The Amazing Double Life Of My Boyfriend

di Ema Penniman
(/viewuser.php?uid=109962)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. A Beautiful Lie ***
Capitolo 2: *** 2. Hollywood ***
Capitolo 3: *** 3. Friends Will Be Friends ***
Capitolo 4: *** 4. Time for Miracles ***
Capitolo 5: *** 5. If I Had You ***
Capitolo 6: *** 6. I'll Be Waiting ***
Capitolo 7: *** 7. Beat It ***
Capitolo 8: *** 8. You're Wondering Now ***
Capitolo 9: *** 9. Complicated ***
Capitolo 10: *** 10. Dress You Up ***
Capitolo 11: *** 11. Somebody Up There Likes Me ***
Capitolo 12: *** 12. Something to Hide ***
Capitolo 13: *** 13. Brothers in Arms ***
Capitolo 14: *** 14. Wish You Were Here ***
Capitolo 15: *** 15. Wonderful Tonight ***
Capitolo 16: *** 16. Stranger in a Strange Land ***
Capitolo 17: *** 17. Step It Up And Go ***
Capitolo 18: *** 18. The Way You Look Tonight ***
Capitolo 19: *** 19. Silly Love Songs (prima parte) ***
Capitolo 20: *** 19. Silly Love Songs (seconda parte) ***
Capitolo 21: *** 20. Love Of My Life ***
Capitolo 22: *** 21. I Love You but That's Not Enough ***
Capitolo 23: *** 22. A Hundred Years From Today ***
Capitolo 24: *** 23. That Man ***
Capitolo 25: *** 24. No Control ***
Capitolo 26: *** L'amor che move il sole e l'altre stelle ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1. A Beautiful Lie ***


A Beautiful Lie

 

 
 
 

Hey, I just met you, and this is crazy,
but here's my number,
 so call me, maybe?
(Carly Rae Jepsen– Call Me Maybe)

 
 
 

 

Questa è la storia di come mi sono innamorato del mio ragazzo. Lo amo fin dal primo momento in cui l’ho visto, ma ovviamente ci sono state varie situazioni per le quali non saremmo ma dovuti diventare, prima amici e poi non avremmo dovuto legarci sentimentalmente.
Razionalmente ci dovremmo odiare.
Fortuna che non sono mai stato razionale.
 

Sento una voce dall’altra stanza  “Tesoro, che stai facendo?”
“Niente di che, ti ricordi quel libro che mi avevano chiesto di scrivere qualche tempo fa? Quello che parla di come ci siamo conosciuti?”
Annuisce “Oh. Bello. Però fammi più carino!” 
“Tu sei già stupendo” rispondo
“Ah, davvero?” mi lancia uno sguardo ineluttabile “Beh, allora vieni con me che ti faccio vedere qualcosa in cui sono veramente stupendo” dice scandendo “stupendo”
“Ma non ora, cucciolo. Dai, sono occupato, altrimenti non lo finisco più”
Mi ignora totalmente, anzi si sporge più vicino a me ed inizia a lasciarmi una scia umida di baci sul collo
“Ku-ah-rt, smett-ila, Dai. Do-oh-po”
“Bene” si rimette dritto e si gira per andarsene “Se proprio sei impegnato allora, non ti disturberò per un po’ " “Permaloso” 
Torno a scrivere mentre con la coda dell’occhio vedo che mi fa la linguaccia.
E poi dice a me che sono il bambino. Mah… dov’ero rimasto? Ah si.

 

Era un normalissimo venerdì sera di un’ altrettanto normalissima fine di settembre, ed un normalissimo Kurt Hummel quel normalissimo venerdì sera era rimasto a casa ad annoiarsi a morte.

Beh, quella sera tutti avevano impegni, i suoi colleghi al giornale, i suoi vicini, persino la sua migliore amica Mercedes aveva un appuntamento con Sam.

L’unica cosa da fare era… Chiamare Rachel Berry.

Non che odiasse Rachel, assolutamente no, era una delle sue migliori amiche, ma quella ragazza era difficile da sopportare, infatti bisognava prenderla a piccole dosi.

In effetti non si sentivano da qualche settimana, quindi non gli dispiaceva affatto vederla, anche se avrebbe straparlato del rapporto con il suo nuovo ragazzo, Brian o qualcosa del genere, che aveva conosciuto in un negozio di qualcosa, e si erano innamorati pazzamente e follemente e volevano girare l’America in tenda.

Se sti cazzi… una come Rachel non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Al massimo sarebbe andata in un motel a tre stelle per una notte, poi avrebbe sbraitato per essere riportata a casa.

Era ovvio che la ragazza stesse ancora male per Finn, visto e considerato che l’aveva lasciata perché aveva deciso di arruolarsi nell’ esercito. Kurt aveva cercato in tutti i modi di far riflettere il fratello sulla validità quella scelta, ma non c’era stato verso di convincerlo e alla fine, l’anno prima era partito. Per tutto il suo primo anno nelle forze armate, lui e Rachel avevano fatto tira e molla, ma a giugno aveva deciso definitivamente di lasciarla anche se, questo aveva fatto si che lui cadesse in depressione. Lo stesso non si poteva dire della ragazza che, invece, si era subito data da fare, ma solo perché cercava un modo di non pensare a quello che le era successo.

Kurt decise che era meglio tentare la fortuna e che invece di rimanere a casa da solo, sarebbe stato più costruttivo prendere il telefono e chiamare l’amica. Non poteva essere così tragico dopo tutto.

Quanto si sbagliava.

Uno squillo.

Kurt sei ancora in tempo per chiudere.

Due squilli.

Va bene, ancora non ha risposto, chiudi finché puoi.

Tre squilli.

Ok, Kurt. Stacca.

Mentre stava per staccare “KUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUURT”

Ecco perché avresti dovuto staccare genio.

Non era un buon segno che il suo cervello gli stese dando ordini. No. Non lo era affatto.

“Rachel, cara come stai?” chiese il ragazzo in modo fin troppo gentile alla voce nel telefono.

“Oh, tesoro, bene, mi sto divertendo tantissimo con Brody – oh, ecco come si chiamava – da quando si è traferito qui stiamo benissimo, ma che mi dici di te? È una vita che non ci vediamo, cosa stai combinando? Dove sei? Sei ancora in città? Non sei tornato a casa vero? No, perché se è così…” Kurt iniziò ad ignorarla totalmente, perché si sa; quando Rachel Berry inizia i suoi monologhi non si ferma nemmeno se le punti contro un bazuca.

Dopo i primi 30 minuti che al ragazzo parvero interminabili, perché l’amica sembrava volergli raccontare la sua intera estate senza tralasciare una singola discussione o regalo che le aveva fatto il suo nuovo fidanzato, con cui aveva passato le vacanze nella sua splendida villa in California a Santa Monica, andando in giro nel suo yacht di lusso regalatogli dai suoi genitori per la sua laurea in arti sceniche, (non aveva smesso di rimarcare il possesso che aveva su questo povero tizio, che, dai racconti della ragazza, risultava più o meno alla stregua di un cagnolino da passeggio.) finalmente Kurt riuscì a calmare l’amica dallo sproloquio dal quale sembrava non voler uscire, e potè fare la domanda per la quale aveva chiamato.

“Rachel, tesoro, sei libera stasera?”

La ragazza si spense di botto (fortunatamente), prese un respiro profondo e parlò “Beh, in realtà devo uscire con degli amici di Brody, sai abbiamo organizzato questa serata da un po’ e proprio non posso mancare” sembrava anche troppo triste.

“Non fa nulla tranquilla, magari un giorno di questi usciamo a cena solo tu ed io come ai vecchi tempi, ok?”

“ASPETTA”

Kurt, riattacca ora che hai ancora una chance di non sembrare sgarbato, potrai sempre mentire dicendo che è caduta la linea. Sta per sganciare una bomba ad idrogeno. STACCA!

“Dimmi Rachel” rispose il soprano un po’ spazientito dato che era già andato a prendere il menù del takeaway in cucina.

“Perché non vieni con noi? Sai te li avrei comunque presentati questi ragazzi, sono simpaticissimi, e sono sicura che ti divertirai, poi devo farti conoscere Brody ufficialmente” Ma che bisogno c’era di conoscere Brody ufficialmente? Si erano già incontrati casualmente per strada, si erano salutati, presentati e poi avevano ascoltato Rachel parlare di come il professore di recitazione non le avesse ancora dato una parte nella rappresentazione (a sentir lei) più importante della sua intera carriera.

Kurt considerò l’ipotesi di rimanere per un’intera serata a casa, magari aspettando che il suo orologio si decidesse a prendere vita o andare con la petulante Rachel e i suoi nuovi (e magari anche squilibrati) amici alla ricerca di un’ avventura.

“Okay, Rachel, a che ora ci vediamo?”

“OH. Allora ti va bene?! Visto che è così ti passiamo a prendere io e Brody alle 7.30 Ci vediamo più tardi” e senza nemmeno il tempo di salutarla o ribattere su quella scelta, chiuse la chiamata.

Kurt sospirò. Te la sei cercata, io te l’avevo detto. Certo però che sentire voci nella sua testa non era proprio il massimo.

Bene, gli rimanevano giusto tre ore per prepararsi, e sapeva che sarebbero state fin troppo poche. Per la miseria.

 

Alla fine optò per un outfit molto semplice: una camicia blu notte con bottoni a pressione della stessa tonalità, un paio di strettissimi (ormai aveva imparato a camminare non muovendosi) pantaloni bianchi e un paio di stivali a metà polpaccio neri.

Si mise davanti allo specchio rimirando la sua bellezza, e si pizzicò le guance per rendersi un po’ meno pallido. Andò in bagno per dare un altro (l’ennesimo) colpo di lacca, per poi metterla nella borsa a tracolla e iniziare a cercare il cellulare come un disperato.

Quando finalmente lo trovò ( e non senza difficoltà), lo buttò con un moto di rabbia nella borsa insieme al portafogli.

Erano fortunatamente ancora le 7.20, ed esattamente 10 minuti dopo una Rachel Berry piuttosto trafelata iniziò a suonare al campanello quasi volesse farlo saltare. Il ragazzo si diresse alla porta esasperato, aspettandosi il peggio, e in effetti quello che trovò una volta aperta la porta non era certo una vista piacevole. C’era una ragazza molto stizzita (doveva sicuramente aver preso molte anfetamine) che stava leggermente scavando il pavimento sotto i suoi piedi a forza di fare avanti e indietro.

“Kurt!” sembrava più una minaccia.

“Rachel!” rispose il ragazzo. “Vedi? Lo sapevo che sarebbe stato un problema, l’avevo detto a Nick, ma lui << Dobbiamo andare per forza lì, non puoi non provare almeno una volta in vita tua la cucina messicana >> Beh? Sta di fatto che ora non potrò provarla, perché è stato chiuso. Capisci Kurt? CHIUSO. E non perché è giorno di vacanza per loro, ma perché hanno trovato dei topi. Capisci? TOPI! Ma non è come in quel film che loro cucinavano bene, questi sono topi di fogna”

 

La ragazza cominciava davvero a fargli paura. “Rachel, calma. Non è successo nulla di grave. Possiamo sempre andare a mangiare da un’ altra parte. E poi a me il messicano non piace” fece il moro cercando di tranquillizzare (invano) l’amica. “Possiamo andare al ristorante italiano che c’è a due isolati da qui” la ragazza sembrò considerare l’idea. Prese l’amico per mano e letteralmente lo trascinò fuori di casa, sbattendolo nel taxi, e dando informazioni al tassista mentre parlava animatamente con qualcuno al telefono.

Kurt non si era nemmeno accorto di essere appiccicato ad un altro ragazzo, finché questo non fece un piccolo colpo di tosse.

Era molto carino, lo fissava con gli occhi spalancati, come se stesse cercando qualcosa. Lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove.

“Hey, ciao, Kurt giusto?” il moro sorrise e annuì leggermente “L’altra volta non è che ti ho visto proprio bene, era buio, ed io ero anche senza occhiali” Scherzò il ragazzo. Finalmente Rachel aveva finito di urlare qualche insulto al telefono “Allora Kurt, ti ricordi di Brody?” Ecco chi era il tipo. Il ragazzo di Rachel. Brody. “Certo che mi ricordo” mentì spudoratamente facendo un sorriso a trentadue denti. “Tesoro, hai trovato un posto  dove mangiare? O dobbiamo prenderci una pizza e mangiarla sotto un ponte?” disse il ragazzo rivolgendosi alla fidanzata “Certo, anzi Kurt l’ha trovato. E ho anche chiamato Nick, che mi è sembrato più ubriaco del solito, per spiegargli dove devono andare. Fortuna che c’è Barbi con loro” Brody sospirò frustrato.

Se prima Kurt pensava che fossero dei tipi strani perché frequentavano Rachel, ora ne aveva addirittura paura.

Pre i successivi dieci minuti Rachel e Brody parlarono (più che altro lei si lagnò) di questi ragazzi misteriosi. Kurt capì solo “coro”, “papillon” e che stavano biasimando una tinta troppo finta di qualcuno.

Scesi dal taxi, davanti all’insegna Da Lorenzo, i due fidanzatini vennero assaliti da due molle formato umano e salutati normalmente da una ragazza.

“Kurt, vieni. Ti presento Barbra” gli tese la mano una ragazza molto carina che però della Streisand oltre al nome, aveva solo il naso (forse anche più brutto). “Questo è Nick, è lui quello che ha insistito per quel ristorante” gli sorrise. Anche lui era messo bene con il naso, (tra lui, la ragazza e Rachel non avrebbe saputo dire chi era quello che ce l’aveva più strano) e poi il suo sguardo si rivolse verso un ragazzo bassino, con i capelli tutti impiastricciati da quello che sembrava gel, che sorrideva quasi gli stesse facendo le feste, come un cane. “E chiudiamo in bellezza, lui è Blaine” concluse Rachel “Quello per cui ci siamo persi tre volte” aggiunse Nick ridacchiando e beccandosi un occhiataccia dal sottoscritto. Blaine gli tese la mano, sempre sorridendo, era calda e morbida.

Kurt si stava per abbandonarsi a quel piacevole contatto, che fu riscosso bruscamente da Rachel, che lo prendeva sottobraccio e lo tirava dentro il locale.

Si stavano per sedere ad un tavolo, quando con la coda dell’occhio Kurt vide che Barbra e Blaine si stavano tendendo per mano. Etero. Beh, c’era da immaginarselo. No?

Il sopraccitato etero si sedette proprio di fronte Kurt, sempre sorridendo (ma aveva una paralisi facciale o era veramente così felice?). “Hey, Blaine, lo sai che Kurt lavora per Vogue?” il sorriso (finalmente, stava diventando inquietante) scomparve, lasciando il posto ad uno sguardo molto stupito “Davvero? Woah. Cioè sei giovanissimo, avrai al massimo 20 anni, come hai fatto ad entrare?” Kurt rimase spiazzato, quel ragazzo si meravigliava davvero per poco “In realtà ne ho ventuno, e poi sono entrato lì da stagista due anni fa, e l’anno scorso Melinda, il mio capo, mi ha promosso costumista l’anno scorso” disse molto fiero di sé.  “Wow. Figo. Beh io lavoro per la rubrica del Times, stelle emergenti, se hai fatto così tanta strada in così poco tempo mi piacerebbe farti qualche domanda in più, magari ti propongo come articolo della prossima settimana”

Kurt rimase scioccato. “Hey, neanche tu scherzi. Il Times. Cavolo proprio il Times. È il quotidiano più importante di tutta New York” Blaine fece un sorriso molto autocelebrativo, e incrociò le mani sul tavolo annuendo a sé stesso “Già. Mi sono sorpreso perchè pensavo fossi uno dei pochi a lavorare in un giornale così importante. Mi sbagliavo di grosso” ritornò a sorridere.

Per il resto della serata Kurt e Blaine parlarono come se si conoscessero fin da bambini. Kurt scoprì un sacco di cose. Che per esempio Blaine era nato e cresciuto a New York e che la sua fidanzata, Andy (relazione complicata, aveva specificato il riccio ad un’ occhiata interrogativa di Kurt), l’aveva spinto a fare domanda al giornale facendogli presentare un piccolo saggio scritto in una caffetteria, che insieme a Nick e ad altri ragazzi (erano troppi e dopo otto secondi non ricordava nemmeno un nome) avevano una band e suonavano ogni tanto in un locale a Brooklyn.

Ad un certo punto il ragazzo si accorse che Barbra, leggermente appoggiata a Blaine (praticamente una cozza), aveva messo il bicchiere di birra in bilico sul bordo del tavolo; dopo un secondo, come se una mano invisibile l’avesse spinto, quello cadde rovinosamente sul vestitino verde da cocktail della ragazza, che lanciando un urletto fuggì in bagno a verificare il danno sul suo (orrendo) vestito verde da cocktail.

Di certo Kurt non l’aveva fatto di proposito, ma quando la ragazza tornò dai servizi, con una gigantesca macchia che partiva sin dalla spalla sinistra e arrivava fin sotto la vita, non potè trattenersi dal sogghignare sommessamente, cosa che la malcapitata notò e di rimando, gli lanciò una gelida occhiataccia.

Verso le dieci l’orologio di Kurt iniziò a lampeggiare all’impazzata. Controllò il numero sul display e sbuffò sonoramente. Non poteva affatto rimandare.

Si alzò di malavoglia e pagò il conto. Si accorse che Barbra si stava strusciando a Blaine troppo esplicitamente, forse doveva aver bevuto un po’ troppa birra. “Scusate ragazzi, ma devo andare” disse il moro rivolto al tavolo di amici. “No, di già?” disse Rachel sconsolata “Si, Rach, mi dispiace ma mi stanno chiamando a lavoro, e non posso proprio rimandare, una modella ha vomitato nell’ultima borsa di Armani e ora non ho la più pallida idea di cosa abbinare al suo Valentino, miseriaccia che modelle stupide! Mi dispiace ma devo proprio scappare” disse il ragazzo “Mi ha fatto veramente molto piacere conoscervi”

A quel punto stava per andarsene, ma venne trattenuto da qualcosa. Blaine gli stava tenendo un polsino della camicia tendendogli qualcosa. Kurt inarcò un sopracciglio con fare interrogativo “È il mio biglietto da visita, per l’ articolo, ci tengo veramente a metterti sul giornale la prossima settimana” spiegò sorridendo (quel sorriso era attribuibile soltanto ad un cucciolo), porgendogli il pezzo di carta “Oh, si. Si. Certo l’intervista” il più alto arrossì leggermente, lo prese tenendo lo sguardo rivolto verso il basso e iniziò a frugare nella borsa fin quando non ne estrasse un altro “Questo è il mio, magari fammi sapere quando sei libero che prendiamo un caffè insieme, ora scusami ma devo veramente andare” detto questo vide Blaine sorridere ancora più apertamente e non potè fare a meno di ricambiare. Uscì di fretta dal locale sbuffando sonoramente.

Ma quando impareranno a fare a meno di me?

Camminò per qualche decina di metri e s’infilò in un vicolo, controllando prima che non vi fosse nessuno.

Si nascose dietro una parete che gli impediva di essere visto, e iniziò ad aprirsi la camicia, per poi sfilarsela molto delicatamente, facendo altrettanto con i pantaloni. Dalla borsa a tracolla prese un sacchetto per la spesa e li mise dentro.

Uscì ancora dalla borsa un panno di stoffa tutto piegato, che srotolò e si legò al collo, poi prese degli stivaletti e li indossò.

Perché devo fare anche questo?! Ci ho messo troppo tempo per rovinarli. Sospirò frustrato, si portò una mano fra i capelli perfettamente sistemati e iniziò a scompigliarli.

Prese il cellulare e il portafogli, dopo essersi assicurato di aver conservatovi dentro il bigliettino di Blaine, e li mise nella tasca posteriore, poi sistemò nel sacchetto insieme ai pantaloni e la maglia anche la borsa con dentro gli stivali neri, e li appoggiò a terra.

Speriamo che almeno questa volta li ritrovi.

Stava per tornare indietro. Cazz.. ma dove vado senza?!

Dalla borsa dentro il sacchetto prese un coso nero che si adagiò perfettamente sugli occhi, facendola aderire bene.

Okay, sono pronto.

E dopo essersi guardato in giro, controllando che non ci fosse nessuno in vista, fece un saltello e spiccò il volo.

 

Ebbene sì. Spiccò il volo, perché Kurt Hummel era niente popò di meno che… un supereroe!




Spazietto di Ema

Bene, questa è la mia prima fanfiction, in realtà non è nemmeno una storia, è più che altro una semplice fantasia allo stato puro. Ho iniziato a scriverla per puro caso, e non so nemmeno perchè continuo xD
Ho già scritto un bel po' di capitoli, quindi dovrei poter aggiornare ogni 10 giorni. 
Aspetterò con ansia tutti gli scarponi che mi tirerete C= 

Rise and Shine <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Hollywood ***


Hollywood




I can’t get over the way you love me, like you do
But I’ve to be sure, when I walk out the door
Oh how I want to be free, baby.
(Queen – I Want to Break Free)


Non potevano avere interrotto quella bellissima serata


Etero, Kurt. ETERO

per una cosa così stupida come un borseggiatore. E se ci fosse stata una rapina a mano armata che avrebbero fatto? Avrebbero chiamato le forze militari al completo?! Ma dai… la polizia di New York non può essere così mediocre, suvvia, anche un bambino avrebbe sap…

“Tesoro, ma non era un libro anonimo?” mi giro verso Kurt.
“Si, perché?”
“Beh, sai, hai appena scritto New York e di norma, nei libri anonimi, i luoghi sono inventati!”
“Cazz… giusto. Ma come dovrei chiamarla?”
“Non so… prova Glitterland” dice rivolgendomi un sorriso innocente.
“No, Kurt. Non è la tua città. Al limite Wanderland” inarca un sopracciglio con fare interrogativo.
“So che me ne pentirò, ma, di grazia, perché Wanderland?”
“Ovvio. Per l’assonanza tra Warbler e wander” sorrido mentre sbuffa esasperato.
“Tu sei malato”
“Ma dai” lo sto guardando praticamente con l’espressione da cucciolo bastonato, è impossibile che non ceda.
“Va bene – ecco. Infatti, ha ceduto - Chiamala come vuoi, basta che non proponi altre boiate come questa, perché preferirei di gran lunga fare un bagno nell’acido che abitare in una città con quel nome”
“Blurt Town” esclamo alzando un dito verso l’alto.
“Eh? Cosa sarebbe? Perché a me fa venire in mente il suono di quando qualcuno vomita”
“Blurt è l’unione dei nostri nomi, poi ho aggiunto town perché fa figo. Modestamente è un idea geniale”
“Blurt Town” se prova ad alzare un altro po’ il sopracciglio rischia che si attacchi ai capelli.
“Si. Blurt Town”
“Scusa, puoi ricordarmi perché non ti ho ancora lasciato?”
“Ovvio. Perché mi ami da morire” sospira.
“Purtroppo si”
Si avvicina e mi lascia un bacio a fior di labbra. Fa per allontanarsi, ma lo trattengo a me e inizio a passare la lingua sulle sue labbra. Appena sento la bocca di Kurt dischiudersi ne approfitto immediatamente per approfondire il bacio.
Diversi minuti dopo siamo costretti a staccarci a corto di ossigeno.
Sorridendo dice “A me comunque continua a non piacermi come nome”
“Allora chissenefrega. Io continuerò a chiamarla New York” annuisco più a me stesso.
“Fa come vuoi, ma ti avverto” dice puntandomi contro il dito indice “Se qualcuno viene a rompermi le palle, sappi che non ci metto un attimo ad affogarti”
“Lo sai che sei particolarmente eccitante quando mi minacci” faccio scorrere lo sguardo su tutto il suo corpo. Vedo che l’effetto di quell’ attenzione fa l’effetto desiderato.
“Vuoi vedere quanto riesco ad essere cattivo?” chiede con una finta innocenza che viene tradita dallo sguardo malizioso che la segue.
“No. Ora devo scrivere” e mi giro verso il computer di nuovo.
“Fottiti” sento il suo sguardo d’odio profondo su di me.
“Magari dopo passo. Grazie”

Non ci sarà mai verso di lasciarmi finire in pace…

Kurt ritornò nel vicolo in cui aveva lasciato i vestiti. Con il favore del buio riuscì a non farsi vedere, anche se non era molto facile visto e considerato che indossava uno sbrilluccicante mantello.

Si guardò intorno fin quando non individuò il sacchetto in cui aveva accuratamente conservato la sua mise. Fortuna volle che questa volta, non glieli avessero rubati. L’ultima volta era dovuto tornare a casa con il costume, e la vicina aveva iniziato a saltellare dalla gioia.

“Glitterman! Ommiodio Glitterman! Ti prego fammi un autografo!” ovviamente Kurt alla fine aveva ceduto e le aveva anche dovuto lasciare un laccio dello stivale come souvenir, per scrollarsela di dosso e potersene andare.

Una volta recuperati i vestiti, si rivestì in tutta fretta, facendo molta attenzione che nessuno passasse di lì. Sostituì gli stivali neri con quelli brillantinati, li ripose nel sacchetto e li mise con cura nella borsa; si infilò camicia e pantaloni, piegò il mantello e, lanciando un occhiata preoccupata intorno, levò la maschera. Ripresi i suoi panni, mise la borsa a tracolla sulla spalla ed uscì dal vicolo come se nulla fosse.

Erano già tre anni che Kurt andava avanti con questo tipo di vita, e ormai ci aveva fatto l’abitudine.

Aveva sempre avuto dei super poteri, fin da quando era un neonato.

Kurt veniva dal pianeta Astrea, che si trovava nella galassia, che sulla terra, è conosciuta come Whirpool. Aveva vissuto sul suo pianeta per circa quindici minuti, essendo Astrea un posto veramente molto piccolo, lui, anche se era raro che nascessero bambini, non avrebbe comunque avuto un posto dove vivere, poiché il luogo era già sovrappopolato. Infatti se malauguratamente nascevano dei bambini, questi venivano immediatamente spediti su qualche altro pianeta.

La razza di Kurt, gli astreani, erano esseri immortali, potevano scegliere se rimanere giovani per sempre o continuare ad invecchiare. Ovviamente nessuno aveva mai valutato la seconda opzione, poichè non c’era l’ alternativa ‘rewind’. Questa peculiarità era valida anche per Kurt, infatti, giunto all’età di vent’anni, un giorno guardandosi allo specchio aveva deciso che la sua bellezza non avrebbe mai potuto raggiungere livelli più alti, e aveva deciso di fermarsi.

Appena nato Kurt era subito stato messo su una capsula e spedito, sul primo mondo libero che avevano trovato, con condizioni di vita simili a quelle di Astrea, e fortuna volle che fosse proprio la Terra ad ospitare il piccolo Kurt.

Era atterrato in un campo, nei pressi di una cittadina chiamata Lima, in America, provvisto solo di una copertina, una foto di lui con sua madre che lo teneva tra le braccia e una collanina su cui era inciso il suo vero nome: Nebas.

Il piccolo, dopo l’atterraggio, era stato trovato da Burt Hummel, che viveva lì vicino, con la moglie Carole. La famiglia lo aveva ben accolto e considerato che Carole, aveva dato alla luce un bambino da qualche settimana, decisero di tenerlo con loro e dire a parenti ed amici che fossero gemelli, in modo da non dover spiegare l’origine di quella piccola creatura di cui loro avevano già capito la provenienza aliena.

L’unica falla in tutta la situazione era che, il piccolo, che decisero di chiamare Kurt, non assomigliava affatto ai due genitori, tranne per una vaga e lontana somiglianza al colore degli occhi di Burt. La mescolanza tra verde, blu e grigio, conferivano agli occhi del bambino una vago aspetto ultraterreno.

Con il passare degli anni, Kurt, aveva sviluppato i poteri della propria razza. Ad esempio verso i cinque anni aveva causato l’ incendio del capanno degli attrezzi di Burt e così, si erano trovati costretti a spiegare al figlio le origini della sua provenienza, ma poiché il bambino era ancora troppo piccolo, aveva appreso la notizia come una punizione per quanto aveva combinato ed era scappato in camera piangendo, pensando che i genitori lo volessero mandare via di casa.

Non avevano più toccato l’argomento, anche se gli incidenti erano continuati.

Verso i 15 anni, un giorno d’ estate mentre lui e suo fratello Finn, giocavano a frisbee in giardino, una folata di vento fece volare il disco sul tetto, e con un “Ci penso io” Kurt era saltato sulla sommità della casa con facilità.

Stupito con se stesso di quanto aveva appena fatto, e guardando l’espressione stupita di Finn, era subito corso a parlare con i genitori, che gli rivelarono tutto quello che sapevano; facendogli vedere la capsula sulla quale era arrivato, che era ben nascosta nel garage tra i pezzi di ricambi delle auto (Burt era un meccanico), la foto di quella che presumibilmente doveva essere sua madre e la catenina che, porta tuttora appesa al collo.

Durante gli anni del liceo aveva dovuto tenere i poteri ben nascosti e dal momento che non aveva mai avuto molti amici, se non il fratello, molto impegnato tra il football e le cheerleader, non era stato poi così difficile.

Durante il penultimo anno, il professore di spagnolo, Will Shuster, aveva fondato un Glee Club, al quale si era subito iscritto e lì aveva conosciuto i suoi attuali migliori amici, tra cui Rachel e Mercedes.

Dopo il liceo si era trasferito a New York deciso a tutti i costi ad entrare alla NYADA, l’ università Newyorkese per le arti drammatiche, ma al provino era stato scartato.

Fortunatamente Santana, una sua compagna del Glee, sapendo che il ragazzo aveva occhio per la moda, aveva mandato a sua insaputa una domanda d’iscrizione alla Parsons. Il giorno dopo il rovinoso provino alla NYADA, la ragazza gli aveva rivelato che la settimana seguente si sarebbe tenuto il suo colloquio per entrare alla scuola di design. Kurt entusiasta rimase sveglio tutta la settimana, disegnando modelli.

Una volta accettato alla scuola, durante il corso del primo anno, si era distinto in modo particolare, tanto che gli avevano proposto di entrare come stagista da Vogue. Ovviamente lui al colmo della felicità aveva subito accettato e l’anno successivo era diventato costumista.

Gli anni dell’università erano stati abbastanza duri, visto che doveva dividersi tra lo studio, il lavoro presso Vogue e il suo impiego a tempo pieno come supereroe impegnato a combattere il crimine e le ingiustizie.

Di solito sotto i vestiti indossava la tuta, per questo non aveva quasi mai problemi di arrivare in ritardo, se lo chiamavano per un super intervento mentre era fuori casa. Inoltre portava sempre con sé l’orologio da polso, che sindaco di New York in persona gli aveva donato, così da poter sempre contattarlo in caso di emergenze (ultimamente erano diventate davvero troppe), e una borsa a tracolla, nella quale teneva sempre pronti mantello, maschera e super stivali.

Per quanto riguarda la sua vita personale, Kurt aveva sempre saputo di essere gay. Aveva capito che in lui c’era qualcosa di diverso dagli altri bambini quando, da piccoli, ci si prende di solito delle cotte per alcuni compagni di gioco.

Una volta tutti i bimbi per san valentino avevano regalato un cuore disegnato alle bambine di cui in quel momento erano cotti; lui aveva disegnato un grande cuore rosso, l’aveva colorato con i pastelli a cera, ritagliato ed era andato da un bambino biondo e ricciolino a regalarglielo. Aveva pianto per tre giorni quando, quel bambino, dopo aver visto quello che aveva fatto, era scappato lasciandogli in mano il disegno.

Quando poi da grande aveva fatto coming-out con i suoi genitori, quelli non ne erano stati affatto sorpresi, anzi gli avevano detto che lo avevano capito già da parecchio tempo e per loro non era mai stato un problema. Anche Finn, che si era sorpreso solo un po’, perché si sa Finn non è certo una cima, l’aveva abbracciato commosso, e da quel momento era diventato ultra protettivo nei suoi confronti, non che prima non lo fosse, ma dal coming-out era diventato con una specie di body guard personale per Kurt.

Anche Glitterman era palesemente omosessuale, questo si notava dal fatto che portasse dei vestiti sbrilluccicanti e sul petto aveva i colori della bandiera gay*.

Kurt arrivò a casa, buttò la borsa sulla prima superfice disponibile e si tuffò sul divano, a mo’ di delfino, prese il telecomando e accese la Tv sintonizzandola sul programma delle notizie in tempo reale. Ovviamente stavano trasmettendo la sua meravigliosa e tempestiva apparizione nel momento in cui il borseggiatore scappava tra la folla. Lui lo aveva bloccato per il colletto della camicia, e si era girato verso la prima telecamera disponibile, che sfortunatamente quella volta era il cellulare di un ragazzino, aveva mostrato il suo smagliante sorriso, ammiccando verso l’obbiettivo.

Adoravaessere ripreso, e adorava autoglorificarsi ogni volta che Glitterman era felicemente circondato dalle telecamere, solitamente quelle delle reti newyorkesi, ma a volte, quando sventava qualcosa di grosso, era addirittura mandato in diretta nazionale, se non mondiale. Spesso e volentieri, quando lo fermavano concedeva che gli si rivolgesse qualche domanda, alle quali però rispondeva sempre in modo vago.

In pratica tutti erano adoravano il suo modo carismatico di parlare e lo veneravano.

Glitterman era la parte di Kurt che non era mai uscita veramente fuori durante tutta la sua vita, perché era sempre stato un ragazzo timido e riservato, che non si concedeva di legare con la gente, a meno che non fossero parenti o persone che facessero parte della sua ristretta cerchia di amici intimi. Glitterman invece incarnava quelle sfaccettature del carattere di Kurt meno evidenti. Lui era e sapeva di essere superiore a tutti. Tutti lo rispettavano e nessuno lo prendeva in giro per la sua sessualità.

Dopo aver guardato il notiziario, spense il televisore, e si sollevò dal divano, perché se fosse rimasto un altro po’ sdraiato, si sarebbe addormentato e non poteva permettersi di dormire vestito.

Sbottonò camicia e pantaloni centrando, in pieno stile giocatore di basket, il cesto della biancheria da lavare, e andando in bagno iniziò ad allargare la tuta dal collo facendola passare attraverso le spalle. Era fatta di un tessuto indistruttibile, elastico, indeformabile, super leggera e traspirante, sia che fosse estate o inverno, ed inoltre lavabile insieme a qualsiasi altro capo in lavatrice a 80 gradi con qualsiasi tipo di detersivo.

Davanti allo specchio del bagno, dopo essersi lavato i denti, si sistemò i capelli con una fascetta, in modo da non sporcarseli, e iniziò ad applicare una serie infinita di creme, non aveva bisogno di quelle anti-età o per le imperfezioni, ma odiava avere la pelle secca o opaca, quindi ogni sera prima di andare a letto aveva un complesso rituale di idratazione, così come pure la mattina.

Dopo aver terminato l’ operazione e aver appeso meticolosamente la super tuta nell’ armadio, si lanciò stravolto sul letto. Era un supereroe, si, ma anche lui sentiva la stanchezza. Eccome!

Sotto le lenzuola si concesse di ripensare alla splendida serata che aveva passato (eccezion fatta per quando era stato interrotto da quei rompiscatole dei poliziotti che non sapevano nemmeno fare il proprio mestiere) in compagnia di Blaine (e di altre quattro persone).
Quel ragazzo era veramente bello.

Kurt, ma sei ottuso o cosa?! È etero. ETERO.

Poteva sempre concedersi però di fantasticare su quel bellissimo ragazzo o no?

Si addormentò con un sorriso sulle labbra. Sognò tutta la notte un mondo diverso, in cui lui sarebbe potuto andare in giro con il suo bel ragazzo essendo se stesso senza doversi mascherare da Glitterman, e quel ragazzo aveva stranamente dei capelli gellati e un sorriso fantastico.

 


Uno strano ronzio lo riportò alla realtà. Kurt aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco la stanza inondata dal sole e di malavoglia guardò l’orologio e lesse che erano ancora le nove. Dannazione. Quale razza di svalvolato manda messaggi il sabato mattina alle nove?!

Si alzò dal letto barcollando come uno zombi e si diresse verso la sedia sulla quale, la sera prima aveva abbandonato il cellulare. Lo prese e controllò il numero. Sconosciuto. Ovviamente era Rachel che gli mandava il messaggino del ‘buon’ giorno dal telefono del suo ragazzo. Fece scorrere la slide per sbloccare il messaggio.

Lanciò un urlo e il cellulare per poco non gli cadde dalle mani.

Hey, Kurt. Sono Blaine, quello
di ieri sera, ricordi? Comunque scusa
se ti disturbo così presto, ma poi
sicuramente mi avrebbero appioppato
qualche cosa da fare. Volevo chiederti
se pomeriggio verso le cinque sei libero,
magari ti offro un caffè e ti
faccio qualche domanda per quell’intervista.

Fammi sapere (=
-B


Blaine gli aveva mandato un messaggio. Blaine l’aveva invitato a prendere un caffè. Blaine l’aveva invitato a prendere un caffè per lavoro. Blaine era etero. Ignorò bellamente le ultime due affermazioni e si affrettò a rispondere.

Certo che mi ricordo =)
ci vediamo allo Starbucks nella
14
ª nel Lower East Side?
-K


Contaci. Ci vediamo lì =)

Aprì la porta della cabina armadio, e rimase a guardarvi dentro per ben dieci minuti. Nonostante fosse grande quasi quanto la sua stanza da letto, e vi fossero più vestiti di un outlet, non riuscì a scegliere un outfit che lo soddisfasse appieno.

Bene. Aveva un appuntamento con Blaine. E non aveva la più pallida idea di cosa mettersi. Miseriaccia. Doveva andare a fare shopping. E anche in fretta, altrimenti non sarebbe mai tornato in tempo.

Proprio in quel momento venne distratto dal lampeggiare fastidioso dell’orologio da polso. Sul display apparve un messaggio del sindaco: Glitterman, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Rapina in banca sulla 59ª, fa presto.

Kurt sbuffò sonoramente. Che palle. Era mai possibile che ci fosse sempre qualcosa che non andava bene?! Non potevano essere tutti buoni e gentili per una volta?

E ora come ci andava a fare shopping con quel contrattempo? Beh, si sarebbe inventato qualcosa.

Andò di corsa in bagno ad applicarsi almeno le tre creme fondamentali delle 7 che si spalmava tutte le mattine sul viso. Si guardò i capelli. Erano troppo in disordine. Perfetto. Più schifo di così non posso fare. Si mise la tuta in fretta e si allacciò gli stivali. Cercò il cellulare e le chiavi e li mise nella tasca posteriore.

Stava per uscire dalla porta sul retro, ma ovviamente si era dimenticato la maschera. Qualche giorno te la dimenticherai, e saranno cazzi…
Sbuffò sonoramente ed usci. Almeno l’aria fresca che gli sferzava sul viso mentre volava l’avrebbe fatto svegliare per benino.




Spazietto di Ema

Sono riuscita a completare il secondo capitolo, quindi penso che pubblicherò una volta a settimana.
I nomi alieni li ho inventati di sana pianta, per il resto esiste tutto quanto.
Per chi non lo sapesse la bandiera omosessuale è questa
Una mia amica Gulips the moony mi ha fatto un disegno
Ringrazio tutti quelli che seguono e leggono la storia C=

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Friends Will Be Friends ***


Friends Will Be Friends

 

 
 

 

And I love the things  
I really love the things that you do  
You’re my best friend  
(Queen – You’re My Best Friend)  

 
 
 

 

 
Quel giorno, un ragazzo sui ventun’ anni, era in piedi davanti allo Starbucks della 14ª di Lower East Side, dalle cinque in punto.

Dopo aver controllato l’orario per l’ennesima volta iniziò a preoccuparsi che, la persona con cui doveva vedersi, gli stesse dando buca.

Si guardò un po’ intorno. Nessuno. 

Okay ragazzo, ti hanno proprio bidonato. Fanculo all’intervista, dove cacchio è?

Ad un certo punto, in mezzo alla folla, comparve una figura snella e non troppo alta. Aveva i capelli tutti in disordine, strano, l’ultima volta avrei giurato che era uno che ci teneva.

Il tipetto si avvicinò all’ altro con un sorriso imbarazzato “Scusa per il ritardo mostruoso, ma sono venuto in taxi. Non sai che ingorgo che ho beccato” il ragazzo sorrise “Tranquillo Kurt, in realtà sono arrivato anch’ io cinque minuti fa” in realtà, era arrivato un quarto d’ ora prima per paura di non trovare il caffè prestabilito, (dato che di Starbucks ce ne sono a centinaia) e di arrivare in ritardo, ma sarebbe anche potuto andare in groppa ad una tartaruga, visto che aveva dovuto aspettare lì 56 minuti.

Rimasero entrambi fuori imbarazzati, guardando, Blaine, i suoi piedi e, Kurt il panorama.

“Beh, entriamo? Non vedo l’ora di prendere il frappuccino con la panng8bsdvkjx m,m…
 
“KURT” mi giro contrariato verso di lui
“Non puoi togliermi il computer dalle mani così” esclamo indispettito.
“Posso e lo faccio” 
“No. Non puoi”
“Io faccio quello che voglio quando sono arrabbiato”
“No. Ti ripeto che non puoi, e poi di grazia, perché saresti arrabbiato?” 
“Perché mi stai ignorando” risponde stizzito.
“Ma stiamo parlando”
“Non ora genio, mi stai ignorando in questi giorni, non fai altro che scrivere” prende la sedia sulla quale sono seduto, la gira, in modo da appoggiare lo schienale alla scrivania, come se fosse fatta di polistirolo (non mi abituerò mai alla sua forza) e si siede a cavalcioni su di me.
“Da quando hai iniziato quel dannatissimo libro non passiamo più tempo insieme…”
“Tesoro, lo sai che ho una scadenza, e poiché sono ovviamente un idiota mi sono ridotto a scrivere ora”
“Non m’interessa quanto tempo hai” si avvicina fino a far sfiorare i nostri nasi, gli occhi non più blu hanno assunto una sfumatura che, ormai, ho imparato a riconoscere.
“Cosa vuoi che faccia?” chiedo un po’ spazientito, sperando che non si accorga dell’erezione già abbastanza evidente che mi sta crescendo nei pantaloni. Ovviamente non c’è speranza che succeda. Si avvicina con le labbra al mio orecchio e sussurra “Facciamo sesso” l’aria calda emanata dal sospiro che gli esce dalle labbra sulla mia pelle mi fa definitivamente perdere il controllo. 
Inizio a baciargli il collo, mentre si abbarbica al mio petto sospirando. Ci alziamo senza nemmeno staccarci. Certo che la distanza tra lo studio e la camera da letto non mi è mai sembrata così lunga. Riusciamo ad arrivarci e ci buttiamo sul letto (praticamente lo spingo), e continuo il mio lavoro minuzioso sul suo collo. Nel frattempo inizio ad aprirgli la camicia. Ormai è totalmente sotto il mio controllo, lo riconosco dai suoni che emette.
"Bla-ah-ine.. ah.. Blaine"
"Mmmmh?"
"Do-oh-vresti... toglierti le... le scarpe" mi blocco e lo guardo interrogativo
"Mi stai dicendo di togliermi le scarpe mentre ci stiamo strusciando appassionatamente? Scherzi vero?"
Scuote il capo "No. Ho cambiato le lenzuola stamattina e non voglio sporcarle"
"Io non mi preoccuperei di sporcarle con le scarpe" le scalcio via e riprendo dove avevo abbandonato.
Continuo a sbottonargli la camicia finché non è del tutto aperta. Fortuna che a casa non indossa la tuta.
Risalgo il suo torace rilasciando una scia umida di baci fino ad arrivare ad un capezzolo, prima leccandolo e poi iniziando a morderlo, mentre con una mano slaccio la cintura dei pantaloni.
"Fai piano, è di Chanel" si lamenta
"Fottiti" e di tutta risposta la sfilo con foga e la lancio indietro.
Sbottono il primo bottone, lascio stare il capezzolo sentendo Kurt lamentarsi. Ridiscendo verso il basso ventre e gli mordicchio un fianco. Abbasso definitivamente i pantaloni, lasciandolo solo in boxer. Inizio a leccare il sottile strato dell' intimo. Kurt nel frattempo si sta contorcendo sotto di me.
"E' di tuo gradimento l'attenzione che ti sto dando ora?" chiedo fermandomi e guardandolo.
"Chiudi quel pertugio di stronzate che chiami bocca e torna a fare quello che stavi facendo"
"Agli ordini signore"
Sfilo l' ultimo impedimento che mi impedisce dal vederlo interamente e mi prendo qualche secondo per guardarlo.
Ha la testa gettata all' indietro, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. "Bla-ah-ine. Ti prego"
Non riesco a osservarlo mentre mi supplica così. Lo prendo in bocca e Kurt lancia un urlo. Inizio a fare su e giù prima lentamente, poi sempre più veloce. Mi fermo sulla punta succhiandola veemente. 
"Blaine. Sto- Blaine" mi tira leggermente i capelli.
Magari non è il caso di sporcare le lenzuola.Continuo finchè non raggiunge l' orgasmo, a quel punto ingoio tutto il liquido e mi stacco con un’ osceno pop.
Lo guardo: è rosso e sudato ed ansima pesantemente. Mi alzo e mi liscio la maglietta.
"Ti senti abbastanza considerato ora?" chiedo con un sorriso.
"Si. Dove vai?"
"Vado a scrivere" gli alzo entrambi i pollici in su.
"Sei proprio uno stronzo"
"Oh, che carino. ti amo anch'io"

 
Ordinarono, uno, un frullato con la panna e il triplo cioccolato, l’ altro, un cappuccino all’ aroma di cannella.

Seduti al tavolo, Blaine iniziò a sorridere come se fosse arrivato il Natale in anticipo. Fissava Kurt con estrema attenzione, rapito dai suoi occhi christallini.

Non aveva mai visto un ragazzo più bello, ed era tutto dire, perché lavorava per il giornale più famoso di tutta la nazione (c’era un bel via vai di figoni lì), ed i suoi genitori erano dei pezzi grossi (quindi conoscevano le famiglie più importanti di tutti gli Stati Uniti).

Il padre di Blaine era segretario della sicurezza interna, e la madre era una prestigiosa arredatrice d’ interni. Blaine di certo non proveniva da una famiglia povera, ma i soldi non gli avevano mai regalato la felicità, anzi era proprio il contrario. I genitori di Blaine non erano mai in casa (soprattutto il padre) e quando c’erano lo trattavano come se non ci fosse.

Nella caffetteria parlarono dei loro hobbies, delle loro vite e toccarono tutti gli argomenti che di solito si affrontano durante un appuntamento, solo che quello non lo era.

Verso le 8, Kurt andò in bagno per rispondere ad una chiamata importante. Tornato al tavolo mise 5 dollari sul tavolo

 “Scusami tantissimo Blaine, ma devo andare. È successo un casino al reparto accessori. Qualche idiota ha mischiato tutte le cinghie insieme, e dovrò passare la notte a dividerle. Mi dispiace davvero tantissimo” Blaine guardò i soldi sul tavolo non capendo. Aspetta. Voleva pagare lui?  “Oh, tranquillo, capisco… tieni” gli porse la banconota “No. Non posso farmi pagare il caffè da te” disse sorridendo timidamente “Ti ho chiesto io di venire qui per farti delle domande, il minimo che possa fare è almeno offrirti un paio di caffè. No?” Kurt riprese il denaro “Ma… alla fine non abbiamo parlato dell’ articolo”

“Già, vero… mi distraggo quando parlo con te. Avrai di sicuro un certo ascendente su di me. Chissà, forse in una vita passata eravamo molto amici” scherzò Blaine.

Kurt arrossì fino alla punta delle orecchie “A..allora ci risentiamo per l’ intervista, vero?” chiese timoroso “Ovvio. Mi serve per avere il Pulitzer, no? Una vita interessante come la tua non può di certo passare inosservata, giusto?” Kurt fece una risatina isterica poi si allontanò verso la porta, dopo averlo salutato, con un velo di tristezza sul viso.

Blaine in quel momento iniziò quasi a saltellare, tanto non riusciva a contenere la sua felicità.

Gli vibrò il cellulare. Un messaggio da Nick

Hey com’è andata al nostro cantante?
C’è qui il nostro adorato Wesley che è insopportabile, se mi chiede un’ altra volta notizie su di te giuro che lo uccido, quindi muoviti ad aggiornarci altrimenti ti ritroverai con un pianista in meno.
-N 

Sbuffò sonoramente. Quando avrebbero imparato quegli sclerati a farsi i fatti loro?!

Pagò il caffè e si affrettò di tornare al suo appartamento.

Ovviamente quando mise piede sul suo pianerottolo, cinque teste sorridenti sbucarono dalla porta, una più inquietante dell’ altra. Naturalmente i suoi migliori amici non si smentivano mai.

Bene. Passiamo alle presentazioni.

Due teste avevano il nome di Nick e Jeff.

Li conosceva da quando era piccolo.

Erano cresciuti nello stesso quartiere fino ai sedici anni, quando i genitori di Jeff (due figli dei fiori) avevano deciso, da un giorno all’ altro, di impacchettare tutta la loro roba, e i loro numerosi figli, e trasferirsi in Alabama, perché a detta loro ‘lì c’è più ispirazione’.

Certo, al povero Jeff era toccato andare a vivere in un posto che nemmeno conosceva, lontano dai propri amici ma, fortunatamente appena fatti 19 anni e terminato il liceo era ritornato a New York e ora divideva la casa con Blaine e Nick.

Quest’ultimo invece era sempre vissuto a New York. Aveva una famiglia meravigliosa, che Blaine considerava praticamente come suoi genitori.

Il ragazzo era cresciuto nella bambagia: si era sempre iscritto in scuole private di altissimo livello, era andato a studiare alla NYU e due anni dopo si sarebbe laureato in medicina avanzata. Non c’era bisogno di dire, inoltre, che Nick Duvall era un genio. E non uno di quei geni incompresi e leggermente spostati, no Nick era un vero geniaccio. Sapeva fare tutto, dall’ amputare un femore all’ aggiustare un computer.

Facciamo un passo indietro: Jeff Sterling era un ragazzo di origini canadesi, molto alto e molto biondo (ossigenato). Gentile, troppo gentile, forse anche un po’ tonto ma era veramente adorabile. Aveva smesso di studiare proprio quell’anno (i suoi genitori non approvavano che andasse all’ università, era già tanto se aveva fatto una triennale), si era laureato in archeologia, ed aveva trovato un lavoro al museo di storia naturale.

Passiamo alle altre tre teste affacciate alla porta. Fortunatamente quegli altri scellerati non abitavano nello stesso appartamento di Blaine, ma soltanto in quello affianco.

Il primo era David Thompson. Un ragazzo afroamericano di umili provenienze. I genitori avevano un piccolo ristorante ad Harlem, ma avevano sempre risparmiato il più possibile per dare a David un’istruzione decente. Fortunatamente il ragazzo aveva un ottimo spirito di adattamento e appena finito il liceo si era messo a fare vari lavoretti part-time per poter continuare gli studi, infatti quello era il quarto anno che studiava giurisprudenza. David era un ragazzo molto calmo e diplomatico, forse anche un po’ troppo, infatti era sempre preda degli scherzi di quei due folli di Jeff e Nick.

Wesley Montgomery era totalmente il contrario dell’ amico di colore. Era impulsivo, chiacchierone e soprattutto molto pettegolo. Il suo motto era “se è successo allora IO posso saperlo”. A dispetto di queste caratteristiche piuttosto indisponenti l’ orientale era un adorabile simpaticone. Era un ragazzo dolcissimo e sempre disposto a dare una mano ai suoi amici. Anche i genitori di Wes avevano parecchi soldi, erano i proprietari di una qualche catena di supermercati sparsi in tutti gli Stati Uniti.

Ora arriviamo alla vera dinamo del gruppo. Thaddeus Harwood, in arte Thad, come spesso adorava ricordare, era totalmente ed incondizionatamente… pazzo. Non per una vera e propria malattia mentale, no. Solo non riusciva ad avere mezze misure quando cercava di fare o dire qualcosa. Era molto diretto ed era totalmente privo di tatto, inoltre aveva la meravigliosa e straordinaria caratteristica di essere uno spaccone. Era ricco. Non come gli altri. Lui era veramente ricco. Era parente di qualche tipo di miliardario che abitava in America. Non parlava mai molto della sua vita, ma compensava con tutte le stronzate che vomitava dal cavo orale ogni giorno.
 

Quei cinque ragazzi stravaganti, erano, in fin dei conti, i migliori amici di Blaine. Avevano legato così tanto soprattutto grazie all’ amore per la musica ed i supereroi.

Avevano da tempo formato una band, e spesso si esibivano in qualche locale a Brooklyn, che la maggior parte delle volte, era pieno di alcolizzati e fattoni. Ma a loro non importava. Facevano quello che amavano ed a loro andava più che bene così.
 

“Bene, ha ancora i capelli stuccati, non è successo nulla, falso allarme possiamo tornare ad ignorarlo”

“Ma sei scemo o cosa? È normale che non abbiano fatto nulla, sono al primo appuntamento. Di solito ci si concede al terzo. Giusto Wes?”

“Naa… secondo me deve passare almeno un mese”

“WES, ma sei pazzo? Se passa un mese quello si stanca e cerca altro”

Bene. Thad, Nick, Wes e Jeff erano già partiti in quarta, e Blaine non aveva ancora messo un piede in casa.

Fortuna che David era relativamente normale.

Il ragazzo di colore cercò di liberarsi dall’ ingorgo che si era formato sulla porta, si avvicinò a Blaine, gli mise un braccio intorno alle spalle e lo
condusse nell’ appartamento di fronte, il suo.

“Allora, com’ è andata?”

“Che devo dirti David? Non mi fila di striscio.”

“Si invece che ti fila, e direi anche tanto…” Nick era riuscito ad evitare la rissa che stava per avvenire appena fuori dalla porta tra gli altri tre.

“Sentiamo, tu come fai a dirlo?” rispose leggermente stizzito Blaine.

“Non so se te ne sei accorto, ma sicuramente vista la tua tontaggine non ti accorgeresti nemmeno se ti passasse davanti un T-Rex, ma il piccolo stilista l’ altra sera ti mangiava con gli occhi”

“Sarà, ma poco fa mi ha liquidato come se niente fosse” disse Blaine chinando la testa verso il basso.

“Almeno avete parlato dell’ articolo?” chiese David. Blaine scosse la testa, ma poi preso da un’ illuminazione improvvisa (non si sa da quale cervello visto che non ne aveva)

“In realtà ha detto, e cito testualmente ‘ci risentiamo per l’ intervista, vero?’ ”

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH” urlò Nick puntandogli il dito contro.

Entrambi fecero un salto indietro spaventati dal rumore inaspettato. “Merda Nick, hai per caso trovato una qualche sostanza strana nel cassetto di
Thad? O vuoi davvero ucciderci con i tuoi ultrasuoni?” chiese David togliendosi le mani dalle orecchie.

“No. Volevo solo farti notare che, Blaine è più stupido di quanto ipotizzassimo” guardò l’amico

“Amico, ti ha praticamente chiesto di uscire, e ancora tu temporeggi?” disse poi rivolto al ragazzo più basso.

“Dici davvero?” chiese quest’ ultimo con un tono di speranza nella voce.

“No, ne sono sicuro” anche David annuì concordante con Nick.

“Allora cosa devo fare?” domandò Blaine con un cipiglio di panico nella voce.

“David ti prego, uccidilo. Pensavamo che senza il nostro intervento sareste almeno riusciti a farlo ragionare!” disse Jeff, comparendo da dietro la porta insieme a Wes e Thad. “Abbiamo origliato” rispose Wes ad un’ occhiata interrogativa lanciata da Nick

“Speravamo in una risurrezione dei neuroni di Anderson, ma a quanto pare nella sua testa c’è veramente solo polvere” scherzò Thad.

“Beh, che aspetti? Chiamalo e mettetevi d’ accordo su dove vedervi, no?” disse il biondino.

“Ma… non posso” rispose Blaine sedendosi sul divano e tenendosi la testa con le mani.

“Saresti così gentile da dirci il perché genio?” Wes marcò particolarmente quest’ ultima parola.

“Non posso perché…” continuò Blaine con un sussurro.

“Di grazia, fa che sia udibile anche da noi poveri mortali” infierì Thad

“NON POSSO PERCHE’ MI VERGOGNO. OK? Mi vergogno di chiamare Kurt, l’ altra volta Nick ha dovuto fregarmi il telefono per mandargli quel messaggio”

Si sarebbe aspettato di tutto. Anche che lo prendessero a sprangate, ma non che tutti e cinque i ragazzi scoppiassero a ridere, quasi sincronicamente.

Addirittura Wes cadde, sopraffatto dalle risate, e si aggrappò a Jeff, facendo capitombolare rovinosamente entrambi sulla moquette dell’ asiatico.

Blaine li guardò scioccato “Che amici stronzi, grazie. Davvero, grazie tante” e si portò le ginocchia al petto affondandoci la testa.

“Okay, okay. Scusa” disse David riprendendosi dallo scoppio di ilarità generale.

“Perché non provi a scrivere qualcosa su un foglio così ti prepari e lo chiami. Al limite se non te la senti puoi sempre staccare e scusarti dicendo poi che è caduta la linea”

“Oh. Va bene. Si. Hai ragione”
 

Dopo aver provato per circa due ore, nelle quali chiunque avrebbe rinchiuso Blaine in un centro di cura intensiva, perché non si poteva essere veramente così stupidi, erano finalmente riusciti a buttare giù un paio di pagine con su scritte tutte le varie ipotesi per una conversazione più o meno decente.

Thad prese il telefono di Blaine, dopo averlo cercato per circa mezz’ ora, perché il riccio l’aveva dimenticato scarico, compose il numero al suo posto e glielo passò.

Questo con le mani tremanti guardò gli amici che, all’ unisono, annuirono per fargli coraggio.

“Bene. Posso farcela”

Fece partire la chiamata mettendo il vivavoce.

Uno squillo.

“Basta stacco. Non ci riesco”

“NO” gridarono tutti contemporaneamente.

Due squilli.

“Ragazzi non ci riesco. Veramente. Non ce la faccio”

Thad gli prese il telefono dalle mani e lo poggiò sul tavolo di fronte a lui, mentre Nick e Jeff lo bloccavano alla sedia.

Tre squilli. Ancora niente.

Quattro squilli.

Blaine stava per piangere. I ragazzi non lo avrebbero potuto tenere incollato lì ancora per molto.

Cinque squilli. “Pronto sono Kurt Hummel”

Tutti trattennero il respiro. David che aveva ancora un minimo di raziocinio fece segno a Blaine di parlare. Il ragazzo terrorizzato iniziò a balbettare,
ma dall’ altro capo del telefono la voce continuò “scusa ma ora sono impegnato, o non posso rispondere, lascia un messaggio dopo il beep”

“Cazzo… grazie al cielo è la segreteria. Presto Wes, prendi gli appunti che abbiamo preparato” il ragazzo orientale li passò a David che li mise davanti al ragazzo ancora immobilizzato alla sedia

“Ciao Kurt, sono Blaine” guardò i ragazzi che lo incoraggiarono a continuare con una sorriso “Volevo sapere se ti andrebbe di vederci un’ altra volta sempre per quell’ intervista. Va bene? Fammi sapere quando senti il messaggio. Ciao” a quel punto Thad concluse la chiamata.

“Ed io ho sprecato delle ore preziose per fare questa stronzata invece di andare a rimorchiare qualche ragazza facile in un bar?”

“Ti prego Thad, nessuno vuole che tu rimorchi più una ragazza facile in un bar. Nella mia stanza ho ancora i segni dell’ ultima volta” dichiarò il ragazzo di colore.

“Ma dai, ti lamenti di qualche scritta qui e lì, non ti piace leggerle ogni tanto nelle tue sere di solitudine?” ammiccò Thad.

“Wes ma quand’è che ce ne libereremo? Inizio seriamente a non sopportarlo più”

Poi rivolto agli altri due (perché Blaine era in uno stato di ebetismo totale) “Perché non ve lo prendete voi? Ve lo cediamo al posto di Anderson, che sicuramente non è facile da sopportare nemmeno lui”

Nick scosse la testa e Jeff rispose “Guarda David, preferisco di gran lunga un’ ameba ad un pazzo omicida”

Scoppiarono tutti a ridere tranne Thad che cercava ovviamente di sembrare risentito, ma senza successo, e Blaine, che era in uno stato di coma dal quale non l’avrebbe smosso nemmeno Katy Perry in persona.



Spazzietto di Ema

Okay, fa completamente schifo, ma almeno sono arrivati i miei amatissimi Warblers <3
Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno recensito e messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate C=
Nel prossimo capitolo succederà un putiferio xD

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Time for Miracles ***


Time For Miracles

 


 
 

Each every morning I get up and I die a little
Can barely  stand on my feet
Take a look in the mirror and cry
(Somebody to Love – Queen)

 
 
 

 

Due giorni dopo quell’ assurda chiamata, da parte di Blaine a Kurt, alla quale quest’ ultimo non aveva ancora risposto, il riccio era diventato davvero depresso.

Ciondolava in casa come uno zombie. E non  c’era verso di tirarlo su di morale.

Nemmeno lo scherzo che Nick e Jeff avevano tirato a David lasciandolo in mutande nell’ androne del palazzo lo aveva rallegrato.

I suoi amici non sapevano più cosa fare. Non potevano continuare a vederlo vegetare sul divano, mentre consumava quantità industriali di gelato alla panna.

Così, la mattina del terzo giorno di inerzia lo avevano preso di peso e buttato, con il pigiama, nella vasca da bagno riempita con acqua fredda e qualche cubetto di ghiaccio, aggiunto dall’ intervento tempestivo (inutile) di Thad.

Blaine si era risvegliato dal suo coma dato dall’ assenza di Kurt, e gli aveva riversato addosso alcuni dei peggiori insulti che collezionava nel suo repertorio, poi indispettito li aveva cacciati dal bagno e si era deciso a farsi una doccia calda.

 
“Ragazzi, secondo voi ha deciso di annegarsi?” chiese Jeff dopo due ore e 43 minuti che Blaine era sotto l’ acqua.

“Non credo sia possibile annegarsi in una doccia, e poi sta cantando, non lo senti?” a quel punto tutti tesero l’ orecchio in direzione del bagno.
 
Dopo un’ altra ora, durante la quale le avevano provate tutte per allontanare la noia, avevano addirittura iniziato a giocare al gioco dello stop, un Blaine piuttosto triste era uscito dalla porta del bagno con i capelli tutti arruffati e bagnati guardando ancora il cellulare piuttosto sconsolato.

“Basta mi sono rotto” se ne uscì Thad “Usciamo”

“E dove vorresti andare, di grazia, genio?” chiese Wes abbastanza insonnolito.

“A provare. È da una settimana che non ci esercitiamo un po’, e non se ne parla di farlo qui, l’ ultima volta che ho suonato la batteria in camera mia, la vicina è salita brandendo un mestolo”  disse con ovvietà.

“Io ci sto. Blaine?” chiese Nick.

L’ interpellato, con un sorriso piuttosto forzato, fece un cenno di assenso con il capo e prese la giacca.
 

Si ritrovarono nel solito vicolo sotto casa in cui abitualmente provavano. Ovviamente si erano tutti portati gli strumenti eccetto Thad che si ostinava a fingere di suonare una batteria invisibile con le bacchette, ma tralasciando questo piccolo particolare, iniziarono seriamente a darci dentro con la musica.

Partì per primo Wes con la tastiera, iniziò con note dolci, sfiorando i tasti, quasi non volesse disturbare quell’ attimo di quiete che si era appena creato, fu seguito subito dopo dalle note profonde del basso di Jeff.

Nick cominciò a cantare piano, sottovoce, accompagnando quella meravigliosa melodia che si era venuta a creare.
 

Start spreading the news, I'm leaving today
I wanna be a part of it, New York, New York.
These vagabond shoes are longing to stray
and step around the heart of it, New York, New York
I wanna wake up in the city, that doesn't sleep,
to find I'm king of the hill, top of the heap.

 
Nick smise di cantare, lasciando il posto alla tastiera ed alla batteria di Thad, improvvisata con il cassonetto dei rifiuti, mentre Blaine iniziava la sua parte.
 

My little town blues are melting away
I'll make a brand new start of it, in old New York
if I can make it there, I'd make it anywhere
it's up to you, New York, New York

 
Iniziarono a cantare entrambi, forse muovendosi un po’ troppo teatralmente per trovarsi in un vicolo.
 

New York, New York
I wanna wake up, in the city that doesn't sleep,
to find I'm king of the hill, head of the list
cream of the crop at the top of the heap
My little…
My little town blues are melting away
I'll make a brand new start of it, in old New York
if I can make it there, I'd make it anywhere
it's up to you, New York, New York
Start spreading the news, I'm leaving today
I wanna be a part of it, New York, New York.
These vagabond shoes are longing to stray
and step around the heart of it, New York, New York
I wanna wake up in the city, that doesn't sleep,
to find I'm king of the hill, top of the heap.

 
Arrivati alla strofa finale però successe qualcosa di inaspettato.
 

New York, New York
I wanna wake up, in the city that doesn't sleep,
to find I'm king of the hill, head of the list
cream of the crop at the top of the heap
My little…

 
“CAZZO”

Tutti smisero di suonare o cantare, e si voltarono verso il batterista visionario che, con una mano si teneva stretto il cavallo dei pantaloni e con  un’ espressione dolorante e furiosa guardava l’ altra, con la quale stringeva un piccolo canarino che cercava disperatamente di scappare dalla morsa del batterista.

“Thad, dai. Lascialo, povero piccolo, non vedi che è terrorizzato?” disse David, guardando rassegnato l’ amico.

“No. Questo stramaledetto uccello mi ha preso in pieno le palle, e deve pagare”

Si crearono un paio di istanti di silenzio, poi una cascata di risate riempì il vicolo, persino Blaine si unì all’ ilarità generale.

“Non sapevo che avessi cambiato squadra, Thaddy” disse Wes tra una risata e l’ altra.

“Vaffanculo. Voi ci scherzate, ma fa male…” Nick  sghignazzò e andò a poggiare una mano sulla spalla del malcapitato “Dai lascialo andare, non puoi uccidere un canarino a New York, sarà sicuramente di qualcuno”

Non fece in tempo a finire la frase che, altri cinque uccellini gialli piombarono nel vicolo ed iniziarono a beccare e graffiare i ragazzi all‘ impazzata, tanto che per non essere accecati furono costretti a recuperare le loro cose e scappare in casa.

Si rifugiarono nell‘ androne tirando un sospiro di sollievo. “Beh, ora le abbiamo viste proprio tutte” esordì Nick.

“Già” concordò Wes “Chi può andare in giro raccontando di essere stati assaliti da uno stormo di canarini impazziti per le strade di New York?”

“La maledizione dei canarini mannari, potrebbero farci un film” disse Jeff e, a quell’ affermazione scoppiò una risata generale.
 

Il lunedì pomeriggio di solito tutti erano fuori casa, a parte Wes che di lunedì non aveva mai lezioni, quindi rimaneva a casa, si metteva davanti al computer e passava tre ore davanti allo schermo a giocare a World of Warcraft, ovviamente con le cuffie sparate al massimo. Quel pomeriggio infatti non fu diverso, tranne che per una cosa: Blaine quella mattina aveva dimenticato il cellulare lì, e in quel momento stava squillando ininterrottamente.

 
Più tardi quella stessa sera…

“Ragazzi, che si mangia?” chiese un Jeff piuttosto affamato ai suoi coinquilini. “Non so. Chiedi a Wes, è lui quello che cucina” rispose Nick.

Ormai per loro era un’ abitudine mangiare insieme sia a pranzo, quando non erano a studiare, sia a cena. A volte, poiché a casa del bassista fare la spesa era un optional, Nick, Blaine e Jeff la mattina si autoinvitavano nella casa di fronte a fare colazione.

“Vado io” disse Blaine alzandosi. Quel pomeriggio si era un po’ ripreso dal suo periodo di depressione.

“Prendi” urlò Thad non appena questo entrò in casa, lanciandogli una tovaglia da tavola. Blaine fortunatamente aveva i riflessi pronti, la prese e andò a sistemarla sul tavolo, iniziando ad apparecchiare.

Un quarto d’ ora dopo erano tutti davanti al forno, cercando di cogliere l’ odore del pollo arrosto che Wes stava cucinando.

“Nick, hai preso il mio cellulare?” domandò Blaine. “Al volo” fece Thad ripetendo il lancio di poco prima, però con il telefono del ragazzo, poiché evidentemente aveva deciso di fare il giocoliere con gli oggetti che trovava per casa.

“L’avevi dimenticato qui” spiegò David.

“Grazie” disse Blaine con un sorriso.

Accese lo schermo e per poco non lanciò un urlo. C’ erano sette chiamate perse di Kurt.

“ODDIO” tutti lo guardarono con un’ espressione interrogativa per qualche secondo, poi Nick si decise a sfilare il cellulare dalle mani del riccio, visto che, nel frattempo non dava segni di vita.

“Oh, guardate, l’ ha chiamato Kurt” disse il ragazzo, facendo un sorriso di scherno, per poi rivolgersi a Blaine ed ammiccare “Il nostro rubacuori ha fatto centro”

“No… smettila… dammelo… io… dammelo” Blaine iniziò a saltellare, e dopo vari tentativi (Nick aveva solo allungato il braccio verso l’ alto), riuscì a riappropriarsi del telefono ed uscì  dall’ appartamento per rintanarsi nel suo.

Una volta a casa iniziò a misurare la stanza a grandi falcate, si sedette  ed iniziò a dondolarsi sul divano con le gambe al petto, un po’ come uno psicotico.

Basta. Prese il cellulare e lo chiamò.
 
“Blaine, ciao”

“Ciao Kurt” rimasero in silenzio per qualche secondo.

“Beh, ho trovato il tuo messaggio oggi pomeriggio ed ho provato a chiamarti, ma non c’ eri”

La discussione si faceva sempre più imbarazzante…

“Si. Ero fuori, con i miei coinquilini… scusa, non l’ho sentito, l’ ho lascito da David, e poi Thad si è messo a parlare di come volesse fare paracadutismo, e io…”

“Blaine, calmo, primo, non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando, secondo, ti ho chiamato per sapere se domani alle sette hai impegni”

Kurt gli stava chiedendo se aveva impegni. Oddio. Kurt l’ aveva appena invitato ad uscire.

“sicertosonolibero” rispose così veloce che Kurt impiegò qualche secondo per capire cosa stava dicendo.

“O-okay, allora ci vediamo sempre allo Starbucks sulla 14ª?

“Si, perfetto, ci vediamo domani”

“A domani allora. Ciao” e riattaccò.

 

Blaine tornò nell’ altra casa con un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’ altro.

“Beeeene. Vedo che hai combinato qualcosa finalmente” disse Wes guardando Blaine che sembrava avere gli occhi a cuoricino.

“Mi ha chiesto di uscire. Domani” disse sorridendo “Non è stupendo?” chiese.

“Beh, se ti riferisci a lui, non so, ho altri gusti, ma se parli del fatto che, finalmente hai qualcun’ altro da ammorbare, si. Lo ritengo stupendo” disse Thad con un’ aria di superiorità. “Senti chi parla” rispose Blaine “Quello che…” s’ interruppe “Jeff stai bene?” domandò guardando il biondino “Eh? Si… sono un po’ stanco” rispose
quest’ ultimo.

Aveva la fronte imperlata di sudore, tremava ed a stento si reggeva in piedi.

“Sicuro? Non hai una bella cera…” aggiunse Nick, con una nota di preoccupazione nella voce. “Si, vi giuro sto benissimo, ho solo bisogno di sedermi un-” non finì nemmeno la frase che svenne, fortunatamente l’ intervento tempestivo di Wes gli evitò di cadere sul pavimento.

Lo trasportarono fino al suo letto. Non avevano la più pallida idea di cosa fare. Fortuna che Nick studiava medicina, altrimenti sarebbero stati spacciati.

“Blaine togligli le scarpe e vammi a prendere del ghiaccio, ha la fronte che scotta” disse il ragazzo.

“Ma come fai a farglielo mangiare? È svenuto” rispose l’ altro. “Ah. Ma allora è proprio vero che sei stupido. Sbrigati e vammi a prendere del ghiaccio e degli strofinacci” Blaine tornò con quanto richiesto e si sedette ai piedi del letto guardando Nick che cercava di far abbassare la temperatura all’ amico.

Dopo qualche cambio di pezza, che erano ormai bagnate, Jeff sembrò riprendere conoscenza, si mosse un po’ sul letto.

“Jeffy? Hey Jeffy, mi senti?” disse Nick, mentre gli accarezzava i capelli “Nick” rantolò Jeff aprendo un po’ gli occhi nocciola e guardando il ragazzo che si stava prendendo cura di lui, per poi ripiombare nell’ incoscienza. Blaine decise di lasciarlo nelle ottime mani dell’ amico ed andare ad informare gli altri tre.
 



Il mattino dopo, nel soggiorno di Blaine, verso le otto, un ragazzo alto e biondo vide quattro corpi che dormivano scompostamente. Blaine e Thad dividevano lo stesso divano, o meglio, Thad dormiva sul divano, Blaine era abbarbicato sul bracciolo con la testa penzoloni, mentre nell’ altro, c’ erano Wes e David.

Aveva invece trovato Nick abbandonato sul tappeto della sua stanza e, quando era sceso dal letto ci era quasi finito sopra. Non potendolo vedere così conciato gli aveva alzato la testa quel tanto che bastava ad infilarci sotto un cuscino e l’ aveva avvolto in una coperta di pile.

Andò in cucina per bere un sorso di latte. In totale silenzio prese un bicchiere dall‘ armadio, aprì il frigo, si versò il latte, andò a posare lo scatolo in frigo e appena chiuse lo sportello “AAAH” si ritrovò davanti un Nick piuttosto seccato che lo guardava con un espressione fin troppo severa per essere il suo migliore amico. “Nick.

Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai sveglio a quest’ ora, è presto”

“Tu” disse il più basso puntandogli un dito sul petto “Io?” chiese Jeff interrogativo “Si, tu. Tu… tu… sei.. aaah… ma che diavolo ti salta in mente di alzarti così, come se niente fosse, dopo quello che ci hai fatto passare, tornatene subito a letto” sbraitò in direzione del biondo “Calma, Nick. Sto benissimo. Guarda sono in perfetta
salute” disse. A quel puntò Nick sembrò riprendere a respirare regolarmente
“Ma comunque, che è successo, perché dormivi sul pavimento?” l’ altro lo guardò
sbigottito “Non… non ti ricordi nulla?” il più alto scosse la testa.

“Ma… ieri sera, ti sei sentito male e sei svenuto. Avevi la febbre forte. Io e Blaine ti abbiamo trascinato qui. Sicuro di stare bene?”

“Mai stato meglio” rispose il ragazzo con un sorrisone. “Mi dispiace che tu abbia dormito per terra, potevi tornartene in camere tua” disse abbassando lo sguardo “Non ti avrei mai lasciato solo in quelle condizioni” a quel punto il biondo rivolse gli occhi scuri in quelli dorati del cantante. Ci fu un momento di silenzio, carico di tensione…

“Hey, ragazzi. Jeff. Cazzo amico, ieri ci hai fatto prendere un bello spavento” disse Thad entrando in cucina. I due distolsero immediatamente lo sguardo notevolmente imbarazzati, ma lui non se ne accorse minimamente “Jeff, come ti senti?” chiese Wes che invase la cucina a sua volta, seguito da David e da un Blaine piuttosto dolorante.

“Non mi sono mai sentito meglio” disse il ragazzo sorridendo. Tutti lo guardarono come lo aveva guardato Nick pochi istanti prima “Ma sei pazzo? Eri nel limbo tra la vita e la morte ed ora ci stai dicendo che è tutto apposto? Tu hai problemi, seri problemi” disse Thad spazientito.

“Vi dico che sto bene” disse sedendosi, i ragazzi sembrarono tutti calmarsi un po’ “Non so cosa mi sia preso ieri, tra l’ altro non me lo ricordo nemmeno, ma ora sto...
E adesso che c’è?” chiese, perché tutti, anche Nick, lo stavano guardando come se fosse un mostro mutaforma “Su ragazzi, mi fate paura”

“J-Jeff, non so se- se te ne sei a-accorto, ma tu stai levitando” balbettò Nick.

“Cosa? Ma non prendetemi in giro, vabbè che sono svenuto, ma non sono poi così scemo” disse il biondo un po’ inquieto. “No, Jeff. Guarda” disse Wes indicandolo.

Jeff guardò verso il basso “AAAAH. ODDIO. VOGLIO SCENDERE. AIUTO” stava proprio levitando. Era a qualche centimetro di distanza dalla sedia e rimaneva sospeso lì, senza sapere cosa fare. Guardò i suoi amici uno per uno, poi una mano gli si posò sulla spalla, quella di Nick, e si rilassò, riuscendo così a tornare a terra.

“Oddio, Jeff. Come hai fatto? È una figata. Ti prego dimmelo” lo implorò Wes effettivamente su di giri.

“Ragazzi, io non ho fatto proprio nulla. Non me ne ero nemmeno accorto”

“Beh, questo è ovvio” disse David rivolto a Nick, visto che gli altri tre esaltati erano intorno a Jeff, come delle adolescenti impazzite, ci mancava solo che gli chiedessero l’ autografo.

“Che ne pensi? Potrebbe essere stata la febbre di ieri?” chiese a Nick. Questo scosse la testa “No, era solo una febbre, un po’ strana e improvvisa, ma comunque solo febbre” disse con aria pensierosa.

“Già… però per me questa cosa non ha senso non l’ ha mai fatto e poi-“

“Basta devi dirmi come hai fatto non ci sto… oddio” mentre parlava Thad aveva iniziato a battere un pugno sul tavolo ed, alla terza volta, aveva lasciato il segno.

“Thad? Ci hai rotto il tavolo” disse Blaine con il tono assente e lo sguardo verso il pezzo di legno che giaceva sul pavimento.

“Sei capace di rifarlo?” chiese Wes molto incuriosito “Non so, fatemi provare con qualche altra cosa” si girò verso Blaine “Non con me, ti prego” lo supplico il ragazzo

“No, idiota. Dammi qualcosa da rompere” Blaine si guardò intorno e prese un bruttissimo soprammobile di Jeff che non aveva una forma ben definita “No, quello me l’ hanno regalato i miei” si lamentò “Fidati, è meglio se viene sacrificato così” disse Blaine e lo passò a Thad che se lo mise nel palmo e, con una leggera pressione,
lo fece diventare polvere.

“Wow… Thad sei super forte” disse Nick. Tutti improvvisamente si tapparono le orecchie “Oddio, Nick” disse David una volta accertatosi che avesse la bocca serrata

“VUOI FARCI DIVENTARE TUTTI SORDI?!”

“Scu-scusate. Non so come ci sono riuscito, non volevo urlare tanto…” disse.

“Beh, almeno siamo sicuri di sentirci ancora” disse Wes.

“Oh, cazzo” urlò Thad facendo un salto indietro “Wes, do-dove sei?”

“Sono qui, perché? Dove dovrei-oh miseriaccia” già, perché aveva alzato una mano per sventolarla davanti al viso di Thad ma aveva visto solo una manica vuota

“Ragazzi. Che- che mi sta succedendo?” iniziò ad indietreggiare terrorizzato, certo, come se si potesse scappare da se stessi, e per sbaglio urtò il bicchiere pieno di latte di Jeff.

Prima che questo potesse infrangersi a terra, David, che si trovava dalla parte opposta della stanza, lo aveva afferrato con un movimento fulmineo. “Woah, sei veloce, David” fece notare Jeff. “Già…” rispose il ragazzo di colore.

“Beh, che figo, avete tutti dei super poteri tranne me” constatò Blaine.




Spazietto di Ema

Okay, sono riuscita a finirlo in tempo... C=

Comunque... cosa c'è da dire?... Trovo questo capitolo totalmente nonsense.... e credo anche che faccia leggermente (per non dire troppa) pena....
Grazie a chiunque abbia letto questa storia e a chi l'ha messa tra preferite/seguite/ricordate 
La canzone é New York New York presa dall'omonimo musical C=
un beso Ema <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. If I Had You ***


  If I Had You

 
 
 
 

Every time I look at you
My heart is jumpin, what can I do?
You drive me crazy
(Britney Spears – Drive me crazy)

 
 
 

 

Quella mattina erano tutti leggermente scioccati. Nemmeno sei ore prima avevano dato uno di loro per morto e ora, si ritrovavano ad avere dei super poteri.

Beh, in effetti era parecchio strano. Se non contiamo il fatto che Blaine non aveva subito nessun tipo di cambiamento, e quindi era depresso, poiché non poteva far parte del club dei pazzi, che erano i suoi amici. In quel momento la situazione stava davvero iniziando a degenerare.

Thad aveva incominciato a distruggere almeno un oggetto su due che trovava per la casa, Wes era sempre più terrorizzato perché non riusciva a tornare visibile, Jeff per quanto ci provasse non era ancora stato capace di volare di nuovo, e per lo sforzo di sollevarsi da terra gli era uscito il sangue dal naso. Anche David era parecchio esaltato, correva alla velocità della luce per tutta la stanza.

Solo Nick sembrava abbastanza calmo. Non aveva ancora parlato per paura di rompere i timpani a qualcuno “FERMI” però quando ci voleva ci voleva. Tutti si bloccarono per mettersi le mani sulle orecchie “Bene” continuò Nick, con tono normale “Ora ascoltatemi tutti. È successo qualcosa-”

“Ma va? Sai non ce n’ eravamo accorti” lo interruppe Thad sarcastico. “Si, grazie Thad per il tuo utile intervento. Allora, ci è successo qualcosa, e ora dobbiamo capire se è una cosa che possiamo” li guardò uno per uno “O riusciamo a gestire”

Incrociò le braccia al petto “Punto primo. Wes, vai a bere un po’ d’ acqua” disse rivolto all’ asiatico che prese un bicchiere “Ho imparato, leggendo fumetti, che, in questi casi, la percezione del proprio corpo si acquisisce mangiando o bevendo, perché in questo modo, si riesce ad acquisire un senso di solidità” infatti appena Wes bevve iniziò a tornare lentamente visibile “Visto a cosa serve leggere fumetti?” disse Nick con un sorriso soddisfatto sul volto.

“Tanto continuerò a chiamarti nerd comunque” ribadì Thad facendogli la linguaccia “Molto maturo, Harwood, davvero, davvero maturo” lo rimbeccò Nick.

“Ok, calma ragazzi, non aiutate così” esordì Blaine risvegliandosi dal suo stato catatonico “Il vero problema è: cosa avete fatto che non includesse anche me”
“Certo, perché ti senti inferiore a me, tu che sei rimasto uguale a prima” disse Thad pavoneggiandosi non poco “Fidati, non mi sentirei inferiore a te nemmeno se fossi uno scorfano, e poi intendevo che, visto che siamo stati tutto il giorno insieme, cosa avete fatto senza di me, così capiremo come vi è successo… questo”
disse indicandoli con la mano.

“Oh mio dio. Anderson, hai appena avuto un’ idea. Che cosa meravigliosa, dovremmo ringraziare Kurt che gli avrà dato il dono del pensiero” lo prese in giro Wes “ed anche qualche altra cosa” continuò con un mormorio Jeff “Guarda che ti ho sentito” sbuffò il riccio con un tono seccato.

“Comunque, ritornando al discorso” fece David “Non saprei. Potrebbe essere stato quando sei andato a parlare al telefono con Kurt, ma lo ritengo impossibile.
È stato per una decina di minuti” il ragazzo di colore iniziò a camminare per la stanza sfregandosi l’ indice sul naso pensieroso “In effetti ripensandoci, siamo stati tutto il giorno insieme…”

“Pensateci bene, non vi ricordate qualcosa di strano?” lo interruppe Jeff alzandosi in piedi di scatto e guardando gli amici che scuotevano la testa “Suvvia, ragazzi. Non è stata una coincidenza. Non può essere stata una coincidenza” era un po’ troppo felice ed aveva una luce strana negli occhi.

“Va bene che Sterling ha avuto un illuminazione, ma io non ci sto capendo nulla” disse Thad sarcastico. Ad un tratto anche Nick sembrò illuminarsi “Grande, Jeff sei un genio. Vi ricordate i canarini? Pensateci, non è possibile vedere un canarino nel bel mezzo di New York che si fa una passeggiata, figuratevi sei. Devono essere stati per forza quelli, non c’è altra spiegazione logica”

Tutti lo guardarono stupito, ma con una nuova consapevolezza “Ma non è possibile” e ti pareva “E allora io? Perché non ho niente? Hanno beccato anche me” disse Blaine molto, troppo perplesso. “che ne sai, magari quegli uccellacci hanno fatto in modo che diventassi più intelligente. No, scusa se ti ho illuso, per quello ci vorrebbe un miracolo” lo prese in giro Thad.

Blaine roteò gli occhi ma non rispose, si limitò a sedersi con le braccia incrociate al petto.

“Cazzo sono in ritardo” sbottò Wes guardando l‘orologio della cucina. Tutti gli rivolsero uno sguardo scioccato “Che c’è? Ho l’ esame di filologia germanica. Non posso saltarlo, è un mese che studio” cercò di scusarsi.

“Wes ha ragione” fece David “Anche io devo andare. Facciamo così: comportiamoci come se niente fosse, limitiamoci a stare in giro il meno possibile, stasera ne riparliamo più tranquillamente” detto ciò lui Thad e Wes ritornarono nel loro appartamento. Blaine e gli altri due rimasero ancora in cucina, un po’ frastornati. Fu Jeff quello che si riscosse per primo “Beh, devo andarmi a preparare” e così dicendo andò in camera seguito dagli altri due.


 

“Hey, Nick, ti accompagno io?” urlò Jeff dalla sua stanza “Mh… okay-rispose l’altro- Però allora muoviti, sono già in ritardo” il biondo sbuffò sonoramente e si sbrigò ad infilarsi l’ uniforme del museo.

Una volta in macchina entrambi iniziarono a scherzare come sempre, facendo battutine

“Comunque è stato molto carino da parte tua” disse ad un tratto Jeff. Nick lo guardò stranito “Cosa?”

“Beh, sei rimasto al mio capezzale in punto di morte, volevo… beh, volevo ringraziarti” disse il biondo parecchio imbarazzato “Esagerato” sorrise l’ altro “E poi te l’ho già detto, non ti avrei mai lasciato così, sei il mio migliore amico” continuò Nick mettendo una mano su quella dell’ altro appoggiata sul cambio, il quale si irrigidì notevolmente.

Jeff fermò la macchina per far scendere l’ amico che si appoggiò al finestrino aperto “Quando finisci il turno andiamo a pranzo? Voglio provare quel take-away” disse Nick indicando un locale dalla parte opposta al veicolo “Si può fare… oggi mi toccano i marmocchi, credo di farcela per le 2” rispose Jeff “Okay, allora ti faccio l’ incontro. Ci vediamo più tardi” disse il moro andandosene.

“Ti voglio bene Nick” mormorò il biondo guardando il ragazzo che saliva le scale della facoltà.

 


 
Nel frattempo non poco lontano da lì un ragazzo che metteva un po’ troppo gel nei capelli stava leggermente andando nel panico.

Perché Blaine, quella mattina, oltre a non essere stato graziato da nessun tipo di capacità, secondo lui molto figa, era terrorizzato dall’ incontro che avrebbe avuto con Kurt, e non poteva assolutamente fare brutte figure.

“Anderson, ci sei o dobbiamo mandare un razzo a prendere la tua attenzione sulla luna?”

L’ avevano chiamato veramente o era il suo cervello a giocargli dei tiri mancini?

Blaine si guardò intorno leggermente spaesato, finchè il suo sguardo non si posò su una figura alta e snella “Allora signorinella, sei ancora qui con noi? No, perché se vuoi possiamo anche andarci a prendere un caffè”

Blaine sorrise “Davvero? Ne avrei proprio bisogno”

“No. E ora fila a scrivere per quella tua inutile rubrica. Non so perché sei ancora qui, ti avrei dovuto licenziare da un bel pezzo” Blaine rivolse uno sguardo rassegnato alla figura che praticamente lo sovrastava “Si, signora Sylvester. Inizio subito” quella si voltò e fece per andarsene “Ah, Anderson, un’ ultima cosa” disse guardando Blaine dritto negli occhi “Smettila di mettere tutta quella brillantina sui capelli, seriamente, appesti l’ aria con tutti quei prodotti puzzolenti che gli metti sopra” Blaine sospirò e ritornò alla sua postazione

Bene. Aprì il foglio di testo del computer e mise le mani sulla tastiera. Cos’è che dovevo fare?

 


 
Nel pomeriggio fortunatamente per Blaine, Kurt era arrivato in perfetto orario. Ordinarono i soliti caffè (come potè notare il riccio) e si andarono a sedere al primo tavolo libero che trovarono.

Ci furono diversi attimi di silenzio imbarazzante, poi fortunatamente Kurt iniziò “Beh, per questa intervista?”

“Wow, devi tenerci proprio tanto” rispose Blaine prendendo la palla al balzo “In effetti si. Non s’incontra tutti i giorni qualcuno che vuole scrivere un articolo su di te o sbaglio?” continuò il più alto “Giusto non hai tutti i torti”

Blaine prese un blocco di appunti e una penna, dalla borsa a tracolla “Bene. Allora direi che possiamo iniziare” Kurt sorrise “Iniziamo”

“Allora, dove sei nato?”

“Lima, Ohio”

“Lontano! Perché ti sei trasferito a New York?” chiese di nuovo Blaine molto curioso.

“Diciamo che lì non mi sono mai sentito del tutto a mio agio, e poi a New York sono venuto soprattutto per studiare, chi poteva saperlo che avrei trovato una casa” rispose sorridendo. Blaine sapeva che non se l’era passata bene a Lima, gliel’aveva raccontato Rachel quando aveva accennato al fatto di volergli presentare Kurt.

“Okay. Vediamo, so già come sei entrato a Vogue, sarai stato infatti il più bravo del tuo corso” Kurt sorrise nuovamente, ma non lo interruppe “È sempre stato il tuo sogno lavorare nel mondo della moda?”

Il sorriso di Kurt si spense di botto “In realtà no. Prima di entrare alla Parsons, in realtà, non avevo mai pensato di fare lo stilista. Mentirei dicendo che era la mia prima scelta, perché il mio sogno al liceo è sempre stato quello di entrare alla NYADA, per diventare un attore di musical, ma mi hanno scartato al provino” disse con un’ aria un po’ triste. Blaine abbassò lo sguardo.

Era stato troppo invadente, di solito era molto professionale in queste cose. Ma che sto facendo. Su Blaine datti una mossa. “Allora, come procede il tuo lavoro da Vogue?” chiese in un tentativo di risollevare la situazione “Oh, molto bene. Oggi sono arrivati delle nuove modelle. Non ho la più pallida idea di dove le trovino, sono delle idiote totali, l’ altro giorno…”

Blaine si perse totalmente nei discorsi di Kurt. O più che altro nella sua bellezza. Non poteva essere umano, poco ma sicuro, doveva per forza essere un angelo.
Aveva una carnagione così chiara e dei lineamenti così delicati…


“Sinceramente Blaine… vuoi smetterla?”
“Mh?”
“Mi stai facendo venire il voltastomaco”
“Ma cosa? Che ho fatto?”
“Il tasso di glucosio nel mio sangue sta salendo a dismisura, dovremo comprare dell’ insulina”

“Te lo dico io. Tu stai impazzendo, e anche di brutto”
“Io? Ma non sono io quello che si mette a descrivere il proprio ragazzo come un angelo”
“Oh. Ma l’hai letto?”
“Ovvio che l’ho letto, sono qui dietro di te da un quarto d’ora, e non te ne sei nemmeno accorto”
Mi alzo e mi metto dietro di lui “Bene” gli metto le mani sulle spalle “Ora fammi una cortesia, vai fuori dal mio studio, lo leggerai quando sarà finito” e così dicendo lo spingo fuori e chiudo la porta.
 

Kurt. Kurt. Kurt.

Il cervello di Blaine era ormai assuefatto dall’ essenza di questo ragazzo.

Continuò a parlare per circa mezz’ ora, fermandosi ogni tanto perché Blaine gli rivolgeva qualche domanda, per poi riprendere. Ogni volta che nominava uno stilista o un capo particolarmente appariscente gli si illuminavano gli occhi. Blaine scoprì che il lavoro a Vogue era soltanto un trampolino di lancio, perché Kurt avrebbe voluto creare una firma tutta sua.

“Blaine? Ti senti bene?” chiese Kurt bloccandosi di botto e guardando il ragazzo di fronte a se con un’ espressione alquanto preoccupata “Si, benissimo, perché?” rispose Blaine un po’ titubante… ora che aveva modo di pensarci, era leggermente stanco e affaticato, ma niente di più “Sei molto pallido, sicuro di star bene?” chiese nuovamente Kurt

“Si, ma forse è meglio se vado un attimo in bagno, scusami” si alzò e si diresse verso i servizi.

Beh, vistosi allo specchio non aveva per nulla una buona cera… era parecchio pallido e aveva le pupille dilatate… Nick, devo chiamare Nick.

Prese il telefono dalla tasca e compose il numero dell’amico “Hey, Blaine, già finito con Kurt?”

“Nick, Nick. Ho bisogno di aiuto. Non sto bene, e se mi succede quello che è successo a Jeff? Come faccio? Sono con Kurt”

“Calmo, stai calmo, dove sei? Ti vengo a prendere…”

Nessuna risposta.

“BLAINE. BLAINE”

 


 
Qualche ora più tardi…
 
“Hey, ma dove sono?”

“Tranquillo, sei a casa tua. Nick ti ha portato qui” Blaine si girò verso la voce che aveva appena parlato.

Kurt.

“Ma, ma che è successo?” chiese Blaine molto confuso

“Te lo dico io che è successo, idiota” disse Nick entrando dalla porta della stanza di Blaine “Sei svenuto in bagno. Fortuna che Kurt è una brava persona, altrimenti saresti ancora lì” Blaine guardò Nick, e poi tornò a posare lo sguardo su Kurt “Grazie” disse sorridendo “Oh, tranquillo, l’avrebbe fatto chiunque” rispose timidamente l’altro “Beh, si è fatto tardi, io devo andare, sono anche parecchio in ritardo” disse e poi guardò nuovamente Blaine “Non svenire di nuovo, eh?” detto ciò uscì velocemente dall‘ appartamento.

“Se non vi sposate, io ti uccido” disse Jeff saltando sul letto di Blaine “Si, certo come no…” rispose quest’ ultimo

“Tu non sai niente… dopo che mi sei svenuto al telefono, mi ha chiamato Kurt. Era veramente terrorizzato, non sapeva che fare, ti ha accompagnato in macchina fino a qui ed è rimasto per tutto il tempo in cui hai fatto il bell’ addormentato nei cessi” intervenne Nick, sedendosi accanto a Jeff che ormai era praticamente sdraiato sul letto del riccio. “Wow… allora può darsi che gli interessi, almeno un pochino…”

“Seriamente Blaine? Me ne sono accorto anche io che quello ti sbava dietro. Dai come puoi essere così tonto, non è possibile che… E no, eh?” il biondo
s’interruppe di colpo

“Cosa? Che è successo?” domandò il riccio spaesato “Sei diventato invisibile anche tu. Che palle. È tutto il giorno che ne succedono di mille colori. Prima Jeff, poi i tre pazzi di là, e ora anche tu! No. Basta mi rifiuto di continuare con questa farsa” sbottò Nick parecchio seccato “Jeff? Ma che è successo. Sto andando nel pallone” disse Blaine rannicchiando le ginocchia al petto e iniziando a dondolarsi.

“Oggi a pranzo Jeff ha rotto un bicchiere prendendolo in mano, e come se non bastasse ha distrutto il manico della portiera. E poi Wes è entrato dalla finestra” Blaine lo guardò sempre più sbigottito “Volando” spiegò il ragazzo “Invece Thad ha lanciato un urlo che ha rotto tutta la teca dei bicchieri dei genitori di Jeff”
“Per fortuna” sussurrò Blaine per non farsi sentire dal biondo “Io ho fatto dieci metri in mezzo secondo e il nostro amatissimo David ha…” “Questa è nuova sentilo” lo interruppe Jeff “Si grazie Jeffry, sei molto utile” continuò Nick “Come stavo dicendo, David ha appiccato F-U-O-C-O all’albero qui sotto, fortuna che aveva una bottiglietta d’acqua. A proposito tieni” disse porgendogli un bicchiere “Oh, grazie in effetti avevo sete” dichiarò Blaine prendendo il bicchiere

“Non è perché hai sete, idiota, è per farti tornare visibile, ma da piccolo per caso sei caduto dalla culla?” Blaine sorrise e bevve ritornando subito visibile.

“Ma allora tutti hanno i poteri di tutti? Ma non è impossibile?” chiese Jeff rimettendosi seduto “Ci sto lavorando” rispose Nick “Tecnicamente, per quello che ho letto nei fumetti, non c’è mai stata una banda di mutanti, se così vogliamo chiamarci, che condividessero gli stessi poteri, ma non ne sono sicuro, infatti per questo oggi sono stato in fumetteria, ma non ho comunque trovato nulla” concluse leggermente triste.

In quel momento nella stanza irruppero tre folli psicotici “Secondo me tutto quel gel ti ha ottenebrato la mente” disse Thad, senza alcun apparente motivo rivolto a Blaine, sedendosi a mezz’aria. Fluttuando.

“Vuoi smetterla?” lo rimproverò Nick “Mi dai sui nervi”

“Sei geloso perché non ne sei capace?” ammiccò Thad

“Idiota”

“Secondo me, dovremmo parlarne con qualcuno… di quello che ci sta succedendo” annunciò Jeff a bassa voce. Cinque paia di occhi si puntarono su di lui con sguardo assassino. “Io dico che sarebbe saggio farlo fuori, definitivamente, potremmo anche nascondere le tracce molto facilmente… dovremmo solo trovarci un alibi, per il resto potremmo cavarcela con poco” proruppe Thad molto sagacemente

“Tu non uccidi proprio nessuno” rispose Nick mettendosi di fronte l’amico come per proteggerlo da un attacco improvviso di Harwood “Tranquillone. Al tuo pupillo non farei mai del male… almeno non con te nei paraggi” continuò il moro fluttuante

“Smettila” rispose stizzito Nick “Jeff non è il pupillo di nessuno”

“Non sono certo il quello che ha passato tutta la notte a controllargli la febbre” sussurrò Wes ad un orecchio di Blaine che sghignazzò “Ti ho sentito, guarda, l’ho fatto perché è mio amico, l’avreste fatto anche voi o sbaglio?”

“Basta” disse finalmente David “Jeff. Thad ha più o meno ragione, non possiamo dirlo a nessuno. Non potremmo più vivere tranquillamente”

“Si, ma pensate a Glitterman? Secondo voi lui come fa?” chiese Wes pensieroso.

“Lui è bello” disse Blaine con occhi sognanti

“Per favore, vi prego, mi sta facendo venire il diabete, fatelo scopare con qualcuno”

“Oh, smettila Thad. Wes, hai perfettamente ragione, Glitterman avrà sicuramente un’ identità segreta” continuò David ignorando gli sbuffi di Thad “Perchè non facciamo i supereroi anche noi? Possiamo formare una banda?” chiese Blaine speranzoso

“Se, certo, come no. Poi facciamo gli Avengers 2.0, perché no” affermò Thad sarcasticamente “Io faccio Captain America” annunciò entusiasta Blaine quasi saltando sul letto “Ma lo sa che cos’è l’ironia?” domando il moro rassegnato in direzione di Wes che ridacchiò.

“Potremmo aiutare Glitterman a sconfiggere il crimine, sarebbe carino, no?” domandò David

“Io non ho intenzione di mettere nessun tipo di brillantino addosso” asserì irremovibile Wes. Tutti scoppiarono a ridere compreso Blaine, che era fin troppo convinto che l’orientale avesse ragione riguardo all’ outfit del supereroe, anche se non gli sarebbe di certo dispiaciuto poterlo indossare una volta o due.

Dopo che si ripresero dal momento di ilarità generale, Nick dichiarò “Io però sono stanco di vedere supereroi, non so voi, ma vorrei fare qualche cazzata, vestito in modo da non poter essere riconosciuto, sarebbe bello fare per una volta qualcosa al di fuori della legge” ci fu un momento di silenziò in cui tutti riflettevano, perché dovevano ammetterlo, era un’idea intrigante. Non avevano ancora pensato di poterci fare nulla con quelle capacita che avevano ricevuto.

Dovevano ammettere che era proprio un’idea affascinante.

“Io ci sto” a rompere il silenzio era stato proprio David. Tutti lo guardarono parecchio titubanti “Hey, mi sono stancato di fare quello buono e razionale, anche io voglio fare cazzate”





Spazietto di Ema <3

Wow, sono arrivata fino a qui, non ci avrei mai sperato... C=
come al solito ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate
ora passiamo a parlare del capitolo.... Kurt e Blaine si stanno avvicinando *fangirling* si, mi emoziono per così poco xD
il prossimo capitolo è il mio preferito, perchè è interamente incentrato sui Niff <3
Rise and shine <3 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. I'll Be Waiting ***


Ancora non l'ho fatto, ma credo che mi tocchi... Glee e i suoi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della fox e del nostro amatissimo Ryan Murphy


I‘ll Be Waiting

 
 
 
 

I wish I could lay down beside you, when the day is done
And wake up to your face against the morning sun
(Hiding my heart – Adele)

 
 
 

 

 
“Mi sono stancato di fare quello buono e razionale, anche io voglio fare cazzate”

Quella frase era rimasta nelle orecchie dei sei ragazzi per tre giorni. Tutti continuavano a rimuginarci sopra, ma non osavano affermare nulla per paura di dire qualche boiata.

Le loro nuove capacità continuavano a svilupparsi, ognuno, infatti, aveva provato ogni potere, eccetto Blaine, che a detta di Thad era tardo, non era riuscito ancora a volare, nonostante l’avessero buttato giù praticamente da ogni superficie disponibile. Avevano anche provato a buttarlo giù dal tetto, ma tutto quello che avevano ottenuto era stato fargli prendere un grosso spavento e David si era dovuto fare una bella corsa per evitare di farlo spiaccicare al suolo.

Continuavano ad esercitarsi in ogni modo possibile ed immaginabile; Wes continuava a lanciare noccioline, abbrustolirle per poi farsele ricadere in bocca.
L’unico difetto era che questi poteri, se così si possono considerare, erano a tempo. Erano estremamente efficaci, si, ma non duravano tanto, non sapevano quanto per l’esattezza - non che non avessero provato a tenere il tempo – poteva trattarsi di ore, ma anche di qualche minuto.

Era capitato, ovviamente a Thad, che, mentre stava saltellando da un palazzo all’altro, tetti tetti, si era ritrovato a cadere nel vuoto. Fortunatamente sotto di lui c’era un cassonetto dell’immondizia, e sempre fortunatamente ci era caduto dentro di testa. Era tornato a casa puzzolente, e poiché aveva genialmente dimenticato le chiavi e in quel momento tutti avevano lezione e Jeff era a lavoro, era rimasto seduto sui gradini, cercando di ignorare l’ unto che gli scivolava tra i capelli. Ovviamente, quando gli altri erano tornati, non mancarono le prese in giro e gli sfottò, oltre ad una secchiata d’acqua fredda dal balcone, perché non poteva entrare in casa così puzzolente o avrebbe appestato l’intero appartamento.

Oltre questi piccoli avvenimenti non era successo nulla di strano, ovviamente se non si considera il fatto che avevano dei super poteri.

Nessuno però, con questa nuova situazione, si era accorto che, il piccolo Jeff non si vedeva quasi più.

Mangiava sempre al museo, non rivolgeva la parola a nessuno, se non per non sembrare scortese, e per la maggior parte della giornata, stava fuori casa, per poi tornare quando tutti già dormivano da un pezzo e la mattina faceva in modo di svegliarsi il prima possibile per non incontrare i suoi amici.

Quel sabato notte, era ritornato più tardi del solito, ed essendo un po’ alticcio aveva urtato il divano del salotto facendo cadere il telecomando che era sempre in bilico.

Si diresse in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e come al solito appena chiuso il frigorifero, dietro vi trovò una persona

Perché non abbiamo preso un frigorifero più basso, in questa casa praticamente nessuno supera il metro e sessanta.

“Jeff?” chiese Blaine con lo sguardo piuttosto addormentato “Che ci fai ancora sveglio?”

Il ragazzo si sentì colto sul fatto, forse sarebbe riuscito ad imbrogliare l’amico che di certo non brillava per intuito

“Sono venuto a prendere un bicchiere d’acqua” disse alzando la bottiglia per sottolineare il concetto.

L’altro parve soffermarsi a riflettere sulla veridicità delle sue parole, ma poi sorrise e fece per andarsene ma, all’ ultimo, un velo di consapevolezza gli comparve negli occhi “Ma… Jeff… sei vestito… e puzzi d’alcool”

Merda, quando voleva Blaine sapeva essere più appiccicoso di una caramella “Si. Sto andando a cambiarmi”

“Io… penso che sia giusto” questa volta uscì definitivamente dalla cucina e il biondo tirò un sospiro di sollievo. Uscì anche lui dalla stanza ma si ritrovò Blaine appoggiato allo stipite esterno “Jeff!”

“Mmm?”

“Sono giorni che non ti si vede, si può sapere cos’hai?”

Mi hai rotto le palle Blaine

“Io? Ma no, sono stato molto impegnato al museo. Sai, ci sono state un sacco di visite ultimante” cercò di sembrare il più rilassato possibile

Diede le spalle a Blaine per andare in camera

“È per Nick, vero?”

Merda

“Cos… no. Assolutamente no. Io? No. È fuori discussione. Ma che stai dicendo Blaine?” il biondo iniziò a balbettare non sapendo cosa dire. Come aveva fatto?

“Beh, mi è sembrato così. Beh, io ho sonno. Notte Jeff” così dicendo se ne andò saltellando in camera.

Jeff rimase immobile sul posto. Come diamine l’aveva capito? Ma non dicevano che era tonto?

Andò in camera passando per quella di Nick. Vi si fermò davanti appoggiando l’orecchio alla porta. Niente.

Andò in bagno, si lavò i denti e si guardò davanti allo specchio. Aveva veramente una faccia orribile.

Si stese sul letto e si mise a pensare. A pensare a Nick. Ormai era un’abitudine.

Da due anni non faceva altro.

Si era accorto di tenere a Nick come qualcosa di più di un amico molto tempo prima.

Inizialmente non ci aveva mai fatto caso, pensava di essere soltanto molto in sintonia con l’altro, ma più passava il tempo più si accorgeva di non poter stare senza l’amico.

Si era piano piano innamorato di lui, giorno dopo giorno, sempre di più. Ovviamente Nick non era gay, non aveva mai avuto il coraggio di affrontare quell’argomento con lui, anche se in casa non era affatto un tabù, anzi sembrava si parlasse solo di quello, ma non era mai riuscito a parlarne con Nick.

Jeff non era gay, aveva sempre saputo di non esserlo, ma per lui Nick sarebbe sempre stata l’unica eccezione.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelarglielo. Semplicemente non poteva, perché se gliel’avesse detto avrebbe rovinato per sempre la loro amicizia, ed ora come ora era tutto quello che aveva.

In quel periodo, soprattutto negli ultimi due mesi Nick e Jeff passavano praticamente ogni istante insieme. A volte la sera si addormentavano insieme mentre guardavano un film in camera o sdraiati in soggiorno sul divano, e puntualmente la mattina si risvegliavano abbracciati.

Per Jeff era diventato un serio problema, non sapeva più come fare a nascondere quello che provava per il ragazzo.

E dopo tutto quel tempo c’era stato quel giorno in cui Jeff era stato male, e Nick si era preso cura di lui tutta la notte.

All’inizio pensò di averlo solo sognato, ma alla fine si era reso conto che era reale, perché durante quella notte Nick aveva continuato a sussurrare parole di conforto.

Sono qui, Jeff, tranquillo, sono qui.

E al biondo erano rimaste impresse nella mente, ricordava le mani fresche dell’amico che gli accarezzavano il volto bollente.

E questo gli aveva dato delle speranze che non aveva mai avuto, ma poi, poi gli aveva praticamente detto davanti a tutti che non provava nulla

Jeff non è il pupillo di nessuno.

L’ho fatto perché è mio amico, l’avreste fatto anche voi

Quelle frasi gli avevano dato una pugnalata al cuore e non era sicuro che sarebbe riuscito a guardare di nuovo Nick negli occhi senza sentire una lama trafiggergli il petto.

Quella notte Jeff non chiuse occhio; forse per via delle lacrime o anche per quello che avrebbe potuto dire Blaine se avesse capito.


 
La mattina dopo Nick si svegliò troppo presto per i suoi canoni.

Si scostò le lenzuola da dosso e rimase seduto sul letto per ben dieci minuti indeciso se mettere i piedi a terra o tornare al calduccio delle sue coperte. Un rumore dall’altra stanza lo fece desistere, così si alzò e andò a vedere chi si era svegliato così presto.

Con un’andatura da zombie si diresse in cucina, si sarebbe aspettato di trovare anche un mostro spara arcobaleni, ma non si sarebbe mai aspettato di trovare Jeff sveglio a quell’ora. Di solito il ragazzo non si svegliava mai così presto e tantomeno se fosse successo non sarebbe stato vestito di tutto punto.

“ ‘giorno” disse con tono impastato. L’altro, che non lo aveva ancora notato, perché ovviamente Nick era nascosto dall’anta del frigo, si bloccò non appena riconosciuta la voce.

Nick, che assonnato, non si accorse del comportamento dell’altro, si sedette al tavolo e vi appoggiò malamente la testa.

“Perché sei già sveglio? Sono ancora le sei… e poi oggi non avevi il turno di pomeriggio?” chiese al biondo

Nessuna risposta.

“Jeff?”

Il più alto non gli aveva ancora rivolto nemmeno una parola e in quel momento gli stava dando le spalle, mentre cercava freneticamente qualcosa nel frigorifero.

“Io… no. Oggi ho un impegno, devo… devo andare. Scusa” chiuse l’anta del frigo e praticamente scappò via, evitando accuratamente lo sguardo di Nick.

“Jeff. Jeff, hey, aspetta” il più basso cercò di richiamare l’attenzione del biondo alzandosi per fermarlo, ma quello avendo le gambe decisamente più lunghe lo scavalcò e camminò frettolosamente verso la porta d’ingresso, sbattendosela alle spalle.

Nick si risedette prendendosi la testa tra le mani.

Merda.

È ovvio che Jeff se né accorto pensò il ragazzo

Era sempre riuscito a nascondere benissimo, fin da quando erano piccoli che era perdutamente innamorato di lui.

Con Jeff e Blaine erano praticamente cresciuti insieme ma, mentre con Blaine erano semplicemente amici, migliori amici ma, solo amici, con Jeff non erano mai stati solo amici. O almeno per lui era sempre stato così.

Nemmeno quando erano piccoli gli era mai stato indifferente ma aveva sempre evitato di pensare a Jeff in quel modo, quasi vietandoselo.

Ma da quando Jeff si era dovuto trasferire, Nick non era stato più lo stesso e finalmente si era accorto di quello che provava per il biondo.

I primi mesi erano stati i più devastanti. Aveva smesso di mangiare e le occhiaie gli arrivavano ai piedi. Aveva anche smesso di parlare con tutti, solo qualche parola di tanto in tanto, quando era strettamente necessario. Neppure Blaine riusciva a tirarlo su di morale.

I suoi genitori si preoccuparono a tal punto che lo mandarono da uno psicologo.

Fortunatamente nessuno aveva mai fatto il collegamento tra la sua depressione e l’assenza di Jeff.

Dopo cinque mesi, Blaine gli aveva presentato Thad, Wes e David, e le cose erano cominciate ad andare meglio. Aveva ripreso un po’ di peso e ormai non passava tutta la giornata rinchiuso in camera, ma il dormire era tutta un’altra cosa. Continuava a fare incubi nei quali lui e Jeff erano finalmente felici e sereni,
poi il biondo si accorgeva di non essere veramente innamorato di lui e lo lasciava per qualche ragazzina che stranamente ora che ci pensava assomigliava vagamente a Rachel…

Ovviamente lui e Jeff si sentivano su Skype praticamente sempre, e solo quelli erano i momenti in cui era veramente felice, ma come tutte le chiamate anche quelle finivano e ogni volta ci metteva sempre di più a ricomporre i pezzetti del suo cuore.

Jeff era stato via tre anni, due dei quali Nick aveva pianto praticamente ogni lacrima disponibile.

Solo alla fine del secondo il ragazzo aveva conosciuto Jackie, una ragazzina più grande di lui di un anno, molto bella con i capelli ricci e biondi e degli occhi castano dorati e grandi che gli ricordavano tantissimo quelli dell’amico, praticamente avevano anche lo stesso carattere.

Si erano frequentati per un paio di mesi e poi si erano messi insieme. Le aveva dato tutto quello che poteva darle, era stata anche la sua prima volta, ma nonostante tutto era ancora profondamente innamorato di Jeff.

Dopo che era passato un anno da quando Nick e Jackie stavano insieme, il moro si era convinto di amare quella ragazza, e pensava a Jeff sempre di meno – o è meglio dire che evitava di pensare a Jeff –

Un pomeriggio verso la fine di luglio quando già lui e Blaine convivevano da quasi un mese, era tornato a casa, dopo aver passato del tempo insieme a Jackie, e  aveva trovato una valigia azzurra che troneggiava nell’ingresso.

Non poteva crederci. Non era possibile. Ma eccolo lì. In tutta la sua altissima bellezza.

Appena lo vide non pensò a Jackie, non pensò a quanto era stato male per la sua partenza.

Tutto ciò a cui pensò fu a quanto amasse quel ragazzo alto, biondo e un po’ tonto.

Jackie lo lasciò dopo un mese perché, semplicemente ora che l’amore della sua vita era tornato, aveva iniziato ad ignorarla.

Da quel momento cercava sempre una scusa per passere del tempo con lui, ma ovviamente Jeff aveva sempre scambiato il tutto per amicizia.

E poi quando il biondo gli era svenuto davanti agli occhi? Non era riuscito a ragionare, gli era venuto spontaneo rimanere con lui tutta la notte, avrebbe voluto fare molto di più per lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa per Jeff.

Sarebbe stato disposto a rimanere al suo fianco per tutta la vita, anche come semplice amico, avrebbe fatto la qualunque pur di rimanere nella sua vita.

E ora? Lui se ne doveva essere accorto per forza. Per questo lo evitava come la peste, non poteva esserci altra spiegazione per Nick.

Se solo avesse visto le lacrime negli occhi di Jeff mentre usciva dalla cucina quella mattina.


 
Un paio d’ore più tardi Blaine si svegliò particolarmente di buon umore.

Si fece una doccia fredda ed andò in cucina con i ricci ancora gocciolanti. Non si accorse dei singhiozzi prodotti dal ragazzo che stava seduto con i gomiti appoggiati al tavolo e la testa tra le mani. Non si accorse di quel ragazzo, che appena entrò, si irrigidì sulla sedia e cercò alla bell’e meglio di asciugarsi le
lacrime.

“Buon giorno” esclamò sorridendo e prendendo dalla dispensa un cornetto farcito con il triplo cioccolato, abbandonato li da chissà quanti secoli.

Nick sobbalzò “B-buon giorno” alzò la testa verso l’amico che finalmente si decise a guardarlo più attentamente.

“Che cosa è successo?” chiese con una nota di preoccupazione nella voce

“Niente. Mi sono solo svegliato presto. Vado… vado a cambiarmi” detto ciò uscì di corsa dalla cucina, senza che Blaine avesse il tempo di ribattere.

Il riccio fece spallucce e tornò a dedicarsi alla sua schifezza colazione. Diventano più strani di giorno in giorno pensò il ragazzo che saltellava mentre mangiava.

Prese il telefono e trovò un messaggio di Kurt

Hey, che fai oggi?
Se non hai nulla in programma
Ti va di prendere un caffè?
-K
 

Perché no, ho tutta la mattinata
libera. Ci vediamo alle 12.30
al solito posto?
-B

 
La risposta non tardò ad arrivare
 
You bet C=
 
In quei giorni si erano sentiti parecchie volte.

Kurt l’aveva chiamato la mattina dopo che era svenuto, per sapere come si sentiva, e Blaine l’aveva praticamente invitato a pranzo. Da quel momento si sentivano spesso, per non dire sempre.

Erano diventati amici.

Finì di mangiare ed andò a lavarsi i denti ed impiastricciarsi i capelli di quella cosa che lui si ostinava ancora a chiamare gel.

Passò davanti alla stanza di Nick, il quale vi si era rintanato dentro, da cui provenivano le note di David Bowie. Nick ascoltava sempre David Bowie quando era depresso.

Il riccio allora decise che sarebbe stato meglio intervenire prima che fosse stato troppo tardi. Bussò alla porta “Nick, amico, posso entrare?”

Niente.

Decise di entrare lo stesso.

La scena sarebbe stata esilarante se si fosse trattata di una situazione meno drammatica.

Nick era steso sul letto, che già di per se era pieno di schifezze di ogni tipo, ma la cosa più schifosa di tutte, anche per Blaine che non si poteva certo definire uno attento alla pulizia, era lo strato di sporcizia che regnava sovrano nella stanza del cantante. C’era la qualunque. Lattine di birra, scatole di pizza (che avevano ordinato la settimana precedente), cartacce di tutti i tipi.

Blaine cercò di scansare la maggior parte dell’immondizia sparsa sul pavimento fino a raggiungere il letto. Al centro delle trecentocinquanta coperte con le quali dormiva il ragazzo, si poteva intravedere una specie di bozzo tremante.

Il riccio si sedette sul materasso “Nick”

Nulla.

“Dai, Nick. Esci”

Un lamento gli arrivò sotto quell’ammasso di strati.

“Non ti capisco se prima non esci”

A quel punto la testa di Nick fece capolino dalle coperte. Aveva un espressione triste, il viso bagnato e rosso, e gli occhi, oh gli occhi di Nick non erano mai stati più distrutti di così.

A Blaine si spezzò il cuore nel vedere come si era ridotto l’amico.

“Nick, non fare così. Cosa ti è successo?” chiese a quel punto Blaine mettendogli una mano su quelle che presumeva fossero le sue spalle.

Nick fece un sospiro “Sono un idiota” mormorò in un singhiozzo.

“Spiegami cos’è successo?”

“Te l’ho detto. Sono un idiota. Jeff mi odia” scoppiò di nuovo a piangere e Blaine lo abbracciò con tutte e due le braccia, avvicinandoselo al petto

“Ma che stai dicendo? Sei il suo migliore amico”

Nick si scostò per poter guardare l’altro “No. Ora mi odia. Ha capito tutto. Non riuscirà mai più a guardarmi in faccia”

Blaine non riusciva veramente a capire, non che ci fosse molto da capire dalle parole di Nick. Ma per lui non avevano per nulla senso.

“Ti prego Nick. Sii più chiaro” quasi lo supplicò, anche se non gli sembrava proprio per nulla il momento di chiedere, con il suo piccolo cervello massa di polvere che abitava il suo cervello.

“Jeff ha capito che sono innamorato di lui” un sussurro appena impercettibile, ma Blaine lo capì benissimo questa volta.

“Oh Nick” lo strinse al suo petto cercando di consolarlo

“Da… da quanto?” chiese appena il ragazzo si fu calmato un po’ “Cinque anni” mormorò

“Ma… non… perché?” Nick lo guardò furente “Non è che uno se lo sceglie di chi essere innamorato!”

“No” sorrise “Non intendo questo. Perché non me ne hai mai parlato?”

“Cosa poteva dirti, Blaine? Oh sai, sono innamorato di Jeff, ma tranquillo, sarà sempre e solo un amore platonico, perché il mio MIGLIORE AMICO mi
considera, e mi considererà sempre e solo come tale” disse e la sua voce s’incrinò alla fine

“Ma come fai ad esserne certo? Gliene hai parlato?”

“Ovvio che no. Non sarei mai in grado di rovinare la nostra amicizia, è l’unica cosa che mi è... No, mi correggo, è l’unica cosa che mi era rimasta. Ora non ho nemmeno quello” detto questo scoppiò di nuovo in lacrime.

“Sai” disse Blaine mentre gli accarezzava la schiena per calmarlo “secondo me Jeff prova anche lui qualcosa per te, ma ancora non se ne è reso conto”
Nick lo guardò negli occhi con sguardo scettico “Blaine, non c’è bisogno che ti dica che sei un idiota” disse sospirando.

Il riccio guardò l’orologio. Miseriaccia, erano già le dodici avrebbe fatto tardi all’appuntamento con Kurt.

Nick se ne accorse “Vai da lui, non voglio che ti deprima qui con me”

“No. Ora lo chiamo e gli dico che ci vediamo un altro giorno”

“No. Assolutamente no. Non esiste. Io sto bene, veramente, mi riprenderò, è già successo ricordi?”

Blaine lo guardò inarcando un sopracciglio. Oddio “Ma… Nick. Allora era per lui che ti sei ridotto così?!”

Il moro annuì e gli fece cenno di andarsene. Blaine si alzò dal letto e raggiunse la porta “Però ripensa a quello che ti ho detto. Sono più che sicuro che Jeff provi qualcosa per te” e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle prima che Nick potesse ribattere.

Bene, ora doveva andare da Kurt.






Spazzietto di Ema

Ho aggiornato prima perchè domani non ci sono C=
Quindi... Adoro i Niff. Per me questo è uno dei capitoli più belli che ho scritto fin ora <3
Grazie a tutti vi adoro <3
Baci C=

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Beat It ***


 Beat It

 
 
 
 

When the moon
Hits your eyes, like a big pizza pie
That’s amore
(Dean Martin – That’s amore)

 
 
 

 

 
Blaine era davanti allo Starbucks dove si sarebbero dovuti incontrare lui e Kurt. Alzò lo sguardo e lo vide, in tutto il suo splendore, dall’altro lato della strada.

Iniziò a sbracciarsi per farsi notare e appena l’angelo il ragazzo lo vide, il suo volto si aprì in un sorriso mozzafiato.

Stava per scendere dal marciapiede per raggiungere Blaine quando notò due ragazzi che gli venivano incontro.

Kurt spalancò gli occhi, non mostravano paura o rabbia, solo stupore.

Sono suoi amici che non vede da tanto, che male può esserci, e poi io sono più bello Pensò il riccio.

I due ragazzi si stavano avvicinando a Kurt, sembravano sorpresi tanto quanto lui di vederlo, ma sul viso avevano un ghigno odioso.

Si scambiarono qualche parola, e sul viso di Kurt sembrò posizionarsi una maschera di ghiaccio.

Stavano per andarsene, quando il più alto, prese in mano il contenitore che aveva l’altro e con un gesto repentino lo svuotò sulla testa di Kurt, che rimase immobile come pietrificato  con gli occhi chiusi, mentre gli altri due se ne andavano sghignazzando.

Blaine sentì la rabbia ribollirgli nelle viscere. Li avrebbe scuoiati vivi. Gli avrebbe fatto pentire ciò che avevano fatto a Kurt.

Si accorse di aver attraversato la strada solo quando sentì l’odore di Kurt misto a… lampone?

Il ragazzo aveva gli occhi ancora serrati e tremava, sia per il freddo, ma soprattutto – e Blaine aveva imparato a conoscere Kurt – per la rabbia.

“Kurt”

“Blaine?” chiese interrogativo

“S-si, sono io. Mi-mi dispiace… io… io vado a prenderli a calci, quei due brutti-”

“Blaine” Kurt gli aveva messo una mano sulla spalla ed aveva aperto gli occhi arrossati per –notò Blaine- la granita che gli era appena stata rovesciata addosso.

“Tranquillo, non c’è ne bisogno, sto bene”

“Ma…” Kurt gli sorrise, come poteva dire di no a quel sorriso? “O-okay, ma c’è qualcosa che posso fare?”

Il più alto sembrò pensarci un po’, poi arrossì “Potresti accompagnarmi a casa? Non è che veda così bene” chiese timidamente spostando lo sguardo verso il basso.

“Oh, si. Figo. Andiamo” disse Blaine sorridendo. Prese il polso di Kurt e iniziò a tirarselo dietro

“Blaine?” lo fermò Kurt ridendo

“Che c’è?” chiese il riccio “Beh, non sai dove abito”

“Oh” bravo Blaine, bella figura… sei un idiota.


 Arrivati a casa del ragazzo, Kurt si rintanò in bagno.

Per tutto il tempo in cui si ripulì da quella roba appiccicaticcia, Blaine curiosò per la casa dell’altro, perché adorava ficcanasare nelle proprietà altrui.

Kurt viveva da solo, se non consideriamo il gattaccio che era acciambellato sul divano.

Era molto ordinato, quasi maniacale e aveva un ossessione per il minimal.

Una persona normale si sarebbe seduta sul divano ad aspettare Kurt, ma lui era Darren Criss Blaine Anderson, ed era tutto fuorché normale.

Iniziò ad aprire tutte le camera per apprendere il più possibile del ragazzo. Era impressionato dalla personalità magnetica e sofisticata di Kurt, ma si sa, se vuoi conoscere veramente una persona, devi sapere com’è casa sua.

Trovò una stanza enorme, con dentro solo uno stereo, una parete attrezzata con un migliaio e più di CD e vinili ed un microfono Allora canta ancora pensò sorridendo.

Uscì dalla camera e si piazzò davanti ad un’altra stanza. La porta era chiusa a chiave. Strano, che se ne fa di una porta chiusa se vive da solo? Se vivesse con Thad potrei capirlo

Stava iniziando la missione “cerca chiave dispersa” quando, sentì la voce del ragazzo

“Porca miseria”

Il riccio raggiunse la camera da letto di Kurt. Il ragazzo era in bagno, e la porta era aperta.

“Kurt?” non voleva vedere cosa stesse facendo, ma la curiosità fu troppa. Si sporse leggermente per sbirciare la figura del ragazzo girato di schiena e oddio.

Aveva una canottierina attillatissima che lasciava scoperte le spalle e le braccia.

Di solito Kurt indossava veramente troppi strati.

Partiva con una maglia, poi un maglione, magari un cardigan o un gilet e per finire la giacca. Il riccio si sarebbe chiesto come facesse a non sentire caldo, ma in quel momento, il suo cervello era impegnato a sbavare su Kurt.

Quello si girò sentendo l’altro arrivare

“Oh. Blaine. Sc-scusa. Non ti ho sentito. Un… un attimo e arrivo” Blaine poteva benissimo vedere ogni singola gocciolina d’acqua tra i capelli e sul viso del
ragazzo, ed una di quelle si insinuò fin sotto la canottiera, lasciando una scia bagnata sull’indumento.

Si girò di scatto e uscì, meglio dire scappò, dalla stanza di Kurt, per non far notare all’altro l’evidente erezione che aveva nei pantaloni.
 
Esattamente dieci minuti dopo Kurt si presentò, pulito e ordinato, anche se con i capelli un po’ umidi, davanti al riccio.

Quest’ultimo si aprì in un sorriso sincero e si sedette sul divano.

Purtroppo per lui, era già occupato…

Il gatto saltò per aria, se fosse stato dotato di parole avrebbe insultato Blaine pesantemente, ma visto che non poteva si accontentò di lacerargli un braccio.

“ODDIO” Blaine guardò Kurt interrogativo, ma si accorse di qualcosa di appiccicoso che gli colava sul braccio destro. In effetti il mostro gatto gli aveva lasciato dei segno piuttosto profondi.

“Oddio. Scusa Blaine. Giuro non l’ha mai fatto, non so che gli è preso. È la prima volta che si comporta così con degli estranei. Io… non volevo. Scusa” il più alto iniziò a farneticare una serie di ingiurie verso il gatto.

“Kurt, tranquillo non mi sono fatto niente, guarda è un taglietto” alzò la manica, e non era proprio un taglietto, si sarebbe potuto definire più propriamente ferita d’arma da fuoco.

“Oh santo cielo” squittì il ragazzo “Mi dispiace così tanto, Blaine. Obi-Wan non l’aveva mai fatto prima d’ora”

Blaine iniziò a sghignazzare (ma si, dai. Ignoriamo la possibilità di una morte per dissanguamento) “Aspetta, hai chiamato il tuo gatto come un personaggio di Star Wars?”

Il più alto assottigliò gli occhi “E con questo cosa vorresti dire?” era più una minaccia, Blaine ingoiò a vuoto “Io… io… volevo dire che… mi piace. Ecco. Volevo dire che mi piace, è originale” il viso di Kurt si aprì in un sorriso

“Bene. Erano le esatte parole che volevo sentirti dire. Vieni che ti disinfetto il braccio”

Così si misero in cucina, con Kurt da una parte del tavolo, che tamponava il taglio di Blaine con dell’alcool e, Blaine dall’altra che parlava ininterrottamente.

“Abbiamo aperto la porta e abbiamo trovato Thad con due, dico due ragazze! Ma ci credi? Due ragazze che sembravano due modelle. Quel nano” Blaine era sconvolto

“Da che pulpito viene la predica, quanto sei alto tu? Un metro ed un succo di frutta?”

“A-ah, davvero molto divertente. Io sono comunque più alto di lui” disse vantandosi

“Si, certo. Come no. Ma se hai le scarpe sporche di gel!”

Blaine fece la linguaccia “Sta di fatto che quello stronzo si è portato a letto due ragazze in una volta e OUCH”

Kurt aveva premuto un po’ di più il batuffolo di cotone sul taglio

“Se non smetti di dimenarti è normale che faccia male”

Kurt riprese a tamponargli il braccio e Blaine si perse negli occhi del ragazzo

“Hey, Blaine. Mi stai ascoltando?” miseriaccia. E ora?

“Si. Certo” rispose il riccio molto sicuro

“Bene. Cosa ho detto?” fregato

“Che… io…” guardò l’orologio. Erano già le 4.

“Merda. Scusa. È tardissimo, non me n’ero accorto” il ragazzo lo guardo interrogativo con un sopracciglio inarcato

“Devo andare a provare” ora se lo avesse inarcato di più si sarebbe potuto fondere con i capelli.

“Ehm… io e i ragazzi abbiamo una band, mi pare di avertelo detto. E poi stasera suoniamo. Devo andare a provare”

“Oh, tranquillo, vai… non c’è problema” sorrise, aveva un sorriso così bello

“Tivadivenire?” l’aveva detto senza nemmeno pensarci

“Che?”

“Ti va, di venire… a vederci?” chiese Blaine timidamente

“OH. Aspetta” e scomparve nella sua camera da letto, per poi riuscirne subito con una specie di agenda tra le mani.

Il termine agenda non sarebbe proprio corretto. Era più che altro un raccoglitore argentato stracolmo, pieno di foglietti colorati che fuoriuscivano ovunque.

“A che ora è?” chiese mentre sfogliava freneticamente le pagine

“Noi andiamo lì verso le nove e mezza, ma dovremmo iniziale un’ora dopo, sempre se questa volta non ci tirano qualcosa” sghignazzò al ricordo

“Si. Ci sarò” sorrise di nuovo. Era così bello.
 
Uscito dall’appartamento Blaine urlò “Ci vediamo questa sera”

“Contaci” urlò di rimando l’altro mentre chiudeva la porta.

Prese il cellulare: tredici chiamate perse e cinque messaggi.

Il primo era da Nick.

Blaine, ti prego non dire
a nessuno quello di cui
abbiamo parlato oggi
-N
 
Gli altri di Thad, David e Wes

Hey, puoi chiamare Jeff?
Magari a te risponde
-D
 
Blaine, appena vedi questo
Messaggio, per favore, chiama
-D
 
Abbiamo un problema.
Jeff è sparito
-W
 
Blaine, lo sappiamo che sei con Kurt,
ma cazzo abbiamo bisogno di te
-T

Non pensò nemmeno a quello che stava facendo, compose il numero del biondo e attese che rispondesse, ma non successe nulla.

Allora chiamò con Nick.

“Hey, Blaine”

“Nick, ho bisogno di aiuto. Jeff è sparito”

Silenzio

“Nick. Ti prego”

“S-sto arrivando. Raggiungimi alla 97^ vicino a Central Park”

“Va bene”

Chiuse la conversazione e fece quello che gli aveva detto Nick.

 Si trovò davanti al parco cercando l’amico con lo sguardo.

“Hey”

“Oddio. Nick non farlo più” il ragazzo gli era arrivato alle spalle.

Non aveva una bella cera, gli occhi rossi e i capelli totalmente per i fatti loro.

“Secondo te dov’è?” chiese Blaine cercando di spostare l’attenzione da qualche altra parte. Sapeva che al ragazzo non era costato poco aiutarlo, ma in fondo si trattava sempre di Jeff.

“Terza panchina a destra dopo il quinto parco giochi, fidati è lì ne sono sicuro” sorrise, era un sorriso spento.

“Non vieni?” scosse la testa “Non me la sento”

“No. Ora tu vieni” e così dicendo lo prese per il polso (come sempre) e lo trascinò fino al posto indicato.

Scorsero una testa bionda rannicchiata sulla panchina che aveva detto Nick. “Che ti avevo detto? È lì, come sempre quando c’è qualcosa con cui non riesce a convivere” si girò verso Blaine, ma quest’ultimo si era dileguato

Che stronzo. Poteva evitarselo.

Si avvicinò alla panchina e vi si sedette, il biondo non lo notò “Non sono bellissimi?” disse riguardo ai cigni che nuotavano nel laghetto di fronte a loro.

Jeff si riscosse e lo guardò come se avesse visto un alieno “Perché non hai risposto al telefono?” continuò il moro guardando sempre davanti a sé.

“Io… volevo stare un po’ da solo” balbettò parecchio a disagio.

“Oh. Sai, si sono preoccupati parecchio” non lo guardò, avrebbe fatto troppo male vedere la delusione nei suoi occhi.

“Mi dispiace. Non ho pensato alle conseguenze” a Nick venne da ridere, era sempre così adorabile. Si portò le ginocchia al petto e si rannicchiò su se stesso sulla panchina.

Rimasero in silenzio per un po’ ma ecco che Jeff parlò “E tu?”

“Io cosa?” non ci pensò nemmeno, in quel momento l’unica cosa che contava erano lui e Jeff seduti così vicini, eppure erano così lontani l’uno dall’altro
“Ti sei preoccupato?” si girò di scatto verso Jeff. In quegli occhi scuri c’era tutto. Tutto tranne quella delusione che Nick credeva che ci fosse. Erano solo tristi e in
un certo senso spenti.

“Certo. Certo che mi sono preoccupato” la vista gli si annebbiò a causa delle lacrime. Jeff in quel momento si avvicinò e lo abbracciò. Perché il biondo si rese conto che, anche se lui e Nick non sarebbero mai stati insieme, sarebbe rimasto al suo fianco, perché almeno una cosa l’aveva ancora; il suo migliore amico

“Ti voglio bene Nick”

Anche il moro, che era stato preso alla sprovvista rispose abbracciando l’altro di rimando.

Rimasero così per un po’ poi Nick si staccò, anche se riluttante, si alzò e tese una mano all’altro “Dai, andiamo. Blaine si starà chiedendo che fine abbiamo fatto”

Il biondo la prese e si alzò. Entrambi si incamminarono verso l’uscita, ma non videro Blaine, che aveva praticamente assistito a tutta la scena, nascosto dietro un albero (idiota)


 Provarono per tutto il resto del pomeriggio e nessuno fece nemmeno una domanda a Jeff sulla sua misteriosa sparizione.

Lui e Nick rimasero tutto il pomeriggio vicini, non parlarono granché, ma ogni qual volta che Nick si allontanava, Jeff lo seguiva.
 
Finalmente arrivarono al locale. Era uno di quel locali squallidi, sudici e pieni di ubriaconi.

I sei ragazzi si diressero immediatamente al bar, non ebbero nemmeno il tempo di sedersi che il proprietario, un omaccione di sei metri per cinque, li riconobbe e li trascinò sul retro.

“Siete in scena tra mezz’ora” poi iniziò ad elencare con aria svogliata tutte le regole del posto, come se ormai fosse una routine.

Una volta che l’armadio, come l’aveva soprannominato il nostro amatissimo Thad, se ne fu andato, iniziarono ad entrare in fibrillazione.

Chi correva da una parte all’altra, chi, come David, che in quei rari momenti impazziva, aveva iniziato a far volare in aria (nuovo potere che aveva scoperto da poco) le bacchette di Thad per prenderlo in giro. Il ragazzo, neanche a dirlo, aveva iniziato ad inveire contro l’afroamericano, saltellando per cercare di prendere gli strumenti, dimenticandosi di poter volare.

Nick e Jeff erano seduti sull’unico divano che c’era, seduti vicini con le spalle a contatto.

Wes era impazzito. Totalmente. Ma ormai quella era l’abitudine.

Blaine doveva uscire, o li avrebbe uccisi tutti a sassate.

Andò fuori dal locale per prendere una boccata d’aria. Iniziò a passare tempo con il vapore del suo fiato facendo nuvolette

“Ma quanti anni hai?” una voce lo riscosse dalla sua nuova occupazione: Kurt

“Hey, sei venuto” disse sorridendo

“Certo che sono venuto. Quando Kurt Hummel fa una promessa puoi giurarci che la mantiene” si appoggiò al muro, sul quale si era abbandonato Blaine, vicino al lui.

Stettero in silenzio qualche secondo “Maaa… non dovresti suonare?”

“Naaa… ancora è presto. E poi ci viene a chiamare il proprietario. Dovevi sentirlo prima, lui e le sue regole; non potete spogliarvi sul palco. Non dovete essere ubriachi o fatti. Non potete portare armi e non dovete incendiare i dollari”

Kurt rise “Ma siete veramente così casinari?”

“No. È quello lì che esagera. Ci avrà preso per uno di quei gruppi di rocchettari pazzi. Avrà sicuramente parlato con l’alter ego pazzo di Thad. Sai, si diverte a fare la diva quando deve organizzare qualcosa”

Il ragazzo rise ancora di più “La prima volta che l’ho visto mi ha fatto un po’ paura in verità, credo proprio che lo eviterò”

Blaine sghignazzò “Beh, Thad è così, non puoi farci niente. Se lo conosci meglio diventa un tenerone, battutacce escluse” poi si avvicinò un po’ all’orecchio di Kurt “Ti svelo un segreto, dorme ancora con il suo peluche di Yoshi”

Kurt non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere, perché quei ragazzi erano veramente folli.

Blaine lo osservava. Non riusciva a distogliere gli occhi da quell’essere così perfetto.

Gliel’avrebbe detto. Gliel’avrebbe detto in quel momento. Era quello giusto.

“Kurt” Il ragazzo smise di ridere, con un sorriso ancora sulla labbra 
“C’è un momento in cui-” la porta del locale si spalancò…

“Ecco dov’eri” odiò Thad più di quanto avesse mai fatto in vita sua “Sbrigati, tocca a noi” con un sospiro si girò verso Kurt che gli fece un sorriso d’incoraggiamento “Me lo dici dopo, tranquillo”

Blaine annuì ed entrò.

Il locale era veramente pieno. Era la prima volta che si esibivano in un posto così affollato.

Salirono sul palco e Nick li presentò “Salve a tutti, è la prima volta che ci esibiamo qui. Speriamo di divertirvi”

Si girò verso Thad che iniziò a battere sui piatti.

Iniziò a cantare Nick come di consueto facendo dei piccoli vocalizzi

Mm ba ba de 
Um bum ba de 
Um bu bu bum da de 


Poi continuò Blaine, cercava Kurt tra la folla.

Dopo qualche secondo lo vide, era seduto al bancone che sorseggiava qualcosa da un bicchiere, e lo guardava, lo guardava sorridendo.

Pressure pushing down on me 
Pressing down on you no man ask for 
Under pressure that brings a building down 
Splits a family in two 
Puts people on streets 
Um ba ba be 
Um ba ba be 
De day da 
Ee day da - that's okay 


Iniziarono ad alternarsi lui e Nick.

It's the terror of knowing 
What the world is about 
Watching some good friends 
Screaming 'Let me out' 
Pray tomorrow gets me higher 
Pressure on people people on streets 
Day day de mm hm 
Da da da ba ba 
Okay 
Chippin' around - kick my brains around the floor 
These are the days it never rains but it pours 


Kurt aveva sempre gli occhi puntati su di lui. Quegli occhi meravigliosi stavano veramente guardando lui.

People on streets - ee da de da de 
People on streets - ee da de da de da de da 
It's the terror of knowing 
What this world is about 
Watching some good friends 
Screaming 'Let me out' 
Pray tomorrow - gets me higher higher high 
Pressure on people people on streets 
Turned away from it all like a blind man 
Sat on a fence but it don't work 
Keep coming up with love but it's so slashed and torn 
Why - why - why? 
Love love love love love 
This is our last dance 
This is ourselves 
Under pressure 
Under pressure 
Pressure

 

Il “concerto’’ durò all’incirca un’ora e mezza.

Quando i ragazzi scesero, per la prima volta nella loro carriera di “musicisti”, vennero travolti da un’orda urlante di ragazzine, che li sommerse letteralmente.

Blaine perse il contatto visivo con Kurt e per una buona mezz’ora dovette sorridere e ringraziale le loro nuove fans.

Appena riuscì a liberarsi dalla folla andò a cercare il ragazzo, ma di lui nessuna traccia.

Sconsolato ritornò al bancone, ordinò una Tequila Bum Bum, ma appena iniziò a sorseggiare arrivarono Nick e Jeff al settimo cielo “Blaine, vieni con noi, abbiamo conosciuto due ragazze e vogliono uscire” il riccio roteò gli occhi “No. Non mi va. Sono parecchio stanco. Penso invece che andrò a letto”

I due si guardarono negli occhi e un sorrisino malvagio passò sui loro volti. Sfortunatamente Blaine se ne accorse troppo tardi, perché lo avevano già afferrato per le braccia e ora lo stavano trascinando di peso fuori dal locale.

Cosa aveva fatto di male per meritarselo? Chissà a quale divinità, a lui sconosciuta, aveva recato offesa.

Si fece portare fuori dalla bettola, e vide le due ragazze prima citate. Non erano niente male, l’unica pecca di tutta quella situazione, che a Blaine stava facendo letteralmente scompisciare, era il modo in cui si guardavano Nick e Jeff.

Si presentò alle due tizie di cui dimenticò i nomi all’istante.

Si avviarono verso un posto sconosciuto. Blaine era troppo distratto per occuparsene, e più precisamente distratto a pensare a Kurt.

Perché se ne era andato così? Aveva fatto veramente così schifo?

Impegnato a trovare risposta a delle domande così cretine, non si accorse che andò a sbattere contro qualcuno

“Attento” erano due, parecchio più alti di lui

“Scusami, non volevo” disse Blaine un po’ frastornato dalla botta

“Idiota” disse l’altro rivolgendogli le spalle

Aspetta. Quei due tipi li aveva già visti.

Erano quelli che poche ore fa avevano fatto una doccia ghiacciata a Kurt.

“Jeff, sto tornando, voi andate” disse rivolto al biondo “Okay vai” rispose lo spilungone senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, troppo impegnato a ridere ad
una battuta idiota di Nick.

“Hey, voi due” alzò la voce. Quelli si girarono “Che vuoi nano?” disse quello di colore

“Oggi avete dato fastidio ad un mio amico” continuò serio

L’altro, quello che sembrava una montagna lo guardò interrogativo “Kurt, avete buttato una granita addosso a Kurt”

“Oh, vero. Hey, ma guarda Dave, Hummel si è trovato la ragazza” quello più basso diede una gomitata all’altro che sghignazzò.

“Ora, avete due possibilità, o andare a chiedere scusa o farvi pestare per bene”

I due scoppiarono a ridere “E da chi?”

“Da me”

Altre risate. Blaine li avrebbe distrutti con le sue mani. Non si accorse che si erano ritrovati in un vicolo cieco. Tanto meglio

Quello che si chiamava Dave si avvicinò e preparò il pugno ma, quando lo scaricò Blaine lo bloccò con la mano.

“Che cazzo stai facendo Karofsky? Spacca la faccia a quel frocetto”

“Ci sto provando… AAH” Blaine aveva  stretto la presa intorno al pugno.

L’altro si avvicinò velocemente e gli diede un pugno nelle costole. Dolore.

Gli si annebbiò la vista. No. Non ora. Non abbandonatemi ora

Blaine lasciò la presa dal pugno di Dave e quello iniziò a prenderlo a cazzotti, ovviamente i poteri ad intermittenza avevano sempre un tempismo perfetto per
svanire…

“Ragazzi, sapete che non mi piace la violenza” una voce familiare ma allo stesso tempo sconosciuta, li fece bloccare.

Un ragazzo era apparso nel buio.

Era totalmente avvolto dall’ombra, ma appena si spostò fu riconosciuto immediatamente:                                               Glitterman

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. You're Wondering Now ***


You’re Wondering Now

 
 
 
 

I finally found you
my missing puzzle piece
I’m complete
(Katy Perry – Teenage Dream)

 
 
 

 

 

Il risveglio del mattino seguente non fu uno dei migliori per Blaine.

Si mosse scompostamente nel letto, affondando il viso nel cuscino inspirando il forte profumo di fresco misto ad una lieve fragranza di rosa.

Rimase in quella posizione per alcuni minuti, in cui ebbe tutto il tempo di entrare ed uscire dal sonno, semplicemente meravigliato da quell’odore.

Sempre con gli occhi chiusi si mise a sedere lentamente, appoggiando la schiena al muro fresco, ma si maledì immediatamente a causa della fitta lancinante di dolore che gli arrivò alla testa.

Rimase fermo, cercando di respirare regolarmente, per arginare il male.

Dopo un po’ dischiuse leggermente le palpebre e notò che i raggi di sole illuminavano la stanza totalmente

Quanto ho dormito?Pensò osservando l’ambiente circostante un po’ spaesato.

Hey, aspetta… questa non è la mia stanza…

In effetti non era per nulla la sua camera.

Attimi della notte precedente gli ritornarono alla memoria.

Istintivamente si portò una mano sulle labbra. Poteva ancora, dopo una notte e tanto alcool, sentire le labbra del supereroe sulle sue.

Come avrebbe voluto baciarlo di nuovo.

Decise di non pensarci e iniziò nuovamente a guardarsi intorno.

Quella era casa di Kurt. Ma perché?

“Rachel tesoro, io non posso tenerti i bambini, non puoi lasciarli con i tuoi?
Io e Blaine non abbiamo intenzione di badare ai TUOI figli per tre settimane”
“Ma perché non puoi parlare da un’altra parte? Qui c’è gente che sta cercando di lavorare” chiedo spazientito.
“No- risponde acido- perché qui- indica il telefono- sei stato citato in causa, e poi di la con questo telefono non si prende bene”
“Ma allora perché non rispondevi con quello in cucina?”
“Mi seccava, ormai ero vicino e- No Rachel, quelle erano tre notti, stiamo parlando di tre maledettissime settimane”
“A me non dispiacerebbe avere i ragazzi qui per un po’ ”
“Tu non fai testo, io quelle due pesti qui, in questa casa, dove ci sono un sacco di cose che si rompono, non li voglio”
E così il grande capo ha parlato. Augh.
 
Circa dieci ore prima…
 
Kurt era scappato dal locale non appena aveva visto Blaine ammiccare a tutte quelle ragazzine urlanti.

Ormai ci aveva messo una pietra sopra l’eterosessualità del ragazzo, ma era sempre un po’ deprimente vederlo flirtare con qualcuno del sesso opposto.

Era uscito, ma non era tornato a casa. Invece si era nascosto e tolto i vestiti, rimanendo così in tuta.

Dopo qualche secondo, inaspettatamente, Blaine era uscito ciondolante dal PUB, trascinato da un biondo, forse Jeff, che sorrideva eccitato.

In quell’istante decise di pedinarlo.

Li seguì volando praticamente sopra le loro teste e, se fosse stato giorno sarebbe stato parecchio inquietante. Quand’è che un supereroe ti pedina?

Ad un tratto vide Karofsky e Azimio avvicinarsi, e Blaine sbattere contro di loro. Il resto lo sappiamo già.

Kurt sperò con tutto il cuore che il riccio se la potesse cavare da solo, ma quando aveva visto che i due lo stavano pestando di brutto, non aveva saputo trattenersi.

“Ragazzi, sapete che non mi piace la violenza”

Cominciò ad avanzare, gli occhi di tutti e tre erano puntati su di lui, ma i suoi erano concentrati solo su Blaine.

“Su lasciatelo andare” disse con un tono dolce ma deciso. Per tutta risposta ricevette un pugno da Azimio, che però evitò molto facilmente e con particolare grazia.

Scosse la testa “Perché dovete sempre rendere le cose complicate?!” prese i due ragazzi per il colletto della camicia con un gesto repentino, sempre molto elegantemente, e li scaraventò a muro.

“Stai bene?” disse poi rivolto verso Blaine. Quello annuì, guardandolo con occhi sognanti “Bene” gli tese la mano e quello l’afferrò per alzarsi.

La mano di Blaine era così calda e liscia, Kurt perse un battito solo per quel tocco.

“Vieni, ti porto dai tuoi amici” il ragazzo lo guardò con occhi spalancati

“No. Non c’è bisogno. Vado da solo”

Kurt lo bloccò “Si, certo. Come no. Così ti fai picchiare di nuovo” detto ciò si avvicinò a lui e gli mise un braccio intorno alle spalle “Tieniti” disse solo questo, poi spiccò
il volo con Blaine abbarbicato adorabilmente a lui, con gli occhi chiusi per la paura.

Era spalmato su di lui. Kurt poteva sentire il suo respiro sul collo, che gli causò un brivido lungo la colonna vertebrale.

Se si fosse trattato di qualcun altro ovviamente lo avrebbe lasciato dov’era, a meno che non ci fossero state ferite gravi, ma lui era Blaine, il ragazzo avvinghiato a lui era
Blaine, non l’avrebbe mai e poi mai potuto lasciare lì da solo.

“Hey, tranquillo, non ti lascio” disse Kurt cercando di infondergli sicurezza.

L’altro aprì gli occhi. Sorrise, era così bello.

“Guarda giù, non ti capita di vedere Brooklyn dall’alto tutti i giorni” Blaine non distolse lo sguardo dal suo.

“Tu hai un’identità segreta?” chiese timidamente il riccio.

Kurt rise, chissà come mai gli rivolgevano sempre tutti quella domanda “Certo, quale supereroe che si rispetti non avrebbe un’identità segreta?

Il ragazzo rimase in silenzio, continuando a fisarlo. Si sarebbe potuto perdere in quegli occhi multicolori.

Era lì. A pochissimi centimetri da lui. Avrebbe potuto benissimo sporgersi perché le loro labbra s’incontrassero, non avrebbe nemmeno avuto troppi problemi, infondo lui era Glitterman.

“Come ti chiami?” chiese risvegliandosi dal suo stato di trans dovuta alla vicinanza con l’altro ragazzo.

“Blaine” rispose con quegli occhi dorati che lo fissavano.

“Conoscevi quei due, Blaine?”

“No” finalmente distolse lo sguardo, ma Kurt aveva intravisto un velo di rabbia su di essi.

“Allora perché eri lì? Che ti hanno fatto di così grave?” scherzò Kurt.

“Hanno dato fastidio ad un mio amico” il ragazzo avvampò. Si era fatto picchiare per lui. Si era fatto picchiare per lui!

“Invece tu come ti chiami?” miseriaccia, non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere, perché lo aveva salvato? Lo avrebbe potuto benissimo lasciare lì a farsi
dare cazzotti.

“Glitterman”

Blaine sorrise divertito “No. Il tuo nome. Quello vero”

“Perché lo vuoi sapere?”

“Perché tu sai il mio, è giusto che io ora sappia il tuo” non era un ragionamento così malvagio, dopotutto.

Kurt rise “Non ti ho costretto a dirmelo”

Il riccio non fece nemmeno in tempo a ribattere che il più alto si poggiò a terra facendolo scendere. Blaine si staccò imbarazzato.

Il supereroe si girò per andarsene, ma l’altro lo bloccò per un polso “Come posso ringraziarti?”

Perché l’hai detto? Non potevi stare zitto?

A quelle parole Kurt non rispose più delle sue azioni, o meglio, il suo cervello gli stava praticamente urlando contro, se Blaine avesse fatto attenzione molto probabilmente l’avrebbe sentito, ma lui non aveva la minima intenzione di ascoltarlo.

Si avvicinò al ragazzo più basso, gli prese il viso dolcemente tra le mani e lo baciò.

Non fu un bacio lungo, nemmeno intenso e passionale, ma a Kurt si fermò il cuore.

Si staccò immediatamente con gli occhi ricolmi di terrore e sparì nel buio, senza nemmeno guardare l’altro in viso.



Sei un idiota, perché l’hai fatto? Potevi proprio evitarlo. Ora te la sbrighi da solo. Io mi dimetto definitivamente.

Il cervello di Kurt lo stava rimproverando da un po’.

Avendo bisogno di schiarirsi le idee, si era messo a girare un po’ per la città (volando ovviamente). L’unica cosa positiva era quella che l’aveva fatto nei panni di Glitterman. Sei comunque fottuto.

Stava per tornare nel posto in cui aveva lasciato i vestiti, quando gli squillò il cellulare -fortuna che aveva fatto cucire una tasca nera sul retro delle mutande-

Lo prese. Guardò il display.

Blaine

Cazzo ha capito tutto.

Cercò di ignorare la chiamata, ma non riuscì.

“Blaine?” dall’altro capo del telefono si sentirono degli strani rumori.

“Ciao Kurt” lo aveva praticamente urlato nel microfono

“Blaine, me che- sei ubriaco?” non era molto difficile intuire la risposta già dal suo tono di voce strascicante.

“No. Io sto benissimo”

“Si, certo Blaine”

“Io pensavo, tu hai gli occhi azzurri, vero? No, perché mi hanno detto che chi ha gli occhi blu, ti riesce a vedere l’anima, e se..” il più piccolo lo interruppe

“Blaine, dove sei?”

“A New York” rispose quello ovvio

Kurt si schiaffeggiò mentalmente. Stava parlando con un ubriaco, con un bambino ubriaco. Che pretendeva?!

“Rimani esattamente dove sei, sto venendo a prenderti”

Blaine borbottò qualcosa che suonò più o meno come un signor sì, ma il ragazzo non se ne curò.

Si controllò l’orologio da polso e riuscì ad individuare il cellulare del riccio.

Si cambiò i vestiti alla velocità della luce e raggiunse di corsa il punto che gli segnalava l’oggetto.

Lì vi trovò Blaine, solo, senza scarpe e completamente ubriaco che parlava con un cartello stradale.

“Blaine” chiamò Kurt. Appena lo vide il riccio si aprì in un sorriso e corse ad abbracciarlo, ma cercando di mettere un piede avanti all’altro, inciampò e se non fosse stato per i riflessi veloci dello stilista, si sarebbe ritrovato con la faccia spiaccicata a terra.

“Ciao Kurt. Guarda, ho trovato un amico, si chiama Frank” disse sorridendo con gli occhi da cucciolo.

“Vieni, Blaine. Ti porto a casa” sentenziò cercando di rimetterlo in piedi.

“Non voglio andare a casa, voglio rimanere qui con Frank” ed indicò il segnale stradale di prima.

“No. Andiamo. Ti riaccompagno a casa”

Quello scosse la testa “No. A casa non ci voglio andare. C’è Thad. Non voglio sentire le sue brutte battute sul fatto che non so volare”

Okay. Era decisamente ubriaco.

“Va bene. Ma non posso lasciarti qui. Ti porto a casa mia” allora quello si aprì in un sorriso mozzafiato e abbracciò, meglio dire si aggrappò, a Kurt “Ti voglio bene”

Il supereroe non potè trattenersi da sorridere a sua volta e abbracciare il riccio.

Chiamò un taxi e si fece accompagnare a casa, mentre l’altro non si scollò minimante dal suo abbraccio.

Arrivati a casa, lo stese sul letto e lo aiutò a togliersi la giacca, impresa non facile.

Kurt si alzò, ma Blaine lo trattenne, per la seconda volta quella sera. Allora si sedette accanto a lui sorridendo.

“Perché eri li solo?”

“Non ero solo, c’erano Nick e Jeff”

Il più alto inarcò un sopracciglio “Ah si? E dov’erano?” il lampione e la bottiglia di vodka che tenevi in mano? Aggiunse mentalmente.

“Probabilmente a tenersi per mano mentre limonano con le due ragazze che hanno trovato al bar”

Kurt non badò a quell’affermazione, ma decise di continuare a fare domande, tanto così com’era ridotto, difficilmente si sarebbe ricordato qualcosa.

“E tu? Perché non sei uscito con quella ragazza? Barbra, vero?”

Blaine spalancò gli occhi “Perché sarei dovuto uscire con lei?

“Non so, forse perché è la tua ragazza?”

“No” disse Blaine quasi urlando “e poi puzza di cipolla, a me non piace la cipolla”

“È perché ancora non te l’ha data vero?” scherzò il più piccolo. L’altro lo guardò con un’espressione inorridita “Che schifo. A me non piacciono le ragazze”

Kurt ci rimase di sasso. No. Non era vero. Non era assolutamente vero. Questo significava che Blaine era gay. Il ragazzo esultò mentalmente e tornò a prestare
attenzione al bambino ubriaco che era lì.

“Anche a te non piacciono le ragazze”

Non era nemmeno una domanda.

“No Blaine. Nemmeno a me piacciono” rimasero in silenzio per qualche momento. Blaine lo guardava come un cucciolo in cerca di coccole.

“Devo fare pipi” okay, quello non era proprio previsto.

“Va-va bene” si alzò dal letto e Blaine lo imitò, ma per sua poca stabilità ricadde sul materasso.

Kurt lo aiutò ad alzarsi e lo portò in bagno, quello, non si curò minimamente della presenza dell’altro, infatti si slacciò la cintura.

Il più alto avvampò di colpo e scappò dal bagno, appoggiandosi al muro al di fuori della stanza.

Sentì Blaine canticchiare e poi tirare la cassetta. Kurt non sentì più nulla dopo, ma non ebbe il forza di entrare.

“Blaine, sei ancora vivo?” disse qualche minuto più tardi. Non gli arrivò nessuna risposta, così decise di entrare, sperando si fosse rivestito.

Lo trovò (fortunatamente con i pantaloni addosso) seduto sul pavimento a gambe incrociate, con tutti i suoi barattoli delle creme sparsi intorno a lui.

“Ma cosa stai facendo?” disse Kurt sorridendo, quando quello lo guardò adorabilmente.

“Volevo avere la pelle come la tua” sorrise.

“Perché?” chiese il ragazzo inginocchiandosi accanto a lui.

“Perché è così liscia” disse mentre pressava leggermente un dito sulla guancia dell’altro. Il viso di Kurt s’infiammò improvvisamente a quel tocco e distolse lo sguardo da quello di Blaine.

Si alzò di nuovo il piedi e quello fece un broncio tenerissimo.

Rise e gli tese la mano “Vieni, vai a dormire. Domani starai malissimo” Blaine si alzò, praticamente lo alzò Kurt, e gli si aggrappò alla schiena.

“Dai, Kurt. Vola. Andiamo via” quello, che stava cercando di riprendersi da quel contatto, fece una risata isterica “Blaine, io non posso volare”

Il riccio fece un verso lagnoso e nascose il viso nella spalla di Kurt.

Dopo qualche tentativo il supereroe riuscì a rimetterlo a letto, ma quello si sedette e lo guardò negli occhi.

“Kurt, tu profumi di fiori” l’altro rise sommessamente, ma Blaine continuò imperterrito “è vero. Tu profumi di fiori” si guardò intorno come se cercasse qualcosa “però
qui non c’è nemmeno un fiore! – puntò gli occhi nuovamente sullo stilista – perché qui non c’è nemmeno un fiore?”

Kurt sorrise per la genuinità con la quale aveva posto quella domanda “Perché comprare fiori da soli è deprimente”

“E allora qualcuno ti deve comprare dei fiori, perché tu profumi come uno di loro- si fermò di scatto-  come in Alice nel paese delle meraviglie. Tu sei un fiore parlante” dichiarò contento.

Il supereroe scosse la testa “No, Blaine. Non sono un fiore, e non poi nessuno mi ha mai regalato dei fiori”

Quello sembrò davvero triste “Beh, allora te li regalo io. A me piacciono i fiori”

Rimase in silenzio per un po’, guardando il letto, ma poi tornò alla carica.

“Lo sai che oggi Glitterman mi ha baciato?” dichiarò dopo un po’. Kurt sobbalzò, non si aspettava certo che glielo dicesse.

“Davvero? E come è stato?”

“Bello” sorrise “Lui è molto bello Kurt. È un supereroe” disse sorridendo.

Almeno non aveva fatto qualcosa di troppo sbagliato.

“Ma io non volevo baciarlo”  appunto. ecco che i sensi di colpa di Kurt tornavano a galla. Blaine si sporse verso il ragazzo seduto sul letto vicino a lui, e praticamente,
abbracciandolo gli cadde sopra “Io volevo baciare te” disse sulle sue labbra. Kurt spalancò gli occhi

Blaine si avvicinò ancora, i loro nasi ormai si toccavano “E tu mi vuoi baciare, Kurt?” i suoi occhi non avevano più quella nebbia alcolica che avevano avuto fino a quel momento, sembrava terribilmente sobrio

Il più alto si staccò immediatamente “Blaine, sei ubriaco” disse Kurt con un tono voce più alto e stridulo del normale.

“Non è vero” ecco che ritorna la nebbia alcolica “Io sto bene” disse il riccio offeso “Non mi sono mai sentito meglio” detto ciò si alzò in piedi sul letto e urlò “Posso volare” seguito da un WOAAAAAH.

Saltò dal letto e sembrò quasi rimanere sospeso in aria, ma cadde rovinosamente a terra, di faccia.

“Oddio”

Kurt gli si avvicinò di corsa ma quello stava ridendo come un pazzo, con la guancia rossissima, sia per i pugni che per la caduta e- I pugni, se ne era totalmente dimenticato.

Corse in bagno sperando che nel frattempo non si uccidesse. Che poi quanto poteva essere lontano? Era nella stessa stanza.

Prese, per la seconda volta quel giorno dei batuffoli di cotone, del disinfettante e dei cerotti.

Ritornò da Blaine e lo trovò ancora spiaccicato a terra.

Lo aiutò ad alzarsi e lo rimise seduto a letto.

“Ora stai fermo, altrimenti ti fai male” quello sorrideva come se fosse stato natale mentre continuava a sghignazzare.

“Mi fai il solletico” disse ma Kurt non se ne curò.

Fortunatamente non c’erano ferite gravi, gli avevano spaccato tutto il labbro inferiore, aveva un occhio nero e lo zigomo destro era rosso, probabilmente per la caduta.

Mise il tutto sul comodino vicino al letto e tornò a guardare Blaine, che si catapultò addosso a lui abbracciandolo “Oh, Blaine. Blaine soffoco”

Sciolse un po’ l’abbraccio, ma rimase spalmato sul corpo di Kurt “Hai un odore così buono” si appoggiò alla fronte dell’altro sempre guardandolo.

Kurt dovette scollarselo da dosso, altrimenti non avrebbe risposto delle sue azioni

“Blaine, è meglio che ora dormi”

Quello lo guardò tristemente “Non posso dormire”

“Perché?”

“Cantami soffice Kitty”

“Cosa?” chiese spalancando gli occhi

“Cantami soffice Kitty, per favore Kurt” non poteva crederci, quello era veramente troppo.

Iniziò a scuotere il capo, ma quando vide la supplica negli occhi dell’altro non potè fare nulla.

“Va bene” disse sorridendo. Blaine a quelle parole sorrise ancora di più, se è possibile e si sdraiò

Soft Kitty
Warm Kitty
Little ball of fur

Iniziò ad accarezzargli i capelli e Blaine iniziò quasi a fare le fusa.

Happy Kitty
Sleepy Kitty
Pur pur pur

Il riccio si era già addormentato tenendo la mano di Kurt stretta tra le sue.

Lo guardò per un tempo indefinito. Poi Blaine si mosse e si avvinghiò al braccio dell’altro facendolo avvicinare ancora di più. A quel punto Kurt fece l’unica cosa possibile: si distese sul letto anche lui, mentre Blaine lo abbracciava.



 
Si risvegliò verso le sei di mattina, a causa della vibrazione dell’orologio.

Lo guardò scocciato e vide che l’avevano chiamato ben trentasei volte. Spalancò gli occhi cercò di alzarsi, ma si ricordò che non era solo.

Avendo riacquistato parte della sensibilità, capì che Blaine durante la notte si era mosso, e non poco.

Entrambe le braccia lo circondavano, e una gamba bloccava le sue, inoltre il riccio era totalmente appiccicato al corpo dell’altro.

Si mosse il più cautamente possibile, cercando di non svegliarlo.

Alla fine riuscì a sfilarsi dall’abbraccio-morsa d’acciaio e andò in bagno.

Non aveva il coraggio di svegliarlo, soprattutto con quell’espressione beata che era disegnata sul suo volto.

Si avvicinò e gli lasciò una carezza tra i capelli, liberi almeno un po’ dal enorme quantitativo di gel, e Blaine mormorò qualcosa che suonò vagamente come un “No,
Thad. Io sono più alto”

Kurt sorrise, era davvero adorabile.

Andò in cucina e prese un post-it e un tubetto di aspirine.

Posò il tutto sul comodino e si concesse di guardare un’altra volta il ragazzo.

Era davvero bello.

Uscì di casa facendo il minimo rumore, già con la tuta, passando per il garage e quindi per la porta sul retro.

“Bene, andiamo a salvare il mondo, di nuovo”

E spiccò il volo pronto a sventare un nuovo crimine.



Spazzietto di Ema C=

Tadan! Almeno Kurt ha capito che Blaine non è etero... Detto questo volevo ringraziare tutti quelli che leggono e recensiscono... penso sia proprio una figata....
Nel prossimo capitolo inizia ufficialmente la Klaine (grazie al cielo). Scusate se a qualcuno non piacciono i Niff, ma io li trovo veramente adorabili, e da qui in poi anche la loro storyline si complicherà.
Alla settimana prossima con il nono capitolo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Complicated ***


Complicated

 

 
 
 

I’m beautiful in my way
‘cause God makes no mistakes
I’m on the right track baby
(Lady GaGa– Born This Way)

 
 
 

 

 
Blaine non ricordava minimamente quello che era successo la notte precedente. L’ultima immagine era quella di Kurt che lo veniva a prendere. Poi il buio più totale.

Si girò verso il comodino e vide un tubetto di aspirine.

Sul suo volto comparì un sorrisone, che dolce, si era preoccupato per lui.

Sotto le medicine notò che un post-it azzurro.

Buongiorno.
Hey, scusa ma sono dovuto andare
al giornale presto, avevano bisogno di me.
Dovrei tornare prima che ti svegli,
ma in tal caso, volevo chiederti se ti
andava di pranzare insieme,
magari posso prepararti qualcosa.
Un bacio.
Kurt


Sorrise.

Blaine decise di alzarsi dal letto. Si diresse verso il soggiorno. All’improvviso sentì un miagolio familiare. Cercò la bestiaccia e la trovò accoccolata sul divano.

Appena il mostro si accorse che quello non era il suo padrone soffiò risentito in direzione  di Blaine “Non puoi farmi nulla ora che non c’è Kurt” disse rivolto al gatto. Si posizionò davanti al divano e guardò l’essere concentrandosi.

Il gatto iniziò a sollevarsi dal cuscino molto lentamente, iniziando a fluttuare e quando se ne accorse era già troppo tardi per fare qualcosa.

Sembrò infatti lanciare a Blaine un’occhiata omicida ed iniziò a graffiare l’aria.

A circa trenta centimetri dal soffitto Blaine fermò la salita e lo guardò soddisfatto “Ora cosa pensi di fare?” sorrise mettendosi le mani sui fianchi in segno di vittoria.

In quel momento sentì una chiave entrare nella toppa della porta e distolse il contatto visivo con il gattaccio che ricadde sul divano quasi ringhiando.

“Obi-Wan- sussurrò Kurt -smettila di fare casino o sveglierai- oh”

Lo stilista era entrato, bloccandosi, con dei sacchetti della spesa in una mano e con la chiave nell’altra, ancora a mezz’aria.

Blaine gli sorrise e le guance del più alto si colorarono di rosso.

“Sei sveglio.” Ricambiò il sorriso, ma in quel momento il gatto gli andò incontro, con il pelo tutto ritto sulla schiena e la coda gonfia.

“Obi-Wan!- era sbigottito -che gli hai fatto?” disse con tono d’accusa guardando poi verso il ragazzo

Blaine sghignazzò “Niente, lo giuro”

Quando il gatto lo guardò storto, sospirò “Quel gatto deve odiarmi proprio tanto” sorrise e Kurt gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla “Tranquillo, sei la prima persona che gli presento dopo tanto”

Oh, quindi Kurt non porta nessuno qui

Il ragazzo gli sorrise di rimando e poi si avviò verso la cucina seguito da Blaine.

“Non… non so se ti va, ma visto che è domenica e non dovrei avere impegni, volevo sapere se vuoi…” s’interruppe

“Cosa?” chiese l’altro curioso

“Beh, rimanere qui a pranzo…” si bloccò di nuovo.

Mentre sistemava la spesa il suo sguardo non aveva mai, volutamente, incontrato quello del riccio e le sue guance si coloravano sempre di più di un adorabile rosa “Ovvio, che mi va” rispose Blaine sorridendo. Il più alto ricambiò il sorriso, finalmente concedendo all’altro la visione dei suoi bellissimi occhi blu.

“così mi racconti decentemente cosa è successo ieri” continuò scherzando.

Questa volta fu il turno di Blaine di arrossire, fece una risata isterica “In realtà non mi ricordo proprio nulla”

“A parte risse e baci con supereroi a caso” ribattè Kurt ridendo sotto i baffi.

“Oddio. Sono stato così imbarazzante?” disse coprendosi il viso con le mani. Kurt rise “Non così tanto. Ti sei messo solo a giocare un po’ con le mie creme” smise di sistemare il tutto e si avvicinò a Blaine, al quale si mozzò il fiato in gola.

“L’ho trovato piuttosto adorabile” disse arrossendo di colpo. A quel punto Blaine prese la palla al balzo “Davvero? Chiese guardando l’altro negli occhi. Quello annuì e il riccio si avvicinò un po’ di più.

Erano praticamente a pochissimi centimetri di distanza l’uno dall’altro.

Blaine potè sentire il respiro caldo di Kurt sulle sue labbra.

TOC TOC TOC

 Bussarono alla porta.

Rimasero congelati in quella posizione, con gli occhi ancora chiusi. Dopo qualche altro secondo bussarono nuovamente “Kurt, dai apri. Ti devo parlare, è importante” era Rachel.

Entrambi si allontanarono molto imbarazzati e Kurt corse ad aprire la porta alla sua petulante amica.

Entrò come una furia nell’appartamento senza nemmeno salutare né guardare l’amico, ovviamente troppo presa dai suo problemi “Kurt, è successa una cosa terribile.
Non so come fare e devo- Blaine?”

Si bloccò non appena vide il ragazzo che le sorrideva molto imbarazzato “Tu che ci fai qui?” chiese inarcando un sopracciglio

“Lunga storia, poi ti spiego” taglio corto Kurt.

“Vieni, raccontami” disse invitandola a sedere in cucina

“Io… se non ti dispiace, vado a farmi una doccia” Blaine cercò di sembrare il più tranquillo possibile. Non voleva essere impiccione ed ascoltare Rachel, ma non voleva nemmeno rimanere lì, senza fare nulla.

“Oh, si certo. Gli asciugamani puliti sono di là”

Appena Blaine se ne fu andato Rachel iniziò uno dei suoi monologhi che Kurt ignorò totalmente. Le uniche cose che comprese furono ‘Finn, chiamata, esercito e
rottura’ per il resto non le prestò minimamente attenzione, tanto anche se le avesse dato qualche consiglio, l’avrebbe ignorato comunque.

Dopo il primo quarto d’ora, durante il quale Rachel parlò ininterrottamente, questa si bloccò di botto.

Kurt non se ne accorse nemmeno, impegnato a sbrogliare i suoi pensieri, che in quel momento erano tutti puntati su Blaine.

“Kurt, mi stai ascoltando?” chiese la ragazza

“Eh, cosa? Si. Certo che ti ascolto”

“Bene, allora rispondimi” sei fregato.

Balbettò qualcosa di insensato “Ti ho chiesto perché Blaine è qui?”

Oh, giusto.

“Beh, è strano. Ma ieri era completamente ubriaco, e per qualche bizzarra ragione, mi ha chiamato. Poi non voleva andare a casa, non ho capito il perché, quindi l’ho portato qui”

Rachel sembrò riflettere sulla parole di Kurt “Ti piace?”

Il ragazzo sputò l’acqua che stava bevendo “Come ti salta in mente di farmi una domanda del genere? È di là, potrebbe sentirti”

La ragazza sorrise “Allora ti piace! E vi siete baciati? Com’è andata? Kurt, se fa qualsiasi stupidaggine, dimmelo. Lo picchio con le mie mani e poi-“

“Rachel. Ferma” fortuna che Kurt la interruppe, altrimenti avrebbe continuato per altre tre ore e mezza “Non è successo niente. E non credo di piacergli”

“Ma scherzi?! Tu gli piaci. E non sai quanto. La settimana scorsa ero al telefono con Nick, e guarda un po’, parlava proprio di te. No. Non proprio di te, ma di come Blaine stesse saltellando perché avevate un appuntamento”

Al ragazzo cadde la mascella per lo stupore (davvero poco elegantemente) “Ma… ma io pensavo fosse etero”

Tutto lo stupore e l’autocommiserazione per non aver afferrato la sessualità di Blaine vennero accantonate a causa della risata di Rachel “Che c’è? Non l’aveva detto prima di ieri” disse risentito

“Ma dai. Secondo te perché volevo fartelo conoscere?”

Kurt inarcò un sopracciglio “E quando me l’avresti voluto fare conoscere? Scusa.”

“Ma non ti ricordi? La sera in cui siamo usciti con Brody e gli altri. Era lui il ragazzo che volevo presentarti”

Lo stupore del ragazzo era sempre più grande. E lui non si lasciava stupire mai da nulla.

“Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda”

“Quale?” come se gliene avesse fatta una

“A te piace Blaine?”

Kurt rimase in silenzio. Non aveva considerato ancora a Blaine in quel senso.

Certo, la prima volta che l’aveva visto, aveva sentito un’attrazione fisica non indifferente. L’aveva conosciuto meglio, e di certo non gli era stato indifferente nemmeno a quel punto, ma si era vietato di pensare al ragazzo in quel modo. Perché ovviamente pensava che non avrebbe potuto ottenere nulla da un’altra cotta per un ragazzo etero.

Ma ora?

Il ragazzo rimase a in silenzio per un po’ nella più assoluta calma.

Nel frattempo, appoggiato alla parete che divideva la cucina dal soggiorno, Blaine era in trepidante attesa del verdetto di Kurt.

“Rachel” disse dopo qualche secondo “Tu lo sai che non potrebbe mai succedere nulla, non mi va di ferirlo”

La ragazza, che era a conoscenza del segreto di Kurt, sbuffò sonoramente “Kurt, che male ci sarebbe, non può succedere nulla di male”

“Si, e lo sai bene. Ti ricordi Jesse? Ci ho messo una vita a superare la cosa” disse sospirando tristemente

“Si, lo so. Ma lui è diverso. Puoi provarci, non devi dirglielo per forza”

L’altro sbatte un pugno sul tavolo “Non potrei nasconderglielo a lungo. E se le cose si facessero serie? Non posso dirlo a nessuno”

“Non sto dicendo che devi sposartelo, prova a vedere come si evolve la situazione”

Kurt affondò la testa nelle braccia appoggiate sul tavolo “È difficile Rachel. A volte ho voglia di mandare tutto al diavolo e fregarmene altamente”

A ragazza fece il giro del tavolo e lo abbracciò “Non sai quanto mi dispiace per questo, tesoro. Ma tu sei una persona buona, da una chance a Blaine. Non ti deluderà”

“Non mi spavento che mi deluda, solo, non voglio fargli del male. Mi piace quel ragazzo. Se poi dovesse allontanarmi? Non so se ne sarei capace di nuovo”

Blaine, che era ancora nascosto, non capì un bel niente come al solito, ma si rese conto che non avrebbe dovuto ascoltare assolutamente quella conversazione.

Ritornò in bagno facendo il minimo rumore. Si chiuse la porta alle spalle con massima cautela, per poi riaprirla e ritornare in cucina con passo parecchio pesante, fingendo assoluta indifferenza (stupido), per poi arrivare fino alla cucina e bussare.

Aprì la porta e vide Kurt che gli rivolgeva uno dei suoi sorrisi mozzafiato.

“Rachel, prima non ci siamo salutati per bene, come stai? Come vanno le cose con Brody?” chiese alla ragazza facendo passare lo sguardo da uno all’altra

“Ci siamo lasciati, tre ore fa” entrambi i ragazzi rimasero di stucco e fissarono Rachel.

“Ra-Rachel, cosa è successo, tesoro?” chiese il più alto

Quella lo guardò con uno sguardo carico d’odio “Sono venuta qui per parlare di questo. Hai ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto prima?”

Il ragazzo si trovò a boccheggiare. Iniziò a balbettare frasi sconnesse “Hey, ma cosa vi è successo? Vi vedevo così affiatati!” Blaine l’aveva salvato da una morte imminente. Perché anche Kurt se era un alieno dalla forza disumana, Rachel l’avrebbe di sicuro fatto a pezzi per non averla ascoltata.

La ragazza iniziò uno dei suoi monologhi infiniti e Kurt guardò Blaine. Ovviamente anche lui stava ignorando Rachel, guardava lo stilista e gli sorrideva dolcemente.
Kurt non potè che ricambiare quel sorriso e, in quel preciso istante, decise che avrebbe dato una possibilità alla sua storia con Blaine.



Dopo un’infinità, Rachel, finalmente, se ne andò e i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.

“Pensavo rimanesse qui tutto il giorno. Quando straparla non riesco a sopportarla più di tanto”

Oh, Blaine trova petulante Rachel, questa storia è appena diventata più interessante.

Kurt rise alla battuta “Beh, visto che sono le tre, e io non mangio da ieri sera, perché non prepariamo qualcosa?” disse sorridendo

Blaine sbuffò “Ma ci vorrà una vita, perché non ordiniamo al tailandese qui sotto?”

Il più alto non lo degnò di uno sguardo “Blaine Anderson, non ho intenzione di farti mangiare qualcosa di poco salutare la prima volta che vieni qui”

“Beh, tecnicamente ci sono venuto anche ie-” s’interruppe quando l’altro gli lanciò un occhiata omicida e non ebbe più voglia di contraddirlo, invece lo seguì in cucina con la coda tra le gambe.

Si sedette al tavolo guardando Kurt, che già armeggiava con gli ingredienti che aveva comprato poco prima.

“Sentiamo, chef. Cosa ha intenzione di preparare?” scherzò il riccio.

“In realtà volevo fare un piatto elaborato, ma visto che è tardi ho optato per qualcosa di semplice” poi si girò verso il ragazzo sorridendo timidamente “C’è qualcosa che non mangi?”

“I funghi e tutto quello che ha a che fare con i legumi” rispose il riccio sempre mantenendo il sorriso.

“Mh. Praticamente hai dichiarato guerra alle cose sane”

“Praticamente” disse Blaine sghignazzando.

“Sai che non fa affatto bene?”

“Ormai sono abituato a mangiare schifezze, l’unico che cucina è Wes, ma è già tanto se lo fa due volte la settimana”

“Wow… ora sono curioso, come fai a vivere con quei pazzi scatenati? Ed io li ho visti una volta sola” scherzò Kurt continuando lo stupido botta e risposta che avevano iniziato.

Blaine si alzò ed andò ad appoggiarsi sul bancone affianco al quale lavorava l’altro “Beh, ormai sono abituato, basta evitare di dare corda alle battute a sfondo sessuale di Thad” fece una risata “poi gli altri sono più o meno normali, se togliamo il fatto che Wes è un giocatore incallito” il più alto spalancò gli occhi “Gioca d’azzardo?”

L’altro rise ancora più forte “No. Fa giochi di ruolo, tipo World of Warcraft o The Lord of The Rings” Kurt tirò un sospiro di sollievo e l’altro continuò “vabbè, Thad l’hai conosciuto, fidati è pazzo, poi c’è David, lui sembra tranquillo e pacato, da ottimi consigli, ma a volte è più sclerato degli altri”

Lo stilista lo guardò sorridendo “E Nick e Jeff? Ho avuto modo di conoscerli di persona, ma come sono?” Blaine rispose con un sorriso sincero “Beh, loro sono grandiosi, come gli altri d’altronde, ma con loro ho passato la mia infanzia” sembrò vagare nel passato per qualche secondo, poi rivolse lo sguardo verso l’altro “ci sono cresciuto insieme, vivevamo nello stesso quartiere, e poi hanno iscritto tutti e tre alla Dalton Accademy”

Kurt spalancò gli occhi “Allora eri tu alle nazionali del 2009, sapevo di averti già visto da qualche parte”

Blaine rimase stupito, ma… “Tu facevi parte delle New Directions?”

Lo stilista annuì e il riccio iniziò a saltellare “Allora eravate voi. AH. Mi sembra una cosa impossibile” si teneva la pancia dalle risate “questo è veramente assurdo, devo
dirlo ai ragazzi, impazziranno”

Kurt annuì divertito e continuò a cucinare.



Dopo mangiato Blaine decise che poiché erano le quattro e mezza dovevano vedere un film, e quale scelta migliore se non Harry ti presento Sally?.

Sdraiati sul divano (dopo aver chiuso il gatto in camera di Kurt) iniziarono a ripetere tutte le battute, mangiando, sotto insistenza di Blaine, pop-corn.

“Hey, ora mi puoi spiegare cosa è successo ieri” chiese Kurt una volta finito il film

Blaine preso in contropiede arrossì di colpo “beh… sai quei due tipi di ieri? Quelli che ti hanno buttato addosso la granita” Kurt annuì sempre sorridendo.

Blaine pensò fosse adorabile a non essere arrabbiato, ma non sapeva che il più alto sorrideva perché era già a conoscenza di cosa aveva fatto Blaine per lui.

“Ecco, per sbaglio, ieri, dopo che il concerto è finito sono andato con Jeff e Nick a bere qualcosa” non menzionò il fatto che Kurt era sparito “Beh, sono andato a sbattere contro uno dei due, e li ho riconosciuti. Così…” distolse lo sguardo da quello dell’altro “così ho pensato che meritassero una lezione. In effetti però una lezione me l’hanno data loro” disse ridacchiando “Ho imparato che non bisogna mai sfidare da soli due ragazzi, soprattutto se sono un metro e mezzo più alti e larghi di te” a quel punto Kurt gli mise una mano sulla gamba, nel frattempo si erano anche girati e messi a gambe incrociate uno di fronte all’altro “È stato un gesto molto carino da parte tua, ma non c’era alcun bisogno di farlo, in fondo non mi ha dato poi così fastidio. Ci ho fatto il callo al liceo”

Blaine boccheggiò “Io… no. Io dovevo farlo, Kurt. Non è giusto che qualcuno ti tratti male. E poi non hai sentito la parte più bella” disse ammiccando “Dopo che hanno iniziato a pestarmi di brutto, è arrivato Glitterman e gli ha dato una scazzottata che si ricorderanno a vita. Ben gli sta” annuì a se stesso convinto

“Wow, davvero è arrivato Glitterman? E come ti è sembrato?” chiese Kurt facendo il finto tonto “Bellissimo ovviamente. Mi ha anche baciato. Ha degli occhi stupendi, ora che ci penso mi ricordano molto i tuoi” Kurt arrossì, perché anche se involontariamente Blaine gli aveva detto che aveva degli occhi stupendi

“Ma dimmi una cosa” disse Blaine un po’ meno su di giri e decisamente più serio “Perché quei due energumeni ti hanno rovesciato quella cosa in testa”

Kurt sospirò, prima o poi sapeva che gli sarebbe toccata quella domanda

“Vedi, quando andavo al liceo non ero esattamente amato- sottolineò la parola facendo le virgolette con le mani -facevo parte del Glee Club della mia scuola, insieme a Rachel” l’altro annuì ma lo lasciò continuare “Ecco, diciamo che questo non rendeva le cose più facili. I primi due anni a scuola sono stati normali, ma poi mi sono preso una cotta per un ragazzo, etero. Si chiama Sam Evans. Si era trasferito dal Michigan. Da quel momento sono stato l’unico gay dichiarato in tutta la scuola” fece un sospiro triste “quel ragazzo, quello che hai incontrato ieri, Karofsky, per tutta la durata del terzo anno ha iniziato a spintonarmi e deridermi. Un giorno, ero davvero nervoso e arrabbiato, così dopo che mi aveva fatto sbattere contro gli armadietti per l’ennesima volta l’ho seguito fino allo spogliatoio. Non ero spaventato, non mi faceva realmente male. Volevo solo che la smettesse, così gli ho urlato contro. E sai che ha fatto?” Blaine sentì le lacrime riempirgli gli occhi, non voleva sapere come lo avevano picchiato “mi ha baciato”

Il riccio spalancò la bocca “Cosa?”

“Si, mi ha baciato, in realtà mi ha forzato. È stato il mio primo bacio e sinceramente mi ha fatto schifo” concluse con un’aria disgustata

“Kurt, è…” le parole gli morirono in gola. “Beh, si. È stato abbastanza brutto. Ma fortunatamente è passato” disse sorridendo al brutto ricordo.

“Nessuno dovrebbe essere costretto a fare qualcosa che non vorrebbe” Kurt abbassò il capo, ma Blaine gli mise due dita sotto il mento in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. Quegli occhi che in quel preciso istante erano velati dalle lacrime.

“Kurt” istintivamente si sporse ad abbracciarlo.

L’altro s’irrigidì leggermente, ma subito si rilasso nella stretta di Blaine.

Rimasero così per alcuni minuti, beandosi del calore reciproco.

Quando si staccarono erano entrambi imbarazzati ed evitarono di guardarsi, poi Blaine si decise e parlò “Kurt, io… mi dispiace, non avrei dovuto farlo, ma prima, quando parlavi con Rachel ho ascoltato una parte della discussione”

Quello spalancò gli occhi, terrorizzato da quello che Blaine avesse potuto capire “Io, vedi. Ho sentito che parlavi di Jesse, o come si chiama. E volevo… volevo dirti una cosa. In realtà ho cercato di dirtela ieri sera, ma tu sei sparito e io… poi non sapevo… mi piaci” aveva alzato lo sguardo verso quello del castano. Guardandolo direttamente negli occhi blu “Mi piaci dalla prima volta che ti ho visto, e non sapevo come dirtelo” fece una risata nervosa
“Non so nemmeno perché te lo sto dicendo ora”

Poi iniziò totalmente a svalvolare e cominciò a straparlare “magari sono tanto stupido da volermi distruggere da solo, perché ho sentito quello che hai detto a Rachel, e ora ho paura che tu mi cacci a pedate, per favore non cacciarmi a pedate. Non lo sopporterei, almeno proviamo ad essere amici, non sto-”

Fu interrotto.

Perché Kurt aveva deciso che non gli importava essere un supereroe, non gli importava dover avere dei segreti.

L’unica cosa che gli sembrava veramente giusta in quel momento era darsi una possibilità con Blaine.

Quindi lo baciò. E in quel bacio potè sentire Blaine sorridere contro le sue labbra.




Spazietto d Ema

Salve a tutti... spero vi sia piaciuto il capitolo C= 
Avevo bisogno di questa situazione, con tutto quell'angst che ci stanno propinando un po' di felicità tocca a tutti.
Non ho nulla d'aggiungere, solo voglio ringraziere tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/segiute/ricordate.
Un bacio a tutti <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. Dress You Up ***


Dress You Up

 

 
 
 

We are young
We are strong
We’re not looking for where we belong
(Kick-Ass – MIKA)

 
 
 

10.05.13 10.06.13
 

Dopo quel primo bacio, molti altri lo seguirono.

Passarono tutto il resto del pomeriggio a baciarsi, come due piccoli adolescenti che baciano per la prima volta.

“Blaine. Blaine” disse Kurt cercando di prendere fiato “Blaine, fermati. Ho… ho bisogno di parlarti”

Il riccio si staccò dal collo del ragazzo e lo guardò un po’ perplesso “Io… io devo dirtelo” prese un profondo respiro “non ho mai avuto una relazione stabile con qualcuno, perché ho delle priorità. Mi di-dispiace, ma non posso dirtelo, e vorrei, ma proprio non posso” si bloccò per qualche secondo, perdendosi nel dorato degli
occhi dell’altro “Mi piaci, Blaine. Mi piaci un sacco. Mi piaci dalla prima volta che ti ho visto, anche se pensavo fossi etero e io-” un risata lo interruppe.

Blaine era caduto dal divano e ora, si stava letteralmente contorcendo a terra dalle risate “Vuoi smetterla?! Sto cercando di fare un discorso serio” disse seccato. L’altro si alzò e si rimise seduto “Finito?” chiese Kurt stizzito. L’altro annuì sghignazzando.

“Bene. Dov’ero arrivato?”

“Sul fatto che stavamo limonando”

“Giusto. Quindi… Blaine!” si accorse della boiata che aveva appena detto assecondando lo stupido ragazzino che ridacchiava di fronte a lui.

“Sto veramente cercando di dirti qualcosa d’importante”

“Non m’interessa” Kurt spalancò gli occhi indignato e guardò il riccio che improvvisamente si era fatto serio “Si. Non m’interessa. Non m’interessa il tuo passato, o almeno in parte. Non m’interessa se non hai mai avuto un ragazzo, o ne hai avuti a centinaia. Non m’interessa se hai dei segreti che non puoi rivelarmi. Mi piaci” si avvicinò alle labbra del ragazzo “Mi piaci davvero tanto, Kurt. Non permetterò a nessuno di interferire con quello che sto iniziando a provare per te e voglio che questa relazione funzioni e impedirò a te o a chiunque altro di rovinarla”

Kurt a quel punto azzerò la distanza tra le loro labbra, congiungendole in un bacio timido, carico di parole che entrambi non avevano ancora il coraggio di esprimere ad alta voce e pieno di un amore ancora crescente.


Più tardi quello stesse pomeriggio, Blaine dovette tornare a casa, altrimenti il suo telefono non avrebbe smesso in nessun modo di squillare.

In effetti all’inizio era stato facile ignorarlo ma poi Kurt lo costrinse a guardarlo e trovò almeno una ventina di chiamate e messaggi, tutte da quei pazzi dei suoi amici.

Alla fine optò per andare, con la promessa di chiamare Kurt per la buonanotte.

Varcata la soglia di casa trovò ad aspettarlo cinque figure alquanto inquietanti.

Erano seduti sugli unici due divani della casa ognuno con un pacchetto di patatine o pop-corn e guardavano Blaine con uno strano sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all’altro.

Il riccio cercò di ignorarli con tutte le sue forze, posando le chiavi nell’ingresso e avviandosi verso la sua stanza, evitando volutamente il loro sguardo

“Blaaaine” si bloccò sul posto come colto in fragrante.

“Dove stai andando?” domandò Wes

“Io… io pensavo di andarmi a cambiarmi, non…” si bloccò. Non aveva intenzione di ammettere di aver dormito fuori casa, anche se era piuttosto ovvio “Si, certo come no” Thad lo afferrò per un braccio e lo fece sedere a terra tra i due divani.

“Bene” tutti lo guardavano come se fosse la cena “ora ci dici dove hai dormito questa notte!”

“No. Fermo.” Lo interruppe Nick “Ha le labbra rosse. I capelli senza” gli infilò una mano tra capelli e la ritrasse disgustato “o quasi senza, gel” s’interruppe per guardarlo meglio, poi spalancò gli occhi e gli afferrò il colletto della polo per abbassarlo “E un mostruoso succhiotto sul collo” praticamente squittì quest’ultima parte.

Blaine deglutì un paio di volte a vuoto “Io… io ho dormito a casa di… Kurt” lo disse talmente piano che se qualcuno in quel momento avesse respirato probabilmente non l’avrebbe sentito.

Ci furono quattro secondi di silenzio, in cui tutti cercarono di dare un esatto significato alle parole di Blaine, ma fu interrotto da Jeff che si buttò sopra il ragazzo urlando, seguito da tutti gli altri.

Quando il riccio, riuscì a tornare a respirare normalmente, senza essere stritolato, rivolse agli amici un grande sorrisone a trentadue denti.

“Oooh, Blaine si è fatto il ragazzo” mormorò Jeff con gli occhi a cuoricino, mentre coccolava un cuscino.
 

Dopo aver spettegolato abbastanza sulla nuova relazione di Blaine, che secondo Wes doveva assolutamente essere aggiornata su Facebook, ritornarono per qualche momento in silenzio, finchè David non lo interruppe

“Abbiamo tralasciato una cosa importante”

“Del tipo?” chiese Thad curioso

“Del tipo, cosa ce ne facciamo delle nostre capacità ora?”

Ognuno si scambiò uno sguardo parecchio significativo “Io sono d’accordo con la proposta di Nick” asserì Thad

“Eh?” chiese l’interpellato “Dai. Quella figata di fare cose al di fuori della legge!” spiegò l’ispanico.

Le labbra del moro si aprirono in una “O”

“Si. Mi piace come idea. Perchè no, chi è con me?” disse Jeff mettendo una mano avanti.

Quattro braccia la seguirono di scatto e si appoggiarono sopra “Dai, Wes. Sarà divertente” lo incoraggiò il ragazzo di colore.

“Non so. E se poi ci cacciamo nei guai seriamente?”

“Ma di che ti preoccupi. Tanto avremo una maschera” cercò di convincerlo Thad, ed infatti sembrò funzionare, perché l’orientale aveva appoggiato la propria mano su quella di Blaine.

“Bene. Allora siamo tutti d’accordo” disse Nick annuendo agli altri

“L’unica cosa che ci manca è il costume” constatò il biondo

“Già. Facciamo così, per le otto di stasera dobbiamo trovarne tutti uno. Ci state?” disse Blaine

“Si. Ma così non vale” esordì Nick “Deve avere delle caratteristiche ben precise. Altrimenti potemmo proporre di tutto” si bloccò qualche secondo per pensare “Deve
avere a che fare con il giallo, e con gli uccelli”

“Uh… non sapevo avessi cambiato partito” scherzò Thad, beccandosi una scarpa in testa.

Solo dopo aver separato Nick e Thad da un inizio di rissa, sciolsero la riunione e andarono in cerca di un’idea per i loro nuovi costumi.

Alle otto in punto, a casa dell’asiatico i sei ragazzi si presentarono con dei vestiti, uno più assurdo dell’altro.

Jeff faceva veramente paura. Si era messo una felpa e dei jeans gialli, con un piatto di plastica dello stesso colore per coprire il viso, con solo dei buchi per gli occhi e per il naso. Inoltre aveva aggiunto al cappuccio un becco arancione ed un paio di occhi da canarino.

Il tutto dava un aspetto particolarmente inquietante.

Wes non si era sbilanciato più di tanto. Aveva preso una vecchia tuta da idraulico, una maglietta gialla e un cappello di Wario*, che conservava in soffitta da qualche parte, e come maschera aveva utilizzato una di quelle classiche, bianche di plastica.

Thad si era presentato vestito da uno dei Blues Brother, con l’unica differenza che, a parte la camicia bianca e gli occhiali scuri, era interamente giallo.

David aveva scelto qualcosa di più etnico. Aveva fatto (con tecnica ancora incerta) una specie di gonnellino, che sembrava realizzato con piume gialle e si era messo una delle sue maschere africane. Per il resto, oltre ad una collana, era totalmente nudo.

Blaine aveva preso una vecchia tuta da supereroe di quando era ragazzo, ovviamente gli entrava ancora, e aveva cercato di riadattarla il più possibile per l’occasione.

Fortunatamente era di Wolverine quindi aveva solo dovuto togliere le lame ai guanti e sulle parti blu incollare un po’ di piume.

Non appena visto Nick però, tutti concordarono che il suo era il costume migliore.

Aveva preso una sua vecchia tuta del film Tron Legacy, eliminato il casco e cancellato tutte le strisce arancioni sostituendole con una gialla laterale.

Poi Thad, visto che non era d’accordo con le maniche lunghe aveva optato per toglierle alla radice, così da ottenere uno smanicato.

Wes aveva suggerito di aggiungere dei guanti sempre neri con delle strisce gialle.

“Bene. Ora abbiamo un costume” disse Thad mentre osservava il modello della tuta che avevano creato.

“Manca la maschera” mormorò Jeff “Perché non proviamo questa? Casomai poi la dipingiamo” disse Wes indicando quella che aveva scelto lui

“Io quella non posso metterla” asserì Nick indicando la maschera.

“E se non sono indiscreto potrei sapere il perché?” chiese Thad sarcastico.

Jeff sghignazzò beccandosi un cazzotto dal moro “Beh, non mi entra dal naso” sussurrò.

Ovviamente tutti risero, per quasi un quarto d’ora intero, addirittura Thad iniziò a piangere per le troppe risate.

“Ah.ah.ah. voi ci scherzate, ma è un problema” disse Nick stizzito.

“Si, certo. L’unico tuo problema è quello che senti la puzza dei piedi di Sterling triplicata” affermò Thad tenendosi la pancia.

“Hey, i miei piedi non puzzano” si lamentò il biondo offeso.

David sospirò spazientito “Su, ragazzi. Ci serve un’idea per una maschera”

“Possiamo farla come quella di Spiderman” affermò Blaine con gli occhi che luccicavano dall’emozione.

“No. Non hai idea di come ci suderesti dentro” affermò Wes.

“Perché non la facciamo come il cappuccio di Jeff” disse Nick. Tutti lo guardarono parecchio scettici al riguardo.

“Intendo una maschera semirigida a forma di becco di uccello” spiegò il ragazzo.

Naturalmente la mozione fu approvata da tutti all’unanimità, perfino Thad si complimentò con Nick per quell’idea geniale, tanto che si propose di aiutarlo a realizzarle.

Infatti lavorarono per tutta la notte e per parte della mattina successiva.

Alla fine, grazie alla genialità di Nick, ed ad un’entrata di straforo nella facoltà di chimica di Thad, per usare il compressore, riuscirono a creare sei tute e sei maschere.
Erano fatte di un tessuto indistruttibile, che poteva surriscaldarsi senza rompersi, senza maniche come piacevano a Thad e con dei guanti molto eleganti. Non c’erano scarpe, sotto insistenza di Blaine che le odiava, ma la tuta fasciava i piedi ed alla fine erano stati aggiunti dei rinforzi, come delle specie di suole.

Le maschere erano tutta un’altra cosa.

Erano grandi, e ricoprivano il viso fino al naso, nascondendolo. Non erano aderenti, ma erano rialzate, come a formare dei veri e propri becchi.

Realizzarle era stato davvero complicato. Perché Nick aveva dovuto faticare parecchio per raggiungere l’effetto desiderato. Erano infatti malleabili, ma come gommapiuma, quindi ritornavano sempre alla loro forma originale. Le avevano poi colorate di giallo e avevano deciso di fare il becco nero, così da essere in tono con la tuta.



“Cazzo, Nick. Hai superato te stesso. Sei un vero genio” disse Blaine appena indossata la tuta, che avevano portato Nick e Thad alle undici la mattina dopo.

“Bene. Ora siamo pronti. Andiamo a fare qualcosa” annunciò Jeff facendo per aprire la porta

“Aspetta tu” Nick lo trattenne

“Che c’è” chiese il biondi con espressione interrogativa.

“Nick ha ragione, non possiamo andare in giro così” disse Thad “Giusto, ci serve uno schema d’az-“ Nick fu interrotto dal ragazzo ispanico

“Quello che davvero ci serve è un nome” esordì Thad ignorando palesemente i consigli del cantante e mettendosi al centro della stanza con le mani sui fianchi.

“Che ne dite degli imbattibili sei?” esclamò Wes eccitato all’idea.

“Come se non avessi detto nulla, altre proposte?” continuò Thad.

“I canarini giganti” disse Jeff che si beccò un’occhiata scettica dalla maggior parte di loro.

“Hey” esclamò David alzandosi di scatto “Vi ricordate come ci chiamavano al liceo? Era un nome che ci avevano dato al Glee…” tutti lo guardarono spaesato “Dai, ragazzi” si girò verso Thad “Almeno tu, non te lo ricordi?”

Quello scosse la testa, ma si bloccò perché un lampo di realizzazione era passato attraverso i suoi occhi “I WARBLERS. Ci chiamavano Warblers” gridò poi.

E quello infatti fu il nome che scelsero.


Più tardi il pomeriggio, dopo che tutti erano tornati, chi dal lavoro, chi dall’università, ultimarono le tute appiccicando (si, appiccicando, perché per grandissima idea di
Thad lo fecero con l’attack) una W sul petto.

“Blaineeeeeee, il telefono” gridò Nick dal soggiorno, dove era placidamente sdraiato sul divano, vicino a Jeff che era seduto a terra e non si era ancora tolto la tuta.

“Chi è?” urlò il riccio dalla sua stanza.

“Non lo so, è lontano” rispose il ragazzo, che guardava la televisione, con il telefono che squillava, poggiato sul bracciolo di fronte a lui.

Blaine arrivò dalla sua camera con i pantaloni sbottonati, tenendoseli con una mano per non farli cadere, la maglietta infilata solo sulla testa e i capelli totalmente bagnati.

“Hey Kurt” disse dopo aver risposto al cellulare.

“Blaine” disse il ragazzo dall’altro lato del telefono sorridendo “stavo per riattaccare”

Il riccio sospirò “Beh, se qualcuno si fosse degnato di smuovere il suo prezioso fondoschiena avrei fatto prima” disse dando una manata a Nick che accarezzava i capelli di Jeff il quale aveva abbandonato la testa all’indietro addormentato, mentre seguiva tutta la discussione tra Kurt e Blaine.

“Mh… o-okay” rispose Kurt titubante “Ti va di venire qui? Se non hai impegni, ovvio” chiese timidamente.

 “Oh, mi dispiace, ma non posso. Oggi è il mio turno di rimanere a casa… lunga storia. Perché non vieni tu?”

“Va bene, allora mi vesto e vengo”

Chiusero la chiamata e il riccio si catapultò in camera ad abbottarsi di gel per capelli.


“Ciao” lo salutò Kurt con un sorriso smagliante.

Blaine era nel panico, fino a quel momento non aveva pensato a come comportarsi, o a come lo avrebbe salutato, doveva baciarlo? Abbracciarlo? Stringergli la mano?
No, Blaine. Decisamente non questo.

“Ciao” rimase fermo tendo la maniglia della porta in mano, imbarazzato.

“Allora, mi fai entrare o vuoi che rimanga qui fuori?” chiese Kurt scherzando.

Il riccio si sciolse all’improvviso. Il ragazzo davanti a lui era pur sempre Kurt. Kurt che non l’avrebbe mai giudicato. Kurt che non l’avrebbe mai preso in giro.

Si avvicinò al ragazzo e gli stampò un bacetto sulle labbra “Perché mi hai chiamato?” chiese sorridendo, spastandosi per lasciarlo finalmente entrare nell’appartamento.

“Io…” iniziò Kurt torturandosi le mani “pensavo che… si, pensavo che ti andasse di vederci, perché ieri sei dovuto andare via, e poi p-“ il flusso delle parole di Kurt venne interrotto dall’altro ragazzo che gli mise due dita sotto il mento per incontrare il suo sguardo

“Kurt, tranquillo. Non c’è problema, ti avrei chiamato io comunque se Thad non mi avesse nascosto il telefono” il più alto si lascio sfuggire un risolino e il suo volto s’illuminò di un sorriso sincero.

E Blaine non potè fare a meno di baciarlo, perché ormai poteva, e non si sarebbe mai stancato di farlo.

Questa volta però fu un bacio più approfondito, Blaine strofinò la lingua sulle labbra di Kurt, che le dischiuse immediatamente, rilasciando nella bocca dell’altro un sospiro abbastanza rumoroso.

Blaine si strinse, se possibile, ancora di più all’altro, che gli cinse le spalle con le braccia.

Le mani di Blaine iniziarono a spostarsi, dal petto di Kurt, dove erano prima, verso la schiena e sempre più in basso.

Sfiorarono la cintura degli strettissimi pantaloni, mentre il ragazzo più alto affondava le mani nei riccioli, incastrati dal gel, di Blaine.

Era un insieme di denti, lingua e passione.

Le mani del riccio avevano finalmente raggiunto il fondoschiena dell’altro e avevano ini-

“Eamh” entrambi i ragazzi si congelarono sul posto. Aprirono gli occhi e rimasero fermi in quella posizione.

“No, no. Tranquilli, non fate caso a noi. Continuate pure” disse Nick mentre mangiava un pacchetto di patatine seduto sul divano a godersi la scena insieme a Jeff.

I due si staccarono e abbassarono lo sguardo parecchio imbarazzati.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, finchè Blaine non si schiarì la gola “Ehm… Nick, Jeff. Questo è Kurt. Kurt, questi sono Nick e Jeff” poi rivolto al ragazzo “
Non te li ho mai presentati ufficialmente come miei coinquilini” poi sussurrò “ma date le circostanze…”

Il biondo e il moro scattarono in piedi ed andarono ad abbracciare il povero Kurt, che si terrorizzò non poco alla reazione di quei due.

“Kurt, non puoi sapere quanto siamo felici che tu e Anderson abbiate deciso finalmente di fare il grande passo, perché, sinceramente, io non lo avrei sopportato un giorno di più mentre lanciava coriandoli ed arcobaleni in giro per la casa” disse Nick trascinandolo a sedere sul divano insieme a Jeff.

Il ragazzo era rimasto in silenzio, perché non aveva ancora avuto modo di aprire bocca, visto che quei due folli avevano iniziato a raccontare strani aneddoti sulle precedenti relazioni di Blaine.

“E non hai idea di come l’abbiamo trovato, quando stava con Jimmy-”

“Bene. Basta dare fastidio a Kurt” li interruppe Blaine trascinandosi dietro lo stilista.

“Wow” disse il ragazzo appena il riccio si chiuse alle spalle la porta della sua camera “Ma fanno sempre così?!”

“Diciamo che non hai visto nulla, primo perché erano solo Nick e Jeff, e secondo, perché spero tu non sia costretto a vedere mai quello che sono capaci di combinare
con dell’alcol in corpo” Kurt rise, da una parte terrorizzato, dall’altra sinceramente curioso.

“Mi chiedo come si sono comportati con tutti i ragazzi che hai portato qui” domandò divertito.

Blaine sorrise imbarazzato “Beh, in effetti tu sei il primo a cui fanno le feste

“WOW” rimasero in silenzio qualche secondo, Kurt seduto sul letto di Blaine, e Blaine con la schiena appoggiata alla porta.

“Beh, che ti va di fare?” chiese il riccio con un sorriso.

“Blaine, questa è una camera da letto”

Il ragazzo arrossì improvvisamente “Oddio. Io, cioè no. Non intendevo quello. Cioè, se ti va è okay. Ma intendevo dire, magari usciamo e andiamo al cinema, non lo so”

“No. Forse è ancora troppo presto per quello” mormorò Kurt guardando il vuoto

“Già. Hai ragione” confermò Blaine.

“Ti prego, dimmi che non ne stiamo parlando” supplicò il più alto.

“Già, no. Non ne stiamo parlando” Blaine si buttò sul letto accanto a Kurt “Bene, ti va di andare a vedere un film?” chiese

“Si. Perché no. A patto che non sia una storia d’amore. Ne ho fin sopra i capelli di film del genere”

Blaine rise “No. In realtà pensavo più ad un horror sugli zombie mangia cervelli”

Kurt lo guardò divertito “Ci sto” e si sporse per dargli un bacio

“Davvero romantico Anderson. Davvero, davvero romantico. Ah, anche noi veniamo” Nick Jeff e Thad fecero irruzione nella stanza, per avvertirli di quell’idea geniale
che gli era appena venuta, per poi uscire come se niente fosse.

Blaine si lasciò cadere sul letto “Io. Li. Odio”

Kurt ridacchiò “Dai, non sarà poi così male, no?”

Il riccio lo guardò malissimo “Tu non hai la più pallida idea di cosa vuol dire male”

 
 
 
 
*Wario è l’antagonista di Super Mario




Spazietto di Ema

Scusate, sono in ritardo di un po', ma la chiavetta di internet non voleva seperne di funzionare C= scusatemi immensamente per ciò che è successo, ma io detesto essere in ritardo....
comunque sul capitolo non ho nulla da dire, ho un disegno dei Warblers
, che mi ha fatto una mia amica ed è stupendo C=
https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/18705_3933043681059_400567094_n.jpg

Grazie a chiunque continua a leggere la storia C=

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Somebody Up There Likes Me ***


Somebody Up There Likes Me

 
 
 
 

Ever just the same Ever a surprise
Ever as before Ever just as sure
As the sun will rise
(Beauty and The Best – Celine Dion and Peabo Bryson)

 
 
 

 

Andare al cinema si rivelò un vero incubo, ma questa volta non per Kurt e Blaine.

A dire la verità loro si divertirono, e anche parecchio.

David aveva cercato, in tutti i modi possibili ed immaginabili, di far ragionare gli amici e lasciare alla neo-coppia un po’ di privacy, ma non c’era stato modo di fargli cambiare idea, così a malincuore si era aggiunto alla combriccola, però solo per tenere d’occhio Thad, che altrimenti, senza nessuno a controllarlo avrebbe fatto tranquillamente scoppiare una rissa.

Arrivati lì, la coppietta, si rese conto che, oltre ai cinque coinquilini di Blaine, i ragazzi avevano invitato anche Rachel e Finn, che avevano finalmente chiarito ed erano ritornati insieme, ed oltre a loro c’era anche il povero Brody, che guardava, sconsolato da un cantuccio, la coppia, che limonava ferocemente.

Appena entrati in sala si disposero in due file. In quella in basso c’erano Jeff, Nick, Kurt, Blaine e Brody. Quella in alto era invece stata occupata da Wes, David, Thad, Rachel e Finn.

Thad, essendo capitato esattamente sopra Kurt e Blaine, non perse occasione di lanciare ai due ragazzi dei coriandoli a forma di cuoricini, che si era portato da casa per l’evenienza (?).

Iniziato il film, Wes crollò appena vide il primo zombie, cioè nei primi 13 minuti.

Thad e David smisero immediatamente di battibeccare, per godersi al meglio ogni scena, a differenza di Brody che non ne vide nemmeno una, troppo intento a spiare Rachel e Finn, che avrebbero potuto praticamente concepire un bambino.

Kurt e Blaine si tennero per mano per tutta la durata della proiezione, scambiandosi di tanto in tanto qualche bacio a fior di labbra e continuando a fare battute su qualsiasi frase.

Nessuno quindi, stava prestando la minima attenzione a Nick e Jeff.

Il primo era terrorizzato di poter fare qualcosa che potesse far allontanare di nuovo il biondo, il secondo era terrorizzato e basta.

Infatti al ragazzo non erano mai piaciuti i film dell’orrore, ma poiché gli era stato proposto da Nick non era riuscito a dire no, e ora non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi dalla paura.

Era rannicchiato sulla poltroncina del cinema con le gambe strette al petto.

Non aveva la minima intenzione di guardare nemmeno un schifoso fotogramma, su quei mostri mangia cervelli, ma come incatenato non riusciva a scollare gli occhi dallo schermo.

Nick se ne accorse, ma cosa poteva fare? Non poteva certo abbracciarlo e sussurrargli che andava tutto bene. Jeff avrebbe sicuramente reagito come qualche giorno
prima.

Rimase anche lui fermo a guardare il film, cercando di scacciare quel pensiero dalla testa.

Dopo circa dieci minuti, uno zombie particolarmente brutto fece fuori una famigliola, non risparmiandosi scene particolarmente sanguinolenti e con tanto di pasto a base di cervelli, ed in quel preciso momento Nick sentì una stretta sulla sua mano così forte che gli fece quasi male.

Si girò di scatto e vide Jeff con il cappuccio calato sugli occhi, praticamente schiacciato contro la poltrona, che gli stringeva la mano per la paura.

Sorrise e strinse la presa a sua volta, cecando di infondere un po’ di coraggio all’amico, che invece, per tutta risposta si appiccicò al suo braccio, sempre con il cappuccio davanti agli occhi per non vedere.

Nick sorrise e iniziò ad accarezzare la schiena del biondo.

“Hey, ma li hai visti?” sussurrò Thad a David indicando i due ragazzi.

Il ragazzo di colore si sporse un po’ più avanti per lanciare uno sguardo poco discreto nella direzione che gli aveva indicato Thad e ritornò alla sua posa composta.

“Allora? Li hai visti?” chiese Thad sovraeccitato.

David si girò verso di lui con calma “Si”

L’ispanico rimase basito “Ma non dici nulla?”

“Cosa dovrei dire?” chiese quello interrogativo.

“Beh, non ti sembra un comportamento un po’ troppo amichevole?” disse facendo un gesto con le mani per sottolineare l’ovvietà della situazione.

“Ma sono Nick e Jeff, è normale”

Thad lo guardò male per qualche secondo, poi ritornò all’attacco “Ma seriamente, guardali” e dicendo lo spinse praticamente con il viso a pochi millimetri dalla poltrona del moro davanti.

“Smettila Thad” disse seccato.

“Dai, David. Collega le cose. Quando è stata l’ultima volta che hai visto Jeff uscire con una ragazza?”

“L’altra sera” rispose scocciato il ragazzo di colore

Thad sospirò frustrato “Quand’è che l’hai visto uscire con una ragazza senza Nick”

Il ragazzo sembrò rifletterci, poi lo guardò serio “Continua”

“Bene” sorrise “Ti ricordi che prima di conoscere Nick, Blaine ci aveva detto che stava passando un brutto periodo?” l’altro annuì nuovamente

“Bene, poi si è trovato una ragazza e sembrava andare alla grande, finchè non è arrivato questo ragazzo amico di Blaine e Nick, e nemmeno un mese dopo addio Jackie”

David sembrò pensare a tutte le informazioni che gli erano appena state riversate addosso “E tu intendi che l’abbia lasciata per colpa di Jeff?”

Quello scosse il capo “Non per colpa di Jeff, ma grazie a Jeff. Nick è innamorato di Sterling, e credo che il tipo ricambi appieno il sentimento”

“Ne sei proprio sicuro?”

“No… ma” Thad bloccò David che era sul punto di ribattere “possiamo sempre scoprirlo” iniziò a sfregarsi i palmi delle mani con fare allusivo “se le mie supposizioni
sono giuste, e lo sono. Nick e Jeff hanno una cotta l’uno per l’altro dai tempi del liceo”

“Si, ma se così fosse, perché non sono mai stati insieme?” chiese David sempre meno convinto.

“È ovvio, perché nessuno dei due sa dell’altro ed entrambi hanno paura di dichiararsi”

“E come facciamo a scoprirlo?” chiese Wes che si era svegliato da un pezzo ed aveva origliato tutta la discussione

“Bene, ora anche il pettegolo ci si mette” sbuffò Thad

“Non lo dirò a nessuno, lo prometto sull’anello di Sauron” disse facendosi la croce sul cuore.

“E va bene, ma dobbiamo trovare un piano” sussurrò David facendosi più vicino agli amici e iniziando a confabulare.

Ovviamente né Nick né Jeff sospettavano nulla di tutto ciò, infatti erano ancora nelle loro posizioni precedenti, con l’unica differenza che, con il favore del buio e con la scusa del film horror, Jeff aveva avuto il coraggio di poggiare la fronte nell’incavo del collo di Nick.


“Il film più idiota che abbia mai visto” dichiarò Wes non appena uscirono dalla sala.

“Ovvio, hai dormito per più di metà proiezione!” ribatte Blaine tenendo ancora stretta la mano di Kurt.

“Come volete, io ho fame, che ne dite di andare a mangiarci una pizza?” chiese Thad guardando David con aria complice.

Tutti accettarono di buon grado quella proposta, e chiamarono dei taxi da dividere.

“Hey Nick, aspettami” disse Jeff all’amico per salire nel taxi insieme a lui.

Sfortunatamente i suoi progetti vennero cambiati da un tappo con i capelli sparati in aria.

“No, Jeff. Tu vieni con me” Thad lo prese per un braccio e lo trascinò dentro un altro taxi, stessa cosa che David e Wes fecero con Nick.

“Hey, che modi” si lamentò il biondo quando si sedette sul sedile della macchina.

“Esagerato” rispose Thad. Iniziò a guardarlo con quell’aria da folle che faceva sempre un certo effetto.

“Thad, smettila, sei inquietante”

“Ora tu mi ascolterai e risponderai alle mie domande” il biondo annuì terrorizzato dall’ispanico.

“Bene. Ora ti farò un piccolo quiz e tu dovrai rispondermi in modo corretto” in fin dei conti Thad era la regina del dramma, nessuno avrebbe potuto togliergli quei piccoli piaceri.

“Sei gay?”

Jeff lo guardò prima incredulo, poi sbigottito, ma fortunatamente, forse grazie ad un aiuto da parte degli alieni, capì dove il ragazzo davanti a lui voleva andare a parare, quindi, prendendo un respiro e con il tono più calmo possibile rispose.

“Tu sei malato”

Thad rimase a guardarlo con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati, ma si ricompose “Ammettilo, tu sei gay. Io lo so, lo sento” disse facendo uno strano gesto con le
mani.

“Thad, smettila di sparare cazzate a velocità supersonica, il tuo naso prima o poi finirà per bucarmi un occhio” rispose sarcastico il biondo, prima di sospirare, perché grazie al cielo, erano finalmente arrivati a destinazione.

Prima di scendere però fu afferrato per una manica dall’ispanico che avvicinando le labbra al suo orecchio gli sussurrò con fare minaccioso “Sappi che non è finita qui
Sterling”

Jeff scese dall’auto e rabbrividì alle parole del ragazzo. Non poteva assolutamente continuare così, perché se anche Thad se ne era accorto era solo questione di tempo prima che lo capisse anche Nick.

Mentre rimuginava su quello che era appena accaduto, dall’altra macchina scesero Wes, David e Nick, che aveva la sua stessa espressione.

Infatti i due ragazzi avevano avuto più o meno una discussione simile con il moro.


“Non vi sembra che Thad sia sempre più strano giorno dopo giorno? Dovreste provare a cambiargli mangime” commentò Nick sarcastico, appena entrato in macchina con gli altri due.

Quelli si scambiarono uno sguardo d’intesa e fecero una risatina sommessa.

“Non vi sembra che Kurt e Blaine siano proprio una bella coppia?” chiese David per cambiare argomento.

Gli altri due annuirono concordando con lui “Hai ragione. Hey Nick, ma quand’è che ti trovi una ragazza anche tu?” disse Wes.

A quelle parole il ragazzo s’irrigidì notevolmente “Sto aspettando quella giusta” rispose con un sorriso tirato.

“Sai, Barbra mi ha fatto conoscere una ragazza molto carina, personalmente per me è troppo intelligente, ma posso presentartela se vuoi” continuò l’orientale imperterrito.

Il moro iniziò a boccheggiare non sapendo cosa dire “Io… non so, e poi sto già vedendo una ragazza” si salvò in calcio d’angolo.

I due ragazzi ci rimasero di sasso “Wow, e che aspettavi a dircelo?” esalò David ancora in stato di shock.

“Non è ancora una storia seria, non volevo affrettare le cose” rispose Nick sorridendo.

Fortunatamente la macchina si fermò in quel preciso istante, permettendo al ragazzo di scappare da quella situazione che era diventata davvero strana.


Si sedettero tutti ad una tavolata, tranne Rachel e Finn che erano tornati a casa e Brody che, depresso, aveva deciso di dare forfait.

Iniziarono a chiacchierare del più e del meno.

“Sai, mi sento un po’ di troppo” sussurrò Kurt all’orecchio di Blaine.

Questo girandosi, notò un leggero imbarazzo negli occhi dello stilista, e guardandolo perplesso chiese “Ho fatto qualcosa di male?”

Il ragazzo si sciolse per la pura innocenza e preoccupazione con la quale gli era stata posta quella domanda “No” sorrise “è solo che penso che siete tutti così affiatati,
non vorrei essere un impiccio” terminò sorridendo.

“Naaa… tranquillo” rispose il riccio visibilmente sollevato “guarda, ti stanno bellamente ignorando. Se non fosse così dovresti iniziare a preoccuparti” disse indicandoli.

“Hey, Nick” disse Thad poggiando una mano sulla spalla del ragazzo in questione “quand’è che avevi intenzione di dircelo?” chiese.

Nick lo guardò interrogativo, non capendo affatto a cosa si riferisse l’amico “Wes e David mi hanno detto che stai uscendo con una ragazza” sul tavolo scese il silenzio e tutta l’attenzione si focalizzo sul moro.

Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Annuì in preda al panico.

“Woah, chi è questa fortunata ragazza?”

“Vi… vi ricordate Jackie?” chiese Nick un po’ incerto. Tutti annuirono e lo lasciarono continuare “Beh, qualche giorno fa ci siamo incontrati per caso, poi lei mi ha
chiesto il numero di telefono. È da un po’ che ci sentiamo” concluse con un sorriso tirato sul volto.

Non era una bugia, ma non era di certo tutta la storia.

Aveva incontrato Jackie due settimane prima, per puro caso.

In quei giorni stava pensando ad un modo per togliersi Jeff dalla testa, e quale modo migliore, se non quello di trovarsi una ragazza?

Si, con una ragazza avrebbe avuto la mente abbastanza occupata da non pensare al biondo.

Come caduta dal cielo, in fila al bar gli si presentò Jackie. La ragazza gli aveva rivolto degli sguardi molto espliciti, quindi, aveva colto l’opportunità e l’aveva invitata a prendere un caffè.

Tutti i ragazzi gli stavano facendo le feste, ci mancava solo che scodinzolassero.

L’unico che, però, si accorse del sorriso tiratissimo e degli occhi pieni di lacrime di Jeff, fu Kurt.



“Ti va di venire da me?” chiese timidamente Blaine mentre lui e Kurt passeggiavano.

Avevano finito di mangiare da un po’, così avevano deciso di separarsi dall’allegra combriccola per stare un po’ da soli.

“No” rispose secco Kurt.

Il riccio lo guardò con i suoi soliti occhioni da cucciolo che lo imploravano di cambiare idea.

Il più alto lo guardò sorridendo. Chissà come faceva quel tappetto ad essere sempre così adorabile.

“Perché non vieni tu da me? Non ci saranno coinquilini pazzi o irruzioni improvvise” gli occhi di Blaine si riempirono di felicità, si fermò davanti a Kurt e lo abbracciò

“L’unica pecca- continuò l’altro stretto nella presa ferrea del riccio -è il tuo odio profondo per il mio gatto”

“Io non lo odio” disse l’altro staccandosi “è lui che odia me. Non è colpa mia se è geloso”

“Perché dovrebbe essere geloso?” chiese Kurt.

“Ovvio. Non puoi passare così tanto tempo a coccolare lui perchè coccoli me” rispose il ragazzo posando un dolce bacio sulle labbra del ragazzo.

Quello sorrise e continuarono a camminare il silenzio, mano nella mano, beandosi della compagnia l’uno dell’altro.

“Sai, dovremmo fare qualcosa per Jeff” disse Kurt rompendo così il silenzio.

“Che intendi?”

“Che è innamorato di Nick”

Blaine spalancò gli occhi “E tu come lo sai?” chiese preoccupato che il suo migliore amico avesse potuto confidare una cosa del genere a Kurt e non a lui.

“Non hai visto come lo guardava quando Nick ha detto che si frequenta con una ragazza? Sembrava gli fosse morto il cane” concluse il più alto con un velo di tristezza
nella voce.

Le labbra di Blaine si aprirono in una “O” perfetta.

“Che c’è?” chiese Kurt guardandolo con espressione interrogativa.

“Anche Nick è innamorato di Sterling. Me lo ha confessato qualche giorno fa quando l’ho trovato in camera sua che piangeva” confidò il ragazzo, mentre una consapevolezza gli si faceva strada nella mente.

Nick e Jeff si piacevano a vicenda.

“Wow. Quei due si amano e non lo sanno” commentò Kurt pensieroso.

Continuarono a camminare per un po’ sempre vicini

“Hey” lo richiamò dolcemente Kurt “ma stai tremando dal freddo”

“No, c’è stata una folata, tranquillo” negò Blaine rivolgendogli un sorriso, ma fu tradito da un piccolo spasmo della sua mascella che lo costrinse a battere i denti.
Kurt gli rivolse uno sguardo pieno di dolcezza “Tieni” disse porgendogli la sua giacca. Tanto lui non ne aveva bisogno, la sua temperatura era costantemente a 37 gradi.

Blaine la mise e vi si strinse attorno. Poteva sentire l’odore di Kurt tutto intorno a se, ed era una delle sensazioni più belle che avesse mai provato. Si avvicinò istintivamente al ragazzo al suo fianco e sospirò felice.

“Allora” iniziò timidamente Kurt, con le guance leggermente imporporate “ti… ti va veramente di venire da me?”

Il cuore del riccio fece un triplo salto mortale a quelle parole e si affrettò ad annuire perché non sarebbe riuscito a proferire parola.

Chiamarono un taxi che li venne a prendere e li portò nell’appartamento di Kurt.


Arrivati a casa Kurt si fiondò nel bagno a togliersi, vista la situazione, la tuta, mentre Blaine rimase in soggiorno a fare smorfie al gatto.

“Che ti va di fare?” chiese il più alto, tornato dal bagno, sorridendo.

Blaine deglutì più volte prima di parlare. Il ragazzo si era lavato la faccia, quindi la sua pelle da pallida com’era, aveva acquistato una sfumatura particolarmente accattivante, e si era anche sbottonato leggermente la camicia perché?

I neuroni del riccio infatti faticarono non poco ad effettuare una semplice sinapsi.

“Blaine?” Kurt gli sventolò una mano davanti agli occhi per farlo riprendere, ma a quel punto il ragazzo cedette.

Si avvinghiò alle labbra del più alto che per la sorpresa emise un gemito strozzato, per poi abbandonarsi definitivamente a quell’iniziativa.

Iniziarono ad approfondire il bacio sempre di più, avvicinandosi l’uno all’altro, sempre di più, per quanto possibile fosse.

Una mano di Kurt si aggrappò involontariamente ai capelli di Blaine, e quest’ultimo emise un verso gutturale.

Il riccio cominciò a tracciare una scia umida di baci dalla bocca al collo di Kurt.

Questo iniziò a lasciarsi sfuggire una serie di suoni dolcissimi dalle labbra, mentre Blaine si dedicava minuziosamente a succhiare la pelle nivea del suo collo.

Automaticamente il moro portò una gamba sul fianco di Blaine e potè sentire la sua, già evidente erezione, premere contro la sua coscia.

“B-Blaine” ansimò cercando di scostarlo leggermente “perché-perché non andiamo di là?” indicò la camera da letto e Blaine senza nemmeno un accenno a volersi staccare dal torturare il ragazzo si sposto velocemente nella direzione indicata da Kurt.

Il retro delle ginocchia di Kurt impattò con il bordo del materasso ed entrambi vi caddero, l’uno sopra l’altro.

Rimasero a guardarsi per un po’. Il miele fuso con il mare.

Kurt si avvicinò al viso di Blaine e strofinò il naso con quello del riccio, che sorrise di rimando, appoggiando la fronte su quella dell’altro.

Poi si persero in un bacio, non passionale, privo di tutta quell’urgenza che aveva avuto il precedente. Solo un bacio pieno dell’amore che inconsciamente stava
crescendo dentro entrambi.

“Rimani a dormire con me” sussurrò ancora con gli occhi chiusi Kurt sulle labbra del riccio.

Questo sorrise e intrecciò una mano con quella dello stilista “Qualsiasi cosa per te”

Rimasero un po’ in quella posizione, guardandosi a vicenda e sorridendo.

Poi Kurt si alzò e decise che era giunto il momento di andare veramente a letto per dormire.

Prese un pigiama e lo diede a Blaine, ne indossò uno anche lui e si misero sotto le coperte.

“Blaine?” disse Kurt appena spensero le luci

“Mmmh?”

“Ti dispiace abbracciarmi?” chiese timidamente il ragazzo. Se non fosse stato buio Blaine avrebbe giurato di averlo visto arrossire in un modo adorabile.

Per tutta risposta il riccio allargò le braccia e si avvicinò all’altro per avvolgerlo in una calda stretta.

Kurt sospirò tra le sue braccia e già, quasi mezzo addormentato mormorò “Sono felice che mi abbia trovato, Blaine. Grazie” e scivolò inconsciamente nel mondo dei
sogni.

Blaine non potè fare a meno di stringerlo un po’ di più e lasciargli qualche bacio tra i capelli.

Si addormentò dopo un po’, continuando ad accarezzare la schiena dello stilista, mentre pensava che cosa avesse Kurt di così terribile da nascondere, perché gliel’aveva letto negli occhi che aveva un segreto.




Spazzietto di Ema C=

Che dire... Grazie C= sono arriva a 11 capitoli. Che figata, quando ho iniziato a scriverla quest'estate, non avrei mai pensato di poter arrivare a questo punto...
Ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono...
Sul capitolo non ho nulla in particolare da dire, a parte che sono una fangirl della Niff, ma penso che questo si sia già capito... 
Ho aggiornato oggi perchè penso che nei prossimi giorni non avrò modo di poterlo fare... quindi..
Enjoy it <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Something to Hide ***


Something to Hide

 
 
 
 

There’s nothing  wrong
 with you. There’s a lot wrong
with the world you live in
(Chris Colfer)

 
 
 

 

Il risveglio per Blaine fu molto diverso rispetto a quello di qualche giorno prima.

Si ritrovò praticamente spalmato sopra il corpo caldo di Kurt. Erano entrambi sdraiati su un fianco, le braccia di Blaine lo circondavano fino ad incrociarsi al petto dello stilista che gli teneva dolcemente entrambe le mani come per proteggersi.

Era la sensazione più bella che avesse mai potuto provare.

Kurt quando dormiva era ancora più bello di quando era sveglio. Con le guance leggermente arrossate e le labbra rilassate in un quasi sorriso e poi il suo profumo… IL SUO PROFUMO.

Blaine avrebbe potuto vivere di quello, non gli sarebbe mancato nient’altro. Kurt aveva il profumo più buono che avesse mai sentito. E non era un odore riproducibile, no. Era la sua pelle che profumava. Era come se fosse costantemente immerso in una nuvola che odorava di tutti i fiori più buoni che esistessero.

Lo osservò mentre dormiva, la sua pelle nivea creava un contrasto così armonioso con il dorato della carnagione del riccio.

Il ragazzo iniziò a risvegliarsi lentamente, Blaine stava per scioglierlo dall’abbraccio nel quale era stretto, ma questo lo bloccò.

“Giorno” disse con la voce ancora impastata dal sonno.

Il riccio sorrise e ricambiò il saluto posandogli un bacio tra i capelli.

Kurt si rigirò nella stretta per incontrare gli occhi caramello dell’altro, che quella mattina avevano assunto una bellissima sfumatura di verde.

“Come hai dormito?” domandò il riccio sorridendogli.

“Benissimo” rispose ricambiando il sorriso e sporgendosi per dargli un bacio sulle labbra. Più che un bacio fu un unione di sorrisi, perché nessuno dei due riusciva e smettere di essere felice.

Ad un certo punto però Kurt spalancò gli occhi “Oddio” sussurrò terrorizzato rintanandosi sotto le coperte.

Blaine rimase allibito per qualche secondo, per poi stringersi alla massa rannicchiata sotto le lenzuola “Hey, Kurt. Che succede?” chiese con un velo di preoccupazione.

“Io… sono tutto in disordine. Ho i capelli che fanno pena” detto ciò sentì una profonda risata provenire da fuori il suo nascondiglio

“Guarda che non c’è niente da ridere” rispose stizzito, quando anche Blaine lo raggiunse sotto le coperte.

Il riccio lo guardò per qualche secondo, sorridendo e ammirandolo “Sei bellissimo”

E a quel complimento Kurt non potè fare a meno che abbassare lo sguardo imbarazzatissimo e rosso come un pomodoro.

Blaine rise nuovamente “Soprattutto quando arrossisci così” si avvicinò alle sue labbra e lo baciò teneramente.

Dopo qualche minuto passato semplicemente a guadarsi e baciarsi strofinando i nasi di tanto in tanto, Kurt si sedette sul letto, con la schiena appoggiata alla parete passandosi le mani tra i capelli, cercando di svegliarsi.

Rivolse lo sguardo verso il riccio sorridendo “Bene” disse battendo le mani “vado a preparare la colazione”.

Alzatosi dal letto, prima che potesse allontanarsi del tutto dal materasso, Blaine lo trattenne per un polso, facendolo risedere “Rimaniamo qui un altro po’ ” sussurrò all’orecchio dello stilista, mettendosi in ginocchio e facendo aderire completamente il suo petto alla schiena dell’altro ragazzo.

Vedendo Kurt rabbrividire iniziò a lasciare caldi baci su una porzione scoperta della spalla sfiorando volutamente i suoi fianchi con la punta delle dita.

I sospiri che Kurt si lasciava uscire dalle labbra lo spinsero a continuare quella piacevole tortura. Rimanendo in ginocchio dietro di lui, lo fece stendere sul letto continuando a mordicchiargli il collo.

Iniziò a scendere verso il petto dello stilista, finchè non incontrò il primo bottone del pigiama. Non fece in tempo ad aprirlo che Kurt, con una forza un po’ fuori dal comune, (Blaine non se ne accorse nemmeno tanto era preda della sua libido) lo prese per i fianchi e lo fece ribaltare, invertendo così le posizioni.

Iniziò a torturargli le labbra in un modo che non aveva mai fatto prima, e Blaine si ritrovò a gemere direttamente nella sua bocca senza nemmeno rendersene conto. Kurt allungò una mano tracciando il contorno dell’addome del riccio sopra la maglia leggera fino ad arrivare all’elastico del pigiama, bloccandosi di colpo.

“Troppo presto” sussurrò ansimando, ancora inginocchiato su Blaine e con le labbra che si sfioravano.

“O-okay” rispose l’altro ansimando per la sensazione della mano calda di Kurt sopra il sottile strato di cotone.

Si alzarono entrambi con un sorriso imbarazzato sulle labbra, e solo il quel momento il riccio si accorse dell’erezione che premeva nei suoi pantaloni. Sfortunatamente se accorse anche Kurt le cui guance si tinsero immediatamente di rosso “Io- mi… mi dispiace” balbettò abbassando lo sguardo.

Blaine sorrise e si avvicinò a lui mettendogli un dito sotto il mento e alzandogli gentilmente il capo “Hey, tranquillo. Quando sarai pronto faremo tutto quello che vuoi, nel frattempo io credo che andrò a farmi una doccia fredda” disse sghignazzando.

Kurt sorrise timidamente “Mi dispiace, ma non me la sento. Tengo veramente tanto a te, Blaine. Solo non voglio affrettare le cose”

“Non è colpa tua” rispose il riccio sorridendo e avviandosi verso il bagno lasciandogli un bacio sulla punta del naso.

“E che a volte sei così dannatamente eccitante” ammise da dietro la porta del bagno alzando un po’ la voce per farsi sentire dal ragazzo immobile al centro della stanza con le guance così rosse da sembrare sul punto di prendere fuoco.

Si riscosse ed andò in cucina a preparare finalmente la colazione.

Mescolando l’impasto per i pancakes si perse leggermente nei suoi pensieri.

Cosa stava facendo?! Non poteva permettere che accadesse di nuovo, non poteva legarsi ad una persona in quel modo un’altra volta. Ne sarebbe uscito completamente distrutto.

Però c’era comunque quella piccola clausola. Blaine sembrava diverso, Blaine era diverso. Sentiva che ormai quella testa gellata era entrata a far parte della sua vita, ma questa volta avrebbe fatto di tutto per non permettergli di scappare via da lui.

Immerso in quelle riflessioni non si era accorto che l’acqua della doccia aveva finito di scorrere e lui non stava cucinando i pancakes, stava semplicemente riscaldando la padella con la mano, com’era abituato a fare da parecchio tempo, perché in casa sua non aveva bisogno di nascondersi.

“Hey, che prepari?” domandò Blaine uscendo dalla camera del ragazzo.

SBAM

“Kurt. Stai bene?” chiese il riccio preoccupato, accorso a vedere quale fosse stata la causa di quel rumore.

“Si, si. Mi è solo scappata la padella dalle mani” rispose sorridendo come se nulla fosse.

“Hey, vuoi che ti aiuti?” domandò Blaine con un sorriso che non accennava a sparire, e sempre sorridendo si avvicinò a Kurt posandogli un leggero bacio sulla punta del naso.

Questo gli regalò uno dei sorrisi più dolci di tutto il suo repertorio “No, non credo che vorrei vedere la mia cucina distrutta” rispose ritornando a mescolare l’impasto.

“Ma, dai. Cosa ne sai che non sono un chef di alto livello?!” Blaine mise il muso riuscendo a fare una delle sue facce da cucciolo.

“Ti ricordo che mi hai detto tu che se Wes non cucina potete rimanere morti di fame” ribatté Kurt alzando le sopracciglia per enfatizzare il concetto.

Il riccio gli lanciò l’espressione più risentita che potesse mai fare “Io non ci giurerei” disse poi incrociando le braccia al petto come per sottolineare l’assurdità di ciò che aveva appena detto Kurt.

“Bene, tieni.” Sbottò lo stilita abbandonandogli la scodella con l’impasto “continua tu, io vado a chiamare a lavoro per dire che non vado” e si girò con un sorriso di beffa.

Bene pensò Blaine posso farlo benissimo senza di lui. E questo cos’è?! Si domandò guardando la frusta affondata per metà nell’impasto.

Kurt controllò l’orologio che, fortunatamente, non aveva ricevuto nessun messaggio di aiuto, poi andò alla ricerca del telefono, dove invece c’erano due chiamate di suo padre e una di Finn.

Ricompose l’ultimo numero, sperando che il fratello non stesse ancora dormendo.

“Hey, Kurt”

“Ciao Finn. Come va?”

“Mmmh… tutto okay, ieri papà mi ha chiamato, perché non è riuscito a contattarti”

“Si, l’ho visto, stavo per richiamalo”

“Si, sai tra un po’ è il compleanno della mamma e- cavolo, come ho fatto a dimenticarlo pensò Kurt mentre dava testate contro la parete- voleva che lo passassimo insieme, visto che… sai, com’è, ormai non ce ne sono rimasti tanti” disse con un tono della voce triste “si, voleva sapere se venivi anche tu, sai… con quei tuoi impegni”

“Si Finn. Certo che vengo anche io. Ovvio. Manderò un comunicato” rispose leggermente stizzito dal fatto che suo fratello non fosse stato certo che ci sarebbe stato ovviamente anche lui, e qualsiasi altra cosa sarebbe andata al diavolo.

“Oh, bene. Sono contento” rimase in silenzio per qualche secondo “Sai, non sapevo che… sai tu e Blaine ve la intendeste”

Kurt sentì le orecchie diventagli roventi per l’imbarazzo “Io-io. Si, cioè no. Io. No. Stiamo provando a frequentarci. Sai, perché magari-” ma fu interrotto da una specie di esplosione proveniente dalla cucina “BLAINE COSA STAI FACENDO LI DENTRO?!?” sbraitò con il telefono ancora a portata d’udito.

“Kurt? Ma c’è Blaine? Avete dormito insieme?!” perché Finn doveva mettersi a fare il segugio sempre quando non doveva “Eamh… scusa Finn. Ora devo proprio andare” chiuse la chiamata senza nemmeno dare la possibilità all’altro di rispondere, e si incamminò a passo di marcia verso la cucina.

“Blaine che cosa-” si bloccò perché iniziò a piovere. Iniziò a piovere dentro casa?!

“BLAINE ANDERSON COSA DIAMINE HAI COMBINATO!!!!” dalla porta della cucina, seguito da una densa nuvola di fumo, apparve un Blaine piuttosto
bruciacchiato e con un sorriso colpevole.

“Blaine” disse Kurt cercando di mantenere il più possibile la calma “cosa-“

“No. Aspetta, non è stata colpa mia- lo interruppe l’altro -io… Io ho cercato a fare quello che stavi facendo tu, solo che poi mi sono distratto e la padella ha iniziato a fumare, e pensavo fosse calda abbastanza, così ho versato l’impasto dentro, e non sapevo quando toglierlo, e poi è esploso” lo disse talmente velocemente che Kurt riuscì a capire solo la metà di quello che aveva detto.

Lo stilista rimase comunque interdetto, cavolo era stato occupato per quattro minuti e mezzo, e quel nano aveva fatto saltare in aria la sua bellissima cucina.

“Kurt- disse quello avvicinandosi piano -ti prego dì qualcosa- lo supplicò -qualsiasi cosa, picchiami- si coprì il volto con le mani aspettando di vedere l’altro reagire, ma niente -ti prego, fa tutto quello che vuoi, ma non lasciarmi, per favore” chiese in un tono lamentoso, di supplica.

“Blaine” disse Kurt ridestandosi dal suo stato di shock e sorridendogli teneramente “come potrei anche solo pensare di lasciarti?” lo abbracciò e quello rilassatosi, affondò il viso nel collo dello stilista.

“Ora vieni, devi aiutarmi ad asciugare tutto” lo prese per mano e lo condusse nuovamente in cucina.


Tornato a casa nel pomeriggio, dopo aver pranzato con Kurt, Blaine trovò il suo appartamento nella confusione più totale.

C’era chi volava da una parte, chi spariva dall’altra, chi faceva volare oggetti in giro, e chi, come Jeff, era rannicchiato a terra e si dondolava su se stesso come uno psicotico.

Ovviamente tutti indossavano le tute, che toglievano raramente, e così conciati sarebbero sembrati pronti per andare dritti dritti al manicomio.

“Ragazzi, cosa state facendo?” chiese Blaine appena mise piede in casa.

Solo David, che uscito dalla cucina con un bicchiere d’acqua gli aveva prestato attenzione “Beh, ti hanno aspettato svegli fino alle tre, pensando che ritornassi, ma quando gli ho detto che probabilmente avresti dormito da Kurt, hanno iniziato a svalvolare” Blaine lo guardò interrogativo “Se mi è lecito chiedere, perché?”

David gli fece un sorriso stanco e continuò “Pensavano che ieri sera avremmo attuato il piano” concluse alzando le spalle

“Wow, allora perché non lo facciamo ora?” domandò il riccio. Il silenzio calò nella casa.

Tutti gli occhi erano puntati su di lui “Beh?! Che avete da fissare?!”

“Tu amico, hai appena detto una cosa intelligente” disse Nick continuando a guardarlo come se gli fosse spuntata un’altra testa “però – continuò fluttuando verso Blaine – ci serve un piano d’azione, non possiamo andare in giro così come se nulla fosse”

“Giusto” approvarono tutti “Ci serve una frase d’entrata in scena” dichiarò Thad con convinzione.

“Si, sentiamo cosa hai da proporci, genio” ribatte sarcasticamente Wes.

“Il Team Rocket è in azione” sussurrò Nick all’orecchio di Jeff che sghignazzò guardando Thad in modo scettico.

“Non so, ma ci serve una frase d’azione, dovremmo averne una ciascuno come un motto d’attacco” disse seriamente convinto.

“Io propongo di abbandonare l’idea e andare a vedere se nel suo cassetto ci sono veramente quelle pillole che tutti pensiamo ci siano” propose Wes sogghignando “Oppure proporrei di trovare un piano e metterlo in atto, che ne dite?” chiese Blaine.

Tutti concordarono, ed era meglio lasciar perdere con l’idea di Thad, che rischiava di far cadere nel ridicolo i loro personaggi (anche se quelle tute ci pensavano da sole).
Optarono quindi per un’impresa semplice, solo per testare realmente quello che avevano imparato.

Decisero di andare a fare razzia del Candy Shop sul lato opposto della strada. Naturalmente uscirono dalla porta sul tetto e atterrarono di fronte al negozio (Wes e David portarono Blaine in braccio perché non era capace di volare), tutti e sei con arie minacciose.

L’unico risultato che ottennero fu quello di essere guardati un po’ come folli, perché in fin dei conti erano a New York, e stranezze del genere sono all’ordine del giorno lì.

Entrarono nel locale e il proprietario li guardò un po’ titubante ma, con un sorriso tirato chiese “In cosa posso esservi utile?”

Thad si fece avanti per parlare, si era preparato un discorso degno di primato “Noi siamo-

“Salve signor Arnold, sono arrivate le Nerds* che aspettavo?” chiese Jeff speranzoso

“Jeff?” domandò il negoziante un po’ scettico “Ragazzi? Potevate dirmelo subito che eravate voi. Mi dispiace Jeff, c’è stato un ritardo per la spedizione, non arriveranno fino a giovedì prossimo”

“Okay, grazie, però visto che ci sono pren- Ai Ai Ai Ai” Thad lo prese per un orecchio e lo trascinò fuori dal negozio senza nemmeno salutare “Eamh, ci scusi per la confusione, buona giornata signor Arnold” disse David uscendo per ultimo.


“Si può sapere cos’hai dentro quella tua testaccia? Segatura?!” arrivati a casa Thad era fuori di sé. Erano già venti minuti che urlava addosso a Jeff qualsiasi tipo d’insulto, e il povero ragazzo era sempre più demoralizzato.

Non l’aveva fatto apposta, era nella sua natura essere gentile con tutti.

Così, appena Thad aveva esaurito il suo momento di ira, il biondo si era rintanato in camera e non ne era più uscito, nemmeno per mangiare.

Erano già le nove e mezza, quando sentì bussare alla porta della sua stanza. Non rispose, chiunque fosse stato gli avrebbe fatto sicuramente un’altra ramanzina, e non era assolutamente in vena di essere sgridato dai suoi amici.

Bussarono nuovamente, ma l’unica cosa che fece fu girarsi dall’altra parte

“Jeff, so che sei sveglio” No. Tutti tranne lui. Tutti, ma non Nick.

Il moro entrò chiudendosi la porta alle spalle, si sedette sulla sponda del letto “Jeff, vieni fuori di lì” disse rivolto ad un ammasso di coperte e piumini dove sotto con tutta probabilità si era rintanato il biondo.

“Sono stupido” disse il cumulo di coperte

“Oh, no Jeffy. Tu non sei affatto stupido” la massa informe si mosse e fuori sbucò la testa del biondo, con gli occhioni rossi pieni di lacrime.

“Si, invece. Sono un’idiota, e per tutto il pomeriggio non avete fatto altro che ricordarmelo” disse singhiozzando e mantenendo lo sguardo verso il basso.

“Eh no. Questo non te lo permetto- disse Nick sorridendo -è stato Thad a darti dell’idiota, con me l’avrà fatto più o meno un migliaio di volte, ma non vale la pena di starlo a sentire, sai quante cazzate fa lui”

“Si, ma ha ragione, sono proprio un idiota, non avrei dovuto fare quello che ho fatto, non ho pensato alle conseguenze, come sempre” mormorò Jeff risotterrandosi sotto le coperte.

“Hey, aspetta- Nick lo riprese prima che scomparisse nuovamente – non te lo permetto. Tu sei la persona più gentile che conosca, quindi per te è stato naturale salutare il signor Arnold. Mi sarei meravigliato del contrario” disse sorridendogli teneramente.

Anche Jeff ricambiò il sorriso “Lo pensi davvero?” chiese il biondo timidamente, Nick avrebbe sicuramente scambiato il rossore delle sue guance per l’imbarazzo con quello dovuto al pianto.

Il moro si morse la lingua. Era stato davvero imprudente, e se Jeff si fosse allontanato di nuovo? “Certo che lo penso, sei il mio migliore amico. Ti conosco come le mie tasche” rispose sorridendo, ma anche lui arrossì violentemente.

A Jeff si strinse lo stomaco a quelle parole, avrebbe voluto vomitare, non poteva continuare così, ma trattenne le lacrime e cercò di cambiare argomento, almeno così si sarebbe comportato come un amico “Come va con Jackie?”

“Io… bene. Cioè, non siamo ancora nulla, ma non credo che ritorneremo di nuovo insieme come prima, non credo che funzionerebbe” mormorò Nick leggermente in imbarazzo mantenendo comunque un contatto fisso con gli occhi del biondo.

“Perché?” chiese Jeff, ora però il suo sguardo era diverso, c’era aspettativa? Come al solito la mente di Nick viaggiava un po’ troppo con la fantasia, distolse lo sguardo e si stese sul letto accanto a lui, l’altro lo seguì immediatamente “Io… non lo so- mentì- non credo di essere più in sintonia con lei, e poi mi aveva lasciato quando era appena iniziata l’università perché si lamentava che non passassimo abbastanza tempo insieme, ora che i miei impegni si sono triplicati, non credo proprio che questa cosa vada in porto” mentì, mentì spudoratamente.

Si ricordava perfettamente le parole che la ragazza gli aveva rivolto prima di lasciarlo

 

“Scegli Nick, o me o lui. Lo so che da quando è arrivato non fai altro che stare con Jeff, almeno sii sincero con te stesso e abbi il coraggio di mollarmi invece di continuare ad ignorare ogni mia chiamata”

“Jackie non capisco di cosa tu stai parlando” provò a negare.

“Lo vedo come lo guardi. Ogni volta che ti rivolge un occhiata ti sciogli come un ghiacciolo al sole, non prendermi in giro, ammettilo”

Nick puntò lo sguardo sulle sue scarpe “Mi dispiace che sia andata così”

Jackie non gli rivolse nemmeno uno sguardo, ma se ne andò lasciandolo solo a crogiolarsi nel suo dolore.

Tutto quello che poteva fare in quel momento era mentire e soprattutto non guardare Jeff negli occhi, perché se l’avesse fatto gli avrebbe detto la verità.

Ma forse fu un male non guardarlo negli occhi, perché quelli del biondo erano pieni di lacrime, che silenziosamente gli rigavano le guance.

“Mi dispiace che non vada come vorresti” mormorò Jeff asciugandosi il viso il più velocemente possibile.

“Oh, beh. Non è che in questo momento sia una delle mie priorità avere una ragazza- scherzò il moro- con tutto il casino che ci sta succedendo con questi poteri” si abbandonò ad una risata liberatoria che contagiò subito Jeff, e finirono, non si sa perché, entrambi a ridere con le lacrime agli occhi.

“Ti voglio bene, Nick” disse Jeff, sdraiato sul suo letto insieme a lui ormai da un po’ mentre stava per addormentarsi.

Nick gli  sorrise e l’abbracciò “Anche io ti voglio bene, Jeff. Non sai quanto” mormorò tra i capelli del biondo che era ormai crollato tra le braccia di morfeo.

 

*sono le caramelle preferite dal fratello di Riker Lynch, Rocky. Avrei voluto mettere le Red Vines, ma sarebbe stato troppo scontato.

 
 

Spazzietto di Ema C=

Salve a tutti... Prima di qualsiasi cosa voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate C= grazie mille <3
Secondo vorrei spiegare bene quella parte tra Kurt e Blaine... premetto che sono una mezza pippa a scrivere e che con le descrizioni faccio schifo... quello è un bacio alla Spiderman, sotto sopra praticamente...
Da questo capitolo in poi i Warblers diventeranno sempre più fighi u.u
Rise and shine <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. Brothers in Arms ***


Brothers in Arms

 
 
 
 
Pretty, pretty please, if you ever, ever feel
Like you’re nothing
You’re fuckin’ perfect to me
(P!nk– Fuckin Perfect)

 
 
 

 

Dopo quel primo tentativo fallimentare provarono nuovamente a rapinare un negozio.

Non avevano mai avuto bisogno di rubare, perché tutti i ragazzi, tranne David, provenivano da famiglie schifosamente ricche. Basti pensare che Thad frequentava l’NYU,  e passava la maggior parte delle sue giornate stravaccato sul divano di Blaine (pur possedendone uno a meno di dieci metri di distanza).

L’unica cosa che importava loro, in quel momento, era divertirsi, quindi prendevano il tutto alla leggera.

La “rapina” successiva a quella del Candy Shop avvenne in una cartoleria. Per precauzione, fecero il tutto di notte.

Wes fuse un cerchio perfetto di vetro sulla vetrina del negozio, grande tanto da passarci uno alla volta.

Appena entrati cercarono di fare il minor silenzio possibile, evitando di far scattare l’allarme.

Non è che le cartolerie però fossero protette da allarmi sofisticati, ma era pur sempre un buon inizio.

Ognuno di loro, tranne Blaine, che non ne era capace, aveva deciso di volare, quindi nel negozietto c’erano cinque cretini fluttuanti e un palo fuori ad aspettarli.
In realtà non c’era nessuna necessità di non toccare a terra, ma dopo aver visto tutte le repliche di Lupin, Jeff si era impuntato su questa tecnica, quindi nessuno avrebbe dovuto poggiare piede sul pavimento.

Dopo un giro iniziale di “ricognizione” si erano ritrovati davanti al buco che avevano creato per entrare

“Allora, che facciamo?” chiese Blaine leggermente in ansia.

“Boh, io dico di andarcene, non si sa mai” rispose Nick che condivideva l’inquietudine dell’amico “Io ho sonno, andiamo a casa” dichiarò Jeff, che di li a momenti
sarebbe crollato per terra dormendo come un ghiro.

Nick gli sorrise dolcemente per poi poggiargli una mano sulla spalla “Dai Jeffy. Tra poco andiamo, anche io sto morendo di sonno”

Tutti attraversarono il buco nel vetro tranne Thad, che rimase a guardarli scettico “Hey, ti vuoi dare una mossa o dobbiamo aspettarti fino a natale?” chiese sarcasticamente Wes.

“No, ragazzi. Io non mi muovo da qui. Devono sapere che siamo entrati. Devono sapere chi siamo” il moro s’impuntò così tanto che alla fine esasperato prese un blocco di post-it, ne staccò uno e lo attaccò dentro il negozio vicino al buco nel vetro.

I Warblers sono stati qui. Recitava la scritta su di esso.

Uscì dal buco con un’espressione particolarmente soddisfatta sul volto, ed insieme agli altri si avviò sulla strada di casa.

La mattina dopo, nonostante avessero dormito circa quattro ore, alle otto in punto erano davanti alla cartoleria per vedere i danni collaterali di ciò che avevano fatto la notte precedente.

La vetrina era circondata da una marea di persone, ed il proprietario parlava concitatamente con un poliziotto, agitando il foglietto che i ragazzi avevano lasciato la sera
prima sulla scena del crimine.

Quando lasciarono il negozio e fecero per tornare al loro appartamento, sulle facce di ognuno era spontaneamente sorto un sorriso di pura felicità mischiata ad adrenalina.

Ce l’avevano fatto. Erano riusciti a fare una di quelle azioni impossibili da film di fantascienza.

Poco distanti dal loro appartamento si guardarono negli occhi e scoppiarono contemporaneamente a ridere come i pazzi. Si abbracciarono in gruppo quasi con le lacrime agli occhi per la commozione.

“Thad, devo ammetterlo. Hai avuto un’idea geniale” dichiarò David stringendo l’ispanico in una morsa d’acciaio.

Dopo questo episodio, molti altri lo seguirono. Iniziarono a introdursi in negozi sempre diversi, con sistemi d’allarme sempre più difficili da eludere.

Non prendevano nulla. Si limitavano a fare un buco nei vetro o nelle saracinesche, per poi entrare e uscire come se niente fosse.

Non lasciavano una minima traccia di se, tranne per un post-it, rigorosamente giallo, con su scritta sempre la solita frase.

Ovviamente Blaine aveva sostituito i post-it con degli adesivi veri e propri, dove vi era scritto i Warblers sono stati qui, e insieme il disegno di un usignolo.

Ogni mattina poi, andavano rigorosamente a controllare la zona del crimine che, per la loro gioia era sempre stracolma di gente.

La relazione tra Kurt e Blaine continuava a procedere a vele spiegate. Trovavano sempre almeno un paio d’ore al giorno per stare insieme, per lo più a casa di Kurt o in qualche caffetteria.

Erano andati a casa di Blaine un’altra volta soltanto, ed era stato un vero incubo.

Li avevano fatti scappare a gambe levate.

Da quando Kurt aveva messo piede nell’appartamento non era stato lasciato in pace nemmeno per un istante. Dopo mezz’ora che i ragazzi, dopo averlo praticamente rapito e costretto sul divano, avevano parlato ininterrottamente su qualunque tipo di argomento, l’importante che fosse qualcosa di imbarazzante per Blaine, il riccio l’aveva trascinato fuori.

Era domenica sera. Blaine aveva deciso di trascorrere l’intera giornata con Kurt, perché il giorno dopo sarebbe tornato a Lima con Finn, per il compleanno di sua
madre.

Stavano guardando un film, ma i pensieri di Blaine erano rivolti altrove.

Erano giorni che si domandava se fosse sbagliato o meno rivelare a Kurt il suo segreto.

Non era sicuro della sua reazione, e se fosse scappato via da lui? O peggio, se avesse avuto intenzione di consegnarlo alla polizia?

Non sarebbe stato di certo facile confessargli una cosa del genere.

Durante le sue pare mentali, inconsciamente scivolò nel sonno.

Si svegliò sullo stesso divano, ma era ormai mattina. Allungò le braccia per stiracchiarsi “Kurt” chiamò il ragazzo, ma non ottenne nessuna risposta.

Che fosse già partito?

Si alzò per distendersi meglio e dirigersi in cucina, ma all’improvviso sentì un rumore di passi provenire dalla camera di Kurt.

“Ah, è così? Tu hai dormito in camera tua e mi hai lasciato lì sul divano facendomi sentire un vecchio con la schiena tutta incriccata” disse rivolto a Kurt.

Entrato nella stanza del ragazzo però non trovò lui, ma bensì Glitterman.

“Ma, tu… dov’è Kurt?” iniziò a balbettare non riuscendo a trovare una soluzione plausibile a quanto stava succedendo.

“Blaine, stai tranquillo” disse il supereroe con voce calma avvicinandosi al riccio.

Gli mise una mano sulla spalla togliendosi la maschera, scoprendo gli stupendi occhi blu di Kurt.

Blaine rimase senza fiato e Kurt ne approfittò cogliendolo di sorpresa. Lo fece sdraiare sul letto, fiondandosi sopra di lui.

Glitterman-Kurt fece aderire completamente i loro corpi e Blaine fu svegliato da un suo stesso gemito.

Era successo di nuovo. Era stato un fottutissimo sogno quello che aveva fatto. Ormai da un paio di settimane questo tipo di sogni erano ricorrenti, non la parte di
Glitterman, ma Kurt in atteggiamenti poco casti, che si strofinava su di lui senza contegno.

Beh, era pur sempre un ragazzo di ventun anni, era anche normale.

Si preparò ad un momento incredibile di vergogna, ma quando aprì gli occhi si sorprese lui stesso di quanto accadde.

Gli occhi di Kurt erano sui suoi, ma questa volta non erano di quel solito blu oltremare, ma erano scuri, le pupille erano talmente dilatate che lasciavano a stento intravedere una sottile striscia di azzurro.

“Kurt?”

“Stavi sussurrando il mio nome” mormorò sulle labbra del riccio con un sorriso che si sarebbe potuto catalogare solo come malizioso.

“Io… mi dispiace, stavo sognando. Non- non credo che-” la sua risposta balbettante fu interrotta dalle labbra di Kurt che fameliche presero possesso delle sue.

Si mise a cavalcioni sopra di lui facendo aderire perfettamente i loro bacini, causando ad entrambi un sonoro gemito.

Il più alto con la bocca si spostò più in basso, sulla mandibola del riccio iniziando a far ruotare leggermente il bacino e aprendo piano i bottoni della camicia.

“Ku-ahrt. Che-che stai facendo?” chiese Blaine ansimante mentre una mano di Kurt scivolava sul suo petto nudo.

“Ho aspettato troppo tempo non posso continuare a frenarmi” disse interrompendo la sua dolce tortura e puntando gli occhi in quelli dell’altro “mi hai fatto sentire
desiderato dopo talmente tanto tempo che io… oddio scusa Blaine, sono patetico” mormorò accorgendosi di quanto aveva fatto e sollevandosi dal ragazzo e
rannicchiandosi sul divano.

“Hey, ma cosa stai dicendo?” Blaine si precipitò su di lui abbracciandolo

“Io- mi… mi dispiace” balbettò tra un singhiozzo e l’altro.

“Kurt” lo richiamò l’altro “Kurt, guardami”

Lo stilista alzò gli occhi pieni di lacrime verso quelli dell’altro che gli sorrise dolcemente “Kurt. Non voglio che tu ti scusi. Non voglio che ti scusi mai con me, perché non hai fatto niente di male”

L’altro tirando su con il naso “Non è colpa tua, ma sono io che sono idiota. È una storia vecchia ormai” scoppiò nuovamente in lacrime aggrappandosi alla camicia
mezza sbottonata di Blaine.

“Kurt, tranquillo sono qui” sussurrò piano il riccio accarezzando la schiena dello stilista.

Quello per Kurt fu la goccia che fece traboccare il vaso. Inconsapevolmente iniziò ad uscirgli un fiume di parole dalle labbra “Ti ricordi che ti ho parlato di quando andavo al liceo?” l’altro annuì ma lo lasciò continuare “durante il terzo anno ho conosciuto un ragazzo. Era-era più grande di me di due anni, quindi pensavo fosse maturo abbastanza. Siamo stati insieme un anno e mezzo, finchè non mi sono diplomato. Poi un giorno senza una minima spiegazione se n’è andato. Da allora non ho più legato con nessuno in quel modo e ho paura Blaine. Ho paura perché-perché solo ora mi rendo conto che sono legato a te più di quanto mi aspettassi e non voglio essere ferito di nuovo. Tu-tu potresti distruggermi se volessi” sussurrò torturandosi le mani.

Blaine lo fissò come se fosse in trans “Blaine, ti prego di qualcosa. Sono così patetico che ora-”

“Sei perfetto” lo interruppe il riccio “nessuno dovrebbe permettersi di dire qualcosa di brutto su di te, soprattutto tu stesso. E se per convincerti di questo dovessi ripetertelo ogni giorno della mia vita, puoi giurarci che lo farò. E non sarei mai così stupido da lasciarmi sfuggire dalle mani un essere così perfetto come te, non lo farei nemmeno per sogno” dicendo ciò non distolse nemmeno una volta i suoi occhi da quelli blu di Kurt.

“Grazie” sussurrò il moro con gli occhi pieni di lacrime per la commozione. Blaine sorrise e lo abbracciò così che Kurt seppellì il viso nell’incavo del suo collo inspirando
l’odore del riccio.

Si addormentarono in quella posizione, uno abbracciato all’altro.


Kurt si svegliò la mattina dopo a causa di un raggio di sole che gli illuminò il viso. Stramaledetto sole che rompe le palle. Cercò di girarsi dalla parte opposta per continuare a dormire, ma delle braccia glielo impedirono.

Sorrise rendendosi conto che Blaine durante la notte non si era allontanato da lui nemmeno per un secondo, e infatti, per la seconda volta dopo anni non aveva avuto incubi. Blaine gli faceva bene. Tutti l’avevano notato, ma ora anche lui poteva percepirlo.

“Buongiorno” disse il riccio lasciando un bacio sui capelli di Kurt “Buongiorno” rispose il più alto incontrando gli occhi caramello dell’altro “quando ti sei svegliato?” chiese sempre sorridendo.

“Non so. Penso da un po’, ma non ho voluto svegliarti. Sembravi così sereno. Sai che quando dormi parli nel sonno” ridacchiò guardandolo dolcemente “Ah si? E cosa dico?”

“Hai detto il mio nome” disse sorridendo. A quelle parole Kurt non potè fare a meno di arrossire, cosa che fece sorridere Blaine ancora di più “sei adorabile, lo sai?”

“Ne dubito fortemente” rispose con un leggero broncio sul viso che prontamente Blaine si premurò di far scomparire con un bacio.

Si alzarono e fecero colazione insieme, poi Kurt accompagnò Blaine a casa sua per poi passare a prendere Finn e andare a Lima.

“mi mancherai” disse Blaine mentre lui e Kurt si scambiavano gli ultimi baci sotto casa del riccio.

“Blaine, ti rendi conto che tornerò tra cinque giorni?”

“E allora? Non c’è un tempo stabilito per sentire la mancanza di qualcuno” rispose un po’ imbronciato.

“Su, ora vai che devo passare a prendere mio fratello” disse Kurt sorridendo mentre si sporgeva ad abbracciare il riccio.

“Mi mancherai tantissimo” ripetè Blaine dopo essere sceso

“Anche tu, lo sai”

“Chiamami appena arrivi” si sporse per lasciargli un altro bacio a fior di labbra “Okay, basta. Non sta partendo per il servizio militare, tra una settimana potrete scopare
quanto vorrete” sbuffò Thad passando accanto alla macchina di Kurt posteggiata davanti al loro palazzo.

“Ma si può sapere perché devi sempre arrivare nei momenti meno opportuni a rovinare qualunque cosa?!” chiese Blaine irritato lanciando un’occhiataccia a Kurt che
sghignazzava

“In realtà sono qui sotto da ben dieci minuti, ho provato ad aspettarti per salire, ma mi stava venendo il diabete, e sinceramente non ci tengo. Quindi- disse poi rivolto a
Kurt –mi dispiace, ma sono costretto a dividervi” prese Blaine per un braccio e lo tirò verso il portone. Il riccio fece un altro saluto con il braccio in direzione dello
stilista, che ricambiò, e sparì con Thad dentro il palazzo.

Scosse la testa leggermente stranito e poi riaccese il motore. Prese il cellulare e compose in numero di suo padre.

“Ragazzo” rispose una voce maschile dall’altro lato del telefono.

“Ciao papà, sto partendo ora da casa. Passo a prendere Finn e poi veniamo” mentì Kurt.

“Va bene, ragazzo. Fate attenzione per strada”

“Si papà. Ci vediamo” chiuse la chiamata con un sospiro.

Non gli piaceva mentire a suo padre, ma a volte era veramente necessario.

Burt non sarebbe stato molto d’accordo sul fatto di frequentare un nuovo ragazzo.

Infatti suo padre adorava Jesse, lo trattava come un figlio. Quando poi lui e Kurt avevano rotto, non aveva l’aveva dato a vedere, ma c’era rimasto molto male.

Quindi Kurt pensò che sarebbe stato meglio per lui rimandare al più tardi possibile l’incontro tra Blaine e suo padre.

Durante i suoi sproloqui mentali, non si era nemmeno accorto di essere arrivato davanti a casa di Finn e che il ragazzo era già salito in macchina e lo guardava con espressione interrogativa.

“Hey, fratello. Vuoi muoverti?” chiese il ragazzone osservando Kurt riprendersi dal suo stato di trans.

“Oh. Si scusa, Finn. Stavo pensando”  lo guardò per qualche secondo e poi ripartì.

“Allora come ti vanno le cose fratellino” domandò Finn mentre addentava un sandwich al burro di arachidi.

“Solita vitaccia. Impegni al giornale, impegni da supereroe, uscite con le ragazze di tanto in tanto. Le solite cose. Tu invece. Che mi racconti?”

“Sto di nuovo con Rachel, ma questo già lo saprai” rispose con un sorriso.

“Si, mi aveva informato. Ma come fai con l’esercito? Non devi tornare?”

Finn si rabbuiò, si schiarì la gola e iniziò “Mi hanno cacciato con disonore per aver fatto esplodere una granata nel dormitorio comune, ma in fondo era quello che volevo”

“Allora cosa c’è che non va?”

“E che ora sono senza lavoro, e senza una casa, da quando sono tornato sto da Rachel, e non che mi dispiaccia, ma non è giusto. L’unica scelta decente che potrei fare è tornare a Lima da mamma e papà e dare una mano in officina” disse sconsolato.

Kurt inspirò profondamente “Potresti venire a stare da me per un po’. Finchè non trovi un lavoro” sapeva che si sarebbe pentito di ciò che aveva detto.

Finn lo guardò con gli occhi spalancati “Stai dicendo sul serio?” l’altro annuì convinto “Oh mio dio. Kurt è- è meraviglioso. Sei il fratello migliore del mondo”

“Grazie , grazie. È un titolo che mi spetta appieno” rispose pavoneggiandosi.

Arrivati in Pennsylvania, decisero di fare cambio e Finn si mise al volante. Per la maggior parte del viaggio chiacchierarono del più e del meno, finchè Finn non tirò fuori la fatidica domanda.

“Come sta Blaine?” lo chiese in una maniera così disinvolta che Kurt non fece nemmeno caso alla domanda a trabocchetto, e rispose tranquillamente “Bene, mi ha chiesto di chiamarlo appena arriviamo, non è dolce?” purtroppo si rese conto troppo tardi di ciò che aveva detto, infatti sul viso di Finn si dipinse un sorriso malvagio.

“Ma porca-” l’altro sghignazzò soddisfatto e continuò con il suo interrogatorio “Dove l’hai conosciuto?”

“Me l’ha presentato Rachel” rispose atono Kurt. Sapeva che per tutto il resto del tragitto avrebbe dovuto sostenere quella sfiancante sfilza di domande che gli avrebbe rivolto il fratello.

Dopo aver rivelato le generalità di Anderson, tipo data di nascita, genitori, allergie e così via Finn iniziò a fare domande un po’ più serie.

“Da quanto state insieme?”

“Nemmeno un mese”

“E ha già… - si schiarì la gola prima di continuare- come dire… allungato le mani”

Kurt spalancò gli occhi e per poco non gli andò di traverso l’aria “FINN. Non sono domande da fare, ti pare?”

“Io- io voglio solo essere sicuro che il mio fratellino non- non so, mi sento particolarmente protettivo nei tuoi confronti, lo sai”

Lo stilista sorrise “Lo so, Finn. Ma non chiedere mai più una cosa del genere, è imbarazzante”

“Okay” rimase in silenzio qualche secondo “comunque è successo?”

“No. Finn. Non è successo nulla” rispose Kurt rosso in viso.

“Se fa prova anche minimamente a fare lo stronzo, giuro che gli spacco la faccia”

Da una parte era felice di avere un fratello così protettivo, e che gli volesse bene, ma dall’altra aveva seriamente paura per l’incolumità di Blaine, sorrise “Finn, sai che sarei più capace di te nel fare del male alla gente. E poi Blaine non farebbe mai nulla di male. È un ragazzo apposto”

Finn sospirò “Ma… gliel’hai detto?”

“Cos- No. Assolutamente no” rispose scioccato Kurt.

“Ma, non pensi che dovrebbe saperlo? Non è una cosa così comune che il proprio ragazzo abbia dei super poteri”

“Io… io- non lo so. Sono tentato dal dirglielo, ma se poi scappasse come Jesse?”

“Non puoi saperlo Kurt, non puoi essere certo che chiunque abbia paura di te”

Lo stilista rilasciò un profondo sospiro prima di rispondere “Lo so, ma- si bloccò per qualche istante, come se stesse cercando le parole esatte- è ancora troppo presto, non posso dirglielo ora. Sento che è diverso da Jesse”

Il fratello lo guardò per qualche secondo, cercando di comprendere i veri sentimenti di Kurt nei confronti del ragazzo “Proprio perché è diverso da Jesse dovresti dirglielo, non può andare così male. E poi se anche lui tiene veramente a te, capirebbe”

“Va bene. Hai vinto. Glielo dirò. Ma è ancora troppo presto” rispose definitivamente sconfitto dalla tesi del fratello.

“E poi- continuò Finn –quale sano di mente si lascerebbe scappare un supereroe? Miseriaccia, stiamo parlando di cose che si vedono nei film, è una figata assurda”

Lo stilista alzò gli occhi al cielo sbuffando. Quante altre volte avrebbe dovuto sopportare quell’affermazione così assurda?

Arrivati a Lima scesero dalla macchina e percorsero il vialetto d’ingresso.

“Papà sarà felice di sapere che finalmente stai con qualcuno, non sai quanto era preoccupato per te” dichiarò il ragazzo.

Kurt strabuzzò gli occhi “No. Papà non deve saperlo. Gli prenderebbe un colpo – si mise davanti al fratello impedendogli di continuare a camminare -promettimelo Finn. Promettimi che non dirai nulla a papà di Blaine”

L’altro sospirò “Va bene, ma sai che non sono d’accordo”

“Prometti”

“Okay, okay. Te lo prometto” rispose alzando le mani in segno di resa.

Arrivarono al portone e un Burt molto contento andò ad aprire “Ragazzi come sono felice di vedervi” disse sorridendo e abbracciandoli.

I due entrarono e appesero i cappotti. Si sedettero poi tutti e tre sul divano e chiacchierarono del più e del meno.

“Kurt- sussurrò Finn all’orecchio del fratello – non dovevi chiamare Blaine?”

Il ragazzo scattò in piedi “Io- devo, devo andare. Vado a sistemare le mie cose in camera, non vorrei che mi si spiegazzassero i vestiti, e poi devo dare da mangiare a Obi-Wan”

Si dileguò in camera e compose il numero del suo ragazzo. La conversazione con Finn l’aveva destabilizzato non poco, ma almeno per ora però non doveva preoccuparsi di nulla.

Purtroppo però non aveva la minima idea che il suo passato sarebbe tornato a tormentarlo durante quella settimana.





Spazzietto di Ema C=
No, niente da dichiarare. Fa schifo, come al solito, ma almeno da qui in poi si entra nel vivo della storia C=
Grazie a tutti, siete meravigliosi <3
Rise and Shine C=

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. Wish You Were Here ***


Wish You Were Here

 

 
 

When you’re gone the pieces of my heart
Are missing you, when you’re gone
The face I came to know is missing too
(Avril Lavigne – When You’re Gone)
 

 

 

 “Ciao Kurt” rispose Blaine al cellulare.

“Hey, ci hai messo un’eternità per rispondermi, eri morto?” scherzò il moro.

“Oh, scusa. Non trovavo il callulare, mi dispiace”

“Tranquillo. Sono appena-” fu interrotto perché dall’altro capo del telefono delle voci si sovrapposero alle loro. 

“BLAINE SEI UN UOMO MORTO”

“Blaine?” chiese Kurt un po’ perplesso.

“Sc-scusa, tesoro. Sono i ragazzi che fanno casino io- I RAGAZZI UN CORNO- questa era una voce diversa dalla prima – METTI GIU’ QUEL MALEDETTISIMO TELEFONO O TI FRACASSO IL NASO-(era Thad. Non c’erano dubbi) se ne aggiunse un'altra –come hai potuto portarlo qui?” questo doveva essere sicuramente Wes.

“Ma è Kurt” si lamentò Blaine.

“Poteva anche essere Obama in persona, per quanto mi riguarda, ora dammi quello stramaledetto cellulare” disse nuovamente l’ispanico.

“No, Thad smettila- forse ingaggiarono una battaglia all’ultimo sangue -dai. Thad dammelo- nella quale ovviamente vinse Thad -Devo parlare con Kurt. David digli di darmelo”

Una voce più calma, forse David, prese finalmente il suddetto e cercò di chiarire al meglio la situazione “Scusa Kurt, ma ora Blaine è impegnato. Appena si libera ti richiamerà” e così si concluse una delle chiamate più assurde che Kurt aveva avuto in tutta la sua vita.

Il moro rimase scioccato, seduto sul suo letto, a guardare il telefono ancora in mano. Se aveva giudicato quei ragazzi un po’ strani si era sbagliato di grosso. Erano proprio da manicomio.

Ritornò da suo padre e suo fratello ed aiutò Carole, che era appena tornata dall’ospedale, a preparare la cena.

Per tutta la serata rimase in uno stato catatonico di shock.

“Hey ragazzo. Non hai spiccicato parola. È successo qualcosa?” chiese Burt durante la cena “Si Kurt, tesoro, cosa c’è che non va?” concordò sua madre.

“Io? Nulla, sono solo un po’ stanco per il viaggio- fu interrotto da Finn che molto intelligentemente fece fallire la sua copertura-  ma se ho guidato io per tutto il- ouch” Kurt gli aveva tirato un bel calcio da sotto il tavolo “Ed è anche per il lavoro- continuò ignorando il fratello –sono sempre impegnato, non immaginate neanche da quanto tempo non dormo per otto ore consecutive”

“Tesoro – iniziò sua madre – non è che la tua doppia vita ti sta impegnando un po’ troppo?”

“Forse dovresti sospendere la tua lotta contro il crimine per un po’ ” aggiunse Burt.

Kurt li guardò sbigottito “No. Cioè, io non lo farei mai. Non posso abbandonare tutte quelle persone che contano su di me”

Burt sospirò “Spero solo che tu faccia la scelta giusta, Kurt”

Rimasero tutti e quattro in un imbarazzante silenzio per un po’, finchè Carole non decise di estendere finalmente la conversazione anche all’altro figlio.

“Finn, ho sentito Rachel, siete ritornati insieme a quanto pare” disse con un sorriso raggiante sulle labbra. Carole aveva sempre adorato la ragazza e quando aveva saputo la rottura del loro fidanzamento era rimasta veramente dispiaciuta.

“Si, abbiamo risolto tutti i nostri problemi” rispose il ragazzo.

“Ma ora che sei stato cacciato dall’esercito, dove stai? Ti sei trovato una sistemazione? Perché potresti tornare qui e darmi una mano in officina” s’intromise Burt.

“Ora sono da Rachel, ma Kurt ha detto che finchè non trovo un lavoro posso stare da lui” rispose Finn sorridendo verso il più piccolo. Già, perché aveva detto di poter ospitare il fratello in casa. Ma una volta che tenesse la bocca chiusa no, eh?

“Oh, bene. Sono contenta che i miei due figli vivano di nuovo insieme” disse Carole felice. Poi rivolta verso Kurt “E tu? Non hai conosciuto nessuno a New York ultimamente? Perché Rachel mi ha detto di averti presentato un suo amico” chiese cercando di sembrare il più naturale possibile, ma il ragazzo avrebbe giurato che moriva dalla voglia di sapere come se la cavasse nella grande mela. Kurt però arrossì di colpo. Si era preparato a questo genere di domande, ma ipotizzarlo è un conto, trovarcisi davanti un altro.

“Io- no. Non ancora. Non ho tempo, e poi il ragazzo che mi ha presentato Rachel abbiamo scoperto che è etero’’ Iniziò a balbettare frasi sconnesse finchè il fratello non venne in suo soccorso “Credo sia veramente troppo impegnato per conoscere qualcuno in questo momento. Sono andato a trovarlo spesso in questi giorni, ma non ha un istante libero”

Avrebbe dovuto ringraziare Finn per i millenni successivi. Non gli sarebbe stato mai abbastanza grato per avergli retto il gioco.

La cena finì (grazie al cielo) e Kurt potè ternare nella sua stanza.

Si sdraiò sul letto, con una mano accarezzava distrattamente Obi-Wan, con l’altra creava sfere di energia luminosa.

Gli mancava Blaine. Non erano passate nemmeno ventiquattr’ore, ma già gli mancava. Era impossibile che si fosse affezionato così tanto a lui in così poco tempo, eppure era così.

Quel tornado coi ricci gli era piombato addosso, e ora lui non avrebbe potuto più farne a meno.

Guadò la sfera di luce nella sua mano e sorrise. Il suo subconscio gli aveva fatto prendere la forma di Blaine. E ora si ritrovava un pupazzetto luminoso che esplorava il palmo della sua mano.

Prese il telefono e decise di mandargli un messaggio.

Buona notte e sogni d’oro
-K


Sospirò alzandosi dal letto e andandosi a cambiare. Lasciò che il mini-Blaine fatto di energia, girovagasse per la stanza, esplorandola un po’.

Si rintanò in bagno e si fermò ad osservarsi davanti allo specchio. La sua immagine riflessa era lì che lo studiava attentamente. Quella dannatissima immagine riflessa che da due fottuti anni era sempre la stessa, che evidenziava quanto fosse diverso rispetto agli altri, quanto fosse alieno.

Specchiandosi gli occhi gli si riempirono di lacrime, perché in fin dei conti lui era solo, e solo sarebbe rimasto.

Ritornò nella sua stanza e si lasciò sfuggire una risatina, perché la miniatura di Blaine stava litigando con il suo gatto. Uguali in tutto!

Si sedette sul letto a gambe incrociate, mentre il piccolo Blaine si arrampicava su di esse, sedendosi sul suo ginocchio e guardando Kurt, inclinando appena la testa di lato.

Questo gli avvicinò il palmo della mano e Blaine vi salì sopra. Kurt si mise sotto le coperte con il piccolo Blaine seduto sul cuscino accanto a lui “Sai mini-Blaine, mi manca la tua versione grande” la miniatura si limitò a sorridergli, non essendo dotato di parola “spero che la tua versione reale non venga mai a sapere ciò che sono,
perché non riuscirei a sopportare vedere andare via anche lui” sussurrò.

Gli posò un bacio tra i capelli e questo, così come si era formato, si dissolse nell’aria in un bagliore bluastro.

Lo stilista scivolò in un sonno agitato per poi svegliarsi verso le quattro di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e un urlo incastrato in gola.

Prese il cellulare per controllare l’orario, ma vi trovò un messaggio del suo ragazzo.

Kurt, premetto che mi dispiace un casino per quello che è successo oggi. Prometto che non succederà mai più. Mi manchi tantissimo, non voglio stare altri cinque giorni senza di te. Puoi tornare prima? *-* per quando tornerai, comunque ci sarà una sorpresa ad aspettarti. In realtà non sono sicuro che ti piaccia, ma almeno ci ho provato xD Ho preferito mandarti un messaggio che chiamarti, perché avevo paura di svegliarti, però domani mattina appena mi alzo ti chiamo, così posso darti il buongiorno.
Un bacio dal tuo Blaine.
P.s. scusa per il messaggio chilometrico, ma non riesco ad essere sintetico.
P.p.s Mi manchi tantissimo <3


Kurt sorrise guardando il cellulare. Avrebbe fatto di tutto perché Blaine non scoprisse il suo segreto. Non l’avrebbe lasciato andare via così facilmente.

Scese in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, ma in soggiorno trovò Finn che sdraiato sul divano davanti al televisore faceva zapping.

“Non riesci a dormire?” chiese. Il più alto scosse la testa sospirando “Incubi?” chiese poi questo di rimando a Kurt.

“Sempre gli stessi” rispose il più piccolo sedendosi accanto al fratello. Quest’ultimo sospirò di nuovo “Ogni volta che vengo qui è sempre peggio. Da una parte sono
felice di poter stare con mamma, ma dall’altra mi rendo conto di quanto poco tempo ci sia rimasto per stare con lei” rimasero entrambi in silenzio a guardare le
immagini che scorrevano sullo schermo.

“Tu non puoi fare nulla?” chiese Finn.

Kurt si passò esasperato una mano sul viso “Per l’ennesima volta, Finn. Sono uno stupidissimo alieno, sì. Ma non posso curare il cancro” si alzò per tornare in camera, ma Finn lo trattenne ancora “Ma almeno un tentativo potresti farlo” sbottò alzando la voce.

“Ti pare che non ci abbia provato?! Sono anni che cerco di curare gente, ma non funziona. Soltanto perché posso volare di qua e di là, non significa che possa curare le persone, ma forse tu non l’hai ancora capito! BEH, NOTIZIA DEL GIORNO, NON SONO CAPACE DI FARE QUALCOSA DI UTILE” era scoppiato. Tutta la rabbia e tutte le preoccupazioni di Kurt si erano riversate sul fratello.

“Scusa- disse Finn- non avrei dovuto insistere”

“No, scusami tu” si risedette sul divano “sono particolarmente stressato in questo periodo. E venire qui è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi dispiace, sto un po’ svalvolando”

Finn rise sommessamente e si rilassò sul divano “Ti voglio bene fratellino” disse abbracciando Kurt.

Entrambi tornarono a letto e Kurt si concesse un altro po’ di riposo.


We are the crowd
We're co-coming out
Got my flash on, it's true
Need that picture of you


Perchè non aveva disattivato quella maledettissima sveglia la sera prima?!

Prese il telefono e senza nemmeno guardarlo staccò la sveglia, per poi lasciare il cellulare sul cuscino, tornando a russare.

“Kurt?- disse Blaine dal telefono – oooh, sentilo Nick, sta dormendo. È adorabile”

“Si, sta anche ronfando alla grande. Non credo sia stata una buona idea svegliarlo”

“Zitto. Dovevo dargli il buon giorno per primo”

“Oh mio dio, io ti abbandono prima che mi cresca la vagina”

Mentre Nick e Blaine battibeccavano al telefono, Obi-Wan, il gatto, si era avvicinato al telefono incuriosito, ma appena riconosciuta la voce di Blaine (che gatto
intelligente!) aveva iniziato a soffiare contro il microfono.

“Pussa via, gattaccio” cercò di scaccialo Blaine, ma per tutta risposta quello iniziò a miagolare infastidito, tanto che riuscì a svegliare il suo padrone.

“Obi-Wan, smettila di dare fastidio a Blaine” disse lo stilista ancora a metà tra il sogno e la veglia.

“Kurt? Ma stai ancora dormendo?”

“Shhh. Blaine, ho sonno”

Dal telefono arrivò una profonda risata che svegliò del tutto lo stilista, facendolo sobbalzare “Blaine? Ma che-”

“Hey, bell’addormentato” rispose il riccio.

“Blaine, dove sei?”

“Al telefono”

Kurt spalancò gli occhi prendendo il cellulare e portandoselo all’orecchio “Oddio, scusa. Pensavo fosse la sveglia”

L’altro rise “Sei adorabile quando dormi. E RUSSI” aggiunse Nick in sottofondo.

Kurt si sedette sul letto cercando di svegliarsi alla meno peggio “Che ora è?” chiese con voce impastata.

“Le sette e mezza” rispose Blaine raggiate.

“Ma ti pare normale svegliarmi così presto?! Io stavo dormendo” sbraitò il ragazzo.

“Volevo darti il buon giorno e augurarti buona giornata” rispose l’altro imbronciandosi appena, e a quel tono Kurt no potè trattenere un sorriso immaginandosi la faccia dell’altro.

“Come stai?” chiese per cambiare argomento.

“Bene, mi dispiace tanto per ieri sera. Ti ho mandato anche un messaggio, non so se l’hai letto, ma i ragazzi si sono comportati davvero male, giuro che non gli
permetterò mai più di fare una cosa del genere, altrimenti prometto che li ammazzerò uno per volta” disse serio.

“Blaine, tranquillo. Non me la sono presa, è stato solo un po’ strano, tutto qui” rispose sorridendo.

“Mi manchi”

Il cuore di Kurt si sciolse totalmente a quell’affermazione così genuina “Anche tu mi manchi. Ma ricorda, quattro giorni. Quattro giorni Anderson, e potrò tornare a
romperti le scatole” disse scherzando.

“Mi stanno venendo le carie, smettetela di tubare per favore” dichiarò Finn dall’altra stanza.

“FINN SMETTILA DI ASCOLTARE LE MIE CONVERSAZIONI PRIVATE” sbraitò Kurt dando un colpo al muro sul quale era appoggiato con la schiena.

“Si, ma le pareti sono così sottili che mi avete svegliato” rispose l’altro.

Lo stilista sospirò frustrato “Appena hai un momento libero mi chiami?” chiese Blaine con voce da cucciolo.

“Certo, però vedi che non si ripeta l’episodio di ieri, sono stato in ansia”

“Ma- ma ti sei preoccupato?” domandò il riccio intenerito.

“Certo che mi sono preoccupato, che razza di fidanzato sarei, scusa?” arrossì alle sue stesse parole. Non aveva mai chiamato Blaine in quel modo, ne tanto meno si era dato quell’appellativo lui stesso. Iniziò a sudare freddo, ma fortunatamente il riccio interruppe le sue elucubrazioni mentali, e con la frase “Il migliore del mondo” lasciò un sorriso ebete sul viso di Kurt.

“Ti chiamo appena sono in pausa, okay?”

“Va bene, ci sentiamo dopo” chiusero la chiamata e Kurt si lasciò scivolare sul letto sospirando.

In quel momento Finn decise di entrare in camera sua e catapultarsi sul letto “Cosa vi siete detti?” chiese incuriosito.

Il più piccolo roteò gli occhi verso l’alto “A volte non so chi sia più pettegolo fra te e Rachel”


Kurt passò i due giorni successivi ad organizzare il compleanno della madre, ovviamente a sua insaputa.

Si fermò solo per leggere e rispondere ai numerosi messaggi di Blaine, che aveva deciso di mandargliene uno ogni quarto d’ora, e stava mantenendo fede alla sua promessa.

You perfect
-3d 12h 45m 12s
-B


Ma che stai facendo?
-K


Ti sto ricordando
quanto sei perfetto
-3d 12h 36m 47s
-B


Ti rendi conto di
essere leggermente inquietante?!

 
Può darsi <3

 
Andarono avanti così per tutto il giorno.

Tutti si erano accorti che Kurt era felice.

Brillava, non così per dire, emanava veramente luce, e come se non bastasse, fluttuava per la casa, mentre chiamava a destra e a manca per l’organizzazione della festa
del secolo.

Aveva mandato i suoi in un centro benessere, ovviamente tutto pagato da lui.

Naturalmente Burt si era lamentato, e non poco, ma aveva ceduto sotto le insistenze da parte di Kurt e Carole.


Era in giardino e mentre parlava concitatamente con il fioraio idiota di turno, non si accorse che una figura si era fermata ad osservarlo.

“Kurt”

Lo stilista spalancò gli occhi e lasciò cadere il cellulare sul prato. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.

Si girò lentamente, guardando il ragazzo che aveva di fronte “Ciao Jesse”

Questo sorrise genuinamente e gli fece l’occhiolino “Visto che sei tornato in città, volevo sapere se ti andava di andare al Breadsticks, questa sera fanno la serata
karaoke” disse raggiante.

Kurt sospirò “Mi dispiace Jesse, ma questa sera sono impegnato”

L’altro aggrottò le sopracciglia “Eddai, sono anni che ti chiedo di uscire, concedimi almeno un’occasione” gli mise una mano sulla spalla, ma Kurt questa volta non sentì nulla.

“Mi dispiace Jesse, ma sto con un altro ragazzo” lo disse con una nota d’orgoglio nella voce, perché sì, Blaine era il suo ragazzo e ne andava fiero.

“Oh, io… non lo sapevo – Jesse rimase scioccato – beh, allora ci si vede in giro Kurt” disse girandosi e salutandolo con la mano.

In quel momento il telefono di Kurt vibrò, si abbassò per raccoglierlo. Un altro messaggio di Blaine.

Hey, perfezione.
Come procedono i preparativi?
-3d 6h 15m 26s


Sorrise ritornando in casa. Era la prima volta che sorrideva dopo una visita di Jesse.

Erano in camera di Kurt a guardare per l’ennesima volta Superman.

“Jesse- iniziò il più piccolo –tu mi ami?”

L’altro lo guardò con espressione interrogativa “Certo che ti amo, che domande sono?”

“Ecco, mi ameresti anche se fossi brutto?” continuò Kurt.

Il viso di Jesse si aprì in un sorriso, si avvicinò all’altro e gli posò un bacio sulle labbra “Tu non sei affatto brutto, amore. Sei bellissimo”

Kurt lo spinse via “No. Rispondimi”

L’altro si fece serio “Certo, ti amerei in ogni caso”

Il ragazzo sospirò “Okay, ora ti svelerò un segreto, però tu non devi parlare finchè non avrò finito” l’altro annuì.

“I miei genitori, non sono i miei veri genitori. Mi hanno trovato quando avevo appena qualche giorno di vita. Io- iniziò a torturarsi le mani –vedi, non è facile da dire”
l’altro gli sorrise “Kurt, lo sai puoi dirmi qualsiasi cosa”


“Beh, ecco. Io non sono di qui”

“Ecco, io lo sapevo. Vieni dal nord Europa. Era impossibile che fossi americano”

“No Jesse, fammi finire. Io non sono di qui, nel senso che proprio non sono nato qui” l’altro lo guardò interrogativo

“Ora ti farò vedere una cosa, mi prometti che non scapperai, ne tantomeno lo dirai a qualcuno?” Jesse annuì sempre più intimorito.

Kurt alzò una mano e si concentrò.

Aveva imparato a farlo da poco, si serviva dell’energia che lo circondava, concentrandola poi sul palmo della sua mano.

Riusciva solo a formare una sfera luminosa per qualche secondo, trenta al massimo.

Quando riuscì perfettamente nel suo intento, aveva creato una sfera di dimensioni abbastanza grandi, alzò il viso sorridente per incrociare lo sguardo con quello del suo ragazzo, ma dentro i suoi occhi vide solo terrore.

“Jesse- rilasciò l’energia che si disperse –io non-”

“Fermo– lo bloccò l’altro –non ti avvicinare”

“Jesse, sono sempre io. Mi avevi detto che non sarebbe cambiato nulla”

“Tu- tu sei un mostro. Cosa mi hai fatto?” chiese con gli occhi sbarrati pieni di terrore.

“Mi avevi detto che non sarebbe cambiato nulla” ripetè Kurt con le lacrime agli occhi “Perché stai facendo così?”

“No. Tu- non puoi rimanere qui. Sei- sei pericoloso” si alzò e corse verso la porta.

Rabbia. Nel cuore di Kurt in quel momento c’era solo rabbia.

Non seppe mai cosa fece, ma in quel momento bloccò il tempo. Jesse ancora sulle scale con il viso terrorizzato.

Kurt si avvicinò a lui, con le lacrime che gli rigavano il viso.

Non sapeva cosa stava facendo. Gli passò una mano davanti al viso, e improvvisamente il tempo ricominciò a scorrere.

Jesse era già fuori da casa sua, e da quel momento per lui e per chiunque altro Kurt non era mai entrato a far parte della sua vita.

Aveva dimenticato tutto.


Il compleanno si svolse nel migliore dei modi. C’erano più di cento invitati, e Kurt era sempre raggiante.

Venerdì notte lui e Finn si misero in viaggio, e Kurt fece ovviamente guidare il fratello.

“Sai, martedì è passato Jesse” buttò lì tranquillamente.

“COSA? E tu aspetti tre giorni per dirmelo?”

“Si, cioè no. Cioè- prese un lungo respiro –non è successo nulla. Intendo che di solito, ogni volta che lo incontravo passavo giornate intere a piangere, invece non mi è successo nulla. Non ho sentito nulla” disse sorridendo.

Finn e Rachel erano gli unici a sapere tutta la storia e gli erano stati vicini durante quel lungo periodo di depressione di cui Kurt era stato vittima.

“Vedi, Blaine ti fa stare bene” dichiarò contento di vedere il fratello così felice.


Erano le undici, erano quasi arrivati, mancavano un paio d’ore, quando ad un certo punto Kurt urlò “FINN, FERMATI. FERMATI. ACCOSTA”

Finn non capendo cosa stesse succedendo, assecondò gli ordini del fratello e si mise di lato.

Kurt scese dalla macchina e corse indietro “Blaine? Cosa ci fai qui?”

Il ragazzo l’aveva guardato preso alla sprovvista, ma avendo riconosciuto Kurt aveva sorriso.

“Kurt, che bello che sei tornato- disse soffocandolo con un abbraccio -mi sei mancato tantissimo” soffiò direttamente dentro l’orecchio del più alto.

Lo stilista ricambiò la stretta inspirando l’odore di Blaine direttamente dal suo collo. Era stato via una settimana e, appena si era ritrovato tra le braccia dell’altro tutta la tensione che aveva accumulato per l’organizzazione della festa, e per la comparsa di Jesse, erano svanite.

“Blaine” sospirò strofinando il naso sul collo del riccio.

Si ricordò del perché si fosse terrorizzato “Blaine!- si staccò da lui –che ci fai qui?”

Quello sorrise imbarazzato “In effetti è una storia un po’ bizzarra. Mi hanno lasciato qui. Vedi ieri notte siamo andati in un locale a qualche chilometro da qui- ed indicò
la parte dalla quale era venuto Kurt -non erano tanto sobri. Io mi sono addormentato non so dove, e qualche ora fa mi sono svegliato e loro se ne erano andati” disse sorridendo.

Okay, qualcosa non quadrava, Blaine stava evitando il suo sguardo.

“Ma non hai il cellulare?”

Quello scosse la testa. “L’ho lasciato in macchina di Wes”







Spazzietto di Ema

Okay, lo so. Sono in ritardo e sono una persona davvero orribile. Potete tirarmi delle scarpe se volte, ma non è del tutto colpa mia... in realtà non ho avuto un solo momento libero per betare il capitolo, perchè non avendo una beta lo devo fare tutto da sola soletta, ed è un lavoraccio xD
Comunque, tornando a noi... Yay un muovo capitolo .-. Credo di essere una delle poche persone che hanno deciso che Jesse NON PUO' ESSERE ETERO u.u
Mi dispiace di avervi lasciato così alla ad canis cazzum, ma nel prossimo saprò farmi perdonare lo giuro C= 
Grazie tantissimo a tutte le persone che leggono questa emerita schifezza, vi adoro C=
detto questo al prossimo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Wonderful Tonight ***


Disclaimer: Io non posseggo Glee ne i personaggi presenti in questa storia


Wonderful Tonight

 
 
 
 

From the air I breathe to the love I need 
Only thing I know is you're the origin of love 
From the god above to the one I love 
Only thing that's true the origin is you
(Origin of Love – Mika)

 
 

 

Erano nella macchina di Kurt.

Blaine dietro e lui e Finn d’avanti.

C’era un silenzio a dir poco imbarazzante. Blaine e Kurt non parlavano per evitare argomenti sconvenienti con il fratello di quest’ultimo, ma proprio il più grande decise di rompere il ghiaccio.

“Blaine, amico. Ti piace il football?” chiese Finn.

“Oh, si certo. Sono un fan sfegatato dei Giants” disse il riccio parecchio sollevato.

Rimasero tutto il resto del viaggio a parlare di sport, così che Kurt potè isolarsi.

Iniziò a smanettare con il suo orologio da polso e alla fine riuscì a mandare un comunicato dove avvertiva che Glitterman sarebbe finalmente ritornato.



Arrivati davanti casa di Rachel, Finn gli assicurò che sarebbe andato da lui Lunedì ma che per il fine settimana rimaneva con la sua ragazza.

Blaine si sistemò accanto al posto del guidatore e attesero entrambi che Finn scomparisse dietro il portone.

“Oh, grazie al cielo” sospirò Blaine avvicinandosi a Kurt azzerando la distanza tra le loro labbra. Desiderava farlo da quando si erano rivisti.

Kurt sorrise e ricambiò il gesto “Dai, ti riposto a casa”

Blaine lo guardò sconsolato

“Che c’è?” chiese quindi il moro.

“Beh, pensavo che fossimo rimasti un po’ insieme” mise su un leggero broncio.

“Oh, okay. Pensavo fossi stanco- sorrise in direzione dell’altro –in tal caso, andiamo a casa mia?”

Gli occhi di Blaine s’illuminarono e annuì energicamente.

Scesi davanti a casa di Kurt, Blaine gli si parò davanti e gli prese entrambe le mani guardandolo serio.

“Kurt, ti ricordi che ti avevo detto di averti fatto una sorpresa?” il più alto annuì incerto se essere felice o spaventato “bene, ecco. Questa cosa mi è sfuggita un po’ dalle mani, e sai come sono, tendo sempre ad esagerare. Prometti di non arrabbiarti quando lo vedrai?” chiese il riccio con tono di supplica.

“No! Perché non mi fido della tua espressione” dichiarò Kurt ormai parecchio preoccupato

“Giusto, è lecito. Beh, mi sono fatto dare le tue chiavi di casa da Rachel… non ho distrutto niente” lo fermò prima che potesse parlare.

“Blaine, cosa hai fatto alla mia casa?” chiese terrorizzato lo stilista mentre andava ad aprire la porta

“Mi sono fatto aiutare dai ragazzi, ma giuro che non hanno distrutto nulla” si giustificò.

Kurt aprì la porta e rimase in silenzio. Blaine si coprì gli occhi, perché davvero non sapeva cosa fare “Kurt, ti prego dì qualcosa. Se non ti piacciono giuro che li toglierò
tutti. Dal primo all’ult-” fu interrotto dalle labbra dell’altro che spensero quel flusso di parole senza senso.

La casa di Kurt era piena di fiori. Di tutti i colori, di tutti gli odori.

Sembrava fossero stati appena raccolti, ed erano bellissimi.

Non c’era una superfice senza una forma di vita vegetale.

 

10.21.13 – 10.22.13

 

Era stato trascinato nel palazzo da Thad senza nemmeno avere il tempo di dire ‘A’.

Salirono al loro pianerottolo e l’ispanico lo spinse verso il suo appartamento.

“Bene- si chiuse la porta alle spalle –siamo tutti. Diamo inizio alla prima riunione ufficiale dei Warblers” disse in tono solenne.

Tutti si sedettero chi per terra chi su un divano.

“Mozione del giorno- lesse Wes da un quadernetto –dobbiamo fare un colpo grosso” dichiarò l’orientale con un colpo di martelletto (ma dove l’aveva preso?!)

“Si- concordò David –abbiamo bisogno di farci conoscere”

“Facciamo una caccia al tesoro” propose Jeff.

Nick gli sorrise “Ottima idea Jeffy” quello arrossì, ma lo scambio di battute tra i due passò inosservato (o almeno fu volutamente ignorato).

“Ma cosa dovremmo fare?” chiese Blaine.

“Guardate” fece Thad mostrando un ritaglio di giornale.

Era una foto recente. Il titolo recitava Una settimana di musica con gli Stradivari al Moma*. E portava la data di due giorni prima.

Tutti concordarono che l’idea era geniale.

La sera stessa decisero di attuare il piano.

Il Moma era uno dei posti più sorvegliati di tutta New York.

Atterrarono tutti e sei sul tetto (Blaine sempre trasportato) del museo.

Questa volta il non toccare terra sarebbe stato fondamentale.

Entrarono dalla porta sul tetto, dopo aver fuso il lucchetto, e scesero le scale., quando, si trovarono di fronte ad un’altra porta, decisamente più spessa e con un codice di sicurezza elettronico.

Non fu difficile aprirla, David la ghiacciò all’istante (nuovo potere sviluppato!) e questa si aprì senza fare il minimo rumore.

Tutti e sei si ritrovarono su una specie di balcone che dava direttamente sugli espositori.

Tutti tranne Blaine si alzarono in volo e raggiunsero la teca interessata.

“Non pensavo fosse così semplice” sussurrò Thad con un sorriso stampato in volto. “Shhh” gli fece Nick estraendo dallo zaino una bomboletta di lacca.

La spruzzò intorno alla teca del violino e tutti fecero un ‘oooh’ di meraviglia. Era protetta da una miriade di laser.

“Questi sono raggi ad infrarossi- li informò Nick –se anche ne sfiorate uno scatterà l’allarme, e a quel punto saremo del tutto fregati” tutti annuirono in un modo un
po’ troppo solenne, che non gli si addiceva per nulla.


“Hey, Jeff- disse Nick –riesci a sollevare il violino dentro il vetro?” il biondo annuì e fece come richiesto “bene, Wes, ora sciogli tutta la teca, ma stai attento a non toccare il violino- anche l’orientale eseguì l’ordine –ora, Jeff, mi serve che tu ascolti esattamente quello che ti dico” il ragazzo annuì nuovamente con le guance che gli si tinsero di rosso “devi muovere il violino in modo da evitare i laser” l’altro spalancò gli occhi “Fallo tu, per favore. Non ne sono capace”

Tutti gli altri si allontanarono per curiosare e lasciare in pace i due ragazzi, che non se ne accorsero nemmeno.

“Dai Jeffy. Non è difficile, è un po’ come giocare a Mercury Meltdown**” disse sorridendo guardando gli occhi verde scuro dell’altro.

Jeff iniziò a spostare piano lo strumento mentre Nick continuava a spruzzare lacca per evidenziare i raggi luminosi.

Some nights, I stay up cashing in my bad luck 
Some nights, I call it a draw 
Some nights, I wish that my lips could build a castle 
Some nights, I wish they'd just fall off 


“Merda” Jeff si era deconcentrato e il violino aveva sfiorato uno dei laser, che avevano fatto scattare l’allarme.

“Ciao Kurt” disse Blaine rispondendo al telefono

“BLAINE SEI UN UOMO MORTO” urlò Nick mentre pendeva la mano di Jeff e lo tirava via di lì con in mano il violino

“Sc-scusa, tesoro. Sono i ragazzi che fanno casino io-” questa volta fu interrotto da Thad che per poco non lo uccideva “I RAGAZZI UN CORNO METTI GIU QUEL
MALEDETTISSIMO TELEFONO O TI FRACASSO IL NASO”


“Come hai potuto portarlo qui?” disse Wes con uno sguardo terrorizzato

“Ma è Kurt” si lamentò Blaine.

“Poteva anche essere Obama in persona, per quanto mi riguarda, ora dammi quel cellulare” continuò l’ispanico cercando di prendergli l’apparecchio in questione.
Alla fine Thad riuscì a strapparglielo di mano e lo porse a David, altrimenti lo avrebbe incenerito “Scusa Kurt, ma ora Blaine è impegnato. Appena si libera ti richiamerà” disse il ragazzo di colore staccando così la chiamata, senza dare a Kurt nemmeno il tempo di replicare.

“Ma dico sei impazzito?” sbraitò Thad, se non si fosse calmato gli sarebbe partito un embolo, poco ma sicuro.

“Scusa, mi dispiace. Non ricordavo di averlo portato” si giustificò il riccio.

“Ragazzi, non vorrei interrompere i vostri litigi, ma credo sia meglio filare” dichiarò Jeff con il violino in una mano e ancora quella di Nick nell’altra.

Tutti uscirono il più velocemente possibile e fecero la strada a ritroso finchè non si trovarono a casa loro.

“Tu sei un’idiota- lo sgridò Thad. Tutti concordarono -e se ci avessero ripresi? Ti rendi conto del rischio che abbiamo corso?! Ti rispondo io, no. Non te ne rendi nemmeno conto”

“Si, Blaine. Non hai idea di quello che sarebbe potuto succedere, potrebbero arrestarci” continuò David.

Si prese un altro po’ di rimproveri (meritatissimi) e andò in camera.

Il riccio guardò l’orologio, era già troppo tardi per chiamare Kurt. Scrisse un messaggio e ritornò in soggiorno.

“Dovete darmi una mano” annunciò a Nick e Jeff, che giocavano a Magic e naturalmente lo ignorarono. (ma non dormono mai?)

“E io lo fronteggio con il mio Titano di recupero” disse Nick mettendo una carta nel mazzo sul tavolo “No, non è giusto. Non è valido- si lamentò Jeff -io non ho carte
rare, avevi promesso che le avresti tolte” protestò il biondo.


“No, io non ti ho promesso nulla, sei tu che l’hai detto, ma io non ho acconsentito” rispose cacciando fuori la lingua.

“Io ti detesto Nick Duval” disse il più alto mettendo su un adorabile broncio. Il moro roteò gli occhi “Va bene, me la riprendo, contento?” Jeff sorrise.

Blaine aveva assistito a tutta la scena con uno sguardo orripilato sul viso. Ma si può essere più stupidi?!Ovviamente lui non aveva nessun diritto si pensare una cosa del genere, visto e considerato che era Blaine Anderson e non brillava per intuito.

“Hey, mi dispiace interrompere le vostre nerdate, ma avrei bisogno di una mano d’aiuto” contemporaneamente entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui aspettando
che continuasse.

“Ho bisogno che mi aiutiate a trovare e sistemare un centinaio di fiori” disse con un sorriso soddisfatto sul volto.


 

10.26.13

Stava per tornare Kurt, mancavano esattamente tre ore e sei minuti alle dieci, orario in cui il ragazzo gli aveva detto che sarebbe arrivato. Era su di giri per quello che aveva preparato in casa dello stilista.

Aveva chiamato Rachel perché sapeva che aveva una copia delle chiavi di casa di Kurt. Lui Nick e Jeff erano andati lì la sera prima a sistemare tutti i fiori che aveva preso.

Forse aveva esagerato un po’. In realtà anche troppo. Casa di Kurt sembrava più che altro un negozio di fiori ora.

Si diresse in cucina tranquillamente, ma appena entrò tutti e cinque i suoi amici lo guardarono come se fosse diventato blu.

Si portò una mano sul viso per vedere se durante la notte gli fosse  cresciuta una nuova testa, ma ce n’era sempre una.

“Che c’è?” chiese facendoli risvegliare dal coma “Beh, amico. Congratulazioni” disse Thad sorridendogli.

Blaine inarcò un sopracciglio e David gli indicò di guardare in basso. Seguì il consiglio e vide che non toccava terra.

Stava volando. Stava volando davvero! Ci era riuscito. Ci era riuscito veramente!

“Che figata” sussurrò quasi non ci credesse veramente.

Iniziò a volare per casa, un po’ come un bambino con il suo nuovo giocattolo, solo che lui volava.

Tanta l’eccitazione per essere finalmente riuscito a staccarsi da terra che aprì la finestra e uscì (WTH?! tipo Peter Pan)

Percorse un bel po’ di strada volando, ma c’era un piccolo particolare che si era dimenticato di considerare, i loro poteri non duravano per lungo tempo, o almeno non se sottoposti a lungo uso.

Così si era ritrovato a cadere da un’altezza improbabile in un campo totalmente deserto e senza cellulare.

Aveva aspettato che i poteri ritornassero, ma non era successo, quindi decise di fare parte della strada a piedi. Prima o poi si sarebbero chiesti dov’era finito, no?

Ma mentre cercava di fare l’autostoppista Kurt gli era apparso davanti agli occhi dal nulla.


Si staccò lentamente dalla stretta di Kurt e appoggiò la fronte sulla sua “Ti piace?” il più alto sorrise “È il pensiero più bello che qualcuno abbia avuto per me” disse
continuando a baciarlo.

Sempre attaccati chiusero la porta e lentamente Kurt li fece spostare verso la camera da letto.

Era anche questa piena di fiori. Però erano solo rose, poggiate ovunque. Invece il letto era ricoperto di petali rossi e rosa.

Il riccio sfilò la maglia di Kurt e si ritrovò a boccheggiare. Era meraviglioso.

“Sei bellissimo” sussurrò Blaine nell’orecchio del ragazzo. Questo sorrise e lo baciò languidamente.

Il resto dei loro vestiti andarono a far compagnia alla maglia di Kurt in poco tempo e si ritrovarono entrambi, solo in intimo, a contemplarsi meravigliati.

Fu Blaine a rompere quel momento statico avvicinandosi nuovamente alle labbra di Kurt.

Entrambi sorrisero. Si stesero sul letto pieno di petali profumati.

“Hai lo stesso odore di un fiore” mormoro il riccio sulle labbra dell’altro.

Iniziò a scendere verso il collo del ragazzo alternando baci a piccoli morsi. Kurt portò istintivamente le mani tra i suoi capelli e rise.

Allora Blaine alzò la testa e vide il ragazzo che rideva di gusto “Per caso stai ridendo di me?” chiese divertito.

Kurt gli sorrise e gli fece vedere le mani, erano ricoperte di gel, si sedette e gli prese il viso tra di esse baciandolo. Fece stendere Blaine invertendo le posizioni, iniziando
a torturargli il collo e con una mano scendendo verso il basso ventre del riccio. Arrivato a sfiorare l’elastico dei boxer incontrò gli occhi del ragazzo per chiedere la conferma ma trovò un sorriso. Fece scendere l’indumento molto lentamente sfiorando l’evidente erezione dell’altro, per poi prenderla in mano.

Blaine si lasciò sfuggire un basso gemito e si sporse per incontrare le labbra di Kurt che lo trovarono immediatamente.

Il moro iniziò a muovere le dita delicatamente. Lasciò una scia umida per tutto il torace di Blaine, senza mai togliere la mano dal membro del ragazzo. Baciò entrambe le ossa del bacino del riccio per poi soffermarsi davanti all’erezione pulsante dell’altro, tolse la mano e la sostituì con la bocca.

La reazione di Blaine non si fece attendere a lungo. Buttò la testa all’indietro con gli occhi sbarrati. Non sarebbe durato abbastanza e non poteva assolutamente permettere che finisse così.

“Ku-ah-rt” cercò di richiamarlo “Kurt, Kurt. Fer-ehrmo”

Il ragazzo tolse la bocca e lo guardò sorridendo “Non voglio che finisca così” disse Blaine sporgendosi per posargli un bacio sulla fronte.

“Io- iniziò arrossendo lo stilista -vorrei che fossi tu a…” si morse un labbro non sapendo come continuare. Blaine gli sorrise e lo baciò teneramente “Tutto quello che desideri” sussurrò strofinando il naso con quello dell’altro.

Blaine lo fece distendere “Ti gireresti?” chiese un po’ titubante, l’altro assecondò la richiesta. Si mise prono e Blaine iniziò a baciargli la schiena fino ad arrivare ai boxer che sfilò delicatamente “Kurt, avrei… mh… hai-”

“Secondo cassetto” lo interruppe lo stilista. Blaine aprì il cassetto del comodino e prese una bottiglietta e un preservativo “Se vuoi che smetta dimmelo subito” gli sussurrò direttamente nell’orecchio prima di mordicchiarlo.

Appena iniziò a stuzzicare l’apertura del ragazzo, Kurt si lasciò sfuggire una serie di suoni che erano impossibili da catalogare nella sfera del suono. Era dannatamente musicale.

Quando Blaine spinse il primo dito dentro, il ragazzo emise un gemito misto tra dolore e piacere. Il riccio rimase fermo il tempo giusto per farlo abituare e iniziò a muoverlo, finchè non trovò un certo punto “Oddio” gemette Kurt appena sfiorato. Blaine era meravigliato di vedere il ragazzo totalmente senza controllo sotto di lui.

Cercò di prepararlo al meglio finchè non constatò che era pronto “Kurt, girati. Voglio vederti” il ragazzo assecondò la richiesta, ma si mise in braccio a Blaine che era seduto. Si scambiarono un lungo bacio prima che il moro si lasciasse cadere sul riccio.

Rimasero fermi per un tempo indefinito solo a guardarsi “Ti amo” sussurrò Blaine prima che Kurt lo baciasse e si lasciassero sopraffare dal piacere.

Appena il ragazzo si abituò alla scomoda intrusione, iniziò a muoversi su Blaine che affondò il viso nel collo di Kurt. Le spinte di entrambi divennero sempre più irregolari. Kurt allungò una mano verso il suo membro, ma il riccio lo precedette prendendo in mano la sua erezione iniziando a muoverla su e giù con ritmo irregolare.

“Blaine” chiamò il ragazzo con voce rotta dai sospiri “Vieni. Vieni per me Kurt” disse Blaine baciandolo in un groviglio di denti le lingua, e con un ultimo gemito Kurt si riversò nella mano del riccio contemporaneamente all’altro.

Si lasciarono andare entrambi sul letto, affannati e con il respiro ancora irregolare.

“Grazie” disse Kurt in un sospiro rannicchiandosi nell’abbraccio dell’altro. Questo sorrise e depositò un bacio fra i capelli dello stilista abbandonandosi al sonno.



Blaine si svegliò più tardi quel pomeriggio, con un sorriso sul volto aprì gli occhi e vide Kurt dormire tranquillamente tra le sue braccia.

Era stata la sensazione migliore che avesse mai provato trovarsi dentro Kurt. Si perse a fissarlo mentre dormiva ricoperto di petali di rosa, era la creatura più bella che
avesse mai visto.

“Blaine, smettila di fissarmi” disse Kurt ancora con gli occhi chiusi interrompendo così i pensieri del riccio.

“Non ti stavo fissando” si difese

“Si, mi stavi fissando” lo stilista aprì gli occhi incontrando quelli caramello del riccio. Sorrise e si sporse per lasciargli un bacio sulle labbra. Lo stomaco di Blaine in quel momento decise che era meglio interromperli facendo un gran baccano.

Kurt ridacchiò “Credo sia l’ora per mettere qualcosa sotto i denti, no?” domando prima di lasciargli un altro bacio sul naso e alzarsi.

Si rivestirono e andarono in cucina per preparare qualcosa da mangiare.

Si sedettero sul divano a mangiare un panino, perché in casa non era rimasto nulla di vagamente commestibile.

“Forse ho esagerato un po’, eh?” disse Blaine spostando l’ennesimo fiore dal divano e poggiandolo a terra. Kurt gli sorrise dolcemente “Forse, ma fidati, è stata la cosa più romantica che qualcuno abbia mai fatto per me” disse dandogli un bacio sulla guancia.

“Beh, ora vediamo cosa c’è in tv” disse prendendo il telecomando e mettendo sul canale delle notizie “Ma perché non guardiamo un film?” chiese con tono supplichevole Blaine “Quanti anni hai?- rispose Kurt –sono stato via per una settimana, almeno fammi controllare se il mondo sta finendo” scherzò prestando attenzione al telegiornale.

In realtà aveva voglia di vedere se avessero parlato di Glitterman, perché infondo era un gran vanitoso.

“Le prime lamentele da parte di commercianti ci sono arrivate martedì scorso, e oggi il Museo di Arte Moderna ha denunciato la sparizione di uno degli stradivari che erano ospiti per una mostra. In tutti i luoghi in cui è apparsa questa banda di criminali è stato ritrovato un messaggio ‘I Warblers sono stati qui’ nessuno sa chi possano essere questi ragazzi, però abbiamo recuperato una registrazione da una telecamera di sicurezza” la ragazza che riportava la notizia parlava concitatamente cercando di trasmettere tutta la preoccupazione.

Kurt rimase immobile a guardare lo schermo. Era passata solo una settimana e una banda di teppistelli andava in giro a sciogliere vetri?!

Stava ribollendo di rabbia. Non riusciva a crederci, si erano approfittati sicuramente della sua assenza prolungata per fare casino.

Si accorse per puro caso di stare fumando, non così per dire, ma fumava per davvero. La sua temperatura corporea era improvvisamente salita a mille “Scusa, devo andare in bagno” disse a Blaine scappando in bagno. L’altro non se ne accorse nemmeno.

Infatti Blaine dal canto suo stava sudando freddo. Non sapeva cosa fare. Non si curò minimamente della reazione spropositata di Kurt, in quanto terrorizzato. Li avevano ripresi. Erano stati perfettamente attenti a ciò che facevano. Non avevano visto quella maledettissima telecamera.

Kurt in bagno cercò di calmarsi al meglio. Gli succedeva raramente di perdere il controllo di se stesso, ma quando succedeva era un problema grosso. Mise le mani sotto il getto freddo dell’acqua stando attento a non toccare nulla. Ma l’acqua, appena toccata la sua pelle, sfrigolava. Beh, a mali estremi, estremi rimedi. Si tolse la camicia che ormai era praticamente da buttare, perché con il forte calore si era totalmente sformata.

Si concentrò per qualche secondo per poi inspirare profondamente “Ah” si lamentò

Aveva congelato tutti i suoi liquidi corporei facendo in modo che la temperatura scendesse. ma era parecchio doloroso. Aspettò qualche minuto che il sangue tornasse a circolare normalmente e la sua temperatura corporea riprendesse il suo normale calore.

TOC.TOC

“Kurt, stai bene?” chiese Blaine fuori dalla porta. Il ragazzo si era rinchiuso lì dentro da parecchi minuti ormai.

“S-si. Tutto apposto. Sto- sto arrivando” riuscì a dire con un tono non troppo morente.

Si accasciò al muro e si lasciò scivolare a terra. Era sempre traumatico compiere un’operazione del genere. Normalmente per raffreddarsi ci avrebbe messo delle ora, ma ora c’era Blaine.

Uscì dal bagno e Blaine sgranò gli occhi. Kurt lo guardò interrogativo e l’altro lo indicò. Beh si era dimenticato di mettersi qualcosa addosso.

Sorrise imbarazzato “Si era bagnata la camicia… devo prenderne un’altra” disse rosso in volto. Non fece in tempo a raggiungere l’armadio che Blaine lo prese per i fianchi ed entrambi si persero in un bacio appassionato.



 

Tornato a casa Blaine era ancora con un sorriso sulle labbra. Non poteva credere di aver fatto l’amore con Kurt. Gli sembrava di vivere in un sogno.

Però questo sorriso sparì non appena vide l’espressione dipinta sul di tutti i suoi amici.

“Siamo fottuti” mormorò David guardando il servizio in televisione.

 
 
 
*Gli Stradivari sono dei violini molto particolari. Qualche anno fa, un ladro, molto famoso a New York, ha saputo eludere la polizia e rubarne qualcuno. Li ha poi fatti ritrovare dalla polizia stessa, ma se n’è tenuto uno, che ancora oggi non si sa dove si. Lo hanno chiamato il ladro gentiluomo perché come appariva se ne andava, senza nemmeno farsi vedere. Si pensa fosse un musicista.
**è un gioco per la Wii nel quale bisogna far scivolare una pallina di mercurio in un buco. È stupido ma divertente xD



Spazzietto di Ema
Benissimo  C= fantastico. Avete scoperto perchè Blaine è stato cazziato dagli altri Warblers! 
Spero vi piaccia. Devo ringraziare Tatullina che mi ha betato il capitolo. Non finirò mai di ringraziarti immensamente <3
Comunque, si hanno fatto sesso, e Blaine ha detto ti amo a Kurt. Ovviamente però il ragazzo non glielo dirà mai senza prima un po' di angst xD
Ringrazio tutti quelli che leggono e recensicono <3

 

Piccolo spoiler dal 16° capitolo 
 

“Devo avvertirti- cercò di dire Blaine tra un bacio e l’altro –ci sarà un gran casino, perché è la serata: porta la tua ragazza, ragazzo nel tuo caso, a conoscere gli amici folli” concluse ridacchiando.
“Ti passo a prendere per le nove e mezza” disse Blaine prima di lasciare l’appartamento.
Uscito chiamò Thad “Abbiamo cinque ore per fare tutto. Poi devo uscire con Kurt”

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16. Stranger in a Strange Land ***


Stranger in a Strange Land

 
 
 
 

There's Something, something about this place
Something about lonely nights and my lipstick on your face
Something something about my Cool Nebraska Guy
(Lady GaGa– You and I)

 
 
 

 

“Siamo fottuti”

In quello stesso momento tutti i Warblers andarono nel panico più totale. Iniziarono a svolazzare per il soggiorno come uccellini in gabbia, ma lo stridere di un’unghia su una lavagna li fece immediatamente tacere.

Nick si mise al centro della stanza e con voce calma iniziò a parlare “Bene. Ora che tutti mi state ascoltando sarà anche più semplice parlarvi- intimò loro di sedersi con un gesto della mano –bene- disse poi sorridendo –abbiamo fatto tutto ciò perché ci conoscessero, ricordate?” tutti annuirono “Perfetto, ora ci conoscono. Da questo momento in poi sarà più divertente continuare a fare quello che già facevamo prima” concluse sorridendo radiosamente.

I cinque ragazzi lo guardarono attoniti “Ma, genio- iniziò Thad scettico –non possiamo fare nulla di troppo eclatante. Non siamo abbastanza bravi. E poi come la mettiamo con i poteri che vanno e vengono a loro piacimento?- chiese l’ispanico sempre più dubbioso –prima o poi ci troveremo in serio pericolo, e allora saranno cazzi!”

Nick sorrise “Jeff, mio carissimo assistente, vuoi per favore prendere ciò che ti ho fatto vedere prima?” disse al biondo che sbuffò sonoramente “Perché non te le puoi prendere da solo?” il moro lo guardò fintamente indignato “Jeffy caro, io sono uno scienziato, e anche il creatore di quei meravigliosi aggeggi, quindi ho bisogno di almeno un po’ di credibilità, e inoltre sono pesanti, quindi se non mi aiuti a prenderli ti faccio andare a fuoco i capelli mentre dormi” rispose sempre con un sorriso sulle labbra.

Jeff gli fece la linguaccia e lo seguì nello studio che ormai da due giorni era diventato la tana di Nick. Infatti, il moro non usciva quasi mai di lì, nemmeno per mangiare e puntualmente Jeff andava a fargli compagnia.

Tornarono in soggiorno trasportando un tavolino coperto da una specie di telone improvvisato da una coperta- davvero molto scenico!

“Salutate le innovazioni della tecnologia sperimentate da Nick Duval” disse orgoglioso il moro sollevando il telo con un gesto alquanto teatrale.

Jeff roteò gli occhi e lo prese per le spalle per spingerlo di lato in modo che tutti vedessero cosa c’era sul tavolino.

“Beh, che ve ne pare?” chiese Nick eccitato all’idea che i suoi amici potessero vedere i suoi tesorini.

 

10.23.13


“Nick, posso entrare?” chiese Jeff bussando alla porta dello studio. Non ricevendo alcuna risposta decise di controllare che non fosse morto di inedia volontaria.

“Nick? Sei ancora vivo?” domandò nuovamente il biondo trovando il ragazzo chino sulla scrivania, affaccendato nel fare qualcosa (?!).

“Hey” disse, posandogli una mano sulla spalla. Nick sussultò appena al tocco e si girò per vedere chi lo stesse disturbando, ma appena scorse gli occhi di Jeff si aprì in
un sorriso a trentadue denti.


“Cosa stai facendo?” chiese il più alto ma Nick gli rivolse uno sguardo interrogativo, poi si batté un palmo sulla fronte e si ricordò di togliere i tappi per orecchie “Ciao” disse senza smettere di sorridere.

Jeff ricambiò il sorriso e si sporse per vedere cosa stesse combinando “NO- il moro si buttò sul suo lavoro nascondendolo –non puoi vederlo” borbottò cercando di non far vedere nulla al biondo.

“Dai, sono curioso. Cosa stai facendo? È tutto il giorno che non esci” domandò supplicandolo.

“No. Questa è una sorpresa per voi” affermò fiero.

Jeff inarcò un sopracciglio “E se ti dicessi che avvolto in questa stagnola c’è un panino?” disse alzando l’oggetto in questione come un ricatto. Gli occhi di Nick s’illuminarono e il suo stomaco brontolò sonoramente “C’è il tonno?” chiese speranzoso “Due scatolette” rispose il biondo con un sorriso sornione stampato sul volto.
“Okay, solo aspetta, non posso mangiare ancora nulla- disse ritornando verso la scrivania –puoi stringermi questo attorno al braccio? Non riesco da solo” gli porse una specie di laccio emostatico fatto in casa con dello spago, togliendosi il camice da scienziato pazzo, rimanendo in maniche corte.

“Va-va bene” rispose il biondo annodandogli il laccio intorno al braccio “Bene, grazie, reggimi anche questa per un secondo” disse ancora Nick porgendogli poi una siringa.

Quello la prese titubante porgendola nuovamente al moro che nel frattempo si era messo i guanti “Okay, devo solo fare un’altra prova per vedere se con l’acqua reagisce diversamente- iniziò tranquillamente a parlare prelevandosi il sangue con la siringa -perché finora l’ho esposto con l’ossigeno con l’ossido di carbonio, perfino con la candeggina, ma ha sempre una reazione diversa da quella che dovrebbe avere, è come se non fosse solubile con niente, perché... Hey Jeff, mi stai ascoltando?” chiese rivolto al biondo il quale non gli aveva ancora dato nessuna risposta.

“Jeff?” mormorò nuovamente voltandosi verso il ragazzo, che però era steso a terra svenuto “Oddio” tolse la siringa in tutta fretta e si precipitò verso l’altro.

“Hey, Jeffy, ritorna tra i vivi, ti prego” cercò di risvegliarlo dandogli dei leggeri buffetti sul viso, e contemporaneamente cercando dei Sali sulla scrivania. Aprì la suddetta bottiglietta e gliela passò sotto il naso.

“Che è successo?” chiese Jeff a Nick che gli teneva la testa.

“Sei svenuto per il sangue, mi-mi dispiace, lo avevo totalmente dimenticato. Sono un’idiota” disse, andando in iperventilazione.

Jeff gli posò una mano sul braccio “Tranquillo, capita- disse con un sorriso –ora puoi mangiare il tuo panino” anche Nick sorrise a quell’affermazione così stupida.
Fece sedere il biondo sulla sedia ed iniziò a mangiare.

“Guarda- disse Nick con la bocca piena indicando il tavolo –ho pensato che, visto che i nostri poteri non hanno una lunga durata, dovremmo cercare un modo per rendere più facile la loro assenza” concluse guardando l’altro che gli rivolse un’espressione piuttosto confusa “mi spiego meglio. Ho riflettuto sul fatto che ogni volta che i poteri scompaiono ci facciamo male, o combiniamo qualche casino, così ho pensato a qualcosa che potesse prolungarli un po’ di più, almeno il tempo di non ferirci gravemente, tipo mentre siamo in volo”

“Nick tu sei un genio” asserì Jeff prima che l’altro lo interrompesse facendo un gesto con la mano “Ma non ci sono riuscito- spiegò il moro, facendo comparire un’espressione triste sul volto del biondo –ed è per questo che ho creato questi” disse mostrando ciò che c’era sul tavolo.

Jeff li guardò un po’ dubitante “Cosa sono?”

“Mio carissimo Jeffy- disse Nick scuotendo la testa –queste, sono delle invenzioni innovative. In realtà ho preso spunto dalla maggior parte degli elettrodomestici che ci sono in casa e li ho modificati un po’- spiegò guardandolo soddisfatto –ah, dimenticavo. Non usare il tostapane. Per nessun motivo

Sul tavolo c’erano un’infinità di attrezzi dall’utilizzo sconosciuto.

Nick ne prese uno con la forma di un disco “Questo è uno stabilizzatore di volo”

“Come quello di Iron Man?” chiese Jeff eccitato “Si, ma ho ancora bisogno di testarlo. Per questo lo stavo per montare sulla mia tuta” rispose il moro sorridendo.

“No- urlò il biondo –no, cioè, montalo sulla mia. Così puoi correggerlo meglio, in caso” disse cercando di sembrare il più convincente possibile. Non voleva che Nick si facesse male, la maggior parte dei suoi esperimenti finivano con l’esplodere.

Il moro gli fece un sorriso “Come ha fatto Tony Stark senza di te?!”

Si ritrovarono dopo poco sul tetto a provare a volare senza usare i poteri “Jeff, non devi usare le tue capacità, devi permettere che i sensori si attivino quando ti lasci cadere” urlò Nick guardando Jeff dal basso che non voleva lasciarsi andare per nessun motivo “E se poi non dovessero funzionare?” domandò quest’ultimo piuttosto spaventato.

“Non succederà e se anche fosse ti prenderei io” rispose Nick cercando d’infondere tutta la sua sicurezza nell’altro.

“Okay, tre…due…uno” e si lasciò andare, ma ovviamente i sensori erano distratti a farsi i cazzi loro, quindi Jeff precipitò in una caduta libera di circa dieci metri.
Fortunatamente, Nick aveva dei buoni riflessi e lo acchiappò prima che si sfracellasse al suolo “Visto? Ti ho preso” dichiarò guardandolo dritto negli occhi da una distanza un po’ troppo ravvicinata.

Decisamente troppo ravvicinata.

Jeff era in braccio a Nick come una di quelle principesse dei film Disney. Rimasero a fissarsi per qualche istante, poi entrambi imbarazzati si staccarono.

“Riproviamo” propose Jeff fissando il cielo. Nick scosse la testa “No. Potevi farti male, lo faccio io pe-” ma il biondo non lo fece finire “Non ci provare, cazzo! Voglio essere il primo uomo a volare senza super poteri e senza aereo” disse sicuro di sé, Nick rise a quell’affermazione assolutamente senza senso, ma accettò di fare un altro tentativo.

Dopo il settimo, finalmente ci riuscirono, e Jeff fu capace di atterrare senza usare minimante i suoi poteri.

“Mi sono fatto prendere un po’ la mano nel cercare di trovare più modi possibile per evitarci complicazioni inutili, infatti ho costruito un po’ di gadget da utilizzare oltre ai nostri abituali poteri” disse Nick sorridendo fiero di se stesso.

“Cos’è questo?” chiese Wes alzando quello che sembrava il suo martelletto.

“Il tuo martelletto” disse infatti Nick. Wes lo guardò così male che pensò volesse ucciderlo “No, non gli ho fatto nulla di male, gli ho aggiunto qualche accessorio” prese
l’oggetto in questione e premette un tasto. Dalla punta uscì un gancio collegato ad un filo “È indistruttibile, lo puoi usare per arrampicarti e- premette un altro tasto –puoi usarlo come boomerang- disse mentre dal martelletto si aprivano una serie di lame –e ho aggiunto una piccola particolarità, così per sfizio- e girò la parte inferiore da dove uscì un liquido nero che raccolse in un bicchiere –lo puoi usare anche come porta bevande!”

Rivolto poi agli altri “Mi sono preso anche la libertà di modernizzare le nostre maschere, infatti ho applicato una specie di rete wacky toky, però molto più piccola. Ho messo in ogni maschera un auricolare ed un microfono, così possiamo comunicare sempre. Ah, dimenticavo- disse poi rivolto a Jeff –se qualcuno si azzarda a concludere una frase con passo, io lo uccido”


Kurt e Blaine erano a casa dello stilista e cercavano di togliere tutti i fiori che ormai erano appassiti.

Blaine si fermò e rimase a fissare Kurt che cercava di eliminare i gambi secchi da un vaso “Ti va di uscire stasera?” chiese un po’ titubante.

Kurt interruppe ciò che stava facendo e si parò davanti a lui con le mani sui fianchi “Signor Anderson, mi sta per caso chiedendo un appuntamento?”

“E se anche fosse?” chiese il riccio avvicinandosi a lui.

“Ne sarei onorato” rispose lo stilista azzerando definitivamente la distanza tra le loro labbra.

“Oh, quasi dimenticavo- azzardò Blaine non appena si staccarono per riprendere aria –domani sera sei invitato a cena da me, e non è possibile rinunciare”

Kurt sorrise “Non lo avrei fatto neanche volendo” e tornò ad impossessarsi delle labbra del suo ragazzo.

“Devo avvertirti- cercò di dire Blaine tra un bacio e l’altro –ci sarà un gran casino, perché è la serata: porta la tua ragazza, ragazzo nel tuo caso, a conoscere gli amici folli” concluse ridacchiando.

“Ti passo a prendere per le nove e mezza” disse Blaine prima di lasciare l’appartamento.

Uscito chiamò Thad “Abbiamo cinque ore per fare tutto. Poi ho un appuntamento con Kurt”


I Warblers erano riusciti in un’altra impresa. Questa volta erano penetrati nel museo archeologico di storia naturale, ed erano riusciti a prendere un dente di dinosauro. Ovviamente erano stati così tonti da penetrare sul posto di lavoro di Jeff, che appena visto il museo aveva iniziato ad agitarsi perché stava per rubare una proprietà su cui lui lavorava.

Erano già le sette, quindi era ormai buio. Appena usciti, tutti felici e raggianti iniziarono a battersi il cinque a vicenda e non si accorsero di una figura in rosa che era arrivata di soppiatto vicino a loro.

“Bene, bene, bene. Vedo che vi state divertendo”

Tutti e sei immediatamente si girarono verso la voce che aveva parlato, e si ritrovarono davanti Glitterman in persona.

Rimasero tutti e sei impietriti davanti al supereroe. Questo non se lo aspettavano proprio per nulla.

“Hey, il gatto vi ha morso la lingua?- si fermò a constatare ciò che aveva detto –okay, sono un cabarettista nato. Un gatto, che mangia la lingua a degli uccelli”

“Sei serio?- chiese Nick guardandolo scettico –fa veramente schifo!”

“Bh- disse Glitterman -quanto la fai lunga. Ho provato a fare una battuta!”

Si mise a camminare avanti e indietro e i sei si fecero più compatti “Che vi succede? Non fate più gli sbruffoni a quanto pare”

 “Cosa vuoi?” chiese Thad facendosi coraggio.

Il supereroe rise “Sono qui perché voglio tè e biscotti- disse guardandoli –no, seriamente. Consegnatemi quello che avete rubato” continuò avvicinandosi sempre di più a loro e parandosi a un paio di metri di distanza.

“Oh, davvero?- azzardò Jeff –e come vorresti fare? Ti ricordo che noi siamo in sei e tu sei da solo”

“Per quello non dovete farvi problemi,  me la so cavare meglio di quanto possiate pensare- rispose con un sorrisetto di scherno sulle labbra –però sono colpito, vi siete fatti proprio dei bei costumi- si controllò l’orologio da polso, non poteva fare tardi all’appuntamento con Blaine -Avete per caso delle maschere così grandi per non far sapere a tutti dei vostri nasi sproporzionati?”

Inaspettatamente tutti i Warblers meno uno scoppiarono a ridere “Si, si. Deridetemi pure. Grazie. Siete davvero molto gentili.” Disse Nick sarcastico prendendosi una gomitata di scherno sul braccio da Jeff.

“Okay, siete strani. È la prima volta che mi capita- constatò Kurt –bene, basta. Mi sono stancato, ho anche da fare, quindi datemi il dente di T-rex” disse spazientito.

Istantaneamente tutti i Warblers si misero in una specie di posizione d’attacco “Vieni a prenderlo se ci riesci”

Con quella frase si scatenò il finimondo. Il tutto naturalmente, nel modo più ridicolo che potesse esserci. (Siamo seri?! I costumi fanno pena)

Glitterman aveva dalla sua anni di esperienza con i suoi poteri, ma i Warblers, come avevano detto loro, erano in sei.

Kurt non sapeva che loro avessero dei poteri come i suoi, e ne rimase decisamente scioccato, ma riuscì a nasconderlo con estrema bravura.

Il supereroe innalzò davanti a se un campo magnetico, così da non permettere che lo colpissero. Sfortunatamente i canarini lo mandarono in pezzi in qualche secondo.

Doveva quindi neutralizzarli uno per uno.

Rivolse i palmi delle mani verso l’alto e creò due sfere d’energia, batté le mani tra loro e formò una specie di fascia bluastra solida.

Prese la mira e la spedì dritta contro Wes che venne immobilizzato al muro. Stessa cosa fece con David “Hey, siete rimasti in quattro, siete ancora sicuri di non volervi fermare, prima che vi faccia troppo male?”

Sentì una risata di scherno provenire dal riccio (Blaine si era tolto tutto il gel e ora i suoi capelli spuntavano da fuori la maschera) “Non credo che tu sia in grado di farci arrendere così in fretta” si alzò in volo e sfrecciò verso l’alto seguito immediatamente da Glitterman.

Saettarono entrambi nel cielo ad alta velocità. Blaine con leggero vantaggio rispetto all’altro, che però non faticò a raggiungerlo, infatti si parò davanti a lui bloccandogli la salita.

“Bene, bene. Il custode delle chiavi- scherzò sarcastico –dove credevi di andare? E lasciare poi i tuoi compagni lì, soli ed indifesi? Un gesto un po’ codardo, non trovi?”
disse divertito.

Blaine però non era del suo stesso parere, infatti si avventò su di lui cercando di colpirlo, ma Glitterman si spostò molto facilmente, facendogli una specie di sgambetto (in aria?), così che il riccio perse l’equilibrio ed iniziò a precipitare.

Kurt roteò gli occhi e si gettò all’inseguimento. Doveva anche salvargli la vita?!

Seguì la sua caduta e la bloccò appena in tempo afferrandolo per un braccio. Questo si divincolò dalla presa e con un balzo scattò in piedi.

Nel frattempo gli altri erano riusciti a liberarsi dalla costrizione energetica rilasciata dal supereroe.

Kurt controllò nuovamente l'orologio. Cavolo, erano già le otto e mezza, ma troppo tardi si accorse dell'enorme errore che aveva commesso nel distrarsi. Si sentì,
infatti, atterrare di spalle e sbattendo le mani sull'asfalto, si ritrovò a faccia in giù, con un corpo sul suo che lo premeva sdraiato a terra.

"Sai- disse il riccio direttamente nel suo orecchio -mi dispiace di essere un tuo rivale, perchè se così non fosse , non mi dispiacerebbe troppo farmi un giretto di prova su di te"

Kurt sbuffò "Non me la farei mai con te nemmeno se fossi l'ultimo uomo rimasto sulla faccia della terra" come risposta però gli arrivò la risata bassa e sensuale del riccio "Tranquillo, dolcezza. Purtroppo per te sono già impegnato" sussurrò leccandogli pigramente l'estremità dell'orecchio leggermente a punta.

Glitterman a quel punto però non resistette più. Si girò più furioso che mai, ma il riccio ed i suoi compagni erano già scomparsi in una nuvola di fumo.


"Dite che ci ha visto?" sussurrò Blaine agli altri Warblers. Si erano "nascosti" dietro la prima macchina che avevano trovato (idioti), e si spingevano a vicenda per vedere cosa stesse facendo il supereroe. Erano riusciti a svignarsela grazie alle pietre/fumogeni di Harry Potter, che avevano comprato su E-Bay qualche settimana prima e non vedevano l'ora di usarle in campo.

"Shh- lo zittì Nick -magari ci può sentire"

Glitterman si guardò intorno un altro paio di volte un po' disorientato, poi controllò per l'ennesima volta l'orologio e sbuffò esasperato. Si piegò leggermente sulle ginocchia e spiccò il volo scomparendo nella notte.

"Non è bellissimo?" Blaine interruppe il silenzio parlando con aria sognante "Si si. Certo. Hai ragione tu- lo liquidò Thad -ma ti ricordo che hai un ragazzo" Blaine lo guardò risentito "Lo so. Non credere che non me lo ricordi. E poi ho fatto solo una constatazione. Inoltre, Kurt è più bello" dichiarò convinto.

"Si, lo sappiamo tutti- sbuffò Wes ormai rassegnato -ma vorrei ricordarti che Kurt ti aspetta, e se fai tardi sarà parecchio incazzato"

Blaine controllò l'orologio e spalancò gli occhi. Erano già le nove meno venti. Non sarebbe mai arrivato in tempo.

Senza curarsi minimamente degli altri volò in tutta velocità verso casa per cambiarsi. Avrebbe attribuito il ritardo al traffico, sperando in una sfuriata non troppo furiosa.


Arrivato a casa, Kurt iniziò a lanciare vistiti all’aria per tutta la camera da letto. Si tolse la tuta e la nascose sotto il letto. Non c’era nemmeno il tempo di metterla al suo posto.

Si precipitò in bagno cercando di sistemarsi i capelli al meglio che poteva. Blaine non avrebbe mai dovuto vederlo in quelle condizioni.

Purtroppo per lui il campanello trillò proprio in quel momento. Si diede un ultimo sguardo allo specchio nel tentativo di salvare il salvabile ed andò ad aprire.

Sulla soglia c’era il suo Blaine, bellissimo come sempre, con un mazzo di rose in mano “Hey” lo salutò appena Kurt aprì la porta.

“Hey” ricambiò lui. Il riccio si avvicinò per posare un bacio sulla guancia del più alto facendolo sorridere “Bene, vedo che sei pronto. Dov’è quella tua bestiaccia? Ho qualcosa anche per lui” disse sorridente.

Il moro lo guardò con espressione interrogativa “Non avrai mica intenzione di avvelenarlo?”. Blaine lo guardò risentito con un sorriso sulle labbra “Ma dico! Vuoi scherzare? Lo sai che lo adoro” disse sarcasticamente.

Kurt sorrise rassegnato “Obi-Wan- gridò al gatto –vieni qui che Blaine ti ha portato una cosa” poco dopo una palla di pelo si avvicinò trotterellando, ma appena vide Blaine iniziò a guardarlo storto (perché quel gatto guardava storto).

“Su, bestiaccia- cominciò Blaine –facciamo una tregua” disse estraendo un piccolo oggetto dalla tasca. Il gatto lo guardò incuriosito. Blaine si chinò e posò per terra quello che si rivelò un topolino giocattolo. Gli tirò leggermente la coda e il topo scappò via. Obi-Wan non attese nemmeno un secondo che iniziò a rincorrere il topolino.

“Bene- sorrise Blaine alzandosi –e ora qualcosa anche per il padrone” disse prendendo un sacchetto che nascondeva dietro la schiena “Non so perché l’ho preso, ma quando l’ho visto ho pensato che ti servisse” estrasse un pacchettino con della carta tutta colorata e lo porse a Kurt.

Il moro lo guardò sorpreso “Aprilo” gli intimò.

Kurt andò a sedersi sul divano seguito a ruota da Blaine che lo osservava con un sorriso negli occhi.

Kurt spacchettò il regalo e si ritrovò in mano una specie di palmare “Beh, non so se possa servirti veramente, ma l’ultima volta che ho visto la tua agenda era un po’ troppo grande e stracolma di post-it. Così ho pensato che potesse servirti qualcosa di più… ehm… pratico e in più- Blaine prese l’agenda in mano e l’accese –ho segnato l’appuntamento di domani sera da me” e in effetti c’era una nota

A casa del tuo ragazzo per cenare con i suoi amici pazzi <3

“Oh, Blaine” disse Kurt sorridendo e buttandoglisi tra le braccia “ma sei almeno vero?” il riccio per tutta risposta si lasciò sfuggire una risata bassa e sensuale che a Kurt sembrò di aver già sentito quella stessa sera, ma per nostra fortuna non se ne curò più di tanto.

“Vogliamo andare?- chiese poi Blaine guardando Kurt dritto negli occhi –potrebbero soffiarci via la prenotazione e non vorrei che succedesse, ci ho messo una settimana per poterla avere”

“Ovvio, ma puoi aspettare cinque minuti?” chiese Kurt

“Che devi fare?” domandò Blaine curioso, ma non ci fu risposta perché le labbra del supereroe erano già premute sulle sue.

 

 

 

Spazietto di Ema C=

Buon salve a tutti =D
Sono in ritardo, mi dispiace immensamente ma il capitolo non sono riuscita a finirlo prima di ieri (= siate clementi e tiratemi solo scarpe senza tacco *-*
Coooomunque... Bene =D i Warblers e Glitterman si sono incontrati yay.... chi se lo aspettava? 
Grazie a tutti quelli che leggete e spero di regalarvi un po' di ilarità con questa mia storia
A presto, Ema C=

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17. Step It Up And Go ***


Step It Up And Go

 

 
 
 
 

 Don't leave me this way.
I can't survive, I can't stay alive, 
Without your love.

(Thelma Houston – Don’t Leave Me This Way) 

  
 
 

 

“Tesoro, sei pronto? Ricorda che non possiamo fare tardi altrimenti quello schizzato di Wes ci uccide tutti a colpi di martelletto” urlò Blaine dal bagno.

“Ho quasi finito” rispose Kurt.

Il riccio, aggiustatosi il papillon davanti allo specchio, raggiunse il suo ragazzo nel guardaroba. Lo trovò a torso nudo che saltellava su un piede cercando d’infilarsi i pantaloni “Non sono un po’ troppo stretti?”

Kurt continuò a correre da una parte all’altra della stanza non degnandolo di una risposta.

“Hey” lo richiamò il riccio. Gli pose le mani sulle spalle fermandolo “Sei bellissimo” soffiò direttamente sulle labbra di Kurt.

Il più alto sorrise arrossendo, non si sarebbe mai abituato a quel tipo di complimenti, e azzerò la distanza tra le loro labbra.

Blaine face scorrere lentamente le mani dalle spalle fino alle braccia toniche del moro, abbandonate lungo i fianchi. Kurt iniziò a passare la lingua sulle labbra del riccio che gli permise l’accesso; improvvisamente la temperatura della stanza aumentò vertiginosamente.

Il riccio cominciò a tracciare il corpo del ragazzo facendo sempre più pressione con i polpastrelli. Kurt si lasciò sfuggire un basso rantolo quando una mano di Blaine strinse il suo fondoschiena.

“Ti amo” esalò il riccio mentre lasciava un segno rosso sul collo del suo ragazzo.

Kurt lo fermò e gli sollevò il viso baciandolo appassionatamente.

“T-tesoro- riuscì a balbettare Blaine –do-dovremmo andare”

Kurt strofinò il naso contro il quello del riccio e gli lasciò un bacio a fior di labbra “Non è colpa mia- disse sorridendo –sei tu che mi sei saltato addosso” scherzò.

“Eh ,no- ribatté Blaine –sei tu che sei poco vestito. Non sono responsabile delle mie reazioni” Kurt gli sorrise e prese una camicia da una mensola.

Mezz’ora più tardi erano fermi davanti al portone dell’appartamento di Blaine “Bene- iniziò il riccio –ti devo confessare una cosa. Ho paura” Kurt lo guardò con espressione interrogativa “questa sera non ci sei solo tu- iniziò a spiegarsi –hanno invitato anche Phoebe, la ragazza di Wes, e Jackie” disse sospirando.

Kurt inarcò un sopracciglio “E allora?”

Il riccio sbuffò “Beh, sai com’è. Ci saranno Nick e Jackie, e anche Jeff” comunicò sottolineando l’ultimo nome. Il moro spalancò la bocca fino a formare una perfetta “o”

“Già- concordò Blaine –spero che non succedano casini”

Entrarono in casa sorridendo e salutando tutti.

Li c’erano già David e Wes con Phoebe, Thad che si stava già divertendo come un pazzo, Jeff e Nick che era visibilmente in ansia.

“Hobbit, Kurt- li salutò Thad su di giri -Che bello. Finalmente siete arrivati. Vi stavamo aspettando” si perse in uno stupido inchino e poi prese Kurt per un braccio e lo tirò via per ‘un paio di chiacchiere tra ragazze’.

Blaine andò dagli altri che scherzavano tranquilli “Nick, amico. Quando arriva Jackie? Stiamo tutti fremendo dall’attesa” disse Wes rivolta al moro, che appena chiamato nella discussione sobbalzò “Ehm, veramente è colpa mia. Le ho detto di venire alle nove, ma starà per arrivare, ne sono sicuro” in quell’esatto momento suonarono al citofono.

La ragazza si presentò qualche minuto dopo sulla porta con un sorriso raggiante disegnato sulle labbra “Jackie, tesoro- disse Nick con un paio di decibel di troppo –ti stavamo aspettando. Vieni che ti presento i ragazzi” ovviamente tutti tranne Kurt e Phoebe conoscevano già Jackie, infatti furono molto felici di rivederla.

Tutti tranne Jeff. Ma il sentimento era reciproco. Entrambi si salutarono con una fredda stretta di mano e per tutta la durata della cena si lanciarono occhiate omicide. Più che altro era Jackie quella a guardare Jeff come se volesse ucciderlo. Il ragazzo la osservava con una tristezza infinita.

Ogni volta che Nick le rivolgeva uno sguardo era una tortura per il suo piccolo cuoricino ormai andato in frantumi.
 

“Blaine, amico!”
No. Ancora? Che cosa diamine vogliono tutti da me?!
“Dimmi”
“Dai, tesoro, sii carino con i ragazzi- dice Kurt –sono venuti qui per te”
“Ma dovevate venire a trovarmi proprio ora?”
“Mamma mia come sei acido” commenta Nick.
“Non è che per caso ti è venuto il ciclo?” aggiunge Jeff.
“Se siete qui per prendervi gioco di me allora avete fatto un viaggio a vuoto”
“No- inizia Nick –in realtà siamo qui per darti questa” dice porgendomi una busta.
“Cos’è?”
“Aprila” dice Jeff con un sorriso a trentadue denti.
Apro la busta che racchiude un cartoncino azzurro evidenziatore

Siete invitati a partecipare al matrimonio di
Nicholas Duval
e
Jeffrey S. Sterling
il 21 giugno alle 3.00 p.m. presso Central Park di New York

“Oddio” esclama Kurt stritolando Jeff in un abbraccio “Come sono felice per voi” nel frattempo Nick ha gli occhi umidi.
Riprendo l’invito e “Ma cosa c’è scritto qui?”
No, aspetta, non è possibile “Avete scritto gli inviti in klingon?”
“Nick non voleva, ma alla fine ha ceduto” dichiara Jeff eccitato.
Non cambieranno mai.

 

Tutta la cena fu un martirio. Dovette sorbirsi l’amore che trasudava ogni coppietta. L’unica cosa positiva era che Nick e Jackie non si erano ancora baciati. Per fortuna, perché Jeff non avrebbe potuto sopportare una cosa del genere, avrebbe preferito di gran lunga una gastroscopia.

Rimase in silenzio per tutto il tempo della cena.

“Si è fatto tardi- disse Kurt dopo un po’ –domani devo svegliarmi molto presto. È meglio che vada” si alzò dal divano seguito da Blaine.

I due uscirono dalla porta che il riccio si premurò di chiudersi dietro.

“Beh, è arrivato il momento che vada anche io” disse Phoebe alzandosi dalle gambe di Wes. Il ragazzo la seguì immediatamente “Bene- dichiarò David stiracchiandosi –noi andiamo a casa, che Thad deve fare le sue otto ore di sonno altrimenti io impazzisco” scherzò tirando per un braccio l’ispanico che si lamentò.

“Io- vado a dormire anche io” concordò Jeff con gli altri due “È stato bello rivederti Jackie- non è vero –vienici a trovare quando vuoi- Ti odio e vorrei che sparissi all’istante –‘notte” concluse sbadigliando e dirigendosi verso la sua stanza.

“Ti va, non so, di andare in camera tua?” chiese timidamente la ragazza a Nick, lui sorrise stancamente e la condusse verso la sua stanza. Chiuse la porta e Jackie gli piombò letteralmente addosso assalendogli le labbra.

“Nick- disse la ragazza ansimando contro le labbra del moro –mi sei mancato”

Il ragazzo non rispose ma riprese a baciarla con trasporto. Iniziò ad aprirle la camicetta abbandonando ogni tipo di freno inibitore.

La spinse lentamente sul letto finchè non vi caddero entrambi.

Jackie sospirò pesantemente avvinghiando le gambe alla schiena del moro. Finirono di spogliarsi a vicenda e rimasero in intimo.

Nick cercò di lasciarsi andare al tocco della ragazza, ma l’unica cosa che in quel momento vedeva erano gli occhi spenti che aveva avuto Jeff durante la cena.

Nel frattempo Jackie continuava ad ansimare sotto di lui in maniera leggermente fastidiosa. Si liberarono entrambi dell’ultimo strato di vestiti e le entrò dentro con movimenti meccanici, sentendo il piacere impossessarsi di lui lentamente.

La ragazza stava ansimando il suo nome, ma lui non la sentiva nemmeno. L’unica cosa che vedeva in quel momento erano un paio di occhi marroni con sfumature dorate, nascosti in parte da un ciuffo biondo troppo lungo.

Ritornò a baciare la ragazza sotto di se sentendo quel familiare calore al basso ventre.

“JE-” venendo si morse il labbro per trattenersi dall’urlare quel nome che era sempre sulle sue labbra.

Si addormentò poco dopo con la ragazza abbracciata a lui.

Appoggiato con la schiena alla parete opposta a quella in comune con Nick, Jeff piangeva.

Piangeva silenziosamente senza singhiozzi o tremori. Solo lacrime calde che gli rigavano il viso.

Aveva sopportato la cena, tutte le volte che Jackie si incollava a Nick, e ora questo.

Basta.

Doveva andarsene.

Con la vista appannata si alzò e prese uno zaino da sotto il letto ed iniziò a riempirlo con tutto quello che gli sarebbe servito.

Aprì il cassetto dei calzini per cercarne un paio uguali, ma sfiorò qualcosa che non aveva la consistenza della stoffa. Lo prese e lo uscì dal mucchio. Appena riconobbe l’oggetto il suo cuore perse un battito. Ricordava esattamente dove l’aveva preso.

Aveva quindici anni.

Lui e Nick stavano giocando a casa del moro con la wii. Blaine era andato a fare una delle sue “visite” mensili, quando ad un tratto Nick mise in pausa il gioco e si girò
verso Jeff.


“Facciamo un patto- disse serio –noi rimarremo migliori amici per sempre”

Jeff aveva accettato, e per sugellare quel giuramento avevano preso i loro telecomandi e si erano scambiati i coperchi.

Jeff si era ritrovato in mano con quel pezzo di plastica dorato all’interno del quale troneggiava un scritta rossa “Nick Duval è il migliore amico di Jeff Sterling”

Buttò anche quello nello zaino e se lo mise in spalla. Prese il cellulare e compose il primo numero che gli venne in mente.

“Hey, Jeff. Qual buon vento alle due di notte?” gli rispose una voce assonnata.

“Julia, ho bisogno di un grande favore” chiese il biondo con un sussurro.

“Spara, basta che non sia una stronzata perché dormivo”

“Io- tu e Diego vivete ancora insieme?” domandò Jeff trattenendo a stento un singhiozzo.

“No. Ci siamo lasciati l’anno scorso… ma Jeff… stai piangendo?”

“Ti spiego poi. Posso venire a stare da te per qualche giorno? Ho davvero bisogno di stare un po’ con qualcuno con cui posso parlare” disse tra le lacrime.

Julia rimase in silenzio per qualche secondo per poi sospirare “Certo, Jeff. Puoi venire sempre da me, lo sai”

Il biondo esultò mentalmente “Grazie sorellina. Ti voglio bene. Tra un paio d’ore sono lì” chiuse la chiamata ed uscì dalla sua stanza. Andò in cucina e scrisse un post-it

Vado fuori per qualche giorno.
Ci vediamo la settimana prossima.
Jeff


Arrivato davanti a casa della sorella, questa lo accolse immediatamente e preparò una cioccolata calda mentre Jeff si rannicchiava con le gambe al petto sul divano.

“Allora- Iniziò Julia sedendosi accanto a lui –hai litigato di nuovo con Nick?” il più grande annuì “Cosa ti ha fatto questa volta? Ha di nuovo registrato sui video che hai fatto? Perché se è così, devo dirtelo. Sono noiosi ed avrebbe fatto bene”

Jeff scosse la testa.

Lui e la sorella erano uguali. Stessi capelli biondi e stessi occhi tra il verde e il castano. Quando Jeff aveva lasciato i genitori in Alabama ed era ritornato a New York con i suoi amici aveva appena compiuto ventun anni. La sorella aveva seguito il suo esempio e l’anno dopo anche lei era tornata nella grande mela. Non si sentivano molto spesso, ogni volta che però Jeff la chiamava era perché era successo qualcosa con Nick. Il più delle volte erano stupidaggini, così lui e Julia alla fine passavano il tempo a ridere, ed ogni volta che Jeff tornava a casa si sentiva più leggero e pronto a perdonare l’amico.

“Jeff, si può sapere cosa è successo? Se continui così giuro che chiamo Nick e glielo chiedo” sbuffò la ragazza. Il biondo spalancò gli occhi “No. Ti prego non chiamarlo” disse con un filo di voce per poi ricominciare a piangere.

“Jeff- disse Julia con voce dolce accarezzandogli un braccio –è successo qualcosa di grave?”

“S-si. Io-io sono innamorato” sussurrò Jeff piano. Julia sorrise “Ma è una bellissima notizia Jeffy, perché sei triste? Su, dimmi chi è la fortunata”

Jeff alzò lo sguardo verso il suo per cercare di spiegarle come stavano le veramente le cose, ma scoppiò a piangere “Oh, fratellino” disse abbracciandolo. Il biondo a quel
punto riuscì a lasciarsi andare in un pianto liberatorio coccolato dalla sorella.

“Bene- disse Julia un quarto d’ora più tardi, quando Jeff aveva finalmente smesso di singhiozzare –io non so cosa ti sia successo ma se non me lo spieghi non posso aiutarti” gli accarezzò dolcemente i capelli.

“Beh- il biondo si schiarì la gola –non so da dove iniziare” confessò. La ragazza sorrise “Comincia dal principio e quando arrivi alla fine fermati” Jeff ridacchiò per la frase della sorella ed iniziò a raccontare.

“Sono innamorato della stessa persona da due anni ma questa non ha la minima idea di tutto ciò e se lo scoprisse credo che potrei dirgli addio per sempre” disse tutto d’un fiato sperando che la sorella capisse cosa stesse cercando di dirle.

Però Julia inclinò la testa verso destra, segno che non aveva capito una ciospa “Perché semplicemente non glielo spieghi? Magari anche lei è interessata a te e non lo sai” Jeff sospirò “Non potrei mai fare una cosa del genere. Non ho idea di come la prenderebbe. Potrebbe allontanarsi da me e io non lo sopporterei”

“Magari però anche se i tuoi sentimenti non sono corrisposti potresti provare a dirglielo. Se per te è così importante la sua amicizia dovresti farlo e se per lei vale lo
stesso allora rimarreste amici” Jeff scosse la testa per l’ennesima volta “Non potrei mai dirglielo. Sarebbe imbarazzato e io non voglio che tra di noi ci sia imbarazzo.

Non c’è mai stato disagio tra noi. Non posso fargli questo, lui mi vuole bene ma dicendoglielo lo allontanerei”

Jeff si morse un labbro per frenare le parole, ma ormai era troppo tardi. La ragazza spalancò gli occhi “Ma tu sei…”

Jeff non le diede nemmeno il tempo di finire la frase che scosse la testa.

“Ma tu hai appena detto…” cercò di controbattere Julia.

“Lo so cosa ho detto. Ma, fidati. Non sono gay”

“Allora- iniziò Julia –a te piace questo ragazzo ma non sei gay” il biondo annuì per confermare le parole della sorella  “A me piacciono comunque le ragazze”

“Bene, bene- disse la ragazza cercando di fare il punto della situazione –lui però non è gay, vero?- Jeff scosse il capo arrendevolmente –però non gliel’hai mai chiesto?”

Altro cenno di assenso “Quindi non sai se lui ricambia i tuoi sentimenti, ma non hai il coraggio di dichiararti- Julia sembrò soffermarsi a pensare un po’ –però io non ho ancora capito cosa c’entra Nick in tutto questo”

Si sentì un botto. Molto probabilmente era il cervello di Jeff che aveva tentato il suicidio. Certo che la perspicacia non era un punto forte di quella famiglia. Il biondo le rivolse uno sguardo rassegnato “È Nick il ragazzo che mi piace. Possibile che tu non ci sia arrivata? E sei anche mia sorella cristo santo” sbottò frustrato.

Sprofondò il viso tra le gambe evitando di piangere nuovamente davanti alla ragazza “Era ora che te ne accorgessi. Pensavo che non l’avresti mai capito” disse lei ridendo. Jeff le lanciò uno sguardo omicida “Che c’è? È la verità. L’abbiamo sempre saputo tutti tranne tu. Io l’ho capito quando siamo partiti con mamma e papà. Ne parlavi sempre e ti brillavano gli occhi” sorrise dolcemente rivolta al fratello.

Rimasero a chiacchierare per tutto il resto della notte, finchè entrambi non si addormentarono abbracciati sul divano.


“Hey Nick, pensavo ti fossi divertito ieri sera, visto il casino che avete fatto” scherzò Blaine appena il moro, salutata Jackie, entrò in cucina con un viso stanco

“Ah.Ah.Ah. Divertente- si guardò intorno e abbassando la voce disse –ma dov’è Jeff?”


Blaine si strinse nelle spalle “Non so. La sua camera è vuota- poi si fece serio –ma tu, non eri innamorato di lui?” chiese all’amico.

Nick sospirò ed annuì “E allora perché stai con Jackie?” il moro si sedette al tavolo di fronte a lui “In realtà non lo so. Solo non voglio stare da solo e con Jackie non lo sono mai” disse sottolineando l’ultima parola per enfatizzare il concetto.

Blaine scosse la testa “Jeff è innamorato di te tanto quanto tu lo sei di lui” dichiarò convinto. Nick sbuffò “Si, certo. E in questo momento ci troviamo tutti a bordo della Morte Nera- dichiarò sarcastico –dai Blaine sii realistico, Jeff è il mio migliore amico, ma rimarrà solo quello, per questo sto con Jackie. È la cosa migliore per entrambi"

“Bah, fa come vuoi” disse Blaine scettico.

Rimasero in silenzio per un po’. Blaine sorseggiava il suo cappuccino e Nick si guardava le mani “Sai- iniziò il riccio prendendo un respiro profondo –ho detto a Kurt che lo amo”

“OH MIO DIO- urlò Nick iniziando a saltellare per la stanza –ma, Blaine è bellissimo. Sono così felice per te. Dopo così tanto tempo, finalmente” il riccio lo interruppe con una scrollata di spalle “Però non ha detto che mi ama anche lui”

“Oh” Nick si risedette.

“Già, oh” gli fece eco Blaine.

“Beh- iniziò il moro –magari non si sente pronto. Ma ti ama. Ti ama tanto quanto lo ami tu. L’ho capito da come ti guarda. Sembra che per lui tu sia la cosa più perfetta del mondo, farebbe qualsiasi cosa per te… è un po’ come quando io-”

“Guardi Jeff” finì Blaine per lui. Nick sospirò appoggiando la testa sulle mani “Non m’interessa se non è ancora pronto- disse il riccio –io volevo dirglielo, perché lo amo ed è giusto che lo sappia” concluse sorridendo.

“Sono felice per te, amico. Spero solo che non combini qualche cazzata- scherzò Nick –a proposito di cazzate. Gli hai detto di noi?”

Blaine lo guardò con espressione interrogativa “Beh, dei nostri poteri, sai… di quello che stiamo facendo…”

“Oh- l’altro rimase un po’ in silenzio –no. Non so come la prenderebbe. E poi ancora non abbiamo fatto nulla di cui preoccuparsi. Ho paura più che altro di una sua reazione, tu l’hai detto a Jackie?” chiese sperando in un’illuminazione.

“Ma che c’entra Jackie?”

“Beh, non è la tua ragazza?”

“Vedi, Blaine, è questo il bello di stare con Jackie- iniziò Nick con un sorriso sornione –io non ho la più pallida idea di cosa faccia una volta uscita da quella porta, e non è che me ne interessi qualcosa”

Il riccio stava per ribattere ma Nick lo interruppe prima che potesse aprire bocca “E se stai per dire che non ho detto nulla di sensato non m’interessa, perché sono in un fottutissimo ritardo e il professore di anatomia mi farà una cazziata di quelle colossali” disse il ragazzo prendendo in tutta fretta un bicchiere dalla dispensa e versandosi del succo di frutta.

“Hey, che cos’è?” chiese cercando nel frattempo di non sbrodolarsi osservando un piccolo post-it azzurro attaccato alla credenza ad un’altezza non indifferente.

Blaine che stava ancora consumando il suo cappuccino, ormai freddo, si voltò verso di lui e lo vide immobilizzarsi e diventare pallido tutto d’un colpo “Nick, che succede?” chiese un tantino allarmato.

“Se n’è andato” mormorò il warbler in un soffio sempre continuando a guardare il pezzetto di carta.

“Che cosa?” domandò nuovamente Blaine.

“Jeff.- urlò Nick girandosi verso l’amico–Jeff se n’è andato” staccò il post-it e lo diede a Blaine. Non aspettò nemmeno una reazione da parte dell’amico che si catapultò in camera. Afferrò il telefono e compose il numero di Jeff.

Dopo solo un paio di squilli partì la segreteria telefonica, segno che il biondo aveva volutamente ignorato la chiamata “Jeff, sono Nick, ma questo credo tu lo sappia già, visto che non vuoi rispondere. Ho appena visto il tuo messaggio. Dove sei? Che cosa è successo? Lo so che non hai dormito qui, non ti sveglieresti mai così presto. Perché te ne sei andato? È successo qualcosa ieri? Qualsiasi cosa tu stia pensando ricordati che non è irrisolvibile e che tu tendi ad esagerare, quindi non sarà così grave come problema e se torni possia-” la segreteria interruppe il monologo di Nick che sospirò frustrato “mo risolverlo insieme. Ti amo Jeff” disse al telefono ormai spento.


Nerdese-Italiano Italiano-Nerdese

Benissimo, avrei dovuto fare un vocabolario già dal primo capitolo, ma, purtoppo me ne rendo conto solo ora, quindi ecco xD

Klingon: I Klingon erano i cattivi di Star Trek ed è la lingua che parlano la maggior parte di loro, inoltre mi sono ispirata  a The Big Bang Theory per questa cosa.

Un telecomando dorato: il telecomando dorato per la Wii si trova soltanto con il gioco The Legend of Zelda, il gioco di Link l'elfo, per intenderci.

Comincia dal principio e quando arrivi alla fine fermati: è la frase che nel cartone di Alice nel paese delle meraviglie, pronunciano il cappellaio matto ed il leprotto bisestile quando prendono il the.


La morte nera: la morte nera è la nave spaziale di Darth Vader... quella a forma di palla va'.

Spazietto di Ema =D

1. Mi dispiace immensamente per il ritardo, ma ho avuto pochissimo tempo per scriverla tra studio e vari impegni, quindi vi chiedo di essere clementi. *-*
2. Jackie non è mia... è il personaggio secondario della storia What my life has been without you di una mia cara amica BlueTea... la ragazza lì è veramente adorabile, anche se qui appare in maniera totalmente diversa... la storia è semplicemente stupenda :D magari leggetela è carinissima 
Andando al capitolo, non odiatemi, presto tutto l'angst sparirà per lasciare la scena al mio adorato fluff <3<3 mi dispiace di aver ingnorato un po' la Klaine, ma prometto che mi farò perdonare =)
Comunque grazie ancora a tutti quelli che leggono questo obrobrio, fatemi sapere cosa ne pensate ^-^
Ema C=

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. The Way You Look Tonight ***


The Way You Look Tonight

 

 
 
 

We're sick like animals, we play pretend
You're just a cannibal
And I'm afraid I won't get out alive
No I won't sleep tonight
(Animal – Neon Trees)

 

 

 

Dopo aver appreso la notizia della sparizione di Jeff, i Warblers erano entrati nel panico più totale. Avevano iniziato a dare di matto chiamando il ragazzo in ogni momento a loro disposizione. 

Nick si era rintanato nella sua stanza e non era più uscito. Aveva alzato il volume dello stereo al massimo e nessuno l’aveva visto in giro per casa. Viveva con il cellulare in mano controllandolo ogni singolo secondo.

Blaine, che era l’unico fra tutti a conoscere la verità, non si era preoccupato più di tanto ed aveva continuato a vivere la sua vita tranquillamente. L’unico problema che in quel momento gli si presentava davanti era il regalo che avrebbe dovuto fare a Kurt.

Mancavano soltanto due giorni al cinque novembre, ciò significava che mancavano due giorni al loro primo mese insieme. Blaine una settimana prima era uscito in giro per negozi, ma ogni volta che entrava da qualche parte gli veniva la depressione. Non riusciva a trovare un regalo degno del suo ragazzo. Avrebbe tanto voluto essere rapito dagli alieni, sarebbe stato sicuramente più facile di trovare un regalo per Kurt.

Dall’altra parte, però Kurt aveva un altro grande problema. Ed era suo fratello. Finn si era trasferito a casa sua ormai da quattro giorni, o per meglio dire, si era trasferito sul suo divano a mangiare patatine da quattro giorni.

“Hey, Finn- iniziò Kurt sovrapponendosi tra il fratello e il televisore -hai già iniziato a cercare un lavoro?”

Il ragazzo annuì distrattamente e con una mano indicò una pila di giornali che Kurt aveva accatastato accanto al divano di giorno in giorno, mentre allungava il collo per cercare di continuare a seguire il programma televisivo. Kurt roteò gli occhi infastidito e spense l’apparecchio “Hey- protestò Finn –io stavo guardando i cartoni”

“Bene. Hai iniziato a cercare lavoro?” chiese nuovamente lo stilista.

Finn iniziò a sudare freddo “Beh, in realtà stamattina sono andato a trovare Rachel, poi ieri sono dovuto stare tutto il pomeriggio fuori, perché… c’era anche Blaine… e dalla tua stanza provenivano strani rumori… io… non volevo disturbare, così sono uscito e-”

“Okay, Finn. Va bene. Ho capito” lo interruppe Kurt rosso in viso. Si sedette sul divano prendendo poi tutti i giornali e dividendoli a metà dandone una parte al fratello “Ora io e te cerchiamo un lavoro decente”


“Blaine- inizia Kurt con voce seria mettendosi in ginocchio vicino alla mia scrivania –vuoi sposarmi?”
“Dai, Kurt. Qualsiasi cosa tu voglia chiedermi, puoi benissimo farla più tardi. Sto scrivendo e se mi distrai perdo il filo”
“Ti stavo chiedendo di diventare mio marito, idiota”
“Non attacca, Kurt- dico senza mai scollare gli occhi dallo schermo –Siamo già sposati” e alzo la mano con la fede per evidenziare la cosa.
“Non per molto, tranquillo” borbotta alzandosi ed uscendo dallo studio.
“Ti amo” gli urlo, non sono sicuro che mi abbia sentito, ma come risposta mi arriva la fede nuziale in testa.
Non riuscirò mai a finire questo romanzo.



Sfogliarono i quotidiani per circa un’ora intera e fortunatamente trovarono un annuncio per fare l’animatore in un locale per bambini. Poi, dopo aver cercato di far schiodare Finn, promettendogli una cena stupenda, Kurt decise di chiamare il suo ragazzo per sapere cosa stava facendo.

“Hey, amore” rispose immediatamente Blaine.

Kurt arrossì a quell’appellativo così dolce “Hey. Che fai?”

“Mh… in realtà nulla. Stavo cercando di scrivere un articolo, ma mi manca la giusta ispirazione”

“Ti-ti va di venire qui? Mio fratello è uscito, magari ci vediamo un film insieme”

“Mi vesto e arrivo, ti amo” disse Blaine interrompendo la chiamata senza lasciar aggiungere nulla a Kurt.

Questo sospirò e si lasciò cadere sul divano stringendosi la testa tra la mani “Hey, amico, che ti succede?” chiese Finn che stava per uscire.

“Niente” rispose Kurt secco.

“Ho imparato a conoscerti. Avanti sputa il rospo” disse il ragazzone andandosi a sedere accanto a lui.

Lo stilista prese un profondo respiro “Blaine. È sempre colpa sua”

“Che ha fatto?”

“Mi ha detto che mi ama”

Finn rimase in silenzio non sapendo esattamente cosa dire in una situazione del genere.

Kurt alzò lo sguardo su di lui con disapprovazione “No, Finn. Non è una cosa sbagliata”

Sul volto del fratello comparve un’espressione interrogativa “Allora a te sta bene che l’abbia fatto?”

“Certo che mi sta bene che l’abbia fatto. Ma perché doveva farlo per forza? Non poteva tenerselo per sè?”

“Non sono sicuro di capirti. Tu non lo ami?”

“Certo che lo amo” sbottò Kurt alzandosi dal divano ed iniziando a misurare il soggiorno a grandi passi.

“Allora proprio non ti capisco”

“Il problema non è che non lo amo, ma proprio l’opposto. Io lo amo”

“Allora qual è il problema?”

“Non sono pronto. Non sono pronto a dirglielo. L’ultima volta mi è finita malissimo. Ogni volta che vorrei dirglielo e far brillare i suoi occhi apro la bocca ma non ne esce alcun suono. E lo vedo. Ogni volta che dice di amarmi e io non gli rispondo sembra che perda dieci anni di vita. Non posso continuare così, non voglio vederlo soffrire, ma proprio non ci riesco” piagnucolò Kurt quasi sull’orlo delle lacrime.

“Hey, hey- disse Finn avvicinandosi a lui -non c’è bisogno di piangere, se Blaine ti ama veramente allora saprà aspettare finchè non sarai pronto”

“Ma tu come fai ad esserne sicuro?”

“Beh, non ci vuole un supereroe per vedere come ti guarda. È innamorato di te tanto quanto io amo Rachel, e molto probabilmente anche di più”

“Me lo assicuri?”

“Certo. Ora va’ ad asciugarti quelle lacrime che il tuo fidanzato sta arrivando” gli disse Finn dandogli un buffetto sulla spalla ed alzandosi.

“Ti voglio bene Finn- disse Kurt abbracciandolo –sei il fratello migliore del mondo”

Il più alto sorrise e ricambiò la stretta.

In quel momento suonò il campanello e Kurt si fiondò ad aprire la porta “KURT” urlò Blaine aggrappandoglisi al collo. Lo stilista rise felice di vedere il suo ragazzo carezzandogli la schiena.

“Eamh” tossì Finn vicino alla porta “Scusate, ma io dovrei uscire” disse evidenziando il fatto che i due ragazzi avevano bloccato l’ingresso.

Blaine sorrise un po’ imbarazzato “Ciao, Finn. Salutami Rachel”

Il ragazzone annuì sorridendogli per poi dileguarsi fuori dall’appartamento lasciando sola la coppietta.

“Ciao- disse Blaine posando le sue labbra su quelle di Kurt che rispose sorridendo –ho avuto un’idea grandiosa” esclamò il ragazzo saltellando intorno allo stilista. Questo roteò gli occhi ormai rassegnato alle idiozie del suo ragazzo “Spara. Ma se quest’idea ha a che fare con l’acqua, sai già che la risposta sarà no”

Blaine sorrise raggiante e batté le mani sempre saltellando “No. Stasera hanno aperto un nuovo Luna park nel Queens e quindi ho deciso di portartici” dichiarò sventolando sotto il naso di Kurt due biglietti.

Appena questo li vide gli si illuminarono gli occhi e buttò le braccia al collo del suo ragazzo squittendo una serie infinita di “Grazie” e “Sei il migliore”.


Arrivati al parco divertimenti provarono una miriade di giochi ed attrazioni. Ma l’unica cosa a cui aveva mirato Blaine per tutta la serata era stata la casa degli orrori.

“Kurt, ti prego, voglio entrare lì dentro” lo supplicò il riccio per l’ennesima volta. Lo stilista scosse la testa “No. Blaine io là non ci metterò piede. Puoi andare senza di me”

“Ma io volevo andare proprio con te” disse l’altro facendo quella sua solita espressione da cucciolo bastonato. Sapeva che faceva effetto. Soprattutto su Kurt. Il ragazzo cercò d’ignorarla.

Uno.

Due.

Tre.

“Va bene. Andiamo” disse rassegnato e seguendo il suo ragazzo mentre saltellava in direzione della casa degli orrori. Entrarono, da un ingresso un po’ troppo finto, e si ritrovarono totalmente al buio.

Ovviamente Kurt era la tranquillità fatta persona, ma lo stesso non si poteva dire di Blaine, e pensare che era voluto entrare lui lì dentro (che uomo!)

Immediatamente si arpionò al braccio dello stilista “Blaine? Che stai facendo con il mio braccio?” chiese Kurt inarcando un sopracciglio in direzione del riccio.

“Io? Niente. Ti sto tenendo per mano, non posso?” ribatté.

“Beh, magari questo non è proprio tenere per mano. Sembri più un boa constrictor! Non avrai per caso paura?” lo canzonò Kurt.

“Paura? Io? Ma per chi mi stai prendendo? Non sono certo una ragazzi-AAAAAH” urlò Blaine nello stesso momento in cui un pipistrello, fatto anche male, piombò su di lui.

“Wow, chissà che fine ha fatto il Blaine coraggioso… ah, no aspetta, non c’è mai stato” lo prese in giro Kurt ridendo alla sua stessa battuta.

“Ah.ah.ah. davvero divertente Hummel. Sai sono colpito, erano circa dodici ore che non usavi il tuo meraviglioso sarcasmo”

“Tesoro, non posso vivere senza, ormai dovresti saperlo” disse dandogli un bacio sulla guancia sorridendo.

“Comunque qui è troppo umido, perché non usciamo?” chiese Blaine con un tono di voce un po’ (tanto) spaventato.

Kurt iniziò a spanciarsi dalle risate “No, sei serio? Perché se non sbaglio sei stato tu a voler entrare in questo posto, che devo ammettere è umido”

“Bene- disse Blaine sollevato –allora usciamo?”

Kurt lo guardò scettico “Ma lo sai che dobbiamo finire il percorso altrimenti non possiamo tornare indietro?”

A Blaine per poco non cadde la mascella per terra “Su, su, Blaine non è colpa tua se sei un po’ tonto” lo derise per l’ennesima volta Kurt.

“Hey- protestò il ragazzo –non puoi trattarmi così!”

“Ah si? E perché mai?” chiese con finta convinzione Kurt.

Blaine sorrise convinto fermamente della sua tesi “Beh, ovvio. Perché sei il mio ragazzo”

“In realtà, questo mi dà tutto il diritto di prenderti in giro, tesoro”

Il riccio continuò a brontolare per tutto il percorso restante, mentre Kurt se la rideva di gusto.


“Hey, ti va di andare a bere qualcosa?” chiese Blaine non appena entrambi uscirono da quell’attrazione che secondo il riccio era l’inferno a New York.

Kurt sorrise ed entrambi si avviarono verso il primo bar che incontrarono.

Il locale non era dei migliori. Era buio e pieno di ragazzi che si strusciavano a ritmo di una musica disgustosa ed assordante “B, ma in che diamine di posto siamo finiti?” chiese stranito.

Blaine guardò il ragazzo che osservava attonito il pub e si mise a ridacchiare “Kurt, non so se te ne sei accorto, ma siamo in un bar gay”

Kurt si voltò verso di lui scioccato “Mi hai portato in un bar gay?! Seriamente Blaine, mi hai portato in un bar gay?!” chiese con una voce stridula e di due ottave più alta del normale, segno
che non era affatto a suo agio.

Il riccio si strinse nelle spalle “Che ne potevo sapere io?- disse divertito –l’insegna diceva Good As You. Poteva significare qualsiasi cosa!”

Kurt si batté un palmo sulla fronte “Blaine, è un acronimo. Sai cosa significa la parola acronimo?”

“Certo, sono un giornalista”

“Bene, allora hai sbagliato lavoro. Significa GAY”

Blaine spalancò gli occhi “Oh”

“Già”

“Io-eamh…”

“Fa nulla, lascia perdere. Ormai che siamo qui, divertiamoci, dai- disse lo stilista rassegnato lasciando un bacio sulla guancia del suo ragazzo -io vado in bagno, nel frattempo puoi ordinarmi uno Shirley Temple, tesoro?”

“Ehm, Kurt non credo sia una buona idea an- Blaine vide il ragazzo girarsi verso di lui con espressione interrogativa –no. Niente. Vai pure” disse sorridendo ed il ragazzo si avviò verso il bagno del locale tranquillamente.


Mai più. Kurt Elizabeth Hummel non avrebbe mai più messo piede in un bagno di un bar gay. Assolutamente no. Che schifo.

Mentre tornava dal bagno, Kurt vide Blaine che, al bancone, sorrideva e chiacchierava con un tipo abbastanza alto. Un moto di gelosia gli partì nello stomaco che gli si attorcigliò tutto. Si
avvicinò al suo ragazzo con gli occhi chiusi a fessura “Blaine, tesoro. Perché non mi presenti il tuo- Sebastian?!”

Il ragazzo gli rivolse uno dei suoi soliti ghigni malefici “Faccia da checca, qual buon vento?”

Kurt roteò gli occhi verso l’alto “Sebastian, che ci fai qui?” chiese con un velato, ma non troppo, tono di stizza nella voce.

“Sai, Hummel, non tutti siamo come te. Per esempio a me piace stare in locali del genere, sono un habitué di questi posti, non mi sorprenderei affatto nel sapere che è la prima volta che vieni qui” ovviamente era sempre il solito Sebastian. Stronzo e strafottente.

“Sai, mangusta- gli disse Kurt con il suo stesso tono –non mi riferivo a tutto ciò, anche se so che ti piace trovare come sempre prede facili. Che ci fai qui, intendo a New York”

“Oh, tu vuoi sapere perché io e la mia scia di splendore siamo approdati in questa città altrettanto degna di nota. Bene, ti deluciderò. Si dà il caso che io sia diventato uno dei ricercatori migliori di tutta la nazione, quindi sborsano fior di quattrini per pagare i miei studi” concluse Smythe con un ghigno malefico sul volto. No. Decisamente Sebastian Smythe non era cambiato di una virgola in tutti quegli anni.

“Ma come vi conoscete?” chiese a quel punto Blaine che aveva assistito in disparte a tutta quella conversazione alquanto assurda.

Kurt prese un respiro profondo prima di rispondere, ma Sebastian fu più lesto di lui e s’intromise nel discorso “Beh, io e la fatina qui accanto a me ci conosciamo praticamente da quando siamo nati, vero principessa?” domandò Sebastian rivolto verso Kurt che lo stava praticamente fulminando con lo sguardo.

“Si- disse lo stilista togliendosi il braccio di Smythe dalla sua spalla come fosse una cosa alquanto rivoltante –ci conosciamo da quando siamo davvero piccoli, ora se vuoi scusarci, noi abbiamo da fare, vero Blaine?” chiese al suo ragazzo che non capì ciò che Kurt stava cercando di dirgli “Ma perché? Siamo appena arrivati, e non lo vuoi più il tuo Shirley Temple?” se avesse potuto Kurt avrebbe ucciso a sprangate Blaine. Ma riconsiderando i fatti sarebbe stato più crudele con chiunque gli avesse fatto il dono dell’intelligenza mancata.

Sebastian sogghignò “Vedo che non sei affatto cambiato dai vecchi tempi. Ancora non reggi gli alcolici?”

Il moto di stizza si espanse nel ventre di Kurt e con rabbia strappò dalle mani del riccio il bicchiere che Blaine aveva ordinato per sè e lo mandò giù tutto di un fiato “Oddio, ma che roba ci hanno messo qui dentro?”

“È solo spumante con succo d’ananas- disse Blaine leggermente scettico –tesoro, non credo che sia una buona idea bere” constatò il ragazzo vedendo che Kurt sbatteva ripetutamente le palpebre cercando di mandare giù il sapore dell’alcool.

“Sciocchezze. Vedi ‘Bas? Io riesco a tenere benissimo l’alcool” dichiarò Kurt convinto. Beh, almeno credeva di esserlo “Blaine, dammi da bere!” dichiarò fermamente sicuro di ciò che stava
dicendo.

“Si Kurt, vorrei proprio vedere come diventerai il ragazzo più facile di questo locale- disse Sebastian con aria di scherno –ora, scusatemi, ma quel biondino ha davvero un fondoschiena interessante” terminò allontanandosi da Kurt e Blaine.

“Amore, che stai facendo?” chiese Blaine mentre Kurt si dava all’alcolismo ordinando un altro drink.

“Bevo- rispose sintetico lo stilista –così quella mangusta vedrà di che pasta è fatto Kurt Elizabeth Hummel” disse mandando giù in un sorso un bicchiere intero.

Kurt odiava Sebastian e il sentimento era reciproco. Questo giochetto che c’era fra loro andava avanti da anni. Sebastian prendeva in giro Kurt e lui prendeva in giro Smythe, in modi sempre più pesanti, finchè uno dei due non si metteva a piangere (la maggior parte delle volte era ovviamente Kurt) oppure non si faceva veramente male. L’ultima volta che si erano visti risaliva a tre anni prima.

Burt e Carole erano molto amici dei genitori di Sebastian e così Kurt aveva dovuto sorbirsi la compagnia del ragazzo fin da quando era un bambino.

Ovviamente Finn non aveva mai legato col ragazzo e preferiva passare del tempo con il fratello più grande di Sebastian. Così il piccolo Smythe sembrava divertirsi nel fare battutine sagaci sul piccolo Kurt.

Poi erano dovuti andare nella stessa scuola, perché a Lima non c’erano istituti privati e il McKinley sembrava essere la migliore. Così si erano trovati a vivere a stretto contatto anche lì.

Per quanto riguarda la storia dell’alcool, l’ultima volta che Kurt aveva bevuto era stata insieme a Sebastian e le conseguenze erano state disastrose. Kurt non reggeva l’alcool in nessun modo ed a nessuna gradazione. Stranamente il suo stomaco non riusciva a smaltirlo, quindi finiva per ubriacarsi con un paio di birre. La cosa assurda era il fatto che Kurt da ubriaco fosse totalmente un’altra persona. A dire il vero diventava un po’ troia.

Dopo il terzo bicchiere di qualcosa Kurt iniziò a ridere senza ritegno appendendosi alle spalle di Blaine “Kurt è meglio se ora andiamo a casa” disse cercando di tenere fermo il ragazzo che si strusciava su di lui in maniera oscena “No. Voglio cantare una canzone”

“Tesoro, sei ubriaco. Non puoi cantare una canzone” cercò di dissuaderlo Blaine, ma lo stilista rise e gli sussurrò direttamente nell’orecchio “Goditi lo spettacolo, perché questa è tutta per te” gli leccò lascivamente il lobo e si allontanò verso il palco. Scambiò due parole con il DJ e salì con passo un po’ incerto afferrando il microfono per tenersi su “Salve a tutti- disse urlando con un tono strascicante –io sono Kurt Hummel” fece un cenno al ragazzo che metteva le canzoni e una musica si diffuse in tutto il locale.

 

I know I may be young, but I've got feelings too.
And I need to do what I feel like doing.
So let me go and just listen.


Kurt iniziò a cantare con un tono di voce strascicato usando il microfono come supporto per non cadere, muovendosi a ritmo della canzone e in quel momento Blaine si rese conto di essere davvero fottuto.
 

All you people look at me like I'm a little girl.
Well did you ever think it be okay for me to step into this world.


Il ragazzo era a dir poco mozzafiato. Ed in quel momento quel microfono poteva essere considerato tutto fuorché un microfono. Kurt ci stava praticamente limonando. Il ragazzino di solito timido e imbarazzato era totalmente scomparso e al suo posto c’era una specie di pornostar.
     

Always saying little girl don't step into the club.
Well I'm just tryin' to find out why cause dancing's what I love.
     


Blaine iniziò a sudare freddo non appena il ragazzo sul palco iniziò a muovere il bacino in modo piuttosto ammiccante. Continuava a guardare il riccio quasi lo stesse scopando con gli occhi.
 

I know I may come off quiet, I may come off shy.
But I feel like talking, feel like dancing when I see this guy.
What's practical is logical. What the hell, who cares?
All I know is I'm so happy when you're dancing there.


Tutto il locale era affascinato da Kurt e dai suoi movimenti. Stava praticamente avendo un amplesso sul quel fottutissimo palco. Sebastian si avvicinò a Blaine e si accostò al suo orecchio
“Vedi? Il piccolo Kurt si trasforma in un animale raro quando beve” disse sghignazzando divertito.

 

I'm a slave for you. I cannot hold it; I cannot control it.
I'm a slave for you. I won't deny it; I'm not trying to hide it.
Baby, don't you wanna, dance upon me,
Leaving behind my name, my age.


Kurt staccò il microfono dal supporto e si inginocchiò iniziando a gattonare verso il pubblico lasciando sorrisi ammiccanti.
 

I really wanna dance, tonight with you.
I really wanna do what you want me to.
I really wanna dance, tonight with you.
I really wanna do what you want me to.


Osceno. Era l’unica parola che Blaine riusciva a pensare guardando Kurt in quel momento. Il ragazzo era sesso allo stato puro sul quel palco.  
 

Baby, don't you wanna, dance upon me,
To another time and place.
Baby, don't you wanna, dance upon me,
Leaving behind my name, my age.



Sceso da quello stramaledettissimo palco, Kurt si diresse immediatamente da Blaine sorridendo come se non fosse successo nulla. Si avvicinò a lui e lo baciò con trasporto per poi fissare i suoi occhi che in quel momento erano blu in quelli verdi di Blaine “Scopiamo!”

Blaine per poco non si strozzò con la sua stessa saliva a quell’affermazione. Ma Kurt non gli diede nemmeno il tempo di replicare che si attaccò al suo collo riempendolo di baci e morsi. Blaine rimase di stucco, Kurt era proprio troia quando beveva.

Prese lo stilista di peso e lo portò fuori dal locale, almeno con un po’ d’aria fresca si sarebbe in parte ripreso.
Ma una volta fuori, ad una luce normale, Blaine riuscì a vedere per bene la figura del suo ragazzo e a quel punto l’unica cosa che fu in grado di fare fu chiamare un taxi per portarli a casa di Kurt.


Spazietto di Ema =D

Potete prendermi a scarpate, siete giustificati, perchè questa cosa fa davvero pena, ma non mi pento di aver scritto di questa versione bitchy di Kurt... a dire il vero non so cosa mi sia preso, ma visto tutto il casino che è successo per la 4x14 e quella pomiciata a dir poco oscena nella macchina *saltella in giro fangirlizzando* mi è venuto di scrivere questa cosa... coooomunque... aldilà di tutto ciò, questo è un capitolo di passaggio, a parer mio non succede nulla, a parte l'arrivo del mio amatissimo 'Bas, si, io sono una fan di Sebastian Smythe =D Lo prometto, non farà niente di male a nessuno (più o meno), però non potevo non metterlo, in fondo è uno dei miei personaggi preferiti.... 
Prometto che l'angst per i Niff è finito!
La canzone di oggi era I'm a slave for you, di Britney Spears.
Vi lascio con un piccolo spoiler =)

 

Si acquattò dietro la postazione comandi e rimase fermo lì per un tempo indeterminato. Sarebbe voluto sparire. Non voleva affrontare Nick. Era totalmente sicuro che se soltanto l’avesse visto si sarebbe messo a piangere come un’adolescente. Perché diamine non si voleva arrendere? Jeff sarebbe tornato prima o poi da lui, in fin dei conti era ancora il suo migliore amico.
 

Dopo avervi tediati abbastanza vi saluto e ringrazio chiunque stia leggendo questa cosa =D
See you soon (I hope)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19. Silly Love Songs (prima parte) ***


Silly Love Songs

 
 
 
 

Where are you and I'm so sorry

I cannot sleep I cannot dream tonight

I need somebody and always.

(Blink 182 –I Miss You)

 
 
 

 

Erano ormai sei giorni che di Jeff non si sapeva più nulla.

Era sparito dall’appartamento ed i Warblers, compreso Blaine, avevano iniziato a preoccuparsi seriamente per la salute del ragazzo.

Invece Jeff stava benone. Beh, non esattamente benone, ma quantomeno si sentiva meglio. Sembrava un po’ più sereno, anche se spesso si perdeva nei suoi pensieri e a volte i suoi occhi si riempivano improvvisamente di lacrime. Secondo lui stava facendo tutto ciò per disintossicarsi lentamente da Nick, come aveva detto alla sorella, e lei in risposta gli aveva sbattuto una padella sulla testa, però non aveva interferito più di tanto con i piani del fratello che, finchè non scappava di nuovo per farsi un tatuaggio andava più che bene.

Era già successo, quando aveva sedici anni e gli Sterling si erano trasferiti. La prima settimana era scappato di casa e si era andato a fare un tatuaggio su una spalla.

Remember, with great power, comes great responsibility.

Ora si ritrovava con una scritta, molto figa, ma totalmente inutile, che gli deturpava la spalla sinistra. Ovviamente l’aveva fatto perché era arrabbiato per aver traslocato. Perché Jeff faceva così. Quando era arrabbiato non ne parlava, lui agiva. Ecco perché si trovava lì a casa di Julia.

Quando non era a casa era al museo, e quando non era al museo era sul divano a guardare e riguardare il Signore degli Anelli. L’aveva visto almeno un centinaio di volte, ma un paio di volte al giorno quel dvd girava nel lettore. Lo conosceva a memoria e recitava le battute insieme ai personaggi, ma non smetteva di guardarlo. Julia era convinta che ci fosse una relazione tra il film e Nick.

Il telefono di Jeff era spento sempre e quando non lo era il ragazzo riceveva decine di messaggi e chiamate, che puntualmente rifiutava.

Julia, un giorno, curiosa di sapere chi chiamasse il fratello così spesso e al contempo preoccupata per lui, aveva preso il cellulare di Jeff mentre lui si era addormentato davanti al televisore, lo aveva acceso ed aveva iniziato a controllare i tabulati telefonici.

Aveva ricevuto centinaia di chiamate dai suoi amici, ma il 90% erano da parte di Nick. E poi era andata nella cartella dei messaggi. Ve n’erano alcuni da parte dei Warblers, che gli chiedevano dove fosse finito e un paio minatori da parte di Thad, ma per il resto la memoria era intasata dai messaggi di Nick. Jeff non li aveva nemmeno aperti, ma non li aveva cancellati, così Julia ne lesse qualcuno.

Oggi sono sceso al candy shop perché avevo fame ed il signor Arnold mi ha detto che erano arrivate le tue Nerds, così le ho prese.
Le ho messe in camera tua
-N


È finito il dentifricio. Ora, so che ti arrabbierai, ma non ho comprato quello al fluoro e da oggi in poi non ho più intenzione di comprarlo, a meno che non ci vada tu al supermercato a farti prendere in giro dai bambini.
Quando torni, quindi preparati a crescere ed usare quello alla menta.
Che poi non è così male, è un po’ come una gomma da masticare e tu adori le gomme.
-N


Il telefono vibrò, segno che era arrivato un nuovo messaggio.

Era di Nick.

Jeffy, sono sei giorni che sei sparito. Ho visto che hai acceso il cellulare perché è di nuovo raggiungibile. Ormai so che è inutile chiamarti perché devi tutte le chiamate alla segreteria. Non so nemmeno quante ricariche abbia fatto in questa settimana, ma non posso lasciare perdere.
Non è giusto che scappi. L’hai fatto anche l’altra volta, ma è ora che affronti i problemi e finchè non lo farai non ti lascerò tregua. Sei il mio migliore amico e so tutti i posti in cui potresti trovarti.
Mi manchi tantissimo.
-N


Julia sorrise e spense il telefono. Entrambi erano due emeriti cretini, ma almeno avevano capito cosa provavano per l’altro, e quello era già un passo importante.

“JEFF!- sbraitò poi la ragazza –devi alzare le chiappe da quel fottutissimo divano se non vuoi perdere il lavoro”

Il biondo saltò in piedi terrorizzato ma resosi conto di dove si trovava rivolse uno sguardo d’odio verso la sorella e senza nemmeno proferire una parola andò a farsi una doccia.

Uscito di casa, Jeff, s’incamminò lentamente verso il museo, visto che era a pochi minuti di strada. Stava davvero meglio. Aveva meno pensieri per la testa e quelli dedicati a Nick erano sempre di meno. Anzi, la sua mente si rifiutava categoricamente di pensare al ragazzo, quindi aveva iniziato a svolgere cose completamente inutili al museo, come per esempio aveva iniziato a sistemare degli archivi vecchi di decenni che non interessavano a nessuno. Tutto fuorché soffermarsi a pensare a Nick. Però a volte capitava che qualcosa gli ricordasse l’amico. Allora erano cavoli, perché iniziava davvero a sentirsi male e gli si appannava drasticamente la vista.

Aveva deciso di prendersela con calma e farsi una passeggiata prima di arrivare al museo, giusto per prendere una boccata d’aria. Entrò nell’edificio e si diresse verso la segreteria “Hey, Aaron, ci sono novità?” chiese al ragazzo dietro la scrivania.

Questo appena lo vide gli sorrise e gli consegnò una pratica “Un ragazzo ha prenotato una visita al planetario. Deve fare un esame e gli serve uno studio più approfondito” disse l’uomo a Jeff.

“Okay, e quando arriva?”

“Beh, è qui da almeno due ore. Gli ho detto che non saresti arrivato prima delle cinque, ma ha insistito per aspettarti qui. Guarda è quello lì seduto vicino alla teca del diorama” disse indicando a Jeff un ragazzo seduto su una panca con un libro palesemente nuovo che faceva finta di studiare, ma in realtà giocava con il Nintendo.

Jeff non appena lo vide sbiancò di colpo “Aaron, non puoi andarci tu? Mi sono appena ricordato che ho una cosa da fare…” si voltò per andarsene ma fu bloccato dall’uomo dietro la scrivania.

“Eh, no. Sei l’unico che sa usare il planetario” disse Aaron autoritario. Jeff chinò il capo ed acconsentì “Bene, vado ad accendere il proiettore. Tra dieci minuti fallo entrare”

Jeff corse nella stanza e iniziò a trafficare con il proiettore finchè non fu totalmente buia e piena di puntini gialli.

E ora? Non se la sarebbe cavata con un semplice "Ciao Nick" alquanto improbabile che finisse così. Aspettò pazientemente, nascosto nella penombra, che arrivasse il moro finchè la
porta principale non fu aperta da Aaron che invitava Nick a sedersi ed aspettare l’arrivo di Jeff.

Il biondo entrò nel panico più totale, non voleva in nessun modo essere visto, così non sapendo che fare fece partire la voce registrata che introduceva i fondamenti dell’universo, così avrebbe potuto inventarsi qualcosa entro il quarto d’ora successivo.

Si acquattò dietro la postazione comandi e rimase fermo lì per un tempo indeterminato. Sarebbe voluto sparire. Non voleva affrontare Nick. Era totalmente sicuro che se soltanto l’avesse visto si sarebbe messo a piangere come un’adolescente. Perché diamine non si voleva arrendere? Jeff sarebbe tornato prima o poi da lui, in fin dei conti era ancora il suo migliore amico.

“Jeff?- lo chiamò il moro –avanti Jeff, lo so che sei nascosto lì dietro, esci!”

Il biondo sospirò e si alzò dal suo nascondiglio con gli occhi chini sui pulsanti del proiettore. Prese il puntatore laser ed iniziò a parlare “La terra è formata da due emisferi. Australe e boreale. Il nostro, quello boreale, ha come punto di riferimento la ste-” si bloccò perchè Nick gli si era avvicinato e gli aveva fermato le mani che si muovevano indicando la volta celeste.

“Lo sai che mi avrai portato qui e detto queste cose almeno un milione di volte?” domandò Nick con un sorriso amaro sul viso. Jeff era immobile. Non riusciva ad articolare alcun pensiero. Era totalmente bloccato. Nick lo prese per mano e lo condusse vicino ad una delle poltroncine e gli disse di sedersi. Il biondo assecondò la richiesta non riuscendo a fare nient’altro, così Nick dopo poco fu accanto a lui.

“Io- iniziò con voce incerta –io lo so perché te ne sei andato!” disse con un singulto verso la fine.

Jeff annuì. Ovviamente entrambi erano convinti del contrario. Nick si era impuntato che Jeff avesse capito cosa il moro provasse per lui e l’altro ragazzo pensava l’esatto opposto.

Nick prese un profondo respiro e continuò “Mi dispiace che sia andata così, ma vorrei che continuassimo ad essere amici, perché noi siamo questo vero? Siamo prima di tutto migliori amici, non è così? Non voglio che questo cambi le cose tra di noi”

Jeff gli rivolse uno sguardo per la prima volta quel giorno. Non era imbarazzato, solo triste, il che non aveva senso per Jeff, ma annuì sorridendo amaramente.

Entrambi appoggiarono la schiena alla poltrona e guardarono il soffitto con un peso in meno sullo stomaco ma con il cuore totalmente a pezzi.

“Quando-quando l’hai capito?” chiese Jeff titubante.

Nick sorrise “In fondo credo di averlo sempre saputo, ma l’ho realizzato solo quando hai traslocato”

“Wow” egocentrico. Aggiunse mentalmente, l’aveva capito prima di quanto non avesse fatto lui stesso.

“Già. Scusa se sono curioso, ma te l’ha detto Blaine, vero?” domandò Nick per sapere se avrebbe dovuto uccidere o meno l’amico.

Jeff si girò di scatto allibito “Cosa?”

“Si, dai. Anderson non è capace di mantenere i segreti” disse Nick che incominciava a dubitare delle sue stesse parole.

“Nick, ma di che segreto stai parlando?” chiese Jeff piuttosto perplesso.

“Del fatto che Blaine mi ha trovato in camera che ascoltavo David Bowie l’altro giorno e mi ha estorto una confessione con la forza?!”

“Perché stavi ascoltando David Bowie? E quale confessione?” chiese Jeff allarmato.

Eh, no. Adesso stava facendo il finto tonto o cosa? Pensò Nick “Ma ci fai o ci sei?- sbottò infastidito –che sono innamorato di te, di che cosa abbiamo parlato fino ad ora?”

Jeff a quell’affermazione spalancò gli occhi incredulo. Si sarebbe voluto trucidare, sparare, sotterrare, fustigare e strapparsi via tutti i capelli uno ad uno. Perché madre natura era stata così crudele con lui da non donargli un cervello?

Rimase in silenzio per un tempo indeterminato mentre Nick lo guardava sempre più spaventato non sapendo cosa fare.

Poi il biondo fece l’unica cosa che il suo cervello gli consigliasse di fare.

Si catapultò fuori dalla stanza con una velocità tale da fare invidia a Flash Gordon, mentre Nick rimaneva sconcertato, seduto sulla sua poltrona, a guardarlo scappare via. Un’altra volta.


“Blaine, dove sei?”

“Con Kurt, che è successo?”

“Io-io devo andare a casa. Di’ a Kurt che mi dispiace immensamente disturbarvi, ma puoi venirmi a prendere? Ho dimenticato il portafogli a casa e non ho soldi per l’autobus”

“Si. Sto arrivando. Dammi cinque minuti”

Blaine chiuse il cellulare e si alzò dal letto.

“Chi era?” chiese Kurt raggiungendo l’altro ragazzo che stava cercando di rimettersi la camicia nei pantaloni “Nick. Deve essere andato storto qualcosa con Jeff al museo” disse con un po’ di
preoccupazione nella voce.

Kurt sospirò leggermente frustrato “Dovrebbero mettere da parte l’orgoglio quei due e dirsi le cose per come stanno”

Blaine sorrise “È proprio questo il problema. Non si tratta di orgoglio. Entrambi hanno così paura di poter fare qualcosa che allontani l’altro che preferiscono distruggersi da soli al posto di parlare normalmente come facevano prima- si sedette nuovamente sul letto sporgendosi per dare un bacio a Kurt –prima non erano così sai? Qualche anno fa”

“Quando ancora non erano innamorati?”

“Nah, quello no. Lo sono stati sempre. Sto parlando di quando erano continuamente e costantemente insieme. Quando ad entrambi bastava la sola presenza dell’altro per essere felice. Devo dire che a volte mi sentivo un po’ escluso- disse Blaine ridacchiando –poi, però, mi sono abituato”

Kurt roteò gli occhi verso l’alto “Quando torni, perché tornerai, ricordati che dobbiamo finire quel discorsetto su Sebastian” disse in tono accusatorio.

“Ci ho provato a parlartene ieri, ma non sembravi molto disponibile alla conversazione ed io non ero per nulla in vena di trattare” ribatté Blaine chinandosi a baciarlo in modo decisamente poco casto.

Uscì da casa di Kurt e si precipitò a prendere la macchina cercando di non bagnarsi troppo sotto la pioggia che stava aumentando sempre di più. Finalmente all’asciutto prese il cellulare.

“Ciao Blaine. Come stai?”

“Che cazzo hai combinato, Jeff?”

Il biondo sospirò “Cosa ti ha raccontato Nick?”

“Nulla. Sto andando a prenderlo al museo. Dove diamine sei?”

“Io-io sono in giro” disse Jeff balbettando.

“Ma sta diluviando, Jeff! Dove sei che ti passo a prendere?” chiese Blaine leggermente preoccupato.

“N-no. Ora…tra un po’ torno a casa. Ho bisogno di un paio d’ore”

Blaine sospirò ormai stanco di sentire quella solfa “Ricordati solo che Nick è il tuo migliore amico. E lo sarà sempre, qualsiasi cosa succeda”

Jeff ridacchiò “Io lo amo!”

Blaine rimase fermo a guardare sbigottito il cellulare “Ma sei scemo?” (da che pulpito viene la predica)

“No. Si. Forse, non lo so. So solo che sono anni che spero che succeda qualcosa, e ora che è così ho bisogno di un po’ di tempo da solo per schiarirmi le idee. Ti prego Blaine, capiscimi” lo implorò il ragazzo.

Blaine avrebbe voluto picchiarlo. No. Appena l’avrebbe visto l’avrebbe fatto. E senza nessun ripensamento. L’avrebbe decisamente preso a sprangate.

“Sto andando a prendere Nick. Ti aspettiamo a casa” concluse secco.

“Per favore- Jeff lo fermò prima che potesse chiudere la chiamata –non dirgli nulla di quello che ti ho detto”

“Ma come faccio? Tu non sai quanto sta male!”

“Per favore, Blaine- lo supplicò Jeff –è una questione che devo risolvere da solo”

“Fa’ come vuoi- rispose rassegnato –però non farlo soffrire ancora. Non se lo merita”

“Grazie B. sei il migliore”

Il riccio accostò davanti al museo e vide Nick sotto il parapetto seduto su una panchina e gli fece segno.

“Mi dispiace di averti disturbato, Blaine. Ma non sapevo proprio come fare” si scusò Nick non appena entrato in macchina.

“Tranquillo- gli sorrise Blaine –tanto dovevo andare anche io a casa” osservò il ragazzo seduto accanto a lui. Era nervoso. Si stava mordendo il labbro inferiore a sangue e il buco dei suoi jeans si allargava a vista d’occhio mentre Nick lo sfilacciava.

“Piove!” Blaine cercò di rompere il silenzio.

“Già”

Il riccio prese un profondo respiro “Si sistemerà tutto. Te lo garantisco” Nick annuì con un sorriso amaro sul viso.

Rimasero entrambi in casa. Nick barricato in camera sua con lo stereo al massimo e Blaine sul divano ad aspettare l’arrivo di Jeff.


“Signor Smythe, ha già testato il siero?”

“Si, signore. Su cinque soggetti-”

“Ma non le avevamo fornito dieci cavie?”

Sebastian annuì “Si, ma cinque sono morti prima del test, signore”

L’uomo fece cenno al ragazzo di continuare “Su cinque solo tre sono sopravvissuti, ma su soltanto uno di loro ho riscontrato particolari abilità”

“Bene, allora il siero è pronto per la sperimentazione umana” dichiarò l’uomo.

“Ma signore- tentò di ribattere Sebastian –il test non è ancora pronto per essere provato sulle persone. Dovrei poterlo sperimentare su animali più grandi dei canarini”

“No. Per la prossima settimana voglio vedere i risultati del test” disse l’uomo chiudendosi la porta alle spalle.

Bas sospirò frustrato. Doveva ritrovare quello stupido ragazzo pieno di gel e per farlo gli sarebbe servito faccia da checca.


“Blaine, sono sotto casa. Mi apri?” chiese Jeff al telefono.

Il riccio si catapultò al portone e si ritrovò davanti un Jeff bagnato dalla testa ai piedi che gocciolava e con un sorriso a trentadue denti stampato in viso.

Blaine scosse la testa rassegnato e gli tirò un pugno sul braccio “Non dire nulla. Te lo meriti” disse uscendo di casa per tornare da Kurt.



Nerdese - Italiano  Italiano - Nerdese

 

Remember, with great power, comes great responsibility: è la frase che zio Ben pronuncia a Peter Parker prima di morire (Spiderman I)

 


Spazietto di Ema

Salve a tutti =D Questa volta non sono in ritardo =)
Comunque, mi dispiace se il capitolo è corto, ma ho preferito dividerlo a metà, invece di tediarvi con una cosa lunghissima ed orrenda... Premetto: non odiate Jeff, è solo un po' tonto. Quindi, in questa parte ci sono due vicende in sospeso la prima, quella di Sebastian, per un po' me la tengo segreta muahahahah, ma la situazione dei Niff si risolverà nella seconda parte, ve lo prometto, inoltre l'ho già scritta, quindi se non dovessero esserci problemi al massimo lunedì l'avrete =)
Ringrazio di cuore chinque legga questa storia e spero di stimolarvi almeno un po' d'ilarità =D
Grazie mille e ci vediamo al prossimo 
Ema

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 19. Silly Love Songs (seconda parte) ***


Silly Love Songs

 

 
 
 

Where are you and I'm so sorry

I cannot sleep I cannot dream tonight

I need somebody and always.

(Blink 182 –I Miss You)

 

 

 
Jeff rimase per qualche secondo nel soggiorno a guardare la casa. Come gli era mancato stare lì. Fece un giro in cucina finchè non sentì le note di Starman provenire dalla camera di Nick.

Accostò l’orecchio alla porta ma non sentì nulla oltre la musica così bussò.

“Vai via, Blaine” disse il moro da dentro la stanza.

“Non sono Blaine” la musica si fermò e dalla stanza non arrivò più nessun rumore, così Jeff si decise ad entrare.

La camera era totalmente buia e Jeff si ritrovò costretto a chiamare Nick per non inciampare “Sono sotto la scrivania” mormorò il moro.

Jeff sorrise e cercò di entrare carponi anche lui sotto la scrivania.

“Ma sei tutto bagnato” si lamentò Nick spostandosi dal biondo che ridacchiò sommessamente.

“Come stai?” chiese poi a Nick scrutandolo nell’oscurità. Ma non ricevette alcuna risposta, così proseguì.

“Come sta Jackie?”

“Seriamente, sei venuto qui per chiedermi come me la passo? Vuoi sapere anche come stanno i miei o come sta Thad?!” lo rimbeccò Nick stizzito.

Jeff sorrise “No. Secondo te perché sono qui?”

“E che ne so io? È anche casa tua questa, no?”

Il biondo scosse la testa “Sono qui perché ti devo fare delle domande e non me ne andrò finchè non avrò delle risposte”

“Non ti sono mai venute bene le imitazioni dei film. Non ti ricordi bene le battute”

Jeff rise “Okay, ma ora mi risponderai?” il moro annuì e Jeff prese un profondo respiro.

“Perché non me l’hai mai detto prima?”

“Cosa?” chiese Nick facendo il finto tonto.

“Smettila di fare lo scemo. Lo sai di cosa sto parlando”

“Okay, okay. Avevo paura, va bene?” ammise finalmente il ragazzo.

“Di cosa?” domandò curioso Jeff.

“Non lo so, pensavo non saremmo più stati amici”

“È assurdo- affermò il biondo scioccato -Perché stai con Jackie?”

“Perché non avevo voglia di pensare. È finito l’interrogatorio?” chiese Nick leggermente scocciato.

“No. Lo decido io quando sarà finito. Però non capisco, perché proprio con lei? Tra tutte le persone che mi stanno sulle scatole, ti sei andato a scegliere proprio lei?”

Nick lo guardò stranito “Ora questo cosa c’entra? Non deve certo fare simpatia a te”

“Si invece. E tanto ormai non importa più a nessuno di Jackie”

“Ma perché? Io voglio ancomph” fu interrotto da Jeff che fece combaciare per la prima volta le loro labbra in un bacio.

“Perché l’hai fatto?” chiese Nick terrorizzato appena si separarono.

“Perché ti amo” disse semplicemente Jeff sporgendosi per dare un altro bacio a Nick che questa volta rispose.

“ASPETTA” li interruppe nuovamente Nick.

“Che c’è ora?” chiese Jeff rassegnato a dover chiarire per forza le idee dell’altro ragazzo.

“Che cosa stai facendo?”

“Ti sto baciando!”

“Perché?”

“Ma tu vuoi sempre una spiegazione per qualsiasi cosa?” domandò annoiato Jeff.

“Sono un uomo di scienza. È il minimo”

“Scienza, pfff” sbuffò il biondo.

“Si, okay. Non tergiversare, perché l’hai fatto?” chiese nuovamente Nick.

“Perché sono innamorato di te. Mi sembra che questo punto l’abbiamo già chiarito”

“Si, ma… che cazzo, Jeff. Perché me lo stai dicendo solo ora?!” domandò Nick spazientito.

“Perché avrei dovuto dirtelo prima?”

“Perché potevi evitarti l’uscita di scena alla Rachel Berry”

“Avevo bisogno di un po’ di tempo da solo per schiarirmi le idee”

“Sotto la pioggia?” lo incalzò il moro.

“Quello è stato un piccolo incidente di percorso”

“Ma perché non me l’hai detto prima?”

“Prima quando?”

“Prima di sparire per sei giorni”

Jeff rise “Avevo paura di perdere il mio migliore amico”

“Sei un’idiota”

“Tu invece no?”

“Anche io” e si sporse nuovamente per incontrare le labbra del biondo.

“Ma quindi tu sei gay?” chiese Jeff dopo un po’ mentre si beavano entrambi, ancora sotto la scrivania, della presenza reciproca.

“Tanto quanto te” affermò il moro.

“Ma io non sono gay!” dichiarò Jeff pensieroso “Nemmeno io” gli fece eco Nick.

“Ma ti piaccio io!” continuò Jeff.

“E allora?”

“E allora devi per forza essere gay”

“No. Mi piacciono ancora le tette” entrambi rimasero in silenzio considerando quello che avevano appena detto. “Facciamo così- iniziò Nick –non mettiamo etichette, okay? Io… mi fa strano dirlo, ma ti amo e questo è quanto” Jeff annuì con un sorriso sulle labbra.

“Comunque, mi stai allagando tutta la stanza” disse Nick uscendo da sotto la scrivania ed accendendo la luce, notando che in effetti tutto il pavimento sotto il tavolo era allagato e i vestiti di Nick erano bagnati da un lato.

“Hai ragione- dichiarò il biondo –credo che andrò a farmi una doccia. Vuoi… no. Niente”

“Stavi per chiedermi quello che penso?”

“Già, scusa”

“Facciamo finta di niente. Okay?” disse Nick titubante.

“Giusto”

Ad entrambi squillò il cellulare. Era un messaggio da parte di Thad.

Tra un’ora tutti a casa. Vi voglio vestiti da Warblers.
Abbiamo un colpo grosso da pianificare. Blaine non
m’interessa se stai avendo un coito con Kurt.
Tra un’ora farai bene ad essere a casa altrimenti
ti vengo a prendere per le orecchie.
-T


Entrambi sospirarono e si andarono a cambiare.

Esattamente cinquantasette minuti dopo il messaggio, si ritrovarono tutti e cinque meno Thad sdraiati sui divani nel soggiorno dell’ispanico chiacchierando come se nulla fosse, vestiti da
Warblers come fosse un comportamento abituale. In effetti lo era. Ogni volta che avevano un po’ di tempo libero erano in tuta.

Thad si presentò con le bacchette della batteria facendo rumore per avvisare del suo ingresso. La solita regina del Drama.

 “Benissimo- iniziò l’ispanico –vi ho qui riuniti oggi per-”

“Sembra l’inizio di uno scadente film medioevale” lo interruppe Wes generando l’ilarità generale. Gli arrivò un vaso in testa.

“Come stavo dicendo- riprese Thad –vi ho riunito qui per un motivo specifico- prese dei fogli e ne diede uno ad ognuno –è quasi una settimana che stiamo con le mani in mano. Oggi, in facoltà, mi è capitato per caso sott’occhio un giornale” lo passò a Blaine che lesse ad alta voce “In data 4 novembre il Chrysler Building ospiterà finalmente la meravigliosa collezione di Xie Feng per la quale gli Stati Uniti hanno aspettato per più di- Blaine s’interruppe –aspetta, ma questo l’ho scritto io ieri, perché me lo fai leggere?” domandò stupito.

Thad sbuffò spazientito “Proprio perché l’hai scritto tu. Perché non ci hai detto nulla?”

Blaine rimase a fissarlo non sapendo esattamente se ridergli in faccia o fargli un’iniezione di tranquillante per cavalli.

“Idiota! Questa sera ci sarà un’esposizione di accessori preziosi a pochi chilometri da qui e tu non ci dici nulla? Mi meraviglio di te, se solo avessi fatto qualche ricerca in più avresti saputo che la mostra ospita il meraviglioso papillon d’oro. Che poi non è proprio d’oro, ma solo intrecciato con fili dorati, però non è questo il punto, io sto cercando di-” si bloccò perché Blaine non lo stava più ascoltando. Appena Thad aveva pronunciato la parola papillon ogni altra parte del discorso era diventata superflua. “Facciamolo” disse Blaine alzandosi di scatto dal divano con un sorriso sinistro sul volto. Lui e la sua insana passione per i papillon. Seriamente, Blaine aveva qualche sorta di bisogno ossessivo compulsivo di possedere tutti i papillon più brutti che esistessero sulla faccia della terra.

Tutti i Warblers, entusiasti per la nuova apparizione, iniziarono a studiare il piano di attacco.




Kurt si decise a controllare l’orologio che si illuminava a intermittenza ormai da un po’.

Rapina alla mostra al Chrysler Building. Fa’ presto Glitterman.

Kurt roteò gli occhi annoiato e andò ad infilarsi la tuta.

Perché dovevano chiamare sempre lui? Non potevano sbrigarsela da soli ogni tanto? Era un supereroe, diamine. Aveva una vita privata. Non potevano infastidirlo per ogni minima cosa.
Stava mentalmente maledicendo ogni singolo essere incapace di fermare una stupida rapina ad una mostra di moda, quando finalmente atterrò sul tetto del palazzo. Si guardò intorno per qualche secondo. C’era qualcosa di strano. Qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Un odore particolare colpì le sue narici, ma non riusciva a collegarlo con quello di nessun altro.

Sentì delle urla provenienti dalle scale interne, così decise di nascondersi. La porta del palazzo venne spalancata e sei ragazzi ne uscirono fuori saltellando e schiamazzando allegramente (che
tonti).

No. Di nuovo loro, no. Pensò Kurt mentre roteava gli occhi al cielo. Quei canarini, o come si chiamavano, non gli piacevano per nulla. Li studiò un po’, osservando i loro comportamenti.
Erano tutti decisamente bassi. Beh, il biondino allampanato però era un lampione messo in piedi, certo che sembravano bassi. Sarebbe risultato un nano anche lui  messo in confronto al ragazzo, costatò Kurt senza togliere gli occhi dal gruppetto.

Erano strani. Non strani nel senso di schizzati o pazzoidi come i normali criminali che Kurt aveva incontrato durante la sua carriera da supereroe, ma comunque strani. Sorridevano e scherzavano tra loro senza quel solito luccichio di follia negli occhi.

“Guarda un po’ cosa ha portato il vento, Willy Wonka e i suoi Oompa-Loompa” disse ad un tratto Kurt sbucando fuori dal nulla.

Improvvisamente tutti i Warblers si girarono verso di lui e dopo un momento di smarrimento lo guardarono straniti “Che?” domandò il più alto.

Kurt roteò gli occhi verso l’alto “Willy Wonka… voi sapete chi è Willy Wonka?”

“Ovvio” rispose un altro.

“Beh, pensavo che visto che lui- ed indicò Jeff –è biondo e voi siete bassi e le ‘W’ sulla tuta assomigliano tanto a… lasciate perdere okay? Siete totalmente fuori dal mondo” tagliò corto Kurt.

Era strano cercare di conversare contro i propri nemici… mah.

I Warblers rimasero fermi sul posto, incerti sul da farsi.

Davvero strano. Tutto quanto in quel contesto era strano ed assurdo.

“Bene, tutto ciò sta diventando inquietante, quindi bando alle ciance e per favore, non ho voglia di sporcarmi, quindi datemi quello che avete preso e possiamo tutti andare a casa” fece Kurt parecchio annoiato dalla situazione.

“Come se non ti fosse bastata la lezione dell’altra volta” disse il riccio con un ghigno sul viso. Se non fosse stato il momento sbagliato, Kurt sarebbe rimasto abbagliato da quel ragazzo.
Diamine, era un figo. Quella tuta doveva essere considerata decisamente illegale. Gli metteva i muscoli in risalto e, cavolo, le sue braccia…

Kurt si riscosse da quei pensieri decisamente poco casti “L’altra volta ero di fretta. Ora sono qui tutto per voi e non ho intenzione di ripetervelo un’altra volta. Arrendetevi, fate un paio di saltelli e tornate a casa, così nessuno si farà male seriamente” disse il ragazzo acidamente. Non aveva voglia di battibeccare con quei ragazzi. Lo inquietavano alquanto e non gli piaceva, quella situazione era surreale, gli sembrava di vivere un immenso flashback.

Si distrasse per un secondo. Secondo che però gli fu fatale.

Non se ne accorse nemmeno, ma il riccio lo aveva bloccato al muro con una specie di corda attaccata ad esso. Il warbler sorrise divertito “Cos’è che voleva fare il supereroe? Ah, già fermarci… io credo che non sia così facile come pensi” disse il ragazzo riccioluto avvicinandosi pericolosamente a Kurt, però non calcolò che in quel momento non si trovava affatto in un film e Kurt non era Superman, ma più che altro il Wolverine della situazione, che si fa un baffo di seguire le regole. Infatti quel genio di warbler, non aveva legato anche le gambe di Kurt che pertanto gli tirò una bella ginocchiata, proprio lì.

Blaine cadde a terra contorcendosi dal dolore. Quando Kurt avrebbe saputo cosa aveva fatto ai gioielli di famiglia del suo ragazzo non ne sarebbe stato così entusiasta come in quel momento. Il supereroe riuscì a liberarsi in un microsecondo e, mentre il riccio era a terra dolorante riuscì a bloccare tutti gli altri Warblers. Il suo problema era solo e soltanto quello ricciolino. Gli creava grossi cali d’attenzione.

Ritornò dal ragazzo che nel frattempo si era alzato ed ora rimaneva fermo vicino al muro, nervoso, non sapendo cosa fare, perché era rimasto solo e soltanto lui.
Kurt gli si avvicinò con passo lento finchè non fu a mezzo metro da lui. Gli tese la mano e il riccio la guardò stranito “Quello che avete rubato, dammelo” spiegò il supereroe. Blaine come risposta strinse la mano al petto “Mai”

“Fai come ha detto lui” disse uno dei ragazzi dietro di loro. Kurt sorrise “I tuoi amici hanno ragione, non avete più speranze, ho vinto”

“No” ribatté il ragazzo.

“Avanti, B. fa come ha detto lui” disse un altro warbler. Il riccio lo fulminò con lo sguardo e Kurt si voltò immediatamente verso la voce che aveva parlato “Cosa? Cosa hai de-” ma si accorse troppo tardi che il riccio non era più costretto tra lui ed il muro ed ormai era già vicino ad i suoi compagni che aveva liberato. Kurt fu lesto e lo raggiunse appena in tempo per sfilargli un guanto, che gli rimase in mano mentre i Warblers scappavano via.

Quella specie di nome che avevano pronunciato, gli sembrava di averlo già sentito pronunciare da qualche altra parte, solo non riusciva assolutamente a ricordare dove.


Arrivati a casa i Warblers tirarono un sospiro di sollievo. Avevano avuto fortuna, solo quella. Glitterman era furbo e veloce, e loro non potevano assolutamente competere con lui.

Avevano avuto solo e soltanto una grandissima botta di culo. E lo sapevano tutti. Se Glitterman non si fosse distratto così tanto, non l’avrebbero scampata.

“Io lascio” sbottò Blaine dopo un po’. Tutti gli rivolsero uno sguardo totalmente scioccato “si, non posso continuare così. Questa volta ce l’abbiamo fatta, ma la prossima volta non ci riusciremo, statene certi”

“Ma questo non è un buon motivo per mollare” gli fece notare Wes incrociando le braccia al petto. Blaine scosse la testa “Lo so, ma io ho deciso così. Non-non voglio passare dei guai e poi c’è Kurt-”

“Cosa c’entra Kurt ora?” domandò scocciato Thad. Blaine non poteva certo biasimarlo, li stava praticamente abbandonando, ma aveva le sue buone ragioni.

“Lui-lui non lo sa, non gliene ho ancora parlato e non credo che vorrebbe che mi cacciassi in guai seri” mormorò dispiaciuto.

“Non vedo perché Kurt dovrebbe sapere di tutto ciò” ribatté Thad sempre più arrabbiato.

“Tu gliel’hai detto alla tua ragazza?” domandò quindi Blaine a Wes che annuì silenziosamente. Poi il riccio spostò lo sguardo su Nick e Jeff, ma loro non avevano problemi, lo sapevano
entrambi, quindi tornò a guardare Thad “Fammi parlare con Kurt. Appena lo saprà torneremo a fare tutto quello che vuoi, ma finchè non gliel’avrò detto io mi tiro fuori” dichiarò convinto.

Blaine non aveva più intenzione di nascondere nulla al suo ragazzo, solo non si aspettava cosa avrebbe scoperto.

Si rifugiò in camera sua e compose il numero del ragazzo “Kurt, tesoro, cosa fai domani sera?”

“Ehm, io… nulla, perché?”

“Bene, allora domani abbiamo un appuntamento” disse felice. Kurt rise ed accettò di buon grado la proposta del riccio.

Blaine però non aveva la più pallida idea che la serata si sarebbe rivelata un vero inferno.
 
Nerdese - Italiano  Italiano - Nerdese

Starman
: è una delle canzoni più famose di David Bowie dall’album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars <3

Sono qui perché ti devo fare delle domande e non me ne andrò finchè non avrò delle risposte: è una battuta del cartone Atlantis l’impero perduto. Quando Kida fa vedere a Milo la città.

Willy Wonka: beh, la fabbrica di cioccolato è uno dei miei film preferiti. Io mi riferisco però, non a quello nuovo con Johnny Depp, ma quello vecchio con Gene Wilder… la scritta sulla tuta dei Warblers assomiglia alla grafica del titolo del film… in effetti mi sono ispirata a quello xD per chi non ricordasse come erano vestiti clicchi qui



Spazietto di Ema

Salve =D avevo detto che avrei postato lunedì e infatti sono qui =D anche se è il mio compleanno e mi stanno facendo storie, perchè sono in ritardo sto postando.... ho una fretta mostruosa, quindi ringrazio tutti coloro che stanno leggendo questa cosa orrenda e lunga vita e prosperità...
al prossimo =D


Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 20. Love Of My Life ***


Love Of My Life

 

 
 
 
You are the sun and the light you are the freedom I fight
God will do nothing to stop
The origin is you
(The Origin Of Love – Mika)

 
 

 

Il telefono di Kurt squillò verso le quattro di quel pomeriggio e il ragazzo, poiché era in bagno, per prepararsi per la grande sorpresa che gli aveva promesso Blaine, si catapultò nel soggiorno cercando il suddetto oggetto come un disperato pensando fosse il suo ragazzo che lo chiamava per dargli uno dei suoi meravigliosi indizi sulla serata.

“Ciao, Hummel”

“Sebastian?!” rispose indignato Kurt.

“L’unico ed il solo” precisò Smythe.

“Come diamine fai ad avere il mio numero?” domandò stizzito Kurt. Doveva sistemarsi per l’appuntamento con Blaine. Kurt aveva insistito di non fare nulla di speciale per quel giorno, visto che era solo un mese che stavano insieme, ma Blaine non aveva voluto sentir ragione.

“Mamma mia, fatina. Hai sempre il ciclo?” lo rimbeccò Sebastian.

“Vai al sodo. Cosa vuoi, Smythe?” chiese spazientito lo stilista.

“Vederci” disse subito Sebastian.

“Tu? Vuoi vedere me?” domandò Kurt incredulo.

“Si”

“Sputa il rospo, Sebastian. Cosa c’è sotto questa volta?” fece scettico Hummel che non si fidava ancora dell’altro ragazzo.

“No. Giuro. Non c’è nulla. Solo- iniziò ‘Bas –sono qui ormai da ormai mesi e non hai idea di quanto mi senta solo. Sono sempre chiuso nel mio laboratorio, non hai idea di quanto sia degradante per uno come me. La solitudine è brutta, Kurt e tu, meglio di tutti puoi capire di cosa sto parlando” si sfogò Sebastian. In parte ciò che aveva detto era vero, perché sì, Sebastian si sentiva incredibilmente solo e sperduto in quella grande metropoli.

E Kurt lo sapeva. Bas aveva ragione, lui sapeva benissimo cosa significava, quindi non potè fare a meno di accettare la richiesta di aiuto del ragazzo e si misero d’accordo per incontrarsi il giorno successivo “Ah, quasi dimenticavo. L’invito è ovviamente esteso anche al nano del tuo ragazzo” disse Smythe prima di riattaccare la telefonata.

Kurt sospirò. Il suo rapporto con Smythe era parecchio strano. A volte si odiavano, altre, come quella, invece insieme sembravano funzionare. Entrambi avevano dovuto condividere una frequentazione forzata, ma non era stata del tutto inutile. Kurt aveva imparato a farsi gli artigli con Smythe e questo si era leggermente addomesticato.

Da piccolo Sebastian era un ragazzino davvero strano. Magro come il manico di una scopa e bassino. Però la cosa davvero singolare in quel ragazzo erano i suoi occhi. Verdi come il mare che ti scrutano. Non c’era nulla che sfuggisse allo sguardo indagatore del piccolo Smythe. Ogni volta che puntava i suoi occhi verdi su di te eri impanato e fritto. Ti metteva a nudo con una sola occhiata. Poi divenuto più grande, quegli occhi avevano sviluppato il fascino da predatore che solo Sebastian possedeva. Lui e Kurt avevano avuto parecchie difficoltà, ma erano entrambi una specie di valvola di sfogo per l’altro. Certo non si sarebbero mai definiti amici, ma avevano qualcosa che gli si avvicinava parecchio.

Sebastian sapeva del segreto di Kurt. L’aveva scoperto poco prima che lo stilista si mettesse con Jesse, per puro caso un giorno l’aveva visto uscire vivo e vegeto dal camino (?!) e Kurt aveva dovuto confessargli il suo segreto, ma Sebastian non l’avrebbe mai detto a nessuno. Era stata la persona più vicina a Kurt durante la fase della rottura con Jesse.

Entrambi non si piacevano, né fisicamente né caratterialmente. Sebastian era un bellissimo ragazzo, era davvero difficile resistergli, ma Kurt non era minimamente interessato a lui, forse anche a causa del carattere che cozzava con quello dello stilista. E nemmeno Smythe sembrava interessato al supereroe, quantomeno non più di qualunque altro essere vivente sulla terra dotato di pene. Perché Sebastian era così. Solo un predatore, non si legava sentimentalmente a nessuno e non c’era mai riuscito. L’amicizia che aveva con Kurt era la cosa più simile ad un legame umano in quel momento.

Lo stilista non si curò di Sebastian più del dovuto, perché ritornò a prepararsi. Blaine sarebbe passato a prenderlo alle sette e sapeva già che avrebbe fatto aspettare il riccio.


Blaine era nervoso. No, nervoso era un eufemismo. Era davvero molto stressato. Girando per casa era riuscito ad innervosire tutti. Wes e David continuavano a guardarlo fare avanti e indietro per la stanza come fosse un animale in gabbia e Thad invece si godeva lo spettacolo dell’isteria di Blaine con un pacco di patatine in mano e continuando a prenderlo in giro.

“Sarà l’appuntamento peggiore della storia. Gli dei scriveranno di questo giorno fatidico e useranno la tua figura di merda come barzelletta. Gli aedi canteranno le tue sventure e i popoli rideranno per secoli sentendo raccontare di questa serata” disse l’ispanico beffandosi di Blaine che gli ringhiò contro frustrato per poi abbandonarsi sul divano a faccia in giù.

“Faccio schifo. Kurt mi ripudierà come fidanzato quando saprà cosa ho fatto. Sono un uomo morto” si lamentò sonoramente il riccio facendo si che tutti quelli presenti in quella stanza sbuffassero sonoramente e lo abbandonassero al suo destino funesto. Quando Blaine s’impegnava sapeva davvero come rompere le palle alla gente.

Nel frattempo nella stanza accanto si stavano svolgendo discussioni ben più importanti del ‘Blaine non è capace di organizzare un appuntamento decente’

“Jeff, sbagli pronuncia, deve essere più gutturale e meno nasale, prova di nuovo”

“Basta- disse il biondo arrendendosi definitivamente –non voglio imparare a parlare l’elfico, tanto non lo parla nessuno”

“Io si” ribatté Nick fintamente risentito.

“Per favore. A stento riesco a memorizzare il pi greco. Non torturarmi ancora. Il mio cervello è stanco” si lamentò Jeff appoggiandosi al letto. Entrambi erano seduti a terra a gambe
incrociate in camera di Nick, e quest’ultimo, preso dalla vena artistica (?!) voleva insegnare l’elfico a Jeff.

“Oh, mamma mia quanto sei lagnoso. Però poi non ti lamentare se non ti tradurrò tutti i dialoghi del signore degli anelli della versione in lingua originale” dichiarò Nick.

“Tanto ci sono i sottotitoli” disse Jeff facendogli la linguaccia. Non calcolò però che, visti i recenti sviluppi che aveva avuto la loro ‘amicizia’ potevano permettersi più libertà, quindi Nick sorrise malignamente e con uno scatto repentino andò ad afferrare la lingua di Jeff con i denti, cosa che anche al biondo piacque molto, visto che rispose a quel gesto avvicinando il ragazzo a se e perdendosi entrambi in un bacio decisamente poco casto.

“BLAINE, SEI LA NOIA FATTA PERSONA”

Entrambi si staccarono e si allontanarono immediatamente. Era Thad che aveva urlato dall’altra stanza. Si guardarono con gli occhi spalancati ed il respiro corto, per poi rilasciare un sospiro di sollievo “Dovremmo dirglielo, prima o poi. Non ti pare?” chiese Jeff accarezzando la mano dell’altro. Nick annuì e poggiò la testa sulla spalla del biondo “Si. Non possiamo nasconderglielo a lungo”

Rimasero fermi lì.

“Va’ a dirglielo tu” dichiarò Nick rimanendo immobile in quella posizione.

Jeff fece lo stesso “No. Fallo tu”

“Mi scuoierebbero vivo” disse il moro sconcertato dalla proposta del ragazzo.

“E con me invece prenderebbero the e biscotti. Io di certo non me la passerei meglio” obiettò Jeff.

“Allora perché vuoi mandare me a morire?” domandò Nick scioccato.

“Perché tu sei più intelligente e ci sarebbero meno probabilità che ti danneggino permanentemente” spiegò il biondo.

“Hai fatto i calcoli?” chiese Nick e Jeff gli rivolse uno sguardo truce “Ovvio che no” rispose quindi il biondo.

“Ah, okay… Aspetta” disse Nick cercando di alzarsi per prendere carta e penna.

“Ma che stai facendo?!- lo trattenne Jeff prima che potesse fare veramente i calcoli –lascia perdere. Non dobbiamo dirglielo ora per forza. Possiamo aspettare un po’. In fondo non
danneggiamo nessuno se teniamo questa cosa per noi” disse il biondo sorridendo all’altro.

“Già, a proposito di questa cosa- gli fece eco Nick –io penso che sia giusto classificarla in qualche modo, o mi sbaglio?” chiese il moro un po’ titubante.

“Stiamo insieme, come dovremmo classificarla?” domando Jeff innocentemente e Nick si sentì sciogliere. Così si avvicinò al suo ragazzo e gli diede un bacio. Perché ormai poteva.

Decise quindi di approfondire quel contatto mettendosi cavalcioni su Jeff che rilasciò un respiro profondo portando entrambe le mani sul petto del moro. La delicatezza del giorno precedente era del tutto sparita ed in quel momento era solo una battaglia fra lingue che si accarezzavano smaniose.

Ad entrambi era sembrato alquanto strano baciare un ragazzo per la prima volta. Ma avevano concordato che era stata una delle sensazioni più meravigliose che avessero mai provato e riprovato. E dopo aver fatto un po’ di pratica si erano decisamente abituati.

Sta’ di fatto che Jeff, non appena sentì uno strano senso di eccitazione che gli premeva nei pantaloni, scattò in piedi facendo cadere Nick a terra in malo modo.

“Hey, ma ti pare?- protestò infatti il ragazzo, ma appena si accorse del viso rosso e ansioso di Jeff si alzò anche lui per raggiungerlo –che è successo, Jeffy?”

“Io-io. Fa caldo, non trovi?” cercò di cambiare argomento, ma ovviamente con Nick non avrebbe funzionato.

“Jeff, non attacca, che succede?” Jeff sospirò e si sedette sul letto seguito da Nick.

“Io… non giudicarmi, okay?” iniziò il biondo.

“Ti ho mai giudicato?” domandò Nick prendendogli le mani con fare rassicurante.

Jeff lo guardò storto “Sempre”

“Okay, hai ragione, vai avanti” acconsentì il moro con un sorriso.

“Non-non l’ho mai fatto”

Nick sorrise intenerito “Se può consolare nemmeno io l’ho fatto con un ragazzo”

“No. Io non l’ho mai fatto. Con nessuno” specificò poi.

“Aspetta. Vuoi dirmi che con quella ragazza tu non hai fatto nulla?”

“No, cioè, si. Ahhh… è così frustrante”

Nick ridacchiò e gli baciò una guancia.

Jeff prese un respiro profondo “Io- ecco lei- grrr… ci stavamo baciando e mi ha toccatoesonovenutoneipantaloni” lo disse così veloce che Nick faticò a capire cosa avesse detto, ma appena comprese le parole dell’altro non riuscì a trattenere le risate.

“Sei uno stronzo”

“Okay, okay. Perdonami- disse Nick tra una risata e l’altra –ma non posso farci nulla. Com’è che l’avevi descritto? Ah, si. Il migliore sesso di sempre” fece appena in tempo a scansare un
cuscino che gli venne tirato in testa da Jeff. Si guardarono per un istante e iniziò la battaglia. Iniziarono a duellare a cuscinate all’ultimo sangue finchè Jeff non atterrò definitivamente Nick, bloccandolo sul letto e non permettendogli alcun movimento.

“Lasciami” lo implorò il moro.

“Mai, a meno che tu non mi proclami sovrano assoluto dell’impero” lo ricattò Jeff sorridendo malefico.

“Quale impero?” domando stranito Nick.

“Quello che abbiamo fatto a Dungeons and Dragons, ovvio. Voglio essere l’imperatore della campagna ed inoltre voglio anche che da oggi in poi ti rivolga a me come tale”

“Benissimo, tale” lo canzonò il moro.

Jeff assottigliò gli occhi “Non ti conviene prendermi in giro” lo minacciò.

Nick gli fece una pernacchia “Perché cosa potresti farmi di così eclatante?”

A Jeff si illuminarono gli occhi “Ricordati che anche se non sono un uomo di scienza- lo scimmiottò -come te, ho la forza di gravità dalla mia” disse raccogliendo la saliva sulle labbra. Appena Nick vide quel gesto però iniziò a divincolarsi “No. Pietà sua maestà, la prego di risparmiarmi” supplicò il moro cercando una via di scampo.

“Bene- disse Jeff ritirando la saliva –allora devi proclamarmi imperatore indiscusso”

“Ma non era assoluto?”

“È la stessa cosa, non puntualizzare sempre tutto”

“Ma… non è giusto. Non è una monarchia, ma una repubblica costituzionale governata da umani e mezzi elfi. Non potrebbe mai avere un imperatore mezz’orco” controbatté Nick indignato a quella presa di potere.

“Non ho mai detto che sia giusto o corretto. E poi tu sei il Dungeon Master, quindi TU puoi fare diventare reale qualsiasi cosa, ergo sono più forte e non ci muoviamo da qui finchè non sarò imperatore”

“E chi si vuole muovere!” disse Nick sporgendosi per incontrare le labbra del biondo che lo accolse con un sorriso.

“Nick, mi ha appena chiamato…” Blaine si ammutolì non appena entrò nella stanza. Entrambi i ragazzi che erano stesi sul letto si separarono ad una velocità tale che Blaine stesso non capì appieno la situazione infatti iniziò a guardarsi intorno leggermente spaesato “Io…ehm…ha…ha chiamato Jackie. Si lamentava del fatto che non gli rispondevi al telefono e le ho promesso che avrei riferito” lanciò un occhiata ai due che nel frattempo erano seduti ai lati opposti del letto e non avevano ancora spiccicato una sola parola.

Poi si sentì un botto. Era il cervello di Blaine che aveva compreso cosa stava succedendo. Il ragazzo spalancò gli occhi e si affrettò ad uscire, non prima di aver pronunciato una serie di parole sconnesse una di seguito all’altra, non permettendo ai due di comprendere neanche un sillaba.

Uscito dalla stanza di Nick, Blaine si rintanò nella sua cercando di non dar peso a quello a cui aveva appena assistito. Nick e Jeff, due dei suoi più cari amici avevano risolto tutti i loro problemi e così avevano finalmente smesso di crearne a lui. Non c’era nulla che potesse andare male in una giornata come quella, ma ovviamente si sbagliava.

Guardò l’orologio e si accorse con orrore di essere in un ritardo mostruoso. Si scapicollò giù dalle scale fino alla macchina, passando praticamente attraverso ad un cespuglio che di notte e notte era spuntato sulla strada (?!) e sgommò in direzione di casa di Kurt, sicuro che quest’ultimo lo stava aspettando.

Mentre guidava ad una velocità impressionante gli squillò il cellulare e rispose trafelato “Kurt, giuro, sto arrivando. Dammi dieci minuti e sono da te. È colpa del traffico te lo assicuro”

“Blaine, non sono Kurt!”

“Thad? Oh, scusa. Non ho visto chi chiamava. Sono in un dannatissimo ritardo, ci sentiamo più tardi, sono di fretta” disse il riccio disperato.

“Puoi accostare?”

“Cos-no. Ti ho appena detto che rischio di essere scuoiato vivo e tu mi chiedi di fermarmi?”

“Sono nel cofano” disse Thad battendo un colpo dall’interno della vettura. Blaine appena comprese ciò che aveva detto inchiodò all’istante evitando per poco di fare un incidente. Intanto
l’ispanico, vestito da warbler, scese tranquillamente dal bagagliaio e salì in macchina accanto a Blaine che immobile al suo posto con gli occhi fuori dalle orbite aveva smesso di respirare tanto lo spavento.

 “Bene,- iniziò Thad –non eri in ritardo?”

Il riccio si voltò verso di lui lentamente “Tu non sei normale”

Thad non lo degnò di un’occhiata, invece si aprì una lattina di Seven Up tirata fuori da non si sa dove “E questo ti turba perché…?”

“Non…non puoi spuntarmi fuori dal portabagagli come se nulla fosse… poteva venirmi un infarto. Per di più vestito così. Sai dove sto andando? Da Kurt. E Kurt non sa!”

“Blaine, carissimo, Blaine. Hai mai notato che quando ti alteri la voce ti diventa acuta? Tipo femminile, e diventi tutto rosso” constatò Thad tranquillo.

Il riccio per poco non lo bruciò vivo. Però fece un cosa che avrebbe dovuto fare prima di iniziare quell’insulsa discussione. Scaricò Thad giù dalla macchina e ripartì verso casa di Kurt.


La cosa che Kurt odiava più di tutte del fatto di essere un supereroe era l’essere reperibile ventiquattr’ore su ventiquattro.

Era tornato, dopo aver spento un incendio e salvato tre persone dall’edificio in fiamme, con i capelli così scombinati che ci sarebbero volute delle ore per solo rimuovere tutta la cenere che vi si era impigliata, per non parlare poi della puzza di fumo che gli era rimasta addosso. Si sarebbe dovuto fare un’altra doccia.

Sfortunatamente, nello stesso momento in cui entrò in casa, dalla porta sul retro, quella dentro la stanza chiusa a chiave, il campanello dell’ingresso principale trillò.

Cazzo.

Blaine era dall’altra parte della porta e lui era ancora vestito da Glitterman. E ora? Gettò un occhiata all’orologio e si accorse che non poteva nemmeno fingersi in ritardo… doveva trovare un modo, e anche subito. Iniziò a spogliarsi della tuta nascondendo, qui uno stivale, qui il mantello come meglio poteva. Blaine suonò nuovamente il campanello “Kurt? Che fine hai fatto?”

E Kurt era in mutande, con i capelli pieni di cenere e puzzolente. Avrebbe potuto inventarsi che il camino si era rotto e tutta la fuliggine era entrata in casa. Peccato che non avesse un camino.

“Un secondo” urlò in direzione della porta.

Corse verso l’ingresso indossando nel frattempo i primi indumenti che trovò sulla strada, per poi precipitarsi ad aprire il portone a Blaine. Il ragazzo era più bello di sempre. Con un sorriso
mozzafiato, che fece perdere al cuore di Kurt un paio di battiti, gli si avvicinò e lo squadrò per qualche istante, poi ridacchiò posandogli un bacio sulla guancia. Sempre senza proferire parola prese i lembi della maglia di Kurt, fino a sollevarla del tutto, per poi fargliela rindossare, questa volta dal verso giusto.

Kurt arrossì, ma non ebbe il coraggio di distogliere lo sguardo da quello verde e caramello del ragazzo che aveva di fronte. Blaine strofinò il naso contro il suo e lo prese per mano e conducendolo fuori fino alla sua macchina.

“Dove stiamo andando?” chiese Kurt curioso, dopo essersi ripreso un po’. Certe volte Blaine riusciva proprio a mandarlo al tappeto con i suoi modi di fare, così dolci ed inaspettati.

Il riccio sospirò, convinto che Kurt, appena saputo cosa aveva organizzato, gli avrebbe riso in faccia. 

“Dai, Blainers, tesoro. Dammi almeno un indizio su dove stiamo andando”

Anderson sorrise e scosse la testa “Non riuscirai a scucirmi nemmeno una parola” dichiarò il riccio.

Kurt rimase in silenzio a guardare Blaine cambiare marcia nervosamente finchè finalmente non accostò.

“Kurt- iniziò Blaine –io-io non sono capace di organizzare un appuntamento decente” sputò finalmente fuori facendo sorridere Kurt che si sporse per far combaciare velocemente le loro labbra “Andiamo, dai” disse ridacchiando mentre districava un rametto dai capelli del riccio incastrato sicuramente a causa dell’enorme quantità di gel che Blaine gli aveva messo. Ormai
Kurt aveva sviluppato un sesto senso per queste cose. Più gel era presente sui capelli di Blaine più lui era agitato. Kurt gli sorrise per poi uscire dall’auto e raggiungerlo dall’altra parte.

“Bene- cominciò il warbler –io…no. Do-dovremmo passare di qui” disse insicuro indicando un vicolo non particolarmente invitante.

“Dobbiamo andare lì” ripetè Kurt leggermente incerto e Blaine annuì energicamente “Fidati- disse poi con un sorriso sulle labbra –ho sistemato tutto” poi prese Kurt per mano e lo condusse dentro il vicolo fino a delle scale antincendio. Kurt sorrise intenerito non appena le vide. Erano interamente decorate con fiori colorati, intrecciati al corrimano. Si fece condurre dal ragazzo fino all’ultimo piano, dove trovarono una porta di ferro con cui Blaine litigò un po’ prima di riuscire ad aprirla, ma una volta spalancata Kurt rimase totalmente senza fiato.

Era il posto più bello che avesse mai visto in vita sua.

Era una serra botanica sul tetto del palazzo. Erano dentro una cupola di vetro, piena di tutte le piante possibili ed immaginabili, dalla quale si riusciva a vedere il cielo, nonostante le luci della metropoli in cui abitavano.

“Ho dovuto pregare David circa un milione di volte prima che mi concedesse di poter passare la serata qui” disse Blaine interrompendo il momento di contemplazione in cui era sprofondato Kurt “Aspetta- ragionò il moro –quindi, ora ci troviamo sul tetto di casa tua?” domandò il ragazzo incredulo.

Blaine sorrise “Certo, dove pensavi fossimo?”

“E…tu… io… non mi hai mai detto che sopra casa tua avevi un posto del genere” disse Kurt sognante.

“Beh, in realtà non è proprio mio, e David non mi permette mai di-” ma Kurt non gli lasciò nemmeno finire la frase che lo stritolò in un abbraccio “Ma dove sei stato finora?”

“Nel ripostiglio di un sottoscala” disse Blaine ridacchiando.

Kurt si lasciò sfuggire una risatina divertita ed il riccio si schiaffeggiò mentalmente per aver interrotto un momento del genere con una frase così stupida. Seriamente Blaine?! Ti metti a citare Harry Potter in un momento del genere?! “Lascia perdere- disse il riccio sorridendo –vieni” lo prese per mano portandolo al centro della serra dove aveva disposto un’enorme quantità di cuscini ed un vassoio con la loro cena.

Schiacciò un tasto su un telecomando ed una musica dolce si diffuse per tutta la serra. Kurt si fece trasportare dalle note finchè una voce non iniziò a cantare una leggera melodia “Ma… sei
tu?” domandò incredulo e Blaine annuì.

“In realtà non sono solo io… è il primo CD che abbiamo registrato. Non so perché l’ho messo, avrei dovuto mettere qualcos’altro, non so… Celine Dion-”

“E’ perfetto” lo interruppe Kurt sfiorandogli le labbra con le sue.

Mangiarono entrambi con il sorriso sul volto che non accennava minimamente a scomparire specchiandosi l’uno negli occhi dell’altro. Finita la cena non ci fu bisogno di parlare. Kurt si avvicinò a Blaine abbracciandolo per poi incontrare le labbra del riccio in un bacio languido. Si sdraiarono entrambi sui cuscini che il warbler aveva sistemato lì qualche ora prima, abbandonandosi completamente all’altro.

“Blaine, c’è un ragazzo che si è sentito male” urlò Wes, con una mano davanti agli occhi, aprendo la porta della serra ed interrompendo bruscamente Kurt e Blaine, per poi uscire veloce com’era arrivato.

I due ragazzi, che si erano irrigiditi sbuffarono frustrati “Giuro che se non sta per morire li uccido io uno per volta” sbottò Blaine aiutando Kurt ad alzarsi e seguendo l’orientale.

 


Nerdese - Italiano  Italiano - Nerdese
 
Eri impanato e fritto: Amelia Earhart da una notte al museo 2
Elfico: lingua inventata da J.R. Tolkien, ovvero scrittore del signore degli anelli.
Non ti lamentare se non ti tradurrò tutti i dialoghi del signore degli anelli della versione in lingua originale: ebbene sì, esiste il signore degli anelli parlato in elfico. Non interamente, ma Legolas (l’elfo) e Gimli (il nano) parlano le loro lingue native.
Dungeons and Dragons: è un gioco di ruolo. Di norma si basa sull’ambientazione del Signore degli Anelli. Tutti ciò che dicono in seguito è riferito a questo gioco.
Benissimo tale: puntata dei Simpson, dove Bart parla con il direttore Skinner. 
Nel ripostiglio di un sottoscala: Harry Potter ha vissuto per undici anni in un ripostiglio a Privet Drive n° 4



Spazietto di Ema

Salve a tutti. Bene, mi scuso immensamente per il ritardo, ma il capitolo non era pronto e io non avevo la più pallida idea di cosa scriverci. Mi è venuto un blocco mostruoso... 
Comunque, tornando al capitolo... che dire... beh, intanto io adoro il mio piccolo Jeff... è stupido <3<3... ho un debole per i personaggi tonti... non tonti alla Finn... ma tonti alla Brittany <3 Non credo manchi molto alla fine... io prevedo almeno altri sei capitoli, più l'epilogo, ma non più di così...
Ovviamente ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono questa cosa =D siete magnifici.

Live long and prosper
Ema :D

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 21. I Love You but That's Not Enough ***


I Love You But That's Not Enough

 

 
 

You say you love me

But there’s something inside

Oh how I could love you

If you could let you stay

(It’s Late – Queen)

 
 
 

 

Scendendo frettolosamente le scale Kurt e Blaine riuscirono a raggiungere l’orientale che si era catapultato verso il suo appartamento “Wes, aspetta- lo fermò Blaine –cosa è successo?” domandò il riccio con il fiatone.

Wes arrestò la sua corsa e spostò velocemente lo sguardo da Kurt a Blaine.

“Avanti Wes, si può sapere cosa è successo?”

Il ragazzo iniziò a torturarsi le mani “E-ecco, io e David eravamo giù. In strada, e-niente, stavamo scherzando un po’, quando davanti a noi è passato un ragazzo che correva e… lo stava inseguendo, Blaine, capisci? Poi… è svenuto, davanti a noi, così l’abbiamo portato qui, e non sapevamo cosa fare” Wes lanciò uno sguardo significativo al riccio, ma gliene ritornò uno parecchio confuso “Oh, miseriaccia. Blaine, quel ragazzo è svenuto, come Jeff” specificò l’orientale sperando in un’illuminazione da parte del neurone di Anderson, che stranamente arrivò.

Blaine spalancò gli occhi comprendendo la situazione. C’era un altro ragazzo che era stato colpito da un canarino.

“Ma-ma perché avete chiamato me?” domandò leggermente scocciato. Per la miseria, in casa c’erano sei persone e avevano dovuto disturbare proprio lui che era con Kurt?

“Non ho trovato i Niff da nessuna parte” disse Wes visibilmente scosso.

Blaine sbuffò ed entrò in casa dirigendosi immediatamente verso la camera di Nick “Se non aprite al tre, sfondo la porta” urlò contro la porta della stanza. Pochi secondi dopo dalla camera uscirono Nick e Jeff sorridenti. Wes non si curò minimamente della situazione, ma trascinò immediatamente Nick nell’altro appartamento, seguito ovviamente a ruota da Jeff, che non lo perdeva mai di vista.

“Seguitemi, presto” disse Wes sbrigativo non prestandogli particolari attenzioni e catapultandosi nella casa di fronte, non accorgendosi di Blaine e Kurt.

“Mi dispiace” sussurrò a quel punto il riccio. Kurt lo guardò con espressione interrogativa “Per cosa?”

“Per tutto- rispose l’altro –perché ogni volta che siamo qui, succedono casini, perchè-” guardò il ragazzo negli occhi e decise che quello sarebbe stato il momento giusto per agire “Devo dirti una cosa”

Kurt sorrise “Anche io”

“Si, ma appena saputa non so quanto tu possa sclerare, perché-”

“Ti amo”

“non è semplice e- cosa?” si bloccò, immediatamente incontrò lo sguardo di Kurt che lo guardava divertito e rimase a fissare il ragazzo. Aveva sentito quello che aveva detto, ne era certo, sperò con tutto il cuore di non essersi sbagliato.

Kurt ridacchiò e sorrise “Ti amo” ripetè avvicinandosi a lui. Blaine era paralizzato. Aveva sognato di sentire quelle parole pronunciate da Kurt talmente tante volte che ormai non ci sperava quasi più, ma evidentemente il destino aveva altri piani. Il suo cuore batteva ad una velocità da primato. Kurt gli passò una mano davanti agli occhi “Hey, Blaine, sei ancora tra noi?”

Il riccio si riscosse e sorrise abbracciando il suo ragazzo. Kurt rise ritrovandosi i ricci di Blaine che gli solleticavano il naso, mentre questo lo stritolava in un abbraccio “Ti amo, Kurt. Ti amo
così tanto che-” Blaine interruppe il corso delle sue parole distanziandosi dal più alto con uno sguardo terrorizzato “A-aspetta- disse facendosi serio –no-non l’hai detto perché ti senti obbligato? Vero? Se-se non… io posso aspettare, perché-” Kurt gli poggiò delicatamente le dita sulle labbra “Ti amo. Va bene?- Blaine annuì con gli occhi lucidi dall’emozione –io-io ho avuto paura. Io ho ancora una fottuta paura. Io-io ti amo dal primo bacio che ci siamo scambiati, ma-ma tutto questo sembra co-così grande ed io ho paura di non riuscire a gestirlo. Tu-tu mi hai fatto sentire amato per la prima volta in tutta la mia vita e non diverso. Tu mi hai trovato e non voglio perderti, ho paura di perderti” ammise Kurt prossimo alle lacrime. Si era aperto.
Aveva lasciato che finalmente Blaine sapesse cosa provava per lui e ora? Le cose sarebbero cambiate?

Blaine gli si avvicinò con un sorriso dolce sul volto e gli cinse la vita con le braccia “Io è una vita che ti cerco, ma sei tu ad avermi trovato, ricordatelo. E non mi perderai mai, perché non ti lascerò mai, sarò tuo per sempre” disse il ragazzo prendendogli la mano ancora posata sulla sua guancia e baciandogli dolcemente il palmo “sempre” la guancia “sempre” il naso “sempre” le labbra “sempre” concluse sorridendo, perdendosi nel mare di Kurt.

Entrambi sorrisero facendo congiungere le loro labbra in un bacio languido, privo di qualsiasi urgenza. Un nuovo primo bacio pieno di nuove consapevolezze.

Rimasero qualche altro minuto fermi nel corridoio che portava alle camere da letto, finchè Blaine non puntò i suoi occhi su quelli di Kurt, prendendolo per mano e conducendolo nella sua stanza. Aperta la porta nessuno dei due si curò di ciò che li circondava, e forse fu un bene.

Caddero sul materasso continuando a baciarsi. Il corpo di Kurt era fuoco. Fuoco allo stato puro. La pelle del ragazzo bruciava sotto il tocco di Blaine. Ogni sfioramento era come se lasciasse un marchio sulla sua pelle nivea. Era diverso da tutte le altre volte, eppure così simile. In quel momento voleva Blaine con tutto se stesso.

Fece scontrare il bacino con quello del riccio che produsse un verso strozzato e perse il contatto con le labbra di Kurt, buttando la testa all’indietro. Il ragazzo non si perse d’animo e sbottonò la camicia di Blaine accarezzando il suo torace piatto facendolo rabbrividire “Ti amo” sussurrò direttamente sulle labbra dell’altro prima di prenderne possesso in un bacio dolce.

Si spogliarono lentamente, prendendosi tutto il tempo per guardarsi, sentirsi e venerarsi. Fecero l’amore, lentamente, finchè la dolcezza venne sostituita dalla passione. Ma questa volta fu diversa. Per entrambi. Perché questa volta non erano solo Kurt e Blaine, ma era Kurt che aveva deciso di affidarsi totalmente a Blaine, e Blaine che, nonostante la paura del segreto che voleva svelare a Kurt, lo aveva stretto a sè consapevole dell’amore incondizionato da parte dell’altro.

Si addormentarono subito dopo, abbracciati, ancora sudati e con il respiro irregolare, e non era mai stato più bello di così. Kurt era così felice che non avrebbe chiesto di meglio. L’odore di Blaine, così intenso e vero, tutto intorno a sè, era la sensazione più bella che avesse mai provato in tutta la sua vita. Si lasciò cullare dalle braccia forti del suo uomo e per la prima volta nella sua vita si sentì completo e felice.

Si abbandonò ad un sonno senza incubi circondato interamente dall’essenza di Blaine.



Fu svegliato poco tempo dopo da una specie di urlo (non era sicuro che si potesse classificare così) che proveniva dall’altra parte della parete, quella che confinava con la casa degli altri pazzi.

Si girò su se stesso osservando Blaine dormire beato. I capelli totalmente sconvolti, senza la minima traccia di gel. Era la prima volta che li vedeva così: ricci ed indomabili. Semplicemente meravigliosi. Non resistette all’impulso di immergervi dentro le dita, scoprendo che erano straordinariamente morbidi e profumati. Blaine si mosse nel sonno incontrando la sua mano e sorridendo. Riconosceva il suo ragazzo anche mentre dormiva ed a quella visione il cuore di Kurt iniziò a battere furiosamente. Gli poggiò un delicato bacio sulla fronte e si alzò per prendere un po’ d’acqua. Cercò di trovare i suoi boxer nel buio, cosa che non fu affatto facile, ma alla fine dovette accontentarsi di quelli di Blaine che erano decisamente più vicini.

Perché diamine Blaine non aveva una bottiglia d’acqua in camera? Non gli veniva mai sete di notte? Aprì la porta il più silenziosamente possibile e un fascio di luce inondò la stanza. Si rese conto di essere già uscito da lì solo quando si trovò in soggiorno mentre Nick e Jeff ci stavano dando dentro.

Non nel senso stretto del termine.

Stavano giocando.

Con l’Xbox.

Alle tre di notte.

Ma erano dei fottuti vampiri o cosa? Non avevano bisogno di dormire anche loro?!

Kurt rimase immobile e sconcertato. I due non sembravano dare segno di averlo minimamente notato. Non scollavano gli occhi dallo schermo, continuando a premere ripetutamente tasti sul controller.

Il ragazzo era scioccato. Era in mutande, in casa di Blaine, alle tre di notte e davanti a loro sarebbe potuto benissimo passare Ezio Auditore in persona e non se ne sarebbero nemmeno accorti, impegnati com’erano ad uccidere tutto quello che gli capitava a tiro.

Decise di tentare un’azione furtiva continuando a camminare in punta di piedi, il più velocemente possibile verso la cucina, ma la voce di Jeff lo fece gelare sul posto.

“Ciao Kurt” lo salutò il biondo allegramente non smettendo di giocare. Nick sbuffò e mise in pausa guardando il ragazzo “Quante volte ti ho detto che quando Kurt è qui devi fare come se fosse invisibile? Altrimenti Blaine ti taglia i capelli e fidati, con i capelli corti la ricrescita è molto più evidente”

“Io non mi tingo i capelli!” ribatté l’altro colpito nell’orgoglio.

Nick roteò gli occhi verso l’alto “Si, certo. Ma se è da quando abbiamo quattordici anni che ti fai lo shampoo biondo? E non dirmi che non è vero, lo vado a comprare io”

Jeff mise su il broncio e Nick gli sorrise “Su, su. Guarda che non lo dico a nessuno” anche se credo che non ci sia essere umano che non lo sappia aggiunse poi mentalmente, abbracciando il suo ragazzo che sorrise felice.

Kurt aveva assistito a tutta la scena in silenzio e con uno sguardo abbastanza disgustato. Cavolo, quei due nuotavano nella melassa. Fece un leggero colpo di tosse, per evidenziare il fatto che fosse ancora lì, perché ormai l’avevano visto, e sarebbe stato parecchio scortese fare finta di nulla.

Nick si girò verso di lui con un sorriso, mentre Jeff teneva lo sguardo basso “Ehm, mi-mi dispiace… immagino. Jeff, Blaine non ti farà nulla, te lo prometto” a quel punto il ragazzo scattò in piedi andando ad abbracciare il moro, che, ricordiamolo un’altra volta, era ancora in mutande.

Kurt si irrigidì per quel moto d’affetto da parte del ragazzo e Nick se ne accorse andando a scollare il suo ragazzo dallo stilista che gli sorrise imbarazzato. Beh, doveva tornare in camera, prima che le sue guance potessero andare in autocombustione per l’imbarazzo.

“Io-ehm- tor-torno di là, okay?” balbettò imbarazzato.

“Aspetta, Kurt. Devo farti vedere una cosa” disse Jeff su di giri e Nick sorrise al suo ragazzo “Jeffy, non credo che Kurt ora voglia vedere Newton” Kurt gli fu grato di risparmiargli almeno un po’ d’imbarazzo, ma Jeff lo guardò con espressione triste e Nick scosse ancora la testa, poi si rivolse a Kurt “Oggi ha trovato un cagnolino e l’ha portato qui, ti prego non dirlo a Blaine”

Kurt gli sorrise di rimando e scosse la testa “Solo un secondo” insistette Jeff. Sembrava proprio un bambino, era adorabile. Kurt si lasciò sfuggire una risatina e Nick si rivolse nuovamente al suo ragazzo “Domani mattina glielo farai vedere, non credo che ora sia opportuno. Non vedi com’è vestito?” domandò gentilmente al biondo.

Kurt arrossì ancora di più se è possibile e Nick ridacchiò “No, tranquillo. Fidati, sarebbe stato più imbarazzante in altre situazioni, abbiamo beccato Blaine in momenti molto più scomodi” disse sorridendo e Kurt si ritrovò a sospirare, contento che Nick fosse comprensivo con la sua situazione “non preoccuparti. Vedete solo di non fare tanto rumore, così me lo spaventate” concluse accarezzando la testa di Jeff seduto sul divano che lo osservava con sguardo adorante.

Kurt s’imbarazzò così tanto che avrebbe voluto che il pavimento si aprisse e lo ingoiasse in quell’esatto istante. Dopo qualche balbettio incomprensibile ritornò in camera di Blaine che nonostante tutto il casino che avevano fatto continuava a dormire beatamente.

Aprendo la porta e facendo passare un po’ di luce in modo da avere una minima visione della stanza, Kurt diede un’occhiata a Blaine, che era spaparanzato su tutto il letto, il lenzuolo che lo copriva per metà, attorcigliato per la maggior parte alle gambe, la faccia sprofondata nel cuscino ed i riccioli a fargli da contorno. Kurt sorrise ed in quel momento realizzò che avrebbe voluto svegliarsi così per sempre. Aprì la porta un po’ di più per entrare e fu in quel momento che lo vide.

Una piccola chiazza nera e gialla sul pavimento, che si distingueva chiaramente dal resto dei vestiti sparsi per la stanza.

Si avvicinò cautamente e raccolse l’oggetto che si rivelò essere un guanto. Se lo rigirò curioso tra le mani, perché lui aveva già visto una cosa del genere, ma non ricordava affatto dove, ma un colpo di fulmine gli passò davanti agli occhi. Lui l’aveva già visto. Ed in quel momento il gemello di quel guanto era in casa sua, sul tavolo della cucina.

E no, non era possibile che… si chinò dove aveva trovato il guanto.

Chiuse la porta un po’ troppo bruscamente, provocando un rumore che fece mormorare Blaine nel sonno, ma non importava, lui aveva bisogno di sapere e tanto meglio se si fosse sbagliato.
Si avvicinò al ragazzo e lo scosse leggermente, ma niente. Quello continuava a dormire come un ghiro. Prese un profondo respiro prima di accendere la luce e sottrarre il lenzuolo dalle grinfie di Blaine. Aveva una brutta, brutta sensazione.

Ma Blaine si rannicchiò di lato borbottando e continuando a dormire tranquillamente.

“Blaine, svegliati, cazzo!” disse Kurt con un tono decisamente più autorevole facendo finalmente svegliare il riccio che si mise a sedere e lo guardò stranito. Quando Kurt gli lanciò in modo brusco un paio di boxer li indossò e si concesse di osservare il ragazzo. Era piuttosto nervoso e Blaine notò che in mano stringeva… no! No, no, no… non quello!

“Blaine- iniziò lo stilista con voce misurata per non far trapelare tutta l’ansia – ora ti chiederò una cosa. E voglio sapere la verità, senza giri di parole” disse autoritario.

Il riccio annuì “Bene- continuò Kurt –cos’è questo?” domandò alzando il guanto da warbler di Blaine.

“Kurt, no-non volevo che lo sapessi così, ma prima stavo per dirtelo, non te lo avrei tenuto nascosto per molto… io-”

“Senza giri di parole” lo riprese Kurt freddo.

“I-Io…”

“Sei uno di loro vero?”

Blaine annuì, ma non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca per dire qualcosa che Kurt l’aveva già sollevato di peso bloccandolo al muro con un braccio “K-Kurt? Che-cosa stai facendo?” chiese Blaine impaurito. Gli occhi del moro erano scuri, pieni di rabbia. Il ragazzo si sorprese del suo comportamento e… da dove diavolo veniva tutta quella forza?! Non ricevendo nessuna risposta e osservando gli occhi scuri del moro iniziò ad avere paura “K-Kurt, mi-mi stai facendo male, lasciami” mormorò cercando di spingerlo via, ma, o era lui che improvvisamente aveva perso del tutto la capacità motoria o la forza di Kurt era improvvisamente aumentata.

“Dio, non posso crederci che tra tutte le persone che ci sono in tutto il mondo mi sia capitato proprio tu” sussurrò Kurt lasciandolo andare di colpo e spostandosi per raccogliere i vistiti sparsi per la stanza. Blaine lo guardò come se gli fossero spuntate due teste “Kurt? Ma che cos-”

“Sei uno di loro, Blaine. Davvero non riesci a capire?” gli domandò il ragazzo sarcasticamente rallentando i movimenti e portandosi le mani ai fianchi in segno di sfida “vuoi che ti faccia un disegnino? No, perché per me è davvero molto chiaro”

“Io-io non riesco a capire” continuò Blaine imperterrito.

Kurt sbuffò infastidito “Tu sai perché io ho l’altro guanto in casa mia?” e Blaine comprese. Comprese tutto quello che era avvenuto fino a quel momento “Tu-tu sei…?” Kurt annuì e continuò a vestirsi freneticamente senza curarsi più di Blaine che però continuava a non aver ben chiara la situazione.

“Ma-ma perché stai facendo così? Non abbiamo fatto nulla di male in fondo”

“Già, e la prossima volta che qualcuno irrompe in una casa gli diamo un bel premio, vero? Io-non posso” in quel momento però Kurt si sentì vacillare.

“Kurt- lo richiamò per l’ennesima volta –dove stai andando?” domandò titubante.

“Via”

“Perché? Non capisco” continuò il riccio non riuscendo a comprendere il comportamento di Kurt.

“Davvero, Blaine? Davvero? No, perché io capisco benissimo” Blaine fece un passo verso Kurt ma questo lo fermò con un’espressione disgustata “n-non ti avvicinare. Devi starmi lontano. Io-devo andare” disse girandosi verso la porta, ma Blaine gli bloccò il polso “Aspetta. Perché? A-avevi detto di-” Kurt scosse la testa “Non dirlo, non ti azzardare a ripeterlo”

Blaine sentì qualcosa di sordo che dentro di lui si sgretolava e una lacrima sfuggì al suo controllo, rotolandogli per la guancia, ma Kurt continuava a rivolgergli quello sguardo d’odio “Noi non siamo più nulla, Blaine. Prima lo capisci, meglio è per tutti” disse scostandosi bruscamente dalla sua presa.

“Ma io ti-” ma nuovamente Blaine non riuscì a terminare la sua frase. Questa volta però Kurt lo spinse via facendolo cadere “Giuro, Blaine. Se provi a dirlo un’altra volta ti brucerò vivo! Noi. Non. Siamo. Più. Nulla. E tutto quello che ho detto ormai non ha più importanza, capisci?” alzò il guanto che non aveva ancora lasciato e lo incenerì in una fiammata blu “la prossima volta che ci incontreremo non sarò così clemente”

La vista di Blaine si appannò drasticamente mentre Kurt si sbatteva la porta alle spalle.

Sentì il mondo cadergli addosso e la forza di gravità schiacciarlo al suolo. Kurt lo amava, glielo aveva detto e gli aveva anche confessato di avere paura di poterlo perdere, ma allora perché aveva fatto come se tutto quello che era successo non contasse minimamente? Blaine riuscì ad alzarsi solo per spegnere la luce e si raggomitolò sul letto stringendo il cuscino che odorava ancora di Kurt sperando tornasse da un momento all’altro, dicendo che aveva esagerato come al solito. Ma ovviamente non successe.

Rimase per tutto il resto della notte nel buio lasciando che le lacrime scendessero calde e silenziose, finchè non si addormentò la mattina dopo molto presto.



Kurt appena arrivato a casa si lasciò sfuggire un singhiozzo correndo in cucina per vedere se l’altro guanto era ancora lì. Appena entrato nella stanza lo vide. Giallo e nero.

Colto da un moto di stizza lo prese ed incenerì anche quello.

Si era esposto ed era stato ripagato. Lui amava Bla- no. Lui non provava più quel sentimento da parecchi anni.

Non voleva più soffrire. Troppe persone nel corso degli anni l’avevano ripetutamente ferito. Aveva impiegato parecchio tempo per costruirsi quella corazza d’acciaio che alzava davanti a sé.

E ora? Blaine in poco tempo non solo l’aveva aggirata, ma era stato in grado di distruggerla totalmente e Kurt non aveva idea di come ricostruirla.

Era notte fonda. Prese il telefono, sapendo che dall’altra parte avrebbero sicuramente risposto e compose il numero.

“Chi cazzo è?” gli rispose una voce piuttosto assonnata e scontrosa.

“Sebastian, sono Kurt, ho bisogno di un favore”

“Alle quattro del mattino? Fanculo Hummel, anche se ti avevo detto di essere sempre disponibile, il sesso alle quattro di notte non fa proprio per me. Chiedimelo ad un orario decente”

Kurt sbuffò “No, ‘Bas. Hai ancora le mie cartelle?”

“Certo, non butto mai nulla, ma a che ti servono?” domandò Smythe decisamente più sveglio ed un po’ preoccupato.

“I-io sono stanco. Non c’è la faccio più a continuare così”






Nerdese - Italiano  Italiano - Nerdese

Ezio Auditore: è il protagonista di Assassin's Creed. Un famoso giocho per consolle.
Nick e Jeff stanno giocando ad uno sparatutto per il quale bisogna essere molto concentrati sullo scermo.
Newton: in questo caso è il cane di Jeff, ma mi riferisco allo scienziato Isaac Newton che ha formulato le leggi sulla forza di gravità.


Spazietto di Ema

NON ODIATE KURT VI PREGO. Ha un buon motivo per fare quello che ha fatto. Giuro. Lui è un supereroe ed ha una specie di senso del dovere che non può ignorare. E' tipo una specie di spia del governo. Non farebbe mai cose al di fuori della legge.
Bene, con questo... Salve a tutti :D ho aggiornato regolarmente, cosa che mi è parecchio difficile, visto che internet mi funzione un giorno no e l'altro pure. Comunque tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo, che, mi diapiace dirlo, non ho la più pallida idea di quando lo pubblicherò, perchè ora ci sono le vacanze e non avrò molto tempo per scrivere.
Spero che vi piacciano i miei piccoli Niff :D credo che l'involuzione celebrale di Jeff sia direttamente proporzionale al tempo che passa con Nick.
Rise and shine :D
Ema

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 22. A Hundred Years From Today ***


A Hundred Years From Today

 

 
 
 

On my own
Pretending he's beside me
All alone
(On My Own –Les Miserables)

 

 
 
 
 
“Secondo te è vivo?”

“Boh, però puzza”

“Dici che dovremo rimuovere il cadavere?”

“Mi fa un po’ senso”

“Anche a me. Tanto non potrebbero ricollegarlo a noi”

“Certo che potrebbero farlo”

“E come? È vestito da warbler”

“Si, Jeffie, ma appena tolta la maschera si vede che è Thad. E dai documenti risulta che è nostro coinquilino”

“Oh, giusto. Non ci avevo pensato”

“Prendi quel bastoncino e punzecchialo”

Quei due cretini avevano trovato, quella mattina, Thad, vestito da warbler, privo di sensi, nella stradina dietro casa.

Il biondo prese un legnetto lì vicino ed iniziò a stuzzicare Harwood finchè quest’ultimo non emise un flebile lamento e Jeff smise di affondargli il legnetto nella carne.

Il viso del ragazzo si aprì in un sorriso genuino “Hai visto, Nick? È ancora vivo” il moro non potè fare a meno di sorridergli avvicinandosi a lui per dargli un bacio sulla guancia, ma si dovette accontentare di scompigliargli i capelli, perché era davvero troppo alto.

“Dai- lo esortò Nick –aiutami a portarlo su o si sveglierà qui ed inveirà inutilmente contro i passanti” sollevarono il ragazzo e riuscirono a portarlo fino al loro appartamento, senza farlo sbattere troppo per le scale.

In quella settimana erano successe delle cose parecchio strane. Prima il ragazzo svenuto, che poi si era rivelato essere Trent, un loro vecchio compagno di scuola, che era stato inseguito anche lui da un altro di quegli strani canarini. Poi Kurt che era Glitterman. E ora quello.

Stavano accadendo davvero troppe stranezze e tutte in un lasso di tempo troppo concentrato.

Jeff aveva la teoria che si trattasse del Karma. Secondo lui, il Karma lo stava punendo per la sua stupidità. Ne aveva parlato con Nick ma lui in
risposta gli aveva detto “Perché allora dovrebbe punire anche me? Sei tu quello stupido, mica io” a causa di quella frase Jeff gli aveva rubato l’armatura a WoW. Nick non si era più azzardato a contraddire il biondo.

“E ora che facciamo, Nick?” chiese Jeff con un’innocenza tale da far intenerire anche Ebenezer Scrooge.

Nick si aprì in un sorriso e gli strinse la mano “Penso che dovremmo andare a vedere come sta Blaine. Sono quattro giorni che non esce dalla sua stanza. Mi sta preoccupando” disse il moro continuando ad accarezzare il braccio di Jeff.

Il biondo stava per rispondere, quando un mugolio sommesso provenne dalla sua camera. Istintivamente Jeff corse verso la stanza senza preoccuparsi minimamente del fatto che stava parlando con Nick e lui roteò gli occhi verso l’alto.

“Aww, Newton. Cosa c’è? Hai fame?” disse Jeff al cagnolino inginocchiandosi dalla sua paurosa altezza fino ad arrivare con la faccia davanti a quella del cucciolo.

Quel coso doveva ritenersi fortunato di essere ancora lì. Per Nick la presenza del cagnolino era indifferente, ma Blaine non era proprio un amante degli animali. Beh, diciamo che gli animali non amavano Blaine. Perché lui ci aveva provato con tutta la sua buona volontà a farsi amare, ma non erano esattamente fatti per convivere.

“Jeff? Si può sapere cosa stai facendo?” chiese Nick leggermente stizzito. Quel cane riceveva più attenzioni di lui. Jeff si alzò, con un sorriso adorabile, con il cucciolo tra le braccia che era accoccolato al padrone, facendolo vedere al moro “Guarda, Nick. Non è tenerissimo?”

“Mhhh” io ho i miei dubbi.

“Ma chi è il cucciolo preferito del papà? Sei tu” Jeff iniziò a coccolare il cagnolino mentre Nick lo guardava sempre più sbigottito. Stava rasentando livelli di idiozia mai toccati dal genere umano “Jeffie, ti dispiacerebbe mettere a terra quel cane e darmi retta? Non puoi affezionartici troppo. Potrebbe essere di qualcuno. Dobbiamo mettere dei volantini”

“Ma, Nick? Potrebbe prenderlo qualcuno di poco raccomandabile. Un cattivo che vuole fare degli esperimenti malvagi sui cani. Come posso abbandonare Newton?”

“Jeff… ti sei visto Beethoven un’altra volta?”

Il biondo iniziò a boccheggiare “Io… no. Sono grande, Nick. Io non mi vedo più certi film”

Nick inarcò un sopracciglio con fare scettico senza però dire nulla. Jeff iniziò ad agitarsi “Io… no. Non l’ho visto. Giuro. Okay, ne ho visto un pezzettino la settimana scorsa. L’ho guardato a spezzoni. Okay, l’ho rivisto due volte ieri mentre aspettavo che il mio turno al museo finisse. Contento?”

“Si” disse Nick con un sorriso sul volto.

“Io non abbandono il piccolo Newton” continuò il biondino imperterrito.

Nick sbuffò esasperato andandogli vicino e con un po’ di riluttanza prese il cane dalle braccia del ragazzo e lo portò in cucina dove aveva messo
la sua ciotola “Jeffie, non puoi affezionarti. Se te lo porteranno via allora poi ci rimarrai male”

Jeff annuì “Però se nessuno lo vuole posso tenerlo?”

Nick sorrise intenerito e si sporse per sfiorargli le labbra “Certo. Ricordati che deve però passare il controllo di Blaine. In fondo lui paga un terzo dell’affitto, quindi ha il… 33% del diritto di cacciarlo via”

Jeff boccheggiò “Aspetta, vuoi dirmi che hai fatto il calcolo a mente?”

Nick gli scoccò un’occhiataccia “Seriamente? Di tutto il discorso che ho fatto ti interessa che so fare una percentuale a mente? Sai, dovresti prestare un po’ più di attenzione a quello che ti dice la gente” Jeff sorrise divertito e lo abbracciò “Ti amo tanto, Nick” e Nick in quel momento era davvero la persona più felice del mondo.



Prese nuovamente il telefono e compose quel numero che da una settimana a quella parte non gli rispondeva più. Aspettò inutilmente, finchè non partì la segreteria “Ciao, sono Kurt Hummel, peccato, ma non mi hai trovato. Lascia un messaggio, più tardi ti richiamerò”
Blaine sospirò per l’ennesima volta ed attese il segnale acustico.

“Kurt, per favore, rispondimi. Lo so che non mi richiamerai, ma quando sentirai questo messaggio, perché so che lo farai, ti prego, chiamami.
Mi manchi tantissimo. È una settimana che continuo a chiamarti e tu non mi rispondi mai, ma ti amo. E se anche non vuoi che lo dica, mi ami anche tu e me l’hai anche detto. Questo deve pur significare qualcosa, no? Farei qualsiasi cosa per te. Non ho scelto io di diventare quello che sono, ma se volessi potrei andare da un dottore o da un chimico per cercare di rimuoverli. Ti amo. Richiamami quando puoi… ah, sono Blaine. Ma forse questo lo sai… io-scusa, a volte mi dimentico che sto parlando con la segreteria. Ciao”

Intanto Kurt, seduto sul suo divano, con in mano un’enorme coppa di gelato, stava ascoltando la segreteria telefonica che parlava con la voce di Blaine.

Era stato tentato più volte di alzare la cornetta e parlargli. Dirgli che lo amava e che, sì, anche a lui mancava da morire. Ma non lo aveva fatto. Non poteva. Lui non era solo Kurt Hummel, ma un fottutissimo supereroe, ed in quanto tale non poteva contaminare con la sua vita privata la sua missione per salvare il mondo.

Per questo aveva per sempre detto addio a Blaine quella sera. Loro non potevano essere amici, né tantomeno quello che erano prima.

E Kurt si sentiva terribilmente combattuto per questo. Da una parte c’era la sua meravigliosa vita con Blaine. Piena di sorprese di ogni tipo e fatta dalle sfumature dell’autunno. Dall’altra quella della sua doppia identità. Fatta da fama e solitudine.

Era rimasto solo per tanto di quel tempo che nemmeno lui se ne era reso conto e poi era arrivato Blaine. Era come se qualcuno l’avesse tenuto chiuso in una casa senza finestre per anni e poi ad un certo punto avesse aperto la porta su un giardino meraviglioso. Sarebbe rimasto a guardare il giardino dallo stipite della porta, senza però mettere piede fuori, perché aveva paura. Così sarebbe stato con Blaine. Perché in realtà aveva paura. Paura che tutto quello che aveva costruito in quei lunghi anni di sofferenza potesse volatilizzarsi.

Tra tutte le persone che vivevano a New York, proprio Blaine doveva andare a fare il pirla vestito da uccello gigante?

Scosse la testa cercando di pensare ad altro, ma fu sopraffatto dalla tristezza. Si concentrò per qualche secondo e creò una sfera di energia bluastra su palmo della mano e gli diede forma di Blaine.

Il mini-Blaine lo guardava con i suoi occhioni, chiedendogli implicitamente di abbracciarlo. E così fece Kurt. Si portò il piccoletto al petto e lo accarezzò piangendo. La miniatura di Blaine, accortosi delle lacrime di Kurt iniziò ad accarezzargli la mano e per un momento lo stilista fu sorpreso di quel gesto. Quella sfera di energia sembrava proprio uguale alla sua versione grande.

Si distolse dai suoi pensieri, prese il cellulare e compose l’unico numero che lo avrebbe aiutato.

“Fanculo, Hummel. Perché hai questa insana capacità di chiamarmi mentre sono impegnato?” rispose Sebastian abbaiando nel microfono del telefono.

Kurt roteò gli occhi verso l’alto “Scusa, ‘Bas, ma tu sei sempre impegnato- sentì uno strano rumore provenire dall’altra parte del telefono –Sebastian? Ch-che stai facendo?” chiese leggermente titubante mentre il mini-Blaine continuava a giocare con i suoi capelli.

“Secondo te, fatina?”

“Oh. OH. Sc-scusa. Io-ti richiamo. No, richiamami più tardi. Mi dispiace, ma dovevo parlarti” disse Kurt facendo per chiudere la chiamata, ma Sebastian lo fermò prima che potesse farlo.

“Ormai mi hai interrotto. Quindi sputa il rospo” ringhiò Smythe.

“I-io-”

“Datti una mossa, Kurt. Non ho tutto il giorno” lo incalzò Sebastian.

“Beh, potresti venire qui con le mie cartelle? Per telefono è impossibile da spiegare”

Sebastian rimase in silenzio per qualche secondo, poi prese un respiro e rispose “Kurt, perché ti servono?”

“Non ora. Ho bisogno di vedere quelle cartelle”

‘Bas sospirò “Sto arrivando” e chiuse la chiamata.

Nemmeno dieci minuti dopo Sebastian Smythe era nel salotto di Kurt e lo guardava con disapprovazione.

“Che stai facendo?” chiese Hummel.

“Ti osservo” dichiarò Smythe. Kurt istintivamente strinse a se il mini-Blaine come per proteggerlo. La miniatura del riccio si nascose tra le braccia dello stilista lanciando di tanto in tanto occhiatacce all’altro ragazzo.

Sebastian roteò gli occhi al cielo “Ti ho portato quello che volevi- disse lanciandogli dei fogli –ora spiegami a cosa diamine ti servono quei test. Perché non hai idea di cosa tu abbia appena interrotto” sbottò spazientito.

Kurt senza parlare prese i fogli e li osservò per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso Smythe “Mi serve dell’uranio. Non penso sarà difficile procurarmelo” commentò poi tra sè e sè.

Sebastian rimase a guardarlo scettico “A cosa cazzo ti serve dell’uranio?”

Kurt sorrise tristemente “Sono stanco di essere me. Se il mio ragionamento è corretto, presto diremo addio a Glitterman una volta per tutte”

Sebastian sbuffò per l’ennesima volta “Non funzionerà. Ti farai soltanto male”

“Però possiamo provare. Mi serve il tuo aiuto, ‘Bas. Non posso farcela senza di te, lo sai. Non posso dirlo a nessuno ed il dolore fisico non mi
spaventa più da un pezzo” dichiarò convinto lo stilista.

“Va bene. Ti aiuterò- accettò Sebastian –basta, però, che fai sparire quel coso- disse indicando il mini-Blaine –è inquietante” Kurt sorrise e posò un bacio sulla fronte del piccolo Blaine che lo guardò sognante mentre si dissolveva nell’aria.

In quell’esatto istante, il vero Blaine Anderson, si svegliò di soprassalto. Si mise a sedere passandosi una mano sui capelli. Sentiva ancora il fantasma delle labbra di Kurt che gli sfioravano la fronte.

Era la seconda volta che faceva un sogno del genere. La prima però era stata decisamente meno bizzarra.

C’era il suo Kurt, ma poi era arrivato anche Sebastian. E poi ricordava entrambi parlare di qualcosa non bene identificato e Kurt doveva procurarsi dell’uranio.

Aveva flash di immagini sfocate di Kurt e della sua casa. Aveva provato a parlargli ma, come la volta precedente, dalla sua bocca erano usciti solo sibili.

Poi Sebastian l’aveva guardato storto e Kurt l’aveva stretto a se ed era riuscito a sentire il suo meraviglioso profumo.

Scosse la testa cercando di mandare via quei pensieri assurdi e si alzò per andarsi a sciacquare il viso ma purtroppo nel tragitto tra la sua camera da letto ed il bagno fece un incontro non troppo gradito.

Una piccola palla di pelo gironzolava scodinzolando felicemente per il corridoio.

“Newton, torna qui che se Blaine ti vede mi farà il culo a stelle e strisce” disse, o meglio, sbraitò Nick dall’altra stanza.

Non si sarebbe mai aspettato che Blaine in persona si presentasse davanti a loro, seguito dal piccolo Newton che trotterellava allegro dietro di lui.

Immediatamente le mani di Nick e Jeff si allontanarono ed entrambi fissarono Blaine scioccati. Beh, non lo vedevano da quasi una settimana e tutto ad un tratto ecco che il loro coinquilino spuntava fuori come il prezzemolo. Non erano decisamente ancora pronti a far sapere a tutti della
loro relazione, anche se ormai era piuttosto palese, soprattutto per Blaine, che nonostante non brillasse per intuito li aveva beccati a limonare un paio di volte.

“Cosa diamine è questo?” domandò il ragazzo riccioluto indicando il cagnolino che andò ad accoccolarsi placidamente tra le gambe di Jeff.

“E’ il mio cane. Si chiama Newton” disse il biondo sorridendo genuinamente. Blaine lo guardò male, ma Jeff non se ne accorse nemmeno intento com’era a coccolare il cagnolino.

Nick scosse la testa sorridendo intenerito nella sua direzione per poi rivolgersi a Blaine “No. Non è suo. L’abbiamo trovato qualche giorno fa. Si è sicuramente perso. Domani andiamo ad attaccare qualche volantino in giro”

Blaine continuava a guardare il cagnolino con astio. Dopo poco distolse lo sguardo dalla creaturina e senza professare parola ritornò in camera.
Nick e Jeff si lanciarono un’occhiata interrogativa ma non badarono alla situazione più di tanto. Così si alzarono ed andarono nella casa a fianco.

Lì c’era il casino più totale. Oggetti che volavano a destra e a manca, persone che sparivano e ricomparivano dall’altra parte della casa. E quelli che stavano facendo tutto quel macello erano solo in due.


Wes e David, dopo una marea di giorni erano finalmente riusciti ad uscire con Trent. Con lui i Warblers avevano passato praticamente tutto il liceo. Poi il ragazzo aveva avuto uno stage a Los Angeles e le loro strade per un po’ si erano divise. Però ancora si tenevano in contatto. Per questo, Trent, in  quel momento si trovava a New York.

Qualche giorno prima erano tutti e tre appena usciti di casa, quando uno di quegli stramaledetti canarini aveva dato una beccata a Trent in piena testa. Il ragazzo era svenuto immediatamente. Più per lo spavento.

La mattina dopo si era svegliato ed aveva scoperto i suoi nuovi poteri. I ragazzi gli avevano immediatamente spiegato tutta la faccenda in modo più o meno complicato.

“Allora- iniziò Wes non sapendo esattamente cosa dire –cosa ricordi esattamente di ieri sera?”

Trent ci pensò su per qualche secondo poi scosse la testa “Assolutamente nulla”

Bene. Questo era un passo indietro.

“Fantastico.- continuò l’asiatico –ora ti spiegheremo alcune cose- disse indicando Thad e David dietro di lui –però non agitarti o sclerare”

Trent annuì leggermente intimorito dai visi dei suoi amici che in quel momento erano molto seri.

“Bene. Ieri sera un canarino geneticamente modificato ti ha beccato sulla testa rendendoti capace di fare cose impossibili” spiegò Wes cercando di sembrare il più convincente possibile. Ma dall’espressione basita di Trent non aveva fatto centro.

“Mi stai prendendo in giro, vero?”

“Vorrei, ma non è così, te lo assicuro” lanciò un’occhiata a Thad che in quell’esatto istante iniziò a levitare. Trent lo fissò esterrefatto. No. I suoi amici decisamente non stavano scherzando.

Ascoltò attentamente tutta la storia finchè Nick e Jeff non si catapultarono nella stanza urlando a tutta forza. Ci volle un po’, ma alla fine si calmarono.

“Allora, cosa è successo?” chiese David leggermente spazientito.

“Io… noi… eravamo di là- iniziò Jeff non sapendo cosa dire –poi siamo andati in camera, ma abbiamo sentito Blaine. Così… abbiamo bussato. Però non ci ha risposto. E siamo entrati. E Kurt non c’era e-” Nick mise una mano sulla spalla di Jeff facendo segno di stare zitto
“Beh, praticamente abbiamo scoperto che in realtà Kurt non è quello che sembra, ma è Glitterman”


“E Blaine mi ha lanciato una scarpa” aggiunse Jeff.

Nella stanza calò un silenzio parecchio suggestivo. Nessuno osava proferire parola.

“Quindi- esordì Trent –noi abbiamo dei poteri, ma non come quelli di Glitterman (anche il ragazzo conosceva Glitterman) però possiamo fare tante cose fighe. Dei canarini ci hanno beccato, così perché gli andava e ora ci ritroviamo in questo stato. Non possiamo dirlo a nessuno. Avete fatto delle tute molto fighe- e ne prese una vicino al letto che era stata confezionata, non si sa ancora né come né perché, da Thad, quella notte stessa –e fate dei piccoli crimini perché vi divertite, però per ora avete smesso perché Blaine ha dei problemi e deve risolverli. Non ho tralasciato nulla, giusto?” chiese infine ai ragazzi che in quel momento lo stavano guardando.

Tutti e cinque annuirono contemporaneamente “Bene- continuò il ragazzo –chi è Kurt?” e beh, quella domanda era sorta spontanea.

“Kurt è… era? Non lo so. Il ragazzo di Blaine-” disse Nick che però fu interrotto da Jeff “Sono adorabili. Devi vederli, sono così teneri insieme. Si dicono ogni volta sempre un sacco di cose carinissime. L’altro giorno stavo… scusa” disse a Nick che l’aveva fulminato con lo sguardo “Bene. Kurt è il ragazzo di Blaine ed è anche Glitterman. Kurt ha scoperto ieri sera di Blaine ed ha dato in escandescenza. Così se ne è andato nel cuore della notte e Blaine è di là che si dispera” concluse Nick molto brevemente “E tira scarpe alla gente” aggiunse il biondo non riuscendosi a trattenere.

Trent era un ragazzo dal cuore grande, così come lo stomaco. Non diceva mai di no né ad una richiesta d’aiuto né tantomeno ad un panino.
Era un gran simpaticone che aveva deciso di intraprendere la carriera musicale.

In quel preciso istante in cui Nick e Jeff entrarono nella casa il ragazzone stava tranquillamente mangiando un cornetto (l’ennesimo), conversando pacificamente con David mentre Wes e Thad, che nel frattempo si era svegliato, stavano distruggendo la casa.

“Io distruggerò la città intera e mangerò ogni singolo abitante… woaaaaaaah” disse Thad imitando le fattezze di Godzilla mentre Wes cercava di ostacolarlo in tutti i modi imitando il verso di King-Kong.

“Si, davvero molto plausibile” commentò David mentre continuava a sorseggiare tranquillamente il suo caffè. Nick rimase interdetto
guardando quei cretini che non facevano cinque anni insieme, mentre Jeff si univa felicemente a quella manifestazione di follia collettiva. Doveva ammetterlo. A volte il biondo sembrava più pazzo di loro.

Scosse la testa basito e si diresse verso quelli che lui considerava “normali”.

“Bene- esordì avvicinatosi a loro –cosa facciamo con quelli?”

David si strinse nelle spalle “Cosa vuoi che faccia? Wes ha iniziato a dare di matto questa mattina presto. Io ho semplicemente lasciato che gli eventi facessero il loro percorso ignorandolo deliberatamente” disse semplicemente.

In effetti aveva ragione. Erano totalmente drogati.

“Che fine ha fatto Blaine?” chiese allora Trent.

“E’ depresso. Kurt continua ad ignorarlo e non credo che sia uscito dalla sua stanza nemmeno per farsi una doccia” dichiarò Nick rabbrividendo all’immagine di Blaine puzzolente.

“Almeno però non è in giro per locali- continuò Trent –è rassicurante saperlo impegnato”

Tutti e tre fecero un profondo sospiro al ricordo.

“Non ho la più pallida idea di cosa gli sia successo, ma so con certezza che appena ha messo gli occhi su Kurt gli si è fritto definitivamente il cervello. Non riusciva nemmeno a parlargli al telefono per l’imbarazzo” raccontò Nick ad un Trent piuttosto perplesso.

“Ma… no. Cavoli, mi sarei voluto godere la scena. Avrei voluto vedere per una volta il piccolo Anderson rigare dritto” commentò il ragazzo.
Perché in effetti Blaine non era sempre stato un santerello. In quegli anni aveva avuto parecchie relazioni. Mai nessuna di queste però aveva fatto il riccio veramente felice.

Forse per ripicca contro i genitori, che fondamentalmente non l’avevano mai accettato. Oppure per la paura di rimanere solo. Sta di fatto che il giovane Anderson non era riuscito a far durare una relazione con qualcuno per più di qualche giorno.

Poi era arrivato Kurt ed ovviamente sappiamo tutti com’è andata.

Ad un certo punto nella casa scese un silenzio inquietante. I tre ragazzi si erano zittiti di colpo ed ora Wes e Jeff stavano osservando Thad che si era immobilizzato in mezzo alla stanza.

Aveva il cellulare in mano e fissava lo schermo. Jeff glielo tolse diligentemente di mano e lo passò a Nick.

C’era una foto.

Ritraeva una maschera come la loro sull’asfalto e Thad accanto privo di sensi con il viso scoperto e con la tuta da warbler.

Nick notò che il messaggio era senza mittente e fece scorrere la foto fino ad arrivare al testo.

So chi siete.
Fate un altro passo falso e per uno di voi finirà male.
-Dottor B


“E questo sinceramente dovrebbe farci paura?” chiese Nick inarcando un sopracciglio. Jeff si strinse nelle spalle continuando a fare quello che stava facendo prima. Nemmeno Thad se ne curò e i tre pazzi tornarono a giocare come bambini.









Nerdese - Italiano   Italiano - Nerdese    

L'armatura di Wow:
Wow (World of Warcraft) è un gioco di ruolo online dove ogni giocatore ha un account su cui ci ha speso infinito tempo e patrimoni non indifferenti, quindi rubare qualcosa, o meglio akerare un account di WoW potrebbe portare gravi disfunzioni a chiunque subisca il furto.
Ebenezer Scrooge: il famosissimo protagonista del racconto "Canto di Natale" di Charles Dickens



Spazietto di Ema :)

Taaaadaaaan... ecco il nuovo capitolo :D Scusate per il ritardo, avete tutto il pieno diritto di odiarmi, ma non sono riuscita a completarlo prima di questa notte e sinceramente se l'avessi postarlo alle tre mi sarei fucilata da sola, anche perchè oggi non mi sarei svegliata nemmeno con le bombe... Cooomunque... il capitolo è strano... è nonsense persino per me che l'ho scritto, figuriamoci per voi xD la faccendo del messaggio che qualcuno ha mandato a Thad è ancora un mistero ma credo che tra un paio di capitoli si risolverà un po'... ho riflettuto attentamente sulla situazione di Jeff e sono arriva alla conclusio che è totalmente tonto... ma non posso farci nulla... mi dispiace per l'angst della Klaine, ma ci vuole un pochino... vi prometto che finirà presto, anche perchè non riesco a sopportarlo... 
Riguardo agli aggiornamenti ho fatto una statistica... non aggiorno mai in tempo, quindi ho deciso che aggiornerò una volta ogni due settimane, perchè altrimenti non riesco a finire i capitoli, mi dispiace, ma proprio non ho tempo e quando lo trovo mi propinano qualche compito ingrato... detto questo spero che vi sia piaciuto :D ringrazio tutti quelli che sprecano una parte del loro tempo anche solo per leggere quello che scrivo...
vi lascio un piccolo anticipo del 23° capitolo


Sebastian strofinò ancora una volta il braccio di Kurt con un po’ di cotone imbevuto in alcool e cercò di infilare la siringa il più delicatamente possibile nella pelle del ragazzo. Kurt in tutti quei giorni non si era lamentato neanche una singola volta. Nonostante tutto il dolore che stesse provando, e Sebastian avrebbe giurato che ne stava sentendo parecchio, non aveva emesso un fiato, se non qualche gemito strozzato di tanto in tanto.
[...]
Era così che funzionava. Le prime volte Sebastian era rimasto, ma Kurt aveva continuato con quella sua specie di sciopero del silenzio. Non aveva ben capito perché lo faceva, ma lo stilista non aveva voluto parlarne o si era limitato al solito ‘sto bene’ di circostanza.



Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 23. That Man ***


That Man

 

 

 

Everybody got a dark side
  Do you love me?
Can you love mine?
(Kelly Clarkson - Dark Side)


  

 

 

 

 


 

“Kurt, sei assolutamente sicuro di quello che stiamo facendo?”

“Per l’ennesima volta, Sebastian. Si. Ne sono assolutamente sicuro e ora infilami quell’ago” Sebastian sbuffò sonoramente, infastidito dall’atteggiamento sempre più acido di Hummel ed iniziò a preparare la siringa.

Da qualche giorno lui e Kurt avevano iniziato a fare esperimenti su quest’ultimo. Le stavano provando tutte. Smythe era riuscito a persuadere Kurt a lasciar perdere l’uranio e concentrarsi su qualcosa di meno catastrofico e che avevano già sperimentato in precedenza.

Il ragazzo aveva espresso il desiderio di sopprimere definitivamente i propri poteri e per farlo aveva necessariamente bisogno dell’aiuto di Sebastian.

Anni addietro i due ragazzi avevano fatto numerosi test sulla struttura molecolare di Kurt. La sua pelle era resistente a qualsiasi tipo di materiale tranne il titanio ed il mercurio.

Sebastian, essendo una specie di genio, aveva iniziato ad esaminarlo ancora prima di entrare all’università.

Smythe, sotto insistenza di Kurt, aveva procurato una consistente quantità di mercurio. Lui e Hummel erano poi andati a casa di Kurt. Si erano immediatamente diretti nell’unica stanza chiusa costantemente a chiave che dava accesso al nascondiglio di Glitterman. Era un posto totalmente isolato da spesse pareti e resistente a qualsiasi tipo di esplosione. Sebastian mise parte del mercurio a solidificarsi per poi porgerlo a Kurt.

Inizialmente avevano provato ad effettuare una specie di reazione in modo che la parte atomica del DNA di Kurt rispondesse in modo da inglobare il materiale e autodistruggere la parte super del ragazzo, ma ovviamente il risultato non fu quello sperato.

Il mercurio a contatto con la pelle di Kurt aveva generato una specie di esplosione che aveva spedito il ragazzo ad un centinaio di metri d’altezza. Facendolo poi ricadere con uno schianto non indifferente. Con quello si era procurato il primo livido lungo il torace.

Il contatto con la pallina di mercurio l’aveva messo fuori gioco per un’ora intera, tanto che anche Sebastian aveva iniziato a preoccuparsi.

Avevano poi provato a diluire quello che ne rimaneva con vari elementi iniettandoli di volta in volta nelle vene di Kurt.

Smythe si girò verso il ragazzo che manteneva lo sguardo perso nel vuoto come negli ultimi giorni e gli prese delicatamente il braccio. La pelle, solitamente nivea, di Kurt, adesso era violacea e piena ematomi sparsi per tutto il corpo. Avevano passato tutta la settimana a fare test sotto richiesta dello stesso Kurt e nessuno di quelli si era rivelato esattamente piacevole, anzi. Si stava praticamente sottoponendo ad una tortura gratuita, perché non c’era modo di neutralizzare del tutto i suoi poteri.

Sebastian strofinò ancora una volta il braccio di Kurt con un po’ di cotone imbevuto in alcool e cercò di infilare la siringa il più delicatamente possibile nella pelle del ragazzo. Kurt in tutti quei giorni non si era lamentato neanche una singola volta. Nonostante tutto il dolore che stesse provando, e Sebastian avrebbe giurato che ne stava sentendo parecchio, non aveva emesso un fiato, se non qualche gemito strozzato di tanto in tanto.

Appena premette il pistone della siringa il viso di Kurt si contrasse in una smorfia ma continuò a non fare parola.

Dopo quelle che sembrarono ore il ragazzo si rilassò sulla sedia e Sebastian, sapendo che ora stava meglio andò via senza salutarlo nè cercare di confortarlo.

Era così che funzionava. Le prime volte Sebastian era rimasto, ma Kurt aveva continuato con quella sua specie di sciopero del silenzio. Non aveva ben capito perché lo faceva, ma lo stilista non aveva voluto parlarne o si era limitato al solito ‘sto bene’ di circostanza.

Dopo che Sebastian se ne fu finalmente andato Kurt si trascinò faticosamente sul divano al piano di sopra e vi si lasciò andare contro, mentre le lacrime gli inondavano il viso. Non era per il dolore fisico, o forse in parte, ma era soprattutto per se stesso. Non riusciva nemmeno più a muovere un muscolo. Era sceso in uno stato catatonico dal quale niente e nessuno riusciva a trascinarlo fuori. Le lacrime gli scorrevano sulle guance silenziosamente senza che lui se ne accorgesse nemmeno.

Riuscì a mettersi seduto, non senza parecchi sforzi, e riuscì ad evocare un po’ dell’energia che gli era rimesta in corpo. Quelle dannatissime iniezioni che, imperterrito, aveva deciso di fare, stavano funzionando. Lentamente e con molto sacrificio, però stava funzionando. I suoi poteri si affievolivano sempre di più. Stava diventando sempre più debole. Sempre più umano.

Sul palmo della mano si formò la piccola e familiare figura del piccolo Blaine. Kurt istintivamente sorrise. Non lo vedeva da più di una settimana e gli mancava in un modo doloroso. Non l’aveva più evocato da quando era con Sebastian ma ora ne aveva bisogno.

Il piccolo Blaine gli sorrise radioso e cadde dal suo palmo per abbracciarlo. Kurt ridacchiò. Era bellissimo.

Il mini-Blaine lo osservò a lungo con un espressione indecifrabile sul volto, poi piccole scintille si liberarono dai suoi occhi.

Kurt inclinò la testa da un lato con sguardo interrogativo, osservando la miniatura che piangeva cercando di tirare su la manica della maglia del ragazzo. Lo stilista finalmente comprese cosa il piccolo Blaine voleva fare e si rifiutò di eseguire gli ordini di una sua immaginazione. Ma Blaine continuò a guardarlo con quegli occhi e non potè fare che accontentarlo.

Aprì i bottoni delle prime asole della camicia e sollevò le maniche della stessa. Il piccolo B si portò le mani alla bocca e si precipitò ad constatare i danni di ciò che aveva fatto Kurt.

“Smettila- sbottò esasperato Kurt –non puoi giudicarmi, capisci?” la sua voce era così roca e sottile. Stravolta rispetto a quella normale. Il piccolo Blaine continuò ad accarezzare il braccio violaceo del ragazzo “ti ho creato io. Non puoi dirmi cosa è giusto o sbagliato. Io sono sbagliato e devo cambiare” urlò alla miniatura che continuò a scuotere la testa. Il mini-Blaine gli fece segno di avvicinarsi e così fece Kurt, ritrovandosi con il viso vicino al piccolo Blaine che sorrise e gli baciò la punta del naso.

Kurt sorrise istintivamente ma il piccolo Blaine stava già scomparendo. Kurt capì che i suoi poteri, per quella sera erano arrivati al limite e mentre la figura di Blaine scompariva dei grossi lacrimoni gli scesero per le guance e non riuscì a trattenere un singhiozzo.

In quell’esatto istante entrò Finn. Era molto preoccupato per le condizioni del fratello.

Kurt non lo degnò nemmeno di uno sguardo e si ridistese sul divano chiudendo gli occhi e cercando di addormentarsi.

“Kurt- lo chiamò il fratello con tono serio –non puoi continuare così. So che con me non parli, ma ti ho portato qualcuno” disse Finn gentilmente avvicinandosi al ragazzo che però non dava cenno di averlo considerato.

Kurt sentì il divano inclinarsi leggermente e sbuffò “Finn, davvero. Sto bene. Non ho bisogno di Rachel per avere compagnia. È passato Sebastian a dirmi la stessa cosa oggi” disse senza muoversi dalla sua posizione.

“Madre de Dios. Come te lo devo dire che non mi piace quella mangusta, principessa?” rispose una voce femminile piuttosto diversa da quella della Berry.

Kurt scattò immediatamente a sedere sul divano ignorando momentaneamente il dolore lancinante in tutto il corpo e rimanendo esterrefatto a guardare l’ispanica che gli sorrideva.

“S-San-San…” non riuscì a terminare la frase che scoppiò in lacrime abbracciando la ragazza. Santana ricambiò la stretta accarezzandogli la schiena “No llores mi amor” sussurrò la ragazza all’orecchio di Kurt.

Dopo qualche minuto lo stilista riuscì a riprendersi “Mi manchi così tanto, San” mormorò Kurt tra le braccia dell’ispanica “Mi manchi anche tu, Kurt”

Non dissero nient’altro e Kurt si addormentò abbracciato a lei.

Santana era la sua più grande amica. Forse l’unica vera che aveva.

I primi anni successivi al liceo era stata la sua ancora di salvezza, ma sia con la sua doppia vita che con gli impegni della ragazza non si vedevano così spesso. A lei per prima, Kurt, aveva confessato il suo segreto e la sua omosessualità, scoprendo così che anche la ragazza giocava per la sua stessa squadra. E durante gli anni del liceo si erano sostenuti a vicenda in tutti i modi possibili.

Lei prima fra tutti riusciva a capire Kurt solo con un’occhiata. Inoltre era grazie all’ispanica che il ragazzo aveva intrapreso la carriera da stilista.

Quando Kurt, il mattino seguente si svegliò non era più sul divano ma nel suo letto e Santana non era vicino a lui. Cercò di alzarsi ma un gemito strozzato uscì involontariamente dalla sua gola. Il suo corpo era totalmente stremato. Faceva fatica anche a respirare.

Dopo qualche secondo la ragazza fece ritorno nella stanza e sorrise incoraggiante sedendosi accanto allo stilista “Allora, come si sente oggi il mio Kurt?” disse tranquillamente.

Kurt cercò di ricambiare il sorriso ma gli uscì fuori una mezza smorfia. Stava male ed un conto era nasconderlo a Finn un altro era nasconderlo a Santana. La ragazza lo scrutò con i suoi occhi scuri e Kurt ricambiò lo sguardo cercando di farle capire che non aveva alcun problema, ma ovviamente l’ispanica non se la bevve “Cosa è successo, Kurt?” domandò infatti.

Kurt prese un profondo respiro “Niente, giuro. Sto bene” parlando si mosse leggermente lasciando che la maglia si spostasse di poco sul suo addome permettendo di vedere una delle macchie violacee. Santana non perse tempo e gli alzò velocemente la maglia scoprendo tutto il torace di Kurt ricoperto di ematomi. Il ragazzo si protesse istintivamente e si sistemò al meglio che poteva la maglia così che coprisse quei segni.

“Kurt” disse la ragazza ma lui la interruppe “No. Non è niente. Sto bene”

“No, Kurt. Tu non stai affatto bene. Togliti la maglia” il ragazzo scosse la testa, ma lo sguardo di Santana non ammetteva repliche così ubbidì all’ordine e si sfilò la maglietta cercando di non muoversi troppo. Appena tolto l’indumento l’ispanica si portò le mani alla bocca, proprio come aveva fatto il piccolo Blaine “Oh, Kurt. Perché ti fai questo?” chiese tristemente.

Kurt distolse lo sguardo. Non riusciva a reggerlo. Lo stava accusando.

“Non capisco- disse l’ispanica –perché lo stai facendo? Che fine ha fatto il mio piccolo Kurt fiero di sè e di ciò che è?” chiese con una nota di apprensione.

“E’ cresciuto, Santana. Sono sbagliato, non vado bene così” sbottò Kurt con le lacrime che premevano per uscire.

“Nessuno pensa che tu lo sia. Io no. Nemmeno Finn. E ci scommetterei il mio culo, neanche quella mangusta che ti ostini a chiamare Sebastian. Nessuno lo pensa, tesoro”

“Si- urlò Kurt –Jesse l’ha pensato. Me l’ha detto. Gli ho fatto schifo”

“Cosa? Perché pensi a Jesse? Lui è stato una grandissima testa di cazzo. Non ti meritava e non ti ha mai meritato- si zittì per qualche secondo, per poi riprendere con voce più calma -non è per Jesse che ti sei fatto questo. Io lo conosco il motivo. Finn mi ha chiamata ieri pomeriggio, dicendomi di venire immediatamente. Appena ho visto il numero di quel bietolone ci avrei giurato che ti era successo qualcosa. Di solito è Rachel a chiamare. Lui mi ha spiegato qualcosa ma io voglio la storia completa”

Kurt scosse la testa mentre le lacrime gli scendevano copiose.

“Kurt, è stato Blaine che ti ha convinto di queste cose? No, perché se è così lo vado a picchiare. Gli faccio vedere un po’ come facciamo noi di Lima Heights” Kurt ridacchiò.

“Non ha fatto nulla di male. Sono io quello che è sbagliato qui. Avrei dovuto accorgermene prima. Sono solo un idiota. Non sono buono a fare nulla. Ho rovinato tutto” iniziò ad insultarsi mentre Santana lo guardava “Tu lo ami” disse poi la ragazza stupita.

Kurt arrestò la sua filippica e sgranò gli occhi iniziando a balbettare.

“Tu lo ami- disse Santana sorridendo più apertamente –madre de Dios. Sei innamorato di lui. Non posso crederci. È fantastico, Kurt” disse poi abbracciando il ragazzo che si lamentò dolorante.

“Ma cosa stai a fare ancora qui?- chiese la ragazza –vai da lui”

Kurt scosse la testa e le raccontò tutta la storia.

“Io però continuo a non capire perché fai tutto ciò. Lui è uno dei cattivi, e allora? Se poi non hanno fatto del male a nessuno, non vedo dove sia il problema”

Kurt sospirò “Il problema è che non è giusto. Io devo proteggere le persone, non vado in giro a fare furti inutili”

“Lady Hummel, ti rendi conto che questa è la cosa più stupida che tu abbia mai detto?”

Kurt sbuffò e affondò la testa nel cuscino “Non posso andare contro i miei stessi principi” mormorò tristemente.

“Non ti sto dicendo questo. Perché non gli chiedi di smetterla?”

Kurt non rispose e Santana lo abbracciò “Tesoro, ora devo tornare a Los Angeles, altrimenti il mio produttore mi uccide. Promettimi che smetterai di farti del male”

Kurt annuì e la ragazza gli posò un bacio tra i capelli per poi andarsene.

Non avrebbe smesso. E lo sapevano entrambi.


“Pronto?”

“Ciao, Blaine. Sono Sebastian, l’amico di Kurt. Ti ricordi?”

“Ehm… si. Si, mi ricordo. Ehm, Kurt non è qui, mi dispiace”

“Oh, no. Lo so, tranquillo. Io volevo parlare con te”

“Che?”

“Si, volevo farti passare la serata più sconvolgente della tua vita”

“Ch… ma Kurt è un tuo amico”

“E allora?”

“Non-non credi che possa dargli, non lo so… fastidio?”

“Sai cosa sta facendo il tuo piccolo Kurt in questo momento? Probabilmente sta scopando, o più plausibilmente si sta facendo scopare, da uno dei suoi amichetti. Essere Glitterman ha i suoi vantaggi”

Blaine rimase senza parole. A Kurt non interessava una ciospa di niente di lui ed inoltre anche Sebastian sapeva della sua doppia identità. Probabilmente lui era l’unico idiota a cui non l’aveva detto.

“Hey, bel culo, sei ancora li?”

“Si. Si, scusami”

“Allora? Accetti o no? Sebastian Smythe non concede seconde occasioni”

“Va bene. Accetto”

“Fantastico. Raggiungimi all’Empire State Building tra due ore, e chiedi del dottor Smythe” Sebastian chiuse la chiamata senza nemmeno dare a Blaine il tempo di replicare.

Il riccio sbuffò rassegnato e si diresse in bagno per darsi una sistemata. Quanto tempo ci vuole per smettere di amare qualcuno? Giorni? Mesi? Anni?

Blaine non ne aveva la più pallida idea però dopo due settimane passate a piangere era giunto il momento di reagire ed inoltre Kurt aveva fatto presto a passare oltre.

Prese il cellulare e gli scrisse un messaggio.


“Nick, perché ti ostini a non volermi ascoltare?”

“Perché, per l’ennesima volta, io. Non. Ne. Sono. Capace”

Jeff s’imbronciò appena per poi ritornare alla carica “Dai, ti supplico. Provaci almeno un’altra volta sola. Se non ti viene, lasciamo perdere” Nick sbuffò e prese lo strumento in mano.

Il moro, quel pomeriggio, era andato nella camera di Jeff per capire cosa diamine faceva da un pomeriggio chiuso fra quelle quattro pareti ma appena aperta la porta si era immediatamente zittito. Jeff, con le cuffie alle orecchie, stava cercando d’imparare una canzone con il suo basso.

Nick sorrise istintivamente fermandosi sulla soglia della porta a guardare il ragazzo che giocava con le corde.

Poi Jeff lo vide e per poco non gli cadde di mano lo strumento, facendo un rumore incredibile.

“Oh, ehm… scusa. Non ti avevo visto” balbettò il biondo imbarazzato. Nick se possibile sorrise ancora di più e si sedette sul letto “Che stavi facendo?”

“Sto cercando di imparare a suonare The Cat Came Back, ma non sono affatto bravo. Mi confondo sempre nella parte centrale” disse sconsolato.

“Mi fai vedere?”

“Eh? Cosa. No! Assolutamente no. Non ti darò altri motivi per prendermi in giro” ribatté il biondino scioccato.

Nick sorrise “Non voglio prenderti in giro, lo giuro su Gandalf. Voglio solo vederti suonare”

Jeff arrossì all’ennesima potenza “Mi avrai visto suonare centinaia di volte. E poi non voglio” disse tenendo la testa bassa per la vergogna.

Per lui suonare era parte fondamentale della sua essenza. Nick l’aveva visto suonare insieme ai Warblers, ma così era diverso. Sarebbero stati soli. E se Nick continuava a guardarlo così il viso di Jeff sarebbe andato in autocombustione.

“Dai, suonala per me” lo supplicò il moro sorridendogli e Jeff non potè fare nulla se non acconsentire.

Impugnò nuovamente il basso scollegando le cuffie ed iniziò a suonare qualche nota della canzone. Nick lo ammirava estasiato. Il ragazzo quando suonava era meraviglioso. Muoveva impercettibilmente il capo seguendo il ritmo delle note e chiudeva gli occhi ascoltando la melodia.

Nick non si rese conto di essersi alzato ed essersi avvicinato al bassista finchè le sue labbra non furono su quelle di Jeff che fece uno squittio sorpreso per poi sorridere nel bacio e, senza allontanarsi dal moro, posare il basso.

Nick si fece più vicino approfondendo quel contatto. Lo voleva. Lo voleva in un modo quasi doloroso.

Fece sedere il ragazzo sul letto che automaticamente appoggiò la testa al materasso trascinando con se anche l’altro “Ti amo, Nick” disse il biondo sulle labbra del ragazzo che istintivamente sorrise.

Nick fece scorrere le mani sui fianchi di Jeff ed il biondino non fece mancare un verso di apprezzamento cosa che fece rabbrividire Nick. Una mano del moro scivolò sotto la maglia del ragazzo posandosi sul suo ventre caldo mentre con la bocca iniziava a lasciare una scia umida sul collo fino a fermarsi nel punto in cui questo s’incontra con la spalla. Jeff ansimò leggermente muovendo involontariamente il bacino verso quello di Nick che si lasciò sfuggire un gemito basso e spostò la mano verso il bottone dei pantaloni di Jeff.

Quando il biondo comprese cosa stava facendo Nick, andò totalmente nel panico “Io-scusa” disse spostandosi immediatamente “Mi-mi dispiace così tanto” balbettò poi scappando fuori dalla stanza.

Nick si rese conto relativamente di ciò che stava succedendo e dopo aver guardato con espressione interrogativa Jeff correre fuori dalla sua camera lo seguì incerto sul da farsi.

Lo trovò ovviamente rannicchiato nella vasca da bagno che si teneva la testa tra le mani respirando pesantemente “Jeffie, piccolo mio, cosa è successo?” chiese Nick leggermente preoccupato avvicinandosi ed accarezzandogli i capelli.

“Sono stupido” mormorò il biondino.

“Non è vero. Te l’ho detto talmente tante volte che ormai ho perso il conto. Tu non sei affatto stupido, Jeffie” ribatté Nick inginocchiandosi ed abbracciandolo.

“No. Questa volta ho ragione. Sono proprio scemo”

“Mi vuoi spiegare cos’è successo? Perché sei scappato così?” chiese Nick con voce calma accarezzando piano un braccio di Jeff che però non rispose torturandosi le mani “Jeff, noi non abbiamo segreti. Non ne abbiamo mai avuti” lo spronò il moro conscio che Jeff era anche il suo migliore amico.

Il ragazzo sospirò “Io ho paura. Lo so, è una cosa stupida, ma non posso farci nulla”

Nick aggrottò le sopracciglia cercando di capire “Scusa, ma non ti seguo”

“Ho già ventidue anni-”

“Ventuno” lo corresse Nick.

“Ventuno. E ancora non riesco a fare-” si interruppe non sapendo esattamente cosa dire. Nick si sporse di più e riuscì ad entrare nella vasca e farlo sedere su di lui “C’è qualcosa che ti preoccupa, non è vero?” il biondino annuì continuando a torturarsi le mani finchè il moro non gliele prese e lo costrinse ad alzare lo sguardo su di lui “Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, lo sai. Sono ancora il tuo migliore amico”

Jeff fece un sorriso incerto e prese un profondo respiro “Mi spaventa. Mi spaventa tutto quello che è legato al sesso. Non ho mai fatto quelle cose. I miei genitori sono figli dei fiori e non hanno mai avuto tabù, quindi io mi sono dovuto sorbire un po’ di cose ed ero piccolo e- Sono patetico, scusa” disse Jeff nascondendo il viso tra le braccia.

Nick rimase sbalordito. Si era permesso di perdere il controllo con Jeff ma si rese conto di aver toppato alla grande “Jeffie, no. Non devi dire assolutamente nulla del genere. È colpa mia. Non posso credere di essere stato così idiota da non averci pensato subito. Oh, ma quanto sono scemo? Mi dispiace, Jeffie. Io devo proteggerti e invece mi sono lasciato trasportare. Perdonami”

Jeff lo guardava allibito “Nick, ma di che stai parlando?”

“Ti sono praticamente saltato addosso. Non avrei mai dovuto farlo”

Jeff scosse la testa “Io non intendo questo. Io volevo. Prima lo volevo con tutto me stesso, ma non so cosa sia successo. So solo che ho avuto una paura folle. Non so di cosa, ma mi sono terrorizzato e poi non so come funziona. È diverso con un ragazzo e io non lo so e-”

Nick sorrise alle parole del ragazzo premendogli dolcemente un dito sulle labbra “Facciamo una cosa. Prendiamo tutto quello che ci succede lentamente, okay? Io non voglio che ti senta in… non lo so- noi non faremo nulla. Senza che tu non sia perfettamente a tuo agio. E poi neanche io non ho la più pallida idea di come funzioni, però possiamo scoprirlo insieme? Giusto?” chiese al ragazzo.

Jeff istintivamente sorrise e lo abbracciò di rimando “Ti amo, Nick. Sono felice che siamo diventati amici” Nick ricambiò l’abbraccio innamorandosi un po’ di più del biondo “Anche io, Jeffie. Promettimi che da oggi in poi mi parlerai di qualsiasi cosa”

Jeff strofinò il naso sulla sua spalla ed annuì.

Dopo qualche secondo però Jeff si scostò dall’abbraccio e guardò Nick con occhi indagatori “Cos’è questa storia che tu devi proteggermi?”

Nick avvampò istintivamente. Mentre straparlava aveva tirato fuori un mare di pensieri a cui nemmeno aveva dato ancora forma “Io-in un certo senso è vero. Perché tu sei ancora piccolo e chiunque potrebbe farti del male. Tu sei troppo buono, Jeffie e non voglio che le persone ti rovinino”

“Ma abbiamo la stessa età e poi io sono più alto di te”

“Primo, non abbiamo la stessa età. Io ventidue anni già li ho fatti. Secondo quello dell’altezza è un fattore poco rilevante. Tu sei una persona buona e la gente tende ad approfittarsene”

“Ma tu non ti approfitteresti mai di me vero?” chiese il biondino guardandolo con quei suoi occhioni grandi. Nick sorrise perché non si sarebbe mai abituato a quello “Certo. Io non mi approfitterò mai di te. E ora andiamo di là. Voglio che mi insegni a suonare il basso” disse aiutandolo ad uscire dalla vasca da bagno.


Appena Blaine entrò in soggiorno e vide Jeff che cercava di insegnare a Nick come suonare il basso quasi gli venne da vomitare. Ci mancava soltanto che la stanza fosse ricoperta di fiori e in sottofondo risuonasse una qualche canzone dei Beatles.

Appena entrambi lo videro sgranarono gli occhi sorpresi di trovarlo lì.

“Sto uscendo. Non inserite l’allarme perché torno tardi” disse soltanto.

“Dove vai?” chiese Jeff allarmato.

“Da amici” e con quella risposta i due iniziarono a preoccuparsi, perché Blaine usava sempre quella frase quando voleva passare la serata con qualcuno.

“E Kurt? Hai pensato a lui?” chiese Nick ma Blaine non lo degnò di una risposta sbattendosi la porta alle spalle.

A Kurt non interessava di lui? Bene. E a lui non sarebbe importato di Kurt.

Nell’androne dell’Empire State Building chiese del dottor Smythe e venne subito condotto al 42° piano.

Era il laboratorio di Sebastian. La prima volta che aveva cercato di rimorchiarlo aveva detto di essere un ricercatore e aveva proposto di portarlo a vedere il suo laboratorio, ma Blaine non capiva esattamente del perché l’avesse portato lì.

Il locale non era illuminato ad eccezione di una stanza in fondo che doveva essere del ragazzo “Sebastian?” chiamò Blaine incerto.

Dalla stanza illuminata apparve la figura di Smythe che gli fece un sorriso lascivo “Anderson, finalmente sei arrivato. Pensavo non venissi più”

Blaine sorrise imbarazzato “Scusami, c’era traffico” non disse che durante il tragitto aveva fatto retromarcia per tornare indietro per poi ripensarci e mettersi a correre con la macchina come un pazzo.

Sebastian era sempre più vicino e Blaine iniziava a pentirsi di quello che stava per fare “C-come mai mi hai fatto venire qui? Pensavo andassimo da qualche altra parte” balbettò.

“Oh, dolcezza, non ce ne sarà bisogno” disse Sebastian avvicinandosi pericolosamente al ragazzo che però fece un passò indietro.

“Ma-magari andiamo a cena fuori? Non sarebbe-” si ritrovò con le spalle a muro e Sebastian che era praticamente a pochi centimetri dal suo viso “Rilassati, dolcezza. Sarà una delle esperienze migliori della tua vita” disse Sebastian soffiando quelle parole a pochi centimetri dalle labbra di Blaine per poi azzerare totalmente la distanza tra di loro.

Il riccio emise un gemito strozzato per la sorpresa. Sebastian era davvero un bellissimo ragazzo, ma quel bacio non gli stava trasmettendo nulla. Era solo Sebastian che in modo abbastanza brusco gli esplorava la bocca lasciando che lui non facesse nulla.

Non era come con Kurt. Kurt era dolce. Kurt chiedeva il permesso ogni volta. Kurt non lo forzava mai e soprattutto Kurt odorava di fiori.

Senza rendersene conto si stava lentamente estraniando dal bacio.

Poi sentì un pizzico doloroso all’altezza del collo. Come la puntura di un ape. Poi il pavimento iniziò a perdere consistenza sotto i suoi piedi e la bocca di Sebastian non era più sulla sua. Poi più nulla.











Spazietto di Ema :)

Salve a tutti. Avevo detto che avrei aggiornato la settimana scorsa e non l'ho fatto. Fantastico :D No, in realtà mi dispiace immensamente, ma non ce l'ho fatta... ho anche avuto la febbre e quindi non ho scritto un bel niente. Chiedo venia per questo. Bene, tornando al capitolo, cosa ne pensate? Sono abbastanza pazza? Rispondo io... si, lo sono. Non si capisce una ciospa di niente. Vorrei precisare una cosa: questa non è ASSOLUTAMENTE una Seblaine. E' nata come Klaine e morirà come Klaine. Detto questo non so quando aggiornerò perchè ho 35679564689 impegni il che mi porterà a sclerare prima o poi ed inoltre ho iniziato a scrivere un'altra ff per un altro fandom perchè se non lo faccio le idee volano via.... quindi al prossimo e grazie mille a tutti quelli che leggono :D


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 24. No Control ***


No Control

 
 
 
 

It’s not right
But it’s okay
I’m gonna make it anyway
(It’s not right but it’s okay – Whitney Huston)

 
 
 
 
Poco prima dell’inizio dell’estate, Sebastian Smythe sedeva nervosamente su una specie di sedia- che avrebbero fatto prima a chiamare passerella verso il buio -aspettando che il ragazzo da cui si sarebbe fatto fare volentieri qualcosauscisse dalla porta di fronte a lui.

Due ore prima la stanza era incredibilmente piena. Ora rimanevano solo lui e un quattrocchi, bassino, con la faccia pustolosa da cui si era tenuto a debita distanza.

Finalmente la porta si aprì ed uscì il ragazzo figo con un espressione parecchio umiliata.

“Il prossimo” disse una voce da dentro la stanza. Sebastian senza riflettere più di tanto si alzò ed entrò velocemente.

Si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania dove la poltrona era occupata da un gigantesco uomo di colore con il viso serio “Bene, signor Smith-”

“Smythe, signore”

“Smythe…- disse l’uomo con una specie di ringhio –vedo che il suo curriculum è semplicemente straordinario. Cosa l’ha portata qui?”

“In effetti volevo cambiare aria e poi il compenso per un anno di ricerche è incredibilmente alto, quindi in realtà sono qui più per vedere se si trattava di uno scherzo” concluse Sebastian molto tranquillamente.

La settimana prima aveva visto un annuncio su un giornale a fine pagina. Il compenso per un semplice anno di ricerche era straordinario e non aveva intenzione di sprecare un’opportunità del genere per passare un po’ di tempo fuori da casa. Così il giorno stesso aveva spedito il suo curriculum ed aveva preparato le valigie per New York.

I soldi non gli erano mai interessati veramente. Era curioso di sapere di cosa si trattasse e se non fosse stato assunto gli rimaneva sempre New York e milioni di laboratori che avrebbero fatto a pugni per averlo.

“Comincerà domani mattina” dichiarò l’uomo dopo averlo osservato per qualche secondo.

Non si era minimamente mosso ed era rimasto immobile sulla sedia. Solo le labbra sembravano vive. Sebastian inarcò un sopracciglio “E’ tutto?”

“E’ tutto” confermò l’uomo allungandogli la mano. ‘Bas la strinse incerto ed uscì.

Smythe scoprì successivamente di cosa si sarebbe occupato.

Doveva finire di sperimentare un siero per aumentare le capacità motorie dell’uomo. Il suo predecessore si era licenziato qualche settimana prima e così avevano assunto lui.

Il suo colloquio era stato tanto strano quanto quello che faceva. Si limitava a rimanere nel suo laboratorio a testare varie reazioni senza ottenere risultati. Fino ad un normalissimo venerdì sera di una normalissima fine di settembre quando finalmente dopo tre mesi interi di noia assoluta il siero aveva finalmente dato i suoi frutti.

Era immediatamente corso a dirlo al suo capo che lo aveva congedato per due giorni.

Al suo ritorno gli venne affidato il compito di testare il siero entro e non oltre un mese. Quello stesso giorno nel laboratorio aveva trovato cinque gabbie con due uccellini ciascuna.

Fece come richiesto e sperimentò il siero però non si rese conto degli effetti collaterali. I canarini distrussero le sbarre delle gabbiette ed iniziarono a volare per tutto il laboratorio.

Riuscì a riprenderne la metà ma cinque ruppero la finestra e scapparono.


Dopo aver messo i restanti al buio per farli calmare si catapultò fuori dall’edificio per cercare i suoi esperimenti.

Il suo capo gli aveva intimato di mantenere quel lavoro il più segreto possibile e che se si fosse venuto a sapere in giro quello su cui stava lavorando non si sarebbe dovuto scomodare a
tornare. Quando gliel’aveva detto gli era sembrata più una minaccia che altro ma non vi aveva prestato poi così tanta attenzione. Ma in quel momento si stava mangiando le mani dalla preoccupazione di riuscire a trovare quei dannatissimi canarini.


Dopo un paio di giri d’isolato li aveva visti entrare in un vicolo e li aveva seguiti. Purtroppo per lui, però era già occupato da una stupida band. Un po’ di quei liceali cretini che cercano di diventare famosi facendo stupidi coretti per strada. Stava per farsi vedere e dirgli di smammare quando uno di quegli idioti di canarini aveva deciso di andare a beccare il pacco di un piccoletto, piuttosto carino, doveva ammetterlo, che agitava delle bacchette da batteria per aria come un invasato.

Smythe si era nascosto per guardare la scena mentre quei canarini sadici si avventavano su quei deficienti che erano scappati terrorizzati (che femminucce). Sebastian era andato a raccogliere i canarini che ora giacevano privi di vita sul marciapiede e li aveva portati ad esaminare.

Su quegli uccellini non trovò nulla ma sui restanti, dopo averli sedati, riscontrò dei cambiamenti a livello molecolare delle loro strutture. Ci era riuscito. Avrebbe potuto creare dei super umani.

Smythe non disse nulla al suo capo dell’accaduto ma continuò a tenere d’occhio quegli strani ragazzi. Il giorno seguente ne aveva seguiti un paio e aveva scoperto, con sua grande preoccupazione, che quei dannatissimi animaletti avevano trasferito i loro poteri a quei cinque idioti. Quei due scemi che aveva deciso di pedinare, le persone più vomitevoli che aveva mai visto in tutta la sua vita, una biondina e un tizio con un naso che avrebbe potuto accecare chiunque nel raggio di un chilometro, erano stati davvero fortunati a non farsi sorprendere da nessuno ad usare le loro capacità, altrimenti Sebastian li avrebbe davvero uccisi, erano volati, letteralmente, via per strada come se niente fosse mentre Smythe li guardava con la bocca spalancata.

Nel frattempo aveva trovato morti due dei cinque canarini che gli erano rimasti ed altri due avevano perso tutte le loro capacità.

Continuando a tenere d’occhio quegli strani ragazzi, una sera, aveva visto, il basso, con un bel culo ma con una quantità di gel sui capelli da inondare l’intera Manhattan, che usciva di casa con niente meno che Kurt Hummel.

Era rimasto a fissare per qualche minuto la schiena di Hummel, cercando di non farsi vedere, stupito da come le loro vite in fin dei conti erano destinate ad incontrarsi. Li aveva osservati ma si era poi stancato nel vedere il piccolo Hummel arrossire per un non nulla.

Una sera, dopo essere andato ad assistere ad una loro esibizione che dopo tutto non era niente male, soprattutto, e Sebastian non l’avrebbe mai davvero ammesso, per il ragazzino
scuro sullo sfondo che suonava la batteria -dopo giorni che li spiava aveva capito si chiamava Thad- Era stato tentato di scoparselo più volte ma aveva un compito e le distrazioni non erano permesse, si era presentata l’occasione perfetta di avvicinarsi al ragazzo gellato ma Kurt, vestito da idiota saltellante, come aveva più volte chiamato l’amico, era arrivato a rovinargli la festa.


Si era comportato da vero stalker ma aveva un disperato bisogno di esaminare uno di quei ragazzi senza rivelare il suo lavoro.

L’opportunità perfetta gli si era presentata un po’ di tempo dopo mentre si trovava in un bar e come per magia Kurt, insieme al suo basso, basso accompagnatore si era materializzati nel locale.

“Hey- ‘Bas si era avvicinato al moro –sei per caso un astronauta?” chiese sogghignando mentre il ragazzo lo guardava con espressione interrogativa e scuotendo energicamente la testa “Beh, pensavo di si, visto che il tuo culo può venire solo dallo spazio” a quel punto il ragazzo sollevò gli angoli della bocca cercando di trattenersi ma finì per scoppiare a ridere

“Davvero? Queste sono le tue frasi per rimorchiare? Dovresti aggiornarti un po’, amico” disse ridendo.


Sebastian sorrise e gli tese la mano “Sebastian Smythe” il ragazzo osservò la mano tesa di ‘Bas indeciso sul da farsi per poi stringerla “Blaine Anderson”

“E’ davvero un piacere conoscerti, Blaine. Mi chiedevo se per caso-” si interruppe perché il piccolo Hummel era arrivato a rovinargli la festa, un’altra volta.

“Blaine, tesoro. Perché non mi presenti il tuo- Sebastian?!” beh, sappiamo tutti com’è andata dopo.

Sebastian dopo aver parlato con i due ragazzi decise di ritirarsi avendo capito che nessuno dei due per quella sera avrebbe potuto dargli una mano.

L’unico che poteva aiutarlo a capire come togliergli i poteri a quel punto era testa gellata, peccato che Kurt non sapesse nulla della sua storia.

Qualche giorno dopo, tornato la mattina nel suo laboratorio aveva scoperto che l’unico uccellino che gli era rimasto era riuscito in qualche modo a scappare.

Si sedette sulla sedia non sapendo cosa fare.

Il suo capo gli aveva detto di testare il siero sugli esseri umani, ma entrambi sapevano che era troppo presto. Che c’erano molte cose da rifinire. Troppe per poter essere usato per la sperimentazione umana.

Si massaggiò le tempie con le mani. Non voleva lasciare il suo lavoro, in fin dei conti gli piaceva. Certo, lo impegnava un po’ troppo, ma almeno non percepiva la solitudine di New York.
Gli vennero in mente i ragazzi a cui erano capitati quei poteri. Erano tutti amici. Chissà da quanto tempo. Si soffermò a pensare anche su Kurt, che si era sempre lamentato della solitudine ma che in realtà non era mai stato davvero solo in vita sua. Lui aveva i suoi genitori, Finn, le sue amiche del liceo e ora Blaine e anche se avevano litigato il tutto si sarebbe sistemato. Mentre lui chi aveva? Era solo. I suoi non li sentiva da mesi e quei pochi amici del college non sapeva nemmeno più dove fossero.

Chiuse gli occhi per qualche secondo riflettendo sul da farsi. Quando li aprì aveva preso una decisione.

Si alzò, si diresse verso il ripiano da lavoro e preparò una siringa.

In fondo doveva testarlo su qualcuno e non voleva fare del male a qualche povero disgraziato.

Prese un panno e lo mise in bocca. Poi si iniettò il liquido direttamente nelle vene.

Fece male.

Davvero tanto.

Dopo quelle che gli sembrarono ore interminabili, finalmente svenne.

Quando si svegliò non era nel laboratorio. Non era assolutamente nel laboratorio.

Cercò di mettere a fuoco quello che aveva davanti ma tutto quello che riuscì a vedere fu una luce accecante e svenne di nuovo.

Rinvenne nuovamente dopo qualche ora e capì di trovarsi sul tetto di un grattacielo.

Non ricordava un accidenti di niente. Era come dopo una sbronza mostruosa però senza alcool questa volta. Era ricoperto di tagli ovunque e ogni muscolo gli faceva un male boia.

Rimase sul tetto per un altro paio d’ore cercando di riprendersi. Fortuna che aveva ancora i vestiti. Riuscì a scendere dal tetto, non senza un’immensa quantità di fatica e ritornò al suo laboratorio. Era uno schifo totale.

Il caos regnava sovrano. Non c’era un solo foglio di carta che non fosse stato al suo posto. Tutte le fiale erano completamente distrutte e c’era un forte odore di bruciato.

Sebastian si lasciò cadere sulla sedia prendendosi la testa tra le mani. Non riusciva a ricordare assolutamente nulla.

Prese il computer e diede un’occhiata ai video di sorveglianza.

C’era lui che si iniettava il siero e poi lui che sveniva. Infine c’era sempre lui che si rialzava e urlava, scatenando una specie di piccolo tornado nel laboratorio per poi saltare fuori dalla finestra come se niente fosse.

Okay, questo era parecchio strano. Cosa diamine gli era successo? Era impazzito del tutto?

Probabilmente si. Anzi, ovviamente si. Cosa diamine gli era saltato in mente?

Quello stupido farmaco doveva averlo fatto impazzire. Ecco perché i canarini erano scappati così. Per fortuna che lui non era andato in giro a mordere le persone. Forse.

Controllò il telefono e vide due chiamate perse da parte di Kurt. Sospirò.

Lo stilista aveva una strana ed insana passione nel volersi torturare e Sebastian non riusciva proprio a capirne il motivo. Diamine, solo perché il suo pseudo fidanzato, perché fidanzato non poteva chiamarsi, viste le dimensioni, era un cretino in calzamaglia non c’era certo bisogno di svalvolare. E poi da che pulpito viene la predica, anche lui, parlando di calzamaglie, non scherzava mica. Smythe l’aveva sempre pensato, Dio li fa e poi li accoppia.

Scosse la testa e si alzò. Doveva andare dal pazzo masochista.

Prima di lasciare il laboratorio però il suo sguardo si posò momentaneamente su una provetta con il siero. Senza pensarci su la prese e la mise in tasca per poi avviarsi da Kurt.

Il ragazzo era una vera lagna. E Blaine di qua, e Blaine di là. E Blaine così e perché Blaine? Eccheppalle. Decisamente. Sebastian aveva DECISAMENTE bisogno di un nuovo amico.

Tornato a casa prese nuovamente la fialetta e la poggiò sul tavolo indeciso su cosa fare. Beh. Non poteva certo rimanere tutta la nottata lì a guardarla.

Non sapeva esattamente cosa stava facendo però dopo qualche minuto stappò la boccettina e ne bevve il contenuto.

I dolori ricominciarono immediatamente. Però questa volta erano meno intensi. Più sopportabili.

Dopo quelle che gli parvero ore finalmente i suoi muscoli si rilassarono. Riuscì a rimettersi in piedi e a respirare facilmente.

Non aveva nulla di strano. Stava bene. Anzi, si sentiva benissimo.

Camminò un po’ per la stanza e scoprì di riuscire a vederla. Vedeva meglio. Stava meglio. Percepiva lo spazio intorno a se in maniera più nitida.

L’unica nota negativa era una sottile nebbiolina che era scesa sulla sua mente. Si sentiva leggermente ovattato. 

Prese una bottiglia d’acqua e notò che era incredibilmente leggera. La strinse leggermente nella mano e la plastica si spezzò sotto la pressione che aveva esercitato.

Stava divinamente.

Spalancò la finestra della stanza ed inspirò l’aria fresca di New York. Si sporse leggermente per osservare il cielo scuro e saltò.

Per qualche secondo scese in caduta libera per poi scuotere leggermente la testa e riprendere quota come se niente fosse. Come se avesse passato una vita a fare cose del genere.

Era forte. Era potente. New York era così piccola e fragile in confronto a lui. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.

Volò fino all’appartamento di quei decerebrati e per caso il piccolo batterista stava uscendo di casa vestito di tutto punto, con tuta e maschera. Sorrise. Pedinarlo così non gli sarebbe
costato nulla.


Iniziò a seguirlo finchè non gli si avvicinò abbastanza “Hey, ragazzino, non dovresti girare di notte da solo, la mamma non te l’ha mai detto?”

Il moro si girò immediatamente verso la voce e si sorprese di vedere Sebastian ma non lo diede a vedere mascherando la sorpresa dietro ad un sorriso beffardo “Si dà il caso che girare solo di notte non mi spaventi nemmeno un po’” Sebastian se possibile sorrise ancora di più “Beh, ragazzino- disse calcando particolarmente su quella parola –si da il caso,che potrebbero spuntare pericoli da ogni angolo”

“Beh, non so se non guardi televisione, ma in questo momento sono io il pericolo” disse Thad sicuro di sé.

Sebastian rise “Io non ne sarei poi così sicuro” ed in un istante fu a pochi centimetri da Thad. Il ragazzo purtroppo si accorse troppo lentamente del cambio di scenario che si ritrovò
svenuto tra le braccia di Sebastian senza nemmeno riuscire a raccapezzarsi.


Smythe sorrise. Era stato fin troppo facile.

Non si era divertito per nulla.

Trasportò Thad fino a sotto casa sua e gli fece una foto senza la maschera. In fondo non voleva fargli del male. Thad non gli aveva mai fatto nulla. Era anche piuttosto carino. Così scosse la testa e si voltò per andarsene, quando un dolore lancinante si propagò nella sua testa. Svenne immediatamente.

I giorni successivi furono una specie di incubo.

Non riusciva a stare lontano da quello stupido siero.

Non poteva farne a meno.

Aveva fatto altre fiale.

Non poteva rimanere senza.

Quella sera, dopo essere tornato da casa di Kurt ne prese un’altra. Si sentiva forte e la mente gli diventava libera. Tutti i pensieri gli si schiarivano.

Prese il telefono.

Un pensiero lo aveva tormentando per tutta la settimana.

“Pronto?”

“Ciao, Blaine. Sono Sebastian, l’amico di Kurt. Ti ricordi?”

“Ehm… si. Si, mi ricordo. Ehm, Kurt non è qui, mi dispiace”

“Oh, no. Lo so, tranquillo. Io volevo parlare con te” disse con voce leggera.

“Che?”

“Si, volevo farti passare la serata più sconvolgente della tua vita”

“Ch… ma Kurt è un tuo amico”

“E allora?”

“Non-non credi che possa dargli, non lo so… fastidio?”

“Sai cosa sta facendo il tuo piccolo Kurt in questo momento? Probabilmente sta scopando, o più plausibilmente si sta facendo scopare, da uno dei suoi amichetti. Essere Glitterman ha i suoi vantaggi” avrebbe ottenuto ciò che voleva in un modo o nell’altro.

Blaine non rispose “Hey, bel culo, sei ancora li?”

“Si. Si, scusami”

“Allora? Accetti o no? Sebastian Smythe non concede seconde occasioni”

“Va bene. Accetto”

“Fantastico. Raggiungimi all’Empire State Building tra due ore, e chiedi del dottor Smythe” ‘Bas staccò la chiamata sorridendo.

Era un sorriso diverso dal solito.

Uscì nell’aria gelida della città.

Nel suo laboratorio aveva programmato tutto.

Finalmente Blaine arrivò e Sebastian non perse tempo. Si avvicinò a lui e premette le sue labbra contro quelle del nano.

Si assicurò che fosse totalmente distratto e gli piantò la freccetta di sonnifero dritta sul collo.



Il campanello di Kurt iniziò a suonare come impazzito e lo stilista sospirando si alzò ed andò ad aprire.

“Ma che…” davanti alla porta di casa c’erano Nick e Jeff con un’espressione sconvolta. Kurt fece per chiudere la porta ma i due la bloccarono.

“No. Aspetta Kurt. Ti prego, ascoltaci” disse Jeff con una nota di supplica nella voce. Diamine, non avrebbe mai saputo dire di no a Jeff. Era quella sua aria così innocente che eliminava
qualunque tipo di difesa.

Kurt si fece da parte e si andò a risistemare sul divano. Gli altri due lo guardarono per qualche secondo, non sapendo bene cosa fare per poi decidere di seguirlo.

“Come fate a sapere dove abito?” chiese Kurt circospetto.

Jeff sorrise “E’ stato facile, Nick è un asdfgsa-” il moro gli aveva tappato la bocca con le mani “No. Non lo vuoi sapere veramente” disse lanciando occhiate omicide a Jeff.

“Mi-mi dispiace che siamo venuti qui, Kurt. Ma è importante. Si tratta di Blaine” sentendo pronunciare quel nome da Nick, Kurt ebbe un sussulto che cercò di mascherare. “Si- aggiunse Jeff
–è successa una cosa terribile”

Lo stilista aggrottò le sopracciglia “Cosa? Che è successo?”

“Vedi,- iniziò Nick insicuro -Blaine è uscito. Non so da chi è andato, ma era distrutto. Non l’ho mai visto così. E io lo conosco da tutta una vita, ma sta male. Sul serio era come se si fosse
arreso”

“Sembrava stesse andando al patibolo” aggiunse Jeff cercando di avvalorare la tesi dell’altro ragazzo. Nick gli scoccò un’occhiataccia “Ora, non per fare la predica a nessuno, ma ti prego.
Chiamalo-” Kurt lo fermò con un gesto della mano “Nick, non voglio più avere niente a che fare con Blaine. Ha tradito la mia fiducia. Anche voi l’avete fatto. Non so nemmeno perché non vi ho ancora disintegrati” disse Kurt cercando di mantenere la voce ferma.

“Perché tu non vuoi veramente questo- disse Jeff sorridendo –tu vuoi ancora tanto bene a Blaine. E vuoi che le cose si sistemino” concluse sorridendo apertamente in direzione di Nick che gli accarezzò una mano.

“Dagli la possibilità di spiegarsi- intervenne il moro -Ti prego. Almeno questo. Non ti chiedo altro, Kurt. Lascia che ti spieghi come stanno veramente le cose e poi non ti disturberemo più. Altrimenti né io né Jeff ti daremo pace. Saremo i tuoi peggiori incubi. Possiamo fare gli stalker. Abbiamo anche un ordine di restrizione da Ewan McGregor” disse sorridendo.

Ora anche Kurt sorrideva.

E Jeff giocava con il gatto, quasi non avesse idea di quello che stava succedendo.

Poi un messaggio dal telefono di Kurt li distrasse tutti e tre e lo stilista lo aprì per controllarlo “E’ Blaine” disse ad alta voce ed entrambi i Warblers sorrisero.

Leggendo gli occhi di Kurt si spalancarono e se non ci fossero stati gli ottimi riflessi di Nick il telefono gli sarebbe caduto dalle mani.

Kurt, Sebastian mi ha detto quello che stai facendo. Che non ci hai messo molto a dimenticarmi. Beh, mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto perché io ti amo ancora e non credo riuscirò mai a dimenticarmi di te. Pensavo che fosse tutto diverso tra noi, fin dal primo momento ho creduto che noi due potessimo davvero funzionare. A quanto pare mi sbagliavo e non è stata la prima volta. È definitivo, le storie d’amore non fanno per me. Non hai idea di quanto vorrei che tu tornassi qui, dicendo che non è vero, dicendo che tutte le cose orribili che mi hai gridato quella sera non le pensi veramente, ma so che non lo farai. Vorrei scriverti qualcos’altro ma farei tardi all’appuntamento che mi ha dato Sebastian. Quando mi ha chiamato non potevo crederci, ma ha detto che probabilmente sei con qualcuno e che non ti sarebbe importato molto.
Ti amo ancora, nonostante tutto.
P.s. spero che prima o poi ci rincontreremo, di giorno intendo, come persone normali. Mi piacerebbe anche solo rivederti.
-Blaine


Nick si prese la testa tra le mani “Aspetta, non capisco. Chi diamine è Sebastian?”

“E’ un mio amico” rispose Kurt atono con lo sguardo fisso davanti a sè.

“Bell’amico che ti sei trovato” disse il biondo che a quanto pare aveva imparato ad usare il sarcasmo.

“Jeffrey!” lo richiamò Nick guardandolo in tralice. Jeff alzò le spalle a mo’ di scusa.

“Dai, andiamo a prendere Blaine” disse scuotendo leggermente una spalla di Kurt. Quello emise un sibilo di dolore e Nick ritrasse immediatamente la mano “Hey, amico. Che ti succede?”

Kurt scosse la testa “Non capisco. Sebastian non farebbe mai una cosa del genere. Deve esserci un’altra spiegazione”

Riprese il telefono e chiamò l’amico “ ’Bas? ‘Bas, mi senti?”

“Kurt? Scusa, Kurt. Oggi non posso venire, sono a lavoro” rispose Smythe con un tono di voce diverso dal normale. Era più mellifluo.

“Ma sono le dieci. Non è un po’ tardi?”

“Avevo del lavoro arretrato da sbrigare. Ci sentiamo domani, Kurt” chiuse la chiamata.

“Ha mentito. Ha detto che era a lavoro perché aveva delle cose arretrate da fare ma io so che non è vero” disse a Nick che lo guardava con un grande punto di domanda al posto della faccia
“Sebastian non ha MAI niente di arretrato da fare. Mai!” ripetè Kurt.

“Allora che facciamo?” chiese Jeff che ne frattempo aveva preso il gatto in braccio.

“Non lo so. Io vado all’Empire State Building. È li che lavora Sebastian”

“Bene. Noi veniamo con te. Se c’è di mezzo Blaine allora puoi contare su di noi” disse Nick sicuro.

Kurt annuì “Chiamo un taxi”

Jeff lo guardò stranito “Ma tu sai volare!”

Kurt sospirò e abbassò leggermente il colletto della camicia lasciando intravedere un livido violaceo “Non per ora” disse rabbioso.

“Bene, ti porterò io” affermò Jeff sorridendo e caricandosi Kurt sulle spalle uscì dalla porta di casa con il ragazzo che gli urlava di metterlo giù.

Nick sorrise e chiuse la porta seguendoli.







Spazietto di Ema


Salve a tutti :D
Volevo aprire una piccola parentesi sulla natura di questo racconto. Io, persona profondamente nerd, ho un'insana passione per i supereroi e questa è una storia che è in pratica una parodia bella e buona della maggior parte dei fummetti della Marvel e DC Comics che ci sono in giro, a partire da Batman fino ad arrivare a Spiderman. Bene, ci tenevo solo a precisare questo perchè  magari, la maggiorparte delle persone che finiscono per caso a leggere questa schifezza, finisce per non capire nulla di quello che succede, quindi si... questa è una specie di fumetto su Kurt e Blaine.
Fantastico, volevo aggiungere che Sebastian non è cattivo di suo, il siero l'ha solo fatto rintronare un pochino xD
Detto questo mi eclisserò dicendo che rimane solo un capitolo, che ho quasi finito di scrivere, e l'epilogo che non ho la più pallida idea di come fare.
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono questa cosa e se vi va fate un salto a dirmi cosa ne pensate :D
Ema




Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** L'amor che move il sole e l'altre stelle ***


L’amor che move il sole e l’altre stelle

 

 
 
 

Come what may
Come what may
I will love you until my dying day
(Moulin rRouge – Come What May)

 
 
 
Blaine si svegliò lentamente.

Gli doleva incredibilmente la testa e aveva tutte le articolazioni addormentate.

Si portò istintivamente le mani sulla nuca sentendo un dolore forte e persistente che proveniva da quel punto, ma non riuscì a muoverle.

Lentamente aprì gli occhi ma fu costretto a richiuderli all’istante a causa della luce forte che lo aveva accecato.

“Finalmente la bella addormentata si è svegliata” disse una voce che Blaine faticò a riconoscere.

Il riccio mosse la testa come a schermarsi da quella voce. Non ricordava assolutamente nulla della sera precedente. Solo Sebastian che... un momento “Sebastian?”

“Fantastico, sai il mio nome. Questo mi risparmierà un sacco di fatica” disse il ragazzo sarcasticamente.

Blaine finalmente aprì gli occhi riuscendosi ad adattare alla luce bianca che gli arrivava direttamente sul viso.

Era in una stanza. Un laboratorio. Lui era sdraiato su un tavolo con mani e piedi legati e Sebastian era seduto davanti a lui su una sedia e lo osservava con sguardo annoiato.

"Sebastian, che- dove mi trovo?" domandò Blaine con la testa dolorante.

Smythe sbuffò sonoramente "Sei nel mio laboratorio, ma pensavo che questo fosse piuttosto ovvio. Che noia che sei, mio piccolo Warbler” disse ruotando gli occhi al cielo.

Blaine aggrottò le sopracciglia “Ma che diamine è successo? Che ci faccio qui? E perché sono legato ad un tavolo?” chiese il riccio velocemente.

Sebastian scosse il capo con fare indifferente “Ieri ti ho drogato e mi sei svenuto in corridoio. Ma non potevo fare niente con te mentre dormivi, mi servivi cosciente quindi ho aspettato e vedo che ora è arrivato finalmente il momento adatto” disse con un sorriso poco rassicurante.

Blaine cercò immediatamente di fare forza sui blocchi che lo tenevano al tavolo ma non riuscì a forzarli nemmeno di un millimetro “Cosa diamine stai dicendo?”

Sebastian sorrise nuovamente ma non si scompose. Si alzò finalmente dalla sedia e si avvicinò al ragazzo “Sai, Blainers, tu non mi piaci. Sei debole. Non mi sono mai piaciute le persone deboli”

Blaine si agitò sul tavolo da laboratorio cercando ancora una volta di forzare i blocchi “Oh, no. Non puoi liberarti. I tuoi fantomatici poteri non ti possono aiutare in questo momento. Anche perché non ci sono” disse Smythe sogghignando.

“Ma di che diamine stai parlando, Sebastian?” e Blaine davvero non riusciva a capire di cosa diavolo stesse parlando. Guardava Smythe come se fosse pazzo. E non c’era da dargli torto, si era risvegliato in un laboratorio legato ad un tavolo!

“Bene, piccolo uccellino, ora ti deluciderò- iniziò ‘Bas prendendo una siringa dal tavolo accanto –tutti quegli assurdi e stupidi poteri che sono piombati dal cielo a te ed ai tuoi intelligentissimi amichetti sono opera mia” disse Sebastian avvicinandosi al ragazzo ed tirandogli su una manica.

Blaine aggrottò le sopracciglia ancora di più “No. Sono stati dei canarini. Ci hanno trasmesso i loro poteri” disse convinto.

Sebastian rise “Che idiota. Cosa ci vedrà Hummel in te di così fantastico, proprio non riesco a capirlo. Li ho fatti io quei canarini. Li ho creati io. Voi siete stati solo e soltanto un incidente, non dovevate nemmeno esistere nel mio piano”

“Cosa stai facendo?” chiese Blaine allarmato.

“Mi riprendo ciò che è mio. A te tanto non serve” disse prelevando una provetta del sangue di Blaine.

“Hey,- si lamentò il ragazzo cercando di muoversi –quello è mio. Non puoi farlo”

“Beh, si dà il caso che io l’abbia appena fatto. E ora estrarrò dal tuo corpo fino all’ultima goccia di quello che ho creato con tanta cura e dedizione, perché non ti appartiene e non sai nemmeno cosa farci” disse volgendo le spalle al
ragazzo ed esaminando il sangue appena estrattogli. Blaine si guardò momentaneamente intorno. Era nello stesso posto della sera prima, ormai ne era sicuro. Non c’era nulla di curioso. Era un normalissimo laboratorio di chimica.
Nella facoltà di Thad ce n’erano a bizzeffe. Sui ripiani pieni di provette ed alambicchi però una cosa attirò la sua attenzione: una fila di provette tutte rigorosamente separate dalle altre e in ordine, di un azzurro acceso.

Si girò nuovamente verso Sebastian “Come fai a sapere di noi?”

“Vi ho seguiti e poi è stato facile, siete così tonti che chiunque con un minimo di cervello se ne sarebbe accorto. Andate in giro come se non fosse un segreto. Vi ho visti usare le vostre capacità tante di quelle volte che ormai ho perso il conto” Blaine si accigliò “Ma-che cazzo, Sebastian, bastava dirlo. Che bisogno c’era di fare tutta questa scenata? Non volevi che fossimo così? Bene, potevi benissimo dirlo. E poi a te che cosa cambia, anche Kurt è come noi, ma non credo che a te dia fastidio” disse con un moto di stizza.

Smythe si voltò verso di lui furente di rabbia “Chiedere. Io potevo chiedere- ripetè urlando le parole di Blaine –e secondo te mi sarei scomodato a fare tanto se avessi solo potuto chiedere?” il riccio aprì la bocca per ribattere ma ripensandoci la richiuse “bravo- continuò Smythe rilassandosi nuovamente –ora, se non ti dispiace, mi serve che tu stia fermo. Farà un po’ male, ma tranquillo dopo i primi dieci minuti cadrai in un totale stato d’incoscienza” disse con un sorriso sardonico.

Blaine iniziò a sudare freddo “Cos-perché non puoi lasciare perdere? In fondo non abbiamo fatto del male a nessuno. Possiamo smettere quando vuoi”

Sebastian rise “Blainey, Blainey, Blainey, capisci che non posso semplicemente lasciar perdere. Ormai il danno è fatto. Non si può tornare indietro” Blaine deglutì a vuoto vedendo Sebastian che si avvicinava con una specie di pistola per orecchini “Bene- disse Smythe –so cosa stai pensando. Cosa può farci con una pistola per bambini? Questo- spiegò alzando l’oggetto –è un separatore di elementi. Si registra il composto che si vuole eliminare e lo estrae da qualsiasi cosa”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi ma non ebbe nemmeno il tempo di parlare che Sebastian aveva già avvicinato l’estrattore al suo braccio e lo aveva avviato.

Blaine iniziò ad urlare. Era come se brandelli di pelle gli venissero strappati da dosso.

Sebastian, come se non si fosse accorto di nulla continuava tranquillamente a passare quell’arnese su tutto il braccio di Blaine che si contorceva dolorante sotto di lui.

Poi qualcosa lo distrasse.

Un rumore proveniente da oltre la porta del laboratorio.

Sebastian mise giù la pistola e si diresse a controllare, ma prima che potesse arrivare alla porta, questa si spalancò mostrando Nick e Jeff accompagnati da Kurt.

“Sebastian, che cazzo stai facendo?” gli urlò contro lo stilista spostando lo sguardo ora su Smythe ora su Blaine.

Il ragazzo sorrise “Hummel, che piacere, sei in forma a quanto pare- disse sarcasticamente –e vedo che ti sei portato dietro Alice nel paese delle meraviglie e Lady GaGa, i miei più sinceri complimenti. Ti sei unito agli uccellini”
Kurt spalancò la bocca non sapendo cosa rispondere “Come sai di loro?”

“Non sono scemo, li ho visti”

“Allora tu sei quello che ha mandato il messaggio minatorio a Thad” dichiarò Nick furioso.

“Beccato- ammise Sebastian –sono stato io. Ma, ditemi un po’ vi piace come nuovo alias? Dottor Bas, mi pare che suoni bene, no?”

 “Hey, ma io ti conosco” disse Jeff ad un tratto puntandogli un dito “tu sei il tipo che è venuto al concerto. Mi ricordo di te- poi rivolto a Nick –lui era quello di cui ti parlavo, quello che non staccava gli occhi da Thad. Te lo ricordi?” chiese con un tono di voce infantile.

Nick scosse la testa “Ma dai… era lì. Io me lo ricordo- poi rivolto nuovamente verso Sebastian –io mi ricordo di te” ora tutti guardavano Jeff che blaterava finchè Nick non gli fece segno di tacere ed il ragazzo si ammutolì
immediatamente.

“Sebastian, cosa ci fa lui qui?” chiese Kurt indicando Blaine, senza tuttavia guardarlo negli occhi.

“E’ qui per lo stesso motivo per cui vengo a casa tua ogni giorno. Vuoi diventare normale. Bene, è tempo che anche lui torni così” spiegò Sebastian.

Kurt si accigliò ancora di più “Cosa diamine erano quelle urla allora?”

“Beh, gliel’ho spiegato, il processo è un po’ doloroso” disse mostrando la pistola a Kurt che sussultò “Sebastian, non puoi usare quella. Finiresti per ucciderlo” disse lo stilista con un tono di supplica.

“E’ tardi. Quel siero è mio e loro non dovevano affatto usarlo” disse calando nuovamente la pistola su Blaine i cui occhi non avevano lasciato Kurt nemmeno per un attimo.

Il riccio si contorse urlando di dolore, al che Nick e Jeff repentinamente sottrassero la pistola a Sebastian che imprecò “’Bas, smettila” lo pregò Kurt con le lacrime agli occhi “Perché stai facendo così? Non ha senso” si avvicinò all’amico cercando di mettergli una mano sulla spalla ma questo lo scaraventò dalla parte opposta della stanza.

Kurt si rialzò barcollando ma Sebastian era già vicino a lui con una mano premuta sul suo collo “Sono stanco di fare quello che dici, Kurt. Non sei più l’unico speciale ora” disse rabbiosamente.

“Che cazzo stai dicendo?” disse Kurt con un rantolo mentre la mano di Sebastian rafforzava la presa su di lui.

“Ho preso il siero, Kurt. Sono esattamente come te ora. Io posso fare tutto quello che fai tu” dichiarò lasciandolo collassare sul pavimento. Si girò appena in tempo per vedere il destro che Jeff gli piantava in piena faccia. Quindi il biondo corse a soccorrere Kurt.

Nel frattempo Nick era riuscito a liberare Blaine ed entrambi guardavano Smythe in cagnesco. Sebastian si portò una mano al viso e rise costatando che il pugno non l’aveva nemmeno scalfito “Beh?- disse ai due usignoli davanti a sé –cosa avete intenzione di fare, suonarmele di santa ragione?”

“Esattamente” disse Blaine prima di avventarsi su di lui. Purtroppo Sebastian era troppo veloce, così Anderson si trovò ad afferrare l’aria sentendo Smythe ridere. Blaine si girò verso Nick come per chiedere spiegazione di quello che era appena successo ma ricevette uno sguardo altrettanto confuso dall’amico.

“Bene- disse Sebastian prendendo Jeff per la maglia –se li rivolete venite a prendermi” e sparì portando con se Jeff che si stava dibattendo e Kurt svenuto.

Nick e Blaine rimasero a guardare lo spazio, ormai vuoto, dove prima c’era Sebastian, con un’espressione alquanto sbigottita.

“Jeff. Ha preso Jeff” Nick cadde in ginocchio con le lacrime agli occhi.

“Nick, sta’ calmo. Lo ritroveremo. Ha anche Kurt, e Kurt è Glitterman. Se la possono cavare”

Il ragazzo scosse la testa “Non capisci, ha preso Jeff- disse tra i singhiozzi –io ho promesso di proteggerlo. Gliel’avevo promesso, Blaine. E ora ho infranto una promessa. Gli avevo detto che non gli sarebbe mai accaduto niente di
brutto e ora è stato rapito. E sarà torturato per levargli tutti i poteri” era troppo per Blaine.

Dopo tre settimane aveva rivisto Kurt e ora gliel’avevano portato via e per di più gli avevano fatto del male.

Si alzò ed osservò il laboratorio. Il suo sguardo si posò nuovamente sulle provette piene del liquido azzurro.

“Nick, quando ci hai esaminato sei riuscito a capire da cosa provengono i nostri poteri?” chiese ad un certo punto Blaine.

Nick tirò su col naso e si alzò cercando di darsi un po’ di contegno “Penso che ai canarini sia stato somministrato qualcosa prima che ci trasmettessero i poteri, ma non sono riuscito a risalire alla matrice”

“Bene, questo come ti sembra?” chiese il riccio mostrandogli una provetta.

“Potrebbe essere lui” disse Nick prendendolo.


“Kurt? Kurt, riesci a sentirmi?” sussurrò Jeff cercando di svegliare il ragazzo “Kurt?- lo richiamò nuovamente scuotendolo un po’ –dannazione

Sebastian li aveva portati in casa sua. Beh, più che altro li aveva smaterializzati, e una volta arrivati li aveva sbattuti in uno stanzino.

Durante la smaterializzazione Jeff era svenuto e parecchie ore dopo si era ritrovato in quella specie di ripostiglio con Kurt ancora incosciente.

Lo stilista non aveva dato segni di rinvenimento e Jeff le aveva provate tutte per farlo svegliare, ma non stava funzionando.

Nella semi oscurità, il piccolo Jeff, sospirò rassegnato. Si mise a sedere con la schiena appoggiata alla parete e la testa dello stilista sulle sue gambe.

Si asciugò il sudore dalla fronte e si prese la testa fra le mani. Doveva trovare una soluzione e doveva farlo in fretta.

L’unica cosa che voleva in quel momento però era solo un po’ di luce.

Tese un dito verso l’alto “Lumos” sussurrò aspettando che accadesse qualcosa ma non successe nulla. Scosse la testa dandosi dell’idiota.

Cosa avrebbe fatto Nick se si fosse trovato in una situazione del genere? Nulla, perché Nick non si sarebbe mai trovato in una situazione come quella. Lui era intelligente al contrario di Jeff, pensò il biondino.

L’unica cosa su cui poteva contare erano i suoi poteri che, diciamocela tutta, non erano questo gran ché.

Si alzò scostando Kurt e si avvicinò alla porta. Dalla serratura poteva vedere uno spiraglio della casa di Sebastian e notò che ormai era giorno inoltrato.

Tese l’orecchio per qualche istante e non sentì alcun rumore.

Molto silenziosamente tentò di aprire la porta, ma questa era ovviamente chiusa a chiave. Con un po’ di impegno in più riuscì a forzare la serratura e finalmente aprì la porta ritrovandosi nell’attico del dottor Smythe.

C’era un forte odore di pulito e la luce solare entrava nella stanza ma di Sebastian neanche l’ombra.

Esplorò per qualche secondo la casa finchè non trovò un lavandino e prese un po’ d’acqua con le mani e tornò immediatamente da Kurt.

Appena il viso di Kurt venne a contatto con le poche gocce d’acqua che erano rimaste sulle mani di Jeff, questo emise un leggero lamento per poi aprire piano gli occhi.

Quando riuscì a mettere a fuoco il familiare viso di Jeff si mise a sedere tossendo “Jeff, cosa diamine-” non riuscì a finire la frase perché il biondino gli aveva buttato le braccia al collo abbracciandolo “hey, Jeff, tranquillo. Stai
tranquillo” disse accarezzandogli piano la schiena.

Jeff si scostò da lui con le lacrime agli occhi “Io.. oddio, Kurt, non sapevo se ti saresti risvegliato. Per un momento ho pensato che fossi morto. È stato bruttissimo, Kurt. Tu eri svenuto e Blaine e Nick hanno cercato di fermare
Sebastian, ma lui è stato velocissimo e ci ha portati qui, poi io sono svenuto e mi sono ritrovato lì dentro e tu-”

“Jeff, calmo. Non sto capendo più nulla” disse Kurt “ricomincia da capo. Più lentamente”

Il biondo annuì e gli raccontò l’intera vicenda.

“Quindi- disse Kurt dopo che Jeff ebbe finito –Sebastian ci ha portato qui? Ma come ha fatto?”

“Non ne ho la più pallida idea. Veramente. Prima eravamo lì e poi più nulla. Non so cosa sia successo, ma so che non ci ha portato camminando. Siamo arrivati immediatamente” cercò di spiegare il biondino.

Kurt annuì e si guardò intorno. Non era mai stato nell’appartamento di Sebastian “Jeff, dobbiamo uscire di qua. Ed in fretta, anche” si avviò verso quella che gli sembrava l’uscita più probabile.

Non appena la aprì dietro vi trovò Sebastian che stava cercando di fare la stessa cosa. Un’espressione stupita apparve per qualche secondo sul viso di Smythe, ma fu prontamente sostituita dal solito ghignetto strafottente “Bene, vedo che la principessa si è svegliata. È ora di tornare a lavoro” disse richiudendosi la porta alle spalle e conducendo con forza Jeff e Kurt in un’altra stanza. Era come se i poteri di Jeff non avessero il minimo effetto su di lui.

Immobilizzò il biondo su una sedia e Kurt su un’altra “Avanti su, Kurt, non guardarmi in quel modo. Non ho fatto nulla di così tragico, sto solo ristabilendo l’equilibro naturale” disse Smythe osservando divertito come lo studiava Kurt.

Lo stilista sbuffò ma non disse nulla. Sebastian si avvicinò a lui e gli alzò la manica della camicia per iniettargli quella cura che si era fatto fare Kurt in quei giorni “Beh, mi dispiace che faccia male. Nel piano iniziale c’erano solo loro- indicò Jeff –tu non ne facevi assolutamente parte, ma ormai, non ho scelta” Kurt, non appena il liquido gli entrò in circolazione fece una smorfia di dolore ma continuò a non parlare guardando Sebastian con odio. Questo si strinse nelle spalle e si diresse verso Jeff “Bene, piccolo Warbler, tu mi sei sempre sembrato il più innocuo di tutti e sinceramente mi dispiace un po’ quello che ti sto per fare, ma non ho altra scelta, mi capisci, vero?” chiese a Jeff che scosse la testa.

“Smettila- disse Kurt a voce alta –lui non ha fatto nulla. Non è stata colpa sua. Quei cavolo di poteri gli sono arrivati per caso, perché te la stai prendendo con loro?”

“Tu non capisci, vero, Kurt? Non posso lasciare che questa situazione continui a lungo. Se si venisse a scoprire non hai idea di quante persone vorrebbero questi poteri. Se si sapesse che è possibile creare altri te…” Sebastian
rabbrividì all’idea.

“Ma non puoi fargli del male. Non sei un assassino, ‘Bas” disse Kurt sempre più disperato.

“E’ andata così, Kurt. Non posso farci nulla” detto ciò Sebastian prese la pistola che aveva portato con se dal laboratorio e la passò sul braccio di Jeff. Appena la superficie dell’oggetto venne a contatto con la pelle del biondino, questo urlò di dolore contorcendosi per riuscire a sottrarsi a quella tortura.

Kurt distolse lo sguardo. Non voleva vedere Jeff morire. Lui era sicuramente l’ultima persona a dover subire una tortura del genere.

Proprio nell’esatto momento in cui la voce di Jeff iniziò ad affievolirsi, la finestra della stanza andò in frantumi. Sebastian scioccato si voltò a guardare ciò che era successo ed il pugno di Blaine, che era entrato dalla finestra subito seguito da Nick, gli arrivò dritto in faccia mandandolo a gambe all’aria.

“Jeffie, stai bene?” disse Nick catapultandosi verso di lui per liberarlo mentre Blaine si dirigeva verso Sebastian.

Smythe nel frattempo, non riusciva a capacitarsi di come Blaine lo avesse steso con un solo pugno “Basta, Sebastian- dichiarò Blaine –è finita. Hai perso. Io e Nick abbiamo preso il siero ed ora non puoi più fare nulla”  fece un cenno verso la finestra e gli altri Warblers lo raggiunsero per prendere Sebastian.

Dopo qualche minuto, quando tutti furono andati via lo sguardo di Blaine si posò finalmente su Kurt che stava cercando in tutti i modi di sciogliere i lacci che lo legavano alla sedia. Il riccio sorrise intenerito e si avvicinò per aiutarlo.

“Fermo- lo avvertì immediatamente Kurt –non ti avvicinare” disse con voce tremante.

Blaine non gli diede retta e lo raggiunse ugualmente sciogliendo delicatamente i lacci che lo tenevano legato. Quando Kurt fu finalmente libero si alzò di scatto per allontanarsi da Blaine ma a causa dell’iniezione che gli aveva fatto Sebastian prima le sue gambe cedettero.

Blaine lo prese al volo per le spalle e lo guardò sorridendo.

“Ti prego, lasciami andare” mormorò Kurt distogliendo lo sguardo.

“Non posso”

“Perché?” chiese Kurt sull’orlo delle lacrime.

“Non voglio farlo” spiegò il riccio abbracciandolo. Kurt cercò di sottrarsi a quel contatto ma un po’ per il dolore che gli causava muoversi, un po’ per l’odore meraviglioso di Blaine rimase fermo in quella posizione.

Blaine sospirò nell’abbraccio “Mai più. Non fare mai più una cosa del genere”

Kurt scosse la testa allontanandolo definitivamente “No. Blaine, ti prego, lasciami andare. Non possiamo vederci più, lo capisci questo, vero? Devi starmi lontano”

Blaine gli prese il viso tra le mani e fece coincidere le loro fronti “Tu non vuoi questo, lo so, ti si legge negli occhi. Smettila per un secondo di pensare come se fossimo nemici, Kurt e pensa solo a noi” disse Blaine premendo poi le sue labbra contro quelle del ragazzo “io ti amo e non puoi permettermi di starti lontano. Nemmeno se sei un fottutissimo supereroe” e Kurt non resse più, perché Blaine gli era mancato, perché aveva ragione e voleva stare con lui, perché tutto quello che era successo fino a quel momento era stato totalmente assurdo e doloroso per lui.

Le lacrime gli iniziarono a bagnare le guance e si fece più vicino a Blaine stringendolo a sè con tutta la forza che aveva in corpo. E Blaine sorrise scostandosi dalle sue labbra ed accarezzandogli la schiena “Shh. È tutto finito ormai.

"Stai tranquillo” gli sussurrò mentre lo stringeva in un abbraccio “Andiamo a casa” e prese in braccio Kurt che lo abbracciò, dirigendosi poi verso la finestra e spiccando il volo. 






Spazietto di Ema

Ciao :D Okay, è ufficiale, è finita! No, in realtà manca l'epilogo, ma diciamo che è finita! Quest'ultimo capitolo è stato un parto.
Sono immensamente felice di essere riuscita a finire questa cosa e volevo ringraziare tutti, ma proprio TUTTI quelli che hanno letto questa storia. Grazie infinite. Sono così felice :'D
Volevo ringraziare due mie amiche per non avermi ucciso ogni volta che dicevo di voler abbandonare il tutto. Quindi un grazie speciale a Blutea Eternalrest.
Spero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto e se vi va, vi aspetto per l'epilogo che, non ho la più pallida idea di quando posterò, ma ho già iniziato a scrivere
Grazie mille <3
Ema :D


P.s. il titolo è un verso di Dante ma io l'ho scelto per via di Shadowhunters, perchè il protagonista lo ripete parecchie volte all'interno del libro.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 
 
 
Kurt aprì gli occhi e si ritrovò nel suo letto. Si alzò e si stiracchiò per bene. Immediatamente sentì il solito dolore sordo che da qualche giorno a quella parte viveva costantemente con lui.

“Buongiorno” dalla porta della sua stanza apparve Blaine in pantofole e con un vassoio pieno di frittelle che appoggiò sul comodino “come hai dormito?”

Kurt fece un sorriso appena accennato ed istintivamente gli occhi gli si riempirono di lacrime. Blaine sorrise e gli si avvicinò abbracciandolo dolcemente “E’ tutto finito, Kurt. Non me ne andrò via” il ragazzo gli buttò le braccia al collo stringendolo forte.

“Mi dispiace- gli sussurrò in un orecchio –mi dispiace per tutto e grazie per essere rimasto”

Blaine si scostò dall’abbraccio per poterlo guardare negli occhi “No. Non dirlo mai. Te l’ho detto. Con me non devi mai scusarti. Io ti amo e qualsiasi cosa farai andrà bene” Kurt gli sorrise a sua volta e si sporse per far congiungere finalmente le loro labbra “Ti amo anch’io”

Blaine lo guardò e Kurt si rese conto che lo guardava come se fosse la cosa più perfetta al mondo. Quindi è così che ci si sente quando si è
innamorati
… pensò un istante dopo sapendo di avere la stessa espressione.

“Vieni con me. Ti voglio far vedere una cosa” si alzò e condusse Blaine verso l’unica porta chiusa a chiave. Finalmente l’aprì e vi entrò con lui. La porta dava su una rampa di scale parecchio lunga che scendeva verso il basso.

La percorsero in silenzio tenendosi semplicemente per mano “Blaine- iniziò Kurt una volta arrivati giù –non so perché, ma sentivo il bisogno di mostrarti questo posto. Diciamo che è un po’ quello che non sai di me” disse puntando gli occhi per terra in imbarazzo e accendendo la luce nella stanza.

Improvvisamente calò il silenzio più totale. Da Blaine non proveniva nemmeno un fiato, il che era parecchio strano. Rimaneva immobile a fissare l’ambiente che lo circondava “B, mi-mi dispiace. Per tutto quello che è successo. Però, ti prego, dì qualcosa” lo pregò Kurt.

Blaine si voltò verso di lui con gli occhi che gli luccicavano “Kurt, è una figata!” disse saltellando sul posto con un sorriso a trentadue denti. Anche il moro sorrise a sua volta vedendo il ragazzo felice. Inconsciamente rilasciò il respiro che stava trattenendo.

“È  grandissimo! Come l’hai fatto? Ti sei ispirato al rifugio di Batman?” la curiosità di Blaine non si conteneva ormai più.

“Io… cosa è successo esattamente a Sebastian?” chiese Kurt dopo qualche minuto che Blaine curiosava in giro.

“Beh, ieri Nick mi ha detto che l’effetto del siero che ha preso è definitivamente cessato e che ricorda poco e niente di quello che è accaduto ma che sa di aver fatto delle cose davvero orribili” disse Blaine continuando tranquillamente ad osservare la stanza.

“Ieri?”

“Si. I Niff sono venuti qui. È una fortuna che tu abbia il sonno pesante. Non hai idea di quanto possano essere rumorosi e maldestri quando cercano di fare silenzio” spiegò il riccio.

“Ma… quanto tempo ho dormito?” chiese Kurt scioccato.

“Più o meno due giorni. Sei svenuto poco prima di arrivare qui. Non hai idea di quello che ho passato. Nick mi ha assicurato che ti saresti svegliato e che eri debole” disse Blaine avvicinandosi al ragazzo e prendendogli una mano “non provare mai più a fare una cosa del genere. Non per me” disse scoprendogli il braccio ed sfiorando i lividi ancora presenti sulla pelle nivea “non ne vale la pena”

Kurt automaticamente si avvicinò a lui, lasciandosi stringere e poggiandogli la testa sulla spalla “Ne valeva la pena. Se mi avesse aiutato ad essere normale l’avrei fatto. Tu sei la cosa più importante di tutta la mia vita e per me ne vale la pena”

“No!- ribatté Blaine allontanandolo –tu sei meravigliosamente non normale. Ed è la parte migliore di te” disse il ragazzo facendo congiungere le loro labbra.

Kurt sorrise “Cosa farete ora con Sebastian?”

“Ovviamente non andremo dalla polizia, anche perché ora sta tipo uscendo con uno dei ragazzi- Kurt spalancò gli occhi e Blaine continuò –a quanto pare Thad è di vedute più aperte di quanto credevamo. Però dovresti parlarci, con Sebastian, intendo. Anche perché non vedo cosa dovresti dire a Thad. Per esempio-”

“Blaine”

“Mh?”

“Stai divagando”

“Si hai ragione, scusa. Dicevo, Sebastian si sente terribilmente responsabile per quello che ha fatto. Gli abbiamo raccontato a grandi linee quello che è successo. Ha lasciato immediatamente il suo lavoro al laboratorio e ha proposto di trovare un modo per liberarci dai nostri poteri”
Kurt sussultò. Se Blaine si liberava di quei poteri avrebbe significato… “Cosa gli avete detto?” chiese in un sussurro.

“I ragazzi non hanno voluto”

“E tu?”

“Dipende da te. Cosa vuoi che faccia?” Kurt rimase esterrefatto. Cosa doveva fare? “A me piacerebbe tenerli- continuò Blaine –però sei tu quello a cui deve stare bene”

Kurt deglutì. A lui andava bene? Certo che gli andava bene. Gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa riguardasse Blaine. Perché era appunto Blaine. Annuì cercando di non sembrare un idiota “In fondo- disse ancora il riccio -sei tu quello con cui vorrei passare il resto della mia vita” lo stilista boccheggiò. Cosa diamine stava succedendo?!?

Blaine sorrise “Rilassati, Kurt. Guarda…- disse estraendo dalla tasca posteriore una scatolina dall’aspetto molto familiare –per l’amor di dio, i miei mi ucciderebbero se sapessero che sto facendo una cosa del genere, però non posso non farlo. L’ho preso dopo che sei scappato da casa mia. Sapevo che si sarebbe risolto tutto. Me lo sentivo nelle vene. Nick e Jeff mi avevano buttato fuori di casa e stavo girando quando l’ho visto in una vetrina” disse Blaine inginocchiandosi davanti a Kurt e prendendogli la mano.

“Kurt Elizabeth Hummel, so che non è tanto che stiamo insieme, ma io ti amo. Ti amo più della mia vita stessa e non credo che amerò mai più nessun’altro. Quindi, vuoi farmi l’onore, non domani, non la settimana prossima ma un giorno, prima o poi, di diventare mio marito?” chiese Blaine con un filo di voce guardando l’altro ragazzo intensamente mentre gli mostrava l’anello.

Non era un anello di fidanzamento. Era una sottile fascetta argentata. Era una promessa.

Kurt s’inginocchiò vicino a lui, con gli occhi pieni di lacrime, facendo combaciare la fronte con la sua “Sarei onorato di diventare tuo marito” disse con un sorriso radioso.

Blaine gli prese nuovamente la mano e gli infilò l’anellino al dito per poi baciarlo.

Rimasero lì per qualche altro minuto, finchè Blaine non si alzò e decise di porre la domanda che gli stava frullando in testa da qualche giorno

“Kurt, tu sai evocare le anime?”

Lo stilista fece una smorfia sentendo quella domanda “Certo che no! Non sono un negromante da quattro soldi”

Blaine rimase in silenzio perplesso. Se lui non c’entrava nulla con quello che aveva sognato, perché si era rivelato vero? “Io ho fatto dei sogni strani ultimamente” disse incerto.

Kurt inarcò un sopracciglio e gli fece segno di andarsi a sedere di sopra e alla luce del sole.

Una volta saliti e seduti uno di fronte all’altro sul divano del soggiorno del moro, Kurt aggrottò le sopracciglia “Io non ho mai fatto nulla del genere. E nemmeno ci riuscirei, ne sono sicuro”

Blaine annuì pensieroso “Però io mi ricordo di averti sognato. Ed erano sogni molto vividi”

“Credo che quel tipo di sogni si chiamino in un altro modo Blaine” disse Kurt sorridendo maliziosamente. Blaine scosse la testa convinto “No. Ho sognato di essere esattamente qui. Però ero così piccolo che tu mi tenevi su un palmo e poi è arrivato Sebastian. E mi hai anche fatto vedere il tuo braccio ed era pieno di lividi. E sono cose successe davvero, Kurt”

Lo stilista si fece pensieroso “Io… non credo sia così, però posso sempre provare” Blaine lo osservò con sguardo interrogativo e sul palmo di Kurt si iniziò a formare una sfera di energia, che prese le sembianze di Blaine.

Immediatamente il ragazzo di fronte a Kurt sbattè le palpebre e gli occhi gli diventarono vitrei.

Il mini-Blaine sul palmo di Kurt guardava ora il ragazzo ora se stesso per poi mettersi a saltellare sulla mano battendo le mani.

Kurt lo fece dissolvere ed il vero Blaine parve rianimarsi nuovamente. Guardò Kurt con gli occhi spalancati per poi saltare giù dal divano “E’ stata la cosa più figa che abbia mai fatto!”

Kurt si unì alla sua risata che era davvero contagiosa. Per un istante aveva pensato che Blaine fosse terrorizzato da lui.

“E’ stato come se fossi in una bolla. Mi sono visto seduto lì- disse indicando il divano, dove un attimo prima era sistemato –è stato meraviglioso. Come ci riesci?”

Kurt scosse la testa “Non ne ho la più pallida idea. Non riesco con nessun altro. È la prima volta che succede una cosa del genere. Penso a te e automaticamente la sfera di energia diventa te” disse stringendosi nelle spalle. Blaine sorrise come se fosse Natale e si buttò letteralmente sul ragazzo atterrandolo e stritolandolo in un abbraccio.

“Però non è giusto!” Affermò il riccio “mi vedi basso anche come miniatura” disse imbronciandosi.

Kurt sorrise “Blaine, tesoro, non l’ho fatto di proposito. Sei tu che non sei esattamente un gigante” Blaine incrociò le braccia al petto facendo un’espressione risentita finchè Kurt non gli si avvicinò e gliela levò via con un bacio.

“E ora che facciamo?” chiese Blaine.

“Andiamo avanti” disse Kurt.




The End?





Spazietto di Ema

Ciao :D
E' ufficialmente finita :D da una parte sono contenta, dall'altra è stato un po' triste spuntare l'icona delle storie complete, ma c'est la vie :'D
Volevo ringraziare tutti, e dico tutti, quelli che hanno recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate questa storia o l'hanno anche soltanto letta. Grazie mille, di cuore.
E' stata la mia primissima fanfiction e l'ho portata fino alla fine.
Un ringraziamento particolare va a BlueTea e ad Eternalrest che mi hanno dato consigli e mi hanno minacciato ogni volta che annunciavo di non volevo più continuare a scrivere. Grazie mille ragazze <3
Per chiunque volesse qui c'è il mio profilo facebook e qui quello di twitter... okay, mi sembra di fare il discorso per quando vincerò il mio primo Grammy.... quindi ciao xD
Ema :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1291086