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Fandom:Teen Wolf. Personaggi:Derek
Hale, Stiles Stilinski, Peter Hale, Isaac Lahey. Pairing:Derek
Hale/Stiles Stilinski. Rating:verde. Beta:_Luthien_(santa donna!), che ha avuto davvero tanta, tanta,
tanta pazienza. Genere: un po' angst, un po' fluff e
un pizzico di romanticismo. Warning:slash,
post season 2, pre season 3. Capitoli:1/4 Summary:A volte per trovare la tua strada devi far pace con te stesso. A volte
trovi la tua strada dove non avresti mai immaginato. Note:il
titolo è un verso della canzone “Start of something good” di Daughtry. Dediche:a _Luthien_, per il suo compleanno (in ritardo). Cento di questiquei
giorni!
Disclaimer:Stiles,
Derek & Co. non mi appartengono. A scrivere questa cosanon ci ho guadagnato nulla tranne soddisfazione personale.
u_u No, neanche “Start of something good” è mia.
And all
my scars don't seem to matter anymore
Capitolo 1
Peter sospirò parcheggiando la lucida Camaro di suo nipote davanti al
rudere che fino a pochi anni prima era stato la villa degli Hale, la sua casa.
L'incendio appiccato da Kate Argent e dai suoi simpatici scagnozzi aveva ucciso
undici membri della sua famiglia, lasciando lui, sfregiato e catatonico, come
unico sopravvissuto. Aveva passato i sei anni seguenti alla tragedia in
ospedale, più morto che vivo per i medici, mentre il suo corpo si riparava lentamente
e la sua mente progettava la sua vendetta. Essere un licantropo gli aveva
permesso di guarire, per quanto sapesse che il proprio branco non lo credeva
completamente sano di mente. Forse lo era, forse no,
Peter non poteva giudicare se stesso, ma sapeva che se anche non fosse stato
pazzo lo sarebbe diventato se Derek, l'unico Hale sopravvissuto oltre a lui, e
Stiles non avessero smesso seduta stante di litigare come due mocciosi. Litigare...beh,
più che altro la maggior parte delle volte uno ringhiava minacce e l'altro
blaterava senza sosta, di qualsiasi cosa, quasi senza riprendere fiato. E sì, nonostante
Peter trovasse divertente vedere suo nipote perdere le staffe e sbattere Stiles
contro il primo muro disponibile, anche lui qualche volta avrebbe volentieri
squarciato la gola al ragazzo pur di avere un po' di pace.Sapeva perché non andavano d'accordo: Stiles
assomigliava al Derek adolescente, al ragazzo un po' sfigato, calmo,
tranquillo, attaccato al branco, cresciuto all'ombra della sorella destinata a
diventare alfa. L'arrivo di Kate aveva cambiato le cose: lo aveva fatto sentire
importante, desiderato, amato. Non che la sua famiglia non l'amasse, ma forse
erano tutti un po' troppo presi da Laura per accorgersi di cosa stesse passando
Derek. Quanto a Peter, era sempre stato un po' menefreghista, aveva vestito i
panni da cattivo ragazzo – giacca di pelle, capelli ravviati indietro, occhiali
da sole, macchina sportiva lucida come uno specchio,… – ed era quasi strano
rivedere se stesso in suo nipote. Se non fosse stato per la rabbia che covava
dentro, Derek sarebbe stato il suo specchio. Lui e il ragazzo si
assomigliavano, anche se forse Peter aveva un vena di crudeltà in corpo che a
suo nipote mancava. Entrambi erano cresciuti all'ombra dei futuri alfa, e Peter
era sempre stato per Derek una figura di riferimento, la persona forte che
sarebbe voluto diventare, non un semplice beta, ma un sostegnoper sua sorella, come lo zio lo era stato per i
suoi genitori.¹
Ma ormai quei giorni se n'erano andati; Peter aveva ucciso Laura per diventare
alfa e avere abbastanza potere per vendicare la propria famiglia, e Derek ora
lo odiava con tutte le sue forze. Se non fosse stato per l'arrivo del branco di
alfa probabilmente il nipote avrebbe già tentato di farlo fuori.
C'era un'altra cosa che rendeva Derek e Peter diversi, ed era l'insicurezza che
il ragazzo a volte mostrava nel guidare il branco. Suo nipote non era stato in
grado di convincere Scott a farne parte, aveva trasformato quattro sfigati in
lupi mannari, e uno di loro era addirittura diventato un lucertolone
vendicativo asservito ai peggiori psicopatici della città – e Peter non sapeva
se sentirsi offeso o meno di non aver fatto parte del gruppo. Ora Jackson era
uno di loro, ma ancora soffriva l'autorità e Derek era costretto una volta su
due a farsi ubbidire con la forza.Quel
piccolo, ricco, strafottente ragazzo era una spina nel fianco, e nella scala
delle spine nel fianco era secondo solo a Stiles.
Degli altri sfigati solo uno era rimasto con loro. Erica e Boyd se n'erano
andati alla prima occasione, si erano imbattuti negli alfa e adesso non si
sapeva che fine avessero fatto. Isaac invece…
Isaac amava vincere e suo padre aveva trasmesso una nota di crudeltà nel figlio
dopo tutti i tormenti che gli aveva inflitto, ma Peter non temeva che li
abbandonasse. Si era affezionato a Scott, formavano un bel duo, e se anche il
ragazzo avesse deciso di lasciare il branco di Derek per quello di Scott
avrebbe comunque combattuto al loro fianco, vista la triplice intesa Derek-Scott-Chris
Argent.
Scott stava sempre più assumendo le caratteristiche di un alfa. Sia chiaro, non
che Peter facesse il tifo per lui,desiderava
che il potere rimanesse interamente nelle mani degli Hale, ma era affascinato
da come la cosa si stesse evolvendo, e sapeva che questo provocava in Derek una
sorta di irritazione, anche se suo nipote non l'avrebbe mai ammesso.
Quanto alla fonte di irritazione primaria, più l'alfa gli diceva di togliersi
dai piedi, più lui si faceva coinvolgere, e questo mandava Derek in bestia.Stiles aveva l'innata capacità di finire sempre nei
guai; che lo facesse apposta, intromettendosi in affari che non lo
riguardavano, o che succedesse per caso, sempre mentre si intrometteva in
affari che non lo riguardavano, si poteva star certi che almeno una volta alla
settimana il ragazzo avrebbe volontariamente o meno rischiato la vita. E Derek
l'avrebbe salvato. Per Peter aveva dell'incredibile che il nipote fosse sempre
pronto ad aiutare Stiles; sbuffava, si lamentava, ringhiava e minacciava, ma
era sempre lì al suo fianco per salvarlo. Non che il ragazzo si tirasse
indietro: passare due ore a mollo nella piscina della scuola impedendo a Derek,
paralizzato dal veleno del kanima, di affogare lo si poteva definire un
salvataggio. E lo era anche scarrozzare il licantropo sanguinate per Beacon
Hills cercando di impedire agli Argent di rintracciarlo e tormentando Scott
perché trovasse il gemello del proiettile allo strozzalupo che l'aveva ferito.
Il problema di quei due era che non si sopportavano, ma erano sempre lì l'uno
per l'altro, più di quando Scott facesse per il suo migliore amico. Stiles era
terrorizzato da tutto quello che gli stava accadendo intorno, Peter lo poteva
sentire dal suo battito cardiaco e dal suo odore, ma era determinato, e
testardo, tanto quanto Derek. Il licantropo lo atterriva, ma il ragazzo
continuava imperterrito a sfidarlo, mostrando uno scarso istinto di
conservazione, e a gravitargli intorno come una falena con la fiamma. Era vero
chesi potevadire anche
il contrario.
Che Derek e Stiles si girassero attorno a quel modo preoccupava Peter, perché
poteva voler dire solo una cosa:che suo
nipote avrebbe sofferto ancor più di quanto stesse già facendo. L'odio e il
desiderio di vendetta avevano trasformato Peter in un assassino. Cosa sarebbe
diventato Derek con tutta quella rabbia e quel dolore in corpo?
Isaac lo accolse alzando semplicemente lo sguardo.
«Mi ha sbattuto fuori» rispose all'occhiata che gli lanciò Peter. Sentendo un
rumore di passi che si avvicinava, l'uomo guardò verso la porta e aspettò di
vederla aprirsi. Stiles comparve sull'uscio furibondo, lo lasciò spalancato e
passò loro accanto per dirigersi alla sua jeep.
«Ciao, Stiles» disse piatto Isaac senza nemmeno degnare di uno sguardo il
compagno di squadra.
Peter imbastì il suo miglior sorriso accattivante e lo salutò continuando poi a
tenere gli occhi puntati su di lui mentre il ragazzo mormorava un saluto, si
infilava in macchina e se ne andava. Derek comparve allora sulla porta con
tutta l'intenzione di urlargli contro, intuìPeter
notando la sua furia, ma si bloccò quando vide i suoi beta osservarlo in
attesa. Espirò con uno sbuffo dal naso, rilassò le spalle, diede un'altra
occhiata a loro e al punto in cui la jeep era scomparsa e rientrò in casa.
Isaac rimase immobile, per nulla intenzionato a raggiungere l'alfa e farsi
quantomeno rompere un braccio per essersi impicciato dei suoi affari. Peter
fece una smorfia e imboccò le scale per seguire Derek.
«Nipote» chiamò una volta all'interno della villa. Lo sentì emettere un basso
ringhio di avvertimento ma Peter non si fece impressionare e raggiunse il
ragazzo nel salotto.
«Non voglio parlare» lo avvisò ancora Derek.
«Non vorrei contraddirti, ma quando qualcuno se ne esce con quella frase poi,
sistematicamente, lo fa.»
Suo nipote ringhiò ancora, frustrato, ma poi mise da parte l'aggressività e
incassò la testa nelle spalle, esausto e sconfitto.
«Sai cosa accadrà se continuerai di questo passo, vero?» si informò Peter.
«Ricordo di aver già incontrato due persone come te e Stiles, ed è finita che
hanno messo al mondo i miei nipoti.»
«Peter» lo avvertì Derek.
«No, ascoltami, per il tuo bene e per il suo» disse e il ragazzo alzò la testa
perché Peter gli aveva già parlato a quel modo, più di sette anni prima, quando
lo zio aveva cercato di dissuaderlo dal frequentare una ragazza molto più
grande di lui. All'epoca non sapeva che fosse Kate Argent, ma ora Derek era più
che certo che ne fosse a conoscenza.
«So cosa stai per dirmi» disse infatti il ragazzo. «Di stargli alla larga e-»
«No, Derek, no. Fai chiarezza in quello che provi, e poi prendi una decisione,
perché ricorda che è per la vita, nipote. Per
tesarà per la vita, e non vale la pena provare tutto quel
dolore se alla fine vi lascerete.»
Avvicinandosi, Peter gli posò una mano sulla spalla e la strinse in una presa
rassicurante.
«Nessuno dei due lo merita, avete sofferto entrambi a sufficienza, per cui, se è lui, valuta bene tutte le opzioni
che hai.»
Derek sospirò e a Peter sembrò di essere tornato indietro con gli anni,a quando
il nipote gli aveva chiesto consiglio sulla sua relazione con quella che
avrebbe poi scoperto essere Kate Argent. Derek non era cresciuto per diventare
alfae, ora che lo era, lo trovava
diverso da come se l'era sempre immaginato, Peter ne era certo.
«Da quando sei diventato così apprensivo e affettuoso?» si informò suo nipote,
rindossando la propria aria da duro.
«Da quando la mia sopravvivenza dipende da quella del mio alfa.»
¹ Come la mia beta mi ha fatto notare, in un branco
vi è un solo alfa (sebbene abbia letto una fanfiction in cui Peter dice a
Stiles che per diventare alfa non è necessario uccidere un alfa, basta esserne
il compagno). Io intendevo invece i genitori di Derek come una coppia, un uomo
e una donna che si danno supporto l'un l'altro, una famiglia, oltre che un
branco.
Breve commento. Che in realtà non è un
commento, ma un'accozzaglia di robache non ha senso. Ho scritto questa storia a settembre. Sì, avete capito. A
settembre. E a gennaio era stata interamente betata da _Luthien_, che come ho
detto è una santa donna santa. Ci ho messo un po' a pubblicare, vero? Colpa del
male che mi ha afflitto in questi mesi, e che continuerà ad affliggermi, e che
mi dicono si chiami pigrizia. Devo ancora capire di cosa di tratti, non avendo
una laurea in medicina.
Derek e Stiles sono tra i miei personaggi preferiti nella serie. A prescindere
dal pairing, mi piacciono proprio le loro storie. Cioè, non che mi piacciache abbiano subito tutte quelle tragiche perdite. Mi piace
il diverso modo in cui le hanno affrontate. Stiles ha cercato di riempire i
vuoti, Derek si è chiuso in se stesso.
Sapete, all'inizio, la serie, non volevo nemmeno vederla. Poi tante ragazze del
gruppo slash di cui faccio parte su Facebook ne parlavano e parlavano di
qualcosa chiamato Sterek, e allora io
mi sono incuriosita. La curiosità...altro male di cui sono affetta.
Tanto è stato detto e tanto è stato scritto su questo pairing – io stessa l'ho
psycoanalizzato allegramente con Evaney Winchester e Shannara_810 – ma non ne abbiamo mai abbastanza, giusto? Se
manterrò gli impegni che ho preso con me stessa, troverete un aggiornamento a
settimana, il sabato o la domenica. Di solito dico che i commenti e le recensioni sono la
paga del fanwriter. Stavolta non lo farò. Sono la prima che non commenta le
fanfiction che legge – ricordate? Ho questa strana malattia chiamata pigrizia – per cui non sentitevi obbligati, ok?
Fate come credete. Ovviamente, se vi fa schifo, vi autorizzo a dirmi brutalmente
le peggiori cosecon estrema gentilezza cosa ne pensate.
Kiss!
Fandom:
Teen Wolf. Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Peter Hale, Isaac Lahey. Pairing:DerekHale/StilesStilinski. Rating: verde. Beta:_Luthien_ (santa donna!), che ha avuto davvero tanta, tanta, tanta
pazienza. Genere: un po' angst, un po'
fluff e un pizzico di romanticismo. Warning:slash, post season 2, pre season 3. Capitoli: 2/4 Summary:A volte per trovare la tua
strada devi far pace con te stesso. A volte trovi la tua strada
dove non avresti mai immaginato. Note: il titolo è un verso della canzone “Start of something good” di Daughtry. Dediche: a _Luthien_, per il suo compleanno (in ritardo).
Cento di questi quei giorni!
Disclaimer:Stiles,
Derek & Co. non mi appartengono. A scrivere
questa cosa non ci ho guadagnato nulla tranne soddisfazione personale. u_u No, neanche “Start of somethinggood” è mia.
And allmyscarsdon't
seemtomatteranymore
Capitolo
2
Derek, dopo giorni in cui aveva
negato che l'assenza di Stiles aveva reso l'atmosfera
alla villa più tetra del solito – con Peter che lo
tormentava e Isaac abbacchiato perché Scott era con
il suo migliore amico e “scusa tanto, ma non posso uscire con te” –, aveva deciso di seguire il consiglio dello zio e trovare
delle risposte. Il problema era individuareil
bandolo della matassa. Stiles lo irritava e provocava
come mai nessuno prima di lui, nemmeno Laura, il che era tutto dire. In quanto
sorella maggiore, gli diceva sempre, era suo compito rendergli la vita un
inferno. Quando la loro famiglia era stata sterminata, però, Laura aveva smesso
di tormentarlo, troppo occupata a tenerli in vita e lontani
dalle luci della ribalta del mondo sovrannaturale. A Derek
lei mancava, a volte così tanto da non riuscire a
respirare. Sua sorella aveva pagato per due volte le conseguenze della sua
sconsideratezza: aveva perso la loro famiglia e poi aveva perso la vita. Derek sapeva fingere, l'aveva fatto negli ultimi sei
anni, facendo credere di essere completamente estraneo
agli eventi che avevano portato alla morte dei loro cari. Quando nei mesi
seguenti l'incendio si svegliava nel cuore della notte dopo l'ennesimo incubo,
Laura gli era già accanto pronta a consolarlo e a
rassicurarlo. Era stata cresciuta per diventare alfa, sapeva
cosa un branco si aspettasse dal proprio capo. Derek
avrebbe solo voluto che si dimenticasse di lui elo
lasciasse al suo dolore e al suo odio verso se stesso.
Lei non l'aveva mai fatto e lui non sapeva se, raccontandole tutto, lei gli sarebbe rimasta accanto comunque o l'avrebbe ucciso o
abbandonato. Non aveva il fegato di tentare quella strada. Non aveva la forza
di sopportare di essere lasciato ancora. Era un lupo eaveva
meno coraggio di un ragazzino umano. Derek ormai misurava la sua vita in funzione di Scott e Stiles. Scott rappresentava ciò che un capo doveva essere, per lo
meno nella visione che ne aveva da adolescente:
coraggioso, premuroso, sempre pronto a mettere la sicurezza del branco davanti
ai propri interessi. Derek tentava di essere quel
capo, ma sapeva di non esserne in grado. C'erano troppo
variabili da considerare, non si poteva comandare solo con il proprio
buon cuore. Stiles invece erala
lealtà verso i propri cari sopra le avversità. Era quel tipo di persona che dona la propria incondizionata fiducia a chi ama. Derek sapeva di avere quella di Stiles,
sapeva che quando gli aveva detto il contrario il
ragazzo mentiva, ma non poteva lasciarsi trascinare in quel genere di rapporto
perché fidarsi avrebbe significato rischiare di ritrovarsi ancora con il cuore
spezzato. Derek si era reso conto con rabbia che il
nome del ragazzo scivolava tra i suoi pensieri sempre più spesso e quando
accadeva tutto cominciava a ruotare attorno a Stiles.
Era incredibilmente intelligente, ma a differenza di Lydia, il cui cervello era
metodico e organizzato, quello del ragazzoera un eterno caos, la tempesta per eccellenza. C'era
un che di tenero, si rese conto Derek, in questo suo
essere perennemente entusiasta e su di giri. Era un vulcano di
idee, strane, pazze, pericolose, ma in un certo senso sempre brillanti. Stiles si sentiva poco apprezzato, Derek questo lo sapeva. Aveva notato come il suo
sguardo a volte si facesse tetro, la luce che vi aveva brillato fino a qualche
attimo prima spenta, ed era una cosa che lasciava al lupo un velo di disagio
sulla pelle, come se sapesse di dover fare qualcosa ma
non avesse idea di che cosa. Derek non odiava Stiles.
Era solo un po' troppo agitato per i suoi gusti. Averlo al proprio fianco,
ormai, gli sembrava una cosa naturale, perché lui c'era, sempre, anche
quando le cose si facevano decisamente pericolose e Derek avrebbe preferito che fosse altrove, per non doversi
preoccupare anche della sua incolumità, per non essere obbligato a restare vivo
per continuare a proteggerlo e riportarlo a casa sano e salvo.
Il vero e unico grande problema di Derek
era che pensava di non meritare di essere felice. Aveva ucciso la sua famiglia
e avrebbe preferito essere morto con loro piuttosto
che vivere con il rimorso di quello che aveva fatto. Sapeva che era la sua
condanna. Era rimasto con Laura, investita dei nuovi poteri di
alfa, e le era stato fedele. L'aveva lasciata partire
quando era tornata a BeaconHills, ed era venuto a cercarla quando era scomparsa.Lei era la sua ancora, tutto ciò che lo faceva
rimanere a galla in quel mare di dolore e odio che era diventata la sua vita.
Si era aggrappato alla rabbia, verso se stesso e verso chi l'aveva uccisa, ed
era andato avanti, solo per scoprire che era stato suo zio Peter,
quello che da bambino era stato il suo idolo, a strappargli Laura. E morti Peter e Kate gli era rimasto solo il disprezzo verso se stesso.
Sapeva di essere inadeguato a ricoprire il ruolo del
capo: non ce l'aveva nel sangue, non come Laura, non come Scott,
ma aveva cercato comunque di accrescere il proprio branco per prepararsi
all'arrivo degli alfa. Aveva fallito anche in quello: prima Jackson
si era trasformato nel Kanima, poi Peter era tornato dal regno dei morti; infine Gerard era diventato uno di loromaScott, gabbando
tutti, era riuscito a eliminarlo. Le parole che il ragazzo gli aveva rivolto quella notte ronzavano ancora nella testa di Derek come api impazzite. «Sei un alfa, ma non sei il mio alfa.»
L'ennesimo fallimento. Derek si sentiva inutile, stupido, e in tutto questo Stiles continuava a presentarsi alla sua porta ponendogli
le domande più assurde sulla sua condizione di lupo mannaro, tanto che Derek, confuso, gli aveva domandato se stesse pensando di
chiedergli di trasformarlo. Stiles era sbiancato.
«Non ti trasformerei neanche se me lo chiedessi supplicando. O
forse lo farei, solo per avere il piacere di ordinarti di tacere e vederti
costretto ad obbedirmi» aveva detto poi l'alfa, forse con più astio del
necessario.
Era così che avevano cominciato a litigare. Derek non
voleva, sapeva di doversi fermare, eppure non riusciva a smettere di riversare
il suo odio e la sua rabbia su Stiles,
che infine aveva accusato il colpo e se n'era andato, salendo sulla sua fida
jeep e sparendo prima che Derek riuscisse a
riprendersi dallo shock di averlo portato sull'orlo delle lacrime. Si odiava,
si odiava per questo e per non essere stato in grado
di capire che Stiles era più simile a lui di quanto
non sembrasse. Derek non ci aveva mai riflettuto, ma Stiles aveva un unico amico, e quello era Scott. E quando Scott era stato morso e aveva trovato Allison,
Stiles era rimasto solo. Solo come era
stato Derek da adolescente, che, solo, lo era ancora.
E come sarebbe rimasto se avesse lasciato andare anche Stiles. Fece la strada automaticamente, accorgendosi di essere
davanti a casa Stilinski solo quando ebbe
parcheggiato dietro la jeep. Scese dalla Camaro e si
diresse alla porta. L'aveva appena raggiunta quando
questa si spalancò e davanti a lui comparve Stiles.
«Sei tornato presto, pa-»
Il ragazzo si bloccò vedendo Derek.
«Ciao, Stiles. Possiamo parlare?»
Seconda accozzaglia di roba Breve commento. Eccovi il secondo capitolo. Spero sia all'altezza
delle vostre aspettative.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia
tra le preferite/ricordate/seguite. Non ho mai avuto una storia così tanto seguita. Ho pensato ad un errore del sito!
Ringrazio la mia beta, ancora una volta, perché la amo dal profondo
del cuore per essersi offerta di aiutarmi.
Vi rivelo una cosa che la scorsa volta non ho detto:
questa è la mia prima storia slash. Quindi, se
volete, ditemi che vi pare del mio primo esperimento.
Al prossimo capitolo! Baci,
Fandom:
Teen Wolf. Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Peter Hale, Isaac Lahey. Pairing:DerekHale/StilesStilinski. Rating: verde. Beta:_Luthien_ (santa donna!), che ha avuto davvero tanta, tanta, tanta
pazienza. Genere: un po' angst, un po'
fluff e un pizzico di romanticismo. Warning:slash, post season 2, pre season 3. Capitoli: 3/4 Summary:A volte per trovare la tua
strada devi far pace con te stesso. A volte trovi la tua strada
dove non avresti mai immaginato. Note: il titolo è un verso della canzone “Start of something good” di Daughtry. Dediche: a _Luthien_, per il suo compleanno (in ritardo).
Cento di questi quei giorni
Disclaimer:Stiles,
Derek & Co. non mi appartengono. A scrivere
questa cosa non ci ho guadagnato nulla tranne soddisfazione personale. u_u No, neanche “Start of somethinggood” è mia.
And all
my scars don't seem to matter anymore
Capitolo 3
Aprire la porta di casa e trovarsi di fronte PeterHaleera uno degli incubi
ricorrenti di Stiles. Il lupo mannaro lo terrorizzava
molto più di quanto Derek avesse mai fatto, perché in
Peter c'era una vena di pazzia che il ragazzo sperava
non sarebbe mai comparsa nell'alfa.
«Ciao, Stiles» lo salutò l'uomo. «Hai un momento? Ci
sono una o due cose di cui dovremmo discutere, io e
te.»
«Ho da fare» disse il ragazzo, stringendo la presa sulla maniglia pronto a
chiudere la porta.
«Riguarda Derek.»
«Ho un impegno improrogabile. Sai, di quelli davvero, davvero importanti. Come
andare al ballo del diploma, giocare la prima partita da titolare, andare a
comprare il latte, fare-»
«Stiles, è importante.»
«Ne va della vita di qualcuno?» chiese ironico.
«Sì.»
Il ragazzo lo guardò un momento, poi uscì di casa,
chiudendo l'uscio dietro di sé.
«Sentiamo.»
«Nei prossimi giorni Derek prenderà delle decisioni
che avranno conseguenze sulla vita di tutti» disse. «Alcune riguardano te.»
Gli occhi di Stiles si spalancarono per la sorpresa.
«Che intendi?» chiese, sospettoso.
«Non sono qui per parlare di questo» riprese Peter,
alzando poi una mano per fermare il torrente di parole con cui il ragazzino
stava per investirlo. «Lasciami finire. Non so cosa deciderà mio nipote, lo
scoprirò a tempo debito come tutti voi, ma potrebbe farti una
offerta o una domanda a cui dovrai dare una risposta. Sono solo venuto a
consigliarti di riflettere bene su quello che condividi con Derek,
sul vostro rapporto, perché ti sarà utile, nel bene o nel male.»
Forse per la prima volta nella vita, Stiles rimase
ammutolito. Vide Peter andarsene sulla Camaro, mentre i pensieri gli zigzagavano in testa alla
velocità della luce, impossibili da afferrare anche per lui che era abituato al
caos della sua mente. Cosa aveva voluto dirgli Peter
dandogli quel consiglio? Cosa doveva decidere Derek di così importante da sconvolgere le vite di tutti
loro? Doveva essere accaduto qualcosa di tanto terribile da costringere l'alfa
a compiere una serie di scelte difficili, maStiles non riusciva a immaginare cosa potesse essere
successo. Cioè, sì, se lo immaginava – ne aveva a
bizzeffe, di immaginazione, lui – ma niente di tutto quello che gli passava per
la testa al momento risultava essere anche vagamente plausibile. La noia doveva
avergli mandato in pappa il cervello.
Il branco gli era mancato in quei giorni di vuoto assoluto, nonostante nessuno
dei suoi membri lo considerasse all'altezza di stare al loro fianco. Stiles era umano, come Lydia d'altronde, ma a differenza
della ragazza, che sapeva sempre quello che faceva – dovevi esserlo se
fabbricavi Molotov nel laboratorio di chimica della scuola –, lui era un
ragazzino iperattivo, confusionario, una spina nel
fianco. Sapeva che era questo che gli altri pensavano di lui, partendo da Derek per finire con Scott, il
suo stesso migliore amico, che ormai tanto “migliore” non era, visto che
preferiva passare il suo tempo in compagnia di Isaac
piuttosto che con lui. Vedendoli insieme, per la prima volta Stiles si era reso conto di cosa davvero significasse
essere un branco, e aveva capito che lui non ne avrebbe
mai potuto fare parte. Non era uno di loro, non era un lupo, era un
normalissimo essere umano, inutile per giunta.
Era geloso di quello che i ragazzi avevano, nonostante i dissensi che c'erano
all'interno del gruppo. Oltre a Scott, Stiles non aveva nessuno, e oraneppure
lui. Forse era per questo che gironzolava intorno a Derek con la scusa di capire meglio i lupi mannari, i loro
poteri e le loro usanze: per poter fingere ancora per un po' che andasse tutto
bene, che avesse ancora degli amici. Gli bastava ancora un anno, poi sarebbe andato al college e avrebbe dimenticato tutta quella
storia, avrebbe dimenticato loro, e quando dopo dieci, quindici o vent'anni qualcuno gli avrebbe domandato “Ehi, ma tu non
eri amico di ScottMcCall?
Non giravi sempre con quel branco di disadattati?”, lui avrebbe sorriso e
annuito dicendo che no, non erano proprio amici e no,
non sapeva che fine avessero fatto. Poi sarebbe andato in un bar, avrebbe
bevuto un drink e tutto sarebbe tornato a posto, e il branco, e Scott, e Derek sarebbero
stati archiviati in un angolo della mente in attesa
del prossimo conoscente che gli avrebbe chiesto di loro.
In quegli ultimi giorni, Scott gli era stato accanto,
ma qualcosa si era spezzato tra loro, Stiles lo
percepiva. Non era più come prima della trasformazione dell'amico, quando
c'erano sempre l'uno per l'altro, quando c'erano soltanto loro due. Era come se
il piccolo angolo di felicità di Stiles fosse andato
distrutto nonostante i suoi sforzi di tenere insieme i pezzi della sua vita. Si
sentiva sconfitto, incapace di reagire. Era peggio della volta in cui Gerard l'aveva picchiato, perché Lydia poi era andata da
lui e l'aveva spronato, motivato. Ma lei stava vivendo
il suo idillio con Jackson ormai, e Stiles era solo una pagina del suo passato.
Quanto a Derek, non era neanche da considerarsi.
L'ultima volta che si erano incontrati avevano litigato come mai era successo
prima. In effetti, non avevano mai litigato, non davvero. Il lupo si limitava a
minacciarlo quando superava il limite e Stiles si zittiva per una manciata di secondi al massimoper poi riprendere da dove l'altro l'aveva
interrotto. Era più di una settimana che non avevano contatti, e considerando
che dalla morte di Gerard si erano visti tutti i
giorni, una settimana era davvero un sacco di tempo. Si stupì a pensarlo, ma Derek gli mancava. Non nel modo in cui gli mancava Scott, quel senso di vuoto, perdita
e gelosia per il tempo che l'altro passava con Allison
o Isaac; era una mancanza di tipo diverso, più acuta in un certo modo. Scott era parte della sua famiglia, un fratello quasi.Derek cos'era? Non erano
amici, a malapena di sopportavano, ma la sua sola presenza gli trasmetteva
sicurezza, come se, con il solo averlo accanto, le cose potessero
andare a finire bene. Era un sentimento che non provava da anni, da quando sua madre era morta, e provarlo per Derek lo faceva sentire un po' in colpa verso Scott. Questo nonostante l'amico avesse tentato di ucciderlo quando, con la luna piena, aveva perso il
controllo, mentre l'alfa gli aveva salvato la vita almeno una mezza dozzina di
volte. Derek lo faceva sentire al sicuro perché, nonostante Stiles cercasse sempre di mettergli i bastoni tra le ruote,
soprattutto quando si erano appena conosciuti, era
sempre pronto a fare da scudo tra lui e chiunque o qualunque cosa fosse il loro
nemico. Come quella volta nella piscina della scuola quando, sebbene fosse
andato a cercarlo per estorcergli le informazioni in suo possesso, appena il kanima aveva fatto il suo ingresso in scena, Derek l'aveva spinto via intimandogli di scappare, dando
le spalle al nemico. Che poi Jackson l'avesse paralizzato e Stiles avesse
dovuto trascinarlo via era un altro discorso. Quello che contava era che per
proteggerlol'alfa si era messo tra lui e il kanima. E non importava che Derekdicesse che l'aveva tenuto a galla per più di due ore
solo perché sarebbe stato lui ad affrontare Jackson
quando la paralisi fosse finita. Stiles non voleva
morire, ma non voleva che nemmeno Derek
morisse. Era stupido negare che in qualche modo teneva a lui, nonostante tutto.
Forse definire inquel
modo ciò che provava per Derek era un po' riduttivo, maStiles non aveva
intenzione di scavare più a fondo di quanto avesse già fatto, di comprendere di
più i suoi sentimenti per l'altro, perché avrebbe significato mettere in
discussione ciò che provava, o pensava di provare,
per Lydia. Non era pronto per quello, sebbene da tempo sospettasse di poter
essere attratto dai ragazzi. Non voleva pensarci perché avrebbe
certamente cambiato il suo modo di rapportarsi con Derek.
Sapeva di conoscere già la risposta, ce l'aveva sulla
punta della lingua, semplicemente non voleva corre il rischio di pronunciarla e
vedere la sua vita finire di precipitargli addosso. Sperava che con il tempo
tutto si sarebbe risolto, ma più i giorni passavano, più gli mancavano il
branco e Derek…beh, più che altro Derek.
Stiles sapeva di aver sbagliato. Andare ad
importunarlo ogni singolo giorno non era certo stata la sua idea più brillante,
e un leggero senso di colpa aveva preso dimora nel suo petto e ruggiva
soddisfatto ogni volta che il ragazzo si ritrovava a pensare all'alfa e al loro
scontro. Quindi decise che sarebbe andato a scusarsi. Lasciò al
padre un biglietto attaccato al frigorifero in cui lo informava che sarebbe
uscito, e stava per prendere le chiavi della jeep quando
sentì una macchina parcheggiare davanti a casa. Andò alla porta e la spalancò
pensando di trovare lo sceriffo.
«Sei tornato presto, pa-»
Quello davanti a lui però non era suo padre, ma Derek. Deglutì e il suo senso di colpa fece
un salto nel cerchio di fuoco.
«Ciao, Stiles. Possiamo parlare?»
Fu un déjà vu, solo che al posto dell'alfa c'era Peter.
Automaticamente si spostò per farlo entrare,
chiuse la porta dietro di lui e lo precedette in cucina.
«Stavi uscendo?» chiese Derek notando il biglietto.
«Sì. No. Non importa.» Fece una pausa. «Di cosa dovevi
parlarmi?»
«Di noi.»
Commento. Ed eccoci quasi alla fine. Domenica
prossima pubblicherò l'ultimo capitolo e voi potrete scoprire come tutto andrà
a finire. Non che non sia palese, suppongo, ma comunque...
Mi sento strana a pubblicare una storia a più capitoli. Di solito pubblico solo
one-shot. Di solito scrivo anche commenti lunghissimi
ai capitoli, ma questa volta non so cosa scrivervi,
cosa dirvi di più.
Per cui a domenica prossima per l'ultimo fantasmagorico (?) capitolo!
Chiara.
PS: d'accordo, ho detto che non volevo vi sentiste
obbligati a scrivere una recensione, ma se non mi dite niente io non so che
pensare! I personaggi vi sembrano IC? La storia è noiosa? Ho fatto
dei madornali errori? Vorreste solo sapere dove vivo per buttarmi a mare? Siate compassionevoli!
*Le luci si spengono. Cala il sipario.*
Fandom: Teen
Wolf. Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Peter Hale, Isaac Lahey. Pairing: Derek Hale/Stiles Stilinski. Rating: verde. Beta:_Luthien_ (santa donna!), che ha avuto
davvero tanta, tanta, tanta pazienza. Genere: un po' angst, un po' fluff e un pizzico di romanticismo. Warning: slash, post season 2, pre season 3. Capitoli: 4/4 Summary:A volte per trovare la tua strada devi far pace con te
stesso. A volte trovi la tua strada dove non avresti mai immaginato. Note: il titolo è un verso della canzone “Start of something good” di Daughtry. Dediche: a _Luthien_, per il suo compleanno (in ritardo). Cento di questi
quei giorni!
Disclaimer: Stiles, Derek & Co. non mi appartengono. A scrivere
questa cosa non ci ho guadagnato nulla tranne soddisfazione personale.
u_u No, neanche “Start of something good” è mia.
And all my scars
don't seem to matter anymore
Capitolo 4
Stiles rimase un momento interdetto.
«“Di noi”…dei lupi, intendi? A questo proposito, sono stato invadentee mi dispiace, per cui non-»
«No, di noi, Stiles. Di noi due.»
«In che senso?» chiese il ragazzo, e Derek lo vide sbiancare e sentì il suo
cuore accelerare.
«Nell'unico modo possibile» gli rispose.
«Senti, se non mi vuoi tra i piedi lo capisco, non mi farò più vedere e tu
non-»
«No, è tutto il contrario, invece. Ti voglio tra i piedi.»
Stiles lo guardò un momento soppesandolo e riordinando le idee.
«Mi stai offrendo il morso, per caso? È di questo che parlava Peter riferendosi
alle scelte difficili che dovevi compiere?»
«Non ti sto offrendo il morso!» ringhiò Derek esasperato e quasi offeso. «E che
c'entra Peter?» chiese poi con sospetto.
«Eh, lui è venuto qui una decina di giorni fa?» disse Stiles esitando un po', e
il lupo lo guardò spazientito come a dirgli “non chiederlo a me; se non lo sai
tu!”.
«Ha- ha detto che forse saresti venuto da me a chiedermi qualcosa e che avrei
dovuto risponderti…»
Stiles guardò Derek brevemente, poi si passò una mano tra i capelli.
«Non voglio il morso, ok? So di non essere forte o veloce come voi, ma mi va
bene così, rimanere umano, ecco. Peter me l'ha già chiesto una volta, ora me lo
chiedi tu. Non mi interessa. Soprattutto per quel cinquanta per cento di
possibilità di morte certa, sai.» Fece una pausa e tornò ad incontrare gli
occhi dell'altro. «Non posso fare questo a mio padre, Derek. Ha già sofferto a
sufficienza. Sta ancora soffrendo, e anche io.»
Era la prima volta che Derek lo sentiva parlare, sebbene indirettamente, della
madre. Il suo sguardo spento, il tono afflitto ma fermo e deciso della sua voce
furono tutto ciò che gli servì per finire di comprendere ciò che lo legava a
Stiles, ciò che voleva per lui e per se stesso. Porre fine a tutta quella
sofferenza, a quella solitudine con cui avevano finito per circondarsi. Voleva
che fosse felice, e voleva esserlo anche lui, perché sapeva che, sebbene il
dolore per la perdita della sua famiglia non se ne sarebbe andato, il modo
migliore per onorare i suoi cari era essere felice. E lui voleva esserlo con
Stiles. Così gli si avvicinò, e, posata una mano sulla sua nuca, lo attirò a sé
e premette le labbra sulle sue.
«È questo che voglio» disse poi, incontrando i suoi occhi, spalancati,
enormi, e Derek pensò che quel ragazzino sarebbe stata la sua fine. Lo lasciò
andare e indietreggiò in attesa di una sua reazione.
«Io- cioè, no. Aspetta. Tu-» balbettò; poi i suoi occhi, se possibile, si
spalancarono ancora di più. «Mi hai appena baciato» disse senza alcuna
inflessione della voce, quasi stesse esponendo un compito di scuola. «Mi hai
appena baciato!» esclamò ancora, fissandolo a bocca aperta. «Perché?» chiese
infine, con genuina incomprensione.
«Te l'ho detto» rispose Derek, ricacciando indietro l'imbarazzo che, superato
lo shock per quello che aveva fatto, si stava facendo avanti. «Ti voglio tra i
piedi.»
«Non è che dovessi necessariamente baciarmi per farmelo sapere» disse Stiles
irritato – era il suo primo bacio, maledizione!¹
«Non potevi semplicemente dire “ehi, mi dispiace se abbiamo litigato; facciamo
pace e torniamo amici”?!» e no, non c'era una nota isterica nella sua voce.
«È proprio questo il punto, Stiles. Non voglio essere tuo amico. Voglio che tu
sia il mio-» si interruppe. «E non ti chiederò scusa per aver litigato; è stata
colpa tua.»
Il ragazzo stava per replicare, indispettito, quando la portata della
dichiarazione di Derek lo colpì in pieno.
«Tuo?» boccheggiò. «Il tuo cosa?»
Il lupo lo guardò un momento confuso.
«Questo spetta a te deciderlo» concluse poi, comprendendo che non poteva
imporgli niente e che avrebbe dovuto accettare la decisione di Stiles,
qualunque essa fosse stata.
Il ragazzo rimase a osservarlo per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e
sussurrò: «E se io volessi più di quanto tu sia disposto a offrirmi?»
*°*°*
Oh mio Dio, lo aveva detto. Doveva essere completamente impazzito. Ma Derek
l'aveva baciato, aveva detto che voleva fosse il suo
qualunque-cosa-intendesse-dire, come avrebbe dovuto interpretare tutto questo
se non così? Se non che l'uomo che aveva davanti desiderava iniziare una
relazione con lui?
«Tu cosa vuoi?» gli chiese Derek.
«Tu cosa vuoi» replicò Stiles.
«Te l'ho già detto, non farmi perdere la pazienza.»
«Beh, magari potresti spiegarmelo usando più di cinque parole!»
Il lupo aprì la bocca un paio di volte, forse indeciso su come iniziare il
discorso; poi strinse le labbra in una linea dura e attirò di nuovo il ragazzo a
sé per baciarlo.
Stiles sapeva che era un cliché, ma sentì davvero i fuochi d'artificio nello
stomaco. Derek lo stava baciando, e il ragazzo si sentiva come se quella fosse
l'unica cosa che avesse desiderato da un bel po' di tempo a quella parte.
Perciò quando il lupo fece scivolare la propria lingua in avanti, Stiles
schiuse le labbra senza esitazioni, passando nel frattempo le braccia intorno
al collo dell'altro per stringerglisi maggiormente contro. Derek gemette nel
bacio e il ragazzo si sentì decisamente soddisfatto di sé.
Si staccò dall'altro in cerca d'aria, e mugolò quando il lupo gli posò un bacio
sul collo, per poi nascondervi il viso e inspirare il suo odore. In quel
momento il cervello di Stiles decise di spegnersi e le ginocchia cedettero.
«Non svenire» lo ammonì Derek in tono canzonatorio e il ragazzo seppe che stava
sorridendo, e lo amò un po' di più per questo. Non che l'avrebbe mai ammesso di
fronte all'altro, non ancora per lo meno.
«Tutto ciò che voglio è qui, tra le mie braccia» sussurrò poi il lupo e il suo
tono era dolce, carico di affetto e desiderio e cura, e Stiles rabbrividì
comprendendo la portata di tutto quello. Si sentì al sicuro, come tutte le
volte in cui Derek gli compariva accanto per salvarlo. E si sentì amato, in un
modo diverso da come suo padre l'amava o sua madre l'aveva amato, più dolce,
più totalitario, più intenso.
«Senti, voi siete lupi, giusto?» chiese, fulminato dalla rivelazione.
«Sotto molti aspetti sì» rispose l'altro, guardandolo negli occhi. «Ma cosa
c'entra ora?» Sembrava irritato dall'interruzione.
«Funziona anche per voi quella storia della monogamia?»
Derek lo guardò stupefatto per un istante, poi accennò un sorriso e tornò a
baciarlo.
¹ Non è che volessi che Derek fosse il primo per
Stiles, ma visto che lui è innamorato di Lydia (o quantomeno pensa di esserlo)
ho pensato che fosse più che logico che non si fosse concesso a nessun'altra e
si conservasse per lei.
Commento al capitolo. Prima di qualsiasi altra cosa permettetemi di scusarmi per l'immenso
ritardo nell'aggiornamento. Come avevo scritto nel primo capitolo sono
tremendamente pigra a volte e questo mi impedisce di fare le cose che dovrei.
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e non vi abbia deluso.
Non è lungo, la storia di per sé non lo è, e mi sembra per questo inadeguato –
leggo certe one shot da trentamila parole a volte e sembrano non finire mai.
Come avrete notato ho usato sia il POV di Derek che quello di Stiles. Hanno
fatto tanto per se stessi, hanno scoperto tanto riguardo ai propri sentimenti e
hanno accettato di provarli, quindi mi sembrava giusto che entrambi avessero la
possibilità di concludere il loro percorso interiore in questo ultimo capitolo.
Pubblicare questo capitolo significa per me voltare pagina. Ho un sacco di idee
per nuove storie e ho pensato che fosse giusto completare questa prima di
imbarcarmi in nuove mirabolanti avventure.
Commento finale. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra le
preferite, le seguite o le ricordate, chi ha recensito e chi ha semplicemente
letto.
Voglio ringraziare la mia beta, _Luthien_, perché è stata severa e paziente e mi ha
spronato a scrivere un miglior secondo capitolo. Perché quando ho avuto bisogno
di lei c'è stata nonostante i suoi impegni. La ringrazio perché ha risposto
alla mia richiesta di betaggio nonostante non sapesse niente di me, rischiando
di trovarsi a leggere un completo disastro. Perché so che se ne avrò bisogno potrò
contare di nuovo su di lei.
Ringrazio tutte le amiche del gruppo di Facebook con cui ho parlato e parlato e
parlato di “Teen Wolf”, dello Sterek e di “che diavolo stai combinando,
Jeff?!”. Grazie per le risate, per il supporto e per le storie che avete
scritto.
Ora, vi do una notizia. Non so se sarà gradita o meno, so solo che questa
storia non si esaurirà qui. Avevo intenzione di creare una serie e l'intenzione
c'è ancora. Ho solo bisogno di un po' di tempo e di tanta, tanta pazienza.
L'avevo già detto qualche capitolo fa, questa storia è la mia prima slash. Ci
ho messo un po' ad entrare in questo mondo e non so dove mi porterà tutto
questo, so solo che sono felice di aver imboccato questa strada, ormai nel
lontano 2008. Ho conosciuto gente fantastica, mi sono confrontata con persone
diversissime tra loro scoprendo che avevamo sempre tutti qualcosa in comune.
Vi auguro tutto quello che ho vissuto io, perché, davvero, non potrei augurarvi
di meglio.
Baci,