Hurt Lovers

di GraStew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Prologo* ***
Capitolo 2: *** *Una brutta giornata* ***
Capitolo 3: *** *Ci sono io con te* ***
Capitolo 4: *** *Confessioni inaspettate* ***
Capitolo 5: *** *Forse stai solo mentendo* ***
Capitolo 6: *** *Sei la mia nana* ***
Capitolo 7: *** *Situazione insostenibile* ***
Capitolo 8: *** *Meglio una verità che uccide, che una bugia che illude* ***
Capitolo 9: *** *Pronti, partenza... via!* ***
Capitolo 10: *** *Nuove amicizie* ***
Capitolo 11: *** *Amare è sinonimo di distruggere* ***
Capitolo 12: *** *Telefonate inaspettate* ***
Capitolo 13: *** *Cupcake e Marshmallow* ***
Capitolo 14: *** *Divertimento, ansia e paura* ***
Capitolo 15: *** *Ritrovarsi* ***
Capitolo 16: *** *Non c'è due senza tre* ***
Capitolo 17: *** *Ho bisogno di te* ***
Capitolo 18: *** *Incubi e sogni* ***
Capitolo 19: *** *Sbagliare è umano* ***
Capitolo 20: *** *Non è facile dimenticare* ***
Capitolo 21: *** *Fiducia e paura vanno di pari passo* ***
Capitolo 22: *** *Non è troppo tardi per essere felici* ***



Capitolo 1
*** *Prologo* ***


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Hurt Lovers 

-Prologo- 


Occhi che piangono.
Cuore che batte a ritmo eccessivo.
Mani che tremano.
Io che mi dispero.
Non faccio altro in questi giorni.
Sono distrutta emotivamente e fisicamente.
Il mio corpo non reagisce al cibo, il mio cuore non smette di piangere.
Come può farlo?
È stato calpestato, distrutto, annientato.
Ho diciotto anni.
Sono innamorata di un uomo che non lo capisce.
Un uomo che preferisce la compagnia di un’altra donna.
Non avrei dovuto permettere di farlo entrare in casa mia.
Non avrei dovuto permettergli di parlarmi.
Adesso… adesso sono come un filo pronto per essere tagliato.
Come una foglia pronta per cadere a terra.
Come un’onda pronta per infrangersi contro gli scogli.
Come una stella che sta per esplodere.
“Reagisci”, mi sprona Chiara. “Puoi farcela. Sei forte”, mi rassicura Elisa.
Hanno ragione, ma io non ci riesco.
Nella mia mente e nel mio cuore c’è lui.
Lui che, però, non mi considera per come dovrebbe farlo.
Mi sono illusa.
Sono una semplice ragazza il cui amore non è corrisposto.
Mi chiamo Martina e questa è la mia storia.


**** 

 

Ssalvee... eccomi qui con una nuova storia e sinceramente ho paura di pubblicare. Ho paura perchè temo il vostro giudizio xD sono molto pessimista! Spero davvero che possa piacervi <3 Il prologo è davvero minuscolo, ma mi piace com'è venuto e quindi anche grazie ai consigli delle mie amiche l'ho lasciato così. Il primo capitolo è già scritto quindi non vi farò aspettare molto. Nel prossimo ci saranno i volti dei protagonisti <3 
Grazia.

 

 

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Capitolo 2
*** *Una brutta giornata* ***


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Hurt Lovers

*Una brutta giornata*


-Primo capitolo-

 
Odio dover iniziare la giornata con il broncio. Detesto dovermi svegliare di malumore, ma purtroppo in questi giorni è sempre così e non capisco il perché. Trovo un difetto per tutto e rispondo con tono acido a chiunque.
«Martina scendi», urla Marta dal piano di sotto.
Fisso il mio aspetto allo specchio e un senso di nervosismo mi pervade all’istante. Non mi piaccio; sono una semplice ragazza dagli occhi azzurri e dai capelli rossi. Qualche lentiggine contrasta il colorito della mia carnagione: sono bianca come il latte.
Devo andare a scuola ma non ho nessuna voglia; tre interrogazioni e un compito farebbero venire la febbre a chiunque.
Frequento l’ultimo anno di liceo scientifico e queste sono le ultime verifiche prima degli esami di Stato.
Ancora non so cosa farò appena uscirò dalla scuola superiore, ma sinceramente non mi interessa.
«Martina è tardi», urla ancora Marta.
Sbuffo e mi abbasso per recuperare lo zaino da terra. La mia attenzione viene attirata dal portafoto che c’è sopra il comodino.
Ci sono due foto; una rappresenta mio padre con me e mia sorella in braccio mentre nell’altra c’è una giovane donna bionda mentre tiene in braccio un neonato.
Mi si stringe il cuore a vederla.
Mi sono chiesta molte volte il perché del suo gesto così assurdo, ma non sono riuscita a darmi una risposta.
Non so niente di lei, tranne che si chiama Maria e che è mia madre.
Mi ha abbandonata, anzi ci ha lasciati, quando avevo poco più di tre mesi e mia sorella Greta due anni.
Ho chiesto più volte a mio padre di parlarmi di lei ma si è sempre rifiutato credo perché gli faceva male pensare a lei e al male che gli aveva procurato.
Mio padre si chiamava Nicola ed era una gran bella persona.  Era un uomo magnifico, uno di quelli pronti a sacrificare tutto per la sua famiglia ed in effetti è quello che ha fatto.
Era un padre amorevole, affettuoso e sapeva sempre consigliare bene, senza mai criticare le scelte altrui e senza arrabbiarsi.
È morto due anni fa all’età di trentotto anni per colpa di una malattia che non lascia scampo a nessuno: la leucemia.
Mi manca da morire ma cerco di andare avanti; so che lui vorrebbe così ed io voglio rispettare le sue parole;
inutile dire che ogni tanto non ci riesco perché la mancanza e il dolore prendono il sopravvento.
Mio padre era un ottimo avvocato, uno dei migliori qui in città ed è per questo che non ci ha mai fatto mancare niente.
Ogni mattina avevamo la colazione pronta, la merenda per la scuola e tutti i pasti necessari durante la giornata.
È stato un padre, una madre, un amico.
Con lui potevo parlare di tutto; sapeva sempre trovare le giuste parole per consigliarmi.
Io e Greta abbiamo sempre cercato di non farlo soffrire ed è per questo, forse, che siamo due ragazze con la testa sulle spalle.
Lei studia giurisprudenza perché vuole seguire le sue orme, io ancora non so cosa ne sarà della mia vita.
Voglio godermi ogni attimo senza pensare al futuro; infondo oggi ci siamo, domani non si sa.
«Marti mi presti la tua maglietta, quella rossa scollata dietro?», mi chiede mia sorella gridando dato che è nella sua camera.
«Sì, vieni tu però», le dico afferrando la maglietta da dentro la piccola cabina armadio che ho nella mia stanza.
«Oggi esco con Emanuele», annuncia Greta con aria sognante. La guardo e scoppio a ridere quasi con le lacrime.
«Perché ridi, scusa? Cos’ho detto di tanto divertente? Non sei felice per me?», domanda sbuffando sonoramente.
Lo potrei essere se lui fosse un bravo ragazzo e non si scopasse tutte.
«Lo sai il perché, Greta. Mi dici il motivo per il quale ti ostini a volerlo vedere?».
«Sono innamorata di lui, Martina», confessa guardandomi negli occhi. Possibile che ho una sorella tutta scema?
«Sono felice per te, ma non mi fido di lui».
«Deve stare bene a me, non a te. Pensa a Marco tu», borbotta prendendomi la maglietta dalle mani quasi strappandola.
«Stronza!» esclamo furiosa.
Ogni volta che litighiamo tira fuori il nome del mio ex e questa cosa mi manda in bestia. Sto soffrendo tuttora per quello che mi ha fatto e lei lo fa di proposito.
Sono stata insieme a Marco per ben tre anni e un giorno, di punto in bianco, si presenta alla mia porta dicendomi che non poteva più stare con me e mi ha lasciata.
Per fortuna non frequentiamo la stessa scuola altrimenti lo avrei odiato ancora di più.
Purtroppo è il fratello di una delle mie due migliori amiche e anche se non voglio sono costretta a vederlo fuori scuola quando passa a prenderla o quando l’accompagna.
Ho donato tutta me stessa a quel ragazzo e lui si è approfittato di me come se fossi un giocattolo; appena non sono andata più bene mi ha sostituita con una mezza sciacquetta tutto trucco e niente cervello. Le mie amiche, Chiara ed Elisa, continuano a dirmi che sono innamorata di lui e che sono solamente gelosa mentre io sostengo il contrario.
«Martina ma cosa stai facendo?», continua imperterrita Marta dal piano di sotto.
Sbuffo mentre guardo mia sorella,  le sorrido e scendo giù arrivando in cucina proprio mentre Marta sta versando il caffè nella tazzina
«Sono qui», le dico poggiando lo zaino a terra. Non vedo l’ora che questo supplizio finisca.
«Buongiorno», esclama lei tutta contenta.
«Come mai di buon umore?», le domando sedendomi a tavola e afferrando una fetta biscottata.
«Beh… oggi arriva mio fratello, Giuseppe. Ti ricordi? Te ne avevo parlato», mi dice alzando un sopracciglio.
Ah già! Suo fratello è partito qualche mese fa per l’Inghilterra ed è rimasto là. Adesso, avendo due settimane di ferie, ha deciso di scendere in Italia insieme ad un suo amico e Marta ha pensato di farli stare qui a casa nostra.
Guardo la donna di fronte a me e ammetto di essere abbastanza invidiosa, ma anche tanto affezionata. Ha trentadue anni ed è davvero una brava persona. Si è trasferita a casa nostra circa cinque anni fa e praticamente c’ha fatto da madre nonostante non sia molto più grande di noi.
È di una bellezza sconvolgente e mi dispiace che abbia dovuto soffrire così tanto. È la proprietaria di un hotel ed è sempre impegnata tra ospiti, cucina e dipendenti. Non è molto grande, ma le richiede un sacco di tempo.
È il tipo che se tutto non va come dice lei si arrabbia. Siamo molto simili caratterialmente e andiamo molto d’accordo.
«Ah, sì! Beh, vedi che dopo la scuola vado da papà al cimitero», le faccio presente alzandomi e prendendo lo zaino.
«Okay, piccola. Mi raccomando».
«Tranquilla. Mi accompagna Eli, anche lei lo vuole salutare», mormoro distrattamente.
Lei mi sorride nonostante sappia che dentro sta morendo. Ricordo quando papà c’è l’ha presentata. Tremava come una foglia ed era talmente imbarazzata che non spiccicava una sola parola. Credo che avesse paura di una reazione negativa da parte mia e di mia sorella. Per fortuna, un mesetto dopo abbiamo preso confidenza.
«Tutto bene, Martina?», mi chiede con tono preoccupato.
Annuisco e mi alzo per abbracciarla; gesto che ricambia affettuosamente. «Questo amico di tuo fratello è anche tuo amico?», le chiedo ammiccando un sorriso.
«In realtà sì! Le nostre famiglie si conoscono da tanto tempo. Vengono ogni estate qui in Italia per il mare e abbiamo passato molto tempo insieme. È un tipo apposto e sono sicura che ti piacerà. Parla perfettamente l’italiano così non avrai problemi dato che in inglese sei una schiappa» farfuglia per non farsi sentire.
«Ti ho sentita, sai? Proprio divertente», le dico facendole la linguaccia.
«Magari puoi farti dare delle ripetizioni».
«Vedremo. Perché viene anche lui?».
«Mio fratello mi ha detto che ha litigato con il padre perché secondo lui avrebbe dovuto seguire le sue orme, cosa che ovviamente il mio amico non vuole fare. Lui, se non erro, ha studiato lingue in quanto il suo sogno è voler fare l’interprete, però suo padre vorrebbe che facesse il medico. Classica storia, insomma. Genitore prepotente e figlio che si ribella. In effetti ha tutti i diritti di fare quello che desidera. Ha quasi ventotto anni e non può stare sempre con i suoi con la laurea che possiede. Mi ha chiesto se possiamo ospitarlo per un po’, anche dopo la ripartenza di mio fratello ed io ho accettato. Spero non sia un problema per te e per tua sorella. Giusto finché non trova un lavoro», mi spiega in modo molto preciso. Amo questa donna anche per questo: non tralascia nulla e spiega con una tale semplicità da far invidia anche ad una maestra dell’asilo.
«Basta che è figo», interviene mia sorella facendoci ridere a crepapelle. È sempre la solita!
«Per me sì, poi mi direte stasera», dice facendoci l’occhiolino. «Adesso Martina a scuola, che è tardi», brontola guardando l’orologio posizionato proprio nella parete di fronte a lei.
Annuisco, le saluto ed esco di casa per affrontare una nuova giornata negativa, sicuramente. 
Quando arrivo la campanella è suonata da qualche minuto e tutti si stanno affrettando per entrare in classe.
Io, essendo sempre puntuale, non mi scompongo se arrivo in ritardo. Gli stessi professori mi venerano e non mi rimproverano mai.
«Marti», la voce della mia migliore amica mi giunge alle orecchie facendomi sorridere.
Mi volte e la vedo tutta sorridente avvicinarsi a me. Tiene in mano il cellulare segno che mi deve leggere qualche messaggio.
«Ciao Chiara», le dico sorridendo a mia volta.
«Tutto bene?».
«Sì, tu? Chi è nel messaggio?», le chiedo incuriosita.
«Emanuele», dice emozionata.
«Non avevo dubbi», scuoto la testa mentre avanzo verso la nostra classe. Oltre ad essere la mia migliore amica e sorella di Marco, è anche la mia compagna di banco insieme ad Elisa che oggi entrerà alla seconda ora.
«Non vuoi sapere che dice?», mi domanda con il broncio. Questa è esattamente la stessa scena di tutte le mattine; io le dico di no e lei fa la finta offesa fin quando non accetto di sentire tutto.
«Spara», brontolo annoiata.
«Ha detto che mi ama».
«Wow! Che novità».
«Perché sei così stronza?», mi chiede mentre prendiamo posto in aula. L’insegnante delle prime due ore, quello che doveva interrogare, non viene e i miei compagni stanno facendo festa grande.
«Dai, scherzo! Sono contenta per te, tesoro».
«Davvero?».
«Certo, sciocchina! Raccontami tutto».
Lei, ovviamente, non si lascia perdere l’occasione e inizia a parlare a raffica. Il tutto dura esattamente un’ora prima dell’arrivo di Elisa. È bianca in viso e ha un pessimo aspetto.
«Tutto bene?», le chiediamo io e Chiara appena si siede accanto a noi. Lei ci guarda e afflitta scuote la testa.
«Devo dirvi una cosa e sono sicura che non vi piacerà. Non sono d’accordo, ma non posso farci niente», brontola tenendo gli occhi chiusi.
«Dai, spara», interviene Chiara impaziente.
«Devo trasferirmi», mormora guardandoci.
Io e la mia amica sgraniamo gli occhi e la fissiamo senza dire una parola. Noi tre siamo sempre state indivisibili fin dalle elementari, se non dall’asilo e sapere che non sarà più così mi fa stare male.
«Perché? Quando?», le chiedo disperata.
«I miei genitori hanno già organizzato tutto. Partirò appena finirò gli esami e cioè tra due mesi, ragazze. Mio padre ha avuto un’ottima opportunità di lavoro a Firenze e sono costretta a seguirli. Sapete come sono fatti. Hanno già affittato una casa là e visto qualche università per me. Non ho scampo se non quello di accettare la loro volontà, almeno finchè non avrò un buon lavoro e potrò stare da sola», ci spiega quasi con le lacrime agli occhi, «ci sentiremo ogni giorno, però. Su skype, su facebook e via telefono. Non vi abbandonerò, promesso», continua a dire quasi per rassicurare se stessa.
«Ti vogliamo bene, tesoro», diciamo all’unisono io e Chiara. Ci abbracciamo e una lacrima scivola sui nostri visi.
 
«E quindi oggi arriva il fratello di Marta?, mi chiede Alessio, un altro mio amico. L’unico amico maschio che ho, obiettivamente.
«Sì, insieme ad un altro amico».
«Ah sì? Peccato che non ci sia un’amica, anche. Mi piacciono le inglesine», dice facendomi ridere.
«Sempre il solito. Non cambiare mai, mi raccomando», mormoro dandogli una pacca sulla spalla.
«Ovvio, baby»
«E non mi chiamare così. Lo sai che mi da fastidio», borbotto indispettita.
Il mio amico scoppia a ridere e insieme proseguiamo fino alla strada che porta al cimitero. Lui non vuole mai entrare con me perché dice che non se la sente, in realtà credo che lo faccia per lasciarmi un po’ da sola con lui.
Avrebbe dovuto accompagnarmi la mia amica Elisa, ma è dovuta correre subito a casa con la promessa che verrà domani. Ogni giorno prima di tornare a casa passo da lui; non riuscirei a sopportare di trascorrere il tempo in modo diverso. Non sto molto, ma anche cinque minuti mi bastano.
Saluto Alessio con un bacio sulla guancia e proseguo fino alla lapide di mio padre. Ogni giorno compro un fiore e glielo lascio in modo che siano sempre freschi.
Greta, invece, è più restia nel senso che preferisce venire una volta a settimana come se questo non le recasse tanto dolore. Non accetta la sua perdita e cerca in tutti i modi di non pensarci, cosa che purtroppo non le riesce molto bene.
«Ciao papà», mormoro sedendomi a terra. Tolgo un fiore che si è seccato e aggiungo quello fresco, una rosa bianca, le sue preferite. «Elisa deve partire ed io mi sento estremamente triste. Non riesco ad accettare la cosa. Se tu fossi qui, mi diresti che non mi devo preoccupare perché se un amore o un’amicizia è forte sopravvive a tutto. Sai che io le voglio un bene assurdo e anche che sono troppo sensibile. Spero di farcela, davvero. Sono sicura che tu mi accompagnerai in questo percorso, così come hai sempre fatto. Stasera arriva Giuseppe con l’inglese; non so neanche come si chiama. Spero sia simpatico almeno. Marta ogni giorno cerca di andare avanti e anche Greta ed io. Ti vogliamo bene papà e ci manchi. Ti sento sempre, però. So che tu stai accanto a noi in ogni momento. Devo scappare oggi che devo aiutare Marta con i preparativi. Ci vediamo domani, papà», mormoro contro il marmo bianco su cui è inserita la sua foto. Bacio proprio quest’ultima e mi alzo a stento. Ogni volta le lacrime mi fanno tremare perfino il petto. Una folata di vento mi fa capire che mio padre mi sta baciando. Sorrido e mi faccio forza.
Il mio cellulare squilla proprio ora che non voglio parlare con nessuno. Sembra che lo facciano apposta; ogni volta che piango mi chiamano e sono costretti a sentirmi con la voce roca.
«Pronto», mormoro senza neanche guardare il display.
«Ciao Marti», sento dire dall’altro capo del telefono ad un Marco con una voce davvero sexy. Il mio ex che mi chiama. Cosa diavolo vuole? E perché mi ostino a credere che sia sexy?
Lo è, in effetti.
«Che vuoi?», gli chiedo cercando di mantenere un tono neutrale.
«Hai pianto?», mi domanda quasi preoccupato. Avrà sbattuto la testa, sicuro!
«Non ti interessa. Che diavolo vuoi, Marco?», sbraito.
«Voglio sapere come stai e anche se ti va di vederci. Devo parlarti», mi dice trattenendo un sospiro. Si sono coalizzati tutti per farmi incavolare e piangere oggi? Diamine!
«Non è possibile, lo sai. Non voglio vederti».
«Per favore».
Lui che mi supplica? Oh oh!
«Dammi un valido motivo per il quale io debba dirti di sì».
«Perché… dannazione, mi manchi!», esclama tutto d’un fiato.
Cosa sentono le mie orecchie? Il mio cuore perde un battito per poi iniziare a pulsare troppo velocemente.
«Non ti credo»
«Devi, invece. Ti prego! Solo per cinque minuti e poi se non vorrai vedermi più lo accetterò», mugugna quasi disperato.
Infondo cosa potrà farmi ancora? Mi ha illusa e trattata da schifo… perdere cinque minuti per sentire cosa deve dirmi non mi costa nulla.
«Va bene, Marco. Solo cinque minuti, massimo dieci», gli dico facendolo ridere.
«Passo a prenderti stasera alle dieci, okay?».
«Va bene. A dopo»
«Grazie», sussurra per poi chiudere il telefono.
Ecco perché lo amo: sa essere dolce in modo indiscutibilmente schifoso. Sono proprio curiosa di sapere cosa diavolo vorrà da me. Forse è solo uno scherzo… spero di no! 



**** 
 

Ciao a tutti ^^ eccoci qua con il primo capitolo ufficiale di Hurt Lovers. Qui avete iniziato a conoscere qualche personaggio ^^ Tengo a precisare che gli attori che prestano il volto ai miei personaggi sono Emma Stone per Martina, Ryan Gosling e Andrew Garfield ad altri due ragazzi che ancora non conoscete. 
Rachel Mcdamas da il volto a Marta, mentre Alyson Michalka da il volte a Greta ^^ Penn Badgley, invece, lo da a Marco ^^ 
Tutti i personaggi li potrete vedere nel mio gruppo, in quanto tra un pò creerò l'album in modo da rendervi più facile tutto :)
GraStewEfp è il mio gruppo ^^ 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) un bacio
Gra

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Capitolo 3
*** *Ci sono io con te* ***


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Hurt Lovers

*Ci sono io con te*

-Secondo capitolo-

 

 
Appoggiata allo stipite della porta sorrido guardando Marta e Greta alle prese con un arrosto di carne venuto male. Non è una novità quella che sto osservando, dato che mia sorella è davvero impedita, infatti ha cucinato lei e Marta sta cercando di rimediare. Giuseppe e l’inglese sono appena arrivati in aeroporto e tra una manciata di minuti dovrebbero essere qui. Non hanno voluto nessuno che li andasse a prendere e così noi tre fanciulle siamo rimaste a casa ad attenderli. Sono molto curiosa di vedere com’è questo famoso ragazzo che piace a Marta. Dovrei essere arrabbiata con lei perché si interessa ad altri uomini, ma non mi sembra giusto. È una donna giovane e bella e sono sicura che amerà mio padre per sempre; anche Greta la pensa come me ed è per questo che non le vietiamo di frequentare altre persone; non siamo nessuno per farlo.
«Invece di stare là a guardarci vai in soggiorno  e vedi se manca qualcosa sul tavolo», mi dice Marta facendomi l’occhiolino. Sbuffo annuendo e mi dirigo là dove dovremo consumare il pasto; controllo le posate, i bicchieri e i tovaglioli constatando che non manchi nulla.
«Tutto okay qui», urlo per farmi sentire. Mi siedo sul divano aspettando gli ospiti e penso a cosa possa volere quell’idiota di Marco. Mi ha davvero sconvolta la sua chiamata e più cerco di non pensarci, più mi viene in mente.
Non l’ho detto neanche alle mie amiche perché so cosa mi avrebbero risposto e cioè che ho accettato di vederlo perché mi piace ancora e bla bla bla.
Mi alzo raggiungendo il piano di sopra e afferro il telefono per mandare un messaggio ad Alessio, l’unico che non giudica perché a lui non importa niente.
“Ciao Ale che fai?” gli mando sperando in una risposta tempestiva. Ho bisogno di un consiglio. Come speravo un minuto dopo mi arriva la sua risposta in cui mi dice che sta studiando storia per domani, cosa che io ho già fatto fortunatamente.  Gli chiedo se posso chiamarlo e qualche secondo dopo il mio cellulare inizia a squillare.
«Che succede?», mi chiede con tono preoccupato.
«Cosa non succede, forse. Mi ha chiamata Marco», sussurro prendendo tempo, quello che gli serve per metabolizzare la cosa.
Loro due sono amici dai tempi delle elementari come me con le ragazze, ma nell’ultimo tempo il loro rapporto si è un po’ raffreddato.
«Che vuole da te?»,mi domanda serio.
Gli spiego cosa mi ha detto e la sua reazione mi fa scoppiare a ridere. «E tu cosa gli hai risposto? Ti prego dimmi che non hai confermato», borbotta sconfortato.
Rimango in silenzio ponderando bene la risposta da dargli, conscia che quello che sto per riferirgli lo farà arrabbiare parecchio.
«Martina»,urla appunto furioso, «rispondi, Martina!», esclama ancora.
«Okay, okay! Gli ho detto di sì, ma solo per dieci minuti. Sono curiosa di sapere cosa vuole», mormoro confessando apertamente il mio continuo interesse nei suoi confronti.
«Sei sempre la solita testona! So già come andrà a finire questo incontro. Tu in lacrime e lui fresco come una rosa. Perché ti ostini a voler stare male?».
«Lo so, lo so! Sono una stupida…», farnetico facendomi prendere dal panico, «hai ragione Alessio però che posso farci se mi piace ancora?», confesso con le lacrime agli occhi.
«Non piangere, stupidina. Non sono arrabbiato con te, ma voglio farti solamente capire che tutto ciò non porterà a niente di buono. Voglio che tu sia preparata ad un eventuale rifiuto», mi dice sospirando.
«Mi ha detto che gli manco», mormoro tirando su con il naso.
Il mio amico sbuffa senza dire una sola parola.
«Ti voglio bene, Ale. Grazie», gli dico sorridendo.
«Ti voglio bene anche io e voglio sapere tutto dopo», brontola serio.
«Okay, okay. A dopo!».
Chiudo la telefonata, mi guardo allo specchio e cerco di aggiustarmi alla bell’è meglio  il viso dato che le lacrime hanno fatto sbavare tutto il mascara.
«Martina vai tu ad aprire», urla Greta dalla cucina. Hanno appena suonato il campanello e stranamente sono agitata; sono curiosa di vedere i due ragazzi.
Quando apro rimango a bocca aperta per buoni dieci secondi mentre loro mi guardano straniti; gli sembrerò una demente!
«Forse abbiamo sbagliato», mormora uno di loro.
«Siete Giuseppe e…», mi fermo non sapendo come diavolo si chiama il ragazzo inglese.
«Ryan… piacere!», esclama il ragazzo dai capelli biondi porgendomi la mano.
Ammicco un sorriso e ricambio il gesto,  «io sono Martina», bofonchio imbarazzata verso i due ragazzi e senza sapere cos’altro dire.
Per fortuna a salvare la situazione ci pensa Marta che scoppiando a ridere li fa entrare in casa dopo averli abbracciati.
La serata prosegue tra chiacchiere riguardo il tempo in Inghilterra e anche con qualche domanda imbarazzante che Giuseppe pone a Greta.
Io non riesco a parlare, sono in imbarazzo e non faccio altro che stare in silenzio e mangiare e sperare che questa cena finisca il prima possibile.
«Vado a prendere il dolce», dice Marta alzandosi dalla sedia.
«No, no. Stai seduta tu, ci penso io», intervengo correndo in cucina facendo ovviamente la figura dell’imbecille.
Respiro a fatica e il cuore mi batte forte. Credo che sia per il fatto che tra un po’ dovrò incontrare Marco senza sapere cosa debba riferirmi.
Prendo dal forno la torta al cioccolato e stando attenta la porto in sala da pranzo sotto lo sguardo di tutti. Mi sento come se fossi sotto esame e come sensazione non mi piace per niente; sono la più piccola e mi osservano come se da un momento all’altro potrei far cadere il piatto con tutta la torta o chissà cos’altro.
Ammicco un sorriso di circostanza e porgo il dolce a Marta in modo che possa dividerlo nei piattini.
«Tu quanti anni hai?», mi chiede Giuseppe all’improvviso facendomi quasi strozzare.
Ingoio i rimasugli del dolce e mi schiarisco la voce.
«Diciotto», biascico guardandolo.
«E cosa studi?», continua a chiedermi dopo aver bevuto un sorso di acqua.
«Liceo scientifico», borbotto sorridendo a malapena. Che diavolo mi prende? Perché mi sto comportando come una antipatica?.
«Anche io ho frequentato una scuola simile a Londra», interviene Ryan salvandoci dall’imbarazzante silenzio che si era creato. Lo ringrazio sorridendogli e per mia fortuna la conversazione si sposta su Greta e sul suo futuro. Invidio mia sorella per la sua straordinaria loquacità e per l’essere sempre simpatica anche con persone che non conosce. Io tendo ad isolarmi per la troppo timidezza, tutto finché non entro in confidenza.
«Grazie per la cena, ragazze», dice Giuseppe mentre sale al piano di sopra insieme a Ryan. Aveva ragione Marta: è davvero un bel ragazzo!
Torno in cucina e aiuto le altre a sparecchiare e a ripulire tutto e cerco un modo per dirgli che tra poco arriverà Marco.
Loro proprio non lo sopportano, dicono che è troppo stronzo e che non si merita il mio tempo.
«Avanti sputa il rospo», bofonchia Marta scherzando. La guardo alzando un sopracciglio e scoppio a ridere perché sembra davvero mia madre.
Riesce a capirmi meglio di chiunque altro ed è una cosa talmente assurda che mi fa venire i brividi.
«Beh… ecco…», e come glielo dico?, «viene Marco tra un po’», dico tutto d’un fiato ricevendo da parte loro un’occhiata perfida e sconcertante.
«COSAAAAA?», urlano all’unisono.
«Avete capito. Deve parlarmi. Sta dieci minuti e poi se ne va», mormoro mentre mi scompiglio i capelli per ravvivarli.
«E tu ti stai facendo bella per dieci minuti?», interviene mia sorella facendomi l’occhiolino.  Strabuzzo gli occhi e sbuffo spazientita dalle continue domande a cui vengo sottoposta frequentemente. Perchè fai questo? Come mai vai da lei? Che vedi fare? Insomma, non sopporto più di essere la più piccola. Sebbene vado d’accordo con tutti, alcune cose davvero non le concepisco.
«Solo dieci minuti», brontola Marta mentre ripone i piatti puliti e asciugati nell’apposito vano.
Quando suonano alla porta il mio cuore inizia a battere più velocemente e l’ansia di non sapere cosa debba dirmi mi assale e un capogiro mi fa perdere l’equilibrio per qualche secondo.
Marco vedendo che non apro mi manda un messaggio con scritto che è fuori. Respiro sommessamente e mi decido di andare ad aprire.
«Tutto bene?», mi chiede notando sicuramente il mio aspetto malconcio.
«Sì, perché?», mento spudoratamente ma la soddisfazione non gliela do.
«Oh Martina, Martina. Vieni qua», mi afferra dalle braccia e mi stringe a se con un tale delicatezza che mi chiedo se sia davvero uno scherzo o se abbia bevuto prima di venire qua.
«I dieci minuti stanno passando», farfuglio seria e con ancora le sue braccia che mi cingono la vita.
«Perché fai così? Sento che mi vuoi!», mi dice guardandomi negli occhi.
In realtà il mio corpo lo desidera, ma il mio cuore ha paura di soffrire ancora.
«Ah sì? Da cosa lo deduci?».
«I tuoi muscoli si sono irrigiditi e le mani stanno sudando», mormora toccandomele.
«Sbagli», borbotto fissando un po’ indefinito.
«Guardami… Martina, guardami», sussurra con voce roca mentre mi afferra il viso con le mani.
No, no… se mi bacia, è la fine! Cederò e arrivederci sentimenti.
«Che vuoi, Marco? Sei venuto qua solo per fare sesso con me?», gli chiedo con tono acido.
«Ovvio che no! Te l’ho detto il perché… mi mancavi».
«Sì, okay…».
«Perché fai la stronza?», digrigna a denti stretti alzando la voce.
«Io sarei la stronza? Tu cosa cavolo credi di essere? Un santo? Ti ricordo che mi hai lasciata di punto in bianco… perché? Merda… Sai quanto ho sofferto? No, non credo. Ti prego, vai via…», mormoro con le lacrime agli occhi.
«Non gridare, Martina! Lo so, lo so… ho sbagliato e sono stato un coglione. Ti rivoglio», ribatte riprendendo la mia mano in modo brusco.
Lo scanso e mi irrigidisco ancora.
A salvare la situazione ci pensa Ryan, l’amico di Marta che è appena sceso giù e mi guarda non sapendo cosa fare.
La scena, in effetti, non è delle migliori. Io che piango e il coglione di Marco che mi fissa arrabbiato.
«Che succede qui?», dice in italiano perfetto anche se sotto sotto si sente che non lo è.
«Niente», mormoro asciugandomi le guance.
«Sicura?», continua fissando Marco.
«Sì, sì. Il mio amico se ne sta andando», rispondo dirigendomi verso il portone e aprendolo una volta arrivata davanti.
Marco mi guarda, scuote la testa e se ne va. Sia santificato Ryan!
«Grazie», mugugno quando passo accanto all’inglese.
«Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Ti va di parlarne?», mi chiede quasi come se fosse realmente incuriosito dalla mie vicende.
«Non ti preoccupare, ma grazie comunque».
«Vieni qua, signorina, beviti un tè con me. Ti va?».
«Non ti credevo tipo da tè, ma più da super alcolici», dico alzando un sopracciglio.
«Neanche io pensavo che ti potessero piacere i deficienti», ribatte mentre apre gli sportelli alla ricerca del tè.
«In alto a destra e comunque meglio non pensarci più», gli dico sorridendo.
«Ci sono io con te ora», mi dice facendomi fermare di colpo. Lui mi guarda mentre mi passa la tazza fumante. Cosa diavolo significa? Sicuramente l’ha detto perché insieme a Giuseppe sono gli uomini di casa ora. Nonostante questo piccolo intoppo, mi piace stare in compagnia di Ryan… oltretutto ha anche un bel nome!
La serata, anzi la nottata, trascorre tra domande imbarazzanti e lunghi sbadigli. Quando l’orologio segna le tre del mattino decido di andare se non voglio saltare la scuola. Devo raccontare tutto a Eli e a Chiara!
«Grazie per la compagnia», dico a Ryan mentre salgo le scale.
«Grazie a te. Buonanotte piccola», mormora sorridendo.
Eh già… piccola! Ecco cosa sono per tutti! Quanti anni potrà avere lui? Venticinque… Trenta? Non posso combattere con una cosa più grande di me.
Con la consapevolezza di non avere nessuna possibilità di felicità, mi addormento pensando alla risata del bell’inglese.
 
Mi sveglio dopo aver posticipato cinque volte la sveglia. Mi sento come se avessi percorso ottocento chilometri a piedi, stanca e stravolta.
Come posso affrontare una giornata scolastica in questo stato? Devo, però. Oggi ho due compiti e non posso saltarli; finalmente gli ultimi due.
«Buongiorno», mormora di buonumore Greta entrando nella mia stanza.
«A te, sorellina», dico guardandomi allo specchio. Uno zombie sarebbe più bello di me in questo momento! Occhiaie profonde, labbra secche nonostante sia quasi estate  e capelli che sembrano paglia.
«Hai un aspetto orribile… che hai fatto stanotte?», mi chiede aggrottando le sopracciglia, «Marco! Che è successo, Marti?», continua a domandarmi con gli occhi sbarrati.
«Diciamo che Ryan ha salvato la situazione! Marco ha confessato di rivolermi con lui e mi ha preso dal braccio con forza dopo che io gli ho detto che avevo sofferto come un cane. Poi mi sono coricata alle tre perché ho parlato con Ryan del più e del meno», confesso ricevendo da parte sua un’occhiata molto loquace.
«Non è come pensi tu, Greta! Sei scema? Non potrei mai. È più grande di me di dieci anni circa e a quanto ho capito piace a Marta».
«Qualcuno qui dentro ha la coda di paglia. Io non ho proferito parola, mia cara», dice scoppiando a ridere.
«Sei una cogliona, Greta», le rispondo sbuffando.
«Sto scherzando, Marti. Dai, vai a lavarti che ti sistemo un po’», mormora dandomi una pacca sul sedere.
Un quarto d’ora dopo sono pronta, truccata e pettinata.
Mia sorella è una maga in queste cose! Se le andasse male giurisprudenza, potrebbe sempre fare la truccatrice, la parrucchiera o l’estetista o tutte e tre le cose insieme. Sarebbe una manna dal cielo per me!
«Andiamo a fare colazione», mormora mia sorella afferrando la borsa. Scuoto la testa ed invece di seguirla rimango in camera fino alle otto meno un quarto. Non so perché mi sto comportando così, ma sento un imbarazzo spropositato quando penso a Ryan. Mi ha visto in uno stato pietoso e alla fine mi ha chiamata piccola per la mia tenera età.
Come posso guardarlo ancora negli occhi? Marta capirebbe subito che c’è qualcosa che non va ed io non voglio che lei pensi a nulla.
Saluto tutti velocemente e scappo praticamente fuori casa con la scusa di essere in ritardo.
Giuseppe sta per uscire e mi chiede se voglio un passaggio, cosa che io rifiuto prontamente… Ryan è con lui!
«Buongiorno!», esclamo quando arrivo in classe. Elisa e Chiara sono già sedute e stanno parlando tra di loro. Dovrei essere gelosa, ma non lo sono. Noi tre siamo le MEC e niente può dividerci. Ovviamente MEC è l’insieme delle nostre iniziali.
«Ciao Martina», dicono in coro scoppiando a ridere subito dopo. Mi siedo al mio posto e le guardo; invidio la loro serenità. Sono felice per loro, ma anche io vorrei un pizzico di felicità. Sembra che tutto vada sempre nel modo più sbagliato possibile.
«Devi dirci qualcosa?», mi chiede Chiara mentre mi posiziona la mano sulla spalla.
«In realtà sì. Ieri sera tuo fratello è venuto da me», confesso portandomi le mani ai capelli.
«COSAAAA?», urla lei tappandosi la bocca poco dopo. Tutti si sono girati a guardarci e la vorrei proprio uccidere al momento.
«Hai capito bene. Eli tu non dici niente?», chiedo alla mia amica vedendola silenziosa. Lei sbuffa e scuote la testa. La conosco fin troppo bene; sta pensando che sono una cretina!
«Okay, okay. Lo so… volete sapere cos’è successo?», chiedo spazientita.
Loro annuiscono ed io inizio a raccontare tutto, senza tralasciare nulla, incluso l’incontro con Ryan e Giuseppe.
«Marco è davvero uno stronzo!», sbotta Chiara.
«Tuo fratello è», continua Elisa.
«Sicuramente è stato adottato!», dice facendoci ridere. In effetti non si assomigliano per niente e non mi meraviglierei se fosse davvero così. Lei ha i capelli biondi e gli occhi chiari, lui tutto il contrario.
«Devi fargli capire che non può trattarti così. Devi farlo morire nei suoi stessi vestiti, non so se capisci mia cara. Devi farlo ingelosire al punto che ti deve correre dietro. Devi farlo innamorare di te e poi distruggerlo», bofonchia Chiara guardandomi.
Mi chiedo se voglia bene a suo fratello arrivata a questo punto. Decido di chiederglielo.
«Perché sei così cattiva con lui? Non gli vuoi bene?».
«Ovvio che sì, ma odio quando ti tratta male. Deve imparare che le donne non sono merce di scambio o oggetti sessuali».
«Ha ragione Chiara», interviene  Elisa decisa.
Il professore di matematica entra in classe mettendo così a tacere la nostra conversazione.
Per tutte le due ore a seguire non seguo la lezione, sta interrogando ed io sono tranquilla, avendo già dato.
Il mio cervello è surclassato da mille domande, mille ipotesi.
Come mi devo comportare? Devo lasciarlo perdere o fargliela pagare?
«A che pensi?», mi scrive in un foglietto Elisa.
Afferro la penna da dentro il borsellino e rispondo pensando bene alla risposta. Lei è sempre stata un tipo piuttosto attento. Sa quando mento e quando dico la verità.
«Alle vostre parole. Sto prendendo in considerazione l’idea di vendicarmi, ma non so se ne sarò capace», le rispondo passandole il foglio.
Legge attentamente la mia frase e sorride.
«Noi saremo con te. Io di meno, ma fa lo stesso. Merita una lezione ;)».
Ha ragione.
Nuovo obiettivo prima della maturità: vendicarmi di Marco Abate.
«Lo farò», le scrivo sorridendo.
La mia amica ricambia il gesto e per tutto il resto della mattinata non ne parliamo più, anche perchè i compiti in classe non c’hanno permesso di farlo. La campanella del penultimo giorno dell’anno scolastico suona e tutta la classe inizia ad urlare e a schiamazzare. Io e le mie amiche ci incamminiamo fuori e quando siamo sole, il loro interrogatorio inizia di nuovo. Vogliono sapere tutto parola per parola. Gli racconto di Ryan e di come mi ha consigliata e fatta sentire protetta nonostante l’avessi appena conosciuto. Gli dico anche della sua frase enigmatica. “Ci sono io con te ora”, continua a ronzarmi nella testa, ma forse è meglio non darci peso. Ci conosciamo da un giorno e sono troppo scettica per credere al colpo di fulmine!
Entrambe le mie amiche hanno gli occhi a cuoricino e battono le mani incuranti delle persone che ci conoscono.
«Ma ti rendi conto?», mi chiede Chiara di punto in bianco.
«Di cosa?».
«Ryan, a quanto ho capito, è un gran figo. È più grande di te ed è inglese. Il massimo, Martina. Stai pensando quello che sto pensando io?», mi chiede guardandomi negli occhi.
Ha le mani sulle mie spalle e mi fissa come se questo servisse a passarmi i suoi pensieri.
«Sì, penso che tu ti stia facendo i film», borbotto staccandomi da lei e continuando a camminare verso l’entrata del cimitero.
«Martina so che hai capito. Pensaci più tardi», mi dice baciandomi la guancia. La stessa cosa fa con Elisa per poi sparire dalla nostra visuale.
«Un uragano, ecco cos’è», bofonchia la mia amica mora afferrandomi dal braccio.
Sorrido e ci incamminiamo verso la cappella in cui c’è mio padre.
Avrei tanto bisogno di un suo consiglio.
«Ti voglio bene», sussurra Elisa baciandomi la guancia.
«Anche io tesoro», le dico scoppiando a piangere.
Ed è sempre così. Per quanto ci illudiamo che non bisogna piangere, che loro sono accanto a noi, che non ci hanno abbandonati la consapevolezza di non averli accanto, di non poter sentire la loro voce ci distrugge. Ci annienta e non possiamo fare nulla per fermare l’ondata di dolore che arriva nel momento in cui vediamo il nome di chi amiamo sopra un marmo.
Non possiamo sopportare un dolore così grande, un dolore che ci fa mancare il respiro.
Questa è la mia vita.
Mi fingo forte, ma dentro continuo a morire lentamente.
 
 

****
 
 
Buon pomeriggio a tutti :3 Appena finito di scrivere :3 L’ho riletto e non ho visto errori… se voi ne beccate qualcuno fatemi sapere :3
Cosa ne pensate?
Qui succedono tante belle cose :3 Ryan inizia a farsi sentire nonostante la conosca da un solo giorno e Marco? È uno str***o… u.u
Le amiche già le adoro *w*
Cosa pensate che voglia dire la frase che Ryan dice a Martina? :) 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie a chi ha inserito la storia nei vari gruppi.
Un bacione
Grazia

 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** *Confessioni inaspettate* ***


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*Confessioni inaspettate*


-Terzo capitolo-


 

Svegliarsi a causa della grida di mia sorella non è il massimo. Continua a parlare al telefono senza sosta da credo mezzora e non vuole saperne di smettere. Nonostante non dormiamo nella stessa stanza, ha avuto la straordinaria capacità di svegliarmi e quindi adesso sono già pronta e preparata da un bel po’, anche se la scuola è finita da qualche giorno e non devo fare niente se non studiare. Credo che Greta sia al telefono con Emanuele e non vorrei essere nei panni di nessuno dei due… sono proprio curiosa di sapere cos’è successo per farla starnazzare così!
Mi guardo allo specchio e stranamente oggi mi piaccio, cosa che è da considerarsi un evento!
«Lo odio! Lo detesto! Al diavolo lui ed io che ci sto insieme!», esclama mia sorella entrando come una furia nella mia stanza. La guardo mentre scoppia a piangere. Mi avvicino e la abbraccio, mentre lei si sfoga sulla mia spalla.
È nervosa, trema e singhiozza. Se la vedrà con me Emanuele!
«Cos’è successo, Gre?», le chiedo accarezzandole la schiena.
«Emanuele… l’ho beccato con un’altra!», confessa continuando a piangere. Mi piego per afferrare i fazzoletti e glieli porgo.
«Che figlio di puttana!», borbotto cercando di rimanere lucida. Odio quando qualcuno fa soffrire un membro della mia famiglia o le mie amiche.
«Hai ragione. Non voglio più avere niente a che fare con lui, Martina. Lo odio, mi credi? Non avrei mai creduto di essere capace di provare questo sentimento, ma è come mi sento adesso. Mi ha chiamata dicendomi che non voleva fare quello che ha fatto, che si è pentito e che mi ama. Ti rendi conto? Quando una persona dice di amare è perché lo sente davvero, perché è pronto a vivere senza pensare alle altre.
L’amore ti rende davvero cieco, dannazione! Non ti fa vedere le persone per quelle che sono in realtà. Possono essere i ragazzi più stronzi dell’universo, ma noi li vedremo sempre perfetti. E poi mi spieghi perché noi donne ci complichiamo la vita? Perché vogliamo le persone più stronze?», dice tutto d’un fiato. Ho paura che le venga un infarto da un momento all’altro.
«Respira, Greta. Cerca di calmarti».
«Calmarmi? Non posso, non riesco. Appena lo vedo lo prendo a calci, quel figlio di buona donna. Altro che perdonarlo, lo schiaffeggio così a lungo che si ricorderà di me finchè vivrà», farfuglia furiosa. I suoi occhi, però, la tradiscono. So che sta parlando così perché è infuriata e delusa, ma in realtà nel suo cuore ci sarà sempre un piccolo spazio dedicato a lui.
Noi umani siamo fatti così; nonostante gli altri ci facciano del male, siamo sempre pronti a perdonare. È nella nostra natura… o quanto  meno nella mia!
«Scusa se ti ho svegliata presto. So che non devi andare a scuola oggi», mormora dopo essersi soffiata il naso, «e grazie», mi dice baciandomi la guancia.
«Non devi ringraziarmi e non ti preoccupare tanto devo studiare».
«Invece sì. Mi aiuti sempre nonostante anche tu hai i tuoi problemi. Dovrei essere io a consolare te, dato che sono la più grande ed invece sei tu che lo fai con me».
«Non ci far caso. Anche io avrò bisogno di te, in futuro. Tutti abbiamo necessità degli altri».
«Ti voglio bene».
«Anche io».
 
 
«Si può sapere per quale motivo non credi nella sua buona fede?», chiedo ad un Alessio contrariato.
«Non ti rendi conto, Martina. Sei così ingenua, a volte», mi accusa guardandomi negli occhi.
«Come ti permetti, scusa? Sei tu quello che sta facendo storie fino a prova contraria».
Siamo seduti sul pavimento di camera mia appoggiati al letto e con in mano i libri di scuola.
«Ti sto solo dicendo che non è come pensi tu. I ragazzi hanno sempre uno scopo, Martina. Lo sono anche io e quindi te lo posso assicurare», mormora chiudendo il libro di scatto, «non ci capisco niente», sbuffa maledicendo la scuola.
«Allora avrei dovuto pensare la stessa cosa di te all’inizio», dico sarcastica alzando un sopracciglio.
«No, è diverso».
«Non credo proprio. Ti ricordi come ci siamo conosciuti?».
«Ovvio».
«Allora anche tu avevi uno scopo, mi sa!».
Scuote la testa e riapre il libro, facendo calare il silenzio. I ricordi si spostano, istintivamente, al giorno in cui abbiamo parlato per la prima volta per più di due minuti.
 
 
Era una giornata di scuola come tutte le altre. Io e le mie amiche eravamo sedute su di una panchina fuori l’edificio in attesa della campanella della ricreazione. Non amavamo fare educazione fisica e quindi rimanevamo sempre sedute. La professoressa ormai lo sapeva e non ci diceva niente. Alessio era il classico ragazzo bello, ma non montato di testa. Quel giorno si presentò davanti a me con la scusa dei compiti in classe. Frequentavamo la stessa classe a quei tempi, ma non parlavamo quasi mai. Mi metteva soggezione. Tutto durò fino al giorno del suo trasferimento in un’altra classe a causa di un battibecco con l’insegnante di matematica e fisica.
Comunque, quella mattina, si sedette accanto a me e mi chiese se avrei potuto aiutarlo in qualche materia pagandomi. Pensai che volesse altro da me, ma non fu così fortunatamente. Ero fidanzata con uno dei suoi amici, all’epoca.
Non avrebbe potuto fare niente neanche volendo!
 
«Ti ho mai detto che mi mettevi in soggezione prima?», chiedo confessando imbarazzandomi subito.
«Davvero? Perché?».
«Non lo so», mormoro alzando le spalle, «forse perché eri bello e tutti chiedevano consigli a te. Tutti in classe parlavano con te, tranne io. Mi sono sempre sentita fuori posto quando c’eri tu», confesso ancora, chiedendomi da dove stia prendendo tutto questo coraggio.
«Sei troppo tenera, Marti. Non avresti dovuto aver timore di me. Come vedi non ti mangio».
«Spiritoso! Lo so, scemo».
«Davvero pensavi che fossi bello?», mi chiede guardandomi serio.
Annuisco e abbasso il viso vergognandomi come una ladra.
«Guardami», mi dice prendendomi la testa con le mani.
Lo fisso negli occhi per non so quanti secondi e il mio cuore batte troppo velocemente.
Cosa sta succedendo?
«Anche io credo che tu sia bellissima», sussurra avvicinandosi sempre di più a me. È come una calamità questo ragazzo. Per quanto mi sforzi di allontanarmi vengo attratta da lui in modo assurdo.
«Davvero?», soffio ad un centimetro dalle sue labbra.
«Sì. Sei bellissima, Martina. Sei simpatica, dolce e sempre disponibile», mi dice accarezzandomi una guancia.
«Io…». Che dico adesso?
Mi posiziona un dito sulle labbra intimandomi di fare silenzio.
Il mio cuore continua a battere furioso… credo che mi stia per venire un infarto!
Posso davvero voler baciare il mio migliore amico? Perché sento già le sue labbra sulle mie? Sarebbe giusto? E perché sta succedendo proprio ora?
Troppe domande, poche risposte.
Non faccio in tempo a pensare a nulla che Alessio preme le sue labbra sulle mie lasciandomi spiazzata, immobile, confusa.
La sua lingua chiede il permesso di poter entrare dentro la mia bocca e quando sento ogni muscolo del mio corpo in fibrillazione mi lascio andare ad un bacio passionale, intenso.
Alessio posiziona le sue mani intorno al mio viso e continua a lasciarmi piccoli bacetti sulle labbra sorridendo a malapena.
Quando si stacca da me, mi guarda aspettando una mia reazione che però non arriva.
Lo guardo aggrottando le sopracciglia non capendo il perché di tutto ciò.
«Forse è meglio se io vada. Scusa per il bacio», mormora alzandosi. Una stretta al cuore mi impedisce di parlare, ma non di muovermi. Afferro la sua mano e faccio in modo di averlo davanti a me.
«Baciami», mormoro guardandolo negli occhi.
«Cosa?», mi chiede stupito.
«Hai capito. Baciami di nuovo, Ale», ribadisco e lui non se lo fa ripetere due volte. Si riappropria delle mie labbra mentre le sue mani vagano sul mio corpo.
Mi trascina sul letto continuando a baciarmi mentre con le mani mi sbottona la camicia. Un brivido mi fa venire la pelle d’oca e armata di tutto il coraggio che posseggo gli tolgo la maglietta facendolo rimanere a petto nudo.
Lui sta per fare la stessa con me, quando qualcuno bussa alla porta.
«Oh cavolo! Vestiti, vestiti!», ordino ad Alessio che scoppia a ridere. Solo io sono terrorizzata dall’essere scoperti?
Continuano a bussare alla porta ed esasperata mi fiondo ad aprire scoprendo un Ryan imbarazzato e con il pugno chiuso in aria.
«Cosa… cosa vuoi?», gli chiedo imbarazzata. Sarò rossa come un peperone!
«Marta mi ha detto di venire a chiamarti. Ha detto che il pranzo è pronto… scusa, non volevo disturbarti», mormora guardando oltre la mia figura. Mi giro di scatto e vedo Alessio intento a sistemarsi la maglia. Perché fa così? Fissa Ryan con un astio assurdo e mi chiedo il motivo.
«Non è come sembra… cioè, io… ».
«Non devi darmi nessuna spiegazione».
«O-okay», balbetto annuendo.
Ryan se ne va ed io richiudo la porta guardando un Alessio molto adirato.
«Scommetto che l’ha fatto apposta», dice prendendo il suo zaino da terra.
«Non dire stupidaggini, per favore. Non sapeva che tu fossi qui e poi perché lo odi così tanto?», gli chiedo curiosa di sapere la risposta.
«Non odio nessuno».
«Ah no? Allora perché fai così?», gli chiedo alzando il tono della voce.
«Perché? Mi chiedi anche il motivo? Pensavo mi conoscessi un po’, Martina. Possibile che solo tu non hai capito?».
«Cosa non ho capito? Che diavolo stai dicendo? Non mi dire che sei geloso», esclamo guardandolo. L’espressione che mi rivolge è così chiara che non mi serve una risposta.
«Oh mio Dio! Sei geloso di Ryan?», domando portandomi le mani davanti la bocca.
Sono davvero scioccata!
«Cristo Santo, Martina! Vuoi capire che ti amo? Ti amo dalla prima volta che ti ho parlato ed ora sento che devo combattere per averti», confessa lasciandomi spiazzata.
Non me l’aspettavo…
«Io… non… perché non me l’hai detto prima?».
Alessio scoppia a ridere mentre si porta una mano nei capelli.
«Stavi con uno dei migliori amici! Cosa avrei dovuto fare? Dirti che ti amavo e sperare invano che tu lasciassi Marco, l’amore della tua vita? Sai quante volte avrei preferito non vederti per non ascoltare i tuoi problemi personali con lui? Sai quante volte avrei voluto spaccargli la faccia quando ti trattava male? Non sopporto l’idea che tu possa stare con qualcun altro. Ryan è solo uno che vuole scoparti», dice avvicinandosi a me.
Mi afferra la vita dolcemente lasciandomi un delicato bacio sulla fronte.
«Non avrei voluto confessarti i miei sentimenti così, ma non posso sopportare che tu ti innamori di un altro».
«Forse è meglio che tu vada a casa», dico facendolo indietreggiare.
Non so davvero cosa pensare adesso!
Non riesco a formulare un preciso pensiero… le sue parole continuano a rigirarmi in testa facendomi chiedere come ho potuto essere così stupida da non capire i suoi atteggiamenti protettivi nei miei confronti o le sue continue accuse verso il mio ex.
La stupida sono io a non aver capito niente. Non conosco il mio migliore amico, è questa la pura e semplice verità!
«Martina…».
«No, ti prego Alessio. Va a casa! Ho bisogno di rimanere da sola adesso!», sussurro sedendomi sul letto, «ti chiamo dopo», aggiungo per non farlo insospettire.
Sono lusingata per le sue parole, ma sono state come un fulmine a ciel sereno. Hanno squarciato quel piccolo pezzo del mio cuore ancora intatto.
Lo vedo annuire, aprire la porta e sparire richiudendola.
Certe confessioni dovrebbero abolirle!
Mi sento davvero sconfortata… sento ancora qualcosa per Marco, ma ho baciato Alessio, che è geloso -inutilmente- di Ryan! Bello schifo…
 
Domani inizieranno le prove scritte dell’esame di maturità e non sono psicologicamente pronta e preparata. Io e le mie amiche ci siamo preparate mille temi, ma sono più che sicura che non uscirà niente di ciò che ho o che non sarò capace a copiare un bel niente. Siamo rintanate nella mia stanza da quattro ore con il gelato sempre a portata di mano. È questo che ci fa carburare e mantenere lucide, altro che caffè.
Tutta la classe spera in un compito su Svevo.
La nostra professoressa ha insistito con l’analisi del testo per tutto il triennio, perché secondo lei è più facile da eseguire. Personalmente, la penso come lei.
È più semplice fare un riassunto e rispondere a qualche domanda riferita al testo piuttosto che dedicarmi alla stesura di un saggio breve.
Me la cavo piuttosto bene in italiano, ma non fino a questo punto.
«Farai l’analisi del testo?», mi chiede Eli come se mi stesse leggendo nel pensiero.
«Stavo pensando proprio a questo. Sì, penso di sì. Non siamo pronte per un tema. Voi?».
«Sì, anch’io», dice Chiara e la stessa cosa anche Elisa.
«Spero solo che esca Svevo», mormora quest’ultima.
Annuisco e continuo a scrivere a più non posso.
La prova che temo di più è quella di matematica, ossia la seconda. Non ci capisco un fico secco e mi maledico per essermi iscritta allo scientifico. Mai e dico mai seguire gli altri!
«Mi aiuti giovedì, vero?», chiedo a Elisa, la più brava della classe.
Ha sempre avuto ottimi voti e non capisco come faccia a comprendere quelle cose…a me sembra di leggere arabo. Chiara, invece, è più brava in filosofia e storia mentre io in latino e italiano.
«Ovviamente! Vi passerò il compito, come sempre», borbotta scoppiando a ridere subito dopo. Chiara ed io la seguiamo a ruota spezzando il clima nervoso che si era creato.
«Devi dirvi una cosa», mormoro pensando ad Alessio. Le mie amiche mi guardano curiose. Chiudono i libri e afferrano il bicchiere con il gelato.
«Spara», esclama Chiara, «ma se si tratta di mio fratello non voglio sapere niente!», continua facendomi ridere.
Seppur sono passate due settimane non ha digerito il modo in cui mi ha trattata e le voglio bene proprio per questo. Mette me ed Elisa al primo posto.
«No, no stai tranquilla. Si tratta di Alessio».
«Oddio! Ha confessato di volerti?», borbotta Elisa sorridendo.
La guardo scioccata! Mi sa che solo io non ne sapevo niente…«Sì. Ci siamo baciati e sì, insomma… siamo finiti sdraiati sul letto ed io gli ho tolto la maglietta e…».
«Cosaaa? Hai fatto sesso con il tuo migliore amico? Elisa la senti? Oddio!», dice la bionda facendomi ridere e imbarazzare.
«No, no… non ho fatto sesso con lui. Stava per togliermi la camicia, ma qualcuno ha bussato alla porta», confesso abbassando lo sguardo.
«Marta vi ha visti? Povera ragazza!», mormora Elisa scoppiando a ridere.
Scuoto la testa alzando un sopracciglio.
«Ryan! Era Ryan ed ha visto Alessio sistemarsi. Quest’ultimo si è infuriato ed ha confessato di amarmi e che non sopporta che io mi innamori di un altro».
«Era ora! Solo tu non avevi capito, mia cara».
«Stronze! Perché non me l’avete detto subito?».
«Non spettava a noi, Martina». In effetti hanno ragione! Dovevo capirlo da sola che il mio migliore amico era ed è innamorato di me.
È vero che un uomo e una donna non posso essere solamente amici… prima o poi uno dei due si affeziona in modo irrimediabile.
«Tu cosa gli hai detto? Alessio ti vuole bene davvero e non come mio fratello. Spero per te che tu gli abbia detto di sì».
Scuoto la testa alzandomi dal letto e andando alla finestra.
«L’ho mandato via ed è da due giorni che non ci sentiamo».
«Brava, Martina! Chiamalo… cosa aspetti?», insiste Elisa raggiungendomi.
«Non posso. Non voglio rovinare la nostra amicizia… non so cosa voglio. Nel mio cuore c’è ancora Marco nonostante tutto. Tu mi capisci».
La mia amica mi posiziona una mano  sulla spalla e annuisce.
Elisa è stata fidanzata per due anni con un ragazzo della nostra scuola. Lui si chiama Antonio e l’ha trattata davvero male. L’ha tradita ripetute volte ed era così geloso che non le permetteva neanche di uscire. Per fortuna io e Chiara le abbiamo aperto gli occhi.
Questo non è amore ma, bensì, possessione, egoismo e cattiveria. Nonostante tutto quando lo vede le si stringe il cuore e scoppia a piangere. Era davvero innamorata di lui e ha sofferto molto.
Quindi può capire come mi sento in questo momento. Da una parte voglio dimenticarlo ed andare avanti, dall’altra sono legata a lui.
Marco è stato il mio primo vero amore; a lui ho dato il mio primo bacio, ho fatto l’amore con lui per la prima volta. Lui era tutto per me… e forse ha ragione Alessio: sono troppo ingenua.
Certe volte detesto Marco e la sua sfacciataggine e voglio fargliela pagare per questo, e per il modo in cui mi ha trattata.
Non voglio farmi mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un ragazzo!
Gli voglio bene, ma sono una persona e come tale devo essere trattata!
«Marco deve soffrire», annuncio ricevendo un’occhiata dalle mie amiche.
«Come vuoi fare?», mi chiedono battendo le mani.
Penso a Greta e ad Emanuele.
«So io cosa fare. Spero solo che mia sorella sia d’accordo».
«Vai a chiamarla. Vai vai», mi ordina Chiara. Annuisco ed esco dalla stanza per scendere al piano di sotto.
Quando arrivo in salotto mia sorella sta parlando con Giuseppe e con Ryan. Non so perché ogni volta che lo vedo mi imbarazzo. Lui non mi ha detto niente riguardo l’altra volta, ma sento costantemente il suo sguardo addosso.
«Greta ho bisogno di te», mormoro sorridendo.
Lei mi guarda e annuisce capendo subito che non si tratta di qualcosa di superficiale.
«Scusate», dice rivolgendosi ai due ragazzi che annuiscono sorridendo.
Quando rientriamo in camera mia sorella mi guarda alzando un sopracciglio. «Che succede?», ci chiede sedendosi sul letto.
Le spiego la situazione e il piano che ho in mente e lei non dice una sola parola fin quando non pronuncio il nome Marco.
«Sei pazza! Non se ne parla assolutamente, Martina. Ti rendi conto? Mi stai chiedendo l’impossibile. Non posso, no!», mormora scuotendo la testa in continuazione.
Unisco le mani come se stessi pregando e la guardo sbattendo le ciglia.
«Non mi convincerai in nessun modo, mia cara».
«Greta sei la mia sola possibilità. Deve morire nei suoi stessi vestiti. Deve capire che non sono sua e che non può avere l’esclusiva su di me. Lui ha un’altra, beh… anche io».
«Non funzionerà mai, Martina! Fingere di volerlo, scherzi?».
«Geniale come piano», si congratula con me Chiara, «mio fratello impazzirà. Ha un debole per le ragazze più grandi e so che da piccolo era innamorato di te», confessa guardando Greta, facendoci scoppiare a ridere.
«Bene! Ti prego, Greta».
«E sentiamo mia cara: come vuoi farlo ingelosire?», mi chiede mia sorella aggrottando le sopracciglia.
«Non posso dirtelo».
«Devi».
«Non posso».
«Martina».
«Greta».
«Dai».
«Okay», le dico sbuffando, «Alessio», pronuncio il suo nome mentendo e il cuore mi batte più veloce.
«Cosa?», mormorano le mie amiche e mia sorella sconvolte.
Le guardo alzando le spalle.
«Non puoi», farfuglia Elisa.
«So io cosa fare», dico diventando seria.
«Gli farai del male, Martina. Soffrirete», insiste Chiara.
«Ormai ho deciso», mormoro mentendo ancora.
«Fa come vuoi. Poi non venire a piangere».
«Continuiamo a studiare?», propongo riprendendo il libro in mano.
Tutte mi guardano senza dire una sola parola. Pensano davvero che mi farò del male? Arrivata a questo punto non mi interessa. Il piano si forma nella mia mente e già vedo la faccia di Marco quando mi vedrà in atteggiamenti intimi con la persona che dico io.  


 

****

 

Ciaooo :3 Ce l’ho fatta a finire in tempo… stanno succedendo tante cosine belle nella mia vita in questo periodo e sono davvero felice, anche se non ho praticamente tempo <3
Spero che il capitolo vi piaccia <3  Se qualcosa vi turba o non vi è chiaro fatemi sapere ^^
Grazie per l’affetto che mi state dimostrando soprattutto sul mio gruppo su face book :3 Potete trovare il link nel mio profilo ^^
A martedì prossimo <3
Un bacione
Grazia

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Capitolo 5
*** *Forse stai solo mentendo* ***


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 *Forse stai solo mentendo*


 -Quarto capitolo-

 
 

Sdraiata sul letto con i fogli della tesina in mano, cerco di imprimermi nella mente i concetti ancora non molto chiari. Dovrei studiare e tentare di memorizzare tutti gli argomenti, ma proprio non riesco a concentrarmi. Gli esami scritti sono terminati ieri e sono un pochino più tranquilla, dato che sono andati abbastanza bene.
Nella prima prova, con nostra immensa fortuna, è uscita l’analisi del testo di Svevo e ho scelto proprio quella. Io e miei compagni volevamo che uscisse lui e qualcuno dall’alto ci ha ascoltati.
La seconda prova è stata molto più difficile: matematica, un vero e proprio incubo.
Qualcuno bussa alla porta interrompendo così il flusso dei miei pensieri.
«Avanti», mormoro sistemandomi la maglietta che si era alzata precedentemente.
Quando la porta si apre, scorgo un Giuseppe, molto imbarazzato.
«Disturbo?», mi chiede sorridendo.
Scuoto la testa e gli faccio segno di sedersi di lato a me. «Dimmi», gli dico ricambiando il sorriso.
Giuseppe è davvero un ragazzo simpatico. È alto quasi un metro e novanta, ha gli occhi color nocciola e i capelli scuri. Ha quasi ventisette anni, ma ne dimostra molti di meno.
«Beh, mi imbarazzo un po’…»
«Spara, avanti!», insisto mentre ripongo i fogli sulla scrivania.
«Come la prenderesti se io ci provassi con Greta?», sbotta di punto in bianco facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva. Sgrano gli occhi scioccata per la domanda certamente inattesa. «Non so cosa dire», farfuglio portandomi una mano ai capelli, gesto che ho ereditato da mio padre. Ogni volta che sono nervosa tartasso la mia povera chioma.
«Capisco che non ti saresti mai aspettata una domanda del genere e anzi, scusa, sono stato inopportuno. Meglio che vada via, devi studiare tu», sussurra alzandosi.
«No, aspetta. Greta non è pronta per vivere una relazione con te. Magari sii suo amico, senza appesantire le cose. Lei ha bisogno di questo al momento…», confesso omettendo qualche particolare davvero sconveniente.
«Grazie, Martina. Non si direbbe che hai diciotto anni».
«Lo prendo come un complimento», dico facendogli la linguaccia.
«Devi», ribatte schiacciandomi l’occhio, «adesso vado. Buono studio», dice aprendo la porta. Sgrano gli occhi, per la seconda volta in un minuto, quando vedo Ryan pronto a bussare.
«Oh scusate», mormora quest’ultimo evidentemente imbarazzato dalla situazione.
«Non è come pensi», sussurro avvicinandomi a loro.
«Non penso niente, Martina». Perché ogni volta che pronuncia il mio nome per intero una fitta al cuore mi fa sussultare? Perché, dannazione, mi fa quest’effetto?
«Io vado», farfuglia Giuseppe alzando la mano per salutarmi. Ricambio il gesto e poi mi volto verso l’inglese.
«Hai bisogno di qualcosa?».
«Posso entrare?».
Annuisco con il cuore che batte a tremila e spostandomi di lato lo faccio entrare. Ci sediamo sul letto e rimaniamo in silenzio per un po’. La situazione si sta facendo davvero imbarazzante, le mani mi sudano e non riesco a stare un altro secondo in silenzio.
Per fortuna, Ryan sembra accorgersi del mio disagio ed inizia a parlare.
«Come sono andati gli esami scritti?», mi chiede sorridendo. Davvero vuole parlare dei miei esami?
«Bene».
«Cos’è uscito?», continua insistente. Mi imbarazza troppo stare con lui, ma se voglio portare a compimento il mio piano devo assolutamente riuscire a sbloccarmi.
«Svevo per la prima prova e altri temi che non ho neanche guardato bene, matematica come seconda prova e nella terza prova… latino, geografia astronomica, storia, filosofia e inglese. Sono stati facili, tutto sommato. Per fortuna sono finiti, ora mi tocca l’orale», mormoro portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Ryan continua a fissarmi negli occhi annuendo ogni tanto.
«Volevi che uscisse Svevo?».
«Sì, in realtà era il desiderio di tutta la classe. Abbiamo pregato affinché uscisse lui e quando abbiamo letto la traccia che lo riguardava abbiamo esultato. La seconda prova è stata la più difficile, perché non ci capisco niente. Ringrazio il mio professore che ci ha salvati, praticamente».
«Ah sì? Vi ha aiutati?».
«C’ha fatto il compito, è diverso».
Ryan mi guarda scioccato scuotendo la testa, «magari avessi avuto anche io un professore così a quei tempi», mormora sorridendomi.
«Quando hai fatto esami di stato?», gli chiedo giusto per capire quanti anni possa avere.
«Esattamente dieci anni fa, Martina. Ho ventotto anni, piccola».
«Non chiamarmi così», ribatto acida.
«Scusa», borbotta abbassando lo sguardo imbarazzato, «la prima volta non mi sembravi così scocciata», insiste guardandomi negli occhi questa volta.
Un brivido prende largo lungo la mia spina dorsale e la pelle d’oca spunta tradendomi.  
«Hai ragione, scusa. Solo che tutto questo è strano per me», dico allargando le braccia per fargli capire cosa intendo.
«Parlare con me ti sembra strano?».
«Sì, Ryan. Tu mi imbarazzi e credo che sia per l’età. Non lo so», confesso pentendomene all’istante.
Lo guardo mentre aggrotta le sopracciglia e il suo essere così infantile mi fa sorridere.
«Sai che sembri un bambino adesso? Sì, un bambino che è stato appena sgridato dalla mamma», dico portandomi una mano sulla bocca.
«Ah sì?», mi chiede stupito, «e dimmi, Martina… un bambino farebbe questo?», domanda prendendomi una mano.
Che diavolo vuole fare?     
Si avvicina a me e stampa le sue labbra sulle mie lasciandomi totalmente spiazzata. Indietreggio sbattendo contro la parete e lo guardo mentre mi tocco la bocca. È infuocata.
«Non ti permettere mai più, chiaro? Io… questo è sbagliato», farfuglio sconvolta. Per caso ho scritto in fronte: baciatemi?
Prima Marco che ritorna da me, poi Alessio che mi bacia e ora lui? No, non è possibile.
«Stai con quel ragazzo dell’altro giorno?», mi chiede all’improvviso.
Scuoto la testa senza dire una parola facendolo sorridere. Lo guardo con la coda dell’occhio e mi meraviglio di quanto sia tremendamente sfrontato.
Mi ha baciata e non si sta ponendo nessun problema.
«Allora cosa siete? Andate a letto insieme?», continua imperterrito.
«Cosa? Io e Alessio siamo amici da tanto tempo. Lui è innamorato di me, ma io non so cosa provo. È complicato», spiego guardando un punto della stanza.
«Beh, l’altra volta mi è sembrato il contrario. Mi hai dato l’impressione di una che sapeva benissimo cosa voleva».
«Senti, Ryan, non sono affari tuoi cosa faccio con lui o con gli altri. Non ci conosciamo, non sai nulla di me. Come ti permetti di giudicarmi?», rispondo alzando il tono della voce di un’ottava.
«Wow, signorina. Stai calma. Era solo curiosità. Me ne vado, è meglio».
«Sì, bravo. Ciao», ribatto alzandomi e aprendogli la porta. Ci guardiamo per l’ultima volta e quando finalmente sparisce sbatto la porta e mi piego in due cadendo sul pavimento.
Perché mi ha baciata? Perché tutte quelle domande su Alessio? Cosa vuole da me e perché mi tratta come una bambina?
Che nervi! Odio la gente che si basa solamente sull’età. Essa non conta nulla; una persona può avere sessanta anni ed essere stupida oppure avere diciotto anni ed essere matura. Tutto dipende dalle esperienze che vivi durante la vita, che sia breve o lunga.
Sono le esperienze, positive o negative, a farci crescere e maturare. Senza di loro saremmo tutti degli stupidi ignoranti, ed invece sbagliando s’impara.
Sono soprattutto le esperienze che provocano sofferenza quelle che fanno crescere quindi non basta l’età anagrafica per decidere la vera natura di una persona. Decido di dedicarmi allo studio e riprendo così la tesina concentrando il mio interesse sulla follia in Pirandello. Per lui la follia è un rifugio dalla realtà, un modo per fuggire via dall’angoscia e dal dramma, un modo per estraniarsi e quindi poter continuare a vivere.
Solo la follia, incomprensibile alla massa,  permette il contatto vero con la natura e la possibilità di riscoprire se stessi, anche se alla fine la società e le sue regole ti riportano indietro.
Questo è quello che accade ad Enrico IV, il personaggio più folle e tragico di Pirandello. In quest’opera troviamo l'esasperazione del conflitto fra apparenza e realtà, fra normalità e a-normalità, fra il personaggio e la massa, fra l'interiorità e l'esteriorità. Per superare questo conflitto il personaggio tende sempre più a chiudersi in se stesso, per cui l’essere folle diventa sistema di vita.
Enrico IV è il personaggio-maschera che personifica la scoperta del grigiore e dell'invecchiamento delle cose e dell'uomo, insieme alla coscienza dell'irrecuperabilità del tempo passato, che non può più ritornare neppure nello spazio riservato alla fantasia, perché la ragione avverte che le cose mutano e non ritornano mai ad essere le stesse di una volta. La guarigione di Enrico IV, improvvisa e inspiegabile, proietta il personaggio nelle vicende quotidiane, ma lo rende anche consapevole di non poter più recuperare i 12 anni vissuti 'fuori di mente'. A questo punto non gli resta che fingersi ancora pazzo dopo aver constatato che nulla era rimasto della sua gioventù, del suo amore, e che molti lo avevano tradito.*
Sarebbe così facile estraniarsi per non pensare a tutti i problemi che abbiamo, sarebbe davvero la soluzione migliore fingersi pazzi per non soffrire ancora, ma cosa ci resterebbe? Per quale motivo vivremmo?
Il dolore, l’ansia, l’angoscia, la tristezza e la malinconia ci accompagneranno sempre durante il corso della vita, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’amore e la gioia sono nostri compagni di avventura.
Il mio cellulare squilla riportandomi alla realtà.
Marco mi ha appena mandato un messaggio dicendomi che mi deve parlare con una certa urgenza. Mia sorella, stamattina, l’ha contattato chiedendogli un appuntamento, in modo da iniziare con questa farsa il prima possibile. 
“Sì, vediamoci a casa mia tra un’ora”, scrivo e premo invio. La sua risposta, ovviamente affermativa, non tarda ad arrivare.
Rimetto la tesina sulla scrivania e scendo di sotto a mangiare qualcosa. Sono le undici del mattino e sono sveglia già da quattro ore per studiare. È successo di tutto in questo arco di tempo e se ci penso ancora mi vengono i brividi. Insomma, Ryan mi ha baciata! Come farò a guardarlo in viso?
«Buongiorno», esclamo entrando in cucina. Ci sono tutti, perfetto!
Giuseppe mi sorride con complicità, Marta sta preparando il caffè e Ryan non mi degna di uno sguardo.
Mia sorella, invece, mi afferra dalla mano e scusandosi mi porta in balcone.
«Greta, rilassati», sbotto spostando la sua mano dalla mia.
«Scusa… oggi viene Marco», borbotta sedendosi su di una sedia.
«Mi ha mandato un messaggio, lo so! Tu stai tranquilla… oggi mi dirà che tu gli hai mandato un messaggio e che non sa cosa deve fare. Ormai lo conosco! Lui ti vuole, solo che è troppo codardo per ammetterlo e comunque vuole rimanere con un piede in due scarpe», le spiego diventando seria.
Parlare di lui mi riempie di amarezza.
«Sicura che il piano funzionerà?».
«Ovvio, Greta».
Mia sorella annuisce poco convinta e insieme ritorniamo dentro ricevendo un’occhiata da parte di Ryan. Il cuore inizia a battere più veloce e le mani sudano, non per il caldo infernale, ma per il suo sguardo acceso. Abbasso il viso e mi siedo afferrando un cornetto al cioccolato, il mio preferito.
Ryan fa la stessa cosa e le nostre mani si incontrano sfiorandosi. Lui la ritrae subito ed io eseguo il suo stesso gesto alla velocità della luce.
«Scusa», mormoro imbarazzata.
«Non è niente», risponde a bassa voce.
Tutti ci guardano senza dire una parola ed io mi sento così in soggezione che non riesco più a stare un altro secondo nella stessa stanza con loro.
Mi alzo e con la scusa dello studio risalgo sopra. Mentre cammino qualcuno mi afferra dal polso facendomi girare di scatto.
Prego che non sia Ryan e quando mi volto il viso di mia sorella mi fa sospirare di sollievo.
«Martina che succede?», mi chiede aggrottando le sopracciglia.
«Niente, perché?», mento spudoratamente.
«Non fare la finta tonta. Ti conosco alla perfezione, mia cara. Tu e Ryan siete strani. Dovrei sapere qualcosa?».
Le racconto tutto o evito di creare problemi? Io e Greta siamo state sempre unite e non posso non dirle niente, così annuisco e le faccio cenno di entrare nella mia stanza.
«Hai presente ieri quando ti ho detto che volevo usare Alessio per far ingelosire Marco?».
«Sì, pessima scelta».
«Ho mentito. Non è con lui che voglio farlo, ma con…», mi fermo respirando e cercando il coraggio di pronunciare il suo nome.
«Con chi?».
«Ryan, è con lui che voglio farlo ingelosire. Solo che…».
«Martina, cavolo, parla. Tra un po’ mi viene un attacco di panico con le tue continue pause», borbotta irritata. Sbuffo e mi decido a raccontarle tutto.
«Stamattina è venuto qui nella mia camera e abbiamo parlato dei miei esami, io gli ho detto che mi sembrava un bambino e lui, di tutta risposta, mi ha preso la mano e mi ha baciata. Ti rendi conto? Ryan mi ha baciata!», continuo a ripetere senza sosta.
Mia sorella ha il viso scioccato e non sa cosa dire.
«Dì qualcosa, Greta», la supplico abbassando lo sguardo per la vergogna.
«Non so proprio cosa diavolo dire, Martina. Tu che hai fatto?».
«Mi sono spostata, ovviamente. Solo che ora mi sento troppo in imbarazzo in sua presenza e non so cosa fare per continuare il piano che avevo pensato».
«Invece così va benissimo, Marti. Lui ti ha baciata, quindi il primo passo l’ha fatto lui e questo vuol dire che è interessato a te. Lui a te piace?», mi chiede guardandomi negli occhi. Sa che non sono brava a mentire!
«No, certo che no!», esclamo scuotendo la testa.
«Bene! Quindi quando Marco verrà qua noterà una certa complicità tra di voi, percepirà l’imbarazzo che hai tu nei confronti di Ryan e questo lo farà ingelosire».
«Da quando sei diventata così diabolica?», le chiedo scoppiando a ridere.
«Da quando tu sei cresciuta, mia cara», ribatte ridendo anche lei.
Il bip del mio cellulare mi avverte dell’arrivo di un messaggio. È Marco, che è appena arrivato.
«Andiamo, dai», mormoro alzandomi e raggiungendo la porta.
 
«Perché mi hai voluta vedere?», chiedo ad un Marco davvero sconvolto.
«Non lo sai?».
«Cosa dovrei sapere?».
«Tua sorella mi ha mandato un messaggio, Martina». Sapevo che me l’avrebbe detto.
«Ah sì? Cosa vuole da te?», gli chiedo facendo la finta tonta.
«Vuole uscire con me. Non stava con Emanuele?».
«Con lui è finita da un po’. In effetti mi ha sempre detto che sei un bel ragazzo. A te lei piace?».
Mantenere questo tono così distaccato con lui mi fa quasi stare male. Se ripenso a tutto quello che abbiamo passato insieme, un senso di vuoto mi fa mancare l’equilibrio.
«Stai attenta», mormora afferrandomi la vita per non farmi cadere.
«Non è niente. Allora… ti piace?».
«Beh… Greta è una bella ragazza, solo che tu… noi, insomma…», si porta una mano ai capelli per il nervosismo e mi guarda senza sapere come continuare.
«Non c’è nessun noi, Marco», ribatto decisa.
«Ma…»
«Niente ma. Se ti piace, esci con lei».
«Okay».
«Bene… vuoi un caffè?», gli chiedo per spezzare l’atmosfera creatasi. Lui annuisce e insieme ci dirigiamo in cucina dove ci sono Ryan e Marta che stanno parlando.
«Ops, scusate», sussurro girando le spalle.
«No, aspetta Martina. Venite pure, tanto noi abbiamo finito. Io devo andare a lavoro», farfuglia Marta schiarendosi la voce.
È in imbarazzo e lo sono anche io.
Non capisco cosa stia succedendo e odio quando non ho il totale controllo delle situazioni.
«Ciao Marco», farfuglia ancora Marta sorridendo.
«Ciao», risponde educato lui mentre si siede proprio di fronte Ryan, che lo guardo accigliato.
«Lui è Ryan, un amico di Marta», spiego a Marco che si rialza per dargli la mano.
«Ryan, lui è Marco… il mio… amico», mormoro senza spiegare chi sia in realtà.
«In realtà sono il suo ex ragazzo», obietta lui facendomi sprofondare per la vergogna.
«Piacere», borbotta l’inglese senza sorridere.
Afferro la bottiglia del caffè freddo in frizer e lo verso in una tazzina per poi porgerlo a Marco.
«Tu ne vuoi?», chiedo a Ryan che annuisce silenziosamente. Continua a fissare il mio ex quasi con astio.
«Ecco», dico porgendogli la tazzina. Le nostre dita si sfiorano di nuovo e il mio cuore inizia a ribattere con più violenza.
Ogni volta che i nostri corpi si sfiorano, una scia di brividi mi lasciando senza fiato per qualche secondo.
«Vivi qua?», chiede Marco a Ryan.
Io tossisco evidentemente imbarazzata e conscia del fatto che il mio piano stia iniziando davvero alla grande.
«Sì, è un problema?».
Marco aggrotta le sopracciglia e scuote la testa quasi intimorito dal tono di Ryan. Non ammette repliche, ne risposte negative. «Voi, invece, da quanto vi conoscete?», gli chiede riferendosi a noi due.
Parla con lui, ma guarda me.
«Da un bel po’ di tempo. Siamo stati insieme per qualche anno», spiega Marco quasi vittorioso.
«E perché vi siete lasciati?».
Tossisco ancora e mi giro per evitare di farmi vedere mentre sorrido.
«Beh…», soffia il mio ex, senza sapere cosa dire, «non andavamo d’accordo», si inventa per continuare il discorso.
Ryan, molto astuto, sorride beffardo. «E ora andate d’accordo?», ci chiede aggrottando le sopracciglia.
«Sì».
«In realtà, lui mi ha tradita ed io l’ho scoperto. L’ho perdonato e ora siamo amici, in più lui stasera uscirà con Greta», spiego girandomi di scatto verso di loro.
«Martina», ribatte serio Marco.
Alzo le spalle compiaciuta e sorrido. «è la pura e semplice verità, pechè negarlo?».
Il mio ex scuote la testa, si alza e va via sbattendo la porta.
«Lui ti vuole ancora», sussurra Ryan dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè.
Alzo un sopracciglio e scuoto la testa. «Lui vuole tutte le donne che respirano e che hanno un po’ di tette», rispondo brusca facendolo sorridere.
«Non dovresti perdere tempo con lui».
«E con chi dovrei perderlo?», chiedo astutamente.
«C’è un’ampia scelta».
«Forse non voglio nessuno».
«Forse stai solamente mentendo».
«Non direi. Non sono affari tuoi comunque», sbotto acida.
Lui alza le spalle sorridendo.
«Mi dispiace per prima», mormora guardandomi negli occhi.
«Per cosa?».
«Non avrei dovuto baciarti, scusami».
«Fa niente».
«Quel Marco non mi piace ed io non piaccio a lui», confessa troncando il discorso di prima. Mi farà venire un accidente questo ragazzo! Cambia atteggiamento e discorsi in un batter d’occhio!
«Non dovete piacervi», mormoro sorridendo.
«Non mi piace vedervi insieme», confessa alzandosi e venendo verso di me.
«Cosa?».
«Hai capito», mormora guardandomi negli occhi.
«Non mi fissare così», bofonchio con il respiro spezzato.
«Perché?».
«Non è giusto. Ora devo andare», farfuglio imbarazzata. Fuggo via rintanandomi nella mia stanza…
Non capisco il suo comportamento: prima mi bacia, poi mi chiede scusa, poi mi dice che non gli piace vedermi con altri, poi si avvicina ancora.
Cos’avrà in mente? Lo detesto quando fa così!
Nel frattempo, comunque, la mia vendetta si sta sviluppando perfettamente.
Marco odia Ryan.
Ryan odia Marco.
Ed io odio entrambi.
 

****
 

Ciao a tutte/i :3 eccomi qua con un nuovo capitolo ricco di avvenimenti ;) cosa ne pensate? Perché Ryan si comporta così? Vi aspettavate un suo bacio? Marco è davvero uno stupido ahahahah xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3 :3
Il pezzo in cui parlo di Pirandello, l’ho preso in un sito ;)
http://balbruno.altervista.org/index-288.html eccolo :) è stato il mio argomento agli esami, ma sono passati troppi anni e quindi ho dovuto spulciare un po’ sul web ^^
I vostri esami di stato come sono andati o come stanno procedendo? Piccola curiosità per chi li ha già fatti: con quanto siete usciti? ;) Adesso vado :*
Un bacione e alla prossima settimana <3 e state tranquille per Alessio ahahahah <3
Grazia

P.s: ho riletto il capitolo quattro volte e alla fine non ho visto errori! Però se per caso voi ne vedeste qualcuno, fatemi sapere ;) 

 

 
 
 

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Capitolo 6
*** *Sei la mia nana* ***


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 Hurt Lovers


*Sei la mia nana*


-Quinto capitolo-

 
 


A Melania.
Tanti auguri tesoro <3

 

 
 
Un urlo di gioia e di liberazione spezza il silenzio intorno alla grande struttura alle mie spalle. Sorrido alle mie due amiche finalmente pronta ad affrontare l’estate. Ho appena finito gli esami orali e mi sento in forza come se dovessi combattere un intero esercito.
Finalmente posso dire addio a tutti gli insegnanti, ai compiti in classe e alle interrogazioni.
«Sei stata bravissima», esclama Elisa venendomi incontro.
«Grazie mille», dico entusiasta mentre gli altri si avvicinano congratulandosi. Sono venuti proprio tutti a vedermi sostenere il temuto esame, che poi si è rivelato una grandissima cavolata. Ero così agitata prima di iniziare che non ho dato retta a nessuno, se non alla mia tesina.
Alessio è arrivato in orario, mi ha baciato la guancia per infondermi coraggio e il suo gesto mi ha fatto rilassare, quindi gli devo un favore.  
Ryan ha assistito a tutta la scena e non ha fatto altro se non guardarmi. Sentivo il suo sguardo anche mentre parlavo con gli insegnanti. Adesso me lo ritrovo davanti.
«Bravissima», mormora baciandomi sulle guancie, «la migliore», continua sorridendomi.
Giuro che non lo capisco!
«Grazie», balbetto imbarazzata. Non mi era mai successo che un ragazzo più grande provasse qualcosa per me, che poi non so neanche cosa ci sia tra noi. Una sorta di odio e amore, credo.
Ci guardiamo senza sapere cosa dire fin quando non arriva Marta e mi abbraccia.
«Tuo padre sarebbe fiero di te», sussurra tenendomi stretta.
Annuisco cercando di non piangere per la malinconia.
Sono in questi momenti così importanti che mi manca di più; non poter sentire la sua risata, non poter sapere il suo parere mi distrugge.
Vorrei tanto sapere se è fiero di me o se avrebbe voluto di più. Molto spesso penso al giorno del mio matrimonio: con chi entrerò in chiesa per percorrere la navata? Chi mi sosterrà per non cadere? Odio non averlo più qui con me, odio la sensazione di impotenza che mi accompagna da quando lui non c’è più, odio la mia vita. Le lacrime che ho cercato di nascondere escono senza barriere, senza chiedermi il permesso.
Ryan mi abbraccia davanti a tutti inaspettatamente ed io mi aggrappo a lui con tutte le mie forze.
«Stai tranquilla piccola. Sei brutta quando piangi, sorridi per me», soffia al mio orecchio ottenendo il risultato sperato. Un piccolo sorriso, o una smorfia, compare sul mio viso mentre tutti mi guardano teneramente. C’è pietà nei loro volti.
«Grazie», dico tirando su con il naso.
«Non c’è di che… quando vuoi», risponde facendomi l’occhiolino.
Lo guardo e non posso non pensare a quanto sia bello. È vero che litighiamo la maggior parte delle volte, ma sento che c’è qualcosa tra di noi. Non so cosa, ma c’è.
«Okay, ora basta piangere. Andiamo a festeggiare», esclama Greta battendo le mani.
La ringrazio con lo sguardo e tutti insieme ci incamminiamo verso il mio ristorante preferito che dista solamente qualche centinaio di metri dalla scuola.
Mi guardo intorno notando il mare liscio e piatto, i gabbiani che volano alti su nel cielo e la gente che si prende il sole.
Non mi accorgo neanche di essere arrivata a destinazione se non fosse per Alessio che me lo fa notare.
Marta ha deciso di invitarlo insieme alle mie due migliori amiche e Greta ha pensato bene di invitare Marco.
Ne succederanno delle belle, ne sono sicura.
 
Il pranzo sta procedendo benissimo ed io mi sto divertendo parecchio. Alla mia sinistra ci sono Elisa e Chiara mentre a destra Greta e Marta. Davanti a me è seduto Alessio seguito da Giuseppe, Ryan e Marco.
Ognuno ordina ciò che desidera e mi sorprendo quando io e Ryan chiediamo al cameriere le stesse identiche pietanze: antipasto di mare, spaghetti allo scoglio per iniziare.
Adesso stiamo prendendo le ordinazioni dei secondi.
«Signorina per lei?», mi chiede gentilmente il cameriere, un ragazzo di circa trent’anni dall’aria ingenua. Ha gli occhi castani, un po’ di acne sparsa in viso e gli occhiali da vista. Uno di quei tipi che vedi in biblioteca a tutte le ore.
«Frittura mista di calamari e gamberi e un insalata verde, grazie», rispondo sorridendo.
Amo il pesce e lo mangio quasi tutto; non tollero solo i molluschi, proprio non riesco a mangiarli.
Mio padre lo sapeva ed evitava sempre di comprarli, anche perché Greta non ne mangia. Lei è  il tipo più da carne come Giuseppe da quel che vedo.
Non fanno altro se non scambiarsi occhiate complici e Marco la fissa con sguardo truce. Lui è il solo a non spiccicare parola.
«Anche per me gamberi e calamari», sento dire a Ryan rivolto al cameriere. Mi giro verso di lui e come una calamita attiro i suoi occhi a me. Un brivido mi attraversa il corpo e distolgo lo sguardo imbarazzata. Nonostante tutto quello che è successo non riesco a guardalo dritto negli occhi. Sento qualcosa all’altezza dello stomaco ogni qualvolta lo faccio ed è una sensazione un po’ sgradevole, come se qualcuno mi stesse dando un pugno. Ma nello stesso momento mi piace che lui mi guardi così, mi fa sentire desiderata.
Che diavolo sto pensando? Ryan non mi desidera ed io non voglio lui, allora perché non faccio altro se non guardarlo?
Perché non osservo Alessio e i suoi lineamenti così delicati? Perché non mi concentro su ciò che siamo?
Mi alzo con la scusa del bagno  cercando di non far notare il rossore che sicuramente si è impossessato del mio viso.
Le mie amiche fanno per alzarsi per seguirmi, ma io le blocco. Scuoto la testa sorridendo e loro capiscono che ho bisogno dei miei spazi così a passo felpato di rifugio in bagno respirando sommessamente.
Mi porto una mano sul cuore e mi concentro sulla respirazione.
Ogni volta che mi innervosisco o che penso a qualcosa che mi mette ansia, mi arrivano questi attacchi che devo assolutamente fermare se non voglio collassare.
Credo che non siano da sottovalutare, ma non penso siano pericolosi. Non ho timore quindi mi ripeto che non devo avere paura. Piuttosto devo smetterla di pensare troppo.
Mi guardo allo specchio dopo essermi sciacquata il viso e mi impongo di sembrare tranquilla e serena per non far insospettire nessuno.
Quando esco dal bagno delle donne scorgo Ryan appoggiato al muro dei bagni degli uomini.
«Ehi», mormoro guardandomi per l’ultima volta allo specchio.
«Sei bellissima. Stai tranquilla! Tutto bene? Che ti è preso prima?», mi chiede con nonchalance, come se il complimento non l’avesse fatto a me.
«Niente, perché?», mento, ovviamente.
«Non mi dire bugie», dice avvicinandosi con passo furtivo. Mi posiziona le mani sulle spalle e mi guarda dall’alto del suo metro e ottantasei centimetri.
«Sei altissimo», bofonchio scoppiando a ridere più che altro per cambiare discorso, cosa che lui capisce e che non mi permette di fare.
«E tu sei una nana, la mia nana», mormora soffermandosi sul mia. Un semplice parolina, un pronome che mi ha fatto venire i brividi.
«Ryan», mormoro imbarazzata, «che sta succedendo? Prima mi dici una cosa, poi ne fai un’altra», farfuglio con il cuore che batte all’impazzata.
«Non so cosa mi stia prendendo, Martina. Mi attrai… non riesco a stare lontano da te e per quanto mi sforzi di non volerlo, di auto-convincermi che non potrebbe mai funzionare perché sono più grande di te di dieci anni, non posso farlo. Ti voglio, Martina», confessa lasciandomi spiazzata.
«Non ci credo, non è possibile che io ti piaccia. Sono piccola, brutta e bassa. Tu, invece, sei un bel ragazzo. Dovrebbe piacerti una come Marta, non io», bofonchio in preda al panico.
Non riesco a dire e fare niente se non delirare.
«Sei una stupida, Martina. Sei intelligente, simpatica e non è vero che sei brutta. Sei una delle ragazze più belle che io abbia mai incontrato. Sei piccola, però. Sei troppo piccola per me».
«Ho diciotto anni, non sono piccola», ribatto con le lacrime agli occhi.
Che diavolo mi sta succedendo? Perché sento il bisogno di stare con lui? Perché non faccio altro se non guardare le sue labbra così attraenti e invitanti?
«Sì, ed io ne ho ventotto. Vieni qua», mi afferra dalle mani e mi fa accoccolare contro il suo petto così virile. Posso sentire i suoi muscoli da sotto la maglietta e l’unica cosa che vorrei fare in questo momento sarebbe baciarlo e perdermi in lui.
«Oh, Martina», sussurra scuotendo la testa. Alzo lo sguardo e i suoi occhi così assolutamente perfetti mi fanno perdere la testa, «non avrei dovuto baciarti quel giorno in camera tua. Avrei dovuto rispettare la promessa che avevo fatto a Marta, ma non ce l’ho fatta. Sei il polo opposto al mio, mi attrai in maniera inusuale. Ho bisogno di baciarti».
Gli accarezzo una guancia, un po’ ispida a causa del sottile strato di barba, e alzandomi sulle punte faccio combaciare la mia bocca con la sua. Ryan mi stringe di più a sé e in breve iniziamo una lenta e passionale danza fatta di carezze e baci. Mi sento bene tra le sue braccia.
Tutto finisce quando qualcuno si schiarisce la voce. Mi stacco all’istante da lui e mi sistemo la maglietta un po’ rialzata.
Speravo che sarebbe arrivato.
«Che succede qui?», mi chiede il mio ex venendo verso la mia direzione.
«Che vuoi Marco? Non hai visto tu stesso cosa è accaduto? Sei cieco, per caso?», gli chiedo acida.
«Sei una stronza, Martina!».
«Modera i termini, amico!», si intromette Ryan avanzando verso di lui.
«Fatti i cazzi tuoi tu», ribatte Marco furioso.
«Come ti permetti ragazzino?».
«Come ti permetti tu a baciarla. Sei solo uno che si approfitta delle ragazzine indifese», lo accusa Marco ricevendo di tutta risposta un pugno in pieno stomaco.
Mi porto le mani alla bocca per la sorpresa e mi piego su di lui per assicurarmi che non si sia fatto molto male.
«Ryan va di là e non dire niente a nessuno. Per favore», mormoro in preda al panico.
Lui sbuffa, ci pensa un attimo e quando mi vede disorientata se ne va lasciandomi sola con Marco, che è piegato in due dal dolore.
«Ti fa tanto male?», gli chiedo davvero preoccupata. Nonostante tutta la recita, non mi va che nessuno si faccia del male, almeno fisicamente.
«Vaffanculo… non mi toccare».
«Dai, non fare così», mormoro dispiaciuta.
Marco si solleva a stento e si siede su un baule di legno, uno di quelli usati una volta per posare le tovaglie o le coperte.
Mi siedo accanto a lui non sapendo bene cosa fare o cosa dire. Ci pensa lui a rompere il silenzio con le sue accuse. «Mi dici cosa ti è passato per la testa? Ora ti metti a baciare i trentenni?», mi chiede con tono accusatorio.
«Non so cosa mi sia preso. Ma tutto è partito da me, Ryan non c’entra niente. Non è come pensi tu».
«Ci sei andata a letto?», mi chiede di punto in bianco.
«Cosa? No, ovvio che no», dico scuotendo la testa imbarazzata, «e poi non dovrei parlare con te di queste cose», aggiungo guardando negli occhi. Nessuna sensazione strana.
«Martina ti conosco molto bene. Non è la prima volta che vi baciavate, vero?», mi domanda scocciato.
Scuoto la testa e lui sbuffa sonoramente.
«In questi giorni a casa tua ho capito che non posso stare senza di te. Tua sorella è una bella ragazza, tutto quello che vuoi, ma io voglio te», mormora prendendomi la mano.
«Io non… andiamo di là. Si chiederanno che fine abbiamo fatto», farfuglio sistemandosi la maglia di nuovo.
«Non dirò nulla», dice solamente precedendomi.
Lo ringrazio mentalmente e sorridendo per il primo punto della partita andato a mio favore lo seguo a ruota.
«Tutto bene?», mi chiede all’orecchio Chiara curiosa.
Annuisco e continuo a mangiare ciò che era rimasto nel piatto.
 
Mi hanno fatto perfino i regali.
Sono dei folli!
Le mie due amiche mi hanno regalato una fotocamera, dicono che mi servirà. Non so bene a cosa, ma se lo dicono loro sarà vero. Alessio e Marco, insieme, mi hanno comprato un vestitino davvero carino. Giuseppe un ciondolo a forma di gufo e Ryan un cofanetto di tè inglese.
English breakfast tea.
Lo guardo e la nostra prima chiacchierata prende vita nella mia testa. Nessuno capirà mai il perché di questo regalo, ma io lo conserverò con cura.
Adesso è il turno di Marta e mentre mi porge il suo regalo, le mie amiche sghignazzano rumorosamente.
«La volete smettere?», le rimprovero scoppiando a ridere subito dopo, «sapete cos’è? Sì, deve essere così. Stronze!», aggiungo facendo ridere loro questa volta.
Lo apro con cautela e quando noto due biglietti aereo destinazione Sicilia e Campania il mio cuore perde un battito. Ho sempre desiderato poterci andare e finalmente il mio desiderio verrà realizzato.
Un urlo di gioia esce dalla mia gola e mi affretto ad alzarmi per abbracciare Marta che ride commossa.
«Grazie, grazie e grazie», mormoro versando lacrime di gioia.
Se non si è capito solo una ragazza abbastanza emotiva infatti tutti mi prendono in giro perché piango anche per un film.
«E noi verremo con te», sottolinea Elisa sorridendo e mostrando i loro biglietti.
«Oddio! Tu non devi partire?», le chiedo tornando al mio posto.
«Sorpresa! Non devo farlo più. Rimarrò qui e studierò in un’università qui vicino. Ne ho parlato con i miei genitori e gli ho fatto capire che ormai posso cavarmela da sola e che comunque se avrò bisogno di qualcuno ci sarete voi pronte ad aiutarmi».
«Ovvio che sì. Sono felicissima! Quanto stiamo fuori?», chiedo saltellando per la gioia.
«Un mese e mezzo di puro divertimento», esclama Chiara battendo le mani.
«Sicura che possiamo permettercelo?», chiedo a Marta che annuisce prontamente.
«Non vedo l’ora», dico entusiasta.
Giovanni, il cameriere, ci porta il dolce e il pranzo continua alla grande. Scambio qualche parola con Alessio che è rimasto in disparte e gli racconto del perché voglio andare in Sicilia. Confesso che non vedo l’ora di scoprire Taormina e il suo mare, Tindari e la sua Madonna nera e tutti gli altri posti incantevoli. La Sicilia è una delle regioni più belle per me, insieme a tutte le altre regione del Sud e il Lazio.
«Ti ricordi quanto eri entusiasta per la gita di secondo?», mi chiede Alessio sorridendo.
«Sì. Mio padre era uscito pazzo per trovarmi tutte le guide della Calabria. Ti rendi conto che ha posti incredibilmente belli? La Sila, l’Aspromonte, il mare bellissimo. Invidio chi vive là. Hanno un paesaggio incredibile», mormoro con gli occhi a cuoricino.
«Hai ragione. È stata una gita incredibile. Sono sicuro che vi divertirete tantissimo».
Annuisco e con uno slancio lo abbraccio baciandogli la guancia.
«Che ne dite se usciamo per una passeggiata?», interviene Marta facendoci sorridere.
«Bellissima idea!»,  esclama Giuseppe tutto contento.
Marta si alza, va a pagare e quando ritorna usciamo tutti insieme.
Le mie amiche fremono di lato a me per sapere cosa sia successo realmente in bagno; sanno che c’è qualcosa che non va. Mi conoscono alla perfezione e hanno capito che il mio viso non è solare come prima.
«Ryan mi ha baciata e Marco ci ha visti. Ryan l’ha colpito allo stomaco», dico sottovoce per non farmi sentire dai diretti interessati.
«Cosa?», gridano entrambe sconvolte.
Scuoto la testa perché ogni mio buon proposito è andato a farsi benedire dato che i due ragazzi si sono girati a guardarci.
Le mie amiche mi chiedono scusa ed io annuisco decidendo di parlare dopo.
«Bene, ragazzi. Io devo andare a lavoro, ma voi potete andare a casa a divertirvi. Oppure potreste organizzare una serata in spiaggia. Io finirò tardi», annuncia Marta venendomi incontro.
«Grazie mille», mormoro al suo orecchio quando mi abbraccia.
«Di niente, piccola», risponde sorridendo.
Ci lascia da soli e dopo aver parlato tutti insieme, decidiamo di organizzare una serata in spiaggia. Ryan e Giuseppe si occuperanno della legna per il falò, mentre gli altri due ragazzi compreranno le cose da mangiare.
Io e le ragazze, invece, non dovremo fare nulla.
«Posso parlarti?», mi chiede Ryan di punto in bianco. Dietro di lui Marco stava per chiedermi la stessa cosa, infatti è rimasto con la bocca aperta e con il dito alzato.
«Anche io devo parlarti, Martina», obietta il mio ex avvicinandosi.
«Gliel’ho chiesto prima io. Sparisci», tuona Ryan facendogli capire la sua posizione predominante.
«Martina con chi vuoi parlare?», mi mette alle strette Marco.
Li guardo senza sapere realmente cosa fare.
Mi sembrano dei bambini che si contendono una caramella.
Godo nel vederli così vulnerabili.
 
 

***** 

 
 

Buongiorno a tutti. Scusate per l’enorme ritardo, ma non ho avuto internet per un bel po’ di tempo.  Piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate?
L’atteggiamento dei due ragazzi come vi sembra? ^^ e Martina vi piace?
Vado di fretta, scusatemi.
Un bacione
Grazia

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Capitolo 7
*** *Situazione insostenibile* ***


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*Situazione insostenibile*

-Sesto capitolo-

 
Mi sveglio di soprassalto pensando alle immagini della sera precedente. Un misto di angoscia e felicità attraversano il mio corpo destabilizzandomi.
Il volto di Alessio, bello come non mai, rivolto verso di me mi fa sussultare.
Allungo una mano contro il suo viso e ne accarezzo i contorni così delicati. Le labbra carnose, la pelle morbida mi fanno sorridere. Non sembra avere diciotto anni, ma quindici.
Alessio sarebbe perfetto per ogni tipo di ragazza: è intelligente, simpatico, dolce e premuroso.
Lo guardo mentre dorme e non riesco a capacitarmi di come possa essere successo tutto ciò. Eravamo alla festa sulla spiaggia e ci stavamo divertendo come pazzi. C’erano Elisa, Chiara e tutti gli altri, compreso Ryan.
Ricordo di aver bevuto parecchio, ma non ero ubriaca. Ero lucida quando ho preso per mano Alessio e l’ho trascinato via. Casa mia è a pochi metri dal mare e non abbiamo fatto fatica a raggiungerla a piedi. Ci tenevamo per mano e  quando siamo arrivati nella mia stanza lui mi ha alzata di peso e adagiata sul letto. Mi ha spogliato lentamente mentre io lo bramavo ancora di più.
Io e Alessio abbiamo fatto l’amore per la prima volta, ma non mi pento di tutto ciò. L’ho voluto, l’ho desiderato perché durante tutta la festa non ha fatto altro se non sussurrarmi parole dolci e accarezzarmi mentre ballavamo. Tutto ciò sotto lo sguardo di Marco e Ryan. Li vedevo con gli occhi di fuori mentre mi strusciavo contro Alessio.
«Buongiorno», biascica proprio lui aprendo gli occhi lentamente.
«Buongiorno! Non volevo svegliarti, scusa», borbotto abbracciandolo. Si sta così bene tra le sue braccia; non ho la minima intenzione di smuovermi da qui.
«Non ti preoccupare, sciocchina. Dormito bene?», mi chiede premuroso come sempre. Questa è una delle caratteristiche che distinguono la sua persona. Ha un animo davvero buono e spero con tutto il cuore di non deluderlo mai, anche se so già che questo avverrà quanto prima. Dovrei dirgli del mio piano? Magari dovrei abbandonarlo ancor prima di iniziare del tutto, ma mi ripeto che non posso. Non voglio che Marco la passi liscia… deve soffrire!
«Sì e tu?», gli chiedo sorridendo.
«Meravigliosamente». Adagia le sue labbra sulle mie e con dolcezza si posiziona su di me facendomi perdere il senso delle cose.
Alessio ha un altro pregio: è bravissimo a letto!
 
«COSAAA?», urlano le mie amiche in coro dopo aver saputo della mia nottata.
«Non gridate», borbotto tappandogli la bocca ad entrambe. Siamo in un bar situato al centro del paese e non mi sembra il caso di far sentire i miei discorsi ad altre persone. Non sopporto la gente del posto perché non fanno altro che spettegolare e anche nel modo più sbagliato possibile.
Se sentono a, dicono b.
Ormai lo so e cerco in tutti i modi di non creare chiacchiere inutile.
«E com’è a letto? Oddio!», mi chiede Chiara tutta entusiasta, «finalmente farete coppia fissa», continua battendo le mani eccitata e con il sorriso che le attraversa tutto il viso.
«Shhh! Non dire niente», la imploro notando che una ragazza ci sta guardando da diversi minuti. Ha un volto familiare, ma non riesco a ricordarmi dove l’abbia vista.
Ricambio il gesto e lei non molla la presa su di me.
Continua a guardarmi con astio… che diavolo vorrà?! Mi alzo decisa ad affrontarla; odio chi mi guarda costantemente.
«Hai qualche problema?», le chiedo una volta arrivata davanti a lei. Capelli biondi, occhi verdi e fisico da far paura di certo non mi spaventano.
«Tu sei Martina?», mi chiede con strafottenza.
Annuisco e aspetto che continui a parlare.
«Ero alla festa ieri sera. Porta i miei saluti a Ryan», mormora facendomi l’occhiolino. Sposta lo sguardo da me per guardarsi le unghie.
Un moto di rabbia mi sale fino al cervello e tremo per quanto mi fa imbestialire. Ma chi diavolo si sente questa? E come fa a conoscere Ryan? Ora che ci penso lui parlava con una bionda ieri sera, anzi diciamo che erano molto intimi. Sarà lei? Era troppo buio per coglierne i tratti somatici.
«Tu come fai a conoscerlo?», continuo a chiederle sebbene lei non mi stia dando ascolto.
«Io e lui eravamo molto intimi, beh… lo siamo anche adesso».
Strabuzzo gli occhi per la notizia, che so bene non dovrebbe interessarmi ma… odio che qualcuno gli parli e adesso ho la certezza che fosse proprio lei ieri sera.
«Scusa?».
«Non capisci ragazzina? Io e lui abbiamo avuto una storia l’anno scorso… il tuo coinquilino è davvero bravo a letto».
«Perché mi stai dicendo queste cose?», le chiedo scuotendo la testa con le lacrime pronte ad uscire.
È sempre così: quando sono nervosa, piango.
Una risata perversa spezza il silenzio ed io sprezzante la lascio da sola per ritornare dalle mie amiche che mi guardano curiose.
«Che voleva?», mi chiede Elisa spostando lo sguardo da me alla ragazza misteriosa, di cui non so nemmeno il nome.
Racconto la discussione e loro mi guardano senza dire una parola.
Credo di star rovinando tutto…
Ho fatto l’amore con Alessio e ieri ho baciato Ryan. Lo desideravo e non ho fatto caso al mio amico; chi sto diventando?
L’odio e la vendetta non dovrebbero interessarmi, non dovrei essere così cattiva.
“L'odio deve rendere produttivi, altrimenti è più intelligente amare”, diceva  Karl Kraus, uno scrittore austriaco.
Aveva ragione; cosa sto avendo in cambio? Non sto migliorando la situazione; la sto rendendo peggiore perché quella che ci sta rimettendo sono io e soltanto io perchè mi sto affezionando a Ryan.
È così e non posso farlo sparire dalla mia mente.
Sarebbe così facile non pensarlo più, ma come posso riuscirci? Abitiamo nella stessa casa e in più l’ho baciato per fare un dispetto a Marco.
Sono uno stupida e l’unica che si farà del male sono io. Adesso mi chiedo: perché sono andata a letto con Alessio?
Arrivata a questo punto mi domando se lo desiderassi davvero oppure l’ho fatto solo per continuare il mio piano vendicativo.
Ad Alessio ci tengo, non posso continuare così.
«Martina», mi chiama Chiara scuotendomi il braccio.
La guardo e sgranando gli occhi le rispondo. «Dimmi».
«Tutto okay? Ti senti bene?», mi chiede con tono preoccupato.
Vorrei tanto dirle che sì, che va tutto bene ma mentirei e con loro non l’ho mai fatto, perciò mi ritrovo a scuotere la testa e a scoppiare a piangere davanti alle mie due uniche amiche.
«Dai, tesoro! Non fare così», mormora Elisa abbracciandomi.
«Forse devi farla finita con questo piano diabolico. Ti sta consumando l’anima», borbotta Chiara.
Annuisco e cerco di trovare la forza per spiegargli il perché della mia crisi di pianto.
«Ho fatto l’amore con Alessio e ieri ho baciato Ryan, tutto per cosa? Per una stupida vendetta che non porterà niente di buono. Marco, è vero, ha ricominciato ad interessarsi a me, ma… è davvero quello che voglio? Sono disposta a perdere tutto pur di farlo soffrire? Chi sono diventata?».
«Sei sempre la solita meravigliosa ragazza, ma l’odio ti ha accecata. Cosa provi per Ryan e Alessio?», mi chiede Elisa, la più matura del gruppo.
«Io… non lo so. Alessio lo conosco da tanto, tengo a lui da impazzire. Con Ryan, invece, c’è complicità e desiderio. Lo percepisco quando ci guardiamo, quando per sbaglio ci sfioriamo. Ieri l’ho baciato dopo che lui mi ha confessato di trovarmi attraente. Capite? Sono in balia di due sentimenti contrapposti, ma uguali. Li voglio entrambi, ma non potrò avere nessuno», spiego continuando a piangere. Per fortuna che siamo a casa di Chiara e non in mezzo alla strada. Spero solo che Marco non sia in casa…
«Tesoro devi fare una scelta, ma quello che possiamo dirti è di lasciar stare Ryan. Sì, insomma, è un bel ragazzo, ha un certo fascino ma è grande e si scopa non so quante donne. Hai sentito quella brutta strega cosa ti ha detto? Non merita una ragazza dolce e splendida come te. Lascia stare prima che sia tu a bruciarti», mi consiglia Elisa.
Singhiozzo sommessamente e la guardo senza sapere cosa dire in realtà.
«Tra una settimana partiamo e non devi più pensare a loro. Inizia a pensare al divertimento, ai pub in cui ci ubriacheremo e a tutta la gente che conosceremo. Poi, chi lo sa, magari il tuo principe azzurro è fuori da qualche parte che ti aspetta».
«Chiara è da tanto che non credo più al principe azzurro. La mia vita è un totale fallimento… mia madre mi ha abbandonata, mio padre è morto. Cosa mi resta? Non sono buona a niente!», gemo per i ricordi dolorosi impressi nella mia mente e nel mio cuore.
Cosa ho fatto di male per venire abbandonata? Perché non posso avere una vita tranquilla come quelle di tutte le ragazze della mia età? Perché proprio a me?
Sono le tre domande che mi pongo da quando mio padre è morto. Non troverò mai una risposta, questo è sicuro.
Credo molto al destino, ma non riesco ad accettarlo. Infondo, come potrei acconsentire a non avere più mio padre con me?
Basta… non ce la faccio più!
«Sei una stupida, Martina. Ha dei bellissimi talenti, sei in gamba a scuola e hai noi che ti vogliamo bene. Non sei sola, non lo sei mai stata».
Le guardo e le abbraccio entrambe grata per il loro appoggio. Come farei senza le mie due migliori amiche?
«E ora gelato!», esclama la padrona di casa facendoci ridere.
È sempre così con loro; quando una di noi tre piange, prendiamo subito il gelato e ci ingozziamo finchè non siamo piene.
Mentre Chiara è in cucina, Elisa ne approfitta per parlarmi. «Marti, lo dico per il tuo bene, lascia stare questa vendetta assurda. Non voglio che tu stia male ancora. Parla con Ryan se devi farlo, ma per l’ultima volta».
«Sì, hai ragione. Prima di partire devo parlargli assolutamente».
Ha ragione la mia amica. Per quanto mi piaccia e mi faccia stare bene, non può continuare questa pagliacciata.
Annuisco ai miei pensieri e ispiro e inspiro per calmarmi.
Perche per quanto mi sforzi di pensarla così, non riesco ad esserne del tutto convinta?
Non vedo che sia il dieci luglio per partire e allontanarmi da questa situazione che sta per rivelarsi catastrofica.
«Ho deciso, Eli. Confesserò tutto ad Alessio, glielo devo».
La mia amica annuisce e mi sorride come una madre farebbe alla propria figlia.
Mamma dove sei?
 
 

***

 
 
«Papà dammi un segno. Sto sbagliando? Vorrei tanto sapere cosa ne pensi tu, ma non posso perché tu non ci sei. Sono arrivata al limite, papà. Non ce la faccio più. Spero che questo viaggio mi aiuti a trovare un po’ di serenità. Sei orgoglioso di me? Non credo. Mi sto comportando come una stupida con questo piano scemo. Far ingelosire Marco con Ryan? Ci stavo riuscendo, ma se il prezzo da pagare è così alto rinuncio. Vorrei poter ricevere i tuoi consigli così saggi e sempre corretti. Con Marta non ne posso parlare, le mie amiche mi hanno detto di smetterla ed è quello che farò, papà. Tu mi hai sempre considerata buona e intelligente, non voglio deluderti. Domani parlerò con Ryan prima di partire. Spero di non combinare altri casini. Mi manchi», mormoro nella penombra della mia camera. Sono raggomitolata sul letto e a bassa voce parlo con mio padre, l’unico  che era in grado di farmi ragionare.
In questa settimana ho pensato molto e ho evitato i ragazzi pur di non dovere dare spiegazioni.
Domani, però, devo assolutamente parlare con Ryan e con Alessio.
Con Marco ho parlato l’altro giorno. Gli ho chiesto scusa anche da parte di Greta ed il risultato è che adesso mi odia, ma l’ho visto il suo sguardo. Era ferito e illuso, quindi dovrei essere felice del mio risultato. Il problema è che non lo sono perché quella più ferita sono io.
 
Ho iniziato questa commedia perché volevo farti soffrire, così come tu lo hai fatto con me. Ho chiesto aiuto a Greta e ha accettato perché anche lei voleva fare la stessa cosa con Emanuele. Mi dispiace, Marco. Sono arrivata al punto di non ritorno e non so come uscirne fuori. Sto illudendo troppe persone e non è quello che voglio. Il mio obiettivo eri tu, ma ora non voglio più», confesso guardando il mio ex negli occhi. Non so neanche io come ci stia riuscendo. Mi osserva con astio, con disprezzo.
«Brava, Martina. Vuoi che ti batta le mani o vuoi che ti faccia una statua con una targa: “La brava ragazza ha capito di star sbagliando e ha deciso di tornare indietro”? Chi ti credi di essere per illudere la gente? Sei solo una stupida ragazzina. Mi fai schifo».
«Io? Io illudo la gente? Okay, è vero! Tu, però, come mi hai trattata? Mi hai usata per i tuoi giochetti e poi mi hai scaricata come se fossi un attrezzo guasto», ribatto acida e urlando.
«Hai ragione! Ti ho usata, ho sbagliato ma cazzo, Martina, ti volevo bene e ci tenevo a te».
Sbuffo pensando a come mi ha lasciata senza preavviso e senza una motivazione valida. «Non direi, Marco. Comunque questo è quanto. Mi dispiace».
«Me ne sbatto delle tue scuse, mia cara. Tu per me sei morta! M O R T A…», scandisce bene le parole e con un’ultima occhiata gira le spalle e se ne va”
 
 
Non credo ad una sola parola di quello che ha detto. Non è vero che mi amava, altrimenti non mi avrebbe trattata come un animale, anzi peggio. Mi sento meglio ora che ho confessato tutto a lui… adesso però arriva la parte più difficile.
Non posso più aspettare. Devo parlare con Ryan ora! Guardo l’orologio e noto che sono solamente le sette di sera e non so neanche se lui sia in casa.
Marta e Giuseppe avevano da fare e so che Greta è fuori con Teresa, una sua amica.
Mi faccio coraggio e scendo giù in cucina e lo chiamo: «Ryan?». Nessuna risposta.
Provo ad andare nella sua stanza e notando la porta semi aperta sbircio per vedere se sia dentro.
In effetti è seduto sul letto con il cellulare in mano.
È a petto nudo e ha una tovaglia intorno alla vita; ingoio e cerco di regolarizzare il respiro. Ha un fisico spettacolare…
Busso alla porta delicatamente e prima che possa dire qualcosa la porta si apre; Ryan è mezzo nudo davanti a me!
Oh santo cielo! Ora che faccio?, mormoro tra me e me.
«Hai bisogno di qualcosa?», mi chiede con tono malizioso. Scuoto la testa imbarazzata a livelli cosmici e giro per andarmene. Forse non è stata una buona idea venire nella sua stanza…
«Ehi, ehi», mi blocca afferrandomi un polso e facendo scontrare i nostri petti.
Ha un profumo assolutamente eccitante…
«Lasciami! Devo andare», biascico guardando verso il basso.
«Martina», mormora lui dolcemente. Mi prende per mano e mi conduce dentro la sua camera, chiudendo la porta a chiave.
Sono in trance, non so cosa fare.
Sono venuta a parlare, ma so per certo che succederà quello che sto pensando.
«Ti voglio», ansima al mio orecchio mentre con una mano inizia ad alzarmi la canotta.
«Ryan… devo dirti una cosa», sussurro eccitata. Sì, lo sono! Dannazione… mi farà diventare matta! Non posso cedere, non posso!
Continuo a ripetermi come un mantra queste parole, ma si frantumano come pezzi di cristallo quando Ryan poggia le sue labbra sulle mie.
Mi brama, mi desidera ed io, io lo voglio.
«Parliamo dopo… ora voglio che tu sia mia», soffia al mio orecchio mentre con le mani mi sfila la maglietta e il reggiseno. Faccio la stessa con lui e sdraiandoci sul letto iniziamo una lenta e passionale danza.
Complimenti Martina!
Stai rendendo le cose sempre più difficili!
Ryan mi vuole ed io provo un desiderio sfrenato nei suoi confronti. Mi ripeto che è solo per questa volta, ma nel mio cuore sto già pensando a quando lo riavrò la prossima volta e a quanto mi mancherà quando sarò in viaggio.
Decido di non pensarci per godere al massimo dei baci di Ryan così perfetti e eccitanti.
Mi sta davvero rendendo sua in tutti i modi possibili e immaginabili.
Se Alessio è bravo a letto, a Ryan non lo batte nessuno.
 
 

****

 
Buon pomeriggio :3
Che dire di questo capitolo? Dovrei spiegarvi tante cose, ma non posso. Sono di fretta e non posso continuare a scrivere ç.ç Se aveste perplessità, non esitate a chiedere.
Un bacione e grazie a tutte per l’appoggio <3
Grazia

 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** *Meglio una verità che uccide, che una bugia che illude* ***


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*Meglio una verità che uccide, che una bugia che illude*
 
-settimo capitolo-

 
 
 
Indosso gli auricolari e attivo la riproduzione casuale. Una canzone dei Linkin Park mi aiuta a non pensare a tutte le scelte difficili e sbagliate che ho preso da una settimana ad oggi.
Possibile che stia cadendo così in basso? Non riesco a credere di essere andata a letto con entrambi. Non sono mai stata così, cosa mi sta accadendo?
Scuoto la testa versando lacrime silenziose.  Sono stata una stupida che non ha pensato nemmeno per un momento alle conseguenze delle proprie azioni. Adesso come spiego a entrambi che ho mentito e che li ho usati? Come spiego ad Alessio che non volevo fargli del male? Non mi crederà mai e come potrebbe farlo?
E Ryan? Come gli dico che l’ho usato solo per far ingelosire Marco?
Stupida Martina, stupida!, continuo a ripetermi colpendomi la testa con le mani. Vorrei quasi riuscire ad entrarci dentro per staccarmi il cervello e non pensare più, per non vivere più. Sono stata davvero una stupida e tutti soffriremo.
Ryan non lo so, non credo che alla fine ci rimarrà così male, ma Alessio? Lui sarà devastato e lo deluderò a tal punto che non mi vorrà parlare mai più.
Imany con “You will never know” mi fa piangere ancora di più. È una canzone talmente triste che faccio fatica anche ad ascoltarla. Parla di un amore, sì, un amore che non potrà continuare.  Racconta di una ragazza disperata per non poter amare chi vuole. Pensa all’amore della sua vita ed è triste perché lui non potrà mai saperlo. Non verrà mai a conoscenza del sentimento che lei prova per lui.
Forse il ragazzo in questione è più grande, forse non possono stare insieme per vari motivi.
Penso a me e a Ryan.
Non posso negare l’evidenza; ho cercato di non affezionarmi ma non ce l’ho fatta. Ho fallito miseramente con il piano e con tutto il resto.
Mi piace Ryan, dannazione. Forse anche più di Alessio! Mi sento come Isabella Swan di Twilight. Lei è in balia di due sentimenti contrastanti. È innamorata persa di Edward Cullen, il vampiro ma nello stesso momento sente di amare anche Jacob Black, suo amico d’infanzia e licantropo. Alla fine lei è arrivata ad una scelta mentre io non so neanche da che parte iniziare.
Chiudo gli occhi cercando di pensare ad altro ma appena lo faccio gli occhi magnetici di Ryan mi si parano davanti destabilizzandomi.
Sì è sempre comportato bene nei miei confronti, ma le mie amiche non possono vederlo. Cioè, loro vogliono solo il mio bene ma credono che Alessio possa amarmi per come merito.
Salto in aria quando qualcuno mi toglie le cuffiette all’improvviso. Mi volto e vedo mia sorella tutta sorridente.
«Mi hai fatto spaventare», borbotto chiudendo l’Ipod.
«Esagerata! Tutto bene? Cos’ascoltavi?», mi chiede curiosa, prendendo posto sul letto accanto a me.
«Imany, ora», le dico ricevendo da parte sua uno scuotimento di testa.
«Depressa, sorellina?».
«Abbastanza. Ho combinato un casino», le dico attirando la sua attenzione. È sempre stata una ragazza composta e riservata, ma quando si tratta di problemi di cuore e di ragazzi è sempre in prima fila. Le piacciono le storie d’amore e i relativi problemi che comportano.
«Spara! Sfogati, Martina», mormora dandomi una pacca sulla spalla. Annuisco convinta di star facendo la cosa giusta.
«Sono andata a letto con Alessio», le dico per iniziare, «e anche con Ryan», sparo di colpo sorprendendola.
«Sei pazza? È dieci anni più grande di te. Perché poi? Il tuo piano? Hai abbandonato tutto?Non ti riconosco più», mi sferra tutte queste domande e queste accuse come se mi stesse tirando un pugno. Perché un conto è pensarlo io, una cosa è sentirlo dire da altri.
«Greta è difficile. Ho sbagliato e non so come fare; in più domani mattina parto e voglio essere sincera con entrambi. Hanno il diritto di sapere che li ho presi in giro e se mi odieranno, lo capirò», brontolo socchiudendo gli occhi come se tutte queste verità mi stessero annebbiando la vista.
«Ryan è di sotto», mi dice sospirando.
Annuisco e mi alzo facendomi coraggio. «Prega per me. Marta c’è?», le chiedo mentre cerco le parole giuste da dire nella mia testa.
«No! È uscita poco fa. Tornerà tra un’ora».
Annuisco nuovamente e scendo in cucina, dove c’è Ryan intento a bere un bicchiere di tè freddo.
Cosa gli dico adesso? Il mio cuore inizia a battere più velocemente e sento che potrebbe venire un infarto da un momento all’altro. Lui mi guarda senza dire una parola, forse anche lui è imbarazzato. Si avvicina lentamente e mi sfiora delicatamente la guancia con il dorso della mano.
Indietreggio lentamente e lo guardo negli occhi.
«Dobbiamo parlare», annuncio con la voce spezzata. Per quanto cerchi di essere padrona della situazione, so già che non ce la farò.
Lui è in grado di scacciare via ogni mio pensiero. Quando mi guarda così intensamente come adesso annulla ogni mio tentativo di essere forte. Ma non posso mollare, devo dirgli la verità.
Mi odierà, ma meglio tagliare subito il rapporto piuttosto che prolungarlo e poi meglio una verità che uccide, che una bugia che illude.  Purtroppo l’ho capito troppo tardi ed ora devo risolvere il problema se non voglio creare altri danni.
«Di cosa?», mi chiede girandosi di spalle. Tracanna ciò che c’era nel bicchiere e aspetta che io mi decida a parlare.
«Di ieri sera. Di me. Di noi».
«Cosa c’è da dire? Sono stato bene con te e anche tu lo sei stata, perciò di cosa dobbiamo parlare?».
«Hai ragione, ma…», forza Martina!, «ti ho mentito».
Ryan aggrotta le sopracciglia e mi invita a continuare con lo sguardo. Sto per allontanarlo definitivamente dalla mia vita e non sono pronta, maledizione! La verità è che mi piace, troppo anche. Solo che non posso continuare così; spero solo che lui mi perdoni.
«Mi sono avvicinata a te per far ingelosire Marco. Lui mi ha trattata malissimo e volevo fargliela pagare; desideravo che si innamorasse di me nuovamente in modo da spezzargli il cuore così come lui l’aveva fatto a me. Mi dispiace… sono mortificata! Sono andata a letto anche con Alessio una settimana fa. Ti ho mentito… scusami», confesso mentre il mio viso si bagna di lacrime amare.
Lui mi guarda senza dire una parola. «Dì qualcosa», lo supplico senza ricevere risposta però. Mi odia ne sono sicura.
«Il piano è riuscito?», mi chiede all’improvviso, quando ormai credevo di non ricevere più una risposta. Siamo stati dieci minuti senza proferire parola, dieci minuti in cui ho pregato tutti i santi del paradiso affinché mi parlasse.
«Sì, ma ho rovinato tutto comunque. Sono stata una stupida. Ho trattato male te, Alessio e me stessa. Credo che quella che ci sta rimettendo di più sono io, purtroppo. Ma sono sicura che a te non importa. Ti chiedo solo di non dire niente a Marta».
Scuote la testa e guardandomi negli occhi si avvicina a me lentamente.
«Cosa provi adesso?».
«Io…», posso davvero confessargli di essermi presa una cotta per lui? Posso davvero dirlo ad alta voce?
«Tu? Vuoi sapere cosa sento io?».
Alzo e abbasso la testa respirando faticosamente. «Sì. Lo vorrei tanto».
«Bene… sento che tu sei una splendida ragazza. Hai sbagliato, ma ieri sera… beh, ieri eri tu. Non c’era finzione, Martina. Ti sentivo gemere tra le mie braccia, sussurravi il mio nome. Eri tu. Non era per vendetta. Non sono offeso, beh, forse un po’ ma posso perdonarti benissimo. Mi piaci troppo. Sento una complicità con te che non ho mai avuto con nessun’altra. Voglio te. Ora».
Sgrano gli occhi perché di certo non mi sarei mai aspettata una rivelazione del genere. Non mi odia… il mio cuore sta scoppiando di gioia.
«Baciami», mormoro accarezzandogli una guancia, «ti prego fallo», lo imploro. Non riesco a fare a meno di lui. Mi è entrato nel cuore senza preavviso, così, senza un motivo valido.
Ryan appoggia le sue labbra sulle mie e risucchiata in un vortice di piacere, non faccio caso a Marta che è appena arrivata e ci guarda sconvolta.
«Martina!», sbraita lei sgranando gli occhi.
«Non è come pensi. Aspetta!», grido disperata. A lei piace Ryan, non è una novità. Quello che non capisco è perché abbia reagito così male.
Non riesco ad arrivare in tempo che si chiude in camera sbattendomi la porta in faccia.
Giuseppe esce dalla sua e mi chiede il perché di tutti questo frastuono.
«Tua sorella si è arrabbiata con me».
«Motivo?», mi chiede curioso.
«Mi ha beccata mentre baciavo Ryan», confesso imbarazzata. Qui dentro sono la più piccola e sono sicura che tutti mi prenderanno per stupida
«Ah, ecco. È stato lui a baciarti?».
«No, sono stata io. Però lui mi vuole. Cosa posso farci? Mi piace… e non capisco perché Marta abbia reagito così», confesso sospirando.
«Se vorrà te lo dirà lei».
«Perché non puoi farlo tu?».
«Se parlassi, poi mi agiterei e sarei costretto a spaccare la faccia a qualcuno. Parla con Marta».
Annuisco con il cuore in gola. Possibile che io debba sempre fare la scelta sbagliata? Perché non posso stare con la persona che voglio?
Cosa c’è dietro tutto questa storia? Cosa mi stanno nascondendo? Busso contro la porta della camera di Marta, senza ricevere risposta. Ci riprovo e questa volta un flebile “avanti” mi fa sussultare.
«Ehi», mormoro entrando e richiudendo la porta alle mie spalle.
«Ehi», sussurra asciugandosi il viso. Ha pianto!
«Cos’è successo di sotto? Cioè, perché hai reagito così? C’è qualcosa che dovrei sapere?».
Sta per qualche secondo in silenzio e poi scuote la testa sorprendendomi.
«Mi ha sconvolto la cosa, tutto qua».
«Sicura? Stai piangendo!», le ricordo alzando un sopracciglio.
«Ne riparliamo quando torni dalla vacanza, okay? Nel frattempo devi promettermi una cosa, Martina».
«Okay… cosa?».
«Giurami che cercherai di conoscere gente nuova, ragazzi nuovi. Lascialo stare… non fa per te», mormora guardandomi. Mi afferra le mani e le stringe tra le sue. «Giuramelo», ribadisce lasciandomi spiazzata.
Perché mi dice questo? Sono sicura che lei sappia qualcosa, ma cosa devo fare? Ha ragione, ma posso davvero lasciarlo perdere?
Un flebile “sì” esce dalle mie corde vocali senza il mio permesso.
«Brava», sussurra abbracciandomi.
Rimaniamo così per qualche minuto fin quando non mi ricordo dell’appuntamento con Alessio.
Dio, dammi la forza di affrontarlo.
 
 
Seduta su di una panchina in via marina aspetto Alessio, che è stranamente in ritardo. Mi guardo intorno, ma di lui nessuna traccia.
Fisso le persone che camminano e non posso fare a meno di notare una coppia di fidanzati. Si tengono per mano e ogni tanto si guardano complici, scambiandosi un bacio sulle labbra. Non c’è avidità, malizia… solamente amore. Vorrei anche io trovare un ragazzo da amare, senza problemi, senza ostacoli. Vorrei poter uscire e andare al cinema, vorrei essere presentata alla sua famiglia e mangiare la domenica insieme.
Se ci fosse Elisa pronuncerebbe un solo nome di sette lettere: Alessio.
Tengo al mio amico, ma… non faccio in tempo a formulare il pensiero che proprio lui mi saluta da lontano. Mi viene incontro con il suo solito sorriso e mi saluta baciandomi sulle guance.
«Ciao piccola», mi dice sorridendo, «come stai?Pronta per stasera?», chiede prendendomi per mano.
Non ricambio il gesto perché questo renderebbe le cose ancora più difficili.
«Tutto bene? Che succede Martina?».
Eccolo il momento tanto atteso, quello che manderà all’aria tutti questi anni di amicizia.
«Martina», ripete lui guardandomi negli occhi.
«Non… non mi trattare così. Non lo merito», inizio trattenendo a stento le lacrime. Maledetta io e il mio essere così sensibile.
«Perché? Non capisco!». Si siede portandosi una mano tra i capelli. «Pensavo che le cose stessero cambiando tra di noi. Abbiamo fatto l’amore, Martina. Non puoi trattarmi così».
«Anche io vorrei non farti soffrire, credimi. Ma lo sto per fare, Ale. Mi fa terribilmente male solo l’idea, ma ormai il danno è fatto e voglio che tu sappia tutta la verità».
«Martina ti prego… non mi ami, vero?», mi chiede diretto e il mio cuore si spezza in due, come se fosse stato colpito da una freccia.
Lo guardo senza sapere cosa dire perché, in realtà, sento qualcosa per lui ma non è abbastanza. Vorrei tanto che lo fosse, ma non posso prenderlo in giro ancora.
«Ti voglio bene», mormoro abbassando lo sguardo.
«Sei venuta a letto con me per quale motivo?», mi chiede stringendo le nocche. Si sta innervosendo parecchio, ma sta cercando di trattenersi.
«Lo volevo in quel momento, ma…», mi blocco non trovando le parole giuste.
Sto per ferirlo, sto per farlo e mio odio per questo.
Rimane in silenzio guardando un punto indefinito, lontano.
«Alessio».
«Martina», risponde amareggiato, deluso, triste. «Dimmi la verità», sibila anche arrabbiato.
«Okay. È iniziato tutto per vendetta. Ho ideato uno stupido piano, ma tu non eri previsto. Ci tengo troppo a te e non volevo ferirti, ma poi tu mi hai confessato i tuoi sentimenti ed io ti voglio bene. Mi piace stare in tua compagnia, mi piaci tu ma qualcun altro ha rubato il mio cuore. Non avevo previsto neanche questo quando ho messo in pratica tutta la messinscena. Volevo che Marco soffrisse, desideravo che si innamorasse di me di nuovo per spezzargli il cuore e ho usato Ryan per questo. Lui, ovviamente, non sapeva niente. Mi sono spinta oltre il dovuto e…», prendo fiato cercando le parole giuste per spiattellargli in faccia la cruda e semplice realtà.
«E cosa?».
«E mi sono innamorata di lui. Ovviamente non possiamo stare insieme, ma questo è quanto. Mi dispiace tanto, Alessio. Davvero!».
Si gira verso di me e guardandomi negli occhi, mi chiede: «Sei stata a letto anche con lui?».
Sibilo un sì e lui scuote la testa. Ha gli occhi lucidi e le mani gli tremano più del dovuto.
«Bene… non abbiamo più niente da dirci, Martina. Ti auguro ogni bene», annuncia alzandosi e strofinandosi i pantaloni.
«No, ti prego…», bofonchio scoppiando a piangere.
Lui continua a camminare senza girarsi, sebbene mi stia sentendo singhiozzare.
Mi merito tutto ciò, ma fa male. Tremendamente male…
«Ale ti prego», lo rincorro e lo abbraccio da dietro perché non posso fare a meno di lui. «Perdonami, ti prego», gli chiedo continuando a piangere. La gente ci guarda senza sapere cosa fare, sono increduli. Non mi interessa ciò che pensano in questo momento. Vorrei solo che lui non mi odiasse così tanto…
«Non c’è più niente da fare, Martina. Lo capisci?», mi domanda girandosi di scatto, «ti amo cazzo e tu mi hai trattato come un burattino. Non voglio vederti mai più. Addio», sibila lasciandomi da sola, stremata e senza forze.
Mi accascio a terra e l’unica cosa che vorrei è non essere mai esistita.
 
 

***

 
 
Scrivere questo capitolo mi ha fatto male, troppo male. Alessio çwç so che molte di voi si sono schierate indue team ahahhaah
Piccolo sondaggio: siete team Alessio o team Ryan? O entrambi come me? Lol li amo tutti e due, che posso farci? Spero che il capitolo vi sia piaciuto ;3 scusate per il ritardo, ma ho aggiornato “My heart is Yours” che è una storia che sto scrivendo con la mia migliore amica, Francesca :3 (Francy_92 qui su efp).
Vi ricordo che per qualunque domanda c’è il mio gruppo su face book :3
GraStewEfp.
La foto è diversa perchè me l'ha fatta una splendida ragazza *w* awwww <3 Grazie Willa, sei un tesoro :* e scusa se lo pubblico solo adesso :3 :3 
Un bacione e al prossimo aggiornamento con la prima parte del viaggio :3
Gra

 
 

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Capitolo 9
*** *Pronti, partenza... via!* ***


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Hurt Lovers
 
*Pronti, partenza… via!*
 
-Ottavo capitolo-
 
 
Seduta sul sedile posteriore della Peugeot 207 di Marta, ascolto i discorsi che stanno  affrontando Greta e Giuseppe. Parlano dell’istituzione scolastica e delle nuove leggi. Io fingo di dormire per non dover subire le occhiate furtive che mi rivolge Marta e per non dover rispondere a tremila domande riguardanti il viaggio. Non vedo l’ora di salire sul treno e perdermi nelle bellezze delle altre regioni.
Ho bisogno di staccare la spina e questo viaggio calza a pennello. Ogni tanto apro un occhio per rendermi conto di quanto manca per la stazione centrale e con mia grande sorpresa mi accorgo che siamo quasi arrivati. Sospiro di sollievo e mi sgranchisco come se avessi dormito per tante ore.
«Siamo arrivati», annuncia Giuseppe girandosi verso me e mia sorella proprio nel momento in cui apro gli occhi.
Annuisco e ripongo l’Ipod nella borsa a tracolla, immancabile. Credo che non potrei vivere senza ed infatti non capisco come facciamo le ragazze ad uscire con le borsette sotto braccio. Impazzirei, senza dubbio.
«A che ora è il treno?», mi chiede Marta sorridendo.
«Tra mezzora. Penso che Elisa e Chiara siano già arrivate. Quelle sono le loro macchine», annuncio puntando il dito verso una panda nuovo modello e una Mercedes classe A.
«Bene», mormora sottovoce.
«Prima tappa?» mi chiede Ryan sorridendo. Mi giro verso di lui,  ma un’ondata di calore al viso mi costringe a girare la testa per non apparire più cretina di quanto sono.
«Campania», sussurro a disagio. Quanto cavolo ci vuole per arrivare?
«Una bellissima regione. Mi raccomando Marti… dovete visitare anche la reggia di Caserta. Ci sono stato tanto tempo fa ed è magnifica», mi racconta Ryan spensierato, come se non avvertisse la strana aria che circola in macchina.
Disagio allo stato puro.
«Me ne ricorderò» borbotto rigirandomi verso il finestrino. Per quanto mi sforzi di non parlargli, di non guardarlo lo sguardo mi cade sempre su di lui. Fingo di afferrare un fazzoletto dalla borsetta mentre con la coda dell’occhio osservo il suo profilo perfetto, facendo attenzione a non farmi vedere da nessuno. Purtroppo quando alzo la testa, vengo inchiodata dagli occhi di Marta che mi fissano con astio.
«Ci vuole ancora tanto?», sbotto all’improvviso facendo girare tutti dalla mia parte.
Giuseppe per spezzare l’imbarazzo scoppia a ridere e scuote la testa. «Okay. L’ho capito che siamo vecchi e che te ne vuoi andare, ma non ti arrabbiare», blatera cercando di farmi sorridere cosa che invece non accade… anzi, mi incupisco ancora di più. Io e Ryan ci fissiamo e il mio cuore perde un battito.
Dieci anni ci separano… un intero decennio.
Capisco che anche lui sta pensando alla stessa cosa quando abbassa lo sguardo esasperato dalle continue battute dell’amico.
Quando finalmente Marta parcheggia, esco di corsa dalla macchina afferrando il bagaglio più piccolo. Ryan cerca di prendermelo dalle mani, ma lo fulmino con lo sguardo.
Non posso più stare qui con loro neanche per un secondo, devo andare, devo allontanarmi, devo dimenticarmi di lui.
«Marti…», pronunciano due voci alle mie spalle. Le mie amiche mi guardano stranite e senza dire niente mi raggiungono per abbracciarmi. Hanno capito tutto!
«Tra venti minuti parte il treno, finalmente», borbotta Chiara.
«Anche tu non vedi l’ora di partire?», le chiedo con un sorriso divertito sulle labbra. Lei annuisce e scoppiamo a ridere.
«Con mio fratello che ti nomina in continuazione non si può vivere. Parla del tuo piano malefico e ti maledice ogni istante. Non faccio altro che prenderlo a pugni, ma lui continua», mi spiega seria.
«Mi dispiace, Chiara».
«Non è colpa tua! Lui ha iniziato e lui deve pagarne le conseguenze».
«Purtroppo non solo lui», mormoro pensando al mio rapporto con Alessio. Un’amicizia distrutta solamente per colpa mia.
Alessio mi odia e non mi perdonerà mai! Mi sento come se un pezzo di me si fosse lacerato, un piccolo brandello del mio cuore penzola facendomi male.
«Marti», mormora Elisa, «tutto bene, tesoro?».
Scuoto la testa e cerco di trattenere le lacrime, «ti racconto tutto sul treno», cerco di dirle tra un sospiro e l’altro.
«Stai tranquilla. Tra un po’ partiamo e mi devi promettere che nei prossimi due mesi non penserai a niente e a nessuno. Al ritorno ci penseremo. Prometti».
Il mio sguardo si sposta da Marta a Ryan, che parlano poco più in là di dove siamo noi, al mio cellulare. È da ieri sera che spero in un messaggio da parte di Ale, ma niente. Silenzio, solo un fottuto silenzio. Gli ho mandato diversi messaggi… non mi ha mai risposto!
«Lo prometto», sentenzio più per non farla stare in pensiero.
«Martina!», sbraita lei alzando gli occhi al cielo, «ti ricordo che ti conosco da una vita. So quando menti e quando invece dici la verità. Ti prego, non essere sciocca! Non puoi continuare a dannarti l’anima per due ragazzi. Il mondo è bello perché è vario. Magari la tua anima gemella è da qualche parte che ti aspetta. Non puoi condannarti! Hai sbagliato e quindi? Tutti lo fanno ogni santissimo giorno, ma non si fanno mille problemi come te. Da oggi si cambia aria! Ho deciso io per te…».
Cerco di ribattere, ma vengo zittita con un cenno da Chiara. «Ha ragione Eli. Mi sono rotta di vederti così! Ti stai annullando per uno sbaglio».
Fisso le mie due migliori amiche senza dire una parola, le lacrime che rigano il mio viso parlano da sole.
Purtroppo so che non sono in ottima forma, anche stanotte non ho dormito. Dentro di me sento che mi manca qualcosa e percepisco un cattivo presagio. Sono convinta che il periodo buio debba arrivare ancora.
«Ora basta!», esclama Elisa abbracciandomi.
La stringo forte e sorrido come reazione isterica. Sto impazzendo?! Un attimo prima piango, un secondo dopo scoppio a piangere.
Maledetti sbalzi d’umore!
«Tutto bene?», mi chiede Ryan all’improvviso avvicinandosi a me. Asciugo le lacrime rimaste con il dorso della mano e annuisco cercando di fare la ragazza dura. A quanto noto senza risultato. Ryan mi abbraccia davanti a tutti ed io rimango paralizzata quando lui mi fa sbattere contro il suo petto.
«Divertiti e non pensare a niente, Martina», mormora al mio orecchio.
Un brivido mi sale fino al collo proprio nel punto in cui sento il suo alito caldo.
«Lo farò».
Mi libero dalla sua presa e mi affretto a prendere le valigie. «Si è fatto tardi. Meglio entrare dentro». Mi incammino senza nemmeno aspettare la risposta degli altri.
Un ora più tardi siamo in viaggio verso la Campania. I saluti sono stati frettolosi e indolore.
«Martina», mi chiama Elisa.
Sono con gli occhi chiusi da quando siamo partite. Ho sistemato le valigie e mi sono chiusa in me stessa. La musica come unica compagna di viaggio.
Apro un occhio e noto che le mie amiche mi guardano accigliate e preoccupate. «Ci siamo anche noi, sai?», mi dice acida Chiara.
Annuisco cercando di non dare a vedere quanto in realtà in questo momento vorrei essere da sola. So già che mi riempiranno di domande riguardanti Alessio e Ryan e sinceramente non ho nessuna voglia di parlarne. Decido di cogliere la palla al balzo e mettere nero su bianco i miei pensieri.
«Prima che iniziate a parlare di qualunque cosa sappiate che non voglio discutere su tutto ciò che è accaduto in questi giorni. Sono stanca e voglio rilassarmi», dico diretta e concisa guardandole negli occhi.
So già che non si daranno per vinte perché mi conoscono; capiscono quando devo sfogarmi e quando invece non ho nessuna voglia di parlare.
«Certe volte non ti comprendo proprio», inizia Chiara, «possibile che ci devi trattare così? Noi vogliamo solo aiutarti, consigliarti e dirti quando sbagli e quando no. Non puoi essere così scorbutica con  le tue migliori amiche», pronuncia la frase con un velo di tristezza e di rabbia.
Guardo Elisa che annuisce con vigore facendomi capire che hanno ragione. Le tratto male, lo faccio con tutti quando dovrei prendermela solo con me stessa e con le scelte ignobili che ho preso.
La verità è che ho sempre cercato di non fare del male a nessuno, soprattutto ad Alessio.
Con lui sono stata sincera, sono andata a letto con lui perché lo volevo. Nessuno mi ha costretta!
«Non dici niente?», sbraita ancora Chiara, la più impulsiva tra le tre.
«Okay… okay! Avete ragione! Vi chiedo scusa, ma sono nervosa. Non avrei mai voluto arrivare a questo punto. Sento come se stessi perdendo me stessa per via delle mie scelte. Sono in ansia ogni fottuto giorno. Mi odio per aver ferito Alessio e Ryan», mormoro con le lacrime agli occhi.
Le mie amiche sentendo il nome dell’inglese alzano gli occhi al cielo in segno di diniego. «Lo so che non potete vederlo, ma vi prego non fate così. Io… io… sono innamorata di lui», confesso abbassando lo sguardo.
Il silenzio che scende nella cabina del treno mi lascia stordita. Può essere più assordante di mille parole? È come se sentissi i loro pensieri e questi stessi mi stessero martellando la testa. Mi porto d’istinto le mani sul viso per massaggiare le tempie che pulsano in maniera assurda. Sto impazzendo?
«Ti sei innamorata davvero di Ryan?», mi chiedono all’unisono.
Annuisco scoppiando a piangere e ringrazio il cielo che siamo da sole, altrimenti mi sarei vergognata a morte.
«Perché allora sei andata a letto con Alessio?», grida Chiara scuotendo la testa. Altre lacrime sgorgano dai miei occhi perché mi sento talmente in colpa ed esausta che non riesco più a capire cos’è giusto e cosa invece è sbagliato.
«Tengo anche a lui. Cazzo!», impreco. «Sono una cogliona! Alessio mi odia ed io e Ryan  non possiamo stare insieme per via dell’età», bofonchio scoraggiata.
«L’età è una cazzata, Martina. Okay, non amo Ryan perché non lo so, non mi convince, ma se davvero vuoi stare con lui non devi farti scoraggiare per dieci anni di differenza. C’è qualcos’altro sotto?», mi chiede Elisa guardandomi con fare interrogativo.
«In realtà sì».
«Cosa?»
«Credo che a Marta piaccia Ryan», confesso ricevendo da parte loro un’occhiata preoccupata.
«Ne sei sicura?».
«Sì», bofonchio dopo averle raccontato l’episodio del giorno prima.
«Questo sì che è un problema. Un enorme, gigantesco problema», ribatte Elisa massaggiandosi il mento, gesto che compie quando pensa a qualcosa intensamente.
«E lui?»
«Lui cosa?»
«Ryan ha mai detto qualcosa su di lei?», domanda Chiara lasciandomi spiazzata.
Non ho mai pensato a quest’eventualità e adesso non so cosa rispondere. Mi limito ad alzare le spalle e decido di cambiare argomento.
Non voglio pensarci, non voglio sapere se anche lui prova qualcosa per lei. Mi rifiuto.
«Lui, comunque, a te ci tiene. Mi pare di aver capito questo. Non far caso a Chiara!», insiste Elisa guardando male la bionda. Lei si limita ad alzare le spalle e a sorridere mentre io rimugino sulle sue parole.
 
 
*****
 
 
Quando arriviamo alla stazione di Napoli ad accoglierci c’è la zia di Elisa. Ci ospiterà lei per i prossimi quindici giorni. A quanto ho capito si chiama Erika e ha due figli della nostra età. Uno si chiama Daniele e l’altro Samuel.
Sono gemelli e rompiscatole a detta della mia amica. Non vivono con la madre, ma con il padre. I due si sono separati l’anno scorso e i ragazzi hanno deciso di vivere con Davide, il papà.
Elisa non li vede da ben cinque anni e ce li ha descritti come due babbuini in cerca di banane. Non che abbia capito il vero senso delle sue parole, infatti io e Chiara siamo scoppiate a riderle in faccia.
Dopo i convenevoli con Erika, che ci ha chiesto di darle del tu saliamo in macchina dirette a casa. Abita al centro di Napoli, mentre i suoi figli a Nola, a mezzora di macchina circa.
Li vede quasi tutti i giorni, dato che loro passano più tempo per le vie di Napoli, sicuramente più movimentate.
«Che lavoro fai?», le chiedo per spezzare il silenzio dentro la macchina.
«Sono un architetto», risponde guardandomi dallo specchietto retrovisore. «Stai bene? Ti vedo pallida», mi chiede aggrottando le sopracciglia.
«Sì, sì. Non ti preoccupare», le dico sorridendo a malapena. In realtà mi sento un vero schifo, ma non mi sembra il caso di dirlo.
«Mi hanno suggerito di visitare la reggia di Caserta», annuncio seria.
«Ottimo suggerimento. Vi faccio accompagnare domani dai miei figli, se non è un problema. Io devo partire per due giorni. Convention importante».
«Non ti preoccupare zia. Non c’è nessun problema, vero ragazze?», dice Elisa guardandoci.
Io e Chiara annuiamo sorridendo.
Arrivate a casa ci mostra le nostre stanze e mi meraviglio della bellezza della sua “umile” dimora. Non mi sorprende che sia un architetto d’interno. È strepitosa!
«Posso fare una doccia?», chiedo intimidita.
«Certo, Martina! Questa sarà casa tua per le prossime due settimane. Il bagno è in fondo a sinistra. Gli asciugamani sono tutti puliti e se hai bisogno di qualcosa io sono in cucina». Sorrido e annuisco. Mi sembra una gran bella persona, una di quelle che ti ascoltano senza dire una parola.
Saluto le mie amiche ed entro il camera per posare le valigie e recuperare i vestiti puliti. Spalanco la bocca quando noto che è una camera maschile. Mi guardo intorno notando varie foto e vari trofei, segno che uno dei suoi figli gioca a calcio.
Mi avvicino ad un portafoto e lo prendo in mano. Ritrae due ragazzi perfettamente identici sorridere reggendo una birra in mano.
Mi meraviglio di come li abbia descritti Elisa perché questi in foto sono bellissimi. Una bellezza fuori dal comune direi. Sono entrambi biondi e hanno gli occhi azzurri. Due fighi insomma!
Sorrido e riposo il portafoto sul mobile e recupero il cellulare per inviare un messaggio a Greta per informarla che siamo arrivate sane e salve.
“Sorella siamo arrivate. La casa è bellissima, la zia di Elisa è strepitosa da quel poco che ho potuto capire. Ha due figli troppo belli. Saluta tutti. Un bacio” digito e invio. So già che mi tempesterà di domande riguardo i figli e mi viene da ridere pensando alla sua espressione da ebete quando le dirò che in realtà non mi interessa niente di loro. Non ho intenzione di conoscere persone nuove.
“Stronza! La solita culona! Ti salutano tutti… anche Ryan :*”. La sua risposta arriva tempestiva come avevo pensato.
“Sta bene?” le chiedo con il cuore in gola.
“Sì. Goditi il viaggio… non pensare a me, a lui e all’altro!”.
Greta riesce sempre a farmi sorridere e sono davvero contenta di avere una sorella come lei. Vorrei tanto fare come dice, ma so già che non ci riuscirò.
Recupero i vestiti e con ancora il cellulare in mano raggiungo il bagno per una doccia super rilassante o almeno spero sia così.
Il bagno è immenso e ha perfino la vasca idromassaggio, proprio quella che ci voleva adesso. Apro l’acqua e aspetto che si riempi. Mi spoglio lentamente e prima di entrare digito velocemente un altro messaggio: “Sono arrivata. Mi manchi. Fatti sentire”. Premo invio fingendo che tutto vada bene, che lui non mi manchi davvero. Mi immergo dentro l’acqua con davanti agli occhi il volto così bello di colui che ha appena ricevuto il messaggio.
 
 
*****
 
 
Ehm… ciaooooo :3 Sono imperdonabile, lo so çwç ho avuto un sacco di problemi in questo periodo e avevo perso l’ispirazione. Ogni volta che aprivo word guardavo il foglio bianco, scrivevo qualche parola e poi richiudevo tutto disperata. In più mia madre ha dovuto subire un’operazione importante (ora sta meglio) e capitemi, non avevo fantasia.
Ora eccomi qui. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero con tutto il cuore di riuscire a scrivere il prossimo in tempi brevi. Me lo auguro proprio.
Vorrei ringraziare le ragazze del gruppo su facebook per l’affetto che mi hanno dimostrato. Vi voglio bene ragazze <3 Un ringraziamento particolare va al mio amore Roberta <3 Lei mi ha sostenuta quando volevo mollare la storia (eh già) e mi ha incoraggiata a continuare. Grazie amore <3 Ti voglio bene <3
Alla prossima ragazze <3 Un bacio
 

 

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Capitolo 10
*** *Nuove amicizie* ***


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Buonasera :) Dopo due mesi eccomi qua con un nuovo capitolo :3 Perdonatemi çwç grazie a chi vorrà leggere ancora la storia :3 Eravamo rimasti al punto in cui Martina e le sue amiche sono arrivate in Campania e la nostra protagonista invia un messaggio ad un ragazzo misterioso. Chi sarà? In questo capitolo scopriremo qualcosa in più e ci sarà un piccolo cambiamento in Martina. Che sia la volta buona per superare questo momento di crisi? Buona lettura :* 

 
Hurt Lovers
 
*Nuove amicizie*
 
-Nono capitolo-


 
 
Oscar Wild diceva: “Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore che dura una vita”.
Mi ritrovo ad annuire mentre, seduta sul bordo del letto, leggo il messaggio appena ricevuto da parte di mia sorella Greta. Ogni mattina m’invia una frase significativa; trova sempre le parole giuste per incoraggiarmi. Ho pensato molto a tutta questa situazione e ho preso una decisione: voglio godermi il viaggio senza pensieri, senza ragazzi, senza preoccupazioni.
Me lo sono imposta e non torno indietro.
Stamattina stranamente mi sono svegliata con il sorriso sulle labbra come se non fosse successo assolutamente nulla, come se non avessi lasciato a casa parte del mio cuore.
Alla fine ho diciotto anni e non posso essere depressa per due ragazzi. Non posso annientarmi alla mia età per altre persone, neanche se fossero le ultime due, rimaste sulla faccia della Terra.
Saprò andare avanti senza guardare indietro?
Devo assolutamente! Devo riuscire a godermi questo mese fuori di casa e al mio rientro prenderò le giuste decisioni. Con ancora il sorriso sulle labbra decido di andare in bagno per una bella doccia rinfrescante. Qui, in Campania, fa un caldo assurdo.
Non faccio in tempo ad aprire la porta della stanza da letto perché qualcuno lo fa al posto mio con una tale potenza che mi fa cadere a terra.  Urlo per lo per lo spavento e mi tocco il sedere tutto dolorante.
«E tu chi diavolo sei?» mi chiede il ragazzo che mi ha travolta. Riconosco il sul viso ricordandomi di averlo visto in foto la sera prima.
«Io sono Martina, genio. Tu sei?».
«Samuel» risponde porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
«Piacere. Potevi bussare però» ribatto acida scostandomi da lui. È davvero un bel ragazzo, penso tra me e me.
«Non credevo di doverlo fare per entrare nella mia camera. Non pensavo di trovare una ragazza mezza nuda». Mi guarda con sguardo curioso squadrandomi dalla testa ai piedi.
Abbasso il viso e sbianco quando noto di essere solo in canottiera e mutande.
«Non guardare, maiale» sbotto cercando di coprirmi abbassando la canotta. Tentativo assolutamente sbagliato dato che adesso si vede tutto il seno. «Okay, sparisci» gli dico con un cenno della mano, «anzi, vado in bagno».
Lo lascio allibito mentre scappo via. Che vergogna!
Scoppio in una risata liberatoria quando entro in bagno. Ogni volta devo essere sempre riconosciuta per le mie brutte figure. Ho dato del maiale ad un ragazzo senza che mi avesse fatto niente… devo assolutamente chiedergli scusa!
Un’ora più tardi quando esco dal bagno già vestita e pettinata mi scontro con Elisa che mi guarda scoppiando a ridere.
Aggrotto le sopracciglia senza capire il perché di quel gesto, ma quando faccio mente locale, capisco che ride perché sicuramente il cugino le avrà rivelato la brutta figura di prima.
«Oh, Martina! Sei sempre unica. Hai dato del maiale a Samuel» sghignazza tenendosi la pancia con le mani. «Non ci credo! Come faceva a non guardarti se eri mezza nuda? Dovresti chiedergli scusa» continua a infierire la mia amica.
Abbasso lo sguardo dalla vergogna e annuisco solamente facendole anche la linguaccia.
«Lo sanno già tutti? Sei una stronza e tuo cugino poteva tenerselo per lui» obietto ora arrabbiata.
«Dai non te la prendere Marti. Mio cugino me l’ha raccontato senza doppi fini. Sono io che sono scoppiata a ridere quando ti ho vista. Mi sono immaginata la scena e non potevo non farlo. Scusa, scusa, scusa» mi dice unendo le mani a mo di preghiera.
«Va bene, va bene. Ora per scusarti vai a preparare la colazione» propongo facendole l’occhiolino.
«Già fatto, mia cara».
«Oh, che amica. Grazie».
Le schiocco un bacio sulla guancia e affamata mi dirigo in cucina cercando di ricordarmi la strada.
Per fortuna non sbaglio e quando entro trovo Chiara e Samuel intenti in una chiacchierata molto ravvicinata.
Mi schiarisco la voce, ma non danno segni di cedimento. Possibile che la mia amica riesca a rimorchiare in neanche un’ora?
«Buongiorno!» esclamo a voce alta percorrendo il breve tragitto verso il tavolo e quindi verso di loro. Non avrei voluto disturbarli, ma ho davvero fame.
Chiara notandomi, si scansa velocemente dal ragazzo e mi corre incontro per salutarmi.
«Ciao amica» mormora rossa per l’imbarazzo. «Lui è…». Non la faccio finire di parlare per evitare un’altra volta le presentazioni.
«Sì, sì. Samuel ciao! Ci siamo già conosciuti prima in una situazione davvero spiacevole e molto imbarazzante. Non gliel’hai raccontato? Come mai?» chiedo rivolgendomi al ragazzo che mi guarda con occhi sbarrati.
«Lo faccio io perché non voglio darti un’altra soddisfazione. Ero mezza nuda e lui è entrato in camera mentre ero dentro. Gli ho dato del maiale e l’ho lasciato là», spiego alla mia amica che scoppia a ridere insieme a Samuel.
«Ma che avete tutti da ridere?» sbotto afferrando nel frattempo un cornetto al cioccolato.
«Mio fratello ha fatto colpo vedo» interviene quello che credevo fosse Samuel, ma che a quanto pare mi sbagliavo.
«Fratello? Non sei tu Samuel?» chiedo scuotendo la testa per la vergogna e per la seconda brutta figura della mattinata.
Lui di tutta risposta scuote la testa e ride di gusto. «No, io sono Daniele. Piacere di conoscerti» afferma allungando la mano per presentarsi.
Faccio lo stesso, anche se sto per morire dall’imbarazzo. «Piacere mio e scusami» dico cercando di non far caso al calore che ha invaso il mio viso.
«Avrei tanto voluto la scena. In una situazione del genere a me avresti potuto dare del maiale, ma a Samuel no. Lui è il gemello buono» ammette scoppiando a ridere.
«Ho capito. Gli chiederò scusa» dico a voce alta sorridendo.
Proprio l’interessato entra in cucina insieme ad Elisa.
«Chiedere scusa a chi?» domanda curioso. Sa benissimo che mi sto riferendo a lui, ma vuole girare il dito nella piaga.
Sbuffo e guardandolo negli occhi gli chiedo scusa per averlo chiamato in quel determinato modo.
«Non ti preoccupare Martina. Me l’ero già dimenticato».
«Non ci credo, ma comunque grazie».
Lui mi fa l’occhiolino e tra una risata e l’altra consumiamo la colazione preparata da Elisa.
Credo proprio che queste due settimane qui a Napoli saranno intense e divertenti. Proprio quello che mi serviva.
 
 
****
 
 
Il mio cellulare segna l’arrivo di un messaggio proprio mentre stiamo per entrare all'interno della famosa e meravigliosa Reggia di Caserta. Dopo aver mangiato, siamo partiti verso Caserta tutti insieme. Samuel e Daniele hanno accettato molto volentieri di accompagnarci e così dopo aver fatto i biglietti eccoci qui.
Desideravo visitarla proprio da tanto e ora che sono qui non mi sembra vero.
Un altro messaggio mi fa sussultare.
Ho davvero timore a cliccare quel maledetto tasto, quello che mi consente di sapere se il messaggio di ieri sera ha avuto risposta.
«Non leggi i messaggi?» mi chiede Samuel che, vicino a me, sta assistendo alla scena.
«Dovrei, in effetti» ammetto con un’alzata di spalle.
«Ti conviene farlo ora, prima che la guida inizi a parlare. Sai com’è, non vorrei che ti perdessi qualche dettaglio».
«Lo so, ma non ho il coraggio di leggere».
Lui, ovviamente, mi guarda aggrottando le sopracciglia. «Un ragazzo?» domanda curioso.
«Due» rispondo secca.
«Brutta storia».
«Già. È una storia lunga e non è il momento di raccontarla» confesso rabbuiandomi.
«Non c’è fretta, Martina. Comunque non c’è scritto da nessuna parte che devi farlo».
«Credo che mi farà bene avere l’opinione di una persona esterna. Non ora però» ammetto guardandolo.
«Stasera» dice solamente.
«Vada per stasera. Adesso vediamo un po’ cosa dicono questi messaggi» gli dico inspirando profondamente.
«Ti lascio da sola, va bene? Raggiungo gli altri».
«Grazie» mormoro annuendo e sorridendo.
Il primo messaggio è di mia sorella che m’informa di come stanno andando le cose a casa. Marta è sempre a lavoro insieme a suo fratello, mentre Ryan tra due settimane riparte per Londra poiché il padre sta poco bene.
Gli rispondo chiedendole cos’abbia e se lui partirà da solo. La risposta secca e concisa arriva subito come un fulmine a ciel sereno. Mia sorella mi ha appena detto che Marta andrà con lui perché conosce il padre e vuole salutarlo.
Sento le gambe cedere e il cuore battere velocemente.
Non so cosa stia succedendo a casa, ma sento che mi stanno nascondendo qualcosa. Avete presente quel momento in cui sapete che c’è qualcosa che non va, nonostante gli altri insistono nel dire che procede tutto bene?
Io sento che Marta e Ryan stanno combinando qualcosa e non mi garba questa cosa, non mi piace per niente.
Adesso come faccio a resistere lontana da casa? Scuoto la testa per riprendere il controllo di me e per ricordarmi che mi sono promessa di godermi questo viaggio fino in fondo. Devo farlo; altrimenti tutte le accuse che mi sono rivolta da sola, tutte le domande, tutti i dubbi non avranno una risposta.
“Auguragli buon viaggio e in bocca al lupo per suo padre” digito velocemente e premo invio.
“Stai tranquilla. Sarà fatto. Tu goditi Napoli e dintorni anche per me”.
Ha ragione! Devo assolutamente togliermi dalla testa le mie inutili paranoie.
Con il cuore in gola apro l’altro messaggio, quello che mi ha fatta rimanere con il fiato sospeso.  
“Sono ancora arrabbiato con te, ma mi manchi da impazzire anche tu” dice ed io scoppio a ridere e a piangere nello stesso momento fregandomene di attirare l’attenzione delle altre persone.
“Mi dispiace per tutto. Se puoi perdonami Ale” scrivo e invio dopo essermi asciugata le lacrime.
Sono davvero contenta che mi voglia ancora bene.
Vengo raggiunta dalle mie amiche che mi guardano curiose. «Stai bene?» mi chiede Chiara.
Annuisco e le faccio leggere il messaggio di Alessio. «Leggi anche tu Eli» dico porgendo il cellulare alla mia amica.
«Lo sapevo che non sarebbe riuscito a stare lontano da te» è l’unica cosa che mormora Elisa.
«Siete fatti per stare insieme» continua Chiara con gli occhi sognanti.
«Sai che io non lo amo. Per favore!» sbotto alzandomi di scatto. Perché non capiscono che sono innamorata di Ryan? Perché non possono accettare la cosa?
«Scusaci. Lo sai che noi siamo team Alessio».
«Smettetela con questi team».
«Va bene, va bene. Adesso basta chiacchiere, basta musi lunghi, basta lacrime.  Andiamo a divertirci» interviene Chiara sorridendo.
Annuisco e le seguo con ancora in mente le parole delle mie amiche. Si credono di essere come in Twilight che eravamo divise in team Jacob e team Edward. Inutile dire che io fossi il secondo e loro il primo. È sempre così tra noi. Loro preferiscono una cosa, io un’altra.
Samuel vedendomi pensierosa mi prende sottobraccio facendo finta di essere lui la donna. Ovviamente scoppio a ridere all’istante.
Grazie al suo intervento sono riuscita a godermi l’intero itinerario all’interno della Reggia.
Mi sono incantata guardando i quadri, i soffitti maestosi, tutti gli oggetti appartenuti alle famiglie regali del passato.
Mi sono innamorata della struttura così simile alla Reggia di Versailles e di ogni minimo particolare posto dentro le camere lussuose.
Non ho capito le dimensioni o il numero di stanze che la compone, ma non importa perché tutto il resto l’ho inciso dentro di me.  
Mi sono innamorata perdutamente anche dei giardini che la circondano. Sono curati alla perfezione e sono di un verde brillante.
Una grande cascata zampilla da un'immensa vasca posta alla fine del grande prato. L’acqua scorre fino all’inizio del percorso mediante altre vasche, abitate da pesci bellissimi. Ogni vasca ha un nome e ognuna di essa è rappresentata da varie statue.
È un incanto e sono davvero felice di averla visitata.
Sono sicura che resterà dentro di me per sempre e poi le migliaia di foto che abbiamo fatto mi aiuteranno di sicuro in quest’impresa.
«Meravigliosa, bellissima, maestosa» mormora Chiara sorridendo come un ebete.
«Concordo» ammetto girandomi un’ultima volta prima di uscire.
«Fa sempre questo effetto la prima volta. Adesso però smettetela. Ho fame» sbotta Daniele in grande stile.
Tutti noi lo guardiamo con gli occhi sbarrati fin quando, notando la sua faccia confusa, scoppiamo a ridere come dei cretini.
«C’è una pizzeria qui vicino. Ci sono stato una volta» propone Samuel facendo strada.
«Vada per la pizza» intervengo raggiungendolo.
Credo proprio che diventeremo amici molto presto. Certo, abbiamo avuto un primo impatto davvero imbarazzante, ma sono sicura che è davvero una bella persona.
Non mi resta che scoprirlo in queste due settimane.
Camminiamo tutti vicini rispondendo a turno a qualche domanda fin quando non entriamo in pizzeria.
Occupiamo uno dei tavoli vicino la finestra e tra una battuta e l’altra mi dimentico di Ryan, di Marta e perfino di Alessio.
Finalmente la vacanza sta prendendo la piega giusta.
 
 
 
*****
 
Sì, ciao. Oddio, non ci credo che sto aggiornando Hurt Lovers. Ho avuto, ed ho tuttora, un periodo di cacca. Mille pensieri e problemi non mi hanno dato la forza di continuare a scrivere. Ora eccomi qui :3 spero di continuare così e di non ricadere negli abissi.
Ringraziate Roberta per questo capitolo ahahahah è lei che oggi mi ha spinto a scrivere minacciandomi ahahahah
Comunque tornando serie xD che mi dite di questo capitolo? Vi aspettavate che il messaggio fosse per Alessio? E il viaggio di Ryan e Marta? Che ne pensate?
Fatemi sapere e spero che il capitolo vi sia piaciuto :3
Un bacio e un abbraccio <3
 
 

 
 
 

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Capitolo 11
*** *Amare è sinonimo di distruggere* ***


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Hurt Lovers
 
*Amare è sinonimo di distruggere*
 
-decimo capitolo-

 


 A Roberta, 
una delle poche persone che crede ancora in me e 
mi sprona sempre a scrivere.
Ti voglio bene




 
Sdraiata sul divano in soggiorno penso alla giornata trascorsa ieri in compagnia delle mie due migliori amiche e di Samuel e Daniele. Sorrido pensando alle battute stupide di quest’ultimo. È fidanzato da un po’ di tempo, ma non fa altro se non rimorchiare ragazze, le quali a loro volta gli danno corda.
Io proprio non capisco come faccia a non avere sensi di colpa! Scuoto la testa perché sono convinta che lui non ami davvero Denise, così si chiama la sua ragazza.
Studia veterinaria ed è a quanto ho capito una persona davvero garbata, almeno da come mi ha detto Samuel.
Sorrido anche pensando a lui perché con la sua risata riesce a farmi dimenticare i problemi e tutti i guai in cui mi sono cacciata.
È vero; ci conosciamo da poco tempo, ma sento di potermi fidare di lui.
Salto in aria quando qualcuno alle mie spalle tossisce per farmi notare la sua presenza. Mi volto e proprio Samuel mi viene incontro, sedendosi subito dopo nel posto accanto al mio.
«Ti disturbo?» mi chiede tranquillamente.
«No, ma figurati. È casa tua questa!» rispondo sorridendo mentre allargo le braccia per dare un senso alle mie parole.
«Ti ho vista assorta nei tuoi pensieri. Non perché è a casa mia, sono tenuto a romperti le scatole» mormora mentre spulcia qualcosa al cellulare.
«Grazie. Comunque stavo pensando che grazie a te non rimugino sui miei problemi» gli confesso pentendomene un secondo dopo. Non voglio che pensi che mi piaccia, perché non è assolutamente vero.  
Lui si volta di scatto e aggrotta le sopracciglia. «Okay che sono affascinante, ma non pensavo che ti saresti innamorata di me così facilmente» dice schiacciandomi l’occhio e scoppiando a ridere.
Gli do una pacca sulla spalla e sorrido. «Oltre ad affascinante, sai anche di essere un cretino?» domando lasciandolo di stucco.
«Oh, ma grazie! Ti faccio vedere io chi è il cretino qui dentro» bofonchia prima di iniziare a farmi il solletico. Mi dimeno in preda alle risate sotto le sue braccia possenti.
«Ti prego, Sam. Basta, basta!» lo supplico tra una risata ed un’altra.  Lui come ipnotizzato arresta la sua presa sui miei fianchi guardandomi negli occhi.
«Come mi hai chiamato?»
«Eh?»
«Ti ho chiesto come mi hai chiamato!» sbraita alzandosi in piedi, come se un'altra persona si fosse impossessata del suo corpo.
«Sam» rispondo mentre mi sistemo la maglietta e i capelli.
«Non farlo mai più! Hai capito?» mi intima con sguardo truce.
Arretro impaurita dal suo improvviso cambio di umore e annuisco con le lacrime agli occhi.
Lui mi fissa e dice: «Bene! Adesso vai a prepararti che oggi io e mio fratello vi portiamo a Napoli centro». S’incammina verso la porta e mi lascia interdetta e con il cuore a mille.
Chiudo e apro gli occhi per rendermi conto di cosa è appena accaduto e mi meraviglio di come i suoi occhi mi abbiano guardato con odio.
Ho solo detto un fottuto nome, penso tra me e me.
Cos’ho detto di male per farlo scattare così?
Scuoto la testa e senza pensarci due volte mi dirigo verso la sua stanza, quella degli ospiti giacché nella sua ci sono io.
Lui e Daniele hanno deciso di rimanere tutto il tempo con noi per non lasciarci da sole, poiché la loro madre è partita per qualche giorno.
Apro con forza la porta della camera di Samuel e con ancora il fiatone entro dentro trovandolo seduto sul letto. Sta osservando una foto.
«Martina» sussurra con tono pentito.
«Martina un corno! Ho solo detto un nome, il tuo abbreviato! Mi hai spaventata, Samuel. Mi hai affrontata e mi hai intimato di non farlo mai più. Ti sembra giusto? Non ho fatto niente per meritarmi una sfuriata del genere. Io… io… non ho riconosciuto il ragazzo degli ultimi giorni» grido piangendo disperata.
Mi sono legata tanto a lui, che lo considero il mio migliore amico, o almeno, il più sincero e buono degli amici maschi.
«Ti ho confessato i miei intimi pensieri e tu mi tratti così? Pensavo di conoscerti, invece… mi sbagliavo!» continuo puntandogli il dito «Perché non posso chiamarti Sam? Parla, Samuel!».
Mentre ancora le lacrime rigano il mio volto, lui si alza e mi corre incontro abbracciandomi.
«Sei la migliore amica che desideravo da tanto tempo. Mi fido di te ed è così strano perché ci conosciamo da poco. Abbiamo parlato di tutto, ma c’è una cosa che non ti ho raccontato. La più importante e vergognosa».
«Confidati con me. Non ti giudicherò».
«So che non lo farai. Ci sei passata anche tu, ma io l’ho fatta più grossa».
Aggrotto le sopracciglia e rimango in silenzio in attesa di una sua parola. Mi siedo sul letto e faccio segno a lui di fare la stessa cosa, ma non mi ascolta. Sembra come se fosse in un altro mondo.
«L’anno scorso ero fidanzato con una ragazza, Matilde. Era, anzi è, bellissima e intelligente; il tipo di persona capace di ascoltarti e capirti senza bisogno di parole. Un angelo, il mio angelo.
Eravamo felici insieme, volevamo sposarci. Poi… beh, poi…» inghiottisce e sospira per poi ricominciare a parlare «sono stato uno stronzo. L’ho tradita! Una sera sono uscito con un mio amico, Angelo. Lui, al contrario di Matilde, era il tipo di persona da cui uno dovrebbe stare lontano. Era il mio migliore amico dai tempi dell’asilo. Mi fidavo e non avrei dovuto. Quella sera siamo stati in un pub. Lui non voleva che io stessi con Matilde».
«Perché?» gli chiedo curiosa.
«Diceva che lei mi aveva cambiato. In realtà io ero sempre lo stesso Samuel, quello diverso era lui. Usciva con una ragazza diversa ogni sera… e quel giorno non era un’eccezione. Solo che la sua amica non era da sola. Con lei c’era Marie, una francese davvero bella e sexy. Ricordo che abbiamo bevuto tanto, tra una chiacchierata e un’altra e non so come siamo finiti a fare sesso. La cosa tremenda è che l’abbiamo fatto a casa mia, nel mio letto. Quello in cui l’avevo fatto per la prima volta con Matilde, quello in cui stavo abbracciato con lei».
«Samuel! Perché? Perché l’hai fatto?»
«Ero ubriaco! Non capivo niente. So solo che mentre scopavo Marie, avevo uno spettatore. Una spettatrice, veramente. Matilde. Era venuta per prepararmi una sorpresa e invece gliel’ho fatta io.
Mi ha urlato contro tutte le parole più deplorevoli del mondo ed io non sapevo cosa dire. Ero troppo ubriaco per formulare una frase di senso compiuto.
L’ultima sua frase è stata: Sam ti odio e maledico il giorno in cui mi sono fidanzata con te. Per me non esisti più. Per me sei morto, Sam! M.O.R.T.O! E se n’è andata singhiozzando. Non sono riuscito a seguirla, ma il giorno dopo, i mesi a seguire sono stati devastanti. Non mi ero mai ubriacato. La amo ancora oggi e per questo odio quando mi chiamano Sam. Mi ritornano in mente i suoi occhi pieni di dolore nel vedere me e Marie avvinghiati come cani in calore. È stato un ignobile gesto! Mi odio per questo!» confessa abbassando lo sguardo verso la foto.
«Posso?» gli chiedo allungando la mano verso di essa.
Lui annuisce ed io rimango per un attimo senza parole.
Ritrae loro due abbracciati sul letto. Lei è di una bellezza particolare… ha un qualcosa che m’induce a credere che le parole dette in quel momento di rabbia fossero vere. Mi devo concentrare per capire di cosa si tratta e alla fine arrivo alla conclusione che ha una luce negli occhi, la stessa che ha Samuel. Erano innamorati e lei avrà sofferto come un cane!
Mi chiedo se anch’io ho la stessa luce quando parlo di Ryan.
Cerco di scacciare il suo pensiero per non mancare di rispetto alla storia di Samuel. È giusto che anche lui si possa sfogare con me.
«Posso comprendere come ti senti. Hai sbagliato, okay? Sei un essere umano non perfetto. Tutti commettiamo errori, sta a noi decidere se cercare di aggiustarli o lasciarli in quel modo. Hai fatto qualcosa per riprendertela?» gli chiedo sperando in una risposta positiva. Non posso pensare che una persona innamorata si arrenda facilmente.
«Certo! L’ho cercata a casa, all’università, al lavoro. Ho contattato le sue amiche, i suoi genitori. Mai una risposta, niente!» ammette con tono sconfitto.
«Puoi ancora riprendertela! Provaci di nuovo!»
«No, non posso. Cinque mesi fa si è sposata. So che è felice e a me basta» sussurra con un filo di voce.
«Oh!» esclamo senza sapere bene cosa dire «conosci suo marito?» gli chiedo mentre mi torturo il labbro inferiore.
«Sì! Suo marito si chiama Angelo».
«Angelo? Il tuo migliore amico?»
«Già»
«COSAAA?» urlo in preda allo stupore.
Lui annuisce e sorridendo a malapena ripone la foto nel cassetto.
«Non capisco! Come ha potuto?»
«Alla fine ho scoperto che lui era innamorato di lei e mi ha ingannato quella sera. Sapeva che non avrei retto l’alcol. È stato un viscido, ma non lo odio. Lo disprezzo! Sono arrivato alla conclusione che amare è sinonimo di distruggere. Non amerò nessun’altra, mai più!».
«Non dire così. Sono sicuro che troverai la ragazza giusta, quella che ti amerà incondizionatamente. Intanto hai me, che sono la tua migliore amica» mormoro sorridendogli.
Mi sporgo verso di lui e lo abbraccio come se fosse un fratello. Non c’è malizia tra di noi, ma sono un profondo affetto. Non so spiegarlo, ma è come se lo conoscessi da sempre. Credevo che queste cose succedessero solo nei libri e nei film e invece eccomi qua. Voglio bene ad una persona che conosco da poco tempo; mi sembra ancora impossibile ed invece è reale!
«Adesso basta parlare di me. Già sei abbastanza depressa per conto tuo, non voglio appesantirti anche con i miei problemi».
«Tu sei uno scemo! Sono o no la tua migliore amica?» gli domando facendogli l’occhiolino.
Annuisce e scoppia a ridere. «Sei la mia migliore amica, sì!».
«Ti voglio bene scemo e lo sarò per sempre, anche quando dovrò tornare a casa mia».
«A proposito quando dovrai farlo? Mi mancherai terribilmente».
«Ti sbarazzerai di me fra tre giorni».
«Troppo poco tempo. Non perdiamone altro. Vatti a vestire, ma prima dimmi una cosa».
«Dimmi».
«Hai sentito Ryan o Alessio?».
E come se mi stessi per tuffare da un trampolino alto dieci metri, la paura e l’ansia, prendono il sopravvento sui miei sensi.
«No» mormoro senza guardarlo.
«Chi ti manca di più?» mi chiede lasciandomi di stucco. «Pensaci, Marti. Solo così puoi capire di chi sei più innamorata» continua sorridendomi e lasciandomi da sola. Cerco di convincermi che mi mancano entrambi, cerco di pensare al viso di Alessio… allora perché continuo a sentire un accento inglese nella mia testa? Sprofondo nella disperazione più totale finché non arrivo alla conclusione che devo chiamarlo.
Devo sapere la verità, sperando che questa non mi spezzi il cuore ancora di più.  
 
 
 
****
 
 
Ehm… sono imperdonabile. Sono sicura che molti di voi neanche si ricordano di questa storia cwc mi vergogno terribilmente, ma non ho cosa fare. Ho avuto un blocco, uno di quelli assurdi. Tre ore fa, dopo essermi vista Città di Ossa, mi è venuta l’ispirazione. Ringraziate i miei Clace per questo capitolo <3
Ho voluto dare un po’ di spazio anche a Samuel, perché non mi sembra giusto incentrare tutta la storia su un unico personaggio e poi anche lui doveva sfogarsi, non credete? Per tutti quelli che hanno sperato in una storia d’amore tra Samuel e Martina dico che mi dispiace, ma per loro è prevista solo una splendida amicizia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Lo spero tanto, anche se credo che lo vedrò dalle recensioni xD
Vi aspetto al prossimo sperando di non aggiornare l’anno prossimo lol scherzo xD Non vi ho potuto dare gli auguri di buon anno, quindi ne approfitto ora e perciò: Buon Anno ragazze e ragazzi. Vi auguro il meglio :3
Alla prossima :*
Grazia
 
 
P.s: chi vedete nei ruoli di Samuel e Daniele? Ricordatevi che sono gemelli lol xD

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Capitolo 12
*** *Telefonate inaspettate* ***


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*Telefonate inaspettate*
 
-undicesimo capitolo-


 
 
Napoli è una di quelle città che mi ha sempre affascinata. Non so il reale motivo, ma fin da piccola sognavo di venirci. Ero curiosa di osservare le bellissime chiese che costituiscono parte della città e dei dintorni. La mattinata l’abbiamo trascorsa al museo di Capodimonte, uno storico museo di Napoli, sito all'interno dell'omonimo bosco, nella reggia di Capodimonte, una delle dimore storiche della casa reale dei Borbone di Napoli.* Io e Elisa eravamo davvero incantate nell’osservare i vari quadri dei più importanti pittori, tra i quali Botticelli, i Carracci, Correggio, Raffaello. Ed è proprio un’opera, di quest’ultimo pittore, che mi ha stregata. La Madonna del Divino Amore è uno dei miei quadri preferiti dell’autore. L’avevo studiato a scuola e sono sempre stata curiosa di vederlo dal vivo.
Ho ammirato, insieme alla mia amica, i colori così scuri e si nota una certa rigidità nell’esecuzione. La composizione, ricca di particolari, rappresenta Gesù in grembo alla Madonna mentre è intento ad ammirare la Croce posta davanti a lui e che lo separa da San Giovannino. Accanto alla Madonna c’è Sant’Elisabetta, mentre a sinistra si apre una loggia dove la figura di san Giuseppe assiste in disparte, sullo sfondo di un paesaggio buio.
Adesso, dopo aver girato un altro po’ all’interno del Museo e dopo aver visitato la Reggia, siamo in pieno centro, a Napoli.
Cammino sorridendo e ammirando il lungo corso, ricco di negozi e bar. M’incanto ogni volta che i miei occhi si posano sull’insegna di una libreria. Mondadori, Feltrinelli… il mio mondo. Mia sorella storcerebbe il naso di fronte ai miei occhi pieni d’amore verso i libri, come io lo farei verso tutti i cosmetici.
«Ti piacciono i libri?». Samuel interrompe i miei pensieri facendomi saltare in aria per lo spavento.
«Ti sei spaventata? Non era mia intenzione» mormora sorridendo.
«Tranquillo. Ero sovrappensiero, per questo non ti ho sentito. Comunque sì, amo i libri. Amo l’odore che hanno appena comprati. Amo il modo in cui ti fanno immergere in un altro mondo, il modo in cui ti aiutano a superare la rabbia, il dolore. Mi hanno aiutata in vari momenti della mia vita. Quando è morto mio padre mi sono buttata a capofitto sulla lettura e da allora non ho mai smesso di leggere. Ora non lo faccio frequentemente perché ho tante cose che mi frullano per la testa, ma appena tornerò a casa lo farò di nuovo. Comprerò altri libri e li divorerò» ammetto scrollando le spalle.
«Cioè… ti rendi conto che hai detto tutto senza prendere fiato? Stai bene?».
«Ti rendi conto che ho un amico stronzo, che invece di starmi a sentire pensa ad altre cretinate?» lo rimprovero assumendo l’aria di una persona offesa.
«Dai che scherzo, scema!» mi dice facendomi l’occhiolino. «Ho capito tutto quello che mi hai detto tranne il primo pezzo, l’ultimo e il centrale».
«Sei un cretino, Samuel!» esclamo dandogli un pugno sulla spalla.
Scoppia a ridere con le lacrime agli occhi e continua a camminare scuotendo la testa. «No, dico… ti sembra giusto lasciarmi così? Sei un cafone!» continuo ad insultarlo finché non si gira e mi viene incontro.
«Sei amica di un cafone» sottolinea e prima di iniziare a camminare nuovamente, si piega verso di me per darmi un bacio sulla guancia.
Sorrido per il suo gesto inaspettato e lo raggiungo percorrendo a passo veloce i pochissimi metri che ci separano.
«Per la cronaca: sono felice di avere un amico cafone come te» confesso sorridendo.
Mi da una pacca sulla spalla e non dice altro fin quando non arriviamo davanti un negozio della Disney.
Dire che sono meravigliata è poco! Mi sono sempre piaciuti i peluche di qualunque marca e dimensione.
«Oh mio Dio!» esclamo con gli occhi sgranati per l’entusiasmo.
«Hai esclamato proprio come una vera inglese» scherza Daniele, spezzando il silenzio. Tutti, compresa me, lo guardiamo con stupore. Le mie amiche mi fissano scuotendo la testa, mentre Samuel mi stringe la mano.
«Che succede? Ho detto una stupidaggine? Gli inglesi non dicono sempre “Oh my God”? Non capisco i vostri sguardi indignati» continua Daniele guardandoci uno alla volta. Giustamente non può sapere che sono innamorata di un inglese e che la mia vita si è complicata da quando lo conosco.
Respiro profondamente e mi sforzo di sorridere. «Stai tranquillo. Hai ragione! Stupidi inglesi!» farfuglio entrando dentro il negozio.
«Martina!» mi chiama Chiara quasi urlando.
Mi volto per sapere cosa vuole e quando noto le facce dispiaciute dei miei amici, sorrido. «State tranquilli. Sto bene» confesso mentendo.
Samuel e Daniele si rilassano, mentre le mie due migliori amiche continuano a scrutarmi, dato che mi conoscono alla perfezione.
«Entrate, dai» l’invito intrufolandomi tra una coppia di signori con un bambino.
Non se lo fanno ripetere due volte e raggiungendomi ci perdiamo tra le centinaia di pupazzi in esposizione.
Ringrazio mentalmente le mie amiche per non essersi soffermate troppo sull’accaduto.
Qualche ora più tardi, davanti ad un bicchiere di coca-cola, le mie amiche partono all’attacco.
«Marti stai bene?» mi chiede Elisa.
«Sì, cioè… non proprio» confesso prendendomi la testa tra le mani. Sono davvero un caso perso!
«Spiegati»
«Okay… ogni volta che sento il nome di Ryan o la parola inglese mi viene da star male, perché mi manca in un modo che non avrei creduto possibile. Mi manca tutto di lui. La sua risata, il suo accento, i suoi buffi occhiali, la sua sfacciataggine. Non so davvero come devo fare».
«Oh mio Dio! Sei innamorata persa!» sbotta Chiara con gli occhi sgranati.
Batto le mani e la guardo male. «No, ma brava Chia! Sono mesi che sto male e tu ora lo capisci!».
«Non è che non l’avevo capito, ma speravo non fosse reale!».
«Scusa?»
«Martina lui è più grande di te».
«Non m’importa»
«Vive in un altro Stato».
«Non m’importa».
«Non è innamorato di te, secondo me. Ecco l’ho detto!» sbotta Chiara sorprendendomi.
«Cosa te l’ho fa credere?»
«Oh, ma dai! Non sei stupida, Martina. È venuto a letto con te e poi non si è fatto più sentire. È di nuovo a casa e siamo sicuri che tornerà?».
«Sei ingiusta! Certo che tornerà… lui, lui… qualche tempo fa mi ha detto che mi vuole e che tra di noi c’è complicità».
«Martina sveglia! Lui ti vuole solo per scopare!» grida Chiara con la sua estrema delicatezza.
«Grazie!» urlo di rimando alzandomi di scatto, facendo cadere la sedia.
Scoppio in un pianto disperato e corro via mentre sento Samuel chiedere cosa sia successo alla cugina.
Mi chiudo in camera e mi butto sul letto disperata. Sfogo tutte le mie lacrime per un tempo indecifrabile mentre continuo a pensare alle parole della mia amica.
Non ci credo! Non posso neanche prenderle in considerazione perché so com’era mentre facevamo l’amore, so come mi stringeva e mi coccolava.
Dovrei chiamarlo, ma ancora non ho trovato il coraggio.
Qualcuno bussa alla mia porta ma io non ho la forza di parlare con nessuno, né tanto meno voglio farmi vedere in questo stato.
«Chiunque tu sia vai via. Non ce la faccio ora. Ti prego» sussurro tra un singhiozzo e l’altro.
La persona dietro la porta smette di bussare e il silenzio torna l’unico sovrano della situazione.
Mezzora più tardi, seduta a terra con la schiena contro il letto, guardo il display del cellulare.  Ho sempre pensato che parlare al telefono senza poter guardare la persona dall’altro capo della cornetta fosse più semplice, meno pericoloso. Non possiamo vedere il loro sguardo, le loro espressioni e questo ci dovrebbe aiutare molto. Perché allora non riesco a premere quel benedetto tasto, in modo da far partire la chiamata?
Le mie mani continuano a tremare ed io non trovo il coraggio necessario. Sono davvero un caso perso!
Salto in aria per lo spavento quando all’improvviso il mio cellulare inizia a squillare e a vibrare.
Il cuore perde un battito e le mani iniziano a tremare per il nervosismo. Il nome che compare sullo schermo non era quello che mi sarei mai e poi aspettata.
Alessio.
Cerco di schiarirmi la voce per come posso, ma quando la sente, mi chiede subito cosa sia successo.
«Niente, tranquillo. Nostalgia di casa» gli dico senza entrare nei particolari.
«Di casa o di Ryan?» sbotta all’improvviso. Posso chiaramente vederlo mentre si maledice da solo mentre si da una botta in testa.
«Di casa. E comunque non mi pare corretto parlare di Ryan proprio con te».
«Hai ragione. Scusa! Infatti non voglio sapere niente di lui»
«Ecco»
«Già»
Non so cosa dire. Il silenzio è talmente imbarazzante che decido di chiudere la conversazione con una scusa.
«Beh… mi stanno chiamando. Devo andare. Ci sentiamo presto. Grazie per la chiamata» dico anche se aggiungerei un “che mi hai chiamato a fare se non parli?”, ma non dico niente per non sembrare antipatica.
«No, aspetta. C’è un motivo se ti ho chiamata».
«Ah, beh, allora dimmi tutto».
«Mi hai detto chiaramente che non vuoi stare con me perché non mi ami».
Lo interrompo prima che possa andare oltre; rifare quella conversazione non mi pare il modo migliore per finire questa giornata.
«No, non voglio parlarne. Voglio essere sicuro che sia ancora la cosa che vuoi».
«Sì, è quello che voglio» sussurro flebilmente.
«Bene. Sappi che ti amo ancora, Martina. Non smetterò di farlo molto facilmente, ma voglio provarci. Voglio che tu lo sappia da me».
«Che cosa dovrei sapere?» balbetto. La voce calma e piatta di prima adesso è fragile.
«Ho deciso di stare con una persona. Si chiama Elena e mi fa sorridere. Non sono innamorato di lei, ma spero di esserlo. È una bella persona».
«Non come me» continuo al posto suo con la voce rotta dal pianto.
«Martina…»
«Non dire niente, ti prego. Spero soltanto che Elena ti renda felice per come meriti. Capisco di non essere più niente per te, ma… non so cosa dire Ale».
«Sei tutto per me, Martina ma, non posso averti. Questo mi uccide, ma ho vent’anni e devo andare avanti. Ti auguro il meglio. Ti aspetterò per come posso, ma ho bisogno di qualcuno che mi apprezzi».
«Io… ti apprezzo, ma…»
«ma ami un altro» continua lui. Trattengo le lacrime per non sembrare la vittima della situazione.
L’ho voluta io.
Io che sono attratta da un uomo che non mi considera, che mi ha presa in giro. Io che mi caccio sempre nelle situazioni più assurde.
Io che m’innamoro sempre delle persone sbagliate.
Io che faccio soffrire chi invece mi ama veramente.
«Mi dispiace tanto, Alessio».
«Lo so, lo so».
Rimaniamo in silenzio, senza pronunciare parola, soli con noi stessi. Soli con le nostre lacrime.
Lo sento dall’altra parte del telefono tirare su con il naso.
Sento la sua tristezza.
Mi sento come se l’avessi trafitto al cuore con una spada; in realtà il cuore gliel’ho distrutto.
«Devo andare» annuncia all’improvviso. «Stammi bene, Marti» continua e non aspetta neanche la mia risposta che chiude la chiamata.
Mi butto a terra disperata perché sono consapevole che questo era un addio. Ha trovato un’altra ragazza; una persona che lo rispetta, che lo apprezza davvero.
Alessio è quel tipo di persona che ti entra nel cuore già la prima volta che lo vedi. Ha un sorriso contagioso ed è sempre pronto a darti una spalla su cui piangere. Elena è proprio fortunata ad averlo trovato.
Alessio sta andando avanti senza di me.
È dura da accettare, ma devo farlo anch’io. Devo accettare le conseguenze delle mie scelte senza voltarmi indietro. Devo arrivare al mio obiettivo.
Ryan.
Ho bisogno di sentire la sua voce, di accettarmi che non mi sono fatta solo dei film mentali.
Ho bisogno di sapere se i sentimenti che provo sono contraccambiati. Non mi fermerà niente e nessuno.
Mi schiarisco la voce e pronta ad affrontare la realtà compongo il suo numero al cellulare e aspetto che risponda.
Mi tremano le mani, ma ormai non posso tornare indietro.
Dopo tre squilli risponde.
Sentire la sua voce mi fa sbalzare il cuore nel petto e mi rende all’istante euforica.
«Ciao» mormoro senza sapere cos’altro dire.
«Ciao»
«Come… come stai?» gli chiedo, mentre decido di sedermi sul letto.
Incrocio le gambe come gli indiani e sorrido.
«Sto bene, e tu?»
«Potrebbe andare meglio, Ryan. Ho visitato la Reggia di Caserta». Lo informo facendolo sorridere.
«Bella, vero?»
«Assolutamente sì. Ci sono tanti di quei quadri e sculture che mi girava la testa. Ho amato ogni singolo oggetto, stanza e giardino. Sarebbe stato perfetto se…» non finisco la frase maledicendomi di averla iniziata.
«Se?»
«Niente, lascia stare» mugugno scuotendo la testa imbarazzata.
«Dai, dimmelo».
Inspiro profondamente e decido di parlare.
«Beh… sarebbe stato perfetto se tu fossi stato con me» sussurro con il cuore a mille.
Lo sento trattenere il fiato.
«Oh, Martina!» esclama senza dire altro.
Lo sapevo che era una pessima idea. Sicuramente non gli manco neanche un po’.
«Lascia stare, davvero. Non so cosa mi sia passato per la testa» gli dico per cercare di giustificare il mio gesto e per non metterlo in imbarazzo.
«NO! Aspetta! Mi manchi Martina» sussurra a voce bassa.
«Davvero?» gli chiedo con voce incredula, quasi gridando.
«Sì, sciocchina».
«Anche tu mi manchi tanto.  Non vedo l’ora di vederti. Dove sei? Ancora a Londra?»
«No, sono a Milano. Alcuni amici mi hanno ospitato».
«e Marta?» gli chiedo curiosa. So che era con lui in Inghilterra.
«A casa» risponde deciso. «Quando torni dobbiamo parlare di alcune cose, Martina. Molte non ti piaceranno, ma ho bisogno di dirtele guardandoti negli occhi».
«Va bene» acconsento, anche se sono curiosa.
Quando sto per dirgli che ho preso la decisione di stare con lui, i battiti del mio cuore diventano più frenetici.
Una voce in lontananza mi fa spuntare le lacrime.
Una voce dall’altro capo del telefono mi distrugge il cuore in tanti piccoli pezzi.
Non ci posso credere.
La telefonata si chiude inaspettatamente con Ryan che impreca ed io che scoppio a piangere.
 
 
 ****
 
 
BUONASERAAAA ^^ dopo un mese eccomi qui con un altro aggiornamento di Hurt Lovers. La storia prosegue a rilento e mi dispiace tanto.
Molti l’hanno abbandonata, molti se ne sono dimenticati.
Questo mi spezza il cuore, ma ci metto tutta l’anima per scrivere un capitolo e spesso non esce come dovrebbe.
Scusatemi!
In questo capitolo, dalle telefonate inaspettate, succede un po’ di tutto.
Martina finalmente vuole dichiararsi, ma qualcosa la blocca.
È facile, dai xD Non vi dico niente però :p
Alessio è un cucciolo e non odiatemi, please ^^
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Grazie a chi mi segue ancora :*
Vi adoro <3
Per quanto riguarda il primo pezzo, sulla Reggia di Capodimonte e il ritratto volevo solamente dire che le informazioni le ho prese su Wikipedia.
Sono stata a Napoli tre volte e in una di queste gite sono stata alla Reggia di Capodimonte e devo dirvi che è assolutamente così come quella di Caserta, ancora più bella.
Non mi ricordo tutto tutto, però è meravigliosa *-*
Andate a visitarle, se potete <3
Alla prossima bellezze :3
Grazia

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Capitolo 13
*** *Cupcake e Marshmallow* ***


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Hurt Lovers
 
 
*Cupcake e Marshmallow*

-dodicesimo capitolo-



 
 
Fisso inerme il mio cellulare pensando alla voce che ho sentit; una voce troppo familiare. E poi realizzo tutto. È quella della donna che mi ha fatto da mamma negli ultimi anni.
La voce di Marta mi ha lasciata inebetita, senza parole e con una gran voglia di spaccare tutto. So che erano insieme, ma allora perché Ryan mi ha mentito? Perché mi ha detto che non lo erano?
Scuoto la testa cercando di fermare le lacrime che non vogliono lasciare i miei occhi.
Voglio tornare a casa! Voglio guardarla negli occhi e capire perché mi sta facendo tutto questo!
Poteva benissimo dirmelo che era innamorata di lui, prima che lo diventassi io.
Doveva avere il buonsenso di farmi sapere i suoi sentimenti quel giorno a casa mia, quando ci aveva scoperto a baciarci. Le avevo chiesto se provasse qualcosa nei confronti di Ryan, ma non pensavo che lo volesse tutto per lei.
Ora cosa faccio?
Io sono disperatamente innamorata di lui. Ho bisogno di lui come l’aria e l’ho capito solo standogli lontana per tutti questi giorni.
L’ho capito perché continuo a pensare a lui ogni giorno, ogni ora della mia fottutissima vita.
Mi sento così sola.
Ho litigato con Chiara e non voglio mettere in mezzo Elisa, ma non ho scelta.
Ho bisogno di parlarne con qualcuno, altrimenti scoppio.
Mi alzo facendo forza con le braccia ed esco dalla stanza sperando di incontrarla prima di tutti gli altri.
Incrocio le dita affinché non incontri Chiara, non perché non le voglio bene, ma solo perché mi direbbe “te l’avevo detto”, ed ora non è quello di cui ho bisogno.
Arrivo in cucina, ma trovo solo Daniele intento a mangiare una fetta biscottata con la nutella.
Passo oltre, facendogli solo un segno con la testa, mentre lui mi guarda senza dire una parola.
Quando arrivo in soggiorno, scorgo la mia amica sul divano, mentre regge un libro tra le mani.
«Eli» mormoro a bassa voce.
«Marti!» esclama vedendomi «sono venuta a bussare prima, ma non mi hai aperto. Stai bene?» mi chiede seriamente preoccupata.
«Ah, eri tu? Scusa ma non me la sentivo. È successo un casino. Io sono un vero casino» inizio a confessarle in preda al panico.
«Innanzitutto respira, siediti qui con me e raccontami con calma. Sono sicura che stai esagerando come sempre». Sorride mentre lo dice, per rassicurarmi e per farmi ritornare il buonumore, cosa che non succede.  
«Ho ricevuto una chiamata».
«Da chi?»
Respiro profondamente ripensando alla voce spezzata di Alessio. «Ale» le dico guardandola in faccia e annuendo alla sua espressione sconvolta.
«Cosa ti ha detto?»
«Sta andando avanti senza di me, anche se mi ama ancora».
«Te l’ha detto lui?» mi chiede la mia amica aggrottando le sopracciglia.
«Sì e ti giuro che mi sono sentita morire da una parte, ma dall’altra sono felice per lui. Non si merita una ragazza problematica come me. Non si merita una fidanzata che non lo ama per come dovrebbe».
«Hai ragione; sei stata coraggiosa a lasciarlo andare. E Ryan?».
Ryan. Ryan. Ryan.
Solo a sentire il suo nome mi vengono i brividi e le mani iniziano a sudare a livelli assurdi.
«L’ho chiamato perché volevo confessargli che ho scelto lui, ma non ho potuto. Mi ha frenata l’aver sentito una voce dall’altro capo del telefono. Mi sono sentita morire» racconto alla mia amica senza dirle il nome della persona perché solo a pensarci mi fa star male.
«Una persona?!»
Annuisco abbassando lo sguardo mentre mi torturo le pellicine della mano destra con i denti.
Ho smesso da tempo di fare questo gesto, ma da qualche tempo il nervosismo mi ha portata di nuovo a distruggermi le mani.
«Sono sicura fosse Marta. Lui ha riattaccato dopo avermi detto di dovermi parlare appena fossi tornata. Capisci? Era Marta! E, oddio, loro stanno insieme. Eli, ti rendi conto? Mi aveva detto che non erano insieme; poi ha imprecato quando lei ci ha interrotto e ha chiuso» dico tutto d’un fiato infatti quando mi blocco ho il fiatone e le lacrime mi rigano il viso.
Cerco di regolare il respiro ma non ci riesco.
«Martina calmati! Ti sentirai solo male, per favore».
«N-non ci riesco. Non riesco a respirare». Il panico prende il sopravvento su di me, sui miei muscoli che iniziano a tremare e sul mio cuore che fa male.
Sono arrabbiata, sono delusa, sono amareggiata.
Sono innamorata e non lo so, non so più niente. Mi sento solo male e non so cosa fare. Mi sento come se non avessi una vita d’uscita, come se tutti quelli che mi circondano alla fine si stufassero di me e mi abbandonino, come se io fossi un pezzo di stoffa sgualcito che ormai non va più di moda.
Mi sento morire, mi sento come se tutte le forze mi stessero abbandonando.
«Martina respira; non lasciare che il panico guidi i tuoi sentimenti. Non sei sola».
Il mio cervello apprende le parole della mia amica, che non un braccio mi abbraccia da dietro, ma non vuole collaborare.
Rimango con gli occhi chiusi a pensare a cosa debba fare della mia vita e a come devo risolvere questa situazione. Come devo affrontarla?
L’unica cosa che so è che devo tornare immediatamente a Roma, a casa.
Non posso continuare a godermi questa vacanza. Ho bisogno di certezze e soprattutto di risposte.
«Io torno a casa» mormoro appena riesco a tranquillizzarmi.
«Cosa? No, non puoi» obietta la mia amica stupita.
«E perché?»
«Devi continuare il viaggio con noi e poi Ryan non è a casa, ricordi?».
Faccio mente locale e mi maledico perché Elisa ha ragione. Devo comunque aspettare.
«Vaffanculo» impreco, sbattendomi la mano sulla faccia.
Samuele che nel frattempo è entrato in stanza ci guarda allibito. «Che diavolo stai facendo? Perché ti prendi a schiaffi?
«Lasciala stare. Ti spiego tutto io dopo».
«No, lo faccio io!» esclamo urlando, mentre mi alzo di scatto dal divano.  «Ti racconto io. Sono una cogliona. Ecco quello che è successo; ho rovinato tutto. Sono una deficiente e non ho capito niente. Ho perso su tutti i fronti. Sono una fallita e ho combinato un vero casino. Non lo avrò mai tutto per me, mai… mai» continuo a ripetere mentre le gambe mi cedono e mi fanno cadere a terra «mai… non sarà mai mio» singhiozzo prendendomi i capelli con le mani.
«Amica mia» mormora Samuel piegandosi alla mia altezza. «Ci sono io con te, siamo tutti con te» sussurra abbracciandomi mentre io continuo a piangere contro la sua spalla.
«Che devo fare? Lo amo tanto» mormoro disperata tra un singhiozzo e l’altro.
Sento anche la presenza di altre persone in stanza e suppongo siano Chiara e Daniele, ma in questo momento ho solo bisogno di piangere e di sfogarmi.
Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare una via d’uscita. Voglio Ryan; lo desidero con tutto il mio cuore e mi maledico per avere solo diciotto anni e per aver taciuto i miei sentimenti. Avrei dovuto confessargli che lo amo quando ancora ne avevo la possibilità e invece ho sbagliato tutto.
Ho rovinato l’amicizia con Alessio, con Chiara e il rapporto con Marta.
Cosa mi resta?
Come farò ad andare avanti? Con quale faccia continuerò a vivere sotto lo stesso tetto della donna che per qualche anno mi ha fatto da madre?
«Dai, alzati Marti» mi suggerisce Elisa afferrandomi per mano.
Annuisco e mi rimetto seduta sul divano.
«Dammi il tuo telefono. ORA» esclama Chiara all’improvviso, sorprendendomi. Pensavo non mi avrebbe rivolto più la parola.
«A che ti serve?»
«Tu dammelo. Porca troia ti stai distruggendo per un uomo che non ti merita. Dammi. Il. Cellulare» risponde scandendo le ultime tre parole.
«Non lo chiamare Chiara. Mi sono illusa di poter stare con lui quando tu mi dicevi di ignorarlo, ma io lo amo. Che cosa devo fare?» piagnucolo ancora abbassando la testa. «Mi vergogno anche di piangere davanti a voi, ma siete i miei amici e ho bisogno di voi».
«E noi siamo qui per te» concorda Samuel sorridendomi.
«Ora dammi il telefono» continua imperterrita Chiara. So già che se non glielo darò io se lo prenderà con la forza. Tanto vale farla finita subito. Lo afferro da dentro la tasta dei jeans e lo do alla mia amica, che appena lo prende, inizia a digitare velocemente.
So già che sta per chiamare Ryan e che molto probabilmente farò un’altra delle mie brutte figure, ma alla fine cos’ho da perdere?
«Metto il vivavoce» annuncia la mia amica, nonostante noi tutti scuotiamo la testa.
Sono davvero pronta per ascoltare le parole di Ryan?
No, non credo.
Quando la sua voce riecheggia nella stanza il mio stomaco si capovolge e un misto di ansia e terrore invade il mio corpo.
Elisa e Samuel mi tengono per mano mentre io ascolto le parole della mia amica.
«Martina è distrutta per colpa tua. Non lo capisci? Come puoi trattarla così dopo tutto quello che c’è stato tra voi?» gli chiede Chiara con tono di chi non ammette repliche.
«Io… non so… sta male?» lo sento chiedere.
«Allora non mi ascolti. Cosa diavolo vuol dire per te “Martina è distrutta”? Pensi che abbia ballato fino a non potersi reggere più in piedi? Cavolo, Ryan. Lei ti ama e tu te la spassi con Marta? Come diavolo fai ad essere così insensibile?» risponde Chiara non facendolo neanche parlare.
Mi tappo le orecchie perché non voglio sentire la sua risposta. Sarebbe la fine di tutto ed io non sono ancora pronta.
«Che ha? Dov’è?»
«Qui accanto a me, ma rispondi alla mia domanda».
«Solo Dio sa quanto io tenga a lei, quanto mi manca la sua risata, il suo viso. Ma è difficile… è… è complicato Chiara».
«Complicato? Cosa c’è di complicato?» gli chiede la mia amica guardandomi negli occhi.
«Tutto. Non posso stare con lei, non… lo vorrei con tutto il cuore, credimi. E, Martina, se mi stai sentendo, ascoltami. Ti prego non piangere amore, non disperare. Tra qualche giorno ci rivedremo e ti spiegherò tutto. Tu, per favore, non stare male per me. Ti prego perché sapere che lo sei mi distrugge. Martina? Mi senti? Ti amo, Martina. Ti amo anch’io» lo sento dire, mentre il mio cuore inizia a battere sempre più veloce. Sono bloccata, paralizzata.
Può l’amore portarmi alla follia?
Penso di sì, perché io sono follemente innamorata di quest’uomo e non m’importa se è più grande, se è complicato, se non posso stare insieme.
Ho bisogno di lui.
«Ti sento, Ryan. Sono qui… e ti amo, ti amo follemente. Ho bisogno di te e mi dispiace di dovertelo dire al telefono mentre tutti ci ascoltano. Non m’importa, hai capito? Non m’interessa di niente e di nessuno. Voglio te, ho bisogno di te. E anche se non so perché è così complicato, non mi riguarda. Ti voglio e mi manchi come l’aria» confesso afferrando il cellulare dalle mani di Chiara, con una forza tale da poter sfasciare un’intera casa.
Le parole di Ryan mi hanno dato una speranza. Adesso vedo uno spiraglio alla fine del tunnel che credevo mi avrebbe inghiottita.
«Oh, Martina! Starai bene in questi giorni? Io, cioè noi, tra due giorni saremo a casa e mi dispiace da morire perché sono un coglione. Non avrei dovuto dirti che Marta era già a casa. Perdonami, ma ho preferito mentirti piuttosto che farti stare male. Peccato che abbia ottenuto solo il contrario. Appena ci rivediamo dovrò spiegarti tante cose e tu mi devi promettere che sarai forte, va bene? Me lo prometti? Per adesso non ci pensare. Goditi gli ultimi giorni in Sicilia».
«Va… va bene».
«Sono con te» mormora a bassa voce «ci sentiamo presto, okay?» sussurra e dopo aver aspettato la mia risposta, chiude il telefono lasciandomi sola con i miei pensieri. Sola con mille domande, ma con una risposta in più.
Ryan mi ama e starò con lui a qualunque costo. Qualunque!
Mi volto verso i miei amici che mi guardano sorridendo e proprio Chiara mi abbraccia per prima. «Scusa, scusa, scusa» mi mormora all’orecchio mentre mi stritola tra le sue braccia.
«Eri solo preoccupata per me. Ti voglio bene».
«Anche io amica mia. Ti vogliamo tutti bene e adesso è arrivato il momento di festeggiare tra noi donne. Schifezze a volontà, che ne dici?»
Elisa batte le mani mentre i ragazzi ci guardano sbalorditi. «Vi lasciamo. Trovate tutto in cucina» ci dice Samuel scuotendo la testa divertito.
Annuiamo e insieme alle mie due migliori amiche mi dirigo in cucina.
«Cuciniamo!» esclama Elisa tutta contenta. «Voglio fare i cupcake» ammette con gli occhi che le brillano. È sempre stata portata per la cucina. Ogni volta lei si ammazza di lavoro mentre Chiara ed io mangiamo come le porcelline.
«Voi intanto prendete tutte le schifezze possibili».
Scoppiamo a ridere e in neanche un secondo la penisola della cucina si trasforma in un supermercato.
Patatine di tutti i tipi, nutella, biscotti al cioccolato, popcorn, vodka alla frutta e marshmallow.
«Li adoro!» esclamo afferrando il sacchetto di questi ultimi. «Sono gommosi e zuccherosi. Buonissimi» mugugno mentre ne infilo qualcuno in bocca.
«Hai ragione Martina! Ora mentre Chiara ci racconta cos’ha combinato con Daniele io preparo i cupcake, sperando ci siano tutti gli ingredienti. Ci vorrà un po’ ma abbiamo tutto il tempo».
Chiara diventa subito rossa, come se fosse il tipo che si vergogna e scuote la testa.
«Racconta! È un ordine. Fai parte delle MEC e noi ci raccontiamo tutto».
«Ma chi di noi ha avuto la brillante idea di creare un nome con le nostre iniziali?» farfuglia imbronciata.
«Veramente tu» le rispondo scoppiando a ridere.
«Ah… non avevo niente di meglio da fare quel giorno?» si chiede da sola.
«Non cambiare discorso» la rimprovero avvicinandomi a lei, pronta a torturarla se è il caso.
Lei alza le mani arresa e inizia a raccontarsi di quando si sono dati il primo bacio e di quanto gli mancherà una volta partite.
Continuiamo a chiacchierare fino alle prime luci dell’alba, quando esauste ci addormentiamo tutte e tre sul pavimento della cucina.
 
 
Quando, verso le tre del pomeriggio, mi sveglio, sgrano gli occhi per il gran casino che abbiamo lasciato in cucina. Cerco di alzarmi dal pavimento, anche se i muscoli sono tutti indolenziti. Impreco mentalmente e facendo forza con le braccia mi sollevo. La cucina è in uno stato pietoso per via dei cupcake, venuti male, di Elisa. Non aveva alcuni ingredienti e perciò si è ritrovata a improvvisare.
Sveglio le mie amiche all’improvviso, perché mi rendo conto che domani mattina dovremo ripartire e almeno è nostro dovere lasciare la casa pulita.
Quando, dopo dieci minuti, anche loro si alzano, le avverto che sono le tre del pomeriggio e che dobbiamo sbrigarci.
Cerchiamo di fare il più in fretta possibile ma il nostro stomaco non vuole collaborare. Tutte e tre siamo costrette a scappare in bagno.
Quando lo raccontiamo ai due fratelli gemelli, scoppiano a ridere fino alla lacrime.
«Tra un po’ vi mangiavate anche i piedi del tavolo. È normale che vi siate sentite male» dice Daniele tra una risata e l’altra.
«E quindi domani partite?» mi chiede Samuel una volta da soli. Sono le dieci di sera e siamo stravaccati sul mio letto.
«Già. Mi mancherai tantissimo».
«Anche tu. Mi sono divertito in questi giorni e ti ringrazio per avermi fatto entrare nella tua vita».
«Mi fai piangere così, scemo!» esclamo dandogli un colpo sulla spalla.
«Ahia! È vero, scusa! Verrò a trovarti a Roma, molto presto…» mormora abbracciandomi.
Lo stringo forte a me perché so che mi mancherà da morire.
«Devi assolutamente» gli dico facendo finta di rimproverarlo.
«Ti voglio bene».
«Anche io. Ora basta altrimenti scoppio a piangere e non è una cosa possibile. Mi hai vista singhiozzare troppe volte» ammetto vergognandomi.
«Non abbassare mai lo sguardo, Martina. Sei forte e coraggiosa, ma anche tu come a tutti hai i tuoi punti deboli. Non è una colpa».
«Grazie» mormoro abbracciandolo di nuovo.
Come farò senza i suoi consigli?
«Mi raccomando! Skype, messaggi, facebook. Dobbiamo sentirci ogni giorno. Non ti dimenticare di me!».
«Ma come potrei farlo? Mi sei entrata dentro amica mia. Ora ti lascio riposare. A domani» mormora alzandosi dal letto. Mi bacia sulla guancia e se ne va chiudendosi la porta alle spalle.
Mi mancherà tutto questo. Mi ero davvero abituata a convivere con questi quattro pazzi.
 
 
 
******  
 

 
Eccomi di nuovo qua con un nuovo entusiasmante capitolo ahahahah ma anche no, lo so xD
No, dai, in questo capitolo succedono tante cose che mi hanno lasciata così *___* perché sono arrivate all’improvviso, come la confessione di Ryan, che non era prevista lol
Spero che vi sia piaciuto <3
Un bacione  a tutte voi <3
Gra
 

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Capitolo 14
*** *Divertimento, ansia e paura* ***


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*Divertimento, ansia e paura*
 
 
-tredicesimo capitolo-
 
 
 
 
Lasciare Samuel e Daniele è stata una delle cose più difficili che io abbia dovuto fare. Salutarli alla stazione è stato davvero tremendo; è come se avessi lasciato un pezzettino del mio cuore nelle loro mani, soprattutto in quelle di Samuel. È diventato una parte fondamentale di me e mi mancherà tantissimo.
Con la testa appoggiata al finestrino, ripenso alle parole di Ryan, al tono con cui mi ha detto che mi ama. Mi ha pregata affinché mi goda quest’ultimi giorni senza pensare a lui, perché una volta tornata a casa dovrò essere forte.
Tremo al pensiero di cosa dovrà dirmi e già immagino il peggio. Scuoto la testa e inspiro profondamente. Via le lacrime, via i brutti pensieri.
 
«Tutto bene, Marti?» mi chiede Elisa, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Annuisco e le sorrido, per non farla preoccupare ancora.
 
«Vuoi una patatina?» interviene Chiara porgendomi il pacco, che afferro prontamente. Ho una voglia assurda di schifezze.
 
«Dovrebbero fare santo chiunque abbia inventato le patatine» borbotto mentre ne mastico qualcuna.
 
«Condivido in pieno» risponde Elisa scoppiando a ridere. «A proposito» continua rivolta a Chiara «tua cugina lo sa che arriviamo tra un’ora?».
 
«Sì, ovvio. Le ho mandato un messaggio poco fa e mi ha detto che è già alla stazione ad aspettarci».
 
Io ed Elisa annuiamo, continuando ad ingozzarci di patatine.
 
«Io vi abbandono. Mi ascolto un po’ di musica, ho bisogno di estraniarmi» dico afferrando l’Ipod dalla borsa.
 
«Va bene. Ti chiamiamo appena arriviamo» risponde la mora sorridendomi.
Annuisco, accendo il lettore e inizio a immergermi nel mio mondo segreto, quello fatto di felicità e spensieratezza.
Decido di non pensare a niente e di dedicarmi solo alle canzoni che mi hanno rapito il cuore, cullandomi al suono della voce dei cantanti che amo di più.
 
«Martina svegliati» sento dire in lontananza. Apro gli occhi lentamente e solo dopo aver messo a fuoco, mi rendo conto di essere sul treno.
 
«Dove siamo?» chiedo mentre stiracchio i muscoli.
 
«Siamo appena arrivate a Villa San Giovanni, in Calabria. Dobbiamo prendere il traghetto» mi spiega Elisa guardando fuori dal finestrino.
 
«Va bene» farfuglio alzandomi in piedi.
 
«Non vedo l’ora di vedere mia cugina e il suo piccolino di tre anni» mormora Chiara tutta emozionata.
 
Sua cugina si chiama Roberta ed ha la nostra età. È rimasta incinta tre anni fa e con grande coraggio ha portato a termine la gravidanza, dando alla luce un bambino davvero bellissimo.
È uguale a lei e la prima volta che ho visto una loro foto insieme mi sono spuntate le lacrime, miste ad un sorriso.
Sono davvero identici e già attraverso la foto si nota quanto lei lo ami.
«Sei sicura che non sia un problema per lei ospitarci qualche giorno?» chiede Elisa a Chiara mentre scendiamo dal treno. Purtroppo quello che abbiamo preso non è un diretto, perciò ci tocca scendere in modo da prendere il traghetto per Messina e poi da lì prendere un altro treno per Palermo.
«No, no… anzi era entusiasta. Possiede una casa bella grande e non ha difficoltà ad averci in mezzo ai piedi per qualche giorno» ci spiega sorridente.
Elisa ed io rispondiamo al sorriso con un altro sorriso e ci incamminiamo verso la biglietteria.
E, infatti, quando arriviamo, l’accoglienza è delle migliori. Subito prendiamo confidenza con quella peste di Davide, il piccolino di casa Sorrentino.
Roberta è come ce l’aveva descritta Chiara. Una pazza scatenata con la passione per i film e per Freddy Mercury. Dire che lo ama è riduttivo; per quel poco che ho capito, è il suo idolo e non passa un momento senza il quale non lo nomina. Come ci aveva riferito la nostra amica, Elisa ed io, siamo state accolte come se fossimo della famiglia e già sento di volere bene a questa famiglia, tanto che i giorni passano senza neanche accorgercene.
Sono trascorsi esattamente sei giorni da quando siamo a Palermo e vorrei non dovermene andare più.
La cugina di Chiara ci ha fatto fare un tour del suo paese e devo dire che è davvero un bel posto. Mi è sempre piaciuta la Sicilia e sebbene sia qui solo da pochi giorni già me ne sono innamorata. Io, Chiara ed Elisa ogni mattina partiamo presto per prendere il treno o il pullman in modo da visitare più posti possibili. Abbiamo visitato Palermo con le sue chiese davvero bellissime, Catania con il suo centro commerciale immenso e domani sarà il turno di Tindari, dopodiché torneremo a Palermo e prenderemo l’aereo per tornare a casa. Sono davvero curiosa di scoprire le bellezze di Tindari.  È famosa per il suo santuario e per la statua della Madonna nera. Inoltre ogni diciannove maggio appare sulla spiaggia proprio il volto della Madonna. Ci sono alcune leggende a riguardo e l’unica che mi ricordo è quella di una bambina caduta dalla terrazza e creduta morta per via dell’altezza. Una volta scoperto che non era così, la madre della bambina a causa del miracolo, iniziò a credere alla statua della Madonna, ritenuta non vera per via dell’incarnato scuro della Vergine.
Non vedo l’ora di poter osservare con i miei occhi tutto ciò e ogni giorno prego affinché non ci perdiamo. Non sono mai stata un tipo da viaggi e le mie amiche sono esattamente come me, per cui non mi stupirei se accadesse.
 
«Disturbo?» mi chiede una voce alle mie spalle. Mi volto e Roberta è davanti a me, che mi sorride imbarazzata.
Scuoto la testa e le indico il posto accanto al mio con un cenno della mano.
 
«Pensierosa?» mi domanda indirizzando la testa verso di me. Sospiro e annuisco.
 
«Stavo pensando che tornare a casa sarà difficile per diversi motivi, che non mi va di elencare. Ti verrebbe la depressione».
 
«Ragazzi?».
 
Mi volto verso di lei e la osservo mentre si mangiucchia le pellicine delle unghie.
«Si legge così facilmente?».
 
«No, ho provato a immaginare» ammette alzando le spalle.
Annuisco e sospiro nuovamente, questa volta ancora più forte.
 
«Piaciuta Catania? Hai visto quanti negozi ci sono?» mi chiede per smorzare l’atmosfera.
 
«Oh, sì. Nonostante anche da noi ci siano centri commerciali così grandi, o forse anche di più, mi stupisco come se fosse la prima volta che li vedo. Non sono una grande fan di vestiti, trucchi e cose simili, ma mi piace il via vai di gente che c’è all’interno del centro».
 
«Ti capisco! Mi piace entrarci la mattina, girovagare per negozi, per lo più di musica e libri e poi osservare i bambini che corrono avanti ed indietro e amo anche l’odore di popcorn che vi è in alcuni centri commerciali».
 
Le sorrido annuendo,  riconoscente per non aver continuato a chiedermi altro sull’argomento precedente.
Mi distrae il bip del mio telefono, che mi indica che c’è un nuovo messaggio in arrivo e tremo al solo pensiero di vedere chi è il mittente.
 
«Sì, poi io adoro i popcorn e lo zucchero filato. Ogni volta che vedo una bancarella in  cui lo fanno, devo assolutamente comprarlo» ammetto ridendo divertita.
Un altro bip interrompe nuovamente il discorso; sbuffo sotto lo sguardo curioso di Roberta, la quale alzando un sopracciglio, mi chiede il perché del mio atteggiamento.
 
«Ho paura di leggere» affermo esitante, mordendomi il labbro inferiore.
 
«Di leggere o di sapere chi lo manda?».
 
«Entrambi, suppongo».
 
«L’unico modo per sconfiggere la paura è quello di affrontarla, per quanto dolorosa essa sia» mormora Roberta, porgendomi la mano in segno di conforto.
Annuisco e ispiro e inspiro faticosamente.
Posso davvero aver paura ogni volta che mio cellulare squilla?! Mi sono ridotta davvero a questo punto?
Scuoto la testa e afferro l’iphone.
 
«No, no… leggi tu, per favore!» dico a Roberta, porgendole il cellulare, quasi a supplicarla.
 
«Stai scherzando?!».
 
«Sono serissima. Ho paura di leggere, davvero. Non voglio sapere altro fin quando non torno».
 
«Stai messa male, eh. Cerca di rilassarti un pochino, altrimenti il tuo cervellino si fonderà. Te lo dico come consiglio, perché ci sono passata» confessa la ragazza, con i capelli rossi e l’aria sbarazzina, di fronte a me.
 
«Lo so. Il viaggio serviva proprio a questo, ma non ha avuto l’effetto sperato».
 
«Lo vedo. Sì, lo vedo» dice guardandomi e scuotendo la testa. Afferra il telefono e inizia a leggere, aggrottando di tanto in tanto le sopracciglia.
 
«Che c’è scritto? Di chi è? È negativo o positivo?» le chiedo a raffica.
 
«Una domanda alla volta. È di una certa Greta e c’è scritto che è successo una cosa incredibile, inimmaginabile. Lei è sconvolta, ma non può dirti altro per telefono. Ah sì, dice di richiamarla appena leggi».
 
«Cosa diavolo sarà successo ora?!» mormoro spazientita mentre mi passo una mano tra i capelli.
 
«Chi è Greta?».
 
«Mia sorella. Passami il telefono così la chiamo».
 
Roberta annuisce e fa ciò che le chiedo. Compongo il numero di mia sorella e aspetto che risponda.
 
«Ehi, Marti!»
 
«Ehi… che succede? Tutto bene?».
 
«Non so da dove cominciare. Sono successe troppe cose e questa casa inizia ad andarmi stretta. Quando torni?».
 
«Dopo domani, Gre. Mi dici che succede? Si tratta di Marta e Ryan?». Pronunciare e associare i loro due nomi insieme mi rende abbastanza nervosa e instabile perciò spero che non la situazione non riguardi loro.
 
«Anche, ma è successa un’altra cosa».
 
«Anche a me ne è successa una. Ryan ha detto che mi ama».
 
«Ah, oh… wow! Sei felice?».
 
«Me la sto facendo letteralmente nei pantaloni, Greta. Ho paura perfino di leggere i messaggi che mi arrivano».
 
«Mi dispiace, Marti. Vorrei non doverti dire questa cosa, ma devo, altrimenti quando arrivi a casa ti prende un infarto».
 
«Mi stai facendo preoccupare» mormoro, mentre mi mangiucchio le unghie, sotto lo sguardo di una curiosa Roberta.
 
«Io sono sconvolta e lo sarai anche tu. Sei seduta?»
 
«Sì, sì. Parla Greta. Ora. Mi stai facendo venire l’ansia».
 
«Okay, te lo dico». La sento sospirare più volte e la voce le trema da far paura. Mi sto davvero preoccupando e il silenzio che si è creato non mi aiuta.
 
«Greta».
 
«Sì, sono pronta a dirlo ad alta voce».
 
«Okay! Sono pronta anch’io» sussurro con il cuore che mi batte all’impazzata.
 
«Mamma è tornata».
 
 
*******
 
 
 
Io, davvero, non ho scusanti per il mio ritardo. Mi odio così tanto, ma non ho avuto testa per scrivere, infatti ogni volta che aprivo Word mi deprimevo.
È stato un periodo un po’ così e l’unica cosa che posso dirvi è mi dispiace. Magari la maggior parte di voi neanche se n'è accorta che non ho aggiornato, ma va beh, spero ci sarà qualcuno a cui Hurt Lovers sia mancata.
Dal prossimo capitolo entriamo nel vivo della storia e spero di riuscire a scrivere prima T_T ma non prometto niente.
Grazie a chi continuerà a voler sapere dei miei protagonisti.
Il finale è inaspettato anche per me, perciò spero vi sia piaciuto, come il resto del capitolo. (A me per niente T_T).
 
Un bacione a tutte
 
Grazia
 
 
P.s. La Roberta del capitolo è la mia Roberta nella realtà <3 

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Capitolo 15
*** *Ritrovarsi* ***


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*Ritrovarsi*


-Quattordicesimo capitolo-
 
 
 
 
La vita mi ha messo duramente alla prova. Mi ha tolto due delle persone più importanti per l’essere umano: i genitori.
Il dolore e la nostalgia sono mie compagne da qualche anno. Sono sempre stata un tipo di persona abbastanza razionale.
E ho dimostrato abbastanza bene questo lato del mio carattere in varie occasioni e circostanze.
Grazie ad esso ho potuto vivere relativamente tranquilla gli anni senza una madre e in seguito senza un padre.
Non voglio fare la vittima, perché l’ho fatto già troppe volte ed è ora di cambiare.
Continuo a pensare alla telefonata che ho ricevuto da mia sorella, una di quelle che ti lascia senza fiato e con mille domande in testa; una di quelle che non vorresti mai ricevere in breve.
Nonostante Greta mi abbia rivelato una cosa abbastanza positiva, non riesco a pensare lucidamente sul da farsi.
Lei era esausta e le tremava la voce. Io, invece, sono rimasta sconcertata tanto da non riuscire neanche adesso a formulare un pensiero concreto.
L’ho raccontato alle mie amiche ed entrambe si aspettano da me un comportamento razionale, alla “Martina”, ma non sanno che mi sento come un pesce fuor d’acqua.
Il pensiero che lei, la donna che mi ha messo al mondo e che successivamente mi ha abbandonata, sia a casa mia, in quella che condivideva con suo marito, mi fa accapponare la pelle.
Tutti credono che io debba perdonarla, perché pensano che io abbia bisogno di lei, di una figura materna con cui confidarmi ed esporre i miei dubbi, ma come posso fidarmi? Come posso farla entrare nella mia vita, se a malapena sa come mi chiamo e quanti anni ho?
E poi perché è tornata? E perché se n’è andata? Sono domande che continuano a ronzarmi nella testa e che, ovviamente, non trovano risposte.
È vero quando mi dicono che dovrei essere felice, ma proprio non ci riesco. Come quando è morto mio padre, mi sento sconcertata, triste e senza forze, come se un intero camion mi fosse finito addosso, procurandomi diverse fatture, con la sola eccezione che gli squarci che mi porto dentro non potranno mai trovare sollievo.
Mi accompagneranno per tutto il resto della vita e dovrò sopportarli giorno per giorno.
Quando ho perso mio padre, mi sono sentita morire dentro, come se un pezzo del mio cuore fosse morto con lui.
Mi sono sentita inutile, sola e non trovavo un senso per continuare a vivere la mia esistenza. Avevo perso la mia ancora, la mia roccia, l’uomo che mi aveva cresciuta, amata e protetta.
Nonostante avessi le mie amiche e Alessio, mi sentivo sola e non riuscivo ad esternare il mio dolore, tant’è che lo feci solo l’anno dopo. 
Adesso mi sento così.
Non so cosa debba fare per affrontare il ritorno di mia madre, so solo che le parole di Greta continuano a ronzarmi in testa e proprio loro non mi hanno fatto chiudere occhio.
La voce incrinata, a causa delle lacrime miste a rabbia, di mia sorella mi rimbomba nelle orecchie e non vedo l’ora di tornare a casa per abbracciarla.
 
«Hai capito benissimo, Martina» mi disse esasperata dalle mie continue domande.
 
«Io ancora non ci credo. Cosa ti ha detto?» le chiesi, mentre mi accomodavo sul letto. «Anzi, ti ha riconosciuta?» continuai curiosa.
 
«Ha strabuzzato gli occhi. Non si aspettava che le aprissi la porta proprio io».
 
«Posso immaginare e che hai fatto».
 
«All’inizio le ho chiuso la porta in faccia, poi l’ho riaperta e le ho chiesto chi fosse. Non so perché ho reagito in quel modo, forse in cuor mio sapevo chi fosse la donna alta e bionda che mi fissava con aria distrutta. Mi ha guardato dritto negli occhi e l’unica cosa che ha detto è stata il mio nome.
Mi sono sentita morire e rinascere allo stesso tempo. Non te lo so spiegare».
 
«Wow! Ti ha lasciata senza parole, immagino. Ora come ti senti?» le domandai seriamente preoccupata per lei.
 
«Mi sento come se non riuscissi a respirare bene, come se avessi un grosso macigno sul petto che non vuole spostarsi. Non so cosa debba fare. La odio Martina. La odio perché ci ha abbandonati, perché non è mai stata presente ad una recita. Non si è goduta le nostre vittorie, le nostre sconfitte, i nostri sbagli, i nostri primi amori. Non ci ha confortate e fatte sentire protette quando è morto papà. Chi è questa donna? Che cosa sappiamo di lei? Solo che si chiama Maria e che ci ha abbandonati quando tu avevi tre mesi ed io due anni. Sono arrabbiata, amareggiata e confusa. Questa è la verità» mi confessò sospirando rumorosamente.
E nonostante fossimo al telefono, sapevo che stava piangendo.
 
«Non piangere» le dissi. «Tra due giorni sarò a casa e troveremo una soluzione, te lo prometto» continuai, cercando di rassicurarla. Ci riuscii tant’è che la sentii annuire e asciugarsi il naso.
 
«Ti voglio bene e non permetterò a nessuno di farti del male» le sussurrai con così tanta convinzione che mia sorella scoppiò a ridere. Non so se lo fece per nervosismo, ma avvenne.
 
Ed ora eccomi qua.
Ho appena messo piede all’interno dell’aeroporto e sono alla disperata ricerca di mia sorella. Mi è mancata così tanto che quando la scorgo tra la folla, intenta ad agitare le mani, mi spuntano le lacrime per l’emozione.
«Eccoli!» esclama Chiara puntando il dito verso il gruppetto dei nostri parenti.
«Li ho visti, li ho visti!» grido iniziando a camminare sempre più velocemente, pronta a scansare chiunque mi intralci la strada verso Greta.
Quando arrivo di fronte a lei, non faccio in tempo ad abbracciarla che si butta di sopra facendomi quasi cadere.
«Mi sei mancata tantissimo» esulta gridando, quasi stordendomi.
«Anche tu».
«Sei bellissima» mormora squadrandomi dalla testa ai piedi. «Dio, che sei bella!» esclama ancora una volta.
«Basta che mi fai emozionare» borbotto per poi iniziare a ridere qualche secondo dopo.
«Ho detto solo la verità» continua Greta tenendomi per mano.
Sto per ribattere quando una Marta abbastanza emozionata mi si presenta davanti.
«Ciao» mormora abbracciandomi, anzi stritolandomi. «Mi sei mancata tanto. Come stai?» mi chiede lasciandomi spiazzata. Subito il mio pensiero va a Ryan e a quanto mi manchi.
«Mi sei mancata anche tu» mormoro sorridendole.
«Mi devi raccontare tutto, ma prima di tutto vorrei chiederti scusa per come ti ho trattata negli ultimi giorni. Mi dispiace tanto di essere stata fredda e lunatica».
«Non ti preoccupare, davvero. Sono cose che capitano» le dico rassicurandola. In realtà avrei voluto chiederle cosa ci facesse con Ryan e cosa mi stiano nascondendo, ma alla fine ho preferito non innescare nessun altro problema.
«Ryan e mio fratello sono in hotel, non sono riusciti a venire» continua lei guardandomi negli occhi, forse per notare ogni mia espressione.
Sono più furba di lei e perciò annuisco sorridendo senza farci troppo caso, anche se il mio cuore si è incrinato. Pensavo che sarebbe venuto a darmi il benvenuto, ma così non è stato ed è inutile negare che ci sia rimasta troppo male.
Saluto le mie amiche e con Greta inizio a camminare raccontandole di Samuel ed Emanuele, che mi mancano come l’aria, di Roberta e dei posti meravigliosi che ho visitato.
«E quindi ti sei rilassata un pochino?» mi chiede Marta avvicinandosi a me.
«Diciamo di sì, anche se sono successe parecchie cose e non vedevo l’ora di tornare a casa per risolverle».
«Tipo?»
«Mia madre in primis e Alessio».
«Cos’hai intenzione di fare con Maria?» mi chiede Marta con tono preoccupato. Secondo me ha paura che la butteremo fuori di casa, ma non ha capito che le vogliamo bene nonostante tutto.
«Non lo so ancora. L’ho spiegato anche a Greta: non so come debba sentirmi; da una parte sono felice, ma l’altra, quella che prevale, odia questa situazione. Odia lei per averci abbandonate» confesso continuando ad avanzare verso la macchina.
«Beh, ti capisco. Ragazze sappiate che qualunque cosa decidiate io non me la prenderò. Lei è vostra madre ed io ero solo la compagna di vostro padre, perciò…».
S’interrompe per prendere fiato o per pensare a come finire la frase, fatto sta che Greta continua per lei lasciandola spiazzata e con le lacrime agli occhi. «Perciò niente. Tu ci hai cresciuto per qualche anno e noi ti vogliamo bene. Perciò tu resti con noi e lei non potrà reclamare niente perché non ne ha il diritto».
Io annuisco e Marta sorride nonostante le lacrime le stiano rigando il viso.
Mi sono resa conto che la prima ad aver paura è lei. Noi, qualunque cosa accadrà, possederemo una casa tutta per noi. Mentre lei è da sola e ha solo l’hotel a nome suo.
«Grazie mille ragazze. Adesso andiamo a casa».
Greta ed io annuiamo e saliamo in macchina.
 
 
Appena varco la porta di casa un urlo acuto mi fa accapponare la pelle. Sorrido come un ebete quando davanti a me ritrovo la mia famiglia e i miei amici più stretti a darmi la bentornata.  
Il soggiorno di casa mia è addobbato con palloncini e una scritta lunghissima percorre tutta la parete della stanza. “Bentornata a casa” c’è scritto.
Fisso le persone davanti a me sorridendo e con il cuore che batte a mille. Ci sono proprio tutti: i miei vicini di casa, le mie amiche della scuola, i miei zii e cugini, Ryan. Il mio sguardo si ferma su di lui e il mio cuore batte sempre più velocemente. Vorrei saltargli addosso e abbracciarlo e baciarlo fino allo sfinimento, ma le mie amiche corrono verso di me baciandomi le guance e festeggiandomi. Io rimango paralizzata mentre continuo a guardarlo negli occhi. Ci stiamo divorando solo con lo sguardo e posso sentire tutto il mio corpo reclamare le sue mani e la sua bocca su di me.
E anche per lui è così.
Annuisco, sorrido e ringrazio a tutti coloro che mi vengono incontro senza capire chi siano o cosa mi stiano dicendo.
Vedo lui, solo lui. In ogni gesto, in ogni persona, in ogni parola.
Continuo a ripensare alle parole che mi ha detto al telefono: “Ti amo Martina. Hai capito? Ti amo!”.
Ho bisogno di lui come l’aria.
Lui mi fa segno di seguirlo ovunque stia andando ed io come un automa faccio ciò che mi dice. Congedo gli altri dicendo che devo andare in bagno e seguo l’uomo che mi ha rapito il cuore, l’anima, la mente.
Senza destare attenzione salgo le scale e me lo ritrovo a pochi passi da me. Non mi lascia il tempo di parlare, di salutarlo che mi bacia con prepotenza insinuando la sua lingua dentro la mia bocca, come a voler reclamare qualcosa che gli appartiene.
Ed è così.
Io non l’avevo capito, ma sono stata sua dal primo momento in cui i nostri occhi si sono incrociati.
«Ti voglio» mormora contro il mio collo mente riempie la mia gola di baci.
«Ti desidero anche e mi sei mancato in modo assurdo» confesso mentre lo abbraccio da dietro, mentre godo del suo tocco preciso e sensuale.
Mi gira in modo che la mia schiena appoggi al suo petto e inizia a baciarmi anch’essa mentre con le mani mi accarezza il seno. Un brivido mi fa venire la pelle d’oca mentre mi abbandono alla sua mercé.
«Voglio fare l’amore con te» sussurro tra un gemito e un altro.
Lui non se lo fa ripetere due volte, mi prende per mano e mi porta nella sua stanza.
Inizia a baciarmi, a spogliarmi con delicatezza, come se fossi una pietra preziosa pronta a rompersi.
Mi accarezza con cura, senza fretta nonostante sotto ci siano una ventina di persone che mi aspettano.
Inizio a spogliarlo anch’io e lo bacio in ogni singola parte della spalla e del collo. Gli tocco le spalle e lo abbraccio quando diventiamo una sola cosa, un unico corpo che si muove all’unisono.
I nostri gemiti e i nostri respiri si confondono con la musica e le voci del piano di sotto, ma non ci interessa perché siamo nella nostra bolla perfetta, fatta di amore e felicità.
 
 
***********
 
 
Sono tornata dopo un bel po’ di tempo, ormai con questa storia è andata così. Mi dispiace tanto ma giuro che non lo faccio di proposito a non pubblicare regolarmente. Sono impegnata tantissimo e non trovo il tempo di scrivere.
Spero che questo capitolo ricco di sentimenti contrastanti vi sia piaciuto.
Un bacio e grazie a chi continua a seguirmi.
Grazia
 
 
P.S: Laura amami!

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Capitolo 16
*** *Non c'è due senza tre* ***


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*Non c’è due senza tre*
 
-quindicesimo capitolo-
 
 
 
La musica, al piano di sotto, continua il suo ritmo incessante. Canzoni di vario genere rimbombano per tutta la casa, distraendomi dai miei pensieri. Mi volto verso la persona che ho accanto e sorrido. Un sorriso genuino prende vita sul mio viso ed io non faccio niente per fermarlo perché è esattamente quello di cui ho bisogno. Ridere; fino alle lacrime. Ho accanto a me l’uomo che amo e mai come adesso vorrei non alzarmi mai più. Vorrei rimanere sotto questo lenzuolo di cotone, abbracciata a lui. Ryan sta dormendo beatamente e mi fermo a guardarlo con più attenzione. Ha una strana espressione mentre dorme, rilassata mentre da sveglio ha sempre un’aria severa e rigida. Rimango a osservare i suoi muscoli, i suoi capelli biondi e l’accenno di barba anch’essa chiara.
Gli passo una mano sulla schiena, cercando di fare piano per non svegliarlo. Con il dito faccio dei cerchi circolari su tutta la superficie e mi rendo conto che potrei stare ore e ore in questa posizione.
Ripenso ad una canzone di Nesli, ascoltata durante il viaggio, mentre continuo ad accarezzarlo. Dice: “La vita è solo una e tu la affronterai, senza paura, senza rinunciare mai”.
Annuisco convinta perché è quello che ho intenzione di fare. Voglio godermi la vita senza timore, prendendomi ciò che voglio e chi amo.
Ho sempre rinunciato ai miei desideri perché la vita mi ha messo davanti prove davvero difficili, e adesso, che non ho altro da perdere voglio rischiare.
Ha ragione Nesli: la vita è solo una e bisogno godersela. Io lo farò, costi quel che costi.
«Potrei stare così, con te che mi accarezzi, ore e ore» sento dire all’improvviso.
«Ed io potrei farlo per sempre» mormoro con il cuore che batte a mille. Mi farà sentire per sempre così? Come se fossi la persona più importante della Terra?
M’impongo di non pensarci e mi chino per dargli un bacio sulle labbra.
«Da quant’è che manchiamo dalla festa?» mi chiede dopo essersi staccato.
«Tre quarti d’ora, circa» gli dico abbassando il gomito, a causa della posizione scomoda. Fisso il soffitto chiedendomi se lui provi le stesse mie sensazioni.
«Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto» continuo, decidendo di rialzarmi per vestirmi e rendermi presentabile per gli ospiti.
«Sì, in effetti credo proprio di sì. Mi spiace di essermi addormentato. Non ho dormito molto in questi giorni» mi dice, rimanendo nella medesima posizione.
Mi volto e lo osservo. Ha entrambe le mani incrociate dietro la testa e mi guarda. Abbasso lo sguardo sul suo petto e un improvviso guizzo scaturisce infondo al mio corpo.
Mi rendo conto di desiderarlo più di ogni altra cosa al mondo. Cerco di concentrarmi e punto lo sguardo sui suoi occhi azzurri.
«Che hai Martina?» mi chiede prendendomi la mano, facendo forza, in modo da farmi abbassare.
Siamo viso contro viso, naso contro naso, occhi contro occhi, labbra contro labbra. Il suo respiro a due centimetri da me mi annebbia la mente, facendomi perdere l’uso della parola.
Inizia a darmi piccoli baci a lato delle labbra, delicatamente. Sa benissimo che mi farà impazzire, ma non se ne cura. È quello che vuole. Vuole me.
Ed io desidero lui con tutta l’anima. Come un bambino desidera stare in braccio a sua madre, come la terra desidera l’acqua. È una sensazione incontrollabile. Sono vulnerabile sotto il suo tocco.
«Non smetterò mai di desiderarti» mormora mentre le sue mani afferrano il mio viso in modo possessivo, come se avesse paura che io possa scappare da un momento all’altro. E come potrei farlo?
«Mi fa piacere, perché vale la stessa cosa per me» dico sorridendo e abbracciandolo.
In una frazione di secondo le posizioni si ribaltano, facendo sì che lui sia sopra di me, sovrastandomi.
«Se mancassimo altri dieci minuti, pensi che a qualcuno potrebbe importare?».
Scuoto la testa e lo bacio con passione. «Non me ne frega niente comunque. È qui che voglio stare, tra le tue braccia» confesso fermandomi.
Lui mi scruta per qualche secondo e poi mi attira di nuovo a sé, facendomi sua più di quanto non lo sia già.
Quando, venti minuti più tardi, ci ricomponiamo per scendere al piano di sotto una sorta di pressione sul cuore mi blocca lasciandomi con il fiato corto.
«Martina stai bene?».
Ryan mi scuote leggermente tenendomi per le spalle con entrambe le mani. «Sei pallida» mormora mentre richiude con fare deciso la mia camicetta.
Mi siedo sul bordo del letto e a fatica tento di respirare. La causa del mio malore è dovuta al fatto che ho appena pensato che sicuramente mia madre e Alessio sono al piano di sotto.
M’impongo di pensare che non sarà così, ma so che sto mentendo a me stessa. Alessio ed io, dopo quella telefonata in cui mi diceva di stare con una ragazza, non ci siamo sentiti più. Non posso negare di non averlo pensato perché sarei un’ipocrita, ma di certo non posso confessare a Ryan le mie preoccupazioni riguardo a lui.
Mia madre… beh, lei è una questione differente. Sono anni che non la vedo, ma che desidero parlarle. Adesso che ne ho la possibilità sono terrorizzata dall’idea di averla davanti perché non so come potrò reagire.
«Ehi amore» sussurra Ryan ad un passo da me. Si accomoda di lato e mi cinge in un abbraccio rassicurante e protettivo.
Scuoto la testa e caccio via le lacrime, perché sono stanca di disperarmi. Mio padre mi avrebbe detto di essere coraggiosa ed è quello che farò.
«Sto bene» dico asciugandomi il viso con il dorso della mano.
«Vuoi parlare? Hai paura di scendere giù?» mi chiede dolcemente. Annuisco e chiudo gli occhi, respirando profondamente.
«Ho paura di incontrare mia madre. È… lei… è sotto?». Decido di saltare la parte di Alessio per non litigare e chiedo direttamente ciò che realmente m’incute più terrore.
«No, stai tranquilla. Non è stata invitata» annuncia lui ed io butto fuori il fiato, senza accorgermi che lo stessi trattenendo.
«Davvero? Pensavo ci fosse» blatero passandomi una mano sulla faccia.
«Non è mai stata presente e adesso cos’è cambiato? Greta è stata categorica. Non voleva che ti rovinassi la festa» mi spiega strappandomi un sorriso. «Tua sorella quando intesta è come un toro inferocito. Guai a chi dice il contrario» dice scoppiando a ridere.
«Hai ragione. È davvero testarda, ma le voglio un bene dell’anima».
«Lo so. Vuoi sapere qualcos’altro prima di scendere?» mi chiede scrutandomi e alzando un sopracciglio. Possibile che abbia capito che ho paura di incontrare anche Alessio?
Scuoto la testa cercando di non farmi sgamare. «Sei sicura? I tuoi occhi mentono Martina» mormora abbassando lo sguardo.
Cerco di dire qualcosa di sensato, ma le uniche parole che fuoriescono dalla mia bocca sono le uniche che non sarebbero dovute venir fuori. «Alessio. È lui».
«Lo immaginavo» borbotta alzandosi di scatto. Sembra quasi geloso. Si morde il labbro mentre si passa una mano tra i capelli.
Rimango in silenzio, fissandomi le gambe, non sapendo bene cosa dire per non fargli capire qualcosa di sbagliato.
«Non dici niente?» mi chiede alzando il tono della voce di un’ottava. «Davvero, Martina! Perché hai paura di vederlo? C’è qualcosa tra voi?».
«Io… in realtà lui mi manca. Era il mio migliore amico, Ryan! Cerca di capirmi… non so come affrontarlo».
«Ovvio. Ci sei andata a letto Martina! E lui è innamorato di te! Si nota che anche tu provi qualcosa per lui, ma non vuoi ammetterlo».
Mi alzo di scatto posizionandomi davanti a lui. Incrocio le braccia sul petto e inspiro ed espiro più volte per calmarmi.
«Io ti amo» sussurro flebilmente.
«Anch’io ti amo Martina e ti desidero pazzamente, ma devi capire cosa provi per lui».
«Hai ragione! Io sono sicura di ciò che provo. Gli voglio bene, solo che» mi blocco perché mi rendo conto di non saper come continuare.
Sì, io amo Ryan. Voglio bene ad Alessio. Questa è la verità; allora perché mi sembra che stia cercando un modo per auto-convincermi?
«Voglio te e desidero che tutti lo sappiano» confesso guardandolo negli occhi.
«Sai che ancora non è possibile, Martina. Devo sistemare alcune faccende e poi potremo dirlo a tutti» mi dice, facendomi vacillare.
«Cosa devi sistemare? E ora che ci penso… di cosa dovevi parlarmi?» gli chiedo diretta. Mi ricordo la chiamata e la voce che ho sentito dall’altra parte del telefono.
Era quella di Marta, ne sono sicura.
«Non è il momento. Non roviniamo tutto».
«No… ora voglio sapere. Anzi, rispondi a una domanda e poi sei libero di scendere sotto. Era Marta, vero?» gli chiedo cercando di essere disinvolta, ma capisco di non esserci riuscita perché mi tremano voce e mani.
Lui non risponde subito. Non ha il coraggio di guardarmi in viso; si morde il labbro segno che è nervoso e poi, all’improvviso risponde: «Sì, era lei. Eravamo insieme».
Mi sento come se un grosso, pesante, enorme macigno mi sia crollato addosso rompendomi tutte le ossa arrivando perfino al cuore.
Mi sento come se non ci fosse un domani.
Mi sento tradita.
Lo guardo con tutto l’astio e la delusione possibile. Gli sferro uno schiaffo sulla guancia sinistra e scappo via in lacrime.
 
 
****
 

«Dov’eri finita?» mi sento dire alle spalle. “Non ora. Non ora”, ripeto tra me e me, come un mantra. La voce di Alessio mi arriva dritta nelle orecchie, nella mente, nel cuore.
Possibile che il destino voglia giocarmi un altro brutto scherzo? Possibile che la prima persona che incontro, uscita dalla stanza, sia proprio lui?
Sono in lacrime e non riesco a smettere di singhiozzare.
«Ehi… Martina!» esclama il mio amico, afferrandomi dal braccio. Faccio forza per non voltarmi, ma lui è più forte di me perciò mi ritrovo tra le sue braccia in meno di un secondo.
«Perché piangi? Che diavolo è successo?» mi chiede accarezzandomi la testa, mentre mi tiene stretta a lui.
Continuo a singhiozzare e mi lascio cullare finché non finisco le lacrime. Tiro su con il naso e lo guardo asciugandomi contemporaneamente il viso.
«Mi dici che è successo? Mi sono stancato di vederti soffrire» mormora contro il mio orecchio.
«Niente. Non è successo niente». Mento. Come posso dirgli che l’ho rifiutato per uno stronzo che se la fa con la mia “matrigna”?
«Ti conosco alla perfezione Martina. Dimmi. Cosa. È. Successo» mi dice scandendo le ultime parole come se non accettasse un’altra bugia.
«Ryan e Marta. Credo che stiano insieme, cioè ne sono sicura. E sono una completa deficiente Ale. Mi sono innamorata di lui e non so cosa fare. Mi sento tradita e distrutta».
«Ma ne sei sicura? Magari hai capito male?» mi dice cercando di stare tranquillo, ma so che dentro sta morendo.
«Non voglio parlarne con te, Ale. So che ti fa male pensare a me con un altro uomo. Ti prego, non mi costringere» mormoro addolorata.
«Non m’importa. Voglio che tu sia felice ed è per questo che ti dico di andare a parlarci per chiarire la situazione».
«E se fosse davvero così? Io non sono disposta a lasciarlo. Non voglio perderlo».
«Beh… questo non posso dirtelo io».
«Lo so. Devo parlare con lui, hai ragione!» dico baciandolo sulla guancia.
Magari non è come penso io; forse erano insieme per un qualche motivo. Sicuramente avrò capito male.
«Stai attenta Martina!» esclama ancora il mio amico.
Proprio mentre sono sul punto di rispondere Ryan fa la sua comparsa.
«Tu!» urla Alessio a qualche metro da lui. Lo indica con il dito ed ha uno sguardo pieno di odio.
«Io» risponde di rimando Ryan quasi con tono strafottente.
Alessio si avvicina a passo svelto e colpisce l’inglese dritto sullo zigomo sinistro, facendolo vacillare. «Falla soffrire ancora» sbotta, colpendolo con un altro pugno «e giuro che ti uccido!» urla andandosene via, senza neanche dargli il tempo di reagire o di dire qualcosa.
Mi piego su Ryan e lo aiuto a rialzarsi, guardando il suo bel viso rosso e violaceo. «Ti verrà un bel livido» mormoro guardandolo negli occhi. Lui si tiene il viso dolorante e annuisce.
«Non c’è due senza tre, vero?» gli dico ripensando al mio schiaffo e ai due pugni di Alessio.
«Già. Me li sono meritati» mormora guardando in basso.
È strano vederlo così vulnerabile.
«Dobbiamo parlare Martina e questa volta sul serio» annuncia sospirando.
«Sì, ma non adesso. Ci vediamo più tardi» dico e mi incammino verso il piano inferiore dove c’è gente che mi sta aspettando da più di un’ora.
Sento un peso sul cuore e quando i miei occhi incontrano quelli di Marta, capisco che la situazione è più difficile di quanto mi potessi immaginare.
Sono davvero pronta ad affrontare anche questa sfida? E sono realmente pronta a rinunciare a Ryan?
No, categoricamente no.
 
 
 
 
 
*****
 
 
Sono tornata!
Non dico altro se non che mi fa piacere che siate ancora qui a leggere di questi quattro pazzi.
La storia sta entrando nella parte centrale, anche se non so dirvi con esattezza di quanti capitoli è composta.
Spero che i colpi di scena vi siano piaciuti in questo capitolo. Non che c’è ne siano a milioni, ma un Ryan così vulnerabile quando lo vedrete più? E un Alessio così arrabbiato?! Ahahahah :p
Questo capitolo, stranamente, mi piace e spero che possa essere un incoraggiamento a scrivere più velocemente.
Questo capitolo è interamente dedicato a tre persone che mi sorreggono e mi spronano sempre: a Roberta, la mia migliore amica, come regalo anticipato di matrimonio e a Laura e a Mel perché ci siete sempre.
Non vedo l’ora di abbracciarvi.
Scusate per l’attesa, ma so che con questo capitolo siete felici un pochine tutte.
Al prossimo aggiornamento, spero presto.
Grazia
 

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Capitolo 17
*** *Ho bisogno di te* ***


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*Ho bisogno di te*
 

-sedicesimo capitolo-
 
 
 
 
Continuo a ripensare alle parole che ho sentito due ore fa. Non riesco ancora a credere che sta succedendo davvero tutto questo.
Mi sono detta che non posso rinunciare a lui per nessun motivo al mondo, ma allo stesso tempo ho paura per ciò che potrà succedere d’ora in poi.
Mi rendo conto di essere in una posizione contrastante, ma come posso rinunciare a ciò che mi dice il cuore?
Come posso ignorare il suo battito così frenetico non appena i miei occhi si posano su quelli di Ryan?
Allo stesso tempo ho timore che il nostro rapporto si possa rovinare e che alla fine quella che ne soffrirà sarò io. E a quel punto cosa mi resterà? Chi rimarrà al mio fianco? Scuoto la testa, cercando di badare alle chiacchiere della gente che mi circonda. Il mio sguardo si posa su Marta, così tranquilla e rilassata.
Sono davvero curiosa di conoscere tutti i dettagli riguardo lei e Ryan perché voglio sapere la verità; quella che mi nascondono da qualche giorno.
Il tempo sembra trascorrere così velocemente che mi viene da ridere. La festa sta per finire ed io dovrò affrontare l’ennesima situazione frustante.
Perché il tempo si prende gioco di me? Perché quando voglio che non passi mai, questo scorre via velocemente?
«Ehi…»
Mi volto e guardo Alessio venirmi incontro.  «Ehi» gli rispondo non sapendo cos’altro dire.
Mi guardo intorno e la poca gente che è rimasta sta per andare via. Mi salutano da lontano come se non volessero avvicinarsi a me e ad Alessio. Sembra quasi che abbiano paura e che abbiano captato l’umore nero e il nervosismo che aleggia nell’aria.
Ricambio il saluto con un cenno della mano e con una vaga espressione felice sul volto.
Se i miei pensieri potessero parlare, griderebbero l’aggettivo falsa. Che ci posso fare se non sono entusiasta di rimanere da sola dentro le mura di casa mia con persone che amo; le stesse che mi hanno tradita alle spalle!
«Tutto bene?» mi chiede Alessio posizionandosi davanti a me. Si porta le mani sulla vita e inclina la testa verso il mio sguardo, fisso su di una foto mia e di Marta, posta proprio sul mobile all’entrata. Risale a due anni fa ed eravamo davvero serene. Lei appoggia la testa sulla mia spalla e ridiamo entrambe con gli occhi umidi.
Eravamo andate a mangiare un gelato con Greta e lei come al solito aveva fatto una delle sue battute più eclatanti.
Sospiro pensando che questi momenti non potremo riviverli più. So già che quello che Ryan dovrà dirmi non porterà a niente di buono.
«Martina» mormora ancora Alessio schioccandomi le dita davanti al viso.
Sobbalzo e annuisco. «Sto bene» pronuncio quasi con la voce tramante.
«Non ti credo. Perché continui a prendermi in giro? Perché non capisci che ti conosco più di me stesso?».
Sospiro e lo guardo negli occhi, capendo che ha ragione.
«Va bene… sto pensando a quello che è successo prima e non so cosa debba aspettarmi adesso».
«Capisco. Fai ciò che ti dice il tuo cuore».
«Sì, ma questo comporta delle scelte e delle conseguenze».
«Martina sei una ragazza forte. Nonostante tutto ce la farai» dice Alessio sorridendole. «Sono sicuro che sarai in grado di affrontare la situazione che si verrà a creare. Infondo quando si ama si è disposti a tutto, o sbaglio? Io l’ho fatto e guarda dove sono adesso. Ti sto consolando» bisbiglia sconfortato.
Noto il dolore nei suoi occhi e l’unica cosa che mi viene in mente di fare è abbracciarlo con tutte le mie forze.
Lui mi stringe inspirando tra i miei capelli e i miei muscoli si rilassano quasi automaticamente.
«Mi dispiace dirtelo, ma ho bisogno del mio migliore amico. So di essere un’egoista, ma tu mi capisci come nessun altro. Sai cosa mi turba, cosa mi fa stare bene, cosa odio e cosa amo con tutto il mio cuore. Conosci i miei segreti più repressi, le mie paure e i miei desideri. Conosci ogni minima parte di me e sono davvero una stupida perché non ti amo per come meriti.
Ti amo ma non abbastanza da voler stare con te adesso. E credimi… mi odio per questo. Mi detesto perché nonostante sappia tutte queste cose, non riesco a darti interamente il mio cuore. Sei una delle persone più importanti della mia vita e non posso stare senza di te, quindi ti prego non abbandonarmi. So che questa mia richiesta ti fa stare male, perciò se vorrai dirmi di no, lo capirò, ma desidero che tu sappia che non ho mai voluto farti del male. Credimi Alessio» sussurro contro il suo orecchio, stringendolo forte.
«Lo so, Martina. Lo so» mi dice cullandomi mentre con le labbra mi sfiora i capelli con un bacio. «Non sei cattiva tesoro mio. Il cuore non si può comandare. Non possiamo semplicemente volere una cosa e pretenderla. Non sempre i nostri desideri si possono realizzare. Ti amo più della mia stessa vita e per quanto mi faccia male starti vicina e vederti andare in pezzi, non riesco a fare il contrario. Tu sarai anche egoista, ma io sono un coglione masochista che è pronto ad accoglierti tra le braccia quando ne avrai bisogno. Sarò al tuo fianco sempre Martina. Te lo prometto».
Le lacrime che avevo cercato di frenare dopo le parole di Alessio straripano come un fiume in piena.
«Siamo due coglioni allora» sbotto tra le lacrime.
«Sì, lo siete» sentiamo dire alle nostre spalle. Mi stacco da lui e guardo mia sorella, mentre ci batte le mani sorridendo.
«Grazie» risponde Alessio facendole la linguaccia.
«Qualcuno mi spiega cosa diavolo sta succedendo? È tutta la sera che siete strani, quindi parlate» ci obbliga.
Incrocia le braccia sotto il seno e sbatte il piede in modo furioso.
Alessio ed io ci guardiamo non sapendo bene se raccontarle quello che ci siamo detti. Lui, alla fine, annuisce e sorride in segno di conforto.
«Vi lascio da sole» ci dice afferrandomi per mano. «Stai bene?» mi chiede preoccupato.
«Sì, vai».
Proprio mentre sta per girarmi le spalle, Ryan si avvicina a passo felpato verso di noi. Alessio automaticamente si blocca e mi guarda, pronto a reagire ancora se sarà necessario.
«Stai tranquillo. Adesso sto meglio. Grazie» gli dico baciandolo sulla guancia.
«Sicura?»
«Sì, vai».
«A domani allora. Se hai bisogno sai dove trovarmi».
«Grazie».
Alessio rivolge un’ultima occhiata di avvertimento a Ryan ed esce da casa.
«Voi siete strani» sbotta Greta esasperata. «Possibile che non possiamo parlare? Prima c’era Alessio e ora arriva Ryan. Quando potrai dedicare un attimo di tempo a questa povera creatura di tua sorella, fai un fischio!» esclama Greta indicandosi.
Rido per la sua faccia buffa e lei scuote la testa.
«Per favore stai con Marta. Devo parlare con lui. Da soli e in privato. Poi ti spiego tutto. E non dirle cosa stiamo facendo».
«Mi devi un favore, ma va bene. Farei di tutto per la mia sorellina» dice sghignazzando per poi allontanarsi saltellando.
Dove trova tutta questa energia me lo dovrà spiegare un giorno. Scuoto la testa e mi preparo all’entrata in scena dell’uomo più sexy che abbia mai visto.
Ryan indossa una camicia blu scura e un paio di jeans stretti che mettono in mostra le sue gambe muscolose.
La sua andatura è così composta che spesso mi chiedo se sia un essere normale o sovrannaturale.
«Perché mi guardi con la bocca aperta?» mi chiede scoppiando a ridere.
E vogliamo parlare del sorriso? I denti bianchi spiccano in confronto alla sua pelle abbronzata e l’accenno di barba biondo scuro rende il tutto ancora più sexy.
«Non ti sto fissando» mento, abbassando lo sguardo. Gesto super sbagliato dato che conferma la sua ipotesi.
«Non sai mentire» mormora proprio davanti a me.
«Tu lo fai bene invece!» esclamo con il cuore che batte all’impazzata.
«Martina…» mormora scuotendo la testa. «Non qua. Ti prego» continua posizionandomi una mano dietro la schiena, gesto che mi fa rabbrividire. Mi accompagna al piano di sopra senza dire una parola. Mi rendo conto di non controllare più i miei movimenti nel momento in cui metto i piedi dentro la sua stanza.
Sento solo che chiude la porta a chiave e che le sue mani vagano sul mio corpo e che le sue labbra cercano le mie.
La sua lingua brama la mia e le sue braccia, prima sul mio corpo, adesso mi tengono stretta la testa.
Pensa davvero che scapperei via?
Mi odio per quello che provo per lui. Non dovrei, ma non riesco a farne a meno.
«Mi attrai come nessun’altra» sussurra lui mentre mi sveste selvaggiamente.
In poco tempo entrambi siamo nudi e ansimanti sul grande letto, coperti solo da un lenzuolo leggerissimo.
«Ho bisogno di te» sussurra Ryan mentre mi rende sua ancora di più.
Sento di essere nel posto più sicuro al mondo e che niente potrà davvero rovinare ciò che c’è tra me e lui.
«Anch’io. Sono convinta che possiamo rimanere insieme e che staremo bene, qualunque cosa dovrai dirmi» sussurro aggrappandomi a lui con tutta la mia forza mentre le spinte si fanno sempre più intense. Le mie gambe s’intrecciano alle sue qualche attimo dopo. Entrambi abbiamo raggiunto il piacere e adesso siamo abbracciati.
Il suo sguardo però è indefinito.
Non riesco a decifrarlo.
«Cosa c’è che non va? Ho detto qualcosa di sbagliato?» gli chiedo baciandogli il petto.
«No. Tu sei perfetta e non hai detto niente di male. Tutto questo invece è un enorme sbaglio» asserisce indicando noi due.
Aggrotto le sopracciglia e mi alzo di scatto dal letto.
«Che vuoi dire? Perché è uno sbaglio?». Quasi incespico con le parole tanto è la delusione nel sentire ciò che ha detto.
«Perché ti farò soffrire!» urla alzandosi anche lui mentre si veste con movimenti frenetici.
«Perché?» chiedo con un tono di voce abbastanza alto. Spero che Marta non si stia sentendo. So che c’è lei dietro tutto questo!
«Ci sono un milione di motivi Martina».
«Dimmeli!»
«Sei sicura di volerli sapere? Ne sei proprio sicura? Tutto il tuo mondo vacillerà. Odierai me e…» si ferma guardandomi.
«E… chi altro? Marta?» chiedo con il cuore che mi martella nel petto. Devo tenermi il petto con una mano perché ho paura che il cuore possa uscirmi fuori.
«Non devi saperlo per forza. Finiamola qui. Non voglio farti del male Martina. Ti amo e non riesco a vederti così. Non posso… Io non…».
«Non ti rendi conto che parlando così mi stai già ferendo? Non ti rendi conto che per te ho ferito tutti; ho mandato a puttane tutto quello in cui credevo? Perché hai fatto l’amore con me poco fa? Perché hai detto che hai bisogno di me? Perché rendi tutto così fottutamente difficile? Perché non possiamo stare insieme e basta? Perché sento che stai per rovinare tutto?» gli chiedo singhiozzando.
Mi sento così fragile in questo momento, come se il mio corpo si stesse sbriciolando sotto il suo sguardo, sotto il peso delle sue parole.
«Non è mia intenzione ferirti. Mi odio per quello che è successo quando non c’eri!» urla portandosi le mani alla testa.
«Dimmelo, santo cielo! Dimmi cosa diavolo è successo! Sii sincero per una volta e magari non sarò così arrabbiata e delusa da te!».
«Io e Marta eravamo a Londra come ben sai. Una sera siamo usciti con dei nostri amici e abbiamo trascorso la serata in un pub. Abbiamo mangiato, scherzato e bevuto. Casa mia è a pochi isolati e così ci siamo spostati là per essere più tranquilli, dato che il livello di alcol aveva superato il consentito. Continuavo a bere senza rendermene conto. Avevo una tale confusione in testa che non capivo nulla. Alla fine i nostri amici se ne sono andati e siamo rimasti solo io e lei, ovviamente. Abbiamo continuato a bere e a parlare dei vecchi tempi e ci siamo lasciati andare. Mi dispiace Martina».
«Siete stati a letto insieme». Non è una domanda la mia. È una constatazione. Un dato di fatto. Una cosa che è accaduta realmente. Non riesco a crederci perciò mi siedo attendendo qualcosa, non so neanche io bene cosa.
Ryan rimane in silenzio mentre io penso a lui e a Marta avvinghiati. Le immagini delle sue mani che toccano il corpo della mia “matrigna”, mentre lei lo bacia con passione mi fanno venire la nausea.
«Siete stati a letto anche altre volte? Dimmi la verità» grido alzandomi di scatto e posizionandomi davanti a lui.
Io e il mio essere fottutamente masochista.
«Guardami negli occhi mentre mi dici la verità. Devi avere il coraggio!».
«Oh my God Martina! Non fare finta di essere forte. Odio vederti così. Please!».
«Non parlarmi in inglese!».
«Ma io lo sono!»
«Non mi interessa! Dimmi. La. Verità» ribadisco scandendo bene le parole.   
«Va bene» bofonchia sospirando sommessamente. «Altre due volte»     ammette guardandomi così come gli avevo chiesto. Era meglio se mi avesse dato una coltellata al cuore. Credo che avrebbe fatto meno male!
«La ami?»
«Non lo so, ma non posso negarti che quando sto con lei mi sento bene».
Annuisco non sapendo cosa dire.
«Adesso capisci perché tutto questo è uno sbaglio? Perché non possiamo stare insieme senza che tu ne rimanga ferita?».
«Sì, adesso lo so. Non sono pronta però a rinunciare a te».
«Oh, Martina! Come devo fare con te? Ti ho tradita e tu ancora perdi tempo con uno come me? Perché? Perché non hai scelto Alessio? Adesso, nonostante faccia male, capisco che è lui la persona giusta per te. Dovresti stare con lui che ha occhi solo per te. Lui ti farebbe felice e quando te ne accorgerai, spero che non sia troppo tardi».
«Mi stai dicendo davvero queste cose o me le sto sognando?» chiedo esasperata portando le mani al cielo e poi sul mio viso.
«Dico la verità. Me ne sono reso conto in questi giorni e oggi ne ho avuto la conferma. Dimenticami Martina perché io lo farò».
«Quindi mi stai dicendo che devo dimenticare tutto ciò che c’è stato tra noi? Mi stai chiedendo di scegliere Alessio perché tu hai scelto Marta?».
Piango lacrime amare mentre pronuncio queste parole.
Lacrime che sanno di un amore perduto; di un amore destinato a fallire ancor prima di iniziare. Lacrime che sanno di scelte sbagliate; di false illusioni.
Lacrime che sanno di tradimenti e bugie.
Lacrime che sanno di un amore incondizionato, ma non ricambiato.
«Sì, sto dicendo questo! Per quanto io ti desideri non posso stare con te. Non abbiamo un futuro Martina».
«Va bene! Prenditi Marta e andatevene! Non vi voglio in casa mia! Fuori!» urlo in preda all’isterismo.
«Ti prego! Calmati. Fammi parlare con lei… pensaci Martina. Adesso la rabbia ti sta offuscando i pensieri, ma tu a Marta vuoi bene! Non puoi sbatterla fuori di casa!».
«In questo momento la detesto. Sapeva che ti volevo e non si è creata nessuno scrupolo! È viscida! Vi do una settimana, dopo di che vi voglio fuori!» grido con l’ultimo fiato che ho in gola.
Ryan annuisce, mi guarda per l’ultima volta ed esce dalla stanza.
Io continuo a sostenere questa finta corazza finché la porta non si chiude, dopo di che mi accascio a terra senza forze e senza voglia di continuare a vivere.
 
 
 
******
 
OH MY GOD! Lo dico io non Ryan ahahahah che capitolo bomba questo, eh?! Piaciuto? :D credo di aver dato il meglio di me in questo sedicesimo capitolo. Uno dei più belli di questa storia a mio modesto parere. Come sempre vi chiedo scusa per l’enorme ritardo e vi ringrazio per essere ancora qui a sostenermi :D <3 Thank you so much <3
Al prossimo aggiornamento <3
Grazia

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Capitolo 18
*** *Incubi e sogni* ***


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*Incubi e sogni*


-diciassettesimo capitolo-
 

 
 
 
La stanza in cui mi trovo è buia e ha un odore di vecchiume così intenso che mi bruciano gli occhi e il naso. Cerco di sforzare la vista, ma non riesco a capire dove mi trovo. Da una piccola finestrella posta in alto davanti a me riesco a capire che fuori è giorno. Piccoli spiragli di luce irrompono nella stanza, ma comunque è sempre troppo buio per riuscire a scorgere un indizio.
Faccio un passo avanti sperando di non inciampare in qualcosa e poco lontano da me noto il profilo di una porta. Avanzo verso di essa in modo da aprirla, ma quando mi avvicino afferro la maniglia e, tirando verso di me, mi accorgo che non si apre. È chiusa a chiave dall’esterno. Cerco di sfondarla, ma non ho tutta la forza necessaria.
Mi volto iniziando a respirare a fatica e corro verso la finestra sperando con tutto il cuore che almeno essa si apra.
Rimango delusa quando fallisce anche questo tentativo. Capisco di essere in trappola e inizio a urlare con tutto il fiato che possiedo. Mi brucia la gola, i muscoli iniziano a irrigidirsi e come se non bastasse, una voce femminile inizia a ridere di me e della mia imminente morte; cosa che avverrà sul serio se non trovo un metodo per uscire.
La voce misteriosa è simile a quella di un gatto che miagola disperato. È acuta, cattiva, maligna.
“Questa è la fine che farai” mi minaccia ridendo di gusto.
Scoppio a piangere e mentre cerco qualcosa per rompere la finestra inciampo e mi faccio male a un piede. Sento l’odore del sangue nelle narici e non riesco a pensare lucidamente. Mi trascino verso la porta spazzando con la mano tutto quello che mi viene incontro, mentre la voce continua a minacciarmi.
“Hai ferito tutti Martina. Devi morire!” grida così intensamente che sono costretta a tapparmi le orecchie.
«Chi sei? Basta, basta, basta» farfuglio mentre i singhiozzi mi sconquassano il petto.
“La finirò solo quando ti arrenderai. Lui è mio” continua a dirmi con tono minaccioso.
Sbatto il pugno contro la porta furiosamente cercando aiuto.
Sento che sto per perdere le forze. Grido e piango per la paura e per la disperazione mentre mi contorco per il dolore ai muscoli, alla testa e al piede insanguinato.
«No, no, no» dico disperata prima di collassare contro il pavimento e… mi sveglio di soprassalto con il cuore in gola e con le guancie bagnate.
Mi guardo intorno e con immenso piacere noto di essere al sicuro nella mia stanza. Scosto le lenzuola e anche il mio piede sta bene. Il mio cuore invece credo che stia per esplodere. Non ho mai fatto un incubo così intenso e così pauroso. Credevo davvero di essere in trappola e pronta a morire. Possibile che non possa avere un po’ di tregua neanche quando dormo? mi domando scuotendo la testa.
Poi ripenso alle scene del giorno prima e capisco da dove arriva tutta questa paura.
Davvero Marta sarebbe pronta a uccidermi pur di avere Ryan? No, non credo che riuscirebbe ad arrivare a tanto.
Tremo per la pericolosità dei miei pensieri e mi avvolgo nelle lenzuola, stendendomi a pancia in su. Guardo il soffitto e sospiro ripensando a tutte le parole che hanno ascoltato le mie orecchie.
Sbattere fuori di casa Ryan e Marta è davvero quello che voglio? Sono davvero disposta a non vederlo mai più?
E nell’eventualità che invece rimangano sotto il mio stesso tetto, sarei capace a guardarli mentre si manifestano il loro affetto davanti a me?
Che confusione! Papà cosa devo fare? Ti prego aiutami in questa scelta difficile. Se tu fossi qui tutta questa situazione non sarebbe mai successa. Marta starebbe ancora con te e Ryan, forse, mi amerebbe un pochino di più, quel tanto che basterebbe per farlo rimanere al mio fianco.
Non ti sto incolpando però perché anche tu vorresti essere qui con me. Mi manchi papà! Inghiottisco e sorrido pensando che mi ritrovo spesso a parlare con lui nonostante non sia presente in carne e ossa. So che mi aiuterà a scegliere in modo corretto.
Guardo la sveglia posta di lato a me e con immenso dispiacere noto che sono ancora le 5:00 del mattino.
Sbuffo e mi alzo dal letto, conscia del fatto che non riuscirò più a prendere sonno con tutti questi pensieri che mi ronzano in testa.  
Scendo in cucina e mi guardo intorno sperando che nessuno abbia i miei stessi problemi d’insonnia.
Per fortuna sono da sola così ne approfitto per prepararmi una tazza di tè caldo. Mentre ne assaporo il gusto dolce, ma anche amaro per via del limone, ripenso al giorno in cui mesi prima ero in cucina con Ryan. Stavamo bevendo proprio una tazza di te e lui era così dolce con me.
Inspiro sommessamente e chiudo gli occhi per non farmi travolgere dalle emozioni che il ricordo ha suscitato in me.
Angosciata ancora di più butto quel che rimane del tè nel lavandino, sciacquo la tazza e ritorno in camera mia. Prima di chiudere la porta però mi soffermo sull’uscio e rimango immobile.
Mentre il silenzio regna sovrano i miei occhi fissano quelli di Ryan.
«Che ci fai qui?» mormoro chiudendo la porta alle mie spalle. Mi avvicino, ma non mi siedo vicino a lui.
La sua sola vicinanza mi fa stare male e inspirare il suo profumo inebriante non è proprio il massimo per rimanere attenta e vigile.
«Non riuscivo a dormire» mi risponde con il suo accento inglese.
«Oh my God!» lo prendo il giro portandomi le mani davanti alla bocca.
«Non imitarmi» mi riprende subito.
«Altrimenti? Si può sapere che vuoi? Non abbiamo più niente da dirci» dichiaro portando le braccia incrociate sotto il seno. Sposto tutto il peso del corpo sulla gamba destra e aspetto che mi risponda. Il cuore mi batte all’impazzata ma non intendo cedere al suo sguardo e alle sue parole.
«Voglio sapere come stai. Ti ho sentita scendere le scale».
«Sto benissimo. Non vedi come sto ridendo?» gli dico sarcastica. Se cedo, è la fine. Se mi vede triste, mi abbraccia. Se mi stringe tra le sue braccia, io crollo. E non posso permettermelo ancora.
«Non fare la stupida. Sappiamo entrambi che stai male ed io sono il colpevole. Mi dispiace Martina».
«Quando sei andato a letto con Marta, non mi sembra che ti dispiacesse perciò non abbiamo nient’altro da dirci» obietto inspirando profondamente. Pronunciare queste parole senza tremare mi è costato davvero tanto, ma devo farlo per proteggermi.
«Martina…» mormora alzandosi dal letto. Rimane immobile ed io trattengo il fiato.
«Non ti avvicinare. Hai fatto la tua scelta».
«Non ti sto chiedendo di perdonarmi Martina. So che ti ho fatto del male e te ne farò ancora».
«E allora cosa vuoi. Vai via. Non vorrei che qualcuno ti vedesse qui» continuo ostentando una forza che non credevo di avere.
Percorre lo spazio che ci separa e mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta. «Ti prego» sussurro a mezza voce. La spavalderia che avevo fino a qualche secondo fa si è disciolta come neve al solo. «Se mi ami come dici, vai via dalla mia stanza» gli chiedo quasi pregandolo.
Ryan mi sovrasta e quando penso che stia per abbracciarmi, mi scansa e si allontana a passo deciso fuori dalla mia camera lasciandomi con il fiato corto e con altri dubbi in testa.
Qualche ora dopo, sotto il getto dell’acqua calda, decido che dovrei parlarne con le mie amiche.
Così qualche minuto dopo, già vestita, mi precipito a chiamarle. Spiego loro che devo incontrarle al più presto e ci diamo appuntamento al bar dietro casa mia tra un’ora.
Puntuali come sempre mi abbracciano e mi chiedono spiegazioni.
«Cos’è successo?» mi chiede Elisa e Chiara annuisce.
«Ieri un casino totale. Ryan sta con Marta. Sono stati a letto tre volte e lui me l’ha confessato. Alessio mi ha perdonata e mi ha ribadito il fatto che lui sarà sempre accanto a me qualunque cosa accada» spiego tutto d’un fiato.
«Davvero ti ha detto questo? E Ryan come ha potuto dopo che per telefono ti ha confessato il suo amore?! Sono scioccata Martina e non so più cosa pensare» mormora ancora Elisa.
«La cosa che mi fa stare più male è che io ero disposta a perdonarlo, a stare con lui a tutti i costi. Volevo davvero averlo tutto per me, ma non è possibile. Non credo di riuscire a diventare la sua amante, anche se la voglia di averlo tra le mie braccia è tanta. Sto cercando di proteggermi, ma non credo che ci riuscirò» confesso e dirlo ad alta voce mi paralizza dalla paura. Cosa non farei per lui!
«Io, giuro, che gli spacco la faccia a quel Ryan dei miei stivali. Come si permette a trattarti così? Giuro che mi sentirà questa volta!» esclama invece Chiara alzandosi di scatto dalla sedia, facendola persino cadere a terra.
Tutti si voltano nella nostra direzione ed io mi ritrovo a scuotere la testa imbarazzata.
«Ti vuoi sedere e stare calma, per favore. Un passo alla volta» le dice Elisa tranquilla e decisa. Come farà a essere così razionale me lo dovrà spiegare!
«E per proteggermi li ho cacciati da casa» continuo a raccontare senza staccare gli occhi dal cornetto al cioccolato che tengo in mano.
«COSA?» urla ancora la bionda facendo innervosire anche Elisa che la trattiene per un braccio mentre la guarda malissimo.
«Scusate. Troppe notizie tutte in una volta».
Annuisco e continuo a raccontare per filo e per segno tutti i particolari e i dettagli.
«E stamattina me lo sono ritrovata nella mia camera. Volevo stringerlo forte a me e respirare il profumo della sua pelle. Desideravo baciarlo fino a svenire e invece l’ho cacciato dalla mia camera. Sono stata forte, ma dubito che la prossima volta riuscirò a fermarmi. È come una droga per me. Sono una stupida!» piagnucolo portandomi le mani sul viso per nascondermi dagli occhi indiscreti della gente.
«Non sei stupida. Sei innamorata Martina!» mi dice Elisa toccandomi una spalla.
«E adesso cosa faccio? Sento che sto per scoppiare. Sento che mi sto per distruggere in mille pezzi. Non avrei dovuto permettere che Ryan entrasse in casa mia. Non avrei dovuto parlargli e dargli tutta me stessa. Adesso mi sento come un filo che sta per essere tagliato, come un’onda che sta per infrangersi contro gli scogli» confesso continuando a singhiozzare.
«Amica mia… il dolore che stai provando adesso con il tempo si appianerà. Troverai un ragazzo che ti ami con tutto il cuore, con tutta la sua anima. Troverai una persona che farà qualunque cosa per te. Un uomo che ti donerà il suo cuore. Adesso fai bene a proteggerti. Ti ha fatto del male, non intenzionalmente, ma l’ha fatto. Ve lo siete fatti a vicenda, ma devi resistere e non cadere in tentazione» sussurra Elisa per non farsi sentire dalle persone sedute ai tavoli vicino a noi.
Le mie amiche, vedendo che non mi rispondo, pagano il conto e decidono di farmi allontanare. Quando ero da sola stamattina, non credevo di avere tutto questo dolore e questa rabbia dentro. Solo in questo momento mi rendo conto di essere in questo stato pietoso. Chi sono? Che fine ha fatto Martina, la ragazza quasi spensierata di qualche mese fa? Non bastavano tutte le lacrime già versate?
Dolore su dolore.
«Reagisci» mi sprona Chiara.
«Puoi farcela. Sei forte» mi rassicura Elisa mentre mi tiene i capelli.
Sto rimettendo anche l’anima e se continuo così, presto non mi rimarranno neanche le ossa.
«Io non ce la posso fare. Mi manca come l’aria».
«Devi Martina! Hai solo diciotto anni e una vita davanti a te» obietta Chiara abbracciandomi una volta che mi sono ripulita il viso.
«D’ora in avanti tutto si sistemerà, ma tu devi essere consapevole che Ryan non è l’uomo che fa per te» continua la mia amica bionda sorridendomi.
Annuisco senza convinzione.
«Grazie ragazze!» mormoro asciugandomi il viso con il dorso della mano.
«Non ci devi ringraziare. Noi siamo qui per te!» mormora Elisa unendosi all’abbraccio.
«A proposito di questo» continua sempre lei «non è il momento adatto, ma tra due giorni mi trasferisco. Ovviamente oggi e domani staremo insieme e per il dopo devi stare tranquilla; non ti abbandonerò e se avrai bisogno basta chiamarmi».
«Oh Elisa! Ci mancherai tantissimo» farfuglio abbracciandola ancora più forte.
«Vi voglio bene ragazze» mormoro suggellando il momento con un sorriso forzato, ma sincero.
«Vi devo salutare adesso. Devo finire le ultime cose prima della partenza» annuncia qualche minuto dopo la mia amica.
Chiara ed io annuiamo e la lasciamo andare.
«E adesso? Che vuoi fare?» mi chiede. Mi guardo in giro e l’immagine di una bella coppa di gelato mi fa venire l’acquolina in bocca.
«Ho voglia di un gelato» annuncio cominciando a camminare verso la gelateria più vicina.
Chiara mi segue stupita. «Sono contenta perché ho paura che diventi anoressica. Te lo dico con tutto il cuore Marti. Sei troppo magra e questa situazione non ti sta aiutando. Non mangi più niente di sostanzioso. Mi devo preoccupare?» mi chiede afferrandomi per un braccio e facendomi così arrestare di colpo.
«Chiara non mangio perché non ci riesco e non perché voglio dimagrire. Non me ne frega niente del mio fisico! Ho lo stomaco chiuso per via di Ryan e Marta» le spiego quasi urlando.
«Okay, okay… calmati però. Sono solo preoccupata per te».
Annuisco e continuo a camminare. Per qualche minuto il silenzio regna sovrano e questo mi fa capire che ho esagerato nel risponderle.
«Perdonami amica mia. È solo che sono esausta, demotivata e senza forze. Sognavo una vita diversa, con qualche risata in più. Invece tutto si sta sgretolando. Mi manca mio padre, Elisa sta per partire e tutto il resto lo sai. Sognavo di vivere una favolosa storia d’amore con Ryan, ma quello che sto vivendo è soltanto un incubo» confesso sincera.
«Lo so amica mia. Ti sarò accanto sempre».
«Grazie» mormoro respirando affannosamente.
Mi abbraccia e qualche minuto dopo siamo davanti una bella coppa gelato, sperando che la sua dolcezza riesca a raggiungere il mio cuore freddo e dolorante.
 
 
 
*****
 
Buonasera belle fanciulle. Sono contenta di essere riuscita a finire il capitolo quasi in tempo xD solo qualche giorno di ritardo. Eheheheh… l’ispirazione è tornata ed io ne approfitto per scrivere.
Ho deciso di troncare il capitolo qui perché succedono, a mio parere, tante cosine interessanti.
Martina capisce di dover dare un taglio netto a questa situazione, ma ci riuscirà?
Ryan è amareggiato,  ma ormai il danno è fatto.
Non so se avete notato, ma questo capitolo riprende in pieno il prologo.
Martina è distrutta, sta per scoppiare.
Si pente di aver permesso a Ryan di entrare in casa sua e di avergli donato il suo cuore.
Martina si odia per questo perché sta capendo l’enorme sbaglio che ha commesso, ma questo basterà a non farla cadere in tentazione. Si sa in amore siamo dei folli masochisti.
Bene… vi lascio e spero che il capitolo vi sia piaciuto <3
Se vi va venite a “trovarmi” sul mio gruppo facebook à
GraStewEfp
A presto <3
Grazia

 

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Capitolo 19
*** *Sbagliare è umano* ***


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Riassunto del capitolo precedente:
Eravamo rimasti con una Martina spaventata per via dell’incubo all’inizio del capitolo e il suo incubo peggiore è Marta.
Li abbiamo lasciati con Elisa che deve partire e con Martina che racconta a lei e a Chiara tutto ciò che è accaduto la sera prima e cioè che ha scoperto del tradimento di Ryan e del conseguente sfratto di Ryan e Marta.
In questo capitolo, molto triste, c’è un salto temporale di due settimane. Perdonatemi per il ritardo.
Dedico il capitolo alle ragazze che non mi hanno mai abbandonata e in special modo a Laura, che mi ha spronata a scrivere, riuscendo a non odiarmi. Ti voglio bene!

 
 

Hurt Lovers
 
 
*Sbagliare è umano*
 
 
-diciottesimo capitolo-
 
 
 
 
«Ciao papà… oggi è una di quelle giornate in cui si ha solo voglia di stare a letto, sotto il lenzuolo. Uno dei tanti giorni tristi che affronto da quando non ci sei più. Oggi è il tuo anniversario di morte e nonostante il mio malumore sono venuta qua a trovarti e sappi che questa è l’unica cosa davvero giusta che ho fatto. Ti ho portato i tuoi fiori preferiti, tulipani gialli. Dicevi che ti rendevano felice e che ti facevano venire voglia di sorridere. Io li guardo e penso a te.
Penso alla tua voce e ai tuoi consigli sempre azzeccati. Mi manchi ogni giorno di più ed è inutile dire che il tempo ci aiuta. Non è vero; ogni giorno che passa sento sempre di più la tua assenza e mi chiedo come io possa andare avanti con questo dolore che mi lacera dentro.
Sai papà ho sbagliato così tante volte che non credo tu sia orgoglioso di me e questo mi rattrista ancora di più. Perché la vita ci priva della felicità? Perché ci porta via le persone che amiamo di più? Vorrei che tu fossi qui ad abbracciarmi. Sai papà non mi piace la ragazza che sono diventata. Ho ferito le persone che amo e anche se mi hanno perdonato, non sono sicura che l’abbiano fatto davvero. Sto pagando a caro prezzo la mia spavalderia e la mia voglia di vendetta.
Sono sola papà. Anche se ci sono le mie amiche accanto a me, sento di non essere completa. Amo un uomo che non avrei dovuto amare, che non avrei dovuto fare entrare a casa nostra. Lo amo e quest’amore mi sta distruggendo lentamente. Sento il mio cuore sgretolarsi ogni volta che lo vedo in atteggiamenti intimi con la tua Marta, che adesso però non ti appartiene più perché anche lei ama Ryan.
Li ho sfrattati da casa due settimane fa e credo di aver fatto la cosa giusta. Ancora vivono sotto il mio stesso tetto però, poiché si trasferiranno appena finiti i lavori nella loro nuova casa e questo avverrà fra tre settimane esattamente.
E cosa mi resterà?
Il vuoto.
Sì, papà. Non vedrò più Ryan e questo mi dimostrerà di aver fallito ancora una volta soprattutto dopo aver saputo…» singhiozzo, piangendo in silenzio. «Voglio solamente essere felice papà. Chiedo troppo forse? Ti prego conducimi verso la strada giusta perché non voglio più versare lacrime amare» sussurro contro la lapide di mio padre e mi accascio a terra nonostante abbia piovuto da poco. Mi guardo intorno, ma nessuno mi sta osservando. Le poche persone presenti sono immerse nel loro dolore proprio come me.
Darei qualsiasi cosa pur di non vedere la foto di mio padre su di un marmo. La dura realtà però mi ricorda che non posso fare niente ed è una cosa che non accetterò mai.
«Elisa è partita; è salita sull’aereo direzione Firenze. Come faremo Chiara ed io senza la nostra amica? Un pezzo del mio cuore è partito con lei» mormoro chiudendomi il giubbino. Una folata di vento mi fa rabbrividire mentre mi alzo da terra. Sistemo i tulipani nel portafiori e aggiungo l’acqua, raccolta precedentemente in una bottiglia.
«Oggi mi aspetta una prova difficile. Un incontro che aspetto da troppo tempo e non so come affrontarlo. Non so cosa dire, come comportarmi». Raccolgo la bottiglia vuota, i fiori appassiti che ho tolto appena sono arrivata e la borsa.
Guardo un’ultima volta la foto di mio padre e sospiro. «Papà prego affinché tu possa riposare in pace. Tu, però, stammi vicino. Tra qualche ora incontrerò tua moglie, mia madre».
Bacio la foto del mio unico vero amore e mi dirigo verso l’uscita del cimitero ripensando alle parole che una volta mi disse mio padre: “Bambina mia ricordati di camminare sempre a testa alta perché, salvo che tu non uccida qualcuno, non hai niente di cui vergognarti”. E con questo pensiero capisco che almeno mio padre mi ha perdonata per i miei errori perché anche se ho fatto del male, non era mia intenzione arrivare a tutto ciò.
Cammino verso casa con un nuovo coraggio. Una nuova forza ha preso il sopravvento su di me, la stessa che mi farà affrontare tra qualche minuto mia madre.
La vedo da lontano attraversare il portone di casa mia con Greta alle spalle. Non riesco a capire lo stato d’animo di mia sorella.
Avanzo verso la verità mentre uno stormo di uccelli vola in alto nel cielo, liberi di prendere la direzione che vogliono e di cambiare città quando vogliono. Non vorrei mai essere come loro, pronti a fuggire via, come se non fossero abbastanza forti da superare gli ostacoli. Io, invece, d’ora in poi farò di tutto pur di essere di nuovo la ragazza di qualche mese fa.
Lotta per ciò che vuoi; lotta per le persone che ami; lotta per te stessa. Combatti per ciò che ti rende felice e vinci. Questo è ciò che mi ha suggerito la nuova forza che è subentrata in me. L’aver fatto visita a mio padre ha alleviato il mio malumore.
Inspiro e ispiro prima di varcare la soglia di casa.
«Martina» sento dire nell’altra stanza.
Alzo la testa istintivamente nel sentire la voce di quella che dovrebbe essere mia madre. Ero così piccola quando ci ha abbandonati che non ricordo nessun particolare e se non fosse per la foto che tengo in camera mia, non riuscirei a ricordare neanche i lineamenti del suo viso, anche se passati diciotto anni circa, non credo comunque di poterla riconoscerla se la vedessi per strada.
Ed è per questo che ho paura. Ho timore di non riuscire a pronunciare neanche una sillaba e ho paura di non riuscire a guardarla negli occhi.
«Siamo in cucina» urla Greta con voce tremante. È nervosa anche lei.
Appoggio la borsa e mi dirigo verso la stanza della verità.
Guardo la donna davanti a me e come sospettavo, non l’avrei mai riconosciuta. Ha qualche ruga sul viso e gli occhi chiari come il mare.
«Ciao» mormoro non sapendo cos’altro dire. Lei si alza di scatto e mi osserva per un  tempo che sembra infinito. Il silenzio fa da padrone alla situazione.
Nessuno sa cosa dire per rompere il ghiaccio. E adesso?
È mia madre a spezzare il gelo: «Ho aspettato questo momento da tanti anni, mi sono preparata tanti discorsi, ma adesso,  ho solo il vuoto in testa. Le mie figlie, bellissime e in salute, sono proprio davanti a me» ci dice guardandoci una alla volta. Greta inghiottisce e tiene gli occhi chiusi. Si sta trattenendo. Mi guardo intorno cercando un appiglio, un qualunque particolare che mi faccia distrarre.
Noto il vaso che Greta ha realizzato quando era più piccola, nel periodo in cui si era fissata nel frequentare un corso per imparare a realizzare vasi in argilla e creta.
Guardo più in basso e la collezione di bottiglie antiche mi fa pensare a mio padre e ai sacrifici che ha dovuto fare per crescerci, per mandarci a scuola, per non farci sentire la mancanza di una figura femminile… per renderci felici. Ed ora questa signora si presenta alla nostra porta, pretendendo cosa? Il perdono forse?
«Prova a spiegarci perché ci hai abbandonate, tanto per iniziare!» esclamo quasi ringhiando. Credevo di non riuscire a dire niente e invece l’averla vista ha scatenato in me un sentimento di rabbia che non avevo mai provato prima. Sentirla mentre ci dice che siamo le sue figlie mi fa diventare una bestia.
Come può reputarsi una madre?
«Va bene» mormora abbassando lo sguardo, «vi racconterò tutto».
Mi siedo dall’altra parte del tavolo, il più possibile lontano da lei e Greta fa lo stesso.
«Quando sei nata tu Greta ero una ragazzina. Nicola aveva solo vent’anni ed io sedici. Sono rimasta incinta, ma non ho mai e poi mai pensato di abortire. Ti volevo con tutta me stessa andando contro i vostri nonni. I miei genitori mi hanno sfrattata di casa e Nicola mi ha accolto in casa sua.
Sono passati i mesi e poi sei nata tu. Eri bellissima e non riuscivo a smettere di guardarti. Vostro padre andava all’università mentre io stavo tutto il giorno chiusa in casa a badare a te e a pulire.
Sono stati mesi difficili. Vedevo le mie amiche uscire, anche se vent’anni fa non era come adesso.
Ogni tanto veniva a trovarmi Gloria, un’amica d’infanzia e mi raccontava sempre delle sue avventure.
Ero gelosa di lei e della sua libertà, ma allo stesso tempo ero grata di avere te. La mia vita era diventata un controsenso. Ogni scusa era buona per uscire da casa e lasciarti con i tuoi nonni, i genitori di Nicola.
Facevo di tutto per tornare in tempo, in modo che vostro padre non sapesse niente. Inventavo scuse di ogni genere e mai nessuno se n’è accorto. Mi piaceva essere libera, ma amavo anche te.
Non ho mai tradito vostro padre e questo ve lo posso assicurare. Lui si vedeva con i compagni dell’università e in più lavorava in un bar per cui aveva modo di scambiare delle chiacchiere con le persone. Io no ed è per questo che quando sono rimasta incinta di te Martina mi sono sentita soffocare da quella condizione. Quando l’ho saputo, ero felice e anche nel tuo caso, sebbene possa sembrare il contrario, non ho mai voluto abortire» . Si ferma per prendere fiato e ci osserva. Io la guardo chiedendomi se invece non fosse stato il contrario.
«Non sopportavi l’idea di rimare chiusa in casa con due bambine piccole mentre nostro padre si spaccava la schiena per darci un futuro. Questo stai dicendo?» le chiede Greta con disprezzo.
«In breve sì. Quando sei nata Martina ero davvero felice. I primi mesi sono stati fantastici. Eri bellissima. Poi tu Greta hai iniziato a fare i capricci perché eri gelosa e piangevi sempre ed io ero sola quasi tutto il giorno. Sapevo che Nicola lo faceva per noi, ma io ero esausta. Un giorno, in un momento di rabbia, non ci ho visto più e ho fatto le valigie. Sono stata una codarda, una stupida ad abbandonarvi.
Ho lasciato un biglietto poco prima che vostro padre tornasse, vi ho baciate e sono andata via.
Vi ho lasciate al sicuro a casa perché ero caduta in una specie di depressione post parto e avevo davvero timore di potervi fare del male» confessa mentre si tortura le pellicine. Mi rendo conto solo adesso di quanto sia fragile questa donna.
«Io… non so cosa dire» mormoro in trance.
«Ho sempre voluto il vostro bene ed è per questo che vi ho lasciate con vostro padre. Sapevo che lui vi avrebbe dato tutto. Sono stata nei paraggi per anni, guardandovi mentre andavate all’asilo, poi a scuola e a seguire al liceo. Chiedevo di voi a tutti in cambio di favori. So tutto di voi» dice guardandoci negli occhi una alla volta.
«Perché adesso? Perché non ti sei fatta vedere al funerale di papà? Perché proprio ora?» le chiedo esasperata.
«C’ero e vi ho visto così disperate che non volevo crearvi altro dolore e poi c’era Marta e non avevo intenzione di distruggere le vostre vite. Lei, a quanto so, vi ama come se fosse la vostra vera madre» mormora ed una smorfia di dolore le attraversa il volto.
«Marta ci ha aiutate tantissimo, ma adesso sta per andare via da questa casa. Ha tradito la mia fiducia e non voglio avere niente a che fare con lei. Mai più»  dico seria.
«Perché ora? Voglio la verità. Non può essere solo per Marta» le domanda Greta alzandosi all’improvviso e facendo cadere la sedia.
«Mi dispiace figlie mie. Mi dispiace tanto di avervi recato questo dolore. Sono tremendamente dispiace e volevo fare ammenda prima che arrivi la mia ora. Ho l’Alzheimer. Mi hanno diagnosticato una forma precoce della malattia. Mi dispiace bambine mie. Tra qualche mese non ricorderò più di avere delle figlie a cui chiedere scusa, non ricorderò nulla, ma voi si ed è per questo che vi chiedo perdono e non voglio che lo facciate solo perché sono malata. Sono stata una vigliacca e vi auguro con tutto il cuore di essere felici perché lo meritate. Addio bambine mie». Afferra la sua borsa e s’incammina verso l’uscita lasciandoci ancora una volta.
«Aspetta!» urla Greta correndo verso di lei.
Vedo la scena a rallentatore e non riesco neanche a sentire più le voci. Sono come intrappolata in una bolla.
Vedo Greta scoppiare a piangere e abbracciare mia madre. L’ha perdonata. È riuscita a farlo nonostante il male ricevuto. Mia madre butta la borsa a terra e stringe forte mia sorella. Piangono insieme mentre io rimango a guardarle.
Ho perso mio padre per una malattia e adesso che ho ritrovato mia madre sono costretta a dirle addio.
Avremmo dovuto avere altro tempo per conoscerci e per fare ciò che non abbiamo potuto in questi anni. Si sarebbe dovuta conquistare la fiducia mia e di Greta, ma alla fine saremmo andate d’accordo perché sebbene il male sia stato tra noi, la mamma è sempre la mamma.
Così senza pensarci due volte e senza sapere se sia o no la scelta giusta, corro verso di loro e le abbraccio. Le stringo forte a me e prego affinché tutto ciò non sia un sogno.
Credevo di odiare questa donna e invece la comprendo quasi. Non sempre diventare genitore è la miglior cosa.
Non sempre avere un figlio ti rende migliore.
Non si è sempre pronti ad affrontare la maternità ed io lo so molto bene.
 
 
 
*****
 
Se non avessi pubblicato stasera Laura mi avrebbe ucciso. Perciò eccomi qua con un capitolo triste e con una bomba finale.
Martina qui ha capito di aver sbagliato tanto ed è pronta a cambiare. Ha perdonato sua madre anche ed è pronta a lottare per ottenere la felicità.
Non vi preoccupate per Alessio e Ryan. Torneranno presto xD
E la bomba finale? Ve lo aspettavate? Martina è…? Ditemelo voi ahahahah
Chiedo ancora scusa per il ritardo.
Grazie a chi ancora ci sarà <3
Grazia

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Capitolo 20
*** *Non è facile dimenticare* ***


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*Non è facile dimenticare*



-Diciannovesimo capitolo-

 
 
 
 
«Non posso».
Greta rompe il silenzio mentre si stacca dall’abbraccio. «Non posso» continua a dire scuotendo la testa. Le lacrime le rigano il viso e i suoi occhi chiari sono rossi e gonfi. Mi fa male vedere mia sorella in queste condizioni.
Ero così piccola quando mia madre se n’è andata che non ho nessun ricordo e se non fosse per le testimonianze e per le foto, non avrei mai saputo chi fosse. Per Greta è diverso invece. Lei aveva due anni e un pochino se la ricorda. Rimembra, anche se non perfettamente, il dolore di non averla avuto a fianco e le lacrime di nostro padre.
E crescendo questo dolore è maturato, diventando come un tatuaggio indelebile.
Non potrà mai dimenticare…
«Mi dispiace ma non riesco a sopportare l’idea che tu ci abbia abbandonate. Come hai potuto farlo? Dovevi stringere i denti!» urla disperata mia sorella.
«Lo so, lo so» sussurra mia madre «sono imperdonabile, me ne rendo conto» dice mentre si tortura le unghie della mano destra.
«Questo abbraccio non ha significato niente. Non conta neanche il fatto che ti abbiamo fatto entrare dentro casa nostra e tanto meno la tua malattia. A noi dispiace che tu stia male, ma papà anche lo è stato. Papà è morto. Lui era buono ed è rimasto con noi fino alla fine dei suoi giorni. Tu, invece, sei un’egoista! Hai preferito il tuo benessere a quello delle tue figlie quindi non aspettare che io ti perdoni perché non lo farò mai. MAI!» urla furibonda mia sorella.
La guardo rendendomi conto che lei soffre quanto me, forse anche di più. Greta ha un carattere così determinato, così forte ed io sono stata un’egoista come mia madre. In questi ultimi mesi ho pensato solamente a me stessa mentre lei soffriva.
Le chiederò scusa, ma non adesso.
«Cosa hai fatto in tutti questi anni? Perché non sei venuta prima? Dovevi venire!» farfuglia mia sorella esasperata.
Si porta le mani sul viso e scoppia a piangere. Corro ad abbracciarla e lei si rifugia tra le mie braccia.
«Tesoro mio» le mormoro, appoggiando le labbra sulla sua testa. «Non piangere. L’hai fatto già per tanto tempo. Non sprecare altre lacrime» le suggerisco stringendola ancora più forte.
Guardo negli occhi mia madre; guardo la donna davanti a me e non so chi sia.
«Cos’hai fatto in tutti questi anni?».
«Ho sofferto come voi ragazze. Ho patito le pene dell’inferno sia per il senso di colpa sia per le difficili situazioni che ho dovuto affrontare. Io sono mortificata» dice piangendo.
La osservo mentre sbatte il piede a terra, mentre il suo petto si alza e si abbassa a ritmo dei singhiozzi. Guardo la fragile donna che ho davanti e giuro a me stessa che non diventerò mai come lei.
«Scommetto che è una bugia! Raccontaci la verità!» esclama Greta sciogliendo l’abbraccio.
«Io… non è giusto farvi soffrire ancora. Non sono stata un esempio, lo so».
«Dicci la verità» continua mia sorella imperterrita mentre con un fazzoletto si soffia il naso.
«Quattro anno dopo avervi abbandonate ho conosciuto una persona. Vivevo in Lombardia e quell’uomo era un mio cliente» balbetta torturandosi il labbro inferiore.
Inspiro ed espiro più di una volta.
«Tu… sei? Sei una prostituta?» le chiedo quasi con la voce strozzata.
«Lo ero. Ero entrata in un giro vergognoso. Non possedevo una casa, una famiglia e l’unica persona che mi aveva accolta era Teresa. Mi ha offerto un posto in casa sua, in cambio di qualche lavoretto. Non avevo scelta! Una volta entrata in quel giro non sono più riuscita a uscirne. Me ne vergogno tanto… dopo un anno ho conosciuto Pasquale. Chiedeva sempre di me e poi un giorno dopo qualche mese mi ha sposata. Voleva che fossi sua in tutti i modi. Solo dopo il suo incidente d’auto, in cui ha perso la vita, ho saputo che il matrimonio era stato una farsa. Ho continuato a fare la vita di prima fino a due anni e mezzo fa. Una mattina mi sono resa conto che non potevo più continuare e me ne sono andata. Sono tornata qui e sono rimasta a guardarvi per tutti questi mesi» racconta continuando a piangere.
«Non ho parole» mormoro allibita, senza forze.
È come se un uragano fosse passato da casa mia, spazzando via tutto. Tutte le incertezze, i sogni, i desideri, la tristezza e la felicità.
Mi sento vuota, come se lo stesso uragano mi avesse attraversato l’anima e il cuore. Greta ed io ci siamo sempre chieste cosa facesse lei. Pensavamo ridesse di noi alle nostre spalle mentre si trastullava nell’oro e nel benessere.
«Non riesco neanche a guardarti!» sbraita Greta, mentre si volta per andarsene.
«Aspetta qui» dico alla donna davanti a me mentre m’incammino con mia sorella nell’altra stanza.
«Che facciamo?» le chiedo appena varchiamo la soglia della sua camera.
«Non lo so, sinceramente. Ho talmente tante informazioni in testa che mi fa male. Sento di non riuscire a reggere questa situazione e avrei tanto bisogno di papà. Lui saprebbe consigliarci al meglio».
«Greta papà è con noi qualunque cosa decideremo di fare. Lui sarà sempre con noi finché lo terremo in vita nei nostri cuori e nelle nostre menti. Tu vuoi perdonarla?» le domando con il cuore in gola.
«Non lo so. Non lo so» mi dice, alzando il tono della voce. Cammina avanti e indietro per la stanza perché è il suo modo di essere nervosa. C’è chi si mangia le unghie, chi fuma, chi piange… lei cammina.
«Io non riesco a perdonarla nonostante tutto. L’ho abbracciata e per un attimo l’ho compatita ma non credo di riuscire a guardarla in modo diverso da come faccio ora» confesso guardando fuori dalla finestra. La pioggia inizia a scendere sempre più velocemente e il cielo si è tinto di grigio, come se rispecchiasse lo stato d’animo mio e di Greta.
«La penso come te. Andiamo a dirglielo? Voglio farla finita. Possiamo continuare a stare senza di lei. Io mi laureerò e tu farai ciò che vorrai. Grazie alla somma che ci ha lasciato papà, potremo vivere tranquilla per un bel po’». Annuisco e ci incamminiamo verso la stanza in cui si trova nostra madre.
Quando varchiamo la soglia, però, non troviamo nessuno. Ci guardiamo negli occhi aggrottando le sopracciglia. «Dov’è?» chiedo spostando lo sguardo in tutte le direzioni.
Greta scuote la testa e posso leggerle in viso la delusione e l’odio. Ha la mascella contratta e trema come una foglia.
«Ci ha abbandonate ancora» mormora sedendosi sulla sedia. La mia attenzione è attirata da un foglio inserito sotto il telecomando.
Lo afferro e inizio a leggere sgranando gli occhi.
«Santo cielo!» esclamo lasciando cadere il foglio a terra.
«Che succede?» mi chiede Greta. Le indico il foglio e lei lo prende e inizia a leggere ad alta voce.
“Care figlie mie vi scrivo queste quattro parole per esprimervi ancora una volta tutto il mio dispiacere. È stato un onore avere due figlie come voi. Siete belle, intelligenti e piene di entusiasmo nonostante tutto il dolore che avete dovuto affrontare.
Sono sicura che ci sia un motivo per tutto ed è per questo che la malattia ha scelto me. Me la merito, ma non per questo la accetto. Vi ho fatto tanto del male, anche poco fa. Anche se mi aveste perdonata, sarei stata un peso. Vi ho amato, vi amo e vi amerò sempre. Addio figlie mie”.
Mia sorella mi guarda negli occhi senza riuscire a dire niente.
Non so cosa possano significare queste parole.
«Che cosa significa?» chiedo solamente spaesata. Sta per rispondermi quando un grido disumano e il rumore di una macchina che frena all’impazzata giungono alle nostre orecchie.  
Corriamo fuori e la scena che vedo mi fa rabbrividire e piangere.
«No, no, no! Mamma!» urlo disperata contro il corpo della donna che mi ha messo al mondo.
Una macchina l’ha colpita e adesso lei è accasciata a terra in una pozza di sangue.
«No, no, no! Apri gli occhi» continuo a gridare scuotendola con forza. La gente inizia ad accalcarsi intorno a me e al corpo senza vita di mia madre. Non respira più.
C’è chi grida, chi chiama i soccorsi, chi corre verso di me.
«Vieni via… vieni via!». Qualcuno mi afferra con forza ma io mi dimeno. Non voglio lasciarla.
«Martina vieni!» urla ancora la stessa voce. Mi lascio trascinare mentre il mio sguardo continua a rimanere fisso sulla scena che ho di fronte.
«Non l’ho vista, non l’ho vista! Si è buttata contro la macchina. Non ho fatto in tempo a frenare» spiega un uomo ad un carabiniere, arrivato sul posto dopo pochi minuti dall’incidente. È disperato e continua a scuotere la testa. «Giuro che non l’ho vista!» sbraita portandosi le mani davanti al viso.
Sono sopraffatta dal dolore ancora una volta.
Mi volto e corro in casa.
 
 
Il funerale è appena terminato.
Non ci sono state molte persone perché qui non la conosceva quasi nessuno. Mi guardo intorno e mi chiedo come gli altri vedano me e mia sorella.
Le orfane.
Non m’importa. Lo siamo da tanto tempo e la morte di mia madre, per quanto straziante, non è come quella di mio padre.
Lui voleva vivere per lui e per noi; mentre mia madre ci ha abbandonate ancora una volta. Adesso siamo nel prato di fronte casa mia. Abbiamo seppellito la mamma nello stesso cimitero in cui si trova papà ma non vicino a lui.
Osservo Ryan mano nella mano con Marta, Alessio con la sua famiglia, Chiara e Marco, Greta e Giuseppe e qualche altro conoscente, di cui non ricordo neanche il nome.
Il cielo oggi è di un azzurro intenso e non vi è neanche una nuvola all’orizzonte. Qualche gabbiano svolazza su nel cielo e altri uccellini, di cui non conosco il nome, cinguettano tra gli alberi.
«Come stai?».
Mi volto riconoscendo immediatamente la voce e il cuore inizia a battere più veloce.
«Come dovrei stare?» ribatto alterata.
«Non sapevo cosa dirti e questa mi è sembrata la domanda giusta. Mi preoccupo per te. Lo farò sempre».
«Non dire stupidaggini anche oggi, ti prego». Mi allontano dal gruppo perché non voglio che gli altri sentano i nostri discorsi, anche se non credo che saranno molto costruttivi.
«Non sono stupidaggini. Sai benissimo quanto tengo a te e mi dispiace che le cose siano andate così. Non avrei mai voluto farti del male. Non sempre quello che vuoi è possibile averlo».
«Ryan sei un vero stronzo! Tu mi volevi, io ti volevo… tu hai preferito andare a letto con Marta! Quindi non venirmi a dire che quello che si vuole non si può avere. Torna da lei, ti prego. E questa volta per sempre. Non voglio più saperne di te. Ti amo così tanto che sto male. Il dolore che provo nel vederti con lei, nel saperti nel suo letto mi distrugge.
Ed io non voglio questo tipo di amore. Voglio una persona che mi ami sempre e in qualunque situazione. Desidero un uomo che veda solo me, anche se dovessi sbagliare. Voglio un uomo che mi desideri ogni giorno e che mi rispetti sempre. Ho capito che quella persona non saresti mai potuta essere tu, altrimenti non mi avresti fatto tutto questo. Io ho sbagliato tanto, è vero, ma tu mi hai ferita, calpestata, annientata. Ti avrei dato tutto il mio amore, il mio cuore, me stessa. Non chiedevo tanto, mi sembra. Avrei voluto te al mio fianco, ma tu sei stato così debole da cadere in tentazione» gli dico confessandogli tutto il mio dolore e i miei desideri.
Lui rimane a fissarmi senza dire niente.
Sento il suo sguardo che mi penetra fin dentro l’anima. Oh Ryan… perché mi hai fatto questo?
«Mi odio per questo, credimi. Mi detesto per essere stato debole, ma ti giuro che sarò sempre al tuo fianco per qualunque cosa. Ti proteggerò comunque perché ti amo anch’io» mormora lui avvicinandosi lentamente verso di me.
«Mi ami?»
Annuisce guardandomi con i suoi occhi verdi, così enigmatici e meravigliosi.
«Tieni a me, ma non mi ami. Tu stai con Marta quindi ami lei. Hai sempre amato più lei, ma sto cercando di accettarlo, davvero. Sto provando a ricostruire la mia vita e per prima cosa devo cercare di eliminare l’idea di noi due insieme, perché non avverrà mai. E per quanto riguarda il tuo voler essermi amico… adesso non credo di riuscirci. Magari tra qualche mese, quando il dolore di non averti al mio fianco si affievolirà. Il non avervi in giro per casa mi aiuterà tantissimo» farfuglio spostandomi più indietro.
«Sì, lo capisco. Ce ne andremo dopodomani, non temere. Non ti farò mai più del male. L’unica cosa che desidero è la tua felicità e ti auguro di riuscire a dimenticarmi. Spero tu possa trovare un ragazzo che ti ami proprio come vuoi tu, anche se mi secca ammetterlo, ma tu l’hai già trovato, solo che non te ne rendi conto. Guardati intorno Martina. C’è una persona che ti ama proprio nel modo in cui tu desideri e nonostante tu l’abbia fatto soffrire, lui è sempre stato accanto a te. Pensaci Martina» mi dice Ryan facendomi riflettere.
Si riferisce ad Alessio, ma non capisco come possa sapere tutte queste cose.
 «Hai parlato con Ale?» chiedo perplessa mentre cerco di scorgere la figura del mio migliore amico. Lo vedo con il viso triste mentre parla con Chiara.
«Sì. Lui ti ama davvero Martina. Mi rifiutavo di crederci perché ti volevo tutta per me, ma parlando con lui, anche se per poco, ho capito che è colui che tu dovresti amare perché fidati farebbe di tutto per te, perfino darmi due pungi» confessa sorridendo a malapena.
«Beh te li meritavi» blatero facendogli la linguaccia.
In questo momento sto soffrendo, ma sono sempre stata una ragazza positiva ed è per questo che sono sicura che andrà tutto bene.
Tutto si risolverà.
«In effetti sì» mormora ritornando subito serio.
Rimaniamo in silenzio per un tempo che sembra indefinibile. «Mi dispiace per tua madre» mormora spezzando l’atmosfera che si era creata.  
«Non ho avuto neanche il tempo di conoscerla. Greta ed io le avevamo fatto una scenata prima e mi sento in colpa».
«Non è colpa tua. Tua madre si è voluta togliere la vita. L’avrebbe fatto comunque e nessuno può giudicarvi. Si è presentata così, senza un motivo, incasinando ancora di più le vostre vite. Non è facile perdonare e non vi biasimo per la vostra scelta».
Lo guardo e annuisco poco convinta.
In cuor mio so che ha ragione, ma una piccolissima parte di me si sentirà sempre in colpa.
Ripenso alla scena di mia madre a terra priva di vita e lacrime amare rigano il mio viso.
«Oh piccola» sussurra Ryan mentre mi afferra per poi stringermi forte tra le sue braccia.
Mi coglie di sorpresa, ma io non mi allontano. Ho davvero bisogno di un abbraccio e di qualcuno che mi consoli.
Inspiro il suo profumo così inebriante e sorrido teneramente. Lo stringo anch’io, con il cuore che mi batte forte.
«Stai tranquilla. Non farò mai più qualcosa che ti possa ferire. Te lo giuro» mormora tra i miei capelli.
Annuisco e lo ringrazio.
«C’è qualcuno che vorrebbe essere al mio posto adesso» continua a dirmi. Alzo lo sguardo e scorgo Alessio guardarci con aria pensierosa. Sicuramente starà pensando che siamo ritornati insieme. Devo assolutamente andare da lui.
«Sì, hai ragione. Grazie per le tue parole» dico a Ryan staccandomi dal suo abbraccio.
Annuisce e mi lascia andare. «A presto» farfuglio a bassa voce.
Mi avvicino a passo lento verso Alessio, che è seduto su di una panchina. Si tiene la testa tra le mani. Sento il cuore incrinarsi nel vedere il mio migliore amico stare male per colpa mia.
«Ehi» mormoro sedendomi accanto a lui.
Alzo lo sguardo e mi fissa per due minuti abbondanti. «Che ci fai qui? Dovresti stare con il tuo ragazzo» blatera serio.
«Non ho un ragazzo. Quello che hai visto prima… l’abbraccio, intendo…»
«Per favore Martina. Non infierire» mi blocca mentre sto parlando. Scuoto la testa e mi faccio forza.
«Fammi finire. Non ho più intenzione di farti male. Quello che hai visto prima non è stato niente. Ryan ed io non stiamo insieme. Non accadrà mai. Lui adesso è fidanzato con Marta e mi ha abbracciato solamente perché stavo piangendo. Mi ha consolata, ma mi ha parlato anche di te» confesso facendolo rimanere di stucco.
Alza lo sguardo e mi guarda con i suoi grandi occhi neri. «Cosa ti ha detto quel bastardo?» mi chiede quasi con voce tremante.
«Mi ha detto che l’uomo che dovrei amare sei tu. Mi ha suggerito di guardarmi intorno perché lui non mi darà mai quello che voglio. Alessio… ti ho ferito tanto e non merito il tuo perdono e neanche il tuo amore» mormoro guardando in basso. Piccole formiche camminano in fila, aiutandosi l un l’altra a trasportare una mollica di pane.
«Ti ho già perdonata. Ti amo Martina più di ogni altra cosa al mondo e se mi darai l’opportunità, te lo dimostrerò e ti farò dimenticare l’inglese. So che non sarà facile, ma ce la faremo insieme se tu vorrai» sussurra ed il mio cuore batte all’impazzata. Credo che alla fine di questa giornata mi verrà un infarto.
«Davvero faresti questo per me? Sei disposto ad aspettare che io dimentichi Ryan? E se non ci riuscissi?» gli chiedo perplessa.
«Non lo dimenticherai mai Martina. Ti chiedo solamente di provarci».
«Non so. Ho paura di farti soffrire ancora».
«Io ferirò te e tu farai altrettanto con me, ma l’amore è anche questo. Continua a provarci sempre. L’amore è una sfida contro l’altra persona e anche contro se stessi. Io sono pronto a donarti tutto di me e tu?».
Ci penso un attimo non sapendo bene come rispondere, per non essere sgarbata.
«Non sono pronta del tutto, ma voglio provarci».
 
 

 
 
******
 
 
Buon pomeriggio <3
Molte di voi mi odieranno e molte mi ameranno.
Ognuna di voi tifa per una persona.
C’è chi è team Alessio, chi team Ryan.
Martina sta cercando di ritrovare se stessa e credo proprio che ci stia riuscendo.
Laura(Kim) che mi dici? Ti sto facendo cambiare idea su Martina o ancora la odi?
Succedono tante cose in questo capitolo e spero che non sia troppo pieno xD
Posso dirvi che la storia sta giungendo al termine.
Credo che manchino 5/6 capitoli circa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un abbraccio <3
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** *Fiducia e paura vanno di pari passo* ***


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Hurt Lovers
 
*Fiducia e paura vanno di pari passo*
 
-ventesimo capitolo-
 


 
 
La fiducia è difficile da dare ed è altrettanto complicata da ricevere.
Quando qualcosa o qualcuno ci illude, viviamo nella costante paura di essere delusi ancora e ancora. L’unico pensiero è questo; e non importa se accanto a te hai persone che ti vogliono bene e che ti incitano ad essere felice perche non le stai a sentire. T’importa solo di quello che ti opprime dentro.
Ti senti sprofondare negli abissi più profondi e anche se vedi da lontano una piccola luce, un piccolo spiraglio di speranza e ti aggrappi con tutte le forze per raggiungerlo, non ci riesci perché ricadi sempre nella paura.
Paura di soffrire;
Paura di un’altra delusione;
Paura di ricominciare tutto dall’inizio;
Paura di non essere felice di nuovo.
Ho sempre pensato che la mia vita sarebbe stata diversa. Da piccole, noi bambine, sogniamo il principe azzurro che viene, con il suo cavallo bianco, a prenderci per portarci nel suo castello. Quando cresci, invece, capisci che non succederà mai.
Le favole, le principesse, i principi non esistono.
Esiste solo la dura realtà e cioè che devi lottare per la tua felicità. Non puoi aspettare un mondo tutte rose e fiori, perché anche le rose appassiscono.
Il futuro lo creiamo noi stessi. Siamo noi gli artefici di tutto e basta un piccolo errore per mandare in aria tutto quello che di buono c’era.
Mi bazzica in mente una frase di Eleanor Roosevelt che dice: “Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni” .
Ha ragione. Dobbiamo cercare di credere nei nostri sogni e non aver paura di affrontare tutte le difficoltà che s’incontrano prima di raggiungere il traguardo.
La vita è piena di ostacoli e sta a noi saltarli senza cadere o scappare via.
Per questo motivo ho deciso di dare un’opportunità alla mia storia con Alessio ed è per questo che sto lottando con le unghie e con i denti per dimenticare Ryan.
Dal giorno del funerale sono trascorse esattamente tre settimane. La vita di tutti ha ricominciato a scorrere normalmente, infatti, mia sorella ha ripreso l’università, Ryan e Marta, che adesso non vivono più sotto il mio stesso tetto, continuano a stare insieme in albergo e Alessio ha iniziato a lavorare al bar con suo padre.
Sono state settimane difficili, sotto molti punti di vista, ma voglio farcela.
Ho spedito vari curriculum in molti negozi della zona e nel frattempo mi dedico a me stessa.
Ho iniziato a correre la mattina per ritornare in forma e devo dire che sta funzionando benissimo.
Mi sforzo di non pensare a Ryan, ma mentirei se dicessi che l’ho completamente dimenticato.
Alessio lo sa e stiamo cercando di affrontare questa situazione insieme. Stiamo iniziando il nostro percorso e ne sono davvero felice. Si sta dimostrando il ragazzo dolce e premuroso che è sempre stato. Ha bisogno di tempo anche lui per riavere completamente fiducia in me, ma non ho obiettato perché ha pienamente ragione. Sto cercando di non correre per non rischiare di lasciare le cose a metà, credendo di averle superate.
«Ciao!» esclama Chiara entrando in camera mia, facendomi spaventare.
«Scema! Mi hai fatto morire dalla paura. Non potevi bussare?» la aggredisco anche se sto per scoppiare a ridere.
«Esagerata!» brontola la mia amica.
Rido mentre lei si accomoda sul letto accanto a me. «Novità?» mi domanda lievemente preoccupata.
«In realtà sì» mormoro pensierosa.
«Cos’aspetti per dirmi tutto?»
«Io sono esagerata ma tu non hai proprio pazienza» le dico sorridendo. «Bene. Non sono incinta. Oggi mi è arrivato il ciclo».
La mia amica sospira di sollievo e mi abbraccia. «Oh Martina! So che sarebbe stata una bellissima cosa, ma non sei pronta e non era il caso, ecco. Un figlio da Ryan è l’ultima cosa di cui hai bisogno adesso».
«Sì, hai ragione. Però ero pronta Chiara. Se fosse stato positivo, io l’avrei tenuto».
«Piccola saggia Martina. Ti voglio bene» sussurra la mia amica con le lacrime agli occhi.
«Ti voglio bene anch’io».
Rimaniamo abbracciate per qualche istante poi Chiara si stacca da me.
«Alessio lo sa? Come stanno andando le cose tra di voi?».
«Sì, lo sa e ha reagito come te e me insieme. È contento che io non aspetti un figlio da Ryan, ma non ha negato che se fosse stato positivo mi avrebbe aiutata. Sono davvero fortunata Chiara. Che cosa potrei volere di più?» le chiedo sorridendo come un ebete.
«Finalmente la ruota gira anche per te. Sono felicissima!».
«Grazie. E tu? Che mi racconti?»
La vedo scurirsi in viso e mangiucchiarsi le unghie. «Non so come dirtelo» bofonchia dispiaciuta.
Aggrotto le sopracciglia non sapendo cosa pensare. «Parla Chiara!» le ordino, spostandomi in modo da averla di fronte. Incrocio le gambe e aspetto che parli.
«Daniele mi ha chiesto di andare a vivere con lui».
La guardo non sapendo cosa dire.
«Ma non stava con Denise? Non mi hai detto niente della vostra relazione. Oddio, Chiara! È bellissimo!» sbotto abbracciandola con una tale veemenza che cadiamo entrambe indietro.
«Hai avuto tanti problemi e non mi andava di romperti le scatole. Stava con lei, ma l’ha lasciata per me. In queste settimane ci siamo sentiti in pratica ogni giorno, a qualsiasi ora. Ci siamo visti su Skype tantissime volte e mi sono innamorata di lui. La verità è che mi manca e voglio rivederlo più di ogni altra cosa al modo. Mi capisci? Non voglio lasciarti qui da sola, ma ho bisogno di averlo con me. Lui ha il suo lavoro a Napoli e non può lasciarlo, mentre io qui non ho nulla, a parte la mia famiglia e te» confessa la mia amica mentre si mordicchia le labbra.
«Chiara io ti voglio bene e non ti nego che mi mancherai tantissimo. Mi hai aiutata più di ogni altra persona e ti ringrazio profondamente. Sono stata un’egoista perché non ti ho lasciato spazio, ma sappi che ci sono e ci sarò sempre per te. Devi andare! Non aspettare neanche un altro secondo. Ogni attimo senza di lui è sprecato. Devi correre dall’amore della tua vita, stringerlo forte e non farlo scappare mai. Sbaglierete, litigherete come tutte le coppie ma ce la farete. Vi auguro il meglio amica mia e poi non sarai così lontana. Verrò appena potrò sia da te sia da Elisa. Siete le mie due migliori amiche e voglio solo il meglio per voi perciò non preoccuparti per me. Vai e sii felice» le dico sinceramente contenta ed emozionata per il grande passo che si accinge a compiere.
«Grazie amica mia. Grazie di cuore per le tue bellissime parole» mormora con le lacrime agli occhi.
Rimaniamo in silenzio qualche minuto fin quando qualcuno non suona il campanello di casa mia.
«Vado a vedere chi è» borbotto alzandomi svogliatamente.
Sono le dieci del mattino e non idea di chi possa essere. Alessio è a lavoro e Greta è all’università.
Scarto l’ipotesi di Ryan perché non avrebbe motivo di venire qua, mentre penso possa essere Marta.
Vorrei non aprire il portone, ma quando il campanello suona una seconda volta, trovo il coraggio necessario e spalanco il portone.
«Ciao» dice a gran voce la donna davanti a me. Immaginavo giusto; Marta è proprio qui davanti a me. Indossa un paio di jeans color lavanda ed una camicetta bianca. Anche se siamo nemiche adesso, la considero una bellissima donna. Peccato non basti questo a rendermela meno odiosa in questo momento.
«Ciao. Che vuoi?» blatero incrociando le braccia al petto.
«Ho lasciato gli ultimi scatoloni nella mia camera. Posso prenderli?» mi chiede guardandomi dritto negli occhi.
«Sì, entra».
La faccio passare avanti e la seguo fino al piano di sopra. «Non c’è bisogno che mi segui come un cagnolino Martina. Non ho intenzione di rubarti niente».
«Sicura? Non si direbbe. Mi hai già rubato qualcosa, anzi qualcuno» le dico con astio. Mi guarda furiosa e scioccata, come se non si aspettasse quelle parole.
È arrivato il momento di dirle ciò che penso di lei e di tutta questa situazione in modo da chiuderla definitivamente.
Nel frattempo noto Chiara, attirata sicuramente dai toni accesi, nel corridoio che si gusta la scena. La vedo aggrottare le sopracciglia perché al 100% non ha sentito l’inizio della conversazione. Annuisco come per dirle che è arrivato il momento di parlare. La mia amica ricambia il gesto e rimane appoggiata allo stipite della porta. Marta non si scompone vedendola che ci osserva e inizia a parlare.
«Martina so che sei ferita, ma devi capire che tra me e lui c’era qualcosa già da prima».
«E tu sapevi che io ero follemente innamorata di lui e che tra noi c’era qualcosa. Come hai potuto approfittare della mia assenza per stuzzicarlo?» quasi urlo mentre le porgo queste domande.
Mi avvicino di più a lei quasi a sfidarla. Abbiamo la stessa altezza quindi siamo alla pari. Vorrei prenderla dai capelli e farle del male. Non sono mai stata una ragazza aggressiva, ma lei mi ha distrutta, ferita nel profondo del cuore e sono così delusa e arrabbiata che vorrei vederla soffrire.
«Io ero innamorata di lui Martina! Vi ho visto in atteggiamenti intimi e non puoi sapere quanto ho sofferto. Sapere che siete stati a letto insieme e che lui provava qualcosa per te mi ha annientato. Sono stata offuscata dall’odio e dal volerlo tutto per me. Quando tu sei partita, lui stava male per la lontananza e ne parlava con me. Siamo stati a Londra e poi a Milano. Questa esperienza ci ha uniti e la cosa buffa è che devo tutto a te, mia cara! Se tu non fossi partita, noi non ci saremmo riuniti. È solo colpa tua! Lui provava qualcosa per te, questo non posso negarlo e non credo che tu gli sia indifferente. Stiamo affrontando questo percorso insieme, come tu lo stai facendo con Alessio.
Ci siamo fatti tutti abbastanza male quindi direi di non rendere le cose più difficili di quanto siano. Io ti ho perdonata in fin dei conti. Spero che un giorno anche tu ci riuscirai Martina».
È tutta colpa tua. Queste quattro parole hanno avuto l’effetto di un boomerang al cuore. Marta ha ragione, ma non credevo potesse succedere tutto ciò.
«Invece ti capisco Marta! Come puoi dirmi che non posso comprendere come tu ti sia sentita quando nelle ultime settimane non ho fatto altro che vedervi insieme, mano nella mano? Come fai a essere così egoista? Dopo tutto io ti volevo bene e mi fidavo di te ciecamente. Ti abbiamo accolta in casa nostra come se fossi una seconda mamma e tu mi hai tradita. Non ho parole, credimi, per dirti quanto tu mi abbia delusa. E no, non ti perdonerò tanto facilmente. Sto anch’io affrontando un percorso con Alessio, è vero, ma non dimenticherò mai Ryan come lui non potrà mai cancellarmi dal suo cuore» le dico con tono cattivo.
«Resta il fatto che lui sposerà me e non te» sputa velenosa la donna di fronte a me.
«Cosa?» chiedo allibita, con il cuore che batte all’impazzata.
«Ci sposiamo tra qualche mese Martina. Mi dispiace che tu l’abbia saputo così, ma è la verità. Lui non è riuscito ad affrontarti, ma io sì, perciò adesso lo sai».
Le gambe mi cedono per la notizia che ho appena ricevuto e sono costretta ad appoggiarmi al muro. La mia amica corre da me e mi sorregge con le braccia. Non vorrei darle tutte questa soddisfazione, ma non posso non reagire così.
«Complimenti Marta. Hai ottenuto quello che volevi. Tu e Ryan siete due vigliacchi schifosi. Siete due traditori e vi siete proprio scelti. Siete uguali e meritate di stare insieme. Non ti credevo così Marta» sbraita Chiara quasi con gli occhi fuori dalle orbite.
Marta non dice niente. Rimane a fissarmi, quasi contenta di vedermi in questo stato.
Per quanto io mi sforzi di dimenticare il sentimento che provo per lui, non ci riesco. Com’è possibile che lui le abbia chiesto di sposarlo così velocemente? Com’è possibile che mi abbia dimenticata così facilmente?
E poi capisco.
Noto la mano di Marta appoggiata sul ventre e sento il cuore incrinarsi ogni minuto sempre di più.
«Tu sei… sei incinta?» le chiedo con il cuore in gola.
Aspetto in trepidante attesa la risposta. Lei mi guarda e dopo qualche istante pronuncia un'unica parola, la quale mi fa scoppiare a piangere tra le braccia della mia migliore amica.
«Sì».
 
Sono tra le braccia di Alessio, in uno stato pietoso e con gli occhi che mi bruciano. Non ho detto una parola da quando Marta se n’è andata lasciandomi vuota e annientata ancora una volta. Chiara è rimasta con me fin quando non è arrivato Ale, ma non sono riuscita a parlare neanche con lei. Ripenso a Marta e alla sua confessione. Quando se n’è andata, mi ha guardata senza dire una parola portando con se quell’ultimo spiraglio di speranza. Ryan presto diventerà papà e non sono io la mamma.
Ryan presto diventerà il marito di Marta e non il mio.
L’ho perso per sempre e non riesco a farmene una ragione. Come posso spiegare ad Alessio tutto ciò senza farlo soffrire? Come posso dimenticare Ryan?
È come un pezzo del mio corpo a cui non posso fare a meno.
«Martina che è successo?» mormora mentre mi accarezza i capelli dolcemente. Ho la testa appoggiata sulle sue gambe, mentre ho il corpo raggomitolato su se stesso come se volesse proteggersi dalla cattiveria e da questa situazione che mi circonda.
Scuoto la testa e un singhiozzo sfugge al mio controllo.
«Mi stai facendo preoccupare. Sono qui da un’ora e non hai detto neanche una parola. Che diavolo è successo? Lo sai che puoi dirmi tutto. Te ne prego. Mi si spezza il cuore a vederti così. Parlami. Dì qualcosa Martina!» sussurra con tono triste.
«Ti si spezzerebbe ancora di più se sapessi cosa mi tormenta» gracchio con voce stridula.
«Qualunque cosa la affronteremo insieme. Sappiamo che non sarà facile, ma abbiamo promesso di rimanere uniti. Martina io ti amo più della mia stessa vita e sapere che quel lurido, perché sono sicuro si tratta di lui, ti stia facendo questo mi distrugge».
«Oh Ale… io non merito il tuo amore».
«Lascia decidere a me».
Annuisco poco convinta e mi dico che questo è il momento giusto per confessargli tutta la verità.
«Oggi ho avuto una discussione con Marta. Abbiamo chiarito alcuni punti e alla fine mi ha detto che si sposano» mormoro tutto d’un fiato.
Alessio rimane impassibile, infatti, non smette di accarezzarmi.
«E tu come l’hai presa?»
«Male, ma non è tutto» sospiro sommessamente mentre i miei muscoli s’irrigidiscono per il nervosismo. Lui aspetta pazientemente che io mi decida a parlare. Sa che quello che sto per pronunciare è la ragione per la quale mi ha trovato in questo stato disastrato.
«Marta è incinta. Aspettano un bambino» pronuncio non riuscendo a fermare le lacrime.
«Martina, amore mio, so che per te non è facile, ma non devi stare così male. Lui ha fatto la sua scelta, che è quella di vivere con un’altra donna. In qualche modo lui sarà felice. Perché devi continuare a distruggere la tua vita? Non ti merita Martina. Non merita il tuo amore e le tue lacrime. Lascialo andare Martina, te ne prego. Lascialo andare via dal tuo cuore. Sii felice insieme a me e dimenticalo» sussurra Alessio ed io continuo a piangere.
«Non è facile per niente e non dovrei parlarne con te».
«In effetti è una situazione fuori dal comune, ma resta il fatto che fino a qualche mese fa ero il tuo migliore amico. Ti conosco e so che non lo fai per ferirmi. Hai bisogno di aiuto ed io sono qui per questo» mormora dolcemente mentre mi solleva. Mi abbraccia così intensamente che mi toglie il respiro.
Alessio è qui per me e lo sarà per sempre.
Ryan mi ha distrutta, mentre Alessio mi ha sempre amato.
In questo istante, come per miracolo, capisco di dovere dare una possibilità concreta alla mia storia con Ale.
Capisco che lo amo anch’io nel momento in cui le sue labbra si appoggiano sulle mie. In breve tempo, colti da un’improvvisa urgenza di appartenerci, diventiamo un unico essere, entrambi consapevoli che solo insieme possiamo superare questa situazione.
 
 
*******
 
 
 
Grazie a chi ancora è qui con me a leggere la storia di Martina, Alessio, Ryan, Marta e compagnia bella.
Hurt Lovers non doveva andare così, ma ormai quel che fatto è fatto.
Non avrei voluto impiegare tanto tempo a scriverla, ma ormai il danno è fatto.
Sta volgendo al termine ormai. Mancano proprio pochi capitoli, forse tre più l’epilogo( che ho già scritto).
Immaginavate Marta e Ryan genitori? Eheheh…
Martina sta lottando con tutte le sue forze per dimenticare Ryan ma non è facile.
Marta è sempre più stronza u.u la odio.
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto :*
Un abbraccio grande a tutti voi che seguite Hurt Lovers <3  
 
 
 

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Capitolo 22
*** *Non è troppo tardi per essere felici* ***


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Hurt Lovers
 
“Non è troppo tardi per essere felici”
 
 

A Roberta, la mia lei. 
Spero di riuscire a farti sorridere. 
Ti voglio bene. 
 



Nuovo giorno, nuove speranze.
Chi disse questa frase era proprio un illuso. Ogni giorno è sempre identico a quello precedente; gli anni, i mesi, le ore trascorrono inesorabilmente. Ogni giorno dischiudo gli occhi lentamente come se mi aspettassi di essere in un altro posto; una sorta di vana speranza.
Ogni mattina mi alzo dal letto e spero in qualcosa di positivo, ma questo non avviene praticamente mai.
I miei occhi guardano gli stessi mobili, lo stesso panorama, mentre i miei piedi appoggiano sempre sullo stesso freddo pavimento. Sono intrappolata in questa stanza, in questa casa che ha ospitato varie persone e che ha visto ogni genere di situazione, dalle più buffe come quella volta che Greta si è vestita da uomo per imitare Giuseppe, alle più disperate come la morte di mio padre o i miei pianti.
Beh, di quest’ultimi ne ha visti fin troppi.
Appoggio un piede a terra e rabbrividisco.
Siamo in autunno inoltrato e il tempo non è dei migliori. Il sole compare solo un’ora al giorno, mentre la pioggia è la nostra compagna di avventure, non che ne stiamo vivendo.
Greta esce presto di casa la mattina ed io mi ritrovo da sola.
Odio stare sola con me stessa perché non faccio altro che pensare a tutto il casino dei mesi precedenti.
È trascorso quasi un mese dalla mia conversazione con Marta, riguardo la sua gravidanza e il suo matrimonio con Ryan.
Ho saputo da fonte certe che si sposeranno tra una settimana, perché non vogliono che si veda la pancia.
Inghiottisco l’ennesimo boccone amaro ripensando a tutto ciò, anche se ho deciso di non voltarmi più indietro.
Chiara, che è partita qualche settimana fa, mi ha fatto chiaramente capire che non posso lasciarmi questa situazione alle spalle se prima non parlo per l’ultima volta con Ryan, in modo da chiudere definitivamente questo capitolo della mia vita.
Sicuramente ha ragione, ma per adesso non ci riesco proprio.
Il bip del mio cellulare mi riporta alla realtà e ringrazio chiunque mi abbia appena mandato il messaggio. Sbircio sul display e sorrido leggendo il nome di Alessio. E chi sarebbe potuto essere altrimenti?
È sempre lui che mi salva dalle situazioni più difficili ed è sempre lui che mi fa tornare il sorriso da qualche mese a questa parte.
Avevo stilato un programma per la giornata che mi aspetta che prevedeva jogging tra qualche minuto, doccia, pulizie e un buon libro da leggere, ma il messaggio di Alessio mi ha sconvolto i piani. Mi aspetta tra mezzora al bar all’angolo della strada.
Purtroppo nonostante io abbia mandato un’infinità di curriculum non ho ricevuto risposta da nessuno. Mi avvilisce non riuscire a trovare uno stralcio di lavoro. Occupando metà giornata non avrei tempo per pensare e sarebbe una cosa abbastanza positiva per la mia salute mentale.
Mi chiedo come la vita di una persona possa cambiare in pochi mesi.
Mi chiedo se ci sia un perché a tutto ciò e cosa potrei guadagnare da tutto il dolore passato.
Mi domando il perché abbia dovuto perdere entrambi i genitori così giovane e cos’abbia fatto di male per rimanere da sola.
Sono giovane e ho tutta la vita davanti, questo è quello che continuano a ripetermi tutti e lo so, sinceramente lo so, ma comunque non riesco a farmene una ragione.
Dicono che dietro il dolore si nasconda il bene, ma io ancora non lo vedo. Sono all’interno di un tunnel buio e insidioso e non riesco a scorgere uno spiraglio di luce. Un qualcosa che mi faccia credere che tutto è ancora possibile, che non mi faccia cadere ancora più in basso.
Sarà Alessio e la sua straordinaria voglia di vivere? Alessio con gli occhi dolci e il sorriso più bello che io abbia mai visto?
Alessio e il suo amore incondizionato per me? Sarà lui, credo di sì. Non mi resta che appigliarmi a lui e lasciarmi sorreggere.
Sono arrivata ad un punto di non ritorno. O mi fido ciecamente di lui e delle sue parole o lo lascio andare via per sempre.
Posso essere così egoista da non riuscire a mandarlo via? Ho bisogno di lui come l’aria, come l’acqua.
Ho bisogno di sentirmi protetta e amata e chiaramente Ryan non era la persona giusta.
Alessio, invece, è il mio migliore amico, la mia persona.
Scuoto la testa e cerco di non piangere.
Una delle cose che odio profondamente di me è il fatto di essere così sensibile. Piango sempre e per tutto, ma non riesco a fermarmi.  Piango anche quando guardo “C’è posta per te” il sabato sera; sono un caso davvero disperato.
Ryan mi prendeva sempre in giro e poi… mi abbracciava. Ok, stop!
Devo sbrigarmi se non voglio arrivare tardi all’appuntamento con Ale.
Mi lavo, mi vesto indossando le prime cose che afferro dalla sedia ed esco avvolgendo il corpo nel giubbotto.
La gente intorno a me mi fissa in continuazione. “La povera ragazza che ha visto sua madre morire. La povera ragazza che stava con l’inglese, il quale adesso sta con la matrigna della ragazza.” Già immagino le voci che girano per il quartiere.
Abbasso lo sguardo, infilo le cuffie e cammino senza guardare nessuno.  Quando alzo la testa per attraversare la strada  mi immobilizzo.
Ora, voglio dire, quante possibilità ci sono di incontrare proprio Ryan e Marta insieme?
Mi maledico mentalmente per essere uscita proprio stamattina.
Li vedo camminare mano nella mano e sorridere come una qualsiasi coppia felice.
Il cuore mi si blocca per un secondo e mi fermo a riprendere fiato.
Ho le lacrime agli occhi, ma cerco di mantenere un atteggiamento serio. Mi nascondo in ginocchio dietro una macchina, mi alzo il cappuccio sulla testa e mi ritrovo a guardarli.
Se non fosse che li odio e che vorrei essere io al posto di Marta, direi che sono perfetti per stare insieme. Lui, alto e magro, con i capelli biondo scuro e gli occhi verdi e lei alta, magra, bionda e bella da far paura.
Una coppia perfetta in tutto e per tutto.
Ricaccio indietro le lacrime, scuoto la testa quando li vedo attraversare la strada e salire in macchina, mi alzo in piedi e percorro i pochi metri che mi separano dal bar.
Scorgo Alessio davanti la vetrata del locale e capisco che lui sa. Mi ha vista mentre li guardavo.
«Ehi» mormoro avvicinandomi a lui.
«Ciao» dice solamente scuotendo la testa.
«Senti Ale so che quello che hai visto non ti è piaciuto, ma non potevo incrociare il loro sguardo. Ti prego di non essere arrabbiato. Volevo… volevo solamente guardarli» confesso sedendomi di scatto. Avrei voglia di tornare a casa di corsa, ma non posso abbandonare Alessio qui davanti a tutti e ne tantomeno ho voglia di farlo. Fosse stata un’altra persona avrei trovato una scusa e sarei già a casa, ma non posso e non voglio farlo con lui.
«Non sono arrabbiato però permettimi di rimanerci male. Sono un essere umano, sono un ragazzo la cui fidanzata guarda di nascosto un altro».
Lo fisso e senza dire una parola mi alzo dalla sedia e lo abbraccio. Sì, lo abbraccio qui davanti a tutti. Non m’importa cosa pensa la gente.
Alessio è una persona meravigliosa e sono fortunata ad averlo accanto.
«Hai ragione» gli mormoro all’orecchio «vuoi sapere cosa pensavo mentre li guardavo?» gli chiedo respirando sommessamente.
«No, sto già abbastanza male così».
Scuoto la testa e sorrido.
«No, credo che tu debba saperlo» bisbiglio, mentre mi rimetto a sedere. «All’inizio ci sono rimasta male quando li ho visti, ma quello che ho pensato è che sono perfetti per stare insieme. Non nego che una piccola parte di me sarebbe voluta essere al posto di Marta, ma questo so già che l’avevi capito da solo».
«E quindi Martina?» mi chiede sedendosi a sua volta di fronte a me.
«E quindi Alessio so che tra noi le cose non sono andate bene, ma io sono qua davanti a te. Sono qua con te e non vorrei essere in nessun altro posto. Non posso certo dire di aver dimenticato quel deficiente, ma ci sto provando. E per farlo ho bisogno del tuo supporto e…». Come faccio a dirgli che ho bisogno di parlare con Ryan per lasciarlo andare definitivamente? Quali parole posso usare per non fargli credere altro?
«E scommetto che devi parlare con lui a quattr’occhi» mugugna mentre si mangiucchia l’unghia dell’anulare destro.
«Come hai fatto a capirlo?» gli chiedo seriamente sconvolta.
Gli schiaffeggio la mano in modo che non si mangi più l’unghia. Sorride per il mio gesto e fa spallucce. «Ti conosco meglio di quanto tu creda» mormora afferrandomi la mano per lasciare un piccolo bacio sul palmo.
«Ti farò sapere appena mi decido» gli dico sorridendo. «Grazie» aggiungo ricevendo da parte sua un bacio leggere sulle labbra.
Chiacchieriamo per almeno un’altra ora davanti ad una tazza di cioccolata calda del suo lavoro, di Greta e del Natale, che è alle porte.
Quest’anno sarà un po’ particolare perché saremo da soli. «Se ti va possiamo festeggiarlo insieme» mi chiede Ale, sorprendendomi ancora una volta.
Scuoto la testa. «Dovresti stare con la tua famiglia» mormoro sorridendo. Vorrei averla anch’io una famiglia.
«Tu fai parte della mia vita Martina. Staremo insieme. Ho deciso!» esclama ridendo. «Faremo una bella festa a casa tua e chissà, magari riusciamo a far venire anche Elisa e Chiara con i rispettivi fidanzati» aggiunge, mentre io già penso a quanto potrebbe essere divertente stare tutti insieme.
«Mi sembra un’ottima idea. Spero accettino. Voglio anche Samuel, il mio amico campano. Te lo ricordi? Te ne avevo parlato!».
«Sì, certo. Il fratello di Daniele, il ragazzo di Chiara».
Annuisco e la mia mente viaggia già a quel giorno.
«E come sta Elisa? È da tanto che non ci sentiamo» mi chiede bevendo l’ultimo sorso della sua cioccolata calda.
«Sta bene. All’inizio non si è trovata molto bene a Firenze. Sai com’è… posto nuovo, casa nuova. Adesso si è ambientata e all’università ha conosciuto Giovanni. Da come lo descrive sembra davvero un bravo ragazzo. Non vedo l’ora di conoscerlo».
«Sono contento per lei. È una ragazza dolce e intelligente. Si merita una brava persona».
«Sono d’accordo con te» mormoro.
Parlare con Ale mi fa sentire bene e la cosa più sconcertante è che non ho più pensato a Ryan. Siamo solo io e lui.
«Dobbiamo andare» mi dice Ale toccandomi il braccio.
Mi riscuoto dai miei pensieri e annuisco. «Dai ti accompagno a casa a piedi, ti va?» mi chiede prendendomi la mano.
Annuisco, paga e ci incamminiamo seguendo la strada più lunga. Da sola non la percorro mai perché in una traversa c’è proprio l’hotel di Marta e adesso anche di Ryan e non ci tenevo proprio a incontrarli. Adesso è diverso. Sento che accanto ad Alessio posso superare qualsiasi cosa.
 
 
Ringraziando Dio non li abbiamo visti, anche se non nego di aver sbirciato all’interno dell’hotel quando gli siamo passati davanti.
Era pieno di gente all’ingresso, segno che gli affari vanno bene.
«Tutto bene?» mi chiede il mio accompagnatore.
Lo guardo e sorrido. «Sì, va tutto bene» mormoro guardando avanti, «grazie a te» aggiungo direzionando il mio sguardo verso di lui.
«Come faccio a non amarti?» sospira mentre lo dice, come se volesse trovare un modo per non farlo più.
«Potrei iniziare ad elencarti una sfilza di motivi per cui non dovresti farlo, ma la risposta è solo nel tuo cuore».
«Lo so piccola. So perché ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Sei fondamentale nella mia vita e non rinuncerò mai a te. Lo devi sapere Martina. Continuerò a lottare finché non capirai che possiamo essere felici insieme» confessa prendendomi le mani e facendomi girare verso di lui. «Non è troppo tardi» sussurra teneramente.
Lo guardo negli occhi e non riesco a pronunciare una sola parola.
Mi ha detto delle parole bellissime e mi accorgo, in questo istante, che lo amo tanto anch’io. Dimenticherò Ryan e sarò felice con Alessio.
«Ti amo» mormoro solamente. Mi alzo sulle punte dei piedi e lo bacio.
Per la prima volta nella mia vita mi sento completa, come se tutti i pezzi del puzzle fossero al loro posto.
 


 
**** 
 
      I mesi sono trascorsi anche per me e ogni giorno è uguale a quello precedente.  Le cose in questi mesi non sono andati come me li aspettavo, ma sono passati. Questo è l'importante. 
La storia sta volgendo al termine. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Perdonate il ritardo. 
Alessio, Martina e tutti gli altri vi ringraziano per essere ancora qui ed anche io :D 
Grazia
 

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