La mia vita da semidea

di bibrilove98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto incominciò ***
Capitolo 2: *** La verità su di me ***
Capitolo 3: *** Il Campo ***
Capitolo 4: *** Una scoperta fantastica ***
Capitolo 5: *** Scopro la verità su mio padre ***
Capitolo 6: *** La mia prima Caccia alla Bandiera ***
Capitolo 7: *** Devo fare una scelta ***
Capitolo 8: *** Parto per l'impresa ***
Capitolo 9: *** Incomincia il viaggio ***
Capitolo 10: *** I nstri nemici ***
Capitolo 11: *** L'incontro con le Dracene ***
Capitolo 12: *** Mi ritrovo a rubare in un bar ***
Capitolo 13: *** Una decisione troppo importante ***
Capitolo 14: *** Affrontiamo le nostre paure più grandi ***
Capitolo 15: *** Perdiamo un amico ***
Capitolo 16: *** Incontro una persona particolare ***
Capitolo 17: *** Arriva quel momento ***
Capitolo 18: *** La fine di un'avventura el'inizio di una nuova vita ***



Capitolo 1
*** Come tutto incominciò ***








È successo tutto in un minuto; nel giro di qualche giorno la mia vita è cambiata completamente. Ora so chi sono e da dove vengo. Mi chiamo Claudia, ho 14 anni e la mia vita può all’apparenza, sembrarvi normale, ma non è così. Ho scoperto poco tempo fa di essere un mezzosangue, ossia per metà divina e per metà mortale. Gli dei greci, infatti, non sono morti, ma vivono ancora nel Colosseo di Roma, proprio qui in Italia! Ma, la domanda nasce spontanea, come ho scoperto di essere un semidio? Be è incominciato tutto questa estate.
Era una giornata di sole, la scuola era finita da pochissimi giorni, ma avevo deciso di alzarmi presto per andare a fare una passeggiata con i miei due cani, Birillo e Briciola. Dopo avergli messo il guinzaglio, salutai con un gesto della mano mio fratello Giovanni (o meglio fratellastro) e la tata che passava tutti i giorni con lui. Percorsi un breve tratto di strada per arrivare al parco più vicino a casa mia e quando ci arrivai, stranamente non trovai nessuno. Nessun padrone con il proprio cane. Il che era molto strano visto che era una splendida giornata d’estate. Decisi di rimanere comunque per qualche ora, giusto il tempo di far divertire i miei cani. Non appena li slegai, Birillo incominciò subito a correre annusando per terra alla ricerca di odori interessanti. Briciola lo seguì, ma preso si stancò e venne a sdraiarsi vicino a me. Per un breve istante, avvertii una strana presenza, come se qualcuno mi stesse osservando da qualche parte. Mi voltai ma non vidi nessuno, e pensai che fosse solo la mia iperattività. I semidei, infatti, hanno due caratteristiche: sono iperattivi e dislessici. L’iperattività, però, li aiuta moltissimo in battaglia, mentre la dislessia permette di leggere il greco antico. Ed io ero sia dislessica che iperattiva. Dopo un oretta di corsa per il parco, anche Birillo si stancò e si accucciò vicino a me in attesa di coccole. Ad un tratto sentii un brivido corrermi lungo la schiena e notai che Birillo aveva alzato il muso e si era irrigidito. In quel momento, davanti a noi si materializzò uno strano cane, tutto nero, alto più di un metro e mezzo che incominciò a ringhiare. Io scattai in piedi e cercai di mantenere i cani che incominciarono ad abbaiare e a guaire. Riconobbi subito di che “animale” si trattava quello vicino a noi: era un segugio infernale, il cane degli Inferi, un mostro che viveva solo nella mitologia Greca, ma quello era di fronte a me ed era enorme, e sentivo perfettamente il suo maleodorante alito a dosso, sapevo che quello non era un sogno, ma la pura realtà. Cercai di indietreggiare, ma i cani non mi rendevano le cose facili: Birillo continuava ad abbaiare e a ringhiare, mentre Briciola si dimenava nella speranza di salvarsi la pelle. Ad un tratto, sfortunatamente, il mostro attaccò. Con un salto schivai l’attacco del segugio infernale ma dovetti lasciare i cani, si alzò un polverone e non vidi più niente ma sapevo che i cani stavano bene, me lo sentivo. Il segugio si alzò e mi caricò ma Birillo si mise davanti per proteggermi e ricominciò ad abbaiare. Il mostro si fermò di colpo ed ebbi solo il tempo di attaccare Birillo e Briciola al guinzaglio e incominciai a correre. Con un salto gigantesco, il cane-mostro si parò davanti a me. Caddi all’indietro, e mentre pregavo con tutto il mio cuore di salvarmi in qualche modo, una freccia dorata colpì in pieno volto il cane che si dissolse in una nuvola di fumo nero. Ero rimasta senza parole, non riuscivo a capire cosa mi era successo e perché. Ad un tratto una mano si poggiò sulla mia spalla e trasalì al pensiero che fosse un altro mostro, ma una voce maschile mi rassicurò:
-Ehi come va? Ti sei fatta male?
Appena alzai lo sguardo vidi un ragazzo che doveva avere più o meno la mia età, aveva i capelli biondi un po’ spettinati, dei bellissimi lineamenti, gli occhi azzurri e portava a tracolla un arco con delle frecce dorate.
-Emmm…cosa…cosa era?- furono le uniche parole che mi uscirono in quel momento.
-Era un segugio infernale, uno dei tanti mostri che incontrerai nel tuo cammino se decidi di venire con noi.
Mi sorrise e disse queste cose con un tocco di ironia. Lo guardai stupita, poi guardai i cani che finalmente si erano calmati e riuscii solo a dire:
-Tu chi sei?
- Un amico, mi chiamo Mark e loro sono Arianna e Matteo.
Solo all’ora notai altri due ragazzi alle sue spalle, una ragazza poco più grande di me, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, vestita con un pantalone aderente e una maglietta rosa shock e un ragazzo con le stampelle, aveva i capelli corti e ricci coperti da un cappello, la carnagione chiara e una maglia verde con il simbolo del riciclo sopra. Mi salutarono con un grande sorriso e un cenno con la mano. Arianna mi aiutò ad alzarmi e accarezzò i cani. Briciola incominciò subito a saltare dalla felicità e a leccarla tutta:
-Buona cucciola, stai giù_ rise la ragazza: -quanto sei bella…buona…
-Oh scusa ma lei è proprio così, ti ha sporcata tutta mi dispiace. - cercai di difendermi, ma Arianna mi rassicurò:- Non ti preoccupare, mi fa piacere, sono dei cani proprio belli.
Sorrisi a quel complimento. Ero molto fiera dei miei cani perché c’ero affezionata e mi piaceva quando parlavano bene di loro, anche se era molto raro visto che combinavano un sacco di macelli e spesso i vicini venivano a lamentarsi.
-Ari, vedi che il piccoletto lì ha detto che vuole pure lui un po’ di coccole e che non è giusto che tu accarezzi solo lei.- disse il ragazzo che doveva chiamarsi Matteo. Lo guardai in  modo interrogativo e gli chiesi
-Come…come fai a sapere ciò che dice Birillo?
-E cara- disse il mio “salvatore” –penso che abbiamo un bel po’ di cose su cui parlare, puoi però, ospitarci a casa tua per un po’? Sai abbiamo fatto un lungo viaggio per arrivare fino a qui e…siamo molto stanchi.
-Si, non c’è nessun problema.- risposi ancora un po’ scioccata






BUONSALVE A TUTTI!
Allora, questa è la prima storia che scrivo in assoluto e in particolar modo su efp... spero che vi piaccia e mi piacerebbe trovare delle recenzioni per capire se la storia va bene o no :)
Pubblicherò un capitolo a settimana e mi impegnerò nell'essere costante :D
Come avrete capito Claudia è un semidio, ma chi sono quei tre ragazzi che l'hanno salvata?
Non vi preoccupate si scoprirà tutto molto presto ;)
Spero che vi sia piaciuto come inizio di un avventura e, mi raccomando voglio trovare delle recenzioni per capire come sto andando, anche negative :)
Farò del mio meglio per migliorare ;)
a presto!!
-Bibrilove98 <3


  

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Capitolo 2
*** La verità su di me ***







Arrivammo a casa. Mi aspettai di trovare qualcuno, ma probabilmente mio fratello era uscito. Lasciai i cani nel giardino ed entrai.
-Scusate per il disordine- dissi –ma non ricevo molte visite.
-Non ti preoccupare- disse Arianna –sempre più ordinato della cabina di Ermes.
Gli altri si misero a ridere e solo Mark si accorse della mia espressione e si affrettò a dire:-Ora ti spieghiamo meglio. Possiamo sederci al tavolo?
Feci segno di si con la  testa. Arianna si mise vicino a me, mentre Mark e Matteo si sedettero dall’altra parte.
-Allora- incominciò Mark –forse ti sarai accorta che hai un talento speciale, proprio come me e Ari. Ti piace l’epica Greca?
-Si molto, è sempre stata la mia materia preferita.
-Perfetto. Sai gli dei, e questo può sembrarti strano, non sono morti, non sono un mito, ma esistono veramente ancora oggi.
-Mi stai prendendo in giro vero?
-Mica- affermò Matteo.
-Esistono veramente e spesso scendono sulla terra e si innamorano di un mortale, hanno una relazione e nascono dei figli. Purtroppo i genitori divini non possono stare con la loro progenie mortale, hanno molti compiti da svolgere e non possono rifiutare i loro doveri. I loro figli, sfortunatamente, sono spesso attaccati da dei mostri, come il segugio infernale.
-Questi ragazzi vengono trovati dai satiri, che hanno il compito di portarli al Campo Mezzosangue dove imparano a difendersi. –finì Arianna.
-E quindi volete farmi credere che io sia uno di quei ragazzi?- chiesi
-Si che lo sei, e lo siamo pure noi! O meglio io e Mark - si corresse Arianna.
-Perché lui cosa sarebbe?- domandai indicando Matteo.
-Io sono un satiro- rispose il ragazzo gonfiando il petto.
-Lui può parlare con gli animali, ecco perché era riuscito a comprendere cosa stava dicendo il tuo cane. – mi spiegò Mark –solo che hanno una piccola particolarità: sono per metà capre.
-Che cosa? –urlai.
Matteo si levò i pantaloni e mostrò il suo lato caprino: dalla vita in giù era tutto peli! Ero sconvolta!
-Adesso ci credi?- chiese Arianna.
-Si, penso di si- riuscì a dire –ma perché porti le stampelle se sai camminare perfettamente?- chiesi a Matteo.
-Per copertura. La mia andatura non è proprio normale, e nel mondo degli umani posso sembrare strano.
-Allora vieni con noi?- mi chiese Mark.
-Non so, dovrei avvisare mia madre, potrebbe preoccuparsi di non vedermi a casa al suo ritorno.
-Ah se è solo questo il problema, ci penserà Chir..- Mark stava cercando di finire la frase quando Matteo gli diede una gomitata sullo stomaco.
-Dobbiamo sbrigarci, stanno arrivando.
-Chi sta arrivando?- chiesi.
-Altri mostri.
-Bene, è deciso. Tu verrai con noi. Vai a prepararti uno zainetto con acqua, dei cambi e delle cose da mangiare. Sbrigati non abbiamo molto tempo- disse Mark scurendosi in volto. Non ebbi il coraggio di obbiettare e andai a prepararmi lo zaino. Dieci minuti dopo, eravamo fuori il cancello di casa.
-Spiegatemi bene come dovremmo fare ad arrivare a quel campo di cui mi avete parlato- chiesi.
-Nessun  problema- Arianna mise una mano in tasca da cui fece uscire una moneta d’oro. Riconobbi subito che era una dracma, moneta greca usata per gli scambi commerciali nell’antichità. Arianna la lanciò per terra e nel giro di poco tempo, dal pavimento sbucò una macchina nera con al volante una strana vecchietta. Gli altri aprirono la portiera della macchina ed entrarono senza nessun problema ed io gli imitai. Appena chiusi lo sportello, la macchina partì a razzo. Lanciai un urlo per lo spavento, ma Arianna riuscì a calmarmi subito.
-Ehi, stai calma. Non è niente.- mi rassicurò poggiandomi una mano sulla spalla.
-Scusate- divenni rossa fino alla radice dei capelli. –Allora- aggiunsi cercando di cambiare argomento –Matteo è un satiro, e voi due dovreste essere dei semidei.
-Giusto- disse Mark.
-Quindi, chi sono i vostri genitori divini?
-Bhe, li conoscerai sicuramente- continuò il ragazzo –prova ad indovinare?
-Smettila Mark- disse Arianna –questa è la parte più brutta che hai ereditato da tuo padre – alzò lo sguardo al cielo –senza offesa.
-Dai non è vero! E poi sai bene che a mio padre non piace che qualcuno lo prenda in giro su questo fatto- la zittì Mark.
-Ora piantatela entrambi- disse Matteo –bene Claudia, ora ti spiego meglio. Mark è figlio del dio della musica, delle arti e della poesia.
-Apollo- dissi. Non ci credevo, o meglio non riuscivo a crederci.
-Bene, mentre Arianna è figlia della dea della bellezza e dell’amore.
-Afrodite.
-Brava, vedo che te ne intendi- mi sorrise Arianna.
-E chi dovrebbe essere mio padre?- chiesi, perché ero si cura che il mio genitore divino era un uomo visto che mia madre si era risposata con un altro uomo da cui aveva avuto mio fratello, a me aveva sempre detto che il mio vero padre se n’era andato tanto tempo fa, quando io ero ancora piccola.
-Non lo sappiamo, dovrai aspettare che il tuo genitore divino ti mandi un segno così che tu possa riconoscerlo. –mi spiegò Matteo.
-Sappiamo per certo che è uno dei dodici- continuò Arianna.
-Dei dodici?
-Si, sono gli dei maggiori: Zeus è il re dei cieli e capo di tutti gli dei, sua moglie Era, protettrice della famiglia, Poseidone il dio del mare e Ade il re degli Inferi. Ade però non rientra tra i dodici, perché passa la maggior parte del tempo negli Inferi. Poi ci sono Apollo, Afrodite, Ares, Dioniso, Demetra, Ermes, Artemide, Efesto e Atena.
-Wow……e chi sarebbe quella persona che dovrebbe avvisare mia madre?
-Bhe, non la definirei proprio “persona”- continuò Mark ridendo.
-E allora chi sarebbe?
-è il direttore del campo ed è…un centauro.
-Un centauro?!
-Si, la sua metà superiore è umana, mentre dalla vita in giù è uno stallone bianco.
-Certo che è di famiglia avere la metà inferiore di un animale.
-Ehi!- disse Matteo un po’ dispiaciuto.
-Scusa- cercai di dire tra le risate.
-Ora però riposa. La strada è lunga e sei stanca, hai avuto una mattinata abbastanza movimentata- mentre mi diceva queste cose Mark mi sorrise e notai che aveva proprio un bel sorriso. Appena appoggiai la testa sul sedile mi addormentai.
 




BUONSALVE!!!!
Ecco il secondo capitolo della mia fanfiction :3
Spero che vi piaccia, ora Claudia ha scoperto chiè veramente, ma ha un bel pò di dubbi sul suo vero padre...
Il terzo capitolo arriverà Venerdì :)
Mi piacerebbe trovare delle recensioni per capire se la storia vi piace o se dovrei cambiare qualcosa :)
Bhe, ci sentiamo Venerdì ;D
A presto!!!!! :D
-Fra



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Capitolo 3
*** Il Campo ***






-Claudia, svegliati siamo arrivati- Arianna mi stava muovendo piano il braccio. Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi, fu una collina con un  grande pino sulla cima. Non obbiettai e scesi dalla macchina, Mark diede altre dracme all’autista e la macchina si dissolse così come era apparsa. Salimmo lungo la collina e non appena arrivammo vicino il grande albero, notai che sul ramo più basso c’era un vello d’oro e hai piedi del pino c’era un enorme drago.
-Non ti preoccupare, il drago non ti farà niente se non ti avvicini al vello- mi rassicurò Matteo.
Appena oltre la collina il panorama era fantastico. C’erano enormi campi di fragole, dodici stupende capanne, tutte diverse l’una dall’altra, una grande casa con quattro piani, un fiume che creava un laghetto dove c’erano delle canoe e due enormi padiglioni. Nel primo c’erano dodici tavoli, mentre nell’altro si distinguevano dei ragazzi che combattevano. Qua e là saltellavano altri ragazzi che avevano il posteriore caprino, proprio come quello di Matteo e supposi che fossero satiri. Da lontano vidi una strana figura che si stava avvicinando di corsa, o meglio, a galoppo verso di noi. Appena fu più vicino osservai che dalla vita in giù era uno stallone bianco, mentre l’altra parte del suo corpo indossava una maglietta arancione. Aveva la barba, ma il suo viso era molto dolce.
-Chirone! – urlò Arianna saltandogli al collo.
-Ciao ragazzi! finalmente ce l’avete fatta! Ora abbiamo un altro semidio- disse Chirone con aria allegra. Poi si rivolse a me: -Tu dovresti essere Claudia giusto? Vieni abbiamo un sacco di cose di cui parlare- e mi invitò a seguirlo con un gesto della mano.
Incominciammo il giro turistico per il campo.
-Questa è la casa Grande. È dove io e il Signor D dormiamo e, spesso quando ci sono visite particolari, diventa una specie di albergo- mi spiegò il centauro.
-Chi è il Signor D?- domandai.
-Lo scoprirai presto- mi rispose facendomi l’occhiolino. Proseguimmo per un po’. Io non dissi più niente e mi limitai solo ad annuire. Sono sempre stata una ragazza  molto timida, o almeno all’inizio.
-Questo è il padiglione della mensa dove i ragazzi si riuniscono per mangiare o per le riunioni importanti. Ci sono dodici tavoli, ognuno per ogni capanna ed è vietato sedersi ad un tavolo di un'altra cabina- continuò il centauro. Mentre camminavamo vidi un sacco di ragazzi che correvano da una parte all’altra, inseguendosi con spade, lance, coltelli o archi. Ogni ragazzo aveva una maglietta arancione, su cui c’era scritto “Campo Mezzosangue”. Ci avvicinammo all’arena che avevo visto in lontananza e  Chirone mi spiegò che questo era il posto dove tutti i semidei si allenavano per diventare abili spadaccini o arcieri.
-E infine queste sono le capanne, è il posto dove i ragazzi vanno a dormire.
-Perché sono dodici e tutte diverse?- domandai.
-Beh ogni capanna è dedicata ad uno dei dodici dei, quelle due, le più grandi sono dedicate a Zeus e ad Era, quella costruita con le rocce marine è di Poseidone e così via.
Notai che le uniche che aveva nominato erano vuote e gli chiesi il perché.
-Devi sapere che Era ha giurato di essere sempre fedele al marito e per questo la sua casa è sempre vuota. Per il momento non ci sono figli né di Zeus e né di Poseidone.
-Capito…. Ed io dove dovrei stare visto che non so ancora chi è il mio genitore divino?- domandai.
-Tu starai nella casa numero 11, quella dedicata ad Ermes, il messaggero degli dei, il protettore dei viandanti, dei mercanti e dei ladri.-Chirone mi spiegò tutte queste cose accompagnandole con un grande sorriso, ma  si vedeva che il suo sorriso era molto stanco. Il centauro si accorse che lo stavo guardando e disse:
 -Scusa, ma in questo periodo non sto dormendo molto bene, molti ragazzi non sono tornati al campo questa estate e le risorse stanno scarseggiando. Inoltre ogni satiro che mando alla ricerca di un nuovo mezzosangue, non torna più e non riusciamo a capirne il motivo.
-Si non ti preoccupare, ti prometto che mi impegnerò molto per diventare un abile guerriera.- ero molto fiduciosa e sapevo che ci sarei riuscita.
-Bene mi piace il tuo spirito. Ora vieni che ti presento il tuo capo cabina.
Ci avvicinammo ad una casa tutta in legno. Sul tetto c’era il simbolo di Ermes, un caduceo con due serpenti attorcigliati sopra. Il tetto poggiava su due colonne di pietra, abbastanza ammaccate per via di alcune botte. Chirone bussò alla porta dalla quale proveniva un enorme baccano. Una  voce urlò da dentro.
 -SILENZIO! Abbiamo visite!-  ci aprii un ragazzo che doveva avere due o tre anni in più di me, aveva gli occhi scuri e i capelli biondi. Indossava un paio di pantaloncini corti e la maglietta del campo.
-Salve Chirone- disse il ragazzo sorridendo.
-Ciao Vito, vorrei farti conoscere un nuovo membro della casa di Ermes, almeno per il momento il suo posto sarà qui. Lei è Claudia.
-Ciao Claudia, piacere di conoscerti, io sono Vito, figlio di Ermes.- mi rivolse un grande sorriso e mi strinse la mano.
-Ciao, piacere di conoscerti.- ricambiai il saluto.
-Bene, ora vi lascio che ho molte faccende da sbrigare, ci vediamo per la cena- disse Chirone.
-Ciao- rispondemmo in coro. Vito  mi fece entrare nella cabina dove c’erano altri ragazzi che mi guardavano sorridendo. All’interno, la cabina era piena di letti a castello, uno sopra l’altro ed era in un disordine pazzesco. Io sono sempre stata molto disordinata, ma quello era veramente troppo, anche per me!
-Scegli un letto. Di questo periodo la nostra casa dovrebbe essere molto più piena, ma quest’anno non è così ed è per questo che Chirone sta così giù di morale.- mi spiegò Vito.
-Si non c’è nessun problema, mi sistemerò qui. –risposi poggiando il mio zainetto su un letto.
-Allora ragazzi andate a svolgere le vostre attività pomeridiane, io devo spiegare delle cose alla nuova arrivata.- in massa tutti i ragazzi uscirono dalla casa, chi ridendo, chi facendo delle strane battute.
Arianna aveva ragione quando diceva che la casa di Ermes è quella più caotica- scherzai.
-Solo perché lei è il capo della capanna di Afrodite e si sente inferiore a noi- cercò di difendersi Vito, ma si vedeva benissimo che non era convinto di quello che diceva ed io scoppiai a ridere.
-Che c’è?
-Niente, niente, è che si vede lontano un miglio che non sai fingere, e questo è molto strano per un figlio di Ermes visto che tuo padre è anche il re degli scherzi.- e in quel momento, anche lui scoppiò a ridere.
Passammo tutto il pomeriggio a girovagare per il campo mentre Vito cercava di spiegarmi tutte le innumerevoli attività che si facevano al campo, e credetemi, sono veramente tante, e pure belle! Finalmente arrivò l’ora di cena, avevo una fame bestiale, avevo fatto solo colazione quel giorno. Ci dirigemmo tutti nel padiglione della mensa e solo all’ora rividi Arianna, Matteo e Mark che corsero a salutarmi.
 –Be, come va?- mi chiese Mark.
-Tutto bene, Vito mi ha spiegato un sacco di cose sul campo. È proprio forte!
-Già, qui non ti annoi mai, peccato che non ci sia qualche boutique.- disse Arianna un poco giù di morale.
-Smettila Ari. Sempre a quello pensi.- la rimproverò Matteo.
-Ora però dobbiamo andare, altrimenti Chirone si arrabbia.
-Si ci vediamo.- salutai i miei amici e mi diressi verso il tavolo della mia provvisoria cabina. Delle Ninfe incominciarono a girare con dei vassoi in mano e ci riempirono i piatti con delle pietanze ottime. Stavo per dare un morso ad un enorme pezzo di carne quando Vito mi bloccò:
-Ferma prima di incominciare a mangiare devi fare un offerta agli dei, di solito si fa al proprio genitore, ma in questi casi la dedichi a tutti gli dei, seguimi che ti mostro come si fa.
Seguii il mio capo cabina che si avvicinò al fuoco che ardeva al centro del padiglione e buttò un pezzo di carne pronunciando: -Ad Ermes- io lo imitai e buttai un pezzo di carne offrendolo a tutti gli dei. Dopo cena entrammo tutti nelle proprie cabine e incominciammo a dormire.

BUONSALVE A TUTTI :D
Ecco il terzo capitolo dellamia fanfiction :3
Finalmente Claudia è arrivata al campo ne sambra proprio che le piaccia :D
Il suo genitore divino però non l'ha ancora riconosciuta... chi sarà secondo voi? :)
Mi aspetto alcune recensioni per capire se la storia vi piace o no e se sto andando bene :)
Domenica uscirà il quarto capitolo :)
A presto!!!! *___*
ciao ciao
Fra:D












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Capitolo 4
*** Una scoperta fantastica ***






Mi svegliai con dei raggi di sole che entravano dalla finestra. La maggior parte dei letti erano vuoti, mi cambiai e uscii. Andai a cercare gli altri, ma non incontrai nessuno che conoscevo. Sentii dei rumori di spade che provenivano dall’arena e mi avvicinai per capire cosa stesse succedendo. Lì c’era Mark che si stava allenando con un altro ragazzo che doveva appartenere alla casa di Ares poiché era molto forte con la spada. Entrai nell’arena e gli osservai combattere. Ad un tratto il ragazzo della casa di Ares fece un affondo e per poco non conficcò la lama della sua spada nell’unico punto scoperto dell’armatura di Mark, ma il ragazzo riuscì a parare il colpo per un pelo. Il figlio di Ares, riuscì, con un movimento veloce del polso, a disarmare l’avversario:
-Ah! Ti ho battuto!- ridacchiò il ragazzo affannato per lo scontro.
-Già, sono molto più bravo con l’arco- ammise Mark –ma la tua è stata solo fortuna.
Solo all’ora si accorse che lo stavo osservando e mi invitò ad avvicinarmi.
-Buongiorno, come va? Hai già incominciato ad allenarti?
-Ehm…no, non ancora, anche perché non saprei con che arma incominciare. Sono una frana in molte cose. –dissi ridendo, ma non stavo affatto scherzando. Ogni volta che provavo uno sport nuovo, mi cacciavo sempre nei guai e quella volta non fu un’eccezione.
Forse a combattere non lo sei- mi rispose Mark cercando di consolarmi –Se ti va, posso insegnarti a tirare con l’arco, sai mio padre e sua sorella sono i migliori arcieri di tutto l’Olimpo.
Infatti, per quello che ne sapevo, Apollo e Artemide erano i migliori col tiro con l’arco.
-Si volentieri- proprio in quel momento Chirone entrò nell’arena tutto felice, con una borsa in mano.
-Benne, ho notato che hai già trovato un insegnante per il tiro con l’arco. Comunque ti consiglio di provare anche le altre tecniche di combattimento, sono fondamentali per capire chi sia il tuo genitore divino.
-Si va bene.
-Ah ecco tieni, queste sono le tue cose, dentro ci troverai dei pantaloncini, e un paio di magliette del campo. E non ti preoccupare, ho già avvertito tua madre.
-Perfetto grazie- sorrisi a Chirone, era una persona molto dolce, si vedeva che gli piaceva il “lavoro” che svolgeva al campo.
-Ora vado che ho molte faccende di cui sbrigarmi. Mark, ricordati di preparare la tua squadra per la Caccia alla Bandiera di dopodomani. E la stessa cosa vale per te Francesco, avverti gli altri tuoi fratelli della casa di Ares.
-Si Chirone risposero i due in coro.
 
Appena il centauro si fu allontanato dall’arena, Mark mi passò un arco con delle frecce.
-Prova a centrare quel bersaglio.
Tesi il filo dell’arco, ma appena lasciai andare la freccia, questa partì dal lato opposto rispetto a quello del bersaglio e per poco non colpì un altro ragazzo. Stavo morendo dalla vergogna, ma mi consolai sentendo le risate di Mark.
-Devi stare più attenta- cercò di dire il mio amico provando a rimanere serio, senza ridere, ma con scarso risultato –per poco non colpivi un ragazzo della casa di Efesto- cercò di dire sforzandosi si non scoppiare di nuovo a ridere.
-Mm…credo di essere negata col tiro con l’arco…
-Dai, non ti abbattere, vedrai che questa volta andrà meglio- Mark mi fece un occhiolino e mi passò un'altra freccia.
-Ci proverò, ma non ti garantisco niente.
-Bene, ora cerca di tenere il filo più in tensione, le braccia dritte altrimenti la direzione della freccia cambia, e mi raccomando, stai tranquilla.
Provai a lanciare un'altra freccia e notai che la maggior parte dei ragazzi si erano allontanati da me, persino Mark aveva fatto un paio di passi in dietro. Questa volta, però, la freccia non cambiò traiettoria, ma si conficcò comunque nella corteccia di un albero. In quello stesso istante una ragazza sbucò dalla corteccia dell’albero e si mise ad urlare. –CHI HA OSATO COLPIRMI!- riconobbi subito che era una Ninfa del bosco e cercai di chiederle scusa.
-Ti perdono solo perché sei nuova, ma guai a te se osi colpire un'altra volta il mio bellissimo fusto.
-Si scusa ancora, ti prometto che non accadrà più.
Mark si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla.
-Non ti preoccupare, vedrai che andrà meglio.
In quel momento arrivò Arianna di corsa.
-Ho sentito un urlo tremendo e mi sono presa un colpo. State tutti bene?- la gentilezza di quella ragazza era impressionante, si preoccupava sempre di tutti e cercava di aiutare chiunque, era proprio dolce.
-Si stiamo tutti bene, stavo cercando di insegnare a Claudia a tirare con l’arco, quando per sbaglio ha beccato il tronco di una Ninfa.- disse Mark.
-Dai vieni con me, che ti insegno a tirare con la spada.
-Si forse è meglio, almeno non rischio di lanciare la spada a dosso a qualcuno, spero.
-Si certo.- disse Mark poco convinto e tutti e tre scoppiammo a ridere.
Con la spada riuscii a cavarmela un po’ meglio, Arianna mi insegnò un sacco di modi per disarmare un avversario e quali mosse fare per fare dei buoni affondi. Dopo un’ora di allenamento eravamo stremate così ci sedemmo lungo le sponde del lago. La vista era fantastica e in lontananza si vedeva l’oceano, il regno di Poseidone.
-Arianna, posso levarmi un dubbio?- chiesi
-Dimmi, e chiamami pure Ari.
-Ho sempre pensato che i figli della dea dell’amore pensassero solo alla moda, hai capelli o a farsi belli, e non a combattere, tu invece sei molto brava con la spada.
-Si, infatti, molti della mia casa preferiscono passare il tempo a truccarsi e a farsi belli, non che a me non piaccia, anzi, amo la moda in una maniera pazzesca, ma in questo periodo preferisco combattere, anche perché i semidei stanno scarseggiando e le forze del campo stanno cedendo. L’albero di Talia non può proteggere il capo da solo.
-L’albero di chi?
-Di Talia. È quel grande pino che sta sulla collina e ha il compito di proteggere il campo. Talia era un mezzosangue figlia di Zeus che per salvare i suoi amici si era sacrificata e il padre, per pietà, l’aveva trasformata in un pino. Ma Percy, un altro mezzosangue figlio di Poseidone, ha riportato il vello d’oro visto che l’albero si era ammalato e l’ha riportata in vita.
-E mo’ dov’è?
-Ha deciso di unirsi alle cacciatrici di Artemide per sfuggire ad una profezia che vedeva coinvolto uno dei figli dei tre grandi: Zeus, Poseidone e Ade.
-Aspetta un attimo, hai detto Percy? Percy Jackson?
-Si sì, scommetto che lo conosci grazie ai suoi libri?
-In realtà non li ho mai letti, ma ne ho sentito parlare. Non può essere!
-E tutto vero!
-Non ci credo….- in quel momento un corno suonò.
-è il momento di andare a mangiare, raggiungi la tua casa al tavolo di Ermes, oggi pomeriggio ci alleniamo un po’ con i pegasi.
-O miei dei!- esclamai ancora scioccata per la notizia e incominciai ad avviarmi verso il tavolo della mia casa.



 BUONSALVE!!! :D
Oggi voglio farvi un regalino :3 oltre al quarto capitolo, metterò anche il quinto!! <3 xD
Bhe che ve ne pare della scoperta di Claudia?? Il libro che ha letto da piccola non è una stupidaggine, ma la vita di Percy e di tutti i suoi amici è vera!! *___* Aspetto alcune recensioni:) Spero che vi piaccia :D
A più tardi con il quinto capitolo!!
Fra



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Capitolo 5
*** Scopro la verità su mio padre ***


Dopo pranzo continuai gli allenamenti con Arianna. Ormai avevo imparato un sacco di mosse e riuscivo a padroneggiare perfettamente la spada, solo che mi stancavo molto e dovevamo fare un sacco di pause per riprendere fiato.
-Te la stai cavando molto bene- mi disse ad un tratto Arianna.
-Grazie, mi è sempre piaciuta la scherma, e poi imparo molto velocemente.
-Sei molto brava per essere la prima volta.
Ci scambiammo un sorriso e ricominciammo ad allenarci. Dopo un'altra oretta ci stendemmo sull’erba stremate.
-Uff…per oggi può bastare, ti va di andare dai pegasi?- mi chiese la mia allenatrice.
-Si volentieri.
Ci spostammo verso le stalle dove un ragazzo della casa di Efesto stava pulendo il box di un cavallo. Arianna prese un bellissimo cavallo bianco alato e mi aiutò a salire. Mi sono sempre piaciuti gli animali e non ho avuto problemi col pegaso. Dopo la lezione di equitazione andai a farmi una doccia e a prepararmi per la cena. Avevo deciso di mettermi i pantaloncini marroni, la maglia del campo e una felpa. Appena entrai nella capanna di Ermes, trovai sul mio letto una scatola di scarpe. Di norma avrei dovuto lasciarla lì, poteva essere di un altro ragazzo che l’aveva dimenticate sul mio letto, ma qualcosa dentro di me mi diceva che le dovevo prendere. Appena aprii la scatola trovai un paio di Adidas basse, di quelle che si usavano e che desideravo da tanto. Erano bellissime e me le provai. Era proprio il mio numero! Volevo rimetterle a posto, ma qualcosa dentro di me, mi diceva di tenerle. Fu all’ora che notai dentro la scatola, una lettera. Era azzurra e c’era un marchio sopra, non sapevo cosa significasse ma, vista la mia  curiosità, decisi di aprirla. Dentro stavano scritte solo due parole “Per Claudia”. Non avevo la più pallida idea di chi me le avesse regalate, sentivo che non poteva essere mia madre, né tanto meno i ragazzi del campo poiché ero arrivata da appena un giorno. Nonostante ciò, decisi di indossarle e mi avviai verso la mensa. Appena arrivai sentii una voce alle mie spalle:
-Finalmente! Dov’eri finito?!- era Vito, e non sembrava tanto contento. Mi girai di scatto pensando ad una scusa plausibile. Appena mi girai, però, notai che il mio capo cabina non stava parlando con me, ma con Federico, un altro ragazzo della mia stessa cabina e che anche lui aveva fatto ritardo. L’avevo scampata.
Ci sedemmo ogni uno nei propri tavoli mentre le Ninfe ci servivano da mangiare. Mi alzai per andare ad offrire parte della mia cena agli dei quando ad un tratto esclamai: -Maya- non sapevo perché l’avevo detto, né come facevo a conoscere una parola greca, perché ero sicura che fosse greco, e sapevo pure cosa significava: “volo” so soltanto che in quel momento i miei piedi incominciarono a brillare e mi alzai delicatamente in cielo. Tutti i ragazzi delle varie cabine mi fissavano e notai che Chirone sorrideva fiero. In quel momento dalle scarpe sbucarono un paio di ali per piede che incominciarono a sbattersi e a divincolarsi come se fosse da tempo che non si muovevano. Cercai di concentrarmi e piano piano ritornai con i piedi per terra. Avevo gli occhi increduli di tutti puntati a dosso e nella sala riecheggiò un grande silenzio. Sulla mia fronte apparve un simbolo verde che brillava: era un caduceo.
-Molto bene. Chirone fu il primo a parlare –Ben venuta al campo Mezzosangue Claudia, figlia di Ermes!
-Ermes?!
-Il messaggero degli dei, protettore dei viandanti, dei mercanti e delle strade, re dei ladri e degli scherzi!
-Santissimi dei.
-Vai a fare a tuo padre l’offerta, lui ti ha riconosciuta come sua figlia.
Mi avvicinai al fuoco e bruciai un bel pezzo di carne. Chiusi gli occhi e pronunciai: -A mio padre Ermes.
Ritornai a sedermi al tavolo della mia casa, che ora era diventata veramente la mia casa. Vito mi diede uno spintone amichevole: -Pensavi di poterti liberare di noi vero?
-No guarda, non l’ho pensato nemmeno una volta- scherzai. Ero al settimo cielo! Mio padre mi aveva riconosciuta, mi aveva fatto un dono, mi aveva regalato delle scarpe che potevano volare, ma la cosa più importante per me era che ora sapevo chi fosse il mio vero padre.
 
Dopo la cena Chirone mi chiamò in disparte.
-Devo presentarti una persona.
Entrammo per la prima volta nella casa Grande e, seduto su una sedia a giocare a pinnacolo con un satiro, c’era un uomo un po’ robusto, che indossava un paio di bermuda, una maglietta tigrata e nella mano teneva una lattina di Coca Cola. Non lo avevo mai visto in vita mia, ma sentivo che quegli occhi rossi, come in stato di ubriachezza, non promettevano niente di buono.
-Lui è il Signor D- mi spiegò Chirone.
-Salve.
-O un nuovo arrivo, bhe, ben arrivata e bla bla bla…io sono il Signor D, direttore del campo- disse l’uomo con fare molto scocciato, senza alzare gli occhi dalla sua partita di pinnacolo. Sembrava che tutto questo fosse una punizione per lui.
-Signor D? Aveva detto che voleva vedere la ragazza perché aveva una cos…-
-Si lo so Chirone! Puoi lasciarci un po’ soli? Se non ti dispiace.
-Certo- Chirone si girò verso di me e mi fece un occhiolino. Appena se ne fu andato, l’uomo fu il primo a parlare.
-Bhe, mettiamo subito le cose in chiaro, io qui sono il capo, e non mi interessa niente di voi, devo solo ricambiare un favore a mio fratello.
Aveva appena finito di bere la sua lattina di Coca Cola, quando esclamò: -Vino- sfortunatamente, davanti a lui, invece di apparire un bicchiere di vino, apparve un'altra lattina di Coca.
-Maledizione a te padre!- imprecò l’uomo e in quel momento un fulmine attraversò il cielo stellato.
-Si si arrabbiati pure, tanto peggio di così non potrebbe andarmi.- continuò l’uomo.
-Aspetti un attimo!- padre, il tuono fuori, aveva chiamato mio padre fratello, la parola vino…...
-Lei è Dioniso giusto? Il dio del vino-
-Bene, noto che sei pure sveglia! Non credi di essere figlia di Atena?- pronunciò quelle parole con sarcasmo e anche con un po’ di disprezzo.
-Ad ogni modo, tuo padre mi ha detto di consegnarti questo- il dio mi porse un bracciale con sopra raffigurato un caduceo, simbolo di Ermes.
-Ma perché non me l’ha dato lui di persona? È o non è in messaggero degli dei?- mi sentivo strana, ero così felice ora che sapevo chi era mio padre, ma volevo vederlo, volevo vedere la sua faccia e abbracciarlo.
-Piano a come parli signorina!- mi ammonì il dio –tuo padre mi ha detto solo di dirti che quando arriverà il momento succederà una cosa molto importante per te, usa questo dono con prudenza. Ora vai, ho una partita di pinnacolo da finire.
-Si, levo il disturbo- presi il bracciale e lo infilai al polso. Uscii dalla casa Grande e trovai Mark, Arianna e Matte fuori con Chirone. Appena mi videro mi si avvicinarono.
-Com’è andata?- mi chiese Matteo.
-Diciamo bene, ho conosciuto il Signor D e mi ha consegnato questo bracciale dicendomi che è un regalo di mio padre.
-Wow
-Che vuoi dire con wow Ari?- chiesi.
-Di solito passa molto tempo prima che un genitore decida di riconoscere un figlio, a te è successo dopo un giorno e poi…..wow il bracciale è proprio bello!
-Ora, però tornate nelle vostre capanne, il coprifuoco è già passato da un pezzo e se le Arpie vi beccano….bhe non ve lo auguro- ci rassicurò Chirone.
-Benissimo, rimandiamo la discussione a domani? Sto morendo dal sonno.
-Si a domani- disse Matteo.
-Buona notte a tutti!- ci augurò Chirone.
Arrivai nella mia capanna e trovai Vito ancora sveglio.
-Che succede?- domandai.
-Niente, niente, ho tante cose cui pensare e dopodomani abbiamo la caccia alla bandiera e non so ancora con che casa allearmi.
-Capisco…- si vedeva che fare il capo di una casa era molto faticoso, Vito era stremato, ma continuava a preoccuparsi per la nostra casa..era proprio un buon capo ed ero fiera di averlo.
-Ora devi riposare, altrimenti la caccia alla bandiera non la vinciamo di sicuro, anche se non so ancora bene cosa sia, ma questo al momento non importa, riposati.- gli rivolsi un sorriso e lui ricambiò. Mi infilai nel letto, ma anche io non riuscivo ad addormentarmi…. Non facevo altro che pensare al regalo che mi aveva fatto Ermes… e alle parole che aveva detto Dioniso…”quando arriverà il momento succederà una cosa molto importante” così mi aveva detto il dio e non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire, ed io odio non sapere le cose. Sapevo solo che quel bracciale era molto importante, un dono di un dio, proprio come le scarpe alate! Ma questo era più potente, me lo sentivo… mi resi conto solo all’ora che quel bracciale non lo avrei mai lasciato, mai abbandonato, era troppo importante. Era un’arma. Ma di che tipo? E se fosse stato un arco? Be questo sarebbe significato solo due cose, o che mio padre non mi conosceva, o che voleva tanto male alle Ninfe degli alberi. Chiusi gli occhi per un attimo, ma quell’attimo durò più del dovuto e mi addormentai.



SALVE A TUTTI :3
Ora Claudia ha scoperto il suo vero genitore divino e sarà costretta a vivere nell'immenso disordine della cabina 11 xD
Ma cos'è quello strano bracciale che gli ha donato il Signor D da parte di suo padre?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi dispiace per chi sperava che Claudia e Vito si mettessero insieme o che Claudia facesse parte di un altra cabina xD
A breve arriverà il sesto capitolo :3
A presto!!! <3
Fra :D
 




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Capitolo 6
*** La mia prima Caccia alla Bandiera ***


Finalmente arrivò il giorno della caccia alla bandiera. Ci alzammo tutti molto presto e ci ritrovammo nell’arena. Ad un certo punto entrarono Chirone e il Signor D che incominciarono a parlare:
-Anche questo mese si svolgerà la caccia alla bandiera, che vedrà sfidarsi le case di Ermes e di Atena- incominciò Chirone. Si sentì un brusio generale. Vito era tesissimo. In quei giorni si era occupato notte e giorno della gara.
-Quindi chiediamo di far venire i capi delle cabine e bla bla bla per scegliere i propri alleati- continuò Dioniso visibilmente  molto scocciato.
-Vi ricordo che potete scegliere solo due case come alleate- specificò Chirone. Vito e Antonella, capo gruppo della casa di Atena, si fecero avanti. Il mio capo fu il primo a parlare: -Io Vito, figlio di Ermes, chiedo alle case di Apollo e di Ares, di unirsi con noi alla caccia alla bandiera.
Ci fu uno strano brusio tra i membri delle case interessate. Guardai Mark che stava immobile con le braccia incrociate.
-Io- intervenne Mark -capo gruppo della casa di Apollo, accetto di partecipare e di lottare al vostro fianco nella caccia alla bandiera- un urlo generale si levò dalla casa di Apollo.
-Anche noi- aggiunse Francesco, capo gruppo della casa di Ares –decidiamo di aiutarvi in questa competizione- un grido ancora più forte si levò dalla casa di Ares. Vito ce l’aveva fatta. Mi aveva confidato che voleva chiedere l’alleanza a queste due capanne, ma non era sicuro che avrebbero accettato. La casa di Atena scelse come alleate le case di Efesto e di Demetra.
-Benissimo, ora avete un ora di tempo per organizzarvi. Non appena il corno suonerà, dovrete entrare nella foresta e mettervi tutti hai propri posti- continuò Chirone –Andate!-
Mark, Francesco e Vito si riunirono per organizzarsi su come difendere la bandiera. Vito mi aveva spiegato come si svolgeva la gara: c’erano due gruppi che si sfidavano e ogni gruppo aveva una propria bandiera. Bisognava cercare di rubare la bandiera avversaria e portarla nel proprio territorio. Tutto era lecito, tranne uccidere o ferire gravemente. Mentre ci mettevamo le armature i tre capi ritornarono.
-Allora, ci divideremo in tre schieramenti, uno sul Pugno di Zeus, la montagna dove sarà sistemata la nostra bandiera, e dovranno difenderla…- incominciò Vito.
-Un altro, sempre in difesa, lungo i nostri confini…- continuò Mark.
-E infine, un altro, un po’ più numeroso, attaccherà- concluse Francesco.
-I gruppi comprenderanno alcuni membri delle varie case. I ragazzi di Apollo si apposteranno maggiormente in difesa, sugli alberi, per scagliare le loro frecce stordenti- si vedeva che Vito era molto teso, e questo non giocava a nostro favore, me l’aveva insegnato Arianna, se sei nervoso, finisci per combattere male.
-Mentre la maggior parte dei figli di Ares attaccheranno- esultò Francesco fiero della sua casa.
-Tutto chiaro?- terminò Mark.
-Chiarissimo- rispondemmo in coro.
 
Vito mi mise in difesa perché non voleva che mi facessi male. Me l’ero un po’ presa, sapevo combattere e non mi accontentavo di stare in difesa, anche se ero nuova. Prima che il corno suonasse, Mark mi augurò buona fortuna. Era proprio un buon amico, e si era preoccupato di me sempre, ero veramente contenta di conoscerlo. Dalla foresta si sentì il rumore di un corno. La battaglia era cominciata. Ci nascondemmo dietro i cespugli o dietro le rocce mentre i fratelli di Mark si appostarono sugli alberi, pronti a scagliare frecce lacrimogene. Non sentii nessun rumore sospetto. L’unico rumore che si sentiva era quello delle spade contro gli scudi dei gruppi vicini. Ad un tratto notai un ragazzo della casa di Demetra avvicinarsi furtivo alla bandiera. Feci per attaccare, ma la freccia di un ragazzo di Apollo arrivò prima di me. Una nube verdastra si levò dalla freccia e il ragazzo cadde a terra svenuto. Si sentirono delle urla da lontano e capì che un gruppo avversario era riuscito a penetrare nelle nostre difese: si stavano avvicinando. Mi preparai con la spada in mano. Il pugno chiuso lungo il manico pronto a colpire. Un gruppo di ragazzi corse contro di noi, e lì incominciò il vero combattimento. In fondo non me la cavai male, riuscii a mettere al tappeto un paio di ragazzi della casa di Atena. Mentre combattevo contro una figlia di Demetra, notai con la coda dell’occhio, che Antonella si stava avvicinando alla nostra bandiera e nessuno se n’era accorto. Con una mossa che mi aveva insegnato Arianna disarmai la mia avversaria e con un calcio la feci cadere a terra.
-Maya- pronunciai, e dalle scarpe spuntarono due ali. Riuscii a superare Antonella e a piazzarmi davanti a lei.
-Levati, non voglio farti del male, sei nuova- cercò di dissuadermi la figlia di Atena.
-Non ti preoccupare per me- le risposi in tono ironico. Vito aveva versato sangue per quella gara. Avrei difeso la bandiera ad ogni costo.
-Come vuoi- e partimmo all’attacco. Riuscii a schivare due affondi, ma Antonella era brava e non mi permetteva di attaccare. Cercai di fare un affondo, ma lei mi disarmò. La mia spada volò via e io caddi per terra. No, non volevo perdere. Odiavo perdere e questo suscitò in me una grande rabbia. Sentii uno strano calore al polso destro e non appena rivolsi lo sguardo verso la mia mano, notai che il braccialetto che mi aveva regalato mio padre, si stava illuminando. Avevo ancora la spada di Antonella puntata alla gola, ma la ragazza sgranò gli occhi appena vide la luce. Il bracciale si trasformò in un serpente che si attorcigliò alla mia mano, come se il mio braccio fosse il bastone del caduceo, ma al contrario. Mi ritrovai ad impugnare la testa di un serpente, mentre la coda si allungava di un metro. Era diventata una spada! Era leggerissima e riuscivo a padroneggiarla molto bene. Mi alzai e ricominciai a combattere contro Antonella. Il mio obbiettivo era quello di non farla arrivare alla bandiera e di guadagnare tempo per gli altri. Ad un certo punto vidi Mark che correva con in mano una bandiera su cui era ricamato una civetta e un elmo. Ce l’avevano fatta! Avevano preso la bandiera di Atena! Antonella se ne accorse subito e smise di combattere.
-beh, avete vinto, complimenti e, bell’arma.
-Grazie, sei brava complimenti- mi congratulai con lei e ci stringemmo la mano. A quel punto la mia spada ritornò alla sua forma normale. Corsi incontro a Mark e mi congratulai con lui. Ero tutta sudata e avevo parecchi graffi sulle braccia. Vito ci raggiunse di corsa. Anche lui non era in perfetto stato, ma si vedeva che era al settimo cielo. Batté il cinque a Mark e strinse la mano a Francesco. Poi venne da me e disse:
-Ottimo te la sei cavata! Brava!
-Avevi qualche dubbio?- chiesi ironicamente.
-Ora avremo i turni delle docce e dei bagni migliori per un mese!
Scoppiammo a ridere. Poi mi venne in mente del bracciale e decisi di chiedergli cosa fosse.
-Vito, prima, mentre combattevo con Antonella, il bracciale che mi ha regalato Ermes, si è trasformato in una spada con il manico da serpente.
-Mmm… è un regalo che ti ha fato nostro padre, di solito gli dei regalano un oggetto magico particolare per augurare buona fortuna hai figli. A me Ermes mi ha regalato un paio di ali che posso attaccare ad ogni tipo di scarpe per volare. Comunque chiedi a Chirone, vedrai che saprà darti delle informazioni migliori.
-Va bene, grazie.
Alla fine, come al solito, me ne dimenticai di chiedere a Chirone della spada, visto che passammo il resto della giornata a festeggiare la nostra vittoria. Avevo vinto la mia prima caccia alla bandiera!
 

RIECCOMI :D
Vi presento il sesto capitolo della mia fanfiction :3 Claudia ha vito la sua prima caccia alla bandiera, ma la spada che le ha regalato Ermes è molto strana...o forte? Prometto che prima della fine della settimana aggiungerò il settimo capitolo e secondo me è uno dei migliori che ho scritto :) Bhe spero che vi siapiaciuto, alla prossima!! :D
Baci baci
Fra :D





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Capitolo 7
*** Devo fare una scelta ***





I giorni al campo passarono. Ero sempre più felice delle esperienze che stavo vivendo, e ogni giorno, mi facevo nuovi amici. Ogni pomeriggio mi allenavo con Arianna ad usare la spada e prima di cena, cercavo di aiutare Vito con le faccende della casa. Chirone, però, era sempre più preoccupato: da tempo non arrivavano più semidei al campo e i satiri che mandava alla ricerca di nuovi ragazzi non tornavano più indietro. Parlò di questo fatto durante la riunione con tutti i ragazzi del campo.
-Presto le difese del campo si indeboliranno sempre di più, e il campo sarà soggetto a numerosi attacchi- disse il centauro.
-Chirone- fece una voce alle mie spalle –voglio un’impresa, voglio trovare e scortare al campo un nuovo semidio- appena mi voltai capì chi aveva parlato, era stato Mark!
-Ragazzo, parliamone in privato- disse Chirone, anche lui molto sorpreso.
Quello stesso pomeriggio, Chirone e Mark passarono molto tempo nella casa Grande a discutere su questa proposta. Io e Arianna eravamo molto preoccupate: chiedere un’impresa era molto pericoloso, soprattutto in questo periodo. Significava lasciare il campo per molto tempo e non sempre i semidei tornavano indietro… inoltre Mark era uno dei ragazzi più forti, non poteva abbandonare il campo in un momento così delicato. Dopo un oretta Mark e Chirone uscirono e noi gli corremmo incontro.
-Che ti sta saltando in mente Mark!?- gli urlò contro Arianna.
-Ari, sai benissimo che devo partire per questa impresa.
-Siamo già partiti per un’impresa poco tempo fa! E il campo è in crisi! E tu vuoi lasciarlo?!
-Ari, una profezia ha predetto che un ragazzo, figlio di uno dei tre Pezzi Grossi, è in Italia! Lo capisci o no che se sparisce pure lui il campo sarà ancora più in pericolo? Lo devo trovare!
-Si, Mark ha ragione- intervenne Chirone.
-Ma non può…- cercò di contraddire Arianna.  Mark si scurì in volto, e ciò era difficile per un ragazzo figlio del dio del sole. Aveva ufficialmente perso la pazienza.
-Ora basta! Ho deciso. Ora andiamo a dormire e domani andrò dall’oracolo a chiedere la profezia.
Arianna non fiatò. Era più grande di me e di Mark, ma quando lui si metteva in testa una cosa, nessuno poteva fermarlo. E  questo lei lo sapeva bene. Ci ritirammo tutti nelle proprie capanne, ma non riuscii ad addormentarmi tanto presto. Finalmente, verso le due, mi addormentai.
 
Il giorno dopo non feci i miei soliti allenamenti. Appena dopo colazione, ci trovammo io, Arianna, Mark, Matteo e Chirone di fronte alla casa Grande.
-Sono pronto- disse Mark.
-vai figliolo- gli rispose il centauro visibilmente molto preoccupato. Ciò che sapevo sull’Oracolo era molto poco. Sapevo che un tempo era una persona viva, ma una maledizione lanciatagli da Ade, il dio dell’oltretomba, aveva imposto allo spirito di non cambiare più il corpo che lo possedeva. L’Oracolo era uno spirito che prevedeva il futuro di un’impresa. Sapevo anche che era lo spirito dell’Oracolo di Delfi, e di conseguenza anche di Apollo. Forse era per questo che Mark non sembrava molto teso… Aspettammo fuori per un quarto d’ora che a noi sembrò un eternità, finché la porta della casa non si aprì e Mark uscì dalla porta. Era tutto bianco, come se avesse visto un fantasma. Mi preoccupai tantissimo, non lo avevo mai visto in quel modo ed ebbi uno strano presentimento, come se la profezia non fosse delle migliori.
-Mark? Tutto Ok?- gli chiese Arianna.
-S…stai bene?- gli feci coro.
Mark si sedette sulla sedia e sprofondò il viso nelle mani. Chirone gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla.
-Forza figliolo, dicci la profezia.
Mark fece un respiro profondo e disse:
                                                    “Alla ricerca di un figlio importante due partiranno.
                                                      A loro un satiro e un altro si aggiungeranno.
                                                      Alla casa di Apollo e Afrodite,
                                                      anche Ermes si dovrà unire.
                                                      Nella città sul mare dovranno andare,
                                                      e le loro paure più grandi affrontare.
                                                      La missione a termine si porterà,
                                                      ma uno dei quattro, nell’oblio, si perderà.”

Quest’ultima frase mi rimbombò nelle orecchie: era chiaro che a partire per quell’impresa erano Mark, Arianna e Matteo. Chi sarebbe partito della casa di Ermes? Vito, sicuro. Era il capo, e anche il più forte della nostra casa. Ma la cosa che mi spaventava di più, era il fatto che uno di loro non sarebbe più tornato indietro. Mi guardai attorno. Non potevo perdere gli unici amici che mi ero fatta al campo, non poteva veramente succedere una cosa del genere. Arianna teneva la mascella serrata e i pugni chiusi così forte da far sbiancare le nocche. Matteo aveva lo sguardo verso il basso e giocherellava con i riccioli delle sue cosce. Chirone si accorse della grande tensione che c’era nell’aria, e cercò di sdrammatizzare la situazione.
-Dai ragazzi, non fate quelle facce. Spesso le profezie fanno capire una cosa ma ne intendono un'altra.
-Si, Chirone ha ragione, ora dobbiamo decidere chi saranno i semidei a partire- intervenne Mark.
Chirone convocò un assemblea con tutti i capi delle varie case, ed io, visto che non ero capo, dovetti rimanere fuori. Aspettai cinque minuti, poi scoppiai. Non potevo stare lì senza fare niente! C’era in gioco la vita dei miei amici! Decisi di avvicinarmi ad una finestra per ascoltare la conversazione. Sono o non sono la figlia del dio dei ladri? Purtroppo riuscii a vedere poco. Tutti i capi cabina erano seduti in un tavolo e alle due punte c’erano Chirone e il Signor D. La riunione  incominciò, e per molto tempo si parlò del fatto che era molto pericolosa.
-È troppo pericoloso far partire tre semidei forti e lasciare così, le difese del campo ancora più scoperte- disse Antonella.
-Per non parlare del fatto che uno dei quattro che partiranno non tornerà- aggiunse Pietro, capo della casa di Efesto.
-Si, ma bisogna farlo! Sapete meglio di me quanto sia importante questa impresa! Portare al campo un figlio dei tre Grandi potrebbe salvarci!- intervenne Mark.
-Si lo sappiamo, ma è comunque una pazzia!- protestò Antonella. In quel momento Mark si alzò e sbatté forte le mani sul tavolo.
-Io non posso lasciare che il campo vada in rovina! Trovare un semidio così potente è di grande importanza! Io DEVO farlo!
Nessuno osò contraddirlo. Non lo avevo mai sentito così arrabbiato. Di solito amava scherzare e fare battute, ma in quel momento sentivo che era tesissimo.
-Va bene ora calmatevi- fece Chirone poggiando una mano sulla spalla di Mark per farlo sedere –questo è un momento molto delicato, e se facciamo nascere dei conflitti interni, il campo cadrà prima che i mostri arrivino. Ora concentriamoci su chi dovrà partire.
-Mi sembra molto chiaro che Mark sarà accompagnato da Arianna e da Matteo- incominciò Federica, capo gruppo della casa di Demetra. –e da Vito, visto che la profezia parla di un figlio di Ermes.
Non sapevo la reazione di Vito dato non aveva parlato fino ad allora. Erano tutti miei amici,Vito era il mio capo cabina, non potevo rischiare di perdere pure lui.
-Ma loro accetteranno?- fece Chirone rivolgendosi a loro.
-Io accetto- fecero in coro Arianna e Matteo. Erano dei buoni amici e non avrebbero abbandonato Mark. Mi sentii male. Strinsi forte i pugni intorno all’erba e la strappai. Pure io volevo accompagnarli in quell’impresa.
-Io…- fece Vito con voce sottile –Io non posso.
Non sentii bene ciò che stava succedendo, non sapevo nemmeno se avevo sentito bene. Vito che rifiutava un’impresa?! Non ci credevo.
-Mi dispiace, ma non sono io quello della profezia- fece il mio capo cabina.
-Ma allora chi è?- chiese Francesco. Per la prima volta in tutta l’assemblea, sentii parlare il Signor D:
-Perché non lo chiediamo alla persona che sta ascoltando dietro la finestra?
Mi irrigidì immediatamente. Mi avevano beccato. Sentii gli sguardi di tutti puntati a dosso. Cercai di scappare gattonando, ma un tralcio di vite mi prese per la caviglia e mi tirò indietro.
-Claudia?!- fece Mark che, insieme agli altri si era affacciato alla finestra. Sentivo che quelli sarebbero stati i miei ultimi momenti di vita, il Signor D o Chirone mi avrebbero ucciso o trasformato in una pianta e io non avrei mai più finito di vivere la mia vita. Non avrei finito gli studi, non avrei mai avuto un marito e non mi sarei mai sposata. Mi voltai di scatto, rossa in faccia dalla vergogna e per fortuna, tutte quelle cose che mi erano passate nella mente, non accaddero.
-Non è come sembra, lo giuro! Sono solo passata un momento! Non stavo origliando! Non ho sentito niente!- cercai di difendermi.
-Peccato che stai là dietro da, più o meno…si da quando abbiamo incominciato- sbottò il Signor D. In quel momento sarei voluta sprofondare nel Tartaro per l’eternità.
-Bhe allora, vuoi partire si o no?- fece Dioniso molto seccatamente.
-No!- intervenne Mark –lei è appena arrivata al campo! Non può partire ora!
Il Signor D lo guardò in faccia come se volesse fulminarlo. –La profezia parla di un figlio di Ermes, questa ragazza è una figlia di Ermes. Visto che il suo capo cabina ha rifiutato, ora lo chiedo a lei.
-Ma…- cercò di controbattere Mark, ma Chirone lo fermò con lo sguardo. Il mio amico guardò prima me, poi il dio e infine di nuovo me. Fece un respiro profondo e disse
-Claudia, vuoi accompagnarci in questa impresa?- io mi alzai in piedi, guardai prima Mark, poi Chirone e infine Vito, che era ancora serio e che non si era mosso da quella sedia. Cercai aiuto in ognuno dei miei amici. Non sapevo cosa rispondere, volevo partire, ma avevo paura di deluderli. Poi Vito fece un impercettibile si con la testa. Ritornai a guardare Mark dritto negli occhi. Dovevo accompagnare i miei amici. Dovevo farlo.
-Ne sarei onorata- risposi infine.



ECCO IL SETTIMO CAPITOLO!
Cosa ne pensate? Claudia ha accettato la sua prima impresa, ma perchè Vito non ha voluto prendere parte alla missione?
Penso che questo sia uno dei capitoli più lunghi che ho scritto, spero solo di non scocciarvi :)
Ora devo andare, ma nel pomeriggio pubblicherò anche l'ottavo capitolo :3
A più tardi :D
Kiss
Fra <3
 




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Capitolo 8
*** Parto per l'impresa ***





Il mattino dopo ero pronta. Chirone ci aveva consegnato degli zaini con un po’ di provviste, dei soldi, sia greci che italiani, e dei cambi. Io avevo indossato le scarpe che mi aveva regalato mio padre e al polso portavo il bracciale magico. Arianna indossava dei pantaloni aderenti, una maglietta viola, una felpa in tinta e portava i capelli legati in una coda perfetta. Mark era vestito come al solito, un pantalone corto, una  maglietta e una felpa. Matteo indossava una maglietta sgualcita, dei pantaloni lunghi e larghi, delle scarpe finte per coprire gli zoccoli e in mano teneva le sue stampelle. Prima che uscissi dalla mia cabina, Vito mi si era avvicinato:
-Come mai non ti sei offerto di partire per questa impresa? –gli chiesi.
-Non me la sentivo, veramente, qualcosa dentro di me mi diceva che non ero io il figlio di Ermes che doveva partire per questa impresa. Sinceramente sono felice che sia tu. Mi devi fare una promessa, però.
-Si dimmi. – Vito mi guardò dritto negli occhi e a bassa voce mi disse:
-Devi promettermi che non sarai tu quella persona a non tornare a casa, ti prego promettimelo.
Lo guardai dritto negli occhi. Ero molto sorpresa di quanto fosse legato a me e non volevo deluderlo, era mio fratello e per me la famiglia è veramente importante.
-Te lo prometto. –Gli porsi la mano in segno di amicizia, ma lui mi abbracciò. Era veramente il fratello migliore che avessi mai avuto e ricambiai l’abbraccio. Prima di varcare la soglia della porta lo guardai un ultima volta e gli rivolsi un grande sorriso, poi mi avviai verso la porta che conduceva all’uscita del campo.
 
 
-Siete pronti ragazzi?- ci incitò Chirone –Argo vi accompagnerà per un pezzo, fino a Venezia, poi toccherà a voi trovare il semidio e ritornare a casa.
Mi toccai il polso e mi ricordai del bracciale che mi aveva consegnato il Signor D dicendomi che era un regalo di mio padre.
-A Chirone, devo chiederti una cosa
-Dimmi tutto.
Mi concentrai e uno strano calore si estese dal mio braccio alla mia mano e il bracciale si trasformò in una spada col manico da serpente. Gli occhi di Chirone mostrarono un espressione molto sorpresa.
-Chi te l’ha data? – mi chiese il centauro. Anche i miei amici rimasero molto sorpresi nel vedere il mio bracciale trasformarsi in una spada. Non avevo detto niente nemmeno a loro e durante gli allenamenti con Arianna non usavo la mia spada, solo Vito sapeva della sua esistenza.
-Me l’ha data Dioniso la sera che ho scoperto il mio vero padre- risposi.
-È una spada favolosa, non ne avevo vista nessuna fino ad ora… ameno che… posso prenderla?
Di norma non l’avrei data a nessuno, non ero gelosa degli oggetti, ma quella spada era troppo importante. Nonostante ciò, mi fidavo ciecamente di Chirone e gliela diedi.
-Si certo- non appena la prese in mano, la lasciò cadere di colpo, lanciando un urlo e tenendosi la mano che stava diventando sempre più rossa. Io mi spaventai e cercai di aiutarlo, ma in quel momento apparve il Signor D. Aiutò Chirone a medicarsi e lo curò. Poi si rivolse a me.
-Di solito non parlo con i giovani arrivati, anche se detesto con tutto il cuore anche quelli vecchi- rivolse un occhiataccia ad Arianna e a Mark che lo stavano aiutando con Chirone. –Stai attenta, questa spada è legata a te con un patto che hai fatto con tuo padre, se qualcuno tocca la spada al posto tuo, proverà dolore, a meno che, non abbia la forza di affrontare la collera di un dio- mi guardò con un sorriso malizioso, poi guardò Mark come se lui centrasse qualcosa. –Se tuo padre ti ha fatto questo regalo, vuol dire che ci tiene molto a te e che sei molto importante, il nome di questa spada è fidi, serpente.
Il dio si allontanò molto velocemente, non sembrava il solito Dioniso e le parole che mi aveva detto mi avevano molto spaventata. Come poteva un dio come mio padre, regalarmi una spada così potente? Serpente? Fidi? Forse mio padre non era il solito dio che mi ero immaginata, uno buono e dolce, forse nessun dio era così. Non sapevo quanto sbagliavo. Mi sentii male al pensiero che non si era degnato nemmeno una volta di venirmi a trovare, di dirmi di persona chi ero veramente, che ero un mezzosangue, figlia di un dio! Avevo il cuore pieno di rimorso e di rimpianto. Avevo sempre voluto vivere una vita piena di avventure, ma ora che avevo scoperto il lato divino che c’era in me, non ne ero molto sicura, forse quella vita non era fatta per me, ma non potevo dirlo con precisione, la mia vita da semidea non aveva mai varcato la soglia del campo. Ora ero pronta. Dioniso mi aveva anche detto che mio padre mi voleva bene e mi aveva fatto questo regalo, e che ero importante. L’avrei reso fiero di me.
Raccolsi la spada da terra e non appena la strinsi forte, ritornò nella sua forma di bracciale. Vidi allontanarsi Chirone che mi fece un occhiolino, segno che non era arrabbiato per quello che era successo e tirai un sospiro di sollievo. L’ultima cosa che non avrei voluto era mettermi contro un centauro millenario e immortale, e poi Chirone era il mio maestro, mi aveva accolto a braccia aperte al Campo. Mi girai e con gli altri incominciai a scendere la collina. Prima di entrare nel furgone rivolsi uno sguardo all’albero di Talia, non gli avrei delusi, avrei aiutato i miei amici a salvare il campo, e gli avrei protetti a costo della vita.
 


SALVE :D
Ecco l'ottavo capitolo...sinceramente non mi convince molto, ma spero che vi piaccia ugualmente :D
La settimana prossima arriverà il decimo, l'undicesimo e forse anche il dodicesimo capitolo ;)
A presto :D
Fra
Ps: please recensite <3





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Capitolo 9
*** Incomincia il viaggio ***




Il viaggio lo passammo a chiacchierare sulla missione che dovevamo affrontare. Eravamo tutti molto preoccupati e non era facile trovare un semidio in una città come Venezia. Si, eravamo diretti proprio lì. La profezia parlava di una città sul mare e Venezia, anche se non è proprio sul mare, ha la maggior parte delle strade inondate. Cercammo di rallegrarci un po’ a vicenda. Io ogni tanto facevo delle battute, Arianna non la smetteva più di parlare delle boutique che stanno a Venezia, Matteo invece non la smetteva di parlare della flora che ci circondava. Ogni tanto sparava un nome di una pianta che, a mio parere, era inesistente. L’unico che non aprì bocca fu Mark. Io ero seduta accanto a lui e mi faceva tenerezza vederlo così giù di morale. Gli poggiai una mano sulla spalla e gli mostrai il mio miglior sorriso.
-Andrà tutto bene, vedrai
Lui ricambiò il sorriso, e cercò di sembrare meno abbattuto.
 
-Venezia!- urlò Arianna ad un certo punto affacciandosi dal finestrino del furgoncino. Da lontano si vedeva una città, e ogni tanto, il sole ricalcava le acque delle strade.
-Io amo Venezia! – continuò la ragazza –ci sono un sacco di boutique, di negozi, di profumerie! E poi è una città così romantica! – tutti noi scoppiammo a ridere, persino Mark, non l’avevo mai vista così eccitata. Dopo una decina di minuti, Argo bussò alla finestra come segno che eravamo quasi arrivati. Argo era un poco strano, aveva il corpo intero ricoperto di occhi e non parlava mai. Si diceva che aveva un occhio pure sulla lingua, ma era un abile guerriero ed era anche il capo delle difese del campo. Faceva un po’ da accompagnatore, accompagnava i ragazzi per un pezzo di strada quando c’erano delle imprese. Argo ci lasciò proprio alle porte della città, da lì sarebbe incominciata la nostra impresa. La città era stupenda. La maggior parte delle strade erano sommerse e molte persone giravano con le gondole, imbarcazioni con la punta e la coda rialzate. La giornata era splendida, Arianna si fermava ad ogni negozio di scarpe e rimaneva con la faccia appiccicata alla vetrina finché non la spostavamo di peso noi. Camminammo per un po’, e arrivammo in un giardino. Ad un certo punto, sentimmo uno strano rumore di foglie provenire da un cespuglio dal quale uscì un ragazzo un po’ più piccolo di me. Il ragazzo non era solo, era inseguito da un cane. Il che è anche normale se si ha in mente l’idea di un bambino che gioca con il proprio cane, il problema era che il cane aveva al posto della coda un serpente! Il mostro assomigliava molto ad un pitbull, era alto, robusto e con un muso che incuteva paura, la coda, però, aveva la forma di un serpente ricoperto di scaglie.
-è Ortro! –urlò Mark.
-Un che?!- gli feci coro.
-Ortro era un custode, insieme al pastore Euristeo, della mandria di Gerione e fu ucciso da Ercole nella sua decima fatica.
-Ah ora è tutto chiaro.
Incominciammo a correre  all’inseguimento del cane-mostro. Impugnai la mia spada e ordinai alle mie scarpe magiche di farmi arrivare tra lui e il ragazzo. Il cane si bloccò e incominciò a ringhiare. Avevo già avuto una brutta esperienza con dei cani-mostro, ma cercai di contenermi. Ortro attaccò per primo. Con un balzo schivai il suo attacco e cercai di fare un paio di affondi, ma nessuno di questi riuscì a colpirlo. Era veramente veloce! Per fortuna Mark e Arianna vennero in mio aiuto mentre Matteo aiutava il ragazzo a rialzarsi che nel frattempo era caduto. Insieme cercammo di attaccare il mostro, e solo una freccia di Mark, piazzata nel ventre del mostro, riuscì a distruggerlo. Il cane si dissolse in una nuvola nera, proprio come era successo al segugio infernale la prima volta che avevo incontrato i miei amici. Avevamo tutti l’affanno. Non appena l’Ortro si distrusse mi girai alla ricerca del ragazzo che avevamo visto prima. Lo trovai poco lontano da noi, era accucciato in un angolino della strada con le mani intorno alle gambe, si vedeva che era terrorizzato. Mi misi al suo stesso livello e con un grande sorriso gli chiesi:
-Ciao, io sono Claudia, loro sono Arianna, Mark e Matteo. Tu come ti chiami?
-…Mat…Mattia…- disse il ragazzo. Il ragazzo aveva i capelli neri e gli occhi verdi. Indossava un pantaloncino corto e una maglietta sgualcita.
-Ciao Mattia- fece Arianna –puoi venire un attimo con noi? Dobbiamo parlare- ancora una volta la figlia di Afrodite era riuscita a sorprendermi. Era così dolce e così carina che riuscì a convincere immediatamente il ragazzo a seguirci. Matteo mi aveva spiegato che quello era uno dei poteri che alcuni figli di Afrodite avevano.
 
Entrammo in un bar e con quei pochi soldi che ci aveva dato Chirone, riuscimmo a prendere qualcosa da mangiare. Dopo aver finito il suo panino, Matteo incominciò a parlare:
-Scusate, potete spiegarmi chi siete?
-siamo amici, non ti preoccupare- fece Arianna con un grande sorriso sulle labbra.
-Dobbiamo farti alcune domande- intervenne Mark un po’ più serio –noi sappiamo che sei un ragazzo speciale, proprio come noi.
-Tu dove vivi?- chiesi. Mattia si irrigidì e spostò la testa di lato, si vedeva che avevo toccato un tasto dolente e Matteo me lo fece notare lanciandomi un occhiataccia.
-Io vivo per strada- disse il ragazzo –i miei genitori non ci sono più. Mio padre non l’ho mai conosciuto, mentre mia madre è morta tre anni fa in un incidente stradale. Non ho nessuno. Sono scappato da un orfanotrofio qualche mese fa e adesso vivo per strada.
Quel discorso mi aveva aperto il cuore e con la voce più dolce che avevo, cercai di rassicurarlo
-Sai, non sei l’unico. Io non ho mai visto mio padre e subito dopo la mia nascita, mia madre si è sposata con un altro uomo che non ho mai accettato. Tutti qui abbiamo un passato difficile alle nostre spalle e per questo che vogliamo chiederti di venire con noi, come ha detto Mark, tu sei speciale e il tuo futuro lo è ancora di più. Sei forte, più forte di noi tutti messi insieme.
Mattia mi guardò dritto negli occhi e notai che in loro si stava accendendo una luce di speranza. Poi il ragazzo tornò a guardare il piatto ormai vuoto.
-Va bene- disse con un filo di voce –vengo con voi.
 


ECCOMI!
Salve a tutti ragazzi :D Scusate ma questa e la prossima settimana saranno tremendamente pesanti D: Ho 7 compiti in classe per non parlare delle interrogazioni T.T spero di riuscire a mettere ancheil decimo, l'undicesimo e il dodicesimo capitolo, ma non posso garantirvi niente :(
Detto ciò, ecco a voi il nono capitolo :3 come vi sembra Mattia?
Aspetto le vostre recensioni :D
-Fra


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Capitolo 10
*** I nstri nemici ***


Eravamo riusciti a trovare un nuovo semidio e a convincerlo a venire con noi ma sia Matteo che Arianna non erano convinti che era un figlio di uno dei Tre, io e Mark, invece, ne eravamo convintissimi. Non so perché, ma qualcosa mi diceva che era lui quello giusto. Il problema più grande, ora era ritornare a casa. Sapevo che il campo era vicino Roma, ma noi eravamo a Venezia e non avevamo nessun mezzo per tornare a casa. Decidemmo di prendere un autobus. L’autista aveva all’incirca una trentina d’anni, indossava un uniforme blu e un paio di occhiali da sole. Era alto e molto muscoloso. Affianco a lui, c’era un altro ragazzo che doveva avere una ventina d’anni, era magro ed era anche lui muscoloso. Entrammo nell’autobus e ci sedemmo nei posti infondo. Appena l’autobus partì, poggiammo la testa sul sedile e tutti e cinque ci addormentammo.
 
Quella volta feci uno strano sogno. Ero in uno strano posto al buio e in mano impugnavo fidi. Sentivo due strane voci di sottofondo che ridevano, poi ad un tratto una disse: -noi conosciamo le tue paure più grandi- poi l’altra continuò –sappiamo di cosa hai più paura figlia di Ermes.
In quel momento il sogni finì.
 
Mi svegliai di soprassalto. L’autobus si era fermato di colpo e stranamente eravamo solo noi, tutti gli altri passeggeri non c’erano più. Incominciai ad agitarmi e cercai di svegliare Mark che stava ancora nel mondo dei sogni.
-Cosa c’è? – chiese il figlio di Apollo ancora un po’ stordito per il sonno.
-Mark, muoviti alzati. Guarda non c’è più nessuno nell’autobus! Aiutami a svegliare gli altri.
Appena Mark si rese conto di quello che stava succedendo, mi aiutò a svegliare gli altri e, vi assicuro che non fu facile convincere Matteo che non doveva andare a scuola e che non ero sua madre. Appena ci riuscimmo ci avventurammo nell’autobus. Avevo la mano poggiata sul bracciale, pronta a trasformarlo in una spada. Uscimmo dall’autobus e notai che il sole stava tramontando. Fuori i due autisti stavano bevendo una birra e avevano uno strano sorriso sulle labbra.
-Ben svegliati semidei! – disse quello più robusto.
-Chi siete – fece Arianna pronta ad attaccare col pugnale in mano.
-chi siamo? Hai sentito fratello? – fece l’altro –vogliono sapere chi siamo.
-Bene fratello, facciamoglielo vedere!
Solo in quel momento riconobbi le loro voci. Erano le stesse del mio sogno! Erano dei, ne ero sicura! Proprio in quel momento i due cambiarono i vestiti che indossavano: il più grosso ora indossava un paio di jeans scuri e una maglietta rosso sangue, mentre quello più piccolo indossava una bandana sulla testa, un paio di pantaloni neri e una giacca di pelle scura. Avevano un aria da motociclisti ed entrambi portavano ancora gli occhiali da sole, masi riusciva a intravedere le pupille vuote dei loro occhi. Era uno spettacolo che non augurerei a nessuno.
-Finalmente fratello! – disse quello piccolo –non ce la facevo più ad indossare quegli stupidi vestiti.
-Si- aggiunse Arianna –questi sono decisamente più belli.
-Ari, così non aiuti- cercai di dire.
-No, no- disse quello grosso –la nostra sorellina ha ragione, si vede che è figlia di Afrodite.
“Sorellina!?” nella mia testa incominciai ad esaminare tutto l’albero genealogico degli dei.
-Ho capito! –urlammo io e Mark contemporaneamente. Poi ci guardammo e arrossimmo. Io fui la prima ad uscire da quell’imbarazzante situazione.
-Voi siete figli di Ares e di Afrodite! Voi siete Phobos e Deimos! Paura e Terrore!
-è sveglia la ragazza- disse il mingherlino che doveva essere Phobos.
-Già, non direi la stessa cosa di suo padre- aggiunse Deimos.
-Ehi! Che avete contro mio padre!?
-Noi?!- disse Phobos con aria innocente –assolutamente niente. Siamo solo venuti ad avvisarvi che il viaggio di ritorno sarà molto più pericoloso di quello che immaginiate. Non ritornerete al campo, proprio come i satiri che avete mandato alla ricerca di nuovi semidei.
-Quindi siete stati voi! –urlò Mark, ma gli dei lo ignorarono completamente.
-Non vi renderemo le cose facili, vi daremo filo da torcere e tu- riferendosi a Mattia –sei forte, lo sappiamo, ma non puoi niente contro di noi.
E i due dei sparirono in una nuvola di fumo e con loro anche l’autobus.
 
Decidemmo di accamparci poco lontano dalla strada, nella foresta. Il sole non era ancora calato del tutto e ne approfittammo per fare un poco di legna per il fuoco.
-domani mattina chiameremo Chirone- disse Mark.
-Già, sarà in pensiero per noi- aggiunse Matteo.
L’unico che non aveva aperto bocca dall’incontro con Phobos e Deimos era Mattia, che se ne stava seduto sotto un albero. Mi sedetti vicino a lui e per un istante guardammo come Matteo cercava di accendere il fuoco con scarsi risultati. Era un imbranato nell’accendere il fuoco, se non avessi visto con i miei occhi il suo posteriore caprino non avrei mai giurato che fosse un satiro.
-Claudia- disse il Mattia.
-Dimmi.
-Chi è mio padre? –lo guardai in faccia con un espressione seria in volto. Poi feci un profondo respiro e dissi tutto
-Conosci gli dei?
-Quali? Quelli come Zeus? –gli tappai immediatamente la bocca. Avevo imparato a mie spese che i nomi erano importanti e che non andavano nominati gli dei senza ragioni importanti. Si correva il rischio di essere fulminati all’istante.
-Si, proprio loro. Beh molti pensano che si siano estinti con l’avvento della società romana e con le altre culture, in realtà sono ancora vivi…- non sapevo come dirlo. Mi capitava spesso di perdere il filo del discorso.
-e spesso e volentieri scendono sulla terra e si innamorano dei mortali- Mark mi aveva appoggiato una mano sulla spalla.
-E questo che c’entra?
-Tu sei un semidio- tagliò corto Arianna –tua madre era una mortale e tuo padre un dio.
Sul volto di Mattia apparve un espressione di stupore.
-Ora ci presentiamo meglio- dissi alzandomi in piedi –Io sono Claudia, figlia di Ermes, messaggero degli dei, protettore delle strade, dei mercanti e dei ladri, re degli scherzi- gonfiai il petto. Ero fiera di mio padre.
-Io sono Mark, figlio di Apollo, dio della musica, dell’arte, del sole e della poesia.
-Io sono Arianna, figlia di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore
-Ed io sono Matteo e sono un satiro.
-Cioè è per metà una capra quindi ti prego non scandalizzarti se si toglie i pantaloni e mostra il suo fenomenale lato B peloso- scherzai.
-E io chi sono? Nel senso, chi è mio padre? –disse Mattia.
-Non lo sappiamo, per il momento sei indeterminato. Ma stai tranquillo, presto tuo padre ti darà un segno e allora capirai tutto- disse Mark con un sorriso.
 
Io mi offrii volontaria per il primo turno di guardia. Rimasi per molto tempo in silenzio a guardare la legna che ardeva nel fuoco.
-A cosa stai pensando? –mi voltai e trovai Mark seduto affianco a me.
-Non lo so, forse al sogno che ho fatto e alla profezia- e fu così che gli raccontai tutto.
-Non devi aver paura, o meglio, tutti hanno paura e probabilmente ognuno qui dovrà affrontare le proprie visto che andiamo incontro a Phobos e Deimos che sono la personificazione della paura e del terrore, ma vedrai che si risolverà tutto per il meglio.
Mark non era stato molto convincente, e mi accorsi che era più preoccupato di me. Appoggiai la testa sulla sua spalla e dissi
-Sei preoccupato, è inutile che me lo nascondi, che hai?
-Forse questa impresa è troppo pericolosa per te, insomma, sei arrivata al campo da meno di un mese e hai già avuto un’impresa!
Scattai in piedi e per poco non svegliai tutti –Cosa?! So cavarmela benissimo da sola! Infondo ho la tua stessa età!
Mark mi tappò la bocca con la mano e mi fece sedere.
-Che vuoi svegliare gli altri? Sei pazza?!- poi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. Ripresi la conversazione di prima con tono più basso –E comunque non ti credere più forte di me solo perché sei al campo da più tempo. Sono brava e apprendo in fretta sappilo.
-A su questo non c’è dubbio, proprio come quando hai  imparato a tirare con l’arco- Mark mi fece ricordare la mia figuraccia con la Ninfa la prima volta che tirai con l’arco.
-Quella è un eccezione e poi preferisco la spada all’arco.
-Tu dovresti ringraziare mio padre se sei nata perché è stato lui a risparmiare la vita ad Ermes quando è nato
Mi ricordai la storia che mi aveva raccontato la mia professoressa alle medie. Appena nato, Ermes aveva dimostrato la sua grande dote di ladro rubando il bestiame sacro ad Apollo e mentre ritornava nella grotta dove la madre dormiva ignara di ciò che aveva combinato il figlio, costruì la lira, uno strumento musicale. Appena Apollo si accorse del furto accusò subito Ermes, che per farsi perdonare regalò al fratellastro la lira.
-No, in realtà mio padre se l’è cavata da solo costruendo e regalando ad Apollo la lira- gli feci una linguaccia e scoppiammo nuovamente a ridere. Mark alzò lo sguardo al cielo. Era una notte stellata e il fuoco illuminava vagamente il suo viso.
-Dai, hai fatto il tuo turno, ora tocca a me, riposati.
Lo guardai e gli rivolsi un sorriso.
-Si, va bene, ma poi ricordati di svegliare Matteo. Il prossimo turno tocca a lui e pure tu sei molto stanco
Mi alzai e sistemai un po’ di legna nel fuoco, poi tornai a sedermi vicino a lui.
-Va bene- mi rispose
-Lo prometti?
-Si, te lo prometto.
 


SALVE A TUTTI!!
Ecco finalmente il decimo capitolo:) sfortunatamente non penso di riuscire a pubblicare l'undicesimo e il dodicesimo come avevo promesso:(
tutta colpa dei prof-furia e dei loro maledettissimi test -.-
La settimana prossima sarà la peggiore dellamia vita e non vi garantisco niente D:
Beh come vi sembrano Phobos e Deimos?
Fatemi sapere seil capitolo vi piace ;D
A presto:3 <3
Bacioni
Fra <3



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Capitolo 11
*** L'incontro con le Dracene ***





Il giorno dopo chiamammo il campo grazie ad un messaggio Iride. Iride è la dea dell’arcobaleno e se riesci a crearne uno e ci fai cadere dentro una dracma, la dea ti permette di parlare con una qualsiasi persona. Fortunatamente Arianna era riuscita a crearne uno e io avevo un paio di dracme. Sullo sfondo apparve Chirone che ci rivolse un gran sorriso.
-Salve ragazzi! Come sta andando l’impresa?
-Non tanto bene in realtà- disse Mark.
-Già, vuoi sapere prima la notizia bella o quella cattiva?- aggiunsi
-Mmm…dimmi prima quella bella
-Abbiamo trovato il ragazzo- disse Arianna facendo entrare Mattia nella visuale di Chirone.
-La cattiva è che Phobos e Deimos ci sono alle costole, sono stati loro ad impedire ai satiri di trovare nuovi semidei e ora vogliono fare la stessa cosa con noi- aggiunse Matteo terrorizzato.
-I figli di Ares?! Strano. Va be ragazzi cercate di arrivare sani e soprattutto interi al campo. Vi avverto, se avete a che fare con Phobos e Deimos dovete essere pronti ad affrontare le vostre paure più grandi. In bocca al lupo.
In quel momento il messaggio finì. Chirone non era stato proprio di grande aiuto e più che rassicurarci ci aveva spaventato ancora di più. Ricominciammo a camminare verso la città più vicina per trovare un altro modo per tornare al campo. Io e Arianna camminavamo dietro, mentre gli altri stavano poco più avanti che cercavano di spiegare a Mattia come si combatteva e cosa doveva fare quando si ritrovava un branco di mostri alle calcagna.
-Vi ho sentito ieri sera- fece Arianna sorridendo e abbassando il tono della voce per evitare che gli altri ci sentissero.
-Cosa?! –chiesi allarmata.
-A te e a Mark. Come eravate dolci! –la guardai in modo interrogativo, ma lei continuò senza considerare la mia espressione.
-Sono la figlia della dea dell’amore, so riconoscere certe situazioni. So tutto sui fatti di cuore.
-E che vorresti dire?
-Ti dico solo che conosco Mark da quando è arrivato al campo e non l’ho mai visto così legato ad una persona come lo è con te.
-Siamo amici tutto qui.
-Certo lo siete. Va be, non posso mettere dito su queste cose, anche se mi piacerebbe molto, ma lascerò che accada tutto da solo- la figlia di Afrodite sorrise e corse avanti per evitare che io le rispondessi lasciandomi sola con tante idee strane nella testa.
 Dopo una mattinata di cammino arrivammo nel paese più vicino, ma non c’erano autobus o mezzi a noi accessibili per avvicinarci di più al campo. Quindi entrammo in un bar e prendemmo una cosa da mangiare visto che eravamo affamati. Dopo un ora di riposo, ricominciammo a camminare.
-è tutto molto strano- disse Mark ad un certo punto.
-Che intendi dire? –domandai
-Fino ad ora non abbiamo incontrato nessun mostro sulla strada
-O Mark non lo dire! Ogni volta che qualcuno dice una cosa del genere un attimo dopo appare un mostro.
-Quello accade solo alla TV
Manco a farlo a posta dai cespugli uscirono cinque donne tutte verdi con al posto delle gambe delle code da serpente. Avevano gli occhi gialli come quelli dei rettili e due canini affilati e al posto delle unghie, avevano degli artigli affilatissimi.
-Mmm….oggi ssssssi mangia bene! Ssssssstufato di sssemidei! –sibilo una
-Che ti avevo detto?!- feci a Mark.
-Dracene! - Sbuffò Arianna –una per ciascuno, mi sembra giusto.
-Si, peccato che Mattia non sappia combattere- aggiunse Matteo.
-Ottima osservazione- fece il ragazzo impaurito.
-Stai dietro di me, le terrò occupate con le frecce-disse Mark.
Eravamo circondati e presto ci ritrovammo spalla contro spalla. In quel momento partimmo all’attacco. Io me la vidi con una delle cinque che aveva una spada un po’ più lunga della mia. Ci fronteggiammo per un po’. Schivai un paio di affondi, ma il mostro riuscì a parare i miei colpi. Ero troppo presa a parare i suoi affondi e non mi accorsi che una delle code della dracena si stava muovendo velocemente verso di me. Mi beccò in pieno stomaco e caddi di lato per la botta. Lasciai cadere la spada e portai entrambe le mani sul punto che mi faceva male. La dracena cercò di prendere la spada, ma non appena la toccò, ne rimase fulminata e non riuscì a muoversi. Approfittai di quel tempo per alzarmi e riprendere la spada, anche se lo stomaco mi faceva ancora male. La dracena si riprese quasi subito e ritornò alla carica ancora più arrabbiata di prima. Riuscì a difendermi per poco e la donna serpente mi graffiò un paio di volte. L’ultimo graffio fu molto profondo e mi doleva molto. Nonostante ciò, riuscii a tirare un calcio al mostro che cadde per terra. Approfittai di quel momento per infilzarla e non appena la lama della mia spada toccò il mostro, la dracena si disintegrò. In quel momento mi girai e notai con grande piacere che anche gli altri erano riusciti a sconfiggere i mostri. Vedevo sbiadito e mi girava forte la testa, riuscì solo a sentire la voce di Arianna che mi diceva:
-Claudia, stai sbiancando che hai?
In quel momento svenni.
 
Mi risvegliai piano sentendo uno strano sapore di cioccolato sulle labbra. Appena aprii gli occhi vidi Arianna china su di me che mi stava dando un po’ di ambrosia, il cibo degli dei che permetteva di guarire la maggior parte delle ferite.
-Finalmente ti sei svegliata- disse la ragazza volgendomi un bel sorriso. Mi misi seduta lottando contro un forte mal di testa.
-Riposati- disse Matteo –hai avuto una bella botta e i graffi erano profondi.
-Non vi preoccupate, sto bene- cercai di dire alzandomi in piedi con l’aiuto di Arianna.
-Continuiamo? –feci cercando di sembrare ottimista.
-Non se ne parla proprio! –mi rimproverò Mark –devi riposare.
-Ce la faccio benissimo
-No, non ce la fai!
-Invece ti dico di SI!-solo all’ora mi accorsi che stavo urlando nonostante mi facesse male la testa
-Bene, allora prendi le cose e continuiamo, ma se svieni di nuovo ti lasciamo lì a terra- Mark incominciò a camminare seguito da Matti e da Matteo. L’avevo proprio innervosito con la mia testardaggine.
-Ma che ha? –feci ad Arianna. Lei mi rivolse un debole sorriso
-Era veramente preoccupato per te. Non appena sei svenuta si è precipitato vicino a te e ti ha sistemato e curato. Non si è alzato da quell’albero finché non ti sei svegliata.
Non parlai più finché non arrivammo al posto dove dovevamo pernottare.
 


RIECCOMI QUI' :D
Bhe, non so che dire, quindi dirò solo che non so quando pubblicherò gli altri capitoli dato che i prof continuano ad attaccarmi... Oh divina Atena, fa che mi vadano bene tutte le interrogazioni e i compiti, ti prego!!!
Va bene, ho finito xD
Spero di pubblicare presto le altre storie :)
A presto!! :D
Kiss Kiss
Fra :D


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Capitolo 12
*** Mi ritrovo a rubare in un bar ***


Non riuscii ad addormentarmi quella notte. Mi sentivo strana, ma non saprei descrivere che sentimento fosse. Mi dispiaceva il fatto che Mark si fosse arrabbiato tanto con me, non mi aveva rivolto la parola per tutta la giornata e non volevo litigare con lui, o per lo meno rimanere tanto tempo in lite; e per me quella mezza giornata era stata già troppo lunga. Dopo un tempo che mi sembrò un eternità, finalmente mi addormentai.
Questa volta sognai di ritrovarmi a casa. Mi guardai in torno e riconobbi subito i muri colorati che mia madre aveva fatto dipingere per la felicità di Giovanni. Da quando ero arrivata al campo, non avevo sentito tanta nostalgia della mia casa, ma ora che la vedevo, seppur in sogno, sentivo la voglia di ritornare e di riabbracciare mia madre. C’era mio fratello che giocava con le macchinine. Le faceva scorrere avanti e indietro e appena le lasciava, queste partivano, mentre lui batteva le mani tutto contento. Cercai di salutarlo, ma si vedeva che non percepiva la mia presenza. Fuori, sul balcone, c’era mia madre con i cani in compagnia di un uomo. Uscii nel terrazzo e stranamente i cani non erano turbati dalla presenza dell’ospite. Di solito, quando entrava in casa una persona che non conoscevano, incominciavano ad abbaiare sopratutto Birillo. Quella volta erano tranquilli. L’uomo era alto e indossava una tuta da corsa. Aveva la carnagione chiara, gli occhi azzurri e i capelli di un biondo scuro ed erano molto spettinati, come se non avesse nemmeno il tempo di pettinarsi. In mano stringeva un cellulare con un ciondolo con due serpenti sopra. Non avevo mai visto quell’uomo in vita mia e non avevo la più pallida idea di chi fosse. Mia madre era molto agitata e mentre parlava gesticolava nervosamente. Non riuscivo a sentire quello che stavano dicendo i due, i suoni erano tutti ovattati e non capivo niente. L’uomo, però, non sembrava ascoltare ciò che stava dicendo mia madre, anzi, stava guardando nella mia direzione. Non credevo che potesse vedermi visto che nessuno si era accorto della mia presenza, ma in quel momento l’uomo aprì la bocca e le sue parole mi arrivarono forti e nitide. –Tieniti forte ragazza mia.
 
Mi svegliai di soprassalto. Ero tutta sudata e avevo l’affanno. Gli altri si erano svegliati e stavano mettendo le cose apposto negli zaini. Dopo aver finito quel poco cibo che c’era rimasto, ricominciammo a camminare. Io rimasi per la maggior parte del tempo in silenzio. Stavo pensando al sogno che avevo fatto. Vito mi aveva detto che spesso i semidei sognavano la realtà e, la maggior parte delle volte, i sogni sono terribilmente spaventosi. Non avevo la più pallida idea di chi fosse quell’uomo, che cosa ci facesse a casa mia con mia madre, e cosa significassero quelle parole. “Tieniti forte ragazza mia”. Avevo tante domande e nessuna risposta.
-Cosa succede? –mi chiese Mattia che si era avvicinato a me.
-Niente, non ti preoccupare- dovevo essergli sembrata molto convincente perché il ragazzo si allontano saltellando. Verso l’ora di pranzo arrivammo in un paesino.
-Ho fame! –si lamentò Arianna ad un certo punto.
-Non sei l’unica- gli fece coro Mattia. BROOOWWW. In quel momento si sentì un rumore così forte che per un attimo pensai che fosse un mostro.
-Scusate- disse Matteo –era il mio stomaco- fu all’ora che mi venne un idea geniale.
-Idea ragazzi! –esclamai.
-Che hai? –fece Arianna.
-So come procurarci da mangiare, ma ho bisogno del vostro aiuto.
-Dicci il tuo piano- mi incitò Mark che dopo una giornata intera non mi aveva rivolto la parola. Questo suo comportamento mi diede un po’ fastidio… gli volevo bene ma mi aveva rivolto la parola solo all’ora. Avrei voluto rispondergli a malo modo,ma non mi sembrava il caso di peggiorare la situazione e lo ignorai completamente.
-Dobbiamo trovare un bar che abbia il cibo esposto, voi dovete distrarre il commesso e al resto ci penso io.
-Vuoi rubare?! –sbottò Mattia
-Se volete vederla sotto questo aspetto si, ma è la nostra unica speranza.
Gli altri si guardarono in faccia e alla fine decisero di optare per il mio piano. Certo rubare non è giusto, e non bisognerebbe farlo mai, ma in quel momento eravamo proprio disperati, e non avevamo soldi. Due ore dopo avevamo gli zaini pieni di cioccolate e di rustici. Il mio piano aveva funzionato perfettamente e nessuno si era accorto di niente. Be’, sono o non sono la figlia del dio dei ladri?
-Brava, bel piano- mi disse Mark. Io gli sorrisi.
-Quindi mi hai perdonata?
-Per cosa?
-Per ieri. Non volevo farti arrabbiare, ma non volevo nemmeno essere un peso e rallentare la squadra. È per questo che ho deciso di continuare- abbassai lo sguardo e mi ritrovai a guardare l’erba verde del campo dove ci eravamo fermati a riposare. Mark sospirò e poi aggiunse
-Io non mi sono arrabbiato con te, anzi, ero molto preoccupato quando sei svenuta. Mi dispiace se ti sono sembrato duro. Io a te ci tengo veramente.
Lo guardai nei suoi splendidi occhi azzurri e accennai un debole sorriso.
-Tutto come prima?
-Tutto come prima.
 





BUONSALVE <3
ecco una piccola sorpresa :3 il capitolo dodici! :D
So di aver detto che non avevo tempo, ed è la verità, ma sono riuscita a trovare un buco oggi et voilà il dodicesimo capitolo! ;)
Ma dato che è un po' corto, ho deciso di aggiungere pure il tredicesimo (anche se pure quello è un po' corto :/)
spero di poter aggiungere presto gli altri capitoli :)
A presto <3
Fra







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Capitolo 13
*** Una decisione troppo importante ***





Camminammo per un bel po’ finché davanti a noi non apparvero due strane figure.
-Attenti ragazzi! –disse Mark
-Sono loro! –aggiunse Matteo. Fortunatamente Arianna aveva regalato un pugnale a Mattia e gli aveva insegnato un paio di mosse base per difendersi.
-Guarda, guarda chi si rivede! –fece Phobos.
-I giovani semidei! –disse Deimos –ne avete fatta di strada per arrivare fin qui!
-Siamo più forti di quello che sembriamo- aggiunsi inarcando le labbra in un sorriso malizioso.
-Vi propongo un accordo- incominciò Phobos –Se riuscite a batterci in un combattimento, noi vi trasporteremo a pochi chilometri dal campo. Avete fatto molta strada, ma non siete nemmeno a metà.
Aveva maledettamente ragione. Non ce l’avremo mai fatta ad arrivare al campo prima della fine dell’estate.
-E se perdiamo? –chiese Mark.
-Bhe se perdete voi tutti dovrete diventare nostri schiavi per sempre, così come lo sono diventati tutti i satiri che erano partiti alla ricerca di altri stupidi semidei come voi. –poi Phobos si rivolse al fratello –Ti immagini come sarà felice nostro padre? –i due dei scoppiarono a ridere. Mark si morse un labbro. Non sapeva che fare. Poi si decise.
-Ma voi non potete trattare così i satiri! –disse Arianna –Nostra madre non sarebbe affatto d’accordo.
-Sicura?! –La schernì Phobos.
-Nostra madre non sarebbe nemmeno d’accordo di avere una figlia che combatte. Penso proprio che tu la stia disonorando! – aggiunse Deimos scoppiando in una sonora risata. Arianna non fiatò,in quel momento pensai che lei la pensasse proprio come loro, e non ne andava fiera.
-Lasciali stare Ari –cercai di consolarla –loro non sanno niente di te.
-Dateci un giorno per decidere. Domani all’alba vi dirò la nostra decisione.
-Va bene stupido semidio- fece Deimos –Occhio però, questa è la vostra unica possibilità- e tra le risate le due divinità sparirono. In quel momento Mark cadde per terra e si mise le mani sulla faccia. Lo guardai e mi sentii un verme. Non potevamo niente contro due divinità, anche se erano due dei minori. Erano pur sempre figli del dio della guerra e sapevano combattere bene. Volevo andare a consolare Mark, ma Arianna mi poggiò una mano sulla spalla e fece segno di no con la testa. Anche lei ne risentiva molto delle parole che le avevano detto i suoi fratellastri, ma al contrario di qualsiasi altra figlia di Afrodite, lei era coraggiosa e forte. Io abbassai la testa, ma decisi di seguirla per andare a fare un po’ di legna, anche se era ancora giorno, supposi che non ci saremmo mossi di lì per un po’.
 
La sera arrivò presto e Mark non aveva ancora deciso cosa dovevamo fare. Ci sedemmo tutti intorno al fuoco e per la prima volta da quando eravamo partiti, facemmo un offerta agli dei. Ognuno al proprio genitore divino. Io pregai mio padre di aiutarci e rivolsi parte della mia offerta ad Apollo perché aiutasse Mark in questo momento difficile. Dopo la mia offerta andai a sedermi vicino a lui.
-Fare il capo è difficile- disse infine Mark. Effettivamente lui era il capo di questa impresa perché era stato lui a decidere di partire e ad andare dall’Oracolo.
-Già, è difficile.- aggiunsi un po’ sconsolata.
-Ti prego aiutami –mi guardò con occhi supplichevoli. Io abbassai lo sguardo, non amavo prendere decisioni. La maggior parte delle volto mi alzavo prima la mattina per decidere cosa mi dovevo mettere per andare a scuola o se comprare un oggetto di un colore o di un altro. E quelle erano decisioni stupide e se sbagliavo il peggio che poteva succedere era una giornata con dei vestiti che non ci azzeccavano niente tra loro.
-Non so che dirti. La profezia dice che dobbiamo affrontare le nostre paure, e quindi combattere contro Phobos e Deimos.
-Si, ma dice pure che uno di noi non tornerà a casa- quella era la frase che mi metteva più paura. Uno di noi sarebbe morto.
-Lo so, la profezia prevede il futuro, e non possiamo cambiarlo, anche perché se non accettiamo continueranno a perseguitarci.
Mark rimase in silenzio a guardare il fuoco. Io gli appoggiai la mano sulla sua.
-Sappi che qualsiasi decisione tu prenderai, noi tutti saremo con te, ti seguiremo fino alla fine, nel bene o nel male. Sei un ottimo capo e sono felice di far parte di questa impresa con te.
Lui mi rivolse un sorriso.
-Grazie Claudia, anch’io sono felice di far parte di questa squadra.Siete la mia nuova famiglia.
Ricambiai il sorriso e mi accovacciai in un angolino. Quella poteva essere la nostra ultima notte insieme.
 



RIECCOMI nuovamente :)
non so chedire su questo capitolo... in questo periodo sonomolto stordita xD
sperosolo che vipiaccia:D
ora devo proprio scappare, mi raccomando, recensite :D
Fra



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Capitolo 14
*** Affrontiamo le nostre paure più grandi ***


Il giorno dopo ci alzammo all’alba. Mark non ci aveva detto niente riguardo la sua decisione e per questo eravamo molto preoccupati.
-Quindi ricordati come si difende con un pugnale- Arianna stava ripetendo alcune mosse base a Mattia, non sapevamo a cosa stavamo andando incontro –sei piccolo quindi puoi muoverti velocemente e attaccare con rapidità
-Ho capito tutto, grazie mille Ari.
Ormai era arrivato il momento, il sole stava sorgendo e nella sua stessa direzione apparvero Phobos e Deimos.
-Bene, bene, avete fatto la vostra decisione stupidi semidei?
Mark si fece avanti col suo arco sulle spalle.
-Si, ho preso la mia decisione!
Avevo il cuore in gola, non sapevo cosa mi stava succedendo. Avevo questa strana sensazione ogni volta che Phobos e Deimos erano nei paraggi.
-Abbiamo deciso di affrontarvi- Mark era serissimo. Aveva deciso di affrontare due divinità. Poi mi accorsi cos’era quella sensazione che sentivo: paura. Strinsi così forte la mia spada che le nocche si sbiancarono. Non volevo avere paura. Non dovevo avere paura! E invece quelle due figure mi terrorizzavano.
-Ottima scelta- fece Phobos –avremo ben cinque servitori tra poco!
-Ad una condizione! –aggiunse Mark –se vinciamo dovrete liberare tutti i satiri che avete imprigionato e dovete giurare sul fiume Stige che non dovrete più ostacolare la ricerca di nuovi semidei.
-Va bene, tanto non avete alcuna speranza! –rise Deimos
Io mi guardai intorno. Anche gli altri erano visibilmente preoccupati. Arianna stringeva il suo pugnale pronta ad attaccare, Mattia teneva in mano il coltello che gli aveva regalato Arianna e Matteo aveva poggiato le labbra sul suo flauto magico. In quel momento partimmo all’attacco. Mark e Matteo erano contro Phobos, mentre Arianna e Mattia contro Deimos. Io non riuscivo a muovermi. Ad un tratto mi sentii le orecchie tappate, mi portai le mani sulle orecchie per cercare di capire cosa mi stava succedendo senza alcun risultato. Gli altri avevano bisogno di me e io non riuscivo a muovermi perché avevo paura! Paura?! Che razza di mezzosangue ero?! Come potevo sperare che mio padre fosse fiero di me se non riuscivo a combattere! In quel momento Phobos e Deimos riuscirono a far indietreggiare i miei amici e a portarli al mio stesso livello. Non sentivo niente, ma ad un tratto, nella mia testa riuscì a distinguere una voce. Era la stessa che avevo sentito la sera prima nel sogno, quella di quell’uomo che non conoscevo e che parlava con mia madre!
-Chiudi gli occhi. Non guardarli. Concentrati. So che ce la puoi fare!
Chiusi gli occhi nello stesso momento in cui Phobos si levò gli occhiali da sole. Non lo guardai, ma sapevo che gli altri lo avevano fatto. Mi misi a piangere. Non sapevo cosa era successo hai miei amici. E se fossero morti? Io non avevo mosso un dito per salvarli, ero pietrificata dalla paura e ora loro erano nei guai per colpa mia. Non me lo sarei mai perdonata. Appena aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza completamente buia. Davanti a me c’era un uomo alto e snello con una tuta da corsa. Era lo stesso che avevo visto nel mio sogno. L’uomo aprì la bocca e mi disse
-Non preoccuparti piccola mia, i tuoi amici stanno bene, ma devi aiutarli ad uscire dalle loro paure. Io ti aiuterò e ti permetterò di salvarli, ma potrai farlo solo per un certo periodo. Devi sbrigarti.
-Aspetta…- cercai di dire, ma l’immagine sparì. Ad un certo punto mi ritrovai in un castello completamente rosa o meglio, i colori cambiavano in continuazione, ma il palazzo continuava ad essere splendido. C’erano un sacco di negozi al suo interno soprattutto di vestiti e di trucchi. Era il paradiso della moda! Se Arianna fosse stata lì sarebbe impazzita. Arianna?! La ragazza era in ginocchio vicino ad una donna bellissima che doveva essere la madre, Afrodite! Mi avvicinai piano finché non riuscii a sentire ciò che stavano dicendo
-Tu non puoi essere mia figlia! Una mia figlia che combatte?! Che va a Venezia e non compra niente?! Che non sa abbinare i vestiti!? Sei la mia rovina! Hanno ragione Phobos e Deimos, non servi aniente
-Scusa madre, perdonami non volevo- cercava di dire Arianna in lacrime.
-Non volevi! Mi hai disonorata! Stupida ragazza! –a quelle parole scoppiai. Nessuno poteva trattare così la mia amica. Nessuno! Nemmeno la sua superbellissimaepotentissima madre immortale.
-Lei non può trattarla così! –urlai. Le due ragazze mi guardarono.
-Claudia? –fece Arianna tirando su col naso.
-Ari! Stai attenta, non è veramente Afrodite quella! Ricordati Phobos e Deimos ti stanno controllando la mente. Affronta la tua paura!
Non so nemmeno da dove mi uscirono quelle parole, so solo che Arianna si alzò e si asciugò le lacrime con la manica della maglietta. Poi strinse il pugnale e infilzò la figura della madre che si dissolse. E con lei tutto ciò che mi circondava svanì. Mi ritrovai di nuovo a Venezia. Era una giornata piovosa, il cielo era grigio e su una piccola stradina una macchina sfrecciava a tutta velocità. L’autista non si accorse che c’era un'altra macchina che stava camminando nel senso opposto e le due auto si scontrarono. Rimasi pietrificata. Era uno spettacolo orrendo! Non avevo mai assistito ad un incidente d’auto e lo scontro tra le due vetture fu così forte che chiusi gli occhi per non assistere a quella scena. Dalla macchina uscì una signora sulla quarantina che si trascinava con i gomiti. In quel momento un bambino che doveva avere dieci anni, si avvicino correndo alla donna.
-Mamma! Mamma! –lo riconobbi subito. Era Mattia. Stranamente il bambino non era bagnato, le uniche gocce d’acqua che gli deturpavano il viso erano le lacrime.
-Figlio mio- disse la donna –abbi cura di te.
-No mamma, vedrai che ce la farai, non avere paura io sono vicino a te.
-No amore, il mio tempo è giunto al termine. Ricordati che ti voglio bene.
In quel momento gli occhi della donna si spensero. Mattia incominciò a piangere forte ed io mi avvicinai a lui e gli poggiai una mano sulla spalla. Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai
-Mattia svegliati, è solo un sogno, non aver paura sono vicino a te, affronta le tue paure.
Il ragazzo si voltò verso di me con gli occhi gonfi dalle lacrime
-Grazie Claudia.
Poi l’immagine cambiò di nuovo.
Questa volta mi trovai nell’incubo di Matteo. Il satiro era in piedi davanti ad un gruppo di altri satiri: il consiglio degli anziani.
-Tu ci hai disonorati. Non sei riuscito a portare al campo un altro semidio.
-No, non è vero- borbottò il mio amico.
-Osi contraddirci?! –fece un altro satiro.
-Sei la vergogna e il disonore del dio Pan, il grande dio dei satiri!
-Io…io non volevo…- fece Matteo abbassando la voce.
Poi mi avvicinai a lui e dissi
-È solo un sogno, calmati, non è vero che sei inutile, sei riuscito a portare al campo me. Mark e ora anche Mattia, tu non sei un disonore. Ribellati Matteo!
Il satiro mi guardò con aria supplichevole e disse –Si hai ragione, grazie Claudia.
Il sogno cambiò nuovamente. Ora mancava solo una persona da salvare. Mi trovai al campo. Più che un incubo all’inizio mi sembrò un sogno se non fosse che il campo stava andando a fuoco. Tutte le capanne, la casa Grande, la mensa, la foresta, tutto era in fiamme! Mark era vicino all’entrata del campo, bianco dalla paura con la bocca aperta in un’espressione di stupore e terrore. A quel punto Chirone e molti ragazzi del campo si avvicinarono a lui e lo aggredirono.
-Tu- disse il centauro –È tutta colpa tua! Il campo è stato distrutto e tu non hai mosso un dito per aiutarci!
Tra la folla di semidei Arianna, Matteo Mattia e c’ero pure io, erano in prima fila.
-Hai tradito tuo padre e ora si è rivoltato contro di noi! –gli urlò contro Arianna. –credevo che fossi dalla nostra parte…
-Tutte le nostre capanne sono distrutte ed è colpa tua! –continuò Mattia.
-Bell’amico! Complimenti- gli disse Matteo. Poi la mia io del sogno gli si avvicinò dicendo
-Io mi fidavo di te, eri un esempio e ora ci hai delusi tutti. Apollo e tutti gli altri dei si sono rivolti contro di noi. Molti ragazzi sono morti ed è tutta colpa tua!
Ogni insulto, ogni parola sembrava una pugnalata, ma quelle ultime parole che gli avevo detto lo avevano messo KO. Le mie parole rimbombarono nel sogno. Mark abbassò il volto e piccole lacrime gli rigarono il voiso. Mi sentii morire dentro. Lo avevo veramente ferito. Incominciai a corrergli incontro, ma in quel momento più cercavo di avvicinarmi e più l’immagine si allontanava. Phobos e Deimos sbucarono all’improvviso dal terreno ridendo.
-Pensi di riuscire a salvare i tuoi amici? –fece Deimos.
-Non ce la farai, questo è il tuo incubo peggiore, questa è la tua paura più grande!
Incominciai ad urlare. Avevano ragione. Avevo paura di non riuscire a salvare i miei amici, avevo paura di deluderli tutti, di deludere Ermes. Caddi in ginocchia e incominciai a piangere. Poi una figura mi apparve nella mente. Erano tutti i miei amici, mia madre, mio fratello, Matteo, Mattia, Arianna, Chirone, quell’ uomo e Mark. Vedere tutti i miei amici mi riportò in me. Dovevo lottare, dovevo sconfiggere le mie paure! Tutto quello che stavano dicendo non era vero. Il mio bracciale si trasformò nella mia adorata spada e attaccai. Appena colpì Phobos, quest’ultimo si dissolse e la stessa cosa accadde a Deimos. Incominciai a correre verso Mark che stava ancora piangendo. Era in ginocchio e tutti gli altri continuavano a deriderlo e a rinfacciarli cosa aveva fatto. Io mi misi tra lui e il resto del sogno. Avevo ancora gli occhi pieni di lacrime. Gli poggiai le mani sulle spalle e incominciai a scuoterlo.
-Svegliati Mark, non è come sembra, affronta le tue paure. Puoi farcela! Non è vero quello che ti ho detto prima, io ti am… ti ammiro molto ti prego guardami!
Lui alzò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. Lo abbracciai e ricominciai a piangere.
-Ti prego- non riuscivo a calmarmi e continuai ad abbracciarlo. Mi staccai un attimo da lui e gli dissi
-Ti prego svegliati, affronta le tue paure, ricordati della tua missione. Ti voglio bene.
E in quel momento l’immagine cambiò di nuovo.
 



RIECCOMI!!! :D
Finalmente la settimana è finita :3 ora posso finire di pubblicare tutte le storie :D
Penso che questo sia uno dei capitoli che mi è riuscito meglio, ma questo spetta a voi dirlo ;)
Spero vivamente che vi piaccia :D Domani arriverà il quindicesimo capitolo :D
ci sentiamo presto <3
ciaoo :)
-Fra








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Capitolo 15
*** Perdiamo un amico ***






Appena riaprii gli occhi mi ritrovai dove era incominciato l’incubo. I miei amici erano sdraiati vicino a me e si stavano rialzando a fatica. Anche Phobos e Deimos si stavano rialzando, come se fossero stati colpiti da qualcosa che li aveva fatti cadere. Mark si appoggiò sulle mani, era tutto sudato e aveva gli occhi arrossati per il pianto. Io mi alzai, impugnai la spada e approfittai di quel momento di distrazione per attaccare i due dei. Sfortunatamente, con la coda dell’occhio, si accorsero di me e riuscirono a difendersi. Attaccai prima Deimos  che era quello più forte e anche quello più robusto. Mentre combattevamo, però non mi resi conto che Phobos mi stava attaccando da dietro. Uno strano pensiero mi balenò nella testa. Ero troppo presa a combattere contro Deimos e non sarei riuscita a difendermi dall’attacco dell’altro dio. Proprio in quel momento una freccia colpì la mano di Phobos che incominciò ad imprecare in greco antico. Mi voltai e vidi chi aveva scoccato quella freccia: era stato Mark. Lo guardai e mimai con le labbra la parola “grazie”. Finalmente anche gli altri si erano ripresi e incominciarono a combattere insieme. Matteo e Mattia vennero ad aiutarmi contro Deimos mentre Mark e Arianna combattevano contro Phobos. Deimos mi fece arrivare una botta sullo stomaco e me ne volai in aria ricadendo di spalla sul terreno. Un dolore lancinante incominciò a torturarmi la schiena, avevo paura che la mia spina dorsale si fosse rotta dato che non riuscivo più a muovere le gambe. Mi ricordai di un pezzo di ambrosia che avevo messo nella tasca del pantalone in caso di un emergenza e con fatica riuscii a prenderlo e a infilarmelo in bocca.  Il dio riservò lo stesso mio trattamento anche a Matteo e a Mattia. In poco tempo ripresi il controllo delle gambe e cercai di rialzarmi, ma il dio mi era a dosso. Stava per menare un fendente quando Matteo si mise tra me e lui. Fu un attimo… la lama di Deimos entrò nel corpo di Matteo che cadde di lato.
-Nooooooooo! –urlai. Non poteva essere! Si era preso un colpo al posto mio! Mi alzai e presa dalla rabbia che mi ardeva nel cuore, attaccai come non avevo mai fatto in vita mia. Ormai non ero più cosciente di quello che mi stava succedendo intorno. Avrei potuto ferire anche i miei amici, ma la rabbia era troppa, ormai era lei che mi controllava. Riuscii a ferire più e più volte Deimos che continuava ad imprecare. Dalle ferite usciva una sostanza dorata, il sangue degli dei. Continuai ad attaccare finché il dio non cadde a terra esausto. Allora rivolsi lo sguardo verso Phobos che, insieme a tutti i miei amici, si era bloccato a guardarmi. Per una volta era lui a provare paura. Attaccai, ma proprio in quel momento la rabbia che avevo nel cuore cedette il passo alla disperazione di aver perso un amico. Phobos se ne accorse e con un calcio mi fece di nuovo  volare per terra. Rivolsi lo sguardo verso il corpo di Matteo e cercai di avvicinarmi a lui. Mattia era chino sul corpo dell’amico, e non appena alzò lo sguardo, nei suoi occhi notai un mare in tempesta, una rabbia enorme. Il ragazzo si alzò e attaccò. Incominciò a correre verso Phobos che con abilità riuscì a schivare i suoi affondi. Il dio attaccò con un affondo un po’ troppo alto per il ragazzo che con agilità lo schivò e gli conficcò il coltello nel torace. Io ero riuscita ad avvicinarmi a Matteo, con una mano gli sorressi la testa e incitai gli altri a venire ad aiutarmi. Mark si avvicinò di corsa. Era il suo migliore amico, era stato Matteo a trovarlo e a portarlo al campo quando era piccolo.
-Che cosa hai fatto! –gli dissi con voce spezzata. Si era preso un colpo al posto mio, aveva dato la vita per me!
-Mi dispiace, ma dovevo farlo- fece Matteo cercando di combattere contro il dolore.
-Presto Arianna, un po’ di ambrosia! –disse Mark, che era distrutto quanto me. La ragazza aprì lo zaino, e si avvicinò al satiro. In quel momento mi pentii di aver sprecato quel pezzo di ambrosia per me, ero stata troppo egoista e ora Matteo stava morendo.
-No Ari, non funziona con i satiri –disse Matteo.
-Dobbiamo provare, non c’è tempo! –urlò la ragazza in preda al panico. In quel momento anche Mattia si avvicinò. Matteo gli rivolse uno sguardo dolcissimo, come se fosse un padre.
-Ragazzo, devo essere sincero, in te ho visto la forza del mare in tempesta, tu- non finì la frase che incominciò a tossire.
-No, ti prego calmati- gli occhi di tutti noi si riempirono di lacrime.
-Tu, Mattia, sei figlio di Poseidone, il dio del mare, ne sono certo- continuò il satiro. In quel momento, sulla fronte del ragazzo comparve un tridente verde mare, simbolo di Poseidone. Rimanemmo tutti a bocca aperta, ma non riuscì a contenermi e scoppiai a piangere.
-Tu non dovevi farlo! Io sarei dovuta stare al tuo posto ora!
-Claudia, il compito di un satiro è quello di proteggere i semidei al costo della propria vita. Ho fatto il mio dovere.
-Matteo…- disse Mark prendendogli la mano –vedrai, ce la farai, respira, stai calmo, ora troveremo il modo di salvarti, tu tornerai al campo con noi, vedrai! –gli occhi di Mark si riempirono di lacrime, era la seconda volta che lo vedevo piangere in una sola giornata e mi sentii male.
-Mark, la profezia…-disse Matteo.
-La profezia un corno! Tu tornerai a casa con me, non mi puoi lasciare,sei il mio migliore amico!
-Mi dispiace, Mark… calmati… – un altro colpo di tosse e in quel momento Matteo sputò anche un po’ di sangue.
–Sei un amico, non ti dimenticherò mai, grazie per tutto quello che hai fatto per me. –disse Mark cercando di calmarsi.
-No, io devo ringraziare voi, mi avete reso una persona migliore. Ari, tu sei stata grande, mi hai sempre tirato su di morale nei momenti più tristi con la tua gentilezza e il tuo sorriso- poi si rivolse a Mattia –tu hai scoperto di essere il figlio di Poseidone e hai imparato bene qual è la vita di un semidio, mi hai insegnato che tutto è possibile, non ti arrendere mai- un altro colpo di tosse.
-Va bene, Matteo, ora riposati, ti prego… -lo supplicai ma lui non mi ascoltò.
 –Claudia, tu mi hai salvato dal mio incubo peggiore, e mi hai sempre rallegrato con le tua simpatia, sono fiero di morire per aver salvato te- poi si rivolse a Mark –Mark, tu sei il mio migliore amico, forse non riuscirò a dirti tutto quello che hai fatto per me, perché è stato veramente tanto. Vi porterò sempre nel mio cuore ragazzi. –in quel momento gli occhi di Matteo si chiusero per sempre. Il suo corpo si trasformò in un fiore, io scoppiai a piangere portandomi le mani sugli occhi. Mark mi abbracciò forte mentre continuavo a piangere tra un singhiozzo e l’altro. Non poteva essere andata così, non poteva essere morto. La profezia aveva ragione “uno dei quattro, nell’oblio, si perderà”. Tutto intorno a noi cambiò. Ora ci trovavamo vicino al campo, me lo sentivo. Avevamo battuto Phobos e Deimos, ma a che prezzo? Avevamo perso un amico, un amico come pochi. Più ci pensavo e più mi veniva da piangere, continuavo a stringermi nelle braccia di Mark che cercava di consolarmi con qualche parola dolce.
-Non è vero…-disse Mattia, -non può essere successo…- Arianna si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò. Avevo paura  che nessuno mi avrebbe più rivolto la parola, Matteo era morto per colpa mia,mi sentivo un assassina. Non poteva essere successo veramente, non doveva… “Padre” pensai “ti prego, fa che Matteo vada in un posto migliore”
-Claudia- fece infine Mark –Ci hai salvato, lo hai salvato. Lui se n’è accorto e ha ricambiato il favore. Sei un eroe grazie
A quelle parole alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. I suoi splendidi occhi azzurri erano diventati rossi e gonfi, ma mi diedero un gran conforto, e questo lo apprezzai.
 





SALVE!!!!
Scusate selo pubblico a quest'ora il capitolo ma oggi non sono proprio stata a casa D:
Bhe, cosa ve ne pare?? Mi dispiace per quelli che si erano affezionati a Metteo, ma dovevo sentirmi un pò Rick xD
Come alcuni temevano non è morto Mark e quindi si può ancora sognare xD
non vi voglio anticipare niente :D
ci vediamo presto
Bacibaci <3
Fra

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Capitolo 16
*** Incontro una persona particolare ***







L’alba era passata già da un pezzo e visto che eravamo tutti molto stanchi e sconvolti decidemmo di accamparci e passare lì la notte. Il giorno dopo saremmo ritornati al campo. Sarei dovuta essere felice. Avrei rivisto tutti i miei amici, Chirone, Vito e persino il Signor D. Avevamo pure scoperto che erano Phobos e Deimos ad impedire hai satiri di trovare nuovi semidei e ora non avrebbero più ostacolato le ricerche ed eravamo riusciti a trovare Mattia, un figlio di Poseidone! Quella sarebbe stata una cosa meravigliosa, con la sua presenza al campo le cose sarebbero andate meglio. Ma ero ancora troppo sconvolta per essere felice. Avevo perso un amico. Non sapevo, però che al mio ritorno avrei trovato una sorpresa, una splendida sorpresa.
 Il mattino dopo ci rimettemmo in marcia e a mezzogiorno arrivammo al campo. Riconobbi immediatamente la collina. Era splendida e in alto si alzava imponente l’albero di Talia. Appena lo vidi incominciai a correre seguita da tutti i miei amici. Per la prima volta da quando Matteo non c’era più sorrisi.
-Siamo arrivati? –chiese Mattia.                                                                                                                              
-Si ragazzo, benvenuto al campo Mezzosangue, benvenuto a casa!- incominciai ad urlare.
Appena arrivammo sulla collina, lo spettacolo fu bellissimo. Il fiume scorreva infondo alla valle, le dodici capanne a forma di U erano bellissime, la casa Grande si ergeva imponente e tutti i palazzi in stile greco erano stupendi. Finalmente eravamo tornati a casa! Da lontano vidi un centauro bianco che cavalcava verso di noi seguito da alcuni ragazzi. Lo riconobbi subito, era Chirone! Noi gli andammo incontro e ci abbracciammo calorosamente.
-Ben tornati ragazzi, ce l’avete fatta. Bravi!
-Hai visto Chirone?!- fece Arianna piena di entusiasmo.
-Vuoi avere tu l’onore di presentarti? –chiese Mark a Mattia.
-Certo- disse il ragazzo –Mi presento. Io sono Mattia, figlio di Poseidone.
A quelle parole tutti si inginocchiarono e noi li imitammo dato che quando era stato riconosciuto non gli avevamo dato un degno riconoscimento.
-Ben venuto al campo Mezzosangue figlio del re dei mari! –concluse Chirone. Poi si alzò e disse –Ma Matteo dov’è?
A quelle parole tutta la gioia che avevo in corpo si spense di botto.
-Ma uno dei quattro, nell’oblio, si perderà- dissi con un filo di voce. A quelle parole lo sguardo di Chirone si rattristò
-Venite ragazzi, avete un po’ di cose da raccontarmi.
 
La sera bruciammo un drappo funebre in onore di Matteo. Di solito questo rito spettava solo hai semidei, ma io e Mark supplicammo così tanto Chirone che alla fine ci concesse questa eccezione. Infondo Matteo se lo meritava, era morto da eroe. Il drappo era verde simbolo del suo amore per la natura con dei ricami dorati che rappresentavano il suo flauto e il simbolo del riciclo.
  Prima di cena entrai nella mia cabina. Ero felicissima di tornare a casa, persino di ritornare nell’enorme disordine della cabina di Ermes. Non appena aprii la porta della cabina numero 11, fui travolta da una serie di abbracci e complimenti. Tutti i miei fratelli si strinsero intorno a me e mi sentii un po’ in imbarazzo. Fra tutti riuscii a distinguere la figura del mio capo cabina Vito. Se ne stava in disparte in un angolino della cabina, ma sul viso aveva un’espressione fiera. Mi feci largo tra tutti i miei fratelli e corsi ad abbracciarlo.
-Ottimo lavoro –si complimentò il mio capo cabina.
-Ho imparato dal migliore – gli risposi sorridendogli. Finalmente ero tornata a casa.
 
Dopo cena Chirone mi chiamò in disparte.
-Claudia, c’è una persona che vorrebbe parlare con te- lo seguii lungo la strada che portava alla casa Grande domandandomi chi poteva essere questa persona. Sull’uscio della porta notai che Dioniso stava parlando con una persona.
-Ricordati fratello- fece il Signor D –sei in debito con me.
-Non ti preoccupare, troverò il modo per sdebitarmi- fece l’altro –ora devo andare.
L’uomo mi si avvicinò. Chirone si inginocchiò e io, non sapendo cosa fare, lo imitai.
-Non ti preoccupare Claudia, su alzati. Andiamo a fare due passi. Dobbiamo parlare.
L’uomo aveva una tuta da ginnastica e delle scarpette da corsa. Camminammo per un po’ senza dire niente finché non arrivammo al laghetto delle canoe. L’uomo si fermò e mi guardò in faccia.
-Andiamo ragazza, non mi hai ancora riconosciuto?
Lo guardai meglio, era buio, non si vedeva niente ed ero stanchissima, ma solo all’ora, nella mia testolina bacata, si accese una lampadina.
-Tu sei la persona che mi è apparsa in sogno!
-Beh’ non direi proprio persona, e non ti sono apparso solo in sogno. Vediamo se così mi riconosci meglio.
Un piccolo vortice avvolse l’uomo che in un istante cambiò abiti. Ora indossava una tunica greca bianca, fermata su una spalla con una spilla d’oro. Hai piedi portava un paio di sandali dorati da cui uscivano un paio di ali per piede. In testa indossava un elmo con delle ali e in mano stringeva un bastone con due serpenti attorcigliati sopra. Non riuscivo a crederci! Quello, quello era…
-Papà…- furono le uniche parole che mi uscirono dalla bocca.
-Come, a noi non ci saluti? –fece una voce femminile nella mia testa.
-Non ci pensa nessuno! –si lamentò un'altra voce maschile.
-Ciao figliola- fece mio padre –ah e loro sono George e Martha.
Non riuscivo a parlare e per questo alzai solo la mano in segno di saluto, e non mi resi nemmeno conto che George e Martha erano i due serpenti attorcigliati sul caduceo. Cavolo! Avevo mio padre proprio di fronte a me! Era lui!
-Sono venuto per congratularmi con te, sei stata brava in questa impresa. Hai sconfitto le tue paure e hai salvato i tuoi amici.
-Mi dispiace padre, ma non tutti. –abbassai lo sguardo e tutto il mio entusiasmo svanì.
-Non ti preoccupare per Matteo. Ho fatto giurare ad Ade che l’avrebbe trattato bene.
-Grazie
-E di che?! –fece il dio.
-Grazie, di tutto, mi hai aiutata nei momenti più difficili, mi hai regalato fidi e le scarpe alate e mi hai dato una vita favolosa, anche se molto pericolosa.
Mio padre mi guardò, non ero la sua unica figlia, nella mia cabina c’erano tanti altri miei fratelli senza contare quelli che non erano stati riconosciuti o che non erano ancora riusciti ad arrivare al campo, ma in quel momento mi sentii speciale, come se gli importava solo di me in quel momento.
-Sappi che ho visto la tua paura più grande, so che hai paura di deludermi e di deludere tutti i tuoi amici.
Abbassai lo sguardo, ma mio padre mi alzò il mento con le dita
-Sono fiero di te, del modo in cui hai sconfitto i miei nipoti, sei stata veramente brava.
Lo guardai e sorrisi.
-Grazie ancora padre.
Ermes mi abbracciò. Non me lo aspettavo proprio e rimasi immobile. Riuscii a percepire la sua potente aura che mi faceva venire la pelle d’oca, ma mi dava anche un senso di calore e di affetto. Ricambiai l’abbraccio. Era la prima volta che lo abbracciavo e mi sentivo un poco in imbarazzo, ma allo stesso tempo, ero felice. Finalmente avevo visto mio padre, ora sapevo com’era e sapevo che mi voleva bene.
-Sappi però, figlia mia -continuò Ermes staccandosi da me  -che la vita di un mezzosangue non è tutta rosa e fiori come il giardino di Demetra quando si trova nel mondo superiore, e lo imparerai molto presto. Il mio tempo è terminato, devo fare un bel po’ di consegne, Afrodite ha ordinato la nuova collezione di Gucci.
Mio padre roteo gli occhi e non riuscì a fare a meno di ridere.
-Ciao Claudia –fecero George e Martha all’unisono.
-Ricordati di portarci un ratto la prossima volta! –urlò George nella mia testa.
-Ma stai zitto stupido! Sempre a mangiare pensi?! Stai ingrassando! –lo rimproverò Martha.
Ermes gli ignorò: -Saluta tutti i tuoi fratelli da parte mia, a presto figliola – e in quel momento la sua immagine svanì.





ECCOMI QUI!!
Cosa ve ne pare dell'incontro tra Claudia ed Ermes?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi sono impegnata tanto per farlo :D
Bhe, non so cosa dirvi xD
ci sentiamo presto con il penultimo capitolo e vi avverto, sarà molto importante ;)
Baci baci
Fra :D
 

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Capitolo 17
*** Arriva quel momento ***






Mi avviai verso la mia cabina ancora stordita da ciò che era successo. Ero al settimo cielo! Avevo finalmente incontrato mio Padre!
Sulla strada del ritorno passai davanti al padiglione della mensa, dove vicino al fuoco delle offerte, c’era un ragazzo seduto con le gambe incrociate. Riconobbi subito che era Mark. Era strano che stesse ancora lì, tutti gli altri erano entrati nelle capanne per dormire e il coprifuoco stava per finire. Forse lo avrei dovuto lasciare da solo, forse aveva bisogno di rimanere solo dato ciò che era successo, ma qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo avvicinarmi.
-Posso sedermi? –chiesi. Mark alzò lo sguardo accorgendosi solo all’ora della mia presenza.
-Si, siediti pure- mi rispose lui.
-Che ci fai a quest’ora solo soletto? –chiesi curiosa. –stai aspettando qualcuno? O qualcuna?
-No che dici! - Mark incominciò ad arrossire - Avevo bisogno di un poco di solitudine per pensare… e poi… mi ci vedi con qualcuna tu?
-Bhe, non so.. –dissi facendo spallucce –comunque se vuoi rimanere solo, mi allontano.
-No, no, puoi rimanere –mi disse rivolgendomi un caldo sorriso. Era strano…mi aveva chiesto di rimanere accanto a lui ma rimanemmo in silenzio ad osservare il fuoco per un bel po’. Nessuno di noi due parlò, era un attesa un po’ imbarazzante, ma stavo bene vicino a lui. Volevo chiedergli un sacco di cose, volevo dirgli che avevo conosciuto mio padre, ma stavo bene così. Quello era il silenzio più bello.
-Bhe, non te la sei cavata male in questa impresa- fu lui il primo a parlare.
-Diciamo solo che non sono morta, e questa è già una cosa abbastanza importante giusto?-
-Diciamo pure di si- Il figlio di Apollo scoppiò a ridere,era la prima volta che rideva da quando Matteo ci aveva lasciati. Mark era proprio bello. Aveva un sorriso stupendo e amava ridere e scherzare proprio come me. Rimasi immobile ad ammirarlo mentre parlava e non riuscivo quasi a seguirlo. Non ero sicura di quello che provavo per lui, se era un forte sentimento di amicizia o altro… sapevo solo che con lui ero felice e questo mi bastava.
-So che hai incontrato tuo padre –disse.
-Come scusa? –chiesi ritornando in me. Mark mi guardò con aria divertita e ripeté la domanda
-Stavo dicendo, so che hai incontrato tuo padre pochi minuti fa
-Ah Si..si, l’ho visto per la prima volta, ma come fai a saperlo?
-Ho i miei informatori- mi rispose.
-Va bene, mi fido
-Com’è stato?
-In che senso?-chiesi.
-È stata una sorpresa per te giusto? - ok, stavo veramente perdendo colpi, ma da quando mi ero messa a pensare a quello che provavo veramente per lui ero entrata nel pallone e non riuscivo a capire più niente.
-Si,non me l’aspettavo proprio. –dissi sorridendo.
-È sempre così la prima volta
-Tu l’hai incontrato tuo padre? –domandai.
-Si, anch’io dopo la mia prima impresa. E mi sentivo proprio come te in questo momento.
Accennai un sorriso mentre continuavo a guardare il fuoco al centro della sala. Mark si girò verso di me e incrociò le gambe.
-Grazie.
Mi girai anch’io e lo guardai in faccia.
-Per cosa?
-Per tutto quello che hai fatto in questa impresa. Mi hai aiutato tantissimo.
Continuai a guardarlo negli occhi e dissi accennando un sorriso
-Io non ho fatto niente- Mark ricambiò il sorriso, poi ritornò a guardare il fuoco rimanendo sempre girato verso di me.
-Sai, quando ero sotto l’effetto di Phobos, ero veramente terrorizzato. Tutte le persone a cui tenevo di più che mi accusavano di qualcosa che avevo fatto. Ma la cosa che mi ha fatto più male di tutti, sono state le tue parole.
-Mi…mi dispiace- cercai di dire abbassando lo sguardo, ma Mark continuò a parlare
-sentivo che non ce l’avrei mai fatta a superare quel dolore. Le forze mi stavano abbandonando, ma quando ti sei messa tra me e il resto dell’incubo e mi hai riportato in me…io, io mi sono sentito strano. Non credo che, se ci fosse stata un'altra persona al tuo posto sarei riuscito a svegliarmi. È per questo che ti voglio ringraziare.
Lo guardai sorridendo. Erano le parole più dolci che una persona mi avesse mai detto. Feci un respiro profondo e dissi
-Ho fatto solo il mio dovere. Mi sono comportata come un amica e so che se fossi stato al mio posto, avresti fatto la stessa cosa.
I suoi splendidi occhi azzurri si poggiarono di nuovo su di me.
-Sai, tu per me non sei solo un amica, sei molto di più..
Mi prese delicatamente il mento con le mani e mi avvicinò la bocca alla sua. In quel momento il mio cuore incominciò a battere così forte, che per un attimo ebbi paura che potesse uscire fuori dal petto e correre all’impazzata. Era stano, veramente strano. Non mi ero mai sentita così in vita mia.
-Io ti amo.
Quello fu il più bel bacio di tutta la mia vita. Ora finalmente avevo capito quello che provavo per lui. Non era solo semplice amicizia. Era molto di più. Mi staccai piano da lui e attorcigliai le mie braccia intorno al suo collo mentre lui mi cingeva la vita con le mani. Con un filo di voce sussurrai
-L’incontro con mio padre non è stata l’unica cosa bella di questa giornata. Questa la supera di gran lunga. Ti amo Mark.
 
E mentre continuavamo a baciarci, sentii una risata da dietro i cespugli. Ero sicura di chi fosse. Socchiusi gli occhi per un secondo e vidi Arianna nascosta dietro ad un albero insieme a parte della cabina di Afrodite. La mia mica teneva il pollice alzato e mi venne da ridere dato che i suoi fratelli le davano dei soldi, evidentemente avevano scommesso e lei aveva vinto. Ora ero veramente felice.
 
 
 
 

RIECCOMI! :D
Finalmente è arrivato quel momento tanto atteso JClaudia e Mark stanno ufficialmente insieme :D
Mi sono sentita tanto figlia di Afrodite mentre scrivevo questa parte xD spero che vi piaccia ;)
Ora pubblicherò il diciottesimo e ultimo capitolo della mia fan fiction
Ci vediamo tra pochissimo!!
Baci <3
Fra
 

 

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Capitolo 18
*** La fine di un'avventura el'inizio di una nuova vita ***






I giorni al campo passarono veloci, e anche quell’estate era volata. I pomeriggi li passavo un po’ con la mia cabina, e quindi con Vito, un po’ ad allenarmi con Arianna e un po’ di tempo lo trascorrevo con Mark. Ormai si era sparsa la voce che eravamo fidanzati ed erano pochi i momenti che trascorrevamo insieme senza essere disturbati dai miei fratelli che volevano farci degli scherzi, o dai figli di Afrodite.
 Una volta stavo proprio per uccidere Alex, il più piccolo e il più pestifero dei mie fratelli.
Io e Mark eravamo sdraiati sull’erba a guardare le nuvole. Quel giorno ero riuscita a convincerelo a non allenarsi dato che il campo stava finendo e volevo stare un poco di tempo con lui. Chiusi per un attimo gli occhi e feci un respiro profondo. Fu questione di un attimo: una cascata di acqua gelata (con tanto di cubetti) si riversò su di noi. Incominciai ad urlare per lo spavento e non appena mi resi conto di quello che era successo mi alzai
-ALEX!!!! Vieni qui stupido fratello, giuro che questa volta ti ammazzo! – urlai con i capelli che mi si appiccicavano alla faccia.
-Claudia calmati, ti prego –cercò di supplicarmi Mark che, nonostante fosse bagnato quanto me, non riusciva a fere a meno di ridere.
-NO! Ora vieni subito qui stupido bambino generato sfortunatamente dal mio stesso padre!!! –sguainai fidi e incominciai a seguire Alex per tutto il campo.
-Tanto non mi prendi! Tanto non mi prendi!-continuava ad urlare Alex –ora vado a dire a Chirone che non vi stavate allenando!
-Torna immediatamente qui! Stai zitto!-ora che ci penso, era una situazione veramente ironica, ma Alex mi aveva fatto arrabbiare, non sopportavo quando qualcuno mi disturbava quando stavo col mio ragazzo e lui lo faceva di continuo. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Purtroppo era più piccolo e anche più veloce di me e riuscì a seminarmi. Mark mi raggiunse subito e scoppiò in una sonora risata.
-Papà! –urlai verso il celo come una bambina di tre anni che voleva le caramelle –Vedi come fa Alex?! Digli di smettere
Una ventata mi scompigliò i capelli ancora bagnati e in quel soffio di vento sentii come una sonora risata
-Ah così è? Ridi?! Grazie padre!
-Dai Claudia, era solo uno scherzo, non c’è bisogno di prendersela tanto soprattutto con un dio- mi disse Mark abbracciandomi.
-Meno male che ci sei tu- dissi. Mark riusciva subito a calmarmi, sempre. E quello fu solo uno dei tante scherzi che mio fratello mi fece nel corso dell’estate.
 
Purtroppo era arrivato l’ultimo giorno di campo. La mattina, appena tornai dal mio solito allenamento con la spada, trovai sul mio letto una lettera che diceva:
 
“Gentile semidio,
Qui è il direttore del campo che parla, cioè il Signor D. il campo sta per finire e bla bla bla… se siete interessati a rimanere per tutto l’anno (e spero vivamente di no) vi preghiamo di farcelo sapere al più presto. Se invece volete ritornare dalle vostre famiglie mortali, e spero che sia così per la maggior parte di voi visto che così non vi vedrò per 9 mesi, dovrete sloggiare dalle vostre cabine entro le 10.30 di domani mattina. Se le arpie vi troveranno senza un permesso specifico, vi mangeranno. Vi prego ancora di farci sapere la vostra risposta al più presto.
Cordiali saluti
                                 Il Signor D (Dioniso)

 
Non me n’ero proprio ricordata! E non avevo ancora preso una decisione! Decisi di farmi un giro per il campo nella speranza di trovare una risposta al più presto. Attraversai i campi di beach volley, arrivai al laghetto delle canoe e infine feci il giro di tutta la foresta. Da una parte volevo restare al campo. Insomma, continuare ad allenarmi, non andare a scuola, l’unica materia che dovevi studiare era il greco antico ed eri pure agevolato visto che la dislessia tipica di un semidio permetteva di leggerlo molto facilmente. E poi Mark mi aveva detto che sarebbe rimasto al campo per tutto l’anno. Dall’altra parte, però, volevo rivedere mia madre, rivedere i miei amici e perfino mio fratello. Mi era mancata la mia solita vita, la mia vita da comune mortale. Avevo deciso. Sarei ritornata a casa per l’anno scolastico. Avrei vissuto la vita di un comune mortale per nove mesi, e l’estate sarei ritornata al campo ogni anno, sempre se fossi riuscita a rimanere viva durante l’inverno. Il mattino dopo diedi la mia risposta definitiva a Chirone. Come al solito ero stata l’ultima ed ero riuscita a dare la mia risposta all’ultimo secondo. Entrai nella mia cabina e incominciai a preparare le mie cose. Una voce alle mie spalle mi chiamò
-Quindi anche tu parti? –Vito era proprio sulla soglia della porta.
-Già, adoro stare al campo, ma mi manca la mia vecchia vita.
-Si, ti capisco- il mio capo cabina mi guardò e mi sorrise. Io mi avvicinai a lui e lo abbracciai.
-Grazie, sei stato un maestro per me.
-Ho fatto il mio dovere. Mi auguro di rivederti l’anno prossimo.
-Ovvio- gli feci un occhiolino –ora devo andare, devo salutare tutti gli altri, ci vediamo!
 
Era arrivato il fatidico momento. Strinsi forte la mano di Mark mentre salivamo la collina che mi avrebbe portato al furgoncino di Argo che in questi casi, faceva anche da tassista.
-Non riesco a convincerti a rimanere? –mi chiese Mark.
-Mi dispiace, ma quando decido una cosa, è quella e non si discute. Assomiglio un po’ ad una certa persona- dissi abbracciandolo. Gli stampai un bacio sulla guancia e mi avvicinai a salutare Arianna e Mattia. Mattia sarebbe rimasto al campo visto che non sapeva con chi stare e avrebbe approfittato di quel tempo per allenarsi a controllare l’acqua. Arianna invece sarebbe tornata a casa per metà anno per poi ritornare al campo durante le vacanze di Natale.
-Siete proprio carini! –mi disse la mia amica abbracciandomi. Io incominciai ad arrossire. Mi piaceva Mark, ma ogni volta che qualcuno lo nominava, diventavo rossa.
-Dai smettila.
-Perché? È la verità- rise
-Ci vediamo la prossima estate- le dissi –stammi bene e non comprare nuovi vestiti o nuovi trucchi mi raccomando- le strizzai un occhio in segno di amicizia.
-Io non ci conterei tanto- fece Mattia. Scoppiai a ridere. Quel ragazzo era simpaticissimo una volta che superava la timidezza.
-Stammi bene ragazzo che quando torno voglio vedere i tuoi miglioramenti con la spada.
-Contaci- mi disse il figlio di Poseidone –ti batterò, lo vedrai!
Gli scompigliai i capelli e mi riavvicinai a Mark. Ad un tratto il clacson del furgoncino di Argo suonò.
-Devi andare Claudia, ti stanno aspettando- mi avvertì Arianna.
Mi avvicinai a Mark e gli diedi un bacio.
-Mi raccomando, ti voglio bene.
-Io di più- lo amavo quando faceva così. Mi diede un altro bacio, poi salutai con un gesto della mano tutti i miei amici e incominciai a correre verso il furgoncino bianco, verso casa.
 
 
 


ECCOMI DI NUOVO
È finita… le avventure di Claudia sono finite… mi dispiace per quelli che si erano affezionati a lei, forse farò un'altra saga appena finisce la scuola così avrò più tempo per scriverla
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito fin dall’inizio, sono veramente contenta che vi sia piaciuta la mia storia :D
Grazie di cuore a tutti spero di sentirvi presto :D
Ciao <3
Con affetto
Bibrilove98 / Fra / Claudia <3
 
 

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