Di generazione in generazione: alla SA ci passano tutti ☆

di Suzume Yuzuka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno, primo esame. ***
Capitolo 2: *** Sei nuovi compagni di classe per Aki ***
Capitolo 3: *** Il mio nome ha cinque lettere e i miei occhi sono due. ***
Capitolo 4: *** Il concorso canoro. ***
Capitolo 5: *** La luna è il miglior riflettore. ***



Capitolo 1
*** Primo giorno, primo esame. ***


Di generazione in generazione: alla S-A ci passano tutti.

 
Quel giorno non era un giorno qualsiasi per Aki, bensì era il primo giorno al liceo. E non era un liceo normale, era il liceo Hakusenkan, diretto da suo padre.
Aki aveva un obiettivo: entrare nella Special A come avevano fatto i suoi genitori tanti anni prima.
La bellissima ragazza pettinò i suoi capelli viola e li legò con degli elastici, fino ad ottenere due codini. Mise la divisa del liceo Hakusen e, piena di energia, si diresse al liceo. Entrò nell’aula degli esami dove, dopo circa cinque minuti, si sarebbero svolti gli esami. Suonò la campanella e tutti i ragazzi si accomodarono ai banchi. A ciascuno di loro fu consegnato un test. Aki guardò il fascicolo: aveva la copertina decorata con un pasticcino, cosa che solo suo padre avrebbe potuto decidere. Le scappò una piccola risata, ma nessuno la sentii perché c’era abbastanza chiasso.
“Bene ragazzi, avete un’ora per completare il test. A partire da ora.” Annunciò la professoressa.
Subito Aki iniziò il test. Era abbastanza facile per lei, perché aveva studiato tutta l’estate, senza tralasciare nemmeno un giorno.
Consegnò il compito in meno di mezz’ora e fu una delle prime.
Poi uscì dall’aula e si diresse in cortile. Era tanto grande quanto vuoto. C’era solo una ragazza in un angolo. Aki pensò:
“Che bella!”
In effetti era veramente bella. Alta forse 1.60, magra, con la pelle chiara. Il vento accarezzava i suoi lunghi capelli bianchi ma tendenti al blu. Aveva gli occhi chiusi, quasi stesse dormendo in piedi. Aki si stava avvicinando a lei, quando un gruppo di studenti la bloccò:
“Bene bene ragazzina, ti va di suggerirci le domande per il test?” dissero ad Aki quei ragazzacci con un tono minaccioso. Così la ragazza corse in difesa di Aki: diede un bel calcio nella pancia a quei malintenzionati. Li colpì fino a quando non se ne andarono.
“Stai bene?” domandò l’albina, con tono freddo.
“Sì, grazie mille. Come ti chiami?” disse Aki cordiale.
Notò che l’albina non apriva gli occhi. Era forse cieca? Ma allora com’era riuscita a salvarla? E a fare il test?
“Mi chiamo Kaori. E tu?” la ragazza sembrava essersi addolcita.
“Aki.” Rispose e sfoderò un sorrisone.
Ad un certo punto la campanella suonò: il tempo era finito e tutti uscirono dalle aule.
“Kaori, ti va di andare a prendere dei pasticcini in mensa?” propose Aki.
“E se ci scoprono?” Kaori era un po’ intimidita, non voleva prendere un rapporto il primo giorno di scuola.
“Tranquilla, mia madre è la prima cuoca della mensa, mi ha detto lei che potevo mangiare dei pasticcini.” Assicurò Aki.
“Allora andiamo.” E si incamminarono.
Arrivarono in mensa: sul tavolo vi erano una miriade di pasticcini fumanti.
Le ragazze ne presero due e ritornarono in cortile.
“Buoni.” Sussurrò Kaori, senza abbandonare il suo tono freddo.
Aki sfoderò un altro splendido sorriso.
“Ragazze, dove avete preso quei pasticcini??” alle due si avvicinò un ragazzo molto carino. Era alto, magro, biondo e con gli occhi castani.
“Ce li ha dati sua mamma.” Rispose fredda Kaori, che parve dell’intento di volerlo liquidare.
“Ne posso avere uno anch’io?” il ragazzo sembrava un ingordo e, siccome le ricordava suo padre, Aki annuì.
“Comunque… Si può sapere come ti chiami?” chiese Kaori.
“Len” rispose il ragazzo gentilmente.
Prima di dirigersi in mensa arrivò Akira, la madre di Aki:
“Aki, vedo che hai fatto amicizia! Ragazzi, tenete questi pasticcini.” Disse cordiale e porse i pasticcini al cioccolato, che i ragazzi non rifiutarono.
“Grazie” dissero in coro.
La campanella che decretava la fine delle lezioni suonò e tutti si diressero a casa.
“Kaori, Len, volete un passaggio?” Sorrise Aki.
“Grazie ma.. ho il motorino all’angolo.” Disse Kaori, le si notava in faccia che non voleva infastidire l’amica.
“Mi viene a prendere mio padre, grazie comunque.” Rispose Len.
“A domani!” salutò Aki, piena di energia.
Len alzò il pollice mentre Kaori si limitò ad annuire.
“Aki, sono simpatici quei due ragazzi?” chiese Akira incuriosita, mentre Tadashi mangiava una dozzina di pasticcini alla volta.
“Moltissimo!” Aki era davvero contenta delle amicizie che aveva stretto quel giorno.

 Angolo autrice ♥ 

 

Salve a tutti, la vostra Suzume è tornata all'attacco! 
Ormai mi sento "di casa" in questo fandom, quindi ho deciso che pubblicherò altre fan fiction, che spero con tutto il cuore che vi piacciano. 
Grazie mille a tutti quelli che recensiscono, che inseriscono nelle preferite / ricordate / seguite la storia, vi adoro. 
Baci, Suzume Yuzuka. 

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Capitolo 2
*** Sei nuovi compagni di classe per Aki ***


Di generazione in generazione: alla SA ci passano tutti.☆

Sei nuovi compagni di classe per Aki.

Aki era piena di energie quella mattina. Alle otto precise sarebbero state svelate le classi e, nonostante suo padre non avesse voluto anticiparle niente, era sicura di far parte della classifica. Quindi, appena alzata, si preparò e si sedette in macchina. Appena anche i genitori furono saliti, partirono. La scuola era vicina, quindi arrivarono a destinazione in poco tempo.
Appena scese dalla vettura vide Len e Kaori. Kaori alzò la mano delicatamente e sussurrò un “Ciao” che però venne soffocato dal “Ciao!!” urlato di Len.
Al suono della campanella apparvero i risultati e tutti si avventarono sui tabelloni.
Aki lesse speranzosa: “Classe S-A…1° posto.. Ren Matsumoto.” E si sentì incredibilmente triste, pensava di riuscire ad arrivare fra i primi.

Lesse anche gli altri:
2° Posto
Mika Ritsuni
3° posto
Yahiro Dominic Kurizawa
4° posto
Kaori Mezuni
5° posto
Aki Karino
A questo punto esultò, anche se al quinto posto, era arrivata nella S-A! 
6° Posto
Len Havenie
7° Posto
Layla Miuru 

Informò Kaori e Len dei loro posti in classifica e si diressero nella serra.
Aki fu meravigliata: gli alberi, i fiori, il tavolino, le sedie… Sembrava di essere in un prato!
Il primo dei ragazzi che Aki adocchiò era un ragazzo con i capelli verde smeraldo e gli occhi nascosti dagli occhiali da sole. Era incredibilmente snello e alto, tanto che Aki si sentì piccola. Stava leggendo un libro con la copertina nera e dei decori argentati. Il ragazzo alzò lo sguardo e tolse con un gesto elegante gli occhiali da sole dal viso, per poi poggiarli sul tavolo. Sbatté le ciglia come per salutare Aki e Kaori, che squadrò in un attimo, ma poi riprese a leggere il suo libro.

Angoletto Autrice: 
Salve a tutti, ho finalmente aggiornato. 
Vi sono mancata, vero? {No, non ci sei mancata!!!}
Spero che vi piaccia, baci, Suzume Yuzuka.

 

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Capitolo 3
*** Il mio nome ha cinque lettere e i miei occhi sono due. ***



Di generazione in generazione: alla SA ci passano tutti ☆


Il mio nome ha cinque lettere e i miei occhi sono due.

 

“Salve ragazzi! Io sono Mika!” esclamò una ragazza tutta pimpante, avvicinandosi ad Aki e Kaori. Aveva i capelli lunghi e biondi, legati in due code laterali arricciate. Aveva gli occhi mielati e grandi, contornati da delle sopracciglia sottili. Il suo corpo era snello e la divisa della Special A che indossava la valorizzava ancor di più.
“Io sono Aki! Felice di conoscerti!” affermò allegra Aki.
“Mancavate solo voi! Len e Kaori, giusto?” attestò dopo essersi data un’occhiata intorno.
Len annuì, mentre Kaori si limitò a sorridere.
“Ragazzi, venite, i pasticcini!” Esclamò Akira, la cuoca della mensa, mentre portava i pasticcini ai neo allievi.
“Grazie Mamma!” la ringraziò la figlia sorridente, piena di appetito nonostante avesse fatto colazione da poco.
Akira sorrise e ritornò in cucina.
“Piacere di conoscervi, sono Yahiro Dominic.” Si presentò un ragazzo non troppo alto, snello e con i capelli castani, con leggera presenza di gel, gli occhi nocciola e la bocca rosa come dei petali di loto in fiore.
“Layla Miuru.” Disse lentamente una ragazza che sedeva in un angolo del grande tavolo, di fianco al primo in classifica. Stava sorseggiando il suo the verde, in cui la sua immagine si specchiava: Capelli mossi e castani ma leggermente rosati, come se il rosa fosse nascosto da un sottile manto caffè latte, e  gli occhi come mare in tempesta.
Ren, nonostante ci fossero il the e i biscotti, non si era mosso dalla sua posizione: il libro fra le mani, la testa china e lo sguardo fisso. Ma non di certo sul libro: osservava gli occhi di Layla con attenzione. Li scrutava senza farsi notare, ne era rimasto meravigliato sin da quando l’aveva vista entrare nella serra. L’aveva notata da lontano entrare sfoggiando i suoi abiti alla moda, mentre il vento le dondolava i capelli e i suoi occhi si guardavano intorno, con sicurezza, come se fosse consapevole di ogni cosa presente lì dentro.
 
 
La notte pullulava di rumori nella villetta a Tokyo di casa Miura. Gli uccellini cinguettavano ancora, nonostante il giorno fosse passato da qualche ora. Le pareti color smeraldo creavano un bell’effetto di contrasto con il blu del tetto, pensava Ren. Erano i suoi capelli e gli occhi di Layla. Non era un tipo romantico, ma Layla l’aveva incuriosito.
In quel momento la sentiva cantare. Una voce melodiosa, che intonava parole in britannico, mentre un sottofondo registrato a malapena si sentiva. Entrò dalla finestra, siccome era aperta. Layla aprì gli occhi.
“Che vuoi, Matsumoto? Vattene.” Affermò seria Layla.
“Calma, Number Seven.” Ren pronunciò le ultime parole con un accento britannico.
“Non sono meno intelligente di te.” Disse convinta la ragazza, scandendo leggermente le parole.
“E allora dammi una spiegazione. Perché sei arrivata settima?” la istigò.
“Il mio nome ha cinque lettere e i miei occhi sono due.” Layla si trovò spiazzata, quindi buttò a caso due parole e cercò di essere convincente.
Ren rise sonoramente. Layla si sentì ferita.
“Vattene via.” Esclamò.
“Cos’è, sei dispiaciuta?
Dai, ti offro una cena insieme.”
-Che cascamorto!- penso Layla.
“Non aspettarti che venga.”
“E perché no? Tanto tu sei innamorata di me.”
“Sei totalmente ubriaco.” Rise un po’.
“Ti vengo a prendere domani davanti casa, ho prenotato un tavolo per due in un ristorante a Manhattan. Non mancare, Number Seven.” Disse e se ne andò.
Layla si stese sul divano in pelle rosa, pensando a lui. Infondo, non era poi così male. 




Angolo autrice: 
Adesso credo abbiate un'idea un po'
più chiara
dei personaggi, 
ma ho in serbo molte soprese! 
Aspetto le vostre
recensioni,
sono di fondamentale importanza per me. 
Anche una frase per me è molto
importante.
Suzume Yuzuka.

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Capitolo 4
*** Il concorso canoro. ***



Di generazione in generazione: alla S-A ci passano tutti.

Il concorso canoro.


Layla, quella mattina, era piuttosto pensierosa.
Osservava con attenzione il suo the color pesca, ancora fumante,
e la tazzina decorata con raffinati motivi floreali.
 

Quale canzone avrebbe dovuto scegliere?

 
Non ne aveva idea. Non sapeva quale canzone le sarebbe piaciuta,
ma soprattutto quale sarebbe piaciuta ai giudici.
«Layla! Vuoi partecipare sì o no?» la voce squillante di Mika la fece risvegliare dal suo vortice di pensieri.
Layla lesse il volantino. Era proprio quello del concorso canoro a cui si era iscritta.
«Non preoccuparti.»Rispose fredda, distaccata.
«Cos’è, hai paura, Number Seven?» se c’era qualcuno che riusciva ad istigarla, quello era Matsumoto.
Le dava troppo fastidio il fatto di esser chiamata Numero Sette. Troppo.
«Sta’ zitto una buona volta. »
«Calma, Seven. Noi abbiamo un appuntamento, ricordi?» Mentre iniziavano ad apparire
facce incuriosite sui volti di Mika, Yahiro e Aki, Layla smentì tutto:
«L’appuntamento ce l’hai da solo.» Matsumoto aveva fatto cilecca una buona volta. 
 

Quale, quale poteva essere la canzone adatta a lei?

 
Len guardava attento Kaori. Era bella, molto bella.
I capelli bianchi, ma tendenti al blu, gli ricordavano della glassa.
Glassa, oddio quant’era buona la glassa! La divisa bianca e snella le donava.
Certo, era bassa, e ciò si notava anche quand’era seduta:
fra lui e lei c’erano almeno venti centimetri di differenza.
Però, cosa certa, era bella.
 
Ren stava, come al solito, leggendo un libro.
Ma non era un libro semplice, bensì un libro poco conosciuto,
che gli aveva regalato sua cugina Eri qualche settimana prima:
«Tieni, tu che sei tanto appassionato degli anni ’80, questo libro ti piacerà.»
Ecco quello che gli aveva detto.
E così se lo ritrovava fra le mani, “Le migliori Fiction degli anni ’80.
Lo considerava abbastanza stupido come libro,
nonostante fosse molto interessato agli anni ottanta.
C’erano le trame dei telefilm scritte in breve, affiancate da qualche curiosità.
Beh, in qualche modo doveva passare il tempo, almeno.
 
Kaori se n’era accorta, Len la stava osservando.
La faceva sentire in soggezione, essere osservata così.
«Io vado a casa.» Disse, prendendo la sua borsa e infilandoci i libri dentro.
«Ciao Kaori!» Aki prese ad abbracciarla, mentre Yahiro la salutò.
Arrivata fuori alla porta, sentì il cellulare squillare.
Era un messaggio.

\Masanori\
 

Domani torno a casa. Resisti un altro giorno senza di me, ok?
Non combinare pasticci, Kaori-chan!

 


Aki stava aiutando la madre in cucina.
Cucinare era una passione di famiglia, si diceva.
Stavano preparando dei biscotti al cioccolato.
«Quando entravano i biscotti nella stanza, tuo padre li aveva già divorati.» Disse la madre ridendo,
che con il cappello da cuoca sembrava davvero una professionista.
Beh, lo era. Fare i dolci era ciò che le riusciva meglio. Oltre a fare la madre, ovviamente.

 
Appena Aki uscì dalla camera, Mika le domandò:
«Con quale canzone parteciperai?» così Aki si avvicinò, e iniziarono a farfugliare su ogni canzone esistente.
Poi, dopo un po’, comparvero altoparlanti e microfono. Erano pronte per un duo.
«Bene signore e signori,  il duo AkiMika vi presenta un’esclusiva: “The Final Countdown!”
 esclamò Mika squillante.
«Quella canzone l’hanno cantata gli Europe più di trent’anni fa.» Affermò Matsumoto, seccato.


«We're leaving together
But still is farewell
And maybe we'll come back
To Earth who can tell
[…]
It's the final countdown
The final countdown
The final countdown
(Final countdown)
Oh, oh!
Oh, oh!»
 
Appena finirono di cantare, le due ragazze chiesero un parere generale.
«Bravissime!»esclamarono Yahiro e Len, seguiti da Ren che si lamentò.
Layla era come assente. Continuava a tormentarsi:
 

 
Quale canzone avrebbe dovuto cantare?
 
 
Tornata a casa, Layla continuava a porsi questa domanda.
Era sdraiata sul divano in pelle rosa di camera sua, mentre osservava la moquette magenta.
Come avrebbe partecipato, senza una canzone?
Ren entrò dalla finestra.
«Possibile che devo tenerla chiusa per forza? Cosa sei, uno stalker? Ti ho già detto che non uscirò mai con te.»Disse Layla, con il suo accento britannico, che a Ren piaceva molto.
«Leggi.»Le lanciò il libro. Layla aprì la pagina dove c’era il segnalibro:
 
Flashdance – Fiction anni ’80
 
«E di questo libro cosa dovrei farmene?»chiese, acida.
«Canta la sigla di questo telefilm.»Le ordinò.

«First when there's nothing
but a slow glowing dream
that your fear seems to hide
deep inside your mind.
All alone I have cried
silent tears full of pride
in a world made of steel,
made of stone.

Well, I hear the music,
close my eyes, feel the rhythm,
wrap around, take a hold
of my heart.

What a feeling.
Bein's believin'.
I can have it all, now I'm dancing for my life.

Take your passion
and make it happen.
Pictures come alive, you can dance right through your life.

Now I hear the music,
close my eyes, I am rhythm.
In a flash it takes hold
of my heart.

What a feeling.
Bein's believin'.
I can have it all, now I'm dancing for my life.

Take your passion
and make it happen.
Pictures come alive, now I'm dancing through my life»
 
«Bella, lo ammetto.»Affermò la ragazza, soddisfatta.
Quella canzone americana, cantata con accento britannico era eccezionale.
In più, era come se avesse preso un pezzo di lei.
«Adesso andiamo a cenare insieme?»Le disse lui, facendole l’occhiolino.
«Scordatelo.»Rispose acidula. Incredibile, come quella ragazza sputasse veleno.
Ma, infondo, per questo era bello stuzzicare proprio lei.
 


 
Angolo autrice: 
Suzume Yuzuka è tornata!
Questo
capitolo è lungo, ma il prossimo lo sarà ancor di più!
Quali sono i personaggi che più vi appassionano? 
Ditemelo in una
recensione
Ci tengo a conoscere il vostro parere.. 
Anche se sono cinque parole,
scrivetele
Grazie mille, Suzume Yuzuka.

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Capitolo 5
*** La luna è il miglior riflettore. ***


Di generazione in generazione: alla S-A ci passano tutti.

 Dedico la storia a Lucrezia_2,
che mi segue sempre.
Grazie di cuore.

La luna è il miglior riflettore.

 
Layla era dietro le quinte, prossima all’entrata sul palco, dove i giudici e il pubblico erano pronti ad ascoltarla. Aveva già passato le prime selezioni, adesso concorreva  contro altri centoquarantanove partecipanti. Anche se considerava la canzone perfetta, era un po’ insicura. Era la prima volta che cantava davanti ad un pubblico, solitamente si limitava a cantare in camera sua, dove aveva altoparlanti e microfoni, ma soprattutto era sola. Era cresciuta così, con passo solitario, senza osservare la gente che la circondava, che avesse abiti firmati Vivienne Westwood oppure anonimi. Era cresciuta così, da sola, in delle mura che l’avevano fatta innamorare della musica, della sua voce. Ma il suo amore l’avrebbe portata alla vittoria? Lei lo desiderava tanto, come un assetato che desidera una bottiglia d’acqua.
 
Mika e Aki non erano nella pelle. Kaori, Len e Yahiro Dominic erano lì, tra gli spalti, e, soprattutto, i giudici erano pronti a osservarle. Sprizzavano energia  da tutti i pori, erano pronte, felici, erano così pronte che sarebbero volute approdare sul palco in quel momento. E infatti, il loro desiderio fu esaudito subito: il presentatore, chiamò: Concorrenti numero 129, signori e signore, Mika Ritsuni e Aki Karino!
Le due ragazze si fecero largo fra le tende e approdarono sul palco. Il pubblico, i fotografi, i microfoni, era tutto così… stupendo!
“Signore e signori, vi presenteremo una canzone che avete ascoltato e canticchiato chissà quante volte!” Esordì Mika, e Aki proseguì:
“Pubblico, The Final Countdown!” E furono seguite da un applauso.
La musica iniziò. Una canzone che sembrava aggressiva, ma in realtà era piena di energie, approdò sul palco, invase l’aria, l’avvolse, come nebbia.
Una canzone con una vita a sé.
Addirittura Layla, dalle quinte, la canticchiava.
Il conto alla rovescia finale. Stiamo sollevandoci da terra.
Le cose potranno mai essere di nuovo le stesse?
 
L’esibizione terminò, racchiusa da applausi e da gridi generali.
I giudici, guardando le ragazze ringraziare e sfilare per tornare dietro le quinte, furono soddisfatti. Molto soddisfatti.
 
Le due ragazze erano al settimo cielo: l’esibizione era stata eccezionale, più di quanto si aspettavano. Chiacchieravano fra di loro, senza tener conto degli altri che si esibivano.
 
Era il suo turno, e Layla era pronta: quando il presentatore la chiamò, numero 137, fece un respiro profondo e si avviò verso il palco. Sfilava quasi sicura con la sciarpa che le avvolgeva il collo e gli occhiali da sole a coprirle i bellissimi occhi color mare. Chissà, guardare il pubblico e le luci senza occhiali da sole l’avrebbe fatta scoraggiare.
“Buonasera.. Io sono Layla. Vi canterò una canzone che mi ha consigliato un amico ed è.. una canzone fantastica. Spero che piacerà anche a voi.” Parlava al microfono, emozionata.
Una canzone molto dolce, echeggiava fra la stanza. Dopo qualche secondo, Layla si fece trasportare dalla musica: Non sentiva più nulla, non vedeva più niente, c’erano solo lei e la sua canzone. Lo stava proprio dicendo: “Che sensazione!”.
Aki, dalle quinte, sbirciava.
“Lei è la nuova musica, lei è il nuovo ritmo.” Diceva.
“È proprio brava la nostra Layla.” Affermo Mika, sorridente. Era quasi fiera.
“Sembra una dea.” Pensò Kaori, mentre Len e Yahiro si limitavano ad ascoltare Layla con stupore.
 
L’esibizione finì e Layla, felice, si ritirò fra le quinte, dove l’accolsero i complimenti delle altre partecipanti. Non c’era da ribattere: aveva scelto una canzone poco famosa ma stupenda.
 
Dopo un po’, anche il partecipante centocinquanta tornò fra le quinte. I giudici stavano per promulgare il verdetto, e c’era una certa ansia fra i partecipanti. A Layla batteva forte il cuore, sembrava che stesse per esplodere. Mika e Aki si abbracciavano, ripetendosi che l’importante non è vincere, ma partecipare.
Il presentatore prese la busta dalle mani di uno dei giudici, si avvicinò al microfono e ne lesse il contenuto. La tensione regnava, nessuno osava dire una parola. Quel minuto avrebbe potuto cambiare la vita ad uno dei partecipanti.
“Il vincitore è… il numero ottantatre, il duo Kinomoto, con Love Story!” annunciò l’uomo vestito in smoking, sulla quarantina e i baffi.
Il duo Kinomoto si fece largo fra gli altri partecipanti. Era un duo composto da un ragazzo e una ragazza, che potevano avere forse qualche anno in più dei ragazzi della Special A. La ragazza, capelli color oro, occhi verdi, abiti da lolita, sfilava verso il microfono, seguita dal compagno, che sembrava il fratello, che conquistava tutto il pubblico femminile con i suoi occhi da gatto e i capelli biondi.
Pronunciarono qualcosa al microfono e ritirarono il premio.
Layla, intanto, era già scappata piangendo, come una bambina quando le si nega una caramella. Stava correndo, non sapeva nemmeno lei verso dove, per poi fermarsi vicino ad un muretto, in prossimità di un parco giochi. Se ne restava lì, a frignare, mentre nessuno la sentiva. E così nascondeva il suo lato fragile. Credeva di vincere. Quella canzone l’aveva convinta. Credeva di vincere, lo credeva con tutto il cuore. Ma non c’era riuscita. Aveva perso. Ciò le rimbombava nella mente e la faceva sentire ancor più triste.
 
Mika e Aki erano contente lo stesso, certo, non potevano piangere dalla gioia, ma nemmeno dalla tristezza. Era un gioco. Pazienza, sarebbero tornate con la testa sui libri, a studiare per i loro obiettivi. Andarono a congratularsi con i vincitori: erano stati davvero bravi.
“Complimenti! Io sono Mika e lei è Aki!” esclamò Mika appena si trovò davanti il duo Kinomoto.
“Piacere, io sono Shiro Kinomoto, e lei è mia sorella Akemi.” Disse cortese con la sua bellissima voce, che fece arrossire Mika.
“Ragazzi! Che ne dite di prendere una pizza tutti e quattro per festeggiare l’evento?” Propose Akemi, piena di energie.
“Certo!” annuirono Aki e Mika, felicissime.
 
Il vento dondolava i capelli di Mika, che osservava Tokyo dall’alto. Era una città bellissima, piena di colori. La luna illuminava il suo viso e i suoi pensieri.
“Cosa fai?” chiese Shiro, avvicinandosi a lei portandole una bevanda.
“Guardo la luna. La città di Tokyo dall’alto. Piena.. di colori.” Rispose, dolcemente.
Shiro si sedette accanto a lei, sul prato, osservando i capelli di lei. Erano oro, oro puro.
Si poteva sentire la canzone della finale, come una colonna sonora di un film.
 

…You'll be the prince and I'll be the princess…

 
“La luna è come te. È luminosa e bella.” Disse a bassa voce Mika, arrossendo.
“Hai detto qualcosa?” domandò Shiro, come risvegliato da dei pensieri.
“No, no! Dico solo cose stupide!” arrossì ancora di più, mentre tentava di smentire.
Era carina, quando arrossiva.
 
 
Layla non aveva ancora smesso di piangere. Era ancora lì, infelice per aver perso. Il freddo la divorava, ma non voleva muoversi da lì,voleva solo piangere.
Ren, dall’altra parte del muretto, le lanciò il suo giubbotto di pelle nera. Era caldo.
“Smettila di piangere come una bambina.” Layla riconobbe chiaramente la voce del primo in classifica.
“Vattene! Voglio piangere!” gridò, lagnante.
“Io non me ne vado.” Affermò, e si sedette di fronte a Layla.
“Perché non te ne vai?” Chiese.
“Perché se poi muori congelata, io sarò l’ultima persona ad averti vista. E non voglio avere un mare di guai, Number Seven.”
Layla non ebbe più il coraggio di piangere. Non voleva apparire ancora più debole di quanto era apparsa. Iniziò a cantare, cantò la sua canzone.
 

What a feeling…

 

Quella canzone, cantata in quel momento da Layla, è la testimonianza che si può cantare anche senza musica, se la voce è melodiosa come la sua. Ren guardava i suoi occhi blu, ancora bagnati dalle lacrime. Era una bambina viziata. Però, se ne era perdutamente innamorato.

 
…Bein's believin'…
 

Quel giubbotto di pelle era adagiato sulle sue spalle, la faceva sentire sicura, protetta.
Era come uno scudo di petali, che esisteva per proteggerla. Esisteva per lei.
Si era sentita morire quando aveva capito di aver perso. Aveva perso il concorso, aveva perduto la sua occasione di diventare una cantante famosa, di salire di un altro gradino. In questi momenti, anche se non voleva ammetterlo, aveva bisogno di qualcuno come Ren. Aveva bisogno di Ren.


Angolo autrice: 
Salve, sono tornata! 
Vi avviso che voglio inserire un altro personaggio
nella SA. Però, questa volta, voglio che lo creiate voi. 
Ho bisogno di una presentazione, che descriva in tutto 
e per tutto un personaggio da voi inventato. 
Sceglierò e inserirò il personaggio più intrigante/simpatico. 
Potete inserire parentele, simpatie, quello che volete. 
Mi sono impegnata molto per scrivere questo capitolo, 
quindi ci terrei molto a sapere ciò che ne pensate. 
Grazie mille. Suzume Yuzuka.

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