Dive to the heart

di Columbrina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Land of Departure and Realm of Darkness ***
Capitolo 2: *** #Mysterious Tower - Connessioni ***
Capitolo 3: *** #Radiant Garden - Gelato ***
Capitolo 4: *** #Castle of Dreams - Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Land of Departure and Realm of Darkness ***


-Titolo: A dive to the heart

-Autore: Columbrina

-Coppia: TerraAqua

-Elemento (se scelto): Debolezza; Consapevolezza; Maturità.

-Avvertimenti: OOC (lieve); Sentimentale; Generale; Raccolta.

-Note: Ambientato in un ipotetico futuro, con sprazzi di flashback nei primi due capitoli: Terra e Aqua girovagano per tutti i mondi, nella speranza che le questioni lasciate in sospeso possano sanarsi. Ogni capitolo porta il nome di un mondo comparso in Kingdom Hearts: li ho scritti più o meno tutti, fatta eccezione di The World That Never Was; Deep Jungle (per mancanza di conoscenza del film Tarzan); Agrabah; Atlantica (avevo una bella storia in mente, in merito); The Grid; Beast Castle e Fantasia.

 

#Land of departure – Perché vuoi diventare maestro?


“Perché vuoi diventare maestro?” fu l’improvvisa domanda di Aqua.
Era una notte stellata; ce n’erano talmente tante che il cielo non riusciva a sostenerle tutte e queste cadevano oltre la linea del mare nero. Lo sguardo di Terra si dischiuse ed elargì un sorriso mesto, come faceva di solito.
“Per farmi notare da te”
“Sono anni che non fai che tenermi accanto” fece Aqua, in un tono tra il divertito e lo scettico.
“Non nel modo in cui vorrei”
Le mani di Aqua si strinsero intorno a un folto ciuffo d’erba, che rinfrancava il vivido calore innestato nel cuore ed era risalito fino al pomolo, che si era annodato nella gola, bruciandola, per poi arrivare, finalmente, alle gote, colorandole.
Distolse gli occhi dalle stelle inquisitorie, non trovando nemmeno il coraggio di affrontare Terra, che rideva. Amava sgraffignarle quel bel colore rosso che ravvivava le sue guance tranquille.
“Non posso crederci… Ci caschi sempre”

 

 


#Realm Of Darkness – Sinopsi

 

Gli spifferi del mare sussurravano il loro requiem alle onde scure del bagnasciuga, freddo e asciutto; la sabbia non pungeva sotto i piedi, ma era bello giocarci creando piccoli fastelli e cumuli che lasciavano un’impronta salina e irrimediabilmente fastidiosa, specie quando si incastrava negli incavi tra le dita.
Una cupola scura abbracciava l’orizzonte che si stagliava immenso e interminabile, presentando sempre la stessa scala cromatica di malinconia e non si sa che altro perché Aqua, se lo ripeteva più volte, non sapeva più distinguere nulla, nemmeno i sorrisi chiari e sinceri da quelli forzati e per niente belli. Più ci pensava e più i suoi timori si manifestavano in forme sempre più efferate, come fantocci insonni che non la lasciavano dormire.
Aqua era seduta sul freddo bagnasciuga, ascoltando le onde e contemplando la distesa scura che si stagliava infinita, senza un punto che potesse definire una certezza, senza un segno che potesse alleviare le sue sofferenze e le sue paure.
Quella era la giusta punizione che scontavano le anime purganti, quelle che si avvicinavano senza riserbo a un mondo fatto di chiaroscuri fino a che non venivano inghiottite dalle ombre nere come pasto sacrificale; quelle ombre non facevano distinzioni, nemmeno se la vittima aveva un cuore ricolmo di luce fulgida e splendida: ti avvicinavi, finivi irrimediabilmente risucchiata.
“Ne è valsa la pena, almeno Terra è salvo” diceva il suo cuore e a lei stava bene così.
Stringeva tra le mani un ciondolo fatto da lei stessa e il suo aveva i colori del mare; no, non i colori quel brodame denso di nero, bensì di quell’azzurro sincero, vivo e vero che, una volta, scintillava nei suoi occhi. Ora anche su di quelli si era depositata una patina cinerea, che ben si confaceva al suo purgatorio.
Ogni sera, Aqua si rifugiava dai sogni, sedendo sul bagnasciuga e contemplando l’orizzonte; ogni tanto, disegnava dei cerchi nella sabbia con le dita.
Le onde scandivano il tempo e puntualmente lei perdeva il conto.
Si era chiesta più volte da quanto tempo fosse lì; si chiedeva da quanto tempo si fosse arresa e avesse rinunciato a camminare oltre quella spiaggia grigiastra e notturna, si chiedeva anche perché quel piccolo angolo di pace, le desse così tanta inquietudine.
Era certa che fossero passati anni, ma si chiedeva quanti; non poteva guardare il suo riflesso, anche per paura di non potervi trovare lo stesso sguardo forte e deciso della ragazza che – forse – era prima.
Vi assicuro che nulla era cambiato sul viso di Aqua: i lineamenti levigati erano solcati solo dall’angoscia, ma si capiva che stava continuando a lottare contro i suoi istinti, si capiva che aveva una grande forza di volontà; gli occhi, come ho detto prima, erano sempre colorati d’azzurro, eppure erano diventati parte integrante di quell’ammasso di malinconia e grigiore; i capelli non erano per niente cresciuti, sempre fermi a poco prima delle spalle, circondando sempre di blu il suo sguardo; il corpo era rimasto sempre magro e scattante, fatto di rotondità giuste, temprato anch’esso da innumerevoli battaglie.
Nel pieno della sua contemplazione, notò un punto di luce fare capolino sulla cupola stellata, che si lasciò dietro una scia altrettanto fugace; sparì immediatamente, come se si fosse schiantato nell’acqua senza farsi sentire, ma Aqua l’aveva colto in flagrante.
Strinse il Trovavia tra le mani, mandando via anche gli ultimi rimasugli di sabbia tra le dita e sentì una scossa allo stomaco, ma questa echeggiò rapidamente per tutto il corpo, fino a far fremere il cuore.
Non riusciva a capire se fosse un presagio cattivo o… Peggiore.
Si alzò tempestivamente in piedi, reggendosi sulle poche, eppure forti speranze che non l’avevano mai abbandonata; si sentì pervasa dal desiderio di fuggire subito da lì, una bramosia dapprima ardente e poi incandescente.
Quasi piangeva tanto era forte il bisogno di urlare, l’ennesimo impulso che squarciava la gola; diede un ultimo sguardo al Trovavia, ai ricordi che la tenevano incatenata ai doveri del cuore, all’unica cosa che le era rimasta di loro.
I tempi sono maturi.
“Stanno arrivando” sussurrò a se stessa. Lì non c’era nessun altro, oltre alla sua ombra. Era calma.
Ombre che si fanno destrieri dell’oscurità, cavalcando cieli ricoperti di sbuffi.
“Non possiamo perdere un minuto di più…”
Né grido, né luce, né cuore puro potranno scongiurare la venuta della piaga.
“Devi svegliarti”
La vittoria avrà i colori di un crudele tramonto.
“Devi ritrovare la tua luce”
Fin quando un fascio di luce non verrà scoccato nel cielo.
“Devo andare via di qui”
E aprirà le porte del regno dei cuori.
“Vi prego, fermatelo…”
Così si compirà il cammino dell’eroe.
“Più di questo non posso fare…”
Oppure la sua disfatta.
“Aspettate il mio ritorno”
Mentre il subordinato tesserà la sua trappola.
“Ven…”
Occhi di stella, incatenati nel buio, porteranno il vessillo.
“Non mi arrenderò…” prese fiato “Terra…”

Una lacrima rigò il viso levigato di Aqua; una lacrima che purificò i suoi occhi, liberandoli dalla coltre di polvere stantia e riempiendosi del coraggio che si era addormentato.
Capì che più le tenebre più avvicinavano, più grande diveniva la sua luce, al punto che avrebbe potuto inghiottirle.
Più la disfatta si avvicinava, più cresceva la speranza perché il requiem del mare le portava un messaggio e, ancora una volta, le onde si erano fatte portatrici di luce. Solo che, stavolta, non aveva dovuto raccoglierla in una bottiglia.
E poi, finalmente, un abbraccio caldo la costrinse a chiudere gli occhi e abbandonarsi a quel movimento cullante, come quello delle onde che portavano il suo nome; la speranza e il cuore si unirono in un amplesso vigoroso, boicottando la sua carne in maniera piacevole perché, anche se pizzichi ardenti si conficcavano sotto la sua pelle, a lei stava bene così perché queste sensazioni non le provava da molto e le mancavano questi allevianti dolori.
Le scese un’altra lacrima, inumidendo l’altra guancia.
Sorrise. In lontananza, anche l’altro fece la stessa cosa, sollevato dai suoi pesi.
Presto Terra sarebbe tornato.

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Capitolo 2
*** #Mysterious Tower - Connessioni ***


#Mysterious Tower – Connessioni

 

Il Maestro Yen Sid aveva convocato Aqua alla Torre che, ormai, era divenuta una vera e propria dimora per le sue membra stanche e vigorose di conoscenza. Già a suo tempo, il Maestro Eraqus gli aveva parlato di questa promettente giovane allieva, la cui mente sapeva discernere il bene dal male con risoluta consapevolezza; i racconti del Re Topolino e le sue azioni sul campo di battaglia, a seguito della sconfitta definitiva del male, avevano avuto la loro rilevanza sul giudizio complessivo dell’assennato stregone.

Ed ecco davanti a lui una giovane donna, dall’attitudine rispettosa e gli occhi straripanti di una felicità difficile da nascondere; dava l’idea di avere le cicatrici già completamente rimarginate, ma dal ricordo ancora fresco.

“E così, ho finalmente l’onore di rivederti, Aqua”

“Maestro” fece lei, in tono untuoso, venendo teneramente ammonita dal Maestro. Yen Sid detestava le formalità.

“Volevo complimentarmi di persona del tuo spirito di sacrificio. Non è da tutti immolarsi volontariamente all’oscurità per salvare quell’ultimo, invisibile barlume di speranza che dimora sotto pesanti macerie; ti avrebbero scambiata per incosciente, ma sei rimasta fedele al tuo cuore. Ti fa onore”

Aqua, lusingata e al contempo imbarazzata dalla facilità con cui Yen Sid le dispensava quelle parole, non poté far altro che sorridere.

“Non è stata incoscienza, Maestro. Il cuore di Terra traboccava ancora di luce e io gli ho dato la possibilità di scoprirla.”

“Il cuore di Terra era, ormai, completamente asservito all’oscurità; nemmeno il suo Maestro, suo padre, è riuscito a sentire il fragile respiro dei suoi battiti di luce. Ma tu, Aqua, sei riuscita a scavare quelle spoglie morte, oscure e costellate di insidiosi rovi. Solo dei cuori inevitabilmente connessi possono vedere la luce dell’altro, anche se uno di loro è inghiottito dall’oscurità.”

Aqua ricordava ancora quando sentì trapelare sulla pelle i battiti di luce del cuore di Terra, che avevano marchiato a fuoco i ricordi delle sensazioni più belle, che combaciavano perfettamente con i suoi. Le gote le si colorarono d’imbarazzo vivo, senza che lei potesse dissimulare.

“Certo, i cuori devono incastrarsi alla perfezione” fece il Maestro Yen Sid, sorridendo furbescamente.

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Capitolo 3
*** #Radiant Garden - Gelato ***


#Radiant Garden – Gelato

 

A casa di Merlino, incuneata in una delle traverse più tranquille di Radiant Garden, si stava svolgendo una sobria festa su iniziativa di Aerith. Era molto diversa da come la ricordavano, eppure gli odori e gli aromi tattili di quei libri stantii erano rimasti pressoché gli stessi e Merlino era il solito, allampanato e sbadato mago dalla lunga barba bianca, come se il tempo per lui si fosse fermato. Gli strani e arzigogolati mobili si diramavano come le foglie di un roveto, al punto che Terra e Aqua dovevano vigilare costantemente su ciò che si trovava ai loro piedi, eppure si incastravano in un disordine prestabilito, come se il padrone di casa l’avesse progettato sin dall’inizio. Ciò che saltava più all’occhio era la moltitudine di persone che entrava in un’angusta stanza come quella: c’erano i loro tre piccoli amici dell’Isola, accorsi per rivedere i loro amici; il Re con il Mago di Corte dalle zampe palmate e il Capitano delle Guardie dal lungo naso che salutarono Aqua con una riverenza, al punto da farla arrossire; c’era anche Ventus, destatosi finalmente dal suo sonno, che andava in giro per la stanza con lo sguardo di chi potrebbe morire felice e non faceva altro che ridere insieme a una buffa ragazza dai lineamenti quasi elfici e il fisico snello; a guardarli con sguardo torvo, un burbero uomo con lo stuzzicadenti in bocca, che carezzava con fare paterno degli impianti tecnologici e, appoggiato al muro, un bel ragazzo che, ad Aqua, ricordava molto Terra sia per l’atteggiamento guardingo che per la castana capigliatura disordinata; e c’era anche una loro vecchia conoscenza, quel papero così gentile e impettito nella sua giacca blu, che dava l’idea di aver tratto soddisfazione da un affare prolifico e rimproverava tre piccoli col berretto, più impazienti del solito.

Ogni tanto, si avvicinava a loro una ragazza dai radiosi occhi verdi – Aerith, per l’appunto – che riusciva a fare domande, senza essere invadente, dimostrando anche una certa premura.

“Volete qualcos’altro?” chiedeva. O ancora “Vi state divertendo?”. E, senza che chiedessero nulla: “Non fate caso a Cloud” diceva, indicando un giovane dallo sguardo arcigno che non avevano notato fino a quel momento, strano perché era proprio uno di quelli che non sarebbe mai passato inosservato “Sembra inavvicinabile, ma ha un cuore d’oro”. Diceva queste cose e, subito dopo, andava a parlare con lui, riuscendo a rubargli quei pochi, laconici sorrisi che rilassavano il suo sguardo e non lo rendevano così tanto misterioso.

Aqua aveva trascorso la festa all’insegna di risate, chiacchiere ed eloquenti sguardi con Terra, con cui non aveva parlato per tutta la sera.

“Chi vuole il gelato?”

La voce squillante dell’amica di Ventus – tale Yuffie – scemò, unendosi al coro festante che si era innestato a seguito della distribuzione del tanto sospirato gelato; i tre paperi con i berretti si precipitarono come tre furie e furono i primi a godere del fresco assaggio d’esordio di quella delizia ghiacciata. Aqua ne prese uno ed elargì uno sguardo interrogativo alla vista dello strano colore sui toni dell’acquamarina; emanava un forte odore di mare, facendole pensare alla lenta danza delle onde e del loro requiem che offuscava i ricordi più bui del suo passato errare che sembrava eterno.

“gelato al sale marino. Provalo, è buono” fece Aerith, notando lo scetticismo stampato sul suo viso.

Lei diede un assaggio, non troppo frettoloso, giusto quell’infinitesimale contatto tra labbra e freddo che si univano in un tripudio di due sapori, nettamente contrastanti. Era un ossimoro piacevole.

Diede un altro assaggio, gustandolo con più decisione e meno timore e sentendo in modo forte e chiaro la scorrevolezza reciproca degli opposti sulla sua lingua accaldata. Terra le si avvicinò, con un gelato tra le mani e un sorriso sul volto.

“Che ne pensi?” le chiese, senza troppi convenevoli.

Aqua assaporò il gelato.

“È dolce”

Terra fece lo stesso.

“Io, invece, ti dico che è salato”

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Capitolo 4
*** #Castle of Dreams - Ringraziamenti ***


#Castle Of Dreams – Ringraziamenti

 

Aqua non aveva mai portato a quella ragazza – Cenerentola – i ringraziamenti di Terra, perché era stata sopraffatta dai dubbi: quella volta, mentre lo vedeva scendere la scalinata drappeggiata di rosso velluto, ebbe la scomoda sensazione che la luce e il cuore di Terra non combaciassero come un tassello nel punto mancante del puzzle.

“Forse è meglio che glieli dia io di persona” fece Terra, a un certo punto.

Quella sera, proprio quando si trovavano lì per ringraziarla, aveva indetto un ballo al castello per festeggiare l’anniversario delle sue nozze.

Una musica soffusa di archi e valzer proveniva dalla sala da ballo, mentre il sontuoso atrio era rimasto tale e quale a com’era qualche anno fa, sempre drappeggiato di rosso e vuoto, senza tutti quei tessuti che volteggiavano al ritmo dei sogni, delle risate e della notte. Ma, probabilmente, quel piccolo cantone di intima tranquillità era il posto che entrambi preferivano e, forse, anche Cenerentola era dello stesso avviso.

Si era avvicinato a loro il duca Monocolao, in tiratura azzurrina, e li aveva subito riconosciuti, stupendosi di trovarli ancora lì, dopo tanto tempo.

“Potremmo ricevere Cenerentola?” aveva chiesto Aqua, gentilmente. Il duca tentennò un istante.

“Chi? La principessa? Oh, ma c’è un ballo in corso… Io non credo che…”

“Per favore, è importante” aveva insistito Aqua, che aveva notato il barlume fiducioso che attraversava lo sguardo di Terra, spogliato da qualunque inibizione che lo rendesse arcigno.

Il duca, conoscendo anche le attitudini gentili della principessa, non poté far altro che assecondare la loro richiesta e corse alla sala da ballo, incespicando sul cerimonioso tappeto che rivestiva le scale.

E Terra non aveva proferito verbo da quando avevano oltrepassato la soglia del castello, ma Aqua non era a disagio: aveva imparato a sottostare ai suoi tempi e alle insicurezze che non avrebbe mai ammesso. Era buffo e anche piacevole avere la consapevolezza di essere una delle poche persone a sentire realmente i suoi pensieri, anche senza dei gesti espliciti, perché avrebbe sempre trattato con cura i suoi sentimenti.

Per il resto, Aqua non aveva mai visto Terra comportarsi così, quindi non sapeva davvero cosa pensare; aveva voglia di ridere, perché il nodo all’altezza della sua gola era divertente, comico, inaspettato.

Frattanto Cenerentola fece capolino dalla cima delle scale, con indosso un vestito cinereo, che salutava i suoi amici con la spensieratezza che l’aveva sempre contraddistinta. Scese velocemente le scale e gli corse incontro, sfoggiando il sorriso di chi aveva ancora tutta la felicità del mondo da assaporare. Aqua notò che Terra si irrigidì ancora di più, nel tentativo di darsi un contegno.

“Che ci fate qui?”

“Una semplice visita di cortesia. E poi Terra voleva ringraziarti per averlo aiutato  a credere nei suoi sogni. Giusto, Terra?”

Come sceso da un sogno, Terra incespicò con il suo proverbiale autocontrollo, cercando di ricorrere alle ultime forze rimaste per proferire parola, senza sembrare sciocco. Troppo tardi, diceva il sorriso di Aqua e, forse, anche quello di Cenerentola, che aspettava.

“Sì, giusto”

A quel punto, Terra non concepì bene il meccanismo con cui avvenne il tutto: sentì uno schiocco caldo dischiudersi sulla sua guancia ed espandersi fino a ricoprire ogni venatura, ogni fremito del suo volto. E Aqua sorrideva, accanto a lui.

Cenerentola sorrise all’indirizzo di Aqua e se ne andò senza dire nient’altro.

Il cuore di Terra pesava come un macigno e protestava per uscire fuori da quella gabbia opprimente e accaldata.
“Non credevo che le ragazze ti facessero questo effetto”





Con mio sommo piacere, la storia è riuscita a classificarsi "prima" al suddetto contest - Hikari [A Kingdom Hearts Contest] - indetto da Audrey24th.

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