La nuova Volpe e il nuovo Lupo

di MasamiRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiuto ***
Capitolo 2: *** Novità ***
Capitolo 3: *** College ***
Capitolo 4: *** Giornata ***



Capitolo 1
*** Aiuto ***


Aiuto
 
Capitolo 1
 
 
Adelle e Cindy erano migliori amiche, ventisei anni sommate insieme.
Due ragazze che andavano perfettamente d’amore e d’accordo, che ad un primo sguardo potevano apparire sorelle (infatti erano inseparabili!), ma chi le conosceva bene sapeva che ciò che le legava era altro.
La prima era snella, sul metro e sessantacinque, proprietaria di lunghi capelli biondi e mossi e di lucenti occhi azzurro cielo; la seconda era più bassa, ma altrettanto snella, con sfavillanti capelli scuri, liscissimi e lunghi fin sotto alle spalle ed espressivi occhi blu.
Quanto al carattere, erano spesso schive e riservate, altre volte invece più espansive.
Era la fine di maggio e faceva caldo; il ghiaccio che Adelle si era fatta portare dal suo maggiordomo si era già completamente sciolto nel suo bicchiere di succo di frutta mentre le due stavano leggendo il loro diario segreto in comune. L’avevano consumato, a forza di sfogliarlo; lo facevano più o meno una volta all’anno, era una specie di rituale.
 
 
A dieci anni, guardandolo, avevano chiesto ai servitori come mai non esistessero, nelle loro case, foto di loro neonate in braccio a papà o mamma. Fu allora che scoprirono di essere state adottate.
Da allora i rapporti si erano incrinati. Non era una cosa esplicita, ben visibile, semplicemente succedeva.  Per Cindy i rapporti con il padre erano limitati alla sera a causa degli impegni, anche se erano sempre momenti felici, mentre per Adelle, quelli con la madre, che pur era presente in casa, non erano così consistenti.
Nonostante le lezioni private assorbissero molto del loro tempo libero, spesso, anche d’inverno, scappavano di casa a gironzolare per il minuscolo paesello vicino alla proprietà di Cindy; andavano a scambiare quattro chiacchiere con la titolare dell’unica libreria e anche a farsi spiegare un po’ di matematica, oppure andavano a casa di una o dell’altra a far merenda con pasticcini francesi e una tazza di the per stare al caldo.
Quel mese fatidico, come consuetudine, stavano trascorrendo le loro mattinate a cavallo dei loro magnifici destrieri; era abbastanza monotono: essendo loro molto brave tutte le altre ragazze che erano con loro chiedevano consigli. Alcune erano delle vere pesti; quelle più grandi, dai dieci anni in su, erano davvero pettegole e attaccavano briga ogni giorno, mentre le bambine piccole erano più tranquille e carine, ma più imbranate. Avevano molte piccole amiche di famiglie nobili che non abitavano distanti.
Come al solito, alla fine di maggio si teneva un piccolo spettacolo al teatro di Londra di canto e ballo. L’idea non le eccitava proprio: nessun ragazzo carino, solo adulti imbalsamati.
-Shaun! Vai giù a vedere se c’è della posta!- la voce di Ciney giunse squillante alla cucina fin dalla sala da the.
-Yes, my lady.-  posò il cucchiaio e uscì dalla cucina, percorse il corridoio e il breve tratto fino alla porta della villa. Scese due grandi rampe di scale e fu coi piedi sui ciottoli del vialetto. La buca delle lettere in effetti conteneva una lettera, ma Shaun si accorse che non aveva le chiavi per aprirla, così introdusse le sue dita sottili nella fessura e riuscì a estrarre la spessa busta, riportandola alla padroncina.
Adelle allungò il collo curiosa: la busta era di carta spessa e porosa e chiusa con della cera lacca rossa sulla quale era impresso uno stemma.
Cindy  lacerò senza tanti complimenti un lato ed estrasse il contenuto, poi lo porse al maggiordomo. Gli occhi di lui scorsero veloci le prime righe; non finì nemmeno di leggerla, che l’appallottolò e la gettò nel cestino della spazzatura.
-Che roba era?- chiesero curiose le due ragazze.
-Uno scherzo. -  e non aggiunse altro. 
 
 
La giornata seguente era pressoché uguale a quella appena passata: il sole era alto nel cielo e scaldava il paesaggio tutt’attorno, il cielo era blu, senza l’ombra di una nuvola e, di tanto in tanto, si udiva il canto di qualche uccello.
Beato te, uccellino, che canti quando ne hai voglia pensò Cindy.
Gli attori entrarono nel piccolo teatro a coppie disposte in fila indiana, tra questi, anche Adelle e Cindy.
Comunicarono l’ordine delle entrate in scena (Adelle e Cindy erano circa a metà) e le canzoni da presentare. Naturalmente quando le due ragazze dissero che loro non  volevano l’accompagnamento perché volevano proporre un pezzo di loro invenzione, il direttore si insospettì, ma dando retta a miliardi di rassicurazioni si convinse a lasciarle fare.
In fondo alla sala, già piena, due figure in penombra sembravano prese da tutto fuorché dall’attrice che stava cantando una stupida filastrocca per bambini.
-Hai sentito, no? Il direttore ha detto che è già l’undicesima lettera che ignorano!- disse una voce melliflua di uomo.
-Certo…- rispose una seconda voce, più gioviale –Più o meno capitò una cosa del genere anche a me…-
-Mi disgusta essere in missione con te, questo lo sai vero?- chiese freddo il primo uomo.
-Naturalmente!- rispose il secondo, probabilmente un ragazzo.
-Ma cos’è questa schifezza che ci stanno propinando?!- sbottò di colpo il primo, attirando su di sé molti degli sguardi dei presenti.
-Fa piano!- sussurrò il ragazzo al suo compagno. –Sai, al plebei piace vedere i moscerini che cantano, soprattutto se fanno schifo…-
-Quando dici plebei comprendi anche te stesso?- sogghignò malefico l’uomo.
-Ormai non più. Non più…-
 
 
Finalmente toccava alle ragazze.
Quando l’attrice del turno prima di loro ebbe finito, le due fecero un’entrata veramente unica: una giravolta di capriole, salti a mezz’aria, ruote riempì gli occhi degli spettatori.
Come da copione cominciarono a cantare.
 
Se oggi sono felice
È perché ho visto una fenice
Ieri invece ero cupa
Perché avevo visto una lupa
Come un uccellino cantare
O anche urlare, sì
Oggi mi va di ululare…
 
-Bravine… non c’è male!- sussurrò l’incontentabile uomo, nascondendo male l’eccitazione.
-Vedo che qualcosa del mondo comune inizia a piacerti!- ghignò il suo compagno.
-Non ho detto che mi piace! Intendevo dire che sono senz’altro meglio delle cantilene di prima!-
Anche il pubblico le apprezzava, applaudendo.
Qualcosa aveva attratto Adelle, la tredicenne bionda, verso gli ultimi posti dove sedevano le due figure in penombra; fece qualche ruota, tentando di vedere i volti, ma dovette finire il numero senza aver soddisfatto la sua curiosità.
 
…speriamo di avervi divertiti
E anche di avervi stupiti!
 
Così com’erano giunte sul palco, le due tornarono dietro le quinte.
Non ci volle molto prima che l’intero spettacolo giunse al termine. Una volta concluso il tutto, furono libere di tornarsene alle loro ville e di restarci per tutte le mattine restati di maggio.
Senza che loro se ne accorgessero, due uomini le seguivano da lontano. Così, inconsapevolmente, li condussero fino a loro.
I due attesero che le ragazze fossero insieme a casa di Adelle per suonare al loro campanello. Videro il maggiordomo affacciarsi dalla porta e scrutarli per un istante, poi se lo trovarono davanti a pochi metri da loro, dietro al cancello.
-Sì? Desiderate?- chiese garbatamente l’uomo.
-Dobbiamo parlarle, signore. Si tratta dell’istruzione superiore delle contessine. –
-Un momento. –
Probabilmente Cole non si fidava a restar solo con quei due, per questo aveva deciso di chiamare la cameriera. Le due ragazze osservarono i quattro per tutta la durata della loro conversazione dalla finestra; quando i servitori si allontanarono per tornare in casa, notarono che i due signori non accennavano a muoversi, stavano attendendo qualcosa.
-Signorine, permetteteci di raccogliere le vostre cose. Dovrete seguite quei signori. Vi porteranno alla vostra nuova scuola. –
-Come? Scusa, ma mancano ancora mesi prima che il Weston College apra i battenti!! E poi ci siamo già state a visitarlo…-
-Probabilmente quel college non lo vedrete per un po’. A quanto pare, per questa estate siete destinate ad un altro tipo di istruzione… –
-Eh? Scusa, ma ti senti bene?-
-Sì, purtroppo. Voi avrete l’occasione che è concessa soltanto alle famiglie più potenti di Londra: Quattro mesi di istruzione speciale nella succursale estiva del Weston College, in Italia!-
-Italia? Beh, okay che abbiamo un buon rango, però non esageriamo!-
-Oh, è così difficile…-
Il quel momento la porta si spalancò (l’avevano lasciata socchiusa) ed entrarono i due uomini. Quello in testa, di mezza età, vestito completamente in nero, puntava contro le due ragazze un pugnale decorato con fiori di genziana. Mormorò delle strane parole al suo compagno che scattò alle spalle delle due ragazze e le colpì in piena testa facendole accasciare al suolo.
 
 
 
Cindy si stiracchiò e stropicciò gli occhi, dando una gomitata all’amica che ancora dormiva beatamente.
-Dai, Cole, non ho voglia di alzarmi!- bofonchiò Adelle.
-Svegliati!- gemette preoccupata Cindy. –E io non sono il tuo maggiordomo!-
A fatica anche la dormigliona divenne lucida e la prima domanda fu: -Dove siamo?-
-Bene, vedo che finalmente vi siete svegliate! Era ora. Scusatemi, vado ad informare il mio collega del lieto evento!- le beffeggiò un uomo dalla soglia della stanza.
Le ragazze si voltarono, nella speranza di vedere chi aveva parlato, ma la figura si era già dileguata con un frusciare di stoffa sul pavimento e l’agilità di un gatto.
La stanza era completamente tappezzata di stoffe floreali, e sembrava essere allestita per una regina: gli arredi erano placcati in oro e c’erano cristalli ovunque; l’arredamento era composto principalmente da un letto matrimoniale (sul quale avevano dormito) e due comodini ai lati di quest’ultimo. Una finestra era l’unico sbocco sul paesaggio esterno, ma fini tende bianche erano chiuse, e la luce che entrava non consentiva di vedere bene; le ragazze non vi fecero un gran caso, preoccupate com’erano.
-Siamo state rapite!- riuscì a dire Adelle.
-Non dire cavolate! E questo non è un romanzo… Pensi che…- la ragazza non riuscì a finire la frase. L’uomo che le aveva turbate al risveglio era tornato con al seguito il “collega”, un ragazzo che sembrava della loro età.
Le parole di quest’ultimo furono molto più rassicuranti: -Salve ragazze, dormito bene?-
-Sì, certo, magnificamente e lei? Oh, ma che sbadata, non le ho ancora chiesto COSA ACCIDENTI CI FACCIAMO QUI?!- lo aggredì Adelle.
L’uomo in disparte sembrò molto divertito da quella reazione, troverà pane per i suoi denti pensò.
-Apprezzo che siate completamente sveglie… io sono Ciel Phantomhive e questo è Sebastian Michaelis. Ti dispiacerebbe farti vedere in viso, Sebastian, non sei mica così brutto!- invitò Ciel in falso tono cordiale; per tutta risposta, Sebastian lo guardò impassibile ma non disse niente.
Ciel Phantomhive era un ragazzo che non poteva avere più di tredic’anni; era basso e magrolino, vestiva pantaloni, giacca e gilet neri che creavano un certo contrasto con la cravatta blu acceso e lo stemma rappresentante un gufo; gli occhi blu conferivano al volto un’espressione cordiale e la bocca era allargata in un falso sorriso. L’unica cosa che sfigurava quel bel viso era una curiosa benda bianca che copriva l’occhio destro
Il suo compagno, Sebastian, era una figura inquietante: la lunga tunica nera che toccava terra e che lo avvolgeva completamente si sposava perfettamente con i suoi capelli corvini; aveva un’espressione stranamente neutra dipinta sul volto pallido, resa quasi minacciosa dagli occhi rosso scuro e dalla sottile bocca curvata in quello che pareva un sorriso. La penombra, poi, rendeva veramente truce la sua espressione, degna di un film horror; nonostante ciò, non mostrava più di trent’anni.
-Bene.- riprese improvvisamente Ciel, infrangendo quel silenzio riflessivo che era calato sulla stanza. –Voi invece siete Cindy ed Adelle…?-
Adelle sbuffò: -Sì. Piacere. -
Sebastian abbozzò un sorriso compiaciuto.
-Spiacente di avervi spaventate. Allora, volete ancora sapere perché siete qui, o non vi interessa più?- si scusò il ragazzo, ignorando l’espressione del compagno.
-Certo che lo vogliamo sapere!- risposero in coro le ragazze.   
-Bene. Leggete questa!- e porse loro due buste gialle fermate da uno stemma di cera rossa.
Incuriosite, le ragazze aprirono le buste; le lettere erano state spedite loro da Firenze, e recavano i loro nomi.
Cindy lesse:
 
 
 
 
 
 
 
WESTON COLLEGE, SEZIONE  DI  FIRENZE
                                                             
 
Cara contessa Philipps,
siamo lieti di informarvi che voi avete diritto a frequentare la sezione estiva del Weston College (sezione di Firenze). Qui allegato troverete l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1o giugno. Restiamo in attesa della vostra risposta entro e non oltre il 31 maggio.
                                                                                                                              Ossequi,
                                                                                                                              Johann Agares
                                                                                                                              Vicedirettore
 
Allegata alla lettera c’era un foglio, “l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie” , ma la ragazza non parve farci caso.
Quando ebbero finito entrambe, l’espressione di una era divertita, mentre l’altra arrabbiata.
-Avanti, se è uno scherzo è il momento di dircelo.- disse con enfasi Cindy.
-Se pensavate di essere divertenti vi sbagliavate di grosso.- proseguì Adelle stizzita.
Sebastian le guardava con aria interrogativa, ma Ciel sorrideva.
-Questo non è uno scherzo. È tutto vero, dalla prima all’ultima parola.- disse tranquillamente.
-Se dite il vero, dimostratelo!- propose Adelle.
-Sebastian.-
L’uomo si avvicinò alla finestra e aprì le tende, che mostrarono alle ragazze l’inconfondibile cupola di Santa Maria del Fiore.
-Allora, è sufficiente come prova?- chiese divertito Ciel.
-Certamente! Come se una chiesa mi dimostrasse di essere in Italia!- sbottò Adelle.
-A me non sembrava una cupola comune.-
Quando la notizia ebbe invaso ogni cellula del cervello delle due ragazze ammutolite, l’espressione dipinta sul loro volto era uguale alla faccia di un pesce lesso, al che Sebastian cercò di riportare le due giovani menti al presente con un gesto della mano simile a un saluto.
- Posso fare una domanda?- chiese Cindy.
-Certo!- disse Ciel.
-Che cos’è questa storia dell’Italia e chi accidenti è il vostro direttore?-
-Già e chi sarebbe anche questo… com’è che si chiama?! Johann Agrell? Agrett? Che bel nome!-
-Agares!!- corresse Sebastian –Johann Agares…-completò.
-Okay, okay signor Michael!- cercò di giustificarsi Adelle, ma con scarso successo.
-Ci rinuncio…- borbottò Sebastian.
-Dunque vi dobbiamo delle spiegazioni. Prima però andiamo giù a bere una buona tazza the!- propose Ciel.
-Che the?- chiese Adelle.
-Earl Grey. -
-Che banalità…- sibilò Sebastian.
-E dai Sebastian… devi sempre snobbare ogni cosa?-
Il quartetto scese la grande scalinata di marmo e si ritrovò in una grande sala  illuminata da infinite candele (nonostante fosse giorno, le finestre erano talmente opache che non filtrava che pochissima luce); si sedettero su un maestoso tavolo mentre arrivava un servitore che chiese: -Desiderate, signori?-
-Tre the neri e… professor Michaelis, ha già in mente qualcosa?- rispose Ciel cordialmente.
Di tutta risposta la figura nera sibilò: -Per me nulla, grazie…-
Il servitore prese le ordinazioni e sparì dentro una piccola porticina alla fine della sala.
-Bene bene, questa è bella: l’Italia! Sembra la trama di un romanzo…- riprese Adelle.
-Allora anche molte altre persone che conosciamo si trovano qui, giusto?- chiese Cindy.
-Forse, non è detto, ma mi dispiace, io non sono il direttore e non posso saperlo. Sono solo un professore!- rispose quasi scusandosi Sebastian.
-Capisco…-
Nel frattempo il servitore era tornato con tre tazze, una teiera bollente contenente liquido color fieno e una zuccheriera; appoggiò il tutto sul tavolo, versò il the e si allontanò nuovamente.
-Il Weston College è una prestigiosa scuola che accetta soltanto i rampolli delle famiglie più nobili della Gran Bretagna; voi siete state considerate idonee.
Normalmente, le materie insegnate sono esclusivamente legate alla casa dapparteneza, ma il direttore ha proposto di integrare nel percorso formativo della scuola estiva anche materie comuni…- sonoro sbuffo di Sebastian -…ehm…come per esempio la cucina o la lingua italiana; ora, questo progetto è ancora in fase di sperimentazione e si è deciso di farlo qui, in Italia, dove potrete trascorrere delle buone vacanze estive. È un fatto strano, ma qui in Italia possiamo accogliere incredibilmente pochi studenti.
Naturalmente, tutti gli insegnanti sono gli stessi dei corsi comuni, anche quelli che insegnano materie sperimentali, e vi chiedo di non far pesare loro la differenza.
Questo è il primo anno, “l° anno di prova”, quindi tutti i vostri compagni avranno la vostra età, ma se l’esperimento dovesse riuscire, ogni anno entreranno nuovi compagni; se invece dovesse fallire, si sceglierà quali provvedimenti adottare.
Johann Agares sarà impegnato in Inghilterra, quindi ci sarà un supplente.
Un’ultima cosa: se vi può interessare, io sarò il vostro insegnante di Letteratura Inglese e Cucina. Domande?-
-A questo punto dovremo darvi del “lei”?- chiese Cindy, anche se sapeva fin troppo bene che la domanda era stupida.
-Per quanto riguarda me, non è necessario…- disse timoroso Ciel, attendendo la risposta del professore.
-Io lo esigo. E adesso, se volete scusarmi, ho cose importanti da fare. Phantomhive, te le affido!- tuonò il professore, e se ne andò come un’ombra, con la tunica che strisciava per terra.
-Dovrete farci l’abitudine, il professor Michaelis è sempre così, e ma è molto imparziale.- sussurrò loro Ciel; di tutta risposta, le due ragazze si scambiarono un’occhiata preoccupata.
-Purtroppo, anche io sono suo studente, anche della casa di cui è il responsabile… e non è molto presente …-
-Come? Professori responsabili di cosa? Case?- gemette scandalizzata Adelle.
-Certamente! E’ la tradizione.-
- Wow, speriamo di non essere nella tua casa!- constatò Cindy.
-Vero. Ma in quel caso non potremmo parlarci molto, e sarebbe un peccato, visto che mi conoscete già e suppongo vi fidiate di me. Gli studenti delle altre case non sono molto ben visti, si dice che le case siano incompatibili… in parte è vero…-
-E le case hanno un nome?-
-Vedi, Adelle, i nomi veri sono difficili… Volpe Rubino, Gufo Zaffiro, Leone Smeraldo e Lupo Ametista…-
-Ehi, guarda che non sono così stupida da dimenticarmi dei nomi del genere!-
-Va bene, in ogni caso tra di noi le chiamiamo casa rossa, blu, verde e viola. –
-Però mi pare di capire che ci siano differenze sostanziali…- obiettò Cindy.
-Infatti… La casa rossa è dei più nobili, quella blu per gli studiosi, quella verde per gli amanti dello sport e quella viola per gli artisti.-
-E in che casa saremo?- chiese improvvisamente Cindy.
-Non lo so… lo saprete sicuramente presto, ma bevete il vostro the, non lo avete ancora assaggiato!-
Passarono cinque minuti di ininterrotto silenzio; l’unico rumore era quello dello straccio che degli studenti stavano passando sui tavoli.
-Ma… e i nostri impegni? I nostri genitori? - chiese improvvisamente Adelle, con una nota di preoccupazione nella voce.
-Loro non hanno nulla in contrario a questa esperienza. Vi hanno iscritte anche ai corsi comuni. -
-C-cosa? Ma… ma, perché?-
-Perché volevano sbarazzarsi di voi, probabilmente. O magari soltanto offrirvi un’istruzione adeguata. –
-A-allora noi non… li sentiremo più?-
-La scuola è attrezzata per la ricerca di persone che si occupino di voi durante le giornate libere, naturalmente saranno persone italiane. Mi dispiace immensamente, in Inghilterra non è così, là il college non ha periodi festivi durante l’anno scolastico. Evidentemente nessuno vuole rinunciare alle vacanze. –
 
 
Nella solitudine della loro camera, le due ragazze riflettevano, preda della malinconia.
-Possibile che i nostri genitori abbiano voluto una cosa simile?- si chiedeva Cindy.
-Almeno non soffriranno nello stare lontani da noi. Ma… noi?-
-Già, noi. Non potevano chiedere anche a noi se volevamo?-
-E poi? No, diventava tutto più incasinato. Però… riusciremo a stare senza nessuno?-
-In fondo, non erano i nostri veri genitori…-
-Però, abbiamo vissuto con loro da sempre! E adesso si presentano questi due persone a caso e ci stravolgono la vita. Con quale autorità?-
-Sicuramente, una che noi non conosciamo, come l’esistenza dell’intera scuola. –
-Sai, adesso che ci penso, ho paura per il nostro futuro. Anche se non credo di essere veramente dispiaciuta per la lontananza da casa, in fondo noi ci abbiamo ancora a vicenda… non so cosa dirti, mi sento un’egoista. –
-Dormiamo, che è meglio. Il sonno porta consiglio, magari domani ci svegliamo e scopriamo che è tutto un sogno. –
 
 
 
 
 
 
SPERO VI PIACCIA!! 
E' LA MIA PRIMA STORIA QUINDI RECENSITE IN TANTI PLEASE! ^____^
PRESTO VEDRETE APPARIRE TUTTI GLI ALTRI PG! ABBIATE FEDE!

LOVE,
MASAMI

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Capitolo 2
*** Novità ***


Novità
 
Capitolo 2
 
 
 
Nella stanza si sentiva solo il fruscio delle coperte prodotto dall’incessante alzarsi e abbassarsi dei petti delle due ragazze.
Ciel, fermo sulla soglia della porta, stette qualche secondo ad osservarle.
Per lui era stato più facile. Allontanarsi da una casa senza affetti o parenti non era difficile, ma per quelle due ragazze era totalmente diverso: loro una famiglia l’avevano.
Che razza di famiglia era quella che desiderava separarsi? E poi, proprio a lui fra tutti era toccato il compito di assicurarsi che accadesse?
Indeciso su cosa dir loro per svegliarle, bussò sulla porta e si allontanò, sperando che ciò fosse sufficiente.  
Adelle, la prima a svegliarsi, aprì un occhio ed ebbe un tuffo al cuore: quella decisamente non era la sua camera, ciò significava che non aveva semplicemente sognato di essere stata trasferita in Italia.
Scosse Cindy per svegliarla.
-Cindy, è tutto vero! Non abbiamo sognato…-
-Vedo. E ora che si fa?-
-Non so, io ho fame. Andiamo a mangiare?-
Si vestirono in fretta, indossando i vestiti del giorno scorso, poi scesero al piano terra.
Ciel era già seduto al tavolo che avevano occupato la sera scorsa, ma del professor Michaelis per fortuna neanche l’ombra.
-Buongiorno. Avete fame? Qui c’è del the e qualche pasticcino…- Ciel sfoggiava la solita cortesia distaccata.
-Ciao Ciel. Sì, si dà il caso che abbiamo molta fame, perciò non scandalizzarti. –
-Ma dov’è il professore? Non che sia dispiaciuta, intendiamoci, però dov’è?-
-Oh, è andato ad informare il direttore del buon esito della nostra missione…-
Buono, certamente. Per lui.
Il tempo di consumare una veloce colazione a base the e dolcetti, e i tre erano già in marcia.
-Scusa, dov’è che andiamo?- si interessò Adelle.
-Alla “Cartoleria Fiorentina”, un posto eccezionale per procurarsi tutto l’indispensabile per la scuola. –
Ciel si muoveva agilmente tra la gente, e ce n’era molta, tanto che le ragazze faticarono a stargli dietro; le condusse in un viottolo desolato che all’apparenza non poteva offrire niente, ma il ragazzo sapeva dove cercare: colpì cinque volte una pesante porticina di legno con le nocche.
Per Adelle e Cindy era un’esperienza nuova, quella di fare compere da sole, perciò si tennero strette l’una all’altra mentre attraversavano la porticina che si era aperto davanti a loro: oltre la porta si apriva una stradina asfaltata con ciottoli di fiume dalla parvenza medioevale, mentre ai due lati di essa si affacciavano pittoreschi decine e decine di negozi, quasi a perdita d’occhio. Alcuni recavano insegne che sembravano tempestate di pietre preziose, altri avevano le vetrine decorate con ogni ben di Dio, altri ancora avevano la merce ben esposta dietro vetri di cristallo e solo poche avevano esposto i prodotti anche all’esterno, in strada;  c’era comunque abbastanza spazio per passare, in quanto la strada era abbastanza larga.
I primi negozi erano chiaramente dei locali, perché non avevano merci esposte alla vetrina ma grandi e vistose insegne: “Philips’”… “Dalla Baronessa”… “Beatrice e Eugenie”…
Passarono oltre.
Più avanti c’erano i negozi di libri e si fermarono di fronte all’insegna “Albi da Polissena”.
-Ce l’avete le lettere?- chiese Ciel prima di entrare.
-Sì, direi di essermela messa in tasca ieri sera…- borbottò Cindy frugando nelle tasche alla ricerca della busta.
-Bene, cercate il foglio con l’elenco dei libri e ricordatevi che ve ne serve uno a testa!-
-Giusto. Allora, vediamo un po’…- Cindy sfilò un foglio nascosto dietro la lettera vera e propria che aveva letto la sera precedente e lesse ad alta voce:
  

Uniforme

Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi: da sport, per le attività manuali e classico in tinta unita (nero)
Scarpe a punta rotonda in tinta unita (nero) da giorno
Due  paia di guanti di protezione (in pelle e in cotone)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo

Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
L’Altra letteratura Inglese, Volume primo
Volumi di Storia Mista, Volumi primo, secondo e terzo

Il mondo delle erbe e delle spezie
Cucina salata e dolce

Luci e Ombre: Manuale di Difesa Personale con la Spada
Moduli di Matematica
Educazione alla Civiltà

 

Altri accessori

1 spada con incisione dello stemma della propria famiglia
1 set base da cucina
1 mortaio
1 telescopio
1 bilancino

Gli allievi possono portare anche il proprio cavallo, gatto o cane.
 
 
 
-Caspita, quanta roba! Dovremo darci un gran da fare, o rischieremo di far venire notte!- esclamò Ciel, spingendo nel negozio le due ragazze; alla loro entrata, uno scaccia spiriti di vetri preziosi vibrò lievemente, emettendo un suono dolce e armoniosamente prolungato.
-Buongiorno a voi!- salutò un uomo incredibilmente allungato e scavato, con un elegante completo bianco.
-Salve!- rispose allegramente Ciel, mentre Cindy e Adelle restavano indietro.
-Voi due dovete essere studentesse del primo anno. Sarà un grande anno, il primo in assoluto! Suppongo siate qua per i libri- riprese eccitato il commesso, indicando Cindy e Adelle.
-Due copie di tutti, per favore! Vuole la lista?-
-Oh, grazie, mi farebbe un favore! Sa, tengo tanti di quei libi che ricordarsi tutti i titoli! Giusto oggi mi dovevano arrivare cento copie di quel maledetto libro, ma a voi non interessa… molto bene! William,  i libri!- gridò l’uomo e al suo ordine  un omino in nero, nascosto fino a poco prima, posò due file di libri sopra al lucido bancone; erano tutti molto grossi, al che le due future studentesse si scambiarono sguardi preoccupati, ma il commesso le rassicurò:
-Non temete, molti di questi li userete per più anni! Allora, fanno centocinquantasette lire, ma voi mi piacete, perciò vi faccio solo centocinquanta!- sorrise.
-Ehm… Ciel, come facciamo?- bisbigliò Adelle, ma Ciel le soccorse:
-Pago io per loro! Cinquanta?- ripeté mentre  tirava fuori qualcosa dalla tasca del gilet -… Eccoli qua!- esclamò estraendo una manciata di foglietti stampati da un nutrito portafoglio e posandoli sul bancone.
-Arrivederci!- salutò infine, ricambiato, e uscì con le ragazze al seguito.
 
 
-Grazie. Però non so come faremo a sdebitarci…- sussurrò Adelle.
-Non vi preoccupate, per adesso pago io, poi faremo un salto in banca a vedere come siete messe, se proprio non ci saltate fuori, diciamo che vi farò da “tutor”!-
-Splendido, magari scopriamo che c’è un buon cambio!- esclamò Adelle senza prendersi veramente sul serio mentre reggeva sulle braccia a mo’ di scodella un terzo dei libri. Diede una sbirciatina alla lista, poi proseguì imitata dagli altri.
-Bene, questo è un negozio di abbigliamento! Vi servono giusto le uniformi e le scarpe, oltre che i guanti! Ragazze, ora tocca a voi…- le incoraggiò Ciel  alludendo al negozio chiamato “Vesti e Veli” che esponeva nella vetrina lucidissima diversi tipi di uniforme accessoriati di cappello.
-Ehm, salve!- salutò Cindy entrando dalla porta seguita dagli amici.
-Salve. Voi dovete essere studenti. Che cosa vergognosa! Vergognosa!- osservò indicando i libri di testo ad argomento cucina ecc.. che reggeva la prima cliente. –Ma voi siete troppo giovani per capire… allora, cosa posso fare per voi?- aggiunse sbuffando, vistosamente contrariata.
-Ci servono delle uniformi, sono per me e la mia amica e anche scarpe e due paia di guanti!- recitò tutto d’un fiato Cindy.
-Calma, calma, quanta fretta! Ma, se mi posso permettere, chi paga?- si interessò la commessa.
-Io! Senta, visto che siamo qui, non è che ha delle mantelline nere? Me ne serve giusto una!- si accalorò Ciel.
-Certo che le ho! Dunque lei è uno studente? Mi sembra molto sicuro di sè… Quanti anni ha, se non sono inopportuna?- chiese stupita e insieme punta la donna, inarcando appena un sopracciglio.
-Tredici. Ma adesso si sbrighi, per favore, abbiamo altri negozi da visitare!- incalzò Ciel.
-Come vuole!- sbuffò lei, sbrigandosi a cercare un metro ma tenendo lo sguardo torvo sull’interrogato.
Dopo che ebbe preso le misure, presentò ai clienti diversi modelli di uniformi e una mantellina; poi passò ai guanti e infine alle scarpe.
 
-Certo che sono proprio forti ‘sti soldi! Com’è che si chiamano?- chiese incuriosita Cindy.
-Lire…-
-Ma quanto valgono?-
-Non lo so, non mi sono ancora abituato a questa valuta…- si scusò Ciel.
-Eh? Ah, giusto, tu eri in Inghilterra come noi! Pazienza…- Adelle pareva delusa.
-Bene, ora servono un po’ di accessori vari… vediamo che negozi troviamo per strada!- ricordò il ragazzo.
In capo ad un’ora circa avevano già quasi tutto il materiale occorrente; mancavano loro solo degli animali.
Nel primo negozio di animali che trovarono, c’erano esposti gatti di tutte le razze e le tonalità, e ancora cani, topini, scimmiette (che schifo! pensò Cindy) e, sul retro, cavalli…
Il negozio era stato affidato ad una ragazza molto giovane, bruna, con una lunga chioma di capelli raccolti in una morbida acconciatura e vestita di blu; stava servendo una cliente, una donna, anche lei giovane e bruna, che stava ammirando gli esemplari di gatti di cui il negozio disponeva.
-Buongiorno, signorine! Voi dovete essere delle studentesse, sbaglio?- salutò la commessa; a quelle parole, la cliente del turno prima (che non aveva ancora finito di scegliere il gatto) si girò di scatto e i suoi perforanti occhi neri si posarono sulle ragazze che la credevano in collera con loro: ecco, adesso ci fa la ramanzina! E perché non si ruba il posto alle clienti, e perché siamo solo delle marmocchie e perché qui e perché là… pensò Adelle.
-Sarò da voi in un baleno!- sorrise la commessa, liquidando la cliente che stava servendo prima, che finalmente aveva scelto il suo nuovo gatto, un esemplare veramente bello con il pelo candido; mentre il gruppetto veniva avanti, la donna si mise in un angolo ad aspettare…
-Ditemi, che genere di animale vi serve? Abbiamo, per gli studenti, gatti, cani e cavalli!- disse esuberante la ragazza, che evidentemente era da poco entrata in servizio.
-Beh, voglio togliermi lo sfizio di possedere un gatto, a casa non potevo tenerlo. Posso?- chiese garbatamente Adelle.
-Certo, ecco qui quelli che abbiamo!- rispose la commessa, indicando con la mano una dozzina di gabbiette; gatti grandi e piccoli di tutte le tonalità, alcune molto vistose (arancione accesso o completamente bianco) iniziarono a mettersi in mostra strusciandosi attaccato alle sbarre delle gabbiette oppure a leccarsi il pelo, ma la ragazza scelse un gatto dal pelo grigio scuro e dal musetto simpatico che non aveva neanche un anno.
-Perfetto, e tu cosa vuoi, cara?- si congratulò applaudendo in modo molto infantile la commessa.
-Ehm… ecco… io volevo tanto un uccellino… ma non so se me lo lasceranno tenere…- ammise Cindy rivolgendo lo sguardo supplicante a Ciel.
-Non credo, mi dispiace… sei sicura di non volere un cavallo, sono molto utili!- tentò il ragazzo.
-Uhm… andrà bene… prendo quel piccoletto marroncino che ho visto passando per le stalle!- disse Francesca un po’ delusa ricordando un cavallino tozzo che saltellava come un pazzo nel suo box.
Fu una vera impresa toglierlo  dal box e darlo in consegna ad uno dei fattorini, ma dopo alcuni tentativi le ragazze furono a posto e stavano per avviarsi, quando la donna che era rimasta in disparte si avvicinò loro.
-E così siete delle studentesse! Spero della sezione italiana del Weston!- disse. Aveva un timbro di voce particolare e un cipiglio piuttosto sicuro.
-Infatti, ma perché?- rispose Adelle diffidente.
-Io insegnerò là! Mi chiamo Victoria Nail e sarò la vostra insegnante di Matematica, ma spero vivamente di farvi fare anche un po’ di  Scienze…-
Finirono, tra una chiacchiera e l’altra, per andare a sedersi al tavolino di una locanda a sorseggiare una buona granita fresca (dopo che Ciel ebbe spedito tutti gli acquisti nella scuola grazie ai soliti fattorini di cui ogni negozio sembrava esser dotato).
-Ma che tipo di Scienze?-
-Qualcosa che centra con la Matematica, ma non mi sembra il caso di perdere tempo quando ve lo spiegherò tra… due giorni! E lei, giovanotto, è l’accompagnatore delle signorine…-
-Ma no, non sono l’accompagnatore, io sono uno studente!-
-Lui è Ciel Phantomhive, noi siamoAdelle e Cindy. - si intromise Adelle; non appena ebbe pronunciato quel nome, gli occhi della Nail si sgranarono all’inverosimile e scattò in piedi.
-Phantomhive?! Ciel Phantomhive! Quel Phantomhive?-
-Perché? Qual è il problema?- chiesero in coro le ragazze, preoccupate dalla strana reazione della futura docente, lanciando occhiate smarrite prima a Ciel, poi a lei.
E così vennero a conoscenza del tassello mancante della storia, cioè Ciel le stava aiutando così tanto perché funzionario del governo inglese!
Passato lo shock, chiesero all’amico perché le avesse tenute all’oscuro di quel particolare non proprio irrilevante, mettendolo in terribile imbarazzo di fronte alla collega; riuscì comunque a dire che lo aveva fatto perché non voleva destare sospetti.
Restarono a chiacchierare per molto tempo e le ragazze raccontarono molto della loro vita alla Nail, anche particolari molto divertenti che costrinsero tutti alle risa.
Quella donna, la Nail (di una trentina d’anni circa), era una  alta e fiera, ben proporzionata e allegra; aveva un volto tondo, due occhi neri molto penetranti, una bocca carnosa e due sopracciglia folte e nere come i capelli lunghi, lisci e raccolti; vestiva un banalissimo vestito tinta unita e perciò si sarebbe potuta confondere benissimo tra le persone comuni, a differenza di molte altre persone, vestite come si andrebbe per un the con la regina.
Disse di aver voluto accettare la cattedra di Matematica perché riteneva molto importante la sua materia e perché costituiva una base per gli studenti che avessero voluto apprendere le Scienze; disse anche di approvare l’introduzione delle materie più pratiche nel percorso formativo degli studenti, siccome riteneva presuntuoso da parte del mondo aristocratico pensare di non avere bisogno di conoscere le basi della sopravvivenza; in fondo, il popolo era riuscito con molti sforzi a sopperire alla carenza di cibo e lavoro e molti loro accorgimenti potevano sempre tornare utili anche ai nobili.
-Ehi, guardate, c’è il professor Michaelis! SEBASTIAN!!!- gridò improvvisamente Ciel indicando un’ombra nera che si aggirava tra la folla; l’uomo rispose al richiamo con un cenno e iniziò a dirigersi verso di loro.
-Buongiorno Sebastian, posso presentarti la signorina Victoria Nail? Sarà una tua collega, docente di Matematica!- riprese Ciel indicando la compagna più anziana.
Il professore, chino su Ciel, girò il collo nella direzione da lui indicatagli in modo meccanico:
-Piacere…- borbottò -…sono Sebastian Michaelis, insegnante di cucina e letteratura inglese…- concluse con tono misterioso e velato, accennando appena a tendere la mano.
-Il piacere è mio! Mi chiamo Victoria, Victoria Nail!- ribatté lei andando a cercare la mano di Sebastian per stringerla forte.
A quel gesto, gli occhi di Sebastian (che erano rimasti fissi al suolo) guizzarono e si incontrarono con quelli della Nail, ma non ressero il suo penetrante sguardo e si riabbassarono, sottolineati da un lieve rossore delle gote.
Adelle e Cindy si scambiarono occhiate divertite, e abbozzarono un malizioso sorrisetto.
Occorse insistere molto affinché il professore si sedesse assieme a loro, ma alla fine l’insistenza della Nail fu premiata; la donna lo tempestò di domande, rivelandosi molto interessata alla cuncina e anche molto esperta, tanto da tenere testa allo stesso Sebastian che fu veramente meravigliato e al tempo stesso compiaciuto di ciò; lui comunque all’inizio fu molto evasivo nelle sue risposte, ma come cresceva la curiosità della collega, così si scioglieva e quando capì di avere di fronte una vera esperta nell’arte della cucina, si lasciò completamente andare: passò quasi mezz’ora di conversazione monopolizzata tra i due che si scambiavano scibile riguardo a  spezie, creme e impasti!
Quando iniziò a calare la sera e la gente per la via fu più che dimezzata, la Nail propose di passare una serata tutti insieme in un ristorante di sua conoscenza; tutti accettarono di buon grado, soprattutto Sebastian, il cui viso, alla proposta, ebbe l’espressione di una bambino che scarta l’atteso regalo di Natale.
Iniziarono ad avviarsi, con la Nail e Sebastian in testa che continuavano a parlottare di chissà quali recette e Cindy, Adelle ed Ciel in coda che si stavano ammazzando di risate:
-Ma l’avete visto, dico: l’avete visto? Sembra un bimbo! Sembra uno scemo!-
-Già! Si vede lontano un chilometro che è cotto a puntino!-
-E chi l’avrebbe mai detto?! Il freddo, gelido Sebastian che si prende una cotta come un sedicenne?!
Ah, ah, ah! Dio, com’è divertente!-
-Ma secondo voi, lei le ha capite, le sue intenzioni?-
-Certo che sì! Chissà se da oggi in poi cambierà abitudini? Magari diventerà un po’ più socievole!-
Tra una scemenza e l’altra arrivarono al ristorante (non di lusso!) appena fuori dalla porticina che apriva quell’immenso mondo di ricchezza: Da Lavino.
Un posto veramente carino, per giunta adatto anche alle coppiette in quanto adornato da mensole in legno dalle quali pendevano meravigliose e verdissime piante rampicanti; i tavoli erano illuminati da candele e nell’aria si sentiva il dolciastro profumo dell’incenso.
Si sedettero ad un tavolo piuttosto distante dalle finestre spalancate che permettevano l’entrata di un po’ di aria fresca, con grande disappunto di Adelle che confessò all’amica di avere la nausea dell’incenso.
Una cameriera grassottella e simpatica con l’uniforme nera portò loro il piccolo menù, che la Nail sembrava conoscere a memoria visto che non ebbe bisogno di sfogliarlo.
Ciel, Cindy e Adelle ordinarono tre pizze, piatto tipico, la Nail un’insalata di mare seguita da un piatto di pasta e Sebastian (su consiglio di lei) scelse un piatto di tortellini.
-Sapete, oggi mi sono divertita. Forse mi ci abituerò all’Italia…- confessò all’improvviso Cindy.
Mentre la discussione riprendeva, Adelle fece scena muta, fino a che non perse i sensi e si accasciò sul pavimento come morta.
-Adelle!- gridò Cindy mentre Sebastian, Ciel e la Nail si precipitavano attorno a lei.
-Stai tranquilla, è solo svenuta! Portiamola fuori!- disse Ciel, sentendo il polso della ragazza e facendo segno a Sebastian di trasportarla fuori.
-Adelle! Adelle!- chiamò il ragazzo, dandole delle piccole pacche sulle guance finché la ragazza non rinvenne.
-Grazie al cielo! Stai bene?- chiese preoccupata la Nail.
-Sì… sì, sto bene… cavolo, che bella figura! E con dei professori, per giunta! È solo che quel dannatissimo incenso…!-
-Non ti preoccupare. Adesso ci spostiamo vicino alle finestre! Sai, avrà contribuito certamente anche il fatto, da quello che ho capito, che tu non abbia pranzato! I tre pasti (colazione, pranzo e cena) sono importantissimi e non andrebbero mai saltati, ricordatelo!- riprese seria la donna, cingendo le spalle della giovane -Forza, torniamo dentro!-
-Cindy, se non ricordo male desideravi un uccellino… potrei procurartelo io! Una mia amica mi ha regalato un gufetto ed è talmente piccolo e buono che certamente te lo faranno tenere!- decretò la donna sorridendo a Cindy, la quale ringraziò talmente tante volte che le si chiese di smettere; da quel momento tutto filò liscio: i commensali discussero animatamente (Sebastian compreso) lodando il cibo mentre le ragazze cercavano di bere qualche bicchiere di vino.


SPERO VI PIACCIA!!
RECENSITE IN TANTI PLEASE! ^____^
PRESTO VEDRETE LA SCUOLA!!

LOVE,
MASAMI

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Capitolo 3
*** College ***



 

College

Capitolo 3 


I due giorni a seguire videro le ragazze impegnate in uno shopping selvaggio (dopo aver scoperto che il cambio favorevole permetteva loro di avere un budget che consentiva di superare egregiamente gli anni di scuola) alla ricerca dei capi di abbigliamento cui non avevano mai potuto accedere:  gonne vistose, calze velate,  giacconi di pelliccia, camicette leggere, scarpe basse… In fondo, dovevano rifarsi il guardaroba, visto che avevano lasciato i propri averi nella loro ex-casa.
E avevano anche trovato dei trucchi, dei blocchi da disegno e tutto ciò che serviva a due adolescenti per trascorrere al meglio i loro anni d’oro; naturalmente risarcirono anche Ciel per il materiale scolastico.
Tra un vestito e l’altro, un orribile pensiero si era fatto strada nella mente di Cindy:
-Adelle, ci siamo dimenticate di andare a ritirare le spade!- gridò ad un tratto la ragazza mentre si stava infilando un paio di scarpette piene di brillanti.
Ciel guardò l’orologio: le diciotto e quarantacinque! Avevano esattamente quindici minuti per arrivare in tempo al negozio prima che chiudesse!
-Dobbiamo correre!- precisò Adelle -… se vogliamo arrivare in tempo!-
Fu così che fecero e arrivarono cinque minuti prima della chiusura dei battenti:
-Ci scusi per l’orario… uff!- ansimò Ciel, frenando coi talloni delle scarpe.
-Siamo delle studentesse e…- continuò Cindy, frenando e capitando addosso al ragazzo.
-…ci servirebbero le nostre spade!- completò Adelle, urtando Cindy.
Il negoziante, uomo basso, tarchiato, dai movimenti assai goffi e col viso incorniciato da lunghi capelli bianchi, che stava chiudendo le porte del negozio, divertito dalla situazione e dai visi angelici delle due studentesse, sorrise loro e le invitò ad entrare.
-Venite pure… questo è l’Emporio di Salomè e io sono Salomè. Allora, avete detto le vostre spade? Pronte ne abbiamo con intarsio a Fenice, con il segno zodiacale della Vergine, con fiamme e draghi, una con ragni e ragnatele, una con un unicorno …-
-Sì, sì, ma possiamo vederle? Sa, non ricordiamo esattamente quale avevamo scelto, come disegno…- lo interruppe Cindy, che iniziava a spazientirsi per non essere stata avvisata di doversi ricordare l’intaglio.
-Ma sicuro! Eccovi la prima!- le rispose, noncurante del tono della ragazza.
La prima che videro fu quella con fiamme e un drago: Adelle scosse la testa decisa e Cindy sbuffò…
- Evidentemente no! Guardate questa: L’unicorno…-
Il risultato non fu migliore: Cindy negò un po’ triste per la bella decorazione che non sarebbe stata sua, mentre Adelle le diede ragione con più sicurezza.
-Non ci siamo, quindi. Però voi provate a concentrarvi e a ricordare quali avevate visto, mi raccomando! Ecco qua, la Vergine!-
Cindy non era per niente convinta, mentre l’amica disse che non era così lontana da quello che avevano scelto.
-Per lei , signorina, potremmo tenerla in considerazione, potrebbe essere questa, ma a quanto pare per lei proprio non se ne parla! Se attendete qua un momento, vado a vedere i due nuovi arrivi. Chissà?-
E sparì nel retrobottega… Lo si sentiva distintamente frugare in mezzo alla carta, si udivano fruscii e scricchiolii, poi finalmente: -Ecco qua, sono identiche! Due belle rappresentazioni della Bilancia!-
Nemmeno quelle erano le spade ordinate.
-Non preoccupatevi!- disse Salomè, contemplando l’espressione di scusa delle ragazze – Per i vostri due visi starei qui fino a notte fonda! Vedete, ho già la scorta!- finì poggiando sul bancone altri due rimpiazzi, ma non disse nulla sulla decorazione.
Proprio quelle erano le giuste. Le ragazze sorrisero e annuirono soddisfatte.
-Ah, bene! Bene, molto bene! Perfetto! Sono…- stava già informandole l’uomo, con notevole fretta di chiudere l’incontro, ma Ciel gli chiese che cosa rappresentasse l’intarsio.
-Oh, sì… eh… Sono due figure mitologiche! Due demoni, tutto ciò è assai strano, ma non porta male, lo giuro!-
-No, no, stia tranquillo. Volevo solo sapere, per curiosità mia. Perfetto. Pagate, ragazze… ecco. Allora arrivederci! E grazie del tempo che le abbiamo rubato!-
Non appena fuori dal negozio, e Salomè si era affrettato a chiuderlo, Adelle  lo tempestò di domande: -Che cosa intendeva  con “demoni”?-
-Diciamo che si tratta di un “essere” a metà strada tra divino e umano, con particolari poteri… poi naturalmente si trovano nella mitologia e si dice che ci siano varie cose capaci di fermarli… magari proprio le pietre che avete incastonate, la tua è… uhm… ametista?-
-E la mia?-
-Lapislazzuli! E anche molto belli… si tratta di superstizione, comunque… su per giù...-
-E tu credi nei demoni?-
Qui Ciel, oltre a spiegare loro che generalmente le favole restano tali, raccontò loro di alcuni racconti magici famosi in Inghilterra.
-Ma i fantasmi esistono?-
-Così dicono!- e qui parlò dei famosi castelli scozzesi.
-Egli angeli?-
-Spero vogliate crederlo! Ma non ne ho mai incontrato uno, per mia fortuna…-
Quella sera le sorelle si fecero un po’ di cultura generale sul mondo parallelo del miti e delle leggende inglesi e italiane, passarono dalle creature magiche ai fantasmi delle dame, e arrivarono fino a parlar delle gare a cavallo che subito piacque loro molto, e poi degli orari delle lezioni, degli allenamenti in orario scolastico e cose di questo tipo. Consumarono la cena nella camera delle ragazze (Ciel aveva quella accanto) e continuarono a parlare fino a che non fu ora di coricarsi.
Ciel salutò e diede loro un augurio di buona notte e, ricambiato, uscì dalla loro stanza.
-Sai Cindy, che ti dico? In questi giorni ce la siamo spassata di brutto!-
-Già! Sembrava quasi di essere in famiglia. E quella Nail, una tipa in gamba!-
-E simpatica! Gradisco molto la sua compagnia. E il professor Michaelis?-
-Che tipo! Fa tutto il tenebroso, poi si scioglie come un ghiacciolo d’estate! Ma secondo te si fidanzano?-
-Non saprei… dovremo tenerci informate!-
-Giusto, ma adesso dormiamo, domani dobbiamo alzarci presto!-
-Solo, tutte queste belle esperienze avrei voluto viverle con i miei genitori…-
-Lascia perdere, è meglio. Dormi. -

*****
-Sveglia, le carrozze partono tra un’ora!- gridò Ciel, entrando nella stanza nel caso le parole fossero state inefficaci, ma le ragazze già stavano facendo colazione.
-Buongiorno! Sai, siamo un po’ eccitate ma… hai detto carrozze?-
-Sì, Adelle, perché?-
-Beh, la scuola non è a Firenze? E noi non ci siamo già?-
-Sì, ma è il primo giorno dell’anno scolastico… c’è la sfilata nelle campagne qui vicino e poi per il centro. Questa è una cosa che in Italia i nobili fanno. Si fanno vedere dalla plebe per far vedere che gli sono vicini! Forza, finite in fretta e preparate un completo vistoso! L’abbiamo comprato, se non erro. -
Ubbidirono e, dopo aver finito di godersi il the e biscotti, prepararono i vestiti, si fecero pettinare, misero il cappello e le scarpe più carine.
-Io il mio gatto lo chiamo Ash, come la cenere! È così grigio! In questi giorni li abbiamo trascurati moltissimo, non è vero?- disse Adelle grattando il mento del gatto che, contento, si mise a fare le sue rumorose fusa indicando una piena approvazione.
-Io… boh… non lo so… Plume! Sì, Plume ti calza a pennello!- e di tutta risposta il gufo stridette eccitato volteggiando per la gabbia, un po’ grande per lui.
Intanto Ciel era entrato, dopo aver bussato.
-Allora, andiamo?- disse.
Fortunatamente le carrozze erano pronte, visto che camminare con le scarpe nuove era parecchio scomodo.
Naturalmente, quando si videro davanti agli occhi una banalissima carrozza nella norma, Adelle e Cindy si meravigliarono, ma Cindy le informò dell’esistenza delle carrozze speciali, che le aspettavano poco più lontane, per non dare troppo nell’occhio prima della parata.
Disorientate, le ragazze si guardarono attorno alla ricerca di “compagni”, ma con scarsi risultati, finché Ciel non indicò loro di salire sulla carrozza.
-Ma, Ciel, questa è una carrozza normalissima!- protestò Adelle.
-Qui ti sbagli! Ricordi cosa ti ho detto?Devi solo aspettare qualche minuto. –
Adelle e Cindy si guardarono in silenzio per un po’ di tempo, poi Ciel fece loro segno di scendere. senza accorgersene si erano spostate decisamente verso la campagna.
Lo scenario agli occhi dei nuovi arrivati era veramente… sontuoso!
Una lunga fila di carrozze si slanciava lungo la verdissima pianura a perdita d’occhio; ogni carrozza, nera e dorata, attendeva pazientemente la partenza, pronta ad essere guidata da una ventina di uomini in divisa scura. Tutt’attorno, lungo la via sterrata, c’era un via vai di persone eccitate: studenti, professori, facchini in uniforme…
-Beh, tutto sommato non c’è molta gente!- constatò Ciel.
-Saliamo?- chiese impaziente Cindy strattonando il sognante Ciel, abbandonato ai ricordi del primo giorno di scuola in Inghilterra.        
-Giusto!-
Trovarono posto in una carrozza vuota; vi erano sei posti, tre per ogni lato, ricoperti di stoffa rossa che sembrava velluto morbidissimo… la luce del giorno penetrava dai finestrini accompagnati dalle immancabili tendine bianche ricamate d’oro!
-Certo che hanno proprio fantasia, riguardo ai colori!- osservò Cindy, guardando poco convinta le divise dei dipendenti della scuola.
Proprio in quel momento entrò nello scomparto un ragazzo che sembrava della loro età: era alto circa come Adelle, aveva i capelli non troppo corti e biondi e la carnagione chiara; aveva fattezze quasi femminili ed era anche simpatico, come scoprirono di lì a poco le ragazze.
-Ciao! C’è posto?- chiese timidamente, indugiando lo sguardo su Ciel, il quale lo invitò a sedersi in loro compagnia.
-Grazie. Io mi chiamo Alois, voi chi siete?-
-Noi siamo Adelle e Cindy! Piacere, io sono Adelle!- disse Adelle tendendo la mano.
-Io invece sono Cindy! Lui, invece, è Ciel… ci ha aiutate molto qui!- aggiunse Cindy, accennando a Ciel.
I due si strinsero la mano sorridendosi; per adesso, non era il caso di accennare al fatto che si conoscessero già.
Parlarono un po’ del più e del meno, delle gare a cavallo, degli orari delle lezioni (che purtroppo ignoravano), della famiglia di Alois (anche lui conte) e di quelle delle amiche, di Ciel (che evitò di accennare al lavoro per la regina) eccetera…
Intanto le carrozze procedevano per i paesi vicini, passando la verde pianura, le campagne, l’inizio della città… dal finestrino sembrava di assistere ad una mostra di quadri.
Verso mezzogiorno tornarono a scuola.
Una voce risuonò lungo tutto lo spazio dedicato alle carrozze, interrompendo la conversazione
-Tra cinque minuti inizierà ufficialmente l’anno scolastico. Fatevi trovare riuniti e pronti. -
-Meglio se vi sistemate al meglio, ragazze! Io andrò a fare un giro …- ricordò Ciel, ma aggiunse: -…anche se la tentazione di sbirciare è forte!- cosicché Adelle  lo fece uscire a forza di calci e strattoni, tra le risa dei presenti.
Mentre Alois, girato di spalle, sistemava semplicemente il nastro e la camicia, Adelle e Cindy si stavano sistemando ogni particolare dei vestiti, e si scusarono dicendo:
-Suvvia, è il primo giorno di scuola, dobbiamo fare buona impressione!-
Così Cindy sistemò la gonna per renderla più gonfia e la camicetta per paura che avesse pieghe e Adelle mise a posto ogni balzo della gonna con una moltitudine di decorazioni realizzate con le perline e il cappellino realizzato da lei stessa con fiori e piume.
-Okay, perfette!- approvò Alois.     
Dopo i cinque minuti annunciati, le ragazze scesero a fatica dalla carrozza, tra spintoni che Adelle ripagò con frasi che non ebbe la decenza di tenere per sé.
Finalmente riuscirono nell’impresa, uscendo e assaporando l’aria viva, ma non fresca, del giorno; proprio mentre si stavano chiedendo dove fosse finito Ciel, sentirono qualcuno vicino a lui gridare:
-Studenti! studenti, forza, radunatevi tutti qui!- stava urlando a squarciagola, tenendo ben alzato il pugno. Quando finalmente il gruppo si fu ricompattato attorno alla figura, le ragazze poterono notare che i futuri studenti erano una cinquantina.
-Bene, ragazzi, ci siete tutti? Molto bene, ora seguitemi, per favore. Attraverseremo il cortile antistante la scuola e, per favore, niente baccano!-
Faceva presto a dirlo! Gli studenti erano talmente eccitati, che quelli che già avevano stretto amicizia non facevano che parlottare, confabulare, progettare e qualsiasi cosa potesse fare un ragazzo alla vista della sua scuola.
A mano a mano che si avvicinavano all’edificio esso diveniva sempre più grande e sorprendente: era una struttura molto alta, slanciata verso l’alto, in stile quasi gotico con i classici archi e la tipica fisionomia snella; era fornito di svariate ali e munito di tantissime finestre alte e strette.
Davanti ad esso, come inchinato ai piedi del suo re, stava il cortile, che era liscio e infinitamente grande; era delimitato da una cornice di abeti alti e belli, veramente maestosi, e accoglieva molti tavolinetti con sedile incorporato.
Ancora pochi minuti e sarebbero giunti esattamente davanti all’immenso portone che consentiva l’accesso alla scuola.
Ecco, siamo fregate! Da qui in poi inizia la prigione… fu il pensiero di Adelle di fronte all’immenso portone di legno.
Però… è talmente strano! Se noi siamo del primo anno in assoluto, la scuola prima in teoria non doveva esserci, eppure questo edificio ha l’aria talmente antica… notò, osservando la porta di quercia.
Le sorelle sospirarono e buttarono gli occhi in alto, per assaporare ancora una volta il cielo prima di rinchiudersi nel “monastero”.
La porta si spalancò all’improvviso, facendo sussultare Ciel e tutti gli studenti che stavano immediatamente vicino di lui; comparve una donna, slanciata ma dall’aria austera, non sembrava anziana e i suoi occhi scrutavano ad uno ad uno i volti degli studenti; aveva i capelli bianchi e corti, cosa che dispiacque molto ad Adelle, che era molto sensibile alla cura dei capelli e riteneva che essi andassero sempre lunghi e raccolti (non davano mica fastidio!).
Da adesso niente più cavolate, questa qua sembra vedere tutto, ma proprio tutto, anche nella tua testa… pensò Adelle alla sua vista.
In effetti non sbagliava di molto…
-Buongiorno, professoressa Blanc. Ecco qua gli allievi del primo anno e speriamo che ci facciano compagnia per un bel po’ di tempo!- disse l’uomo anziano che li aveva raccolti.
-Grazie, Midford. Prego, seguitemi!-
Ciel si mise diligentemente dietro i professori, e con lui la folla di studenti che si guardavano intorno meravigliati, estasiati, stupiti, e anche un po’ impauriti: la sala d’ingresso era veramente grande e sulle pareti di pietra erano fissate delle torce che in quel momento erano spente. Di fronte alla moltitudine si aprivano maestose le scale che conducevano ai piani superiori: erano a dir poco maestose, degne di un sovrano.
Si fermarono davanti ad una porta uguale a quella da cui erano entrati, ma posta alla loro destra.
-Benvenuti alla sezione italiana del Weston College, ragazzi. - esordì la Blanc. –Questa scuola reca l’impronta non indifferente dell’autentico Weston, a Londra, quindi, come consuetudine, a breve avrà luogo il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico, ma prima di prendere posto nella sala da pranzo vi verranno consegnate le divise delle vostre case. Badate bene, la vostra casa sarà come la vostra famiglia, per il tempo che trascorrerete qui. Le quattro case si chiamano Volpe Rubino, Leone Smeraldo, Lupo Ametista e Gufo Zaffiro.  Datevi da fare per recare onore alla vostra nuova casa!-
Detto ciò, la donna spalancò la porta e… meraviglia!
La sala da pranzo era un luogo veramente fiabesco, sproporzionato: tutto quel posto era occupato da grandi lunghi tavoli disposti verticalmente rispetto all’entrata.
Prima di entrare, Alexis Midford chiese ai ragazzi di disporsi in fila indiana, in modo da riuscire a passare attraverso il sentiero che separava i primi tavoli a destra e a sinistra; quando giunsero di fronte alle sedie in fondo alla sala, già occupate dagli insegnanti, la professoressa Blanc si fece portare un grande carrello dorato e intarsiato di pietre preziose, su cui erano disposte parecchie divise dei quattro colori.
Alle sorelle parve molto stupida quella divisione per case, ma capirono presto il perchè; la donna enunciò di nuovo i nomi delle quattro case e le rispettive qualità: c’era la Volpe Rubino, la casa dei ricchi e belli, il Gufo Zaffiro, quella dei portati allo studio, il Lupo Ametista, patria degli artisti e infine il Leone Smeraldo, Casa degli sportivi.
Ecco il quadro che si erano più o meno fatte le ragazze (esasperando i concetti, è ovvio) senza però sbagliare di molto.
Infine la Blanc diede le istruzioni per sapere la propria casa: bisognava semplicemente avvicinarsi a prendere la divisa. Facile.
-Quando vi chiamerò, siete pregati di non indugiare venire a prendere la vostra divisa. – annunciò la professoressa per i meno svegli aprendo un grande libro e iniziando a leggere i nomi.
Mentre i ragazzi prendevano le divise e  posto ai diversi tavoli, Adelle e Cindy iniziarono ad essere preoccupate:
-Io sono secchiona, bella, artistica o sportiva?- chiese Adelle  all’amica.
-Tutti e quattro. E io?-
-Beh… direi secchiona!-
-Cooosa?-
-No, no, scherzavo! Non saprei proprio… forse bella!-
Ma furono bruscamente interrotte quando Adelle fu chiamata: -Contessa Adelle Taylor!- chiamò la Blanc scandendo bene il cognome.
La ragazza decise di mostrarsi coraggiosa e spavaldamente lasciò il gruppo e con un gesto veloce si avvicinò alla professoressa..
-La scelta per te è stata molto difficile…ci è stato detto che hai un gran cervello e sei molto artistica…lo sai di essere speciale, vero?-
Hai finito di farmi i complimenti? Guarda che non arrossisco! E certo che sono speciale, se no qui non c’ero!  pensò scocciata la ragazza.
-E vieni anche da una famiglia molto nobile. Però il nome non è tutto, vero? -
Se non lo sai tu!
-Bene, alla luce di questi fatti, abbiamo deciso per il Lupo Ametista!-
Così Adelle sorrise e attese che Blanc le consegnasse la divisa.
-Buona fortuna!- sussurrò all’amica.
-Bene! Cindy Philipps. Amiche inseparabili, si mormora. Entrambe speciali, molto speciali. Ma siete proprio sicure di esserlo?-
Certo che lo siamo! Hai dei dubbi?
- Non molto interessata allo studio, mi è stato detto, ma grazie al cielo hai altri svaghi… grande atleta, a cavallo… e musicista… ti vedrei bene a nel Leone Smeraldo, ma mettere te e la tua amica in due case tanto…-

Finiscila! E mettimi con lei!

-…rivali. Molto bene: La Volpe Rubino!-
Cindy, non così felice, raccolse la divisa e andò volando a sedersi accanto all’amica.
Al loro tavolo c’era anche Alois, e furono veramente felici di trovare un viso familiare tra tutte quelle persone; Adelle, comunque, non perse tempo e si diede subito da fare per conoscere più gente possibile. Ben presto conobbe tutto il tavolo, che contava una decina di persone, come gli altri tavoli.
Elizabeth, una ragazza bionda molto simpatica e anche sveglia, alta e magrolina, con i capelli mossi e gli occhi verdi propose, siccome il tavolo era infinitamente lungo rispetto agli occupanti, di alternare ad ogni occupante un posto vuoto; Joanne aggiunse che se qualcuno si fidanzava, doveva sedersi obbligatoriamente accanto al partner, senza saltare un posto, pena una penitenza.
I ragazzi, entusiasti, si disposero come stabilito.
Fu in quel momento che una donna non così vecchia e veramente singolare iniziò a parlare; era alto e slanciata, nonostante l’età, e portava i capelli biondi raccolti. Indossava un lungo vestito in tinta unita (lilla) fermato in vita da una sottile cintura in pelle scura, le maniche erano a campana con un risvolto e sul petto, spostata a sinistra, c’era una sottile striscia decorativa con i bordi dorati.
-Cari studenti, benvenuti al Weston College!- esordì mentre sul suo volto si allungava un sorriso.
-Io sono Frances Midford, e farò le veci del direttore e del suo vice che sono in Gran Bretagna. Purtroppo però non avrò il piacere di vedervi così spesso, in quanto la mia casa e resta in Gran Bretagna…-
A quelle parole molti visi, prima bui, si illuminarono.
-… cosa che vale anche per la mia collega, Angela Blanc. Ma ritengo sia prematuro parlare di queste cose, piuttosto pensiamo a consumare il pasto, che a quanto so, è a base di specialità italiane!- e dopo aver battuto un paio di volte le mani, le pietanze entrarono portate da centinaia di valletti.
Un coro di –Oh!- si alzò, ma sparì in fretta, perché gli studenti iniziarono a mangiare beatamente.
Era proprio vero: le pietanze erano tutte italiane! Su tutti i tavoli stavano fettine di pizza, cestini di piadina, vassoi di tortellini in brodo, gnocco, crescente…
-Ehi Cindy… che ne dici? Buona ‘sta roba! E guarda le posate: sembrano d’oro, come i piatti!-
-Davvero! E i tovaglioli neri! Però non mi dispiace che Midford  non stia con noi: non ha l’aria simpatica. -
-Già, ma la tizia in bianco ha un’aria angelica! Hai visto?-
-Sono perfettamente d’accordo!-
Le ragazze finirono prima degli altri, così poterono iniziare a confabulare riguardo i loro professori.
Guardando la tavola degli insegnanti (partendo da sinistra) il primo era il professor Midford, che si stava gustando la sua fetta di pizza alla salsiccia; poi c’era la Nail, che vestiva un abito verde: le maniche che terminavano a punta giungendo fino al medio, la scollatura appena sopra al seno, nastri dorati infilati negli appositi anellini per fermare l’abito...
Proseguendo sempre verso sinistra c’era il professor Michaelis, che sembrava abbastanza preso dal vino e stava in assoluto silenzio; naturalmente vestiva di nero e risaltava molto in mezzo alla girandola di colori degli abiti dei colleghi. Di fianco a lui stava un uomo che le ragazze non conoscevano, ma che assomigliarono subito al professor Michaelis, che gli sedeva accanto: alto, snello, e circa della stessa età ma con un’espressione più severa, vestiva un completo simile a quello di Sebastian, ma aveva gli occhiali.
Mentre le due chiacchieravano tra loro come ragazzine, Frances Midford, seduta su di una specie di poltrona alta e ben lavorata, coi manici dorati, discuteva animatamente con l’occupante del posto successivo probabilmente riguardo la qualità dei vini, che doveva trovare eccellente, visto che reggeva la coppa contenente il liquido sorridendo e indicandola spesso con l’indice della mano libera.
La donna seduta di fianco a lei era meno alta, ma era più giovane e aveva i capelli sciolti e la pelle più scura; si vedeva subito che era una tipa particolare: tanto per iniziare non vestiva come le altre, ma una vestito azzurro più scollato del normale e un paio di scarpe con il tacco molto fine, sembrava molto allegra e vivace, rideva spesso e non aveva molto di austero…
Mentre le due stavano parlando, una donna cercava disperatamente di attirare l’attenzione dell’amica di Frances; era alta e con le curve al posto giusto, aveva folti capelli corti e rossi e uno stupendo paio di occhi dello stesso colore e vestiva il solito abito pomposo, stavolta rosso acceso.
La donna aveva appena finito di parlare con il vicino, un uomo molto esile e giovane dall’aria orientale, con i capelli corti e neri che vestita di blu.
Proseguendo, c’era un uomo con la pelle scura, di corporatura media, coi capelli bianchi cortissimi e gli occhi truccati, che vestiva di verde; poi, un uomo esile col viso proporzionato, i capelli biondi lunghi e gli occhi chiari dall’aria gioviale che indossava un completo bianco. A chiudere la tavolata c’era un uomo sulla trentina, altezza media, capelli bianchi e lunghissimi che non lasciavano vedere gli occhi e un uomo giovane, alto, di carnagione molto chiara con gli occhi chiari, le labbra rosee e i capelli bianchissimi.
Dopo aver ben considerato ognuno dei docenti, le ragazze trassero le loro conclusioni, ma non fecero in tempo a comunicarsele, perché arrivarono i dessert, quasi tutti provenienti dal meridione d’Italia.




COME AL SOLITO SPERO VI PIACCIA!
FINALMENTE HO PRESENTATO UN SACCO DI PERSONAGGI PRINCIPALI!
SAPETE INDOVINARE CHI SONO I PROFESSORI DI CUI NON HO DETTO IL NOME?
SE VI E' PIACIUTO QUESTO CAPITOLO RECENSITE IN TANTI!!
LOVE,
MASAMI


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Capitolo 4
*** Giornata ***


Giornata

 
Dopo aver coronato l’ottimo pranzo con un rinfrescante dessert (si tiene a precisare che essendoci trenta gradi all’esterno dell’edificio, e pur trattandosi di un luogo umido, anche nella sala da pranzo si moriva di caldo), Frances Midford si alzò e prese parola, abbracciando la stanza con i limpidi occhi azzurri.
-Miei cari, si può dire che il pranzo sia ormai terminato! Essendoci una temperatura non adatta al lavoro, consiglio a voi di ritirarvi nei dormitori e dedicarvi all’ozio. Se qualcuno fra voi è interessato a scambiare qualche parola con me o con qualcuno dei docenti, lo invito ad unirsi a noi insegnanti: vi avverto che dopo non sarò più disponibile, visto che farò ritorno in Gran Bretagna!- avvertì, e un nuvolo di studenti prese alla lettera il primo consiglio della donna e, alzandosi rumorosamente, si diresse all’esterno della stanza.
-Noi che facciamo?- chiese Cindy rivolgendosi all’amica.
-Io vado a fare un giro per sentire di che si discute con i prof. … potrebbe essere divertente!-
-Va bene, ti seguo!-
Un ristretto gruppo di ragazzi, soprattutto Gufo Zaffiro a quanto poterono capire, aveva accerchiato il tavolo degli insegnanti, che stancamente si stavano alzando.
-Ouf! Con la pancia piena è un vero strazio alzarsi dalla tavola!- ammise Frances, suscitando le risa dei ragazzi. Prese posto a capo del drappello di studenti e li condusse in un’altra stanza, simile a quella che avevano lasciato, ma più piccola; davanti era occupato un tavolo posizionato orizzontalmente, di fronte al quale erano sistemate ordinate file di sedie. Era l’auditorium.
Come un branco di pecore, studenti e professori presero posto; le ragazze erano riuscite ad acchiappare un posto in prima fila, esattamente al centro.
-Molto bene, da dove volete cominciare? Ma certo, presentiamoci! Professoressa, ha l’onore di cominciare! Comunque è un vero peccato che non tutti gli insegnanti siano presenti…- disse Frances Midford, rivolgendosi prima ai ragazzi, poi alla Nail.
-Bene. Io mi chiamo Victoria Nail e sarò l’insegnante di matematica, come tutti saprete, è una materia basilare, tipicamente non nobile, che a discrezione dei docenti può essere integrata all’astrologia, ma un passo alla volta! Dunque, mi auguro che tutti voi sappiate fare i calcoli, perché la matematica si basa su questo, poi naturalmente si amplierà con altre branche. Intanto pensavo, in comune accordo coi colleghi che oggi non sono qui, di iniziare somministrando alle classi un questionario, per capire da dove devono partire le mie spiegazioni, quindi non preoccupatevi!-
-Iniziamo già con le verifiche?!- commentò Adelle, sussurrando all’orecchio dell’amica, la quale annuì.
Subito dopo di lei c’era Sebastian, che prese parola:
-Il mio nome è Sebastian Michealis e sono il docente di cucina. Vi avverto fin da ora che per avere qualche speranza nella mia materia dovrete metterci l’anima, non ammetto gli svogliati e gli immotivati. Certo, non mi aspetto che capiate a fondo la bellezza dei vostri piatti… solitamente gli studenti che ho incontrato dimostravano una certa aridità…- e scoccò una veloce occhiata a Ciel.
L’uomo seduto affianco a lui decise di interrompere il suo discorso, così prese parola senza lasciar terminare il suo collega.
-Buongiorno a tutti, sono Claude Faustus. Come avrete capito insegnerò letteratura inglese e storia. Non penso di essere particolarmente esigente, almeno nei primi anni, ma vi chiederò soprattutto costanza e impegno nelle verifiche, soprattutto in storia. Questo è quanto…-
Poi fu la volta della donna dai capelli argentati:
-Salve, mi chiamo Hannah Anafeloz e sarò la vostra insegnante di arte. È una materia che solitamente si insegna poco nelle scuole private; generalmente, ritengo che le sia sempre stato attribuito poco spazio… badate! Non vi insegnerò solo a disegnare, troppo ovvio, ma vi darò anche alcune nozioni di storia dell’arte che riterrò opportune. Comunque, realizzeremo anche molti progetti carini di cui potrete disporre a vostro piacimento, ad esempio regalarli. Spero di avervi incuriositi almeno un pochino…- 
Regalarli? E a chi? Non avevano genitori! E comunque non furono interessate un granché le ragazze.
Poi toccò a quella che sembrava essere un’amica della professoressa di arte:
-Ciao ragazzi, mi chiamo Angelina Durless e con me starete a contatto con gli animali. Direi che in generale è una materia abbastanza apprezzata e utile, perché vi insegnerà a riconoscere tutti gli animali che popolano il mondo, con un occhio di riguardo a quelli che vivono in Italia, e anche a come comportarvi o difendervi in loro presenza… ma non vi preoccupate, non ci sarà da farsi del male!-
Molti ragazzi alla parola “difendersi” avevano allungato il collo improvvisamente interessati, ma quando sentirono le rassicurazioni della professoressa il loro interesse svanì come per magia!
Anche Adelle si pregustava una bella carneficina in cui lei strozzava un leone con un pezzo di corda, ma i suoi sogni furono bruscamente interrotti.
La Durless passò parola all’uomo dai capelli neri, che disse di essere il professore di musica:
-Buongiorno. Io sono Lau Ryou e insegno geografia. In questa disciplina dovrete dare il meglio di voi e, non me ne vogliano gli altri insegnanti, ritengo sia tra le più importanti. Inizieremo ovviamente da zero, così che anche i ragazzi che non hanno nemmeno idea di dove si trovano ora possano essere in pari con gli altri, perciò prego chi già ha qualche competenza di essere paziente e attendere gli altri e chi non ha ancora appreso nulla di dare sempre il massimo impegno, perché in questa materia, a dispetto di ciò che si può pensare, si accede ai livelli di difficoltà superiori solo quando si hanno delle solide basi, come in un muro…-
Poi si passò all’insegnante che le ragazze giudicarono il più bello tra tutti:
-Buongiorno a tutti. Il mio nome è Agni Kadar e insegno moda ed estetica. Vi anticipo subito che è una materia difficile e impegnativa, ma terribilmente affascinante. Il perché è presto detto: saper apparire come si deve può essere allo stesso tempo utile e divertente!-
E dopo all’uomo con cui discuteva Frances:
-Salve ragazzi! Io sono Aleister Chamber, il visconte di Druitt…e vi insegnerò usi e costumi. Vi starete chiedendo cosa sia questa brutta bestia: il bello è che non lo so neanch’io! No, a parte gli scherzi, vi darò una veloce infarinata di cultura, per poi approfondire nel settore che ritengo più importante: quello della cultura popolare, delle storie e delle leggende. Il popolo ha escogitato dei modi veramente ingegnosi per intrattenersi o spiegare ciò che non è a lui comprensibile, e io vi illustrerò molto dettagliatamente ciascuna credenza e ciascun racconto . Posso anticiparvi che alcuni sono veramente favolosi e vi saranno utili nella vita, ma adesso voglio lasciarvi un po’ sulle spine…-
Beh, per fortuna dalle spine si passò alle rose!
-Buongiorno! Io sono il vostro insegnante di Musica e potete chiamarmi solo Undertaker. Ci divertiremo molto insieme, ma a patto che voi mi rispettiate; io farò altrettanto. Se ci riusciremo allestiremo anche un piccolo spettacolo per Natale, quindi: massimo impegno!-
-Salve! Sono Alexis Midford e mi avete già conosciuto all’ingresso, il vostro insegnante di pratica naturale! Vi insegnerò a riconoscere e catalogare ogni specie di pianta conosciuta e vi informerò anche sulle rispettive applicazioni. Non vedo l’ora!-
Sì… ma solo lui non vedeva l’ora! Le ragazze non avevano intenzione di diventare delle “contadine” e si rabbuiarono.
-Ciao ragazzi, io sono il vostro insegnante di scherma, il mio nome è… Charles Grey…-
Prima il silenzio generale, stupore anche fra i docenti, poi sussurri e infine un fracasso di domande:
-Lei è quello che lavora per la regina?-
-Mamma mia! Ma così giovane?-
-Ma com’è lei dal vivo? Non partecipa mai ad eventi pubblici!-
Grey tentò una risposta evasiva: -Guardate che non avrete bisogno di vederla dal vivo: è ben informata e lavora sodo ogni giorno anche senza apparire in pubblico! Comunque avremo tempo di conoscerci più avanti…- che sembrò bastare alla folla, ma i ragazzi come i professori erano rosi dalla voglia di sapere, di parlare con lui, cosa che lo mise in evidente imbarazzo e che divertì terribilmente Sebastian.
-Molto bene, direi che possa bastare. Allora, che cosa siete curiosi di sapere, miei cari?- interruppe Frances.
La discussione che seguì fu trovata noiosa dalle sorelle: si era parlato degli orari delle lezioni, che iniziavano alle nove, poi si interrompevano per la pausa pranzo e ricominciavano alle tredici, poi che là avevano anche un fiume dove andare a rilassarsi, l’Arno… che si disputavano gare a cavallo tra le case, ma quell’anno si sarebbe disputate singolarmente per via dei pochi studenti… della posta consegnata dallo staff… che alcune materie tradizionali non si sarebbero fatte (si parlò del francese eccetera)… che c’era un reparto dove si curavano eventuali ferite… che il supervisore era italiano e quindi parlava poco la lingua.. ronf ronf…
Sì, le ragazze si erano assopite, ma non si erano perse un granché. Si ridestarono quando Frances annunciò la sua imminente partenza per la Gran Bretagna assieme ad Angela Blanc.
-Senti Adelle, io voglio stringergli la mano! Ma se vedono che gli andiamo incontro, lo faranno anche gli altri, perciò aspetteremo che sia uscita e poi andremo anche noi con la scusa che dobbiamo andare in bagno. Ti sta bene?- propose Cindy con aria cospiratrice, badando che nessuno la stesse ascoltando.
-Va bene! Ti seguo!- accordò l’amica.
Così, appena Frances Midford e Angela Blanc uscirono, le sorelline fecero lo stesso, rispondendo ai curiosi che dovevano “fare un giro in bagno”. Naturalmente si affrettarono a raggiungere la meta:
-Dai Cindy! Va bene, le chiamo io! PROFESSORESSE! PROFESSORESSE! Un momento per favore!- gridò Adelle dietro alle insegnanti, che si voltarono; Angela sembrava contenta di fare altre quattro chiacchiere, ma la collega non troppo.
-Avete ancora qualche dubbio, ragazze? Potrei sapere che cosa stavate facendo mentre noi dibattevamo?- chiese poco cortesemente la Midford.
-Visto che mentire non serve a niente… ci eravamo appisolate un attimo!- confessò Adelle che sembrava l’innocenza fatta persona.
-Ma abbiamo seguito il filo del discorso!- si affrettò ad aggiungere Cindy, meravigliata e poco contenta della risposta della ragazza.
-Allora?!-
-Ehm… volevamo chiedervi una… una stretta di mano! Non capita tutti i giorni di incontrare una signora Midford e una signora Blanc!- balbettò Adelle, che proprio non sapeva motivare il perché del gesto che volevano compiere.
-Comprendo… non vi aspettavate di venire qui, vero?- disse caparbia Angela.
-Già… si nota molto?- confermò Cindy.
-Abbastanza. Ma certo che vi stringo la mano, care ragazze. Come vi chiamate?- chiese lei.
-Siamo Adelle e Cindy. –
-Liete di aver fatto la vostra conoscenza, non è vero professoressa?-
-Certo, certo, ma ora sbrighiamoci!- incalzò la donna.
-Sì, sì, vai avanti, Frances!- disse con poca cura Angela, attirando un’occhiataccia severa della collega, che per quanto spazientita si incamminò senza di lei. –Ah, Frances… certe volte farebbe perdere la pazienza anche ad un angelo!- ammise, sorridendo e strizzando l’occhio alle “ammiratrici”, le quali risero di cuore all’inaspettata battuta.
-Siete delle care ragazze, e sento che qui vi troverete molto bene. Se permettete, vorrei darvi un consiglio: durante le lezioni di cucina, se il professore vi tormenta, voi ignoratelo, perché cerca solo un pretesto per togliere dei punti in giro… ha una strana avversione per gli amici di Phantomhive!-
-Ah, andiamo bene!-
E così si salutarono, ma non era un addio: si sarebbero rivisti alla gara di equitazione, verso la fine dell’anno.
-Che figura di cacca che abbiamo fatto, posso dirtelo?-
-Non ti preoccupare, era la Midford che ha rovinato tutto! Quella Angela Blanc è una tipa simpatica, non trovi?-
-Secondo me ci troveremo bene con quasi tutti i professori!-
-Ma sì, pensa positivo! E per quanto riguarda il professor Michaelis, temo che sarà difficile seguire il consiglio di Angela, ma tenteremo… non è vero?-
-Si farà quel che si potrà…-
Non tornarono dentro l’aula, ma pensarono di fare un giro fuori, al parco, per parlare un po’ e scoprirono che anche qualcun altro aveva avuto la loro stessa idea.
-Ma noi possiamo stare qui fuori, vero?- chiese Cindy al primo ragazzo che incontrò.
-Sì, l’ ho chiesto alla Midford quando è uscita. –
-Okay, grazie!-
Le ragazze scelsero con cura una panchina all’ombra degli abeti e completamente libera: avevano bisogno di confidarsi.
-Allora, che te ne pare?- iniziò Adelle.
-Niente male, mi sento già a mio agio! E anche i prof. sembrano delle brave persone!-
-Tutti tranne Michaelis. Secondo me era un bambino prodigio incompreso! Poi ha ammazzato i genitori e volendo torturare qualcun altro è diventato un professore. –
-Dunque, le lezioni sono a tempo pieno dal lunedì al venerdì, e al sabato abbiamo solo la mattinata. Secondo te, ci insegneranno equitazione da zero?-
-Certo, Ciel ci ha detto che insegnano per le gare, e per fare gare servono le basi… ma adesso che ci penso, la professoressa di equitazione non si è fatta vedere-
-Secondo me visto che oggi non dovevano far lezione sono rimasti a casa. Hanno fatto bene!-
-Sì, ma pensa se eravamo fissate con i cavalli: ci sarei rimasta un po’ male. -
-Già, hai ragione…-
-A proposito, andiamo su nei salotti, per vedere come sono!-
-Dai, sono curiosa! Speriamo solo di arrivare incolumi: questa è una gabbia di matti!-
-Se no non si chiamerebbe scuola…-
Entrarono dal portone principale nell’atrio, dove trovarono quattro cartelli con freccia che indicavano la direzione per i vari dormitori (A, B, C e D, non divisi per case) e altre cose come “Biblioteca”; il loro dormitorio era in alto a sud-est. Ma a sud-est di che cosa? Salirono l’immensa rampa di scale ricoperta dalla moquette rossa e capirono: dinnanzi a loro si ergeva un’immensa bussola, con le indicazione dei punti cardinali. Era rotonda, ricoperta di metallo dorato nella parte posteriore e di vetro trasparente davanti; i punti cardinali erano indicati con un filo d’oro lavorato con calligrafia molto elegante e il nord era segnato da un ago probabilmente d’argento.
-Sud-est, eh? Allora, io credo che dovremo dirigerci direttamente verso est, perché siamo già a sud. Quelli che invece dovranno andare a nord dovranno proseguire dritto… perché da quel che ho letto, tutti i dormitori sono in questo piano…  I dormitori sono tutti collegati: siamo dentro ad un grande quadrato! Che forza!- constatò Adelle.
-Prima vediamo il nostro e i salotti vicini, poi facciamo un giro per vedere quanto sono lunghi questi corridoi!-
Così si diressero verso est e incontrarono una porta bassa e tozza, al di là della quale doveva trovarsi il salotto sud-est principale. Quello della zona D; tentarono di aprirla, ma si accorsero che  che c’era una piccola serratura.
-Deve essere chiusa a chiave! Hey, dall’altra parte! Fateci entrare!- incalzò Adelle.
-Se non avete la chiave non potete passare!- Rispose una voce ridacchiante dall’altro lato.
-Oh, magnifico! Adesso che si fa?- chiese Cindy.
-Salve! Dormite nella zona D?- disse una voce, che le ragazze indovinarono appartenere al supervisore, perché l’accento era fortemente italiano.
-Ehm, sì. Lei è il supervisore? Potrebbe darci una mano?-
-Ma certo! Eccovi le chiavi.-
-Grazie! Ma ogni dormitorio ha un salotto privato, quindi?- chiese incuriosita Cindy.
-Sì, sì!-
-In pratica sono circoli privati?!- continuò.
-Sì, sì!-
-Ma se non hai la chiave?-
-Eh… credo che ti resti fuori!-
-Ma qual’è il tuo nome?-
-Il mio nome? Io sono Paolo Necitto!-
-Necitto? Bel nome!-
-Grazie, signorina! E buona giornata!- e così dicendo Paolo se ne andò.
-Che tipo! Allora… Ecco. Entriamo.- disse Adelle e la porta si aprì senza far rumore.
L’interno era molto carino e accogliente: il pavimento era in pietre nere, come gran parte dell’arredamento tranne i mobili, c’erano una serie di poltrone imbottite, un camino enorme ma spento (meno male!), dei tavoli di legno massiccio e un listello di legno sottile appoggiato alla parete la cui funzione doveva essere quella di bacheca. Sulla stanza si aprivano due rampe di scale, una a destra e l’altra a sinistra del camino; le ragazze scelsero quella a destra, guidate dalle voci delle compagne. Iniziarono a salire i gradini e dopo non molto arrivarono ad una porta simile a quella da cui erano entrate, ma quella si aprì subito: quella era una delle due zone del dormitorio. Era una stanza rettangolare sviluppata in lunghezza occupata in gran parte da porticine aperte. Ogni porta dava su una stanza con dei letti a baldacchino di fianco ai quali c’erano dei comodini che reggevano delle candele…
-Ciao ragazze! Se cercate le vostre cose sono dentro al vostro armadio, di fronte al vostro letto! E le valige sono ai piedi del letto!- le informò Alois, che era accucciato sul suo letto insieme ad altre tre persone.
-Grazie, Alois! Dunque, spero che il mio letto sia quello nella tua stanza!- disse Cindy, ed effettivamente era così: la sua roba era contenuta ed ordinata nel piccolo armadio di fronte al letto vicino a quello di Alois.
-E’ proprio quello, perché c’è la tua valigia! E quello di fianco deve essere il posto della tua amica… - ridacchiò un amico di Alois. –Piacere, io sono Joanne!-
-E noi siamo Doll e Maurice!- gli fecero eco gli altri due.
Joanne era alto e magro, con i capelli lisci a caschetto e gli occhi chiari; indossava un completo nero sotto il quale portava camicia azzurra e delle scarpe che sembravano leggere.
Doll era invece meno alta, ma snella, con i capelli castani e non troppo lunghi; indossava una gonna pomposa a motivo floreale e camicia bianca piena di balze e aveva l’aria di persona seria.
Infine Maurice, era di media altezza e di carnagione estremamente chiara con i capelli biondissimi a boccoli ed era molto carino nel suo completo migliore.
-Piacere! Noi siamo Adelle e Cindy. L’avete già incontrato il supervisore? Simpatico, vero?-
-Sì, è stato lui a darci la chiave. Ho sentito dire che la cambiano ogni mese!-
Fecero un po’ di conversazione, durante la quale si scoprì che Joanne veniva da una famiglia antichissima e parecchio influente e che Maurice aveva antenati in Scozia; vennero così le sette di sera, e Joanne avvertì che era ora di cena. Scesero tutti insieme (furono tra i primi) e si sedettero, a intervallo di un posto, al tavolo di pranzo. I professori erano già tutti schierati al loro posto, e ne doveva essere arrivato anche qualcun altro, perché il tavolo sembrava più affollato rispetto all’ora di pranzo.
-Ma lo sapete chi è il nostro insegnante di scherma?- disse improvvisamente Cindy.
-No, chi è?!- risposero in coro Joanne e Doll.
-Beh, è Charles Grey!- annunciò Adelle, al che mancò poco che Joanne svenisse.
-Davvero? Ma come fate a saperlo?-
-Eh…-
-E dai!-
-Siamo andate con Frances Midford in auditorium e lì l’abbiamo imparato. – rispose evasivamente Cindy.
A poco a poco arrivarono tutti, e i tavoli si riempirono di cibi e bevande.
Quando tutti furono sazi e le forchette posate, Aleister Chamber si alzò invitando i commensali al silenzio.
-Avete mangiato a sazietà?- chiese, e tutti annuirono. -Molto bene. Consiglio a tutti voi, per i primi tempi, di recarvi alle lezioni in gruppo, giusto per non perdersi. Intesi? Bene, potete andare! E per i più dormiglioni, buona notte!-
Finalmente tutta la stanchezza della giornata si fece sentire e dopo un’altra breve partita a chiacchiere, giusto per arrotondare le nove, ognuna delle ragazze si coricò e sprofondò nel sonno.        






GRAZIE PER LE VISUALIZZAZIONI! 
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO SIA ALL'ALTEZZA!
GRAZIE MILLE ANCHE PER LE RECENSIONI, MI FANNO FELICISSIMA!
LOVE,
MASAMI

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