Drive and Shout

di Iris Fiery
(/viewuser.php?uid=21874)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hell Riser ***
Capitolo 2: *** Like a rolling stone ***



Capitolo 1
*** Hell Riser ***


Hell Riser
Grazie. “Per cosa?” Per avermi lasciato quando tutto il mondo mi stava crollando addosso. Ora sono talmente tanto forte da avere il coraggio di dirti tutto quello che ho sempre voluto dirti: vaffanculo.
[Efraim Medina Reyes]


Secondo alcuni, per spegnere il fuoco, non andava usata l’acqua: troppo dispersiva, troppo invadente, e avrebbe potuto ricreare il medesimo guaio. L’unico modo per combattere il fuoco era usare il medesimo elemento: un combattimento a pari armi, così veniva chiamato.
Fu questo che pensò Axel, il giorno che apparve sulla sua scrivania di comandante della polizia di Los Angeles: l’aitante capo della squadra d’investigazione speciale trovò ancora il volto di quell’odiato Logan sulla sua scrivania, e i denti lucidati al laser si strinsero talmente tanto che la mascella diventò dolorante in poco tempo.
<< Possibile che quell’uomo ci crei così tanti guai? >> Urlò, quando la squadra si riunì attorno alla grande tavolata, nell’ufficio dalle pareti di vetro: colpì poi il tavolo con un pugno, e questo tremò brutalmente vista la forza bruta dell’ufficiale. << Ha poco più di trent’anni, capi su capi di accusa che pendono sulla sua testa ed è ancora a piede libero! >>
<< Comandante, c’è poco da fare! Sa benissimo che è impossibile incolparlo di qualcosa: dai furti di auto alle rapine, è tutto fatto in maniera eccellente. >>
<< Oh certo, a breve lo premieremo come miglior criminale di Los Angeles! >> Urlò alla fine l’uomo, prima di mandare via quel grosso gruppo di guardie specializzate.
Rimase solamente Michael, il suo sotto ufficiale, che guardava quasi a vuoto il fascicolo troppo conosciuto: Logan Morello, un trentaduenne dai corti capelli neri, gli occhi vitrei e vari tatuaggi. Dal volto spigoloso e il corpo alto e asciutto, era sicuro di se, spregiudicato ed un’ottima conoscenza dei motori: era lui che controllava il giro di furti, di droga e di prostituzione nella grande città Californiana.
<< Axel, per quanto io non voglia interferire… >> Iniziò il giovane Michael, guardando poi il grosso biondo dagli occhi di ghiaccio che ora sostava davanti al vetro. << Questo uomo riesce sempre a sfuggirci grazie alle sue conoscenze delle strade e delle macchine. >>
<< Non dirmi cose che già conosco. >> Sentenziò l’altro, stanco di tutti quei rimproveri e stupide affermazioni a lui troppo spesso fatte.
Michael rimase per un attimo in silenzio, prima di alzare lo sguardo su Axel che ora lo fissava, scuotendo vigorosamente la testa.
<< Oh no, Michael, non pensarci nemmeno! >> Annunciò lui, mentre sul volto dell’altro uno sguardo sorridente apparve dal nulla.


Lilian sorrise, prima di addentare con voracità il panino che, finalmente, era arrivato al suo tavolo: inzuppò l’anello di cipolla dentro alla salsa piccante e lo portò alle labbra turgide, dipinte da un rosso che disegnava perfettamente quel cuore perfetto che elle formavano. Alzò lo sguardo compiaciuta verso la giovane Rosaline che era seduta affianco a lei, impegnata nel leggere l’ultimo volume del suo magazine preferito.
Lilian era sempre così, alla fine: le bastava poco per essere felice. Un piacevole pranzo in un fast-food con amici, la giornata passata tra negozi e il mare e poi infinite corse notturne sulla spiaggia: non poteva desiderare altro, alla fine. Aveva ventidue anni, un carattere allegro e aperto ed un aspetto estremamente californiano: con una pelle ambrata tutto l’anno, un fisico longilineo e formoso, grandi occhi azzurri contornati dalle lunghe ciglia nere e i capelli mossi, quasi selvaggi, biondi e con grosse ciocche rosse che le arrivavano a metà schiena. Certamente non passava inosservato, e amava ciò.
<< Cosa abbiamo intenzione di fare stasera, Lilian? >> Domandò la diciottenne, che vedeva nell’altra la sua musa ispiratrice: dall’aspetto dolce e gentile, era una giovane studentessa che aveva incontrato Lilian casualmente, un pomeriggio dentro ad un negozio di musica. Aveva da subito ammirato la prorompente giovane, che s’imponeva in un mondo maschilista come quello odierno: l’aveva imitata, tingendosi di biondo, tagliando i capelli corti e cercando di indossare tutti i giorni le lenti a contatto azzurre, per schiarire quel nero così pesante. Era di origine spagnola, e i tratti del suo paese si potevano notare: eppure fu proprio Lilian a dirle che era bellissima già da se, così da convincerla ad aumentare la sua autostima.
Oramai era un anno che le due si conoscevano e Rosaline era entrata pienamente nel mondo delle corse, sebbene avesse meno capacità della maggiore che, oramai, viveva sulla strada da sei anni.
<< Non ne ho idea. Ho sentito che in Venice Boulevard doveva esserci qualcosa: potremmo farvi un salto! >> Sorrise lei, sistemandosi la canotta gialla che indossava, mentre i corti pantaloni di jeans lasciavano scoperte le gambe perfettamente abbronzate.
Eppure i loro piani non andarono come dovevano. Fu proprio Rosaline, che ora si era staccata dal suo giornale, che lo notò: un giovane alto, biondo, simile ad una star del cinema. Fisico scolpito, portava un tipico abbigliamento da californiano, e grossi occhiali da sole neri: a Los Angeles tutti sembrano delle star del cinema fallite, diceva sempre Lilian. L’aveva imparato da Kerouac, diceva sempre: “On The Road” era il libro che l’aveva ispirata, e Rosaline lo sapeva bene.
Era lì fuori, che fissava proprio il loro tavolino: non distaccava gli occhi, pareva una statua greca, seduto su quella panchina dipinta di verde, colpita dal sole dell’afosa giornata di luglio.
<< Lilian… c’è un uomo che ci fissa, fuori da qui. >>
<< Oh, lascialo guardare. Non è di certo il primo. >> Ridacchiò lei, alzando lo sguardo sull’amica, che però pareva in ansia.
Decise allora di guardare anche lei, e sbuffò brutalmente, quando lo riconobbe.
<< Dio, che ho fatto di male per tutto questo? >> Alzò gli occhi al cielo, prima di alzarsi, dopo aver abbandonato la propria borsa e l’amica lì, prendendo con sé solo il telefono dalla cover a forma di pinguino rosso: un regalo del fratello, che ora sorrideva dolcemente, quando la vide accomodarsi lì affianco.
Lilian non fece altrettanto: conosceva Axel, e sapeva che se era venuto lì, aveva bisogno di piaceri. Era sempre stato così, alla fine: se ne era andato quando aveva compiuto vent’anni, dopo essere stato accettato come poliziotto nella polizia. Aveva fatto passi avanti, e ora controllava tutto il dipartimento investigativo: non era difficile capire che fosse il figlio preferito, Lilian lo sapeva. Eppure, se vi erano problemi, correva sempre da lei.
<< Vedo che usi quella cover, Lilian. >>
<< Già, mi chiedo con che coraggio io lo faccia. >> Disse lei, mostrandoglielo, mentre le lunghe unghie smaltate di rosso stringevano il telefono, facendo sorridere Axel.
<< Ho bisogno di te. >> Axel prese fuori un grosso fascicolo, che lo porse sulla mano della giovane: immediatamente la carta s’impregnò di olio, ma ella non se ne preoccupò, e aprì la cartella.
Fu subito la vista del giovane che la fece incuriosire: aveva occhi penetranti, a mandorla, segnati da pesanti occhiaie e ciglia folte ma ben delineate. Labbra a forma di cuore ma poco segnate, una cicatrice sulla guancia destra che la percorreva in verticale e un volto divertito, mentre il numero della prigione era posto sotto di lui.
<< Chi è?>>
<< Sì chiama Logan. Logan Morello. >> Axel le segnò la sua scheda, che Lilian lesse attentamente, fino a quando non vide i reati.
<< Oh, non ci pensare neanche. >>
<< Lilian, sai che non sarei venuto da te se non per disperazione. Tu sei l’unica che potrebbe infiltrarsi tra di loro senza farti trovare. >>
<< Hai idea di chi siano? >> Sussurrò lei, guardando il fratello con sguardo cattivo e di sfida. << Gli Hell Rider sono coloro che controllano tutto, qui in città. E pare che questo Morello sia il loro capo… spiegami per quale motivo io dovrei infiltrarmi tra di loro! >> Annunciò alla fine, alzandosi, prima di buttare il fascicolo in mano al fratello.
Axel sussurrò, abbassando lo sguardo, sfilandosi i grandi occhiali neri: era difficile per lui continuare quel discorso, ma aveva bisogno di lei.
<< Connie è sparita, e sia io che sua madre pensiamo sia finita tra di loro. >> A tali parole, Lilian si fermò.
Connie era la figlia adottiva di Axel: dopo aver incontrato Maurice, una portoricana di dieci anni più vecchio di lei, l’aveva sposata e, insieme a lei, aveva preso una casa in Santa Monica, dove ora viveva insieme a Connie, la figlia diciasettenne della compagna. Lilian non poteva sopportarla, una ragazzina così diversa da sé: viziata, abituata ad avere tutto ciò che voleva e prepotente. In parte Lilian sapeva benissimo di odiarla per il semplice fatto che Connie aveva portato via Axel a lei e a tutta la sua famiglia.
<< E perché proprio tra di loro? >>
<< Oh, erano mesi che spariva il sabato notte, per correre da quegli uomini… ho poi sentito una sua discussione con un’amica parlare proprio di Logan e… è una settimana che non la vediamo più. >>
La giovane guardò in aria, pensierosa, come se in quel cielo azzurro sgombro di nuvole potesse trovare la risposta che tanto aspettava: il solo pensiero che quella ragazzina viziata fosse sparita, la faceva sentire sollevata e felice. La sua presenza, il solo fatto che esistesse, creava in lei un forte odio, qualcosa di talmente potente che quasi la fece desistere dall’aiutare Axel.
Eppure lui ne aveva bisogno: era lì, che quasi la pregava, e alla fine tutto ciò poteva essere emozionante, qualcosa di diverso nella sua vita piatta e noiosa.
<< Avrò bisogno di molte cose, però. >> Disse infine lei, mantenendo le spalle al fratello. << E non vorrò limiti di spesa, chiaro? >>
Axel sorrise, annuendo tra se e se, mentre la vide comporre un numero sul telefono.
<< Alexi? >> Disse, sentendo qualcuno rispondere. << È ancora aperto l’invito per la gara di stasera, immagino. >> Sorrise, pronta a quella meravigliosa nuova sfida.

















Ebbene, questa storia è nata quasi per caso: non scrivo solamente storie di Azione né altro, non sono brava. Ma dopo aver visto l'ultimo Fast and Furious l'altra sera, e aver finito di leggere "On The Road" di Kerouac, non potevo non voler scrivere tale storia: ammetto che è un azzardo, per questo chiedo consiglio. vi ringrazio dell'attenzione^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Like a rolling stone ***


Like a rolling stone
Ho un carattere di merda, ma ho pur sempre un carattere. Non amo sorrisi finti, preferisco mandare a fanculo.
[Live is life]


Scosse appena la testa, nel vedere quella Lamborghini dentro all’immenso garage, mentre Axel e Michael sorridevano lì affianco, soddisfatti di quella macchina che erano riusciti a trovare immediatamente.
<< Fa schifo. >> Sentenziò Lilian: togliendo la carrozzeria sportiva, dai colori viola con decorazioni gialle, già orribili di sé per sé, ma quel motore era assolutamente inadatto alla gara di quella sera. Iniziò a camminarvi attorno, controllando sospensioni ed ogni altro piccolo particolare di quel mezzo, sempre meno soddisfatta. << Avrò bisogno di molte cose, per rendere questo… mezzo adatto a stasera. >>
<< È una macchina perfetta, cosa potresti volere di più! >> Michael la guardò, come se stesse per dire la cosa più incredibile della terra.
<< Per voi. Sapete perché scappano i criminali? Per il fatto che queste macchine non arrivano a più di duecento chilometri orari, qualcosa che, per Logan e i suoi sottoposti, è risaputo e sfruttato contro di voi. >>
<< Non voglio sapere come conosci ciò… >> Disse Axel sconsolato, lasciandole però carta bianca su tutto ciò che avrebbe dovuto cambiare.
Erano le nove di sera, quando Axel e Michael tornarono nel garage, con delle borse del cinese richieste da Lilian e Rosaline: rimasero però assurdamente colpiti dal fatto che la macchina che avevano portato quella mattina, ora non sembrava più la stessa. I colori erano rimasti gli stessi, ma il motore rombava incredibilmente forte, la musica veniva sparata alta e Lilian uscì da sotto la macchina in quel momento, con una chiave inglese in mano e dell’olio nero sulla canotta.
<< Appena in tempo! >> Sorrise, alzandosi da lì, mentre Rosaline le si affiancava, controllando che le ruote da corsa fossero messe nella giusta maniera, e i cerchioni dai grossi filamenti fossero lucenti come mai prima d’ora. << Per stasera dovrebbe bastare. >>
I quattro si sedettero poco distanti, iniziando a mangiare voracemente il tutto, mentre Axel si metteva in accordo con la giovane sul da farsi.
<< Non devi rischiare, Logan è un tipo pericoloso che maneggia le armi da sempre. >> Sospirò, guardandola ingozzarsi di quel panino. << Potrebbe avere dei dubbi su chi tu sia e tutto. >>
<< Li avrà, soprattutto perché ho dovuto dare il mio nome per la gara, e il mio cognome è facilmente riconducibile al tuo! Per tale motivo, tu dovrai inserire sul vostro database una scheda su di me dove sono scritte falsità, come il fatto che io abbia rubato, e cose simili! >>
<< Database? >> Michael la guardò stranito. << È segreto… >>
<< Oh, come no. >> Rosaline sorrise, prendendo fuori il telefono, mostrandogli alcune semplici procedure. << Purtroppo il vostro sistema fa acqua da tutte le parti. Abbiamo scoperto che Logan trova informazioni sui corridori e su coloro che gli interessano proprio nei vostri database… per questo dovrete inserire queste schede, che vi ho appena inviato per email. >>
Axel annuì, guardando nuovamente Lilian.
<< Cosa pensi di fare? >>
<< Io non pianifico. >> Lei sorrise, guardandolo. << Mi conosci. Farò ciò che penso sia utile sul momento ma ritroverò Connie, rilassati. >>
<< Logan ha un certo fascino… >> Cominciò lui, ma il brutale gesto della sorella lo fecero azzittire, ricordandosi che oramai non era più una bambina. Si accordarono sul fatto di risentirsi nella nottata, prima che le due sparissero di sopra, per indossare qualcosa di più consono.
Lilian era in quei posti quasi tutte le notti, oramai, e aveva avuto parecchie informazioni riguardo a Logan, nel pomeriggio, dai molti amici che aveva trovato negli anni: un donnaiolo dall’aspetto interessante e la bravura innata. Era assolutamente come in foto, solamente che ora aveva acquistato un pizzetto nero che lo rendeva intrigante agli occhi di ogni ragazza: ma Lilian sapeva di dover superare ognuna di loro, e si preparò a modo.
Indossò un corto paio di pantaloni di jeans, con sopra una canotta bianca ed un paio di stivali dalla zeppa alta, bianchi e lucenti, mentre il trucco pesante le dipingeva la faccia e i folti capelli biondi e rossi ricadevano sulle spalle: mise nuovamente il piercing che si trovava al centro del suo labbro inferiore che ora brillava con un grosso diamante luccicante. Indossò alcuni bracciali di metallo in oro e argento, due anelli e prese una giacca di pelle, che caricò dietro alla macchina, con pochi altri oggetti di utile uso. Rosaline indossò un abito nero ed un paio di scarpe da ginnastica, ma si preparò al meglio per quella che sarebbe stata la sua prima e vera corsa.
Quando Axel le vide, si chiese nuovamente per quale motivo si fidasse di loro: lasciò due pistole cariche alla sorella, che sfrecciò poco dopo per le strade di Los Angeles, soddisfatta di quel bolide.
<< Cosa pensi di fare, Lilian? >> Le chiese Rosaline, mentre cambiava canzone dal suo mp3, guardandola.
Lilian, stranamente, era silenziosa come poche volte: guidava con rapidità, fissando l’esterno, senza proferire parola. Effettivamente aveva in parte paura, ma l’adrenalina che le scorreva nelle vene la rendeva entusiasta di quella nottata: aveva sentito racconti orribili di Logan, sulla sua crudeltà e sul fatto che era estremamente intelligente. Poteva succedere che quell’uomo non cascasse nel semplice trucco del database, ma in fondo doveva giocare bene sulla corsa: se vinceva, Logan si sarebbe accorta di lei, e sarebbe stata sempre più vicino a Connie.
Oramai erano arrivati a Venice City Beach, sulla baia di Santa Monica, dove si dovevano incontrare con gli altri: la musica era alta, tantissime macchine erano posteggiate l’una affianco all’altra, e ragazze e ragazzi di ogni età ballavano in succinti vestiti tra un motore e l’altro. Rosaline era incantata da quel posto, ma Lilian non se ne preoccupò, neanche quando vide che, al passaggio della Lamborghini, chiunque si girava a vedere quel bolide: la fermò dopo poco, scendendo dallo sportello che si apriva in verticale, e vide lo sguardo di chiunque che la squadravano, mentre un giovane biondo dalla pelle scura le sorrise.
<< Lilian, finalmente! >>
<< Raphael! >> Sorrise lei, abbracciando il giovane ed aitante ragazzo che la strinse tra le braccia possenti, mentre guardava la macchina.
<< Mi dicono che te la passi bene! >>
<< Questo? Oh, un piccolo regalino che mi sono fatta! >> Annuì, felice di rivedere quel vecchio amico: presentò immediatamente Rosaline, e poi si allontanarono, per prendere qualcosa da bere e studiare la situazione.
Raphael gli mostrò subito il percorso, mentre apriva una grossa cartina di Los Angeles, con alcune macchie blu che Lilian sapeva essere la polizia: la corsa si sarebbe svolta nel West Los Angeles, precisamente nella zona di Westwood, Santa Monica e Beverly Hills dove, a quella ora della sera, la gente fluiva rapida nelle strade. Era proprio quel rischio che spingeva i corridori.
<< Tutto inizia dalla Lincoln. >> Segnò Raphael la grande strada che poco distava da loro. << Vi avvierete a Santa Monica dove vi sono un incrocio di centinaia di stradine secondarie come Wilshire, Santa Monica, California e Broadway. Per mio puro consiglio, percorri tutta la Lincoln fino all’incrocio con la 4th Promenade, imboccala e seguila fino a Broadway. Quando sarai su questa, continua a dritto per la 704, che è una strada per le metropolitane: qui prendi ancora la Santa Monica Boulevard fino a Sant Vincent dove girerai. >> Sospirò, accendendosi una sigaretta. << Qui diventa difficile: la strada è solamente composta da metropolitane e, solitamente, il traffico viene deviato alla sera. In ogni caso cerca di prendere la 714, poi girare per la 780 e imboccare Venice Boulevard il prima possibile: da lì, continuando a dritto fino a Venice City Beach che è dove la corsa finisce. >>
Lilian annuì appena e, sebbene non volesse mostrarlo, quella strada l’aveva alquanto confusa: complicata, stretta e spesso in salita, era la parte di Beverly Hills che la spaventò, ma fu subito riportata alla realtà da un rumore allucinante.
<< Ecco che arrivano. >> Le sussurrò Raphael, e quando tutti e tre si girarono ad osservare Logan che, su una Ferrari rossa fiammante, entrava nella zona mentre, affianco a lui, una giovane mora dagli occhi di cristallo che gli stava attaccata languidamente.
<< E lei? >>
<< È Siria, la sua nuova fiamma. >> Sorrise. << Durerà pochi giorni, come tutte. >>
<< Capisco. >> Rispose lei pensierosa. << Hai mai sentito parlare di una certa Connie? Una moretta molto snob con gli occhi scuri e la pelle scura… È portoricana. >>
<< Uhm, ora che mi ci fai pensare, è arrivata una ragazzina nuova. Ma stasera non c’è. >>
Lilian approfittò del fatto che Rosaline e Raphael si allontanarono per vedere la macchina di quest’ultimo: prese una birra e iniziò a camminare tra le molte auto. Alcune erano vecchie Ford, altre VolksWagen e vi era anche una vecchia Lancia Stratos, modello che Lilian non vedeva più da tanti anni: c’erano alcune moto, piccoli gioiellini che rapivano la sua attenzione.
Si fermò davanti ad una macchina sportiva, con l’alettone, il motore modificato e alcuni brillanti che splendevano sul cofano e sui finestrini: doveva essere qualcuno estremamente facoltoso per permettersi un oggetto simile.
<< Ehi bellezza, vuoi farci un giro? >> Una voce maschile e prepotente le arrivò le orecchie e, quando si girò, un ragazzo rasato, dagli occhi neri e il fisico portentoso le sorrideva, mentre una mano era poggiata affianco al corpo della giovane.
<< Dammi le chiavi e lo farò. >> Sorrise poco dopo, spostandosi da quella posizione, fissandolo negli occhi.
<< Oh oh, il mio tesoro non lo lascio guidare a nessuno! >>
<< Mi dispiace, ma io non mi faccio portare, sono un pilota. >>
<< Come ti chiami? >>
<< Lilian. Lilian Alexei. >>
<< Oh. >> Sorrise lui, accendendosi una sigaretta. << Sei la sorella del poliziotto. Ho visto che sei iscritta alla gara, stasera: Logan è molto interessato a vedere quello che sai fare. >>
<< A tempo debito lo vedrà. >> Sentenziò finalmente lei, prima di allontanarsi, per tornare alla propria postazione.
Mentre la notte scendeva e le luci delle strade illuminavano le macchine lucenti, che iniziano a suonare col loro motore acceso: la gara stava per avere inizio, e Lilian si sedette sul proprio cofano, con Raphael e Rosaline vicino, mentre il famoso Logan salì nella costruzione più vicino, in alto, e lo sconosciuto di poco prima si affiancava a lui, mentre Siria sorrideva, come se tutto quel mondo fosse suo.
Logan era proprio come veniva descritto: con quella cicatrice che gli donava un certo fascino e la pelle ambrata, aveva occhi penetranti che guardavano la folla davanti a lui con sicurezza, mentre i folti capelli neri si muovevano all’aria lenta che spirava. Il corpo era muscoloso, non esageratamente come il suo amico, ma ben formato e delineato: era sicuro di sé, tutti lo vedevano, ed era estremamente affascinante.
<< Amici, è un piacere vedervi così tanti qui davanti a me. >> Iniziò il discorso, con voce penetrante e ferma. << Quando abbiamo iniziato questo circolo, io e Vin non pensavamo si sarebbe allargato così tanto, diventando il più grande della città, della nostra città degli angeli. >> Sorrise poi, mentre con una mano stringeva la vita di Siria. << Stasera, una delle più importanti corse avrà luogo: io e Vin l’abbiamo chiamata la “Death Race”, e molti di voi, probabilmente, capiranno il motivo. Sono poi orgoglioso di sapere che vi è una nuova corritrice tra di voi: una bellissima ragazza che, ammetto, ha stuzzicato il mio interesse nella maniera più vivida. >> Ora Lilian si sentiva presa in causa quando i suoi occhi incontrarono quelli del moro che sorrideva, e la ragazza lì affianco la fissava con rabbia ed invidia. << Mi aspetto una gara interessante, stasera: e mi raccomando, vi è solo una regola qui. Se voi verrete fermati, la polizia non dovrà certamente venire da noi: e ora partite, ragazzi. >>
Rosaline e Lilian si salutarono, perché quest’ultima decise di correre sola: salì sulla sua macchina e si avviò alla pista di partenza mentre, affianco a sé, vide la macchina di quel Vin fermarsi.
<< Pare che sia destino incontrarci! >> Sorrise lui tramite il finestrino abbassato, mentre Lilian lo fissò per un attimo, prima di accendere la musica, inserire la sua playlist ed alzarla al massimo, per ignorarlo.
Una giovane bionda si parò davanti le otto macchine che ora rombavano in coro: erano due ragazze in totale, e tutti gli altri parevano ben disposti a distruggerle, cosa che Lilian non poteva sopportare. Un maschilismo assurdo che, entro breve, avrebbe certamente cancellato.
La gara partì. Quasi subito Lilian riuscì ad entrare nelle prime posizioni, spingendo sull’acceleratore il più possibile, mentre vedeva già una macchina uscire e prendere la strada di Ashlan che, però, quella sera era stata chiusa, qualcosa che il giovane non doveva sapere. Lilian non se ne preoccupò e seguì mentalmente la strada nella propria mente: Vin le rimaneva attaccato, le curve erano fatte con freno a mano tirato e accelerazione al massimo. La gente esterna li fissava, alcuni urlavano e, in parte, distraevano i conducenti.
Per lei fu tutto molto tranquillo, fino a quando non s’inserì nella Broadway, dove vide uno strano traffico pararsi nelle strade. Effettivamente non aveva ragionato che proprio in quel periodo venivano dati gli Oscar e che le strade, soprattutto quando c’erano tali manifestazioni, erano chiuse al traffico: doveva pensare velocemente. Passare per la 714 era un suicidio dovendo toccare Beverly Center: decise allora di continuare oltre alla strada di San Vicente e imboccare la 704, mentre tutti girarono prima di lei. Le macchine erano diminuiti e ormai, in gara, erano solo in quattro.
Quando trovò l’incrocio con la Fairfax vide un gruppo di poliziotti su una Lamborghini farle cenno con la paletta di fermarsi: quando c’erano le manifestazioni come gli Oscar, di rappresentanza usavano sempre quelle macchine, per inseguire chi, come lei, cercava di sfuggirgli. Purtroppo, quando la videro non rallentare, salirono sulle due macchine: il piano cambiò ancora, per il fatto che se avesse preso la 780 avrebbe dovuto rallentare fin troppo. Alla fine della Faifax girò rapidamente sulla strada Farmers Market & The Grove che percorse rapidamente, riuscendo ad avere una buona distanza dai suoi inseguitori: come aveva ricordato al fratello, quelle macchine di serie non potevano raggiungere quella velocità. Quando incrociò la 575 girò ancora e poi imboccò Venice Boulevard, con le macchine della polizia che erano ormai un semplice ricordo: non aveva idea di quanto avesse allungato la strada, ma quando fu ormai in vista dell’arrivo, vide Vin uscire da una traversa e affiancarsi a lei. Non doveva aver fatto poi troppo tardi, pensava. Sapeva che quella vincita le avrebbe fruttato fin troppo, e che non doveva farsela scappare: la macchina di Vin era certamente superiore alla sua, su questo non vi erano dubbi. Il motore rombava che era un piacere, e le gomme avevano un’aderenza alla strada grazie a cui la macchina non sbandava di neanche un centimetro: aveva però una minore velocità nei rettilinei, cosa in cui la sua Lamborghini aveva qualche punto in più.
Mancavano pochi chilometri che Lilian attivò la sua arma segreta: aprì un piccolo vano vicino al cambio, alzò la linguetta e spinse sul bottone che mise in moto il nitro aggiunto al motore, un semplice trucco che le aveva insegnato il suo stesso maestro di guida. Fu forse quello che le permise di tagliare il traguardo per prima. Le gomme ancora fumavano per la trazione che avevano subito in tutta la corsa, l’odore della gomma bruciata si sprigionava nell’aria mentre la giovane usciva lentamente dalla macchina, e la gente l’osservava incuriosita e, in parte, ammirandola.
<< Quindi, sembra che tu sappia fare qualcosa. >> Disse infine Logan, sorridendole alle spalle, mentre il rumore di una sirena disturbò quella quiete.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1871720