History of an inevitable love

di Fecalina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Waldorf Rules ***
Capitolo 3: *** La traccia ***
Capitolo 4: *** Bass Plans and Waldorf Nerves ***
Capitolo 5: *** Serendipity ***
Capitolo 6: *** Champagne and strawberries on your lips ***
Capitolo 7: *** Ad occhi chiusi ***
Capitolo 8: *** Baci al sapore di fragole e cioccolato ***
Capitolo 9: *** Games of jelousy ***
Capitolo 10: *** Villains are back ***
Capitolo 11: *** The only G ***
Capitolo 12: *** At night ***
Capitolo 13: *** This is a promise: I'll destroy your life without you noticing. ***
Capitolo 14: *** Il carnevale dei fantasmi di noi stessi ***
Capitolo 15: *** Nightmares ***
Capitolo 16: *** Maybe this Christmas part 1 ***
Capitolo 17: *** Maybe this Christmas part 2 ***
Capitolo 18: *** Maybe this Christmas part 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


history of an inevitable love 2.0

Attenzione:

In questa fic: Chuck e Blair non si conoscono, così come Serena e Nate, Chuck e Serena e Blair e Nate; Bart Bass è morto, ma non ha intenzione di resuscitare né si è mai sposato con Lily, alla  morte del padre Chuck ha preso il controllo delle BI; Serena e Blair vivono insieme; il collocamento temporale è la quarta stagione, quindi 2010/2011, i vent'anni dei nostri protagonisti; la storia è narrata da un misto tra me e GG (u.u) e un piccolo intruso che spero vi piacerà xD

 Buona lettura, Fede ♥

History of an inevitable love.


~Prologo

Era ormai calata la notte su New York, ma la città sembrava più sveglia che mai. L’ennesimo party fatto di lustrini, gioielli, tessuti pregiati e personalità altolocate incombeva sull’Upper East Side. Questo party, però, sembrava avere qualcosa di speciale, forse erano le luci più brillanti o i tessuti più costosi, o forse tra quella cerchia ristretta di persone che aveva avuto l’onore di ricevere un invito si celava del sangue blu. Nessuno riusciva a spiegarsi perché quella sera ci fosse qualcosa di più nell’aria, qualcosa che profumava di primavera, qualcosa che prometteva lunghe passeggiate sulla spiaggia. Quel qualcosa sembrava amore 

Oh, no, scusate il mio terribile sbaglio, ma non era amore, era bensì qualcosa che nell’Upper East Side da le stesse soddisfazioni e fa molto più scalpore: era la guerra.

Se poi è di Blair Waldorf e Chuck Bass che si parla, allora non ci resta che sederci comodi, prendere i popcorn e goderci la loro autodistruzione.

Ma, aspettate, credo di essere andata fin troppo avanti con la storia.

In realtà il tutto ebbe inizio nella camera di Blair Waldorf qualche tempo addietro.

“B, mi dispiace davvero tanto non poter venire stasera”

Serena Van Der Woodsen: bionda newyorkese dagli occhi color mare, It Girl per eccellenza e, soprattutto, migliore amica di Blair Waldorf.

Chi è quest’ ultima? Non ditemi che non la conoscete, lei è Blair Waldorf.

Viziata bambolina di porcellana, ex-Regina della Constance, attuale principessa di Manhattan in attesa d’essere incoronata Regina; non è bionda o solare come la sua spumeggiante migliore amica, è, bensì, incredibilmente stronza e ambiziosa, abile bugiarda e machiavellica cospiratrice. Una Maria Antonietta in stile Upper East Side insomma.

Le uniche cosa a cui tiene veramente? La sua migliore amica e il suo status sociale, oltre che all’ultimo paio di Manolo in vendita, ovvio.

“Non dire sciocchezze, S” disse dolcemente alla bionda sedendosi accanto a lei sul letto “devi riposare o questa febbre non ti passerà più” le sorrise per poi alzarsi e fare una giravolta su se stessa.

“Come sto?”

“Sei perfetta, B. Chiunque sia il nuovo socio della WD rimarrà sbalordito”

“Lo spero. Se riesco a dimostrare a mia madre che posso guidare gli affari della WD, l’azienda passerà a me entro Giungo” esplicò senza nascondere un pizzico di presunzione nella voce.

In effetti Blair era davvero spettacolare quella sera: capelli raccolti in un raffinato chignon , vestito lungo che lasciava collo e schiena scoperti, tacchi vertiginosi e rossetto rosso, se fossi stata un ragazzo non avrei saputo resisterle.

“Miss Blair, la macchina è arrivata, Mrs Eleonor e Mr Cyrus sono già scesi” l’avvertì Dorota, fedele domestica,  dal piano di sotto.

Le due ragazze si abbracciarono e Blair si avviò verso l’ascensore.

Una volta arrivati alla festa numerosi occhi si posarono su Blair che, intanto, si godeva le luci della ribalta.

I nuovi soci di Eleonor non erano ancora arrivati, così i tre si divisero e cominciarono a vagare per la festa tra  calici di champagne, bocconcini al caviale e l’ultimo, succulento, gossip del momento.

Buona parte della fauna femminile presente della sala si fermò mezz’ora dopo l’inizio della festa.

Chuck Bass e Nathaniel Archibald avevano appena fatto il loro ingresso.

Chi sono? Ma dove vivete? Menomale che ci sono io come vostra guida, non disperate, vi spiegherò tutto.

Nathaniel Archibald: il Golden Boy dell’UES, il classico principe azzurro dai capelli dorati, il fisico scolpito e lo sguardo incredibilmente dolce, attraente, blu e … confuso. Migliore amico di Chuck Bass sin dalla seconda elementare è il classico uomo che tutte le donne sognano di trovare all’altare.

E Chuck Bass? Beh, lui invece è l’amante che le sopracitate sognano di trovare nel loro letto.

Incredibilmente affascinante: occhi color caramello, capelli scuri, mascella marcata, sguardo magnetico, labbra… Un tipo niente male, insomma.

Il problema? E’ uno stronzo patentato, bastardo di professione, i cui interessi principali sono l’alcool, i soldi e le donne, tutte le donne.

La coppia di amici fece il suo ingresso con un eleganza disarmante ed una sicurezza di se stessi da far invidia a chiunque, accompagnati come sempre da sospiri rapiti e sguardi sognanti o desiderosi, a seconda del soggetto su cui si posavano.

Mentre i due amici s’intrattenevano con due affascinati signorine, la cui tintura era penetrata nella testa e aveva bruciato loro quei pochi neuroni di cui disponevano, Chuck si offrì affascinante per andare a prendere da bere a tutti.

“Charles” lo chiamò una vecchia conoscenza di suo padre. Non fece in tempo a girarsi che finì per scontrarsi con qualcuno.

Quando alzò gli occhi, per guardare in faccia colui/colei che aveva avuto la brillante idea di far fare un lavaggio a basa di champagne alla sua camicia, incontrò lo sguardo di una delle donne più belle che avesse mai visto.

Wonder Woman?

Cosa? Ma chi-?

Sono Dan, Dan Humphrey.

Beh, mio caro Humphrey, stai interrompendo la mia narrazione.

Ma io sono il tuo alterego, DEVO esserci.

Alterego un corno, fuori dalla mia storia!

Ma sono anche uno scrittore, potrei darti qualche dritta.

Non ne ho bisogno, grazie!

Ma… ma…

Cosa?!

Anch’io sono CHAIR! Voglio far parte di questa storia *occhi da cucciolo*

Ah ah riccioli d’oro, con me non attacca.

Ti preeeeeegooooo

*sospiri*

E va bene, ma non devi darmi fastidio, sarai uno spettatore silenzioso, okay?

Okay ;)

Bene, noi possiamo tornare alla narrazione:

“Buonasera” la salutò Chuck affascinante.

“Buonasera?! Mi è appena venuto addosso!”

Chuck sgranò gli occhi.

“Cosa? Io ti sono venuto addosso, tu mi hai rovesciato lo champagne sul vestito”

“Questo perché non sei stato attento a dove mettevi i piedi” sentenziò Blair con ovvietà, alzando leggermente il mento.

Forse non era il caso, ma Chuck pensò che fosse davvero sexy.

“O forse perché tu cammini con la testa fra le nuvole”

“Cosa?! Ma chi ti credi di essere?”

Chuck ghignò.

“Io sono Chuck Bass, è un piacere conoscerla”

“Di certo io non posso dire lo stesso” ora Blair aveva messo il broncio, e Chuck non ricordò di aver mai desiderato tanto baciare una donna in vita sua.

“Cosa ne dici di aiutarmi a rimediare a questo disastro, magari nella suite al piano di sopra.” Disse Chuck ammiccante.

Le guance di Blair s’imporporarono d’imbarazzo.

Sgranò gli occhi scandalizzata.

“Non resterò qui un minuto di più” disse incamminandosi a passo di marcia verso sua madre.

“Aspetta!” le disse Chuck seguendola “posso almeno sapere chi sei? Io mi sono presentato”

“Vediamo: sono la donna che non andrà mai a letto con Chuck Bass” disse decisa prima di ricominciare a camminare attraverso la sala.

Questo è tutto da vedere, disse Bass tra se e se, prima che Nate lo chiamasse per dirgli che i nuovo soci delle Bass Industries erano arrivati.

Si avviarono verso la fontana al centro della sala dove lo aspettavano i suoi nuovi soci d’affari.

Si avvicinò ad una signora sulla cinquantina ed il suo consorte,salutandoli galante.

“Charles, è sempre un piacere vederti.”

“Anche per me Mrs Waldorf”

Eleonor sorrise al giovane di fronte a lei, prima di posare lo sguardo sulla giovane donna che li stava raggiungendo.

“E questa è mia figlia Blair.” La presentò.

Non appena lo vide, Blair rimase shockata: “Bass!”

“Waldorf”

Sento odore di guai Upper East Siders. Per saperne di più continuate a seguirmi,

XOXO Gossip Girl.

Angolo Autrice.
Buona sera popolo di EFP, anche se non ho ancora concluso The Heart of Devil ho fatto la coraggiosa scelta di pubblicare il primo capitolo di questa nuova fanfiction che ho sritto di getto ieri sera xD Vorrei cominciare con il dirvi che, beh, lo stile che ho usato e il contesto che sto cercando di sviluppare sono totalmente diversi da qualunque cosa abbia mai scritto, l'impostazione della storia è completamente nuova per me, quindi spero che vi piaccia, ora più che mai ho bisogno delle vostre opinioni, soprattutto in merito alla narrazione e al ruolo di Dan in questa fic xD
Grazie a chi recensirà o semplicemente leggerà la mia storia ♥
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 2
*** Waldorf Rules ***


waldorf rules

Waldorf Rules.

“Chuck Bass! Ti rendi conto?! Chuck Bass è il misterioso partner di lavoro con cui dovrò lavorare per i prossimi mesi!”

Beh, miei cari lettori, da ciò che avrete capito Blair Waldorf è più che infuriata, ed ora si sta sfogando sulla sua povera, convalescente amica.

“B, calmati. Insomma, tu non lo conosci, non sai se-”

“Mi ha proposto di andare a letto con lui dopo due minuti che mi aveva vista, S!” disse sconvolta.

No, quello era tutto un incubo, un terribile incubo dal quale presto si sarebbe svegliata e dopo il quale avrebbe scoperto che in realtà il suo partner di lavoro è un Trump, e non un viscido Bass.

“Credo che tu la stia facendo più tragica di quanto non sia. E’ un uomo, Blair, tutti avrebbero pensato la stessa cosa, solo che lui l’ha detta” sentenziò la bionda con ovvietà, continuando a sgranocchiare popcorn e a guardare Sex and the City.

“Aspetta un attimo: ma tu da che parte stai?”

“B, io non sto da nessuna parte perché non ci sono parti da prendere. Ragiona: tu non devi frequentarlo, e di certo non finirai tra le sue lenzuola. E’ un semplice collega”

“Serena” cominciò calma: ispira, espira, ispira, espira “è considerato il donnaiolo più donnaiolo di tutta Manhattan, è diabolico, stronzo, ricattatore e cospiratore, distrugge la vita sociale delle persone e calpesta chiunque intralci il suo cammino. E’ un Basstardo con la B maiuscola!” sbottò fuori di sé: no, lei non avrebbe lavorato con un tipo del genere.

“Oh, è una Blair al maschile quindi?” chiese ironicamente in tutta tranquillità.

“Serena! Ho capito, se tu non vuoi darmi conforto e non vuoi supportarmi allora sarò costretta a rivolgermi a qualcun altro” disse mettendo il broncio e dirigendosi verso la sua stanza.

“Dorota!!!” chiamò qualche secondo dopo.

Serena rise e scosse la testa.

La mattina dopo.

A colazione, Blair ignorava ancora Serena, che nel frattempo se la rideva.

“Serena, tesoro, ti senti meglio?” le chiese Eleonor una volta scesa anche lei.

“Sì, Eleonor, grazie per averlo chiesto. Non ho neanche la febbre oggi”

“Perfetto. Blair, cara, sei pronta per il tuo primo giorno i lavoro? Charles ti aspetta tra tre quarti d’ora alla nuova sede della WD”

Blair quasi si strozzò nel sentirsi dare la notizia.

“Tutto bene, B?”

Blair, in tutta risposta, la fulminò con lo sguardo.

Un po’ nervosa la brunetta, eh?

Humphrey! Cosa ti avevo detto?

Oh, andiamo, ma se sembra che l’abbia morsa una tarantola! Lo pensi anche tu!

Ma io sono l’autrice, colei che da voce ai pensieri dei protagonisti, tu sei uno spiacevole incidente di percorso u.u

Incidente di percorso?! Guarda che è colpa tua, se mi avessi inserito nella storia a quest’ora non sarei qui a infastidirti.

Scusa, ma tu non dovevi essere il ragazzo solitario, quello sempre in disparte e taciturno?

Mai sentita una cosa del genere, non so chi abbia messo in giro certe voci u.u

Gli autori?! O.o

*silenzio*

*silenzio*

*silenzio*

Cos’è il gatto ti ha mangiato la lingua?

Sono stato offeso nel profondo.

Se serve questo per farti chiudere il becco allora ti offenderò più spesso :D

*Dan va via offeso*

Alleluja!

“Non credevo cominciassimo così in fretta”

“Beh, è così, saranno settimane frenetiche, la settimana della moda si avvicina e tu e Charles dovrete lavorare un bel po’”

“Non capisco cosa c’entrano le Industrie Bass con la moda”

“Vogliono ampliare i propri orizzonti, e Charles è stato eletto lo scapolo meglio vestito dell’anno”

“Ancora non riesco a capire il nesso” disse B scettica.

Eleonor alzò gli occhi al cielo: “Chuck Bass ha bisogno di buona pubblicità e noi abbiamo bisogno di rinnovarci, così prenderemo due piccioni con una fava. Lui farà una bella impressione sul Consiglio d’amministrazione facendo affari più puliti del solito, e noi otteniamo un ottimo compratore.” Esplicò alla figlia.

“Quindi comportati bene con lui”

Blair le sorrise e andò di sopra a cambiarsi, sarebbe stata una lunga giornata.

Arrivò in ufficio in perfetto orario, aveva optato per un tailleur Chanel, composto da giacca e pantalone, quello che lei definiva un ‘abbigliamento anti-stupro’, insomma.

Quando Serena lo capì scoppiò in una fragorosa risata che accompagnò Blair fino all’ascensore, e che alimentò la sua stizza fino all’arrivo in ufficio.

Conobbe i dipendenti per poi entrare nel suo studio, arredato esattamente come lei voleva, prima di entrare, però, notò una porta affianco alla sua. Quando chiese a Nancy, la sua segretaria, cosa fosse, lei le rispose che era lo studio di Mr Bass.

Blair le sorrise, prima di entrare e accorgersi che, effettivamente, la stizza non era affatto passata, anzi.

Chuck Bass arrivò con un quarto d’ora di ritardo alla riunione, Blair era arrabbiata, ma decisa a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

Quando Chuck fece il suo ingresso tutti si girarono a guardarlo.

“Oh, Chuck, sei arrivato giusto in tempo per sentire il nuovo regolamento.” Gli sorrise serafica.

“Da oggi in poi qualsiasi ritardo sarà punito severamente, così come il prolungamento della pausa pranzo e di metà mattinata. Se avete bisogno di ferie basta che presentiate a me il modulo o che, se proprio è urgente, contattiate la mia segretaria che vi farà avere un appuntamento. Pregherei anche di limitare la familiarizzazione con i modelle e le modelle, siete qui per lavorare, voi come loro, non per incontrare l’amore della vostra vita. E’ vietato l’ingresso al personale non autorizzato. Qualsiasi violazione sarà punita in modo esemplare, la mia rigidità è dovuta all’avvicinarsi della settimana della moda, per cui tutto questo viene fatto al fine di ottimizzare il lavoro. Ovviamente una volta passato questo periodo che, sia io che voi, sappiamo essere infernale, il regolamento sarà molto più flessibile. Ma fino ad allora vi chiedo la massima serietà e professionalità che so non mancarvi. Per dimostrarvi che sarà dura tanto per voi quanto per me e per il Signor Bass anche io e lui seguiremo alla lettera queste regole, con la differenza che, al fine di dare il buon esempio, per noi non cambieranno dopo la Settimana della moda”

Blair guardò Chuck, che era sconcertato, e gli sorrise.

“La riunione è finita, potete tornare a lavoro”

Blair raccolse le sue cose e uscì dalla stanza, mentre sorpassava Chuck gli disse:

“Oh, e Chuck, per noi il lavoro in questo periodo comincerà mezz’ora prima e finirà mezz’ora dopo. Sarà un piacere lavorare con te”

1 a 0 per la regina, chi ha detto che la moda non reca dolore non è mai stato calpestato dalle Manolo di Blair Waldorf.

Angolo Autrice.
Saaalve gente :D Innanizitutto sono felicissima che la mia idea sia stata accolta con entusiasmo, grazie ai lettori silenziosi e a colore che recensicscono, soprattutto ♥ Grazie mille e spero di non deludervi con questo secondo capitolo >.<
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 3
*** La traccia ***


la traccia

La traccia.

Era una splendida mattinata a New York: il sole splendeva alto nel cielo, gli eccelli cantavano e-

“Buongiorno Waldorf” Blair quasi saltò sulla sedia, rischiando di rovesciare il cappuccino, quando Chuck entrò nel suo ufficio.

“Bass, non ti hanno detto che è buona educazione bussare prima di entrare in una stanza?”

“E a te non hanno detto che è buona educazione prendere decisioni riguardo alla vita degli altri consultandoli prima?”

“Beh, se tu fossi arrivato in orario saresti stato informato, visto che sei arrivato con 15 minuti di ritardo non hai diritto di replica.”

“Immagino che questa sia una delle regole che hai stabilito.”

Blair si alzò e, in tutta tranquillità, gettò il bicchiere di Starbucks nel secchio della spazzatura.

Tornò a guardare il giovane uomo di fronte a lei: “A dire il vero no, è semplicemente una ripicca”

Chuck sembrava confuso, si avvicinò maggiormente a lei, ed ora li dividevano solo pochi centimetri.

“Perché sono arrivato in ritardo ad una riunione?”

Anche lei fece qualche passo in avanti, i loro respiri si confondevano.

“No, perché l’altra sera mi hai mancata di rispetto. Non sono una delle tue sgualdrine, Bass. Meglio che lo tieni a mente”

Detto questo girò i tacchi e ritornò a sedersi dietro la scrivania.

“Ti serve altro?”

Chuck fece passare qualche secondo prima di rispondere, poi le sorrise affascinante:

“A dire il vero sì. Mi scuso se il mio comportamento ti ha recato fastidio. Cosa ne dici di uscire a cena con me questa sera? Come colleghi ovviamente, per conoscerci meglio”

Blair corrugò le sopracciglia, ponderando le possibili opzioni.

Non uscire con lui l’avrebbe fatta sembrare debole, avrebbe potuto pensare che non aveva accettato perché priva di autocontrollo. Beh, si sbagliava di grosso, e poi sua madre voleva che andassero d’accordo e che lei maturasse.

“D’accordo”

Lui le sorrise.

“Ti passo a prendere alle 8?”

“8 e mezza, e se arriverai oltre le 8 e 35 potrai considerare la cena saltata”

“Non temere, sarò puntuale.”

Detto questo uscì dalla stanza.

Che i giochi abbiano inizio.

Empire Hotel, 8.00.

“Scusa ma non avevi detto che la trovavi insopportabile?” gli chiese Nate confuso con una tazza di caffè in mano.

“Affatto Nathaniel. Blair è diabolica e vendicativa quasi quanto me. La trovo molto … intrigante”

“E’ un modo elegante per dire che vuoi portartela a letto? Perché se è così credo che non sarà facile”

Chuck alzò un sopracciglio, scettico.

“Nathaniel, dimentichi con chi stai parlando.”

“Dico solo che non credo che tu sia sulla sua lista bianca”

“E questo mi ha mai fermato? Dimentichi una cosa: andare al letto con il nemico è sexy”

Nate scosse la testa e rise.

“Fa come credi amico, ma credo che dovresti sbrigarti, sono già le 8 e dieci.”

Chuck guardò l’orologio e si aggiustò il papillon, prima di scomparire dietro le porte dell’ascensore.

Casa Waldorf 8.33

“Blair sei bellissima!Vedrai che cadrà ai tuoi piedi”

Blair corrucciò la fronte, e si girò verso la sua bionda amica.

“Serena, l’ultima cosa che voglio è far colpo su Bass”

“Allora stai sbagliando tattica, stasera sei uno schianto”

“Beh, lui può pensare ciò che vuole, io non cadrò tra le sue braccia”

Serena le sorrise e le diede un bacio sulla guancia.

“Miss Blair, è arrivato Mr Chuck!”

“Si è salvato in corner, le 8 e 34”

Serena scese e gli disse che Blair stava per arrivare.

Chuck intanto si guardava intorno, quando d’un tratto il suo sguardo fu rapito dalla splendida creatura sulla cima delle scale.

Dischiuse leggermente le labbra, stupito da tanta bellezza.

In quel momento, più che in qualsiasi altro, fu certo che Blair Waldorf sarebbe stata sua, doveva esserlo.

Scese le scale leggiadra, arrivata alla fine lui le prese la mano e ne baciò il palmo, prima di sorriderle affascinante.

“Sei meravigliosa”

Lei sorrise.

“Grazie Bass, neanche tu sei niente male.”

Continuarono a guardarsi negli occhi fino a quando non si avviarono verso l’ascensore. Quando un leggero suono annunciò la discesa del macchinario Serena guardò Dorota sorridente.

“Le piace, Dorota! Ha lasciato la traccia di Chanel n° 5 dietro l’orecchio e sul collo”

“Speriamo bene, Miss Blair non è ragazza facile”

“Beh, nemmeno Mr Chuck, per cui …”

Le due si sorrisero di nuovo, prima di avviarsi verso la cucina.

Ristorante Jean Georges.

“Allora Waldorf, raccontami un po’ di te: sei sempre stata così vendicativa?

“A dire la verità sì. E tu sei sempre stato un così famoso donnaiolo?”

“La risposta dovresti saperla” le disse ghignando.

Blair rise: “Beh, i tuoi devono essere fieri di te”

Chuck abbassò lo sguardo, e Blair si rese conto della stupidaggine che aveva appena fatto.

“Chuck, scusa. Io … ho parlato senza pensare, non volevo-”

“Sta tranquilla, non fa niente. Mia madre è morta quando sono nato e a mio padre non è mai importato molto di me, per cui è  stato come non averlo affatto, se lui sarebbe stato ancora qui le cose non sarebbero state diverse”

C’era un pizzico d’amarezza nelle parole di Chuck, parole a cui Blair non era riuscita a restare indifferente, gli prese istintivamente la mano.

Quando lo fece, lui intrecciò le dita di lei con le sue, e cominciò ad accarezzarle leggermente la mano.

I loro occhi rimasero fissi su quello spettacolo, fino a che non arrivò il cameriere e Blair ritrasse la mano.

Ordinarono e continuarono a parlare del più e del meno, o meglio continuarono a flirtare, perché era quello che stavano facendo.

Scusa, ma lei non aveva detto che lo detestava? Ah, la coerenza!

Sei ancora qui, non eri andato via per l’offesa ricevuta?

Non sono un tipo rancoroso, come lei non è una tipa coerente.

Senti chi parla…

Cosa vorresti dire?

Che Gossip Girl che parla della coerenza è il colmo.

Senti, nella tua storia non sono io GG, quello è il telefilm, è un’altra cosa.

Certo, certo.

Cosa ne diresti di continuare con la storia anziché dire cavolate?

Ehi! Guarda che non sono io quella che interrompe la narrazione come se niente fosse!

Chiedo venia, ora continua!

Ah, queste fan girl.

Senti chi parla…

*sguardo omicida verso Dan*

Quando finirono di cenare andarono a casa. Il viaggio in limo fu piuttosto calmo. Poi arrivò il momento dei saluti.

“Mi sono divertita, grazie”

“Quindi non sono così male come pensavi?”

“Questo non è detto, non basta una cena per farmi cambiare idea”

“Allora sarò più che lieto di invitarti per le prossime 100”

Blair lo guardò, aveva capito a che gioco stava giocando, eppure lei continuava a dargli corda.

“Buonanotte, Bass”

“Buonanotte, Waldorf”

Avvicinò il viso al suo e le posò un delicato ed intenso bacio sulla guancia, indugiando più del necessario.

Quando si staccarono e Blair uscì dall’auto Chuck sorrise.

Bingo! Aveva trovato la traccia, aveva scovato lo Chanel n°5.


Angolo Autrice.
Buooonasera miei cari :3 Innanzitutto ci tengo a ringraziare chi di voi legge e recensisce questa storia, chi l'ha messa tra le preferite e chi tra le seguite, siete tutti fantastici, grazie mille anche ai lettori silenziosi ♥ Non ero convintissima di questo progetto e il fatto che sia andato a buon fine mi rende mooolto felice *W*
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia, è molto ... Chair xD
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 4
*** Bass Plans and Waldorf Nerves ***


bass plans

Attenzione:

La prima parte del capitolo sarà divisa in questo modo: corsivo=Blair; normale=Chuck. Questo per applicare un nuovo stile narrativo senza creare confusione nel lettore, questa modalità non è più in funzione  aprtire da "****". Spero di non creare troppa confusione :) 

Buona lettura ♥

Bass Plans and Waldorf Nerves.

“Ce l’ha quasi fatta, quello sporco dongiovanni!”

“Ce l’ho fatta!”

“A fare cosa?” chiesero contemporaneamente i due biondi  in due parti diverse della città.

“A conquistarmi! Deve avere in mente una sorta di piano o qualche altra stupidaggine del genere, ma se pensa che cadrò tra le sue braccia si sbaglia di grosso. Quello sporco manipolatore di un Bass!”

“A conquistarla, mi sembra ovvio. Il mio piano è appena iniziato. E prevedo che andrà a buon fine, Blair cadrà ai miei piedi, vedrai, Nathaniel”

“Blair calmati, spiegami cos’è successo” le disse Serena avvicinandosi.

“Davvero, man? Raccontami allora”

“E’ attratta da me, mi pare ovvio, e nella mezz’ora prima e dopo il lavoro, quando saremo completamente soli, io capiterò accidentalmente nel suo ufficio con delle pratiche che non riesco a sbrigare”

“Beh, ecco, eravamo al ristorante ed io ho detto una cosa che probabilmente lo ha turbato sul piano affettivo, così io senza pensarci gli ho preso la mano, e abbiamo passato il resto della serata a flirtare, capisci? Con Chuck Bass! Non posso essere attratta da lui!” disse B lasciandosi teatralmente cadere sulla poltrona.

“Blair sta tranquilla, ti conosco, e anche se dovesse piacerti Chuck non ti lascerai mai abbindolare da lui, sei troppo orgogliosa” le disse Serena cercando di rassicurarla.

“Sarai la damigella in difficoltà?” disse Nate scoppiando in una fragorosa risata.

“Abbi fede, Nathaniel”

“No, Serena, non posso neanche lontanamente permettermi di prendere una sbandata per Bass. Non la controllerò perché non ci sarà un bel niente da controllare”.

La bionda le sorrise, prima di seguirla in cucina, dove avrebbe ordinato a Dorota la sua tisana alle erbe, non sia mai che i poveri nervi di Blair Waldorf dovessero saltare!

****

La mattina dopo a lavoro, Blair aveva portato con se una scorta di tisane e la fedele cameriera. Avrebbe portato anche Serena, ma lei a quanto pare doveva tornare a lavorare quel giorno, la febbre le era passata, che disdetta!

“Dorota, per favore controlla che Chuck sia arrivato in orario, se sarà necessario ti autorizzo ad analizzare i filmati di sicurezza”

Nervosetta la ragazza, eh?

Lo saresti anche tu al posto suo, Humphrey!

Wow, mi hai risposto? Una vera risposta? Mi sembra quasi un sogno, dammi un pizzicotto!

Ha ha ha, spiritoso, davvero -.-

Dico solo che è la nostra prima vera conversazione questa…

C’è una prima volte per tutto.

A proposito di prime volte, quanto ci vorrà prima che quei due … *fischietta indifferente e fa strani gesti*

O.O Pervertito che non sei altro! *me sconvolta* Esci di qui!

Oh, andiamo, sono un loro fan , e lo dico per loro u.u Devi per forza allungare il brodo?

Si chiama Suspance!

Si chiama noia…

Se ti annoi così tanto va via *me arrabbiata*

Okay okay, me ne sto zitto come vuoi…

Roba da non credere… Ora per colpa tua se anche mi aveva solo sfiorato l’idea di farli baciare in questo capitolo ora non accadrà più u.u

Le Chair mi uccideranno D:

Buona fortuna :D

*Dan scappa via spaventato*

“Certo Miss Blair”

“E se per caso volesse vedermi digli che sono molto impegnata”

La fedele domestica le annuì e partì per compiere la sua missione.

Blair si sedette alla scrivania e cominciò a lavorare sul suo laptop, avrebbe dovuto organizzare un servizio fotografico per martedì, un incontro con Anna Wintour giovedì e sabato ci sarebbe stato il party per-

“Buongiorno Waldorf”

Dannazione!

Blair alzò lentamente lo sguardo dal computer per andarsi a posare su Chuck con un falso cordiale sorriso sulle labbra.

“Bass, Dorota non ti ha detto che sono occupata? Non ho tempo da perdere”

“A dire il vero no, la tua cameriera non mi ha ancora intercettato, ma è appostata all’ingresso. Immagino che tu avessi escluso a priori che io fossi potuto arrivare prima di te”

“In effetti sì”

“Beh, non avresti dovuto, sono piuttosto serio quando si tratta di lavoro.”

Blair rise sarcasticamente “Serio, non è di certo un aggettivo che assocerei a Chuck Bass”

Chuck si avvicinò alla scrivania  e si sporse in avanti, verso il suo viso: “E a quali aggettivi mi assoceresti?” chiese in un carezzevole sussurro.

Blair non perdere il controllo, Blair non perdere il controllo, Blair non perdere il controllo, Blair non perdere-

“Cosa vuoi Bass?” sbottò allontanandosi da lui.

“Un aiuto”

Blair alzò un sopracciglio, scettica.

“Per cosa?”

“Non riesco a sbrigare alcune pratiche, mi servirebbe il tuo computer e i contratti con Burberry con tutti i vari codici, o non posso accedere alle informazioni per aprire il conto richiesto nell’articolo 3”

“E ti serve proprio il mio pc per farlo?”

“Se non vuoi che l’accordo salti: sì”

Blair sospirò, infastidita.

“Va bene, ma lo rivoglio entro le 9”

“Affare fatto, Waldorf”

Quando Chuck uscì Blair artigliò il telefono: doveva parlare con Serena.

Intanto Chuck aveva appena acceso il pc di Blair, quando il telefono squillò.

“Nathaniel” rispose Chuck prontamente, aveva riconosciuto la suoneria.

“Ehi, man. Ci sei per pranzo? Avrei bisogno di una pausa”

Chuck ci pensò un attimo:

“Colazione fa lo stesso?”

“Sì, perché?”

“Io a pranzo non posso, se mi raggiungi ora ti mostrerò come procede il piano Blair”

Nate dall’altro capo del telefono sospirò e scosse la testa.

“Sono lì tra dieci minuti”

Chuck ghignò e si concentrò su alcune pratiche dell’Empire.

Nate arrivò poco dopo con 2 caffè fumanti fra le mani.

“Ehi, man” lo salutò entrando nel suo ufficio.

“Nathaniel”

“Allora, come hai intenzione di procedere?”

“La sedurrò.”

Nate assunse un espressione piuttosto confusa: “Quello non era il piano di partenza?”

“Esatto, ma ora ho cambiato strategia. Ho preso il suo pc con una scusa, se ho imparato una cosa sulle donne è che nessuna gentildonna, per quanto casta ella sia, ha una libreria tanto puritana, ma essendo nel ventunesimo secolo al posto delle libreria controllerò la cronologia del pc. Se scopro cosa le piace scoprirò anche cosa la fa impazzire sotto le lenzuola”

“Capisci che stai davvero a pezzi quando la tua unica fonte di distrazione è la vita sessuale di Chuck Bass. Ho bisogno di una ragazza” rifletté Nate ad alta voce.

Chuck scoppiò in una fragorosa risata, per poi aggiungere “Quello di cui hai bisogno è il mio libro nero”

“No no no no, non voglio mai più rivedere quel coso. L’ultima volta che ci siamo visti è stato un incontro a tre con la polizia”

Chuck rise ancora, scuotendo la testa e setacciando da cima a fondo la cronologia di Blair Waldorf: Audrey Hepburn, Colazione da Tiffany, Facebook, Twitter, Grace Kelly, Sabrina, Cenerentola a Parigi…

“A quanto pare è una fan della Hepburn”

“Hai intenzione di farla resuscitare per poterti portare Blair a letto?”

“E in generale dell’età d’Oro di Hollywood” continuò Chuck ignorandolo “e credo abbia manie di conquista del mondo, o per lo meno di un regno”

“Davvero?” disse il biondino a metà tra l’incredulo e il divertito.

“Già, è davvero … perfetta. Stronza, manipolatrice, ricattatrice e cospiratrice.”

“Sembra la tua anima gemella, magari è la volta buona che ci rimani e secco e t’innamori

Chuck gli rivolse uno sguardo al vetriolo: “Ti prego, Chuck Bass non s’innamora. Chuck Bass seduce, usa e poi getta via”

“Già, ma Chuck Bass non si è mai impegnato tanto per conquistare una donna”

“E’ solo una questione di orgoglio” disse convinto, ma intanto prese mentalmente nota:

Stare attenti a Blair Waldorf.

Angolo Autrice.
Un saluto a tutti voi cari Chair Fans, la vostra adorabile -citazione necessaria- autrice mi ha concesso questo piccolo spazio del suo angolo per potervi dire: "IO SONO UNO DI VOI! NON UCCIDETEMI E SAPPIATE CHE  NON LI AVREBBE COMUNQUE MAI FATTI BACIARE ORA!sono innocente!LO FA PER ELIMINARMI, LEI MENTE!"
Grazie per l'ascolto, arrivederci :D

Saaaalve carissimi ♥ Ignorate Humphrey e pensate a me ora u.u Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la prima parte non sia troppo confusionaria xD Questa oramai è diventata la fic degli esperimenti xD
Recensite mi raccomando **
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 5
*** Serendipity ***


serendipity

Serendipity.

La giornata passò velocemente, e Blair si ritrovò a rimpiangere quella mezz’ora in più di lavoro da sola con Chuck. Come diavolo le era venuto in mente?

I rintocchi dell’orologio scandivano i battiti del suo cuore. Fa che vada via, fa che non passi a salutare o potrei non rispondere delle mie azioni.

Niente non riusciva proprio a sopportare Chuck Bass e questo strano effetto che aveva su di lei.

Sentì una porta chiudersi, e successivamente il drin dell’ascensore.

Tirò un sospiro di sollievo, ultimamente era proprio un fascio di nervi.

Prese le sue cose e si avviò anche lei verso l’uscita, pronta ad una bella tisana calda ed una chiacchierata con Serena, seguita da un benedetto sonno ristoratore. Poteva già sentire il calore delle coperte avvolgerla.

Il resto della serata procedette secondo i piani, e proprio mentre Morfeo era pronto ad accoglierla tra le sue braccia il trillare insistente del telefono la riportò alla realtà.

Chuck Bass, lesse sul display.

Imprecò mentalmente contro di lui, prima di rispondere.

“Cosa vuoi, Bass? E’ tardi e io stavo dormendo”

“Mi spiace averti strappata dalle braccia di Morfeo Waldorf, ma se vuoi le mie sono sempre pronte ad accoglierti”

“Se non mi dici subito cosa vuoi riattacco”

“Calmati, Blair. Volevo solo chiederti a che ora c’è il servizio fotografico domani.”

Blair aggrottò le sopracciglia: “Non vedo perché dovrebbe interessarti, non è necessaria la tua presenza”

“Come, non te l’hanno detto? Dovrò essere presente a tutte le attività della WD almeno per il primo mese di collaborazione.”

Blair serrò la mascella e prese un respiro profondo, Chuck si stava divertendo un mondo, questo era certo.

“No, Bass. Non mi avevano informata di questo particolare”

“Beh, ora che lo sai: l’orario?”

“Cominciamo alle dieci gli scatti, noi dovremo essere lì per le 8”

“Grazie mille, buonanotte”

“Buonanotte” disse prima di attaccare.

Grandioso, un’altra giornata con Chuck.

La mattina seguente Blair si svegliò, stranamente di buon umore.

Non ne sapeva il motivo, ma era felice, era quella sensazione che a Audrey avevano detto chiamarsi Serendipità*, parola che aveva sempre associato di più a Serena che a sé stessa.

In ogni caso le Serendipità quella mattina era nell’aria, e anche New York sembrava avvertirla: c’era un meraviglioso sole accompagnato da una leggera brezza che rinfrescava le strade affollate, i colori della città sembravano più vividi che mai ed anche il caos sembrava essersi accordato in una melodiosa sinfonia che cantava di come fosse bella la vita.

Quando Blair quella mattina scese le scale raggiante, felice e rilassata le venne seriamente proposto di andare da un medico, credevano avesse le febbre o qualche altra malattia di stagione.

Dorota prese in considerazione anche la possibilità di una nuova sindrome.

Ma Blair, per qualche strana ragione, era semplicemente, straordinariamente felice.

Arrivò di buon ora in ufficio e salutò raggiante tutti i dipendenti.

Quando varcò la soglia del suo ufficio si rese conto di avere un sorriso stampato in faccia, si accigliò.

Moderare i sorrisi, tenne a mente, lei non era Serena, non regalava sorrisi smaglianti a chiunque le rivolgesse un’occhiata.

Nonostante ciò il suo umore non mutò, neanche quando arrivò al servizio fotografico e, dopo cinque minuti, arrivò Chuck.

La Serendipità l’aveva colpita in pieno.

“Blair ti senti bene?” le chiese lui dopo un po’.

“Certo, mi sento benissimo, perché?”

“Sei … strana”

“No, sono solo felice”

Siamo nel Paese delle meraviglie o cosa?!

Ancora tu? -.- Le Chair non ti avevano ucciso? O.o

A dire il vero sto cominciando a credere di essere immortale u.u

Ti prego NO! Questa è istigazione al suicidio!

Esagerata! Ma tornando a Blair: cosa diavolo ha?

Seeeerendipitàààààà!

No, ti prego, non ricominciare -.-

Perché scusa?

Sono mesi che assilli le persone con questa parola.

Tu fatti gli affaracci tuoi!

E tu tira fuori Hello Kitty dal corpo di Blair Waldorf -.-

Ti manca la Blair stronza? Sul serio? AHAHAHAHAH

Cosa ridi? Di Serena ce n’è già una, e basta e avanza u.u

Lo dici solo perché io sono Serenate e non ti ho fatto stare con lei nella storia.

O andiamo cos’ha Mr Confusione che io non ho? O.o

Sex appil per esempio? :D

Ti prego, io sono Dan Humphrey.

Già, Dan Humphrey: cacozenomane di professione. AHAHAHAH

-.-“”” se hai finito con gli attentati alla mia autostima vorrei concentrarmi sulla nuova Barbie Raggio di Sole dell’UES :D

-.-“

Modelle, tulle, taffetà e scampoli di seta. La prima parte della giornata passò in questo modo, con una Blair Waldorf raggiante e incredibilmente rilassata, così rilassata da non accorgersi che una delle sue modelle era sparita.

“Dov’è Alexandra?” chiese per l’ennesima volta.

Calma Blair, calma.

“Non la trovano da nessuna parte, è come se si fosse volatilizzata”

Poi una lampadina le si accese.

Si avviò a passo di marcia verso il piano di sotto, al diavolo la Serendipità!

Lei avrebbe ucciso quel fottuto Basstardo con le sue stesse mani!

Entrò nel suo ufficio come una furia: Alexandra rideva, seduta sulla scrivania con un Martini in mano.

“Fuori” disse glaciale indicando la porta alla modella, Chuck era accovacciato a terra in cerca di non si sa che cosa.

Si avvicinò a lui pronta per commettere un omicidio, ma proprio quando stava per scoppiare qualcosa le saltò agli occhi.

Chuck era più … biondo.

“Chi diavolo sei tu?” disse Blair tra il confuso e l’arrabbiato.

Il biondino si girò: no, non era decisamente Chuck.

“Oh, tu devi essere Blair” le disse sorridente.

“E tu non dovresti essere qui, vuoi dirmi chi sei?”

“Piacere, sono Nate, un amico di Chuck, il migliore” disse orgoglioso.

Nate le porse la mano, che lei afferrò, stava cercando di riordinare le idee.

“E Chuck dov’è?”

“Non lo so. Io ho le chiavi del suo ufficio”

“Bene” rese un respiro profondo “vediamo di ricapitolare: tu, Nate, sei il migliore amico di Chuck, che non lavora qui e che ha le chiavi del suo ufficio nel mio atelier. Sei venuto, e ti sei portato via la mia modella di punta e stavi per fartela nell’ufficio di Chuck, mentre lui è sparito non si sa dove, nel bel mezzo di un servizio fotografico”

Respira, ispira, respira, ispira, respira, ispira.

Nate annuì, Blair era estremamente calma, come se stesse realizzando in quel momento quella cosa e sarebbe spuntato un enorme sorriso sulle sue labbra subito dopo. E fu quello che accadde.

Blair sorrise: “Io lo ammazzo” disse in tutta tranquillità prima di cominciare a camminare a passo di marcia verso l’ascensore.

Oh, oh.

“Blair fermati” tentò di chiamarla Nate, ma lei stava premendo convulsamente il pulsante dell’ascensore.

“Quanto è vero che mi chiamo Blair Waldorf  io lo strangolerò con uno dei suoi maledettissimi papillon!”

L’ascensore suonò:

“Waldorf, il servizio fotografico non è al piano di sopra?”

In quel momento, Chuck Bass fu più vicino alla morte di quanto non lo fosse mai stato nella sua vita.

Angolo Autrice.
[1] mi riferisco al film del 1964 con Audrey Hepburn e William Holden, Insieme a Parigi.

Buona sera miei cari :3 Come vedete vi sto regalando un capitolo al giorno, ma non abituatevici xD Il motivo è semplice: AMO scrivere questa fanfic *--* Mi diverto tantissimo, ed in particolr modo mi sono divertita a scrivere questo capitolo,  l'ultima parte è stata divertentissima da scrivere, spero sarà altrettanto divertente per voi leggerlo :DDD
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 6
*** Champagne and strawberries on your lips ***


champagne

Champagne and strawberries on your lips.

“Razza d’assassina! Dovrebbero togliere quelle cose dal mercato, sono armi di distruzione”

In quel momento, Chuck Bass, l’uomo d’affari più ricco di tutta Manhattan, era placidamente appollaiato sulla poltrona nel suo ufficio con una busta di ghiaccio sulla testa, mentre imprecava contro Blair Waldorf e le sue maledettissime Manolo.

“Assassina? Ti è andata bene, Bass. E guardati le spalle da oggi in poi perché potrei pugnalarti con uno stiletto da un momento all’altro”

Ok, Blair era incazzata nera.

“Fammi capire, Nate si fa le modelle nel mio ufficio ed io rischio la morte?”

“Sei stato tu a dargli le chiavi e farlo entrare! E’ colpa tua! Ricordi? Non far entrare estranei, era nel regolamento, idiota!”

“Okay, è possibile che abbia fatto un piccolissimo errore-”

“Piccolissimo errore? Tu sei sparito!” Blair urlava, era sull’orlo dell’esaurimento.

Chuck sospirò, e se non avesse chiesto scusa si sarebbe beccato un’altra scarpata in testa, ne era certo.

“Mi dispiace, Blair, sul serio”

B vacillò un secondo, il suo nome pronunciato da Chuck le faceva uno strano effetto.

“Non basta, Chuck. Per colpa tua ora siamo indietro sulla tabella di marcia, non posso spostare gli appuntamenti o le interviste, e se sposto il sevizio fotografico non so quando troverò il tempo di organizzare la festa di sabato e-”

“Blair, calmati: respira.” Le disse Chuck avvicinandosi a lei e prendendole le spalle.

“Organizzerò io il party e mi occuperò di documenti e fatture varie, mi farò perdonare”

Si stavano guardando negli occhi, erano così vicini.

Blair si scansò velocemente e deglutì.

“Bene, allora credo che dovresti cominciare a metterti a lavoro” disse uscendo dall’ufficio e richiudendosi la porta alle spalle.

Sospirò: niente sbandate per Chuck Bass.

Intanto le giornate passavano freneticamente, Blair e Chuck non si videro per tutta la settimana, impegnati com’erano, e Blair di questo ringraziò il Cielo.

Le interviste e gli appuntamenti andarono a buon fine, e Chuck riuscì a gestire sia la WD, sia le BI. Riuscì persino ad organizzare la festa. Oh, a proposito, quasi dimenticavo: cari lettori, siete tutti invitati alla festa della Waldorf Design in collaborazione con le Industrie Bass, che si terrà questo sabato alle 9.30 p.m.

E ovviamente lo stesso nostro invito lo hanno ricevuto le nostre ragazze preferite, che in questo momento si stanno preparando per il debutto di Blair come nuova dittatrice di moda.

“Non sono molto convinta, S” si lamentò B ammirandosi allo specchio nel suo vestito rosso, rigorosamente firmato Waldorf.

“Stai scherzando spero. B, è uno dei vestiti più belli che tua madre abbia mai disegnato” cercò di convincerla la bionda, sorridendole.

“Non credi sia troppo-?”

“Ferma, ferma, ferma. Non è che non vuoi vestirti così per non attirare l’attenzione di Chuck?”

Blair strabuzzò gli occhi, oltraggiata.

“Cosa? Ma come ti salta in mente, Serena?” disse, mentre nervosa cercava il rossetto Chanel nel beautycase; ma il tono della voce si era fatto più acuto nel pronunciare l’ultima frase, e Serena la conosceva fin troppo bene per non capire di aver centrato il segno.

“Hai paura di non resistere? Credimi, controllerò personalmente che non v’infiliate in nessun ascensore o sgabuzzino” le disse ridendo.

“Smettila, non m’importa quello che pensa Chuck, e te lo dimostrerò” disse finendo di passarsi il rossetto e incamminandosi verso la porta con la pochette in mano.

Serena scosse le testa e sorrise, seguendola.

Quando arrivarono alla festa tutta la sala si fermò a guardarle, erano meravigliose, invidiate e desiderate da tutti Serena nel suo lungo vestito azzurro ed i capelli raccolti in un mezzo chignon accuratamente scomposto era da mozzare il fiato, e Blair non era da meno.

Con un abito rosso stile impero e i boccoli lasciati liberi era meravigliosa.

Il primo che notò le ragazze fu Chuck, che si avviò prontamente verso di loro.

“Serena, Blair” disse salutandole e prendendo la mano di B per un baciamano, ghignando contro la sua pelle.

“Bass, devo dire che te la sei cavata, sembra una bella festa” annunciò neutrale Blair guardandosi intorno.

“Non sembra, lo è” affermò Bass sicuro di se, lasciando scorrere lo sguardo lungo l’impeccabile figura di Blair; quando lei se ne accorse si sentì avvampare.

“Beh, questo sta a me stabilirlo” disse B incamminandosi per la sala.

Intanto Serena girovagava per il party salutando ed intrattenendosi con alcuni conoscenti, in effetti era più di un quarto d’ora che era bloccata davanti al buffet ad ascoltare le storie di Mrs Woobforth sui suoi 8 nipotini, non ne poteva più, aveva smesso di ascoltarla al terzo nipote e alla decima partita di polo, semplicemente ora sorrideva ed annuiva nella speranza che qualcuno l’avrebbe salvata da quella tortura.

“Mrs Woobforth, buonasera”

S si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, le sue preghiere erano state esaudite.

“Oh, caro, da quanto tempo: come sta tua madre?”

“Meravigliosamente, grazie. Volevo chiederle se potevo rubarle questa graziosa fanciulla per un ballo, sa siamo amici di vecchia data” continuò il giovanotto sorridendo, galante.

Serena si girò verso di lui confusa, non lo conosceva, ne era certa. Ma essere salvata da un biondino con gli occhi azzurri e i modi da gentiluomo d’altro tempi non le dispiaceva, perciò gli resse il gioco, sorridendo.

“Oh, ma certo, divertitevi pure. E salutami Anne, caro, ed anche William” gli raccomandò l’anziana signora allontanandosi da loro.

Serena guardò l’uomo davanti a sé sorridendogli: “Grazie mille”

“Di nulla, Mrs Woobforth sa essere un tantino … pesante, a volte” le disse ridendo con lei.

“Ti devo un favore, comunque”

Il ragazzo ci pensò su: “Cosa ne dici di un ballo e di dirmi il tuo nome? Così se dovrò salvarti di nuovo risulterò più convincente”

Serena gli sorrise “Serena Van Der Woodsen, e sarei più che onorata di ballare con il mio salvatore, che si chiama…?”

“Nate Archibald” le disse prendendola sotto braccio e dirigendosi verso la pista da ballo.

Mentre i due biondini ballavano, Blair si stava preoccupando d’intrattenere alcuni ospiti e potenziali compratori. Passava da un gruppo all’altro di persone, sorridendo e parlando allegra, godendosi i complimenti e gli sguardi ammirati dei suoi interlocutori, la serata era quasi volta al termine, quando arrivò un inaspettato invito a ballare.

“Matthew, mi lusinghi, ma non credo sia il caso” cercò di dire Blair.

Eppure non aveva senso: Matt era bello, simpatico, ricco, intelligente, aveva persino avuto una cotta per lui alle medie. A dire il vero era stata più di una cotta: Matt era stato il ragazzo del suo primo bacio, ed ora non si vedevano da un po’.

Oh, andiamo, il fidanzatino delle medie? Sul serio?

Beh, allora?

Allora è incredibilmente banale.

Cosa? Ma se sono sempre sconosciuti che ci provano con la protagonista, mai sentito il fidanzatino delle medie u.u

Allora ti conviene andare da Amplifon :DDD

Sappi che sono in procinto di eliminarti dalla storia :DDD

Non lo faresti mai u.u

Vuoi sfidarmi? *sguardo minaccioso*

*coff coff* Dicevamo sul ballo?

*me gongola*

And the winner is: Federica *_*

“Andiamo, B, non farti pregare, so che ami il valzer” le disse porgendole la mano.

Lei sorrise dolcemente accettando, infine, l’invito.

Dall’altro lato della sala Chuck Bass osservava a sopracciglia aggrottate la coppia volteggiare al centro della sala. Continuava a sorseggiare champagne, quando Serena e Nate gli si avvicinarono.

“Ehi, man”

“Chuck, ciao! La festa è un successone!”

“Voi due vi conoscevate già?” chiese Nate confuso.

“Beh, lavora con la mia migliore amica”

A Nate fu tutto più chiaro, poi entrambi i biondi spostarono lo sguardo verso il centro delle attenzioni di Bass.

“O mio Dio, ma quello è Matt? Matt Foreman? Non ci credo, non lo vedo dalle medie” disse Serena incredula.

“Lo conosci?” chiese Chuck che, tutt’un tratto, sembrava pendere dalle labbra della bionda.

“Sì, ha fatto le medie con me e Blair, lui è stato il suo primo ‘amore’”

Chuck prese al volo un flute di Champagne dal vassoio di un cameriere e lo trangugiò in un sorso.

Grandioso, ci mancava solo il fidanzatino delle medie.

Il valzer finì e lui s’incamminò verso la pista da ballo.

“Scusami, posso rubartela per un ballo?” chiese a Matt in modo gentile, ma guardando solo Blair.

Matt accettò, seppur riluttante, e lasciò che le braccia di Chuck avvolgessero la vita di Blair.

La note di Moon River si diffusero per la sala e i due cominciarono a muoversi.

“Il fidanzatino delle medie, Waldorf? Ti facevo meno prevedibile” ammiccò Chuck.

Visto che lo pensa anche lui?

-.-“

 Blair lo guardò confusa: “E tu come fai a saperlo?”

“Ho le mie fonti” le disse Chuck stringendola maggiormente a lui, lei lo lasciò fare.

“Ti faccio i miei complimenti, Bass. La festa è stata un successo” disse cambiando discorso.

“Avevi dubbi?”

“Ne ho sempre.” Rispose B sicura di sé.

“Allora ne hai anche su di me.” Affermò Bass.

“In che senso?”

“Nel senso che non sei completamente convinta che io sia terribile come pensi”

“Di quello ho avuto diverse conferme”

“E altrettante smentite, stasera è una di quelle”

Dannazione, Bass era più bravo di quanto immaginasse, ed anche se non doveva pensarlo flirtare battibeccare così con lui la divertiva parecchio; fu inconsciamente che B cominciò ad accarezzargli i capelli dietro la nuca, e fu fin troppo consciamente che sentì i battiti del cuore di Chuck accelerare sotto il tessuto costoso della camicia.

Erano vicini, troppo vicini, dannatamente vicini, meravigliosamente a portata di bacio.

“Dove vuoi arrivare, Bass?”

“Ovunque mi porterai tu” ghignò prima di azzerare la distanza tra di loro e sfiorare le labbra di Blair con le proprie.

Ora, si aspettava che Blair si staccasse e lo mandasse al diavolo, invece si ritrovò ad assaporare a pieno il sapore di fragole e champagne delle morbide e rosse labbra di Blair Waldorf.

Quella sera giurò a se stesso che non si sarebbe mai più staccato da quella bocca paradisiaca.


Angolo Autrice.
Seraaaaa ♥ Vi avevo detto di non abituarvi agli aggiornamenti lampo xD Ma l'estate è cominciata e non sono quasi mai a casa, e quando ci sono devo aiutare mia mamma con le pulizie, scopo: un paio di occhiali da sole Marc Jacobs *_* Spero comunque che vi piaccia il capitolo, che è il più lungo scritto fin ora u.u Credo di aver accontentato sia Chair che Serenate questa volta, quindi, recensite in tanti xD
Baci,
Fede ♥
PS: per THOD: work in progress xD

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Capitolo 7
*** Ad occhi chiusi ***


ad occhi chiusi 2

Ad occhi chiusi.

Quella sera giurò a se stesso che non si sarebbe mai più staccato da quella bocca paradisiaca.

Purtroppo dovette farlo, perché, beh, erano esseri umani, ed avevano bisogno di respirare. Quando lo fecero la voce di Sinatra non aleggiava più nell’aria, ma i loro respiri, i loro respiri affannati creavano una melodia dolcissima, una melodia che trovò il culmine quando le loro fronti si sfiorarono, appoggiandosi l’una contro l’altra. Avevano ancora gli occhi chiusi.

Lentamente le braccia di Blair sciolsero la presa intorno al collo di Chuck, avevano ancora gli occhi chiusi.

Si allontanò lentamente dal ragazzo ed uscì dalla sala.

Chuck era rimasto lì, da solo, al centro della pista, con gli occhi chiusi, quando li riaprì Blair non c’era più.

La notte passò insonne per entrambi, ed il giorno dopo si evitarono per tutta la giornata, chiusi nei rispettivi uffici, tra documenti e fatture del Charles’ Place e campioni di tessuto per la Settimana della moda.

Oramai mancavano sole due settimane alla fatidica data, e Blair era un fascio di nervi.

“Non può essere successo davvero, ti prego, dimmi che è stata solo un’allucinazione”diceva Blair alla sua migliore amica la sera prima, una mano sul fianco, e l’altra sulla fronte, mentre misurava a grandi passi la lunghezza della sua stanza.

“B, smettila di fare avanti e dietro per favore. Mi sta venendo mal di testa”

Blair la fulminò con lo sguardo.

Serena sospirò e le sorrise:

“E’ stato solo una bacio, Blair. E comunque non capisco quale sia il problema: lui ti piace, tu gli piaci”

“A me non piace Chuck Bass!” sbottò B in preda ad una crisi isterica.

“Oh, certo, ed è per questo che flirti con lui in continuazione e stasera lo hai baciato”

“Io non flirto proprio con nessuno, ed è stato lui a baciarmi!”

“Ma a te non è dispiaciuto”

“S! Ma da che parte stai?”

“Blair, quello che sto cercando di dirti è: ammetti che ti piace una volta per tutte e parlagli, lui è cotto”

Blair si fermò al centro della stanza, davanti al letto e respirò profondamente.

“Tu non capisci S, lui è Chuck Bass, lui è-”

E’ il donnaiolo più donnaiolo di tutta Manhattan, è diabolico, stronzo, ricattatore e cospiratore, distrugge la vita sociale delle persone e calpesta chiunque intralci il suo cammino. E’ un Basstardo con la B maiuscola. Una Blair al maschile, insomma. Ho un deja-vù” disse Serena ridendo.

Blair boccheggiava.

“B, il problema non è che lui è Chuck Bass, ma che tu sei Blair Waldorf,incredibilmente testarda e orgogliosa. Quando la smetterai di comportarti in modo immaturo e sarai pronta a dirmi ciò che provi come una persona adulta, io sarò qui ad ascoltarti” le disse Serena dolcemente prendendole mano.

Blair sospirò e si sedette affianco a lei sul letto.

“Io non voglio essere solo un’altra tacca sulla sua cintura. Sono Blair Waldorf, non una delle ragazze facili che abborda nei bar o alle feste”

“Credo che questo l’abbia già capito, B”

“Ma non cambierà nulla comunque. Tra l’atelier, la settimana della moda e il dover dimostrare a mia madre quanto valgo non sono pronta per una relazione, figurati se sono pronta ad una relazione con Chuck Bass. Lui non è fatto per queste cose.”

“Non puoi dirlo”

“Invece sì.”

Serena le sorrise: “Va bene, visto? Scommetto che ora che ne hai parlato ti senti meglio”

“In realtà no”

Entrambe scoppiarono a ridere.

In quel momento era sera, i dipendenti erano andati a casa, e B era consapevole che tra lei e Chuck Bass c’era semplicemente una parete di cartongesso.

Sospirò e ritornò a concentrarsi sul suo laptop.

Non pensare a Bass, non pensare a Bass, non pensare a Bass.

“Ehi”

Okay, l’Universo ce l’aveva con lei, doveva aspettarselo dopo che aveva versato lo yogurt in testa a Nelly Yuki, l’anno prima, si chiamava Karma, e a quanto pare era perfido quasi quanto lei.

“Bass” lo salutò neutrale con gli occhi incollati allo schermo del computer.

Lui si avvicinava sempre di più.

“Riguardo a ieri sera” cominciò lui.

“Non c’è niente da dire, è stato un momento di … debolezza, da parte di entrambi, la musica, l’atmosfera. Non si ripeterà più, non preoccuparti” disse alzandosi e mettendosi a sistemare i fogli sparsi sul tavolino all’angolo della stanza.

Lui la seguì, con un sopracciglio alzato ed il riso sulle labbra.

Lei lo trovò insopportabile.

“Cos’hai da ridere?” sbottò B con le braccia incrociate sotto il seno.

“Non sto ridendo”

“No, hai almeno la decenza di trattenerti, ma stai per farlo”

Il ghigno che nascondeva il suo sorriso si allargò, se le sarebbe scoppiato a ridere in faccia l’avrebbe strangolato con uno dei suoi dannatissimi papillon.

“Non ci credi neanche tu, a quello che hai detto”

“Riguardo al bacio?” chiese lei.

Lui assunse un’espressione alla: e riguardo a cosa sennò? Nella sua mente Blair aveva aggiunto anche un baby ed un sorriso alla James Dean, ma sarebbe stato troppo persino per lui.

“Beh, ti sbagli, Bass. Sono convintissima”

“Non sei stata tu ieri sera a dirmi che hai dubbi su tutto?”

“Non su me stessa” rispose prontamente lei.

Lui le diede quel punto, aveva sempre la risposta pronta, quella ragazza.

“Allora sei una pessima bugiarda”

“O sei tu ad essere fin troppo sicuro di te” gli rispose B con un sorrisetto sulle labbra.

Erano spaventosamente vicini.

Una voce nella testa di Blair gli gridava di andare via, di correre in strada e prendere un taxi al volo, tornare a casa e vedere un film con Serena.

Sentì le braccia di Chuck cingerle i fianchi, chiuse gli occhi, non per assaporare il momento o altre stupidaggini simili, ma perché sapeva di essere nella merda.

“Tu credi?” le disse Chuck a un centimetro dalle sue labbra, B poteva sentire il respiro caldo di Chuck sulla sua pelle.

Le sfiorò il labbro inferiore, senza mai baciarla davvero.

“Non ho mai avuto dubbi” sussurrò B prima di schiacciare le proprie labbra su quelle di Chuck.

Desk!Sex, Desk!Sex, Desk!Sex!

Se ti accontento poi tu chiudi il becco per tutto il capitolo, ed anche il successivo? :D

Assolutamente sì u.u

Tu mi porti sulla cattiva strada, sappilo D:

Avevano ancora gli occhi chiusi, quando sentirono anche l’inserviente spegnere l’ultima luce, chiamare l’ascensore, ed andare via.

Avevano gli occhi chiusi mentre si baciavano famelici, ancora e ancora.

Avevano gli occhi chiusi, quando Chuck scese a baciarle il collo, il seno, quando le sue mani si ritrovarono sotto la camicia di lei ad accarezzarle la schiena.

Avevano gli occhi chiusi, quando Chuck la prese di peso e la fece sedere sulla scrivania, alzandole la gonna mentre le mani agili di lei facevano sgusciare fuori i bottoni di madreperla dalle asole della camicia di Chuck.

Fu ad occhi chiusi che Chuck entrò in Blair, mentre lei urlava il suo nome e, ad occhi chiusi, si resero conto che, per quella notte, avrebbero pagato entrambi, prima o poi.

Ma intanto si godevano il momento, i battiti dei loro cuori e i corpi schiacciati l’uno contro l’altro, tutto rigorosamente ad occhi chiusi.

Angolo Autrice.

Salve Chair, sono io: Dan. Vi ringrazio in anticipo per i ringraziamenti che riceverò per aver reso possibile il desk!sex e vi saluto perché, ahimè, come da accordo non ci sarò per il prossimo capitolo ç_ç So che vi mancherò e che penserete che senza di me il capitolo sarà noioso, banale, mediocre-

Hai finito? -.-

Sbaglio o questo era il MIO spazio? U.U

*me sospira*

Bene, u.u. Stavo dicendo? Ah già, so che penserete che senza di me il capitolo sarà un disastro ma fatevi forza, io penserò a voi mentre prendo il sole ai Caraibi :3

Ora che Humphrey ha occupato tre quarti dell’angolo autrice non mi resta altro che dirvi: spero vi piaccia questo capitolo Chair centrico (nel prossimo ho intenzione di fare una sorpresina ai Serenate u.u) e che non troviate l’ultima scena troppo spinta o disgustosa, non ne ho mai scritte e sono super imbarazzata, anche se non è poi così esplicita xD Recensite, mi raccomando,

baci,

Fede

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Capitolo 8
*** Baci al sapore di fragole e cioccolato ***


baci al sapore di

Baci al sapore di fragole e cioccolato.

Era una meravigliosa giornata nell’Upper East Side: il sole splendeva, il vento soffiava calmo, gli uccellini fischiettavano e non c’era nessun Dan Humphrey tra i piedi *concedetemela vi prego xD*

Serena si era alzata di buon ora, la sera prima era andata a dormire molto presto, e si era svegliata solo quando aveva sentito rientrare Blair, verso le 2. Aveva subito pensato a un qualche inconveniente a lavoro, ma era tropo intontita per alzarsi e chiederle cos’era successo. In quel momento era sul divano a mangiare croissant nel suo nuovo Stella McCartney , aspettando che quella dormigliona della sua migliore amica si svegliasse per andare a lavoro.

Stava assaporando la marmellata ai frutti di bosco e pregustando i biscotti al miele che aveva preparato Dorota quella mattina, quando sentì il tintinnio dell’ascensore.

Inutile dire che rimase a dir poco sorpresa quando, andando a controllare, si ritrovò davanti Nate con un mazzo di meravigliosi girasoli in mano.

“Nate! Cosa ci fai qui?” lo accolse sorridente.

“Veramente sono qui per te”

Serena lo guardò a metà tra il confuso e l’emozionato.

“Per me?”

“Sì, ho pensato che quel caffè che abbiamo preso ieri non si poteva considerare un vero e proprio appuntamento, così sono venuto a ‘rapirti’ per passare la giornata insieme, che ne dici?”

Il sorriso di Serena si allargò, se possibile, ancora di più.

“Dico che sarebbe fantastico, prendo il cappotto”

La bionda prese il cappotto e poi si diresse in cucina, dove addentò un biscotto al miele e ne porse uno a Nate, dopodiché si avviarono sorridenti verso l’ascensore.

Nel frattempo Blair Waldorf si era alzata, preparata e aveva fatto colazione, tutto normalmente e con la solita calma. Se non fosse stato per il fatto che: appena alzata aveva urlato contro la sua cameriera, rimproverato Dorota per aver preparato i biscotti al miele che a lei non piacevano (dopo averne mangiati più o meno 5), essersi cambiata circa 8 volte perché doveva essere non provocante ma senza esagerare, altrimenti il Basstardo se ne sarebbe accorto.

Dopo tre rossetti diversi, e altrettanti crolli nervosi da parte del suo staff, Blair Waldorf uscì di casa per recarsi in ufficio, era leggermente in ritardo, ma se qualcuno avesse avuto l’ardire di farglielo notare l’avrebbe licenziato in tronco.

Arrivata in ufficio si chiuse nel suo studio, ignorando la sua segretaria che si ostinava a passarle il telefono.

Chiunque nel palazzo sapeva che Blair Waldorf quel giorno era una bomba ad orologeria, e se avevano imparato a conoscerla in quei mesi, sapevano che c’era una sola miccia che poteva farla esplodere: Chuck Bass, che era poi colui che l’aveva innescata, la bomba.

Una volta sola Blair cercò di riordinare i pensieri, non voleva pensare a ciò che era successo la sera prima, ma visto che era successo sulla scrivania su cui avrebbe lavorato, fermare la sua mente sarebbe stato impossibile.

Era andata a letto con Chuck Bass.

Respira, inspira, respira, inspira…

L’avevano fatto nel suo ufficio.

Respira, inspira, respira, inspira…

Su quella scrivania.

Respira, inspira, respira, inspira…

Troppo tardi B, la sbandata l’hai presa eccome.

B sentì bussare a metà mattinata.

“Nancy oggi non ricevo visite, a meno che non siano i compratori.”

“Neanche se si tratta di un amico d’infanzia?”

Da dietro la sua segretaria sbucò Matt con un mazzo di fiori in mano e un sorriso sulle labbra.

“Matt, entra pure. Cosa ci fai qui?” lo accolse B sorridente, forse sarebbe riuscito a distrarla da … quello.

“Volevo vederti, sai l’altra sera sei scappata dopo aver ballato con Chuck Bass. Voi due siete-?”

“No, noi lavoriamo insieme, solo questo” si affrettò a rispondere B.

“Bene, e esci con qualcuno in questo momento?”

Blair aveva capito dove Matt voleva andare a finire, ora doveva trovare un modo carino per rifiutare.

“Oh, Matt, vedi io in questo momento non mi sento pronta ad uscire con nessuno, mi spiace”  disse B con rammarico.

“Capito, mi concederesti almeno un caffè?” provò di nuovo.

Blair sorrise: “Certo, facciamo domattina?”

“Perfetto, ci vediamo domani allora”

Matt le si avvicinò sorridente e la salutò baciandole le guancie, era un ragazzo così carino.

Prima che potesse allontanarsi nell’ufficio di Blair fece la sua entrata Chuck.

“Waldorf, Matt” salutò entrambi con nonchalance.

In realtà avrebbe preso volentieri a pugni Foreman in quel momento.

“Ciao Chuck”

“Bass”

Chuck ghignò, sapeva che Blair sarebbe stata nervosa, e lui era andato lì con l’intenzione di stuzzicarla un po’, vederla andare in escandescenza lo divertiva parecchio, tutte le volte le s’imporporavano le guancie, aggrottava le sopracciglia e metteva su quel suo irresistibile broncio.

Sì, Blair Waldorf arrabbiata era un vero spettacolo.

“Vi ho interrotti, per caso?” chiese pregando che Matt si allontanasse dalla sua Blair al più presto possibile.

“Oh, no, io stavo andando via, a dire il vero” disse il ragazzo sorridendo “Buona giornata ragazzi” li salutò prima di uscire dall’ufficio.

Chuck guardò Blair con un ghigno sulle labbra e un sopracciglio alzato, mentre lei cercava di evitare il suo sguardo.

“Davvero Blair? Matt Foreman, non credi di essere cresciuta per il ragazzo della porta accanto?”

“Tu non conosci Matt, e chi frequento non sono affari tuoi”

“Oh, lo sono invece, visto che sei venuta a letto con me nemmeno 12 ore fa”

“E’ stato solo-”

“Uno sbaglio? Un momento di debolezza? Non sei stata molto convincente l’ultima volta che l’hai detto, visto com’è andata a finire”

Blair sospirò, sapeva che Chuck si stava avvicinando, e lei era girata di spalle; lui l’avrebbe sicuramente presa da dietro, le avrebbe sussurrato qualcosa al’orecchio, le avrebbe baciato il-

“Non sono pronta per una relazione Chuck, e tu non sei di certo un tipo da fidanzata, per cui non vedo come questa cosa potrebbe avere un futuro. Ieri sera è stato un episodio isolato” disse voltandosi.

“Allora cosa proponi di fare?”

“Niente, sarà tutto come prima.”

“Sai bene quanto me che è impossibile”

“Allora perché non proviamo ad essere amici?”

Chuck la guardò scettico.

“Amici?”

Blair annuì, guardando Chuck che si avvicinava sempre di più a lei.

“Io avrei un’idea migliore” annunciò accarezzandole affettuosamente i fianchi.

“Amici…” cominciò lui, prima di posare un bacio dietro l’orecchio, la guancia, la mascella…

“Chuck” tentò di protestare debolmente Blair.

“Con benefici” terminò Chuck prima di prendere possesso della sua bocca.

“Cosa?” esclamò Blair una volta staccatasi da Chuck.

“Pensaci bene, tu hai detto che non vuoi  una relazione e che io non sono un tipo da fidanzata. Però non puoi negare che ieri sera è stato fantastico e che siamo attratti l’uno dall’altra”

“Io non sono il tuo giocattolo sessuale Chuck, non puoi venire a letto con me e nel frattempo farti mezzo mondo” esclamò Blair oltraggiata allontanandosi di poco da lui.

“Beh, allora vorrà dire che io non frequenterò nessun’altra, ma ovviamente la cosa deve essere reciproca”

Blair assottigliò lo sguardo, prima di scoppiare in una fragorosa risata derisoria.

“Sei geloso di Matt, Bass?”

“Cosa? Ti prego, dimentichi con chi stai parlando, io sono Chuck Bass”

Blair continuò a ridere, per poi spettinargli i capelli, giocosa.

Infondo era solo sesso, sono si sarebbero innamorati o stupidaggini simili.

“Sì” disse ad un certo punto quando entrambi smisero di ridere.

Chuck la guardò confuso.

“Ci sto Bass, amici con benefici”

“Prevedo che sarà una bellissima amicizia” Chuck le sorrise affascinante, prima di baciarla.

Intanto, a Central Park, due biondini passeggiavano tranquillamente nel parco, ridendo, scherzando e gustando i loro gelati.

“Oh, andiamo, come fai a dire che il gelato al cioccolato e meglio di quello alla fragola?!” disse fermamente convinto Nate.

“Sì che lo dico, non puoi paragonare il sapore dolce del cioccolato a quello stomachevole della fragola” ribatté S.

“Certo che posso, perché ho ragione, su assaggia” disse Nate avvicinando il cucchiaino con il gelato ad S. Ma qualcosa andò storto, ed il gelato andò ad impiastricciare la guancia di Serena.

Lei aprì la bocca falsamente oltraggiata e si vendicò, sporcando di cioccolato anche il viso di Nate.

Entrambi scoppiarono a ridere, fermando la lotta di gelato quando notarono che c’erano due bambini che li fissavano confusi.

Dopo che si furono ripuliti continuarono a passeggiare, fino al laghetto delle anatre.

“Guarda, una gara d’aquiloni!” esclamò Serena vedendo quelle macchie colorate volare e confondersi nel cielo.

“Andiamo a vedere” disse Nate prendendole la mano.

Arrivati alla gara presero anche loro un aquilone azzurro con delle fantasie gialle.

Cominciarono a farlo volare, sempre più su, fino a quando, visto che lo pilotavano entrambi, non si attorcigliarono sul filo.

Erano uno di fronte all’altra, ridendo e cercando di liberarsi dal filo dell’aquilone.

Ancora con il riso sulle labbra i loro sguardi s’incrociarono: blu nel blu, oceano e cielo.

I loro visi si avvicinarono e i loro nasi si sfiorarono, il bacio fu dolce, lento e al sapore di fragole e cioccolato.

“Sai” disse Nate ad un certo punto,con le labbra ancora su quelle di Serena “Credo che il cioccolato non sia così male in fondo, ma dovrebbe essere accostato sempre alle fragole”.

Angolo Autrice.
Saaaalve gente, vi confesserò che a  me un po' Humphrey è manacato, ma non diteglielo o si monterà la testa xD Detto questo: capitolo Chair e Serenate insieme, contente? *_* Spero di aver accontentato le sostenitrici di S e N (ecco la sorpresa) e anche le Chair ♥
Detto questo: Attenzione attenzione perchè ho una proposta per voi, un gioco:  avete notato un "nesso" particolare nella relationship Chair e quella Serenate (nella FF ovvviamente xD)? Beh, c'è una cosa che fa capire la diversità sulla natura di queste due relazioni, provate ad indovinare cos'è e, se vi va di partecipare,  scrivetemi la vostra teoria nelle recensioni ;) Il premio in palio? Potrete scegliere la direzione del prossimo capitolo, scegliere se inserire un personaggio o se volete una scena o un contesto in particolare, tutto ciò che volete ;) Accorrete in tanti e: che i giochi abbiano inizio xD
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 9
*** Games of jelousy ***


gelosia

Games of jelousy.

“S, finalmente, allora? Com’è stato l’appuntamento?”

Blair Waldorf era piuttosto euforica quella sera, aveva fatto tardi a lavoro, ma, tornata a casa, rimase meravigliata nel non trovare ancora Serena, per fortuna la sua fedele domestica le spiegò tutto, e un sorrisetto furbo non poté non formarsi sul viso della mora.

“Come fai a saperlo?” le chiese Serena confusa, era stata una sorpresa anche per lei quella mattina, e non aveva sentito B quel giorno, per cui…

“Ho le mie fonti” rispose Blair vaga.

Serena la guardò sospettosa, ma poi si arrese e le raccontò dell’appuntamento.

“E’ stata bellissimo, B” concluse con aria sognante “Sai tutte quelle congetture sul principe azzurro che facevamo da piccole? Beh credo di aver trovato il principe in sella al cavallo bianco che cercavo”

“Sono davvero felice per te, S” le disse B con sincerità, abbracciandola.

Il resto della serata passò in fretta, e le due ragazze si misero a dormire, ma verso la mezzanotte il cellulare di Blair suonò, svegliandola.

Era un messaggio.

Pensò subito a Chuck che voleva farle qualche proposta sconcia, di cui avrebbe riso divertita, prima di rifiutare e godersi il suo broncio il giorno dopo, solo quella giornata era capitato 3 volte, e B dovette ammettere, con una punta di rammarico, che alla fine aveva ceduto sempre.

Preparatasi psicologicamente a quel siparietto rimase sorpresa, ma neanche più di tanto, nel leggere il nome di Matt sul display del suo Blackberry.

Lesse il messaggio, le ricordava del caffè che avrebbero dovuto prendere l’indomani, B se n’era completamente dimenticata, rispose velocemente e si rimise a dormire.

La mattina arrivò presto e B si preparò in fretta.

Matt la passò a prendere, presero un caffè e lui l’accompagnò a lavoro, era un ragazzo estremamente gentile, davvero adorabile.

“E ti ricordi di quella volta che Serena si mise in testa di fare l’allevatrice di scoiattoli e rimase bloccata su un albero?” le chiese Matt sorridendo all’entrata del palazzo.

“Come potrei dimenticarlo, dovemmo chiamare i vigili del fuoco” ricordò B ridendo con Matt “Sai che alla fine lo comprò davvero uno scoiattolo?”

“Dici sul serio?!”

“Sì” continuò B ridendo “ ma lo perse dopo soli tre giorni, non ricordarglielo, ne soffre ancora”

I due continuarono a scherzare rivangando i vecchi tempi, fino a che l’ascensore non arrivò all’ultimo piano, ed arrivò il momento dei saluti.

“Oh, sono arrivata, devo andare, oggi sono impegnatissima”

Matta annuì “Mi sei mancata Blair, dovremmo rifarlo qualche volta”

“Matt, io…”

“Lo so, non vuoi impegnarti, ma io intendevo come amici, anche con Serena, e magari Carter. Lo hai più sentito?”

Blair gli sorrise .”No, non lo sento da quando si è diplomato”

“Beh, tenterò di contattarlo, ma tu promettimi una cena di rimpatriata”

Blair gli sorrise nuovamente, prima di dargli un dolce bacio sulla guancia e sgusciare fuori dall’ascensore.

“Se riesci a trovare Baizen: che rimpatriata sia!”

Matt le sorrise nuovamente prima di scomparire dietro le porte dell’ascensore.

Intanto, da dietro una porta in mogano, Chuck Bass osservava la scena a mascella contratta, si preannunciano guai UESrs.

“Buongiorno!” disse Serena andando in contro a Nate per stampargli un bacio sulle labbra.

“Buongiorno anche a te” sussurrò lui sulla sua guancia, prima di baciarla dolcemente.

“Andiamo a fare colazione?” chiese S allontanandosi di poco cosicché lui potesse avvolgerla con un braccio e guidarla all’interno del locale.

Ordinarono e cominciarono a parlare del più e del meno, compresi i loro due amici.

“Secondo me finiranno insieme entro la settimana prossima”

“Ti dico di no, Nate. Blair è molto orgogliosa, e Chuck è un tipo pericoloso quando si tratta di sentimenti”

“Stai dicendo 2 settimane?” le disse Nate scherzoso.

Serena rise: “Non dire sciocchezze, sto parlando del prossimo mese, come minimo”

“Bene, scommessa accettata”

I due si strinsero la mano.

“Nate, tornando seri, credi che Chuck la farà soffrire? Perché se sarà così io uccido prima lui e poi te”

“Capisco la tua preoccupazione, nemmeno io fossi una ragazza mi fiderei di Chuck, ma posso assicurarti che ha un gran cuore, in fondo. E poi credo che con Blair ci sia rimasto secco”

“Cioè: secondo te si è innamorato? Chuck Bass?”

“E’ ancora presto per dirlo, ma di certo ci tiene molto a lei, Blair ha il suo rispetto e la sua stima, e solo un’altra persona nella vita di Chuck si è guadagnato queste due cose” annunciò Nate.

Serena lo guardò interrogativa, poi lui le sorrise, prima di indicarsi con entrambi i pollici.

Serena scoppiò a ridere, ed anche Nate.

Intanto, a una ventina d’isolati di distanza, Blair Waldorf lavorava tranquillamente nel suo ufficio.

Chuck entrò senza bussare, piuttosto bruscamente.

“Non si usa più bussare?” chiese B accigliata.

Chuck le rivolse un sorriso tirato “Scusa, ma ho bisogno delle fatture della scorsa settimana”

“O dire buongiorno?”

“Buongiorno” disse Chuck roteando gli occhi “ora: le fatture”

B alzò un sopracciglio, cercando di capire cosa diavolo avesse.

Si alzò e gli porse le fatture, in cuor suo non negò che le sarebbe piaciuto ricevere un buongiorno come si deve.

Cosa? No! Non siete fidanzati, smettila di pensare a certe cose, B, si disse.

Chuck prese le carte e uscì dal suo ufficio.

La ignorò per il resto della giornata, svolgendo le pratiche delle BI in tutta tranquillità.

Stava cominciando a stufarsi.

Al termine della giornata, quando rimasero solo loro due, si sarebbe aspettato di vederlo entrare nel suo ufficio per approfondire la loro amicizia, ma non fu così.

Blair era decisamente più che spazientita, era furiosa.

Cosa diavolo aveva Chuck quel giorno?!

Sai com’è, ti ha vista sbaciucchiarti con l’amichetto del cuore -.-

Ah, sei tornato -.-

Ebbene sì, ladies and gentleman potete dare il benvenuto a me: Dan strepitoso Humphrey.

Io avrei qualche dubbio sullo strepitoso u.u

Ha ha ha -.- Di’ la verità: ti sono mancato da morire u.u

Oh, sì, come mi manca il ketchup sul gelato :DDD

-.-“”” Ma guarda tu: un capitolo senza di me e Chuck e Blair cominciano a tubare come piccioncini ç_ç

Ecco, perché non vai di nuovo via così-

Ora che sono tornato come minimo si sposano u.u Ma prima bisogna eliminare Carl.

Chi è Carl? O.o

Il fidanzatino o.O

Si chiama Matthew .-.

Fa’ lo stesso, tanto non durerà molto u.u

Questo lo decido io.

Tiranna!

Rompiballe!

Misogina!

Stai sparando parole a caso -.- lo sai cosa vuol dire misogina, almeno?

*Dan fischietta via*

Blair raccolse le sue cose e si diresse verso l’ascensore, mentre le porte stavano per chiudersi, Chuck le bloccò ed entrò.

Per i primi due piani la tensione era palpabile, e visto che ce n’erano 27, la cosa non si prospettava divertente.

Una volta arrivati entrambi tirarono un sospiro di sollievo, ed andarono a casa.

“S” disse B lasciandosi cadere bruscamente sul letto dell’amica.

“Accomodati pure” disse retoricamente chiudendo il pc pronta per la modalità psicologa, utile quando sei la migliore amica di Blair Waldorf.

“Se avessi un amico” cominciò B “ con cui sei stata a letto”

“Sei stata a letto con Chuck?!” urlò Serena.

Blair scattò sulla difensiva. “Cosa? Come ti salta in mente, Serena? Ho detto amico, nel caso non te ne fossi accorta”

Serena la guadò scettica, ma B sapeva di averla convinta, sapeva mentire bene.

B tornò al suo posto e continuò il discorso: “Stavo dicendo: se avessi un amico con cui sei” si schiarì leggermente la gola “stata a letto, e lui il giorno dopo l’accaduto t’ignora completamente ed è freddo e distaccato nei tuoi confronti, come se fosse arrabbiato con te, cosa vuol dire? Perché si comporta così? E cosa dovrei fare?”

“Calma B, sono una psicologa, non un’ indovina”

B roteò gli occhi, in attesa di una risposta.

“Beh, il tuo amico è un noto donnaiolo?”

“Ti ho già detto che non è Chuck Bass!” sbottò B “ma sì, gli piacciono le donne. Ma non era in modalità ‘t’ignoro per far finta che non sia successo nulla e spassarmela con le altre’. Era davvero arrabbiato.”

“Beh, se mi dicessi chi è, magari…”

B le sorrise e scosse la testa.

“Non ne ho idea Blair, tu magari hai fatto qualcosa che lo ha fatto arrabbiare”

“Non ho fatto nulla!”

“Allora è lunatico!”

“Cosa dovrei fare?”

“Parlaci.”

“Nemmeno per sogno, io non ho fato nulla. Anzi, sai che ti dico? Mi vendicherò, nessuno si comporta così con Blair Waldorf!” detto questa si alzò come una furia uscendo dalla stanza, l’indomani avrebbe visto Chuck sul set di un servizio fotografico, e avrebbe imparato cosa significava far arrabbiare Blair Waldorf.

Vieni domani da me alle 8 a.m., ho una sorpresa per te.

-B

Invia a: Matthew Foreman.

B, quella notte, poté dormire sogni tranquilli, sogni nei quali Chuck Bass veniva calpestato dal tacco delle sue Vivier.

L’indomani mattina, Matt la passò a prendere in perfetto orario, con delle peonie fresche in mano e un sorriso gentile.

“Allora, qual è questa sorpresa?” chiese curioso.

“Ti piacerebbe assistere ad un servizio fotografico?”

“Devo proprio essere sincero?”

B sorrise: “Okay, riformulo la domanda: ti piacerebbe assistere ad un servizio fotografico con me?”

“Così va meglio, molto volentieri, Blair”

B gli sorrise, prendendo i fiori e sistemandoli in un vaso.

Presero l’ascensore, e poi un taxi, diretti verso il set: Chuck voleva giocare? Beh, lei di certo non se ne sarebbe rimasta in panchina.

Arrivati sul set B ispezionò con gli occhi il posto, assicurandosi che Chuck ci fosse, ma non lo trovò, così, dopo dieci minuti, chiese ad una delle assistenti.

“Mi spiace, non è ancora arrivato Miss Waldorf… oh, eccolo lì” disse indicandolo l’ingresso.

Blair partì verso di lui a passo di marcia con un falso sorrisetto a plasmarle il viso; quando lui la vide le sorrise galante, in fondo non ce l’aveva più con lei, le avrebbe parlato, si sarebbe fatto spiegare l’accaduto, e poi l’avrebbe semi-rapita dal servizio per portarla sul tetto a pranzare e a … fare altro.

“Buongiorno meraviglia” le disse dolcemente, ma quando provò a circondarle la vita con il braccio, lei si allontanò.

“Sei in ritardo. Venti minuti”

“Scusa, colpa del traffico”

“La prossima volta prendi l’elicottero, ma sii puntuale. Io e Matt siamo qui da mezz’ora”

Okay, forse non era proprio mezz’ora ma…

“Aspetta un attimo: Matt?! Cosa ci fa lui qui?”

“Ops,non te l’avevo detto? L’ho invitato io.” Gli sorrise serafica lei.

“Ah ah, Waldorf, era nelle regole”

“Tu le hai già infante, ora è il mio turno” gli disse per poi voltarsi e allontanarsi da lui.

Durante i primi cinque cambi, Blair si divertì a giocare a fare la civetta con Matt sotto gli occhi vigili di Chuck, un altro po’ e la sua mascella si sarebbe spezzata.

Decise quindi di passare al contrattacco: flirtare con le modelle.

Quando B se ne accorse si accigliò: dannazione!

“Matt ti andrebbe di pranzare insieme, c’èla pausa ora”

“Ma certo” le sorrise lui.

Quando passarono accanto a Chuck, Blair gli disse sorridente “Oh, vuoi venire anche tu Bass? Sempre se hai finito di provarci con la diciassettesima modella della giornata?”

“Tieni addirittura il conto, Waldorf?” la prese in giro lui.

“Ho solo tirato ad indovinare, ma conoscendo le tue abitudini non sarei sorpresa se avessi indovinato”

“Vada per il pranzo” le disse sorridendole. S’incamminarono tutti e tre verso un ristorante lì vicino, si sedettero –B tra Matt e Chuck- ed ordinarono da mangiare.

“Allora, Matt, da quanto vi conoscete tu e Blair?”

“Oh, da una vita,abbiamo fatto elementari e medie insieme, poi io mi dovetti trasferire a causa di un trasferimento di lavoro di mio padre, e non ci siamo più visti da allora, fino all’altra sera.”

Matt sorrideva sdolcinatamente a B e Chuck credette seriamente di rischiare un’indigestione, o il colesterolo a vita.

E credo che sia contagioso O.O

Shhhh u.u

“Sono felice che Blair abbia realizzato i proprio sogni: Yale, l’impresa di famiglia, tutto è andato come sperava. E poi ha un lavoro perfetto per lei, sin da quand’era piccola dettava legge in fatto di moda, la leadership è una sua grande qualità.”

“Sì, lo credo anch’io. E poi è così orgogliosa della scrivania che ha conquistato, sembra davvero soddisfatta non credi?”

Blair rischiò di soffocarsi con l’agnello; dannazione a Chuck Bass e le sue frasi ambigue.

Gli tirò un calcio da sotto il tavolo, ma non servì a molto.

“Questo agnello è ottimo” se ne uscì Matt ad un certo punto.

Bingo!

“Sì, lo credo anch’io” disse B soddisfatta prima di passarsi la lingua sulle labbra sporche di sugo in modo seducente, e se Matt, nella sua bontà ed ingenuità, non se ne accorse, Chuck se n’era accorto fin troppo bene.

“Matt, perché non racconti a Chuck della tua estate a Dubai?” gli chiese lei accarezzandosi lentamente il collo, viziosa, e alzandosi leggermente i capelli con il fermaglio Dior che aveva nella borsa.

Chuck stava impazzendo, tentando invano di sfuggire alle sue grinfie, ma non riusciva a fare a meno di osservarla con la coda dell’occhio, mentre fingeva di ascoltare Matt.

Arrivò al limite con il dessert.

“Ecco le su fragole con panna, signorina” annunciò il cameriere.

E fu mentre Blair assaporava le fragole facendo seducentemente scorrere le sue labbra scarlatte sul frutto rosso, ripulendosi poi con esse le dita sporche di panna, che Chuck si arrese.

“Blair?”

Lei si voltò leggermente verso di lui.

“Possiamo parlare un attimo in privato?”

“E’ urgente?”

“Si” disse lui in tono basso e con gli occhi scuri.

Arrivarono in un angolo appartato del ristorante, e fu allora che Chuck perse definitivamente il controllo.

La prese alla sprovvista, spingendola contro il muro mentre s’impossessava avidamente della sua bocca.

All’inizio B sussultò, sorpresa, ma poi ricambiò fervente il bacio, immergendo le mani nei capelli di lui, prima di ritrovare quel poco di lucidità che le restava.

Si staccò bruscamente da lui, tirandogli i capelli per staccare le loro bocche.

“Ahi, Blair! Sei impazzita?!”

“Io impazzita?!” sbottò liberandosi dalla sua presa e allontanandosi “Sei tu che mi hai ignorata ieri, per tutta la giornata. Ce l’avevi con me senza una ragione logica, non sopporterò i tuoi sbalzi d’umore improvvisi, non sono la tua psicologa!”

“Senza una ragione logica?! Avevamo concordato di non vedere nessuno mentre c’era questa cosa tra di noi”

“Sì, e allora?”

“E allora Matt”

Blair lo guardò sconvolta, prima di scoppiare a ridere.

Non avrebbe mai pensato di poterlo dire ma… Chuck Bass geloso era adorabile, aggettivo che non gli avrebbe affibbiato mai e poi mai. Ovviamente non la sfiorò neanche minimamente l’idea di dare voce a quel pensiero.

Invece, gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia, un altro sulla mascella fresca di dopobarba, ed infine, uno sulle labbra.

“Ora sono confuso” le disse senza sottrarsi a quelle piccole attenzioni.

Lei gli ravvivò i capelli con le dita, prima di ridere di nuovo, ma più leggermente questa volta.

“Chuck Bass, sei geloso di Matt per caso?”

Lui aggrottò le sopracciglia “Io non sono geloso”

B continuava a ridere e ad imprimergli piccoli e dolci baci sul viso e sulle labbra.

“Potresti spiegarmi, ora?”

Lei sospirò: “Io e Matt siamo solo amici, il caffè di ieri era da amici”

“E oggi?” indagò ancora lui.

“Oggi era per darti una lezione” gli disse prima di baciarlo.

Ma quando Chuck tentò di approfondire il bacio, lei si ritrasse.

“Mmmh, no no, Bass. Così impari a comportarti male con me” disse per poi staccarsi e dirigersi al tavolo.

Chuck la guardò sorridente: infondo valeva la pena essere considerato geloso, se era di Blair Waldorf che si trattava.

Angolo Autrice.

Saaaaalve ♥ Eccomi con un nuovo capitolo (il più lungo che abbia mai scritto, 2500 e più parole u.u). Come deciso dalla vincitrice (martyc97) ecco un capitolo sui giochi di seduzione di C e B *_* Spero vi piaccia e spero piaccia a te, Marty, che mi segui da tanto e non ti rompi mai, ti voglio bene ♥

Baci,

Fede ♥

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Capitolo 10
*** Villains are back ***


villains

Villains are back.

Erano insieme, di nuovo.

Le loro bocche si divoravano, di nuovo.

I vestiti volavano, di nuovo.

Erano sulla scrivania, di nuovo.

Però, stavolta, era quella di Chuck.

Erano passate tre settimane da quella notte nell’ufficio di Blair, e i due bastardi erano stati in grado di nascondere la loro ‘relazione’ a tutti, migliori amici compresi.

Certo, il fatto che ogni tanto i due scomparissero nell’arco della giornata, che Chuck avesse tante partite di squash e Blair tanti massaggi nel week-end aveva insospettito qualcuno, ma il fatto che ogni qualvolta si vedessero ci mancasse poco che si uccidessero a vicenda deviava ogni sospetto.

Erano due ottimi attori, e di certo non mancavano di rimarcarlo ogni volta sotto le lenzuola, soddisfatti e gongolanti.

L’unico intoppo di quella situazione quasi perfetta?

No, non era Matt, miei cari, era il fatto che, di solito, due amici, anche se vanno a letto insieme, poi dopo non si fanno le coccole.

Ma a quanto pare Chuck e Blair dovevano aver saltato quella parte durante la lettura del manuale.

E la cosa assurda era che, a quei due idioti, non sfiorava neanche lontanamente l’idea che, forse, si stavano innamorando.

E mentre i baci diventavano più dolci, le carezze più affettuose e i sussurri più intimi, c’era qualcuno che, al JFK , con una copia del NY Times in mano e del caffè corretto nell’altra, era pronto a fare il proprio ritorno.

“Carter!” urlò Matta andando incontro al ragazzo.

“Ehi, Foreman, allora? Il motivo per cui mi hai fatti precipitare qui da Atene?” rise, dando all’amico una pacca sulla spalla.

“Una rimpatriata, Carter. Ho rivisto Blair Waldorf in questi giorni”

“Sono passati dieci anni, Matt, ti tiene ancora al guinzaglio?”

“Lei non mi tiene al guinzaglio, noi non stiamo insieme”

“E tu usi me per avvicinarti a lei, capito”

Matt lo guardò e scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

“Non sei cambiato affatto, Baizen”

Intanto, nel suo studio, Serena aspettava l’arrivo del fidanzato, quando una Berlino accostò davanti alla portineria, da essa uscirono due giovanotti distinti, quando li vide, Serena si precipitò fuori correndo ad abbracciarli.

“Carter, Matt! Cosa ci fate qui?”

“passavamo a trovare la nostra bionda preferita!” le disse maliziosamente Carter.

“E tu? Da dove sei saltato fuori?”

“Ero in Grecia, e vedo che tu sei diventata una famosa e rispettabile psicologa” le disse ammiccante.

Serena si tirò indietro i capelli come un ironica mossa di vanto.

“Mentre Blair è diventata ciò che ha sempre desiderato essere: una dittatrice.”

Serena rise, per poi aggiungere “di moda”

“Perché lavora in quel campo?” chiese Carter ironicamente, ridendo.

“E a proposito della Waldorf, dov’è ora?”

“In ufficio” disse Matt.

“Perfetto, andiamo a trovarla allora”

“Non è una buona idea” gli disse S “ domani inizia la settimana della moda e ha un mucchio di lavoro, la conosci, è una perfezionista.”

“Deve avere un diavolo per capello, in questi giorni”

“A dire la verità, anche se non so come sia possibile, non è per niente stressata”

“Beh, dicono che il sesso aiuti molto in certi casi” disse Carter maliziosamente.

Sperava di ottenere una qualche reazione da parte di Matt, un cenno di gelosia, magari, quel ragazzo era decisamente troppo buonista, mai un pensiero negativo da quando si conoscevano, e lui era Carter Baizen, i pensieri negativi della gente lo seguivano ovunque.

“No, Blair non frequenta nessuno, fidati” disse Serena convinta.

No, ma l’importante è crederci.

Oh, andiamo Humphrey xD

Ma dai, la tua  migliore amica se la spassa con Chuck Bass dalla mattina alla sera e tu non te ne accorgi? Cosa credi siano quei rumori sospetti nel cuore della notte? Gatti? O.o

Smettila, non tutti sono pervertiti come te.

Non tutti sono intuitivi come me u.u

Certo, l’importante è crederci :DDD

Mai una soddisfazione -.-

HAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHHAHAH No.

-.-

“E tu invece, frequenti qualcuno Van Der Woodsen?” chiese ammiccante.

“A dire il vero sì”

“Oh, così mi deludi” disse scherzoso “e si può sapere il nome? Magari lo conosco”

“Io ne dubito Carter, è un bravo ragazzo, ed è il requisito necessario per non conoscerti”

“Beh, anche Matt è un bravo ragazzo”

“Lui è l’eccezione che conferma la regola” disse ridendo, leggera.

“Quindi, il nome?”

“Oh, lui è-”

“Serena!” la chiamò un biondino dal fondo della strada.

“Qui, a quanto pare” disse S a Carter, che aveva plasmato un ghigno sul volto.

“Nate” lo salutò abbracciandolo.

“Questo è Carter, un mio vecchio amico. Carter questo è Nate, il mio fidanzato” li presentò la bionda.

“Baizen?” disse Nate confuso una volta appurata l’identità del ragazzo.

“Archibald, anche per me è un piacere rivederti”

Nate aveva un’espressione confusa, ma per niente felice, sul volto.

“Voi due vi conoscete?” chiesero Matt e Serena all’unisono.

“Te l’avevo detto che lo conoscevo, S” le rispose Carter sorridente.

“Cosa ci fai qui?”

“Sono venuto a trovare i vecchi amici”

“Noi dobbiamo andare, vero Serena?” disse Nate distogliendo lo sguardo dal ragazzo dagli occhi color ghiaccio, e rivolgendoli verso Matt: “E’ stato un piacere rivederti, Matt” lo salutò cordiale.

Prese per mano Serena e, insieme, s’incamminarono verso l’altro lato della strada, mentre la bionda salutava sorridente i suoi amici.

“Si può sapere cosa ti è preso con Carter?” chiese poi a Nate.

“Serena, Carter non è una bella persona, non dovresti frequentarlo” disse preoccupato.

“Cosa? Ma se lo conosco da una vita, so che non ci sono belle voci in giro riguardo a lui, ma in fondo è una bravo ragazzo, almeno con me lo è. Non devi preoccuparti, okay?”

Nate annuì, sorridendole dolcemente.

“Ma voi due come vi conoscete?”

“E’ una lunga storia, e anche vecchia, lui e Chuck non vanno d’accordo e neanche io ho dei bei ricordi di Carter. Ma se tu mi di assicuri che con te si comporterà bene, allora non c’è da preoccuparsi”

Serena gli sorrise e lo baciò delicatamente sulle labbra : “Te lo assicuro” gli disse allegra.

Blair Waldorf controllava nuovamente le disposizioni dei posti, era la quinta volta quel giorno.

Tutte le It-Girls della città sarebbero state presenti, grazie al suo ex-ruolo di Regina della Constance aveva potuto contattare il Consiglio delle Regine* e assicurarsi la loro presenza alla sfilata, e poi la It-Girl per eccellenza era la sua migliore amica, se Serena avesse indossato i suoi abiti ad una delle solite feste settimanali in stile UES tutte le ragazze del pianeta avrebbero voluto indossare gli stessi abiti, per non parlare del fatto che sarebbe sicuramente finita su Page Six, già aveva contattato il redattore.

Era davvero soddisfatta di come stavano procedendo le cose, sia sul piano lavorativo che personale. Sembrava assurdo, ma quella relazione con Chuck le faceva davvero bene, era rilassante e le impediva di perdere il controllo ed avere un crollo nervoso.

Dopo un paio d’ore andarono tutti via, e lei rimase nel suo ufficio per la mezz’ora in più di lavoro che le spettava.

Qualcuno bussò alla porta, e a B non servì una sfera di cristallo per capire di chi si trattava.

Chuck entrò accompagnato da un’aria maliziosa.

“Allora? Pronta per il debutto di domani?” le chiese circondandola con le braccia.

B sospirò.

“Sono Blair Waldorf, io sono nata pronta”

Chuck le sorrise, prima di mordicchiarle dolcemente  il labbro inferiore, B affondò le mani nei suoi capelli, ma quando una mano di Chuck si arrampicò pericolosamente sulla sua gamba, fu costretta a fermarsi.

Chuck la guardò interrogativo.

“Andiamo a casa, ti prego, ho un mal di schiena assurdo dopo stamattina” si lamentò.

Lui le diede un bacio sulla guancia e un altro sulla fronte, poi annuì, prendendole la mano e sorridendole.

La mattina dopo, verso le sei, mentre Chuck e Blair dormivano ancora placidamente, il cellulare di B cominciò a suonare.

B si svegliò, trovandosi circondata dalle braccia di Chuck, che l’abbracciava da dietro. Amava  le piaceva svegliarsi accanto a Chuck, si svegliavano sempre abbracciati o accoccolati l‘uno all’altra, era molto dolce.

Blair cancellò quel pensiero dalla sua mente, perché quello che c’era tra lei e Chuck non era dolce, era solo sesso.

Si liberò lentamente dalla stretta di Chuck, cercando di non svegliarlo, e prese il cellulare.

Serena, lesse sul display.

“Pronto?” disse a voce bassa uscendo dalla stanza per non svegliare Chuck, e prendendo una sua camicia per coprirsi.

Pregò che Nate non ci fosse.

“Ehi, B, ma dove sei? E perché parli a bassa voce?”

“Cosa? Oh, niente è che mi sono appena svegliata, eroancora un po’ intontita, cosa c’è?”

“Beh, volevo sapere dove fossi, visto che non sei tornata a casa stanotte”

“Io … sono rimasta a dormire in ufficio” disse B mordendosi il labbro inferiore e facendo avanti e indietro per la stanza.

“Ah, okay. Potevi almeno avvertire, però”

“Sì, scusa, ma ero stanchissima, sono crollata sulla poltrona”

Serena sorrise dall’altro capo del telefono.

“Va bene, e scusa se ti ho svegliata”

“Non preoccuparti. S, Nate è lì con te per caso?”

“Ehm … sì, perché?”

B lasciò un sospiro di sollievo.

“Niente, semplice curiosità, volevo sapere come procede la storia con Archibald”

“Beh, tutto bene, e B, non indovinerai mai ieri chi è venuto trovarmi”

Ma Chuck scelse proprio quel momento per svegliarsi ed emettere un grosso sbadiglio.

B stava andando in iperventilazione, Serena non doveva sentirlo.

“Facciamo che me lo racconti a pranzo? Ora devo proprio andare” disse sbrigativa.

“Okay, allora ci vediamo dopo.”

“A dopo” la salutò attaccando velocemente.

Si avviò poi verso la camera da letto, dove trovò un Bass ancora mezzo addormentato e seduto contro la testiera del letto.

“Ti ho mai detto che sei fottutamente sexy con i miei vestiti addosso?” le disse con lo sguardo scuro avendo notato l’abbigliamento.

Lei gli sorrise, avvicinandoglisi e mettendosi a cavalcioni su di lui.

“Ah sì, Bass?” sussurrò sulle sue labbra prima di baciarlo.

Lui ricambiò il bacio e invertì le posizioni, posandole dei baci lungo la il collo, fino ad arrivare al seno.

“Bass” lo chiamò B debolmente.

Lui mugugnò contro la sua pelle.

“Sono stanca, mi hai distrutta stanotte” disse ridendo “e ora ho voglia di dormire”

Lui si fermò, alzando il viso vicino al suo e aggrottando le sopracciglia “Quindi tu rinunceresti al sesso mattutino per dormire?”

“Chuck, stasera c’è la sfilata d’apertura, devo riposare”

“E devi farlo proprio ora?”

Lei alzò le sopracciglia, assumendo un’espressione alla: mi pare ovvio, no?

Chuck sbuffò, e lei mise gli le mani sul petto, divaricando le dieci dita e spingendolo via.

“E va bene” sbuffò infine Chuck, esasperato.

B sorrise vittoriosa, prima di poggiare la testa sul suo petto, lasciandosi avvolgersi dalle sue braccia e  cadendo nel meraviglioso mondo di Morfeo.

Intanto dall’altra parte della città, un moro dagli occhi color ghiaccio aspettava impaziente una risposta dall’altro capo del telefono, quando la ottenne ghignò, soddisfatto.

“Sparks, ti ricordi di Chuck Bass e Nate Archibald? Bene, credo che dovresti un salto in città, in onore dei vecchi tempi”.

Angolo Autrice.
*Il Consiglio delle Regine è una confraterinta creata da Blair Waldorf e formata dalle 4 regine delle 4 scuole più prestigiose di Manhattan, quindi provenienti dalle famiglie più ricche e in vista, lo spiega la stessa Blair nell'episodio 6x07.

Ssssalve gente *_* Come va? Io sto una meraviglia, a parte il caldo infernale e una scottatura il primo giorno di piscina, mi hanno comprato gli occhiali *W* Okay, so che non v'interessa ma vi avevo resi partecipi, quindi xD
Che dire, spero che il capitolo vi piaccia e v'incuriosisca, in fondo non è una storia su GG senza un po' d'intrighi ;) Recensite, eh! ^^
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 11
*** The only G ***


The only G

The only G.

La serata che tutti aspettavano era arrivata, ebbene signori la Settimana della moda è finalmente cominciata e indovinate chi farà il suo debutto? La nostra tiranna regina preferita: Blair Waldorf. E si sa, che sfilata è se non hai Serena Van Der Woodsen in prima fila? D’altronde qualunque principessa di Park Avenue baratterebbe felicemente la sua corona per un posto in prima fila alla sfilata, e B ama accontentare i propri sudditi.

B continuava a mirarsi e rimirarsi allo specchio, un quarto d’ora, quindici minuti, novecento secondi e la sua prima modella avrebbe attraversato la soglia di una porta per mostrarsi agli occhi del mondo, per decretare se lei avesse o no la stoffa della stilista, per condannarla o concederle la gloria eterna.

Per un attimo ebbe l’irrefrenabile voglia di strangolarla, quella modella, bruciare gli abiti e scappare in Europa sotto falso nome, ma una Waldorf non scappa, soprattutto quando è sicura del suo successo, e questo era il problema.

Continuò a sistemarsi le pieghe del vestito, pensando che quello era probabilmente il momento più importante della sua intera esistenza, poteva sentire Dorota urlare contro le modelle, questo le fece nascere un piccolo sorriso.

Ricordò di quando era bambina e gironzolava per le quinte insieme a Serena, di come osservava affascinata quelle signorine alte, magre e straordinariamente belle indossare gli abiti di sua madre e spadroneggiare sulla passerella, calme e sicure di loro. Avrebbe tanto voluto essere come loro in quel momento, ma poi ricordò i pianti, il vomito delle bulimiche e le crisi isteriche di Alexandra.

Si rimproverò per aver vacillato anche per un solo secondo: lei era Blair Waldorf, era migliore di loro e di chiunque altro, si ripeté caparbia.

Come un angelo custode sentì qualcuno abbracciarla da dietro e posarle un bacio sulla spalla.

Osservò il riflesso suo e di Chuck nello specchio e sorrise felice, socchiudendo leggermente gli occhi.

“Cosa c’è che non va?” le chiese lui gentilmente.

Lei riaprì gli occhi di scatto.

“Nulla, va tutto bene, cosa ti fa credere il contrario?” rispose girandosi e ritrovandosi fra le sue braccia.

“Blair” la chiamò lui dolcemente mentre le accarezzava le guance.

La ragazza abbassò lentamente lo sguardo, assaporando le carezze di Chuck.

“E se fosse un fiasco, Chuck? Se non ne fossi all’altezza? Se deludessi mia madre, Serena … te?”

Non seppe come in quel fiume di parole che fuoriuscivano dalle labbra fosse potuta capitare un affermazione tanto inadeguata, si morse la lingua, maledicendo se stessa e Chuck Bass, per renderla così vulnerabile.

“Ehi, Blair, guardami” le disse prendendole il mento e facendole delicatamente alzare lo sguardo verso di lui.

“Tu sei Blair Waldorf, sei la donna che mi ha umiliato dopo dieci secondi che ci conoscevamo, sei la donna che spadroneggia negli uffici delle Industrie Bass perché il tuo contratto non è pronto e sei la donna che la stampa adora e che il mondo ammira e, dopo stasera, sarai la donna che tutti ameranno.”

B gli concesse un sorriso emozionato, uno di quelli che di rado concede a chiunque, ma sapeva che il discorso non era ancora finito e che lei non era ancora del tutto convinta.

“Senza contare il fatto che tu, Blair Waldorf, sei la sola ed unica donna che ha la capacità di farmi completamente impazzire, nel bene e nel male”

Il sorriso della ragazza si allargò, prima di posare le sue labbra su quelle dell’uomo di fronte a lei.

Adesso era pronta.

Uscirono dalla stanza e si recarono vicino alle modelle, per controllare che fosse tutto a posto, Blair si ritrovò cosparsa da una cascata di capelli biondi.

“S, così mi soffochi!” le disse tra le risate.

“Allora? Sei pronta?” le chiese la bionda prendendole le mani.

B annuì, prima di spedirla in prima fila, un po’ le dispiaceva aver rotto la loro tradizione, anzi, le dispiaceva decisamente. Serena le dava forza, fiducia, senza di lei non sarebbe stato lo stesso, ma in quel momento aveva bisogno della sua It - Girl  in prima fila davanti al palco, ad applaudirla e adularla con i paparazzi.

B ricontrollò tutto un’ultima volta, prima di accorgersi che la prima modella era già pronta ad uscire, un ultimo ritocco e le lunghe gambe della rossa cominciarono a muoversi l’una davanti all’altra, ticchettando sul pavimento lucido e volteggiando a ritmo di musica.

Blair, che fino ad allora aveva sudato freddo, tirò un sospiro di sollievo, osservando i volti dei presenti dipingersi di delizia.

Alla fine della sfilata uscì sulla passerella per godersi gli applausi del pubblico e le luci della ribalta, fu ricoperta di fiori e congratulazioni da parte di tutti i presenti, una volta aver salutato si recò dietro le quinte, per ringraziare con un brindisi il suo staff.

Erano una trentina di persone accerchiate, con i calici alti e strapieni di Dom.

“Vorrei ringraziarvi tutti, ragazzi, e dedicare questo brindisi a voi” disse B sorridente “grazie a tutti voi, a Jen, Lola, Paige, Tom e Robert e a tutti voi altri. Vorrei ringraziare in modo speciale Serena, che mi è stata sempre accanto, è merito tuo parte della buona riuscita della sfilata, S, grazie” le disse la mora commossa.

“Non dirlo neanche per scherzo, B, è merito tuo, è merito vostro!”

Serena cominciò a battere la mani, seguita a ruota da tutti i presenti.

“E in fine, vorrei ringraziare mia madre per avermi permesso di realizzare tutto ciò e, sì,  anche Chuck Bass per avermi causato un paio di crolli nervosi e averne curati il doppio.” Disse ridendo e guardando Chuck.

Eheh e come glieli ha curati <.<

Humprey! :O

Cosa? Non sono mica io che scrivo che lo fanno anche sulle scrivanie u.u

Ehm, veramente me lo hai chiesto tu .-.

Questo perché sono GENIALE!

AHAHAHAHAH e anche simpatico, sì!

Tu invece non lo sei per niente -.-

Tu dici? Io invece penso di essere simpaticissima, non ti farebbe ridere un viaggetto a Mystic Falls? :DDD

Credo che tu abbia sbagliato telefilm .-.

Oh, affatto! Ma quella è proprio la città in cui ti rinchiuderei, aspettando che quel figo di Klaus ti faccia fuori

Stai divagando u.u

*me sospira*

Credo che tu abbia ragione, ora concentriamoci sul nostro di Figo, Mr Bass u.u

Ecco!

Tanto un viaggio di sola andata per la città dei vampiri tormentati e dei morti che ritornano te lo faccio fare prima o poi u.u

-.-

Lui le sorrise, alzando il calice in sua direzione.

Seguì l’ennesimo applauso commosso e un coro di cin cin, prima che a B fosse recapitato un bouquet di rose blu.

Ringraziò l’addetto e annusò i fiori, erano molto belli, si chiese se fossero da parte di Matt, quel ragazzo proprio non si arrendeva.

Sfilò il biglietto dal mazzo di fiori e lo aprì.

Congratulazioni, Blair, sei sopravvissuta al tuo debutto come stilista, chissà se sopravvivrai anche ad una nostra rimpatriata.

XOXO G.

 Angolo Autrice.

Saaaalve gente *-* Innanzitutto mi scuso per l'attesa, ma non sapevo come scrivere questo capitolo :/ Spero vi piaccia  e che l'arrivo della sola ed unica Georgina Sparks vi abbia incuriosito ;)

Baci,

Fede ♥

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Capitolo 12
*** At night ***


at night

At night.

Tutto intorno a Blair si congelò, rilesse un paio di volte il biglietto, tanto per essere sicura che la sua non fosse stata un’allucinazione. Sfortunatamente non lo era.

“Tutto bene, B?” Le chiese Serena avvicinandosi all’amica, leggermente preoccupata dalla sua espressione.

Blair alzò lo sguardo e nascose rapidamente il biglietto nella pochette.

“Certo, va tutto benissimo, era solo Matt che mi ha inviato i fiori. Allora? Dove si festeggia?”

“Bijou?”

“Perfetto” esclamò la mora, prima di prendere un altro profondo respiro e cercare di cancellare dalla memoria la sua firma.

Il resto della serata passò tra champagne, musica e risate, finché  la bella bionda dell’UES non esagerò con i martini e Nate, anch’egli non del tutto lucido, non fu costretto a tirarla giù da un tavolo e riportarla a casa.

“Ma no Natie, non possiamo andare a casa: la festa deve continuare!” annunciò Serena ridendo accasciata sulla spalla del fidanzato.

“Credo che la festa sia finita S, ci siamo solo noi, Blair e Chuck, e sono quasi le quattro” rispose barcollando il biondo.

“Di pomeriggio?”

“Di mattina, S” le disse Blair ridendo, anche se lei aveva mantenuto un certo contegno, Blair Waldorf non si ubriaca.

“Ma non posso lasciarti sola, B, tu non vieni a casa?”

Blair si scambiò un’ occhiata con Chuck.

“Io devo passare a prendere delle cose che ho dimenticato alla sfilata, voi andate pure, mi riaccompagnerà Chuck. E, Nate, sentiti pure libero di rimanere a dormire da noi”

“Grazie, B. Andiamo meraviglia?” chiese poi rivolto a Serena, che annuì debolmente, prima di rivolgersi a Blair e Chuck.

“Non divertitevi troppo voi due, mi raccomando”

Entrambi scoppiarono in un risata, mentre i due biondi entravano in auto, una volta che la vettura sparì dalla loro vista, Chuck ghignò divertito.

“Sentiamo, Blair, cos’hai dimenticato alla sfilata?”

Blair formò un piccolo ovale con la bocce, oltraggiata, ed assottigliò lo sguardo. Certe volte lo odiava proprio.

Intanto Chuck le si era avvicinato, circondandole la vita con le braccia.

“Potrei aver dimenticato le buone maniere, o il buon senso, in tal caso potrei ucciderti senza problemi” sputò velenosa.

“E i sensi di colpa?” le chiese alzando un sopracciglio.

“Perché dovrei averne? Realizzerei il sogno di metà della popolazione mondiale che vuole ucciderti e della restante metà che farebbe meglio a non conoscerti” gli sorrise serafica.

Il ghigno di Chuck si allargò, quella donna era maledettamente perfetta.

“Ma se mi uccidessi non avresti il passaggio per tornare a casa, e sappiamo entrambi quanto ti piacciono le limousine”

Blair roteò gli occhi, prima di tirargli uno schiaffo giocoso sul braccio.

“A proposito della limousine: dov’è?” chiese facendosi tutt’un tratto seria.

“E’ qu-” sospirò, inumidendosi le labbra “Nathaniel”

“L’hanno presa loro?” esclamò Blair.

“Non urlare, li abbiamo visti entrambi salire sulla macchina”

“Non sai neanche riconoscere la tua limousine, Bass?!” sbottò alzando di un’ottava il tono di voce.

“Tu sei più sobria di me!” tentò di giustificarsi.

“Sei un idiota”

“Che cosa? Io-”

“Come torniamo a casa ora?”

“Esistono i taxi, Blair”

“Alle… 4.30 di mattina?” chiese retorica guardando l’orologio al polso di Chuck.

“Siamo a NY, ci sono sempre taxi”

“Beh, tu ne vedi qualcuno?”

Chuck sospirò, dopo essersi guardato intorno:era deserto, ma non gliel’avrebbe data vinta.

“Possiamo sempre andare a piedi”

“Da qui a casa mia sono 20 isolati, non so se l’hai notato ma siamo a Lexington Avenue, ed io abito a Park Avenue, praticamente dalla parte opposta dell’UES!” Ormai B stava urlando.

“Ma casa mia è a metà strada, sono solo 9 isolati”

“Nove isolati? Io dovrei camminare a piedi per nove isolati? Con 15 cm di tacchi e te come compagnia? No, grazie”

“Beh, non mi sembra che nelle ultime 5 settimane la mia compagnia ti sia dispiaciuta” ribatté aspro.

Blair si voltò dall’altra parte, decidendo di usare la tattica del silenzio.

“Bene” sbottò Chuck “Allora tu rimani pure qui, io vado a casa”

Blair non accennava a voltarsi, così Chuck si voltò e s’incamminò verso il lato opposto del marciapiede.

Dopo circa tre minuti di silenzio tombale, Blair accennò a girarsi, ma quando lo fece non trovò nessun Chuck ghignante a guardarla.

Era sola, completamente sola in piena notte a NY, e con una psicopatica griffata Armani in giro.

Il cuore accelerò e lei si guardò intorno, erano passati pochi minuti, non poteva essere andato lontano.

Deglutì rumorosamente e s’incamminò verso la strada che aveva preso Chuck.

Lo chiamò un paio di volte, accennando anche ad un ‘Mi dispiace’, o quasi.

Intanto la bocca le si era fatta secca e il cuore non accennava a smettere di battere come quello di un colibrì dopo 3 tazzine di espresso.

Mentre cercava di tenere lo sguardo lontano dai cunicoli stretti e bui che ogni tanto spuntavano fuori, si sentì afferrare da dietro velocemente.

Urlò talmente forte che la luce di qualche appartamento si accese.

Le lacrime le invasero gli occhi mentre il suo aggressore scoppiò in una fragorosa risata.

Blair si girò di scatto, essendosi liberata dalla presa dell’uomo.

Il suo cuore sussultò, ma non negò, in cuor suo, di essersi calmata subito dopo.

“Razza di Bass-tardo, mother-chucker che non sei altro! Sei impazzito?! Mi è quasi venuto un infarto!” esclamò colpendolo con la borsetta.

Chuck non accennava smettere di ridere, quando si fu calmato poté godersi il viso infuriato della donna che aveva di fronte.

“Calmati, Blair”

“Calmarmi?! Calmarmi?!” esclamò strabuzzando gli occhi “Tu mi hai lasciata sola sul ciglio della strada! Avrebbero potuto uccidermi!”

“Nessuno ti avrebbe uccisa, non fare la melodrammatica”

“Come fai a saperlo? Non controlli tutti i malviventi di NYC”

“Spiritosa, ma intendevo dire che non avrebbero potuto farlo perché glielo avrei impedito io”

“Come se nemmeno c’eri?”

“Ti prego, credi davvero che ti avrei lasciata da sola a quest’ora in mezzo alla strada?”

“Cosa?”

“Non ho fatto più di dieci metri, Waldorf”

Blair sospirò, incrociando le braccia al petto.

Chuck le si avvicinò lentamente, ma lei lo respinse, tremando leggermente a causa del vento.

Allora lui si sfilò la giacca e la poggiò sulle spalle esili di lei.

“E’ la nostra notte fortunata, Waldorf” le sussurrò all’orecchio indicando un taxi.

Blair seguì la direzione dello sguardo di Chuck, allontanandosi da lui ancora arrabbiata, e si posizionò sul ciglio della strada per chiamare la macchina gialla.

Aspettò comunque che Chuck la raggiungesse per aprirle la portiera, perché, a dispetto della situazione, del suo umore e delle malelingue, Chuck Bass sapeva essere un vero gentiluomo quando voleva, e con lei lo era sempre e comunque.

Entrarono nell’auto e il viaggio passò nel silenzio più assoluto, come d’altronde il passaggio nella hall e l’entrata in ascensore. Una volta che le porte di quest’ ultimo si furono chiuse e che ebbe premuto il pulsante, Chuck parlò:

“Hai intenzione di continuare con questo Gioco del Silenzio? Perché l’ultima ho vinto io. Fossi in te cambierei strategia” le disse con un ghigno sulle labbra.

In risposta ricevette il silenzio più assoluto.

“Andiamo, Blair, hai intenzione di essere arrabbiata per sempre?”

Ancora nulla, ma il respiro della ragazza era diventato irregolare, di lì a poco sarebbe esplosa.

“Mi hai lasciata da sola in piena notte a New York City, Chuck! Ho tutto il diritto di essere arrabbiata con te!”

Appunto.

“Ti ho già detto che non ti ho lasciata sola, ero lì, Blair! Credi davvero che ti avrei lasciata in balìa di ogni tipo di criminale esistente sulla faccia della terra?”

“Come faccio a crederti?” esclamò.

“Come puoi non farlo?” le rispose sbalordito e offeso da una tale mancanza di fiducia.

Seguì un attimo di silenzio.

“E’ che tu sei così…” prese un respiro profondo “ Quando mi hai presa mi sono sentita morire, non ho mai avuto tanta paura in vita mia, stavo per scoppiare a piangere prima che tu ridessi, io-”

Il fiume di parole che risalivano la gola di Blair furono bloccate dalle labbra di Chuck, che si posarono su quelle della ragazza in modo incredibilmente deciso.

Blair dimenticò ogni cosa, ricambiando il bacio, aggrappandosi alle sue spalle e stringendosi maggiormente a lui.

Perché, in realtà, ancora tremava di paura, il cuore batteva ancora forte e le lacrime non erano del tutto scomparse dai suoi occhi. Perché aveva avuto una paura folle che Chuck l’avesse davvero abbandonata, e tutto ciò di cui aveva bisogno era che lui la stringesse e le sussurrasse che andava tutto bene, che sarebbe andato tutto bene sempre, perché lui era lì e l’avrebbe protetta.

Fu in quel momento, che il cuore di Blair realizzò ciò che temeva: era innamorata di Chuck Bass.

Fortunatamente, o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, il cervello ignorò le urla del suo amico tutto sangue e ventricoli.

Quando l’aria finì e i due dovettero staccarsi, Chuck posò la fronte su quella di Blair, prendendole le mani e intrecciando le loro dita.

“Mi dispiace” sussurrò.

Blair sorrise.

“Anche a me”

Ripresero il bacio che avevano rimasto in sospeso, in modo più dolce e meno irruento.

L’ascensore suonò e loro si spinsero a vicenda fuori dalle porte, sorridendo sulla labbra dell’altro, perché stavano per cadere, e strappandosi i vestiti di dosso.

Si gettarono sul letto l’uno sopra l’altro, sbottonando camicie e aprendo zip,  accarezzando la pelle e lasciando scie di baci lungo tutto il corpo.

Tra gemiti ed urli, risuonò l’eco di un “Ti amo”.

Tutto si fermò.

CosaCosaCosaCosaCosa? *_*

Ah, sei qui. Ed io che speravo che te ne fossi andato ;__;

E invece sono proprio qui u.u Ma questo capitolo mi ha preso, non me la sentivo di interrompere u.u

E allora perché diavolo hai dovuto farlo proprio alla fine? -.-

FINE? Nonononono Tu non puoi lasciarmi così DDD:

Oh, sì che posso, si chiama suspance u.u

Si chiama crudeltà!  Ti preeeeeeego voglio sapere come reagiranno, voglio sapere chi diavolo ha detto quel Ti amo!

Dovrai aspettare il prossimo capitolo u.u

Mostro!

Muahahahaha. Si chiama vendetta, Humphrey u.u To be Continued u.u

Angolo Autrice.

Salve a tutti! *non odiatemi xD* Scusate il tremendo ritardo ma non è stata colpa mia, sono stata occupata per 3 settimane ad un campo estivo come animatrice, e da 2 settimane non avevo Internet, quindi chiedo venia e spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, che a me, stranamente, piace xD

Recensite, eh ;)

Baci,

Fede ♥

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Capitolo 13
*** This is a promise: I'll destroy your life without you noticing. ***


this is a This is a promise: I'll destroy your life without you noticing.


Il sole si stava affacciando su New York, ancora nascosto dietro miriadi di grattacieli, quando Blair Waldorf sgattaiolò via dal letto di Chuck Bass nella speranza di non essere sentita. La sera prima aveva accuratamente ignorato la confessione di lui, non volevo farsi mille film, sapeva che gli uomini sono irrazionali durante il sesso, e sapeva anche che Chuck non era il tipo da ‘il discorso della mattina dopo’, ma comunque aveva deciso di non rischiare.

Raccolse le sue scarpe e si richiuse la porta alle spalle, lanciando un ultimo sguardo alla figura addormentata del suo amico, era incredibilmente fuori personaggio mentre dormiva, così docile e indifeso, Blair era rimasta più volte sveglia a guardarlo, mentre arricciava la bocca e si rigirava, fino ad individuare le sua posizione e stringerla inconsciamente in un abbraccio, dove lei trovava sonno.

Quella cosa le era decisamente sfuggita di mano, era sfuggita di mano ad entrambi, pensò mentre si dirigeva verso l’ascensore. Ma prima che le porte potessero aprirsi, una voce la raggiunse, assonnata e confusa.

Si girò di scatto, ritrovandosi davanti l’ultima persona che avrebbe dovuto vederla in quel momento.

“Blair?!”

“Nate, io posso-”

“B?!”

Grandioso, ora sono nella merda, pensò la bruna mentre pensava ad una scusa plausibile per star sgattaiolando via dall’appartamento di Chuck mezza nuda e con le scarpe in mano.

Non ce n’erano, constatò sconsolata.

“S, non dovreste essere a casa?” chiese nel tentativo di cambiare discorso.

“L’ Empire era più vicino e ci siamo fermati qui, credo, eravamo ubriachi e il tassista ci ha fermati qui. Tu cosa ci fai qui invece?” chiese in tono che preannunciava guai.

“Io-”

“Serena, Nate?”

Chuck Bass, con la faccia insonnolita e i capelli adorabilmente stravolti fece il suo ingresso nella stanza, facendo calare un silenzio glaciale, che fu prontamente interrotto da Nate che rideva sotto i baffi e da Serena, non appena quest’ ultima ebbe notato la peccaminosa macchia rosso fuoco che troneggiava sulla camicia che aveva distrattamente indossato il moro, parlò:

“Capisco” sibilò.

“Serena, non è come credi…”

“Ah, quindi voi non avete appena fatto sesso?”

Chuck chiuse gli occhi, trattenendo una risata decisamente fuori luogo.

“Questa cosa ci è sfuggita di mano, mi dispiace…”

Serena in risposta strabuzzò gli occhi: “Da quanto tempo, B?”

“S…”

La bionda la fulminò.

“Un mese o poco più” sospirò abbassando lo sguardo.

Serena distolse lo sguardo e andò via, mentre B la inseguiva e Chuck e Nate si dirigevano in cucina.

B entrò nella stanza di Nate, trovando Serena intenta a vestirsi.

“Mi dispiace.”

“No che non ti dispiace, perché se ti fosse davvero dispiaciuto me lo avresti detto prima, non avresti lasciato che ti beccassi a svignartela dal suo appartamento.”

“Cosa avrei dovuto dirti?” esclamò alzando un po’ il tono di voce e avvicinandosi all’amica “Sai, ieri sera sono andata a letto con Chuck, nonostante neanche 24 ore prima avessi detto che non sarei mai caduta ai suoi piedi, oppure avrei dovuto dirti che mi ha proposto di essere amici con benefici e io ho stupidamente accettato, credendo di poter evitare di interessarmi davvero a quell’idiota! Mi avresti giudicata, Serena, e non provare a negarlo!”

“Avresti dovuto dirmi che quell’idiota ti piaceva e come ti sentivi, Blair, perché è questo che fanno le amiche, si confidano, si aiutano e danno consigli, anche se a te sembra che ti punti il dito contro!”

“E tu sei arrabbiata con me perché, per sbaglio, non ho incluso la onnipresente Serena Van Woodsen nella mia vita?Sul serio? Non siamo più al liceo, S!”

“No, io sono arrabbiata con te perché credevo che dopo 15 anni d’amicizia avessi imparato a fidarti di me e delle mie opinioni come faccio io con te, credevo che finalmente avessi smesso con i sotterfugi, le bugie e i segreti. Non siamo più al liceo, non è vero B?! Però sembra che tu, ora come allora, non riesca a vivere senza i tuoi segreti, non riesca ad essere completamente sincera con me come lo sono io con te. E non è neanche la cosa peggiore, perché vedi, B, la vera vittima delle tue bugie sei tu, pensaci la prossima volta che scappi da Chuck, potresti renderti conto che stai scappando da te stessa.”

Serena aveva urlato, sputato quelle parole che avevano colpito Blair come una doccia fredda, come tanti macigni uno più pesante dell’altro, fino a ricevere quello finale, che l’aveva quasi distrutta.

Sul ciglio della porta, la bionda si voltò un’ultima volta verso di lei: “Ma questo io non posso saperlo, perché tu non me ne hai parlato, vero, Blair?” le disse amaramente prima di sbattere la porta e andare via.

La biondina è decisamente incazzata.

Ma perché devi interrompere? Ora viene il clou!

Senti, io può u.u

Sì, tu PUO’ evitare di interrompermi quando non è necessario.

Io sono sempre necessario u.u

Non farmi minare maggiormente la tua autostima, Humphrey e.e

-.- Tornando a noi: stavolta Barbie Raggio di Sole ha ragione u.u

Non fare lo sputasentenze!

Beh, ma come darle torto? E poi ha fatto un bel discorso, la velata parte finale Chair mi è piaciuta. Me gusta, me gusta.

Oh, ma grazie *-*

Ora però non tirartela troppo, eh e.e

-.-“

 

Nel frattempo, alla Russian Tea Room.

Una moretta dagli occhi color ghiaccio faceva scorrere le dita leccate di nero sullo schermo del suo I-Pad, per poi posare gli occhi sul ragazzo appena sedutosi di fronte a lei.

“Sarah Tratchemberg?”

“Il tassista” constatò con un tono di sufficienza lei, prendendo la sua borsa.

“Grazie per il favore di ieri sera…” disse lasciando la frase in sospeso.

“Tom” disse lui.

Lei gli sorrise.

“Non è una cosa da tutti i giorni una ragazza che ti avvicina e ti promette $200 per portare due biondini ubriachi all’Empire.”

Lei gli sorrise nuovamente: “Avevo le mie buone ragioni” spiegò.

Estrasse poi una busta dalla borsa Gucci e gliela porse, ma prima di lasciarla gli raccomandò: “Io e te, ovviamente, non ci siamo mai visti, Tom”

“Ovviamente” l’assecondò il ragazzo prendendo la busta e andando via.

La bruna ghignò, prima di pagare il conto, raccogliere le sue cose e alzarsi a sua volta.

Uscì velocemente, inforcando gli occhiali da sole.

“Arrivederci, sig.na Sparks” salutò il portiere.

“Arrivederci” ricambiò lei sparendo pochi secondi dopo tra i passanti.


Angolo Autrice.
Eilà bella gente ;* Scusate il ritardo, ma con questo caldo è impossibile stare a casa, infatti questo capitolo l'ho finito di scrivere ieri a mezzanotte, indi per cui non so cosa sia potuto uscire fuori, LOL. Che dire? Le cose cominciano a movimentarsi, la mia adorata G ha cominciato a comlottare *.* E da ora in poi i capitoli non saranno tutti rose e fiori come lo sono stati fino ad ora u.u Ora più che mai ho bisogno delle vostre opinioni, quindi: recensite, recensite, recensite ;)
Baci,
Fede ♥

 

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Capitolo 14
*** Il carnevale dei fantasmi di noi stessi ***


carnevale

Il Carnevale dei fantasmi di noi stessi.

Era passata ormai una settimana da quando Serena e Blair avevano litigato e, tornando a casa, Blair aveva ricevuto la notizia da Dorota: Serena era andata via, era ritornata da sua madre.

Le due non si erano più viste o sentite, e Blair faceva finta di niente, cercando di convincere gli altri e se stessa, che l’aver perduto quella che era la persona più importante della sua vita non la turbava affatto, e ignorando il suo cuore che perdeva un pezzetto ogni qualvolta passava davanti la sua stanza vuota.

Dal canto suo, Serena, invece, si era gettata a capofitto nel lavoro, riceveva più visite del solito e lavorava anche fino a tarda sera, gli unici suoi momenti di riposo erano ormai quelli che passava con Nate, che cercava puntualmente di farle notare che quello stacanovismo era un modo per non dover pensare a Blair, e ammettere che le mancava.

Lo stesso discorso faceva Chuck a Blair, il quale però, in risposta, riceveva qualche insulto e un broncio di rimprovero che la bruna manteneva fino a sera, quando lui entrava nel suo ufficio con dei macarons, un mazzo di fiori, e delle scuse, che finivano sempre con un ‘però non cambia il fatto che ho ragione’, il quale veniva prontamente messo tacere con uno sbuffo e un bacio irruente da parte di Blair.

Qual era il vantaggio di quella situazione? Il discorso del ‘Ti amo’ non era più saltato fuori, entrambi convinti che l’altro se ne fosse dimenticato, e sotterrando i dubbi e le domande sotto un mare di scuse.

Intanto i giorni passavano,e non sia mai che nell’Upper East Side passi più di qualche settimana senza una qualche lussuosa festa a tema, tanto in voga tra i ricchi abitanti del quartiere più In di tutta Manhattan.

Vi state chiedendo quale sarà il tema questa volta?

Eleganza, sfarzo, classismo: siete tutti invitati al Carnevale di Venezia in stile UES.

E ovviamente le nostre élite preferite non potevano mancare, nessuna di loro.

Sarà questa festa un’ occasione per le due Regine di depositare le armi o si trasformerà in un campo di battaglia?

Dì “XOXO Gossip Girl” e ti cito per inflazione di copyright u.u

Ei! Non alziamo troppo la cresta, eh e.e

Cosa? Tu mi rubi le battute ed io alzo la cresta? Tu hai alzato tutta l’onda mia cara è.é

Vuoi litigare , Humphrey? Perché ti avverto che sono cintura nera di karate TATATAZABAM *mostra a Dan le mosse di karate*

Ma se in vita tua hai a stento fatto due anni di tennis -.-

D: *me oltraggiata* bene, vorrà dire che ti picchierò con la racchetta :D

Ma fammi il piacer-

*me rincorre Sfiga-Dan con la Wimbledon in mano u.u*

Blair Waldorf, nella sua stanza, si stava preparando per la festa che si sarebbe tenuta quella sera: vestito principesco nero e oro e maschera degli stessi colori proveniente direttamente da Venezia.

Si sarebbe incontrata con Chuck direttamente quella sera, o meglio: forse, si sarebbero incontrati, solo se sarebbero riusciti a riconoscersi.

Era un gioco che aveva proposto Blair e che Chuck aveva subito accettato, descrivendolo come eccitante, intrigante e assolutamente geniale.

Il tutto mentre cercava d’impadronirsi nuovamente della sua bocca.

Blair sorrise al ricordo, scacciando via la vocina nella sua testa che le suggeriva che, forse, il motivo per cui gli aveva proposto questo gioco era perché voleva essere certa che lui la riconoscesse tra mille altre.

Che la preferisse a mille altre.

Zittì quella stupida voce -che aveva la voce di Serena, si ritrovò a constatare con malinconia, e si convinse che era solo uno stupido gioco.

In più l’aveva fatto anche per la posta in gioco, proposta da Bass: il primo che avrebbe trovato l’altro avrebbe deciso delle sue sorti per il resto della serata, il perdente sarebbe stato totalmente alla mercé del vincitore.

Sorrise, maliziosamente questa volta, e posizionò la maschera sul viso di porcellana.

Plaza Hotel, 9 p.m.

Il Plaza Hotel aveva una delle sale da ballo più sfarzose che si potessero immaginare, teatro perfetto per un ballo in maschera in stile UES.

Decine di persone volteggiavano sulla pista da ballo, intrattenevano piacevoli e spigliate conversazioni con colore che, sicuramente, non erano i loro consorti.

Perché, nell’UES, funziona tutto il contrario, e una maschera può diventare lo specchio dell’anima.

In un mondo dove le maschere s’indossano quotidianamente, un’occasiona nella quale si ha la possibilità di nascondere se stessi, di essere protetti da quella stoffa scintillante e pregiata, diventa l’unico momento nel quale il nostro vero io può essere rivelato al resto del mondo, rigorosamente nascosto dietro una maschera variopinta e pronta a commettere gli stessi sbagli di chiunque, pur di  poter vivere, una volta nella vita, a stretto contatto con l’anima che già è stata venduta al miglior offerente.

Così, maschere appoggiate sui visi aristocratici, il Carnevale di Venezia delle elite di Manhattan, si trasformava nel Carnevale dei fantasmi di noi stessi.

Chuck Bass, maschera da demonio e completo gessato, si stava versando da bere, osservando con attenzione la sala, in attesa dell’entrata di Blair.

Avrebbe vinto lui, ne era sicuro,l’avrebbe riconosciuta fra mille.

“Chuck?” chiese una voce familiare.

“Nathaniel” sorrise lui.

“Non immagini quanti demoni ci siano a questa festa” gli disse affiancandolo “Trovarti è stato più difficile di quanto pensassi”

“E come hai fatto?” gli chiese divertito e un tantino offeso dal fatto che Nate lo abbia potuto confondere con un qualche smidollato liceale.

“Tu sei Chuck Bass” gli rispose con fare ovvio e un sorriso smagliante “E sei l’unico che sta correggendo il drink con dello scotch che costa più dei costumi di tutti i presenti messi insieme”

Chuck gli sorrise di rimando, perché in realtà il suo migliore amico lo conosceva meglio di chiunque altro, poi gli chiese dove fosse Serena.

“E’ andata un attimo in bagno, spero chiarisca presto con Blair. Si vede che le manca”

“Credimi, la cosa è reciproca, ma preferisco non mettermi in mezzo. Sono amiche da una vita, troveranno un modo”

“Sì, lo troveranno” rimarcò Nate prendendo la fiaschetta di Chuck e bevendo un sorso di Scotch.

La bruna regina dei complotti era arrivata elegantemente in ritardo, mentre alcuni sguardi studiavano la graziosa figura rivestita d’oro che attraversava la sala in cerca della sua ‘vittima’.

Perlustrò l’angolo bar, certa che l’avrebbe trovato lì, ma purtroppo le sue previsioni erano sbagliate.

Certo, lui aveva previsto che lei lo avrebbe cercato lì.

Dovette ricordare a se stessa che la sua controparte era furba quasi quanto lei.

Decise comunque di godersi la festa, lo sguardo vigile sempre sulla folla, mentre danzava e chiacchierava amabilmente con gli altri invitati.

Il valzer era, certamente, un ottimo modo per trovare Chuck, ma non furono gli occhi caramello di lui che incrociò, bensì quelli azzurri della sua ex-migliore amica.

Ghignò appena, mentre con un inchino riverente si allontanava dal suo compagno di ballo, mentre la musica cessava di suonare.

Una semplice giravolta allegra, gli occhi si posarono su una figura distinta, nel suo completo da Diavolo da qualche migliaio di dollari.

Bingo!

Si avvicinò a lui con passo leggero, per essere sicura che non si girasse, e raggiunse l sue spalle, ticchettando le dita affusolate sul costoso tessuto della giacca che gli rivestiva la spalla.

Fece appena in tempo a girarsi, senza nemmeno poterla guardare davvero, lei lo baciò.

“Chuck” un sussurro indistinto arrivò dalla figura a qualche metro da lui e la sua dama.

Lo sguardo confuso di chi, da quel ticchettio insistente sulla spalla, non aveva capito più nulla, solo che stava baciando la regina sbagliata.

Blair si sfilò la maschera, gli occhi color cioccolato erano attraversati da una scintilla che non era malizia, ne rabbia.

Era delusione, erano lacrime.

“Blair, non ho fatto nulla. E’ stata quella donna che-”

Blair scosse la testa, chiudendo gli occhi e sorridendo amaramente, poi si voltò per scomparire tra la folla, mentre lui la seguiva inutilmente.

Aveva vinto, lui non l’aveva riconosciuta.

Eppure era consapevole che, quella serata era stata l’unica a perdere.

Come poteva anche solo sperare che Chuck non avrebbe approfittato di quella situazione? Come aveva potuto sperare che davvero lui la preferisse a tutte le altri donne che poteva avere? Più magre, più allegre, più bionde, più belle.

Come poteva aver creduto che Chuck Bass l’amasse?

Nello stesso momento, il suo cervello capì due cose: era innamorata di Chuck Bass.

Doveva far uscire Chuck Bass dalla sua vita, prima che lui la distruggesse.

Sul ciglio della strada, nel suo vestito nero e oro, chiamò un taxi.

“Ancora tu?” chiese infastidita al conducente.

Lui la guardò sorpreso.

“Ha ancora bisogno di me?”

“No, riportami solo a casa” gli ordinò mentre sfilava la maschera, gli occhi color ghiaccio brillanti nella notte.

“Come vuole, miss Tratchemberg”

Angolo Autrice.

Salve cupcakes ♥ Okay, lo so, sono imperdonabile, sono più di due mesi che non aggiorno ma l'ispirazione -e il tempo-  erano volati via ç_ç Spero comunque che il capitolo vi piaccia, perchè ora siamo entrati nel clou della storia u.u Come sempre tengo davvero molto alle vostre opinioni, qualcuno mi ha contattato per chiedermi di continuarla, e ciò mi ha scaldato il cuore, per cui eccovi accontentati ♥ Spero di non dovervi più far aspettare tanto tempo, tengo moltissimo a questa storia e spero di avere più tempo per scrivere, anche se ne dubito fortemente T.T  Cerceherò comunque di ritornare ad aggiornare con regolarità :)

Recensite -ed insultatemi se volete, me lo merito xD-

Baci,

Fede ♥

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Capitolo 15
*** Nightmares ***


nightmares

Nightmares.

Incubi.

Incessanti e spaventosamente reali: la tormentavano dalla notte del ballo, chiudere gli occhi era diventato uno sport estremo, non appena il sonno la trasportava via dal mondo reale gli incubi le invadevano la mente, sempre lo stesso.

Una dama dal vestito dorato e dai tratti somatici simili ai suoi percorreva la navata di una chiesa.

Indossava il vestito del ballo, ma non aveva mai modo di vederla in viso.

Un’atmosfera candida, ovattata, sterile aleggiava attorno a lei.

Sembrava un ospedale, più che una chiesa.

Gli invitati applaudivano, sorridevano, poteva riconoscere i suoi genitori, Nate, Carter, Matt.

Erano tutti lì, eppure sembravano non accorgersi di lei, che se ne stava in silenzio ad osservare la donna camminare fra le decorazioni floreali.

Poi, quando finalmente raggiungeva l’altare, un uomo vestito di tutto punto le tendeva la mano, sorridendole radioso, come se non ci fosse cosa più preziosa al mondo.

Era Chuck.

Quello era il momento in cui lei si ritrovava ad urlare a squarciagola, urla silenziose, che nessuno sembrava poter udire.

Al fianco della coppia vi era Serena, con un bouquet fra le mani e un vestito azzurro, abbracciava la dama, sorridendole emozionata, prima di lasciarla fra le braccia di Chuck.

E allora Blair, urlava, urlava sempre più forte, fino a restare senza fito, correndo veloce fino a raggiungere il punto in cui prima si ergevano in piedi i suoi amici.

Ma era vuoto. Era sola.

Girava di poco il capo, per scoprire che tutti i banchi erano vuoti.

Poi li vedeva, di nuovo: tutti di fronte a lei, mentre stringevano dei coltelli da macellaio fra le mani.

Osservava la dama e il suo vestito, sporco di sangue.

Era l’unica.

Si ritrovava così a gridare il nome di Chuck e Serena prima di constatare, con un brivido di terrore che le percorreva la schiena, che ora il sangue sporcava anche loro.

Blair si svegliò di soprassalto, come sempre, ansimando e urlando finché non si rendeva conto che il sogno era finito.

La mattina si chiudeva a chiave nel suo ufficio: non parlava con nessuno che non fosse la sua segretaria.

A volte Nancy si era ritrovata a sentirla singhiozzare piano, quando a sera credeva che tutti fossero andati via.

Blair restava sempre più degli altri.

Ma quel giorno le cose furono diverse.

Erano andati via Matt il custode, Greta l’inserviente e anche Joseph il portiere.

Persino Nancy era già a casa a combattere con suo figlio Nick che non voleva a fare i compiti.

Ma, quella di Blair, continuava a non essere l’unica luce accesa nell’edificio.

La bruna raccolse le sue cose, pronta per andare a casa, ad attenderla una solitaria maratona di Audrey Hepburn e una scatole di macarons troppo grande per una sola persona.

Avrebbe tanto voluto chiamare Serena.

Tutte le notti, quando si svegliava urlando, sgattaiolava nella sua camera, sperando di trovarla a dormire rannicchiata al cuscino.

Non accadeva mai.

Infilò il cappotto rosso, infilandosi velocemente nell’ascensore e pigiando il bottone per farlo partire.

Ma qualcosa lo bloccò, impedendo alle porte di chiudersi ed infilandosi dentro.

“Waldorf”

“Bass” fece la bruna in tono piatto.

Diede un occhiata al pannello che segnalava i piani: ne mancavano trenta.

Uhuhu in 30 piani possono succedere tante cose interessanti ;)

Io non ci conterei, Humphrey. Non so cosa la tua mente perversa abbia partorito ma credo sia molto lontano dalla realtà u.u

Io avevo pensato a Saylor Moon che fa irruzione nell’ascensore svelando a tutti che Ranuncolo è Gossip Girl e.e

Ranuncolo? Il gatto di Prim? O.O

Esatto, in collaborazione con Grattastinchi e lo Stregatto u.u

*me sconvolta*

Cosa c’è di sbagliato in te?

Cosa? Perché?

Sapevo saresti diventato una gattara, Dan, ma non pensavo così in fretta, speravo arrivassi almeno alla fine della storia D:

-.- Tenterò di ignorarti u.u

“Dobbiamo parlare” sospirò Chuck guardandola.

“Non credo” ribatté lei volgendo il viso altrove.

“Io credo di sì invece. Non puoi ignorarmi per sempre: ti ho già detto che non ho baciato quella donna, è stata lei a baciare me, e prima ancora che potessi allontanarla tu sei arrivata!” cercò di spiegarle con calma per l’ennesima volta.

Le aveva lasciato centinaia di messaggi in segreteria, sms, lettere.

Di tutto.

Ma lei lo aveva ignorato, e andavano avanti così da due settimane.

“Chuck, non fa nulla. Ti capisco: stesso vestito, stessa maschera, stesso tagli di capelli, si sarebbe sbagliato chiunque”

La sua voce era debole, e continuava ad evitare il suo sguardo.

“Ma io no.” Ribatté Chuck “Perché non vuoi credermi?”

Si girò ancora una volta verso di lei, che continuava a fissare la punta delle scarpe, le circondò delicatamente le spalle, facendo in modo che lo guardasse.

“Blair” disse ancora dolcemente, portano le dita sotto il suo mento per poter incontrare il suo sguardo.

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, ma dopo pochi secondi ritornarono a guardare la maquette.

“Credo che dovremmo finirla qui” sussurrò Blair.

“Cosa?”

“Ci faremo del male, Chuck, credevo di poterla gestire, di poter fingere che era solo sesso, senza sentimenti, senza vincoli. Ma non è così e tu lo sai, quindi meglio farla finita. Prima che uno dei due…”

Lasciò la rase a mezz’aria, perché tutto quello era troppo doloroso anche da dire.

Sapeva che lui non era un principe azzurro, sapeva che non le avrebbe risposto Troppo tardi, perché io già sono innamorato di te.

Lo sapeva,eppure aveva continuato a sperarci fino all’ultimo, fino all’ultimo secondo, fino all’ultima piano.

Ma quando l’ascensore suonò e lei alzò lo sguardo, Chuck era già andato via.

Angolo Autrice.

Imperdonabile è dire poco, lo so! Ma in questo periodo sono impegnatissima eil tempo per scrivere è sempre meno :(
Ho notato che sia il numero di recensori che di lettori è diminuito, ma non posso davvero farci nulla perchè ciò che mi manca è solo il tempo materiale, infati di questo capitolo devo ringraziare la febbre xD
Detto questo: spero vivamente che continuiate a seguire la storia e che il capitolo vi piaccia, anche perchè questa è la parte principale della trama :)
Ancora mille scuse e un bacione e tutti,
Fede ♥♥♥

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Capitolo 16
*** Maybe this Christmas part 1 ***


maybe

Maybe this Christmas, part 1.

Una settimana, sette giorni, 168 ore.

Eppure, il ricordo dell’incontro in ascensore era ancora vivido, tanto da far male come nell’istante in cui i suoi occhi si erano aperti, per rivelare un ascensore vuoto.

Ma era stata colpa sua, insomma, era stata lei a chiudere la relazione, era stata lei e cominciare quella guerra, la notte del ballo in maschera e , nonostante avesse creduto alle parole di Chuck, ancora non riusciva a fidarsi completamente di lui, di se stessa.

Perché, lei lo sapeva, se si sarebbero spinti troppo oltre, se sarebbero arrivarti a quel limite che nessuno dei due avrebbe osato mai attraversare, allora il suo cuore si sarebbe spezzato, e lei non poteva permetterlo.

Intanto il sole si nascondeva sempre più spesso dietro i grattacieli della Grande Mela, e altrettante volte faceva capolino dagli stessi per chiamare i newyorkesi a un nuovo giorno.

La città era magica, in quel periodo dell’anno, con tutte le luci che invadevano le strade e i Babbo Natale sparsi un po’ ovunque, mentre i bambini intonavano White Christmas, osservando i fiocchi di neve posarsi soffici sui marciapiedi.

Il Natale le metteva sempre allegria, e così sarebbe dovuto essere anche quell’anno, a dispetto del suo cuore che minacciava di rompersi ad ogni limousine nera che le saltava agli occhi e ad ogni coppia di amiche che passeggiavano per la Quinta Strada.

L’intero edificio in cui lavorava era addobbato a festa, e ogni suo dipendente era così fastidiosamente allegro.

Si era ritrovata a prendere in considerazione il licenziamento di chiunque si presentasse con uno di quegli orribili maglioni natalizi in ufficio, ma era quasi sicura che ci fosse qualche stupida norma sindacale che glielo impedisse.

Così sbuffava, ordinava un altro caffè e si sfogava con le stagiste.

Tutto a una distanza di almeno tre piani tra lei e l’ufficio di Chuck.

L’aveva visto di sfuggita, qualche volta, ma per il resto non usciva quasi mai dal suo ufficio.

Si convinse che fosse un bene, che se avrebbero continuato cos’ fino a primavera sarebbe stato perfetto, dopodiché il gemellaggio sarebbe finito e Chuck Bass sarebbe ricomparso nella sua vita solo sporadicamente, sottoforma di firma su un foglio bianco.

Così le giornate passavano, lente e monotone, fin quando non arrivava il momento di tornare a casa.

Dall’altra parte della città, mentre una mora si richiudeva la porta alle spalle, una bionda apriva quello di un negozio dall’altra parte del ponte, intenta nella ricerca dell’ultimo regalo di Natale.

Brooklyn? Oh, casa dolce casa

Humphrey, vuoi stare zitto? Ora viene il momento clou! U.U

Cosa compra Serena a Brooklyn? Magari qualcosa per un amico…

Humphrey: tu NON sei nella storia, indi per cui, Serena NON sta comprando un regalo di Natale  a te!

Non intendevo quello, io! è.é

Si, certo, come no! AHAHAH E dillo che ci speri ancora che ti faccia comparire nella storia u.u

Beh, in effetti non sarebbe una cattiva idea :D

No u.u

Ma… ma… D: Andiamo, perché gli altri sì e io no? C’è stata un’audizione di cui non sapevo nulla? e.e

Nessun audizione, tu non sei nella storia e BASTA!

 ç_ç Hai ferito i miei sentimenti! Non lo sai che a Natale bisogna essere più buoni?

No, ho saltata quella lezione al corso nonmenepuòfregardimenodellatuaopinionel’autricesonoio (non me ne può fregar di meno della tua opinione l’autrice sono io) :D

ç_ç

Serena si guardò intorno, era un negozio abbastanza particolare, era vintage e vendeva un sacco di cose interessanti, ed era quasi sicura di aver letto anche “Sartoria”, sull’insegna.

Avrebbe sicuramente trovato qualcosa di particolare per Eric.

Girò tra gli scaffali, provando maschere e accarezzando tessuti e vecchie cornici polverose.

Qualcosa le saltò agli occhi: un quadro dipinto a mano di Audrey Hepburn, impreziosito da una cornice in mogano anni ’20.

Si avvicinò al quadro, accarezzandone la tela ricoperta di un leggero strato di polvere.

Sorrise, pensando che aveva appena trovato il regalo perfetto per Blair.

Ma, il sorriso, andò via tanto velocemente quanto era arrivato.

Non ci sarebbero stati regali, quest’ anno, tra lei e Blair, e chissà se ce ne sarebbero più stati.

Nate le aveva raccontato che si erano lasciati e, da quel momento, aveva desiderato solo sapere come stesse Blair, ma non aveva avuto il coraggio di chiamarla.

Sapeva ciò che era successo alla festa e , involontariamente, si era persino ritrovata ad essere una spettatrice inconsapevole di quel dramma.

Aveva visto entrambe le dame ricoperte d’oro e tessuto nero, quella sera e , seppur la cosa le fosse parsa strana, era ancora troppo arrabbiata con Blair per preoccuparsi di lei.

Sospirò, cacciando indietro le lacrime e allontanandosi dal quadro.

Girò ancora dieci minuti, prima di trovar il regalo perfetto per Eric, dopodiché s’incamminò verso la cassa.

Da dietro gli scaffali scuri sentì una voce rivolgersi alla commessa con falsa cortesia e malcelata irritazione.

“Le ho già detto che questo è lo scontrino e che non voglio alcun rimborso, voglio solo che vi riprendiate questo vestito, non mi soddisfa, quindi può anche riprenderselo”

“Ma, signorina, cosa dovrei farmene?” ribatté l’anziana signora da dietro il bancone, gli occhiali color malva le scivolavano sul lungo naso, conferendole un aspetto benevolo e, allo stesso tempo autoritario.

Ma la ragazza non sembrava essere intimorita da alcunché, così ribatte decisa che non le importava, poteva bruciarlo, donarlo in beneficenza, scucirlo e costruirci una cuccia per i gatti, ma lei non voleva più rivederlo.

Serena sobbalzò, quando Georgina le passò di fianco diretta all’uscita.

Non la notò, nascosta com’era da libri e ghirigori vari.

La bionda uscì dal suo nascondiglio dopo dieci minuti, intimorita da ciò che avrebbe potuto trovarsi dinanzi.

Sul bancone, ammassato in malo modo dall’anziana signora, troneggiava un vestito da  sera di tessuto nero rivestito d’oro.

Serena, sotto shock, si avvicinò al bancone, porgendo la confezione di dischi in vinile alla commessa, che le chiese, con fare professionale ma ancora leggermente infastidito dalla sua ultima conversazione, se voleva un pacco regalo.

Serena annuì, assorta, sentendo a stento la commessa che le si rivolgeva nuovamente:

“E’ tutto?” chiese sorridente.

“No” biascicò la bionda per poi ripeterlo una seconda volta, con estrema decisione “Prendo anche il quadro della Hepburn con la cornice in mogano, pacco regalo, grazie.”

La signora recuperò il quadro, incartandolo e sistemandolo in una busta.

“E’ tutto?” chiese nuovamente la donna.

Serena annuì questa volta, infilando i guanti e recuperando le buste sparse sul bancone.

“Arrivederci, e buon Natale” la salutò la signora con un sorriso.

“Lo sarà” promise la bionda precipitandosi dall’altra parte del ponte.

Angolo Autrice.

Hello sunshines, come state? :) Beh, che dire, il Natale è nell'aria, e lo è anche nell'universo di Gossip Girl ♥ vorrei innanzitutto scusarmi per i lunghi tempi d'aggiornamento, ma , ripeto, non dipende da me T.T Tra scuola e impegni vari (che sono davvero troppi)  non so più come uscirne ç_ç Anyway, vi prometto che stavolta dovrete aspettare di meno, motivo: Maybe this Christmas sarà diviso in 3 o più parti (devo ancora decidere) e si concluderà nel periodo Natalizio, quindi per la fine dell'anno vi aspetteranno altri 2 o 3 capitoli :) Ne approfitto per dirvi anche che, molto probabilmente, questo sarà il penultimo capitolo, a meno che non decida di includere un epilogo :) Spero, quindi, che recensiate in numerosi, vi aspetto ;)
Baci,
Fede ♥

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Capitolo 17
*** Maybe this Christmas part 2 ***


maybe

Maybe this Cristmas, part 2.

23 Dicembre, casa Waldorf

Serena attraversò la sala a grandi passi, mentre lo chiffon della carta da regalo frusciava nel silenzio dell’abitazione.

Chiamò Dorota più volte, ma senza ricevere risposta, almeno non subito.

Dopo pochi minuti, che a lei sembrarono interminabili, il rumore di un paio di tacco 12 si fece sempre più vicino, la bionda strinse la presa sul suo regalo.

Era la prima volta che lei e Blair si rivedevano, le sembrava passato un secolo.

“Serena?”

“Ciao, Blair” le sorrise la bionda.

La ragazza aggrottò la sopracciglia, occhieggiando l’amica e notando il pacco che aveva fra le mani.

“Cosa ci fai qui?” sbottò alla fine.

“Non hai ancora fatto l’albero” constatò guardandosi intorno, ignorando la sua domanda.

“Non c’è molto da festeggiare questo Natale” risposte la mora in tono freddo e distante, ripetendo con lo sguardo la domanda precedente.

“Sono venuta a sventolare bandiera bianca: mi manchi Blair, mi manca la mia migliore amica, è da quando avevamo quattro anni che passiamo il Natale insieme; ne abbiamo passate tante: segreti, intrighi, amori, ma noi ne siamo sempre uscite vincitrici, ne siamo sempre uscite insieme, ho saputo quello che è successo con Chuck e sono qui per aiutarti, io-”

“Basta così” la interruppe la mora “Davvero credi che basti questo? Delle scuse e un regalo perché tutto sia apposto? Tu mi hai abbandonata, Serena, mi hai lasciata sola senza troppe cerimonie, alla prima occasione! Ero nel pieno del mio primo vero lavoro, era stressata, nervosa e per di più la storia con Chuck era fuori controllo, solo che non me ne rendevo conto; ma tu sì, tu sapevi ciò che stava succedendo, sapevi come mi sentivo, lo sapevi anche dopo il ballo in maschera, e dopo aver passato notti insonni, dopo aver riempito il mio cuscino di lacrime tutto ciò che volevo era che la mia migliore amica alzasse la cornetta del telefono per chiedermi come stavo, per dirmi che nonostante avessi sbagliato lei era ancora lì per me. Perché è questo ciò che fanno le migliori amiche, giusto?

E invece a te non importava, hai continuato ad ignorarmi e restare sulla tua stupida posizione come una ragazzina! Sa che c’è? Non ne posso più, non ce la faccio a starti dietro a fingere che vada tutto bene quando non è così, non puoi essere mia amica solo quando ti fa comodo, non puoi fare una scenata, abbandonarmi a me stessa e poi pretendere che ti perdoni! Ma infondo è quello che succede sempre, non è vero? Perché tu sei Serena Van Der Woodsen e tutto ti è dovuto.

Beh, sai una cosa? Lo hai detto tu: non siamo più bambine, dobbiamo crescere, quindi smettila di giocare alla piccola Barbie Raggio di Sole, non hai più sei anni, Serena, non puoi calpestare i sentimenti delle persone in questi modo, non puoi tu come non posso io, ma sai qual è la differenza? Che io affronto le conseguenze delle mie azioni, tu no. Quindi ora, ti prego, va via.”

Okay, Blair, sarai pure incazzata ma questo non ti autorizza a rubarmi le battute u.u

Che diavolo stai blaterando, Humphrey? -.-

Barbie Raggio di Sole è mia, me l’hai fregata u.u

Non dire sciocchezze!

Andiamo: dillo che trai ispirazione dai nostri dialoghi ;)

Certo, perché sono un tale stimolo culturale .-.

Sono la tua musa *-*

Al massimo puoi essere il mio autista e.e

In realtà mi ami

Humphrey?!

Sì?

Buon Natale, ecco a te il tuo regalo!

Lo sapevo che mi amavi u.u

*Dan apre il pacchetto fuxia*

Ma… questo è…

Un biglietto di sola andata per la città dei vampiri tormentati e dei morti che ritornano aka Mystic Falls, te l’avevo promesso :*

Ma… ma…

Bonne voyaje!

*Due uomini dagli occhi di un innaturale color rosse vengono a prendere Dan*

Riportatemelo intero, più o meno!

Era quello, il loro solito litigio post-scuse, quello con i toni che si alzavano e con le lacrime agli occhi.

Ma stavolta era diverso, stavolta nella voce di Blair non c’era quell’orgoglio che infiammava di solito quel discorso: stavolta c’era rancore, c’era delusione, c’era verità.

E, a quelle parole, Serena non poté fare altro che ubbidire al suo comando e andare via, con le lacrime agli occhi, con i singhiozzi che riempivano l’abitacolo dell’ascensore e quello del taxi, con la determinazione di chi si sarebbe riguadagnata l’affetto e la stima di sua sorella.

Quella notte Blair non riuscì a dormire, non riusciva a calmarsi dalla conversazione di poche ore prima.

Aveva sputato quelle cose con un rimorso che non le apparteneva, con più rabbia di quanta ne volesse far trasparire.

Se pensava quale cose? Sì, assolutamente.

Si era sempre sentita inferiore a Serena, sin da quando erano bambine, come se la luce sprigionata dalla bionda la oscurasse, come se lei fosse destinata a venire seconda, vivendo della luce riflessa che Serena le donava.

Finita l’adolescenza quel senso d’inferiorità nei confronti dell’amica era passato, la loro amicizia era maturata legandole più di quanto non fossero mai state, ma non si era mai resa conto, Blair, di quanto quelle parole mai dette le ribollissero ancora dentro.

In realtà, per quanto quello sfogo le fosse servito, per quanto pensasse tutte quelle cose, Blair non intendeva ferire Serena, o meglio, non voleva ferirla come aveva fatto.

Voleva scuoterla, sbatterle in faccia ciò che aveva dovuto sopportare per tanto tempo, sentirsi per una volta la padrona della situazione, colei che, fra le due, aveva il coltello dalla parte del manico.

Era una vendetta, ma non una distruzione.

Non avrebbe mai potuto fare a lei ciò che aveva fatto a tanti altri.

Serena era sua sorella e, seppur con i suoi innumerevoli difetti, le voleva bene, era solo giunto il momento per lei di dire, finalmente, la sua.

Ma, presa dal momento, non aveva saputo tenere a freno la rabbia: per Chuck, per Serena, per sua madre, per se stessa, per il mondo: tutto catalizzato in quelle parole, intente a ferire l’unica persona che poteva starle vicino in quel momento.

Aveva davvero paura di averla persa, ma non le importava, perché, questa volta, non era lei a dover fare il primo passo,a doversi rimboccare le maniche per salvarla.

Questa volta i ruoli si erano invertiti e la damigella in difficoltà si era trasformata nella fata madrina, una fata madrine che aveva trovato la soluzione ai suoi problemi in un amico verde.

24 Dicembre, casa Waldorf.

Erano le nove quando Blair si alzò dal letto, si vestì con non troppa fretta, per niente in vena di affrontare un’altra giornata all’insegna del nervosismo: ricordò a se stessa di prendere una tisana, di sotto.

Scese le scale, recandosi in cucina, passando per il salotto.

Arrivata alle porte della sala da pranzo fece uno, due, tre passi indietro per accertarsi che ciò che aveva visto non fosse soltanto un’allucinazione.

Beh, non lo era.

Un enorme albero di Natale completamente ricoperto di pacchetti Tiffany e palline azzurre ed argentate troneggiava nella stanza, vicino alla finestra.

Blair sorrise, avvicinandosi all’albero e prendendo uno dei pacchetti.

Erano dieci: all’interno di ognuno di questi c’era un ciondolo con una lettera dell’alfabeto, tutti i ciondoli insieme componevano una frase: mi dispiace.

Notevole, pensò Blair, ma non erano i regali ciò di cui aveva bisogno.

Ai piedi dell’albero notò una busta color crema, l’aprì e cominciò a leggere:

Cara Blair,

hai ragione, abbiamo entrambe bisogno di crescere, per tutto questo tempo abbiamo riversato sull’altra una colpa che condividevamo e non ti biasimo se non mi perdonerai, ma sappi che sono pronta a crescere, a farlo davvero, a farlo insieme.

Abbiamo passato tutta la vita a prenderci cura l’una dell’altra: tu sei mia sorella e, se c’è qualcuno che deve accompagnarmi in questo viaggio che è il futuro, quella sei tu.

Prendimi per mano, e ti giuro che la stringerò talmente forte che stavolta sarà impossibile scappare.

Baci,

Serena.

PS: Ho visto Georgina Sparks ieri, e credo che ci siano delle cose che dovresti sapere, chiamami o vieni da me, ti dirò tutto ciò che vorrai, indipendentemente da ciò che deciderai di farne della nostra amicizia; ti voglio bene e tutto ciò che m’interessa è che tu sia felice, con o senza di me.


Angolo Autrice.

Buon Natale cupcakes ♥ Ecco a voi il mio regalo, o almeno, eccone una parte ;) Prossimamente la terza (ed ultima) parte del capitolo che, come già detto, è il penultimo :) Spero vi piaccia e spero recensiate in molti *-*
Buone feste,
Federica e Dan :)
*Sì, anche Humphrey ha voluto farvi gli auguri prima di venire sbranato da qualche ibrido xD*

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Capitolo 18
*** Maybe this Christmas part 3 ***


maybe 3

Maybe this Christmas, part 3.

I tacchi delle sue Jimmy Choo creavano una melodia incostante, irritante, fastidiosa.

L’uomo messicano alla guida del veicolo gridò qualcosa, una bestemmia, probabilmente, all’auto davanti a lui.

Quanto diavolo ci vuole ad arrivare?

Blair estrasse il cellulare dalla tasca, 11.22.

Dannazione.

Uno, due, tre, quattro… il numero degli abbinamenti improbabili dei passanti.

Non serviva, non la distraeva.

Il cellulare nuovamente fra le mani: 11.23.

Bene, facciamo progressi, pensò.

Passò qualche decennio –o almeno così sembrò a lei- prima che il taxi accostaste e i suoi piedi toccassero terra.

La camminata calma ed elegante fu sostituita da una veloce e impaziente, premette convulsamente il pulsante dell’ascensore che l’avrebbe portata all’attico e, una volta arrivata, ebbe l’irrefrenabile voglia di scivolare nuovamente nelle porte dell’elevatore.

Casa di Serena era come la ricordava, con quell’arredamento particolare e raffinato che solo una donna come Lily avrebbe potuto avere.

Quella casa aveva mutato forma innumerevoli volte, dal colore delle pareti allo stile del mobili.

In generale cambiava ogni qualvolta Lily trovava un fidanzato –o marito- e poi di nuovo quando si lasciavano.

A volte andavano a stare in albergo, in quei lussuosi cinque stelle che li ospitavano per un mese o poco più, ma il più delle volte Lily partiva e Serena ed Eric arrivavano a casa Waldorf con la valigia in mano e le lacrime negli occhi chiari.

Lily non era poi cambiata così tanto, continuava a collezionare mariti come fossero francobolli, ma come madre aveva fatto decisamente qualche passo avanti.

Se non altro ora avvertiva prima di partire.

Serena era in cucina, e prima ancora che si girasse aveva riconosciuto il rumore di quelle scarpe.

“Non ti ho perdonata” cominciò la mora.

Borsa stretta fra le mani e labbra serrate, segno che era ancora sulla difensiva.

“Non mi aspettavo che Blair Waldorf cedesse così presto” ironizzò Serena con un piccolo sorriso.

“Sei qui per Georgina?” chiese la bionda.

Blair annuì, facendo qualche passo verso la sua amica, in modo che fossero faccia a faccia.

“Ero a Brooklyn oggi, in uno strano negozio Vintage” cominciò Serena “ quando l’ho vista entrare, ha intimato alla commessa di riprendersi il vestito e poi è andata via. Lei non mi ha visto, ma io ho visto ciò che aveva lasciato sul bancone: il tuo vestito, B, quello del ballo, o almeno la sua copia perfetta.”

Blair aggrottò le sopracciglia, mentre le sue labbra formarono un ovale stupiti.

“Sei certa fosse lo stesso?”

Serena annuì. “Perché credi sia tornata?”

“Georgina è una psicopatica, Serena,  non c’è una motivazione logica a quello che fa, è pura pazzia”

“Forse…”

Blair sospirò, sapeva che la sua amica voleva dire qualcosa di più “Ma…?”

“Ma non puoi continuare ad ignorarla, sai cosa vuole, B. Probabilmente sono anni che aspetta questo momento”

Blair dirottò lo sguardo verso il basso: “Eravamo al liceo, Serena, nessuno persona sana di mente coverebbe vendetta per così tanto tempo.”

“Ma lei è Georgina, l’hai detto tu, Blair, è pazza.”

Blair sospirò, con il volto fra le mani.

Perché proprio a lei, fra tutte le persone sulla faccia della terra, doveva capitare una psico-sociopatica come nemesi?

“Grandioso” sussurrò a se stessa, ma Serena la sentì comunque.

“Mi dispiace” le disse la bionda.

“L’ha già detto”

“No, non per quello che è successo con Chuck, per questo. Se ti trovi in questa situazione è solo colpa mia, tu mi stavi proteggendo, B” le lacrime le invasero gli occhi, e allora Blair capitolò.

“Sei mia sorella, S, nonostante a volte la voglia di strangolarti sia tanta, e lo rifarei, altre cento volte, anche se questo dovesse voler dire affrontare tutte le Georgina Sparks del mondo”

Serena le sorrise, spingendola in un abbraccio: “Questo vuol dire che sono perdonata?”

“Questo vuol dire che la tua pena è scesa da cinque Dior a tre… e un paio di Luoboutin”

Le due ragazze risero, stringendosi più forte.

Nel tardo pomeriggio Blair ricevette un messaggio, il mittente era Serena.

Tutto pronto?

-S

 

Stasera al ballo di beneficenza della Vigilia. Tu hai preparato tutto?

-B

 

Saranno tutti lì, non preoccuparti.

-S

 

Blair tirò un sospiro di sollievo, prima precipitarsi nell’enorme all’armadio, quello sarebbe stato il Natale più bello della sua vita o il suo ultimo giorno nel Regno.

Angolo Autrice.

Toc Toc, c'è ancora qualcuno? Scusate, non trucidatemi T.T E' una vita, davvero, che non aggiorno, e per di più con un capitolo, ahimé, orribile e piuttosto corto, me ne rendo conto, ma vi avevo promesso che la storia sarebbe continuata e così sarà ;)
Vi prego di non abbandanarmi né bastonarmi, cercherò di scrivere il prossimo capitolo (che sarà l'ultimo, poi ci sarà l'Epilogo) al più presto possibile, ma niente promesse xD
Baci,
Fede ♥

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