La nuova insegnante di Difesa

di fri rapace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Remus si lasciò cadere sulla sedia con il fiato corto, imitato da Peter, che prese posto accanto a lui tutto affannato. James e Sirius avevano conquistato un banco sul fondo dell'aula e lui e Peter, più lenti degli amici, erano stati costretti a ripiegare sulla prima fila.

La nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure era già dietro la cattedra, o meglio, era accucciata sotto di essa. Ne riemerse dopo aver battuto sonoramente la testa contro uno dei cassetti, il libro di testo che aveva appena recuperato stretto nella mano destra.

Remus sperò che non si accorgesse della loro improvvisa comparsa, ma purtroppo lo sguardo le cadde immediatamente su di lui.

“Per le Mutande di Merlino!” la sentì soffiare a mezza voce, sbarrando gli occhi scuri.

Remus avvertì un brivido corrergli lungo la schiena: il modo in cui lo stava fissando l'aveva colpito.

“Io...” si sentì in dovere di giustificarsi, vista la preoccupante reazione della donna al suo ritardo. “Ho avuto un... ehm... contrattempo. Mi spiace di essere arrivato tardi alla sua prima lezione, non ricapiterà,” mentì con disinvoltura. Sapeva che sarebbe capitato di nuovo, la puntualità non era il suo forte e le sue frequentazioni non facevano che aggravare il problema.

Lei sbatté le palpebre un paio di volte e riacquistò un atteggiamento normale con una tale velocità da fargli sospettare di essersi immaginato tutto.

“Vedremo,” gli rispose con un sorrisetto appena accennato. “Bene, visto che voi quattro vi siete persi la mia presentazione, vi ripeterò come mi chiamo: Tonks. Per voi, professoressa Tonks, ovviamente,” strizzò l'occhio alla classe.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Quanti anni ha, secondo voi?” chiese Sirius pensieroso mentre uscivano dall'aula di Difesa.

James gli rivolse uno sguardo perplesso.

Chi?”

La nuova professoressa,” rispose Remus.

Cos'è, siete telepatici, adesso? Oppure siete tutti e due interessati a quella?” sbuffò il ragazzo. Gli insegnanti non venivano precisamente al primo posto tra i suoi argomenti di conversazione preferiti, neppure ora che Silente l'aveva eletto Caposcuola.

Beh, lei interessata a Lunastorta lo è di certo!” osservò Peter, annuendo convinto.

Il cuore di Remus ebbe un piccolo sobbalzo, allora la sua non era stata solo una sensazione!

Sirius fissò l'amico in tralice.

Cosa vuoi dire?”

Anche se Sirius non se ne era mai accorto, Peter era sempre un po' in soggezione quando attirava troppo il suo interesse, e ogni volta che capitava finiva con l'agitarsi per nulla.

La professoressa Tonks l'ha fissato come se avesse appena visto un fantasma!” si giustificò a voce troppo alta.

Come se ci fosse qualcosa di strano nel vedere un fantasma...” sbuffò Sirius, dandogli una pacca scherzosa sulla spalla.

Codaliscia avrebbe potuto dire: come se avesse visto un Dissennatore rosa,” intervenne James, cogliendo al balzo l'opportunità di trasformare la conversazione in qualcosa di divertente. “Oppure Gazza con le trecce infiocchettate, o Hagrid allevare qualcosa che non desideri ucciderci tutti, o...”

Oppure un lupo mannaro,” comprese Remus. Era così ovvio! Silente doveva averle detto cosa era – tutti i professori lo sapevano – per questo gli aveva dedicato quella strana occhiata. Ma, visto la materia che insegnava, forse trovava uno come lui interessante invece che spaventoso o disgustoso, e la cosa lo rasserenò.

Ah, giusto!” esclamò Peter, battendosi una mano sulla fronte.

Sirius alzò gli occhi al cielo.

Sì, sì, è tutto molto interessante, insomma, un Dissennatore rosa,” ridacchiò. “Ma possiamo tornare alla mia domanda?”

Remus si chiese perché gli importasse tanto.

Mmm, è piuttosto giovane,” intervenne. “Avrà circa venticinque anni. Ma qual è il problema?”

Bah, niente di che...” sviò lui, e Remus seppe che era qualcosa che aveva a che fare con la sua famiglia: Sirius parlava volentieri di tutto e difficilmente si teneva qualcosa dentro, tranne quando si trattava di loro.

Si chiese in che modo quella donna potesse essere legata ai Black, dall'aspetto pareva tutto fuorché una Purosangue decapitatrice di Elfi Domestici.

Anzi, a pelle gli era parsa simpatica e carina, anche un po' buffa.

Provò subito un forte imbarazzo: lo metteva a disagio pensare a un'insegnante in quei termini, quasi fosse una ragazza della sua età. Non gli era mai capitato prima!

Forse, pensò, stava solo diventando grande.

 

***

Tonks aveva dovuto lottare per tutta la lezione per impedirsi di fissare in continuazione il ragazzo in prima fila, quello magrolino con l'aria sciupata.

Malgrado l'impazienza, aspettò che tutti avessero lasciato l'aula prima infilare una mano nella tasca della veste e togliere la fotografia che vi custodiva.

Non sapeva chi ritraeva né rammentava come ne fosse venuta in possesso, ma era certa di essere molto vicina allo scoprirlo.

La posò sulla scrivania, accarezzandola involontariamente con un pollice mentre scorreva con lo sguardo il registro della classe di Grifondoro del settimo anno: età a parte, lo sconosciuto della fotografia era praticamente identico a Remus John Lupin.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Lily pensò di aspettare che la nuova professoressa lasciasse l'aula per presentarsi: alla riunione del corpo docenti durante la quale lei e il suo scapestrato compagno erano stati nominati Caposcuola Tonks non era presente.

Probabilmente Silente aveva faticato per convincerla ad accettare quel posto di lavoro che, come tutti ben sapevano, era maledetto.

L'inizio della lezione di Pozioni si stava pericolosamente avvicinando, ma Tonks ancora non accennava ad uscire, così Lily decise di sbirciare oltre la soglia, non per curiosare, ma solo per accertarsi che non avesse bisogno di aiuto.

La professoressa era ancora seduta dietro la cattedra e stava fissando quella che pareva una fotografia quando, inaspettatamente, si accorse che la stava osservando.

Lily, imbarazzata, fece per scusarsi, ma la donna la anticipò.

Ehilà!” la salutò in tono allegro, piegando la testa su una spalla.

Non sapeva come ribattere, nessun insegnante l'aveva mai accolta a quel modo e temeva di risultare inopportuna, mancandole di rispetto.

Ehilà...?” si decise infine, per non continuare a fare la figura della sciocca, lì impalata e muta a fissarla.

Esatto,” annuì Tonks, divertita. “E' come dire: ciao!”

Così Lily ebbe la certezza che il suo tentativo di non apparire stupida era caduto nel vuoto.

Lo so!” disse, tirando fuori la grinta. “Ma di solito gli insegnanti non si rivolgono a noi in maniera così colloquiale.”

Tonks sembrò rifletterci su.

Ti ha dato fastidio?”

No, certo che no.”

Bene, l'importante è che parliamo la stessa lingua,” Tonks abbassò la foto e le fece segno di avvicinarsi. “Tutto okey?”

Sì, volevo solo presentarmi.”

Aspetta! Aspetta! Lascia che indovini il tuo nome!”

Lily ammutolì.

Mi devo allenare,” le spiegò. “Insomma, siete un bel gruppetto, e ci tengo a imparare alla svelta i vostri nomi. Vediamo...” tentò, fissandola concentrata. “Tu hai... beh, hai degli occhi davvero molto belli.”

Grazie,” le sorrise Lily, un po' imbarazzata.

Tonks scorse il registro e poi la fissò di nuovo.

Hai proprio la faccia da Lily Evans,” decise, trionfante. “Ci ho preso, eh?”

Lei annuì, allargando il sorriso: come faceva a rimanere seria?

E sei un Caposcuola,” proseguì, come un Auror o un poliziotto Babbano preso a raccogliere indizi. “E il distintivo ce l'ha anche quell'altro ragazzo di Grifondoro, quello ritardatario con i capelli sconvolti.”

Ah, sì,” ecco il tasto dolente! “Devo scusarmi per lui, non ha ancora capito quali responsabilità richiede il suo ruolo.”

Lily non si sarebbe mai permessa di mettere in discussione le decisioni di Silente, ma Potter, per quanto fosse apparentemente maturato negli ultimi tempi, non le pareva proprio la scelta migliore per quel ruolo.

Non c'è problema. La prossima volta che arriva in ritardo a una mia lezione gli darò una bella tirata d'orecchi, e poi amici come prima,” le strizzò l'occhio Tonks. “Senti... posso chiederti una cosa?” aggiunse, all'improvviso seria.

Naturalmente.”

Remus Lupin, il ragazzo dolce dolce che oggi era in prima fila...”

Dolce dolce?” ripeté Lily, molto perplessa.

Tonks arrossì, e le parve che persino i suoi capelli cambiassero leggermente di tono.

Per Merlino! Ho detto sul serio dolce?!” sbottò incredula, mordendosi la lingua. “Ovviamente non volevo dire dolce!”

Era molto confusa e Lily cercò di venirle incontro, probabilmente aveva avuto solo un lapsus.

Ne sono certa,” la rassicurò. “Lui è un Prefetto.”

Sì, questo l'avevo capito,” riprese il controllo l'altra. “Forse ti è capitato di incontrare suo padre,” buttò lì, quasi con disinteresse. “So che i genitori raramente vengono al castello, ma...”

Sì, l'ho incrociato una volta,” ammise.

Sul serio?” Tonks si piegò verso di lei, ora senza nascondere un forte interesse.

Beh, i suoi genitori a volte lo vengono a trovare, perché si ammala molto spesso.”

Tonks si fece pensierosa.

E' malato? E cos'ha?”

Di questo dovrebbe parlare con il professor Silente.”

Severus, prima che lei rompesse con lui definitivamente, le aveva più volte parlato dei suoi sospetti, che, a dirla tutta, non erano poi così campati per aria, ma anche se Remus era sul serio un lupo mannaro come il suo amico d'infanzia sosteneva, la cosa non la riguardava e non intendeva alimentare brutte voci sul suo conto.

Si ricordò della lezione di Lumacorno, a cui ormai sarebbe arrivata inevitabilmente in ritardo, e si irritò all'idea di abbassarsi al livello di Potter, facendo la sua stessa brutta figura.

Per non peggiorare ulteriormente la situazione – far perdere dei punti a Grifondoro non sarebbe stato decisamente un bel modo per inaugurare la sua nomina a Caposcuola – fece per congedarsi da Tonks.

La salutò, ma quando fu sulla porta la sua voce la raggiunse di nuovo.

Perdonami! Un'ultima cosa...”

Sì?”

Remus e suo padre... si somigliano molto?”

Da quel che ricordo, direi proprio di no.”

L'insegnante le parve delusa.

 

***

 

Devo parlarle,” iniziò Tonks senza preamboli.

Silente le sorrise gentilmente, posando sulla scrivania l'ultimo numero di 'Trasfigurazione Oggi'.

Ma certo, Ninfadora.”

E' Tonks, preside, solo Tonks!”

Perdonami, ma chiamo d'abitudine le persone per nome.”

Beh, vorrà dire che per me farà un'eccezione,” tagliò corto lei. Merlino, quanto odiava il suo stupido nome!
“In cosa posso aiutarti?”

Tonks lo fissò dritto negli occhi, pronta a smascherare qualunque inganno.

Cosa non mi ha detto di Remus Lupin?”

Il preside parve colpito.

Ho davanti un'insegnante di Difesa che sa fare il suo lavoro, vedo. Hai capito subito che c'era qualcosa di particolare in quel ragazzo, vero?”

Tonks pensò che sì, rientrava nelle stranezze essere identico alla foto di un uomo di vent'anni più vecchio di lui che non sapeva da dove fosse piovuta, ma dubitava che Silente si riferisse a quello.

Direi di sì,” decise di rimanere sul vago.

Silente si alzò in piedi, muovendo qualche passo per lo studio.

Non te l'ho detto subito perché volevo prima essere certo della tua reazione. Non è mancanza di fiducia, ma la maggior parte dei maghi e delle streghe avrebbe, temo, fatto resistenza all'idea di insegnare a un lupo mannaro.”

Oh,” sospirò lei, frustrata. Ora che ci pensava, avrebbe dovuto capirlo subito, i segni che lo identificavano come tale c'erano tutti: pallore, occhiaie e cicatrici che di solito i ragazzi della sua età non avevano, la magrezza... ma a lei non importava, era quello il punto. L'essere un lupo mannaro non spiegava niente!


Perché mi ha assunta?” chiese, guidata da un'ispirazione improvvisa.

Questo posto di lavoro non è particolarmente conteso... e mi sembrava che tu avessi bisogno di aiuto.”

Tonks provò un senso di vuoto alla testa.

Bisogno d'aiuto?”

Sì. Davi l'impressione di esserti, come dire, persa.”

Tonks cercò di ricordare il loro incontro: girava per una Diagon Alley intasata di studenti occupati con le ultime compere prima dell'inizio dell'anno scolastico, ma non sapeva di preciso perché si fosse recata lì.

Quando Silente l'aveva abbordata, sulle prime aveva pensato di Schiantarlo. Non aveva idea di chi fosse, malgrado avesse scoperto in seguito che doveva essere stato il suo insegnante di Trasfigurazione ai tempi di Hogwarts.

In effetti mi sento parecchio confusa,” ammise, con il senso di vertigine che aumentava. “Credo che andrò a sdraiarmi un po'”

 

***

 

Tonks era seduta dietro alla cattedra ma nell'aula c'era solo uno studente ad ascoltarla.

Si disse che era una fortuna che tutti, tranne lui, avessero deciso di boicottare la lezione di Difesa.

Remus Lupin si alzò e camminò lentamente verso di lei, con un'espressione che voleva essere fredda ma che lei sapeva essere scontrosa.

Davanti alla cattedra si fermò, incrociando le braccia al petto.

Te l'ho ripetuto un milione di volte, sono troppo vecchio per te!” le disse in un tono che non ammetteva repliche.

Tonks per poco non scoppiò a ridere. Era così carino.

Ehi, piccolo, ultimamente ti sei visto allo specchio?”

Lui girò attorno alla cattedra, le tolse senza alcun imbarazzo la foto dalla tasca della veste e se la portò all'altezza degli occhi, come se ci si stesse specchiando.

Visto?” le disse sulla difensiva.

Quello non è uno specchio!” protestò, e gli tolse la fotografia di mano, avvicinando il viso al suo. “Quindi, visto che la tua scusa non regge più, vedi di baciarmi, stupido!”

Remus si strinse nelle spalle, fece un mezzo sorriso e non si fermò solo a un bacio.

 

***

 

Per Merlino!” gemette Tonks, mettendosi a sedere di scatto nel letto. “Faccio sogni erotici su un ragazzino!”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Remus stava giocherellando controvoglia con una fetta del suo arrosto d'agnello: l'ultimo plenilunio era passato da poco e ci sarebbe voluto qualche giorno prima che gli tornasse il solito appetito.

Mentre si sforzava di inghiottire il boccone il suo sguardo fu attratto da una scena quantomeno insolita: James e Lily che procedevano insieme verso il tavolo di Grifondoro.

Ehi, ragazzi, due galeoni che tempo cinque minuti e quei due inizieranno a sbraitarsi contro!” disse Sirius, senza prendersi la briga di abbassare la voce.

Lily non gli risparmiò un'occhiataccia prima di prendere posto con loro, cosa che lui interpretò come una punizione a suo carico molto più della sua espressione, che non aveva notato affatto.

A Remus, invece, la compagnia della ragazza non dispiaceva.

Come mai qui?” sospirò Sirius rivolto a Lily.

Siamo Caposcuola,” gli rispose, liquidando il suo scarso entusiasmo con un fare leggermente altezzoso, sotto al quale Remus notò una certa insicurezza.

Spesso aveva avuto l'impressione che, malgrado l'apparente sicurezza di sé, anche Lily temesse di non venire accettata dagli altri ragazzi e spesso si era chiesto il motivo.

L'essere una Nata Babbana, visto il clima attuale e la Guerra che incombeva, forse era parte del problema, ma non gli sembrava la risposta giusta. Secondo Remus era praticamente perfetta e capiva perché James fosse così preso da lei.

Spesso, e non senza sensi di colpa, aveva sognato di essere James per potersi permettere di desiderarla.

E allora?” obiettò Sirius. “C'è una clausola che vi obbliga a pranzare assieme?”

James mostrò subito molto interesse all'argomento.

No, ma è un'ottima idea, proporrò subito a Silente di aggiungerla!”

Peter ridacchiò e anche Lily non riuscì a nascondere un sorrisetto.

Pranziamo assieme per non perderci d'occhio, ci hanno programmato una settimana molto intensa. Ammetto che non credevo che i Caposcuola avessero tanti impegni,” spiegò Lily.

Già... praticamente i ragazzini del primo anno non sanno fare niente senza qualcuno che li sorvegli!” si lagnò James, anche se in realtà i bambini gli piacevano molto.

Ti avevo detto di non accettare,” gli ricordò Sirius di malumore: non avrebbe digerito facilmente la drastica diminuzione del tempo che avrebbe potuto trascorrere con lui. “Finirà che dovrai pulire persino il sedere a quei piccoli scocciatori!”

Remus quasi si strozzò con il pezzo di carne che si stava rigirando in bocca da un po', incapace di inghiottirlo.

Che schifo, Sirius, stiamo mangiando!” tossì, immaginandosi suo malgrado la scena.

Oh, scuuusa se ho urtato la tua sensibilità, Remus!” gli fece il verso l'altro, per nulla impressionato.

La prossima volta che prendi l'influenza, vedrò di aiutare anch'io il tuo appetito con certi commenti!” brontolò scocciato Remus.

Su, su, piantatela,” intervenne James, divertito. “Se fate i bambini sarò costretto, come Chiappascuola in carica, a occuparmi anche dei vostri, di sederi!”

Questa volta neppure Lily riuscì a trattenersi: scoppiarono a ridere tutti e cinque, attirando l'attenzione di alcuni professori.

La McGranitt sussurrò qualcosa a Tonks, che annuì, assottigliando gli occhi.

Pensano che ci stiamo inventando qualcosa!” disse Peter tutto allegro. Lo faceva sentire importante essere al centro dell'attenzione.

Purtroppo no,” si rammaricò Sirius.

Ehm... Remus?” Lily posò i gomiti sulla tavola, sporgendosi verso di lui. “Ci ho pensato sopra parecchio in questi giorni, e credo che sia giusto dirtelo.”

Remus deglutì, con il cuore che prendeva a battere forte, allarmato e euforico assieme.

Dirmi cosa?” chiese, sperando chissà che.

La professoressa Tonks è interessata a te.”

James sgranò esageratamente gli occhi.

Wow, grand'uomo, a te le nostre coetanee non bastano più, eh?”

Come dargli torto? Le ragazze sono così noiose!” roteò gli occhi Sirius.

E non fanno ridere per niente, sono quasi tutte delle lagne!” concordò Peter, arrossendo subito dopo. “Senza offesa, eh, Lily.”

Ma Remus non li stava ascoltando.

In che senso?” domandò, con un nodo alla gola. Si disse che, come aveva già precedentemente pensato, doveva dipendere dalla sua licantropia, e che non c'era nulla di male, visto la specializzazione dell'insegnante. Ma non riuscì a tranquillizzarsi, sapeva che c'era qualcosa di sbagliato nel comportamento di Tonks.

Mi ha chiesto di te...” Lily osservò indecisa gli altri ragazzi. “Ma forse è meglio se ne parliamo in privato...”

No, parla pure. Non ho nulla da nascondere ai miei amici,” le disse con urgenza: doveva sapere ed era giusto che i suoi amici sentissero, ancora si vergognava di aver mentito loro per tanto tempo riguardo le sue sparizioni mensili a causa della licantropia.

Lily parve colpita: forse aveva capito di averli sempre giudicati troppo duramente.

Come preferisci. Mi ha chiesto se assomigli a tuo padre e... beh, credo che sia solo una sciocchezza, un lapsus... ma ti ha anche definito 'dolce'. Non è tanto l'aggettivo in sé, anche se devo ammettere che non è normale per un professore parlare in quei termini di un suo alunno, ma il tono con cui l'ha detto... l'ha detto con affetto, capisci... come se ti conoscesse.”

Remus non sapeva più cosa pensare, da un lato si sentiva molto sollevato: quello che Lily aveva detto non era poi così terribile! Strano, molto strano, ma per lui era sempre fonte di grande contentezza piacere a qualcuno. Dall'altro, desiderava un confronto diretto con la professoressa per mettersi completamente l'animo in pace.

Sirius fece per aprir bocca ed era evidente che Lily, già sulla difensiva, era certa che stesse per prenderlo in giro.

Quella ha qualcosa di strano,” disse invece lui, fissando apertamente Tonks. “Secondo me è un'impostora!”

Perché?” chiese Peter, ansioso.

"Dice di chiamarsi Tonks, ma il suo nome qual'è? Non può essere Tonks e basta!” rifletté Sirius, per poi rivolgersi a Lily. “E' forse un cognome comune tra i Babbani?”

Lei fece segno di no con la testa, scossa dalle accuse del ragazzo.

Evans è un cognome comune, ma non ho mai sentito di nessun Tonks.”

Il fatto che lei non avesse detto il suo nome alla classe impensierì tutti: cosa nascondeva?

Forse non avrei dovuto dirti nulla...” aggiunse Lily poco dopo, innervosita. “Tonks è molto simpatica, davvero, secondo me è a posto.

Ti aveva detto di non dirmi nulla?”

No.”

Allora non l'hai tradita,” la rassicurò Remus, alzandosi in piedi.

Dove vai?” chiese James.

A parlarle.”

Vuoi che veniamo con te?” si offrì, già in piedi, pronto a seguirlo.

No, me la cavo,” li rassicurò.

Remus si fece coraggio: non aveva motivo di essere spaventato. Nella sua vita aveva dovuto sentirsi appioppare ben altri epiteti; 'dolce', in fondo, era solo un complimento che lo faceva sentire un po' strano.

 

***

 

Tonks non sapeva spiegarsi come e perché fosse successo.

Semplicemente, quella frase le era salita alla gola, mentre Remus sostava davanti a lei chiedendole con gentilezza un colloquio in privato, ed era così assurda che le fece dimenticare qualsiasi cautela.

Noi due... noi due aspettiamo un bambino!” mormorò, per poi mordersi con forza le labbra, stupefatta.

A Minerva McGranitt, l'unica collega vicina a lei a sufficienza da cogliere le sue parole, quasi caddero gli occhiali dal naso, mentre spostava gli occhi da lei al povero, terrorizzato, Remus.

Io non ho fatto niente!” gemette lui, supplicando Tonks con lo sguardo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***



Minerva aveva scortato Tonks e Remus nell'aula professori.

Erano ancora tutti a pranzo e della schiera di sedie vuote Remus scelse la più lontana da loro, quella davanti all'armadio in fondo alla stanza.

Tonks sembrava completamente persa nei propri pensieri, si fece guidare dai suoi passi e con non poco spavento del ragazzo si sedette accanto a lui.

Minerva si schiarì la voce, rimanendo in piedi.

Naturalmente è d'obbligo chiarire immediatamente questa incresciosa situazione. Uno scandalo simile...” infilò le dita sotto alle lenti degli occhiali, premendosele sulle palpebre, lì, alla radice di una bella emicrania. “Nulla deve trapelare. Ogni pretesto è un appiglio a chi sta cercando di chiudere o impossessarsi della scuola, e di certo voi saprete cosa sta succedendo la' fuori: la guerra incombe. Una relazione tra un alunno e un'insegnante è... è... quantomeno indecorosa!”

Ma io non...” balbettò Remus, le mani intrecciate tra le ginocchia e lo sguardo fisso a terra. “Io non ho fatto niente!”

Questo lo ha già detto, signor Lupin,” gli rispose freddamente.

No, lei non capisce...” ribatté debolmente, con una vocetta tremolante.

Cos'è che non capisco? Io non ho figli ma questo non significa che non sappia come si fanno,” ribatté Minerva, un po' piccata. I suoi nipotini le riempivano la vita e amava profondamente suo marito, ma a volte la mancanza di un figlio suo la addolorava. Non criticava la differenza d'età tra Remus e Tonks - lei e Elphinstone avevano molti più anni di differenza di loro - né l'innamoramento sul posto di lavoro, visto che era stato così anche per lei, ma i due giovani stavano infrangendo le regole di decenza della scuola.

Remus si fece coraggio e malgrado il viso paonazzo riuscì a sollevare il capo e fissarla negli occhi.

Anche io lo so, glielo assicuro.”

Fece per approfondire la questione, ma il resto della frase si perse in un balbettio che a Minerva parve colpevole quanto il rossore.

Lei è maggiorenne,” lo interruppe. “Sa di avere i diritti ma anche i doveri di un adulto, non è vero?”

Lui sospirò, agitandosi sulla sedia, sempre più rosso e nervoso.

Ma io non... non l'ho mai fatto. Fino in fondo, intendo. Con nessuna.”

Minerva vide quanta fatica gli fosse costata la confessione, ma non poteva fidarsi di lui: lo conosceva bene, lui e quegli scapestrati dei suoi amici!

Quindi mi sta dicendo che la professoressa Tonks è una bugiarda?”

Tonks aveva messo a fuoco lo sguardo e osservava pensosa l'amante, ma sembrava non avere alcuna intenzione di intervenire in sua o in propria difesa.

No,” si affrettò a ritrattare Remus, riflettendo velocemente. “Ma... ma... se fossi stato sotto Imperio non ricorderei nulla, giusto?”

Tonks si svegliò all'improvviso.

Stai forse insinuando che ho bisogno di Affatturare gli uomini per convincerli a venire a letto con me?!” sbottò con una severità palesemente posticcia, che il ragazzo però prese molto sul serio.

No, no!” si affannò, dispiaciuto. “Anzi, lei mi piace molto, il suo viso e... e... la pettinatura... e... e...” gli occhi gli scesero lungo il collo di lei e si bloccarono per un secondo, prima che distogliesse rabbiosamente lo sguardo, come se fosse adirato con se stesso. “Se a lei facesse piacere... ecco... non dovrebbe obbligarmi...”

Tonks scoppiò a ridere, stringendolo in un caloroso abbraccio che lo fece ammutolire.

Oh, sei uno spasso, sul serio!” rise di cuore.

Minerva dovette ricorrere a tutta la sua pazienza per evitare di attaccare l'insegnante.

Tonks, visto che sei tornata tra noi, vuoi chiarire la questione? E lascia andare il ragazzino, non vedi che non respira più dall'imbarazzo?”

Lei si staccò da Remus, lasciandolo con una tenera carezza sulla guancia: lo amava, di questo Minerva era certa.

Scusa,” gli sussurrò.

Allora, Tonks? Sei sicura della gravidanza?” incalzò.

Lei rimase in bilico tra Remus e lo schienale della propria sedia, combattuta.

Io...” e si accarezzò soprappensiero il ventre piatto. “Io credo di sì. Ma non so... ricordo solo un sogno, e nel sogno io e Remus facevamo l'amore,” era seria e pronunciò quel 'amore' con trasporto.

Il ragazzo, malgrado continuasse a sembrare seduto su un tappeto di spine particolarmente acuminate, non riuscì a trattenere un sorriso idiota.

Le donne sognano di fare quello con me?” commentò lusingato e incredulo per la straordinaria scoperta.

'Questi adolescenti!' pensò Minerva spazientita, rivolgendo gli occhi al soffitto, le labbra sottilissime.

No, signor Lupin. Non le donne, ma la professoressa Tonks. Io non sogno di avere rapporti sessuali con lei.”

Il ragazzo sussultò come se fosse stato schiaffeggiato.

No, certo che no...” borbottò.

Poi si rivolse a Tonks, severa.

Stai cercando di coprire il ragazzo, questo mi pare ovvio, ma francamente...”

No, io...”

Lasciami finire! Siete due adulti, risolvete la questione tra di voi senza coinvolgere in alcun modo Hogwarts. Tu, Tonks, se una Metamorfomagus, puoi senza troppe difficoltà camuffare la gravidanza.”

Sono una Metamorfomagus?” ripeté lei, come se l'avesse appena scoperto. “Ah, già.”

La gravidanza le faceva proprio male, pensò Minerva.

E... signor Lupin?”

Mmh?” biascicò lui, troppo sfinito per articolare qualcosa di più definito.

So che ormai sarà troppo tardi per ordinarle di tacere questa storia ai suoi amici, ma l'avverto, non dovete parlarne con nessun altro!”

Lui fece per ribattere, ma si arrese subito, preferendo richiudere la bocca.

Tonks invece non aveva ancora rinunciato alla messinscena.

Minerva, davvero, io sono molto confusa...”

L'ho notato,” rispose secca.

D'accordo, non vuoi credermi. Ma, vedi, io ho questa.”

Frugò nella tasca dopo una pausa durante la quale sembrò pentita di aver parlato.

Ma alla fine si decise, porgendole una foto.

Di qualcuno dovrò pur fidarmi,” disse. “Ho bisogno di aiuto per venire a capo di questo casino, Merlino se ne ho bisogno!”

Minerva sospirò, guardando la fotografia senza troppe aspettative, ma si sbagliava.

Questo è Remus,” scandì lentamente.

Sì,” confermò Tonks. “Remus tra vent'anni.”

 

***

 

Minerva li congedò e Remus uscì a capo chino: si sentiva morire dall'imbarazzo all'idea di dover percorrere lunghi corridoi deserti solo assieme a una professoressa che faceva sogni erotici su di lui e diceva di aspettare il suo bambino. A quello che aveva dovuto ammettere davanti alla McGranitt non voleva proprio pensare: sicuramente non sarebbe mai più riuscito a guardarla negli occhi... e il fatto che lei non gli credesse peggiorava persino la situazione.

Non mi chiedi niente?” lo sollecitò Tonks dopo un po', affiancandolo.

Lui non voleva essere scortese, ma non riusciva proprio a parlare.

Non mi chiedi come mai ho quella foto?” insisté.

Remus si morse le labbra.

Scusa,” disse piano piano.

Scusa di cosa? Tu non hai fatto niente di male!” gli sorrise, sincera. “Su, ora dimmi cosa ne pensi della foto, sono certa che hai un'opinione in merito, e anche valida!”

Lui aggrottò la fronte: come mai nutriva tanta fiducia nella sua intelligenza?

Tirò un profondo sospiro, e quando fu certo di poter controllare il tremolio della voce, le rispose:

L'unica spiegazione che mi sembra plausibile è... ha fatto un viaggio nel tempo, forse?” buttò lì, cercando di dimenticare la vergogna e allo stesso tempo zittire la solita paura di sbagliare.

Uhm, ottima idea!” schioccò le dita lei. “Ma... no.”

No?” soffiò, deluso. Se avesse messo incinta Tonks a trentasette anni, sarebbe stato tutto molto meno difficile e imbarazzante e di sicuro non l'avrebbe fatto tramite un sogno, o almeno, se lo augurava.

Le Giratempo sono andate tutte distrutte.”

Oh. Non lo sapevo, quando è successo?”

Battaglia al Ministero,” gli rispose meccanicamente Tonks, come se non sapesse neppure lei da dove le venisse quell'informazione. Remus decise prudentemente di non insistere.

Ma quell'uomo... sono davvero io?”

Tonks gli prese inaspettatamente una mano, intrecciando le dita con le sue.

Sì, di questo sono ormai certa,” rispose. Poi si accorse di quello che aveva fatto e lo mollò svelta, come se la sua mano l'avesse scottata.

Remus aveva trattenuto il fiato per quei secondi in cui si erano tenuti per mano, sperando che durassero il più possibile. Ora che non c'era più la McGranitt a fissarli con la sua espressione più severa, il gesto affettuoso gli aveva fatto provare una piacevole sensazione di calore nel petto. Era stato bello, tanto da fargli dimenticare per un istante l'imbarazzo.

Con le ragazze della sua età non era arrivato ad avere rapporti completi, ma comunque era andato più in la' di abbracci e camminare mano nella mano, ma con lei l'emozione provata era stata molto più intensa pur avendo ottenuto apparentemente di meno.

Scusa,” gli disse Tonks. “Lo so che non dovrei comportarmi così con te. Sei un mio alunno,” poi, con molta più cautela di quella usata parlando della foto, aggiunse: “E del bambino, cosa pensi?”

Remus deglutì diverse volte, sbandò e alla fine non fu più in grado di concludere un passo.

Lo capisco, mi sento anche io così,” commentò Tonks, battendogli una mano sulla spalla. “Se solo riuscissi a ricordare...” si spettinò nervosamente gli ispidi capelli biondi con una mano.

Vorrei ricordare anche io,” ammise lui con un sorrisetto. Insomma, Tonks era davvero carina, ed era sincero quando le aveva detto che non avrebbe dovuto obbligarlo per farlo stare con lei.

Ah! Ti credo, ho qui il tuo erede ma ti ho privato della parte divertente, quella in cui l'abbiamo concepito,” rise lei. “Stavo per dirti del bambino, poco prima di versare la boccetta nel Pensatoio, ma poi ho temuto che tu non mi lasciassi più indagare, sei così dannatamente protettiv...”

Si interruppe, battendosi una mano sulla fronte.

Era carnivoro!” esclamò, come se avesse appena fatto una scoperta grandiosa.

Remus, dal canto suo, non aveva capito nulla di quello che aveva detto dopo il concepimento negato.

Io?” chiese, preoccupato. “Sì, lo sono, ma... c'è il Platano Picchiatore e...”

Ma lei non lo stava più ascoltando: gli stampò un bacio sulla guancia e filò via, diretta chissà dove.





Piccola noticina: ho scritto che Remus è vergine, perché trovo che sia normalissimo esserlo a 17 anni... ma molto poco probabile a 35, quando incontra Tonks nei libri ;-)
Del matrimonio della McGranitt con un suo collega del Ministero (prima di insegnare lavorava lì) l'ho letto su Pottermore ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Severus scrutava intensamente la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. A pelle, non la poteva soffrire: era un'imbranata, difetto che trovava imperdonabile. Inoltre era poco precisa e la sua fastidiosa parlata da bassi fondi di Londra gli ricordava le losche frequentazioni di suo padre, oltre a non essere per nulla professionale.

Ma d'altronde, dalla sua carriera scolastica ormai quasi conclusa, aveva imparato che per quanto riguardava i professori di Difesa l'unica strada era adattarsi e spremere loro quel poco che avevano da offrire. Il preside sceglieva i meno peggio tra quei pochi che si proponevano per l'incarico.

'Io sarei un ottimo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure', pensò, sostituendosi con la fantasia all'inadeguata professoressa Tonks.

In quelle vesti tutti sarebbero stati costretti a rispettarlo, compreso quel verme di Potter!

Tonks sembrava finalmente essersi decisa a iniziare la lezione e Severus si augurò che, malgrado tutto, potesse avere qualcosa di interessante da insegnare loro.

Prendeva molto seriamente la propria istruzione, era nel sapere che avrebbe trovato il suo riscatto. Spesso trascorreva le notti chino sui libri, consumandosi gli occhi, divorando con bramosia nozioni su nozioni.

Era intelligente, molto intelligente, ma questo non bastava a farsi benvolere dai professori. Alcuni di loro sospettavano la sua passioni per le Arti Oscure, ma nessuno era mai riuscito a dimostrare che il Sectumsempra e altri incantesimi considerati 'poco puliti' fossero opera sua. La cosa non lo preoccupava, preferiva dar sfogo alle proprie capacità e ottenere degli ottimi voti, piuttosto che dei sorrisi di simpatia.

Fremette di rabbia, però, al pensiero di quanto spesso Potter e la sua cricca, malgrado le loro azioni riprovevoli, attirassero consensi e simpatie. Quel Potter... quell'arrogante... ora era persino diventato Caposcuola! Lui e...

Tonks lo distrasse dai dolorosi pensieri annunciando allegramente che le prossime lezione sarebbero state dedicate alla pratica con l'Occlumanzia.

Bene, pensò. Lei non poteva saperlo, ma lui era già da tempo che si allenava in privato, l'avrebbe lasciata a bocca aperta.

Vediamo...” iniziò la professoressa. “Quirinus Raptor!”

Un buon numero di ragazzi fecero dei versetti di scherno, sbuffi, alcuni tirarono contro al già agitatissimo ragazzo delle pallottole di dolciumi masticati.

Prendi la bacchetta,” lo istruì Tonks tranquilla, trattando i disturbatori come se non esistessero. “Puntala contro di me. Ecco, bravo!”

La mano di Raptor tremava.

Ora cercherò di leggerti nella mente, e tu non risparmiarmi, difenditi in tutti i modi che conosci. Al massimo cadrò a gambe all'aria, facendo una gran figuraccia. Mi farò una risata, come al solito. Riderci sopra fa rabbia a chi ci prende in giro, perché dimostra che non c'importa e che loro valgono meno di zero.”

Severus fece una smorfia, era patetico il modo in cui stava cercando di insegnare al timido Corvonero come difendersi: credeva sul serio che fosse possibile ridere quando gli altri si facevano beffe di te?

Bastò il ricordo delle umiliazioni subite a scuola per fargli stringere lo stomaco in un nodo di rabbia.

Raptor, tuttavia, sembrò un po' rinfrancato.

Tonks scandì chiaramente un 'Legilimens!'

Il ragazzo riuscì a resistere quasi per un minuto, poi la bacchetta gli volò di mano e si ritrovò seduto sotto al banco, tra l'ilarità generale.

Tonks si avvicinò a lui, gli tese la mano e l'aiutò ad alzarsi.

Ho visto, Quirinus,” disse, alludendo ai ricordi che gli aveva estorto con imbarazzante facilità. “Hai idea di quanto più coraggioso sei tu, rispetto a quei vigliacchi che fanno gruppo contro di te, mille contro uno?” e guardò con un sorrisetto la classe, soffermandosi su chi aveva colto deridere il ragazzo. Alcuni arrossirono.

Te la sei cavata bene. La maggior parte dei ragazzi non durano neanche un secondo, la prima volta. Mmm,” proseguì, volgendo platealmente la testa in un'altra direzione. “Voglio provare con un altro ragazzo coraggioso come te, vediamo... tu!” decise, indicando Severus, scelto perché era uno dei pochi a non essersi unito alle risa di scherno. “Ti va?”

Severus non aspettava altro. Impugnò la bacchetta.

Legilimens!” disse Tonks.

Protego!”

Delle immagine estranee si sostituirono ai suoi ricordi: una bambina cambiava colore di capelli strizzando gli occhi davanti a uno specchio, un'adolescente che litigava con un insegnante dai capelli lunghi e unti e un gran naso, una donna dai capelli rosa che prendeva per mano un uomo dalle vesti dimesse e l'aria malata.

A Severus mancò il fiato... quei due uomini!

Ebbe il tempo di adocchiare un ultimo ricordo: la donna dai capelli rosa che precipitava dentro a un Pensatoio, dietro di lei l'uomo del ricordo precedente che correva nella sua direzione, spaventato.

Poi tutto sparì, e si ritrovò steso per terra.

Tonks, la bacchetta abbandonata lungo il fianco, sembrava esterrefatta quanto lui, come se avesse visto per la prima volta quelle scene.

Ciò, ovviamente, non era possibile: la bambina, l'adolescente e la donna... erano lei! Ma la cosa più sorprendente erano stati i due uomini: naturalmente, li aveva riconosciuti entrambi e già la sua mente lavorava freneticamente in cerca di una spiegazione e, contemporaneamente, di un modo per servirsene per trarne vantaggio.

 

***

 

Tonks concluse la lezione alle classi di Serpeverde e Corvonero, cercando di mantenere la calma.

Aveva passato delle ore in biblioteca, cercando disperatamente qualcosa sui Pensatoi Carnivori che l'aiutasse a ricordare. Alla fine aveva capito che sarebbe stata costretta a chiedere a Silente l'autorizzazione per l'accesso alla Sezione Proibita.

Le dinamiche di quei rarissimi manufatti magici ancora le sfuggivano, ma ora ricordava cosa era successo e grazie a quel traditore di Piton!

Aveva faticato a non mostrare al ragazzo i sentimenti esplosi dentro di lei nei suoi riguardi, ma non tanto quanto avrebbe creduto. Quello davanti a lei era solo un ragazzino, magro, mal vestito, i capelli unti e l'aria di non essere propriamente uno 'popolare'. Sarebbe stato ingiusto accollargli colpe che avrebbe commesso solo una volta adulto.

L'aveva scelto per lo stesso motivo per cui aveva scelto Quirinus Raptor: le pareva avesse bisogno di una buona dose di autostima. Già... Raptor... morto dopo essere finito tra le grinfie di Voldemort.

Ma che bell'annata, questa!” commentò tra sé e sé. Il ricordo nella boccetta di cristallo trafugata a Piton da quello che era diventato il suo ufficio dopo aver ammazzato Silente, era stata certa che avrebbe contenuto tutt'altro!

Aveva frainteso la scritta sulla boccetta e non avrebbe dovuto usare il Pensatoio che avevano trovato a Grimmauld Place durante le pulizie di qualche anno prima, avrebbe dovuto prevedere che nessun oggetto appartenuto ai Black poteva essere innocuo.

Prima di tutto doveva sistemare il pasticcio che aveva combinato con il Remus in versione ragazzino, povero, in che brutta situazione l'aveva gettato! E naturalmente trovare il Remus adulto prima che lo facesse qualcun altro. Perché ne era certa: vedendola ingoiata dal Pensatoio Carnivoro, da bravo Grifondoro standard poteva aver fatto solo una cosa.

 

***

Minerva lo aveva raggiunto dopo la segnalazione di un eccitatissimo Hagrid: stava camminando con aria sperduta ai limiti della Foresta Proibita, e per un attimo le mancò il fiato per lo sbigottimento: era come se fosse uscito dalla fotografia di Tonks.

Lo ospito io!” si offrì Hagrid, da sempre appassionato di lupi mannari. “Lo tengo bene!”

A Minerva non parve affatto una buona idea.

Il Remus Lupin di fronte a loro, i capelli ingrigiti e il viso segnato, vestito con abiti vecchi e lisi, si limitò a rivolgere loro un piccolo sorriso.

 





Avrei voluto aggiungere a questo capitolo anche Remus che raccontava ai suoi amici di stare per diventare padre, ma mi pareva di mettere troppa carne al fuoco, quindi lo farò nel prossimo capitolo. Spero che i colpi di scena vi siano piaciuti :-)

Le informazioni su Raptor vengono da Pottermore: era Corvonero e deriso dagli altri ragazzi. L'ho messo nell'annata dei Malandrini perché alla fine del primo libro dice a Harry che Severus e James erano a scuola assieme e si odiavano, quindi mi sembrava plausibile che conoscesse entrambi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Remus entrò nella stanza che divideva con i suoi tre amici con una confusione tremenda in testa e lo stomaco sottosopra. Sirius, steso mollemente con le braccia incrociate dietro alla nuca, si tirò su speranzoso, ma quando vide che non era stato James ad aprire la porta non nascose una forte delusione.

Oh. Lunastorta,” borbottò, lasciandosi di nuovo andare sul letto sfatto.

Peter abbassò la pergamena dietro cui si era rifugiato, appoggiandola sulle coscie.

Sirius è di cattivo umore perché James è a spasso con la Evans,” bisbigliò a Remus, sollevato dal suo arrivo.

Sì, l'avevo capito,” gli rispose comprensivo.

Quando era di cattivo umore, Sirius diventava una compagnia un po' complicata.

Remus sapeva di non essere divertente come James, ma forse le ultime novità che lo riguardavano sarebbero state sufficientemente interessanti da tirare su il morale dell'amico. Non era facile per lui confidarsi ma, come aveva detto a Lily e spesso si ripeteva per farsi coraggio, sarebbe stato un gesto meschino nei confronti dei suoi amici tacere loro fatti che lo riguardavano. Gli avevano già dimostrato che, qualunque cosa fosse successa, non l'avrebbero giudicato male né abbandonato. Però a volte aveva ancora paura, anche perché spesso prendevano con troppa leggerezza i suoi problemi, licantropia compresa.

Non volete sapere cosa è successo con Tonks e la McGranitt?” buttò lì, fingendo di parlare del più e del meno con indifferenza.

Sirius e Peter parvero incuriositi.

Mi chiedevo cosa stessi aspettando a dircelo!” mentì Sirius, che chiaramente aveva avuto la testa altrove fino a che Remus non aveva accennato all'argomento.

Peter gli fece un sorrisetto:

Ne abbiamo discusso in maniera molto... ehm... animata, fino a che James non ha dovuto seguire la Evans per le loro faccende da Capiscuola,” gli raccontò. “Sirius...”

Sirius si è arrabbiato molto, perché James ha preferito seguire quella, piuttosto che continuare a scervellarsi con noi sulla tua drammatica sorte!” concluse Sirius per lui, imbronciato. “Che razza di amico!”

Peter e Remus si scambiarono un'occhiata: era una crisi di gelosia in piena regola!

Ehm... lo vuoi sapere o...”

Certo che voglio!”

Ok. Uhm... non so come dirvelo...” realizzò all'improvviso, leggermente nel panico.

Diccelo e basta,” alzò le spalle Sirius, che non aveva dimestichezza con sentimenti come l'imbarazzo o l'insicurezza. “Cos'è, l'impostora ti ha fatto una dichiarazione d'amore davanti alla McGranitt?” ghignò, ricordando quello che Lily aveva sentito dire dalla professoressa Tonks.

No, non l'ha tirata tanto per le lunghe,” gli sfuggì detto. Sorpreso dalla propria battuta, non riuscì a reprimere un sorriso che gli altri due interpretarono come molto sospetto.

Fiutando qualcosa di gustoso, si fecero ancora più attenti.

Cioè?” chiesero contemporaneamente.

Remus era ancora sottosopra, ma indovinando l'effetto che le sue battute avrebbero avuto su di loro, scordò per un attimo il mal di stomaco, la paura e la vergogna che provava. L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Nessuna dichiarazione,” chiarì, sempre con un sorriso incontenibile stampato in faccia. “A quanto pare, abbiamo saltato quel passaggio.”

Per andare subito a... cosa?” squittì Peter.

A fare un bambino.”

Peter e Sirius si guardarono per diversi secondi, prima di gonfiare le guance e scoppiare in una fragorosa risata.

Remus si strinse nelle spalle, fingendo rassegnazione.

Sapevo avreste fatto così.”

Beh, hai esagerato. Potevi inventarti qualcosa di meno campato per aria... già se ti fossi vantato di un bacio avremmo fatto fatica a crederti,” singhiozzò Sirius, ancora scosso dalle risate.

Già,” si asciugò gli occhi Peter. “Le donne non fanno quelle cose con quelli della nostra età!”

Ma io e Tonks abbiamo fatto sesso,” si difese Remus, cambiando totalmente tono: in fondo stava dicendo la verità! “L'ha detto lei.”

Sirius drizzò le orecchie come nella sua versione canina.

Sei serio?” sbottò sbigottito.

Sì.”

Peter si portò le mani alla bocca.

Quanto è durato?” indagò Sirius, non ancora convinto.

Io non... non me lo ricordo...” fu costretto ad ammettere.

Che?”

Non ricordo di averlo fatto...”

L'amico aggrottò la fronte, vagamente preoccupato.

Per Merlino, è durato così poco?!”

Remus fece una smorfia.

Non intendevo dire quello!”

James irruppe senza preavviso nella stanza e vedendo le loro facce capì subito che stava accadendo qualcosa di grosso.

Beh, che succede?” reagì, geloso. Si sentiva escluso e Remus se ne dispiacque.

Oh,” fece Sirius, cogliendo al volo l'occasione di prendersi la sua rivincita, facendogli pagare l'abbandono di qualche ora prima. “Normale routine. Lunastorta ha solo messo incinta la professoressa Tonks.”

James, senza parole, si lasciò scivolare con la schiena contro la porta fino a sedere per terra, osservandoli uno a uno da sotto in su con grande diffidenza.

Così non va bene,” decretò dopo diversi giri di occhiate. “Si era deciso che fossi io il primo a fare l'amore.”

E chi sarebbe stato a deciderlo?”

Io!” zittì Sirius. Pensava lo stessero prendendo in giro, era evidente. “Comunque,

Lunastorta, questo è uno scherzo malriuscito di Felpato, vero? Non ha ancora imparato a non coinvolgere chi non se lo merita nei suoi scherzi.”

Remus sentì qualcosa sciogliersi dentro, mentre James gli poneva la domanda. Voleva bene a tutti i suoi amici, ma James era... con lui era diverso. Era un pagliaccio dalla battuta pronta sempre disposto a divertirsi, ma era anche dotato di una tale generosità d'animo da entrare nel cuore di chi gli stava più vicino.

La portata di quello che era successo gli cadde di nuovo sulle spalle con tutto il suo peso.

Sono nei guai,” ammise e James, malgrado l'assurdità di tutta quella faccenda, capì subito che era sincero.

Devi spedire un gufo. Adesso!” decise, dopo essersi scusato con Sirius per averlo giudicato male.

Un gufo? A chi?”

Ai tuoi genitori.”

Remus fece per protestare, ma James fu irremovibile:

E' quello che farei io,” lo tirò insistentemente per una manica e quando lo accontentò, sedendosi per terra accanto a lui, gli passò un braccio sulle spalle.

Bene, ora voglio che mi racconti tutto. E non risparmiare sui dettagli, eh, io con voi non lo farei!”

Sirius scoppiò a ridere.

Non abbiamo dubbi, anzi, siamo certi che i dettagli della tua prima volta verranno quintuplicati rispetto alla realtà. Sei un tipo così modesto!”

 

 

***

 

Remus era confuso. Quell'uomo enorme che si era gentilmente offerto di ospitarlo si comportava in una maniera molto strana.

Insomma,” stava dicendo, dopo avergli offerto dei biscotti duri come sassi accompagnati da una caraffa delle dimensioni di un secchio, piena di un liquido alcolico con un odore tanto forte da fargli strizzare gli occhi. “Io non ho il permesso di scocciarti, perché ti metterei in imbarazzo, secondo Silente. Silente è un grand'uomo e io faccio sempre quello che mi dice. Però ora non sei proprio Remus, giusto? Cioè, hai un'età... avrai circa... uhm...”

Vuoi sapere quanti anni ho?” gli venne incontro, sicuro di essersi appena rotto un canino con uno dei granitici biscotti.

Eh!”

Remus dovette pensarci sopra un po', ma non diede peso a quella stranezza. Probabilmente era solo scombussolato dal viaggio.

Trentasette,” decise.

Hagrid sorrise sotto la voluminosa barba.

Vanno bene, no? Ora che sei grande non sei più... com'è che ti aveva chiamato Silente? Ah! Fragile.”

Remus rinunciò a lottare con il dolcetto e inghiottì il boccone intero, sentendosi invece molto fragile, sconfitto da un biscotto.

Iniziava a innervosirsi. Ancora non capiva dove volesse arrivare il gigante e così a occhio, se gli avesse dato ragione, avrebbe potuto sentirsi autorizzato a fare chissà cosa. Visto che aveva la spiacevole impressione che lo stesse corteggiando, doveva assolutamente evitarlo.

Chiunque fosse Silente, decise di sposare la filosofia che aveva adottato nei suoi riguardi.

Fragile, sì. E' esattamente così che mi sento,” disse. Assumere un'aria vulnerabile per convincerlo non fu affatto difficile.

Oh,” gemette Hagrid, profondamente deluso. “No, perché avevo notato anche l'anello. La professoressa McGranitt non ci ha mica fatto caso, pensa che guardare a certe cose sia da pettegoli.”

L'anello?” ripeté automaticamente. Si guardò le mani e in effetti eccolo lì, un sottile anellino d'oro all'anulare della mano sinistra. Bizzarro, non ricordava affatto di essere sposato.

Gli occhietti neri di Hagrid brillarono:

E' una fede,” sospirò. “Avrei voluto aiutarti a sceglierla, ma non sono mica offeso se ne hai trovata una da solo.”

Remus rabbrividì.

Avresti voluto scegliere la mia fede nuziale?” chiese, sperando di sembrare molto, molto fragile e che lui non ribattesse con un: la nostra, vorrai dire! Nel caso la messa in scena non avesse funzionato, allungò preventivamente una mano verso la cinta dove teneva infilata la bacchetta.

Ma no, che ci capisco io di quelle robe lì? Intendevo dire scegliere una moglie! Lei è come te, vero?”

Remus si sentì molto sollevato.

Sì, assolutamente,” si affrettò ad assicurargli. Solo dopo un attimo avvertì una forte vertigine e un senso di smarrimento: non capiva cosa intendesse dire con la sua domanda (forse se era di statura normale?) ma non era quello il problema. Per quanto si sforzasse, non ricordava di nessuna moglie... tutto ciò che riuscì a visualizzare fu una girandola di colori accesi.

Hagrid, che pareva non stare più nella pelle, teneva le manone giunte in trepidante attesa di ulteriori particolari, ma Remus non aveva altro da aggiungere. Lasciò vagare lo sguardo per la capanna nella speranza di far cadere l'argomento e qualcosa fuori da una delle finestre attirò la sua attenzione.

C'era una ragazza che guardava nella sua direzione attraverso il vetro sporco, l'aria sconcertata.

Remus saltò in piedi e prima che Hagrid reagisse era già fuori dalla capanna.

No, fermo!” lo rincorsero le sue urla. “La professoressa McGranitt mi ha detto di tenerti nascosto!”

Gli straordinari occhi verdi di quella ragazza, il suo viso, i capelli rossi... un brivido lo scosse da capo a piedi.

Anche lei era molto turbata e quando vide che stava per parlare, sperò che con le sue parole avrebbe messo ordine al tumulto di emozioni che la sua comparsa gli aveva provocato.

Non è possibile, tu sei... cioè, lei è... è identico a Remus Lupin!”

Io sono Remus Lupin.”

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Tonks aveva cercato Minerva per tutta la scuola, per trovarla dopo ore nell'unico luogo che aveva tralasciato di controllare.

L'altera insegnante stava bussando energicamente alla porta dello studio di Tonks e dall'impazienza che il suo gesto tradiva intuì che, probabilmente, si fossero cercate a vicenda per un ugualmente lungo e snervante lasso di tempo.

Minerva?” la chiamò, facendola sussultare.

Tonks!”

Eccomi! Ti stavo giusto cercand...”

Minerva l'attaccò con un'aspra invettiva:

Avevo accolto con ottimismo la scelta di Albus di assumerti. Mi sembravi preparata, dote basilare per un'insegnante ma a cui troppo spesso abbiamo dovuto rinunciare per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. A dispetto di ciò, da quando sei arrivata hai portato solo guai e...” spalancò gli occhi, interrompendo con un singhiozzo la tirata. “I tuoi capelli!” soffiò, come se l'avesse vista solo in quel momento.

I miei capelli?” ripeté Tonks, confusa.

Sono rosa,sottolineò l'altra, lasciando scivolare l'aggettivo sulla lingua come se stesse assaggiando qualcosa di viscido.

Tonks si tirò distrattamente una ciocca.

Ah, già. Tu non hai mai approvato...”

A causa della sua testardaggine, quando frequentava Hogwarts aveva deprivato Tassorosso di una considerevole quantità di punti. Più la McGranitt la puniva per le sue estrose acconciature, più lei si ingegnava a proporle colori di capelli sempre più accesi.

Minerva aggrottò la fronte, sospettosa.

E' la prima volte che ti vedo conciata così,” replicò freddamente. “Fino a poche ore fa i tuoi capelli erano di una discreta sfumatura di biondo.”

Discreta? Direi più noiosa,” sbuffò Tonks, pur sapendo che avrebbe fatto meglio meglio a tacere. Maledisse la propria terribile linguaccia, prima di mordersela fino alle lacrime.

Non sapeva cosa avrebbe potuto provocare lasciandosi sfuggire informazioni su eventi che, per le persone con cui conviveva, rappresentavano un futuro neppure tanto prossimo.

Doveva limitare il più possibile i danni... aveva già commesso un grave errore consegnando a Minerva la fotografia del Remus adulto, per non parlare del pasticcio del bambino.

Cioè... scherzavo, dai,” cercò di rimediare. “Mi stavi dicendo...?”

Minerva riprese il filo del discorso, ma con aria molto circospetta.

I genitori di Remus vogliono parlarti.”

Tonks quasi ingoiò la lingua.

I genitori di...?!”

Di Remus. Ricordi? Il diciassettenne padre di tuo figlio,” spiegò, fissandola intensamente negli occhi.

Le rispose con un brivido: l'evolversi della situazione, le fece comprendere che era ormai prossima al limite oltre al quale non sarebbe più stata in grado di rimediare ai propri errori, ristabilendo l'originalità degli eventi.

Oh. Remus ha dei genitori,” commentò spiazzata.

Non aveva neppure preso in considerazione l'ovvietà della loro entrata in scena. Remus non le aveva mai parlato della sua famiglia, non sapeva neppure se fossero ancora vivi nel loro presente.

Già, ha dei genitori. Che cosa buffa, non è vero?” osservò Minerva sarcastica.

Non direi. E' più spaventosa,” la contraddisse con un brivido.

Era spaventata all'idea di conoscere i suoi suoceri in quelle circostanze: come insegnante che aveva insidiato il loro bambino non avrebbe fatto una grande impressione, proprio no.

Partirò subito con il piede sbagliato,” gemette, seguendo Minerva a capo chino: i coniugi Lupin l'aspettavano nell'ufficio della professoressa.

Avresti dovuto capirlo prima, pensare alle conseguenze della tue azioni,” la redarguì Minerva severa, le labbra ridotte a un tratto sottilissimo.

Io...”

Sì, Tonks?”

Avvertì una stretta al cuore, al pensiero che...

Ma Remus non sa nulla, vero? Non l'avrete messo in mezzo, povero!”

Minerva si voltò a guardarla in tralice, senza smettere di camminare.

Non sono stata io a chiamare i suoi genitori, lui è maggiorenne, non ne avevo alcun diritto. E' stato Remus a mandare loro un gufo.”

Tonks pensò che Remus dovesse essere stato davvero terrorizzato per arrivare a chiamare i suoi genitori e che la situazione poteva solo essere peggiorata, una volta esserseli trovati accanto. Provò a mettersi nei suoi panni, seduta con mamma e papà in attesa dell'insegnante da cui si era fatta mettere incinta. Andromeda l'avrebbe come minimo Trasfigurata in una spilla da balia, dopo aver carbonizzato all'istante il professore. A essere ottimisti.

Doveva a tutti i costi toglierlo dai guai, era per quello che aveva corso per tutta Hogwarts alla ricerca di Minerva!

E' stato tutto uno sbaglio. Io... io non sono...” balbettò precipitosamente.

Non sei incinta?”

No, lo sono, ma...”

Remus non è il padre?”

Non il Remus che conosci tu!”

Nella fretta di rimediare ai propri errori, si era nuovamente tradita: non era mai stata brava a mentire.

Non essere così certa che io non conosca anche l'altro,” le sibilò la professoressa, prima di spalancare la porta del proprio studio davanti alla sua faccia sbigottita: Minerva l'aveva trovato prima di lei!

Tu sai tutto!” esclamò stupefatta. “Allora aiutami!”

Questa è una faccenda strettamente personale, non c'è nulla che io possa fare senza risultare fuoriluogo. Dovrai sbrigartela da sola,” replicò Minerva, spingendola oltre l'uscio.

 

***

 

Remus e i suoi genitori, seduti di fronte alla scrivania di Minerva, fissavano muti il grande camino acceso. Quando sentirono la porta aprirsi, tutti e tre si girarono di scatto verso di lei, la tensione che saliva vertiginosamente.

Oh...” esclamò la madre, stringendo appena gli occhi. “Lei sarebbe...”

Tonks si fece coraggio, azzardò un passo verso di lei e allungò una mano, mentre Minerva si richiudeva discretamente la porta alle spalle, lasciandoli soli.

Tonks.”

Tonks?”

Tonks sospirò, non intendeva accontentarsi del suo cognome, ma per quella donna sarebbe stata costretta a fare uno strappo alla regola: aveva appena realizzato che non aveva di fronte solo la sua futura suocera, ma anche la nonna del suo bambino.

Ninfadora. Ninfadora Tonks,” precisò con una smorfia.

Io sono Silvie e lui è John,” ricambiò sbrigativa la donna. Doveva avere circa l'età di Remus adulto, valutò, e un po' gli somigliava: i capelli chiari, la forma degli occhi, qualcosa nell'espressione del viso.

John invece sembrava più vecchio di lei e aveva in comune con il figlio l'aspetto poco curato di chi non è molto soddisfatto di se stesso e non si piace.

Remus, seduto accanto alla madre, aveva un'espressione profondamente infelice: pareva pentito di aver chiesto aiuto ai suoi genitori: chissà che lavata di capo era stato costretto a sopportare!

Tutto per colpa mia,” mormorò dispiaciuta, trattenendosi a stento dal correre ad abbracciarlo.

Come?” chiese John, aggrottando ulteriormente la fronte già scavata da profonde rughe.

Questa situazione... non prendetevela con Remus, è tutta colpa mia,” chiarì.

Silvie sembrò sul punto di saltare in piedi: la sedia, che pareva stesse trattenendo il suo corpo a forza di artigli invisibili, protestò con un gemito.

Ovviamente,” disse in tono tagliente, accantonando senza troppe storie l'apparente pacatezza del primo approccio. “Remus è solo un ragazzino!”

Remus sussultò, indirizzandole un'occhiataccia.

Io non sono un ragazzino!” protestò oltraggiato, con un'aggressività che Tonks gli aveva visto tirare fuori di rado. “Non avrei dovuto dirti niente!”

E allora perché l'hai fatto?” ribatté la donna che, seppur furente, moderò il tono rancoroso nel rivolgersi al figlio.

Me l'ha detto James!”

Ah, che atteggiamento da adulto fare qualcosa solo perché te lo dice un tuo amico,” osservò lei, pentendosene ancor prima di vedere il viso di Remus cambiare colore: non era sua intenzione metterlo in ridicolo, aveva perso il controllo.

Tonks pensò che essere madre di un adolescente dovesse essere una bella gatta da pelare.

Scusami, non volevo farti vergognare,” gli sussurrò, cercando di prendergli la mano, ma lui si scansò, offeso.

Remus ha ragione.”

Si voltarono verso John che, rimasto fino a quel momento in disparte, si era alzato in piedi, troppo agitato per continuare a restare seduto e fermo.

Tonks ebbe l'impressione che fosse un tipo piuttosto taciturno e che Silvie e Remus non lo sentissero spesso alzare la voce.

Non è più un ragazzo,” proseguì, rivolgendosi alla moglie. “Ha diciassette anni già da parecchi mesi.”

Silvie, incredula, lo fulminò con lo sguardo.

Il fatto che sia maggiorenne non significa...”

Significa che è un adulto e ha il diritto di essere trattato come tale,” la interruppe lui, fissandola dritta negli occhi, al tempo stesso aggressivo e supplichevole. “Se voi due aspettate un bambino,” proseguì, senza muovere un muscolo. “Noi l'accetteremo e saremo felici di aiutarvi.”

La voce aveva preso a tremargli e i suoi occhi si erano fatti lucidi, ma non pareva che fosse la tristezza a velargli lo sguardo, tutt'altro: le parve sollevato, quasi contento.

Tonks si sventolò le mani davanti al viso: avrebbe dovuto chiarire immediatamente la situazione, invece di permettere ai genitori di Remus di fantasticare a ruota libera.

Ma no! Oh, che disastro che sono!” gemette. “E' stato tutto un grosso equivoco!”

Silvie alzò subito il capo, animandosi.

Cioè si è sbagliata? Non è incinta?”

Sì che è incinta!” saltò su immediatamente Remus, come se sua madre le avesse detto qualcosa di offensivo. “Lo è eccome!”

Silvie sembrò non essersi neppure accorta che avesse parlato.

Allora?” la incitò.

Io... io sono incinta, ma lui non...”

John la fermò con gesto della mano, vagamente imbarazzato.

Non deve giustificarsi con noi...”

Oh, sì, che deve!” gli ringhiò contro Silvie.

Silvie, ti prego,” le sussurrò. “Non capisci? Dobbiamo prendere al volo quest'occasione!”

Cosa?” esplose lei, aspra.

Questa potrebbe essere l'unica possibilità per Remus di avere un famiglia! Considerando quello che è, chi altri lo vorrà? E poi noi due avevamo diciannove anni quando sei rimasta incinta, sono solo due più di Remus!”

Silvie sembrò aver ricevuto un pugno dritto nello stomaco: pallida, le mani strette in grembo, tremava per lo sforzo di trattenere l'ira per lo sfogo del marito.

Non parlare mai più così davanti a Remus,” soffiò. “Mi hai capito John? Mai più!

L'uomo scosse la testa.

Ma lui lo capisce, non è uno sciocco! Sa cosa significa essere un lupo mannaro!”

Lei lo guardò con ferocia.

Gli adolescenti non capiscono affatto queste cose, invece, e tu lo sai benissimo!”

Tonks sapeva che Silvie aveva ragione, a diciassette anni, a meno di essere costretti a badare a se stessi, nessuno capiva cosa significava vivere nel mondo reale. Lo stesso Remus le aveva confessato che quando frequentava Hogwarts non aveva idea di cosa lo aspettasse fuori dalla scuola, che per sette anni si era illuso di poter avere una vita normale.

Grazie a lei e a suo padre, la cruda realtà aveva bussato alla sua porta con un anno d'anticipo.

Ha ragione papà!” proruppe Remus, ma il tempo trascorso tra il battibecco tra i suoi genitori e la sua uscita era stato davvero troppo lungo e le sue parole risultarono fasulle. Nessuno gli credette, ma lui insisté comunque. “Non ho bisogno di essere protetto, sono un adulto!”

Bel colpo, Tonks!” sbottò lei ad alta voce. “Per favore, ora lasciatemi parlare. Io aspetto un bambino, ma questo Remus non è il padre. Mi sono sbagliata, ok?”

Questo Remus?” ripeté John, perplesso.

Silvie, invece, d'improvviso divenne raggiante.

Certo, John, cosa pensi, che nostro figlio sia l'unico nell'universo a chiamarsi Remus?”

Tonks le mandò un bacio immaginario, l'aveva tolta dai pasticci con una semplicità disarmante.

Esatto!” esclamò entusiasta.

Felici del compromesso appena raggiunto, lei e Silvie erano quasi sul punto di abbracciarsi, non fosse che i due maschietti non parevano altrettanto soddisfatti.

Io non le credo,” chiarì Remus, studiandola torvo.

Come ha fatto a confondere l'uomo con cui è stata a letto con un altro solo perché portano lo stesso nome?” lo spalleggiò John.

Tonks era decisa a chiudere quella faccenda alla svelta: nulla di tutto quello sarebbe dovuto accadere e a ogni nuova domanda che le veniva rivolta, il rischio che si lasciasse sfuggire qualcosa del loro futuro aumentava vertiginosamente. Non poteva rischiare.

Ero ubriaca,” decise, pensando che fosse un'ottima spiegazione. La sua immagine non ne avrebbe giovato, ma visto quello che aveva fatto passare a Remus si meritava ben di peggio!

Ubriaca?”

Già. Tutto qui. Scusatemi.”

John chinò il capo, l'aria sconfitta.

Io non le credo, ma la capisco,” precisò Remus sottovoce, prima di abbandonare la stanza al seguito dei suoi genitori. “E' solo che non mi vuole.”

Il tono con cui lo disse le spezzò il cuore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Io sono Remus Lupin,” ripeté Remus, sentendosi come se fosse stato appena scaraventato fuori da un enigmatico sogno di cui rammentava ben poco, per trovarsi in una realtà altrettanto incomprensibile. “E tu... tu sei morta!”

Serrò immediatamente la mascella, stringendo i denti fino a farli scricchiolare: perché aveva pronunciato quelle terribili parole e da dove Merlino gli erano arrivate?

Lily impallidì visibilmente.

Mi sta minacciando?” chiese con voce strozzata, cercando a tentoni la bacchetta.

Hagrid, malgrado la mole, fu più svelto della mano della ragazza e la spinse dietro di sé, ruggendo minaccioso:

Toccale solo un capello e vedi!”

Remus fece un passo indietro, seguito da molti altri, accelerando fin quasi ad incespicare.

Mi dispiace,” balbettò, annichilito. “Non so cosa mi è preso...”

Forse erano state solo suggestione le emozioni provate nel vedere la giovane strega, perché ora, per quanto si sforzasse di riportarle a galla, non sentiva più nulla.

Credevo che non eri pericoloso, ma forse da grande lo sei!” abbaiò Hagrid, allargando le braccia grosse come tronchi.

A Lily, così minuscola in confronto al gigante, non fu necessario chinarsi per passare sotto di esse. Aggirò la monumentale mole con circospezione e, attenta a non ridurre significativamente la distanza che la separava da Remus, si fermò, prendendo a studiarlo con un'espressione strana, gli occhi socchiusi.

Ma lui non lo è,” constatò alla fine, con una certa sicurezza.

Come?”

Non è pericoloso. Ma non vedi, Hagrid, è solo Remus!”

Solo Remus?” ripeté stupidamente Remus, avvertendo una forte fitta dentro al cranio: era doloroso cercare di ricordare ciò che non sapeva neppure di avere dimenticato.

Ma com'è possibile?” rifletté Lily. Era ancora preoccupata ma ogni traccia di paura era scomparsa dalla sua voce, soppiantata dal desiderio di capire. “Vieni dal futuro?”

Remus pensò che, per quanto ne sapeva, quella spiegazione potesse essere valida come qualunque altra.

E' quello che pensa anche la professoressa McGranitt!” esclamò Hagrid, per poi arrossire al di sopra della barba. “Ops, questo non dovevo dirlo...”

Quanti anni hai?” indagò Lily, come se fosse alle prese con lo studio di una Creatura Magica nuova e sorprendente da maneggiare però con attenzione.

Trentasette,” le rispose Hagrid. “Ha detto trentasette.”

Lily deglutì, stringendo le braccia sullo stomaco.

Noi due siamo coetanei, e hai detto che sono morta, Remus,” rifletté con un filo di voce.

Oh, ma non è mica vero, lui non...”

Io non so quello che dico,” lo interruppe Remus. “Non ti conosco neppure... parlo a vanvera: il viaggio nel tempo mi ha stravolto,” si prese gli avambracci nelle mani, riempiendoli di pizzicotti. 'Svegliati, svegliati, svegliati,' ripeté mentalmente, sperando che i due non notassero il suo turbamento. Gli stava sfuggendo tutto di mano e sapeva che uno come lui non poteva permettersi di perdere il controllo.

'Uno come me?' si chiese, sempre più confuso.

Ma com'è possibile? Io ti conosco!” tornò all'attacco Lily, incredula. “Sono sette anni che frequentiamo Hogwarts assieme, siamo stati entrambi Prefetti, siamo Grifondoro! Ti sei dimenticato di me?”

Succede. Mi sono diplomato molti anni fa, non è così inconsueto dimenticarsi dei vecchi compagni di scuola,” rispose Remus, felice di aver trovato una spiegazione ragionevole alle obiezioni di Lily, anche se tutto attorno a lui vacillava.

La sensazione che lei e Hagrid lo conoscessero meglio di quanto lui conoscesse se stesso era angosciante e alla fine tutto si riduceva a quello: cosa ricordava, di preciso?

Sei sposato,” gli fece notare Lily. Il cambio di argomento gli fece tirare un sospiro di sollievo: la ragazza aveva evidentemente accettato la sua argomentazione.

Sono sposato,” ripeté come uno stupido. Guardò l'anello sottile che portava al dito, e se lo sfilò.

All'interno una scritta incisa nell'oro gli svelò il nome della propria consorte e la data del matrimonio:

Ninfadora Tonks,” lesse, la fronte aggrottata. “19 luglio 1997.”

Un formicolio gli risalì lungo la nuca... quel nome... quella data... l'intuito gli suggerì che era meglio fingere di ricordare, perché quello in cui ora si trovava non era il 1997 e l'ipotesi del viaggio nel tempo si faceva molto più concreta. Ogni domanda che gli veniva rivolta era un pericolo per chi ascoltava la risposta, ne era certo.

Lily e Hagrid si scambiarono uno sguardo sbigottito.

Questo significa che anche la professoressa Tonks viene dal futuro!” esclamò lei, elettrizzata dalla scoperta. “E Remus è suo marito! Remus, il nostro Remus! Ora mi spiego il perché del suo interesse per lui!”

Remus decise di recitare la parte del marito sollecito.

Sì, esatto. Forse potresti portarla qui, desidero tanto riabbracciarla,” la pregò, convinto che rivedere la donna che aveva sposato potesse aiutarlo ad aggiustare la sua memoria ammaccata.

Però la professoressa McGranitt...” fece per obiettare Hagrid, ma Lily lo fermò, decisa.

La McGranitt sarà di sicuro d'accordo, Hagrid. Ora ho lezione, ma la porterò qui al più presto!” promise, allontanandosi di corsa.

 

***

 

Il Grifone che il professor Kattleburn aveva fatto arrivare dalla Grecia appositamente per quella lezione (così aveva detto loro, ma nessuno gli aveva creduto), stava facendo a brandelli con il becco la carcassa di un grosso serpente.

Ah, la nostra mascotte!” urlò James orgoglioso, strappando non poche risate ai Grifondoro. Quel pomeriggio condividevano la lezione di Cura delle Creature Magiche con i Serpeverde ma solo un paio di loro osarono grugnire in segno di disapprovazione: James era rispettato da tutti o quasi, per questo Silente l'aveva nominato Caposcuola.

Remus, che sapeva di far schifo come Prefetto, non si era illuso neppure per un istante: non aveva mai avuto una sola possibilità di ottenere la nomina.

...e mangia carne cruda,” colse, distratto. Dopo la penosa scenata dei suoi genitori e la decisione di Tonks di mentire pur di non averlo come compagno, era molto abbattuto.

James lo pungolò con un gomito.

Hai sentito? Tu e quel fighissimo Grifone avete gli stessi gusti alimentari!” gli mormorò eccitato.

Remus fece una smorfia.

Grazie, Ramoso, tu sai sempre come tirarmi su...” commentò cupo.

Prego.”

James?”

Sì, Sirius?”

Quando rientriamo al castello ti consiglio una capatina in biblioteca. Ci sono delle cose che si chiamano 'dizionari'. Cerca alla voce 'sarcasmo': ti si aprirà un mondo!”

Sia James che Peter ridacchiarono.

Remus li sentì appena. Perso di nuovo nei propri pensieri, rivolse lo sguardo altrove, finendo con l'incrociare casualmente quello di Lily. Lui abbassò subito gli occhi, quelli di lei rimasero invece fissi sul suo viso, con un'insistenza tale che riuscì nella non facile impresa di distrarlo dai propri problemi. Persino il Grifone, pur con tutto il suo fascino, non era riuscito a strappargli più di uno sguardo.

La ragazza era a un passo da lui e sentì una delle sue amiche sussurrarle: “Ehi, ti sei presa una cotta per Remus?”

Purtroppo anche James aveva sentito e dalla gola gli uscì un rumore simile a quello di un lavandino ingorgato: probabilmente stava inghiottendo la lingua.

Remus si sentì in colpa e fece per giustificarsi, ma un'altra voce lo distrasse.

Vi ho visti, tu e Tonks, mano nella mano...” sibilò vicino al suo orecchio Severus Piton. Non si era neppure accorto che si era avvicinato. “E lo dirò a tutti!”

Remus sussultò come se gli avesse rifilato un pestone a un piede.

Come faceva a sapere di lui e Tonks?

Nessuno ti ha creduto quando hai provato a raccontare in giro del mio problema, cosa ti fa pensare che crederanno a questo?” ribatté, con un sangue freddo che non sospettava di possedere.

Già!” lo spalleggiò James, apparentemente dimentico di Lily e del suo improvviso interesse per Remus. “Sputacchia pure in giro tutte le menzogne che si inventa la tua unta testaccia, tanto nessuno ti crederà mai: neppure noi gli abbiamo creduto, quando Remus ci ha confessato che aveva messo incinta Tonks, fai tu!”

Remus si voltò di scatto verso l'amico, restando senza fiato: non avrebbe dovuto raccontare della gravidanza di Tonks al Serpeverde! Di sicuro Severus aveva solo origliato qualcosa capendoci ben poco: che non era arrivato così in la' con le proprie congetture lo si capiva dalla sua espressione sbigottita.

Appena ebbe digerito la notizia, un sorrisetto malevolo gli stirò le labbra sottili.

Grazie per aver approfondito la questione, Potter!” bisbigliò trionfante.

Arretrò tra le file di Serpeverde con un'espressione soddisfatta sul viso giallastro.

Remus si bloccò, incapace di reagire davanti a una situazione già grave e che ora precipitava ulteriormente.

Tonks avrebbe incolpato lui, avrebbe pensato che voleva obbligarla ad accettarlo come compagno spifferando davanti a tutti la verità. Tremò al solo pensiero, avrebbe finito col disprezzarlo e lui non lo poteva sopportare.

James, inconsapevole di quello che aveva causato, avvicinò la bocca al suo orecchio, sussurrandogli:

Che c'è? Hai la faccia di uno che è appena stato baciato da un Dissennatore!”

Non hai sentito cosa ha detto Severus?” soffiò, incredulo.

Sì, e allora?” ribatté tranquillamente James. “Tu lo anticiperai, annunciando davanti a tutti la lieta notizia e il tuo proposito di diventare un padre e un marito esemplari.”

Farò questo?” gli chiese, stupefatto.

Certo. E poi la bacerai.”

Remus sbarrò gli occhi.

Non credo proprio.”

Oh sì, che lo farai! Ti ho mai consigliato male?”

Beh, l'idea di chiamare i miei genitori non si è rivelata particolarmente brillante...”

James scosse la testa.

Ti sembra così ora, ma avrai bisogno del loro aiuto, dopo la nascita del bambino,” ribatté saggiamente, ignorando il suo atteggiamento orgoglioso da: 'io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno'. “Ascoltami, vedo già la scena: tu che ti avvicini alla professoressa (professoressa Tonks, mi raccomando non sbagliare soggetto!) e la fissi dritta negli occhi con uno sguardo seducente, passandoti un pollice su quella cicatrice sexy che hai sulla guancia. Lei che risponde con un sorriso languido, allunga le braccia e ti accarezza lì dove il tuo pollice ancora indugia, e...”

Ora basta!” sbottò Sirius,disgustato. “James, potresti per favore tenere per te le tue fantasie erotiche su Lunastorta e l'impostora?”

Si chiama Ninfadora!” lo corresse Remus, offeso dal modo in cui Sirius si ostinava a chiamarla.

Gli rispose con uno sguardo sbalordito che non gli piacque affatto.




Piccolo chiarimento: James non dice a Severus di Remus e Tonks per vendicarsi di Lily che lo fissa, prende solo certe situazioni con troppa leggerezza. Nel peggior ricordo di Piton ricordo che rischia di far sentire ad altri che Remus è un lupo mannaro parlandone a voce troppo alta, e lui lo supplica di abbassarla.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Professoressa Tonks!”

Tonks stava uscendo dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure e spostò lo sguardo in direzione della voce, facendosi quasi sfuggire di mano le pergamene con gli appunti delle lezioni. Malgrado la difficile situazione in cui si trovava, non se l’era sentita di interrompere le lezioni, venendo meno ai propri doveri di insegnante.

Lily Evans, la mamma di Harry, la raggiunse a passo sostenuto.

Era doloroso ritrovarsela davanti ora che sapeva chi era: una giovane donna che sarebbe morta a soli ventun'anni, lasciando un bimbo poco più che neonato. Si vide afferrarla per le spalle e suggerirle come fare per sfuggire a quella fine tanto ingiusta e crudele: anche lei sarebbe presto diventata mamma e non riusciva neppure a prendere in considerazione l'idea di non conoscere mai il proprio bambino. La scena si ripeté vivida nella sua mente molte volte e stava quasi per cedere al proprio istinto, quando Lily la chiamò di nuovo:

Professoressa Tonks?”

Ah. Scusa, Lily, mi sono persa via per un attimo...”

La ragazza, vedendola abbattuta, le rivolse un gran sorriso: sembrava convinta di possedere esattamente quello che serviva per consolarla.

Remus è qui,” disse allegramente. “Vuole vederla subito, la porto da lui?”

Attese con trepidazione la sua reazione.

A Tonks dispiacque di non poterla accontentare, mostrandosi felice come era certa che sarebbe stata. La frase che Remus le aveva rivolto dopo il colloquio con i suoi genitori la tormentava ancora: faceva male sapere di averlo ferito e di non poter in alcun modo rimediare.

Io... credo che sia meglio per lui evitarmi il più possibile.”

Non vedeva scappatoie: cosa poteva dirgli? Insistere con la menzogna dell'ubriacatura? Remus sapeva che mentiva e se non poteva rivelargli la verità era meglio tacere, piuttosto che fargli credere che lo riteneva uno stupido, oltre che inadeguato a starle accanto.

E perché?” reagì Lily, tra il deluso e l'imbarazzato, come se temesse di essersi addentrata in un argomento scottante.

Sì, insomma...” Tonks si interruppe bruscamente. “Aspetta, ma tu che ne sai di Remus e me? Ti ha spifferato tutto? Credevo che Minerva fosse stata chiara, che le avrebbe obbedito!”

Lily arrossì leggermente.

Beh... mi vergogno un po’, ma temo di essere stata io a costringerlo a parlare,” spiegò lealmente. “Di solito non sono una ficcanaso, ma ero curiosa, sa... trovarsi davanti la versione adulta di un ragazzo della tua età è sconvolgente... comunque mi ha detto solo che siete sposati e venite dal 1997, ma non era mia intenzione metterlo nei guai e farvi litigare.”

Tonks non ci poteva credere, a stento si trattenne dal cacciare un grido di gioia: Lily stava parlando del suo Remus: doveva aver scoperto dove Minerva lo teneva nascosto!

Oh, sia ringraziato Merlino!” esultò. “Certo che mi devi portare da lui, sù sù!” la incitò, spingendola con un gomito per non lasciarsi scappare le pergamene.

Se lei viene dal 1997, significa che è più giovane di me!” constatò Lily, osservandola di sottecchi mentre procedevano a passo svelto verso le scale che il martedì conducevano all'uscita del castello.

Già. Strano, vero? In questo momento dovrei avere circa... quattro anni,” realizzò stupefatta, lasciandosi sfuggire una smorfia: che razza di poppante!

Piccola!” trillò invece Lily, deliziata. “Noi ci siamo mai conosciute? Non credo, Remus dice che non si ricorda più di me...”

Ha detto questo?” chiese, prudente. Era stata troppo precipitosa, avrebbe dovuto capire subito che c'era qualcosa che non quadrava. “Aspetta... hai detto che Remus ha fatto il mio nome e che sa che io e lui siamo sposati?”

Lily si mostrò comprensibilmente sorpresa.

La cosa la stupisce?”

No, così, era solo per dire,” mentì. Il perché le avesse raccontato del viaggio del tempo era presto spiegato: non avendo un sosia di vent'anni più giovane che girava per il castello, per lei era stato facile indossare la sua nuova vita e renderla credibile, ma Remus doveva essere stato immediatamente smascherato, perciò aveva mentito. Il dilemma che non riusciva a risolvere era un altro: perché non aveva perso anche lui la memoria?

Ha detto che desidera tanto riabbracciarla.”

Oh, che tenero!” esclamò impulsivamente. Ma dovette subito ammettere che un'uscita del genere, per giunta davanti ad altri, non era proprio da lui. Forse il Pensatoio Carnivoro colpiva le persone in maniera diversa: a lei aveva amputato la memoria, mentre a lui aveva rovesciato il carattere. “Deve essere molto, molto, molto sconvolto...”

Un po' lo è,” ammise Lily, allungando il passo.

Uscirono dal castello, imboccando la stradina fangosa che si interrompeva davanti alla capanna di Hagrid.

Ma Remus come se la cava?” domandò la ragazza, sempre con il timore di passare per un'impicciona, ma allo stesso incapace di mettere a tacere la propria curiosità.

Perché me lo chiedi?” ribattè Tonks, stupita.

Beh, sembra malato... cioè, molto più malato di quanto lo sembri ora. E i suoi vestiti sono... beh... sono logori...”

Tonks intuì che Lily non sapeva nulla della licantropia di Remus, quindi decise di rimanere sul vago.

Ah, già. Io non ci faccio mai caso... Lui se la cava, te l'assicuro. Poi ci bado io a lui, adesso.”

Remus le aspettava appoggiato di schiena alla capanna di Hagrid, con il gigante che lo sorvegliava a una spanna di distanza. Con l'enorme mole che incombeva sul suo corpo emaciato, a Tonks non parve molto diverso dal ragazzino che in quel momento studiava nel castello.

Quando la vide, sembrò che gli mancasse la terra sotto ai piedi e divenne così pallido che per un attimo fu certa che sarebbe svenuto. Non resistette: mollò le pergamene per terra e gli corse incontro, saltandogli al collo e abbracciandolo stretto stretto.

Mi sei mancato così tanto!” gli sussurrò all'orecchio e lo sentì tremare, poi irrigidirsi.

Tonks si preoccupò, ma le parve tranquillo quando si staccò gentilmente da lei, solo un po’ frastornato.

Aspetta...” si bloccò, osservandola in tralice. “Ci deve essere un errore. Questa ragazza è troppo giovane!”

Lily sembrò considerare solo in quel momento la differenza d'età che li separava e fece per dire qualcosa, ma Tonks non voleva che qualcuno desse corda alla sua sciocca battuta, magari mettendogli nuovamente in testa che quella fosse davvero una cosa importante.

Ah ah ah!” abbaiò, simulando una grossa risata. “Ma quanto sei divertente! Non c'è tempo per le tue spiritosaggini, simpaticone, hai idea del guaio in cui ci siamo cacciati?” lo ammonì, rifilandogli una pacca sulla fronte.

Hagrid, che non si era mosso di un millimetro, si coprì la bocca con le manone, imbarazzato dalla scaramuccia coniugale come se avesse stampato a Remus un profondo bacio sulla bocca.

Remus invece non si scompose, limitandosi a soppesare le sue parole come se nulla fosse.

Sì, certo,” le rispose, dopo una pausa sospettosamente lunga.

E i tuoi effetti collaterali quali sono stati?” indagò, diffidente. Meno parlavano della situazione in cui si trovavano davanti a Lily e Hagrid meglio era, ma loro due sapevano talmente poco che era facile scegliere le parole giuste per impedire che capissero qualcosa.

Remus si massaggiò la fronte: la sua pelle era così chiara che era ancora arrossata nel punto in cui l'aveva colpito.

Uhm... mal di testa, direi.”

Sei serio?”

Sì, certo!” replicò lui, indignato.

Tonks non si fece impressionare dal suo tono: possibile che ancora non avesse capito che fare la voce grossa con lei era solo un inutile spreco di energie?

Tutto qui?” insistette, in tono di sfida.

Lui si strinse nelle spalle.

Decise di credergli, se non altro perché non riusciva a trovare un solo straccio di motivo per cui dovesse mentirle.

Chissà perché a me ha preso molto peggio,” rifletté. “Boh. Grazie Lily, grazie Hagrid! Su che si va,” e prese la mano di Remus, trascinandolo velocemente via con sé in modo da impedire loro di protestare.

Hagrid cercò di sbarrare loro la strada: aveva ricevuto ordini precisi da Minerva e non intendeva deluderla.

Ma insomma, Hagrid, sono marito e moglie!” li difese Lily, facendolo arrossire violentemente.

Sì, beh, okey allora...” si arrese lui, liberando il passaggio.

Mentre procedevano verso il castello, Tonks capì di essere stata molto insensibile con Remus: se persino per lei era doloroso avere accanto Lily, era comprensibile che lui si mostrasse così poco collaborativo: doveva essere estremamente difficile rivedere i suoi amici più cari, morti tanti anni prima.

Scusami,” cercò di rimediare, stingendogli la mano con più dolcezza. “Sono stata pessima. So che per te deve essere straziante essere qui, parlare con Lily... ”

Mmm...” mugugnò lui, l'espressione contratta.

Insomma... Lily mi ha detto che le hai parlato di un viaggio nel tempo, ma dovevi pur dire qualcosa, lei ti ha riconosciuto! E' stata un'ottima soluzione, sei stato bravo, davvero!” aggiunse, optando per i complimenti: riceverne gli faceva sempre tanto bene.

Già.”

Tonks sospirò.

Non vuoi parlarne vero?”

Esatto. Non voglio,” tagliò corto, e lei gli permise di sprofondare di nuovo nei propri pensieri.

 

***

 

Remus era molto deluso: aveva davvero sperato che rivedere sua moglie potesse fargli tornare la memoria, ma così non era stato. Quando l'aveva vista avvicinarsi con Lily aveva provato delle emozioni fortissime, che non era riuscito però a collegare ad alcun ricordo concreto. Così, nude e crude, erano servite solo a sconvolgerlo senza offrirgli nessuna spiegazione, lasciandolo più confuso di prima.

Poi, come era avvenuto con Lily, tutto era scomparso.

La buffa giovane dai capelli rosa accesso l'aveva condotto nella propria stanza, annessa a un piccolo studio. Le aveva dato chiaramente ad intendere che non aveva voglia di parlare con lei e per ora, fortunatamente, stava rispettando il suo silenzio. Non gli aveva fatto più domande, limitandosi a raccontare cosa le era successo.

... e poi Silente mi ha adescata a Diagon Alley...” stava dicendo. “Ero davvero convinta che il ricordo contenuto nella boccetta che ho rubato riguardasse il momento in cui Silente ha affidato quella cavolo di misteriosa missione a Harry. C'era scritto: Potter e amici, aiuto contro V. !”

Remus annuì: non aveva idea di chi fossero le persone che aveva nominato, ma aveva deciso che era più prudente continuare a fingere di ricordare.

Invece aveva tutt'altro significato... probabilmente si riferiva a te, James, Sirius e Codaliscia. No?” ipotizzò, cercando di coinvolgerlo. “Certo che restando qui, non scopriremo mai quale missione Silente ha affidato a Harry...”

Era demoralizzata e gli spiacque per lei, ma non poteva fare nulla per aiutarla.

Io...” iniziò, cauto. “Ecco, credo di non sentirmi molto bene. Vorrei riposare un po'.”

Tonks sospirò.

Ok, mi dichiaro sconfitta! Ti lascio in pace...” lo osservò con più attenzione. “Sei davvero molto pallido, sai, come quando sta per arrivare il tuo rotondo tormento mensile. Per nostra fortuna la sua prossima visita è ancora lontana!”

Gli stampò un bacio sulla fronte, come per controllare se avesse la febbre.

Remus pensò che la madre di Tonks dovesse essere davvero molto grassa e irritante e lei una figlia poco rispettosa: il soprannome che le aveva appioppato era terribile.

Comunque non aveva alcun diritto di giudicarla, visto come si stava comportando con lei: i suoi silenzi erano pari a una menzogna, l'unica cosa su cui non le aveva mentito era il proprio malessere. Quello era reale come nulla lo era stato fino a quel momento e sembrava peggiorare di minuto in minuto, di pari passo al procedere del pomeriggio.

Allora io vado, ho lezione con i Grifondoro e i Serpeverde... tu sdraiati sul mio letto e fatti un bel sonno, vedrai che poi ti sentirai meglio!”

Fu sul punto di chiederle di rimanere lì con lui, che stava troppo male per restare solo, ma poi lasciò perdere: avrebbe ascoltato il suo consiglio.

Si sedette sul suo letto, rabbrividendo.

Torna presto,” le disse, ma solo dopo aver sentito la porta richiudersi alle sue spalle.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Una volta sistemata dietro alla cattedra, Tonks realizzò di aver abbandonato le pergamene con gli appunti delle sue lezioni nel fango davanti alla capanna di Hagrid.
Sarebbe stata costretta a improvvisare e stava scegliendo un argomento che avrebbe potuto trattare senza sentire il bisogno di consultarli, quando Severus Piton alzò la mano, il braccio ben teso e una luce cattiva negli occhi neri.
Sorpresa, annuì nella sua direzione.
“Si sente bene, professoressa?” chiese con voce melliflua.
“Ti ringrazio per la premura, Severus,” gli rispose, presagendo qualcosa di sgradevole. “Ma penso che sarai d'accordo con me sul fatto che non sono affari tuoi.”
Sugli zigomi giallastri del ragazzo comparve un vago rossore.
Non si aspettava una risposta del genere da un'insegnante e Tonks si sentì un verme: lui non era il Severus Piton che aveva ucciso Silente, non aveva alcun diritto di maltrattarlo solo perché sapeva cosa sarebbe diventato.
“Scusami,” sospirò, passandosi stancamente una mano sul viso. “Visto che t' interessa: sto benone.”
Le sue scuse lo rinfrancarono abbastanza da dargli il coraggio di alzare nuovamente la mano.
“Che c'è?”
“E' molto pallida, sa? Forse le gira la testa? So che è uno dei sintomi...”
Tonks vide con la coda dell'occhio Remus sobbalzare sulla sedia e James Potter, seduto accanto a lui, sussurrargli qualcosa all'orecchio.
Non fu difficile immaginarsi cos'era capitato: il Remus ragazzino aveva davvero parlato con qualcuno, ed era pronta a scommettere che era successo per errore.
Forse Severus gli aveva estorto l'informazione con l'inganno, oppure aveva origliato una conversazione tra lui e i suoi amici... in qualunque modo il Serpeverde fosse venuto a conoscenza della sua gravidanza, lo aveva fatto in modo poco pulito.
“Uno dei sintomi, Severus?” chiese, fissandolo dritto negli occhi senza il minimo imbarazzo.
Anni dopo, i loro ruoli invertiti, l'avrebbe sfidato con lo stesso identico sguardo davanti all'ennesima pozione riuscita perfettamente, a cui il professore cercava di trovare un qualsiasi difetto per abbassarle il voto.
“Sì. Perché lei lo è davvero, no?” non cedette lui, anche se la sua voce tradiva un certo nervosismo. Aveva un notevole sangue freddo, doveva ammetterlo: non erano molti gli adolescenti che si sarebbero azzardati a discutere di argomenti come mestruazioni o gravidanze con una donna, a maggior ragione se era una loro insegnante.
“Parla chiaro. Uno dei sintomi di cosa?”
Severus si morse le labbra, aveva sperato che fosse lei a dirlo.
“Io so tutto,” si decise infine. “Anche se ancora non si vede,” e indicò la sua pancia. “So che lei è...”
“No!”
Remus era saltato in piedi, rovesciando la sedia.
“Vai Lunastorta!” lo incitarono i suoi amici e lui si caricò come una molla per poi divorare i passi che lo separavano da lei in tre lunghe falcate.
Non ebbe neppure il tempo di riflettere, la prese per mano e la strascinò tra le due file di banchi, imboccando la porta e svoltando nel corridoio.
Poi la mollò, abbandonando le braccia rigide a penzoloni lungo i fianchi, e attento a non sfiorarla neppure con un dito appoggiò la bocca sulla sua, gli occhi chiusi.
L'unica cosa a cui Tonks ebbe il tempo di pensare fu che era solo poco più basso del suo corrispettivo adulto. Riconobbe il sapore delle sue labbra: appartenevano all'uomo che amava, erano le stesse che l'avevano baciata dappertutto, erano le stesse che... rispose al bacio solo per una frazione di secondo, ma bastò a far spalancare gli occhi al ragazzo, che a mala pena si accorse che l'aveva allontanato da sé, spingendolo per le spalle.
“Mi scusi, non ho avuto il coraggio di farlo davanti a tutti,” mormorò con un sorriso un po' sciocco.
“E perché mai avresti dovuto farlo?!” trasalì lei, ringraziando Merlino che avesse cambiato idea.
“Beh, James... cioè... io, pensavo...”
“Ecco, bravo, pensa. Con la tua testa, possibilmente. Lasciala a James, la sua!”
Era arrabbiata con se stessa, come aveva potuto farsi cogliere di sorpresa da un diciassettenne?
Remus si passò una mano sul viso, apparentemente grattandosi le guance.
“Ti fa prurito la faccia?” gli chiese, mentre pensava velocemente a come procedere.
Lui annuì, felice che l'avesse notato.
“Avrei dovuto farmi la barba, stamattina. Quando è lunga da' fastidio.”
Tonks socchiuse gli occhi, osservandogli attentamente i punti dove, da adulto, gli sarebbe cresciuta la barba.
“Ah sì, vedo,” commentò, sforzandosi di soffocare un sorrisetto divertito per non offenderlo: era necessaria molta concentrazione e un po' d'immaginazione per individuare i peletti che spuntavano qua e la' sul suo viso, comunque apprezzava l'ottimismo che stava dimostrando.
“Sembro più vecchio, così,” affermò con, notò subito Tonks, una voce più profonda di quella con cui parlava solitamente.
Tonks optò per un compromesso: non desiderava mentirgli né offenderlo con la brutale verità:

“Come no...” disse, sforzandosi di mantenere un atteggiamento neutro.
Remus fece risalire la mano lungo il collo, massaggiandosi la nuca.
“Patetico, vero?” chiese, con un mezzo sorriso, quasi scusandosi.
Tonks, presa alla sprovvista, si sentì subito una sciocca: era stata assolutamente convinta della genuinità della parole di Remus, invece si stava solo sforzando di recitare per accontentare, probabilmente, James. Che fosse così insicuro da credere che quella peste del suo amico potesse avere più buonsenso di lui? Come faceva a non accorgersi di essere molto più maturo?
“Ma no, tu non sei patetico,” lui alzò le sopracciglia poco convinto, costringendola ad aggiungere: “Giuro!”
“Ho fatto del mio meglio, ma la mia barba è ancora rada abbastanza da rasentare il ridicolo,” ammise, abbassando lo sguardo. “In realtà l'unico di noi che ha una barba che può definirsi tale è Sirius... ”
“E' perché i Black sono avanti di sviluppo,” lo interruppe svelta Tonks, ansiosa di prendere la parola per toglierlo dall'impaccio. “Credimi, ne so qualcosa e no, per una ragazza non è il massimo trovarsi con un paio di tette quando tutte le altre sono ancora piatte come il manico di una scopa.”
Remus arrossì un po' sul collo: forse, rifletté lei, non aveva scelto l'argomento più adatto a metterlo a suo agio.
“Oh,” mormorò Remus, imbarazzato e incuriosito al tempo stesso. “Ma sta parlando di se stessa?”
“E di chi, se no? Certo, a torta finita non ho tutto questo granché, ma sempre molto di più di una dodicenne... ” rispose schiettamente: ormai il danno era fatto, tanto valeva approfondire se per lui non era un problema.
“No, no, le sue tet... cioè, i suoi seni sono bellissimi, secondo me. Quello che mi ha stupito è... no. Non importa.”
Sospirò, muovendosi a disagio.
“Il bacio non le è piaciuto, vero?” si decise a chiedere dopo una lunga, tesissima pausa, la voce che tremava per l'emozione. “Con le ragazze della mia età ce la faccio a non fare la figura del manichino, ma con lei... con lei è diverso...”
Tonks si sentì terribilmente intenerita, come si faceva a non amarlo?
“E' colpa mia, sono stra-sicura che tu sei un grande baciatore, proprio sicura sicura, ma se io non collaboro...”
Remus la ringraziò con un piccolo sorriso per quella che riteneva essere una falsa lusinga detta per farlo contento.
“E lei non ha alcuna intenzione di collaborare, vero?”
Tonks si morse le labbra, provando un profondo disprezzo per se stessa. Non voleva dirlo, era costretta a farlo.
“Non in tempi brevi... Tu sei troppo giovane per me, lo vedi, no? Io ho un'età!”
L'osservazione offese Remus tanto da smorzare il suo impaccio e restituire forza alla sua voce.
“Se fossi io la ragazza e lei il ragazzo, l'idea che la nostra differenza d'età sia eccessiva non la sfiorerebbe neppure!” si difese, e aveva ragione.
“Oddio... ma mi hai sentita? 'Ho un'età!'” si fece il verso lei, lasciandolo sbigottito. “Sembro te!”
“Ma io non sono d'accordo!” protestò Remus, confuso e spazientito. “Cosa devo fare per dimostrarle che sono un adulto?”
Tonks sapeva che quello che stava per dire gli avrebbe fatto male, ma non vedeva altra via d'uscita.
“Accettare che le cose per ora non andranno come vorresti tu. Devi solo avere pazienza...”
Lui mostrò un'amarezza che le parve surreale nel tono di un ragazzo tanto giovane.
“Allora sono quasi otto anni che sono adulto, da quando ho accettato che non guarirò mai. Posso accettare qualsiasi cosa, dopo quello, e so che 'per ora' è un modo carino per dire: 'per sempre'!”
Tonks comprese che quello che aveva davanti era davvero un adulto. Un adulto troppo insicuro che si lasciava ancora influenzare dagli amici, e allo stesso tempo già disilluso dalla vita. Decise di essere schietta, basta sotterfugi, non se li meritava.
“Spiegami una cosa, come sai che il bambino che aspetto è tuo? Tu non ricordi di aver fatto l'amore con me, ho detto ai tuoi che ero ubriaca. Perché ti accanisci così? Non sarebbe più facile per te lasciar perdere?”
Il ragazzo intravide una speranza nell'opportunità che gli era appena stata offerta, e fu impossibile, per lei, non rivedersi in lui, nella sua ostinazione.
“All'inizio, quando mi ha detto della gravidanza, ero troppo spaventato... e imbarazzato... ma poi... Io ho una cosa, che dipende credo dalla mia natura. Una specie di intuito. So che quello che ha in grembo è il mio bambino,” controllò con titubanza se lei gli stesse credendo o meno. “E' come se avessi riconosciuto il vostro odore.”
Tonks non poté fare a meno di sorridere. Ormai erano sposati e avevano fatto l'amore in tutte le stanze della loro casetta, conoscevano il corpo dell'altro bene quanto il proprio, eppure lui ancora si vergognava a parlarle delle sue dote speciali di licantropo, cosicché ne sapeva ben poco.
Remus fraintese la sua espressione e si affannò per spiegarsi meglio:
“Non voglio dire che puzza o, insomma... anzi, avete un buonissimo odore. Io credo di amarla,” buttò fuori in un unico fiato.
“Oh, Remus... tu non mi conosci neppure!” gemette, colpita dritta al cuore da quella dichiarazione così impacciata, così vera. Si sentì una grande ipocrita, in fondo non era stata anche lei spaventosamente precipitosa nell’innamorarsi di lui? Ma se gli avesse concesso di andare avanti avrebbe ceduto, lo sapeva.
Da dentro l'aula li raggiunse il rumore di sedie spinte sul pavimento e bisbiglii concitati, presto avrebbero avuto un pubblico. Fece per reagire, ma i ragazzi furono più svelti di lei: non aveva ancora finito di voltarsi che un gruppetto di entrambe le Case stava sbirciando oltre lo stipite della porta, Sirius, James e Codaliscia in testa.
Remus capì che il tempo a sua disposizione stava per finire e fece un ultimo, disperato tentativo:
“Ninfadora...” iniziò.
“Ora basta!” lo interruppe Sirius, facendo un teatrale passo in avanti. “Non posso più starmene qui a guardare in silenzio questa messinscena. Devi dire a Remus la verità: tu sei Ninfadora Tonks, la mia cuginetta di quattro anni!”

Un silenzio attonito seguì l'incredibile rivelazione.
“Sirius, ma ci vedi?” sbottò James alla fine, porgendo generosamente i propri occhiali all'amico. L'occhiataccia con cui Sirius lo fulminò lo convinse a rimetterseli sul naso e, capendo che la situazione stava per precipitare, ordinò agli altri ragazzi di rientrare nell'aula, pena la sottrazione di almeno un milione di punti. Solo Lily si oppose:
“Anche io sono Caposcuola!” affermò, senza smettere di guardare con ansia e partecipazione la scena.
Non sembrava intenzionata a rivelare quello che sapeva e Tonks gliene fu enormemente grata.
“Credevo fosse un'impostora molto incapace, visto che ha scelto il nome meno anonimo del mondo,” proseguì frettolosamente Sirius, irritato dall'interruzione. “Ma poi mi sono fatto mandare una foto di Ninfadora da mia cugina Andromeda e... eccola qui!”
La porse a Remus e Tonks la sbirciò da sopra il suo braccio: si trovò imbarazzantemente simile a quando era piccola.
“Oh,” mormorò Remus, ferito. “Ma allora lei mi ha mentito.”
“Esatto, la professoressa Tonks è in realtà una Metamorfomagus di quattro anni che ha assunto l'aspetto di un adulta!”
“Ma che dici!” tornò alla carica James. “La figlia di tua cugina a quattro anni insegna a Hogwarts e aspetta un bambino? E i suoi genitori non si chiedono dove Merlino si sia cacciata?”
“Noi siamo gente molto avanti e estremamente indipendente...” si difese Sirius, facendo il sostenuto anche se aveva capito l'assurdità della propria spiegazione prima ancora che James avesse finito di parlare. “Ammetto però che, probabilmente, non avevo riflettuto molto su alcuni... ehm... passaggi.”
Tonks avvertì un intenso senso di nostalgia e una profonda tristezza: Sirius non era molto diverso dall'uomo che aveva conosciuto al suo ingresso nell'Ordine della Fenice.
“Io ho capito,” mormorò Remus, teso. “L'avevo ipotizzato subito dopo il colloquio con la McGranitt, ma lei mi ha risposto che non era così, che le Giratempo erano state tutte distrutte!”
“Lupin, cosa stai dicendo? Al Ministero ci sono diversi scaffali ben forniti di Giratempo!” tuonò una voce altera alle loro spalle. “Cosa sta succedendo, qui? Tornate immediatamente tutti in classe. Tu no, Tonks: portami da lui, subito!

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Minerva era solita cercare di non mostrare la rabbia, mantenendo un'apparente calma anche quando ciò le costava fatica. Quello che stava capitando a Hogwarts a causa di Tonks non la fece esplodere, ma era sufficientemente grave da rendere la sua camminata più energica del necessario e a farle contrarre la mascella. Aveva ovviamente discusso con Albus ogni cosa, sviluppando varie teorie, ma forse era finalmente giunto il momento di accantonare la prudenza e l'osservazione silenziosa in attesa di ottenere informazioni più chiare in favore di domande dirette.

Tonks sapeva che Remus Lupin sarebbe dovuto restare nascosto nella capanna di Hagrid, era stata quasi sicuramente incaricata di svolgere una qualche missione e avrebbe dovuto capire quali pericoli correvano nel caso Remus avesse incontrato se stesso da ragazzo. Giocare con il tempo poteva portare le persone coinvolte alla pazzia, causare omicidi o stravolgimenti del corso degli eventi.

Una tale leggerezza da parte della giovane donna era imperdonabile!

“Ehm... Minerva?”

Si fermò, girandosi di scatto verso Tonks.

“Che c'è?” l'aggredì, i nervi del collo tesi.

Le indicò la porta che avevano appena superato.

“Saremmo arrivate...”

Minerva non si scompose.

“Sì, certo,” commentò laconica, entrando nello studio della collega senza chiedere il permesso. “Spero che voi comprendiate la gravità della questione, che siate stati messi al corrente di quello che può succedere a chi gioca imprudentemente con il Tempo.”

Minerva si espresse al plurale ma, da quelle poche parole che aveva scambiato con il Remus adulto, aveva capito che lui aveva subìto un qualche danno durante il viaggio, pareva infatti non ricordare nulla. Tonks non le aveva dato la stessa impressione, anche se a volte qualche dubbio c'era stato, aveva etichettato le sue gaffe come imbranataggine.

Tonks parve offesa dalle sue accuse.

“Cose le fa credere che stessimo giocando? Non crede che forse avessimo un motivo serio per, come dice lei, 'giocare con il tempo'?”

“Lo crederò solo se, dopo aver ascoltato la vostra spiegazione, lo riterrò opportuno. Inutile dire che Silente è già stato messo al corrente di tutto.”

La giovane non parve impressionata.

“Bene, perché è a causa sua e della sua mania per i segreti se io e Remus ci siamo cacciati in questo casino!” sputò con rancore.

Minerva sussultò, oltraggiata dall'impertinenza con cui quella ragazzina osava parlare di Albus Silente.

Fece per ribattere con eguale asprezza, quando una figura sottile si affacciò nello studio, distraendola.

“Cosa succede?” borbottò Remus, passandosi una mano nei capelli scarmigliati.

Il suo aspetto era peggiorato da quando l'aveva trovato a vagare vicino alla Foresta Proibita.

L'aveva subito riconosciuto ed era rimasta molto dispiaciuta nel constatare come si fosse ridotto uno dei suoi allievi: lei era una di quelle insegnanti che si erano illuse di poter dare una vita migliore al giovane lupo mannaro, che l'opportunità di frequentare Hogwarts avrebbe potuto fare la differenza per lui. Così evidentemente non era stato, anche se, a parte il suo aspetto fisico e la sua evidente indigenza, era pur sempre sposato con una strega e stava per diventare padre: quante persone nella sua condizione potevano dire di avere tanto?

Soffocò i sentimenti che provava nei suoi confronti, optando per un freddo:

“Ah! Eccolo qui, il vero padre del bambino. Se penso a quello che ho fatto passare a quel povero ragazzo per causa vostra!”

Tonks sbiancò, rivolgendo gli occhi sgranati verso il marito.

“Bambino? Quale bambino?” domandò lui, e Minerva capì di essere stata lei, questa volta, a commettere una gaffe imperdonabile.

“Te l'avrei detto,” esordì Tonks debolmente. “Magari non così... per favore, ora non ti angosciare!”

A Minerva parve si aspettasse una reazione esagerata da parte dell'uomo, e si sentì profondamente in colpa per essersi intromessa, rovinando un momento tanto importante.

“Mi avresti detto del bambino?” ripeté Remus, sostenendosi alla parete.

“Sì, certo... aspettavo solo il momento opportuno...”

“Oh. Quindi io sarei il padre...”

“E chi se no, stupido!” sbottò Tonks, riprendendo colore.

“Mi... mi dispiace,” tentò Minerva, contrita. “Non immaginavo che lui non fosse stato ancora informato...”

Remus parlò come se si sentisse costretto a farlo:

“Va bene. Voglio dire, è una bella notizia, no?” mormorò con un sorrisetto un po' forzato, che fu sufficiente a far scoppiare Tonks in lacrime, la tensione spezzata dall'emozione del momento.

Remus l'accolse goffamente tra le sue braccia, e la sentì mormorargli teneramente:

“Razza di imbranato!”

“Mi dispiace, non ho trovato nulla di meglio da dire...”

“Va bene,” singhiozzò lei. “Va bene...”

Minerva concesse loro la libertà di decidere quando tornare al mondo, sciogliendo l'abbraccio. Era commossa.

“D'accordo, d'accordo,” borbottò, asciugandosi di nascosto le lacrime. “Vi lascio soli. Passerò più tardi, quando, ehm, quando ci saremo calmati,” e così dicendo, uscì, decisa comunque a tenerli d'occhio.

 

***

 

Tonks si svegliò di soprassalto: era così stanca che non si era neppure accorta di essersi addormentata. Spaesata, per un attimo credette di essere tornata a casa, ma il lettino a una piazza in cui era pigiata assieme a Remus le fece subito comprendere che si sbagliava.

Era stato lui a svegliarla, scuotendola per la spalla, e ora la osservava tremante.

“Remus... che c'è, cos'hai?” chiese, anche se aveva riconosciuto immediatamente il suo tremito: era quello che precedeva le trasformazioni. Guardò d'istinto fuori dalla finestra di fronte al letto e dal cielo terso una falce di luna brillò attraverso il vetro un po' appannato.

“Io... io... non so cosa mi sta succedendo. Non credo di essere mai stato tanto male in vita mia.”

Tranquillizzata, Tonks tornò a rivolgersi verso di lui. Remus, pleniluni a parte, da che lo conosceva non si era mai ammalato, sapeva che i lupi mannari erano immuni alle malattie che colpivano maghi e Babbani.

“Cosa ti senti?” gli chiese, cercando di convincerlo a stendersi nuovamente accanto a sé, per poterlo abbracciare sotto le coperte e aiutarlo a controllare il tremito. Lui però era troppo agitato per collaborare e si divincolò, scalciando indietro la calda coltre che avrebbe potuto offrirgli sollievo, anche se, notò, non pareva avesse freddo: sulle sue braccia non c'era traccia di pelle d'oca.

“Remus?” lo chiamò di nuovo, preoccupata abbastanza da considerare l'idea di ricorrere all'aiuto di Madama Chips.

Lui le rispose con un ringhio, spingendola quasi giù dal letto tendendo le braccia.

“Remus, che fai?” sbottò, poi il respiro le si mozzò in gola. Sul dorso delle mani gli stavano crescendo velocemente lunghi peli grigiastri.

“Non è possibile,” negò con decisione, rifiutandosi di credere ai propri occhi. “Non c'è la luna piena!”

Remus parve tornare in sé.

“La luna piena?” domandò disorientato, e fu allora che lei capì: quanto era stata sciocca a farsi ingannare dalla sua messinscena!

“Tu mi hai mentito! Hai perso la memoria, esattamente come è successo a me!” disse, scendendo dal letto e recuperando la bacchetta. “Perché ti stai trasformando?” chiese, più a se stessa che non a lui.

Lunghi peli iniziarono a ricoprire anche il viso di Remus e lui emise qualcosa a metà tra un gemito e un guaito.

“Cosa mi sta succedendo?” farfugliò con voce rotta, lottando contro il dolore per pronunciare ogni singola parola. Per lei fu penoso scegliere di indietreggiare, quando dentro di sé una voce le urlava di soccorrerlo, di aiutarlo a sostenere quel male che non riusciva neppure a spiegarsi.

Fu solo la consapevolezza di essere incinta a spronarla a non cedere, la sua priorità era difendere il bambino.

Sapeva che non sarebbe servito a molto, ma lo fissò ugualmente negli occhi, scandendo:

Legilimens!

Ricordi frammentari della vita del marito si riversarono nella sua testa, ma lei lottò per non prestare loro attenzione, non poteva permettersi distrazioni.

Remus non poté dimostrarle se avesse riacquistato o meno la memoria: il suo corpo iniziò a deformarsi e le sembianze lupesche gli portarono via definitivamente la ragione.

Tonks fece appena in tempo ad abbandonare camera e studio e, ben sapendo che una porta non sarebbe stata sufficiente a fermare un lupo mannaro, fece per apporle degli incantesimi di sicurezza, ma non fu abbastanza svelta. Due coppie di artigli la lacerarono con la facilità con cui un gatto avrebbe potuto fare a brandelli un foglio di pergamena.

Il rumore del legno che si spezzava e l'ululato furioso che seguì vibrarono per tutto il corridoio, svegliando gli occupanti dei quadri che, riconoscendo i ringhi della bestia, iniziarono a strillare:

“Un lupo mannaro nel castello!”, urlo che rimbalzò di cornice in cornice, correndo lungo tutti i corridoi.

Tonks sapeva di non essere in grado di controllare Remus da sola, ma doveva provarci: non poteva permettergli di uccidere qualcuno.

Il lupo mannaro finì di ridurre a brandelli la porta e in un attimo si erse davanti a lei.

Non provò a Schiantarlo, sapeva che quell'incantesimo aveva un effetto attutito persino sui licantropi in forma umana, Appellò invece tutti mobili che arredavano il suo alloggio, che filarono come un treno attraverso il riquadro vuoto lasciato dalla porta, gettando a terra Remus e seppellendolo sotto una montagna di materiale.

Non voleva fargli del male e pregò che le venisse subito in mente qualcosa per renderlo innocuo senza dover ricorrere a interventi drastici.

Un frusciare di vesti giunse al suo orecchio e si voltò ansimando, la mano libera aperta sulla pancia in un gesto di inconsapevole protezione.

Silente, Minerva, Lily e James stavano procedendo a passo sostenuto verso di lei.

“Andatavene! Subito!” ordinò Minerva ai due ragazzi, quando vide il lupo mannaro e capì che i quadri non avevano solo preso un abbaglio come sicuramente aveva pensato che fosse successo.

“Noi siamo Caposcuola!” ribatté James, sfoderando la bacchetta all'unisono con Lily. Poi parve congelarsi. “Ma professoressa, com'è possibile? Ho lasciato Remus nella nostra Sala Comune un minuto fa, era umano e la luna questa sera è più sottile di lui!”

Lily gli lanciò una breve occhiata ma non disse nulla, concentrandosi invece sul mostro che minacciava Tonks.

Silente, in testa al piccolo gruppetto, fu il primo a raggiungerla.

“Non gli faccia del male,” lo implorò. “Lui non ha colpa, lei sa che lui non ha colpa!”

Il preside non perse tempo a risponderle, puntò subito la bacchetta sul lupo mannaro che, con un robusto colpo di reni, si liberò della mobilia che lo tratteneva, gettandola un po' ovunque come fossero sassolini.

Si concentrò brevemente, scagliando l'incantesimo nello stesso istante in cui il suo avversario si gettava con le fauci spalancate su di lui.

 

 

 

Ringrazio Pingui 79 e Frc_Coazze del 'Calderone di Severus' per le informazioni sulla luna e sulle ore di lezione a Hogwarts. Voi lo sapevate che la luna sorge e tramonta a orari diversi ogni giorno in base alle diverse fasi? Presa dall'entusiasmo della scoperta, stavo per far sorgere la luna piena al pomeriggio (!), invece in quella fase c'è sempre e solo di notte.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Remus si concentrò sulla respirazione, come gli veniva spontaneo fare dopo una vita di pratica nel controllo del dolore delle trasformazioni. A carponi sul pavimento gelido, a poco a poco rincominciò a percepire la realtà non solo con i sensi acuiti dalla sua natura di licantropo, ma anche con la ragione.

Con la coda dell'occhio intravide una figura sfocata strappare da sotto una pila di mobili sfasciati una coperta, che gli venne subito posata sulle spalle.

Remus si mise sedere e se la strinse addosso, ignorando senza troppa difficoltà il bruciore delle escoriazioni, il pulsare dei lividi.

La nuova visuale gli permise di individuare una piccola folla di visi che lo fissavano: provò a metterli a fuoco, ma gli occhi gli sembrarono riempirsi di spilli.

Attese con impazienza che la dolorosa sensazione svanisse.

“Remus?” lo chiamò una voce di donna. Questa volta fu in grado quasi subito di riconoscere la persona che gli aveva parlato: era Tonks, che gli sorrise radiosa, mettendosi a sedere accanto a lui con le gambe incrociate.

Anche lui abbozzò un piccolo sorriso: era felice di averla al suo fianco.

“Bene,” batté allegramente le mani un Albus Silente leggermente più giovane e decisamente più vivo dell'ultima volta che aveva visto il suo corpo, mozzandogli il respiro. “Vedo che, malgrado voci insistenti che affermano il contrario, non è ancora ora che metta la bacchetta sotto chiave e vada in pensione.”

Tonks, che non pareva per nulla sorpresa dal fatto che fosse resuscitato, gli rivolse uno sguardo di profonda ammirazione.

“Nessuno degli Auror che conosco si sarebbe azzardato a usare un incantesimo Homosembiante contro a un licantropo. Nessuno. Persino Malocchio non ci ha mai provato!”

Silente saettò lo sguardo su di lei nel sentir nominare il vecchio amico, e per qualche motivo che gli sfuggiva lei sembrò pentita di aver aperto bocca. Nessuno parlò per un lungo istante, fino a che una voce maschile proruppe in un urlo sconcertato: allora non era l'unico a trovare sconvolgente la presenza del preside!

“Per Merlino, Morgana e i Fondatori tutti! Remus!” sbottò un ragazzo con un paio di occhiali storti e una scarmigliata massa di capelli scuri.

Remus pensò di averlo riconosciuto, seppur confuso dallo scoprire di essere lui e non Silente la fonte di tanta sorpresa e disorientato dal tono con cui gli si era rivolto.

“Harry?” mormorò, acuendo lo sguardo. “Harry Potter?”

“No, Remus, zitto!” gli sibilò Tonks a un orecchio.

Il ragazzo scosse la testa, turbato.

“Harry Potter? E chi Merlino sarebbe Harry Potter? James! J-a-m-e-s P-o-t-t-e-r! Ma cosa ti ha fatto Silente?” allargò le braccia, aspettandosi che qualcuno gli desse ragione e quando ciò non accadde mostrò tutta la sua incredulità, continuando come se si ritenesse vittima di un complotto: “E secondo voi l'incantesimo avrebbe funzionato? guardatelo, è invecchiato di vent'anni e, cosa ancora più drammatica, non si ricorda di me!”

Una ragazza con degli stupendi occhi verdi gli diede uno scossone.

“Oh, taci! Potter, come tuo solito, non hai capito proprio niente!” lo riprese, severa.

Silente fece per tranquillizzare il ragazzo, ma Remus smise di ascoltare.

James Potter, il suo amico perduto per sempre, era lì davanti a lui, vivo! E accanto a lui, Lily!

Strinse i pugni sulle tempie fino a far sbiancare le nocche e, quando fu certo di non essere definitivamente impazzito, ammorbidì la presa, lasciando scivolare le mani aperte sul viso.

Tonks, vedendolo con il viso nascosto tra le mani, gli mise una mano dietro la nuca attirandolo contro al petto.

Remus aveva voglia di piangere.

“Lo vede che sta male!” protestò James con veemenza.

“Sta zitto, Potter!” lo avvertì Minerva, che non sopportava quando un alunno si rivolgeva in tono sgarbato al preside.

Remus sentì il respiro di Tonks solleticargli uno zigomo e poi dei piccoli, freschi baci posarsi sulla pelle calda.

“Ma la professoressa Tonks lo sta baciando!” insisté James, che non aveva alcuna intenzione di tacere. “Allora il mio geniale piano ha funzionato, ora stanno insieme!”

“Professoressa?” ripeté Remus con voce roca.

“Ancora non ricordi? Beh, datti tempo, ti sei appena trasformato... comunque sì, ora insegno!” si vantò Tonks, cercando il suo sguardo tra le dita con un sorriso d'incoraggiamento.

Remus raddrizzò la schiena, staccando le mani dal viso: d'improvviso aveva ricordato tutto quello che era successo dopo essere precipitato nel Pensatoio dei Black.

Qualcosa gli fece contorcere lo stomaco, ma da vigliacco qual era scacciò via quel ricordo, aveva già difficoltà a gestire la situazione senza dove pensare anche a quello. Escluse l'argomento dalla mente, così come aveva fatto con tutte quelle orribili azioni commesse pur sapendo quanto fossero sbagliate.

“E' una brava insegnante?” chiese a James, sforzandosi di sembrare disinvolto perché non voleva che pensasse che per lui fosse un sacrificio rivolgergli la parola.

“Ci sa fare,” annuì il ragazzo, perplesso.

“E' un'Auror,” mormorò. “Ci crederesti, James, se ti dicessi che io, Remus Lupin il lupo mannaro, ho sposato un'Auror? Che una stupenda, giovane ragazza ha voluto proprio me? Ci crederesti?”

Sapeva che non avrebbe dovuto dirlo, ma voleva che James sapesse che tutto i sacrifici che aveva fatto per una causa persa come lui non erano stati un'inutile perdita di tempo.

Una luce si accese nello sguardo del ragazzo.

“Tu e lei!” esplose, e quasi gli occhiali gli caddero dal naso per la sorpresa. “Era così logico!” fece due passi in tondo, travolgendo la povera Lily. “Per questo Tonks è la cugina quattrenne di Sirius!E tu hai vent'anni di più perché vieni dal futuro!”

“Finalmente ci sei arrivato, zuccone!” commentò Lily, cercando di riprendere l'equilibrio, ma questa volta c'era anche affetto nella sua voce e accettò di buon grado la mano che lui le tese e le sue scuse per lo scontro.

“D'accordo,” sospirò Minerva, rassegnata. “E con Potter è salito a cinque il numero di persone che sono al corrente di questa vicenda.”

Silente le sorrise, tranquillo.

“Ovviamente mi aspetto dai due Caposcuola la più assoluta riservatezza. Questi due ragazzi hanno la mia piena fiducia, so che non parleranno ad altri di quello che hanno scoperto.”

Remus vide James aprir bocca, formulando silenziosamente un 'Sirius' e un 'Peter', ma poi cambiò idea e la richiuse.

“Se è per il bene di Remus,” disse invece. “Ok. Suppongo che lei sappia cos'è meglio per lui.”

“Oh, James, ti ringrazio della fiducia accordatami,” replicò Silente. Poi si rivolse a Remus e Tonks. “Se volete seguirmi,” li invitò, incamminandosi senza aggiungere altro.

“Remus, certo che ci credo!” sentì urlare James da dietro l'angolo mentre imboccavano due corridoi differenti, come se il discorso sull'argomento non si fosse mai interrotto. “Perché non dovrei? Se c'era qualcuno che poteva sposare un Auror, quello eri tu... noialtri siamo troppo delinquenti!”

 

 

***

 

“Io vorrei sapere,” iniziò Silente, scrutandoli da dietro la sua scrivania, i profondi occhi azzurri concentrati su di loro. “Vorrei potervi porre delle domande... ma non posso.”

Remus e Tonks si scambiarono un'occhiata. Lo sconcerto e la commozione nel trovarsi a faccia a faccia con un uomo che era stato tra i più importanti della sua vita era stata sostituita, nel cuore di Remus, dalla necessità di capire come tirare fuori se stesso e Tonks da quella situazione. Nel loro presente l'Ordine della Fenice contava su di loro, c'era una guerra da combattere e un ragazzo da proteggere. Era stato proprio per Harry che Tonks aveva preso le sembianze di un'allieva di Hogwarts per introdursi nell'ufficio in cui si trovavano in quel momento e sottrarre il ricordo di Silente dal suo Pensatoio, sotto il regime di Severus Piton e dei Mangiamorte. Tuttavia non riusciva a scacciare l'idea di poter cambiare le cose ben prima che Harry nascesse, nella sua mente si era già figurato mille volte di seguito avvertire James del pericolo che Peter rappresentava.

“Ho intuito cosa vi ha portati qui,” proseguì Silente. “E chissà se da un manufatto frutto della Magia Oscura possa venire qualcosa di buono. Prima di tentare mosse inutili e azzardate che vi farebbero solo perdere del tempo prezioso, vi prego di riflettere su una cosa: Remus si è trasformato senza luna piena. Buffo, non trovate?”

Tonks si spazientì.

“Perché non ci dice chiaramente cosa vuole che facciamo, senza tanti giri di parole?”

Il mago le sorrise gentilmente.

“Perché, Ninfadora, come vi ho già detto, non posso farlo. E' come se fossi il personaggio di un libro, che può dire e fare solo quello che l'autore decide,” si alzò in piedi, voleva già congedarli! “E' dal momento in cui ho compreso cosa stava succedendo che ho questo limite, perché non sarebbe dovuto accadere. Avrei dovuto continuare a ripetere sempre gli stessi gesti all'infinito, rimanendo in una pacifica ignoranza. Ora che so, temo che mi annoierò parecchio...” fece qualche passo verso di loro, indicando la porta. “Ora, se volete scusarmi, avrei da sbrigare alcune importanti faccende prima di coricarmi. Domani mi aspetta un compito importante: ho un 'Ordine' da formare.”

Tonks fu la prima ad alzarsi, Remus la seguì, sperando che fosse meno confusa di quanto si sentisse lui.

“Ma di che stava blaterando?” sbottò subito fuori dall'ufficio, deludendo le sue speranze.

Lui scosse il capo, sforzandosi di ragionare.

“Aspetta!” esclamò lei, fermandosi a metà di un passo. “Silente ha detto di riflettere sulla luna!”

“Sì, ho sentito,” rispose stancamente.

“La luna stanotte non è piena!”

“Non è piena. Non qui.”

Tonks sembrò elettrizzata.

“Esatto! Ma sicuramente lo è nel nostro presente!”

Remus era d'accordo con lei, in fondo, quello in cui si trovavano, era solo un ricordo, non il passato reale.

“Silente ha detto che lui è come il personaggio di un libro,” osservò, affermazione che avvalorava la tesi sull'artificiosità del luogo in cui si trovavano.

“Deve essere stato sconcertate capire di non essere reale,” rifletté Tonks: erano arrivati contemporaneamente alle stesse conclusioni. “Siamo una grande squadra!” gioì, certa di essere prossima a una soluzione.

Remus si voltò immediatamente, procedendo a passo svelto in direzione del dormitorio di Grifondoro.

“Ehi, dove corri?” lo inseguì Tonks, preoccupata.

“Se non è un viaggio nel tempo, possiamo cambiare il corso degli eventi senza ucciderci o distruggere l'universo. Significa che posso andare da James e spiegargli come fare a evitare di farsi ammazzare da Voldemort!” le spiegò, senza rallentare.

“Aspetta un attimo, Remus!” Tonks fece una corsetta, fermandosi davanti a lui e mettendogli una mano sul petto per fermarlo “Non essere precipitoso, dobbiamo pensarci su un attimo!”

“E perché?” sbottò lui, impaziente di sistemare il traditore prima che potesse condannare a morte James e Lily e far rinchiudere Sirius ad Azkaban.

“Silente non vuole che facciamo casini agendo senza pensare,” fece risalire la mano fino a posarla sulla sua guancia, la compassione che le inumidiva lo sguardo. “Remus, qualunque cosa facciamo non cambierà la realtà, ma solo questo singolo ricordo, lo hai capito, vero?”

Remus aveva capito, ma questo non gli aveva impedito di illudersi: era sempre stato così bravo a mentire a se stesso. Tonks gli prese la mano e lui cedette, accettando di seguirla. Aveva ragione: avrebbero discusso e deciso assieme come procedere, agire d'istinto poteva portare solo a qualche disastro.

 

***

 

Avevano parlato fino a che, sfiniti da faticare ad articolare le parole, avevano aggiustato con la magia il letto che aveva distrutto scagliandolo contro Remus. Stavano dormendo da un paio d'ore quando qualcuno prese a bussare in maniera concitata alla loro porta.

“Tonks?” chiamò Minerva, la voce leggermente acuta. “Le tue classi ti stanno aspettando da svariati minuti, disturbando lo svolgersi delle altre lezioni! Arrivare tardi alla tua prima lezione a Hogwarts non è stata un'idea brillante, vedi di rimediare immediatamente!”

“La mia prima lezione?” ripeté lei, strofinandosi gli occhi gonfi e arrossati. Si guardò attorno: la sua camera era tornata così come le era stata consegnata al suo arrivo al castello, non c'era traccia della devastazione che aveva causato la sera prima nel disperato tentativo di difendersi dal lupo mannaro.

 


L'incantesimo Homosembiante è quello che Remus e Sirius usano su Peter nel terzo libro per farlo tornare in forma umana. Il fatto che debbano agire assieme credo sia indice di quanto sia difficile da eseguire. Nel secondo libro Allock dice di averlo usato con successo sul lupo mannaro Wagga Wagga (ovviamente non c'è da credergli XD)
Causa impegni temo che ci sarà un rallentamento nell'aggiornamento della ff, chiedo scusa in anticipo! ciao ciao Fri

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Poco dopo il suo arrivo in classe, Tonks avvertì un brusio diffondersi tra i banchi.

Alzò lo sguardo dal registro, controllando nervosamente i suoi allievi. Si sentiva ancora disorientata dalla svolta che aveva preso la situazione in cui lei e Remus si erano cacciati, e in quel momento le dava il voltastomaco la sola ipotesi di dover affrontare altre spiacevoli novità.

Stava pensando a quanto le avrebbe dato conforto averlo accanto, quando posò lo sguardo proprio su di lui, in versione ragazzino.

Remus le restituì l'occhiata, la bocca che si apriva lentamente, per rimanere poi dischiusa in un'espressione di grande sbigottimento.

“Io la conosco!” balbettò, e nonostante il suo fosse stato poco più di un sussurro, molte teste annuirono: la stessa cosa valeva per loro, anche se sembravano non riuscire a spiegarsi come fosse possibile.

“Certo che la conosci, Remus!” saltò in piedi James Potter. “E' da quando è entrata in classe che ci sto pensando: io l'ho vista baciarti!”

Il brusio aumentò di volume e molti ragazzi ridacchiarono, gli sguardi diverti e allusivi che passavano da Remus a lei.

Tonks si scarmigliò i capelli con entrambe le mani, tirando un gran sospiro. I ragazzi stavano ricordando quello che era successo prima che il ricordo si riavvolgesse, com'era possibile?

Non poteva proseguire la lezione come se niente fosse, più il tempo passava e più il passato (anzi, il futuro!) avrebbe preso forma nelle loro menti, ed erano così confusi che dubitava che James avrebbe ricordato la promessa fatta a Silente di mantenere segrete le loro vicende.

“Sirius?” chiamò, additando il compagno di banco di James, che la osservava sospettoso, i lunghi capelli scuri scivolati sulle guance.

“Hmp?” grugnì, assottigliando le labbra.

“Vieni con me, devo parlarti,” tagliò corto, incamminandosi con passo deciso verso il fondo dell'aula.

Lui si lasciò andare mollemente sulla sedia, perché mai avrebbe dovuto fare lo sforzo di obbedirle?

“Avanti, non ti faccio niente...” sbuffò. Sapeva come prenderlo, lo conosceva.

Sirius si sentì punto sul vivo.

“Ehi! Non ho certo paura di lei!” scattò indignato, spingendo indietro la sedia su cui si stava dondolando con tanta forza da ribaltarla e raggiungendola a passo svelto, senza nessuna incertezza.

Due ragazzi di Grifondoro fischiarono.

“Ehi, Black, non farle rimpiangere Lupin!” ridacchiò uno di essi, divertito.

“Zitto, stupido!” gli ringhiò James offeso, mostrandogli un pugno. “Sirius non si fa le donne dei suoi amici!”

Tonks diede un'ultima occhiata a Remus, prima di uscire dall'aula: era più pallido del solito, la testa china sul banco e Peter, seduto accanto a lui, lo osservava con le mani strette una all'altra, preoccupato. Si chiese quanto ci avrebbe messo a ricordare tutto, bambino in arrivo compreso.

Era certa che sarebbe arrivato ad accettare di nuovo persino quello ben prima del suo corrispettivo adulto, che sospettava stesse volutamente evitando di fare i conti con la notizia del figlio in arrivo.

Il silenzio di Remus sull'argomento la faceva soffrire, ma sapeva che non era il momento giusto per discuterne: aveva già troppi problemi.

Appena furono usciti entrambi nel corridoio, rammentando la scena analoga con Remus capitata poco tempo prima, prese la bacchetta e sigillò la porta, facendo in modo che nessuno potesse origliare.

“Sirius, ho bisogno che tu mi dica una cosa,” esordì, augurandosi che il ragazzo si mostrasse più collaborativo di quanto lo fosse stato fino a quel momento: quella di coinvolgerlo era stata l'unica soluzione che lei e Remus erano riusciti a trovare.

“Chi è lei?” la sfidò lui, stringendo le braccia al petto con un'espressione di scherno sul bel viso. “Io non la conosco, perché dovrei dirle una qualunque cosa?”

La sovrastava già di almeno due spanne e, da come la guardava dall'alto in basso, capì che probabilmente aveva già ricordato il perché della mancanza di fiducia nei suoi confronti.

“Sono Tonks,” tentò, indecisa se spiegargli tutto subito o attendere che le sue idee si schiarissero. Doveva conquistare la sua fiducia a ogni costo.

“Quel cognome io lo conosco, e tu sei una grandissima bugiarda!”

“Ninfadora Tonks,” aggiunse con una smorfia, per sottolineare il disgusto che provava per il proprio, stupido nome.

“Mi ha preso per un idiota?” rincarò lui, avvicinando la mano alla bacchetta. “Io so che sta mentendo!”

La situazione stava prendendo una brutta piega, non aveva evidentemente alcuna intenzione di ascoltarla.

“Sirius, ho bisogno di sapere se a casa dei tuoi genitori c'è un Pensatoio,” buttò lì tutto d'un fiato, pensando che forse, visto che pareva non considerare neppure la possibilità di riflettere sul perché lei portasse quel nome o anche solo chiedere spiegazioni, avrebbe proseguito sulla stessa strada, rispondendole impulsivamente.

Tonks aveva proposto a Remus di andare a Grimmauld Place e con una qualche scusa introdursi nell'abitazione dei suoi zii e cercare la porta d'uscita verso il loro presente senza coinvolgere Sirius, ma lui non era stato d'accordo. I coniugi Black non avrebbero mai permesso loro di gironzolare indisturbati per la casa, era già tanto se fossero riusciti a convincerli a farli entrare. Sirius, però, doveva sapere dove si trovava il Pensatoio, ammesso che fosse già nelle loro mani.

Il ragazzo si mise ancor di più sulla difensiva, i muscoli della mascella si erano contratti nel sentire nominare la sua famiglia.

“Lo sapevo che non c'era da fidarsi di lei, il mio istinto non sbaglia mai! Chiunque voglia avere qualcosa a che fare con loro, è un mio nemico!” sputò, la voce carica d'ira e gli occhi di disprezzo.

La stessa reazione di sua madre, quando qualcuno faceva anche un solo vago accenno alla famiglia da cui entrambi provenivano, pensò amaramente Tonks.

“Sirius, credimi, io li odio quanto te,” mormorò, cercando di mettergli una mano sulla spalla, ma lui si ritrasse, scontroso.

“Sirius?”

Entrambi si voltarono verso la voce.

Remus li stava raggiungendo, avanzando lungo il corridoio, guardandosi attorno circospetto.

Tonks era allibita, come aveva potuto commettere una leggerezza simile?

“Remus, che stai facendo in giro? In quell'aula ci sei anche tu, pensa se vi doveste incontrare!”

Lui scosse la testa, era nervoso ma determinato: sembrava sapere cosa faceva.

“Sirius non ti dirà nulla, ma lo dirà a me.”

Il ragazzo era impallidito e lo fissava con gli occhi sgranati.

“Sirius, io sono Remus,” gli disse gentilmente, come se non fosse una cosa ovvia.

“Merlino se lo sei!” sbottò l'altro, portandosi le mani alla testa, gli occhi che si spostavano folli dal viso invecchiato di uno dei suoi migliori amici alla porta chiusa dell'aula, dietro alla quale sapeva esserci ancora lui, ma più giovane. “Cosa sta succedendo? E' stata lei, mi ha fatto qualcosa!” accusò Tonks, scansandosi bruscamente.

Lei, pensando di essere in grado di tranquillizzarlo, fece un passo verso di lui, maledendo quell'impiastro di suo marito: come poteva non aver pensato alle conseguenze della sua entrata in scena?

Sirius reagì con violenza: estrasse coraggiosamente la bacchetta, sicuro di possedere le capacità per contrastare una strega adulta.

Tonks capì subito che non aveva tempo di discutere, lui non avrebbe indugiato oltre, e stava per colpirla quando si decise a Disarmarlo, spegnendo sulle sue labbra l'incantesimo che aveva scelto per attaccarla.

Aveva notato che Remus era intervenuto in contemporanea a lei, come se dubitasse che fosse in grado di difendersi da un maghetto di diciassette anni!

Fece per indirizzargli qualche epiteto poco carino, ma lui l'anticipò.

“Sirius, ascoltami, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Io e Dora abbiamo usato il Pensatoio dei tuoi genitori,” disse in fretta, tenendo sotto controllo sia lei che lui, la bacchetta a distanza di pochi centimetri dal fianco, apparentemente dimenticata ma pronta per essere, all'occorrenza, usata.

Il ragazzo rallentò il respiro solo dopo aver incrociato i suoi occhi: qualcosa nello sguardo dell'amico ebbe il potere di tranquillizzarlo.

“Abbiamo usato?” ripeté, abbandonando il corpo contro la parete alle sue spalle. “Di' la verità, vi ci hanno ficcato loro a forza. Com'è successo? Sono talmente stupidi che non possono aver capito chi eravate.”

Remus saettò lo sguardo verso Tonks, era uno sguardo di avvertimento.

“Ma tu invece l'hai capito, chi siamo, non è vero?” scandì prudentemente, e attese un segno d'assenso da parte sua prima di proseguire. Sirius fu precipitoso nell'annuire, ma sincero: pensava di avere capito tutto al volo. Tonks si augurò che fosse davvero così. “E' successo nel 1998. Per questo io sono così vecchio e lei non ha più quattro anni.”

Dall'espressione contratta che assunse il suo viso si capiva che stava disperatamente cercando di digerire le parole di Remus.

“E' tutto vero. Non sono impazzito?”

“E' tutto vero.”

“E se vi aiuto, andrete a casa dei miei genitori?”

“Sì.”

“Me lo promettete?”

“Giuro sulle triangolari orecchie pelose di mio marito!” si mise un pugno sul cuore Tonks, solenne.

Un ghigno soddisfatto si allargò sul viso del ragazzo: il dubbio, lo sgomento... tutto era scomparso, sostituito dalla luce divertita dei suoi affascinanti occhi grigi.

“Siete sposati, lo sapevo! Una Black e un lupo mannaro. Wow, questa è roba forte!”

“Il Pensatoio, Sirius!” incalzò Remus, guardando preoccupato verso il corridoio. La porta dell'aula era al momento sigillata, ma gli altri alunni e i professori della scuola avrebbero potuto risalirlo in qualunque momento e liberare i compagni, dopo, naturalmente, aver riconosciuto lui. Sarebbe stato un disastro!

“Non è sufficiente che andiate a Grimmauld Place, dovete anche dire loro di voi due,” ordinò Sirius, con un sorrisetto da furfante.

Remus sospirò, abbozzando però contemporaneamente la stessa espressione dell'amico, gli occhi un po' lucidi.

“Troveremo un modo, te lo prometto.”

“Affare fatto!”

 

***

 

Sirius era scappato di casa un anno prima, per cui non poteva assicurare loro che il Pensatoio fosse ancora dove lo ricordava. Tuttavia l'aveva sempre visto lì, da che era nato, quindi era poco probabile che fosse stato spostato.

Remus, prima di congedarsi definitivamente da Sirius, gli aveva puntato con uno scatto improvviso la bacchetta alla tempia, mormorando: “Oblivion!” per poi sussurrargli:

“Una volta usciti dall'aula, la professoressa Tonks ha ammesso che avevi ragione su tutto: è solo un'impostora che ha preso in prestito il nome della figlia di tua cugina. Va' da Silente, ora, devi informarlo di Tonks, della sua bugia e delle dimissioni che da' tramite te. Porta anche James, Peter e me, ditegli che volete far parte dell'Ordine della Fenice,” Sirius non sapeva ancora cosa fosse l'Ordine, ma non aveva alcuna importanza; già poco incline a pensare prima di agire, l'incantesimo di memoria gli avrebbe comunque impedito di porsi delle domande.

Tonks aveva salutato tristemente Sirius: non l'avrebbe mai più rivisto.

Con lo sguardo ancora vacuo, il ragazzo aveva aperto la porta dell'aula che lei aveva già provveduto a sbloccare. Era già mezza aperta, quando Remus l'aveva richiamato indietro, e prima che Tonks potesse discuterne con lui, gli aveva ordinato:

“Non dimenticherai mai che puoi fidarti di me, Sirius. Hai capito? Puoi fidarti di me!”

Per un secondo, Remus aveva visto se stesso voltato verso la porta, gli occhi fissi sull'amico. Poi Tonks si era fatta avanti e, rivolta all'intera classe, aveva alzato la bacchetta.

Oblivion!

“Funzionerà, vero?” le chiese Remus, in cerca di rassicurazioni.

“Ne so quanto te...” sospirò lei. “Di sicuro abbiamo sballato per bene il ricordo. Potter e amici, aiuto contro V.” citò.La scritta sulla boccetta che ho versato nel Pensatoio doveva per forza riferirsi al preside che arruola voi quattro nell'Ordine della Fenice, anticipandolo dovremmo aver sbloccato il punto in cui rincomincia da capo.”

Il numero dodici di Grimmauld Place era tetro e grigio come lo ricordavano, ma senza traccia dell'immondizia che si accumulava fino ai marciapiedi, segno che non era più abitato solo da un Elfo Domestico pazzo.

Alla porta, vennero accolti da un Elfo immusonito con gli enormi occhi a palla puntati sui piedi scalzi.

“Cosa desiderano i signori?” chiese aspro.

Remus la spronò con un gesto: avevano concordato che fosse lei a parlare, perché lui doveva farsi notare il meno possibile. Nella sua stanza, Sirius aveva abbandonato una foto che ritraeva i Malandrini al completo, e i suoi genitori non potevano non averla vista: anche se le età non coincidevano, sarebbe stato comunque facile riconoscerlo.

“Salve. Siamo Auror mandati dal Ministero della Magia: ci è stata segnalata la presenza di un Molliccio ricercato nel vostro scantinato, dobbiamo intervenire.”

“Chiamo subito la signora,” borbottò l'Elfo, strascicando i piedoni per il lungo e stretto corridoio che ben conoscevano.

Quando tornò, era accompagnato da una donna sulla quarantina. Tonks socchiuse gli occhi: impossibile riconoscere in lei il soggetto ritratto nel maledetto quadro che tanto aveva sbraitato addosso a chiunque la disturbasse, quando l'abitazione era diventata la sede dell'Ordine della Fenice.

“Cosa volete?” chiese secca, le piccole rughe attorno alla bocca che si raggruppavano come frecce puntando alle labbra sottili.

“Come le avrà sicuramente riferito il suo Elfo, siamo Auror, dobbiamo setacciare il vostro scantinato.”

Walburga li osservò altezzosa.

“Il Ministero non vi paga?” commentò acida, indicando con il mento il mantello rattoppato di Remus.

Tonks si irrigidì: sua zia era simpatica quanto una bacchetta cacciata in un occhio. Fece per risponderle a tono, ma Remus la bloccò appena in tempo con una gomitata nel fianco.

“Gli stipendi sono quelli che sono...” borbottò, e dopo un'altra gomitata, aggiunse con riluttanza: “Signora.”

Walburga, che non aveva notato gli interventi dello sconosciuto, si compiacque nel vederla piegarsi davanti alla sua autorevole persona: due Auror che le leccavano i piedi, quale miglior modo di iniziare la giornata?

Tronfia, si erse in tutta la notevole statura, con l'arroganza di chi si sente libero di giudicare perché convinto di essere al di sopra di tutti.

“Perché hanno mandato voi?” sputò, palesando il disprezzo che nutriva per loro marcando di proposito la pronuncia dell'ultima parola. “Quei due Auror famosi, i Paciock. Due Purosangue. Se il Ministero vuole entrare in casa mia, lo farà alle mie condizioni. Forza, ora sloggiate e riferite ai vostri superiori di mandarmi quei due.”

Fece per sbattere loro la porta in faccia, ma Tonks fu più svelta, e la bloccò con un piede, pestandolo con violenza sul pavimento per la rabbia.

“Se lo scordi! Lei non è al di sopra della legge, signora. Non entreremo in casa sua con la forza, ma una volta tornati al Ministero, è al Wizengamot che riferiremo le sue parole!”

La donna le riservò uno sguardo di puro odio.

“Non lo sono ancora,” sibilò tra i denti con disprezzo infinito, per nulla intimorita.

La guardò con ancora più attenzione, mentre permetteva loro di entrare in casa camuffando il proprio ripensamento da magnanima scelta personale per non ammettere la sconfitta.

“Tu,” disse, rivolgendosi a Tonks. “I tuoi occhi mi sono famigliari, mocciosa.”

Tonks sentì salire il sangue alla testa: non reggeva più quella brutta megera! Sentì forte il desiderio di accontentare immediatamente Sirius, parlandole approfonditamente dei nuovi rami che sarebbero presto cresciuti sul loro prezioso albero genealogico.

Riuscì a mantenere la calma solo pregustando il momento in cui sarebbe riuscita a mettere le mani sull'orribile arazzo dei Black, per lasciare il suo, quanto più indelebile le fosse riuscito, contributo.

 

 

 

In ritardissimo, ecco il capitolo. Lo so, non è granché, ma è da un po' che lo tengo in stand-by e non mi viene niente di meglio :-(

Se vi state chiedendo perché Remus e Tonks non sanno dov'è il Pensatoio a Grimmauld Place: Molly, quando era alle prese con le pulizie, ha cambiato di posto a qualunque cosa le fosse capitata sott'occhio XD

Ciao

Fri

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


“Quello non è lo scantinato,” la schernì Walburga con un sorrisetto sarcastico, come se si stesse rivolgendo a una stupida.
Tonks ingoiò la rabbia, sforzandosi di assumere un'espressione di estatica ammirazione davanti all'orrendo arazzo della Casata dei Black.
“Ma è stupendo!” mentì, indugiando un secondo di troppo sulle parti incenerite del manufatto, quelle un tempo occupate dai nomi di sua madre e di Sirius.
Walburga strinse gli occhi, sospettosa.
“Lo è,” asserì, raddrizzando esageratamente la schiena.
Tonks dissimulò goffamente una risata: un altro complimento sarebbe stato sufficiente a far precipitare Walburga all'indietro, spinta a terra dal peso della sua superbia.
“Solo un consiglio, signora,” proseguì Tonks, ignorando l'occhiata d'avvertimento di Remus. “La formula corretta dell'incantesimo che dovrebbe utilizzare è: 'Incendio'. Se insiste a procedere per tentativi, le ci vorranno cent'anni per arrostire tutto l'arazzo!”
La donna prese fuoco come se Tonks, l'Incantesimo Incendiario, l'avesse scagliato contro di lei.
“Stolida oca!” sbraitò, sputacchiandole in faccia. “E' esclusivamente la feccia a finire incenerita!”
Tonks si portò istintivamente le mani al ventre, in un gesto di difesa.
“Voi siete la feccia!” urlò contro la zia, dando sfogo a tutta la rabbia trattenuta fino a quell'istante.
Walburga allungò una mano verso la bacchetta, gli occhi che dardeggiavano, ma Remus le puntò la propria tra le scapole prima che lei avesse il tempo di impugnarla.
“Sfiora la ragazza e t'ammazzo,” l'avvertì Remus, gelido. “Dora, l'arazzo,” aggiunse, senza staccare gli occhi da Walburga.
Lei annuì. Non era la prima volta che Remus le mostrava il lato più spietato di sé; la sua durezza non la spaventava, ma sapeva che non era da prendere sottogamba: non stava scherzando. Tonks era cosciente di aver sposato un uomo reduce di una guerra, un soldato che aveva vissuto esperienze che persino un'Auror come lei non riusciva neppure a immaginare.
“Incendio,” formulò Tonks, appoggiando la bacchetta alla base dell'arazzo.
Disegnò con la punta infuocata dell'arma un'asta e ai piedi di essa due forme geometriche.
“Un cerchio e un quadrato?” la interrogò Remus, ignorando i versi sconnessi emessi da Walburga, sconvolta dallo scempio a cui era costretta ad assistere.
“Tu sei il quadrato,” precisò Tonks, con la lingua tra i denti. “E questo è il futuro erede della Casata.”
Abbozzò un semicerchio, per rappresentare una culla.
“Ecco l'ultimo erede della nobile Casata dei Black,” annunciò, imitando l'atteggiamento di Sibilla Cooman. “Nato sull'estinguersi del quarto mese, da una Mezzosangue e un lupo mannaro. Che ne dici di questa profezia, zietta? Un lupo mannaro con nelle vene del sangue Black!”
Remus si fece ancora più cupo, mentre costringevano Walburga a condurli al Pensatoio.
Sirius aveva ragione: si trovava ancora nello scantinato, ammassato tra altri oggetti che sembravano provenire direttamente dagli scaffali di Magie Sinister.
Remus rimosse con una mano la fitta trama di ragnatele che collegava i bordi del bacile di pietra, poi alzò gli occhi su Walburga.
“La pagherete cara!” sbraitò nuovamente lei. Li aveva insultati lungo tutto il percorso per scendere nel sottosuolo. “Vi farò rimangiare l'abominio che avete osato pronosticare, io...”
“Taci!” soffiò Remus, Schiantandola.
Tonks la guardò accasciarsi a terra, battendo forte la testa sulla pietra grigiastra.
“Ma Remus!” protestò. “Volevo essere io a farlo!”
Remus esaminò il fondo del Pensatoio senza degnarla di uno sguardo.
“Si può sapere che hai?” gli chiese, confusa e irritata.
“Hai insinuato che il bambino sarà un lupo mannaro,” le rispose dopo una lunga pausa, scontroso.
Tonks si immobilizzò: Remus aveva frainteso, il suo unico scopo era stato quello di scandalizzare la zia.
“Ho mentito per colpire sul vivo la vecchia megera! Il bambino non sarà un lupo mannaro, ne sono certa,” cercò di tranquillizzarlo.
Remus scosse la testa.
“Andiamo,” le ordinò freddamente, chinandosi sul Pensatoio.


***


“E il bambino... il bambino...”* aveva gemuto Lupin, afferrandosi i capelli. “Quelli come me di solito non si riproducono! sarà come me, ne sono sicuro...”*
Harry ripensò a quello che era accaduto pochi istanti prima: tremava per la rabbia mentre ribatteva seccamente alle incredibile dichiarazioni del suo ex professore. La stima che nutriva per Lupin aveva reso ancora più doloroso e inaccettabile, per il ragazzo, apprendere che era fuggito dalla moglie incinta.
Lupin aveva davvero sperato che Harry gli tendesse una mano, acconsentendo ad accettarlo nel loro gruppo, così da offrirgli un alibi per la sua deplorevole azione? Lui, che sapeva bene cosa significava crescere senza dei genitori?
Lupin era fuggito anche da Harry, dopo averlo scagliato contro una parete. Il ragazzo si toccò il bernoccolo che gli stava spuntando sulla testa: un po' di sangue gli sporcò le dita e se le pulì sul bordo del tavolo dietro a cui era precipitato. Notò che, prima di andarsene, Lupin aveva posato una boccetta di vetro accanto alle bottiglie di Burrobirra che aveva loro offerto.


*da Harry Potter e i Doni della Morte.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Un ragazzo smunto dai poco curati capelli chiari osservava Tonks a pugni serrati, lo sguardo indignato.

“Io volevo stare con te e il bambino,” le urlò contro, facendo scattare un braccio in direzione dell'uscita dell'abitazione di lei. “Sei stata tu a cacciarmi via!”

Il ragazzo le voltò la schiena e imboccò il corridoio, dirigendosi velocemente verso la porta.

Tonks sentì il cuore precipitarle nello stomaco e, presa dal panico, lo inseguì: sapeva di fare la cosa sbagliata, ma non poteva accettare di venire, ancora una volta, abbandonata.

“No, io voglio che resti!” lo supplicò. L'umiliazione suscitata dalla propria mancanza di controllo l'accompagnò oltre il sogno.

Tonks si destò in lacrime, abbracciata al cuscino del marito. La federa umida di pianto e sudore le si era incollata a una guancia.

Aveva sognato d'inseguire il Remus diciassettenne del ricordo che li aveva recentemente vomitati, restituendoli al loro presente. Quel Remus che tanto aveva lottato per starle accanto, all'opposto del suo corrispettivo adulto che, dopo aver cercato in ogni maniera di tenerla lontana da lui, alla fine se n'era andato per sempre.

Esausta e addolorata, scivolò fuori dalle lenzuola madide di sudore e prese rovistare furiosamente tra i pochi averi di Remus, alla disperata ricerca della boccetta contenente il ricordo. Per quanto la imbarazzasse, non poteva ignorare il desiderio di potersi tuffare nuovamente in esso.

Svuotò le tasche dei pantaloni del marito, quelle del mantello estivo e rovesciò a terra la sua valigia, ma senza successo. Remus le aveva portato via anche il suo io adolescente.

Tonks, sconfitta, si sedette sui vestiti dell'uomo, stringendo le gambe al petto: aveva toccato il fondo, rifletté amaramente, asciugandosi la fronte contro un ginocchio. Il caldo, in quei giorni, era soffocante.

Quando Tonks sentì la porta d'ingresso della propria abitazione aprirsi con un cigolio, aveva ormai perso la nozione del tempo, tanto che non si era neppure accorta del sopraggiungere della sera.

Apatica, sciolse lentamente l'abbraccio alle gambe e raggiunse con la mano la propria bacchetta, sfilandola da sotto il cuscino di Remus.

La casa era protetta dall'Incanto Fidelius, perciò l'ospite poteva essere solo uno dei suoi genitori o un membro dell'Ordine della Fenice. Tutte persone che preferivano bussare, anziché introdursi in casa sua come un ladro come stava facendo il misterioso visitatore. Illudersi di aver indovinato il viso che avrebbe presto avuto sotto tiro avrebbe distrutto Tonks, ma lei sotto sotto sapeva e se aveva affrontato lo sforzo di armarsi era stato solo per accogliere lui.

Come aveva previsto, fu lo stupido idiota che aveva sposato ad affacciarsi cautamente nella stanza.

Tonks rimase immobile, la bacchetta puntata al cavallo dei pantaloni di Remus, gli occhi assottigliati in uno sguardo truce, anche se una parte di sé urlava di gioia e avrebbe voluto correre ad abbracciarlo.

Lui, che non osava guardarla in faccia, puntò lo sguardo sui miseri vestiti su cui era ancora seduta.

“C - cosa stai...?” balbettò confusamente.

“Cos'è, sei cieco oltre che stupido?” lo aggredì Tonks, rinvigorita da un'improvvisa quanto violenta sferzata d'energia. “Ti sto stirando le camice con le chiappe!” glielo dimostrò, strofinando il fondoschiena sugli abiti, infischiandosene dell'ineleganza del gesto.

Remus incassò lo sfogo con un piccolo sussulto.

“Mi meriterei ben di peggio...” mormorò, incurvando la schiena, le mani aggrappate alla veste all'altezza dello stomaco.

“Sono assolutamente d'accordo con te!” convenne Tonks, che interruppe l'atto di grattarsi il sedere, guardandosi attorno colta da un'improvvisa ispirazione. Aveva molti oggetti a portata di mano e le parve un'ottima idea scegliere i più contundenti ed usarli per bersagliarlo. La fotografia incorniciata del loro matrimonio colpì Remus su un ginocchio, l'Abat Jour dritto allo stomaco. Lui non cercò di evitare gli oggetti né parve soffrire particolarmente quando essi lo colpirono, così Tonks, insoddisfatta, decise di affatturare il comodino, riuscendo finalmente a smuovere il marito, mandandolo a gambe all'aria.

“Ti ho fatto male?” s'informò dopo che il mobile, precipitato sul petto dell'uomo, ebbe sputato sulla sua testaccia dura i tre cassetti che accoglieva e buona parte del loro contenuto.

“Un po',” soffiò lui da sotto il comodino.

“Mai quanto tu ne hai fatto a me,” ritenne necessario spiegargli Tonks. Se Remus avesse capito quanto dolore le avrebbe procurato con la sua infantile fuga dalle responsabilità, era certa che non sarebbe scappato. “Per pareggiare i conti, sto pensando di lanciarti addosso anche il letto.”

“Se può servire a farti sentir meglio...” mormorò Remus, accomodante.

Tonks saltò in piedi, la calma e la rassegnazione del marito erano carburante per la sua rabbia.

“Ho avuto discussione più soddisfacenti con la mia scopa che con te!” lo accusò.

“Sono... sono schiacciato sotto a un comodino...” fu l'unica, penosa giustificazione che Remus riuscì a trovare.

“Non mi riferisco a questo momento in particolare, ma a tutta la nostra relazione!” urlò Tonks, liberandolo con un gesto rabbioso della bacchetta. Il comodino si rovesciò su un lato e lei vide veramente Remus per la prima volta da che era entrato nella loro stanza.

Pur sospettando di essere malconcia quasi quanto lui, sbottò:

“Per Merlino, hai un aspetto tremendo... E perché diavolo hai addosso il mantello invernale? Ci saranno quaranta gradi!”

Remus si strinse nell'abito, come se temesse che lei volesse portarglielo via.

“Non ne faccio una giusta,” fece ammenda, con un tono umile e sottomesso che Tonks detestò: cosa c'era di peggio di chi si ostinava a sbagliare pur essendone cosciente?

“Puoi dirlo forte!” concordò lei, avanzando minacciosa. Notò che Remus aveva un livido sullo zigomo e che la fronte gli sanguinava dove l'angolo di un cassetto l'aveva colpito. “Allora?” lo spronò, zittendo risolutamente l'istinto ad aiutarlo e il senso di colpa per averlo ferito.

“Mi spiace,” mormorò Remus, rotolando su un fianco, le mani nuovamente schiacciate sullo stomaco, come se temesse che il ventre gli si potesse aprire e rovesciare il suo contenuto sul pavimento. “Ho avuto paura.”

Tonks strinse i pugni, conficcandosi le unghie rosicchiate nei palmi.

“Ti avrei aiutato se me ne avessi parlato! Invece hai preferito scappare!”

“Io... io mi vergognavo a chiedere aiuto,” si forzò ad ammettere Remus.

Tonks era combattuta tra il desiderio di prenderlo a sberle e quello di abbracciarlo forte. Li soppresse entrambi: non intendeva avvicinarsi tanto a lui, non voleva toccarlo.

“Ti vergogni delle cose sbagliate!”

“Mi vergogno di averti abbandonata. Immensamente.”

Tonks scosse la testa, pensava davvero che sarebbe stato sufficiente vergognarsi? Lui, che possedeva l'irritante dono di complicare anche la cosa più semplice, ora pensava di risolvere tutto mostrando vergogna e permettendole di picchiarlo?

“E adesso cosa avresti intenzione di fare?” lo interrogò, di nuovo esausta.

“Vorrei restare.”

“E per quanto tempo, stavolta? un mese? un anno?” gli chiese stancamente Tonks, con la vista che si faceva liquida.

Remus le rispose con un sospiro tremulo.

“Alla prima difficoltà te ne andrai di nuovo, prova a negarlo!” lo accusò lei, le lacrime che premevano ai lati degli occhi. Aveva pianto tanto, negli ultimi giorni, che sperava di aver esaurito la sua scorta di lacrime ma, evidentemente, non era così. “Dove hai nascosto la boccetta con il ricordo?” aggiunse con voce malferma.

“Perché?” le chiese Remus, mettendosi a sedere con la schiena contro la porta.

“Vorrei spupazzarmi il Remus diciassettenne,” Tonks si nascose il viso tra le mani, la voce che scemava. “Lui mi voleva...”

Un muscolo si contrasse appena sopra la mascella di Remus, inclinandogli i lati della bocca verso il basso.

“Anche io ti voglio,” ebbe il coraggio di dire, anche se le sue azioni dimostravano il contrario.

“Non è vero!” gemette Tonks e si lasciò cadere in ginocchio, singhiozzando convulsamente.

Attraverso le lacrime, vide Remus sfregarsi gli occhi con i palmi, senza emettere un suono.

Piangevano soli, inchiodati nel punto in cui erano caduti, e mai a Tonks la distanza che li separava era parsa tanto incolmabile.

Dopo un lasso di tempo indefinibile, Remus si asciugò i palmi sul pavimento e rimase un lungo istante a quattro zampe.

Tonks fu certa che avrebbe indietreggiato e pensò di stare di nuovo sognando quando, per la prima volta nella loro relazione, capì che invece le sarebbe andato incontro.

Remus gattonò fino a lei e quando l'ebbe raggiunta esitò ancora e ancora, ma Tonks non cedette, così lui le posò il viso in grembo, aggrappandosi alle sue gambe.

“Mi dispiace...” disse, sopraffatto dal dolore. “Per essere scappato... per il bambino...”

“No, per il bambino no...” lo supplicò Tonks. “Io sono felice che ci sia, ci porterà solo cose buone...” tirò su rumorosamente con il naso. “Le mie tette, ad esempio, hanno già guadagnato qualche etto grazie a lui,” si lasciò scappare una risatina fuori luogo. “Lo so, è un'assurdità da dire in un momento come questo. Forse sono impazzita per il dolore.”

Remus alzò il viso. La sua testa ciondolò un po', come se fosse ubriaco.

“Non sei impazzita, sei tu, semplicemente tu,” la guardò finalmente negli occhi e lo fece con uno sguardo innamorato, di pura adorazione. “Sei così bella...

“Sì, come un fazzoletto pieno di moccio di Troll, dannato lupo mannaro...” borbottò lei, con un groppo in gola non più di infelicità, ma di commozione e affetto. Era contrariata dalla facilità con cui Remus l'aveva, nuovamente, conquistata. “Che ne hai fatto del ricordo?” lo pungolò per vendicarsi.

“Stai pensando ancora a lui?” si rabbuiò Remus.

“Sei sempre tu, non è come tradirti,” gli ricordò Tonks.

Lui non sembrava convinto, ma non osò dir nulla. Il suo senso di colpa le avrebbe assicurato un buon numero di facili vittorie, gongolò l'Auror.

“Allora?” lo spronò.

“L'ho dato a Harry... ho pensato che, se avrà l'occasione di guardarlo, rivedere i suoi genitori gli darà forza.”

Tonks tornò seria, non aveva riflettuto su quanto sarebbe potuto essere importante il ricordo per Harry.

“Allora l'hai trovato? E hai scoperto cosa sta combinando?”

“Harry non mi ha voluto dire niente. Ma è grazie a lui se sono qui.”

“Tutto è successo grazie a lui,” rifletté Tonks. “E' per cercare di scoprire la missione che Silente gli aveva affidato che siamo stati inghiottiti dal Pensatoio Carnivoro. La boccetta con il ricordo gli appartiene,” sospirò, si sentiva stanchissima. “Chissà come si è evoluto il ricordo, dopo che ci abbiamo pasticciato dentro.”

Remus le appoggiò una mano sulla guancia, osservandola con uno sguardo colmo di speranza.

“Harry ce lo racconterà, dopo che avremo vinto questa guerra.”

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Remus, seduto dietro la cattedra dell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, alzò gli occhi dal registro.
Lei era ancora lì: occupava una delle sedie della prima fila di banchi e lo fissava assorta, rigirandosi la bacchetta tra le mani.
“La lezione è finita,” le fece gentilmente notare Remus.
“Come se non me ne fossi accorta...” sbuffò Tonks, con quell'insolenza che lui ben conosceva.
Il professore, di norma, avrebbe punito una simile mancanza di rispetto. Tuttavia, considerando la natura del rapporto che lo legava alla giovane, decise di soprassedere.
Remus si sistemò libri e pergamene sotto a un braccio e aggirò placidamente la scrivania, diretto alla sala professori.
“Ah. Visto che non sloggio io, te ne vai tu?” constatò Tonks, indirizzandogli un'occhiata di rimprovero.
Remus si fermò accanto al banco occupato dalla ragazza.
“Comunque, tu non dovresti neppure essere qui,"  le fece ragionevolmente notare. “Ti sei diplomata l'anno scorso, ricordi?”
“Non mi è sfuggito neppure quello,” lo rassicurò lei.
Tre bambini del primo anno fecero irruzione nell'aula. Quello in testa alla piccola comitiva quasi perse gli occhiali, quando frenò bruscamente la propria corsa per non scontrarsi contro il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure e amico di famiglia Remus Lupin.
“Ehilà, Harry!” lo salutò allegramente Tonks.
“Oh. Ciao Tonks,” ricambiò  Harry. Non pareva sorpreso di incontrarla lì.
“Harry, hai sbagliato aula. Non avete lezione con me, oggi,” lo avvertì Remus, sorridendo a lui e ai suoi nuovi amici.
Harry aveva iniziato a frequentare Hogwarts da poche settimane e faticava ancora, come tutti i ragazzini del primo anno, a orientarsi tra i corridoi dell'immenso castello.
“Abbiamo Pozioni, adesso. E se non ci sbrighiamo, verremo puniti!” sentenziò Hermione, contrariata.
“L'aula di Severus è in fondo al corridoio,” venne loro in soccorso Remus.
Harry sospirò. Non pareva entusiasta di ciò che lo aspettava.
“La mamma e il papà vogliono che inviti di nuovo a cena il professor Piton,” ammise con aria infelice.
“Oh.”
“Non accetterà. Non ha mai accettato nessuno dei loro inviti... a volte credo che Piton ci odi,” ammise il bambino.
Severus Piton era stato contemporaneamente la causa della condanna a morte e della salvezza dei Potter e neppure Remus riusciva a capire che genere di sentimenti l'uomo nutrisse per loro, anche se era certo che non poteva realmente odiarli. Severus era stato il principale nemico di James a scuola, ma si era pentito di aver rivelato la Profezia riguardante Harry a Voldemort, passando dalla parte di Silente allo scopo di salvare il piccolo e la sua famiglia.
Nel 1979, in piena Guerra Magica, Sirius aveva voluto parlare in privato con Remus. Durante l'incontro, Sirius aveva ammesso che sospettava che Remus fosse la spia che passava, ormai da mesi, informazioni sui movimenti dei Potter. Chiarendo però che, anche se non sapeva bene per quale motivo, per la prima volta in vita sua era certo di stare sbagliando. Remus si era sentito molto ferito dai sospetti di Sirius nei suoi confronti: aveva dimostrato all'amico che sì, si sbagliava, e aveva le prove della propria innocenza.
Sirius si era era mostrato profondamente pentito della accuse che gli aveva mosso; tuttavia, non aveva abbandonato la convinzione che il traditore dovesse essere uno dei Malandrini. Così, malgrado si fidasse ciecamente di Peter, aveva iniziato a seguire con più attenzione gli spostamenti di quello che era già stato designato come Custode Segreto dei Potter.
Visto la difficoltà di pedinare un mago in grado di mutare a suo piacimento in un topo, Sirius era stato costretto a parlare dei suoi sospetti con Silente, invece di limitarsi a confessarli a James e Lily. Il Preside, a sua volta, aveva allertato la sua spia tra i Mangiamorte.
Così Severus Piton aveva scoperto il doppio gioco di Peter, passando l'informazione a Silente.
Sirius, sconvolto da ciò che sarebbe potuto capitare se non avesse dato retta a quella voce roca che, ogni giorno più insistentemente, gli aveva ordinato di fidarsi di Remus, aveva iniziato a vacillare, arrivando ad attuare un gesto che mai credeva avrebbe potuto compiere.
Grazie alla sua abilità come Animagus, aveva ripreso i contatti con il fratello Mangiamorte, pensando che, se si era sbagliato riguardo a Remus, forse persino la posizione di Regulus meritava qualche riflessione in più. In fondo, dopo lo Smistamento a Grifondoro, Sirius aveva visto il fratello solo attraverso la gelosia e il rancore da essa instillatagli, e tutto a causa dei loro genitori, che di fatto li aveva messi l'uno contro l'altro.
Sirius non si era sbagliato riguardo il fratello, il quale però, nel frattempo, si era pentito delle proprie scelte. Regulus aveva scoperto una cosa riguardo Voldemort che, se Sirius non fosse intervenuto, avrebbe affrontato da solo, probabilmente finendo per sacrificare la sua stessa vita. Silente aveva ascoltato con profondo interesse il racconto del più giovane dei fratelli Black su l'Horcrux creato da Voldemort, Horcrux che in seguito avevano scoperto essere molti più di uno. Il tradimento di Regulus aveva significato l'inizio della fine per il Signore Oscuro: l'Ordine della Fenice era riuscito a trovare gli Horcrux e a eliminarli. Voldemort, tornato a essere mortale, alla fine era capitolato dopo un epico duello contro il più grande mago della Gran Bretagna: Albus Silente.
James e Lily non tenevano in alcuna considerazione il fatto che Severus avesse rivelato la Profezia a Voldemort, quello che non avevano mai dimenticato era che il mago si era pentito, cercando di rimediare alle proprie azioni a rischio della sua stessa vita.
Perciò insistevano nel coinvolgerlo nella loro vita, soprattutto James, che ignorava i rifiuti di Severus come solo lui riusciva a fare, certo che, così com'era successo con Lily, alla fine l'avrebbe avuta vinta. Gli adolescenziali rancori che James aveva nutrito nei confronti del compagno di scuola Serpeverde erano ormai acqua passata.
Neppure Remus nutriva alcun risentimento nei riguardi di Severus, perciò non lo stupiva affatto il comportamento di James. James, che era arrivato persino a chiedere indulgenza nei confronti di Peter al processo a carico di quel vile traditore, quando Remus e Sirius desideravano solo fargliela pagare nel modo più cruento possibile.
“Severus non vi odia, Harry. Ha solo un carattere un po' difficile,” lo tranquillizzò Remus. Lui stesso aveva più volte offerto la propria amicizia a Severus, fino ad allora senza particolare successo.
“Lo dicono anche mamma e papà. Sirius, però, dice che è viscido, untuoso e con i capelli appiccicaticci*,” disse il ragazzino.
“Sirius non ha tutti i torti...” rifletté Tonks, che aveva avuto Piton come insegnante e, perciò, non lo amava particolarmente.
Remus le diede una discreta pacca d'avvertimento a un braccio: Sirius non aveva bisogno di una spalla, era già sufficientemente molesto nei riguardi di Severus anche senza gli interventi della cugina (e Severus non era da meno nei confronti di Sirius, se solo gliene capitava l'occasione!)
Sul volto dei tre bambini spuntò un involontario sorriso.
Poi Harry tornò serio.
“Mamma e papà mi hanno raccontato tutto, so quello che il professor Piton ha fatto per noi,” la sua espressione si fece risoluta. “Perciò non intendo arrendermi. Un giorno cederà!”
“Auguri!” esclamò Tonks.
Quando furono di nuovo soli, Remus si accomodò nel banco accanto a quello di Tonks.
“Devo farti una confessione,” le confidò.
“Poi confidarti tranquillamente con me,” lo rassicurò la giovane strega. “Purché non intendi dirmi che mi tradisci... in quel caso, ascolterò, ma poi sarò costretta ad ammazzarti.”
Remus la fissò con fermezza.
“Io non sono un traditore. Solo che...”
“Solo che cosa?” ringhiò Tonks, assottigliando lo sguardo.
“Sai, una volta sono stato anch'io innamorato di... beh... di una mia insegnante.”
Tonks era esterrefatta.
“E me lo confessi solo ora?! Cioè, hai rotto per secoli prima che ci mettessimo assieme, perché eri un mio professore, e un lupo mannaro e non voglio metterti in imbarazzo ripetendo il resto della valanga di idiozie che mi hai rifilato, e poi viene fuori che pure tu eri innamorato di un'insegnante!”.
“Conservo ricordi piuttosto nebulosi dell'accaduto, in verità,” ammise Remus, confuso. “Ma una cosa ora la rammento chiaramente.”
“Cioè?”
“La professoressa che mi piaceva ti somigliava. Moltissimo. Era proprio come se fossi... tu.


***



Harry e Teddy sollevarono il capo all'unisono, abbandonando il bacile del Pensatoio che, molti anni prima, era appartenuto ad Albus Silente.
“Ma non è andata così, vero, Harry?” gli domandò Teddy. Gli poneva la stessa domanda a ogni nuova occhiata al prezioso ricordo. Il bambino non aveva ancora abbandonato la speranza che, un giorno, la risposta che avrebbe ottenuto sarebbe potuta essere diversa. Lo stesso Harry, a volte, si cullava in quell'illusione: anche se la sua ora era una vita felice, non aveva mai smesso di sentire la mancanza dei suoi genitori.
“No, Teddy,” spiegò pazientemente all'amato figlioccio, come se fosse la prima volta che ne discutevano. “Questo è solo un ricordo che, non so bene come, tuo padre è riuscito a modificare. Me l'ha regalato per aiutarmi, e conoscere i miei genitori attraverso il Pensatoio mi è stato di grande conforto, finita la guerra.”
Teddy aggrottò la fronte, pensieroso.
“Secondo te mamma e papà sapevano che sarebbero morti?”
Harry gli strinse una spalla, sapeva quello che provava.
“No, Teddy. Ho sentito tuo padre parlare di speranza, a Radio Potter, quando la guerra imperversava. Ma, comunque fosse andata a finire, sia la tua mamma che il tuo papà sapevano che tutti, a volte, abbiamo bisogno di dare un'occhiata a una favola a lieto fine."




*Descrizione di Piton fatta da Sirius in HP4

Non sono certa di aver dato una giusta evoluzione agli avvenimenti accaduti nei libri di HP, fatemi notare qualsiasi svista! (tenendo conto che ho utilizzato, nella prima parte del capitolo, il POV di Remus che, ad esempio, non sa che Severus era innamorato di Lily).
Quest'ultimo capitolo è più che altro una spiegazione di ciò che è accaduto al ricordo 'sbloccato' da Remus e Tonks e spero che il mio 'lieto fine' vi sia piaciuto :-)
Grazie a tutti quelli che hanno (molto pazientemente) seguito questa long. Un grazie particolare  a chi ha recensito :-)
ciao
Fri

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