Rolling in the deep

di _Lolita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Emerald ***
Capitolo 3: *** When I met you ***
Capitolo 4: *** Hard Past ***
Capitolo 5: *** Black Hole ***
Capitolo 6: *** Nightmare (Now your nightmare comes to life) ***
Capitolo 7: *** Wishlist ***
Capitolo 8: *** The Light Behind Your Eyes (Pt 1) ***
Capitolo 9: *** The Light Behind Your Eyes (Pt.2: The World Is Ugly, But you're Beautiful to Me) ***
Capitolo 10: *** There's a fire starting in my heart ***
Capitolo 11: *** Reaching a fever pitch, it's bringing me out the dark ***
Capitolo 12: *** Infinite ***
Capitolo 13: *** Everybody needs somebody ***
Capitolo 14: *** Let me kiss you hard in the pouring rain ***
Capitolo 15: *** I wish ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Non ci posso credere Layla, di nuovo?!- esclamò un ragazzo di bassa statura dai lunghi capelli neri

-Se sono delle teste di cazzo io non ne posso nulla- affermò la ragazza sedendosi sul divano e accendendosi una sigaretta

-E' la quarta volta che ti licenzi i soli due mesi! Mi spieghi qual'è il problema?-

-Non mi piace questo lavoro Frank! Non ce la faccio più! Quel porco schifoso del fotografo oggi non ha fatto altro che toccarmi il culo cristo! Io vado li per posare mica mi prostituisco!- affermò Layla passandosi una mano fra i capelli turchesi, in preda alla disperazione

-Allora se è così è diverso..- disse Frank sedendosi accanto a lei

Frank e Layla si conoscevano dalle elementari, erano sempre stati come pane e burro: inseparabili. Vivevano entrambi a Belleville, ma sognavano con tutto il cuore di andarsene, di lasciarsi alle spalle le loro orride vite, e quando finalmente Layla compì diciotto anni si trasferirono a New York dove Frank cominciò la facoltà di economia all'università; Layla, di un anno più piccola di lui, dal canto suo aspettava di poter cominciare la facoltà d'arte, e nel frattempo lavorava come modella per poter pagare la retta e la sua quota di affitto, quota che Frank riusciva a stento a pagare con il suo misero stipendio da cameriere.

Non stavano insieme, ne avevano mai provato qualcosa l'uno per l'altra che non fosse solo un profondo amore fraterno, dormivano insieme il più delle volte quello sì, ma solo perchè il sonno di Layla era sempre tormentato da atroci incubi, e solo se dormiva con Frank si sentiva tranquilla.

Si poteva dire tutto tranne che la vita fosse stata gentile con loro, Layla scappava dal ricordo di suo padre, morto di leucemia quando lei aveva solo 12 anni, e da sua madre che da allora era caduta in depressione e non faceva altro che portare a casa un uomo diverso ogni sera, Frank invece fuggiva da un padre a dir poco violento e da una madre che pur amandolo con tutto il cuore non era mai riuscita ad aiutarlo davvero.

Quando arrivarono a New York le uniche cose che avevano erano cento dollari e due mesi di affitto prepagato di quel misero appartamento in cui vivevano, Layla capì subito che l'unico modo per sbarcare il lunario per lei sarebbe stato quello di sfruttare la sua bellezza e così si fece assumere da un agenzia di moda, sapeva che l'avrebbero assunta subito, da sempre sapeva di essere una bellissima ragazza, ma non le era mai importato molto, detestava la moda e i servizi fotografici, detestava le sfilate e le altre modelle che facevano di tutto per farti sentire inferiore, e così a furia di ingoiare rospi impazziva e si licenziava per poi farsi assumere nuovamente da un altra agenzia pochi giorni dopo. Frank sapeva che in parte lo faceva per lui visto che i miseri trecento dollari che guadagnava ogni mese spesso non bastavano neanche a coprire tutte le spese universitarie, e per questo si sentiva in colpa.

-Lay, devi trovarti un nuovo lavoro..-

-Lo so Frankie, ma non voglio fare la modella, non ce la faccio, è un mondo troppo frenetico, troppo crudele, non lo reggo-

-Beh, c'è da dire che ci sono parecchie ragazze carine..- disse Frank quasi per addolcirle la pillola e per strapparle un sorriso

-Lo so che è pieno di fighe assurde, e credimi, me le farei tutte quante, ma non cambierò idea per questo-

-Comunque devi smetterla di portarti a letto donne che nemmeno conosci- disse Frank

-E tu devi smetterla di portarti a letto uomini che non conosci- disse la ragazza enfatizzando sulla parola uomini

Ah già, a completare l'assurdo quadretto che quei due componevano si era aggiunta anche la loro sessualità, ma mentre Layla era lesbica dichiarata, Frank non aveva mai fatto outing con nessuno a parte che con lei.

-Certo, certo- disse Frank -Comunque, credo di aver trovato quello che fa per te...-

 

 

 

 

 

Non so come questa cosa sia potuta venirmi un mente U.U So solo che avevo qualche idea nella testa e questo è il risultato XD

 

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Capitolo 2
*** Emerald ***


L'invadente luce del sole entrò con prepotenza nella stanza di Frank costringendo Layla ad aprire gli occhi. Si ritrovò davanti il suo migliore amico allegro e pimpante come non mai

-'Giorno stellina!- esclamò

-'Giorno un cazzo! Ma che ore sono??- chiese Layla comprendosi la testa col cuscino

-Le sette-

-Cosa?! Perchè cazzo mi hai svegliata? E' presto!-

-Lay, la tua finezza mi commuove, davvero- disse Frank sarcarstico

-Fottiti!-

-Ok, ok, allora non ti ricorderò che oggì è il tuo primo giorno di lavoro e che se non ti sbrighi farai tardi- disse lui con nonchalance

-Porca di quella grandissima troia!- esclamò Layla balzando in piedi e correndo in bagno -Potevi dirmelo prima cristo!-

-Nah, volevo vedere la tua reazione-

-Sei un grandissimo stronzo, e poi anche tu sei in ritardo, le lezioni cominciano alle otto anche per te mio caro- disse Layla indossando un paio di jeans chiari

-Io sono già pronto infatti, e vedi di abituarti, sarà così per tutto l'anno-

-Non farmi pentire di averti dato retta- disse Layla mettendosi un semplice maglioncino di cotone nero

-Ti ho mai detto di quanto siano fighe la ragazze della facoltà d'arte?- cantilenò Frank appoggiansosi allo stipite della porta

-Cos'è, mi stai per caso diventando etero pansy?- lo prese in giro lei allacciando le stringhe delle vans nere ormai ridotte a pezzi

-No. E poi smettila con quel soprannome, è roba vecchia- disse serio

-Lo so, lo so scusa. Ma tu resterai per sempre la mia principessina- disse la ragazza dandogli un affetuoso bacio sulla guancia

-Si certo. Allora sei pronta?- chiese Frank mentre Layla indossava la sua tanto amata giacca di pelle

-Si, mi truccherò in metropolitana- disse mentre prendeva la borsa da terra

-Wow, ci hai messo solo mezz'ora, è un nuovo record-

-Sei tu quello che ci mette ore a prepararsi, non io- affermò la ragazza uscendo di casa e chiudendo la porta a chiave

Scesero le scale velocemente e quando si ritrovarono fuori dal portone il rumore di clacson e sirene si fece rapidamente strada nei loro cervelli.

Non vivevano certamente nella zona migliore della città, ma l'affitto era basso e l'università era vicina.

-Sei una pattumiera ambulante!- esclamò la ragazza riferendosi al fatto che Frank era già al suo quarto muffin

-Ehi, io non ho fatto colazione!-

-Non mi sembra una valida scusa..-

-Pensa per te, hai più trucco sulla faccia che Joker-

-Spiritoso..- disse la ragazza finendo di darsi il mascara

-Tra due fermate debbiamo scendere, hai finito o già che ci sei vuoi rifarti il naso?- chise Frank ironicamente

-Dio Frank sei un ansia. Oggi è il mio primo giorno di lavoro, e quello agitato sembri tu-

Scesero dalla metro. Una volta fuori attraversarono la strada e si ritrovarono davanti all'universita.

-Wow- disse Layla mentre i due si avviavano verso l'entrata

Quando furono dentro Layla notò che buona parte del corpo studentesco li stava fissando

-Perchè ti fissano?- chiese a Frank

-Non fissano me. Fissano te, e come dargli torto-

-Sei sicuro che non stai diventando etero..-

-Sicurissimo. E poi mica ti fissano perchè sei bella, ma perchè sembri un evidenziatore con quei capelli-

-Ahahah spiritoso. Io devo paralare con la prof di disegno, tu va in classe che sei in ritardo-

-Si mamma. La trovi in aula professori adesso, è al secondo piano, la primo porta a sinistra-

-Ok, ci vediamo dopo- disse dandogli un piccolo bacio a stampo a mo di saluto facendo girare l'intero corridoio verso di loro

-Sei una stronza Lay- disse lui ridendo

-Lo so- e detto questo sparì tra la folla

Layla seguì le indicazioni di Frank alla lettera e si ritrovò in aula professori, bussò timidamente ed entrò

-Buongiorno, sto cercando la professoressa Rise-

-Sono io cara, chiamami Emily e dammi pure del tu- disse una donna sui sessantacinque anni, aveva una folta chioma di ricci color mogano ed era vestita come un hippie, a Layla fece subito simpatia -Tu devi essere Layla giusto?- chiese poi porgendole la mano

-Si, sono Layla, Layla Vermeer-

-Oh, qualche parentela col maestro?**- gli occhi verdi di Emily brillarono

-Nessuna purtropo ma adoro le sue opere-

-Oltre che essere bellissima hai anche buon gusto, sarà una gioia lavorare con te- disse con un sorriso

-A dire il vero l'anno prossimo mi iscriverò a questa facoltà-

-Allora sarà un onore averti come studentessa. Ma ora siediti, dobbiamo sbrigare alcune formalità- Layla ubbidì sedendosi di fronte a lei

-Allora Layla, hai diciannove anni giusto?-

-Si- la donna lo scrisse su un modulo

-Hai qualche problema con il nudo artistico?-

-No, nessuno-

-Perfetto, allora se non ti dispiace potremmo cominciare proprio da questo- disse

-Si, certo- disse Layla con un sorriso

-Ok, vieni con me- la donna si alzò e uscì dalla stanza seguita a ruota dalla ragazza

-Puoi cambiarti qui- disse poi quando arrivarono davanti a una porta bianca -Dentro c'è un altra porta che conduce alla mia aula, quando sei pronta puoi entrare- disse Emily sorridendo

-Ok- detto questo Layla entrò, si rese conto che la stanza non era altro che un piccolo spogliatoio.

Si cambiò lentamente piegando accuratamente i suoi vestiti e indossando poi un a specie di kimono di seta nera che trovò appeso su un attaccapanni, intanto attraverso la seconda porta poteva sentire Emily che parlava alla classe

-Oggi lavoreremo sul nudo artistico. Abbiamo avuto la fortuna di trovare una modella all'ultimo minuto e che poserà per noi oggi. Layla se sei pronta puoi entrare-

La ragazza entro in classe timidamente, ma non era imbarazzata alll'idea di posare nuda, semplicemente si sentì in soggezzione per un istante, posare per un opera d'arte era qualcosa di nuovo per lei

-Puoi stenderti li- le disse Emily indicandole un divanetto in stile barocco posto al centro della stanza, Layla ubbidì e lasciò che il kimono cadesse lento ai suoi piedi, la classe non si scompose, nemmeno i ragazzi la guardarono con malizia, semplicemente aspettarono che assumesse la posa che Emily le aveva indicato per poi cominciare a disegnare.

Layla per la prima volta da quando aveva cominciato a fare la modella si sentì a suo agio, li non c'era nessuno che la osservava come se fosse un pezzo di carne al macello, nessuno cha faceva commenti inappropriati sul suo posteriore o che la sfotteva per via del suo seno piccolo, li era considerata una persona, una donna da ritrarre, realtà che poi sarebbe diventata arte.

I suoi occhi si muovevano veloci e osservavano volti degli studenti presenti quasi con interesse, erano più grandi di lei, dovevano essere del penultimo anno come minimo; all'imprivviso i suoi occhi vennero catturati da quelli di un ragazzo; non era bellissimo, ma di certo non era brutto, aveva i capelli neri, di diverse lunghezze che gli ricadevano su un paio di iridi smeraldine, Layla pensò di non aver mai visto occhi più belli.

Il suono della campanella annunciò la fine della lezione.

-Bene ragazzi, continueremo domani, Layla, grazie per essere venuta- gli studenti raccolsero velocemente la lora roba e subito uscirono diretti verso la prossima lezione, Layla torno rapidamente nello spogliatoio e si cambiò, salutò Emily che le consegnò l'orario delle lezioni alle quali avrebbe dovuto essere quella settimana e poi se ne andò alla ricerca di Frank con quale aveva appuntamento per un caffè. Mentre camminava distrattamente però un ragazzo le venne addosso facendole cadere a terra la borsa rovesciandone il contenuto

-Fanculo!- esclamò lei

-Scusami- disse prontamente lo sconosciuto chinandosi a terra per aiutarla a raccoglierlo, quando i loro occhi si incontrarono però Layla cambiò espressione, quegli occhi, quegli smeraldi non si potevano dimenticare

-No, scusami tu. Sono stata sgarbata, non l'hai fatto apposta- disse Layla, il ragazzo sorrise timidamente, lei notò che era completamente vestito di nero, solo i suoi occhi erano di un colore diverso

-Mi chiamo Layla Vermeer-

-Come Jan?- chiese lui

-Si, nessuna parentela però. Tu sei ?- chiese lei con un sorriso

-Gerard, Gerard Way-

-Beh, Gerard Way, io sto andando a prendermi un caffè, vieni con me?-

-S..si, perchè no..- era timido, Layla se ne rese conto subito, ma aveva un non so che di strano, qualcosa che fece scattare in lei un a scintilla, un qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la vita di quel ragazzo e quella del suo migliore amico. Ma di questo Layla se ne rese conto solo dopo un pò di tempo, in quel momento Gerard restava solo un normalissimo ragazzo con degli smeraldi al posto degli occhi.


 

 

** Jan Vermeer, pittore Olandese, nonchè uno dei miei artisti preferiti :)

 

Grazie mille a chi segue e recensisce :)

 

_Lolita

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Capitolo 3
*** When I met you ***


Ormai Layla e Gerard erano seduti nel bar dell'università da quasi un ora.

Aveva parlato solo lei per più della metà del tempo, cercando di sciogliere un pò Gerard che aveva detto si e no cinque parole da che si erano conosciuti.

-Sei una persona di poche parole, vero?- gli chiese Layla a un certo punto prendendo un sorso di caffè, Gerard annuì imbarazzato

-Meglio, adoro le persone silenziose. Frank, il mio coinquilino, parla anche troppo- sorrise per un istante pensado a quanto volesse bene a quel nano -Tra poco dovrebbe arrivare anche lui, così te le presento-

-Ok- si limitò a dire lui con un sorriso

-Wow, sei riuscito a pronunciare due lettere, è un grande traguardo- disse Layla, non lo stava prendendo in giro con cattiveria, ma amichevolmente, infatti il ragazzo si mise a ridere

-Senti... lo so che a un artista non si dovrebbe mai chiedere una cosa del genere, ma anche se è incompiuto, posso vedere il ritratto che mi hai fatto?- sta volta era Layla quella imbarazzata

-Certo, del resto sei tu la modella- disse Gerard con un sorriso tirando fuori dalla sua tracolla l'album da disegno e mostrando a Layla il ritratto che le aveva fatto poco prima, quest'ultima rimase sbalordita. Si era concentrato sul volto che era decisamente più dettagliato, lasciando che il corpo rimanesse, per il momento, solo uno schizzo, il chiaro scuro era perfetto e a Layla parve di aver davanti una fotografia invece che un disegno. Rise.

-Perchè ridi?- le chiese Gerard quasi con timore, come se avesse paura che la ragazza stesse ridendo per il suo lavoro

-Il tuo disegno è meraviglioso, non mi fraintendere. Stavo solo pensando che di solito un uomo e una donna prima prendono un caffè insieme, e solo in un secondo momento magari lui la vede nuda- Gerard capì il ragionamento e scoppiò a ridere, effettivamente era vero.

-Sai, l'anno prossimo anch'io mi iscriverò ad arte, ma non credo di essere brava come te- Gerard le rivolse l'ennessimo sorriso imbarazzato della giornata

-Layla!- esclamò una voce che la ragazze riconobbe subito

-Frank, vieni, ti stavamo aspettando- disse Layla, Frank si avvicinò al loro tavolo e si sedette

-Frank, lui é Gerard, segue il corso di disegno dal vivo, Gerard lui è Frank-

-Picere- disse Frank con un sorriso porgendogli la mano, Gerard la guardò intimorito e dopo pochi secondi si affrettò a stringerla, Frank percepì la paura negli occhi del ragazzo, quasi come se quel contatto lo spaventasse, così decise di lasciarla andare

-Com'è andato il primo giorno?- chiese poi a Layla

-Bene, la prof di disegno è un genio- disse con un sorriso pensado a Emily

-Mi fa piacere per te..-

-Ciao Gerard- una voce femminile giunse alle loro orecchie

A parlare era stata una ragazza, doveva avere si e no un anno più di Layla anche se era leggermente più bassa di lei, aveva i capelli neri e un paio di grandi occhi nocciola, se ne stava in piedi davanti al loro tavolo

-Ciao Lindsey- disse Gerard sorridendole

-Scusami- disse poi la ragazza a Layla -Non ho potuto fare a meno di notare che hai dei capelli davvero meravigliosi, io le altre ci chiedevamo qual'è il tuo segreto- indicò con un cenno del capo altre cinque ragazze sedute a un tavolo poco distante dal loro che la guardavano ridacchiando proprio come fanno le ragazzine delle medie davanti al ragazzo che gli piace, Layla le osservò alzando un sopracciglio con uno sguardo che non lasciava niente all'immaginazione

-Beh, è un lavoro lungo e complicato, ma sarò ben felice di spiegarvelo- disse poi alzandosi, Lindsey se ne andò saltellando allegra per andare a dire alle altre che sarebbe andata a asedersi con loro

-Signori, vogliate perdonarmi, ma il mio nuovo harem mi chiama- Frank sbuffò esasperato

-Guai a te se prendi l'aids!- le disse ridendo, lei gli tirò uno schiaffetto dietro la nuca

-Fottiti! Ciao Gerard, ci vediamo domani- lo salutò con un sorriso e si andò a sedere con le amiche di Lindsey

Frank, rimasto solo con Gerard, cominciò a osservarlo con attenzione, proprio come se fosse un opera d'arte, era pallido, cadaverico, le labbra erano sottili e ben disegnate, si torturava le maniche del maglione nero che indossava con le dita lunghe e affusolate

-E così..- cominciò Frank -Frequenti la facoltà d'arte- era un discorso davvero insulso, ma tra i due si era creato un silenzio davvero imbarazzante che necessitava a tutti i costi di essere rotto

-Si- rispose Gerard

-Mi sarebbe sempre piaciuto imparare a disegnare, Lay ha provato a insegnarmi, ma non credo di essere portato-

-Come fai a saperlo se non ci provi?- chiese Gerard, Frank sorrise nel capire che era riuscito ad mettere su una specie di conversazione con quel ragazzo così cupo

-Non so. Anche se a dire il vero preferisco suonare la chitarra piuttosto che disegnare-

-Ho sempre voluto imparare a suonare, ma i miei non hanno mai avuto soldi per pagarmi delle lezioni così ci ho rinunciato..- ammise Gerard abbassando la testa per la vergogna

-...Se vuoi posso insegnarti io..- propose Frank temendo con tutto il cuore un rifiuto da parte di Gerard

-...Sarebbe bello, ma non saprei come ripagarti..-

-Io ti insegno a suonare e tu mi insegni a disegnare. Ci stai?- propose Frank

-Si..- sul suo viso si dipinse un sorriso, un sorriso dolce e sincero, il più bello che Frank avesse mai visto

-Potremmo cominciare domani, dopo le lezioni- propose Frank

-Ok..-

-Ora devo andare, ho lezione e se non mi sbrigo faccio tardi. Ci vediamo domani-

-Si..ciao-

Frank si diresse verso la classe di economia a passo spedito.

Pensava a Gerard. Pensava di non aver mai visto un ragazzo più bello in vita sua.

Quegli occhi. Quegli occhi lo avevano stregato, ipnotizato e fatto rotolare in un profondo oceano smeraldino. In quegli occhi aveva letto, per un istante, la paura. Quando gli aveva stretto la mano lo aveva sentito tremare appena spaventato da quel contatto. Aveva sentito parlare di quella paura: l'afefobia, la paura del contatto fisico, una paura che ti limita, che ti impedisce qualsiasi tipo di contatto, anche una semplice carezza, sapeva che il più delle volte era dovuta a un trauma infantile, a qualcosa di doloroso capitato durante l'infanzia... si chiese cosa potesse essere successo a Gerard di così orrendo da portarlo ad avere paura di una semplice stretta di mano. C'era qualcosa di strano in Gerard, un aria di mistero che gli aleggiava intorno, un qualcosa che Frank moriva dalla voglia di poter sapere.

 

 

 

Fa cagare lo so, ma volevo assolutamente farli incontrare.

Il breve discorso che fanno è davvero una cosa monotona, ma non sapevo davvero di cosa farli parlare, e mi serviva una valida scusa per farli vedere di nuovo.

L'afefobia è una fobia tremenda che compromette i rapporti tra le persone, io la sto combattendo pian piano e visto che voglio sempre rovinare l'esistenza dei miei personaggi ho deciso di rendere la vita del nostro Gee un vero inferno, ma grazie al nostro caro Frankie le cose si aggiusteranno :3

Perdonate eventuali errori grammaticali, ho scritto di fretta.

Ringrazio come sempre chi segue e recensisce, siete meravigliose :)

Giuro che i prossimi capitoli faranno meno schifo u.u

 

_Lolita

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Capitolo 4
*** Hard Past ***


Frank tornò a casa esausto. Le ultime due ore lo avevano devastato.

Arrivò davanti al suo portone, e poco prima di infilare la chiave nella toppa una ragazza dai lunghi capelli neri,e dall'aria assurdamente familiare, aprì la porta dall'interno e la tenne aperta per farlo entrare, Frank la ringraziò poco prima che se ne andasse.

Salì al quinto piano a piedi, visto che l'ascensore era rotto da mesi ma nessuno si degnava di ripararlo, e quando si ritrovò davanti a casa sua come girò la chiave nella serratura e le diede un calcio per riuscire ad aprirla.

L'appartamento che divideva con Layla era piccolo, c'era giusto lo spazio per un soggiorno e una cucina, separati da un piccolo angolo bar, una camera da letto, che divideva con la sua migliore amica, e un bagno. Prese una birra dal frigo e si lasciò cadere sul divano.

Layla era seduta sul suo sgabello accanto alla finestra del soggiorno con il cavalletto e l'album da disegno davanti , stava dipingendo come ogni sera.

Era senza dubbio la ragazza più bella che Frank avesse mai visto, i lunghi capelli turchesi erano tirati su con una pinza e le lasciavano il volto scoperto, era pallida, così tanto da sembrare albina, gli occhi grandi, perennemente truccati di nero, erano un miscuglio di grigio e verde, come il mare dopo le tempeste, era magra, magari un pò troppo, ma con tutte le curve al punto giusto, forse il seno era un pò troppo piccolo, ma grazioso e ben disegnato. Curvò la testa lentamente per osservare il modo in cui la luce arrivava sul foglio e faceva risaltare i colori , diede un ultima pennellata per poi posare la tavolozza sul tavolino che aveva vicino e voltarsi verso Frank

-Non ti ho sentito entrare- disse a mò di saluto

-Non volevo interromperti, sei davvero assorta quando dipingi, mi dispiace distrarti-

-Tranquillo, tu non mi disturbi mai. Com'è andata oggi?-

-Bene. Lunedì ho degli esami da dare, ma non dovrebbero essere difficili, comincerò a studiare stasera dopo il lavoro-

-Ah, prima che mi dimentichi, ha chiamato tua madre, voleva farti gli auguri per il tuo compleanno, le ho detto che l'avresti richiamata-

-Già, peccato che il mio compleanno sia stato un mese fa...- disse Frank con l'amaro in bocca

-Lo sa, ha detto che le dispiace di non aver chiamato prima, ma avevano staccato il telefono ai tuoi, troppe bollette arretrate..-

-La chiamerò poi- concluse accendendosi una sigaretta

-Le ho detto che l'avresti fatto sta sera..-

-Non dovevi farlo..-

-Frank, capisco l'odio per tuo padre, ma tua madre non c'entra, è una vittima tanto quanto te- disse Layla sedendosi accanto a lui

-E allora perchè non lo ha mai denunciato?! Perchè ha lasciato che ci rovinasse la vita in quel modo?!- sbraitò Frank

-Cosa credi che avrebbe risolto? Lo sai che se lo avesse fatto sarebbe stato peggio, a Belleville c'era si e no solo una stazione di polizia, non si sarebbero mai scomodati per una cosa del genere, detesto dirtelo, ma è così-

-Lay...io vorrei perdonarla, ma non ci riesco... lo sai quante volte mi sono ritrovato per terra in una pozza di sangue? Lei mi aiutava ad alzarmi e mi mandava a letto, quando le chiedevo di denunciarlo scuoteva la testa e mi diceva che non poteva, non mi hai mai portato all'ospedale, nemmeno quando mi ha rotto il naso, mi ci hai portato tu ricordi?-

-Si.. ma credimi, tua madre ti vuole bene, anche se ti costa ammetterlo è così, e sono sicura che si è pentita dei suoi errori.. quindi tu sta sera la chiami ok?-

-Ok...ma lo faccio per te..-

-E' un inizio- disse Layla con un sorriso

-Cosa farei se non ci fossi tu?-

-Beh, avresti l'appartamento solo per te quindi potresti portarci Gerard...-

-COSA?!- Layla scoppiò a ridere

-Ho visto come lo guardavi oggi!-

-Ma se lo conosco da nemmeno un giorno- protestò Frank

-E allora? Mi ci gioco il culo che domani vi vedete- Frank abbassò lo sguardo imbarazzato

-Lo sapevo! Oddio Frank sono così felice per te!- gli saltò al collo abbracciandolo

-Non è mica un appuntamento! E poi vogliamo parlare di te? Ho visto la ragazza di oggi, quella Lindsey, che usciva dal nostro palazzo- Frank aveva sfoderato i suoi modi da checca isterica

-E allora? Le ho solo dato della roba per tingersi i capelli-

-Si certo-

-Infatti è così, non mi farei problemi a dirti che me la sono portata a letto, lo sai. Comunque devo ammettere che hai buon gusto tesoro, se fossi un uomo e fossi gay me lo scoperei anch'io-

-Sei davvero romantica- disse Frank ironicamente

-Lo sai che io odio le storie serie-

-Già. Comunque non è un appuntamento, lui vuole imparare a suonare la chitarra e io voglio imparare a disegnare, è un dare e un avere, nulla di più-

-Certo, come no-

-Pensala come vuoi-

-A parte gli scherzi, Gerard è un bel ragazzo, ma ha qualcosa di strano...è così timido-

-Si l'ho notato anch'io, credo sia afefobico-

-Dici?- chiese Layla accendendosi una sigaretta

-Dico. Beh, io vado, faccio tardi a lavoro-

-Sei in casa da nemmeno due minuti e devi già andare a lavoro?-

-Questa è la vita di chi lavora sul serio amore mio, ma non puoi capire, del resto il tuo lavoro consiste nel sdraiarti e stare ferma- la prese in giro lui

-Non è vero! A volte devo stare seduta- gli rispose ridendo

-Oddio, dev'essere davvero terribile! Io vado, torno fra un paio d'ore-

-Ciao pansy- cantilenò lei

-Ti ho sentito stronza- disse Frank chiudendosi la porta alle spalle e provocando una risata da parte della ragazza

Frank lavorava in un piccolo ristorante italiano vicino casa, il posto era carino e ben tenuto nonostante la zona non fosse delle migliori, ma il titolare era un bastardo della peggior specie

-Sei in ritardo- gli disse subito Rajid, un ragazzo arabo con cui lavorava, non appena entrò

-Solo di cinque minuti..- si giustificò lui

-Al capo bastano per dire che sei arrivato alle nove e toglierti un ora dallo stipendio**- Frank bestemmiò e si mise subito il grembiule in vita

-Ho pensato io al tavolo tre, ora faccio il due, tu occupati del cinque- gli disse Rajid per poi sparire in cucina

-Ok- Frank si diresse verso tavolo che doveva servire, vi erano seduti un ' anziana signora e un ragazzo che doveva essere poco più grande di lui

-Buonasera, volete ordinare?- chiese cordiale tenendo gli occhi piantati sul blocco per le ordinazioni

-Frank??- quest'ultimo riconobbe subito la voce stupita del ragazzo seduto al tavolo

-Gerard??-

 

 

Buonasera ragazze mie :)

Allora questo capitolo, come sempre, fa schifo, ma è abbastanza importante, perchè fa luce sul passato di Frank e fa capire il rapporto profondo che ha con Layla (che io amo alla follia :3).

E' inutile dirvi che i prossimi capitoli non farano schifo, perchè tanto lo faranno eccome, ma saranno molto più...frerard per così dire XD

 

** Il mio amorevole ex datore di lavoro faceva questo giochino anche con me, laido bastardo. (Perdonatemi, piccolo sfogo momentaneo).

Come al solito ringrazio chi legge e recensisce, davvero, non so come faccia a piacervi questa odissea di cazzate XD

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Capitolo 5
*** Black Hole ***


Per Alex.

A te che sei l'unica persona capace di abbracciarmi.

Sei l'amico migliore che possa desiderare.

Sempre tua.

Lolita.

 

 

-Cosa ci fai qui?- gli chiese il più grande stupito

-Ci lavoro- disse Frank con un sorriso specchiandosi nei suoi occhi

L'anziana signora che era con il più grande assisteva alla scena con uno sguardo divertito. Ad un certo punto guardò Gerard, come per dirgli di presentarla

-Ah giusto. Lei è mia nonna, Helena. Nonna lui è Frank.. un mio amico-

-Molto piacere- disse Frank sorridendo e stringendole la mano

-Il piacere è tutto mio- Helena sorrise di rimando.

Dova avere settant'anni, ma ne dimostrava molti meno, Frank osservò prima lei e poi Gerard, Si somigliavano molto. I lineamenti fini e le labbra sottili erano identici.

Avevano gli stessi occhi. Iridi smeraldine screziate di nero. Occhi davvero rari e bellissimi. A differenza del nipote, però, era castana e non aveva il viso pallido e smagrito.

-Volete ordinare?- gli chiese poi senza staccare lo sguardo da Gerard

Ordinarono una carbonara e delle lasagne. Frank ringraziava mentalmente Rajid per avergli lasciato quel tavolo ogni volta che si avvicinava a loro. Spiava Gerard in continuazione, aveva notato che con Helena non era affatto timido, anzi, rideva, scherzava, parlava, ma cosa più importante, si lasciava toccare; lo aveva visto sorridere mentre lei gli prendeva la mano con dolcezza e la stringeva... avrebbe pagato oro per poter essere al posto di quella simpatica vecchietta.

 

 

-Allora Gee, come stai adesso?- chiese a un certo punto Helena

-Meglio- disse Gerard abbassando lo sguardo e coprensodi le mani con le maniche del maglione

-Non mentirmi piccolo mio-

-Non ti sto mentendo nonna, davvero, sto bene-

-La psichiatra cosa dice?-

-Le solite cose..- rispose vago

-Sono molto preoccupata per te tesoro..-

-Non devi nonna- disse Gerard fingendo un sorriso -Va tutto bene ora-

-Li prendi sempre gli antidepressivi?-

-...No... mi rincoglioniscono e basta- abbassò lo sguardo come se si vergognasse di ciò che aveva appena detto.

Helena non disse nulla si limitò a prendere un altro boccone di lasagne, Gerard aveva già finito

-Vado un attimo in bagno- disse lui alzandosi dal tavolo

-Gerard per favore...- aveva quasi le lacrime agli occhi

-Nonna tranquilla- finse l'ennesimo sorriso e si allontanò dal tavolo.

Helena si asciugò velocemente una lacrima solitaria e in silenzio pregò Dio affinchè vegliasse su suo nipote.

 

 

Frank stava servendo una coppia di turisti cinesi quando vide Gerard andare in bagno.

Si voltò verso il tavolo dov'era seduto e vide Helena asciugarsi rapidamente il viso, pensò che avesse pianto.

Finì di prendere velocemente le ordinazioni e si diresse verso il tavolo della donna, quell' improvviso cambio di umore lo aveva stupito non poco

-Tutto bene?- chiese senza aspettarsi realmente una risposta

-No...-

-Posso fare qualcosa?- con sua grande sorpresa Helena gli strinse il polso e incatenò i loro sguardi

-Tu sei amico di Gerard giusto?- sembrava che i suoi occhi lo implorassero di dirle di si.

Frank non sapeva cosa rispondere, lo conosceva da nemmeno un giorno, come poteva definirsi suo amico? Eppure, quasi per non deludere le aspettative di quella donna, fece cenno di si col capo

-Ti supplico, aiutalo, tienilo d'occhio, si sta distruggendo e non posso più sopportarlo, non credo tu sappia cosa ha passato...-

No. Non lo sapeva. Ma avrebbe voluto saperlo.

-...No-

-Meglio, cose del genere non dovrebbero accadere mai a nessuno, Gerard non se le meritava... - la donna scoppiò in lacrime

Frank era completamente disorientato. Cosa poteva essere successo di così orribile?

-Cosa gli è capitato?- si pentì subito di aver fatto una domanda del genere

-Quando vorrà dirtelo sarà lui a farlo, io non lo voglio nemmeno ricordare..-

Frank rimase immobile. Non sapeva cosa dire, ne cosa fare. E chi mai l'avrebbe saputo? In quel momento il filtro fra la sua bocca e il suo cervello smise di funzionare

-Le prometto che farò di tutto per rendere Gerard felice, non lascerò che gli capiti mai nulla di male- la guardò negli occhi per un ultima volta e se ne andò

Il primo pensiero che gli sfiorò il cervello fu "che cazzo è successo" il secondo fu che non gli importava, nulla aveva più importanza, aveva fatto una promessa, e dopo anni di delusioni causate da chi le promesse non le manteneva, lui aveva giurato a se stesso di non infrangerne mai una.

La voce di Rajid che gli diceva di andare a pulire il bagno si fece strada rapidamente nella sua testa. Come un automa obbedì senza lamentarsi.

Entrò in bagno armato di detersivo e poca voglia di fare quando all'improvviso la porta del gabinetto degli uomini si aprì.

Gerard uscì senza dire una parola, Frank si era completamente dimenticato di averlo visto andare in bagno. Si scambiarono uno sguardo di sfuggita, a Frank sembrò che avesse gli occhi lucidi, come se avesse pianto.

Decise di non farsi domande, in testa ne aveva fin troppe.

Entrò, un allucinante puzza di vomito invase sue narici, era una cosa molto insolita, nonostante il suo datore di lavoro fosse un grandissimo stronzo teneva molto all'aspetto del locale, quel posto era talmente pulito che si poteva persino mangiare sul pavimento per tanto sentire quell'odore era una cosa decisamente strana.

Quando cominciò a pulire però un assurdo pensierò naque nella sua testa...

"Si sta distruggendo.." così aveva detto Helena

Ci sono molti modi per autodistruggersi, ma perchè scegliere proprio quello?

Perchè scegliere una morte lenta e dolorosa quando si può decidere di morire velocemente?

Frank scrollò la testa, come se volesse cancellare quei pensieri.

Avrebbe parlato con Gerard, doveva farlo. Aveva fatto una promessa.

 

 

-Nonna, sei sicura di voler andare da sola?- chiese Gerard quando un taxi si fermò davanti a loro

-Si tesoro, non preoccuparti-

-D'accordo. Mi ha fatto piacere rivederti- l'abbracciò

-Anche a me piccolo mio, riguardati mi raccomando-

-Si nonna, te lo prometto-

-Tornerò per natale- disse salendo sul taxi

-Ok. Ti aspetto, e salutami Mikey-

Il taxi partì, Gerard si ritrovò da solo.

-Ehi..- no, non era solo

-Ehi Frank-

-Come mai qui da solo?- gli chiese il più piccolo accendendosi una sigaretta

-Mia nonna se ne è appena andata- Frank sorrise nel constatare che ora riusciva ad articolare un discorso senza vergognarsi

-Io stacco fra cinque minuti... se vuoi possiamo farci un giro..- sul volto di Gerard si dipinse un sorriso dolce e seincero, annuì

-Bene, aspettami qui- gettò la sigaretta a metà e rientrò nel locale per poi uscire nuovamente pochi minuti dopo

-Ti va di fare un giro a Central Park?- chiese Frank indossando la sua giacca di pelle

-Si, certo-

Si incamminarono. Il cielo era terso e sereno, i nuvoloni neri carichi di pioggia, che avevano impedito al sole e alla luna di brillare su New York fino a qualche giorno prima, avevano ceduto il posto a un cielo limpido e pieno di stelle.

Stranemente non faceva freddo anche se era Novembre, ma mentre camminavano Gerard non aveva smesso per un minuto di tremare e torturarsi le mani nel vano tentativo di scaldarle

-Vuoi la mia giacca?- gli chiese Frank ad un tratto

-E t..tu come f..fai?- il freddo gli impediva quasi di parlare

-Io sto bene- disse togliendosi il giubbotto di pelle e porgendoglielo, Gerard lo indossò ringraziandolo con uno dei suoi soliti timidi sorrisi

-Non mi stupisce che tu stia gelando, sei così magro-

Effettivamente Gerard era pelle e ossa, ok che era alto almeno dieci centimetri più di Frank, che non arrivava nemmeno a un metro e settanta, ma era decisamente troppo magro

Gerard fece un sorriso tirato e abbassò lo sguardo.

Continuarono a camminare, Frank cercava di instaurare una specie di conversazione, ma la timidezza aveva nuovamente preso il sopravvento su Gerard

-Sediamoci ti prego, sono distrutto- disse Frank quando finalmente entrarono nel parco, Gerard annuì senza repliche.

Si sedettero su una panchina illuminata appena da un lampione, sotto quella luce artificiale gli occhi di Gerard sembravano più scuri, ma non per questo meno belli; una lieve folata di vento fece finire alcune ciocche corvine sul viso di Gerard, fu allora che accadde... Frank allungò una mano e avvicinò due dita al viso di Gerard per mettere al loro posto quelle ciocche ribelli, fu un attimo, come il più piccolo toccò lievemente il viso del più grande quest'ultimo si scansò bruscamente spaventato, Frank lesse il terrore nei suoi occhi e si maledì mentalmente per essersi scordato della fobia di Gerard

-Scusami..- disse Frank che improvvisamente e chissà per quale ragione sentì un irrazzionale voglia di piangere

-N..no, scusa tu, è colpa mia..- colpa sua? E perchè mai? -Non è una cosa normale, lo sò..-

-Anche se non è normale, non ti devi scusare..-

-Io..io vorrei solo non essere così...- Frank non disse nulla, si limitò a guardarlo come se volesse dirgli di andare avanti

-Vorrei solo non aver paura di una carezza-

-Non è colpa tua..-

-Si invece. Se io non fossi stato così, se se fossi nato sotto una stella fortunata non sarebbe mai accaduto, è colpa mia, lo è sempre stata, fin dall'inizio...- Frank non capiva cosa volesse dire

-Gerard.. che vuoi dire?- in quel momeno nella mente del più piccolo tornarono in mente le parole di Helena: "...cose del genere non dovrebbero accadere mai a nessuno, Gerard non se le meritava..."

-Non chiedermelo ti prego..- lo implorò

-Non preoccuparti, quando e se vorrai dirmelo io sarò qui per te- Gerard fece un sorriso triste per ringraziarlo

-Hai mai avuto paura del buio?- gli chiese poi Gerard, dopo una brave pausa, fissando il vuoto

-Si, da piccolo-

-Io mi sento sempre così.- continuava a fissare un punto indefinito davanti a se cercando di evitare gli occhi di Frank

-Sai, quando un bambino ha paura, non solo del buio, cerca un unica cosa..-

-Ovvero?- chiese Frank

-Un abbraccio- disse con un filo di voce, come se pronunciare quelle parole gli facesse male -Essere me è come essere un bambino che ha paura del buio e va a rintanarsi nel letto dei suoi genitori in cerca di un abbraccio, solo che quando lo ottiene ne è spaventato, e non può fare altro che restare al buio pur essendone terrorizzato aspettando in silenzio che venga mattina... solo che per me il sole non sorge mai..- singhiozzava, e presto delle fredde e piccole lacrime cominciarono a solcargli il viso -Frank, tu non hai idea di quanto io desideri un abbraccio..- e quelle lacrime si trasformarono presto in un pianto disperato.

Frank si sentiva impotente, avrebbe voluto stringerlo a se, farlo sfogare, accarezzandogli dolcemente i capelli per poi asciugargli le lacrime e infine dargli un unico e casto bacio sulle labbra, ma non poteva, avrebbe solo peggiorato le cose.

Resto lì per più di quindici minuti.

In silenzio rimase seduto accanto a lui sentendolo piangere mentre stringeva le ginocchia al petto.

Anche Frank in quel momento avrebbe voluto piangere, ma non lo fece.

Si limitò a giurare a se stesso che niente avrebbe più fatto del male a Gerard.

Fece a se stesso quella promessa più di cento volte quella notte, mentre ogni singhiozzo di Gerard gli faceva male come una coltellata.

 

 

 

 

 

Scusate per il ritardo *le tirano sacchi di merda addosso* T__T

Ci ho messo così tanto perchè questo capitolo è davvero importante per me, è una specie di sfogo.

Vorrei ringraziare dal più profondo del cuore chi legge e recensisce, davvero, vi sono infinitamente grata.

Un grazie speciale a xla per il sostegno e i complimenti, mi dispiace solo che il capitolo sia un pò diverso da come te lo avevo descritto, ma ho pensato che rivelare tutto subito avrebbe rovinato l'equilibrio della storia, spero che ti piaccia lo stesso :)

Questa volta vi supplico però: vi prego recensite questo capitolo, ovviamente non siete obbligate, anche perchè non è un granchè, ma ve ne sarei davvero riconoscente, è molto importante per me.

Cercherò di essere più puntuale giuro.

Spero che non ci siano errori grammaticali.

Grazie ancora e tanti auguri (anche se in ritardo) al nostro Franco *__*

 

_Lolita

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Capitolo 6
*** Nightmare (Now your nightmare comes to life) ***


Avevo già messo questo capitolo ieri, ma non so perchè mi è venuta la paranoia che non fosse ben scritto e allora l'ho rimosso per assicurarmi che fosse tutto in ordine, risultato: fa schifo comunque XD

 

Buona lettura :)

 

Frank tornò a casa tardi.

Aprì la porta lentamente cercando di non fare alcun rumore che potesse svegliare Layla. Posò le chiavi sul mobiletto accanto alla porta e si diresse in cucina con l'intento di sgranocchiare qualcosa.

Il frigo era vuoto, Layla si era dimenticata di fare la spesa, sospirò rassegnato e prese una Ceres da uno dei ripiani del frigorifero pensando che la birra era l'unica cosa in quella casa che non mancava mai.

Si sedette al tavolo e dopo aver buttato giù un sorso di quel liquido amaro che tanto gli piaceva notò che davanti a lui c'era un disegno.

Matita su carta liscia, nulla di più semplice.

Nella fattispecie si trattava di un ritratto, Frank se ne rese conto grazie alla debole luce della luna che, entrando dalla piccola finestra, gli permetteva di distinguere i leggeri tratti di matita.

Raffigurava un uomo, più vicino ai quarant'anni che ai trenta, di una bellezza piccata che ricordava vagamente James Dean, Frank sapeva chi era, avrebbe riconosciuto quel volto fra mille: era Brian, il padre di Layla.

Esaminò ancora il foglio rigirandoselo fra le mani; anche se era in bianco e nero Frank sapeva quali erano i colori di Brian, ricordava il biondo cenere dei capelli, la pelle leggermente abbronzata, così diversa da quella della figlia, che era bianca e liscia come l'avorio, ricordava le labbra rosee e, soprattutto, ricordava gli occhi, ne grigi ne azzurri, non erano nemmeno verdi ma un miscuglio dei tre esattamente come quelli di Layla.

Si ricordò di quando aveva dieci anni e andava a giocare a casa loro, Brian gli raccontava le favole, gli faceva giocare nel suo garage e gli mostrava come sviluppare le fotografie nella sua camera oscura, perchè sì, Brian era un fotografo, era un artista esattamente come la figlia. A suo modo Frank lo vedeva un pò come se fosse un secondo padre, solo che a differenza del suo Brian non lo avrebbe mai sfiorato.

Un giono Frank, spinto dalla curiosità, gli aveva chiesto perchè avesse deciso di chiamare sua figlia con un nome così particolare, lui per tutta risposta prese un vinile dalla sua invidiabile collezione e lo mise nel giradischi, quel vinile era Layla and Other Assorted Love Songs dei Derek and the Dominos, la canzone che fece partire si chiamava proprio Layla, in quel momento Frank si innamorò della chitarra elettrica, aveva nove anni.

Sorrise al ricordo prendendo un altro sorso di birra.

Brian morì quando Lay aveva solo dodici anni dopo aver combattuto un anno la leucemia.

Lasciò un vuoto atroce nella vita di tutti.

Layla ne uscì distrutta, si chiuse in se stessa, per due anni non parlò più con nessuno tranne che con Frank.

Jane, la madre di Lay, cadde in una profonda depressione che combatteva scopando con uomini a caso che conosceva nei bar. Non guardò mai più sua figlia negli occhi perchè erano uguali a quelli di Brian e invece che starle vicino la trattava come un fantasma ostile

Anche Frank a modo suo soffrì per quella perdita, si sentiva come se avesse perso il suo punto di riferimento, la sua figura paterna, ma metabolizzò il dolore velocemente perché doveva stare vicino a Layla.

Posò il disegno sul tavolo, fece per accendersi una sigaretta ma un urlo agghiacciante proveniente dalla camera da letto lo fece sobbalzare, non ci mise molto a capire cosa stava succedendo, si alzò di scatto e corse in camera dove trovò Layla che si rigirava nel letto agitandosi e continuando a urlare

-Lay, piccola sono io- le disse scuotendola appena, la ragazza si svegliò all'istante

-F..Frank.- mormorò con voce tremante

-Si, sono qui. Era solo un incubo, stai tranquilla-

-Era così reale..-

-Lo so, lo so..ma ora ci sono io qui con te ok?- la ragazza annuì stringendolo forte

Frank si tolse la maglietta lasciando scoperti i suoi numerosi tatuaggi, e, incurante del fatto che portava ancora i jeans, si coricò a letto accanto a lei, la abbracciò da dietro sentendola tremare appena, Layla Vermeer, la sua roccia, tremava come un foglia, in quel momento pensò che ciò che aveva detto Gerard era vero, quando si ha paura si cerca un abbraccio.

 

Gerard fissò il proprio riflesso nello specchio di fronte a se.

Era dimagrito ancora, ora era alto un metro e settantacinque e pesava 52 chili.

Era sottopeso in modo decisamente esagerato, il viso scavato e le scapole in evidenza glielo ricordavano ogni giorno.

Aveva vomitato... per la quarta volta quel giorno.

Non avrebbe saputo dire quand'è che era cominciata, ricordava solo il perché.

Osservò il suo torace, magro e martoriato, passò lentamente le dita sulle lunghe cicatrici che gli segnavano i fianchi e che finivano sulla schiena.

Guardò le braccia piene di tagli, alcuni che si erano già rimarginati, altri invece erano più recenti.

Aveva il viso solcato da profonde occhiaie; i capelli erano decisamente diventati troppo lunghi, prese dalla mensola sotto lo specchio un paio di vecchie forbici arrugginite e cominciò a tagliarli alla meno peggio lasciando alcune ciocche più lunghe e altre più corte, il risultato fu uno strano taglio scalato.

Si passò una mano sul volto stanco, notando che lo nocche della mano destra erano decisamente mal ridotte a causa della bulimia.

Sembrava un manichino, un manichino che era stato preso a bastonate, se qualcuno avesse potuto vederlo in quel momento avrebbe certamente pensato che qualcosa di orribile doveva essergli capitato per ridurlo a devastarsi in quel modo.

Uscì dal bagno. Gerard viveva in un misero monolocale in uno dei quartieri più brutti di New York.

Si stese su quello che lui chiamava letto, ma che in realtà non era altro che un materasso sfondato gettato a terra, e si rannicchiò in posizione fetale.

Sapeva che quella notte lui sarebbe ritornato a tormentare i suoi sogni, Gerard riviveva i suoi anni di terrore ogni notte, ogni sera lui, il suo incubo, prendeva vita. Strinse a se la giacca che Frank gli aveva lasciato, il giorno dopo l'avrebbe rivisto e questo pensiero lo faceva sorridere e gli faceva dimenticare il suo incubo peggiore.

 

 

 

 

Sera a tutte :)

Allora, so che vi avevo promesso il capitolo ieri ma le prove col mio gruppo sono durate fino a tardi e quando sono tornata a casa ero devastata e non sono riuscita nemmeno ad accendere il pc.

Questo capitolo è importante e trascurabile allo stesso tempo, nel senso che non succede nulla di esaltante ma fa luce sulla vita dei personaggi, soprattutto su quella di Gerard anche se di lui si parla poco sostanzialmente perchè ho deciso che la verità verrà fuori nel prossimo capito ovvero quando resterà da solo con Frank.

La canzone Layla dei Derek and the Dominos è meravigliosa, ascoltatela se volete :) : http://youtu.be/sw01019P19g

 

Io credo si adatti molto al personaggio di Layla :)

Il titolo del capito è preso invece dalla canzone Nightmare dei soli e unici Avenged Sevenfold :)

 

Le recensioni sono sempre più che gradite :) E grazie anche a chi legge e segue :)

 

Che dire, vi lascio con questa foto di Layla (che poi sarebbe la modella Twiggx che a parer mio non potrebbe essere più perfetta di così per dare un volto a Lay)

 

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Capitolo 7
*** Wishlist ***


La luce del sole che filtrava dalla tapparella costrinse Frank ad aprire gli occhi.

Si tirò su a fatica passandosi una mano sul volto stanco. Di Layla nessuna traccia, al suo posto, sul cuscino, c'era un biglietto

 

Ho fatto la spesa, trovi tutto nel frigo. Dimmi grazie che se aspetto te moriamo di fame.

Vado direttamente all'università, ci vediamo li.

Mangia e chiama tua madre disgraziato!

Xoxoxo

 

Lay

 

Sorrise. Layla era tornata la solita stronza di sempre, una stronza che amava con tutto il cuore.

Si alzò dal letto e si diresse in cucina. Sul tavolo il ritratto di Brian non c'era già più.

Si preparò un caffè in religioso silenzio pensando a ciò che era successo la sera prima: la passeggiata con Gerard, le lacrime che aveva versato su quella panchina.

"Avrei dovuto abbracciarlo" pensò Frank realizzando pochi secondi dopo che avrebbe solo peggiorato le cose.

Pensava ai suoi occhi, quegli occhi dal colore indefinito che variavano dal verde smeraldo, chiaro e limpido, a quello delle foreste, cupo e misterioso.

Quegli occhi che Frank averebbe voluto veder brillare e che invece erano sempre velati da un fitto alone di tristezza.

Pensava al modo in cui si era spaventato quando lo aveva appena sfiorato, aveva letto il terrore in quegli occhi che tanto gli piacevano, un terrore di cui voleva a tutti i costi scoprire l'origine...

Finì la colazione in silenzio cercando di cancellare dalla mente quei pensieri e poi tornò in camera per cambiarsi; prese dall'armadio un paio di jeans chiari così mal ridotti che chiamarli jeans era un oltraggio alla decenza, una maglia a maniche lunghe nera e una felpa dello stesso colore che gli stava appena un pò troppo larga, raccattò da sotto il letto le sue vecchissime converse rosse e fu pronto.

Involontariamente il suo sguardo fu catturato dal biglietto che gli aveva lasciato Layla

 

"Chiama tua madre"

 

Quelle tre semplici parole che prima aveva cercato di ignorare erano li, nero su bianco, e cancellavano tutte le altre. Frank sbuffò pensando che forse avrebbe dovuto farlo.

Tornò nuovamente in soggiorno, prese il telefono e si sedette sul divano. Compose il numero di casa di Linda e senza riflettere su quello che stava per fare e cominciò ad ascoltare distrattamente quel freddo "tu..tu..tu"

-Pronto?- la voce di Linda lo risvegliò da quella specie di trans, era più di un anno che non la sentiva, che avrebbe potuto dirgli?

-Pronto?- ripetè, Frank si riscosse e buttò giù immediatamente.

Non ce l'aveva fatta.

E anche se fosse stato il contrario cosa avrebbe potuto dirle?

Ricordava l'ultima volta che l'aveva vista, aveva 18 anni, un occhio nero che il padre gli aveva regalato la sera prima, un borsone in spalla e Layla accanto a lui che gli teneva la mano; l'ultima cosa che gli aveva detto, prima di salire in macchina insieme alla sua migliore amica, era che non voleva più vedere ne lei ne suo marito.

Eppure Linda non aveva mai smesso di amarlo; così come Frank, esattamente come era succeso per Brian, non aveva mai dimenticato i colori di Linda.

Ricordava il nero corvo dei capelli, il bianco della pelle e il rosso vivo delle labbra, e ogni volta che si guardava allo specchio ricordava il castano degli occhi, quegli occhi nocciola screziati di giallo che alla luce del sole prendevano vita e cominciavano a brillare, come fanno le stelle di notte.

Frank amava e odiava sua madre.

Odiava il fatto che non lo avesse mai aiutato davvero. Aveva perso il conto ormai di tutte le volte che si era ritrovato a terra a piangere tutte le sue lacrime per colpa delle botte del padre, sua madre arrivava, lo aiutava a tirarsi su, lo portava in camera e lo faceva stendere sul letto, gli dava la buonanotte e se ne andava, nulla di più. Anche quando Frank era ridotto in condizioni a dir poco gravi, lei non lo aveva mai denunciato, si limitava a dire che le cose sarebbero andate peggio se l'avesse fatto.

E per questo la odiava. Odiava il fatto che non fosse capace a spiagargli perchè suo padre lo detestasse così tanto.

Si passò una mano sul viso e spense la sigaretta nel posacenere che c'era sul tavolino davanti al divano.

Prese la sua scassatissima tracolla e uscì di casa per andare all'università.

 

 

Layla vagava per i corridoi da almeno mezz'ora. Aveva appena finito di sistemare alcune faccende burocratiche in segreteria e una volta che si era ritrovata da sola, non sapendo cosa fare, aveva deciso di fare un giro per farsi un un idea di come fosse la sua futura scuola.

Da quando era arrivata tutti non facevano che fissarla, forse Frank aveva ragione e lo facevano per via dei suoi capelli, ma la cosa la infastidiva; aveva sentito molti ragazzi fare commenti sul suo corpo quando gli passava davanti, ma del resto erano quelli della facoltà di economia, ragazzi che avevano ottenuto un borsa di studio grazie al football, persone la cui sfera emotiva era paragonabile a quella di un bradipo morto*, nulla a che vedere con gli studenti della facoltà d'arte.

La campanella suonò dando inizio alle lezioni, Lay doveva posare per due ore quella mattina.

Si avviò verso la classe di Emily in silenzio, quando a un tratto riconobbe Gerard intento a sistemare alcune cose nel suo armadietto

-Hey!- lo saluto allegra

-Oh, ciao Layla- disse lui sorridendole

-Come stai?-

-Non c'è male- disse Gee abbassando lo sguardo, era palese che mentiva, ma Lay decise di non indagare

-Oggi avrò l'onore di essere ritratta da te per ben due ore- disse per cambiare argomento

-Già, a questo proposito, vo..vorrei chiederti un favore- cominciò, la timidezza rientrò in possesso di lui -Ecco.. tra poco devo dare un esame, dovrei portare un ritratto e alcuni disegni, e mi..mi stavo chiedendo se..se mi faresti da modella?-

-Certo! Ne sarei onorata- disse Lay, ed era sincera

-Davvero? Grazie mille!-

-Prego. Ti direi di cominciare oggi stesso, ma so che ti vedi con Frank- disse Layla con una punta di malizia facendo passare Gee dall'essere bianco come il latte a rosso come il sangue* *

-Mi ha detto che ti da lezioni di chitarra- aggiunse poi per farlo sentire meno a disagio-

-Si.. e io di disegno- disse più tranquillo

-Sono contenta, ho provato a insegnargli a disegnare, ma non ho cavato un ragno dal buco, magari con te è diverso- ma Layla sperava, in cuor suo, che fosse diverso anche in un altro modo

Parlando del più e del meno arrivarono in classe.

Si ripetè la scena del giorno prima: Layla che posava osservando tutto e tutti, e tutti che non avevano occhi che per lei, quelle due ore volarono.

Al suono della campana la classe uscì e Layla andò a rivestirsi. Nel camerino adiacente alla classe c'era un enorme specchio, Lay cominciò esaminare il suo riflesso con curiosità, come se fosse la prima volta dopo tanto tempo..

Era bella. Bellissima. Portava i capelli sciolti quel giorno, che le ricadevano morbidi sulle spalle, con un minuscolo accenno di ricrescita corvina. Il trucco era leggero e le donava molto creando un bel contrasto con la pelle che pareva fatta d'alabastro. La natura era stata gentile con lei. La vita un pò meno.

Si girò di spalle e prese a osservare il tatuaggio che aveva sulla spalla destra.

Era stato Frank ad accompagnarla dal tatuatore quel pomeriggio d'inizio estate. Aveva 15 anni e una folle paura addosso.

Passò le dita su quell'inchiostro indelebile e la sua mente tornò indietro nel tempo...

 

Caldo. Un sole cocente brillava su Belleville quel pomeriggio.

Layla era in estasi, quella decisione così avventata la spaventava, ma allo stesso tempo la faceva sentire bene come non mai. Era appena uscita da scuola, e come sempre stava facendo la strada per tornare a casa insieme a Frank

-Frankie..- cominciò lei -Io mi faccio un tatuaggio- lui non si era scomposto, la cosa non lo stupiva, del resto Layla aveva sempre preso decisioni avventate; si limitò a dirle:

-Tua madre ti ammazza-

-E chissene frega. Lo voglio. Pertanto tu oggi mi accompagni- e Frank non aveva fatto una piega.

C'era un unico tatuatore a Belleville, un uomo di 46 anni che ne dimostrava almeno 10 di meno, il cui corpo era ricoperto da disegni e frasi. Aveva un negozio non distante da casa di Frank.

-Sei nervosa?- gli chiese il suo migliore amico non appena arrivarono davanti al negozio

-Me la sto facendo addosso cazzo- disse lei passandosi una mano fra i capelli, allora neri come piume di corvo

-Beh, guarda il lato positivo: soffrirai per un istante, ma poi sarai felice-

-Già.. sarebbe peggio se fosse il contrario...-

 

Non ci volle nulla. Layla disse si avere 18 anni, e, anche se il tatuatore si era reso conto che mentiva, non le chiese nulla.

Layla uscì soddisfatta da quel negozio e con una spalla che bruciava come il fuoco.

-Ehi Lay- disse Frank ad un tratto mentre camminavano diretti al parco

-Dimmi-

-Spiegami una cosa, perchè proprio una rosa dei venti?-

-Così se dovessi perdermi, saprei sempre dove trovarmi..-

 

Ma Layla si era già persa.



 

Frank era reduce da due ore di letteratura e la voglia di restare a scuola scarseggiava.

Decise di saltare la terza ora, tanto aveva economia, e di economia aveva il massimo dei voti, poteva concedersi un pò di relax.

Andò verso il suo armadietto e ci chiuese dentro la tracolla coi libri.

Si avviò verso l'uscita quando improvvisamente si ritrovò davanti Gerard

-Ehi- lo saluto Frank con un sorriso

-Ciao Frank!- disse, dal suo tono si capiva che era davvero felice di vederlo

-Come stai?-

-Bene- Frank lo osservò attentametne, era magro, quai inesistente, le occhiaie erano sempre più evidenti e le dita della mano destra sempre più martoriate, come poteva stare bene? Gerard dal canto suo come si accorse del suo sguardo esaminatore abbassò gli occhi imbarazzato

-Pensavo di saltare quest'ora, vieni con me?- Gee sollevò lo sguardo, i suoi occhi brillavano. Davvero Frank voleva passare del tempo con lui?? Questa cosa gli riempì il cuore di gioia, un sentimento che da tempo aveva dimenticato, ma che quando Frank gli era vicino tornava a farsi sentire vivo e potente.

-Certo!- esclamò con entusiasmo. Era incredibile il modo in cui quando era con Frank la sua barriera di timidezza cominciasse a venire giù piano piano

-Bene, vieni- Gerard lo seguì fuori in cortile. Attraversarono tutto il giardino; Frank guardava Gerard si sottecchi e sorrideva.

Andarono a sedersi dietro l'edificio, su una scala antincendio ormai arrugginita dalla pioggia e dal tempo. Gerard non diceva nulla, teneva gli occhi bassi come sempre. Frank continuava a osservarlo, gli piaceva, Dio se gli piaceva. Nonostante il viso scavato e quelle occhiaie inquietanti Gerard era bellissimo, aveva la pelle chiara, esattamente come quella di Layla; notò che aveva tagliato i capelli, ora solo alcune ciocche corvine gli ricadevano sugli occhi e gli davano un aria tremendamente attraente, aveva le labbra sottili e anch'esse candide come la neve, era perfetto nel suo essere imperfetto, e questo mandava Frank fuori di testa. Il più grande prese una sigaretta e se la accese, Frank avrebbe voluto fare lo stesso ma si rese conto di aver lasciato il pacchetto nel suo armadietto

-Emm.. posso scroccartene una?- chiese a Gerard che non appena sentì la sua voce si riscosse come si fosse appena svegliato da un sogno e che per tutta risposta tirò fuori dalla tasca dei jeans il pacchetto di Marlboro rosse; Frank lo prese e lo aprì, notò che una sigaretta era girata al contrario. Sorrise

-Giri ancora le sigarette?- chiese quasi teneramente, l'altro parve imbarazzato

-Si.. lo so che è da stupidi..- ammise vergognandosi

-Non ho detto che è da stupidi- disse Frank prendendo una sigaretta e accendendola per poi ricominciare a parlare -E' bello credere nei desideri-

Gerard sorrise. Gli rivolse un sorriso vero fatto di pura dolcezza. Frank avrebbe dato oro per sapere quale fosse il suo desiderio.

Il più piccolo riaprì il pacchetto, prese una sigaretta, la girò e la rimise al suo posto

-Così siamo stupidi tutti e due- disse poi sorridendogli

-E qual'è il tuo desiderio?-

-Credimi- disse il più piccolo -Se si avvererà sarai il primo a rendersene conto-


 

Vorrei essere una canzone alla radio. Quella per cui hai alzato il volume***

 







 

Salve donzelle :3

Allora, mi scuso per il ritardo ma ero davvero a corto di idee, l'ispirazione mi aveva abbandonato.

Ora fortunatamente (?) sono nuovamente piena di idee :D

 

Allora il capitolo non è emozionantissimo. Ho cercato di scrivere qualcosa di tenero verso la fine e ho partorito questa cosa che a essere sincera mi piace ma non mi fa impazzire (sono schifosamente autocritica XD).

 

*Battuta che ho parafrasato dal film "Harry Potter e l'ordine della fenice" non vorrei andare incontro a cause legali per tanto meglio puntualizzare XD

** "Da bianco come il latte a rosso come il sangue" Bianca come il latte rossa come il sangue è un libro davvero molto carino e lo consiglio a tutte voi :)

*** Questa frase, che poi sarebbe il desiderio espresso da Frank, viene dalla canzone dei Pearl Jam Wishlist, che da il titolo al capitolo, e che io reputo meravigliosa, ascoltatela se volete :) : http://youtu.be/THnabGK7mPs

 

Anyway, grazie di cuore a tutte voi che seguite questa mia odissea di cazzate XD

Il prossimo capitolo sarà molto frerard visto che farò rimanere i due da soli, cercherò di scrivere qualcosa di moooolto fluff XD

Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, le vostre opinioni sono importanti U.U

 

*Distribuisce gelato alla fragola*

Amo tutte voi, e ringrazio particolarmente xla che asseconda sempre la mia voglia irrefrenabile di dolci XD Lode al cioccolato U.U

 

Alla prossima :)

 

_Lolita

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Capitolo 8
*** The Light Behind Your Eyes (Pt 1) ***


New York è sempre stata una città caotica. In tutto il mondo è risaputo.

Gerard odiava camminare per quelle vie affollate. Scansava tutto e tutti per evitare che qualcuno potesse sfiorarlo, effettivamente uno con il suo problema magari poteva a evitare di camminare per Times Square alle tre del pomeriggio, ma doveva andare da Frank, per tanto poteva sopportare.

Camminava a passo svelto, si era ripetuto mentalmente quell'indirizzo fin troppe volte fino a inciderselo nel cervello.

Arrivò davanti al palazzo alle 3:15. La zona non era delle migliori, lo si poteva intuire dalle strade lerce e dalle auto abbandonate in mezzo alla strada.

Il portone era già aperto.

Quinto piano senza ascensore, un suicidio per un fumatore come lui.

Arrivò davanti alla porta e suonò il campanello, si ritrovò davanti Layla, indossava dei pantaloni della tuta grigi e una canottiera bianca, portava delle pantofole assurde a forma di topo e una pinza in testa che le teneva i capelli all'indietro lasciando libere però alcune ciocche turchesi che le ricadevano sul viso struccato; era bellissima anche così.

-Oh ciao Gerard, viene entra, Frank è andato a comprare delle corde nuove per la chitarra, tornerà fra poco- Gee sorrise e non disse nulla, lasciò che Layla lo guidasse in casa; l'appartamento era piccolo ma accogliente, sulle pareti bianche vi erano appesi parecchi quadri, probabilmente dipinti da Layla, che donavano colore e allegria alla casa.

-Accomodati pure- disse entrando in cucina -e scusa il casino, sono tornata tardi dal lavoro e Frank odia mettere in ordine, fosse per lui vivremmo in un porcile- disse con un sorriso passando uno straccio bagnato sul tavolo per dare una pulita, Gerard si sedette e si guardò intorno, sul muro accanto al tavolo vi erano incorniciati parecchi disegni, tutti in bianco e nero e uno più bello dell'altro

-Li hai fatti tu?- chiese Gerard

-Si, di solito dipingo, le matite non le tocco quasi mai, ma nei momenti di noia disegno qualcosa- disse la ragazza appoggiandosi al lavandino e accendendosi una sigaretta

-Sono molto belli, davvero- disse Gee osservandoli uno ad uno, erano tutti molto semplici, uno raffigurava una donna che beveva il caffè, un altro invece un bambino seduto su una rampa di scale con un pallone in mano, ma il più bello in assoluto era un ritratto, raffigurava un uomo sui 37 che sorrideva sincero

-Questo è il migliore a parer mio- disse Gerard

-Grazie- disse Layla con un mezzo sorriso

-Chi è?-

-Mio padre- disse Layla con voce triste, Gee capì che non era il caso di chiedere oltre

-Sono a casa!- la voce di Frank si fece strada nell'appartamento rompendo quel silenzio imbarazzante che si era creato

-Lo vedi che sei un disgraziato!?- esclamò Lay -Gerard è arrivato da dieci minuti-

Frank era entrato in cucina, ma con la testa era in un altro posto, quando aveva visto Gee aveva cominciato a rotolare nel profondo dei suoi occhi..*

-Scusa Gerard, ma mi servivano delle corde nuove, sennò non posso insegnarti nulla- disse con un sorriso fin troppo dolce per quella situazione

-Grazie per aver riordinato eh..- disse Lay cercando di riportare Frank alla realtà

-Figurati- disse Frank con un sorriso ironico, Layla sbuffò esasperata

-Stasera cucini tu, non ammetto obbiezioni- disse poi ferma

-Si mamma- Frank imitò la voce di un bambino di cinque anni -Direi che possiamo cominciare- disse poi a Gee che era rimasto in silenzio ad ascoltare quel comico battibecco degno di una vecchia coppia di sposi. Sorrise. Erano una bella coppia.

Il citofono suonò.

-Vado io- disse Frank lasciando di nuovo Lay e Gee da soli

-Da quanto vi conoscete tu e Frank?- chiese Gerard curioso

-Da tutta la vita praticamente- disse Lay mettendo su il caffè -L'ho conosciuto all'asilo e non ci siamo mai separati-

-Dev'essere bello avere un amico così..-

-Tu non hai un migliore amico?- chiese Lay

-No.. sono sempre stata una persona solitaria... non uscivo molto e non ho mai legato con nessuno, nemmeno a scuola..-

-Dove andavi a scuola?- chiese Lay mente versava il caffè in due tazze per poi porgerne una a Gee

-Grazie. Comunque andavo alla Henderson-

-Sei di Belleville?- chiese Lay stupita

-Sì.. anche tu?-

-Sì. Io e Frank andavamo alla Jefferson però. Strano, non ti ho mai visto-

-Non uscivo molto te l'ho detto..- abbassò lo sguardo e Lay non disse più niente e si limitò a finire il suo caffè, in quel momento Frank rientrò in cucina

-Chi era?- chiese Lay

-Lindsey, è qui sotto, mi ha chiesto se vuoi uscire, le ho detto che tra cinque minuti sei da lei-

-Porca di quella fottutissima puttana, devo sistemarmi cazzo!- gridò la ragazza scappando in camera da letto, Gee e Frank si scambiarono uno sguardo complice per poi scoppiare a ridere

-Sono felice che tu sia venuto- disse Frank con un sorriso facendo diventare Gee rosso come un peperone

-Grazie..- sussurrò Gee

-E di cosa?- chiese Frank prendendo una birra dal frigo mentre Gee finiva il suo caffè

-Beh... di tutto-

-Cazzo, cazzo, cazzo!!- si sentiva gridare dall'altra stanza, Layla era in piena crisi pre appuntamento

-Cristo Frank cosa mi metto?- chiese entrando in cucina coi capelli sciolti e lo spazzolino in bocca

-Cosa ne sò!- esclamò lui ridendo

-Ti ha detto almeno dove saremmo andate, non voglio essere troppo elegante o troppo trasandata o troppo...

-Lay cristo calmati. Vestiti come al solito-

-Lo vedi Frankie, è per questo che sei ancora single!-

-Cosa centra questo adesso?- chiese il ragazzo senza capirci più nulla

-Lascia stare!- disse Lay scappando nell'altra stanza lasciando Frank e Gee totalmente spiazzati

-Ah le donne- disse Frank ridendo e accendendosi una sigaretta, Gee ridacchiava

-Si vede che le piace- disse poi il più piccolo

-Starebbero bene insieme, conosco Lindsey da anni, è molto dolce come ragazza-

-Il problema è che Layla è tutto tranne che dolce!- disse Frank facendo ridere Gerard

-Ok ragazzi, come sto?- chiese Lay entrando in cucina, portava dei jeans neri attillati, una maglietta dei Ramones e una giacca nera decisamente elegante

-Benissimo, se non fosse per quelle- disse Frank ridacchiando e indicando i piedi di Layla, la ragazza abbassò lo sguardo e notò che portava ancora quelle ridicole pantofole, bestemmiò per poi tornare in camera e sostituirle con un paio di decoltè nere vertiginose

-Meglio?- chiese speranzosa

-Decisamente, ora vai, la tua ragazza ti aspetta-

-Non è la mia ragazza brutta merda, e quando torno voglio la cena pronta in tavola!!- disse prendendo la borsa -Ciao Gerard, ci vediamo- salutò il più grande sorridendo e uscì di casa. I due si ritrovarono soli.

-Allora- cominciò Frank -Direi di iniziare-

 

Passarono due ore. Insegnare a Gee a suonare si rivelò più difficile del previsto, ovviamente per via della sua fobia Frank evitava in tutti i modi di toccarlo, ma questo rendeva tutto più complicato, provare a spiegargli come e dove posizionare le dita senza poterle sfiorare fu un calvario.

-Che dici se ci fermiamo qui?- propose Frank alzandosi dal divano per sgranchirsi un pò le gambe

-Si.. ok. E scusami..- Frank, che stava guardando fuori dalla finestra un punto imprecisato senza prestargli davvero attenzione, a quella affermazione si girò e lo guardò negli occhi

-Per cosa?- chiese

-Beh... per questa...cosa.. scusa se... se sono così...- Frank non resse il colpo, quelle parole facevano male, forse più a lui che a Gerard stesso

-Senti Gerard, ascoltami attentamente- disse chinandosi di fronte a lui in modo tale da incatenare i loro sguardi

-Non è colpa tua- proseguì -Io non so molto su questa fobia, e se non vuoi dirmi perchè "sei così" io non te lo chiederò- non mimò le virgolette, ma le lasciò intendere -ma sappi che non è assolutamente colpa tua. Certo, starti vicino è complicato, ma non per questo vuol dire che io non voglia farlo- bastò questo, bastarono quelle parole così dolci e gentili a far scendere da quei bellissimi oceani smeraldini delle piccole lacrime

-Frank...è...è tutta colpa mia...- tirò su col naso -Se..se non fossi stato così... non sarebbe mai successo... è sempre stata colpa mia-

-Shhh, non fare così..- di solito a questo punto dovrebbe esserci un bacio, un abbraccio o una carezza ma in quel caso Frank non poteva fare nulla.

Fù tutto come quella sera al parco, Gee che piangeva e Frank che non poteva fare nulla. E questo fece montare dentro di lui la rabbia.

Perchè non provare? Cosa poteva andare peggio? Aveva fatto ricerche, si era documentato su quella fobia. Quindi, perchè non tentare?

-Gee...Gee ascoltami..- il più grande smise di singhiozzare e alzò la testa, le lacrime continuavano a solcargli il viso ma fissava Frank attentamente

-Io..voglio provare a fare una cosa ok? Però tu non devi avere paura-

Gee non capiva. Vide Frank sollevare lentamente una mano e ricominciare a parlare

-Io non ti farei mai del male. Te lo prometto- lo vide avvicinare quella mano al suo viso e istintivamente si tirò indietro terrorizzato

-Gerard ascolta. Non ti farò nulla, non riuscirei a farti del male nemmeno se volessi. Devi...devi fidarti di me-

Gerard era paralizzato. Il terrore si era impossessato di lui. Per un attimo si sentì come quando aveva 14 anni... sembrava essere tutto come la prima volta...

Ma poi incontrò gli occhi di Frank. Non aveva mai visto degli occhi così dolci. Occhi capaci di trasmettere ogni sentimento, occhi incapaci di mentire.

Continuava a tremare, mentre la mano di Frank si avvicinava lenta, per non spaventarlo, ma restò immobile.

Frank scostò delicatamente una ciocca di capelli dalla faccia di Gerard mentre quest'ultimo continuava a seguire i movimenti di quella mano con gli occhi tremando come una foglia.

Poi tutto successe.

Appoggiò prima il dito medio sulla guancia di Gerard che subito ritrassè il viso da un lato spaventato ma poi dopo pochi secondi lo riavvicinò alla mano di Frank. Quest'ultimo appoggiò piano tutte le dita e poi il palmo della mano, sorrise accarezzando il viso di Gerard e asciugando quelle lacrime che prima lo avevano rovinato.

Percorse piano, con due dita, la guancia di Gee, soffermandosi un poco sugli zigomi per poi scendere nuovamente e fermarsi sulle labbra.

Gerard sorrise mentre quelle due dita si allontanavano piano dal suo labbro inferiore.

-Non ti avrei mai fatto del male- disse Frank sorridendo

E un sorriso si dipinse anche sul viso di Gerard.

 

 

 

Davvero, scusatemi per il ritardo.

Ma sono successi davvero troppi casini che per correttezza ora vi spiegherò.

  • Mancanza totale di ispirazione. Davvero, non sapevo più cosa inventarmi

  • Casini vari col mio gruppo. Vogliono che impari a fare scream, io un pò sono capace, ma non so farlo bene per tanto mi sono sbattuta per trovare qualcuno disposto a insegnarmelo.

  • Ieri avevo finito di scrivere questo capitolo. Avevo scritto una cosa eccessivamente lunga e diabetica che il pc giustamente non ha salvato e così il capitolo che avete appena letto non solo è diverso, ma è incompleto, come avrete notato ho deciso di dividerlo in due parti essendo che la seconda parte (tra l'altro la più importante perchè viene fuori il passato di Gee) va ancora corretta e revisionata.

 

Mi spiace di avervi promesso un capitolo dolce e tenero per poi propinarvi questa cazzatina, ma davvero, ho riscritto tutto in un ora, non me la sento di pubblicarlo tutto, devo assolutamente rivedere la seconda parte, modificarla perchè è un momento davvero importante nella storia quello in cui Gerard racconta il suo passato a Frank.

 

Anche l'ultima parte del capito è rilevante, Gee riesce a farsi toccare da Frank non è cosa da poco.

L'unica cosa è che credo di non averlo scritto molto bene. Ma scrivere dell'afefobia per me è una cosa davvero difficile per tanto spero che vi piaccia ugualmente.

 

Cercherò di pubblicare la seconda parte del capitolo il prima possibile, davvero, scusatemi.

 

Il titolo del capitolo è preso dalla canzone dei My Chem, ovviamente, The Light Behind Your Eyes: http://youtu.be/FNQQMNeW_tw

 

E' meravigliosa, ho le lacrime agli occhi. Se volete ascoltatela mentre leggete la parte in cui Frank e Gee sono soli, io ho scritto ascoltandola e credo ci stai abbastanza bene. (wow, mi sono fatta un mezzo complimento, che botta d'autostima XD)

 

 

Anyway, spero che questo capitolo (che ha me fa schifo) vi sia piaciuto.

 

Grazie mille a che legge e recensisce, grazie anche a chi ha letto " Take another little piece of my heart ". Siete il mio sorriso :)

 

Le recensioni sono sempre gradite, anche se non me le merito per questo schifo XD

 

Pace amore empatia e fragole <3

 

_Lolita

 

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Capitolo 9
*** The Light Behind Your Eyes (Pt.2: The World Is Ugly, But you're Beautiful to Me) ***


Il seguente capitolo verso la fine tratterà un argomento molto delicato non adatto a chi come me è parecchio sensibile.

Per tanto se la cosa dovesse turbarvi in qualche modo io vi sconsiglio di leggere.

 

A voi che volete andare avanti auguro buona lettura.

 

 

 

 

Hey Alex.

Ti ricordi quella sera allo skate park?

Avevo ancora i capelli verdi e mi prendevi in giro perchè dicevi che sembravo un ciuffo d'alghe.

Era San Lorenzo. E mi hai raccontato la tua stroia.

Ricordi che fu la prima volta che riuscimmo a vedere una stella cadente?

Il tuo desiderio si avverò alla fine. Lo so perchè avevi detto che me ne sarei accorta.

Il mio si è mai avverato?

Dimmelo se mai accadrà.

E ricorda: "Il mondo è brutto. Ma tu sei bellissimo per me"

Sempre tua.

Lolita

 

 

 

 

Layla e Lindsey erano sedute da Starbucks davanti a due tazze fumanti di cioccolata calda.

Parlavano del più e del meno ridendo e scherzando e Lay si rendeva sempre più conto di quanto realmente Lindsey fosse carina.

Forse erano i sui occhi neri o il suo sorriso sincero a ispirarle così tanta simpatia... e non solo..

Lindsey era allegra, solare era la felicità fatta persona e Lay le invidiava da morire questo suo essere sempre così positiva.

La osservava con attenzione mentre le parlava analizzando ogni singolo particolare.

Era bassina. Layla, nonostante avesse qualche anno in meno, sembrava più grande di lei.

I capelli neri, perennemente arruffati, le addolcivano il viso tondo e pallido, esattamente come facevano quelle piccole fossete che le venivano quando sul suo volto si dipingeva quel sorriso perfetto.

Il seno abbondante, la bocca carnosa, gli occhi da cerbiatta... tutto di Lindsey mandava Layla fuori di testa.

E quella sensazione non le piaceva per niente.

Per anni si era imposta di non innamorarsi mai; perchè l'amore è crudele, l'amore è egoista, l'amore ti abbandona proprio quando ne hai più bisogno e ti lascia vuoto e freddo come le gionate di pioggia.

Layla aveva amato in vita sua solo Frank e suo padre, e dopo la morte di quest'ultimo si era ripromessa di non amare mai più nessuno.

Ma con Lindsey era tutto diverso, sentiva di provare qualcosa di più che una semplice attrazzione fisica: lei non era come le ragazze che conosceva nei bar, quelle da una botta e via, no Lindsey era di più.

Il cellulare di Layla squillò distogliendola dalla sua analisi.

-Scusami solo un secondo- le disse con un sorriso, che venne immediatamente ricambiato, allontanandosi dal tavolo

-Pronto?- disse quasi scazzata

-Layla..- silenzio, Lay non poteva crederci, dopo un anno risentire quella voce le provocò una fitta al cuore

-L..Linda..?-

 

 

Layla tornò a casa verso mezzanotte.

Aprì la porta dell'appartamento con un gesto stanco, quella giornata l'aveva devastata.

Aveva accompagnato Lindsey a casa -dall'altra parte della città- e ora sentiva di meritarsi del sano riposo, magari facendo un bel bango caldo.

"Devo parlare con Frank. Anzi, devo fargli il culo" pensò mentre si dirigeva in cucina per prendersi una birra; ma quel pensiero scomparì con la stessa velocità con cui era arrivato non appena la ragazza vide sul tavolo un succulento arrosto con patate illuminato appena dalla debole luce di una candela.

Accanto ad essa, un biglietto:

 

Scaldalo nel microonde.

Buon appetito :)

Frank

 

Layla non credeva che quel nano ruffiano le avrebbe davvero preparato la cena.

-Gli romperò il culo domani- disse sorridendo fra se per poi sedersi e gustare quell'arrosto delizioso.

 

 

 

Qualche isolato dopo Gerard se ne stava chiuso come sempre nel suo squallido monolocale.

La sua serata però fu diversa dalle altre. Non aveva vomitato, non si era tagliato, non si era guardato allo specchio con odio e sguardo critico, e tutto grazie a Frank.

E mentre stava seduto su quel materasso sfondato stringendo fra le braccia la giacca del più piccolo, che si era dimenticato di ridargli, ripensava alla carezza di qualche ora prima.

Si sentiva...felice. Dopo anni di tristezza e odio verso se stesso finalmente si sentì felice.

Si passò una mano sulla guancia che Frank aveva sfiorato qualche ora prima e sorrise.

Quel tocco così dolce e delicato era stato capace di fargli dimenticare del suo incubo... quell'incubo che lo torturava ogni notte, quell'incubo che costellava addirittura le pareti di casa sua raffigurato su una miriade di fogli appesi al muro.

Ma in quel momento Gerard capì che anche gli incubi possono essere sconfitti.

Si alzò di scatto lasciando, con un pò di tristezza, la giacca di Frank su letto.

Davanti a quel materasso Gee aveva posizionato una grande tela nera; l'aveva comprata per qualche dollaro in un negozio che vendeva vernici e altra roba per dipingere, l'idea era quella di usarla per gli esami finali, per il ritratto di Layla che si sperava potesse fruttagli il massimo dei voti, ma in quel momento le sue emozioni ebbero il sopravvento sugli esami.

Ci mise un pò per colpa del buio, ma alla fine riuscì a isolare dal caos che costellava il pavimento un pennello e il secchio di vernice rossa.

Fissò la tela per qualche istante.

Nero. Il nero è un colore che non pice quasi mai a nessuno. È la mancanza più totale di colori. È qualcosa che spesso spaventa.

Un pò come lui. La vita di Gerard era piena di colore. Fino ai 14 anni finchè il suo incubo non era cominciato, poi tutto l'amore si era trasformato in odio e i colori erano spariti.

Le carezze di sua madre, che prima tanto amava comincò a detestarle; le pacche amichevoli di suo padre diventarono motivo di terrore, e tutto perchè i colori se ne erano andati, e ciò che gli restava era il buio.

Il nero più assoluto. Ecco com'era la sua vita.

Ma da quando aveva incontrato Frank qualcosa era cambiato.

Frank era il rosso. Un colore caldo potente che brillava nel buio. Il colore dell'amore, della forza, il rosso era Frank.

E da quando Frank era entrato nella sua vita una luce rossa era apparasa nel suo mondo nero. E Gee in cuor suo sperava che quella luce potesse portarlo fuori dal buio, che potesse finalemte ridargli i colori.

 

Inzuppo il pennello di vernice rossa e con un unico movimento scagliò il colore su quella tela. Il risultato pareva quasi uno schizzo di sague, ma Gee sapeva che non era così, quel quandro per lui rappresentava la speranza, rappresentava Frank.

Il suo cellulare vibrò. Lasciò cadere a terra il pennello che puntualmente macchiò il pavimento e controllò il telefono. Era un messaggio di Frank.

 

"Domani ci vediamo alle 15:00 da te.

Ti prego di non uccidermi se non imparerò nulla alla prima XD"

 

Sorrise fra e dopo avergli risposto finalemente si concesse del sano riposo.

 

 

 

Layla si alzò tardi quella mattina scoprendo che il lato di Frank era vuoto. Mise la vestaglia e se ne andò in cucina

-'Giorno raggio di sole!- esclamò Frank intento a preparare la colazione

-'Giorno- disse con voce impastata dal sonno

-Com'è andata con Lindsey ieri?- chiese interessato

-Benissimo- disse con aria forse un pò troppo sognante -E tu invece? Com'è andata con Gerard?-

-Benissimo, lo rivedo oggi-

-Secondo me stareste davvero bene insieme- disse Lay

-Sì, ma...-

-Ma cosa?- chiese Lay

Frank le raccontò tutta la storia dal principio, dalla sera sulla panchina fino al pomeriggio precedente passato a casa loro, le racconto perfino di ciò che gli aveva detto Helena; alla fine Layla si accese una sigaretta e dopo qualche tiro parlò

-Frank io non so cosa possa essere successo a Gerard, e non so nemmeno se lo voglio sapere, ma qualsiasi cosa gli sia accaduta temo che possa essere molto più grande di te-

-Lo so Lay.. è che ho fatto una promessa..-

-L'hai promesso a sua nonna o l'hai promesso a te stesso?- gli chiese la ragazza guardandolo dritto negli occhi

-Credo entrambe..- disse Frank dopo un minuto buono di riflessione

-È bello che tu voglia aiutare Gerard, Frankie, ma spero davvaro che tutta questa storia non ti ferisca-

-Io voglio solo che Gerard sia felice..-

-Lo so Frankie, lo so- disse Lay spegnendo la sigaretta in un posacenere

Ci fu un attimo di silenzio, interrotto solo dal rumore prodotto dal microonde, Layla guardò Frank per qualche istante e poi parlò

-Ieri mentre ero fuori con Lindsey mi ha chiamato tua madre...- cominciò, Frank la guardò stupito mentre il senso di colpa cominciava a farsi strada dentro di lui

-Ha detto che non l'hai più chiamata, ti ho coperto dicendo che avevi tanto da studiare e che ti dispiaceva- fece un altra pausa Frank fece per dire qualcosa ma Lay lo precedette -Frank io capisco tutto, capisco che tu ora sia preso dalla storia di Gerard e rispetto la situazione, ma ti prego, chiama quella povera donna, è logorata dal senso di colpa e tutto ciò che vuole è parlare con suo figlio-

-Layla io ieri ho provato a chiamarla te lo giuro, ma non ce l'ho fatta, non riesco a dimenticare...-

-Non devi dimenticare Frank, non te lo chiederei mai, e nemmeno Linda lo farebbe, tutto ciò che devi fare è perdonare, tua madre è davvero pentita, perdonala finchè sei in tempo, non sopporterei di vederti mentre ti rovini la vita da solo- si accese la seconda sigaretta

-Anche se la perdonassi non dimenticherei lo stesso Lay, ti sei dimenticata di com'erano le nostre vite in quel buco??-

-Certo che me lo ricordo. Lo ricodo bene- disse Lay prendendo l'ennesimo tiro per calmare i nervi

-Perdonare.. riusciresti a perdonare tutti quegli stronzi a Belleville??- disse sarcastico

-Sì- disse Layla convinta

-Perchè?? Non se lo meritano!! Ricordi quando andavamo a ascuola eh?? Ricordi quante volte ci hanno preso per i culo, quante volte ci hanno tirato addosso il cibo in mensa?? Ricordi quando ti ho trovata in bango a piangere come una disperata?? E tutto per cosa?? Perchè eravamo diversi, eravamo i "disadattati"- mimò le virgolette -Riusciresti a perdonare chi per anni ci ha sputato merda addosso?!- urlò esasperato dai ricordi del passato, Layla restò immobile, prese l'ennesimo tiro e parlò con una calma che faceva gelare il sangue

-Sì. E sai perchè?- Frank scosse la testa senza riuscire a capire nemmeno per un istante per quale accidenti di motivo Layla sarebbe riuscita a perdonare

-Perchè non dovrei farlo? Io sono andata avanti. Perchè dovrei continuare a odiarli? Io sono andata avani Frank, tu resti legato al passato e la sai una cosa? Devi accettarlo quel passato, solo così potrai essere felice. Certo, se loro avessero saputo ciò che ci accadeva ogni giorno probabilmente non avrebbero osato dirci nulla, ma siamo stati noi a scegliere di non dirlo, perchè non volevamo la loro pietà. Io sono orgogliosa di essere sopravvissuta. Quindi sì, li perdonerei perchè continuare a odiarli non risolverebbe le cose-

-Io no ci riesco...- disse, più calmo

-Tua madre non è come loro comunque- disse Layla alzandosi

-E ora dove vai?-

-Da Lindsey, le devo fare la tinta, poi andiamo a una mostra di Emily- c'era tensione nell'aria

-Ok-

-Pensa a quello che ti ho detto Frank- disse per poi sparire nell'altra stanza.

Frank si sedette, si accese una sigaretta e cominciò a pensare, forser Lay aveva ragione, forse doveva davvero perdonare.

Rimase seduto al tavolo della cucina per almeno mezz'ora, fumando e fissando il ritratto di Brian finchè Layla non comparse di nuovo

-Io esco- e fece per avviarsi verso la porta d'ingresso ma Frank la chiamò

-Ehi Lay..-

-Dimmi..-

-Sei..sei arrabbiata con me??- chiese, sembrava un cucciolo smarrito mentre sussurrava quelle parole, a Layla si strinse il cuore

-Ma certo che no Frank- disse abbracciandolo forte -E anche se lo fossi non riuscirei a esserlo per più di due minuti- si stacco leggermente da quell'abbraccio

e gli sorrise -Però sei una testa di cazzo singnorino, e per farti perdonare voglio che mi prepari la cena anche sta sera-

-Di nuovo arrosto?- le chiese ridendo

-Sorprendimi Pansy- disse dandogli un tenero bacio a stampo e avviandosi verso la porta

-Quando la smetterai con quel soprannome?- le chiese divertito

-Quando mi darai un valido motivo per pensare che in realtà non sei una principessina-

-Fottiti-

Layla rise e si chiuse la porta alle spalle

 

 

Anche Gee quella mattina si svegliò tardi, del resto era domanica quindi niente lezione. Si mise seduto trovandosi davanti la tela nera della sera prima e, senza nemmeno rendersene conto, sorrise.

Si alzò dal letto e guardò l'ora, erano le 13:00, tra due ore Frank sarebbe arrivato, per tanto decise che forse era il caso di sistemare un pò quella topaia.

Lavò il pavimento come meglio poteva, sistemò i libri sugli scaffali della piccola libreria e radunò i tutti i disegni volanti che c'erano in giro per la stanza in una pila ordinata accanto al letto, sistemò il piccolo angolo cottura scrostando i fornelli e lavando i piatti; alla fine osservò il suo lavoro relatiametne soddisfatto, casa sua non era nenache lontanamente paragonabile all'appartamento di Frank e Lay, ma del resto non poteva permettersi di meglio.

Controllò in fine, per abitudine, la posta che aveva preso il giorno prima; pubblicità, una lettra di Helena e una del padrone di casa.

Aprì immediatamente quella di sua nonna strappando la busta bruscamente, e ne estrasse un biglietto

 

"Non ti azzardare a mandarmeli indietro, considerali un prestito.

Ti voglio bene piccolo mio.

Helena"

 

Gee riaprì la busta e notò con sua grande sorpresa che dentro c'erano 150 dollari in contanti. Sorrise squotendo la testa, adorava sua nonna, ma non di certo per quei soldi, che comunque erano una somma molto modesta, l'amava con tutto se stesso da tutta la vita, perchè Helena gli aveva sempre dato tutto senza pretendere mai nulla in cambio.

 

Poggiò i soldi e la lettera sul tavolino accanto alla porta e aprì la lettera del padrone di casa. Il buon umore col quale si era svegliato quella mattina era andato a farso fottere.

In quella lettera era scritto a caratteri cubitali, in rosso, un unica parola che gli fecero crollare il mondo addosso:

"SFRATTO"

In quel preciso istante nel cervello di Gerard si creò il caos più totale.

Nonostante i soldi che Helena gli aveva mandato Gee non sarebbe mai riuscito a pagare i 3 mesi di affitto arretrato che aveva accumulato.

Cosa fare?? Non lo sapeva.

 

Guardò l'ora, erano già le 14:30, riordinare era stato un lavoro più lungo del previsto. Decise di lasciar perdere, almeno per il momento, la situazione e di concentrarsi solo sul fatto che Frank di li a poco sarebbe arrivato.

 

Si cambiò velocemente indossando come sempre jeans, maglia e felpa nera. Si guardò intorno notanto che rimaneva un unico problema da risolvere.

Il suo incubo. Tutti i disegni della sua paura più grande, quelli che descrivevano il suo passato, erano li, in bella mostra appesi alle pareti pronti a ricordarglielo.

Li stacco velocemente ad uno ad uno mettendoli in pila accanto a quelli che aveva raccolto prima.

Il campanellò suonò.

Andò ad aprire trafelato e si ritrovò davanti Frank che esibiva un sorriso da oscar.

-Ciao- disse Gee sorpreso di ritrovarselo davanti con 15 minuti d'anticipo

-Ehy, scusa, sono in anticipo-

-No no, figurati, entra pure- disse spostandosi per farlo entrare

Frank fu come "rattristato" da quell'appartameto desoltante.

Certo, lui non viveva nel lusso più sfrenato, ma almeno un letto degno di essere chiamato tale ce l'aveva. In quel momento realizzo che Gee non scherzava il giorno prima quanod gli aveva detto di vivere in una topaia

-Non è un ranchè lo so..- si giustificò Gee

-Tranquillo, non c'è problema. Ho visto di peggio- sorrise per tranquillizare Gee

-Cominciamo- disse poi

 

Passò un ora. Ne passarono due. Alla fine, dopo tre ore di "lezione", Gee si scusò dicendo che doveva andare un secondo in bagno

-Vai pure- disse Frank sorridendo come sempre -Mi ci vuole una pausa- Gee sorrise di rimando e sparì nell'altra e unica stanza che c'era

Frank si guardò intorno. Quel posto metteva davvero tanta tristezza. Si vedeva che Gee aveva provato a dare una pulita e Frank sorrise nel pensare che il più grande si fosse dato tanta pena per lui.

Non potè fare a meno di notare la pila di disegni accanto al materasso; spinto dalla curiosità si alzò da tavola e andò a darci un occhiata, si sedette per terra e cominciò a guardarli ad uno ad uno.

Ciò che però colpì maggiormente la sua attenzione fu una grande tela nera appoggiata al muro.

Si chiese che significato potesse avere per Gee quello schizzo di vernice rossa e ricominciò a guardare quei fogli; paesaggi vari, un disegno della stauta della libertà, un ritratto di Layla, probilmente fatto durante le ore di disegno dal vivo, e una natura morta, erano tutti formidabili.

Posò quella pila di fogli da un lato e cominciòa osservare gli altri.

Nero. Solo nero. Facce morte dipinte su quegli sfonti tetri, sangue, dolore distruzione.

Ecco cosa invase il cervello di Frank in quel momento.

Erano angoscianti. Frank li gettò a terra allontanandosi da essi come se ne avesse paura.

Cosa volevano dire?? Che avessero a che fare con la vita di Gee?? Mille domande zero risposte.

Gerard tornò proprio in quel momento. Ciò che si dice tempismo perfetto.

Guardò Frank. Guardò i disegni. Fece due più due e sul suo viso si dipinse un espressione che per Frank fu indecifrabile. Rabbia? Dolore? Tutte e due? Non avrebbe saputo dirlo.

-Gerard io...- cominciò, ma il più grande lo interruppe

-Non avresti dovuto vederli- dolore, c'era decisamente dolore in quelle parole

-Io...non..non sapevo che fosserò così personali..scusa-

-Nessuno avrebbe mai dovuto vederli- le ginocchia di Gerard cedettero e si ritrovo a terra, Frank non sapeva cosa dire, il più grande scoppiò in lacrime; fu un pianto diverso rispetto alle altre volte, c'era più dolore, più disperazione.

Mormorava frasi sconnesse riguardanti un incubo, frasi che Frank non capiva.

Gli si avvicino lentamente

-Gee..Gee calmati..ci sono qua io..- gli strinse la mano, lo fece incodizionatamente dimenticandosi della sua fobia ma Gerard stranamente non respinse quel contatto, anzi lo abbraccio forte piangendo sulla sua spalla, Frank sorpreso da quella sua ricerca di contatto fisico e dalla situazione in generale, lo strinse a se accarezzandoli i capelli e mormorandogli parole dolci all'orrechio.

 

-Tieni- disse Frank porgendogli una tazza di latte bollente, Gee la prese con le mani che gli tremavano

-Va un pò meglio?- annuì debolmente

-Senti Gee, sò che forse non dovrei chiedertelo... ma cosa succede? Cosa sono quei disegni?- era una domanda inopportuna, Frank si pentì quasi subito di averla fatta, ma voleva sapere, aveva fatto una promessa -Forse non dovrei chiederte... scusa- disse poi

-Sono...il mio incubo..

-Quando è cominciato il tuo incubo?- chiese

-A 14 anni..- 14 anni cazzo, pochi, decisamente troppo pochi per sopportare..

-V..vuoi parlarmene?-

Che fare?? Parlarene? Solo Helena sapeva. Non l'aveva detto neppure a Mikey. Poteva fidarsi di Frank? Lo guardò negli occhi. Fissò quelle iridi così dolci per qualche secondo. Nella confusione che regnava nel cervello di Gee in quel momento naque un unico pensiero, sì, si poteva fidare di lui.

Raccolse la calma, e con una freddezza innaturale per quel momento cominciò a raccontare

-Sono nato e cresciuto a Belleville sai? Lay mi ha detto che anche voi venite da lì. Sono sempre stato una persona sola, non avevo amici, e uscivo poco, forse è per questo che non mi avete mai visto. A 14 anni comincia le superiori, andavo alla Henderson. All'inizio andava tutto bene, mi ero fatto qualche amico, non ero più solo, ma poi...arrivò lui...- fece una pausa, una lacrima gli rigò il viso

-Lui chi?-

-Era Febbraio, lo ricordo bene, il nostro professore di Biologia si ammalò e arrivò un supplente- ora , singhiozzava -Mostrò subito delle attenzioni per me, mi dava i voti più alti, voti che non meritavo, era...gentile con me ma io non capivo perchè- e i singhiozzi divennero un pianto disperato -Un giorno mi disse che dovevo rimanere in classe dopo le lezioni, disse che mi doveva parlare del mio ultimo compito in classe...io mi fermai a parlare con lui e...e...- Frank aveva capito, aveva capito tutto

-Gerard...- Gee lo abbracciò di nuovo, si avvinghiò a lui come se Frank fosse la sua ancora di salvezza, il suo raggio di luce in mezzo al nero, e pianse, pianse come aveva fato sulla spalla di Helena la prima volta che raccontò quella storia, pianse come se per lui un domani non esistesse, pianse come piangeva tutte le sere

-Disse che non dovevo dirlo a nessuno, disse che sarebbe stato sempre così da quel giorno in poi, disse che se avessi osato dirlo a qualcuno avrebbe fatto lo stesso a mio fratello, e io non volevo Frank!! Mikey non se lo meritava... E comunque non lo tocco mai... Durò un anno. Per tre volte a settimana ogni volta io mi dovevo fermare nella sua classe...dovevo...dovevo fingere che mi piacesse perchè sennò lui mi faceva male... più male... Provai a uccidermi una volta, mi tagliai le vene del polso, perchè doveva smettere Frank!!! Solo così il mio incubo poteva smettere!! Ma non funzionò...quando tornai a scuola lui mi prese e mi portò in palestra e mi massacrò con una mazza da baseball, disse che non dovevo più provarci... che io ero suo...- Frank non ci vedeva più dalla rabbia, voleva prenderlo massacrarlo, tagliargli la gola e vederlo sanguinare, quel mostro schifoso che aveva osato fare del male a una creatura così innocente, così perfetta come Gerard, voleva ucciderlo, vederlo morire. Strinse Gerard a se così tanto che per un attimo ebbe paura di fargli del male e mentre Gerard piangeva lui lo cullava, lo accarezzava, provava in tutti i modi a calmarlo... Non doveva farlo parlare, non doveva spingerlo a raccontare si maledì in tutte le lingue del mondo per averlo fatto

-Gee...Gee guardami- disse, il più grande sollevò lo sguardo debolmente

-Io ti prometto, che niente al mondo potrà più farti del male, te lo giuro sulla mia vita. E non pensare nemmeno per un secondo che sia colpa tua. Quel porco schifoso la pagherà te lo prometto. E ora ti dirò una cosa, il mondo è un posto orribile, il mondo è brutto e crudele e animali come quell'essere non dovrebbero esistere. Ma tu sei bellissimo per me. Farò tutto ciò che posso per renderti felice- Gee sorrise e Frank gli invidiò la forza che aveva dimostrato regalandogli quel sorriso meraviglioso nonostante tutto il dolore che doveva provare in quel momento.

 

In quel momento seppe cosa rispondere a Layla

 

L'ho promesso a Gee e l'ho promesso a me stesso. Gerard sarà felice.

 

 

 

 

Vi supplico perdonatemi. Vi ho fatto aspettare, sono una persona orribile lo so.

Il capitolo è lungo, e pesante, e scrivere la storia di Gee è stata una delle cose più dure della mia vita.

L'ho scritto venti volte. Giuro, l'ho scritto e cancellato venti volte dall'inizio alla fine, le ho contate.

Spero che l'argomento trattato non vi abbia turbate. E' stato difficile scrivere di una cosa così, non oso immaginare cose dev'essere per voi leggerlo.

Sono stata una stronza con Gee in questa storia, davvero, una grandissima stronza.

Ma anch'io ho fatto una promessa.

Ringrazio chiunque abbia letto e chiunque voglia lsciare una recensione, ci terrei davvero molto a sapere cosa ne pensate.

Spero davvero che non vi turbi leggere una cosa simile, a me ha turbato molto scriverla.

 

Grazie mille a voi che leggete e recensite. I prossimi capitoli saranno più leggeri e tratterano argomenti più "allegri". E' una promessa.

 

Vi adoro, siete il mio sorriso. Un grazie speciale a xla che mi ha dato l'idea dei quadri che raffigurano l'incubo.

 

Alla prossima.

 

_Lolita

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Capitolo 10
*** There's a fire starting in my heart ***


Frank si svegliò sentendo il peso di qualcosa su di se. Strizzò gli occhi un paio di volte e sorrise automaticamente quando si rese conto che Gerard era stretto a lui e dormiva serenamente.

Era così...tranquillo, così dolce mentre dormiva. Gli accarezzò piano i capelli e, stando attento a non svegliarlo, si mise seduto appoggiando la schiena al muro e accendendososi una sigaretta

"Cosa devo fare???" Si chiese giocherellando con i capelli di Gee.

Ora che sapeva le cose erano decisamente più difficili.

Ma non per questo avrebbe cominciato a guardare Gee con occhi diversi, non avrebbe pensato a lui con pietà.

Certo, sarebbe stato difficile curare una ferita del genere, ma ce l'avrebbe fatta, Gee si meritava la felicità.

Quando era riuscito a dargli quell'unica carezza Frank aveva visto nascere negli occhi di Gee una specie di luce, una luce che rappresentava la speranza, la voglia di vivere e di cambiare. Dietro a tutta la tristezza e al dolore che perennemente velavano le iridi di Gerard si era formata quella piccola luce, e Frank non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.

Senti il cellulare vibrare, lo prese immediatamente, onde evitare che anche quel piccolo rumore potesse rovinare il sonno di Gee, e aprì il messaggio

 

"Dove diavolo sei???"

 

Era Layla, ovviamente.

 

"Da Gerard, è successo un casino poi ti spiego tranquilla"

 

Inviò e già che c'era controllò l'ora sul display, erano le 22, si stupì da solo nel constatare che avevano davvero dormito per tutto quel tempo ma del resto era stata una giornata pesante.

Doveva organizzare i pensieri, decidere cosa fare, come comportarsi, decidere se farsi aiutare da Lay o meno. Troppi pensieri per una mente già affollata.

Si alzò dal letto e spense la sigaretta nel posacenere che c'era sul tavolino accanto alla porta.

Senza nemmeno rendersene conto il suo sguardo cadde sulle svariate lettere che costellavano il tavolo, una in particolare attirò la sua attenzione, forse per la scritta enorme in rosso, la prese in mano e lesse.

Cazzo... Si voltò verso Gee che, ringraziando il cielo, dormiva ancora. Cos'altro doveva capitare ancora a quel ragazzo, prima il dolore, la violenza, poi i traumi che solo da un giorno dopo anni era riuscito a combattere e ora questo, lo sfratto.

No, era decisamente troppo.

 

 

-Sei preoccupata- disse Lindsey

-No no tranquilla, va tutto bene- disse Layla accendendosi una sigaretta

Erano a Central Park, sedute su una panchina accanto a un laghetto. L'acqua era calma, piatta l'esatto opposto della mente di Layla

-Non era una domanda- disse Lindsey con un sorriso

-Ok, Frank non è a casa, l'ho chiamato prima mentre eravamo alla mostra e non mi ha risposto nessuno, non so dove possa essere-

-E' grande e vaccinato dai, sono sicura che sta bene- sorrise nuovamente -Si vede che sei molto legata a lui, da quanto vi conoscete?-

-Da tutta la vita praticamente- Lindsey le fece un cenno che Lay interpretò come un "continua"

-Ci siamo conosciuti all'asilo, gli avevo dato un pugno in testa perché mi aveva rubato i pennarelli- rise al ricordo -Mi hanno costretta a stare in infermeria con lui e li siamo diventati amici- Lindsey rise

-E come mai siete venuti a New York?-

-Dovevamo cambiare aria, assolutamente, odiavamo Belleville, e si può dire che Belleville odiasse noi, non eravamo ben visti da nessuno, era come se fossimo in un mondo a parte-

-Siete scappati praticamente?-

-Non credo sia il termine giusto sai? Frank non poteva restare a casa sua, non ne sarebbe uscito vivo, io comunque con mia madre non avevo più alcun tipo di rapporto. Abbiamo aspettato che facessi 18 anni, che finissi la scuola, e poi ce ne siamo andati, comunque non avevamo in programma di restare li ancora per molto-

-Se non sono indiscreta, che problema c'era fra te e tua madre?-

Layla tacque per un istante. Che problema c'era?? Tutto.

-Forse...non dovevo chiedertelo...scusa- abbozzò un sorriso imbarazzato

-No figurati, tranquilla- Lay sorrise per tranquillizzarla -Mio padre morì di leucemia quando avevo 12 anni, ne uscimmo tutti devastati, persino Frank che lo considerava un pò come il padre che non aveva mai avuto. Mia madre è sempre stata una donna debole. Faceva la modella, anche lei sì, mio padre il fotografo, credo che lei fosse la sua musa, si amavano davvero molto. Quando morì cadde in depressione, non voleva più guardarmi perchè diceva che gli ricordavo troppo suo marito, diceva che starmi vicino per lei era come ricevere una coltellata ogni giorno; smise addirittura di parlarmi per un periodo, riprese solo dopo un pò ma comunque ciò che diceva o erano critiche o frasi di circostanza tipo "Non fare cazzate a scuola". Io entrai in mutismo, per due anni non parlai più con nessuno tranne che con Frank.- fece una pausa -Mia madre superò il lutto diversamente, cominciò a imbottirsi di psicofarmaci e a scopare con tipi a caso che incontrava nei bar, ogni sera a casa c'era un uomo diverso. La sera in cui partimmo mia madre mi chiese solo dove andavo, non mi chiese se avevo intenzione di tornare o roba del genere, semplicemente non le importava- la voce di Lay era neutra mentre parlava di sua madre, parlare di quella donna o di ciò che aveva mangiato a cena la sera prima sarebbe stata la stessa cosa... ma solo perchè Layla da sempre era una buona attrice

-Non ti manca davvero nulla di Belleville?-

-Mi manca mia nonna sì, ci sentiamo per telefono ovviamente, ma non la vedo da un anno- Lindsey annuì aveva percepito il dolore in quelle parole, un dolore silenzioso e nascosto da quella maschera di indifferenza.

Layla era strana, era senz'altro una delle persone più particolari che avesse mai visto, la sua bellezza a tratti metteva in soggezione.

Aveva notato come la guardavano gli uomini, con malizia, con desiderio... la osservavano come se fosse una creatura eterea, irraggiungibile, e come dargli torto?? Layla era perfetta. Era bassina, non arrivava oltre il metro e sessantasette ma era comunque poco più alta di Frank e Lindsey, la pelle chiara senza la minima imperfezione le conferiva un aria meravigliosamente inquietante, le labbra carnose, il sorriso perfetto, il seno piccolo e morbido la rendevano davvero la creatura più bella che Lindsey avesse mai visto e l'idea che qualcuno la potesse anche solo guardare la faceva sentire...gelosa?? Nemmeno lei avrebbe saputo dirlo.

Era caduto il silenzio, Layla fumava lentamente senza staccare gli occhi dal laghetto che c'era davanti a loro

-What'll you do when you get lonely and nobody's waiting by your side? (Trad: "Cosa fai quando ti senti sola e non hai nessuno al tuo fianco?") canticchiò Lindsey senza neanche rendersene conto, infatti abbasò gli occhi imbarazzata subito dopo

-You've been running and hiding much too long, you know it's just your foolish pride ‎(Trad: "Sei scappata e ti sei nascosta per troppo tempo. Sai é solo a causa del tuo stupido orgoglio")- Lay continuò la canzone dopo pochi secondi, con un sorriso amaro, Lindsey si voltò stupita

-La conosci??-

-Mio padre la adorava, è per questo che mi ha chiamata così, quando mi capita di sentirmi sola la ascolto sempre, in qualche modo mi fa pensare che lui sia accanto a me-

-E' un pensiero molto bello, davvero molto bello...-mormorò Lindsey appoggiando la testa sulla sua spalla.

Rimasero così per un ora. Ferme a ridere e a parlare delle proprie vite. Layla si stava aprendo, era riuscita a fidarsi e Lindsey non poté esserne più felice.

E mentre stavano li a godersi quell'attimo perfetto un unica strofa di quella canzone riecheggiava nella testa di Lindsey...

 

Like a fool, I fell in love with you... (Trad: Come un pazzo mi sono innamorato di te)

 

 

Gerard si svegliò tardi. Di nuovo. Si sentiva frastornato, come se il casino che aveva in testa di solito fosse improvvisamente raddoppiato.

Si mise seduto sul letto e si passo una mano fra i capelli

-Buongiorno- disse Frank con voce dolce come lo zucchero

-'Giorno- abbassò gli occhi. Imbarazzo, ecco cosa Frank lesse in lui

-Stai meglio?-

-Si...- lo disse piano in un sussurro, e Frank fu quasi tentato di farglielo ripetere perchè, per una volta, pareva sincero

-Ti ho preparato la colazione...- disse porgendogli una tazza di caffè, Gee lo ringraziò con lo sguardo e tra i due cadde il silenzio.

L'orologio appeso al muro segnava le 12:35, l'unico suono udibile in quella stanza era proprio quel noiosissimo tik tok prodotto dalla lancetta dei secondi.

Frank guardò Gerard, Gerard guardò Frank. Cosa dire?? Nessuno dei due lo sapeva.

-Frank...io volevo solo dirti... grazie..- gli occhi di Frank si illuminarono

-E di cosa?- lo chiese con semplicità, quasi per farli capire che ciò che aveva fatto lo aveva fatto perchè lo voleva, non perchè doveva, Gerard sorrise e Frank cominciò a innamorarsi di quel sorriso, di quelle labbra sottili e leggermente storte...avrebbe voluto baciare quella labbra... ma era troppo presto, decisamente troppo presto...

Erano le 12:40, tra venti minuti Frank doveva essere al lavoro, avrebbe voluto non andarci, avrebbe voluto restare con Gee, che in quel momento era fragile più che mai, ma doveva, se lo avessero licenziato Layla lo avrebbe senz'altro ucciso nel modo più crudele possibile, senza contare che l'affitto da solo non si paga

-Gee, io devo andare a lavoro, tornerò questa sera...s..se vuoi-

-Ti aspetterò- sorrise nuovamente e Frank si sentì quasi orgoglioso del fatto che quel sorriso era merito suo

Lo saluto con un abbraccio e una carezza promettendogli di correre da lui subito dopo il lavoro.

Era entrato in quell'appartamento felice, ne era rimasto distrutto e ne era uscito scosso ma entusiasta. Frank ancora non lo sapeva, solo dopo un po di tempo grazie a Layla se ne sarebbe reso conto, ma quello era il potere dell'amore, il potere del rosso.

 

 

Al ristorante tutto procedeva come sempre, turisti che andavano e venivano, giapponesi che addirittura fotografavano i piatti e bambini che si lamentavano perchè il cibo era diverso dalle solite schifezze da fast food.

Frank era distratto, pensava a Gerard, stava pregando affinché non gli venisse comunque la malsana voglia di farsi del male, di tagliarsi o di vomitare come era solito fare, non credeva che lo avrebbe fatto, ma il dubbio rimaneva, nonostante gli avesse detto di stare meglio cose del genere non cambiano nel giro di una notte..

Quasi rovesciò il vassoio di Rajid andandogli a sbattere contro immerso com'era nei suoi pensieri

-Sta attento!- lo rimproverò quest'ultimo riuscendo a salvare i piatti da una rovinosa caduta

-Scusa, non so dove ho la testa oggi.. - si giustificò

-Ti sarai innamorato- disse scrollando le spalle

-Come prego?- Frank lo guardò stupito, Rajid era sempre stato solo un collega, certo alle volte quando si prendevano una pausa per fumarsi una sigaretta c'era stato un piccolo scambio di battute, ma nulla di più, per tanto sentirgli dire una cosa simile gli fece uno strano effetto.. forse perchè infondo era vero

-Dai che hai capito!- sorrise a trentadue denti

-No, davvero, non ti seguo..-

-Sei innamorato Frank, semplice cosa c'è da capire?-

-E..come si ci sente quando di è innamorati?- era serio nel fargli quella domanda, serissimo

-Beh, il Dio Shiva per impedire che la Dea Kali potesse fare del male a se stessa e agli altri si sdraiò ai suoi piedi e si fece calpestare, preferì soffrire lui ma risparmiare dolore a lei, un dolore nato dalla rabbia che provava per il mondo. Sdraiandosi davanti a lei la risvegliò dal buio in cui si trovava, un buio fatto di disperazione a parer mio, credo che Kali rendendosi conto che c'era qualcuno accanto a lei pronto a dare la vita solo per impedire che si facesse del male abbia cominciato ad essere felice. Io non sono credente, ma mai madre è induista e mi raccontava spesso questa storia, credo che una persona innamorata si senta esattamente come Shiva, pronto a fare di tutto per la persona che ama anche solo che per vederla sorridere****-

-Wow...- mormorò Frank, Rajid era di gran lunga più saggio di quello che pensava

-Già, wow- sorrise -Oh, prima che me ne dimentichi, quella signora là fuori ha chiesto di te- disse indicandogli con una donna appena fuori dalla porta del ristorante

-E chi è?-

-Cosa ne so?? Ha detto che vuole parlarti, vai, ti copro io-

-Grazie Rajid sei un amico-

-Sì certo certo ora muoviti- disse agitando una mano con non curanza, Frank gli sorrise e si avvicinò all'uscita

La donna era di spalle, aveva i capelli corti, ricci e castani Frank non ricordava di conoscere nessuno che li portasse così

-Emm salve..- disse, la donna si voltò, due smeraldi lo guardarono, dolci come il miele

-Non ti ricordi di me vero?- chiese la donna, quasi retorica, con un sorriso; ma si sbagliava Frank si ricordava perfettamente chi era

-Helena giusto?- chiese con un sorriso, la donna annuì

-Cosa la porta qui?-

-Volevo vederti, ho bisogno di parlarti- Frank diede un occhiata all'interno del locale, il suo capo non c'era, probabilmente era uscito per fare chissà cosa, Rajid era perfettamente in grado di gestire la situazione, si accese una sigaretta fissando la copia esatta degli occhi di Gerard

-Mi dica-

-Per cominciare dammi del tu, sennò mi fai sentire vecchia- sorrise -Ma veniamo al punto, Frank io...volevo sapere come sta Gerard-

Perchè la vita poneva a Frank sempre le domande più difficili? Gerard stava bene? Gli aveva detto di si, ma non era del tutto vero, si poteva dire che aveva cominciato a stare bene... .

-Sta meglio- le rispose una volta giunto alla conclusione che quella era la risposta migliore da dare

-Ti ha...si insomma ha..-

-Mi ha raccontato la sua storia sì..- non voleva ripensarci, non voleva risentire la rabbia tornare a farsi strada nella sua mente, voleva pensare a Gee che sorrideva non che piangeva.

-A me lo disse solo dopo un anno... sei fortunato Frank, deve fidarsi davvero molto di te-

-Io.. voglio solo che sia felice-

-Lo voglio anch'io. Sono ospite di una mia amica, le è morto il marito e le do una mano in casa e a organizzare il funerale, resterò solo due giorni non voglio che Gerard mi veda penserebbe che sono venuta a controllare come sta perchè non ho fiducia in lui e io non voglio questo, quindi ti prego di non dirgli del nostro incontro-

-Le vuol..ti vuole molto bene- disse Frank, ed era vero, da quello che aveva potuto constatare Gee era molto legato a Helena

-Oh lo so- Helena sorrise -Gerard è sempre stato molto attaccato a me, passavamo molto tempo insieme io lui e suo fratello Mikey. Sai, i loro genitori erano molto occupati col lavoro, non che li trascurassero certo, ma capitava spesso che si fermassero da me anche a dormire, così per passare il tempo io gli insegnavo a suonare, ma Gee era più portato per il canto, ha una voce davvero meravigliosa- disse orgogliosa

-Sono sicuro che è così-

-Grazie Frank, spero davvero che sia felice ora che ci sei tu, sono passata solo per dirti questo- sorrise e fece per andarsene ma all'ultimo momento si voltò

-Oh, prima che mi dimentichi, sei il figlio di Linda Pricolo giusto? Ti ho visto girare spesso per Belleville con la figlia dei Vermeer-

Frank rimase di sasso, conosceva Linda, allora per forza di cose doveva sapere tutta la storia, era risaputo a Belleville quello che succedeva a casa di Frank, e per un attimo si sentì come violato, l'avrebbe giudicato che lei per questo??

-S..sì- rispose con timore

-Salutamela quando la vedi-

E chi l'aveva più vista??

 

 

Dopo che Frank se ne era andato Gerard aveva cercato di dormire ancora un po, ma era stato svegliato dopo neanche mezz'ora da qualcuno che bussava con forza alla porta. Si era alzato col cervello ancora annebbiato dal sonno ed era andato ad aprire

-Sì?- chiese, davanti gli si parò davanti un uomo basso e grasso con un paio di enormi baffi scuri, portava una camicia bianca stirata male che emanava un terribile odore di sudore e formaggio, sembrava la caricatura di se stesso, ma in realtà altri non era che il Signor Tompson il padrone di casa

-Signor Way lei ha mesi di affitto arretrato e io sono stanco di aspettare. Le do tre ore per lasciar libero l'appartamento- un uomo che non perdeva tempo, non c'è che dire..

Gerard non disse nulla, annuì e si chiuse la porta alle spalle, in religioso silenzio andò in bagno, si inginocchiò davanti alla tazza del water e si ficcò due dita in gola, vomitò l'anima e i rimpianti e, dopo essersi concesso un pianto disperato, tornò in camera

Cosa doveva fare? Non lo sapeva.

Guardò la tela nera accanto alla finestra, e se.... No, non poteva... però... no, non ne aveva il coraggio... ma....

 

 

Fuori diluviava. La fredda pioggia batteva forte sulle strade di New York.

Layla era in soggiorno, sul divano, avvolta in una coperta. In TV davano "Colazione da Tiffany" e, stando al telefono con Lindsey guardava il film commentando ogni scena con l'amica

-Secondo me Holly ha ragione a diffidare nelle persone- disse Lay

-Ma dai, se una persona va avanti così tutta la vita non sarà mai felice- commentò Lindsey

-Forse hai ragione. Comunque la Hepburn è una gran figa, un pensierino ce lo farei-

-Layla!!!!- gridò Lindsey provocando la risata della ragazza dai capelli turchini

-È vero!!-

In quel momento suonarono alla porta

-Linz hanno suonato, sento cosa vogliono e ti richiamo-

-Ok a dopo- stava sorridendo, anche se Layla non poteva vederla lo sapeva

Lay si alzò dal divano e aprì la porta

-Chi cazzo è a quest'or... - le parole le morirono in bocca

Davanti a lei c'era Gerard, i vestiti e i capelli fradici, gli occhi gonfi e rossi, il viso rigato da piccole lacrime e pioggia.

 

 

Frank era distrutto. Era corso a casa di Gerard e non l'aveva trovato, non c'era nemmeno la sua roba.

Chiese al portiere che a tratti lo rincuorò dicendogli che se ne era andato con le sue gambe ma che allo stesso tempo lo fece crepare dalla preoccupazione.

Quando gli aveva chiesto se almeno stava bene quel vecchio rinsecchito gli aveva detto “Se per te un morto che cammina sta bene direi di sì” se ci ripensava gli veniva voglia di prenderlo a pugni, ma non era il momento di pensarci.

Corse a casa, nella speranza che Layla avesse sue notizie, lo riteneva improbabile, ma, tentar non nuoce

Aprì la porta velocemente, lasciandola spalancata con ancora le chiavi nella toppa, si precipitò dentro

-Lay, Lay cazzo hai visto Gerar...

Layla era seduta sul tavolino davanti al divano del soggiorno, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, una sigaretta nella mano destra, fissava un ragazzo dormire avvolto in una coperta, quel ragazzo era Gerard

-Cosa è successo?- chiese Frank a bassa voce, sconcertato, sedendosi accanto a Layla

-È arrivato un ora fa, diceva cose senza senso, a quanto ho capito lo hanno sfrattato ed è venuto a cercare te. Ha qualche linea di febbre, del resto quando è arrivato era fradicio... L'ho fatto calmare e messo a letto, ma è stato difficile senza toccarlo...- Layla non aveva staccato gli occhi da Gerard che tremava nel sonno

-Layla...mi dispiace..-

-E di cosa? Non ti devi dispiacere. Gerard ha cercato te nel momento in cui aveva più bisogno di qualcuno e io so che tu per lui ci sarai sempre. E poi anch'io ho imparato a volergli bene, certo non lo conosco bene, ma so per certo che tutto ciò che gli è successo di certo non se lo meritava-

-Cosa dobbiamo fare ora?- chiese Frank

-E me lo chiedi? Gerard resterà da noi- lo disse con semplicità come se fosse ovvio

-Lay?-

-Si?-

-Ti ho già detto che ti voglio bene?-

-Fin troppe volte- rise -Io vado a letto, domani cercherò di fare un po' di spazio per Gerard. 'Notte- disse alzandosi e sparendo in camera da letto

Frank passò la notte a guardare Gerard dormire. Lo osservava mente si muoveva agitato, e, dolcemente, lo accarezzava calmandolo.

Quella notte pensò alle parole dette da Rajid. Era davvero innamorato, perchè in quel momento avrebbe dato tutto l'oro del mondo, ogni cosa, dalla più preziosa alla più piccola e semplice per vedere Gerard che sorrideva.

 

 

Zalve donne :D

Perdonatemi per il ritardo *schiva mattoni*

Dopo il capitolo precedente ho avuto una pecie di blocco, ma grazie al sostegno di tutte voi sono riuscita a ritrovare l'ispirazione :3

Questo capitolo non è molto emozionante, ma è basilare perchè segna il cambio radicale che fa la vita di Gerard, mentre nei capitoli precedenti spiegavo la psiche e il passato dei personaggi (o come minimo ci provavo LOL) dal prossimo capitolo si vedrà la nascita dell'ammoreH fra i due :3 Quindi meno capitoli tristi (ce ne sarà giusto uno ma parlerà di Layla, ergo i nostri giovani eroi staranno tranquilli per un po')

Sono felice che la coppia Layla/Lindsey piaccia XD Le ho un po' trascurate per poter parlare di Gerard e Frank ma scriverò molto anche su di loro XD Una mia amica ha coniato il termine “Layz” direi che è perfettoper loro <3

 

Piccoli chiarimenti :D :

Per chi non lo sapesse, la canzone cantata da Layla e Lynz è appunto “Layla” di Eric Clapton and Derek and the Dominos: http://youtu.be/sw01019P19g

Io credo che rappresenti benissimo il carattere di Lay, sarei davvero felice di sapere se anche voi la pensate così :3

 

La "leggenda" induista raccontata da Rajid l'ho tratta da manga Black Butler e l'ho un pò parafrasata. Trovo sia molto bella :3

 

Il titolo del capitolo, inutile dirlo è la prima strofa di Rolling in the Deep di Adele <3

 

Conludo dicendo che la fine del capitolo l'ho scritta di fretta e che non mi fa impazzire, perdonatemi se non è un granché.

 

Un grazie speciale a xla per il sostegno, perchè è lei e perchè mi consiglia sempre <3 <3

Grazie donnah i love u <3 Tantissime gocciole zebrate e Gerardi stile Coyote Ugly :3

Grazie mille a tutte voi che leggete e recensite, vi adoro davvero <3

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, per ogni recensione Gerardo e Franco ballano stile Coyote Ugly :3

 

Pace, amore, empatia <3

 

_Lolita

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Capitolo 11
*** Reaching a fever pitch, it's bringing me out the dark ***


"C'è un fuoco che inizia nel mio cuore...raggiunge un livello febbrile, e mi porta fuori dal buio..."

(Rolling in the Deep - Adele)

 

 

 

Linda aveva l'abitudine di cantare a suo figlio la filastrocca dell'elfo mangiasogni.

Frank, nel bel mezzo di un incubo, la ascoltava e subito si calmava ricominciando a sognare solo cose belle.

Ma se una persona ha vissuto solo cose brutte è ancora capace di sognare?

Questa era la domanda che ronzava nella testa di Frank come una mosca mentre osservava Gee agitarsi nel sonno.

Urlava, per lo più frasi sconnesse, si rigirava velocemente spaventato, e nemmeno le carezze di Frank riuscivano a calmarlo, in quel momento era lontano dalla realtà, lontano dal rosso, era totalmente immerso nel nero.

Si passò una mano fra i capelli disperato, quelle urla erano una delle cose più strazianti che avesse mai sentito, voleva farle smettere, erano ancora peggio di quelle di Layla, solo che alla ragazza bastava un abbraccio per calmarsi a Gerard no, un incubo del genere era troppo per chiunque

"Nessun incubo batte il mangiasogni" la voce di Linda, chiara, cristallina e dolce come un tempo, risuonò nella testa di Frank

"Stronzate" Pensò lapidario, nulla batte un incubo, nulla batte il nero nemmeno una filastrocca sussurrata a voce bassa a un bambino di quattro anni, non esiste il mangiasogni...

Ma gli incubi di Gee di certo non sarebbero scomparsi con questi pensieri quindi tanto valeva tentare, avrebbe dato il suo regno pur di farlo dormire sereno

-Mangiasogni, mangiasogni...- mormorò piano prendendo la mano di Gee e sperando di non aver dimenticato le parole

-Prendi bello il tuo coltello, tira fuori in grande fretta la tua piccola forchetta..- si diede dell'idiota ma non smise comunque di cantare -Apri il becco su quei sogni
Che spaventano il bambino!- con sua enorme sorpresa Gerard parve calmarsi, continuava a muoversi, ma più piano, come se davvero fosse arrivato il mangiasogni

-Ma se il sogno è bello e buono, divertente o sol carino, gli sia subito lasciato!- il respiro si fece regolare, smise di muoversi e scalciare, e il più piccolo pensò che non era possibile...Linda forse aveva ragione, nulla batte il mangiasogni, nulla batte il rosso, che poi il rosso sia nell'amore eterno o anche solo in una filastrocca per bambini non aveva importanza, sempre rosso era...

-Mangiasogni, Mangiasogni; Mangiasogni io t’ho invitato- finì la favoletta con un sorriso beandosi dell'espressione che si era dipinta sul viso di Gee.

Fece per alzarsi ma una mano gli afferò il polso, era una presa debole e forte allo stesso tempo

-La conosco- mormorò Gerard con un sorriso -Helena me la cantava sempre...-

-E funzionava?-

-Sempre..- un sorriso, l'ennesimo, labbra sottili, storte, dolci...troppo presto..

-Come stai?-

-Bene, adesso- ed era la verità. Un bacio, uno solo, troppo presto...

-Ce la fai a stare da solo?- di di no, di di no

-Resta con me..-

E Frank non se lo fece ripetere duie volte. Si corìco e fece sdraiare Gerard su di lui, tanto era scheletrico, indi per cui leggero. Gee appoggio la testa sul suo petto, poteva sentire il cuore del più piccolo, gli prese una mano e ci posò sopra un tenero bacio

-Grazie Frankie- mormorò Gee, la luce dietro gli occhi, sguardo pieno d'amore, labbra perfette, troppo presto...

Gee si addormentò in pochi minuti. Tutto perfetto, tutto troppo presto.

 

Gee aprì gli occhi, lentamente. Si guardò intorno, Frank dormiva sereno stringendolo in un tenero abbraccio.

Pensò che quello era il momento più bello della sua vita. Aveva trovato qualcuno che teneva a lui, e tutto perchè era andato a sbattere contro Layla.

Frank, dopo Mikey e Helena, era la prima persona che...gli voleva bene, che non lo giudicava, che non lo etichettava come "il ragazzo depresso, bulimico e autolesionista". No, per Frank lui era solo Gee, nulla di più semplice. E di più bello.

Un movimento di troppo e Frank si svegliò. Aprì gli occhi piano e si passò la lingua sul palato, non appena incontrò lo sguardo di Gee sorrise

-Buongiorno- quel buongiorno sapeva di zucchero

Gee, imbarazzato, si tirò su da lui immediatamente

-Ehi, è tutto ok tranquillo- un altro sorriso

-S..scusa..avrai dormito da schifo con me addosso...- si scusò Gerard

-Niente affattò, sei così leggero..- c'era un che di amaro in quella farse

-Dov'è Layla?- chiese Gee per cambiare argomento

-A lavoro, mi ha detto di restare con te oggi, nel caso no stessi bene-

-Oh..-

-E io lo faccio più che volentieri- aggiunse subito, l'ennesimo sorriso si dipinse sul volto di Gee

-Grazie..-

-Ti va di fare colazione?- il più grande annuì, ma lo fece per convenzione

 

 

Frank ai fornelli era qualcosa di assurdamente comico, cercava di preparare delle frittelle che come minimo somigliassero a delle frittelle ma i risultati erano alquanto deludenti.

Alla fine dopo mezz'ora Gee si era ritrovato davanti un piatto di pseudo-fritelle con dello sciroppo d'acero, non erano di certo buone come quella fatte da Layla ma potevano andar bene

-Buon appetito- disse Frank cominciando a mangiare

Gerard guardò il piatto. Che fare? Non poteva dire di no a Frank... in realtà poteva, ma aveva detto sì, forse perchè sotto sotto avrebbe fatto di tutto pur di dargli una soddisfazione..

Prese il primo boccone e, lentamente, lo mandò giù masticandolo appena e così via.

Giunto all'undicesimo boccone, perchè sì, li aveva contati, sentì lo stomaco bruciare e il vomito salire, rigettò tutto dentro e fece finta di stare bene, finse per Frank, ma il più piccolo sapeva che quei conati gli stavano riempendo la gola.

Gerard, quasi di scatto, trascinò la sedia e corrse via dalla cucina, sussurrando qualcosa. Frank lo sentì chiudersi in bagno e sbattere la porta. Sentì i suoi singhiozzi, sentì la paura che prova, sentì quanto stava male. E capì che era il momento di farla finita.

Si alzò e lo raggiunse in bagno. Era chinato a terra, stringeva con le mani il bordo della tazza.

Gerard sentì una mano fresca sulla fronte che gli tirava indietro i capelli, un altra mano gli stringeva il polso, se quella mano avesse potuto parlare avrebbe detto "io ci sono".

 

Quando Gee finì non riuscì a guardare Frank negli occhi, semplicemente si rannicchiò su se stesso stringendo le ginocchia al petto

-Scusami..- disse , piangendo

-Ehi...ehi.. non è colpa tua...- si sedette accanto a lui e lo strinse forte facendogli appoggiare la testa sulla propria spalla

Gee non disse nulla, si limitò a piangere appena mente Frank, dolcemente, lo cullava.

-Risolveremo anche questo..- sorrise

-Perchè ti preoccupi così tanto per me?? Non me lo merito-

-Ti ho fatto una promessa e voglio mantenerla- Gee lo guardò, aveva gli occhi solcati da pesanti occhiaie, leggermente infossati erano comunque belli come sempre, e Frank nonostante tutto ci vedeva quella piccola luce..

-Che dici se andiamo di la? Ci vediamo un film?- Gee annuì piano e si alzò da terra pensando che Frank era davvero un angelo, il suo angelo..

 

Seduti su quel divano stretti in un abbraccio e avvolti in una coperta, mentre fuori la pioggia batteva, stavano guardando "Cenerentola a Parigi"

-Non so come facciano a piacere a Layla questi film- disse Frank

-E' carino dai...-

-Davvero ti piacciono i film d'amore?- chiese Frank stringendolo di più a se

-Sì...abbassò lo sguardo diventando rosso

-E' una cosa carina- disse obbligandolo con un dito a guardarlo negli occhi e accarezzandogli dolcemente il viso, le guance di Gee divennero come il fuoco

-Mi...mi piacerebbe andare a Parigi un girno... andare per musei, vedere la torre Eiffel... mi affscina quella città- ammise Gee poggiando la testa sulla spalla di Frank

-Beh tesoro, vuol dire che ti porterò a Parigi- Frank lo prese per la vita e se lo portò in braccio e mentre le guance di Gee raggiungevano un intensità di rosso quasi indecente il più piccolo lo fissava incantato....

Era bellissimo, in tutti i modi possibili, si ok, era anoressico aveva il volto scavato e le occhiaie ma per Frank davvero non esisteva nulla di più perfetto...

Gli accarezzò il viso e gli prese il mento fra il indice e pollice, fece avvicinare i loro nasi pericolosamente, troppo pericolosamente...poteva vederla, la luce negli occhi di Gee, in quel momento più che mai, era felice e spaventato allo stesso tempo, ma pur sempre felice...tutto in quel momento era perfetto...le labbra del più piccolo quasi sfioravano quelle del più grande che intanto lo fissava incantato quasi come se aspettasse qualcosa...Frank sperò che quel qualcosa fosse una cosa bella...fosse quello che intendeva lui...

Ma forse...era davvero troppo presto...

 

 

 

Salve donzelle :D

Sono in un ritardo schifoso me ne rendo conto e mi dispiace davvero tantissimo T.T

Ultimamente fra scuola, band e tutto il resto non riesco a fare praticamente niente.

Ho cercato di essere il più diabetica possibile in questo capitolo lo ammetto XD

Che dire? Vorrei davvero ringraziarvi di cuore, per tutto <3 <3

Perchè è anche merito vostro se riesco a mantenere la mia promessa <3

In particolar modo vorrei ringraziare la mia dolcissima compagna di merende xla per tutto, per il sostegno, per il fatto che mi sopporti e per il fatto che riesci sempre a farmi sorridere a ricordarmi che amarsi è davvero meraviglioso <3 <3 Grazie di tutto xla <3 <3 <3 E scusa se rispondo e recensisco sempre in ritardo questa scuola mi devasta il sistema nervoso T.T

Tantissimissimissimo CAP <3 <3

 

Ringrazio anche WestboundSign_ perchè fra migliaia di ff ha scelto proprio questa <3 <3

 

Un grazie anche alla mia amica Luna che dimentica le password ma che mi consiglia sempre e che mi ha suggerito l'idea dell'elfo mangiasogni <3

 

Grazie mille a tutte voi che leggete e recensite, siete la mia gioia donnnnneeeHH <3 <3 <3

 

Grazi anche a voi che avete recensito la mia nuova storiella,
Born to Die, alla quale sto lavorando, il secondo capitolo dovrei pubblicarlo fra pochi giorni <3 <3 Se anche voi volete darci un occhiata mi farebbe solo che piacere <3

 

Direi che ho finito <3 <3

Pace, amore, empatia e tantissimissimissime fragole <3 <3

_Lolita

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Capitolo 12
*** Infinite ***


C'era un tempo in cui non ero sicuro, ma tu hai guarito la mia mente.. Senza dubbio ora sei nel mio cuore..

(Patience – Guns N Roses)

 

 

Gee fissava Frank. Ma in un modo diverso dal solito, in quel momento era Gerard che leggeva gli occhi di Frank, che vedeva la luce dietro quelle due iridi nocciola e quello che ci vedeva era desiderio.

Desiderio. Puro e semplice. Uno sguardo così, così forte, così carico di emozione on poteva essere retto, e Gee abbassò gli occhi.

-Non ci riesco..- sibilò piano, un pò di timore nella voce. Si ricordava cosa succedeva se diceva di no...ma Frank era diverso...

Aveva paura, adesso, di guardare gli occhi di Frank, di vedere quel desiderio trasformarsi in delusione

-Scusa..- disse osservando le sue mani che si torturavano a vicenda

Sentì due dita sotto il mento e le guance farsi bordeaux non appena rincontrò le iride del più piccolo..ormai aveva perso il conto di tutte le volte che Frank aveva fatto incontrare i loro occhi..

-Ehi, va bene- sorrise -Se non te la senti io non ti obbligherò a fare nulla- forse la scelta di quelle parole nel caso di Gee era sbagliata, dire "non ti obbligherò" magari poteva ricordargli chi invece per un anno lo aveva sempre fatto, ma stranemente, nonostante le parole forse errate, Gee sorrise, si allungò verso di lui e gli posò un tenero, piccolo, innocente bacio sulla guancia mormorando un "grazie" che sapeva di zuccherò subito dopo; Frank si tocco quella guancia piano, come se avesse paura di cancellare il ricordo di quell'atto e gli sorrise di rimando

-Ha smesso di piovere- disse notando un un timido raggio di sole che si faceva strada tra le nubi -Ti va di uscire un pò? La febbre dovrebbe essere passata- Gee sorrise, entusiastà come farebbe solo un bimbo la mattina di natale e annuì con forza

-Sì-

-Allora preparati tesoro!- e Gee non se lo fece ripetere due volte, si alzò di scatto e corse in bagno per darsi una sistemata, uscito da lì però aveva un dubbio

-Frank..-

-Dimmi-

-Do..dove sono le mie cose?-

-Oh già, vieni, Layla le ha messe in camera nostra- Frank gli fece strada

La loro camera da letto non era molto grande era vicina al bagno e illumina della luce che veniva dalla finestra che dava sul piccolo terrazzino della scala antincendio; vi era spazio per un armadio, un mobiletto attaccato alla parete sul quale vi era un televisore, due comodini e un letto a due piazze sfatto, lo sguardo di Gee si posò allungo su quel letto pensando che Layla dormiva con Frankie tutte le notti, e che molto probabilmente quella notte lui su quel divano ci avrebbe dormito da solo... . Provò un sentimento strano, per lui quasi sconosciuto... era forse...gelosia? Dovuta a cosa però? Tra Frank e Layla non c'era nulla, Gee conosceva l'orientamente sessuale della ragazze e aveva capito i suoi sentimenti per Lindsey per quale ragione avrebbe dovuto essere geloso allora? Forse cominciava davvero ad essere legato a quel piccoletto in modi che, giorni fa, si poteva solo sognare...

-Ha messo tutto qui- disse Frankie aprendo l'armadio e riportandolo sulla terra

Gee notò che la sua roba era riposta in modo ordinato dentro all'armadio, Layla aveva spostato un pò delle sue cose per fargli posto...Layla era fantastica davvero, pur non conoscendolo bene lo aveva accolto in casa sua, si era occupata di lui e gli aveva persino sistemato le cose...la pseudo-gelosia che aveva provato si trasformò subito in gratitudine.

Si vesti rapidamente lontano dagli occhi di Frank che, capendo il suo imbarazzo, era andato a vestirsi in soggiorno dopo aver preso qualcosa da mettersi.

Gee come sempre vestì solo di nero, jeans, maglione, cappotto e scarpe, poi tornò da Frankie

-Non cambi mai colore?- chiese con un sorriso, un pò sciocca da parte di Frank come domanda essenso che lui stesso era vestito completametne di nero, eccezion fatta per i jeans chiari e le converse rosse

-Nah- disse il più grande con un sorriso e la voce da bambino

-Ah, quasi dimenticavo- disse Frank prendendo dal mobiletto accanto alla porta un album da disegno completamente nuovo con un fiocco rosso attaccato sopra -L'ho preso per te ieri- gli porse il regalo, Gee si sciolse lentamente, Frank era la dolcezza

-Io...questo è...grazie Frankie-

-Figurati- gli porse una matita abbandonata accanto al telefono e facendogli un cenno col capo gli disse "Andiamo grande artista"

Uscirono di casa. Quell'anno stranamente l'inverno era mite e non faceva troppo freddo

-Andiamo al parco ti va?- chiese Frank accendendosi una sigaretta, Gee annuì

Il più piccolo lo prese per mano e insieme, lungo le strade stranemente quasi vuote, si avviarono a Central Park.

Il cosiddetto “Polmone Verde” di New York odorava di erba bagnata e di umido. Si potevano sentire i canti degli uccelli, le risate dei bambini, i sussurri degli innamorati sulle panchine...

Era raro trovare un posto deserto a New York ma quella mattina effettivamente in girno c'era poca gente.

Trovarono un posticino un poco isolato nel bel mezzo di un prato che profumava di fresco, Frank si stese a terra appoggiando la schiena al tronco di una quercia che regnava incontrastata sugli altri alberi, invitò Gee a stendersi fra le sue gambe appoggiando la testa sul suo petto, il più grande accettò quell'inivito e si accoccolò fra le braccia del più giovane, prese l'album da disegno e la matita e cominciò a tracciare delle leggere linee sulla carta immacolata

-Cosa disegni?- chiese Frank curioso dopo qualche minuto

-Niente di speciale..- disse Gee chiudendo immediatamente l'album -Voglio che sia una sorpresa- sorrise

-Come vuoi dolcezza- gli diede un piccolo buffetto sulla guancia

-Senti Frank, posso farti una domanda?-

-Certo-

-Perchè tu e Layla siete venuti e New York?- era una domanda semplice effettivamente, ma a Frank parve assurdamente complicata. Non ne aveva mai parlato con nessuno, solo Layla sapeva, ma del resto, forse, sotto sotto, doveva a Gee una spiegazione, lui gli aveva detto tutto...sì, doveva parlare

-Beh, io Lay veniamo da Belleville come tu ben sai- Gee annuì esortandolo a continuare -Eravamo i tipici adolescenti asociali, non so se mi spiego, eravamo troppo diversi dagli altri per riuscire a stare con loro, ma allo stesso tempo troppo simili l'uno all'altra per non essere amici- Frank si accese l'ennesima sigaretta mentre Gee, che aveva ruotato un poco la testa, lo fissava attento -Mio padre...beh, non siamo mai andati d'accordo, credo che lui mi considerasse solo un errore da preservativo bucato, aveva sposato mia madre dopo che lei era rimasta incinta , suppongo che ce l'avesse così tanto con me perchè secondo lui gli avevo rovinato la vita...di certo non ha mai fatto nulla per convincermi del contrario... . Per lui ogni scusa era buona per ammazzarmi di botte...- un altra pausa, prese un lungo tiro dalla sigaretta, Gee non disse una parola -Ricordo che una sera tornai a casa in ritardo, era il compleanno di Layla, all'epoca stava attraversando un periodo difficile per cui volevo che almeno quella sera stesse bene...tornai a casa con un ritardo di mezz'ora, mio padre mi diede un pugno sul naso così forte da rompermelo... scappai da Layla e lei subito mi portò all'ospedale, passammo li la notte del suo quattordicesimo compleanno. All'epoca era entrata in una specie di mutismo, parlava solo con me..ricominciò a parlare quella notte dopo due anni di silenzio e sai cosa disse?- chiese retorico -Una bugia, mentì al dottore dicendo che avevo sbattuto contro una porta perchè non volevo denunciare mio padre... avrebbe potuto dire qualsiasi cosa dopo due anni e invece mentì per me...- Gerard aveva ascoltato attento stringendosi di più a lui, lo rattristava sentire quelle cose, forse non avrebbe dovuto chiedere... -Quando compii 18 anni il mio primo pensiero fu quello di andarmene, ma non potevo lasciare li Layla, lei non lo avrebbe sopportato e io senza di lei non avrei saputo che fare, del resto non avevo nessuno, così aspettai ancora un anno, il giorno del diciottesimo compleanno di Layla lei rubò la macchina di sua madre e partimmo per New York, avevamo già organizzato tutto, avevamo trovato l'appartamento e pagato primi due mesi d'affitto, i miei non sapevano nulla, ma la mattina della partenza mia madre si svegliò presto e scoprì che me ne stavo andando. Le dissi di lasciarmi andare, che non mi importava ne di lei ne di suo marito, le dissi che non la volevo più vedere, mio padre non disse nulla, non gli interessava, aveva solo perso il suo manichino con cui sfogarsi.- Un altra pausa, un altro tiro -Arrivati qui mi iscrissi all'università e trovai lavoro al ristorante, Layla cominciò a fare la modella per alcune agenzie di moda ma si vedeva che odiava quel mestiere, dopo essersi licenziata per la milionesima volta l'ho convinta a fare la modella per i corsi di disegno dal vivo e, beh, è così che ho conosciuto te, e devo dire che, giunto a questo punto, non vorrei cambiare nulla nella mia vita sai?-

-E come mai?-

-Perchè tutto quello che mi è successo mi ha spinto a venire a New York, e se non fosse successo non ti avrei mai conosciuto. Quindi rivivrei ogni cosa, dalla prima all'ultima-

Gee sorrise, erano giorni che lo faceva, ma in quel momento il suo sorriso aveva qualcosa di diverso, era pieno di...amore.

Frank aveva raccontato quella storia con forza, una forza che Gee gli invidiava molto, quella forza era una delle mille motivazioni per le quali Frank gli piaceva.

Però una domanda naque nella testa del più grande, una domanda alla quale doveva assolutamente dare una risposa, così, cercando dentro di se una forza simile a quella del più piccolo, cominciò

-Frankie..-

-Dimmi tesoro- Gee si tirò un po' su e lo guardò negli occhi

-Noi cosa siamo?- gli chiese con voce dolce

Cosa siamo?” Bella domanda davvero. Frank non ne aveva idea. Non erano amici, non erano fidanzati. Erano un qualcosa di strano, un qualcosa che a Frank piaceva da morire. Non sapeva cos'erano davvero. Erano luce e oscurità? Forza e debolezza? Potevano essere ogni cosa, sarebbero di certo diventati qualcosa. Forse un manager e un fumettista. Forse un cantante e un chitarrista. Frank non poteva saperlo. Era una domanda difficile, davvero difficile per la loro situazione. Non sapeva cos'erano, ma sapeva com'erano, erano insieme, erano uniti, da cosa? Da quella piccola luce che brillava negli occhi di entrambi non appena si guardavano. Erano il rosso e il nero. Nulla di più semplice e perfetto. Erano tutto e niente.

Frank posò un piccolo e dolce bacio sulla punta del naso di Gee, gli spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio facendo diventare le sue guance rosse come fiamme ardenti e lo guardò dritto negli occhi

-Noi siamo infinito-

 

 

Salve belle donneH :3

 

Sono una stronza sadica, non li ho fatti baciare, ma c'è un motivo, voglio che sia un qualcosa di assolutametne perfetto <3 <3

Per farmi perdonare ecco un capitolo dove ho cercato di essere il più diabetica possibile <3

L'ho scritto ascoltando Patience e SINGItForJapan <3 <3

Tra l'altro mentre guardavo il video di SINGIt i miei opcchi cadevano di continuo sulla fede di Gee che è così aaaaaaaaw <3 <3 <3

 

Oggi dopo due ore di sala prove ero devastata ma ho comunque deciso di finire questo capitolo che non so perchè ma mi piace e non mi piace allo stesso tempo. Non mi piace perchè volevo essere più zuccherosa, ma alla fine non è così male dai, sono più portata per la tragedia suvvia <3

Ho ri-tinto i capelli. Sono neri come la morte e mia madre appena li ha visti mi fa “Ma sembri il tipo del tuo poster, quel Gerard”.... . No mamma no.

Sarà che con la scuola e il resto ho delle occhiaie indecenti ma no, decisamente no, non posso sembrare un maschio, anche se mooolto androgino alle volte e molto sassy divaHHH <3 <3

 

Che dire? Vi amo donneH davvero <3 <3

 

Un grazie specialissimo alla mia dolcissimissimissimissmissima xla che mi regala quantitativi industriali di pornoH e ammoreH <3 <3 Donna per te 70 camion di tu sai cosa <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 Cuoricini a volontà <3 <3 <3

 

Grazie anche a tutte voi che /recensite/seguite Born to Die <3 <3 Terzo capitolo work in progress <3 <3

 

Oggi è il compleanno di Billie Joe Armstrong, tantissimissimissimi auguri <3 41 anni portati benissimo direi <3

 

La frase finale “Noi siamo infinito” l'ho presa dall'omonimo film che è uscito da poco e che vi consiglio di andare a vedere <3 <3 Eccovi il trailer: http://youtu.be/EiXWCnKw-eE è bellissimo <3 <3

 

Amo tutte voi <3 <3 <3

 

Pace, amore, empatia <3 <3

 

_Lolita

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Capitolo 13
*** Everybody needs somebody ***


LEGGETELEGGETELEGGETE <3 SE LEGGETE RAY RECUPERA LA PIASTRA <3

 

Zalve donneH :3

Questa è la prima volta che metto le mie note personali all'inizio del capitolo ma devo per forza scassarvi le ovaie <3

Devo solo puntualizzare delle cose.

Il capitolo è diviso in due parti, la prima parte è dedicata a Lay, vorrei portare la vostra attenzione a ciò che le accadrà.

Layla in questo capitolo prendere una decisione fondamentale per se stessa, una decisione che darà la possibilità a Frankie e Gee di fare degli enormi passi avanti verso il loro amore rosso.

Per questo volevo chiedervi di prestare attenzione hai sentimenti che prova Layla, sono molto importanti per me in quanto ho messo parte del mio periodo buio nella descrizione della sua situazione.

La seconda parte è dedicata a Frank e Gee (non ho fatto come il capitolo The Light Behind Your Eyes che ha Pt 1 e Pt 2 separate, qui è tutto insieme) e ai loro momenti di pura tenerezza.

Ah, un ultima cosa, il rosso. Una mia amica mi fa "Non credi sia un po complicato come ragionamento quello che fai sui colori?" boh non credo, al limite se non capite chiedete pure donneH <3<3

Che dire? Niente. Tanto ammmreH e fragole <3

A dopo <3

 

 

Non torni mai a casa. Potrei?. Dovrei?

(The Ghost of You – My Chemical Romance)

 

Layla aprì la porta di casa con un movimento stanco. Aveva posato per 4 ore di fila restando in piedi accanto a un imitazione di antica colonna romana.

Nonostante il suo non fosse un lavoro particolarmente faticoso restare immobile per 4 ore era stancante.

Posò la borsa nell'ingresso e andò in soggiorno, trovandolo vuoto con una coperta abbandonata a terra suppose che Frank e Gee fossero usciti.

Guai a lui se non lo ha fatto coprire bene” pensò riferendosi a Gerard e alla febbre che aveva fino alla sera prima.

Si lasciò cadere sul divano togliendosi la giacca e accendendosi una sigaretta; prese poi dal tavolino davanti alla tv il sacchettino nero che Lindsey le aveva dato quella mattina

Aprilo a casa, voglio che sia una sorpresa” aveva detto la mora porgendole il sacchetto prima di salutarla con un bacio sulla guancia e sparire nell'aula di pittoriche.

Layla lo aprì e ne prese il contenuto ritrovandosi in mano in pacchettino nero, quadrato e non molto spesso, con sopra un fiocco rosso; sorrise e cominciò a scartarlo piano per non rovinare la carta.

Eric Clapton. Greatest Hits.

Ecco cosa recitava la scritta argentata che svettava sulla copertina nera del CD.

Layla sorrise senza rendersene conto, Lindsey si ricordava di ciò che le aveva detto..

Si alzò dal divano e mise il CD nello stereo che c'èra sulla libreria accanto al divano, premette play e si sedette a terra , la schiena e la testa appoggiati al sofà, chiuse gli occhi e aspettò.

Il riff di Layla riempì la stanza, in quel momento Lay spalancò gli occhi, quella canzone... aveva mentito a Lindsey quando le aveva detto di ascoltarla tutte le volte che si sentiva sola, tutte le volte che le mancava suo padre, la verità era che dopo la sua morte non era più riuscita ad ascoltarla, aveva mentito perchè in realtà Layla avrebbe davvero voluto essere capace di tanto, avrebbe davvero voluto riuscire ad ascoltare quella canzone pensando a suo padre con un sorriso, e invece...

Cosa fai quando ti senti sola e non hai nessuno al tuo fianco?”

Cosa aveva fatto? Era scappata, ma non da sola. Aveva preso Frank, una macchina, quattro stracci ed erano partiti, ma alla fine, anche con Frank accanto lei davvero non era sola? Davvero bastava l'amore di Frank a far passare ogni cosa? Sì, ma fino a un certo punto, Frank l'aveva trascinata fuori dall'ombra, ma il fantasma di suo padre teneva in quell'ombra, in quel nero, ancora parte del suo cuore.

Sei scappata e ti sei nascosta per troppo tempo. Sai è solo a causa del tuo stupido orgoglio”

Stupido orgoglio?? L'orgoglio l'aveva sempre salvata. L'orgoglio era ciò che le aveva permesso di non dire mai nulla a nessuno, preferiva farsi chiamare schizzata, depressa, muta, rifiuto, disadattata, preferiva farsi umiliare, farsi tirare il cibo in mesa, aveva preferito soffrire in silenzio piuttosto che farsi compatire.

Ma davvero le era servito? L'orgoglio l'aveva veramente resa sola? Mai una storia seria, mai un vero amore. Perchè? Perchè l'amore è subdolo e ingannevole, l'amore è come l'eroina, ti da piacere, ti fa sentire fottutamente bene e poi? Ti lascia a morire nell'ombra del tuo dolore.

Layla aveva amato davvero solo due persone, Frank e suo padre, quando quest'ultimo morì Layla capì che non poteva permettersi di soffrire ancora, non poteva mostrare i suoi sentimenti a nessuno, mai, sennò l'avrebbero ferita, e la vita non è bella se la passi a sanguinare sul pavimento.

Ma poi era arrivata Lindsey e le cose erano cambiate. Lindsey era dolce, gentile, dava tutto senza chiedere niente, e in quel momento le aveva regalato quella canzone, la stessa che le dava il nome, la stessa di cui suo padre si era innamorato diciannove anni prima.

Layla, hai me in ginocchio
Layla, ti sto implorando, tesoro, ti prego
Layla, quando darai pace alla mia mente preoccupata?”

Layla, Layla, Layla, Layla...

Una lacrima le rigò il viso

Quando darai pace alla mia mente preoccupata?”

Mai. Layla non avrebbe mai dato pace alla mente di nessuno, perchè era proprio la sua mente a essere incasinata.

Non poteva darle pace, non poteva amarla, non poteva stare con Lindsey no, non poteva, perchè? Perchè non poteva soffire. E la colpa era di quel dio che le aveva portato via l'unica persona che amava con tutta se stessa prima di Frank.

-Lasciami in pace cazzo, lasciami in pace!- gridò esasperata, lacrime nere le colavano sul viso rovinandole il trucco

-Lasciami in pace..- mormorò prendendosi la testa fra le mani in preda alla disperazione; quel fantasma doveva andarsene, doveva sparire, il ricordo di Brian non poteva continuare a tormentarla, non poteva permettergli di trascinarla nel nero.

In quel momento, mentre la musica continuava a riempire la stanza, Layla ebbe un illuminazione; il giorno in cui era scappata sua madre le aveva detto in un momento di ceca rabbia “Non sei mai stata sulla tomba di tuo padre, non mi sorprende che tu ora voglia lasciare anche tua madre...” Non sei mai stata sulla tomba di tuo padre... era vero, non aveva mai voluto vederla perchè l'idea che suo padre fosse sotto le sue suole a marcire sepolto da strati di terra la disgustava, ma forse era proprio quello ciò di cui aveva bisogno, doveva prendere consapevolezza di ciò che era accaduto, doveva vedere quella tomba e piangere su quella lapide.

Si alzò meccanicamente lasciando che lo stereo continuasse a fare il suo lavoro e andò in camera, prese da dentro l'armadio il suo borsone, lo stesso che aveva usato per scappare, e lo butto sul letto riempiendolo con vestiti presi a caso e con il beauty case che teneva in bagno, chiuse poi tutto e indossò una delle felpe di Frank che erano talmente larghe da arrivarle a metà coscia. Si mise il borsone a tracolla e tornò in soggiorno, spese lo stereo e si asciugò un ultima lacrima solitaria che le stava bagnando il mento.

Stava davvero facendo la cosa giusta? Lo sperava, lo sperava davvero.

Scrisse un biglietto, che più che un biglietto pareva una lettera, a Frank e Gee, dove spiegava la situazione e prometteva di tornare presto.

Prese poi la borsa e gli occhiali da sole ed uscì di casa.

Quando uscì dal portone era di nuovo la Layla di sempre, forte e stronza come poche, ma un ultima cosa c'era da fare prima di tornare all'inferno. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero di Lindsey, per sua fortuna, c'era la segreteria, decise di lasciare un messaggio

-Ehi Lyn... sono io. Devo..devo andare via per qualche giorno, torno a Belleville, devo..sistemare una cosa, ho rimandato troppo a lungo e ora non posso più aspettare... tornerò presto...aspettami se vuoi..- riattaccò e si accese l'ennesima sigaretta della giornata per poi avviarsi verso la stazione degli autobus.

 

Il rosso è un colore che ho sempre amato, ma mi è stato a lungo negato...ma adesso che posso usarlo, ne ho fatto la mia bandiera.

(Nana Osaki)

 

 

Gee e Frank erano rimasti tutto il pomeriggio al parco seduti sotto quella quercia.

Gerard aveva disegnato mentre Frank gli accarezzava dolcemente i capelli fumando ogni tanto una sigaretta.

Gee amava l'idea che Frankie lo toccasse, amava l'idea che solo lui riuscisse a farlo, certo, lo permetteva anche a Helena, ma gli abbracci di Frank avevano quel non so che di rosso che faceva accendere nel suo cuore un fuoco così potente da riuscire a portarlo fuori dal nero.

Si ricordava la prima carezza.. e come dimenticarla?

Non ti farò nulla, non riuscirei a farti del male nemmeno se volessi. Devi fidarti di me”

Così gli aveva detto, ed era vero, Gee sapeva che Frankie non gli avrebbe mai fatto del male, non lo avrebbe mai ferito, anzi, lo avrebbe aspettato, era stato lui stesso a dirlo, e gli occhi di Frank non mentivano.

Ma allora perchè se si fidava Gee aveva comunque paura di baciarlo? Frank lo voleva, lui lo voleva, anche se non se l'erano mai detti esplicitamente era così, cosa c'era di sbagliato? Perchè aveva paura?

Alle volte Gee si soffermava a pensare a come sarebbe stata la sua vita se tutto non fosse successo, probabilmente a quattordici anni avrebbe dato il suo primo bacio a una sua compagna di scuola, a sedici avrebbe perso la verginità e a diciotto avrebbe fatto la prima vacanza con gli amici, magari avrebbe avuto una band nella quale avrebbe fatto da vocalist, poi si sarebbe iscritto a belle arti e sarebbe andato a convivere in un appartamentino in centro con la sua nuova ragazza conosciuta in facoltà, si sarebbe laureato e poi sposato per poi finire la sua vita accanto a quella ragazza e ai suoi nipoti; oppure più semplicemente sarebbe andato a finire contro la nuova modella del corso di disegno dal vivo, la quale gli avrebbe offerto un caffè per poi presentargli il suo coinquilino che faceva economia, Gee doveva ammettere che la seconda opzione era decisamente più allettante.

Probabilmente se nulla fosse successo Gee non avrebbe pianto su quella panchina a Central Park, non si sarebbe fatto accarezzare il viso in quel modo dopo la sua prima lezione di chitarra, non avrebbe avuto una storia triste da raccontare a Frank, non lo avrebbe abbracciato dopo averla raccontata, non avrebbe dormito con lui ne si sarebbe trasferito a casa sua... e non gli avrebbe baciato la guancia... .

Frank gli aveva detto che avrebbe rivissuto tutto, perchè il suo passato lo aveva spinto a New York, e a New York aveva incontrato Gee.

Ovviamente Gee non poteva pensare lo stesso, ma una piccola parte di lui in quel momento sentì che andava bene così, che forse rovinarsi la vita non aveva senso, in quel momento, in quel preciso instante realizzò che, certo, non poteva dimenticare, ma poteva lasciarsi tutto alle spalle, piano piano sarebbe riuscito ad essere felice e a godersi il presente, sperando che nel futuro ci fosse posto anche per Frank.

Una goccia d'acqua gli finì sul naso e lo risvegliò dai suoi pensieri

-Piove- disse Frank con un sorriso da ebete sulla faccia, stare accanto a Gee gli faceva quell'effetto -Vieni piccolo, torniamo a casa-

Lo prese per mano e cominciarono a correre sotto la pioggia incuranti del fatto che i passanti li guardassero come se venissero da un altro pianeta.

Frank aprì la porta di casa velocemente ridendo come un bambino, si erano rincorsi sotto la pioggia proprio come due scolaretti delle elementari e quando entrarono erano decisamente fradici

-Sono arrivato prima io!- esclamò Frankie togliendosi il cappotto

-Non è vero, e lo sai!- replicò Gee mettendo un muso degno di un ragazzino

-Ok, ok tesoro hai visto- Frank gli si avvivinò e gli prese i finachi avvicinando i loro bacini, gli baciò teneramente la punta del naso e disse

-Che dici se sveglio Layla e insieme ti prepariamo una bella cenetta? Così provi a mangiare qualcosa- Frank aveva detto quelle parole con una voce così dolce che quasi a Gee venne il diabete; il più grande annuì piano

-Vado a chiamarla- annunciò andando in camera

Gerard gli sorrise e si sedette sul divano del soggiorno, non gli andava di dormire da solo quella notte, ma del resto non poteva cacciare Layla dal suo letto perché voleva stare stretto al suo Frankie, non era giusto e non si sarebbe mai permesso di farlo.

Scacciò via quel pensiero notando che sul tavolino davanti al divano vi era la copertina di un CD, accanto ad esso una lettera, prese in mano il tutto senza stare molto a pensarci, aveva appena cominciato a dare una letta a quel foglio che Frank tornò in sala

-Layla non c'è, sarà fuori con Lindsey- disse accendendosi una sigaretta

-Frank... ecco... credo che non sia con Lindsey..-

-Che vuoi dire?- chiese il più piccolo Gerard in risposta gli diede la lettera

 

Cari Frank e Gerard

So che probabilmente vi state chiedendo il perchè di questa fuga.. e gouro che vorrei spiegarvi ma il fatto è che non ci riesco...

La verità è che mi sono persa e devo ritrovarmi.

Frank, tu sai cosa passo ogni notte.. forse ho capito come esorcizzare quel demone, ho capito quello che devo fare.

Torno a Belleville. Starò via solo qualche giorno. Devo per forza risolvere questa situazione per tornare da voi.

Saluterò Linda da parte tua Frank.

Non dire nulla a Lindsey ci penso io.

Scusate se vi comunico questa mia decisione per lettera ma ora sono troppo sconvolta, c'è troppo casino nella mia mente.

Tratta bene Gerard, prenditi cura di lui e salutalo da parte mia, meritate entrambi la felicità.

La meritiamo tutti.. e, forse, ho capito come essere felice anch'io.

 

Layla

PS: Scusati con Emily da parte mia, dille che sono malata e che tornerò presto a lavoro.

 

Dopo che Frank ebbe finito di leggere ci fu un attimo di silenzio durante il quale sia lui che Gee stavano riflettendo sulle parole di Layla.

Frank spense la sigaretta e ne accese subito un altra, prese il telefono e compose il numero di Lay.

Stettero al telefono per mezz'ora, Frank la tempestò di domande, voleva sapere se stava bene, se aveva abbastanza soldi e quando pensava di tornare

Layla rispose di sì alle prime due ma sulla terza si tenne sul vago, Frank quasi piangeva, era legato a Layla in modo viscerale, stare lontano da lei era impossibile, quella era la prima volta che stavano distanti dopo anni che si conoscevano.

Quando la telefonata terminò Frank si sedette accanto a Gee che era rimasto sul divano senza muovere un muscolo e poggiò la testa sulla sua spalla, Gerard lo strinse a se, quando sentì la spalla bagnata capì che Frank stava piangendo.. lo abbracciò con tutta la forza che la sua anoressia gli permetteva e gli baciò i capelli.

La situazione si era invertita, per una volta era Frank che aveva bisogno di una spalla su cui piangere...

Ormai era tardi e decisero di andarsene a letto, Frank, che nel frattempo si era calmato prese Gerard per mano e lo portò in camera sua

-Dormi con me sta notte ok piccolo?- gli aveva sussurrato

Gerard era al settimo cielo, annuì con un sorriso così contagioso che lo attaccò persino a Frank.

Si coricarono e Gerard subito si strinse a Frank come se fosse l'ultima notte che passavano insieme, poggiò la testa sul petto del più piccolo che nel frattempo gli accarezzava i capelli

-Dormi?- chiese Frank dopo qualche minuto, Gerard scosse la testa

-Non lasciarmi mai piccolo ok? Mai. Voglio che resti sempre qui con me-

Bastò quella frase a far scomparire dal cuore di Gerard, almeno per quella notte, ogni singola traccia di nero.

 

 

Hi crash queens and motorbabies <3 <3

Allora, che dire? Eccovi un altro capitolo di questa odissea :D

Mi spiace che non ci siano molti momento frerard, ma questo capitolo doveva parlare principalmente di Layla, anche perchè, come già detto, la decisione che ha preso favorirà l'avvenimento di due cose davvero importanti per il loro rapporto.

A dire il vero questo capitolo non mi fa impazzire, scrivere del casino che Layla ha in testa è difficile per me in quanto ci ho messo davvero parte del mio periodo nero, spero si capisca tutto comunque ( a me pare incasinatissimo XD) se avete qualche dubbio chiedete donenH :D

Il titolo del capitolo è preso dalla canzone dei Guns N Roses November Rain.

Letteralmente è “Ognuno ha bisogno di qualcuno” credo si adatti bene alla situazione di Layla, Frank e Gee <3

 

Tempo di ringraziamenti <3

xla, grazie per tutto davvero <3 Per il sostegno, per l'appoggio, per il porno che dispensi in quantità <3 <3 Spruzza panna Perry style is the way <3 <3 <3

Risponderò ai messaggi questa sera, in questo periodo sono nella merda a scuola e col gruppo ma ricorda che amo parlare con te davvero <3 <3 <3 I <3 U donnah <3

Grazie mille a chi a letto e recensito Born to Die siete la mia gioia :D Prossimo capitolo work in progress <3

Vi amo donneH <3 <3 <3

Le recensioni sono sempre graditissime, per ogni recensione Mikey piastra i capelli a Ray <3

 

Pace, amore, empatia <3 <3 <3

 

_Lolita

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Capitolo 14
*** Let me kiss you hard in the pouring rain ***


Salve donzelle :3 Come l'altra volta vi scasso un po' le ovaie all'inizio del capitolo.

Allora, mi è stato chiesto da alcune mie amiche se avessi continuato a scrivere...

Dire che la risposta è questo capitolo <3 Lo sapete che io non aggiorno con frequenza per tanto magari può sembrare che io decida di smettere, ma no, continuo a propinare cazzate e storielle drammatiche ahahah <3

Il capitolo funziona come l'altra volta. Parla della giornata di Layla e di quella di Frank e Gee.

Prima si parla di Layla perchè fa un ragionamento su vittime e carnefici (spoiler, ci arriverete leggendo XD) che mi sta davvero a cuore, e volevo condividerlo con voi <3

E poi ovviamente si parla dei nostri cucciolotti che fanno le ninne insieme <3

Il capitolo è un più lungo del solito, voglio dire, molta gente magari si prende una pausa dalle ff e io comincio a scrivere capitoli che sembrano la Divina Commedia... sì, funziono al contrario XD

Anche se devo dire che scriverlo è stato un calvario, vi dico tutto giù u.u

Che dire? Ho rotto abbastanza <3

Ci si vede di sotto crash queens <3

 

 

Ad Alex, che forse ha trovato l'amore. Grazie per aver ispirato questa storia e averci fangirleggiato sopra.

A xla, che mi ricorda sempre che il modo non è in bianco e nero. Donna è un onore averti conosciuta <3 Ho superato il blocco XD

A Luna, per avermi spronata a scrivere e avermi ispirato i sentimenti di Layla, sei unica nel tuo genere, non cambiare nemmeno se costretta.

E infine, anche se un po' egoisticamente, a me stessa, per essere riuscita a fare rumore nonostante tutto.

 

 

 

Come un pazzo, mi sono innamorato di te... hai girato il mio mondo sottosopra”

(Layla – Eric Clapton)

 

Non appena uscita dalla stazione degli autobus Layla si guardò intorno, uno scenario a lei familiare le si parò davanti, Belleville non era cambiata di una virgola; le strade erano ancora mal tenute e sporche, le case erano sempre un ammasso di cubi grigi col tetto nero e spiovente e i giardini sempre di quel verde spento che gridava siccità. Sbuffò sonoramente pensando che quel buco non le era mancato per niente e si accese una sigaretta.

Non aveva un piano preciso su dove andare a dire il vero per tanto cominciò a camminare senza meta per le vie di quella cittadina che tanto detestava.

Era buffo il modo in cui i passanti la guardavano, erano i suoi capelli, certo, del resto erano l'unica cosa colorata in quell'ammasso di grigio, ma quella curiosità per Layla voleva dire un altra cosa: nessuno la riconosceva, e il prendere consapevolezza di ciò le fece dipingere sul volto un sorriso amaro.

Beh, del resto è vero, i carnefici non ricordano mai le vittime, per loro non sono altro che pezzi di carne, giocattoli da torturare per un po' finché non si rompono o scappano o nel peggiore dei casi si suicidano.

Lay pensò a Frank, che ancora si ostinava ad avercela con quella città che li aveva feriti così tanto, se solo avesse saputo che tutti si erano dimenticati di loro nel giro di un anno forse sarebbe finalmente giunto a capire che non valeva la pena avvelenarsi il fegato.

-Scusami, hai una sigaretta?- una voce sconosciuta si fece strada nelle orecchie di Lay distogliendola dai suoi pensieri; una ragazza, alta, bionda, abbronzata, con un seno abbondante e dei jeans attillati, le si era parata davanti rivolgendole un sorriso fintissimo, che in realtà mascherava uno sguardo schifato, aspettando una risposta.

Emma Sanders, così si chiamava, lei e Layla erano allo stesso corso di biologia, al secondo anno le aveva messo della gomma da masticare fra i capelli

Layla annuì, prendendo il pacchetto dalla tasca dei jeans e porgendogli una sigaretta, non riuscì però a non farsi scappare un sorriso

-Tu non ti ricordi di me vero?- le chiese ridendo sinceramente

-Emmm no...hai un che di famigliare però- rispose la bionda accendendo la sigaretta

-Layla Vermeer, la schizzata, seguivamo biologia insieme- rideva come una bambina, Emma la guardò imbarazzata

-Emm ecco..io..- era decisamente imbarazzata

-Oh non preoccuparti, è tutto passato, dimmi, cosa fai adesso?- sorrise, amichevole come non mai

-...Lavoro come commessa al centro commerciale... e tu?- rispose la bionda titubante, Layla lesse nei suoi occhi azzurro petrolio la stessa frase che aveva letto per anni “Questa è matta”

-Oh nulla di che, sono una modella, poso durante le lezioni di disegno dal vivo all'università di New York- disse con falsa modestia, giusto per il gustarsi l'espressione di stupore che si dipinse sul volto di Emma, che da sempre sognava di diventare una modella anche per una pubblicità di dentifrici

-S...stai a New York adesso??- Layla si fece scappare un risolino, New York era il sogno di ogni abitante di Belleville, e pensare che i due schizzati della città erano riusciti ad andarci beh.. di certo poteva dare a quegli zotici un motivo per rodersi il fegato.

-Sì, con Frank, ti ricordi di lui no? È quello che chiudevano negli armadietti- il perchè di quella rivincita effettivamente era sconosciuto persino a Layla, non provava rancore, ne rabbia in quel momento, si voleva solo divertire

-Oh.. si certo..- Emma pareva sempre più scombussolata da quella conversazione, ma Layla riusciva comunque a percepire l'invidia che era nata in lei

-E' stato un piacere rivederti Emma- sorrise -Devo andare- la mollò lì, ferma sul marciapiede, e riprese a camminare senza meta ridendo ancora per cinque minuti buoni mentre la bionda la fissava senza capire più nulla, tutto sommato una piccola e infantile rivincita poteva prendersela.

Lungo la strada Layla aveva già riconosciuto almeno due suoi vecchi vicini e qualche ragazzo delle superiori, nessuno dei quali ovviamente aveva riconosciuto lei; ok, i capelli turchesi erano comparsi non appena arrivata a New York, ma il viso da un anno all'altro non era cambiato, era impossibile che nessuno si ricordasse di lei.

Forse la verità è che non vogliono ricordare” Pensò

Forse la verità era è che non tutti gli assassini amano ripensare alla loro vittime, o come minimo non vogliono farlo dal momento in cui vengono a sapere che queste sono sopravvissute.

Un killer quando scopre che la sua vittima è riuscita a cavarsela con solo delle ferite, si sente un fallimento, sente di aver buttato via magari anni per ideare il crimine perfetto per poi fallire miseramente.

Forse era quello il pensiero che Layla suscitava in tutti coloro che riconosceva come suoi vecchi carnefici.

Ovviamente alle superiori non si tratta di uccidere in modo fisico, e il crimine perfetto nel caso di Layla e Frank non era quello di farli morire, ma quello di sconfiggerli, di convincerli che davvero non valevano nulla, che davvero erano degli sfigati o dei pazzi.

Il vedere la ragazza che tanto volevano annientare interiormente camminare tranquillamente per le strade di quel buco dimenticato da dio di certo per loro era un fallimento, non per ogni singolo abitante ovviamente, lo era per quei piccoli carnefici che alla fine non erano altro che adolescenti annoiati o vicini troppo perbenisti per accettare la figlia di un fotografo defunto tutta vestita di scuro che non parlò con nessuno per un anno intero.

Solo in quel momento Layla comprese che non aveva bisogno di dimostrare nulla a nessuno.

Non erano state le sue parole a sconvolgere Emma, ma il suo sorriso.

E Layla realizzò che un sorriso è davvero la vendetta migliore...

Il suo cellulare squillò, distogliendola da quel pensieri, senza nemmeno leggere il nome sul display premette il tasto verde

-Pronto?-

-...Lay-

-Lindsey... dimmi..- sapeva che quella telefonata sarebbe arrivata prima o poi, ma sperava più poi che prima

-Dove sei?- chiese preoccupata

-A Belleville...sentivo di dover tornare...- Lindsey non disse nulla e Layla capì che doveva aver annuito, dopo alcuni minuti di silenzio che parvero interminabili fu Lay a parlare

-Torno..te lo prometto, non so quando però... non sentirti obbligata nemmeno per un istante a dovermi aspettare ok? Sei libera di fare ciò che vuoi..-

-Ti aspetterò per tutta la vita se mi prometti di non metterci tanto- la fece ridere, era una frase di Wilde, Lindsey sapeva quanto Layla lo amasse

-La verità è che ciò che vorrei dirti è imprigionato nella mia mente Lyn..- disse Layla trovando una panchina e sedendosi

-Ti aiuterò a liberarlo, dimmi solo quand'è il momento-

-Per cosa?-

-Per dirtelo- Layla sapeva che Lindsey aveva sorriso in quel momento, poteva vedere quel sorriso così dolce anche a chilometri di distanza

-Per dirmi cosa?- non capiva, davvero, non riusciva ad afferrare quel ragionamento

-Lo sai Layla, lo sai- fece una pausa -Io sono qui, chiamami quando vuoi, anche nel pieno della notte-

-Ok..ok...tornerò, te lo prometto-

-E io ti aspetterò, ci sentiamo- e riattaccò

Una lacrima solitaria rigò il viso di Layla che in quel'istante aveva capito le parole di Lindsey...

Si asciugò in fretta il viso e, rialzandosi, riprese a camminare.

Belleville non aveva certo una buona fama, per tanto Layla si stupì nel vedere alcuni ragazzini giocare in strada accanto al rottame di un auto abbandonata davanti a un lampione; quando era piccola lei e Frank non avevano il permesso di uscire troppo a lungo, era troppo rischioso, per tanto si rinchiudevano nella camera oscura di Brian e si facevano raccontare delle storie, praticamente fu così che passarono la loro infanzia.

Poi l'infanzia era sfociata nell'adolescenza e tutto era cambiato, Brian era morto e lei e Frank rimasero da soli, passando i loro anni da teenagers vagando per Belleville, girando allo skate park o con quei pochi conoscenti che avevano, ma principalmente se ne stavano alla stazione abbandonata soli come cani aspettando che le cose cambiassero in qualche modo.. e quando si resero conto che stando fermi la situazione non poteva migliorare se ne andarono...

Una casa in particolare colpì l'attenzione di Layla distogliendola dal suo vagare, non aveva nulla di speciale, il solito cubo grigio circondato da un giardino incolto e disordinato; non era il suo aspetto ad aver destato il suo interesse, ma i ricordi che vi erano legati, era davanti a quella casa che Layla e Frank erano saliti sulla vecchia auto di lei per dirigersi a New York, era davanti a quella casa che Layla aveva messo la parola fine alla sua vita per cominciarne una nuova e più bella, ed era in quella casa che viveva Linda Pricolo.

Senza pensare a nulla cominciò a ad attraversare il vialetto stando attenta a non pestare le feci dei cani di Frank, quei cani mancavano da morire al suo migliore amico, ma non avevano potuto portarli a New York, l'appartamento era troppo piccolo.

Arrivata davanti alla porta di casa ebbe come la sensazione di voler andarsene, ma un parte di lei le disse che era la cosa giusta da fare.

Suonò il campanello e subito sentì i cani abbaiare seguiti da un rumore di passi che si avvicinavano alla porta che dopo pochi istanti si aprì.

Ed eccola li, non molto alta, i capelli corvini legati in una coda con alcune ciocche che le ricadevano sul volto stanco che faceva da cornice a degli occhi vivaci identici a quelli di Frank, portava dei leggings neri e un enorme maglione di lana grigia, non dimostrava per niente i 47 anni che aveva.

-Layla!- esclamò con voce squillante non appena la vide

-Linda!- le due donne si strinsero in un abbraccio caloroso che durò alcuni secondi, era incredibile come quella donna profumasse sempre di zucchero

-Layla, dio, che piacere rivederti!- disse Linda staccandosi -Cosa ci fai in città?-

-Sono tornata a far visita alla nonna- mentì in parte, non escludeva di andare a casa a farle un saluto, ma non voleva spiegare i veri motivi che l'avevano spinta a tornare

-Sarà felicissima di rivederti, vieni, entra- Layla obbedì e seguì Linda in cucina, la casa era piccola, ma accogliente e ordinata, diversissima dal giardino e dalle strade che la circondavano.

Le due si sedettero in soggiorno e dopo pochi istanti avevano davanti due tazze di caffè bollente

-Come va a New York? Ho visto che fai la modella adesso- disse indicando una rivista sul tavolino davanti al divano, Layla ci diede un occhiata veloce, non era una rivista particolarmente importante, la copertina raffigurava lei e altre due ragazze che non si poteva dire fossero in una posa fine, la ragazza storse il naso, fortuna che era un servizio vecchio

-Facevo, ho smesso-

-Oh... e come mai?- chiese Linda

-Ho trovato un nuovo lavoro, poso durante le lezione di disegno dal vivo all'università-

-Oh, bello, e l'anno prossimo pensi di iscriverti?- Layla sapeva che Linda, seppur interessata alla sua vita, aveva un unica domanda che le ronzava nella testa

-Frank sta bene Linda- disse dal niente; ci fu una pausa, durante la quale nessuno disse nulla, Layla fissava le mani di Linda che stringevano la tazza e notò una cosa che la stupì non poco

-Grazie Layla- silenzio

-Senti Linda io so che vorresti rivedere tuo figlio, e credimi, ho provato di tutto ma lui non vuole tornare a Belleville, per nulla al mondo... mi dispiace- silenzio, un silenzio che faceva male alla testa

-No, lo capisco... sono io che ho sbagliato.. sono stata una pessima madre per lui..-

-Linda tu sei stata un ottima madre..-

-No Lay, sai che non è vero. Vedevo quello che John gli faceva eppure non ho mai fatto nulla per evitarlo.. la verità è che se intervenivo lui gli faceva di peggio.. e io mi sentivo così inutile.. dio..non ne hai idea...- Linda cominciò a piangere, pianse come solo una donna addolorata o un attrice consumata possono fare -Sì che sono stata una pessima madre.. ho dato a mio figlio una vita orribile e quando lui ha deciso di migliorarla io ho cominciato a pensare di poter avere dei diritti su di lui.. non mi stupisce il fatto che non voglia vedermi..-

-Linda ascoltami, tu non sei affatto una pessima madre.. mia madre, quella sì che lo è, perchè ha abbandonato sua figlia nel momento in cui aveva più bisogno di aiuto, mi ha lasciata sola quando tutto quello che mi serviva era il suo amore.. se tu sei una pessima madre, lei cos'è??- Layla pronunciò quelle parole con forza e fermezza, ma dentro di lei qualcosa si era rotto nel pronunciarle

-Grazie Layla...- Linda tirò su col naso -Hai intenzione di andarla a trovare?-

-Chi mia madre? Perchè vive ancora qui?- per ciò che ne sapeva Layla sua madre poteva anche essere scappata con uno dei suoi tanti uomini

-Sì, sta ancora nella vostra vecchia casa, non se n'è mai andata-

-A contrario mio...- Lay però quelle parole non le disse, le pensò e basta.

 

 

Lasciati baciare sotto la pioggia battente”

(Born to Die – Lana Del Rey)

 

 

La sveglia suonò trapanando nel cervello di Frank proprio come fanno i bruchi dentro le mele.

La spense velocemente per poi prenderla in mano e guardare l'ora; erano le 6:30, sbuffo sonoramente rendendosi conto che l'aveva messa per sbaglio in anticipo di un ora.

Si voltò e vide Gerard dormire sereno, tirò un sospiro di sollievo, quella notte il suo sonno era stato tranquillo, gli sarebbe dispiaciuto svegliarlo così presto.

Senza nemmeno rendersene conto Frank aveva iniziato ad accarezzargli piano un braccio con la punta dell'anulare chiedendosi quanto rosso ci fosse nei suoi sogni in quel momento.

Sì perchè alla fine l'aveva capito, aveva compreso cosa volesse rappresentare Gee con quella tela nera che aveva visto a casa sua; per un istante si chiese che fine avesse fatto, per poi rendersi conto che non importava, ci pensavano loro due insieme a rendere il tutto reale, a rendere quell'arte reale.

Che poi per Frank dire “loro due” ancora gli faceva strano, cos'erano? Amici? Amanti? Stavano insieme? Non avrebbe saputo dirlo in quel momento.

Gerard si rigirò nel sonno e si strinse a Frank sorridendo, il più piccolo pensò che aveva delle belle labbra, sottili, leggermente storte, ma bellissime, Frank avrebbe voluto baciare quelle labbra, scoprire che sapore potessero avere, un sapore dolce sicuramente.

Ma Gerard non era pronto e lui lo capiva.

Si era ripromesso di non trattarlo mai come una vittima di stupro, ne di pensare a lui come tale, ma in certi momenti gli era difficile non pensare all'ingiustizia che aveva subito.

Lo vedeva li, stretto al suo petto che dormiva sereno e non ci pensava, ma poi si ricordava della prima volta che lo aveva sfiorato e della paura che aveva letto nei suoi occhi, si ricordava di quanto fu difficile accarezzarlo per la prima volta, si ricordava dei quadri che tappezzavano casa sua, ricordava il suo pianto disperato il giorno in cui gli aveva raccontato tutto, e in quei momenti la rabbia tornava dentro di lui ardente come il fuoco.

Sfiorò piano il gomito scheletrico del braccio del suo piccolo con un sorriso amaro, Gerard doveva mangiare, se andava avanti così rischiava di scomparire, e poi era oggettivamente stanco di vederlo così, si reggeva in piedi per miracolo a tratti pareva morto con quelle occhiaie viola e la mani fredde, secche e martoriate dalla bulimia.

Non ci voleva molto a dire il vero per capire il motivo per cui Gerard si infliggesse tutto ciò.

Distruggersi per rendersi inguardabili.

Frank era sicuro che Gerard avesse fatto questo ragionamento, del resto molte vittime di stupro lo facevano: rendere il corpo orribile affinché nessuno voglia più sfiorarlo, affinché nessuno provi più il benché minimo desiderio nei confronti di quel corpo.

E funzionava, il corpo di Gerard era orribile, ma perchè a Frank piaceva così tanto?

Cosa ci trovava di così attraente? Semplice, il fatto che fosse Gerard.

Più di una volta si era soffermato a pensare a come doveva essere baciarlo, a come doveva essere fare l'amore con lui... Dopo il.. fatto, Gerard non aveva mai avuto contatti con l'altro sesso o con lo stesso il che rendeva le cose complicate, se non impossibili, Gerard sicuramente avrebbe avuto paura di fronte all'idea di un rapporto sessuale e Frank ovviamente non lo avrebbe mai forzato..ma Gee comunque metteva a dura prova la libido del più piccolo.

Frank decise di scacciare via quei pensieri e di dare tempo al tempo, era palese che tra i due fosse nato un affetto, ma non era il caso di accelerare i tempi, del resto non aveva mai baciato Gee, pensare a un rapporto completo era precoce, decisamente precoce..

-Ehi..- la voce di Gee lo fece risvegliare da quei pensieri

-Buongiorno piccolo, dormito bene?- chiese accarezzandogli una guancia, Gee annuì piano strizzando appena gli occhi ancora assonnati

-A che pensi?- chiese Gee notando gli occhi di Frank velati da pensieri

-A quanto sei bello quando dormi- disse Frank facendo arrossire Gerard all'inverosimile

-Non dire cazzate- disse Gee nascondendo la testa fra i cuscini imbarazzato

-Non ne dico, lo sei davvero- mormorò Frank posandogli un tenero bacio sulla spalla -Senti piccolo, lo so che è presto, ma che ne dici se ora ci alziamo e provi a fare una bella colazione eh?- Gee alzò la testa e lo guardò quasi..intimorito

-E se non riesco?- chiese abbassando lo sguardo

-Ci riproviamo domani mattina- disse Frank facendo incontrare i loro visi e baciandogli la punta del naso, Gerard sorrise, come sapeva fare solo lui e annuì con vigore seguendo Frank che in cucina.

Frank ai fornelli non ci sapeva fare e Gerard ne ebbe l'ennesima prova, al solito ci mise mezz'ora per servigli il solito piatto di solite pseudofrittelle.

Gerard le osservò a lungo poi prese la forchetta e cominciò a tagliare il primo pezzo, lo mise in bocca e prese a masticare lentamente per poi buttare giù, al solito contò i bocconi, e nel mentre osservava Frank che, davanti a lui, finiva il suo caffè in silenzio sorridendogli.

Quando arrivò al ventiseiesimo boccone Gerard si accorse che aveva finito e con stupore sollevò gli occhi dal piatto sorridendo come un bambino che aveva appena risolto delle moltiplicazioni; ma la cosa che più lo rese felice in assoluto fu lo sguardo di Frank, che in silenzio lo osservava con occhi pieni di orgoglio

-Visto, non era difficile- disse il più piccolo dolcemente, Gerard gli restituì un sorriso dolcissimo

-Avanti artista, siamo in ritardo per le lezioni- disse poi il più piccolo alzandosi da tavola seguito a ruota dal maggiore

Al solito Frank prese i vestiti e si cambiò nell'altra stanza, vedere la roba di Layla nell'armadio gli provocò una fitta al cuore che scacciò via andando a vestirsi in soggiorno.

Gerard lo raggiunse poco dopo, inutile dire il colore del suo abbigliamento.

-Il giorno in cui cambierai colore fammelo sapere eh- rise Frank avendo un deja vu del giorno precedente, prese Gerard per mano, come ormai era solito fare, e uscirono di casa

Il cielo era grigio e cupo, quell'inverno il sole non ne voleva proprio sapere di brillare in cielo per più di un giorno; tirava un venticello freddo, di quello che ti entra sotto i vestiti e ghiaccia l'anima.

-Senti Frankie ma.. tu e Layla non avevate una macchina?- chiese Gee tremando dal freddo

-Sì, ma l'abbiamo venduta per pagare l'affitto- rise Frank al ricordo come se realmente ci fosse da ridere -E poi non mi piacerebbe andare in macchina con te?-

-E perchè?- chiese Gee spaventato e confuso da quell'affermazione

-Perchè se fossimo in macchina non potrei tenerti la mano in questo modo- disse Frank portando la mano del maggiore alle labbra e posandoci sopra un tenero bacio, inutile dire che Gerard arrossì.

Arrivarono davanti all'università sul filo del rasoio, nonostante si fossero alzati presto la colazione era durata il più del previsto essendo che Gerard aveva mangiato lentamente; cosa che Frank ovviamente non gli rimproverava per nulla al mondo

-Che hai tu alla prima ora?- chiese Frank, teneva le mani di Gerard nelle sue e le faceva ondeggiare piano

-Disegno dal vivo, anche se non so cosa potremmo fare essendo che non c'è Lay- gli occhi di Frank si rabbuiarono

-Ehi, tornerà- disse subito Gee per rimediare

-Lo so piccolo, lo so- disse Frank accarezzandogli il viso, si erano appartati in un angolino del cortile decisamente isolato per tanto potevano permettersi quelle effusioni .

Era incredibile il modo in cui la situazione fra i due si ribaltasse in meno di un secondo.

Gerard era quello da proteggere, il cristallo crepato, quasi distrutto che a stento stava in piedi, non Frank, eppure nel momento in cui il cuore rosso del più piccolo veniva lievemente coperto da nero le parti si invertivano, il cristallo diventata acciaio e riusciva a raschiar via il nero, che si appiccicava all'anima come il petrolio.

Questo indicava che alla fine Gerard si ricordava cos'era la forza nonostante tutto

La campana che annunciava l'inizio delle lezioni suonò, i due si salutarono con un baciò sulla guancia per poi andare ognuno per la propria strada.

 

Gerard entrò nell'aula di Emily e si mise seduto al suo posto davanti al cavalletto che era solito usare; fissò il divano in stile barocco sul quale Layla posava e provò una sensazione simile alla malinconia, Lay mancava anche a lui, mancava a tutti.

Emily fece il suo ingresso nella stanza riportando il silenzio nell'aula

-Ragazzi, oggi purtroppo la nostra modella non c'è, è influenzata, ma mi ha garantito di tornare presto, per oggi disegnate ciò che volte- concluse sedendosi alla cattedra e cominciando a leggere una vecchia copia dell'Amleto.

Gerard fissò il foglio, bianco, freddo, statico, esattamente come la vita senza Layla, come una vita passata senza sapere il sapore delle labbra di Frank...

Il bianco è come la paura. Il bianco non ha colore, non ha sapore, non ha nulla, le labbra di Gerard senza quelle di Frank non sarebbero mai state nulla.

La sua mente lo riportò al pomeriggio in cui Frank lo aveva quasi baciato, aveva sentito il suo fiato sulle proprie labbra, aveva sentito il profumo di zucchero che emanava la sua pelle, lo aveva sentito suo.

Istintivamente Gerard prese una matita e cominciò a tracciare delle linee irrompendo nel bianco, la sua mano si muoveva da sola, o meglio, guidata dall'anima, da ciò che sentiva; quando si rese conto che quello che aveva disegnato erano nientepopodimeno che delle labbra alle quali aveva aggiunto un piercing che forava il labbro inferiore qualcosa dentro di lui scattò, come una molla che viene tirata e tirata fino a spezzarsi...

-Bellissimo Gerard, come sempre- disse Emily che era sbucata dietro di lui e che fissava incantata la sua opera

-Grazie- sorrise lui continuando a fissare quella labbra, poteva avere quelle vere, e in quel momento le volle più che mai.

Non avrebbe saputo dire da cosa fosse nata quella voglia improvvisa, ma quella notte aveva pensato, si era svegliato per le tre del mattino e aveva cominciato a riflettere, Frank gli voleva bene, Frank teneva a lui, Frank gli aveva permesso di usare il rosso, perchè allora aveva paura di quelle labbra? Cosa c'era di male nel desiderare un bacio? Cosa c'era di male nel desiderare Frank?

Nulla, assolutamente nulla.

Dannata paura, dannato nero, dannato stupro.

Frank era Frank, non era il suo incubo, Frank gli aveva promesso la felicità il suo incubo botte se lo diceva a qualcuno, Frank gli aveva ridato il rosso e gli aveva detto di ridipingere la sua vita il suo incubo gli aveva cosparso l'anima di nero.

E tutto l'amore, l'amicizia e l'affetto venivano da Frank, le parole alle quali si era aggrappato venivano dalle labbra di Frank, e baciarle non gli avrebbe regalato della paura bianca, ma dell'amore rosso.

Un messaggio. Gerard prese il cellulare, era Frank

 

Salta la prossima ora con me, ho voglia di vederti.”

 

Semplice, diretto.

 

Ho voglia di vederti”

 

Una frase del genere dopo due giorni è comprensibile, ma dopo nemmeno un ora fa nascere dentro di te uno stormo di farfalle che ti rigirano lo stomaco.

 

Rispose con un semplice “Ok” e provò a fare qualcosa di concreto con quei fogli bianchi che aveva davanti.

Inutile dire che non ci riuscì, rimase a fissare l'orologio appeso alla parete per tutta l'ora, pregando perchè le lancette si muovessero il più velocemente possibile.

La campanella suonò dopo ciò che parve un eternità, Gerard raccattò la sua roba in fretta a e furia e uscì dalla stanza quasi correndo.

I corridoi si stavano riempiendo di studenti ma Gee parve fregarsene altamente, il che, beh, era strano.

Aspettò che ognuno rientrasse nella propria classe e appoggiò la schiena al suo armadietto.

Una volta che nel corridoio era tornato il silenzio l'unica cosa che Gee poteva udire erano i suoi pensieri, e per una volta non gli dispiaceva affatto.

Era ancora presto? No, decisamente no, ogni cosa ha il suo tempo ovvio e in quell'istante era giunta l'era del rosso, del rosso vivo, potente, forte, di quel rosso che ti porta fuori dal buio.

Era pronto, lo era davvero? Fanculo lo avrebbe scoperto vivendo.

-Ehi- la voce dolce di Frank lo fece voltare, gli andò incontro mostrandogli uno dei suoi migliori sorrisi, il più piccolo gli cinse la vita e lo strinse a se

-Mi mancavi, che ci posso fare?- chiese retorico

-Nulla presumo- disse Gerard sorridendo come un bambino -Mi mancavi anche tu- disse poi diventando un peperone, Frank sorrise, felice di quelle parole

-Vieni- disse prendendogli la mano

Frank guidò Gerard fuori dall'università portandolo sulle scale antincendio che c'erano sul retro, le stesse dove avevano girato le sigarette e espresso un desiderio.

Faceva freddino, e aveva cominciato a tuonare, Gerard sobbalzò

-Non dirmi che ti fanno paura i tuoni?- rise Frankie stringendolo a se

-Non sono abituato a sentirli così, prima di conoscere te me ne stavo sempre chiuso in casa, li sono diversi, uscivo solo per venire qui e fortunatamente non li ho mai sentiti..- ammise anche se con un po' di imbarazzo

-Quindi l'altro giorno è stata la prima volta dopo anni che hai corso sotto la pioggia?- chiese stupito, farlo era una casa così normale, anche una cosa del genere si era precluso? Perchè?

-E ti è piaciuto?-

-Molto a dire il vero- ammise.

Una goccia cadde esattamente sul naso di Frank, seguita da un altra che colpì Gee in testa, i due si scambiarono uno sguardo complice sorridendosi a vicenda.

Inaspettatamente Frank prese Gee per il polso e lo trascinò sotto ciò che di li a poco sarebbe diventato un acquazzone.

Gee rise, rise come Frank non lo aveva mai sentito ridere, era una risata allegra, pulita, cristallina, rossa, una risata carica di felicità e spensieratezza, una risata che di nero non aveva nulla.

E mentre la pioggia batteva forte bagnando la strada, i muri, i loro corpi.. Frank tirò a se Gerard e gli poggiò le mani sui fianchi stringendolo piano

-Frankie... posso chiederti una cosa?-

-Tu puoi tutto piccolo mio-

-Ti ricordi quando abbiamo espresso i desideri... qual'era il tuo?-

Frank parve pensarci un attimo, aveva i capelli fradici che gli ricadevano sul viso esattamente come facevano quelli di Gerard, sorrise come se non aspettasse altro che quella domanda

-Volevo essere una canzone alla radio, quella che ti fa alzare il volume, volevo essere la tua felicità, il motivo per cui vivi, voglio essere tutto per te...esattamente come tu sei tutto per me..voglio essere il tuo rosso Gee-

Gli occhi di Gerard si illuminarono, allora lo aveva capito, aveva colto il suo ragionamento

-Lo sei.. tu sei il mio rosso-

E in quel momento Frank la vide, la luce dietro gli occhi di Gerard, che brillava rossa e sicura più che mai.

E che gridava un silenzioso vaffanculo.

Fanculo il passato, fanculo il dolore, le lacrime, fanculo la bulimia, l'anoressia e l'odio, fanculo a Belleville, fanculo al sangue e al nero, e un vaffanculo anche al suo incubo.

Frank accarezzò piano il viso di Gerard, con dolcezza, lentamente come se potesse rompersi, si avvicinò piano a lui e fece scontrare i loro nasi con dolcezza, la pioggia continuava a cadere forte e sicura lavando la terra e i loro corpi che nonostante il freddo in quel momento ardevano di un fuoco rosso

-Gee...- mormorò il più piccolo poggiando la sua fronte a quella del maggiore

-S..si- tremava, non dal freddo

-Ti amo- e fece incontrare le loro labbra

Gerard rimase sorpreso dalla velocità con quale il tutto successe ma dopo pochi secondi chiuse gli occhi e lasciò che Frankie lo guidasse in quella danza rossa e piena d'amore.

Il più piccolo si fece strada con una lentezza esasperante all'interno della bocca di Gerard, fece incontrare le loro lingue timidamente, come due amanti che si vedono per la prima volta, gli accarezzava dolcemente il palato sorridendo in quel bacio tanto atteso mentre gli mordicchiava piano il labbro inferiore.

Ora Frankie lo sapeva, il sapore delle labbra di Gerard, sapevano di fragola e d'amore.

Ora Gee lo sapeva, il sapore delle labbra di Frank, erano dolci, un mix di zucchero filato e nicotina, un sapore del quale sarebbe morto volentieri.

Entrambi in quel momento capirono che non c'era più nero, non c'era più il bianco, c'era solo il rosso, c'era solo l'amore.

Si staccarono dopo un tempo che parve interminabile e si fissarono per qualche secondo, la luce di Gee era così potente da riuscire a riflettersi negli occhi di Frank, che brillavano anch'essi.

Restava un unica cosa da dire perchè il rosso diventasse assoluto, una cosa semplice, bella e pura come la neve che cade sopra un cielo deserto, e Gerard, spinto da chissà quale forza in quel momento, la disse

-Ti amo anch'io, grazie per avermi salvato-

 

 

Hi crash queens :D

 

Che dire....

FINALMENTE CAZZO FINALMENTE !!!!!!

 

Donne, questo capitolo è stato un calvario davvero, è lunghissimo, la parte su Layla poi è chilometrica ma dovevo farlo, dovevo scriverlo.

Sò che sono in un ritardo disgustoso, e per questo mi scuso profondamente.

Ho avuto una specie di blocco quando si è trattato di scrivere la parte di Frankie e Gee, ma si può dire che lo abbia superato suvvia.

E per una volta mi sento orgogliosa di me stessa.

 

Ma passiamo ai ringraziamenti:

Xla, beh, gli mp ti diranno tutto XD Ti amo donna <3

Lu, sei una dannata pazza ma ti amo per questo <3

Un grazie a tutte voi che leggete e recensite, vi amo davvero, siete il mio sorriso <3

Che dire? Ora i nostri piccioncini cominceranno una nuova vita? Che accadrà?

*feel like vocetta della fine delle telenovelas*

E Layla e Lynz?

Eh eh scoprirete tutto al prossimo capitolo, sempre che abbiate voglia di leggerlo, dopo questo papiro io non ne avrei il coraggio XDXD

 

Vorrei tanto che mi diceste cosa ne pensate donneH le recensioni sono sempre graditissime <3 <3

 

Pace, amore, empatia e dolci <3 <3

 

_Lolita

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Capitolo 15
*** I wish ***


Io questi li chiamo “capitoli ponte” cioè quei capitoli tatticamente corti che servono a portare chi legge da una parte all'altra della storia.

Questo è il mio capitolo ponte in cui introduco il concetto di desiderio (ma come sono seria e diligente oggi, quanto me la tiro? XD).

I desideri sono tra le cose più personali del mondo, e Frank, Gee e Lay come ogni essere umano ne hanno almeno uno.

Qui ho voluto parlare di tre desideri diversi, quello fisico (dirlo così non mi piace per niente, mi pare negativo XD), quello che io ho chiamato “desiderio di costruzione” (giù vi spiegherò perchè) e il desiderio di avere una certezza.

Questi sono i tre desideri che ho voluto attribure ai nostri eroi XD

In compenso si comincia a parlare di un nuovo personaggio, che entrerà in scena a breva eh eh eh scoprirete leggendo.

Che dire donneH ? Ci si vede giù, perdonatemi per questa nota decisamente noiosa u.u

 

Vorrei essere il verbo “credere” e non deluderti mai ”

(Pearl Jam - Wishlist)

 

 

Era tardi, molto tardi, nessuno dei due avrebbe saputo dire che ora fosse, ma il manto di stelle che rivestiva il cielo parlava per qualsiasi orologio.

Dopo ciò che era successo in università nessuno dei due aveva voglia di rimanere in quel luogo ancora per molto, così tornarono a casa dove passarono l'intera giornata a letto a scambiarsi il loro amore.

-Lasciami!- esclamò Gerard ridendendo come un pazzo a causa di Frank, che, seduto sopra di lui, gli faceva il solletico

-Non se ne parla!- disse il più piccolo continuando a torturarlo, gli piaceva toccarlo, gli piaceva che il suo tocco riuscisse a farlo ridere

-Ti prego Frank, non respiro...- disse con quel poco di fiato che gli restava mentre Frank finalmente allentava la presa

-Scusami, non posso farne a meno, sei bellissimo quando ridi- ed era vero, Gerard che rideva era una delle cose più belle che potessero esistere

-Ma non è vero..- Frank sospirò, dannati complessi di inferiorità

-Sì che lo sei, sei bellissimo, smettila di dire il contrario-

Gerard lo guardò, con un misto di amore e stupore. Lui bellissimo? Lui, la creatura più sbagliata sulla faccia del pianeta? No, non era perfetto.

-No..non lo sono- mormorò solamente

-Sì invece, sì che lo sei- Frank fece una pausa -Gee..io lo so perchè tu ti fai questo, lo so perchè non mangi, e non ho intenzione di dirtelo perchè lo sai anche tu, tutto ciò che voglio è che la smetti di sentirti sbagliato, tu non hai colpa, tu sei bellissimo, non è mai stata colpa tua-

Senza scendere in particolari Frank gli aveva detto tutto, e Gerard, per la prima volta dopo anni, finalmente se lo sentiva dire: “tu non hai colpa”.

-Io...- cominciò senza trovare le parole -Tu Frankie.. tu sei perfetto- per poi trovarle subito dopo

-E tu sei come me- gli prese la mano -Hai un naso, una bocca, due gambe, due braccia, due occhi così belli da far invidia alle stelle..io non sono perfetto, nessuno lo è, ed è per questo che ti amo, ti amo perchè mi hai fatto amare le tue imperfezioni- si avvicinò pericolosamente al suo viso e gli posò un tenero bacio sulle labbra -Non sai quanto ho aspettato per poterti baciare, credi davvero che se fossi così orribile lo avrei fatto?- si mise a cavalcioni su di lui cogliendolo di sorpresa

-Sei bellissimo, il mondo, quello può essere brutto, ma tu sei bellissimo per me, ricordalo sempre- si chinò nuovamente su di lui cercando le sue labbra, e non potè essere più felice nel rendersi conto che finalmente Gee ripondeva a quella ricerca di rosso; fece danzare le loro lingue lentamente mentre gli posava le mani sui fianchi, Dio se lo voleva...era così bello, così freddo e bianco come la luna... cominciò a baciargli il collo, e quano Gee emise un sospiro di piacere Frank perse la testa, le sue mani presero scendere piano lungo la vita scheletrica del più grande, ma quando si insediarono sotto la maglia Gerard sobbalzò e Frank capì immediatamente

-Scusa...dio scusami..- si precipitò a dire Gerard capendo il dispiacere che stava dando al più piccolo

-No... sono io che devo chiederti scusa, non avrei dovuto..- fece una pausa e deglutì, dirlo era così difficile -toccarti in quel modo, ho promesso di aspettarti.. ti aspetterò tutta la vita se ne necessario-

-E' che...- Gerard cercava di scusarsi per ciò di cui non aveva colpa, e Frank si sentì in dovere di impedirglielo

-Piccolo ascolta, io ti aspetterò, quando sarai pronto io sarò qui per te- e lo baciò con passione.

-Ti amo- sussurrò Gee -E scusami-

-Smettila- gli baciò la punta del naso -Ti amo anch'io- e cercò nuovamente le sue labbra

Rimasero su quel letto a farsi le coccole per ore e ore, ore durante le quali si scambiarono anche i loro pensieri e i loro segreti

-Sai, Layla dice sempre che un bacio è come una promessa- iniziò Frank prendendogli una mano e cominciando a giocare con le sue dita -Dice che quando due persone si baciano è come se si giurassero a vicenda qualcosa-

-E tu cosa mi hai giurato?- chiese Gee raggomitolandosi* contro il suo petto, Frank gli passò una mano fra i capelli

-Di proteggerti e di amarti per il resto della mia vita- gli baciò i capelli e Gerard divenne bordeaux -E tu?- chiese poi Frank accarezzandogli il viso con la punta dell'indice

-Che mi avresti aiutato a usare il rosso- quella volta fu Gee a volere le labbra di Frank, e il più piccolo non poté esserne più felice, Gerard ora era suo.

Frank non era mai stata una persona troppo gelosa, proteggeva Layla da tutto questo sì, ma mai senza sentirla come una sua proprietà, allora perchè per Gerard era tutto così diverso, perchè più lo stringeva a se più lo sentiva suo, perché più lo guardava più sentiva che mai sarebbe riuscito a lasciarlo andare?

Gerard era una persona libera, se avesse voluto andarsene Frank lo avrebbe lasciato andare, col cuore a mille pezzi, ma lo avrebbe lasciato andare, però una parte di lui, diciamo pure tutto se stesso, sperava che quella specie di batuffolo nero restasse sempre li con lui; Frank avrebbe dato tutto pur di rimanere in quel letto con Gerard per tutta la vita.

-Dimmi un tuo desiderio..- disse Frank senza pensare

-Come un mio desiderio?- chiese Gee, sul suo viso si dipinse un espressione interrogativa che comunque gli conferiva un aria tremendamente dolce

-Una cosa che vorresti che facessi per te- spiegò il più piccolo

-Cosa potrei volere di più..ho te adesso..- disse timidamente, il cuore di Frank ricevette la pugnalata più dolce di questo mondo

-Amore.. io voglio darti tutto, qualsiasi cosa tu possa mai desiderare- disse Frank baciandogli la punta del naso

-Vorrei...vorrei presentarti a mia nonna-

-Piccolo, l'ho già conosciuta ricordi?- chiese retorico con voce dolce sorridendo appena

-Sì, ma ti ho presentato come amico, non come mio ragazzo, ti piacerebbe?- Gerard ancora non poteva credere di aver appena definito Frank come suo ragazzo, e mentre prendeva atto di ciò le sue labbra vennero a contatto con quelle, appunto, del suo ragazzo

-Certo che mi piacerebbe!- esclamo felice Frank inondando di gioia anche il cuore di Gerard

Gee in quel momento si concesse un istante per realizzare ciò che gli stava succedendo, pur non avendo esperienza sapeva che presentare il proprio ragazzo alla famiglia da sempre è un modo per “ufficializzare” la cosa, di conseguenza Frank sarebbe come entrato a far parte della famiglia.. quel pensiero fece esplodere il cuore di Gerard di luce rossa

-Non credi che dovrei conoscere anche tuo fratello?- chiese Frank sorridendo -Non mi hai mai detto molto di lui-

Effettivamente Gerard non aveva mai parlato molto della sua famiglia, Frank sapeva solo che i suoi erano ancora felicemente sposati e aveva un fratello minore.

In compenso sapeva qualcosa che loro stessi ignoravano, ovvero l'incubo di Gerard.

Gee non aveva mai parlato con nessuno di ciò che gli era successo, solo Helena sapeva e, beh, ora anche lui... Frank era convinto che Gerard dovesse dirlo ai suoi, ma del resto, non avevano mai toccato l'argomento e lui si era ripromesso di non forzare mai il suo piccolo, per nulla al mondo.

-Si chiama Mikey- disse Gerard distogliendolo da quei pensieri -E' rimasto a Belleville, si è preso un anno sabbatico prima del college, dice che vuole capire che fare nella vita, è sempre stato un po' indeciso a dire il vero- Gee completò la descrizione e Frank annuì come per far capire che aveva registrato il tutto

-Mi piacerebbe conoscerlo- disse Frank convinto posando sulle labbra di Gerard l'ennesimo bacio.

L'aria in quel momento era densa d'amore e di promesse, si percepiva che Frank, finalmente, aveva tutto ciò che poteva desiderare, Gerard era lì ed era suo, cosa gli mancava? Layla? Lay bene o male aveva promesso di tornare, a Frank non rimaneva che aspettare. Ma in quel momento tutto era fermo, in quel momento c'erano solo loro due, nulla poteva andare per il verso sbagliato.

Gerard dal canto suo era al settimo cielo, per una volta era stato lui a prendere il pennello in mano e a dipingere i contorni della sua esistenza, e per farlo aveva usato il rosso più accesso di questo mondo, il rosso che emanava Frank.

Sentiva che con Frank voleva costruire qualcosa, voleva creare un qualcosa di nuovo, un qualcosa di perfetto, Gerard sapeva che Frank lo avrebbe aiutato a ridipingere completamente il suo mondo, ed era stata quella consapevolezza che aveva cacciato tutto il nero dalla sua vita.

Gerard si avvicinò piano al viso di Frank e posò le proprie labbra su quelle del più piccolo, che subito approfondì il contatto.

Se quel bacio era una promessa allora in quel momento si stavano giurando amore eterno.

 

Vorrei esser un marinaio con una persona che mi aspetti”

(Pearl Jam – Wishlist)

 

Il parco pubblico di Belleville non era mai stato tanto grande.

C'era giusto qualche panchina circondata da povere aiuole che di verde e rigoglioso avevano ben poco.

Se Belleville fosse un colore sarebbe il grigio” pensò Layla accendendosi quella che forse era l'ottava sigaretta della giornata.

Dopo aver lasciato casa di Linda, con la promessa di ritornare l'indomani, Layla si era ritrovata senza sapere esattamente cosa fare, le opzioni erano due, andare da sua nonna o andare da sua madre, francamente l'idea di rivedere sua nonna non le dispiaceva affatto, ma in qualche modo c'era una qualche specie di forza che la spingeva verso Jane, forse persino lei era un demone da esorcizzare.

Dei ragazzi con lo skate le passarono davanti distogliendola dai suoi pensieri. Quanti anni potevano avere, forse sedici, al massimo diciassette, comunque non troppi meno di Layla.

A pensarci bene Lay non era vecchia, aveva solo diciannove anni, e allora perchè se ne sentiva quaranta? Forse perchè l'età anagrafica non conta nulla rispetto a quella mentale? Layla era sicura che fosse così.

Effettivamente non molti ragazzi lasciano casa a diciotto anni, non molti si ritrovano a vivere da soli da subito.

Layla anche in quello era stata un eccezione.

Layla da sempre era un eccezione, l'eccezione che confermava le regole.

Alle ragazze piacciono i ragazzi. Layla era lesbica.

Le ragazze a diciotto anni si fanno regalare una macchina e una vacanza. Layla la macchina l'aveva rubata e la vacanza e si era direttamente trasferita.

Le ragazze a dodici anni cominciano a volersi distaccare dai loro padri. Layla a dodici anni avrebbe voluto non lasciarlo mai andare.

Alzò gli occhi al cielo. Grigio. Sbuffò sonoramente, ne aveva le palle piene di quel colore.

Le mancava New York, le mancavano Frank, Gerard, Emily, e poi beh Lindsey.. Lindsey che cazzo doveva fare con lei?

La amava. Lo negava a se stessa ma era palese.

Perchè lo negava a se stessa? Perchè amare vuol dire soffrire, se ami qualcuno è matematico che ti verrà portato via.

Ma in quel caso prevenire era davvero meglio che curare?

Lay non avrebbe saputo dirlo.

Lindsey glielo aveva detto, le aveva detto che l'avrebbe aspettata anche per tutta la vita, ma Layla sentiva di approfittare della sua attesa.

Si sentiva un po' come un marinaio, che parte per un lungo viaggio e lascia l'amore della sua vita a casa ad aspettarlo.

Ma forse Layla infondo non desiderava altro che qualcuno che la aspettasse, e ora che lo aveva trovato non doveva farselo scappare.

Sì alzò di scatto, improvvisamente consapevole di ciò che doveva fare, del resto era a Belleville per riuscire finalmente a cacciare dalla sua mente tutte le voci che da sempre le ripetevano cose alle quali non avrebbe mai dovuto dare retta, o no?

E la voce di sua madre era una di quelle.

Aumentò il passo senza curarsi del borsone che le batteva contro la coscia facendole un male cane, era stanca di fermarsi a ragionare, sentiva di dover agire.

Girò a un incrocio e poi a un altro e a un altro ancora, per attimo pensò di non ricordarsi nemmeno la strada di casa, quasi ci sperò, sarebbe stato un segno, un personale modo del suo cervello per dirle che finalmente Belleville non faceva più parte di lei, ma Lay ricordavo ogni vicolo, ogni incrocio, persino le fermate degli autobus.

Girò per l'ennesima volta, e andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

Davanti a Layla si parò una figura maschile, era alto, decisamente più di lei, aveva la pelle chiara e i capelli di un biondo strano, simile al cenere, con un ciuffo che ricadeva su un paio di occhiali decisamente spessi che andavano a incorniciare dei comuni occhi castani con qualche sfumatura verdognola che in quel momento la fissavano come incantati

-Scusami- disse Layla scansandolo e riprendendo per la sua strada anche se più lentamente

-F..figurati..- mormorò lo sconosciuto seguendola con lo sguardo finché non sparì dietro l'ennesimo angolo.

Dopo un tot di metri finalmente arrivò nella sua vecchia via; lo scenario non era poi così diverso da tutto il resto.

Ora camminava più lentamente, la botta che aveva dato contro quel tale cominciava a farsi sentire, tra l'altro Layla era convinto di averlo già visto, era sicura che somigliasse a qualcuno che conosceva, ma chi?

Decise di non porsi ulteriori domande e di proseguire.

Quando finalmente entrò nella sua vecchia via avvertì una sensazione strana, come se qualcuno le stesse dicendo “grazie per essere venuta ma tu qui non centri un cazzo”, dannate voci.

Passò davanti una decina di case prima di arrivare davanti alla propria.

Grigia, circondata dal classico giardino incolto e logorato dalla siccità.

Anonima, ecco la parola giusta per definirla, eppure perchè la spaventava così tanto?

Aprì piano il cancelletto in legno che dava sul vialetto e, sempre lentamente, cominciò a percorrerlo, a ogni passo si sentiva i piedi più pesanti come se il cemento delle mattonelle si fosse fuso e la stesse risucchiando.

Ma nonostante tutto arrivò davanti alla porta che era rimasta nera, esattamente come lo era sempre stata.

In quel momento tutto il panico che aveva cercato di ignorare lungo il tragitto la invase, che fare? Bussare? Andarsene? Layla non aveva più voglia di pensare, per tanto, fanculo.

Suonò il campanello una sola volta e attese.

I secondi pesavano come anni in quel momento, cosa avrebbe potuto dire? “Ciao mamma scusa se ti ho rubato la macchina”? E perchè no? Ormai, che aveva da perdere?

Fu tentata un ultima volta di andarsene ma la porta si aprì.

Layla si ritrovò davanti se stessa, invecchiata di trent'anni.

Jane Vermeer, altezza media, statuaria, bionda, perfetta; aveva quarantanove anni ma ne dimostrava dieci di meno, gli occhi erano esattamente come Layla li ricordava, neri, profondi come due pozzi, così diversi da quelli di suo padre.

Per la seconda volta quel giorno la guardarono con stupore, ma lo stupore di Jane era diverso da quello dello sconosciuto, quello di Jane tradiva dolore.

Era calato un silenzio freddo, statico, interminabile, Jane guardava Layla, Layla guardava Jane, nessuna della due credeva che avrebbe mai più rivisto l'altra ma di certo nessuna delle due pareva felice di quella visita improvvisa.

Quel silenzio comunque andava rotto, e ci pensò Jane a frantumarlo

-Layla-

-Ciao mamma-

 

 

 

Hi crash queens <3

Sinceramente non so cosa dire qua sotto, solo che non mi è piaciuto per niente questo capitolo, ma l'ho detto, è un ponte, non può essere dettagliato, mi sballa l'equilibrio della storia sennò u.u

Non credo di aver scritto bene sinceramente e mi dispiace per voi che avete appena letto sta merda.

Vi prometo di fare meglio la prossima volta giuro u.u

Amo tutte voi e spero che vogliate lasciare una piccola recensione, vi amerei davvero molto se decideste di farlo XD

Tra l'altro come se non bastasse mi sono messa a scrivere un altra storia:

I brought you three cheers for danger parade

Passateci se vi va, a me fa solo che piacere XD

Che dire? Boh davvero ciò che ho scritto non mi piace per nulla.

Ma vi amo <3

Farò meglio col prossimo giuro giuro giuro <3

 

Pace, amore, empatia e fragole <3

 

_Lolita

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