Boy on fire

di Moraandre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My life ***
Capitolo 2: *** William ***



Capitolo 1
*** My life ***


Mi guardava come se fossi un estraneo, ma sapeva di avermi già visto, di avermi già toccato, ammirato, amato…..
come potevo risultare ai suoi occhi un estraneo, come poteva non ricordarsi di me; la vita … questo era il suo maggiore
ostacolo, troppo tempo era passato da quando avevamo cominciato a vivere, a sorreggerci psicologicamente, fisicamente,
moralmente…… le ore che avevamo trascorso insieme iniziavano a ritornare nella sua e nella mia mente: un sorriso, un
abbraccio, il caffè la mattina, un bacio prima del lavoro, una carezza prima di addormentarsi, un saluto per andare via;
un dolore condiviso da entrambi, in quell’stante era come se sentissimo una feccia nel nostro cuore… il momento : minuti,
secondi, ore, giorni, anni, tutto si era allontanato…. Ma ora non voglio spaventarvi, perché dico questo, voglio iniziare a
parlare della prima volta che l’ho incontrato…
Era il cinque dicembre, l’anno non lo ricordo, l’unica cosa che mi viene in mente in questo momento è il gelo che c’era quella sera:
un freddo piacevole per fortuna, ma fatto sta che era in contrasto con la situazione in cui ero… non potete neanche immaginare
come fossi … una maglietta leggermente stracciata, dei pantaloni che solo ora riesco a capire quanto fossero orribili, ma fortunatamente
ero riuscito a comprare il giorno prima un buon profumo che distoglieva l’attenzione a tutte le mie imperfezioni estetiche…..
interiormente devo dire che non stavo del tutto bene … avevo i brividi, agitato da testa a piedi e non potete neanche immaginare
quanto fossi depresso…. Circa due ore prima ero riuscito a litigare ulteriormente con mio padre che mi aveva imposto di non uscire
quella sera …. Ed io come mia primo errore cosa feci? … uscii, o più che altro dovrei dire “ fuggito da casa “ vista la mia giovane età
e la reclusione che mi aveva posto mio padre…. Tornando all’andamento della serata … ricordo che mentre rimanevo in piedi davanti
al bar dove avevamo programmato di trovarci io e la mia super sostenitrice, più semplice definirla amica direte voi… no!.. era per me
l’essenza della mia vita, il mio braccio destro, una spalla su cui piangere, una fidata ragazza, molto simpatica e capiente: una sostenitrice
a tutti gli effetti.
Era in ritardo e non si faceva sentire al telefono, provavo un leggero odio nei suoi confronti in quel momento, non riuscivo a darmi un
sostegno morale da solo, avevo assolutamente bisogno di lei e non arrivava…
Circa quindici minuti dopo vidi da lontano, dalla parte opposta della strada un ombrello molto appariscente ….già da una mezz’ora aveva
cominciato una leggera pioggerella che mi mandava in tutte le furie, una serata così “ bella “ rovinata dalla pioggia, non me lo spiegavo...
con la poca voce che mi rimaneva dopo tutte le urlate che avevo fatto con mio padre, provai ad emettere un suono per attirare l’attenzione
della ragazza che, con quello ombrello cosi buffo, avrei voluto non conoscere.
Iniziai a dirle tutto il lungo dibattito che avevo avuto con mio padre e lei non si stupì di nulla perché ormai conosceva il suo comportamento,
la sua persona.
Poi ci incamminammo e girammo l’angolo…

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Capitolo 2
*** William ***


Agitati entrambi per il posto nuovo, incontrammo un ragazzo e gli chiedemmo dove potesse essere quel bar che cercavamo: un locale di tendenza per precisare… la mia prima volta; il ragazzo sapeva dov’era il posto e ci indicò dove andare… un luogo molto accogliente con molte luci attorno alla porta di entrata e qualche pianta nel piccolo vialetto per arrivarci. La serata iniziò bene anche se stavamo al bar del locale a bere come dei veri alcolizzati… poco dopo ricordo che il suo sorriso si era fatto vedere per la prima volta, denti bianchissimi un viso abbastanza rotondeggiante con degli occhi indescrivibili di colore marrone Russet, un naso in perfetta linea con il suo viso, molto alto e ben palestrato… era come se stessi ammirando un dio sceso in terra. Appariva a me come un’illuminazione, la luce, forse una persona che potevo raggiungere solo nei sogni... no! Ero irrequieto al solo pensiero di poter realizzare quei desideri che chiedevano veramente poco in quel momento e quindi guardai la sostenitrice alla mia destra e le dissi che se non mi avesse visto tornare era perché sarei fuggito via con l’uomo dei miei sogni. A pensarci bene ora, posso affermare che tutti quei pensieri venivano da una mente veramente piccola, una mente infantile, soprattutto senza paura, cosa che non mi permetteva all’epoca di ragionare. Jenny, il nome della super sostenitrice che stava al mio fianco, si avvinghiò a me come un koala per paura che la lasciassi sola, ma la supplicai di lasciarmi andare per correre a conoscere quel ragazzo che appariva ai miei occhi fantastico… lei ovviamente mi lasciò e io scappai via prima che potesse cambiare idea. Aveva diciannove anni e aveva iniziato da poco medicina, gli piaceva come parlavo e anche come gli dicevo quanto fosse bello, ed io, come se fosse poco prevedibile, rimanevo lì a fissarlo mentre apriva e chiudeva quella bocca sottile. William, non poteva avere nome più bello … ma la sua voce, quella era la cosa che più mi confortava, eccitava: calda e rassicurante. Ad un certo punto mi chiese se avrei voluto fare un giro fuori con lui ed io non diedi risposta, troppa agitazione, e quel mio silenzio lo prese per un si… mentre stavamo uscendo riuscii a intravedere Jenny e provai a farle un cenno per avvisarla che sarei andato via, ma notai che non mi vide, ma non fui triste anzi, mentre la guardavo osservai anche che stava parlando con un bel fusto e quindi potei uscire senza ansia. Non ero l’unico che faceva domande di fatti continuò a chiedermi molte cose per tutto il tempo che stemmo insieme. Alla fine della serata, verso tarda notte ci scambiammo in numeri di telefono ed ero agitato non potete immaginare quanto… Mi baciò, ma lo fece in un modo… mai provate tante sensazioni, emozioni, sentimenti come in quel momento. Gli chiesi se ci saremmo più visti e lui disse che non poteva saperlo e che dipendeva tutto dal destino e dal corso delle loro vite; intanto mentre ascoltavo la risposta alla domanda che gli avevo fatto, rimanevo fermo con le braccia appoggiate al finestrino abbassato della sua macchina, a fissarlo e fissarlo continuamente senza mai distogliere l’attenzione da quello che diceva… Ma il mio sguardo cadde anch’esso per la prima volta su una cosa che mi rattristava, che mi “ colpiva “ al petto…

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