Sogni che si avverano, incubi che si dimenticano

di SiriusTsunami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Mi sveglio di botto nella notte.

Sempre il solito sogno.

Sempre il solito bacio.

Sempre il solito rumore di qualcosa che cade per terra.

Sbadiglio e mi gratto i capelli e vedo che ore sono: "le 4 mezza, un record!" penso tra me.

Mi alzo vado in bagno a lavarmi e dopo essermi vestito apro il frigo per vedere se c'è qualcosa ma trovo solo da bere: "comprare qualcosa da mangiare" appunto sbuffando sul block note dell'Ipod e dopo esco fuori dal balcone a fumarmi una sigaretta.

Il fumo che ti entra nei polmoni e ti rilassa e qualcosa di unico, avevo iniziato a fumare a sedici anni dopo una brutta litigata dei miei, me l'aveva offerta un mio amico e io avevo accettato di buon grado. E' un brutto vizio lo so ma ormai non posso farci più niente.

Finita la sigaretta ritorno in camera e accendo il computer nell'attesa che Caronte arrivi e mi traghetti all'Inferno.

Mentre aspetto che si carichi tutta l'intera schermata mi ritrovo a guardare la stanza. Il letto matrimoniale al centro con sopra quella orribile "macchia". Prima c'era un crocifisso e appena entrato l'avevo buttato via, ma la "macchia" era rimasta. Chissa da quanto tempo stava la.

Mi dispiaceva un po per mio nonno che era molto credente in quello ma io non potevo sopportare di tenere sopra la testa una statuetta con un uomo crocifisso.

Non ci credevo proprio a "Dio". Avevo smesso di crederci qualche anno fa. Quando vedevo mia madre venire piacchiata da mio padre mi dicevo sempre "non puo esistere se permette questo" e da li è nata la mia convinzione.

Scaccio via quei pensieri e mi giro dall'altra parte. C'è un grande armadio dove ho messo i miei vestiti, quei pochi che ho.

E poi li di fianco al comò c'è la spada. La spada di quando mio padre era carabiniere, l'unica cosa che mi era rimasto di lui. Era dentro al fodero argentato e quando la guardavo pensavo a lui.

Anche quella porta molti ricordi brutti e riguardando lo schermo vedo che finalmente si è acceso il computer.

Mi ritrovo a vagare per i siti preferiti in cerca di qualcosa che mi distragga fino all'inizio di quel giorno...

Quel giorno avrei dovuto iniziare il mio primo anno di scuola in quella nuova città e devo ammettere che ero un po nervoso.

Quell'anno avrei dovuto ripetere per la seconda volta la seconda superiore e di conseguenza stare in classe con dei ragazzini di 15 anni di cui me ne poteva fregare di meno.

Gli sparatutto online sono la mia passione e se non fosse stato per la sveglia che mi avvisava che tra 10 minuti arrivava l'autobus non mi sarei proprio staccato dal computer.

Di malavoglia mi alzo prendo la borsa e tracolla che chiamo "zaino" mi dirigo alla fermata che si trova vicino a casa mia, se la posso chiamare tale.

Vivo li da 2 settimane, è un condominio di 3 piani di proprietà di mio nonno e ci abitiamo solo io e lui. Mio nonno non parla quasi mai, almeno da dopo la morte della nonna, avendo perso lei aveva perso anche la voglia di vivere secondo me.

Avrei dovuto vivere con lui per un po e cosi avevo deciso di prendermi un piccolo appartamentino al secondo piano di 3 stanze unite da un terrazzo-corridoio (cucina, bagno e una camera) che un tempo apparteneva alla mia bis nonna da quanto so.

Eccolo li Caronte che accostava e apriva le porte per lasciarmi entrare. Il bello di quel bus era che era completamente vuoto quando arrivava alla mia fermata e cosi mi potevo sedere tranquillamente dove volevo.

In due settimane, oltre a cercare di dormire e a fumare mi ero anche preso la briga di sapere dove si trovasse la mia scuola cosi da non fare in ritardo gia il primo giorno.

Non freintendetemi non sono un tipo che ci tiene a queste cose ma visto che in tutta la città era l'unica scuola che mi aveva accettato ci tenevo a fare bella figura. Sapete con un omicidio sulle spalle la gente ti guarda un po male e le scuole ancora peggio.

Ricordo ancora il giorno in cui entrai con mia madre e domandammo di poter incontrare la preside, la signora dello sportello ci aveva indicato l'ufficio dove vi erano la preside e un uomo che intuii essere un professore che stavano parlando. Mia madre aveva spiegato la mia situazione e la preside, che aveva capito la situazione, aveva risposto che non c'erano problemi.

Perso nei miei pensiero non mi ero accorto che ero arrivato e dopo essere sceso mi diressi con la mandria di persone che c'era li verso la scuola dove sarebbe iniziato un altro anno del cazzo!

 

Ciao ragazzi e ragazze... questa storia è da un po che mi ronza in testa e cosi ho deciso di scriverla. Per me ha un grande valore e spero che vi piaccia.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Vi starete immaginando la solita scena dei telefilm dove c'è il ragazzo (o la ragazza) in mezzo al cancello di entrata dove vede la scuola e i gruppi di ragazzi sparsi in giro e dopo un sospiro muove i primi passi in quella che sarà la sua nuova scuola. SCORDATEVELO!

Io ero vicino al cartello con il nome della scuola e stavo per mettermi a piangere. ERA UN LICEO! Un fottutissimo liceo! Come avevo fatto a non accorgermene! Be forse dopo il terzo rifiuto io e mia madre non ci eravamo neanche più presi la briga di vedere che tipo di scuola fosse.

Ero stato seghato da un Ipsia e un Itis figuriamoci provare un liceo! Ma ormai il danno era fatto e ci dovevo provare, almeno per mia madre.

Lentamente mi diressi verso lo sportello dove chiesi in che classe dovevo dirigermi e sempre lentamente mi diressi verso la classe indicata. Arrivai alla porta chiusa e sospirai, la aprii e subito notai che era vuota. Ottimo! Niente entrate imbarazzanti e localizzazione di un posto libero!

La classe era abbastanza grande e c'erano quattro file di banchi da due tutti ordinati e puliti. Guardai i banchi: La prima fila era fuori discussione come anche la seconda, la quarta invece era un po da gente che vuole nascondersi o che non ha voglia di fare nulla (lo so per esperienza) e io non volevo dare quell'impressione, cosi optai per la terza e mi sedenti vicino al muro.

Mi sedetti a tirai fuori il mio "kit del fumo": busta del tabacco, filtrini e cartine. Avevo deciso da poco a girarmele da solo, prima le compravo i pacchetti normali e cosi ero ancora in fase di "addestramento".

Iniziarono a entrare gia i primi ragazzi e con essi gia le prime occhiate. Lo so che è normale che guardino il nuovo arrivato ma mi dava fastidio comunque.

Dopo circa dieci minuti la classe era gia piena e l'unico posto libero ovviamente era quello vicino al mio. "poco male, non mi va di parlare" pensai tra me.

Entrò il professore e tutti quanti si alzarono in segno di rispetto, penso si dica cosi, comunque lo feci anch'io piu per non ricevere altri sguardi da loro che per rispetto e dopo un "buongiorno" ci sedemmo.

La porta si spalancò di colpo e entrò una ragazza col fiatone che chiese scusa per il ritardo e si guardò intorno in cerca di un posto libero. La cosa strana è che non vidi alcuna delusione nei suoi occhi quando notò che l'unico libero era quello di fianco al mio ma cos'era? sollievo? Non ci badai molto e tornai alla mia sigaretta che forse forse mi era venuta bene.

-fumi?- chiese una voce di fianco a me.

Talmente concentrato che ero sulla mia creazione che non mi ero accorto che si era seduta e aveva gia messo diario e astuccio sul banco.

-si- dissi mentre mettevo via il mio kit e mi giravo verso di lei.

Era abbastanza carina per essere una di 15 anni. Aveva gli occhi verdi e i capelli lunghi e castani che le arrivavano poco sotto le spalle. Era vestita con un jeans e una felpa bianca ma la cosa che mi colpì era che mi sorrideva.

Mi ridestai di colpo dai miei pensieri quando sentii il mio nome rimbombare per la classe. Il professore stava facendo l'appello e appena mi nominò tutti si voltarono verso di me. "Che palle! Odio essere osservato!" pensai tra me e dopo un "presente" il prof continuò l'appello.

Da quel che avevo capito la mia vicina si chiamava Serena mentre degli altri sapevo solo che esistevano.

La prima ora passò tranquillamente con il professore che faceva un po di domande sulle vacanze. Me ne uscii con un "al mare" e subito mi saltò, secondo me dal tono della mia voce. Più o meno secondo me assomigliava a quello di Severus Piton della saga di Harry Potter.

La campanella era suonata da poco quando mi accorsi che tutti stavano chiaccherando e alcuni ci lanciavano delle occhiate.

-anche tu sei nuova di questa classe per caso?- chiesi non capendo perchè anche lei non parlava con nessuno.

-no, io sto qui dall'anno scorso.- rispose sempre sorridendomi. Quella ragazza era strana ma mi piaceva il suo sorriso e mi sembrava sincero.

-e come mai non parli con nessuno?-

-non mi va.- disse abbassando lo sguardo.

-ah ok scusa.- non voleva dirmelo, capito.

-niente, niente. Comunque con te mi va di parlare.- gli era tornato il sorriso.

Non sapevo di cosa parlare.

-che musica ascolti?- la prima domanda che mi venne in mente. Di cosa si parla con le ragazze in genere? Non ero proprio il tipo che ci "sapeva fare" con le ragazze.

-musica pop in generale.- disse pensierosa. -tu?-

-rap in generale.- risposi io.

In quel momento si aprii la porta ed entrò una donna bassa, bionda con i capelli a caschetto, era po grassottella e portava degli occhiali rotondi. "O italiano, o matematica" pensai tra me. Era lo stereotipo perfetto.

Tutti si alzarono di colpo e la salutarono. "tipica prof stronza" pensai.

Si sedette alla cattedra e iniziò a fare l'appello e arrivata al mio nome si bloccò. "interrogatorio imminente" mi suggeriva il cervello, "non portare sfiga" gli risposi di rimando.

-bene bene bene, un nuovo alunno!- la voce squillante di chi da anni spacca i timpani agli alunni che parlano anche sottovoce e lo sguardo da chi ha bisogno di qualche scopata mi colpirono nel preciso instante in cui mi voltai a guardarla.

-sei stato bocciato per due anni qui vedo.- continuò a dire vedendo che non rispondevo. I riflettori erano tutti puntati su di me.

-esatto- risposi tranquillo.

-posso sapere il motivo?- chiese con voce melliflua. "no troia, sono cazzi miei!" volevo rispondere ma mi calmai e trovai la scusa con cui avevo giustificato il 99% delle mie assenze gli altri anni.

-motivi familiari.- due parole semplici che ti salvano il culo in momenti come questo ed in parte erano anche vere.

-vedo che sei stato bocciato da un Ipsia e un Itis... come mai hai scelto un liceo?- "me lo chiedo anch'io" volevo risponderle ma era meglio trovare un altra risposta.

-bo.- mi uscii spontaneo e la classe si mise a ridere. "bella risposta" mi disse il cervello, "me le dovresti dire tu le risposte!" ribatto infuriato.

-ok, spero ti troverai bene.- disse tranquilla e continuò a fare l'appello. Era durato molto meno del previsto, forse non era poi cosi bastarda.

Anche quell'ora passò come anche le successive 3 in cui conobbi i professori di latino, disegno e matematica.

Finalmente suonò la campana della quinta ora e cosi mi diressi verso l'uscita quando notando l'Ipod mi ricordai che dovevo prendere qualcosa da mangiare. I soldi c'è li avevo, mamma mi dava circa 40 euro a settimana per prendermi da mangiare e il resto ma finora non avevo speso quasi niente perchè apparte le sigarette e qualcosa da mangiare non mi prendevo quasi nulla. L'unica cosa che mi serviva era sapere dove si trovava un supermercato nelle vicinanze. Stavo camminando vicino a Gianluca che si trovava nel banco dietro al mio e si era prensentato molto amichevolmente e cosi decisi di chiedergli l'informazione.

-ehi Gianluca per caso sai dove si trova un supermercato qua vicino?-

-no mi dispiace non sono di queste parti.- rispose scuotendo la testa dispiaciuto.

-io lo so.- disse una voce dietro di me. Mi voltai e vidi Serena. Era piuttosto alta e snella ora che lo notavo.

-puoi indicarmi dov'è?- chiesi.

-sisi certo ti porto io ma prima dobbiamo aspettare mia sorella.- disse fermandosi di fianco al cancello.

-viene anche lei qui a scuola?- chiesi curioso. Le mie sorelle avevano 6/7 anni in più di me e quindi non ci eravamo mai incontrati a scuola. Chissà com'era?

-si va in prima.- rispose -eccola li.- aggiunse indicando una ragazza bionda circondata da un gruppo di amiche.

Era poco più bassa di sua sorella il viso era più o meno quello di sua sorella solo che aveva gli occhi azzurri.

-ciao Serena.- disse la sorella sorridendo. Era un pregio di famiglia evidentemente quello di avere un bel sorriso.

-ciao Aurora.- rispose la mora. -lui è Raffaele.- aggiunse indicandomi.

-piacere Aurora.- si prensentò la bionda porgendomi la mano. La strinsi e feci un piccolo sorriso.

-devo fargli vedere dove si trova il supermercato.- disse Serena in risposta alle occhiate strane della bionda. - è arrivato da poco- aggiunse.

-an... ti piace qui?- chiese.

-sisi ci venivo ogni estate con i miei...- mi bloccai a quel pensiero. Ora non avevo più "i miei".

-bene dai andiamo.- disse Serena guardando che mi ero bloccato.

-o-ok- risposi e cosi ci incamminammo verso l'uscita della scuola.

Erano abbastanza sinpatiche quelle due e mentre camminavamo mi mostravano i vari negozi e mi indicavano le vie più veloci per arrivare a scuola.

Notai che con sua sorella Serena cambiava, diventava più tranquilla e meno timida di come l'avevo vista in classe.

-eccoci qui.- disse Aurora ad un certo punto. Guardai l'insegna del supermercato e sorrisi.

-grazie mille ragazze.- dissi guardandole -Ehm posso offrirvi qualcosa per sdebitarmi?- chiesi io.

-nono! non ti preoccupare.- rispose subito Serena.

-sicure?-

-ehm...c- iniziò a dire Aurora ma venne interrotta.

-sisi certo. Ciao! Ci vediamo domani!- disse Serena prendendo per mano Aurora e trascinandola via.

-ciao.- salutai sorridendo. Quella ragazza era proprio strana.

 

Capitolo lungo. Il primo giorno lo volevo descrivere bene. Lasciate un commento se vi piace.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


"Il primo giorno non è stato poi tanto male." pensai tra me steso sul letto.

Dopo il supermercato avevo aspettato il bus e poi ero tornato a casa. Non avevo comprato tanta roba, giusto il necessario per non dire "ho il frigo vuoto".

Al ritorno mi ero messo subito al lavoro sul mio vecchissimo motorino che il nonno mi aveva procurato. Erano 2 settimane che ci lavoravo su e stava dando segni di vita, mi erano sempre piaciuto i motori e tutto quello che comprendevano.

Sporco e stanco dopo quasi 2 ore che ci lavoravo sali di sopra e mi andai a lavare per poi mettermi un po sul computer o direttamente addormentarmi per recuperare un po di sonno.

Stanco com'ero decisi che era meglio addormentarmi e sperare di non avere incubi o strani sogni.

 

"-FACCIO QUELLO CHE VOGLIO!-

Sangue sulle mani.

Sangue per terra.

Tutto quel sangue..."

 

Mi sveglio di soprassalto a quel ricordo cosi confuso.

Mi giro e guardo l'ora. "3 e mezza" segna il display. Mi ero addormentato verso le 7 di sera quindi penso che un po avevo dormito.

Deciso a non addormentarmi più mi alzo dal letto e mi metto davanti al computer. Ormai era un'abitudine svegliarsi a quell'ora dopo l'accaduto di 4 mesi fa. Ormai ci ero abituato.

Entrai su facebook cosi per svago e notai circa 20 richieste di amicizia, quasi tutta la classe compresa Serena e sua sorella Aurora.

Non avevo neanche minimamente pensato a chiedere l'amicizia su facebook ad un persona che conoscevi da solo un giorno. Alla fine poi dopo la richiesta mica ci chattavi e se lo facevi era tipo:

-ciao-

-ciao-

-come va?-

-bene tu?-

-bene-

E chi se visto se visto.

Decisi di accettarle tutte cosi tanto per fare, tanto non ci entravo molto e se lo facevo era quasi sempre di notte e mi sa che la maggiorparte dei ragazzi "normali" dormiva di notte.

Fatto questo mi rintanai nel mio mondo fatto di pistole e di gente che ti insulta in chat per sei un fottuto camperone. Oh! se ero un bravo cecchino non ci potevo fare niente!

Stetti piu o meno due ore a giocare, di piu non riuscivo e non riesco a capire come fa certa gente a starci 5 o addirittura 6 ore davanti.

Guardai l'orologio ed erano circa le 6 e cosi mi decisi a lavarmi e vestirmi.

Finalmente avevo comprato qualcosa da mettere sotto i denti e dopo una bella colazione andai alla fermata ad aspettare il bus.

Arrivato a scuola mi misi vicino al cancello a fumare quando mi sentii chiamare da lontano.

Era Gianluca che mi faceva cenno di raggiungerlo e cosi feci.

-ciao Raffaele come va?- disse sorridendo -loro sono Angelo e Francesco.- mi presentò indicando gli altri 2 che aveva di fianco. Sembravano simpatici.

Feci un cenno di saluto con la testa e poco dopo mi venne in mente una domanda che mi ronzava in testa da ieri sera.

-ehi Gianluca, perchè Serena non parla molto con voi in classe?- mi guardò male.

-non lo vedi?- mi chiese come se ci fosse qualcosa di ovvio.

-cosa?- c'era qualcosa che non avevo notato?

-è una secchiona che non parla mai con nessuno. Pensa che l'anno scorso siamo usciti parecchie volte tutti insieme di sera e lei non è mai venuta. È un asociale!- mi spiegò.

-be magari ha dei problemi a casa.- ipotizzai io.

-ti ho detto non parla mai con nessuno, quindi quasi nessuno la conosce. Be apparte sua sorella.- disse indicando Aurora che stava chiaccherando con un gruppo di amiche.

Guardai meglio il gruppo e non vidi Serena e dopo aver finito la sigaretta e aver salutato i tre mi diressi in classe.

La trovai gia seduta al suo posto di fianco al mio intenta a leggere un libro.

Mi sedetti al mio posto e la salutai con un sorriso.

Si voltò verso di me con aria confusa.

-perchè mi parli?-

-scusa se volevo salutarti.- dissi spiazzato da quella domanda. Forse era meglio che mi stavo zitto.

-io...io...io prima ti ho visto che parlavi con Gianluca.- disse ad un certo punto.

-e allora?- chiesi confuso. Non ci stavo capendo niente.

-loro non mi parlano mai e mi evitano sempre... pensavo che anche tu volessi farlo.-

Cosa dovevo risponderle? Che volevo parlare con lei? Di cosa poi? Non ero il tipo di ragazzo molto colto. Si dai mi piaceva leggere, avevo letto un paio di saghe molto famose ma niente di più. Infondo però lei era stata cosi gentile con me dal primo giorno. Perchè non parlarci un po? Magari gli stavo davvero simpatico.

Nel frattempo lei si era girata e si guardava le mani con occhi tristi.

-perchè non dovrei parlare con te?- chiesi.

-perchè sono una secchiona.- disse continuando a guardarsi le mani.

Per lo stereotipo di secchiona che siamo abituati a vedere in tv, lei non lo sembrava affato.

-e allora? Nessuno ti deve parlare per questo?- continuai a chiedere. Volevo vedere cosa mi rispondeva.

-no. Io vorrei parlare con qualcuno. Ma sembra che agli altri io non stia molto simpatica.-

-secondo te non gli stai simpatica perchè sei una secchiona?-

-forse si.- mmm... non ne era sicura.

-hai mai provato a iniziare tu a parlare senza che gli altri facciano il primo passo?-

Si era bloccata di colpo. Se non ci aveva pensato lei non doveva essere molto sveglia.

-in effetti no... ma-

-ma?- mi sembrava tanto una bambina in cerca di sicurezze.

-ma se poi non gli sto simpatica?- mi chiese lei. "li mandi a fanculo!" suggeri il mio cervello. "sei molto fine sai?" gli risposi io.

-se non gli stai simpatica non puoi farci nulla.- risposi io sincero. -ma come fai a saperlo se non ci hai neanche provato?- le chiesi in aggiunta.

Sembrò pensarci su e poi si giro verso di me regalandomi un sorriso.

-a te sto simpantica?- chiese lei.

-si- risposi sorridendo. infondo un po era vero. E di certo non potevo dirle di no dopo il consiglio. Sarebbe stato da stronzi e io, almeno in quell'occasione, non volevo esserlo.


lasciate qualche commento se vi piace. sto gia pensando di non pubblicare piu XDDDD

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Sono passate ormai 2 settimane dall'inizio della scuola e io mi ritrovo come ogni sera nel letto a cercare di prendere sonno.

Mi continuava a tornare in mente l'invito di Serena.

"ti...ti va di venire da me domani? ti aiuto un po in latino."

Io avevo accettato per disperazione. Il latino non mi entrava prorpio in testa ma almeno il professore non mi pressava. Era lo stesso professore che era con la preside quando ci andammo a parlare io e mia madre. Se devo dire la verità era stato anche molto gentile e mi aveva detto che per qualsiasi problema potevo chiedere a lui.

Ovviamente se avrei avuto un problema me lo sarei risolto da solo, questo è sicuro. Orgoglioso com'ero non avrei chiesto aiuto neanche sotto tortura.

Mi ricordo di quella volta che mi si era rotta la caviglia giocando a pallone. Avevo 12 anni a quel tempo e non potete immaginare il dolore. Come se non bastasse avevo scelto un parco un po distante per andare a giocare e per di più ero da solo. Non nascondo che piangevo ma trovai la forza di mettermi in piedi e incamminarmi verso casa. Ogni passo era una tortura, anche quando mi appoggiavo a un muro per saltellare su un piede e quello rotto si muoveva un po dovevo ricorrene a tutto il mio autocontrollo per non urlare.

Ad un certo punto per strada si fermo una macchina e l'uomo alla guida mi chiese se mi servisse aiuto io gli risposi di no. Penso che vedendomi in quello stato gli feci un po pena, e cosi mi chiese se ne ero sicuro, forse nel tono che ci misi nel dire si decise che era meglio non continuare e se ne andò. Poco dopo arrivai a casa e infine all'ospedale dove mi ingessarono il piede per ben 2 mesi. Evidentemente non aveva fatto bene al piede tutta quella strada in quelle condizioni e forse facendomi accompagnare dal signore la situazione sarebbe cambiata ma oh! Sono fatto cosi io.

Ora vi starete chiedendo perchè ho accettato l'aiuto di Serena per il latino?

Be onestamente penso che tra l'ambito scolastico e il resto ci sia differenza ma soprattuto per lei. In queste settimane aveva preso un po di fiducia e stava anche iniziando a chiaccherare con qualche ragazza in classe. Non volevo che la perdesse solo per il mio orgoglio e cosi a malincuore avevo accettato.

 

 

-allora? Come ti sembra casa mia?- chiese Serena che si era seduta di fianco a me sul letto.

-è molto bella. Paragonata alla mia sembra un hotel a 5 stelle.- dissi con sincerità.

Era una villetta di 2 piani con il giardino sia davanti che dietro. Dentro era molto carina e, a mio dire, molto ben arredata. A piano terra c'erano il salotto, la cucina e la sala da pranzo mentre al secondo piano, le camere e i due bagni.

-un giorno voglio venire da te.- disse lei ad un certo punto.

-se proprio ci tieni...- dissi io pensando a quanto fosse sporca. Decisi che appena tornato avrei dato una pulita.

-dai su mettiamoci a lavoro.- disse Serena prendendo il libro e la matita. Io la imitai e iniziammo a fare i compiti.

Ci avevo capito qualcosa in più rispetto a prima ma ero ancora in alto mare.

-ciao Serena... oh scusate!- una donna, penso fosse sua madre, era appena entrata in camera e mi guardava come se avesse visto un fantasma.

-ciao mamma. Lui è Raffaele.- disse indicandomi. -ti avevo detto che oggi veniva un mio amico a studiare.- aggiunse la mora.

Mi alzai e andai a stringere la mano a sua madre.

-piacere signora...- mi ero appena accorto di non sapere ne il nome ne il cognome.

-puoi chiamarmi Francesca. E per piacere dammi del tu o mi fai sentire vecchia.- disse sorridendo e baciandomi su tutte e due le guance.

-oh...ok- dissi io un po imbarazzato. Sua madre avrà avuto si e no 35 anni. Si vedeva che era giovane, era bionda come Aurora ma gli occhi erano quelli di Serena. Verde smeraldo. Non posso negare che fosse una bella donna. Però ora avevo capito una cosa. Tutte e due avevano preso il sorriso dalla madre.

-ehm... mamma noi staremo studiando...- disse Serena guardando in modo strano la madre.

-non sia mai! Lo studio prima di tutto!- rispose la madre alzando le mani.

-mamma!-

-okok vado!- disse chiudendo la porta.

-lasciala perdere.- mi disse Serena sorridendo.

-è simpatica.- dissi mentre mi sedevo. -ora ho capito da chi hai preso il sorriso.- aggiunsi sorridendole.

Borbotto qualcosa di incomprensibile e si mise a leggere il libro e cosi feci anch'io.

Poco dopo suonò la sveglia che mi avvisava che tra 15 minuti arrivava il bus. Il motorino non era ancora pronto e cosi ero andato in autobus.

-devo andare Serena scusami.- dissi prendendo i libri e mettendoli nella borsa.

-sisi ok e ricordati di ripassare il secondo capitolo che non mi sembra che tu lo abbia capito bene.-

-ok.- dissi facendo una smorfia e vedendo lei che sorrideva. -grazie mille per l'aiuto.- aggiunsi stampandole un bacio sulla guancia.

-di...di nulla.- si era come paralizzata. Ad un certo punto si sveglio dall'ipnosi e disse -ti accompagno alla porta.-

scendemmo giu le scale e trovammo la mamma che stava spazzando per terra.

-ciao ragazzi. Che fai vai via di gia Raffaele?- chiese vedendomi con la borsa a tracolla.

-si devo andare. È stato un piacere conoscerla.- risposi imbarazzato. Mi metteva a disagio.

-non ti fermi qui a mangiare?- chiese sorridendo.

-nono grazie. Devo proprio andare.-

-sarà per un altra volta allora.-

-ok.-

Appena uscito fuori mi diressi verso la fermata. E poco dopo ero finalmente arrivato a casa.

 

POV SERENA

 

Avevo appena chiuso la porta di casa che gia mia madre mi aveva trascinato sul divano.

-è carino!- esclamò sorridendo. A volte sembrava una bambina.

-ed è anche gentile.- aggiunsi sorridendole.

-si ma... è carino!- ripetè mia madre.

-mamma... stai bene?- chiesi preoccupata.

-si bambina... sono felice per te!- disse lei.

-perchè?-

-perchè finalmente hai trovato un amico.- in effetti è vero. Ero stata quasi sempre da sola. Le mie uniche amiche erano mia madre e mia sorella. Ora c'era Raffaele ma il problema è che volevo fosse più di un amico.

Stettimo la a parlare per un po e poco dopo arrivò Aurora che era andata a fare un giro in città con le sue amiche.

Si unì anche lei alla conversazione e mi fece la domanda che temevo.

-ma a te piace Raffaele?-

A me piaceva Raffaele e forse gli piacevo anche io. Lui era gentile, simpatico, bello e mi voleva bene.

Cosa potevo chiedere di più? Nulla. Anzi forse una cosa si. Che quel "mi voleva bene" si trasformasse in un "mi ama".

-si ma...-

-ma?-

-ho paura di non piacergli io... a volte è cosi strano.-

Qualche volta aveva lo sguardo spento, di chi ha perso la voglia di vivere, di chi non ha nulla da perdere. Il castano dei suoi occhi tendeva al grigio in quei momenti e lo rendeva davvero misterioso.

-be magari forse ha bisogno di un po di svago.- mi fece l'occhiolino Aurora.

-Aurora!- esclamò mia madre avendo capito a cosa alludeva. Finalmente un po di buon senso!

-okok era solo un consiglio!- disse sorridendo e ci misimo a ridere tutte e tre come delle sceme.



ciao a tutti! vi dico che se vi fa schifo il POV SERENA vi comprendo a pieno. lo so di non essere bravo a scrivere "al femminile" ma ci ho provato comunque. commentate se vi piace... anche per dirmi che fa schifo ma fatemi sentire il vostro parere.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


-allora? Andiamo?- Aurora ci aveva appena raggiunti al cancello come ogni giorno.

-sisi- disse Serena iniziando a camminare.

-come è andata oggi a voi? A me uno schifo.- attacco a parlare la bionda.

-a te va sempre uno schifo.- precisai io.

-ha ragione... lo dici ogni giorno.- aggiunse la mora.

-volevo parlare di qualcosa...- rispose seccata Aurora.

-a proposito... sapete dove si trova un negozio di vernici o roba simile qua vicino?- chiesi io ricordandomi che dovevo comprare delle bombolette per colorare le plastiche del motorino.

-stai qui da tre settimane e non conosci ancora la zona?- mi chiese la bionda.

-be in effetti non esco molto, mi piace di piu stare a casa.- risposi io. Non avevo molta voglia di uscire da quando era arrivato in quella città. Poi se lo facevo dove andavo? A bere qualcosa da solo come uno sfigato? Nono, meglio stare a casa.

-che palle! Tu e Serena siete uguali.- disse la bionda sbuffando.

-io conosco un posto del genere... se vuoi oggi ti porto.- disse Serena ignorando il commento della sorella.

-grazie. A che ora ci vediamo?- chiesi sperando che non fosse troppo tardi. Non avevo dormito molto quella notte e volevo andare a letto presto.

-mmm verso le 3 va bene?- disse pensierosa.

-ok. Ci vediamo davanti alla scuola. Ciao.- salutai mentre andavo verso la fermata.

 

Avevo appena finito di mangiare qualcosa e decisi di stendermi un po sul letto. Ora che avevo finito di sistemare il motorino dovevo trovarmi un passatempo che non sia giocare al computer o studiare, se si posso chiamare passatempi. Dovevo trovarmi un lavoretto e cosi oggi avrei visto un po in giro se qualcuno cercava.

 

Il tempo di riposarmi un po e si erano gia fatte le 3 meno venti. Cosi mi alzai presi il portafoglio e le chiavi e mi incamminai verso la scuola.

 

Per strada mi fermai vicino a un bar. Fuori dalla porta c'era un foglio con sopra scritto che cercavano personale sotto il numero da chiamare. Sfortunamente era chiuso cosi mi segnai il numero con l'idea di chiamarlo dopo. Magari mi avrebbero preso.

 

-ciao!- disse una voce di fianco a me. Mi voltai di scatto e vidi un ragazza dai capelli rossi che stava ridendo. Mi guardai intorno e non vidi nessuno quindi penso che si stesse rivolgendo a me.

-ciao.- risposi io.

-scusa se ti ho spaventato. Mi chiamo Rachele ma tutti mi chiamano Rachel.- disse porgendomi la mano.

-Raffaele.- risposi stringendole la mano. Ora che la guardavo meglio era davvero carina. Era alta poco meno di me, aveva i capelli rossi e ricci, gli occhi erano di un verde acceso e portava un berretto strano. Tipo quelli che indossano i pittori che fanno i ritratti sulle strade.

-volevi chiedere per il lavoro?- mi chiese lei.

-in effetti sono interessato. Anche tu?-

-no io gia lavoro qua. Fra poco dovrebbe arrivare quel dormiglione del proprietario che viene ad aprire.- esclamo sorridendo.

-ok. Io vado che se no faccio in ritardo. Ci vediamo.- dissi guardando l'orologio su l'Ipod.

-ciao e spero di vederti presto- disse salutandomi con la mano mentre mi incamminavo verso la scuola.

 

Serena era gia li e la raggiunsi subito.

-scusami per il ritardo.- dissi appena arrivai.

-non fa niente. Sono appena arrivata anch'io.- rispose la mora.

-bene dai. Andiamo.-

 

Passammo un bel pomeriggio.

Dopo essere andati al negozio di vernici, avevamo fatto una passeggiata e poi ci eravamo fermati ad un bar a bere qualcosa finchè a Serena non squillò il cellulare.

-sarà mamma.- disse cercando il cellulare nella borsa.

-pronto?- disse rispondendo al cellulare.

-sono in giro con Raffaele. Perchè?-

-sisi certo che torno...-

-mia madre chiede se ti fermi a mangiare da noi.- i chiese la mora mettendo una mano sul cellulare.

-no grazie.- risposi subito io. Era da una settimana che mi invitava a mangiare e io subito rifiutavo. Non perchè mi facesse schifo è logico, era solo che non volevo disturbare.

-ha detto di no.- disse riprendendo la conversazione al cellulare.

-mamma ha detto che se non vieni si offende.- disse sorridendomi.

-ok. Ma solo per questa volta- mi rassegnai.

-ha detto ok.-

-si torniamo tra un po.-

-ciao.- detto questo rimise il cellulare nella borsa.

-scusami ma mia madre è fatta cosi.-

-non è colpa vostra. E che non voglio disturbare.-

-nono non disturbi nessuno e poi ci siamo solo io, mamma e Aurora.- disse sorridendo.

-e tuo padre? Non lo mai visto finora.-

-i miei hanno divorziato.- disse abbassando sguardo.

-mi dispiace.- dissi dispiaciuto.

-non fa niente, non lo sapevi.-

-dai andiamo.- dissi prendendola per mano. Gia mi immagino che serata mi si prospettava davanti.


ho aggiornato un po tardi ma almeno ho aggiornato=) ringrazio che ha commentato e quelli che hanno anche solo letto =)

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