Half-blood love

di BellatrixLestrange96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Campo Mezzosangue è cambiato. ***
Capitolo 2: *** Le rivelazioni di Grover ***
Capitolo 3: *** Nico si sveglia e il Sole ci fa visita ***
Capitolo 4: *** Annabeth e Demoofoonte: amore a prima vista. ***



Capitolo 1
*** Il Campo Mezzosangue è cambiato. ***


Il sole illuminava già la schiera delle Case degli dei. Le driadi raccoglievano le fragole e Chirone andava di passo, tranquillo, mentre il suo dorso cavallino luccicava alla luce solare.  Sembrava assorto, quasi come se stesse riflettendo su qualcosa. Il pollice e l’indice della mano destra si richiudevano ripetutamente sulla barba incolta del mento e ogni tanto si fermava e scuoteva la testa. La coda di muoveva frenetica, scacciando talvolta le mosche che cercavano di appoggiarsi. La calura estiva stava scemando. Settembre era ormai alle porte e l’estate stava per lasciare il passo ad un gelido inverno.  I ragazzi si svegliarono.  I figli di Ares per primi, ansiosi della caccia alla bandiera; i figli di Ipno per ultimi, dopotutto erano figli del dio del sonno. Percy uscì dalla casa di Poseidone indossando la maglietta arancione del campo un po’ logora, un paio di jeans e Vortice legata alla cintura. Ormai non andava da nessuna parte senza Anaklusmos. Non si sentiva mai completamente al sicuro. L’unico posto in cui si sentiva protetto era l’acqua. Salata o dolce non importava. Più andava in profondità, più si sentiva bene. Ma adesso era felicissimo anche fuori dall’acqua. Annabeth era finalmente diventata la sua ragazza. Sin dal primo momento in cui l’aveva vista, Percy aveva capito di comprendere un forte sentimento per lei.  Era bellissima; alta, bionda, occhi grigi, intelligente, saggia, astuta. Percy avrebbe potuto descrivere Annabeth con milioni di aggettivi. Con lei aveva avuto moltissime avventure. Avevano rischiato di morire varie volte, ma con l’aiuto reciproco ce l’avevano sempre fatta. Si erano fidanzati subito dopo la fine della battaglia contro Crono. Finalmente Percy aveva compreso che Annabeth non aveva mai provato né provava qualcosa per Luke. Glielo aveva detto lei stessa, a Luke morente. Percy allora aveva capito di doversi dichiarare perché la loro vita poteva essere breve  e doveva vivere ogni attimo. Annabeth dapprima sembrò quasi disguastata, poi fissò i suoi occhi grigi in quelli di Percy e gli rispose:”Ce ne hai messo a dichiararti, Testa d’Alghe. E’ da quando abbiamo ballato alla scuola dove si trovavano Nico e Bianca che sono innamorata di te. Sei il solito ottuso.” Poi scoppiarono a ridere e il campo si riempì di felicità. Tutti erano entusiasti per la nuova coppia, persino Clarisse. Una volta Percy le aveva proposto  un’uscita a quattro e lei non l’aveva nemmeno picchiato troppo.  Percy camminava verso Chirone, ancora un po’ assonnato.  “Chirone, cosa c’è? Perché mi hai fatto chiamare?” disse Percy con la voce un po’ roca. Chirone continuò iperterrito a meditare andando avanti e indietro, senza accorgersi della sua presenza. “Chirone, sono qui!” Percy lo prese per un braccio e lo bloccò. Il centauro sembrò essere catapultato nella realtà dopo millenni di ipnosi. “Scusami Percy, sta-…stavo pensando.” “Questo lo avevo notato anche io Chirone. Cosa succede? Perché mi hai chiamato di prima mattina?” Chirone sembrava amareggiato. Tentò più volte di rispondere alla domanda ma apriva la bocca per poi chiuderla senza proferire parola. “Vedi Percy..oh come posso dirtelo…” Percy iniziava a preoccuparsi. Chirone in quegli anni gli aveva dato tante brutte notizie ma non aveva mai tentennato così tanto. “Ricordi che l’altro ieri Annabeth e Nico sono andati in missione per cercare una mezzosangue che Grover aveva identificato? Bene..Nico è tornato stanotte, verso le tre del mattino, ma di Annabeth e della presunta mezzosangue non c’è traccia. Grover sta bene, ma non sa dove possano essere finite.” Percy quasi crollò per terra. Cercò di farsi forza e con la voce spezzata disse:”Magari Nico sa cosa è successo e dove sono andate. Non avete parlato con lui? Nico non abbandonerebbe mai Annabeth, soprattutto sapendo quanto è importante per me” Chirone si scurì. “Purtroppo non abbiamo potuto parlare con Nico. L’abbiamo trovato fuori il confine  del campo svenuto.  L’abbiamo portato in infermeria e Argo lo sta curando. Gli ha dato dell’ambrosia e dei balsami ma nulla. Nessun movimento, nessuna reazione, nulla. Sembra pietrificato.” “Ma…Cosa può essergli successo? Devo vederlo subito.” “Aspetta!” Chirone non fece in tempo a bloccarlo che Percy correva giù verso l’infermeria mentre tutti lo guardavano attoniti. Entro di corsa, saltò alcune barelle finchè non vide Nico, disteso sul letto vicino alla finestra. Argo sedeva vicino a lui tenendolo l’occhio. Ogni quattro ore  gli faceva ingurgitare un pezzetto di ambrosia. Ascoltava ogni sospiro. Percy si avvicinò. Nico era più pallido del solito. I capelli corvini luccicavano. Respirava in modo flebile e irregolare. Argo guardò Percy, cercando un cenno d’assenso.  Percy si avvicinò di più all’amico e si sedette vicino a lui “Nico…Nico svegliati, dai. “   Nico non si mosse di un millimetro.




FINE PRIMO CAPITOLO

Salve a tutti. Spero che la storia possa incuriosirvi. Attendo tante recensioni.
un bacio, @giulsblack

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Capitolo 2
*** Le rivelazioni di Grover ***


Percy trascorse in infermeria i successivi tre giorni. Aveva la maglia e i capelli ancora più arruffati del solito. Era stanco e triste. Nico non aveva avuto alcun e miglioramento nonostante Argo passasse tutto il giorno a medicarlo. Il problema maggiore era che non sapeva nessuno quale malattia, maledizione, sortilegio avesse contratto durante la missione. C’erano poche persone che potevano saperlo: Annabeth, ma era svanita, la semidea, anche lei volatilizzata, Nico, in stato di zombie e Grover, che stava chissà dove a rintracciare l’odore di Annabeth e dell’altra ragazza. Percy cercava disperatamente una soluzione. Odiava quando la situazione non era sotto il suo controllo. Ebbe varie idee per scoprire la verità: gettare Nico in mare e, usando i suoi poteri, sperare in un suo risveglio, andare con Blackjack alla ricerca di Annabeth, andare da Apollo e chiedergli di curare lui stesso Nico essendo dio della medicina (ma forse poi Argo si sarebbe offeso..), ammassare il maggior numero possibile di lattine per attirare Grover.. Ma mentre stava formulando tutte queste ipotesi entrò Chirone e dietro di lui un satiro, con un occhio nero e un taglio non molto profondo sulla zampa sinistra. “Grover! Come stai? Cosa è successo?” Grover sorrise leggermente verso Percy barcollando fino alla prima sedia che incontrò. Di solito saltellava per raggiungere le cose, ma la ferita gli bruciava moltissimo, anche se lui cercava di nasconderlo mordendosi il labbro inferiore. Appena si sedette tutti aspettarono il suo resoconto. Grover fece un respiro profondo ed elargì:”Non chiedetemi chi fosse quello che ci ha attaccato. Non so se fosse un dio, un titano, un mostro o altre cose paurose. So soltanto che avevamo trovato la semidea ed Annabeth le stava spiegando chi fossimo e cosa stavamo facendo lì. Non appena comprese di essere una mezzosangue, lui arrivò.” Grover si rabbuiò per un istante. Poi continuò: “Nico evocò alcuni spettri, mentre Annabeth tirò fuori la spada e iniziò a cercare di respingerlo. Io tentai di incantarlo con il flauto che mi ha regalato Pan, ma quell’essere mi ignorò completamente. Il suo obiettivo era uno solo: la semidea.” Percy interruppe il suo discorso:”Sapete per caso chi sia il suo genitore divino? Magari è figlia di uno dei Tre Pezzi Grossi.” Grover fece un cenno di dissenso con la testa: “No. Nei miei anni di lavoro ho fiutato te, Talia, Nico e Bianca e conosco bene l’odore che emanate voi figli dei Tre Pezzi Grossi. Quella ragazza aveva un odore particolare, che non avevo mai sentito prima.” Chirone si intromise nel discorso:” Se ha un odore diverso da quelli che hai fiutato non può essere figlia né di Atena, né di Ermes.” Grover annuì. “Ma allora perché interessava così tanto a quell’essere?” chiese Percy serrando i pugni. “Forse lavora per qualcuno di più…importante” ipotizzò Grover. “Comunque, l’essere superò con facilità gli spettri evocati da Nico e con un solo colpo lo scaraventò contro una parete rocciosa. Poi andò verso la semidea ma Annabeth si mise davanti. Avrebbe potuto metterla fuori combattimento in mezzo secondo ma si voltò verso di me, sorrise con un ghigno crudele e disse <> Poi prese Annabeth e la semidea e si volatilizzò.” Grover stava per scoppiare a piangere. Si era sentito impotente non essendo riuscito a proteggere nessuno. Lui era un satiro custode ed era stato investito del potere di Pan! Ma l’unica cosa che era riuscito a fare in quel frangente era stato non svenire urlando:”CIBOOOOO!” Percy, che aveva un legame empatico con Grover, sentiva cosa stava provando e lo tranquillizzò:”Non è colpa tua Grover. Non sapevi chi fosse quell’essere, probabilmente neanche Annabeth lo aveva mai visto.” Grover sorprese tutti “Credo che lei sapesse chi era. Lo guardava confusa. Gli disse che lui doveva essere morto e non doveva prendersela con i semidei.” Percy non capiva più nulla. Grover non era stato molto preciso sull’accaduto. Non era riuscito a descrivere quell’essere, né aveva spiegato bene le dinamiche dell’incidente di Nico. Infine Grover concluse il suo resoconto:” Dopo che Annabeth, la semidea e quell’essere furono svaniti, mi avvicinai a Nico e tentai di svegliarlo. Lui restò immobile. Perciò controllai che non fosse ferito alla testa e, con grande sorpresa, notai che non presentava alcun tipo di taglio, bozzo, corno. Pertanto, decisi di portarlo al campo, ma quando arrivai all’ingresso, lo lasciai sotto il controllo del drago che controlla il Vello e, avendo fiutato di nuovo quell’essere, cercai di rincorrerlo, senza alcun successo.” Argo, che aveva ascoltato tutta la storia, controllò la testa di Nico ed era vero: nessun tipo di ferita. Eppure Grover aveva detto che quel mostro con un sol colpo aveva fatto sbattere Nico contro una parete rocciosa. Se fosse stato davvero così, anche il figlio di Ade avrebbe avuto un taglio, non mortale, ma una minima ferita sì. Poi, se avesse dato un forte colpo, sarebbe poi sicuramente rinvenuto dopo un giorno, due al massimo. Erano circa cinque giorni che versava in quello stato. Percy non riusciva a capire. Tutti questi elementi non combaciavano tra loro. La verità era ancora troppo intricata per essere scoperta. Alla fine Chirone, che aveva meditato con fare cupo per tutta la parte finale del discorso di Grover, disse:” So cos’è quell’essere che hai visto. So cosa ha ridotto Nico in questo stato. E penso di aver capito chi è il genitore divino di quella ragazza.” I suoi occhi sembravano osservare il nulla. La coda si agitava freneticamente e, ogni tanto, il suo corpo equino aveva un sussulto. Percy vide Chirone seriamente preoccupato, ma non riusciva ancora a capire il motivo di tale ansietà. “Allora Chirone…diccelo. Potremmo non avere ancora molto tempo per salvarle.” Chirone guardò Percy e disse:” Credo che salvarle sarà il minore dei nostri problemi.” Poi si rivolse a Grover “Dove vi trovavate quando è avvenuto tutto questo trambusto?” Grover provò a ricordarlo, ma la sua mente era come offuscata da qualcosa e Percy riusciva a percepirlo. “Mi dispiace Chirone, non lo so” Chirone allora si avvicinò al satiro, lo guardò fisso negli occhi e disse:” Cerca di ricordare solo questo; era una stanza ampia, rocciosa e velata da della nebbia?” Grover strabuzzò gli occhi, come se adesso tutto tornasse. “Sì, era proprio così. Credo di ricordare…forse eravamo a Seattle quando ci siamo finiti dentro.” Grover sembrò soddisfatto di aver finalmente aiutato di più. Chirone indietreggiò e sembrò terrorizzato. “Bene, ora non ho più alcun dubbio.” Iniziò. “Quella era la reggia di Ecate, la dea della magia. Per questo non riesci a ricordare esattamente come era fatto quell’essere; la dea deve averlo modificato usando il suo potere. Quello non è né un dio, né un titano, né un mostro. Quello è un satiro.” Percy, Grover e persino a Argo rimasero a bocca aperta. Bè, diciamo che Argo strabuzzò solo gli occhi. Grover balabettò:” Ma i satiri sono buoni, non rapiscono i mezzosangue e non li feriscono mortalmente.” Chirone spiegò:”Tu hai detto che era interessato particolarmente alla semidea e che ha scaraventato Nico contro le rocce. Non l’ha lanciato, ha suonato il suo flauto e l’ha ibernato. C’è solo un satiro che ebbe un pessimo rapporto con gli dei e che avrebbe quindi un ottimo motivo per averle rapite.” Percy e Grover non continuavano a comprendere. “Molti secoli fa, Atena amava suonare un flauto, che lei stessa aveva inventato. Ma quando lo suonava, le sue guance diventavano purpuree e si dilatavano. Perciò Era ed Afrodite cominciarono a prenderla in giro.” “e Atena si arrabbiò scommetto.” Disse Percy. “Esatto. Quindi gettò il flauto giù dall’Olimpo e un satiro lo trovò. Iniziò a suonarlo e tutti lo acclamavano per la sua bravura, tanto che alcuni credevano fosse più bravo di Apollo, il dio della musica. Apollo, giustamente, si infuriò.” Percy si intromise nuovamente nel discorso:”Ho incontrato Apollo una volta, non è un tipo molto suscettibile.” “Ti sbagli Percy. Tutte le divinità si sentono offese e arrabbiate quando un essere inferiore a loro si definisce migliore e di solito si vendicano in modo veramente crudele.” “Come Atena con la storia di Aracne” ricordò Grover. “Esatto. Apollo quindi propose un confronto: il satiro avrebbe suonato il flauto, Apollo la lira, mentre le Muse avrebbero scelto il vincitore. Le Muse decretarono un pareggio tra i due sfidanti. Apollo non soddisfatto pretese che gli sfidanti dovessero cantare e suonare allo stesso tempo cosa ovviamente impossibile con il flauto. Ma il satiro, superbo, accettò e, ovviamente, perse la sfida. Apollo quindi lo punì duramente facendolo scorticare vivo.” Grover, per poco, non svenì. “Ma è terribile. E poi come può essere lui quello incontrato da Grover se è morto secoli fa?” chiese Percy. “Ecco perché sono preoccupato. A quanto pare i morti stanno iniziando a risorgere. Guarda caso il primo ad essersi svegliato, appunto questo satiro, si è risvegliato quando c’era un figlio di Ade, una figlia di Atena, la dea che costruì il flauto che lo portò alla morte, e una figlia di Apollo.” Percy stava tremando. “Ma quindi qual è il nome di questo satiro?” Chirone scandì con lentezza il nome:” Si chiama Marsia e, secondo me, vuole vendetta.”



FINE SECONDO CAPITOLO:

Allora ragazzi, grazie per tutti i commenti positivi! Cosa ne pensate di Marsia? Conoscevate già la sua storia? Fatemi sapere qui o su Twitter (@GiulsBlack)

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Capitolo 3
*** Nico si sveglia e il Sole ci fa visita ***


All’inizio Percy non aveva ben compreso la preoccupazione di Chirone. Aveva pensato “come può un satiro che si chiama Marsia essere così terrificante?”. Poi però, nei giorni successivi, aveva notato l’ansia crescente di Chirone e di Grover, che si sentiva non solo inutile ma anche colpevole, essendo anche lui un satiro. Dal canto suo, lui si sentiva impotente. La sua ragazza era scomparsa, Nico era stato colpito da una magia-maledizione-musicale e la semidea figlia di Apollo sembrava essere pericolosissima. Lui aveva conosciuto diversi figli di Apollo. Michael era scomparso durante la battaglia contro il Minotauro. Più che morto, era letteralmente scomparso. Puff. Svanito nel nulla lasciando solo il suo arco. Comunque, i figli del dio del sole non erano mai semidei troppo forti, pericolosi e attira-mostri.  Marsia avrebbe potuto comportarsi così nei confronti di Percy o Nico o Talia, figli dei Tre Pezzi Grossi, non verso la figlia del dio delle poesie. Eppure, dopo che Chirone aveva raccontato la storia di Marsia, Percy aveva potuto ricollegare tutti i pezzi e combaciavano perfettamente. Apollo e Atena gli avevano fatto un torto e lui, non potendo vendicarsi direttamente con loro, si è preso i loro figli. Il ragionamento non faceva una piega. Nonostante ciò, Percy sentiva che fosse troppo banale e scontato. Una pura vendetta sembrava troppo ovvia come movente. Poi quella frase che aveva detto rivolgendosi a Grover “prova a spiegare quello che è successo al figlio di Ade al saggio Chirone, lui saprà trovare una soluzione”. Era una provocazione, questo era ovvio. O forse voleva che il centauro credesse che fosse una mera vendetta, ma in realtà era qualcosa di molto più profondo. Percy non ci capiva, francamente, nulla. Anche Grover sembrava piuttosto confuso, mentre Chirone passava ore a parlare con Mister D. Dioniso, dopotutto, era il “custode” dei satiri, perciò Marsia era un essere di sua conoscenza. Ma, come al solito, si era rivelato completamente inutile. Era particolarmente stufo e non ascoltava nemmeno seriamente le ipotesi di Chirone. Annuiva a tutto e sorseggiava Diet Coke fingendo fosse vino. Quella sera Percy si ritirò nella Casa di Poseidone senza cenare. Si addormentò subito. Era devastato. Aveva trascorso gli ultimi giorni vicino a Nico. Pensava che se Nico avesse avuto un amico vicino, si sarebbe sentito meglio. Purtroppo non c’era stato nessun miglioramento. Almeno adesso però sapevano cosa aveva causato il suo stato di coma. Ma non ne conoscevano comunque la cura. Appena chiuse gli occhi iniziò ad avere un sogno, o meglio, una visione. C’era una ragazza con i capelli biondi e gli occhi grigi che era legata ad una colonna. L’ambiente circostante era rarefatto e nebuloso. La ragazza sollevò il mento e Percy potè guardarla meglio. “Annabeth! Annabeth come stai? Dove sei? Annabeth rispondi!” La figlia di Atena si guardò attorno, come se percepisse la voce di Percy. “Tu stai tremando, figlia della saggezza”. Una voce profonda, tetra e antica pronunciò queste parole. Percy non capì da dove provenisse. Sembrava rimbombare per tutta la grotta. “Io…io non sto tremando..Ch-chi sei?!” disse Annabeth con la voce spezzata. Si sentì una risata agghiacciante. “Mi conoscerai presto, dolce Annabeth. Mi sarai molto utile per i miei piani. Finalmente diventerò un dio. Cosa che sarei diventato molti anni orsono se la mia sciocca madre non si fosse intromessa. Tu mi aiuterai a trovare il figlio di Ade, che quello sciocco Marsia ha lasciato nella reggia e con i grandissimi poteri della figlia di Apollo, finalmente diventerò un olimpio.” Rise freneticamente e il sogno si interruppe, lasciando spazio a un Grover che scuoteva Percy per le spalle.  “Svegliati Percy! Svegliati, presto!” Grover sembrava impazzito o schizofrenico o tutte e due le cose insieme. “Ecco, Grover, un attimo.” Percy era ancora molto scosso dal sogno che aveva fatto. Doveva raccontarlo al più presto a Chirone. Adesso sapeva il progetto di quel pazzo che aveva rapito Annabeth. “Forza Percy, il Sole è arrivato!” Grover zompettò fuori di corsa. Percy arrivò alla sala in cui si solevano riunire per le decisioni importanti. C’era Chirone, Grover, che aveva probabilmente appena finito di mangiare una lattina, Mister D. e un ragazzo alto e bello, in camicia e jeans. Percy riconobbe il sorriso e lo sguardo immortale dell’apparentemente diciottenne. “Divino Apollo, a cosa dobbiamo la sua visita?” disse Chirone. “Sono venuto a salutare il mio fratellastro. Come te la passi Dioniso? Non hai più quel tuo seguito di ragazze completamente folli? Come si chiamavano? Ah sì, Baccanti.” “Mi dispiace, fratello. Sono confinato qui ancora per un po’.” Rispose Dioniso seccato. “Ah, peccato. Comunque sono qui perché, ovviamente, essendo divinamente figo, so cosa è successo e so cosa voi avete scoperto.” Apollo sembrò, per la prima volta in assoluto, parlare in tono serio. “Bene.” Disse Chirone. “So che quell’odioso satiro è vivo nonostante io stesso l’abbia fatto scorticare vivo da uno schiavo. Inoltre so che ha rapito mia figlia e non una figlia qualunque, ma la mia figlia più potente in assoluto.” Il tono di Apollo sembrò incrinato, come se fosse scosso da un qualche rimorso o se fosse triste. “Cosa intende dire la sua figlia più potente in assoluto?” chiese Percy. Solo dopo capì che l’aveva detto come se fosse un’offesa alla sua divinità. “So che non sono Zeus, Ade o Poseidone” spiegò Apollo “ma in questo caso, la mia figlia è più potente di te e di qualsiasi altro semidio.” Tutti i presenti rimasero pietrificati dalle parole del dio. Fu Chirone a rompere il silenzio “Ma come?” “Come può una figlia di Apollo essere così potente? In primo luogo è più che una semidea. Quando sua madre, la dolce Elise, era incinta di lei..” la voce di Apollo si spezzò di nuovo. “Lei..morì durante la gravidanza..per una malattia.. Perciò io presi il bimbo dentro di lei e lo feci accudire da mia sorella. Lo allevò come il cucciolo di una fiera e quando fu nata, la affidai ad un orfanotrofio…” Apollo aveva gli occhi lucidi. “Lei non è solo una semidea. Lei è quasi una dea. E’ un po’ come te, Dioniso. Inoltre, molti secoli fa, ebbi un presagio. Dopo la caduta di Crono, la mia figlia più potente avrebbe determinato il destino del mondo. Io ho divulgato senza troppo peso questo oracolo. Evidentemente anche le forze del male l’hanno ricordato e ora lo stanno sfruttando a loro favore.” Percy si intromise:” Io ho avuto una visione questa notte. Ho visto Annabeth legata ad una colonna e una voce gli diceva che lei era indispensabile per permettergli di diventare immortale. Poi ha detto qualcosa riguardo alla madre sciocca che aveva impedito la trasformazione in divinità. Era terrificante” “La situazione è peggiore del previsto” disse Apollo. “Non solo Marsia è risuscitato dal regno dei morti, ma anche Demofoonte” Nuovamente calò il silenzio. Alla fine, Apollo decise di guarire Nico. Si recò in infermeria e, dopo averlo unto con un unguento, Nico riaprì gli occhi. “Juliet, Mostro, Annabeth, Grover” Percy si accostò all’amico, cercando di calmarlo. “Ehi Nico, ora va tutto bene, sei al Campo.” Il sorriso del figlio del dio del mare era rassicurante e caldo. “Percy..io non ho protetto Annabeth..mi dispiace” Nico si era messo a sedere e stava per scoppiare  a piangere. “Tranquillo. La ritroveremo presto.” Apollo guardò i due ragazzi e nel modo più serio possibile disse:”Ragazzi, vi aiuterò a ritrovare la figlia di Atena e a sconfiggerli, ma dovrete portare in salvo anche mia figlia, Juliet.” Nico arrossì sentendo quel nome. Percy non gli diede troppo peso. Infine Apollo consegnò un arco ben lavorato e congeniato a Nico:”Dallo a Juliet appena la vedrai. Questo è il mio arco.” Nico annuì al dio. Poi tutti distolsero gli occhi dalla luce che si stava sprigionando. Apollo era sparito e non aveva recitato nemmeno un haiku.

FINE TERZO CAPITOLO:

Spero che la storia sia avvincente e stia piacendo a voi quanto piace a me. Aspetto tante recensioni qui o su Twitter (@GiulsBlack)

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Capitolo 4
*** Annabeth e Demoofoonte: amore a prima vista. ***


Annabeth era legata ad una colonna marmorea che si trovava al centro di un’ampia sala rettangolare. Marsia aveva utilizzato delle catene robuste, le quali, erano talmente strette ai polsi di Annabeth, che le avevano provocato tagli abbastanza profondi che bruciavano. Aveva i capelli completamente arruffati e, a causa della fuliggine, il biondo era diventato quasi castano. Era completamente esausta. Marsia l’aveva torturata per giorni. Aveva lividi ovunque e il satiro continuava a frustarla ripetendo:” Visto Atena? Mi sto vendicando! AHAHAH”.  Teneva la testa bassa e singhiozzava. Le lacrime le rigavano il viso e cadevano a terra. Lei era sempre riuscita a cavarsela in ogni situazione, ma in quel frangente non riusciva nemmeno a liberarsi da delle catene. Poi, oltre ad essere arrabbiata per quella situazione, era triste perché Percy non era con lei. Avrebbe tanto voluto averlo al suo fianco. Lui la incoraggiava sempre, riusciva a vedere la speranza anche nelle situazioni più problematiche. Per Annabeth era troppo importante e non voleva perderlo adesso che finalmente si erano messi insieme. Tentò per l’ennesima volta di togliere quelle catene, divincolandosi. Nulla. Ogni volta che provava a slegarsi, le catene sembravano farsi più strette. La stanza era buia e Annabeth non riusciva nemmeno a vederne la fine.  Credeva di trovarsi al centro di quell’immensa sala, ma non era del tutto certa. Non sapeva, oltretutto, che fine avesse fatto la figlia di Apollo. Quando Marsia le aveva portate da Demoofoonte, la ragazza era riuscita a scappare. Si era rivolta verso Annabeth dicendole: “Non ti preoccupare, ci rivedremo presto.”  Annabeth non aveva nemmeno fatto in tempo a chiederle il nome che lei era già scomparsa nel nulla. Inoltre non aveva capito questa sua frase. Come faceva a esserne certa?  Mentre la figlia di Atena ripensava a queste cose, si sentì come un tuono. Poi si udirono sei passi, che rimbombarono per tutta la stanza. Quando Annabeth sollevò il viso, vide davanti a sé un ragazzo bellissimo, che sembrava avere all’incirca vent’anni. Era alto, snello, con i capelli castani e gli occhi verde smeraldo. Era davvero un ragazzo affascinante, se non per gli occhi densi di antichità e il ghigno malvagio. Era vestito come un comune americano: jeans, camicia bianca e mocassini. A dire il vero, nello stile assomigliava al dio Apollo, che Annabeth aveva avuto modo di incontrare anni prima. Il ragazzo le sorrise e iniziò: “Ciao bambolina, come stai? Ti piace questa villa? Sai, ci abitavo quando ero in vita qualche millennio fa. A pensarci bene, forse dovrei sistemarla un po’.”  Poi il giovane continuò: “A forse ti chiedi come possa un mortale deceduto millenni fa esser tornato in vita? Diciamo che una dea  ha voluto fare questo regalo  a molte persone, tra cui il sottoscritto.” Annabeth lo guardò fisso negli occhi e disse con fermezza: “Cosa vuoi da me?” Demoofoonte divenne serio e quasi urlò: “Voglio l’immortalità. Voglio il dono che mi è stato negato dalla mia stolta madre. Ecco cosa voglio.” “E io cosa c’entro? Non sono una dea, non posso renderti immortale.” Disse la figlia di Atena.  Demoofoonte si avvicinò ad Annabeth e le accarezzò dolcemente la guancia. “Tu sei una figlia di Atena. Sei saggia, quindi. Bene, io ho bisogno di una compagna di vita saggia che faccia quello che le ordino. Poi sei anche molto carina, perciò sei adeguata a diventare la mia regina” Il ragazzo iniziò a ridere freneticamente. “Sono già fidanzata. E non mi metterei mai con un mostro come te!” Annabeth non fece in tempo a concludere la frase che Demoofoonte la schiaffeggiò violentemente, provocandole un dolore atroce. Poi il ragazzo tornò apparentemente dolce e disse: “Ma tu non puoi scegliere, bambolina. Tu sarai la mia regina e mi aiuterai a trovare quella dannata figlia di Apollo.” Concluse.  Annabeth si sentiva strana. Quell’essere era senza dubbio un mostro senza pietà, eppure era stupendo e, in certi momenti, Annabeth si sentiva in balìa della sua voce dolce e profonda. “Perché non invii Marsia a cercarla?” chiese Annabeth dopo essersi liberata dalla voce ammaliante e seducente del ragazzo. Demoofoonte si mise a ridere. “Io ho bisogno di quella ragazza viva. Lui prova troppo rancore e troppa rabbia nei confronti di Apollo. E’ appena ritornato in vita, non credi che la ucciderebbe immediatamente se ne avesse l’occasione? Per di più quella non è una semplice semidea, è qualcosa di più. Ha una storia simile a quella di Dioniso, che non mi va di raccontarti nei dettagli. In pratica è stata cresciuta da Artemide in persona. Lei è quindi figlia di Apollo, ma in parte anche di Artemide. Perciò è’ molto potente, essendo l’unica figlia di Artemide e una delle poche figlie femmine di Apollo e, oltretutto,  ha..” Annabeth intervenne nel discorso: “quel po’ di immortalità in più che ti serve per diventare un dio. Cosa che non puoi trovare nei semidei come me.” “Esattamente bambolina. Una volta che l’avrai trovata, utilizzerò il suo sangue per diventare immortale. Poi la lascerò a Marsia.” Annabeth era sconvolta. Quell’uomo era completamente perfido e senza scrupoli. “E tu credi che ti aiuterò a uccidere una persona innocente e a diventare un dio?! Ti sbagli di grosso!” Demoofoonte si avvicinò ad Annabeth e fece una cosa davvero inaspettata. La baciò con dolcezza sulle labbra, tenendole il viso tra le sue mani. In quell’istante, Annabeth fu come invasa da uno spirito che la infiammò e che le fece dimenticare di essere la fidanzata di Perseus Jackson e di appartenere al Campo Mezzosangue. I suoi occhi divennero ancora più glaciali, i suoi capelli più biondi e i suoi vestiti si trasformarono in una tuta nera aderente. Fu liberata dalle catene, che si dissolsero nell’aria come brillantini. Annabeth si alzò in piedi, si avvicinò a Demoofoonte e disse: “Ordinami ciò che più ti compiace amore mio, io eseguirò senza indugio.”


 

FINE QUARTO CAPITOLO

Salve a tutti! Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare ma non ho avuto tempo per scrivere. Vi sta piacendo la storia? Vi ho colto di sorpresa? Spero di sì! Lasciate tante recensioni e se volete chiedermi qualcosa contattatemi su Twitter (@GiulsBlack).

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