Maybe, he will love me.

di Psychedelic Mushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Maybe, he will love me.




-Prologo.
Era appena arrivata a Los Angeles e, guardandosi intorno, si era accorta che quella grande città era completamente diversa dalla sua Londra.
Faceva caldo, ma c'era una leggera breza che rendeva il clima sopportabile.
Si incamminò verso i taxi con la sua borsa a tracolla e la valigia.
Entrò in una delle tante macchine disposte di fronte all'aeroporto e diede le indicazioni al tassista che, senza perdere tempo, si mise alla guida della macchina.
Si guardò in uno specchietto che portava sempre con sè: il verde dei suoi occhi era accentuato da un sottile strato di eyeliner nero e le sue ciglia erano rese più lunghe dal mascara, le sue labbra erano di un color pesca, i suoi capelli mossi e biondi erano legati in uno chignon morbido e spettinato che aveva fatto pochi minuti prima che l'ereo atterrasse.
Richiuse lo specchietto e lo ripose nella borsa.
"Manca ancora molto?" chiese sporgendosi verso il tassita.
"Signorina, sono le quattro del pomeriggio... Los Angeles a quest'ora è trafficata" le sorrise guardandola dallo specchietto retrovisore. "Si rilassi, ci vorrà ancora un pò" concluse l'uomo dai capelli scuri e la pelle abbronzata.
Lei poggio la schiena al sediolino e cominciò a guardare i diversi grattacieli e edifici che popolavano Los Angeles.
La gente sembrava davvero bella e sorridente anche se alcuni entravano nei grandi edifici per lavorare.
Probabilmente, quel buon umore era dovuto al sole estivo.
A Londra era difficile mettere piede furi casa e non avere freddo anche se, ormai, Luglio era alle porte.
Sospirò sentendosi felice, ma il suo umore cambiò improvvisamente.
Lei non era lì per una semplice vacanza.
La sua esistenza poteva migliorare o restare così com'era, ma tutto dipendeva da diversi fattori.
Sperava con tutto il cuore che lui capisse tutto, ma sapeva bene che non poteva costringerlo a comprendere una situazione del genere.
Chiuse un secondo gli occhi e si rilassò un pò.
Tutte quelle ore di aereo l'avevano stremata, ma le era piaciuto perchè non ci era mai stata.


"Grazie Trevor" disse scendendo dal taxi.
Il tassista, con cui ormai aveva fatto amicizia, le prese la valigia.
"Di niente, Melanie"
Lei lo abbracciò. "In bocca al lupo"
"Crepi"
L'uomo rientrò nel suo taxi salutandola e lei restò a guardarlo mentre andava via.
Era arrivato davvero il momento il momento di passare ai fatti.
Non sapeva come avrebbe fatto a presentarsi a lui e non sapeva come l'avrebbe presa ma, forse, gli avrebbe dato una possibilità, la stessa che gli aveva tolto tanto tempo fa a sua insaputa.

  HEDDYeTOM: allora, non so cosa dire... mmh spero che vi piaccia anche se è solo un piccolissimo inizio :D Se vi va, ditemi cosa ne pensate. Qualsiasi cosa, anche che fa schifo lol Ok, mi eclisso, ciao :3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


-Capitolo 1.
Melanie stava camminando lungo il marciapiede e da lì poteva vedere tutte quelle ville di lusso a delle auto a dir poco meravigliose parcheggiate nei vialetti.
Si fermò davanti ad un enorme cancello in ferro.
Era mezzo aperto e da lì poteva vedere il grande giardino ben curato, il vialetto asfaltato alla perfezione e, infine, la grossa villa color tortora che si sviluppava sicuramente su più di due semplici piani, forse tre o quattro.
"Wow" sussurrò addentrandosi nel vialetto con le sue valigie.
Sentiva delle voci, tante e tutte diverse, ma non vedeva nessuno.
Si avvicinò alla porta e suonò il campanello placcato in oro.
Si tratta proprio bene pensò Melanie guardandosi intorno.
All'improvviso la porta si aprì e un uomo dai capelli biondo scuro e tatuaggi in bella vista, comparve davanti agli occhi della ragazza.
L'aveva riconosciuto, era Ben.
"Chi sei?" le chiese lui con tono scocciato.
"Melanie, piacere" la ragazza allungò la mano, ma lui non la strinse.
"Che vuoi?"
"Ecco, io sto cercando Danny... Worsnop"
Ben la guardò dalla testa ai piedi e poi si appoggiò allo stipite della porta.
"Dimmi, Melanie, che cosa vuoi da Danny?" l
La ragazza sbuffò spazientita e irritata dal tono di voce che aveva appena usato lui.
"Senti, non credo ti riguardi... me lo puoi chiamare?"
Ben fece di no con la testa sorridendo. "Per favore, devo dirgli una cosa importante"
"Gli affari di Danny sono affari anche miei"
"Non credo che quello che devo dirgli ti riguarderà in prima persona, quindi, non te lo dico"
Il ragazzo restò a fissarla per un pò e notò anche la valigia dietro di lei.
Ma da dove viene questa?
"Ok, senti" cominciò facendo un passo verso di lei.
Le sembrava più amichevole adesso. "Danny non c'è adesso, ma puoi aspettarlo" concluse col sorriso sulle labbra.
"Oh, ok" Melanie, rilassata da quello che aveva appena sentito, cercò di entrare in casa.
Ben però non la fece passare.
"Aspetti fuori"
Chiuse la porta provocando un rumore sordo che la fece sussultare.
Ma che stronzo!


Ormai erano due ore che stava in mezzo a quella strada.
Le luci del tramonto cominciavano a farsi vedere, il cielo aveva cambiato colore e il sole stava scomparendo all'orizzonte.
Si stava davvero annoiando e si chiedeva quando sarebbe arrivato Danny.
Le era passato per la testa che Ben le aveva mentito sul fatto che Danny non fosse in casa, ma aveva preferito abbandonare il pensiero in un angolo della testa e concentrarsi su altro.
Le suole dei suoi anfibi sembravano essersi attaccate all'asfalto tanto l'avevano calpestato.
Credeva di non farcela più ad aspettare, quando il cancello cominciò ad aprirsi da solo e una macchina nera, che sembrava essere stata tirata a lucido pochi minuti prima, entrò nel vialetto.
Danny scese dall'auto e si diresse verso la porta quando sentì qualcuno toccargli la spalla.
Si voltò togliendosi gli occhiali.
"Sì?"
"Ehm, ciao, io sono Melanie"
"Ciao Melanie"
"Io devo dirti una cosa" lui la incitò a parlare col sorriso sulle labbra. "E' una cosa seria... non potremmo parlarne dentro?"
A Danny venne quasi da ridere, ma era curioso.
"Quindi io dovrei far entrare in casa mia una ragazzina che dice di dovermi parlare di una cosa importante?"
Melanie annuì. "Non ti sembra poco prudente?"
Lei fece spallucce.
Non le sembrava una cosa strana.
Certo, lui non era una persona considerata 'normale', ma per lei lo era.
Per lei quel Danny non aveva alcun passato o presente da cantante o qualsiasi altra cosa facesse nella sua vita.
Per lei era solo ed esclusivamente Danny, la persona con cui aveva più bisogno di parlare in quel momento. "Ok, senti, visto che non mi dai l'aria di essere una fan, ti faccio entrare" Melanie sfoggiò un enorme sorriso. "Ma se cominci a correre per casa o a rovistare nelle mie mutande ti sbatto fuori a calci in culo" lei si accigliò.
"Perchè dovrei, scusa?"
"Ho avuto già esperienza con ragazzine come te" detto questo, Danny aprì la porta della sua lussuosa villa e lasciò che quella strana ragazza lo seguisse.



HEDDYeTOM: ciaooo *ww* allora il capitolo è molto breve, lo so, ma vi assicuro che saranno sempre più lunghi C: Spero vi sia piaciuto anche se fa schifo xD
Ah, penso si sia già capito, ma le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi :D
Recensite cuccioli u.u bye bye <3 <3

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


-Capitolo 2.
Danny continuava ad osservare Melanie mentre lei si guardava intorno meravigliata.
La ragazza non aveva mai visto una casa del genere.
Era abituata alla sua stanza piccola e disordinata dove era costretta a passare le sue giornate, a meno che non andasse a guardare gli allenamenti della squadra di football della scuola.
Delle voci che si facevano sempre più vicine e chiare, la distrassero e si voltò verso la sua destra.
Da una porta sul fondo della sala entrarono tante, tantissime persone: donne, uomini... un cane.
"Hey Danny, ma che fine avevi fa... chi è lei?" chiese uno dei tanti.
Melanie non lo riconobbe subito, ma doveva essere Cameron.
"Melanie" esultò Ben e tutti lo guardarono straniti.
"Come fai a conoscerla?" gli chese Danny.
"Sta qui fuori da oggi pomeriggio"
Melanie vide che tutti cominciarono a guardarsi e a sorridere.
Probabilmente quell'idiota gli aveva rifilato qualche scusa e adesso loro avevano capito che la persona che aveva bussato alla porta, tante ore prima, era proprio lei.
"Già, sai dovresti dire a questo tuo amichetto di essere più gentile perchè è un rompi palle pazzesco" disse Melanie guardando male Ben.
Tutti risero tranne Ben che sbuffò, sembrava scocciato dalla presenza di quella ragazza.
"Ben, ce ne andiamo?" disse una donna dai capelli neri e lunghi fino alle spalle.
I due salutarono tutti e uscirono inieme.
"Ok, senti possiamo parlare adesso?" chese Melanie incrociando le braccia.
Danny annuì e la portò verso il piano superiore.
Entrambi sentirono i commenti degli altri, ma non gli diedero peso.
Ma che se ne fa di una casa tanto grande?
Il corridoio poteva essere lungo un chilometro e aveva visto già quattro camere da letto.
Seguì Danny fino ad una grande stanza, probabilmente la sua.
Non era molto ordinata, ma il letto era intatto e, oltre a dei vestiti lasciati sul pavimento, era tutto al suo posto.
C'era un portatile poggiato sulla scrivania, con accanto due cellulari.
Non si fa mancare proprio niente
Si sedettero sul letto e Melanie fece un paio di saltelli ridendo.
"Che morbido"
"Sì, ok, smettila"
Lei si fermò sbuffando.
Danny non era per niente come l'aveva immaginato. "Dai, cos'è questa cosa così importante che devi dirmi?" chiese Danny prendendola quasi in giro.
Si aspettava che stesse per dirgli qualcosa di stupido, che non fosse davvero importante come diceva lei.
Melanie si fece seria e inrociò le gambe sul letto mettendosi di fronte a lui.
Danny si schiarì la voce facendole capire di dover togliere i piedi dal letto e lei roteò gli occhi sedendosi normalemente.
"Adesso vado bene?"
Danny annuì sorridendo. "Ok, allora, lo so che probabilmente tu non mi crederai e che penserai che sono solo una stupida ragazzina che ti sta raccontando una grande bugia per qualche motivo legato alla tua fama o non so a cosa ma..." lasciò per un secondo la frase in sospeso.
Si pentì di quella strana 'introduzione', aveva deciso che gli avrebbe dato la notizia e basta.
"Ma?"
"Sono tua figlia" disse tutto d'un fiato.
Danny rimase in silenzio, non sapeva cosa pensare o dire.
In realtà la prima cosa che gli passò per la mente fu che quella Melanie doveva essere pazza.
Non poteva avere una figlia, non poteva avere una figlia così grande.
Cioè, sì, poteva, ma si rifiutava di pensarlo.
In un secondo momento gli venne quasi da ridere.
Quella situazione era alquanto bizzarra, sciocca e, in fondo, anche divertente.
Gli erano capitati altri momenti del genere, ma mai nessuna gli aveva detto di essere sua figlia.
Si alzò dal letto, si avvcinò alla finestra e si accese una sigaretta.
Melanie era lì a guardarlo, incerta sul da farsi.
Sembrava calmo o, almeno, non le aveva ancora urlato di uscire da quella casa e sparire per sempre dalla sua vita.
Con prudenza, si alzò dal letto e si avvicinò a lui.
Rimase lì a fissarlo finchè non gettò la sigaretta e si voltò verso di lei.
"Tu saresti mia figlia?" chiese con un'espressione che a Melianie sembrò fin troppo seria.
Decise di annuire semplicemente. "Ok e... chi sarebbe tua mamma?"
"Non credo che tu possa ricordarti di lei... credo"
Danny si allontanò un pò dalla finestra e cercò di capire se quella situazione fosse reale o no, magari era tutto un sogno.
"Perchè credi di essere mia figlia?"
Stavolta era davvero serio, si poteva sentire dalla sua voce.
"Senti io non..."
La voce di Danny si sovrappose subito a quella di Melanie.
"Perchè?"
"Me lo ha detto mia mamma, ok?"
"Ah, se lo dice la mammina allora vuol dire che è vero" disse ironico.
In realtà, sua mamma non le aveva mai parlato di suo padre.
Bel modo di cominciare un rapporto con tuo padre, gli hai già mentito!
"Melanie, tu non sei mia figlia"
"Sì che lo sono"
"No... ascoltami, ti sembra possibile che io abbia una figlia?"
"Non hai mica dieci anni? Certo che puoi avere una figlia e poi io ne ho solo sedici"
Danny si sedette sul letto pensando a quello che gli aveva appena detto.
Avendo trentasette anni e lei sedici, voleva significare che, ipoteticamente, il fattaccio era successo quando aveva ventuno anni.
Ecco, non può proprio essere vero
Lui a quell'età stava con una ragazza che ancora gli capitava di vedere raramente e non poteva aver avuto una figlia nel frattempo.
Però se l'era anche spassata con altre ragazze mentre tutti i giorni le diceva che l'amava.
"Melanie, è stato un piacere conoscerti, ma adesso torna a casa" disse alzandosi e avvicinandosi alla porta.
Non sembrava per niente contento di vederla lì.
La ragazza gli afferrò un braccio con dolcezza, non voleva sembrare troppo aggressiva.
"Come ci torno a Londra a quest'ora?"


"James non posso farla stare qui... crede di essere mia figlia"
"Sì, ma non puoi mandarla in mezzo alla strada"
Danny sospirò cercando di rilassarsi e si appoggiò al tavolo.
"Infatti... ha solo sedici anni, dove vuoi che vada a quest'ora da sola?" si intromise Cameron.
Danny non era riuscito a non dire niente a tutti.
Erano i suoi migliori amici e, poi, nascondere una cosa simile a quegli impiccioni era un'arte da pochi.
"Andatevene, voglio stare solo" tutti si alzarono e si avviarono verso l'uscita. "E sappiate che questa non ve la perdono"
Ci furono dei sorrisini generali.
Ma bravo Danny, ti sei fatto convincere. Davvero bravo.




HEDDYeTOM: Tadàààà... facciamo un salto nel futuro dove Danny ha gli anni che dimostra!! (AH.AH.AH. CHE PESSIMA BATTUTA .-.) ok, spero che vi sia piaciuto e ringrazio chi l'ha inserita fra le seguite e da ricordare *w* e GRAZIE a chiunque avrà il coraggio di recensire. Vi amo tutti, ciau :3
P.S. andate a vedere il nuovo video dei Motionless In White- America perchè sì u.u <3<3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


-Capitolo 3.
Melanie era seduta sul divano in quell'enorme salone.
Quella casa le sembrava un sogno, sì, stava sicuramente sognando ad occhi aperti.
Accese la tv e cominciò a cambiare canale in continuazione.
Non c'era proprio niente da fare: anche nei sogni, in tv, regnava la pubblicità.
Sbuffando, si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra sulla sua destra.
Quel giardino era grandissimo e l'odore dell'erba bagnata era gradevole.
Cominciò a fare differenze fra la vita a Londra e la sua potenziale vita a Los Angeles. Sicuramente Londra le sarebbe mancata, ma l'America sembrava molto più bella e piena di possibilità.
Poi la sua mente volò a cose ancora più serie, da quel momento tutta la sua vita dipendeva da Danny.
Bella merda pensò cominciando a camminare per il salone e avvicinandosi ad una grande libreria che conteneva tutto tranne che libri.
Guardò per bene ogni ripiano della libreria e c'erano album, DVD, e riviste di diverso tipo.
Sul fondo di uno dei tanti scaffali, intravide una cornice che la incuriosì.
I vari giornali posti davanti alla foto non le permettevano di vederla bene, allora si alzò leggermente sulle punte per poterla prendere, ma una mano le afferrò il braccio facendola quasi sussultare.
"Non la toccare"
Melanie si voltò e il suo sguardo si scontrò con quello di Danny che sembrava arrabbiato.
"Mi stai facendo male" disse liberandosi dalla stretta sul braccio. "Ma che cazzo ti prende?" Danny fece un passo indietro e alla ragazza sembrò quasi che si fosse pentito di quel gesto.
"Stanotte dormi qui, ma non ti permettere di toccare le mie cose altrimenti ti sbatto fuori"
"Davvero mi fai stare qui?"
La ragazza sbarrò gli occhi incredula e contenta.
"Ringrazia James perchè per me potevi anche andare a dormire per strada"
Melanie alzò le spalle e cercò di non farsi colpire da quelle parole che potevano sembrare cattive.
Il moglior modo per farlo era sicuramente scherzarci sù.
"Caro Danny, non è così che si trattano i figli" gli disse con un tono di rimprovero puntandogli il dito contro.
"Io non sono tuo padre"
"Sì, ovviamente"
Danny non poteva credere a quello che diceva Melanie.
Insomma, lui non era suo padre perchè lei continuava a dire il contrario?
Lo faceva arrabbiare e si era già pentito di averla fatta entrare in casa sua.
"Senti io devo uscire... tu fai quello che ti pare, ma non toccare le mie cose"
Melanie sbuffò rituffandosi sul divano.
Era ripetitivo da far paura.
Non era stupida, aveva capito che gli dava fastidio veder 'violata' la sua privacy.
"Certo, capo"
Cercò di trattenere una risata, ma gli riuscì male. "Quando torni?"
"Quando mi pare" Danny uscì di casa e Melanie continuò a guardare la tv.
Si stava annoiando e lei odiava annoiarsi.
Si alzò dal divano e si diresse verso le scale.
Ispezionò quella casa da cima a fondo, ad un certo punto ebbe addirittura paura di essersi persa tanto era grande.
Non ha paura di vivere da solo in questa casa? si chiese uscendo da una delle tante stanze, tornando nel salone e impegnandosi nell'esplorazione delle altre stanze.
Varcò anche quella porta sul fondo della sala e si rese conto che quello poteva essere il suo mondo: la cucina.
Lei però non l'adorava perchè c'era da mangiare, Melanie amava cucinare.
Era sempre stata una sua passione, forse perchè era l'unica cosa che faceva con sua mamma visto che lei era sempre furi casa.
In un certo senso, quello era l'unico momento in cui Melanie si sentiva apprezzata da qualcuno anche quando faceva qualcosa di sbagliato.
Un rumore di sottofondo la distrasse, era come un fruscio o qualcosa che le ricordava il rumore del mare.
Si avvicinò ad una portafinestra alla sua destra e, affacciandosi, notò una piscina di una grandezza spropositata.
Solo dopo esser rimasta a bocca aperta ed essersi avvicinata di più a quell'acqua cristallina, si soffermò a guardare cosa c'era intorno: siepi, fiori, sdraio e ombrelloni.
Questo sì che è il paradiso pensò togliandosi le scarpe e sedendosi sul bordo della piscina.
L'acqua fresca sui piedi la fece sentire quasi rinata, poi, col calar della sera, l'aria si era anche rinfrescata.
"Sei ancora qui?"
Melanie lanciò un urlo voltandosi verso la voce che l'aveva spaventata ma, non avendo un terreno stabile sotto i piedi, finì in piscina.
L'acqua le entrò nel naso e un pò negli occhi e, appena rotornò a galla, cominciò a tossire mentre sentiva una risata in sottofondo.
Non aveva ancora capito chi fosse perchè non era riuscita a vederlo durante la sua meravigliosa caduta.
Si aggrappò al bordo della piscina e con una mano si strofinò gli occhi, così riuscì a mettere a fuoco le immagini davanti a sè: era Ben. "Vuoi una mano?" le chiese fra le risate.
Melanie fulminò con lo sguardo.
"Non mi serve il tuo aiuto" si dette una spinta e uscì dalla piscina. "Che cazzo hai da ridere, figlio di puttana?"
Ben non la smetteva di contorcersi dalle risate e Melanie si stava davvero arrabbiando.
Se non la smette gli tiro un calcio nelle palle, poi sarò io a ridere!
"Aiuto" riuscì a dire Ben con una voce stridula. "Non ce la faccio"
Rise ancora un altro pò, poi, sentendosi morire, decise di smetterla.
"Noto con grande piacere che hai finito"
Ben annuì cerando di tratenere altre risate.
"Scusa, è solo che eri così divertente"
Lo lasciò perdere, non poteva pretendere nulla da uno come lui.
Si diresse verso la porta, ma Ben l'afferrò per un braccio.
"Che vuoi ancora?" sbottò Melanie.
"Non entrare in casa, sei zuppa"
"Ma che sei scemo? Vuoi che resti così? Mi devo asciugare"
"C'è il bagno lì"
Le indicò una direzione verso cui Melanie guardò distrattamente.
"Sì, ma io devo asciugarmi i capelli e mettermi qualcos..."
Lasciò la frase in sospeso sbarrando gli occhi.
Cazzo, no, no, no, no, no!
 "Che hai? Stai male?" chiese Ben che sembrava quasi speranzoso.
"No, per tua sfortuna" sospirò lei. "E' che..."
Ben si accigliò non capendo il comportamento di Melanie.
Eppure, gli era sembrata una ragazza alquanto sfacciata, non capiva perchè si stava creando tanti problemi a dirgli quello che le passava per la testa.
"Che?"
"Mi servi"
Lo guardò seria. "Ho lasciato la mia valigia in strada e, visto che così io non esco, tu me la vai a prendere"
Potrei farlo, oppure no pensò Ben guardando il vuoto davanti a sè, poi, abbassò lo sguardo e incontrò quello di Melanie.
Lo stava quasi implorando.
"Cara Melanie, mi stai forse dicendo che ti serve il mio aiuto?"
A quel punto ammise di aver bisogno di lui.




HEDDYeTOM: Fateless è colpa tua se ho già postato! AHAHAH :3

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


-Capitolo 4.
Ben lasciò la valigia ai piedi di Melanie e lei gli sorrise.
Era stato gentile e un sorriso glielo poteva concedere.
Si abbassò per prendere quello che le serviva e poi si diressse verso il bagno.
Era abbastanza grande, ordinato, pulito, luminoso.
La ragazza chiuse la porta e si spogliò.
Rimase in intimo davanti allo specchio.
Cominciò il suo piccolo rituale, si toccò le braccia, la pancia, i fianchi, le cosce.
Odiava specchiarsi, ma allo stesso tempo non riusciva a farne a meno.
Era una contraddizione, ma per lei era impossibile non guardarsi allo specchio, lo faceva anche se odiava il suo riflesso.
Abbasò lo sguardo e si avvicinò alla doccia, si lavò velocemente, cercando di non sporcare troppo.
Da quello che aveva capito, Danny era uno che odiava il disordine.
Le cose che si leggevano su Internet le avevano dato un'idea diversa di lui, ma magari si comportava così solo con lei, perchè non sopportava la sua presenza e questo un pò la feriva.
Uscì dalla doccia e si asciugò con un asciugamano che aveva trovato in un mobiletto bianco posto accanto alla doccia.
Si rivestì e strofinò i capelli per togliere l'eccesso di acqua, poi li lasciò cadere sulle spalle.
Diede una leggera ripulita al bagno, di certo non voleva far arrabbiare il 'grande capo' più di quanto non lo fosse già.
Richiudendo la porta alle sue spalle, si riavvicinò a Ben che, intanto, si era seduto a gambe incrociate su una delle tante sdraio e stava armeggiando col suo cellulare.
"Mi serve un asciugacapelli" disse Melanie sedendosi di fronte a lui.
"Nel bagno di sopra"
"In questa casa ci sono tanti di sopra e tanti bagni" mormorò lei scocciata.
"In qualsiasi bagno e in qualsiasi di sopra c'è un asciugacapelli"
Ben la guardò sorridendo.
Poteva capire la sua confusione visto che anche a lui era capitato di perdersi le prime volte.
Melanie si alzò e si avvicinò alla porta.
"Ben, poi mi spieghi perchè entri in casa di Danny così liberamente?"
"Sicuro"
Melanie lo lasciò al suo lavoro, che sembrava essere qualcosa di importante, ma aveva potuto notare che stava solo giocando.
Appena entrò in casa, Ben lasciò cadere il cellulare sulla sdraio.
Lui si diverte e io faccio da babysitter alla sua potenziale figlia pensò sbuffando.
Non gli dispiaceva fare un favore al suo migliore amico, ma quella notizia l'aveva destabilizzato.
Circa un'ora prima, Danny gli aveva invaso casa raccontandogli quella storia inverosimile. Entrambi sapevano che Danny poteva avere più di un figlio sparso nel mondo ma, davanti ad una situazione del genere, nessuno avrebbe avuto il coraggio di dire: se sei mia figlia ti accolgo in casa mia e nella mia vita.
Si alzò dalla sdraio e entrò in casa.
Doveva tener d'occhio Melanie al posto di Danny.
La cercò per un paio di minuti, poi sentì l'asciugacapelli e appogiò la schiena alla parete, proprio accanto alla porta del bagno.
La voce di Melanie gli colpì le orecchie e rimase lì ad ascoltarla mentre canticchiava una canzone e lui sconosciuta.
Rimase quasi paralizzato.
Non credeva alla storia della 'figlia ritrovata', ma Danny aveva il vizio di canticchiare canzoncine stupide mentre si asciugava i capelli.
Ma a che pensi, idiota? Lei non ha nulla a che fare con Danny, chiaro?
Mentre lui si picchiava mentalmente, Melanie spense l'asciugacapelli e uscì dal bagno.
Appena vide Ben, sussultò.
"Ma sei scemo? Che cavolo ci fai dietro la porta?"
Lui restò immobile, non riuscì a dare una risposta a quelle domande.
La stava fissando ed ebbe quasi un fremito.
Gli occhi di Melanie avevano qualcosa di strano, erano fin troppo simili a quelli di Danny.
Non solo per il colore, c'era qualcos'altro che lo stava quasi spaventando.
"Scusa" mormorò Ben abbassando lo sguardo.
Non voleva nemmeno guardarla, aveva paura.
Magari era solo una cavolata, magari si stava sbagliando, ma quella ragazza era così simile a Danny che stava cominciando quasi a pensare che quella storia potesse essere vera.
Scosse immediatamente la testa.
"Che stai facendo?" gli chiese lei aggrottando le sopracciglia.
La tua stupidità aumenta di minuto in minuto, caro Ben lo prese in giro nei suoi pensieri.
"Niente"
Ben si sforzò ad alzare lo sguardo. "Ti va una pizza?"
Lei annuì e Ben corse al piano inferiore.
Non pensare, Ben, non pensare. Tu sei stupido, non hai un cervello, tu non pensi, caso chiuso!
Uscì da quel vortice di pensieri quando sentì dei passi dietro di sè.
Melanie era lì che lo osservava.
Era strano: non stava facendo battute stupide o sorrisini cattivi tipici di Ben.
Sentiva che era nervoso, glielo si poteva leggere in faccia.
"Stai bene, Ben?"
Lui deglutì a fatica.
"S-sì" balbettò fissando il pavimento. "Tu?"
Melanie alzò le spalle e si sedette sul divano.
"Tutto bene" rispose sorridendo. "Comunque, rispondi alla mia domanda?"
"C-cosa? Quale domanda?"
"Perchè entri in casa di Danny anche quando lui non c'è?"
Ben era sempre più nervoso.
Gli toccava inventarsi qualche cavolata, anche se non era mai stato bravo ad inventarle.
Di solito diceva sempre la verità, mentire non faceva per lui, ma poteva provarci.
Ben, ricorda che l'ultima volta che hai tentato di dire una bugia hai rotto con tua moglie si disse incutendosi paura da solo. Ma poi mi ha perdonato.
Quel pensiero gli fece tornare un pò di coraggio.
"La piscina"
Melanie si accigliò. "Io non ce l'ho a casa e stare a bordo piscina è una figata, no?"
Cercò di sembrare più sciolto possibile.
La vide annuire, il che significava che probabilmente l'aveva convinta.


Melanie prese un pezzo di pizza e cominciò a mangiarlo lentamente, mentre Ben ne aveva già divorati due, forse tre.
Ma il cibo, in quel momento, non era quello che le interessava.
La sua mente si era fermata a quello che le aveva detto prima.
Aveva capito subito che era stato di sicuro Danny a mandarlo lì, la piscina era solo una stupida scusa e lei non ci era cascata.
Però, quello che la lasciava perplessa, era il comportamento di Danny.
Non era semplice credere che una sedicenne sbucata dal nulla potesse essere sua figlia, questo Melanie lo comprendeva, ma ogni parola che le aveva rivolto era piena di tensione.
"Non ti piace la pizza?" chese Ben sbalordito.
Melanie alzò un sopracciglio e guardò il suo pezzo di pizza che, ormai, giaceva nello scatolo.
Non si era nemmeno accorta di aver smesso di mangiare.
Quello era davvero un problema che la perseguitava.
Le capitava spesso di non mangiare, a volte se ne dimenticava completamente mentre altre volte non lo faceva perchè non ne aveva voglia.
Il cibo non era una priorità per lei.
"No, mi piace è solo che..."
La voce le stava tremando e si sentiva a disagio sotto lo sguardo interrogativo di Ben. "Sono a dieta" concluse velocemente.
"Ok... ma ti avverto che le ossa non dimagriscono"
Melanie lo guardò smarrita, ma cercò di sorridere.
Non era davvero così magra come diceva lui.
Magari mi si vedessero le ossa pensò sospirando.
Riprese la pizza e cercò di mandarla giù anche se le sembrava che ogni singolo pezzetto le si bloccasse in gola.
Il solo pensiero che tutto quel cibo malsano e grasso le sarebbe presto finito nello stomaco e l'avrebbe fatta ingrassare, le provocava quasi i conati di vomito.
E le mani le tremavano ancora, la paura di non essere perfetta si ripresentva e aveva paura.
Stava temendo il peggio, era spaventata da se stessa.





HEDDYeTOM: Mmh... se vi va recensite, ciao <3<3

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


-Capitolo 5.
Danny rientrò in casa barcollando.
Aveva mal di testa e gli veniva da vomitare ma, ormai, ci aveva fatto l'abitudine.
Era una vita che tornava a casa alle prime luci dell'alba con i postumi di una sbornia colossale.
Andò dritto un cucina massaggiandosi le tempie, aveva bisogno di prendere qualcosa per placare quel dolore costante.
"Buongiorno"
La voce assonnata di Ben gli arrivò alle orecchie procurandogli l'ennesima fitta alla testa.
"Ciao... che ci fai ancora qui?" gli chiese prendendo un'aspirina.
Ben si sedette al tavolo alzando le spalle.
"Mi hai detto tu di tenerla d'occhio, no?"
"E lei dov'è?"
"Di sopra... credo stia ancora dormendo, è prestissimo"
Ben voleva assolutamente sapere cosa aveva intenzione di fare con Melanie e Danny cercava di riordinare i pensieri mentre si sedeva accanto a lui.
"Oggi pomeriggio le vado a fare un biglietto dritto per Londra... non voglio vederla mai più"
"Perchè invece non provi ad ascoltarla un pò?"
"Ben, quella ragazzina è davvero convinta di essere mia figlia"
Si guardarono negli occhi qualche istante, poi Ben abbassò lo sguardo.
Era consapevole che quell'argomento feriva Danny, ma non aveva parlato con lei e non voleva darle opportunità di spiegarsi.
Se c'era qualcosa che Ben non sopportava nel carattere del suo migliore amico era la testardaggine.
Ormai aveva imparato a sopportarlo e a gestire i suoi modi di fare, ma quando Danny si metteva in testa una cosa, era davvero difficile fargli cambiare idea e Melanie non avrebbe avuto opportunità con lui, questo era certo.
"Stai bene?" gli chiese riemergendo dai sui pensieri.
Danny lo guardò male, non lo fece apposta, era colpa del mal di testa.
"Ho passato tutta la notte a bere chissà cosa e in compagnia di Rachel, secondo te posso stare bene?" gli chiese incrociando le braccia sul tavolo e poggiandovi la testa sopra.
"Non vi eravate detti addio?"
Danny annuì e Ben non capì bene per quale motivo avesse passato la notte con lei, ma sorvolò sulla cosa e si alzò.
"Sai che non ti fa bene"
"Già, quella è instancabile"
"Il termine giusto per lei è insaziabile e sai che non mi riferivo a quello"
Un altro minuto di silenzio si insinuò fra di loro.
Entrambi avevano paura di dire qualcosa, entrambi conoscevano il significato di quelle ultime parole di Ben. "Io vado a casa, tu fatti una bella dormita" gli ordinò prima di salutarlo e uscire di casa, lasciandolo solo.
Si sentiva male e quello non era il mal di testa.
Ogni volta che qualcuno gli ricordava della sua 'situazione', qualcosa dentro di lui bruciava, faceva male.
Non l'aveva mai detto a nessuno, nemmeno al suo migliore amico, ma la sua vita non gli piaceva, non era quella che aveva sempre immaginato.
Sapeva ridere quando era in mezzo alla gente, sapeva sembrare la persona più solare al mondo e in un certo senso stare in compagnia lo aiutava a sentirsi meglio, ma sapeva di non stare bene, c'era qualcosa dentro di lui che non andava, però non voleva ammetterlo davanti a tutti, non voleva mostrare il suo lato fragile.
"Giorno"
Danny trasalì, non si era accorto che Melanie si era alzata. "Ho fatto un brutto sogno"
Lei si sedette dov'era seduto prima Ben. "Ma non ti importa" cantilenò sospirando. "Sei tornato adesso?"
Danny annuì. "Dove sei stato?"
"Questo non ti interessa"
Si alzò dalla sedia e si diresse verso il salone. "Io vado a dormire"
Melanie scattò in piedi e lo seguì.
"La tua camera è quella dove mi hai portato l'altra volta?" chiese curiosa.
"In questa casa le camere sono tutte mie"
"Dai, hai capito cosa intendo" protestò lei.
Danny la guidò fino alla sua camera.
Che, poi, quella era semplicemente la stanza in cui aveva le cose a cui teneva di più quindi ci dormiva più spesso.
Si stese sul letto e guardò Melanie mentre lei osservava la stanza.
"Adesso puoi andare"
La ragazza sbuffò avvicinandosi alla porta.
"Ok"
Chiuse la porta, ma la riaprì subito dopo. "Io vado a dormire di nuovo perchè ho tanto sonno, ma se faccio un altro brutto sogno posso venire a svegliarti?"
Danny era in procinto di urlarle di uscire immediatamente da quella camera, ma poi la guardò: era in pigiama, scalza, con i capelli spettinati e si stava mordicchiando il labbro inferiore, i suoi occhi sembravano implorarlo.
"Vai a dormire" disse concedendole un sorriso.
"Lo prendo per un sì" rise Melanie correndo via.


Un improvviso rumore, un urlo e qualcuno piombato sul letto, fecero svegliare Danny di soprassalto.
"C'è una vecchia pazza in casa tua"
Queste furono le prime parole che percepì prima di accorgersi che Melanie era sul letto, accanto a lui, e lo stava scuotendo.
"Ma che dici? Smettila di urlare" disse cercando di alzarsi e di capire cosa stesse succedendo.
"Mi sono alzata cinque minuti fa e in cucina c'era una tipa che..."
Una voce si sovrappose a quella di Melanie, veniva dal corridoio e aveva un accento straniero. "Eccola"
Melanie saltò dall'altro lato del letto cercando di nascondersi.
Danny si alzò lasciando che la ragazza prendesse il cuscino e lo stringesse, come per proteggersi.
Prima che potesse varcare la soglia, comparve una donna con un camice azzurrino e i capelli legati in una coda bassa.
"Signorino, sta bene? Chi è quella signorina? La mando via immediatamente, non si preoccupi signorino"
Disse lei gesticolando e cercando di arrivare al letto, ma Danny le si mise davanti.
"No, Rosy stai tranquilla, non devi mandare via nessuno"
"E' sicuro? Se quella signorina la sta importunando io posso cacciarla"
Danny scoppiò a ridere e l'accompagnò furi dalla stanza, rassicurandola.
"Ma chi cazzo è quella? Mi ha rincorso per casa perchè ero nella tua cucina" esclamò Melanie lasciando cadere il cuscino accanto a lei.
"Quella è Rosy, la donna delle pulzie"
Rise ritornando al suo letto.
"Potresti usarla benissimo come guardia del corpo"
Danny ignorò l'ironia di Melanie e riprese a parlare.
"Pensa che l'ha assunta Sam, credeva che avrebbe lavorato per lui e quando mi ha trovato in casa mi ha quasi preso a bastonate"
"Poteva trovartene una meno pericolosa" disse Melanie alzandosi dal letto e avvicinandosi alla porta, poi si voltò di nuovo.
"Ma ti ha chiamato signorino?"
Danny prese un profondo respiro mentre Melanie rideva.
Quel 'signorino' era motivo di litigio fra lui e Rosy, ma non era riuscito a toglierle quel vizio. "Ti va se ti preparo la colazione?" continuò Melanie.
Danny rimase sorpreso da quella domanda, ma il sorriso sul volto della ragazza era dolce e gli aveva restituito un pò di serenità improvvisamente.
"Ok"
La ragazza uscì dalla camera e Danny decise di fare una doccia veloce, poi scese al piano inferiore e si diresse in cucina.
Melanie era intenta a cucinare qualcosa che emanava un ottimo odore mentre faceva una specie di balletto a ritmo di una canzone trasmessa su Mtv.
Sorrise appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia.
Restò lì, ad osservarla, e lei non si accorse della sua presenza fin quando non si girò con i piatti in mano.
Sussultò vedendolo lì.
"Mi ha spaventata"
Lo guardò male mentre poggiava i piatti sul tavolo."Da quanto sei qui?"
"Abbastanza da poter dire di aver visto una sedicenne ballare nella mia cucina sulle note di una canzone spropositatamente commericiale"
Si sedettero entrambi e Melanie arrossì abbassando lo sguardo sul suo piatto.
Aveva preparato una colazione fin troppo calorica per lei ma non per Danny che stava mangiando senza farsi troppi problemi.
"Oggi cosa facciamo?"
"Vado a farti il biglietto"
Gli occhi di Melanie guardarono ancora in basso.
Non voleva andarsene perchè quello significava dover tornare alla sua vera vita e non voleva.
Si sentiva male solo al pensiero.
"Scusa, mi è passata la fame"
Si alzò e corse via da quella situazione.
Quella era una delle cose che le riusciva meglio: scappare, stare male, ma non affrontare mai la realtà.





HEDDYeTOM: è la seconda volta che QUALCUNO mi costringe a postare, quindi, ecco qua *w* Ah, quando Danny si fa la doccia, ovviamente è uno scherzo, lo sappiamo che non si lava D: HAHAAHAHHA  :3

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


-Capitolo 6.
Le lacrime scorrevano libere dai suoi occhi mentre stringeva forte il cuscino fra le braccia.
Si sentiva distrutta.
Il fatto che Danny voleva mandarla via le faceva male, ma sapeva che non poteva costringerlo ad accettarla.
Sei patetica. Davvero pensavi che ti avrebbe creduto e voluto bene? si chiese portandosi una mano sull'orecchio, odiva sentire il rumore dei suoi stessi singhiozzi.
Il dolore cresceva dentro di lei e stava diventando insopportabile.
Pensava a quello che avrebbe potuto avere se solo Danny avesse capito, ma lui non volveva ascoltarla.
Quella era la sua ultima occasione per avere una persona accanto che le volesse bene e l'aveva sprecata.
La sua mente le stava dicendo di fare qualcosa contro se stessa e piangeva, piangeva sempre di più, tanto che la testa aveva cominciato a farle male.
Mentre le lacrime le rigavano il volto, numerose, pesanti e piene di dolore, si mise a sedere e si sfiorò le braccia.
Dei brividi freddi la stavano attraversando da capo a piedi facendola tremare.
Sentiva il dovere di mettere fine a quel male che le attanagliava lo stomaco.
Si avvicinò alla borsa che aveva lasciato in un angolo della stanza e, inginocchiandosi davanti ad essa, prese una scatolina in metallo, di quelle per le mentine, ma nel suo caso non conteneva caramelle.
Voleva fermarsi e non fare di nuovo quello sbaglio, ma le sue mani aprirono quella scatola.
I suoi occhi erano chiusi mentre le sue dita frugavano fra quelle fredde lame, poi ne afferrò una e poggiò la scatolina per terra, accanto a sè.
Prese un grande respiro separando i bracciali che le coprivano gran parte dell'avambraccio.
Ben presto fece scorrere la lama sulla sua pelle.
Uno, due, tre, quattro...
Strinse i denti mentre il bruciore aumentava, gli occhi si aprirono e vide il sangue che stava riaffiorando in sperficie.
Le lacrime le bagnavano ancora le guance, ma sorrise amaramente.
Restò immobile nel silenzio della stanza.
Aveva promesso a se stessa che avrebbe smesso, forse quello non era il momento giusto, forse quello era l'unico modo per stare davvero bene.
Percepì qualcosa di bagnato solleticargli una coscia: era il sangue che stava scorrendo e gocciolando.
Chiuse ancora una volta gli occhi, ormai stremata.
Quando finiva di tagliarsi si sentiva sempre vuota, come se tutto il dolore scorrese via insieme al sangue, la sensazione era sempre quella ed era piacevole anche se c'era un grande senso di stanchezza che la invadeva.
Non aveva la forza di alzarsi, voleva lasciar scivolare quel liquido fuori dalle ferite, voleva che quel dolce bruciore non smettesse mai.
Qualche minuto dopo anche il sangue l'aveva abbandonata, aveva smesso di fuoriuscire velocemente, stava finendo tutto.
Il volto di sua madre le apparve davanti agli occhi facendola piangere ancora più forte.
L'aveva fatto ancora senza pensare alle sue azioni e aveva sbagliato di nuovo.
Una promessa, le aveva fatto solo una promessa prima che la lasciasse e non l'aveva mantenuta.
"Scusa mamma" mormorò con la voce debole, spezzata dal pianto mentre cercava qualcosa per ripulirsi.


Prima di uscire da quella camera aveva fatto le prove davanti allo specchio, solo quando il sorriso l'aveva soddisfatta del tutto aveva trovato il coraggio di uscire e farsi vedere.
Era ancora immersa nei suoi pensieri mentre stava seduta su una sdraio a fissare il cielo, quando una voce femminile la riportò alla realtà.
Scontrò il suo sguardo con quello di una donna dai capelli lisci e castani, aveva un sorriso smagliante.
"Ciao"
Melanie sorrise di rimando. "Io sono Brittany, tu devi essere Melanie"
"Già"
Le face un pò di spazio sulla sdraio.
"Io sono la moglie di Sam"
"Ah, quello della filippina"
Brittany si accigliò, non capiva cosa volesse dire.
"Scusa?"
"La donna delle pulizie... Danny mi ha detto che gliel'ha trovata Sam"
Brittany capì e rise.
"Oh, sì, l'avevo dimenticato"
Melanie alzò le spalle e cominciò ad osservarla per bene.
Il suo sorriso era così sereno, solare, per non parlare dei suoi occhi che sembravano sprizzare felicità.
Sembrava una ragazza davvero dolce e non le aveva nemmeno parlato con tono arrogante, anzi, era stata davvero gentile.
"Che ci fai qui?" chiese Melanie.
"Sam ha detto che doveva parlare con Danny ed eccomi qui" rispose Brittany con tranquillità, alzandosi dalla sdraio e cominciando a spogliarsi.
Da sotto alla maglietta e ai pantaloncini corti, uscì un coloratissimo costume a righe orizzontali. "Ok, lo ammetto, sinceramente sono venuta anche io perchè avevo voglia di fare un tuffo"
Risero mentre Brittany si avvicinava alla piscina. "Mi fai compagnia?" le chiese voltandosi ancora verso di lei.
Melanie abbassò lo sguardo e si stampò un altro finto sorriso.
Ci sarebbe andata volentieri, ma non era dell'umore adatto e non voleva correre rischi con quei tagli freschi che bruciavano ancora.
"No, non mi va"
Brittany alzò le spalle per poi tuffarsi.
Il cuore di Melanie si strinse fino a fare male, un'altra volta nella stessa giornata.
Le capitava sempre così, ogni volta che si tagliava poi non riusciva più a smettere.
Avrebbe solo voluto chiudersi in una camera, circondata da milioni di lame pronte per essere usate, pronte per far sanguinare il suo corpo, pronte a rendere inguardabile ogni centimetro della sua pelle.
Sentì delle voci avviciniarsi, si guardò alle spalle e Danny e Sam stavano camminando verso di lei con delle lattine di birra in mano.
"Ciao"
"Hey" rispose atona al saluto di Sam.
"Te l'avevo detto" sussurrò Danny.
"Cosa gli avevi detto?" chiese Melanie sapendo che quel commento era riferito a lei.
"Che sei antipatica"
"Io non sono antipatica"
"Certo... comunque il biglietto lo vado a fare adesso perchè oggi pomeriggio ho da fare, vuoi venire con me?"
Melanie si alzò dalla sdraio annuendo.
Sam, intanto, si era tolto la maglia e stava per tuffarsi in piscina.
"Ovviamente non c'è bisogno che vi dica di fare come se foste a casa vostra, vero?" chiese Danny richiamando l'attenzione di Brittany e Sam.
Loro scossero la testa ridendo, poi Sam scomparve completamente nell'acqua cristallina che schizzò ovunque.
Melanie entrò in casa seguita da Danny e le tornò in mente una cosa importante.
"Devo andare a prendere una cosa di sopra" lo informò correndo verso le scale.
"Muoviti"
Lei scosse la testa sorridendo.
Ma dov'era quando hanno distribuito la dolcezza? pensò entrando nella 'sua' camera.
Prese la scatolina dalla borsa e ne estrasse tutte le lame.
Preferiva non lasciarle mai incustodite quando lei non c'era.
Se qualcuno le avesse viste, cosa avrebbe detto?
Non poteva di certo rispondere con un: come ti sei permesso di toccare le mie cose?
Avrebbe potuto, ma comunque tutti avrebbero scoperto il suo segreto o, almeno, si sarebbero fatti troppe domande a cui lei non voleva rispondere.
Infilò tutte le lame in una tasca dei pantaloni e tornò da Danny che stava appoggiato alla macchina col cellulare in una mano e una sigaretta nell'altra.
Melanie sospirò tristemente.
Si stava davvero pentendo di essersi recata in quella città per farsi conoscere da lui.
Forse avrebbe sofferto di meno, forse quei tagli che pulsavano sul polso non ci sarebbero nemmeno stati.
Ritornò in sè e si avvicinò a lui cercando di sembrare naturale, sorridente, anche un pò allegra.
Durante il tragitto restarono in silenzio, si scambiarono solo qualche sguardo ma nulla di più.
Danny sentiva che c'era qualcosa che non andava, lo avvertiva nei modi di fare di Melanie, nei suo sorrisi che sembravano così finti e tristi, nei suoi occhi lucidi, anche nel suo modo di parlare poco energico e sicuro come invece si era posta nei suoi confronti all'inizio.
Forse si sbagliava, ma nei suoi occhi poteva leggere la sua tristezza e sapeva che quest'ultima dipendeva da lui, dalla sua avversione nel volerla nella sua vita, ma non poteva farci nulla, lui non era suo padre.




HEDDYeTOM: Recensite? No? Oh... anyway, scusate se il capitolo è un pò triste, ma è fondamentale u.u

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


-Capitolo 7.
"Me la compri?"
"No, posa"
Melanie sbuffò posando la cartolina.
"Sai, sono quasi contenta che tu non voglia essere mio padre... sei così..." si lasciò sfuggire un gemito infastidito, facendo intuire che Danny era una persona antipatica.
"Ma davvero?"
La ragazza annuì passandogli accanto e camminando lungo il marciapiede.
Danny cercò di contenersi, ma era più forte di lui: doveva dimostrarle che non era come diceva lei.
L'afferrò per un braccio e la trascinò nel negozio.
"Cosa vuoi? Guardati intorno e dimmi quello che vuoi e io te lo compro" disse incrociando le braccia.
Molti definivano 'infantile' quel suo modo di comportarsi, ma quando la gente arrivava a conclusioni affrettate su di lui, non riusciva a sorvolare.
"Danny, io volevo solo una cartolina"
Hanno ragione gli altri: sei ancora un bambino si disse lui.
"Ok, scegline una"
"Davvero?"
Danny annuì e lei corse furi a scegliere una cartolina da portare via.
Aveva riacquistato il sorriso, uno vero, da quando erano andati a fare il biglietto.
L'unico volo per Londra disponibile quella stessa sera faceva scalo a Brighton e Danny aveva preferito non farla partire.
Per quanto non sopportasse la sua presenza, non era del tutto un irresponsabile e voleva che tornasse a casa senza problematiche.
In fine, avevano fatto un biglietto che le permetteva di vivere a Los Angeles a spese di Danny per altri quattro giorni.
Melanie azzardò quasi a pensare di essere felice, il che contrastava con i pensieri che aveva fatto mentre usciva di casa, ma lei era terribilmente lunatica e poi Danny si era preoccupato di farla tornare a casa in tutta sicurezza.
Sì, si è preoccupato per te.
Le spuntò un sorriso ancora più sincero di tutti gli altri, non ci poteva credere e mai avrebbe pensato che Danny potesse accettare di farla stare a casa sua solo perchè l'aereo non andava dritto a Londra.
Si stava accorendo che forse Danny non era così 'cattivo' come voleva farle credere.
Tornò nel negozio con una cartolina che rappresentava Los Angeles di notte, con le luci, la luna e tutte quelle cose che la rendevano magica.
"Una cosa meno banale no?" le chiese appena la vide.
"Stai zitto, voglio questa"


Rientrarono a casa e Melanie corse subito di sopra.
Entrò nella camera che l'avrebbe ospitata ancora per un pò e chiuse la porta.
Per quanto potesse essere felice, doveva pensare prima alle cose importanti.
Poggiò la cartolina che le aveva comprato Danny sulla scrivania, poi prese la sua borsa e ripose le lame nella loro scatolina.
Alzò gli occhi al cielo e sorrise.
Sto bene, mamma.
Sorrise, richuse la borsa e ritornò giù.
Dal salone poteva sentire delle voci provenire dal retro della casa e si affrettò per vedere chi fosse.
Rimase dietro la porta ad osservare quella scena davanti ai suoi occhi.
Sam, Ben, James e Cameron bevevano e mangivano qualche schifezza comprata in qualche fast food, mentre le loro rispettive mogli o fidanzate, questo Melanie non lo sapeva di preciso, erano sedute sul bordo della piscina a chiacchierare.
Qualcosa si mosse dentro il suo stomaco.
Quello era uno di quei momenti perfetti da immortalare, uno di quelli che mai pensava avrebbe visto in tutta la sua vita.
Aveva quasi paura di varcare quella soglia, avrebbe potuto rovinare quell'armonia che c'era.
Si sentiva in imbarazzo a stare con quegli sconosciuti anche se si era presentata come una ragazza più aperta.
Melanie, in realtà, era una di quelle ragazze che cercava di sembrare sempre quello che non era.
Non lo faceva per cattiveria e non le piaceva ingannare le persone, ma aveva pensato spesso che la vera Melanie non potesse piacere a nessuno.
A volte si chiedeva il perchè di quel suo comportamento: di amici non ne aveva lo stesso, quindi, poteva benissimo essere se stessa, ma ormai la Melanie 'irritante' faceva parte di lei e si sentiva protetta, era come una forte ed imbattibile barriera.
Vide Cameron farsi sempre più vicino a lei e il suo cuore cominciò a battere troppo forte.
Aveva paura, non sapeva cosa fare.
Doveva restare lì o doveva far finta di essere appena arrivata e uscire sorridente?
Non fece in tempo a prendere una decisione, Cameron le passò accanto e si avvicnò al frigorifero senza dirle niente.
Vedi? Non devi avere paura. Quello nemmeno ti calcola si disse alzando le spalle.
"Tu sei Melanie, vero?"
Vedi? Devi avre paura. Quello ti sta calcolando.
"Già"
Sorrise imbarazzata e si sedette al tavolo, non voleva più uscire e unirsi a quella massa di ubriaconi.
Cameron si avvcinò a lei cercando di essere più amichevole possibile.
Lui era lo 'psicologo' del gruppo da quando i suoi amici avevano scoperto che parlare con lui, o meglio, farsi ascoltare da lui, era terapeutico.
Il bello era che, involontariamente, riusciva ad approcciarsi alle persone, il che era davvero strano visto il suo carattere introverso.
"Ho due ipotesi" disse improvvisamente, facendo accigliare Melanie. "O tu sei una di quelle pazze da rinchiudere in un'ospedale psichiatrico, oppure... sei davvero sua figlia" concluse sedendosi difronte a lei.
Melanie sorrise a quelle parole.
Diciamo che, in pratica, lui le aveva appena detto che le credeva.
"Io non sono pazza" sussurrò. "Credo" aggiunse dopo qualche secondo.
"Certo, non lo sei... era solo un'ipotesi"
"Vuol dire che anche la seconda opzione era un'ipotesi?"
"Assolutamente sì, ma sembri normale quindi credo ci siano molte più probabilità che tu sia figlia di Danny"
La ragazza sorrise.
C'erano molte più probabilità che lei fosse figlia di Danny, adorava quella frase. "In ogni caso, spero che tu sia seria perchè a Danny non piace essere preso in giro... soprattutto su questo agomento" finì la frase quasi sussurrando, come se non volesse che Melanie sentisse quelle ultime parole.
Lei riordinò tutti i pensieri velocemente e si accorse che c'era qualcosa di davvero strano in quella frase, anche in altri atteggiamenti di Danny e Ben aveva visto qualcosa di anomalo che non sapeva spiegarsi.
"Sono molto seria, te lo assicuro"
Cameron stava per dire qualcosa quando Danny fece la sua comparsa in cucina con un cagnolino in braccio.
"Oh, ma che carino" esultò Melanie alzandosi e avvicnandosi a Danny.
"Carina... si chiama Luci"
"Posso?"
Danny annuì e lasciò che Melanie prendesse Luci e ci giocasse per un pò nel salone.
"Che stavate facendo tu e lei in cucina?" chise sedendosi di fronte a Cameron.
"Ho parlato un pò con lei"
Quello sguardo, quel tono di voce, Danny aveva capito quale argomento avevano affrontato e aveva capito che forse le aveva accennato qualcosa.
"Cosa le hai detto?"
"Nulla, stai tranquillo... ma credo che stia cominciando a farsi delle domande"
Danny rimase in silenzio, anche perchè dire qualsiasi altra parola sarebbe stato inutile e gli avrebbe fatto solo male.
Si alzò dalla sedia e si allontanò dalla cucina lasciando Cameron solo.
Voleva stare un pò per conto suo, ne sentiva il bisogno per potersi chiarire le idee.
Si chiuse nella sua stanza e aprì l'armadio.
Sul fondo, giaceva una piccola scatola in legno che non apriva quasi mai ma, a volte, gli piaceva sentirsi ancora parte di una famiglia, della sua famiglia.
La portò con sè fino al letto e con molta calma l'aprì.
In primo piano c'erano quelle scarpette bianche che nelle sue mani sembravano perdersi, erano piccolissime.
Sotto di esse giacevano delle foto rappresentanti momenti felici, quelli che gli mancavano di più, quelli che aveva voglia di rivivere.
Qualcuno bussò alla porta e lui subito richiuse la scatola, la rimise al suo posto e poi andò ad aprire.
Sospirò quando si accorse che era solo Ben.
Non gli sarebbe piaciuto per niente trovare qualcun altro al suo posto.
"Dobbiamo andare" disse Ben tranquillamente, mentre Danny avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di poter restare a casa, in pace.
"Ok" sussurrò svogliatamente seguendo Ben.
Erano tutti già pronti per affrontare una giornata stracolma di lavoro.
"Noi restiamo con Melanie, vero ragazze?" chiese Brittany e tutte annuirono.
Melanie si stupì che volessero restare a casa con lei.
Non le era mai capitato, era una sensazione nuova e le piaceva.
Con i maschietti fuori di casa, sembrò quasi che quelle ragazze si fossero messe davvero a loro agio.
Cominciarono a spettegolare davanti ad un pc comparso dal nulla, poi si interessarono un pò a Melanie.
Sulla sua vita restò sul vago, non aveva voglia di dare troppe spiegazioni e loro sembravano troppo lontane dal suo 'mondo' per capire i suoi problemi.
Forse ti sbagli, magari loro potrebbero capire si ripeteva di tanto in tanto.
Però c'era una voce nella sua testa che non le permetteva di parlare di sè, era come una tortura.
Decise di lasciarsi andare e passare una giornata tranquilla o almeno ci provò.


"Ciao Melanie" la salutarono tutti mentre uscivano di casa.
Lei ricambiò il saluto e si dedicò a fare le coccole a Luci.
In realtà gliele aveva fatte per quasi tutto il pomeriggio, ma era impossibile smettere.
"Lasciala un pò in pace"
Scherzò Danny mentre accendeva la tv.
"No, le piacciono le mie coccole"
Sorrise sedendosi sul divano con la cagnolina fra le mani e Danny la raggiuse subito.
"Lei è mia, capito?"
"Certo... quando divorzieremo io da te vorrò solo la piscina, tranquillo"
Danny rise.
Si sentiva allegra senza un motivo preciso, forse perchè avevano lavorato un sacco ma era filato tutto liscio, o forse perchè aveva bevuto.
Per quanto provava a convincersi che quelle erano le ragioni del suo sorriso, c'era qualcosa che lo portava a pensare che c'era dell'altro, il lavoro e le birre non c'entravano nulla.
"Danny, posso farti una domanda?"
Lui annuì. "Sei innamorato?"
"Cosa?" chiese accigliandosi.
"Sei innamorato?" chiese ancora.
"Perchè me lo chiedi?"
"Tu perchè non mi vuoi rispondere?"
Lo stava mettendo in difficoltà.
Non che avesse qualcosa da nasconderle, ma lui provava spesso a tenere lontano quell'argomento.
"No" disse infine, guardando verso la tv.
"Brittany mi ha detto che stavi con una un pò di tempo fa"
"Vedo che tu è Brittany avete fatto amicizia"
Lei annuì sporgendosi un pò in avanti. "Che tragedia" continuò Danny con tono ironico, ma Melanie non diede peso alle sue parole.
C'era qualcosa in Danny che non la convinceva e dai racconti delle ragazze, i suoi sospetti erano diventati certezze.
"Come mai non state più insieme?" gli chese con calma e tono basso.
Non voleva impicciarsi dei suoi affari, ma voleva che si aprisse con lei e he parlasse senza paure, senza farsi troppi problemi.
Lei di certo non avrebbe raccontato nulla a nessuno.
"La vita è complicata" rispise con la stessa tranquillità alzandosi. "Ti ho mentito, sì, sono innamorato... di Luci"
Sorrise prendendo la cagnolia in braccio.
Melanie si morse il labbro inferiore sorridendo.
"Che carini"
Danny rise avvicinandosi alle scale.
"Mi lasci sola?"
"Vai a dormire"
Melanie spense la tv e corse di sopra.
"Guarda, sarei anche una figlia ubbidiente"
A Danny passò la voglia di sorridere.
Non ce la faceva più a sentire quella storia e lui non era suo padre.
"Buonanotte" concluse entrando in camera sua.
Melanie si accorse solo in quel momento di quello che aveva detto e capì che l'aveva infastidito, ma non riusciva comunque a spiegarsi quella rabbia.
Capiva che non la voleva come figlia, ma c'era qualcosa di troppo strano in quello che faceva Danny ogni volta che compariva quell'argomento.
Non pensarci, Melanie, non pensarci si disse entrando in camera.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


-Capitolo 8.
Melanie aprì lentamente la porta e si avvicinò al letto cercando di fare meno rumore possibile.
Danny era sdraiato su un lato con un braccio intorno al corpicino di Luci, anche lei aveva gli occhi chiusi.
Erano incredibilmente dolci, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi svegliare ogni mattina e vedere quella scena.
Sospirò e si sedette sul bordo del letto, subito Luci si mosse Melanie l'accarezzò per tranquillizzarla.
La cagnolina si avvicinò a lei facendo svegliare anche Danny.
"Buongiorno" lo salutò sorridente.
Danny mugolò qualcosa simile ad un buongiorno, ma poteva benissimo essere un vaffanculo.
"Su, alzati... ho voglia di fare una passeggiata"
Danny la ignorò chiudendo di nuovo gli occhi e mettendo la testa sotto il cuscino. "Mi sembri un bambino" lo rimproverò lei alzandosi e incrociando le braccia.
"E tu mi sembri mia mamma... vattene"
Melanie rise e gli tolse il cuscino.
"Dai, non ho mai visto una città al di furi di Londra e adesso che sono a Los Angeles vorrei visitare qualche bel posticino... ti prego" disse facendogli gli occhi dolci e la voce da bambina.
Danny non voleva alzarsi, ma non riuscì a resisterle. 
Si mise a sedere indicandole dei jeans che stavano per terra.
Melanie glieli prese guardandoli male.
Saranno puliti? si chiese la ragazza mentre glieli porgeva.
"Se te lo stai chiedendo, sì, sono puliti... non fare domande"
Melanie rimase a bocca aperta, ma gli passò i vestiti uno ad uno perchè lui non era ancora abbastanza sveglio da poterli prendere per conto suo.
Circa un'ora dopo, erano fuori casa.
"Allora, contenta?"
"No, non ho ancora visto niente" disse Melanie addentando la sua pizzetta.
"Ti avrei fatto vedere già tanti posti, ma tu hai preferito chiuderti qui dentro a mangiare" 
La ragazza smise di masticare immediatamente.
Non si era nemmeno resa conto di quello che stava facendo, aveva mangiato e lei non doveva farlo.
"Hai ragione, scusa" disse lasciando cadere la sua colazione sul tavolo.
"Non devi chiedermi scusa" 
Melanie rimase in silenzio.
Quella giornata era iniziata bene e già si stava trasformando in qualcosa di orribile, era solo colpa sua.
Si alzò dalla sedia e corse fuori mentre sentiva le lacrime salire sempre di più.
Non piangere, non piangere, non piangere...
"Melanie" 
La ragazza sussultò voltandosi.
Danny era lì a guardarla, non sapeva che fare, lei era scappata ed era palese che ci fosse qualcosa che non andava.
Avvicinandosi a lei si accorse dei suoi occhi arrossati e lucidi anche se lei cercava con tutta se stessa di nascondersi.
Non voleva farlo preoccupare, avrebbe fatto troppe domande e lui non doveva per forza complicarsi la vita. "Che c'è che non va?"
"Niente" rispose subito lei cercando di mostrare un sorriso che era in gran parte sincero, Danny si era interessato a lei e questo la rincuorava. "Dove mi porti?" gli chiese per spezzare la tensione.
"Non lo so... dove vuoi andare?"
La voce di Danny era distratta, non capiva perchè fosse scappata così.
Aveva detto qualcosa di sbagliato?
Perchè stava piangendo?
"Danny, ti ricordo che non sono io che vivo a Los Angeles quindi dovresti saperlo tu che posti farmi vedere... ma, visto che me lo chiedi, voglio andare in un centro commerciale e comprare tante cose... anzi solo delle scarpe nuove, ne ho bisogno"
"E dovrei comprartele io?" 
"Ovvio... ragiona Danny, chi è quello con i soldi fra i due?"
"Io non ho i soldi, tesoro"
"Ha parlato quello che vive in un hotel a cinque stelle con dieci ettari di giardino e tre chilometri di piscina"
Danny non seppe come ribattere e si arrese.
Non poteva negare l'evidenza, a lui per fortuna i soldi non mancavano, ma comprare le scarpe ad una ragazzina che si spacciava per sua figlia gli sembrava stupido.
 
 
"Non provare a negarlo, ci hai provato con la commessa del negozio"
"Io? Ma hai visto come mi guardava?"
"Io forse ho visto come guardava il tuo portafogli"
"Qualsiasi cosa guardasse" disse Danny prendendo lo scontrino delle scarpe che avevano comprato poco prima. "Mi ha lasciato il suo numero" 
Lo fece cadere sul tavolo, proprio davanti a Melanie.
La ragazza lo prese e glielo mostrò.
"Guardalo per un ultima volta" disse prima di farlo in mille pezzi.
"Ma che cazzo fai?"
"Evito che tu prenda in giro quella povera ragazza" disse Melanie lasciando i pezzi dello scontrino sul tavolo, sorseggiò un pò di acqua mentre Danny scuoteva la testa contrariato.
"Chi ti dice che l'avrei presa in giro? Magari tu hai mandato in mille pezzi il mio futuro... forse avrei scoperto che lei era quella giusta per me"
"O magari saresti andato a letto con lei e l'avresti lasciata la mattina dopo dicendole che tutto era stato fantastico... Danny, cerca di non prendermi in giro, quella per te era una come tutte le altre" sentenziò la ragazza incrociando le braccia.
 Si sentiva realizzata, aveva fatto un discorso da premio Oscar. "E adesso smettila di mangiare, hai presente quante calorie ci sono in quel panino?"
Danny esitò a fare un altro morso, ma poi alzò le spalle e continuò a mangiare. 
"Io dovrei limitarle, ma tu dovresti assumerle un paio di calorie... se troppo magra"
Melanie abbassò lo sguardo.
Le poteva vedere, le sue cosce erano enormi, come facevano a dire che era magra?
Lei si vedeva sempre più grassa, più cercava di non mangiare e dimagrire e più le sembrava di essere pesante e enorme.
Non sentiva davvero il bisogno di mangiare quindi non lo faceva, restava lì a guardare Danny che mangiava e non le veniva nemmeno un minimo di fame.
E l'episodio della pizzetta era stato solo una sua distrazione, si era lasciata andare troppo.
Forse pensava ai grassi che poteva ingerire mangiando uno di quei panini e non voleva farli entrare nel suo corpo.
"Non mangio le schifezze dei fast food" sussurrò.
"Sarà, ma da quando sei a casa mia non ti ho mai visto mangiare"
"E la pizzetta di prima?"
"Due morsi"
"Ho mangiato la pizza con Ben" mormorò infine cominciando a bere la sua acqua naturale con fare nervoso.
Odiava aprire quel discorso, la spaventava troppo e, ancora una volta, si ritrovò a pensare di non voler far preoccupare troppo Danny anche se avere le attenzioni, le cure e la protezione di qualcuno le sarebbe piaciuto tantissimo.
Magari lo facessi per avere attenzioni, non odieresti guardarti allo specchio se fosse questa la motivazione.
"Devo andare un attimo in bagno"
Si alzò e con lo sguardo basso entrò nel bagno sentendo le lacrime salire ancora una volta, questa volta le fece scendere, non ce la fece a trattenerle.
Perchè non poteva essere come tutte le altre ragazze della sua età? 
Si accorse solo dopo un pò che era tutta colpa sua.
Era colpa sua se mangiava troppo, era colpa sua se si tagliava.
Era tutta colpa sua e ormai non voleva nemmeno provare ad incolpare i commenti che le avevano fatto a volte alle spalle, sapeva che quelle erano solo parole sospese in aria.
Non poteva incolpare altre persone se c'era qualcosa in lei che non andava.
Le sue mani frugarono veloci nelle tasche dei jeans, prese una delle tante lame che aveva con sè e lo fece ancora e ancora.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


-Capitolo 9.
Danny e Melanie rientrarono in casa che, stranamente, era vuota.
Lei subito corse verso le scale con la busta contenente le sue nuovissime scarpe, ma subito si fermò e tornò indietro.
"Grazie" gli disse alzandosi sulle punte e lasciandogli un bacio sulla guancia, poi corse in camera sua.
Danny rimase immobile per qualche secondo.
Perchè gli aveva dato quel bacio?
Ce n'era davvero bisogno?
Ancora stranito, andò a sedersi sul divano a guardare il vuoto.
La cosa strana non era stato il bacio in sè, ma il fatto che lui ci stesse ancora pensando.
Un'altra cosa preoccupante era il sorriso da ebete che aveva in quel momento. 
Quello era solo un gesto d'affetto, niente di che, eppure gli era piaciuto.
Realizzò solo in quel momento che gli era mancato qualcuno che facesse delle cose così dolci per lui.
Non era mai stato una di quelle persone smielate e innamorate dell'amore, ma adorava quando qualcuno si dimostrava così amorevole nei suoi confronti.
Il suono del suo cellulare lo fece tornare alla realtà.
Lo prese dalla tasca dei jeans, lesse il nome sullo schermo: Tasha.
"Hey"
"Ciao, Danny" disse timidamente quella voce che a lui era così familiare.
"Come stai?"
"Bene... tu?"
"Tutto bene... mi mancava la tua voce"
"Per favore Danny, non fare così"
"Quando ci vediamo?" le chiese dopo qualche secondo di silenzio.
"Domani?"
"No, domani non posso... fra quattro giorni"
"Devo aspettare quattro giorni? Che devi fare di così importante?" gli chiese la donna dall'altro capo del telefono, ridendo.
Danny ci mise un pò a rispondere, era quasi inebriante sentirla ridere, gli mancava tutto di lei.
"Niente, poi te lo racconto, è una storia lunga... e strana" 
"Va bene, adesso devo andare... quindi ci vediamo martedì a casa mia?"
"Perchè non vieni una volta qui?"
La stava quasi pregando, voleva farla tornare a casa sua e, sinceramente, era anche stanco di andare fino a Las Vegas solo per poche ore.
"Lo sai che non voglio"
"Hai ragione, scusami" 
La sentì sospirare.
"A mercoledì, ciao" 
Danny stava per dire qualcosa, ma lei aveva già riattaccato, allora lasciò solo cadere il cellulare sul divano, sospirando.
Melanie comparve nel salone, sorridente e con Luci in braccio.
Forse stava esagerando, ma guardare quella ragazza girare per casa sua lo rallegrava.
Danny, smettila!
 
 
Ormai era sera inoltrata e Melanie era distesa rigidamente nella vasca da bagno a farsi coccolare da quell'acqua tiepida e dal profumo di vaniglia del bagnoschiuma.
Cercava di rilassarsi il più possibile, ma le sembrava di avere le braccia infuocate, i tagli che si era procurata poche ore prima bruciavano come non mai.
Durante il suo piccolo rituale davanti allo specchio, aveva prestato attenzione anche ai suoi polsi e si era ripetuta più volte che con quei tagli nessuno le avrebbe mai voluto bene, figurarsi un tipo come Danny che prendeva tutto così alla leggera.
Proprio mentre stava pensando a lui, Danny le aveva urlato che sarebbe uscito.
Senza lui in casa, si era subito immersa nella vasca per rilassarsi un pò, ma quel tentativo stava fallendo.
Ormai era lì da quasi un'ora e non riusciva più a sopportare il dolore, allora riemerse da quel mare d'acqua e schiuma.
Si asciugò velocemente, si mise in pigiama e, con i capelli ancora bagnati, tornò in camera sua.
Dalla borsa prese il vecchio diario in cuoio di sua madre e si sedette sul letto.
Lo aprì e le pagine leggermente ingiallite dal tempo si presentarono davanti ai suoi occhi coperte di frasi, disegni cominciati e mai finiti, lunghe riflessioni che iniziavano con un semplice 'caro diario'.
Sfogliò tutte le pagine fin qauando non ne trovò una bianca, pronta ad acogliere i suoi pensieri.
Scrisse tutto quello che le era successo in quei giorni, raccontò soprattutto della simpatia che Danny non aveva per lei, ma che si era accorta che si stava abituando alla sua presenza e che non gli dispiaceva come invece voleva far credere.
L'aveva beccato più volte mentre la osservava col sorriso sulle labbra e nessuno sorride a chi non sopporta.
Le sue palpebre cominciarono a diventare pesanti, allora chiuse il diario e lo spinse sotto al cuscino prima di poggiarvi la testa sopra e chiudere gli occhi.
 
 
Le luci erano tutte spente, il salone era vuoto e c'era un silenzio tombale.
Danny era stato tutta la sera chiuso in un locale con alcuni amici, si era divertito e sarebbe rimasto in loro compagnia molto volentieri, ma era tornato a casa per colpa di Melanie.
Non che volesse farle compagnia, anzi, era uscito proprio per non vederla e svagarsi un pò, ma dopo circa un'ora la sua mente era già tornata a casa e non era riuscito a restare lì ancora per molto.
Salì le scale e, nel buio del corridoio, vide una luce soffusa uscire dalla camera di Melanie. 
Sarà ancora sveglia a quest'ora? si chiese avvcinandosi alla stanza.
La porta era socchiusa, ma poteva vedere il corpicino della ragazza steso sul materasso.
Entrò nella stanza cerando di non fare troppo rumore, non voleva svegliarla.
Si avvicinò al letto sorridendo.
In fondo, non gli stava dando tanto fastidio, a parte il fatto che gli aveva tolto l'opportunità di passare una notte con la commessa del negozio delle scarpe.
Gli occhi di Danny finirono su quel diario che fuoriusciva appena da sotto il cuscino.
Incuriosito, lo prese e la ragazza si girò verso di lui.
Ecco, adesso ti prendi un calcio nelle palle pensò credendo che si fosse svegliata, poi, si accorse che stava ancora dormendo allora si tranquillizzò.
Anche se quel diario attirava parecchio la sua attenzione, rimase qualche secondo a guardare la ragazza.
La osservò per un pò, poi vide che aveva una macchiolina scura e dai bordi irregolari sul braccio, poco prima del gomito.
Si avvicinò un pò e si accorse che quella doveva essere una bruciatura.
Melanie mosse le braccia e gli occhi di Danny finirono sul polso scoperto della ragazza.
Notò subito quei tagli, la pelle intorno ad essi era gonfia e arrossata, uno era più profondo e più lungo, sembrava quasi che fosse ancora aperto.
Stava provando un misto di emozioni, la situazione era chiara, ma lui non riusciva a capire, o meglio, non voleva capire il perchè di tutto quello.
Rimase immobile accanto a quel letto, con gli occhi fissi sulle braccia di Melanie per molto tempo, poi prese un profondo respiro e decise di uscire dalla stanza, lasciandola dormire in pace.
Arrivò in camera sua e si sedette sul letto, aveva portato quel diario con sè ma non voleva aprirlo.
Dopo tutto quello che aveva visto, non sapeva se voleva davvero leggere quello che c'era scritto.
Era curioso, ma aveva paura, magari avrebbe letto cose peggiori e non voleva assolutamente sapere altro.
Danny, fatti gli affari tuoi pensò fissando il diario.
Rimase qualche minuto senza fare nulla, poi decise di aprirlo lentamente.
La prima pagina era macchiata di inchiostro qua e là e al centro era riportato a caratteri cubitali il nome 'Leila'.
Ecco, adesso sei troppo curioso e continuerai a farti gli affari di Melanie. Sei un genio, Danny, davvero!
Sfogliò tutte le pagine velocemente, per capire  cosa contenesse veramente e, infine, tornò alla prima pagina.
Esitante, riprese a sfogliare, stavolta si soffermò sui disegni e soprattutto sulle scritte.
Quelle erano delle semplici pagine di diario, ma erano sempre firmate da quel nome e Danny non riusciva a capire chi fosse.
Lesse circa sei pagine dove non vi era scritto nulla di particolare, poi, i suoi occhi si imbatterono in qualcosa che lo incurioriosì particolarmente: sul fondo di quella pagina c'era scritto Asking Alexandria.
Si parlava di un concerto di qualche settimana prima, di lui e di una gravidanza.
Le mani gli tremarono improvvisamente.
Hai letto sicuramente male si disse nervosamente.
Aveva paura di scoprire cose peggiori, ma continuò a leggere.
Il cuore gli batteva così forte da fargli male, più andava avanti e più si accorgeva che era lui quello che si sbagliava, Melanie non gli aveva mentito.
Si accese una sigaretta per rilassarsi, ma l'agitazione non andava via, anzi, sembrava aumentare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


-Capitolo 10.
Era rimasto immobile a fissare quel diario, ormai era quasi giorno.
Aveva provato ad addormentarsi, a calmarsi, a non pensare, ma non ci era riuscito.
Si era posto mille domande e voleva dei chiarimenti, probabilmente leggendo qualche altra pagina li avrebbe avuti, ma dentro di lui non aveva trovato il coraggio di riprenderlo e ritrovarsi di nuovo difronte a quelle parole.
Poi, davanti ai suoi occhi, aveva ancora chiare l'immagine di Melanie sdraiata sul letto con quei tagli sul polso.
Non ci poteva credere, non immaginava neanche lontanamente che una ragazza come lei potesse avere quei problemi.
Aveva pensato ad altri modi per procurarsi dei tagli come quelli, ma per quanto volesse sforzarsi a trovare una motivazione, la sua mente trovava solo quella risposta.
Si alzò dal letto, prese il diario e andò in camera di Melanie.
Appena la vide sentì come una fitta allo stomaco, quella ragazza che dormiva beatamente sul letto poteva, anzi, era sua figlia e quella Leila doveva quindi essere sua madre.
Non aveva mai avuto tanta paura in tutta la sua vita, non sapeva come affrontare quella situazione, non sapeva che cosa dirle, non riusciva nemmeno a spiegarsi perchè Melanie non gli avesse fatto vedere quel diario dal primo momento.
Cominciava a sentirsi in colpa per come l'aveva trattata, era stato poco gentile nei suoi confronti, aveva cercato di allontanarla il più possibile da lui.
Sospirò e si sedette accanto a lei con cautela, voleva evitare di svegliarla.
I suoi occhi ricaddero sui tagli, lo rendeva triste vederla in quello stato.
 
 
Melanie si vestì e scese al piano inferiore, si era svegliata poco prima e si sentiva ancora intorpidita e assonnata.
La casa era stranamente vuota, nessuna traccia di Rosy o di Danny o di qualcun altro.
Andò in cucina e bevve un pò d'acqua, si sentiva debole e la testa le girava parecchio.
Corse via, c'era troppo cibo lì e lei aveva poca forza di volontà in quel momento.
Si sedette sul divano e prese un grande respiro.
Non hai bisogno di mangiare, non ti serve.
Si torturò le mani alzandosi, era nervosa e arrabbiata con se stessa: si era addormentata senza mettere i bracciali, se Danny l'avesse vista sarebbe successo un disastro.
Fece un paio di giri della stanza, poi si avvicinò alla libreria e riprese a fissare quella cornice che ancora era nascosta dietro ad una serie di riviste sovrapposte.
La prese con incertezza, Danny non voleva che lei la vedesse ma la curiosità era troppa.
Era la foto di un'ecografia. 
Melanie perse un battito, rimase immobile a fissare la foto.
Cosa significava?
Il rumore della porta la fece sussultare, ripose la foto nella libreria e si tuffò sul divano facendo finta di niente.
Danny entrò nel salone e lei era lì, seduta a guardarsi le unghie.
Non sapeva se dirle che aveva scoperto tutto e che aveva visto quei tagli, o farsi gli affari suoi.
Di solito, quando gli andava di condividere un suo problema con qualcuno, ne parlava e non aspettava che quella persona lo scoprisse da sola, forse Melanie non voleva farglielo sapere.
"Buongiorno" sussurrò camminando lentamente verso di lei.
Melanie gli sorrise.
"Ciao, dov'eri?"
"Con Cameron"
La ragazza si accigliò.
"Danny, ti sta andando via la voce?" 
Lui la guardò con un'espressione interrogativa. "No, dico, perchè sussurri?"
"Non lo so... tu... tu stai bene, Melanie?"
Quella situazione era quasi inquietante, Danny era diverso, si comportava in modo strano.
"Ti importa?" gli chiese e lui annuì. "Sto... bene"
Danny stava per parlare quando suonò il campanello, andò subito ad aprire.
Ben entrò in casa sorridente, urlando un forte 'buongiorno', ma si accorse quasi subito che c'era qualcosa di strano, Danny di solito era contento di vederlo.
"Che c'è?"
"Dobbiamo parlare, vieni" gli sussurrò Danny per non farsi sentire da Melanie, afferrandogli un braccio e portandolo con se verso le scale.
"Danny, sei estremamente sexy quando fai il violento" esclamò Ben con una voce che doveva sembrare eccitata.
"Se non la smetti di fare il cretino potrei diventare ancora più violento"
Ben rise ma tornò subito serio, Danny chiuse la porta e si mise a letto.
"Danny, cosa stai fac..." 
Non riuscì a finire la frase che Danny affondò il viso nel cuscino e lanciò un urlo. "Smettila, mi spaventi" continuò Ben sedendosi accanto a lui. "Allora, che succede?"
Danny sospirò e si sedette.
"È mia figlia" mormorò infine.
Ben rimase a bocca aperta.
Non capiva cosa gli fosse successo o perchè avesse cambiato idea da un giorno all'altro.
Gli mise le mani sulle spalle e lo guardò dritto negli occhi scuotendolo un pò.
"Esci da questo corpo"
"Ti ho detto di non fare il cretino... Melanie è mia figlia, ti rendi conto?"
Si guardarono rimanendo in silenzio per un pò, Ben non sapeva proprio che dire, allora cominciò a chiedergli cosa gli aveva fatto cambiare idea così radicalmente, se ne aveva già parlato con Melanie, se aveva scoperto altro su di lei.
Danny non disse nulla sui tagli della ragazza, gli sembrava quasi una mancanza di rispetto nei suoi confronti, era una cosa troppo personale e sicuramente Melanie avrebbe potuto arrabbiarsi molto se avesse saputo che l'aveva raccontato a Ben, addirittura prima di parlarne con lei.
"Danny, devo dirti una cosa" disse Ben.
Visto che stavano parlando di Melanie, aveva deciso di parlare con lui. "Forse è solo una mia impressione ma... hai visto quanto è magra? L'altra sera, mentre tu eri a sballarti con Rachel, non ha mangiato praticamente niente dicendo che è a dieta"
Danny sospirò.
Non poteva avere problemi anche col cibo, non riusciva ad immaginare che una ragazza così piccola potesse avere quei problemi tutti insieme, anzi, poteva capirla perchè sedici anni li aveva avuti anche lui.
Sapeva che a quell'età ogni singola cosa veniva percepita diversamente, ogni parola poteva fare male e si sentiva sempre più in colpa. 
Come aveva potuto trattarla in quel modo?
Danny raccontò a Ben tutto quello che era successo il giorno prima e parlarono a lungo per decidere sul da farsi.
Non si sentiva pronto a tenerla con lui, non come una figlia. 
In realtà non si era mai sentito abbastanza all'altezza per avere una famiglia tutta sua, ci aveva provato più di una volta, ma finiva sempre tutto male.
Era sempre colpa sua, non riusciva a prendersi le sue responsabilità, non sapeva come comportarsi in situazioni come quelle.
Aveva passato gran parte della sua vita a drogarsi, ubriacarsi e salire sul palco.
Lo faceva meccanicamente, ogni giorno, ad ogni ora, era l'unico modo per sentirsi bene e apprezzato.
Ad un certo punto della sua vita aveva deciso di chiudere per sempre con la droga, ma bere, con quello non aveva mai chiuso i rapporti.
Si rifugiava nell'alcol ogni volta che qualcosa non andava, gli sembrava una soluzione, anche se svegliarsi dopo una sbornia non portava mai a nulla di buono.
Si sentiva devastato e non poteva incolpare nessuno, la vita per lui era un grande punto interrogativo, la vedeva come un castello di sabbia, fragile e facile da distruggere.
Aveva creato un piccolo inferno solo per lui, cosa poteva saperne della vera vita? 
Non poteva nemmeno immaginare cosa significasse doversi alzare ogni giorno con l'unico obiettivo di vedere felice qualcuno, non sapeva cosa voleva dire dover faticare per ottenere qualcosa.
Purtroppo, quello era il lato brutto della vita da cantante, ma lo accettava, non sapeva fare altro. 
"Danny, cosa... che diavolo... stai piangendo?" gli chiese Ben incredulo.
L'aveva visto piangere davvero poche volte in vita sua, volendo esagerare quella era la terza.
"No" rispose freddo Danny asciugandosi velocemente le lacrime.
"Guardami, ti prego" 
Ben si mise davanti a lui e guardò quei bellissimi occhi verdi che però, in quel momento, sembravano così spenti. "Non ti lascio nei casini"
"Ho paura" sussurrò Danny.
"Ho detto che non ti lascio nei casini... affrontiamo tutto insieme, come sempre"
Danny annuì, ma non era convinto di quello che aveva appena sentito.
Sapeva che non l'avrebbe abbandonato, ma cosa sarebbe successo quando lui e Melanie fossero stati soli?
Non poteva di certo cercare di evitarla.
"Ok, quindi... che facciamo?" gli chiese prendendo prima un grande respiro.
"Come prima cosa, se vogliamo aiutarla, dovresti cercare di avvicinarti a lei così magari si aprirà con te e..."
Danny subito sovrappose la sua voce a quella di Ben.
"No, aspetta, tu hai detto che l'avremmo fatto insieme, perchè adesso dici che ci devo parlare io?"
Ben sospirò, dava l'aria di una persona allo stremo delle forze.
"Danny, io sono la mente"
"Tu la mente?"
Ben annuì.
"E tu il braccio"
"Io il braccio?"
"Io la mente e tu il braccio, tu il braccio e io la mente... è sempre così" 
Ben lo guardò con uno sguardo serio, sapeva che quando faceva così Danny capiva le sue serie intenzioni e accettava ogni suo 'ordine'.
Oh Danny, ti fai sempre fregare da questo moscerino fastidioso! 
 
 
Ben uscì di casa solo dopo aver fatto un pò l'idiota per tirare su di morale Danny e dopo avergli dato tutte le direttive, gli piaceva avere sempre la situazione sotto controllo anche se conosceva il suo migliore amico e sapeva che non si sarebbe attenuto sempre al piano.
Danny cercò Melanie e la trovò seduta su una sdraio a fissare il cielo con gli occhi leggermente socchiusi a causa del sole.
Si avvinò e, senza dire nulla, si sedette accanto a lei.
Melanie rimase in silenzio, lo vedeva troppo serio e aveva paura di parlargli.
Voleva sapere qualcosa in più su quella foto, ma non poteva chiederglielo, sentiva anche di aver sbagliato a mettere le mani dove lui le aveva detto esplicitamente di non metterle.
"Melanie, dobbiamo parlare seriamente" disse Danny tenendo lo sguardo basso. 
Ben non gli aveva detto di dire certe cose, ma doveva prima assicurarsi che fosse tutto in ordine. "Dovrei parlare con tua madre"
Melanie sgranò leggermente gli occhi, deglutì a vuoto e sentì il cuore battere molto più forte di prima.
Cosa poteva dirgli?
Che cosa doveva inventarsi?
Visto che era passato già un pò di tempo da quando era lì, pensava che non le avrebbe chiesto di sua madre.
"Perchè?" chiese con un tono davvero basso.
"Ho bisogno di parlare con lei, di dirle che sei qui, che non stai dormendo per strada e... per favore, le devo parlare" 
La guardò negli occhi, la stava quasi implorando.
"Ma, Danny, guarda che non è importante" disse la ragazza velocemente, si poteva sentire un pò di tensione nella sua voce, ma cercò di mascherarla il più possibile. "Sa dove sono e sa che sto bene... so che probabilmente la riterrai un'irresponsabile perchè mi ha fatto venire qui da sola, ma lei crede molto nell'emancipazione femminile" 
Le ultime parole avevano qualcosa di vero, finchè sua madre era stata al suo fianco, le aveva sempre detto di non farsi mai mettere i piedi in testa da un uomo.
"Non la ritengo un'irresponsabile, è solo che... Melanie, tu non puoi neanche immaginare a quanti problemi potrei andare in contro se si sapesse che ho in casa una minorenne che conosco da un paio di giorni e di cui non so praticamente nulla"
Ma io non sono una sconosciuta, sono tua figlia pensò lei sentendo il cuore andare in mille pezzi.
Se fosse stata una ragazza egoista, avrebbe potuto dirgli tutto su sua madre e sulla sua vita non proprio felice, sperando di scatenare un pò di compassione in lui, ma non era da lei.
Melanie preferiva tenersi tutto dentro, odiava fare pena alle persone.
"Lo so che è pericoloso, ma sono solo due giorni, resterò chiusa in casa e non mi farò vedere da nessuno" 
Non sapeva più cosa dirgli, voleva solo scappare.
Danny rimase in silenzio per un pò, non stava riflettendo sulle parole di Melanie, ma aveva capito che c'era qualcosa che non andava.
Si voltò completamente verso di lei, le prese una mano con lentezza e la strinse leggermente senza distogliere gli occhi dai suoi.
"Melanie" cominciò con un tono più dolce e calmo. "Perchè non vuoi che parli con tua madre?"




Psychedelic Mushroom: ciao bellezze, sono sempre io, il vostro capo(?) xD Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se non è il massimo e se vi va, recensite... please ç.ç Vabbè, voglio ringraziare Fateless perchè recensisce sempre e un grazie generale a tutti perchè leggete questa sottospecie di FF lol 
Bye <3

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


-Capitolo 11
Melanie rimase quasi paralizzata da quella domanda. 
Non poteva pensare di passarla liscia quella volta.
Se ci fosse riuscita, sarebbe stata per pura fortuna. 
Ma non poteva raccontargli tutto, era troppo difficile e per lei non era facile parlare di quelle cose.
"Danny è che... io... insomma, lei è..." 
Sospirò abbassando lo sguardo, non sapeva da dove veniva tutta quella paura, ma era davvero spaventata.
Danny avrebbe potuto non comprendere quello che aveva fatto sua madre, avrebbe potuto benissimo mandarla via pensando di mettersi in un casino troppo grande.
"Melanie"
Alzò subito lo sguardo su di lui, nella sua voce e nei suoi occhi c'era tutto il desiderio di sapere e non era una pretesa, ma una vera voglia di capire cosa gli stava nascondendo.
"Non voglio che pensi che lei sia pazza"
"Non lo penserò" 
Melanie sentì che i respiri le si bloccavano in gola, i suoi polmoni reclamavano aria.
Cercò di attenuare quella sensazione di ansia che le attanagliava lo stomaco con un grande respiro e poi sperò con tutta se stessa di riuscire a trovare le parole giuste.
Ma, probabilmente, si sarebbe ingarbugliata.
"Quando avevo sette anni mi ha lasciata in una casa famiglia, lei non aveva abbastanza soldi per darmi tutto ciò che mi serviva... aveva detto che sarebbe tornata presto a prendermi e che avremmo vissuto tutta la vita insieme, qualche mese dopo tornò dicendo di aver trovato un lavoro e tutto sembrava andare bene, aveva trovato un compagno, sembravamo una famiglia felice... il giorno del mio ottavo compleanno, lui uscì di casa e... quella fu l'ultima volta che lo vidi... ci rimasi davvero male, mi ero affezionata a lui e mi sembrava che ci volesse bene... mia mamma ha cercato in ogni modo di tenermi con lei, faceva due lavori e nonostante tutto trovava sempre il tempo per stare con me... quando avevo undici anni ci sono stati altri problemi e abbiamo dovuto abbandonare la casa dove abitavamo e... e mamma aveva pensato di lasciare almeno me a casa di suo padre, ma lui non ha voluto tenermi... non mi considera sua nipote e mia mamma non è più sua figlia da quando sono nata, lui ha sempre cercato di mantenere le distanze da noi, la ritiene una poco di buono" 
Sentì la voce tremare e le lacrime salire sempre di più, non poteva andare avanti, non ci riusciva.
"Lei dov'è adesso?" le chiese Danny quasi sottovoce.
"Non lo so, circa quattro anni fa mi ha riportato in quella casa famiglia... nei primi tempi la vedevo di nascosto e mi chiamava spesso, poi ha cominciato a farsi vedere sempre di meno, le chiamate sono diventate sempre più rare... negli ultimi due anni l'ho sentita un paio di volte"
Restarono in silenzio per un pò, entrambi presi dai propri pensieri.
Danny voleva farle mille domande, ma poteva vedere il suo viso così triste e stanco e decise che per il momento si sarebbe fermato.
"Mi dispiace" riuscì a dire solamente quello prima di lasciare la sua mano e abbracciarla.
Non sapeva da dove veniva quel gesto, ma sentiva di doverlo fare.
Melanie cominciò a piangere silenziosamente, quella era una cosa che le era mancata, non veniva abbracciata così da anni ormai.
Ma non piangeva per tutto quello che aveva raccontato, aveva desiderato abbracciare suo padre milioni di volte e, adesso che stava succedendo, le sembrava una cosa irreale.
Si lasciò stringere e non le importava più se lui la vedeva in quello stato, non le importava di sembrare fragile. 
Suo padre la stava abbracciando, era la sensazione più bella del mondo.
 
 
"Allora, com'è andata? Le hai chiesto perchè non mangia? Hai provato a farle mangiare qualcosa? Sai ho comprato dei cereali buonissimi che..."
"Ben, smettila" disse Danny sedendosi su una sedia a caso.
Di solito gli piaceva stare nello studio di registrazione, ma Ben lo stava assillando e lui non voleva parlare di quello che gli aveva raccontato Melanie.
Non voleva nascondergli nulla, ma pensava che lei potesse arrabbiarsi, erano cose un pò troppo personali.
"Danny io proprio non ti capisco, siamo soli adesso, puoi dirmelo"
"Non mi importa se ci sono gli altri o no, lo vuoi capire?"
"E allora qual è il problema? Stamattina piangevi e io ti ho detto che ti avrei aiutato, ma adesso non vuoi nemmeno dirmi che cazzo ti ha detto... sai cosa ti dico? Sei abbastanza grande per cavartela da solo" disse con tono freddo uscendo dallo studio e sbattendo la porta.
Danny sbuffò dandosi dell'idiota.
Sapeva quanto facilmente si arrabbiasse Ben, ma non poteva dirglielo.
Sentiva che era una cosa da discutere solo con la diretta interessata, non poteva andare in giro a raccontare le cose di Melanie.
Certo, parlarne con Ben non significava 'dirlo in giro', ma lo riteneva comunque sbagliato.
Forse stava esagerando e, probabilmente, si stava comportando troppo da persona matura, cosa che non aveva mai fatto parte del suo carattere, ma gli veniva naturale comportarsi così.
Sentì delle voci avvicinarsi allo studio, la porta si aprì e tutti entrarono cominciando a fare casino.
Ben non gli rivolse la parola per tutto il tempo, forse era meglio così, avrebbero potuto litigare ancora e non voleva.
 
 
Melanie si stese sul letto e chiuse gli occhi.
Cominciò a ricordare la sensazione che aveva provato abbracciando Danny e sorrise.
Le risalirono le lacrime, non riusciva a non piangere pensando a quel momento.
Aveva pensato anche che lui non l'avrebbe mai abbracciata, aveva creduto fermamente che avrebbe fatto lei il primo passo, ma era andato tutto diversamente.
Le era piaciuta la sensazione di avere le sue braccia intorno a sè, era come se si fosse ritrovata a casa improvvisamente. 
Era stato tutto così naturale e dolce che non riusciva nemmeno a spiegarsi come aveva fatto a piangere senza porsi problemi.
L'imbarazzo che avevano provato entrambi una volta sciolto l'abbraccio aveva contribuito, forse, a rendere tutto più bello.
Sentì bussare e quasi sussultò, non cominciò ad urlare solo perchè i ladri non bussano prima di entrare.
"Avanti" 
La porta si aprì e Danny entrò con Luci in braccio. "Ciao" sussurrò lei.
"Ciao"  rispose Danny entrando nella stanza e sedendosi accanto a lei.
Non si era mai sentito tanto in imbarazzo in tutta la sua vita, ma era solo perchè aveva paura di parlare.
Di solito la sua bocca diceva cose che nemmeno lui pensava. "Come stai?" le chiese.
"Bene" rispose Melanie sorridendogli sinceramente. 
"Stavo pensando che... che è quasi ora di cena, ti va se andiamo a mangiare qualcosa?" 
Melanie rimase in silenzio e trattenne il respiro per qualche secondo.
"Danny, io... non credo che..."
"Facciamo che non era una domanda" disse alzandosi e avvicinandosi alla porta. "Vestiti, ti porto nel miglior ristornate di tutta Los Angeles" 
"Ma, Danny io..." la porta si chiuse e lei rimase lì, immobile.
Ancora una volta era stata messa alle strette, ma adesso era diverso.
Poteva omettere tante cose a voce, ma lui si sarebbe presto accorto dei suoi problemi col cibo se fossero usciti.
Sospirò e cominciò a prepararsi.
Gli dirò che non ho fame e magari ci crederà...
 
 
 
 
Psychedelic Mushroom: Hi guys, sono le 05:35 e posto adesso perchè ho appena finito di scrivere il capitolo e spero con tutta me stessa che non sia tanto orribile come credo io .-. e scusate se non è molto lungo :c
Lo voglio dedicare(?) ad una piccola elfa, spero ti piaccia :3
Vi avviso che fino a venerdì non ci sarò quindi... non so, ci sentiamo quando torno. Love you all <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


-Capitolo 12
 Danny le mise una mano dietro la schiena e la spinse verso l'interno.
Melanie voleva fuggire, ma Danny l'aveva portata lì quasi con la forza, aveva provato a dirgli che si sentiva poco bene ma lui non l'aveva nemmeno ascoltata.
E se ha capito tutto? 
Spalancò gli occhi al suo stesso pensiero.
Se sapeva, significava che quella del ristorante era una specie di sfida da parte sua.
Un cameriere li accompagnò ad un tavolo e Melanie si sedette guardandosi intorno.
 La sala era ampia, le pareti erano tinte di un colore avorio, i tavoli erano distanti gli uni dagli altri, delle piccole luci azzurrine illuminavano dal basso le diverse portefinestre che affacciavano su un grande giardino. 
C'era un'atmosfera quasi magica e il vociario dei presenti non era fastidioso, anzi, era dolce.
Spostò lo sguardo su Danny e si accorse che la stava guardando. 
"Non ti sembra un pò troppo?" gli chiese.
"Troppo cosa?" 
"Non lo so, è... non è un posto per me, ecco"
"Molte persone vorrebbero essere sedute a questo tavolo quin..." 
Melanie non perse occasione per parlare.
"Appunto, lasciamogli il posto" disse alzandosi.
"Melanie, siediti" le ordinò Danny con tono freddo, lei dovette ubbidire.
Abbassò lo sguardo e cominciò a torturarsi le mani.
Odiava quella situazione, si sentiva troppo al centro dell'attenzione.
Un cameriere si avvicinò a loro con i menù e glieli porse, lei l'afferrò un pò spaventata.
Quando lo aprì vide tutti quei nomi strani e i suoi occhi si spalancarono quando lesse i prezzi.
"Danny, ma sei pazzo?" gli chiese cercando di mantenere un tono basso, non voleva gli occhi di tutti addosso. "Hai davvero intenzione di spendere tutti questi soldi?"
Lui annuì mentre continuava a guardare il suo menù. "Danny, non ce n'è bisogno"
"Invece sì, tu ordina quello che vuoi e non farti problemi"
Melanie alzò gli occhi al cielo e riprese a guardare svogliatamanente il menù.
C'erano tante così che sembravano molto buone e, poi, nell'aria si sentiva un ottimo profumo.
Aveva voglia di mangiare visto che il suo stomaco non vedeva qualcosa di sostanzioso da parecchio, ma non voleva perchè se non lo preparava lei non poteva sapere le quantità, gli ingredienti usati, e soprattutto, non poteva tenere il conto delle calorie.
Una semplice insalata, ecco cosa prenderò pensò chiudendo il menù e poggiandolo sul tavolo.
Anche Danny aveva smesso di guardare le varie portate, sapeva già cosa voleva.
Lo stesso cameriere di prima si avvicinò a loro.
Li guardava con curiosità e un pò di preoccupazione.
Di solito Danny portava lì tutte le sue conquiste, ormai tutti i camerieri erano abituati alla sua presenza in quel ristorante e quel tavolo lo prendeva quasi sempre lui, era leggermente più appartato e più vicino al giardino. 
Ma quella ragazza era davvero troppo piccola per lui.
"Voglio un'insalata" disse Melanie interrompendo quel silenzio imbarazzante.
Danny scosse la testa.
"Per me il solito e niente insalata, porti lo stesso anche per lei, grazie"
"Cosa? No, voglio l'insalata" obbiettò Melanie.
Il cameriere fece passare lo sguardo sui due ad alternanza non sapendo cosa fare.
"Niente insalata"
"Va bene, arrivano subito signor Worsnop" disse andando via.
Melanie stava andando su tutte le furie.
Ma perchè si comportava così? 
Prima faceva tutto il carino e l'abbracciava e poi voleva addirittura imporle cosa mangiare.
Sei fregata, lui sa tutto le disse una voce nella sua testa.
Cominciò a strofinare le mani fra di loro, a mordicchiarsi le unghie, a muovere i piedi sotto il tavolo e tutto questo sotto lo sguardo di Danny.
Lui non aveva la più pallida idea del perchè l'avesse portata fino a quel ristorante, voleva vedere se era un'impressione sua e di Ben che lei non mangiasse, quello era il miglior modo per metterla alle strette.
La stava facendo agitare, sapeva che quello non era il modo giusto per aiutarla, ma tutto doveva iniziare da lì, lui voleva davvero risolvere i suoi problemi.
Danny, gli affari tuoi non te li fai mai? 
Fu infastidito dai suoi stessi pensieri. 
In effetti non sapeva da dove venisse tutta quella preoccupazione, non era da lui preoccuparsi così tanto per le altre persone.
Lei è mia figlia, non posso farla andare via sapendo che sta male
 
 
"Danny, è... è enorme, non posso mangiarla" disse Melanie disgustata dalla vista dell'enorme bistecca che le era stata appena messa sul tavolo.
"È così buona che la mangerai tutta e nemmeno te ne accorgerai"
Melanie lo guardò mentre mangiava con tranquillità.
Non può essere così difficile, ce la puoi fare si disse cominciando a tagliare la carne in pezzetti molto piccoli.
Sentiva le mani tremare, non voleva cominciare a piangere davanti a lui allora cercò di trattenere tutte le lacrime.
Cominciò a mangiare lentamente, ogni boccone era una lotta contro se stessa, tentò di mandare giù quella carne con tutte le sue forze, si costrinse a restare seduta su quella sedia.
Mangiare di nuovo era una bella sensazione, ma sentiva che il suo corpo aveva già assorbito delle calorie inutili e non riusciva a mandare giù più nulla.
Qualche minuto dopo Danny aveva già finito e la stava guardando mentre sminuzzava quella bistecca che era quasi tutta ancora nel piatto.
"Non ce la faccio più" mormorò Melanie alzando lo sguardo, le sue guance erano leggermente arrossate.
"Ma non hai mangiato praticamente nulla"
"Lo so" rispose la ragazza abbassando ancora una volta lo sguardo.
Danny sospirò e cercò di mantenere un tono più calmo e dolce.
"Ok, se non ti piace ordina quello che vuoi" 
Danny stava mandando il suo 'piano' all'aria, ma gli dispiaceva vederla in quella situazione, si sentiva in colpa per averla costretta a mangiare.
"No, è molto buona, è solo che... sono piena"
Tentò di sorridere, ma non le riuscì molto bene, sentiva gli occhi lucidi. "Possiamo tornare a casa, per favore?"
 
 
Melanie si avvicinò alle scale e lentamente si trascinò fino alla sua stanza.
Le lacrime cominciarono a scendere lentamente, Danny era nel salone con Luci e non poteva vederla.
Si lasciò cadere sul materasso e si strinse fra le coperte togliendosi solo le scarpe.
Si sentiva priva di forze, più pesante e aveva voglia do vomitare.
Mise la testa sotto il cuscino, quel leggero pianto si stava trasformando lentamente in forti singhiozzi che lei non riusciva a controllare.
Si chiedeva solo perchè Danny le avesse fatto una cosa simile.
L'aveva portata in quel ristorante costosissimo, l'aveva obbligata a prendere qualcosa che lei non voleva, poi non si era incazzato vedendo che non aveva mangiato e, alla fine, l'aveva riportata a casa senza dire una parola di troppo.
Se lui sapeva tutto, perchè provava a farla mangiare invece che discuterne con lei?
Melanie odiava quel modo di fare delle persone, le era capitata un'altra situazione simile e tutti provavano a farle ingerire qualcosa invece che cercare di capire i motivi di tutto quello.
Probabilmente l'avrebbe aiutata di più parlare.
Si alzò e prese le lame che aveva in tasca, le fissò per un pò ma quello non era il modo di riempire quel vuoto che sentiva.
Le strinse in una mano ed entrò in bagno.
Sentiva già il palmo graffiarsi ma non ne era infastidita nè provava dolore.
Si inginocchiò sul pavimento freddo e restò immobile qualche secondo.
C'erano quei momenti prima di tagliarsi o di vomitare in cui lei cercava di trovare un appiglio, un'altra soluzione, ma non la trovava mai.
Le lacrime bollenti le bagnavano il viso e il tremore del suo corpo la spaventava, voleva fuggire da tutto quel male, voleva essere qualcun altro o non essere nessuno.
Prese un grande respiro mentre legava i capelli con uno dei tanti elastici che usava come bracciali, si sporse leggermente in avanti e si infilò due dita in bocca, fino alla gola.
Sentì che i conati di vomito scuotevano il suo corpo e strinse la mano con le lame al suo interno.
Più dolore provava e più era soddisfatta.
Tentò più volte di vomitare tutto quello che aveva mangiato, ma non ci riuscì.
Cominciò ad arrabbiarsi, era una situazione troppo complessa, non riusciva a portare a termine una cosa tanto facile, una cosa che aveva già fatto tante volte.
Come era possibile?
Si lasciò cadere per terra e si rannichiò su se stessa piangendo più che mai.
La sua mano aveva cominciato a sanguinare e le bruciava, ma non le importava, stringeva sempre più la presa.
Dopo un pò aprì la mano e tutte le lame caddero sul pavimento che si macchiò di sangue, una però le rimase in mano.
All'inizio non ci aveva fatto caso, ma cercando si farla cadere, provò un dolore più acuto e si accorse che le era rimasta conficcata nella pelle.
La tirò via in un solo colpo e gemette dal dolore.
Non aveva pensato a quello che avrebbe detto a Danny per la mano piena di tagli, per i suoi vestiti ormai sporchi di sangue, ma non le importava più nulla.
Cercò di calmarsi e prese un pò di carta per asciugare il sangue dalla mano e dal pavimento.
Quel dolore che aveva dentro non era ancora andato via.
Con le lacrime che ormai le offuscavano la vista, afferrò una delle tante lame e cominciò a passarla sulle braccia con movimenti decisi e veloci.
Il sangue colava dalle ferite, ma lei non era soddisfatta.
Si alzò a fatica dal pavimento e si guardò allo specchio, si odiò più di quanto non avesse mai fatto prima.
Scoprì la pancia e riprese a tagliare chiudendo gli occhi.
Provocò ferite soprattutto sulla parte destra del suo addome che ai suoi occhi era fin troppo gonfio.
Sentì che le stava mancando il respiro allora decise di smetterla con tutta quella violenza verso se stessa, lasciò cadere la lama nel lavabo e si sedette per terra.
Poggiò la schiena al muro e portò le gambe al petto, faceva male, i tagli bruciavano e sanguinavano.
Per quello continuò a piangere finchè non sentì dei passi avvicinarsi alla porta.





Psychedelic Mushroom: scusate se il capitolo è un pò triste, breve, orribile e scritto male, spero comunque che vi sia piaciuto :3 lascio a voi(?) i commenti. Bye <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***


-Capitolo 13
Quei passi si avvicinavano sempre di più, sentiva l'ansia aumentare, il cuore cominciò a batterle tanto forte da farle male.
Sfregò le mani sulle bracia, voleva che tutto quel sangue sparisse.
I suoi occhi pieni di lacrime videro le tante lame lasciate libere sul pavimento bianco che, ormai, si era tinto del suo sangue.
Vi si avvicinò trascinandosi, non riusciva nemmeno ad alzarsi.
Sobbalzò sentendo la voce di Danny che la chiamava.
Cercò di smettere di singhiozzare, voleva rispondere per non farlo insospettire, ma non riuscì a dire nemmeno una parola.
"Melanie, va tutto bene?" chiese Danny dopo aver bussato.
La ragazza prese un grande respiro mentre afferrava tutte le lame, si stava sforzando, ci stava provando, ma il tremore e quel nodo alla gola non le permetteva di parlare.
Danny continuò a chiamarla per davvero molto poco, lei in quegli istanti di puro terrore ritornò accanto al muro e si rannicchiò su se stessa. 
La testa le stava scoppiano, sapeva che l'avrebbe scoperta da un secondo all'altro, era stata stupida a non chiudere la porta a chiave.
Ma non pensava che sarebbe arrivata a fare tutto quello.
Chiuse gli occhi e portò la testa sulle ginocchia appena sentì la porta aprirsi.
Danny rimase immobile davanti a quella scena, non vide subito Melanie rannicchiata in quell'angolo che piangeva, i suoi occhi caddero prima su tutto quel rosso che macchiava il pavimento, la lama nel lavabo sporco anch'esso di sangue, quell'odore metallico lo colpì immediatamente e un grande senso di paura si impossessò di lui.
Mosse un paio di passi verso l'esile corpo della ragazza, ma lei lo fermò subito senza nemmeno alzare lo sguardo.
"Non ti avvicinare" riuscì a sussurrare fra i singhiozzi.
"Melanie io..."
"Ti prego... vai via... non mi guardare" mormorò stringendo sempre di più le braccia intorno alle gambe.
Danny non sapeva che fare.
Forse non si sarebbero trovati in quella situazione se avesse parlato con lei tempo prima.
Aveva solo perso tempo, aveva fatto sì che tutto quello succedesse.
Si sentiva in colpa, troppo in colpa.
Con cautela si avvicinò a lei cercando di fare meno rumore possibile, non voleva spaventarla, voleva aiutarla.
La osservava, tutto quel sangue che gocciolava dalle ferite sulle braccia, scivolava sulla sua pelle per poi impregnare i suoi vestiti o cadere sul pavimento.
Non aveva mai visto una cosa del genere, non sapeva come comportarsi.
Voleva solo farle capire che non l'avrebbe lasciata sola a sanguinare contro quel muro, voleva infonderle sicurezza.
Anche quella era una cosa nuova, aveva paura di sbagliare ancora, ma doveva provarci, non poteva far finta di nulla.
Si inginocchiò lentamente davanti a lei che subito ebbe un fremito sentendolo così vicino.
"Vai via" sussurrò ancora cercando di alzare un pò il tono, ma la voce le si spezzò per colpa del pianto.
Le sembrava che la testa stesse per scoppiarle tanto le faceva male ma, in fondo, quella era la cosa meno dolorosa.
Sentì le mani di Danny avvolgere le sue e alzò lo sguardo su di lui di scatto.
Voleva urlargli di lasciarla in pace e di andarsene, ma non ne ebbe la forza.
Lasciò che Danny le aprisse le mani e vedesse le diverse lame che prima stringeva con forza.
Lo vide mentre ne prendeva una, il respiro le si fece ancora più affannoso.
Voleva portargliele via? 
"Non buttarla" disse a bassa voce.
"Non lo farò" la rassicurò guardandola negli occhi.
Melanie non sapeva se credergli, non capiva più nulla, non sapeva cosa stesse facendo Danny con quella lama in mano e non sapeva nemmeno perchè gli stava permettendo di vederla in quello stato.
Guardava quella lama che non era più nelle sue mani, Danny la stava osservando mentre se la rigirava fra le mani.
Le lacrime si erano attenuate, ma continuando a fissarlo, Melanie ritornò alla realtà.
"Ridammela" disse riprendendo a piangere, le lacrime combattevano per uscire dai suoi occhi una dietro l'altra, le bagnavano il viso, la facevano sentire così fragile. "Ridammela ho detto" disse bruscamente allungando una mano verso quella di Danny e afferrando con forza la lama.
Gliela strappò dalle mani, lui trattenne un gemito di dolore quando sentì la sua pelle tagliarsi.
"Oddio, scusa" urlò Melanie tremando sempre di pi.
"Tranquilla, non fa niente"
"Invece sì, sbaglio sempre tutto, scusa" continuò lei mentre riprendeva a piangere forte.
Strinse di nuovo le mani, sempre di più, credeva che quello che aveva fatto a se stessa non fosse abbastanza.
Poggiò ancora una volta la testa sulle sue ginocchia, la stanza era piena dei suoi singhiozzi, del suo dolore.
Aveva fatto del male anche a Danny, non meritava l'affetto di nessuno, non meritava più nulla, la sua vita poteva anche terminare.
Danny non disse niente, si sedette accanto a lei e le avvolse un braccio intorno alle spalle.
Lei sussultò, non voleva essere abbracciata, non voleva che la guardasse, non voleva fargli vedere tutto quello. 
Lui la strinse, sentiva che era irrigidita, ma non gli importava, voleva farle capire che lui era lì al suo fianco e non se ne sarebbe andato.
Qualche secondo dopo, si abituò a quella sensazione di calore che la stava circondando e si lasciò abbracciare.
Non ce la faceva più a piangere, tremare, singhiozzare e sanguinare, voleva far cessare ogni dolore in un istante, ma sapeva che non sarebbe successo.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, nessuno l'aveva mai vista in quello stato e mai nessuno l'aveva abbracciata vedendola piangere.
Era la prima volta, non si sentiva più a disagio, stava così bene che le venne quasi da sorridere.
 
 
Danny l'aveva aiutata ad alzarsi, l'aveva ripulita da tutto quel sangue disinfettandole ogni singola ferita.
Aveva delle garze ad avvolgerle alcune zone delle braccia, dove le ferite erano più profonde, sulla pancia aveva qualche cerotto e le ferite cominciavano a bruciarle di meno.
Si era stesa sul letto e lentamente si era addormentata.
Danny era stato seduto accanto a lei per tanto tempo, forse qualche ora, poi era andato via lasciandola dormire.
Si era fermato davanti ad uno specchio, le sue mani, le sue braccia, i suoi vestiti, tutto era impregnato del sangue di Melanie.
Gli aveva fatto terribilmente male vederla piangere, per non parlare di tutti quei tagli.
Sospirò e si diede una ripulita.
Erano circa le 04:30 quando entrò in cucina.
Luci gli corse in contro abbaiando e scodinzolando, la prese in braccio e si avvicinò al mobiletto che conteneva la sua piccola, per modo di dire, riserva di alcolici.
Prese una bottiglia a caso e riempì un bicchiere.
Si sedette lasciando che Luci si stendesse sulle sue gambe, poggiò i bicchiere sul tavolo e restò a fissarlo.
Aveva una gran confusione in testa, voleva bere fino allo sfinimento ma non poteva farlo, doveva smetterla uccidersi con le sue stesse mani.
Sentì dei passi lenti avvicinarsi e si voltò vero i corridoio.
Melanie abbassò lo sguardo sentendo le guance scaldarsi, non sapeva come comportarsi.
Doveva ringraziarlo?
Entrò in cucina e si sedette accanto a lui in silenzio, notò subito il bicchiere sul tavolo e si accigliò.
"Perchè ti sei alzata?" le chiese Danny.
"Mi sono svegliata e non volevo stare sola" rispose con voce debole. "Tu perchè sei ancora sveglio?"
Danny le indicò il bicchiere e lei sospirò. "Vuoi berlo?" gli chiese.
"Non lo so"
"Io dico di no" disse alzandosi, Danny la vide prendere il bicchiere e non capì bene cosa volesse fare. "Vieni con me" 
Fece scendere Luci dalle sue gambe e si alzò. 
La seguì fino al lavello e lei gli porse il bicchiere, lui lo prese.
"Cosa vuoi che faccia?"
"Danny, lo sai cosa devi fare" sussurrò lei.
Danny annuì e prese un grande respiro prima di versare il contenuto del bicchiere nel lavello, lascio cadere anche il bicchiere e Melanie gli sorrise.
"Sarà difficile" le disse Danny alzando lo sguardo su di lei.
Melanie alzò le spalle.
"Lo so" disse prima di afferrarlo per un braccio e portarlo sul divano nel salone.
Accesero la tv e rimasero lì, ognuno assorto nei propri pensieri.
"Melanie Worsnop" sussurrò Danny dopo un pò.
La ragazza rimase a bocca aperta, le sembrò che tutto si fosse fermato, il cuore cominciò a batterle fortissimo. "Suona bene, non credi?" le chiese guardandola e sorridendo.
Melanie annuì cercando di trattenere le lacrime che, per fortuna, erano di felicità.






Psychedelic Mushroom: salveeee ofvomjodsdjsd spero che questo capitolo ci sia piaciuto e scusatemi se c'è qualche errore! Vorrei avvisarvi che la FF è quasi finita, ci saranno ancora pochi capitoli e... e niente lol 
Ciao<3

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***


-Capitolo 14

Londra, 2 mesi dopo


Una donna dai capelli biondo cenere e un tubino nero si avvicinò a Melanie, si sedette accanto a lei sulla panchina di legno e le sorrise dolcemente.
"Buongiorno"
Melanie alzò lo sguardo e smise di scarabocchiare sul suo diario.
"Salve"
"Come ti senti?"
"Bene" rispose lei guardando gli altri ragazzi giocare nel giardino.
"Lo dici da quando sei tornata qui" disse la donna poggiandole una mano sulla spalla, Melanie roteò gli occhi e sbuffò.
"Forse perchè è la verità" mormorò con una punta di ironia nella voce. "Poi oggi Danny mi viene a prendere" disse con un vero sorriso sulle labbra.
"Melanie, sai che integrarti in una nuova città così lontana come Los Angeles sarà difficile?"
"Stando a casa di mio padre mi sono trovata benissimo, nonostante ci sia rimasta per pochi giorni" disse con un pò di tristezza, ma si riprese subito. "Quindi non mi serve qualcuno che mi psicanalizzi, ma grazie lo stesso per l'interesse"
"Melanie, io non ero assolutamente intenzionata a farlo, volevo solo prepararti a quello che dovrai affrontare"
Melanie sospirò.
"Senta, io ho un grande rispetto per il suo lavoro ma, detto con tanta sincerità, due mesi fa ho fatto un biglietto, ho preso l'aereo e sono arrivata a Los Angeles, ero completamente sola e non sapevo se mio padre mi avrebbe rivolto la parola, ma ho trovato un gentilissimo tassista di nome Trevor che mi ha accompagnato fino a casa sua e ho avuto il coraggio di parlare con Danny" disse tutto d'un fiato. "Con questo voglio dirle che anche senza il suo aiuto me la sono cavata benissimo" concluse.
La donna rimase in silenzio per un pò, da quando Melanie era tornata era una persona completamente diversa, forse stare con quel Danny l'aveva davvero aiutata.
Si chiedeva solo se era davvero lui suo padre, lei diceva di sì e anche lui ne aveva dato conferma avviando le pratiche del riconoscimento, ma lei aveva dei dubbi visto che la madre di Melanie era scomparsa non aveva lasciato molte notizie sul padre della ragazza, poteva essere anche morto.
"Non abbiamo parlato di una cosa e mi piacerebbe che ti aprissi con me" le disse. "Tu in questi mesi mi ha detto che all'inizio era scostante con te, ma non mi hai mai detto cosa gli ha fatto cambiare idea"
Melanie perse un battito, si sentì quasi sbiancare a quelle parole.
A parte alcuni ragazzi nella casa famiglia, nessun altro sapeva che lei si tagliava e aveva quel disordine alimentare, veniva seguita dalla psicologa solo perchè lì tutti i ragazzi lo erano.
"Non lo so, una sera abbiamo parlato e lui improvvisamente ha cambiato idea" disse.
In fondo non era una bugia, forse una mezza verità. "Adesso mi scusi, vorrei tornare in camera mia, devo sistemare alcune cose" disse chiudendo il diario, si alzò e cominciò a camminare per quel vialetto ricoperto da piccole pietre bianche.
"Aspetta"
La donna le seguì e la ragazza si voltò anche se era stanca di stare accanto a lei. "Spero che lui saprà renderti felice, te lo meriti dopo tutto quello che hai passato"
Melanie sorrise con sincerità.
"Lo farà, grazie" disse ricevendo un dolce sorriso come risposta.
Ritornò in camera sua, era più calda del giardino ma non più accogliente.
Aveva provato a renderla più carina e forse ci era anche riuscita, ma non le piaceva, odiava stare lì.
Mise il diario nella valigia che ormai aveva preparato da circa due giorni, era impaziente di tornare a Los Angeles.
Poteva già vedere la sua vita migliorare, ma aveva paura.
Forse la psicologa aveva ragione, sarebbe stato difficile integrarsi in un mondo completamente diverso dal suo.
Danny l'aveva chiamata più volte in quei due mesi e le aveva già detto che doveva farle conoscere delle persone, all'inizio era contenta ma la spaventava un pò.
Aveva paura di conoscere persone nuove e allo stesso tempo lo desiderava con tutta se stessa, la sua insicurezza la bloccava e la costringeva sempre a respigere quasi tutti.
Sentì bussare un paio di volte mentre chiudeva la valigia.
"Avanti" disse distrattamente.
La porta si aprì ed entrò la signorina Brown, una delle tante assistenti sociali che lavoravano in quella casa famiglia.
"Melanie, ci sono delle persone che vorrebbero vederti" disse la donna con la sua solita freddezza.
Ma Melanie non badò a quel modo di parlare, non quella volta.
Face un grande sorriso e le andò in contro.
Lei si occupava soprattutto di adozioni e affidamenti, significava solo una cosa.
La signorina Brown le disse di seguirla e lei non obbiettò.
Camminarono nel lungo corridoio e si fermarono davanti all'ultima porta sulla loro sinistra, quello era 'l'ufficio' della Brown.
La donna aprì la porta e Melanie vide subito Ben seduto sulla sedia di fronte alla scrivania, spostò lo sguardo verso la sua sinistra e Danny era lì, affacciato alla finestra.
Entrambi si voltarono verso la porta sentendola aprire.
Melanie non riuscì a fermarsi, corse verso Danny e gli saltò addosso, lui la strinse.
Era estremamente felice di vederlo, significava che presto se ne sarebbe andata da lì per sempre.
Quando poggiò di nuovo i piedi per terra lo guardò dalla testa ai piedi.
Le venne quasi da ridere, in giacca e cravatta sembrava quasi uno di quegli uomini di mezza età che passano la vita a lavorare nel loro uffici e che magari hanno una relazione con la segretaria ma in fondo ci tengono alla loro famiglia.
"Io un abbraccio non lo merito?" chiese Ben alzandosi dalla sedia.
Melanie fece prima finta di pensarci, poi corse verso di lui e lo abbracciò.
A meno che Danny non gli avesse detto qualcosa, lui non sapeva nulla.
Non aveva fatto vedere i suoi tagli a nessuno prima di andarsene, aveva messo una maglia a meniche lunghe con la scusa che una volta arrivata in Inghilterra avrebbe avuto freddo.
Sinceramente non le importava, se lo sapeva e voleva comunque abbracciarla significava che per lui non faceva alcuna differenza.
Sciolsero l'abbraccio e l'assistente sociale si sedette dietro la sua scrivania invitando Danny a fare lo stesso mentre gli indicava la sedia accanto a quella di Ben.
Restarono lì a parlare a lungo.
Danny in quei mesi si era occupato di tutte le faccende burocratiche e Melanie sapeva di avergli creato tanti problemi, parlando al telefono con lui gli aveva addirittura chiesto di lasciar perdere tutto.
Voleva essere sua figlia a tutti gli effetti, era la cosa che desiderava di più, ma non voleva essere un peso, anche se Danny le diceva sempre di non preoccuparsi.


Los Angeles, 4 giorni dopo

Danny sentì dei rumori provenire dalla cucina e si avvicinò alla porta cercando di fare poco rumore, ancora non si era abituato all'idea di vivere con lei.
Melanie era seduta al tavolo, stava giocherellando con una tazza mentre i suoi occhi erano fissi su di essa, sembrava che la stesse quasi sfidando.
Probabilmente la tazza conteneva del latte visto che sul tavolo c'era anche una scatola di cereali.
La ragazza prese un grande respiro prima di cominciare a mandare giù la sua colazione.
Danny sorrise e restò lì immobile a guardarla.
Era davvero fiero di lei.
Vederla mangiare era quasi una conquista, ma voleva parlare con lei.
In quei due mesi Melanie gli aveva detto che aveva mangiato ma poi vomitato, che si era tagliata ancora una volta e aveva perso un altro chilo.
Voleva chiederle se le andava di vedere qualcuno in grado di aiutarla, sapeva quanto lei odiasse parlare di quella cosa, ma voleva farle capire che aprirsi l'avrebbe solo aiutata ad uscire vincitrice da quella guerra.
"Smettila di fissarmi" disse Melanie.
Danny si spaventò quasi, ma sorrise nervosamente.
"Scusa, non volevo disturbarti"
Entrò in cucina e si sedette accanto a lei.
"Non disturbi"
Rimasero in silenzio finchè Melanie non ebbe finito di mangiare, poi Danny decise di affrontare il dispcorso dello psicologo.
All'inizio non voleva nemmeno ascoltarlo, poi però gli promise che ci avrebbe provato e quindi accettò di fare una prima seduta.
La ragazza chiuse un secondo gli occhi e rimise insieme tutti i pezzi della sua vita, voleva far si che tutto quello funzionasse, voleva rendere felice Danny, essere una brava figlia e magari riuscire a smettere di autolesionarsi.
Voleva solo voltare pagina e essere felice.
"Danny, posso dirti una cosa?" gli chiese un pò spaventata, aveva paura di farlo arrabbiare, ma non voleva avere alcun segreto con lui e non voleva che lui le nascondesse delle cose.
"Dimmi"
"Hai... hai presente quando mi hai detto di non guardare quella foto che hai nella libreria?"
Danny deglutì e annuì spaventato. "Ecco io... io l'ho vista"




Psychedelic Mushroom: Allora, come prima cosa mi scuso per il ritardo, è passato un mese da quando ho postato l'ultima volta e mi dispiace tanto, perdonatemi, spero che almeno il capitolo vi sia piaciuto .-. Poi vorrei ringraziarvi tutti e, infine, vorrei fare gli auguri a Danny, lui è una delle persone più importanti della mia vita, ci tenevo a dirlo<3<3

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. ***


-Capitolo 15
"Ecco io... io l'ho vista" 
Danny rimase immobile per qualche secondo.
Non sapeva che fare, non voleva che quella storia ritornasse a galla.
Voleva lasciarsela alle spalle e vivere una vita nuova, di certo non l'avrebbe mai dimenticato ma ripensare a tutto quello gli faceva molto male.
Abbassò lo sguardo e si alzò dicendo a Melanie di seguirlo. 
Non poteva più avere segreti, non con lei.
Si avvicinò alla libreria e prese quella foto cercando di non guardarla, non la prendeva da un bel pò e aveva quasi dimenticato quanto fosse doloroso guardarla.
Porse la foto a Melanie e lei, esitante, la prese.
"Aspettami qui, torno subito" le disse prima di andare verso le scale e dirigersi in camera sua.
Aprì l'armadio e prese ancora una volta quella scatola.
Non si sentiva pronto a raccontare quella storia, la conoscevano solo i suoi amici più stretti, ma doveva farlo per poter vivere serenamente con Melanie.
Tornò nel salone e la ragazza era seduta sul divano con la foto ancora in mano.
Prese un grande respiro prima di sedersi accanto a lei.
"Cos'è quella?" chiese lei timidamente.
Danny non le rispose, aprì la scatola e la poggiò sul divano, davanti agli occhi della ragazza.
Lei rimase immobile a fissarla.
Non sapeva che fare, ma capì subito che avrebbero parlato di una cosa alquanto delicata quando vide quelle scarpine così piccole.
"Posso?" gli chiese, lui annuì contro la sua volontà.
Odiava mettere quelle cose fra le mani di qualcuno, era come mettersi a nudo e non sempre gli piaceva quella sensazione, o meglio, al suo 'personaggio' non piaceva.
Ci aveva messo tanto tempo a crearselo e distruggerlo così era inusuale per lui.
Melanie continuò a mettere le mani in quella scatola, poteva sentire gli occhi di Danny puntati su di lei, ma era solo molto curiosa e non voleva infastidirlo in nessun modo.
Vide la foto di una ragazza dai capelli neri e ondulati, aveva un bel sorriso.
"Chi è?" gli chiese.
"Si chiama Tasha"
"Stavate insieme?"
"Sì, l'ho conosciuta cinque anni fa... le chiesi di sposarmi" 
Le si scaldò il cuore quando sentì quelle parole e Danny  non riuscì a trattenere un sorriso. "Glielo chiesi quando mi disse di essere incinta... l'amavo così tanto che quando me lo disse le diedi un bacio e uscii di casa, dopo mezz'ora ero davanti a lei con un anello in mano, volevo che fosse mia moglie, in quel momento desideravo avere una famiglia" 
Fra i due calò il silenzio per qualche secondo.
Melanie non sapeva che dire, nella sua testa fece mille supposizioni, non riusciva a riordinare i pensieri.
"Ma?" gli chiese ancora più interessata, voleva capire.
"Ma le cose belle non durano per sempre... circa quattro mesi dopo lei e Ben uscirono insieme e... e ebbero un incidente... quando all'ospedale mi dissero che aveva perso il bambino non ci volevo credere, non riuscivo ad accettarlo e me la presi con Ben perchè lui stava bene, in quel momento l'ho odiato, non gli ho parlato per mesi... ma Tasha mi fece capire che non era colpa sua, nonostante tutto lei non si è mai arrabbiata con lui, non gli ha mai dato la colpa" disse con un pò di rabbia nella voce.
"Doveva volergli molto bene" sussurrò Melanie colpita da tutte quelle parole.
Le dispiaceva per quello che aveva passato.
Si sentì in colpa, probabilmente Danny stava cercando di dimenticare quella storia e lei aveva insistito dicendogli di essere sua figlia.
Gli aveva dato dell'insensibile più volte, ma forse l'insensibile era lei. 
"Già, in realtà l'ho conosciuta grazie a lui" 
Melanie gli sorrise e le venne spontaneo chiedergli perchè si erano lasciati, nonostante potesse immaginare la risposta.
Danny prese un grande respiro, non sapeva come rispondere a quella domanda.
"Non lo so... in realtà non c'è stato un momento in cui ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che era finita... sai, credo che perdere un figlio sia una di quelle cose che ti può unire ancora di più, ma può anche distruggere tutto... è come se venisse a mancare qualcosa ed è molto difficile ricominciare"
Melanie annuì leggermente e abbassò lo sguardo.
Poteva sentire la tristezza nella sue parole, forse anche un pò di rimorso per non aver provato con più insistenza a far durare la loro relazione.
"Danny, tu... tu l'ami ancora?"
"È passato molto tempo, non lo so più quello che provo per lei... ma le voglio bene, questo è certo"
La ragazza cominciò a rimettere tutto nella scatola, aveva visto fin troppo e sentiva che a Danny dava fastidio che lei guardasse quelle foto.
Restarono lì a parlare per molto tempo, Melanie non credeva che Danny potesse avere quel lato così fragile, che si stesse aprendo con lei, che gli confidasse quelle cose che, a quanto aveva capito, sapevano davvero in pochi.
Tutto quello la faceva sentire importante.


Danny entrò in camera di Melanie, ma lei non c'era.
"Melanie, sei in bagno?" chiese vedendo la porta chiusa.
"Sì, un attimo" 
Si poggiò alla scrivania e incrociò le braccia al petto. 
Non gli piaceva vederla chiusa in quel bagno, l'ultima volta non era successo nulla di bello, ma non poteva starle dietro in continuazione, non voleva opprimerla.
I suoi occhi si posarono sulla cartolina che le aveva comprato quando era arrivata lì, la prese sorridendo.
Non avrebbe mai immaginato che la sua vita avrebbe preso quella piega, non sapeva se sarebbe stato capace di fare il padre, ma voleva provarci con tutto se stesso.
La porta del bagno si aprì e Melanie ne uscì con i capelli in disordine e un pettine in mano.
"Che c'è?" gli chiese cominciando a pettinarsi.
"Preparati, stasera usciamo tutti  insieme"
"Tutti tutti?" chiese Melanie.
"Già, ma ci saranno altre persone che vorranno conoscerti"
Melanie si accigliò.
"Per esempio?"
"Per esempio i figli di Ben, quelli di Cameron,  quelli di James e quelli di Sam"
Melanie spalancò gli occhi, poteva immaginare che ne avessero, però non ne aveva mai sentito parlare nè li aveva visti.
"Ehm... ok" disse lasciandosi sfuggire un risata.
Prima di ricominciare a pettinarsi guardò la cartolina che Danny aveva ancora fra le mani.
"Se sapessi dov'è mia mamma probabilmente gliela invierei... tanto per farle sapere che sto cercando di costruirmi una vita decente"
Danny le sorrise poggiando la cartolina al suo posto, si avvicinò alla ragazza e l'abbracciò.
Prima di uscire dalla stanza, le rivolse un altro sorriso.
Melanie rimase ferma a guardare la sua figura che scompariva dietro quella porta.
Con quell'abbraccio aveva ricevuto qualcosa che le mancava da davvero troppo tempo, l'amore di un padre, l'amore di qualcuno che sapeva sarebbe rimasto per sempre al suo fianco nonostante i suoi problemi.
E grazie a quel sorriso aveva capito che quella era casa sua, che finalmente aveva la possibilità di vivere una vita felice perchè Danny, forse, avrebbe saputo amarla.

                                                                                                                                        FINE.



Psychedelic Mushroom: bene, la FF è finita *piange* Non so che dire, vorrei ringraziare immensamente Fateless ce ha recensito ogni signolo capitolo, grazie di tutto. Poi ringrazio FamousLastWords che ha recensito solo gli ultimi capitoli, ma va bene lo stesso lol, e grazie a blackDevil997 e Blind Summer. Grazie a chiunque l'abbria inserita fra le preferite e le seguite e, infine, grazie anche a chi l'ha soltanto letta, vi perdono per non avermi dato un parere U_U ahahah.
Che dire, spero di avere il piacere di riavervi anche nella prossima FF che posterò :D
Grazie ancora, alla prossima<3

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