Segni Zodiacali e Lampadine

di Loony Moony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vergine - Hermione Granger ***
Capitolo 2: *** James Potter - Ariete ***



Capitolo 1
*** Vergine - Hermione Granger ***


Tutta questa cosa si basa su questo sito, trovato parecchio tempo fa, che a suo tempo mi era piaciuto molto e, ahimè, mi ci ero riconosciuta parecchio: http://guide.supereva.it/astrologia/interventi/2005/10/229201.shtml
Come ho già detto, se qualche anima pia volesse per caso lasciare una recensioncina, anche per insultarmi e dirmi di dedicarmi all'apicoltura invece di scassare qua con i miei sgorbi (e in tal caso sarebbe gradito il motivo di tale consiglio, perché le critiche sono accettate se costruttive) mi farebbe assai piacere. E, come ho già detto, non pretendo di far ridere, perché il mio senso dell'umorismo lascia molto a desiderare, ma un sorriso magari riesco a strapparlo, diciamo che più che altro, dopo aver letto questo, l'aumento di autostima è assicurato, almeno quello.
Vergine.
Quanti Vergine sono necessari per cambiare una lampadina?
Vediamo: uno per preparare la lampadina, un altro per prendere nota di
quando la lampadina si è fulminata e della data in cui fu acquistata, un
altro per decidere di chi è la colpa se la lampadina si è bruciata, dieci
per ripulire la casa mentre gli altri cambiano la lampadina.


Hermione Granger era immobile al centro del soggiorno. Aveva le sopracciglia corrugate in un’espressione corrucciata, e guardava verso l’alto grattandosi il mento. Aggrottò ancora di più le sopracciglia e fissò la lampadina appesa precariamente al soffitto. Girò da un lato la testa, come se stesse riflettendo su una profonda questione filosofica.
La lampadina era spenta. Fulminata, per l’esattezza.
«Hugo.»
Il ragazzino che stava passando si fermò, atterrito dal tono della madre.
«Hai per caso toccato quella lampadina?» chiese, tremando leggermente.
«N-no, perché?»
«Rose.» chiamò allora la madre, con voce pericolosamente calma. La ragazza accorse subito, e guardò assorta la piccola lampadina fulminata.
«Non c’entro niente, stavolta.» si affrettò a dire. Hermione stava velocemente passando dallo stato qui-c’è-qualcuno-che-la-deve-pagare a quello urge-una-riunione-collettiva, si poteva dedurre dal colorito ormai di una delicata sfumatura di azzurro.
«Riunione collettiva.» annunciò infatti, con un tono decisamente isterico, che sfiorava i massimi storici (raggiunti quel giorno lontano in cui Rose, con la malcelata soddisfazione di Ronald, aveva fatto scoppiare circa un chilo di cacca bombe all’entrata della sala comune dei serpeverde, rischiando l’espulsione, che però avrebbe di gran lunga preferito alla strillettera non molto discreta che la madre le aveva mandato, con suo profondo imbarazzo).
 
Un minuto dopo, famiglia Potter e Weasley era riunita intorno alla defunta lampadina, con tanto di completi neri e lacrime asciugate.
Era morta, per sempre. Non li avrebbe mai più illuminati con il suo candido, puro biancore.
«Avete qualcosa da dire in proposito?» chiese alla fine Hermione inquisitoria.
«Che riposi in pace!» esclamò James Sirius, melodrammatico. Questa affermazione sembrò riscuotere il tristo umore della sala, in cui i presenti cominciarono a produrre suoni sgradevoli di dubbia provenienza. Probabilmente erano soffocamenti di risa provenienti dalla gola, poiché nessun dolce fetore si propagò per l’aria.
«Non è questo che volevo dire.» puntualizzò Hermione, piccata. «Chi è che l’ha comprata, e dove?»
Ron alzò titubante la mano, senza proferire parola. «Dal f-ferrastenta sotto casa» balbettò infine, davanti al sopracciglio alzato della moglie.
«Ronald Weasley» esclamò, in un’imitazione probabilmente non voluta di Molly Weasley. «Ti rendi conto di ciò che hai fatto?»
«Ho comprato una lampadina…» rispose Ron un po’ più sicuro.
«Dal ferrastenta.» concluse Hermione, fulminandolo con gli occhi. «Dal ferrastenta sotto casa.»
«Mh.»
«Dal ferramenta babbano sotto casa.» Hermione sembrava sul punto di esplodere. «Ora mi spieghi perché tu, ignorante mago che non sa un accidente dei babbani, vai a comprare una lampadina a caso dal ferramenta sotto casa?» sbottò alla fine.
«Mi dispiace ma-»        
«Ma non l’hai visto che aveva i collegamenti storti, eh? Ingrato!»
«Io non-»
«Guarda, guarda che c’è scritto, qui! Made in China! Per quale motivo vai a comprare una lampadina fatta in Cina?»
«Eh no, scusate, qua c’è del razzismo!» si intromise Harry. Sia Hermione che Ginny lo fulminarono con gli occhi, le narici frementi. Ginny gli puntò il dito contro.
«Tu, infingardo, ipocrita, villano traditore!»
«Ma che-?»
«Cho qui, Cho là, orientali qui, cinesi là.» esplose Ginny, agitando le mani e storcendo il naso.
«Ehm, scusate ma…la lampadina?» chiese Hugo timidamente. Hermione si riprese, e subito il malcapitato ragazzino si pentì amaramente di averglielo ricordato.
«Benissimo, allora, con te ce la vediamo dopo.» sputò a Ronald, che si ritrasse dalla cascata di capelli crespi e irati. «Hugo, tu metti a posto la cucina, mentre con l’aiuto prezioso e intelligente di chi ha studiato, Ronald qui monterà la nuova lampadina. Tu, Ginny, vai a comprarla, possibilmente di fattura non cinese, credo sarai d’accordo.» Ginny annuì agguerrita. «Harry, tu spazza per terra di là, l’avrei dovuto fare io, se qualcuno non avesse fatto questo scempio, ah.» sbuffò. Tutti scattarono al lavoro, tranne i restanti ragazzi, che si allontanarono con aria svagata.
Ma una Hermione in preda alla rabbia e all’irritazione non era facile da abbindolare. «Voi, mocciosi, andate subito ad aiutare vostro cugino, fratello, quel che sia, dovreste essere tutti a Tassorosso, pigri che non siete altro.»
La fattura che colpì James Sirius fu assolutamente casuale, e di certo non aveva assolutamente nulla a che fare col fatto che avesse appena borbottato: «Altro che tassi, elfi domestici, dovremmo essere chiamati.»

Angolo della pazza
Allora, premetto che se a nessuno interessa (cosa alquanto probabile) la cancello senza alcun problema, anche perché l'avevo scritta principalmente per non annoiarmi e/o sfogarmi nelle noiose e alquanto lunghe ore di lezione. Quindi, se volete che continui (cosa alquanto improbabile), lasciate una recensioncina anche di una riga (non sarò mica un po' ripetitiva? ._.") e be', ora dovrei scrivere Ariete, con personaggio James Potter, ma dopo troverei difficile abbinare situazioni con rispettivi personaggi, perciò, i suggerimenti non sono ben accetti, di più :)
Se esiste qualcuno con abbastanza pazienza e buon cuore, alla prossima. 

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Capitolo 2
*** James Potter - Ariete ***


Visto che a qualche anima interessa, eccomi col secondo capitolo :) grazie a chi ha aggiunto, alla persona che ha recensito, e grazie anche a chi ha avuto la pazienza di leggere tutto lo sgorbio di prima :) Questa, mi auguro, sarà meno demenziale, e come semore spero che strappi almeno un sorriso. Qua si tratta dell'Ariete ;) se avete qualche suggerimento sui prossimi segni, non esitate a scriverli in una recensione, ve ne sarei immensamente grata :)

Quanti Ariete sono necessari per cambiare una lampadina?

Solo uno, però ci vogliono molte lampadine.
 
«Ma non sembra strano, James?»
«Cosa, Remus?»
«Be’, Sirius ha fatto un discorso sensato al matrimonio… Neanche una variazione da quello che gli avevo preparato.»
«Mh…sì, strano.»
 
«James, di grazia, cosa stai facendo?»
Lily molte volte aveva creduto che James Potter fosse un idiota patentato, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a certi livelli di ottusità.
«Sto montando una lampadina.» rispose lui euforico, incantandosi a guardarla e rischiando di cascare giù dall’alta pila di pentole su cui era arrampicato.
«Una» ripeté Lily stolidamente, osservando la ragnatela di fili sul soffitto e gli scatoloni accatastati sul pavimento vomitanti lampadine.
«Non ti piacciono?» chiese deluso James, piegando la testa di lato. Le pentole (e perché avesse usato pentole come scale rimaneva un mistero) fremettero minacciose. «Devi vederle di notte.»
Lily osservò i fili neri, rossi, blu e gialli, che contrastavano tra loro come un Piton vestito di pizzo e con i capelli lavati, e le lampadine di una marca economica e abbastanza squallida che pendevano storte, pendenti da una parte o con i fili conduttori mezzi strappati. Ricordavano vagamente vene recise.
Deglutì. «Sono bellissime, davvero.» mormorò dolcemente.
 
Dopo due giorni, in cui i due dovettero continuare a mangiare sushi, carpaccio e insalata e dopo che James si fu ritrovato più volte comparato dalla moglie ad un certo Simeone, cosa che gli procurò non poca gelosia, provocando le risate incontrollate della moglie, che cercava di spiegargli che era un monaco vissuto secoli prima (non che lui sapesse realmente chi fosse un monaco, ma il fatto che fosse morto lo aveva tranquillizzato), Lily decise di affrontare la questione.
Si mise ad osservarlo, ancora in cima alla sua colonna di pentole, e alla fine esordì.
«James, ho voglia di bacon.» il suo tono era irremovibile.
Lui per poco non cadde dalla pila di ferraglia. «C-che cosa hai detto, amore?»
«Ho voglia di bacon.» ripeté Lily.
«Ma suvvia, ragiona, non posso scendere, ora.»
«James, è da due giorni che stai arrampicato su una colonna di pentole, il minimo che puoi fare ora è cedermene una per farmi fare del cibo decente, non come quel coso crudo pieno di roba verde…»
«Sushi.» puntualizzò James.
«Sì, quella cosa là, perché poi non mi hai dato neanche una valida spiegazione.»
«Ehm…cosa ti fa pensare che ci sia, una valida spiegazione?»
Lily assottigliò gli occhi. «Ok, questa per la pancetta può andar-»
«No, no, ferma! Stop!» James agitò le mani per fermarla, staccandole finalmente da quella che doveva essere la trecentonovantaquattresima lampadina…o giù di lì.
«Era per te, tesoro, volevo che assomigliassero alle stelle, ricordi, come in quella sera che…»
«James, non attacca.» lo freddò Lily, appoggiando le mani sopra il manico di una padella.
«No, no, va bene, d’accordo…era perché…ok, una scommessa con Sirius.» si arrese alla fine.
«Una che?» Lily era allibita.
«Avevo scommesso che non sarebbe riuscito a fare un discorso decente al nostro matrimonio, era per te, mio bel gigl- cosa stai facendo?!»
Quella giornata per Lily aveva avuto degli aspetti negativi, bisogna dire. Innanzitutto, aveva dovuto mettere a posto tutte le pentole della casa, poi aveva sgobbato come un elfo per distruggere tutte le lampadine e i fili elettrici rimasti con gli incantesimi più aggressivi che conosceva, e poi aveva dovuto badare a James per tutto il giorno, che per motivi sconosciuti continuava a blaterare qualcosa che assomigliava pericolosamente a “Mamma, voglio il bacon”. Forse un lieve trauma cranico, ma in fondo non importava.
Sì, perché quella giornata aveva anche il suo lato positivo: il bacon era venuto incredibilmente croccante.
 
«Quindi, come diavolo ti sei ridotto così?»
«Una scommessa, con Sirius.»
«Giusto per curiosità, lui cosa avrebbe dovuto fare, se avesse perso?»
«Meglio che non lo sai, Remus, credimi, meglio che non lo sai.»
 
 
 

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