Destroy me

di Laysidel Dekie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Skyscraper ***
Capitolo 2: *** Uno - Brutto stronzo di un giornalista! ***
Capitolo 3: *** Due - E' possibile amare una persona che conosci solo attraverso la sua musica? ***
Capitolo 4: *** Tre - Arresto cardiaco ***
Capitolo 5: *** Quattro - Birra. A pranzo, a cena e anche a colazione! ***
Capitolo 6: *** Cinque - Come una di quelle bambole che si attivano con il pulsante ***
Capitolo 7: *** Sei - I ragazzi non si innamorano di quelle come me ***
Capitolo 8: *** Sette - 'E il fidanzatino?' 'E i cazzi tuoi?' ***
Capitolo 9: *** Otto - Si chiama autolesionismo, dicono. Ed è una malattia ***
Capitolo 10: *** Nove - Non dovresti giocare con me, sai? ***
Capitolo 11: *** Dieci - Una stupida che non arriverà mai da nessuna parte ***
Capitolo 12: *** Undici - Non mi sono mai tagliata per un ragazzo ***
Capitolo 13: *** Dodici - Bello mio, sono la ragazza di Justin Bieber! ***
Capitolo 14: *** Tredici - Ma cosa sei, un vampiro?! ***
Capitolo 15: *** Quattordici - Still Kidrauhl ***



Capitolo 1
*** Prologo - Skyscraper ***


Dal diario di un'autolesionista. [Prologo - Skyscraper]



Sadie Randolph. 
Due parole su un foglio bianco che per me sono state una rovina. 
Odio questo dannatissimo nome.
E' una maschera, un'etichetta che mi costringe ad essere qualcos'altro, un vincolo.
La gente non capisce, mi passa accanto e non capisce che sto male. Che sto malissimo.

Per loro basta vedere un sorriso ed è sistematicamente tutto okay. Ma no! Non è così.
Ma cosa gliene frega, eh? Niente
Perché tutti pensano che esagero, che una ragazzina di soli 16 anni non dovrebbe farsi tutti questi problemi. 

E ho cercato di pensarla anch'io così, sai?
Ma niente. 
Come faccio a star calma, a non soffrire quando ogni giorno sono chiusa in quella prigione, quattro pareti celesti che sono in totale contrasto con il nero che ho dentro. La mia stanza è così, un pallido riflesso di quella che ero io, molto, molto tempo fa. 
Dove sono finita Lewis?
Non lo so neanche io. Non so più niente.
Da quando mi hai lasciata volevo dirti che sono cambiate tante cose. E' stato un'anno di inferno. 
Ricordo ancora quel messaggio, esattamente l'11 settembre dell'anno scorso. Proprio per l'anniversario della caduta delle torri gemelle a New York. Sarà un caso, ma qualcosa quel giorno era destinato a crollare. 
Per i Newyorkesi due grattacieli (skayscraper), per noi il nostro rapporto. 

Avevi ragione, tra noi non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa in più dell'amicizia.
Saremmo rimasti per sempre intrappolati in quella via dimezzo tra quel più e quel meno. 
Ricordo quel messaggio, mi dicesti esattamente quelle parole...

"Ciao Sadie, è da un pò che ci penso ed è meglio se tra noi finisce qui. Io non ho mai provato niente per te... mi sembra inutile che ti illudi, non ti seccare. - Lewis"

Non ho mai provato niente per te?!

Ti rendi conto di cosa possono significare delle parole del genere nella vita di una lunatica sedicenne?
Che poi magari fosse solo questo... "l'adolescenza". No, non è così Lewis, solo che non te l'ho mai detto. 
E' buffo. Tu, quello che credevo fossi il mio migliore amico, non ti sei mai accorto di quello che mi succedeva dentro.

Solo che non era facile parlarne. Mi vergognavo, ecco tutto.
Ora che ho dato al mio diario il tuo nome, voglio raccontarti tutto
Mi ficcherò due dita in gola e vomiterò l'anima.

Sai quando mi dicevi "Ehi, perché hai gli occhi gonfi?" e io rispondevo "Non è niente, è l'allergia". Mentivo.
Mentivo proprio come facevi tu riguardo ai tuoi sentimenti. 
In realtà piangevo cinque volte al giorno. Se non di più. La verità è che avevo persino smesso di asciugarmi gli occhi, tanto non appena smettevo ricominciavo a piangere. 

Mio padre se ne è andato Lewis.
Mia sorella non appena ha fatto diciotto anni, proprio quest'anno, è scappata anche lei con Jhon. 
Mia zia Claire, l'unica con cui mi sfogavo (ultima parente che mi era rimasta) è morta di cancro due mesi fa. 
Mia madre non ha fatto che urlare e urlare per giorni, settimane, mesi. 

Sembrava pazza. 
Buttava tutto per terra, faceva schizzare schegge di vetro ovunque. 
E poi piangeva. E faceva ancora più male.
Mio padre ha preso le valigie e se ne è andato. Ha detto che andava a stare da Valery, "Lei si che mi capisce! Non tu, sei pazza, capito? Pazza? Ti farò rinchiudere in un manicomio!", aveva detto.

Sentivo le urla ancora nelle orecchie, mentre tentavo inutilmente di soffocarle col cuscino...

"E a Sadie, a lei non ci pensi eh?"
"Charlotte è stata la più intelligente, è scappata da quest'inferno con Jhon! Tua figlia è tua, tienitela tu!"
"Sei un mostro!"
[...]


Avevano continuato così per ore prima che quella porta si chiudesse per sempre.
E io cosa facevo?
Lewis io ho iniziato a tagliarmi! 

A sminuzzare il mio corpo in tante parti, a distruggermi. A consumare quei resti di un'adolescenza perduta troppo in fretta...

Non ho più amici Lewis. 

Sto tutto il giorno chiusa in casa, non ce la faccio ad andare avanti. 
E sai che faccio?
Scrivo. Mi taglio. Scrivo. E poi c'è lui, la mia nuova ragione di vita... 

Justin Bieber nelle orecchie, è l'unico che riesce a calmarmi. 

Sentire la sua voce che mi culla, mi dice piccola, sei bellissima, amore mio... tutto il resto perde valore.
Tutto il resto è solo rumore. 

Lui è la mia forza, la mia ragione di vita.



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Ciao a tutte quante:3
Spero che come inizio non sia stato troppo lungo e che non vi abbia annoiato!
Ci ho messo tutta me stessa anche perché oggi mi sento molto ispirata lol
Benebenebene!

RECENSITEMI! Voglio sentire il vostro parere. 
E' la prima volta che scrivo una storia quindi voglio sapere
se per voi devo continuarla oppure no!
#NonsopiùcosadirehotropposonnoD:#

ps: inviatemi anche le vostre domande o suggerimenti, rispondo a tutti!
pps: qualcuno sa come si mette l'immagine nel testo?


- D.
 

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Capitolo 2
*** Uno - Brutto stronzo di un giornalista! ***


Dal diario di un'autolesionista [Uno - Brutto stronzo di un giornalista!]



Mi alzo dal letto, la voglia di andare a scuola non c'è. Ma ormai non ho più voglia di fare niente. 
Raccolgo le coperte ai miei piedi e le butto sul letto in una palla disordinata. 
Tanto a mamma non importa. Quando tornerò a casa sarò io che dovrò rifare il letto.
Mi vesto e scendo sotto. Per un'attimo il profumo di un pancake è un'allucinazione che mi stordisce i sensi. 

Ma sotto non c'è niente a parte quella tavola vuota. 
Charlotte non c'è. Papà nemmeno.

Accendo la macchinettà del caffè e me ne preparo uno bello lungo, so già che la giornata sarà pesante e mi servono energie. 
Mentre aspetto che sia pronto mi butto sul divano atterrando su un bicchiere di plastica vuoto. Fa puzza di wisky. Sicuramente mamma lo avrà dimenticato lì ieri sera. Lo ignoro, un po' come ignoro tutto, e accendo la tv. 
Non mi interessa niente, tutti i canali trasmettono le solite cazzate delle sette di mattina. Presentatrici perfette che discutono con altre persone perfette. 
"Che schifo" è un pensiero che si perde nella mia testa.

Finalmente arrivo al Tg Notizie. Stanno trasmettendo le sue immagini. Il video del suo concerto.
Si, è venuto a Londra qualche giorno fa, Justin. E io a quel fottutissimo concerto ci sarei potuta benissimo andare, visto che il mio paese (Guildford) non era così lontano. 
Ma no. Ovviamente mia madre che non si impiccia mai della mia vita, la stessa che vive in uno stato di coma vegetativo da non so quanti mesi, all'improvviso si è svegliata alla notizia che la sua giovane figlia sedicenne volesse andare a Londra a vedere il suo idiolo. La odiavo.
Ma poi cosa gliene importa a lei?
Mi avrebbe potuto mettere sotto un auto e lei non sarebbe venuta in ospedale a vedermi.

Mi faccio distrarre dalla voce di Justin che balla come solo lui sa fare sulle note di "All Around The World", una delle mie canzoni preferite.
E' così bello, cazzo. Le fan si sbracciano e cercano di toccarlo. Ci sarei dovuta essere io al loro posto.

La macchinettà del caffè inizia a fischiare. Bevo tutto d'un sorso e vado a scuola. Conto alla rovescia i minuti che mi mancano per tornare a casa. 

--

"Sadie, finalmente sei arrivata! E da dieci cazzosissimi minuti che ti aspetto qui!"
"Buon giorno anche a te, Vì"
sorrido ironicamente. Lei, cioè questa pazza con più ormoni che sangue nelle vene, beh lei è la mia migliore amica.
Mi prende sottobraccio e mi trascina dentro la scuola velocemente, sembra ancora più rincoglionita del solito. 
"Sai cosa ci sarà tra una settimana, Say?"
"Dovrei saperlo?"


Si blocca nel corridoio fissandomi bene. "Sadie. Il ballo più importante della scuola. E tu non hai ancora comprato un vestito!"
"Se avessi una paghetta lo comprerei, genio. Metterò quello dell'anno scorso"
"No, ma tu stai scherzando, vero?" 


Alzo le spalle. Un vestito vale l'altro no?
No. Per Viviet non è così. Lei deve essere perfetta in ogni occasione e costringe anche me a fare altrettanto.
"Dimmi come faccio a comprarlo allora. Sai benissimo che con mia mamma non faccio una discussione normale da non so quanto. Come la convinco a farmi dare cento euro?"
"Te lo pago io. Mi tornerai i soldi a rate così sarà più semplice"

Scuoto la testa. Non voglio il suo aiuto.
Lei è leggermente più avvantaggiata di me in quanto a soldi, però non voglio metterla nei casini con la sua famiglia per uno stupido vestito. Allo stesso tempo so che non mi avrebbe lasciata stare fino a quando non le avrei fatto vedere il mio vestito nuovo... sapevo già dove comprarlo. 
"Okay. Questo pomeriggio lo vado a comprare, giuro"
"Fantastico. E poi usciamo"


--

Lezione. Seconda ora. 

Il mio compagno, Jarvin mi sembra che si chiami, mi fissa e ride con il suo compagno. 
"Ma è vero che ti fai a fettine le braccia?" chiede con nonchalance.
Lui e il suo compagno ridono. 

Lezione. Terza ora.

Bill finge di tagliarsi le braccia con una lametta invisibile, imitandomi. Finge di scoppiare in singhiozzi disperati.
"Brutto stronzo" riesco solo a pensare. Ma a dire qualcosa? Niente.
Due galline dai capelli biondi ridacchiano e dicono: "Ma dai, Bill, lasciala in pace..."
Lasciatemi in pace.

Lezione. Sesta ora.

Due bulli mi rubano l'astuccio e iniziano a lanciarlo in aria. 
Il prof, un'imbecille di quelli patentati, cerca di difendermi inutilmente.
Non batto ciglio.

--

Sull'autobus ascolto Justin e mi sento già meglio.
Quando torno a casa mi sembra la fine di un incubo. Per oggi è finita.
Mamma non so nemmeno dov'è. A casa non c'è. Poi ricordo. Anche se la sua vita sociale è meno interessante di quella di una talpa, ha pur sempre un lavoro. 
Penso che tornerà tardi. Ma chissenefrega. 
Accendo la tv come sottofondo. Prendo il Tg Notizie come al solito.
Ho ordinato una pizza. Dovrebbe far schifo a mezzoggiorno, ma ne ho voglia quindi riesco a buttarne giù metà. 

Mentre mangio ascolto distrattamente il giornalista che parla a raffica sputando notizie.
"...Oggi avremo anche la fortuna di intervistare l'idolo delle adolescenti, Justin Bieber!"
Per poco non sputo la pizza che ho in bocca. 
Alzo il volume al massimo e fisso con occhi spalancati lo schermo. 
Eccolo, lui entra. Sembra un angelo. 
Quando il giornalista lo saluta con una stretta di mano avrei voluto essere al suo posto. 
Rivolge il suo meraviglioso, bianco, puro sorriso alla telecamera. 
Il cuore inizia a battermi forte. 

"Eccolo qua... Justin! So che ti fermerai a Londra un mese o più... per quanto tempo pensi di rimanere?"
Justin scosse la testa scompigliandosi i suoi perfetti capelli castano chiaro. "Ancora non lo so! Ma sono sicuro che passerò le vacanze di natale qui con la mia famiglia..."
"E Selena?"
chide inopportunamente il giornalista. Gli occhi di Justin si spengono per un attimo.
"Brutto figlio di puttana! Cazzo, si sono lasciati, lo sa tutto il mondo!" a modo mio cerco di intervenire nella discussione. Peccato che nessuno dei due possa sentirmi.
"Non credo che ci sarà"
"Capisco"
Capisci?! Ma vai al diavolo va'. "Come pensi sia andato il concerto di ieri?"
"Bene! Anche se potrei migliorare ancora! Verso fine serata ero stanchissimo. Poi sono rimasto lì un'altra ora a fare gli autografi e le foto con le fan. Quindi in pratica sono arrivato in albergo alle due di notte"


Mangio velocemente. Un boccone di pizza alla volta. 
No, è ancora troppo piano. Due... tre bocconi di pizza alla volta. Così va meglio.
Non voglio perdermi una sola parte di quella conversazione.
"Justin, oggi a Tg Notizie abbiamo pensato a una cosa davvero carina per le fan"
"Cosa?"
"Cinque fan potranno chiamarti da casa e fare delle domande, alle quali tu risponderai ovviamente. Bene, quindi diamo via libera per chiamare. Il numero è 655 44 63 022"


Rimango immobile sul divano. Posso davvero chiamare al mio idolo? Parlarci e fargli delle domande? Dirgli tutto quello che voglio?!
In diretta però.
Sto ancora pensando quando sento la voce di una ragazza in tv. 
"Prontopronto! Chi sei?" strilla quel giornalista che mi sta già sulle palle.
"M-mi chiamo Eleanor. Volevo fare una domanda a Justin" 
"Certo, è per questo che hai chiamato!"
ride quel pallone gonfiato dando di gomito al mio idolo. Ma chi cazzo si credeva di essere?! Quella fan era un po' timida perché stava per parlare con il suo idolo e lui la sfotteva? Basta. Ho deciso.
"Dimmi piccola" dice Justin. Oddio, ora svengo.
"Volevo sapere se ti piace qualche ragazza adesso"
Justin non tarda a rispondere. "Adesso adesso no. Però chissà, magari potresti piacermi proprio tu"
"Oh, non penso..."
"Va bene! Ciao ciao Eleanor"
il giornalista chiude letteralmente in faccia alla povera ragazza.
E' un attimo, il tempo che lui dice "Avanti con la prossima" e io sto già chiamando.
Sento quell'odioso tutu dall'altra parte del telefono.

Poi una voce femminile. "Stai per andare in onda" mi annuncia un secondo prima che il giornalista riprenda a urlare. 
"Prontopronto! Come ti chiami?"
Mi trattengo dall'istinto di riempirlo di parolacce. Devo parlare con Justin, non mi interessa di lui. Ma non posso dirgli il mio vero nome! Pensa che vergogna... "Sono Jasmine"
"Bene Jasmine! Cosa vuoi dire al nostro Justin?"
quasi ridacchia quel fottuto giornalista. Ora mi hai veramente scassato le palle.
"Innanzi tutto voglio parlare con lui e non con te, quindi stai zitto per favore! Seconda cosa... Justin" la voce mi trema mentre fisso lo schermo. Lui si è spostato in avanti sulla sedia in attesa di una mia domanda "Non voglio chiederti niente, voglio solo dirti che sono una tua fan! Ieri non sono potuta venire al tuo concerto e mi dispiace tantissimo... però volevo chiederti una cosa"
"Anche due dolcezza"
va bene, adesso è troppo. Mi ha appena chiamata dolcezza?!
"Nella mia scuola, la Jackson High di Guildford, tra una settimana ci sarà il Ballo d'Inverno e il mio preside ogni anno chiama un cantante diverso per venire a suonare lì... mi chiedevo se quest'anno volevi venire tu. Ti prego, per me sarebbe davvero importante e..."
"Salutiamo la nostra Jasmine... che deve andare via"
aspetta un'attimo. Quello stronzo mi ha chiusa in faccia!
Guardo disperata la tv, Justin è ancora lì, ancora pronto a sentire la fine della mia frase. 

Chiamo di nuovo. 
Siamo spiacenti, il numero da lei composto è occupato in altra conversazione.
Siamo spiacenti un cazzo. 
Alzo gli occhi sullo schermo. Un'altra ragazza ha preso già il mio posto.



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Ciao a tutti bella gente:3
Cioè, ma recensire no vero?
Cooomunque, che ve ne sembra? Ancora siamo solo agli inizi
però si inizia già a capire qualcosa sul carattere di Sadie, vero?
E Justin? Beh, mi dispiace dirvelo ma in questa storia lui farà un pò troppo il playboy... 
Quando Sadie lo conoscerà lo troverà moolto diverso quello che pensava. 
ULTIMA COSA E POI MI LEVO DAL CAZZO. 
Io sto dando tutta me stessa in questa storia, è da due ore che scrivo incessantemente
a voi cosa vi costa buttare via due minuti della vostra vita
e inviarmi una recensione?

Vi rispondo io: Niente. 
Quindi fatelo! :'D

-D.









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Capitolo 3
*** Due - E' possibile amare una persona che conosci solo attraverso la sua musica? ***


Dal diario di un'autolesionista [Due - E' possibile amare una persona che conosci solo attraverso la sua musica?]



Esco di casa che è già tardi. Ho dato l'appuntamento a Viviet alle sei, in modo che prima potessi andare a comprare il vestito, in un negozio che di certo lei non approverebbe. 

Anche se è un po' da asociali mi piace girare per le strade di Guildford, vedere le persone che camminano di fretta su i marciapiedi con pacchetti regalo in mano, i negozi addobbati di luci rosse, verdi e dorate per la festa di natale.

Metto l'I-Pad nelle orecchie, ascolto Justin e mi sento felice. Mi fa quest'effetto, lui.
Sul marciapiede c'è un uomo vestito da Babbo Natale che suona una campanella mentre cerca di attirare l'attenzione dei passanti. 

Gli do un pò di spiccioli che ho in tasca. Dev'essre un barbone. Okay che non mi posso permettere di spendere soldi, ma lui è messo molto peggio di me! Da quello che vedo alle sue spalle dorme su un pezzo di cartone. 
"Che dio ti benedica" mi sussurra quando vado via. E penso che mi servirebbe davvero una benedizione.
Per la mia vita consumata nell'odio, nella paura, nella tristezza. Per la mia vita consumata da Lewis, l'unico che fino ad ora era riuscito a darmi forza e che adesso è scomparso.
Non viene più neanche a scuola. 

Poi mi guardo le mani e penso a Justin, la sua voce nelle orecchie. E' possibile amare una persona che conosci solo attraverso la sua musica e che vedi solo attraverso uno schermo?
Si, è possibile.

Passo da uno Starbucks e compro un Milkshake alla vaniglia, il mio gusto preferito. Compro anche dei marshmellow e li immergo dentro quel liquido profumato. 
Bevo tutto con una cannuccia mentre sto attenta a mantenere le mani dentro il giubotto per non congelare dal freddo. Non ho giubotti pesanti, una giacca nera di pelle è il massimo che mi posso permettere e i guanti neri sfilacciati che porto addosso non servono a molto contro il gelo che ho fuori e dentro.

Cammino per un pò, senza fretta, e arrivo alla meta prestabilita. Si chiama "Buy and Sell". Si, è un negozio di roba usata.
Fantastico, vero? Se Viviet lo viene a scoprire mi ammazza.
Entro dentro e saluto la commessa con la quale ormai ho una certa confidenza. Vengo qui ogni mese a comprare qualcosina, visto che le cose costano poco e, se cerchi bene, puoi trovare vestiti niente male. Spero di essere fortunata. 
"Che ti serve oggi, Sadie?" mi saluta Gaenor, la proprietaria.

Ammiro quella donna. Ha il corpo ricoperto di tatuaggi, i capelli alla Bob Marley, cento piercing sparsi su tutto il corpo e un look da vera punk rock. In pratica è quello che vorrei essere io da grande.
"Mi serve un bel vestito per il ballo scolastico. Qualcosa di semplice"
Gaenor mi da una pacca sulla spalla in modo amichevole. "Tesoro, vediamo che posso fare! Seguimi"
La seguo verso l'interno del negozio. Accanto ci sfilano enormi quantità di roba che sono appartenute a chissà chi. 
Fino a quando non arriviamo a un piccolo scaffale di legno. 
"Qua c'è tutto quello che di più elegante abbiamo. Buona fortuna. Se ti serve qualcosa fischia"

Rimango sola con i vestiti. Scarto i primi cinque, non li metterebbe neanche mia nonna (se ne avessi una)
Ce ne sono altri sette, ma non sono proprio adatti... ce ne uno in pelle, nero. L'altro in pizzo, bianco. L'altro ancora è rosso e cortissimo e sembra più adatto a una prostituta che a una ragazza che deve andare a un ballo scolastico. E poi... eccolo! E' perfetto. E' blu notte, corto ma senza esagerare, la scollatura sulla schiena è a forma di cuore e sul davanti è senza maniche. Le scarpe col tacco le ho già a casa e mi sembra che si abbinano bene. Ha uno strappo di fianco, probabilmente quella che lo indossava prima doveva prendere qualche taglia in più... pazienza, lo cucirò.

Vado alla cassa. 
"Trovato?"
"Si, questo qua"
lo faccio vedere a Gaenor
"Bella scelta" lo pago. Costa venti sterline; non potevo aspettarmi un prezzo più basso per un vestito del genere.

Torno a casa di corsa e mi sbrigo a cucirlo. Poi mi collego su Facebook e su Twitter per passare il tempo mentre aspetto che arrivi Viviet. Vado sul profilo di Justin. Quante ragazze gli scrivono. Sono disperate, come me cercano un contatto con lui, aspettano una sua risposta. Non posso biasimarle, anche io fino a qualche tempo fa riempivo la sua bacheca di tweet.

Ma lui non mi aveva mai risposto.
Chissà quante ragazze gli scrivevano al giorno. Lui non poteva rispondere solo a me. 

Viviet è puntuale come al solito. Alle sei spaccate suona al campanello e la faccio entrare, sembra un uragano di felicità. 
"Gioia, lo hai preso il vestito vero?" mi trafigge con uno sguardo assassino.
"Certo che si! E' di sopra, vieni" saliamo nella mia stanza dove c'è ancora il computer aperto. Stavo chattando con Emily, una mia compagna di classe. Non capisco nemmeno perché mi abbia contattata visto che in classe mi evita come la peste. 
"Uao! E' questo?!" indica il mio vestito blu. 
"Già, niente male vero?" 
Lo prende in mano ed inizia a guardarlo in tutte le sue parti. Quando vedo che il suo sguardo si ferma sullo strappo ricucito mi affretto ad inventarmi qualcosa. "Era di mia sorella Charlie, lo ha dimenticato qui quando se ne è andata"
"Beh, qualcosa di buono almeno lo ha fatto quella puttana"
mi guarda negli occhi come a scusarsi.

Charlotte è scappata di casa con Jhon, l'ex ragazzo di Viviet, che l'ha mollata appunto per mia sorella.
Loro due non si sono mai sopportate anche a prescindere da Jhon; quello è stato solo il motivo ufficiale. 
"Lascia stare, non me ne frega niente ormai. E' come se non fosse mai stata mia sorella" dico sdraiandomi sul letto e sospirando.

Vivì si siede accanto a me guardandomi con determinazione. "Fammi vedere le braccia" dice, cercando di tirare su le maniche della felpa.
"No, davvero, non è niente..."
Niente, si certo. Scopre i miei tagli. Ferite che ho tracciato sulla mia pelle, come a ricordarmi che io non posso fare come mio papà e Charlotte, non posso scappare da tutto questo. 
Devo rimanere qui, per mia mamma, anche se ormai non è più lei.

Mi arriva uno schiaffo in viso. "Ahia!" strillo sorpresa. Viviet non mi aveva mai presa a schiaffi.
"Adesso basta. Ho pianto con te per mesi, ti ho consolata, ho cercato di capirti quando ti tagliavi, ti ubriacavi e facevi tutto questo per sopportare il dolore. Ma ora basta. E' finita. Devi farti una vita. Tuo papà e Charlotte l'hanno fatto. Pure Lewis lo ha fatto. Per tua madre ci vorrà ancora del tempo... ma tu devi vivere! Non puoi fare così, non puoi buttarti il peso di tutto il mondo addosso e farti schiacciare!"
Ci guardiamo negli occhi. I suoi azzurri, i miei castano-verdi. Scoppio a piangere e mi stringe forte.

"Lo so Say, lo so..." stiamo abbracciate così per ore. 
"Vivì, non è facile! Ogni volta che fisso quella tavola vuota, ogni volta che passo di fronte alla camera di mia sorella, ogni volta che mia mamma torna dal lavoro esausta e non esce dalla sua stanza per tutto il giorno, ogni volta che a scuola mi giudicano, ogni volta che ripenso al messaggio di Lewis... io non ci riesco. Tutti scappano da me Vivì... tutti... nessuno rimane"

"Devi andare avanti, ci sono io"
"Grazie Vivì"

Grazie di tutto.



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Ta-dà!
Si sono ancora qui:3
Non ho niente da dire, solo spero che non ho esagerato
con la depressione!
Ma penso che prima di far entrare Justin super Figo in scena
bisogna far conoscere un pò di più Sadie.
Per questo mi sto sbrigando a fare i capitoli di anticipazione!
Detto questo RECENSITE!
ciaociao:3

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Capitolo 4
*** Tre - Arresto cardiaco ***


Dal diario di un'autolesionista [Tre - Arresto cardiaco]



"Sadie, a che ora torni" più che una domanda sembra un'affermazione. 
Mi giro verso la porta e trovo mia mamma, o almeno il suo fantasma. E' più pallida di quanto ricordavo, i capelli biondi che vanno in tutte le direzioni, gli occhi infossati sono circondati da due cerchi viola e il pigiama sembra che le stia ammuffendo addosso. 
Da quanto tempo lo indossa?
Viene da chiedersi. La verità è che non lo so.

Rimango così, con il mascara sospeso a mezz'aria, a pochi centimetri dalle ciglia. Lo allontano. 
"Non lo so, quando finisce"
"Quando finisce cosa? dove vai?"
"Mamma, è il ventuno dicembre, c'è il Ballo d'Inverno a scuola"

La guardo stupefatta. Ma di cosa mi meraviglio? Probabilmente non sa nemmeno che giorno è. 
Vive peggio di un vampiro, rintanata nella sua stanza al buio per ore e ore. Esce solo per andare a lavoro. Mi chiedo se mangia, è così magra che quasi vedo le sue ossa sotto il tessuto sottile del pigiama.

"Ah, divertiti. Non fare tardi"
Annuisco e lei se ne va. Non mi dice più niente.
Non mi chiede nulla. Nè quel "Ehi Sadie, ma ci vai con un ragazzo?" e nemmeno "Ohi, ma dove hai preso il vestito? Ti aiuto a prepararti?"
Questa non è mia madre.
Penso. E' un alieno che ha preso il suo posto, un mostro che l'ha divorata. 
Chissà dov'è adesso Margaret, la donna che un tempo è stata mia mamma.


Mi chiedo se anch'io, da grande, sarei potuta diventare così.
Cerco di non pensarci e finisco di truccarmi. Sistemo il vestito attillato sui fianchi, metto le scarpe beige col tacco dodici.
All'inizio traballo. Da quant'è che non indosso un paio di scarpe col tacco?
Ora che ci penso non le ho mai indossate. Ma visto che Charlie ha lasciato qui metà del suo guardaroba io ne approfitto.

Il telefono poggiato sul lavandino vibra. Un nuovo messaggio da Vivì: "Scendi"

Prendo velocemente la borsetta bianca e scendo sotto facendo attenzione a non cadere. Viviet ha già la patente, brutta bastarda! Quanto la invidio. Può scappare di casa quando vuole e andarsene dove vuole. Vorrei farlo anch'io, nei momenti più brutti, prendere una macchina e andare via senza sapere dove. E' qui sotto con "la macchina del Papì" come la definisce lei.
Salto a bordo e inizia a guidare. 

"Fatti guardare un pò.." esclama distogliendo per un'attimo gli occhi dalla strada per osservare il mio vestito "Ti sta benissimo, sei troppo sexy e trasgry. Oddio!" esclama facendomi ridere. 
"Guarda la strada va', che se ci vengo è solo perché ci sei tu"
"Modestamente..."
svoltò a un incrocio e poi riprese a parlare "E poi chissà quale star internazionale il preside avrà contattato. Un'altra serata di James Hunting, non vedo l'ora!" ridiamo entrambe. James è un ragazzo di vent'anni che suona con la sua band quello che lui chiama "Rock 'n' roll" ma che però non ci assomiglia nemmeno. La verità è che è stonato quanto una campana, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo. Il preside, con i pochi finanziamenti della scuola, non può fare altro che contattare lui o qualche "star emergente" ogni fottutissimo anno.

"Per favore. Penso che alla seconda canzone mi suiciderò"
"Andiamo, non è così male..." 

Certo. Io lo sapevo in che senso non era poi così male. La verità è che Viviet muore dalla voglia di portarselo a letto da un bel po'. Precisamente da quando l'anno scorso gli sono spuntati i muscoli, i capelli gli sono diventati più biondi, il sorriso più da ebete e il suo quoziente intellettivo è diventato pari a quello di un opossum. 

Vivì parcheggia vicino l'entrata della scuola. L'ingresso è affollato di macchine e motorini e la musica da discoteca si sente anche da fuori. Un gruppo di ragazzi ci passa davanti quando scendiamo dall'auto e ci strizza l'occhiolino. 
"Ommioddio, Jack Foster del quinto anno ti ha appena fatto l'occhiolino!"
"Ma smettila. E poi stava guardando te"

Camminiamo a braccetto fino all'entrata, raggiungendo velocemente la sala delle feste. Le luci sono spente, solo delle lampade multicolori gettano bagliori nella sala. Le persone si spingono le une sulle altre per ballare. In fondo c'è il tavolo con le bibite (alcoliche e analcoliche), mentre dall'altro lato della sala c'è il palco dove si esibirà la "star prescelta" di quest'anno.

Individuo un paio dei miei compagni di classe. Si stanno divertendo tutti. 
"Buttiamoci in pista" dice Vivì provando a trascinarmi al centro della sala.
"No, senti, vado a sedermi vicino al tavolo delle bibite okay?"
Viviet si blocca e mi trafigge con uno sguardo assassino. "Non vorrai fare la figura della patetica sfigata asociale che non balla alle feste! E poi così mi lasci sola"
"Viviet. Io adoro le feste. Il problema è che questi tacchi mi stanno uccidendo i piedi solo a star ferma, qui in piedi, figuriamoci a ballare! Comunque ci sono un sacco di ragazzi disposti a fare la fila per ballare con te!"

Vivì è stupenda. Indossa un vestito nero che le arriva a metà coscia, dei tacchi altissimi, ha i capelli raccolti in un'acconciatura particolare. I suoi occhi azzurri risplendono come quelli di un gatto. 

Perché io non sono perfetta come lei?
Non lo so. Non è giusto. Non dovrei nemmeno pensarle certe cose. 

"Va bene. Allora vado a ballare con Emily"
La vedo scomparire tra la folla e raggiungere il gruppo della mia classe. Lei e Emily si conoscono, ma non pensavo fossero così amiche. Rimango lì un attimo a fissarle, poi mi avvicino al tavolo delle bibite. Un ragazzo del quinto anno credo, serve gli alcolici. 

"Alcolico o analcolico?" mi sussurra mostrandomi i suoi denti bianchi. 
Ma sta sera non ho voglia di bere. A cosa servirebbe? E poi sono nella mia scuola. Sono già famosa per essere l'autolesionista emo depressa del cazzo, non mi serve da aggiungere l'aggettivo "ubriacona" alla lunga lista.
"Coca-Cola" dico. 
Quello mi guarda stupito. "Sicura? Perché ho della vodka alla pesca che è la fine del mondo"
So qual'è il suo obbiettivo. Non sono mica nata ieri. "Mai stata più sicura di così" gli mostro un sorriso falso e aspetto che mi metta il bicchiere analcolico nelle mani.

Mi allontano con il suo sguardo addosso. Sorseggio la mia Coca velocemente, ha un retrogusto strano... non è che ci ha messo qualcosa? 
Mi giro a fissare quel tizio. Mi fissa con uno strano sorrisetto stampato in viso. 
Butto il bicchiere per terra senza pensarci due volte; per fortuna che non l'ho bevuto tutto.

Poi le luci si accendono, il preside sale sul palco tutto trafelato. "Ragazzi! Un'attimo di attenzione! Oggi avremo un'ospite d'eccezione per la nostra scuola... è un vero onore per tutti noi accogliere qui, al nostro Ballo d'Inverno... Justin Bieber!"
Menomale che non stavo bevendo perché se avessi avuto la Coca in mano penso che l'avrei sputata tutta. 
Cioè, ma è uno scherzo?! Perché se è uno scherzo è davvero di cattivo gusto. 

Le luci si spengono, il preside scende dal palco. 
Tutto accade come a rallentatore. Un'ombra spunta dal palco, il cuore inizia a battermi forte. 
Capelli biondi spettinati, occhi color miele, vestiti bianchi, un sorriso unico, impossibile non riconoscerlo...

Arresto cardiaco.
Ommioddio! Justin Bieber è sul palco della mia scuola, a qualche metro da me!

Improvvisamente il dolore per i tacchi scompare. Faccio tutta la strada di corsa, arrivo vicino al palco dove alcune galline si sono già iniziate ad ammassare urlando il suo nome incredule.
Lui sorride, guarda verso di noi. Verso di me.
Quando i nostri occhi si incontrano quasi cado per terra. Sento le ginocchia che mi tremano e per fortuna qualcuno viene a sostenermi.
"Ma allora hai chiamato veramente al Tg!" dice Vivì, alla quale avevo raccontato della chiamata e della discussione con Justin e il giornalista.
Non le rispondo. 
Non ci sono parole per questo. Mi viene da piangere, cazzo. Quando gli ho parlato... non pensavo sarebbe venuto qui, davvero.

--

La musica riprende. Justin inizia a cantare sulle note di "Boyfriend" e le sue parole, dette da così poca distanza, mi sembrano ancora più vere.
Cantiamo tutte con lui. 
Lui allunga le mani, le più fortunate riescono a toccarlo. Altre non fanno che urlare e io vorrei dare un pugno in testa a tutte quelle che non fanno altro che schiamazzare invece di godere in silenzio della sua musica. 
21/12/2013. Questo giorno lo avrei ricordato a vita.

Procede così tutta la serata. Justin arriva anche a cantare alcuni pezzi del suo vecchio disco come "Up" e "One Time". E poi "Never say Never", "Take You", ecc... è come se fossi in un sogno. Rischio di svegliarmi da un momento all'altro. 
Se è davvero un sogno, non svegliatemi. Penso.

A fine serata mi rendo conto che è tutto vero. E' mezzanotte passata ormai e le luci si riaccendono. Justin ringrazia il pubblico e le sue fan.
Prende il microfono tra le mani. "Ringrazio tutti! Ma in particolare ringrazio Jasmine, che mi ha chiamato a Tg Notizie per dirmi di questo ballo! Senza di lei non sarei qui, grazie Jasmine!"
Viviet accanto a me è ancora più estrefatta. "Jasmine?! Ma che cazzo sei rincoglionita? Perché non gli hai detto il tuo vero nome?!"
Già, perché non l'ho fatto cazzo?!

Justin sta scendendo dal palco. Delle guardie del corpo si affrettano attorno a lui e cercano di allontanare come possono le fan fuori di testa. Non me ne frega un cazzo. Mi tolgo le scarpe, corro verso di lui e mi butto letteralmente addosso a una delle sue guardie del corpo. Riesco a spostarla.
"Justin, sono io Jasmine! Justin!" lo chiamo a gran voce. Lui si gira e mi sorride contento.
"Ehi, ciao bellezza" mi dice, come se non fossimo in mezzo a un gruppo di fan diciottenni con forti sbalzi ormonali.
"Me lo fai un autografo?" continuo a urlare. La guardia che ho spintonato cerca di levarmi dai piedi ma Justin la blocca. 
"Dove?" chiede lui, uscendo un pennarello indelebile dalla sua giacca.
Non ho un foglio. Non ho un maledettissimo foglio. 
Lui continua a guardarmi. So che non può rimanere lì a lungo. 

"Sul braccio!" esclamo porgendogli il mio braccio (quello non tagliato ovviamente).
Lui ride e mi prende il braccio tra le dita. Il suo tocco brucia sulla mia pelle. 
Sento con ogni fibra del mio corpo il suo sguardo attento sulla mia pelle, le sue dita che stringono il mio braccio, la punta del pennarello che vola tracciando segni indelebili sulla mia pelle e nell'anima.
Quando finisce molla la presa dal mio braccio e si allontana. "Ecco fatto Jasmine. Ci vediamo in giro" mi strizza l'occhio. Sorridendo.
Cazzo, il mio idolo mi ha sorriso!

Guardo il mio braccio: "A una fan molto speciale: Jasmine. Justin Bieber"
Ora posso morire felice.



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Uhuhuhuhuhu:')
Non ve lo aspettavate eh?


Ciao bella gente! 
Ma qualche recensione no vero?
Io sono ancora qui che aspetto! Sto aggiornando peggio di una macchinetta impazzita (?)
Tre capitoli al giorno, TRE!
Cazzo, mi sento un mito!
FuckYeah u.u
#Amatemi. 

-D.

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Capitolo 5
*** Quattro - Birra. A pranzo, a cena e anche a colazione! ***


Dal diario di un'autolesionista. [Quattro - Birra. A pranzo, a cena e anche a colazione!]



Justin Bieber. Non posso crederci. Ho sul braccio l'autografo di Justin.
Passo la notte così, sfiorando con le dita quel braccio fragile, fingendo che siano quelle di lui
"Chissà se lo rivedrò ancora"
Penso. E so che non è difficile rispondersi che no, lui fra un mese ripartirà per l'America e quel segno di pennarello presto svanirà dal mio braccio. 

Chiudo gli occhi. "Dio, dimmi che è tutto vero".

"Dormito bene?" il sorriso di Vivì è gentile quando l'indomani mattina mi accoglie a scuola. 
"Come un angelo. Ho sognato Justin tutta la notte" sbadiglio assonnata coprendomi la bocca con la mano. 
Viviet si mette di fronte a me e mi blocca la strada. E so quello che sta per dirmi. Non mollerà tanto facilmente.
"Sadie. Cosa hai intenzione di fare con lui? Perché qualcosa la devi fare, non puoi buttare tutto al vento"
Magari ci fosse qualcosa da fare. E se c'è io non so proprio cosa. 
"Che devo fare allora? Mi apposto sotto il suo hotel (che tra l'altro non so nemmeno qual'è) e urlo "Justin, sei l'amore della mia vita"?"
"Sarebbe un'ottima trama per un film"
commenta Vivì cercando di strapparmi un sorriso.
Ma io non è ho proprio voglia. Quando la guardo con i miei occhi profondi lei torna seria. La vedo frugare nello zaino e uscire un foglietto azzurro con alcune cose scritte sopra. Me lo mette in mano senza fare complimenti e noto che lei ne ha un'altro identico.
"Che cos'è?" dico rigirando il foglietto tra le mani.
"E' un annuncio. Ne hanno sparsi almeno cento a Guildford. Justin verrà qui tra una settimana a fare un punto incontro. In pratica farà autografi, firmerà i suoi dischi, farà foto con le fan e cose del genere. Noi ci andiamo"
"Tu ci vai. E se lui non si ricorda il mio nome? A parte che è convinto che io mi chiamo Jasmine quindi..."
ho l'asfissiante paura di fare la figura della solita fan isterica. Ripensando alla scenata di ieri sera forse quel tizio mi ha davvero messo qualcosa nella Coca-Cola. Non voglio arrivare da Justin e farmi fare un altro autografo... voglio qualcosa di impossibile. 

Voglio stare con lui.

"Say. Se non ci provi nemmeno come fai a saperlo? Magari hai una possibilità"

"Dai, ma se non ci credi nemmeno tu! E' una star internazionale, cavolo. Non James Hunting!"

"Ehi, cosa hai da dire contro il mio James?"
finge di arrabbiarsi e riesce a strapparmi una risata come al solito.

Cos'ho fatto per meritarmi un'amica come lei?

--

Dopo scuola non torno a casa. Decido che pranzo fuori. Non mi va di rivedere mia mamma, le sue occhiaie, i suoi problemi.
Per una volta voglio pensare solo a me stessa.
Ho qualche spicciolo in tasca, dovrebbero bastare per pranzare da un McDonald's scadente. 

Entro nel primo che trovo e prendo un Pig e una bottiglia di birra. Birra. A pranzo, a cena e anche colazione! E me ne fotto di tutti, cazzo!

Una signora mi guarda di sbieco mentre mi passa accanto e fa allontanare il suo bambino da me. Da questa pazza assassina che indossa solo vestiti di seconda mano, che beve una birra a pranzo neanche si stesse scolando un bicchiere di the. 
"Mamma, cos'è quella cosa?" chiede il bambino indicando la bottiglia di birra con la mano.
Vorrei dirgli che è la soluzione a tutti i miei problemi, insieme a Justin.
"Niente Christopher, solo Coca-Cola"
"La voglio anch'io!"
esclama contento. Alla mamma per poco non viene un colpo. "Bravo bambino" penso.
"Amore, torniamo dopo. Adesso mamma si è ricordata che ha un impegno urgente" la donna lo trascina via. Il bambino piange e allora lei lo prende in braccio.

Guardo la birra che ho in mano neanche fosse droga. 
Quanto vorrei una madre. Un padre. Una sorella. Qualcuno che mi dica cosa devo o non devo fare. 
Qualcuno che mi consigli
Qualcuno che mi aiuti a non buttare la mia vita al vento come sto già facendo. 
Se non mi avessero abbandonato tutti, se solo avessi ricevuto un poco in più di amore, forse non avrei incominciato a bere, a fumare, a tagliarmi... 

Mangio un pò del mio Pig e mi giro verso la porta. Sta entrando qualcuno. E' l'ora di punta ma il Mc non è mai affollato visto che si trova a poch passi dallo Starbucks, decisamente con prodotti molto più buoni. 
Ormai sanno tutti che per friggere gli hamburger usano lo stesso litro d'olio per due giorni interi. 
Che la carne che mettono all'interno sta impacchettata in bustine di plastica preconfezionate e surgelate. 
E che il pane non è altro che una pappetta molliccia fatto con farina di seconda mano. 
Ma a me non me ne frega niente, non devo mica fare la modella. 
Perciò mi abbuffo come il peggiore degli animali. 

Tornando a noi, qualcuno sta entrando dalla porta. 
E' un ragazzo alto, sulla diciottina. Ha i capelli biondo scuro coperti da un cappello dei "Chicago Bulls", porta gli occhiali da sole sugli occhi, anche se tutto questo sole non c'è, indossa una maglietta bianca e una giacca grigia di sopra, un paio di jeans a vita bassa e delle supra rosse ai piedi. 

"Dio, è da stupro." poi mi chiedo perché sto iniziando a pensare come Viviet. Io non sono mica così animalesca. 

Ci metto un secondo, un secondo di troppo. 
Un guizzo color miele dietro gli occhiali neri e lo riconosco. Non posso crederci, allora Dio mi vuole davvero bene! O male (a seconda dei punti di vista).

Lui si avvicina alla cassa e ordina un Chicken e una busta di patatine fritte. 
Dentro di me si svolge una battaglia interna tra cuore e cervello.

Il primo batte a un ritmo forsennato. "Devo alzarmi? Gli devo dire qualcosa?" 

"E cosa vorresti dirgli, che sei l'idiota di ieri? Rimani dove sei sgorbio"

"E se lui... mi riconosce?"

"Non ti riconoscerà mai, illusa! Lui è bello, ricco e famoso. Ha un milione di ragazze ai suoi piedi, stupida!"


Decido per l'ennesima volta di ascoltare il mio cuore. Anche perchè mentre il mio cervello riesce sempre a mantenere la calma, il mio cuore sembra che debba esplodere da un momento all'altro... e senza un cuore non si può vivere, no?
Un attimo prima che possa ripensarci sono già accanto a lui, di fronte al bancone. E' così bello. Lo guardo di sottecchi, facendo attenzione a non farmi notare. Ha un profilo bellissimo. Le labbra rosee e piene sono dischiuse. Il solo pensiero di quante ragazze abbia baciato mi fa girare la testa.
"Say, mantieni la calma" mi comando da sola.
"Ecco il Chicken con patatine... e tu? Cosa vuoi?"
La cameriera mi guarda in attesa stringendo i lacci del grembiule a forma di mucca. "Una bottiglia di birra" ma originale, proprio.
"Ehi, è già la seconda che prendi e in teoria non potrei dartela. Sei sicura che reggi l'alcool? Non posso prendermi la responsabilità io se ti succede qualcosa..." quanto parla! Sembra mia madre.
Mi correggo: sembra mia madre fino a un pò di tempo fa. 
"Tranquilla, lo so reggere"
Quella si allontana poco convinta. Noto solo allora che Justin mi sta fissando. 

Sorrido. Ora o mai più.

"Non servono a molto gli occhiali, sai? Io ti ho riconosciuto subito"
Mi sorride anche anche lui posando finalmente quegli odiosi occhiali in tasca, scoprendo i suoi meravigliosi occhi color miele. 
"Già, ho visto come che mi fissavi" 
Non posso guardarmi, ma da come mi stanno bruciando le guance intuisco che sono diventata rossa. 
"Lo sai che una ragazzina come te non dovrebbe bere?" mi dice, neanche stesse parlando a sua sorella.
"Ehi, guarda che ho sedici anni!"
"E io quasi diciannove. Ma tu dovresti saperlo... vero Jasmine?"


Occazzo. Si ricorda di me! Che figura di merda...

La commessa arriva giusto in tempo con una bottiglia di Heinken. In quel momento mi servirebbe.
Faccio per afferrarla ma Justin è più veloce.
Quando provo a togliergliela dalle mani lui nasconde dietro la sua schiena, dove io non posso arrivare. Scuote l'indice dell'altra mano. "Nono, questa la prendo io"
"Ma non è giusto!"
protesto, anche se sinceramente non me ne importa un cavolo. 
Sto parlando con Justin Bieber, cosa dovrebbe interessarmi oltre al fatto che muoio dalla voglia di saltargli addosso e baciarlo?
Ma anche se potessi, non lo farei. Lo so. 
"Shh, si che è giusto. Sei troppo piccola per bere"
A quel punto gli volto le spalle senza dire nulla e torno al mio tavolo. Mi siedo e lo fisso negli occhi. Mi guarda in modo interrogativo, non capisce le mie intenzioni. Prendo l'altra bottiglia che avevo ordinato prima e la porto alla bocca scolando il poco liquido rimasto. 
"Sono troppo piccola, eh?" sorrido. La verità è che mi sta girando la testa. 
Ho mentito, l'alcool non lo reggo per niente. 
Quando mi rimetto in piedi per poco non cado a terra, la testa mi formicola e vedo tante macchie viola.
Justin si avvicina a me ridendo e mi aiuta a stare in piedi. "Vieni, ti accompagno a casa ubriacona" 
"Non sono un'ubriacona..."
protesto. 
"Allora cosa sei?" si ferma per un'attimo, come se aspettasse davvero una mia risposta.
Ci rifletto un su, poi rispondo senza l'imbarazzo che, se fossi stata sobria, avrei avuto. "Una Beliber"
Justin scoppia a ridere e mi mostra il suo meraviglioso sorriso. Solo per me, non posso crederci. Ha una risata bellissima.
"Certo che lo sei Jasmine. Vediamo se hai ancora il mio autografo sul braccio?" 

Prova ad alzarmi la manica della felpa, ma è il braccio sbagliato. 
"No, Justin, è dall'altro lato..."
Niente da fare. Ormai li ha  visti. I tagli, intendo. 
Rimane per un'attimo fermo, lo sguardo assorto a percorrere ogni singola cicatrice sul mio braccio. 

Poi gli strappo letteralmente il braccio dalle mani. 
"Devo andare, mia mamma mi aspetta a casa" dico. L'ennesima bugia. 
Perché a casa non mi aspetta nessuno, solo altre ore di pianto.



______________________________________________________________________________________________________

Ehilà belle ragazze:3
Tristezza eh? Ma chi è che non è triste in questo periodo?
Io, almeno, mi sento così, quindi fatemi sfogare pleeeease. 
Lo so che la mia versione di Justin è piuttosto scadente, uccidetemi v.v
Ma non posso farci niente!

Comunque sto cercando di impegnarmi, mi serve solo molto sostegno da parte vostra!
Ringrazio Emanuela23 che ha detto che è la mia fan numero 1
Oddio, mi sento famosa MUAHAHAHA
No, scherzo, cagatemi vi pregoo D':

In ogni caso anche se per ora sono sicura al 100% che vi sto annoiando
spero di farvi divertire nei prossimi capitoli!
Baci a tutte voi Belibers:**

-D.
 






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Capitolo 6
*** Cinque - Come una di quelle bambole che si attivano con il pulsante ***


Dal diario di un'autolesionista [Cinque - Come una di quelle bambole che si attivano con il pulsante ]



"E così gli ho detto che non sono un'ubriacona"
Mi muovo sul letto agitata, stringendo a me tutti i peluche che ho sparsi nella stanza, adesso mia unica consolazione.
"E poi?" risponde sempre più agitata Vivì, al telefono. L'ho chiamata appena sono tornata a casa, vale a dire due ore dopo. Non mi andava di scoppiare a piangere lì, con mia mamma che poteva sentirmi e venire a rompere i coglioni. Quindi mi sono sfogata in giro, ho bevuto un altro po' di birra e sono tornata a casa con la testa che mi pulsa da impazzire.
"E poi non so come siamo finiti vicini... e lui ha visto i tagli"
"Oddio, Sadie! E lui che faccia a fatto?!"

Mi sento la smielata protagonista di una telenovelas drammatica.
"Non lo so, cazzo, sembrava scoinvolto... sono scappata via" mi passo una mano tra i capelli, innervosita dalla sua risposta. Ci basto io con il nervoso, ora ci si mette pure lei! Lo so che ho combinato un casino, lo so! Non mi serve qualcuno che mi ricordi che la mia vita è un fallimento totale.
"Ma no, dovevi rimanere lì! Parlarci, spiegargli... ti rendi conto di che occasione hai sprecato? La prossima volta che lo vedrai, vale a dire giovedì prossimo, gli parlerai per due minuti a stento! Credi che basteranno?"


"Sai che ti dico? Non me ne frega Viviet. Non mi interessa un cazzo" facile a dirlo. Meno a crederci.

"Senti, ma cosa vuoi da me? Ho già i miei problemi. Ora Justin può pensare che sono una pazza schizzata, tanto chissenefrega! Tra un mese sarà in America e si sarà dimenticato della pazza Jasmine"
Non le do neanche il tempo di rispondere, le chiudo in faccia in preda a una crisi di rabbia e stress. 

Scoppio in un pianto irrefrenabile dove maledico il mondo e chi lo ha creato. E chi ha deciso che gli umani dovessero essere costantemente infelici, almeno alcuni. Justin ha tutto. Io ho niente. E' non può esserci nessun contatto tra due persone del genere.

Dopo due minuti mi sono già pentita di aver risposto male a Vivì e di averle chiuso in faccia. Lei è l'unica persona che mi è rimasta accanto quando Lewis mi ha lasciata e ho pianto per mesi, quando i miei litigavano e io andavo da lei a piangere, quando Charlotte è scappata di casa senza dirmelo, lasciando solo un biglietto in cui diceva che ci odiava tutti e che le avevamo distrutto la vita. Lei c'era sempre stata, non ho nessun diritto per trattarla così. 

La chiamo. 
Tutu...tutu...
"Scusa" mi dice, non appena risponde.
"Scusa tu, sono rincoglionita. Non mi va una sola cosa per il verso giusto"
Faccio un sospiro, la voce mi trema. 
"Tranquilla, ho esagerato... le cose si risolveranno"

"Non credo proprio Vivì"


"La speranza è a l'ultima morire no? Passo da te tra due ore, andiamo a fare shopping per giovedì" mi chiude in faccia e io sospiro. Non faccio neanche in tempo a dirle che nel portafoglio non mi è rimasto un soldo.

--

[Una settimana dopo]

"Sadie sei pronta? Oggi andiamo da Justin, ricordi?"

Mugolo qualcosa mentre cerco di scacciare il pensiero dalla mia mente. Non ho nessuna voglia di andare da lui e rendermi ridicola, perché io sono sempre ridicola, ogni cosa che faccio. Era molto meglio quando lui era solo il mio idolo, bellissimo e irraggiungibile, e io la fan sconosciuta tra milioni di altre. 
"Già. Fai andare Jasmine al posto mio, non mi sento tanto bene" rispondo ironicamente.
Viviet si mette le mani sui fianchi e mi guarda storto, "sta volta si arrabbia sul serio" penso.
"Sadie. Lo sto facendo per te, mettici almeno un po' di impegno!"
Sbuffa scocciata dalla mia indisponenza, ma sta volta anch'io ho qualcosa da ridire. 
"Sta volta non hai completamente ragione..." dico cercando di trattenere una risata.
Usciamo insieme dal cancello di scuola, oggi mangio a casa sua, così possiamo prepararci insieme per questo pomeriggio.
Ho chiesto il permesso a mia mamma e quella a malapena mi ha risposto con un "Si" forzato. Poi è tornata a rigirarsi tra le coperte del letto e mi ha sussurrato di spegnere la luce perché le faceva bruciare gli occhi. Secondo me non mi aveva nemmeno sentito. Il suo processo di trasformazione da umana-vampiro è alle ultime fasi ormai.

"Cosa intendi?"

"Ammettilo, vieni anche e soprattutto perché speri ci sia Chaz Somers!" 

Quando la vedo diventare tutta rossa e provare a coprirsi il viso con i lunghi capelli mori per poco non scoppio a ridere.
"Ah-ah, colpita e affondata!" esclamo contenta. 
Chaz è il migliore amico di Justin, anche lui come dice Vivì "un figo da paura". Beh, se a lei piace sono contenta, magari oggi avrà l'occasione di conoscerlo e finalmente si dimenticherà una volta per tutte di Jhon. Lei dice che ormai a lui non ci pensa più, che da quando l'ha mollata per mia sorella è uscito fuori dalla sua vita... eppure trovo ancora il suo nome sul suo diario scritto tra tanti cuoricini e la sorprendo spesso a guardare per aria con uno sguardo strano. So che pensa a lui, anche se inventa un milione di scuse. Lei ha uno sguardo diverso per ogni ragazzo... e quando pensa a Jhon... si mette il viso tra le mani e sospira tre volte al minuto. 

"Non è vero, non è vero! Smetticela!" inizia a stillare attirando l'attenzione dei pochi ragazzi rimasti a scuola. 

"Smettila tu! Se continui così lo farai sapere a tutti"
Dico con calma, e allora lei si zittisce, consapevole che ho ragione.

--

La mamma di Viviet è una donna gentile. Si chiama Flora, come quella delle Winx (si, le vedo ancora), ed è in tutto e per tutto identica a lei. E' gentile, affettuosa, comprensiva e dolce. Insomma, la madre perfetta.
Vorrei esser stata altrettanto fortunata. 
Ogni volta che Vivì si sfoga su sua mamma io la difendo sempre, sua mamma intendo, le voglio un gran bene. Diciamo che l'ho adottata come mamma adottiva, fino a quando non mi deciderò a chiamare i servizi sociali e ad andarmene via di qui. Non posso aspettare fino a quando non sarò maggiorenne, rischio di impazzire in quest'inferno.

Flora ci aiuta a prepararci. Io mi metto dei legghins stretti, neri, con sopra una canotta aderente e una maglietta larga pesante di sopra. Converse bianche ai piedi e una collana con un fiocco coloratissimo presa in prestito dall'armadio di Vivì per arricchire il look. Come la metà delle cose che ho addosso del resto.
Viviet invece indossa dei jeans strettissimi, una maglietta aderentissima leopardata e tantissi braccialetti sul braccio destro, mentre in quello sinistro indossa solo due elastici. 
Ci trucchiamo e siamo pronte. 

Prendiamo un taxi. A Guildford ce ne sono tanti ma non ne capisco il perché, nessuno li usa, visto che il paese non è poi così grande e quasi tutti sono provvisti di macchina o motorino. 
Tranne noi.
Si, esatto, "la macchina del Papì" è fuori uso fino a quando Viviet non si deciderà a portarla dal meccanico. 
Come se tutto il mondo fosse contro di me rimaniamo bloccate nel traffico.

"Cazzo!" impreca Viviet sottovoce guardando l'enorme fila di macchine di fronte a noi e poi nuovamente l'ora sul cellulare. Poi si rivolge con poca gentilezza all'autista. "Allora? Che facciamo qui? Si muova!"

"Tu che proponi? Volo sopra la fila di auto?" 
Vivì inizia a perdere il controllo. Abbassa il finestrino e si affaccia sulla strada urlando e imprecando contro le macchine ferme. Qualcuno scende dalle auto e viene a protestare con noi. Io sprofondo nel sedile per la vergogna, sperando che non mi veda nessuno. A quanto pare c'è un camion che è finito fuoristrada e ha bloccato la strada che, guardacaso, è quella più breve per arrivare alla "Media World", il negozio di dischi e articoli tecnologici dove Justin farà l'incontro.
Almeno questo è quello che dice il ragazzo con cui Viviet sta parlando. 

Dopo mezz'ora, Dio solo sa come, e con un margine di un quarto d'ora di ritardo, arriviamo di fronte alla Media World. 
"Cazzo, cazzo, cazzo! Guarda che folla che c'è!"
esclama Vivì, come sempre pensando in negativo. Scendiamo dall'auto e la mia amica si sbriga a dare la mancia al tassista. 
In effetti non ha tutti i torti: appena dietro le porte di vetro della Media World una folla interminabile di ragazzine non fa altro che urlare e alzare in alto cartelloni, penne, fogli e i dischi di Justin non appena le porte si aprono.
Ecco, sta succedendo proprio adesso. 
Con curiosità fisso un'omone robusto, tutto vestito di nero e con gli occhiali da sole, che apre le porte. Mantiene dietro le ragazzine con il suo peso, un po' come avevano fatto le guardie del corpo alla festa, la scorsa settimana. 
Ne fa entrare un piccolo gruppetto, il resto smette di abbaiare quando le porte si chiudono. Tornano a parlare tra di loro freneticamente. 

"Siamo arrivati tardi, ora ci tocca aspettare" sospiro rassegnata.
Viviet mi fulmina con lo sguardo. "Nient'affatto!" e mi trascina con se all'interno della folla. 
Prende a spintoni tutte le ragazze che le stanno tra i piedi creandosi un varco tra la gente. Qualcuna ci guarda storto, altre ammutoliscono di fronte alla rabbia spietata della mia amica.
Fatto sta che in meno di dieci minuti arriviamo a un posto niente male nella fila. Ci sono solo due gruppetti di ragazze davanti a noi.
Le porte si aprono un'altra volta. Fogli, dischi, cartelloni e poster tornano a volare in aria. 
Fogli, dischi, cartelloni...
"Occavolochecasinoporcapatata!"


"Vivì, ma io non ho portato niente! Non posso farmi autografare un'altra volta il braccio!"
Una ragazza in fila dietro di noi con la maglietta di Justin, il poster di Justin in mano e i suoi cd nell'altra mano, ci guarda con espressione disgustata, poi mormora alla sua compagna: "Ma le vedi a quelle? Non hanno portato niente da farsi autografare... certo che il nostro Bieber ha delle fan davvero scadenti... e false"
Sia io che Viviet sentiamo le sue parole cattive. 
La mia amica per tutta risposta estrae un poster e un cd dalla sua borsa. "Ecco qua. Il poster è mio però" esclama Viviet facendo attenzione a farsi sentire dalla vipera dietro di noi. 

"Falsa"  "Troia"  "Puttana"... volano insulti.
Viviet e la vipera si ammazzano di parole, sento che sta per scoppiare una rissa. 
La folla intorno a noi si divide in due gruppi, alcuni incitano la vipera... che si chiama Pamela, e altre Viviet.

L'omone vestito di nero esce nuovamente fuori per controllare il motivo di tanta confusione. Esce una ricetrasmittente dal taschino della sua giacca e con voce calma comunica delle informazioni a qualcuno. Pochi minuti dopo altri uomini intervengono per sedare la rissa, si mettono in mezzo a noi cercando di calmare il caos. 
"Tu, tu, tu e anche tu! Potete entrare"
L'omone indica me, Viviet e altre due ragazze. Sorridenti le due si avviano all'interno spintonandosi. Viviet mi tira con la mano. Io sono terrorizzata. Non capisco niente, sento solo il cervello che sbatte da tutte le parti come un filipper impazzito.
Cammino come un robot, seguo Vivì all'interno dell'enorme sala dalle pareti grige e dal pavimento di mochette. Una fila ordinata di ragazzine si allunga verso un tavolo circondato da altri omoni in nero. Justin sta seduto lì in mezzo e firma tutto con il pennarello indelebile.

Una ragazza dai capelli rossi si avvicina a Justin... un po' troppo del dovuto.
Gioca con i suoi capelli, poi vedo che lui le dice qualcosa e lei scrive qualcos'altro su un pezzo di carta. 
"Le ha dato il suo numero!" urla il mio cuore, facendo una capriola nel petto. La mia testa ha da ridire. "No, glielo ha chiesto Justin. Idiota, visto che non gli interessi?! Vuoi tornare a casa e risparmiarti questa scenata?!"
 
Scuoto la testa, sento le gambe che mi tremano come un budino. "No, no senti, io non ce la faccio. Sto uscendo..."
Un conto essere sola con lui. Un altro era fare una figura di merda di fronte a tutti quando lui avrebbe alzato la faccia, mi avrebbe vista e magari, con una smorfia disgustata, avrebbe detto: "Ah, sei tu, la pazza che si taglia"

Faccio per uscire, ma Viviet mi trattiene spappolandomi il braccio con la sua presa ferrea. "Tu non ti muovi di qui" sibila, e io obbedisco. 
Ci mettiamo in fila. Altre ragazze si avvicinano a lui, lui sorride a tutte. Fino a quando non alza lo sguardo e mi vede, vede me.
E il suo sorriso si spegne.


POV. JUSTIN

E' dalle cinque e mezza che sono qui e ancora continuano ad arrivare ragazze. Credo non mi abituerò mai alla mia fama internazionale, anche se ormai non dovrebbe sembrarmi strano. 

Le urla si sentono fino a qua dentro, quando Bob va ad aprire le porte per far entrare le prossime fortunate.
Già, le ragazze si sentono fortunate a parlare con me.
Questo mi piace, eccome se mi piace. 

Chaz, accanto a me, non fa che ridacchiare ogni volta che qualcuna mi implora di farsi un'altra foto, di avere la possibilità di uscire con me, di abbracciarmi... ride persino in faccia alle poverette che scoppiano a piangere quando si trovano di fronte a me. 
"Così le farai scappare via tutte" gli dico quando finisco di fare l'autografo a questa fan.
Lui scoppia a ridere. 
"Oddio, Justin, un'altra foto ancora ti prego! Sei il mio idolo, oddio!" le imita facendo una voce da femminuccia.
"Le ragazze mi amano, che posso farci" sorrido a Chaz che scuote la testa.

"Per Selena non eri così affascinante, allora" sta volta non sta scherzando.
"Non mi interessa, non voglio parlare di lei adesso" 
Selena mi ha lasciato, non posso ancora crederci. Ma devo farmene una ragione, non posso continuare a vivere e a pensare come se stessimo ancora insieme. Anzi, io ho lasciato lei. Non devo dimenticarlo. Non può accadere il contrario.
Per un momento ho la voglia di farmi la biondina che mi si presenta davanti. Indossa una minigonna che lascia poco all'immaginazione e una canotta così corta che le arriva sopra l'ombellico.
Mi chiede se posso farmi una foto con lei. Sarei un gay se le rispondessi di no. 
Mi alzo in piedi e la raggiungo, le mostro uno dei miei migliori sorrisi e quella diventa tutta rossa. Non le do il tempo di riprendersi che la abbraccio, la prendo per la vita e la stringo a me, facendole respirare il mio profumo. 

Voglio farle svenire tutte. Mi piace vedere come sono attratte da me.
Il fotografo ci scatta una foto, finiranno tutte su internet. Spero tanto che Selena le veda e scoppi a piangere. 
Basta, devo smetterla di pensare a lei.

Il prossimo è un gruppo di ragazzine, potranno avere si e no quattordici anni. Non mi sento di fare il puttaniere con loro, non sono ancora caduto così in basso. Vogliono solo l'autografo ad un poster. 
Le porte si aprono ancora, altre urla, altre ragazze entrano sorridenti e si guardano intorno cercandomi... 
"Wow, guarda che gnocca quella" commenta Chaz, indicando una delle ragazze infondo. Ha i capelli rossi e uno sguardo da gatta. Non appena nota che la stiamo guardando ci fa un sorriso sensuale scoprendo un'altro po' la sua scollatura.
"E' una bomba" dico, facendo ridere Chaz.
"Chiedile il numero. Così ce la portiamo a letto"
"Lascia fare al maestro"
faccio l'occhiolino a Chaz.
Firmo distrattamente gli autografi alle altre fan, poi, finalmente, arriva la rossa. 
E' davvero porca, e sexy. 
Non c'è bisogno di fare niente. E' lei che si avvicina e inizia a giocare con i miei capelli sensualmente. Penso che questa vuole di tutto tranne l'autografo. 

"Ehi, bambolina, me lo lasci il tuo numero?" le faccio uno sguardo che stenderebbe anche la più stronza delle stronze.
Lei si morde il labbro e annuisce. Strappa un pezzo di carta da un foglietto che teneva in tasca e scrive il suo numero. Penso anche il nome. Non lo guardo neanche, lo metto in tasca, in mezzo a tutti gli altri. 
"Hai intenzione di chiamarmi?" dice lei, facendo il broncio. 
"Può darsi, piccola" le faccio l'occhiolino e quella per poco non sviene. Si controlla bene devo dire. 
Poi scompare da qualche parte. Non mi perdo un movimento del suo fondoschiena, fino a quando un'altro gruppo di ragazze in calore non mi si piazza davanti. 

Alzo lo sguardo su di loro con il sorriso pronto sulle labbra e la vedo. E' lei. Jasmine.
Istintivamente smetto di sorridere. 
L'immagine della sua pelle ferita dai tagli, dalle numerose cicatrici sul suo braccio e dei suoi occhi dopo che ho visto tutto ciò mi passa davanti in un lampo.
Accanto a lei c'è la sua amica, quella che stava con lei alla festa la scorsa settimana. 
E' carina. Ma lei ha qualcosa... non so che cosa. 
Devo parlarle.

Per un'attimo ho il pensiero che anche lei abbia avuto la stessa idea e sia venuta qui. Non ne capirei il motivo altrimenti. Quel giorno, a quella festa, mi si è letteralmente buttata addosso pur di farsi fare un autografo sul braccio e mi era sembrata pure parecchio scema a dirla tutta... eppure, il giorno dopo, al McDonald's poteva farsi con me tutte le foto che voleva, poteva persino uscire insieme a me.
E non lo aveva fatto.
Non era qui per un autografo. 

Sono costretto a farmi parecchie foto con svariate ragazze prima di ritrovarmi di fronte a lei e alla sua amica. 
Il suo imbarazzo riempe l'aria. Continua a guardarsi i piedi. 
La sua amica prende in mano la situazione dandole una gomitata nelle costole. 

"Ciao" scatta Jasmine come una di quelle bambole che si attivano con il pulsante.
"Ehi" le rispondo. "Jasmine?" non posso farle credere che mi ricordo il suo nome, le darei troppa importanza.
Ho già sbagliato con Selena... le ragazze vanno solo usate.
"No. Anche se ti ho detto che mi chiamo così non è vero... quel giorno al Tg Notizie mi vergognavo e... insomma per dirla breve ho cambiato nome. Cioè, ho sempre un nome solo che Jasmine non è quello giusto, cioè non è..."
La fisso con uno sguardo divertito. Non posso fare a meno di pensare che è adorabile quando si ingarbuglia nelle sue stesse parole. Diventa tutta rossa. 

"Cioè, in pratica io in realtà mi chiamo Sadie. Però ti ho detto che mi chiamavo Jasmine perché mi vergonavo a fare sapere in tv che ero io..."

"Allora ciao, Sadie"
le faccio un altro dei miei sorrisi. 

Sadie apre la bocca come per dire qualcosa, poi la richiude. Bob viene a dirmi qualcosa all'orecchio: "Le fan si stanno seccando per l'attesa... fai una cosa veloce Justin"
Annuisco e le guardo. L'altra ragazza si fa avanti con un sorriso... che però noto non è rivolto a me. Chaz?
Mi domando incredulo, notando che la mora guarda proprio lui. 
"Ehm, gli autografi grazie" dice, sempre guardando Chaz. Si volta solo all'ultimo verso di me.
Prendo il disco e il poster che ha nelle mani e li firmo velocemente, facendo un cenno a Bob per dirgli di farne entrare altre. Non ne posso più, voglio uscire di qui.

L'amica di Jasm... Sadie si allontana. Ma quando nota che Sadie è rimasta lì torna indietro e prova a tirarla via. Quella mi fissa negli occhi. Allora le dico di avvicinarsi. 
"Parliamo dopo, okay? Aspettami all'uscita e appena finisco vengo da te"
Lancio poi uno sguardo alla sua amica e so che ha capito quello che non ho osato aggiungere. Da soli.



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Ciao a tutte biscotte(?)
Chiedo pardon, ma oggi ho avuto scuola e non ho potuto aggiornare D:
Comunque spero che mi sono fatta perdonare
visto che il capitolo è moolto più lungo e c'è anche il pov di Justin:3
sono perdonata, vero?
Beeene. Non uccidetemi. Purtoppo(?) non sono un maschio
e non sono di certo il nostro Bieber,
quindi posso solo immaginare cosa gli passa per la testa.

domandine...
Justin ha veramente superato la rottura con Selena?
Di cosa vuole parlare a Sadie?
E Sadie, lo aspetterà?

Vi lascio riflettere Kisskiss:*

-D. 






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Capitolo 7
*** Sei - I ragazzi non si innamorano di quelle come me ***


Dal diario di un'autolesionista [Sei - I ragazzi non si innamorano di quelle come me]



POV. SADIE

Non posso crederci. 
Devi crederci. 

Justin Bieber, il mio idolo nonché mia ragione di vita da più di un anno, mi ha appena chiesto di aspettarlo e che dopo verrà a parlarmi. Da soli.

Mi sento quasi come la protagonista di un film, cioè quello che mi sta succedendo è troppo incredibile.
Prima chiamo al Tg Notizie e riesco a parlare con il mio idolo, poi questo viene addirittura a cantare nella mia scuola! Come se non bastasse lo incontro il giorno dopo al McDonald's e parliamo come se fosse la cosa più normale al mondo. 
Infine lui vede i miei tagli.
Scappo via. Eppure, una settimana dopo, sono ancora qui a vederlo e lui mi chiede se possiamo parlare. 

Ho bisogno di sedermi, cazzo.

Viviet mi accompagna fuori e per poco non mi spappola il braccio tanto me lo stringe forte. Io non mi volto nemmeno indietro a guardarlo, la mia faccia continua a cambiare colore dal bianco al rosso mentre sento sbalzi di temperatura in tutto il corpo. 
Temo che se incontro un'altra volta i suoi occhi color miele svengo. 
Un gruppo di ragazze urlanti si avvicina alla porta ed entrano, sotto lo sguardo vigile dell'omone vestito di nero. Si accalcano lungo la fila, impazienti di ricevere un autografo dal loro idolo. 
Altre piangono quando lo vedono.
Le capisco benissimo, anch'io avrei fatto benissimo così un mese fa. Una settimana fa... ma ora è tutto diverso.
Qualcosa è cambiato. E' quel qualcosa è 'Justin Bieber' con cui finalmente sono riuscita a parlare. 
Quasi non mi sembra vero.

"Non te lo meriti" mi sussurra una voce all'orecchio "Non ti meriti nemmeno la sua parola"

E so che ha ragione, chiunque sia quella voce. 
Insomma, cos'ho io di speciale?
Niente, assolutamente niente. 
Non sarebbe stato tanto strano se mi avesse cercata il mio compagno brufoloso di terza F, ma qui è tutta un'altra storia... 
Stiamo parlando di Justin Bieber cazzo! Un cantante, anzi il cantante, che più amo e stimo al mondo. Uno dei ragazzi più belli e sensuali dell'intero pianeta. 

Ho una voglia assurda di gridare il suo nome.

"Siediti. Respira... espira, respira, espira" continua a blaterare Vivì che mi ha fatta sedere in un muretto dall'altro lato della strada. Le stringo la mano fortissimo.
"Ahia!" esclama, facendo un balzo all'indietro. Si massaggia le dita.
"Così impari. Mi hai lasciato un livido sul braccio tanto lo hai stretto forte!" scopro il mio braccio e le mostro il livido.
Lei si scusa con calma, dicendo che non è colpa sua.
La guardo con uno sguardo diverito quando finalmente il mio respiro è tornato regolare e il sangue ha ricominciato a scorrermi nelle vene al posto dell'adrenalina. "E allora, non pensavo ti piacesse così tanto Chaz"

Arrossisce all'istante. Non ho mai visto Viviet comportarsi in questo modo.
"Ehm, no... ma che dici!"

"Ma se gli stavi sbavando addosso! L'autografo sembrava lo stessi chiedendo a lui!"
scoppiai a ridere ripensando alla faccia della mia amica di fronte a Chaz. 

"Ma che dici! Tu sei davvero fatta... quante canne ti sei presa prima di venire qui? Piuttosto, che ti ha detto Justin?"
Mi sembra veramente assurdo parlare di Justin come se fosse un mio amico, insomma, lui fino a qualche settimana fa era solo e solamente un sogno irraggiungibile che si trovava dall'altra parte del mondo, in America! Se non in Canada.

"Vuole parlarmi... mi ha detto di aspettarlo"
Viviet urla uno 'yuppy' di soddisfazione, saltando in aria. E' felicissima per me. 
"Da soli" sottolineo. Spero tanto che non se la prenda ma non ho voglia di discutere quello che dice Justin... so benissimo che con lui non avrei alcuna possibilità. E' già difficile così, è molto meglio se rimango sola con lui.
Allo stesso tempo qualcosa mi brucia l'anima, fa fare capriole al mio stomaco nella pancia. Una sensazione di panico mi fa un buco alla pancia, è insopportabile. 

"E' quello che hai sempre voluto" mi ripeto, incredula che la paura - una paura assurda tral'altro - mi stia giocando questi brutti scherzi proprio adesso. 

Lo voglio con tutta me stessa. Eppure farei di tutto per evitare che succeda. 

Non mi capisco proprio. 
"Me ne sarei andata lo stesso gioia! Non ho nessuna intenzione di starti tra i piedi" mi fa un occhiolino e capisco che è tutto apposto. 
"Allora io vado. Chiamami appena torni a casa e raccontami tutto... se fate tardi, mandami un messaggio che lo leggo domani mattina"
Si allontana con un'espressione maliziosa sul viso. 'Se fate tardi?!?! Ma cosa cazzo va a pensare??'
No, non è tutto apposto. 


"Vivì, torna qui" gli dico presa da un attacco d'ansia.
"Che hai adesso?" mi chiede preoccupata. 
"Non lo so... mi sento male. Cioè non lo capisco, dovrei essere felice, ma ho paura. E se mi dice qualcosa di brutto? E se succede qualcosa?"
Lascio per aria quel 'qualcosa' come se mi stessi riferendo a chissà quale catastrofe. 
La verità è che con Justin non ho la minima idea di cosa possa succedere, infondo, ora che ci penso, io lo conosco solo tramite la sua musica, le riviste e le interviste che ha fatto in tv. 
Ma le star hanno pur sempre una vita dietro le quinte, no?
E lui... io non so niente. So solo che si è lasciato con Selena, ma questo non mi basta ad avere la certezza di qualcosa. 

Viviet scoppia a ridere distraendomi dai miei pensieri. Quel vuoto disgustoso allo stomaco non è ancora andato via. 
"Stai tranquilla Say, non è la prima volta che esci con un ragazzo" dice come se non fosse ovvio.

"Si, ma non in questo modo! Lewis è stato il mio migliore amico per un sacco di mesi prima che ci fidanzassimo. E poi non c'entra niente, stiamo parlando di Justin Bieber cazzo!"

"E allora?" vorrei ucciderla. "E' un umano, non un alieno! Devi solo essere naturale e vedrai che andrà tutto apposto"

Sorrido amaramente, vorrei che fosse vero. Vorrei che fosse tutto così semplice... sfogarsi con qualcuno, essere gentile e dolce come lo si è dentro, non vergognarsi di essere timide. Ma non succede questo nella vita reale, succede solo nei film, o nei libri che amo tanto leggere. La le protagoniste non si fanno tutti questi problemi... hanno sempre un ragazzo che le va dietro, bello, muscoloso e figo.
E io? Di quale libro sono protagonista?
"I ragazzi non si innamorano di quelle come me"


"Allora sono davvero stupidi. Perché tu sei bellissima, dolce, simpatica... attraente! Persino sexy quando ti ci metti. Ma soprattutto non sei una di quelle barbie finte e soprattutto usate che puoi trovare dovunque, capisci? Tu sei una persona vera, forse non tanto matura e con qualche problema al cervello ma... sei una brava ragazza"

Scoppio a ridere, da quando la mia Vivì è così dolce?
"Ho problemi mentali eh? Sparisci, prima che ti uccido!"

"Scappo, auguri per dopo!"
mi fa una linguaccia.

"Fanculo!" le urlo dietro.

--

Okay, sto aspettando da solo... un'ora?! Non dovrei essere così in ansia.
E invece lo sono, cazzo. 
Justin non esce più. Sembra che il gruppo di ragazze appostate davanti all'entrata continui ad aumentare, mentre le ragazze che escono mi sembrano davvero pochissime. 
Reprimo il desiderio di prenderle tutte a calci in culo e farle tornare da dove sono venute solo perché mi serve ancora altro tempo per prepararmi... incredibile vero? Sono patetica.

Altre urla. Hanno di nuovo aperto le porte. Non ce la faccio più.
Prendo l'I-Pod dalla borsa e metto le cuffie nelle orecchie. 
Sblocco il display, vado sulla sezione 'musica'. 

Fantastico. 

Ho quasi ed esclusivamente canzoni di Justin. Come se l'ansia da sola non bastasse. 
Opto per un grintoso 'S&M' di Rihanna nel tentativo di darmi un po' di coraggio. 
La musica parte nelle orecchie e inizio a muovere la testa a ritmo delle parole. Piano piano il fiume di gente di fronte alle porte scompare. Solo alcune ragazze si aggirano ancora lì intorno, forse nella speranza di veder uscire il loro amato idolo. 
Penso che nessuna di loro si sogna che lui voglia stare da solo con una come me. 
Dev'essere davvero impazzito.

"Ma dove cazzo è finito?"
Magari mi ha dato buca. 
Quasi, quasi me ne torno a casa... almeno mi risparmio le mie solite figure di merda. Oltretutto si era fatto anche buio. 
In inverno qui tramonta molto presto, e fa pure parecchio freddo. Il sole, ormai, era scomparso da parecchio. 
Sto per prendere sul serio l'idea di andarmi a rinchiudere nella mia stanza celeste quando una porche nera sbuca da un'angolo della strada di cui non mi ero nemmeno accorta. 

La fisso curiosa... e la macchina accosta proprio accanto a me. I finestrini sono tutti oscurati. Mi tolgo le cuffie.
Dopo pochi secondi si abbassa il finestrino del guidatore e per poco non mi viene un'infarto quando trovo quei capelli biondo scuro e quelle labbra carnose e perfette di fronte a me. I suoi occhi sono coperti dagli occhiali da sole.
"Sali" dice questo e basta. 
Ma per me è come se fosse una proposta di matrimonio. 

Senza farmelo ripetere due volte giro intorno alla macchina e salgo sul sedile del passeggero. Improvvisamente ho la gola secca. 
Che succede adesso?


POV. JUSTIN

Eccola, sta salendo nella mia macchina. 
Adesso è lì che stringe le mani l'una all'altra con imbarazzo. 
Mi passo una mano tra i capelli e tiro su le punte. Lei segue ogni mio gesto e poi guarda le sue mani, come se si vergognasse. 
'Di cosa poi? Mica la mangio.'

Metto in moto. 
"Dove andiamo?" sono stupito di sentire la sua voce. 
Stringo e allento la presa sul volante, con una mossa fluida mi rimetto in strada e riprendo a guidare. 

"Voglio solo farti fare un giro, rilassati" approfitto della strada deserta e mi giro a sorriderle. Le do' una fugace carezza con la mano sulla guancia, e sento che si tende come una corda di violino. 
Ridacchio sottovoce. E' così... non lo so cosa, ma il suo modo di comportarsi mi fa divertire. 

"Sono calma"

"No che non lo sei"
Sorrido nuovamente e mi sposto gli occhiali da sole sulla testa. 
Prendo il volante in una sola mano e esco un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, me ne accendo una e la porto alla bocca sospirandone vari tiri. Il fumo si disperde nell'abitacolo e sento Sadie tossire e muovere la mano intorno a lei a mo' di ventaglio. 

"Tu fumi?!" chiede sbalordita.
"Già. Non posso farlo?"

"Non è una bella cosa"
Scoppio a ridere e giro a una curva. Sadie finisce addosso a me per la sorpresa. 

"Lo so che sono irresistibile piccola, ma devo guidare"
Lei si ritrae tornando nel suo sedile. 

"Allora guida, ma apri il finestrino perché non riesco a respirare"

Mi sembra così innoqua. E' salita in macchina con me, eppure non mi conosce nemmeno. Cioè, crede di conoscermi, così come credono di conoscermi tutte loro, le 'fan'. Mi chiamano 'amore mio', ma sanno veramente chi sono?
No. 
Bene, ragazze. Ho una vita io, non c'è solo la musica. 
Allora non capisco perché tutte si stupiscono quando faccio qualcosa. 
Per loro devo essere sempre il ragazzo perfetto. Pure per i miei agenti discografici è così. A me questa storia ha rotto i coglioni.
Accosto in una stradina deserta, in periferia. 

"Prova tu" le dico offrendole una sigaretta.
Sadie mi guarda scettica, poi sfila la sigaretta dalle mie dita. 

"Non ho mai fumato" lo dice come se fosse una colpa.
Insomma, un po' lo è cazzo. Arrivare a... 16 anni senza aver mai toccato una sigaretta è da dementi. 

"Tranquilla, ti faccio vedere io"


POV. SADIE

"Tranquilla, ti faccio vedere io"
mi fissa con uno sguardo che farebbe sciogliere l'iceberg del Titanic. 
Come posso resistergli? 
E' pur sempre il mio idolo, anche se nella mia mente continua a ripetersi fino allo svilimento la stessa identica frase: 
'Sono nella macchina di Justin Bieber, occazzo! Sono nella macchina di Justin Bieber, occazzo!..."

E' così diverso da come pensavo... da cosa poi?
Infondo non lo conoscevo. E non potevo di certo pensare che fosse perfetto. 
Certo, per me lo è. 

Mi passa l'accendino e io, come un'idiota, tento quattrocento volte di accendere quella fottutissima sigaretta. 
Niente da fare, il mondo ce l'ha con me. 
Sento Justin ridere al mio ennesimo tentativo fallito. 
"Non ci riesco" mormoro, e viene da ridere anche a me.

"Lascia stare, finisci la mia okay?" delicatamente mi leva la sigaretta dalle mani. Sento un formicolio che dalle punte delle dita - dove mi ha sfiorata - si propaga in tutto il corpo. 
Non oppongo resistenza quando mi mette la sigaretta, toccata dalle sue labbra da stupro, nella mano.

Lui si accende la mia e la punta della sigaretta per un attimo diventa arancione, poi lo vedo aspirare il fumo con gli occhi chiusi. Approfitto del fatto che non può vedermi per guardarlo bene. 
Finalmente posso farlo. 
La luce della luna rende il tutto più incantevole. I suoi lineamenti perfetti sono color perla mentre i miei occhi scattano una serie di foto che nessuna persona oltre a me potrà mai vedere. 
Inclina la testa sul sedile mostrando il suo collo nudo mentre espira il fumo che esce dalla sua bocca in una nuvola grigia. Le sue labbra dischiuse sono da baciare. 
"E' un Dio." Penso. Non c'è altra spiegazione. Un'essere umano non può essere così dannatamente bello.
Eppure lui sembra non accorgersi dell'effetto che mi fa. Che fa a tutte

A un certo punto scoppia a ridere. "Mi stai fissando" dice. Ed è un dato di fatto. "Cazzo, smettila di fissarlo!"
"Non ti sto fissando. E poi, scusa, se vedi che ti sto fissando anche tu stai guardando me"

Apre finalmente gli occhi. E' stupido quello che ho detto. Non mi stava guardando per niente. Lui sembra accorgersi di quello che sto pensando e mi rivolge un'altro dei suoi sorrisi sexy.
"Me lo immaginavo"
Cazzo, ci sono cascata in pieno. Voleva solo mettermi alla prova. E con quell'anche' mi sono fottuta da sola. 

"Non l'hai neanche provata" esclama, notando che la sua sigaretta è rimasta intatta nella mia mano. Anzi, ora che guardo meglio si è addirittura spenta. 
Me la leva dalle mani nuovamente. "Dammi qua, si vede che sei una bambina. Aspetta un altro po' di anni e poi potrai fumare" mi sfotte in un modo così...
cazzo, mi sta sfottendo?!

"La smetti di dirmi che sono piccola? Non è vero. Ho 16 anni cazzo" rispondo, più sgarbata di quello che avrei voluto.
Ma lui sembra che non se ne sia nemmeno accorto. Mi porto i capelli castani dietro all'orecchio. 

"Infatti, sei piccola. Io sono maggiorenne bellezza"

"Allora sei un pedofilo. Posso denunciarti" sorrido sfacciatamente. 

"Non ho mica intenzione di saltarti addosso, se non te ne sei accorta sono circondato da ragazze che non vedono l'ora di andare a letto con me"
Continua, fumando la sua sigaretta. L'odore del fumo inizia a diventare insopportabile. Tossisco ripetutamente. 

"Porco" dico, esprimendo tutta la mia rabbia. Non mi aspettavo proprio che Justin fosse così... ho sempre pensato che fosse un ragazzo bello, sì, ancora di più visto dal vivo. Ma soprattutto dolce, e non-stronzo. Pensavo non appartenesse a quella categoria. 
In un'attimo penso a tutte quelle ragazze accampate fuori dalla Media World. Le ha prese tutte per il culo?

"Lo so, sono sexy" dice lui sorridendomi. Il suo sorriso perfetto mi stordisce ancora una volta. 

"Non era un complimento" ringhio tra i denti. 
Lui ride. 
"Sono solo un ragazzo... cosa ti aspettavi?" 

"Qualcosa di diverso sicuro. Magari quando canti sei più dolce che quando parli" dico delusa.
Ho dato a uno stronzo la mia ragione di vita. Ma si, vai Sadie, sei proprio un'idiota. 

"Sei come tutte le altre fan... credete tutte che io sia una specie di Dio"

"No, crediamo tutte che tu sia un ragazzo dolce e sensibile" e parlo anche in difesa delle altre ragazze che, come me, lo adorano. Si, lo adoro anche adesso, dopo tutto quello che sta dicendo. 
E' qualcosa che va oltre quello che dice. E' la sua musica. Sì, lo adoro per quello. Cerco di convincermene mentre lo fisso nei suoi occhi diventati color caramello.

Il cellulare mi vibra in tasca riportandomi alla realtà. 
'Due nuovi messaggi'. Leggo sul display.
Il primo è di Vivì, dice: "Ohi, come sta andando? Scusa ma non sono riuscita a resistere! Rispondimi appena puoi xx"
Il secondo è della mamma-vampiro: "Sadie, sono le otto e mezza di sera! Torna subito a casa!"
Trasalisco a quel messaggio che fa più paura di un film horror.

"Merda" dico, parlando più a me stessa che a lui. 

"Che succede?" chiede tranquillo, quasi ironico.

"Sono in superitardo, mia mamma mi strozza e poi nasconde il mio cadavere"

Lui ride buttando la sigaretta ormai finita fuori dal finestrino. Sembra prendersela comoda... ah, ne ha accesa un'altra.

"Forse non hai capito. Devo tornare a casa" parlo molto lentamente nonostante l'ansia mi trabocchi da ogni parola.

"Vai allora" dice con nonchalance. Rimango interdetta. 

"Come scusa?" spero di aver veramente capito male. Mi sta crollando un mito così. Justin non può fare così seriamente.

"Apri quella cazzo di porta e vai a casa, cosa vuoi da me?"

"Sei un fottutissimo stronzo" me ne esco, ma non so bene che fare. Sono sola, alla periferia di Guildford, e non ci sono taxi a quest'ora. Inoltre c'è buio e freddo, e ho una gran paura a stare da sola per le strade a quest'ora. Senza contare che il tempo di arrivare a casa ci avrei messo un'ora e mamma mi avrebbe veramente strangolata.

"Mi puoi accompagnare a casa?" lo prego a quel punto, la voce tremante. Ma chi me lo ha fatto fare a salire in quella cacchio macchina?

"Assomigli a una bambina viziata... prima vuole una cosa, poi un'altra. Non ero un 'fottutissimo stronzo'? Quindi perché dovrei accompagnarti fino a casa? Io non ho programmi per ora, la festa a cui devo andare comincia tra mezz'ora" ghigna mentre sospira l'altra sigaretta. 

Mi tremano le labbra, e le mani. Sento che sto per mettermi a piangere. 
Sono in una situazione di merda a casa, mi taglio, sto male, soffro... e adesso pure lui deve deludermi? Era meglio non conoscerlo mai a questo punto. Non posso credere che 'la mia ragione di vita' tutto quello che mi ha impedito di suicidarmi fino ad ora sia stato lui. 
"Le sue canzoni, non lui" provo a correggermi, ma non serve a niente.

Lui allora posa una mano sulla mia guancia e si avvicina a me. Per un folle istante penso che voglia baciarmi sulle labbra, come nei film. Invece le sue labbra si poggiano delicatamente sulla mia guancia. 
"Sto scherzando bambolina, non lascerei mai una ragazza da sola in mezzo alla strada. Anche se sono un fottutissimo stronzo"
Sussurra con le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio. Il suo fiato caldo mi sfiora, i nostri respiri si mescolano. 
Un'ondata di brividi mi si riversano nel corpo e le cosiddette 'farfalle nello stomaco' esplodono e si trasformano in milioni di vespe.

"Smettila di ripeterlo" dico infastidita. Mi pento di averglielo detto, infondo nemmeno ora lo conosco così bene. 

"E' quello che hai detto tu" 
Non so che ribattere. 
Dopo Justin mette in moto la macchina, finalmente sembra intensionato a riportarmi a casa.
Passiamo il viaggio in silenzio, tranne che per dargli qualche indicazione su dove svoltare per raggiungere casa mia. In un quarto d'ora siamo già di fronte al portone di casa mia. 

Devi scendere. Sussurra quell'odiosa vocina. 
Ma io non ho intenzione di muovermi.

Stavo quasi per sospirare e rassegnarmi all'idea di andarmene quando sento la mano di Justin poggiarsi sulla mia coscia. Per poco non mi scappa un gemito. 
Si avvicina a me lentamente. "Pensi di darmi il tuo numero piccola?"
Mi fissa con i suoi occhi. Sono due pozzi color caramello che luccicano, profondi e attraenti.
Come mai, allora, riesco a concentrare il mio sguardo solo sulle sue labbra?
Scuoto la testa. No che non glielo do il mio numero. "Non dopo come mi ha fatta incazzare". 

"No?" domanda, e una strana espressione gli si dipinge sul viso. 
Si avvicina a me piano, troppo piano. 
Sto ancora cercando di capire che intenzioni ha quando le sue labbra sono a pochi millimetri dal mio orecchio lui... lo bacia. Inizia a leccarmi il lobo e a mordicchiarlo delicatamente in un modo così dolce ed esperto che mi viene da impazzire.
Come fa a sapere che è il mio punto debole?
Non ce la faccio più. Deglutisco e mi mordo il labbro nel tentativo di trattenere i gemiti che mi nascono da dentro. Sento le vespe nello stomaco moltiplicarsi e pungermi per la disperazione. Il suo veleno si propaga nel mio corpo. 
"Allora, me lo dai il numero o devo continuare?"
No, basta per carità. Qua c'è il rischio che mi venga un infarto sul serio. 
Eppure, per un attimo, ho la folle idea di lasciarlo fare... è così dannatamente bravo!
La sua mano inizia a risalire sulla mia coscia quando la scosto e finalmente trovo la forza - non so dove - per spostarmi. 

"Basta così" ed è quasi una preghiera.

Lui sorride soddisfatto, mentre cerco di far regolarizzare il mio respiro e i battiti del mio cuore.
Mi porge il suo I-Phon cinque, così nuovo da sembrare appena uscito dalla confezione.
Con le mani che tremano cerco la rubrica, non ho mai avuto un telefono del genere. Quando finalmente la trovo gli segno il mio numero e scendo dalla macchina con calma. 

"Ci vediamo, Sadie" mi sorride arrogante e riparte a tutto gas. 

Rimango lì impalata sul marciapiede prima di rendermi conto di quello che è successo. Corro a casa, mia mamma mi ammazza.



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Ciao belle fanciulle:3
#Sorryimnotperfect
Non ce l'ho fatta a postare il capitolo subito, 
come avete visto è parecchio lungo e per scriverlo mi sono fracassata il cervello...
scrivevo una cosa e non andava bene, 
poi pensavo che stessi trasformando Justin troppo in una femmina(?)
non so, cazzo, non riesco a pensare da maschio xD
Okay, sto diventando pazza!
Le fanfiction degli altri mi sembrano tutte così perfette
che ho la paura di fare una figura di merda con le mie sparate D':
Spero vi sia piaciuto lo stesso questa merda di capitolo 
perché ora che l'ho finito
mi sento YeahYeah:33
Ditemi se alcune cose vi sembrano ehm... poco da Justin 
ma infondo è un diciannovenne, anche lui è sempre un po' Pervyyy mlmlmlml...
Ciao a tutti vah, sto sconcludendo troppo xD

ps: R-E-C-E-N-S-I-T-E!

-D.






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Capitolo 8
*** Sette - 'E il fidanzatino?' 'E i cazzi tuoi?' ***


Dal diario di un'autolesionista [Sette - 'E il fidanzatino?' 'E i cazzi tuoi?']



"Mamma, sono a casa!" urlo, mentre cerco le chiavi nella borsa con le mani che ancora mi tremano. 

Quando finalmente riesco ad aprire la visione deprimente della mia casa si prospetta davanti agli occhi: divano sconsato, resti di cibo e piatti sporchi ovunque, vestiti sparsi su qualsiasi mobile disponibile, tv accesa e mamma che, come un vampiro, sta distesa al buio a guardarla.
Ha gli occhi gonfi e rossi.

Non appena mi vede cerca di nascondere frettolosamente quell'ultima lacrima che sta colando giù dal suo occhio destro. 
Peccato che io la vedo lo stesso.

"Dove sei stata Sadie?" chiede con un tono di voce rigido. Si volta a guardarmi. 

"Te l'ho detto... sono andata a mangiare a casa di Viviet e ci siamo preparate per la verifica d'inglese per domani..." 
Ehm, si, piccola bugia! Non voglio che si impicci delle mie cose, soprattutto quando si tratta di Justin. Se non le avessi detto che stavo a casa di Vivì probabilmente non mi avrebbe neanche permesso di uscire. Siccome lei è depressa, secondo il suo personalissimo ragionamento, tutti devono essere depressi insieme a lei. 
E siccome ci sono solo io, quel 'tutti' si riassume a me.

"Bugiarda. Ho chiamato a casa della tua amica un'ora fa e mi ha detto che siete uscite, quindi?"

'Merda, merda, merda... fottutissima merda!'

"Abbiamo fatto una pausa e ci siamo prese un milkshake dal McDonald's"

"Sadie Mary Randolph. Non dirmi bugie!" strilla mamma, come presa da un attacco isterico.
Non la sopporto, perché si arrabbia? Cosa diavolo ho fatto per meritarmi tutto questo?

"Mamma, è questa la verità, se ci vuoi credere bene altrimenti non mi interessa!"

"Non ti credo per niente Sadie! Vuoi dirmi che stai combinando? E' da giorni che non fai altro che stare fuori casa e io non so nemmeno dove e con chi? Cosa pensi che devo fare? Stare calma?!"
è orribile. Il suo viso trasfigurato dalla rabbia. Piange.

"Perchè torni a impicciarti della mia vita proprio adesso? Quando io avevo i miei problemi non mi sembra che tu hai avuto tutta questa voglia di 'giocare a fare la mamma'. Ti sei rinchiusa in quella dannata stanza per settimane, tornaci adesso!"

"Sadie, non ti rivolgere a me in questo modo! Sono tua madre, cazzo! E tu non sembri neanche più mia figlia! Non mi piaci Sadie, non mi piaci per niente! Non mi piace questa cazzo di situazione!"
mamma urla come una pazza, il viso le diventa tutto rosso. Ecco, mi sembra indemoniata. La tv in sottofondo neanche più si sente coperta dalle sue urla. Penso che vorrei essere ovunque in questo momento tranne che qui. 

Corro in camera mia alla velocità della luce, forse anche di più. Non voglio più vedere la sua faccia in tutta la mia vita.
Nanche fossi scappata di casa, fossi andata a una festa e, ubriaca, fossi tornata a casa alle quattro del mattino. Quel genere di cose erano da Charlotte, non certo da me. "Allora perché è così furiosa?"

Perché sei un fallimento, Sadie. 

Ancor prima di aprire la porta celeste della mia stanza scoppio a piangere. Mi scaravento sul letto e affogo la testa nel cuscino gettando la borsa con furia dall'altro lato della stanza. 

"Ti odio mamma"  e sono le parole più brutte che io abbia mai detto.

--

L'indomani, scuola. 
Fottutissima scuola direi. 
Almeno ho una scusa decente per allontanarmi di casa senza che mia madre si incavoli, quindi mi faccio bastare sei ore di lezione seduta dietro a un tavolo ad ascoltare qualche odioso professore che spiega una materia di cui già so che non capirò un tubo. Anche volendo non potrei. 

Di una cosa però sono contenta: non mi sono tagliata.

E' già un passo avanti. Solitamente dopo un momento come quello di ieri sera avrei buttato tutta la mia stanza sotto e sopra (cosa che ho fatto), avrei gridato (cosa che ho fatto), avrei pianto (fatto), e mi sarei tagliata. Ma sta volta sono riuscita a resistere per non so quale miracolo. 
Ho cercato più volte di soffocarmi con il cuscino in preda alla rabbia ma, passati i minuti, la rabbia per il litigio si è affievolita lasciando spazio solo al pensare e ripensare dei momenti con Justin. 

Mi hai salvato ancora, idolo.

Vorrei davvero dirglielo. E sta volta non sono state solo le sue canzoni, sta volta è stato proprio lui in carne ed ossa. 
Dev'essere per forza un angelo caduto dal cielo, nessun ragazzo mi aveva mai fatto un effetto simile. 
'Nemmeno Lewis.'

Pensavo di amarlo solo per la sua musica, ma sbagliavo. 


Arrivata a scuola continuo a tenere le cuffie nelle orecchie per restare isolata dal mondo, fino a quando uno schiacciasassi non mi si butta addosso con la fura di un tornado. Viviet.

"Brutta stronza! Ti avevo detto di chiamarmi appena potevi!" esclama scuotendomi. 

"Anch'io ti voglio bene, Vivì"
Le rispondo ironicamente sedendomi nel muretto vicino all'entrata della scuola. E' un posto tranquillo, lontano dalle chiacchiere e dagli sguardi curiosi. Lei mi segue, aspettando paziente una qualche spiegazione.
Con tutta la calma del mondo estraggo dal mio zainetto una delle mie agendine, la apro e inizio a scarabocchiare con una penna sulla prima pagina libera. 

"Allora?"

Alzo lo sguardo confusa. "Allora che?"

"Ma come che? Con Justin idiota!"

La zittisco con un'occhiataccia, non voglio che tutta la scuola sappia i fatti miei. Qualche testa si era già voltata verso di noi ma una delle mio occhiatacce basta per far distogliere lo sguardo a tutti i curiosi. 

"Abbassa la voce! E poi smettila di insultarmi, c'è già bastato lui ieri..."
Per lui sono una bambina piccola e viziata. 

"Perché, cosa è successo?"

"Cosa non è successo, piuttosto. Lasciamo perdere Vivì, si è comportato da stronzo. Mi aveva detto che dovevamo 'parlare', ma l'unica cosa che sembrava intenzionato a fare era saltarmi addosso"

"Wow, ora non esageriamo! Si può sapere che caspita ti ha fatto?"

La campanella di inizio delle lezioni viene fortunatamente a salvarmi. Non ce l'avrei fatta a stare altri cinque minuti con Vivì, avrei finito per confessarle tutto e lei, da buona amica che è, si sarebbe sentita in colpa per avermi lasciata da sola con lui. 
Ma non era colpa sua. 
Chi se lo immaginava che Justin Bieber fosse uno stronzo patentato?

'Ammettilo che ti piace'. Ancora quell'odiosa vocina. Avrei voluto zittirla in qualche modo. Il problema è che è dentro la mia testa, parla nei momenti meno adatti e dice cose che non voglio sentire. 
"No, non mi piace cazzo"
Almeno non più di quanto mi piacesse Jack Foster, quel fighetto del cazzo.
Traccio una linea pesante sulla mia agendina, poi la richiudo. Ho scarabocchiato solo sedici fottutissime parole. 

"Cause I know there’s sunshine behind that rain, I know there’s good times behind that pain"


"Io ho trigonometria" brontola Viviet scocciata. 
Faccio una smorfia, non vorrei essere al suo posto. Al prof Kartchner è morta sua madre da poche settimane, già era scorbutico prima, adesso riverserà il doppio della sua cattiveria sugli alunni. 

"Storia dell'arte" annuncio contenta. 
Viviet mi fulmina con lo sguardo. 

"Non mi sfuggi. Alla sesta ora nel cortile, non scappare via!"

"Contaci" le strizzo l'occhio e poi corro dentro la scuola fingendo di non sentire le parolacce che mi lancia dietro.

Percorro il corridoio in silenzio, lo sciamare di gente mi confonde e mi stordisce come al solito. Sento i rumori come se fossi dentro una bolla di sapone. 
Mi rinchiudo dentro di essa ed entro in classe cercando di scomparire come posso dietro al banco il terza fila. Accanto a me c'è seduto Gladwin Harwood, un ragazzo nè troppo sfigato, nè troppo popolare. Un "anonimo" come me.
In poco tempo la vecchia classe polversa si riempie di studenti. Le pareti verdi e bianche sono sporche di scritte con il pennarello indelebile. Le finestre sono rotte. I banchi pieni di gomme da masticare. Le sedie mezze scassate. 
'Fa tutto schifo in questa scuola' penso mentre mi dondolo su una gamba della mia sedia.

"E il fidanzatino?" chiede Glad come al solito. Ormai tra noi c'è la complicità del venerdì e mercoledì mattina - vale a dire i giorni in cui abbiamo storia dell'arte e ci sediamo insieme. Sembra che provi una certa soddisfazione a sentirmi dire: "No, sono single e rimarrò single a vita perché mi schifano tutti"

"E i cazzi tuoi?" gli rispondo sta volta, però sorridendo. 

Lui scoppia a ridere. "Okay, lasciamo stare"

"Ecco, è meglio" 


Dalla porta entra il prof di arte, il signor Armistead, noioso almeno quanto il suo cognome. Ci alziamo tutti in piedi seguendo le regole della buona educazione che ci vengono impartite fin dalle elementari. 
Quello ci accoglie con un freddo 'buon giorno', e la classe inizia a rumoreggiare mentre lui sistema le sue cose sulla cattedra. Con le nostre risate come sottofondo pulisce la sedia con una salviettina prima di sedersi. E' uno fissato con i germi e le malattie che potrebbe prendersi, ma almeno, anche se le sue spiegazioni sono noiose e lunghissime, non si accorge se stai distratto quindi posso fare quello che voglio per tutta l'ora. 
Fa l'appello, ripetendo per la quattrocentomillesima volta quell'odiosa lista di nomi che ormai so a memoria.
Poi dice di aprire il libro a pagina... boh, non ho capito niente con tutti i miei compagni che parlano. 
Lo apro a una pagina a caso, l'espressionismo' c'è scritto a caratteri cubitali. Bene, che cazzo è? Non me ne fotte. 
Senza farmi vedere prendo il mio telefono incollato con lo scotch sul retro e lo infilo nell'astuccio, nascondendolo tra le penne e i colori. Premo un tasto qualsiasi e accendo il display. 

'Non ci sono nuovi messaggi' lampeggia l'odiosa scritta sullo schermo. 
Sbuffo sonoramente. Justin non mi ha scritto. 
Anche se non avevo pensato nemmeno per un minuto che potesse farlo, mi ero illusa comunque che lo facesse.
Infondo mi aveva chiesto il numero, e se l'era fatto dare con... ehm... metodi poco corretti. 
"Illusa" grida la mia mente. 
Per lui è stata solo una scommessa. Sicuramente voleva passarsi il tempo con qualche ragazza e gli ero capitata io. Mi aveva messo un po' alla prova, aveva visto che cedevo e si era divertito a prendermi il culo. 

"Brutto figlio di putt..." no, sua madre non c'entra. E' lui che è stronzo nel dna.

"Il fidanzatino non ti scrive?" sussurra Glad al mio orecchio. 
Oggi mi sta dando proprio fastidio, dovrebbe capire che non è il momento adatto per rompere i coglioni!
Dovrebbe, appunto. 

"Non ce l'ho il fidanzato, cazzo! E anche se ce lo avessi non sono cazzi tuoi"
Glad annuisce e si volta verso il professore, finge di stare attento. Risponde a una domanda che il prof rivolge alla classe in generale e poi manda un messaggio con il telefono che ha nascosto nello zaino. 

Accendo nuovamente il display. Ancora niente. 

--

Ginnastica. 
"Ohh, Randolph, la palla mica ti mangia!" 
Strilla la prof Gale per l'ennesima volta. Non la sopporto più. Come non sopporto più i miei compagni che ridono di me, perché sbaglio, perché mi sposto quando arriva una potentissima schiacciata invece di batterla come fa Brooklyn Snow - classico prototipo della ragazza perfetta - perché mi è arrivata una pallonata in faccia. 

"Prendi quella cazzo di palla, sfigata!" urla il mio compagno, nonché avvocato difensore della sua amata 'Boo', che sarebbe Brooklyn.
Povero idiota
. Cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Quando connetto il cervello e mi arriva la parola 'sfigata' allora mi incazzo proprio. Quel tizio ha veramente oltrepassato ogni limite. 
"Eh no bello! Tu sfigata a me non lo dici, chiaro? Non me ne fotte un cazzo se ti piace quella troia di 'Boo', a me non mi devi mettere in mezzo perché ho già i miei cazzo di problemi senza che ti ci metta tu! Porca merda" urlo. 
Quello impallidisce tutto d'un botto mentre Brooklyn ride senza contegno.
Una palla arriva a tutta velocita verso la mia direzione e non mi sfiora per poco. Ho perso un'altra battuta.  

Dall'altra parte del campo sento fischiare: "Randolph! Fuori, subito!" urla la prof. 
"Me ne stavo già andando da sola" le rispondo e esco a tutta corsa dalla palestra per poi fiondarmi negli spogliatoi. 

Dentro l'aria puzza di chiuso, e di sudore. Mi siedo nella panca vicino alla mia sacca, intensionata ad ascoltarmi un po' di musica con le cuffie o a messaggiare con Viviet. 
Sblocco il display con decisione. 
'Un nuovo messaggio'. 

Controllo il mittente, dice: 'numero sconosciuto'.
Lo apro. 

Da: Numero Sconosciuto. 
      Domani sera ho una festa, tu vieni con me. Passo a prenderti alle otto, non dirmi di no - Justin. x

COSA?!?!?!?!
No, dev'essere per forza uno scherzo. 
Controllo più volte il messaggio. Accendo e spengo il telefono. Mi do pizzicotti. 
Niente, è ancora lì. 
Justin mi ha inviato un messaggio. JUSTIN BIEBER MI HA INVIATO UN MESSAGGIO, CAZZO!


______________________________________________________________________________________________________

HolaHola a tutti:3
Ce qualcuno che vuole recensire, per favore?
Vi prego, ve lo chiedo in ginocchio.
Oggi ho pure bestemmiato quando ho visto due recensioni nello scorso capitolo maaaa... 
quattro no?? *facciadacucciolatenera* c':
Bene bene, so che questo capitolo è un po' noioso 
ma volevo tenervi un po' in suspanssss(?)
per i prossimi due che saranno una BOMBA!
Aspettatevi di tutto;)
Domandinee.. 
Sadie andrà alla festa?
Se è si, cosa succederà?


ps: In questo periodo non so se riuscirò ad aggiornare 
ogni giorno perché sono piena di impegni...
infatti quest'anno ho: esami, comunione, cresima, mangiate di classe, ecc...
E mi sto mettendo anche nei casini con mia mamma perché...
ma a voi cosa vi interessa?? xD
Ciao a tutti, sto iniziando a diffondere i miei segreti in giro :'O


-D.








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Capitolo 9
*** Otto - Si chiama autolesionismo, dicono. Ed è una malattia ***


Dal diario di un'autolesionista [Otto - Si chiama autolesionismo, dicono. Ed è una malattia]



"Justin Bieber ti ha invitato alla festa del 21 dicembre e tu me lo dici così?!"

Strilla Viviet come una pazza. Oggi siamo uscite insieme e stiamo andando a prendere un nostro compagno, Fred, che di solito esce con noi nei weekend insieme ad altri ragazzi. 
E' simpatico, si, ma sinceramente oggi preferivo stare da sola con la mia amica per parlarle meglio di questa situazione. 
Peccato che Fred ci tortura da parecchie settimane per farci uscire, ma noi rimandiamo sempre. Se lo avessi saputo sarei uscita con lui un intero mese pur di avere il venerdì libero, oggi.

"E la cosa peggiore è che è domani, cazzo! Come facciamo con il vestito?"

La guardo mentre continua a sbracciarsi attirando l'attenzione di tutti i presenti. Siamo sul bus che porta a casa di Fred, che si trova in periferia, nella zona delle villette private. Un signore baffuto si gira a lanciarci un'occhiataccia, mentre un altro che parla al telefono si copre l'orecchio libero con la mano. Sprofondo nel sedile per la vergogna. 
'Perché Viviet mi deve far fare sempre ste figure di merda?'

"Te ne presto uno io, okay? Altrimenti non ci arrivi in tempo a comprarlo e a cercare le scarpe adatte. Anche quelle te le presto io ovviamente..."

"Viviet, Viviet! Datti una calmata. Punto primo: abbassa la voce! Punto secondo: se non ci sei tu io a quella festa non ci vado. Punto terzo... cos'è sta festa dell'21 dicembre'?"

"Ma come cos'è?! E' un prototipo del nostro 'ballo d'inverno', solo che questa è una festa molto più OMG, dove saranno invitate centinaia di celebrità! Non a caso partecipa anche Justin... ogni anno si fa in un posto diverso, e quest'anno è capitata proprio a Guildford, assurdo eh? Se ne parla da mesi sulla pagina ufficiale di Justin"

"OMG? Beh in ogni caso non ne ho mai sentito parlare... in ogni caso se non ci sei tu non ci vado"

Ammetto, nonostante sia collegata costantemente sul profilo twitter di Justin e sulla sua pagina facebook ufficiale. Mi sembra davvero strano; che lui abbia invitato me intendo. 

"Cosa? Sadie! Anzi che sei stata invitata! Non fare pressioni a Justin..."

"Sicura di non voler venire? Se c'è lui sicuramente ci sarà anche Chaz... uhm, magari vestito con pantaloni a vita bassa e camicia sbottonata... riesco quasi a vedere i suoi addominali..."
La guardo sorridente e lei mi trafigge con uno sguardo assassino. I suoi occhi azzurri si illuminano di bagliori infuocati. 

"Così non è giusto però! E va bene, vengo"

"Perfetto" dico tranquilla e sfilo il cellulare dalla tasca dei miei jeans. 
Il display si apre sulla foto di sfondo, ovviamente di Justin, dove c'è lui mentre canta. Penso che devo toglierla prima di domani, sarebbe davvero imbarazzante se lui la vedesse. Vado sulla rubrica e scorro i nomi fino a quando non trovo quello che cerco. Mi fa uno strano effetto vederlo lì, in mezzo a nomi di persone comuni, ragazzi della mia scuola. 

A: Justin (Idolo)
    Va bene, vengo alla festa! Però ad una condizione... c'è anche la mia amica Viviet - Say:). x

"Cazzo, quanto ti odio Sadie..." mormora Viviet quando vede il messaggio che gli ho inviato. 
Non mi risponde. Inizio a fare tutte le previsioni possibili: ha perso il mio numero, ha il telefono spento, sta cantando sotto la doccia... (oddio, non devo pensare a queste cose perverse!), non si ricorda chi sono, ci ha ripensato, è con la sua ex, è con una ragazza, è con Chaz, non gli è arrivato il messaggio, lo ha cancellato per sbaglio, non vuole rispondermi. 

Scendiamo dal bus quando arriviamo alla nostra fermata. La riconosco per via del vecchio ed enorme palo della luce accanto a un cartello stradale mezzo sfracassato e a un albero di pino. Scendiamo velocemente mentre io continuo a mordicchiarmi le unghie per l'agitazione. 
'Forse non lo ha visto...'

Mi trema il telefono nella tasca dei jeans. Scatto e lo prendo rischiando di inciampare su una pietra che è davanti a me. Approfitto di Viviet che è qualche metro avanti e parla al telefono con Fred per leggere il messaggio sola, con la mia calma. 
Sento il cuore battermi forte mentre la scritta 'Un nuovo messaggio da: Justin (Idolo)' lampeggia sul display. Mi crogiolo in quella sensazione dove farfalle nello stomaco e fuochi di artificio si incontrano in uno scoppio fragoroso quando apro il messaggio. 

Da: Justin (Idolo)
      Chi è questa? - Justin. x

Rimango delusa. 'Ma insomma, un po' di gentilezza? Stiamo parlando della mia migliore amica bello!'
Gli rispondo velocemente e con le dita che tremano. 'Fottutissime mani!' urlo nella mia mente. 
All'inizio scrivo: "Ma come chi è? La mia migliore amica..." ma poi penso che lui non la conosce e probabilmente mi prenderà per pazza se gli dico una cosa del genere. Cancello il messaggio e riscrivo il tutto senza sembrare troppo sfigata. 

A: Justin (Idolo)
   
La ragazza che era con me quando sono venuta alla Media World. Le piace Chaz e pensavo di portarla se c'è lui - Say:). x

Justin, contrariamente alle mie aspettative, risponde dopo pochi secondi. 
Il cuore impreparato mi balza in gola e cada in caduta libera contro il mio stomaco. 

Da: Justin (Idolo)
      Ok. A Chaz farà piacere un po' di compagnia. Mi raccomando, mettiti qualcosa di sexy;) - Justin. x

"Occazzo, cazzo, cazzo! Mettiti qualcosa di sexy?! Ma che intenzioni ha?"


A: Justin (Idolo)
    Mi metto quello che voglio. Ah, e guai a te se Chaz la prende per il culo - Say:). x

Da:
Justin (Idolo)
       Per adesso ti conviene pensare a te, piccola - Justin. x

Quell'ultimo messaggio, quel 'piccola', mi manda in tilt il cervello. Stringo il telefono al petto come se stessi abbracciando Justin, da perfetta ed emerita minchiona. Vivì urla il mio nome dall'altra parte della strada che abbiamo appena attraversato.
'Siamo già arrivati da Fred?'
Ah, giusto. Ho passato tutto il tragitto dalla fermata del bus alla villetta di Fred ad aspettare le risposte di Justin.

"Sadie, che cazzo stai facendo?!"

"Justin ha detto che puoi venire. E che ci sarà anche Chaz"

'Yuppy" urla Viviet facendo un salto di due metri dall'altro lato della strada. 

--

Sono a casa. 
Dopo aver fatto trigonometria e letteratura sto studiando scienze, ma non ci riesco.
La prof ci ha lasciato tutto il capitolo della genetica e l'ultima cosa che voglio fare in questo momento è studiare le leggi di Mendel quando mancano... - controllo sul cellulare - più o meno tre ore e quindici minuti alle otto. 
E' gia stata un'impresa sopportare un'intera giornata di scuola cercando di star attenta alla lezione. Inutilmente. 
'Mi viene a prendere lui'. Mi si attorciglia lo stomaco.

Viviet mi ha detto che non vuole rovinarci il 'momento romantico' e che si farà accompagnare da suo papà. Si, come no. 
Ieri sera, prima di tornare a casa, siamo state a casa sua e abbiamo scelto il vestito più adatto nel suo guardaroba. Lei ha optato per un vestito aderente in vita e a palloncino sotto, completamente bianco e di pizzo, con la parte della schiena completamente inesistente, e ci ha abbinato due tacchi vertiginosi di camoscio nero. 
Io invece ho scelto il più semplice vestito beige, sexy quanto basta, con una sola spallina argentata e scollato sia davanti che dietro. Cortissimo e abbinato con un paio di tacchi color panna, odiosamente alti, e di camoscio. 
Qualche giorno a Viviet l'avrei fatta santa.
Oltre a essere la regina del guardaroba è anche l'unica persona che mi è sempre accanto, qualunque sia il mio problema. 

Adesso il mio vestito, e le scarpe, sono stese sul letto vicino alla scrivania. E' da un'ora che mi giro ogni due minuti per guardarlo e riguardarlo come se fosse una specie di tesoro inestimabile.
Più cerco di concentrarmi su quel fottutissimo libro di scienze, più penso a quanto la festa sia vicina e l'agitazione aumenta a dismisura. Il fastidioso ticchettare dell'orologio sopra la mia testa mi sta fracassando i timpani più del solito. 
Mi tappo le orecchie con le mani e rileggo per la ottocentomillesima volta lo stesso paragrafo: 

"Nel XX secolo il fenomeno dell'ereditarietà era un concetto piuttosto vago: era evidente la somiglianza tra genitori e figli ma non si sapeva né quali fossero i caratteri ereditari né come essi venissero trasmessi di generazione in generazione. Gregor Mendel affrontò il problema attraverso esperimenti controllati e essendo un buon conoscitore del calcolo delle probabilità seppe interpretare i dati ottenuti. Questa serie di esperimenti ha dato origine a una nuova scienza: la genetica"

Somiglianza tra genitori e figli? Non sempre. 
Come vengono trasmessi i caratteri ereditari? Con quella fottutissima cosa chiamata 'sesso'? Sai cos'é? E' quello che mi provoca Bieber ogni volta che lo vedo - da un paio di settimane. Okay, detto così è un po' volgare ma cosa posso farci?
Calcolo della probabilità? Uhm, è molto probabile che se non studio a memoria questa cazzo di genetica e non smuovo il culo da questa sedia al più presto finirò per diventare pazza perché metà del mio cervello vuole studiare, mentre l'altra vuole andare a quella fottuta festa. E il mio cuore ci si mette di mezzo battendo così forte da oscurare entrambi i pensieri. 

Ora hai capito com'è la genetica?

Rassegnata do un colpo al tavolo sbuffando. Non riuscirò mai e poi mai a studiare se continuo così, e alla Summer, dopodomani, non posso di certo ripetere i miei problemi sentimentali legati a una pop star internazionale. 
Certo, potrei studiare domenica. Ma so che non ce la farei mai. Sono più di quaranta pagine e ancora sono arrivata solo al paragrafo d'introduzione. Sono già le sei, e studio da dopo pranzo.

Mamma mi ha concesso di andare alla festa senza nemmeno chiedermi di cosa si tratti. Margaret ha due fasi: la fase isterica e la fase guscio. In quella isterica, come quel giovedì sera, è quando sfoga tutte le sue frustrazioni su di me, svuotandosi completamente e portandomi al pianto. Nella fase depressa, detta anche fase 'guscio' è quando è così stanca e vuota che semplicemente diventa un essere vegetale: non parla, non vede, non sente, non pensa. Solo dorme e sta al buio in quella dannata stanza che vorrei tanto bruciare. Ma se oggi tutto questo serve a farmi andare a quella festa, allora sono contenta per una volta. 
Ho smesso di fregarmene di mia mamma da tanto tempo. 

Che si uccida. 

Chiudo la porta del bagno alle spalle e decido, visto che ho tre ore di tempo, di farmi una bella e lunga doccia rilassante. 
Apro l'acqua calda e la lascio scorrere mentre mi spoglio lentamente, guardandomi allo specchio. 
Solo per un'istante il mio corpo pieno di cicatrici - sulle braccia, gambe, pancia... - si riflette in quel dannato specchio che ha causato tutto questo, l'unico testimone di quello che faccio a me stessa. 
Si chiama autolesionismo, dicono. Ed è una malattia. 
Io dico che è una cura. 
Solo che ha lo stesso effetto della droga: quando inizi non puoi più farne a meno. 
Ecco, io allora sono una drogata. 

Entro sotto la doccia, mi immergo in una nuvola di vapore che distrugge tutti i miei pensieri. 
Non voglio pensare a niente, solo alla festa. 
Anzi, nemmeno a quella perché più ci penso e più continuo ad agitarmi inutilmente. Finirò per presentarmi a Justin con le occhiaie post studio e i muscoli tesi per lo stress. 
Delicatamente strofino shampoo e balsamo sui miei capelli, intorno a me si diffonde l'aroma dolce di vaniglia e miele. Immergo le mani nella nuvola di sapone bianco che si è formata nei miei capelli, poi la risciacquo via. Prendo il bagnoschiuma ai mirtilli e lo passo in tutto il corpo, mettendo il doppio della dose che normalmente uso.
'Devo essere profumata, con una pelle perfetta'.
Ma i tagli non scompaiono, sono ancora lì.
Cicatrici invisibili che ancora emergono dalla mia pelle. 

Esco dalla doccia dopo un'ora e mezza. Si, mi piace prendermela comoda. 
Mi avvolgo nell'accappatoio giallo limone ed esco dal bagno lasciandomi dietro una scia d'acqua. Raccolgo i capelli in un asciugamano che uso a mo' di turbante e vado nella mia stanza, ansiosa di indossare il mio vestito (preso in prestito).

Mi asciugo bene i capelli, i boccoli castani cadono disordinati sulle mie spalle formando una chioma di ricci chiari e mossi. Rinuncio a domarli con la piastra per paura di cadere nell'effetto crespo' e li lascio naturali.
Mi trucco con un filo di matita nera, brillantini argentati sopra gli occhi e mascara. Poi metto il vestito e le scarpe appoggiandomi al muro per non cadere. I trampoli mi fanno diventare più alta di almeno una spanna. 

Controllo l'orario: le otto meno dieci. Wao, ce l'ho fatta e ho pure dieci minuti di tempo per prepararmi psicologicamente!
Diciamo venti, dubito che Justin si presenti puntuale. 

Passeggio nervosamente avanti e indietro per la stanza, i miei peluche mi osservano come spettatrici silenziosi di uno spettacolo tragico/comico. 
'Sadie, sveglia! Non ci andrà uno dei tuoi peluche a quella festa, quindi cerca di fare bella impressione! Non avrai altre possibilità con lui' 
Quella dannata vocina aveva ragione, cazzo. 

Che faccio?
Per ingannare il tempo mi collego su twitter, che si apre automaticamente sul profilo di Justin. Sto per chiuderlo dopo aver visto la solita centinaia di tweet sul suo profilo, riguardanti la festa, quando leggo un tweet da parte di Barbara Palvin, addirittura!

Barbara Palvin 
'Ciao @Justin, ci si vede alla festa vero? Ti aspettiamo tutti lì. Manchi tanto. xx'

"Ma questa fottuta troia"
E' per colpa sua che lui e Selena si sono lasciati. Non è che ha portato sfiga, semplicemente ha fatto la gatta morta con lui tutto il tempo. E adesso che è libero... non oso pensare a quello che farà. Già mi sta antipatica a pelle perché tifo per i 'Jelena', ma adesso ritrovarmela addirittura alla festa in cui io avrei dovuto cercare di attirare l'attenzione di Justin, no. Proprio no!

Rimango per non so quanto tempo a navigare su internet guardando i video più stupidi su YouTube e condividendo link su facebook. Volevo chattare con Viviet ma lei è scollegata. Immagino si starà dando gli ultimi ritocchi per... vibra il cellulare. 
Lo stacco dal caricabatterie e sblocco il display con le mani improvvisamente sudate. 
Un nuovo messaggio. 

Da: Justin (Idolo)
      Sono qui sotto, muovi il culo - Justin. x

No, ma una finezza...

Prendo velocemente la mia pochette argentata e scendo facendo attenzione a non cadere dalle scale e rompermi il collo. Nonostante il messaggio non sia stato un granché, nonostante stia morendo dentro dall'agitazione, nonostante lo stomaco e le ginocchia siano più molli di un budino, muoio dalla voglia di rivederlo. 
Mamma è nella stanza da letto, come al solito. 
Non passo da lei, voglio risparmiarmi l'immagine del suo corpo fragile raggomitolato sotto le coperte. 

"Sto uscendo!" mi limito a urlare. 
Ricevo un lamento per risposta, poi apro la porta e me la chiudo alle spalle. 

"Sei bellissima" quasi salto in aria. 

Un ragazzo dai capelli biondo scuro, gli occhi color miele, le labbra rosee e due fossette adorabili ai lati della bocca si trova a pochi passi da me, con le mani nelle tasche e i pollici fuori, tenuti in su. Si dondola sui talloni. 
E' così dannatamente sexy... quante volte ho sognato di vederlo così, in questa posa, dal vivo e non divisa da quel fottutissimo schermo?

"Justin, mi hai fatto prendere un colpo!" lo rimprovero

"E perché mai? Ti avevo detto che ero qui sotto" alza le spalle

"Pensavo che mi aspettavi in macchina"

"Allora non hai capito proprio? Voglio farmi perdonare sta sera. Non sono così stronzo come credi"

Si avvicina a me e tenta di farmi il baciamano a modo suo, facendomi scoppiare a ridere. Gli levo la mano dalle sue un paio di volte, poi rinuncio e me la faccio baciare. Le sue labbra si separano dalla mia pelle con uno schiocco dolce. 

"Va bene, allora ti prendo in parola. Dovrai essere p e r f e t t o!" 
Ma lui è già perfetto. 

"Okay, ora non esageriamo. Andiamo in macchina che è tardi"

Camminiamo silenziosamente verso la sua porche nera parcheggiata a qualche metro da noi, accanto il marciapiede. Approfitto del silenzio per osservarlo bene. Indossa una giacca di jeans leggera che lascia intravedere la maglietta nera che ha sotto. I jeans militari che indossa lasciano scoperti l'elastico dei boxer bianchi. Li ha abbinati con le scarpe, lo ha fatto apposta?

"Non sei ancora caduta" dice, quando arriviamo accanto alla sua macchina.

"Cosa?"

Scoppia a ridere. "Dico: non sei ancora caduta da quei trampoli"

Metto su il broncio. "Perché dovrei cadere? Ci so camminare, altrimenti non li avrei messi. Guarda"
E per dimostrazione provo a stare in bilico con un piede solo sul bordo scosceso del marciapiede. Per fortuna che quando perdo l'equilibrio lui è troppo impegnato a ridere per guardarmi. 

"Sei assurda Sadie"
Apre la macchina con le chiavi e i fari lampeggiano due volte, la porche inizia a ronfare come un gatto che fa le fusa. 

"E' un comlimento?"
Mi infilo in macchina subito dopo di lui. 

"Prendilo come vuoi" mette in moto la macchina e il movimento della sua mano mi sembra bellissimo. 
La sua bellezza stordisce, il suo sorriso potrebbe illuminare la strada a giorno. Non ha alcun bisogno dei fari. 
Si gira ancora a guardarmi dalla testa ai piedi, il suo sguardo penetrante mi fa arrossire ma per fortuna siamo al buio. Scoppia a ridere nuovamente e scuote la testa mentre guarda la strada. Inizia a guidare. 

"Che hai tanto da ridere?" dico infastidita.

"Quelle scarpe non ti stanno proprio. Sembri una bambina di otto anni con i tacchi della mamma"

Spalanco la bocca per l'indignazione. Per un'attimo resto bloccata sul sedile, balbetto parole sconnesse mentre lui continua a ridere. Richiudo la bocca, ma poi mi decido a rispondere. 

"Beh, le ho messe solo perché dici che sono una 'bambina'. Volevo sembrarti un pò adulta"
Incrocio le braccia al petto e fisso la strada cercando di non arrossire. Ci fermiamo a un semaforo rosso e Justin ne approfitta per voltarsi verso di me. 

"Aww, brava donnina. Però non devi sentirti offesa solo perché sono abituato a uscire con ragazze più grandi, chiaro tesoro?" 

Mi accarezza una guancia con la mano, che poi scende lungo il collo fino al mio braccio destro. I brividi mi riempono tutta mentre sento formarsi la pelle d'oca sotto il suo tocco. Anche lui se ne accorge e sorride. 

"Ti faccio davvero quest'effetto, piccola?"
Mi sorride, sembra soddisfatto e i suoi occhi luccicano. Non gli rispondo. Non saprei che dire. 

Il semaforo passa dal rosso al verde e lui riprende a guidare. Stiamo in silenzio per il resto del viaggio; lui troppo impegnato a guidare, io a a guardare lui di sottecchi. Mi nascondo dietro i miei capelli per non farmi notare eppure ho la certezza che mi abbia beccato più di una volta a fissarlo perché spesso sorride e ride tra sè e sè. 

--

Siamo arrivati, credo. Siamo di fronte a un locale enorme con la scritta a neon "Hollywood" all'esterno, di un fucsia sgargiante. La musica riesco a sentirla persino da qui. Scendiamo dalla macchina che Justin ha parcheggiato lì vicino e ci avviamo verso l'entrata. Saliamo i gradini di marmo grigio e levigato. Accanto all'ingresso c'è un omone vestito di nero, dall'aspetto minaccioso. Mi mantengo un passo dietro di Justin quando lui lo saluta calorosamente e ci lascia entrare con un sorriso. 

Lo seguo dentro e rimango sbalordita per l'atmosfera. Le pareti e il tetto sono neri, mentre il pavimento è rosso sangue. Le luci colorate e quelle che si accendono e spengono in continuazione sono l'unica fonte di illuminazione nella sala, che è enorme. E' già affollata di persone che ballano e si scatenano sulla pista, alcune ragazze ballano addirittura sul cubo. 
C'è un bancone dove un ragazzo di all'incirca vent'anni sta servendo dei cocktel colorati lanciando in aria le bottiglie per fare spettacolo.
All'improvviso un calore ustionante parte dalla mia mano: Justin mi ha preso la mano.
Rimango shockata, la musica è così forte che la sento tamburellare nel petto a velocità impressionante... o e il mio cuore?
Justin mi si avvicina all'orecchio.

"Resta sempre vicino a me, okay?"
Dice, come se avesse paura che qualcuno possa rapirmi. 
Annuisco senza rispondere e lui mi lancia uno sguardo strano che non comprendo. 

Justin va a salutare il barista e visto che mi tiene per la mano, trascina anche me. Il gruppo di ragazze attorno al bancone lo fissano come un pugno di assatanate, poi quando vedono me mi fulminano con un'occhiataccia. 
Justin se ne accorge e mi porta via. 

"Non fare così altrimenti ti mangiano vive quelle"

Non abbiamo il tempo di fare tre passi che altre ragazze si buttano addosso a Justin, lo abbracciano, lo baciano, lo salutano...
Ma conosce a tutte?
Le osservo: alte, belle, sorriso sensuale e un corpo perfetto avvolto in un abito quasi inesistente. 
Se non sono delle prostitute, ditemi voi cosa dovrebbero essere. 

"Chi è questa?"

Chiede una, dopo aver finito di abbracciarlo calorosamente. Justin sta per rispondere ma io lo anticipo facendo un passo avanti e fronteggiando una specie di Belen dai capelli mori. 

"Questa ha un nome. Sono Sadie"

La Belen dai capelli mori mi fissa scorbutica. "Lena"

Justin la saluta nuovamente, poi ce ne andiamo. "Ti ho detto di non indietreggiare, non di assalire le ragazze" dice ridendo al mio orecchio.

"Ma hai visto come mi guardano? Sembra che mi vogliano uccidere!"

"Non hanno tutti torti... sei venuta alla festa con il ragazzo più conteso tra tutti"


Mi sorride ammiccante e io gli do uno spintone. 

"Falla finita. Piuttosto, io devo cercare Viviet. Non la vedo da nessuna parte"

Senza aspettare una sua risposta esco il telefono dalla pochette e mando un messaggio a Viviet.

A: Vivì
     
Dove sei? Io sono già alla festa. - Say:). x

Risponde dopo pochi secondi. 

Da: Vivì
       Sono all'entrata! C'è un tizio che non mi fa entrare! - Viviet. x

Guardo Justin sorpresa e gli faccio vedere il messaggio. 

"Vado a prenderla e torno"

Gli dico e mi precipito - per quanto posso con questi trampoli - verso l'entrata. Penso che Justin a vedermi arrancare così si stia facendo quattro risate.

Arrivo all'entrata e sento già la voce della mia amica che tenta di convincere l'omone a farla passare. Non riesco a immaginare come possa comportarsi quel tizio quando è incazzato. E dalla voce si sta parecchio incazzando. 
Spunto dalla porta giusto in tempo. 

"Lei è con me e Justin, può passare" 
Dico, e entrambi si voltano verso di me. L'omone guarda prima me e poi lei parecchie volte, poi si sposta di lato facendo entrare la mia amica che mi salta addosso abbracciandomi. 

"Ma guarda un po' sto stronzo! Rischiavo di rimanere tutta la serata in piedi, davanti alla porta!"

"Io invece rischio di fare a botte con qualche ragazza. Stanno tutte addosso a Justin e mi guardano come se mi volessero ammazzare, anzi è più uno sguardo da 'lui è mio', non le sopporto!"

Ci avviamo insieme verso la pista quando davanti a noi si para il viso di Chaz, l'amico di Justin. Sorride contento nonostante tra noi non ci sia stata una presentazione ufficiale, tende la mano prima a Viviet, poi a me e entrambe gliela stringiamo.
'E' molto carino', penso. Ma niente di che al confronto con il mio Justin. 
Ha i capelli a spazzola, quasi biondi, gli occhi castani e un sorriso a mezz'asta simile a quello di Harry Styles nelle foto.

"E così voi siete Viviet e Sadie" 
Dice indicando prima me, poi la mia amica. 

"Al contrario"
Lo correggo io ironicamente. Viviet mi lancia una veloce occhiata di incomprensione. 

"Justin mi aveva adetto che tu" e mi indica "avresti portato una tua amica... allora vieni con me, stiamo un po' insieme"
Dice contento, e prende per mano Viviet trascinandosela dietro. Viviet non oppone resistenza - e come potrebbe, è così felice che per poco non inizia a volare! - però si gira a guardarmi con uno sguardo assassino e le guance arrossate per la vicinanza con Chaz. 

"Dopo facciamo i conti" mima con le labbra.
Le faccio la linguaccia un attimo prima che lei scompaia tra la gente. E così adesso Viviet è sistemata. Spero per lui che Chaz non la faccia soffrire altrimenti si troverà senza pisellino. 

E ora?
Mi guardo in giro. 'Dove cazzo è Justin? Gli avevo detto di aspettare qui!'
E' proprio uno stronzo. Mi ha mollata in mezzo una festa dove non conosco nessuno, e poi mi dice lui che devo stargli vicino. 
Poi penso che è improbabile che nel breve arco di tempo in cui è rimasto solo, altre ragazze non abbiano approfittato dell'occasione e siano venute a fargli compagnia. E lui non mi sembra affatto il tipo a dire di no. 

Lo cerco un po' lungo la pista, sembro una pazza, spintono le persone che ballano e fisso tutti cercando quella chioma biondo scuro. Nel buio faccio una delle mie solite figure di merda: vedo un ragazzo che somiglia a Justin visto da dietro che balla con una ragazza, e gli salto addosso. 

"Tu, ti avevo detto di aspettarmi!" gli strillo. 
Quello si volta. Quando vedo che non sono gli occhi color miele di Justin a fissarmi, ma due pozzi nero catrame per poco non sprofondo sotto il pavimento dalla vergogna. La ragazza che stava ballando con lui mi scoppia a ridere in faccia. 

"Scusami... ti avevo scambiato per un altro ragazzo"
Perfetto, anche lui inizia a ridermi in faccia mentre mi fissa con uno sguardo stranito. Mi allontano con i pungni serrati, il viso rosso un po' per la vergogna, un po' per la rabbia. 
Percorro la pista a grandi passi e mi allontano cercando un'angolo libero, o il cesso. Non voglio di certo ballare da sola e ho bisogno di pensare e calmarmi prima di fare un'altra delle mie figure di merda.

Sto camminando quando i miei occhi vengono attirati da qualcosa. Mi giro e sta volta so che non mi sbaglio: è lui, e sta ballando 'corpo a corpo' con Barbara Palvin. Da dove è saltata fuori questa fottuta modella del cazzo?
Mi sento bruciare gli occhi, sono così fottutamente vicini... lui la tratta da donna. Vedo che espressione ha quando la guarda, è serio, sorride, se la vuole portare a letto. A me invece da come mi osserva sembra che mi stia facendo da babysitter. 
Non lo sopporto, non sopporto che io debba essere sempre qualcosa di meno per tutti, che tutti debbano preferire qualcos'altro a me, che tutti siano autorizzati a prendermi per il culo, che nessuno si senta in colpa...
Aveva detto che si sarebbe fatto perdonare, che dovevo restare vicino a lui. 

Ma è lui che se ne è andato.

E me ne vado anch'io.
A passo svelto mi avvicino al bancone dove non c'è quasi più nessuno, la pista si sta riscaldando è ormai sono tutti a ballare...

"Cosa posso darti gioia? Hai una faccia" 
Mi dice mentre scuote una bottiglia di liquido trasparente e si asciuga le mani in un panno. 

"La cosa più forte che hai"


POV. JUSTIN

"Vado a prenderla e torno" 
Mi aveva detto Sadie, ma è da cinque minuti che aspetto e ancora non è tornata. 
Che cazzo sta combinando?

Decido che è meglio andare a vedere prima che si cacci in qualche pasticcio quando Barbara mi compare davanti con uno dei suoi sorrisi. Indossa un vestito rosso che lascia poco all'immaginazione e quegli odiosi trampoli. 

"Bieber, è da mezz'ora che ti cerco"

"Sono arrivato dieci minuti fa tesoro"

Scoppia a ridere e mi prende per il braccio, trascinandomi in pista. 

"Mi deludi proprio, che ci fai tutto solo ad una festa?"

"La ragazza che è venuta con me si è allontanata un attimo"

Barbara percorre a uno a uno i bottoni sull'orlo della mia giacca, poi alza lo sguardo su di me. I suoi occhi da gatta brillano in maniera inquietante. 

"Allora questa è proprio una stupida, io non ti lascerei solo neanche un momento"
Inizia a strusciarsi addosso a me e io le prendo la vita tra le mani spingendola di più sul mio corpo. Una piccola parte del mio cervello mi ricorda che dovrei aspettare Sadie, ma infondo c'è la sua amica, no? Se la caverà. 
Barbara inizia a ballare in maniera provocante trascinandomi più al centro della pista. Sembra che stia facendo sesso da come si muove addosso a me e la cosa non so perché mi da fastidio. 
Mi guardo in giro e intravedo Chaz e l'amica di Sadie che camminano tenendosi per mano verso le camere. 

"Sadie è sola" penso. 

"Ehi, a che stai pensando?"
Mi chiede Barbara continuando a strusciarsi addosso a me, senza curarsi del suo vestito che si è alzato fino a quasi scoprire il suo culo, e del suo bel davanzale messo in mostra. E sopratutto senza curarsi di tutte le persone che la guardano. 
Continua così un altro paio di minuti, lei continua a strusciarsi su di me e io le tengo le mani sulla vita spingendola contro il mio bacino. Poi me la levo di dosso. Fa tanto la puttanella ma poi quando si tratta di scopare sul serio si tira sempre indietro e gioca a fare la verginella del cazzo. 

"Dove vai?"
Chiede facendo il broncio quando me ne vado. Non le do neanche conto. Sento i suoi occhi addosso mentre mi allontano e so che c'è rimasta male, fanculo.

Mi allontano da lei faccio un giro della pista alla ricerca di Sadie. Alcune ragazze mi si buttano addosso e io le accontento come posso con qualche bacio a stampo - alcune con la lingua - ad altre lascio che mi tocchino i capelli e roba simile... mi trattano come se fossi il loro pupazzo, che palle. 

Mi incazzo quando non trovo Sadie. Dove cacchio è finita?
Vado al bancone da Riven e le ragazze messe in fila mi lasciano passare senza che neanche glielo chieda. 

"Ehi, per caso hai visto la ragazza che stava con me?"

"Ma chi, quella sexy con quel vestito beige? Era incazzata nera... credo che ti ha visto 'ballare' con Barbara, è venuta qui e mi ha chiesto qualcosa di forte e io le ho dato un superalcolico. Poi è andata di là..."
Mi indica la parte più in ombra della pista ridendo.

Solitamente anch'io avrei riso, invece adesso mi viene solo di dargli un pugno in faccia. Posso capire prendere per il culo una ventenne, sarebbe anche divertente, ma Sadie a sedici anni, cazzo. E non posso pensare a quello che potrebbe esserle successo.
Prendo Riven per il colletto della sua camicia. 

"Ma che sei impazzito? Non è neanche maggiorenne e non sa reggere l'alcool e le dai un superalcolico?!"

Gli mollo il colletto con uno strattone. "Oh, oh! Ma sta calmo Bieber, che ne potevo sapere io? Le ho dato solo quello che mi ha chiesto. E poi anche tu... se è così piccola perché cazzo l'hai portata? Non è festa per lei"

"Fotti Norris"
Ringhio e mi allontano senza neanche dargli il tempo di rispondere. Se torno indietro so benissimo che gli spacco il culo ma so anche che è colpa mia: l'ho lasciata sola, ed è ancora una bambina cazzo. 
La cosa più forte che ha preso è una birra, non ho la minima idea di in che stato possa essere.

Vado nella direzione che mi ha indicato Riven e la cerco, sperando che non abbia già fatto qualche cazzata.



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CiaoBelleBelibers:33
Oggi sono molto ispirata giàà
Scusate se vi lascio così *lofaccioappostahaha*
ma non potevo tagliare dopo 
altrimenti vi avrei tolto tutta la suspanssss(?)
Cooomunqueee
oggi sono contenta perché ho parlato al telefono
- anche se per un fottutissimo minuto -
con il mio amoruccio bello:33
Ma a voi questo non interessa! Ehehe
Cosa succederà nel prossimo capitolo??
Lasciatemi le vostre idee in una recensione.

Continuo appena posso ma non vi garantisco niente
ho appena saputo che devo ricominciare il pawepoint da capo
perché quello che ho fatto per gli esami non va bene D:
Porcocanecazzo! Ciao. 

- D.









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Capitolo 10
*** Nove - Non dovresti giocare con me, sai? ***


Dal diario di un'autolesionista [Nove - Non dovresti giocare con me, sai?]



Cammino per la sala velocemente, scosto di lato con poca gentilezza le ragazze che mi si buttano addosso ubriache. 
Entro in un corridoio scuro, illuminato solo da lampade a neon blu. Le pareti sono piene di porte nere che portano alle camere, mentre i muri sono pieni di coppie che proseguono la loro pominciata fuori. 
Una ragazza con il sedere completamente di fuori si struscia addosso a un altro, completamente ubriaco. 
Ringrazio Dio che ancora ho preso solo due bicchieri di vodka, altrimenti Sadie se la sarebbe dovuta sbrigare da sola, non sarei di certo venuto a prenderla. 

Per fortuna non mi ci vuole molto a trovarla. La riconosco per via dei brillantini argentati sul suo vestito che lucciano al buio. Ma in ogni caso l'avrei notata comunque, ride come una pazza. 
E' in ginocchio per terra e si appoggia al pavimento con le mani quando perde l'equilibrio. Un ragazzo è di fronte a lei e si sta slacciando la cintura, mentre con l'altra mano tiene una bottiglia di ceres. 

La voglia di prenderlo a pugni e rompergli quella cazzo di bottiglia su quella faccia di merda è così forte che non riesco a controllarmi: mi butto addosso a lui percorrendo i metri che ci separano in pochi istanti e con un pugno lo stendo a terra. Quello si alza dal pavimento barcollando e si massaggia la guancia dolorante, inizia a uscirgli sangue dal naso. 

"Ehi, qualche problema amico?"
Scoppia a ridere. 

"Non sono tuo amico, e ora sparisci verme"

Gli sputo in faccia e lo prendo a calci facendolo allontanare da me e Sadie che, adesso, è buttata sul pavimento e ride senza controllo. La spallina del suo vestito è abbassata, segno che quel porco le ha già messo le mani addosso. Meno male che sono arrivato in tempo, altrimenti non so che sarebbe successo.
Il verme si allontana strisciando sul pavimento. Mi giro a guardare Sadie nuovamente.

"Vieni" le do una mano per aiutarla ad alzarsi e lei la afferra tirandosi su. 
Quando mi sembra un po' più stabile la mollo appena, ma lei barcolla e allora la attiro a me per non farla cadere. Al suo profumo di vaniglia e miele si è aggiunto anche quello dell'alcool. 


POV. SADIE

Barcollo, e Justin mi attira a se per non farmi cadere. 
La sua mano sulla mia schiena mi stringe forte a lui e sento bruciare ogni singolo centimetro di pelle che è a contatto con il suo corpo caldo. Mi riempo il naso del suo profumo afferrando la sua giacca, sa di frutta. 
Quante volte ho desiderato farlo? Adesso posso.
Scoppio a ridere e passo le mani sul bordo della sua giacca, sbottonandola. 

"Sei sexy, Justin, sei veramente scopabile"
Le parole mi escono dalla bocca, ma non mi sembra nemmeno che sia io a dirle. Mi gira la testa così tanto che mi sembra di essere sopra una giostra che continua a girare a velocità altissima, vedo machie rosa e verdi ovunque.

Lui mi fissa con i suoi occhi color miele ma non oppone resistenza al mio contatto, semplicemente mi fissa con uno sguardo divertito. Quanto vorrei togliergli quell'espressione da stronzo dalla faccia.
"Sei fatta, Sadie. Sei proprio fatta. Quel bastardo ti ha intontita per bene"
Mormora lui invece. 

Sbuffo scocciata e quando lui prova a caricarmi sulla spalla per portarmi via mi stacco e faccio un passo indietro. 
"No, no. Sto bene Justin! Sto benissimo, guarda" 
E gli faccio un sorriso camminando per il corridoio. Cerco di stare dritta ma è come se il mio corpo non rispondesse più ai miei comandi. La musica mi rimbomba direttamente dentro al cervello, mi sento come se avessi due batuffoli di cotone nelle orecchie. Le immagini arrivano a tratti, distorte ai miei occhi e la nausea mi riempe la bocca.
Poi cado, perdo l'equilibrio, non so. So solo che nel momento in cui sto per toccare terra le braccia forti di Justin mi tengono per la vita e mi riportano su, impedendomi di cadere, di annegare.

Sfuggo alla sua presa e mi giro verso di lui, guardandolo con un sorriso malizioso. Passo un dito sulle sue labbra umide percorrendone il contorno come ho sognato di fare un miliardo di volte, e come ho già fatto con i suoi poster sognando che un giorno quel momento si potesse avverare. Adesso sono qui, e sono ubriaca. Credo.

I miei occhi luccicano di una nuova consapevolezza. "Ti voglio, Justin, adesso. Facciamolo, andiamo di là e facciamolo" sorrido entusiasta e lo tiro per il colletto della giacca, provando a trascinarlo con me verso una camera. Peccato che lui non si smuove di un centimetro. Allora lo lascio e incrocio le braccia al petto. Lui rimane fermo li dov'è.

E' serio, sembra quasi che... si, gli faccio pena. Anzi, peggio, gli faccio schifo.
Vorrei tanto che le persone che mi guardano non abbiano voglia di vomitare subito dopo, però è impossibile, e succede sempre. Non c'è mai stato un ragazzo che mi ha voluta davvero, uno che mi facesse sentire speciale, bella e importante per una sola volta. Nemmeno Lewis, lui non mi ha mai voluta. 
E a testimoniarlo c'è quel messaggio, ancora salvato sul telefono, che tiro fuori ogni volta che voglio farmi del male. 

"I-io... io non ti piaccio... sono così brutta?"
Indietreggio distrutta quando lo dico, nascondendo il braccio pieno di tagli dietro la schiena. Fin quando quel dato di fatto resta nella mia mente è come... irreale. Adesso che lo dico ad alta voce la verità è più dura di quanto sembri. Sbatto gli occhi velocemente, li sento appannati. Non serve a niente perché tra le lacrime che si impigliano nelle mie ciglia una riesce a scappare e a correre lungo la mia guancia, bagnandola e cadendo sul pavimento.

Lui si avvicina a me e mi asciuga la lacrima con dolcezza, fissandomi negli occhi. 
"Non pensarlo neanche"

"E allora perché non vuoi farlo con me, cazzo. Io ti voglio, sei il mio idolo. La verità è che ti faccio schifo, sono un cesso e voi ragazzi famosi dite che 'tutte le ragazze sono belle' solo per sentirvi fighi e..."

Lo scuoto per la giacca ma lui blocca il mio discorso senza senso afferrandomi per le braccia e tenendomi ferma. 
Mi guarda fisso negli occhi come se mi stesse chiedendo il permesso, o come se mi stesse annunciando quello che sta per fare. 
Non ho neanche il tempo di riflettere che le sue mani corrono alla mia vita. Il mio corpo registra ogni suo singolo movimento, la mia pelle si marchia del suo tocco. Le sue mani mi attirano ancora di più a lui, poi le sue labbra si spostano sulle mie in un breve, veloce, bacio che distrugge tutto il mio mondo e lo ricostruisce daccapo in un'istante.

Le sue labbra sono ancora più morbide, calde e uniche di quello che pensavo. Le mie bruciano, vogliono di più, ma allo stesso tempo non ho la forza di muovere un solo muscolo. Sono in completa balia delle mie emozioni, così forti e amplificate dall'alcool da non farmi capire più niente. Solo quel contatto, quelle labbra sulle mie che scoinvolgono il mio mondo.
Le nostre lingue si toccano appena, solo per un attimo che a me sembra il più bello di tutta la mia vita.
Il cuore batte così forte che per poco non mi fracassa la gabbia toracica. Penso che lui possa sentirlo attraverso la maglietta e la giacca.
Dopo qualche secondo si allontana e io lo fisso sconvolta. La voglia di lui mi riempe di brividi, sento le farfalle nello stomaco che esplodono in mille fuochi d'artificio. Le sue labbra sanno di sale... o forse zucchero. Non saprei dirlo, so solo che sono buone. 
E poi ripenso che ho appena baciato Justin Bieber, anzi, lui ha baciato me. 

"Vieni, ti porto a casa"
E a quel punto mi lascio caricare sulla sua spalla e trascinare via. 

--

Devo essermi addormentata in macchina. Quando mi risveglio Justin mi sta portando su per le scale di un'appartamento, le luci soffuse non mi permettono di guardare intorno e mettere a fuoco gli oggetti. Vedo tutto da sopra la sua spalla, mi sta ancora portando in braccio. Siamo immersi in un silenzio ovattato e surreale, interrotto solo dal rumore dei nostri respiri.

"Dove siamo?"

Chiedo con la voce impastata. La mia stessa puzza di alcool mi penetra nelle narici disgustandomi. Mi sento lo stomaco sottosopra, ho una gran voglia di vomitare che però trattengo. Non sarebbe un bello spettacolo. 

"A casa mia. Tranquilla piccola non c'è nessuno"

Con la spalla apre una porta alla fine del corridoio e mi porta con se facendomi stendere su un letto matrimoniale comodo e pulito. Mi sfila i tacchi dai piedi e li posa in un angolo della stanza.
Ho solo voglia di dormire... fammi dormire Justin. 
Quando sta per uscire dalla stanza lo richiamo con voce disperata. "Ti prego resta!" urlo.
'Almeno tu, resta per favore' vorrei dirgli. Ma non ne ho la forza.

Justin si ferma sulla porta, poi si avvicina e si siede accanto a me, mi accarezza i capelli un paio di volte e a me sembra più che un sogno. Troppo bello per essere vero, troppo vero perché possa essere io la ragazza così fortunata da essere nel letto di Justin Bieber. 
Tra questi pensieri, sotto il tocco delle dita di Justin, mi addormento stringendomi a lui. 

--

La luce del sole mi abbaglia, stropiccio gli occhi sbadigliando. 
Una fitta di dolore mi penetra la testa quando sollevo la testa dal mio cuscino... oddio. Sono sdraiata sopra Justin Bieber!
Mi alzo di scatto, così spaventata - e incredula - che per poco non cado dal letto. 
Lui mi fissa e sorride con la solita espressione da stronzo a cui mi devo ancora abituare a vedere sul suo viso da angelo. 

"Buon giorno dolcezza, non ce la facevo più a stare in questa posizione"
Dice stiracchiandosi e allungando le braccia sopra di se. La sua maglietta si alza lasciando intravedere i pettorali... 
Lo fisso senza capire. 

"C...come ci sono arrivata qui?"

Rimango a distanza di sicurezza da lui. Il dolore che ho alla testa non mi permette di ragionare, è un pulsare continuo. Mi strofino la radice del naso tra il medio e il pollice cercando di ricordare. Mi sembra di avere un buco in mezzo alla testa, il mio ultimo ricordo arriva a quel ragazzo seduto dietro il bancone, io che ordino un drink mentre fisso Justin e Barbara Palvin ballare. Poi tutto diventa confuso... un ragazzo, io che rido, Justin che allontana il ragazzo con un pugno, Justin che mi... bacia?!
Non riesco a trattenere lo stupore e allora lui ride. 

"Finalmente ci sei arrivata. Ricordi quello che è successo ieri?"

"Non mi avrai veramente baciata!?" strillo ignorando la sua domanda. "Non avevo idea di quello che facevo! Ti sei approfittato della situazione!" le mie stesse urla mi provocano il mal di testa.

"Tranquilla che ti è piaciuto da morire... anzi, avresti fatto anche altro se non ti avessi fermata. Solo che non mi piace andare a letto con le ragazze ubriache"

Lo dice con aria di sufficienza, alzandosi dal letto e lasciandomi lì con tutti i mei dubbi. 
Mi sento improvvisamente piccola, e vuota. Ecco, mi sento male.

"J-Justin, qualsiasi cosa ho detto io non capivo niente... cos'ho detto?"

Lui ride continuando a camminare per la stanza. Lo vedo prendere il telefono dal comodino accanto al letto e trafficare con esso ignorandomi completamente. La consapevolezza che lui sappia qualcosa che io non so, di quello che avrei potuto dire ieri che non capivo niente, mi terrorizza. 
In un'istante balzo in piedi e lo raggiungo cercando di strappargli il telefono dalle mani. 

"Cos'ho detto?"

"Credimi, non vuoi saperlo davvero" finisce la frase ridendo, cosa che mi da su i nervi.

"Justin Drew Bieber! Dimmi subito quello che ho detto!" 

"So benissimo come mi chiamo! Mi sembri mia madre..."

Finalmente si decide ad alzare gli occhi da quel fottuttissimo cellulare e a fissarli nei miei. Mi pento subito di quella richiesta perché i suoi occhi color miele mi uccidono e mi fanno rinascere un milione di volte in un'istante. Deglutisco e non riesco più a distogliere lo sguardo anche mentre mi parla, piano, con voce roca e sexy.

"Hai detto che sono sexy..."

Sobbalzo, per un'attimo temo di aver pensato ad alta voce. Ma poi capisco che si sta riferendo a quello che ho detto ieri in discoteca... oddio, gli ho detto che è sexy?!
Il cuore batte nel petto impazzito, sta volta dalla vergogna. Non voglio immaginare i dettagli.
Justin inizia ad avanzare verso di me lentamente, fissandomi negli occhi e costringendomi ad arretrare per non avere un confronto diretto con il suo viso, che non reggerei a lungo. E' già difficile così. Devo mantenere la distanza di sicurezza.

"...che sono molto attraente, e che ispiro sesso, e che sono scopabile"
Continua ad avanzare, un passo dopo l'altro.

"Non ho detto tutte queste cose"
Dico, più per autodifesa. Non posso credere di esser stata così sfacciata ieri. Chissà cosa pensa adesso di me, che sono una puttana.

Lui scoppia a ridere mostrandomi il suo sorriso perfetto. "Hai ragione, hai detto solo che sono scopabile. Però dai, ammettilo che pensi anche che sono attraente, e che ti ispiro sesso"

Okay, giuro che se continua a fissarmi con quello sguardo famelico, leccandosi le labbra e avvicinandosi a me lo sbatto al muro e me lo faccio e lo costringo a cantare "Boyfriend".

"Vuoi smettere di dire quella parola?!"

"Quale, sesso?"


Quando annuisco lui scoppia a ridere e io mi sento una cretina. Adesso si che deve avermi presa per bambina. Poi mi lamento se lo pensa. Eppure quella parola, con lui di fronte, mi fa uno strano effetto.

"Perché, ti da fastidio?" domanda curioso, prendendomi in giro. 
Continuo ad arretrare, fino a quando le mie spalle non toccano una superficie dura e i miei piedi arrestano la loro corsa. Con uno sguardo disperato fisso Justin di fronte a me e appoggio le mani al muro, dietro, come sperando che possa scomparire. Justin continua a sorridermi, 'Occazzo, sono fottuta'
Justin comincia a giocare con una ciocca dei miei capelli castani e disordinati. Si avvicina ancora di più a me. Riesco a sentire il suo respiro caldo che si mescola al mio, e questa sensazione mi manda in tilt. 

"E poi hai detto che mi vuoi. Adesso. E che lo vuoi fare con me"

Deglutisco. In pratica ieri gli ho detto tutto quello che penso di lui da mesi? Oh, bene.
Continua a giocare con i miei capelli, io fisso le sue labbra morbide che si schiudono piano.

"Non dovresti giocare con me, sai?"
Dice, minaccioso, dolce e terribilmente sexy allo stesso tempo. 
Mi accarezza una guancia e mi fissa quasi a scusarsi per quello che sta per fare.

Sono le ultime parole che sento, le ultime che riesco a pensare. 
Poi lui si avvicina a me annullando la poca distanza che ci separava. La paura che mi attanagliava lo stomaco come in una morsa viene sopraffatta dall'attrazione che ho per lui, troppo forte per riuscire a resistergli.
Istintivamente gli getto le braccia al collo, stringo i suoi capelli morbidi e di un biondo più chiaro del solito tra le mani, come ho sognato di fare da tempo. Cerco di tenere il suo viso ancora più vicino al mio, attirandolo a me quasi con disperazione. 
Le nostre labbra giocano un po', poi Justin appoggia una mano sulla mia guancia per tenermi ferma, l'altra sul mio bacino. Mi sento male, il suo tocco brucia e non so più se concentrarmi sulle sue labbra, o sulle carezze che continua a farmi in vita. 
Finalmente le nostre lingue si incontrano. 
Ieri sera ho sbagliato, non sa di zucchero, non sa di sale. Sa di entrambi. 
Sa di spuma di mare, di un'onda enorme che travolge tutto, di zucchero che si mette nel the, di vento, di libertà. E poi sa di pioggia, di tempesta, di sole, di stelle, di luna, di cielo, di ombra, di luce. E' caldo, caldo come solo il fuoco può essere, lo stesso fuoco che adesso mi riscalda dentro come una tempesta che non riesco a controllare.
Lo ha appiccato lui l'incendio. E adesso nessuno dei due riesce a spegnerlo.

I nostri corpi si avvicinano di più. Come due calamite che si attraggono inevitabilmente. La paura che mi tormentava continua a riemergere a tratti, facendomi ricordare quanto sia bello baciarsi con qualcuno, sentirsi così, senza pensieri, forte, fragile, libera, ma allo stesso tempo quando sia distruttivo e pericoloso.
In ogni caso adesso è troppo tardi per tirarsi indietro.

Justin continua ad approfondire il bacio, le nostre lingue si rincorrono mentre lui sposta la sua mano dalla mia guancia, al mio collo, ai miei capelli, stringendoli e accarezzandoli come solo lui sa fare. 
Dopo minuti che a me sembrano ore, ci separiamo. Lui si stacca da me. Mi fissa con uno sguardo inspressivo, gli occhi leggermente velati da qualcosa che non riesco a distinguere mentre io cerco di controllare il respiro affannato... si avvicina nuovamente a me il tempo di posarmi un dolce bacio sul collo che mi provoca mille brividi e staccarsi un'altra volta. 

"Ti aspetto tra cinque minuti sotto, così ti accompagno a casa"
Dice tranquillo, come se non fosse successo niente. 
Esce dalla stanza senza aggiungere altro e mi lascia sola. 

Nascondo le mani tremanti dietro la schiena, il cuore mi svolazza nel petto come un flipper impazzito, le gambe tremano, sono costretta a sedermi. Lo stomaco è un buco che risucchia tutto, il respiro non ne vuole sapere di regolarizzarsi, il cervello registra quelle emozioni come se fossero l'unica cosa importante per cui vale la pena di stare in questo mondo.

E, per una volta, cuore e cervello sono daccordo.
Non lo sapevo ancora, ma ho appena firmato la mia condanna.




______________________________________________________________________________________________________

Ciao a tutte!:3
Dopo un capitolo del genere sono svenuta *--*

Era da tanto che sognavo di scriverlo questo capitolo, è sempre stato nella mia testa...
Oddio, possibile che mentre scrivevo mi sembrava di essere Sadie?
Sono dovuta correre in cucina a prendermi un bicchiere d'acqua ghiacciata. 
HAHAHAHAHA okay, sono pazza!
Beeeeene, spero che anche a voi abbia fatto lo stesso effetto!
Specialmente quando Justin fa tutto il sexy boy mlmlmlml...
scusatemi, non sto bene. 
Dovrei essere anche depressa perché il ragazzo che mi piace
si è baciato di fronte a me con un'altra (bene, davvero bene)
ma ieri ho pianto così tanto che oggi come risultato sto sclerando xD
Comunque, so benissimo che non vi interessa la mia vita sentimentale u.u
dunque, che ne pensate? Del capitolo intendo.
Susu, voglio tante recensioni, altrimenti non mi sento motivata a continuare D:

Ah, un'ultima cosa! Ringrazio tantissimo tutte quelle che recensiscono ogni mio capitolo, 
tutte quelle che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite. 
Vedere che qualcuno mi segue mi incoraggia molto!
Ora vado, ho un casino di cose da fare!
Al prossimo capitolo!


- D.

 













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Capitolo 11
*** Dieci - Una stupida che non arriverà mai da nessuna parte ***


Dal diario di un'autolesionista [Dieci - Una stupida che non arriverà mai da nessuna parte]



"Dove cazzo sei stata Sadie?! Non puoi entrare e uscire da questa casa a tuo piacimento, non sarai mica come tuo padre eh?! Quello stronzo che ci ha abbandonate qui, ci ha lasciate qui da sole, o come tua sorella?! Che schifo di famiglia... avete tutti lo stesso DNA. Sai che ti dico, scappa anche tu okay? Basta che poi non rimetti piede qui dentro! Sei una delusione"

"Mamma, ho dormito da Viviet!"


Ma quella si è già chiusa in camera sbattendo la porta. Mormoro un'imprecazione e la mando a fanculo, perché non prova mai ad ascoltarmi. I quadri e le foto appese alle pareti tremano. Una attira la mia attenzione, nonostante sia lì da secoli è come se fosse la prima volta che la vedo.
L'abbiamo fatta a mare anni fa. Papà e mamma sono giovanissimi, sembrano degli adolescenti ingenui e innamorati appena scappati di casa. Charlotte lì doveva avere si e no quattro anni e si teneva un salvagente in vita. Io invece ero piccolissima, dovevo essere nata da qualche mese, ed ero in braccio a papà. 
Mi sembrava lontanissima quella foto, anzi, mi sembrava che non fosse nemmeno la mia famiglia quella. 

'Che fine ha fatto?'

Salgo di sopra. Ormai di mia madre non me ne frega più niente. Se dovessi dare peso a tutto quello che dice a quest'ora mi sarei già potuta buttare dal quinto piano di un palazzo.

Mentre mi trascino su per le scale - inciampando nell'ultimo gradino - sento il profumo di Justin ancora addosso a me. Sulla mia pelle, tra le mie labbra. E' una sensazione meravigliosa e scoinvolgente. E' come sentire ancora le sue labbra sulle mie. 
Passo la lingua sulle labbra e mi mordo il labbro. Non posso credere di esser stata così fortunata, cazzo. 
Non è da me. 

Apro la porta della mia camera e mi tuffo sul letto. La faccia immersa nelle mie coperte, un vano tentativo di soffocarmi. 
Mi giro su me stessa e guardo l'ora sull'orologio a sveglia sul mio comodino. Le 10:30 di mattina. 
Fantastico.
Sto per tornare a dormire, sta volta nel mio letto, quando un pensiero terribile mi fa trasalire.

"Occazzo, Viviet!" urlo alzandomi di scatto e sbattendo la testa sull'armadio, che si trova sopra il mio letto. 
Trovata geniale per risparmiare spazio, eh?

Mi massaggio il punto dolorante sulla testa e vago per la stanza alla ricerca della mia pochette che ho buttato da qualche parte. Quando finalmente la trovo prendo il cellulare mezzo scassato e lo accendo di corsa. Si blocca. Cazzo! Ah, si è sbloccato. 
Mi aspetto di tutto. Dalle 17635648 chiamate perse, ai 272972 messaggi di minaccia del tipo "Appena ti prendo ti uccido, brutta stronza mi hai lasciata da sola! Non venire a scuola lunedì perché farai una brutta fine!", invece l'unica cosa che trovo sul mio cellulare sono tre messaggi.
Li apro.
I primi due sono di Viviet.

Da: Vivì
       
Sadieeeeee non puoi credere a quello che mi è successo! - Viviet. x

Guardo l'ora: risale alla mezzanotte e mezza di ieri sera. Perciò molto tempo dopo che me ne sono andata.
Apro l'altro messaggio. 

Da: Vivì
       Gioia non ti trovo da nessuna parte, io vado a casa! Ah, tanti auguri con Justin! Mlmlmlml... ;) - Viviet. x

Occazzo, devo subito spiegarle che non è successo niente! Insomma... niente niente no, ma nemmeno ci ho fatto sesso sfrenato, ecco. Ed è proprio quello che lei pensa. Ma sono ancora più curiosa di sapere cosa le è successo.
Apro l'ultimo messaggio aspettandomi di vedere un sms lungo cinque pagine con tutto il racconto della serata, invece in nome del  mittente mi fa scoppiare il cuore in un attimo. 

Da: Justin (Idolo)
      Stai bene? Che ti ha detto tua mamma? - Justin. x

Vorrei dirglielo. Vorrei spiegargli che va male. Invece niente, le mie dita si rifiutano di scrivere quel messaggio e il mio cervello di inviarlo. Sarebbe troppo brutto, gli farei pena. Già è bastata la figuraccia di ieri sera; al solo ripensarci vorrei annegare.

A: Justin (Idolo)
    Tutto a posto, tranquillo. Sto benissimo ho solo un po' di mal di testa, ora dormo e mi passa - Say:). x

Premo il tasto 'invio' e resto un qualche dieci minuti ad attendere una sua risposta nonostante il sonno mi stia mangiando viva. Anche se ho dormito a casa di Justin mi sento stanchissima, la testa che ancora pulsa per il superalcolico che ho preso ieri sera. 'Ma chi me lo ha fatto fare?'
Alla fine il pensiero di chiudere gli occhi e riposarmi è così forte che mi addormento con il cellulare in mano, sognando di andare al concerto di Justin e di cantare con lui sul palco...

--

Passo la domenica in casa tra twitter, facebook, compiti arretrati di scienze, tazze di cioccolata, caramelle varie e il brutto tempo fuori dalla finestra. Sta diluviando. Non sono poi così sorpresa, qui in Inghilterra c'è sempre brutto tempo, nebbia e pioggia sono routine. Anzi, le giornate di sole sono state fin troppe e non esiste che si passi un natale senza pioggia. 

Mamma continua a star chiusa dentro quel buco di stanza come se il mondo fosse lì e basta. Quest'anno sarà il primo che passerò senza la mia famiglia, nè mio padre che ormai è scomparso e se ne sono perse le tracce, nè mia sorella che a quest'ora è in Australia a prendere il sole con Jhon, come progettava da tanto tempo. 
Di questa possibilità non ne ho parlato a mamma: so che altrimenti sarebbe potuta andarla persino a cercare lì, in capo al mondo. Anche se dice che mia sorella è una stronza so che le vuole ancora bene, e che c'è rimasta malissimo per quel cazzo di biglietto che ci ha lasciato prima di scappare. Ma io sono del parere che se Charlotte vuole tornare deve farlo con la sua testa, perché lo ha deciso lei e non perché qualcuno l'ha costretta. In ogni caso una piccola parte di me avrebbe continuato ad avercela per sempre con loro, con mio padre e mia sorella, per quello che mi avevano fatto. 
Dovevano portarmi via con loro.
Io non voglio rimanere qui. Appena sono maggiorenne me ne vado, scappo via da quest'inferno. 

Quando passo in cucina per prepararmi un'altra cioccolata osservo la casa spoglia, vuota. I colori vivaci delle pareti arancioni sembrano più scoloriti e grigi. Mentre la pioggia continua a picchiettare frenetica sui vetri delle finestre noto che non c'è nè l'albero di Natale con le sue lucine colorate in soggiorno, nè altre decorazioni per la casa, nè il Babbo Natale gonfiabile appeso alla finestra di camera mia come tutti gli anni. 
Anche se volessi, non ho la forza di andarlo a prendere e rimetterlo al suo posto. Sarebbe una bugia, un'illusione di un Natale felice. E mi farebbe stare ancora più male. Vorrà dire che continuerà a marcire in cantina per un altro anno.

Salgo sopra con la mia tazza di cioccolata bollente in mano e osservo il libro di scienze. Dai, mi mancano solo altre venticinque pagine, niente di che... 
Mi collego un po' su facebook, sono troppo stanca. Come al solito nessuno mi cerca in chat. 'Chi ha voglia di parlare con me?' Beh, nessuno. Non sono socevole di presenza, figuriamoci in chat. E se chatto è solo per dire cose importanti alle mie amiche
Condivido un paio di link della mia pagina preferita: "Noi, due Belibers"
E ripensando a Justin mi collego sul suo profilo twitter. Sta rispondendo ai tweet delle sue fan come al solito, solo che sta volta mi sento stranamente gelosa. Quando lui manda i cuoricini, le faccine dolci e tutte quelle frasi tenere che a me nei messaggi non ha mai inviato, sento come un qualcosa strisciarmi dentro lo stomaco.

"Sei un'amore di ragazza. Ti sposerei" ha scritto a una certa Erin Wagner che gli ha dedicato una poesia.
"Oddio, tu invece sei il mio idolo! Ti farei anche adesso!"
"Che aspetti?" 


Due cuori dopo la domanda. 
'No. Questo è veramente troppo.'
Cioè, non può fare sul serio! Si sta frequentando con me, cazzo... insomma, mi ha baciata credo che significhi questo... non può continuare a dire queste cose perverse alle fan, sapendo che io potrei vederle!

'Magari lui non ti vuole affatto'
'Magari non gli interessa quello che pensi'
'Magari non ti sopporta, ed è per questo che non ti risponde ai messaggi'


Sì, gliene ho mandati almeno tre da sta mattina ad adesso. E lui non ha risposto nemmeno ad uno.
Non ci credo neanche un po' alla banalissima scusa del 'non li ha visti', mi prenderei il culo da sola. Non ci credo che in tutta la giornata non abbia ancora usato il telefono.

E questi sono i pensieri che mi rimbombano nella testa per tutta la giornata, impedendomi di studiare, dormire o elaborare un qualsiasi pensiero logico. Lo stesso pensiero mi accompagna l'indomani a scuola, rendendomi di un'umore nero.
Cammino a testa bassa, gli auricolari nelle orecchie, e tanto per cambiare ascolto gli One Direction. Non sono una fan della loro band, però devo ammettere che fanno belle canzoni e sono l'ideale per distrarmi da Justin. 
Distrarmi inutilmente, perché ogni ragazzo che vedo ha qualcosa che gli somiglia. 

"Say!"

Sento strillare dall'altra parte del cortile. Qualcuno si avvicina a me e continua a urlare il mio nome ripetutamente; faccio finta di non sentire. Quando sento una mano sulla mia spalla mi volto di scatto, decisa a dirgli di levarsi dai coglioni a quel tizio.

"Cazzo vuo... Viviet. Ciao, scusa"

Viviet mi guarda con i suoi occhi azzurri spalancati, stupita ed incredula. Senza togliermi le cuffie continuo a camminare e lei mi segue saltellando intorno a me come un cerbiatto impazzito. Ha qualcosa di diverso nello sguardo... non so cosa. Non l'ho mai vista così.

"Vuoi stare ferma? Mi sta girando la testa"

"Già, quanti superalcolici hai bevuto ieri?"

Impallidisco. "Nessuno"

"Ceeeerto. Guarda che ho visto che Justin ti portava in braccio via dalla discoteca, e tu che ridevi come una pazza" dice con aria di rimprovero, mettendosi le mani sui fianchi. Poi però sorride. "Hai fatto bene ad ubriacarti, altrimenti non avresti avuto il coraggio di rompere il ghiaccio con quel figone"

"Ma che dici, non voglio mica scoparmelo... e se vuoi saperlo non mi risponde neanche ai messaggi, credo che dopo la storia di ieri non mi vorrà più vedere" borbotto così acida che mi sento salire la bile nella gola.

"Ma almeno vi siete baciati?"

"N-no... ma piuttosto, tu! Che mi devi dire?"

Cambio discorso, è l'unica soluzione per sfuggire al suo terzo grado. Lei non sembra convinta, mi osserva per svariati secondi con sguardo truce; so benissimo che la discussione è solo rimandata ma so anche che quando riaffronteremo l'argomento forse sarò più calma e concentrata. Adesso ragiono con le palle (si, ce le ho), non con la testa.

"Uhm... non puoi crederci! Cioé, non ci credo neanche io!"

Riprende a saltellare come un Bambi impazzito. La fermo tenendola per le braccia e allora lei riprende a camminare normalmente. 

"E quindi?"

"Sadie. L'ho fatto con Chaz Somers"

Per poco non sputo la mia stessa saliva. COSA?!?! Io la lascio sola a una festa e lei fotte con il primo che passa? Oddio, ma okay! "Viviet, dimmi che stai scherzando! Non sai neanche chi è quel tizio!"

"Ma come non so chi è? E' il migliore amico di Justin Bieber ed è davvero sexy... anche se lo conosco da poco su internet ieri è stato veramente gentile e simpatico e... poi sai come vanno queste cose... è successo e basta! E io non mi sono certo tirata indietro, oltretutto non era la prima volta per entrambi, quindi"

Ah, già, piccolo particolare. La mia amica Viviet non è più vergine da quando in primo superiore ha fottuto fatto l'amore con il suo compagno Nico. Io l'ho sempre detestato, ma lei lo amava e gli stava appiccicata peggio di un polpo allo scoglio. Alla fine, dopo cinque mesi d'inseguimento, questo povero disperato ha ceduto e se l'è scopata, lasciandola un mese dopo. 
La fantastica prima volta di Viviet. E la seconda è stata con il migliore amico di Justin. Cazzo. 
Mi sento sempre un'arretrata... lei già lo ha fatto ben due volte e io mi spavento solo a pensarci di fare quella cosa con qualcuno, anche se a Justin ho fatto capire tutt'altro. Dev'essere stato l'alcool, sicuro. Anche perché non ho la minima idea di come si faccia... cioé, Viviet dice che è tutto naturale e che lo capirò al momento, ma io mi sento sprofondare in un abisso cupo ogni volta che ci penso. 

Ricordo di una volta, avrei dovuto farlo con Lewis. Viviet ci aveva dato le chiavi di casa di sua sorella Marisol che era in viaggio in Italia per fare degli studi sulla lingua. Eravamo soli, era tutto perfetto. Solo che lui era così annoiato... così, le sue mani mi toccavano come se fosse costretto a farlo. E io mi sono tirata indietro come la più stupida delle bambine. 
Da quel giorno non ne ho più voluto sapere. 
Ripensare alla domenica mattina a casa di Justin mi mette in subbuglio lo stomaco.

Ci sono andata tanto vicino... se solo... se solo...
No. 
Lui non mi vuole, lui non mi cerca e basta. 
Devo farmene una ragione, lui è una star, una celebrità internazionale e io una stupida che non arriverà mai da nessuna parte.



______________________________________________________________________________________________________

E sono ancora qua, ehh già!:33
Anche se ogni cosa che scrivo fa cagare,
e ci sono stata tre giorni a decidere come continuare,
non vi lascio in pace ahahahahahaha
....
scusate per questa schifezza che avete letto 
ma veramente in questi giorni ho fatto schifo per motivi che non posso dire...
sto malissimo:'(
Vi ringrazio per le recensioni, anche se sono solo 2
ne vorrei di più ma a quanto pare scrivo troppo male
quindi grazie a tutte:33

Vi aspetto nel prossimo capitolo:**
Recensite!

- D.
 


 






 

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Capitolo 12
*** Undici - Non mi sono mai tagliata per un ragazzo ***


Dal diario di un’autolesionista [Undici - Non mi sono mai tagliata per un ragazzo]
 
 
 
 
Justin. Sei. Un. Fottuto. Stronzo.
 
E’ da due giorni che non si fa sentire, neanche un messaggio dopo quel ‘Stai bene?’ che mi ha inviato subito dopo avermi accompagnata a casa. Non ci credo che non usa il cellulare, cacchio, non ci credo!
Non credo neanche che è impegnato visto che su twitter trova sempre il tempo di rispondere a tutte le sue fan del cazzo (scusate, ma quando ci vuole ci vuole). Tutte che le chiedono di farlo, che lo vogliono scopare e lui che risponde con frasi perverse come un ragazzino di dodici anni dagli ormoni sballati.
 
Per un attimo ho la tentazione di scrivergli su twitter; voglio proprio vedere se ha il coraggio di rispondermi!
Però poi penso che così renderei la nostra situazione sentimentale - se esiste veramente una qualche tipo di relazione tra noi due - pubblica in un social network. Niente di peggio. 
Non voglio ritrovarmi con i paparazzi sotto casa, o con giornalisti pronti ad intervistarmi. 
 
Sono appena tornata a casa dopo la scuola. Sull’autobus sono stata più scontrosa del solito con tutti, non ho parlato con nessuno, ho ascoltato musica metallara e rock. Un vero record per me che ascolto Justin 24 ore su 24. Non sento la sua voce da quel fottuto sabato. Né di presenza, né nelle sue canzoni, né nei suoi video.
E appena torno a casa decido che non ne posso più, devo vederlo, devo sentirlo! Non posso andare avanti così, senza sapere niente su quello che sta succedendo. Su quello che sta facendo.
Rischio di impazzire, non posso stare così, con diecimila flash mentali al secondo solo perché non si decide a prendere quel fottuto telefono e a inviarmi un cazzo di messaggio!
Il mio cervello sembra un cinema che continua a trasmettere film assurdi, tutti basati sulle cose peggiori che potrebbero esser successe.
La Summer oggi si è persino incazzata con me perché, quando mi ha interrogata di scienze, ho fatto figura muta. Ecco, beh, in realtà anche se sono stata più di cinque ore sui libri non ho capito niente di quel che leggevo. Adesso ci ho guadagnato un debito. Grazie tante, Justin.
 
Entro dalla porta e butto un urlo inutile, stufa persino di respirare. “Sono a casa!”
Nessuna risposta, al solito.
Mi chiedo quando questa situazione finirà e finalmente potrò stare in pace. Vado in cucina trascinandomi a fatica sui piedi e trovo un biglietto sul tavolo:
‘Sono al lavoro e dopo esco per prendere un po’ d’aria. Non aspettarmi perché non so quando torno - Mamma’
‘Non tornare direttamente, brutta stronza’
 
Decido che non mangio, mi è passata la fame e anche la voglia di sopravvivere. Già che ci sono divento pure anoressica, tanto che cambia. Sono già autolesionista.
Mi butto sul divano e accendo la tv su Tg Notizie, come un’ebete che non ha niente di meglio da fare tranne che guardare il telegiornale. E quello che vedo non mi piace. Non mi piace per niente.
 
‘Nononononononononononono.…’ è questo l’intelligente pensiero che continua a ripetersi nella mia testa.
 
Sullo schermo continuano a scorrere quelle immagini.
Le immagini di sabato sera.
Dove ci sono io - per fortuna non mi si vede molto bene la faccia - in braccio a Justin Drew Bieber, la star internazionale.
Ecco perché Justin non mi ha risposto! Dev’essere incazzato con me!
Poi penso che come affermazione non ha senso; nessuno dei due sapeva che ci stessero riprendendo. Riesco a vedermi ubriaca, Justin che mi porta fuori dalla discoteca in braccio. Se fossi stata sobria sarebbe stata una scena da film.
 
Il giornalista riprende a parlare.
"Come abbiamo visto sabato il nostro Bieber si è dato parecchio da fare con la modella di fama internazionale Barbara Palvin…" spunta una loro foto insieme sullo schermo mentre ballavano “...E persino con una ragazza misteriosa! Chi sarà sta volta la nuova fiamma del cantante? E Selena? Come la prenderà? Sappiamo tutti che anche se tra loro due non scorre buon sangue Selena non è mai riuscita a dimenticarlo…”
 
Ma che cazzo c’entra Selena! Questo giornalista è proprio un cazzone…

“La cosa interessante è che domenica sera abbiamo seguito Justin a un’altra festa, dalla quale se ne è andato molto presto in compagnia di un’altra ragazza dai capelli rossi! Il nostro playboy fa strage di cuori qui in Gran Bretagna!”
Iniziavo ad odiare quel giornalista. 
 
Il cuore perde un battito nel vedere il video di Justin che se ne va con quella tizia dalla sala affollata. Lui la guarda e sorride mentre lei si struscia addosso a lui come una gatta in calore. E lui non fa niente per fermarla, come se il mio pensiero non gli passasse nemmeno per la testa. Meno un battito, meno trecentocinquanta battiti. Sotto zero.
Eppure quella ragazza non mi è nuova, mi sembra di averla già vista da qualche parte... i suoi capelli... il suo fisico... no, io l’ho già vista. E’ sicuro.
Ma dove?
Non conosco nessuna con i capelli rossi.
 
“A quanto pare il nostro Justin deve stare più attento se non vuole rovinare la sua reputazione da ‘ragazzo immagine’! Le sue fan continueranno a pensare che lui sia perfetto dopo quello che abbiamo visto?”
 
Spengo la tv senza ulteriori indugi. Mi viene da vomitare. Sul serio.
In pratica mi ha usata? Si è passato prima Barbara, poi me e poi questa rossa comparsa fuori dal nulla?
Rimango due minuti immobile sul divano, minuti che sembrano anni, e fisso lo schermo spento di fronte a me senza muovere un muscolo. Mi sento bloccata, come se tutti i miei organi si rifiutassero di rispondere ai comandi del mio cervello, che aveva commesso il terribile errore di assecondare quel pazzo del mio cuore. Sullo schermo freddo e vuoto si riflette la mia immagine, i miei occhi già gonfi e rossi.
Il ronzio del televisore mi rimbomba nella testa assordandomi.
Vorrei urlare, strapparmi i capelli, gridare che il mondo è una merda, uccidermi, uccidere tutti, buttare tutto all'aria... e invece l'unica cosa che riesco a fare è correre di sopra, andare in bagno e prendere il primo paio di forbici che mi ritrovo sotto mano, e tagliare, così, senza senso, il mio braccio. Non quelle linee perfette e orizzontali che si vedono nelle foto, ma delle linee che vanno ognuna per conto proprio: corte, lunghe, profonde, meno profonde, dritte, storte, orizzontali, verticali. 
Taglio e non capisco più niente, le lacrime mi affollano gli occhi e vedo solo il luccicare del sangue sotto la lampadina attaccata al soffitto che emette una debole luce bianca.
Quando tutte le energie mi abbandonano e la rabbia si è finalmente placata osservo il braccio ferito, pieno di sangue che cola lento sulle braccia ormai distrutte e piene di cicatrici. 

Non mi sono mai tagliata per un ragazzo.
Nemmeno per Lewis.
Ma lui non è un ragazzo qualcunque, anche se mi ha fatta soffrire. Lui è il mio idolo.

Mi accascio per terra e getto le forbici nel lavandino con un gesto rabbioso. Le sciacquo velocemente tagliuzzandomi anche i polpastrelli che iniziano a diventare rossi. Capisco che ho fatto una cazzata quando il sangue corre incontrollabile lungo il mio braccio, niente sembra poterlo fermare. 
Mi avvicino al gabinetto, piango. E vomito. 
Vomito l'anima, senza neanche il bisogno di ficcarmi due dita in gola. 
Esce tutto da se, e io sono contenta di essermi liberata finalmente di quel peso, per ora. 
E capisco che Justin è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mia madre, mio padre, mia sorella, mia zia Claire che mi manca un casino e che non rivedrò più, la scuola, la mia vita che fa schifo... 

Non posso farcela da sola, non posso. 
Ho bisogno di te Justin.

Mi addormento per terra, senza neanche accorgermene. E spero che sia stato tutto un incubo. 

--

Mi sveglio stanca, più stanca di prima. 
La puzza di sangue è così forte che mi gira la testa. In un'istante mi ricordo tutto, dei tagli e di quello che ho visto in quel maledetto Tg Notizie. Penso che non accenderò mai più una tv in vita mia se sono questi i risultati. 

Mi alzo traballante e apro di corsa la finestra perché con quell'odore acre di ruggine mi viene da vomitare, ancora. Quando il mio sguardo si posa sul mio braccio malridotto non posso credere che mi sono fatta questo. 
Se non mi uccideranno gli altri, mi ucciderò da sola.

Metto il braccio sotto il getto d'acqua del lavandino e sento i tagli bruciare. Li massaggio delicatamente e il sangue ormai incrostato scorre via lento, macchiando di rosso il marmo del lavabo. 
Chiudo l'acqua e esco da quel fottuto bagno. 

Sento di nuovo suonare al piano di sotto. 
Ora ricordo perchè mi sono svegliata: è suonato il campanello. 

"Arrivo!" urlo con la voce roca correndo come posso giù per le scale. 

Apro la porta di tutta fretta, scordandomi del braccio scoperto e mezzo fracassato. 
Due occhi azzurri si posano sulle mie ferite.

"Che cazzo hai fatto?"



______________________________________________________________________________________________________

HAHAHAHAHAHAHAHAHA no. 
Ciao belleee:33
#stressatadopounpomeriggiodidurostudio#
Scusate se aggiorno così tardi, e se il capitolo è così piccolo, ma tra una cosa e l'altra
non ho avuto davvero tempo!
Sono rimasta molto delusa... nello scorso capitolo solo una recensione...
Così ho deciso che non aggiorno se in questo capitolo
non ci sono almeno 4 RECENSIONI!

Domandine:33

Secondo voi chi è che ha suonato alla porta di Sadie? é.é
Non date tutto per scontato...
Ah, ultimissimissimacosa! Il prossimo capitolo sarà una BOMBA! E sarà anche molto lungo
Aspettatevi di tutto!
Baci, alla prossima:**
#Recensite!#

- D.

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Capitolo 13
*** Dodici - Bello mio, sono la ragazza di Justin Bieber! ***


Dal diario di un’autolesionista [Dodici - Bello mio, sono la ragazza di Justin Bieber!]
 
“Che cazzo hai fatto?”
 
Quella domanda mi sfonda i timpani.
Viviet è di fronte a me e mi fissa con sguardo famelico, anzi, fissa il mio braccio.
Fa irruzione in casa mia come una furia e trascinandomi per il polso mi fa salire di sopra senza proferire una parola. Io sono come caduta in uno stato di trance e mi lascio guidare da lei che mette il mio braccio sotto il lavandino e dopo averlo sciacquato per bene armeggia con il mio scaffale estraendo cotone, disinfettante e cerotti di ogni misura.
 
“Ti sei tagliata per Justin, vero?”
I suoi occhi azzurri mi mettono al tappeto e non posso fare altro che annuire con la testa abbassando gli occhi quasi per la vergogna.
 
“Al Tg ho visto che ieri sera se l’è spassata con una rossa... per questo non mi rispondeva e non mi ha mandato messaggi…”
 
“Che gran figlio di puttana! Adesso gliela faccio vedere io…”
 
“Viviet non è che non mi fido, ma che vuoi fare?... Ahia!”
 
Strillo quando versa il disinfettante sulle mie ferite. Brucia terribilmente, sento il braccio che mi va a fuoco e penso che ho fatto solo una gran cazzata. La mia vita è una cazzata. Continuo a lamentarmi per il dolore fortissimo ma la sua presa salda mi impedisce ogni movimento
 
“Andiamo a parlargli ovviamente, cioè, ci parli tu”
 
“Uao, che genio. Non ci avevo proprio pensato. E come speri di fare? Al cellulare non risponde” alzo gli occhi al cielo sconfortata.
 
Viviet mi fa un occhiolino. “Sveglia baby, chi è che adesso si sta frequentando con Chaz Somers?”
 
Spalanco gli occhi. C-cosa? Tu?”
 
“No, lo spirito della mia pro zia Grace che è resuscitata apposta per portarsi via quel gran bel fusto”
 
“Ma non era zitella?" cerco di distrarmi per non far caso al dolore.
 
“Appunto. Ma ora che c’entra? Stavamo parlando del puttaniere!”
 
“Eh, chi, Justin? Ma cioè, com’è che adesso ti frequenti con Chaz?!”
 
“Me lo ha chiesto lui sta mattina! All’uscita mi ha chiamata al cellulare e mi ha chiesto se volevamo iniziarci a frequentare... e io gli ho detto di si ovviamente!”
 
“Che culo. E ora?”
 
Invidiavo profondamente Viviet. Lei ha sempre una fortuna sfacciata con i ragazzi, e se anche non le va bene - quelle poche volte che non le va bene - se ne fa subito una ragione e passa avanti. Dice che la vita è così, fatta di alti e bassi, e che bisogna godersela. Magari fossi come lei, io dopo una batosta come quelle di lei e il suo ex Nico sarei già al tappeto.
Come lo ero per Lewis.
 
“I due signorini se la stanno proprio spassando! Sta sera hanno un'altra festa e Chaz mi ha invitata. Penso che non ci sono problemi se gli dico di portare un’amica”
 
Non faccio in tempo a protestare che Viviet ha già composto il numero sul cellulare e mi ha tappato la bocca con la mano, mentre con l’altra tampona con il cotone le mie ferite. Il cellulare lo tiene incastrato tra la testa e la spalla e non appena Chaz risponde la sento parlare con una disinvoltura incredibile.
 
“Allora?” chiedo in ansia non appena attacca.
 
“Apposto. Alle nove siamo nella villetta di Chaz e Justin. La festa è a casa loro sta volta”
 
Sospiro e Viviet si concentra nuovamente sul mio braccio. Io ci sono già stata in quella villetta, sabato sera... o domenica mattina, fa lo stesso. Mi ci ha portata Justin quando ero ubriaca. Mi chiedo se per lui sono ancora la benvenuta lì dentro.
 
Uno schiaffo in pieno viso mi distrae dai miei pensieri.
“Ma perché?” chiedo incredula massaggiandomi la guancia dolorante e ormai arrossata.
 
“Così impari a tagliarti. Fallo di nuovo e non sarò così gentile”
 
Non rispondo. Non posso prometterle che non lo farò più. Ogni volta mi convinco che posso smettere, che posso farcela e poi a ogni minimo problema ci ricasco sempre.
 
-- 
 
Sono vestita di tutto punto. Alle nove e dieci precise siamo di fronte alla villetta di Justin - non ho la minima idea di come Viviet faccia a sapere dove si trova - dopo che la mia amica ha guidato come una trottola impazzita per tutto il paese, con ‘la macchina del papì’ mezza scassata.
 
Scendiamo dall’auto: mi ha prestato un suo vestitino bianco, corto, che mette molto in risalto le gambe, così cerco inutilmente di coprirle con la pochette. Lei invece è tutta fasciata in un tubino rosso fuoco. Ho già un’idea di quello che vuole fare sta sera e credetemi se per una volta anche a me piacerebbe darmi alla pazza gioia con qualcuno.
La musica a volume altissimo si può sentire già dall’esterno mentre gruppi di ragazzi mezzi ubriachi girano per il cortile con bottiglie di vodka ormai vuote in mano. E pensare che la festa è appena iniziata!
Mi stringo nelle spalle, sta sera fa davvero freddo e io ho le gambe nude.
 
Camminiamo sostenendoci entrambe per non cadere dagli enormi trampoli che mi ha costretta ad indossare. Davanti all’entrata ci sono altri due di quegli omoni in nero che ormai non riesco più a tollerare. Mi fanno una paura assurda.
 
Viviet ci si piazza davanti con naturalezza annunciando di essere la ragazza di Chaz e loro le sorridono facendola passare. Devono averla già vista altre volte, oppure, bella com’è l’hanno fatta passare e basta. Lei si che sembra la ragazza di una celebrità. Già, la mia amica sta sera sembra una stella cadente che brilla di luce propria, il contrario mio che nonostante sono vestita di bianco mi sento il faro di un’automobile.
 
Faccio qualche passo verso l’ingresso ma un omone mi blocca il passaggio.
 
“Tu chi saresti?” mi dice uno con lo sguardo severo, sembra più una minaccia che una domanda.
 
“Ehm…” mi affaccio con la testa dentro la sala alla ricerca di Viviet, ma quella chissà dov’è scomparsa, convinta che non ci sarebbero stati problemi riguardo a me.
Il tizio mi copre la visuale con il suo torace grande quanto un armadio.
 
“Se sei un’imbucata fai meglio ad andartene se non vuoi passare guai”
 
Vorrei tanto dare un calcio nei coglioni a questo frocio bastardo, vorrei dirgli “Bello mio, sono la ragazza di Justin Bieber!” ma il problema è che non è vero. Non mi resta che annuire e andarmene, forse è anche meglio, eviterei una delle mie solite figure di merda. Sto per farlo quando una mano morbida e delicata si posa sulla mia schiena trattenendomi.
 
“Che succede Bob?”
Una voce. Quella voce. La riconoscerei anche in capo al mondo, anche se fossi sorda. Mille brividi mi attraversano il corpo.
 
“Niente Jus, la ragazza non vuole dirci con chi è venuta”
 
Sento aumentare la sua presa sul mio fianco. “Ma è con me, no?”
 
Gli omoni si spostano dall’ingresso immediatamente facendomi le loro scuse ma io sono così stordita che non capisco niente. Justin mi trascina via, lontano dall’ingresso. Mi porta sul retro dove c’è una piccola veranda che da un altro accesso alla sala della festa. E’ tutto buio, solo le luci colorate all’interno della sala rischiarano l’ambiente a tratti.
 
Mi giro verso di lui e lo osservo. E’ stupendo. Il ciuffo di capelli color grano è tirato all’indietro; le sue labbra sono morbide e carnose, da baciare. I suoi occhi sono coperti da degli occhiali da sole scuri, nonostante siamo in piena notte.
 
“Allora bambolina, adesso vai pure alle feste senza essere invitata?”
 
Dice lui, smettendo improvvisamente di camminare per guardarmi negli occhi. Luccicano di un bagliore color miele nonostante siano coperti dal vetro spesso degli occhiali. Sul viso ha un'espressione divertita, sembra quasi che gli piaccia cacciarmi fuori dai guai.
 
“No, no... veramente sono venuta con Viviet, mi ha invitata lei... ma poi è andata dentro, credo da Chaz, non l’ho vista più e sono rimasta bloccata fuori…” 
 
“Ti stai ingarbugliando” mi fa notare lui, ridendo.
 
Non rispondo e rivolgo uno sguardo verso la sala dove tutti si stanno scatenando. Chissà dov’è Viviet, chissà che sta facendo… non vi vuole molto per immaginarlo. Perché a lei viene tutto così semplice? Perché io ho paura persino di essere sfiorata da Justin, ma allo stesso tempo voglio che succeda?
 
“Dove sono i tuoi genitori, Justin?”
 
Mi fissa, sembra sorpreso della mia domanda.
“Sono tornati in Canada per festeggiare il natale con i parenti... io devo rimanere qui a fare i concerti, quindi niente vacanze di natale anche per quest'anno. A parte le feste a cui vado ogni sera”
 
Prende una sigaretta dalla tasca posteriore dei jeans, la accende e aspira qualche tiro. Il fumo esce dalla sua bocca creando piccole nuvole nell’aria. Le seguo con lo sguardo cercando di trovare il coraggio che mi manca.
 
"Perché non mi hai risposto hai messaggi che ti ho inviato?”
 
Non posso credere che sono riuscita a dirglielo.
 
Justin si gira verso di me rivolgendomi uno sguardo strano. Alza gli occhiali da sole sulla testa con un movimento della mano, i suoi occhi color miele scuro sono ancora più profondi e belli di quel che ricordavo.
Sento il cuore battere forte nel petto, un tamburo che mi fracassa le costole ogni volta che la vicinanza a lui diminuisce. Il ricordo dell’ultima volta nella sua villetta riaffiora nella mia mente nonostante cerchi di scacciarlo, nonostante voglia convincere me stessa ad essere incazzata con lui. Niente, non ci riesco. Sento le guance arrossire fastidiosamente e sono costretta ad abbassare lo sguardo e a distoglierlo dai suoi occhi.
Lui scoppia a ridere e so che ha capito quello a cui sto pensando.
 
“Ho visto al Tg che ti sei sbattuto a quella rossa e anche a Barbara Palvin”
 
Con due dita prende il mio mento e mi costringe ad alzare lo sguardo su di lui. E’ così bello cazzo... così... sexy.
Solo dopo mi rendo conto che il suo viso è a una distanza vertiginosa dal mio. E’ vicino che posso sentire il suo respiro dolce su di me.
 
“Che c’è, sei gelosa del tuo idolo?” mi sorride mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti. La sua voce è roca e vellutata allo stesso tempo e penso che ad alcune ragazze sarebbe venuto un orgasmo se fossero state al posto mio.
 
“Affatto. Lo dico per le tue fan... chissà cosa pensano di te adesso” mento.
 
“Cosa dovrebbero pensare? Ho diciannove anni e mi sbatto tutte le ragazze che voglio”
 
Dice con menefreghismo, dando un’altro tiro alla sigaretta e sbuffando fumo di fronte al mio viso. La rabbia che mi sale dentro ha il sopravvento. E’ carbone ardente nella mia gola, che mi costringe a sputare parole velenose che normalmente non avrei mai avuto il coraggio di dire.
 
“Ma bravo! Perché non sbatti anche me mentre che ci sei?” dico avvicinandomi pericolosamente al suo viso perfetto.
Lui sorride ancora di più e una scintilla gli attraversa gli occhi. Sembra che non aspettasse altro.
 
Non ho il tempo di capire quello che sta succedendo che in meno di un secondo mi trovo bloccata contro un palo di legno che sorregge la veranda. Le mani di Justin tengono ferme le mie braccia mentre i miei pugni chiusi cercano di sfogare la tensione che si sta impossessando del mio corpo. Il suo viso è così vicino che i nostri nasi si sfiorano. Sento le mie ciglia sfarfallare e posarsi sui miei occhi. Non riesco a tenerli aperti.
 
“Posso sempre farlo adesso, se vuoi”
Sussurra sensuale al mio orecchio, mentre il mio respiro comincia a farsi irregolare.
 
“Non lo faresti”
Sussurro, la mia voce è così flebile che dubito possa sentirmi. I miei occhi fissano le sue labbra come un malato grave fissa la sua unica cura. La distanza mi sta bruciando viva. Voglio solo che mi baci e ponga fine a questa tortura.
 
Ci guardiamo negli occhi per l’ultima volta, poi, come se avesse capito quello che pensavo, le sue labbra sono sulle mie.
Sono ancora più morbide di come ricordavo, ancora più buone, ancora più salate.
Evidentemente i ricordi hanno sbiadito tutto, eppure in un attimo riconosco la stessa agitazione che mi prende il petto come una morsa e le farfalle nello stomaco che volano impazzite per poi precipitare. Ma il desiderio di lui è troppo forte per far vincere la paura. Sento che il mio cuore non appartiene più a me, è di qualcun'altro ora, qualcuno che non ho la minima idea di come lo tratterà, se ne avrà rispetto.
 
Lui mi distrugge, lui è la mia distruzione, lui non fa altro che distruggermi.
 
Mi libero dalla sua presa e metto le mie braccia intorno al suo collo per attirarlo ancora di più a me, la pochette cade da qualche parte per terra ma non me ne preoccupo. Le sue mani sono sui miei fianchi, sulle mie cosce, nei miei capelli, dappertutto. 
Mi sento confusa... il suo tocco è così... pesante, profondo. Lewis non mi aveva mai toccata così. Nessuno mi aveva mai toccata così. Mi fa sentire... bella. Mi lascio andare completamente al piacere di quel bacio, delle nostre lingue che si incontrano, si scontrano e lottano per la dominanza. I nostri corpi si uniscono ancora di più se è possibile e sento i suoi pettorali premere contro il mio petto.
 
In un attimo le sue mani sono sul mio sedere. Mi sfugge un gemito di piacere quando me lo strizza, e lo sento sorridere sulle mie labbra trattenendo una risata. Maledetto, si sta divertendo a vedermi morire così.
 
Con una mano afferra la mia coscia e la porta all’altezza del suo bacino mettendo le nostre parti intime più a contatto.
Mi sento sconvolta. Sensazioni che non ho mai provato prima prendono il sopravvento sul mio corpo, non capisco neanche più quello che mi succede: mi aggrappo a lui come se fosse il mio ossigeno, la mia unica speranza di vita. E menomale che lui mi sostiene, altrimenti sarei già caduta per terra. Le mie gambe, per qualche strana ragione hanno smesso di sostenermi.
 
Dopo qualche minuto di piacevole tortura lo sento distaccarsi da me. Mugolo in disapprovazione per aver perso il contatto con le sue labbra. Lo sento ridere e allora apro gli occhi, come scossa da un brivido.
Il peso della realtà mi cade addosso quando incontro i suoi occhi che mi fissano divertiti per le reazioni che è riuscito a suscitarmi.
 
“Fai schifo” gli dico, seriamente disgustata. Provo a scostarmi da lui, ma mi prende per un polso costringendomi a guardarlo negli occhi.
 
“Non mi sembra che pensavi la stessa cosa, poco fa. Dai, ammettilo che ti piaccio”
 
No.
 
Un’improvvisa botta di coraggio mi consente di rispondergli guardandolo negli occhi. Lui non da troppo peso alla mia risposta: mi fissa severo, provocante e mi trascina all’interno della sala tirandomi per il polso e costringendomi a seguirlo. Percorriamo velocemente il salotto - pieno di gente - che per fortuna non presta caso a noi. Solo qualche ragazzina si volta e segue con lo sguardo Justin, probabilmente in preda a una crisi ormonale. Ma non me ne frega, in questo momento non riesco a distogliere lo sguardo da lui e dalla sensazione delle sue mani sul mio corpo. 
Saliamo le scale che ho percorso qualche giorno fa in braccio a lui. Ora che sono sobria posso vedere meglio i dettagli di quell’enorme corridoio in ombra. C’è buio, e c'è più fresco rispetto al piano inferiore. Solo il rumore della musica e le luci colorate provenienti dal piano di sotto ci fanno compagnia perché per il resto è tutto deserto. 
 
Senza dire nulla Justin appoggia le mani sui miei fianchi costringendomi ad arretrare con lui verso il muro. Quando la mia schiena si trova bloccata capisco che sono in trappola, ma non mi dispiace poi così tanto.
Il buio ci avvolge diventando nostro complice. Mi lascio andare alle mie sensazioni che si amplificano ancora di più nell’oscurità.
Con una mano comincia a giocare con una ciocca dei miei capelli, provocandomi mille brividi. Poi i suoi occhi si posano nuovamente su di me, sono così rigida che un manichino al confronto sarebbe un esempio perfetto di vitalità.

Aspetta qualche secondo, poi inzia a baciarmi, lentamente, torturando le mie labbra e lasciando piccoli e dolci morsi su di esse. Le apro per acconsentirgli il passaggio e lui approfondisce il bacio con la lingua.
Le sue mani nel frattempo cominciano a vagare sul mio corpo scostando il vestito. I suoi movimenti... sono così dolci, e attenti.
Sento risalire le sue mani lentamente sul ventre, una scia urticante che mi brucia dentro, fino a toccare la curva sotto il seno. Mi sfugge un gemito che lo fa ridere nuovamente.
 
“Ancora non ti piaccio?” sussurra sensualmente al mio orecchio, mordendo leggermente il lobo e portandomi ad inclinare la testa all'indietro.
 
Mi chiedo il senso della sua domanda. E’ più che evidente che mi piace, cazzo! Eppure lui sembra proprio volere che glielo dica in faccia. Scuoto la testa chiedendomi in che razza di guaio mi sto cacciando. Ma poi penso che non mi interessa un granché saperlo. C’è lui, ci sono io, ci siamo noi. Il resto non conta più niente.
 
Le sue mani calde diventano più vogliose mentre il suo tocco si sposta sul mio seno torturandolo dolcemente facendomi ansimare per il piacere. 
 
“Shh piccola. Non dobbiamo farci sentire” sussurra al mio orecchio, accarezzandomi poi una guancia.
Mi mordo il labbro per cercare di trattenermi, mi sento un’idiota, un'incapace. 

Ricomincia a baciarmi, con una mano tiene fermo il mio viso, con l'altra mi accarezza piano il fianco. Sento il suo tocco scendere lentamente e arrivare alla coscia. Mi scappa un'altro gemito che soffoco mordendomi il labbro. 
La sua mano risale... risale sempre di più... e io non trovo il coraggio per allontanarlo. 

'Ma perché, voglio davvero allontanarlo?'

'Sadie, che cazzo stai combinando?'

'Che sta succedendo?'


La sua mano arriva lì, al centro del mio piacere e allora non posso fare a meno di parlare. 
"Justin... J-Justin non ce la faccio più... ti prego..."

A quel punto si stacca da me, completamente, mostrandomi il suo ghigno da stronzo.


POV. JUSTIN

La guardo, è così vulnerabile, così inesperta e innocente che quasi mi sento in colpa per quello che le sto facendo passare. So benissimo come si sente, confusa e stordita, non è difficile capire che è la prima volta che prova sensazioni del genere. 
E' così scossa... dio. 
Mi piace vederla con i capelli scompigliati e le guance arrossate per me, per il mio tocco.

"Ti faccio davvero quest'effetto?" 
Non riesco a trattenere un ghigno. Sono Justin Bieber, lo so. Mi faccio 400 ragazze a settimana, ma sono tutte così... focose, cazzo. Mi saltano addosso neanche il tempo di dire "ciao" e di almeno la metà non so neanche il nome. Sadie è la prima ad essere così timida. Dice che sono il suo idolo, eppure, anche se è evidente che va pazza dei miei baci, dice che non gli piaccio. 
Mi fa ridere questa ragazza.

Non risponde, mi fissa con i suoi occhi nocciola e io le accarezzo i capelli, per poi far scendere la mia mano sul suo collo. Sento il suo cuore pulsare fortissimo, sembra non si conceda neanche mezzo secondo di pausa tra un battito e l'altro. 
La mia mano scende sul suo braccio coperto dal leggero tessuto ricamato del coprispalle. La sento sussultare e fare una smorfia di dolore, e allora penso di capire di cosa si tratti. 
Ripenso a quello che è successo qualche settimana fa, al McDonald's.

#Flashback#
"Non sono un'ubriacona..."
Stava dicendo con una voce da bambina petulante.
"Allora cosa sei?" 
La vedo ridere, stordita dalla birra che ha preso. Le sue guance sono arrossate "Una Beliber"
Scoppio a ridere, è proprio strana sta ragazza.
"Certo che lo sei Jasmine. Vediamo se hai ancora il mio autografo sul braccio?" 
Afferro il suo braccio e alzo la manica della sua felpa, lanciandole prima un sorriso.
"No, Justin, è dall'altro lato..."
Mi sarei aspettato di vedere di tutto, tranne quello che mi si presenta davanti agli occhi. Lunghi tagli che percorrono la sua pelle fresca e pulita, un braccio coperto di cicatrici che non dovrebbero esserci. Mi chiedo perché si è fatta tutto questo.
Poi le mi strappa il braccio dalle mani. I suoi occhi vagano per terra e la sua voce e strozzata. 
"Devo andare, mia mamma mi aspetta a casa" 
Corre fuori dal locale con la testa bassa, non si gira indietro.

#Fineflashback#


Alzo la manica del suo coprispalle delicatamente, e lei sta volta non si oppone. Non muove un muscolo quando vedo i suoi tagli. Sono nuovi, ancora coperti da cerotti, se li deve essere farti al massimo un giorno fa...
Alzo lo sguardo su di lei chiedendole la conferma di quello che sto pensando. 

"Li hai fatti per me?"
Mi sembra assurdo, non ne avrebbe motivo. 
Quando la vedo annuire però penso che qualcosa dev'essere successo per essere ridotta in questo stato. Non mi capacito di come cazzo si è rotta un braccio per me, ma che minchia le passa per la testa?
Vorrei tirargli uno schiaffo ma mi trattengo, sarebbe peggio. 

In un attimo si accovaccia a terra, nasconde la testa tra le ginocchia pallide come se si nascondesse da me. La sento singhiozzare. Sta piangendo?


POV. SADIE

Non ho potuto negarlo, non ho potuto dirgli di no, inventarmi una scusa, quando i suoi occhi color miele mi fissavano così dolci e sinceri. Vorrei strozzarmi, ora si che scapperà via da me. 
Se ci fosse stata Viviet mi avrebbe già tirato una sberla per la mia coglionaggine. Cioè, neanche a farlo apposta, riesco ad allontanare sempre tutti da me. 

Lo sento sospirare. Ma i miei singhiozzi coprono ogni suono. A malapena sento il frusciare dei suoi vestiti quando si abbassa al mio livello, in modo da poterci guardare negli occhi, poggiando le sue mani calde sulle mie ginocchia. 
Di scatto alzo la testa incontrando i suoi occhi meravigliosi. I suoi pollici arrivano ai miei occhi ad asciugarmi le lacrime. 

"Non piangere, ti prego"

"Non andare via. Anche se non ti piaccio, anche se ti faccio schifo..."

Blocca ogni mia parola con il suono della sua voce. "Sai, quando eri ubriaca hai detto la stessa cosa"
Non rispondo. Non saprei che dirgli. Allora, vedendo il mio silenzio, parla lui. "Ti ho lasciata da sola quella sera?"
Scuoto la testa commossa. "E allora perché dovrei farlo adesso?"

E' così perfetto, cazzo! I suoi capelli color grano, i suoi occhi sinceri e limpidi, le sue labbra piene e rosate, il suo corpo meraviglioso e quella sua voce da angelo che mi arriva all'anima. Non può farmi questo. Non si può amare una persona così tanto da star male così. Mi viene da piangere, ancora. E non so perchè. Forse perchè tra un milione di ragazze sulla terra ho avuto proprio io la fortuna di conoscerlo, anche se sento di non meritarlo. Lui è troppo per me... e io non sono allo stesso livello della dolce Selena, e neanche a quello dell'aggressiva Barbara Palvin. 

Io sono solo Sadie Randolph.
Quella che all'asilo piangeva perchè le rubavano i giocattoli.
Quella che alle medie chiamavano 'Sorriso di Latta' perchè portava l'apparecchio.
Quella che al ballo della scuola stava sempre in un angolo della sala quando in pista c'erano solo le coppie, a guardare tutte le sue amiche fidanzarsi mentre lei rimaneva sempre sola.
Quella che quando ha trovato il ragazzo giusto, è andato tutto storto.
Quella che non ha mai saputo affrontare niente e scappava sempre dai suoi problemi.
Quella che ha sopportato dolori più grandi di lei, e che per farlo è stata costretta a tagliarsi... a star male. A soffire.
Fino a quando non ha incontrato lui, e la sua voce l'ha salvata.

Non mi riesco a trattenere più. Scoppio a piangere e lo abbraccio, affondo il viso sulla sua maglietta che profuma di lui, un profumo bellissimo. E mi sembra di essere a casa per la prima volta. Lo tengo stretto a me. 
E lui mi abbraccia, mi solleva, mi prende in braccio e mi trascina con se via da tutti i miei incubi. 
Mi posa sul suo letto e mi distende sotto le coperte coricandosi insieme a me senza bisogno che io glielo chieda. 
Mi abbraccia forte da dietro stringendomi a se, la mia schiena contro il suo petto caldo. 

"Dormi bene piccola"
Lo sento sussurrare prima di chiudere gli occhi.



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Ehi:33 non voglio rovinare il momento
con le mie battute, quindi vi chiedo solo una cosa...
RECENSITE?

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Capitolo 14
*** Tredici - Ma cosa sei, un vampiro?! ***


Dal diario di un'autolesionista [Tredici - Ma cosa sei, un vampiro?!]

La luce del sole mi abbaglia. Mi sembra di volare, in un certo senso. 
Aspetta, no, ma da quando in quando il sole è di forma quadrata e cambia colore?
Sarebbe una cosa assurda, cioè, è come se il cielo fosse rosso e piovesse gelato al posto della neve.
Ah, è un riflettore, non il sole. 
Socchiudo gli occhi abbagliata dalla luce intensa, quando li riapro di fronte a me ci sono milioni di persone che mi fissano, urlano, piangono e ridono, con gli accendini in mano e cartelloni con scritto:
"WE LOVE JUSTIN BIEBER AND YOUR GIRLFRIEND!"
Aspetta,
che?
Sono su un palco. Ma non ho paura. Piuttosto, ho voglia di cantare. 
E' qualcosa che mi nasce da dentro, non so come spiegarlo...
Un microfono compare magicamente di fronte a me. Poi una voce: Justin. "Canta con me, piccola"
Iniziano a risuonare le note di "All around the world", una delle mie canzoni preferite, accompagnate dalla dolce voce di Justin. Sento il pubblico alzarsi, iniziare a esultare e a cantare con il mio idolo, accompagnandolo. Presa da chissà quale coraggio chiudo gli occhi, prendo il microfono di fronte a me e inizio a cantare...


--

Quando riapro gli occhi mi sento leggerissima. Wao, che sogno.
Magari fosse tutto vero, cantare su un palco con il mio idolo è uno degli obbiettivi più grandi che ho nella mia vita, ma non penso si realizzerà mai una cosa del genere. E' già tanto essermi conosciuta con lui e...
Aspetta, aspetta, aspetta. Questa non è la mia stanza. 
Ma veramente? Che genio che sei, Sadie. Come hai fatto a capirlo?

Riconosco le pareti e le lenzuola morbide che mi avvolgono e che profumano di lui. 
Un profumo buono e intenso che mi stordisce i sensi. Spero che non stia ancora sognando, e che tutto questo non mi scappi via dalle mani come succede di solito.
Mi volto lentamente di lato per ritrovarmi faccia a faccia con il viso angelico di Justin. Mi fissa con il mento appoggiato al palmo della mano e un sorriso malizioso stampato in viso.
E' ancora più bello del solito con i capelli disordinati sulla testa e gli occhi di un miele chiarissimo contornati dalle ciglia scure.
Immediatamente i ricordi di ieri sera riaffiorano nella mente facendomi sorridere.

"Buon giorno Jasmine"

Mi chiama con il nome falso che ho usato quando ho chiamato a quel Tg per parlare con lui, quasi per prendermi in giro. Ricordo di quel giornalista che mi ha fatto sfiorare livelli di isterismo cronico mai studiati dalla scienza. 
Che strano, sono passate solo poche settimane da quel giorno eppure a me sembrano anni. E' tutto così diverso adesso, in un modo che neanche io riesco a stabilire. In un certo senso è come se niente si fosse mosso da quel momento, ma allo stesso tempo tutto è cambiato. Grazie a Justin mi sento un'altra persona. Ho ripreso finalmente a sorridere come non facevo da tempo.

"Buon giorno Bieber"

Lo saluto sorridendo, trovando incredibile il fatto di poter dare il buon giorno al mio idolo. E' già la seconda volta che dormo con lui... penso che potrei abituarmici a tutto questo. 
Non ho mai dormito con un ragazzo, a parte lui ovviamente. E' tutto così nuovo per me che non posso fare a meno di sentirmi in ansia. Ripensare che sono su un letto, con lui, da sola, mi fa arrossire. Specialmente dopo le cose non proprio caste che abbiamo fatto ieri sera. Abbasso gli occhi sulle lenzuola cercando di darmi un contegno, ma ovviamente è tutto inutile perché dovunque guardi tutto mi ricorda lui. Beh, è la sua stanza!

Lui se ne accorge, scoppia a ridere "Che c'è, ora ti imbarazzi di me?"
Il suo braccio, ancora sul mio fianco nella stessa posizione in cui ci siamo addormentati, si stringe di più addosso a me spingendomi più vicina a lui. Mi ritrovo contro il suo petto, la mia mano sinistra sul colletto della sua maglietta, l'altra sepolta sotto le lenzuola. Il suo petto è caldissimo, cacchio. Anche da sopra la maglietta posso sentire la durezza dei suoi addominali. La sua mano come a stuzzicarmi scende verso l'orlo del vestito, esattamente nel punto in cui si trova l'elastico delle mie mutandine. Sento il viso che mi va in fiamme per la vergogna. 

"Tieni le mani a posto, maiale"

Lo rimprovero afferrando la sua mano da sotto le coperte e togliendola da lì prima che possa farmi cadere vittima dei suoi giochetti un'altra volta. E' parecchio difficile resistergli, e non è di certo la situazione adatta per lasciarsi andare. 
Lo sento scoppiare a ridere in risposta alla mia reazione esagerata, e divento ancora più rossa. 

Lui mi alza il viso facendomi una carezza sulla guancia, costringendomi quindi a fissare lo sguardo nei suoi occhi meravigliosi.

"Sei carina quando arrossisci, dovresi farlo più spesso invece di incazzarti. Sembri un'ochetta; anzi, una bambina di cinque anni quando lo fai"

E all'istante il buon umore di prima mattina va a farsi fottere. Perchè deve rovinare questi bei momenti con le sue uscite da stronzo? Io non lo capisco proprio. Non può essere dolce, stronzo, sexy e incredibilmente odioso nello stesso tempo! Nessuno lo è. Quel ragazzo è proprio bipolare, anzi, sicuramente soffre di problemi della doppia personalità. Non posso credere che sia lo stesso che l'altra sera ha visto i miei tagli, mi ha presa in braccio, mi ha portata nella sua stanza e ha dormito con me.
L'incazzatura torna a montarmi dentro come un'animale selvaggio. 

"Cosa vuoi dire con questo?!"

"Solo la verità, dolcezza. Non devi arrabbiarti con me, altrimenti io ti faccio male..."

Sussurra al mio orecchio, con una voce roca e provocante che mi manda al manicomio, e io non capisco se stia scherzando o meno. Da Justin mi aspetto di tutto ormai. Con una mano scosta i capelli dal mio collo provocandomi mille brividi, mentre il mio respiro comincia a farsi irregolare per il suo tocco. Comincia con un bacio leggero nel punto d'incontro tra la mascella e il mio collo, poi inizia a scendere sul mio collo mordendo e a succhiando, facendomi morire per quel contatto. 
Mi mordo il labbro incapace di controllarmi per il male che sto provando. Il dolore provocato dai suoi morsi è leggermente attenuato dalla sensazione delle sue labbra umide e morbide che baciano la mia pelle stordendomi. Non capisco più niente. 

Quando si stacca da me ci fissiamo negli occhi, i brividi ancora mi percorrono il corpo e lui mi mostra un ghigno soddisfatto, conscenzioso delle emozioni che è riuscito a provocarmi. Non lo sopporto quando fa il grad'asso in quel modo. 
Lentamente porto una mia mano al collo, sfiorando la mia pelle umida per il contatto con le sue labbra. Lui si avvicina e ci soffia sopra, provocandomi la pelle d'oca. Mi massaggio il collo notando che ho due o tre punti doloranti, mi chiedo che cazzo ha combinato.
Un pensiero però mi distrae dall'istinto omicida che provo in quel momento...
Mi alzo di scatto dal letto mettendomi le mani nei capelli. 

"Merda!" esclamo.

Justin mi fissa con occhi sgranati, ancora nella stessa posizione di poco fa. "Che succede?"

"Merda, merda, merda!" continuo a ripetere, ignorando la sua domanda. Comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, indecisa se buttarmi dalla finestra o suicidarmi ruzzolando giù per le scale. Non posso credere di non averci pensato. "Mia mamma non sapeva neanche che uscivo ieri, e non sono nemmeno tornata a dormire a casa! Appena torno mi fa un culo così, sarà isterica al massimo!"
Esclamo disperata, cercando in tutti i modi di strapparmi i capelli dalla testa. 

Sento a malapena le coperte frusciare, annunciandomi che Justin si è alzato dal letto, quando me lo ritrovo davanti con i suoi occhi color miele che mi scrutano seri e calmi. Immediatamente appoggia le mani sulle mie spalle costringendomi a mantenere lo sguardo su di lui. 

"Sadie, mantieni la calma. Ora ti riaccompagno a casa in macchina okay?"
Sussurra, sempre parlando a bassa voce. 

'Mantieni la calma un cazzo' vorrei dirgli. Voglio proprio vedere che avrebbe fatto lui al posto mio. 
Ah, giusto, lui è una superstar internazionale che va a spasso per tutto il pianeta e a cui i genitori lasciano una villa mentre partono per il Canada, lasciandogli campo libero per fare tutte le feste che vuole!

Comunque provo a fare come dice lui. Chiudo gli occhi mentre lui porta le mani su e giù per le mie braccia, massaggiandole, riuscendo incredibilmente a calmarmi. Il suo fiato caldo mi arriva sul viso, portandomi ad inspirare ed espirare lentamente per non perdere neanche un secondo di quella meravigliosa sensazione. 
Alla fine le sue mani si posano saldamente sulle mie spalle e io apro gli occhi già più rincuorata, con una nuova calma dentro di me. Justin viene da un'altro pianeta, è sicuro. Nessuno era mai riuscito a calmarmi quando vado così in bestia, nessuno! Nemmeno Viviet. E lui, in qualche minuto, mi aveva fatta tornare normale, forse anche meglio. 

"Sei un mago"

"Lo so piccola, le mie mani sono magiche, presto ti darò un'altra dimostrazione"

Sussurrò con un sorriso sghembo, sfiorandomi il braccio mentre si allontanava, provocandomi altra pelle d'oca. Sembra si diverta a vedermi così fragile, così dipendente da lui. Di sicuro per 'dimostrazione' non intende un'altro massaggio.

"Ah, ti consiglio di coprirti il collo quando torni a casa"

Dice, voltandosi indietro. Sul viso ha un'espressione divertita che non promette nulla di buono. 
Dopo avergli lanciato un'occhiataccia mi affretto verso la porta del bagno, appena accanto al letto, e mi avvicino allo specchio appeso sopra il lavandino. Spalanco gli occhi. OCCAZZO. 
Due segni viola spiccano sul mio collo, sembra che mi abbia azzannato un'animale feroce... ah, no, sono solo i succhiotti di Justin Bieber!

"Justin Drew Bieber!" non riesco proprio a trattenermi dall'urlare. "Come diamine ci torno a casa così?! Ma cosa sei, un vampiro?!"

Lo sento ridere nell'altra stanza e decido che adesso ne ho le tasche piene. Torno da lui come una furia.
Sto per rispondergli a tono, pronta ad attaccare nuovamente una discussione sul fatto che sia un porco, uno sporco maiale che mi ha azzannato il collo peggio di Edward Cullen con Bella, quando la visione di Justin senza maglietta arresta i miei pensieri. 
Il mio cuore perde un battito. 
Se continua così questo ragazzo mi fara prendere un infarto!
Lo fisso con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca così aperta che per poco la mascella non si stacca e si fracassa a terra.
La rabbia evapora in un attimo.

Justin è lì, immobile sotto la luce del sole. Getta la maglietta da qualche parte nella stanza mentre la sua pelle che è di una sfumatura intermedia tra il rosa e il dorato, risplende come se fosse lui stesso il sole. Dev'essere un angelo, per forza. Non ce altra spiegazione. Non esiste un'altro essere umano sulla faccia della terra che sia così perfetto. 

"Che c'è baby, ti stai eccitando?"

Si volta verso di me con un sorriso malizioso stampato in viso, come se fosse già sicuro del fatto che lo stavo fissando. Rimango immobile, il cervello che momentaneamente si è disattivato, e quell'unico neurone ancora funzionante definitivamente morto.
Non so che rispondergli mentre con un movimento delle mani si slaccia la cintura dei jeans mettendo in mostra un'altro quarto dei suoi boxer bianchi dove spicca la scritta 'Calvin Klein'. In questo momento giuro che rischia veramente di essere stuprato.
Vedendo che non rispondo ride, continuando a parlare. 

"Se vuoi puoi farti una doccia mentre che io mi vesto... oppure possiamo farla insieme..."
Propone, passandosi la lingua sulle labbra con fare provocante e alzando un sopracciglio. 

"Ma perché devi fare sempre il maniaco?" dico disgustata "Ti aspetto sotto"

Esco dalla stanza che ho il fiatone, neanche avessi fatto una maratona. Mi maledico per la centesima volta per la mia dannata goffaggine visto che mentre stavo uscendo sono inciampata sui miei stessi piedi facendo nuovamente scoppiare a ridere Justin. 
Mi sento una demente con una vita sessuale pari a quella di un procione castrato. 

"Dannate scarpe!" sibilo, sfilandomi quei fottuti trampoli dai piedi e lanciandoli infondo alla rampa di scale che mi si presenta davanti. Li vedo ruzzolare giù e penso che è colpa loro se adesso ogni volta che guarderò Justin negli occhi non farò altro che arrossire ripensando alla figura di merda che ho fatto poco fa. E anche per il fatto di avergli letteralmente sbavato addosso.

Scendo le scale con calma, i miei piedi nudi calpestano la morbida superficie di moquette grigia. 
Non so come nei film o nelle fanfiction le ragazze riescano a fare la doccia a casa del proprio fidanzato, ma per me è una cosa letteralmente impossibile. Già mi sento a disagio a stare nel suo stesso letto, con lui che cerca di allungare le mani ogni due secondi sotto il mio vestito e che prova a farmi svenire con vari stratagemmi, figuriamoci a stare a un metro di distanza da lui - completamente nuda - con solo una porta a separarci. 
Sarebbe un suicidio. 

Quando arrivo al piano di sotto mi chino a raccogliere i tacchi e un sospiro tremolante mi sfugge dalle labbra nel vedere in che stato è ridotta l'enorme sala. Bottiglie di alcolici come vodka, birra e altri che non ho mai visto prima sono sparse ovunque, così come i resti di cibo. Cammino creando un varco tra quelle schifezze notando un tappeto rovinato da un'enorme macchia di coca cola. Finalmente trovo un divano risparmiato alla guerra che sembra essersi svolta in quel posto. 
Mi siedo in punta, battendo un piede a terra per il nervoso. 
Quando appoggio il braccio sul bracciolo, noto che è sporco di una sostanza bianca sottile e leggera... 
Curiosa ne prendo un pò strofinandola tra un dito e l'altro per capire cosa sia. La annuso, e immediamente l'odore mi arriva al cervello. 

Scatto in piedi immediatamente. Oddio, no! Tutto tranne questo!
Capisco bere, fumare e tutto il resto... ma questo è veramente troppo!

"Sempre così agitata sei la mattina? Sei strana"
Commenta Justin che si è appena affacciato dalle scale, proprio quando sono saltata all'aria dal divano. 
Mi volto verso di lui furiosa, e incredula. 

"E tu sei assurdo! Justin, c'è della droga sul tuo divano!"

Al mio urlo strabuzza gli occhi e viene veloce verso di me. "Non urlare! Vuoi farti sentire da tutti?"
Esclama furioso, superandomi e avvicinandosi al divano in questione. Shockata lo vedo abbassarsi e prendere anche lui quella sostanza bianca tra le dita, annusarla... anzi, meglio dire sniffarla e tornare a fissarmi con una faccia estasiata.

"Eroina..." lo sento mormorare tra se e se "Questa è sicuramente di quel coglione di Jason"
Lo dice come se si stesse stupendo lui stesso della sua affermazione. Lo vedo scuotere la testa mentre io lo fisso con una che ha la faccia di chi non ha capito un tubo. 

"Chi è Jason?"

Justin si volta verso di me. "Jason McCann, un gran figlio di puttana"

"Perché era alla tua festa se non lo sopporti?"

Lui non mi risponde. Guarda fisso il divano, e poi la polverina bianca rimasta sulle sue dita. Ha sul viso un'espressione preoccupata che non gli ho mai visto e la mascella contratta.
Mi avvicino a lui, gli poggio una mano sulla spalla incerta, indecisa sul da farsi. 

"Justin, tutto okay?"

Lui si volta verso di me, sembra assorto nei suoi pensieri ma si riprende subito.
"Si si, apposto. Andiamo in macchina adesso"

Mentre usciamo fuori dal portone un'altro pensiero mi torna nella mente con prepotenza. 

"Cazzo Justin, ho perso la pochette!"
Strillo con la voce più acuta del dovuto. Lui mi fissa sconcentrato. 
"Che?"
Scuoto la testa. Maschi. Probabilmente non sa neanche cosè una pochette.

"Aspettami in macchina, arrivo subito"

Gli dico e ricomincio a correre verso il posto dove credo di aver perso la mia pochette. Stranamente all'entrata non ci sono più gli omoni di ieri sera. Meglio così, probabilmente sono andati a fare un giro.
Quando arrivo alla veranda arresto la mia corsa. Di giorno è ancora più bella. E' tutta in legno, le piante rampicanti si avvinghiano alle sbarre della balconata mentre dei pali di legno sorreggono il tetto che sta di sopra. Dei pali di legno...
In particolare uno, ieri sera, mi fa ripensare a cose sconce. 
Scuoto la testa e mi accuccio per terra cercando la pochette. Ah, eccola! Per fortuna la trovo subito. E' abbandonata vicino a un cespuglio, un po' nascosta da dei rametti. Per questo nessuno l'ha presa, non devono averla vista. Sarebbe stato un trauma se l'avessi persa, dentro c'è tutta la mia vita: il cellulare, le chiavi di casa e i soldi. 
Soddisfatta giro i tacchi e corro nuovamente verso l'entrata della villa, con la mia pochette ben stretta tra le mani.

La porche di Justin è lì, il motore acceso che fa le fusa e il finestrino aperto dal quale lui esce un braccio mentre fuma la prima sigaretta del giorno con gli occhiali da sole sugli occhi. Salgo dal lato del passeggero. 

"Trovata?"
Chiede lui rivolgendosi verso di me. 
Agito la borsetta per aria sorridendogli e lui fa partire la macchina buttando il mozzicone di sigaretta dal finestrino. 

Stiamo in silenzio fino a quando la sua macchina si parcheggia di fronte casa mia. E allora capisco che devo scendere, e non so quando lo rivedrò la prossima volta. Il pensiero di perderlo di vista per sempre mi assale come il peggiore degli incubi. 

"Guarda che siamo arrivati" mi annuncia Justin con un sorrido divertito sulle labbra.

E lo so, cazzo. Lo so che siamo arrivati. Ma io non voglio andarmene, perché non so cosa succederà dopo, non so quando ti rivedrò, se ti rivedrò. Non so se per te i baci di ieri sono contati qualcosa, non so se per te sono un passatempo, non so se ti stai sentendo con un'altra, non so perché non trovo il coraggio di dirti tutto questo, non so niente Justin.

"Sadie?"

Senza aspettare altro mi butto tra le sue braccia. Lo stringo a me, forte, con disperazione. 
E mi trattengo dallo scoppiare a piangere.
Lui è rigido sotto il mio tocco, evidentemente non si aspettava una scenata così idiota da una pazza come me. Devo sembrargli veramente patetica. Sto per scappare via quando le braccia di Justin mi cingono la schiena e mi attirano a lui, verso il suo calore, verso il suo cuore, spero. 
Ed allora è li, che tra la sua camicia che sa di pulito, che le parole escono da sole e nessuno può fermarle.

"Non voglio lasciarti Justin" ed è verita.

Le sue braccia si stringono più forte intorno a me. "Ci rivedremo presto, ancora prima che tu te ne accorga, okay?"

Mi stacco da lui titubante, gli occhi ancora umidi. Il suo sguardo dolce mi scioglie completamente, distrugge ogni barriera. E' lui il ragazzo che aspettavo, è lui quello che non posso assolutamente permettermi di perdere. Perché ci starei troppo male, lo sento. E il mio cuore non ne uscirebbe vivo, e nemmeno io. 

In un'attimo le sue mani sono sul mio viso, i suoi pollici mi accarezzano gli zigomi delicatamente, e mi attirano a se.
Ci baciamo, e io so che è tutto. Io penso che le cose nella vita accadano sempre per un motivo, cioè, se devono succedere succedono, altrimenti possiamo impegnarci quanto vogliamo ma non accadranno mai. E' il destino che decide per noi le persone da mettere sulla nostra strada e quelle da allontanare da noi... e io penso proprio che era destino. Si, è proprio destino che io un'anno fa pescassi per caso "Never say Never" su youtube. Ed era destino che quel "Say" in mezzo ai due "Never" sia proprio il mio soprannome preferito, quello con cui mi chiama sempre Viviet. Ed era destino che quel giorno chiamassi al Tg, che Justin venisse da Londra a Guildford per cantare nella mia scuola, che ci incontrassimo al McDonald's. Era destino, e basta. 
Non mi interessa sapere nient'altro. 
Sono felice ora.

Ci stacchiamo dopo non so quanti minuti, i nostri visi restano ancora a pochi centimetri di distanza e io non posso fare a meno di sorridere. 

"Ora vai a casa piccola"

"Subito capo"

Esco dalla macchina ancora con un sorriso da ebete stampato in viso, e con lo stesso sorriso rientro in casa. Stranamente la minaccia di mia madre l'irrascibile non mi spaventa più. 

--

Entro in casa di soppiatto, sperando inutilmente che mia mamma non mi abbia sentito arrivare. 
Quasi non ci credo quando una mucca pazza e inferocita non mi assale arrivando al galoppo dal corridoio. La mucca sarebbe mia mamma comunque. Nella casa aleggia un'aria strana, c'è qualcosa che non va.

Cammino silenziosamente fino alla porta della cucina, dove per poco non salto all'aria. E' un fantasma? No, è mia madre.
Ma stranamente non sembra arrabbiata. Anzi, ha lo sguardo spento, vuoto. Sembra morta in un certo senso... è morta da tempo. Ha in mano un bicchiere di wisky vuoto, spero tanto che non sia ubriaca perché quando lo è tende a sfogare la sua rabbia su di me senza motivo, urlandomi contro. 
Sembra calma. Dopo averla fissata e aver valutato la situazione decido di avvicinarmi e sono assalita dai conati di vomito. 

Indossa una vecchia tuta sgualcita, delle ciabatte di pezza rattoppate, una crocchia tiene raccolti i suoi capelli spenti e biondicci, mentre i suoi occhi sono due pozze scure con due occhiaie profonde e scavate. 
Sembra un mostro. 
La puzza di wisky e di vomito è ormai altissima, impregna l'aria e non posso fare a meno di portarmi una mano davanti al naso. 
Margaret guarda nel vuoto, come se non ci fossi nemmeno io davanti. Come se non mi vedesse. Inizio a spaventarmi. 

"Mamma?" la chiamo incerta.

Lei alza la testa incontrando il mio sguardo preoccupato. "Non abbiamo più un soldo, Sadie"



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BOOOOOOOOM!
Capitolo col botto, vero? 
#oggi#sono#pink#yeah#e#scrivo#di#rosaa
Scrivere questo capitolo è stato complicato, anzi, mi sento quasi male çç
In pratica mentre l'avevo quasi finito si è spento il pc all'improvviso e ho perso tutto il lavoro
roba da strapparsi i capelli dalla testa, peggio di Sadie :'o
Ma poi *siccomesonotantobuona* ho riacceso il computer è l'ho riscritto
d'accapo, come una pazza. Menomale che me lo ricordavo tutto ahahaha sono un mito, ammettetelo u.u
No, scherzavo, accontentatevi di questa merda riciclata di capitolo. 
Comunque domani ho le prove invalsi e per le prossime due settimane sarò bombardata da compiti
e avrò pure gli esami orali e non so una cippa(?)
cercherò di aggiornare spesso ma non vi garantisco niente D:

Domandinee:33
Chi è Jason McCann?
Perché Justin è preoccupato?
E cosa succederà ora che la "famiglia" di Sadie non ha più soldi?


LO SCOPRIRETE TRA POCO!
Okay, mi sento una di quelle telenovelas argentine ahahaha
bacioni a tutte:**
RECENSITE! RECENSITE! RECENSITE!

- D.

 








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Capitolo 15
*** Quattordici - Still Kidrauhl ***


Dal diario di un’autolesionista [Quattordici - Still Kidrauhl]
 
Quelle parole mi entrano in testa e sono la cosa più brutta che io abbia mai sentito. ‘Non abbiamo più un soldo, Sadie’
Fisso mia madre per parecchi minuti, aspettando che si decida a parlare, ma quella sembra tutta presa a fissare il motivo a quadri della tovaglia di plastica sul tavolo. L’ho comprata al mercato alcuni mesi fa, 3 euro.
Stufa di questo silenzio asfissiante batto un pugno su quel pezzo di legno che tremola sotto la mia forza. Mamma alza la testa di scatto spaventata.
 
“Che cazzo significa che non abbiamo più un soldo?!”
 
Esplodo, non riesco più a capire i suoi comportamenti, non riesco a capire più un cazzo!
 
“Sadie, calmati, siediti e ne parliamo. E non dire quelle parole”
 
Mi rimprovera, più ghiacciata di un pezzo di marmo. Odio il tono che usa con me, come se la mia rabbia fosse del tutto fuori luogo, come se fossi io la pazza e non lei che si chiude in camera per giorni senza rivolgermi più la parola. Nonostante tutto riesce ancora a farmi sentire inferiore, in qualche modo dalla parte del torto. Decido di ubbidirle - almeno per il momento - e mi siedo in punta di una sedia.
 
“Mi hanno licenziata e non sono più riuscita a trovare lavoro… non so più come fare con i soldi e fra un mese probabilmente non ne avremo più per mantenere la casa”
 
“Da quanto tempo va avanti questa situazione?” sussurro sforzandomi di rimanere calma.
 
“Un paio di settimane”
 
Un paio di settimane. Ma questa è veramente pazza?! La odio, la odio, la odio! Ora che tutto stava andando bene, anzi, meglio del previsto, mi sta crollando tutto addosso. Mi sembra di non avere il diritto di essere felice, e forse è così. La felicità è solo per le troie, i fighi e quelli che, a differenza mia, hanno imparato a cavarsela.
Mi infilo la mano dentro i capelli tirandoli forte per trattenermi dall’urlare contro quell’essere seduto al tavolo con me. 
 
“Margaret, perché non me lo hai detto prima?! Cos’è, vuoi continuare per tutto il resto della tua patetica vita a rimpiangere papà che è andato via, che ci ha abbandonate? A odiare Charlotte perché è scappata?! Sai che ti dico? Hanno fatto bene, avrei dovuto farlo anche io invece di stare a casa con una pazza come te! Non sai tenerti neanche un lavoro, mi stai distruggendo la vita!”
 
Un colpo mi fa bloccare dall’inveire contro di lei. E’ un attimo, la sua mano fredda colpisce dritta sulla mia guancia con una potenza impressionante. Spalanco gli occhi per la sorpresa e fisso il vuoto di fronte a me; la rabbia che ho dentro in un istante ha lasciato posto a un gelo soffocante. 
Fisso quella cosa, che non è neanche degna di essere considerata una persona. Lei non è mia madre, almeno non lo è più. Ed è questo che mi fa rabbia: dove cazzo è finita la mia Margaret?
Questa non è lei, è un mostro, e io non voglio averci niente a che fare. La fisso, i suoi occhi nocciola sono spenti e mi fissano opachi e furiosi, rossi come se non avesse fatto altro per piangere per giorni. Una lacrima scende lenta sulla mia guancia, senza che io possa fare niente per fermarla.
 
Ti odio ringhio tra le labbra, poi scappo via. 
 
Salgo in camera, mi strappo il vestito dal corpo e lo sostituisco con i primi jeans e maglietta che trovo nell’armadio. Poso i trampoli e metto un paio di Vans rosse. Corro all’entrata, con le labbra ben strette tra i denti per non urlare, afferro un giubbotto a cazzo e corro fuori sbattendo forte la porta. 
Voglio che Margaret senta, e ricordi. Che papà, anzi, chiamiamolo col suo nome: Sebastian, ci ha lasciate così, sbattendo forte il portone come se volesse far crollare l’intera casa. 
E infatti dall’interno riesco a sentire la voce di mia madre urlare furiosamente, sembra pazza e forse lo è. 
 
Corro per strada senza una meta. Il tempo è anche peggiorato, ora le nuvole scure coprono il cielo rendendo tutto orribile e grigio. 
Corro e non capisco dove vado, mi fermo solo quando i miei piedi cedono vicino alla mia scuola, in una villetta lì accanto. E’ un parco giochi, ci sono le giostre dei bambini adesso deserte. Sembrano gli scheletri di un corpo morto. 
Rimango ferma, immobile, poi la pioggia incomincia a cadere su di me come schegge di vetro.
Le lacrime si sfogano cadendo sul mio viso, mi sembra di morire. Urlo al cielo, bestemmio in tutte le lingue che conosco contro Dio che mi ha abbandonata qui e se ne sta fottendo di tutto. 
Non è giusto, non è giusto, non è giusto!
Rimango sotto l’acqua, anzi, mi sdraio a terra consentendo così al mio corpo di inzupparsi per bene sotto la pioggia. Non ho mai fatto una cosa del genere però la sensazione è bellissima: guardare il cielo dal colore grigio perla mentre gocce calde d’acqua ti cadono sugli occhi, mischiandosi alle tue lacrime salate. Stringo tra le mani l’acciottolato del parco giochi e mi sento uno schifo, vorrei morire. Adesso. 
 
Non so per quanto tempo rimango lì per terra, mi sento veramente una merda, so solo che all’improvviso smetto di piangere e dopo ben cinque minuti afferro il cellulare dalla tasca. Ora sta piovendo più piano, la tempesta è passata.
Con le mani tremanti sblocco lo schermo e vado in rubrica, selezionando un numero ben conosciuto. 
 
Dopo alcuni squilli a vuoto, risponde. 
 
“Pronto?” 
La sua voce è calda come il miele, e qualcosa mi si scioglie nel petto. 
 
“J-Justin, sono Sadie…” balbetto, non so se per il freddo o perché sto cercando di trattenermi dallo scoppiare a piangere al telefono.
 
“Oddio, Sadie ma che hai?”
 
Niente, volevo solo sentirti… ma dove sei tu?”
 
“Non riesci a stare senza di me, eh piccola? Va bene, allora vieni allo WWRY, lo studio discografico. Sai dov’è?”
 
“Si, si… aspettami lì”
 
--
 
Mi sembra assurdo che facciano lavorare Justin anche la vigilia di natale; dovrebbe essere il momento in cui tutti stanno con le proprie famiglie! Almeno lui che ne ha una dovrebbe, deve, farlo… 
In questo io e Justin siamo un po’ simili. Entrambi vogliamo qualcosa che non possiamo mai avere: io un po’ di tempo con la mia famiglia tutta unita, lui un po’ di tempo con i suoi senza l’intralcio della fama.
 
In meno di mezz’ora sono di fronte allo studio. E’ l’unica cosa decente che c’è qui in città, si incidono canzoni lì, si fanno album, ne escono piccoli e grandi cantanti e a volte si fanno anche presentazioni di dischi di cantanti emergenti. 
Mi chiedo che stia facendo. 
 
Quando mi trovo lì davanti sono incuriosita dal fatto che non ci sia folla, pensavo a un altro incontro con le fan, magari per gli autografi. Niente. Busso alle porte di vetro. Maledette porte di vetro direi. 
L’ingresso è deserto. 
 
“C’è qualcuno?” chiedo, come nei film horror. 
 
Un omone vestito di nero spunta da dietro l’angolo, mi sembra sia quel Bob, seguito da altri due uomini in nero e un signore di circa trent’anni con una giacca grigia dall’aspetto professionale. Tutti mi squadrano dalla testa ai piedi e non ne capisco il motivo: non sono mica un alieno.
 
“E tu, chi saresti?”
 
Un’altra volta, non so che rispondere. Chi sono io per Justin? Vallo a capire quello. 
Bob mi precede poggiando una mano sulla spalla del tizio. 
 
“Tranquillo Roger, è la ragazza di Justin”
 
A quel punto Roger mi fa un’enorme sorriso. 
 
“Ah, a quanto pare Selena allora è stata definitivamente messa da parte… beh, cara puoi passare, Justin sta facendo le prove e tra poco finirà”
 
Mentre percorro il corridoio nella direzione indicatami sento Roger - che a quanto pare ha il vizio di parlare a voce alta - sussurrare: Mi sarei aspettato di meglio…
 
Percorro il corridoio, tutto dritto, cercando di non pensare a quelle parole che fanno male. Eccomi di fronte a un’altra finestra di vetro. Ci sono numerosi apparecchi e due signori che sono con le cuffie e ascoltano concentrati. Justin è lì, al centro della sala, con un microfono particolare davanti, che canta. Una canzone che non gli ho mai sentito cantare. Il che è molto strano, so tutte le sue canzoni io! Com’è possibile?
 
Ha gli occhi chiusi, una mano sul petto ed è molto concentrato su quello che sta facendo. I capelli sono luminosi, potrei dire la stessa cosa degli occhi se solo fossero aperti. Mi appiccico al vetro approfittando del fatto che non possa vedermi.
 
“Because the infinite is nothing with you ...
know that if I had a thousand choices, you would be the only…”
 
Sta cantando.
 
“Va bene, Justin! Per oggi va bene così”
Lo interrompe uno dei due signori. Justin apre gli occhi, sorridendo ai due. 
 
“Okay” li saluta con un cenno della mano, avviandosi all’uscita. 
Non appena i suoi occhi si posano su di me sul suo viso si forma un’espressione strana, sembra sorpreso ma allo stesso tempo preoccupato. 
Esce fuori con lentezza, ed io ho tutto il tempo di osservare il cavallo dei suoi pantaloni decisamente bassissimi. Penso che prima o poi gli cadranno veramente sotto il culo. 
 
Non appena esce dalla porta scoppia a ridere fissandomi divertito, cercando di trattenersi senza risultati. 
Mi fissa dalla testa ai piedi con un ghigno sulle labbra. 
 
“Si può sapere che c’è?”
 
Scoppia nuovamente a ridere e la cosa mi da su i nervi. Inizio veramente a sentirmi a disagio. Quando finalmente si calma mi risponde, tra una risata a l’altra.
 
“Sei fradicia. E hai messo la maglietta al contrario”
 
Un colore rosso si diffonde sulle mie guance nel notare che quello che ha detto, effettivamente è vero. Sono fradicia, i miei capelli gocciolano acqua, ma soprattutto la maglietta dei “Nirvana” che indosso è al contrario, con la targhetta sul collo. 
Nella furia con cui me la sono messa a casa non devo essermene accorta. Mi sforzo anch’io di ridere, con un pessimo risultato. 
 
“Oddio, non l’avevo visto…”
 
Justin scuote la testa, e so che mi sta prendendo per pazza. “Andiamo, non puoi girare in questo modo, ti accompagno al camerino così ti cambi, va bene?”
 
I suoi occhi luccicano in uno strano modo mentre sussurra quelle parole che hanno un non so che di sensuale. Annuisco incerta e lui mi prende la mano con fare sicuro. A quel contatto mi sento attraversare da una scossa dalla testa ai piedi, mi sento impotente contro le emozioni che provo ma non mi da fastidio. Ed è veramente strano. Solitamente sono io che voglio avere il comando sugli altri, ma quando sono con lui… è tutto così diverso.

"Ah, dopo vado a fare un concerto a Londra, ti va di venire?" dice come se niente fosse. 

Sto per rispondere con qualcosa del tipo 'Non ho i biglietti' o 'Mia mamma mi uccide', ma poi penso che sarebbe stupido rispondere sia nel primo che nel secondo modo: uno, al concerto mi sta invitando signori e signori niente poco di meno che lo stesso Justin Drew Bieber in persona, quindi non penso mi servano biglietti; due, non ho più una madre.

"Va bene" rispondo semplicemente.
 
Mi trascina ancora più infondo al corridoio dove ci sono varie porte, alcune socchiuse. Apre una di esse che si affaccia su un camerino pieno di costumi e roba simile; ci sono anche leggins e delle magliette.
 
“Mettiti quello che ti piace e andiamo. Sbrigati”
 
Ed ecco tornare il Justin arrogante, quello che non sopporto. Sbuffo e provo a chiudere la porta del camerino per lasciarlo fuori, ma lui si infila subito dentro. 
 
“Posso aiutarti io a spogliarti, se vuoi”
 
Sussurra, i suoi occhi incastrati nei miei. Le sue mani si avvicinano a me e sfiorano la mia guancia bagnata, poggiandosi poi sulla base del mio collo dove il suo pollice si appoggia sulla mia clavicola. 
 
“Justin, non costringermi a risponderti male”
 
La mia voce mi tradisce, è così roca e il respiro è così affannato che chiunque capirebbe che sto morendo dal piacere. 
Justin, infatti, scoppia a ridere. 
 
“Shh, lasciami fare”
 
Sussurra al mio orecchio, sicuro di se. Il suo fiato provoca la pelle d’oca sulla maglietta bagnata. 
Non riesco a rispondergli, penso che mi metterei ad ansimare come una mucca in calore, il che è meglio evitarlo. 
Ma quando sento le sue mani sul bordo della mia maglietta lo scanso, insicura. Lo fisso con i miei occhi spaventati e lui mi fissa, stupito. 
 
“Tranquilla piccola, voglio solo aiutarti… non voglio farti niente di male” mentre parla si avvicina a me, le sue mani sono sulle mie spalle e poi sulle mie braccia. “Lasciati toccare…” è l’ultima cosa che riesco a sentire, sussurrata al mio orecchio. Poi cala il silenzio. 
 
Dato che non rispondo Justin afferra la mia vita e mi costringe a girarmi dandogli la schiena. Non so ancora che vuole fare, ma so benissimo che il mio corpo - e forse anche me stessa - non ha nessuna intenzione di impedirglielo. Anche perché tremo di freddo (sono zuppa d'acqua) e il calore del suo corpo, o forse la sua sola presenza, mi riscalda in un modo incredibile.
Mi da una leggera scia di baci sul collo, umidi e caldi, nello stesso punto dove si trovano i due succhiotti che mi ha fatto appena qualche ora fa. Quando li vede sorride e li bacia con una lentezza esasperante.
Le sue mani vanno nuovamente all’orlo della mia maglietta e la sfilano lentamente, tirandola sopra la mia testa. Per tutto il tempo continua a baciarmi la pelle interrompendosi solo per sfilarmi la maglietta. 
Di che non volevo che mi toccasse, di che voglio che mi spogli in fretta. Quel ragazzo ha un modo tutto suo di far cambiare idea alle persone, e sono anche convinto che capisca tutto quello che penso. Sono ancora più convinta che sia una specie di Edward Cullen che mi morde, lascia succhiotti e legge nel pensiero.
Rimango in reggiseno di pizzo nero. 
Justin mi gira lentamente, facendomi tornare di fronte a lui. 
Immediatamente arrossisco e provo a coprirmi il seno con le braccia prima che lui possa vedermi, ma le sue mani sono più veloci e afferrano subito i miei polsi bloccando il movimento a mezz’aria. 
Il suo sguardo si posa allora sulla stoffa leggera del reggiseno che fa trasparire quasi tutto. In questo momento sembra un indumento del tutto inutile. 
 
Quando Justin capisce che non voglio allontanarlo, né coprirmi, molla la presa su i miei polsi e prende a sfilarmi i jeans. Li sbottona velocemente e apre la cerniera tirandoli giù per i miei fianchi, fino a sfilarli dalle caviglie dove mi sono già tolta le scarpe. Ora mi sento nuda, esposta totalmente sotto il suo sguardo. 
Nessuno mi aveva mai vista così. Nessuno mi ha mai guardata così. 
Come fa lui. Mi fa sentire… non lo so, però mi sento strana.
 
“Sei stupenda” sussurra, avvicinandosi di più a me per poggiare una mano su i miei fianchi nudi, per poi spostare il suo tocco e accarezzare il mio sedere, stringendolo tra le mani. 
Mi sfugge un gemito che fa spuntare un ghigno sulla sua bocca. 
 
“Ti piace quando ti tocco vero? Vorresti che ti toccassi di più, non è così?”
Sussurra con la sua voce roca, e le sue dita si spostano rapide sulla parte davanti delle mie mutandine, facendomi capire a cosa si riferisce. 
Non so che fare, so solo che non posso permetterglielo. Non qui, non in un camerino!
 
Lo blocco subito. “J-Justin non mi sembra proprio il posto adatto…” dico debolmente. 
Ho quasi paura che non mi ascolti ma immediatamente lui fa un passo indietro. “Hai ragione”
‘Cosa? Justin Drew Sono-Arrogante-E-Ho-Ragione-Sempre-Io Bieber mi ha detto che ho ragione?! La fine del mondo sta davvero per arrivare’
Si allontana un po’ avvicinandosi ai vestiti sparsi sulle sedie. Prende un paio di leggins neri strappati sulle ginocchia, e una maglietta lunga bianca con la scritta ‘Still Kidrauhl’ sul davanti. Che cosa bella, è il nome del suo canale YoyTube!
E' su quel meraviglioso canale che l'ho conosciuto, quando ancora i suoi pezzi non erano famosi e Justin era niente poco di più che un ragazzino dall'aria dolce con i capelli sempre davanti che cantava sulle note di Baby. 
Adesso è diventato una specie di playboy e 10.000.000 di galline in tutto il mondo gli corrono dietro... mi chiedo se lo facciano per la sua musica o per i suoi addominali e il suo faccino da angelo.
 
Si avvicina a me e mi porge i vestiti. “Ti aspetto fuori” dice solo, per poi allontanarsi verso la porta. 
 
“Puoi anche rimanere, tanto mi hai già vista…” mi blocco dal dire quello che sto pensando perché arrossisco vistosamente. Perché cacchio divento rossa con lui? Ma che cazzo mi prende?
 
Justin ride, probabilmente nel vedere la mia faccia da imbranata di minchia. “Avremo tempo per questo, dopo…” dice misteriosamente, passandosi la lingua sulle labbra “Ah, e comunque voglio vederti molto più nuda di così”
Non posso rispondere che ha già chiuso la porta. 
‘Molto più nuda?! In pratica mi vuole vedere senza intimo?’
Rimango impalata come un merluzzo per almeno cinque minuti a pensare alla sua ultima frase. Poi mi decido a vestirmi e a seguirlo fuori. Chissà cosa ha in mente...



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HolaaaaChicas(?)
Che ne pensate del nuovo capitolo?
Anche se questa è probabilmente la fanfiction con meno recensioni di tutto EFP
e ogni volta mi sembra di parlare sola... OKAY!
Voglio ringraziare le 22 persone che l'hanno messa tra le PREFERITE. 
Le 6 persone che l'hanno messa tra le RICORDATE.
E le 19 persone che l'hanno messa tra le SEGUITE. 
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
MAHH... QUALCHE RECENSIONE?
Dai, susu, fate vedere che ci siete! 
Cooomunque, sto passando un periodaccio e voglio sfogarmi un po' qui:/
Non so che fare con il ragazzo che mi piace...
è un prendiculo, ma io lo amo davvero tanto e mi sembra di impazzire >.<
Che dite, gli invio un messaggio?
Okay, ora vado che sto veramente rompendo la minchiasss
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo (e datemi qualche consiglio)
Ciaooooo:33

- D.


 

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