Cuore di demone

di Barbycam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Denise, la leggenda ***
Capitolo 2: *** E' una maledizione! ***
Capitolo 3: *** Wolf ***



Capitolo 1
*** Denise, la leggenda ***


Da quanto tempo è che mi sto guardando allo specchio

Attenzione: non scrivo assolutamente a scopo di lucro, le persone citate non mi appartengono (Denise sì, ma lei non esiste) ed è tutto frutto della mia mente malata!



Da quanto tempo è che mi sto guardando allo specchio? Non lo so.

In cucina c’è la mia Meredith. La mia piccola peste di quindici anni. È mia sorella. Io ho diciotto anni e lei ne ha quindici. Eppure, siamo praticamente identiche. O sono io bassa per la mia età, o lei è alta per la sua, perché altre soluzioni non ci sono. Insieme facciamo trentatre anni. I trentatre anni più temuti di tutta America. Perché? Due demoni. Siamo due mostri, i più sanguinari di tutti, appunto. Sono il terrore dei bambini, l’incubo delle donne e la paura più nascosta degli uomini. I vecchi della comunità umana accanto alla nostra, raccontano solo delle leggende della, appunto, leggendaria Denise e della sua sorellina Meredith. Le leggende variano sempre di volta in volta, perché ogni volta che un vecchio la racconta, gli succede qualcosa. Per cui, potete immaginare bene il terrore che provano anche solo ad accennare a me o a mia sorella. Eppure… non siamo poi così dei mostri. Cioè, mettiamola così. Non sembriamo mostri, però lo siamo eccome.

La mia sorellina è un demone volpe. È fantastica quando si deve combattere e quando deve mangiare. Io? Ah sì, io… beh, io sono un demone drago. Lei ha gli occhi gialli, fanno quasi paura ad essere sincere, mentre i capelli sono fantastici, rosso ramato. Il viso paffuto e il fisico di una modella. È troppo bella, poi ha anche delle strane cose ai capelli, delle trecce rosso sangue con le punte nere. Non so cosa siano, è da quando è morta la mamma che cerchiamo di capire. Lei, anche la mamma era una leggenda. Maddie, sanguinario demone alato. Leggendaria anche la sua bellezza. Me la ricordo. Pallida come un lenzuolo, occhi neri come la notte e capelli bianchi e neri. Sì, bianchi e neri, perché sotto erano bianchi e sopra erano neri. Io e Meredith siamo nate da un incrocio. La mamma era un demone alato, mentre i nostri padri erano, il mio, un cavaliere di drago, quello di mia sorella, un demone volpe. È morta due anni fa, lasciando me e Meredith da sole. Ma nella nostra comunità non è un problema. Sappiamo badare a noi stesse, io e la mia sorellina.

<< Deni, andiamo a scuola? >> mia sorella spunta da dietro di me, guardandomi con i suoi splendidi occhi gialli. Ecco perché mi sto guardando allo specchio. Stavo cercando di capire come vestirmi. Oggi ho gli occhi… rossi. Okay e i capelli sono sempre neri. Sì, una mia particolarità, è che cambio colore degli occhi. Ogni tot di tempo, cambiano colore e, appunto, ieri erano gialli come quelli di Meredith. Come ho detto prima, la comunità degli umani accanto alla nostra, sa solamente che siamo delle persone normali. Cioè, normali, oddio, che siamo diversi da loro. Ma non sanno che siamo demoni o cose così. Sì. Mia idea, quando appunto era morta la mamma abbiamo deciso di fare un consiglio cittadino. Io e Meredith abbiamo partecipato, anche se lei aveva ancora otto anni ed io solo tredici. Eravamo piccole, ma comunque obbligate a partecipare, perché la mamma era una nobile, tipo una principessa. E noi, abbiamo ereditato il suo patrimonio e il suo titolo nobiliare, abbiamo ereditato tutto. Sì, tutto.

Ma se io non mi vesto in fretta, ho il sospetto che io e la mia sorellina cominceremo a litigare. E a me non piace litigare con Meredith, perchè lei ha sempre stramaledettamente ragione. Sorpasso il letto e apro l’armadio, infilandomi il maglione nero e degli short rossi con degli stivali neri. Li amo perché hanno il tacco che cambia insieme ai miei occhi. Non lo so come facciano, so solo che me li ha lasciati la mamma. Sono perfetta. Neanche mi trucco, non ho proprio voglia. La mia sorellina è accanto a me, con le sue solite maglie giganti e i pantaloni al ginocchio. Siamo identiche se non per il colore degli occhi e dei capelli. Per la statura andiamo alla pari. Non capisco, evidentemente suo padre era uno spilungone… o il mio un tappo. 

<< Certo Meri, andiamo! >> e mi si spalancano sulla schiena sue ali nere, squamate. L’ ho detto no che sono un demone drago!?!? E questo comporta sputare fiamme, ghiaccio, e volare. Volare, quanto amo volare. A mia sorella spunta una coda rossa. Ah, è vero. La gara. Ogni mattina io e mia sorella facciamo una gara per vedere chi arriva prima a scuola. Nella nostra comunità siamo tutti in un solo edificio. Dai cinque ai venti. Beh, certo… ci sono fasce di età. Mia sorella è già partita, balorda! Spalanco la finestra e mi alzo in volo, spalancando le ali. Ho già detto che amo volare? È una sensazione fantastica, il vento tra i capelli, gli occhi che pizzicano… è veramente bellissimo e credo che sia la cosa più bella di essere un demone alato, come la mamma. Toh, ecco la mia sorellina che corre. Mamma mia, è velocissima anche lei senza neanche volare. Wow, mi sorprendo sempre di più di quanto è una grande. È la mia sorellina, e gongolo piena di orgoglio verso quell’esserino che… che sta per vincere la gara, eh no! Sbatto le ali nere ancora più velocemente e devio a destra. Che cattiva che sono, è una scorciatoia che ho scoperto io quando ancora la mia Meredith non c’era. E non gliel’ ho ancora detta. Sono un mostro di sorella, appunto. Plano delicatamente e appoggio i piedi a terra, mente le ali si richiudono sulla mia schiena. Una cosa bella della mia scuola, è che ognuno ha sempre i libri lì e non devi uscire con la cartella, come vedo spesso gli umani dall’altra parte. Mi appoggio delicatamente al portone. Sono la prima, come sempre. In lontananza vedo arrivare la mia sorellina. Quando si trasforma è così tenera!!! Ehi, sarò anche il terrore dell’America, ma ho anche dei sentimenti verso la mia sorellina minore, no?

Basta, ho deciso. Un giorno di questi, taglio la scuola e vado dall’altra parte a vedere come si vive. Mi danno una pacca sulla spalla, e io so perfettamente chi è. È Michael, il mio migliore amico. Lui è un demone serpente. Siamo molto simili, io e lui, per questo è il mio migliore amico. Odio la scuola, come qualunque altro studente sulla faccia della terra. Oh, ecco la mia sorellina. La coda scompare sotto il suo vestito e le mani e i piedi tornano ad essere umani. È inquietante, ma lei si trasforma quasi completamente, le mani diventano zampe, come anche i piedi. E poi, ci sono anche gli artigli. Cavolo, ho ancora la cicatrice di quando era una gagna e mi aveva graffiato sulla schiena.

<< La prossima volta vincerò io, sorellona. >> e con un bacio sulla guancia si allontana da me, per entrare in classe. È così tenera!

<< Non gliel’ hai ancora detta la scorciatoia? >> diretto e schietto. È questo il mio migliore amico! Scuoto la testa, con un sorriso maligno sulle labbra. Lui scoppia a ridere. È l’unico che mi conosce a fondo. Lui è l’unico, e basta. E oltretutto, si sta leggendificando anche lui. Ma nessuno potrà mai competere con me, Meredith e la mamma. Siamo le più temute di tutti. Entriamo insieme nell’edificio. Sembra un castello, sì, direi di sì. Ci sono quattro torri. Nella prima, quella più alta, ci sono gli uomini della comitiva, che fanno lavori d’ufficio. Ah, vero, prima di scienze anatomiche devo andare a ritirare i soldi. Poi, vediamo, nella seconda, un po’ più bassa, ci sono i quindicenni e i ventenni. Poi le torri sono sempre più basse mano a mano che si va verso destra. Vado al mio armadietto. Il numero uno. Perché io sono il numero uno. Sono la più potente, la più bella, e non lo dico per vantarmi, la più perfida, e poi tutte le altre cose che per un demone possono contare veramente. Prendo i libri di scienze anatomiche, umane ovviamente, e aspetto Michael al primo bivio tra due corridoi. La scuola si sta riempiendo.

Quelli della mia classe mi guardano quasi male. Alcuni mi odiano, non so il motivo a dire il vero, ma mi va bene così. A me basta la mia sorellina e il mio Michael per stare bene. Eccolo, appunto. Mamma mia, è bello sì, ma quanto si gonfia!! Sembra un tacchino del giorno del ringraziamento. Una volta ho ammazzato una coppietta al giorno del ringraziamento. Ah, che bei tempi quelli! La scuola era ancora troppo semplice per la mia testa. Avevo così tanto tempo da passare con mia sorella e con me stessa, che quel periodo mi manca troppo.

<< Andiamo? >> annuisco e mi avvio a fianco del mio migliore amico per il corridoio. Se c’è una cosa, che proprio non sopporto per nulla, è quando dicono che Michael è omosessuale perché è sempre con me. Ed è quello che sta succedendo adesso, appunto. Deborah, la figlia del sindaco, se si può dire così, si sta avvicinando con il suo gruppetto di demoni felino. Sono così… stramaledettamente superiori! Le odio più della peste, e non c’è da scherzare perché una decina di anni fa, c’è stata un’epidemia.

<< Sapete della festa ragazzi? – sto per risponderle per le rime, quando lei ricomincia a parlare. – Oh, scusa. Ragazze. Chi di voi due farà l’uomo? >> hai esagerato adesso, bella mia. Non me ne accorgo neanche, che il mio viso si allunga e le mie unghie diventano nere allungandosi di qualche centimetro. Le mani diventano zampe, come anche i piedi. Mi guardo la zampa destra. Rosso sangue. Come gli occhi. Ah, sono sicura che si sono allungati assieme al volto e sono diventati come quelli di un gatto. Mi rispecchio nelle lucide unghie nere, cavoli, venti centimetri!, e mi vedo, più terrificante che mai. Metto le zampe sui fianchi, mentre sento che nel mio secondo stomaco, ne ho due perché uno è per il fuoco, l’altro per il ghiaccio, sta ribollendo qualcosa. Lava. Caldo, fuoco. Fantastico. Socchiudo la bocca, i denti lunghi mi fanno male a tenerla chiusa. Sono terrificante, lo so. Lancio uno sguardo al mio amico, che ha scosso la testa sconsolato. Gli da fastidio che prenda le sue difese, ma io non ci posso fare niente. Anche Deborah si è trasformata. È molto simile alla mia sorellina, solo che Meredith è una volpe, e Deborah è una tigre. Siamo pronti alla battaglia, come sempre. La prima è lei, si scaglia verso di me con un ruggito spaventoso, provando ad addentarmi il collo, che si è ricoperto di squame. Eh no stella, ho la pellaccia dura io! Sorrido beffarda, mentre i miei artigli si piantano nell’incavo tra la spalla e il collo, e mi alzo in volo, spalancando le ali. Fortunatamente, i corridoi sono tutti al piano terra e sono chiusi da grandi vetrate. Spacco il vetro sulla mia testa, tanto ormai ci sono abituata. La porto su, su, fino a superare le cime degli alberi. Poi, con un grugnito, la lascio cadere di sotto. La sua espressione è di puro terrore. Mai sottovalutare un demone drago. Soprattutto se sono io quel demone. Scendo in picchiata e atterro delicatamente nel punto in cui ero prima, tendendo le braccia in avanti. Uno… due… e… BOOM! Tre. Come avevo previsto, Deborah mi è caduta in braccio, perché andiamo. Con gli esseri umani è meno divertente, perché loro sono così deboli… sono morti di paura appena mi trasformo. Invece è divertente combattere contro quelli della mia specie. Entrambe ci trasformiamo nuovamente in due ragazze. Lei ha dei tagli nella schiena, dove c’erano i miei artigli. Mi lecco le dita. È inebriante il gusto del sangue. Sono un mostro, e ne vado fiera. Mi chino davanti a Deborah, che come un felino si sta leccando le ferite.

<< Impara a sottostare agli ordini cara. >> sibilo. Amo sibilare. Mi viene così bene, dato che ho la lingua come quella dei serpenti. << Andiamo Mich. >> lo chiamo con un gesto della mano e, affiancati, partiamo per l’ora di lezione.

<< So difendermi da solo, lo sai questo? >> mi chiede lui, corrucciato. Lo so, anche se non lo vedo. Lo conosco meglio di me stessa alla fine della fiera. Sbuffo, ogni volta la stessa storia.

<< Avevo voglia di litigare con qualcuno e Deborah è stata la prima. >> rispondo io con un gesto della mano. Scuote la testa. Lo sento. Devio a destra e salgo la rampa di scale, con dietro Michael che borbotta qualcosa che non riesco a capire. Spalanco la porta di legno nero davanti a me e guardo sorridente l’uomo dietro alla scrivania.

<< I soldi capo. >> ah, vero, io lavoro come sicario, anche. Ci sono alcune persone, dall’altra parte, che pregano affinché qualcuno muoia o che gli venga fatto del male. Ed eccomi qui, apposta per loro. Certo, non sono io che li sento, ma appunto, il mio capo. È un demone pipistrello. Sente gli ultrasuoni e anche i pensieri più cattivi che vengono dall’altra parte. Dall’altra parte… ci andrò, sono sempre più convinta. Il capo mi guarda. Ha paura di me, o forse dovrei dire che ha paura di mia madre. Era un suo pretendente. Lo so. Ci è rimasto malissimo quando è morta. Beh, certo, anche io e Meredith, ma lui di più, perché lui amava la mamma. E adesso, mi sta dando lavoro per mettersi la coscienza a posto. Crede che la mamma possa tornare da lui e odiarlo per quello che non ha saputo fare per salvarla. Povero, mi fa quasi pena.

<< Eccoli, drago nero. Complimenti, sei stata bravissima. >> e ne dubitavi? Chi ha paura di me, mi chiama Drago Nero, anche se non sempre sono nera. A volte sì a volte no. Solo le ali rimangono nere. E sono bellissime a parer mio. Beh ovvio, sono mie. Mi lancia, con un sorriso tirato, un gruzzoletto di monete. Monete… si tante, tante monetine tintinnanti. E queste, vanno nella cassa. La mia Meredith non mi conosce come Drago Nero. Cioè, sì, mi conosce come Drago Nero, non come sicario Drago Nero. Forse è un po’ troppo complicato spiegarvelo così, senza un inizio. Ma capitemi. Strizzo l’occhio al capo e mi dirigo immediatamente fuori dalla stanza. Scendo nuovamente le scale e ritorno nel corridoio principale, con Michael dietro che, imperterrito, continua a dire che secondo lui non è il caso che me la prenda tanto per le cose che gli dicono. Ma io non ci posso fare nulla, sono così e basta. Anche quando vogliono fare qualcosa alla mia sorellina, sono una di quelle che in prima fila la difende. Perché io lotto per le persone a cui voglio bene.

Entriamo in classe e, come sempre, la professoressa mi guarda con paura. Oh, andiamo! Basta che non mi facciano arrabbiare e sono un agnellino!! Faccio una smorfia e mi siedo al mio solito posto, nell’ultima fila.

<< Ehm, Denise? – uh? – Il preside vorrebbe vederti. >> annuisco. Cavolo, mi sono appena seduta! Mi alzo stancamente e mi dirigo nell’ufficio del preside. Seconda torre. Ultimo piano. Cavolo, ma vuole proprio farmi morire!?!? Salgo i gradini a due a due, busso alla porta ed entro. Mi siedo, incrociando le braccia al petto.

<< Volevi vedermi? >> sono l’unica in tutta la scuola a poter dare del tu al preside. Per tutte quelle volte che ci sono finita…

<< Sì, esattamente. Abbiamo un problema. – continua. Avanti, non ti mordo mica! – Alcuni dall’altra parte, ti hanno riconosciuta. Cioè, non sanno che ti chiami Denise e che sei un mezzo demone… >> lo interrompo con una mano.

<< Demone, prego. >> odio quando mi chiamano mezzo demone. Solo perché mio padre era un cavaliere di draghi o quello che era. Io sono un demone. Quello che conta è questo.

<< Sì, come vuoi… e comunque, ti hanno riconosciuta. Sanno che c’è un me… demone, che ammazza quelli di là. Cos’ hai intenzione di fare? >> mi guarda, spaesato. Che vuoi che ne sappia io?? Ho diciotto anni, non cinquanta, se non di più, come te. Che cavolo, tutti mi considerano una ragazza troppo grande. Mettetevelo in testa: IO HO SOLO DICIOTTO ANNI!!!

<< Nulla. Al prossimo incarico vedrò di non farmi beccare. >> semplice, concisa, diretta. Come me. A volte, fanno morire dal ridere. Gli anziani della comitiva, a volte vengono a chiedere consiglio a me. Fanno troppo ridere, perché Meredith si diverte a farli spaventare a morte, dicendo che sono malatissima grave o altre balle del genere. E loro ci credono sempre! Va beh, oh cavolo! Stava parlando e io non l’ ho ascoltato…

<< Scommetto che non mi hai ascoltato. – annuisco. Beh, per essere un uomo, le capisce le ragazze! – Perfetto. Allora, la cosa migliore è che tu non abbia più incarichi per qualche tempo. Manderemo Michael o Deborah… sai che sono quasi alla tua pari. >> CHE COSA??? DEBORAH??? Ma quella non è capace neanche di strappare un filo d’erba da un prato!!!!!!!!!!!!!!!! Non mi affiderei a lei neanche se fosse l’ultima demone sulla faccia della terra.

<< Appunto. Quasi, il che vuol dire che sono la migliore in questo campo. Nessuno può prendere il mio posto, tanto meno Deborah. Lo sai quanto la odio quella pettegola. E non me ne frega un accidente di quanto sia alto il suo rango sociale. Per me, che sia la Regina d’Inghilterra o la zoccola dell’altra parte, non cambia nulla. – ops… forse ho dato un po’ in escandescenze… ma non è colpa mia, io la odio quella smorfiosa. E pensare che eravamo anche amiche… - Comunque, tornando al discorso originale: io – non – dipendo – da – nessuno, capito? Fine della discussione. >> e mi alzo, stizzita. Odio quando mi danno ordini. Ho diciotto anni, è vero, ma mica sono una bambina che non sa neanche camminare! Cavolo, che rabbia! Non ritorno subito in classe, ripasso dal capo, e mi faccio dare un bell’incarico per adesso. Devo sfogarmi. Spalanco nuovamente la porta e dal mio sguardo inceneritore, quest’oggi più inceneritore del solito, capisce che voglio un incarico. Chiude gli occhi e le sue orecchie si allungano. Dopo qualche secondo, sorride soddisfatto.

<< Perfetto Drago Nero. Proprio nella comunità qui accanto, vogliono che si ammazzi un assassino. – odio fare del bene, ma mi sacrificherò. – Ma, - ovviamente… c’è sempre un cappero di ma. Ma cosa????? – quelli girano sempre in tre e stai attenta, perché sono armati. Buon lavoro, Denise. >> da quanto tempo che non mi chiamava Denise. Evidentemente crede che sia pericoloso davvero questo incarico. Beh, si sbaglia.

<< Tornerò per le dieci precise. Massimo, massimo undici. >> ghigno e scendo le scale. Devo ancora imparare a trasformarmi in drago completo… perché al momento sono una fusione tra un drago ed una umana. Odio gli umani. Sono troppo semplici e troppo normali. Almeno, con i demoni non ti annoi! Mentre con gli umani è tutto così piatto… lineare… non ci sono mai colpi di scena, che cavolo! Okay, mi guardo attorno. Sono arrivata fuori, in giardino. Perfetto, nessuno. Spicco un salto e spalanco le mie grosse ali nere, che cominciano a sbattere sempre più velocemente, facendomi salire in alto. Amo l’altezza. Sì, e amo anche il vento tra i capelli, la sensazione di libertà quando sono in aria e svolazzo come una farfalla felice. Perché è questo che sono alla fine, una farfalla troppo cresciuta con qualche malformazione genetica dalla quale derivano i due, o forse anche tre, stomaci e ali retrattili. Lo so, sono complicata. Sono sopra le nuvole e l’aria e rarefatta. Fortuna che ho una sacca di ossigeno nel petto! Altra cosa particolare, ho una sacca terziaria, come di riserva, nel petto. Sì, come un terzo polmone alla fine. Solo che non capisco come possa starci lì dentro, dato che sono piatta come una tavoletta di legno. Beh, mi dovrò abituare. Va a finire che sono anche un drago d’acqua. Che bello che sarebbe, però! Plano. Non mi faccio vedere e atterro in un boschetto, mentre le mie ali se ne ritornano nella mia schiena. Esco, battendomi le mani sugli short. Mi avvio per la città, di certo non deve essere difficile individuare tre uomini armati. Li ammazzerò tutti e tre, ho deciso.

<< AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!! >> maledizione, chi è stato??? Ho l’udito più sensibile del vostro, imbranati! Mi guardo attorno con un’espressione dolorante in viso, finché non vedo una ragazza, di circa vent’anni che addita davanti a sé, strillando come un’ossessa. Oh! Ora me la ricordo! Era la ragazza del tipo che ho ammazzato ieri per il mio incarico. Vero, pensavo che però avesse seguito il suggerimento mio. Si può sapere che ha da urlare questa cornacchia spelacchiata??? Stai zitta maledizione! Mi avvicino a lei e le tappo la bocca con una mano. Davanti a me appaiono come d’incanto quattro ragazzi. Sembrano delle persone così… normali… e inutili… non lo so…

<< Shhhhhh zitta bimba, zitta. >> sussurra uno dei quattro. Ha dei rasta biondi, gli occhi nocciola… porta dei vestiti più larghi che lunghi e ha una fascia e un cappellino in testa. Ho la sensazione di conoscerlo, ma non so chi sia. Questo ragazzo la guarda con un sorriso, mentre un altro, magrissimo, gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla. Ha i capelli neri con delle ciocche platino sotto al cappellino nero, i vestiti tutti stretti e neri e le unghie pitturate di nero. In più, ha anche un pesante contorno nero sugli occhi. Più o meno come faccio io quando mi trucco per uscire con mia cugina.

<< Tomi, non è il momento adesso, se ci riconoscono siamo fregati. >> gli sussurra all’orecchio. La ragazza a cui sto tenendo la bocca tappata ha il cuore che batte a mille. Lo sento distintamente. Come se fosse il suono di un tamburo per me. A noi quattro, si avvicinano anche gli altri due ragazzi con fare circospetto. Ma si può sapere chi sono questi?? Perché si guardano attorno come delle spie? Mica li capisco io, sti qui. Bah.

<< Sshh tta sh –to Tom! >> biascica la tipa sotto di me. Eh?? Parli aramaico per caso? Tolgo la mano lentamente, come se potesse urlare ancora. << Io sto zitta solo se sto con Tom. >> dice, con voce ferma. Ma è solo una facciata. Lei non è così fredda. Il suo cuore sta per schizzarle fuori dal petto per quanto batte forte. Illusa. Sogghigno malignamente. Per lo spavento che mi ha fatto prendere, meriterebbe di finire ammazzata… e lo farei anche, se questi quattro non mi guardassero come se fossi una reliquia rara. Che c’è? Il rastaro si abbassa a lei e le ruba le labbra in un bacio, veloce. Ah beh, bella roba. Io inarco un sopracciglio, mentre con la coda dell’occhio vedo quello moro che scuote la testa e gli altri due che se la ridono. Evidentemente lo conoscono da una vita e deve fare così spesso. Eppure… lo sento, io li conosco questi. Aspetta, aspetta, cos’è che mi diceva ieri Meredith? Ah sì… I Tokio Hotel vengono in America Deni!! Devo vederli, assolutamente! E perché mi vengono in mente quello che mi diceva… sui quattro cosi… aspetta… non dirmi che questi quattro sono… i Tokio Hotel! Allora aveva ragione mia sorella! Sì, ma… boh, non ci sto capendo più nulla.

<< E tu, ti facciamo un autografo e poi te ne vai, e stai zitta. >> che cosa?? Oh, ma come ti permetti, idiota?? È il rasta che ha parlato, che ha appena mollato la tipa, ormai sciolta. Bello mio, hai trovato quella sbagliata da importunare. Prende un foglietto, scrive due cosette e me lo mette in mano con un sorriso.

<< Ehi, come ti permetti? >> gli chiedo, incrociando le braccia al petto. Lui mi guarda scandalizzato, mentre dietro quello moro sorride. Non capisco più niente, sento solo il cuore del rastaro che batte veloce. Ma non è emozione… è… rabbia. Ohhh, il cucciolo si è arrabbiato. Sogghigno maligna, facendo schioccare la lingua in bocca. Stella, spera solo di non farmi arrabbiare.

<< Senti ragazzina… >> comincia, ma io lo fermo con la mano.

<< Ho 18 anni, non sono una bambina come te. >> sibilo. I nostri visi sono a pochi centimetri l’uno dall’altro, ed io non provo esattamente nulla. Mentre il suo cuore… oh beh, continua a battere forte, come se si arrabbiasse di più ad ogni centimetro in più. Ah, bello, hai sbagliato persona!

<< Ho 18 anni anche io se è per questo. Ma io sono qualcuno. Non come te, che non sei niente. >> ora basta! Gli metto le mani al petto e lo spingo contro al muro, facendolo sbattere.

<< Senti tu, non sai con chi hai a che fare. Sono sicura che mi conoscono tutti, qui. E anche oltre oceano. >> lui ghigna.

<< Non sapevo comprendessi un così elevato raggio d’azione. E come sono gli uomini a letto? >> lo sbatto ancora più forte, forse gli faccio male. Mi stanno crescendo le unghie. Cavolo, non devo trasformarmi adesso. Non qui. Sogghigno. Ho un’idea.

<< Tu cosci la leggenda di Denise? >> lui mi guarda sbigottito. Beh, lo credo. Una che ti sta per pestare ti chiede se conosci una leggenda? Non è normale. Beh, ma io sono normale?

<< È solo una leggenda. Denise non esiste, è solo uno spauracchio per spaventare i bambini. Come l’uomo nero. >> mi risponde, come se mi stesse prendendo in giro. Bene bello. Non credi che io sia reale?? Cavoli tuoi. Ti renderò la vita impossibile, perché io non dimentico mai le offese. Soprattutto di un musicista pompato al massimo come te.

<< Non sai quanto sbagli. >> gli sibilo all’orecchio, per poi dargli un’ultima spinta e andarmene. Devo ancora andare ad ammazzare quei tre. Oh… in mano ho il foglietto dell’autografo di… ah, Tom. Beh, preparati Tom. Ti renderò la vita un inferno. << Oh, grazie dell’autografo. Mia sorella ne sarà felice. >> urlo, prima di sparire tra la piccola folla della cittadina. Gongolando come una scema, mi avvio per una stradina deserta. Cioè, meno illuminata di così si muore. Non capisco come faccia ad essere così buia. Improvvisamente mi sento afferrare per le mani. Mi sento trascinare dentro una casetta squallida e mi sento buttare a terra. I miei occhi brillano. Alzo lo sguardo rosso su chi mi ha spintonata e lo vedo. Un uomo bianco come un lenzuolo, con dietro altri due come lui. Lunghi vestiti neri e visi pallidi. Vampiri. Quanto li odio.

<< Bene, bene, bene. Chi abbiamo qui? >> chiede sarcastico. Tu non sai chi sono io bello. Potrei ucciderti se solo volessi. E io voglio, perciò preparati ad andare a miglior vita. Mi alzo in piedi e mi batto le mani sugli short. Alzo lo sguardo su di loro. Faccio fare dei sonori crack di circostanza alle dita e poi al collo. I tre mi guardano quasi sbalorditi. Sentite ragazzi, sono un demone, non mi fate niente. Uno dei tre mi spinge contro al muro e prova ad avvicinarsi a me. Attento, non si scherza col fuoco. Soprattutto se il fuoco, sono io. Gli pesto il piede con il tacco e poi lo calcio dall’altra parte della stanza. Va a sbattere contro il muro e cade a terra, intontito.

<< Lurida… >> ma non finisce, perché gli sono dietro e gli piego il collo con un crack. Ops, scusa! Non l’ ho fatto apposta. Sghignazzo come una scema. Amo fare del male. Qualcosa mi dice che questi sono quelli che devo ammazzare. Beh, chi ben comincia è a metà dell’opera no? Un altro crack al collo. Gli altri due si scambiano un’occhiata eloquente.

<< Su! Non eravate voi a fare gli sbruffoni? >> li prendo in giro. Quanto mi piace combattere! Soprattutto perché posso misurarmi con qualcuno della mia taglia. Anche se di vampiri si narra solo di Verity, di demoni di me, di Meri e di mia madre. Ahh, ma perché continua a venirmi in mente quell’idiota di Tom? Che poi manco so come si chiama di cognome, o che fa nel gruppo. Bah… ah! Uno mi ha spinto di nuovo contro al muro e mi sta riempiendo lo stomaco di pugni. In un secondo, il mio viso si allunga e le mie mani diventano squamate e con gli artigli. Senza pietà, li pianto nel collo del mio avversario, trascinandolo fino all’altra parte. Miagola di dolore. Ma a me piace, sai, fare del male? Sono un mostro. Sono il terrore di tutti quanti. Sono Denise. Si sta indebolendo sotto il mio tocco fatato. Ah!! Sorrido e con l’altra mano gli pianto le unghie nello stomaco. Un ultimo rantolo, poi cade a terra, senza vita. Sorrido, sadica. Mi lecco tutte e dieci le unghie. Sono un mostro. E a me piace. È inebriante il sapore del sangue. L’ ho pensato prima con Deborah e lo penso di nuovo adesso, con il sangue di un vampiro. Non cambia molto da sangue di demone a quello di vampiro. E quello di umano, poi. 

<< Ma cosa sei? >> mi chiede scandalizzato il terzo ed ultimo.

<< Denise. >> sorrido e mi scaglio su di lui, calciandolo contro al muro. Lui sbatte la testa, ma mi prende il collo e mi alza. Mai lasciare libere le gambe ad una ragazza. Dondolando un po’, gli rifilo un calco al ginocchio destro, e lui si inginocchia. Metto i piedi a terra e sorrido malignamente. Io sono Denise. Denise la leggenda, colei che prima o poi vi ammazzerà tutti quanti. Il cuore di questo qui batte. Batte regolare. Come se non avesse paura di rimanere ucciso. Come se non avesse il terrore di contornare più a casa. Ma glielo si legge negli occhi questo terrore. E io non posso fare altro che goderne, da mostro quale sono. Avvicino il mio viso al suo. Tanto, che per poco non ci sfioriamo. L’immagine di quel Tom mi arriva alla mente. Maledizione, non posso distrarmi! Scuoto la testa, e quello ne approfitta per tirarmi un pugno in pancia. Capperi, fa male questo! Non ci va leggero, maledizione. Arretro, mentre il mio viso si allunga. Mi sto trasformando nell’essere spaventoso che fa stragi di famiglie. Sono io. Mi sto facendo vedere come sono realmente. Lo prendo per il collo e lo trascino contro al muro, fin a farlo sbattere. I denti si allungano, gli occhi si appannano. È sempre così quando devo uccidere qualcuno. Ma con lui non riesco! È troppo orgoglioso per abbassare lo sguardo e implorarmi di non ucciderlo. Peccato, è così divertente quando mi implorano di non ucciderli. Ma io non li ascolto mai. Sono un mostro. I miei occhi brillano. Ne sono sicura. Avvicino I denti al suo collo. Almeno non lo faccio soffrire. Ma non riesco! Cavoli, quel Tom dei miei stivali è sempre nei miei pensieri. Maledizione. Perchè? Perchè, anche se fosse lui, non riuscirei ad ucciderlo??? Io non sopporto I pomposi come lui. E allora perchè? Cado in ginocchio, mettendomi le mani sugli occhi. Fanno male, e fa male anche la testa. Mi sento arrivare un calcio in viso. Ora sono dall’altra parte della stanza. Maledizione! Mi alzo in piedi e gli mordo il collo, senza un minimo di pietà. Si dimena, ma io non mollo la presa. Si indebolisce… un ultimo scatto di vita… ed è morto… per sempre. Ma non mi sento realizzata come sempre. Devo capire perchè non sono riuscita ad ucciderlo al primo colpo. Perchè sono rimasta imbambolata davanti ad una immagine, dopo aver visto l’originale e non aver battuto ciglio. Vado nel bagno. Capperi, sono orrenda. Torno normale e mi pulisco il viso. È un po’ sporco di sangue. Ma solo un po’. Okay, è come quando I bambini piccoli mangiano I pasticcini con la cioccolata. Sono imbrattata. Prendo un asciugamano e mi pulisco bene, mi sciacquo anche la bocca. Ora sono perfetta. Come prima. Mi guardo attorno ed esco dal bagno. Poi, esco dalla casa, come se niente fosse. Comincio a camminare. Arrivo ad un boschetto e salto in volo, andando sempre più in alto. Io non capisco. Che vuole quello dalla mia vita? Chi è per farmi stare così?

 

Ma Denise non si è accorta di essere osservata. Qualcuno, quel qualcuno, ha visto una bellissima ragazza mora, dai penetranti occhi rossi, saltare in aria e non scendere più. Proprio quel qualcuno, che adesso sta maledicendola in tutte le lingue che conosce. Corre in albergo dal gemello. A qualcuno deve dirlo. Apre la porta della sua camera di scatto, facendolo sobbalzare e girare di colpo.

<< Ah, sei tu! Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo! >> sbotta Bill, mettendosi una mano sul cuore. In compenso, il gemello si siede sul letto e lo guarda dritto negli occhi, con una determinazione mai vista. È sicuro, è sicurissimo che quella ragazza che ha visto saltare fosse quella con cui ha litigato quello stesso giorno. Ne è sicuro.

<< Bill. – comincia con tono grave. Il moro lo guarda con il sopracciglio inarcato, confuso dall’improvviso cambiamento di atteggiamento del fratello. – Ho visto una cosa, mentre tornavo qui. >> Bill annuisce, spaesato. Non sa perchè, ma ha un brutto presentimento. Che c’entri ancora quella ragazza??

<< E cosa? >> chiede, curioso e spaventato allo stesso tempo. Non lo sa, ma l’espressione di Tom lo spaventa.

<< Quella ragazza… di questa mattina… quella con cui ho litigato… >>

<< Sì? >>

<< Ha le ali di drago. >> davanti a questa affermazione e alla faccia determinata e convinta del fratello, Bill sgrana gli occhi nocciola. Suo fratello è impazzito o cosa?

<< Tomi… quante volte ti ho detto che la droga fa male… >> ma Tom scuote la testa, convinto.

<< Ti dico che era lei. Ha fatto un salto, e non è più scesa! Devi credermi Bill. Sei mio fratello o no? >> si guardano negli occhi per qualche secondo. Tom è sicuro di quello che dice. La sua espressione ne è la prova. Eppure, Bill non ne è convinto. Gli sembra una cosa così insensata. Quella ragazza, che per prima ha risposto a suo fratello, ha le ali di drago? No, è impossibile.

<< Tom ascolta. Sei mio fratello, ti voglio bene… ma scusami se non credo che una ragazza possa avere delle ali! Di drago per giunta! >> sospira, passandosi una mano sul viso. Il gemello lo guarda, scandalizzato. Perchè suo fratello non gli crede? Non si è inventato niente! Ha visto quella ragazza che saltava e non scendeva più a terra. Aveva anche alzato lo sguardo per vedere, ma lei era scomparsa nel cielo. E allora, perchè suo fratello non gli crede?

<< È la verità ti dico! Ha fatto un salto… e poi non è più scesa a terra! Ho anche guardato in alto, ma lei era in cielo. Te lo giuro su quello che vuoi Bill. >> Cosa devo fare con te, Tomi?, pensa sconsolato il moro, sbuffando. Non ne è convinto. Non è possibile che una ragazza possa volare. E poi, quella ragazza gli piace. Non sa il suo nome, ma ha come la sensazione che la rincontrerà presto. A rompere la tensione, arriva Gustav, che bussa alla porta della camera del moro con gentilezza, come è solito fare.

<< Avanti! >> il biondo entra in camera con un sorriso, ma appena vede I due amici seduti uno di fronte all’altro a guardarsi, si confonde.

<< È successo qualcosa per caso? – I due gemelli scuotono la testa contemporaneamente, e il ragazzo ci rinuncia. Se avranno voglia di parlargli, gli parleranno di loro spontanea volontà. – Comunque. Ero venuto a proporvi di andare a pranzare fuori. Tanto, non abbiamo niente da fare qui. >> I due annuiscono e si alzano in piedi. L’argomento non è ancora chiuso. E questo, lo sanno entrambi.

 

Okay, okay, ora spiego un paio di cose. Come ho detto nell’introduzione, è un esperimento. Era da un po’ che avevo voglia di scrivere una cosa fantasy con personaggi reali, così ci ho provato. Il capitolo è un po’ lungo, solo perché è il primo. Gli altri saranno più corti, a meno che non faccia schifo. Sono particolarmente attaccata a Denise, spero che vi piaccia! Un bacione, Barby. Ah, vero. Questo capitolo è un po' violento, ma andando avanti diminuirò sempre di più le scene dove Deni farà fuori qualcuno. Un altro bacione, sempre io!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** E' una maledizione! ***


Mi avvio a passo spedito dal capo

Mi avvio a passo spedito dal capo. Sono puntuale, come sempre del resto. Salgo le scale e spalanco la porta, facendo un mega sorriso. Uno di quelli che faccio sempre io, per abbindolare la gente. Non so quanti ammiratori ho a scuola, a forza di fare sti sorrisi sghembi, sono piena di ragazzi dietro che mi chiedono se posso uscire con loro. Ma il mio Mich no. Lui è sempre impassibile. Come me. A volte mi chiedo se non siamo fratelli.

<< Fatto. >> dico al capo, poi esco e scendo al piano terra. La mia intenzione è di fare almeno la lezione di travestimento… lo so, è una materia stupida, che tocca solo a noi demoni. Perché… “Nessun umano deve accorgersi che siete demoni, altrimenti la copertura salta e voi sarete ricercati come” aspetta, che forse me lo ricordo come… ah sì! “un leone con le ali e con la coda di drago”… bah, io l’ ho sempre detto che la mia professoressa non è capace a fare dei paragoni decenti. Sbuffo. Sto per entrare in classe.

Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin

Evidentemente, la campanella non è d’accordo con me e non vuole farmi rientrare. Eh va beh, capita! Mi appoggio alla colonna davanti alla classe e aspetto che arrivi Meredith. Chiudo gli occhi. Mi piace sentire il battito del cuore della gente che mi sta attorno. È come… rilassante, ecco.  Sento che arriva qualcuno. Ma non è un qualcuno qualsiasi. È lui.

<< Mich, devo parlarti. >> dico, spalancando gli occhi. Lui si ferma davanti a me e mi guarda. Annuisce. Tanto mia sorella arriva dalla terza torre, ho tutto il tempo di parlare con lui in santa pace.

<< Illuminami. >>

<< È successa una cosa strana oggi. Il preside mi ha detto che qualcuno dall’altra parte sembra avermi riconosciuta. Poi, mi ha detto che mi dovrai fare da balia perché io non potrò più avere incarichi. Ma sono andata dal capo e mi sono fatta dare un lavoro. E sai chi ho incontrato? – scuote la testa confuso. Sento il suo cuore che batte, batte forte. Ma è così strano… cioè, sembra che io gli piaccia! Lui è il mio migliore amico, non un potenziale ragazzo, come direbbe mia sorella. Lei invece sì che vuole che ci mettiamo insieme. Bah. – Comunque, stavo dicendo, ah sì! Sai chi ho incontrato? Quei quattro… cosi che piacciono a Meri! >> mi guarda stralunato. Ha sempre pensato che il cantante fosse una femmina. E fin qui, tutto bene. Solo che poi, un giorno, spinto da non so quale illuminazione divina, l’ ha detto a mia sorella… e… beh, lei si è leggermente arrabbiata. Ecco, l’ ha ricorso per tutta la casa, e casa mia è come un Hotel per quante stanze ha, con un martello, e quando ha finito la sua corsa, lo ha preso a martellate in testa. Sì, esattamente, un martello di ferro. Beh, a noi e come se ci dessero uno scappellotto. Abbiamo la pellaccia dura.

<< Stai scherzando! >> esclama saltando come una molla. No, io non scherzo mai su ‘ste cose. Soprattutto se un pomposo musicista del cavolo mi manca di rispetto e insinua che io non esisto. E che cavolo, sarò una leggenda, sarò quello che vuoi, ma cavoli! Esisto eccome! E lo sanno le mie vittime che esisto! Ahhhh, ma si può sapere perché mi sto facendo tutti questi problemi per una persona che probabilmente non incontrerò mai più nel corso della mia vita di demone?? Perché mi fa questo??

<< Tutto vero. Quanto lo odio quell’ idiota del cappero! >> sbotto, tirando un pugno al muro. Un calcinaccio cade a terra. Lo guardo. Ahhhhh, se si staccasse la testa di quel Tom dei miei stivali! BOOM, un altro pugno al muro e questa volta si crepa. Crepa, crepa, crepa idiota! Lo sto prendendo a pugni, sotto lo sguardo intontito del mio Mich. Senti, non è colpa mia, devo tranquillizzarmi in qualche modo. Altrimenti prendo a pugni te.

<< Oh… la piccola Denise è arrabbiata! >> perfetto. Ohhh, fantastico! Veramente bellissimo. Ci mancava solo questa cretina di Deborah!! Prendo più velocemente a pugni il muro davanti a me, con gli occhi chiusi. Poi mi giro verso di lei, con gli occhi chiusi in due fessure.

<< Lasciami in pace. >> sibilo. Amo sibilare. L’ ho già detto vero? Beh, non importa. Io amo farlo. È così… divertente! Sibilare spaventa. Spaventa gli umani, si terrorizzano appena pronuncio il mio nome. Perché è sempre così. Mi chiedono come mi chiamo, poi io rispondo che mi chiamo Denise e loro sbiancano. Poi, li uccido. Ma è logico. Io sono un demone. Vorrei tanto prenderlo a schiaffi, a pugni e a calci, e poi piantare i denti nel suo collo e mordere forte, come faccio di solito! Maledizione. Devo solo sperare in qualcuno che li odi e che odi lui in particolare. Eppure…

<< Che succede, paura Drago? >> come mai tutta questa confidenza con me?? Chi sei?? Vattene, non ti voglio uccidere oggi. Perché lei lo sa che non si scherza col fuoco se il fuoco sono io. Sospiro. Mi giro di nuovo verso di lei e la guardo negli occhi. Impallidisce. Evidentemente ha capito tutto.

<< Ecco, brava. >> due secondi dopo, vediamo arrivare mia sorella trotterellante. Però il suo sorriso muore quando vede Deborah davanti a me. Neanche a lei piace. Si vede che siamo sorelle. 

<< Deni, andiamo a pranzo dall’altra parte? >> come mai così curiosa di vedere dall’altra parte? Le sorrido maliziosa, poi le metto una mano sulla spalla. È alta come me, ricordo quando eravamo più piccole e io facevo la maggiore mettendole una mano sulla testa. Adesso, posso solo più sulla spalla.

<< Certo, andiamo! Uh Meri… ti offendi se ammazzo quel… aspetta… Tom dei… oh cavoli… Tokio Hotel, ecco! Tom dei Tokio Hotel? >> lei mi guarda confusa. Poi sgrana gli occhi e sorride.

<< No sorellona. Sennò poi chi suona con Bill, Georg e Gustav? >> sbuffo. Io voglio ucciderlo!!

<< Troveranno qualcun altro. >> concludo annuendo convinta. Uh, aspettiamo Jen anche?? << Chiamiamo anche Jen?? >> chiedo, lei si illumina tutta e annuisce. Allora, io apro la bocca e faccio un urlo strozzato, che in realtà è un urlo in piena regola per Jen. Sente gli ultrasuoni. Un po’ come il capo, ma lei è una combattente nata. È la mia migliore amica, nonché cugina. Siamo nate tutte e due nello stesso periodo. In pochi secondi eccola che arriva, che corre tutta trafelata.

<< È successo qualcosa? >> chiede, mandando giù. Io scoppio a ridere e lei capisce. Lei mi conosce meglio di chiunque altro. Anche più di Mich. Mi guarda negli occhi. So che ha capito che ho combattuto. Lo vedo nei suoi occhi. Sono neri. Ha i capelli castani con qualche riflesso blu naturale e gli occhi che cambiano colore. Cioè, vanno dal nero al grigio chiaro, quasi bianco. Alcuni dicono di averla vista con gli occhi bianchi. Io mai.

<< No Jen, io e Meredith abbiamo deciso di andare a pranzare dall’altra parte. Vieni anche tu? >> mia sorella sbuffa. Non sopporta che la chiami per nome. Sorrido soddisfatta, mentre Jen annuisce con un sorrisone. Quanto siamo diverse. Io sono fredda e impassibile, lei è un angelo. È come mia sorella, socievole con tutti. Non so come facciano, a dire la verità. Boh, andiamo. Un po’ di distrazione mi farà bene.

 

<< Cameriere? Vorremmo una bistecca al sangue, anzi due… no, meglio tre, va! Poi, un’insalata e una di pesce… poi un gelato! Il più grande che c’è! >> ecco, chi ha fatto le ordinazioni? Mia sorella, ovviamente. Basta non farsi ingannare, le tre bistecche sono per lei. Ha un fisico da modella, ma mangia come un bue, posso assicurarlo io. Io e Jen ci guardiamo negli occhi, sorridendo. No, non cambierà mai. Guardo stancamente fuori dalla finestra. Davanti al ristorante si sta parcheggiando una limousine. Non è così lunga, devo ammettere, pensavo fosse più spaziosa. Comunque, stanno scendendo quattro persone… oh no. Oh no, oh no, oh NO! Ma allora è una maledizione! Una congiura! Vogliono punirmi per tutte le stragi che ho fatto? Vi prego, preferisco la sedia elettrica, che poi non mi farebbe niente, ma non importa… tutto fuorché quel cretino! Arriva il cameriere, mi posa davanti la mia insalata di pesce e comincio a mangiare, con il morale che raschia il pavimento. Prendo il foglietto che ho in tasca e lo leggo. “Tom Kaulitz” perfetto, ora so come si chiama di cognome.

<< Deni tutto bene? >> urla mia sorella, con in mano la forchetta con infilzato un pezzo di carne. Sgrano gli occhi, sperando con tutto il cuore che quello non stia guardando dalla mia parte. Che non stia sgranando gli occhi perché mi ha riconosciuta. Che non stia strattonando la manica del moro. Che non stia indicandomi con il dito tremolo di rabbia. Perché è rabbia, lo so. Sento il suo cuore che ha cominciato a battere più forte del previsto appena mi ha riconosciuta. Meredith si gira verso di loro. Poi si rigira verso di me e mi guarda stralunata. << Deni… perché Tom ti sta indicando come se gli avessi ammazzato qualcuno? >>

<< Ehm… >>

<< GLI HAI AMMAZZATO QUALCUNO??? >> urla, saltando in piedi. Io sbianco completamente. Le faccio segno di abbassarsi, ma lei rimane in piedi, con gli occhi fissi nei miei e le palme delle mani piantate saldamente al tavolo.

<< No, non gli ho ucciso nessuno! Ora puoi abbassare la voce??? – lei sospira, però si siede di nuovo e continua a fissarmi negli occhi. – Non lo so perché mi sta additando, si sarà sbagliato! >> mento. Ma so che dentro sto impazzendo. Odio mentire a mia sorella. Ma non ho altra scelta.

<< TU! – ecco, ci mancava questa! Si sta avvicinando con la sua banda di amici e continua a puntarmi l’indice addosso. Attento amico, non sono dell’umore. – Che ci fai ancora qui? >>

<< Come ancora?? Non eri a scuola? >>

<< No, era qui e ha tappato la bocca ad una ragazza! >>

<< Denise! >> non chiamarmi Denise, io sono Deni o Black. La tv si accende all’improvviso. È stata Jen. Mio Dio, quanto l’adoro! Parte il telegiornale.

<< Edizione straordinaria del nostro tg! In una piccola cittadina americana, si sono scoperti tre cadaveri di uomini, brutalmente uccisi. Ad uno è stato girato il collo, mentre agli altri due è successo qualcosa di ancora peggio. L’arma del delitto non è ancora stata ritrovata, ma gli agenti dicono di essere sulla buona strada. >> poi partono le immagini di questa cittadina. Della casa che ho visitato… e dei tre poveracci che ho ucciso. Beh… vista così è un po’ brutale. Jen e Meredith si girano verso di me. << L’autopsia effettuata sui cadaveri ha rivelato che sono stati uccisi verso le dieci di questa mattina. Vi terremo informati se ci saranno novità. >> okay, ora mia sorella  mi sta guardando male.

<< Le dieci… non è l’ora in cui ci siamo incontrati? >> chiede a bassa voce il moro al rasta, che annuisce convinto. Cavolo. Jen mi guarda negli occhi. Mi sta leggendo dentro, come fa spesso. Ha capito tutto. Solo… lei lo sa che lavoro faccio. Mia sorella no. È questo il problema.

<< Denise… dimmi che non c’entri nulla. >> dice Meredith, con gli occhi grandi piantati nei miei. Distolgo lo sguardo, senza darle una risposta. La sento alzarsi. << CAVOLO DENI! PERCHÈ LI HAI AMMAZZATI?? CHE TI AVEVANO FATTO??? >> poi sgrana gli occhi. Ha capito tutto. Ed io non ho la forza di guardarla negli occhi. << Il capo. Ho capito. Sei tu che stai facendo tutte queste stragi. Sei tu che stai uccidendo persone che non ti hanno fatto niente. Non ti bastavano le nostre?? Perché lo fai Deni, perché?? >> alzo il viso e la vedo. Sta piangendo. Devo averle fatto tanto male. Sono una scema.

<< Meri… mi paga il capo. >> rispondo, flebilmente.

<< Non siamo abbastanza ricche? Perché devi fare ancora del male? Perché vuoi trasformarti in un mostro?? >>

<< Sarò un mostro, ma sono sempre tua sorella! >> mi alzo anche io.

<< Che sta succedendo? >> chiede il rasta o Tom… come diavolo si chiama. Cavolo, fatti i fatti tuoi, maledizione!

<< Tu non sei mia sorella… sei un mostro! TI ODIO! >> urla, poi scappa dal ristorante piangendo. Cazzo. Ho fatto un gran bel casino. Mia sorella mi odia. L’altra parte di me, l’altro pezzetto della mia anima mi odia. Come ho fatto a finire in questo grandissimo casino?? Come diavolo ho fatto?? Jen mi guarda con un sorriso incoraggiante, poi si alza e corre dietro a mia sorella. Cavolo, dovrei correrle dietro io. Non lei. Ma mi odia. Oh, andiamo! Sono o non sono la leggendaria Denise?? Devo darmi una svegliata e chiarire con mia sorella! Faccio per alzarmi, ma qualcosa mi dice che non devo ancora correre dietro a Meri. Non ancora.

<< Non so cosa stia succedendo, ma tu devi ancora chiedermi scusa! >> esclama Tom, guardandomi con gli occhi a due fessure. Senti bello, ho l’umore più nero del solito, non sono proprio dell’idea di litigare con te, adesso.

<< Io non ti chiedo scusa. Sei tu quello che mi ha aggredita. >> sillabo a denti stretti. Vattene. Andatevene tutti, state rischiando troppo a stare vicino a me. Io sono Denise, il mostro, la leggenda. Non ho scrupoli per nessuno, perché dovrei averli per voi quattro? Gli occhi pizzicano. Ma le lacrime non scendono. Hanno troppa paura. Da quanto tempo è che non piango? Forse da tutta la vita. Non ho un solo ricordo in cui piango. Non è normale, vero? Ma io non sono normale.

<< Ma se mi hai spinto contro al muro! >> sento… sento che qualcosa mi sta scendendo dall’occhio. Fa male. Fa malissimo. Non posso sopportarlo, lo asciugo subito, qualsiasi cosa sia. Mi guardo la mano. Perfetto, una lacrima. Cazzo. Sto piangendo. Per la prima volta in vita mia. Sto piangendo. Le lacrime scendono, cattive, dolorose… e sempre più numerose. Che mi sta succedendo? Perché piango? È Meri… è la mia sorellina, che mi odia. Ecco cosa mi fa male. È mia sorella. Cavolo. Ho combinato un casino troppo grosso questa volta. Non ne esco più. Maledizione. << Che succede piccola? Il tuo idolo ti ha detto cose troppo cattive? >> ora… basta… mi alzo dal mio posto e in due secondi sono dietro al ragazzo. Con un braccio gli stringo il petto, l’altra mano è in aria, pronta a colpire.

<< Tu non sai chi sono io. Non sai niente di me e ti permetti di giudicarmi. Sei proprio come pensavo. Un musicista pompato al massimo in preda ad una tempesta ormonale che durerà tutta la vita. Ma prima o poi si cresce. E i conti si fanno lì. >> la mano libera saetta sul suo collo. Un colpo veloce, e lui si accascia. Non è morto. È solo svenuto, e rimarrà così per un paio d’ore. Alzo il viso rigato di lacrime sugli altri tre, che mi guardano con delle facce sconvolte. Sorrido amaramente.

<< Che hai fatto a mio fratello? >> chiede il moro, chinandosi sul corpo del rasta. Fratelli. Amore. Cazzo! Piango più forte. Denise, avanti, cerca di darti un minimo di contegno! Mi asciugo con una mano e lo guardo negli occhi.

<< È svenuto. Dormirà per un paio d’ore. Portatelo dove alloggiate, e pregate solo che io non vi incontri più. >> detto, per poi uscire dal ristorante.

 

<< Aspetta! >> prova Bill, ma la ragazza misteriosa è scomparsa. Esce dal ristorante e la vede, che vola alta nel cielo. Con due ali da drago. E capisce che suo fratello ha ragione su quella ragazza. Rientra dentro con una faccia da funerale e aiuta Georg a tirare su suo fratello.

<< Tutto bene Bill? >> gli chiede il Gustav, affiancandoli. Il moro scuote la testa. No, no che non va bene.

<< Sì, sì Gus. Non ti preoccupare. >> sussurra in risposta. Arrivano all’ Hotel e salgono nelle proprie camere, facendo sdraiare Tom sul proprio letto.

<< Certo che quella ragazza è strana. >> sorride Georg esausto, sedendosi al bordo del letto dove Tom ronfa beatamente. Gustav annuisce.

<< Tom aveva ragione. >> bisbiglia Bill tra sé e sé. Ma gli altri due lo sentono e gli chiedono spiegazioni con gli sguardi confusi. << Aveva detto che quella ragazza aveva le ali di drago. >> i due sgranano gli occhi e si guardano, per poi far tornare la propria attenzione su Bill, che guarda il gemello con lo sguardo pensieroso.

<< Stai scherzando spero. >> dicono in coro i due ragazzi, sconvolti. Bill scuote la testa, confuso. Non lo sa, non ci sta capendo più nulla. Chi è quella ragazza? Cos’ ha fatto a suo fratello? E perché voleva in cielo come un uccello? Scuote la testa una seconda volta.

<< No, non sto scherzando. >> conclude con un mezzo sorriso. In cuor suo, sa perfettamente che rincontreranno quella ragazza. Che la conosceranno e che impareranno ad amarla, per quanto strana lei si dimostrerà.

<< Bah… comunque era veramente bella. >> ammette il biondo, sedendosi sulla sedia davanti a Bill. Questo si sente scosso da un tremito, nel ricordare la bellezza drastica della ragazza accanto a quella rossa. Si era incantato, lo ammette, a guardare gli occhi neri della ragazza. Neri, semplicemente straordinari. Come del resto anche quelli rossi e quelli gialli della rossa. Occhi particolari, di un colore per niente comune. Come se non fossero reali. Scuote la testa, confuso, sentendo un fastidioso rossore salirgli alle guance.

<< Bill?? Terra chiama Bill??? Uhu, sei ancora vivo?? >> Georg sventola la mano davanti al viso del ragazzo, che improvvisamente si riscuote e alza gli occhi sugli amici. I due lo guardano con un sorriso strano, come se sapessero già tutto. << Che ne pensi di quella con i capelli scuri? Non quella di Tom, perché ne è già cotto lui, ma l’altra. Quella con gli occhi neri. >> sussurra il castano, stuzzicando l’amico. Ha visto che occhiate le lanciava, nel ristorante. Ha visto come è arrossito, sicuramente a pensare a quella strana ragazza. Ha visto tutto e capito anche tutto. Infatti, il moro in questione, arrossisce di più e sposta lo sguardo sulla finestra. Deve trovare qualcosa da dire, alla svelta.

<< S-sì… carina… >> sussurra, con la voce roca. I due amici si guardano negli occhi e annuiscono.

<< Come carina? Era bellissima! >> asserisce il biondo con enfasi. Bill sente un altro brivido salirgli sulla schiena, ma non risponde. Sa che lo stanno provocando. Ma lui non è mai stato capace a non rispondere alle provocazioni.

<< Forse… >> un altro flebile sussurro. I due si guardano, con un sorriso più largo. Bill sta per cedere. Georg annuisce, con un sorrisone poco rassicurante in volto.

<< Chissà quanto è brava… con un corpo così… >> Bill si gira di scatto e lo guarda scandalizzato, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

<< Non la conosci neanche! >> esclama, scattando in piedi. I due si trattengono dal ridere.

<< Avanti, ammetti che ti piace. Tanto Tom sta dormendo beato tra tutte le sue bottiglie di birra e donne nude, non ti può sentire. >> esclama sull’orlo delle risate il batterista. Il moro lancia uno sguardo a suo fratello.

<< Okay, okay. Mi piace, ma non so neanche il suo nome. >> ammette alla fine, tornando a sedersi lentamente. Ha un’espressione sconsolata in viso.

<< Tranquillo, che la rivedrai. >> annuisce convinto Gustav, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla. Il frontman gli rivolge un sorriso tirato.

<< Lo spero… >>

 

Eccomi!! Scusate per il ritardo, ma ho avuto un po’ da fare eheh… manco a farlo apposta aggiorno dieci giorni dopo il primo chappy xDDD comunque, grazie tantissime, l’ho già detto nel primo capitolo che sono particolarmente attaccata a Denise, perché è un mio personaggio originalissimo. Mi fa molto piacere che abbiate gradito ^^

kikketta: Ehm… giuro che non sono io quella che ti sta seguendo! XDD no, seriamente, ho sparato i nomi a caso, non prendertela ^^ soprattutto spero non se la prenda tua sorella, dato che le faccio fare la parte della cattiva °° comunque, grazie tantissimissime! Davvero gentile!

pisciula: Waaaa, grazie anche a te! Parentesi, i gemelli ad Hogwarts?? Wow, me la sono persa! XD comunque, sei davvero gentile! Grazie! Un bacio

hEiLig FuR ImMeR: Sai qual’è la cosa divertente? Denise era in partenza il personaggio del mio libro… poi ho pensato di metterla in una FF ed ecco il risultato. ^^ beh, almeno una lettrice ce l’avrò xD sìsì, tranquilla che il libro lo scrivo :P grazie tante dei complimenti, baci!

Sesshoyue: xD grazie^^ come ti è sembrato questo?

Beh… grazie di cuore a voi e a chi legge solamente e a chi mi tiene nei preferiti °° mi fate felice *ç* in più, un augurio col cuore di BUON NATALE!

Baci, Barbycam

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Capitolo 3
*** Wolf ***


Sto girando per la cittadina come una scema

Sto volando sopra la cittadina come una scema da mezz’ora buona. Dov’è mia sorella? Dove diavolo si è cacciata con Jen? Sbuffo, e plano in un boschetto. Esco allo scoperto, con il volto leggermente arrossato dalle lacrime. Mi avvio a capo chino per la città, sperando ardentemente che quei quattro cosetti non si facciano più vedere in oggi. Quell’idiota di Tom o come cavolo si chiama mi ha fatto litigare con mia sorella. Avrei dovuto ucciderlo. E invece no, come una santa sono uscita dal ristorante facendolo solamente svenire. Sono stata troppo buona con quel cretino. Svolto un angolo con le mani nelle tasche dei pantaloncini. Sento che sto andando in contro al pericolo. Aspetta… annuso l’aria e mi guardo attorno. Viene da quella casa. È un odore acuto, dolciastro e anche amaro… sangue. Spalanco la porta con un calcio. Mi paralizzo sulla porta. Ci sono dei Lican… quattro. E mia sorella, con Jen… mio Dio… stanno difendendo il ragazzo moro… uno di quei cani sta per saltare addosso a mia sorella, ma io mi metto davanti a lei e alzo la gamba in alto.

<< Sorellona! >> bisbiglia Meredith, guardandomi con un sorriso. Ricambio, finalmente felice. Mi volto e vedo che quel ragazzo sta tremando. Lui non è abituato ai Lican, Vampiri e Demoni, come lo sono io. Eppure, è strano che ci siano dei Lican a quest’ora di mattina. Cioè, sono soliti uscire di notte. che ci fanno a pomeriggio inoltrato, per di più ad infastidire questo ragazzo?

<< Meri, come si chiama? >> chiedo, tirando un altro calcio ad un secondo Lican. Continuo a tenere le mani nelle tasche. Lei mi sorride.

<< Bill. >>

<< Bill, ascoltami. – comincio, voltandomi verso di lui. Impallidisce di colpo e indica sulla mia spalla. Mi giro e a pochi centimetri di distanza da me ho il viso di un bellissimo Lican. Tutto si blocca. È lui. – Vai in bagno e chiuditi dentro. >> finisco, aspettandomi che questo Bill mi dia ascolto. Ma non lo sento che si muove.

<< Da quanto tempo Denise. >> mi sussurra il Lican davanti a me. Io rabbrividisco. La sua voce, mi ha sempre fatto questo effetto. Sembra calda, dolce, bassa… ma non è come sembra. La sua voce è diversa. Cattiva, fredda. Ma a me piace, non ci posso fare niente.

<< Wolf. >> faccio, in segno di saluto. Sento che sorride. Nessuna mutazione al suo cuore, mentre quello di Bill sta andando alla velocità della luce. Ha paura. E non so come, non ne godo come sempre. Assomiglia tanto ad un bambino. E io non farei mai male ad un bambino. Dico così adesso… ma qualche anno fa, mi hanno detto di uccidere una famiglia. Io l’ ho fatto. Ma i bambini… li ho fatti uccidere da lui.

<< Che accoglienza calorosa. >> mi sto squagliando, dentro. Non posso far vedere che lo amo ancora. Esatto, la leggendaria Denise è innamorata di un insulso Lican. Non posso farci niente, lo conosco da quando avevo quattro o cinque anni, è sempre stato un mio grandissimo amico, finché poi non si è dichiarato. È stato fantastico, ci siamo baciati, e io sono diventata donna tra le sue braccia. Avevo quindici anni e mezzo. Credevo che l’amore fosse una cosa stupenda, ma è solo una maledizione, che ti logora dentro, che ti corrompe l’anima. Fino a fartela vomitare dal dolore. Ho sofferto, è vero. Ho sofferto molto, a causa di Wolf. Dopo un mese che andava avanti la nostra storia, mi ha tradita. Ed è stato lì, in quel periodo, divorata dal male interiore, che ho cominciato a lavorare come sicario. È colpa sua se migliaia di persone sono morte in questi due anni e mezzo a causa mia. Indirettamente, è anche colpa sua se ho litigato con Meri oggi. Ma non posso farci nulla se sono ancora innamorata di lui, non riesco ad odiarlo. E ci ho provato, tante di quelle volte che ho perso il conto.

<< Che ti aspettavi, il comitato di benvenuto? >> rispondo acida. Un sorriso, ancora più largo. Uno di quelli che farebbero sciogliere chiunque, ma che con me non funzionano. Ormai lo conosco troppo bene. Sono cresciuta, non mi faccio più abbindolare come una bambina. Perché alla fine, è questo quello che ero. Ero una bambina, e lui ne ha approfittato, con i suoi due anni in più d’esperienza. Ha gli occhi grigio scuro. Mi giro verso Jen, istintivamente. Grigio scuro. Come previsto.

<< Non sei cambiata per niente, sai Darky. >> come osa chiamarmi di nuovo Darky? Dopo quello che mi ha fatto??

<< Perché sei venuto qui? >> anche la mia voce è bassa. Continuo a guardare imperterrita davanti a me, anche quando sento il soffio del suo respiro sul mio collo. Avanti Deni, tu sei più forte di lui. Tu sei la leggenda, lui non è nulla. Ricorda quello che ti ha fatto. Sì, non passa giorno in cui non ci penso. Ma odiarlo… è come se mi chiedessero di uccidere mia sorella. Non potrei mai. Anche se volessi.

<< Uno, volevo vedere tua sorella all’opera. È una ragazzina focosa, sai? Mi ricorda tanto te, alla sua età. – finiscila, se non vuoi trovarti le mie unghie piantate nello stomaco. – Due, io e la mia banda abbiamo trovato questa checchetta da seguire. Sai, per divertirci no? >> come no. Siamo stati compagni di giochi fin da quando eravamo in fasce, mostro. So cosa intendi per divertirti.

<< Ehi, lascialo stare! >> esclama Meri. Io sorrido a mezza bocca. È mia sorella, in tutto e per tutto. Le faccio segno di tacere con la mano.

<< Lascia stare mia sorella. Della famiglia basto io. >>

<< Ah sì? >> si allontana da me e guarda malizioso Jen, che abbassa lo sguardo. Oh no… anche lei…

<< Jen… perché non me l’ hai detto? >> chiedo, più amareggiata per non avermelo detto che per altro. Alza il viso su di me, con gli occhi bianchi, appannati da non so che cosa.

<< Cosa potevo dirti scusa? Sai, sto uscendo con il tuo ex ragazzo? Non mi sembrava il caso, scusami. >> le sorrido dolcemente. Poi torno a guardare negli occhi Wolf. I capelli biondi gli scendono lisci sulle spalle.

<< Non prenderai mia sorella anche. Che ci fai qui, è la mia area questa. Lo sai. >> ripeto, con più convinzione, mentre sento che la rabbia comincia a salirmi alla gola. Ha preso Jen, ha preso me… non prenderà mai mia sorella. Mai.

<< Tutto il mondo è la tua area se non sbaglio. Ti sei allargata, Darky. >>

<< Non… chiamarmi… Darky… >> sillabo, con gli occhi a due fessure velenose. Tanto velenose che lui sorride malizioso.

<< Altrimenti che mi fai? >> si abbassa al mio orecchio, poi va giù, fino al collo. Mi da un piccolo bacio, mordendomi la carne.

<< Sono cresciuta da due anni e mezzo fa Wolf. Sono diventata grande. >> lo spingo via, sorprendendolo. Ma dopo poco sorride beffardo.

<< Sei sempre la solita bambina testarda Denise. Questa volta non la scamperai. >> scommetti? Mi si avvicina, cominciando la lenta trasformazione del suo volto in un muso di cane. Si avvia lentamente verso Bill, ma io lo fermo con il braccio teso.

<< Di qui non si passa. >> bisbiglio, con un mezzo sorriso. Come mi aspettavo, mi arriva un cazzotto in pancia. Prevedibile. << Sei prevedibile. Sono Denise io, la leggenda. Un pugno in pancia non mi fa niente. >> sibilo, ricambiando il pugno, mandandolo a sbattere contro al muro dall’altra parte della stanza. Non mi muovo mentre lo vedo che si rialza traballante. Mi dispiace. Ti amo Wolf, non sai quanto, ma non posso permetterti di fare del male a lui. Perché? Questa sì che è una bella domanda. Non ne ho idea, sento solo che devo proteggerlo ad ogni costo. Perché è tenerissimo, perché è un umano… perché se è importante per mia sorella lo è anche per me. E per mia sorella è importante. Quindi bello, non ti avvicinare a lui. Non te lo permetterò. Ora è in piedi e mi guarda. Sorride. Cosa c’è adesso? Faccio un ringhio. Richiama con la mano i suoi amici, e poi escono di casa.

<< Ci rivedremo, Drago Nero. >> sussurra, chiudendosi la porta alle spalle e pulendosi il rivolo di sangue che gli scende dal labbro. Mi accascio a terra, stanca. Non lo so, ma ho come la sensazione che lo rincontrerò. Lurido Lican. La prossima volta giuro che ti ammazzo. Chiudo gli occhi sentendo una fitta dolorosa alla pancia. Figlio… mi alzo il maglione e vedo una ferita… profonda… non era un pugno, maledizione. Mi ha infilzato, il bastardo. Chiudo gli occhi per reprimere il grido. Lo mando giù, in fondo alla gola. Così che non possa uscire, mai. Eppure un rantolo riesce a raggiungermi le labbra. Maledizione, a me e alla mia testardaggine da bambina. Jen e Meri mi guardano sbalordite. Faccio un mezzo sorriso. Io non sono tipo da lamentarmi. Stringo i denti e vado avanti. Mia sorella si inginocchia vicino a me e mi da un bacio sulla tempia. Non so come, ma mi sento già meglio. Faccio un sorriso tirato, mentre, con Jen, cerca di tirarmi su.

<< Scusate. – tutte e tre ci voltiamo verso Bill, che ci sorride. – Il mio Hotel è qui vicino… cioè, l’Hotel dove alloggiamo per la vacanza è dietro l’angolo… volendo possiamo portarla lì. >>  ehi!

<< Senti, se credi che sia una bambina senza forza, mi dispiace deluderti ma… >>

<< Perfetto, grazie Bill. >> mi interrompe Jen, guardandomi male. Cavolo. Aprono la porta, ma prima di uscire mi tiro giù la maglia. Non voglio che la gente pensi chissà che cosa. Attraversiamo la strada, poi svoltiamo a destra e ci troviamo davanti ad un altissimo Hotel. Sembra casa mia. Entriamo e saliamo le scale fino al secondo piano, poi andiamo fino alla fine del corridoio. Qui, Bill tira fuori un mazzo di chiavi e apre la porta bianca. Entriamo. Bella camera, apperò! Mi sdraio subito sul letto, seguita immediatamente da Jen, che mi tira su la maglia. Solo che scende da sola. Okay, facciamo una mossa tattica. Mi metto a sedere e mi tolgo il maglione, rimanendo in biancheria. Con la coda dell’occhio, vedo Bill che trasale. Stellino, lui è ingenuo. Mia cugina mi mette una mano sulla pancia e comincio a sentirla sempre più fredda. La sta raffreddando, così poi mi può guarire. Lei è un angelo. Nel vero senso della parola. Solo che non può guarirmi lei. Ci sono due ragazze, Chiara e Lily, che ne sono capaci. Sono… cugine credo… o sorelle, boh, non lo so. Sono sicura però che sono parenti perché sono identiche. Gemelle no, perché Chiara ha 20 anni e Lily 19.

<< Cosa sta facendo? >> chiede Bill a mia sorella. Lei sorride e lo guarda negli occhi.

<< Stai tranquillo, sa quello che fa. >> gli risponde lei, posando lo sguardo su di me. Sorrido, e mi lascio guarire dalle mani d’angelo di mia cugina. Poi, all’improvviso, si stacca e il caldo si rimpossessa della mia pancia. Jen si alza poi va da Meri e Bill.

<< Portale del ghiaccio, mettiglielo sulla pancia e assicurati che non si muova finché non torniamo. Mi fido di te, Bill. >> dice, per poi spalancare la grande finestra. Mia sorella le va sulla schiena e Jen si butta di sotto, seguita dallo sguardo terrorizzato del ragazzo. Dopo aver visto mia cugina volare, guarda me, poi annuisce e scompare dietro la porta. Ora sono sola. Mi guardo attorno. Beh, letto a due piazze, un portatile sulla scrivania di mogano, l’armadio a muro… uh, c’è un cd sulla scrivania. Mi alzo e vado a vedere. “Tokio Hotel – Scream”. È uguale a quello che ha Meri. Le piacciono tantissimo, mentre io non li ho mai sentiti. Non ho voce in capitolo, in questo campo.

<< Ehi! – mi volto di scatto verso il ragazzo. Gran bella mossa Deni. Fantastica. Ora brucia ancora di più. – Rimettiti a letto, forza. >> dice Bill. Si chiama così, no? Bello, io non prendo ordini da nessuno.

<< Non dirmi cosa fare. >> sbotto. Mi guarda storto, poi sorride e mi si avvicina. Non riesco a muovermi. Mi prende la mano e mi porta sul letto, dove mi fa sdraiare, e mi mette il ghiaccio sulla pancia. Come ha fatto? Cioè, io non prendo ordini da nessuno, come diavolo ha fatto questo qui? Però… è stato gentile con me. Un momento. Perché? << Perché mi stai aiutando? Insomma, ho fatto svenire tuo fratello… perché…? >> cavolo, se avessero fatto così a mia sorella, io sarei arrabbiata come una bestia. Altro che essere gentile, l’avrei preso e malmenato a chi le avesse fatto qualcosa. E invece no, lui mi aiuta.

<< Mio fratello è un idiota. >> sussurra, con un sorriso. La porta si spalanca, all’improvviso, cogliendoci impreparati. Sulla soglia appare un ragazzo, con i capelli castani lisci e gli occhi verdi. Oddio, non penserà che… sgrana gli occhi e chiude la porta.

<< Bill! Cavolo, appendi qualcosa alla porta quando fai i tuoi giochetti sconci con le ragazze! Che ne so, una cravatta, un reggiseno! >> urla da fuori, facendo arrossire Bill, che si alza e apre la porta.

<< Georg, ti ho mai detto che sei un idiota? >> sputa, scotendo la testa. L’altro ragazzo si mette l’indice al mento con fare pensieroso.

<< Sì, più o meno ogni volta che entro senza bussare. >> risponde alla fine, con un sorriso. Ma che ti ridi, deficiente!

<< Ecco, appunto. Entra idiota. >> spalanca la porta e quello che si chiama Georg entra in camera. Mi squadra dall’alto al basso, come se fossi non so che cosa.

<< Problemi? >> chiedo, ingoiando il dolore.

<< Tu stai zitta e tieniti il ghiaccio sulla pancia. >> mi ordina Bill, perentorio. Ehi, ma che cosa…? La finestra sbatte, e vedo fuori Jen e Meri, che indicano sotto. Poi scendono in picchiata.

<< Ah, come si chiama quella ragazza con gli occhi neri? >> mi chiede Georg, come se non fosse successo nulla. Che te ne frega bello?

<< Jen. >> sento il cuore di Bill che batte più velocemente. Ahhh! Capito! A Bill piace mia cugina! Potevo capirlo prima però. Bah, non importa. Bussano alla porta, ed entrano mia cugina e Meredith con un sorriso, seguite da Lily e Chiara.

<< Denise! Ma che diamine combini? >> mi sorride Lily, strizzandomi l’occhio. È una bella ragazza, con gli occhi grigi e i capelli platino. Non sono demoni. Sono solo… mutanti, ecco. Cigni. Ah, ora ricordo. Sono sorelle. Di padre diverso.

<< Jen, questa è gratis, perché è la leggendaria Denise! >> fa Chiara, avvicinandosi a me. Le sorrido, mentre si siede sul lettone. Dall’altra parte Lily. Chiudono gli occhi e poi diventano bianchi. Mi mettono le mani sulla ferita.

<< Sentirai una piccola fitta. >> mi avvisa Lily, sorridendo leggermente.

<< Sono abituata. >> eccola, la fitta. Un gemito mi sfugge dalle labbra. Maledizione, era forte. Ma adesso sto meglio. Mi metto a sedere, mentre gli occhi delle due sorelle ritornano grigio tempesta. Quegli occhi. I suoi occhi. Maledizione, adesso doveva tornarmi in mente? La porta si apre, all’improvviso ed entra quello biondo. Squadra prima Jen, poi mia sorella, poi le due sorelle ed infine me. Che continuo a rimanere in reggiseno. Okay, la stanza è grande, ma ora siamo in tanti qui dentro. Siamo in otto! Oh oh… il cuore di Lily sta battendo forte. E sta guardando… aspetta, andando per esclusione, si chiama Gustav, no? Sì, sì, giusto. Gustav. Bene, bene. Io me ne andrei, adesso sto bene.

<< Che sta succedendo qui? >> chiede sbattendo le palpebre il biondo. Gustav. Stella, ti piace Lily. È inutile che lo nascondi. Guardo la porta, aspettandomi che entri qualcun altro. Ed ecco, detto fatto. Quel… cappero di Tom dei miei stivali è sveglio e attivo.

<< Fratellino che… che ci fa lei qui? >> mi indica, tremante. Senti bello, non ho chiesto io di incontrare Wolf. Non ho chiesto io di farmi ferire. E non ho chiesto di certo io di venire in questa stanza a farmi curare. Quindi, è inutile che dai la colpa a me. Il silenzio tombale cade su di noi, come un macigno. Neanche mia sorella parla. Tutti gli sguardi sono divisi tra me e il rastaro. Ci scambiamo sguardi d’ira. Io non sopporto lui, lui non sopporta me. Semplice, conciso. E perché diamine mi fa male? Tom Kaulitz è un idiota. E su questo non ci piove, lo dice pure il fratello. E allora perché… parte sconvolgendo tutti Famous Last Word. Io afferro il mio cellulare velocemente e me lo metto all’orecchio.

<< Si? >> sento un fruscio dall’altra parte e sento il sospiro inconfondibile di Mich. Ora, vorrei tanto sapere perché in questi giorni è così strano con me. Cioè, io e lui ci conosciamo dalla nascita, siamo migliori amici, mi è stato accanto quando ho rotto definitivamente con Wolf, appoggiandomi nelle mie scelte. È come un fratello per me, perché adesso sta cambiando? Io voglio il mio Michael di prima.

<< Black, sono io. >> lo sapevo, mi chiama sempre Black. Anche se ho sempre solo le ali nere. Aspetta, c’è stato un periodo in cui avevo gli occhi neri e quando mi trasformavo sembravo un drago nero. Ma ormai è tempo passato. Sono stata un anno con quegli occhi, poi sono diventati gialli. Occhi neri, quando stavo con Wolf. Ma perché, perché tutto deve sempre, costantemente, irrisolvibilmente cadere su quello lì? O sull’altro tipo dei rasta? Sono sempre loro due che mi ronzano in testa, e a me non piace. Per nulla.

<< Dimmi Mich. >> non lo so perché, ma ho una bruttissima sensazione. Avanti amico, parla. Tutta la stanza sta ascoltando la mia conversazione con il mio migliore amico.

<< Wolf. – sbianco. Subito, Lily e Chiara mi mettono le mani sulla fronte, per controllarmi. Nono, sto bene ragazze, è che… tutto, tutto ricade su di lui. Sempre. – È venuto a scuola a cercarti. Vuole chiudere la faccenda, da solo con te. >>

<< Okay, arrivo adesso. >>

<< No, non venire. – e perché scusa? Non vuole risolverla con me la faccenda? – Non è saggio. >>

<< Perché scusa? Mich, dimmi cosa sta succedendo. – sospira. – ADESSO. – sospira più pesantemente. – Michael, mi sto arrabbiando, parecchio. Hai intenzione di dirmi cosa diamine sta succedendo a scuola o no? >> strillo, scattando in piedi. Mi affaccio alla finestra, pronta a spiccare il volo. Non mi importa della copertura adesso.

<< Non ti arrabbiare Black. – troppo tardi amico. Parli o no?? – Io e Wolf… >>

<< Tu e Wolf…? >> chiedo, incitandolo. Jen mi si avvicina, e con lei Meredith. Ho praticamente urlato Wolf, quindi avranno capito. Credo che anche Bill sia preoccupato.

<< Ci siamo picchiati. >> un sussurro. Cavolo. Perché si sono picchiati?

<< CHE COSA? >> urlo, facendo sobbalzare tutta la stanza. Okay, okay, Deni, prendi un grande respiro e calmati. Calmati dannazione. E che cavolo, come faccio a calmarmi? Il mio migliore amico e il mio ex si sono menati ed io dov’ero? A farmi curare in un Hotel che sembra casa mia.

<< Non urlare! Sono in bagno, dal preside. Vuole che tu venga subito qui, ma non venire. Wolf potrebbe farti ancora qualcosa. >>

<< Sei dolce a parlare così, Mich… ma sono grande ormai. Te lo ricordi, sono Denise. La leggenda. >> sorrido amara. Chiudo la chiamata e mi infilo il maglione. Mi tolgo l’elastico che ho al posto e mi faccio una coda alta. Sono pronta a combattere, adesso. La finestra è aperta.

<< Sorellona che è successo? >> mi chiede mia sorella. Piccola… quanto ti voglio bene.

<< Mich e Wolf si sono picchiati. Devo tornare a scuola. Jen, - mi volto verso mia cugina, che di seguirmi proprio non ha voglia, e le sorrido. – riportamela a casa poi quando torni, okay? >> le do un bacio sulla guancia e poi salto giù dalla finestra. Le ali si spalancano, le sbatto più forti e salgo in alto, sempre più in alto, fino alle nuvole. Faccio qualche giro, per scaricare la tensione. Cavolo, Mich… con Wolf… maledizione. Impreco sotto voce, per poi planare nel giardino della scuola. Corro per i corridoi deserti e salgo dal preside. Entro dentro la stanza e li vedo. Mich, miseriaccia, Mich! Ha un occhio nero, i capelli castani ricci gli coprono la fronte, ha un rivolo di sangue secco sulla guancia che parte da sotto i ricci. Dall’altra parte della stanza, Wolf. Anche lui è conciato maluccio. Ha tutta la faccia rossa e non mi guardano.

<< Denise! – gracchia la voce del preside. Ah, quanto è fastidiosa! Miseriaccia. – Spiegami, che cosa caspiterina è successo? >> non sa che pesci prendere, povero scemo. Perché sono sempre il punto di riferimento di tutti? Perché??

<< Che cosa diamine ne posso sapere io? Non ero a scuola. >> sputo, con rabbia. Lui sbuffa.

<< Te li lascio. >> e se ne va, lasciandoci soli.

<< Ti avevo detto di non venire. >> soffia Mich, con voce roca.

<< Lo sapevi che non ti avrei ascoltato. – sbuffo con un mezzo sorriso. – Ora, gradirei tanto sapere che cosa cavolo ci fai a scuola, Wolf. >> lo guardo, ma lui guarda fuori dalla finestra. Sembro tanto una mamma apprensiva. In sé, mi dispiace solo che Mich si sia fatto male.

<< Dobbiamo chiarire. >> chiarire cosa???

<< Avevi detto che te ne saresti andato. Come mai sei tornato? >> fredda, glaciale. Eccomi, sono tornata. Si alza lentamente. Mi si avvicina, io continuo a guardare davanti a me. Erano due anni che non lo vedevo. Due anni e mezzo, che pensavo di averlo dimenticato, mentre adesso è qui, a pochi centimetri da me. Mi appoggio al muro dietro di me e lui mi schiaccia contro il suo corpo. Sento la rabbia montarmi alla gola. E sento anche la sua eccitazione contro il mio ventre. Bello, ti eccito ancora. Quale onore.

<< Dovevo finire quello che ho iniziato, Darky. >> mi sussurra sensualmente all’orecchio. Mi mordicchia il lobo, pieno di orecchini. Si schiaccia ancora di più su di me.

<< Non sono più una bambina Wolf. Devo fare quello che è meglio per me. Fai quello che è meglio per te. >> lo scosto da me, scivolando fuori. Ma lui mi prende le spalle e mi spinge contro al muro con violenza. Ehi, non mi avrai così facilmente, stronzo. Appoggia le sue labbra sulle mie e comincia a leccarmele. Io rimango impassibile, ma un gemito mi esce dalle labbra. Non mi muovo di un centimetro, lui fa tutto. Lo sento sorridere. Sorrido anche io, ma malignamente. Ti sono mancata… qualche anno in più di astinenza ti farà bene. Gli pesto il piede e gli rifilo un pugno in pancia. Cade a terra, ma dopo poco si rialza. Si mette davanti a me e mi tira uno schiaffo. Non ho tempo di reagire, che vedo Mich saltargli al collo e riempirlo di botte. Maledizione. << BASTA! >> urlo. I due mi guardano, bloccati. Ho delle corde vocali che farebbero invidia anche a un cantante lirico. Divido i due litiganti. Do un pugno in faccia a Wolf. Poi mi giro verso Mich, a cui tocca la stessa sorte. Li guardo male tutti e due. << Ora. Wolf, sparisci. Non farti più vedere. – lo spingo ad un estremo. – Michael, so difendermi da sola. >> e spingo lui all’altro estremo della stanza. Fare a botte per una ragazza, andiamo. Che poi sarei io quella ragazza. Wolf… Mich… io sono un mostro. Esco dalla stanza e scendo le scale. In giardino mi alzo in volo e torno a casa mia. Entro dalla finestra in camera mia. Mi accascio sul letto. Cazzo. Sono nella merda. Scuoto la testa, prendo un foglio e una penna e lo fisso un secondo.

“Tom”

“Wolf”

“Michael”

Non posso scrivere altro. Tre nomi, tre stramaledettissimi nomi che mi stanno facendo impazzire. Dov’è finita la Denise leggendaria? Il terrore delle famiglie? La Denise che pur di non abbassare lo sguardo si farebbe pestare a sangue? Dove diamine sono finita? Mi schiaccio il cuscino sulla faccia, stanca. Sono stanca. Troppo stanca per andare avanti. Quante persone ho ucciso? Quante? Tutto per colpa di quel Wolf… e adesso è tornato, a rovinarmi la vita… e in più, si è unito un rastaro sputa sentenze pomposo all’inverosimile che non sopporto. E, ciliegina sulla torta, come se non bastasse ancora, lui, il mio migliore amico. Michael. Quello che mi ha sempre voluto bene, anche quando gli confessavo le stragi più mostruose che facevo. Anche quando gli avevo confessato di essere un sicario. Anche quando ho mollato Wolf. Sempre, comunque, è sempre stato il primo della lista degli amici, insieme a Jen e Meri. Sempre. Ma adesso… cosa è cambiato? Cosa è successo? Perché è cambiato? Non lo so, non ne ho idea, dannazione! Forse non lo voglio neanche sapere. In fondo… no, io voglio il mio Mich. Quello di prima. Ora più che mai, che è tornato Wolf e che è arrivato Tom. Ho bisogno di lui, adesso.

 

Scusate, vado di fretta ^^ poche parole, allora, non dimenticate Wolf perché tornerà spessissimo… sono aperta a qualsiasi chiarimento sui personaggi ^^ uh, chappy dedicato alla mia tesora hilaryssj. ^^ bene, al prossimo!!!

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