Just say it.

di the fly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Valentine's Day ***
Capitolo 2: *** You Look so Fine. ***
Capitolo 3: *** Weapon ***
Capitolo 4: *** Weapon. ***



Capitolo 1
*** Valentine's Day ***


2

 

 

 

 


Just say it.

 

 

 

 

 

 

Tengo molto a questa storia, non so spiegarvi bene il perchè. Ogni parte (in tutto tre) è legata ad una canzone che adoro. Sxo che vi piaccia almeno un pochino anche se è malonconica.

Se potete e volete lasciate un piccolo segno del vostro passaggio.

 

p.s. lo so che ho diverse storie in sospeso, ma purtroppo o per fortuna scirvo seguendo l'ispirazione del momento e questo è quello che ne è uscito recentemente.

p.s. p.s. la canzone che della quale riporto le parole è "Valentine's Day" dei Linkin Park.

a presto. besos.

 

 

 

 

 

Prima parte


Valentine’s day.

 

 

 


“My insides all turned to ash, so slow
And blew away as I collapsed, so cold
A black wind took them away, from sight
And held the darkness over day, that night”

 

Il mio stomaco è perennemente chiuso in una morsa ferrea, inesorabile che morde violentemente con denti affilati e spietati facendomi sussultare ad ogni respiro, lacerandomi dentro. Sento un tale freddo al cuore che temo di non sentirlo più battere da un momento all’altro.Tu mi diresti che in realtà non ha mai battuto davvero e non potrei darti torto. Non ha pulsato mai sul serio finché non sei arrivato tu nella mia vita. Ora sembra che sia stretto da una corda invisibile che si avvolge sempre di più quasi soffocandolo.
Il mio corpo quasi non lo sento più, è come se si fosse ridotto in cenere. L’ ho sentito sbriciolarsi lentamente mentre ti vedevo uscire da quella porta e dalla mia vita. Si è come volatilizzato mentre crollavo a terra ed un gelo dalle spoglie mortali si avvinghiava alle mie membra rendendolo solo un involucro vuoto ed inutile per un’anima tormentata e persa. Non dimenticherò mai i tuoi occhi sbarrati e feriti mentre mi guardavi incastrato fra quei due corpi nudi che seguitavano a muoversi contro di me incuranti o ignari della tua presenza.
Pansy mi ha sempre detto che prima o poi anche io avrei amato e sofferto (almeno quanto lei aveva amato e sofferto per me), ma a me piaceva pensare che le sue fossero solo le parole di una giovane donna ferita nell’orgoglio e nei sentimenti che vedeva scivolare dalle dita quello che credeva essere l’amore della sua vita. Mai avrei pensato che quelle parole si sarebbero avverate, una maledizione pendente come una spada acuminata sulla mia testa pronta a trafiggermi da un momento all’altro. Dovevo evitarlo ad ogni costo, per questo nell’esatto istante in cui ho fiutato il tuo amore ho deciso di scappare, di non lasciarmi intrappolare dalla sua morsa, neanche mi avrebbe sfiorato mi sono detto. Sesso puro e semplice, questo avevo da offrirti e oltre non sarei andato. La perfetta intesa di due corpi fatti per unirsi, per incastrarsi completamente, per eccitarsi a vicenda solo con pochi tocchi sapienti.
Eppure qualcosa cambiò dentro di me. Ti aggiravi per casa mia da meno di un mese e già fra quelle quattro mura non riecheggiavano che tuoi gemiti soltanto, le mie lenzuola non avevano più avvolto nessun altro che non fossi tu. Senza che me ne accorgessi passarono così settimane e settimane. Non mi portavo più a letto qualche corpo sconosciuto senza ritrovarmelo accanto la mattina dopo, come una sorta di collezionista della seduzione, perché c’eri solo tu nel mio letto quando il cielo si oscurava e quando il sole faceva capolino sulle lenzuola. Questo non era da me, nel modo più assoluto, forse è questo che mi ha fatto capire che stavo pian piano oltrepassando quella linea invisibile che mi ero imposto, promesso di non oltrepassare mai.
Possibile che mi stessi innamorando di te?
Immagino di sì, ti guardavo dormire accanto a me, non scappavo a fare una doccia appena dopo aver fatto sesso perché mi piaceva aspettare che il tuo respiro tornasse piano alla normalità per strapparti un bacio e mi perdevo nel verde appagato dei tuoi occhi.
Sintomi, ecco cos’erano e avrei dovuto far scattare l’allarme chiaro e forte nella mia testa, ma andiamo io non potevo essermi innamorato di te. Eri solo più sopportabile di tutti gli amanti che avevo avuto e molto più bravo di sicuro. “Il ragazzo che mi ero scopato più di una sola volta” così potevo definirti, ma una parte di me sapeva benissimo che non era affatto così.
Avrei dovuto fare salti di gioia, sussurrartelo col respiro ancora corto per l’estasi da poco raggiunta fra le tue braccia e invece, ho fatto quel che Draco Malfoy doveva fare per conservare la sua incolumità. Nessuno avrebbe avuto in scacco il mio cuore nemmeno tu.
La mia mente malata aveva architettato le cose in grande e in ogni dettaglio, non sarebbe bastato solo un altro uomo nel mio letto per farti fuggire via perché avresti pensato che preferivo lui a te, che lui avesse qualcosa che tu non potevi darmi. No, dovevo dimostrarti che i sentimenti o una qualche loro remota parvenza non c’entravano nulla. Dovevo provarti che era solo una questione di sesso, che io non ero affatto cambiato, che l’unica cosa che mi interessava era scopare chiunque avessi voglia, anche più di uno solo nello stesso momento e non solo te. Dannazione ci sono riuscito alla perfezione. Quella frase poi era stata la ciliegina sulla torta: “Vuoi unirti al terzetto?” .
Il mio piano geniale aveva fatto centro, hai afferrato pochi indumenti rinchiudendoli frettolosamente e rabbiosamente in un baule e te ne sei andato.
Chi ero io per trattenerti ancora al mio fianco? Non sarei cambiato per nulla e nessuno al mondo te l’ho detto non so quante volte, ma tu ostinato mi sei rimasto accanto sperando segretamente che il mio cuore facesse capolino fra i cumuli di spazzatura ammassati nel mio petto, sgominando per incontrare finalmente il tuo. No Harry, non potevo tenerti legato a me facendoti vivere in una costante illusione. Tu meritavi una concretezza ed una sicurezza che io non potevo, non volevo darti. Mi sentivo così al sicuro dall’alto della mia inespugnabile fortezza di insensibilità. Non appena qualcuno tentava di oltrepassare le mura lo scaraventavo giù e ho fatto lo stesso con te. Quindi eccomi qui, ce l’ho fatta, e non mi sono mai sentito così male in vita mia.
Ironia della sorte.
Quando finalmente sono riuscito ad allontanarti da me e dalla mia cattiva e molesta influenza, proprio allora mi sono reso conto che avrei dato qualsiasi cosa per farti tornare da me. Che mi sarei rivoltato come un calzino, avrei cambiato ogni parte del mio fottutissimo carattere orgoglioso, fiero ed irrimediabilmente stupido per riaverti con me.
C’era un vento tremendo quel giorno, ancora me lo sento nelle ossa, ululava con rumore di tuono soffiando con sovrumana forza e una pioggia feroce cadeva obliqua e tagliente, ma sei fuggito lo stesso da me trascinato via da quel vento nero che ti ha strappato dalla mia vista. Le tenebre che infestano questa stanza sono la mia unica compagnia, per me è sempre notte, una notte insonne, che non porta né riposo né oblio, ma solo una costante ansia che alimenta invano le mie speranze.

“And the clouds above move closer
Looking so dissatisfied
But the heartless wind kept blowing, blowing”


Il cielo è plumbeo e carico di nuvole minacciose che ancora non hanno svuotato il loro contenuto, vorticano nell’aria insoddisfatte assorbendo e soffocando ogni timido raggio di sole che cerca uno spiraglio per liberare la propria luce chiara e tiepida.
C’è ancora un vento allucinante che soffia malevolo, costante, sibilando fuori dalla mia finestra e nella mia testa. La gente per le strade cammina insicura alzandosi il bavero del cappotto sul viso per proteggerlo dalla sua affilata furia. Ho osservato l’andirivieni dei passanti per tutta la mattina restando ostinatamente seduto alla finestra. Vedo una coppia avanzare lenta sul marciapiede sotto di me, la ragazza si stringe forte al suo innamorato lasciandosi guidare docilmente nel passo, i loro corpi proiettano quasi un’unica ombra che tremola debole sull’asfalto.
La mano destra della giovane donna bionda stringe il lungo gambo di una rosa rossa, tenero pegno d’amore regalatole dal suo compagno per questa assurda ed inutile festività. Qualche petalo scarlatto viene strappato via dal bocciolo per prendere a volteggiare nell’aria sospinto e travolto dal vento senza una meta. Spinti in alto e poi in basso senza mai toccare terra, senza mai raggiungere una quiete rassicurante. Mi sento così terribilmente simile a quei petali colorati. Costantemente legato solo per qualche illusorio istante ad un volto diverso per poi fuggire via.
Mi stringo nelle spalle, le mie mani si aggrappano alla lana scura del maglione affondandovi dentro nervose in un abbraccio che non mi dà nessun calore, nessun sollievo perché non sono le tue braccia a darmelo. Un brivido più forte mi scuote stavolta e, sebbene una voce dentro di me stia urlando di distogliere immediatamente lo sguardo da quella coppia felice, i miei occhi restano invece incollati su di loro finché non scompaiono dietro l’angolo uniti ancora in un saldo abbraccio. I miei occhi hanno invidiato ogni loro passo mosso insieme, la stretta del braccio di lui attorno ai fianchi di lei per tenerla accanto a sé, il suo sguardo dolce che si posava di tanto in tanto sul suo viso raggiante.
I miei passi incroceranno mai i tuoi di nuovo?

“I used to be my own protection, but not now
Cause my path had lost direction, somehow
a black wind took you away from sight
and held the darkness over day that night...”


Ero così convinto di essere al sicuro, immune a quel sentimento che tutti cercano così disperatamente, chiuso nel mio robusto guscio impenetrabile.
- non può mancarti ciò che non hai mai avuto – ero solito dire a me stesso per rassicurarmi ogni volta che esitavo nel lasciarmi alle spalle un altro volto, un altro nome che avrei presto dimenticato e sostituito con un altro, un altro corpo da stringere e possedere per l’arco di una notte, al massimo due.
Fila diritto per la tua strada e non avrai problemi, nessun intoppo, né ostacoli lungo il percorso. L’amore è complicato, stravolge la tua vita strappandoti il controllo delle tue azioni, del tuo corpo, annulla la tua razionalità offuscandoti la mente peggio di una sbronza colossale perché si sarebbe ripresentato il giorno dopo e quello dopo ancora e nessun cachè l’avrebbe annullato. Se c’era una cosa che detestavo era non poter disporre della mia vita, mio padre e le sue assurde convinzioni mi avevano costretto per troppo tempo a rinunciare alla mia libertà d’azione.
Se non voglio fare una cosa non c’è modo di convincermi del contrario lo sapevi benissimo, il mio avambraccio è rimasto candido e privo di oscuri marchi ne è la prova più inconfutabile.
Nessun altro mi avrebbe più obbligato a cambiare la mia natura adattandola ad esigenze e a desideri che non fossero i miei, io e solo io avrei scelto cos’era meglio per me. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la mia vita avrebbe preso una sonora sbandata perdendo la direzione che aveva seguito così tranquillamente e scrupolosamente sino ad ora senza più la possibilità di tornare indietro? Chi mai avrebbe pensato che in questo istante vorrei tanto poter consegnare la mia vita nelle tue mani?


“and the clouds above move closer,
looking so dissatisfied,
and the ground below grew colder,
as they put you down inside,
but the heartless wind kept blowing, blowing...”


Vorrei che questa incessante pioggia invernale mi portasse via, trascinandomi inerte verso chissà qualche ignoto luogo. Magari mi porterebbe da te, scivolerei sui vetri della tua finestra osservandoti silenziosamente o se sono davvero fortunato potrei bagnare il tuo volto toccando soffice la tua pelle ambrata, le mie mani e le mie labbra non posso più farlo. Vorrei che la pioggia lavasse la mia anima sanguinante che ancora singhiozza lacerata, che diradasse l’oscura nebbia che avvolge la mia mente annegando ogni mio dolore, ogni frammento di pensiero che ancora si rivolge a te.
Le mie lacrime cocenti perderebbero il loro salato sapore perdendosi nella dolcezza dell’acqua piovana rotolando sulla mia pelle liberando i miei occhi stanchi ed aridi ormai.
Tante volte ho immaginato di uscire da questa stanza per correre da te sotto la pioggia incurante dei vestiti fradici e appiccicati al mio corpo, indifferente ai tremiti che mi avrebbero scosso, dimentico di quello che avrebbe potuto pensare la gente vedendomi poi immobile sotto questo interminabile acquazzone completamente abbandonato allo scorrere dell’acqua davanti alla porta di casa Weasley (lo so per certo che ti sei precipitato da loro).
Invece le mie membra si sono assuefatte a questa sorta di postura fetale, le mie braccia ancora allacciano le mie ginocchia raccolte contro il petto, il mio capo tuttora vi giace sopra. Il mio sguardo si divide dalla finestra punteggiata da miriade di gocce che scivolano frettolose verso il basso scomparendo alla porta chiusa.
So benissimo perché non oso muovermi da qui. Spero sempre, in ogni momento, di vederti varcare quella soglia, riportando indietro la tua vita racchiusa nel baule che ti sei trascinato dietro solo tre giorni fa spegnendo la mia. Mi hai chiuso fuori dalla tua vita e allo stesso tempo mi hai imprigionato qui, in questa camera.
La nostra camera.
Tempo.
Di quanto tempo hai bisogno ancora prima che io mi lasci andare crollando miseramente?
Quanto ancora ti serve prima che io impazzisca irrimediabilmente senza che i miei occhi possano vedere il tuo volto, senza poter sentire la tua voce.
Mi hai chiesto di non cercarti per ora, che saresti passato uno di questi giorni per recuperare il resto delle tue cose lasciate qui nella frettolosa partenza, ma non so quanto saprò aspettare prima di buttare giù a suon di pugni la porta di quella sgangherata casa urlando il tuo nome a squarciagola.
Le mie labbra non pronunciano il tuo nome da quando sei scomparso dietro quella porta, non hanno l’ardire di dargli un suono che si smarrirebbe nel vuoto di questa stanza ucciso dal silenzio costantemente in agguato.
Ho deciso di rispettare la tua richiesta, non verrò da te, lo farà il mio cuore, me lo strapperò dal petto e lo manderò da te affinché possa starti accanto.
Non fa altro che soffrire ad ogni battito racchiuso, imprigionato nel mio corpo, quindi gli darò nuova vita se lo manderò da te.
I miei occhi indugiano sui colori del crepuscolo che macchiano il cielo di amaranto e arancione per poi rituffarsi nella penombra della stanza. Questo silenzio non riesco più a sopportarlo, così richiamo il minuscolo telecomando che sfreccia nella mia mano da qualche punto indefinito della stanza.
La luce verde lampeggiante dello stereo prende a pulsare e una musica soffusa prende a serpeggiare nell’aria rompendo teneramente il silenzio insinuandosi dolorosamente nel mio petto.
E’ la nostra canzone, ha suggellato il nostro primo bacio e accompagnato la nostra prima volta me lo ricordo come fosse ieri. Stava piovendo come oggi, un feroce e improvviso acquazzone ci aveva sorpreso fuori dal Ministero. Mio padre era stato appena condannato per i suoi crimini, il processo era durato quasi due anni, due anni che erano stati un’agonia per mia madre e una tortuosa via piena di impervie curve per me. L’ultima persona che mi sarei aspettato di vedere eri tu, e l’ultima cosa che mi aspettavo di scorgere nei tuoi occhi verdi era comprensione e rispetto. Pietà, scherno, un soddisfatto senso di rivalsa, questo mi sarei aspettato, ma nei tuoi occhi non v’era traccia di tutto ciò. Non dicesti una parola, le tue mani racchiusero il mio volto fradicio e rigato dalle lacrime e dalle gocce di pioggia e le tue labbra avevano coperto le mie nel bacio più bello che avessi mai ricevuto. Racchiudo la testa fra le mie braccia poggiate sulle ginocchia e lascio che il mio dolore pulsi libero nel mio petto.
Ovunque tu sia Harry, buon San Valentino.


“So now you're gone, and I was wrong
I never knew what it was like, to be alone...
On a Valentine's Day, on a Valentine's Day”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** You Look so Fine. ***


2

 

 

 

 

Seconda parte


You look so fine.

 

 

 

 

Ecco qui la seconda parte di questo patema assurdo. Ringrazio coloro che hanno commentato la prima sxando di ritrovarli anche x questa.

Grazie Misstress Lay e Alicesimone.

Se anche coloro che hanno inserito questa storia fra i preferiti volessero lasciare anche solo una parolina li ringrazio in anticipo.

besos.

 

 

 

 


Piove ancora, il giardino della Tana fra breve diventerà un piccolo stagno, qualche pozza irregolare ha già punteggiato l’incolta distesa d’erba qua e là. Pigramente i miei occhi si soffermano sulle gocce che fitte saltellano fra mille schizzi negli specchi d’acqua.
Sette giorni, sono volati, non ci avrei mai sperato. Pensavo che le ore, i giorni sarebbero passati stancamente, come al rallentatore. Forse è un buon segno che il trascorrere del tempo sia rimasto immutato per me, il mio dolore non rallenterà il suo corso dopotutto, seguirà quello del tempo e chissà, così passerà più in fretta.

“E’il mio lento ed inesorabile scorrere che guarirà le tue ferite, non posso fermarmi e nemmeno tu, la vita continua”

Questo mi è sembrato sentire dalla sua solenne e saggia voce, ma io non sono ancora sicuro di voler seguire il suo consiglio.
E’ qui che mi sono rifugiato da quando ho lasciato il tuo appartamento, per quanto ancora avrei atteso che diventasse la nostra casa davvero non lo so. Non lo era e forse non lo è mai stata anche se ne possedevo le chiavi e mi ci ero ormai trasferito in pianta stabile, sorprendentemente col tuo beneplacito. Anche se ogni metro quadro era intriso della nostra presenza. In ciascun angolo di quella casa potevo vedere noi due parlare, litigare, baciarci e fare l’amore. 
Chissà, avrei atteso per sempre, quindi dovrei ringraziarti per avermi svegliato dalla mia irreale fantasia tutta due – cuori – e  - una – capanna – per – la  - vita.
Un coinquilino col quale condividevi qualche attimo di appassionata intimità, forse ero solo questo per te, non ci avevo mai pensato sai, ma adesso non posso fare a meno che considerare anche questa assurda opzione.
Se non ti avessi trovato nel nostro letto con due perfetti sconosciuti non avrei avuto il coraggio di chiudermi quella porta alle spalle. Che strano, per me quel groviglio di lenzuola era il nostro rifugio, lo era in ogni fibra impregnata del nostro odore, del nostro sudore e della forma dei nostri corpi. Li avrei schiantati quei due ridicoli approfittatori se fosse rimasto ancora un briciolo di lucidità nella mia mente, ma in quel preciso istante, nella mia testa non c’era spazio per nient’altro che non fosse un acuto e pulsante dolore. Quale modo migliore di mostrarmi che il vero Draco Malfoy era quel che mi sono ritrovato davanti e non l’illusione di cui mi ero innamorato, che la sua indole ribelle allergica ai legami non si era affatto sopita?
Chi giace con te ora in quella distesa di seta, custode di tante notti infuocate ed indimenticabili?
Come avrai festeggiato quell’insulsa festività per sciocchi cuori innamorati? Già, perché giusto una settimana fa era S. Valentino. Mi sento uno stupido se ripenso a come avrei voluto trascorrerlo, niente cenette a lume di candela in un ristorante che per l’occasione si sarebbe trasformato in uno straripante contenitore di cuoricini rossi e decorazioni sdolcinate. Niente passeggiate romantiche al chiar di luna, avrei voluto solo starmene fra le tue braccia, non importava dove. Lasciarti fare tutto quello che ti passava per la mente, goderne appieno, come ogni volta quando concedo a me stesso di abbandonarmi completamente a te. Quando il mio respiro viene tenuto in bilico dal tocco delle tue mani o da una carezza delle tue labbra. Quando il battito del mio cuore cerca di tenere il passo frenetico che la vicinanza del tuo gli scatena restando nel mio petto sconvolto e affannato.
Merlino santissimo ancora quella canzone. Sembra perseguitarmi ovunque, alla radio, quando cammino per strada udita in qualche breve stralcio da un’auto ferma al semaforo, fischiettata da qualche volto sconosciuto in un negozio, perfino nella mia testa pare non fermarsi mai trascinando sulle sue note ogni attimo passato con te.
Ginny non può certo sapere che questa era la nostra canzone altrimenti avrebbe già zittito quello strano apparecchio babbano che è da poco comparso nella sua camera. La sento filtrare attraverso le vecchie mura di queste stanze serpeggiando fino a qui. Vorrei interromperla, ucciderne anche il più piccolo accenno, ma non ne ho la forza.
Appoggio la testa al vetro rigato dalle gocce, con l’indice seguo la corsa inesorabile di una di queste finché non scompare. I miei occhi si chiudono, mi lascio cullare dalla melodia, nemmeno cerco di resisterle:

“You look so fine
I want to break your heart
And give you mine,
You’re taking me over”

Sono certo che stai bene anche senza di me. Mi sembra quasi di vederlo il tuo passo sicuro, sciolto districarsi agilmente fra la folla all’interno di un locale o di un elegante salone in uno degli innumerevoli ricevimenti di lavoro cha tanto detesti. I tuoi occhi grigi, fieri e meravigliosi scrutano attenti ogni volto che ti passa accanto alla ricerca del prossimo occasionale amante che stuzzicherà la tua curiosità e soddisferà la tua virilità per una notte solamente.
Vorrei spezzare il tuo cuore e darti il mio perché ad ogni battito ti trasmetterebbe tutto il dolore che gli si è insinuato dentro facendolo arrancare ad ogni respiro e ti farebbe capire quanto forte è il mio amore per te, ti travolgerebbe senza scampo esplodendoti dentro, non potresti più liberatene. Magari nel tuo petto guarirebbe e io sarei sempre con te, dentro di te. Io non ne ho bisogno se tu non vuoi averlo.

“It’s so insane
You’ve got me tethered and chained
I hear your name
And I’m falling over”

Nemmeno hai cercato di fermarmi mentre rovesciavo tutto quel che riconoscevo come mio dal tuo armadio e dai tuoi cassetti in quel baule che mi porto dietro dai tempi di Hogwarts. Giace ancora ben chiuso ai piedi di questo letto improvvisato.
Una remota parte di me spera di poter riporre tutte le cose accatastate lì dentro nello spazio vuoto che ancora è rimasto in casa tua colmandolo. Ma è un altro vuoto che vorrei colmare, quello della voragine spaventosa che mi si è aperta nel petto da quando non vedo più il tuo volto e quello che impedisce al tuo cuore di lasciarsi possedere dal mio.  Non mi sorprenderebbe affatto pensare che, una volta tolto il disturbo, tu possa aver fatto ritorno al tuo lussurioso intrattenimento come se niente fosse.
Eccomi qui dunque, raggomitolato su una branda cigolante ed instabile nella stanza del mio migliore amico, intento a guardare il paesaggio invernale inzupparsi di pioggia mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
Qui mi sento a casa, dormirei anche per terra, sulle sbilenche assi di legno del pavimento, non è un letto comodo quello che cercavo quando ho varcato la soglia di questa dimora.
L’abbraccio soffocante e materno della signora Weasley, le amorevoli pacche sulle spalle di Arthur, lo sguardo comprensivo di Ron ed il suo silenzio complice e l’affetto della piccola Ginny, questo è ciò di cui avevo ed ho bisogno. Una famiglia, il suo calore, il suo amore incondizionato. Lo stesso amore che ero pronto a donarti, ma che tu hai respinto con tutte le tue forze, quasi fosse una pericolosa minaccia.
Quanto possono averti terrorizzato quelle tre parole, quei piccoli e semplici suoni sussurrati che mai la mia voce aveva osato proferire prima d’ora?
Ricordi, mi dicevi sempre che ti piaceva la mia schiettezza, il mio non nasconderti nulla, fosse anche una scomoda verità o un insignificante pensiero perché a te piaceva fare lo stesso, o semplicemente non riuscivi a farne a meno. Detestavi gli stupidi e assurdi giri di parole, “la pillola va ingoiata così com’è col suo retrogusto amarognolo, niente zucchero”, questo era uno dei tuoi tanti motti. Eppure mi hai allontanato proprio perché ti ho aperto il mio cuore senza remore. Devo averti spaventato a morte, ma non potevo proprio continuare a fingere di non amarti.
So già cosa ha macchinato la tua mente. Non mi volevi più con te per le più assurde delle ragioni. Mi avresti detto che non sarebbe stato giusto trattenermi se non ricambiavi i miei sentimenti, che non avrei dovuto legarmi a te prima di essere entrato in qualche altro letto perché, dopotutto, tu sei stato il mio primo ragazzo e le circostanze in cui è nato il nostro rapporto, (direi che questa parola possa andare bene), erano piuttosto strane e di certo non delle più consone. Io avevo appena sconfitto il male che infettava il mondo magico sopravvivendogli un ‘ultima volta e tu avevi perso tuo padre e il rispetto di cui aveva beneficiato il nome della tua famiglia fino ad allora, per non parlare di tua madre, chiusa nel suo affranto dolore, quasi fosse già una vedova in lutto.
Mi avresti detto che a lungo andare il nostro stare insieme avrebbe perso ogni briciolo di interesse, che saremmo finiti con l’annoiarci a morte l’uno dell’altro diventando un ‘insipida coppia che un bel giorno non avrebbe avuto più nulla da dirsi. Un’assurdità del genere sarebbe rientrata pienamente nel tuo stile.
Ne avresti inventate tante altre di scuse plausibili lo so bene, ma non te ne ho dato il modo, non mi pento affatto di non essere restato per ascoltarle. Se solo avessi osato dirmi che meritavo di meglio avrei preso a schiaffi quel tuo perfetto ed angelico volto fino ad arrossarlo violentemente. Per fortuna ti sei risparmiato la suprema delle ipocrisie devo riconoscertelo.
Sai qual è la verità invece? Non lo hai fatto per me, ma per te stesso, non volevi essere “contagiato” dal mio amore, ne avevi timore come lo si ha di una pericolosa ferita che può infettarsi da un momento all’altro debilitando un corpo perfettamente in salute.
Quindi tanto valeva mandarmi via assicurandoti che non volessi più tornare indietro.
Stupido da parte mia pensare che avrei perfino preferito una bugia, enorme e crudele pur di restare con te. Potevi almeno provare a fingere di amarmi, che ti sarebbe costato?
Per crollare come un castello di sabbia travolto da un ‘onda mi basterebbe anche solo rivedere il tuo volto, i miei occhi cercherebbero disperatamente di non incrociare i tuoi, ma finirei per impazzire del tutto e alla fine cederei, lasciandomi trafiggere da quell’argento spietato e profondo.
E’ assurdo mi sento ancora legato a te, il mio primo istinto sarebbe quello di correrti incontro come se nulla fosse accaduto se comparissi al di là di quella porta.
Mi costringi ad amarti anche se non ci sei.
Ogni volta che sentivo il tuo nome pronunciato da labbra che non erano le mie mi sentivo mancare la terra sotto i piedi. Possibile che bastassero quei semplici suoni a sconvolgermi completamente? Anche se a proferirli era Ron, con quel tono pieno di diffidenza e rabbia che mai lo ha abbandonato quando parla di te?
In questa casa sei diventato “ quello, o ancora, l’idiota che – non  - sa – quel – che –ha – perso”, il tuo nome non esiste più.


“I’m not like all the other girls
I can’t take it like the other girls,
I won’t share it like the other girls,
That you used to know
You look so fine..”1

Ci ho provato, ma non potevo, non volevo dividerti con nessun altro. Né il tuo corpo, né la tua mente, né il tuo tempo.
Non sono come uno dei tanti ragazzi che portavi a casa tua per una parentesi notturna.
Condividerti con qualcun altro per me era impensabile. Nessun altro riuscivo ad immaginare al tuo fianco se non me stesso, e per un po’ mi compiacevo di ciò, convinto che anche tu te ne saresti presto reso conto. Ero consapevole dell’ andirivieni che tracciava la soglia di casa tua, ma ero altrettanto sicuro che sarebbe finito presto e mi sono illuso che fosse così per qualche interminabile giorno quando non percepivo nessun altro odore oltre il mio sulla tua pelle e nessun altro sapore contaminava le tue labbra di seta. Sembra irreale, eppure per un po’ ti è bastato avere soltanto me fra le tue braccia e nel tuo letto.
Ogni volta che entravi dentro di me portandomi all’estasi non era solo sesso, io facevo l’amore con te, l’ho fatto sin dalla prima volta. Avrei voluto trattenerti in me per sempre, custodirti come il più inestimabile dei tesori nel calore confortevole del mio corpo, disposto a soddisfarti in ogni istante, ancora e di nuovo. L’espressione del tuo volto avrei voluto intrappolarla per sempre in un eterno ritratto. I miei occhi non riuscivano a lasciare i tuoi, li fissavano anche quando, socchiudendosi, mi facevano capire che il piacere si abbatteva con più forza su di te, le mie mani non potevano fare a meno che stringere il tuo corpo al mio scivolando senza posa sulla tua pelle lattea e le mie labbra non facevano altro che cercare le tue anche quando temevo di perdere il respiro. Stupido pensare che per te potesse essere lo stesso.
Una volta entrato nel tuo letto ero certo di riuscire a conquistare anche il tuo cuore e che sarebbe stato mio soltanto.


“knocked down,
cried out,
be down just to find out
I’m through, bleeding for you..”

Fra qualche minuto sentirò i passi cadenzati del mio migliore amico affrontare ogni scricchiolante gradino fino a soffermarsi incerto sulla soglia per poi bussare lievemente alla porta.
Entrerà in questa stanza lasciando un altro vassoio ricolmo di cibo sulla scrivania, si siederà accanto a me nella speranza che io finalmente confessi il mio dolore liberandolo, infine se ne andrà lasciandomi solo, rassegnato di fronte al mio ferreo mutismo. In fondo sa benissimo perché mi sono precipitato qui sotto un acquazzone pauroso, ma ha quasi timore di quello che potrebbe dirmi. Teme che le sue parole d’odio e rabbia nei tuoi confronti possano ferirmi più di quanto non abbia fatto tu. Così aspetta paziente che sia io a fare il primo passo, attende che io gli conceda il permesso di vendicarmi spuntandoti addosso le cattiverie più velenose per arrecarti anche solo un po’ del male che tu mi hai inflitto.
Io invece me ne resto qui, cullato dalla melodia lenta e triste che ancora risuona attorno a me. Mi hai completamente annientato, messo al tappeto. E’ finita, ne prendo coscienza solo ora, ma in realtà non era mai cominciato nulla. Avrei dovuto intuire che, fin dall’inizio, non avevi lasciato il ben che minimo spiraglio a nulla che andasse oltre il semplice appartenersi fisicamente.
Il mio cuore sembra non voler smettere di sanguinare affranto e affaticato. Spera ancora che tu abbia pietà di lui ritornando sui tuoi passi, si illude ancora che tu voglia accogliere quel che ha da offrirti permettendogli di risanare la ferita.

“I’m open wide
I want to take you home
We’ll waste some time,
You’re the only one for me,
You look so fine,
I’m like the desert tonight,
Leave her behind,
If you want to show me...”

Sarò mai capace di abbandonarmi fra le braccia di qualcun altro? A lasciarmi possedere senza alcuna remora né pudore da qualcuno che non sia tu gemendo appagato per quella strabiliante sensazione di pienezza che mi assaliva quando mi possedevi? Le mie labbra baceranno ancora con la stessa foga e la stessa passione con la quale assalivano le tue? Il mio corpo fremerà di nuovo insaziabile sotto il tocco e le carezze di mani che non ti appartengono? Non lo so davvero, quel che so e per il quale mi maledico è che vorrei disperatamente fare l’amore con te un ultima volta prima di dirti addio per sempre. Sono certo, o forse mi piace pensarlo facendomi del male, che non desidereresti nessun altro al mondo se solo sprofondassi dentro di me ancora una volta. Saresti acqua e vita per il mio corpo esausto e arido. Ci nutriremmo a vicenda del piacere che sappiamo donarci quando siamo assaliti dalla cieca furia della passione.

“I’m not like all the other girls
I won’t take it like the other girls
I won’t fake it like the other girls
That you used to know”

Non ti lascerei più andare se tornassi da me. Vorrei che tutto mondo sapesse che sei solo mio. Ogni sguardo che non sia il mio scivolerebbe innocuo su di te, come acqua su una distesa d’argilla,  perché solo io saprei come scatenare il fuoco dirompente che ti brucia dentro.

“You’re taking me over
Over and over
I’m falling over
Over and over
You’re taking me over
Drown in me one more time
Hide inside me tonight
Do what you want to do
Just pretend happy end..”

Ti chiederei di nasconderti in me ancora una volta. Ti lascerei fare tutto quello che vuoi. Dimmi che mi ami, dillo anche se non è vero ed io fingerò che per noi possa esserci un lieto fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Weapon ***


 

Ciao a tutti.

Dopo averci pensato su (parecchio in effetti) ho deciso di non pubblicare l’ultimo capitolo di questa storia su questo sito.

So di non essere puntuale negli aggiornamenti, e questo, ne sono consapevole, può essere un facile deterrente a continuare a leggere le mie storie, ma quando mi accorgo di avere per alcune storie anche 100 preferenze e ad ogni aggiornamento ricevono quando va bene 2 commenti mi chiedo se ci sia qualcosa che non va.

Mi spiacerebbe davvero non continuare ad aggiornare anche le altre mie storie, ma confesso che ci sto pensando.

Chi mi apprezza mi seguirà anche da un’altra parte e leggerà comunque le mie storie.

Non ne faccio una questione di pignoleria od orgoglio, ma come autrice (parola forse troppo grande per me) è davvero frustrante non sapere cosa ne pensano i lettori di quello che scrivo, fosse anche negativo.

Un cordiale saluto a tutti. Potete trovare il capitolo a questo indirizzo.

The fly.

 

 

 

 

http://www.nocturnealley.org/

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Capitolo 4
*** Weapon. ***


1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Weapon.

 

Pubblico questo capitolo per le stesse ragioni che ho elencato nel capitolo di "Harry e il Natale col felino".

 

 

 

p.o.v. Draco


Ero convinto che tornare al lavoro mi avrebbe aiutato a non pensare, a scacciare fastidiosi e taglienti ricordi che, imperterriti, mi squarciano il petto. E invece, eccomi qui, seduto dietro questa enorme scrivania con la testa racchiusa sconsolatamente fra le mani e lo sguardo fisso sulla lucida superficie nera come l’ardesia. Ecco com’è la mia vita in questo preciso istante, una vuota distesa nera priva dell’anche più piccolo spiraglio di luce. Le tende che scendono dritte davanti alle finestre sono completamente chiuse, ostili al timido sole che avanza faticosamente nel cielo ancora punteggiato di nuvole. Non c’è sole nella mia vita e nemmeno voglio che mi sfiori se quel sole non puoi essere tu. I miei occhi bramano e al contempo odiano l’oscurità poiché il tuo volto mi appare vivido davanti, perfino nelle ombre più profonde nelle quali cerco invano rifugio. Ma neppure la tiepida luce solare mi è di conforto perché non riesce a scaldare le mie membra indurite e il mio cuore ghiacciato come solamente tu potresti fare.
Nella mia testa si rincorrono imperterrite e spietate due voci, l’una opposta all’altra.
- Che ti frega di Potter, tu puoi avere chiunque, ogni sera, ogni notte. Niente impegni, promesse da mantenere, niente domande. Sei libero come l’aria, non devi dare conto a nessuno di quel che fai e del perché lo fai, che altro puoi desiderare? Sei libero! -
Questa malevola litania si ripete ostinata e mi spinge a reprimere quel che ormai mi è esploso inesorabilmente nel cuore. Un piccolo e crudele demone sembra incarnare il suo tono pungente e persuasivo.
* Harry non è paragonabile agli sconosciuti che abitano le tue lenzuola per qualche ora quasi senza scaldarle una volta che hai annegato nella lussuria la tua foga esaurita, lo sai bene. E’ lui che vuoi, è di lui che hai disperatamente bisogno per dare un senso alla tua vita evitando di sciuparla. E’ il suo volto che vuoi vedere appena sveglio accanto al tuo, è con lui che vuoi parlare anche quando chiuderesti volentieri tutti fuori dal tuo mondo e dalla tua testa, è lui che ti fa sentire amato e desiderato anche solo con un sorriso. E’ lui che ami! *
Questa voce si contrappone nettamente all’altra spronandomi a lottare per te e per il tuo amore. Ha un suono dolce e sussurrato che culla il cuore, ma ha altrettanta forza nel suo continuo ripetersi.
Sbatto ritmicamente la fronte sul legno duro e lucido cercando di azzerare ogni voce che seguita implacabile a bisbigliarmi nella testa.
- Vai da lui – questa volta è la mia coscienza che parla scivolando direttamente dal mio cuore ferito.
Di sicuro è ancora dai Weasley, quella strampalata accozzaglia di teste rosse è la sua famiglia, il suo rifugio, dove altro potrebbe essere?
Devo andare da lui, devo vederlo, parlargli, supplicarlo se necessario.
Mi concedo un bel respiro profondo sollevando il capo e raddrizzando le spalle.
“Coraggio Draco, non hai motivo di aver paura, ormai hai perso tutto, non può andare peggio di così” mi dico alzandomi e guadagnando la porta.

 

p.o.v. Harry.

“Here by my side, an angel
Here by my side, the devil
Never turn your back on me
Never turn your back on me, again
Here by my side, it's Heaven”*


Sono dentro di me, riesco a sentirli urlare l’uno contro l’altro.
Un angelo mi bisbiglia gentile nell’orecchio supplicandomi di perdonarti, di riaccoglierti fra le mie braccia, di cercarti perché è solo te che vorrei e voglio avere accanto.
Un diavolo gli risponde cattivo, voglioso di strappargli le ali bianche e la sua inutile aureola, mi ordina di dimenticarti o perfino di renderti la stessa pena, atroce e impietosa. Mi ricorda un ad uno tutti i dolori che mi hai inflitto, mi ripete che non cambierai mai, che nemmeno il mio amore può farlo.
Sento il cuore diviso a metà, spaccato inesorabilmente.
Se mai tornassi da te, o se mai tornassi da me pretenderei che mai più oseresti voltare le spalle al mio amore, mai più avresti l’ardire di ferirmi così tanto.
In paradiso, ecco dove sarei adesso se tu fossi qui accanto a me. Solo pensare il tuo nome risveglia quel piacevole sfarfallio nello stomaco che mi fa sentire leggero come una piuma. In questi giorni non  ho sentito altro che un costante logorio doloroso che affonda i suoi denti affilati in profondità facendomi sussultare. Sospiro e alzo gli occhi incontrando quell’inquietante sagoma scura che è rimasta lì dove l’ho lasciata qualche ora prima. Ricordo a mala pena quel che ci ho buttato dentro mentre frugavo alla cieca nel tuo armadio ansioso solamente di andarmene per non piangere lì davanti a te e al tuo bel gruppetto di intrattenitori – da - letto.
Giace ancora aperto, addossato alla sponda del letto, in attesa di ingoiare gli ultimi abiti, libri e qualche altro inutile oggetto che mi trascinerò dietro. In quel baule devo farci entrare tutto quel che rimane della mia vita.
Un anno lontano da qui, sarà un’eternità per me. Nessuno ha cercato di persuadermi a restare tranne la signora Weasley che vorrebbe ancora tenermi sotto la sua ala materna anche se ormai non sono più quel ragazzino spaurito di undici anni che accolse nella sua vita come un altro dei suoi figli.
Ginny mi ha detto che un cambiamento non può che farmi bene, mi aiuterà molto più di quanto possa pensare, Hermione mi ha già procurato ogni tipo di informazione che può essermi utile per districarmi fra le sconosciute vie di quella splendida e sconosciuta città, anche se mi ha rivolto un sorriso malinconico, e Ron si è limitato a darmi una affettuosa pacca sulle spalle e a lanciarmi uno sguardo di intesa fraterna che mi ha trasmesso tutto il suo silenzioso appoggio.
Quel “sì” mi è uscito dalle labbra senza che neanche me ne accorgessi, non mi sono preso il tempo di pensarci perché sapevo benissimo che avrei rifiutato se ci avessi rimuginato sopra.
La speranza di poterti vedere anche solo per caso mi tratterrebbe qui contro ogni buon senso.
Devo andarmene perché il saperti da qualche parte, fuori da queste mura, non mi darebbe pace.
Ormai ho preso la mia decisione, partirò, il lavoro mi terrà abbastanza occupato impedendomi di volgere anche solo il più piccolo pensiero a te, sarò così esausto dopo ogni missione che non avrò nemmeno la forza di restare sveglio. La tua immagine si spegnerà dietro le palpebre prima ancora che possa distinguerla.
E’ meglio così per tutti e due. Il tempo guarirà ogni ferita, ammansirà ogni rancore.
Il silenzio che incombe nella mia camera, che avvolge la mia solitudine viene d’un tratto lacerato da un tonfo seguito da alcune grida sorprese che si fanno sempre più concitate e accese per poi spegnersi nuovamente al piano di sotto.
Non faccio neanche in tempo a toccare la maniglia che la porta si apre violentemente sfiorandomi il braccio allungato in avanti.
Dalla gola non mi esce nemmeno un suono per troppi, interminabili secondi, sufficienti affinché tu possa entrare nella stanza senza che io opponga la benché minima resistenza.
Finalmente, dopo qualche attimo di angosciante silenzio, trovo la forza di far uscire la voce, per un momento ho temuto che tremasse, ma per fortuna è più ferma di quel che pensavo.
“Che cazzo ci fai qui, vattene!” la mia voce risuona aspra eppure velatamente insicura.
Neanche ti preoccupi di scuotere via la pioggia dagli abiti, l’acqua gocciola dalla stoffa inzuppata raccogliendosi in piccole pozze sul pavimento consumato. Entri nella stanza e mi offri i tuoi occhi lucidi e arrossati, hai forse pianto, hai pianto per me?
Il mio cuore non è sicuro di volerlo sapere oppure non vuole nemmeno sperare una cosa simile.
“Non andrò da nessuna parte Harry! E nemmeno tu lo farai!” dice il mio tormento fatto uomo puntando un dito accusatore contro il baule aperto. Mentre sollevo gli occhi sul suo volto mi accorgo che stai cercando inutilmente di aprire l’occhio sinistro circondato da un grosso livido bluastro. La palpebra tumefatta deve farti un male cane.
Le mie dita vorrebbero sfiorare quella pelle ferita e le mie labbra vorrebbero baciarla per guarirla, lenirne il doloroso pulsare, ma costringo il mio corpo a restare fermo e il più possibile lontano da te.
Ron ha un gran bel destro e il tuo viso candido è stata di sicuro una tentazione troppo grande da contrastare. Nemmeno ti avrà lasciato parlare ne sono certo, ti si sarà buttato addosso come una furia.
Qualcuno però deve aver frenato la sua rabbia se sei riuscito a salire le scale sulle tue gambe.

p.o.v. Draco.

I tuoi occhi verdi mi guardano con un risentimento tale che per un secondo sono tentato di distogliere lo sguardo, ma non lo faccio. Mi sono mancati così tanto che li guarderei anche se potessero uccidermi o tramutarmi in pietra. Non posso fare a meno di notare il baule aperto contro il tuo letto. Stai andando via? Oppure l’hai lasciato lì, incurante di quel che vi giace dentro da quando hai sbattuto la porta andandotene?
“Che c’è, vuoi parlare? Sicuro di non voler scopare, è quello che ti riesce meglio, magari chiamo anche qualche amico come piace a te” mi dici con rabbia, avverto una fitta vibrante di panico nel petto, avrei dovuto parlarti di più e avrei dovuto lasciare che mi parlassi di più. Non avrei dovuto fare affidamento solo sul linguaggio del corpo e sui gemiti che scivolavano dalle tue labbra. C’è ancora tanta rabbia dentro di te, la sento, mi chiedo se riuscirò mai a placarla o se invece ti consumerà allontanandoti per sempre da me.
Non rispondo mentre varco la soglia, mi riapproprio lentamente di ogni lineamento del tuo volto incorniciato dai neri e disordinati capelli color inchiostro. Ho una disperata voglia di usare le labbra per assaggiare, divorare le tue invece di cercare di emettere qualche suono per convincerti a darmi un’altra possibilità, l’ultima.
“Fammi indovinare te li sei scopati tutti e vuoi ricominciare il giro?” chiedi bruscamente, anche stavolta non dico nulla.
“Se è per le mie cose, Ginny passerà a recuperare il resto entro domani” continui studiando la mia posizione, cercando di decifrare il mio ostinato silenzio. I miei occhi si posano ancora inquieti sul baule spalancato, una strana sensazione mi comprime il petto.
“Smettila Harry!” finalmente sento il suono della mia voce prendere di nuovo vita.
“Di fare cosa, sei tu che sei venuto qui, perché sei qui, ancora non mi hai risposto!” ribatti secco.
Solo il monotono cadere della pioggia che ha ripreso a scrosciare violenta rompe l’inquietante e scomodo silenzio che ci avvolge separandoci ancora di più. Il cielo fuori si è fatto più scuro, l’acquazzone che sta flagellando la città si trasformerà presto in un temporale violento, qualche fulmine squarcia già le nuvole plumbee illuminandole come tante lampade fluorescenti. Il timore che anche fra noi possa scatenarsi una simile tempesta, la paura di perderti definitivamente mi trafigge come una lama gelida trapassandomi il petto.
“Stai andando via Harry?” neanche so da dove mi è uscita questa domanda, ma quella bocca di legno spalancata mi ha messo i brividi addosso nell’esatto momento in cui vi ho posato gli occhi sopra.
Ti mordi nervosamente il labbro inferiore, so bene cosa significa quel gesto, lo fai ogni volta che sei nervoso, ma anche quando cerchi di rendere credibile una bugia.
“E se anche fosse? Non sarebbero fatti tuoi” rispondi lapidario.
Accenno due passi in avanti verso di te, ma subito ti vedo indietreggiare. Mi arrendo sospirando, sollevo lo sguardo verso il tuo volto indurito e parlo: “Non voglio più abbracciare il tuo cuscino, mi fa impazzire perché il tuo profumo mi dà la crudele illusione che tu sia accanto a me, ma non appena apro gli occhi il mio cuore si sente nuovamente avvolto da un gelo spietato perché tu non ci sei”.
Ti vedo tremare per un impercettibile attimo al suono di quelle parole. Forse più di ogni altra parola è quel “tuo” che ti ha lasciato lievemente basito. Magari anche tu hai provato le stesse cose ogni notte cercando, in un letto vuoto, un riposo che maligno gioca a nascondino dietro le tue palpebre sottraendosi, dispettosamente divertito lasciandoti irrequieto ed esausto.
Le tue labbra riprendono la piega dura di poco prima mentre rispondi: “Il tuo uccello insegue culi come un cane fiuta le tracce di un tartufo. Possibile che nessuno voglia restare nel tuo letto a farti un po’ di compagnia costringendoti a trascinarti fino a qui?”.
Sento il dolore farsi quasi insopportabile, un singhiozzo minaccia di risalirmi dal profondo della gola.
Hai ragione Harry, lo so bene non ho pensato ad altro, per troppo tempo ho creduto che un orgasmo coi fiocchi potesse cancellare ogni dolore, potesse guarire ogni ferita.
Mi mordo nervoso le labbra, ma cerco di farmi coraggio per continuare.
“Il mio corpo ha bisogno di giacere accanto al tuo, fra le tue braccia per godere del riposo del sonno. Ha bisogno di immergersi nel tuo per abbandonarsi completamente al piacere. Il mio cuore deve poter battere al ritmo del tuo per non arrancare faticosamente nel petto”, la mia voce trema ma non me ne importa un accidenti è questo che voglio dirti, quanto mi sento solo e arido senza di te.
“Che diavolo stai cercando di dirmi?!” urli rivolgendomi uno sguardo velenoso.
“Che ti amo Harry” confesso stringendo e poi rilasciando i pugni abbandonati lungo i fianchi. Sento un leggero alone caldo avvolgermi mentre pronuncio quelle parole, ma quello che mi sconvolge subito dopo è ben più bruciante.
Mi hai colpito in pieno volto, uno schiaffo potente, sferrato con rabbia. Il tuo volto si distorce in una maschera di amarezza e risentimento, ma posso scorgere comunque un barlume di soddisfazione sui tuoi lineamenti.
Chissà da quanto tempo volevi farlo e non posso biasimarti per questo.

p.o.v. Harry.


“Spiacente non ti credo” butto fuori brusco. Merlino benedetto mi sembra di aver volato per ore, ho il cuore che cerca di saltare fuori dal petto assordandomi col suo potente pulsare.
Ritraggo veloce la mano che ha colpito la tua pelle candida deturpandola con delle tracce rossastre, il mio cuore è afflitto per quel tono scortese e l’espressione che vedo sul tuo volto è di pura inquietudine, ma non di sorpresa, possibile che ti aspettassi davvero che ti colpissi?
Dovrei sbatterti a calci fuori da questa stanza e dalla mia vita, invece dentro di me desidero disperatamente che le tue labbra pronuncino ancora quelle dolci bugie. Voglio che tu non fugga da me, qualsiasi veleno io possa sputarti contro finché non mi avrai convinto che quello che hai appena detto è vero.
Dentro di me so bene di non poter fare a meno di quel tuo volto angelico, di quei due frammenti argentei che sanno scavare fin dentro la mia anima solo sfiorandomi, di quelle labbra di morbido velluto che conoscono a memoria ogni parte del mio corpo, che hanno torturato ogni lembo della mia pelle fino a farmi perdere il senno.
Ho bisogno di te, inutile negarlo, ma più di tutto ho bisogno del tuo amore. Eppure il mio cuore sanguina ancora, e ancora non sa se può perdonarti.
“Harry no...io” sento la tua voce perdere di intensità ad ogni parola.
Non posso permetterti di parlare e così lo faccio io cercando di scovare l’insidiosa trappola tesa dalla tua ammissione.
“Draco il tuo – ti amo – durerà quanto…un giorno, due…una settimana. Poi ti sentirai soffocare e cercherai qualcosa…qualcuno che ti liberi dalla mia invadente presenza” esclamo incredulo, ma una parte di me sta ancora saltando euforica per quel che le tue labbra hanno pronunciato.
“Volevi che ti stessi lontano, mi hai respinto con tutte le tue forze e adesso mi dici che mi ami sperando che ritorni nel tuo letto? Beh, fottiti Draco…o meglio va a fotterti qualcun altro!” continuo cercando di mantenere la stessa durezza nella mia voce, ma sento che non durerà ancora a lungo.
C’è ostilità nella mia voce e l’hai colta pienamente, posso vederlo nei tuoi occhi.
Riesco a guardarli ora, per la prima volta, senza distogliere in fretta lo sguardo, sono lucidi e arrossati, sembrano voler cedere alle lacrime da un momento all’altro, mai li avevo visti così e ne rimango sconvolto, la voce mi muore in gola in un sommesso gemito.
Tutto crolla attorno a me, ogni solida difesa che avevo costruito con cura attorno al mio martoriato cuore viene spazzata via dall’intensità del tuo sguardo.

”Here by my side, you are destruction
Here by my side, a new colour to paint the world
Never turn your back on it
Never turn your back on it, again
Here by my side, it's Heaven”

“Ti voglio nel mio letto, voglio il tuo disordine nel mio armadio, voglio che il tuo odore invada l’aria che respiro, voglio le tue labbra e le tue mani su di me soltanto e…” riprendi, il tuo viso è arrossato, forse solo per la foga con la quale urli queste parole.
“Che mi dici delle tue?” ti interrompo scoccandoti un’occhiata colma di rimprovero.
Questa volta ti avvicini a me di qualche passo e non riesco ad allontanarmi, resto inchiodato al pavimento.
“Voglio e vorrò solo te, non avrò bisogno di nessun altro e a dirla tutta…in questo preciso momento ti vorrei dentro di me” sussurri mestamente ma con una tale forza nei tuoi occhi che sento le gambe vacillare sostenendomi a fatica.
Cerco di parlare, ma non ci riesco, nemmeno un fiato mi esce dalle labbra. Come puoi dirmi questo? Deve essere vero, perché non puoi davvero mentirmi così spudoratamente. Non puoi essere così crudele.

p.o.v. Draco

Finalmente le tue labbra restano socchiuse in una muta sorpresa e i tuoi occhi si liberano di quella oscura patina rancorosa che li velava ogni volta che posavi lo sguardo su di me.
“Che vorresti fare adesso?” mi chiedi esitante guardandomi avanzare verso di te. Non mi credi, non ancora, lo so.
Osservo il tuo corpo irrigidirsi quando le mie mani ti sfiorano appena, so che vorresti abbandonarti fra le mie braccia, ma cerchi di resistere, hai paura, posso leggertelo negli occhi, ma ne ho anche io Harry, ho paura che tu possa respingermi come io ho fatto col tuo amore.
Continuo ad accarezzare piano le tue braccia, dai polsi alle spalle insinuando infine le mani cautamente sui tuoi fianchi, fra le tue braccia tese e abbandonate ai lati del corpo. Sussulti appena quando il tessuto bagnato della mia camicia ti sfiora la pelle ma non ti ritrai e questo mi dà speranza.
Quando sollevo lo sguardo sul tuo volto mi accorgo che hai chiuso gli occhi, sento il tuo respiro restare calmo a fatica mentre le mie dita premono più intensamente sul tessuto lanoso che ricade morbidamente sui tuoi fianchi. Voglio stringerti a me, non ce la faccio più, ma sei tu che lo fai disperatamente senza badare a quanto forte potresti stringermi a te, non ti importa affatto di mozzarmi il respiro, e in verità neanche a me importa. Sei qui tra le mie braccia ora, potrei trattenere il fiato per tutto il tempo.
“Stringimi forte Draco”, la tua voce non oltrepassa il bisbiglio, ma io la sento comunque scivolare calda sulla mia pelle. Un sospiro soddisfatto mi sfugge dalle labbra. E’ così bello premere il mio corpo contro il tuo, sentire ogni curva modellarsi sulle mie per non lasciare che il ben che minimo spazio ci divida.
La tua pelle ha un profumo a dir poco sublime e non posso fare altro che affondare il volto nella morbida curva del tuo collo per respirarlo a pieni polmoni con frenetica bramosia, cibandomene.
“Non lasciarmi Draco, non lasciarmi più” bisbigli appena, eppure mi sembra così forte e decisa la tua voce mentre parla.
Le mie braccia ti stringono più forte sebbene quasi non le senta più, le tue dita scavano nel tessuto umido della camicia aggrappandosi alle mie spalle, come potrei lasciarti andare?
“Non prenderti gioco di me, ti prego, non potrei sopportarlo io…” la tua voce è così dolce e spaventata, la sento filtrare dentro di me arrivandomi dritta al cuore facendolo battere furiosamente.
Racchiudo il tuo volto fra le mani come la cosa più preziosa e fragile che possa esserci al mondo, lascio che le mie dita assaporino di nuovo la morbidezza della tua pelle, le mie labbra si curvano spontaneamente in un sorriso quando guardo le tue guance tingersi di rosso.
“Prendimi Harry, sono tuo” lo dico piano, in un sussurro sfregando la pelle sottile del tuo orecchio con le labbra perché solo tu possa sentirlo.
Vedo una miriade di emozioni in conflitto attraversare il tuo viso turbato ed estasiato allo stesso tempo. Le tue mani tremano mentre sfiorano le mie labbra che prontamente si schiudono al tuo tocco lasciandosi accarezzare e poi…poi le sento bruciare non appena le tue ne prendono possesso dapprima con dolcezza, in una timorosa carezza,  per poi violarle con la calda e umida forza della tua lingua.
Il palpitare leggero delle tue ciglia sulla mia pelle quando pieghi il volto per poter ricambiare e reclamare appieno il bacio è così soffice e delicato.
Quando apro gli occhi il cuore mi batte talmente forte che respirare mi sembra una dolorosa e faticosa tortura, mi manca il fiato eppure  voglio soffocare ancora il mio respiro nella tua bocca. Il tremolio delle fiamme del piccolo camino gioca sul tuo viso accendendo ancor di più il rossore che avvampa le tue guance.
Prendo delicatamente le tue mani fra le mie e le poso sul mio petto trattenendole sopra il mio cuore impazzito. Ti guardo sorridere timidamente mentre assorto ascolti i frenetici colpi che martellano nel mio petto.
“Non batte forte quanto il mio” bisbigli con aria di sfida sollevandomi una mano per poi adagiarla su di te.
“Bugiardo” rispondo pentendomi un attimo dopo di quel che le mie labbra si sono lasciate sfuggire senza il permesso della mia mente. Come posso darti del bugiardo anche solo per scherzo io, che negli ultimi mesi non ho fatto altro che mentire, a me stesso e a te!
Vedo un’ombra cupa scendere sui tuoi occhi per un attimo e sento di aver rovinato tutto di nuovo.
“E tu lo sei stato, lo sarai ancora con me?” chiedi sollevando il verde acceso dei tuoi occhi verso i miei.
“Non ti ho mentito Harry e, no non lo farò ancora, nemmeno a me stesso, non più” confesso senza alcuna remora, non ho più paura di mostrami completamente davanti ai tuoi occhi, voglio che tu possa conoscere ogni cosa di me, anche le più sciocche debolezze e i più irritanti difetti ma forse, senza che io me ne rendessi conto, mi conosci già più di quanto io conosca me stesso. Le tue mani sciolgono la stretta sulle mie allontanandosi e non posso fare a meno che tremare temendo un tuo imminente distacco.
Poi le tue dita giocano col tessuto leggero della camicia intrisa di pioggia fin quando, afferrandolo con decisione, lo sollevano verso l’alto accompagnato dalle mie braccia che d’istinto ti rendono facile il compito e allora posso liberare il mio respiro sospeso.
Sento il mio petto sgonfiarsi in un profondo e grato sospiro di sollievo e mi abbandono alla delicata danza che le tue dita intraprendono sulla mia pelle tracciando con cura dei percorsi sempre più audaci che fanno tendere il mio corpo come un arco spingendolo verso il tuo.

p.o.v. Harry.

Già riuscivo a percepire il sapore delle tue labbra prima ancora di sfiorarle, lo ricordo come fosse ieri. Eppure nel bacio che ci siamo appena scambiati riesco a cogliere tante altre impercettibili sfumature nel loro delizioso sapore.
Tutti i miei sensi sopiti si sono di colpo svegliati non appena le ho accarezzate e assaggiate, quanto mi sono mancate, quanto ho desiderato godere di nuovo del loro calore, quanto ho sperato di rabbrividire ancora mentre ne assecondo i movimenti ed ogni più piccola pressione sulle mie sino a godere del caldo abbraccio della tua lingua sulla mia.
Levata d’impaccio la camicia zuppa di pioggia permetto alle tue mani di fare altrettanto con il leggero maglione scarlatto firmato Molly Weasley. Sento scorrere le tue pallide dita sulla schiena abbracciandomi le spalle non appena l’indumento vola da qualche parte all’interno della stanza in una confusa traccia rossa. Gli altri indumenti vengono sfilati abilmente con pochi gesti e senza dire nemmeno una parola. Nessuno di noi due ne ha più bisogno ora.
I tuoi occhi come cristalli di ghiaccio, limpidi e puri d’improvviso si sciolgono toccati dal mio sguardo intenso e questo, più di ogni altra appassionata dichiarazione d’amore, mi fa capire che pensavi sul serio quel che hai detto, perché non è solo passione quella che li sta bruciando.
Ti prendo per mano mentre indietreggio verso il mio letto sfatto senza mai staccare gli occhi dai tuoi e accolgo con un sospiro compiaciuto il peso del tuo corpo sul mio, pelle contro pelle finalmente.
Stavolta sei tu a cercare le mie labbra ed io rispondo pienamente al bacio mentre ti stringo a me. Non mi importa se mi hai fatto soffrire, hai detto di amarmi e io voglio crederti, devo farlo perché respingerti mi annienterebbe.
“Harry la bacchetta” sussurri staccandoti dall’incavo del mio collo dove le tue labbra di fuoco stavano imprimendosi sempre più intensamente.
Ti guardo stranito cingendoti le spalle con entrambe le braccia finché non comprendo quel che vuoi dire. Richiamo e afferro la mia bacchetta e, con due veloci gesti, taglio fuori il mondo da questa stanza.
La tua bocca prosegue la sua corsa su di me baciando, mordicchiando poi finalmente liberi la mia virilità tesa e fremente da quel banale e inutile fazzoletto di stoffa che ancora vestiva il mio corpo. Le tue labbra sono di nuovo sulle mie in un attimo, sento il calore del tuo corpo esplodere attorno a me, sento il tocco della tua pelle fresca di pioggia sulla mia che trema scossa da mille brividi.
Riesco appena a capire che ti stai girando su un fianco che già mi ritrovo su di te, fra le tue gambe che leste avvolgono le mie tirandomi contro i tuoi fianchi e contro la tua eccitazione ormai ben sveglia sotto il mio ventre.
“Dicevo sul serio Harry, ti voglio dentro di me”  lo dici con un sorriso così aperto e semplice che non può essere falso o bugiardo, non puoi mentirmi su questo, lo sento ed è per questo che non hai bisogno di dirmi o chiedermi nient’altro. Per una volta sarò io a prendermi cura di te, del tuo desiderio nutrendolo pian piano finché sarà troppo forte da poter controllare persino per te, sarò io a infiammare il tuo corpo spingendoti sino al limite e sarò io a godere dei tuoi gemiti mentre invochi il mio nome come una litania.
Non posso fare altro che godere e gioire del battito del tuo cuore che diventa frenetico sotto il mio insistente tocco. Chiudo la mia mano su di te e ti sento sospirare, ti piace quando il mio palmo caldo ti avvolge e ti accarezza lentamente percorrendoti interamente.
Mi butti le braccia al collo per baciarmi ancora anche se il tuo respiro si interrompe di tanto in tanto quando le mie carezze si fanno più intense.
Ti sfioro il viso con il dorso della mano mentre lascio sprofondare le mie labbra nelle tue e sento qualcosa di umido e caldo bagnarti la pelle.
Ho sognato tante volte di poterti avere così fra le mie braccia, indifeso, completamente abbandonato a me e a quello che posso donarti, eppure quelle stille salate che rotolano piano sulle tue guance mi stringono il cuore.
“Va tutto bene, sono solo felice” dici sollevando il viso per reclamare un bacio che non so negarti, esploro delicatamente la tua bocca e poi asciugò con le labbra ogni lacrima.
Ancora la tua voce mi supplica di prenderti , di possederti ed io sento che potrei morire felice anche in questi preciso istante.
Mi lecco due dita bagnandole, ma  subito tu me le afferri ficcandotele in bocca per succhiarle piano più e più volte finché non le ritraggo portandole alla tua apertura fremente.
Il sospiro pieno e grato che ti lasci sfuggire quando entro dentro di te riesce a strizzarmi lo stomaco, sento la mia pelle scottare come sotto un sole cocente in piena estate.
Solo per un attimo una parte di me ha pensato di non riservarti troppa dolcezza, di prenderti senza troppi complimenti privandoti del mio abbraccio, ma il solo pensiero di farlo mi ha scagliato un dolore acuto nel cuore. Non posso privarmi della bellezza del tuo volto, non posso non stringerti fra le mie braccia mentre pian piano ti abbandoni al piacere di sentirmi dentro di te.
Mentre muovo le dita nel tuo piccolo antro caldo sento girare la testa e godo di ogni sussurro di ciascun fremito che riesco a provocare nel tuo corpo.
“Harry prendimi…adesso” bisbigli afferrandomi il polso mentre la mia mano si scontra ancora contro le tue natiche.
Affondo le labbra nelle tue per poi staccarmene bruscamente quando sento il tuo membro eccitato spingere e sfregare contro lo stomaco.
Ho paura di farti male, so che non sei stato mai posseduto da nessuno, tu stesso me lo hai confessato.
“Harry che c’è?” mi chiedi intrappolandomi il mento fra le dita e scrutando a fondo il mio sguardo esitante finché non riesco più a fingere di fronte a quel grigio acceso e tempestoso.
“Draco…io non voglio farti male ma…” nemmeno riesco a finire la frase perché tu riprendi la parola attirandomi verso di te finché sfioro la punta del tuo naso col mio.
“Passerà in fretta amore, e poi anche io te ne ho fatto la prima volta ricordi?” annuisco mandando giù un fastidioso nodo che mi si è bloccato in gola.
Sento le tue gambe aumentare la stretta attorno ai miei fianchi sollevandosi leggermente, il mio sesso scivola più in basso sino ad insinuarsi nel solco stretto delle natiche.
“Oh…dio Draco” la tua apertura è così vicina, posso delinearne il profilo con la punta delle dita dopo averle sfilate lentamente dal tuo corpo.
“Coraggio Harry, amami”.
La tua voce è una preghiera seducente e così dolce allo stesso tempo, non avrei mai pensato di poterla sentire così sincera.
Un’altra spinta dei tuoi fianchi forte e decisa mi fa capitolare completamente, così afferro il mio membro indurito e, dopo aver sfregato la punta umida contro la tua apertura, entro dentro di te, piano attento ad ogni cambiamento sui lineamenti del tuo viso.
So che stai cercando di trattenerti, ma posso cogliere comunque la lieve smorfia di dolore che ti fa irrigidire contro di me non appena spingo ancora affondando un po’ di più.
“Draco…scusa” bisbiglio carezzandoti il volto e baciando le tue labbra socchiuse nell’ennesimo gemito strozzato sospeso sulla soglia del piacere.
“Ti voglio Harry” non dici nient’altro, è il tuo corpo che me lo dimostra accogliendomi completamente sino in fondo e incitandomi con un lieve e forse inconsapevole dondolio dei fianchi a dare inizio all’amplesso.
I nostri corpi sono in piena armonia, come se non si fossero mai separati, mi sorprendo di quanto spontanei siano i miei gesti e i miei movimenti, nessuna incertezza, nessun timore, non più. Sono capace di darti piacere, di farti gemere il mio nome, finalmente potrò sentire il tuo corpo abbandonarsi completamente a me abbattendo ogni difesa.
Sei mio adesso, ti sento mio finalmente.
“Ti amo Harry” me lo dici piano, solleticandomi le labbra con le tue e in questo momento non posso fare a meno di crederti e di risponderti nell’unico modo possibile.
“Anche io ti amo Draco”.
I nostri corpi danzano l’uno avvinghiato all’altro ancora un po’ per poi fondersi in un unico vortice di estrema estasi.
Fuori ha smesso di piovere e il sole fa capolino riflettendosi sui vetri tempestati di gocce. Il cielo è fresco e pulito, risplende d’azzurro ed io mi sono finalmente impadronito del tuo cuore. Sei accanto a me, nient’altro conta.


“Here by my side, it's Heaven”

 

 

 

 

 

 

 

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