STORIE DI ANIMALI

di biamar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL GATTO CHE MIAGOLAVA ALLA LUNA ***
Capitolo 2: *** L' ASINELLO CHE REALIZZO UN SOGNO!! ***



Capitolo 1
*** IL GATTO CHE MIAGOLAVA ALLA LUNA ***


IL GATTO CHE MIAGOLAVA ALLA LUNA

Una bella gatta attraversava frettolosamente il bosco.
Era un luogo denso di pericoli e desiderava esserne fuori prima del tramonto.
Camminava lesta, seguita dalla sua giovane prole, cinque bei gattini che procedevano in fila indiana.
L'ultimo, il più piccolo, era un po' lento e si distanziava sempre di più dal penultimo,
sino a perderlo definitivamente di vista.
Il piccolo, disperato, miagolava con quanto fiato aveva in gola,
ma il suo appello non venne udito dai fratellini, ormai lontani.
Solo e impaurito dalle ombre della sera, si ritirò sotto un grande albero e si addormentò.
Nella notte, una lupa affamata, che si aggirava per cacciare, attirata dal suo odore gli si avvicinò.
Da quando era divenuta mamma, la lupa non se la sentiva di divorare i piccoli di altri animali,
anche se costituivano dei teneri ed appetitosi bocconcini.
Ma non se la sentiva nemmeno di abbandonare a se stesso quel piccolo trovatello.
Lo addentò delicatamente per la collottola e andò a deporlo nella tana che custodiva la sua cucciolata.
Cinque bei lupacchiotti, nati da poco, rannicchiati e con gli occhi ancora chiusi.
Il gattino si sentiva rassicurato al calore e nel riparo della tana.
Mamma lupa ogni tanto entrava per allattare i suoi piccoli, che si attaccavano avidamente ai capezzoli.
Ma un po' di latte restava sempre per il gattino, che si faceva via via più robusto.
Ancora più velocemente crescevano i lupacchiotti: avevano aperto gli occhi ed erano pieni di energia.
Giocavano e si azzuffavano, e il povero micio veniva sbalzato da una parte all'altra della tana come una palla.
Poi, una notte, un riflesso di luce bianca che rischiarava la tana li guidà verso l'uscita.
Giunti all'aperto, rimasero ammaliati, ipnotizzati da quel grande disco bianco che splendeva nel cielo.
A loro si univa la mamma, che, volto lo sguardo alla luna, emise un lungo e acuto ululato, subito imitata dai lupacchiotti.
Però il loro ululato non incuteva timore, ma appariva buffo per il suono ancora dolce della loro voce.
Il gatto, incredulo, rimase a fissare la strana scena, non aveva mai udito simili versi.
Ma i lupacchiotti continuavano ad ululare e il micio, anche se non si sentiva minimamente portato, decise di imitarli,
ma ne uscì solo un miagolio lamentoso.
Riprovò, ma fu anche peggio.
Eppure si sentiva uno di loro, era stato nutrito con lo stesso latte e avevano la stessa mamma.
Ma il gatto non poteva ricordare, non poteva capire di non essere nato lupo.
Ma di essere stato adottato da una lupa compassionevole ed amorevole.

NOTA DELL'AUTORE:
La favola è stata dedicata ad una bella bambina nata in America Latina
ma che vive in Italia, perché adottata da una coppia di coniugi di mia conoscenza.

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Capitolo 2
*** L' ASINELLO CHE REALIZZO UN SOGNO!! ***


NOTA DELL’AUTORE:
L’asinello dallo sguardo mite, è un animale umile e mansueto. Molto spesso sfrut
tato e bistrattato e ancora lo è nelle zone povere del mondo.
Inoltre è da molti considerato uno stupido animale.
In questo racconto mi sono ispirata all’appellativo spiritoso di asinello, somarello, con cui venivano
indicati gli scolari che poco amavano la scuola. In beata spensieratezza trascuravano i compiti e lo studio preferendo, di gran lunga, dedicarsi al gioco, a scapito dell’ apprendimento.
Questa è una storia, semplicemente, agreste!


 


                                    L’ ASINELLO CHE REALIZZO' UN SOGNO!!

Un asinello curioso e intelligente, sin da giovanissimo, desiderava accrescere la sua conoscenza e si
sentiva, naturalmente, portato per la lettura.
Pertanto si rendeva indispensabile conoscere l’ alfabeto e imparare a leggere.
Inoltre avrebbe, finalmente, appreso il linguaggio parlato dagli umani.
Infatti aveva preso l’ abitudine di sostare dinnanzi ai manifesti che contenevano avvisi ed annunci nel tentativo, vano,
di decifrarne il contenuto. Era desideroso di leggere i messaggi che si scambiavano gli uomini, per conoscere
ed essere sempre aggiornato sulle decisioni umane.
Aveva molto da fare e ogni giorno veniva condotto nel bosco per un carico di ciocchi o fascine, utili per
i mesi invernali. Oppure nel campo a prendere foraggi o cereali, destinati al sostentamento degli
animali della fattoria. Era usato dal fattore come animale da soma o da traino e costretto a lavorare,
duramente, dall’ alba al tramonto.
La sera, quando veniva ricondotto nella stalla, si sentiva esausto. E ogni giorno trascorreva sempre
allo stesso modo. Davanti a sé vedeva il tempo scorrere velocemente senza poter realizzare il suo sogno
e si sentiva sconfortato.
Ad una giovane maestra, alla quale stava particolarmente a cuore l’ apprendimento dei suoi alunni,
non era sfuggito quell’ asinello che passando dinnanzi alla scuola, con il suo carico, osservava gli alunni
che si trovavano all'esterno con un misto di invidia e ammirazione.
Un bel giorno la maestra lo avvicinò offrendogli, pertanto, l’insperata occasione.
L’ asinello, al colmo della felicità, sentì vicina la possibilità di realizzare il suo sogno di sempre.
Non perse tempo a farsi capire. La sua non era una richiesta inesaudibile!.
La maestra, che un po’ conosceva il linguaggio degli animali, ne fu entusiasta e accettò quel singolare
incarico come un modo insolito per mettersi alla prova. Era, fermamente, decisa a superare se stessa
pur di inculcargli i rudimenti della lettura. Nel tentativo di insegnare a leggere a quell’ allievo del regno animale.
Dopo il duro lavoro quotidiano, l’ asinello stanco ma animato da un notevole spirito di apprendimento,
imparava a riconoscere la forma delle vocali e consonanti e la loro fonetica. Via via a comporle in parole
e a capirne il significato. Unire le parole in frasi e comprenderle in modo scorrevole.
Era un asinello, veramente, promettente e la strenua dedizione della maestra non restò delusa ma rivelò
l’ intelligenza, la memoria e la sua attitudine per la lettura.
Dapprima divenne lettore silenzioso e insospettato dei manifesti appesi. Acquisita una certa scorrevolezza
passò ai libri, gradualmente impegnati e generosamente forniti dalla sua maestra.
Ogni sera, stanco ma felice, leggeva avidamente nel suo angolo, alla luce di un lume, nel tentativo di
crearsi una discreta cultura.
Ben presto lo straordinario avvenimento divenne di dominio pubblico. E il primo cittadino del paese
ne fu talmente entusiasta da indire una festa in suo onore e della sua maestra, ovviamente!
L’ asinello in quell’ occasione potè, finalmente, gustare ogni ben di Dio.
Il sindaco, dapprima, pronunziò un discorso a lui dedicato ed esso afferrò,  pienamente, il senso di ogni
parola. Ed erano parole, finalmente, belle ed elogiative e lo facevano sentire orgoglioso di se stesso!.
Al culmine dei festeggiamenti il primo cittadino volle insignire maestra ed alunno di un notevole
riconoscimento: la trascrizione dei loro nomi e della relativa motivazione sopra un libro speciale:
“IL GUINNES DEI PRIMATI”. Con grande applauso di tutti i partecipanti.
Al termine il sindaco si dichiarò speranzoso, auspicando, sulla possibilità di futuri e numerosi atti di emulazione.
Per quell’ asinello vi erano nuovi motivi di soddisfazione.
Anche il preside scolastico volle premiarlo invitandolo nel cortile della scuola, dove poteva tranquillamente
passeggiare e brucare l’ erbetta più tenera.
Durante l’ intervallo gli alunni lo accarezzavano affettuosamente, talvolta gli parlavano e lo coinvolgevano
nei loro giochi all’ aperto.
E dulcis in fundo, avendo esso dato prova di notevole volontà e diligenza scolastica era citato dai
maestri stessi, come esempio da imitare, nei confronti degli alunni, ahimè, assai poco diligenti e volenterosi.
Insomma, era divenuto una figura esemplare e prestigiosa nell’ ambito scolastico!  :-).
Ora l’ asinello aveva più di un motivo per sentirsi, finalmente, felice: si godeva la libertà, la stima
e il rispetto dell’ uomo e, per di più, si era realizzato.
Tuttavia in fondo al suo cuore permaneva un’ ombra nera di sofferenza. Non poteva dimenticarsi
dei suoi simili, sfortunati, ancora sottoposti a carichi massacranti, o a ruotarli come per gli asinelli
dei frantoi di pietra. Quelli malmenati, maltrattati e insultati, perché stupidi e vuoti.
Nulla di più falso!.
Non erano affatto stupidi. E lo aveva, ampiamente, dimostrato con intelligenza e volontà.
E nemmeno vuoti.  Era capace di provare fiducia e gratitudine verso chi lo aveva stimato e aiutato,
offrendogli l’ opportunità di realizzare un sogno!!
 
SECONDA BREVE NOTA: Ho voluto umanizzare ed elogiare la figura dell’ asinello che suscita in me
un sentimento di tenerezza e simpatia.
E pur nella sua umiltà, possiede un pizzico di vanità ‘-)…  Infatti i suoi occhi sono contornati da una
larga linea di bianco che li fa apparire truccati. Un particolare che mi ha sempre colpito.
In questo racconto desidero, inoltre, esprimere il mio grande amore per i libri e la passione di sempre
per la lettura.

 

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