Elementali

di ellerin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Qualcuno come noi ***
Capitolo 2: *** Ricordi e imprevisti ***
Capitolo 3: *** Samir, la città di zaffiro ***
Capitolo 4: *** Il Lord della Cerchia ***
Capitolo 5: *** L'Erede al Trono Infuocato, Illuminato dal Fuoco e Dannato nell'Ombra ***
Capitolo 6: *** Un compito sgradito ***



Capitolo 1
*** 1.Qualcuno come noi ***


kl

Salve!

Fondamentalmete questa storia non ha senso... ma gira da un bel pò nella mia testa in cerca di una via di uscita (sapete com'è, c'è un sacco di spazio vuoto ma è difficile trovare la strada tra ragnatele, pile di libri e altre idee più o meno idote -_-) e quindi mi tocca prendermela con voi prima che decida di venir fuori durante un tema di italiano sull'illuminismo o anche peggio o_0 

Non dovrebbe essere molto lunga ma non posso promettere niente perchè non l'ho ancora finita...

Ci vediamo alla fine del capitolo (ancora mi illudo che ci arriverete -___-)

 

 

1. Qualcuno come noi

- Vedrai, Sab, ti piacerà un sacco questa scuola!

L’euforica ragazza seduta dall’altra parte del tavolo continuava a chiamarmi Sab e la cosa cominciava a irritarmi. Ma che dovevo dirle? Ero in quella scuola solo dal mattino e quella ragazza, avrei giurato che si chiamasse Alice, mi si era attaccata addosso alla seconda ora e mi aveva fatto da guida.  Anche se non l’avrei mai ammesso davanti a nessuno ero un po’ spiazzata da tutto il caos che regnava in mezzo a più di mille studenti.

- Sei sicura di non avere fame?

- Tranquilla Alice, sono solo un po’ nervosa

Grande! Non avevo nemmeno sbagliato il nome. Mi sorrise e riprese a chiacchierare con il resto del tavolo mentre io continuavo a bere da una bottiglia e mi disinteressavo dalla loro conversazione per chiedermi di nuovo perché i miei genitori mi avessero trascinata lì. Non che non sapessi il motivo in realtà ma odiavo pensarci. Odiavo quella guerra che ci aveva costretto a fuggire e odiavo soprattutto quelli che l’avevano causata. Odiavo il fatto che i miei genitori avessero preferito vivere in esilio piuttosto che combattere, odiavo che le nostre leggi mi obbligassero a restare con loro fino ai venticinque anni, odiavo il suono stesso della parola con cui si definivano: pacifisti. Come potevano andare contro la nostra natura in quel modo? Noi siamo guerrieri, nati per la guerra, nati per combattere contro di loro.

Una morsa mi strinse lo stomaco ma non era la fame e neppure la rabbia che mi attanagliava  da quando mi avevano comunicato la loro decisione, era qualcosa di peggio. Uno di loro, vicino, troppo vicino. Sollevai la testa e vidi entrare nella mensa sette o otto ragazzi, vestiti tutti più o meno nello stesso modo e più  o meno tutti uguali ai miei occhi ma uno spiccava tra gli altri per i capelli rosso acceso tenuti dritti con il gel. Le parole mi uscirono dalle labbra in un ringhio.

- Elementale!

Alice mi guardò perplessa.

- Cosa hai detto?

- Niente, chi è quello?

- Carino vero? Si chiama Vladimir, è del quarto. Ma se ti piace dovrai metterti in fila, ha un sacco di ammiratrici.

- Era solo così per sapere.

Il sorriso sulla sua faccia non mi piaceva per niente.

- Si, certo, come no.

Non avevo tempo di discutere con lei, dovevo scoprire cosa ci faceva lui qui.

 

Alice non aveva chimica con me quindi mi avviai da sola verso l’aula 13. I tavoli erano da due ma ero arrivata in anticipo e l’aula era ancora quasi vuota, mi sedetti in fondo e pregai che fossimo dispari. Quando entrò il professore i banchi era ormai tutti pieni ma dietro di lui c’era ancora il ragazzo con i capelli rossi. Cazzo!

Si sedette accanto a me sorridendo eppure anche lui doveva avermi sentito; scostai la sedia più che potei e cercai di concentrarmi su quello che il professore diceva ma lui mi appoggiò una mano su un braccio e mi passò un foglietto che appallottolai senza nemmeno guardare. Senza nemmeno smettere di sorridere scrisse direttamente sul banco:

Al faro, subito dopo le lezioni.

Feci finta di niente ma l’avevo letto, sentivo ancora il calore della sua mano sul mio braccio.

 

Alla fine delle lezioni scappai da Alice che voleva trascinarmi non so dove e praticamente corsi fino alla spiaggia. Mi piaceva il luogo che aveva scelto, era abbastanza vicino al mare da farmi sentire tranquilla ma probabilmente lo aveva fatto apposta.

Lo trovai con la schiena appoggiata alla base del faro e gli occhi chiusi, intento a fumare una sigaretta come se no avesse un problema al mondo. Mi guardai intorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno, ma chi è così folle da stare in spiaggia il 10 gennaio? Ripresi la mia vera forma, sentii i capelli azzurri volarmi intorno molto più leggeri di quanto non avrebbero potuto fare quelli umani e sapevo che sulla mia pelle erano riapparsi i tatuaggi blu degli elementali dell’acqua. L’istinto mi diceva che quello davanti a me era il nemico e che avrei dovuto distruggerlo immediatamente ma quella era una zona franca e un incantesimo mi impediva di nuocergli fino a quel punto. Fui costretta a rivolgergli la parola:

- Vuoi farmi credere di essere umano, fiammiferino?

Si alzò, sorridendo.

- Perché ce l’hai tanto con me?

Non risposi, ma lui fece come gli avevo detto e riprese il suo aspetto reale: i capelli gli rimasero sparati in testa ma la pelle diafana si coprì di segni rossi e gli occhi che erano stati verdi divennero rosso sangue, il sangue del mio popolo versato da quegli assassini. La rabbia mi salì dal petto e mi riempì il cervello, non riuscii a fare a meno di ringhiargli contro ma quel piccolo bastardo rise e mi ripeté la sua domanda:

- Perché ce l’hai tanto con me?

Questa volta toccava a me ridere ma avrei giurato che quella risata suonasse alquanto crudele.

- E me lo chiedi? Voi avete ucciso la mia gente!

- Ehi! Io non ho mai ucciso nessuno.

- Siete voi che avete dato inizio alla guerra! Comunque non sono qui per discutere di politica. Volevo solo sapere perché sei qui.

- I miei sono pacifisti…

Rimase sorpreso un istante.

- Ma quanti anni hai?

- Ventiquattro, tu?

- Ventisei, credevo fossi maggiorenne.

- Quindi sei qui per scelta?

- Vivo tra gli umani da quando hanno creato le zone franche, venticinque anni fa.

- Cosa vuoi da me?

- Ehi, volevo solo conoscerti. Non capita spesso di incontrare qualcuno come noi da queste parti.

- Non c’è nessun noi, tu sei il nemico.

Sorrise di nuovo.

- Comunque io sono Vladimir

- Sabine di Rocciazzurra.

- Rocciazzurra? La tua famiglia è nella Cerchia…

- Ma non mio padre…

- Comunque se hai ventiquattro anni dovresti aver completato l’addestramento…

Creai istantaneamente una lama di ghiaccio.

- È una sfida?

- No, non ti posso sfidare qui e non ho neanche motivo di farlo ma batto mio padre da quando avevo 15 anni e non ci sono molti avversari che posso affrontare con una spada di fiamme da queste parti. Se sei una Rocciazzurra  sei stata un allieva di Warrick.

- La migliore.

- La mia solita fortuna. I racconti della bravura del maestro di spada dei nobili della Cerchia delle acque sono giunti fino a me.

- Fammi vedere cosa sai fare fiammifero!

Se quel ragazzino voleva giocare con me gli avrei insegnato cosa significava mettersi sulla mia strada. Mi misi in guardia mentre creava una lama di fuoco, provai qualche affondo ma lui era tranquillo e parava con facilità. L’adrenalina del combattimento mi fece sorridere.

- Potrebbe rivelarsi più divertente del previsto!

Rise e si scostò un istante per creare un'altra spada nella mano sinistra e mi attaccò fulmineo. Parai con una mano sola entrambe le lame.

- Non sei l’unico che sa giocare a questo gioco.

Affondai per farlo allontanare e avere il tempo di creare una spada nella destra. Lo attaccai ma continuava a parare tutti i miei affondi e rispondeva colpo su colpo anche se non riusciva a trovare aperture nella mia guardia. Con una botta dal basso riuscì a disarmarmi la destra che non era sicura quanto l’altra ma non per questo smisi di attaccarlo, lui ebbe un attimo di esultanza e abbassò la guardia permettendomi di fargli volar via una spada e strappargli l’altra di mano anche se così facendo mi scottai il palmo.  Non smise di sorridere nemmeno quando si trovò la punta di ghiaccio della mia spada alla gola. Quella era una zona franca, mi costrinsi a indietreggiare.

- Te lo avevo detto!

Rise.

- Era tantissimo che nessuno mi metteva in difficoltà! Mi divertirò un sacco con te, Sabine, sai? Mi dai la rivincita?

Rischiavo di perdere la mano se non continuavo ad allenarmi.

- Perché no.

Aspettai che ricreasse una spada e mi misi in guardia in attesa che attaccasse. Nel primo combattimento si era abituato alla mia guardia mancina e mi era più difficile metterlo in difficoltà. Caddi in una finta come un idiota e mi ritrovai per terra disarmata con la sua spada al petto. Mi tese una mano.

- Uno pari?

Sorrisi ma non presi la mano che mi offriva, era pur sempre un fiammiferaio.

- Cosa dici? Continuiamo domani? Ho un allenamento di pallanuoto.

Ora le avevo sentite tutte.

- Tu giochi a pallanuoto?! Puoi toccare l’acqua?!

- Non crederai mica alle leggende! Non hai mai visto un elementale farsi una doccia?

- Noi non abbiamo bisogno di lavarci. Siamo puliti e basta!

- Bhe, se vuoi vedere un infuocato a mollo puoi anche venire.

Quel ragazzo mi faceva ridere.

- D’accordo.

Lo osservai mentre cambiava aspetto

- come fai a cambiare il colore degli occhi? Io non ci riesco.

Mentre parlava i suoi occhi cambiarono dall’azzurro al marrone al verde al grigio, ripetendo il gito un paio di volte.

- Non lo so, mi basta pensarci. Come tu con i capelli immagino.

Già, mora, bionda, nera.

- Li preferisco neri – sorrise di nuovo – stanno bene con i tuoi occhi.

Blu come il mare, normali per un elementale dell’acqua ma ben strani per un infuocato. Infuocato. Ma che diavolo di parola avevo usato?! Loro si chiamavano così, era la cosa più vicina a un complimento che fosse mai uscita dalla mia bocca. Che effetto mi faceva quel ragazzo?!

 

Mentre camminavamo in direzione della scuola mi accorsi che la mano con cui avevo afferrato la sua spada pulsava dolorosamente così creai un sottile strato di ghiaccio per trovare sollievo nel freddo ma Vladimir se ne accorse.

- Ma che hai fatto?

- la tua spada…

- Potevi dirmelo. Dammi la mano.

Esitai un istante. Io sospettosa? Quando mai.

- Non fare la bambina!

Avrei giurato che rispondere non sono una bambina sarebbe stato molto infantile ma non riuscii a trattenermi. Mi prese la mano e vi premette sopra il palmo facendo sparire il calore

- Ma come hai fatto?

- Ho assorbito il calore, le bruciatore non sono un problema per noi.

- Già, l’ho notato.

- Scusa?

- Ho combattuto nell’ultima battaglia, per questo i miei genitori mi hanno portata qui.

- Hai visto l’effetto dei nostri poteri…

- Esatto.

- Mi dispiace Sabine, io non condivido gli ideali del mio popolo, per questo sono rimasto qui.

- La guerra è guerra, Vladimir.

- Ma non quando non ha un motivo.

- Noi combattiamo per vendicare i nostri morti, fiammiferino, tu puoi dire lo stesso?

- Si, Sabine. Gli infuocati dicono la stessa cosa da anni. Ma come ti ho già detto, io non mi occupo di politica.

 

Mi ritrovai seduta sulle gradinate di una piscina, Alice accanto a me blaterava qualcosa sul fisico perfetto del portiere. Non potei trattenermi dal usare l’acqua per impedire a Vladimir di giocare bene anche se questo mi obbligava a interessarmi all’allenamento più di quanto avrei voluto fare. Mi ritrovai a pensare che i capelli rossi che gli cadevano bagnati sul viso creavano davvero un bell’effetto con gli occhi verdi. Fu Alice ad attirare la mia attenzione.

- Sabine, non mi ero accorta che avessi tutti questi riflessi rossi nei capelli.

Ripresi il controllo della mia testa.

- È solo la luce.

Mi ero distratta troppo e il sedile sotto di me cominciava a diventare rovente, Vladimir si era accorto del mio intervento.

 

- Aspetta Sabine! Ciao Alice.

- Ciao Vladimir, ci hai messo un attimo a farti la doccia!

Mi guardò ma rimase serio.

- Mi asciugo in fretta.

- Bhe, io vado. Ci vediamo domani Alice. Vladimir.

- Dai ti accompagno a casa.

- Non serve.

- No, no, lo faccio volentieri.

Aspettai che ci fossimo allontanati da alice per rispondergli.

- No hai pensato che magari io non lo faccio volentieri?

- E dai, Sabine. Mi fa solo piacere stare con qualcuno che sia qualcosa più che umano.

- Scusa Vladimir, ma i tuoi genitori?

- Sono morti più di dieci anni fa.

- Cosa? Credevo avessi ventisei anni!

- Si, vivo con degli umani da quando ne avevo quindici. Sono andati a casa per il funerale di mio nonno e non sono più tornati.

- mi dispiace Vlad.

- Tranquilla, non è colpa tua, non sapevi niente.

Mentre parlavamo eravamo arrivati davanti a casa mia e mio padre uscì sul portico perché aveva avvertito le nostre presenze.

- Sabine, tutto bene?

- Si, Andrew, questo è Vladimir.

- È un onore conoscerti Vladimir Fiammanera!

- È un onore anche per me, Andrew Rocciazzurra, Lord della Cerchia.

- Ehi, aspetta un momento! Tu sei…

- L’unico erede al Trono Infuocato, si.

- E perché non me lo hai detto subito?!

- Perché avresti reagito così.

- Che ne direste di continuare in casa?

Entrammo e riprendemmo la nostra forma.

-  Non pensavo viveste ancora qui, Principe.

- Un Principe in esilio, Lord. Potete anche darmi del tu.

Mio padre sorrise, quel ragazzo era contagioso.

- Anche noi siamo in esilio.

Quei due insieme erano ancora più irritanti che presi singolarmente.

- Comunque, per tornare in argomento, perché non mi hai detto di essere l’erede al trono?

- Perché non è così semplice. Mio padre ha rinunciato a regnare tanti anni fa e nonostante questo è stato assassinato appena è tornato in patria, non si può dire che mio zio mi ami.

- E preferisci vivere in esilio piuttosto che combattere?

- Perdona mia figlia, Vladimir, non ha ancora capito l’importanza della diplomazia.

Vladimir cercò di trattenersi dal ridere in faccia a mio padre. E fallì.

- Questo lo avevo capito!

- Sabine, cosa hai fatto?!

- È un infuocato, Andrew! Cosa ti aspettavi che facessi?!

- Siamo qui per trovare la pace!

Ormai stavamo urlando.

- Credi quello che ti pare. Io voglio la vendetta, sono qui solo perché devo restare con voi.

- solo perché Valery…

- Non ora! Vladimir, voglio la rivincita, andiamo sul retro.

 

 

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Allora? Che ne dite? lo so che l'inizio è un pò lento ma mi serve a introdurre quegli anormali dei personaggi e a far capire più o meno quello che succederà...

Un brindisi ai professori di chimica e biologia perchè è sempre durante le loro ore che avvengono inconti e tragedie!! (Chi indovina di che libro sto parlando ^_^ dai, è facile!)

Sappiate che mi ingioierò tantissimo se lasciate un commentino... grazie comunque a tutti quelli che hanno letto.

Ci sentiamo prestissimo.

Baci8

P.S. che l'età non corrisponde a quella che dimostrano come umani si è capito? o_0 opss... per vostra pura informazione sappiate che i miei elementali crescono molto più lentamente e quindi dimostrano 18, 19 anni... vedete un pò voi.

 

 

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Capitolo 2
*** Ricordi e imprevisti ***


elementali 2

Daccordo....

Mi ricopro il capo di cenere e imploro umilmente il vostro perdono per aver lasciato quel capitolo a marcire in solitario per mesi e mesi e mesi e mesi e mesi....

Volete la verità?? Sono bloccata!! non mi andava di continuare a postare fino a che non fossi riuscita a progredire nella scrittura ma.... E tra l'altro (colmo dei colmi) mi sono persa il quaderno su cui avevo scritto il poco che la mia mente malata era riuscito a produrre... O_o

Stabilito che passerò la serata a ribaltare la casa.... vi lascio in eredità tutto quello che ho avuto il coraggio di battere al pc prima di fare quel tragico errore (tra l'altro mi sta sorgendo il dubbio di aver lasciato quel dannato quaderno in un albergo dall'altra parte del mondo O_o)

Buona Fortuna E Grazie Per Essere Nuovamente Qui (sempre che non siate appena incappati in questa storia e non abbiate già deciso di mandarmi un e-mail strapiena di virus -__-)

 

 

2. Ricordi e imprevisti

Io e Vladimir combattemmo fino a quando non fu troppo buio per vedere e alla fine eravamo tre a due per me ma non ero riuscita batterlo nessuna delle due volte con il pugnale.

- Vladimir, che ne dici di fermarti a cena?

A mia madre era simpatico il ragazzo fiamma.

- Volentieri lady.

- Chiamami Milen ti prego.

- Sarà un piacere.

Rientro in casa, felice di avere ospiti e poter sfoggiare le sue doti di cuoca.

- Cosa dici, smettiamo per oggi?

- Si, non ce la faccio più. Non mi allenavo così tanto da anni.

- Un bagno prima di cena?

Il suo sorriso mi avrebbe fatto arrossire fino alle punte dei capelli se avessi avuto il sangue abbastanza caldo.

- Scusa?

- In piscina!

- Volentieri.

Mentre lui si cambiava e io andavo in cerca di un costume mi chiesi quante altre cose assurde mi avrebbe riservato quella giornata: avevo conosciuto un elementale del fuoco, non uno qualunque ma il famoso principe in esilio Vladimir Fiammanera, e per di più in una strana maniera stavo anche diventando sua amica. Fortunatamente era quasi finita. Quando tornai di sotto lui era già nell’acqua, appoggiato al bordo con la testa reclinata all’indietro; intorno a lui l’acqua bolliva, quando mi vide abbassò la temperatura finché non smise di fumare.

- L’acqua calda fa miracoli per i muscoli indolenziti.

- Abbastanza calda da bollire chi non abbia il tuo stesso rapporto con il fuoco?

- Tranquilla, l’ho raffreddata.

Mi tuffai e rimasi sott’acqua a guardare le stelle che attraverso la superficie sembravano ancora più splendenti; dopo qualche minuto sentii la sua mano sulla spalla e riemersi di scatto.

- So che non ti crea problemi, ma mi fa un po’ impressione…

Risi.

- Scusa.

- Per quanto puoi trattenere il fiato?

- Quaranta, quarantacinque minuti.

- Spaventoso!

Ma quel ragazzo non smetteva mai di sorridere?

- Non provocarmi, sei nel mio elemento!

Mentre parlavo sollevai piccole colonne d’acqua che andarono a infrangersi contro di lui da ogni parte, rise ancora e mi rispose urlando.

- Sai che posso bollirti pesciolina?!

- Non se congelo l’acqua!

Mia madre riapparve con un espressione a metà tra il rassegnato e il preoccupato.

- Ragazzi, è pronto! Sabine, lascialo in pace!

- Tranquilla Milen! Stavamo solo scherzando.

Era passato quasi un mese e io e Vladimir vivevamo praticamente in simbiosi, nonostante i commenti di Alice e di mezza scuola, spesso per combattere ma anche solo per parlare, sempre evitando la politica.

Eravamo seduti contro il faro dove ci eravamo affrontati per la prima volta e avevamo appena smesso di combattere, ormai eravamo così ben assortiti che avevamo duellato per più di un ora senza che uno riuscisse a sopraffare l’altro. Alla fine, esausti, ci eravamo accontentati di un pareggio. Ero immobile da almeno mezz’ora, incantata a guardare il fumo che saliva dalla sua sigaretta.

- Sabine, posso chiederti una cosa?

- Dimmi Vlad.

- Chi è Valery?

Mi sarei aspettata qualunque domanda tranne quella, forse si era meritato di sapere. In un istante mi caddero addosso tutti i ricordi.

 

 

 

 

- Sabine!

- Valery, non urlare, sono qui!

- Sbrigati! Zack ha detto che è ora!

Rimasi immobile a guardare l’acqua nella ciotola davanti a me.

- Nita, cos’hai?

- Pensavo ai miei genitori… sai cosa penserebbero sapendo che sono qui.

- Ma perché Nita? Warrick dice che sei la migliore dei suoi allievi e sei molto più potente di un sacco di adulti.

- Non hanno paura per me. Solo non vorrebbero che si combattesse

Avevo convinto mio fratello Zacary a portarci con lui sul campo di battaglia, i miei genitori credevano che fossi andata in campagna con Valery per qualche giorno. Io volevo combattere, per la mia patria, contro quei bastardi del fuoco che avevano versato tanto del nostro sangue, per la mia migliore amica rimasta orfana per colpa loro. Le sorrisi.

- Insieme?

- Insieme.

Corremmo a cercare Zack.

- Sabine! Valery! Venite subito qui, è ora!

Mio fratello aveva lasciato la nostra casa non appena aveva potuto farlo e nonostante ora avesse solo trent’anni era già comandante di un reggimento e, anche se erano tutti giovani e un po’ irresponsabili, erano uno dei migliori squadroni del nostro esercito e prendevano ordini solo dal re in persona.

Zacary ci trascinò nella tenda che fungeva da armeria e ci aiutò a indossare le armature che avevamo messo assieme quella mattina.

- Il piano è molto semplice, se riusciamo a prendere quella collina il grosso dell’esercitò avrà campo libero per prendere la città – esitò un istante – so che sapete combattere, ragazze, ma siete davvero sicure di quello che state facendo?

Valery parlò anche per me, era lei quella più intraprendente e decisa delle due.

- I caldi hanno ucciso i miei genitori Zacary, noi vogliamo combattere per il nostro popolo e il nostro paese.

- D’accordo, ma state attente.

- Sta attento tu fratello la settimana scorsa ti ho battuto!

Rise, rise di gusto anche se sapeva che era vero.

In mezzo agli altri soldati incontrai lo sguardo di  Valery e insieme abbassammo le celate degli elmi di zaffiro, la sera prima ci eravamo giurate di proteggerci le spalle a vicenda e avevamo condiviso le lacrime.

Ad un tratto mi ritrovai nella mischia, combattendo contro uomini in armatura di pietra lavica. Attorno a me c’era il caos, i soldati cadevano: trafitti dalle lame, bruciati dal fuoco del nemico, congelati o disseccati dai nostri poteri elementali. Stavo combattendo con due soldati, una spada in ogni mano, quando uno dei due mi disarmò, afferrai il suo braccio e assorbii tutta l’acqua dal suo corpo, il suo compagno fissò inorridito il corpo dell’altro cadere a terra dandomi il tempo di affondargli la spada nel petto. Mi girai per cercare un altro avversario, non riuscivo più a vedere ne Valery ne tantomeno mio fratello, mi accorsi che il nemico stava indietreggiando e cominciava a ritirarsi. Vidi Zacary organizzare l’inseguimento urlando ordini a i suoi compagni ma continuavo a non trovare Valery. Cominciai a muovermi per il campo di battaglia chiamando il suo nome. La trovai, riuscii a riconoscerla solo dal pendente a forma di stella che portava al collo, il suo volto e il suo corpo completamente carbonizzati.

 

 

 

 

 

 

Mi ritrovai a piangere tra le braccia di Vladimir, la mano stretta convulsamente intorno alla stella che mi stava penetrando nel palmo della mano.

- Scusa, Sabine. Non volevo farti stare male.

Non riuscivo a smettere di piangere ma il dolore per la morte di Valery era ancora troppo forte. Sentii le labbra di Vladimir appoggiarsi dolcemente sulla mi guancia e portar via una lacrima. Ecco, ora avevo qualcos’altro a cui pensare.

- Ma cosa diavolo hai fatto?!

Ora era sorpreso.

- Scusa, volevo solo consolarti!

Mi portai una mano alla guancia.

- Mi hai portato via una lacrima!

- Non mi sembra una tragedia!

Ormai stavo urlando.

- Non ti sembra una tragedia?! Noi giuriamo sulle nostre lacrime! Si condividono durante i matrimoni! È molto più di un patto di sangue!

- Mi dispiace… io non sapevo…

- Non dirlo a nessuno, assolutamente a nessuno!

- Ma perché?

- Perché per le nostri leggi se io assaggiassi le tue lacrime saremmo sposati.

- Non penso che le vostre leggi prevedano che sposi uno come me.

- Tu non dirlo a nessuno.

 

 

Daccordo, questo capitolo non ha il minimo senso....

Ma ormai mi sono rassegnata al fatto che niente in tutta la storia ce l'abbia...

Non abbandanatemi mentre cerco di spiegarvi i seri problemi mentali di sti due, giuro che nel prossimo capitolo inizierà a succedere qualcosa...

Bacini dociotti e sappiate che i commenti sono sempre graditi ^_^

P.S. Sorbole, ho scoperto di non avere al pc neanche il prossimo capitolo... devo trovare quel quaderno!!! Vado in missione... se entro sei mesi non torno mandate una squadra di speleologi a cercarmi....

 

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Capitolo 3
*** Samir, la città di zaffiro ***


elementali 3

 

I miracoli accadono!! Ho ritrovato il dannato quaderno ^_^

Bhe, a essere sinceri non l'ho ritrovato io ma l'importante è che sia ricomparso....

E qua incominciano i fatti...

Vediamo se avete il coraggio di sopportarmi O_o

 

 

3. Samir, la città di zaffiro

- Sabine, credo che tu debba tornare a Samir per un po’.

- Davvero Andrew?!

- Tuo fratello sta per sposarsi, vuole che tu sia presente.

- Ma è fantastico! Con chi si sposa?

- Con la principessa Elein.

- Cosa?! Zacary sposa la principessa?

- Si, il re ha stabilito che è degno di regnare su tutti noi.

- E non siete felici?

- Per noi questo significa perderlo definitivamente. Se il re ha preso questa decisione è perché è sicuro che porterà aventi la sua politica nei confronti degli infuocati.

Mia madre aveva le lacrime agli occhi.

- Noi vogliamo solo la pace.

Pace. Io non l’avevo mai cercata e dalla morte di Val il mio cuore era stato riempito dal desiderio di vendetta ma più tempo passavo con Vladimir più mi domandavo quali fossero le ragioni e perché non potessimo vivere in pace..

- Comunque devi partire subito, un mistico ha aperto la porta. Va piccola e porta i nostri saluti a Zacary e alla città di Zaffiro.

Mi tuffai in piscina e invece che sul fondo mi ritrovai nella mia amata città. Sarei dovuta andare a cercare mio fratello ma invece mi recai a trovare Valery, la lapide di pietra azzurra vicina a quella dei suoi genitori, il suo profilo inciso nella pietra. Mi sedetti, creai un fiore d’acqua da posare sulla pietra e cominciai a raccontarle tutto ciò che era successo, di Vladimir e delle mie domande sulla guerra. Lei aveva combattuto per i suoi genitori ma io per cosa lo avevo fatto? Me lo ripetevano fin da quando ero piccola: noi combattiamo per la patria. Eppure Vladimir diceva che anche gli infuocati combattono per la patria, allora chi aveva ragione? Per la prima volta in ventiquattro anni mi chiesi se non fossimo stati noi a dare inizio a quella carneficina. Quando lasciai il cimitero avevo ancora più domande e sempre meno certezze.

Casa di mio fratello era esattamente come la ricordavo, io stavo cambiando ma Samir era quella di sempre. Un valletto mi accompagnò nella stanza in cui mio fratello stava provando un vestito blu e argento con un sarto, quando mi vide saltò giù dallo sgabello e mi corse incontro per sollevarmi e farmi girare in tondo, pungendomi con uno spillo.

- Sorellina!

- Ci sei mancato Zack.

Il suo viso si indurì sentendo il plurale.

- Se nostro padre si ravvedesse potremmo tornare insieme. Ma non mi va di parlare di questo, Nita! Sono giorni felici!

Quanto tempo era passato da quando qualcuno mi aveva chiamato Nita? Solo lui e Valery mi chiamavano così, risaliva ai tempi in cui eravamo abbastanza piccoli da giocare in cortile inventando storie fantastiche. Mi costrinsi a ridere davanti alla sua espressione, mio fratello è un soldato ma questo non gli ha tolto la gioia di vivere, scende in campo con il sorriso sulle labbra e crede veramente in quello che fa.

- Questo non è un matrimonio di convenienza piccola, io la amo!

- Sono felice per te Zack!

- Non sembri euforica Nita.

- scusa, sono stata a trovare Valery.

- Capisco.

- Allora, dimmi come sta la tua sposa.

- Non lo so, è già in ritiro.

- Ma allora manca pochissimo!

- Tra due giorni, non riuscivo a contattarti.

- Ti stai abituando all’idea di diventare re?

- Assolutamente no! E poi Amon governerà per molti anni ancora, non sarei mai in grado di guidare il regno in questa situazione.

- Perché? Cosa sta succedendo?

- Stiamo perdendo i confini, per la prima volta in 800 anni i bastardi del fuoco stanno vincendo la guerra, attaccano sempre dove siamo più deboli, il re comincia a sospettare che ci sia un traditore.

- Chi potrebbe mai fare una cosa del genere?

Non aveva senso, l’amore per la patria nel mio popolo viene prima di quello per la famiglia, chi sarebbe così pazzo?

- Io un idea ce l’ho.

- Chi?!

- Malakias.

- Il principe?! Non è possibile!

- Eppure da quando è stato annunciato il matrimonio è piuttosto arrabbiato, sai che gli ha sempre dato fastidio essere il secondogenito.

- Ma non arriverebbe mai a tradire il proprio paese…

- O no?

- Ma non ci sono prove contro di lui vero?

- No, no, è solo un mio sospetto, non ne ho neppure parlato con il re. Dai andiamo a mangiare, ti sarà mancata la nostra cucina!

- Si, non ne posso più di hamburger e patatine!

- Di cosa?

- Te lo spiego mentre andiamo…

Era stupendo poter camminare di nuovo per le strade di Samir, in mezzo alla mia gente senza dover nascondere il mio aspetto. Passai i due giorni che mancavano al matrimonio vagando per la città che mi era mancata tanto, nuotando nel nostro mare pulito e combattendo con i ragazzi nell’arena, anche se non erano all’altezza di Vladimir. La città era in festa per il matrimonio della principessa ma io continuavo a pensare alle parole di Zacary sul principe Malakias, conoscevo quel ragazzo abbastanza bene da sapere quanto fosse ambizioso e quanto gli pesasse il suo ruolo in secondo piano ma non riuscivo a combinare il tradimento con i discorsi sull’onore e sulla gloria che aveva fatto da ragazzino, avevo sempre pensato che il suo unico desiderio fosse essere ricordato per sempre, ma non come colui che aveva consegnato Samir ai bruciati, piuttosto come colui che l’aveva salvata. In realtà faticavo anche a pensare che qualcuno, chiunque, avesse tradito: significava rendere vane le morti di tutti coloro che avevano combattuto per la patria, noi siamo guerrieri, l’onore illumina la nostra strada, o almeno così avevo sempre creduto.

Il palazzo reale di Samir, dimora dei re e sede dell’università, completamente costruito di zaffiro e acquamarina; i suoi muri intagliati riflettono le luci creando effetti stupendi e in quel momento la Sala Grande era in festa, statue e fronzoli di ghiaccio la ornavano illuminando di centinaia di arcobaleni la folla elegante. La mia famiglia era rappresentata da una quindicina di parenti più o meno sconosciuti e nella maggior parte donne sicome i soldati non potevano abbandonare i loro accampamenti in quel momento di crisi. Ma tutti i nobili presenti a Samir erano venuti ad assistere al matrimonio e il re attendeva sotto la cupola centrale illuminato di luce azzurra. Le porte si aprirono e mio fratello percorse la sala con la sua giovane sposa.

Elein era molto più che stupenda, il vestito azzurro e bianco aveva un lungo strascico e il velo era composto unicamente dai capelli blu notte che le scendevano fino alla vita, eppure il sorriso sulle sue labbra sottili non illuminava gli occhi così chiari da sembrare bianchi. Io e la principessa eravamo nate lo stesso giorno, al tempo in cui i miei genitori frequentavano ancora la corte, i miei ricordi di lei parlavano di una bambina solare e piena di voglia di vivere, per niente oppressa dal titolo che presto avrebbe portato. Mio fratello sembrava camminare a un palmo da terra ma non riuscivo a credere che anche lei si sposasse per amore.

La voce baritonale del re riempì la sala.

- Con quest’acqua sacra mischiata alle vostre lacrime io mi offro di unirvi in matrimonio. Accetti Zacary di Rocciazzurra, Conduttore di correnti?

Mio fratello afferrò immediatamente la coppa che gli veniva offerta e ne bevve un sorso prima di restituirla al re.

- Accetti Elein delle Acque, Figlia del mutamento, Nata nella tempesta?

Vidi la principessa esitare un istante e capii che il suo cuore era già di qualcun altro, non avrebbe mai amato mio fratello quanto lui amava quella giovane dagli occhi di ghiaccio.

Mentre il re terminava la cerimonia notai lo sguardo che Malakias stava rivolgendo al due novelli sposi, l’odio nei suoi occhi era quasi tangibile, cominciavo a dubitare della sua innocenza.

L’ultima parola del giuramento era appena stata pronunciata quando iniziò la musica e la coppia aprì le danze; mentre quasi tutti stavano ballando un valletto si avvicinò di corsa al re che osservava sorridendo la sala dall’alto del suo trono, senza nemmeno inchinarsi si piegò a parlargli a un orecchio, ormai tutti gli occhi erano puntati su di loro. Quando si alzò in piedi l’espressione del re era cambiata radicalmente.

- Sono addolorato all’idea di dover interrompere questo lieto evento, ma le notizie che mi sono giunte sono tragiche. Margat è stata persa, gli infuocati hanno già sigillato i varchi e la nostra guarnigione è stata massacrata.

Un pensiero mi colpì ma fu mio fratello a esprimerlo a parole, gridando attraverso la stanza.

- E il suo comandante, mio signore?

- In questo giorno di festa, soffriamo maggiormente per il tuo lutto, tuo nonno è caduto nel compiere il suo dovere, combattendo, come avrebbe voluto.

- Vostra altezza, chiedo di essere messo a capo dell’offensiva inviata a recuperare Margat.

- Accordato. Partirete immediatamente.

Mio fratello fece girare lo sguardo intorno incontrando quello di alcuni altri ragazzi che uscirono di corsa; mentre mi passava accanto Zacary mi afferrò un braccio.

- Sabine, occupati di mia moglie.

 

 

 

 

 

 

 

Ora che ho fatto succedere qualcosa sono decisamente più in pace con me stessa... O_o

Prometto che cercherò di non perdermi per strada e postare con una certa vaga regolarità...

Grazie a tutti quelli che leggono... so che ci siete quindi lasciate un commento!! ^_^

 

Bacini dolciotti

 

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Capitolo 4
*** Il Lord della Cerchia ***


elemantali 4

Corbezzoli....

Non ci posso credere... 2 capitoli nello stesso giorno... devo avere la febbre!!

Sappiate che se domani piove non capiterà mai più che faccia una cosa simile... ci tengo troppo a questo clima da salamandreggio al sole...

Comunque... cosa volevo dire?? Non me lo ricordo....

Giusto! Speravate che sarebbe andato tutto bene?? Bhe, mi dispiace deludervi ma i casini continuano...

 

 

 

 

4. Il Lord della Cerchia

La carrozza che avrebbe dovuto trasportare la neo coppia nella loro nuova casa fu occupata da me e dalla principessa che non aprì bocca fino all’arrivo. Aveva smesso di sorridere e il suo viso era freddo quanto i suoi occhi, quando arrivammo a destinazione scese immediatamente e sparì nei suoi appartamenti prima che mi accorgessi di quanto era accaduto. Le mandai un paio di cameriere e mi ritirai in giardino domandandomi perché il re avesse imposto quel matrimonio alla figlia. Dopo qualche ora un valletto mi annunciò che era arrivato un messaggero del re e mentre lo ricevevo la principessa apparve dal nulla.

- Mio padre vuole che torni a corte?

L’uomo mi sembrò sorpreso un momento.

- Veramente principessa, il re ha convocato Sabine di Rocciazzurra.

Ora ero io a essere sorpresa, cosa voleva da me il re? Elein era sparita di nuovo quindi seguii l’uomo verso la reggia.

Il re mi aspettava in una delle sale minori ma questo non diminuiva il mio timore nei suoi confronti quindi entrai e mi inchinai abbassando la testa.

- Alzati, Sabine, le nostre famiglie sono legate ormai.

- E questo ci onora, vostra altezza.

Mi prese il mento tra le dita costringendomi ad alzare la testa.

- Mi ricordo di quando giocavi con i miei figli Sabine, ma ormai sei una giovane donna. Ho saputo che hai combattuto in una delle ultime battaglie; anche se contro il volere dei tuoi genitori – distolsi lo sguardo dal suo – ma non sono qui per parlare di questo, come vivono i tuoi genitori lontano da qui?

Avevo finalmente capito il motivo di quell' incontro.

- Bene, mio signore. Sono lontani dalla guerra ed è esattamente questo quello che cercavano tra gli umani.

- Sai che tuo nonno era nella Cerchia?

- Si altezza e so anche che mio padre non può rinunciare all’onore di far parte del vostro consiglio personale...

- A meno di non accettare il titolo di traditore e tutto ciò che esso comporta.

- L’esilio dell’intera famiglia dei Rocciazzurra dal nostro mondo, confinati tra gli umani senza possibilità di ritorno.

- Questa legge è antichissima, Sabine, e nessuno ha mai rifiutato un posto nella Cerchia; ma neppure io posso abolirla poiché fa parte del Codice Massimo.

- Mio padre accetterà il posto, mio signore. Me ne occuperò personalmente.

- Speravo in questa risposta, non gradirei perdere mia figlia e il mio erede al trono.

- Lo convincerò io, capirà i problemi che sorgerebbero da un suo rifiuto, se vostra altezza potesse farmi aprire un passaggio tornerò immediatamente.

- Certo, aspetta qui, ti manderò a chiamare appena il mistico avrà fatto.

 

Il re uscì e mi lasciò a osservare da una finestra un paesaggio che non vedevo nemmeno, mio padre non poteva rifiutare, non poteva condannare l’intera famiglia all’esilio perpetuo, non poteva toglierci il nostro mare, noi siamo elementali, non possiamo vivere solo tra gli umani, il nostro sangue mischiato al loro… era orribile solo pensarlo. Mio padre non poteva farlo, non poteva.

Il mistico mi aprì una delle porte che normalmente erano riservate alla famiglia reale, a quanto pare il re voleva impedire al suo erede di finire la sua esistenza in esilio.

Mi ritrovai nella mia piscina e mi stupii di non sentire la presenza dei miei genitori, era ora di cena, dove potevano essere?

La casa era completamente deserta e un certo senso di panico cominciava a bloccarmi lo stomaco, la netta sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.

Trovai i miei genitori in salotto, i loro corpi carbonizzati sdraiati vicini.

Non potevano essere loro, non potevano, non potevano.

Mi accasciai sul pavimento senza neppure piangere, cos’era successo?  Quella era una zona franca, come poteva essere successo? Ci volevano i sigilli congiunti delle famiglie reali di acqua e fuoco per annullare la protezione di una zona franca, chi avrebbe potuto fare una cosa simile?

Malakias. Era stato lui, quello sporco traditore! Dovevo vendicare i miei genitori e fare fuori quel bastardo. Dovevo.

Mi misi in movimento, se mi fossi fermata a pensare il dolore mi avrebbe bloccato. Non dovevo piangere, la rabbia e il desiderio di vendetta dovevano riempire il vuoto che si stava aprendo nel mio petto.

Vladimir, mi serviva Vladimir.

Ma dove cavolo abitava quel ragazzo? Alice, lei di sicuro lo sapeva. La chiamai e le dissi che mi serviva il suo indirizzo, si, si, volevo fargli una sorpresa. Si, certo, mi piaceva un sacco.

Tagliai corto e mi misi a correre per raggiunger la casa dell’infuocato, una delle centinaia di villette a schiera che sembravano comporre l’intera città.

Apparve sulla porta prima che fossi a metà del vialetto, doveva aver sentito la mia presenza anche perché le emozioni ingigantiscono l’aura degli elementali.

- Sabine, che succede?

Mi precipitai dentro e cominciai a parlare a raffica.

- Aspetta, aspetta. Non sto capendo niente.

- Qualcuno ha ucciso Milen e Andrew – sulla mia faccia non comparve nessuna emozione – ho trovato i corpi bruciati. Visto che siamo in una zona franca qualcuno deve aver tradito, io e mio fratello avevamo già dei sospetti sul principe Malakias, ci tiene troppo a diventare re per lasciare il posto a Elein. Ho bisogno del tuo aiuto per trovare delle prove.

- Mi stai chiedendo di tornare a Zagra?
- Se non puoi farlo troverò un'altra soluzione.

- I tuoi genitori erano miei amici Sabine, posso sopravvivere a mio zio per un po’ di tempo.

- Grazie Vlad, so di chiederti molto.

- Questo e altro per una damigella in difficoltà!

Stava cercando di farmi ridere e ci riuscì nonostante il mio umore. Mentre mi avviavo verso la porta mi afferrò il braccio e mi trascinò in salotto mettendosi a frugare in un cassetto.

- Prendi questa -  mi mise in mano una pietra focaia intagliata – mio padre la usava per comunicare con Zagra, stringila e pensa a me, non è complicato, se diventa calda significa che sto cercando di contattarti. Mi raccomando, stai attenta.

- Sta tranquillo, non morirò prima di aver ottenuto vendetta.

- Bhe, vedi di non morire neanche dopo.

D’impulso mi alzai sulle punte per sfiorare le sue labbra calde con le mie e scappai fuori prima che si accorgesse di quello che stavo facendo.

 

 

 

 

Eheh.... avrete capito il perchè dei due capitoli in un giorno... capitoletto corto e di transizione e anche un pò triste, sigh sob... ma non potevo fare a meno di farli morire... I'm sorry...

Bacino

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Capitolo 5
*** L'Erede al Trono Infuocato, Illuminato dal Fuoco e Dannato nell'Ombra ***


elementali 5

E dopo il week-end di vacanza si ritorna i questa bella giornata di sole...

Ho sonno per cui non stiamo a fare discorsi... O_o

A quelli di Sabine si alternano i POV di Vlad quindi non mi resta che dirvi: benvenuti nella città di Lava.

 

 

 

 

5. L'Erede al Trono Infuocato, Illuminato dal Fuoco e Dannato nell'Ombra

Mentre creavo una fiamma magica la mia mente continuava a correre, cosa stavo facendo? Non mettevo più piede a Zagra da quando avevo un paio di anni e i ricordi della città di lava erano vaghi e confusi con i racconti dei miei genitori. Sarei arrivato direttamente a palazzo e sarei diventato un bersaglio mobile non appena mio zio mi avesse messo gli occhi addosso. Per quello che ne sapevo non poteva farmi rinchiudere da qualche parte con una strana accusa e buttare via la chiave, ma non avrebbe esitato un istante a scatenarmi addosso tutti i sicari del regno. D’altronde il trono era mio e io non lo avevo mai rifiutato ufficialmente a differenza di mio padre. Tempo due settimane sarei diventato un faro per tutti coloro che disprezzavano mio zio e io mi stavo infilando direttamente nella tana del drago, e per cosa? Per una famiglia di elementali dell’acqua. Per evitare un alleanza tra infuocati e acquatici che fino a oggi mi ero sempre augurato. Una voce crudele nella mia testa mi suggeriva di lasciar perdere tutto, non rischiare e mettermi a guardare una partita di football in televisione lasciando tutti gli elementali nei problemi che si erano creati da soli. C’era però la voce di mio padre a risponderle che se questo Malakias era come mio zio Egon non sarebbe stata pace per nessuno e che Sabine era molto più di una semplice ragazzina, almeno per me che sentivo ancora il sapore delle sue labbra fresche. Con un sospiro attraversai la fiamma chiedendomi se l’avrei mai rivista, i playoff dovevano aspettare.

Mi ritrovai in quella che immaginavo fosse la Sala Grande del palazzo reale di Zagra, intorno a me servi affaccendati che non facevano nemmeno caso alle fiamme che apparivano di continuo in due cerchi di bronzo per trasportare persone sin dai confini del regno. Ne acchiappai uno per un braccio per attirare la sua attenzione.

- Devo parlare con il re, portami da lui.

- Ora è a consiglio con la Cerchia e poi il re non ha certo tempo per tutti quelli che piombano qui senza preavviso.

Senza lasciarlo andare slacciai il collo della camicia che portavo per mostrare la fiamma nera a tre punte tatuata dalla spalla al collo.

- Per me troverà qualche istante.

Lo vidi sbiancare e divenne ancora più caldo sotto la mia mano.

- Principe Vladimir?

Lo lasciai di scatto.

- Vai a dire al re che il principe in esilio è tornato.

 

 

 

Feci di nuovo la strada di corsa cercando di convincermi di non aver fatto quello che pensavo di aver fatto. Raggiunsi la piscina senza entrare in casa e contattai un mistico con i cristalli che il re mi aveva dato per quando sarei dovuta tornare con la risposta di mio padre. Qualcuno dall’altra parte mi aprì un portale e mi ritrovai nel luogo da cui ero partita meno di due ore prima. Un valletto mi condusse in uno studio dove il re parve sorpreso di vedermi.

- Hai impiegato meno tempo del previsto…

- Maestà, non è più necessario convincere i miei genitori a tornare a Samir.

- Scusa?

- Sono stati uccisi dagli infuocati.

- Non è possibile! Non tra gli umani!

- Eppure ho trovato i loro corpi carbonizzati.

Non dovevo ricordare quell’immagine, non dovevo pensare a loro.

- Gli infuocati devono aver trovato un modo per evitare il problema dell’incantesimo.

- Voi lo credete possibile, altezza? Sire, non mi piace fare accuse affrettate ne tantomeno vorrei darvi un dolore inutile… ma tutte queste vittorie degli infuocati… l’incantesimo spezzato… sire, io  e mio fratello Zacary riteniamo che ci sia un traditore e che sia molto più vicino alla famiglia reale di quanto si pensi.

- Cosa?!

- Il principe Malakias, sire. Non deve aver gradito l’idea che Zacary diventi re al suo posto.

- Attenta Sabine, stai accusando mio figlio di tradimento.

- Sapete bene sire che non direi una cosa simile senza motivo. Vi prego solo di pensarci.

Fece un cenno di assenso, non riusciva a vocalizzare l’idea che suo figlio stesse vendendo il suo popolo ai bruciati.

- Ti farò chiamare quando arriverà tuo fratello, vai pure.

- Scusate?

- Zacary deve occupare il suo posto nella Cerchia, presto avremo qualcosa da discutere.

Mi inchinai e uscii. Già, mio nonno era morto, mio padre era morto, mio fratello era nella Cerchia.

 

 

 

- Vladimir! Quanto tempo!

Mio zio era seduto su un trono di pietra lavica e rubini, il mio trono, e non aveva fatto il minimo cenno di alzarsi quando ero entrato; il suo sorriso non si estendeva agli occhi e in qualche modo riusciva a farli sembrare gelidi nonostante le fiamme che vi danzavano dentro.

- Troppo tempo, zio! – non sembrò notare che non mi ero inchinato – è bello tornare a casa!

Menzogna, tremenda menzogna! Avevo tutti i sensi all’erta, mi aspettavo che da un momento all’altro qualcuno cercasse di farmi fuori.

- Che grande momento! La guerra procede benissimo e il nostro unico principe è finalmente tornato, bisogna assolutamente festeggiare!

- Ti ringrazio, zio, del cordiale benvenuto.

Molto meglio che essere ucciso, ma lo aggiunsi solo nella mia testa.

- Ti farò subito accompagnare nei tuoi appartamenti perché tu possa rinfrescarti, stasera mangeremo insieme e potremo parlare di tutti questi anni in cui siamo stati separati – il suo sorriso si increspò leggermente – ma ora il mio popolo ha bisogno di me e tu sarai stanco. – fece un cenno a una giovane guardia che mi affiancò titubante – nell’ala sud.

- Allora a stasera zio.

- A stasera, a stasera. E ancora bentornato a casa.

Mentre uscivo dalla sala, sempre senza inchinarmi, sentii i suoi occhi puntati sulla mia schiena, freddi e calcolatori, avrei dato metà del mio sangue per sapere cosa stesse pensando in quel momento.

La guardia continuava a percorrere i corridoi con passo svogliato, timoroso all’idea di precedermi quando sapeva che il suo posto era almeno quattro passi dietro di me. Ero tentato di dirgli che non l’avrei ucciso per la mancanza quando un uomo con i gradi di comandante emerse dall’ombra di uno dei corridoi laterali.

- Da qui innanzi lo accompagno io.

- Si, signore.

La guardia si affrettò lungo il corridoio con un passo che rasentava la fuga.

L’uomo di fronte a me era abbastanza alto da superarmi di parecchi centimetri e aveva i capelli di un rosso così scuro da sembrare neri, nonostante non portasse l’armatura ma la divisa di stoffa delle guardie tutto di lui dava l’idea del soldato.

- E così è vero, il principe è tornato.

Non c’era tono di scerno nella sua voce, ma solo curiosità.

- Con chi ho l’onore di parlare?

 Non mi sembrava ostile ma cominciai a raccogliere le energie in caso di attacco improvviso.

- Comandante Alaric Redshadow mio principe, Erede al Trono Infuocato, Illuminato dal Fuoco e Dannato nell’Ombra.

Non sentivo più quelle parole da quando mia madre non le usava per prendere in giro mio padre. Eppure erano vere, essere di nuovo a Zagra stava riaccendendo i propositi di vendetta che avevano accompagnato la mia adolescenza.

 

 

 

 

Mamma mia come è corto...

Il titolo non ha senso... bhe prima o poi mi farò perdonare.

Bacini

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Capitolo 6
*** Un compito sgradito ***


ele6

 

6. Un compito sgradito

 

Mi ritrovai di nuovo nella sala grande del palazzo reale per la seconda volta in due giorni, era passato talmente poco tempo che gli addobbi di ghiaccio alle pareti erano ancora quelli del matrimonio e mio fratello era di nuovo davanti al re. Ma questa volta era da solo.

- Con quest’acqua benedetta io ti accolgo nella Cerchia, Zacary di Rocciazzurra, Conduttore di correnti. Guiderai il nostro popolo e sarai la voce di coloro che non ne hanno, questo non è un onore, è un dovere.

Sollevò il pugnale d’argento e tagliò il palmo della mano che Zack gli porgeva.

- Il dolore per ricordarti il tuo dovere. – fece cadere qualche goccia di sangue nella coppa lavorata – il tuo sangue nell’acqua sacra per l’onore e per il popolo. Si è inchinato un ragazzo, si alzi un Lord della Cerchia.

Mio fratello si alzò e il re gli strinse una mano sulla spalla con espressione triste, Malakias era scomparso nel nulla prima che qualcuno potesse accusarlo dando prova della sua colpevolezza, il re aveva perso un figlio e con quel gesto adottava mio fratello.

 

- Ho una missione speciale per te Sabine – il re mi aveva trattenuta mentre mio fratello tornava al fronte – dato che solo io, tu e Zacary e pochi altri siamo a conoscenza della realtà su Malakias non posso affidarla a nessun altro.

- Sapete bene mio re che sarei disposta a tutto per il mio popolo.

- Desidero che mi riporti mio figlio.

- Mi scusi?!

- Probabilmente Malakias non ha ancora avuto modo di attraversare il confine, devo sapere perche ha agito in questo modo e soprattutto come ha fatto, Sabine. Non solo perché è mio figlio ma anche per prevenire altre fughe d’informazioni vitali.

- Capisco mio sire.

Non era vero, non capivo, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano i corpi dei miei genitori, a cosa avrei fatto al principino se mi fosse capitato tra le mani.

- Ti accompagnerà Lucas, è mio nipote ed è un mistico potente ma è abbastanza giovane da evitare che la sua assenza venga notata.

- D’accordo mio re.

Mi aggrappai a quelle parole di cortesia per evitare di dirgli quello che pensavo veramente: era ridicolo! Dovevo inseguire un traditore solo perché il re era accecato dai sentimenti e insisteva a credere nella sua innocenza.

- Vai pure, troverai Lucas in giardino, è già stato preparato tutto per il viaggio.

Avevo già la mano sulla porta quando il re mi richiamò indietro.

- Un'altra cosa, giurami che lo riporterai qui sano e salvo.

Ora stava chiedendo un po’ troppo.

- Sire, potrebbe essere stato la causa della morte dei miei genitori.

- E io ti giuro che quando lo riporterai qui sarà processato per questo. Sabine, ti chiedo solo di proteggerlo fino a che non sarà dichiarato colpevole.

La sua espressione era ancora quella impassibile della cerimonia ma i suoi occhi erano pieni di dolore, non potevo neanche immaginare quanto dovesse essere straziante pensare che suo figlio avesse tradito lui e tutto il suo popolo.

- Lo giuri?

- Lo giuro.

In fondo avevo giurato solo che l'avrei riportato a corte sano e salvo... nulla mi impediva di fargli fare la strada a calci. 

 

 

 

 

-Vi prego di seguirmi vostra altezza.

- Capitano, la prego… dopo quasi venticinque anni tra gli umani ho qualche difficoltà con le abitudini di corte.

Un sorriso sottile e ironico gli attraversò il viso come un’ombra.

- Significa che non mi farete giustiziare per non essermi inchinato al vostro cospetto?

Risi di gusto nonostante la situazione assurda.

- Lo farò se non la smettete di darmi del voi capitano… Redshadow? Un momento, mio padre mi ha parlato spesso di voi… eravate uno dei sostenitori della pace.

- E questo mi ha impedito di diventare generale. Ma non sono qui per parlare di questo… Vladimir? – annuii per confermare che mi desse del tu – voglio sapere perché sei tornato. Molti non desiderano tuo zio sul trono, lo sai, vero?

- Mi stai chiedendo se sono qui per occupare il posto di mio zio?

- Ti sto chiedendo questo.

- E me lo stai chiedendo per accusarmi o per offrirmi quel posto?

Mi ricordavo di Alaric dai racconti di mio padre, erano stati amici e come lui non approvava la guerra senza fine ma a differenza di lui era un soldato ed eseguiva gli ordini. Almeno finché non andavano troppo contro le sue idee. Il comandante non rispose alla mia domanda e continuò a guidarmi nei corridoi bui sino alla porta delle stanze che mio zio aveva scelto per me.

- Ricordati quello che ti ho detto, Vladimir, molti non desiderano tuo zio sul trono.

Il comandante mi abbandonò con quelle parole e io entrai nell’appartamento: un piccolo salotto dava accesso a due camere collegate tra loro da un bagno. Mi svestii in fretta e m’immersi in una vasca di sabbia bollente, gli infuocati non usano l’acqua per lavarsi quando possono.

Ero a corte da meno di mezz'ora e già erano iniziati i complotti. Dovevo trovare una buona scusa per giustificare la mia presenza, anzi due, una per mio zio e una per il comandante Alaric. Mio zio doveva credere che ero lì solo perché sentivo la mancanza di casa e che me ne sarei rimasto cento anni ad aspettare che lui morisse di vecchiaia, sempre che non avesse un erede prima. Ma nel frattempo non potevo rifiutare l’aiuto che Alaric mi stava offrendo visto il mio disperato bisogno di alleati. E in tutto ciò dovevo anche scoprire chi avesse tradito nella corte di Samir, la cosa implicava andare a ficcare il naso in giro e veniva normalmente mal visto da chi ti crede artefice di un complotto ai suoi danni. Ero ancora nella vasca a riflettere sulle mie possibilità quando sentii bussare alla porta.

- Un attimo!

Mentre ero occupato nel bagno qualcuno aveva portato via i miei jeans e la camicia e li aveva sostituiti con una veste nera ricamata di rosso e oro, la indossai e mi diressi nell'altra stanza, seduto su una poltrona del mio nuovo salotto mi aspettava Alaric.

- Allora, Vladimir? Hai riflettuto sulle mie parole?

- Si, Alaric. E devo ammettere che mi hanno lasciato sorpreso. – cercai di mantenere un’espressione neutra. – un comandante di sua maestà, uno dei più famosi, abbastanza conosciuto da guadagnarsi un posto nella leggenda, mi sta proponendo di tradirlo a meno di un’ora dal mio arrivo a Zagra. Come faccio a sapere che non ti manda mio zio a indagare sulle mie intenzioni?

- Credi che il re manderebbe me per un compito simile?

- Eri amico di mio padre.

- E lo sono ancora.

- Come è morto?

- Chi?

- Mio padre.

- Alexei è morto?!

- Non è mai tornato dal funerale di mio nonno, ne lui ne mia madre. Visto quanto erano preoccupati all’idea di rivedere Egon ho dato per scontato che li avesse fatti assassinare, mi avevano addirittura preparato a quest’evenienza. Per questo non mi hanno portato con loro.

- Da qui sono partiti…

- Ma non sono mai arrivati, il re deve averli bloccati lungo la strada.

- Dovevo immaginarlo! – Alaric si era alzato di scatto – sappi Vladimir che da tre anni raccogliamo uomini per venirti a prendere e darti il trono che ti spetta! Tu sei il re legittimo! Tu come tuo padre sai che questa guerra è insensata ma a differenza di lui sei pronto a difendere le tue posizioni!

Mi faceva quasi sorridere che quell’uomo che avevo incontrato solo poche ore prima pensasse di conoscermi così bene, somigliavo davvero al principe rivoluzionario la cui immagine si era costruito nella testa e intorno alla quale aveva raccolto le truppe?

- E tu come lo sai Alaric?

- Perché ti hai cresciuto Alexei ma sei tornato per combattere!

Presi una decisione d’impulso.

- Non sono qui per combattere.

La sua espressione si sgretolò in un istante mentre la paura di essersi tradito troppo presto gli attraversava il volto.

- Dunque sei fedele all’uomo che ha assassinato i tuoi genitori e schiaccia Zagra sotto il suo tacco di ferro piegando giorno per giorno il tuo popolo e mandandolo al massacro?

- Non era questo che intendevo. Sono qui per aiutare un’amica, non so se questa strada mi porterà a lottare per il trono infuocato o di nuovo tra gli umani.

- Di cosa stai parlando?

- Nella zona franca ho conosciuto un’elementale dell’acqua. I suoi genitori sono stati uccisi li e questo significa che qualcuno della loro famiglia reale ha tradito. Per ora sono qui solo per scoprire chi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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