Her heart of ice.

di __onedream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Bye Anne. ***
Capitolo 3: *** Louis' friends. ***
Capitolo 4: *** A week without mum. ***
Capitolo 5: *** Liam is not so bad. ***
Capitolo 6: *** Styles’ home. ***
Capitolo 7: *** Can't sleep. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


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Una cosa era certa: mai nessuno avrebbe sostituito Anne.
Ma Denise sapeva che, in un momento o in un altro, la mamma l’avrebbe comunque cacciata da casa. Sempre in ritardo, disordinata e per niente attenta, decisamente diversa da loro, dalla famiglia Tomlinson. L’unico motivo per il quale Anne era rimasta così tanto tempo in quella casa era perché Denise e Louis ci erano decisamente affezionati e, anche se la mamma non l’avrebbe mai ammesso, un po’ ci teneva anche lei e le sarebbe dispiaciuto, ma l’orgoglio regnava sovrano, e l’educazione era la prima cosa per i  figli.
La famiglia Tomlinson era diversa, non solo diversa da Anne, ma diversa dalla maggior parte delle persone. Anzi no, meglio dire: era uguale a pochi. Si, così andava meglio. Anche se, in realtà, pochi o molti, era solo una questione di punti di vista.
Loro erano quello che, in realtà, tutte le famiglie volevano essere: ricchi, raffinati ed educati. La loro parola chiave era: eleganza.
Quel pomeriggio il venticello soffiava caldo e, come ogni giorno, Denise si ostinava a stare su Skype in attesa che la sua amica Magdalene si collegasse. Era la sua migliore amica, ma c’era un problema: viveva in Francia.
Era per questo che Denise, di tanto in tanto, sentiva la mancanza di quella  città.  Lei aveva vissuto lì gli anni più belli della sua vita e, trasferendosi poi in una banalissima cittadina dell’Inghilterra centrale,  vedeva la differenza. La città in cui viveva ora era niente a confronto alla sua amata Parigi.
Molti staranno pensando “e chi se ne importa”, ma per quei pochi che si staranno chiedendo il perché, c’è solo da dire che non è una di quelle storie felici che tutti si aspettano.
Il signor Mark Tomlinson, il capo famiglia, era un  imprenditore di non una, non due, bensì di tre enormi imprese importanti. Ma, all’età di soli trentatre anni a causa di un incidente stradale morì. Allora Johannah, la moglie, portò i suoi figli- all’epoca piccoli pargoletti-  nella cittadina nella quale vivevano ora, lasciando drasticamente la sua amata Francia, suo paese d’origine,  e andarono a vivere dai genitori del marito. Ora le cose erano cambiate, fortunatamente.
Vivevano soli in un enorme villa, ed erano passati, ormai, più di dieci anni da quell’incidente, ma  dire che non si sentiva la mancanza del padre sarebbe stata una bugia. La mancanza della figura paterna in quella famiglia era evidente, nonostante la madre si frequentasse con un altro uomo, attualmente. Johannah non aveva intenzione, almeno non ancora, di presentare il suo nuovo compagno ai figli, ma entrambi, sia Denise che Louis, avevano di gran lunga intuito la presenza di qualcun altro nella vita della madre, e non potevano che essere contenti per lei. Più che altro l’avevano capito quando, tre sere di seguito, dopo aver lavorato, usciva tutta preparata ed elegante –come il solito- invece di andare a letto a dormire.
La madre era anche lei imprenditrice di un azienda (di moda), di certo non tanto importante come Coco Chanel, ma aveva anch’ essa una sua notorietà.
Senza neanche accorgersene, tanto impegnata a controllare la sue e-mail,  l’amica la invitò a fare la videochiamata, senza neanche dirle “ciao” o cose simili, ormai le loro conversazioni si basavano solo su videochiamate.
In un batti baleno, si aprì la finestra che mostrava due quadrati: quello in basso c’era lei, in alto l’amica: anche lei, come Denise, era una bellissima ragazza raffinata.
Aveva dei lunghi capelli marroni –sui quali c’era un delizioso fiocchetto rosso- che cadevano dritti sulle spalle, la pelle chiara, naso leggermente in su e degli occhi verde smeraldo che, solo a guardarli, ti incantavano.

«Denise!» prounciò l’amica, lanciando un urletto dalle sue labbra carnose. 
«Allora? Com’è andata?» domandò la bionda, Denise. Se non fosse un “lavoro” –sempre se poteva considerarsi tale- così banale e poco intelligente, avrebbero potuto fare le veline. La bionda e la mora.
«Benissimo!» rispose sorridente e visibilmente felice. Da questo si poteva capire che, alla festa a cui era stata invitata Magdalene, era successo quello che Denise aveva previsto: Paul, il ragazzo che aveva fatto perdere i numi della ragione alla sua amica, l’aveva baciata.
Denise, come meccanicamente, sorrise. «Sono felicissima per te!» 
«Quando verrai qui te lo presenterò!» disse, tutto d’un fiato. 
Denise, aveva diciassette anni e, con lezioni private si era già diplomata, avrebbe dovuto aspettare solo un anno e sarebbe andata a studiare in un università francese con la sua migliore amica. Nonostante si fosse trasferita all’età di solo sette anni, sapeva benissimo il francese e ogni estate, tutti e tre i mesi estivi, andava a Parigi. La sua amatissima Parigi!
«Sai…» esordì la mora, avvicinandosi alla webcam del suo computer. Denise, sentendo bussare alla sua porta, fece segno all’amica di aspettare.
«Avanti»
«Signorina Marianne Denise» pronunciò Elliot, come suo solito in smoking nero, entrando nell’enorme stanza della ragazza. I badanti la chiamavano così, tutti. Usava i due nomi in base al rapporto che aveva con le persone e con i badanti non aveva di certo  rapporti confidenziali, quindi era bene mantenere le distanze. «Vostra madre vuole fare una riunione con lei e suo fratello, potreste scendere di sotto?»
La bionda annuì con il capo. «Subito» 
«Non vorrei dare conclusioni affrettate, ma probabilmente vuole farvi conoscere il suo compagno» ipotizzò Magdalene. «Direi che è passato tanto tempo» 
Denise fece una smorfia incerta. «Ti farò sapere. Ora scusa, devo andare!»
Staccò velocemente la chiamata, chiudendo il computer portatile sul suo bel letto a due piazze, e scese giù in salotto, dove trovò suo fratello Louis seduto sul divano di pelle.
Si guardarono per un po’ di tempo negli occhi e si capirono all’istante. Prima o poi questo momento sarebbe arrivato: la madre aveva licenziato Anne, la badante –considerarla così era poco, per loro era una seconda madre- più brava al mondo.
«Era al quarto mese di gravidanza, non potevo farla rimanere qui per molto» così si era giustificata la madre. E anche se sentiva tristezza, tanta tristezza, Denise era davvero felice perché quel bambino avrebbe avuto una madre bravissima.  Anne aveva già un figlio di nome  Harry,  solo due anni più grande rispetto a Denise. Quest’ultima andava, stranamente, molto d’accordo con lui. Erano cresciuti praticamente insieme.
«Ho già provveduto per un'altra badante, perché senza non possiamo stare. Verrà domani.» ed era vero, senza persone di servizio che girovagavano per casa, l’intera famiglia Tomlinson sarebbe persa, in preda al panico senza sapere cosa fare.
«Ci arrangeremo per oggi con una pietanza cucinata da Elliot. Denise, potresti, cortesemente, andare a fare la spesa?» domandò la madre, anche lei con voce stranita da quella richiesta fatta alla figlia, per poi porgerle il bigliettino nel quale c’erano scritte tutte le cose necessarie da comprare.
Denise strabuzzò gli occhi, e fece per replicare, poi controvoglia annuì. Non era mai andata a comprare neanche il pane. L’unica cosa che amava acquistare erano vestiti. 
Lei e il fratello erano due nullafacenti messi in una casa piena di servitù e benefici. Era dura pensarla così, ma fondamentalmente era la verità.
Lasciò i suoi capelli biondi sciolti, anche perché non le arrivavano neanche alle spalle. Erano liberi in un taglio corto e comodo, ma allo stesso tempo elegante.
Aprì il suo armadio, che poi chiamarlo così era davvero riduttivo. Aveva una stanza solo per i vestiti. Poteva, quindi, considerarsi la sua stanza-armadio.
Scelse una gonna nera che le arrivava al ginocchio, una camicia azzurra che, pur lasciandole fuori un po’ di pancia la rendevano davvero chic. 
Scarpette lucide, nere, con tanto di tacco e un frontino altrettanto nero da posizionare sui capelli biondi. Erano vestiti adatti per andare a comprare  il pane? O forse l’avrebbero trovata sciatta e trasandata?, pensò, mentre indossava quegli abiti.

Arrivata lì, però si rese conto che le sciatte e trasandate erano le altre. Tutte in tuta, jeans, e capelli spettinati. Non era un gran evento andare a fare la spesa, ovvio, ma si trovava pur sempre in città!
Prese tutto ciò che la mamma aveva scritto e fece la fila rispettando, ovviamente, il suo turno. Arrivata davanti alla cassa, pronta per pagare, ci fu un evento che non le piacque affatto. Un giovane dagli occhi neri e i capelli scambiati, chiaramente a causa della tinta, la guardava con aria divertita, per poi scoppiare a ridere. Ma che razza di maleducato era quello?
«Potresti, per favore, dirmi cos’hai da ridere?» domandò, con gentilezza e curiosità Denise.
«Non-non ti ho mai vista qui» disse, non riuscendo a trattenere i sorrisi.
Denise, sconcertata, fu tentata nel risponderlo. Era ovvio, lei in questi posti non ci andava, ci pensavano i suoi badanti. E  quell’unica  volta che fu obbligata ad andarci, trovava cassieri fin troppo maleducati che le facevano venire voglia di stare, ancora di più, chiusa in casa. E poi, cosa avesse da ridere, Denise non lo capiva. Forse era lei che doveva ridere per l’aspetto di quell’essere. Era grassoccio, con una camicia verde militare e un pantalone scuro, decisamente troppo largo, e non emanava di certo un odore molto gradevole.
Denise roteò i suoi occhioni scuri. «Posso pagare, per favore? Andrei di fretta» 
Mister ‘il buon gusto non mi appartiene’ annuì con il capo facendola, finalmente, uscire. 
 Però, non appena mise piedi fuori dalla porta, un ragazzo le piombò addosso. E, non solo era più esasperata che mai per i comportamenti di quel grezzo individuo, ma le toccò anche veder cadere  tutta la roba che aveva comprato.
«Oddio, scusami!» mormorò il ragazzo, evidentemente dispiaciuto. «Ti aiuto» disse, posizionando il cellulare in tasca.
Denise sbuffò. «Controlla dove vai, la prossima volta!» sbraitò, notando solo ora il volto di quel ragazzo. Aveva gli occhi marroni, i capelli castano chiaro, le labbra rosa e carnose che, nel complesso, lo rendevano davvero un bel ragazzo. Aveva una t-shirt nascosta dal giubbino nero, e dei jeans attillati.
«Si, scusa..» pronunciò, guardando Denise dritto nelle sue pupille scure, mentre raccoglieva tutto ciò che aveva comprato poco fa. «Per fortuna la busta non si è rotta, ma mi dispiace per…» borbottò, indicando delle cose a terra.
La ragazza seguì con lo sguardo l’ indice, ritrovando a terra le uova rotte e spiaccicate.
Denise abbozzò una risatina, «Non fa niente!».
«Te le ricompro se vu..»
Scosse la testa. «Oh, no! non preoccuparti.» rispose, stranamente per niente arrabbiata. Si alzò, sistemò la gonna e prese la busta dalle mani del ragazzo. Si schiarì  la voce, ritornando quella di sempre. «Grazie!» disse, con tono più freddo e distaccato per poi fare un sorriso finto e forzato, girare i tacchi e andarsene.

 

 

 

 

 




Spazio autrice:
Ecco iniziata una nuova storia che, sono sicura, continuerò! 
Ho le idee abbastanza chiare su come farla svolgere ed è una cosa stranissima dato che tutte le storie che ho scritto fin’ora sono andate dritte nel cestino.
Comunque, ritornando a questo capitolo..è solo il prologo.  Quindi, mi rendo conto che, purtroppo, non è un granché çç.  Spero che, comunque, vi sia piaciuto e abbia suscitato la vostra curiosità.
Ps. amo dare delle "facce" ai miei personaggi. Denise la immagino, come avrete potuto vedere dal banner, con il volto di  Chelsea Staub.  Capirete molto di più di questo personaggio nei prossimi capitoli. Un bacio e grazie. :) 
 
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Un piiiiiiccolissimo spoiler del capitolo successivo:                          
 “Dove vai, Lou?” le chiese gentilmente, quasi impaurita di rimanere sola.
 “Esco con dei miei amici.”
Denise lo guardò. “Non guardarmi così, li conosco da un paio di mesi, sono simpatici. Non voglio stare più a casa, non ce la faccio!”

 

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Capitolo 2
*** Bye Anne. ***


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Quella sarebbe stata una giornata molto malinconica per Denise. Le mancava Anne, le mancava quella badante che, con un solo sorriso, le migliorava la giornata. L’aveva vista crescere, e all’idea che qualcun altro avrebbe preso il suo posto, le saliva l’angoscia.
La madre era a lavoro, Elliot gironzolava per casa, ma la sua voglia di lavorare era pari a zero. Lavorava solo quando era presente la signora Tomlinson, le altre volte era praticamente un nullafacente e, a ogni ordine di Denise o Louis, sbuffava senza avere alcuna voglia. Louis, invece, era con lei, spaparanzato sul divano.
«Quando deve venire la nuova badante?» domandò, con aria abbastanza triste, Louis.
La sorella sospirò, per poi guardare il suo orologio d’oro sul polso.
 Denise era la tipica ragazza che, nonostante stesse sempre e costantemente in casa, voleva e doveva vestirsi per bene, era quasi fissata. Quel giorno, oltre alla nuova badante, non aspettavano nessuno, eppure lei era vestita con oggetti d’oro originali –non indossava cose false-,  un vestito della Louis Vuitton che le arrivava al ginocchio e scarpe con tacco 12.  Per quanto riguardava il trucco non le piaceva strafare, metteva sempre e solo un po’ di fard per dare del colorito alla sua carnagione chiara e un filo di mascara, rossetto solo in eventi importanti.
«Proprio adess..» pronunciò piano Denise, fino a sentire il campanello suonare e interromperla. Denise ebbe un sussulto al cuore, non voleva sostituire Anne, non voleva che un’altra prendesse il suo posto.
«È puntuale!» esclamò il fratello, andando ad aprire.
Fuori alla porta, alla soglia, una donna grassottella, ma non troppo, con i capelli castani e gli occhi marroni. Aveva delle buste abbastanza grandi in entrambe le mani, ed era vestita in jeans e t-shirt.
«Famiglia Tomlinson?» disse la donna, per sicurezza.
«Si» esclamò sorridente, Louis.
Sorrise, non perché era felice, ma perché semplicemente voleva darle un buon impatto. La sorella Denise, invece, proprio non ci riusciva. Era rimasta lì, a squadrarla, in piedi con le braccia incrociate.
«Sono qui per..»
«Per essere la nostra nuova badante, lo sappiamo» concluse fredda, Denise.
«Entri pure!» disse Louis.
La donna così fece, entrò e si guardò intorno, incantata. Non aveva mai visto tale lusso, era davvero la prima volta.
«Nostra madre non c’è, i nostri altri badanti hanno la divisa, ma non è obbligatoria. Ci sarà una stanza tua dove potrai mettere tutte le tue cose e c’è anche un letto, perché capiterà di aver bisogno di te anche di notte.»
Louis si avvicinò alla donna e le prese le buste. Lei mimò un “Grazie”.
«Era molto affezionata alla nostra vecchia badante, siamo un po’ giù per questo, specialmente lei. Scusatela!»
La donna si limitò ad annuire con il capo, un po’ dispiaciuta di non essere così ben accettata. Aveva capito che sarebbe stata dura, davvero dura.
«Noi siamo Louis e Denise» azzardò Louis.
«Marianne Denise!» lo corresse. Non voleva avere una certa confidenza con questa donna.
«Io Elizabeth..»
«Benissimo, Elizabeth! Ora ti porto in giro così prendi un po’ di confidenza con la casa e lasciamo sola Marianne Denise affinché capisca che Anne se n’è andata!» disse, con stizza, rivolgendo uno sguardo di fuoco alla sorella.
Denise vide allontanare Louis con Elizabeth, e sbuffò.
Aveva ragione il fratello e le costava a metterlo. Si stava comportando male con la nuova badante e non era da lei. Non era da lei essere così scostumata.
Doveva mantenere la sua eleganza ed educazione sempre, anche in questa occasione. E doveva riuscire a mettere, in un certo senso, da parte il ricordo di Anne.  
Si sedette sul divano a contemplare. Appena sarebbe arrivata qui, di nuovo in questa stanza, le avrebbe chiesto umilmente scusa e avrebbe cercato di conoscerla, almeno per una convivenza civile.
Civile, non confidenziale.
Dopo un quarto d’ora più o meno, il tempo di girare quasi tutta la casa, Elizabeth tornò, sorridente e intimidita.
«Signorina Marianne Denise» la chiamò. «Vorrei andare al supermercato e comprare qualcosa, vorrei cucinarvi una mia specialità per stasera, a cena.»
«La tua specialità sarebbe..?» la incitò a parlare Denise, col sorriso sulle labbra.

«Shepherd's pie. È carne d’agnello tritata,  magari ci aggiungo vicino il purè di patate»
«Sarà squisito, sicuramente!» disse, sicura. «Comunque, scusami tanto per prima. Ma Anne, la badante prima di te, mi ha praticamente cresciuta e quindi questo cambiamento  è  drastico, per me.» 
Elizabeth annuì, col capo. «Mi ha detto qualcosina tuo fratello» 
«Va bene, grazie per la comprensione!»
«Quindi, ora vado al supermercato. Tuo fratello mi ha detto che deve uscire con i suoi amici e vostra madre torna stasera.. Rimani tu a casa?»
Denise sbatté le palpebre, più volte. Suo fratello si era fatto degli amici? Da quando? Non che fosse così disastroso nei rapporti sociali, anzi. Doveva ammettere che suo fratello era davvero simpatico, ma stava praticamente tutto il  giorno a casa, come lei. Solo qualche volta, ogni settimana, usciva a farsi “un giro” e stava fuori ore e ore, a contrario suo. Aveva anche lui i suoi amici in Francia, ma qui al massimo aveva conoscenti, non amici con cui uscire. L’unico con cui aveva legato tanto era il figlio di Anne, Harry. Ma non si frequentavano più da tempo.
«Amici?!» si lasciò scappare.
Amici? Lui era riuscito a farsi degli amici e lei, invece, restava tutto il tempo in casa ad annoiarsi? «Ehm, non so se esco. C’è Elliot, comunque.»
«Vostro padre, quando viene?»
Quelle parole per Denise furono un colpo al cuore. Vostro padre.
“Mio padre neanche lo ricordo!” si sentì di urlare, invece le uscì un «Non immischiatevi nella nostra vita, e non fate domande su nostro padre!» freddo e arrabbiato.
Salì le scale, col pensiero che, anche se avesse voluto, non sarebbe mai riuscita ad andare d’accordo con questa nuova badante così impicciona. Avrebbe preferito solo Elliot, a questo punto.  Questo significava più impegno e fatica da parte sua, ma forse l’avrebbe aiutata a maturare, finalmente.
Si ritrovò al secondo piano, fuori la porta della stanza di Louis. Bussò, per educazione, ma sarebbe potuta entrare anche liberamente, il fratello non ci teneva a queste cose perché diceva che se non volesse far entrare nessuno chiuderebbe la camera a chiave.
 Entrò nella stanza grande e luminosa, dalle pareti azzurro cielo. Il fratello si stava guardando allo specchio, aveva cambiato solo la maglia. Ne aveva messa una bianca, a mezze maniche, con i soliti jeans e le vans.
«Dove vai, Lou?»le chiese gentilmente, quasi impaurita di rimanere sola.
Lei amava la Francia, aveva le persone più care lì ma, ormai, loro si trovavano in Inghilterra e, se non aveva il fratello, non aveva più nessuno.
«Esco con dei miei amici.»
Denise lo guardò. «Non guardarmi così, li conosco da un paio di mesi, sono simpatici. Non voglio stare più a casa, non ce la faccio!»
Denise annuì, comprensiva. Lo capiva.
«Ora vado, ok? A stasera.» Pronunciò, lasciandole un leggero bacio sulla fronte. La bionda rimase sulla porta, con le braccia incrociate e sentì i passi del suo fratellone scendere le scale e allontanarsi.
«Non ti preoccupare Louis, non voglio venire con te..» sussurrò, da sola.
Se lo dico, mi convinco. Forse era questo quello che pensava Denise.
«Mi divertirò qui, da sola..» continuò, rimanendo a guardare avanti a sé il letto a una piazza e mezza del fratello. «..mentre tu sei con i tuoi amici.»
Ecco perché, ultimamente, andava a farsi moltissime passeggiate al parco. Doveva incontrare loro. 





Spazio autrice:
Ciaaao belli! <3
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto e, soprattutto, quelle che hanno recensito. Mi ha fatto davvero molto piacere!
Poi, visto che ho più di dieci capitoli già scritti di questa storia, per me, pubblicare a mal appena il secondo è davvero uno strazio cc vorrei scelrare con voi per tutto quello che succede, aw HAHAHA. Invece, essendo l'inizio, non c'è proprio nulla per cui sclerare. Vabbè, pazienza! Spero che, comunque, vi sia piaciuto :) Fatemi sapere!
xxxxxxxxxx. 

 

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Capitolo 3
*** Louis' friends. ***


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Non era possibile, non doveva essere possibile.
Denise si accasciò sul suo letto mentre guardava le foto appese alla bacheca: erano quasi tutte col fratello.
Loro da piccoli che facevano le linguacce, lei appena nata e il fratello che la teneva fra le sua braccia, loro che a dieci anni costruivano il castello di sabbia su una spiaggia, i diciotto anni di Louis. Senza il fratello si sentiva sola.
Di certo non doveva avere contatti solo con lei, ma ormai, con la presenza dei suoi nuovi amici, l’avrebbe trascurata  e, difatti, era così. Anche oggi era uscito.
Una foto sotto la torre Eiffel. Francia, Francia.  Sa France chérie!
«Quanto mi manchi!» accarezzò la foto, quella con cui era in piscina con Magdalene e Bernadette, un’altra loro amica.
Tutti i suoi cari erano lontani da lei. La sua migliore amica, Anne, suo padre.
I primi due erano raggiungibili, forse. L’ultimo un po’ meno.
Denise si alzò e andò vicino lo specchio. Rifletteva una ragazza, forse già troppo cresciuta, tanto elegante quanto sola.
Come meccanicamente, diede uno sguardo alla finestra e, miracolosamente, non pioveva. Era una delle più belle giornate. Belle rimanendo sempre nei limiti di quanto Londra potesse permettere, ovviamente.
Guardò la giacca nera che, casualmente, andava benissimo sul vestito bordeaux che aveva.
Finestra, giacca, finestra, giacca. Rimase lì, impalata, per quasi un quarto d’ora finché il dubbio che aveva non scomparisse dalla sua mente. Uscire o non uscire?  Il fratello era riuscito a trovare degli amici, ormai addirittura usciva e si divertiva con loro. Anche lei poteva riuscirci.
Scese le scale e, dopo aver lasciato un’occhiata di fuoco ad Elizabeth, uscì con sicurezza, ma allo stesso tempo paura di non trovare nessuno.
Aveva lasciato Elizabeth da sola e non si sentiva in colpa, neanche un po’. Non sarebbe mai andata d’accordo con lei, lo sapeva.
Per giunta la madre, ben organizzata e maniaca dell’ordine e la precisione, aveva sicuramente fatto un colloquio con lei e varie “indagini”, perciò poteva sicuramente rimanere  da sola, in quella casa. Poi, c’era Elliot che badava a tutto, quindi poteva stare tranquilla di non ricevere nessun furto.
Guardando bene, Denise, si accorse che si era persa davvero tante cose rimanendo a casa. Non era paragonabile a Parigi, chiaramente, ma aveva anche Londra un qualcosa che attraeva. Non tutti avevano vestiti firmati, come lei, ma alcuni, e sottolineiamo solo alcuni, avevano stile, anche se  c’erano quelli che non abbandonavano la propria tuta e i capelli rovinati.
Si ritrovò a girare e rigirare per le solite strade di Londra, ma nessuno si era avvicinato a lei. Forse così non avrebbe mai trovato nessuno, ma con i rapporti amichevoli non sapeva proprio come fare.
Si era seduta anche su una panchina, ma neanche un’anima. Anzi, forse un’anima sì: un cane. Ma lei non l’avrebbe accarezzato per nulla al mondo.
«Stupida, stupida, stupida!» ripeteva, ad alta voce.
Era una stupida. Davvero credeva che avesse qualche possibilità di fare amicizia con qualcuno che non avesse quattro zampe, pieno di pulci?
«Stupida!
» ripeté, ancora una volta, sbattendo il palmo della mano sulla sua fronte, mentre camminava per le vie di quella città.
Aveva deciso di ritornare a casa ed era arrivata a una conclusione: doveva trasferirsi a Parigi. Era decisamente anormale non avere nessuno, oltre ai familiari e ai badanti. E poi, la verità, lei non ci sapeva proprio fare. 
Era inesperta e spaesata nel campo dell’amicizia.
«Si, davvero stupida!» Sentì Denise, improvvisamente. Una voce conosciuta, familiare quasi. Ma chi poteva essere?
«Lo so!» rispose lei, senza pensarci più di tanto. Voltandosi, però, vide il volto della persona che aveva parlato. Decisamente tanto familiare: Suo fratello. Accanto a lui c’era un altro ragazzo, ma non conoscendolo era praticamente impossibile che avesse pronunciato lui quelle parole.
«Louis?» domandò retorica. «Che ci fai qui?»
«Che ci fai tu qui!»  rispose il ragazzo, facendo molta più pressione sulla parola “tu”. Louis era davvero stranito, non aveva mai visto sua sorella uscire da sola, se non per andare ai centri commerciali. E, di solito, la accompagnavano. Quindi, vederla a piedi mentre girava Londra era quasi uno shock.
«Ehm» voglio anch’io amici come li hai tu, voleva dire, ma si trattenne. «Non sopportavo più Elizabeth.» mentì spudoratamente, incolpando quella povera donna che, mai come adesso, non centrava veramente nulla.
Il ragazzo si limitò ad annuire. «Quindi era lei la stupida, giusto?»
«Esattamente» disse convinta, e il discorso parve lineare e sincero. Ma, evidentemente, sapeva ben fare l’attrice.
«Povera donna! Chi sa cos’ha fatto di male per capitare nelle tue mani!» pronunciò il fratello, più a se stesso che a lei. E, si vedeva, che ciò che aveva appena detto lo pensava veramente. «Aspetta qui con noi, dai. Sto per andare anch’io a casa!»
Denise fece col capo, rendendosi conto solo ora dell’amico di Louis che, a sua volta, la stava già guardando. Aveva i capelli castani, occhi scuri, ma intensi. Occhi che, le pareva, aver già visto da qualche parte.
E così, rimasero a squadrarsi entrambi per una quindicina di secondi. Entrambi si erano già visti, ma dove?
«Ehm, ehm, ehm» avendo notato gli sguardi fra i due ragazzi, tossì finto, Louis. «Volete presentarvi, magari?»
«Ci siamo già visti?» domandò Liam, interrompendo quell’assurdo e imbarazzante silenzio venutosi a creare. «Sei, per caso, la ragazza delle uova?»
Denise, aprì la bocca e fece fuoriuscire un “aah”, riuscendo finalmente a capire la situazione. Era il ragazzo che, sgarbatamente, le era venuto addosso facendole cadere tutta la spesa e facendo rompere le uova.
«Sono Liam» disse, tendendole la mano.
La ragazza forzò un sorriso, guardando la mano di quel ragazzo come se fosse escremento di cavallo. Poi, forzatamente la strinse. «Piacere tuo!»
Louis la guardò male. Prima lo squadrava con gli occhi e, se non fosse stata tanto educata avrebbe perfino sbavato, ne era sicuro, e dopo faceva la zitella acida? Il che era un peccato perché sua sorella era davvero una bella ragazza, e non lo diceva perché era di parte. Se solo fosse caratterialmente meno fredda, a quest’ora, avrebbe avuto la fila di ragazzi.
«Lei è mia sorella, Denise!»
«Mar..»
La interruppe. «Marianne Denise, scusa!» si corresse, facendo roteare i suoi occhi. «Usa tutti e due i nomi in base alla confidenza che ha con una persona!» spiegò superficiale, come se questa fosse la cosa più stupida del mondo.
«Che cosa stupida.» commentò, questo fantomatico Liam.
«Già!» annuì il fratello con un sorriso beffardo e, conoscendo la sorella, sapeva che avrebbe replicato,  e la guardò in attesa.
«Siete voi gli stupidi, lasciatemelo dire!» obbiettò, innervosita, la bionda. «Se un genitore da due nomi al proprio figlio, non è di certo perché vuole divertirsi. È per usarli, entrambi. Sta a te decidere con chi essere più o meno in confidenza e, di conseguenza, come farti chiamare dalle persone. Vero, Louis William?»
Louis, al contrario di Denise, odiava essere chiamato col secondo nome. Secondo lui, se avevano messo un nome in secondo piano ci doveva essere un perché e, quindi, non era poi così utile. E poi William non lo faceva proprio impazzire, anche se la madre e la sorella dicevano che era un nome importante e da aristocratico.
«William?» rise, l’amico.
Denise roteò gli occhi, chiedendosi con quale banda di ignoranti fosse capitata. «Ce ne andiamo?» chiese, spazientita.
«Stiamo aspettando un altro nostro amico»
Ma, nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, un ragazzo uscì da un negozio di fronte, attraversando la strada e avvicinandosi sempre più a loro. Aveva la pelle color olivastra, i capelli scuri riniti in una cresta come i cafoni erano soliti fare e, a completare, aveva un t-shirt che metteva in bella mostra il suo braccio tatuato. Ennesima dimostrazione di quanto potesse essere cafone il ragazzo.
Denise pregò in tutte le lingue del mondo che quel ragazzo non si avvicinasse a loro e non fosse amico di suo fratello. Ma, evidentemente, nessun santo la ascoltò dato che, proprio come aveva pensato, si accostò a loro.
«Ah, però! Me ne vado un attimo e fate conquiste?» sorrise, facendo vedere i suoi denti bianchi. «Io sono Zayn» disse, rivolto esclusivamente a Denise.
Lei deglutì dal disgusto e, anche se avesse voluto rispondere, proprio non ci riusciva.
«È la sorella di Louis!» rispose per lei, Liam. «E dalla sua faccia le fai un po’ cagare». In sostanza, con parole diverse e meno volgari, Denise avrebbe risposto esattamente in quel modo.
«Non penso proprio.»
Denise aggrottò le sopracciglia, incredula di quanto questo Zayn (che poi, che nome era mai quello?) potesse essere tanto vanitoso. Davvero la trovava una cosa tanto impossibile?
«Ecco, appunto, non pensare. Non è una cosa adatta per te!» lo zittì, la ragazza. Louis rise e, a ruota, lo seguì anche Liam.
Che razza di gente frequentava, suo fratello?




Spazio autrice:
Finalmente compaiono anche Liam e Zayn! A poco a poco ci saranno tutti, non vi preoccupate!
Ecco svelato il mistero del 'ragazzo delle uova' anche se, forse, dal banner, già lo avevate intuito.
Come avete potuto vedere Denise odia i nuovi amici del fratello. vedremo insieme come finirà..muhahahha(?).
vabbé, non voglio riempirvi di chiacchiere. vorrei ringraziare chi recensisce. mi fate felice!
PS: volevo chiarire il fatto del nome "Denise". dato che la ragazza, come tutta la sua famiglia, è  di orgine francese e, in passato, vivevano in Francia le ho dato un nome che ha quelle origini. volevo essere coerente anche in questo. :)
e..credo di aver finito, si HAHAHA. 
vi invito, come sempre, a recensire e farmi sapere cosa ne pensate! è davvero molto importante per me!
ah! PS (pt.2) : quì sotto dovrebbe esserci una gif dei due amichetti di Louis (Liam & Zayn), ma non so se si vedrà lol
 

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piiiiiiccolo (più che piccolo, minuscolo) spoiler:
“Cosa ci fate voi qui?” domandò, stizzita.
Zayn le passò vicino. “Siamo anche noi molto contenti di vederti. Vieni di là, dai. C’è la pizza anche per te!”  

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Capitolo 4
*** A week without mum. ***


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Era decisa, niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea. Voleva trasferirsi a Parigi. Fra un anno, quando avrebbe compiuto la maggiore età, avrebbe raggiunto la migliore amica e sarebbero andate al college insieme lì. Per un solo anno di differenza, quindi,  non sarebbe cambiato nulla.  Si sarebbe responsabilizzata un anno prima, per poi abituarsi alla vita della Francia.
Bussò delicatamente alla porta di legno bianco. «Mamma?» la chiamò la ragazza, entrando lentamente nello studio. «Disturbo?»
La madre scosse il capo. «No, entra pure! Stavo andando!» rispose non distogliendo lo sguardo dai suoi documenti che, con un solo tocco, raggruppò tutti insieme, legati da un elastico colorato.
«Volevo chiederti una cosa..» disse la ragazza, rimanendo sul vago.
«Elliot!» chiamò la donna, vedendo il maggiordomo passare. Quest’ultimo entrò, garbatamente, e fece un cenno aspettando gli venisse assegnato qualcosa da fare.
«Stanno le mie valigie in stanza, le vai a prendere e le porti in macchina? Poi devi accompagnarmi in aeroporto, cortesemente.»
Denise fece una faccia strana, non capendo il discorso della madre. Partiva?
La madre le toccò, con premura, la guancia. «Dicevi?»
«Mamma, te ne vai e non dici nulla?»
«Oh, scusa!» disse, schiaffeggiando la mano sulla sua fronte. E, era strano, perché anche facendo quel gesto apparve lo stesso elegante, come se stesse recitando una commedia teatrale. Sua madre era un mito, lei aspirava ad essere proprio come lei. «Pensavo tuo fratello te l’avesse detto! Sono costretta ad andare a Milano, per una settimana. C’è una sfilata, e sfilano anche delle modelle con i miei abiti. Devo andarci, devo!» spiegò e, nonostante lei la prendesse come una costrizione, Denise era sicura che la madre gioiva di partire e andare in quella città, specialmente se si trattava di moda.
«Ah..»
La madre la sorrise. «Porterò nuovi abiti e ce li scambieremo, come sempre!»
No, non era vero. La madre diceva sempre così, ma non era mai successo. Solo parole. Non aprivano insieme le scatole piene di vestiti e sceglievano quale scambiarsi, no. La madre, giustamente, prendeva i più belli e alla moda per sé e, i pochi rimanenti,  li metteva nell’armadio di Denise, senza consultarla ne parlarla.
Prese i documenti dalla scrivania (sicuramente disegni di nuovi abiti, ideati da lei) e fece rimbombare in quella stanza il rumore dei suoi tacchi Jeffrey Campbell. Uscì, lasciando la figlia lì, da sola, con ancora la cosa da chiedere.
 
«Allora, io vado!» pronunciò col sorriso Johannah, la madre.
Prima di partire si era cambiata. Aveva indossato un tailleur marrone, di Armani.  Giacca elegante e ben ricamata e un pantalone, a vita alta, con piega. Il tutto abbinato con una canotta rosa carne e le scarpe, col tacco, del medesimo colore.
Era una donna davvero, davvero bella. Aveva appena quarantatre  anni. I lunghi capelli castani  che cadevano sulle spalle e gli occhi scuri come quelli di Denise.
Sempre sorridente, allegra. Felice di quello che svolgeva, ogni giorno.
«Ci vediamo fra una settimana! Vi porterò tante cose da Milano, ok?» sorrise e poi baciò i suoi “piccoli” bambini. Colmava il vuoto che avevano dentro i figli con cose materiali, sempre. Funzionava, secondo lei.
I due annuirono e videro la madre scavalcare la porta e andare via.
Denise, sospirò, rassegnata. Avrebbe dovuto parlare alla madre di Parigi la settimana prossima, sempre se  avesse avuto tempo per lei.
Louis, invece, sorrise e sembrava quasi contento di avere questa settimana “libera”.
«Casa solo per noi!» pronunciò soddisfatto. «Penso che andrò a chiamare Zayn..»
Denise, a quelle parole, fermò il fratello per un braccio, che già si stava avviando, e lo incitò a guardarla negli occhi. «Prima di andarlo a chiamare, devo parlarti»
Lui la guardò, incarnando un sopracciglio.
«Dei tuoi amici.» Specificò lei. «Non mi piace quella gente. Ti voglio bene, lo sai, ma sei un tipo che si fa molto trascinare, e quei due non ti porteranno nulla di buono. Se diventi come loro sei rovinato, Lou. Non voglio avere un fratello maleducato e grezzo.»
«Ma tu non li conosci neanche, non puoi permetterti di dire queste cose!» le rispose, a tono. Conosceva da qualche mese quei due ragazzi, ma si era già affezionato moltissimo ed era riuscito ad entrare, fin dal primo momento, nella loro comitiva. «Non si giudica un libro da una copertina, no? E poi non si è eleganti solo nei modi di vestire, ma anche nei modi di fare.»
«Vuoi dire che loro hanno modi di fare..eleganti?» domandò, quasi scioccata. Quei due erano tutto, meno che eleganti, secondo Denise.
«Ma cosa ne vuoi sapere tu? Non preoccuparti per me, so bene con chi mi frequento. Tu piuttosto…» la guardò, fisso negli occhi. «Preoccupati per te!»
Prese il cellulare dalla tasca e cliccò qualche pulsante, il tutto mentre andava via. Le aveva voltato le spalle, l’aveva lasciata sola e l’aveva incitata a ragionare nel modo più freddo e scorbutico che potesse esistere.
Era ormai un tasto dolente, per Denise. La feriva sapere di non avere nessuno.
Il fratello aveva ragione, non aveva mai detto il contrario. Ma di certo facendola allontanare in questo modo da lui non l’aiutava.
Guardò l’immensa libreria in legno che le stava di fronte e si avvicinò, con calma.
Ispezionò con lo sguardo  i vari titoli. Non voleva stare senza fare nulla, si sarebbe scocciata e proprio non voleva. Chiuse gli occhi e col dito toccò un libro qualsiasi. Qualunque cosa sarebbe uscita fuori, l’avrebbe letta. Fece pressione col dito fino a toccare un qualcosa di solido. Lo prese e lesse il titolo: the notebook.
Lo girò delicatamente, leggendo la trama.
Allie e Noah si conoscono durante una magica estate e si innamorano perdutamente. Dopo le vacanze la loro storia sembra destinata a finire; lui è un umile operaio di paese, lei una ricca signorina di città che deve seguire e soddisfare i voleri della famiglia.
Una ragazza ricca, con un umile operaio? Questa era un’ eresia.
Le ragazze ricche –e rientrava anche lei nel raggruppamento- dovevano avere al loro fianco un ragazzo adatto alla loro altezza e signorilità. Insieme a un poveraccio sfigurerebbero. Quindi, ciò non aveva alcun senso. La storia di per sé non aveva senso.
Decise comunque di leggerlo, per la semplice curiosità di  capire  com’era possibile una tale assurdità.  Si accomodò sul divano, incrociò le gambe e aprì il libro.
Ma partì molto, molto prevenuta. Non iniziò neanche a leggere che cadde nelle morbide braccia di Morfeo. Non le interessava il libro. Voleva leggere cose reali, non quasi fantascienza.
 
 
Un suono delicato e melodioso ripetuto tante volte diventa fastidioso.
Lo stava costatando Denise, sulla sua pelle. Aprì gli occhi, vedendo offuscato per qualche secondo. Si sentì un attimo spaesata, poi percepì che era il suono del campanello.
Prima di andare ad aprire, ovviamente, si guardò un attimo allo specchio. Aveva i capelli un po’ in disordine, ma non esageratamente,  e il mascara non era colato.
Stato per lei alquanto “pietoso”, ma in realtà stava benissimo anche così.
Di certo far aspettare qualcuno fuori, mentre lei andava a sistemarsi, o addirittura a cambiarsi, non era un bel gesto.
Aprì la porta e si pentì subito di ciò che aveva pensato. Quell’individuo era meglio se aspettava fuori e non entrava ne ora ne mai in casa sua.
Zayn con una, due, tre, quattro scatoloni di pizza!
«Principessa!» urlò, per poi fare un gran sorriso. «Hai dormito bene?»
Quell’essere era entrato in casa sua e l’aveva vista dormire? Quando?
Roteò i suoi occhi, senza rispondere, tanta era la rabbia solo all’idea.
«Louis!» urlò lei, e si voltò di scatto per andare dritta a lamentarsi da lui. Ma, suo malgrado, non si trovò suo fratello avanti, bensì il suo amico. Liam.
«Cosa ci fate voi qui?» domandò, stizzita.
Zayn le passò vicino. «Siamo anche noi molto contenti di vederti. Vieni di là, dai. C’è la pizza anche per te!»
Strabuzzò gli occhi e le veniva quasi da piangere. Il perché non lo sapeva.
«Tuo fratello ci ha invitato per una settimana qui, da voi. Ti fa piacere?» pronunciò solare, Liam.
Denise deglutì, avrebbe dovuto sopportare quegli zebedei una settimana intera, ventiquattro ore su ventiquattro, sotto il proprio tetto? Ora le veniva davvero da piangere.




Spazio autrice: 

Voglio festeggiare con voi la mia promozione, senza debiti, con questo capitolo aw. (omg che schifo di festeggiamento)
Spero vi sia piaciuto comunque, anche se non sono particolarmente fiera di questo capitolo. A parer mio è troppo corto e non è poi così interessante. Ma si capisce tutto l’odio che prova Denise nei confronti degli amici del fratello.  Il prossimo sarà..più interessante, giuro. Ma ci tengo a sottolineare che questa storia non è come quelle che, dopo un capitolo, i due protagonisti già si baciano e fanno tutto ciò che deve fare una coppia –if you know what i mean heheh-. È ben diversa, e vorrei rendere il tutto più reale e coerente possibile.
Detto questo, il libro the notebook non è un libro preso a caso, ho scelto proprio quello in base alla trama che ha, per farvi capire maggiormente come la pensa Denise.
Okay sto scrivendo tantissimo lol. Me ne vado. Mi farebbe piacere leggere una vostra recensione e sapere cosa ne pensate…e ringrazio infinitamente chi, invece, già lo fa. Un bacio ♥ 


 

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«Stavi origliando?» domandò la ragazza, con tono fin troppo minaccioso.
«NO! urlò. «Cercavo il bagno. Si, ecco! Il bagno.»
Denise gli rise in faccia. L’aveva forse presa per un’idiota? «Scusa banale e scontata.»


 

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Capitolo 5
*** Liam is not so bad. ***


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«Dai, sono sicura che stai esagerando!»
Denise scosse il capo. «Non lo sto facendo, davvero.»
 Le sarebbe piaciuto che quello fosse solo un brutto ed orrendo scherzo, ma in quella circostanza era più che seria. «Per giunta le due camere degli ospiti sono al centro, fra la mia camera e quella di mio fratello. Ieri fino alle tre del mattino si sentivano risate e addirittura canzoni!»
Era uno di quei giorni dove, come sempre, le due migliori amiche passavano ore e ore su Skype a chiacchierare del più e del meno. E, appena connessa, Denise le raccontò dei due nuovi amici del fratello, che poi considerarli amici era davvero troppo. Più che amici erano animali, bestie.   Magdalene fece un’espressione dispiaciuta per la compagna tanto addolorata, voleva vederla felice e sorridente,  come quando era con lei.
«Non li sopporto, Mag. Voglio venire da te, a Parigi.»
La mora socchiuse la bocca, evidentemente sorpresa da ciò che aveva appena pronunciato l’amica. Che senso aveva anticipare la partenza, quando sarebbe arrivata a Parigi fra un anno per il college? «Vuoi abbandonare così la tua vita, a Londra?»
«Vita?Quale vita!?» urlò, un po’ troppo forte, rendendosi conto dopo di ciò che aveva detto.  L’avevano sentita tutti, sicuramente.
«Denise…»
La ragazza la interruppe. Che cosa aveva fatto? Aveva mostrato la sua debolezza. Questo sì che era uno shock, la fredda ed egocentrica Denise –perché era questo il primo impatto che faceva, a tutti- era fragile.  «No Magdalene, scusami! Penso che andrò di sotto adesso, sono capaci di smontare una casa se non li osservo per un po’, scusa ancora.»
Staccò la videochiamata e posò il suo computer sul letto.
Fece un sospiro a pieni polmoni, consapevole di dover sopportare ancora per un’intera giornata quei tizi. Suo fratello aveva pensato solo a se stesso. Non le era piaciuto per niente il comportamento che aveva avuto; li aveva invitati senza consultarla pur sapendo l’odio che aveva nei loro confronti.
Aprì la porta, trovando Liam tanto, forse troppo, vicino a essa.
Denise assottigliò gli occhi. «Che vuoi, Liam?»
«Ehm, io? Niente, cioè..»
«Stavi origliando?» domandò la ragazza, con tono fin troppo minaccioso.
«NO!» urlò. «Cercavo… il bagno. Si, ecco! Il bagno.»
Denise gli rise in faccia. L’aveva forse presa per un’idiota? «Scusa banale e scontata.»
Il ragazzo abbassò il capo. «Scusa, non l’ho fatto di proposito, davvero. Stavo passando per andare in stanza e ho sentito che ci nominavi, mi sono sentito preso in causa, e allora..» lasciò la frase in sospeso, come se fosse una giustificazione e una cosa scontatissima origliare per quel motivo. «Non volevo.»
«Ma l’hai fatto! Potrei denunciarti per invasione della privacy!» disse, in tono serio.
Liam rise. Una risata naturale e spontanea. «Addirittura!»
Denise annuì. Si, addirittura.  Forse in quella situazione non l’avrebbe fatto. Nonostante Magdalene sapesse l’inglese alla perfezione, con l’amica parlava solo ed esclusivamente in francese e, a meno che Liam non conoscesse quella lingua, era sicura che il castano non avesse capito nulla… fortunatamente. Ma sì, sarebbe stata capace di farlo. Non origliava il fratello, perché si permetteva uno sconosciuto?
«Comunque Zayn e tuo fratello sono in giardino, se vuoi andare da loro.»
«Grazie mille, ma non ci tengo proprio!»
Liam fece un sorriso dispiaciuto per quell’affermazione. Non conosceva nulla di lei, ne lei sapeva di loro, a meno che il fratello non gli avesse detto qualcosa, ma dubitava fortemente. Al massimo avrebbe potuto farsi qualche idea, ma la verità non la conosceva e, pertanto, non concepiva il perché di questo muro che metteva davanti a tutti e tutto. Partiva indubbiamente prevenuta.   «Ci odi così tanto, Marianne Denise?»
Ed è lì che la ragazza si senti crollare, sentendosi quasi in colpa. Il bel volto serio di Liam si trasformò, d’un tratto,  in quello di un cucciolo bastonato.
Fondamentalmente non le aveva fatto nulla di male, ma l’impressione non era stata una delle migliori, di certo.
«Non vi odio, solo che..»
Che?Neanche lei sapeva cosa. Voleva sfuggire da questo discorso e, soprattutto, voleva trovare una scusa o qualcosa di credibile da dare come spiegazione. Pensandoci, non aveva nulla di compromettente da dire.
«Che?» la incitò a parlare, incuriosito.
«Non lo so!» ammise lei, infine. Di certo non era brava ad arrampicarsi sugli specchi. «I vostri comportamenti non rispecchiano la mia personalità, ecco.»
«Vabbé.» Si limitò a dire, quasi deluso da quella risposta.  Quindi, lui non rispecchiava la sua personalità? Che razza di risposta era mai quella?
Al mondo non esistono persone come te, col tuo carattere e il tuo aspetto. Sta a te cercare di  andare d’accordo con loro, nonostante la diversità caratteriale. Il mondo è  bello perché è vario.  «Siamo semplicemente noi stessi e tuo fratello dopo averci conosciuto ci ha apprezzato, dovresti farlo anche tu.»
Denise fece per rispondere a tono, ma Liam la interruppe. Non aveva proprio voglia di sentire un altro dei discorsi insensati della ragazza. «Ora esci, dai. Non voglio disturbarti ancora!»
Un grosso punto interrogativo si dipinse sul volto della bionda. Uscire? Gli amici di suo fratello erano…strani. Fu il primo aggettivo che le venne in mente. Probabile che fosse semplicemente una scusa per liberarsi di lei?  «Uscire? Dove dovrei andare?»
«Non dirmi che questi sono i vestiti che usi tutti i giorni in casa.» Disse, e Denise si sentì due occhi puntati addosso che la squadravano in ogni minimo particolare.
Aveva una maglia color arancione sbiadito, con le maniche a pipistrello. Una gonna corta  nera e gli stivali dello stesso colore della gonna alti, quasi fino al ginocchio.
«Oddio, non mi stanno bene?» domandò, terrorizzata solo all’idea. Eppure non sembrava stare così male, quando si era vestita.
«No, no! Non è questo!» disse, posando ancora una volta lo sguardo su quei vestiti, ovviamente all’ultima moda. «Credevo dovessi uscire. Di solito in casa si sta..comodi.»
Posò poi lo sguardo sul volto. La ragazza aveva appena sorriso per quell’esclamazione, quasi assurda per lei. Mostrò i suoi denti bianchi e dritti facendo fare come delle “curve” sugli zigomi, un po’ più in alto alla sua bocca rosea e carnosa.
«Comodi? Nella moda questo vocabolo neanche esiste.»
«Ma..» fece per ribattere, ma proprio da quel sorriso beffardo della ragazza, Liam capì che era inutile. Denise giudicava lui e Zayn, ma forse era lei che aspirava a troppo. Era lei che si sentiva decisamente troppo superiore su tutto e tutti. Le ragazze, in genere, erano  appassionate di moda, ma poche erano schizzinose come lei. «No, niente.»
Nonostante ciò, però, Liam vedeva la ragazza come una tipa... interessante. Era sicuro che sotto quel suo essere così schifiltosa e smorfiosa, si nascondesse qualcosa di più.
«Posso farti una domanda?» la ragazza annuì, ma prima che lo facesse, Liam le aveva già posto la domanda. Tramite Louis, sapeva il suo valore dell’educazione e, se era vero che domandare era  lecito  e rispondere era cortesia non avrebbe di certo avuto un no come risposta. «Perché parli francese?» e aveva proprio tanta voglia di scoprirlo, perché gli sarebbe davvero piaciuto capire almeno una minima parte di quel discorso. «Era francese, giusto?»
«Sì» annuì la ragazza, come conferma. «La mia migliore amica vive in Francia.» disse, appoggiandosi alla ringhiera della scala, guardando tutto il piano di sotto.
Il ragazzo spalancò le palpebre. Francia? Come era possibile?
«Prima noi vivevamo lì» spiegò, intuendo lo sguardo confuso del ragazzo.
«Ah» disse, capendo. «Perché vi siete trasferiti?»
La ragazza deglutì la sua stessa saliva. Louis non gliene aveva parlato? «Nostro padre è morto. Siamo venuti qui perché c’era mia nonna»
«Oh» mormorò, e in quel momento si pentì tanto della domanda appena fatta. «N-non volevo essere invadente e mi dispiace di aver toccato questo tasto dolente» disse, appoggiandosi anche lui alla ringhiera. «Scusa, davvero. Non volevo!»
«Non preoccuparti.» Non era triste, neanche dispiaciuta. Lei era quasi abituata all’assenza del padre. «I-io..neanche lo ricordo»
Un silenzio imbarazzante inondò la casa. Poi iniziarono a parlare, di nuovo, del più e del meno. In fondo, ma proprio in fondo agli abissi dei mari più profondi, Liam non era poi così male. In fondo. 










Spazio autrice:
I'm here! Con qualche giorno di ritardo, ma ci sono... Da quando è finita la scuola ho praticamente perso la concezione del tempo! Però... bene.
Diciamo che questo è un capitolo di passaggio, non succede niente di particolare,  se non scoprire -ancora- il carattere deciso (e un po' antipatico!) di Marianne Denise. 
E Liam è, forse, leggermente incuriosito da lei, come si può ben leggere. 
Nient'altro di particolare da dire. Aspetto i vostri commenti, che sono sempre ben graditi. (Grazie mille a chi recensisce, davvero. Mi fate contentissima ♥).
Ah, un'ultima cosa! Nel capitolo successivo entrerà in scena...*rullo di tamburi.......Harry Styles!
Bene, detto questo me ne vado HAHAHA. Vi lascio con una gif di Denise che, personalmente, amo.
Rispecchia, a mio parere, tutto ciò che è Denise! Miss perfettina so-tutto-io, antipatica e atteggiosa! Ci sta proprio bene il volto di Chelsea, vero? asdfgj.
Alla prossima! :)





 

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«Signorina, allora? Dove la porto?»
La ragazza fece un grosso sospiro. «A casa di Anne..» disse, guardando il finestrino.

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Capitolo 6
*** Styles’ home. ***


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«Elliot!» lo chiamò la ragazza, avvicinandosi poi a lui. «Dovrei uscire e vorrei un passaggio…»
Elliot sorrise compiaciuto di se stesso. Se non ci fosse lui in quella casa, tutti sarebbero persi. E nonostante lui venisse pagato per fare quelle cose,  di certo non era un passatempo servirli e riverirli,  si sentiva utile a qualcosa e, soprattutto, a qualcuno. 
«Certo signorina! Vado a preparare la macchina»
Lei annuì col capo. «Inizia ad andare, ti raggiungo subito!»
E, proprio come aveva detto la ragazza, Elliot fece così. Nonostante fosse cresciuta con quell’uomo, non aveva nessun rapporto confidenziale con lui. Anzi, sembravano quasi sconosciuti, a volte. Ma, tutto sommato, ci si poteva fidare di lui e quando Denise necessitava di qualcosa –come un passaggio, in questo caso- sapeva a chi rivolgersi.
Si guardò per un ultima volta allo specchio,  era impeccabile e raffinata come sempre. Aprì veementemente le porte scorrevoli che dividevano il grosso salone e la cucina, dove al suo interno c’erano Louis e gli altri due ebeti che si ritrovava come amici.
Stavano lì da..tre giorni, ma le sembravano un’eternità. Erano tre giorni che sopportava le loro battutine inopportune, la loro presenza ovunque, ed infine tre giorni che non riusciva a prendere sonno in un orario decente, per colpa dei loro schiamazzi. Non solo si riunivano tutti e tre in una camera –quella affianco alla sua, per giunta- a fare confusione fino alle prime ore del mattino,  ma quando decidevano di andare a dormire passavano fra i corridoi come se fossero cavalli in corsa per una gara. Avrebbe dovuto sopportare tutto questo per altri “soli” quattro giorni e non li avrebbe più visti, fortunatamente.
Suo fratello, Louis, era seduto sulla sedia, intorno al tavolo, con le gambe incrociate. Liam cercava chi sa cosa nel loro frigorifero e Zayn stava decisamente in un posto in cui non doveva essere: ai fornelli.
Un espressione preoccupata si dipinse sul volto di Denise. Si sarebbe incendiata la cucina, ne era sicura. Non si fidava di Zayn, lo trovava un ragazzo poco coscienzioso. Forse perché, con tutti quei tatuaggi, la intimoriva tantissimo, ma aveva davvero la faccia di un ragazzo poco serio. Era uno dei suoi sesti sensi, e Denise si fidava moltissimo di se stessa, infatti poche volte si sbagliava. Anzi, forse quasi mai.
A sentire la porta scorrere, tutti si girarono verso di lei.
«Principessa!» urlò Zayn, con un sorriso a trentadue denti. Aveva obbiettivamente un bel sorriso, ma ciò non cambiava la sua posizione. Era poco affidabile.
«Per l’amor del Cielo, Zayn! Non chiamarmi così!»  sbraitò Denise. Chi sa per quale stupido motivo le aveva dato questo “nomignolo”, ma di certo non ci teneva a saperlo.  Si sarebbe quasi sicuramente arrabbiata.
«Io.. io esco» disse, puntando il suo sguardo sul fratello. Faceva strano dirlo, anche per lei. Lei che stava sempre in casa..usciva. Wow.
«Tu esci?» domandò il ragazzo, sbalordito. «E dove vai?»
Oltre a quelli del fratello, sentiva anche gli occhi degli amici addosso.
«Un po’ di privacy!» sputò fra le labbra, non sapendo davvero cosa dire in quella circostanza. Stava decisamente fingendo, facendo credere al fratello di andare chi sa dove. «Al mio ritorno vorrei vedere la cucina ancora intatta, per piacere.» disse, rivolgendosi soprattutto a Zayn. Non le piaceva la sua posizione. Perché doveva cucinare proprio lui?
Liam sorrise per quell’esclamazione. Di certo Zayn non era un cuoco professionista, ma un po’ ci sapeva fare. Il quanto bastava.
La ragazza si dileguò ed uscì fuori, entrando nella chevrolet nera, dove alla guida c’era Elliot.
«Signorina, allora? Dove la porto?»
La ragazza fece un grosso sospiro. «A casa di Anne..» disse, guardando il finestrino.
 
 
 
Le crepes alla nutella cucinate da Zayn erano buone. Un po’ si era preoccupato anche lui che Zayn potesse combinare qualche guaio, ma gli aveva dato fiducia ed, evidentemente, aveva fatto bene. Per fortuna non era come sua sorella Denise, che non si fidava di nulla e di nessuno, se non di se stessa. Ovviamente lei preveniva  anziché curare, ma non sempre era un bene.
E, infatti, la frecciatina che aveva mandato a Zayn prima di andare chi sa dove, dimostrava quanto preoccupata fosse. Conoscendola, aveva sicuramente pensato addirittura ad un incendio. Forse era un bene che se ne fosse andata per un po’.
Ma, il “problema” era: dove era andata?
Escludendo quelli a Parigi, non aveva nessuno qui e, stando tutto il tempo in casa, non aveva potuto farsi una comitiva né una compagnia. Uscire così, tutto ad un tratto, era alquanto.. strano. Era ovviamente grande e vaccinata, ma la situazione incuriosiva Louis.
«Ti offendi se ti dico una cosa?» domandò Zayn, interrompendo sia il silenzio venutosi a creare, che i pensieri di Louis.  Senza aspettare una vera risposta, parlò di nuovo. «Tua sorella ha proprio un bel culo!»
Louis quasi si strozzò per l’esclamazione fatta dall’amico. Aveva un pezzo di crepes giusto in gola, ma ridendo, gli era andato di traverso.
«Peccato abbia un caratteraccio…» continuò.
Liam alzò leggermente lo sguardo, incarnando un sopracciglio. Poi scosse la testa, e ri-tornò a mangiare. Lui non la pensava proprio così..
«Rilassati tigre, mia sorella non si metterebbe mai con te!»
Luì annuì soddisfatto, come se stesse aspettando solo questa frase. «Ecco, appunto! Volevo arrivare a questo» disse. «Perché?! Secondo me è lesbica. Insomma, non ho mai avuto difficoltà con le ragazze, se hai capito cosa intendo…»
Louis fece una smorfia di disgusto. Sua sorella e..il suo amico, Zayn? Non li  avrebbe immaginati insieme neanche in un mondo parallelo. Erano una l’opposto dell’altro, e alla sorella non piacevano i tipi come lui. Aveva idee ben chiare e decise su tutto, anche sui ragazzi, e di certo Zayn non era il suo prototipo ideale. Non che conoscesse così bene i gusti della sorella per quanto riguardava i ragazzi, ma uno come Zayn era sicurissimo che non le sarebbe andato bene.
«Sei stato con ragazze facili, evidentemente!» pronunciò Liam, spostando un po’ più lontano da lui il piatto vuoto, sporco di nutella. Era sazio.
«Liam!» disse Louis, come se avesse appena avuto un illuminazione. «Liam sarebbe più adatto a un tipo come mia sorella, forse..»
«Sarà..» disse, facendo spallucce, Zayn. Di certo la sorella dell’amico era una bella ragazza, ma non le interessava poi così tanto. Non si sarebbe scervellato più di tanto di conoscere il perché lo rifiutava, c’era di meglio in giro. Liam parve più interessato, invece.
Perché più lui, rispetto a Zayn? Qual’erano gli ideali di Marianne Denise?
 
 
“Cox-Styles”
Denise stava giù al palazzo, di fronte al citofono da un quarto d’ora, ormai. Aveva paura di sembrare maleducata. Non era stata invitata, si era presentata lì, senza preavviso.
Andò avanti e indietro. Ormai era lì, non poteva tornare a casa, a piedi per giunta. E poi, Anne le diceva sempre che se un giorno se ne fosse andata, Denise sarebbe potuta andare a trovarla tutte le volte che voleva, anche tutti i giorni. E poi, ragionandoci, era cresciuta con lei. Conosceva bene i suoi valori, non sarebbe mai apparsa maleducata ai suoi occhi.
Premette il pulsante e, un attimo dopo, il cancello si aprì, senza neanche chiedere “chi è?”.
Salì le scale e, arrivata fuori la porta, fece un groppo respiro, e ri-bussò.
Dopo una manciata di secondi la porta si aprì, e Denise si ritrovò avanti un bellissimo ragazzo dagli occhi verdi, il sorriso contagioso e i capelli ricci, o una specie.
«Denise?» domandò lui, incredulo.
La ragazza sorrise. «Harry!» esclamò, abbracciando –saltando addosso- l’amico.
Lui ricambiò, felice di vedere, dopo tanto tempo, l’amica  con cui era cresciuto.
«Vieni, entra!» disse, facendo il gesto con la mano. «Che ci fai tu qui?»
La ragazza sorrise, guardando attentamente l’amico. Non era cambiato quasi per niente.
I bellissimi ricci che aveva si erano trasformati in un ammasso di paglia sparsa un po’ a caso. Gli occhi erano sempre gli stessi, dello stesso colore intenso. Il sorriso era più beffardo, i lineamenti più da uomo. Era cresciuto.
«Sono venuta a trovare tua madre…»
«Non c’è!» disse, quasi dispiaciuto. «E’ andata a fare l’ecografia»
Lei annuì. In realtà avrebbe voluto esserci lei, al suo posto. Non che non volesse bene sua madre, anzi. Ma Anne era più…presente. E i figli, oltre all’educazione e all’amore, hanno bisogno di questo: la presenza dei genitori. E lei non l’aveva avuta. Né dal padre, per un motivo, né dalla madre, per un altro.  
«Sei contento di avere un fratellino o una sorellina?»
«Bhé, non mi dispiace. Ma gli anni di differenza si sentiranno! Potrebbe essere mio figlio!»
Denise sorrise, forse un po’ era vero. «Vorrà dire che farai le prove con lui.»
 Harry annuì, facendo accomodare l’amica sul divano in pelle. Non viveva in una villa, come Denise, né tantomeno la casa era chi sa quanto grande, ma era accogliente. E poi, il tocco di stile di Anne si vedeva eccome! Era tutto arredato di mobili moderni e colorati.
«È da tanto che non ci vediamo. Raccontami un po’, qualche novità?»
Denise scosse la testa. «Nulla di che»
«Tuo fratello come sta? Non poteva venire anche lui, con te? È una vita che non lo vedo.»
 La bionda sospirò. « È troppo impegnato a stare con i suoi amichetti. Nostra madre, come sempre, è partita. Questa volta per Milano...»
«Oh, bella Milano!» esclamò, contento.
«Si, ma il punto è che lui ha invitato due suoi amici a casa per tutta la settimana. È uno strazio!» ammise, appoggiando la testa sullo schienale. «Sono irritanti.»
«Addirittura!?»
«Dovresti vederli, guarda. Hanno mentalmente tre anni, e non ti dico come si conciano!» disse, mettendosi una mano in fronte, solo a (ri)pensarci. «Uno di loro ha il braccio ricoperto di tatuaggi. Proprio qui!» puntualizzò, indicando il punto preciso dell’avambraccio.   Si riferiva a Zayn, ovviamente.
«Ma..ma i tatuaggi non sono segno di niente. Forse.. gli piacciono?»
Denise scosse il capo. «Non giustificarlo, ti prego! Solo uno zotico volgare come lui può farsi così tanti tatuaggi!»
Harry rise. Quello che le avrebbe mostrato non le sarebbe piaciuto, affatto.
 «È da tempo che non ci vediamo, eh?» domandò. Poi, si tolse piano la maglia aperta che aveva, lasciando soltanto una canotta a giro maniche che metteva in bella vista i suoi tatuaggi sparsi sul braccio. Una nave, un cuore, qualche scritta incomprensibile, una stella e altri segni.
Denise si coprì la bocca con le mani, era incredula.
«Anne ti permette di farli?»
Come risposta ricevette un alzata di maglia: una farfalla grande, enorme, proprio sul petto. Era orrenda, di per sé. Davvero troppo grande. Ma, metteva in risalto il suo fisico muscoloso.
«O mio Dio!» urlò. «Harry, cos’è tutta questa..roba?»
Harry era abbastanza divertito. Se avesse potuto, avrebbe fatto una foto all’espressione mitica che aveva in quel momento l’amica. «Ognuno ha un significato, se vuoi te li dico. Allora…»
«No! Non mi interessa!» disse lei, con gli occhi sgranati. Se solo avessero potuto, sarebbero usciti fuori dalle orbite. Era un pazzo. Aveva rovinato il suo corpo, per sempre. «Giurami che non ne farai mai nessun’altro, mai!»
«La settimana prossima ne farò uno dietro la schiena, quindi.. non credo proprio di poterlo giurare»
«Non..ho..parole» era allibita. Nessuna parola l’avrebbe descritta meglio.










Spazio autrice:
Hello people! 
Non è passata neanche una settimana, e già sto postando. Tutto questo perché sto avendo un piccolo prolbemino con il computer  e, visto che ora sembra funzionare benino, ho approfittato. Poi avevo il capitolo scritto, e quindi..
E' finalmente  apparso un nuovo personaggio: Harry Styles! Apparirà anche altre volte, don't worry!
All'appello, quindi, manca solo Niall (come molte di voi hanno notato!) e....abbiate pazienza. Avrà un ruolo importante, ma verso la fine.
Vorrei ringraziare immensamente, per l'ennesima volta, chi recensisce. Tanti cuoricini colorati per voi.
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, allora. 
Ps. il primmosimo capitolo io lo adoro!

 

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«Io..io non ho fatto nulla» pronunciò Liam, sincero. Le aveva fatto solo vedere i dvd di Toy Story.
«Sarà…io la vedo strana»
Zayn li guardò.  «E bhè? Meglio!»

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Capitolo 7
*** Can't sleep. ***


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Stranamente, né il fratello né i suoi amici quella notte avevano fatto tanto frastuono da disturbarla. Avevano, forse, capito che dovevano smetterla. La cosa ancora più strana era che, però, Denise non riusciva a dormire. Il suo letto le pareva scomodo e duro, cosa mai successa in diciassette anni, specialmente in un letto come quello. Si voltava più volte senza trovare la posizione adatta per dormire. Più si girava e rigirava nel letto, più si innervosiva.  Decise così di alzarsi, dopo aver premuto il pulsante sulla superficie della sveglia e aver illuminato i numeri 5:30 che indicavano l’orario. Mise la pianta dei suoi piedi smaltati al suolo, rabbrividendo per un secondo a quel contatto freddo col pavimento.  Le pantofole erano  sicuramente lì, ma avendo ancora tutte le finestre chiuse fino all’orlo, era tutto ancora troppo scuro per vedere dov’erano. Aprì lentamente la sua porta, scendendo le scale appoggiandosi alla ringhiera, per paura di cadere nel buio. Ma, standoci 24h su 24 dentro, conosceva fin troppo bene casa sua, non sarebbe mai e poi mai cascata giù.
 Entrò in cucina, trovando la finestra completamente aperta. Un senso d’ansia e di paura la prevalse e, essendosi appena alzata da una notte insonne, il cervello era quasi staccato dalla realtà. Non aveva ne ipotesi, ne idee del perché era tutto aperto. Aveva solo paura, tanta paura, e neanche sapeva il perché. E se fosse entrato un ladro?
Rimase lì, immobile, aspettandosi il peggio, vedendo una figura umana lievemente illuminata da quella luce fioca.
«Ma chi è?» pronunciò questo, d’improvviso.
Denise sobbalzò. «C-chi sei tu?» disse, tremante.
Questa figura si avvicinò sempre più a lei, fino a quando Denise sentì i due respiri, il suo e quello dello sconosciuto, mischiarsi fra di loro.
«Denise?» domandò egli. E, quella voce, pur non riuscendo ad individuarla la fece sentire al sicuro. Come meccanicamente allungò il braccio verso l’interruttore della luce.
Il lampadario illuminò la stanza e sia lei che il ragazzo dovettero chiudere per un secondo gli occhi, essendo abbagliati dalla troppa luce, tutta d’un colpo.
«Liam, sei tu!» esclamò, sollevata. «Mi hai fatta morire di paura! Che ci fai sveglio?»
Il ragazzo fece spallucce. «Avevo sete»
Denise sbuffò, almeno non era l’unica deficiente a stare sveglia. Dalla faccia di Liam, però, si poteva ben notare quanto egli avesse sonno: aveva gli occhi arrossati e il volto stanco.
Sorseggiò l’acqua dal bicchiere, bagnandosi poi le labbra con la sua lingua. «Tu invece?»
«Non ne ho idea, non riesco a dormire. Il letto mi sembra così scomodo…»
Liam annuì. «Anche a me capita, quando ho troppi pensieri.» disse, posando il bicchiere nel lavandino. «A che pensi tu?»
«A quest’ora niente, sinceramente»
Liam abbozzò un sorrisetto divertito, rimanendo a guardarla. Aveva un pigiama color rosa confetto, di seta. I capelli biondi sempre perfetti sulla sua testa, gli occhi scuri ricoperti da delle occhiaie leggermente accennate, non molto evidenti, e le labbra più carnose del solito.
Denise, accorgendosi di essere squadrata in quella maniera si sentì a disagio. Era sempre così elegante, e Liam la stava guardando così… appena sveglia. Doveva essere un orrore.
«Oddio, non dire a nessuno che mi hai vista così, per favore! Elimina questa scena!» disse, preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo. «Devo andare subito a cambiarmi!»
E, mentre la bionda si era già  girata per andare nella sua stanza-armadio, Liam si avvicinò a lei fermandola, prendendole un braccio. Lei fu costretta a girarsi e guardarlo, dritto nei suoi occhi color cioccolato.
«Ma sei scema? Non sono neanche le sei» disse. «Non preoccuparti, stai bene anche così!»
Liam curvò in su gli angoli della sua bocca, rivolgendole un leggero sorriso. La ragazza  si sentì avvampare, non sapendo però il motivo. Forse era solo perché non si sentiva a suo agio in pigiama davanti una figura maschile, anche se la persona in questione era un tale Liam, amico del fratello. Oppure più semplicemente, era perché non le piaceva essere guardata così intensamente in pigiama. Da nessuno.
«Uh! Sei arrossita!» pronunciò Liam, con il tono di un bambino che aveva appena visto un nuovo giocatolo. Egli era quasi incredulo nel vedere una figura come Denise, tanto rigida e fredda, arrossire per un complimento.
«Mh» mugugnò lei. «Non dire neanche questo, a nessuno! Sono le prime ore del mattino, non sono ancora in me stessa»
«Oh» pronunciò lui. «Devi dormire più spesso allora, sei tenera durante e subito dopo»
«Durante?»
«Si, durante!» esclamò, il ragazzo. «Mentre dormi, e quando ti svegli dopo» spiegò ancora, come se il concetto non fosse chiaro.
Denise aggrottò le sopracciglia. «E tu come fai a sapere come sono quando dormo?»
Un sorrisetto beffardo si dipinse sul volto del ragazzo, mentre la ragazza lo guardava confusa e  notava ogni suo gesto. Prese un iphone 4s nero dal tavolo, probabilmente suo, e toccò più volte lo schermo. «Te la faccio vedere solo perché non sei ancora in te stessa!»
La bionda annuì, poco convinta, e rise non appena Liam voltò il cellulare verso di lei. Era una foto di Denise mentre dormiva. Risaliva a quel giorno in cui prese il libro –quello di Nicholas Sparks che parlava di amore fra due ragazzi di diversa classe sociale, e questo lo rendeva un libro stupido- per leggere ed era, appunto, caduta in un sonno profondo, non essendo per nulla interessata.
«Oddio!» pronunciò, in un leggero urlo, Liam. Ora era davvero sorpreso. «Tu…. Tu non hai reagito!»
Denise sbuffò, sorridendo di seguito. «Ma la smetti?»
Anche il ragazzo poi, ricambiò il sorriso. «È bello avere una conversazione in questo modo.  Davvero, Denise, dovresti essere sempre così»
La ragazza roteò gli occhi, puntandoli sull’enorme finestra posta sul lavello. Si voltò, improvvisamente sorridente per quello che aveva appena visto, verso Liam, che stava aprendo bocca per ritornare a parlare.
«Sh!» bisbigliò, mettendogli, d’impulso, il suo indice sulle labbra del ragazzo.
Rimase per qualche secondo così, riuscendo a capire soltanto in quel momento ciò che aveva appena fatto. Di certo non era nulla di male, ma aveva avuto un gesto...confidenziale, quasi.
Lo prese per il braccio trascinandolo lì,  avanti quella finestra, mentre lei guardava dritto a sé. «Guarda!» lo incitò.
«Cosa?»
La ragazza sospirò a pieni polmoni, senza distogliere lo sguardo.
«L’alba...»
Il cielo era di un colore biancastro, che variava poi di luminosità in una tonalità sul giallo e l’arancione. Era davvero bella da vedere.  
«Wow»
Rimasero così, in silenzio, per un bel po’ di tempo, guardando i colori del cielo a quell’ora e, l’aria fredda, passava attraverso la finestra facendoli rabbrividire, entrambi.
D’improvviso Denise si voltò, posizionando il suo sguardo verso Liam, e non più fuori la finestra.
«Mh?» sussurrò il ragazzo, voltandosi a sua volta anch’egli verso la ragazza. Si stavano guardando dritto negli occhi a una distanza davvero minima.
«Vogliamo preparare la colazione a Louis e Zayn?»
Liam sorrise. Stava amando la dolcezza mattutina di Denise. «Magari più tardi, ora è davvero presto»
«Ma io non riesco a dormire…»
«Io ho i dvd di Toy Story, li porto sempre con me. Se proprio non riesci a dormire potremmo….»
Non finì la frase che Denise lo interruppe. «Si!» pronunciò, felice.
 
 
 
«Avete davvero preparato voi tutta questa roba?» chiese con la voce ancora piena di sonno Louis, strabiliato nel vedere tutta quella squisitezza sulla tavola. C’era latte, succo d’arancia, toast con burro, biscotti e  yogurt. Liam e Denise si scambiarono sguardi compiaciuti. Avevano fatto proprio un bel lavoro e avevano reso felici i loro amici.
«…..e tu sei ancora in pigiama!?» continuò, insospettito, il fratello.
 Non che Denise si alzasse presto, ma prima di scendere a fare colazione si cambiava sempre, perché, fissata com’ era, non voleva neanche far colazione in quel modo. Quindi vederla lì, per giunta con altri due suoi amici presenti, in pigiama, era come… uno shock.
Denise, insieme a Liam, aveva praticamente fatto la maratona di tutti i dvd di Toy Story che aveva il ragazzo, ritornando così bambina. E, quando li finirono tutti, si era già fatta una certa ora e, per andare a prepararsi non c’era proprio tempo. Anche perché, poi, avrebbe preso Liam tutto il merito della sua idea.
«Si, ma non dirlo a nessuno!» scherzò Liam, citando le parole che aveva detto la bionda, quella mattina.
  La ragazza gli fece una smorfia, voltandosi poi verso Zayn che stava addentando un toast. «Chiudi la bocca, almeno! Che schifo!».
Si rivolse, poi, al fratello, ignorando la smorfia del moro. «Comunque sì, ora vado a farmi una doccia e mi cambio. Buon appetito a tutti!» disse, rivolgendo ai presenti un sorriso.
Louis la guardò andarsene. La sorella, oggi, era stranamente di buon umore. E questo non accadeva mai durante il giorno, tantomeno la mattina.
Guardò con uno sguardo severo Liam, che stava bevendo una tazza di latte. «Tu!» mormorò piano, puntandogli un dito contro.
Liam si voltò indietro, per vedere se c’era qualcun altro in quella direzione, ma non trovando nessun altro, si rigirò subito verso l’amico.
«Devi dirmi come hai fatto a renderla così…così…» Louis cercò di trovare un aggettivo adatto per descrivere la sorella, in quel momento, ma gli parve avere la mente vuota. «Così!» finì, quindi.
«Si chiama sesso» parlò Zayn, veramente per la prima volta, quella mattina. «Puro sesso mattutino!»
Louis si voltò verso l’altro amico, in cerca di conferme. Non gli sarebbe piaciuto affatto avere uno dei suoi amici più fidati come fidanzato della sorella. Non perché gli desse fastidio, o perché fosse geloso della sorella, ma per il semplice motivo che, se i due fidanzati litigassero fra di loro –cosa molto probabile, conoscendo il caratterino di Denise- automaticamente avrebbe litigato anche lui con l’amico. Louis voleva semplicemente evitare tutto ciò. E poi sarebbe  troppo... strano.
«Macché! Certo che no!» disse, e Zayn parve quasi deluso. «Io..io non ho fatto nulla» pronunciò, sincero. Le aveva fatto solo vedere i dvd di Toy Story.
«Sarà…io la vedo strana»
Zayn li guardò.  «E bhè? Meglio!»
 
 
Ancora fra le braccia del suo accappatoio, Denise stava nella sua stanza-armadio per decidere cosa mettere.  Aveva fatto una bella doccia rilassante e, se avesse trovato ancora qualcosa, avrebbe mangiato anche lei qualcosa, altrimenti avrebbe potuto aspettare il pranzo senza problemi. E poi, di mangiare non ne aveva poi così tanta voglia. Quando aveva preparato tutto quel ben di Dio, aveva assaggiato ogni cosa prima di metterla esposta in tavola.
Incominciò a canticchiare la melodia di una canzone a caso, mentre guardava ogni vestito messo sulle stampelle. Nonostante avesse tutte quelle cose, aveva sempre difficoltà a decidere cosa indossare. Avere l’imbarazzo della scelta non sempre era un bene.
Mentre si guardava e riguardava intorno, sentì una vibrazione di pochi minuti, seguita subito da un suono. 
Non usava spesso il telefono. A dire la verità, non avendo nessuno con cui messaggiare o parlare, trovava quell’aggeggio quasi inutile. Quasi.
Dopo aver capito da dove prevenisse quella vibrazione, prese il suo blackbarry decorato con tanto di brillantini fra le mani, e lesse sullo schermo che c’era un nuovo messaggio, con mittente Harry.
“Domani pomeriggio finisco il corso di inglese alle 16. Ci incontriamo fuori la mia scuola? È abbastanza importante per me, fammi sapere xx”





Spazio autrice:
Heeeeeeilà gente! Sto sempre aggiornando in tempo, se non in anticipo, woow!
Ma come ho già detto qualche volta, ho -quasi- tutti i capitoli scritti, quindi approfitto HAHAHAHHA
Prima di iniziare a parlare del capitolo ci tengo a ringraziare le poche anime che cagano questa storia. GRAZIE DAVVERO.
So....
In questo capitolo Denise non riesce a dormire e di mattina ha una dolcezza come mai in tutta la giornata.
Liam l'ha fotografata mentre dormiva, quell'altra volta. Nelle sue sanità mentali lei lo avrebbe preso a calci dicendo di aver violato la sua privacy, però HAHAHAHHA. Io la trovo una cosa carina, aw.
Ultimo punto: il messaggio di Harry che, come dice lui, è importante.
Cos'è successo al riccio? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! (Ma che cazz....?)
E, per informarvi, il capitolo successivo sarà mooolto movimentato e.... apparirà un nuovo personaggio! 
Spero vi sia piaicuto cc 
Se qualcuno volesse essere avvisato su twitter -o semplicemente volesse parlare-, io sono @itsleejum
Alla prossima! <3

 

(Morite con me per  questa gif? aw cc)

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«E tu chi saresti?!»
«Ma chi sei tu!» rispose Denise, acida. 

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