorno seguente. Finalmente sapevamo dove andava Lui quando spariva anche per dei pomeriggi interi!
-Voi avete trovato il diario di Valentine?!?!?! L’hai ancora?
-No, ma ricordo ogni parola.  
 
 
 
Ok, odiatemi. Lo so che è dal pleistocene che non aggiorno ma proprio non sapevo come continuare la storia, avevo pensato anche di interromperla, ma mi dispiaceva buttare vi tutto quello che avevo scritto fino ad ora. Inoltre io odio iniziare a leggere una storia che poi l’autore non completa, così eccomi qua! Oltre tutto questo capitolo non è neanche lunghissimo, ma per lo meno ho già pensato al seguito che sarà praticamente il diario di Valentine dove racconta degli esperimenti fatti per dare l’immortalità a suo figlio e che hanno convinto Kim a scappare e del motivo per cui sta addestrando Nick e Jace. Poi Grisam spiegherà la loro fuga e il suo incontro con Tommy... indovinate un po’chi è Tommy? E di quando sono arrivati a Fairy Oak e di come hanno fatto a inserirsi al villaggio e, soprattutto, perché.
Un bacio, spero che non mi abbiate abbandonata!
Summer_247

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Capitolo 17
*** Estratti dal diario di Valentine Blackwood ***


Estratti dal diario di Valentine Blackwood

-No… ma ricordo ogni parola.

3 Ottobre 1995
Oggi Kim se ne è andata.
 Non una parola, nulla che potesse far intendere le sue intenzioni. Da tempo ormai avevo notato che non apprezzava a pieno i miei sforzi per guarire Jace, ma non credevo fino a questo punto. Mi ha lasciato solo un biglietto, da vera codarda qual è, in cui diceva che non ce la faceva più a sopportare questa situazione, che ero un pazzo e che lei aveva sbagliato a seguirmi e che solamente ora le era arrivata quella spinta che le serviva per trovare la forza di andarsene. Se ne è andata così, solo un biglietto, senza portare nulla con sé a parte la sua collana... ovviamente. E con nulla intendo proprio nulla. Infatti Jace è ancora qui nel suo lettino. Nel suo biglietto spiega che non vuole un figlio del genere, non dopo quello che ho fatto, non dopo che gliel’ho maledetto, sue testuali parole. Ma come osa dire una cosa del genere! Dopo che io ho fatto di tutto per salvarlo dalla misera fine a cui va incontro! Forse se avessi iniziato prima del parto… ormai Jace ha un anno e temo di dovermi arrendere. Questa sconfitta mi duole troppo, non credo di riuscire a sopportare un affronto del genere: dopo tutti i miei sforzi! Ho fatto qualsiasi cosa, qualsiasi! Ho provato ogni tipo di incantesimo, ho cercato in tutti i libri di magia, anche in quelli proibiti. Ho provato ogni sorta di sortilegio, tutte le pozioni di mia conoscenza. Ho viaggiato in tutto il mondo per trovare anche gli ingredienti più oscuri.
E niente.
Non ce l’ho fatta.
E temo di dovermi rassegnare.
Jace resterà mortale… mio figlio morirà come tutti quegli sporchi Non Magici! Giuro che me la pagheranno per tutto ciò che hanno fatto!
 
7 Gennaio 1996
Ho scoperto che Kim è tornata dagli altri Saggi, TRADITRICE! E insieme stanno creando una Profezia per fermarmi, ma nessuno ostacolerà il mio piano e finalmente avrò giustizia!
 
5 Agosto 1997
Finalmente l’ho trovato! Il bambino che stavo cercando. È perfetto! I genitori sono due maghi del buio piuttosto potenti e il suo sangue non è stato contaminato con quello dei Non Magici. Sembra intelligente e grazie a ciò che ha fatto il suo patrigno sarà facile incrementare il suo odio verso quegli esseri indegni che sono i Senza Poteri. Inoltre ha la stessa età di Jace, quindi sarà più facile addestrarli.
Ah quasi dimenticavo, il suo nome è Nick.
 
6 Settembre 1999
Oggi ho iniziato l’addestramento di Nick e Jace. È come immaginavo: sono perfetti insieme!
 
3 Marzo 2001
Nick e Jace stanno facendo progressi notevoli con l’addestramento. Sono così fiero di loro. Quando saranno completi nulla ci potrà fermare! Con loro al mio fianco riuscirò finalmente ad eliminare tutta la stirpe dei Non Magici e il mondo ritornerà alla sua originale magnificenza!
 
10 Aprile 2001
L’incantesimo è pronto.
Dopo anni di tentativi e ricerche ci sono riuscito! Ora devo solo riuscire a radunare tutti i magici che riescono a comprendere a fondo quanto sia giusta la mia causa. E se non riuscirò ad avere abbastanza alleati dovrò ricorrere alle maniere forti per costruire il mio esercito, dopo tutto la Rocca è pronta ad accoglierli.
A tempo debito eseguirò l’incantesimo: richiamerò gli spiriti dell’oltretomba e grazie a loro creerò un esercito di magici del buio di una forza inaudita, più resistenti di qualsiasi altro magico sia mai esistito, inarrestabili e soprattutto IMMORTALI. Solo i Saggi potrebbero fermarli, ma per allora Nick e Jace saranno pronti, con loro dalla mia parte sarò inarrestabile, non credo di aver mai visto due Magici così forti, singolarmente sono spettacolari, ma insieme... insieme saranno in grado di fronteggiare i Saggi... e di vincerli.
Eliminati i Saggi nessuno potrà più fermarmi e i Non Magici lasceranno questa terra per sempre!

 
 
 
 
 
Eccomi qua come promesso questa volta ho aggiornato in un tempo accettabile ahahah. So che è molto breve come capitolo, ma volevo farne uno a parte solo con gli estratti del diario di Valentine, perché mi sembrava piuttosto importante dedicare un capitolo a spiegare il suo piano. Spero di essermi spiegata bene: praticamente Valentine ha creato un incantesimo (ovviamente oscuro e proibito ahahahahah) con il quale richiama a sè il potere degli spiriti dell’oltre tomba (il suo potere) e grazie ad esso riesce a rendere i magici del suo esercito (che radunerà un po’tra volontari che appoggiano la sua causa e un po’obbligandoli con la forza) invincibili e immortali. L’unica possibile minaccia al suo esercito sono i 5 Saggi (7 meno lui e Seth) che però lui spera di sconfiggere grazie a Jace e Nick.
Ho copiato da Shadowhunters (di nuovo…sono una causa persa) il fatto che si combatta in coppia, così si crea anche un legame di fiducia con il compagno, e poi due è meglio che uno no? Ho preso spunto anche dal fatto che mi ispirava un sacco vedere Tomelilla e Duff che combattevano insieme e così… poi anche le gemelle sono due e si addestrano insieme, per cui non è così difficile da accettare nella storia.

Nel caso non si fosse capito nel primo “giorno” quando Valentine parla della “malattia” di Jace intende il fatto che lui sia nato mortale, non ha una malattia nel vero senso della parola. E Kim ha abbandonato Jace perché Valentine per renderlo immortale aveva compito su di lui malefici oscuri e Kim ne aveva paura. La spinta che le ha dato la forza per fuggire è, se vi ricordate, il fatto che lei è di nuovo incinta e non vuole che al suo bambino succeda lo stesso di Jace. E indovinate un po’chi sarà mai? (prima che lo chiediate no. Non è Tommy il secondo figlio di Kim ahahahah)
Ah e Nick e Jace/Grisam sono del 1994, ho messo gli anni come se la storia si stesse compiendo ora perché non mi pare che nel libro siano dati degli anni precisi. Così Kim li lascia quando Jace ha 1 anno. Ora lui ne ha quasi 20, come nel libro ha 4 anni in più delle gemelle, che ora ne hanno 16.
 Ok ora spero si sia capito qualcosa! Al prossimo capitolo,
Summer_247

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Capitolo 18
*** Gemelli di mente ***


Gemelli di mente

Buongiorno gente! per chi non avesse letto la nuova introduzione al primo capitolo vi invito a leggerla (in breve ci sono io che mi profondo in scuse per essere scomparsa nel nulla e vi spiego che intenzioni ho con questa storia). Capisco benissimo che ormai siano passati anni (e non è un eufemismo) e che vi siate giustamente scordati di questo principio di storia incasinata e neanche troppo brillante diciamocelo. Però io voglio sapere come va a finire e quindi sto aggiungendo altri capitoli, se vi va di scoprirlo con me continuate pure a leggere.

Eliminati i Saggi nessuno potrà più fermarmi e i Non Magici lasceranno questa terra per sempre!

Grisam interruppe per un attimo il suo racconto e propose di fare una pausa. Con la scusa di preparare il te si trascinò dietro Tommy e lasciò sole le gemelle per dar loro modo di metabolizzare la storia e di confrontarsi su quello che avevano ascoltato.
Una volta che furono usciti dalla stanza Pervinca si girò verso Babù pronta a tranquillizzarla e confortarla, per quanto già sapessero che il Nemico voleva attaccarli ed era molto pericoloso, il racconto di Grisam aveva reso tutto terribilmente più vero e spaventoso, oltre che terribilmente inquietante. Per questo Pervinca rimase enormemente stupita nel vedere l’espressione seria e decisa della gemella; più che spaventata infatti sembrava arrabbiata e Vì capì il perché solo quando la sorella, con voce piena di sdegno disse:
- Erano solo due bambini, come fai a guardare in faccia tuo figlio di un anno e decidere di sacrificare tutta la sua vita per vincere una guerra totalmente folle!
Ecco, concentrarsi più sulle ingiustizie che avevano subito Jace e Nick piuttosto che sul fatto che un assassino assetato di potere aveva trovato un incantesimo per rendere le sue armate invincibili era una cosa così da Vaniglia che Pervinca quasi sorrise, dimentica per un secondo di quanto fosse invece tragica la situazione.
- Lo so Babù, hai ragione, anche se direi che al momento il suo scarso istinto paterno nei confronti di Jace e suo fratello non sia proprio il problema principale ecco…
- Sisi lo so certo, però mi dispiace così tanto per loro! E poi scusami perché Grisam ci sta dicendo tutto questo solo ora? Ok che ho perso la memoria e ancora alcune così non mi sono tornate alla mente ma sono sicura che questa è la prima volta che sento questa storia. Perché dircelo solo ora?
Ecco questo mise decisamente in difficoltà Pervinca, che una risposta a quella domanda in realtà ce l’aveva, ma era anche sicura che la gemella si sarebbe arrabbiata tantissimo nel saperlo. Però Vaniglia la guardava con aria sempre più interrogativa pretendendo una risposta e Vì si vide costretta ad ammettere:
- In realtà Babù, ora non ti arrabbiare, anche perché neppure io mi ricordo esattamente come sia andata ne il perché – mentre Pervinca cercava di fare un discorso di senso compiuto che non facesse infuriare troppo la gemella, Babù sbuffò e le fece segno di smetterla con tutti quei preamboli e di arrivare al dunque – però ecco non so come dire… Jace…
- Tu lo sapevi già non è vero? Intendo prima che perdessimo la memoria e tutto, lui te lo aveva già raccontato no? – la interruppe Vaniglia con un sospiro.
- Come fai saperlo? – chiese Vì talmente sorpresa che la gemella avesse indovinato da non rendersi conto che non le aveva urlato contro infuriata come si era invece aspettata.
- Lo chiami Jace – disse semplicemente Vaniglia – l’altra sera quando mi hai raccontato la storia non ci avevo fatto troppo caso, ma ora è abbastanza palese, so che è il suo nome e tutto ma noi per sei anni lo abbiamo chiamato sempre Grisam e a me ora viene ancora difficile rivolgermi a lui con un altro nome, in vece tu lo fai in modo troppo naturale per aver scoperto tutto solo da due giorni – Pervinca stava per interromperla per complimentarsi per il suo notevole intuito, ma Babù non le diede il tempo - Inoltre ti ha dato la collana, non lo avrebbe fatto senza spiegarti cosa fosse, non ti avrebbe messa in pericolo senza che tu non ne sapessi niente, non è quel tipo di persona.
Pervinca a quelle parole dovette distogliere lo sguardo, non voleva che Vaniglia vedesse i suoi occhi lucidi. Vì credeva a Jace, lo aveva sempre fatto, nonostante le sue origini, nonostante fosse spesso criptico e poco chiaro, lei non aveva mai avuto dubbi su di lui. Era pronta a sostenerlo in questa battaglia e a fare la sua parte. Però aveva sempre avuto delle incertezze su come spiegare tutto a Vaniglia, principalmente perché non voleva coinvolgere la sorella in questa guerra. Sapeva di non avere scelta, che stava solo rimandando l’inevitabile, dopotutto la profezia parlava anche di lei. Però una parte di lei cercava ancora, inutilmente, di proteggerla. L’altro motivo per cui non le aveva raccontato nulla, ne della profezia, ne di Jace, prima di quel momento era decisamente meno nobile del primo. Pervinca aveva avuto paura, non tanto per se stessa, dopotutto che lei facesse scelte insolite e tendenzialmente pericolose era già cosa nota, ma paura per Jace. Perché per quanto Vaniglia fosse una persona incredibilmente buona e gentile non sapeva come avrebbe reagito nei confronti di Jace una volta saputa la verità. Per quanto Vaniglia potesse volergli bene la sua storia era decisamente difficile da accettare per chiunque, anche per una persona pronta a vedere del buono in tutti come lei. Pervinca sapeva che Babù non lo avrebbe mai ferito intenzionalmente, non si sarebbe mai messa a gridargli contro o a fare chissà quali scene plateali, però aveva paura che potesse, magari anche inconsapevolmente, cambiare atteggiamento nei suoi confronti, diventare più nervosa o perdere la fiducia in lui. E sapeva che Jace avrebbe accettato, perfino capito, questo comportamento, ma sapeva anche che lo avrebbe ferito. E lei non voleva che Jace soffrisse. Così aveva rimandato e rimandato il momento in cui avrebbe dovuto dire la verità a Vaniglia. Era stata un po’codarda, doveva ammetterlo.
Ed era per questo che ora si sentiva una completa idiota, soprattutto dopo le ultime parole della gemella: “inoltre ti ha dato la collana, non lo avrebbe fatto senza spiegarti cosa fosse, non ti avrebbe messa in pericolo senza che tu non ne sapessi niente, non è quel tipo di persona”. Perché Vaniglia era Vaniglia, la sua buona e comprensiva sorella e avrebbe dovuto saperlo che lei avrebbe capito e avrebbe continuato a vedere Grisam come un caro amico, che aveva avuto un’infanzia tragica e un padre tremendo sì, ma che restava ai suoi occhi la stessa persona di prima, a cui voleva bene e a cui sarebbe rimasta accanto in questa guerra. Ancora una volta Pervinca si rese conto di quanto fosse fortunata ad avere accanto una persona così straordinaria, le sorrise di cuore e la abbracciò, lasciando Babù confusa ma molto felice di quello slancio di affetto improvviso.
I ragazzi tornarono in camera in quel momento e Pervinca, resasi improvvisamente conto di cosa stava facendo interruppe l’abbraccio arrossendo all’inverosimile. I due sorrisero, ma evitarono di infierire, erano entrambi ancora un po’troppo nervosi per approfittare di quel momento per metterla in imbarazzo.
Grisam versò il te per tutti mentre Tommy distribuiva dei biscotti al cioccolato. Per la prima volta da quando aveva perso la memoria Pervinca riuscì a gustarsi qualcosa proveniente dalla Bottega delle Delicatezze senza che il pensiero di Grisam le facesse passare la fame. Vaniglia lo notò, incrociò il suo sguardo e poi lo spostò sulle sue labbra ricoperte di cioccolata, mettendosi a ridacchiare e scatenando l’ilarità anche di Pervinca mentre i due ragazzi le guardavano senza capire, ma felici nel vederle serene.
Terminato l’eccesso di risate tutti si girarono verso Grisam che capì al volo e con un sospiro ricominciò a raccontare:

- Ora potete capire lo shock mio e di Nick nel venire a scoprire tutto questo, se non avessimo riconosciuto la sua scrittura avremmo pensato a un falso o ad un brutto brutto scherzo. A dirlo ora vi sembrerò completamente pazzo ma all’epoca noi... gli volevamo bene, so che a pensarci ora è totalmente inconcepibile, ma era nostro padre, ci aveva cresciuti lui, era tutto ciò che avevamo. Un diario che lo dipingeva come una persona orribile non era abbastanza per farci perdere completamente la fiducia in lui – Grisam si interruppe un attimo per guardare i suoi amici, come se volesse giustificarsi per ciò che aveva detto. La cosa insolita fu che a rispondergli fu Pervinca, lei che con le parole non era mai stata brava e che quando si trattava di rassicurare qualcuno andava sempre in crisi e non sapeva cosa fare, riuscì a tirare fuori un tono dolce e comprensivo che i suoi amici neanche pensavano potesse assumere:
- Non devi vergognarti per una cosa del genere. Eri solo un ragazzino e non lo sapevi ok? Non puoi incolparti per qualcosa di cui non eri a conoscenza, non puoi incolparti per aver creduto alla persona che ti ha cresciuto, l’unica che conoscevi. E soprattutto non puoi incolparti per avergli voluto bene, era tuo padre, il tuo affetto è naturale. L’unica cosa innaturale è stato il comportamento di quel bastardo – ecco l’insulto finale era decisamente più nelle corde di Pervinca e aiutò un po’a stemperare la situazione. Anche Grisam riuscì a imbastire un sorriso mesto prima di ricominciare la sua storia:
- Abbiamo bruciato la copia che avevamo fatto spaventati che potesse scoprirci e per qualche giorno abbiamo fatto finta di niente
- Come avete fatto a fingere che non fosse successo niente?! Non eravate terrorizzati? – lo interruppe Vaniglia. Grisam la guardò un po’incerto prima di rispondere, soppesandola ed evidentemente scelse la strada della sincerità perché le rispose:
- Siamo degli ottimi bugiardi, almeno da quel punto di vista lì ci ha insegnato molto bene – se questo inquietò Vaniglia lei non lo diede a vedere, così lui proseguì – nei giorni successivi monitorammo ogni suo spostamento e scoprimmo che quando non era a casa si rintanava nella casa nella foresta oppure un carro lo passava a prendere e lo portava lungo una strada che passava a debita distanza da un villaggio ma rimaneva piuttosto nascosta, lo superava e arrivava fino ad una montagna parecchio strana su cui si trovava…
- La rocca – lo interruppe Pervinca
- Esatto, ovviamente noi non sapevamo esattamente cosa fosse ma da quello che avevamo letto sul diario e dalla magia nera che emanava era piuttosto evidente cosa venisse fatto lì. Questo non fece che aumentare i nostri sospetti. Così un giorno ci fermammo nel villaggio, rimaneva abbastanza distante dalla rocca, ma era comunque visibile ed era impossibile che nessuno si fosse mai chiesto cosa accadesse in quel luogo. Non volevamo attirare troppo l’attenzione, soprattutto perché io sono emm… - Grisam si interruppe un attimo, di nuovo in imbarazzo e ancora una volta fu Pervinca ad andargli in soccorso, seppur col suo proverbiale tatto:
- Si i figli assomigliano ai genitori, grazie Burdock, avevamo effettivamente bisogno che ce lo dicessi tu, non ci saremmo mai arrivati da soli grazie – fu brusca e irruenta ma Grisam le sorrise, forse perché lui infondo aveva sempre adorato i suoi momenti acidi o forse perché parlando aveva sottolineato il cognome Burdock con una certa enfasi e lui non poteva che esserle grato per questo.
- Esatto… avevamo un po’paura che qualcuno potesse riconoscerci. Quindi vagavamo per le strade cercando di ascoltare le conversazioni altrui e sperando di racimolare qualche informazione senza farci notare troppo. Ovviamente non ci riuscimmo – a quel punto Tommy scoppiò a ridere e Grisam lo guardò male, ma non sembrava realmente arrabbiato, le gemelle però volevano conoscere la fine della storia e lo zittirono, rapite dal racconto di Grisam – un giorno ci rendemmo conto di essere seguiti, così ci allontanammo dal centro del villaggio, andammo verso una stradina laterale, un po’ nascosta e aspettammo. Dopo pochi secondi ci apparve davanti un gruppo di sei uomini, saranno stati sulla quarantina, tutti piuttosto grossi e tutti piuttosto arrabbiati. Mi avevano riconosciuto, o meglio, avevano notato la somiglianza con Valentine e volevano sapere cosa stessimo facendo lì. Provammo a calmarli e a spiegare la situazione ma sinceramente credo volessero solo sfogare la loro rabbia piuttosto che capire. Ci aggredirono e noi eravamo un po’in difficoltà.
- Beh direi, sei uomini contro due ragazzini di quattordici anni, non mi sembra uno scontro molto equo – lo interruppe Vaniglia
- Non era quello il nostro problema Babù noi eravamo ecco… abbastanza preparati – Grisam si grattò la nuca in difficoltà, non sapeva come spiegarsi senza spaventarla troppo – considera che Valentine ci ha addestrati fin da quando eravamo piccoli, eravamo perfettamente in grado di gestire sei uomini, tra l’altro solo due sembravano magici. Eravamo in difficoltà perché quello che avevamo scoperto su nostro padre ci aveva sconvolto ed eravamo preoccupati ecco noi…
- Non volevate essere come lui, non volevate ricorrere alla violenza se potevate evitarlo, giusto?- gli chiese gentilmente Vaniglia e quando lui annuì, continuò – beh non conosco Nick ma mi sembra ovvio che tu non sia come Valentine, anche solo per il fatto che ti sia spaventato tanto dopo questa scoperta dovrebbe farti capire quanto tu sia diverso da lui.
Grisam le sorrise e continuò il suo racconto:
- Esatto, sia io che Nick eravamo piuttosto incerti su come comportarci, ci limitavamo a schivare i loro attacchi e a cercare una via di fuga che non implicasse far loro del male. Ad un tratto si è avvicinato un ragazzo, avrà avuto la nostra età più o meno, ma qualcosa nel suo viso lo faceva sembrare molto più vecchio. Creò una specie di tornado che mandò i sei uomini a sbattere contro le pareti del vicolo, poi si avvicinò ad uno ad uno, li guardò negli occhi, sussurrò loro qualcosa e questi, totalmente dimentichi di quello che stavano facendo, tornarono sui loro passi e sparirono dalla nostra vista. Successivamente scoprimmo che aveva modificato la loro memoria facendo sì che si dimenticassero di averci mai incontrati.
Questa volta fu Pervinca a interromperlo super entusiasta:
- È possibile cancellare la memoria a qualcuno? – chiese, con gli occhi che le brillavano. Tommy ridacchiò per la sua espressione affascinata mentre Grisam le rivolse un sorriso comprensivo, dopotutto anche lui era rimasto molto colpito quando lo aveva scoperto, e spiegò:
- Ho detto modificare, non cancellare. Anche io sono stato curioso all’epoca e ho fatto qualche ricerca. In linea teoria i magici della luce sono in grado di modificare la memoria, quelli del buio al massimo possono cancellarla, ma chiaramente lasciano un “buco” nella mente della persona che quindi si rende conto che qualcosa non va, non è troppo pratico – dicendo questo le rivolse un sorrisino di scuse, in parte divertito e in parte dispiaciuto per l’evidente delusione di Pervinca – comunque è un’abilità molto antica e riservata solo a magici molto molto potenti, sinceramente non ho mai conosciuto nessun altro in grado di farlo. Quindi, dicevamo, è arrivato questo ragazzo, ha modificato la memoria dei nostri “aggressori” se così possiamo definirli e poi ci ha invitati a bere un te.
- Tutto regolare insomma – rise Pervinca
- Ci ha portati a casa sua, ci ha fatti accomodare, mi ha guardato fisso in volto e mi ha detto ridacchiando “sai, mi ricordi qualcuno”. Istintivamente gli avrei tirato un pugno, ero super nervoso e non mi pareva proprio il caso di scherzare sulla mia parentela con Valentine in quel momento, ma lo avevo appena visto mettere al tappeto sei uomini in due secondi quindi non mi pareva il caso di indisporlo troppo. Inoltre c’era qualcosa in quel ragazzo che mi ispirava terribilmente fiducia. Scambiai uno sguardo con Nick per vedere se anche lui fosse d’accordo ed iniziammo a spiegargli chi eravamo e cosa era successo. Ci aspettavamo che una reazione sbalordita o arrabbiata, invece rimase tranquillo per tutto il racconto, come se lo conoscesse già a grandi linee ma fosse curioso di sapere i dettagli dal nostro punto di vista. Quando finimmo di raccontare ci disse che sì, quello che avevamo letto sul diario era vero e ci raccontò tutta la storia, del fatto che prima i magici vivevano isolati dai non magici, della falla nelle difese, della perdita dell’immortalità, fino al tradimento di Valentine al consiglio. Inoltre aggiunse che negli ultimi anni aveva creato un esercito composto in parte da folli come lui che bramavano una briciola del suo potere e in parte da cittadini dei villaggi che attaccava, che venivano rapiti e costretti a combattere per lui
Ci disse della Profezia e del ruolo che pensava ricoprissimo io e Nick: “gemelli di mente”, due persone senza legami di sangue che sono cresciute insieme, quasi in simbiosi, tanto da agire come un sol uomo.

Bene questo è il primo nuovo capitolo se così possiamo definirlo. Per rimanere coerente con me stessa non sono ancora arrivata al dunque ma come vedete mi ci sto avvicinando. Sicuramente il mio stile di scrittura è cambiato dai primi capitoli, spero comunque che non sia troppo drastica la differenza. C'è da dire che nel caso qualcuno voglia riprendere in mano la storia sarà sicuramente cresciuto, percui magari apprezzerà quasto cambio di stile dai.
Buona giornata gente!

 

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Capitolo 19
*** La Profezia assume tutto un nuovo significato ***


La Profezia assume tutto un nuovo significato

Ci disse della Profezia e del ruolo che pensava ricoprissimo io e Nick: “gemelli di mente”, due persone senza legami di sangue che sono cresciute insieme, quasi in simbiosi, tanto da agire come un sol uomo.
 
Vaniglia e Pervinca lo fissavano con gli occhi sgranati, completamente incredule, non ci avevano assolutamente pensato! Si erano talmente concentrate sul loro ruolo nella profezia da non prendere nemmeno in considerazione il fatto che potesse essere coinvolto qualcun altro. Ora la Profezia assumeva tutto un altro significato:
 
“Il Tutto verrà spezzato e il mago sempre più potente diventerà, fin quando la sua stessa arma non gli si rivolterà contro e darà inizio alla sua fine. Ma il mago non si arrenderà, per anni ha forgiato la sua arma, unita e letale, e quando lo tradirà non di fermerà e la rivorrà”
Avevano pensato che l’arma potesse essere Pervinca, in realtà parlava di Nick e Jace, l’arma che con tanta cura Valentine aveva creato per distruggere il consiglio gli si era rivoltata contro.
“Per allora dovete essere pronti, tempo avete fin quando ella non sarà completa.”
Jace avrebbe compito vent’anni da lì a qualche mese, ecco perché il Nemico si stava già mobilitando.
“Gemelli di sangue, gemelli di mente, uniti potranno.”
Avevano pensato facesse riferimento solo a Vaniglia e Pervinca, che fossero loro due a dover restare unite. Solo ora si rendevano conto di quanto fosse stato stupido pensarlo, loro erano sempre state unite, non serviva una stupida profezia a ricordarglielo. Quel verso faceva riferimento alla loro collaborazione, avrebbero dovuto combattere insieme a Nick e Jace.
“ Entro allora dovrete trovare un potere per ognuno, un lascito ogni saggio. Per il buio il mio dolce cuore come di tutte, l’altro potere da lui raccolto e la promessa delle tenebre; per la luce il cammeo donato, le radici dell’amore negato e ciò da cui mai si è separato. Solo uniti il sangue potrà usarli, il sogno oscuro negare.”
Il sangue, ecco quello si era un riferimento alle gemelle, che erano gemelle di sangue e le uniche a poter riunire i sei oggetti e a lanciare l’incantesimo per contrastare quello che Valentine aveva lanciato sulle sue truppe per renderle immortali e invincibili.
“Ma le armate non si fermeranno e la mente, solo unita potrà, l’arma che l’oscuro ha forgiato tutto supererà, nulla la dividerà. Solo su questo posso assicurarvi, ma non da che parte starà. Il suo potere unito più grande del nostro sarà:
Se con voi sarà, le forze fermerà,
ma se dalla parte del Mago starà, non avrete altre possibilità.”

La mente, Nick e Jace, sarebbero rimasti uniti in questa battaglia, avrebbero combattuto dallo stesso lato. Si spera quello dei buoni, perché a quanto pare sarà loro il compito di sconfiggere le armate nemiche una volta che le gemelle avranno annullato l’incantesimo.
Nel mezzo di queste elucubrazioni le gemelle si bloccarono all’improvviso e si fissarono negli occhi mentre ad entrambe tornava in mente l’ultima parte della Profezia che ora finalmente acquisiva un macabro e triste senso:
“Un’ultima richiesta aggiungo infine, il mio odiato, abbandonato, diverso da me si rivelerà, puro di cuore, diverso dall’altro. Se il sangue non vincerà, comunque combatterà, ma l’incerta vincita lo distruggerà.
Salva il mio odiato rimpianto, oh coraggiosa, trova con l’oscuro più potere della luce, l’altra metà ti aiuterà, ma soffrire ti farà.
Kim Moore, strega del Fuoco.”.

E Pervinca ricordò perché era entrata tra le schiere del nemico.

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Capitolo 20
*** Una famiglia piuttosto grande ***


Una famiglia piuttosto grande

E Pervinca ricordò perché era entrata tra le schiere del nemico.

Grisam – fu Vaniglia a recuperare l’uso della parola per prima – stavo ripensando alla profezia, ma sicuramente, sicuramente mi sbaglio – esordì fissandolo negli occhi con una certa urgenza. Grisam però non sapeva come rassicurarla, aveva capito a cosa facesse riferimento ma davvero non sapeva cosa dirle. Fu quindi Tommy a prendere la parola:
- Babù immagino tu stia parlando dell’ultima parte della profezia giusto? – le chiese con voce dolce.
- Esatto, quella in cui dice che se io e Pervinca dovessimo fallire con quei cavolo di oggetti magici lui andrà comunque a combattere e morirà nel farlo! – strillò Vaniglia con la voce incredibilmente acuta continuando a fissare Grisam in attesa di una risposta. Quando non la ricevette perse definitivamente la pazienza:
- Stai scherzando vero?! Ti rendi conto che non ha nessun senso! Perché dovresti morire in una guerra che tanto perderai? Per fare l’eroe? Ma cosa ti dice il cervello!
Tommy stava per fermarla e dirle di calmarsi, Grisam non si meritava di certo di essere trattato in quel modo, ma fu proprio quest’ultimo ad intervenire, aveva capito che Vaniglia, che non era mai stata sgarbata in vita sua, aveva reagito in quel modo solo perché gli voleva bene ed era preoccupata per lui:
- Babù – inziò con tono calmo e un’espressione rassicurante sul viso – premettendo che stiamo facendo tutto il possibile per recuperare quegli oggetti e non ho mai dubitato che voi ci sareste riuscite, io comunque combatterò, aspetta non interrompermi, ti spiego. Si, è vero, la profezia dice che questo mi distruggerà, ma dice anche “l’incerta vincita”, incerta vincita vuol dire che può esserci comunque una vittoria, vuol dire che anche se non trovassimo gli oggetti, anche se non riuscissimo a fare l’incantesimo c’è comunque una speranza di vittoria.
- Si certo, ma che implica la tua morte Grisam, non puoi fare una cosa del genere, non te lo permetterò! – lo interruppe Vaniglia con gli occhi gonfi di lacrime. Lui le si avvicinò, le passò un braccio attorno alle spalle e la abbracciò delicatamente e, mentre lei singhiozzava piano contro il suo petto le sussurrò:
- Non succederà, andrà tutto bene Babù. Ma nella remota possibilità in cui qualcosa dovesse andare storto so che tu mi capirai, so che tutti voi lo farete e sai perché? Perché siamo tutti qui, in questa stanza, pronti a dare il tutto per tutto per combattere quel mostro, per mettere fine al suo regno del terrore, so che nessuno di noi si tirerà indietro anche se sono il primo che vi vorrebbe lontane da questa guerra, al sicuro – e dicendo questo alzò lo sguardo cercando quello di Pervinca e la trovò lì a fissarlo, seria e decisa, non un’ombra di paura nei suoi occhi, non che si aspettasse altro – abbiamo perso tutti qualcosa con questa guerra e tanto altro abbiamo da perdere, percui so che mi capite se vi dico che farò tutto quello che posso per vincere, anche se significa sacrificare me stesso – finì il suo discorso facendo una carezza sui capelli di Vaniglia che nel frattempo aveva smesso di singhiozzare e ora lo guardava con gli occhi arrossati ma con un’espressione risoluta.
- Ti capisco… ma questo non vuol dire che io sia d’accordo – concluse il discorso Vaniglia – va bene quindi questo ragazzo vi ha raccontato della Profezia e poi?
- Apprezzammo il fatto che ci volesse spiegare, che ci volesse dare la possibilità di scegliere, che non avesse pregiudizi su di noi solo per le nostre origini, ma questo ci fece anche insospettire. Chi era lui? Perché non ci aveva attaccati? Perché conosceva quella profezia? E se ci avesse mentito? Lui parve capire la nostra indecisione, in realtà sembrava piuttosto divertito nel vederci così confusi. Così ci chiese solo di dirgli chi eravamo, al di là di Valentine e della guerra, che tipo di persone volevamo essere, cosa volevamo diventare. È vero, ci aveva cresciuto Valentine e in qualche modo contorto una piccola parte di noi lo considerava ancora nostro padre, forse anche ora, ma un legame di sangue può poco davanti a ideali così radicalmente diversi, non potevamo chiudere gli occhi davanti al massacro che stava compiendo. Lui ci guardò cercando di nascondere un leggero compiacimento per i nostri discorsi e poi ci disse che dovevamo scegliere: o scappavamo da tutta quella situazione, con la consapevolezza però che Valentine ci avrebbe cercato ovunque perché gli servivamo per sconfiggere il consiglio e non avrebbe mai rinunciato a noi, o tornavamo a casa, consapevoli che così facendo avremmo supportato attivamente o meno il massacro che stava compiendo nostro padre, oppure potevamo decidere di combattere contro di lui e contro il regno del terrore che stava cercando di instaurare. Ci disse di pensarci bene, che non sarebbe stata una guerra veloce ne tanto meno giusta, ci disse che avremmo dovuto sacrificare moltissimo per la vittoria, che avremmo dovuto fare alcune tra le scelte più difficili della nostra vita. Ovviamente decidemmo di combattere. Lui ci sorrise, come se fosse sempre stato sicuro che sarebbe stata quella la nostra scelta e finalmente si presentò: ci disse di chiamarsi Magnus White.
- Aspetta, quel Magnus White?! – lo interruppe Pervinca con gli occhi sgranati – quello del consiglio, il magico dell’aria?!
Grisam rise del suo sbalordimento: - si, Vì, proprio lui. Ci spiegò che lui e gli altri del consiglio avevano ideato un piano: si erano separati, ognuno si era portato via il proprio oggetto, avevano cambiato nome e si erano integrati in paesini magici differenti in modo da essere più difficilmente rintracciabili dal nemico e allo stesso tempo per avere qualcuno che potesse aiutare gli abitanti in caso di attacco. Barbo Tagix avrebbe invece continuato a viaggiare con il suo carretto da un paesino all’altro mantenendo i contatti tra loro e portando informazioni.
- Beh mi sembra un buon piano in effetti – commentò Pervinca mentre Vaniglia annuiva concorde.
- Ci disse che grazie alle informazioni raccolte si erano resi conto che gli attacchi di Valentine erano sempre piuttosto simili: arrivava in un villaggio con un esercito notevolmente più numeroso rispetto al numero di abitanti, distruggeva le strutture più importanti, soprattutto quelle di maggior interesse per i non magici e portava via i magici del buio più potenti con l’intento di aggiungerli alle sue fila. Da quattordici anni gli attacchi erano diminuiti di frequenza, probabilmente perché doveva occuparsi di noi, ma rimanevano organizzati allo stesso modo. Invece da un anno si erano improvvisamente interrotti – e dicendo questo Grisam sollevò lo sguardo su di loro, Pervinca fece rapidamente i conti:
- È stato quando il nemico ci ha attaccate! (NdA: nela mia storia come nei libri le gemelle vengono attaccate per la prima volta dal nemico quando hanno circa 9 anni, cioè quando scoprono che Vì è un magico del buio)
- Esatto, ovviamente Magnus non poteva sapere della vostra nascita, però lui e gli altri del consiglio si erano resi conto di questo cambio di comportamento e ciò li aveva messi in allarme. Scelsero di mandare Cassandra Gild, la magica dell’acqua, nel paesino in cui ci trovavamo in quel momento, uno dei più vicini alla rocca, per cercare informazioni e controllare eventuali spostamenti sospetti. Dopo qualche tempo finalmente Cassandra li aveva contattati tramite Barbo Tagix per aggiornarli sulle novità: aveva incontrato un uomo, proveniente da un paese di nome Fairy Oak, che era andato via dal suo villaggio perché stava cercando la sua compagna. Raccontò a Cassandra che anni prima in un attacco che il Terribile 21 (così lo chiamava lui) aveva sferrato contro il suo paese era stata rapita la sua compagna, disse di averla cercata a lungo ma di non aver avuto più notizie del nemico fino a quando, poco tempo prima, non aveva sferrato un altro attacco. Questo lo aveva spinto a tornare alla ricerca del suo amore perduto ed era per quello che ora si trovava lì, stava cercando un modo per raggiungere la rocca e trovarla.Questo aveva attirato l’attenzione di Cassandra infatti era più di un anno ormai che non riceveva notizie di nuovi attacchi di Valentine, così chiese maggiori informazioni all’uomo. Non era stato un attacco come gli altri, era stata colpita solo la famiglia di una sua cara amica, la quale da poco aveva avuto due nipotine che in effetti erano un po’particolari: erano gemelle ma una aveva il potere della luce e l’altra del buio. A Cassandra bastò quello per capire: Valentine aveva smesso di attaccare perché vi aveva trovato, gemelle di sangue e, non essendo riuscito a rapirvi, voleva trovare un modo per portarvi dalla sua parte.
Da qualche tempo però Cassandra aveva smesso di contattare gli altri e Barbo, durante il suo viaggio, non era riuscito a trovarla. Questo li fece preoccupare e decisero di mandare Magnus a cercarla. Era per quello che lui ora si trovava lì.
- E l’ha trovata? – chiese Vaniglia totalmente presa dalla storia.
- No – intervenne Tommy con voce grave – non l’ha trovata Babù.
E a Vaniglia salirono le lacrime agli occhi per quella donna, si sconosciuta, ma che era stata così coraggiosa e che con il suo sacrificio aveva cercato di proteggere tutti loro.
- Quando Magnus arrivò andò verso casa di Cassandra vi trovò solamente l’uomo proveniente da Fairy Oak che gli raccontò di come Cassandra lo aveva aiutato nelle ricerche della sua amata fino a quando un giorno il nemico non li aveva attaccati. Disse che era stato solo grazie a lei se si era salvato – continuò Grisam – L’uomo disse che Cassandra gli aveva fatto promettere di rimanere in quella casa fino all’arrivo di qualcuno che avrebbe preso il suo posto, così aveva detto. Gli aveva anche lasciato un piccolo dono, da dare a colui o colei che si sarebbe presentato alla sua porta, un piccolo cammeo dorato con al centro una pietra acquamarina. Magnus pianse la perdita della sua amica, ringraziò l’uomo e gli disse che ora che aveva rispettato la sua promessa poteva andare, ma egli lo stupì: ormai si era affezionato a Cassandra e trovava intollerabile ciò che le era successo, inoltre aveva capito che qualcosa non andava nell’ultimo attacco e aveva paura per il suo popolo. Quindi si fece spiegare tutta la storia e alla fine decise di unirsi alla causa.
- Mi dispiace molto per quello che è successo a Cassandra, ma non capisco come la storia di quest uomo centri con te e Nick – lo interruppe Vaniglia cercando di usare più tatto possibile, ma a rispondere fu Pervinca:
- Perché era Duff, non è vero? La zia ci aveva raccontato che quando avevamo circa nove anni aveva lasciato per qualche tempo Fairy Oak per andare a cercare Oleander.
Vaniglia sgranò gli occhi sorpresa, non ci aveva pensato! Grisam annuì senza stupirsi troppo, Vì era sempre stata molto intuitiva:
- Si, era zio Duff. È così che ideammo il piano: Magnus ci chiese di dividerci, Nick sarebbe tornato da Valentine dicendogli che avevamo scoperto la verità e che per questo avevamo litigato. Il fatto che per restagli fedele mi avesse abbandonato sarebbe stato più che sufficiente a Valentine per credergli, sapeva che ero la cosa più importante al mondo per Nick. Mio fratello doveva infiltrarsi nelle linee nemiche, ottenere la totale fiducia di Valentine, monitorare dove nascondeva l’anello dei Blackwood in modo che potessimo recuperarlo quando fosse stato il momento e doveva trovare il Libro.
- Che libro? La profezia non parla di nessun libro! – lo interruppe Vaniglia
- La profezia non dice neppure cosa dobbiamo fare con i sei oggetti una volta trovati però. Valentine ha un grimorio pieno di incantesimi inventati da lui, tra cui quello che ha lanciato sul suo esercito per renderlo immortale e imbattibile. Se riuscissimo a trovare quell’incantesimo sarebbe molto più semplice inventare il contro incantesimo per spezzarlo utilizzando i sei oggetti per avere abbastanza potere.
- Ah ecco così è molto più chiaro, grazie – gli disse Babù, durante questo scambio nessuno fece caso a Pervinca che nel frattempo sembrava voler guardare ovunque tranne che in direzione di Grisam, il quale continuò indisturbato il suo racconto:
- Io e Magnus invece saremmo tornati insieme a Duff a Fairy Oak in modo da poter proteggere voi gemelle in caso di attacco e per monitorare ed eventualmente indirizzare le vostre ricerche una volta che aveste trovato la profezia. L’idea era quella di venire qui e modificare leggermente la memoria degli abitanti grazie al potere di Magnus per poterci integrare e passare relativamente inosservati. Così Duff ci disse che suo fratello era sposato con una donna dolcissima che purtroppo non riusciva ad avere figli e soffriva molto per questo. Suggerì di portarmi da loro a Fairy Oak raccontando che i miei genitori non c’erano più e che lui mi aveva trovato per strada e aveva deciso di portarmi con sé perché non sapevo dove andare. Marta e Vic furono subito disponibili ad accettarmi nella loro famiglia – a Grisam brillarono gli occhi d’affetto mentre ricordava la gentilezza e l’amore con cui era stato accolto nonostante fosse un perfetto sconosciuto – l’unica cosa che Magnus ritenne opportuno fare fu modificare leggermente la memoria a loro e a tutto il villaggio in modo che ricordassero di averlo adottato da piccolo, certo non era molto corretto, ma non avrebbe fatto del male a nessuno e sarebbe apparso meno sospetto agli occhi di tutti – dato che Vaniglia lo guardava un po’oltraggiata Grisam si sentì in dovere di aggiungere – lo so che non è stato corretto ma l’abbiamo fatto nell’interesse di tutti, volevamo proteggere voi e tutto il villaggio e poi sono qui da sei anni, voglio davvero bene a Marta come se fosse mia madre, anche perché effettivamente è l’unica che abbia mai avuto – aggiunse abbassando un po’la voce e questo fece immediatamente passare Vaniglia da oltraggiata e dispiaciuta – inoltre loro mi hanno effettivamente adottato, semplicemente pensano di averlo fatto un po’prima di quanto sia realmente successo. Ammetti anche tu Babù che sarebbe stato notato da tutti se avessero adottato un figlio di quattordici anni, invece così gran parte del villaggio non credo ricordi neanche che sono stato adottato e questo va a vantaggio anche dei miei genitori, non credo gli piaccia quando gli viene ricordato che non sono loro figlio biologico.
- Ma quindi Duff sa tutto? – chiese Pervinca incredula.
- No, nonostante pensasse di aver fatto la cosa giusta per Duff era davvero troppo pesante mentire a tutte le persone a cui voleva bene e aveva paura di lasciarsi sfuggire qualcosa, quindi chiese a Magnus di modificare anche la sua memoria, gli chiese solamente di lasciargli il ricordo di Cassandra, come di una cara amica che aveva provato ad aiutarlo.
- E Magnus invece? – chiese Vaniglia
Pervinca, che era tutta presa dal rivalutare l’idea che si era fatta di Duff (non aveva pensato che dietro a quell’uomo ghiotto di dolci che passava il tempo ad infastidirla potesse nascondersi un’anima tanto coraggiosa e volta al sacrificio), quando sentì la domanda di Vaniglia si ricosse dai suoi pensieri come se le avessero lanciato un secchio di acqua gelata in testa e si sbatte con forza una mano sulla fronte (come aveva fatto a non pensarci!):
- Scommetto che ha trovato una famiglia piuttosto grande in cui inserirsi, così da passare inosservato!

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Capitolo 21
*** Nick ***


Nick

- Scommetto che ha trovato una famiglia piuttosto grande in cui inserirsi, così da passare inosservato!

Babù guardò la sorella senza capire, ma Pervinca non stava guardando lei, fissava torva l’angolo dove era seduto Tommy, il quale si stava esibendo nel suo migliore sorriso di scuse. Vaniglia fece appena in tempo a fare il collegamento che la gemella iniziò a sbraitare contro di lui:
- Dimmi che mi sto sbagliando. Dai è impossibile vero? Non può essere – non si capiva se Pervinca stesse rivolgendo quelle parole a lui o a se stessa – dai è oggettivamente impossibile, l’altro giorno volevi far bollire l’acqua e invece l’hai fatta diventare viola dai! È impossibile, non puoi essere tu…
Pervinca avrebbe continuato imperterrita nel suo monologo se Tommy non avesse deciso di prendere in mano la situazione. Si alzò lentamente in piedi e si avvicinò con cautela a Pervinca, allungò una mano per prendere una delle sue e le parlò piano, sincero:
- Non era mia intenzione mentirti Vì, ma se non ti avessi raccontato prima tutta la storia non avresti capito e probabilmente ti saresti spaventata. So che sei arrabbiata con me, ma ricordati che io te lo avevo già detto, tu sapevi già la verità. L’unica che può effettivamente arrabbiarsi qui è Vaniglia, ma spero che tu, Babù, possa capire che il nostro era solo un tentativo di proteggerti fino al giorno in cui saremmo stati obbligati a mettere questo peso anche sulle tue spalle – e dicendo questo si girò verso Vaniglia senza però lasciare le mani di Vì. Babù rispose alla sua implicita domanda annuendo, era difficile che si arrabbiasse ed inoltre aveva capito che dietro alle loro azioni c’era solo il desiderio di proteggerla, non certo quello di escluderla:
- Per quanto inizialmente mi sia un po’dispiaciuto sapere di essere l’ultima ad essere stata informata, una parte di me vi è grata per avermi permesso di vivere serenamente almeno un po’ della mia infanzia. Però promettete di non tenermi nascosto più nulla!- aggiunse guardandoli severamente e loro, vedendola per una volta così autoritaria non poterono fare altro che annuire – ma tu Vì da quanto lo sapevi? Davvero non sono arrabbiata, sono solo curiosa. 
Pervinca che ancora aveva i ricordi leggermente confusi a riguardo si girò verso Grisam cercando il suo aiuto:
- Gliene ho parlato poco più di un anno fa – disse infatti lui.
- E perché? Nel senso, se volevate proteggere me immagino abbiate cercato di fare lo stesso anche con Pervinca. Percui perché dirle la verità? È successo qualcosa? Avevate bisogno di aiuto per qualche motivo? – chiese Vaniglia un po’preoccupata, in effetti il suo dubbio era più che lecito.
Difronte a quella domanda però Grisam ammutolì e le sue guance si colorarono di un bel rosa acceso lasciando interdette le gemelle che davvero non lo avevano visto spesso imbarazzarsi così. Thomas iniziò a ridacchiare in faccia all’amico e rispose a Vaniglia:
- No, non è successo niente o per lo meno niente di rilevante per il nostro piano. Solo che qua mister “sono il figlio dell’uomo più cattivo del pianeta che mi ha cresciuto per diventare uno spietato assassino” – e con questo guardò con un sopracciglio alzato e la voce carica di ironia le guance rosse di Grisam – ha avuto la brillantissima idea di innamorarsi e mentire su una cosa tanto importante gli era sempre più difficile. Con annesse paranoie degne di una tredicenne riguardo a come avrebbe reagito lei una volta scoperta la verità, ovviamente – concluse Tommy con un ghigno, giusto in tempo prima che Grisam, ripresosi dal momento di imbarazzo, decidesse che il commento sulle paranoie da tredicenne non gli era molto piaciuto e lanciasse un cuscino in faccia all’amico. 
 
 

Quella sera le gemelle pranzarono velocemente e si rinchiusero in camera per discutere di ciò che avevano scoperto quel giorno. La prima a rompere il silenzio fu Pervinca:
- Davvero non sei arrabbiata con me Babù? Perché io lo sarei!
- Vì te l’ho detto, all’inizio si mi ero un po’arrabbiata ma davvero capisco le vostre motivazioni. Certo mi arrabbierei se scoprissi che mi state ancora nascondendo qualcosa, perché ormai ci sono dentro anche io e non avrebbe alcun senso, giusto? – e così dicendo lanciò un’occhiata eloquente a Pervinca.
- Cosa intendi Babù?
- Grisam ci ha raccontato la sua storia sta sera e anche quella di Thomas, ma la tua Vì? Voglio sapere cosa è successo a te.
- Vaniglia, senti, io non voglio nasconderti nulla, ok? Semplicemente tante cose sono confuse e non me le ricordo bene e non voglio raccontarvi di vaghi ricordi incerti senza aver capito bene cosa significhino! – sbottò Vì, voleva rassicurare la gemella ma allo stesso tempo si sentiva messa sotto accusa e non le piaceva.
- Vì mi consoci, sai che qualsiasi cosa dirai non uscirà da questa stanza e sai che non ti giudicherei mai, sei mia sorella, ti voglio bene, vorrei condividessi con me il peso che ti porti sulle spalle. Hai già dovuto affrontare tutto questo da sola una volta, non voglio che tu debba farlo di nuovo – concluse Vaniglia con gli occhi lucidi, davanti ai quali Pervinca capitolò:
- Facciamo così, io ti racconto quello che ricordo e ti prometto che se dovesse tornarmi alla memoria altro te lo dirò, però tu non devi farne parola con nessuno, nemmeno con Tommy o Grisam e mi devi promettere di non giudicare! – si scambiarono uno sguardo e Pervinca continuò – ok, oltre a quello che ti ho già raccontato mi sono ricordata del perché sono andata alla rocca e anche di una cosa che è successa mentre ero lì… ti ricordi quando mi sono persa fuori dalle mura? Ecco quel giorno ho incontrato Nick. Era vestito come uno degli emissari del nemico, completamente di nero, armato e con uno sguardo truce. Mi terrorizzò e il mio primo istinto fu quello di scappare. Ma lui mi riconobbe subito e, stando attento a non farsi vedere, cercò di riaccompagnarmi dentro alle mura prima che qualcun altro mi trovasse. Il suo comportamento, unito alla descrizione che Grisam mi aveva fatto mi fecero capire chi avevo davanti. Anche se devo ammettere che Jace non gli aveva reso giustizia: ha una corporatura piuttosto simile a quella di Grisam, un fisico allenato e asciutto, ma è un po’più basso. Con i capelli castano chiaro e gli occhi di un nero brillante. Ha un viso tremendamente affascinante, nonostante quella brutta cicatrice e ha dei lineamenti molto particolari. Quando si accorse che lo stavo seguendo senza opporre la minima resistenza si stranì e mi chiese spiegazioni. Così gli chiesi se fosse Nick e lui mi rispose solo annuendo col capo ma potevo vedere i suoi occhi speranzosi farmi una muta domanda. Dissi solo “sta bene” e lui annuì di nuovo, più sereno questa volta. Prima di lasciarmi si chinò su di me e mi sussurrò all’orecchio con una voce molto più delicata di quanto mi aspettassi “ho trovato dove nasconde il libro e so come ottenere l’anello”, poi scomparve nell’ombra – Pervinca fece una piccola pausa e Vaniglia ne approfittò per chiedere:
- Aspetta, una brutta cicatrice sul viso? Ti prego dimmi che lui non è – Pervinca annuì mestamente – quello che al villaggio chiamiamo Humulus Bellepor, fantastico, abbiamo appena decretato che il braccio destro del Terribile 21 è affascinante, direi che a questo punto possiamo proseguire con il racconto – Vaniglia si passò stancamente una mano sul volto mentre Vì ridacchiava.
- Dai Babù pensa che è dalla nostra parte, è decisamente in una posizione tattica per spiare le mosse del nemico. Comunque, ti ricordi che un po’di tempo dopo sono scappata di casa? – Vaniglia quasi le tirò un libro in testa:
- Pensi davvero che potrei averlo dimenticato! Il dolore per la tua scomparsa è stato uno dei primi ricordi ad essermi tornato, ancora prima di ricordarmi chi fossi Vì!
Pervinca abbassò lo sguardo enormemente dispiaciuta per averla fatta soffrire così tanto:
- Si ecco io, mi dispiace moltissimo Babù, ma avevo delle ottime ragioni. Il nemico si stava muovendo e noi ancora non eravamo in possesso della profezia, percui al villaggio nessuno si stava muovendo contro Valentine, eravamo totalmente impreparati al suo attacco. Come se non bastasse non avevamo tutti gli oggetti e neppure il libro! Ho avuto paura, paura che il nemico attaccasse mentre noi ancora non eravamo pronti ad affrontarlo e… - Pervinca si interruppe incapace di continuare la frase, ma come spesso succedeva Vaniglia la terminò per lei:
- E avevi paura dell’ultima parte della profezia, quella in cui dice che anche se noi dovessimo fallire comunque Grisam combatterà e cadrà nel tentativo – completò la sua frase Vaniglia con tono dolce e comprensivo – avevi paura per lui e quindi hai avuto la brillante idea di intrufolarti tra le fila nemiche per prendere tempo, tentare di contrattare con Valentine e nel frattempo recuperare il libro e forse anche l’anello, ok, folle ma perfettamente coerente direi. Non osare fare una cosa del genere mai più!
Pervinca le sorrise un po’imbarazzata e continuò il suo racconto:
- Non ricordo come sono arrivata alla rocca ne cosa sia successo lì, l’unica cosa che ricordo è che ad un certo punto mi hanno rinchiusa in una cella, ma sono sicura che questo sia successo solo nell’ultimo periodo, non so perché però, magari mi hanno scoperto, non saprei…
- Vì, la smetti di girarci attorno e mi dici quello che mi devi dire per favore?
- Ecco… mi ricordo che un giorno è entrato nella mia cella Nick, aveva le chiavi quindi credo che la sua copertura fosse ancora intatta, io gli chiedevo del libro, se era riuscito a prenderlo, ma lui non rispondeva. Era particolarmente strano quella sera e ecco…
- Vì?
- Io non so perché, ma ha iniziato a colpirmi, mi ha fatto male, molto male. Mi ricordo che ad un certo punto sono svenuta e quando mi sono risvegliata lui se ne era andato – Pervinca trattenne un singhiozzo al ricordo, sia per il dolore sia perché una parte di lei trovava inconcepibile il fatto che lui le avesse fatto del male. Ma perché, dopo tutto lei non lo conosceva, o forse sì?
- Ma come puoi dire che è dalla nostra parte?!
- Vaniglia, avevi promesso di non giudicare! Non mi ricordo perché si sia comportato così, ho dei ricordi troppo vaghi sul mio periodo alla rocca, non possiamo basare le nostre valutazioni su questo – non sapeva neanche lei perché stesse difendendo una persona che, da quello che ricordava lei, l’aveva attirata alla rocca e l’aveva riempita di botte, però non poteva evitare di farlo.
Vaniglia la guardò un po’scettica poi desistette, alzò le mani in segno di resa e disse:
- Ok va bene rimandiamo il giudizio su Nick fino a quando non ricorderai altre cose. E poi tu lo sapevi non è vero? "Salva il mio odiato rimpianto, oh coraggiosa, trova con l’oscuro più potere della luce, l’altra metà ti aiuterà, ma soffrire ti farà." dice così la profezia, è per quello che sei andata alla rocca, volevi salvare Jace e sapevi che Nick ti avrebbe fatto del male ma ci sei andata lo stesso - concluse Vaniglia lanciandole un'occhiata di biasimo - ok, ormai è successo, non ha senso arrabbiarsi, ma NON. FARLO. MAI. PIU!, va bene?!
Pervinca annuì-
- C’è altro che devi dirmi Vì?
- Per ora non ricordo nient’altro, ma quando parlo con Jace mi tornano sempre in mente nuove cose, quindi vedremo…
- A me sembra solo una buona scusa per vederlo di nuovo – la prese in girò Babù ridacchiando, ricevendo in risposta una cuscino in piena faccia. Pervinca fingendosi offesa andò a rintanarsi sotto le coperte mentre Babù, ancora con un sorrisino sulle labbra finalmente si addormentava.

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Capitolo 22
*** Inviti ***


Inviti

- A me sembra solo una buona scusa per vederlo di nuovo – la prese in giro Babù.

Tornare a scuola il giorno dopo come se niente fosse successo fu molto difficile per le gemelle. Vaniglia era terrorizzata all’idea di potersi lasciar sfuggire qualcosa, non era mai stata brava a mentire lei! Quindi quella mattina scelse i vestiti più anonimi che aveva nella speranza di potersi mimetizzare tra gli studenti e passare inosservata. Pervinca lo notò e la prese bonariamente in giro, ricevendo dalla gemella uno sbuffo stizzito mentre andava a infilarsi sotto la doccia. Una volta che Babù fu uscita dalla stanza Pervinca si ributtò sul letto e lasciò che il panico invadesse anche la sua mente. Non aveva paura di lasciarsi sfuggire qualcosa, lei era brava a mentire ed inoltre i suoi amici al momento si riducevano solo a tre e uno era Tommy! No, lei non sapeva come comportarsi con Jace! A parte quella piccola parentesi nei due giorni precedenti lui l’aveva sempre evitata, sia a scuola che fuori e probabilmente avrebbe continuato a farlo se lei non si fosse presentata sbraitando fuori dalla camera di Tommy due sere prima. Cosa doveva fare? Doveva comportarsi come se nulla fosse successo e continuare quell’inutile teatrino in cui si ignoravano a vicenda? Oppure doveva comportarsi come con un amico? E soprattutto lui cosa pensava di lei? È vero prima che lei perdesse la memoria erano amici (amici, sul serio Pervinca? Ti sei infiltrata tra le fila del nemico per un amico? – NdA), ok magari anche qualcosina di più; però quando Tommy aveva accennato al fatto che lui le avesse detto la verità perché si era innamorato di lei, Jace non sembrava troppo contento. Era semplice imbarazzo il suo o era infastidito? Però cavolo, Tommy aveva detto proprio “innamorato”, magari ha esagerato per metterli in imbarazzo, oppure… ok basta! Non aveva senso perdersi in quei pensieri senza capo né coda, l’unico che poteva darle delle risposte era lo stesso Grisam, percui doveva semplicemente andare a parlare con lui. Magari non a scuola (anche se non voleva ammetterlo sapeva che ci sarebbe rimasta malissimo se lei si fosse avvicinata per parlargli e lui l’avesse di nuovo evitata). Con questi allegri pensieri in testa schivò lo sguardo interrogativo di Babù, appena rientrata in camera, e andò a farsi una doccia gelata, nel tentativo di affogare i propri pensieri.
Scesero a colazione prima del solito ma nessuna delle due aveva troppo appetito e scelsero di evitare accuratamente il caffe, erano già fin troppo nervose. Questo stranì Tomelilla che comunque decise di lasciar perdere, magari avevano semplicemente fatto un brutto sogno. Lungo la strada per andare a scuola Vaniglia chiese alla gemella:
- Pensi che dovremmo dire alla zia, a Ortensia e a Duff del libro? Non serve dir loro di Nick e tutto il resto, solo che hai incontrato qualcuno fuori dalle mura quel giorno che ti ha detto del libro ed è per questo che sei andata alla rocca.
- Non lo so Babù, come facciamo a spiegargli che sapevo della profezia?
- Non saprei, magari possiamo dire che non ti ricordi nient’altro, solo che stavi cercando questo libro? Non voglio che continuino a pensare che tu ci abbia tradito!
- Babù davvero per me non è un problema, tra l’altro non penso neanche che dirgli del libro servirebbe a fargli cambiare idea. Però possiamo parlarne con i ragazzi e vedere cosa ne pensano.

Nel frattempo erano arrivate a scuola, così si separarono per andare in classe.
Vaniglia si sedette accanto a Flox cercando di nascondere il nervosismo, aveva il terrore le chiedesse cosa avesse fatto il pomeriggio precedente. Per fortuna però l’amica aveva passato la giornata scorsa a Frontebosco, che era splendido d’inverno con la neve, e aveva fatto un sacco di disegni. Così passarono i minuti prima della lezione e gran parte della ricreazione a guardare i dipinti di Flox, con gran sollievo di Babù che verso la fine della mattinata aveva ritrovato il sorriso e la serenità.
Al contrario per Pervinca la giornata non era iniziata nel migliore dei modi. Prima di entrare in aula aveva incrociato nel corridoio Grisam che discuteva con Scricciolo riguardo a non so quale barca, non aveva fatto in tempo a chiedersi se fosse il caso di salutarlo oppure no che lui aveva incrociato il suo sguardo e aveva cambiato direzione. Bene, direi che questo risponde alle mie domande, si disse Pervinca, odiandosi un po’per essere così amareggiata. Si sedette mogia accanto ad Acanti che attribuì la sua tristezza al fatto che alla prima ora ci fosse la De Transival e non fece domande. Solo quando suonò la campanella Vì riemerse dai suoi cupi pensieri e notò che Scarlett non c’era.
- Cvedo si sia ammalata, un po’di rvffveddove, niente di gvave, ma sai quanto sono appvensivi i suoi genitovi, hanno pvefevito tenevla a casa. Comunque, avevo pvomesso a Flox che l’avvei vaggiunta a vicveazione pev vedeve i suoi nuovi disegni, li ha fatti ievi a Fvontebosco, vuoi venive? – le disse Acanti.
Ma Pervinca declinò l’offerta, voleva parlare con Tommy, chiedergli magari di incontrarsi di nuovo nel pomeriggio, lui infondo non sapeva ancora il perché lei fosse andata alla rocca ed era importante che sapesse del libro, soprattutto perché avrebbe potuto darle qualche suggerimento su come dirlo a Duff, Tomelilla e Ortensia.Così Vì uscì in giardino da sola, alla ricerca di Thomas, ma quando lo vide seduto sul muretto intento a chiacchierare con i suoi compagni di classe si bloccò. Razionalmente sapeva di dovergli parlare, ma improvvisamente mille pensieri, uno più assurdo dell’altro, le affollarono la mente: lui era davvero suo amico o le si era avvicinato solo per dovere? Dopo tutto era un cavolo di magico immortale! Cosa potrebbe mai trovare di interessante in una stupida strega sedicenne! Che sciocca era stata a credere nella loro amicizia, certo lui era dalla sua parte e voleva aiutarla, ma lei credeva fossero amici! I suoi pensieri furono interrotti proprio da Thomas che, sentendosi osservato, si era girato a guardarla, sorrise e le fece segno di avvicinarsi, ma Vì presa dal panico fece dietro front e rientrò di corsa per tornare nella sua classe. Mentre stava per salire la gradinata che l’avrebbe portata al piano superiore si sentì afferrare per un braccio e trascinare sotto le scale. Iniziò a dimenarsi e a sbraitare contro il suo “rapitore” finché finalmente non lo vide in faccia e, resasi conto di chi aveva difronte, ammutolì di colpo, con un’espressione talmente buffa che fece scoppiare a ridere Grisam:
- Scusami, non volevo spaventarti, è che non sapevo come parlarti senza farci notare troppo dagli altri.
- Non mi sembrava avessi molta voglia di parlare stamattina – lo interruppe Vì riacquistando il tono battagliero, guardandolo con aria di sfida.
- Mi dispiace, non volevo essere sgarbato. Però sei d’accordo con me che sarebbe stato alquanto strano se improvvisamente noi due fossimo tornati… amici? – le fece notare lui.
- Si emm in effetti hai ragione… quindi, cosa volevi dirmi?
- In realtà ti volevo solo chiedere se ti andasse di vederci dopo scuola, dobbiamo ancora chiarire alcune cose e forse sarebbe il caso di decidere come comportarci difronte agli altri.
- Oh, ok, comunque potevi semplicemente dirlo a Tommy, non era necessario farmi venire un infarto, sai?
- In realtà volevo parlare da solo con te, so che ci sono delle cose che hai ricordato e non mi hai voluto dire Vì e so anche che ora hai la testa piena di domande e credo che la maggior parte siano per me, sbaglio?
- No, non sbagli… va bene, però possiamo vederci dopo cena? Il pomeriggio abbiamo l’addestramento.
- Sisi certo, però magari non andiamo in giro col buio, vengo a bussarti alla finestra e ci mettiamo sul tuo tetto, che ne dici?
- Pensavo fossi super addestrato – gli disse Vì con l’intento di prenderlo un po’in giro – abbiamo davvero paura ad andare in giro di notte?
- Oh per me possiamo anche andare a farci una passeggiata, non c’è problema. Lo dici tu a tua zia che esci dopo cena da sola con un ragazzo, quando il sole è già calato, a distanza di pochissimo tempo da un attacco del nemico? – Pervinca, che non ci aveva proprio pensato, perse del tutto la sua espressione beffarda – ah no scusa, magari preferivi non dirle niente e scappare dalla finestra, dopo tutto ormai dovresti essere un’esperta.
L’ultimo commento, che faceva palesemente riferimento alla sua fuga per andare alla rocca, fece infuriare Pervinca. Come si permetteva di dirle una cosa del genere!!
- A cosa devo questo commentino acido? Non è per niente nel tuo stile Burdock – lo sbeffeggiò lei - Come mai sei così arrabbiato, dopo tutto tu non credi che vi abbia tradito, altrimenti non mi avresti raccontato di nuovo la tua storia, quindi cos’è che ti infastidisce tanto? – quando lui non rispose continuò a infierire, era stanca di essere l’unica confusa ed arrabbiata, era stanca della sua indifferenza – forse ti da fastidio l’idea che non ti abbia detto nulla? Il fatto che per una volta non eri tu a gestire la situazione?
Ma Grisam non era mai stato uno che si faceva dominare dalle proprie emozioni ed inoltre, Pervinca poteva averlo dimenticato, ma lui la conosceva bene, sapeva interpretare correttamente le sue rispostacce aggressive e i suoi comportamenti e ormai aveva imparato che arrabbiarsi sarebbe stato del tutto inutile, l’unico modo per spuntarla con Vì era:
- O magari sono arrabbiato perché ti sei messa in pericolo e ho avuto paura per te, perché tengo a te?
E Pervinca, dopo un primo attimo di smarrimento (non si aspettava proprio una risposta del genere!), come da copione fece quello che faceva ogni volta che qualcuno le diceva qualcosa di gentile o affettuoso: cambiò argomento:
- Stiamo divagando Burdock, tra un po’finisce la ricreazione. Va bene, vieni a bussare alla mia finestra dopo cena e andiamo sul tetto.
- Perfetto – le rispose lui sorridendo e questo non fece altro che infastidire la ragazza ancora di più – Bene, allora io vado.
Vì fece a mala pena in tempo a salutarlo che Grisam era già scomparso. Si incamminò di nuovo verso la sua aula ma, dopo aver fatto i primi gradini, si bloccò realizzando quello a cui aveva appena acconsentito: quella sera avrebbe dovuto vederlo, da soli! Cavolo e adesso?!
 
 
Quel pomeriggio l’addestramento fu più produttivo del solito. Erano nella stanza degli incantesimi in casa Periwinkle e stavano provando alcuni incantesimi piuttosto difficili, ma le gemelle stavano dando il meglio di sé, con una concentrazione e un entusiasmo che non avevano mai mostrato prima. I tre saggi avevano notato questo improvviso cambiamento ma erano talmente contenti del loro impegno che evitarono di fare domande per non deconcentrarle. Però quando la lezione terminò fecero tornare di sopra le ragazze mentre loro si trattenevano a parlare per qualche minuto. La prima a rompere il silenzio fu Ortensia:
- Ci ho fatto caso solo io o le ragazze oggi erano più agguerrite del solito?
- No Ortensia anche io l’ho notato, inoltre erano strane anche questa mattina se devo dirla tutta – confermò Tomelilla
- Cosa intendi?
- Si sono svegliate prima del solito, a volte Vaniglia si sveglia presto ma di solito rimane in camera aspettando Pervinca; invece, questa mattina sono scese entrambe a colazione con largo anticipo. Inoltre non hanno mangiato molto, hanno completamente ignorato il caffe e anche con te Duff si sono comportate in maniera insolita, vero?
- Sì, ora che mi ci fai pensare anche a me erano sembrate strane, Pervinca non ha cercato di rubarmi neanche una frittella e Vaniglia, che è sempre stata cortese, stamattina era un po’esagerata, continuava a riempirmi la tazza di caffelatte e a sorridermi. Inoltre non so se ve ne siete accorte ma prima Pervinca, mentre provavamo gli incantesimi, uno non le stava venendo bene e mi ha chiesto un consiglio. A me! Fino a ieri tollerava a mala pena la mia presenza nella stessa stanza, figurarsi chiedermi aiuto!
- In effetti sono un po’strane… però chi non lo sarebbe? Magari hanno semplicemente realizzato l’importanza di quello che stiamo facendo o magari hanno iniziato a ricordare alcune cose del loro passato. Infondo tu Duff sei sempre stato uno zio per loro e anche Vì ti ha sempre voluto molto bene, può darsi che ti abbia rivalutato.
- Si è possibile… comunque direi che non ha senso discuterne, è stato un miglioramento in positivo, non serve di certo lamentarsi.
Con questo si salutarono e tornarono ognuno ai propri affari.
 
Nel frattempo nella loro cameretta le gemelle, molto soddisfatte dei loro risultati, si aggiornarono su quello che era successo a scuola. Mentre si spazzolava i capelli, che ormai le arrivavano quasi alle anche, seduta di fronte allo specchio, Vaniglia iniziò a raccontare:
- Stamattina in realtà è andata meglio di quanto pensassi, Flox era talmente entusiasta dei suoi nuovi disegni che non si è interessata troppo di quello che avevo fatto io. Tra l’altro i suoi dipinti sono davvero bellissimi, magari domani le chiedo di farli vedere anche a te. Comunque mi ha chiesto se domenica vogliamo andare con lei e Shirley a pattinare, il laghetto ora dovrebbe essere completamente ghiacciato.
- Vogliamo? – le chiese Pervinca piuttosto scettica sul verbo al plurale che aveva usato la gemella
- Si, mi ha detto espressamente di chiederlo anche con te. Senti Vì secondo me ora sei tu quella prevenuta. È vero, all’inizio le persone erano un po’fredde nei tuoi confronti, ma non ti hanno trattata tutti male! Flox ad esempio era solamente un po’insicura, ma poi ha riallacciato i rapporti con me e ha deciso di dare fiducia anche a te. Sta dando a entrambe la possibilità di riprendere il vostro rapporto, cerca di andarle incontro!
- Sisi scusa, non volevo lamentarmi, ero semplicemente stupita, positivamente stupita – aggiunse davanti all’occhiataccia di Vaniglia che, soddisfatta della risposta riprese a spazzolarsi i capelli e continuò:
- Bene, inoltre Shirley non la vediamo da quando siamo andate da lei a leggere la profezia, direi che è il caso di aggiornarla un po’sulle novità. Tra l’altro mi sembra di ricordare che lei non avesse nessun problema con te, percui vedi di trattarla bene!
- Hey non esagerare! È vero, sono un po’sulla difensiva ultimamente, ma non sono un orco! – sbottò Pervinca facendo ridacchiare la sorella.
- Invece a te Vì come è andata?
- Scarlett non c’era, credo abbia il raffreddore
- Oh poverina, mi dispiace!
- Ma se la conosci a malapena!
- Cosa vuol dire! Sono comunque dispiaciuta che stia male, magari domani potremmo andare a salutarla e vedere come sta. Andrei ora ma è quasi ora di cena, se è malata magari vorrà andare a letto presto, non vorrei disturbarla.
- Si meglio domani, anche perché io dopo cena avrei un impegno…
A quelle parole, pronunciate con quel tono leggermente imbarazzato, Vaniglia, che non per nulla era la sua gemella, iniziò a sorridere con gli occhi che brillavano:
- Ah si? E che impegno avresti Vì? – le chiese con l’aria di chi la sapeva lunga
- Mah niente di che – cercò di sdrammatizzare Vì (senza successo aggiungerei), fingendo un improvviso interesse per la propria scrivania e mettendosi a sistemare cose a caso – Jace mi ha chiesto di incontrarci, dopo tutto io ho un sacco di domande da fargli e anche lui ha un po’di cose da chiedermi
- Certo certo, niente di che eh? – ridacchiò Babù, ma decise di non infierire (quella era una cosa che avrebbe fatto Vì, non lei).

Cenarono abbastanza tranquillamente e Vaniglia, da brava sorella qual era, si addossò il compito di portare avanti la conversazione raccontando a tutti dei disegni di Flox e dell’idea di andare a pattinare domenica, permettendo così a Vì di riflettere silenziosamente e prepararsi psicologicamente al dopo cena.
Finito di mangiare le gemelle tornarono in camera. Babù, che era tremendamente curiosa ma sapeva che sarebbe bastata mezza parola per far irritare Pervinca, scelse saggiamente la via del silenzio e si mise a preparare la cartella per il giorno successivo. Fortuna volle che Vì fosse davvero distratta, altrimenti avrebbe notato che la sorella ci stava impiegando un tempo spropositato perché ogni due per tre si fermava a lanciarle un’occhiata che voleva essere discreta, ma senza alcun successo. Nel frattempo Vì stava facendo la guerra ai propri pensieri:
Doveva preparare del te o qualcosa del genere? Certo che no, lui la tratta da schifo e lei si preoccupa delle buone maniere?! Doveva cambiarsi? Dopo la lezione di magia era tornata in camera e si era messa una tuta di flanella marroncina che decisamente aveva visto tempi migliori… No, cavolo! Non si era mai preoccupata del suo abbigliamento e non avrebbe iniziato proprio ora. E poi non era mica un appuntamento, era una riunione per scambiarsi informazioni di vitale importanza, ecco si era una riunione. Aveva un che di rassicurante la parola riunione… riunione, riunione... ok basta, così la parola inizia a perdere di significato. Dove eravamo? Ah si, non mi cambio. Per fortuna che mi sono fatta la doccia però… riunione Pervinca, riunione! Okok va bene, però devo preparare un cappotto, se andiamo sul tetto sarà freddo. Ok questo può avere senso, vada per il cappotto blu. E la sciarpa, quella azzurrina con i fiori all'uncinetto che le aveva regalato Shirley al suo dodicesimo compleanno. Perché ovviamente non mi ricordo niente, ma un regalo di quattro anni fa si, me lo ricordo, stupida amnesia! Okok concentriamoci, tra un po’arriva Jace e tu non sai neanche cosa vuoi chiedergli. Anche se in teoria è lui che ti ha chiesto di vedervi, quindi dovrebbe iniziare lui il discorso. Però ha detto che l’ha fatto per permetterti di chiedergli ciò che vuoi. In realtà ha anche detto che vuole sapere quello che ti sei ricordata, sicuramente vorrà sapere di Nick, ma io voglio raccontargli di Nick? Io vorrei saperlo se Vaniglia avesse fatto una cosa del genere? Ha senso parlargliene quando ancora non sono sicura di quello che è successo? Okok non ha senso impanicarsi in questi discorsi, pensa ad altro. Forse dovrei portare anche una coperta. Però cavolo poi cosa facciamo ci stringiamo tutti e due sotto la stessa? Magari potrei portarne due, però sembra una cosa così stupida. Magari non porto niente e se abbiamo freddo accendiamo un fuocherello piccolino, tanto ormai ho imparato come si fa, so controllarlo bene e non dovrei far danni. Magari prima che arrivi potrei andare a fare pipì, sai te che imbarazzo se iniziamo un discorso serio e gli devo dire che devo andare al bagno?
Mentre Vì era persa tra le sue paranoie Babù aveva da tempo finito di fingere di fare la cartella, si era appoggiata con la schiena alla scrivania e osservava a braccia conserte la gemella camminare avanti e indietro per la stanza, aprire l’armadio, richiuderlo, andare a prendere il cappotto, appoggiarci sopra la sciarpa, fissare il muro, poi guardare il bagno, poi sedersi di nuovo sul letto… a un certo punto Pervinca parve tornare alla realtà, sobbalzò e spostò lo sguardo sulla sorella. Vaniglia, che aveva intuito i pensieri di Vì dal primo all’ultimo, alzò la mano come faceva in classe e, dopo aver ricevuto un segno d’assenso da parte di Vì, disse:
- Io i denti però me li laverei
- Ottima idea – e si precipitò in bagno.

Non fece in tempo a tornare in camera che si sentì un lieve toc toc provenire dalla finestra.

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